Senza Nome: le origini

di Altair4
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mi presento, sono Senza Nome ***
Capitolo 2: *** Petrov, Alexei Petrov ***
Capitolo 3: *** Un nuovo chip per Aliya ***
Capitolo 4: *** Solo un incidente di percorso… ***
Capitolo 5: *** La sala dei laser ***
Capitolo 6: *** Come piante in una serra ***
Capitolo 7: *** Nestor...l'alieno ***
Capitolo 8: *** Ricordati! Tu non sei solo umana, sei anche Xiariana… ***
Capitolo 9: *** Cinque prove per Aliya ***
Capitolo 10: *** Il primo tramonto ***
Capitolo 11: *** Una tranquilla… serata tra amici ***
Capitolo 12: *** Cinque nazioni, cinque campioni, ma una sola vera campionessa ***
Capitolo 13: *** Aksyon Volkov la spia ***
Capitolo 14: *** Finalmente un piano ***
Capitolo 15: *** Da grandi poteri... ***
Capitolo 16: *** Le vacanze di Natale ***
Capitolo 17: *** Ultimi giorni in paradiso... e la fantomatica Kara ***
Capitolo 18: *** Pericolo sulla neve ***
Capitolo 19: *** Simulazione programmata ***
Capitolo 20: *** Destinazione San Francisco ***
Capitolo 21: *** Ibrido 113 in azione! ***
Capitolo 22: *** I tempi sono maturi ***
Capitolo 23: *** Chi sono io? ***
Capitolo 24: *** Schegge di memoria ***
Capitolo 25: *** Rivelazioni sgradite ***
Capitolo 26: *** Il destino di Alexei ***
Capitolo 27: *** Addio a Spellman...il Dottore ***
Capitolo 28: *** Uno sguardo a Londra (da non perdere!) ***
Capitolo 29: *** Quel corvaccio del commissario Level ***
Capitolo 30: *** L'oscuro passato di Adele Philippa Timber ***
Capitolo 31: *** Il caso si complica...schizofrenicamente ***
Capitolo 32: *** Il flusso dei pensieri è un fiume infinito… la parola è una zattera portata dalla corrente ***
Capitolo 33: *** You’re the one that I want ***
Capitolo 34: *** Aliya la somma di due universi opposti ***
Capitolo 35: *** False identità ***
Capitolo 36: *** Un altro passo falso per lo psichiatra Jeremy Steel ***
Capitolo 37: *** Vuoi mettere una Diablo con una Mini? ***
Capitolo 38: *** Amanda Farrell (Jill) e Jeremy Steel (Jessica) ***
Capitolo 39: *** Tutta una questione di X ed Y ***
Capitolo 40: *** Mdala ***
Capitolo 41: *** Nella mente di Aliya ***
Capitolo 42: *** Un altro caso per... Mdala ***
Capitolo 43: *** Gita a Miami, con sorpresa... ***
Capitolo 44: *** In cerca di Alexei ***
Capitolo 45: *** Un saluto al cosmo ***
Capitolo 46: *** La vendetta è un piatto che va gustato freddo ***
Capitolo 47: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Mi presento, sono Senza Nome ***



Il dolore fu la sensazione che devo aver provato per prima, l’unica che ricordo bene, l’unica che segna la mia
 
infanzia, tutto il resto è solo sudore e solitudine. Ricordo altri come me, ma dopo aver compiuto sei anni non li ho più
 
visti, dicevano che non ce l’avevano fatta, che non erano adatti. Anche io a volte avevo pensato di non farcela,
 
quando il “Proteallo” ricopriva la mia pelle percepivo una sensazione come di carta vetrata e non riuscivo a mandarlo
 
via a comando, a volte ci voleva molto tempo, senza contare le convulsioni, può capitare che mi prendano due volte
 
al giorno…hanno detto che dovranno operarmi ancora e poi andrà meglio. Di positivo c’è che sono diventata molto
 
forte, il sottotenente Rook è rimasto sorpreso, piangeva come un bambino quando gli ho spezzato la
 
gamba…finalmente dopo anni che subivo…finalmente mi sono vendicata…anche se ha detto che me la farà pagare
 
cara, che appena avrà occasione farà qualcosa che non ho capito bene, ha detto che mi toglierà per sempre la mia
 
innocenza, ma non sa che diventerò sempre più forte, lo aveva detto il Dottore di tenere duro. Lui è sempre lì per me,
 
prima che mi addormentino per le operazioni e quando mi sveglio. Ha uno sguardo così dolce, a volte mi viene a
 
salutare e passa con me almeno un po’ di tempo, lo so che deve farmi delle domande per vedere se sono ancora
 
mentalmente stabile, ma è così bello parlare con lui, vorrei che fosse mio padre, ma io non ho padre, non ho madre,
 
non ho fratelli o sorelle, anche se so cosa significa. So come funziona per le persone normali e cos’è una famiglia, me
 
lo ha spiegato la signorina Rott, lei a volte è molto carina ed è piacevole studiare con lei, altri giorni è così nervosa
 
che non ha la minima pazienza, dice che è tutta colpa degli uomini o delle mestruazioni, ritiene che siano i veri mali
 
del mondo…credo che litighi spesso con il suo fidanzato, ma non vuole parlarmene perchè secondo lei sono troppo
 
giovane e non posso capire, sostiene che un giorno anche io troverò qualcuno di speciale che mi farà soffrire…dice di
 
prepararmi…in realtà c’è già qualcuno, ho sedici anni non sono più una bambina. Lui è sempre di guardia al
 
laboratorio del Dottorando, ci passo davanti quando posso, quando ha il turno, mi guarda con curiosità, chissà cosa
 
pensa. La signorina Rott dice che sono molto carina ma che forse hanno tutti paura di me, soprattutto da quando sono
 
diventata molto forte. Forse pensa che io sia un mostro, non ho il coraggio di parlargli, forse se si allenasse con
 
me…ma poi non saprei come evitare di fargli del male e chissà se lui lo farebbe a me.
 
Poi c’è il Dottorando, mi guarda come se fossi un animale raro, la signorina Rott dice che non è normale, che è
 
geniale quanto pazzo e che non devo dargli troppa confidenza, invece lui cerca sempre di parlarmi. Una volta credo
 
che volesse darmi una carezza, ma istintivamente gli ho bloccato la mano e lui si è spaventato a morte, è così magro,
 
avrei potuto spezzargli l’arto senza fatica e lui lo sa, non ci ha più riprovato. Chi veramente mi manca è Marta, la mia
 
balia era così anziana anche quando ero piccola, mi cantava sempre una ninnananna bellissima, aveva una voce bassa
 
ma melodiosa, non si stancava mai di dirmi che sono speciale, che un giorno avrei fatto cose grandi, che non mi
 
dovevo spaventare se non sono come gli altri, che per me era normale essere così. Non posso lasciare questo posto
 
per ora e quando è morta non sono potuta andare nemmeno al suo funerale, a volte la sera canto la sua ninnananna,
 
mi tiene compagnia.
 
Tra pochi giorni devono operarmi, detesto quando lo fanno perché mi devono rapare a zero e ci vuole tanto tempo
 
prima che mi ricrescano i capelli, sarò orribile ed il soldato di guardia al laboratorio smetterà di fissarmi, penserà che
 
sono ancora più brutta. Per fortuna il Dottore mi ha assicurato che sarà l’ultima volta e che non avrò più le
 
convulsioni, forse dovrò prendere solo un medicinale. Alla signorina Rott è scappato un commento di troppo quando
 
le ho detto di questo farmaco, ha detto che così mi avranno sempre sotto controllo, è la loro assicurazione che non
 
scapperò e che farò quello che vogliono.
 
 
Ho deciso! Prima che mi operino parlerò con quel soldato di guardia al laboratorio, voglio sapere il suo nome, voglio sapere cosa pensa di me e voglio che mi dia lui un nome visto che non ne ho uno, tutti mi chiamano “Senza Nome”.
 
 
P.S. Ciao a te che sarai stato così gentile da leggere, spero di averti messo un pò di curiosità. Il prossimo capitolo sarà scritto in terza persona ed entreremo nella vita di tutti i giorni di Senza Nome, sarà spiegato anche cos’è il “Proteallo”.
Spero recensirai e mi darai qualche consiglio.
 :-)

Altair

 
 

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Capitolo 2
*** Petrov, Alexei Petrov ***


Senza Nome come tutti i mercoledì doveva andare in laboratorio per i soliti esami di routine, avrebbe avuto cinque
 
minuti di tempo per poter parlare con il soldato di guardia all’entrata, tutti gli altri giorni non aveva scuse per passare
 
di lì. Si fermò davanti alla porta, si fece coraggio e parlò al ragazzo che stava impettito davanti a lei.
 
            -Buongiorno-
            -Buongiorno…-
            -Come ti chiami?-
            -Mi chiamo Petrov,  Alexei Petrov…e tu?-
            -Mi chiamano Senza Nome…altrimenti ho un codice I.113-
            -Ti hanno dato un numero come nome?-
            -Sono un esperimento, I sta per ibrido-
            -Ibrido di cosa?-
            -E’ top secret non posso rivelartelo…-
            -Capisco…allora ho sentito parlare di te, dicono che sei fortissima, hai fatto del male a Rook…-
            -Anche lui picchia duro, mi ha menato per anni, adesso però sono io la più forte, non immaginavo quanto, non volevo spezzargli la gamba. Ti assicuro che lui è molto più violento di me, ho il dubbio che picchi la moglie ed i figli se ce l’ha-
            -E tu come lo sai?-
            -Perché non ha mai avuto problemi a pestarmi, come se lo facesse normalmente con i deboli e gli indifesi…ero molto giovane quando ha cominciato ad allenarmi e non mi ha mai fatto sconti-
 
            -Tu non sei indifesa…so che sei un’arma, dicono cose strane sul tuo conto, lui dice che ha paura di te, una volta ha giurato che ti sei ricoperta di metallo e gli hai lanciato i capelli come se fossero stati proiettili…-
 
            -Anche quello era fuori controllo, non sapevo di poterlo fare, riesco a malapena a riassorbire il metallo, mi ci vuole una vita, mentre il Dottorando dice che un giorno lo farò in pochi secondi…comunque se fossi così pericolosa non mi lascerebbero girare così per la base, non trovi?-
 
            -Se lo dici tu…-
            -Tu mi vedi come un pericolo?-
            -Non mi sento molto a mio agio in tua presenza, lo ammetto…-
            -E’ per quello che dice Rook?-
            -Non ti conosco…lui sì…-
 
Senza Nome realizzò che difficilmente sarebbe piaciuta ad Alexei, ma il giorno dopo l’avrebbero operata, si sentiva
 
un po’ come la condannata al patibolo, poteva anche non sopravvivere, sapeva che alcuni degli altri ibridi erano morti
 
sotto i ferri, allora si fece coraggio.
 
            -Quindi non mi vedi come una ragazza, sono un’arma letale per te?-
            -Non avevamo mai parlato prima…-
            -Adesso stiamo parlando, la signorina Rott mi segue quasi tutte le mattine e mi fa lezione, ti assicuro che non le ho mai fatto del male, anzi sono molto affezionata a lei…a parte quando si lamenta degli uomini…-
 
            -Credo che Rook abbia esagerato, non sembri così pericolosa-
            -E come mi trovi?-
            -Cosa vuoi dire?-
            -Non importa lascia perdere, domani mi opereranno…-
            -Perché ti operano?-
            -Devono infilarmi l’ennesimo chip nel cervello…altro preferirei non dirlo…-
            -Sei un robot?-
            -No…sono in carne ed ossa come te…e per il metallo…non dovresti sapere che mi ricopro di metallo…Rook doveva mantenere il segreto…-
            -Bè…gira la voce che non sei umana…-
            -Sì che lo sono, anche io sono una ragazza e quando mi raperanno a zero ti sembrerò ancora più brutta-
 
Senza Nome abbassò lo sguardo e lasciò scappare una lacrima come una normale e giovane ragazza triste, Alexei si intenerì, con gentilezza le sollevò il mento con un dito.
 
            -Non potresti mai diventare brutta, è impossibile-
            -Dici sul serio?-
            -Sì, sei molto carina, quanto misteriosa, lo pensa anche Rook, anche se non ti posso riportare le cose volgari che ha detto su di te, hai fatto bene a difenderti, credo che tu abbia ragione, è un violento-
 
Alexei le asciugò la lacrima, era molto dolce, in quel momento, davanti a sé vedeva una bella fanciulla infelice, non una macchina da guerra pericolosa.
 
            -Anche tu sei molto carino…-
Senza Nome arrossì, nemmeno ci credeva che aveva avuto il coraggio di parlargli e dirgli cosa pensava veramente, il cuore le batteva così forte che sembrava volesse uscire dal petto.
 
            -Ti ringrazio, non me lo aspettavo-
Alexei appoggiò la sua mano destra alla nuca, era un po’ in imbarazzo, ma sorrideva.
            -L’operazione è per domani, potrei anche non sopravvivere, volevo dirtelo da tempo…-
            -Mi hai spiazzato, sei molto coraggiosa, anche io ti avevo notato, è impossibile non farlo…ma pensavo che non ti saresti mai interessata ad un soldato semplice come me…-
 
            -E perché? Non capisco cosa vuoi dire…e poi visto che ormai mi sono sbottonata e non ho più nulla da perdere…volevo chiederti se puoi inventarmi un nome, nessuno vuole darmelo o mi chiamano I.113 o Senza Nome-
 
            -Ok, ma ho bisogno di pensarci… è una grossa responsabilità…-
            -Dopo che avrò fatto gli esami ripasserò di qui, spero che potrai dirmelo…-
La porta si aprì, l’occhialuto e smilzo Dottorando si affacciò.
            -Allora I.113 vieni o no? Non abbiamo tutto il pomeriggio-
            -Arrivo….-
 
Quando il Dottorando sparì dietro la porta lei sorrise ad Alexei ed entrò contenta.
            -Bene, allora facciamo il prelievo, poi il solito elettrocardiogramma e l’elettroencefalogramma, poi vorrei che provassi a produrre il Proteallo e vedere quanto velocemente lo riassorbi…non usare i capelli come proiettili come hai fatto con Rook, so che non li controlli, per ora!-
 
            -Stai tranquillo…-
Senza Nome non lo sopportava, era molto sgradevole e la guardava come un maniaco, aveva l’impressione che se lo avessero lasciato fare l’avrebbe dissezionata senza anestesia.
 
            -Bene i soliti quaranta battiti al minuto, hai un cuore molto potente. Anche le tue onde cerebrali sembrano
 
 molto regolari, credo che sia il motivo per cui sei sopravvissuta a tutti gli altri prima di te, se la mente non è lucida è
 
difficile andare avanti. Infatti nessuno di loro poteva aggirarsi per la base come lasciano fare a te, però dovrai passare
 
la seduta con il Dottore comunque, vuole sempre vederti prima dell’operazione, credo che abbia sviluppato un certo
 
attaccamento nei tuoi confronti, sono l’unico che ti vede per quello che sei-
 
            -Vale a dire?- Chiese la ragazza con tono annoiato.
 
            -Sei un pericolo, un’arma da guerra potentissima…infatti vorrei che entrassi nella stanza con vetri
 
antiproiettili prima di produrre il Proteallo…che nome ridicolo “Proteallo” è solo una proteina aliena che ha la
 
consistenza del metallo…l’avrei chiamata in altro modo se mi dessero un po’ di quell’importanza che mi spetta!-
 
Senza Nome entrò nella stanza di cui aveva parlato il Dottorando, detestava produrre il Proteallo, si sentiva sempre
 
stanca dopo, senza contare che ancora non era abituata e dopo aveva la pelle tutta arrossata e dolorante. Si concentrò
 
e cominciò a traspirare dai pori una sorta di metallo liquido che la ricoprì completamente dalla punta dei capelli fino
 
alla punta dei piedi. Indossava dei leggings ed una T-shirt attillata, che furono anch’essi ricoperti di Proteallo,
 
sembrava un robot luccicante dai lineamenti umani, solo gli occhi cerulei erano i suoi originari.
 
            -Bene Senza Nome, devi imparare a muoverti anche così, lo so che non è facile, ma devi farlo-
 
Senza Nome cominciò ad eseguire un kata del Karate, quel metallo alieno le dava molto fastidio ma meno dell’ultima
 
volta, la situazione migliorava sempre di più, sapeva che era come un’armatura ed avrebbe potuto proteggerla da
 
laser, armi bianche e proiettili di piccolo calibro. Proprio in quel momento realizzò che era davvero un’arma, ma per
 
quale guerra non lo sapeva. Aveva capito di trovarsi in Sudafrica e che scienziati, soldati e tutti gli occupanti di quella
 
base militare venivano un po’ da tutto il mondo, anche se gli americani avevano speso molti soldi nel progetto come
 
del resto i russi ed i cinesi. Se sopravviveva all’ultima operazione avrebbe dovuto fare un’esibizione davanti ai
 
rappresentati degli stati che partecipavano al progetto, doveva assolutamente far fare bella figura a tutti gli scienziati
 
coinvolti, visto che era sopravvissuta solo lei su 113 esperimenti, doveva lasciarli senza fiato.
 
            -Molto Bene I.113 adesso concentrati e riassorbi il Proteallo, è molto importante che impari a controllare questa funzione, anche se dopo l’operazione riuscirai meglio anche in questo-
 
            -Potrei sapere a cos’altro serve aprirmi la testa di nuovo? Visto che è molto pericoloso?-
            -Non avrai più le convulsioni così di frequente, e poi man mano avrai ancora più controllo sui tuoi poteri alieni. Non è stato facile modificare il tuo genoma e la tua parte umana non sopporta bene i tuoi geni alieni e viceversa-
            -Mi piace pensare che mio padre fosse umano e mia madre un aliena che si amavano, che essere concepita in provetta. Ma chi sono questi alieni? Sono nella base?-
            -Sai che non posso dirtelo, nemmeno se lo sapessi…-
            -Non lo sai?-
            -No, non sono abbastanza importante per loro! Vorrei tanto vedere cosa avrebbero fatto senza di me! A quest’ora tu saresti morta!-
            -Mi piace pensare che sono una vera guerriera e che se sono viva lo devo solo a me stessa, anche se mi avete reso la vita impossibile!-
            -Cosa ne sai di com’è la vita di una ragazza normale! Credimi non è migliore della tua, tu sei importantissima e forse vivrai più di una donna comune, diventerai invincibile. Loro non mi ascoltano, ma un giorno se vorrai potrai andartene di qui senza chiederci il permesso!-
            -Perché me lo dici?
            -Credimi quando ne sarai capace te ne accorgerai da sola-
            -Se avrò le convulsioni dovrò sempre tornare da voi e chiedervi aiuto-
            -…sì hai ragione…diciamo di sì…allora concentrati…-
            -C’è qualcos’altro che vorresti dirmi?-
            -No…era uno sfogo…secondo me dovresti essere più controllata…il Dottore è troppo permissivo con te…ti considera una figlia, ti sta viziando…allora questo metallo?-
 
Senza Nome chiuse gli occhi, cercò di rilassarsi, il Proteallo cominciò a farsi liquido e piano piano ad essere riassorbito dalla pelle, era in quel passaggio che sentiva più dolore doveva velocizzarlo, un giorno non avrebbe sentito più nulla.
 
            -Brava così, continua! Ma bene! Ci hai messo dieci secondi meno dell’ultima volta! Complimenti!-
            -Quando mi fai i complimenti sembri meno antipatico!-
            -Tu impegnati sempre ed io ti farò i complimenti che meriti. Appena te la senti vai dal Dottore, ti aspetta-
Senza Nome andò a sedersi su una sedia del laboratorio ed aprì il barattolo per l’unguento per la pelle arrossata.
            -Se vuoi puoi svestirti, ti darò una mano a passarlo per tutto il corpo-
Disse malizioso lo scienziato.
            -Nemmeno se mi punti una pistola alla tempia! Si può sapere perché mi avete fatto femmina? Credo che sarà sempre di più un problema…-
            -Non preoccuparti d’ora in avanti nessuno potrà mai farti fare qualcosa che non vuoi…-
            -Sì ma non hai risposto alla domanda, non era meglio se fossi nata uomo? Avrei avuto più rispetto da parte vostra e forse sarei ancora più forte-
 
            -E’ il cromosoma X la chiave, tutti i maschi morivano giovanissimi, come se non tollerassero i geni alieni. La X ha più geni della Y, per semplificare è come se compensasse i geni alieni. Ti assicuro che avrebbero tutti preferito che tu fossi un uomo, ma in realtà ti dà un vantaggio in più!-
            -E quale sarebbe?-
            -Nessuno si aspetterebbe mai da te tutta quella forza e quello che sai fare, hai l’effetto sorpresa dalla tua, sei un cavallo di Troia…-
            -Fermo lì…non fare battute misogine ok? La tua spiegazione non mi tira su il morale, da quello che ho appreso dai libri e dalla TV anche fuori di qui le donne non se la passano bene…essere più forte non mi protegge dalle vostre battute cattive e dai vostri sguardi lascivi!-
 
            -Va bene, va bene scusami, vai adesso che il Dottore ti aspetta-
Senza Nome uscì arrabbiata dal laboratorio, Alexei era ancora lì.
 
            -Hai deciso il nome?-
            -Non ancora, ma te lo farò sapere in qualche modo prima dell’operazione, te lo prometto-
Sì avvicinò e la baciò su una guancia, Senza Nome non se lo aspettava, ma avrebbe potuto benissimo scansarlo rapidamente ed atterrarlo, non lo fece.
            -Ci vedremo dopo l’operazione…ho sentito che sei una combattente…-
Alexei aveva origliato, le strizzò l’occhio, Senza Nome gli sorrise e si avviò alla sua seduta di psicoterapia toccandosi la guancia.
            -Buongiorno, come ti senti oggi?-
            -Buongiorno Dottore, sto bene, anche le analisi di routine sono come al solito-
            -Bene! Allora… sei preoccupata per l’operazione?-
            -Un po’, so che molti non sono sopravvissuti…-
            -Nessuno degli ibridi…scusami…nessuno dei tuoi compagni sono mai arrivati a sedici anni, è molto bassa la probabilità che adesso tu muoia, sei diventata molto resistente, non devi preoccuparti-
            -Se lo dice lei Dottore, allora le credo-
            -Sai che ti controllano a vista, di cosa parlavi con il soldato semplice Petrov?-
Senza Nome arrossì e abbassò lo sguardo, ma lo rialzò subito.
            -Mi piace…gli ho chiesto di scegliere un nome vero per me, visto che nessuno di voi osa darmelo!-
            -E che nome ti ha dato?-
            -Non lo sa ancora…non gli veniva sul momento…-
            -Cosa pensi di lui?-
            -E’molto carino ed è stato dolcissimo con me…-
            -Pensi di essere interessata a lui?-
            -Cosa succederà, gli cambierete il turno? Mi impedirete di vederlo? Non c’è problema lo conosco appena!-
            -No, niente di tutto questo, resterà tra me e te, è normale che tu abbia sviluppato interesse per un ragazzo, anzi ne sono felice, perché vuol dire che stai crescendo sana-
            -Vi prego non fatemi lottare con lui in allenamento…non voglio fargli del male-
            -Stai tranquilla è troppo giovane, da ora in poi dovrai affrontare soldati molto più maturi e preparati di Rook-
            -Parlando di Rook…il sottotenente, mi ha detto che mi toglierà la mia innocenza, che significa?-
 
Il Dottore aggiustò la sua postura perplesso, purtroppo aveva capito benissimo il significato di quelle parole, ma non sapeva come spiegarlo alla giovane di fronte a lui.
            -Significa che non si allenerà mai più con te e subirà una bella punizione!-
            -Non sono più una bambina, voglio sapere cosa intendeva! La prego, lo so che lo sa, anche io capisco quando mi nasconde qualcosa!-
 
L’ibrido 113 aveva un’intelligenza sopra la norma ed un’empatia che preoccupava il Dottore più di ogni altra cosa.
            -Voleva dire che se ne avrà occasione, si approfitterà di te…-
            -Cioè mi metterà le mani addosso…cioè…-
            -Sì, sa che non hai mai avuto rapporti con nessuno, adesso però sei una donna, giovane ma sempre donna, lo sapevo che sarebbe successo prima o poi. Combatterai solo con militari equilibrati, che hanno passato dei test psicologici-
 
            -Me lo ha detto il Dottorando che volevate un uomo, ma che non era possibile…-
            -A volte Steven parla troppo…-
            -Mi ha detto però che ho una marcia in più perché sembro una patetica e dolce ragazza indifesa…bè in altri termini ma il significato era quello…-
 
            -Su questo concordo, quando ti saranno spiegate le tue mansioni capirai che è un vantaggio-
            -Perché non me ne parla ora?-
            -Dobbiamo ancora essere sicuri di quello che potrai fare, poi ti sarà spiegato dettagliatamente, la stessa operazione è cruciale-
            -Tornando ad Alexei, è sicuro che non mi impediranno di vederlo?-
            -Sono sicuro, anzi farò in modo che tu possa frequentarlo!-
            -Dice sul serio?-
            -Sì, è giusto che tu cresca anche dal punto di vista della tua sessualità-
            -E questo cosa significa? Che potrò avere un vero appuntamento?-
            -Farò del mio meglio, però anche il soldato Petrov dovrà essere d’accordo, non trovi?-
            -Sì certo…per cui potrebbe anche dire di no…-
            -Non dirà di no, sono sicuro-
 
Il Dottore era preoccupato, questa situazione poteva sfuggirgli di mano, ma era indispensabile che la ragazza fosse
 
sempre sincera con lui, era conscio come il Dottorando che un giorno lei sarebbe stata in grado di andarsene di lì
 
senza il minimo sforzo e quindi doveva in qualche modo mantenere un legame forte con lei, non concederle tutto ma
 
nemmeno essere troppo severo, inoltre era giusto che imparasse cosa significa una relazione anche per il suo futuro.
 
            -Vorrei farti l’ultima domanda, poi sarai libera-
            -L’ascolto…riguarda Alexei?-
            -No, riguarda il Dottorando…come si è comportato oggi?-
            -Insomma…voleva cospargermi con l’unguento tutto il corpo quel maniaco!-
            -Tranquilla se vuole continuare a lavorare sul progetto non succederà più, hai la mia parola!-
 
Senza Nome lasciò lo studio del Dottore con animo sereno, era meno spaventata per l’operazione ed era felicissima
 
perchè avrebbe potuto rivedere Alexei, non le sembrava vero, forse avrebbe potuto frequentarlo. Appena entrata nella
 
sua stanza si accorse di un biglietto sotto la porta.
 
            “Ci ho pensato molto bene, ho deciso di chiamarti come una cara amica del passato: Aliya. E’ un nome russo di origini arabe significa “Cielo”. Adesso per me sei Aliya, temo però che dovremo tenerlo solo per noi. Ci vedremo presto, appena ti sarai rimessa dall’operazione. Un bacio Alexei”
 
Senza Nome non ci poteva credere, strinse al petto quel biglietto come se fosse la cosa più bella che avesse mai
 
posseduto, oltre il bellissimo nome, era troppo eccitata per studiare, fece un salto mortale e cadde sul letto.
 
            -La signorina Rott mi perdonerà se stasera non studio trigonometria!- Disse a voce alta, ma un qualcosa dentro
 
di lei la fece mutare di animo, era stato troppo facile per essere vero, non poteva credere che una cosa così bella
 
potesse accadere a lei, tornò subito seria e per non pensare troppo all’accaduto si mise a studiare.
 
Intanto nello studio del Dottore.
            -Allora Petrov le hai lasciato il biglietto?-
            -Sì signore!-
            -Hai visto che ti avrebbe notato prima o poi?-
            -Sì signore, ma se non fosse venuta a lei parlarmi, mi sarei fatto avanti io!-
            -Come vedi è tosta e ricordati non è una stupida, le dirò che sappiamo del tuo biglietto, ma che sono riuscito a darle un po’ di privacy-
            -Non temete signore eseguirò i vostri ordini alla lettera-
            -Bene. Ma dimmi sinceramente, ti piace l’ibrido?
            -Sono sincero…un po’ mi spaventa ma è molto bella, non sarà un sacrificio darle attenzioni, non si preoccupi!-
            -Ricordati che è una missione e che non dovrai affezionarti! E’ nostra proprietà, non potrà mai avere una storia sentimentale, tanto meno una famiglia sua-
            -Non si preoccupi ho una fidanzata e sono legato a lei con promessa di matrimonio-
            -Ti disturba tradire la tua fidanzata?-
            -No signore e poi sono ordini, un vero soldato rispetta sempre gli ordini!-
            -Molto bene, ne va anche della tua carriera…- il Dottore voleva chiarire quanto fosse determinante il compito del giovane e doveva comprendere bene le conseguenze se avesse fallito o se si fosse rifiutato.
            -Ti raccomando di usare molto tatto con l’ibrido, dopo l’operazione non sarà facile avvicinarla, la psicologia femminile è molto difficile, si sentirà brutta senza capelli, quindi fatti vedere interessato ma lasciale i suoi spazi-
            -Sì, signore-
            -Adesso vai-
 
Il giovane lasciò la stanza. La piccola Aliya era caduta in un tranello ben congegnato e controllato, il Dottore avrebbe
 
preferito non darle nessun dolore, ma purtroppo era necessario per il processo di apprendimento, l’avrebbe aiutata a
 
maturare ed una delusione l’avrebbe resa restia alla ricerca di relazioni stabili. Senza Nome avrebbe in futuro
 
“donato” i suoi ovuli alla scienza, non poteva avere un vera relazione e una famiglia sua, lei era un esperimento,
 
un’arma potente.
 
P.S. Ciao a tutti!
Quindi il Protello è una proteina aliena che una volta soldificata ha la consistenza del metallo. Man mano scopriremo cosa sa fare Senza Nome o meglio Aliya, finalmente un nome ce l’ha, anche se l’hanno incastrata bene bene. Inoltre abbiamo scoperto dove siamo e cioè in Sudafrica, se volete immaginare Aliya come una giovane Charlize Theron (attrice sudafricana) diciamo con forme un po’ più pronunciate fate pure :-P
 
Grazie a voi lettori silenziosi che mi seguite, la storia evolverà man mano che Aliya maturerà e si renderà conto delle sue potenzialità.
Spero recensirete…
Un grazie particolare va a La Krypteia che mi ha fatto la prima recensione! Vi adoro ragazzi ^-^
Altair
 

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Capitolo 3
*** Un nuovo chip per Aliya ***


Come qualunque teenager, Aliya aveva lezione al mattino, entrò nella biblioteca e si diresse nella stanzetta adibita
 
alla sua istruzione, la signorina Rott era nervosa quel giorno, i motivi potevano essere solo due, non fu difficile capire quale.
            -Gli uomini sono tutti dei bastardi!-
            -Cosa è successo signorina? Le va per una volta di raccontarmelo?-
            -Ecco…veramente…-
            -Le do due buoni motivi per farlo; uno è che tra qualche ora mi opereranno e non credo che riuscirò a studiare, due anche io ho qualcosa da raccontarle…ma non lo farò se non parla lei per prima!-
 
            -Oh sei sempre la solita bricconcella! Cosa potrebbe mai succederti in queste quattro mura supersorvegliate?-
            -Non ci crederà ma qualcosa è successo, nulla di così incredibile…però qualcosa è successo-
 
Aliya sapeva benissimo che la signorina Rott era curiosa come una scimmia e non avrebbe resistito.
            -Oh va bene! Ecco… il mio fidanzato mi tradisce!-
            -Ne è sicura?-
            -Sì l’ho fatto pedinare…si vede tutti i giovedì mattina con quella sgualdrina della vicina…proprio in questo momento sono sicura che staranno facendo le cosacce, ne approfitta perché sa che sono ad insegnare!-
 
            -Mi dispiace molto signorina…ma perché non esce prima di qui e lo va a sorprendere? Se lo meriterebbe! Se potessi venire anche io gli darei una bella lezione!-
 
            -Sei molto cara…ma non ne ho il coraggio…non voglio che mi lasci…-
            -Preferisce essere tradita?-
            -Ho una certa età…chi mi vorrebbe…-
            -Ma ha solo trentadue anni!-
            -Gli uomini sono crudeli…appena si forma la prima ruga già guardano le ragazzine…in fondo sono tutti pedofili!-
            -Vorrei avere più esperienza per poterla consigliare, ma credo che non lo potrei mai sopportare un tradimento-
 
            -E’ facile per te, sei giovane e bella, non fanno altro che parlare tutti di te, anche alla mia età sarai sempre splendida, forse non invecchierai mai…ricordati che il tuo fascino è un vantaggio…non lasciare mai che siano gli altri ad usarti, tu hai un potere su di loro-
 
Aliya la ascoltava a bocca aperta, non aveva idea di essere così ammirata, anche se aveva notato che tutti le facevano
 
sempre la radiografia, soprattutto la prima volta che la incontravano.
 
            -Il Dottore dice sempre che non è solo una questione di bell’aspetto! Conta il carisma e lei è una donna intelligente, se il suo fidanzato non l’apprezza vuol dire che è uno stupido-
 
            -Ti ringrazio cara, sei davvero un tesoro…ma dimmi, sei preoccupata per l’operazione?-
            -Solo un po’…il Dottore dice che andrà tutto bene…-
            -Se lo dice devi crederci, è uno dei pochi che ha veramente a cuore la tua salute…ma l’altra novità?-
 
La signorina Rott si era trattenuta ma doveva sapere cosa era successo.
 
            -Ho parlato con un ragazzo…gli ho detto che lo considero carino e lui ha detto lo stesso di me…forse lo potrò vedere regolarmente, il Dottore ha detto che ci metterà del suo-
 
            -E’ forse impazzito? E tu? Cosa combini? Sei una bambina!-
 
            -Non sono una bambina e poi abbiamo fatto anatomia umana, mi ha spiegato come funziona…non ricorda più? Il Dottore dice che è giusto che io maturi!-
 
            -Oh povera cara…tu non sai a cosa andrai incontro…non devi fidarti degli uomini…ti prego promettimi che userai il cervello…per quanto sarà possibile almeno…promettimi che userai le tue capacità empatiche e se lui si prende gioco di te mandalo via!-
 
            -Perché dovrebbe prendersi gioco di me?-
            -Perché…perché…gli uomini non sono come noi, non pensano al lato romantico prima di tutto e raramente vogliono mettere su famiglia…-
 
            -Nemmeno io so se vorrei una famiglia…cosa nascerebbe da me?-
            -Non so rispondere a questa domanda, ma stai certa che ti prenderanno gli ovuli e cercheranno di fare un esercito! Forse potranno avere anche maschi adulti grazie a te!-
 
Come al solito la signorina Rott aveva parlato troppo, qualcuno nelle alte sfere non avrebbe apprezzato.
            -Non ho mai ragionato su cosa voglia dire avere una relazione, non so nemmeno se lui vorrà davvero stare con me…-
            -Allora preparati a tutto, anche se è quasi impossibile…gli uomini pensano solo ad una cosa, ricordatelo-
            -Sì lo so, me lo ripete tutti i giorni, penso di averlo memorizzato ormai!-
            -Cara Senza Nome, credo che per oggi non sia il caso di fare lezione, vai pure, sei libera-
            -Grazie signorina Rott!-
 
La sua insegnante si avvicinò a lei e la baciò sulla fronte con una strana tristezza negli occhi.
            -In bocca al lupo per l’operazione, fidati soprattutto di te stessa-
 
Poi l’abbracciò e se ne andò quasi di corsa, Aliya la guardò con stupore non riusciva a capire ma sapeva che stava per succedere qualcosa.
 
Avendo la mattinata libera, decise di andare nella palestra, non per allenarsi ma per ballare, le piaceva da morire,
 
aveva imparato le posizioni di molti stili soltanto guardandole al computer ed alla TV. Si avvicinò al dispositivo
 
audio nella parete e digitò il codice corrispondente ad una delle sue opere classiche preferite: lo Schiaccianoci di
 
Ciaikoviskij. Come una professionista si alzò sulle punte e cominciò a riprodurre una coreografia che aveva visto di
 
recente, aveva una memoria incredibile. Alexei la vide attraverso il vetro della porta, non doveva essere lì, ma era
 
stato più forte di lui, voleva capire quanto fosse pericolosa. Grazie al Dottore, aveva libero accesso alla base e si trovò
 
estasiato ad osservare quella splendida ragazza che danzava al ritmo di uno dei suoi connazionali più famosi,
 
nemmeno la sua Angelica era in grado di ballare così. Ad un certo punto Aliya si fermò, lo sguardo divenne assente,
 
cominciò a tremarle un mano, poi l’altra, le gambe non la tennero e cadde a terra, il corpo scosso dall’epilessia.
 
Alexei entrò nel panico, non sapeva cosa fare, corse a chiedere aiuto ma Aliya era controllata a vista, un’equipe di
 
medici ed infermieri arrivò in pochi secondi. Il soldato semplice Petrov se ne andò consapevole che la sua era una
 
missione difficilissima, ma non si poteva tirare indietro.
 
Era l’ora designata per l’operazione, si recò nella presala operatoria, la fecero sdraiare su un lettino dove sarebbe rimasta in attesa per due ore con la flebo, intanto le dovevano rasare i suoi bellissimi capelli platino.
 
            -Allora come ti senti Barbie? Ti ha rassicurato il Dottore che non sarà una cosa lunga né pericolosa?-
 
Disse Dorotea, l’infermiera che ormai la conosceva da una vita e le aveva dato quel soprannome in modo affettuoso.
            -Non c’è un altro modo per operarmi alla testa? Dovete per forza tagliarmeli tutti?-
            -Posso chiedere di rasare solo la zona dell’intervento-
            -Sì…ti prego…-
            -Va bene, vado a chiederlo al chirurgo-
 
Aliya rimase sola nella stanza, aveva voglia di piangere ma si trattenne, temeva che si sarebbe svegliata cambiata,
 
non le piaceva che giocassero con la sua mente, anche se non avrebbero toccato la materia grigia, avrebbero inserito
 
un nuovo chip all’interno del minicomputer che ormai faceva parte di lei da quando aveva dieci anni. Il congegno in
 
questione era realizzato in un materiale organico, era situato tra i due emisferi ed era collegato all’ippocampo, era
 
questo sistema dentro di lei che le dava una memoria formidabile, oltre a regolare tutte le funzioni aliene; in pratica
 
era il centro di controllo dei suoi poteri, aggiungere un chip significava aggiungere potenziale. Dorotea ritornò tutta seria.
            -Barbie hanno detto che dovrò rasarti tutta la testa…ma vogliono trovare il modo di rendere accessibile quella parte del cervello dove si trova il computer organico, quindi sarà l’ultima volta che ti opereremo-
            -Vuoi dire che poi la testa mi si aprirà a comando?-
Disse Aliya disgustata.
            -Temo di sì tesoro, mi dispiace così tanto…vuoi tenere un ciuffetto dei tuoi capelli?-
            -Sì grazie…-
Due scie di lacrime rigarono il bel viso di Aliya.
            -Te lo metterò in un sacchettino, lo troverai sul tuo comodino quando ti sveglierai-
Dorotea accese la macchinetta e visibilmente dispiaciuta le tagliò tutti i capelli, mentre la ragazza continuava a piangere in silenzio.
 
Aprì gli occhi lentamente, il primo viso che mise a fuoco fu quello del Dottore e poi quello gioviale di Dorotea.
            -Allora Barbie come ti senti?-
            -Molto stanca…Dottore è andato tutto bene?-
            -Sì l’operazione è perfettamente riuscita, non dovranno mai più ripeterla, potrai essere… “aggiornata” senza che usino mai più il bisturi su di te-
            -…adesso sì che sono un robot…con gli sportelli per i comandi ed fili della corrente, mi ricresceranno i capelli?-
            -Sì, ma non sei un robot, anche se hai una specie di finestrella in mezzo alla testa…ma è tutto materiale organico come il piccolo computer, come ben sai è un sorta di organo che hanno anche gli alieni…anche il nuovo chip che abbiamo aggiunto è di materiale organico, sono neuroni cresciuti su un substrato di silicio-
            -E questo dovrebbe consolarmi?-
            -Quel tuo amico non si accorgerà di nulla ed i tuoi capelli ricresceranno prima-
            -Dici sul serio Dorotea?-
            -Sì, abbiamo notato che quando ti stavano richiudendo era già formata la ricrescita, è incredibile-
            -Quindi non sono più simile ad un robot…ma ad un alieno adesso!-
            -Oh tesoro tu sei sempre tu, la stessa Barbie di sempre, ma migliorata, hanno visto che le ferite guariscono prima di qualche tempo fa, guarda il lato positivo ti prego…-
            -Va bene Dorotea non ti preoccupare…lo so da sempre che non sono completamente umana-
            -Adesso ti lasciamo riposare, dovrai stare in infermeria solo pochi giorni, ma dovrai portare la fasciatura alla testa per una settimana…-
            -Soltanto? L’ultima volta ci volle un mese-
            -Vedi che sei migliorata? Adesso riposati tra poco ti porto la cena, i tuoi capelli sono sul comodino ti ho fatto una piccola treccia…-
            -Grazie Dorotea…a dopo…-
Dorotea ed il Dottore lasciarono la stanza.
            -Sei molto brava con lei, sapevo che mi potevo fidare di te-
            -Grazie William cioè Dottore, mi ricorda tanto mia figlia, non mi viene di trattarla in modo indifferente come fanno gli altri…lo so che non è umana, ma è una creatura vivente anche lei…allora ci vediamo dopo al solito posto?-
 
Dorotea fece l’occhiolino al Dottore.
            -Sì cara, avverto mia moglie che mi hanno dovuto trattenere…-
 
I due avevano una storia da tempo, si vedevano più dei loro rispettivi coniugi, quasi tutti nella base avevano una specie
 
di doppia vita dovuta al fatto che nessuno doveva sapere cosa accadesse all’interno di quelle mura supersorvegliate.
 
La base era un centro di ricerca militarizzato chiamato New Heaven vicino a Johannesburg, dentro avevano luogo gli
 
esperimenti più incredibili che si potessero immaginare. In Sudafrica la clonazione umana non era illegale come in
 
tutti gli altri paesi, questo faceva comodo a molte nazioni che avevano finanziato esperimenti partiti ormai da più di
 
venti anni,  l’ibrido umano-alieno era uno di questi.
 
Aliya fissava il soffitto dell’infermeria, si sentiva già bene, voleva alzarsi di lì e si chiedeva perché la signorina Rott
 
non andasse a trovarla, era preoccupata, quattro giorni fa l’aveva salutata in un modo strano come se le dicesse addio,
 
forse aveva intenzione di fare qualche pazzia per colpa del fidanzato infedele, doveva assolutamente sapere come stava.
            -Infermiera? Dorotea, c’è nessuno?-
Arrivò l’infermiera di turno, sembrava quasi spaventava e stava distante dal letto.
            -Per favore posso avere notizie della signorina Rott? Pensavo sarebbe venuta a trovarmi-
            -Non so niente di questa signorina Rott…vuole che le chiami il Dottore?-
            -Sì grazie…ah senti…ti assicuro che non mordo! Se volevo farti del male lo avrei già fatto-
 
Aliya sorrise all’infermiera che se ne andò quasi di corsa.
            -Meno male che sono un esperimento top secret, qui sanno tutto di tutti!-
 
Arrivò un'altra infermiera tremante, l’altra non aveva avuto il coraggio di ripresentarsi.
            -Il Dottore arriva subito-
            -Grazie- rispose Aliya angelica. Dopo più di mezz’ora arrivò il Dottore.
            -Allora Senza Nome, di cosa volevi parlarmi? Ti senti diversa?-
            -No, non mi sembra che sia cambiato nulla, mi chiedevo cosa è successo alla signorina Rott, sono sicura che voleva venirmi a trovare, anche se non me l’ha detto esplicitamente…-
            -Volevo aspettare a dirtelo finché ti fossi ripresa…la signorina Rott si è licenziata…-
            -Come licenziata?-
            -Sì per motivi personali è dovuta trasferirsi, credo che avesse problemi con il fidanzato-
            -Avevo capito che l’avrebbe perdonato…non ha mai parlato di andarsene via…-
            -Anche io sono rimasto molto sorpreso, ero soddisfatto della tua preparazione e dal rapporto che avevate instaurato, ma non possiamo costringerla a rimanere…-
 
            -Veramente pensavo di sì…non credo che tutti possano lavorare in un posto come questo e andarsene come e quando vogliono-
 
            -Ha firmato delle carte, se racconterà in giro cosa succede qui verrà arrestata, è come se tradisse la sua nazione, verrebbe processata per alto tradimento-
            -Dottore sarò sincera, non le credo, vorrei tanto che potesse esserlo anche lei…cosa le succederà veramente?-
            -Non  posso…ti deve bastare quello che ti ho detto…-
            -Non l’avrete uccisa?-
            -No, non devi preoccuparti, sta bene-
 
Aliya aveva capito benissimo cosa era successo, la signorina Rott parlava troppo, aveva fatto un paio di  commenti
 
che non erano piaciuti. Il primo riguardava il farmaco per le convulsioni che sarebbe stato il modo per ricattare
 
l’ibrido, il secondo la questioni dei suoi ovuli per metà alieni per gli esperimenti. Gli scienziati non erano riusciti a
 
costruire guerrieri di sesso maschile per motivi genetici, ma forse lei come donna poteva dare una progenie di
 
combattenti con i suoi poteri. Si prospettava un destino orribile, la sua insegnante l’aveva avvertita a costo della sua
 
stessa vita. Aliya doveva andarsene di lì appena ne fosse stata in grado, non poteva fidarsi più nemmeno del Dottore,
 
però riuscì a mantenere la calma.
            -Per favore quando la vede, le mandi i miei saluti e le dica che studierò molto ma che mi mancherà da morire…-
            -Non dubitare lo farò, adesso però seguimi, dicono che stai guarendo ad una velocità impressionante vorrei che il Dottorando ti facesse qualche test-
 
            -Così passerò in queste condizioni davanti ad Alexei…-
            -Non preoccuparti, Dorotea ti ha portato un cappellino e ti dirò di più, ha detto Alexei che quando te la sentirai potrai passare un po’ di tempo con lui, dentro la base ovviamente-
 
            -Dice sul serio? Non cambierà idea quando mi vedrà così?-
            -No, sarebbe molto sciocco da parte sua, vieni su ti accompagno, potrai salutarlo-
 
Aliya andò nel bagno a cambiarsi, mise il cappellino e poi seguì il Dottore fino al laboratorio del Dottorando, all’entrata l’immancabile Alexei le sorrideva.
 
            -Vado un attimo in laboratorio devo parlare con il Dottorando tu aspettami qui-
            -Nessun problema Dottore…-
            -Ciao Aliya…-
Sussurrò piano il giovane soldato.
            -Ciao Alexei…Aliya è un nome bellissimo…ti ringrazio tanto…-
            -Ti sta benissimo, ma per il momento forse è meglio non dirlo a nessuno…-
            -Sì hai ragione…anche se credo che ti abbiano visto mettere il biglietto sotto la porta della mia camera, sono sorvegliata…-
            -Lo immaginavo…ma nessuno mi ha detto niente…volevo tanto risponderti prima dell’operazione…-
            -Hai rischiato un richiamo…solo per darmi il nome?-
            -Sì…-
 
Alexei si sentì terribilmente in colpa, era una bugia, tutto era stato realizzato ad arte perché lei si prendesse una bella
 
cotta per lui, arrossì per la vergogna dell’inganno non perchè era sensibile, a Aliya sembrò solo un timido e dolce ragazzo.
 
            -Non devi rischiare per me…però il Dottore ha detto che ci darà un po’ di libertà, forse è stato lui a proteggerti…quando mi saranno ricresciuti i capelli…se ti va potremmo…-
 
            -Perché dobbiamo aspettare che ricrescano i capelli? Direi di aspettare semplicemente a quando te la senti, sei stata operata da poco, non voglio che ti stanchi per causa mia…-
 
            -Io sto benissimo…sentirò cosa dice il Dottorando…quando saresti libero?-
            -Venerdì sera sarebbe perfetto…-
            -Lo credo anch’io, ti darò la conferma quando esco di qui-
 
Il Dottorando si affacciò come la settimana passata.
 
            -Vieni I.113 oggi abbiamo diversi test  da fare, non fare aspettare il Dottore-
 
Aliya sorrise ed entrò tranquilla nel laboratorio, il Dottorando ed il Dottore l’aspettavano in silenzio.
 
            -Bene, oltre le solite analisi vorrei che tu entrassi nella stanza antiproiettile, formassi il Proteallo e facessi lo
 
stesso scherzetto che hai fatto a Rook quando gli hai sparato addosso i tuoi capelli- disse il Dottorando che non
 
l’aveva guardata nemmeno un secondo, evidentemente si era preso una bella ramanzina per il suo comportamento poco rispettoso.
 
            -Non ce li ho più i capelli, hai problemi di vista? Dovrete aspettare un bel po’…poi… sono riuscita a non colpire Rook e poi è anche colpa sua… anche se non controllavo completamente la situazione, ha i riflessi di un bradipo!-
 
            -In realtà ha dei buoni riflessi, sei tu che sei migliorata, con l’età stai diventando sempre più agile e veloce oltre che più forte…- commentò il Dottore.
 
Aliya entrò nella stanza trasparente e cominciò a produrre il Proteallo, si accorse immediatamente  che era più facile e rivestì tutto il corpo in almeno metà tempo rispetto al solito.
 
            -Fantastico! Senti dolore? Hai male alla testa?- Commentarono i due scienziati in coro.
            -Veramente no…non ho sentito quasi dolore…quel chip funziona…-
            -Molto bene! Sono contento che l’operazione abbia dato i suoi frutti, ora riassorbi il Proteallo- disse il Dottore.
 
Aliya in pochi secondi tornò al suo aspetto abituale senza dolore e senza arrossamenti, commentò allibita:
            -E’ incredibile non ho sentito dolore e ci ho messo pochissimo!-
            -Sono convinto che potrai migliorare ancora, ma per oggi basta così, ti devi riposare. Tutti gli altri valori sono nella norma, Steven?-
            -Sì Dottore, è in forma perfetta come sempre, sembra che non abbia nemmeno subito un’operazione, è stupefacente-
            -Bene, molto bene. Senza Nome non occorre che torni in infermeria, puoi tornare nella tua stanza, rimettiti in pari con i tuoi compiti…-
            -Chi sostituirà la signorina Rott?-
            -In realtà nessuno, seguirai delle lezioni on line con i migliori professori disponibili, non è facile trovare una persona fidata come la signorina Rott-
 
Il Dottore continuava a parlare tranquillo, ma Aliya sapeva che stava mentendo, la signorina Rott, se non era morta,
 
aveva fatto sicuramente una brutta fine, forse era stata rinchiusa in qualche manicomio o qualche prigione con
 
l’accusa di tradimento, forse sarebbe stata la prima ed ultima persona in quella gabbia di matti che veramente teneva
 
a lei. Si chiedeva cosa aspettarsi da Alexei.
 
L’ibrido uscì dal laboratorio, salutò con un sorriso il giovane soldato e disse.
 
            -Allora ci vediamo venerdì…ma cosa faremo?-
            -Quello che vuoi tu! E’ il mio giorno libero-
            -Dovrò studiare ed allenarmi, ci potremo vedere dopo le diciotto, per te va bene?-
            -Certo! Che ne dici se chiediamo di usare la stanza delle conferenze per vedere un film? Credo che sia libera il venerdì-
            -Sarebbe fantastico! Cosa potremmo vedere?-
            -Che ne dici d K-Pax?-
            -Fantascienza?-
            -A me piace da matti, a te Aliya?-
 
La ragazza non aveva mai visto il film, pensava che fosse la solita storia di alieni deformi che spaventano i terrestri,
 
era quasi tentata di dire di no, ma poi pensò che in fondo era positivo che gli piacessero quegli argomenti, forse
 
avrebbe potuto accettarla come aliena un giorno.
 
            -Non l’ho mai visto…mi fido di te…-
            -Non l’hai mai visto? E’ un film bellissimo e non è assolutamente scontato, non è il classico film di alieni, credimi!-
 
Aliya pensò “bene non gli piacciono gli alieni deformi…non so se esserne contenta…” ma disse -va bene sono curiosa, spero mi stupirà, a venerdì allora-
 
Lui fece per avvicinarsi ma Aliya gli sfuggì ridendo, non voleva che la filmassero mentre le dava un bacio sulla guancia, le bastava il pensiero che non avesse paura di lei.
 
Quando si fu allontanata il Dottore uscì dal laboratorio.
            -Ci sai fare…quanti anni hai esattamente?-
            -Ventuno signore…ma quanti anni ha Senza Nome?-
            -Sedici…-
            -Solo sedici? Credevo fosse maggiorenne…ma non correrò un grosso guaio?-
            -No, ma non dovrai mai forzarla a fare qualcosa che non vuole…-
            -Non è nel mio stile approfittarmi delle ragazze indifese…-
            -Lei non è una ragazza indifesa, ma forse non sa ancora cosa vuole, è inesperta e non frequenta mai i suoi coetanei, credo che ti annoierai un po’…ma tu sei teso…hai paura di lei?-
            -No signore! Ma so che è una missione molto delicata-
 
Il Dottore non era convinto della risposta, tutti avevano paura di Senza Nome, nessuno sapeva esattamente cosa
 
avrebbe potuto fare in un momento di rabbia incontrollata. Alexei però l’aveva vista nel suo momento di maggiore
 
fragilità quando cercava disperatamente di fermare gli spasmi involontari del suo fortissimo corpo, anche Aliya aveva
 
un punto debole, il contrappasso per i suoi poteri.
 
P.S. Ciao a tutti!
Quindi Aliya si ricopre di metallo, lancia i capelli come proiettili, guarisce in tempi record, ha una memoria, i riflessi e una coordinazione dei movimenti sopra la norma, in compenso la useranno chissà per quali orribili esperimenti e soffre di attacchi epilettici…già dimenticavo il minicomputer più i chip aggiunti nel cervello…insomma forse non è proprio una situazione invidiabile…ed Alexei?
 
Grazie a tutti voi che leggete e a chi recensirà...grazie ragazzi della Krypteia un vostro commento è sempre ben accetto! :-)
 
Altair ^-^
 
 

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Capitolo 4
*** Solo un incidente di percorso… ***


Era finalmente venerdì, Aliya quella mattina si era guardata allo specchio ed aveva notato con stupore che i suoi
 
capelli era già lunghi tre centimetri, dopo colazione aveva seguito le lezioni on line di una cariatide noiosa
 
dell’Università di Cambridge e a breve avrebbe incontrato il sostituto di Rook.
           
            -Sono il tenente Carlos Fuentes da oggi sarò io ad addestrarti, mi hanno detto che hai conciato per le feste il sottotenente Rook…so che sei un osso duro, che l’apparenza inganna e che sei cintura nera di karate….non male per una ragazzina di sedici anni!-
            -Anche io ho sentito parlare di lei, sembra che abbia avuto una vita avventurosa-
Carlos era un brasiliano alto, muscoloso ed una grossa cicatrice gli rigava il lato sinistro della faccia.
            -Sì, così avventurosa che ormai mi aspetto di tutto dalla vita, anche che una ragazzina possa battermi. Quindi non temere non ti sottovaluterò mai-
            -La ringrazio tenente…-
            -Molto bene, fammi vedere cosa sai fare, prima esegui un kata, scegline uno difficile dopo ci affronteremo, ma vorrei che misurassi la forza, infatti faremo come in una gara sportiva di karate, ci sarà tempo per farci del male-
            -Agli ordini-
 
Aliya si mise in posizione e cominciò ad eseguire il kata più difficile che ricordasse, come suo solito era rapidissima
 
ed agile, Carlos la guardava quasi incantato, ma appena lei ebbe finito assunse un’espressione neutra.
            -Molto bene, ti hanno insegnato la disciplina e questo è fondamentale, ma non credo che questo Rook sia stato il tuo insegnante…-
            -No, ho avuto un vecchio maestro di arti marziali, Rook doveva solo allenarmi a picchiare duro…ed io l’ho fatto!- Aliya sorrise soddisfatta.
           
            -Capisco…ma con me le cose cambieranno, per prima cosa tu devi essere consapevole del tuo potenziale e
 
saperlo governare. Mi hanno accennato a cosa sai fare, non dovrai mai mostrare la tua corazza per il momento, prima
 
devi imparare a combattere come un soldato normale e dopo sarai libera di usare le tue caratteristiche aliene. Quindi
 
ora faremo un incontro e anche se dovessi arrabbiarti devi mantenere la calma e quando mi colpisci devi sfiorarmi
 
appena, se mi farai del male sarà considerato errore e dovrai fare dei piegamenti alla fine dell’allenamento. Tutte le
 
volte che uno di noi colpisce e fa punto torniamo alla posizione di partenza. Ovviamente se non eseguirai le mosse in
 
modo corretto sarà considerato errore. Tutto chiaro?-
            -Sì signore!-
Si misero uno di fronte all’altro, stranamente Carlos non la guardava con sguardo da maniaco come Rook o come il
 
Dottorando, era molto concentrato e sicuro di sé, sarebbe stato un buon insegnante. Dato il segnale cominciarono
 
l’incontro, entrambi erano molto rapidi e Aliya notò subito la differenza tra lui e Rook, non era riuscita ancora a
 
colpirlo, anzi aveva rischiato varie volte che la sfiorasse.
            -Molto bene! Di solito ho la meglio subito…-
            -Anche io tenente…-
Per un po’ fu un gioco di scambi, poi Carlos riuscì a colpirla ad una spalla, ma il suo tocco fu rapido e non le fece alcun male.
            -Uno a zero-
            -Rimedierò prima possibile-
Aliya fu di parola e lo colpì leggermente allo sterno e gridò fiera:
            -Uno ad uno!-
            -Molto bene, ora si fa sul serio-
Carlos divenne ancora più rapido e la colpì in pieno tronco ma in modo così leggero che lei stava già contrattaccando, allora il tenete la bloccò.
            -Ti ho colpito e tu hai continuato a combattere, è un errore, alla fine dovrai fare dieci flessioni-
            -S-sì signore-
L’incontro continuò, ma Aliya non riuscì a colpirlo più, l’incontro finì tre ad uno.
            -Bene…hai fatto altri quattro errori…-
            -Quattro?-
            -Sì non hai eseguito lo mosse in modo pulito in quattro occasioni-
            -Caspita …non me ne ero accorta sul momento… ma a ripensarci…-
            -Infatti dopo che avrai fatto cinquanta flessioni dovrai riguardare il filmato del nostro incontro e mi dirai quali sono gli errori commessi. E’ tutto chiaro?-
            -Sì signore-
 
Aliya guardava l’orologio non voleva ritardare all’appuntamento, doveva anche farsi una doccia e scegliere qualcosa
 
di carino da mettere, quindi eseguì le flessioni in pochissimo tempo sotto gli occhi esterrefatti del suo nuovo
 
istruttore, poi andarono di fronte ad un computer e rapidamente riguardò tutti i momenti del combattimento,
 
fermandosi esattamente dove ricordava di aver sbagliato. La sua eccellente memoria l’aiutò come al solito, in poco
 
tempo trovò tutti e quattro gli errori di postura e spiegò come avrebbe dovuto eseguire i movimenti. Carlos era senza
 
parole e si sforzava di non mostrarsi sorpreso, ma non aveva mai conosciuto una recluta con un potenziale così alto.
 
            -Molto bene Senza Nome, non mi piace fare complimenti a nessuno ma credo che sarà molto interessante avere a che fare con te, cerca però di colpirmi più di una volta la prossima volta. Ora sei libera vai-
            -Sì signore! Grazie signore!-
 
Aliya sfrecciò via dalla palestra come se andasse a fuoco e corse a far la doccia nella sua stanza. Una volta di fronte
 
allo specchio non sapeva cosa indossare, aveva soprattutto T-shirt, leggings, tute da combattimento e da ginnastica.
 
Bussarono alla porta.
            -Barbie sono io, ti ho portato una cosina…-
Aliya aprì la porta, entrò Dorotea con in mano dei jeans ed una maglina fucsia con uno scollo a V molto sexy.
            -Tieni, questi sono per te, la minigonna la prossima volta…ti consiglio di non farti vedere troppo disponibile subito-
            -Oh Dorotea…ma non dovevi…non preoccuparti verrò visionata come al solito…non farò nulla di male lo prometto-
            -Dai su, provali, fammi vedere come ti stanno-
Aliya indossò subito gli abiti e si guardò allo specchio, su di lei anche dei normali jeans ed una maglietta erano perfetti.
            -Con il tuo fisico potresti andare all’appuntamento anche in tuta, gli piaceresti comunque, ma è bene che ti veda come una normalissima ragazza-
            -Tu come sapevi dell’appuntamento?-
            -Me lo ha detto William…cioè il Dottore…avevi assolutamente bisogno dell’aiuto di una donna, è il tuo primo appuntamento!-
            -Il Dottore è sempre carino con me…-
            -Sì, è proprio adorabile…-
            -Devo andare Dorotea…ti ringrazio così tanto…-
            -Non è nulla! Vai e divertiti, poi però mi racconti tutto ok?-
            -Contaci…ma come mi devo comportare?-
            -Sii te stessa e se ti bacia al primo appuntamento vuol dire che gli piaci davvero!-
Aliya divenne del colore del maglioncino, ma sperava tanto di essere baciata.
            -Vai adesso, andrà bene! Ricordati che sarà teso anche lui, non sei una ragazzina qualunque alla fine-
 
Aliya si sentì rincuorata da quelle parole, doveva stare serena e fargli vedere che non era una macchina da guerra, ma
 
nemmeno una sciocca ragazzina. Si avviò verso la stanza delle conferenze in perfetto orario e vide Alexei che
 
arrivava in quel momento con una rosa rossa in mano.
            -Ciao Aliya, questa è per te-
            -Grazie…è bellissima…-
            -Stai bene in abiti da civile-
            -Anche tu-
Alexei era un bel ragazzo prestante, i capelli castani chiari e gli occhi di un blu profondo, sembrava quasi un attore di
 
Hollywood, non era stato scelto a caso.
            -Vieni andiamo prima in mensa, un amico mi ha promesso che ci preparava i pop corn-
            -E’ fantastico! Adoro i pop corn e poi so che la gente normale li mangia al cinema!-
            -Sì, oggi siamo solo due ragazzi che vanno a vedere un film, niente di più-
Aliya era grata ad Alexei per il commento, si preannunciava un splendida serata.
            -Non sono mai stata alla mensa, mangio sempre da sola…-
            -E’ un peccato, dovresti poter venire anche te, non ti fa bene stare isolata-
            -Non credo che potrò mai e poi sembra che debba seguire una certa dieta…-
            -Puoi mangiare i pop corn?-
            -Sì certo, non è una dieta rigidissima, ma almeno una volta al giorno mi toccano delle alghe strane e poi devo sempre mangiare in modo equilibrato, cioè determinate quantità di proteine, grassi e carboidrati…più o meno-
 
Aliya si fece pensierosa e poi aggiunse:
            -Credo che mi abbiano permesso di vederti perché non sia sempre sola…lo sono stato troppo ultimamente, sono sicura che il Dottore non faccia nulla a caso e che ti abbia preparato, non è vero?-
Alexei rimase sorpreso anche se era stato avvertito, Aliya non era una teenager normale e quindi fu più sincero possibile.
            -Sì è vero, mi ha fatto un bel discorsino su come mi dovrei comportare…ma non ce ne era bisogno…so come ci si comporta con le ragazze carine-
            -Grazie…ma allora ha ragione la signorina Rott, sei un dongiovanni!-
            -Per la verità non proprio e non ho comunque molto tempo-
Alexei era un po’ arrossito, fu felice di aver raggiunto la mensa, il suo amico era lì.
            -Allora Alexei mi presenti la tua amica?-
            -Ciao Robert, lei è la famosa Senza Nome-
I due si strinsero la mano, Robert la guardava con curiosità ma non sembrava spaventato, forse non aveva capito chi fosse.
            -I vostri pop corn sono pronti, buona serata!-
 
Alexei con una mano afferrò i pop corn con l’altra stava per prendere quella di Aliya ma lei stranamente teneva le
 
distanze, allora non volle insistere, si diressero verso la sala congressi in silenzio, poi però il soldato espresse la sua curiosità:
            -Cosa c’è Aliya? Qualcosa ti turba?-
            -Mi sento molto strana…siamo qui dentro da soli…ma ci osservano…-
Lui si avvicinò a lei e le disse in un orecchio:
            -Quando avremo spento le luci non ci vedranno bene…-
Lei lo guardò arrossendo vistosamente, allora lui cercò di rimediare.
            -Non intendevo dire che ecco…quando guarderemo il film non ci vedranno…forse allora me la darai la mano?-
Alexei voleva assolutamente che lei vivesse tutto il romanticismo possibile in quella serata e non avrebbe mai fatto
 
nulla per turbarla. Aliya gli sorrise ed annuì senza aprire bocca.
 
Entrati nella sala scelsero i posti più centrali possibili, con l’ausilio di uno speciale telecomando il soldato spense le
 
luci e fece partire il film.
            -Normalmente fanno sempre vedere tanta pubblicità prima, invece qui possiamo vedere subito quello che ci interessa-
 
Aliya gli prese la mano e senza dire nulla si girò a guardare il film, il cuore le batteva così forte che temeva che lui
 
potesse sentirlo e sperava che anche lui provasse le stesse sensazioni. Alexei era un po’ agitato e fino ad allora aveva
 
recitato una parte, anche a lui il cuore batteva senza posa ma non sapeva se era paura o se era emozionato. La mano di
 
Aliya era fredda come al sua, capirono dal contatto che entrambi erano agitati, al soldato semplice fece quasi piacere,
 
forse in fondo lei era davvero una ragazza come le altre, prese quella mano all’apparenza delicata e la mise tra le sue
 
cercando di scaldarla. Anche se le loro mani non erano più fredde, Alexei continuava a carezzarla, il suo timore era
 
quasi scomparso, osservò il suo profilo senza farsi vedere, anche con i capelli corti era davvero bella, era tentato di
 
accorciare ancora di più le distanze, ma sapeva che non doveva farlo, Aliya era ancora una ragazzina inesperta anche
 
se fisicamente era una donna formata, doveva andarci piano, allora si avvicinò all’orecchio di lei e disse:
 
            -Ti va un po’ di pop corn?-
            -Sì grazie…ma ti prego non lasciarmi la mano-
            -Lo mettiamo qui in mezzo così potremo tenerci per mano e averne una libera per mangiarli-
 
Alexei ora si sentiva confuso ed intenerito, la richiesta di Aliya non era un tentativo di seduzione, era solo la richiesta
 
di calore umano, amicizia e fiducia, doveva essere stata tanto sola, lui doveva comportarsi meglio possibile.
            -Ti piace il film piccolina?-
            -Sì piccolino!-
            -Sei tu la più giovane! Solo io posso chiamarti così!-
            -Ti hanno detto che ho sedici anni non è vero?-
            -Sì…io ne ho ventuno…-
Aliya lasciò la presa, prese il telecomando e fermò il film.
            -Ti hanno mandato per farmi compagnia non è vero? A te sembro solo una bambina, dimmi la verità!-
 
Alexei doveva subito rimediare, era vero che lo avevano mandato, ma non certo perché fossero solo amici, la sua funzione era quella di far maturare Aliya.
 
            -No, non mi sembri affatto una bambina, credevo che fossi almeno maggiorenne, ma quando mi hanno detto
 
la tua età non volevo uscire con te…sono grande…però il Dottore ha detto che non dovevo preoccuparmi che tu sei
 
molto matura e vuole che ti comporti naturalmente. Mi piaci molto, voglio andarci molto piano e fare solo quello che
 
ci va veramente, non sono il tuo accompagnatore! Se vorrai saremo solo amici, se poi vorremo di più nessuno ce lo impedirà-
 
 
Aliya era rossissima in viso, adesso si vergognava tantissimo, il computer che proiettava andò in standby la luce dello
 
schermo si spense e loro rimasero nella penombra a fissarsi. Alexei le carezzò una guancia, sapeva esattamente cosa
 
doveva fare e non si sarebbe tirato indietro, aspettava solo il momento più adatto per baciarla. Le loro labbra si
 
avvicinarono, si sfiorarono, si dischiusero lentamente, le sensibilissime terminazioni nervose mandarono segnali ai
 
loro cervelli: entrambi si dimeticarono che erano in una base militare, che lui era un soldato semplice e lei un arma da
 
guerra temibile. Il bacio diventava sempre più coinvolgente, Alexei in quel momento avrebbe tanto voluto essere in
 
una situazione normale, toglierle la maglia, i jeans, accarezzare quella pelle morbida, aveva il fisico più bello che
 
avesse mai visto, poteva immaginare sotto i suoi seni perfetti e tonici, ma dovette controllarsi e piano piano si staccò da lei.
            -Sei dolcissima Aliya…-
            -Alexei…-
 
La ragazza sentiva il viso in fiamme e se non fosse stata controllata a vista lo avrebbe lasciato fare e questa cosa la
 
spaventava, era la prima volta che si lasciava andare così, solo nei momenti di rabbia nel combattimento aveva
 
lasciato libero l’istinto che era in lei, quel giorno stava succedendo qualcosa di ben diverso, forse più pericoloso, ma bellissimo.
            -Tutto bene?-
            -Non sono mai stata baciata prima…non sapevo fosse così bello-
            -Baci bene per essere una principiante…-
Disse lui sorridendo, era sincero ed in quel breve momento non aveva affatto recitato, ma dopo si era fermato per dovere.
            -Grazie…forse è meglio se continuiamo a vedere il film- disse Aliya.
            -Ho fatto qualcosa che non dovevo? Ho sbagliato qualcosa?-
            -Parli come se ti dovessi dare un voto!-
            -Era il tuo primo bacio era importante per te… forse mi sono fatto prendere troppo…- disse Alexei parlandole dolcemente.
            -Mi è piaciuto…non mi sarei fermata…-
            -Possiamo baciarci ancora, nessuno ce lo vieta-
 
Aliya non intendeva dire quello, ma non aveva il coraggio di spiegarsi, avrebbero avuto tutto il tempo, lui le prese le
 
il mento con la mano destra e le dette un bacio leggero, le mise il braccio intorno alle spalle e riaccese il film. Il
 
battito del cuore di entrambi cominciò a rallentare e si misero a commentare il film come se fossero davvero al
 
cinema in una serata normalissima.
            -Certo però… hanno risparmiato sugli effetti speciali, con la scusa che Prot per avere forma umana praticamente viene “ospitato” da Robert…-
            -Non ti piace la storia? A me non interessa solo vedere la nave spaziale in un film di fantascienza,  per esempio a me piace il rapporto strano che si instaura tra lui e lo psichiatra, diventano quasi amici anche se non hanno poi la possibilità di conoscersi veramente-
            -E’ vero non sei una normale ragazza di sedici anni…anche a me piace questa parte del film e allora accetto che non ci siano gli effetti speciali…-
            -Mi hai fatto vedere il film per mettermi alla prova?-
            -Forse inconsciamente…senti ci sono delle voci strane che girano sul tuo conto…dicono che sei mezza aliena è vero?-
Alexei aveva fatto un passo falso ma dopo quel momento di intimità pensava di poter fare qualsiasi domanda.
            -Non posso dirti come stanno esattamente le cose…-
            -Ricordi? Rook mi ha detto che ti ricopri di metallo…
            -Per ora posso dirti solo che non sono pericolosa per nessuno, a meno che non mi facciate arrabbiare…-
 
Non conveniva farla davvero arrabbiare, ma il compito di Alexei era sedurla ed abbandonarla, dopo sicuramente non
 
avrebbe più potuto mettere piede nella base, ma lo avrebbero ricoperto di soldi ed onori. Era questo che si era ripetuto
 
per tutto il tempo prima di baciarla, durante il loro contatto però aveva perso un po’ la cognizione del tempo e dello
 
spazio, ma tornato in sé ricordava benissimo la sua missione. Il film era finito e loro continuavano a parlare
 
rimandando il momento dei saluti.
            -Adesso devo andare…devo cenare e poi studiare…ho tanti compiti da finire-
            -E’ sabato domani, devi andare a scuola?-
            -Sì…o meglio ho la lezione on line…la signorina Rott se ne è andata non so per quale ragione…-
            -Allora la prossima volta dobbiamo scegliere il giorno in cui sei libera completamente…-
            -Cosa possiamo fare nella base?-
            -Faremo un picnic nel giardino interno, ci sei mai stata?-
            -No…lì ci sono telecamere?-
 
            -Non da per tutto…se entriamo nel piccolo boschetto forse non ci possono vedere…ma chiaramente non ci
 
possiamo assentare a lungo, ci verrebbero a cercare, sono sicuro che ci stessero visionando con gli infrarossi quando
 
si è spento lo schermo…allora quando sei libera completamente vorrei passare una giornata con te, potremmo anche
 
allenarci un po’ insieme…magari non mi spaccare le gambe…-
            -Va bene! Baci troppo bene per farti fuori…-
Lui le dette un piccolo bacio sul naso, era contento di passare il tempo con lei, era intelligente e, nemmeno lei sapeva quanto, affascinante.
            -Allora vado…mi accompagni alla mia camera?-
            -Sì certo…ma prima-
 
Alexei spense nuovamente tutte le luci l’afferrò, la tirò a sé e la baciò, Aliya pensava che sarebbe morta di cuore.
 
Quando si ritrovò sola nella sua stanza non poteva credere a quello che aveva appena vissuto, non poteva essere
 
successo a lei, per una volta non volle essere assennata e razionale, decise di fantasticare su quel soldato gentile che
 
le aveva fatto vivere un piccolo sogno. Il telefono squillò, la fece sussultare, rispose.
            -Pronto?-
            -Ciao Barbie sono Dorotea…allora? Che mi racconti? Ti ha baciato!?-
            -Sì…è stato bellissimo pensavo di morire di infarto…è così dolce e bello…non mi sembra vero…-
            -Allora gli piaci proprio! Ma ti ha baciato quando ti ha riaccompagnato alla stanza?-
            -No mentre guardavamo il film…-
            -Non perde tempo! Allora non gli piaci…-
            -Come non gli piaccio?-
            -Gli strapiaci!-
            -Io sono cotta a puntino ed un po’ mi spaventa…-
            -Perché?-
            -Perché non posso avere una storia con lui…-
 
            -Oh povera cara…tu sei speciale…è vero…ma cerca di essere positiva, goditi il tuo bello più che
 
puoi…credimi il matrimonio, i figli non sono tutte rose e fiori…ognuno di noi ha i propri problemi e gli aspetti
 
negativi. Ricordati che hai solo sedici anni, non devi pensare che questo ragazzo sarà l’unico della tua vita…-
            -Sì lo capisco…-
            -Su, sei giovane, hai tutta la vita davanti a te! Cogli l’attimo-
            -Lo farò- Aliya era tornata a sorridere ma sapeva che avrebbe sofferto.
 
Contemporaneamente era in corso un incontro segreto.
            -Ho visto che non hai perso tempo-
            -No signore…ma la ragazza era consenziente…-
            -Immagino di sì…il suo cuore ha raggiunto i centoquaranta battiti al minuto, mentre normalmente ne ha quaranta e non ti ha spezzato nessun arto quindi doveva essere contenta-
            -Quaranta al minuto?-
            -Sì ha un cuore molto potente…sembra che tu abbia davvero un grande effetto su di lei…ma ricordati è molto intelligente, e quando le menti devi sempre dirle una versione dei fatti molto vicina alla realtà…-
 
Il Dottore aveva un tono irritato quasi come se non fosse felice di come erano andate le cose, forse sperava che Senza
 
Nome resistesse di più a quel giovane che le diceva parole tenere solo per dovere e soldi.
            -Sì signore…è matura per la sua età…non sembra che abbia solo sedici anni-
            -Allora la prossima settimana farete un pic-nic? Che intenzioni hai? La porterai nel bosco?-
            -Ecco non lo so forse è troppo presto per…?-
            -Sì aspetta ancora un po’, quando sarà il momento vi darò la privacy di cui avete bisogno, so che non le piace essere osservata quando è con te ed è normale che sia così, per fortuna è molto equilibrata. E tu…sei sicuro che non sei interessato a lei?-
            -Non nascondo che è stato piacevole passare un po’ di tempo con lei, ma sono felicemente fidanzato-
            -Anche la tua Angelica ti fa battere il cuore a centottanta battiti al minuto?-
            -Stava monitorando anche me? Non serve, non mi farò coinvolgere, ma ammetterà che non si può rimanere indifferenti…nemmeno lei lo è…-
            -Va bene, basta così, ti puoi ritirare-
Alexei uscì dall’ufficio del Dottore ripetendosi continuamente quanto fosse innamorato di Angelica e che Aliya era solo un incidente di percorso.
 
P.S. Ciao a tutti!
Finalmente Aliya ha avuto il suo primo appuntamento ed il suo primo bacio quasi come una ragazza normale…quasi. Alexei non riesce a rimanere totalmente indifferente, ma del resto non è una macchina…sì lo so sono stata un po’ dura con i maschietti in generale e lo sarò ancora…il punto è che molti se lo meritano!! Comunque se continuere a leggere vedrete che ce ne sarà davvero per tutti, non ho risparmiato nessuno!
 
Per chi non avesse mai visto K-Pax… spiacenti vi ho un pò rovinato il film! :-P Resta   comunque un bel film di fanatscienza, se uno non è troppo fissato con atronavi e omini verdi!
 
Ringrazio coloro che mi stanno seguendo anche se è periodo di vacanza. Ovviamente spero sempre che recensirete perché mi farebbe piacere e mi servirebbe tantissimo per migliorare il mio modo di scrivere, anche perchè vorrei sapere se sto rendendo bene personaggi maschili e femminili.
Grazie di cuore se lo farete
Altair
 

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Capitolo 5
*** La sala dei laser ***


Il weekend passò rapido anche se in solitudine, erano i giorni della settimana in cui Aliya non doveva seguire un
 
programma definito, il sabato mattina aveva solo una brevissima lezione on line, poi si dedicava al ballo acrobatico
 
nella palestra ed il pomeriggio invece era impegnata nei soliti esercizi per la muscolatura che ormai eseguiva senza
 
una guida. Al contrario la domenica era di completo riposo, avrebbe potuto passare anche tutto il giorno a leggere a
 
letto, cosa che fece ma non riusciva a concentrarsi sulla lettura. In ogni suo pensiero si faceva largo il dolce sorriso di
 
Alexei, doveva avere pazienza, lo avrebbe visto di sfuggita il mercoledì e poi finalmente per un’intera giornata la
 
domenica successiva.
Il lunedì non si fece aspettare, avrebbe portato novità, la mattina l’aspettava la solita lezione con un professore di
 
Oxford, ma il pomeriggio il tenente Fuentes le avrebbe insegnato ad usare armi vere.
            -Buongiorno Senza Nome, mi hanno detto che ci sono andati leggeri con te per quanto riguarda le armi-
            -Sì, non capisco perché…mentre era giusto che Rook mi riempisse di botte…-
            -Probabilmente temevano che tu fossi molto più pericolosa armata. Ad ogni modo il Dottore crede in te e ti ritiene molto in gamba, pensa che saprai usare già delle armi per la dimostrazione di fronte ai paesi coinvolti nel tuo progetto. Tranquilla non occorre che tu sappia usare tutte le armi esistenti, mi ha espressamente chiesto di iniziarti al fioretto, lancio coltelli e fucile-
            -Non ce la vedo a tirare di scherma-
            -L’aspetto può ingannare e tu ne sei la dimostrazione vivente, su metti quelle protezioni e prendi il fioretto-
 
Aliya vide la sua uniforme da scherma, prese in mano la spada fine e lunga, sembrava un giocattolo inoffensivo, ma
 
sapeva che nelle mani giuste sarebbe diventata un’arma letale. Carlos si mise in posizione ed invitò l’allieva a ripetere
 
i suoi movimenti in sequenza. Come per tutte le attività che richiedevano coordinazione le venivano con una facilità
 
estrema ed aveva notato che dopo l’ultima operazione si muoveva ancora di più in modo fluido.
            -Bene, ma il braccio più alto, nell’affondo ti sbilanci troppo, precisa nei movimenti. Uno, due e tre, ripeti da capo…-
 
Dopo quasi un’ora solo di movimenti ripetuti, Carlos decise per un break e la lasciò sola, ma I.113 non si fermò e
 
continuò, era più forte di lei, i suoi muscoli le chiedevano sempre movimento, solo un giorno a settimana si riposava
 
veramente, per il resto il suo fisico metà alieno e metà umano necessitava di fare attività fisica. il Dottore riteneva che
 
le endorfine prodotte come conseguenza dello sforzo muscolare la aiutassero a tollerare la convivenza di quei due
 
DNA molto diversi tra loro. Quando il tenente ritornò la trovò grondante di sudore che ancora eseguiva i movimenti tipici della scherma.
            -Sei davvero una macchina da guerra…e pensare che ti volevo far riposare-
            -E’ più forte di me, le mie capacità, la mia forza e la mia agilità hanno un prezzo-
            -Mi hanno detto però che se sei troppo sotto stress puoi avere episodi di epilessia, per cui adesso datti una calmata…ho detto fermati!-
 
Carlos alzò la voce ma non era arrabbiato, sembrava seriamente preoccupato.
           
-Ascolta ragazzina, oggi non puoi imparare più di così…nemmeno tu che non sei totalmente umana…-
 
Aliya si fermò, in realtà cercava di tenersi occupata, non riusciva a togliersi dalla mente Alexei, in quel momento si
 
odiava per essere così pateticamente sentimentale, aveva un compito importante, tante nazioni avevano investito su di
 
lei, doveva essere perfetta in tutto quello che faceva.
            -Bene adesso vai a riposarti, è un ordine!-
            -Sì signore-
            -Cosa farai adesso per rilassarti?-
            -Devo studiare…-
            -Se non altro starai seduta…-
 
Aliya tornò nella sua stanza, prese in mano i libri, ma ci volle tutta la sua forza di volontà per concentrarsi, la rosa che
 
le aveva regalato Alexei si era aperta completamente, avrebbe cominciato presto a perdere i petali vermigli. Qualcuno
 
bussò alla porta, era Dorotea.
            -Ciao Barbie ti ho portato la cena-
            -Grazie…-
            -Petto di pollo, patate, pane ai semi di lino e girasole, un’ arancia, insalata ed alghe…le tue preferite!-
            -Qualcuno mi spiegherà un giorno perché devo sempre mangiare quelle cose gelatinose?-
            -Contengono vitamina B12, è importante per il ricambio cellulare e tu sei in continua evoluzione! Ma stasera ti ho portato qualcos’altro…-
Aliya si girò a guardarla divertita.
            -Un altro regalo?-
            -Qualcosa di meglio, un messaggio da parte del tuo bello-
 
La ragazza si mosse rapida come il vento e sfilò il biglietto dalla mani di Dorotea che nemmeno aveva avuto il tempo
 
di sbattere le palpebre.
 
            -Va bene, ho capito ti lascio sola, ma se vuoi chiamarmi più tardi fallo senza problemi, ok?-
 
L’infermiera la baciò sulla fronte e se ne andò.
Dolce Aliya non vedo l’ora di riabbracciarti, le sensazioni che mi hai lasciato sulle labbra non vanno più via, anche quando parlo agli altri e dico parole che non ci riguardano. Sento ancora il tuo respiro nel mio, avrei voluto che quel bacio non finisse mai, ogni parte di me sente la tua mancanza, conto i minuti che ci separano. Questo mercoledì potrò solo salutarti, già questo mi basta per arrivare a domenica. Tuo Alexei”
 
Quel biglietto era così romantico, lei non sarebbe mai sta in grado di scrivere qualcosa del genere anche se leggeva
 
tantissimo, provò a rispondere, ma le venne in mente solo una frase che non poteva dire dopo il primo appuntamento,
 
per una volta non volle essere razionale e la scrisse lo stesso. Mangiò le alghe, ora sapeva che servivano per facilitare
 
la formazione di quel metallo vivo sopra la sua pelle e rifletteva su cosa avrebbe pensato di lei Alexei se l’avesse
 
vista nella sua versione aliena. Dopo cena tornò ai suoi studi, ma le era preso un forte mal di testa e non riusciva più a
 
concentrarsi, si alzò in piedi e si fermò davanti allo specchio, erano passati alcuni giorni dalla sua operazione e non
 
aveva più pensato a quella sorta di sportello che aveva in testa. Si avvicinò di più alla superficie riflettente, abbassò
 
un po’ la testa, si concentrò pensando che forse si sarebbe aperto un varco tra il cuoio capelluto ed avrebbe visto il
 
mini computer organico dentro di lei, ma non successe nulla. Poi realizzò che dall’operazione non aveva avuto più
 
attacchi, corse all’armadietto delle medicine appena in tempo, il mal di testa si trasformò in vibrazioni, tremando
 
come in preda al freddo polare ingoiò una capsula, poi cadde a terra, dopo poco le convulsioni cominciarono a
 
diminuire fino a scomparire, appena il suo respiro tornò normale si alzò da terra, il farmaco funzionava, non c’era
 
nemmeno stato bisogno dell’intervento dei medici. La signorina Rott aveva ragione non poteva scappare di lì, se non
 
avesse trovato il modo di procurarsi quel farmaco o addirittura saperlo produrre. Doveva migliorare assolutamente le
 
sue nozioni di chimica e biochimica, sarebbe stato l’unico modo per essere libera. La sua memoria fotografica le
 
avrebbe permesso di colmare le sue lacune, doveva procurarsi dei testi molto specifici, sarebbe bastato andare in
 
biblioteca, consultandoli sul posto, nessuno avrebbe capito cosa stava studiando ed il Dottore non si sarebbe
 
insospettito, il passo successivo era trovare la formula del farmaco ed infine riprodurlo concretamente. Era
 
stanchissima si sdraiò sul letto e si addormentò in pochissimi attimi.
 
Il Dottore aveva visionato la scena, Dorotea lo raggiunse e si sedette sulle sue gambe, ma lui non raccolse il messaggio, rifletteva, poi disse:
 
            -Ha capito che stava per avere un attacco…ed ha preso prontamente il farmaco…-
            -E’ il chip? L’aiuta a capire meglio i messaggi che le manda il corpo?-
            -Sì è probabile, purtroppo non conosciamo tutto di quegli esseri…e l’ultimo rimasto sta morendo e non collabora più…-
            -Non sapevo che ne fosse rimasto in vita uno…-
            -E’ come se fosse in coma, ma siamo comunque riusciti a capire come far formare il computer organico nella testa di Senza Nome e abbiamo ricreato alcuni chip, tutto grazie all’altro alieno che è morto sedici anni fa,  ma ora non siamo in grado di andare più avanti di così-
 
            -Credo che sia già tanto quello che avete fatto…ma cosa intendi dire con “far formare” il computer? Vuoi dire che non ce l’avete messo voi lì?-
 
            -No, è stato sufficiente esporre la materia grigia a specifici ormoni alieni in fasi diverse e quello si è formato da sé, ma incompleto…perché non essendo I.113 cento per cento aliena mancavano i segnali biochimici giusti…o almeno è la nostra teoria…i chip li abbiamo formati in laboratorio, li abbiamo cresciuti nelle piastre petri come le colture cellulari umane-
 
            -Come siete sicuri che non impazzirà e combinerà qualcosa di grave?-
            -Non abbiamo la sicurezza del cento per cento, ma i suoi test psicologici sono sempre rassicuranti, come le sue onde celebrali, Steven dice che sembra una normalissima sedicenne, se uno si limita a guardare solo i tracciati dell’elettroencefalogramma-
 
            -Sei sicuro che questo basti a farci stare tranquilli?-
            -Non temere Dorotea, è sotto osservazione ventiquattro ore su ventiquattro, l’orologio al suo polso contiene un sonnifero, se solo provasse a fare un passo falso un dispositivo lo inietterebbe rapidamente sotto pelle, in poco tempo sarebbe KO. E’ meglio che viva nel modo più normale possibile, infatti quando saremo certi che l’operazione sia veramente un successo potrà pranzare in sala mensa con tutti gli altri e vedere altre persone oltre noi e Alexei-
 
            -Tu sei il capo qui…di sicuro non è una cattiva ragazza…ma cosa succederà quando Alexei la mollerà?-
            -Non preoccuparti so già il rimedio alla sua prima delusione d’amore. Tutti noi siamo sopravvissuti!-
            -Sì… ma cosa avremmo fatto se avessimo avuto i suoi poteri?-
            -Vuoi dire che avresti fatto una strage?-
            -Non proprio…avrei cercato quella sgualdrinella di Malika che mi rubò Vincent…il mio primo amore e l’avrei ridotta male…-
 
            -Non sei un po’ cresciuta per pensare queste sciocchezze? Abbi fede, vedrai, tutto si risolverà-
 
Il Dottore volle apparire agli occhi dell’amante come sicuro di sé, non era certo che il suo piano avrebbe funzionato, però aveva fiducia nell’animo gentile di Aliya, aveva un forte senso del dovere ed una volontà di ferro fuori dal comune.
 
            -Va bene William…in realtà sono affezionata a lei…ma quando non la vedo mi dimentico che ha sedici anni e ricordo cosa è capace di fare…ma andiamo ora, non hai ancora cenato-
 
Il martedì fu lunghissimo, sembrava che i minuti non volessero passare, le lezioni del mattino erano così noiose ed i
 
suoi insegnanti virtuali non erano coinvolgenti come la signorina Rott, ora si pentiva di averla criticata, anche nei
 
giorni peggiori quando si lamentava dei dolori mestruali o del fidanzato fedifrago era comunque la migliore
 
insegnante che avesse mai avuto. Dopo pranzo si ritrovò nuovamente a ripetere i movimenti di scherma, era sicura di
 
essere già pronta a combattere, ma Fuentes non aveva ancora capito con chi aveva a che fare, ad un certo punto si stufò e disse:
 
            -Carlos possiamo combattere? Ho una memoria spaziale sopra la media ho già imparato tutto!-
            -E la tua muscolatura? Credi che sia già pronta?-
            -Sì…la prego tenente è così noioso…-
            -Va bene, ragazzina, en guarde-
 
Indossarono le protezioni e si affrontarono. Il rumore tagliente dei fioretti che si incrociavano si diffuse rapido nella
 
palestra, Carlos si trovò a duellare con un’allieva niente male, non sembrava avesse cominciato da un solo giorno,
 
certo non era al suo livello, ma i riflessi stupefacenti di Aliya lo tenevano impegnato discretamente, dopo un bel po’si
 
accorse che il suo fiato era peggiore di quello della ragazza e fu costretto a chiedere un break.
            -Sei davvero incredibile, anche se ancora non padroneggi la tecnica, la tua resistenza ti farebbe vincere praticamente qualunque duello…sono impressionato-
 
            -Ho appena cominciato a scaldarmi…-
            -Capisco…mentre riprendo fiato vorrei che provassi la sala dei laser-
            -Cos’è la sala dei laser?-
 
            -L’hanno realizzata per te, la potrai usare quando vuoi. In pratica è per allenare i riflessi e tu addirittura impareresti a schivare i proiettili, chiaramente nella stanza troverai raggi laser innocui. Ricordati che al momento non puoi usare la tua armatura…anche se sono veramente curioso di vedere di che cosa si tratti…-
 
Aliya sorrise ed in pochi secondi si ricoprì di Proteallo lucido, ora che non provava più dolore lo trovava divertente.
 
A Carlos calò la mandibola, in tutta la sua vita aveva visto di tutto, ma una donna di metallo vivente mai, era davvero uno spettacolo unico.
 
            -Puoi muoverti e respirare? Sono senza parole-
 
Il tenente allungò un mano e le toccò un braccio, quella sensazione tattile era qualcosa che non aveva mai provato,
quel materiale alieno era resistente ma deformabile, come se fosse formato da miriadi di micromaglie di metallo che
 
le permettevano di muoversi, ma allo stesso tempo proteggevano la pelle sottostante.
           
-Sono contenta che non si sia spaventato…ma non le avevano spiegato nulla di me?-
            -Sì…ma non ci credevo…-
 
In un attimo il Proteallo sparì e Aliya tornò umana.
 
            -Allora dov’è questa stanza dei laser? Sono curiosa di provarla-
            -In fondo alla palestra vedi quella porticina? C’è una anticamera dove troverai una tuta apposita, cambiati, la porta successiva è la stanza, anzi “sala dei laser”, c’è un tecnico che ti aspetta-
 
In un attimo si ritrovò davanti una serie di pistole laser puntate su di lei ad una distanza di quaranta metri, la stanza
 
era enorme. Un soldato le parlò da una cabina di vetro trasparente posta in alto sopra di lei, nella stessa parete dalla quale spuntavano i laser.
 
            -Sono Patrick, ben venuta. Partiamo dal primo livello?-
            -Ciao Patrick sono Senza Nome…anche se credo che ti abbiano informato… proviamo con il primo livello, ma quanti ce ne sono?-
 
            -In teoria infiniti, alla base nessuno ha mai superato il livello cinque usando le protezioni, però prevedono che tu possa arrivare a livello sette e con gli scudi oltre il livello dieci. Al momento il computer ha istruizioni fino al quindicesimo livello. Ti consiglio comunque di partire con calma-
 
            -Sono pronta-
 
Si accese solo un laser e Aliya cominciò a scansare il suo getto con agilità, in poco tempo la frequenza dei colpi aumentò, ma questo non sembrò preoccuparla, era un gioco da ragazzi per lei ed i suoi riflessi alieni.
 
            -Aumento il livello Senza Nome-
            -Sì, grazie Patrick-
 
Un altro laser cominciò a rincorrerla nella stanza, ma Aliya non parve minimamente in difficoltà anzi si stava
 
divertendo, aveva trovato un nuovo svago per il sabato e perché no anche qualche domenica in cui non poteva vedere Alexei.
 
            -Aumenta di livello Patrick-
 
Un terzo laser sembrò per un momento metterla in difficoltà, ma Aliya prese presto il ritmo nonostante la successioni
 
dei colpi non seguisse uno schema ben definito. Il tecnico la osservava ammirato,  non solo Aliya evitava i laser
 
senza problemi, ma i movimenti erano così armoniosi che sembrava ballasse ed eseguiva salti mortali che avrebbero
 
fatto impallidire i migliori ginnasti alle olimpiadi.
 
            -Patrick?-
            -Livello quattro!-
 
Niente di più semplice Aliya, si mosse più velocemente, nemmeno un laser la sfiorò, sembrava avesse appena cominciato ad allenarsi.
 
            -Patrick?-
            -Livello cinque!-
 
Al livello sei l’ibrido schizzava in tutte le direzioni ed il povero Patrick era preoccupato, temeva che si sarebbe sentita
 
male, allora spense di botto tutti i laser. Aliya si fermò sorpresa e disse:
 
            -C’è qualche problema?-
            -Mi ha detto il Dottore che non devi strafare…però se vuoi ti insegno a settarlo così potrai programmarlo per il livello che vuoi…non voglio averti sulla coscienza…-
 
            -Non uccidono mica…-
 
            -Sì è vero, ma il Dottore mi ha fatto uno strano discorso sul fatto che a volte ti fai prendere e finisce che esageri fino a stancarti troppo-
 
Il Dottore non aveva spiegato a Patrick che uno stress eccessivo poteva far scaturire l’epilessia, non lo aveva detto
 
apertamente perché nessuno doveva sapere che Aliya aveva un grosso difetto, soprattutto chi aveva pagato perché
 
I.113 venisse realizzata perfettamente “funzionante”.
 
            -Va bene Patrick ti raggiungo subito, grazie-
 
Dopo aver imparato in pochissimo tempo come funzionava la sala dei laser se ne tornò in camera a studiare, ma
 
quando fu l’ora di cena finì in fretta di mangiare e si recò in biblioteca alla ricerca dei testi giusti per imparare a
 
produrre sostanze chimiche ed organiche. Quando non ne poté più perché le si chiudevano gli occhi andò a letto,
 
l’ultimo suo pensiero rivolto ad Alexei.
 
 
Era finalmente mercoledì, subito dopo le lezioni sarebbe andata in laboratorio per le solite analisi, avrebbe visto
 
Alexei. Lui era lì in tutto il suo splendore e visibilmente felice di vederla.
 
            -Ciao Aliya…
            -Alexei…-
            -Hai ricevuto il mio messaggio?-
            -Sì grazie, era bellissimo…non sapevo fossi un poeta…-
            -Mi piace scrivere i miei pensieri nero su bianco, ma non mi ritengo un vero poeta-
 
Poi lei se ne uscì con una domanda all’apparenza innocente.
 
            -Chi era questa tua amica di nome Aliya?-
 
Lui per un attimo la guardò con un lampo di dolore negli occhi poi tornò a sorridere.
 
            -Un giorno te ne parlerò, sappi che tenevo molto a lei…-
            -E’…è morta?-
            -No…non credo...ti prometto che ti parlerò di questa amica quando sarà il momento-
            -Va bene non insisto…allora è sempre valido l’invito per domenica?-
            -Sì certo, abbiamo la benedizione del Dottore, ma ha detto di non sparire nel bosco…per troppo tempo…-
            -Ho capito…se non ci vede per più di un minuto è capace di far intervenire l’esercito, come se potessi scappare di qui-
 
Alexei stava per chiederle se voleva scappare davvero di lì, ma non era il caso in quel momento.
 
Il Dottorando interruppe la loro conversazione ed invitò Aliya ad entrare.
 
            -Eccoti finalmente, so cosa stai combinando e ne ho parlato col Dottore…divertiti fin che puoi perché non durerà a lungo, non crederai di poter avere una relazione come le persone normali? Tu non sei come gli altri che ti piaccia o no!-
            -Sei geloso perché non puoi mettermi le tue manacce addosso?-
            -E’ chiaro che una ragazza attraente come te non possa avere interesse per me, ma non ti credere che quel bell’imbusto lì fuori sia tanto diverso a me o da Rook…chiunque lavori in questa base è particolare…non viene mai scelto a caso…-
            -E’ gentile e molto romantico e non si è approfittato di me quando siamo rimasti da soli e al buio…-
            -Per ora!-
            -Bé se vuoi saperlo non vedo l’ora che lo faccia!-
            -Te ne approfitti perché mi hanno fatto già due richiami e non posso vendicarmi di te…-
 
Aliya si fece seria, lo guardò fisso negli occhi ed esclamò:
            -Lo so che vuoi uomini siete tutti uguali e che dovrò accontentarmi di una storiella…ma è tutto quello che posso avere, tu quando hai finito con me te ne esci di qui, prova a viverci tutta la vita, è giusto che abbia qualche momento di normalità! Non sono tanto diversa da te! Forse un giorno lo capirai e adesso facciamo questi test? Devo andare a studiare!-
 
Steven la guardò con stupore, anche un essere perfetto come lei non aveva un vita perfetta, senza aggiungere una
 
parola fece il suo dovere, senza importunarla ulteriormente.
 
Alexei aveva ascoltato, da un lato sentire che Aliya sapeva la verità lo fece sentire meglio, ma dall’altro si sentiva
 
come un ladro, un ladro che avrebbe rubato a quella ragazza speciale dei momenti felici. Dopo che il Dottorando ebbe
 
finito il suo compito salutò distrattamente Aliya la quale se ne uscì dal laboratorio sollevata, avere a che fare con quel
 
maniaco proprio non le piaceva ma forse dopo quella conversazione avrebbero avuto una civile convivenza.
 
Appena chiusa la porta dietro di sé si ritrovò relativamente sola con Alexei, ma non volle trattenersi oltre, gli diede un biglietto e disse:
           
-Leggilo quando sarò andata via-
Poi corse via come il vento, lui aprì il messaggio e rimase colpito.
            “Sarò tua finché ce lo permetteranno, Aliya”
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti!
Preciso che l’unica scherma che conosco è quella vista in TV durante le olimpiadi, quindi non ho la minima idea di come ci si alleni veramente, me lo sono inventato di sana pianta, come farò prossimamanete con tante situazioni che ho potuto soltanto immaginare.
Spero mi passerete il biglietto pseudoromantico di Alexei …non sono granchè come poetessa, diciamo per niente XD…ma una ragazza innamorata la fai fessa facilmente…
A quanto pare c’è ancora un alieno vivo…magari ve lo farò conoscere tra un paio di capitoli…chissà ;-D
Un fresco abbraccio a tutti voi che mi seguite
Altair
 

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Capitolo 6
*** Come piante in una serra ***


 
Riassunto puntate precedenti: Senza Nome è mezza aliena e mezza terrestre è stata cresciuta ed addestrata come un militare in una base di Johannesburg. E’ lei stessa un esperimento militare che il dottor Spellman William sta cercando di preparare per un dimostrazione nella quale dovrà stupire le nazioni finanziatrici del progetto. Lo stesso soldato Alexei fa parte di tutto l’esperimento, vedremo come si comporterà con Aliya al loro secondo appuntamento.
 
Era finalmente domenica, Aliya si era svegliata prima del solito era nel letto che fantasticava su cosa avrebbero fatto
 
quel giorno, aveva tante cose da chiedere ad Alexei e sperava di poterlo baciare di nuovo nella privacy del bosco
 
 
interno della base. Qualcuno bussò alla porta.
            -Sono Dorotea! Ti ho portato la colazione ed un regalo!-
Aliya schizzò fuori dal letto ed andò ad aprirle la porta.
            -Vieni presto, mi fai morire di curiosità-
            -Ecco qua una sana colazione e la tua prima minigonna!-
            -Oh Dorotea…ma non dovevi…non potrò indossarla ci alleneremo insieme oggi…-
            -La potrai mettere a pranzo quando ti cambierai! Dai su, non fare la timidona, le ragazze della tua età le portano, anzi ora vanno tantissimo quei pantaloncini mini da zoccoletta…questa gonna non è così mini, credimi c’è
molto di peggio, ma secondo me sono volgari!-
 
            -Che bella, la provo subito-
Aliya si spogliò in un lampo ed indossò la sua prima minigonna, le stava a pennello.
            -Sei bellissima…forse hai ragione…è un po’ troppo audace…su di te, potrebbe saltarti addosso già al secondo appuntamento…-
 
La ragazza arrossì e continuò a guardarsi nello specchio, lei non si vedeva così meravigliosa come dicevano tutti, ma il Dottore le aveva spiegato che funzionava così alla sua età, diceva che le teenager non si vedono mai come realmente sono:
 
            -Quelle di oggi esagerano e si vestono in modo provocante, quelle delle generazioni passate si coprivano con maglioni enormi, non ci sarà mai la giusta misura-
 
            -Stai tranquilla, Alexei si comporterà come un signore, William gli ha fatto una ramanzina!- Disse Dorotea
            -Sì lo so, me lo ha detto…non preoccupatevi non farà niente che non vorrò fare anche io-
            -Se la metti così mi preoccupo davvero!-
            -Tranquilla…non sono ancora fertile!-
            -Bene…ma non è solo quello che mi preoccupa…gli uomini…-
            -Lo so, pensano solo a quello e non vogliono mettere su famiglia…tanto non potrei comunque, ma ti prometto che non farà di me quello che vuole e di sicuro mentre voi state tutti lì ad osservarmi! Per cui purtroppo non succederà un bel nulla!-
 
            -Spero che andrà come vuoi tu Barbie… a dopo…-
 
L’infermiera se ne andò ripetendosi nella mente che lei non era una ragazza di sedici anni normale, che se la sarebbe
 
cavata bene in tutte le situazioni e che non doveva assolutamente preoccuparsi.
 
Finita la colazione Aliya andò a vestirsi e mise una tuta, ma la scelse con cura, si mise davanti al pc in attesa che la
 
chiamassero, dopo poco sentì bussare alla porta.
 
            -Sono Dorotea mi hanno detto che Alexei ti aspetta in palestra…-
Aliya uscì di corsa dalla porta evitando per un pelo l’infermiera che le gridò dietro:
 
            -Non fargli troppo del male a quel poveretto!-
 
Appena mise piede in palestra rimase subito delusa, accanto ad Alexei c’era Fuentes, invece i due la guardarono a
 
bocca aperta, indossava una tutina nera attillata che le donava tantissimo.
 
            -Buongiorno Senza Nome…-
            -Buongiorno Carlos…Alexei…-
            -Buongiorno…- disse Alexei a mezza voce.
            -…ma tenente non è il suo giorno libero oggi?-
            -Non preoccuparti andrò via molto presto volevo solo seguirvi nei vostri allenamenti, poi Alexei ti insegnerà le basi per la manutenzione e l’uso del fucile M14, è molto preparato-
 
            -Grazie Signore-
            -Poi sarete liberi…-
 
Fuentes porse le protezioni da scherma ad entrambi, si sarebbero affrontati in modo che Aliya non gli facesse del male, ma avrebbe avuto luogo un vero e proprio incontro a punteggi.
 
            -Soldato semplice Petrov non prendertela se ti batte, non rovinatevi la giornata-
            -Perché? Sanno tutti del nostro appuntamento? E’ imbarazzante- commentò Aliya un po’ stizzita.
            -Mi dispiace Al…Senza Nome non è colpa mia ed è l’unico modo per stare insieme…-
 
I due ragazzi si misero in posizione e Carlos dette il via. Alexei era elegante e rapido, molto più abituato ad usare il
 
fioretto di Aliya, ma lei era estremamente veloce e gli sfuggiva senza difficoltà, ma non attaccava.
 
            -Che ti succede Senza Nome, hai paura di fargli male?-
            -Non preoccuparti lo so che mi batterai e mi farai fare una figura misera, non me la prenderò…non mi importa se sei più forte di me…- disse Alexei.
 
            -Sei sicuro? La signorina Rott mi ha spiegato come ragionate…dovete sempre essere voi i più forti…e noi dobbiamo lasciarvelo credere-
 
Lui cominciò a ridere, in quel momento Aliya segnò il primo punto.
            -Brava così, non preoccuparti, resterei deluso se tu non mi battessi-
 
Ad Aliya sembrò così carino da parte sua e cominciò ad impegnarsi un po’ di più, ma sapeva che non doveva esagerare.
 
            -Su Alexei ce la puoi fare, sei il migliore del corso! Su!-
            -Tu sei il migliore?-
            -A parte il tenente Fuentes, ovviamente-
 
In quel momento Alexei segnò il suo primo punto, ma in realtà gliel’aveva lasciato fare e Fuentes l’aveva capito benissimo.
 
            -Sei stato bravo! Ma è il punto della bandiera!-
 
Aliya decise che Alexei doveva perdere, ma che gli avrebbe fatto vincere tutte le altre battaglie fuori di lì, per cui
 
cominciò a segnare punti uno dietro l’altro, il suo avversario ebbe una reazione di orgoglio e segnò il suo secondo
 
punto, ma non ci fu più niente che potesse fare, l’ibrido non era mai stanco e lo incalzava con rapidità incredibile,
 
l’incontro finì esattamente come tutti avevano previsto.
           
            -Complimenti ad entrambi! Se ti può far piacere Alexei non credo che avrei potuto fare meglio di te, è migliorata in questi giorni, sospetto che nessun umano la potrà battere facilmente se continua così-
 
Il commento fu come una pugnalata per Aliya, si tolse la protezione dal viso mostrando uno sguardo tristissimo, ma quando Alexei rivelò i suoi bei occhi blu le sorrideva.
 
            -Sei eccezionale, gli ultimi colpi li ho parati per puro caso…sei velocissima.... tenente vorrei potermi allenare regolarmente con lei, potrei imparare molto!-
 
            -Sì…penso che sia una buona idea, adesso andate, vi aspetta il poligono-
 
Andarono a cambiarsi perché erano sudati da capo a piedi, Aliya mise una tutina identica a quella precedente, era il
 
suo modello preferito, lui la prese per mano e mentre si recavano nel luogo prestabilito le disse:
 
            -Sei stupenda, sappi che soffro tantissimo a non poterti baciare e che è stato stranamente piacevole farmi battere di te…credevo che il mio orgoglio ne avrebbe risentito, ma non è stato così-
 
            -Grazie Alexei, temevo che non mi avresti rivolto più la parola…-
            -Sarei davvero uno stupido e tu perderesti tempo a stare dietro a me!-
 
Arrivarono al poligono di tiro e per la gioia di Aliya uscirono all’aperto, i bersagli per i fucili erano molto lontani ed
 
era più semplice usare l’esterno. Era una bellissima giornata, Alexei le mostrò il fucile, ma vide il suo sguardo di meraviglia e le chiese:
 
            -Non esci molto spesso vero?-
            -No…è così sereno oggi…sono così felice di essere qui con te…-
            -Ti prego non guardarmi così…dobbiamo fare i bravi per ora…prendi, questo è un M14-
 
Alexei gli fece vedere come smontarlo pulirlo e rimontarlo, Aliya imparò immediatamente.
 
            -Non mi dire che sei anche il migliore del poligono...-
            -Non esattamente Fuentes è il migliore, poi ce la giochiamo io ed un mio caro amico, lo conosci di già è
 
Patrick il tecnico della sala dei laser-
 
            -E…in cosa altro sei così bravo?-
            -Quasi in tutto, sono tra i migliori soldati della base…mio padre è un generale…sono stato cresciuto con la mentalità giusta…o almeno loro ne sono convinti!-
 
            -Com’è che sei un soldato semplice?-
            -Nel mio paese, la Russia, sono tenente…ma qui dovevo partire dall’inizio come soldato semplice-
            -Perché hai scelto di venire qui?
            -Per rendere orgoglioso mio padre…darà lustro alla mia carriera-
            -Un giorno quindi te ne andrai?-
            -Non pensavo che ti avrei incontrato…non so cosa succederà…-
 
Alexei in quel momento era sincero non aveva avuto bisogno di recitare, Aliya lo sorprendeva e lo coinvolgeva ogni
 
giorno di più ed il biglietto che lei gli aveva scritto lo aveva davvero toccato nel profondo, ma doveva assolutamente
 
tornare in sé, represse il bisogno di carezzare quel viso dolce e aggiunse.
 
            -Vieni dobbiamo cominciare…se non ti insegno a dovere Fuentes me la farà pagare cara!-
 
Le mostrò tutti i trucchi che conosceva per tenere l’arma, per mirare, poi le diede una dimostrazione. Prese in pieno il
 
bersaglio, era davvero bravo e di sicuro si impegnava al massimo di fronte a lei. Aliya provò il suo primo colpo, non
 
prese il centro del bersaglio ma lo colpì e non era scontato per una recluta che sparava per la prima volta, Alexei
 
controllò con il binocolo.
            -Sei incredibile come al solito!-
            -Che dici? Non ho preso il centro!-
            -Guarda che me ne intendo, sparo da quando avevo la tua età! E sono molto dotato…dicono…-
 
Provò altri colpi e non mancò mai il bersaglio, l’ultimo proiettile arrivò a pochi millimetri del centro perfetto.
            -Sei la migliore allieva che uno possa avere…mi avevano avvertito…ma è davvero incredibile…-
 
Non riuscì a trattenersi, le fece una carezza alla guancia, lei gli baciò la mano, i loro cuori cominciarono a correre, ma
 
si staccarono subito, non erano soli, altri si allenavano vicino a loro e li guardavano con curiosità. Tra loro il
 
sottotenente Rook li osservava di traverso, non solo aveva un una gamba rotta, ma si era beccato un giorno di
 
consegna perché aveva fatto dei commenti poco rispettosi nei confronti di Aliya, aspettava solo il momento di potersi
 
vendicare. Si avvicinò alla coppia zoppicando e disse:
 
            -Ma bene! Vedo che qualcuno alla fine se la prenderà la tua innocenza…Senza Nome, soldato semplice Petrov…-
 
Rimarcò quel “soldato semplice” come a far capire che poteva fare e dire quel che voleva.
            -Sottotenente Rook-
 
Risposero in coro.
            -Non le conviene essere sgradevole…-
            -Soldato semplice Alexei, non c’è nessun cameratismo tra soldati? Farebbe la spia?-
            -Lui no ma io sì e a quanto pare sono molto preziosa e ascoltano cosa dico…ma se vuoi possiamo risolvere tutto con uno scontro come ai vecchi tempi!-
 
            -So che ti allena il tenente Fuentes…ci penserà lui a vendicarmi non temere…e adesso scusatemi ho da fare-
 
La coppietta si guardava ridendo, poi andarono a consegnare le loro armi, finalmente erano liberi, fecero una
 
passeggiata, non lontano dal poligono, ma erano sempre seguiti a vista.
 
            -Come è stata la tua settimana?-
            -Come sempre…però non è lo stesso senza la signorina Rott…ho degli insegnanti molto famosi e di università rinomate, ma sono così noiosi…-
 
            -Forse perché non ti conoscono, se ti vedessero sono sicura che cercherebbero di renderti le lezioni più interessanti, invece immagino che non sappiano chi li segue e si limitino a guardare la telecamera annoiati pure loro-
 
            -Infatti…posso solo fare domande scritte, non devono vedere chi sono…che fine avrà fatto la signora Rott?-
 
Aliya voleva chiedere ad Alexei di investigare ma solo quando non li ascoltava nessuno. Mentre passeggiavano
 
videro uno scoiattolino che saliva su un albero.
 
            -Uno scoiattolo rigato, non li ho mai visti dal vivo, ma che ci fa qui? Quelli arboricoli vivono più nel centro-ovest dell’Africa- disse Aliya.
 
            -Hanno ricreato questo bosco intorno alla base in stile europeo ci sono anche dei noccioli e qualche pino, hanno portato anche questi scoiattoli-
 
Tra lo stupore completo di Alexei, Aliya fece un balzo ed in un secondo era sull’albero dietro all’animaletto che cercava di sfuggirgli, ma era troppo rapida, lo afferrò e scese a terra.
 
            -Come gli batte il cuore…-
            -Ha paura di te, loro sono liberi non li puoi addomesticare, soffrirebbero…-
 
Aliya lo lasciò andare ed il piccoletto scattò a terra si girò a guardarla per un secondo e ritornò sul suo albero.
 
            -Mi piacerebbe tanto avere un animale da compagnia…ma so che non posso…-
            -Chissà, magari un giorno…-
 
Si sentì un rumoretto dallo stomaco di entrambi.
 
            -Hai fame?- Chiese lui ridendo.
            -Sì…ma sento che anche tu  non scherzi…-
            -Andiamo a prendere il pranzo, quel mio amico ha detto che ci ha preparato qualcosa di speciale-
            -Prima però volevo darmi una rinfrescata…-
            -Ok va bene, tra venti minuti in sala mensa?-
            -Perfetto!-
 
Aliya corse a fare una doccia e a cambiarsi, voleva mettere la sua minigonna, voleva vedere che faccia avrebbe fatto
 
il suo Alexei, il quale andò a rinfrescarsi, si mise un paio di jeans ed una T-shirt blu come i suoi occhi. Quando la
 
vide arrivare la guardò estasiato.
 
            -Sei bellissima…-
            -Grazie…è la prima volta che metto una minigonna…Dorotea dice che è l’ora che ne indossi una…-
            -Saresti bellissima comunque…però mi fa piacere che l’hai messa per me…-
 
La prese a braccetto, andarono a prendere il loro pranzo e si diressero nel cortile interno della base. Ebbero accesso
 
ad una enorme serra proprio al centro dell’edificio a pianta esagonale.
 
            -E’ stupefacente!-
 
Entrarono ed un viale di orchidee li avrebbe condotti ad un prato dove stesero una coperta ed aprirono il loro cestino.
 
            -Qui ci sono piante da tutto il mondo, ma nessuna di queste è bella come lo sei tu…-
            -Come sei galante…non sono abituata ad essere adulata…mangiamo?-
 
Aliya era in imbarazzo anche se aveva gradito il complimento, tirò fuori il pranzo: risotto alla cantonese con
 
gamberetti e per secondo pollo alle mandorle con una insalata mista, fragole con panna il dessert.
 
            -Cibo cinese! Buono!-
            -Anche a me piace-
 
Alexei tirò fuori le bacchette e cominciò ad imboccarla.
 
            -Che ne pensi? Cucina bene il mio amico?-
            -Sì è bravissimo…e tu ci sai fare con le ragazze-
 
Aliya era semisdraiata e Alexei da seduto la viziava più che poteva.
 
            -Raccontami un po’ della tua famiglia…-
            -Mio padre come ben sai è un orgoglioso generale russo, si chiama Nikolai, mentre mia mamma Astra è una scrittrice, ma non ho ereditato la sua bravura…-
 
            -Secondo me sì…mi hai scritto un biglietto così tenero e poetico-
            -Però non potrei mai fare lo scrittore, non posso deludere mio padre…hanno solo me non potevo non cominciare la carriera militare...-
 
            -Quindi non lo fai per te?-
            -…anche…mi viene bene, sono un ottimo soldato e dicono dai test comportamentali che sono adatto al comando…-
           
            -Come tuo padre…e di tua madre che mi dici?-
            -Bè…lei comanda in casa! Dovresti vedere com’è diverso il generale Petrov quando è con noi…sono una splendida coppia, si completano a vicenda-
 
            -Vorrei tanto sapere cosa significa avere un padre, una madre, fratelli, sorelle…non lo saprò mai…-
            -Una famiglia non è detto che sia fatta solo di consanguinei, vedrai un giorno avrai la tua famiglia di amici…-
 
Quell’argomento era molto delicato, sapeva che non avrebbe mai avuto una famiglia vera, inoltre Aliya aveva capito
 
il messaggio subliminale, lui non ne avrebbe mai fatto parte, cercò di non pensarci, ma le venne naturale una
 
domanda venuta fuori dal nulla.
 
            -Dimmi la verità… hai una fidanzata?-
 
Alexei rimase sconvolto, non se l’aspettava, sapeva che non poteva mentire completamente e si inventò una verità che avrebbe voluto credere.
 
            -Sì in teoria esiste una ragazza, ma ci siamo presi un periodo di riflessione…è uno dei motivi per cui sono qui…sono molto confuso e tutti vorrebbero che la sposassi, ma sono troppo giovane per un passo del genere-
 
            -Basta! Non voglio che ne parli…farò finta che tu non me lo abbia detto…-
 
Aliya si mise a sedere prese le bacchette e cercò di mangiare da sola, represse le sue lacrime, si sentiva una ragazzina
 
sciocca, non poteva farci niente lei intuiva tutto ed aveva sempre ragione.
 
            -Mi dispiace…-
 
La prese per le spalle e continuò la frase con trasporto.
 
            -Tu non eri prevista…sei apparsa nella mia vita all’improvviso…non sarò mai più lo stesso, anche se andrò via di qui, anche se dovessi un giorno avere una famiglia normale non potrò mai dimenticarti…sarai il mio rimpianto, credimi perché quello che ti sto dicendo è vero e tu capisci quando le persone mentono…-
 
            -Te lo ha detto il Dottore?-
            -Sì…mi ha detto che sarebbe stato inutile mentirti…-
            -Tu non mi hai detto tutto lo so…ma non importa…quello che ti ho scritto nel biglietto vale ancora…ti prego abbracciami-
 
Alexei si sentì in colpa, la prese tra le braccia e le disse dolcemente:
 
            -E’ difficile resisterti e nemmeno te ne rendi conto…finché sarò qui cercherò di meritarti-
 
Stava per baciarla ma lei lo bloccò.
 
            -Non qui…non voglio che mi vedano…-
 
Si alzò, la sollevò da terra e la portò al centro della grande serra.
 
            -Qui le telecamere non arrivano, il Dottore me lo ha promesso-
 
La teneva ancora sospesa a mezz’aria, con il dolore nel cuore la baciò, sapeva di non meritarsela e non meritava
 
nemmeno la sua fidanzata Angelica, tradiva entrambe ed erano entrambe meravigliose.
 
Aliya mise i piedi a terra e si perse in lui ancora di più, avrebbe voluto essere sua completamente lì in mezzo alla
 
serra, portò le sue mani sul suo seno perché capisse quanto lo volesse, lui la carezzò dolcemente.
 
            -Sei stupenda, ma non possiamo…tra poco dobbiamo farci vedere…il Dottore mi ha assicurato che ci darà la possibilità di stare davvero da soli, non so ancora quando…-
            -Alexei…-
            -L’ultimo bacio, poi dobbiamo tornare dove possano vederci…-
 
La strinse a sé per un altro bacio disperato, le carezzò il viso, non osava toccarla in altro modo, poi la riprese in
 
braccio e tornarono sulla coperta in vista, un’ombra sparì, erano mancati solo pochi minuti ma subito qualcuno era
 
intervenuto. Aliya piangeva in silenzio, rimasero abbracciati per un po’.
 
            -Cosa posso fare per te…-
            -…ora passa…perché non mi racconti di Aliya?-
 
Alexei avrebbe preferito di no, ma glielo doveva, così decise di accontentarla.
 
            -Aliya era la mia migliore amica, era la mia vicina di casa, la conoscevo da una vita, anche suo padre era un militare, quando i nostri genitori erano in missione spesso le nostre madri si vedevano, ricordo di aver passato anche il Natale con lei, quasi come fratelli…-
 
            -A quanti anni siete diventati amici?-
            -Lo eravamo da sempre…-
            -Le vuoi molto bene vero?-
            -Sì…-
 
Alexei aveva gli occhi lucidi.
 
            -Non è lei la ragazza di cui parlavi prima, vero?-
            -No…somiglia più a te che ad Angelica…-
 
Aliya aveva scoperto così il nome della ragazza fortunata che forse un giorno lo avrebbe avuto tutto per sé.
 
            -Adesso dov’è Aliya?-
            -Non lo so...suo padre è stato trasferito cinque anni fa in India e sono andati a vivere là…sono quattro anni che non la vedo e che non mi scrive-
 
            -E’ stata la tua prima ragazza?-
            -Le ho dato il mio primo bacio, ma lei diceva che non era destino e mi ha sempre incoraggiato ad uscire con altre…ed io stupido l’ho fatto…-
            -Tu vorresti stare con lei?-
            -No…mi sono rassegnato…ma non la scorderò mai…-
 
Aveva chiamato Senza Nome “Aliya” perché sapeva che non poteva averla e come la sua amica di infanzia si sarebbe
 
tenuta una parte di lui, un frammento del suo cuore. Decisero di continuare il giro della serra come se non fosse
 
successo nulla.
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti!
Chiedo scusa ai ragazzi (se ce ne sono che leggono!) ed alle ragazze a cui non piacciono le storie troppo sentimentali, in effetti era un po’ melenso come capitolo…anche se eravate stati avvertiti nelle caratteristiche generali del racconto…il prossimo però lo sarà meno e porterà più informazioni su Aliya.
Preciso che l’unica scherma che conosco è quella vista in TV durante le olimpiadi, quindi non ho la minima idea di come ci si alleni veramente, me lo sono inventato di sana pianta, come farò prossimamente con tante situazioni che ho potuto solo immaginare, come per esempio sparare con un M14, che però è un fucile che esiste davvero.
Ringrazio tutti quelli che mi stanno seguendo e chi sarà così audace da recensire…;-P
Baci freschi come cubetti! ;-)
Altair
 
 

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Capitolo 7
*** Nestor...l'alieno ***


La stanza era in penombra, l’essere respirava grazie alla mascherina dell’ossigeno, dopo giorni di coma finalmente si
 
era risvegliato, il Dottore era al suo capezzale.
 
            -Nestor amico mio, come stai?-
            -Non siamo più amici io e te…lo ricordo bene…-
            -Non ho avuto altra scelta…anche se ti avessi aiutato a scappare cosa avresti fatto? Il vostro mezzo è distrutto, qui sulla Terra non avete l’energia adatta per andarvene-
 
L’alieno argenteo si tolse la maschera dell’ossigeno, fece un ghigno e cominciò a ridere, il suono non era chiaramente umano.
 
            -Voi sapete ben poco di noi, se tu mi avessi lasciato libero avrei trovato il modo! Conoscete la nostra anatomia, i nostri geni, ma non avete tutte le nostre conoscenze e la tecnologia, l’ibrido non lo capirete mai fino in fondo-
           
            -Vuoi dire che ci distruggerà?-
            -Se prende troppo dai vostri geni malvagi forse sì, ma altrimenti scapperà e cercherà le sue origini, non gli basterà essere un umano come voi, non avete idea del nostro potere, ci avete catturato a causa di un banale incidente, altrimenti saremmo venuti e ce ne saremmo andati senza che nemmeno ve ne sareste accorti, la nostra era una missione esplorativa-
 
            -Non potevamo lasciarvi scappare…cosa succederebbe se il tuo popolo volesse invaderci?-
L’essere rise di nuovo.
 
            -Cosa ce ne facciamo del vostro pianeta? Eravamo venuti solo per studiarvi, voi sapete solo pensare alla guerra e alla conquista, da dove vengo io non hanno senso e viviamo tutti insieme in armonia, ma raggiungerò i miei molto presto…-
 
            -E come farai?-
            -Non ti meriti di saperlo terrestre, rassegnati!-
            -Se non me lo dirai non potrai vedere l’ibrido prima di morire…-
            -La vedrò comunque…la vedo…è incredibile…non vi meritate un angelo così…-
            -Forse allora non ci farà del male…-
            -Questo non posso prevederlo, non fatele del male vi conviene…potrebbe essere vendicativa come voi…anche se non sembra, è molto equilibrata e dolce per essere stata cresciuta come un soldato…-
            -Tu come fai…telepatia?-
            -E’ qualcosa che tu non potresti mai capire, ma non sono in contatto telepatico con lei non preoccuparti, non è in grado e non voglio turbarla…-
            -Lo sarà?-
            -Non è detto…è la prima volta che viene dato alla luce un ibrido umano Xiariano. Lei lo sa come è stata creata?-
            -Crede di essere nata in provetta…-
            -Avete distrutto tutto il bello…tutta la poesia…ma un giorno saprà!-
            -Perché non ci aiuti a farle raggiungere il pieno potenziale, dicci come creare gli altri chip!-
            -Lo so cosa volete farle… a quanti chip siete arrivati?-
            -Cinque…-
            -Basteranno è completa-
            -Credevo che più chip avrà, migliore sarà il risultato…-
            -Noi ne abbiamo solo tre, altri non credo possa sostenerli-
            -Ma Feidor…-
            -Feidor era impazzita non l’hai capito? Dopo che è morto James…non ragionava più…voi lo avete lasciato morire…-
            -Non potevamo fare nulla per lui!-
            -Non avete voluto il nostro aiuto…lo avete condannato a morte!-
            -Ma noi…-
            -Lui voleva liberarci lo sapevate bene, voi l’avete fatto morire per impedirglielo…povero James, l’essere umano più buono che avessi mai conosciuto…lei ha preso da lui…-
 
            -Non sono stato io a decidere…non potevo fare nulla per voi tutti…-
            -Invece avresti potuto…ma la tua carriera era troppo importante…più di qualsiasi altra cosa-
            -Adesso basta Nestor non puoi capire, cosa avresti fatto tu al mio posto?-
            -Ci sono già stato al tuo posto ed ho fatto la cosa giusta…vi ho lasciato vivere…ma solo perché esiste lei ed è esistito James, altrimenti non meritereste di respirare ancora-
 
L’alieno aveva un forma umanoide, aveva come delle scaglie invece dei capelli ed era ricoperto di metallo proprio
 
come Aliya, anche lui aveva una laringe, corde vocali e polmoni, cominciò a tossire.
 
            -Basta così…ritornerò…ti prego di collaborare…-
            -Non mi rimane molto tempo…sii buono con lei…è speciale!-
 
William lasciò la stanza sconvolto, Nestor aveva ragione su tutto, ma lui ormai aveva scelto e non poteva più tornare indietro.
 
Aliya stava facendo un test di verifica dei corsi che seguiva on line, appena finito lo inviò e sprofondò nuovamente
 
nella disperazione, la domenica era stata il giorno più felice ed il più triste della sua vita. Aveva potuto rubare solo
 
pochi baci, ma voleva sperimentare di più prima che glielo portassero via, lo sapeva che non aveva tanto tempo, poi il
 
mistero  avrebbe inghiottito Alexei come la signorina Rott. Però allo stesso tempo l’idea che avesse una fidanzata era
 
una  spina nel cuore, lo avrebbe voluto tutto per sé, era gelosa di questa Angelica che tutti volevano che sposasse.
 
Sentì bussare alla porta doveva essere Dorotea con il pranzo.
 
            -Barbie apri sono io!-
            -Entra pure è aperto-
            -Ciao bellissima allora? Non mi hai raccontato ancora nulla, com’è andata con Alexei?-
            -Benissimo e malissimo!-
            -Che vuoi dire? Si è comportato male?-
            -No…mi ha confessato di avere una fidanzata…lui ritiene che non stanno esattamente insieme e che si è preso un periodo di riflessione…ma non sono sicura sia stato sincero-
 
            -Perché no? Magari ora che ti ha conosciuto ha cambiato idea. Non è facile avere una storia a distanza, anche noi che abbiamo le nostre famiglie qui a Johannesburg, passiamo così tanto tempo a lavoro che i divorzi sono frequenti…-
 
            -O i tradimenti…-
            -Tradimenti?-
            -Non sottovalutarmi Dorotea lo so di te ed il Dottore…lo chiami William…-
            -Ecco…-
           
            -Lo ritengo sbagliato…non mi sono mai permessa di farvelo presente prima d’ora, ma adesso potrei capire tuo marito o la moglie del Dottore…non è bello essere traditi…-
 
            -Sei un guerriero incredibile, ma sei ancora una bambina, le relazioni non sono così semplici come pensi tu…prima trovati nella nostra situazione e solo allora potrai giudicare-
 
            -Forse anche io un giorno sbaglierò come voi, ma credo che mi sentirò colpevole e non mi inventerò delle scuse per far tacere la coscienza-
 
Lo sguardo di Dorotea cambiò e divenne molto duro, Aliya non l’aveva mai vista così seria, forse solo la signorina
 
Rott le voleva veramente bene, invece questa donnetta che le portava il cibo e le faceva i regali era stata istruita
 
perché le desse solo un po’ di conforto, infatti commentò:
 
            -Quando sarai al mio posto vedrai…ero venuta anche a dirti che nel pomeriggio ti eserciterai con Alexei nella scherma, ma non avrete privacy, quindi non potrai concludere nemmeno stavolta-
 
Uscì dalla stanza sbattendo la porta, Aliya sorrise amaramente, nessuno avrebbe sentito la sua mancanza se fosse
 
fuggita, avrebbero fatto un altro ibrido e tutto sarebbe cominciato da capo.
 
Finalmente Aliya si ritrovò faccia a faccia con Alexei, questa volta aveva una normalissima tuta, non voleva fare
 
colpo si di lui, voleva rendergli infernale quel giorno di allenamento, in battaglia lui avrebbe perso sempre
 
miseramente, mentre fuori dal campo gli avrebbe dato tutto anche a costo di perdersi.
 
            -Ciao Alexei…-
            -Ciao Aliya…sei bellissima anche con una semplice tuta ginnica-
            -Grazie…ma Fuentes?-
            -Non poteva oggi e poi ha deciso che lo sostituirò di tanto in tanto solo per la scherma ed il poligono, ma poi vedrà i tuoi progressi e se non migliorerai ne subirò le conseguenze…ma so che non ho nulla da temere…-
            -Puoi starne certo!-
            -Mi ha detto di farti fare riscaldamento e poi prima di affrontarci, voleva farti ripetere delle posizioni che ancora non esegui in modo perfetto…intendiamoci nessuno lo fa…ma altrimenti per te sarebbe troppo facile…mi ha detto di pretendere il massimo -
 
            -Ha ragione, sono pronta-
 
Aliya si mise di fianco ad Alexei e cominciarono ad esercitarsi. Il soldato semplice sapeva che qualcosa si era rotto il
 
giorno prima e non sapeva come rimediare, sul momento si limitò ad osservare se l’allieva stava eseguendo gli
 
esercizi nel modo giusto e si rese conto che Fuentes era davvero pignolo, Aliya era perfetta come sempre.
 
            -Mi chiedevo, come posso migliorare se ti ho battuto?- Chiese Aliya.
            -Dovrai indossare una tuta con dei pesi per renderti più lenta…-
 
Ad Aliya venne un’idea avventata che metteva a rischio la sua pseudorelazione con Alexei, ma aveva bisogno di
 
capire se era veramente  importante per questo giovane russo e quindi propose:
 
            -Ho un’idea migliore, però non so se sarai in grado di tollerare quello che farò-
            -Cosa vuoi dire?-
            -Quando mi ricopro di metallo i miei movimenti sono ancora lenti, Fuentes dice che prima devo imparare bene in forma umana e poi lo farò da aliena, ma credo che sia arrivato il momento, te la senti?-
 
Alexei inghiottì, la guardò con apprensione, ma aveva una missione e sapeva che avrebbe dovuto sostenere prove dure.
 
            -Sì me la sento-
            -Molto bene, spero che dopo vorrai baciarmi ancora-
 
Non aspettò la risposta e si ricoprì di Proteallo, la tuta impregnata anch’essa della sostanza aliena aderì perfettamente al corpo di Aliya come una seconda pelle. Alexei rimase a bocca aperta.
 
            -Sei…sei…stupenda-
 
Si avvicinò a lei, le carezzò il viso fino al braccio e poi prese una delle mani di Aliya nella sua.
 
            -Sei calda…che sensazione strana…i tuoi capelli…sono armi...-
            -Il sottotenente Rook ne sa qualcosa…ma non hai paura di me?-
            -Sono in adorazione, forse quando tornerò in me proverò paura, ma al momento direi proprio di no…-
 
Aliya sentì che era sincero, ne gioì e decise che non lo avrebbe distrutto del tutto quel giorno.
 
Indossarono le protezioni ed i sensori per segnalare le stoccate portate a termine e cominciarono a duellare, stavolta
 
era una sfida avvincente, la donna di metallo era rapida ma non come il giorno prima e all’inizio Alexei era in grosso
 
vantaggio.
 
            -Sono lieto di poterti allenare veramente oggi, temevo che ti saresti annoiata-
            -Goditi il vantaggio finché puoi…-
            -Sei molto combattiva…è per Angelica?-
            -Sì!-
 
Aliya segnò un punto.
 
            -Ti farebbe piacere sapere che non riesco a smettere di pensare a te e che nemmeno ricordo che faccia abbia?-
            -Potrebbe!-
 
Altro colpo portato a buon fine, Aliya stava accorciando le distanze.
 
            -E’ vero quello che dici? O ti stai prendendo gioco di me?-
            -Non sei tu quella che capisce se gli altri mentono?-
 
Mentre lei cercava di affondare il colpo lui le prese il braccio la tirò a sé e la baciò così, in forma Xiariana, lei si ritrasse subito.
 
            -Perché l’hai fatto…non ti faccio impressione?-
            -No…le tue labbra sono calde e morbide…sei sempre tu-
            -Ti prego…combattiamo altrimenti ci vieteranno di vederci…-
 
Lui riprese più agguerrito che mai, gli era davvero piaciuto baciarla anche se aveva un aspetto alieno, anzi la trovava
 
decisamente molto sexy, ma questo non gli impedì di vincere l’incontro.
 
            -Complimenti…oggi hai vinto…ma credo che sarà l’ultima volta!-
            -Questo è da vedere!-
 
Aliya ritornò in forma umana, non voleva che lui andasse via, voleva prolungare ancora quell’allenamento anche a
 
costo di cadere al suolo distrutta dalla fatica, ma sapeva che doveva fermarsi.
 
            -Perché dopo la doccia non vieni in mensa con me? Prendiamo un the con i biscotti-
            -Non so se posso…-
            -Il Dottore vuole che tu sia un po' più libera di stare in mezzo agli altri…certo poi dovrò fare rapporto su come ti comporti …-
            -Non mi sembra vero…all’improvviso è così permissivo…-
            -A me ha detto che ritiene che tu debba vivere nel modo più normale possibile-
            -Se lo dice il Dottore, non sarò certo io a tirarmi indietro-
            -Tra dieci minuti alla mensa-
 
Aliya indossò i suoi jeans e si recò nel punto di incontro, Alexei l’aspettava seduto con del the fumante e biscotti con gocce di cioccolato.
 
            -Adoro quei biscotti…ma tu come lo sai?-
            -Me lo ha detto Dorotea-
            -Strano l’ho fatta arrabbiare prima…-
            -A me non ha detto nulla-
 
Seduti al tavolino cominciarono a conversare come se fossero stati in un qualsiasi caffé del centro città, si avvicinò
 
Patrick il tecnico della sala dei laser ed un soldato donna.
 
            -Ciao Senza Nome, non ti avevo mai visto qua, come stai?-
            -Ciao Patrick, tutto bene e tu?-
            -Tutto bene, volevo presentarti una delle poche donne soldato della base, Melissa questa è la famosa Senza Nome-
            -Ciao Melissa piacere di conoscerti-
            -Piacere mio…ma è vero che sei un’aliena?-
            -Ad essere sincera non lo so esattamente ed è meglio così perché non te ne posso parlare…anche se sembra che tutti sappiano di me-
            -Dovresti vederla nella sala dei laser, è arrivata al livello sei senza protezioni-
            -Ma è umanamente impossibile!-
            -Ho riflessi molto sopra la norma…-
            -Ci farai una dimostrazione?-
            -Non è il momento Melissa, veniamo ora da un duro allenamento di scherma…-
            -Sai anche tirare di scherma?-
            -Sì, è già più brava di me…deve usare la tuta con i pesi perché possiamo avere un combattimento equilibrato…-
            -C’è qualcosa che non sai fare?-
            -Sto imparando ora ad usare il fucile, potremmo fare una sfida-
            -Se dici che hai appena cominciato…- commentò Melissa.
            -Lascia stare, ha già un buon punteggio ed ha sparato una volta sola nella sua vita, credo che potrebbe batterci di già…-
            -E’ anche meglio di Fuentes?-
            -Non lo so adesso, ma in futuro sicuramente. E pensare che Fuentes è eccezionale! E’ arrivato da poco, lo hanno preso solo per addestrare te Senza Nome, non c’è nessun’altro nella base che ti può tenere testa…- disse Alexei orgoglioso di lei.
 
            -E Rook?- Chiese Melissa.
            -Non è abbastanza preparato e poi è un idiota- rispose Alexei.
 
            -All’inizio tutti mi trattavano come un animale pericoloso, non sapevano cosa aspettarsi da me…mi hanno
 
detto che alcuni ibridi erano molto violenti, altri completamente apatici…poi quando ho cominciato a farmi
 
conoscere hanno capito che non volevo fare male a nessuno…a parte Rook…è stato molto crudele…si lamenta di un
 
osso rotto…lui mi ha mandato in infermeria varie volte all’inizio ed avevo solo undici anni quando a ha cominciato a
 
picchiarmi-
 
            -Rook ti messo le mani addosso quando eri solo una bambina?- Alexei era lì solo da un anno e non sapeva
 
tutti i retroscena, nessuno dei soldati lo sapeva, il sottotenente raccontava solo quello che gli faceva comodo.
 
            -Io sono qui da due anni, a me disse che eri crudele e pericolosa…che gli avevi fatto del  male varie volte- disse Melissa.
 
            -Non è vero, solo di recente, non pensavo di spezzargli la gamba, ma non ne potevo più delle sue angherie,
 
avevo cominciato a vincere qualche volta contro di lui dopo i tredici anni, allora si arrabbiava e quando pensavo che
 
l’allenamento fosse finito mi colpiva a tradimento…l’ultima volta non ci ho visto più ed ho reagito, anche perché è da
 
quest’anno che i miei riflessi sono saliti sopra la media-
 
            -Quel Rook è un verme ed è pure un maniaco, a cercato di mettermi le mani addosso!- Disse Melissa e aggiunse -ma le ha prese anche da me!-
 
            -Mi fa quasi pena Rook…sottomesso da queste donne. Basta pensieri tristi, facciamo una bella gara al poligono di tiro?- Disse Patrick.
 
            -Andiamo!- Fu la risposta unanime. Il gruppetto si recò al poligono all’esterno per la gioia di Aliya che si
 
guardava intorno come se fosse nel paese delle meraviglie, scorse tra le fronde di un’acacia un uccello coloratissimo
 
grande come un passerotto, una farfalla verdissima sparì nel fitto del bosco della base. Tutti e quattro si misero in fila
 
vicini e cominciarono a sparare, il frastuono era assordante, Alexei e Aliya si lanciavano delle occhiate di intesa.
 
Dopo un po’ Melissa e Patrick si allontanarono un attimo e si misero a parlare in disparte.
 
            -Hai visto Alexei com’è preso da quella?- Disse Melissa a Patrick.
            -Puoi dargli torto?-
 
Melissa lo guardò malissimo e commentò.
 
            -Ho capito, non sono cieca, ma lui è fidanzato…-
            -Forse non lo sarà più molto presto…domenica sera quando è venuto a dormire era sconvolto, ha detto che vuole lasciare Angelica…ma sa che non potrà mai avere una storia vera con Senza Nome…-
 
            -Sì certo, ti dice così ma è chiaro cosa farà, si terrà tutte e due, Senza Nome quando è qui e Angelica quando torna a casa in licenza!-
 
            -Non ce lo vedo molto Alexei…non è una persona falsa, se lo farà gli costerà molto, ho come l’impressione che sia una missione-
 
            -Vuoi dire che lo stanno obbligando ad avere una relazione con Senza Nome?-
 
            -Sì…non l’ha detto espressamente, l’ho intuito…se è così non ha molta scelta…sono sicuro che ha accettato
 
perché così potrà lasciare prima la base con un grosso punteggio, una volta tornato in Russia salirà di grado…non
 
credo che all’inizio sapesse a cosa andava in contro -
 
            -Se è una missione non si può rifiutare…sono ordini…-
            -Certo che può rifiutare…ma rischia di non passare di grado, però se uno accetta non può più tornare indietro…mi ha detto che non pensava che lei fosse così interessante-
 
            -Sai…mi fa pena Senza Nome, sembra davvero una ragazza in gamba…-
            -Anche a me, spero di non affezionarmi…-
            -Guai a te se lo fai, ti ho visto per prima!-
            -Calma Melissa…non credo che ti dovrai mai preoccupare…-
            -Ehi vuoi due, noi abbiamo finito, smettetela di blaterare! Dobbiamo confrontare i bersagli- Disse Alexei e poi raggiunse Aliya che si era allontanata un attimo lontano dal frastuono degli spari perchè voleva parlargli.
 
            -Quella Melissa è la fidanzata di Patrick?-
            -No…cioè…non possiamo avere relazioni con i commilitoni…-
            -Si vede benissimo che stanno insieme-
            -Sì…ma acqua in bocca…-
            -Come fanno a stare insieme… da soli?-
            -C’è un luogo segreto dove si incontrano, non ci sono telecamere lì… il problema è arrivarci dal tuo alloggio che è sorvegliato…-
 
Aliya arrossì ma le sarebbe tanto piaciuto andarci con Alexei.
 
            -Non avevi detto che il Dottore ci avrebbe aiutato?-
            -Sì potrebbe trovare il modo di farci arrivare lì non visti…ma ne riparliamo, Melissa e Patrick hanno finito-
 
Finalmente poterono confrontare i bersagli, Alexei era stato il migliore ma subito dopo di lui era Aliya, poi Patrick ed
 
infine Melissa, che si arrabbiò vistosamente.
 
            -Accidenti! E’ solo perché non mi sono esercitata…-
            -Veramente hai fatto meglio del solito, lo sai benissimo che i migliori siamo Alexei ed io…anzi lo ero prima che arrivasse Senza Nome a farmi le scarpe!- disse Patrick con tono  scherzoso.
 
            -Melissa ti puoi rifare insegnandole a lanciare coltelli! Mi ha detto Fuentes che vogliono che impari. Vedi
 
Senza Nome, Melissa è incredibile sembra che sia scappata dal circo, devi sapere che hai a che fare con i migliori elementi della base-
 
            -Modestamente cara me la cavo benissimo, infatti la tua prossima lezione sarà con me domani, Fuentes ha detto che possiamo partecipare tutti noi e lui ci seguirà per vedere se ti insegniamo in modo corretto-
 
            -Chissà come mai…però sono sincera preferisco un allenamento di gruppo, è molto più divertente con voi…-
 
Il pomeriggio passò velocemente, Aliya non si era mai divertita tanto, per lei era come se fosse uscita con gli amici
 
come tutti i sedicenni dovrebbero fare. Prima di separarsi Alexei le lasciò un biglietto.
 
            -Leggilo quando sarai sola nella tua stanza, ora devo andare…ripensa ai nostri baci di ieri…e sognami stanotte-
 
Le passò le mani tra i capelli e poi se ne andò, Aliya tornò al suo alloggio, era stata una bella giornata e sapeva che il
 
giorno dopo l’avrebbe rivisto, questo era sufficiente perché non si sentisse persa nel vederlo andare via. Una volta
 
giunta nella sua stanza aprì il biglietto.
 
            “Mia dolce Aliya, non ho pensieri che per te, ogni volta che ti vedo vorrei stringerti a me, è dura starti vicino e non poterti sfiorare. Domenica sembravi così fragile, un fiore delicato dai petali bianchi e morbidi, non mi sentivo degno nemmeno di tenerti tra le mie braccia, perdonami non sono perfetto, non ti merito, ma sono sincero sono preso totalmente da te, vorrei che fossi mia per sempre. Tuo se mi vorrai Alexei”
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Così la verità su Aliya è venuta a galla, lei non è un esperimento è nata dall’unione dell’aliena Feidor e dell’umano James, ma ne è del tutto allo scuro. Su Feidor e Nestor c’è ancora molto da dire e non vedo l’ora di introdurvi l’altro personaggio che mi sono invetata dieci anni fa insieme ad Aliya(Senza Nome), ci tengo molto :-D.
Spero vi piacciano Patrick e Melissa, personaggi secondari ma importanti per la crescita personale di Aliya.
Chiedo scusa per l’orrendo biglietto che Alexei lascia ad Aliya non riesco ad essere molto poetica, spero di migliorare col tempo.
Grazie a tutti voi che state leggendo e a chi mi recensirà…datemi fiducia…il racconto migliorerà col tempo…e sono sicura di potervi sorpredere :-P
:-D
Altair
 
 

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Capitolo 8
*** Ricordati! Tu non sei solo umana, sei anche Xiariana… ***


Alexei entrò nello studio del Dottore, era preoccupato perché temeva che gli avrebbe fatto una domanda diretta a cui
 
non sapeva bene cosa rispondere, se gli avesse chiesto se era coinvolto sentimentalmente non avrebbe dato la risposta
 
che tutti si aspettavano da lui.
 
            -Vedo che Senza Nome è molto presa da te, stai facendo un ottimo lavoro. Capisco che non puoi esserle totalmente indifferente, ma ricordati sempre che lei non è umana, non avrà mai figli normali e voi non potreste mai avere un vita normale, non fare sciocchezze e tieniti la tua bella Angelica-
 
            -Signore Senza Nome è meravigliosa ed io la tratterò come una principessa, ma so benissimo che sono in missione- lo disse con un tono come se volesse convincere se stesso, ma il Dottore non ci fece caso e disse.
            -Com’è andata la giornata con Patrick e Melissa?-
            -Molto bene, Senza Nome sembrava a suo agio, credo che aumenterà ancora di più la sua efficienza, sembra davvero una ragazza normalissima, a parte quando ci strabilia con i suoi risultati eccellenti…l’ho battuta ad un incontro di scherma ma solo perchè ha messo la sua protezione in metallo…-
            -Che cosa hai pensato quando l’hai vista nella sua versione aliena?-
            -Che è…- Alexei stava per dire stupenda, ma si trattenne- è incredibile, da cosa la protegge una tale armatura?-
            -Laser, armi bianche e proiettili di piccolo calibro…almeno al momento sembra così. Quindi non ti sei spaventato?-
            -No signore girano voci nella base, qualcuno l’aveva vista trasformarsi, lo sappiamo tutti che può…anche se vedere la trasformazione dal vivo mi ha lasciato senza parole-
            -Bene, devi ricordati com’è veramente…spero però che non avrai problemi quando avrete la vostra privacy…-
            -Signore non ha un aspetto spaventoso, ma mi ricorda che non è possibile avere una vera relazione con lei-
 
Fu inaspettatamente doloroso per lui pronunciare quella frase, più passavano i giorni, più lui non se la sentiva di prenderla in giro.
 
            -Ti vedo preoccupato c’è qualcosa che vorresti dirmi che riguarda Senza Nome?-
            -No signore…è per le voci che circolano sull’ibrido…che si ricopre di metallo…- mentì Alexei.
            -Non preoccuparti non ti chiederò chi è stato, lo sappiamo benissimo, infatti se Rook farà un altro passo falso verrà punito-
            -Credo che se lo meriti…-
            -Senza Nome ti ha raccontato cosa le ha fatto, non è vero?-
            -Sì signore, sono sicuro che non gli avete ordinato di farle del male in quel modo-
            -Infatti! Doveva solo spronarla a combattere-
 
Anche il Dottore aveva mentito, Rook aveva eseguito gli ordini, era stato ben selezionato perchè era l’unico che
 
avrebbe colpito duro senza farsi problemi di coscienza, allo stesso modo Alexei era stato scelto ad hoc per sedurre
 
l’ibrido 113 per il suo piacevole aspetto e per il suo noto senso del dovere.
 
Quando il soldato Petrov uscì, arrivò Dorotea, salutò il giovane sorridendo ma quando entrò in ufficio mostrò uno stato d’animo completamente diverso.
 
            -L’ibrido sa di noi e mi ha fatto pure la predica!-
            -Lo sapevo che avrebbe capito prima o poi, devi smetterla di chiamarmi William davanti a lei!-
            -E non è tutto, sa che Petrov ha una fidanzata…-
            -Non me lo ha detto…non dovrei sorprendermi della sua perspicacia, ma credo che non sarà un problema, domenica sono stati abbracciati come due fidanzatini per tutto il tempo ed il soldato semplice Terrace mi ha detto che sono scappati al centro della serra per baciarsi, ci sono rimasti solo pochi minuti…-
 
            -Quando le permetterai di fare il grande passo? Ti assicuro che è pronta… quella zoc…-
            -Cosa ti prende Dorotea? Credevo che tenessi a Senza Nome…ah  ho capito, è per quello che ha detto su di noi…per favore è una ragazzina, cosa vuoi che capisca…infatti rimanderò più possibile il loro incontro segreto-
 
Il Dottore liquidò così la questione ma a Dorotea non era andato giù il commento moralista proprio perché si sentiva
 
colpevole, avrebbe lasciato il marito volentieri, non riusciva a vivere la cosa come uno svago, lei era veramente
 
innamorata del suo William e sapeva che era tutto sbagliato, l’ibrido aveva ragione anche se era una ragazzina.
 
 
Aliya stava sognando, c’era il suo Alexei con i suoi occhi blu crepuscolo, le sorrideva, le tendeva le mani come per
 
invitarla a seguirlo, poi l’immagine sparì e comparve una sorta di deserto dorato poi un ectoplasma svolazzò fino a lei
 
e diventò solido assumendo un aspetto umanoide, era fatto di  metallo come lei, era la sua versione maschile, le parlò
 
dolcemente.
            -Aliya…sono Nestor…questo non è un sogno siamo connessi. Tu non ha idea delle potenzialità che hai e cosa potresti fare, la tua anima è in contatto con la mia e l’ho potuto realizzare perché ho lasciato il mio corpo, sono appena morto per i terrestri, ma non è finita per me potrò raggiungere il mio pianeta…-
 
            -Tu parli del pianeta Xiar? Come puoi andare là?-
 
            -Un giorno tutto questo ti sarà chiarito…sono tuo zio, tua madre Feidor era mia sorella…non sei nata in
 
provetta, sei l’unico ibrido sopravvissuto perché sei stata concepita in modo naturale, tua madre si è innamorata di
 
un umano, il dottor James Cooper, colui che avrebbe dovuto studiarla da vicino. Era uno scienziato brillante ma con
 
un gran cuore, non sempre queste due qualità si trovano nello stesso umano. La nostra navicella era danneggiata,
 
eravamo in tre, solo io e tua madre siamo sopravvissuti ma con gravi danni, tuo padre ha cercato di salvarci, ci ha
 
curato e soprattutto ci ha ascoltato, non ci ha trattato come mostri venuti per conquistare la Terra…ha creduto in
 
noi, non è quella la nostra missione, siamo venuti solo per studiare i terrestri, il nostro è un pianeta pacifico, lì tutto
 
è armonico, tutto è energia, questo corpo che tu vedi era solo un mezzo per arrivare qui…l’aspetto che avevamo un
 
tempo prima di evolvere-
           
            -Come è possibile che i miei si siano amati…-
            -E’ il primo mistero dell’universo l’amore, nessuno lo comprende fino in fondo, possiamo solo cercare di sfiorarlo…-
            -Come hanno potuto concepirmi? Hanno fatto esperimenti su di lei?-
 
            -No, solo tu sei nata naturalmente, tutti gli altri ibridi sono stati cresciuti in laboratorio, tua madre non
 
poteva affrontare troppe gravidanze...è successo perché erano riusciti a fuggire…si sono amati…ma tuo padre era
 
malato…furono catturati e non ci hanno permesso di curarlo…chiedi a quello che chiami il Dottore, lui sa tutto e
 
non ha fatto nulla per aiutarci per non rimetterci la carriera-
 
            -Ho sempre sperato che mi volesse bene come un padre…mai come adesso vorrei andarmene di qui...ma non
 
posso fare nulla mi hanno in pugno…soffro di attacchi epilettici devo prendere un medicinale, dicono che la causa
 
risiede nella diversità tra il DNA umano e quello Xiariano-
 
            -Ti hanno detto una mezza verità, avrebbero potuto guarirti, non lo hanno fatto per renderti dipendente da
 
loro…ma tu puoi farcela so che riuscirai a produrre quel farmaco…e nel nostro mondo non ne avresti bisogno-
 
            -C’è mia madre nel tuo mondo?-
            -Sì… presto la raggiungerò-
            -No aspetta, voglio sapere di più, non te ne andare e mio padre?-
            -Gli umani hanno un destino diverso, noi non lo conosciamo…tuo padre è morto prima che tu nascessi e tua madre è morta di parto, era troppo debole-
 
            -Io sono molto più forte degli umani, come mai non siete riusciti a scappare? Che fine ha fatto il vostro potere?-
            -Tu sei speciale e noi eravamo deboli a causa dell’incidente con la navetta…ci hanno tolto la nostra fonte di energia, anche se non l’hanno mai capito, loro hanno i nostri zirconi-
 
            -Gli zirconi esistono anche sulla Terra, cosa hanno di speciale?-
 
            -Sì lo sappiamo, ma ponendoli in contatto con  i nostri monili Xiariani è possibile  estrarre molta energia, è
 
qualcosa di simile ad una piccola fusione nucleare controllata.  Nella base c’è ancora il mio bracciale e la tiara di
 
tua madre, trovali, potrai andartene di lì. Ricordati però che prima di lasciare la Terra devi imparare dagli umani
 
come abbiamo fatto io e tua madre, è per questo che ho vissuto più che ho potuto anche se da prigioniero. Ora
 
tornerò sul mio pianeta Xiar più saggio di quando sono partito, dopo aver sofferto la sofferenza dei terrestri ed aver
 
aumentato la mia consapevolezza che il nostro è un mondo perfetto-
 
            -Voglio venire anche io, voglio conoscere mia madre…in parte sono come te!-
            -Kara ti contatterà, lei ti raggiungerà quando sarà il momento-
            -Chi è Kara?-
            -Lei è  tutto…lei è luce…un giorno capirai bambina…adesso devo andare…-
            -No aspetta devo farti tante domande non puoi andare!-
            -Vorrei ma non posso mi stanno richiamando! Ricordati! Tu non sei solo umana, sei anche Xiariana, sei parte di questa Terra ma anche parte di noi, potrai scegliere…so che sarai all’altezza…addio-
 
            -Nestor aspetta! Aspetta come saprò che questo non è un sogno!-
            -Tu lo sai che non lo è…-
 
Nestor esalò l’ultimo respiro nella sala operatoria della base mentre tentavano disperatamente di rianimarlo. La
 
dottoressa Jung disse a Spellman:
            -Dottore lo abbiamo perso, è morto…non respira più ed il suo cuore ha smesso di battere…-
            -L’aveva detto che sarebbe morto…perché ora? Perché?- Rispose Spellman.
            -Perché ha finito la sua missione…-
            -No, non ci credo la loro missione era conquistarci!-
            -Forse no, forse davvero erano solo qui per studiarci…-commentò la dottoressa Jung.
            -Ha detto che sarebbe tornato dai suoi simili, forse ora manderanno le astronavi per sottomettere la Terra!-
            -Dottor William Spellman! Se così fosse a quest’ora sarebbero già arrivati anni fa quando è morta Feidor-
            -Dottoressa Jung siete troppo sentimentale! Erano un pericolo, forse lo sono ancora, forse le loro navi sono in viaggio e arriveranno presto, ecco perché è morto adesso…-
           
            -Il suo corpo non ne poteva più, è sopravissuto fino ad ora solo grazie alla sua forza di volontà, perché voleva sapere se I.113 era sopravvissuta, è uscito dal coma solo per sapere di lei…ne sono certa!-
            -No, lui la vedeva anche durante il coma…me lo ha confessato…aspettava solo che lei fosse forte, voleva solo assicurarsi che se la sarebbe cavata…forse ha comunicato con lei, dobbiamo sapere se è successo…istruirò Alexei perché ci riveli cosa sa!-
 
Aliya aprì gli occhi, quello era stato il sogno più incredibile che avesse mai fatto, era così realistico e dettagliato,
 
aveva visto un altro essere come lei, poteva finalmente capire chi era veramente e non sentirsi così diversa da tutto il
 
resto del mondo, anzi della Terra, perché adesso la sua vita non era legata solo al terzo pianeta del sistema solare, una
 
parte di lei apparteneva anche ad un altro luogo, ammesso che quello non fosse stato solo un sogno. Decise di
 
scoprire la verità e di non parlarne ad anima viva, il suo istinto le diceva che non poteva più fidarsi di nessuno. Se era
 
tutto vero, la realtà era ancora peggiore di quello che aveva immaginato, le persone che l’avevano cresciuta erano
 
anche gli aguzzini che avevano lasciato morire i suoi genitori. Dentro di lei cominciò a nascere un odio profondo
 
verso il Dottore, sostituì tutto l’affetto ed il rispetto che aveva per lui, sentiva che quello non era un semplice sogno,
 
ma cercò di mitigare quel forte sentimento di distruzione come le aveva detto Nestor. Prima doveva imparare tutto
 
quello che poteva, nel mentre avrebbe cercato le prove che quello non era solo un sogno, cioè la tiara ed il bracciale,
 
poi una volta diventata indipendente se ne sarebbe andata. Nestor era stato chiaro, per il momento doveva vivere la
 
vita che gli umani avevano deciso per lei, doveva solo avere pazienza. Adesso aveva un luogo dove scappare proprio
 
come Alexei, perché era questo che lui avrebbe fatto, ad un certo punto sarebbe sparito e sarebbe tornato in Russia
 
con tutti gli onori, una carriera ed avrebbe sposato la sua bella Angelica.
 
Aliya si preparò, studiò come tutte le mattine e poi si recò in palestra dove l’attendevano Patrick, Melissa e Alexei,
 
quest’ultimo appena la vide si illuminò dalla felicità e lei si accorse che non sarebbe riuscita a cancellarlo come
 
credeva poche ore fa. Si sentì una sciocca ragazzina patetica, il suo lato umano la rendeva debole, ma non poteva
 
farci molto, come aveva detto Nestor l’amore era il primo mistero dell’universo, imponderabile e potente.
           
            -Senza Nome stai bene?-
            -Ho dormito male stanotte, forse non ho digerito bene la cena…-
            -Certo adesso che mangi con noi alla mensa patirai come noi comuni mortali- disse Patrick scherzoso.
            -E’ vero il cibo è peggiore e devo comunque sorbirmi quelle alghe, ma ne guadagno in compagnia…è più bello con voi, mangiare da soli è proprio da sfigati-
 
            -Non lo dire a me, quando sono arrivata tutti mi evitavano perché qualcuno aveva messo in giro la voce che portavo male…i soldati uomini possono essere molto stupidi- disse Melissa.
 
            -Esagerata, ti abbiamo evitato soltanto i primi giorni, poi non ho resistito eri troppo buffa lì da sola, dovevo assolutamente fare qualcosa- commentò Patrick.
 
            -Buffa? La tua prima versione era diversa! Com’è che agli altri la racconti sempre in maniera comica?- Melissa si avvicinò a Aliya e le disse in un orecchio: - mi ha detto che avrei avuto un viso ancora più bello se avessi
 
sorriso, che non poteva vedermi così triste e sola! Secondo me è stato lui a mettere in giro quella balla della sfiga per
 
avermi tutta per sé e battere sul tempo gli altri soldati!-
 
Aliya sorrise, quei due erano davvero carini insieme e mostravano di aver fiducia in lei ammettendo apertamente la
 
loro relazione, anche se non avrebbero dovuto. Appena finito di far colazione i tre soldati e l’ibrido tornarono alla palestra.
 
            -Finalmente posso vantarmi un po’ anche io, guarda ed impara Aliya-
 
Melissa prese un tamarillo dalla tasca lo buttò in alto, un coltello uscì dalla sua manica e lo lanciò mirando ad un
 
pannello di legno attaccato al muro con sopra un bersaglio. Colpì il centro in pieno con coltello e frutto.
 
            -Caspita sei davvero eccezionale!-
            -Mi ha insegnato mio nonno, anche lui era un soldato, pensa che i miei genitori erano insegnanti delle elementari! Non ho preso un bel nulla da loro-
 
            -Melissa non è brava solo a lanciare coltelli è anche un pilota di elicotteri, il migliore che abbia mai conosciuto- disse fiero Patrick.
           
            -Per te solo il meglio mia cara!- Disse Alexei.
            -Mi insegnerai anche a pilotare un elicottero?-
            -Può essere…non mi hanno ancora detto nulla di preciso, ma sembra che tu debba imparare  a fare un po’ di tutto-
 
            -Bene non vedo l’ora, ma Fuentes?-
            -Ha detto che domani osserverà il nostro operato mettendoti alla prova, dice che hai bisogno di stare con persone più giovani e di imparare cos’è il cameratismo, ma prossimamente sarà più presente, credo che abbia chiesto
 
un giorno di permesso…non mi hanno voluto spiegare altro- Disse Alexei, era così contento di poter vedere Aliya
 
ogni giorno, non faceva nessuno sforzo per nasconderlo anche agli altri. La mezza aliena lo guardava un po’ con
 
stupore, non sembrava che recitasse, aveva mentito su qualcosa ma i suoi sentimenti sembravano reali, decise di
 
dargli il beneficio del dubbio per il momento.
 
Melissa insegnò tutti i suoi segreti all’ibrido e poi la osservò mentre lanciava.
 
            -Bene…ma più diritto quel braccio, ok ricorda che non stati sparando, stai lanciando qualcosa, la trattoria è diversa…mmm sì così va bene-
 
Dopo poco che lanciava Aliya aveva già cominciato a centrare i bersagli in modo magistrale, poi ad un certo punto
 
Melissa lanciò un altro tamarillo e gridò:
            -Prendilo al volo e fai centro!-
 
Aliya fu rapidissima ed afferrò il frutto infilzandolo molto vicino al centro di uno dei bersagli posti più in basso.
            -Non male aliena, non male-
 
Alexei pensò che Aliya si sarebbe arrabbiata nel sentirsi chiamare così, ma non vide nessuna reazione, questo un po’
 
lo insospettì, ma non gli dette troppa importanza, non sapeva che I.113 in quel momento era fiera di essere per metà
 
aliena, gli uomini erano peggiori di lei, Nestor le aveva fatto capire tante cose.
 
            -Bene adesso dobbiamo esercitarci con la scherma…ma non so se Patrick e Melissa se la sentiranno di vederti in forma aliena-
 
            -Non c’è problema! Non aspettavo altro!- Disse Melissa e Patrick annuì, così assistettero alla più incredibile delle trasformazioni e poi ad uno splendido incontro di scherma, ora i due erano alla pari.
 
            -Non mi dire che in così poco tempo non hai più problemi con la tua armatura?-
            -Certo che li ho, altrimenti ti avrei già battuto, ma il mio corpo si sta abituando in fretta!-
 
Alexei vinse l’incontro per poco e poi ci fu una richiesta da parte di Melissa.
            -Ci fai vedere come te la cavi nella sala dei laser? Tutti dicono che potresti arrivare oltre il decimo livello con le protezioni-
            -Secondo me anche senza protezioni, ma la mia…ehm…armatura naturale riflette i laser quindi in teoria non verrei mai colpita…-
 
            -No problem Senza Nome, Patrick setterà i laser perché riconosca anche la tua pelle metallica. Certo adesso
 
sei rallentata quindi sarai quasi come un normale essere umano, dai facci vedere cosa sai fare! E’ un esercizio per
 
migliorare la tua scioltezza- commentò Alexei.
            -Fuentes non sarebbe d’accordo…-
            -Lui non è qui…- disse Melissa con un sorrisino beffardo.
            -Ok…-
            -Aspettate un attimo, il Dottore mi ha detto che Senza Nome non si deve stressare troppo altrimenti potrebbe sentirsi male…- Disse preoccupato Patrick.
 
            -Tranquillo oggi è stata una giornata piuttosto calma va bene così, conosco i miei limiti-
 
Si recarono tutti nella sala dei laser, Melissa, Patrick ed Alexei presero posto nella cabina di controllo.
 
            -Parto subito dal secondo livello, va bene?-
            -Sì grazie Patrick-
 
Aliya era rallentata dalla sua pelle in Proteallo ma non ebbe alcun problema a scansare i due raggi laser e sembrava
 
divertirsi, ad ogni segno Patrick aumentava di livello e arrivarono al quinto senza che venisse nemmeno sfiorata.
 
            -Che ne dici ci fermiamo qui?-
            -No aumenta!-
 
Ma proprio in quel momento avvertì il mal di testa e allora gridò.
 
            -Ferma tutto…devo andare!-
 
Aliya riassorbì il Proteallo e scappò rapida verso il suo alloggio, Alexei la seguì a ruota.
            -Aspettami che succede!-
 
Entrarono dentro la sua stanza lei corse verso l’armadietto dei medicinali, aveva già cominciato a tremare, ingoiò la
 
capsula, Alexei l’afferrò al volo.
 
            -Cosa posso fare? Dimmelo-
 
Lei non riusciva ad articolare nemmeno una parola, tremava tra le braccia del soldato Petrov che la guardava con
 
occhi impauriti, poi piano piano si calmò.
 
            -Non volevo che tu mi vedessi così…-
            -Ti ho già vista…ti ho spiato una sera, stavi ballando, eri meravigliosa…poi hai cominciato a tremare ed io non sapevo cosa fare…ma sono subito intervenuti gli infermieri e ti hanno portato via…-
 
            -Tu mi guardavi di nascosto?-
            -Sì, dopo che ci siamo parlati…avevo il permesso del Dottore, volevo conoscerti meglio, ma non ho avuto il
 
coraggio di entrare nella palestra eri così perfetta…mi sono sentito intimorito da te…poi ti sei sentita male ed ho
 
capito che avevi anche tu bisogno di cure come me…ho capito che forse non siamo così diversi…-
 
            -Oh Alexei…sì anche io  a volte sono un essere fragile come tutti voi…-
            -Perdonami…so che non vuoi perché ci vedono, ma credo che morirò se non ti bacio subito-
 
Lui l’avvicinò a sé e la baciò con trasporto, in quel momento si abbracciavano così stretti che Aliya si sentiva quasi
 
svenire e ripensò a Nestor e a quello che aveva detto, essere se stessa le sarebbe costato tanto, si staccò da lui.
           
            -Dobbiamo andare o si preoccuperanno…-
            -Va bene…te la senti di prendere un the con i biscotti?-
            -Sì volentieri!-
 
Il Dottore aveva assistito alla scena insieme a Dorotea.
 
            -Tu che hai un sesto senso femminile…secondo te Alexei è un bravo attore o è preso veramente da lei?-
            -Avete tutti un debole per quella macchina da guerra! Sono certa che un po’ reciti ed un po’ gli venga
 
spontaneo, ma non ti preoccupare, gli farà gola la sua ricompensa! Quando sarà tornato al suo paese ci penserà la sua
 
bella Angelica a fargli dimenticare Senza Nome, del resto siete tutti così vuoi uomini, prima di tutto il potere!-
 
            -Che cosa hai stasera? Sei più cinica del solito…vuoi che ti addolcisca un po’?-
            -No stasera, non mi va, ho promesso a mio marito che tornavo un po’ prima-
            -Ma…-
 
Dorotea non gli dette il tempo di replicare, aveva lasciato l’ufficio lasciandolo lì solo a riflettere.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
In questo capitolo vi ho parlato un po’ degli Xiariani ed ho rammentato una certa “Kara”, bene è lei l’altro personaggio insieme a Senza Nome che mi sono inventata anni fa, purtroppo ancora non vi mostrerò molto di lei ma in futuro sarà veramente importante.
Alexei è molto confuso e non sa cosa deve fare. Si comporterà nel modo giusto? E poi qual è il modo giusto?
Spero che continuerete a seguire l’evoluzione di Aliya/Senza Nome, più lei diventa consapevole di sé, più la storia diventerà complicata.
Grazie a voi che continuate a leggere e soprattutto grazie ai coraggiosi che faranno la recensione...
La vostra
Altair
 

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Capitolo 9
*** Cinque prove per Aliya ***


Alexei attendeva nell’ufficio del Dottore, era stato convocato per importanti istruzioni, si guardava intorno e vide la
 
foto di una donna bruna che abbracciava sorridente un bambino di circa dieci anni, la famiglia dello scienziato era lì
 
in bella mostra, ma non doveva essere un padre molto presente, poi pensò a Dorotea l’amante del Dottore, nella base
 
tutti sapevano di tutti, da fuori sembrava un’intricata soap opera per militari. Finalmente la porta si aprì.
 
            -Bene Alexei, sempre puntuale, bravo soldato-
            -Grazie signore. Cosa voleva dirmi?-
            -Ti sembra di aver notato qualche atteggiamento strano in Senza Nome? -
            -No signore, cosa è successo?
            -Nulla di allarmante, sai ogni giorno che passa cambia, è come se il suo lato alieno uscisse sempre più fuori. Ho bisogno che tu stia ancora più tempo con lei, devi scoprire se ha fatto sogni strani, se ha avuto visioni-
            -Visioni?-
            -Non posso dirti altro al momento, tu cerca di farla parlare di sé il più possibile-
            -Signore è così difficile…sa che siamo filmati costantemente…è vero non sempre potete sentire tutto quello
 
che diciamo…però se le fosse successo qualcosa di strano non me lo racconterebbe mai in pieno giorno, con il dubbio
 
che comunque qualcosa vi arrivi-
 
            -Ok ho capito… sai che porta un segnalatore al polso?-
            -Sì signore, è quell’orologio che indossa tutti i giorni-
            -Quell’orologio contiene anche un anestetico in caso dovesse impazzire e volesse terminarci tutti-
            -Non lo farebbe mai…-
            -Mai dire mai…comunque se premi dal lato dove si trova la cassa dell’orologio lo puoi sfilare senza che scatti l’allarme e dopo devi lasciarci sopra un peso fino a che lo indosserà di nuovo. Stanotte farò in modo che ci sia un guasto alle telecamere, portala in un punto cieco dove non sia possibile filmare, non si sa mai… ti darò la mappa, però avrete solo quaranta minuti di tempo poi la visione tornerà-
 
            -Signore…non credo che in così poco tempo…-
            -E’ un tentativo…-
            -Va bene…ma non garantisco…non voglio essere sospetto-
            -Se non dovesse bastare troveremo un altro sistema-
 
Alexei uscì dall’ufficio, era felice di poter stare un po’ da solo con Aliya, ma si sentiva anche una sporca spia, la
 
incrociò mentre anche lei andava dal Dottore.
 
            -Anche tu qui, come mai?-
            -Poi stasera ti spiego-
 
Alexei le fece l’occhiolino e si avviò per raggiungere il suo amico Patrick, doveva chiedergli il permesso di usare il
 
posto segreto per gli incontri con Melissa.
 
            -Buon pomeriggio Dottore, perché voleva vedermi?-
            -Come ben sai, presto dovrai fare una dimostrazione per i nostri partner internazionali, lo so che questo non è un circo, ma dovrai metterti in mostra, affronterai un soldato per ogni delegazione-
 
            -Quante nazioni saranno presenti?-
            -Tutte e cinque quelle principali: Stati Uniti, Russia, Germania, Cina ed India. Quindi dovrai affrontare cinque loro soldati, non sanno che sei una ragazza, non diremo la tua età all’inizio, altrimenti non farebbero nemmeno cominciare la dimostrazione, ci penserà Dorotea a truccarti da donna-
 
            -Non mi porta più la colazione…la sostituisce una ragazza che ha paura di me…l’ho fatta arrabbiare…-
            -Lo so, me lo ha detto…tranquilla io non sono arrabbiato con te, sei ancora giovane…capirai un giorno. Vedrai le passerà, ha problemi personali a casa, suo marito si è ammalato di cancro, ultimamente esce prima da lavoro…-
 
Aliya si trattenne da qualsiasi commento, aveva già fatto abbastanza danni.
 
            -Tu come stai in questo periodo? Fatto sogni strani?-
 
La ragazza rimase sorpresa dalla domanda, ma non lo dette a vedere, rispose tranquillamente.
 
            -Alla mensa si mangia malissimo, la prima sera ho avuto problemi a digerire la cena e devo aver fatto un incubo, ma adesso mi sono fatta gli anticorpi-
           
            -Che tipo di incubo? Sai che devi parlarmi di queste cose-
            -Non ricordo bene, mi sono svegliata con una brutta sensazione, ci ho pensato tutto il giorno, ma proprio non ricordo-
            -Se ti dovesse venire a mente fammelo sapere, ok?-
            -Sì certo, glielo avrei detto in caso mi fossi ricordata qualcosa, so che i miei sogni sono importanti segnali della psiche, ma credo che fosse quella fetta di vitello dura come una suola da scarpe che mi ha fatto quell’effetto-
 
Aliya aveva imparato a mentire, del resto tutti nella base erano dei maledetti bugiardi, aveva solo imparato dai maestri migliori che potesse mai avere.
 
            -Il soldato Petrov mi ha chiesto di stare un po’ da solo con te…capirai che per me è interessante come
 
interagite, prossimamente avrò degli incontri anche con lui per parlare di te…avrete più occasioni di stare da soli,
 
però vorrei che tu non ti facessi molte illusioni, sai che tu sei nata per uno scopo ben preciso e non puoi avere una
 
famiglia…anche lui lo sa bene…-
            -Dottore ci siamo chiariti…stiamo vivendo giorno per giorno…sono felice di poter avere almeno questo-
            -Bene è lo spirito giusto! Credimi non è molto diverso fuori di qui…-
            -Dottore, voi dite tutti che sono nata per uno scopo ben preciso, posso saperne un po’ di più? Mi sono immaginata di tutto…-
            -Tu sarai una superspia ed il soldato perfetto, da sola sarai in grado di sostituire un piccolo esercito…-
            -Dovrò uccidere anche persone innocenti?-
            -No, solo chi se lo merita, devi fidarti di noi, lo farai?-
            -Dottore, sono sincera non so se riuscirò mai ad uccidere qualcuno a sangue freddo, ma in battaglia la cosa non mi spaventa…-
            -E’ per questo che hai subito un duro allenamento, vedrai quando sarà il momento farai la cosa giusta-
 
Aliya in realtà non avrebbe mai ucciso nessuno, sentiva dentro di sé che era sempre profondamente sbagliato, ma gli
 
avrebbe fatto credere che un giorno ne sarebbe stata capace, perché lei non sarebbe rimasta a lungo lì, anche se
 
Nestor fosse stato solo il prodotto della sua fantasia, non aveva nessuna intenzione di essere una macchina da guerra
 
al servizio di questi umani sanguinari. Solo con Alexei non riusciva ad essere completamente lucida, ma gli altri per
 
lei erano esseri umani violenti, terrestri ai quali non voleva in alcun modo assomigliare.
 
Come ormai faceva da giorni Aliya raggiunse i suoi nuovi compagni ed amici in mensa, Alexei le passò di nascosto
 
un biglietto che lesse nel bagno.       
 
            “Stasera verrò da te, ti porterò in un posto segreto dove nessuno ci vedrà o ci sentirà,  avremo solo quaranta
 
minuti, che passeremo solo come vuoi tu, potremo essere noi stessi e parlare di tutto, nemmeno il Dottore sa dove ti
 
porterò”
 
Aliya sapeva che aveva il benestare del Dottore, però le sembrò così bello il pensiero che nessuno l’avrebbe tenuta
 
d’occhio, era un vita che si vergognava tantissimo anche quando andava in bagno in camera sua, infatti aveva una
 
tenda intorno al water, la doccia non aveva vetrate trasparenti ed in camera utilizzava una specie di separè per
 
cambiarsi. Era ossessionata dal fatto che la guardassero, voleva chiedere di avere un po’ di privacy almeno in bagno,
 
adesso che le concedevano molta libertà, forse sarebbe riuscita ad ottenerla. Dopo cena si recò in camera e si mise la
 
sua tuta preferita, non sapeva dove sarebbero andati e doveva preparasi a tutto. Sentì bussare alla porta, aprì, era
 
Alexei, entrò in silenzio, rimasero a guardarsi per un lungo minuto poi il black out, tutto si spense, lui le tolse
 
l’orologio come gli era stato insegnato e lo mise sul comodino di Aliya con un bicchiere sopra la cassa, poi la prese
 
per mano e corsero fuori dalla base fino ad un capanno degli attrezzi. Quando entrarono trovarono delle candele
 
accese, delle coperte e dei fiori, Aliya lo guardò timidamente.
 
            -Tu hai preparato questo per noi?-
            -Sì Aliya, ma non ho nessuna intenzione di metterti fretta, avremo altre occasioni, troverò il modo di avere ancora più tempo, infatti stasera parleremo soltanto…-
 
La bella aliena lo guardò con un sorriso malizioso e disse:
 
            -E le coperte servono per parlare?-
            -No…temevo che tu potessi avere freddo…-
 
Aliya si avvicinò a lui, gli mise le braccia intorno al collo e cominciò a baciarlo, poi prese le mani del giovane le
 
appoggiò sui fianchi, con passione cercava di comunicargli che lei era pronta che era sua, ma Alexei si sentiva così in
 
colpa verso di lei che non osava far nulla. Allora Aliya cominciò a sbottonargli la divisa e a togliersi i vestiti, ma lui
 
la bloccò.
 
            -Aspetta! Non voglio che avvenga così in pochi minuti, voglio avere tutto il tempo-
            -E se fosse questa la nostra unica occasione?-
            -Non lo sarà, e poi mi sembra di approfittarmi di te!-
            -Ti stai approfittando di me? Sei con me, ma pensi a lei?-
 
Fu veramente doloroso per lui sentirsi dire questo, Aliya non era una bambina e aveva così tanto potere su di lui che
 
in quel momento davvero non stava pensando a nient’altro che lei.
 
            -No, non capisci proprio? Non riesco a resisterti e sto facendo forza su di me perché la tua prima volta avvenga nel modo più romantico possibile, non voglio che sia qualcosa di squallido…-
 
            -Non abbiamo altra scelta, non è squallido perché tu sei qui con me, ma almeno in questo momento vorrei che anche la tua mente lo fosse, giurami che non stai pensando a lei-
 
            -Te lo giuro, senti il mio cuore che batte come quello di un adolescente al primo appuntamento, guardami negli occhi, sono tuo con tutto me stesso-
 
Alexei sembrava  sincero, ma non era rimasto molto tempo, dovevano ritornare nella stanza di Aliya, nei pochi minuti
 
rimasti si tolsero i vestiti, si abbracciarno, potevano sentire il calore dei loro corpi, lui le carezzò timidamente il seno
 
come se fosse qualcosa di molto delicato e fragile, poi l’abbracciò forte e disse:
 
            -Sei stupenda e come puoi vedere sono eccitato al massimo, ma dobbiamo rivestirci ed andare…il Dottore mi
 
ha chiesto se notavo qualcosa di strano, voleva che ti chiedessi se hai fatto dei sogni particolari o se avevi avuto
 
visioni, sperava che ti avrei chiesto questo nell’unico momento in cui posso baciarti e accarezzarti senza che ci spiino, ma me lo dirai solo se vorrai-
            -Quindi non vuoi sapere la riposta?-
            -No…voglio che tu sia felice e che te ne vada di qui, farò di tutto perché tu possa scappare…un giorno-
            -Dici sul serio?-
 
Aliya era quasi tentata di dire cosa pensava veramente, ma il suo istinto le disse di non farlo.
            -Sì, dimmi cosa posso fare per te-
            -No, non voglio scappare…non saprei dove andare, vorrei solo sapere di quegli alieni a cui somiglio, vorrei vederli, se fosse possibile e parlare con loro…tu sai dove li tengono? E poi vorrei tanto sapere cosa è successo alla signorina Rott…-
            -Tu vorresti stare qui?-
            -Vuoi forse scappare con me? Perché sarebbe assurdo, non voglio rovinarti la vita, non c’è posto per me fuori dalla base, non sono un essere umano normale, il mio posto è qui…-
            -Se è questo che vuoi…allora cercherò le informazioni che mi hai chiesto, avremo altre occasioni per parlare in segreto, adesso andiamo-
 
Si rivestirono di malavoglia, corsero in pochi minuti alla camera di Aliya, lei indossò l’orologio con cautela, lui la
 
prese a la baciò disperatamente per lasciarla solo quando si riaccesero le luci.
 
            -Adesso devo andare, è stato bello vederti tutto il giorno, vorrei passare ogni notte con te…ma è un sogno proibito…buona notte-
 
La baciò sulla fronte e se ne andò con ancora il fuoco nelle vene, aveva visto quel corpo perfetto, l’aveva potuto solo
 
carezzare, era stata una tortura, gli aveva messo addosso ancora più voglia di averla tutta per sé.
 
Aliya invece nel buio della sua camera cominciò a piangere, era sempre più sicura che Nestor non era stato un sogno,
 
forse il Dottore sospettava qualcosa, tutta la serata era una trappola, sicuramente li stavano registrando e Alexei aveva
 
fatto il suo dovere di soldato. Decise che avrebbe sfruttato anche lei la situazione in ogni modo, era riuscita a
 
mantenere la calma e a mentire anche se lui era lì che dichiarava la sua passione per lei, perché in quel momento c’era
 
solo quello, non c’era amore, non avevano fatto sesso perché lui doveva fargli quelle domande altrimenti non avrebbe
 
minimamente perso tempo, oppure l’amava davvero ed era stato completamente sincero. Aliya si mise le mani tra i
 
capelli, al momento non poteva fidarsi di nessuno, aveva bisogno di capire se Alexei le mentiva e doveva escogitare un modo.
 
I giorni seguenti era tornato Fuentes e l’aveva messa alla prova in tutti i modi, gli altri erano sempre presenti, ne
 
approfittavano per tenersi in forma, in compagnia dell’ibrido qualsiasi tipo di allenamento richiedeva solo
 
l’eccellenza.
            -Molto bene Senza Nome hai avuto degli ottimi insegnanti e tu sei l’allieva perfetta, come ben sai tra tre
 
giorni ci sarà la dimostrazione, verranno a vederti le massime cariche delle agenzie segrete delle cinque nazioni che
 
partecipano al progetto. Sono quelli che in realtà manovrano le nazioni, sono quelli che anche se un capo di stato
 
finisce il suo mandato restano sempre lì e sanno i più oscuri segreti-
 
            -Caspita Tenente sembra che ci racconti la storia del lupo cattivo con quel tono- commentò Patrick.
 
            -Anche la storia di cappuccetto rosso è una metafora della vita, ti conviene andarla a ristudiare in questa chiave, forse capiresti molte cose che ti erano sfuggite da bambino!- Commentò Fuentes.
            -Uffa, senso dell’umorismo zero…- rispose piano Patrick.
 
            -Quindi dicevo, oggi Senza Nome sfiderai noi cinque nelle diverse discipline, Melissa nel lancio dei coltelli,
 
Patrick ai laser, Alexei nella scherma, con me alla lotta a corpo libero e tutti insieme la sfida al poligono di tiro.
 
Assumi la forma aliena-
            -Molto bene tenente Fuentes-
            -Cominciamo con i coltelli-
            -Sì signore!-
            -Finalmente mi rispondi da soldato!-
 
La sfida con Melissa consisteva nel fare centro con i coltelli nel minor tempo possibile, mentre i bersagli si
muovevano. La soldatessa fece centri perfetti in venti secondi si girò verso gli altri e disse:
            -Non male, è?-
            -Bravissima Melissa è il tuo nuovo record se non sbaglio-
            -Esattamente e quello recente era comunque imbattuto-
 
Aliya si impegnò al massimo e fece centro nella bellezza di quindici secondi, un risultato incredibile che solo un
 
computer sarebbe riuscito a realizzare.
            -Molto bene Senza Nome, vedo che la tua corazza non ti crea problemi-
            -No signore, va molto meglio-
 
Melissa rimase delusa, ma non disse niente doveva aspettarselo, Alexei aveva tentato di prepararla. Dopo fu la volta
 
dei laser, Patrick avrebbe indossato delle protezioni, a differenza di Aliya che non aveva nessuna possibilità di
 
schermarsi.
            -Nessuno in questa base ha la tua preparazione atletica, ma Patrick ha partecipato alla creazione della sala dei
 
laser ed è il l’unico soldato che è arrivato alla schema cinque con le protezioni-
 
            -Ho migliorato il mio record quando mi hanno detto che avrei dovuto sfidarti, prima se ricordi nessuno aveva
 
mai superato lo schema cinque, adesso arrivo al sesto, so che mi batterai ma ce la metterò tutta comunque, mi
 
piacerebbe arrivare allo schema  sette-
 
Patrick cominciò per primo ed iniziò dal livello uno fino al livello sei, aveva degli ottimi riflessi, con due scudi
 
riusciva a parare alla meglio i colpi che non era abbastanza rapido da evitare. Con sua grande soddisfazione Patrick
 
raggiunse lo schema sette e resistette qualche secondo, poi fu colpito.
 
Aliya si mi in posizione per cominciare il primo livello, era concentratissima e senza espressione facciale, sembrava
 
davvero un robot scappato da un film di fantascienza ad alto badget. Patrick al segnale fece partire il laser, sapendo
 
benissimo che doveva passare almeno al quinto livello per vederla veramente faticare, ma Aliya superò anche quel
 
livello senza il minimo sforzo, arrivò al sesto, al settimo e poi all’ottavo, scansava quei laser come se per lei i colpi
 
andassero al rallentatore, era velocissima e precisa. Aliya non sembrava più quella ragazzina dolce che sorrideva ad
 
Alexei il primo giorno che si erano parlati, davvero qualcosa era cambiato e tutti se ne rendevano conto, ma
 
credevano che il cambiamento avesse a che fare con i chip nel suo cervello, non sapevano che dentro l’ibrido alieno
 
c’era una nuova determinazione: uscire di lì, vendicarsi per il male che aveva ricevuto o per quello che stava per
 
ricevere ed andarsene doveva l’avrebbero accettata come un essere degno di vivere libero. Senza nemmeno
 
accorgersi Aliya era al nono livello, ma Patrick spense tutto.
 
            -Che succede? Perché hai fermato i laser?-
            -Perché mi hai battuto ampiamente, non voglio che tu stia male per un allenamento e poi ricordi? Me lo aveva già accennato il Dottore che è meglio non stressarti troppo-
 
Patrick era una persona gentile d’animo, forse anche più di Alexei, ma Aliya non voleva più essere una bambina
 
ingenua, pensò che il Dottore stesse osservando proprio in quel momento e temesse un attacco epilettico di fronte a
 
testimoni.
 
            -Molto bene Senza Nome, adesso dovrai affrontare Alexei ma prima riposati quindici minuti- disse Carlos.
            -Se proprio devo…-
            -E’ un ordine, il Dottore è stato chiaro con me, è il tempo di recupero minimo per il tuo fisico, ricordatelo, un giorno potrebbe essere vitale sapere questa informazione-
            -Immagino che sappia bene a cosa sono destinata-
            -Sì bambina-
            -Bambina?-
            -Tu sei un temibile avversario, ma solo fisicamente, mentalmente devi crescere ancora molto. Loro sono più maturi di te, non hanno la tua forza e velocità ma hanno delle operazioni vere all’attivo e sono più preparati ad un situazione reale, non dimenticare mai che l’allenamento è un conto e la vita reale un altro-
            -Sì signore!-
            -Bene preparatevi e non voglio vedere sguardi languidi e gesti di intesa! Ora affronterete il nemico, chi farà favoritismi dovrà eseguire trenta flessioni, sono stato chiaro?-
            -Sì signore!- Risposero in coro Aliya ed Alexei cercando di non guardarsi.
 
Una volta cominciata la sfida fu la competizione a fare da padrona, volevano in tutti i modi prevalere l’uno sull’altro,
 
tanto che Aliya appena ebbe l’occasione di avvicinarsi a Alexei gli disse:
 
            -Chi vince decide cosa faremo quando potremo stare da soli e l’altro non potrà obiettare!-
            -Ci sto! Preparati a parlare di te tutta la sera!-
            -Tu ripassati il kamasutra, ti servirà!-
 
Alexei la guardò sorpreso e Aliya lo prese in pieno segnando il vantaggio.
            -Non è leale distrarre l’avversario!-
 
Gli altri non avevano capito tutto quello che si stavano dicendo, ma era abbastanza chiaro cosa stava succedendo,
 
Fuentes non disse nulla, era comunque una sana competizione. Alexei era molto elegante nei movimenti ma meno
 
rapido ed era costretto ad attaccare altrimenti lei lo avrebbe battuto di sicuro, non doveva lasciarle il tempo di fare le
 
sue mosse incredibilmente rapide. Ad un certo punto non riuscì a vedere più chiaramente il fioretto dell’avversaria,
 
era diventata veloce quasi come quando non aveva la sua armatura naturale, fu battuto con un vantaggio di cinque
 
stoccate. Aliya si avvicinò  a lui e quando tolse la protezione gli disse all’orecchio:

            -Ora non hai più scuse!-
Lui inghiottì, altro che dolce sedicenne, era una donna matura ormai e si sentiva un po’ in soggezione.
            -Adesso andremo al poligono di tiro, ci affronteremo nel corpo a corpo nel pomeriggio-
 
Mentre preparavano i fucili, il tenente Fuentes si assentò un attimo, gli ordinò di cominciare senza di lui e raggiunse il Dottore.
            -Buongiorno Spellman, ha seguito i nostri allenamenti? Non so cosa gli avete fatto ma è migliorata in modo esponenziale, fisicamente è praticamente pronta, ma mentalmente è ancora una bambina…-
 
            -Lo so Carlos! Ma gli stati che hanno partecipato ai finanziamenti sono stanchi di aspettare e non gli basterà una dimostrazione, vorranno provarla sul campo…-
 
            -Non è ancora il momento, vedranno che nella dimostrazione è fortissima e vorranno sfruttarla…potrebbe non reggere una vera missione-
            -Tu dimentichi che non è umana-
            -Dottore non sto parlando della sua forza fisica ma del fatto che è ancora acerba, mentalmente è come me e lei quando eravamo dei teenager-
            -Da quando sei diventato uno psicologo? Quello è il mio campo, tu devi solo addestrarla!-
            -Sono l’unico tra me e lei che sa quando sarà pronta per la sua prima missione, so già che pretenderete troppo da lei!-
            -Mi dica un po’, non avrà un debole per una bambina che ha la metà dei suoi anni?-
            -Dottore non offenda la mia professionalità, so fare bene il mio lavoro! E’ per questo che sono stato scelto, se non mi darà retta Senza Nome rischierà la vita e tutti voi ne pagherete le conseguenze!-
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti!
Alexei si sta comportando da gentiluomo…o no? Il mio fidanzato ha detto che è impossibile che un ragazzo di vent’anni che si trovi con una bellissima ragazza nuda in un posto dove non lo possano vedere non faccia un bel nulla…quindi Alexei stava eseguendo gli ordini e voleva sapere se Aliya aveva avuto contatti con Nestor? Oppure non se la sentiva davvero di approfittarsi di lei? Sarebbe bello sapere l’opinione di qualche ragazzo, ma anche quello di qualche ragazza! Per cui recensite!!!
E Fuentes perché tiene così tanto ad Aliya?
Grazie per aver letto e grazie se recensirete.
La vostra
Altair
 

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Capitolo 10
*** Il primo tramonto ***


Fuentes uscì adirato dalla stanza del Dottore, sapeva che se qualcosa fosse andato storto la colpa sarebbe ricaduta su
 
di lui e quindi aveva messo le cose in chiaro, ma oltre a quello non era uno spietato mercenario, non poteva rimanere
 
totalmente indifferente, aveva una nipote dell’età di Aliya ed in un certo senso gliela ricordava, erano entrambe
 
determinate nonostante la giovane età. Non poteva permettere che una bambina rischiasse la vita inutilmente, poi
 
arrivò al poligono e scoprì che la così detta bambina aveva fatto tutti centri assolutamente perfetti battendo qualsiasi
 
record della base, forse di tutto il mondo.
 
            -Caralho!!-
            -Ma tenete!- commentò Patrick e poi chiese piano a Aliya -te che sai tutte quelle lingue, che caspita vuol dire caralho?-
            -Ehm…è l’organo genitale maschile in brasiliano…è una specie di intercalare-
            -Dicevo…ma com’è scurrile tenente ci sono delle signorine- ribadì Patrick.
            -Scusatemi…non avevo mai visto dei centri così perfetti a meno che tu non abbia sparato un solo colpo ed hai fatto centro per fortuna…hai più di dieci decimi per caso?- Chiese Carlos.
            -Sì ne ho dodici per occhio ed ho sparato lo stesso numero di colpi degli altri-
            -C’è qualcosa che non sai fare bene?- Chiese Melissa, un po’ scocciata.
            -Non so fare tutte le cose che non mi sono state ancora insegnate-
            -Quante lingue sai?-
            -Quelle dei paesi che partecipano alla missione più l’arabo, spagnolo, portoghese ed italiano ed un po’ di afrikaans e setswana, -
            -E quando le avresti imparate?-
            -Da piccola prima che Rook mi trattasse come un sacco per la boxe. Ho una memoria fotografica dovuta a…cioè…non posso parlarne…diciamo che i miei geni alieni mi danno questa facoltà-
            -Quindi tu non scordi mai niente?-
            -Niente… ricordo parola per parola, posso ripetervi le conversazioni che abbiamo avuto insieme…-
            -Tanta roba! Potresti barare a poker e fare tantissime altre cose cool!- Commentò Patrick.
            -Non è sempre “cool”, non riesco a dimenticare le volte che Rook mi ha mandato in infermeria e tutto il dolore che mi ha provocato colpo dopo colpo…non sono ancora riuscita a restituirgli tutti i favori-
            -E’ inutile ripensare al passato, Rook eseguiva degli ordini… adesso vorrei che andaste a mensa e che Senza Nome si riposasse, dopo dovrà affrontare la prova più difficile e cioè me-
            -Non vuole sparare anche lei Tenente?- Patrick si divertiva un mondo a stuzzicare Fuentes.
            -Non serve, mi ha già battuto!-
 
Aliya come ormai succedeva da giorni sì recò a mensa con gli altri, non aveva più il Proteallo a ricoprirla e sembrava
 
una giovane, innocente ragazza, Alexei la guardava con un misto di ammirazione e timore, riuscì a stare un po’ da
 
sola con lei, gli altri si sedettero lontani perché avevano visto che i due avevano bisogno di parlare.
 
            -Cosa c’è Alexei?- Bisbigliò dolcemente.
            -Non sembri più tu, cosa ti è successo…-
            -Credo che sia colpa del chip che mi hanno impiantato, mi avevano avvertito che mi avrebbe migliorato…-
            -Non è solo questo, sembri anche maturata, se non sapessi che hai sedici anni non ti crederei…-
            -Ti ho messo in difficoltà con la mia richiesta?-
            -Sì…di solito sono io che prendo l’iniziativa…-
            -Vedi…ho deciso di vivere ogni mio giorno come fosse l’ultimo…-
            -Perché?-
            -Ti sembra così strano? Un giorno ti porteranno via da me o deciderai di tornare a casa…-
            -Quindi hai deciso che tra noi non ci potrà essere nulla se non solo sesso-
            -E’ l’unica cosa certa, ma sei l’unico della base con cui vorrei farlo…e sto cercando di non sperare in altro…-
 
Aliya non aveva tutti i torti, come se sapesse che la missione di Alexei era esattamente questa, insegnarle
 
praticamente “educazione sessuale” e andarsene di lì. Nella confusione totale si resero conto che avrebbero potuto
 
parlare liberamente, era impossibile che li potessero sentire e quindi aprirono il loro cuori.
 
            -Tu credi che sia una missione la mia non è vero?-
            -E’ abbastanza logico, anzi scontato…ti hanno scelto bene, ti hanno messo di guardia al laboratorio, dovevo vederti spesso…se non mi fossi avvicinata io, lo avresti fatto tu, non avevo sguardi che per te…-
            -E anche se fosse, che senso avrebbe secondo te?-
            -Temo di aver capito anche troppo bene quale sarà il mio destino ed infatti il Dottore me lo ha confermato…un giorno dovrò essere una donna di mondo e prima lo sarò meglio sarà! Non posso andarmene in giro senza sapere cosa succede in una coppia…-
 
Alexei la guardava con un sorriso triste, avrebbe tanto voluto dirle che aveva torto, ma non disse una parola, allora lei incalzò:
            -Cosa ti hanno promesso? …Non preoccuparti ci verrò a letto con te, almeno mi piaci, non credo che sarò così fortunata in futuro!-
 
Il soldato Petrov rimase scioccato dalla crudezza con cui gli stava parlando.
            -Non conta più niente cosa mi hanno promesso perché tu scapperai prima che possano premiarmi…-
            -Cosa vuoi dire?-
            -Te lo dirò la prossima volta che saremo da soli-
            -Non saremo mai da soli, sono sicura che il Dottore ha sentito la nostra conversazione l’altra sera-
            -Lui mi aveva assicurato di no ma anche io non gli credo, la prossima volta farò in modo che non sentano nulla-
            -Come faccio a crederti?-
            -Ti sto passando un rilevatore di cimici sotto il tavolo, mi sono assicurato che nessuno intorno a noi porti un microfono, usalo tu stessa con discrezione-
            -Come faccio a sapere che funziona?-
            -Lo testerai nella tua stanza più tardi-
            -Va bene…ma perché staresti facendo questo?-
            -Perché tu non meriti questa vita, tu sei superiore a noi…un giorno riderai dell’infatuazione che avevi per me, ti sembrerò solo uno sciocco terrestre-
            -Perché dici così?-
            -Perché ho fatto un sogno…-
            -Un sogno?-
            -Sì…tu sei destinata ad altro-
 
Anche questa volta Aliya si trattenne, poteva essere una trappola, ma chiese:
 
            -Cosa hai sognato?-
            -Un alieno…mi parlava di te, ha detto che devo aiutarti a scappare dalla base…mi ha detto di portarti un bracciale ed una tiara che si trovano in uno dei laboratori della base, li stanno studiando ma senza risultati da anni…-
 
Anche quei dettagli potevano essere una trappola, insistette per capire.
 
            -Cos’altro ti ha detto? Chi era?-
            -Ha detto di chiamarsi Nestor…-
            -Quando hai sognato tutto questo?-
            -Giorni fa, ma mi è venuto a mente tutto in modo chiaro poco fa quando ti sei trasformata in donna di metallo, lui era simile a te, era la tua versione maschile…-
 
Quei dettagli potevano ancora essere stati suggeriti ad Alexei dal Dottore, non poteva ancora dargli fiducia,
 
probabilmente era una messa in scena anche per capire come funzionavano il bracciale e la tiara alieni.
 
            -Sai anche dove si trovano gli alieni?-
            -Non di preciso…Nestor mi ha detto che era l’ultimo sopravvissuto, rimani solo tu…-
 
Aliya non poteva fare domande precise o si sarebbe smascherata.
 
            -Quindi non saprò mai nulla di loro…e della signorina Rott?-
            -Non so niente di lei, dammi tempo non ho avuto ancora la possibilità di fare molte domande al Dottore, non vorrei sembrare sospetto…non fare quell’espressione, non vorrei capissero che parliamo di cose serie…sorridi ti prego-
 
Aliya fece uno sforzo e sorrise, non sapeva se baciare Alexei o picchiarlo, in quel momento lui poteva rischiare
 
seriamente la sua carriera e forse la vita oppure attirarla nel peggiore dei tranelli, ma ora sapeva che sia il bracciale
 
che la tiara esistevano davvero, non poteva essere un caso.
 
            -Non sono sicura sia una buona idea per me andarmene, ma vorrei tanto sapere di più sulle mie origini…c’è modo di capire se questi oggetti alieni esistono o se te li sei solo sognati?-
            -Pensi che ti sita prendendo in giro?- Rispose Alexei.
            -Mi stai raccontando un sogno, pensi davvero che questo Nestor ti abbia parlato?--
            -Era così realistico…ed il Dottore mi ha detto che l’ultimo degli alieni è morto di recente la notte stessa in cui ho avuto il sogno…era in coma da anni-
 
Aliya voleva tanto credere che fosse vero, che suo zio Nestor avesse contattato Alexei perchè la aiutasse, ma ancora una volta sentì che non si poteva fidare.
 
            -Se troviamo questi oggetti allora forse possiamo credere al tuo sogno, altrimenti non ci sono prove che tu abbia avuto un contatto telepatico con quell’alieno, perché poi ha contattato te e non me?-
 
            -Forse ancora non lo ricordi.-
            -Vedremo…-
            -Non importa se non mi credi, ti aiuterò a rispondere alle tue domande, forse a quel punto avrai raggiunto capacità tali che te ne andrai senza difficoltà dalla base senza ulteriore aiuto…-
            -Perché ti sei convinto che voglia andarmene?-
            -Perché se fossi in te io lo vorrei…-
            -Non siamo tutti uguali…-
            -Un giorno tu potrai tutto…e te ne andrai-
 
Alexei si zittì, Fuentes li aveva raggiunti.
 
            -Allora? Ti sei riposata abbastanza Senza Nome?-
            -Sì, sono pronta-
 
Tornarono tutti alla palestra, Aliya assunse nuovamente la sua forma aliena e si mise di fronte a Fuentes.
 
            -Molto bene, faremo un incontro di karate ma stavolta non a punteggio-
            -Vuole dire che le devo fare del male?-
            -Sì-
            -Non posso!-
            -Come non puoi?-
            -Lei mi ha sempre trattato più che bene, fosse stato Rook non avrei avuto nessun problema, ma lei non posso picchiarla-
            -Pensi che avrai la meglio su di me?-
            -Con tutto il rispetto, sì! Sono più rapida anche se ho la mia pelle metallica e credo di essere diventata ancora più forte-
            -Vorrà dire che dovrai misurare la forza come ti ho allenato a fare-
            -Ma…-
 
Fuentes non aspettò un secondo, cominciò a colpirla, ma lei anche se presa di sorpresa lo scansò con un salto mortale
 
all’indietro, gli altri non si stupirono, nella stanza dei laser avevano visto tutta una serie di acrobazie che nemmeno al
 
circo si potevano ammirare. All’inizio Aliya evitava solo i colpi, poi cominciò a colpirlo veloce ma in modo leggero.
 
            -Coraggio puoi picchiare più forte-
 
Parava senza nessuno sforzo tutto le mosse del suo avversario, che a ripetizione gli proponeva pugni e calci; il tenente
 
si stava impegnando al massimo. Alexei e Patrick guardavano tranquilli sapevano benissimo coma sarebbe finita,
 
Melissa invece aveva una mano davanti la bocca spalancata perché non aveva mai visto Fuentes in difficoltà, da
 
quando era arrivato si era dimostrato il migliore di tutti, adesso sembrava un comune soldato.
 
            -Finché non avrai il coraggio di atterrarmi continueremo-
            -Lo sa che posso sfinirla col fiato…-
 
Aliya in effetti poteva continuare per ore, mentre l’umano aveva un limite fisico molto più ristretto del suo.
           
            -E’ vero, ma cosa succede se non ti riposi anche tu? Oggi è stato un giorno pesante, non sei indistruttibile-
 
Fuentes sapeva benissimo che Aliya soffriva di attacchi epilettici anche se non aveva mai assistito all’evento, da
 
ottimo combattente quale era avrebbe sicuramente approfittato del punto debole dell’avversaria. Aliya sul momento
 
era convinta di sfinirlo senza colpirlo, poi però cominciò a sentirsi strana e temeva che non avrebbe finito l’incontro,
 
allora cominciò a picchiare duro, atterrò il suo avversario che finalmente prese fiato. Il tenente si rialzò si asciugò la
 
fronte e con il fiatone disse:
 
            -Molto bene, credo che il mio lavoro qui sia finito, hai avuto giudizio-
            -Ho seguito il consiglio…-
            -Hai fatto bene, ricordati che tu sei pronta fisicamente ma non psichicamente, se non ti avessi avvertito avresti aspettato fino ai tuoi limiti ed avrei vinto, ho deciso di proposito di mettere la nostra sfida per ultima perché tu fossi a rischio, questa è tattica e tu non ne sai ancora fare uso-
 
            -Però è stato lei ad avvertirmi, perché?-
            -Perché sono qui per insegnarti e questa è una delle mie ultime lezioni, ricordati che la forza non è tutto, devi essere pronta ad ogni evenienza-
            -Quindi presto se ne andrà?-
            -Finirò la settimana, poi me ne andrò-
 
Aliya ci rimase male, era stato il suo migliore insegnante, aveva imparato più da lui che da chiunque altro ed era
 
rimasto alla base solo pochi mesi.
 
            -Sembri dispiaciuta-
            -Sì tenente…è stato molto corretto con me ed ho imparato molto-
            -Non preoccuparti mi sostituiranno presto con qualcuno più in gamba di me e forse ci rivedremo in missione, quando sarai pronta, forse collaboreremo-
            -Sarebbe un onore signore!-
 
Fuentes le dette una pacca sulla spalla, le sorrise e disse.
 
            -Siete tutti liberi per oggi, ottimo lavoro! Tutti voi-
            -Grazie signore- fu la loro riposta corale.
            -Acciderbolina Senza Nome…non lo avevo mai visto in difficoltà, mi brucia di meno che tu mi abbia battuta al lancio dei coltelli…non ti nascondo però che sono invidiosa-
 
            -Non esserlo…tutto questo ha un prezzo…-
 
Aliya guardò tristemente Alexei, Melissa capì al volo ed annuì.
 
            -Bene che ne facciamo del nostro tempo libero?-
            -E se uscissimo dalla base?- Disse Patrick.
            -Vuol dire che andrete senza di me allora- commentò rassegnata Aliya.
            -Perché non chiediamo un permesso speciale? Che ne pensate se ci prendessimo noi la responsabilità, andiamo solo a bere qualcosa e a cena fuori- disse Alexei.
           
            -Per me va bene, mi fido di Senza Nome- disse Patrick, Melissa annuì.
            -Alexei sai qualcosa che non so? All’improvviso il Dottore è diventato molto meno severo?-
            -Per la verità non lo so, è un’idea che mi è venuta così, volevo andare a chiederglielo-
            -Dici sul serio?-
            -Certo “Milaja”-
            -Che ha detto Alexei?- Chiese Melissa.
            -E’ “cara” in russo, si dice alle fidanzate…- rispose Patrick.
 
Il soldato Petrov si avviò all’ufficio del Dottore, gli altri rimasero ad attendere.
 
            -Il Dottore non accetterà mai la richiesta di Alexei-
            -Perché no? Il Dottore diceva che non ti considerano più pericolosa da dopo l’operazione-
            -Sai tante cose Melissa…-
            -Qualche giorno fa ho sentito il Dottore che parlava con Dorotea, entravano in ufficio…non hanno fatto caso a me. Secondo me l’ufficio non è sorvegliato e forse hanno lì i loro incontri…-
 
Non finì la frase ma tutti capirono perfettamente di cosa stava parlando. Dopo venti minuti Alexei fu di ritorno.
 
            -Allora, mi ha detto che possiamo uscire dalla base con Senza Nome, ma il coprifuoco è a mezzanotte-
            -Non posso crederci! Cosa gli hai promesso al Dottore?…non ti facevo dell’altra sponda…nessuno dei due per la verità!-
 
            -Vuoi piantarla Patrick? E’ stato lui a dirmi qualche giorno fa che Senza Nome deve provare un po’ di sana vita normale, ma se succede qualcosa saremo puniti noi severamente, ve la sentite?-
 
            -Ce lo avevi già chiesto! Andiamo a prepararci!- Disse Melissa entusiasta.
 
Aliya non poteva crederci non stava nella pelle, avrebbe messo la sua minigonna, non ci pensava nemmeno a fuggire
 
in quel momento, come le aveva spiegato Nestor doveva ancora imparare prima di andarsene di lì.
 
Alexei dette un biglietto a Aliya quando si separarono per andarsi a cambiare, lei come al solito lo aprì una volta
 
arrivata nel bagno dietro la tenda del water.
 
            “Il Dottore mi ha ordinato di portare un microfono e di non dirtelo, quindi faremo i bravi. Ma sarà anche l’occasione perché ti distragga un po’ dai tuoi pensieri negativi, spero di vederti sorridere e di sicuro ti bacerò innumerevoli volte. Tuo finché ce lo permetteranno Alexei”
 
Aliya si buttò sul letto, era felice come una bambina, non era mai uscita fuori dalla base, decise di seguire il consiglio
 
e di non pensare troppo quella sera, voleva distrarsi.
 
Quando fu pronta uscì di corsa dalla camera ed arrivò rapida fino alla porta del corridoio che l’avrebbe condotta verso
 
la libertà, almeno per una sera. Ad aspettarla Patrick ed Alexei in jeans e camicia, Melissa li raggiunse, indossava un
 
vesitino molto femminile stretto in vita che le donava molto.
 
            -Stasera siamo i ragazzi più fortunati della base, dovremo stare attenti che non ce le portino via- disse Patrick  con un sorriso tutto denti.
            -Anche voi non siete niente male!- Disse Melissa e gli strizzò un gluteo facendolo saltare sul posto.
            -Ah queste donne di oggi…troppo emancipate!-
 
Uscirono dall’odiata base, superarono tutta una serie di porte a combinazioni e altrettanti controlli ai loro pass,
 
finalmente videro la luce naturale del giorno che veniva meno, uno splendido tramonto si stava spegnendo lentamente
 
davanti a loro con raggi dorati che si tramutavano in rosso e violetto.
 
            -Che meraviglia…non si vede il tramonto dalla mia camera…-
            -Cioè…non hai mai visto un tramonto?-
            -Dal vivo no…valeva la pena uscire anche solo per questo-
 
Gli altri si guardarono tristi in volto, in quel momento non la invidiavano per niente, anche se era il soldato migliore
 
della base. Aspettarono in silenzio che Aliya osservasse estasiata il calar del sole, poi Alexei la prese sotto braccio e le disse.
 
            -Andiamo? Però tu solo cocktail analcolici, ok?-
            -Va bene…uffa!-
            -Non sappiamo che effetto abbiano su di te, di sicuro so che effetto avrà su di me se scoprono che ti ho fatto bere, verrei espulso dalla base, per questo avrò la piena responsabilità-
            -Bene allora voi due niente alcool, dovete riportarci sani!-
            -No Patrick niente sbornia stasera andiamo a cena come dio comanda, non lo facciamo mai! Se cerchi l’alcool c’è il modo anche dentro la base, ma senza di me!-
 
            -Va bene Melissa agli ordini, berremo il giusto e poi andremo al ristornate, contenta?-
 
Melissa lo abbracciò e lo baciò senza rispondere, sarebbe stato divertente per una volta comportarsi come coppie
 
normali. Presero un’auto della base sicuramente con il segnalatore e forse con qualche microfono. Guidava Alexei,
 
lui e Aliya si tenevano per mano, cambiavano anche le marce insieme, anche un contatto così semplice gli faceva
 
sussultare il cuore e ridevano come due ragazzini, in poco tempo raggiunsero il pub “Social on Main” a nord-est di
 
Jhoannesburg, non troppo in centro ma nemmeno in periferia, entrambi luoghi poco raccomandabili.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Oggi c’è il sole…speriamo duri un altro pochino…mi mancherà l’estate…vabbè non divaghiamo!
Alexei come al solito non è facile da decifrare, ha veramente sognato Nestor? Se non è così perché ha regalato un rilevatore di cimici ad Aliya? Vedremo…
Per la prima volta Aliya mette il naso fuori della base e vede il suo primo tramonto… quando esce dalla base le sembra di vivere veramente (un po’ come quando usciamo da scuola o dal posto di lavoro)…chissà cosa succederà…
Grazie se leggerete e soprattutto grazie se recensirete.
Baci <3
Altair
 
 

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Capitolo 11
*** Una tranquilla… serata tra amici ***


 
RIASSUNTO PUNTATE PRECEDENTI:  La complessa pseudorelazione tra Alexei ed Aliya continua un po’ zoppicando. Nestor è morto ma ha lasciato ad Aliya un’eredità importante: la consapevolezza della superiorità degli Xiariani,  infatti la nostra eroina diventa sempre più forte e consapevole della sua natura ibrida. Supera brillantemente tutte le cinque prove contro i suoi amici e Fuentes, tanto che il Dottore le permette di uscire dalla base come tutti gli altri soldati. Così la nostra mezza Xiariana si prepara a passare una serata come tutti i comuni mortali in compagnia di Alexei, Patrick e Melissa....
 
Il pub da fuori sembrava tranquillo, non era vuoto ma non straripava di gente, era perfetto per una serata tra amici.
           
            -Qui al “Social on Main” di solito c’è brava gente, nessuno ci disturberà, poi pensavo di andare a quel ristorante “ Les Delices De France” nella zona di Roodepoort-
            -Ottima idea Alexei, che ne pensi Senza Nome?-
            -Come volete voi, per me va tutto bene, credo che qualsiasi ristorante di Jhoannesburg sarà molto meglio della mensa… e poi fuori della base chiamatemi Aliya-
            -Aliya? Che nome carino, è russo? C’è il tuo zampino Alexei?-
            -Sì Melissa, era il nostro segreto, anche se credo che il Dottore e Dorotea lo sappiano benissimo, sono sicuro che mi abbiano letto il biglietto che ti ho fatto avere Aliya, che ne pensi?-
            -Di sicuro lo hanno letto …per questo stavo pensando…potreste chiamarmi Aliya tutto il tempo ed anche alla base, che ne dici Alexei?-
            -Va bene, è giusto che tu abbia un nome vero-
 
Ovviamente il Dottore sentiva tutto e sperava che quella fosse complicità calcolata di Alexei per apparire più
 
credibile a Aliya, non una presa in giro, ma il dubbio c’era.
 
Arrivarono al Social on Main, quando entrarono li notarono subito, Aliya non passava inosservata con quei capelli
 
platino e Melissa era un bella rossa. Si sedettero ad un tavolino per quattro, i ragazzi andarono a prendere da bere.
 
            -Oh che bello! Un po’ di cavalleria ci voleva! Dentro la base devo far finta che non mi piaccia essere servita e che voglio fare tutto da sola, altrimenti non mi prendono sul serio…ma è così carino Patrick quando fa l’uomo…-
            -Siete insieme da molto?-
            -Quasi due anni…è stato un colpo di fulmine…però per ora dobbiamo tenerlo segreto, se sarà una cosa seria allora l’esercito lo accetterà…hops magari ci stanno ascoltando…non dovrei…-
            -Non preoccuparti Alexei indossa il microfono, quando torna cambieremo argomento, non te l’avrei chiesto altrimenti-
            -Stare qui in abiti civili mi aveva fatto dimenticare chi siamo…-
            -Tu pensi che Patrick sia quello giusto?-
            -Credo di sì…è così coraggioso ed ha un cuore d’oro. Prima si è preoccupato per te quando ha spento i laser…era per non farti affaticare…-
            -Non è stato il Dottore ad ordinarglielo?-
            -No, la chiamata è arrivata dopo-
            -Perché hai sentito il bisogno di dirmelo?-
            -Perché un giorno quando sarai così forte da andartene dalla base, mentre ti divertirai a ridurci in poltiglia…forse ci penserai due volte prima di ucciderlo…-
            -Voi pensate questo di  me? Credi che vi farei mai del male?-
            -A vederti così adesso, così dolce e carina direi di no…ma il potere dà alla testa, spero che resterai sempre così genuina…ma è molto difficile-
            -E tu che ne sai delle conseguenze di del potere? Anche tu non sei tanto più grande di me…-
            -Me lo diceva mio nonno, è stato un generale…ha visto cose tremende per questo non ha voluto che mio padre diventasse un soldato…mi avrebbe fermato se non fosse morto prematuramente…-
 
Aliya osservava Melissa con stupore, lei e Patrick erano così generosi, si chiedeva se facessero parte del piano o no e
 
se sapessero qualcosa, avrebbe tanto voluto leggerle la mente, ma non poteva e non sapeva se quei chip nel suo
 
cervello avessero quella funzione.
 
I due soldati tornarono con due birre e due analcolici, Patrick guardò Alexei e disse in tono cansonatorio:
           
            -Hai visto Aliya? Alex rinuncia all’alcool per te! Questo è vero amore!-
            -Davvero lo hai fatto per me?-
            -Diciamo che preferisco essere sobrio se lo sei anche tu, non mi fido del tuo bel visino, chissà cosa saresti capace di combinare se non ti tenessi d’occhio!-
            -Non farei niente, guarderei voi ubriachi e riderei credo-
 
Patrick era il più compagnone e si divertiva a raccontare aneddoti per fa ridere le ragazze, Alexei conosceva tutte le
 
sue storie e si limitava ad annuire sospirando.
 
            -Allora ci fu quella volta che facemmo lo scherzo a Rook, credo che ti piacerà Aliya! Dovete sapere che quello scimmione ha paura dei ragni, anche quelli piccoli piccoli che sanno prendere solo i moscerini, puoi immaginarti la sua reazione se si trovasse davanti delle tarantole.  Insomma io e Alex siamo andati nel laboratorio di zoologia…-
 
            -Come avete fatto? Non avete i pass- commentò Aliya.
            -Non posso dirti i nostri segreti…vabbè diciamo che un nostro amico ci ha fatto fare un giro turistico e ci ha prestato Scugnizza-
            -Scugnizza? Chi è?-
            -Semmai cos’è, è una tarantola-
            -Una tarantola italiana?-
            -Eheheh! E’ il nostro amico che è italiano le ha dato quel nome, è una femmina, però non è velenosa, l’hanno
 
modificata geneticamente non so per fare cosa, comunque di nascosto gliel’abbiamo messa nel letto…potete
 
immaginarvi la mattina quando si è svegliato con Scugnizza che gli camminava sulla faccia! Ha cominciato a gridare
 
come un castrato e a correre per la stanza, noi avevamo messo una telecamera, insomma se volete vedere la scena è
 
ancora on-line!-
 
            -Ha capito che eravate stati voi?-
            -No, non l’ha mai scoperto e noi non ci siamo vantati della nostra prodezza perché come ben sapete è un tipo vendicativo ed è capace di atti spregevoli. Infatti è il più odiato del nostro plotone e gli sono stati fatti altri scherzi dopo il nostro, dovrebbe picchiarci tutti quanti siamo!-
 
Aliya rideva serena, Alexei si sentiva meno colpevole, aveva reso possibile una serata da comuni mortali, non voleva
 
che avesse solo brutti ricordi di lui. I due soldati si rialzarono per un secondo giro di bevuta, proprio in quel momento
 
due tizi si avvicinarono a Melissa e Aliya.
 
            -Ciao bellezze è libero qui?-
            -No, i nostri ragazzi sono al banco a prendere da bere, non ci serve compagnia-
            -Quei due perdenti? Scommetto che non avete mai conosciuto uomini come noi!-
 
Fecero per sedersi ma Melissa con una pedata gli tolse la sedia di sotto al sedere e Aliya rapidissima la imitò, i due
 
scocciatori caddero a terra come due sacchi di patate.
            -Allora cercate guai!-
 
In un attimo Alexei e Patrick erano lì a difendere le loro donne o almeno questa sarebbe stata la versione romanzata
 
di Melissa, perché non avevano molto da difendere, entrambe le soldatesse sarebbero state capacissime di atterrare
 
nuovamente i brutti ceffi senza sforzo.
 
            -Cosa succede qui? Perché importunate le nostre ragazze?-
            -Sono due arpie! Non vi invidiamo per nulla-
Gli scocciatori se ne andarono borbottando tra le risate dei presenti.
            -Vedi cosa può succedere se due belle ragazze se ne stanno da sole un attimo? E siamo fortunati che questo è un pub tranquillo, in centro ne poteva nascere una rissa-
 
Commentava Patrick, mentre Alexei si scoprì geloso, Aliya era sicuramente un calamita per gli uomini, ma mentre
 
alla base nessuno avrebbe osato avvicinarla per timore, qui in mezzo alla gente comune sarebbe stata trattata per
 
quello che sembrava: una bella e dolce ragazza. Quando uscirono dal pub per avviarsi al ristorante Alexei abbracciò
 
Aliya da dietro come per proteggerla da un male invisibile e le disse all’orecchio.
 
            -Credo di essere un tipo veramente geloso, vorrei che fossi solo mia…-
 
Lei si girò e lo baciò in mezzo alla strada, ma nessuno fece caso a loro, solo Patrick e Melissa si guardarono seri,
 
sapevano benissimo il guaio in cui si erano cacciati i loro amici.
 
Il ristorante era molto carino, francese ma non troppo pretenzioso, le specialità erano a base di pesce, non capitava
 
spesso di mangiarlo alla base militare o meglio non erano mai sicuri di cosa stessero mangiando realmente quando gli
 
inservienti dicevano che era pesce.
 
            -Non posso nemmeno assaggiare un po’ di vino bianco? Dicono tutti che ci sta bene con questi piatti…-
            -Prima di tutto sei minorenne e poi proverai il vino un giorno, ma in laboratorio dove possono soccorrerti se ti fa un effetto strano!-
            -Mi sento davvero come una teenager incompresa…-
            -Oh! Era l’ora che ti sentissi una teenager! Brindiamo a questo allora…tu però solo con l’acqua!- Disse Patrick strizzandogli l’occhio.
 
Anche a Melissa piaceva parlare e stare in mezzo alla gente, in quel momento aveva preso la parola e raccontava di
 
tutti guai in cui si era trovata per il fatto che era una donna in mezzo ad un esercito di uomini.
 
            -E quell’idiota dava per scontato che siccome era un superiore poteva approfittarsi di me, ma gli ho tirato un bel calcio dove non batte il sole e non ha avuto nemmeno il coraggio di punirmi, altrimenti avrei raccontato a tutti che lo avevo picchiato, agli uomini non piace che si sappia se è una donna a metterli al tappeto-
 
            -E’ molto comune questo atteggiamento nell’esercito vedo…ma anche in tutti gli ambiti…sia Rook che il
Dottorando mi guardano con sguardo da maniaci negli ultimi tempi…-
 
            -Chi è il “Dottorando”? Quello alto, smilzo, con gli occhiali spessi e con lo sguardo da baccalà?- Commentò Melissa.
 
            -Sì direi che hai capito perfettamente, non avrei potuto descriverlo meglio…credo che si chiami Steven…-
            -Sì, sì è proprio un maniaco, Monica la soldatessa tedesca che è arrivata da poco ha detto che lui la fissava in modo strano, senza dirle nemmeno una parola, chissà che pensieri torbidi gli girano in testa a quello lì-
 
Alexei era stranamente silenzioso si limitava ad ascoltare ed aveva afferrato la mano di Aliya sotto il tavolo, le
 
carezzava il palmo facendo dei cerchi concentrici e provocandole i brividi per tutto il corpo. Anche se fossero stati
 
soli non potevano dirsi nulla, sapevano che il Dottore era in ascolto e stavano molto attenti a non scambiarsi frasi
 
sconvenienti, mentre Melissa e Patrick andavano a ruota libera anche per colpa della birra prima e del vino bianco
 
dopo.
 
            -Dovremmo uscire più spesso insieme, del resto non c’è nulla da temere…-
            -Purtroppo Melissa credo che questa sia stata un’eccezione…credo che al momento siano tutti molto tesi alla base…- commentò Aliya.
            -Come hai fatto a convincerli?- Chiese Melissa.
            -Ho detto che questa era una prova importante per Aliya, deve sapere cos’è la normalità e poi se dovesse succedere qualcosa sarò solo io il responsabile…ne pagherei solo io le conseguenze…hanno fiducia in me-
            -Cosa ti farebbero se mi rapissero per esempio?…un esempio stupido visto che mi so difendere, ma ammettiamo che succeda-
            -Verrei cacciato con disonore e addio alla carriera…se tu morissi forse mi darebbero l’ergastolo-
            -Tu hai fatto questo per me…?-
 
Aliya era colpita, ma continuava a ripetersi che era tutto parte di un piano, anche se avrebbe tanto voluto perdersi
 
negli occhi blu di Alexei ed affidarsi completamente a lui.
 
            -Non dimenticare che sei coi soldati migliori della base e tu stessa sei incredibile, cosa può succederti?-
 
In quell’istante un’auto uscì di strada ed andò dritta verso la vetrina del ristorante, entrò dentro di prepotenza
 
sprizzando calcinacci e vetri tutt’intorno. I sensi sviluppati di Aliya l’avevano messa in allarme molto prima degli
 
altri, l’istinto le fece produrre il Proteallo istantaneamente, prendere il tavolo e con quello puntò la macchina proprio
 
diretta verso di loro. Sì sentì il rumore delle gomme che si consumavano sul pavimento mentre l’ibrido usava tutta la
 
sua forza per arrestarne la corsa, poi si buttò al riparo e cercò di riprendere le sue sembianze umane prima possibile.
 
Per fortuna c’era polvere ovunque e la gente scappava spaventata, solo chi era vicino a lei vide cosa era successo e
 
per fortuna erano i suoi amici, forse solo il conducente dell’auto poteva aver realizzato qualcosa. Alexei le corse
 
subito vicino:
            -Stai bene?-
            -Sì tutto ok!-
            -Ti rendi conto che hai fermato un’automobile?-
            -Non è stato facile, ma era frenata dalle macerie e dai tavoli, non sono in grado di fermare un’auto in corsa!-
            -Cosa facciamo adesso?- Chiese Melissa in preda al panico.
            -Lasciamo i soldi ed andiamo non voglio che ci intervistino…- disse Alexei che si domandava quante fossero le probabilità che un’auto venisse a schiantarsi proprio dove si trovava Aliya, inoltre sembrava quasi che l’avesse
 
presa di mira, quella era una prova ne era certo, era furioso con il Dottore, se avesse potuto lo avrebbe picchiato a sangue.
            -Ho come l’impressione che non avrò mai una vita normale…- commentò Aliya che aveva capito al volo cosa
 
era successo esattamente come Alexei e come lui era arrabbiatissima perché avevano messo in pericolo la vita dei
 
suoi nuovi amici, era imperdonabile. Per il momento avrebbe ingoiato il rospo, ma un giorno il Dottore avrebbe
 
pagato caro tutto questo, era poco ma sicuro.
 
Alexei entrò nell’ufficio di William Spellman, ovvero il Dottore, senza bussare e con sguardo accusatorio:
 
            -Cosa credeva di fare? Ci voleva tutti morti?-
            -Non capisco di cosa stai parlando…-
            -Lo sa benissimo, era una prova? Voleva vedere come se la cavava Aliya? E se non avesse avuto il sangue freddo di fermare quell’auto?-
            -Continuo a non capire soldato Petrov…-
            -Se fosse stato troppo per lei fermare un’auto e fosse morta per salvarci? Avremmo perso tutto!-
            -Avremmo? Ti sei è compreso tra le persone che hanno lavorato perché diventasse la perfetta macchina da guerra che è adesso?...in effetti sarà grazie anche a te se quando andrà in missione potrà sfruttare la sua fisicità per sedurre qualche vittima e rubargli qualche segreto di stato o terminare la sua vita…oppure dimmi la verità, tieni davvero a lei?-
 
            -Non si può non tenere a lei…ho fatto e farò la mia parte, ho seguito alla lettera tutte le sue disposizioni, ma non avevamo parlato di farle rischiare la vita!-
 
            -Era tutto calibrato, sapevamo a che velocità la macchina vi avrebbe raggiunto, l’ibrido può sviluppare una forza ancora maggiore!-
 
            -Allora è vero? E’ per questo che ci avete lasciato uscire…era tutto previsto…-
            -L’unico dubbio poteva essere come avrebbe mascherato la sua forma aliena, non pensavamo che l’avrebbe mostrata…è stata più veloce del solito a riassorbire il Proteallo-
            -E se qualcosa fosse andato storto, non ci avete pensato?-
            -Alla guida c’era un professionista, era previsto tutto!-
            -Ma perché?-
            -Fuentes continuava ripetermi che lei è forte fisicamente, ma non mentalmente e che non saprebbe cavarsela in caso di imprevisti, era con me prima, ha assistito alla performance di I.113-
 
            -La chiami Aliya è una persona…cosa ha detto Fuentes?-
            -Ha detto che non dovevo metterla in pericolo così, si era offerto di partecipare ad una  missione con lei…è proprio irresistibile la tua Aliya…-
 
            -Mi meraviglio di lei Dottore, pensavo che le volesse bene come ad una figlia…-
            -Alexei, ricordati che non è umana, se tu avessi un figlio da lei non sai nemmeno come verrebbe…-
            -Lo so benissimo che non posso avere una famiglia con lei, ma la ritengo degna di rispetto come qualsiasi essere umano, non è una macchina!-
            -Dovrai fartene una ragione, quella prova non era nulla, dopo che avrà fatto la dimostrazione davanti alle nazioni finanziatrici, le verrà assegnata la sua prima missione e tu non potrai essere lì a salvarla…-
 
Alexei per un momento rimase senza parole, non poteva proteggerla dal suo destino, poteva solo fare una cosa per lei e quindi disse.
 
            -Lasci che passiamo una notte insieme, veramente da soli senza essere spiati, la notte prima della missione…è quello che vuole da me…-
            -Permesso accordato, adesso vai, non voglio dubitare di te, non darmene l’occasione-
 
Il giovane uscì dall’ufficio con dentro di sé il solito conflitto e quel peso sul cuore che gli aveva fatto rifiutare la
 
licenza per tornare in Russia per le feste di Natale, le avrebbe passate con Aliya, se non fosse morta prima in qualche
 
missione impossibile.
 
 
La mattina seguente l’ibrido era nella sua camera che faceva finta di studiare, invece testava il rilevatore di cimici. Si
 
accorse che era circondata, ce ne era una vicino al letto, alla scrivania, al telefono, in bagno e rilevava un qualcosa di
 
non identificato che si muoveva con lei nella stanza, pensò che fosse il segnalatore nell’orologio, ma c’era altro, si
 
guardò allo specchio atterrita, avevano messo qualcosa nella sua testa. Cominciò a toccarsi il cuoio capelluto, a
 
premere senza successo, ma anche se avesse aperto lo sportello che aveva nella testa, non poteva certo pescare con le
 
sue dita direttamente nella materia grigia del suo cervello. Se non trovava una soluzione sarebbe stato inutile
 
scappare, l’avrebbero sempre ritrovata. Poi le venne un’intuizione, forse la tiara della madre o il bracciale dello zio
 
potevano controllare anche quella parte del corpo, doveva assolutamente appropriarsene. Sentì bussare alla porta,
 
temeva fosse Dorotea ma fu sorpresa nel sentire quella voce.
 
            -Sono Alexei…puoi aprirmi?-
            -Cosa fai qui? Hai il permesso del Dottore?-
            -No, ma non mi importa, volevo vedere come stai…-
            -Molto bene, non preoccuparti…vieni dentro…-
            -Starò solo un minuto…-
            -Sembri davvero preoccupato…-
            -Perché non dovrei? Hai rischiato di morire…-
            -Dimentichi che non sono umana e sono abbastanza convinta che il tipo alla guida fosse lucidissimo, mi ha guardato senza paura, era una montatura…MI ASCOLTI BENE DOTTORE L’HO CAPITO CHE MI HA MESSO ALLA PROVA! MA E’ TUTTO QUELLO CHE SAPETE FARE?-
 
            -Aliya calmati ti prego…non è vero che stai bene, sei sconvolta…-
            -Se non lo avessi fermato sareste morti…-
 
Aliya abbassò lo sguardo, mise le mani davanti agli occhi e cominciò a piangere, poi aggiunse.
            -Non doveva rischiare anche la vostra vita…-
Alexei l’abbracciò forte forte e le disse in un orecchio.
            -Ma ci hai salvato, tu sei incredibile, non ci sarà nulla che potrà fermarti un giorno, non sai nemmeno tu cosa sei in grado di fare, quando sarà il momento ti aiuterò a fuggire di qui te lo prometto Milaja-
 
Il Dottore non poteva sentire cosa le stesse dicendo all’orecchio, poi li vide baciarsi e lei in modo che potessero sentirla bene disse:
 
            -Quando potremo stare insieme da soli allora?-
            -Dopo la dimostrazione, quindi molto presto…avremo una notte intera tutta per noi e faremo quello che vuoi tu…perché tu sai cosa vuoi?-
            -Forse…-
            -Adesso cerca di riposare, è tutto a posto stiamo tutti bene, anche se fosse stato davvero il Dottore ad aver orchestrato tutto, sono sicuro che non ci sarebbe successo nulla, anche se non reagivi nel modo giusto, non potrebbe mai perdere il suo esperimento più riuscito-
 
            -Lo so, ma voi eravate lì, è stata la molla che mi ha fatto agire così…-
            -E’ vero avresti potuto semplicemente evitare l’auto…invece ci hai protetti. Sei la mia Milaja coraggiosa -
 
Alexei era sempre più consapevole che Aliya non era una semplice macchina da guerra, era generosa, leale e le
 
veniva naturale proteggere i più deboli. Forse erano i suoi geni alieni che la rendevano così, perché in realtà era stata
 
cresciuta senza il vero affetto di una famiglia, trattata come un essere strano, avrebbe dovuto essere piena d’odio ed
 
invece aveva difeso degli umani rischiando la sua vita. Il Dottore ascoltava i loro commenti pensieroso,  non aveva
 
detto ad Alexei di andare da lei ma era una buona mossa per ingraziarsela. Anche se il giovane soldato si fosse
 
davvero innamorato, Aliya non poteva in alcun modo sfuggire al suo destino, avrebbe sempre avuto bisogno del
 
farmaco, non potevano scappare romanticamente insieme. Aliya non era un alieno insensibile e crudele, ma lui
 
oramai non poteva fermarsi, non aveva avuto pietà per Feidor e James, non l’avrebbe avuta per la loro figlia, per lui
 
non era altro che I.113.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Tranquilla serata un par de pa**e! E’ sì, non c’è pace per Aliya, non si può permettere nemmeno un’innocente uscita con gli “amici”…
Alexei è sempre più confuso, ma almeno non la considera solo un esperimento…aiuterà davvero Aliya ad andarsene?
 
Sia il pub che il ristorante francese esistono davvero e sono davvero a Jhoannesburg…mi piace mettere un pò di realtà nei miei vaneggiamenti :-) e succederà ancora…
 
Grazie a voi che state leggendo…ma soprattutto grazie a quei coraggiosi che recensiranno
 
<3
Altair
 
 
 

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Capitolo 12
*** Cinque nazioni, cinque campioni, ma una sola vera campionessa ***


Il giorno della dimostrazione era arrivato, Aliya si era allenata il più possibile,  portando all’estremo le sue capacità,
 
infatti non solo usava la sua corazza di Xiariana, ma vestiva anche una tuta con dei pesi, altrimenti sarebbe stato
 
troppo facile per lei duellare con Alexei e Fuentes. Nella stanza dei laser era arrivata senza protezioni a ben quindici
 
laser contemporaneamente, ma Patrick non voleva aumentare i livelli per il momento perché non esagerasse.
 
            - Spero che tu abbia dormito abbastanza stanotte-
            - Sì tenente Fuentes…non si preoccupi…mi chiedevo…dopo la dimostrazione lei andrà via?-
            -Sì Aliya- ormai tutti nella base la chiamavano col nome che le aveva dato Alexei.
            -La rivedrò?-
            -E’ probabile, forse parteciperai ad una missione con me-
            -Ne sarei onorata-
 
Fuentes l’aveva presa in simpatia, le appoggiò le mani sulle spalle e le disse:
 
            -No, io sarò onorato, credo che non conoscerò mai nessuno come te, vedrai sarà un gioco da ragazzi con la mia esperienza e le tue capacità…ma posso fare qualcosa per te? Non ti vedo molto tranquilla-
            -Sono un po’ tesa, posso vedere i miei amici?-
            -Sì, anche loro volevano vederti, resterete insieme prima della prova-
            -Sappiamo già cosa si aspettano che io faccia?-
            -Ho suggerito al Dottore di farti indossare una maschera, poi come prima dimostrazione assisteranno ad una tua performance ai laser, anche uno dei campioni delle nazioni che partecipano al progetto darà una dimostrazione e gareggerai con gli altri quattro che rimangono-
 
            -Gareggiare?-
            -Sì, dovrai sparare, lanciare coltelli, dare di scherma ed infine farai un incontro a corpo libero. Il Dottore ha detto che dovrai prendere una capsula del farmaco Leviatin per prevenzione prima di affrontare i laser-
            -Ah è così che hanno chiamato il farmaco…non lo sapevo…è il cognome del Dottorando?…finalmente sarà contento che gli riconoscono qualcosa…quindi l’ha creato lui…-
            -A quanto pare sì. Ma adesso vieni, gli altri ti aspettano, mi hanno detto che avete un rito: il the con i biscotti, non lo puoi perdere altrimenti porta sfortuna…me lo ha detto Patrick-
 
Fuentes sorrise e Aliya si avviò in sala mensa ridacchiando, i suoi amici erano lì.
 
            -Il nutrizionista raccomanda di fare sempre uno spuntino a metà mattina, devi essere in forze per quando affronterai i campioni della Russia, America, Cina, Germania ed India- disse Patrick sorridendo.
            -Hai ragione. Tra un’oretta mi presenteranno ai rappresentanti delle nazioni principali e ai loro energumeni-
            -Poveretti chissà cosa penseranno quando gli farai le scarpe-
            -Dovranno accettare la realtà-
Alexei era in silenzio, era teso per lei.
            -Presto Fuentes se ne andrà, sapete chi lo sostituisce?-
            -E’ un russo, lo conoscono anche i miei, si chiama Aksyon Volkon. Credo che sia il meglio che si possa trovare nel mondo dello spionaggio…però ha anche la fama di donnaiolo…- disse Alexei con una leggera stizza nella voce.
            -Per lui sarò una bambina, quanti anni ha?-
            -Quaranta, praticamente potrebbe essere tuo nonno! Non preoccuparti Alexei! E poi Aliya lo saprà sicuramente tenere a bada-
            -Esatto Patrick !-
            -Aliya?-
            -Sì Melissa?
            -Hai paura?-
            -Un po’…a quanto pare anche gli alieni mezzo sangue come me ce l’hanno-
            -Non temere sarai bravissima, non mi sorprendi più ormai-
Aliya in un impeto di affetto l’abbracciò.
            -Pensi ancora che io sia una guerriera spietata che vi farà tutti fuori un giorno-
Melissa la guardò con affetto mentre ancora l’abbracciava:
            -Da quando ci hai saltavo la vita ho capito che al massimo ci prenderai un po’ a calci se ti abbiamo fatto un po’ arrabbiare…ma solo se ce lo saremo meritati-
            -Grazie sei un’amica…-
 
Rook le guardava di lontano e si avvicinò giusto per rovinare l’atmosfera.
            -Forse serve un vero uomo se siete costrette ad abbracciarvi tra di voi-
            -Non fare l’idiota, era un momento tenero tra amiche, ma tu non puoi capire!- Gli rispose seccata Melissa, Aliya lo guardava come se lo volesse linciare.
            -Scusa tanto, volevo augurare buona fortuna all’Ibrido 113-
            -Si chiama Aliya…-
            -Calma Alexei non ti scaldare, aspetta a quando sarete soli, ammesso che ve ne diano l’occasione…-
            -La cosa non ti riguarda e mai lo farà, adesso puoi tornartene nell’antro infernale da cui sei venuto-
Aliya non aveva reagito, voleva ringraziarlo della gentilezza tutto in una volta, la vendetta è un piatto che va gustato freddo.
 
Il tempo volò, arrivò il Dottore in persona a prenderla.
            -Allora Senza Nome, sei pronta?-
            -Prontissima!-
            -Indossa questa maschera e se lo ritieni necessario puoi usare la corazza, dobbiamo mostrare tutto ma centellinando-
            -Sì signore-
            -Vuoi che parliamo qualche minuto io e te da soli come prima delle operazioni?-
            -No grazie signore, sono tesa giusto quel tanto che serve per compiere al meglio il mio dovere-
 
Aliya dal giorno dell’incidente era diventata ancora più fredda con il Dottore, entrambi sapevano perché, non c’era bisogno di darsi spiegazioni.
 
            -Bene allora seguimi, voi ragazzi potrete seguire tutto dai monitor-
            -In bocca al lupo!- Dissero insieme Melissa e Patrick, mentre Alexei le si avvicinò le prese le mani e disse.
            -So che sarai perfetta, non strafare, andrà bene lo stesso, sarò lì con te con la mente-
Si guardarono negli occhi, poi Aliya lo lasciò e seguì il Dottore.
 
Fu presentata come I.113, indossava la sua tutina preferita nera ed una maschera bianca che le copriva la parte alta del viso. Il rappresentante degli USA commentò:
            -Una donna?-
Anche gli altri erano sorpresi, ognuno di loro aveva alla loro destra dei soldati muscolosi e più alti del metro e settanta di Aliya.
 
            -Non è una donna qualsiasi è modificata geneticamente, credetemi i vostri campioni non  avranno vita facile- disse il Dottore con un leggero sorriso sardonico.
            -Se non avessi completa fiducia in lei dottor Spellman girerei i tacchi e me ne andrei…vediamo cosa sa fare contro il mio campione di scherma- disse il rappresentante tedesco.
            -Per prima cosa ci sarà la prova dei laser, quindi sfiderà il campione americano. Allora I.113 vuoi cominciare tu per prima?-
            -Nessun problema, anche se sarebbe stato divertente cercare di superare il livello del mio sfidante, a partire per primi c’è meno incentivo a fare meglio-
Lo sfidante le disse:
            -Se riesci, prova a superare il livello dieci con le protezioni, allora mi batterai-
            -Non uso protezioni-
            -Non è possibile che tu possa evitare tutti i laser, nessuno può!-
            -L’ibrido 113 non è un essere umano normale, vale ogni centesimo dei soldi che le vostre nazioni hanno versato, ma non perdiamo tempo…-
            -Se permettete vorrei cominciare per primo- disse il campione americano, che voleva testare subito i laser, per vedere se erano diversi da quelli che utilizzava lui e fare subito il paragone.
 
Nessuno si oppose, tutti raggiunsero la sala e cominciò la dimostrazione. Lo statunitense era molto rapido e ginnico,
usava magistralmente due scudi, anche meglio di Patrick, arrivò al livello dieci come aveva detto, per poco non sfiorò l’undicesimo.
 
            -Molto bene adesso tocca all’ibrido-
 
Aliya si mise in posizione, senza il Proteallo che le bloccava quel minimo i movimenti, sapeva che poteva essere
 
ancora più veloce. Cominciò la danza, tutti osservavano stupiti e ammirati quel corpo così armonico ma allo stesso
 
tempo rapido. I livelli si susseguirono, superò il decimo livello e poiché aveva già preso il farmaco Leviatin non si
 
preoccupò di arrivare al quindicesimo, automaticamente i laser si spensero, il computer non aveva più istruzioni per
 
continuare. Tutti si guardarono allibiti, Aliya era velocissima, sembrava prevedere il futuro da quanto era rapida ad
 
evitare i colpi e nemmeno indossava le protezioni.
 
            -Dottore sono scioccato…il nostro campione è veramente il migliore nel mondo in questa nuova disciplina…sono veramente curioso di vedere il vostro ibrido nelle altre prove-
 
Fu la volta della scherma, il tedesco le si parò davanti, era atletico e forse più elegante di Alexei nei movimenti, ma
 
non gli servì a nulla, Aliya senza la sua corazza era diventata fulminea, la tensione era passata e si stava divertendo,
 
era felice che il suo avversario non vedesse il suo sorriso dietro la maschera da scherma. In poco tempo stravinse
 
senza fargli nemmeno segnare un punto, il campione tedesco, molto sportivamente le strinse la mano ma la guardava
 
incredulo, nessuno lo aveva mai umiliato così.
 
Fu la volta del lancio dei coltelli, il campione indiano era comunque convinto di poter vincere perché non erano i
 
riflessi sopra la norma che avrebbero aiutato la sua avversaria, serviva coordinazione dei movimenti ed occhi buoni,
 
la velocità veniva dopo e solo perché facevano una gara a tempo. Come nella sfida con Melissa, dovevano colpire al
 
centro dei bersagli mobili nel minor tempo possibile.
 
Cominciò Aliya per prima e migliorò ancora il suo record portandolo da quindici secondi a quattordici, l’avversario
 
quasi voleva arrendersi, quel risultato non era possibile, se non l’avesse visto in prima persona mai ci avrebbe
 
creduto, dovette però fare la sua parte e fece il suo miglior tempo con diciotto secondi. A questo punto anche al
 
poligono tutti sapevano che la storia si sarebbe ripetuta, ma rimasero strabiliati del cento per cento dei colpi andati a
 
segno, sembrava che un robot avesse sparato al bersaglio. I campioni erano delusi ma i rappresentanti delle nazioni si
 
sfregavano le mani, i loro soldi erano stati spesi davvero bene. Prima dell’ultima sfida andarono a pranzo, tutti
 
volevano stare seduti vicino ad Aliya a tavola, il rappresentate indiano chiedeva:
 
            -Perché non possiamo vederle il viso? E’ brutta?-
            -No tutt’altro- diceva il Dottore –toglierà la maschera alla fine della competizione, renderà più facile il compito di chi la deve affrontare, il suo aspetto inganna molto…-
            -Perché avete creato un ibrido donna?- Chiedeva il russo, tutti stavano pensando la stessa cosa.
            -Le procedure di biologia molecolare vanno ancora perfezionate, per ora solo le femmine si sviluppano sane, sembra che il cromosoma X (che ha più geni del cromosoma maschile Y) aiuti l’organismo a sopravvivere più facilmente. Almeno questa è la teoria più accreditata-
 
Il Dottore si guardò bene dal dire che in realtà la teoria era fasulla, Aliya non era un clone, era stata concepita
 
naturalmente e tutti i loro reali tentativi, ben 112, erano falliti.
            -E la sua età?-
            -Anche questa verrà rivelata alla fine-
            -Non avrà mica già più di trent'anni…non sarebbe conveniente, avrebbe ancora pochi anni utili per le missioni-
            -No è più giovane e non sappiamo quanto possa vivere, noi pensiamo molto più del normale-
 
Aliya li ascoltava in silenzio sembrava che parlassero di un animale addestrato, ma non le importava, nessuno di loro
 
l’avrebbe mai sfruttata, sarebbe scappata prima. Finalmente finirono di pranzare, la ragazza non vedeva l’ora di
 
atterrare il cinese e tornare da Alexei. Mentre si avviavano alla palestra le si avvicinò il campione americano che
 
aveva battuto miseramente, cercava di attaccare bottone e visto che lei gli rispondeva a monosillabi, gli venne la
 
brillante idea darle scherzosamente un pacca sul sedere, ma non riuscì nemmeno a sfiorarla, Aliya gli prese la mano
 
ed in un attimo gli torse il braccio, lo colpì dietro le ginocchia per fargli piegare le gambe, il poveretto si trovò a terra
 
genuflesso.
            -Non ci provare un’altra volta o te lo spezzo!-
            -…scusami stavo solo scherzando…sei permalosa-
            -Non sono un oggetto, sono una persona!-
            -Cosa succede qui, I.113 perché il nostro ospite è a terra?-
            -E’ stato poco carino nei miei confronti, ma non lo farà più, non è vero?-
            -Lo giuro, lasciami ti prego-
            -Buona Senza Nome…non esagerare sono clienti…-
 
Aliya pensò: -quindi io sarei la merce? Ecco perché si è sentito autorizzato a trattarmi così- ma si trattenne dal
 
commentare, aveva qualcos’altro da far scontare al Dottore, non in quel momento ma presto, molto presto.
 
L’ultimo incontro era una vera e propria lotta: Aliya con il karate, il campione cinese con il Kung fu, cominciò
 
l’interessante combattimento misto. Come al solito l’ibrido era veloce, ma tutti si chiedevano se fosse anche forte.
 
L’avversario era più alto della media cinese ed era molto muscoloso, doveva essere molto potente, infatti cercava di
 
afferrarla probabilmente per farle davvero del male, ma era senza speranza, allora cercò di farla arrabbiare:
 
            -Va bene sei veloce, ma sai colpire donna?-
 
Lei lo accontentò subito con un calcio piazzato ad un gamba che quasi lo fece cadere, ma in realtà stava giocando,
 
seguirono altri colpi portati a segno, il cinese si arrabbiò e tirò fuori una sorta di spada allungabile che teneva alla
 
cintura, Aliya decise che era il caso di far vedere la sua armatura e lo strato di Proteallo le ricoprì tutto il corpo tra lo
 
stupore generale. Il suo avversario indietreggiò e imprecò in cinese. Tutti i rappresentati chiesero di sospendere la
 
dimostrazione e subissarono di domande il Dottore.
 
            -Calma signori, calma! Vieni qui I.113 mostra di cosa sei fatta. Questo metallo vivente non è terrestre, non siamo in grado di produrlo, ma lei può grazie ai suoi geni alieni, inoltre ha quasi diciassette anni, posso solo dirvi che non è ancora al massimo delle sue capacità-
 
Aliya riassorbì il metallo, tolse la maschera e mostrò il suo bel viso.
 
            -Sono sicuro che in poco tempo diventerà non solo il soldato più forte mai vissuto, ma sarà anche perfetta per
 
lo spionaggio, ovviamente non potrete “usarla” l’uno contro l’altro, ma vi aiuterà a risolvere problemi interni di
 
malavita oppure in caso di nazioni che non partecipano al progetto, ovviamente sempre per motivi validi e non per
 
prevaricare sugli altri, questo era scritto nel contratto che voi avete firmato. Adesso signori dobbiamo discutere dei
 
nuovi finanziamenti. I.113 sei libera, ottimo lavoro-
 
Aliya salutò sommariamente tutti e se ne andò in camera dove aspettava gli altri da un momento all’altro. Dopo poco
 
Melissa bussò alla sua stanza.
 
            -Aliya non dormi vero?-
            -No, non sono stanca-
            -Ha detto il Dottore che possiamo uscire di nuovo a festeggiare, ma stavolta andiamo in un luogo più sicuro…per cui preparati passiamo tra un quarto d’ora-
 
Purtroppo non aveva ricevuto più regali da Dorotea, aveva imparato a sue spese che non si può dire sempre la verità,
 
soprattutto in quell’edificio di bugiardi patentati. Mise i suoi jeans attillati ed una maglietta da palestra che però le
 
stava molto bene, poi prese l’unica giacca che aveva, un trench di pelle uguale agli stivali, quello era stato un regalo
 
del Dottore perché una volta le aveva promesso che sarebbe uscita dalla base prima o poi. Alexei bussò alla porta.
 
            -Allora? Le tue impressioni?-
            -E’ andata bene, mi sono quasi divertita, i così detti campioni non erano tanto migliori di voi-
            -Sì che lo erano, ma grazie. Andiamo la destinazione è un pub dove vanno i militari e dove fanno bene le patatine fritte, mi spiace niente ristorante vero, non voglio rischiare dopo l’ultima volta-
            -Va benissimo, a me piace stare con voi, non importa dove-
 
La prese sottobraccio e si avviarono alla porta di uscita dove Melissa e Patrick li attendevano.
 
            -Dai racconta cosa ha detto il cinese quando ti ha visto ricoperta di metallo? Sembrava tirasse giù tutti i santi del paradiso a forza di bestemmie- Chiese il solito Patrick.
 
            -Non bestemmiano come gli occidentali, sono più fini, credo che ce l’avesse con la madre di non so quale demone-
            -Lo spadaccino tedesco come ti è sembrato?-
            -Credo che gli daresti filo da torcere Alexei…tutti voi potevate gareggiare con i loro campioni e fare bella figura-
            -Tu lo dici per essere carina, sei talmente veloce adesso che ti sembriamo tutti un branco di bradipi, di’ la verità!- Commentava Patrick.
            -Forse un pochino…ma ditemi, come mai il Dottore mi ha lasciato andare?-
            -Perché gli hai fatto guadagnare un mare di soldi! Ho scoperto che ti affideranno presto una missione, dovrai andare in America, forse con Fuentes. Hanno dato la precedenza agli americani perché sospettano un attentato terroristico…”va ancora di moda”…starai attenta vero?-
            -Certo che starò attenta. Chissà se accadrà prima o dopo Natale…io ed Alex lo passeremo insieme…voi che farete?-
            -Partiamo il ventitrè dicembre e torniamo i primi di gennaio, non abbiamo più chiesto permessi per seguirti
 
nel tuo allenamento ed in cambio potremo star via per tutto quel tempo, non mi sembra vero- disse Melissa, entrambi
 
erano americani e potevano fare il viaggio insieme, Aliya non poteva reprimere un forte sentimento di invidia,
 
avrebbe dato indietro tutti i suoi poteri per una storia come la loro. Mentre i quattro amici conversavano, un uomo
 
vestito tutto di nero con gli occhi di ghiaccio ed i capelli cortissimi brizzolati li fissava curioso di lontano, Aliya
 
percepì quello sguardo insistente e si rivolse ad Alexei.
            -Chi è quell’uomo, non sembra un soldato della base…-
            -E’ AksyonVolkon, a quanto pare è già arrivato e ti ha già avvistato, non mi piace come ti guarda, sembra che voglia mangiarti…-
 
Volkon si avvicinò cautamente al tavolino tese la mano verso Aliya e si presentò.
 
            -Buona sera Aliya sono Aksyon Volkon è un piacere conoscerti, sei molto più interessante di quello che mi avevano detto…-
            -Piacere di conoscerla Aksyon, mi hanno parlato bene di lei, vedrà, non la deluderò come allieva-
            -Dicono che sei assolutamente perfetta e che impari in fretta, sarà divertente avere a che fare con te, non sopporto quelli che non capiscono al volo…oh Alexei, ma ci sei anche tu-
            -Come va Volkon? Hai deciso di ritirati per insegnare?- Disse Alexei ironico.
            -Forse, mi pagano altrettanto bene, poi se le allieve sono tutte così sarà davvero un piacere…-
 
Ad Aliya sembrava un serpente viscido, non un dongiovanni come lo avevano descritto, avrebbe rimpianto Fuentes in
 
ogni occasione, era stato un ottimo insegnante e forse col tempo sarebbe diventato un fratello maggiore, ma le
 
persone a cui teneva le venivano tolte appena riusciva ad instaurare un inizio di rapporto, si chiedeva quanto tempo le
 
era rimasto con Alexei. Volkon salutò e sparì nella confusione del pub, Melissa si mise subito a sparlare.
 
            -Ho sentito dire che ha avuto tantissime donne e che sembra uno schifoso ma poi quando sei a quattrocchi con lui diventa irresistibile, sembra che caschino tutte nel suo tranello…-
            -Forse le droga tutte… a me sembra uno sgorbio- Commentò Patrick.
            -Ehm piano ragazzi…-
            -Tranquillo Alexei non possono sentirci, mi sono portato uno strumento che distorce il segnale…può essere in tutto questo baccano…non sospetteranno-
 
Patrick era bravissimo con la tecnologia, Aliya voleva assolutamente appropriarsi di quell’oggetto, ma non sapeva se
 
chiederlo apertamente o no, ci andò cauta e sondò il terreno.
 
            -Sei sicuro che non possano sentirci?-
            -Al cento per cento, altrimenti perché direi che il Dottore è uno sporco bastardo, lo abbiamo capito tutti che ci
 
hanno scagliato la macchina addosso solo per metterti alla prova! E se non mi credi che sono sincero ti dico
 
tranquillamente che per me quella Dorotea si è fatta tutti gli alti ufficiali e tutti gli scienziati della base! Non ti basta?
 
La signorina Rott…-
            -No aspetta!- Alexei lo zittì -Sono solo voci di corridoio…-
            -Parla! Cosa le è successo! Voglio sapere tutto!-
            -Aliya, non sappiamo se è vero, non voglio che tu stia male inutilmente…-
            -Patrick ti scongiuro dopo non dubiterò che il congegno funzioni-
            -Alexei…deve sapere…dicono che stia affrontando la corte marziale per tradimento…-
            -E’ colpa mia…lo ha fatto per avvertirmi…mi ha fatto capire che quando sarò matura useranno i miei ovuli per creare un esercito…-
 
Aliya ormai non si preoccupava più, tutti sapevano cosa le aveva detto la signorina Rott, voleva vedere l’effetto che
 
avrebbe avuto questa notizia su Alexei e voleva per una volta sfogarsi dopo mesi di silenzio forzato.
 
            -Vuoi dire che ti useranno ancora per esperimenti e li faranno sui tuoi bambini?- Disse Melissa sconvolta, come donna aveva subito colto il nocciolo della questione.
            -Sì…e non potrò che obbedire…non sono perfetta, ho bisogno di un farmaco che producono in questa base…il Leviatin, il Dottorando lo ha creato…senza di quello non posso vivere…quel giorno che sono scappata dalla sala dei laser era perché non mi vedeste contorcermi dagli spasmi dell’epilessia-
 
            -Aliya non preoccuparti per la signorina Rott è la nipote di un pezzo grosso…la stanno solo spaventando per farla tacere…- disse Alexei.
            -E tu come lo sai?-
            -So molte cose, ma te le dirò a tempo debito, vorrei che ti fidassi di me…-
            -Tu sapevi di lei e non me lo hai detto, anzi mi hai assicurato che non sapevi niente…come faccio a crederti?-
 
Patrick guardò l’amico con sguardo accusatorio, non disse nulla ma se avesse potuto parlargli telepaticamente gli
 
avrebbe comunicato tutto il suo dissenso, Alexei sapeva tutto quanto e nascondeva sicuramente altro, forse non era la
 
persona che lui pensava.
 
            -Tra poco manderanno qualcuno per capire cosa succede, vi prego cambiamo argomento…- Commentò Alexei. In quell’istante un soldato ubriaco urtò Melissa e si intromise nella discussione rivolgendosi a Aliya:
 
            -Tu sei quella con i superpoteri? Perché non ci fai una dimostrazione?-
            -No, ti sbagli con qualcun’altra-
            -Su amico lasciala stare, ti sembra un soldato con quel faccino?- Disse Alexei, al che il soldato lo guardò e gli disse:
            -Ad ognuno il suo compito soldato semplice Petrov-
 
Era chiaramente qualcuno mandato per rimettere a posto la situazione, Patrick spense immediatamente il suo
 
congegno e tornarono a parlare del più e del meno.
 
Quando tornarono alla base, Aliya non volle che Alexei la accompagnasse in camera, ma volle che lo facessero Patrick  con Melissa.
            -Sei arrabbiata con me?-
            -Stasera ce l’ho con te ma…mi passerà-
Aliya salutò Alexei con un bacio leggero sulla guancia e si avviò alla sua camera scortata da Melissa e Patrick che si guardavano in modo interrogativo.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Non ho potuto resistere, ho fatto passare per incapaci i campioni delle varie nazioni, è troppo divertente quando una ragazza che sembra dolce ed indifesa mette KO degli energumeni! Ovviamente è irreale ma davvero esilarante XD lasciatemi sognare!
Spero di non esse stata noiosa nelle descrizioni dei combattimenti, ho cercato di non entrare nei dettagli, prima di tutto perché non credo di esserne capace e poi non volevo rendere ancora più pensate il tutto.
Presto Fuentes se ne andrà e lo sostituirà questo Aksyon Volkov, ho cercato accuratamente nome e cognome assolutamente russi e poi suona davvero come il nome di una spia :-)
Così la signorina Rott sta affrontando la corte marziale…chissà cosa succederà…
Grazie a voi che continuate a seguirmi, la storia diventerà sempre più complessa…che posso farci sono un diesel ;-P
 
Baci ottobrini (sono andata a controllare se si scrive così XD)
Altair
 
 

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Capitolo 13
*** Aksyon Volkov la spia ***


L’ibrido camminava nel corridoio seguita dai suoi amici, erano rimasti in silenzio per tutto il tragitto, non sapevano
 
cosa aspettarsi da lei, in teoria tutto poteva accadere, Patrick si immaginava un aereo da turismo che andava a
 
conficcarsi nella finestra della camera di Aliya solo perché il Dottore voleva testare la sua capacità di affrontare gli
 
imprevisti. Riusciva quasi ad immaginarsela mentre con nonchalance tirava un calcio alla carlinga e lo rispediva in
 
cielo. Poi finalmente parlò:
            -Vorrei mostrare una cosa a te e Melissa, niente di che…-
 
Entrarono nella sua stanza per la prima volta e videro il piccolo angolo di mondo di quella creatura peculiare: il suo
 
letto rifatto in modo imperfetto grigio e bianco, nessun quadro appeso al muro, la sua scrivania piena di fogli ed il
 
computer in standby, mancavano i colori.
            -Aspettate un attimo devo solo rifinire dei dettagli … l’ho fatto per voi-
 
Sedette alla scrivania prese una matita e dette dei tratti rapidissimi, quando si alzò mostrò loro un disegno, i due
 
soldati rimasero sorpresi, piacevolmente sorpresi.
            -Questi siete voi …come vi vedo…-
Era un disegno molto dettagliato in chiaro e scuro di Patrick e Melissa seduti su dei rami di un grande albero che si tenevano per mano, una luna piena realistica e le stelle.
            -Aliya, è bellissimo…da quanto disegni?-
            -Da qualche giorno…-
            -E Alexei lo sa?-
            -No…mi vergognavo...non volevo mostrargli i miei disegni, non subito...volevo prima sentire cosa ne pensavate voi…-
            -Sei bravissima cosa aspetti a mostrarglieli…-
            -Non lo so…posso usare la scusa che sono una teenager insicura?-
In realtà tutto quello che faceva in quel momento aveva il suo perchè, sotto il disegno per i suoi amici c’era un biglietto per loro con una richiesta e non voleva che Alexei lo vedesse, aveva deciso di fidarsi almeno di loro perché dentro di sé sentiva che era giusto.
            -Devi fargli vedere cosa hai disegnato, cosa hai dentro di te…non potrà che adorare le tue creazioni ed adorarti…credimi, ha in sé molta più sensibilità di quello che pensi…-
Patrick aveva visto il foglio con la richiesta e tentava di fargli capire che poteva fidarsi anche di Alexei, ma Aliya non si sentiva tranquilla quando si trattava di lui, temeva di non essere obiettiva, mentre a loro stava praticamente consegnando la sua vita.
            -Penso anche io che gli piaceranno i tuoi disegni, mettilo alla prova…ma possiamo vederli anche noi?- Commentò Melissa.
Aliya mostrò due disegni, nel primo c’era il viso di lui in primo piano, un gioco di ombre lo facevano sembrare molto serio ma bellissimo, nel secondo sembrava che il corpo di lui prendesse forma dall’acqua, solo la parte alta del busto era dettagliata, il resto di lui erano schiuma ed increspature della superficie marina.
            -Sono splendidi…chi ti ha insegnato?-
            -Ho visto le basi del disegno a mano libera su un sito internet…-
            -Melissa perchè ti meravigli sempre? Anche disegnare è coordinazione dei movimenti, a lei viene da dio qualsiasi cosa riguardi il movimento…quindi mia cara Aliya non smettere ed appendi un po’ di quadri, sembrerà davvero la stanza di una ragazza di sedici anni!-
            -Quasi diciassette!-
            -Comunque le minorenni a quest’ora dormono! Quindi fila a letto, altrimenti non ti do il voto al disegno-
            -Sul serio? Mi darai il voto?- Disse Aliya ridendo.
            -Certo, ma ci devo pensare, te lo dico domani a colazione, notte- rispose Patrick.
            -Notte Aliya, sono stupendi, grazie del pensiero- disse Melissa.
I due fidanzatini lasciarono la stanza, Patrick doveva trovare un posto sicuro dove leggere il messaggio, anche la sua stanza poteva essere sorvegliata, decise di leggerlo nel bagno, salutò la sua Melissa che non aveva capito a pieno, ma che gli avrebbe retto il gioco in qualsiasi situazione. Quando fu solo aprì il biglietto:
            “Ho bisogno che mi presti lo strumento che hai usato per disturbare la ricezione e la trasmissione del microfono di Alexei, puoi settarlo perché disturbi anche un segnalatore?…è molto importante per me, ma meno sai di questa storia meglio è per te…ad Alexei lo spiegherò io…se non te la sentirai capirò, perdonami se ti chiedo così tanto…grazie anche se non accetterai di aiutarmi, spero di non perdere la tua amicizia”
Patrick era di fronte ad un grande dilemma, aiutare Aliya e rischiare la carriera o denunciarla e perdere un’amica straordinaria. Pensandoci bene c’era anche una terza opzione, la soluzione di comodo, non fare assolutamente niente. In realtà la situazione era ben più complicata di così, non poteva lasciare Aliya nelle grinfie del Dottore e permettere che la usassero per costruire un esercito di soldati perfetti. Melissa gli aveva fatto notare che sarebbero stati tutti figli suoi, sarebbero potuti morire in ogni momento, in missione pericolosissime od in guerra. Aliya aveva fatto un gesto importate per tutti loro, incurante di tutto si era gettata coraggiosamente tra i suoi amici ed una macchina in corsa, non poteva fingere che non fosse successo. Il giovane si chiese perché era diventato un soldato, se per eseguire gli ordini o combattere le ingiustizie. Guardò il disegno di Aliya e vide la dolcezza nel viso della sua Melissa ed in lui un sorriso sincero, di chi sai che ti guarderà le spalle. Avrebbe usato la testa, nessuno l’avrebbe scoperto, non avrebbe detto nulla nemmeno a Melissa perché non fosse coinvolta.
Mentre Patrick si lambiccava il cervello per aiutare la sua amica aliena, Alexei se la vedeva con il Dottore.
            -Cosa è successo al pub dei veterani? Il segnale sembrava disturbato…-
            -Signore è stato lei a dirmi che Aliya non è una stupida, se la vuole controllare veramente deve darle ancora più libertà e darmi la possibilità di avere la sua completa fiducia…-
            -Quindi avete davvero intenzionalmente disturbato la trasmissione?-
            -Sì le ho fatto vedere che manomettevo il microfono-
Alexei mentì spudoratamente per coprire il suo amico Patrick.
            -Di cosa avete parlato?-
            -Della signorina Rott, le ho detto la verità…-
            -Avrei preferito ne sapesse meno possibile…così ora sa che le nascondi informazioni…ma quindi non ha mai parlato di nessun sogno-
            -No mai, penso che mi racconterebbe qualcosa del genere,  per cui ritengo che non sia stata contattata da Nestor-
            -Nestor mi aveva detto che non voleva turbarla, forse nemmeno alla morte se l’è sentita…-
            -Aliya vorrebbe saperne di più delle sue origini…possiamo mostrarle il corpo di Nestor?-
            -Forse un giorno, quando sarò sicuro della sua lealtà-
            -Le ho chiesto se vuole scappare di qui, ma lei dice che non saprebbe dove andare, che appartiene alla base-
            -Questo è positivo, ma non mi meraviglierei se dubitasse di te…forse non ti dice tutta la verità-
            -Mi metta in condizioni perché si fidi di me allora! Ci dia più libertà!-
            -Accadrà molto presto, stiamo organizzando un’operazione in cui verrà coinvolto anche Fuentes proprio dopo Natale. Volkon domani comincerà ad addestrarla per tale proposito-
            -Così presto?-
            -Non è presto, è pronta!-
            -Mi auguro che abbia ragione…comunque le chiedo di poter parlare liberamente con Aliya, non solo quando potrò passare la notte con lei ma anche quando siamo fuori dalla base…dovrebbe togliere anche i microfoni della camera e la telecamera nel bagno, non è un animale, è una donna ha diritto alla sua privacy…-
            -Ci penserò-
            -Lo faccia! Forse le perdonerà qualcosa-
Alexei lasciò l’ufficio irritato dall’atteggiamento esasperato del Dottore, per lui Aliya era solo un esperimento da monitorare.
La mattina seguente Aliya volò in sala mensa per fare colazione con i suoi amici e sapere il responso di Patrick .
            -Allora che voto mi dai?-
            -Credo che ti meriti un bel dieci…è bellissimo quel disegno ed il messaggio che trasmette ecco…l’ho capito…non posso ignorarlo…credo che tu ci veda esattamente come siamo…sono contento che ci abbiano permesso di essere tuoi amici…potrai contare sempre su di noi-
Aliya era commossa, gli aveva appena detto che l’avrebbe aiutata in tutti modi, gli corse incontro e lo abbracciò, Alexei li guardò senza capire ed anche Melissa era all’oscuro di tutto ma qualcosa poteva intuirlo.
            -Di cosa state parlando?-
            -Aliya ci ha fatto un ritratto e secondo me è riuscita anche a rendere la nostra essenza-
            -Caspita come sei diventato poetico Patrick…non ti ci facevo- disse Melissa.
            -Tu disegni? Perché non me ne hai parlato?-
            -Sai com’è…volevo anche io nasconderti qualcosa di importante…-
Aliya lo stava rimproverando di non avergli detto nulla sulla sorte della signorina Rott e chissà quanti altri segreti nascondeva dietro quei suoi begli occhi blu.
            -Ma…-
            -Stavo scherzando- disse ridendo, non doveva esagerare per non essere sospetta e aggiunse -dopo ti mostro i disegni che ho fatto su di te…mi vergognavo…ma i complimenti di Melissa e Patrick mi hanno dato coraggio…-
            -Posso vederli dopo colazione?-
            -Sì ma non ho molto tempo, tra poco avrò una videoconferenza per la solita lezione e poi dovrò incontrare Volkon per il primo allenamento…non so cosa aspettarmi-
            -Basta che non ti metta le mani addosso…-
            -Non mi sembra un tipo volgare, secondo me cercherà di plagiarti e circuirti, mi sembra più il tipo viscido che si approfitta delle giovani pulzelle inesperte- disse Melissa.
            -Non sarebbe professionale e poi non funzionerà su di me, lo trovo sgradevole-
Detto questo Aliya si avviò fino alla camera seguita da Alexei e trovarono un tecnico che toglieva i microfoni.
            -Cosa succede?-
            -Ho detto al Dottore che sei cresciuta e che è giusto che tu abbia la tua privacy…ma non credevo che mi avrebbe ascoltato…ha tolto pure le telecamere-
            -In realtà una telecamera resta per ora, ma non nel bagno- disse il tecnico.
            -Non dovrò più usare la tenda intorno al water? E non dovrò coprirmi rapidamente quando esco dalla doccia…non ci posso credere…come hai fatto a convincerlo?-
            -Sono scioccato anche io come te…-
Il tecnico lasciò la stanza, Alexei aveva la tentazione di portarla in bagno dove non potevano vederli, invece Aliya con la scusa di cercare i disegni accese il rilevatore di cimici coprendolo con i fogli e con suo sorpresa potette constatare che non ce ne era nemmeno una, restava solo la telecamera.
            -E’ vero non ci sono più microfoni…-
Alexei le sorrise soddisfatto, poi vide i disegni e lo stupore si fece largo tra i suoi lineamenti perfetti, sussurrò:
            -Tu mi vedi così?-
Aliya arrossì e rispose felice che nessuno potesse sentirli.
            -Tu sei così…Patrick dice che dovrei fidarmi di te che sei più sensibile ed affidabile di quello che sembra…ma credo che ancora tu debba imparare a comprendere chi sei…-
            -E’ per questo che nel secondo disegno per metà sono solido e per metà liquido?-
            -Sì…sento che c’è qualcosa in te non ancora risolto…-
            -Dimmi la verità, non sai se credere in me…non hai nemmeno un po’ di fiducia nei miei confronti?-
            -Mi sembra che te ne stia dando tanta…il cento per cento non si dà a nessuno…ma adesso scusami, ho una lezione on line tra pochi minuti-
            -Non me la perdonerai vero?-
            -Lo sapevi che tengo alla signorina Rott…-
            -Non volevo farti stare male…starà bene…-
            -Perché è stata incriminata?-
            -Non lo so…-
            -Non è vero! Stai mentendo…perché?-
            -Per proteggerti…-
            -Quindi stai mentendo! Voglio la verità o tra noi è finita ancora prima di cominciare…-
Alexei non poteva permettersi che la missione fallisse e sapeva che ormai era immerso fino al collo in quella situazione, volente o nolente.
            -Come desideri…secondo il Dottore ti stava mettendo in testa idee sbagliate e ti influenzava…l’hanno accusata di alto tradimento…ma in realtà lo so che voleva aiutarti…devono ancora emettere il verdetto-
            -Mi ha sempre considerato una ragazza normale, non mi ha mai visto in forma Xiariana, ma sa cosa sono…so che Dorotea ed il Dottore non tengono a me come lei…- Aliya aveva gli occhi lucidi ma non pianse e concluse qualsiasi discussione dicendo: -Adesso vai…devo davvero cominciare a studiare…dopo devo andare in palestra da Volkon-
            -Come desideri…-
Alexei lasciò la stanza con il nodo alla gola, sarebbe stato molto difficile riconquistare la sua fiducia, doveva davvero dimostrarle che teneva a lei.
Finita la noiosissima lezione on line, Aliya a passo lento e svogliato raggiunse la palestra,  una volta entrata guardò il suo nuovo istruttore.
            -Non cominciamo col piede sbagliato, sei in ritardo-
            -Signor Volkon ho spaccato il secondo, forse ha l’orologio avanti-
            -Bene sei tosta, ma rimetterai il tuo orologio col mio-
            -E’ settato su quello della base, è l’ora più precisa che si possa trovare in tutto il globo, usano un orologio atomico-
            -Non mi interessa!-
            -Non cambierò il settaggio ma verrò all’ora che preferisce-
            -Bene essere diplomatici e riuscire comunque a non farsi mettere sotto dagli altri, è una buona qualità, non occorre che tu venga in anticipo, anche il mio orologio è settato su quello della base, volevo solo testare il tuo carattere-
            -Ed è di suo gradimento?-
Ad Aksyon scappò una risata trattenuta a metà strada tra l’approvazione e la sfida, si preannunciava una lezione interessante, ma con grande sorpresa di Aliya fu solo teorica e gli spiegò la missione che poi avrebbe dovuto realizzare dopo Natale. Poi fecero una simulazione al computer nella sala dei laser grazie alla realtà virtuale. Aliya mise il casco, i guanti e sensori anche alle gambe, sul megaschermo davanti a loro sarebbe apparso lo scenario e le varie difficoltà che avrebbe affrontato. La missione consisteva nell’entrare in un edificio fatiscente, piazzare delle cimici ed uscirne indenni. Aliya aveva a disposizione un’arma virtuale con il silenziatore, ma gli ordini erano di non farsi scoprire e di non uccidere nessuno per non mettere in allarme chi doveva essere spiato, Volkon gli parlava dandogli istruzioni tramite degli auricolari. Ci volle l’intera mattinata poi Aliya portò a compimento la missione dopo aver sbagliato varie volte, non veniva mai virtualmente uccisa ma lei era stata costretta a sparare per autodifesa, il che significava sbagliare la missione.
            -Sapevo che sei molto agile, ma in queste simulazioni non mi sei sembrata per niente come dicono-
            -Il problema è che il simulatore non è abbastanza sensibile, sono molto più veloce di così, ma il tempo di risposta di queste apparecchiature mi penalizza e sono al massimo consentito…-
Aliya non aveva tutti i torti, se avesse potuto realizzare la missione nella vita reale, le cose sarebbero andate diversamente, sul campo avrebbe veramente dimostrato quello che sapeva fare.
            -Bene farò in modo che tu possa ritentare in una situazione più realistica, purtroppo non ce l’abbiamo il ponte ologrammi come in Star Trek…comunque alla fine hai comunque portato a termine la missione e devo dire che nessuno riesce in così poco tempo, per cui va’ a pranzo te lo sei meritato. Il pomeriggio proveremo un po’ di arti marziali, ci tengo a sottolineare che non sono forte come Fuentes, ma sono molto più agile-
Il poveretto non sapeva cosa lo aspettava, anche se sicuramente avevano provato ad avvertirlo, non l’avrebbe nemmeno vista mentre lo colpiva, ma Aliya non disse nulla, si recò felice in mensa.
            -Ciao ragazzi! Che c’è di buono oggi?-
            -Di buono? Vorrai dire di appena tollerabile- disse Patrick.
            -Come è andata col nuovo istruttore?- Chiese Melissa, Alexei la guardava in silenzio.
            -Molto bene, mi ha spiegato in cosa consisterà la mia prima missione, ho provato a simularla, mi ci è voluta tutta la mattinata per arrivare alla fine…-
            -Il simulatore non funziona molto bene, è già un miracolo che tu sia arrivata in fondo-
            -Grazie Patrick, sei gentile…stasera affronterò Volkon in uno scontro di karate-
            -Possiamo venire a vedere come lo distruggi?-
            -Non so…non credo apprezzerebbe, immagina poi se dovesse perdere in modo troppo schiacciante-
            -Ti consiglio di non sottovalutarlo, dalle nostre parti è una leggenda, avrà sicuramente qualche trucco in serbo, quindi attenta…credo che sia freddo e spietato come Rook- disse Alexei.
            -Non ti preoccupare troppo per me, ho la pelle dura…-
Alexei sapeva che Aliya era arrabbiata con lui, ma aveva in mente un piano che l’avrebbe fatto tornare nelle sue grazie, temeva inoltre che Volkon gliela portasse via, era geloso come mai lo era stato, doveva agire in fretta. Prese per mano Aliya e la portò in disparte.
            -Devo assolutamente parlarti in privato, forse posso provarti che il mio non era un semplice sogno-
            -Vuoi dire che hai trovato quegli oggetti Xiariani?
            -Sì…ma non sarà facile prenderli, sono ben sorvegliati-
            -L’unico problema reale è che sanno sempre dove mi trovo per colpa del segnalatore-
Aliya buttò l’esca voleva sapere se lui era a conoscenza del segnalatore che aveva nel suo cervello metà alieno e metà umano, oltre quello nell’orologio.
            -Non occorrono sotterfugi, andrò io a prenderli per te-
            -Non posso chiederti questo… se ti scoprissero sarebbe la fine della tua carriera-
            -Non mi scopriranno mai, ho un piano-
            -Andrò io, toglierò l’orologio come abbiamo fatto l’ultima volta, dimmi dove si trovano, tu non correrai rischi-
            -No, non è sicuro, credo che ti potrebbero rintracciare in altro modo-
            -Quindi sarebbe tutto inutile, sanno comunque dove mi trovo…ma un momento…tu sei certo di questo?-
            Alexei aveva fatto un passo falso, come al solito sapeva più di quello che lasciava intendere, a quel punto doveva uscire un po’ allo scoperto.
            -Il Dottore si sbottona parecchio ultimamente, mi ha parlato di ritrovati alieni, forse se lo convincessi a mostrarteli?-
            -Penso che potrebbe accettare, magari spera che io possa carpirne il segreto…comunque non hai risposto alla domanda, perché pensi che mi possano rintracciare in altro modo?-
Alexei sospirò, ma mentre lei parlava aveva pensato ad un scusa plausibile, si avvicinò all’orecchio di Aliya e le disse a bassa voce.
            -Non penso sia il caso dire tutto ora, appena sarò sicuro che non ci sentono ti dirò tutto quello che so. Chiunque intorno a noi potrebbe spiarci, il Dottore ha tolto i microfoni, infatti non ne indosso, ma siamo comunque circondati da soldati che lavorano per lui-
Aliya annuì senza dire altro, tornarono da Melissa e Patrick che chiacchieravano tranquillamente cercando di nascondere i proprio sentimenti.
            -Purtroppo è quasi ora, devo andare, però se siete liberi seguitemi, vediamo se Volkon vi accetta nella palestra-
            -In realtà siamo davvero liberi per il momento, perchè dovevamo seguirti nell’allenamento, ma temo che la pacchia sia finita…non credo che Volkon ci voglia tra i piedi!- Commentò Patrick.
            -Perché non andiamo a chiederglielo direttamente?- Disse Aliya e si avviò verso la palestra, i suoi amici la seguirono curiosi. Aksyon Volkon aspettava la sua allieva riscaldandosi, sembrava un po’ teso, eseguiva i movimenti in modo fluido, si vedeva che era molto agile, ma non abbastanza per quello che lo aspettava.
            -Ti sei portata rinforzi Senza Nome?-
            -Preferirei mi chiamasse Aliya. Comunque questi sono i soldati migliori della base e Fuentes ci faceva allenare insieme…-
            -Continuerete ad allenarvi insieme nel pomeriggio, ma la mattina presto studierai e poi dovrò prepararti alla missione che ti aspetta, diciamo che ti farò un corso accelerato di spionaggio, hai una memoria fotografica ed una rapidità di apprendimento sopra la norma, non sarà necessario che ti segua continuamente, ma oggi voglio capire il tuo livello di preparazione-
            -Possiamo assistere signor Volkon?- Chiese Patrick.
            -Sì, non c’è problema-
            -Come vuole che combatta, in forma umana o Xiariana?-
            -In tutti e due i modi, prima in forma umana-
            -Sì, signore-
Aliya si mise in posizione aspettando istruzioni.
            -Non sarà a punteggio, dovrai colpire, anche se Fuentes me lo ha sconsigliato, vorrei che tu usassi tutto il tuo potenziale-
            -Con tutto il rispetto… non posso signore…-
            -Sono io che decido!-
Aliya per una volta sentì l’impulso di fare davvero cosa gli chiedeva, Volkon aveva quell’espressione di superiorità, pochi capelli bianchi, gli occhi di ghiaccio, quella barbetta ben curata intorno alle labbra fini e sempre inclini al disgusto, sembrava che chiedesse di essere battuto con violenza al tappeto.
            -Non mi farà rinchiudere in cella di isolamento se le farò del male?-
            -No…-
            -Mi dà la sua parola d’onore?-
            -Parola d’onore-
Si misero l’uno di fronte all’altro, Aksyon dette il segnale, cominciarono a studiarsi, Aliya stava pensando se atterrarlo subito o giocarci, quando due oggetti metallici appuntiti legati a delle catene uscirono inaspettatamente dai polsini del suo avversario costringendola a scansarli, così nel tempo tra un battito e l’altro del cuore lei come una freccia dritta al bersaglio arrivò alla gola del suo avversario, le catene cigolando caddero a terra, ma non ci fu nulla da fare. Lei era lì a pochi centimetri, sfiorava appena il pomo d’adamo di Volkon, gli occhi suoi grigi in quelli ancora più chiari del suo avversario allibito.
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Melissa, ma soprattuto Patrick si stanno dimostrando dei veri amici. Aliya sta cercando di studiare un piano per sfuggire alla sua prigionia senza essere rintracciata, ma dovrà avere molta pazienza. Alexei a modo suo la sta aiutando, sarà una trappola?
Aksyon è un personaggio viscido che però insegnerà ad Aliya i trucchi dello spionaggio quindi ha il suo perchè…poveretto ha sottovalutato Aliya…
Questo capitolo è un po’ di passaggio ma secondo me era necessario.
Grazie a voi coraggiosi che state leggendo.
Con affetto virtuale
Altair
 

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Capitolo 14
*** Finalmente un piano ***


L’agente segreto russo Aksyon Volkov era considerato da Alexei un avversario temibile. Il giovane aveva cercato di
 
avvertire Aliya, ma lei non sembrava molto preoccupata. Si sentì morire quando vide partire quelle punte metalliche
 
dalle maniche dirette verso la sua Milaja; invece di un incontro di karate era un’imboscata. Ma lei, l’invincibile ibrido
 
113, evitò rapidamente il pericolo e con un movimento elegante, come un mulinello leggero di aria, arrivò alla gola
 
del suo avversario. Le catene caddero a terra, Volkon sapeva che gli era stato risparmiato un colpo mortale e con un
 
filo di voce disse:
            -Come è possibile?…sei velocissima…-
            -Non ha visto la mia dimostrazione?-
            -Sì, ma credevo che ti avrei preso di sorpresa-
            -Voleva uccidermi?-
            -Ti avrei ferito soltanto…so che guarisci molto velocemente…perché mi hai risparmiato?-
            -Perché è il migliore nel suo campo e devo imparare da lei…ma ero tentata di farle seriamente del male, lo ammetto-
Volkon non voleva darsi per vinto e cercò di dare la sua ultima stoccata per vendicarsi.
            -Dimmi la verità, non sei in grado di uccidere…-
            -Ho quasi diciassette anni, lei a che età ha ucciso?-
            -Ne avevo appena diciotto- disse Aksyon con un tono di sfida nella voce e vantandosi di qualcosa che in realtà era davvero atroce.
            -Vede? E’ presto per me…mia dia tempo…-
 
Aliya aveva ancora il suo pugno che puntellava il pomo d’adamo di Volkon, ma la risposta ed il suo atteggiamento
 
erano una farsa, lei non avrebbe mai ucciso nessuno, era fiera del fatto che non fosse completamente umana e
 
cominciava a sentirsi anche un po’ superiore.
 
            -Ottima risposta, il Dottore ne sarà felice, mi ha detto che un giorno ti dovrò preparare anche a questo-
 
L’ibrido non mostrò alcun sentimento, avrebbe voluto colpirlo davvero, ma ritrasse la mano e disse:
 
            -Bene, adesso devo trasformami in forma aliena e indossare la tuta coi pesi per rallentare i movimenti?-
            -Se vuoi, ma per quanto mi riguarda ho finito, puoi allentarti con i tuoi amici-
 
Volkon si avviò flemmatico verso l’uscita voltandosi solo un attimo prima di sparire per dire:
            -Domani qui alle undici in punto-
La porta della palestra si chiuse rumorosamente.
            -Avete visto, quel grandissimo figlio di una matrioska?!- Disse Patrick.
            -Giusto un anticchia pieno di sé?- Aggiunse Melissa.
            -E’ un codardo! Ha capito che non c’era modo di batterti ed ha barato, purtroppo è conosciuto in Russia per questo suo modo di fare viscido…-
Alexei guardava Aliya e vide trasparire in lei la tensione che aveva trattenuto finché Volkon era nella stanza, le si avvicinò e le disse.
            -Credevo che lo avresti steso, cosa te lo ha impedito?-
            -L’ho già detto, voglio prepararmi alla missione, se lo mando all’ospedale mi dici chi lo farà?-
            -Vorrei che tu non dovessi andare…stavo pensando di convincere il Dottore a rimandare la tua iniziazione…-
            -Non devi, voglio partecipare alla missione, è una fase importante per me, mi preparo da anni…non ci sarà altro nella mia vita, sarà bene che cominci da subito ad abituarmi-
            -Tu non mi credi vero?-
 
Alexei le aveva detto che l’avrebbe aiutata a fuggire e quindi riteneva che quello non fosse affatto il suo futuro o almeno era quello che aveva lasciato intendere.
 
            -Diciamo che ti darò l’occasione di dimostrarmi se sei sincero, fino a quel giorno non fingerò nemmeno di essere una sciocca ragazzina infatuata, che fa tutto quello che le dici-
            -Lo sai che tengo molto a te…-
 
Alexei sentiva che la stava perdendo, avrebbe voluto convincerla, ma rimase con la bocca aperta e la voce gli morì in
 
gola, Aliya si ricoprì di Proteallo, si apprestò ad indossare la tuta con i pesi e guardandolo in modo molto serio gli
 
disse:
            -Allora combatti?-
            -Hai intenzione di picchiare duro?-
            -Sì, ma sto indossando la tuta più pesante, non ti farò troppo male-
            -Perché Aliya? Non lo fare, andiamo a tirare al poligono…lanciamo i coltelli…anzi perché non tirate di scherma?- Disse preoccupata Melissa, Patrick invece non aveva intenzione di fermarla, voleva vedere cosa sarebbe
 
successo. L’ibrido era in posizione, così bardata sembrava davvero un’arma da guerra, Alexei non si tirò indietro,
 
anche lui aveva un addestramento per un corpo a corpo, ma non l’avrebbe mai colpita. Si guardavano seri, lei si
 
mosse ad una velocità umanamente comprensibile, lui la scansò, allora Aliya riattaccò di nuovo mirando al volto, ma
 
Alexei non voleva reagire ed indietreggiava fino a che si trovò con le spalle al muro, chiuse gli occhi ed aspettò di
 
essere colpito come se lo volesse davvero. Il soldato Petrov sentì un colpo assordante alla sua sinistra, aprì gli occhi,
 
Aliya aveva sfondato il muro proprio vicino al suo viso, Melissa e Patrick erano rimasti in posizione come se
 
volessero intervenire, ma quel colpo li aveva congelati sul posto, l’ibrido aveva tirato fuori tutta la sua rabbia e tutta
 
la sua forza.
 
            -Ho bisogno di sfogarmi, per oggi vado ad esercitarmi nella sala dei laser, domani se volete ci alleneremo insieme…scusatemi-
 
Aliya si avviò verso la sala dei laser ancora indossando pesi e pelle di metallo, gli altri la guardarono attoniti, Patrick
 
la seguì per controllare che non esagerasse con i livelli di difficoltà, anche Melissa si mosse subito dopo di lui,
 
avrebbe provato a parlarci. Alexei era ancora appoggiato al muro sconcertato, lo squillo del suo telefono lo distrasse
 
dai suoi pensieri, era il Dottore che lo voleva vedere immediatamente, tolse la polvere ed i calcinacci dalla sua faccia
 
e si avviò verso l’ufficio.
 
            -Allora Petrov, cosa diamine sta succedendo? Perchè ha sfondato il muro della palestra?-
            -E’ arrabbiata con me, credo sempre per colpa della signorina Rott…non si fida di me… gli ho raccontato quel
sogno assurdo e lo sapevo che non mi avrebbe creduto… chiedo il permesso di mostrargli i due oggetti alieni…ha detto che solo in quel caso forse avrà fiducia in me…-
 
            -Va bene, ma dovrò essere presente, metti che sappia usarli, sarebbe un grande passo avanti…-
            -Signore…volevo anche esprimere la mia opinione su una faccenda delicata, posso?-
            -Certo dimmi pure-
            -Non crede che sia presto per Aliya una missione? Ha solo sedici anni!-
            -Diciassette tra meno di quindici giorni, il ventitre dicembre-
            -Non me lo aveva mai detto…ma ciò non toglie che è troppo giovane…-
            -Ha appena spaccato un muro senza il minimo danno, ha fermato un auto in corsa… non capisco di cosa ti preoccupi! Piuttosto non temi che la prossima volta ti colpisca duramente?-
 
Alexei sentiva che non lo avrebbe mai fatto, ma lo tenne per sé, doveva decidere da che parte stare ed in fretta.
 
            -Signore non lo so, ma devo fare qualcosa per riconquistarmi la sua fiducia-
 
Intanto Aliya aveva chiesto a Patrick di programmare il laser in modo da superare il livello quindici ed aggiungere
 
altri dieci livelli, aveva tolto la tuta coi pesi ma restava in forma Xiariana. Arrivò fino al livello sedici e continuò
 
senza fermarsi, stava esagerando come al solito, ma questa volta Patrick la lasciò fare, voleva vedere se dopo sfogata
 
la rabbia fosse possibile parlarle e capire perché aveva agito così.
 
Aliya arrivò fino alla livello diciannove e per la prima volta fu colpita da un laser. Il sistema si fermò, l’ibrido rimase
 
stupito, credeva di essere invincibile. Melissa raggiunse subito l’amica e le parlò con calma:
 
            -Ricordi quando ti ho detto che troppo potere dà alla testa? Tu che a che punto sei?-
            -Io credevo di poter andare all’infinito…-
            -Tutti hanno un limite, anche tu! Ricordati che troppo potere è pericoloso se non hai consapevolezza, umiltà e  integrità. Sono sicura che tu ce le hai, sei solo molto giovane-
 
            -Hai ragione Melissa…ma da quando mi hanno messo il nuovo chip mi sento quasi onnipotente e so che in realtà ho ancora tanto da scoprire…ma vi prometto che cercherò di restare con i piedi per terra-
 
Patrick le raggiunse e le chiese in modo franco:
 
            -Prima volevi veramente colpire Alexei?-
            -No…Non ce l’avrei fatta nemmeno a tiragli uno schiaffo come farebbe una donna normale…ho preferito sfogarmi su qualcosa di inerte che può essere riparato, sapevo che non mi sarei fatta del male-
 
            -Che succede Aliya, perché sei arrabbiata con lui?-
            -Perché mi nasconde delle informazioni importanti, lo so…-
            -E’ un soldato…non essere troppo dura con lui, sono suo amico da solo un anno, ma so che è una persona leale… - gli rispose Patrick.
 
            -Un anno è poco! Conoscevo Dorotea da almeno sei anni ed ho capito che non gliene frega nulla di me solo di recente…ho fatto un solo commento di troppo e non l’ho più vista…adesso mi odia-
 
            -Mi dispiace Aliya, ma tu hai intuito, quindi sono sicura che capirai come comportarti con chiunque, non sei
 
più una bambina- disse Patrick, teneva davvero a lei come amica, aveva preparato per lei il congegno elettronico che
 
distorceva i segnali e doveva solo trovare il modo di darglielo senza farlo sapere a nessuno, intanto cercava di fargli
 
capire che di lui si poteva fidare, che non l’avrebbe mai tradita.
 
            -Che ne dite, andiamo al poligono?- Chiese Melissa che aveva deciso di migliorare la sua performance e
 
cambiare decisamente argomento.
 
Arrivò l’ora di cena e anche Alexei si fece vivo, come se non fosse successo nulla si sedette accanto agli amici di
 
sempre e all’arma di distruzione di massa che aveva sfondato il cemento con un pugno a pochi centimetri dalla sua
 
faccia.
 
            -Come va Aliya…sbollita la rabbia?-
            -Va molto meglio…scusami per prima…-
            -Lo so che non mi avresti mai colpito con quella forza, però anche io ho qualcosa da farmi perdonare e forse ci riuscirò: ho convinto il professore a farti vedere quegli oggetti di cui ti parlavo, appena avrai cenato possiamo andare-
 
            -Dici sul serio?-
            -Sì, lui vuole vedere se li sai usare istintivamente, è così che l’ho convinto, ora mi crederai?-
            -Vedremo…-
Mangiarono quasi in silenzio mentre Patrick si scervellava su come aiutare la sua amica, poi la provvidenza gli venne incontro.
            -Su gente! Patrick! Su con la vita, cerchiamo di stare più sereni possibili, tra quindici giorni è Natale!- Diceva
 
Melissa che detestava vedere quei musi lunghi.
            -Ragazzi voi non lo sapete ma Aliya è nata il ventitre dicembre, me lo ha detto il Dottore!-
            -Noooo! Partiamo proprio il giorno del tuo compleanno! Come facciamo a festeggiare!-
            -Non preoccupatevi ragazzi, non volevo nemmeno dirvelo…-
            -Troveremo il modo di farci perdonare- disse Patrick che aveva appena avuto una brillante idea.
 
Dopo cena Alexei e Aliya si recarono dal Dottore.
            -Bene I.113 forse è arrivato il momento che ti mostri qualcosa che in parte ti appartiene. Ho aspettato fino ad ora per vedere se il chip funziona, i test sono positivi, ora sei completa-
 
            -Allora a che serve la mia finestrella nella testa?-
 
Alexei la guardò confuso, non sapeva assolutamente di quel dettaglio, a volte dimenticava che non era umana, per cui
 
gli suonò tutto in modo strano.
 
            -Sì ho un’apertura proprio qui sotto l’attaccatura dei capelli, ma non so come si apre-
            -Non importa che tu ne conosca il funzionamento, è comunque importante in caso tu avessi problemi a quel minicomputer che hai proprio lì-
 
            -Posso sapere come funziona? Si tratta sempre della mia testa, non le pare Dottore?-
            -Se pensi che ti possa servire…occorre un laser speciale. Deve essere puntato in un loco preciso per venti secondi e poi si può aprire, ma non sei in grado di mettere mano al tuo cervello, non ti serve a nulla-
 
            -Che tipo di  laser?-
            -E’ un laser di classe 3a con lunghezza d’onda 525nm e potenza 4 mW…adesso seguitemi, anzi tu Alexei ci aspetterai qui-
            -Signore, aveva detto che potevo partecipare…-
            -Ho cambiato idea!-
 
Il Dottore e Aliya si avviarono nella zona chiamata “First level top secret” dove sua madre e suo zio erano stati
 
rinchiusi per anni. Mentre l’ibrido camminava, memorizzava tutti i sistemi di sicurezza che incontrava, poi però
 
arrivarono ad una porta blindata che si apriva con l’impronta della mano del Dottore.
 
All’interno c’era un laboratorio e poteva vedere alla sua destra dei lettini dove i suoi dovevano aver sofferto per anni,
 
poi una grande stanza di vetro, un’altra porta blindata ed in fondo una specie di cassaforte nella parete, anche quella
 
si aprì grazie alla mano del Dottore. Aliya pensava seriamente se staccargliela o no per usarla per recuperare gli
 
oggetti che le appartenevano di diritto, poi quel pensiero la inorridì, sarebbe stato Volkon ad insegnargli tutti i trucchi
 
di una spia senza nuocere a nessuno. Quando lo sportello di spesso metallo si aprì, il Dottore prese due scatolette
 
nere, si appoggiò ad un bancone di laboratorio e ne aprì una. Dentro c’ era il bracciale di Nestor, sembrava di oro
 
bianco, era largo con un lato aperto e sopra aveva incastonato una specie di gemma simile ad un diamante a forma di
 
triangolo. Nell’altra scatola c’era una catenina che non mostrava nessuna clip per chiuderla ed era sempre dello stesso
 
metallo con una pietra a forma di goccia, senza dubbio quella doveva essere la tiara di Feidor, ma non era chiaro
 
come potesse essere indossata.
 
            -Il bracciale era di Nestor, questa tiara era di Feidor la femmina da cui abbiamo preso i geni per clonarti-
 
Aliya sapeva benissimo che Nestor era suo zio e Feidor era sua madre, era piena di gioia nel sapere che il suo non era
 
stato un semplice sogno e che aveva una via d’uscita, un posto nel cosmo dove non l’avrebbero trattata come un
 
mostro.
 
            -Questa sembra più un altro bracciale che una tiara, come si indossa?-
            -Speravo che potessi dirmelo tu…-
            -Per la verità non so niente, non credo che queste informazioni siano ereditarie…-
            -Vorrei che tu andassi nella stanza di vetro e provassi ad indossare il bracciale e la tiara, te la senti?-
            -Perché devo andare in quella stanza?-
            -Perché non vorrei tu avessi qualche reazione strana…-
            -Non c’è problema farò come dice, ma credo che possa stare tranquillo-
 
Aliya entrò nella stanza in vetro rinforzato e indossò il bracciale, all’improvviso sentì un forte impulso a produrre il
 
Proteallo, ma si trattenne, aveva capito cosa doveva fare, ma non aveva nessuna intenzione di mostrarlo al Dottore.
 
            -Mi dispiace non succede nulla…cosa dovrei aspettarmi?-
            -Non lo so…prova ad indossare la tiara-
 
Aliya l’appoggiò sulla testa ma non restava fissa, cadeva come se non fosse adatta a lei.
            -Prova a produrre il Proteallo-
 
L’ibrido imprecò dentro di sé, il Dottore aveva capito, allora cercò di concentrarsi per provare a produrre il Proteallo
 
senza rispondere completamente al chiaro richiamo dei due oggetti e assunse la forma Xiariana. A quel punto sia il
 
bracciale che la tiara aderirono perfettamente al suo corpo, si vedevano solo le pietre incastonate nella sua pelle:
 
quella a goccia sulla fronte e quella triangolare al suo polso. All’improvviso si sentì stranissima e fece un grandissimo
 
sforzo perché l’energia che sentiva fluire da quegli oggetti non si impossessasse di lei, per fortuna non era molto
 
forte, forse erano scarichi.
 
            -Dottore adesso riesco ad indossarli ma non succede niente, forse i miei geni terrestri non sono adatti-
            -Tu non senti nulla? Nessuna sensazione strana?-
            -No Dottore, lei li ha mai visti in funzione?-
            -No…dicevano che erano scarichi…ma non so come funzionino, né come sia possibile ridargli energia-
 
Aliya si chiedeva come avessero preso questi oggetti dai corpi di Nestor e Feidor, poi le venne in mente un’immagine
 
orrenda, forse li avevano rimossi chirurgicamente e dovette trattenere i brividi. Ora capiva perché gli alieni non erano
 
riusciti a scappare, erano feriti, non avevano potuto ricaricare le proprie armi e forse non erano forti come lei, perché
 
non erano per metà umani.
 
            -Non avete provato in nessun modo a ricaricarli?-
            -Sì anche puntandogli dei laser, ma non sappiamo nemmeno come valutare se sono funzionanti-
            -Gli alieni non hanno collaborato immagino…-
            -Erano feriti gravemente, non abbiamo mai potuto comunicare con loro, sono rimasti in stato vegetativo per anni, abbiamo cercato di salvarli, ma non è stato possibile fare nulla per guarirli-
 
Aliya sapeva benissimo che stava mentendo e avrebbe tanto voluto fargli seriamente del male, i vetri protettivi che la
 
separavano dal Dottore non sarebbero serviti ad un bel nulla, ma doveva mantenere la calma, doveva  ricaricare
 
entrambi gli oggetti e poi non ce ne sarebbe stata davvero per nessuno, sapeva che con quelli avrebbe fatto anche
 
l’impossibile.
 
            -Va bene Aliya non mi aspettavo molto, ma vorrei che tu riprovassi qualche volta ad indossarli, forse è solo
 
questione di tempo e potrai utilizzarli-
 
            -Forse finché sono scarichi non servono a niente-
            -Noi continueremo a fare esperimenti su questi oggetti e tu li proverai per vedere se senti un qualche cambiamento quando li indossi, vedrai sono sicuro che sarà molto interessante capire come funzionano-
 
Più li indossava più capiva, forse usandoli contemporaneamente avrebbe avuto energia sufficiente per andarsene di lì,
 
ma doveva risolvere ancora alcuni dettagli importanti: il Leviatin, il segnalatore nella sua testa, la missione di
 
spionaggio che voleva assolutamente compiere ed il suo pseudorapporto con Alexei. Cercò di rassegnarsi, per il
 
momento doveva rimandare tutto a gennaio, ma almeno finalmente aveva un piano.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Quindi i monili Xiariani esistono davvero e sono perfetti per Aliya e vi spoilero tranquillamente che saranno determinanti per fuggire dalla base, ma restano altre difficoltà da superare e la nostra eroina non è ancora pronta, dovrà comunque compiere la missione negli USA, ma soprattutto dovrà trovare il modo di schermare il segnalatore che le hanno impiantato nel cervello e risolvere quel “piccolo” problemino del farmaco e poi? Posso solo dirvi che la storia si farà sempre più complicata.
 
Grazie ai coraggiosi che continuano a seguirmi e che mi hanno dato fiducia.
 
Alla prossima
 
Altair
 

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Capitolo 15
*** Da grandi poteri... ***


Mancavano pochi giorni a Natale, Alexei aveva tentato in tutti i modi di farsi perdonare, ma non era riuscito ancora a
 
parlare da solo con Aliya, quella sera sarebbero andati al pub e avrebbe tentato un approccio. Una volta trovato un
 
tavolino libero, Patrick e Melissa andarono a prendere da bere.
 
            -Nessuno ci sente, non ho trasmittenti…ti prego voglio capire a che punto siamo…io e te-
            -Sono sicura che non ci ascoltano perché ho controllato…non so a che punto siamo…non so se posso fidarmi di te…-
            -Non tornerò dai miei a Natale e Angelica non mi vuole più rivolgere la parola, chiedilo a Patrick se non mi credi, ci ha sentito litigare al telefono…-
            -Avete litigato perché stavate ancora insieme quando mi hai baciato?…dimmi la verità!-
            -Sì…ti ho mentito, non eravamo in pausa di riflessione…la mia è una missione…-
            -Allora nemmeno ti piaccio?-
            -Vuoi sapere cosa ho pensato all’inizio?-
            -Voglio tutta la verità!-
 
            -Ho pensato che eri un esperimento, che non eri umana e che non era come tradire la mia fidanzata! Poi ti ho conosciuto…ed ho vacillato, ma ormai avevo accettato la missione, il Dottore mi ha messo alle strette, mi ha fatto capire che se mi tiravo indietro sarei stato rispedito in Russia senza onore…non sapevo come sei, non pensavo di sentire quello che sento…-
 
            -E cosa senti per me?-
            -In realtà non importa cosa sento io…tu sei ancora giovane, hai conosciuto solo me e non  possiamo stare insieme…lo capisci? Tu devi fuggire da qui! Devi essere libera-
 
            -Come pensi che io possa farlo?-
            -So che puoi, dobbiamo togliere il segnalatore dentro di te, forse è nella tua testa!-
            -Tu come lo sai!-
            -Me lo ha detto il Dottore che non c’era solo l’orologio come sistema per rintracciarti e quando tu hai parlato dell’apertura per accedere al tuo cervello ho capito che il segnalatore doveva essere lì…-
            -Perché mi stai dicendo tutto questo? Per guadagnarti la mia fiducia? E’ questo che ti ha ordinato il Dottore?-
 
Aliya non voleva più far finta di niente voleva capire cosa pensasse realmente Alexei di lei, ma non rispondeva alla domanda allora gli disse:
 
            -Se ti importa veramente di me voglio sapere tutto quello che sai!-
 
Alexei la guardò con sguardo triste, sospirò e disse:
 
            -Il sogno che ti ho raccontato era finto, se lo è inventato il Dottore perché tu ti confidassi con me, lui ritiene
 
che questo Nestor ti abbia contattato. Non mi importa sapere se è vero, puoi tenerlo per te. Non ho altri segreti,
 
adesso sono single davvero, ho raccontato la verità ad Angelica, sei tu Aliya il motivo per cui non tornerò a Natale
 
dai miei, voglio stare con te il più possibile e voglio aiutarti a scappare prima della missione…tengo molto a te…ma
 
penso che non devi perdere tempo con me, so che ti aspetta altro nella tua vita…io sono insignificante rispetto a tutto
 
quello che sei e che farai!-
 
Alexei aveva gli occhi lucidi e sembrava veramente sincero, Aliya sentì una stretta al cuore e pensò che in fondo lui
 
non poteva niente contro di lei ormai, poteva anche credergli, ma non gli avrebbe mai rivelato il piano che aveva in
 
mente anche per la sua stessa sicurezza.
 
            -Ti credo… non chiederò mai il tuo aiuto per fuggire, potrai tornare dalla tua Angelica…-
            -Non credo che mi vorrà più…-
            -Perché, cosa le hai detto?-
            -Che sono innamorato di te…-
            -Ed è vero?-
            -Ha forse qualche importanza?-
            -Sì lo ha…-
            -Perché? Lo so che te ne andrai e non ti vedrò mai più…-
            -Io…-
            -E tu sei innamorata di me?-
            -Non so se me la sento di risponderti…-
 
Alexei la guardò stupito, forse ci poteva davvero essere qualcosa tra loro due, le prese le mani.
 
            -E’ un sì? Ancora non ti fidi di me e non sai se dirmelo?-
            -Alexei…credo di sì, credo di amarti e mi fa soffrire che tu mi abbia usato e che forse continuerai a farlo…-
 
Il soldato era disperato sarebbe stato meglio che lei lo odiasse, sarebbe stato più facile lasciarla andare, così era tutto
 
più arduo, lui era preso da lei, lo era stato da subito. Aveva tentato disperatamente di eseguire gli ordini, ma ogni
 
giorno che passava sentiva crescere dentro di sé quel sentimento, quella voglia di lei anche se era un’aliena, anche se
 
era in grado di ucciderlo solo sfiorandolo.
 
            -No tu non puoi…io non vado bene per te…io…-
            -Lo so…ma vorrei tanto che tu fossi il primo…il mio primo amore, quello che non si scorda mai, quello di cui parlano i libri ed i film…lasciami vivere il sogno finché ci sarai…ma ti prego non mi mentire più…-
 
            -Mi perdoni allora?-
            -Sì…ma non voglio che rischi la vita per me, non ho intenzione di lasciare la base per il momento…-
            -Per il momento?-
            -Voglio compiere la mia missione, poi deciderò…forse non me ne andrò mai-
            -No, tu devi andartene prima possibile!-
 
            -Non preoccuparti per me…conosco i miei limiti ed anche Fuentes, so in cosa consiste il mio compito, sarà un gioco da ragazzi…-
 
            -Tu non puoi andartene finché non eliminiamo il segnalatore…è questo che ti trattiene…tu non ti fidi fino in fondo di me…lo capisco…ti dimostrerò che sono sincero…-
 
In quel momento Patrick e Melissa raggiunsero il tavolo.
 
            -Ragazzi stasera c’è la ressa non riuscivamo a fare le ordinazioni, c’è una qualche partita non so di cosa, credo rugby, in Sudafrica è lo sport in cui eccellono di più!-  Commentò Patrick.
 
            -Che succede? Volete che vi lasciamo soli?- Chiese Melissa che aveva notato gli sguardi tristi di entrambi.
            -No, non andate via…tra poco partirete, avremo tutto il tempo di stare da soli io e Alexei-
 
Il soldato Petrov aveva riguadagnato terreno, aveva deciso di dirle solo la verità, al Dottore non avrebbe rivelato un
 
bel niente, era determinato ad essere sincero e leale fino alla fine.
 
La serata continuò tranquilla anche in mezzo agli schiamazzi dei tifosi del pub, Melissa e Patrick dicevano che il
 
rugby non era bello come il football americano e che i giocatori di baseball sudafricani erano schiappe. Si vantarono
 
in modo comico della bravura degli atleti americani apparentemente i migliori al mondo anche nel curling, cercavano
 
di scherzare per tenere su il morale dei loro amici. Suonò la mezzanotte e quindi il coprifuoco, dovettero tornare alla
 
base, Alexei accompagnò Aliya nella camera come non accadeva da giorni e giorni. Appena entrati nella stanza, lei lo
 
trascinò nel bagno dove non c’erano le telecamere e cominciò a baciarlo. Alexei la fermò dolcemente.
 
            -Perché ti comporti così?-
            -Te l’ho già detto sarò tua finché ce lo permetteranno-
            -Sei sicura che non te ne pentirai?-
            -No…baciami!-
 
Lui obbedì, ma era molto tenero e pacato mentre lei era quasi esasperata, aveva cominciato a togliergli i vestiti, lui la
fermò di nuovo.         
 
            -No! Non qui…hai chiesto il sogno ed io ti darò il sogno…sarà tutto perfetto, vedrai…adesso devo andare è tardi, dobbiamo alzarci presto…-
            -Sembra quasi che non mi vuoi…-
 
Alexei l’abbracciò e la strinse a sé perché sentisse quanto lui la desiderasse.
 
            -Non sai la fatica che sto facendo per salutarti…ti prego assecondami-
 
Aliya lasciò la presa, Il soldato Petrov uscì rapidamente dal bagno e poi dalla camera, entrambi avevano bisogno di
 
una bella doccia fredda.
 
La mattina cominciò la solita routine, Aliya aveva prima le lezioni con i professori universitari, poi con Volkov, il
 
pranzo nella mensa, le esercitazioni pomeridiane fatte di scherma, karate e sala dei laser, mentre i coltelli ormai non
 
avevano più segreti per lei ed al poligono ci andava solo a provare armi nuove. In tutto questo i suoi amici la
 
vedevano solo ai pasti, Aliya ormai si allenava bardata con la tuta speciale solo con Alexei e Volkov, questi ultimi si
 
erano rassegnati a perdere sempre, non importava quanto fossero pesanti i pesi che l’ibrido portava, non c’erano più
 
storie.
 
            -Aliya non so veramente cosa altro ti possa insegnare…credo che non ci siano più Dan che ti possiamo
 
assegnare per il karate, nemmeno il campione mondiale reggerebbe il tuo confronto- diceva Volkov, anche Alexei si
 
rendeva conto che l’ibrido era veramente di un altro livello e non era più preoccupato come prima per la missione, lei
 
non doveva stare lì, anche la Terra gli sarebbe stata stretta un giorno, se ne convinceva sempre di più.
 
Quel pomeriggio Aliya approfittò di un momento libero per andare a trovare il Dottorando, doveva assolutamente
 
scoprire la formula per il farmaco. Entrò nel laboratorio ma non c’era nessuno, ormai le sua visite erano solo una
 
volta al mese perchè tutto procedeva bene e quindi non aveva avuto molte possibilità di curiosare per trovare la
 
formula del Leviatin. Approfittando dell’assenza del Dottorando, si mise a fare ricerche sul suo computer ed arrivò a
 
dei file segreti, aveva bisogno della password, sentì alle spalle che arrivava qualcuno, si allontanò dal terminale,
 
sapeva che vedevano tutto quello che faceva e quindi disse:
 
            -Dottorando sei tu? Posso vedere la formula del farmaco? Sono curiosa di capire cos’è-
            -Ah Senza Nome…e perché vorresti saperla?-
            -Pura curiosità-
 
Aliya si sentiva quasi onnipotente, era tentata tutte le volte semplicemente di dire cosa voleva e prenderselo, magari
 
minacciando il suo interlocutore.
 
            -Sì certo come no, come minimo impari a riprodurla da sola, se così fosse te ne andresti e dove starebbe tutto il mio guadagno?-
 
            -Me lo dici in modo così sfrontato?-
            -Hai cominciato tu per prima, non siamo stupidi, sappiamo che se non avessimo il farmaco potresti andartene di qui!-
            -Non voglio andarmene-
            -Non lo so se ti voglio credere-
            -Se volessi veramente andarmene adesso ti avrei appeso al muro e ti costringerei a darmi la formula minacciandoti di spezzarti tutte le tue povere ossa…-
 
Il Dottorando inghiottì, Aliya non era più la dolce teenager che avrebbe tanto voluto sopraffare, adesso era un donna,
 
anzi l’essere più forte del pianeta che semplicemente gli risparmiava la vita.
 
            -Ha senso quello che dici…ma in un attimo tutti i soldati arriverebbero qui…-
            -Hai visto le mie ultime performance? Non sarebbero certo un problema, chiedi a Volkov o allo stesso Alexei-
            -Va bene ti credo, ma non posso proprio dirti la formula, me lo hanno proibito-
            -Pazienza era solo una curiosità-
 
Aliya lasciò la stanza, il Dottorando aveva due rivoli di sudore freddo che gli rigavano la faccia, non era uno sportivo
 
infatti non aveva mai sudato così tanto in vita sua.
 
L’ibrido sentiva che con il bracciale di Nestor e la tiara di sua madre avrebbe potuto avere accesso a quel computer,
 
ne era certa, quindi il suo obiettivo primario erano i due oggetti alieni, presto li avrebbe indossati nuovamente. Gli
 
scienziati della base avevano provato a caricarli con un altro tipo di laser, ma lei sapeva che non era sufficiente,
 
occorrevano gli zirconi, ma ogni cosa andava fatta a tempo debito, con quei pensieri si recò dal Dottore, aveva un
 
appuntamento.
 
            -Buonasera Aliya, sei contenta che non ti chiamiamo più Senza Nome?-
            -Sì Dottore, mi sento di più una persona, sono sicura che aiuti molto il mio stato emotivo, non volete che impazzisca e vi riduca in brandelli…ho ragione?-
 
Spellman la guardò sorpreso, ma in realtà doveva aspettarsi un comportamento del genere, sarebbe stato strano il
 
contrario.
 
            -Ultimamente ho notato che i tuoi poteri invece stanno un po’ alterando il tuo equilibrio, capisco che tutto
 
questa forza ti dia un po’ alla testa…infatti vorrei che tu facessi dei test psicologici…-
 
            -Non si preoccupi Dottore, stavo solo scherzando, non voglio farvi del male, voglio essere pronta per la mia missione-
            -Tu hai un grande potere e quindi grandi responsabilità…-
 
Aliya aveva già sentito quelle parole, forse in un film di supereroi ma si trattene dal fare battute.
 
            -Ne sono conscia, però vorrei chiedervi un po’ di normalità, vorrei davvero passare un Natale tranquillo, normale, come gli altri…-
            -Credo che sia giusto e sarà così, andrai in montagna con Alexei, farete una vacanza vera, con la neve, potrete sciare e comportarvi come una normale coppia-
 
            -Qui in Sudafrica non ci sono montagne adatte…dove…-
            -Andrete sulle Alpi italiane per una settimana dal 26 dicembre al primo di gennaio. Partirete il 23 dicembre per Roma-
            -Dice sul serio? E lui lo sa?-
            -No, glielo comunicherai tu stessa, adesso facciamo quei test e poi proverai di nuovo il bracciale e la tiara, devi dirmi se senti qualche differenza-
 
Aliya fece pazientemente i test, erano domande scritte ed in più doveva dare l’interpretazione di immagini che il
 
Dottore le faceva vedere. Ovviamente cercò di dare risposte più tranquille possibili, anche se in quelle immagini ci
 
vedeva morte e distruzione. Alla fine il test dette dei risultati soddisfacenti e quindi si recarono al famoso “First level
 
top secret” perché Aliya indossasse di nuovo gli oggetti alieni.
 
Una volta entrata nella stanza trasparente fuse il bracciale e tiara con la sua pelle di Xiariana e recitò la solita parte,
 
anche se questi le mandavano dei messaggi chiari, infatti sentiva un forte potere, un richiamo e probabilmente i chip
 
che aveva in testa erano coinvolti in questo strano processo, purtroppo al Dottore venne come al solito una buona idea.
 
            -Vieni proviamo lo scanner ad infrarossi, voglio vedere se cambia qualcosa a livello cerebrale, pensavo che i chip in qualche modo ti avrebbero aiutata a capire-
 
Per fortuna Spellman non sospettava minimamente che Aliya avesse un così buon controllo delle sue sensazioni,
 
infatti riuscì a limitare la sue attività mentali quando lui la sondò nello spettro degli infrarossi. Quello speciale
 
macchinario assolutamente sperimentale poteva giungere sotto la sua pelle metallica,  una normale risonanza
 
magnetica funzionale non avrebbe dato nessun risultato.
 
            -Niente, sembra che su di te non facciano nessun effetto-
            -Dottore sono ancora più convinta che non siano carichi e quindi non funzionano…-
            -Va bene, forse hai ragione tu, ho ancora qualche altra idea da testare, ma per oggi basta-
 
Aliya tornò felice dagli altri, era ormai ora di cena, si sedette tranquilla vicino ad Alexei e gli disse:
 
            -Una volta tanto io so qualcosa che tu non sai!-
 
Lui le sorrise, era così felice che avessero fatto pace.
 
            -Sono tutto orecchi Milaja-
            -Andremo in montagna, passeremo il Natale sulle Alpi italiane, scieremo come tutte le persone normali!
 
Partiamo il ventitre e torniamo il due gennaio!-
 
            -Tu mi prendi in giro!-
            -No, non scherzo! Me lo ha detto prima il Dottore…gli stavo chiedendo di avere ancora più libertà…-
            -Sapevo che sarebbe stato qualcosa di speciale, ma non potevo immaginare tutto questo-
            -Non vedo l’ora di partire!-
            -Capisci vero che sta cercando di tenerti buona?-
 
Aliya lo guardò sorpresa, non si aspettava un commento del genere, non da colui che doveva servirsi di lei.
 
            -Mi hai chiesto tu di essere sincero, dietro tutto quello che fa il Dottore c’è sempre un disegno…tu fai la brava bambina e loro ti danno il giocattolino…-
 
            -Smettila…-poi aggiunse a bassa voce- potrebbero sentirci! Non mi importa della verità noi andremo e passeremo una bella vacanza-
 
            -Come voi tu Milaja…-
 
Non potevano abbracciarsi in mensa ma avrebbero tanto voluto. Patrick e Melissa li raggiunsero come sempre e
 
passarono una serata serena. Dopo cena Alexei dovette andare a rapporto dal Dottore urgentemente.
 
            -Allora Petrov hai sentito le novità?-
            -Sì Dottore, le siamo molto grati-
            -Tu hai niente da dirmi?-
            -Niente di veramente importante, sono stato molto sincero con lei almeno nei limiti consentiti, sa che mi sono lasciato con Angelica, ma sta vivendo la situazione nel modo migliore, non si aspetta di avere una storia con me e tiene tantissimo alla missione, ha preso molto a cuore il suo compito, penso che possa stare tranquillo-
 
            -Ma degli oggetti alieni? Non dice nulla?-
            -Non ne abbiamo parlato, credo che non funzionino davvero su di lei, forse perché è in parte umana…-
            -Ricordo che quando trovammo Nestor ferito, il bracciale era chiaramente funzionante, la pietra che si trova incastonata nel metallo era molto luminosa, invece quando lo indossa Aliya non succede niente, ma non credo che possa nascondermi qualcosa-
 
            -Quindi voi li avete visti vivi gli alieni?-
            -Sì poco prima che andassero in coma…-
            -Avevo capito che non li avevate mai…-
            -Hai capito male, adesso vai, ho cose urgenti da sbrigare-
 
Alexei uscì dallo studio e incontrò Dorotea che stava per entrare.
 
            -Dorotea come sta? Come sta suo marito? E’ tanto che non la vediamo, Aliya crede che sia arrabbiata con lei, è vero?-
 
            -No caro, passerò da lei stasera per salutarla…volevo solo stare più tempo con mio marito e mi sono dovuta assentare, ma va tutto bene-
 
Dorotea entrò nello studio, il Dottore l’abbracciò subito e cominciò a baciarla, ma lei lo respinse.
 
            -Fermati, sono venuta per rompere con te!-
            -Perché? Cosa è successo? Non è guarito tuo marito, non possiamo tornare al punto in cui siamo rimasti?-
            -No mio marito è ancora malato…il cancro è migliorato, ma ha ancora bisogno di me…-
            -Anche io ho bisogno di te!-
            -Non è vero, te ne puoi trovare un’altra, chiedo di essere trasferita ad un altro reparto, non voglio più essere la tua amante, non me la sento…mio marito è stato tanto male, sento di volergli ancora bene e tu non ti meriti le mie attenzioni…sono solo il tuo trastullo…ti ho chiesto una storia seria e tu non hai voluto!-
 
            -Non dirmi che è stato l’ibrido a convincerti…-
            -No William…quel commento è stato solo la goccia …-
            -Allora lascerò mia moglie e staremo insieme!-
            -E’ troppo tardi! Non voglio abbandonare mio marito, lui è stato sempre buono con me, ha sopportato tutto, sapeva di noi, ma lui non mi ha mai tradito, voglio stare con lui, forse guarirà…non voglio più perdere tempo con te, questo è un saluto, spero resteremo amici-
 
            -Puoi scordartelo! Farò in modo che ti caccino dalla base!-
            -No tu non puoi, ho già parlato con il tuo superiore!-
            -Non c’è nessuno che abbia più potere di me qui!-
            -Certo che sì! Il capo dei servizi segreti! Forse non lo sai ma è molto amico di mio marito, prova a farmi qualcosa e te ne pentirai-
 
William rimase con un palmo di naso, non osò nemmeno ribattere, Dorotea se ne andò sbattendo la porta e si diresse
 
verso la camera di Aliya, le doveva delle spiegazioni.
 
L’ibrido stava leggendo un libro sdraiata sul letto, lei ed Alexei la sera si salutavano in mensa e poi se ne tornava da
 
sola nella sua stanza per non cedere a nessuna tentazione, sentì bussare alla porta.
 
            -Ciao Barbie, sono io, Dorotea-        
            -Dorotea! Sei tornata davvero!-
 
Aliya le aprì la porta e l’abbracciò quel tanto per farle capire quanto le era mancata ma senza stritolarla.
 
            -Allora non sei arrabbiata con me!-
            -No che non lo sono…o meglio sul momento lo ero…ma poi ho capito che avevi ragione tu…scusami del mio comportamento infantile…-
            -Scusami tu, non sono affari miei…come sta tuo marito?-
            -Molto meglio forse ce la farà…mi sei mancata Barbie…non posso farci niente, ho cercato di considerarti solo un esperimento ma non ci riesco…nessuno ti resiste…non importa avere doti empatiche particolari, lo sento chiaramente che tu sei qualcosa di speciale…e noi non ti meritiamo…-
 
            -Me lo dice sempre anche Alexei…-
            -Povero ragazzo, credo che sia cotto di te…sii buona con lui…-
            -Lo sarò, ci siamo chiariti…ma hai saputo la novità? Partiamo per una vacanza in montagna! Per la vigilia di Natale!-
            -Con il permesso del Dottore?-
            -Sì certo! Non ti ha detto nulla?-
            -No, ci ho parlato solo per mollarlo…non ne ha avuto il tempo…-
            -Tu lo hai lasciato? Per colpa mia?-
            -No cara…tu mi hai solo aiutato a capire prima cosa volevo veramente, sarebbe successo prima o poi. Ascoltami, ho un’idea, perché non andiamo a fare shopping? Tra due giorni partirai e devi assolutamente comprare tutto il necessario! So che ora ti lasciano uscire dalla base-
 
            -Con quali soldi?... io…-
            -Non preoccuparti, useremo i soldi del progetto che ti riguarda, sono spesi bene!-
 
Dorotea le fece l’occhiolino e Aliya l’abbracciò di nuovo commossa.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Si lo so, il titolo sfiora la banalità, è preso da Spiderman (un dei miei supereroi preferiti perché è buffo :-P) ma ci stava bene perché in fondo Aliya è una super-eroina, anche se non si metterà a salvare il genere umano come l’uomo ragno…più o meno. Ad un certo punto sono stata troppo mielosa, lo ammetto...però non sapevo come altro rendere il dramma di questo amore tormentato. Dal canto suo Alexei sembra davvero innamorato e sincero adesso…vedrete ;-P
Nel prossimo capitolo Aliya ed Alexei partono per la vacanza, non potevo non farli andare in Italia, ma i viaggi di Aliya non finiranno qui…dal prossimo capitolo in poi ammetto che mi piace di più la mia storia perché diventa più dinamica, ma sarà quando comincerà il giallo che secondo me diventerà più coinvolgente, sarebbe carino sapere cosa ne pensate.
Grazie perché continuate a seguirmi
 
Lunga vita e prosperità
 
Altair
 
 

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Capitolo 16
*** Le vacanze di Natale ***


Riassunto puntate precedenti: Aliya sta diventando sempre più forte e consapevole del suo potenziale. Finalmente ha un piano per andarsene dalla base, ma non mancano gli ostacoli. Il nuovo istruttore, Aksyon Volkov, la sta preparando per affrontare la sua prima missione che avrà luogo in America dopo Natale. Ma prima c’è un’altra avventura  che aspetta Aliya. Durante le vacanze di Natale avrà la possibilità di stare sola con Alexei come una normalissima coppia in vacanza…buona lettura.
           
La radio si accese e la vecchia canzone “Last Christmas” di George Michael la richiamò dal mondo dei sogni. Era il
 
ventitre dicembre, il giorno del suo diciassettesimo compleanno ed il giorno della partenza, non doveva studiare od
 
allenarsi, poteva salutare con calma i suoi amici Melissa e Patrick che partivano e semplicemente preparare i bagagli,
 
anche lei sarebbe partita prima di pranzo. Si vestì in fretta e furia e raggiunse la mensa, cosa trovò la sorprese: al
 
centro della stanza c’era un tavolino allestito con una torta di compleanno e le candeline.
 
            -No ragazzi…non dovevate…-
 
Patrick, Alexei e Melissa si misero a cantare “tanti auguri a te” a squarciagola e quando finirono tutti i militari
 
presenti batterono le mani. Aliya non trattenne le lacrime, era la prima volta che festeggiava il suo compleanno. La
 
torta l’aveva preparata Dorotea, non era presente perché doveva stare con il marito, ma le aveva lasciato una busta
 
con gli auguri dove era scritto di aprire il suo pacchetto una volta si fosse trovata da sola in camera.  Anche Patrick le
 
dette un regalo e le disse:
            -Sono sicuro che saprai apprezzare questo come hai apprezzato il voto che ho dato al tuo disegno-
 
Aliya capì al volo, dentro il regalo c’era lo strumento per creare interferenza ed era sicuramente nascosto in qualche
 
modo geniale, perché nessuno potesse trovarlo a parte lei, ma non lo aprì davanti a tutti per sicurezza.
 
            -Anche io ho un pensierino per te, ma te lo consegnerò solo quando saremo da soli- disse Alexei con un
 
sorriso, non vedeva l’ora di partire. Quando fu il momento dei saluti Aliya abbracciò forte forte sia Melissa che
 
Patrick.
 
            -Ciao Aliya passa un bel Natale ci vediamo a gennaio-
 
            -Sì, divertiti in Italia e se ne hai la possibilità, fai qualche gara di sci, sono sicuro che sarà uno scherzo per te
 
imparare a sciare, in pochi minuti sarai in grado di battere i migliori campioni!- Disse Patrick, poi aggiunse -Però stai
 
attenta, fa’ come ti dice sempre Melissa, ricordati che nessuno è onnipotente…- mentre l’abbracciava le disse in un
 
orecchio -ti rivedrò a gennaio?-
 
Lei rispose in modo che la sentissero tutti:
-Ci vediamo a gennaio Patrick, non fare il fratello maggiore apprensivo, non mi succederà nulla-
 
Aliya salutò tutti e si rivolse ad Alexei:
 
            -Tra un’ora all’uscita?-
            -Sì Milaja, non dimenticare nulla-
 
Il bagaglio era pronto, nel silenzio della sua stanza Aliya aprì il regalo di Dorotea, era della lingerie sexy per la prima
 
notte con Alexei, arrossì e la mise insieme al resto della biancheria. Stava per avviarsi verso l’uscita quando al suo
 
orologio arrivò una chiamata.
 
            -Aliya vieni un momento da me, vorrei parlarti-
            -Sì Dottore arrivo subito!-
Aliya raggiunse l’ufficio di Spellman, da quando Dorotea lo aveva lasciato si vedeva che era più triste, forse anche lui aveva un cuore.
 
            -Siedi cara, volevo solo salutarti e darti il mio regalo, è una carta di credito con dentro mille euro, ma se avessi
 
bisogno di molto di più basta inserire un altro codice molto particolare- il Dottore le mostrò una serie di numeri e
 
lettere che lei memorizzò immediatamente -e potrai arrivare fino a diecimila…usali con giudizio…anche questo
 
viaggio è una prova, dimostrami che mi posso fidare di te…il codice segreto della carta è la tua data di nascita-
 
            -Ma…sono senza parole…perché?-
            -Perché tu sei preziosa per noi e voglio il meglio per te-
            -Grazie Dottore non so come ringraziarla…-
            -Non occorre che mi ringrazi…adesso va’ non voglio farti fare tardi…e non dimenticare le tue capsule…sai che non puoi vivere senza di loro…-
 
Aliya capì benissimo che gli stava mandando un messaggio subliminale:
 
            “Non puoi scappare da nessuna parte o morirai, tu sei mia"          
 
L’ibrido si avviò lentamente nel corridoio, quando vide il suo Alexei che le sorrideva felice dimenticò il senso di
 
rabbia che le aveva lasciato l’ultima frase del Dottore.
 
Finalmente erano all’aeroporto mano nella mano con i loro bagagli, ogni momento era buono per scambiarsi un bacio
 
in mezzo alla folla, era una sensazione di libertà mai provata prima, erano soli perché nessuno badava a loro.
 
            -Non sono mai salita su un aereo…sono emozionata-
            -Tra qualche tempo saprai pilotare anche quello, ne sono sicuro-
 
Si misero a ridere, ma dopo un attimo Aliya ritornò in allerta.
 
            -Secondo te ci stanno seguendo?-
            -Di sicuro, ci sarà qualche spia che ci tiene d’occhio, sarà sull’aereo con noi, verrà nel nostro stesso albergo…-
 
            -Secondo me tutte le volte sarà un agente diverso, uno qui all’aeroporto, poi un altro all’albergo e anche sulle piste da sci. La mia è una memoria fotografica, posso ricordare i visi di tutti passeggeri e vedere se qualcuno ci segue…-
 
            -Penso che tu abbia ragione…-
 
Una volta imbarcati, Aliya prese il posto vicino al finestrino del grande aereo per i viaggi intercontinentali, come
 
qualsiasi ragazza della sua età prese la mano del suo ragazzo e la strinse forte quando il mezzo prese velocità e si
 
lanciò nel cielo. Alexei la guardava con stupore misto a tenerezza, un’arma di distruzione come lei che aveva paura di
 
volare.
 
            -Non mi dirai che sei preoccupata…-
            -Sì, perché non ho il controllo della situazione, pilotassi io sarei tranquilla-
            -Adesso mi è tutto chiaro-
 
Dal finestrino gli apparve quella parte di mondo che conosceva solo attraverso i libri, l’orizzonte infinto, le nuvole di
 
cotone che splendevano, l’Africa meravigliosa sotto di lei. A pensarci bene era il continente dove tutto il genere
 
umano si era originato e lei come Lucy, la prima donna rinvenuta dagli antropologi, era nata proprio lì, un nuovo tipo
 
di essere umano, qualcosa che non era mai esistito prima.
 
            -Aliya, tutto bene? Sei stanca, vuoi dormire?-
            -No…stavo pensando all’Africa, com’è bella vista dall’alto…ma tra quanto arriveremo?-
            -Tra dodici ore faremo scalo ad Abu Dhabi dove staremo per tre ore, dopo altre quattro ore saremo a Roma dove festeggeremo il Natale….tra tre giorni arriveremo a Livigno nel nord dell’Italia con un aereo da turismo tutto nostro-
 
            -Potremo visitare Roma?-
            -Sì, però ci stiamo un giorno, ci aspettano nell’albergo Hassler Roma il ventiquattro sera-
            -Che bello! Non mi sembra vero, sono così eccitata! E tu?-
            -Sono abituato a viaggiare…ma farlo con te è tutta un’altra cosa-
 
Dopo qualche ora finalmente Aliya si rilassò e si addormentò appoggiandosi ad Alexei che si sentì finalmente l’uomo
 
della situazione, in quel momento era così indifesa, il soldato Petrov sapeva che raramente si sarebbe trovato in quella
 
posizione.
 
L’atterraggio fu morbido ma Aliya si svegliò di soprassalto, il suo ragazzo la tranquillizzò subito.
 
            -Siamo in Italia…-
 
Arrivarono all’albergo Hassler Roma su un taxi, sembravano una coppia di sposini novelli, lei si guardava intorno
 
timidamente, tutto era così nuovo e bellissimo. Mentre si avvicinavano alla loro camera i loro cuori avevano preso a
 
battere furiosamente come quelli di due ragazzini alle prime schermaglie amorose.
 
            -Che carina questa stanza e che bella vista su piazza di Spagna! Sarà costata molto-
            -Non ne ho idea, ma tutto quello che faremo non è a caso credimi…il Dottore non tralascia nulla!-
 
Poi i loro sguardi caddero sul letto matrimoniale, ad Aliya tremavano le gambe.
 
            -Non ci pensare nemmeno, andiamo a cena fuori prima, deve essere tutto perfetto. Ora ti metterai un bel vestito, ti cambierai in bagno…mi farai aspettare come fanno sempre le donne…-
 
            -Dove andiamo a cena?-
            -Andiamo a La Pergola è uno dei migliori ristoranti di Roma hanno prenotato per noi diversi giorni fa…-
            -Il Dottore ha fatto tutto questo per me? Non capisco…-
            -Credo che si senta in colpa…chissà in che guaio ti farà cacciare-
            -Alexei mi avevi promesso che non avremmo parlato della mia missione-
            -Va bene…vai a vestirti…va bene farmi aspettare, però…-
 
Aliya in un lampo era pronta, Dorotea le aveva insegnato a truccarsi, quando uscì dal bagno Alexei si stava
 
abbottonando la camicia e rimase incantato, il vestito era nero, di velluto, al ginocchio e stretto in vita, nonostante
 
fosse molte semplice, su di lei sembrava stupendo.
 
            -Sei bellissima…-
            -Anche tu stai bene così…-
 
Alexei aiutò la sua dama a mettere il capotto, in Italia era inverno e anche se erano in centro Italia non era certo caldo. 
 
Presero un taxi ma si fermarono molto prima del ristorante per camminare per le vie di Roma.
 
            -Com’è diversa Roma da Jhoannesburg…è molto più artistica…-
            -Non per niente la chiamano la città eterna…ma anche Mosca è molto bella…-
            -Chissà magari un giorno mi ci porterai…-
            -Da brava spia quale tu sarai…ci capiterai di sicuro-
 
Una volta seduti al tavolino si guardarono intorno, erano tutti ben vestiti e parlavano ad alta voce.
 
            -Come sono rumorosi gli italiani…-
            -Sì è vero lo avevo notato anche io, ma sono molto cordiali…ogni nazione ha suoi difetti ed i suoi pregi, lo imparerai presto-
            -Viaggerò molto?-
            -Penso proprio di sì-
            -Allora non mi conviene scappare…potessimo sempre vivere così…stare insieme, viaggiare…-
 
Alexei non aveva il coraggio di commentare, voleva lasciarla sognare, era ancora una ragazzina, tutto quel potere
 
sembrava troppo in quel corpicino, ma quella sera doveva essere felice e non pensare a niente altro.
 
Sì fecero consigliare le pietanze anche se entrambi non avevano fame, provarono tutto per curiosità, ma non
 
riuscivano a non pensare a cosa li aspettava dopo.
 
            -Aliya … questo è per te, è il mio regalo di compleanno-
 
Aliya aprì un pacchetto e dentro c’era un ciondolo di oro bianco a forma di cuore che si poteva aprire, dentro era
 
possibile mettere due piccole foto.
 
            -Grazie…ma non dovevi…io non potrò mai ricambiare così-
            -Auguri Aliya…il tuo regalo per me sono il tuo sorriso e la possibilità di stare con te in questi giorni…sei tu che mi hai scelto…- non lo disse ma finì la frase nella sua mente -conoscerti è stata la mia più grande fortuna e la mia più grande disgrazia-
 
Finito di cenare, indugiarono ancora fuori nelle vie di Roma, all’improvviso avevano tutti e due paura di rientrare, ma
 
il tempo era scaduto, tornarono alla loro camera. Quando entrarono Aliya rimase a bocca aperta, qualcuno aveva
 
disposto delle candele accese, dei petali di rosa e dei cioccolatini a forma di cuore sopra il letto.
 
            -E’ un’idea tua o del Dottore?-
 
Disse Aliya un po’ preoccupata.
 
            -Sciocchina è mia l’idea, mentre ti cambiavi ho chiamato la reception e ho dato istruzioni…-
 
Le tolse il soprabito, e lo appoggiò con il suo sopra una sedia, poi cominciò a baciarle il collo con dolcezza, la prese
 
tra le sue braccia e la condusse vicino al letto. Aliya si lasciava guidare, non prese nessuna iniziativa, lui le sbottonò il
 
vestito e glielo sfilò lentamente, l’aveva già vista nuda, ma rimase comunque incantato.
 
            -Sei bellissima, non ho mai conosciuto una donna come te…-
 
 La baciò sulla bocca mentre lei gli toglieva la camicia ed i pantaloni, Aliya aveva le palpitazioni al massimo non
 
capiva più niente, si lasciò togliere la biancheria sexy di Dorotea. I baci passionali di Alexei su tutto il suo corpo, le
 
causarono un’esplosione di brividi lungo la schiena. Alexei aveva solo un timore, che l’essere che aveva di fronte non
 
fosse in tutto e per tutto uguale alle donne terrestri, ma tornò di nuovo a baciare quella bocca di ragazzina, poi scese
 
lungo collo, passò in mezzo ai seni, arrivò fino all’ombellico, non si fermò, arrivò a baciarla nel suo punto più
 
sensibile. Aliya lasciò scappare un suono che a lui sembrò celestiale. Alexei si rese conto che era esattamente come
 
tutte le altre donne e reagiva nella stessa maniera, continuò a baciarla con delicatezza, poi tornò a guardarla negli
 
occhi e si accorse che era troppo passiva, non era da lei, allora le chiese.
 
            -Tutto bene Aliya, sto facendo qualcosa di sbagliato?-
            -No…è bellissimo…ho solo paura…-
            -Di cosa hai paura?-
            -Che se mi lascio andare… potrei farti del male-
            -Perché dovresti farmi del male?-
            -Non so spiegartelo…ho come una grande energia dentro di me e tu non fai altro che farla aumentare, esploderà… ed io ho paura!-
            -Non ero preparato a questo…credevo…cosa devo fare?-
            -Forse dobbiamo smettere…-
            -No, tu non mi farai mai del male, ne sono sicuro-
 
Alexei continuò ha riempirla di baci, su quei seni perfetti, sulle sue gambe toniche e definite, fino a che Aliya non ne
 
poteva più e fu quasi sul punto di supplicarlo di entrare dentro di lei. Con sorpresa di Alexei non le fece del male e
 
questo la portò a raggiungere senza problemi quella soglia che aveva paura di oltrepassare, infatti il suo climax salì
 
piano piano fino a che non esplose come temeva: produsse quelle contrazioni tipiche come accadeva in tutte le donne,
 
ma non riuscì a trattenere il Proteallo che si formò in grande quantità sul tutto il suo corpo.  L’emozione era tale che
 
fu sul punto di ricoprire anche Alexei con la sostanza metallica, ma per fortuna Aliya fermò in tempo, altrimenti i
 
gemiti di lui non sarebbero stati di piacere come stava accadendo in quel momento. Arrivarono quasi insieme e si
 
ritrovarono abbracciati, lui imperlato di sudore, lei brillante nella sua armatura di aliena.
 
            -Tu sei…sei incredibile…e bellissima…-
 
Aliya non riusciva a trattenere le lacrime da umana.
 
Era la mattina di Natale, si svegliò all’improvviso, un braccio di Alexei le cingeva la vita, sgusciò via dal letto ed
 
andò in bagno con il pacchetto regalo di Patrick. Nonostante la splendida ed emozionante nottata, non si sentiva
 
ancora di raccontare ad Alexei tutto quello che le passava per la testa. Scartò il pacchetto e si ritrovò tra le mani una
 
cofanetto di legno intagliato con fiori e farfalle, l’aprì, era un carillon con la musica di “Memory” del musical Cats.
 
Dopo averlo ammirato con gli occhi lucidi, aprì il meccanismo per vedere se il congegno per creare interferenza ai
 
segnali fosse contenuto negli ingranaggi, ma non era lì. Richiuse tutto e guardò la scatola dal di fuori, scrutò il sotto e
 
vide in rilievo nel legno l’albero che aveva disegnato per Patrick e Melissa, cominciò a toccarlo, fino a che si accorse
 
che sentiva un specie di click, si spostò di lato rivelando una cavità segreta con dentro il congegno che cercava, pensò
felice:   
            -Grazie Patrick sei un vero amico!-
 
Alexei si svegliò e trovò l’altra metà del letto vuota, si guardò intorno preoccupato, poi vide Aliya uscire dal bagno
 
con uno sorriso luminoso.
 
            -Guarda che splendido regalo mi ha fatto Patrick è un carillon! Sono andata in bagno perché non volevo svegliarti!-
            -E’ bellissimo…ma mi devo preoccupare?-
            -Quanto sei geloso, Patrick è un fratello per me, è troppo innamorato di Melissa per considerarmi! E poi non è bello come te!-
 
Aliya entrò nel letto ed appoggiò il suo viso sul petto tonico di Alexei.
 
            -Ieri notte è stato incredibile…di cosa avevi paura?-
            -Mi sono dovuta trattenere, altrimenti ti avrei ricoperto completamente di Proteallo…-
            -E cosa sarebbe successo di così terribile?-
            -Non sei abituato…è doloroso all’inizio, mi ci è voluto molto tempo per abituarmi e sono sicura che anche l’impianto dei chip sia servito allo scopo-
            -Quindi se tu volessi potresti ricoprire di quel metallo anche cose e persone in contatto con te?-
            -A quanto pare sì…dovrò dirlo al Dottore-
            -Vedì? Questa informazione ripagherà il Dottore dei soldi che ha speso per il viaggio…ma tu sei felice di essere qui con me?…e ieri sera…-
            -Oh Alex…sono felicissima, è stato bellissimo fare l’amore con te…non vorrei essere in nessun’altra parte del mondo se non qui al tuo fianco…-
            -Che ore sono?-
            -Le sette…-
            -Allora abbiamo ancora un po’ di tempo prima di andare a fare colazione-
 
Alexei la baciò appassionatamente pronto a ricominciare tutto da capo, Aliya aveva già il battito alterato al pensiero.
 
Scesero nella sala da pranzo dell’albergo tenendosi per mano, sembravano una coppia giovane qualunque, ma
 
entrambi stavano sondando l’ambiente intorno a loro per capire chi li stesse spiando, c’erano diverse famiglie, tre
 
coppie, un uomo ed una donna da soli.
 
            -Secondo te è la donna o l’uomo?- Chiese Alexei.
            -Fammi guardare bene…l’uomo…-
            -Perché?-
            -Non gira le pagine del giornale da un po’, mentre la donna si sta risistemando il trucco in maniera maniacale, non sta facendo finta. E poi c’era anche lui ieri sera per strada, non ci ha seguito nel ristorante ma è entrato in un bar proprio di fronte-
            -Sei incredibile Milajia…-
            -Adoro quando mi chiami così…dopo colazione torniamo un po’ su di nuovo?-
            -No mia cara, dobbiamo fare un tour di Roma prima di partire, non ti capiterà così spesso di poter fare la turista!-
 
Fatta colazione affittarono una vespa che volle guidare a tutti i costi Alexei e, grazie ad un navigatore, si fecero il tour
 
della città eterna per non perdersi nulla, anche se avrebbero avuto bisogno di più tempo per apprezzarla veramente.
 
Passarono dai Fori Imperiali fino al Colosseo, poi l’arco di Costantino, videro la bocca della verità, il piccolo tempio
 
di Ercole Vincitore, fecero una deviazione per passare davanti al Vaticano e poi da piazza Navona fino al Pantheon.
 
Non poteva mancare il lancio della monetina  nella fontana di Trevi ed infine ammirarono la colonna di Marco
 
Aurelio in Piazza Colonna. La Roma antica era fantastica, ma più di tutto il Colosseo rimase nel cuore di Aliya, era
 
così imponente ed il suo aspetto antico le ricordava che l’umanità era sempre in evoluzione, ma che anche in passato
 
era stata in grado di produrre opere grandiose e sicuramente più artistiche di quelle moderne. Mentre tornavano verso
 
l’albergo videro un ragazzotto che con un motorino passava vicino ad una donna e le strappava la borsa.
 
            -Presto Alex rincorrilo-
            -Cosa vuoi fare?-
            -Tu avvicinati a quel delinquente!-
 
Quando furono vicinissimi Aliya balzò proprio dietro al ragazzotto, dividendo con lui il suo mezzo tutto scassato.
 
            -Che diavolo succede! Cosa stai facendo ragazzina!-
 
Aliya lo colpì alla nuca controllando la sua forza, lo fece svenire, prese il comando del motorino e lo fermò a lato
 
della strada sostenendo dal cadere il malcapitato. Alexei arrivò subito vicino a lei.
 
            -Sei impazzita? Perché sei intervenuta? Non dobbiamo immischiarci in queste faccende, non ci riguardano…-
            -Non posso farci niente… è stato più forte di me!-
 
Avvicinarono un vigile e spiegarono la situazione, la refurtiva fu restituita alla legittima proprietaria ed il ragazzo consegnato alla polizia.
 
            -Il tuo senso della giustizia ti fa onore senza dubbio, ma devi stare attenta a non mostrare i tuoi poteri…quante
 
ragazze sulla Terra potrebbero fare quello che tu hai fatto! Ma credo nemmeno uno stuntman!-
 
            -Guarda là vicino all’edicola, è l’uomo dell’albergo…ha visto tutto…-
            -Non so cosa pensare…se sia un bene o un male…-
            -Dai su, non fare il bacchettone, non ho fatto nulla di particolarmente strano, mica mi sono mostrata in forma Xiariana!-
            -Per l’amor del cielo, non ci scherzare nemmeno, non dovrà mai succedere in pieno giorno e con tutta questa gente che ci guarda…-
            -Ma in camera d’albergo con te sì, vero?-
            -Quando siamo soli puoi fare quello che vuoi Milaja…-
 
Passarono il giorno di Natale a fare i turisti, Aliya con un po’ dei soldi che gli aveva regalato il Dottore comprò un
 
maglione firmato Armani per Alexei, era la prima volta che faceva un regalo, fu una sensazione che non aveva mai
 
provato, lui lo provò subito, gli stava benissimo, avrebbero tanto voluto che quei momenti non passassero mai.
 
La mattina seguente fecero nuovamente i bagagli, li aspettava un altro aereo, stavolta tutto per loro, che li avrebbe
 
portati all’aeroporto D’Engardina in Svizzera a pochi chilometri da Livigno. Finalmente l’ibrido avrebbe visto la
 
neve per la primissima volta in vita sua, era quasi sopraffatta dalla gioia, ma la sua mente razionale metà aliena e
 
metà umana la costringeva a riflettere; tutto il bello che stava accadendo era stato deciso e previsto dal Dottore, Aliya
 
per un attimo si sentì come un cavallo da corsa a cui viene dato lo zuccherino .
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Finalmente Alexei e Aliya hanno avuto la loro notte d’amore, spero di non averla descritta in maniera troppo “scientifica”, anche se in realtà un po’ era mia intenzione…il motivo ovviamente non lo svelerò ora :-)
Mi dispiace non aver dedicato il tempo necessario alle bellezze di Roma, ma non potevo scrivere un trattato e non la conosco come vorrei.
A Livigno sono stata solo qualche ora, molto tempo fa, spero di non aver fatto errori, però ricordo bene le piste che arrivavano fino al paese, ne rimasi colpita e quindi l’ho voluta inserire nella mia storia, come ho fatto con tanti altri dettagli nelle mie ambientazioni.
Il piano di Aliya si sta delineando, adesso ha il congegno per nascondere il segnale che porta all’interno della sua scatola cranica, manca la questione Leviatin, cioè il farmaco contro l’epilessia e gli oggetti Xiariani che il Dottore tiene nascosti nella sezione “First level top secret”…
Alla prossima
Con affetto virtuale
Altair
 

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Capitolo 17
*** Ultimi giorni in paradiso... e la fantomatica Kara ***


 

 La settimana bianca volgeva al termine, Aliya era tristissima, il giorno dopo sarebbe stato l’ultimo dell’anno ed il
 
primo gennaio sera sarebbero ripartiti.  Non poteva immaginare di tornare nella base e dormire senza il suo Alexei,
 
avevano passato delle notti e dei giorni magnifici, dimenticando perché erano lì e cosa li attendesse in futuro.
 
            -Domani sera ci sarà il cenone, sei sicura che vuoi passare la serata nell’albergo con gli altri? Non vuoi che facciamo qualcosa di diverso?-
 
            -No, se per te va bene vorrei comportarmi come le altre persone, stare un po’ in mezzo alla gente…ma non staremo a ballare fino a tardi…forse domani sarà l’ultima notte in cui saremo veramente liberi…-
 
            -Questo non lo so per certo…non so cosa abbia in mente il Dottore…va bene così allora, staremo un po’ in compagnia e poi ci ritireremo dopo la mezzanotte…hai già il vestito per la serata?-
 
            -Sì l’ho comprato insieme a Dorotea, mi ha spiegato lei come funziona…non ho mai festeggiato l’ultimo dell’anno…come del resto nemmeno il Natale-
 
            -Mi sembra incredibile che non ti abbiano un po’ illuso sull’esistenza di babbo Natale…devono essere stati dei Natali molto tristi-
 
            -Quando non sai come funziona per gli altri nemmeno lo sai quanto sei triste…solo ora mi rendo conto…ma del resto non sono nemmeno totalmente umana…-
 
            -In parte lo sei ed è stato ingiusto come ti hanno cresciuto!-
            -In realtà Marta, la mia balia, mi portava dei dolci e Dorotea ogni tanto mi regalava qualcosa, ma credo che non potessero spiegarmi nulla …è per questo che mi stupisco tanto della libertà che mi dà ora il Dottore-
 
            -So che ti considerano equilibrata e nel tempo li hai tranquillizzati col tuo comportamento da ragazza quasi normale…ma basta parlare di argomenti tristi…che ne dici se andiamo a fare un po’ di shopping? Così magari ti compri qualcosa che ti piace e che non riguardi soltanto il tuo compito di futura spia…-
 
            -Lo so che lo dici perché pensi che mi piacciano tanto vestiti e gioielli come a tutte le donne…ma ho già cosa mi serve e preferisco andare a pattinare sul ghiaccio, poi voglio provare la cioccolata di quella pasticceria la Goloseria Galli, ho sentito dire che è buonissima-
 
            -Non riesco a starti dietro, hai una resistenza incredibile…-
            -Lo sai che i miei muscoli devono essere sempre in movimento, non posso stare troppo ferma-
            -Io sono completamente distrutto abbiamo sciato come matti…per non parlare della sera quando torniamo in camera…certo dovresti avere dei muscoli da culturista, sprigionano una tale forza…invece sono allungati, sei slanciata e ben proporzionata…-
 
            -Il Dottore dice che gli ibridi sono spesso belli. Più i genitori sono lontani geneticamente e meno i figli sono a rischio di malattie genetiche e malformazioni. Nel mio caso poi sono stata fatta su misura…mi sembra il minimo essere fisicamente perfetta-
 
            -E’ il cervello… che ha bisogno di un’aggiustatina-
 
Disse Alexei ridendo, Aliya gli dette una spinta che manca poco lo fa cadere. Come al solito l’ebbe vinta anche
 
questa volta ed anche se il soldato Petrov era stanchissimo andarono alla pista di pattinaggio. Non fecero in tempo ad
 
arrivare che l’ibrido dava di nuovo mostra di sé, volava sul ghiaccio, si muoveva fluida ed elegante, cominciò a fare
 
salti ed avvitamenti. Alexei si era fermato a guardarla, ma dentro di sé non cresceva solo l’ammirazione,
 
ma anche la consapevolezza che lui non era abbastanza per lei, non le stava dietro ed era un ventenne, Aliya anche a
 
quaranta sarebbe stata strepitosa e forte, lui non ce l’avrebbe mai fatta a renderla felice. A quel pensiero si rabbuiò,
 
poi vide che un baldo giovane si avvicinava, l’aveva fermata e stavano parlando, lei sorrideva e gli sembra che
 
flirtasse. In un attimo fu preso da un’esplosione di gelosia incontrollata e li raggiunse.
 
            -Aliya, questo tipo ti sta importunando?-
            -No Alex, fa parte della squadra di pattinaggio locale, mi stava chiedendo da quanto mi alleno e se faccio parte di qualche squadra…Sergio ti presento Alexei, il mio fidanzato-
Sergio sembrava deluso dalla rivelazione, ma disse.
 
            -Aliya è bravissima, sembra un professionista…stavo cercando di convincerla a sfruttare il suo dono…-
            -Sì certo, con te magari?-
            -In effetti mi manca la compagna…per esibirmi ovviamente!-
            -Sono spiacente lei è con me ed ha di meglio da fare che pattinare sul ghiaccio…vieni Aliya!-
 
Alexei era gelosissimo, la prese per mano e la portò via.
 
            -Calmati Alexei non è successo nulla, mi stava solo parlando…-
            -Tu non sai come funziona, stava flirtando e tu gli davi corda!-
            -E’ la prima volta che parlo con qualcuno che non sia della base…o che non sia stato scelto dal Dottore…se permetti era divertente!-
 
Alexei smise di tirare e si girò a guardarla, lei lo osservava con il viso imbronciato e si mordeva il labbro inferiore.
            -Hai ragione…scusami…a volte mi illudo che tu sia mia…-
            -Io sono tua finché ce lo permetteranno…non temere…-
            -Vuoi pattinare con lui?-
            -No, voglio la cioccolata!-
 
Questa volta fu lei a strattonarlo via fino fuori dalla pista.
 
Era notte, Aliya si ritrovò nuovamente nel deserto dorato, una luce accecante le feriva gli occhi, non c’era nessuno,
 
vagò in quell’ambiente caldo e polveroso alla ricerca di Nestor, lo chiamava ma non sentiva risposta. Stanca e con la
 
gola secca cadde a terra, con fatica alzò il viso, la sabbia era dovunque, era infuocata e dorata, non sembrava terrestre,
 
in lontananza vedeva l’orizzonte che si scomponeva in tante linee ondulate e parallele. Ad un certo punto quelle linee
 
cominciarono a fondersi tra loro ed apparve una figura femminile, aveva dei lunghi capelli ondulati, sembrava un
 
disegno in bianco e nero, i tratti erano accennati, la bocca era un leggera fessura, gli occhi erano neri senza iride, il
 
naso era affusolato e senza narici.
 
            -Figlia di Feidor…-
La voce era flebile e sembrava lontanissima.
            -Chi sei? Sei Kara? Sei tu?-
            -Sono Kara…-
            -Ti prego fammi venire da te…voglio vedere mia madre…-
            -Non è possibile al momento, la connessione è debole, tu sei ancora troppo giovane-
            -Se muoio potrò arrivare da voi?-
            -Non è detto, hai vissuto troppo da terrestre…non puoi morire adesso, devi vivere, la tua energia deve crescere ancora-
            -Se recupero la tiara di mia madre ed il bracciale di Nestor potrò sentirti meglio e raggiungervi?-
            -Sì Aliya, potremo comunicare con più facilità, ma non puoi ancora raggiungerci, non hai finito il tuo compito sulla Terra, devi imparare ancora molto-
            -Parli dei miei poteri? Migliorerò ancora?-
            -E’ possibile, ma non sappiamo come evolverai. Tu devi ancora imparare dai terrestri, ricordati che sei anche umana non sei solo Xiariana, quando sarà arrivato il momento potrai raggiungerci-
            -Dove sei, come facciamo a parlare?-
            -I nostri spiriti sono connessi, la tua energia vitale è il tuo spirito, stai crescendo e diventa sempre più forte, è per questo che sono riuscita a raggiungerti-
            -Tu chi sei?-
            -Io sono il tutto, rappresento l’anima di Xiar, in me ci sono Feidor, Nestor, tutta l’energia vitale del mio popolo ed un giorno lontano quando morirai potrai ricongiungerti a me, a tutti noi-
 
            -Nestor mi ha detto che potrò scegliere tra un destino di terrestre o Xiariana-
            -Sì potrai, ma è presto per parlare di questo, hai appena cominciato a vivere-
L’immagine cominciò a scomparire.
            -Aspetta, non andare, come funzionano il bracciale e la tiara, cosa devo fare?!-
            -Quando li indosserai saprai…ricordati che quando sarai pronta potrai raggiungerci anche in forma umana/Xiariana…-
            -Aspetta Kara ho tante altre domande…-
 
Aliya si svegliò di soprassalto e si alzò a sedere sul letto, Alexei si svegliò e tutto assonnato le chiese:
            -Tutto bene Milaja? Un brutto sogno?-
            -Sì…ti prego abbracciami-
 
Avevano messo gli sci per l’ultima volta, erano sulla vetta, la giornata era splendida, la neve era accecante ed il
 
profilo della Alpi entravano frastagliate sin dentro al cuore di Aliya, era un paesaggio stupendo, mozzafiato.
 
            -Non voglio più partire…-
            -Anche io Milaja…ma dobbiamo farci coraggio…-
Aliya si buttò spericolata.
            -Aspetta! Fai con calma, godiamoci le ultime discese…-
            -Sì Alex hai ragione…-
 
Fecero quasi tutto il Carosello ed arrivarono sciando fino a Livigno dove restituirono gli sci. Una volta rimessi i
 
doposci fecero una passeggiata nel centro anche se era freddo, Aliya comprò qualche ricordino per Patrick e Melissa,
 
poi tornarono al loro albergo per preparasi alla serata.
 
Aliya era sotto la doccia, fissava il getto d’acqua calda concentrata, si chiedeva se sarebbe riuscita nuovamente a
 
ricreare quel contatto telepatico con Kara, forse era solo una questione di allenamento. Chiuse gli occhi e pensò al
 
bracciale e alla tiara, ma non fece a tempo a ricreare il Proteallo, due mani la presero per i fianchi e con una lunga
 
carezza arrivarono fino al suo seno, Alexei era entrato sotto la doccia e l’abbracciava da dietro, cominciò a morderle
 
gentilmente il collo, Aliya dimenticò cosa stesse facendo e si girò a baciarlo, lui continuò a carezzarla come se non
 
avesse mai sfiorato quella pelle prima, voleva ricordasi tutto, ogni centimetro di lei, non sapeva per quanto ancora
 
avrebbe avuto il privilegio di amarla. La sollevò e lentamente fu dentro di lei, i due corpi ginnici e perfetti trovarono
 
subito il ritmo giusto, tutto intorno sprazzi d’acqua e sapone insieme ai loro gemiti e sospiri.
 
Arrivò la sera, Aliya era pronta, indossava il vestito più bello che avesse mai avuto, era lungo, nero, con riflessi
 
vermigli, la stoffa girava intorno al collo e le lasciva la schiena nuda, due lunghi guanti ed un coprispalla neri
 
completavano il tutto. Al collo aveva il regalo di Alexei, il ciondolo a cuore di oro bianco, due orecchini a goccia alle
 
orecchie.
            -Sei veramente bellissima, non ho parole…-
 
Alexei era in smoking, stupendo con quegli occhi profondi e pieni di ammirazione per la sua Milaja.
 
            -Anche tu sei bellissimo, stai bene vestito in modo elegante…ma stai bene anche con quella t-shirt blue come i tuoi occhi-
Lui le prese la mano e la baciò alla francese.
            -Andiamo? Hai fame?-
            -Un po’…e poi ho voglia di ballare…chissà che musica ci sarà…spero internazionale-
            -Qualsiasi musica ci sarà…noi balleremo un valzer-
            -Un valzer?…come sei vecchio stile-
 
Arrivarono nella sala dell’Hotel addobbato per la festa, i loro nomi erano scritti nei segnaposti di un tavolino tondo
 
con una tovaglia rossa con bordi oro, avrebbero preso posto accanto ad altri. Ad Aliya piaceva l’idea di conoscere
 
altra gente, mentre Alexei invece sembrava che la proteggesse da tutti, complice anche la sua gelosia.
 
Quando presero posto, Aliya si trovò vicino ad un uomo di quasi trent’anni, la sua compagna alla sua sinistra, mentre
 
vicino ad Alexei una bella mora di poco più di venti anni anche lei con il suo fidanzato. Erano stati disposti in modo
 
che si alternassero uomini a donne per facilitare la conversazione. L’ibrido ed il soldato Petrov non passarono
 
inosservati. Il trentenne si presentò ad Aliya.
 
            -Piacere di conoscerla sono Olaf e questa è mia moglie Katrina, siamo di Berlino e lei?-
            -Sono Aliya e questo è il mio fidanzato Alexei-
            -Ah ma siete russi-
            -Lui sì, io sudafricana-
            -Una sudafricana insolita…-
            -Ci sono anche molti bianchi in Sudafrica-
            -Lo conosco poco…-
Anche la bella mora aveva attaccato discorso con Alexei, sembrava volesse far ingelosire il fidanzato.
            -Sono Rebecca piacere…e quella bella fanciulla è vostra sorella?-
            -Sono Alexei…no è la mia fidanzata…perché dovrebbe essere mia sorella?-
            -Bè ci ho sperato…-
            -E’ suo fratello quello vicino a lei?-
Rebecca si avvicinò all’orecchio di Alexei e gli sussurrò:
            -No, purtroppo ci stiamo lasciando ma ormai avevamo prenotato…-
            -Tesoro…non mi presenti al tuo nuovo amico?- Disse il fidanzato di Rebecca.
            -Sì…certo, Alexei ti presento Philip, Philip questo è Alexei- disse in tono annoiato.
            -E quella bellissima fanciulla è la tua fidanzata?-
            -Certamente! Aliya ti presento Philip-
Philip si alzò per dare la mano ad Aliya e le fece l’occhiolino, lei sentì che non era una persona di cui fidarsi.
            -Aliya sei veramente bellissima-
            -G-grazie Philip-
            -…devo dire che ti avevo notata…vi avevo notati…- disse Philip che si era accorto dello sguardo furente di
 
Alexei. Philp e Rebecca si stavano lasciando e probabilmente erano a caccia di nuove prede, la giovane aveva
 
cominciato a fare piedino ad Alexei sotto il tavolo.
 
            -Rebecca ti pregherei di stare attenta credo che tu mi abbia urtato per errore-
            -Ops scusami…- disse la ragazza delusa.
 
Cominciarono ad arrivare le prima portate, la mora non la smetteva di parlare con Alexei di sé, mentre Aliya era sotto
 
il fuoco incrociato del tedesco Olaf e dell’inglese Philp. Alexei non sapeva cosa fare per non apparire maleducato, ma
 
era abbastanza chiaro che Rebecca e Philp erano degli scambisti e che lui mirava a Aliya ed avrebbe offerto in
 
cambio volentieri la sua fidanzata allo stesso Alexei. Ad un certo punto Aliya cercò una soluzione, chiamò la
 
cameriera che secondo lei era la spia del Dottore.
 
            -Scusami Jessica posso chiederti un favore?-
La cameriera si avvicinò con aria professionale.
            -Senti…ma quei posti a quel tavolo, sono liberi? Mi sembra di conoscere quella coppia di signori…può chiedergli se possiamo sederci con loro?-
La cameriera la guardò confusa, poi si riprese e disse.
            -Sì certo…vado subito-
Alexei la guardo sorridendo:
            -Lì conosciamo?-
            -Sì certo amore, quella donna è Marta, è stata la mia balia-
Lui la guardò sconvolto ma le resse il gioco, sperando che fosse solo una scusa per allontanarsi da quel tavolo.
            -Mi ricordo di lei…me ne hai parlato…-
            -Ti prego possiamo sederci là con loro?-
            -Tutto che quello che vuoi Milaja-
La cameriera tornò al tavolo.
            -La signora ha detto che le sembra anche a lei di conoscerla e dice che sarebbe contenta comunque di averla al suo tavolo…sono da soli perché lo hanno richiesto espressamente, ma sono curiosi di conoscervi…-
 
Mentre la cameriera si allontanava, Aliya si alzò e la raggiunse.
 
            -Aspetta, volevo ringraziarti Jessica e saluta il Dottor Spellman da parte mia…-
La cameriera guardò Aliya con preoccupazione, era stata scoperta ma non capiva in cosa avesse sbagliato.
 
            -Non è colpa tua…ho una memoria fotografica fuori dalla norma e dodici decimi di vista, ti ho visto sulle piste quando è successo quell’incidente e ti ho visto con uno dei carabinieri…il tuo nome è scritto sulla targhetta e so che è giusto perché quando ti ho chiamato non hai esitato come se fosse il tuo nome reale…non rischiare mai più la vita di un innocente o ti spezzo le braccine!-
 
Lasciò Jessica interdetta in mezzo alla sala.
Così tra gli sguardi sorpresi ed offesi, Alexei e Aliya cambiarono di posto, lui le chiese a bassa voce.
            -E’ davvero Marta?-
            -No Alexei…la mia vera balia è morta…anche fosse una bugia del Dottore, ora avrebbe più di novanta anni…l’ho fatto perché non sopportavo più l’atteggiamento di quella gente che era seduta vicino a noi-
            -Lo sai che ti adoro vero?-
            -Anche io…-
Arrivarono al tavolo della coppia e si presentarono.
            -Buonasera signora…mi scusi l’intrusione, ma lei mi ricorda tanto una persona a me cara, ho quasi pensato che fosse lei…mi chiamo Aliya e lui è il mio fidanzato Alexei-
 
            -Che cara ragazza, mi chiamo Adelina questo è mio marito Robert ho visto con chi eravate seduti ed abbiamo deciso di salvarvi!-
            -Conoscete quella coppia di maniaci?- Chiese Alexei e poi si tappò la bocca. La coppia di anziani si mise a ridere.
            -Mio caro giovanotto abbiamo avuto la sfortuna di esserci seduti vicino a loro un paio di volte a pranzo…sembra che il loro divertimento sia far scoppiare le giovani coppie di questo albergo…ma voi siete così carini insieme, si vedeva che vi stavano importunando e che con voi non funzionava- disse Adelina.
 
            -Da quanto siete sposati?- Chiese Aliya.
            -Sposati? No, no Adelina è la mia amante eheheh-
            -Cosa?- disse Alexei con gli occhi fuori dalle orbite.
            -Oh Robert smettila di fare lo sciocchino! Siamo sposati da più di cinquanta anni-
            -Complimenti! Allora l’amore vero e duraturo esiste- disse Aliya con una leggerissima punta di amarezza che notò solo Alexei.
            -Siamo stati molto fortunati, poi erano altri tempi…ma credetemi è stata dura…i nostri genitori non volevano, io sono americano di Boston ed Adelina italiana di Genova-
            -E come vi siete incontrati?-
            - Adelina era venuta a trovare una parente per le vacanze estive, la prima volta che l’ho vista eravamo al cinema. Lei e la cugina erano venute da sole, mentre io ero con il mio migliore amico Roger-
            -Era così strano per me, i miei erano molto protettivi, ma i miei zii li convinsero che andare al cinema era qualcosa di normale in America e che due ragazze in giro per Boston non erano in pericolo…invece…-
            -Quando la vidi rimasi folgorato, ma era così timida, sorrideva imbarazzata, conoscevo di vista la cugina e riuscii ad avvicinarla…-
            -E lei Adelina? E’ stato anche per lei un colpo di fulmine?-
            -Pensai che era molto affascinante, parlavo inglese e capivo, ma ero così emozionata che quasi non spiccicai parola-
            -Per fortuna riuscii a combinare un’uscita con Adelina, la cugina ed il mio amico…-
            -Quando i miei lo scoprirono, non volevano che ci frequentassimo…allora ci siamo visti di nascosto…poi però dovevo partire…-
            -Ma ora siete qui-
            -Sì mia cara, perché lui mollò tutto e venne in Italia, a Genova…è stata dura ho litigato con i miei e sono scappata con lui in America…tornammo solo da sposati-
 
Aliya li guardava ammirata, non sapeva cosa avrebbe dato per avere una storia così avventurosa con un lieto fine.
 
Alexei invece guardava la sua Milaja e si sentiva molto triste perché sapeva cosa pensava ed era conscio che non
 
avrebbe mai potuto regalarle una vita così.
 
Ad un certo punto cominciarono le danze, allora Alexei si alzò ed invitò la sua dama, il pezzo era molto carino “I just
 
call to say I Love” di Stevie Wonder, cominciarono a danzare leggeri.
            -E’ stata una buona idea cambiare posto-
            -La gente si comporta davvero così?…voglio dire quei due cercavano di separarci…siamo stati sfortunati?-
            -Succede anche di peggio oppure ti possono toccare persone come Adelina e Robert-
            -Bè…loro li ho scelti, l’ho capito subito come erano…sai che anche quell’Olaf alla mia destra ci stava provando?-
            -Questo perché tu sei bellissima ed irresistibile…-
            -Anche quella Rebecca pensava la stessa cosa di te…-
            -Eri almeno un po’ gelosa?-
            -Sì certo infatti lei non lo sa ma le ho fatto un bello scherzetto…-
            -Cosa le hai fatto?-
            -Aspetta che si alzi…-
Si girarono in modo da vedere il tavolo dove erano seduti, dopo un po’ Rebecca si alzò per andare al bagno, appena in piedi cadde fragorosamente a terra.
            -Ma cosa?...-
            -Quando sono andata a parlare con la cameriera, la spia del Dottore, ho colpito uno dei sui tacchi con un coltello, vedo che l’ho preso bene, si deve essere spezzato-
            -Ma come?...Sei incredibile-
 
Lei lo baciò teneramente senza aggiungere altro. Questa volta Aliya non volle mettersi in mostra ballando come una
 
professionista, ma i due innamorati rimasero stretti stretti muovendosi secondo  il loro ritmo fino a mezzanotte.
 
Appena scoccato il nuovo anno tornarono al tavolo per salutare la simpatica coppia e salirono nella loro stanza. Aliya
 
tolse gli orecchini ed il lungo vestito, si girò verso Alexei con gli occhi lucidi, lui sospirò il suo nome:
            -Aliya…-
            -Ti prego amami come se non ci fosse un domani-
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Finalmente avete conosciuto Kara, l’entità che raccoglie tutte le anime di Xiar, come Aliya me la sono inventata anni fa e mi ha tenuto compagnia nelle mie allucinazioni :-P, come avrete potuto notare è molto saggia, ha in sé tutta la conoscenza degli Xiariani e sarà la guida di Aliya, anche se al momento non possono avere un contatto perfetto. Vorrei anche ribadire che quando gli Xiariani assumono fattezze corpore e poi muoiono, la loro anima ritorna su Xiar e si riunisce a Kara come hanno già fatto Feidor e Nestor alla loro morte fisica.
Per il resto che dire, siamo alla fine delle vacanze, chissà cosa aspetterà i due innamorati …bè di sicuro molta azione ;-)
 
Altair
 

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Capitolo 18
*** Pericolo sulla neve ***


Aliya sedeva dal lato del finestrino, osservava di notte le città ingioiellate di luci, le piaceva moltissimo volare, anche
 
se avrebbe voluto essere lei a pilotare. Poi il suo pensiero andò al congegno per l’interferenza di Patrick, poteva
 
sfuggire dal Dottore anche una volta arrivata a Livigno, ma poi finito il farmaco per l’epilessia sarebbe dovuta tornare alla sua prigionia.
 
Atterrarono in modo un po’ brusco, c’era grande differenza tra un grosso aereo per i viaggi intercontinentali ed un
 
piccolo mezzo da turismo, l’ibrido era sicura che avrebbe imparato presto a pilotarli entrambi.
 
Finalmente la vide da vicino, lieve, copriva le strade, i tetti, i capelli di Alexei: la neve, una meravigliosa invenzione della natura.
 
            -Sembra una magia…-
 
Poi vide il mezzo sorriso divertito di Alexei ed aggiunse:
 
            -Ti sembro sciocca vero? Per te la neve ormai sarà qualcosa di banale…-
            -Non è vero Milaja, adoro la neve, ma presto, entriamo in albergo altrimenti ci bagneremo, non voglio che ti ammali-
            -Forse non ci crederai…ma io non mi ammalo mai…ho un sistema immunitario resistentissimo…il Dottore
 
ritiene che siano i geni alieni, secondo lui i nostri visitatori erano stati mutati geneticamente per resistere a qualsiasi
 
virus, batterio o parassita terrestre…come se fossero stati creati unicamente per venire sulla Terra, però mi sembra
 
così strano…-
 
            -Non sappiamo molto di quegli alieni, il Dottore, a quanto ne so, può solo fare ipotesi, mi ha detto che quando li ha trovati erano moribondi e non hanno potuto comunicare-
            -Ha mentito…come hanno fatto a farmi crescere il computer organico nella testa ed i chip che mi hanno trapiantato? Chi gli ha dato le informazioni?-
            -Prima che ti possa anche passare per l’anticamera del cervello, ti dico che non so nulla degli alieni, è la pura verità…-
            -Ti credo Alex…lo so quando menti…-
            -Questa tua capacità è dovuto ai chip alieni?-
            -Non lo so, è come se captassi quando uno è agitato o ha paura…insomma non leggo nella mente ma comprendo lo stato d’animo del mio interlocutore, non è detto che sia dovuto ai chip, anche gli umani possono farlo-
 
            -Bè Milaja, sei molto fortunata…o sfortunata…a volte è meglio non capire proprio tutto…-
 
Era già ora di cena e dopo aver depositato i loro bagagli scesero nella sala da pranzo.
 
            -Allora vedi se c’è quel tipo che ci seguiva a Roma?- Le chiese Alexei.
            -No, non lo vedo, però quella cameriera è strana, non ci ha perso di vista da quando siamo entrati nella stanza e poi prima non l’hai vista ma ha afferrato al volo una posata caduta ad un collega, insomma si è mossa in modo atletico…-
            -Magari è solo una ragazza sportiva…-
            -No…è allenata per combattere…-
            -Forse fa feet box-
            -Uffa! Perché non mi credi?-
 
Aliya tirò un leggero pugno alla spalla di Alexei, che le prese la mano, la baciò e disse:
 
            -Stavo scherzando…sono sicuro che hai ragione…-
 
Ordinarono piatti tipici della Valtellina, stavolta avevano più appetito, il freddo evidentemente si faceva sentire e
 
Aliya non era molto abituata, dentro la base la temperatura era fissa tutto l’anno.
 
            -Come l’hanno presa i tuoi che hai passato il Natale…lavorando?
            -Si sono arrabbiati molto, soprattutto mia madre, ma mio padre ha detto che mi capiva perfettamente-
            -Non vedranno l’ora che ritorni…quando li andrai a trovare?-
            -Quando sarai in missione…credo, dipende dal Dottore…e se venissi con te?-
            -No Alex…non mi sembra il caso…non potrei stare tranquilla sapendo che rischi la vita per colpa mia-
            -Vorrei poter essere come te e seguirti ovunque e non lasciarti mai…-
 
Aliya guardava il giovane soldato di fronte a lei, cercava di capire se dicesse la verità, sentiva che aveva dei conflitti
 
interiori, ma non avvertiva le tensione dei primi tempi, gli prese la mano ed ascoltò il polso, il battito accelerò, le sue
 
pupille si dilatarono e la baciò. Sembrava sincero ed innamorato.
 
La mattina si svegliarono presto per andare a sciare, Livigno era stupenda, le piste da sci arrivavano fino al paese,
 
sembrava che tutto fosse una grande festa. Aliya prima di tutto voleva imparare a sciare ed era intenzionata a fare
 
qualche gara come le aveva suggerito Patrick, Alexei la assecondava in tutto. Affittati gli sci e comprato lo skipass
 
non aspettarono un minuto e salirono al Campo Scuola n. 23 solo perché Aliya imparasse a mettere gli sci e le basi
 
per muoversi, ma come sempre in poco tempo sapeva già sciare, Alexei era un ottimo insegnante e bravissimo sciatore.
 
            -Non sai quanto invidio la tua capacità di apprendere nell’arco di minuti qualsiasi cosa ti venga insegnato! Io scio da quando avevo tre anni!-
 
            -Sì però io ho uno sportello nella testa e dentro ci hanno infilato di tutto!-
 
Aliya rideva, mentre con la sua tutina aderente viola e bianca faceva mostra di sé, Alexei era in blu e nero, le sciava a
 
fianco, sembrava lo facessero da una vita insieme.
            -Che meraviglia, non pensavo fosse così divertente sciare!-
            -Vai piano Milaja, spaventi la gente-
 
L’ibrido come al solito era veloce ed agile come nessuno sulla pista, scansava la gente come una pazza, Alexei le
 
stava dietro a fatica e purtroppo la seguì anche nei fuoripista.        
 
            -Aliya aspetta è pericoloso andare di là…lo so che è più divertente…-
 
Incurante del pericolo, passava in mezzo agli alberi, saltava da rocce a picco, Alexei fu costretto a fermarsi, la vide
 
scendere lungo un dirupo spaventoso, libera come il vento. Vederla andare via così lo fece pensare a quello che
 
secondo lui sarebbe successo un giorno, appena ne avesse avuto l’occasione sarebbe sparita nel vento e nel mistero,
 
doveva cominciare a farsene una ragione. Mentre rimuginava sul futuro che l’aspettava, sentì un grido echeggiare
 
nella valle, prese il cellulare e chiamò subito Aliya.
 
            -Milaja che succede? Sei tu che hai gridato?-
            -No Alex sto bene…ma ho trovato un ragazzo, è ferito…ed è appeso ad un ramo su un burrone, ti prego chiama i soccorsi, cerco di tirarlo su!-
 
            -Stai attenta e non fare nulla di avventato, arrivo prima possibile-
 
Alexei chiamò il numero di emergenza dei carabinieri 112, spiegò dove si trovavano e la situazione, poi lentamente si
 
avviò per raggiungere la sua Aliya che si era lanciata di nuovo a capofitto in qualche nuova avventura, ce l’aveva nel
 
sangue questa mania da supereroe.
 
L’ibrido tolse gli sci, camminò alla meglio su un lastrone di ghiaccio per raggiungere il ragazzo, poi fu costretta a
 
procedere a gattoni perché con gli scarponi era instabile e rischiava di scivolare.
            -Ehy tu ragazzo, guardami, io mi chiamo Aliya tu come ti chiami?-
            -Sono Alberto…ti prego aiutami…-
            -Ascoltami bene e fai quello che ti dico, prima di tutto stai calmo, appena puoi cerca di afferrare la mia bacchetta…hai capito?-
            -Sì…non ce la faccio più-
Aliya arrivò strisciando fino al ragazzo e gli tese la bacchetta.
            -Coraggio, adesso cerca di afferrarla-
            -Non ce la faccio…le braccia mi fanno male-
Cominciò a nevicare e l’arbusto a cui stava appeso il malcapitato non sembrava molto stabile.
            -Devi fare uno sforzo!-
            -Ma ce la farai a tenermi? Sei una ragazza!-
            -Non è il momento di discutere, sono un soldato addestrato, sono molto forte, avanti ce la puoi fare-
 
La bacchetta era a pochi centimetri dalla sua mano, Aliya si sporse ancora, ma la pianta cominciò sradicarsi e
 
lentamente il ragazzo scendeva sempre più in basso, in pochi secondi le radici avrebbero ceduto e sarebbe successa la
 
tragedia. Alexei li aveva quasi raggiunti e vide la scena: Aliya si alzò in piedi piantò la bacchetta nel ghiaccio e
 
reggendosi con la mano sinistra si buttò per prendere Alberto che stava per precipitare nel vuoto. Lo afferrò per un
 
pelo e rimasero appesi entrambi mentre il ghiaccio e la bacchetta stavano per cedere, doveva fare qualcosa, non avrebbero resistito a lungo.
            -Aliya tieni duro, arrivo-
 
Alexei si tolse gli sci ed arrivò carponi più vicino possibile ai due, ma non arrivava alla mano di Aliya.
 
            -Ascoltami Alex, al mio tre ti lancio il ragazzo-
            -Che cosa? Cosa vuoi fare?- Disse Alberto, mentre il soldato Petrov senza battere ciglio rispose.
            -Sono pronto-
            -Uno…due…-
            -Aspetta un momento non puoiiiiiiiiiii!- Gridò Alberto.
            -Tre!-
 
Aliya alzò il braccio destro con Alberto attaccato e lo fece letteralmente volare sopra il lastrone di ghiaccio dove
 
Alexei lo afferrò subito al volo e lo portò in salvo. Aliya grazie ad una roccia sporgente prese la spinta dondolandosi
 
con le gambe e saltò con l’agilità di uno stambecco, atterrò al sicuro in piedi come se fosse niente. Il ragazzo era
 
svenuto, Alexei corse ad abbracciare la sua Milaja.
 
            -Tu uno di questi giorni mi farai morire di cuore…-
            -Non devi avere timore per me…sono indistruttibile-
 
Lei gli sorrise dolcemente e lui la strinse ancora di più. In quel momento arrivò l’elicottero dei carabinieri e furono portati tutti al rifugio.
 
A cena facevano il resoconto della giornata a lume di candela e guardandosi negli occhi, ma Alexei era un po’ nervoso.
            -Quello che hai fatto oggi…è incredibile…sei davvero molto forte…-
            -Ho spaccato un muro di cemento cosa vuoi che sia sollevare un ragazzetto di sessanta-settanta chili-
            -Sembra che tu non abbia paura di nulla…è pericoloso…ti butti nelle situazioni…mi fai preoccupare…-
            -Tu non ti voltare subito… ma la cameriera ci fissa e sta parlando…con uno dei carabinieri, è in borghese! Lo riconosco!- Disse Aliya.
            -Secondo te hanno visto cosa è successo?-
            -…dici che ci seguissero con l’elicottero?-
            -Può essere…hanno aspettato di vedere cosa combinavi e poi ci hanno raggiunto…-
            -Tutto il viaggio è una prova…come minimo è stato uno scagnozzo del Dottore a spingere il ragazzino nel burrone perchè lo salvassi-
            -Mi sembra un po’ macchinoso, ma conoscendo il Dottore…-
 
Intanto a Johannesburg Spellman parlava con il Dottorando.
 
            -Allora Steven, dici che Aliya sta cercando di capire di cosa è composto il tuo farmaco?-
            -Sì qualche giorno fa l’ho trovata che curiosava nel mio computer, ma non ha avuto il tempo di eludere la password…poi però con una faccia tosta che non le dico mi ha chiesto di dirle la formula…al che mi sono rifiutato e lei se ne è andata…-
            -Tranquillo non saprebbe mai riprodurlo…anche se conoscesse la formula chimica-
            -Dottore mi permetta di dissentire! Voi la sottovalutate! Quei chip che le avete messo nel cervello l’hanno resa ancora più intelligente e rapida nell’apprendimento, potrebbe imparare da sola a produrre il mio farmaco in poco tempo, ne sono sicuro!-
 
            -Stai tranquillo sapremo sempre dove sarà, non potrà mai scapparci e poi che vita sarebbe la sua? Non può
 
vivere in mezzo alla gente normale…al soldato Petrov dice sempre che non lascerà mai la base, sono
 
tranquillo…siamo la sua famiglia e poi le abbiamo lasciato tantissima libertà, credimi non scapperà mai. Sono
 
convinto che lei voglia sapere solo che cosa c’è nelle capsule che prende per avere più controllo della situazione, la
 
conosco bene, la fa stare male avere questo difetto e vorrebbe saperne più possibile-
 
            -Cosa vuol dire… che la devo lasciare fare?-
            -No! Certo che no! Ma sono convinto che non dobbiamo preoccuparci-
 
Qualcuno bussò alla porta dello studio.
 
            -Adesso vai Steven, devo vedere Fuentes-
            -Va bene vado…ma voi tutti la sottovalutate…un giorno mi darete ragione!-
 
Carlos Fuentes salutò distrattamente il Dottorando e si sedette di fronte a Spellman.
 
            -Allora come procedono i preparativi?-
            -Tutto bene Dottore, per quando tornerà Aliya sarà tutto pronto. Mi hanno detto che ha dato già prova di sé a Roma…-
            -Li ho mandati là perché Jacob, quel mio collega, la vedesse…è rimasto impressionato…non c’è stato bisogno di architettare nessuna messa in scena…invece a Livigno Jessica ha un po’ esagerato, manca poco muore un ragazzo… ma è andato tutto bene-
 
            -E’ molto coraggiosa ed altruista…spero sfrutterete al meglio le sue potenzialità…-
            -Finché sarà giovane ed idealista le daremo solo compiti socialmente utili…quando poi sarà più adulta le faremo fare qualche lavoretto sporco…-
 
Fuentes annuiva, ma dentro di sé non era per niente d’accordo, era rimasto impressionato dal buon cuore di quella
 
ragazza, non poteva farci niente, gli ricordava la sua nipote ed aveva l’istinto di proteggerla. Lasciò la stanza del
 
Dottore senza dire cosa realmente pensava, non sarebbe servito a niente, Aliya era una macchina da guerra, in effetti
 
non avrebbe potuto fare altro che quello, però come Dorotea, Patrick, Melissa e lo stesso Alexei pensava che
 
meritasse di più e che il mondo non fosse degno di lei.
 
Il Dottore rimase da solo nel suo studio, provò a chiamare Dorotea, ma lei chiuse senza rispondere, ormai l’aveva
 
persa, allora chiamò la moglie.
 
            -Sì…caro dimmi…-
            -Pensavo di tornare prima stasera…-
            -Proprio stasera? Non ricordi? Sono ad una cena di beneficenza…quelle noiose che cerchi sempre di evitare…-
 
La voce della moglie sembrava quasi spaventata, come se non volesse che il marito la raggiungesse.
 
            -No…sono troppo stanco…vado a bere qualcosa al bar e poi vengo a casa…-
 
Il Dottore riagganciò, non aveva nessuno con cui andare al bar e probabilmente doveva aspettare che l’amante della moglie se ne andasse di casa. Non lo sapeva per certo, ma aveva afferrato quel timore nella voce di lei, come se la
 
cogliesse impreparata. Lui non era mai a casa, doveva aspettarselo, quindi ora era solo, becco e bastonato. Andò al
 
bar degli ufficiali a bere qualcosa, si sedette al bancone con un’aria così triste che perfino il barista ebbe pietà di lui.
 
            -Allora Dottor Spellman cosa le servo?-
            -Un whisky doppio…-
            -Ci andiamo pesanti stasera…è sicuro che non vuole la sua solita birra light?-
            -No, stasera è da whisky…troppi dispiaceri da dimenticare-
 
Tutti sapevano di tutti alla base, il barista sapeva senza dubbio che Dorotea lo aveva piantato.
 
            -Coraggio Dottore ogni problema poi passa…è una donna che le ha infranto il cuore?-
            -Sì Burt…ma scommetto che tu sai già tutto…-
            -In effetti girano le voci…ma lei non si butti giù, so che è molto potente nella base e le donne amano il potere proprio come gli uomini, sono sicuro che troverà un rimpiazzo…il mare è pieno di pesci…-
 
            -Hai ragione Burt, versa ancora!-
 
Un losco figuro si avvicinò al Dottore.
 
            -Buona sera Volkon, anche lei qui stasera?-
            -Buona sera Dottore, sì non mi andava di uscire con qualcuna delle mie fidanzate è più una serata da uomini…-
            -Sono d’accordo! Ma ne ha diverse di queste fidanzate?-
            -La maggior parte in Russia ma un paio anche qui, sono sempre in viaggio…-
            -Una donna ogni porto…lei sì che ha capito tutto della vita-
            -Non sono fatto per il matrimonio, ma la maggior parte delle mie donne pensa che un giorno cambierò…sono convinte di salvarmi…a volte sono molto sciocche…-
            -E a volte ti danno il ben servito…-
            -Ah sì! Ho saputo che Dorotea l’ha scaricata-
            -Non c’è un minimo di privacy, spero che i segreti militari non circolino così, altrimenti siamo rovinati…- Disse ironico.
            -Infatti devo dire che con l’I.113 state sbagliando tutto, la lasciate andare in giro come se fosse un essere umano qualunque e tutti sanno dei suoi poteri, chi le assicura che nessuno parlerà fuori di qui?-
            -Mio caro Aksyon, tutti voi siete controllati, l’ex insegnate di Aliya, la signorina Rott, sta affrontando il tribunale militare…e tutti voi lo sapete, quindi mi sembra superfluo continuare questa conversazione, finché tutto rimane nella base non ci sono problemi. Devo dubitare di voi?-
 
Aksyon sapeva benissimo che con il Dottore non c’era da scherzare.
 
            -Avete la mia lealtà e non dovete in alcun modo dubitare di me, parlo di quei giovinastri che circondano Aliya…-
            -Sono tutti fidati e legati a noi con vincoli che non possono permettersi di spezzare, abbiamo scelto con cura tutti quanti voi-
 
Il Dottore non specificò che ognuno di loro aveva sotto pelle un chip di riconoscimento con cui potevano essere
 
localizzati in ogni momento, nessuno poteva sfuggire, nessuno era veramente libero.
 
            -Aliya è molto giovane…ma è proprio un bel bocconcino…sa se le piacciono gli uomini maturi?-
            -Aksyon mi meraviglio di lei, potrebbe essere sua figlia e anche la mia!-
            -Vuol dire che quando siete da soli non le è mai venuto in mente…-
            -Senta, l’unico motivo per cui lei è stato scelto è che è la migliore spia che offre il mercato, so che le piacciono molto le donne e certi suoi comportamenti non sono proprio ineccepibili, ma non pensavo che fosse pedofilo!-
            -Pedofilo? L’ibrido è una donna matura-
            -E’ un’adolescente e poi è minorenne! La conosco e non gli piacerebbe mai un uomo come lei, non la caccio dal programma perché Aliya sa difendersi e se anche provasse a toccarla le spezzerebbe tutte le ossa…mi creda stia al suo posto, se cercherà di plagiarla in qualche modo verrà buttato fuori e si ritroverà alla corte marziale, nessuno può rovinare il mio esperimento migliore!-
           
            -Pensavo la considerasse una figlia…quindi è un esperimento?-
            -Sì solo questo, non posso affezionarmi a qualcosa che si ricopre di metallo e sfonda i muri a pugni-
            -Stia tranquillo volevo solo vedere la sua reazione, non mi interessano le ragazzine-
 
Come al solito Volkon testava gli altri per capirli meglio, anche se Aliya sembrava una splendida donna, lui la vedeva per quello che era, un esperimento, un’arma da guerra, proprio come il Dottore.
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
La nostra Aliya ha la sindrome del supereroe e per di più viene messa alla prova dal Dottore, il quale non l’avrebbe mai mandata in giro libera come l’aria senza uno scopo.
Che ne dite l’ho reso abbastanza antipatico Aksyon Volkov?
Grazie a voi che leggete, sono ancora convinta di riuscire a sorprendervi… però se per caso vi venisse voglia di darmi qualche suggerimento per migliorare bè…sono qua.
Alla prossima :-)
Altair
 

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Capitolo 19
*** Simulazione programmata ***


 
Il ritorno fu traumatico, quando Aliya appoggiò i suoi bagagli nella stanza le sembrò di essere tornata in prigione,
 
Alexei lo avrebbe visto solo il giorno dopo in allenamento. Fece la doccia ed entrò nel letto, ma non riusciva a
 
dormire, provò a concentrarsi, si ricoprì di Proteallo, i suoi occhi divennero scuri come quelli di Kara; era lei che
 
cercava. La temperatura cominciò a salire man mano che si concentrava e che il minicomputer organico nella sua
 
testa aumentava la sua attività, ad un certo punto cominciò a vedere di nuovo la luce accecante, era tornata nel deserto
 
dorato, continuò a aumentare la sua attività cerebrale, finalmente vide formarsi l’immagine in chiaro e scuro di Kara.
 
            -Impressionante…sei riuscita a contattarmi-
            -Kara ti prego aiutami, aiutami a capire, come faccio ad usare il computer organico, come faccio ad andarmene di qui!-
            -E’ troppo pericolosa per te questa connessione per il momento, devi crescere ancora. Il computer organico è solo al trenta per cento della sua funzionalità, aumenterà man mano che migliori te stessa, mettiti alla prova ogni giorno, lo stai usando anche adesso. Devi caricare bracciale e tiara con gli zirconi, mi ricontatterai quando sarai riuscita in questa missione, ora vai non chiedere troppo a te stessa…riposa-
 
Aliya svenne ed il contatto interdimensionale cessò.
 
La mattina si svegliò con un gran mal di testa, ma sapeva esattamente cosa fare, andò al suo computer, aveva tanto
 
tempo perché aveva qualche giorno di vacanza prima di riprendere gli studi, solo Volkov sarebbe stato un
 
appuntamento fisso, ma ciò era bene, anche lui serviva al suo scopo. Così cominciò una preparazione parallela a
 
quella che il Dottore voleva per lei; doveva completare la sua formazione chimica e biochimica, ma un po’ di
 
elettronica non avrebbe fatto male, doveva migliorare quello strumento per creare interferenza, doveva avere piena
 
libertà di movimento nel laboratorio.
 
Dopo una colazione veloce e la lezione da superspia con Volkov, finalmente andò a mensa per incontrare Alexei ed i suoi amici.
            -Aliya!-
 
Melissa le corse incontro e l’abbracciò, raggiunta subito dopo da Patrick che si unì a loro e le strizzò ben bene.
 
            -Ragazzi quanto mi siete mancati-
            -Allora come sono state le vostre vacanze?-
            -Oh Melissa…bellissime…un sogno…è stato così dura tornare alla realtà e voi?-
            -Tutto bene è stato bello rivedere le nostre famiglie...- aggiunse a bassa voce – ci siamo fidanzati ufficialmente ma i nostri terranno la bocca chiusa-
            -Congratulazioni ragazzi!-
 
Alexei si avvicinò ai tre e disse in modo pacato.
            -Buongiorno Aliya…-
            -Buongiorno soldato Petrov-
Aliya indossava il ciondolo, lo prese tra le dita e guardò Alexei con intesa, non dovevano nemmeno sfiorarsi in
 
presenza degli altri, ma avrebbero tanto voluto.
 
            -Allora cosa c’è per pranzo?-
            -Non lo so…ho provato a chiederlo alle inservienti ma dicono che c’è il segreto militare- commentò Patrick ironico, gli altri risero in modo rumoroso.
            -Allora, se sopravviviamo al rancio che cosa facciamo oggi di bello?-
            -Non lo so esattamente Patrick, ho “udienza” dal Dottore dopo pranzo, immagino ci sarà anche Volkov e mi spiegheranno cos’hanno in mente- rispose Aliya ed aggiunse –Alex hai ricevuto istruzioni?-
 
            -Non riguardo a te Aliya e la cosa mi preoccupa, devo tornare a fare la guardia al laboratorio…-
Aliya andò nello studio del Dottore temendo che tutto sarebbe tornato come prima: lei rinchiusa nella sua camera, controllata da telecamere e microfoni ovunque, ma soprattutto lontano da Alexei.
 
            -Bentornata, come sono state le vacanze?-
            -Molto belle…-
            -Come si è comportato il soldato Petrov?-
            -E’ stato perfetto, credo di aver avuto l’educazione sessuale adeguata…adesso cosa succederà? Dovrò prostituirmi in qualche missione?-
 
Il Dottore rimase sconcertato dalla crudezza con cui le aveva risposto Aliya.
 
            -No, non ti chiedo questo…ma sai che non potrai mai avere un vero fidanzato-
            -Lo so…che farete? Lo manderete via presto?-
            -No, il suo servizio non è finito-
            -Lo assegnerete a qualche altro reparto?-
            -No Aliya, resta dov’è per il momento…sono sicura che tu stessa ti stuferai di lui col tempo- e pensò – no cari non sarà una storia romanticamente infelice, la farò finire in maniera diversa-
            -Pensa che potrei stufarmi di lui? Perché?-
            -Lui non è al tuo livello…-
            -E mi dica, chi lo è?-
            -Nessuno Aliya, tu sei unica, le persone come te hanno dei doveri fuori dal comune, non possono avere una vita normale, spero capirai che lui invece ha diritto di averla…-
 
Il Dottore aveva cominciato il suo giochetto psicologico per separare i due ragazzi senza conseguenze, anche se
 
sapeva che con l’ibrido nulla era scontato.
 
            -Vedremo…ma arriviamo al sodo, mi dica, cosa ha in mente per me nei prossimi giorni-
            -Abbiamo ricreato l’ambiente dove avverrà la tua prima missione in un palazzo qui vicino, i tuoi amici e Petrov insieme ad altri soldati scelti saranno impegnati ad impedirti di portarla a termine per allenamento-
            -Dovrò fargli del male?-
            -No tranquilla, non sarà necessario-
 
Entrò Volkov senza nemmeno bussare.
 
            -Bene ragazzina ora si fa sul serio, finalmente mi proverai sul campo cosa sai fare-
 
Ad Aliya fu spiegato tutto il piano per l’ennesima volta, stavolta con molti più dettagli tecnici, poi fu invitata a farsi
 
controllare dal Dottorando. L’ibrido si ritrovò di nuovo faccia a faccia con Alexei sulla porta di ingresso del
 
laboratorio, gli buttò un bacio di schiena alla telecamera, lui fece un cenno con la testa.
 
            -Bentornata I.113, vieni facciamo una bella controllatina e poi mi fai vedere quel giochetto con i capelli, però dietro il vetro antiproiettili-
 
Come al solito le analisi erano perfette, formò il Proteallo e con un movimento fluido della testa lanciò i suoi aculei
 
metallici contro il vetro proprio in direzione del Dottorando, il quale non se lo aspettava e fece un balzo laterale per la paura.
 
            -Sei troppo lento, senza il vetro ti avrei colpito in pieno-
            -Tu…tu…-
            -Tranquillo lo sapevo che non ti avrei fatto niente…non voglio farti del male, te l’ho detto, altrimenti lo avrei già fatto…-
            -Questo tuo comportamento non fa altro che consolidare quello che penso sul tuo conto. Tu sei pericolosa ed un giorno ci farai tutti fuori…verranno qui e troveranno i nostri corpi smembrati ed in decomposizione, ogni stanza dove sei stata ed dove hai sofferto sarà completamente in pezzi, solo perché ti sarai svegliata di malumore una mattina-
 
            -Come siamo drammatici. Non sono il mostro che pensi tu, non mi diverto ad uccidere nessuno, non ti hanno raccontato che ho salvato un ragazzo quando ero in vacanza?-
 
            -Sì me lo hanno detto…tutta scena! Tu sapevi che era una prova del Dottore, lo hai fatto per farti bella ai suoi occhi…ricordati…ti conosco bene…-
 
            -Lo avrei fatto comunque…adesso posso andare?-
            -Sì, però prima fammi vedere se puoi recuperare i tuoi aculei-
 
Aliya non ci aveva pensato, si avvicinò ad i capelli metallici che aveva appena lanciato, il Proteallo come se la
 
riconoscesse si staccò dal vetro e si fuse con una mano di lei e le ricrebbero istantaneamente i cappelli.
 
            -Bene ricordati che il Proteallo è energia, cerca di recuperarlo sempre, un giorno potrebbe essere determinante…-
            -Perché sveli i segreti al tuo nemico?-
            -E’ il mio lavoro…magari risparmierai la mia vita…un giorno-
            -Te la risparmierò in ogni caso-
 
Guardò il Dottorando con sguardo divertito, riassorbì tutto il Proteallo in pochi secondi e se ne andò dal laboratorio,
 
incrociò Alexei che le lasciò un biglietto, corse subito in camera a leggerlo.
 
            “ Non riuscivo a dormire stanotte, mi mancava la tua pelle di perla. Troveremo il modo, non credo di poter resistere troppo a lungo lontano da te. Tuo finché ce lo permetteranno, Alex”
 
Aliya ripose il biglietto insieme agli altri nel carillon che le aveva regalato Patrick e si mise nuovamente a studiare
 
imponendosi di non fantasticare. Si accorse che le sue capacità erano migliorate ancora, la sua mente si stava
 
dilatando, forse il Dottore aveva ragione, forse non esisteva nessuno che potesse starle accanto.
 
Era sera, arrivarono al palazzo di cui le aveva parlato il Dottore, le fu dato un auricolare ed una piccola videocamera,
 
Volkov gli avrebbe dato le istruzioni per compiere la missione passo passo. Aliya vestita in stile Diabolik, cominciò
 
ad arrampicarsi sul tubo di una grondaia.
 
            -Allora I.113, mi ricevi forte e chiaro?-
            -Affermativo lupo grigio!-
            -Perché lupo grigio?-
            -Vuole che la chiami per nome? Lei mi ha chiamato I.113…-
            -Va bene ragazzina chiamami pure lupo grigio-
            -Arriva al quinto piano ed entra dalla finestra nell’angolo, aprila come ti ho insegnato-
 
Aliya doveva entrare nell’edificio e senza farsi scoprire doveva piazzare delle cimici nella stanza dove i criminali si
 
riunivano per decidere i loro piani malvagi, non doveva lasciare alcun segno di effrazione. Arrivata alla finestra riuscì
 
a forzarla senza rovinarla troppo, nessuno si sarebbe accorto comunque di niente perché tutto l’edificio e gli infissi
 
erano fatiscenti. Entrò dentro rapida, chiuse subito la finestra e proprio in quel momento qualcuno accese la luce della
 
stanza, ma fu veloce a buttarsi sotto un letto.
 
            -Hanno detto di controllare tutte le stanze periodicamente, secondo me non sarà difficile trovare l’I.113, mica è invisibile!-
            -E’ vero, ma mi hanno raccontato cose strane su di lei, sembra che non sia umana…meno male che non ha l’ordine di attaccarci…però ha detto Rook che se la becca le vuole fare la festa, dice che si deve vendicare-
            -Ah sì è vero, l’I.113 gli aveva spezzato una gamba-
            -Eppure dicono che è una ragazza…-
            -Ma sì l’hai vista, quella che sta sempre con Alexei, Patrick e Melissa-
            -Quella ragazzina timidina? Non può essere!-
            -A me hanno detto che è lei-
            -Comunque qui non c’è, andiamo-
 
Spensero la luce ed erano in procinto di andarsene, quando uno dei due disse:
 
            -Non abbiamo guardato sotto il letto!-
 
Aliya svelta e silenziosa come un’ombra rotolò fuori, si appiattì dietro un comodino.
 
            -Va bene, vai a guardare…-
            -Non c’è niente andiamo-
 
Aliya tirò un sospiro di sollievo. Quando non avvertì più i passi dei soldati uscì nel corridoio.    
 
            -Allora I.113, vedo che sei entrata con successo, adesso procedi alla tua destra, entra nella terza porta che troverai, è una specie di piccola anticamera, oltre quella c’è la stanza delle riunioni, coraggio manca davvero poco-
 
Il corridoio era sgombro e buio, i suoi occhi si adattarono bene, arrivò alla porta ed ascoltò. Sembrava che la stanza
 
fosse vuota, allora entrò, chiuse dietro di lei, ma mentre si apprestava ad entrare nella sala delle riunioni sentì
 
qualcuno che ne usciva. Guardò in alto, c’era un mobile che arrivava quasi al  soffitto con un angolo buio, con un
 
balzo ci arrivò sopra come un gatto e rimase in posizione raccolta. Dei soldati uscirono chiacchierando allegramente
 
fra loro, senza preoccuparsi troppo di guardarsi attorno lasciarono l’anticamera.
 
Aliya scese silenziosamente a terra ed ascoltò se la stanza attigua fosse vuota, ma non era così, sentì chiaramente la
 
voce di Rook che sbraitava litigando con un collega.
 
            -Non sono ubriaco, ok?-
            -Sì certo come no…ma se non ti reggi in piedi-
            -E’ tutta colpa di quella zoccoletta, da quando mi ha rotto la gamba non sono più come prima-
            -Veramente hai sempre alzato il gomito da quando ti conosco, in più sei diventato pigro, non ti alleni più regolarmente!-
            -La gamba mi fa male quando cambia il tempo!-
            -Bella scusa per bere e non fare niente!-
            -Andiamo ragazzi lasciamolo qui, vorrà dire che farà la guardia alla stanza!-
 
Aliya intanto pensava: -ma proprio Rook doveva capitarmi!- con rapidità si nascose di nuovo sopra il mobile e rimase
 
lì aspettando il momento giusto per agire.
 
            -Allora I.113 cosa succede? E’ tutto buio non vedo niente-
 
Aliya lasciò passare i soldati e poi finalmente rispose.
 
            -Lupo grigio nella sala riunioni c’è Rook e non si smuove di lì-
            -Trova un modo per farlo uscire fuori-
            -E se lo colpissi?-
            -No, non devi toccare nessuno, capirebbero che sei stata lì, la missione fallirebbe-
            -E se fosse addormentato?-
            -Non può dormire, è in servizio!-
            -Vedremo…-
 
Dopo quasi una buona mezz’ora che Aliya restava nascosta scese di nuovo a terra e restò nuovamente in ascolto,
 
Rook stava russando, era il momento.
 
            -Lupo grigio, vado a posizionare le cimici nella stanza riunioni!-
 
Entrò furtiva e trovò il soldato spaparanzato su una sedia che ronfava beatamente, aveva messo su pancia, il che lo
 
rendeva ancora più disgustoso da vedere. Aliya mise le cimici sotto il tavolo, alla sedia di Rook per sbeffeggiarlo,
 
dietro un quadro tutto rovinato ed una dentro il telefono che sembrava lì dagli anni trenta. La telecamera che
 
indossava inquadrò Rook che dormiva, Volkov si mise una mano sulla fronte e commentò:
 
            -Quel Rook è davvero un incapace! Dovrebbero sospenderlo-
            -No! Mi odierà ancora di più!-
 
Aliya si tappò la bocca aveva fatto troppo rumore, Rook spostò un braccio e biascicò:
 
            -No più sale, stupida donna!-
 
Stava parlando nel sonno, Aliya tirò un sospiro di sollievo ed uscì dalla stanza, non fece nemmeno in tempo a mettere
 
un piede nell’anticamera che qualcuno stava arrivando e dovette saltare di nuovo sopra il mobile. Il soldato Petrov
 
entrò nella stanza e si diresse nella sala delle riunioni.
 
            -Alexei…-  pensò Aliya, poi rimase in ascolto.
            -Sottotenente Rook ma che cosa sta facendo?-
            -E’? Sì! Nulla…sono sveglio!-
            -Sarà meglio! Non vuole che faccia rapporto giusto?-
            -Oh ma sei tu Petrov…facciamo così io lascio in pace la tua sgualdrinella e tu non dici nulla, ok?-
            -Non chiamarla sgualdrinella! Tu non puoi nulla contro Aliya è diventata così forte che nessuno di noi le può tenere testa. -
            -Se avessi le forze ti avrei già ridotto in brandelli-
 
Aliya voleva intervenire ma avrebbe rovinato tutta la missione, suo malgrado rimase immobile.
 
            -Andiamo su, tra poco arrivano a darci il cambio, non farò rapporto perché altrimenti ti sospenderebbero stavolta, ma tu datti un contegno!-
 
Aliya con movenze da ninja scese dal nascondiglio e si diresse al corridoio, prima che i due soldati uscissero dalla
 
sala riunioni, fu subito nella stanza dove era entrata, uscì sul cornicione e si calò lungo la grondaia. Veloce come il
 
vento si diresse da Volkon che la aspettava in un camioncino parcheggiato vicino al palazzo. A quel punto suonò un
 
allarme, la missione era stata un successo, i soldati uscirono dal palazzo increduli, nessuno aveva visto né sentito
 
assolutamente nulla.  
 
            -Molto bene I.113 sei stata velocissima e senza errori, sei pronta!-
            -Le avevo detto che era tutta colpa degli strumenti per la realtà virtuale-
            -Devi ringraziare anche quell’idiota di Rook…stavolta non la passa liscia!-
            -No signore la prego se la rifarà su Alexei…in fondo ha reso tutto più realistico…-
            -Vedremo…adesso vai dal Dottore, ti vuole vedere subito-
 
Aliya si trovò nuovamente nell’ufficio di Spellman, si chiedeva cosa volesse da lei a quell’ora tarda.
 
Entrò sorridente tendendogli la mano.
 
            -Congratulazioni! Sei stata bravissima, ma del resto non ne avevo dubbi, meriti un regalo, Alexei ti
 
accompagnerà in missione solo per tuo diletto, non parteciperà non preoccuparti, lui però dopo partirà per la sua
 
licenza in Russia, suo padre ci ha fatto un po’ di pressioni, sembra che lo vogliano a casa per il compleanno della
 
madre a fine gennaio-
 
            -Quanto resterà in Russia…e soprattutto mi dica la verità, tornerà?-
            -Ritornerà, starà via circa una ventina di giorni, -
            -Dottore…me lo dirà quando me lo porterete via?-
            -Sarà lui a decidere quanto restare, di sicuro gli resta un altro anno da passare qui, poi lo aspetta una brillante carriera in Russia, i suoi superiori sono orgogliosi di lui e li ho aggiornati sull’ottimo lavoro che ha fatto con te…parlo della scherma e della lezioni sulle armi…ovviamente…-
            -Capisco…quindi se tra un anno se ne va…sarà solo perché lui vuole andarsene-
            -Questi erano i patti prima ancora che ti conoscesse…adesso non so esattamente cosa pensa, ma gli ho consigliato di continuare al più presto con la sua vita…non puoi tenerlo legato a te senza un futuro-
 
Aliya abbassò lo sguardo, il Dottore non aveva tutti i torti e lei non era nemmeno sicura di voler rimanere sulla Terra,
 
come al solito doveva cogliere l’attimo.
 
            -Grazie per il regalo Dottore…cercherò di riflettere su quello che mi ha detto e le assicuro che farò la cosa giusta- e pensò -cioè andarmene di qui con o senza Alexei-
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya riesce a contattare Kara, ma lei, l’anima di Xiar, sembra proprio che non ce la voglia sul suo pianeta perfetto ed immacolato. D’altro canto Aliya non è ancora pronta e potrebbe anche decidere di non andarci mai su Xiar, chissà magari l’amore le farà cambiare idea...o magari ci andrà, in fondo il Dottore potrebbe avere ragione, Alexei forse non è all’altezza…
Comunque sia, Aliya è pronta per la missione, che in realtà sembra anche troppo facile, ma vedremo (eheheh risatina satanica)
Ho cercato di rendervi antipatico Rook il più possibile, ok potevo fare di meglio ma poi non era realistico XD
Grazie davvero a chi mi segue, come vi ho promesso sarà un crescendo. Presto diventerà un giallo e lo metterò come crossover anche nella fandom dei gialli perché a pensarci bene se lo merita davvero…speriamo XD
 
Con affetto virtuale
 
Altair
 
 

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Capitolo 20
*** Destinazione San Francisco ***


Aliya ed Alexei erano in volo per l’America dove avrebbe avuto luogo la missione. Sarebbero atterrati presto
 
all’aeroporto JFK di New York, si tenevano per mano senza una parola, avevano dormito separati per cinque giorni
 
prima di ripartire e gli erano sembrati un’eternità, lui ruppe il ghiaccio.
 
            -Ti ho sognato stanotte…anzi ti ho sognato tutte le notti…-
            -Anche io…mi sei mancato ogni minuto- lo guardò con dolcezza e poi aggiunse -…nel tuo sogno cosa facevamo?-
Lui si avvicinò al suo orecchio e sussurrò.
            -Indovina…-
            -Invece io sogno sempre un prato fiorito, un ruscello con sopra un ponticino…invece di passare dal ponte tu insisti per saltare sui sassi del torrente e cadiamo in acqua come due idioti…è bello perché ci mettiamo a ridere-
            -Non so perché…ma credo che il significato non sia tanto diverso dal mio di sogno…-
            -Credo anche io-
 
Risero complici, ma Aliya aveva omesso la parte finale, oltre il ponte non c’era più il prato in fiore, c’erano
 
sterpaglie, rovi ed in lontananza una nebbia fitta e scura come fumo: il loro futuro.
 
In un attimo erano atterrati a New York e correvano per la coincidenza, dovevano prendere un altro volo per la tappa
 
finale. All’aeroporto internazionale di San Francisco li aspettava Carlos Fuentes in persona.
 
            -Carlos!-
Aliya corse incontro al tenente e lo abbracciò come avrebbe fatto una ragazzina qualsiasi con un amico di vecchia data, Alexei la guardava stupito.
 
            -Calma Aliya! Datti un contegno-
Ma ricambiò amichevolmente l’abbraccio.
            -Soldato Petrov-
            -Tenente Fuentes…non sapevo che foste così intimi-
            -Per la verità nemmeno io, però anche mia nipote mi saluta sempre così le poche volte che la vado a trovare e mi è sembrato naturale anche con Aliya…- sembrò scusarsi Fuentes, poteva capire la gelosia di Alexei, Aliya sembrava una donna adulta.
 
            -Carlos posso darti del tu? Non sei più il mio maestro-
            -Invece sì, dovrò seguirti nella missione e sono un tuo superiore, ma puoi darmi del tu-
            -Grazie Carlos, tu sei il mio insegnate preferito…mi è dispiaciuto così tanto quando te ne sei andato…-
            -Sei in buone mani, Aksyon Volkov è un professionista veramente in gamba e nella teoria lo è molto più di me…anche se nella pratica sono io il migliore, ecco perché sono qui-
 
Alexei non poteva farci nulla era geloso e quel tipo con quell’aria vissuta ed il suo carisma latino poteva anche
 
piacere ad Aliya, si trattenne dal commentare con molta fatica.
 
            -Adesso seguitemi, sarete stanchi, andiamo, abbiamo un appartamento tutto nostro…vi farà piacere sapere che avete una stanza solo per voi-
            -…vivremo tutti insieme?- Disse Alexei molto sorpreso e chiaramente seccato.
            -Tu Aliya sarai mia nipote e tu Alexei il suo fidanzato, una governante di nostra fiducia penserà a tenere in ordine la casa e a cucinare per noi, non dobbiamo sembrare sospetti-
            -Quanto resteremo?-
            -Noi pensiamo che entro una settimana Aliya potrà portare a termine la missione, dobbiamo studiare il momento migliore. Tu Alexei partirai comunque tra cinque giorni per la Russia-
 
Questo voleva dire che Fuentes sarebbe stato da solo con Aliya.
            -Perché deve partire prima?-
            -Non dipende da me…ordini del Dottore…-
 
Alexei si trattenne ancora una volta da fare qualsiasi commento, avrebbe parlato con Fuentes in privato, da uomo a uomo.
L’appartamento era carino: un grande soggiorno/cucina, un soppalco che sarebbe stata la camera di Fuentes e sotto,
 
più discreta, una camera per i due innamorati con vicino il bagno.
 
            -Dobbiamo dividere il bagno con Fuentes…- commentò Alexei che già si immaginava la sua bella Aliya che se ne andava in giro dopo la doccia con un piccolo asciugamano e Fuentes che sbavava dietro di lei.
            -Non ho mai diviso il bagno…tu si però Alex, non sarà un problema per te-
            -…infatti…non pensavo a me-
            -Stai tranquillo Alex non me ne andrò in giro nuda…e poi Fuentes potrebbe essere mio zio!-
 
Nel mentre  il tenente entrava nella loro stanza per appoggiare le valigie e sospirava, secondo lui Aliya non avrebbe
 
dovuto avere distrazioni, il soldato Petrov doveva restare in Sudafrica.
 
Mentre l’ibrido faceva la doccia, finalmente Alexei potette parlare francamente a Fuentes.
 
            -Tenente Carlos Fuentes…-
            -Puoi chiamarmi Carlos e darmi del tu, ma non quando siamo in missione o alla base-
            -Carlos…cosa ha in mente il Dottore? Mi sostituirai al fianco di Aliya? E’ perché sei migliore di me?-
            -Stai tranquillo, il Dottore non farebbe mai qualcosa del genere…la manderà nelle missioni più pericolose che possiamo immaginare, ma non la farà diventare l’amante di un trentenne… senza contare che io non lo vorrei mai! Mi ricorda mia nipote…è per quello che tengo a lei e poi non si può non volerle bene…ho accettato questa missione per proteggerla ed essere sicuro che torni viva…farò quello che posso, anche se credo che tra poco non avrà più bisogno di nessuno di noi!-
 
            -Scusami io…ecco io, mi sento così impotente…-
            -L’aveva detto il Dottore che eri troppo coinvolto-
            -Che differenza fa? Un giorno non vorrà più stare con me, non sono abbastanza per lei…-
            -Vedo che il Dottore non lascia nulla al caso-
            -Cosa vuoi dire?-
            -Ancora non lo conosci? Lui ed suoi trucchetti psicologici. Tu sei giovane mio caro…non fatti mettere in testa idee che non sono tue-
            -Perché? Pensi che avremo qualche speranza di stare insieme?-
            -Non lo so, ma sono abituato a costruirmelo da solo il mio destino e dovresti farlo anche tu, per quello che è possibile…-
 
Aliya uscì dal bagno con un accappatoio lungo fino alle caviglie ed andò in camera.
 
            -Ho un appuntamento importante, la casa è tutta vostra, tornerò dopo cena. Concita vi ha cucinato qualcosa, è pronto nel forno-
 
Fuentes fece un mezzo sorriso, mise la giacca di pelle sulla spalla ed uscì senza aggiungere altro, Alexei andò in camera dalla sua Aliya.
 
Il tenente doveva incontrare una fonte, un uomo vicino al gruppo di terroristi da monitorare, ma che non condivideva
 
le idee religioso-politiche di quegli invasati.
 
            -Allora Jadid quando ci sarà la riunione?-
            -Non lo so per certo, la mia fidanzata non sa molto, è una donna non le raccontano nulla, ma ha sentito che tra una settimana circa arriverà un grande ospite e suo fratello Said è molto agitato-
            -Dobbiamo agire prima possibile, immagino che saranno molto organizzati e che si staranno preparando all’evento-
            -Sì, credo di sì, saranno molto occupati e voi potrete agire indisturbati, purtroppo non ho altro da riferire, se ci saranno nuovi sviluppi te lo farò sapere-
            -Ti ringrazio molto Jadid, stai facendo la cosa giusta-
            -Lo so…altrimenti non lo farei!-
 
Il giovane si allontanò circospetto e Fuentes rimase da solo a fissare il suo boccale di birra. Guardò l’ora, sarebbe
 
stato troppo presto per tornare, decise di restare ancora un po’, una bella mora, sicuramente più che maggiorenne, lo
 
stava fissando da un po’.
 
Aliya ed Alexei erano sdraiati sul divano a guardare un film, mangiando pop corn e godendosi un momento di normalità.
 
            -Milajia…senti…il Dottore ti ha mai fatto qualche discorso strano su di me?-
            -Per esempio?-
            -Non so…che non sono il tipo giusto per te…che meriti di più…-
            -No, non esattamente…mi ha detto che io non sono una persona normale e che non potrò mai stare con nessuno…mentre tu hai diritto alla tua…normalità-
Finì la frase con un nodo alla gola che non sfuggì ad Alexei.
            -Fuentes dice che non dobbiamo farci condizionare-
            -Ha ragione…-
 
Non se la sentì di dire cosa le passava per la testa, il suo futuro molto probabilmente non prevedeva la presenza di
 
Alexei. Adesso era lei che nascondeva la verità e si sentiva colpevole, ma non sapeva esattamente cosa sarebbe
 
Successo. Doveva assolutamente capire chi era prima di tutto, poi avrebbe saputo quale sarebbe stato il suo destino.
 
Entrò senza accendere la luce, ad un certo punto sentì mancare il terreno sotto i piedi, quello stupido gradino gli
 
tendeva agguati tutte le volte che tornava un po’ alticcio, ma i suoi riflessi erano ottimi comunque e si riprese subito.
 
Guardò verso il divano, i due ragazzi si erano addormentati con la televisione accesa, gli fecero una gran tenerezza.
 
Spense la TV, salì nella sua camera e si buttò sul letto. Era sgattaiolato via dalla casa della mora che lo aveva
 
praticamente adescato quella notte. Un po’ gli era dispiaciuto comportarsi da villano, era stato molto bene, aveva
 
deciso di conservare il numero, forse con uno dei suoi sorrisi smaglianti sarebbe riuscito a farsi perdonare. Poi pensò
 
a Aliya ed Alexei così giovani, così ignari di cosa la vita ti può riservare. Carlos non poteva permettersi una famiglia
 
a causa della sua vita lavorativa così particolare, non aveva superpoteri ma era comunque solo e forse lo sarebbe stato
 
sempre. Si alzò e si affacciò dalla balaustra, poteva vedere i due ragazzi che dormivano abbracciati. Non sapeva il
 
perché, ma sentiva il dovere di proteggere Aliya, era qualcosa che andava oltre la logica ed anche se era un donnaiolo
 
di lei vedeva solo la bambina indifesa e dolce. Poi notò qualcosa di strano come un luccichio sulla testa di Aliya, la
 
quale si svegliò di scatto, si guardò attorno, poi verso l’alto e vide Carlos, si alzò, sgusciò via senza svegliare Alexei e
 
salì le scale fino da lui.
 
            -Che succede?- Chiese Carlos sottovoce.
            -Mi sento stranissima e tu mi guardavi in modo strano…cosa hai visto?-
            -Uno strano luccichio sulla tua testa-
            -E’ successo qualcosa, ma non sono sicura di aver capito cosa…ma la luce l’hai vista proprio qui?-
            -Sì esattamente-
            -Lì sotto è dove si trovano i chip…-
            -Quelli che ti hanno impiantato e che ti fanno migliorare le tue prestazioni?-
            -Sì…-
            -Quindi forse sei migliorata ancora…-
            -Il Dottore non mi ha mai detto che accadeva questo fenomeno-
            -Forse non l’hanno mai visto…ma tu cosa senti?-
            -Per la verità adesso niente-
Carlos pensò – il Dottorando penserebbe che presto ci ucciderà tutti-
            -Io non ucciderei mai nessuno-
            -Come scusa?-
            -Hai detto che il Dottorando penserà che vi ucciderò tutti-
            -Non l’ho detto! L’ho pensato!-
            -Che cosa? Ma…forse…pensa altro!-
            -Vuoi dire che…- pensò -che leggi nel pensiero?-
            -Temo proprio di sì! Ma è fantastico!...un momento…non voglio che il Dottore lo sappia!-
            -Perché?-
            -Mi rinchiuderebbe da qualche parte, adesso posso capire le sue vere intenzioni…ma tu non glielo dirai vero?-
            -Tu pensi che il Dottore non ti racconti la verità?-
            -Certo che è così, non sono nata ieri! Ormai dovresti conoscermi-
            -Già…-
            -Ti prego Carlos…ti chiedo di aspettare, non voglio che lo sappia nemmeno Alexei…lo dirò al momento giusto!-
            -Quando sarà il momento giusto? Quando te ne andrai?-
            -Ecco…io…-
            -Non serve che menti, so che vuoi scappare, questa vita non è per te, tu non sei una mercenaria e loro ti vogliono tenere sottochiave e sfruttarti, ma non possono-
            -Io…-
            -Non dirò nulla a nessuno te lo giuro sul mio onore, ma non ti aiuterò a scappare…tanto non hai bisogno di me, quando sarà il momento lo farai senza alcuno sforzo!-
            -Grazie Carlos-
 
Aliya abbracciò forte il tenente che ricambiò nel modo più amichevole possibile.
 
            -Quando Alexei sarà partito posso esercitarmi con te con questo nuovo potere? Credo di non riuscire a controllarlo molto bene-
            -Va bene Aliya questo posso farlo, adesso però torna da lui se ti vede qui mi uccide a mani nude!-
 
La ragazza scese in silenzio le scale, raggiunse il suo Alexei  e scivolò agilmente tra le sue braccia.
 
            -Mmm…Aliya…che succede?-
            -Siamo ancora sul divano, andiamo a letto?-
            -No stai qui…-
            -E’arrivato Fuentes…-
            -Allora andiamo in camera!-
 
La mattina furono svegliati da un profumino di pancakes e caffé, Concita, la governante, probabilmente stava
 
cucinando la colazione per loro, si vestirono in fretta ed andarono a presentarsi, con loro sorpresa trovarono solo
 
Fuentes ai fornelli.
 
            -Carlos ma tu sai cucinare!- disse Aliya.
            -Sì, ragazzina, i single come me si devono adattare, poi mi ha insegnato una mia ex americana-
            -Mi insegni? Anche se sono convinta che la colazione all’italiana con cappuccino e brioches sia migliore!-
            -Anche la colazione italiana non è male, ma fare le brioches è più complicato-
 
Alexei guardava quei due, sembravano davvero affiatati e la cosa gli dava sui nervi, per cui cercò di interrompere quell’armonia familiare:
 
            -Allora Carlos dove ci consigli di andare oggi?-
            -Dobbiamo aspettare il via del tuo informatore e non possiamo fare molto, vero?- Chiese Aliya.
            -Sì ragazzi siete liberi, non conosco i vostri gusti però potreste andare al Museo di storia Naturale dell’università, è molto bello-
            -Grazie Carlos!-
            -Starete fuori anche a pranzo o vi aspetto?-
 
Alexei non aspettò di sentire il parere di Aliya e rispose prontamente:
           
            -No, non ci aspettare, andremo a pranzo fuori…-
            -Vorrà dire che conoscerete Concita stasera. Per il ristorante vi consiglio il Mariposa è vicino al museo, è un ristorante brasiliano molto buono se vi piace la carne. Sono amici miei, dite che vi mando io, vi tratteranno benissimo-
            -Grazie zione- disse Aliya ironica.
 
A chilometri di distanza il Dottore batteva il pugno sul bancone in preda all’ira.
           
            -Steven questo non è possibile!-
            -Non ho detto che è sicuro, ho detto che è possibile, noi non conosciamo la reale potenzialità dei chip e dei suoi geni alieni…-
            -Per cui non è detto che possa fare a meno del farmaco?-
            -Dottor Spellman noi non sappiamo nulla per certo…sappiamo solo che le convulsioni dell’ibrido cessano quando assume il mio Leviatin, ma non abbiamo mai provato a non intervenire…-
            -E secondo te dovremmo provare e vedere che succede?-
            -No, gli attacchi epilettici potrebbero rovinare il computer organico nella sua testa…e poi l’ibrido deve pensare che il Leviatin è indispensabile per lei…o se ne andrà di qui-
            -E allora perché mi tedi con teorie strampalate secondo cui lei potrebbe guarire?-
            -Perché la sua capacità di rimarginare le ferite è incredibile e potrebbe sanare anche il problema a livello del Sistema Nervoso Centrale che le causano il sintomo…anche da un giorno all’altro, per cui dobbiamo pensare ad un altro stratagemma per tenerla legata a noi!-
            -Ha un segnalatore nel cervello non potrebbe nascondersi, la troveremmo ovunque vada!-
            -Qui sulla Terra…-
 
Il Dottore guardò il Dottorando con terrore.
            -Cosa stai farneticando? Come fa ad andarsene di qui!-
            -E se la venissero a prendere? Non possiamo escludere che tornino a cercarla-
            -Non sanno di lei…-
            -Dottore…lo so che a me non è concesso sapere molto perché non conto nulla…ma il mio I.Q.* è 150, sa cosa vuol dire? Che sono classificato come genio! Anche se mi trattate come un novellino perché sono solo un dottorando non significa che non possa capire! Sono organismi superiori, sono sicuro che sanno di lei e un giorno verranno a prenderla!-
 
            -Il tuo compito è monitorarla e fare in modo che sia dipendente da noi! Fai le modifiche necessarie al farmaco perché non ne possa più fare a meno anche senza attacchi epilettici!-
            -Vuol fare di lei una drogata?-
 
I due si guardarono in silenzio, il Dottore non aveva il coraggio di dirlo in modo chiaro, ma era esattamente quello
 
che voleva, era l’unico modo perché lei non se ne andasse.
 
            -Ho capito…farò del mio meglio, ma è rischioso, non sappiamo abbastanza della loro fisiologia, potrei renderla uno zombie, non ci servirebbe comunque-
            -Tu fai l’impossibile!-
 
Il Dottore lasciò il laboratorio senza dare nessuna possibilità di replica al povero Dottorando che si sentì sulle spalle tutto il peso del mondo in una volta sola.
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya ed Alexei sono arrivati a San Francisco e dovranno vivere con Fuentes fino alla fine della missione. Alexei è il solito geloso, Fuentes è molto attaccato ad Aliya e non le farebbe mai del male. Vorrei sottolineare che c’è un certo legame tra Fuentes ed Aliya, col tempo capirete perché.
Aliya è salita ancora di livello, adesso ha capacità telepatiche, anche se non le sa usare molto bene. Nel prossimo capitolo assisteremo al battesimo del fuoco di Aliya come spia, come se la caverà?
 
A tutti voi che mi seguite auguro un bellissimo Natale ed uno stupefacente 2016
Altair
 
*= I.Q. è il quoziente intellettivo che si calcola con un test particolare. Einstein aveva totalizzato di 160, Steven Leviatin “solo” 150.
 

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Capitolo 21
*** Ibrido 113 in azione! ***


Era arrivato il giorno della partenza di Alexei, sarebbe dovuto tornare in Russia come aveva stabilito il Dottore e non c’era niente che lo potesse impedire. Fuentes aspettava in macchina, Aliya salutava il suo Alexei all’imbarco.
            -Fai buon viaggio…e fammi sapere quando sei arrivato!-
            -Certo non preoccuparti…-
Le prese le mani tra le sue.
            -Non voglio partire…non so come farò senza di te…-
            -Alex…già mi manca il respiro…-
Lui l’abbracciò forte forte, la guardò negli occhi pensando -vorrei che fossi solo mia-
Aliya lo percepì e fu tentata dalla sua nuova facoltà.
            -La vedrai?-
            -Parli di Angelica?-
            -Sì…vorrà delle spiegazioni da te…-
Invece Alexei pensò  -temo che mi vorrà vedere ed io non potrò sottrarmi…- ma disse -cercherò di evitarla, ma non sarà facile-
            -Lei ti manca?-
            -No- e pensò - mi manca Aliya…mi mancherà sempre-
Alexei non parlava dell’ibrido, parlava della sua vecchia amica di cui non aveva notizie da anni. Aliya rimase impietrita per un attimo, l’attimo di un battito di ciglia, poi sorrise e disse:
            -Ti penserò sempre-
            -Anche io!-
Si baciarono, poi Alexei fu costretto ad andare all’imbarco, era rimasto l’ultimo e l’altoparlante annunciava l’ultima chiamata. Aliya tornò da Fuentes, appena entrata in macchina lui capì subito che qualcosa non andava.
            -Non prendertela…lo vedrai presto-
            -No Carlos, probabilmente questa è l’ultima volta che lo vedrò…-
            -Perché dici così?-
            -Lo capirai tra non molto…ti prego non chiedere altro…hai detto che non vuoi essere coinvolto…-
            -Come vuoi Aliya…vorrà dire che ci concentreremo solo sul lavoro, la missione avverrà domani!-
            -E cosa aspettavi a dirmelo?-
            -Non volevo preoccupare Alexei, avrà notizie di noi quando tutto sarà finito, almeno non starà troppo in pena per te-
            -L’ho sempre saputo che sei un sentimentale, mi sembra di conoscerti da una vita-
            -E’ la stessa cosa per me, ma credo che siano i tuoi poteri! Non mi è mai capitato di provare affetto per una ragazza bella come te e che non sia mia nipote!-
            -Non avevi detto che non ti interessano le ragazzine?-
            -Certo che no, però è strano che un bel paio di gambe come le tue mi ispirino solo amore fraterno, non è normale!-
            -Dici che controllo le tue emozioni senza volerlo?-
            -Non lo so, però è davvero strano…voglio dire, io sono sempre professionale e non ho mai avuto storie con colleghe, però questo non significa che alcune non le trovassi attraenti…comunque preferisco così, credimi-
            -E perché non ci riesco con il Dottorando?-
            -Ti fa delle avance?-
            -No…veramente in effetti è tanto che non mi fa proposte oscene, ma credevo che avesse paura delle lettere di richiamo…-
            -Ora puoi leggere la mente, quando tornerai lo scoprirai-
Giunti all’appartamento ripassarono il piano, avevano qualche elemento in più, sapevano che l’indomani il covo dei terroristi sarebbe stato meno affollato del solito, perché sarebbero andati tutti ad una specie di festa per l’ospite misterioso di cui aveva parlato Jadid. Aliya avrebbe avuto tutto il tempo per piazzare i microfoni e venire via non vista.
            -Carlos…cosa succede se mi scoprono? Come mi devo comportare?-
            -Ma come? Il grandissimo Aksyon Volkov non te lo ha spiegato?-
            -Ha detto che devo far finta di essere una ladra…colpirli e scappare-
            -Non ti crederanno mai…-
            -Non ha importanza cosa dirò, ma di sicuro li atterrerò tutti prima che possano anche solo farmi una domanda!-
            -Meglio non pensare troppo al peggio, andrai benissimo. Ti va una birra?-
            -Non posso bere e poi sono minorenne…-
            -Ah già scusami, me ne dimentico sempre…vorrà dire che ne berrò anche per te…-
            -Uffa sempre la solita storia! Chiederò al Dottorando di farmi provare l’alcool sotto il suo controllo…bè ci vorrei anche il Dottore in laboratorio…giusto per essere sicura che non si approfitti di me. Non guardarmi così…è da quando ho sviluppato il seno che tutti gli uomini della base mi guardano in un modo che non ti dico-
            -Mi spiace, ti chiedo scusa a nome di tutto il mondo maschile-
            -Tu sei un gentleman…magari fossero tutti come te…ma mi chiedevo…ce l’hai la fidanzata?-
            -L’avevo…ma l’ho persa a causa del mio lavoro, non potevo dirle dove ero, cosa facevo, pensava che la tradissi e mi lasciò-
            -E tu la tradivi?-
            -Per la verità non ne ho mai avuto l’occasione e le colleghe con cui ho collaborato non mi piacevano come lei… era molto bella e dolcissima…ma molto gelosa!-
            -Come si chiamava?-
            -Rosa…-
            -Che bel nome…ti manca?-
Carlos andò al frigo prese un’altra birra e disse.
            -La penso ogni giorno…ma ormai è felicemente sposata…ha due bimbi-
            -Non ti viene mai voglia di mollare tutto…tu che puoi?-
            -Sì certo, infatti lo farò-
            -E quando?-
            -Quando tu sarai scappata dalla base-
            -Dici sul serio?-
            -No scherzavo! Però accadrà presto…-
            -E cosa farai?-
            -Ho una catena di ristoranti, voglio fare dei corsi di cucina e diventare uno chef-
            -Non è possibile…o mi prendi in giro o sei ubriaco…eppure hai appena finito la tua prima birra..-
            -Sono stufo, voglio una vita normale…esattamente come te, non voglio avere padroni-
            -Ok…come si chiama la tua catena di ristoranti?-
            -E’ il Mariposa, ecco perché quando ci siete stati non vi hanno fatto pagare-
            -Erano così gentili…ora capisco tutto. Ma che bel nome! Vuol dire farfalla! E quanti ne possiedi?-
            -Ora sono quattro, ma ne aprirò uno a Miami e mi stabilirò lì, verrai a trovarmi?-
            -Farò il possibile!-
Arrivò la sera, Aliya si stese sul letto, non riusciva a dormire, le mancava Alexei terribilmente, ma ormai sapeva decisamente tutto di lui: non amava lei veramente, amava quella Aliya che conosceva da una vita e che se ne era andata in India. Cominciò a piangere, Senza Nome gliela ricordava soltanto, tutte le volte che l’aveva baciata, che avevano fatto l’amore in realtà lui pensava a questa ragazza con cui aveva in comune solo il nome e forse qualche altra caratteristica. Il suo cellulare si illuminò, Alexei era arrivato in Russia.
            -Non sai quanto mi manchi Aliya. Troviamo il modo di sentirci presto. Buonanotte amore mio-
Aliya non sapeva cosa rispondere, sapeva che lui non lo faceva per cattiveria, forse nemmeno ne era cosciente, per il momento doveva fingere.
            -Anche tu mi manchi immensamente, ci sentiremo quando ti sarai ripreso dal jet lag. Buona notte Ljubimij-
 Le scappò un singhiozzo di troppo, sentì bussare alla sua porta.
            -Tutto bene piccola? Posso entrare?-
            -No, non occorre sto bene…ti prego non fare l’amico premuroso…preferisco lo zio simpatico-
            -Come vuoi…buona notte-
            -Notte-
Aliya si concentrò e sentì i pensieri di Carlos.
            -Così giovane e già soffre per amore…-
Poi non riuscì più a sentire nulla, doveva ancora esercitarsi, cercò di non pensare a niente e piano piano si addormentò.
La sveglia non era suonata, guardò l’ora, saltò giù dal letto ed entrò senza riflettere in soggiorno con il suo pigiamino striminzito.
            -Meno male che non sono un pedofilo…certo non fai mancare nulla ad Alexei…-
            -Carlos non ricordi? Tu sei lo zio simpatico!-
            -Sì hai ragione, volevo solo fare lo zio bacchettone…hai dormito bene?-
            -Perché non mi hai svegliato prima? E’ mezzogiorno-
            -Volevo che tu riposassi, stasera ti voglio in grande forma e dopo pranzo volevo portarti in giro per distrarti un po’…oppure che ne dici, ti va di visitare Alcatraz?-
            -Dici sul serio?  Non dobbiamo ripassare il piano?-
            -Lo dici per me? Fai la spiritosa? Lo so che hai una memoria fotografica da computer, ma anche la mia non è male…-
            -No scusami…è che non mi sento tranquilla-
            -Non abbiamo nuovi elementi e tu sarai perfetta come sempre-
            -Se lo dici tu…-
            -Allora vuoi vedere Alcatraz? Ho un amico che ci può fare entrare di straforo e vedere anche parti del carcere che non può visitare nessuno…-
            -Sono combattuta…mi fa un po’ paura l’idea…-
            -Il Dottore direbbe che così vinceresti alcuni dei tuoi timori più reconditi…forse Alcatraz ti potrebbe ricordare l’isolamento, la base dove hai sempre vissuto? Forse una versione più paurosa?-
            -Ora che hai rammentato il Dottore mi verrebbe di dirti di no…però se servisse a sconfiggere le mia paure…-
            -Devi sentirtela tu…non voglio forzarti-
            -Ok andiamo-
Arrivarono sull’isola che dava nome al penitenziario e che si trovava nella baia di San Francisco.
            -Devi sapere Aliya che Alcatraz veniva chiamato la Fortezza perché era molto difficile evadere, ci hanno provato almeno quattordici volte, ma molti sono morti nel tentativo- diceva Carlos.
            -So che la leggenda dice che di notte i fantasmi di coloro che morirono qui tornano ad Alcatraz, sono condannati a ricordare cosa è successo loro quando erano in vita ed incontrarsi nel carcere per l’eternità…- Commentò Aliya.
            -Non crederai ai fantasmi…-
            -No però…-
Aliya sentiva una sensazione come di angoscia che pervadeva ogni singola sua cellula, quelle stanze, quei letti tristi e le sbarre avevano uno strano effetto su di lei, come se avvertisse la sofferenza di chi aveva vissuto lì. Alcuni si erano meritati il carcere, altri erano innocenti, non poteva distinguere i pensieri delle persone che erano state rinchiuse lì, ma sentiva un profondo sentimento di ingiustizia quando era vicino ad alcune celle a non ad altre. Aliya si appoggiò a Carlos che la sorresse subito.
            -Che succede piccola?-
            -Non so se ce la faccio a stare qui…è come se rivivessi un po’ di quello che hanno subito i carcerati…-
            -La tua empatia è incredibile…però devo dire che anche a me fa uno strano effetto…tu senti tutto amplificato, non è vero?-
            -Sì…ma il Dottore ha detto che un giorno mi abituerò e sarò molto più forte…-
            -O più insensibile…non mi guardare così, è normale…altrimenti non si tira avanti, credimi-
Aliya represse il suo forte istinto a scappare, ma finalmente quando furono fuori e rivide il mare si sentì come liberata, osservò i gabbiani che volavano liberi e provò invidia, anche lei avrebbe voluto volare via.
Tornati all’appartamento le venne subito in mente Alexei ed andò a controllare se era connesso, ma non lo trovò, pensò -meglio così, almeno non saprà della missione di stasera- ma sapeva che non era buon segno.
            -Bene, Concita ci ha preparato una cena leggera, orata con patate-
            -Siamo sicuri che questa donna esista davvero? Non l’abbiamo mai incontrata…penserà che sono maleducata e che non voglio presentarmi-
            -Lei crede che tu sia una mia amante e non ci vuole disturbare, ho provato a dirgli che sei mia nipote, ma non mi crede!-
            -Tutti pensano che combiniamo qualcosa meno tu ed io!-
            -E’ un classico, che vuoi farci, adesso però mangiamo non dobbiamo avere la cena sullo stomaco stasera-
            -Ok e poi sento un languorino…-
Si sedettero a tavola e Aliya fece onore alla cena esattamente come Carlos.
            -Certo mangi tanto per essere una ragazza…-
            -Uffa me lo dicono tutti, non ci posso fare niente è la mia muscolatura, mangio come una sfondata e non metto su grasso…vuoi uomini cercate sempre queste donnette snob, sempre truccate, vestite di tutto punto, fatte di cristallo e che digiunano da una vita per restare magre!-
            -Noi uomini? A me piacciono in carne, dovevi vedere la mora dell’altra sera, certe curve…oh ma cosa mi fai dire ragazzina! Non è che hai tolto quella specie di controllo che avevi su di me?-
            -Non lo so…se l’ho fatto non era intenzionale credimi…perché adesso cosa ti ispiro?-
Carlos era confuso ma sapeva che poteva dire solo la verità, lei poteva leggergli la mente.
            -Nessuno ti può essere indifferente, non ho mai visto un fisico come il tuo, senza contare il tuo coraggio, il tuo cervello…se qualche ragazzo o uomo dirà che non gli piaci è perché o è gay o perchè ha paura di te. Se tu avessi qualche anno di più ti corteggerei senza ritegno, anche se sei una collega…ma resta il fatto che mi sono affezionato a te, non farei mai nulla di male…ma all’improvviso sei una tentazione…-
            -Anche tu sei molto affascinante…temo di capire cosa è successo…rimedierò subito…se ci riesco…-
            -Cosa è successo?-
            -Alexei non mi ama…ho letto nei suoi pensieri che gli ricordo una ragazza che ha amato tanto tempo fa e credo che lui voglia lei non me, ma non l’ha ancora capito…forse inconsciamente voglio farmi consolare da te…scusami…ma ti assicuro che è tutto questo è fuori dal mio controllo-
            -Ne sei sicura? Pensi che lui non ti voglia davvero?-
            -Sì…-
            -Sei così giovane e ci sono tanti pesci nel mare…magari un giorno preferirai degli alieni a noi pappamolle terrestri. Non preoccuparti, non mi approfitterò di te, non me lo perdonerei mai-
Finirono di cenare in silenzio, Carlos si sentiva veramente in colpa per quello che aveva detto e tornò a pensare ad Aliya come ad una nipote.
Era giunto il momento tanto atteso, arrivarono vicino al palazzo occupato dai presunti terroristi con un camioncino della derattizzazione, Carlos avrebbe seguito l’operazione dalla postazione ed Aliya sarebbe passata presto all’azione come aveva già provato varie volte.
L’ibrido cominciò a salire lungo al tubo di scolo della grondaia, in effetti la costruzione era molto simile a quella che avevano usato per le prove generali. Arrivò al quinto piano agilmente, ma non poté entrare subito, la luce era accesa, qualcuno era dentro la stanza. Rimase immobile ad ascoltare, parlavano in arabo, un lingua che aveva imparato da poco, ma in modo sufficiente per capire cosa dicevano.
            -Come mai non sei andato alla festa?-
            -Ci andrò molto presto, ma prima volevo andare a trovare quella ragazza…sai la francesina…sono molto libertine queste occidentali…magari mi diverto un po’-
            -Stai scherzando? Col rischio che diventi impuro?-
            -Siamo in guerra…tutto è permesso!-
            -A me sembra una scusa, vieni andiamo alla festa, non vuoi conoscere l’Imam?-
            -Ok va bene…però sarebbe divertente…-
I due uscirono dalla stanza, Aliya comunicò con  Carlos.
            -Hanno una prigioniera…ho paura che le faranno qualcosa di spiacevole, posso liberarla?-
            -Capisco come ti senti, ma non puoi, devi eseguire gli ordini, probabilmente hanno in mente un piano che potrebbe provocare varie vittime…dobbiamo prima risolvere questo problema, poi penseremo alla ragazza-
            -Va bene Carlos…ma non mi sembra giusto…-
            -Se la liberi il piano andrà in fumo…-
            -Ok, ok, entro-
Aliya forzò facilmente la finestra, entrò, la chiuse subito, poi si diresse verso la porta che dava sul corridoio e sentì che non c’era nessuno in giro. Uscì dalla stanza, le luci erano spente ma lei vedeva benissimo al buio e si avviò furtiva verso la stanza dove doveva nascondere le cimici. All’improvviso sentì un rumore, si nascose subito dietro un piccolo mobile, qualcuno accese la luce, tre persone si stavano dirigendo dal lato opposto rispetto a Aliya, sentì i loro pensieri e si angosciò, soprattutto per uno in particolare.
            -Adesso ci andiamo a divertire un po’, quella francesina snob la smetterà di fare tanto la dura quando avremo fatto con lei­-
Aliya era in crisi, il suo senso del dovere le diceva che doveva lasciar correre, ma il suo cuore le diceva che doveva intervenire. Le venne un’idea, appena spensero la luce, si avviò rapida e silenziosa verso la sala della riunioni, entrò nell’anticamera e si avvicinò alla porta, la stanza attigua era vuota. Entrò nella sala riunioni e fulminea piazzò tutte le cimici come le era stato insegnato da Volkov, tornò rapida nel corridoio e raggiunse la stanza doveva aveva visto entrare i terroristi, rimase in ascolto.
            -Cosa stai combinando Aliya? Vieni via di lì-
            -Perdonami Carlos uscirò quando ho finito-
            -Non ci provare ragazzina!-
Fu tutto inutile, spense il comunicatore e la telecamera che portava addosso perché Carlos non capisse cosa stava per fare. Staccò le tende da una finestra del corridoio e se le mise sulla schiena a mo’ di ali, poi produsse tutto il Proteallo che potette fino a che non fu tutta ricoperta, sembrava un angelo di metallo. Spalancò la porta e si ritrovò davanti una scena odiosa: la povera ragazza piangeva e si dibatteva, le avevano strappato di vestiti di dosso, in due cercavano di tenerla ferma mentre un terzo si era appena calato i pantaloni.
            -Fermi! Se toccherete quella donna diventerete impuri-
            -Tu cosa sei? Chi ti manda?-
Disse il terrorista rivestendosi in preda alla vergogna.
            - E’ l’arcangelo Gabriele che mi manda! Se non volete che intervenga lui stesso con la sua spada fiammeggiante portate rispetto a questa fanciulla!-
            -Ma è un infedele! Ed ha osato entrare nella moschea a fare foto-
            -Guardatevi, siete peggiori di lei. Chi siete voi per poter giudicare le sue azioni? Tra voi forse c’è un saggio Imam?-
            -No ecco noi…non lo abbiamo nemmeno detto al nostro Imam che l’abbiamo rapita…-
            -Non importa che lo sappia, consegnatela a me, la porterò dove merita e dove sarà punita per i suoi peccati, non sentirete più parlare di lei, fino al giorno in cui verrete giudicati-
            -Cosa ci farai?-
            -Non sta a me punirmi, sono venuta solo per lei-
Si avvicinò alla ragazza che intanto era svenuta, senza nessuno sforzo spezzò le sue catene, i terroristi la guardarono con stupore, ella non poteva essere un essere umano, si misero tutti in ginocchio e cominciarono a pregare. Aliya con rapidità prese la fanciulla in braccio e se ne andò, senza riflettere si buttò dalla prima finestra aperta ed atterrò illesa sul selciato, corse verso il vicolo dove l’attendeva Fuentes. Mentre correva rapida nonostante il peso della ragazza francese, riassorbiva il Proteallo, per fortuna la strada era sgombra e nessuno notò l’insolito spettacolo.
Arrivata al camioncino aprì svelta la porta, entrò e richiuse subito in un unico movimento.
            -Aliya! Cosa hai combinato, cosa hai fatto? Ti rendi conto che hai messo in pericolo tutta la missione e quella chi diavolo è?-
            -Stavano per violentarla non potevo restare indifferente...mi sono trasformata in Xiariana e gli ho fatto credere di essere un angelo mandato dall’arcangelo Gabriele…è riconosciuto nella loro religione…mi hanno creduto, non diranno nulla a nessuno!-
            -Ohssignorebenedetto! Spero veramente che tu abbia ragione! Adesso dobbiamo occuparci di questa ragazza, andremo all’ambasciata francese, chiederemo di mantenere il segreto finché non avremo finito la nostra operazione…ma cosa mi combini…il Dottore non sarà felice di questo-
            -Problemi suoi!-
Carlos e Aliya rimasero solo altri due giorni a San Francisco per controllare che nessuno dei terroristi trovasse le cimici, andò tutto liscio, poterono tornare in Sudafrica a fare rapporto.
 
P.S. Ciao a tutti! :-)
Che ve ne pare come prima azione di Aliya? Spero vi sia piaciuta.
Forse Carlos è passato un po’ per maniaco, ma Senza Nome (Aliya) è un essere quasi perfetto, con un fisico perfetto di donna adulta e mi sembrava logico che un trentenne non rimanesse insensibile, però come vi avevo anticipato tra loro c’è un legame, Aliya ha questa sorta di empatia con cui comprende gli altri ed in qualche modo li condiziona ma non ne ha un vero e proprio controllo, più avanti spiegherò meglio questa sua capacità.
Vorrei precisare che questa storia l’ho scritta all’inizio del 2015  e non potevo certo prevedere quello che è successo in Francia, ho deciso di lasciare tutto così com’era e quindi la ragazza rapita dai terroristi resta francese, almeno nella mia fantasia stragi inutili vengono evitate prima che succedano…
Quindi sembra che Alexei sia ancora innamorato di questa Aliya, la sua amica di infanzia di cui ha perso ogni traccia …cosa succederà? Alexei lascerà Senza Nome per la vera Aliya?
Non manca molto al capitolo in cui inizia il giallo…vi consiglio di non perdervi nemmeno un capitolo…
Grazie a tutti voi che mi state seguendo…non vedo l’ora di…ah! Non posso anticipare nulla ;-P
BUON 2016 


Altair
 

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Capitolo 22
*** I tempi sono maturi ***


Il Dottore camminava nervosamente avanti ed indietro nel suo studio, Aliya lo fissava divertita, non aveva nessuna
intenzione di chiedere scusa per le sue azioni.
            -Non hai obbedito agli ordini! Mi devo preoccupare?-
            -Non mi sembra di aver agito da aliena pazza e sanguinaria, anzi!-
            -Lo ripeto una seconda volta, forse non hai capito bene il punto: non hai obbedito agli ordini di Fuentes, è un tuo superiore!-
            -Se lui fosse stato al mio posto avrebbe fatto lo stesso!-
            -Non credo proprio ragazzina, meriti una punizione…-
            -Ho portato a termine la missione senza creare problemi, le cimici funzionano, gli americani sono contenti, non so quale testa d’uovo dei servizi segreti mi ha mandato una lettera dove mi fa i complimenti per le mie azioni e sperano di poter contare sul mio aiuto in futuro…cos’altro volete da me?-
 
            -Va bene… la punizione si limiterà ad oggi, non potrai vedere i tuoi amici in mensa. Adesso vai-
 
Aliya uscì dall’ufficio senza commentare, senza mostrare nessun sentimento, si diresse obbediente alla sua stanza,
 
arrivata dentro si mise a piangere e corse in bagno. Era un bluff, una volta lontana dalla telecamera che si trovava
 
nella stanza, si mise a lavorare al congegno che a dicembre le aveva regalato Patrick, sarebbe servito per annullare il
 
segnalatore che aveva nella testa. Doveva assolutamente ridurlo di dimensione, per farlo entrare nel ciondolo che le
 
aveva dato Alexei e che indossava sempre. Ormai non c’era nulla che non potesse fare. Mentre incastrava il
 
meccanismo nel cuore di oro bianco rifletteva; quello che stava facendo in quel momento sembrava una metafora
 
della sua vita, tutti volevano che avesse un cuore di pietra, meglio ancora un cuore meccanico che sa solo ragionare.
 
Dopo cena finalmente avrebbe parlato con Alexei, non si sentivano da giorni e lui era in Russia ad affrontare i suoi
 
demoni. Il cuore le batteva forte forte, si aprì il collegamento ed il viso bellissimo di lui le comparve davanti.
 
            -Milaja…come stai? Mi hanno detto che la tua missione è stata un successo-
            -Alex…sì…è andato tutto bene…tu come stai?-
            -…mi manchi da morire…ma non ho avuto un attimo di tempo…è morto mio nonno materno e non ho potuto contattarti come volevo…è stato un bene che sia tornato in Russia proprio adesso-
Aliya aveva un viso sofferente.
            -Mi dispiace tantissimo vorrei poter essere lì con te…ti abbraccio forte forte-
            -Non preoccuparti sto bene…ma tu stai bene davvero?-
            -Credevo…credevo che non mi volessi più vedere e che avessi fatto pace con Angelica-
            -No Aliya…perché pensi questo?…le ho parlato, ha capito, anche lei non ce la faceva più, non ci vedevamo mai…siamo rimasti amici…non vedo l’ora di abbracciarti-
Aliya si sentì ancora peggio di prima, lei non poteva stare con Alexei e lui invece aveva rinunciato alla sua fidanzata.
            -Mi dispiace…non volevo rovinare la tua storia con Angelica…non sappiamo se potremo mai stare insieme-
            -Non devi preoccuparti di questo…non l’amavo, era comunque tutto sbagliato…dammi ancora una settimana, è il compleanno di mia madre e devo sistemare delle faccende per l’eredità, poi potremo stare ancora insieme-
            -Sì Alex…non vedo l’ora-
 
Parlarono per un bel pezzo della missione, di come erano infelici separati, Aliya non ce la faceva più a mentirgli, ma
 
non poteva dire una parola, li stavano ascoltando di sicuro, lo avrebbe rivisto solo per dirgli addio.
 
La mattina dopo era mercoledì, Aliya andò a passare la sua visita dal Dottorando, ormai capitava una volta al mese,
 
ma quel giorno gli avrebbe letto nella mente. Fuori della porta c’era Patrick che sostituiva Alexei.
 
            -Patrick!-
            -Ciao Aliya…mi hanno detto che ti avevano messo in punizione…è perché la tua missione è andata male?-
            -No, è andata a buon fine, però non ho obbedito agli ordini di Fuentes come avrebbe voluto il Dottore…vogliono un automa non un soldato…ho voluto salvare una poveretta dalla grinfie di alcuni terroristi…-           
            -E ti hanno punito per questo?-
            -Sembra, proprio di sì-
            -Guarda non farmi commentare, sennò mi tengono qui a fare la guardia a vita! Poi chi ti impedisce di ridurti in pappa nella sala dei laser?-
 
Aliya prima rise sonoramente e poi provò a sondare la sua mente, ma la sua amicizia era genuina diceva quello che
 
pensava, le sarebbero mancati lui e Melissa. Raggiunse il Dottorando, tutto quello che voleva era leggere la sua mente
 
malata e capire se aveva modificato i suoi pensieri, si concentrò.
 
            -Buongiorno arma di distruzione di massa...- ma tra sé –sì buongiorno sgualdrinella, lo sarebbe davvero un bel giorno se ti potessi sdraiare su quel bancone supina e…-
Aliya smise di ascoltare, non era cambiato un bel nulla, anzi.
            -Buongiorno malato mentale-
            -Cosa fai ora, insulti?-
            -Non so, ho come l’impressione che il nostro rapporto si sia incrinato, cosa è successo?-
            -Non ci sei stata per diversi giorni…e poi come può incrinarsi un rapporto che non c’è?- e tra sé –per colpa tua mi hanno dato una grossa responsabilità…come faccio a modificare il Leviatin senza conseguenze?-
            -A me sembra che tu sia più arrabbiato del solito cosa è successo? Ritiro il “malato mentale” e ti chiedo scusa-
 
Aliya voleva capire cosa avesse in mente, ma non riusciva a identificare la formula del Leviatin nella testa del
 
Dottorando né la variante che voleva creare.
            -Strano…cosa è successo a te piuttosto? Ti manca il tuo Alexei? Se vuoi posso consolarti in privato…-
            -Hey, datti una calmata, mi fai pentire di quello che ho detto!-
 
Forse ci voleva un certa sintonia con l’altro perché potesse in qualche modo condizionarne la mente oppure i suoi
 
pensieri sarebbero stati ancora più malati senza il suo presunto potere. Non avrebbe indagato oltre.
 
            -Quando hai avuto l’ultimo attacco epilettico?- Chiese il Dottorando, che ignorava totalmente il potere telepatico di Aliya.
            -Credo di non aver nessun attacco da circa un mese! Non è stupendo?
            -M-si certo…­”maledizione come minimo è guarita e la droga che sto creando per renderla dipendete non servirà a nulla”-
Aliya aveva capito bene, voleva sostituire il Leviatin con una droga che la rendesse dipendente da loro, forse stava guarendo e non avrebbero più avuto un motivo per trattenerla.
 
            -Adesso vieni qui, devo farti le solite analisi…ma che sorpresa hai il solito cuore da Superman…scommetto che anche le tue analisi del sangue sono perfette…che noia!-
 
Finita la solita routine Aliya si recò in mensa per salutare i suoi amici, ogni volta pensava che poteva essere l’ultima volta che li vedeva.
 
            -Aliya mi hanno detto che il Dottore ti ha messo in punizione perché non hai obbedito agli ordini di Fuentes…-
            -E’ così che fai i riassunti Patrick?-
            -Io li faccio bene è qualcun altro che aveva insufficienza ad inglese!-
            -Era tanto tempo fa! Antipatico!-
Mentre Melissa e Patrick litigavano allegramente tra di loro, Aliya non sapeva come fare per salutarli, ma non poteva così davanti a tutti, doveva rassegnarsi a non dirgli mai veramente addio.
 
I giorni successivi Aliya continuò a lavorare a quel meccanismo nel ciondolo ed a prepararsi mentalmente alla fuga,
 
ormai mancava pochissimo. Il venerdì pomeriggio Aliya fu chiamata nel laboratorio nell’area top secret per provare
 
di nuovo la tiara ed il bracciale Xiariani.
 
            -Abbiamo testato un altro tipo di laser…provali e dimmi cosa senti-
Mentre Aliya diventava Xiariana chiese:
            -Di che materiale sono fatti?-
            -Non siamo sicuri, ma questo metallo alieno assomiglia molto allo zirconio, inoltre se guardi bene ci sono come disegni geometrici in rilievo, sembrano circuiti stampati, ma non siamo riusciti mai a capirne il reale significato-
            -Lo zirconio è quel materiale che si ricava dai comuni zirconi…-
            -Gli alieni ne tenevano un bel po’ sulla loro navetta, ma non siamo mai riusciti ad utilizzarli…non sappiamo a cosa servano-
Aliya non poteva crederci eppure il Dottore era un genio, nonostante questo aveva la soluzione sotto il suo naso e non se ne era accorto.
            -Posso vedere l’astronave?-
            -Non te lo meriteresti…-
            -Dottore mi meraviglio di lei, non sono una bambina disubbidiente… -
Aliya era ricoperta di Proteallo ed indossava la tiara ed il bracciale, sentì come una scossa, le pietre si illuminarono
 
per un istante, per fortuna il Dottore era di spalle, si girò e disse.
 
            -Oggi sono di buon umore ti farò vedere la nave…allora senti nulla?-
            -No…come sempre…-
 
Il Dottore aveva acconsentito, forse i monili Xiariani miglioravano ancora di più le capacità di Aliya. Arrivarono
 
davanti ad una grande porta in metallo, il Dottore appoggiò il palmo della sua mano su uno schermo e quella si aprì
 
con un grosso cigolio. Aliya scorse qualcosa che le tolse il fiato, qualcosa che sentiva di conoscere, che aveva già
 
visto forse in qualche sogno: davanti a lei c’era una navetta, ovviamente aliena, a forma di guscio di noce con una
 
superficie liscissima e metallizzata.
 
            -E’ bellissima…-
 
Si stava per avvicinare quando sentì che il velivolo la chiamava, si fermò, avvertiva un formicolio al braccio e alla
 
fronte, doveva assolutamente reprimere ogni sensazione, il Dottore non doveva capire.
 
            -Funziona? Può volare?-
            -No, da questo lato non lo vedi ma dietro è molto danneggiata, non può più volare-
            -E’ un vero peccato…-
 
Aliya si rese conto che in quel momento poteva cercare gli zirconi nella navetta, caricare i monili Xiariani e
 
andarsene dalla base, niente di più semplice, il Dottore non avrebbe potuto nulla contro di lei, ma all’improvviso si
 
sentì strana, senza poterlo controllare riassorbì il Proteallo e cadde terra in preda agli spasmi.
 
            -N-no…n-non a-ancora…n-no-
 
Il Dottore le fece ingerire subito la capsula con il Leviatin, la prese in braccio, lei era debole ma gli spasmi piano
 
piano cessarono, restò in ascolto.
 
            -Sei così bella, così indifesa in questo momento…e così difficile restare indifferenti…sei buona e giusta come tuo padre, coraggiosa come tua madre, ma non posso lasciarti andare via, perdonami per quello che ti farò…è per il bene comune- poi disse:  Aliya, come ti senti?-
 
Aliya aprì gli occhi e lo guardò con indifferenza, aprì bocca a fatica.
            -Dove mi porta?-
            -Nella tua camera-
            -Cosa sono per lei? Solo il suo più grande esperimento…non è vero?-
            -Aliya tu sei speciale e ti vogliamo bene, ma ho una famiglia…non posso trattarti come se fossi una figlia-
            -No, ha ragione…non ce l’avrò mai una famiglia- nel mentre pensava -non avrò nessun rimorso ad andarmene di qui, stavo solo aspettando chissà cosa da parte tua, un accenno di affetto, ma tu sei solo quello che ha permesso che i miei morissero, sarà un gran piacere rovinare il tuo più grande esperimento-
 
Il Dottore la portò fuori dall’area top secret. Quando finalmente fu sola nella sua camera, si guardò intorno,
 
quell’ambiente senza colori, senza quadri alle pareti, tutto rispecchiava il suo animo triste e grigio senza la felicità di
 
un vero amore  e di una vera famiglia. Si sdraiò sul letto vestita e rimase lì immobile aspettando la notte fonda.
 
All’ora stabilita si alzò ed andò in bagno, accese il congegno dentro il ciondolo, tornò in camera spense la luce. Nel
 
buio totale avvicinò il congegno alla videocamera, creò un’interferenza, aveva pochi secondi, si tolse l’orologio come
 
gli aveva insegnato Alexei, uscì rapida dalla camera non vista e mise fuori uso tutte le telecamere al suo passaggio.
 
Arrivò alla zona top secret atterrando le guardie con facilità, nemmeno si erano rese conto di cosa era successo.
 
Aveva preparato una carta magnetica quando era San Francisco proprio grazie ad alcune nozioni di Volkov ed altre
 
imparate sul web, sarebbe servita da pass per aprire tutte le porte bloccate della base. Quella zona era così top secret
 
che al suo interno non veniva sorvegliata dai soldati, solo in pochi sapevano della sua esistenza. Arrivò fino a dove si
 
trovava l’entrata alla quale aveva accesso solo il Dottore. Spruzzò una sostanza plastica dove era l’impronta della
 
mano ricavando una sorta di calco, mise un guanto bianco rubato al Dottorando, premette delicatamente e riuscì ad
 
aprire la prima porta. Corse attarerso la stanza fino alla cassaforte, l’aprì con il solito stratagemma, l’aveva imparato
 
da un ragazzino su internet. Indossò il bracciale e la tiara assumendo la forma Xiariana, le pietre cominciarono a
 
luccicare, una sorta di energia pervase tutto il suo corpo, si sentiva un'altra, ma aveva bisogno di zirconi, i monili
 
erano scarichi. Arrivò alla grande porta di metallo che la separava dal mezzo di trasporto Xiariano, anche quella non
 
fu un ostacolo. Raggiunse la navetta, ad un suo solo pensiero si aprì, entrò dentro prese le scorte di zirconi, le mise in
 
uno zaino che aveva con sé. Avvicinò qualche pietra ai suoi monili, subito furono polverizzate, la pietra triangolare
 
del bracciale e quella a goccia della tiara avevano acquisito ancora più energia e brillavano ancora di più. Adesso era
 
pronta, si sentiva potente come non lo era mai stata, guardò lo stato della navetta, non poteva fare nulla, era troppo
 
danneggiata, ma adesso era così ricca di energia che sapeva di non averne bisogno. Uscì dall’area top secret e si
 
diresse verso il laboratorio del Dottorando a fare man bassa di tutte le scorte di Leviatin, i mobiletti con i loro ridicoli
 
lucchetti non opposero resistenza. Poi si diresse al computer, le bastò appoggiare le mani sulla tastiera, produrre il
 
Proteallo ed entrò nel sistema bypassando tutte le password. Cominciò rapidamente a raccogliere dati su come si
 
produceva il Leviatin e vide le informazioni sulla droga che stava sperimentando il Dottorando. Al momento era un
 
veleno che l’avrebbe resa schiava e poi lentamente l’avrebbe uccisa. Questo dunque voleva il Dottore, alla fine
 
preferiva annientarla che perderne il controllo, come uno stupidissimo esperimento, come una coltura cellulare che
 
butti via perché il risultato che dà non ti piace. Mentre raccoglieva gli ultimi dati sentì scattare l’allarme, si erano
 
accorti che era scappata, per un attimo spense il marchingegno nel suo ciondolo e si rivolse alla telecamera.
 
            -Dottore io non sono un tuo esperimento, io avevo una madre ed un padre e tu li hai lasciati morire, per me non sei niente, non avrai mai il controllo della mia vita, non ti meriti né il mio affetto né il mio rispetto, sei solo un povero omuncolo avido e senza cuore. Addio-
 
Aliya cominciò a correre fuori dal laboratorio, sentì arrivare i soldati, si fermarono davanti a lei senza sparare, tra loro
 
c’erano Melissa e Patrick.
 
            -Melissa, Patrick vi ho voluto bene, mi dispiace abbandonarvi così, vi porterò sempre nel mio cuore, grazie per la vostra amicizia-      
 
I due non aprivano bocca ma li sentì pensare: -scappa Aliya, scappa lo sappiamo che puoi tutto­-
 
            -Non vi dimenticherò mai! Addio-
 
Aliya cominciò a ricoprirsi di miriadi di cristalli, i militari rimasero imbambolati a guardare, nessuno voleva colpirla.
 
La struttura intorno al corpo dell’ibrido prese la forma di una freccia, poi si illuminò, si sollevò da terra, si piegò di
 
novanta gradi e partì senza propulsione, senza creare spostamenti d’aria, infranse il vetro della finestra più vicina e
 
sparì in pochi attimi dalla loro vista. Il Dottore aveva visto e sentito tutto in diretta, si portò le mani al volto e
 
cominciò a piangere come un bambino, aveva perso tutto.
 
Aliya andava ad una velocità inaudita, aveva il pieno controllo, ma sentiva che viaggiare così le rubava molta energia,
 
nonostante questo puntò verso l’alto per uscire dall’atmosfera e non contenta  tentò di comunicare con Kara. I suoi
 
occhi diventarono neri senza iride, stavolta non si trovò in mezzo al deserto come sempre, continuava a vedere dove
 
stava andando, ma avvertì una voce.
 
            -Aliya è troppo presto, non puoi raggiungermi ancora, non sei abbastanza forte, torna sulla Terra-
            -No! Non voglio, fa troppo male, i rapporti umani fanno soffrire, voglio la perfezione del popolo Xiariano, voglio il vostro Nirvana, la pace dei sensi, l’assenza dell’odio e voglio il vostro amore incondizionato-
            -Lo avrai, Aliya lo avrai, ma non ora, non è il momento giusto, ti aspettano altre prove, rischi la vita ad affrontare un viaggio così lungo e rischi di non trovarci, non siamo nella stessa dimensione del pianeta Terra, non puoi fare ancora viaggi interdimensionali, ma ci riuscirai un giorno…ti scongiuro devi tornare indietro-
            -No ti prego, non mi abbandonare anche tu…-
Aliya cominciò a piangere a dirotto.
            -Non ti sto abbandonando, se parti ora non ci troverai mai, i tuoi chip devono ancora maturare, ascolta il tuo corpo, lo so che lo sai anche tu, noi saremo sempre qui ad aspettarti, da noi il tempo è un concetto relativo, un giorno capirai, fermati ad ascoltare, stai per avere un attacco di nuovo…-
 
Aliya cominciò a tremare come una foglia, lentamente il suo involucro di cristallo cominciava a dissolversi, riuscì a
 
prendere una capsula, ma appena i tremiti finirono, sentì le forze svanire e perse conoscenza. Quel che rimenava della
 
struttura di cristallo con Aliya dentro precipitò per diversi metri fino a colpire in pieno le fronde un salice piangente e
 
cadde in un giardino in mezzo a tanti, ma senza fare troppo rumore. I cristalli si disciolsero completamente, Aliya
 
rimase lì immobile in forma umana, distesa tra delle primule gialle ed arancioni.
 
 
P.S. Ciao a tutti! :-)
Finalmente Aliya scappa dalla sua prigionia, niente più la lega a quel luogo, anche se è molto affezionata a Melissa e Patrick.
Lo stratagemma per simulare l’impronta del Dottore per entrare nella zona top secret me lo sono inventato di sana pianta spero sia verosimile XD
Vi piace la freccia di cristalli? E’ una navetta Xiariana a propulsione di zirconi XD XD XD che in realtà sono solo pietre simili ai dimanti ma non sono altrettanto rari e di valore…anche questa idea risale ad una decina di anni fa senza nessuna base scientifica prendetela com’è ;-)
Adesso Aliya è libera ma non è abbastanza matura per affrontare il viaggio verso Xiar, il pianeta di Kara e di Feidor la madre della nostra eorina, così precipita in un giardino…di chi sarà quel giardino? Nel prossimo capitolo si aggiungeranno altri due tasselli di questo mosaico, finalmente comincerà il giallo e presto anche la questione “tematiche delicate”, vi consiglio ancora più caldamente di non perdere un capitolo e vi sfido a trovare il colpevole ;-)
Grazie ai lettori silenziosi e soprattutto a chi commenterà
Al prossimo capitolo
Altair
 
 
 

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Capitolo 23
*** Chi sono io? ***


PREMESSA:  ho inserito il mio racconto nei crossover della fandom del giallo!
 
RIASSUNTO DI TUTTI I CAPITOLI PRECEDENTI (chi mi ha seguito fino a qui può anche saltare questa parte…)  
Siamo nel 2019, Senza Nome o I.113 è mezza aliena e mezza umana , ha sempre creduto di essere il frutto di un esperimento e fin dalla nascita è seguita dal Dottor Spellman, a capo del labortaorio della base New Haeven di Johannesburg. Nella base Sudafricana viene allenata per combattere e col tempo diventa sempre più forte e qualunque cosa le venga insegnato la impara perfettamente. Le sue capacità non sono dovute solo ai geni alieni, ma anche grazie ad una specie di computer organico che ha nel cervello. Una delle sue capacità più sorprendenti è la produzione a comando del “Proteallo” una proteina aliena che, quando si soldifica sulla sua pelle, diventa un sorta di protezione metallica che riflette i laser. Nel computer organico, che ha in testa, sono stati posti cinque chip in parte in silicio ed in parte organici, creati in laboratorio grazie ai suggerimenti di Feidor un’aliena che in realtà vuole aiutare Senza Nome a scappare dalla base. Anche se Senza Nome sembra perfetta ha un difetto, soffre di convulsioni che si fermano solo quando prende un farmaco il “Leviatin” .
Il dottor Spellman vuole che Senza Nome abbia più esperienze possibili senza uscire dalla base ed ordina ad Alexei, un soldato russo già fidanzato (lo stronzetto!), di sedurla. Senza si innamora di lui, ma la storia si complica perché anche il giovane non rimane indifferente alla mezza aliena e addirittura le dà un nome: Aliya. Poi una sera Senza Nome / Aliya viene contattata telepaticamente da un alieno di nome Nestor, fratello di Feidor. L’alieno è nella base, sta per morire e rivela ad Aliya (Senza Nome) di essere figlia di Feidor e dello scienziato James Cooper morto di cancro prima che lei nascesse. La stessa Feidor era morta di parto mettendola alla luce. Aliya si accorge che i suoi poteri diventano sempre più grandi, addirittura riesce a mettersi in contatto con Kara un’entita superiore in cui sono unite tutte le anime di Xiar, il pianeta di Feidor e di Nestor. Dopo la loro morte le loro anime sono potute tornare là perché gli Xiariani sono così evoluti ormai, che il corpo è solo un mezzo per entrare in contatto con gli altri esseri in carne ed ossa. Kara le rivela che grazie al bracciale di Nestor e la tiara di Feidor (che si trovano in un’area segreta della base) potrà facilmente scappare, ma Aliya deve trovare anche il modo di eliminare una trasmittente che le hanno impiantato nel cervello e con la quale la potrebbero rintracciare ovunque sulla Terra.
Nei primi giorni del gennaio 2020, le affidano una missione di spionaggio seguita da Carlos Fuentes suo istruttore ma anche caro amico. In quel frangente scopre di essere telepatica, può quindi leggere la mente. Inoltre ha una forte empatia che le fa capire lo stato d’animo di chi le sta intorno e può influenzarlo, anche se entrambe le capacità sono ancora fuori controllo. Grazie alla sua telepatia capisce che Alexei è molto legato ad una sua vecchia amica la vera Aliya (non la fidanzata che si chiama Angelica!!!) colei che lo aveva ispirato per dare all’ibrido Xiariano un vero nome.
Grazie a Patrick, che insieme alla sua ragazza Melissa sono i suoi migliori amici alla base, crostruisce un piccolo apparecchio (che tiene nel ciondolo) che distorce il segnale che ha in testa. Una sera scappa dalla sua camera disturbando il sengale di tutte le telecamere, entra nella zona top secret della base prende il bracciale e la tiara , le carica grazie all’energia degli zirconi (roba che mi sono inventata senza basi scientifche) trovati in laboratorio. Ha tempo anche di rubare il farmaco per le convulsioni. Grazie all’energia sviluppata dagli zirconi forma un navetta poco più grande di lei fatta di cristalli e scappa dalla base Sudafricana. Mentre cerca di uscire dall’atmosfera si connette telapaticamente con Kara, la quale però la esorta a tornare indietro perché non è ancora pronta; infatti non è solo un viaggio nello spazio, ma Aliya deve anche andare in un’altra dimensione. Le prende un attacco epilettico ed anche se riesce a prendere il medicinale Leviatin, perde conoscenza e cade in un giradino in mezzo alle primule.
 
 
 
 
            -Si può sapere cosa ci fai nel mio giardino?-
 
Aliya si mise a sedere tenendosi la testa, mise a fuoco il viso di una signora di mezza età e si accorse che le parlava in
 
un inglese britannico molto educato.
 
            -Dove mi trovo? Che città è questa?-
            -Che strano accento che hai…siamo a Nottingham nella contea di Nottinghamshire-
            -In Inghilterra?-
            -Certo cara, dove pensavi di essere?-
            -Mi perdoni signora, non ricordo più nulla, non so come sono finita qui…-
            -Non so se crederti, avevi dei gioielli con te…non sarai mica una ladra?-
            -Gioielli? Ladra? No, non ho mai rubato nulla in vita mia…credo…diciamo che mi sembra una cosa brutta da fare-
            -Come ti chiami?-
Aliya era tutta dolorante, si sforzò molto, ma non riusciva davvero a ricordare.
 
            -Non me lo ricordo…le chiedo scusa, ma le giuro che non farei mai male a nessuno-
 
La ragazza cominciò a piangere, tentare di richiamare i ricordi alla mente le faceva male.
 
            -Va bene…vieni dentro con me, magari un po’ di the ti farà bene-
 
Entrata in casa si vide riflessa in uno specchio: aveva una tuta da ginnastica nera molto attillata, scarpe sportive nere,
 
i capelli lisci lunghi color platino spettinanti ed  i suoi occhi grigi stanchi.
 
            -Vieni siediti qui su questa poltrona…ma davvero non ti ricordi nulla?-
            -Niente signora…-
            -Va bene cara prenditi tutto il tempo, io mi chiamo Edna e questo bel gattino siamese è Rocky-
 
Il micio si era nascosto tra un cuscino ed una piega del divano del soggiorno.
 
            -Su Rocky fatti vedere come sei bello, non essere timido-
 
Un musino tondo e grazioso sbucò fuori e rimase ad osservare la nuova arrivata con gli occhi ben aperti color del mare.
 
            -Sei bellissimo Rocky…e che nome da combattente che hai-
 
Il micino continuava a fissarla, poi produsse un miagolio acutissimo ma dolce.
 
            -Sai, credo che tu gli piaccia, di solito scappa…il nome glielo ha dato mio nipote David, sarà qui tra poco, è un investigatore privato, magari può aiutarti-
 
La signora Edna aveva nascosto lo zaino ed i monili Xiariani pensando di aver beccato in flagrante una ladra, però
 
aveva deciso di darle una possibilità. Voleva vedere come si sarebbe comportata, se avrebbe cercato il presunto
 
bottino, intanto non dimenticava le buone maniere e le sue abitudini di inglese.
 
            -Che buono questo the, non ricordo di averne mia provato uno così prima-
            -E’ the al gelsomino…il mio preferito-
            -Penso che sarà anche il mio…però non credo di bere spesso il the-
            -Allora di sicuro non sei di queste parti…poi non conosco il tuo accento-
            -Non credevo di avere un accento, però sento chiaramente il suo, è un bellissimo accento oxfordiano, ho un ricordo vago-
            -Grazie cara, sono laureata in lettere e ho davvero studiato ad Oxford. Sono una scrittrice-
            -Che bello, e si guadagna da vivere scrivendo?-
            -Non come vorrei, sono un’insegnante-
            -E’ un bellissimo lavoro, se viene fatto con passione…credo. Che giorno è oggi?-
            -E’ sabato non c’è scuola-
            -Di che mese?-
            -Davvero non lo sai?-
            -Edna… le giuro che non mi ricordo nulla a parte le conoscenze di base…credo-
            -E’il venti di gennaio -
            -L’anno? Non sto scherzando…davvero…-
            -E’ il 2020-
 
Aliya si mise le mani tra i capelli e si rimise a piangere, le sembrava di impazzire, non si ricordava del 2019, né degli anni precedenti.
 
            -No cara ti prego, non piangere-
 
Rocky piano piano si avvicinò alla ragazza si accoccolò sulle sue gambe e miagolò come per consolarla.
 
            -Oh Rocky, quanto sei dolce-
 
Aliya cominciò a carezzarlo e lui cominciò a fare le fusa in modo molto rumoroso.
 
            -Vedo che hai un ciondolo, si apre?-
 
Aliya guardò il cuore di oro bianco che aveva al collo, provò ad aprirlo ma non ci riuscì e sopra non c’era scritto
 
niente.
 
            -Se vuoi cara puoi restare qui finché non ti torna la memoria…se piaci a Rocky piaci anche a me-
            -Edna la ringrazio, nemmeno mi conosce…-
            -Se non ti torna la memoria, lunedì ti porto dal mio medico-
 
La porta si aprì di scatto, un giovanotto magro ma atletico entrò e senza nemmeno fare caso a chi fosse in soggiorno,
 
appoggiò la sua giacca all’attaccapanni e disse:
 
            -Ciao zia, sono un po’ di fretta è pronto il pranzo?-
            -David non fare il maleducato, non vedi che abbiamo ospiti?-
 
David guardò Aliya e rimase a fissarla come aveva fatto il micio Rocky.
 
            -Ciao David…piacere…ti direi il mio nome se lo ricordassi-
 
Il ragazzo davanti a lei era moro con gli occhi verdi ed i lineamenti molto dolci, non sembrava inglese.
 
            -Piacere…-
            -Ma su, David! Vieni qui, presentati per bene, che maniere sono queste-
 
Il ragazzo si avvicinò ad Aliya e le diede la mano senza spiccicare una parola.
 
            -Non assomigli per nulla a tuo padre…sai cara, era italiano, mia sorella perse la testa per lui, era un tale latin
lover…invece mio nipote è proprio una frana con le ragazze!-
 
            -Zia! Ti prego-
 
Aliya rideva con una mano davanti alla bocca non voleva mortificare il giovane.
 
            -Venticinque anni suonati ed è ancora single!-
            -Ma zia…lo sai che mi sono lasciato qualche mese fa…-
            -Cosa ti dicevo? E’ una frana, non sa tenersele e ne ha avute solo un paio!-
 
David fece una smorfia, si voleva nascondere, era rossissimo.
 
            -A questa gentile ragazza non interessa cosa faccio io…piuttosto come mai non ricordi nulla?-
            -L’ho trovata nel giardino stamattina, era svenuta, non ha documenti, se il dottor Byron non fosse fuori per il weekend gliel’avrei già portata a far vedere-
            -Vieni, mentre la zia ci prepara il pranzo facciamo un po’ di ricerche su internet, è il mio lavoro, faccio l’investigatore privato-
            -David…non avevi tanta fretta?- Chiese la zia maliziosa.
            -Sì, ma posso rimandare l’appuntamento-
            -Senti cara perché non fai una doccia? Ti presto i vestiti di quando ero giovane, non butto mai nulla e poi vi metterete a fare le vostre ricerche…su Rocky spostati, fai alzare la nostra ospite-
 
Il micio miagolò con disappunto ma si spostò.
 
            -Grazie Edna…-
 
Aliya si buttò sotto la doccia, si sentiva così strana non aveva mentito, veramente non ricordava niente, cercò di
 
concentrarsi, le venne come un flash, delle mani che le cingevano i fianchi, gettò un grido e cadde a terra
 
trascindando la tendina di plastica. David la sentì, forzò la porta e la trovò a terra mezza nuda e svenuta. Prese un
 
asciugamano, la coprì, la sollevò da terra e la stese sul suo letto.
 
            -Zia corri è svenuta…- ed aggiunse sottovoce -è bellissima…-
 
Enda arrivò subito con in mano dei sali per farla rinvenire.
 
            -Spostati giovanotto…ma l’hai vista nuda?-
 
David arrossì e poi rispose.
 
            -Cosa dovevo fare? Lasciarla lì? Ho cercato di guardarla meno possibile-
 
La zia si girò e lo fissò con disapprovazione, anche se coperta dall’asciugamano si vedeva benissimo che aveva un
 
fisico che non avrebbe lasciato indifferente nemmeno una pietra.
 
            -Adesso esci di qui e portami i vestiti che ho preparato per lei in camera mia-
 
Avvicinò i sali alle narici di Aliya che riprese subito i sensi.
 
            -Cosa è successo cara?-
            -Ho avuto un ricordo…credevo che ci fosse un uomo con me sotto la doccia…ma non riesco a ricordare chi fosse…-
            -Vedrai che la memoria ti tornerà presto…non era mio nipote, vero?-       
            -No Edna, era un ricordo, ne sono certa!-
 
Si vestì, Enda le aveva dato dei pantaloni beige a sigaretta ed una camicia bianca, le stavano a pennello e la facevano
 
sembrare più adulta. David bussò alla porta della sua camera.
 
            -Signorina…posso entrare?-
            -Vieni David…-
            -Mi dispiace per prima…ti ho sentito gridare…-
 
Aliya arrossì, ma lo tranquillizzò.
 
            -Non preoccuparti…lo so che sei un gentleman…-
            -Possiamo trovarti un nome finché non ricorderai il tuo?-
            -O-ok…-
            -Che ne pensi di Nausicaa-
            -E’ bellissimo…-
            -Mi piacciono i nomi antichi greci…- disse David.
            -Hai veramente buon gusto…senti…pensi davvero di potermi aiutare?-
            -Certo! Adesso ti scatto una foto, ho un programma specifico nel mio portatile, possiamo risalire alle tue immagini sul web, magari sei su facebook o su qualche altro sito-
            -Mi sembra un’ottima idea-
            -E’ normale per me…nel mio lavoro mi capita di cercare persone scomparse e spesso investigo su misteri di cui la polizia non si vuole occupare oppure collaboro con loro-
            -Sei bravo nel tuo lavoro…immagino-
            -E’ da quando sono piccolo che mi piacciono i misteri e poi anche mio padre era un detective…lui e mia mamma sono morti in un incidente stradale dieci anni fa…da allora vivo con mia zia…i nonni sono morti…è diventata una missione la mia…mi fa sentire più vicino a mio padre-
 
Aliya si sentì come se potesse capirlo, come se le sue sensazioni fossero familiari, forse anche lei era orfana, ecco
 
perchè nessuno la cercava, doveva essere sola al mondo.
 
David scattò una foto ad Aliya con il cellulare e la inserì nel suo pc, ma dopo vari tentativi non uscì fuori nulla di interessante.
            -E’ incredibile… non c’è niente su di te-
            -Forse sono una persona riservata, che non pubblica nulla di sé…-
            -Strano, ma possibile…cosa è successo prima in bagno?-
            -Un ricordo dal passato…c’era un uomo sotto la doccia con me-
            -Era il tuo fidanzato?-
            -Non lo so, non me lo ricordo-
            -Però non porti anelli…-
            -E’ vero…non so che dirti…-
 
David la osservava cercando di non far capire cosa gli passasse per la testa, erano mesi che non si sentiva così, da
 
quando Eleonor lo aveva piantato per un giocatore di polo, aveva pianto le sue lacrime come una donnicciola, fino a
 
che aveva pensato che non si sarebbe mai più innamorato. Ora questa splendida fanciulla caduta dal cielo era a pochi
 
centimetri da lui, sentiva il suo profumo irresistibile, non era mai stato un dongiovanni ma avrebbe tanto voluto
 
saperci fare. Dal canto suo Aliya guardava lo schermo del pc concentrata, le piaceva David ma sentiva come se
 
dovesse compiere qualcosa di importante e non aveva tempo per le situazioni romantiche.
 
            -Mia zia mi ha detto che ti ha scambiato per una ladra…ma se lo fossi veramente la polizia potrebbe avrebbe le tue impronte digitali…possiamo fare una ricerca…senza farti arrestare ovviamente, ho un amico nella scientifica…-
            -Perché dovresti fare questo per me?-
            -Ecco…non lo so…piaci molto a zia Edna e a Rocky…ti assicuro che non è affatto scontato…non ha mai sopportato nessuna delle mie fidanzate…-
 
Si accorse che aveva paragonato Aliya/Nausicaa alle sue ex e cercò di riprendersi subito.
 
            -Bè…in generale dice che le giovani di oggi sono tutte sciocche e superficiali-
            -Non so come ringraziarvi…trovate una straniera in giardino senza documenti, senza un nome e l’accogliete come una vecchia amica…sono commossa…-
            -Non te l’ha detto perché è modesta, ma mia zia è una persona molto generosa, fa spesso donazioni e  fa sempre i biscotti per la parrocchia…-
            -Sono stata fortunata a ritrovarmi qui, non potrò mai ringraziarti abbastanza…ma senti…Edna ritiene che io abbia un accento strano, anche tu?-
            -Hai ragione, ora che me lo fai notare, parli un inglese che ho già sentito…ho un amico sudafricano…sua moglie, sudafricana, è bianca e parla proprio come te!-
            -Dici che sono sudafricana…ma allora cosa ci faccio qui in Inghilterra?-
            -Cosa possiamo fare…aspetta ho un’idea, perché non vieni con me? Magari camminando per strada vedi qualcosa che riconosci…non puoi essere piovuta qui dal cielo. Senza sapere il tuo nome non possiamo controllare gli alberghi, ma possiamo sentire i vicini, entrare in qualche bar o negozio, forse ti hanno visto qua in giro-
            -Ok David, ti seguirò-
 
Dopo pranzo David e Nausicaa uscirono insieme, si fermarono da tutti i vicini e passarono in rassegna tutti i bar ed i
 
negozi, ma nessuno sembrava conoscerla.
 
            -Non resta che sentire questo mio amico della scientifica…-
            -Ok…ma ti prego non dire nulla alla polizia…so di sicuro di non aver fatto nulla di male…c’è sicuramente una spiegazione!-
            -Tranquilla non voglio farti arrestare…avevo un appuntamento proprio con questo mio amico, ma dobbiamo andare in macchina-
 
David aveva una vecchia e scassata Mini che li portò senza problemi fino alla periferia Nottingham. I famosi
 
laboratori della scientifica,  vanto del commissariato di polizia della contea di Nottinghamshire, erano all’interno di
 
una costruzione recente e modernissima. Quando entrarono, Nausicaa/Aliya si accorse che i banconi, i guanti, gli
 
attrezzi di laboratorio le ricordavano qualcosa, avevano un aspetto familiare, ma allo stesso tempo la innervosivano un po’.
 
            -Tutto bene Nausicaa?-
            -Sì…ma non è la prima volta che metto piede in un laboratorio…e la cosa non mi piace per nulla-
            -Tranquilla, qui siamo al sicuro, è un centro nuovissimo della polizia, hanno i loro laboratori di medicina forense all’interno. Nemmeno a Londra sono organizzati così-
 
Vide delle telecamere di sorveglianza e le venne naturale non farsi inquadrare come se fosse pericoloso, passati i
 
laboratori arrivarono ad un piccolo studio, David bussò.
 
            -Sì bravi venite sempre a rompere! C’è un genio a lavoro qui!-
            -Dai Russell, apri, sono David mi hai chiamato tu!-
 
La porta si aprì subito e sbucò un biondino riccioluto un po’ pienotto e non molto alto.
 
            -Ah ma sei tu! Sei in ritardo!-
            -Scusami…ma ho avuto un imprevisto, questa mia amica aveva bisogno d’aiuto…ti presento Nausicaa-
 
Russell si trovò davanti una bionda stupenda più alta di lui.
 
            -Santi numi…dove l’hai trovata? E poi ha uno di quei nomi greci che ti piacciono tanto…-
            -Piacere Russell…scusami…è davvero colpa mia se David è arrivato in ritardo-
            -Piacere mio…ma il mio amico è scusato…io non mi sarei nemmeno fatto vivo con lui se ti avessi incontrato…-
 
David tirò una gomitata a Russell che si ricompose subito.
 
            -Ma venite, entrate-
            -Senti Russell, puoi prestarmi un attimo il pc? Mi serve il database delle impronte digitali-
            -Cosa? Sei impazzito? Certo che no!-
 
Nausicaa senza malizia cercò di convincerlo.
 
            -E’ tutta colpa mia Russell, ho perso la memoria…Edna mi ha trovata svenuta nel suo giardino…volevamo provare a vedere se c’era qualche traccia di me in quel database…-
            -Scusatemi ragazzi, non posso proprio farlo, se mi scoprono mi licenziano…-
            -Su Russell…non vuoi aiutarla? Non riesco a trovare nulla su di lei sul web…non ricorda nemmeno il suo nome…Nausicaa gliel’ho suggerito io-
            -Ah ecco, ora capisco tutto! Ma non posso…-
            -Temo che dovremo provare con qualche soluzione medica, ma dovremo aspettare a lunedì, il dottor Byron è un luminare, non c’è nessuno meglio di lui da queste parti-
            -David mi spiace…ho molto da fare, possiamo parlare del caso?- Chiese Russell con tono dispiaciuto.
            -Va bene…scusami Nausicaa...ti spiace aspettare qui?- le si avvicinò e le disse sottovoce: -Non ho ancora perso le speranze…Russell ha il cuore tenero- e le fece l’occhiolino.
 
Nausicaa (Aliya) si sedette in disparte e rimase in ascolto, i due ragazzi cominciarono a guardare delle foto di
 
omicidi, erano delle donne di mezza età, strangolate probabilmente da un serial killer.
 
            -Il nostro criminologo dice che le modalità degli omicidi e la scelta delle vittime collegano tutti e quattro i delitti. Ritiene che sia un ultratrentenne, solitario e sociopatico. Le vittime non sono state violentate e sono tutte donne sopra i cinquanta anni-
 
Nausicaa senza pensare chiese:
 
            -E’ per forza un uomo?-
 
I due si girarono verso di lei, Russell la guardò sorpreso, mentre David le parlò tranquillamente.
 
            -Se è una donna è molto forte, le ha strangolate-
            -Posso vedere le foto?-
            -Non vorrei ti sconvolgessero…-
 
Nausicaa non aspettò un attimo, guardò le immagini con fatica, ma notò un dettaglio appena accennato.
 
            -Cosa sono quei graffi sul collo?-
            -Il dottore ha detto che sono state le unghie dell’assassino- rispose David.
            -Un assassino con le unghie lunghe…- commentò Nausicaa.
            -Russell avevi notato prima i graffi?- disse David.
            -Certo che li ho notati. Un uomo non può avere le unghie lunghe?- ripose Russell.
            -Sono dei segni troppo regolari. Avete guardato se ci sono tracce di smalto nelle ferite e del DNA?- Chiese Aliya.
            -Dobbiamo chiedere a Roxy… si occupa lei delle analisi chimiche e biologiche…- biascicò Russell, era arrabbiato perché non ci aveva pensato prima lui e allora aggiunse -ma non è detto che sia una donna, potrebbe essere un trans con le unghie rifatte…potrebbe tornare con il profilo dell’assassino! Avrebbe la forza per strangolare!-
            -Nausicaa ti ricordi gli studi che hai fatto o il tuo lavoro? Ora che ci penso, quanti anni hai?- Chiese Russell.
            -Non ricordo nulla, non so rispondere a nessuna delle tue domande-
            -Di sicuro qualcosa di cervellotico…potresti servirci qui…hai intuito…-
            -Piantala Russell! – si avvicinò all’amico e gli disse piano – L’ho vista prima io!-
            -Wow non ti facevo così combattivo! Ma magari quelli alti e secchi non gli piacciono!-
            -Ehm ragazzi…vi sento…credo di avere un fidanzato…-
            -Se non te lo ricordi, probabilmente non è granché- disse Russell.
            -Va bene ho capito…noi dobbiamo andare, vi darò una mano a sentire le deposizioni degli ultratrentenni con le unghie lunghe, sentiamo Roxy cosa ci dice, così possiamo restringere la rosa dei sospettati includendo dei trans…che immagino non saranno tanti…- disse David.
 
            -Lo dici tu! Comunque ti farò sapere…ma perché non ci vediamo più tardi al pub? Magari posso già dirvi qualcosa- rispose Russell.
            -Ok, allora ci vediamo dopo…però se Nausicaa avesse ragione? Ci avrebbe dato un aiuto…non vuoi proprio fare nulla per lei?-
            -David…uffa…te lo dico stasera!-
            -Allora a stasera…vieni Nausicaa…ho un piccolo lavoretto da fare, ma quando ho finito andiamo a fare merenda, ti va vero?-
            -Merenda?…oh sì certo…-
 
Uscirono dall’ufficio di Russell e si avviarono verso l’uscita.
            -Prenderemo il the come tutti gli inglesi?-
            -Ah stereotipi!- Disse, poi la guardò con un sorrisetto buffo e disse - Ma sì è vero!-
 
Entrambi si misero a ridere. David non era bellissimo, non sembrava un attore di Hollywood ma aveva degli occhi
 
molto belli ed un sorriso dolcissimo, era carino, simpatico e gli piaceva scherzare. Ad Aliya venne naturale
 
paragonarlo ad una figura seria che appariva confusa nei suoi ricordi.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
La nostra Aliya è capitata in buone mani, nessuno può resisterle ;-) ma non ricorda più chi è. Nemmeno è finita di arrivare a Notthingam che viene coinvolta in un caso, vi consiglio di non perdervi un capitolo…
Che ne pensate di David? Per ora chi preferite: Alexei o il giovane inglese? :-P
Adoro il nome Nausicaa dovevo metterlo da qualche parte…
Ringrazio ancora chi mi segue ormai da tempo e chi mi segue da poco, spero vi piaccia la piega che ho dato alla mia storia.
:-*
Altair

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Capitolo 24
*** Schegge di memoria ***


Promemoria: David, il giovane investigatore, ha dato un nome della mitologia greca ad Aliya perché non ricorda più nulla a causa della caduta quando la navetta di cristalli si è dissolta. Aliya per ora si chiamerà Nausicaa.
           
David e Nausicaa entrarono in un pub molto rumoroso, fecero fatica ad attraversarlo ed a raggiungere Russell che
 
però, insieme a Roxy, aveva serbato loro dei posti. I due giovani si sedettero l’uno di fronte all’altro.
 
David era un po’ imbarazzato,  avevano passato tutto il pomeriggio insieme, aveva parlato solo lui, adesso Nausicaa
 
sapeva molte cose del giovane. La sua ex, Eleonor, era un bella ragazza molto in gamba e molto ambiziosa, studiava
 
giornalismo.  Appena conosciuti, era rimasta impressionata dal lavoro di investigatore privato di David, faceva tanto
 
noir, ma poi si era resa conto che stare con quel ragazzo non avrebbe certamente cambiato la sua vita. Invece,
 
mettersi con un famoso giocatore di polo le sarebbe sicuramente servito per la carriera, senza contare che l’atleta in
 
questione era molto più macho e più interessante da mostrare alle amiche. Nausicaa non capiva la scelta di quella
 
ragazza, David era dolce e simpatico, ma si rendeva conto che lei non ne sapeva abbastanza, non ricordava nemmeno
 
se l’aveva mai avuto un ragazzo, per cui era rimasta in silenzio ad ascoltare ed ora lo osservava nella penombra del
 
locale che scherzava con gli amici, le faceva una tenerezza infinita.
 
            -Allora Nausicaa cosa bevi?-
 
Tutti avevano dato per scontato che fosse maggiorenne.
 
            -Non lo so, non lo ricordo…-
            -David, perché non ci andiamo piano, prendile una mezza pinta di shandy- disse Roxy ed aggiunse- a noi due lager, poi ti raccontiamo cosa ho scoperto-
            -Cos’è uno shandy?-
            -E’ birra chiara con gazzosa tipo Sprite, che dici, può andare?-
            -Ok! Ma solo mezza pinta-
Quando David tornò al tavolo con i bicchieri, Russell cominciò a raccontare cosa aveva scoperto Roxy.
            -Allora non ci crederete ma nelle ferite c’erano davvero tracce di smalto-
            -Ragazzi oggi è sabato non ci dovevo nemmeno essere in lab, ma Russell ha così insistito…- Disse Roxy.
            -Non ti crede nessuno, adori lavorare, devono buttarti fuori a calci per farti andare a casa!- Commentò Russell.
            -Quindi dobbiamo cercare un trans davvero?- Chiese David.
            -Trans e donne alte e molto forzute…- rispose Russell.
            -Avete già un lista?- Domandò David.
            -No, la faremo lunedì…ma abbiamo già fatto un grande passo avanti non trovate?-
            -Sì Russell…ma nel mentre il nostro assassino potrebbe uccidere ancora-
            -E’ vero, è per questo che collaboriamo con te…potresti pensarci intanto tu! –
            -Va bene va bene, domani mi metto a lavoro, però mi fate venire in lab da voi. Avete già qualche nome da controllare?-
            -Sì certo, così potrai usare deliberatamente il database delle impronte per aiutare Nausicaa, non è vero?- rispose Russell.
            -Infatti se ci scoprono dirò che l’ho fatto senza il tuo permesso…ci andrò di mezzo solo io!-
            -Ma non so, ecco….vedremo…-
 
Mentre Roxy parlava dei risultati della spettrometria sulle tracce di smalto a Nausicaa, Russell si avvicinò all’amico e gli disse:
 
            -Si può sapere cosa combini? Non hai detto che la conosci appena? Non fare come al solito, che ti dai anima e corpo alla prima sventola che passa da queste parti e poi, dopo che ti ha usato per bene, ti getta via come immondizia! Possibile che tu non abbia ancora imparato la lezione?-
 
            -Hai ragione…ma è così indifesa e confusa…e poi ha detto che ha un fidanzato-
            -E quindi lo fai per il tuo buon cuore? Se ti beccano ad usare quel programma ti buttano fuori a calci e ti ritirano la licenza-
 
Nonostante ci fosse un gran rumore e la musica alta, Nausicaa aveva sentito benissimo e non si capacitava di come ci
 
fosse riuscita, inoltre continuava a conversare con Roxy capendo tutto quello che lei le diceva come se conoscesse la
 
chimica molto bene, tanto che Roxy le chiese.
 
            -Dove ti sei laureata?-
            -Per la verità non mi ricordo…non te l’ha detto Russell che ho perso la memoria?-
            -Sembra che tu sia fresca fresca di università…-
Nausicaa cercò di cambiare discorso, assaggiò il suo shandy e lo trovò buonissimo, era dolce e scendeva giù che era un piacere.
            -E’ veramente buono! Posso averne un altro?-
            -Sicuro bellezza!- Gli rispose Russell, in Gran Bretagna è usanza offrirsi da bere a vicenda, col risultato che
 
capitano varie rotazioni di bevute, perché tutti vogliono offrire. Ma dopo il secondo shandy successe qualcosa che
 
nessuno poteva prevedere, l’ibrido 113 non aveva mai bevuto alcool e non sapeva l’effetto che poteva avere su di lei,
 
nemmeno si ricordava che non lo aveva mai bevuto.
 
            -David? Mi sento un po’ strana…vado un attimo in bagno…-
 
Appena Aliya si guardò allo specchio si accorse che aveva una macchia metallica sulla guancia e su una mano,
 
guardò meglio credendo di sognare e le macchie erano sparite, ma le girava la testa. Si bagnò la faccia, non bastava,
 
le tremavano le gambe e si reggeva a malapena in piedi. Roxy entrò nel bagno per vedere se era tutto ok e la trovò
 
che cercava di restare dritta e tremava come una foglia, la sorresse e la riportò nel pub.
 
            -David vieni subito, si sente male-
Il giovane corse dalle due ragazze e prese in braccio Nausicaa.
            -Cosa succede?-
            -…ho tanto freddo…e mi sento svenire-
            -Ti riporto subito a casa, forse sei intollerante all’alcool…mi dispiace non lo sapevo, scusami-
            -No…non …ti scusare…è…colpa…mia…non ricordo un bel…nulla! Maledizione!-
David tornò a casa, la zia dormiva di già, portò Nausicaa nella sua camera, la stese di nuovo sul suo letto, le tolse le scarpe e la coprì.
            -Vuoi che ti faccia qualcosa di caldo, un caffé, un the-
            -No stai qui…non mi lasciare…ti prego…non ce la faccio più…-
David si sdraiò vicino a lei e cominciò a carezzarle la testa.
            -Cosa c’è? Posso fare qualcosa per te?-
            -Sono stanca di essere sempre sola…non mi lasciare ti prego…-
            -…non …non ti lascerò!-
            -Non lo so se ti amo, sono solo una ragazzina… ma so che sei importante…-
 
David stregato da quelle parole si avvicinò a lei e le dette un bacio, Nausicaa chiuse gli occhi, mentre le loro labbra
 
diventavano sempre più avide l’una dell’altra, lei sussurrò:
 
            -Non mi lasciare mai più Alexei…-
 
David si staccò subito, mortificato, ma soprattutto dispiaciuto.
 
            -No, non te ne andare ti prego…lo so è colpa mia…-
            -Nausicaa…mi dispiace…non sono Alexei…anche se in questo momento vorrei tanto esserlo-
Nausicaa era a pezzi, si addormentò piangendo tra le braccia di David.
 
La mattina Enda bussò alla porta, entrò di corsa in camera del nipote e si trovò davanti una scena che non avrebbe mai voluto vedere.
            -Cosa le hai fatto, screanzato!-
            -E’? Cosa?-
David era abbracciato a Nausicaa, ma era vestito e fuori dalle coperte.
            -Hai fatto ubriacare questa povera bambina??-
            -Bambina?-
            -Quanti anni credi che abbia?-
            -Non lo so, venti?-
            -Non credo sai? Secondo me non è nemmeno maggiorenne!-
            -Ma zia…cosa dici…-
            -L’hai fatta bere o no?-
            -Ha preso due mezze pinte di shandy cosa vuoi che sia!-
            -Levati di lì… Nausicaa? Tesoro? Come stai?-
Nausicaa aprì gli occhi.
 
            -Oh che male…ho fatto un  incubo…la mia faccia si ricopriva di metallo…una cosa stranissima. Dove sono?-
            -Sono Edna e lui è David ti ricordi di noi?-
            -Sì certo…cosa è successo?-
            -Ti sei sentita male con pochissima birra, forse sei intollerante all’alcool…-
            -Forse hai ragione…-
            -Cosa è successo tra te e David?-
            -Veramente non ricordo nulla…-
            -Zia non è successo nulla, stava male mi ha chiesto di rimanere accanto a lei ed io sono rimasto…inoltre credo che chiamasse il suo fidanzato…sembra che si chiami Alexei, ti ricorda nulla?-
            -Alexei?-
 
Aliya in quell’istante ebbe come un lampo di memoria e si ricordò di Alexei e soprattutto che lui forse amava
 
un’altra, ma il resto anche se lo ricordava, non riusciva a realizzarlo, non poteva essere, non poteva essere vero,
 
aveva bisogno di digerirlo, ma disse:
 
            -Sì mi ricordo qualcosa…io mi chiamo Aliya…ma non ho cognome…mi viene a mente anche una sigla I.113-
            -Alexei quindi è il tuo fidanzato-
            -Sì…credo-
 
Aliya si sedette sul letto e cominciò a piangere, Edna si sedette accanto a lei.
 
            -Su piccina non piangere…-
            -Quanti anni hai?- Chiese David esitante.
            -Ne ho diciassette…-
            -Visto David, cosa ti avevo detto!-
            -Mi dispiace credevo fosse più grande…non le avrei fatto bere nemmeno lo shandy altrimenti-
            -Perché piangi?-
            -Alexei non mi vuole…-
            -Mia cara sei ancora tanto giovane, sai quanti ne puoi trovare meglio di questo Alexei?-
            -No…non posso stare con nessuno…nessuno mi vorrà mai-
 
David si avvicinò a lei, le prese le mani come faceva sempre Alexei.
 
            -E’ impossibile che tu non possa piacere, sei stupenda…quel tipo è un idiota che non sa cosa si perde, ricordatelo sempre…-
 
La zia lo guardò un po’ sorpresa ed un po’ dispiaciuta, suo nipote era troppo romantico si sarebbe fatto del male
 
ancora una volta.
 
            -Grazie…io non so che dire…- rispose Aliya un po’ in imbarazzo.
            -Non devi dire nulla, adesso abbiamo un nome, quando ti sarai ripresa andremo al laboratorio da Russell e faremo ulteriori ricerche-
            -Non sarà pericoloso?-
            -No, non preoccuparti, toglieremo ogni traccia della ricerca dal computer, non si accorgeranno di nulla, quel mio amico è un genio, si preoccupa per niente-
            -Venite su, facciamo colazione, dovete essere in forze- Commentò Edna.
 
Appena finito di mangiare, i due ragazzi uscirono di corsa, Edna non fece in tempo a dirgli che aveva fatto analizzare
 
le pietre ed i monili che aveva trovato su Aliya da un suo amico gioielliere, gliene avrebbe parlato al loro ritorno.
 
Edna si era tranquillizzata, perché la tiara ed il bracciale erano fatti di metalli e pietre senza valore, era convinta che
 
la ragazza non fosse una vera ladra.
 
Arrivati al laboratorio, Russell li aspettava agitatissimo.
 
            -Allora Nausicaa…come ti senti?-
            -Sto bene…forse sono intollerante all’alcool…non ne berrò mai più un goccia…comunque sembra che mi chiami Aliya!-
            -Bello Aliya, lo preferisco a Nausicaa-
David sospirò e poi disse.
            -Va bene, va bene, la diamo un’occhiata a questo database?-
            -…vieni Aliya appoggia la mano destra su questo tablet, aspetta che scannerizzi…ok ora togli la mano e facciamo partire la ricerca-
            -Mentre aspettiamo, passiamo in rassegna la lista di sospettati per il caso del serial killer- disse David e poi rivolto a Aliya aggiunse -vuoi guardare anche tu? Dicci le tue impressioni-
            -Va bene, se posso essere utile-
 
Si misero ad un altro computer e cominciarono a visionare tutti i dati delle persone che potevano avere una qualche
 
relazione con l’ultimo omicidio secondo l’ispettore di polizia. Dopo un po’ che guardavano, Russell commentò.
 
            -Certo non possiamo sapere se qualcuno di loro la sera si traveste…-
            -E’ anche vero che se è un uomo molto riservato non può avere sempre le unghie rifatte con lo smalto…oppure le tracce trovate erano di unghie finte…non me ne intendo, ma credo che il materiale alla fine non cambi. Lo stavo per chiedere a Roxy ieri sera e poi mi sono sentita male- disse Aliya.
 
            -Sicuramente verrà fatta un’analisi dettagliata di quelle tracce…sarà determinante sapere il materiale ed anche dove l’assassino se le è fatte fare queste unghie- commentò Russell.
 
            -Credo che sia una persona del luogo con una doppia vita…- disse David.
            -Posso venire con voi a fare gli interrogatori?- Chiese Aliya.
 
David le si avvicinò .
 
            -Mi fai vedere un attimo le tue unghie?- Aliya per gioco stava in equilibrio sollevata dalla sedia facendo forza con le sole braccia, si sedette composta e mostrò le mani a David.
 
            -Tu non hai le unghie fatte…non sei un sospettato!-
            -Non fare l’idiota, certo che non è una sospettata!- Disse Russell.
            -Però è molto forte-
            -Sono molto forte?-
            -Sì…era da un po’ che stavi appoggiata sulle mani e sollevata dalla sedia…-
            -Non me ne ero nemmeno accorta…sento il bisogno di usare i muscoli…è da troppo che siamo seduti-
            -Io noto tutto…sei una sportiva…forse sei un’atleta venuta qui in vacanza o forse c’è qualche competizione-
            -Guarderemo dopo se esiste qualche Aliya che deve partecipare ad una gara, ma adesso vi spiace se diamo un’occhiata ai sospettati?- Commento Russell.
 
Mentre la ricerca delle impronte di Aliya continuava, i tre ragazzi erano intenti a scegliere bene i candidati di un
 
eventuale interrogatorio.
 
            -Scartati quelli che avevano alibi di ferro e aggiunte un po’ di donne robuste e forti, siamo a cinque sospettati soltanto- disse Russell.
            -Bene non sono tanti, l’ispettore sarà contento-
            -Li interrogherai tu o l’ispettore?- Chiese Aliya.
            -Entrambi, lo facciamo per confrontare le testimonianze. Un paio di volte abbiamo beccato il malvivente in questione perché aveva dato due versioni di un fatto senza sapere che collaboro con la polizia…è per questo che ora lavoro anche per loro…e se vuoi, puoi venire-
 
            -Grazie David, sarà divertente-
            -Sono sicuro che la tua presenza li farà rilassare, non potresti mai passare per una poliziotta-
            -Potete andare anche adesso, tanto prima che il programma abbia setacciato tutto il database per le impronte di
Aliya ci vorranno ore, abbiamo anche quello americano ed europeo…col fatto che collaboro con i federali ho accesso
 
a dati molto riservati- si vantò Russell.
 
David e Aliya si avviarono per cominciare le interviste, la prima persona era Alistar Dug  un uomo di trentacinque
 
anni, calvo, altezza media, occhi scuri ed inquietanti.
 
            -Buongiorno sono David Pieri, sono un investigatore privato, volevo farle qualche domanda su un omicidio avvenuto recentemente, penso avrà saputo della signora Timber-
            -Sì, conoscevo Adele Timber-
            -Sono stato ingaggiato dalla famiglia della vittima perché non si fidano della polizia. Volevo sapere se lei il 18 gennaio di quest’anno ha visto qualcuno di sospetto in zona e se ha qualche informazione utile-
            -Anche di domenica…ma non riposate mai?-
            -Era più facile trovarla a casa…le prometto che le ruberò pochi minuti-
Poi l’uomo vide Aliya ed i suoi occhi si illuminarono.
            -E lei chi sarebbe?-
            -E’ la mia assistente, le sto insegnando il mestiere-
            -Perché non entrate? Staremo più comodi sul divano-
 
La casa aveva l’aspetto tipico e trasandato di un single, alcune bottiglie di birra erano in fila sopra il tavolino di fronte
 
al divano del soggiorno, Alistar cominciò a parlare senza staccare un attimo gli occhi di dosso da Aliya, creando non
 
poco imbarazzo.
 
            -La signora Timber era molto amica di mia madre…pace all’anima sua…il 18 ero qui in piacevole compagnia…ehm…e non mi sono guardato intorno…non ho visto proprio niente-
 
Aliya osservava le mani di Alistar, non erano curate, le unghie erano spezzate, sicuramente se le mangiava. Inoltre
 
non era gay di sicuro, visto che le stava facendo la radiografia da quando l’aveva vista e non aveva certo un modo di
 
fare femminile, era molto difficile che potesse essere l’assassino, ma Davide gli chiese:
 
            -Sua madre vive con lei?-
            -No, mia madre è morta qualche mese fa…soffriva di cuore…da allora sono solo e single…-
 
Aliya non si lasciò affatto intenerire, sentiva che era una persona viscida, anche se probabilmente non aveva ucciso
 
nessuno, non era uno stinco di santo e le dava fastidio l’insistenza con cui la fissava.
 
            -Molto bene, se le viene a mente qualche dettaglio o sente qualcosa le chiederei il favore di chiamarmi, questo è il mio biglietto da visita-
            -Ve ne andate di già?-
            -Sì, dobbiamo parlare con altre persone sue vicine, potrebbero aver visto qualcosa-
            -Senti bellezza ti posso lasciare il mio numero? Magari ti va di fare un’esperienza con un uomo maturo…-
 
Alistar aveva afferrato un braccio di Aliya, lei sentì chiaramente i suoi torbidi pensieri, allora con uno scatto si
 
divincolò, ma non controllò la sua forza e l’uomo cadde malamente sul suo divano.
 
            -Hey ragazzina vacci piano-
            -Sono minorenne…e sono fidanzata…stia attento a quello che fa e se le cerchi più vecchie o finirà in grossi guai!-
            -Sarà meglio andare…ehm…grazie ancora, arrivederci-
David prese per mano Aliya e la portò via di lì.
            -Capisco che era disgustoso, ma non possiamo maltrattare i sospettati altrimenti non ci faranno più avvicinare-
            -David quello è un pedofilo-
            -Guarda che tu sembri molto più grande…-
            -No, l’ho visto chiaramente…per ora non ha avuto il coraggio di adescare bambine, ma la ragazza che era qui il giorno dell’omicidio era una diciannovenne…certo ci vuole dello stomaco…era proprio confusa quella ragazza…-
            -Senti ma tu come fai a dirlo?-
            -L’ho sentito…quando mi ha afferrato il braccio, me lo ha detto lui…sapeva che non sono maggiorenne-
            -E quando avrebbe detto tutto questo?…Come lo sai?-
            -L’ha pensato…-
            -Va bene…ora tu leggi il pensiero!-
            -Sì…-
            -Ok … a cosa sto pensando?...”Quando ti ha preso il braccio e ti ha fatto quella proposta avrei tanto voluto spaccargli il cranio a martellate!”-
            -Hai pensato: “quando ti ha preso il braccio e ti ha fatto quella proposta avrei tanto voluto spaccargli il cranio a martellate”. Ti ringrazio del pensiero-
            -No aspetta…deve essere un caso…proviamo di nuovo…”a Russell piace Roxy ma non ha il coraggio di dichiararsi perchè lei ha un fidanzato misterioso che non abbiamo mai visto…”­-
            -Povero Russell...l’avevo capito che gli piace Roxy…ma si deve mettere l’anima in pace…Roxy è gay il fidanzato misterioso è una lei…-
            -Che cosa?? Sono sconvolto…povero Russell! Tu come sai queste cose?-
            -Ieri non leggevo i vostri pensieri, ma sentivo che Roxy era più attratta da me che da voi…siete solo cari amici per lei…non mi ha fatto avances perché è fidanzata-
            -Aliya…ma tu chi sei?-
            -Credimi, non sono ancora sicura… ma adesso ho paura di scoprire altro di me…possiamo continuare con gli interrogatori? Posso aiutarti a scovare il colpevole…quell’Alister è disgustoso ma non è lui l’assassino…almeno credo… perché questa mia facoltà va e viene-
            -Aliya tu sei incredibile…comincio a pensare che tu sia davvero caduta dal cielo-
 
I due si avviarono verso una casetta bianca con un giardino curatissimo, David guardava di soppiatto Aliya e cercava
 
di non pensare a nulla che facesse capire alla ragazza quanto fosse preso da lei, ma forse era già troppo tardi.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
David è già cotto a puntino, ma la nostra Aliya sta cominciando a ricordare, cosa succederà?
Intanto la caccia al serial killer è cominciata, è il mio primo giallo, per cui se ho fatto qualche errore vi prego di segnalarmelo…spero vivamente di no, mi ci sono arrovellata il cervello perché tutto torni...ma non è facile essere obiettivi :-P
Alla prossima
Altair
 

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Capitolo 25
*** Rivelazioni sgradite ***


Quando la porta si aprì, Aliya e David si trovarono davanti un donna molto alta e robusta, con le unghie curate di un
 
colore sobrio, non capirono se erano finte o vere.
            -Buongiorno…non ho bisongo di nulla…ho già comprato i biscotti per beneficenza…-
            -Buongiorno signora Farrell, non vendiamo biscotti, sono David Pieri, investigatore privato e questa è la mia assistente. Stiamo lavorando al caso della defunta signora Timber, possiamo farle qualche domanda?-
            -Quindi non siete della polizia?-
            -No signora, sono stato ingaggiato dai parenti della signora Timber perché non si fidano della polizia-
            -Quindi non sono obbligata a rispondervi…-
 
Aliya si fece avanti ed in tono gentile le disse:
            -Non ci vuole aiutare a trovare l’assassino della signora Timber? Magari ha visto o sentito qualcosa di insolito, le ruberemo solo un minuto-
            -Ok va bene…non mi erano mai capitati dei rompiscatole carini come voi due…state insieme?-
            -Veramente no…- disse David un po’ rosso in viso, Aliya invece rimase impassibile.
 
L’interno della casa era come il giardino fuori, cioè regnava un ordine maniacale, sul tavolino del soggiorno c’era un vaso con dei tulipani bianchi ancora in boccio.
            -Che belli questi fiori…- disse Aliya, vedeva quelle piante per la prima volta in vita sua, non c’erano tulipani in Sudafrica o almeno nessuno gliene aveva mai regalati.
            -Non profumano…-
            -I tulipani non profumano…conosci qualche varietà a me sconosciuta?-
            -No…ehm non so perché l’ho detto…-
Si sedettero al tavolino, subito la signora si rialzò e disse:
            -Volete un po’ di the?-
            -Sì grazie signora, sarebbe fantastico-
Quando la signora Farrell si allontanò, Aliya tirò una gomitata a David.
            -Fai proprio l’inglese!-
            -Sono inglese! Piuttosto hai percepito nulla?-
            -No, mi dispiace…non ci voleva far entrare perchè è molto schiva, non mi sembra che nasconda nulla…ma non sono sicura di essere affidabile al cento per cento…ho notato le unghie ben curate-
            -Anche io…ma anche se è robusta, non ce la vedo mentre strangola la signora Timber…si rovinerebbe le unghie- disse David.
            -E’ la stessa cosa che ho pensato io-
La signora Farrell tornò con un bel servito da the e pasticcini.
            -Non si doveva disturbare così per noi…grazie- disse David un po’ in imbarazzo.
            -Non è niente figuratevi…spero tanto che troverete quel delinquente che ha fatto del male alla signora Timber, era così gentile, quando dovevo partire per qualche viaggio, mi annaffiava il giardino e spesso l’andavo a trovare e prendevamo il the insieme-
            -Quindi eravate amiche-
            -Sì giovanotto…non posso credere…che non ci sia più-
La signora mise un attimo la mano sugli occhi e la fronte come se volesse piangere, ma si riprese subito.
            -Mi scusi signora, ma sono costretto a farle delle domande…-
            -Non c’è problema, se può servire…-
            -Ha visto niente di sospetto il 18 gennaio?-
            -Sarei dovuta andare da Adele, la signora Timber, ma non stavo bene…per cui abbiamo rimandato il nostro incontro…forse sarei morta anche io se fossi andata-
            -L’omicidio è avvenuto tra l’una e le due di notte…era sola quel giorno?-
            -No, c’era anche mio marito, poveretto l’ho costretto a rinunciare alla sua partita di golf per tenermi compagnia-
 
Era abbastanza chiaro che la signora Farrell non era coinvolta, i due giovani fecero una gran fatica a sganciarsi da lei
 
perché tentava in tutti i modi di trattenerli.
 
Il terzo sospettato abitava in una catapecchia, in passato forse era stata una bell’abitazione ma adesso era molto
 
trasandata, faceva uno strano contrasto con le case vicine, così linde e curate.
            -Sembra che non ci sia nessuno…- disse David.
            -Fammi ascoltare…no, non c’è nessuno-
            -Suonerò lo stesso, non sono ancora convinto dei tuoi…poteri-
 
David bussò alla porta, non c’era un campanello, qualcuno lo aveva strappato via lasciando fili elettrici che
 
penzolavano polverosi. I due giovani rimasero ad aspettare qualche minuto, poi rassegnati passarono al prossimo
 
sospettato. Questa volta presero la macchina e andarono verso la periferia della città.
            -La prossima è la signora delle pulizie di Adele Timber è un donnone esagerato, dicono-
            -Sì, ricordo bene la descrizione-
            -E quando l’avresti letta?-
            -Mentre leggevate anche voi, per scegliere i candidati più adatti-
            -Ok …cioè ti ricordi tutto quello che hai letto?-
            -Sì certo…perché?-
            -Perché erano una ventina di persone ed in particolare questa l’abbiamo selezionata subito perché è la donna delle pulizie della signora Timber…hai letto la sua scheda in pochi secondi?-
            -Ehm…sì-
            -Bene cos’altro sai fare?-
            -Non so esattamente…devo capire anche io…però dopo che avremo finito qui…possiamo andare a correre un po’? Ho bisogno di muovermi…non ti so spiegare…mi sento tutta indolenzita…-
            -Ok, corro regolarmente, ti mostro il percorso che faccio sempre. Ma adesso pensiamo a Jennifer Roland, la polizia ha steso un primo rapporto perché è stata lei a trovare la morta-
 
Anche Jennifer era molto robusta ed aveva le unghie rifatte, ma chiaramente false e ne mancava una sull’indice
 
destro, Aliya e David lo notarono immediatamente, come notarono il nervosismo della donna la quale a stento li
 
guardava in viso. Si presentarono ed entrarono su gentile invito, anche se si vedeva benissimo che era tutto un po’
 
forzato.
            -Ho già parlato con la polizia…-
            -Siamo stati ingaggiati dalla famiglia della signora Timber…mi risulta che quando è stata uccisa, lei non era in casa, ma è stata lei a trovarla…-
            -E’ stato orribile…era seduta sul divano, ho cominciato a parlarle pensando che fosse viva, era di spalle…non potevo immaginare, poi quando mi sono accorta che non rispondeva mi sono avvicinata ed ho visto quell’espressione spaventosa…ancora me la sogno la notte…aveva gli occhi tutti indietro, si vedeva solo il bianco…la bocca storta…la saliva che colava…-
 
Jennifer cominciò a piangere, era molto convincente e non sembrava capace di un atto così efferato e crudele, anche se ne avrebbe avuto la forza, nonostante questo David le chiese:
            -E’ vero che la signora Timber voleva licenziarla?-
 
La donna lo guardò per un attimo con odio ed anche il tono di voce cambiò subito:
            -Cosa vorresti dire che l’ho uccisa per uno stupido litigio?-
            -A me hanno detto che non era soddisfatta di come puliva la casa e che si dimenticava sempre di annaffiare le piante del soggiorno…-
            -Quelle stupidissime piante! Sono di plastica! Poi mi sarebbe toccato asciugare il vaso o ripulirlo dalla muffa!!-
            -Stia tranquilla Jennifer, nessuno l’accusa di nulla, ma devo tenere conto di ogni dettaglio, si metta nei miei panni…tutti sono sospettati, anche chi mi ha ingaggiato, ma non si preoccupi, risolvo il cento per cento dei miei casi in modo inequivocabile-
            -…comunque… la signora Timber sono anni che dice che vuole licenziarmi…ma non lo fa mai…ultimamente però era più fuori di testa del solito…mi ha detto una cosa stranissima…-
            -Vale a dire? Non si preoccupi non uscirà di qui, sono molto professionale…-
            -Va bene, ma solo perché la sua assistente ha una tale visino angelico…diceva che qualcuno voleva ucciderla…si sentiva osservata…non andava mai di notte a buttare fuori la spazzatura perché sentiva una presenza…diceva…maligna…non gli davo retta perché era un po’ pazza…ma adesso le credo-
            -Da quanto tempo la storia andava avanti?-
            -Qualche mese...-
            -Le ha mai parlato di qualcuno con cui aveva litigato o sapeva se aveva dei debiti…in questa zona molte signore si sono rovinate al gioco-
            -No, non che io sappia…non era tirchia, ma non avrebbe mai dato via i soldi così…per il resto anche se era un po’ strana era una brava donna…mi pagava un extra per andare ad annaffiare anche il giardino della signora Farrell, quando questa partiva per un viaggio, era molto ben voluta dai vicini-
 
Aliya chiese intromettendosi:
            -Quindi la signora Farrell e la signora Timber erano molto amiche?-
            -Sembrava di sì…anche se la signora Farrell era  molto invadente…cercava sempre di farsi invitare a prendere il the, tanto che era diventato un appuntamento fisso…non erano proprio coetanee, anzi la signora Timber aveva sicuramente quasi venti anni di più, non c’è niente di male, ma non è strano?-
 
David e Aliya salutarono Jennifer e si rimisero in cammino, erano scoraggiati, nessuno di loro sembravano capaci di
 
atti orribili come lo strangolamento. Mancavano solo due candidati all’appello.
 
            -Hai sentito nulla di interessante nella testa di Jennifer?-
            -No David, però ha tanta paura di essere incolpata…vede molti gialli in TV, si è convinta che siccome è sempre colpa del maggiordomo…e la signora Timber aveva solo lei sul libro paga, teme che l’arrestiamo ingiustamente…ma ora che ci penso…è vero che hai risolto il cento per cento dei tuoi casi?-
            -Sì…cinque casi seri su cinque…-
 
Aliya si mise a ridere con una risata cristallina e sincera, a David arrivò al cuore in un attimo.
            -Solo cinque?-
            -Ho solo venticinque anni…cosa pretendi? La polizia si fida di me, perché li ho risolti tutti e cinque nell’arco di tre anni…il detective della polizia non so quanti ne ha aperti ed irrisolti…-
            -Va bene va bene, riconosco che non sei male-
            -Il prossimo sospettato è in città, l’ho lascito per ultimo perché è vicino a casa-    
 
Il signor Thomson era un uomo di colore di bell’aspetto, un palestrato di quelli irriducibili che mangiano biologico e
 
senza carboidrati, aprì la porta con in mano il suo chihuahua.
            -Buonasera…ma che bella coppia, a cosa devo la vostra visita? Siete i nuovi vicini?-
            -Ehm…no, sono l’investigatore privato David Pieri e questa è la mia assistente-
            -Oh allora c’è ancora speranza per me…-
 
Thomson fece l’occhiolino a David, rise mettendosi la mano destra davanti alla bocca e spostò di lato il suo canino
 
che abbaiò per protesta.
            -Buono Valentino, non fare il maleducato davanti a questi signori…sei meglio di così tesoro-
Senza dubbio Eric Thomson poteva essere un candidato per l’ipotesi del travestito, ma notarono che non aveva le unghie rifatte.
            -Scusi se la disturbiamo, stiamo raccogliendo indizi sull’omicidio della signora Timber, ci risulta che la conoscesse molto bene-
            -Certamente, ero il suo parrucchiere di fiducia, andavo spesso a farle i capelli a casa…sono andato anche quel giorno…è morta con i capelli in ordine-
Eric abbassò lo sguardo ed uscì una lacrima.
            -Non posso credere che sia morta…era così dolce…quando andavo da lei, mi faceva sempre i biscotti…come quelli della mia povera mamma…ma cosa posso fare per voi? E per Adele?-
 
David tirò un sospiro di sollievo, non era bravo a consolare gli afflitti, a lui veniva meglio incastrare i malviventi.
            -Anche lei sapeva che Adele si sentiva minacciata?-
            -Devo ammettere che non le credevo…ma adesso…sì, mi ha detto che qualcuno di maligno la seguiva e la osservava…una volta le scappò un discorso strano e cioè che il suo passato la inseguiva e che l’aveva trovata, ma non mi ha voluto mai spiegare cosa intendesse-
            -Signor Thomson mi perdoni, ma devo chiederle se ha un alibi per l’ora della morte…è la prassi- chiese Aliya come se facesse quel lavoro da una vita.
            -Non preoccuparti tesoro, lo capisco. Ero a casa, il mio compagno potrà confermare l’alibi-
 
Quando i due ragazzi uscirono dalla casa di Thomson, capirono che avevano fatto un buco nell’acqua, forse
 
l’assassino era l’unico candidato che non avevano potuto intervistare.
            -Scommetto che anche stavolta non hai sentito nulla di interessante…- Chiese David.
            -Non è vero, qualcosa ho sentito!-
            -Allora cosa aspetti a dirmelo?-
            -Se vuoi…il signor Thomson pensa che tu abbia un bel fondo schiena!-
            -Cosa? Stavo parlando di cose serie-
 
Aliya non ce la faceva più dal ridere, anche David si rilassò e sorrise.
 
Arrivarono a casa, la zia Edna li aspettava sulla porta.
            -Dove siete stati tutto questo tempo? Sono le diciotto! Vi aspettavo almeno per un the…-
            -Mi dispiace zia abbiamo avuto molto da fare-
            -…non è la prima volta che mi dai buca…pazienza…Aliya volevo mostrarti una cosa-
 
Tutti e tre entrarono in casa, sul tavolino da cocktail davanti al divano c’era lo zainetto di Aliya ed in bella vista delle
 
scatole di medicinali, delle pietre simili a diamanti ed i monili Xiariani.
            -Vieni cara…questi oggetti erano vicino a te quando ti ho trovato…non sapevo cosa pensare…le capsule sembrano integratori, non conosco questo Leviatin e gli altri oggetti li ho fatti controllare da un mio caro amico orefice…mi ha detto che le pietre sono zirconi senza particolare valore, come il bracciale rigido e quella specie di bracciale con la pietra a goccia-
 
Aliya sbiancò, barcollò e non cadde a terra solo perché David fu pronto a prenderla al volo.
            -No…allora è tutto vero…no non voglio…non lasciate che mi trovino…-
Si divincolò dalla presa del giovane e cadde in ginocchio piangente.
            -Cosa succede Aliya…ti è tornata la memoria?-
 
Il telefono squillò all’improvviso e li fece saltare tutti e tre dallo spavento, David rispose incerto.
            -Pronto?-
            -David? Sono Russell…devi venire qua appena puoi…la tua amica non è un semplice ragazza…lei è un esperimento…sono entrato nella banca dati americana…gli americani hanno una specie di accordo con lo stato Sudafricano…non so se siete al sicuro con lei…parlano di…di arma letale-
 
David si girò a guardare Aliya spaventato e la osservò, non sembrava un’arma letale, sembrava solo una ragazza
 
disperata, per cui rispose all’amico mantenendo la calma.
            -Stai tranquillo è tutto sottocontrollo…mandami quei dati-
            -No! Tu vieni qua a leggere…non ti spedisco un bel nulla!-
 
Aliya guardò David, aveva percepito tutto e voleva rassicurarlo.
            -David non sono pericolosa…non ho mai fatto del male a nessuno…a nessuno che sia stato gentile con me…ora ricordo tutto…prenderò le mie cose e me ne andrò…-
            -Non puoi andartene così. Perché dovresti essere pericolosa? Una ragazza gentile ed educata come te…- disse Edna.
            -Cosa succede? David? Parlami!-
            -Ci sono Russell, ci sono!-
 
Dall’altro capo del telefono Russell continuò a raccontare cosa aveva scoperto.
            -O Russell è pazzo o siamo di fronte ad un esperimento di qualche scienziato pazzo…Aliya è un soldato e forse qualcos’altro non so, non credo di aver capito-
            -E’…è vero Aliya?-
            -Sì Edna…non sono una normale ragazza…sono scappata perché volevano usarmi…mi trattavano come un’arma, non come una persona, la mia vita non è qui …-
            -E dove?- Chiese David, la guardava seria.
            -Non sulla Terra…-
            -Non mi dire che sei un’aliena! E da dove vieni? Da Marte?- Disse David, che in quel momento si sentiva preso in giro, più che spaventato.
            -No…sono mezza umana e mezza aliena, mio padre era umano…mia madre viene da un pianeta che si trova in un’altra dimensione… si chiama Xiar…mi avete trovato nel giardino perché mi sono sentita male, la mia navetta, che era fatta di energia, si è dissolta ed io sono caduta…non ricordavo quasi nulla, poi quando ho bevuto la birra mi sono tornate delle immagini, dei discorsi confusi, ma non capivo bene…e non mi piaceva quello che ricordavo…-
 
Aliya prese tra le dita il ciondolo a forma di cuore e lo mostrò a tutti.       
            -All’interno di questo cuore c’è un meccanismo che impedisce che mi ritrovino…nasconde il segnale di un segnalatore che mi hanno piazzato nel cervello…per fortuna sono molto lontana dal Sudafrica è ed impossibile rintracciarmi con i satelliti…dite a Russell di staccare tutto, se lo scoprono, risaliranno a me e voi verrete coinvolti-
            -Russell staccati subito dal pc ma prima cancella tutto, non devono capire cosa abbiamo fatto-
            -Ok David…mi farai sapere qualcosa?-
            -Non preoccuparti, ti ripeto è tutto sotto controllo…ci sentiamo più tardi-
 
David chiuse il telefono prima che l’amico potesse ribattere e si avvicinò ad Aliya, sapeva in qualche modo che non correva alcun rischio, ma quella situazione assurda lo innervosiva.
            -Ci stai prendendo in giro per caso?-
            -E’ tutto vero…mi dispiace…e posso provartelo… promettetemi che non vi spaventerete, non vi farei mai del male…siete stati così buoni con me…-
            -Avanti! Facci vedere se sei un’aliena o no!-
            -David non essere così scortese!-
            -Zia tu non capisci! Non sappiamo nulla di lei, potrebbe essere davvero pericolosa!-
            -Sì David, sono un mostro! Ma non ho mai ucciso nessuno, mi sono sempre difesa, ho diritto anche io di esistere…-
            -Allora? Cosa aspetti? Facci vedere chi sei!-
 
Aliya chiuse gli occhi ed in pochi attimi si ricoprì di Proteallo lucente, la zia Edna svenne, David spalancò la bocca,
 
non aveva più parole per esprimere i suoi pensieri. Quell’essere che aveva davanti era un qualcosa che la sua mente
 
da terrestre a malapena poteva comprendere, rimase lì impalato a fissarla. Aliya riaprì gli occhi, erano i suoi occhi da
 
umana, due lacrime scesero lente.
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Abbiamo conosciuto altri tre sospettati: la signora Amanda Farell un’amica della vittima (Adele Timber), Jennifer Roland la donna si servizio della vittima ed Eric Thomson il parrucchiere. Manca ancora un sospettato che non era in casa…
Intanto la nostra Aliya ha ritrovato la memoria…ora dobbiamo vedere come la prenderanno Edna e David…
 
Grazie a chi mi ha seguito fino qui ed a tutti gli amanti dei gialli fantascientifici ;-P
 
Altair
 

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Capitolo 26
*** Il destino di Alexei ***


 
Edna riprese conoscenza, pensava, sperava di aver sognato. Vide Aliya sorridente, non era coperta di metallo come
 
l’ultima volta che l’aveva vista, le teneva la mano. David era in un angolo con sguardo preoccupato.
            -Aliya…cosa è successo?-
            -Non è successo niente…Edna-
            -Allora è stato un incubo…-
            -No zia non è stato un incubo, Aliya è un’aliena…ma non ci farà del male, lo avrebbe già fatto altrimenti-
            -Non sono completamente aliena…una parte di me è umana…mio padre si chiamava James…mia madre…si chiamava Feidor…veniva dal pianeta Xiar…si sono innamorati contro ogni previsione o calcolo degli scienziati…sono fuggiti insieme…ma li hanno trovati…mio padre è morto di cancro…e mia madre di parto…non li hanno aiutati…li hanno lasciati morire…-
 
Enda strinse la mano di Aliya tra le sue, poi le carezzò la testa e disse:
 
            -Perdonami…è tanto per una donna della mia età, ma lo so che non ci faresti mai del male…l’ho capito quando ti ho trovato nel giardino, da come ti sei alzata da terra…eri sulla mia aiuola di primule …ti sei preoccupata di non schiacciarle…poi Rocky ti adora…per questi motivi non ti ho denunciato-
            -Edna…io…-
 
La donna abbracciò Aliya e la strinse al suo petto, piangeva come qualsiasi ragazza di diciassette anni.
 
            -Deve essere stato tremendo povera piccola…-
Sentirono suonare il campanello.
            -E’ Russell…vado io- disse David.
Scese di corsa le scale ed aprì all’amico, entrambi avevano lo sguardo stravolto.
            -L’essere è ancora qui?- chiese Russell con un filo di voce.
            -Aliya…è ancora qui, non la chiamare essere!-
            -Mi pareva troppo perfetta, non esistono donne così e non considerano gente come noi!-
            -E’ per metà umana…-
            -Sì, ma è sempre frutto di un esperimento-
            -Lei dice che suo padre era un umano e la madre un’aliena…non ha parlato di esperimento-
            -Nel file che ho letto c’è scritto che è stata creata in laboratorio-
            -Non è vero, è una menzogna- disse Aliya dalle scale.
            -Perché dovremmo crederti?- Domandò Russell con voce agitata.
            -Non importa se tu mi credi o no…ma tu David?-
            -Ti credo Aliya…-
            -Ci hanno provato a costruire dei soldati in laboratorio, ma avevano molti problemi e non sopravvivevano a lungo…solo io ce l’ho fatta, sono I.113, I. sta per ibrido…gli altri 112 erano in un certo senso miei fratelli e sorelle…hanno usato cellule di mia madre o parte del suo genoma…-
            -Adesso cosa ci farai?- Chiese Russell.
            -Cosa dovrei farvi? Me ne andrò e vi lascerò in pace…ma a quanto pare sono troppo giovane per viaggiare e raggiungere il pianeta di mia madre…ci ho provato e sono precipitata qui, nel giardino di Edna-
            -Tu non te ne andrai da nessuna parte…resterai con noi…ti adotterò…diremo che sei una trovatella…-
 
Edna si era alzata dal letto ed aveva raggiunto Aliya sulle scale.
            -Edna…sei così gentile e buona…ma non posso rimanere, mi troveranno prima o poi, quello che ha fatto
 
Russell verrà scoperto…per allora me ne sarò andata, non voglio che vi accusino di nulla…-
            -Non puoi andartene…dobbiamo risolvere un caso!- disse David.
 
Aliya gli sorrise, il giovane detective adesso aveva paura di lei, ma si era preso una bella cotta. L’ibrido si sentiva
 
ancora legata ad Alexei in qualche modo, non voleva cominciare una storia che sarebbe finita miseramente perché lei
 
doveva partire, ma contro ogni ragionamento logico disse:
 
            -Va bene, resterò per risolvere l’omicidio, la mia telepatia sarà molto di aiuto, ma poi me ne andrò…-
            -Tu Aliya puoi restare tutto il tempo che vuoi …quando sarai pronta partirai…- commentò Edna. Russell si immaginava già come sarebbe andata, il suo migliore amico si sarebbe innamorato perdutamente di lei e poi l’avrebbe persa.
            -Grazie Edna, ma se verranno a cercarmi, sparirò senza lasciare traccia e voi farete finta di non avermi mai visto…so che posso contare anche su di te Russell…-
            -Mi stai leggendo la mente al momento?-
            -Sì…-
            -Allora sai che ho molta paura di te…ma tengo tanto a David ed Edna e quindi terrò la bocca chiusa, ma lo faccio per loro, non per te…-
            -Non chiedo altro-
 
Poi guardò il calendario, era la fine di gennaio, Alexei era sicuramente in Russia, doveva parlargli, si rivolse a Russell.
            -Ho bisogno di un computer protetto che non possa essere rintracciato…-
            -Quello del laboratorio con cui abbiamo fatto la ricerca su di te…-
            -Devo risolvere una questione…-
            -No, tu non mi coinvolgerai…- si lamentò Russell.
            -Tu sei già coinvolto caro- disse David.
            -No, non ne voglio sapere nulla!-
            -Non c’è problema, vado da sola!-
            -Che cosa?...aspetta, vengo con te!- Disse David.
            -Andate pure, non mi riguarda, io me ne vado a casa mia e mi rinchiudo in camera. Gli alieni li voglio vedere solo sullo schermo del mio pc e voglio che siano ad alta definizione non vivi e vegeti!- Russell salutò con la mano e se ne andò via con molta fretta.
            -Ragazzi non andrete ora? Sono le venti, a casa mia a quest’ora si cena, ho preparato il roast-beef con patate-
            -Ha ragione Aliya, andremo dopo…ho fiducia in Russell sono sicura che non ti rintracceranno fino a qua-
            -Sono molto organizzati alla base militare New Heaven…a Jhoannesburg…-
            -Russell è un genio, lo volevano nei servizi segreti americani, ha rifiutato per patriottismo, ma spesso collabora con agenti statunitensi-
            -Spero tanto tu abbia ragione-
 
Dopo avere cenato, tornarono al laboratorio di Russell. Aliya sedette al terminale del computer, appoggiò le mani
 
sulla testiera, cominciò a produrre il Proteallo e si fuse con il computer. In questo modo aveva accesso a qualsiasi
 
dato, anche i più segreti. Doveva controllare se li avevano scoperti e magari rimediare, ma soprattutto doveva
 
assolutamente trovare l’indirizzo di Alexei in Russia, non poteva andarsene senza nemmeno parlargli. Era talmente
 
veloce che cominciò a cercare anche altre nozioni che le sarebbero servite in futuro, in particolare informazioni
 
riservate sui cinque candidati per l’omicidio della signora Timber. David la osservava a bocca aperta, gli occhi di lei
 
erano vacui e quella strana sostanza argentata che si era formata dalle sue mani aveva ricoperto completamente la
 
tastiera e brillava con lampi azzurrini, gli sembrava di assistere ad un film di fantascienza.
 
Quando Aliya si staccò dalla tastiera, David tirò un sospiro di sollievo e disse:
 
            -Hai trovato ciò che cercavi?-
            -Sì tutto…per ora sono al sicuro, Russell è stato veramente bravo, non dovrebbero scoprirmi-
            -Te lo avevo detto, è un geniaccio-
            -Adesso però devo partire, ritornerò presto, devo fare una visita ad Alexei…deve sapere…-
            -Ma…ma tornerai?-
            -Sì…ho promesso che ti avrei aiutato con le indagini…-
            -E poi tornerai da lui?-
            -Non lo so…ma in ogni caso non resterò sulla Terra a lungo…-
            -Lascerai…anche…Alexei?-
            -Sì, a meno che non voglia venire con me nello spazio…-
 
David pensò: - Per una donna così anche in capo al mondo andrei…ma nello spazio…non saprei- poi si rese conto che lei poteva leggere la sua mente, Aliya non disse niente in proposito.
 
            -Torniamo a casa, devo prendere le mie cose, devo partire stasera…però intanto potresti andare a Londra all’Hotel Hilton quello vicino la stazione di Euston, troverai il quinto candidato, Carl Livingston, che non era in casa oggi pomeriggio, è là per cercare sua figlia…sembra che l’abbia abbandonata quando era piccola ed ora si trova a Londra…per qualche motivo lui la sta cercando-
            -E tu come lo sai?-
            -Carl ha chattato con un amico e gli ha raccontato tutto-
            -E tu non puoi venire con me?-
            -Ti raggiungerò lì-
            -Ma come?-
            -Come sono volata nel vostro giardino, appena saremo a casa ti mostrerò cosa so fare-
 
Aliya sorrise con l’angolo destro della bocca, lo prese per mano e lasciarono il laboratorio praticamente di corsa.
 
Una volta a casa di Edna, Aliya indossò il bracciale e la tiara, cominciò a produrre il Proteallo, David ed Edna
 
guardavano sbalorditi, ma non erano più impauriti come all’inizio.
 
            -Prometto che tornerò presto…è importante, devo parlare con Alexei-
            -Aspetta! Non pensi che ti aspetteranno proprio da lui?- Disse David.
            -Sì, sicuramente, ma non voglio aspettare oltre, non possono in alcun modo catturarmi-
 
Aliya prese una capsula di Leviatin per essere sicura che non avrebbe avuto problemi durante il viaggio, uscì in
 
giardino, ormai era sera, era il momento ideale, ricreò la sua navetta di cristallo a forma di freccia, nel completo
 
stupore dei suoi amici inglesi si sollevò da terra e con un’accelerazione fulminante sparì dalla loro vista.
 
I monili Xiariani erano molto potenti, le permettevano di ricreare un computer di bordo molto accessoriato, avrebbe
 
potuto scandagliare la casa di Alexei per vedere se erano presenti militari o armi che l’attendevano. La famiglia
 
Petrov abitava a Zelenograd, una piccola cittadina poco fuori Mosca. Visualizzò sullo schermo una mappa dettagliata
 
ed individuò con rapidità la villa dei genitori di Alexei. Appena fu abbastanza vicina cominciò a cercare segnali
 
sospetti. Il Dottore e Volkov non potevano nemmeno immaginare di cosa era diventata capace, ma non l’avrebbero di
 
certo sottovalutata. Non c’erano mezzi pesanti nel giardino intorno la casa dei Petrov, ma all’interno poteva ben
 
distinguere uomini armati e dietro una collinetta c’era un piccolo esercito accampato con tanto di lanciarazzi. Le
 
venne da ridere, atterrò al centro di un bosco dietro l’abitazione e la sua incredibile navetta sparì nel buio della notte.
 
Doveva assolutamente contattare Alexei e farlo uscire allo scoperto, altrimenti non avrebbe avuto il tempo di
 
parlargli, anche se era certa che quel ridicolo esercito e quei lanciarazzi non sarebbero serviti a nulla. Ancora in forma
 
Xiariana si avvicinò alla casa, c’erano due persone in una stanza al piano terra, cominciò a concentrasi, la pietra
 
triangolare di Nestor e quella a goccia di sua madre cominciaono a lampeggiare, a fatica riuscì ad afferrare i pensieri
 
di Alexei. Ma non occorreva che leggesse il suo pensiero, percepì una conversazione in russo, lingua che conosceva
 
benissimo:
 
            -Tu devi essere impazzito! Come hai potuto innamorarti di un esperimento…guarda in che situazione ci hai messo…tua madre è sconvolta, sai bene che non molleranno finché lei non si farà viva! Se mai vorrà farlo! Trova il modo di contattarla e consegnala al Dottore, altrimenti la tua carriera è finita!-
            -Padre, anche se sapessi dov’è non la consegnerei mai, tengo molto a lei e poi non è un esperimento, è un essere vivente, se tu la conoscessi capiresti…mi ha salvato la vita…la mia, quella di Melissa e Patrick …ha fatto da scudo umano per fermare un’automobile impazzita…-
            -Non è un essere umano, il Dottore dice che è mezza aliena ed è stata creata in laboratorio!-
            -E’ anche umana ed è un essere pensante…e la amo!-
 
Aliya rimase colpita, forse si era sbagliata, forse amava solo lei e non la vera Aliya amica di infanzia, doveva fare
 
qualcosa, non poteva più stare un secondo lontano da lui. Si concentrò ulteriormente ed entrò nella testa di Alexei.
 
            -Sono Aliya…sono qui vicino…trova una scusa e vieni nel bosco dietro casa-
 
Alexei rimase congelato sul posto, suo padre lo guardò.
 
            -Che succede figliolo?-
            -Niente…scusami, ho dimenticato di fare una cosa importante-
            -Cosa c’è di più importante di discutere del tuo futuro!-
            -Devo fare una telefonata importante, ti prego di scusarmi-
 
Alexei uscì dalla stanza senza la possibilità che il padre replicasse, aveva il cuore in gola, cominciò a correre verso la
 
porta di uscita, poi si ricordò dei militari, lo fermarono subito.
 
            -Soldato Petrov, sa che se esce dobbiamo seguirla-
            -Volevo solo fare due passi…-
            -Questi sono gli ordini…-
Alexei pensò: - posso uscire solo con la scorta…-
Aliya rispose: - non preoccuparti me ne occupo io, vieni subito, ti prego…-
 
Alexei uscì con la scorta e si diresse dove Aliya gli aveva trasmesso. Ad un certo punto i due soldati svennero,
 
qualcosa di rapido li aveva messi a terra ed era sparito. Dopo un attimo di stupore, Alexei guardò avanti a sé ed Aliya
 
uscì allo scoperto da dietro un albero. Non ebbero il tempo di ragionare, si baciarono e si abbracciarono come in
 
preda a spasmi, poi Aliya si staccò da lui.
 
            -Come stai?-
            -Mi manca l’aria senza di te…dove sei stata?-
            -Stavo volando…sono caduta a terra a causa delle convulsioni, avevo perso la memoria ma dopo pochi giorni mi è tornata-
            -Credevo che te ne fossi andata su Xiar…è quello che ho ripetuto a tutti…Volkov è qui…vogliono riprenderti a tutti i costi…anche da morta…-
            -Andrò su Xiar molto presto…ma dovevo almeno salutarti…-
            -Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato…ma fa più male di quello che credessi-
            -Alexei…è vero ti mancherò…ma il dolore che proverai non è paragonabile a quello che ti affligge da quando Aliya se ne è andata in India…-
            -Aliya? Ma cosa dici? Lei era solo un’amica…non ci sarà mai niente tra noi, lei non mi vuole, a quest’ora sarà fidanzata…come ti viene in mente, io amo te!-
            -Alexei quanto vorrei che fosse vero…se lei non fosse mai esistita forse…ma ad ogni modo io non sarò mai di nessuno…non sono umana, non sono Xiariana…sono solo Senza Nome-
            -Non dire così tu sei entrambe le cose…-
            -Verresti con me su Xiar?-
 
Alexei rimase senza parole, non aveva mai pensato a questa eventualità.
 
            -Pensi che potrei venire? Gli Xiariani mi accetterebbero?-
            -Non è loro il problema…è tuo, perché rinunceresti alla tua vita di terrestre-
            -Non so cosa risponderti…ma non voglio che tu mi lasci…-
            -Sarai tu a lasciarmi…-
La fronte di Aliya si illuminò, Alexei indietreggiò.
            -Cosa è successo?-
            -Sono passata di livello, adesso ho ancora più potere telepatico, sentivo che stava per accadere-
            -E’ con la telepatia che mi hai parlato prima?-
 
Aliya annuì, prese il viso di Alexei tra le sue mani ed entrò nella sua testa fino nel profondo, dritto al suo inconscio.
 
Andò a cercare il desiderio più nascosto che lui celava da anni sotto cumuli di ragionamenti e convinzioni forzate.
 
Vide che lei aveva molto importanza per lui e forse avrebbe anche lasciato la Terra per seguirla, ma non potette
 
ignorare quel grande vuoto che la vera Aliya gli aveva lasciato, col tempo avrebbe inghiottito qualsiasi sentimento,
 
anche il loro, troppo debole per resistere alla vita. Man mano che penetrava come una lama calda nel burro nei
 
pensieri di lui lo rendeva consapevole della verità, poi lui si staccò da solo.
 
            -No! Perché lo hai fatto…ero riuscito a dimenticarla…tu potevi guarirmi! Ne ero certo! Adesso resterò solo! Lei non mi vuole!-
 
Alexei cominciò a piangere come un bambino.
 
            -Il sentimento che hai per me non è sufficiente…ed è giusto che sia così, non voglio restare sulla Terra…non è  vero che lei non ti vuole!-
            -E allora perché non è tornata da me?-
            -Lo avrebbe fatto, ma è prigioniera…suo padre vuole che sposi un ricco e facoltoso indiano, si sposeranno fra un anno-
            -E tu come lo sai?-
            -Internet non ha più segreti per me…-
            -Come sai che pensa a me?-
            -Ho trovato una sua email dove scrive ad una cara amica che vive qui in Russia, si scrivono da quando lei è partita per l’India…e tu non sei proprio dietro l’angolo per lei, nessuno può sapere cosa stai facendo in Sudafrica, Aliya non sa come contattarti…-
            -Tu…ma perché?-
            -Perché a modo mio ti amo e voglio che tu sia felice, non lo saresti con me…-
            -Questo non è vero…la verità è che non sono abbastanza per te…ecco perché fai tutto questo, per liberarti di me e lavarti la coscienza-
 
Aliya  appoggiò la fronte a quella di Alexei e gli passò tutti i suoi pensieri più reconditi.
            -Capisco che non sei totalmente umana e che tieni moltissimo a me…però… hai conosciuto un altro?-
            -Un altro essere umano che potrei amare a modo mio ed abbandonare appena partirò…cercherò di tenerlo lontano, è più fragile di te perché non sa cos’è l’amore, ma entrambi siete speciali per me…adesso devo andare, contatta l’amica di Aliya…ti porterà da lei…vado a salutare Volkov, gli dirò che me ne vado e che è inutile che si vendichino su di te…c’è anche il Dottore?-
 
            -Sì è in casa, stava parlando con mia madre…-
            -Mandalo da Volkov, lo convincerò a lasciarti in pace, tu hai fatto il tuo dovere, non sei un disertore…-
            -Aliya…una parte di me non vuole che te ne vada…-
            -Grazie Alexei per essere stato il mio primo amore, non ti dimenticherò mai…sai che devo andarmene…l’abbiamo sempre saputo…addio, sii felice-
 
            -No… Aliya…-
 
Abbracciò forte Alexei ma non lo baciò, si staccò da lui. Mentre correva la sua navetta di cristalli si formò intorno a
 
lei, in un attimo prese il volo circondata da uno scintillio metallico e si diresse senza voltarsi verso il piccolo esercito
 
di Volkov nascosto dietro la collina. Alexei la osservò allontanarsi da lui, si sentì come svuotato, il suo cuore si fermò
 
come congelato da un vento polare, ma quella sensazione durò solo un attimo, adesso sapeva qual era il suo destino,
 
anche se non l’avrebbe mai dimenticata.
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Lasciamo in sospeso un attimo il giallo, ma ci torneremo presto…a quanto pare il nostro Alexei era un po’ confuso…andrà davvero in India dalla vera Aliya?…ed Aliya/Senza Nome cosa farà? David avrà qualche speranza? Sono belle le storie d’amore…ma avete notato quanto siano complicate? Sia quelle dei libri, dei film e della realtà? A volte non sappiamo cosa vogliamo…
Nel prossimo capitolo la nostra Aliya andrà ad affrontare il “Dottore”…tornerà davvero da David ed Edna?
 
Grazie a voi tutti che state seguendo…
Altair

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Capitolo 27
*** Addio a Spellman...il Dottore ***


 
Volkov aveva raggiunto i suoi soldati dietro la collina, si erano accorti che un oggetto luminoso non ben identificato
 
 era atterrato nel bosco vicino alla casa dei Petrov e si stavano organizzando. Tra lo stupore di tutti, avvistarono
 
 nuovamente quella luce che si avvicinava a velocità pazzesca. Atterrò poco distante da loro in un piccolo spiazzo,
 
nemmeno una foglia si era mossa al passaggio di quel velivolo di cristallo.
 
            -Signore quella è senza dubbio la navetta di I.113…è con quella che è scappata dalla base-
 
L’involucro di cristallo si dissolse e tutti poterono distinguere chiaramente l’ibrido che li guardava con un leggero sorriso.
 
            -Buonasera Volkov…esercito di Volkov…-
            -Aliya…sei davvero tu…- Disse Volkov.
            -Sono passata a salutare, è stato molto maleducato da parte mia andarmene senza nemmeno dirvi addio-
            -Non ti faremo del male…ma tu devi tornare da noi…abbiamo bisogno di te…tutto il progetto andrà in rovina…le nazioni vorranno i soldi indietro…-
            -Sono morti 112 ragazzi potete dire che sono morta anche io! Non mi interessa assolutamente nulla dell’esperimento, è della mia vita che stiamo parlando!-
            -Dice il Dottore che potrai avere Alexei, starete insieme per sempre…-
            -Non amo Alexei, è stato solo un passatempo, sono qui solo perché sapevo che vi avrei trovato-
 
Un’auto arrivò ad alta velocità e si fermò a pochi metri da Aliya, lei non fece il minimo segno di spostarsi, guardò in
 
faccia il guidatore, era il Dottore, era solo.
 
            -Dottor Spellman ma che piacere vederti-
            -Aliya…sei tornata…-
            -Non fare un altro passo, stai fermo dove sei, non guardarmi con quello sguardo e non farmi paternali, non sono tua figlia-
            -Perché te ne sei andata? Avresti avuto tutta la libertà che volevi…-
            -Certo come no! Sono entrata nel computer del Dottorando, ho visto la droga che stava sintetizzando per rendermi schiava! Lo sai Dottore che a lungo andare mi avrebbe ucciso?!-
            -Ti sbagli. Non era pronta, lo sapevamo che era pericolosa, non l’avremmo mai usata…-
            -Non l’avreste mai usata…finché non era pronta. Non sono un vostro esperimento e se anche mi aveste creato voi non avete nessun diritto su un altro essere vivente…è immorale-
            -Cosa vuoi dire Aliya?…ci devi comunque la vita-
            -Smettila di prendermi in giro, lo so che mia madre Feidor è morta di parto e mio padre James è morto di cancro…Nestor me lo ha detto…l’ho sognato la notte che è morto…sono tutti morti per colpa tua, per il tuo egoismo, non li avete lasciati liberi…sarebbero sopravvissuti, voi non conoscete la potenza del popolo Xiariano!  Spellman sei responsabile in prima persona della loro morte-
            -Io ho fatto il mio dovere…loro potevano avere in mente un piano di invasione…-
 
Aliya gli rise in faccia in modo molto sfacciato, mentre dentro di sé sentiva le voci di tutti gli umani intorno a lei e
 
sapeva che si stavano per preparare ad immobilizzarla, non potevano sapere che lei era già nelle loro menti ed
 
avrebbe previsto ogni loro mossa.
 
            -Dottore, allora non hai capito un bel nulla degli Xiariani! Non sono conquistatori, erano venuti sulla Terra solo per studiarla, se avessero voluto schiavizzarvi lo avrebbero fatto da tempo, non è la prima volta che vengono qui. Mio padre lo aveva capito e si era innamorato di Feidor…-
 
Mentre diceva questo percepì nel Dottore un pensiero sommerso, un dolore che nascondeva da anni, con sua grande
 
sorpresa constatò che si era innamorato anche lui di Feidor, ma lei amava James. Avrebbe voluto essere lui il padre di
 
Aliya, li aveva lasciati morire per gelosia, la conquista della Terra era solo una stupida scusa. Sì avvicinò al Dottore e
 
lo afferrò per la gola sollevandolo da terra.
 
            -Se qualcuno di voi osa solo fare un movimento gli spezzo il collo! Se starete fermi forse lo risparmierò!-
            -No…l-lasciami-
            -Tu hai fatto morire i miei genitori…solo per stupida gelosia!-
            -No…non è vero!-
            -Dottore…ora leggo nella mente…esattamente come aveva previsto-
 
Il Dottore la guardò con orrore, il suo peggior incubo stava prendendo forma.
 
            -Sono un essere umano…non puoi mettere a tacere dei sentimenti come fosse nulla, dovresti saperlo ormai…ma non li ho uccisi volontariamente…-
            -Invece sì, ne sei pienamente consapevole, se li avessi lasciati fuggire sarebbero sopravvissuti tutti!-
            -Uccidermi forse li riporterà in vita?-
 
Aliya si voltò sorreggendo contemporaneamente il Dottore e guardò Volkov.
 
            -Provi solamente a muovere un muscolo, spezzerò il collo anche a te! Viscido verme!-
 
Volkov rimase immobile, una goccia di sudore rigò la faccia, nessuno aveva il coraggio di far nulla, guardavano
 
impotenti la scena.
 
            -Ascoltami bene Spellman…sì, non sei più “il Dottore” per me. Adesso me ne andrò, Alexei non è nei miei progetti futuri, la mia meta è Xiar, quindi suggerisco a tutti voi di andarvene e lasciare in pace la famiglia Petrov, oppure fate voi, volete restate qui in eterno? Fate pure, non tornerò mai più, non sono un semplice essere umano, non me ne faccio un bel nulla della vostra società immatura ed irresponsabile. Inoltre non ho più problemi con le convulsioni, sono libera da quella prigionia farmacologica-
 
Mentì spudoratamente, doveva proteggere Alexei e la sua famiglia. Nel mentre il Dottore tentava di parlare ma Aliya
 
lo stava soffocando poco a poco, poi quando l’uomo stava per perdere conoscenza non strinse più.
 
            -Ti risparmierò la vita…ero tornata per ucciderti, ma il mio lato Xiariano mi impedisce di farlo, sei troppo debole ed indifeso, ma non temere ho pronta una bella punizione per te!-
 
Aliya trasmise tutto il suo odio nella mente del Dottore e lo scaraventò a terra, si sarebbe ripreso dalla commozione
 
celebrale solo dopo diversi giorni e non sarebbe stato più lo stesso.
 
            -Addio Aksion Volkov,  ho imparato molto da te, ma adesso non mi servi più! E’ troppo piccolo questo pianeta per me!-
 
Ancora una volta la struttura di cristallo si formò intorno a Aliya, che partì a razzo senza spostare un granello di
 
polvere. Tutti gli strumenti elettronici nel raggio di qualche chilometro smisero di funzionare nel breve attimo in cui
 
la navetta aliena sparì dalla loro vista puntando verso le stelle, tutti pensarono che fosse partita per sempre.
 
Aliya a velocità pazzesca raggiunse la stratosfera, una volta resi ciechi tutti i satelliti terrestri e qualsiasi radar riuscì a
 
percepire, rientrò nell’atmosfera terrestre. La sua navetta diventò scura, rapida e silenziosa, si diresse verso
 
l’Inghilterra, atterrò non vista nel giardino di Edna, attenta a non rovinare le primule coraggiose che erano già fiorite
 
anche se era fine gennaio.
 
Riassunta la sua forma umana, si avvicinò lentamente alla porta che dava sul giardino, senza fare nessuna fatica sentì
 
i pensieri di Edna e David, erano entrambi preoccupati che lei non sarebbe più tornata, bussò al vetro, entrambi si
 
precipitarono ad aprirle.
 
            -Tesoro sei tornata!-
Edna l’abbracciò come se la conoscesse da una vita, David rimase a fissarle con un sorriso.
            -Ve lo avevo promesso-
            -Hai parlato con Alexei?- Chiese David arrossendo un po’.
            -Sì…gli ho detto addio…-
Aliya finalmente si abbandonò ai suoi sentimenti umani e piangendo si strinse di più ad Edna.
            -Su piccolina non piangere, vuoi una tisana calda?-
            -Grazie Edna…-
            -Però poi vai subito a letto, David ti presterà la camera, lui dormirà sul divano-
            -No, non è necessario…-
            -Non c’è problema Aliya, se deciderai di restare libereremo il ripostiglio e ci faremo una camera per te, è abbastanza grande. Sposteremo tutte le cianfrusaglie nel garage, c’è molto spazio, ma lo faremo con calma domani, per stasera sarò ben felice di prestarti il mio letto-
 
L’attaccamento dei due umani le faceva tenerezza, ma non sapeva se era lei che li condizionava o se veramente
 
tenevano a lei, in fondo la conoscevano da pochi giorni. Purtroppo anche se la sua telepatia era migliorata molto non
 
riusciva a capire bene tutto quello che percepiva e che cosa poteva realmente controllare. Decise che era troppo
 
stanca per farsene un problema ed ubbidì ad Edna senza protestare.
 
La mattina sentì miagolare alla sua porta, era talmente stanca che non si era nemmeno accorta che indossava un
 
pigiama di David, il ragazzo era magro e non tanto più alto di lei e quindi non era troppo grande. Quando aprì la porta
 
si trovò davanti due occhioni blu mare che la fissavano e le regalarono un altro miagolio di buongiorno.
 
            -Buongiorno anche a te Rocky, sei venuto a dirmi che è pronta la colazione?-
Gli carezzò il musino e lui cominciò a strusciarsi facendo le fusa in modo esagerato.
            -Aspetta che vado a cambiarmi-
            -Puoi venire così se vuoi…nessuno si offende, anzi il mio pigiama ti dona- disse David sbucando da dietro una porta, era intento a svuotare il ripostiglio per farlo diventare la camera di Aliya.
            -Che ore sono? Quanto ho dormito?…non dovevi partire per Londra?-
            -Partiremo domani con calma. Eri stanchissima non ce la siamo sentiti di svegliarti, sono le undici-
            -Mi sento così stanca…non ho dovuto affrontare l’esercito che mi aspettava a casa di Alexei…avevano molta paura di me…però mi sento come se avessi fatto una maratona…-
            -Quando voli in quella specie di freccia di cristallo…ecco…da dove viene l’energia? Consumi una specie di carburante o è energia che viene da te?-
            -Entrambe le risposte, non solo quella degli zirconi, ma anche la mia energia vitale…ecco perché non posso ancora partire per il viaggio interdimensionale…non sono ancora abbastanza forte-
            -Perché non scendiamo, fai colazione e mi spieghi meglio questa storia del viaggio interdimensionale-
 
Scesero le scale seguiti da Rocky che cercava di strappare qualche altra carezza.
            -Gli piaci proprio a Rocky! Come del resto anche a mia zia…ti ha fatto lei stessa i biscotti per la colazione…-
 
David mise su l’acqua e preparò due tazze con i filtri del the al gusto di gelsomino.
            -Allora raccontami un po’, perché devi fare un viaggio interdimensionale?-
            -Devo raggiungere il pianeta di mia madre…-
            -Perché…non ti piace la Terra?-
            -Sì certo…ma non mi sento veramente a casa qui e poi voglio conoscere bene le mie origini…del pianeta Terra ormai so già tante cose, ho una memoria molto al di sopra della media umana, qualsiasi cosa legga non la dimenticherò mai più ed ho letto tanto…-
 
            -Già…me ne sono accorto…però fammi capire, questo pianeta è in un’altra dimensione…ma come fai ad arrivarci? Ti serve qualcosa tipo un tunnel spaziale? Devi entrare dentro un buco nero?-
            -Non ne ho la minima idea! So solo che sono troppo debole anche solo per un viaggio nello spazio…ieri sono uscita per un attimo fuori dall’atmosfera e dopo ero così stanca che non me la sono sentita di andare a Londra come ti avevo detto, avevo bisogno di riposare-
 
            -Caspita eri nello spazio! E’ davvero cool! Com’è lassù?-
            -La Terra è bellissima, è difficile descrivere quella sensazione…non sembra così invasa dal male a quell’altezza, ma non sono potuta rimanere molto, sono uscita dall’atmosfera solo per far credere che partivo per sempre per raggiungere il pianeta Xiar…non lo sanno che non ne ho le forze-
 
            -Se non riesci nemmeno a lasciare la Terra, come speri di entrare in un'altra dimensione-
            -C’è un’entità del pianeta di mia madre, con cui sono entrata in contatto…si chiama Kara…mi ha detto che devo ancora crescere, che vivere sulla Terra e soffrire come i terrestri mi aiuterà, quando sarò pronta lo saprò e sarò in grado di affrontare il viaggio…-
            -Come ha fatto a parlare con te? E’ qui sulla Terra?-
            -No…il potere mentale degli Xiariani è così forte che arriva dove vuole…in particolare Kara è molto potente, sembra che in lei sia tutta la popolazione Xiariana…-
            -Scusa…ma cosa intendi nel dire che lei è tutta la popolazione?-
            -Da quello che ho capito, le menti di tutti gli Xiariani sono fuse in un’entità sola: Kara. Ma credo che possano staccarsi e sopravvivere come entità singole, del resto mio zio Nestor e mia madre Feidor sono giunti qui sulla Terra…e mio zio mi ha detto che una volta morto sarebbe tornato al suo pianeta…come se la sua anima potesse viaggiare nello spazio senza bisogno di energia né di un mezzo-
 
            -Spaziale! Ho capito…hai bisogno di vedere da dove vieni…di capire chi sei veramente e la Terra ti va un po’ stretta…-
            -Mi spiace…ma è proprio così…però non sono totalmente aliena, potrei anche tornare un giorno…ho davvero bisogno di capire chi sono gli Xiariani e credo che ci riuscirò solo quando andrò fisicamente sul pianeta Xiar-
            -Non capisco però come le esperienze umane ti possano aiutare a intraprendere quel viaggio…-
            -Nemmeno io…l’unica cosa che so è che ho dei chip in testa che devono….come dire ….maturare, forse quando saranno tutti pienamente funzionanti sarò pronta per partire-
            -Hai dei chip nella testa che devono maturare? Come è possibile? Sono al silicio?-
            -In parte sì…ed in parte di tessuto neuronale vivente Xiariano…quando sono arrivata in Russia uno dei chip ha cominciato a funzionare più di prima ed ora ho un potere mentale più forte-
            -Quindi tu stai leggendo tutto quello che mi passa per la testa?-
            -Se volessi sì…ma mi sono fermata a quando hai pensato…che sono sexy con il tuo pigiama-
 
Aliya arrossì, ma David era ben più rosso di lei e non sapeva cosa dire per non apparire ridicolo.
            -Scusami…-
            -Non devi scusarti…il mio aspetto fa sempre questo effetto a vuoi uomini etero…quando non vi faccio paura…non sono nuova a pensieri imbarazzanti…ma tu sei così dolce e romantico-
            -La mia ex diceva che sono noioso e che voi donne ci volete intraprendenti…voleva fare l’amore in modi strani, dovevo essere violento e volgare secondo lei…ops scusami ancora, forse non volevi sapere i dettagli…-
            -No no, sono curiosa…ho avuto solo Alexei-
            -E lui…ecco, era intraprendente?-
            -Abbastanza…ma lo sono anche io…comunque è stato molto attento…la mia prima volta…ha cercato di rendere l’evento più romantico possibile…-
            -E ci è riuscito?-
            -Sì, era tutto perfetto…-
            -Sei stata molto fortunata…di solito la prima volta per una ragazza non è il massimo…-
            -E la tua prima volta?-
 
David da rosso era passato al viola fluorescente, Aliya si accorse che non era il caso insistere.
            -Scusami…se non ne vuoi parlare, non farlo-
            -La mia prima volta non è stata perfetta…lei era molto più grande di me…-
 
Aliya non ebbe bisogno di usare la sua telepatia, la sua empatia le fece capire che David aveva subito un trauma, adesso era tutto chiaro perché fosse così romantico ed imbranato, aveva una paura fottuta del sesso.
 
            -Quanto più grande di te?-
            -Venti anni…era un’amica di mia zia…-
            -E… lei lo sa?-
            -No, ma deve aver capito qualcosa perché sono anni che non sono più amiche-
            -Mi dispiace David…-
            -Vedi sul momento mi sembrò divertente…ma solo dopo anni ho capito che aveva abusato di me…era molto bella…sembrava più giovane della sua età-
            -In teoria saresti dovuto diventare un gigolò…invece hai paura di fare sesso…-
            -Non si può dire che non sei diretta! Bloody hell!-
            -Non volevo essere sfacciata…ma hai due scelte…o ti leggo la mente o mi racconti delle tue ex-
            -Per esperienza non è mai una buona idea…-
            -Non è un problema, non voglio una relazione con te-
            -Ecco…io-
            -Ricordi? Leggo la mente, so cosa pensi di me, in questo momento non la sto leggendo ma ieri e ieri l’altro senza volerlo l’ho fatto…-
            -E cosa penso?-
            -Che ti piaccio…anche se ti spavento un po’…-
            -Non vuol dire che voglia una relazione con te a tutti i costi…il mondo è pieno di donne belle…-
            -E’ vero…vuoi solo baciarmi dall’attaccatura dei capelli sul collo fino al fondoschiena…ti piace molto la mia schiena-
 
Aliya era serissima, solo un leggero rossore tradiva l’imbarazzo, cercava di farsi vedere distaccata, ma non sapeva
 
spiegarsi perché si era messa a fare quei discorsi, quando si era ripromessa che non lo avrebbe coinvolto in una storia
 
senza futuro.
            -Tu sei tutta bellissima, ma lo so che non sono il tuo tipo…cosa desidero io non conta nulla e sono sicuro che lo sapesse anche Alexei…ma lo stesso mi chiedo, come sei riuscita a piantarlo come niente fosse?-
 
Aliya aveva esagerato, David aveva messo su una barriera di difesa, anche se in realtà avrebbe tanto voluto farle
 
quello che lei aveva appena detto. Era un ragazzo estremamente romantico, la sua fantasia si fermava presto, molto
 
oltre non riusciva o non voleva pensare, altri al suo posto si sarebbero immaginati ben più di quella lunga serie di
 
baci, probabilmente però era quello che intrigava tanto Aliya.
 
            -Come ho fatto a lasciare Alexei di punto in bianco? Non è stato facile…e se lo vuoi sapere il dispiacere che provo mi aiuterà a starti lontano…lui ama un’altra…l’ho aiutato a capirlo, mentiva a se stesso da anni…io servivo solo per dimenticare…-
            -Scusa un attimo, riavvolgi il nastro…cosa intendi per “mi aiuterà a starti lontano”-
            -Anche tu mi piaci…-
 
David si avvicinò a Aliya, le tolse la tazza con il the di mano e l’avrebbe stretta a sé, ma la porta della cucina si aprì e
 
la zia Edna con due belle buste della spesa entrò cantando spensierata una canzone dei Beatles.
 
            -Michelle ma belle…these are words that go together well…oh buongiorno cari…vedo che ti sei alzata Aliya, come stai?-
            -Benissimo grazie, i tuoi biscotti sono buonissimi…me li sto mangiando tutti…-
            -Li ho fatti per te…così forse non te ne andrai più…-
 
Aliya la guardò dispiaciuta, allora Edna disse subito per rimediare.
            -Cara scherzavo! E’ umorismo inglese, tu andrai via quando sarà il momento-
 
Aliya e David passarono tutta la giornata a sistemare il ripostiglio, spostare le scartoffie e preparare la stanza sotto gli
 
occhi attenti di Edna che non li lasciò un attimo da soli, aveva capito benissimo cosa stava succedendo e tentava di
 
proteggerli entrambi.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Finalmente Aliya si è vendicata del dottore ma non è riuscito ad ucciderlo perché il suo lato Xiariano glielo impedisce ed anche perché, come me, è contro la pena di morte, credo che tutti quei paesi che ancora ce l’hanno siamo barbari, non importa il livello della loro tecnologia…ma non divaghiamo! David è cotto di Aliya se ancora non l’avevate capito, ma è parecchio imbranato anche per colpa di un fatto accaduto durante la sua adolescenza, infatti qui siamo solo l’inizio delle “tematiche delicate” più avanti saranno ancora più "evidenti"…
Sì lo so, una donna inglese che canticchia i Beatles è proprio banale XD XD XD ma non ho potuto resistere.
 
Buona Pasqua!
Al

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Capitolo 28
*** Uno sguardo a Londra (da non perdere!) ***


Aliya fissava le dolci colline, i campi verdissimi e sterminati dal finestrino, il treno procedeva lentamente verso
 
Londra, David era proprio di fronte a lei che fingeva di dormire, ad un certo punto nella testa del ragazzo risuonò una
 
voce.
            -Lo so che fai finta di dormire…-
David fece un salto dallo spavento e le parlò:
            -Oh cavolo, eri tu?-   
            -No era il grillo parlante! Chi volevi che fossi…quanto manca?-
            -Credo quaranta minuti…-
            -Era meglio se venivo per conto mio…come sono lenti i treni!-
            -E’ la prima volta che ne prendi uno?
            -Sì, per ora ho preso l’aereo, la macchina ed il motorino, treni mai-
            -Porta pazienza…siamo una società barbara e poco evoluta…-
 
Aliya sorrise e vide un signore anziano che la fissava incuriosito da quelle parole, non doveva essere un inglese, gli
 
inglesi non ti fissano ma ascoltano, gli lesse la mente.
            -Chella bella guagliona è davvero strana, non ha mai pigliato un treno…e poi perché quel guaglione ha risposto accussì? Fuorze sono asciuti da na pazzaria-
 
Aliya ridacchiò divertita e pensò:
            ­-C’è un napoletano che ci ascolta, pensa che siamo matti-
            -Lascialo pensare e poi tu sei matta! Oh cavolo ti sto parlando col pensiero, ma mi senti?-
            -Sì certo, non è fantastico?-
            -E’ incredibile! Potremo comunicare tra di noi senza farci sentire, ma è trooooppo cool!-
            -Non sono male come aliena, di’ la verità-
            -Sei stupenda…-
David le prese la mano, il giorno prima Edna li aveva interrotti, ora avrebbero avuto tutto il tempo per parlarle, ma gli mancavano le parole, si sforzò comunque.
            -Ieri hai detto quello che pensavi di me…è vero che ti piaccio?-
            -Sì… -
            -Non ti manca Alexei?-
            -Sì certo, mi mancherà per sempre…-
            -Quindi io sarei il rimpiazzo?-
            -No…tu sei tu…mi piaci per motivi diversi…-
            -…devi andare via e non vuoi cominciare una storia…-
            -Non è solo questo…mi sono appena lasciata…non sono in vena di romanticherie, ma voglio essere sincera con te, tu ti sottovaluti sempre e mi faceva piacere farti sapere che sei un ragazzo carino ed intelligente…-
            -Grazie Aliya…ma mi sa tanto di premio di consolazione…-
            -Non volevo darti questa impressione…-
 
Smisero di parlarsi telepaticamente, Aliya tornò a guardare il finestrino dispiaciuta, David tirò fuori un fumetto,
 
aveva bisogno di distrarsi, lui non aveva colto l’attimo per colpa di Edna, doveva avere pazienza, forse sarebbe
 
riuscito a convincerla a non partire, forse sarebbe rimasta con lui e la zia. Poi si rese conto di quello che aveva sperato
 
e gli sembrò così ridicolo, doveva dimenticarsela Aliya, non era al suo livello, non aveva nulla da offrirle.
 
Finalmente il treno arrivò alla stazione di King’s Cross, in pochi minuti si trovarono in mezzo al traffico di Euston
 
Road, l’Hilton non era lontano, in circa dieci minuti a piedi sarebbero arrivati nei pressi della stazione di Euston.
 
            -Credi che questo tipo, Carl Livingston, sia l’assassino?- Disse David.
            -Non so proprio cosa pensare…perché sta cercando la figlia proprio adesso? Mi chiedo se c’è qualche collegamento con l’omicidio…-
            -Cosa sai di lui?-
            -E’ scapolo, vive da anni in quella casetta tutta rovinata nella strada della morta…cioè della signora Timber…ma non ha problemi finanziari, era un commerciante, vendeva stoffe, quando gli affari gli sono andati male a causa dei prodotti a basso costo dall’oriente ha chiuso bottega ed ha venduto tutto. Siccome era solo, ha vissuto di rendita, ora è in pensione, ha sessantacinque anni. Non capisco perché proprio ora si sia messo sulle tracce della figlia-
            -Dici che l’ha già incontrata?-
            -Non lo so, però è a Londra da due giorni…te lo dirò quando riusciremo a parlarci-
In poco tempo arrivarono all’Hilton, David si avvicinò alla reception dove una bella ragazza lo accolse un po’ freddamente.
            -Mi scusi, potrebbe dirmi per favore qual è la stanza di Carl Livingston?-
            -Sono spiacente non diamo dettagli personali agli sconosciuti-
            -Sono il detective privato David Pieri, siamo qui per importanti indagini, collaboriamo con la polizia, se vuole possiamo chiamare il commissario Level della contea di Nottinghamshire-
            -La prego signorina, è molto importante, è morta una donna…-
Aliya si era accorta che la ragazza delle reception preferiva lei a David, allora le fece un sorriso smagliante come se di fronte avesse un bel ragazzo.
            -Va bene…diciamo che vi credo, dunque non posso dirvi il numero della stanza, ma non è ancora rientrato, se volete aspettarlo qui nella hall…ve lo indicherò appena entra-
            -Sì grazie-
 
David e Aliya andarono a sedersi su delle poltroncine non lontane dalla reception ma con la giusta visuale per vedere se arrivava il sospettato.
            -Si può sapere perché quando parli tu, tutti ti ascoltano e ti danno retta?- Chiese David imbronciato.
            -Temo di condizionare un po’ le persone…e poi piacevo molto a quella ragazza…-
            -Come sei maliziosa…non hai solo diciassette anni?-
            -Sì…ma il dottor Spellman diceva sempre che imparo in fretta e sono molto più matura della mia età, sia di aspetto che di testa-
            -Eh già…era meglio se sembravi una teenager come le altre…-
 
David sospirò, anche una ragazzina con otto anni meno di lui gli teneva testa, era proprio un imbranato con le donne.
 
Guardò la reception e la ragazza fissava Aliya con lo stesso sguardo di tutti gli uomini che passavano di lì e che
 
sicuramente lo invidiavano, sospirò in un modo ancora più rumoroso, non c’era un bel niente da invidiare, lei non era
sua.
            -Che ti prende? Non fa parte del tuo lavoro stare appostati ed aspettare?- Chiese Aliya.
            -Sì certo, stavo solo pensando alla mia misera esistenza di terrestre, tu non puoi capire!-
            -Siamo ironici stamattina?-
            -Potrei dire che è umorismo inglese…ma si tratta della pura verità…purtroppo-
 
Proprio in quel momento Carl entrò, aveva un aspetto trasandato e non sembrava di buon umore, Aliya e David gli
 
andarono incontro sorridendo e cercando di non sembrare dei rappresentanti di aspirapolvere disperati.
 
            -Buongiorno, è il signore Carl Livingston?-
            -Chi lo vuole sapere?-
            -Sono David Pieri sono un investigatore privato, sto lavorando all’omicidio della signora Timber per conto della sua famiglia. Questa è la mia assistente-
            -Come sapevate che ero qui? Sono accusato di qualcosa?-
            -No, stia tranquillo signor Livingston, collaboriamo con la polizia e siamo risaliti a lei dalla sua prenotazione a questo albergo-
            -Non sto facendo nulla di male…sono venuto a cercare mia figlia…-
            -E l’ha trovata?-
            -No, di lei nessuna traccia, sembra che sia sparita da Londra da un pezzo, al vecchio indirizzo mi hanno detto che non sapevano dove fosse finita…ha sposato un tipo ed ha lasciato Londra…ci ho messo due giorni per trovare qualcuno che potesse dirmi qualcosa, fottuti londinesi! Ti guardano come se tu volessi derubarli e non parlano nemmeno sotto tortura…-
            -Come mai si è deciso a cercarla adesso?- Chiese David.
            -Perché mi è arrivata una lettera misteriosa…ma comunque non sono affari vostri! Risponderò solo alle domande che riguardano la signora Timber!-
            -Ha visto qualcosa di interessante la notte del 18 gennaio? La sua casa non è lontana da quella della signora Timber-
            -La notte che è morta ero a giocare a poker con amici, non so a che ora sia stata uccisa, ma posso dimostrarvi che fino alle due di notte era dal mio amico Paul Carter…e stavo vincendo-
            -La morte risale alle una e mezzo, due massimo…-
            -Bene, credo che abbiate fatto tutta questa strada per niente…-
            -Non è vero, non ho mai visto Londra, andiamo a fare un giro David?-
            -In mezza giornata non vedremo un bel nulla…-
             -Mi basterebbe il Big Ben, il parlamento, Trafalgar Square…ed ho visto su un sito la passeggiata lungo il Tamigi di sera…era una foto bellissima…e poi l’abbiamo già vista un’attrazione, lo sai che a King’s Cross, la stazione dove siamo arrivati,  è dove si trova il binario 9 e 3/4 di Harry Potter?-
David alzò gli occhi al cielo, non sapeva proprio dirle di no.
            -Va bene Aliya…- poi rivolto a Carl -la ringrazio per il suo tempo, ovviamente dovremo confermare il suo alibi, ma se le venisse in mente qualcosa la prego di contattarmi, la famiglia della signora Timber gliene sarà grata-
 
Uscirono dall’Hilton, Aliya salutò la sua ammiratrice della reception come se fossero amiche, David si trovò ad essere geloso di una ragazza, ancora non gli era mai successo.
 
            -Dimmi un po’, ti piacciono anche le ragazze?-
            -Era carina, ma non mi fa lo stesso effetto che mi fai tu-
 
Aliya arrossì ed aumentò il passo, voleva far rimanere senza fiato David perché non gli facesse domande
 
imbarazzanti, ma lui era allenato.
            -E quale effetto ti faccio?-
            -Vedi che sei insicuro? Te l’ho detto che mi piaci!-
            -Quanto ti piaccio?-
            -Non lo so, vabbene?-
Si fermò in mezzo al marciapiede, teneva i pugni chiusi come una ragazzina bizzosa.
            -Oh finalmente!- Commentò David divertito.
            -Cosa c’è?-
            -Ti comporti finalmente da giovane teenager!-
            -Bene! Così non ti piacerò mai e non farò nessun danno!-
 
Aliya riprese a camminare con un ritmo piuttosto sostenuto, David gli stava dietro con un mezzo sorriso, non poteva
 
piacergli di meno, era così deliziosa anche nelle vesti di diciassettenne, pensò:
 
            -Sono un pedofilo! Mia zia Edna mi ucciderà-
 
Mentre vagavano nei pressi della stazione di Euston si trovarono davanti un campus, era l’University College of
 
London (UCL), una grossa cupola con colonnato sbucava fuori da un prato ben curato.
 
            -Mi è capitato di seguire lezioni di qualche professore dell’ UCL. I buoni professori si trovano anche in università meno importanti ma valide, ho potuto confrontarne diversi anche di Cambridge, Oxford o Yale-
            -Ti hanno istruito bene…-
            -Sì, per alcuni argomenti ho una preparazione universitaria, grazie alla mia memoria…-
­            ­-E che cavolo! E’ bella, simpatica, irraggiungibile, vola pure…che diamine non poteva almeno essere stupida?- Pensò David, poi si ricordò che poteva leggergli la mente.
            -Aliya ma…mi leggi sempre la mente?-
            -No…ho deciso che ti chiederò sempre il permesso o almeno te lo farò sapere prima…anche se muoio di curiosità, stamani fai certe facce strane…-
            -Non è facile starti accanto, sei così perfetta…fai quasi rabbia…non oso immaginare come ti odierei se fossi una ragazza-
            -Tu conosci molto bene l’animo femminile, nonostante questo credi di essere imbranato…ma non voglio finire a parlare dello stesso argomento di stamattina,  devo dirti dei dettagli che ho letto nella mente di Carl-
            -Che sciocco, non so perché non te l’ho chiesto prima…-
            -Non potevo dirti nulla, il signor Livingston ci stava seguendo…lo ha fatto per un po’…ora se ne è andato, voleva essere sicuro che non lo stessimo seguendo-
            -Allora nasconde qualcosa! E’ il colpevole? Ti prego dimmi di sì, dimmi e che mi devo dare da fare solo per cerca le prove!-
            -Nasconde qualcosa sì, ma non quello che speriamo noi. La lettera misteriosa è della figlia, dice che vorrebbe tanto conoscerlo, ha scoperto quest’anno chi è suo padre, prima non era riuscita a trovarlo. Gli ha lasciato l’indirizzo di Londra, ma dice anche che sarebbe andata a trovarlo molto presto. Non specificava quando. Ma la cosa che ha fatto venire Carl fino qua a Londra di corsa è che questa fantomatica figlia, che si firma Jill, dice che ha trovato anche sua madre e vuole farli riunire…invece lui non vuole assolutamente avere niente a che fare con lei, è venuto qui per impedirglielo, altrimenti non si sarebbe mai scomodato-
            -Che bella famiglia felice…-
            -La madre di Jill e Carl erano molto giovani quando l’hanno avuta…nessuno di loro ha voluto prendersene cura, hanno preferito darla in adozione-
            -Come si chiama la mamma di Jill?-
            -Ho letto Pippa nella testa di Carl…credo si chiami Philippa…ma potrei sbagliare-
            -Senti potrebbe avere a che fare con la signora Timber? Si chiama Philippa come secondo nome…-
            -Potrebbe…dici che l’ha uccisa la figlia?-
            -Se non è stato Carl …perché no, potrebbe essere venuta a Nottingham… in un momento di rabbia cieca ha strozzato la madre che l’aveva abbandonata…questo spiegherebbe come mai nessuno dei nostri indagati sembra coinvolto…non hai trovato nulla su questa Jill?-
            -Quando ho fatto la ricerca sul computer non sapevo il suo nome e non è facile ricollegare una figlia, data in adozione, al padre naturale, dovrei approfondire le ricerche ulteriormente, non potevo sapere che c’era anche la minima connessione con l’omicidio di Adele Philippa Timber-
Squillò il cellulare di David.
            -Pronto? Zia? Che succede? No… non abbiamo ancora pranzato…ma certo che mi comporto bene! Lo so che è minorenne …senti…non dici sempre che tanto sono imbranato con le donne? Allora stai pure tranquilla…ci sentiamo più tardi…- poi rivolto a Aliya- hai fame?-
            -Sì, ho trovato questo ristorante orientale, si chiama Wagamama, mi ispira molto, ti va bene?-
            -Benissimo, mi piacciono quegli intrugli di soia…basta ci sia un bagno vicino…-
            -Anche questo è umorismo inglese?-
            -Sì, stavo scherzando, andiamo. Gli piaci proprio a zia Edna, non si preoccupa così per me!-
            -Tu sei l’adulto, io sono la ragazzina-
            -Sì è vero, l’hai detto da sola, lo sai che verrà usato contro di te!?
Dopo pranzo fecero un giro al British Museum che era a pochi passi dal ristorante.         
            -Non ci crederai ma è una vita che voglio vedere la Stele di Rosetta…- Disse Aliya entusiasta.
            -Se ti piacciono i sassi del deserto…-
            -Smettila di fare lo spiritoso, lo so che sai la sua importanza storica. Se quel soldato di Napoleone non l’avesse trovata ci avremmo messo di più a tradurre le lingue principali della civiltà umana-
            -Sei proprio particolare, non so quante ragazze della tua età sappiano cos’è la Stele di Rosetta…-
            -Tu sottovaluti i teenager. Ti piacciano i quadri?-
            -Abbastanza …-
            -Andiamo alla National Gallery a Trafalgar Square?-
            -Non mi dire che ti interessi di pittura-
            -Un po’, mi piace disegnare…-
            -Scommetto che sei bravissima-
            -I miei amici Patrick e Melissa sostengono di sì…-
            -C’è qualcosa che non sai fare?-
            -Quello che non ho ancora visto fare…-
Si persero per i corridoi della National Gallery, David si divertiva a fare le interpretazioni più strampalate dei quadri più famosi.
            -Vedi, Van Gog era fissato coi girasoli perché  sono ottimi per nascondersi…tutte le volte che combinava qualcosa di male, come per esempio bloccare gli ingranaggi dei mulini a vento del nonno, la sua biondissima mamma lo rincorreva lanciandogli gli zoccoli di legno. Lui si rifugiava in mezzo a quel mare giallo ed aspettava che la donna si fosse calmata…stava ad ore a fissare quelle corolle enormi perché non sapeva cosa altro fare…ecco perché ha fatto tutti questi quadri raffiguranti solo i girasoli…secondo me era un ossessivo compulsivo…-
            -Ma che storia è? Non ho mica  tre anni! Almeno sforzati un po’ di più! E non usare sciocchi stereotipi sugli olandesi-
            -Stai ridendo quindi ha funzionato!-
            -Allora mi spieghi perché voi inglesi siete fissati con i cavalli, non so se hai notato, è pieno di quadri con i cavalli!  Ne ho già contati una decina!–
            -Esagerata…è perché sono animali nobili e forti! Ma io preferisco i gatti!-
David non era bello e tutto d’un pezzo come Alexei, ma era così simpatico e dolce, non sarebbe stato difficile innamorarsi di lui.
Dopo aver ammirato il parlamento ed il Big Ben, andarono alla Tate Modern Gallery perché era sul lungo Tamigi e dopo avrebbero cenato in uno dei tanti locali che si affacciano sul fiume.
            -Senti, tu che hai una mente superiore, mi spieghi perché hanno chiamato quel filmato orrendo “il dinosauro”? Quello al terzo piano-
            -Come, non lo hai visto?-
            -Io ho visto solo un uomo nudo che ballava mostrando a tutti le sue grazie in modo volgare! Quello nemmeno sa ballare-
            -Non eri un buon osservatore?-
            -L’ho guardato per un secondo…-
            -Non sarai mica omofobo?! Sei inglese!-
            -Non ho nulla contro i gay…ero in imbarazzo perché c’eri anche tu…-
            -Ti svelo un segreto, in basso a destra c’era un piccolo peluche rosa a forma di dinosauro. L’autore sapeva che sarebbe stata l’ultima cosa che lo spettatore avrebbe guardato! Ma…sai ballare?-
            -Un po’…-
David arrossì.
            -Che cosa sai ballare?-
            -Un po' di tutto, sono portato…ho fatto anche rock acrobatico-
            -Anche io so ballare, dai andiamo una sera, ti prego!-
            -Va bene andremo, ma usciamo di qui, non mi piace l’arte contemporanea!-
            -Ho capito, sei vecchio dentro!-
            -Ehi ma insomma, la smetti di criticare?-
 
Afferrò Aliya per una spalla e cominciò a strusciare il pugno chiuso sulla sua testa, come avrebbe fatto ad una
 
bambina dispettosa. Mentre lei rideva e cercava di sfuggirgli, avendo cura di non staccargli un braccio, si ritrovarono
 
fuori. Era giunta la sera mentre erano nel museo, tutte le luci dei palazzi, dei lampioni e delle barche sul Tamigi erano
 
accese, uno spettacolo di luccichii e riflessi li fece restare a bocca aperta.
            -Avevi ragione Aliya è bellissimo qui-
            -Dal vivo è anche meglio…-
 
Senza rendersene conto camminavano vicini lungo il fiume, sembrava tutta un’altra città e loro non si sentivano più
 
così distanti, stavano dividendo in silenzio una bella esperienza. Aliya gli prese la mano, lui la strinse, ma non dissero
 
una parola, fino a che non si ritrovarono davanti ad un locale che straripava di gente.
 
            -Che ne dici se andiamo a quel messicano?- disse David, che non osava dire altro per la paura che lei gli lasciasse la mano.
            -Va benissimo, mi piace mangiare messicano, ci sono stata  anche a San Francisco quando ho affrontato la mia prima ed ultima missione per conto del dottor Spellman. Ero con Fuentes un tipo davvero in gamba un giorno te ne parlerò-
            -Ti mancano i tuoi amici?-
            -Sì molto, ma con te ed Edna non mi sento sola…non voglio farvi alcun male…perdonami se ogni tanto ti faccio dei discorsi allusivi, mi manca tanto il calore umano…gli abbracci…i baci e tu sei così carino e dolce…prima ero sempre sola, non sapevo cosa volesse dire avere amici ed un fidanzato…adesso tutto questo mi manca così tanto…-
            -Se vuoi posso abbracciarti…di più non posso…sei minorenne!-
David la prese tra le sue braccia.
            -Ti abbraccerò tutte le volte che vorrai…a volte anche se non me lo chiederai-
            -Stringimi forte-
Restarono qualche minuto in silenzio, poi si guardarono negli occhi, Davide le regalò un sorriso un po’ triste, un attimo dopo erano nella fiumana di gente dentro il locale.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Tengo molto a questo capitolo per vari motivi e la passeggiata lungo il Tamigi è davvero bellissima, ve la raccomando dopo il tramonto. Potete anche non credermi, ma mi è capitato davvero di essere lì con un ragazzo che mi piaceva: ero riuscita con l’inganno a trovarmi da sola con lui proprio al tramonto, dovevamo raggiungere un gruppo di amici… camminavo circondata da luci azzurrine e riflessi del Tamigi con il cuore in gola e con la speranza che lui mi prendesse per mano, sarebbe stato così romantico… invece quel cretino blaterva senza posa e senza pensare minimamente a cosa mi passasse per la testa…inutile dire che non è successo un bel nulla, abbiamo raggiunto gli altri senza che avessi il coraggio di dichiararmi…che imbranata… in pratica, in quel frangente, invece di Aliya mi sono comportata quasi come David!!!! XD XD XD
Ci tengo a sottolineare che la Pippa che rammento qui non è stata ispirata dalla Philippa Middleton, la sorella della regal Kathy, ma il pensiero era rivolto ad una tipa snob inglese che ho conosciuto, che mi stava sulle balle e che mi sono divertita a far morire in questa storia :-P
Vabbè bando alle ciance, in questo capitolo ci sono dei dettagli importanti per il caso, non perdetevi i prossimi capitoli…è un rompicapo credetemi!
 
Baci
Altair
P.S: Se qualche napoletana o napoletano vuole correggere la frase all’inizio ne sarò felice, ho fatto tutto usando internet, quindi non so quanto possa essere realistico cosa ho scritto. Se vi chiedete perché l’ho fatto… non lo so, forse perché il suono del dialetto napoletano mi suona simpatico ;-) (in mancanza di recensioni mi faccio le domande da sola XD XD XD come una squilibrata XD)
 

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Capitolo 29
*** Quel corvaccio del commissario Level ***


Era passata più di una settimana e Aliya non aveva ancora avuto la possibilità di accedere al computer di Russell per
 
finire le su ricerche su Jill, Carl e Adele Philippa Timber. Non erano certi che la pista fosse quella giusta, ma almeno
 
avevano un barlume di ipotesi. David non aveva avuto ancora il coraggio di raccontare nulla al commissario Level,
 
non sapeva nemmeno come giustificare il suo viaggio a Londra, quindi per qualche giorno la coppietta investigativa
 
si era dedicata solo a pedinare mogli o mariti fedifraghi, trovare biciclette rubate e gioielli nei tubi dei lavandini.
 
            -Dimmi un po’ ti hanno scambiato per un idraulico? Ti capita spesso di svitare tubi?- Chiese Aliya sbuffando.
            -No in realtà solo due volte e so che le proprietarie li hanno persi così perché sono vanesie e distratte…per cui ho pensato che era molto probabile che avessero perso i loro gioielli di fronte alla specchiera del lavandino…anche perché ho rivoltato tutta la casa!-
            -Perché perdi tempo dietro a queste sciocchezze?-
            -Perché devo pagare i miei conti, non voglio gravare sulle spalle di zia Edna!-
            -Ok scusami…hai perfettamente ragione…ma vorrei tanto dedicarmi all’altro caso…-
            -Non possiamo fare nulla…anche perché il commissario sta finendo di interrogare l’ultimo sospettato…Carl…è tornato solo ieri da Londra. Poi confronteremo i dati che ha raccolto la polizia con i nostri-
            -Scopriranno che siamo stati a Londra…e che abbiamo usato il computer di Russell-
            -Non preoccuparti il commissario sa che a volte mi servo del loro computer, andrà tutto bene…spero…-
 
Da quando si erano chiariti, David cercava di fare il fratello maggiore, ma era molto dura, invece Aliya rispondeva
 
benissimo ed era contenta di questa complicità quasi fraterna. Ovviamente la giovane si era imposta di non leggere la
 
mente di David ed era stata un buona idea perché al contrario il ragazzo stava sviluppando sì un attaccamento molto
 
forte, che però aveva poco di fraterno. A David serviva assolutamente un modo per sfogare gli istinti e gli venne
 
un’idea che avrebbe apprezzato anche Aliya.
           
            -Che ne dici se andiamo a fare una gara di rock acrobatico?-
            -Una gara? Sarebbe fantastico!-
            -Ho visto un manifesto, si vince un viaggio a Miami, mentre i secondi classificati vincono un bel rifornimento di birra non ricordo per quanto tempo ed i terzi un’ampia scelta di salumi italiani DOP-
            -Ovviamente vinceremo, ma dobbiamo allenarci un po’…quando ci sarà la gara?- Chiese Aliya.
            -Tra tre settimane, ti bastano per prepararti?-
            -Bastano e avanzano, conosco a memoria delle coreografie, anche se non ho mai avuto un compagno per provarle…-
            -Tu fai bene qualsiasi cosa ti venga insegnata, sono certo che faremo bella figura!-
            -Dove ci alleniamo?-
            -Un’amica di mia zia insegna danza…mi ha insegnato tutto quello che so-
            -Non è mica la donna che si è approfittata di te?-
            -No…Teresa…quella donna che…ecco…hai capito no? E’ stata la mia partner di ballo per troppo tempo…sai ci sono pochi uomini a cui piace ballare…comunque…dicevo, andiamo da Rose, l’insegnante di ballo ci ospiterà volentieri gratis-
            -Ma è fantastico…però aspetta un attimo ed il caso della Timber?-
            -Potremo dedicarci a quello domani, prima non è possibile-
            -Ed il pappagallo scomparso della signora Sherman? Ho sentito che ti ha lasciato un messaggio nella tua segreteria telefonica…-
            -E’ pazza quella donna…il suo pappagallo è morto da due anni e continua a chiamarmi per cercarlo…-
            -E’ una cosa tristissima…perché non gliene compriamo uno nuovo?  Faremo finta che sia il suo-
            -Se ne accorgerebbe che non è il suo Moby…-
            -Ne sei sicuro?-
            -No, ma oggi voglio ballare, ti prometto che cercherò un Moby di riserva per la signora Sherman, adesso vieni con me-
 
Prese Aliya per  mano e si fiondò fuori correndo come un ragazzino, non vedeva l’ora di sfogarsi un po’.
 
Appena Rose vide David che oltrepassava la soglia della sua palestra gli corse subito incontro.
 
            -David! Sei tornato! Seguirai ancora le mie lezioni?-
 
La donna lo abbracciò e lo bacio sulla guancia come se fosse suo figlio.
 
            -Ehm…non proprio…vorrei partecipare ad una gara di rock acrobatico e volevo chiederti se ci potevi allenare, ho portato questa mia amica, è bravissima ma è fuori allenamento, come del resto lo sono anche io…-
            -A te viene naturale, farai presto a riprendere una splendida forma, quando ci sarà la gara?-
            -Tra tre settimane…pensi che potrò farcela?-
            -Di te non ho alcun dubbio, ma non conosco la tua amica…quanti anni hai? Venti?-
            -Ehm…no diciassette…-
            -Da quanto studi rock acrobatico?-
            -In modo discontinuo da diversi anni…ho fatto un po’ di tutto, anche danza classica-
            -Allora sono convinta che te la caverai benissimo, si vede che hai un fisico atletico e forte, pensavo che fossi più grande, ma meglio così, vuol dire che sei ancora più elastica. Finisco questa lezione e sono subito da voi, intanto fate un po’ di riscaldamento là a lato-
 
Rose faceva lezione a tante piccole ballerine di forse dieci anni con il tutù e le scarpette rosa, sembravano tanti
 
confettini aggraziati. Le seguiva ad una ad una in modo dolce ma deciso, sembrava una brava insegnante. David e
 
Aliya si tolsero le giacche, indossavano delle tute, come al solito lei era bellissima anche se era vestita in modo molto
 
semplice. Cominciarono a fare un po’ di stretching, David guida Aliya in ogni su mossa perché non era mai stata
 
seguita da nessun insegnate. Ballare era il suo passatempo il sabato pomeriggio quando era prigioniera nel laboratorio
 
militare in Sudafrica, non aveva molto da fare e così teneva allenati i suoi muscoli d’acciaio divertendosi. Rose notò
 
lo sguardo di David, era ammaliato da quella ragazza misteriosa, si chiese se era un bene od un male visto che lei era
 
ancora minorenne.
 
Salutate le sue bimbe confetto si avvicinò ai due giovani, era proprio curiosa di vedere che cosa ne sarebbe scaturito.
 
            -Bene, oggi faremo solo un po’ di esercizi di riscaldamento, ma vi voglio qui almeno due ore al giorno altrimenti non potrete mai essere pronti per la gara-
            -Anche sabato e domenica?-
            -Se sarà necessario sì, ovviamente vi consiglio di approfittare del mio invito…se volete fare una bella figura e poi se non avete mai ballato insieme dovete raggiungere un certo affiatamento, è indispensabile che proviate insieme il più possibile-
 
Così da bravi studentelli, eseguirono tutti gli esercizi che Rose gli ordinò di fare. Aliya apprezzava tantissimo
 
quell’attività muscolare, ultimamente era andata a correre con David, ma sentiva che non le bastava, aveva bisogno di
 
più movimento e di coinvolgere tutte le parti del corpo, se poi avesse potuto anche combattere ne sarebbe stata felice.
 
Mentre ancora pensava a quanto sarebbe stato divertente affrontare un avversario, si accorse di che pensiero le era
 
passato per la testa, dovevano essere i suoi geni da terrestre guerrafondaia.
 
            -Aliya ti voglio un po’ più concentrata ma stai andando benissimo, sembri quasi una professionista, te lo ha mai detto nessuno?- Disse Rose.
            -Ehm no…grazie del complimento-
            -Bene ragazzi mi sembra di avervi sfiancato abbastanza, domani discuteremo la coreografia, adesso vorrei che ballaste insieme un lento, solo per vedere la vostra compatibilità come coppia di ballerini-
 
Rose accese una musica melensa, gli spiegò come prendere posizione, erano i passi più semplici del mondo, David
 
cinse la spalla di Aliya, mentre con la mano sinistra le teneva la destra.
 
            -Bene ragazzi, niente di speciale, fate passi liberi, voglio vedere cosa succede-
 
Niente di più facile, erano entrambi molto musicali ed avevano un buon timing, si guardavano negli occhi senza dire
 
una parola, David la osservava con una tale dolcezza che Aliya si sentiva sciogliere, ma da bravi si lasciarono
 
trasportare dalla musica fino a che cessò con loro dispiacere.
 
            -Molto bene, secondo me sarete una splendida coppia, ci vediamo domani alla solita ora?-
            -Sì Rose, grazie, a domani-
Dissero in coro, si rivestirono e si avviarono verso casa.
            -Rose è bravissima…non sai quanto ti adora, le ricordi molto suo figlio, ecco perché tiene tanto a te, ho percepito che è partito per la Russia, anche lui è un ottimo ballerino, come te-
            -Lui è più bravo di me, anche di sua madre, diventerà famoso-
David ricevette un sms, lesse immediatamente il messaggio.
            -E’ il commissario Level ci aspetta domani mattina, dobbiamo inventarci una storia credibile  su di te, dirò che vieni dall’Italia e sei figlia di un amico di mio padre e sei venuta a trovarmi, sai parlare l’italiano?-
            -Sì ho un accento perfetto, come del resto in tutte le lingue che conosco-
            -Ma che te lo domando a fare? Miss perfezione sa fare tutto!-
David aveva un tono irritato e cambiò espressione.
            -Ascoltami bene David, te lo dirò una volta sola! Tutti i miei talenti hanno un prezzo! Tu non sai cosa darei per essere una persona normale e non sai quanto ho sofferto per essere come sono ora. Credimi, se tu provassi solo per un po’, non vorresti prendere il mio posto-
            -E tu che ne sai cosa significa essere un umano qualsiasi pieno di difetti e limitazioni?-
            -Ho letto le vostre menti, posso solo immaginare è vero, ma non mi sembra che la tua vita sia così brutta e poi non sei un essere umano nella media, sei intelligente, carino e balli da dio, sei solo troppo infantile per capire quanto vali!-
            -Ripetilo un’altra volta…-
            -Sì… anche vanesio-
 
Aliya gli dette una spinta che quasi lo mandò a terra e subito se ne pentì.
            -S-scusami…-
            -Dimmi una cosa…tu lo sai quanto sei forte?-
            -Non proprio…ma una volta ho sfondato un muro di cemento con un pugno…-
            -Sarà bene non farti arrabbiare troppo…sono contento però di cosa pensi di me, forse non mi farai a brandelli in un momento di rabbia…-
            -Non lo farei mai, non ho mai ucciso nessuno, mi sono solo difesa, i miei geni Xiariani mi impediscono di essere troppo violenta…non so come spiegartelo, ma anche se ero furiosa con il dottor Spellman non ho avuto il coraggio di ucciderlo…è anche colpa sua se i miei sono morti… quindi non temere-
            -Va bene ho capito, ormai mi sono abituato alle tue stramberie…ma adesso devo fare la mia parte quando parli di cose tristi…posso abbracciarti un po’?-
            -Ok …ma lo fai per me o per te?-
            -Non lo so esattamente, ma è una bella sensazione non trovi?-
            -Sì…-
 
Lui la prese tra le sue braccia, cercando di essere più fraterno, ma Aliya notò che entrambi i loro battiti erano molto
 
accelerati e non era colpa della loro lezione di danza, si staccò subito e si rimise in cammino.
 
La mattina si recarono al commissariato per parlare con Level e mettere insieme tutte le loro scoperte.
 
            -Fucking bastard!…hai usato il mio supercomputer e te ne sei andato a Londra ad intervistare quel Carl? Senza di dirmi un fucking nothing! Lo sai vero che tra i candidati che avete scelto potrebbe benissimo non esserci il vero assassino?-
 
David era abituato ai modi rudi del commissario e non ci faceva più caso.
            -Ehm…certo…comunque le volevo presentare la mia amica Aliya…-
            -Piacere bambola…ti stavo dicendo…hey ma lei che ci fa qui?-
            -E’ da un po’ che sono qui commissario…ho intenzione di studiare criminologia e volevo tanto vedere come lavora un vero detective…mi hanno detto che lei commissario è molto in gamba e…-
            -Ah…ok puoi rimanere, però non devi raccontare nulla a nessuno, altrimenti ti rispedisco immediatamente da dove vieni, siamo intesi?-
            -Sì signore!-
 
David penso tra sé: - l’ha chiamata bambola? Non posso credere alle mie orecchie, ti pareva, è rimasto ammaliato anche lui da Aliya, forse è meglio non essere il suo ragazzo, altrimenti diventerei sicuramente il cornuto più cornuto di Inghilterra!-
 
David spiegò accuratamente come si erano svolti tutti gli interrogatori e del loro sospetto che  la fantomatica figlia
 
abbandonata da Carl avesse qualcosa a che fare con l’omicidio, anche se era solo un’intuizione. Ovviamente non
 
parlarono dei dettagli che Aliya aveva letto nella mente di Carl.
 
            -Commissario Level, vorremmo poter usare il vostro computer…-
            -Lo farete solo in presenza di Russell e se ne prenderà tutta la responsabilità-
David imprecò in ostrogoto per non offendere Aliya, l’unica dolce donzella presente.
            -Bè? Cosa bofonchi David?- Disse Level scocciato.
            -Russell è arrabbiato con me per una sciocchezza, non so se vorrà collaborare-
            -Non importa, lo farà lo stesso, perché sono io che voglio che lo faccia-
            -Va bene signore…quando potremo…?-
            -Domani mattina, ora Russell serve a me, tieni tutti le copie dei verbali e dimmi se trovi delle incongruenze con le vostre interviste-
            -Sì signore…grazie-
            -Cosa fai ancora impalato qui? Vai che ho da fare…signorina i miei omaggi-
 
David se ne andò seguita da Aliya che sorrideva al commissario.
            -Level ha quasi sessant’anni, ti piacciono anche i vecchi?-
            -Di cosa stai parlando?-
            -Gli sorridevi in modo così compiaciuto…lo sai che gli uomini arrivano subito a conclusioni come dire…per ragazze maggiorenni?-
            -Piantala! Non ha pensato apprezzamenti rozzi, solo un po’ all’inizio, quando mi ha chiamato bambola, poi ha capito che sono giovane-
            -Cosa pensava?-
            -Che ho delle belle gambe, ma si è fermato lì…però pensa che tu sia molto fortunato!-
            -Sì certo, tutto il vicinato lo pensa, ma non sanno che invece sto andando in bianco!-
            -Scusa una cosa, non dovevamo essere come fratello e sorella?-
            -Sì…ma è un po’ frustrante…non provare a leggere cosa penso! Ricordati che sono un uomo, la tua ex insegnate, la signorina Rott ha ragione, pensiamo solo a quello ok?!-
            -Calma David che ti prende? Non è da te-
            -No niente, scusami…sono nervoso per questo caso…ci impediscono di fare il nostro lavoro-
            -Non leggi la mente ma hai capito benissimo, Russell non è occupato, non più del solito, il commissario vuole fare delle ricerche, prende molto in considerazione le tue idee è convinto che la tua pista sia giusta-
            -Quel grandissimo figlio di…ehm volevo dire allora che facciamo? Voglio risolverlo io il caso, anzi noi!-
            -Posso introdurmi nel laboratorio stanotte e fare tutte le ricerche possibili su questa Jill e Philippa-
            -No è troppo pericoloso…-
            -Non ti ricordi? Sono entrata in un covo di terroristi, cosa vuoi che mi succeda in un laboratorio di analisi-
            -Dimentichi che è quello del dipartimento di polizia, non è che fanno entrare tutti allegramente!-
            -Tu non hai la minima idea di quello che so fare…-
            -E sono sicuro di non volerlo sapere, tu non andrai, faremo con i tempi che vuole il commissario. Andiamo, abbiamo molto lavoro da fare, senza contare che ho altri due casi minori e poi dobbiamo allenarci-
            -Non è più importante questo caso?-
            -No, tu lo sei…non voglio che ti scoprano e ti portino via-
            -Nessuno mi porterà mai via-
            -Se scoprissero chi sei, dovresti andartene…poi come farebbe la zia Edna? E Rocky?-
            -E tu?-
            -Già anche io…-
Aliya si attaccò al suo braccio destro e gli dette un bacio sulla guancia.
            -Un giorno me ne andrò…ma voglio restare il più possibile con voi…so che sentirò la vostra mancanza… farò la brava e ci atterremo ai suggerimenti del commissario-
 
David sorrise e si godette il contatto di Aliya fino a che non giunsero a casa, appena arrivati davanti la soglia si
 
lasciarono subito, altrimenti Edna avrebbe fatto qualche commento, era diventata sospettosa e li teneva d’occhio,
 
anche un semplice abbraccio lo vedeva come qualcosa di immorale da parte del nipote.
 
David pensò:  -Cosa succederà quando diventerà maggiorenne? Sarà ancora qui? Spero tanto di sì…ma perché continuo ancora a farmi del male?...lei andrà via, non sarà mai mia…-
            -Ben tornati, cari com’è andata con quel corvaccio di Level?- Chiese Edna sorridente.
            -Corvaccio?-
            -Sì la zia lo ha soprannominato così, perché è sempre di cattivo umore-
            -Quindi è sempre così-
            -Anche peggio, si è tenuto perché c’eri tu…ti ci puoi fare una cultura sul modo di imprecare tipico degli inglesi in sua presenza-
            -In realtà non ci vuole molto, non avete molta fantasia…usate sempre la solita parola!-
            -Credo che tu abbia ragione, gli italiani sono molto più coloriti!-
 
Aliya e David si misero in salotto ad analizzare tutti i verbali, dopo pranzo sarebbero andati in giro a risolvere i casi
 
ridicoli, che però pagavano i conti di casa.
 
            -Ragazzi posso aiutarvi in qualche modo?-
            -No zia…grazie…magari una tazza di the non sarebbe male, che ne dici Aliya?-
            -Per me va bene…grazie Edna-
 
I due detective in erba restarono concentrati sugli indizi per molto tempo, discutendo di tanto in tanto sui dati senza
 
trovare niente di strano od insolito, purtroppo nessuno dei sospettati aveva visto nulla e tutti avevano degli alibi, la
 
strada della figlia abbandonata sembrava l’unica avere senso.
 
            -Il commissario ha capito subito che tutti loro non sono coinvolti…ora staranno cercando di sapere chi è questa figlia fantomatica e se Adele Philippa Timber abbia mai avuto rapporti con Carl Livingston- commentò David.
            -Però non capisco…perché non voleva incontrarla? Si vedevano spesso, erano vicini di casa, non mi risulta che nessuno abbia mai parlato di una possibile relazione tra la signora Timber e Carl, inoltre quest’ultimo non è proprio un travestito, ho controllato bene i suoi pensieri, anzi era un gran donnaiolo, probabilmente ha figli sparsi per il mondo di cui non sa nemmeno l’esistenza!-
            -Magari si è accorto del suo orientamento solo dopo anni, può succedere se ha avuto un’educazione molto rigida oppure gli piace travestirsi e gli piacciono le donne-
            -No, non c’era traccia di tutto questo nei pensieri recenti, tutt’ora se può approfitta di qualche vedova, ma almeno non fa come quell’altro tipo, Alister che adesca le ragazzine-
            -Certo con le tue capacità se avessimo davanti l’assassino lo potremmo smascherare subito…dovremmo passare in rassegna tutto il vicinato della signora Timber tanto per cominciare  e poi tutti i parenti ed amici-
            -Perché non andiamo a parlare con chi ti ha ingaggiato?-
            -Il fratello di Adele, Robert…sì certo…magari lui sa se ha avuto una figlia quando era giovane, potresti cercare di carpirlo senza fare domande dirette-
            -Non è sempre facile, mi ci vuole un po’ per scavare nella mente delle persone, dobbiamo comunque farlo pensare a sua sorella ed al suo passato, così forse sarebbe più facile per me carpire tutte le informazioni che ci servono-
            -Ok qualcosa mi verrà in mente…e poi se proprio non funziona con domande generiche andremo più nello specifico…però come facciamo ho altri due casi oggi!-
            -Posso risolverli facilmente, posso trovare oggetti e animali grazie ad un rilevatore nel bracciale, ora ho imparato ad usare la tecnologia aliena, non hai idea di cosa può fare. Hai le foto degli oggetti o animali che dobbiamo trovare?-
            -Sì certo li prendo-
 
Aliya mise bracciale, tiara e si trasformò in Xiriana, fece lo scanner delle foto mentre David la guardava con la
 
tentazione di sfiorare quel metallo vivo.
 
            -Se vuoi puoi toccare, non ti succederà nulla-
            -Alexei non aveva paura di te…quando ti trasformavi?-
            -No…anzi…-
            -Non mi dare ulteriori dettagli…mi basta così…-
            -Non ho detto nulla di male…-
            -Avete fatto l’amore mentre tu eri così?-
            -Non ti sembra una domanda un po’ troppo personale? E sei sicuro di volerlo sapere?-
            -No hai ragione, andiamo avanti con le indagini, allora? Hai preso i dati che ti servivano?-
            -Sì, chiama il fratello della fu signora Timber e prendi un appuntamento per oggi pomeriggio prima di andare a ballare-
            -Bene…ma l’avete fatto?-
            -Uffa David! Sì, ok, è successo senza che volessimo la mia prima volta, non ero in grado di controllare  a pieno le mie facoltà…ma lui non ha avuto paura…ha continuato ad…amarmi…-
            -Perché sono così masochista? Vabbè…tu non dovevi lasciarlo…ti amava per quello che sei…-
            -David…quando l’ho salutato ho sentito benissimo che era triste per la mia partenza, ma era anche sollevato, tutta la situazione era troppo per lui e non vuole me…non saremmo durati, lo so per certo…questo mi fa soffrire…ma passerà…mi sento già molto meglio…ballare e lavorare con te ai casi mi distrae molto, per cui continuiamo in quello che stiamo facendo per favore!-
            -Hai ragione scusami…non so che mi prende…ti assicuro che non sono così di solito…sai che sono un romanticone…- poi però pensò – sei tu che mi fai letteralmente impazzire…-
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
In questo capitolo ho presentato Level, il commissario, non ho idea di come funzoni la polizia in Inghilterra, ma spero vi piaccia il personaggio. Ho aggiunto qua e là qualche parolaccia inglese mi sembra di essere meno volgare così ;-P
David è cotto di Aliya, tanto che il poveretto cerca di distrarsi in qualche modo, tra qualche capitolo li vedremo gareggiare…ma non vi anticipo nulla.
Questo era un capitolo di passaggio ma il prossimo aggiungerà ancora più dettagli alla vicenda, vi consiglio di non prederlo!
 
Baci
Altair

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Capitolo 30
*** L'oscuro passato di Adele Philippa Timber ***


Il signor Robert, fratello della vittima, fece accomodare Aliya e David nel suo bel soggiorno, i Timber erano
 
benestanti e si vedeva benissimo.
 
            -Allora David come vanno le indagini?- Chiese Robert.
            -Al momento siamo ad un punto morto, tutti i sospettati sembrano avere alibi di ferro, per cui pensavamo ad una persona che non viveva vicino ad Adele, qualche conoscente del passato, qualche ex…-
            -Non so davvero che dirvi, Adele è sempre stata una persona tranquilla, nessuno l’ha mai avuta in antipatia, era troppo gentile d’animo…-
 
Robert cercò di trattenere la lacrime ma fu del tutto inutile.
            -Vi prego di scusarmi…era molto legato a mia sorella…mi sembra incredibile che qualcuno l’abbia voluta morta…-
            -Lei conosce i vicini di Adele?- Chiese Aliya, evidentemente aveva percepito qualcosa di interessante, ma forse sul momento non poteva comunicarlo a David.
            -Non molto, la nostra famiglia ha sempre vissuto qui, Adele si è sposata e si è trasferita a Nottingham perché suo marito era di lì e quando è rimasta vedova non ha voluto lasciare la sua casa… Non mi è mai capitato di fare amicizia con nessuno dei suoi vicini.
            -Quindi lei non conosce Carl Livingston…-
            -Carl Livingston? Quel grandissimo bastardo?-
David rimase sorpreso e disse:
            -Lo conosce?-
            -Sì certo, quel poco di buono ronzava intorno a mia sorella, ma i nostri genitori non volevano proprio, poi Adele ai tempi era giovanissima, proprio come lei signorina…e quel Carl era un po’ più grande, ma soprattutto non era all’altezza della nostra famiglia…poi per fortuna si trasferì e finalmente lasciò in pace mia sorella…ma abita vicino alla casa di Adele? E’ stato lui?-
            -Era un suo vicino, ma non è stato lui e non ci ha detto di essere stato interessato ad Adele in passato-
            -Forse perché non l’ha riconosciuta…quasi quindici anni fa ha avuto un incidente stradale, un idiota con un grosso camion ha preso la sua macchina in pieno…insomma nulla di grave, ma ha dovuto subire un intervento di chirurgia estetica, i pezzo di vetro del parabrezza le avevano rovinato il viso…poi da anni si tingeva i capelli di rosso, si era fissata che le stava bene quel colore…-
            -Lei aveva riconosciuto Carl…ecco perché si tingeva i capelli…perché non la riconoscesse a sua volta…- Commentò David.
            -Senta giovanotto, Adele non aveva nulla da nascondere, è Carl che si doveva vergognare per quello che le ha fatto, era solo un poco di buono…-
Robert rimase in silenzio come se non volesse proseguire la frase.
            -E’ certo Robert di averci detto tutto?- Chiese David.
            -Sì certo, cos’altro volete da me?-
 
Robert si era alterato molto, era chiaro che qualcosa lo turbava. Aliya e David capirono che non era aria, salutando
 
cortesemente, si alzarono dal divano e vennero messi alla porta non altrettanto cortesemente.
 
            -La ben nota gentilezza inglese…- Commnetò Aliya a mezza voce.
            -Lascia stare, era sconvolto! Allora? Dai racconta, che sono curioso!-
            -Credo proprio che Jill sia figlia di Philippa e Philippa sia davvero Adele! Lei è rimasta incinta di Carl quando aveva solo sedici anni…i suoi ovviamente erano contrari alla loro unione, inoltre Carl non voleva assolutamente sposare Adele…quest’ultima però non voleva abortire, voleva tenere la bambina, così i suoi genitori la mandarono in un istituto in America, dicendo a tutti che l’avevano mandata al College a studiare…-
            -Quindi Jill è americana?-
            -Non è detto…però Robert non sa nulla sulla bambina…per lui è come se non fosse mai esistita, ai suoi occhi sua sorella Adele è un angelo ed è tutta colpa di quel Carl…ma era abbastanza grande ai tempi per capire cosa era successo…parlare di tutta questa storia lo fa soffrire molto…-
            -Che ne dici se vinciamo la gara di ballo andiamo a Miami e approfittiamo per cercare lì tracce di Jill-
            -L’America è grande! E poi Jill potrebbe essere qui in Inghilterra, secondo me dovremmo tornare a Londra e cercare di trovare più informazioni, Carl non c’è riuscito, ma non aveva poteri telepatici come me-
            -Ok va bene, ma adesso andiamo, ci aspetta Rose, è dolce e carina ma non farla mai arrabbiare…non sopporta i ritardatari quando si tratta degli allenamenti-
 
Quella sera Aliya non riusciva a dormire le tornavano a mente i pensieri di Robert, flash di Adele da giovane che
 
piangeva disperata per colpa di Carl e che scongiurava i suoi di tenere la bambina le passavano davanti come un film.
 
Si alzò e scese in cucina a bere un bicchiere di latte, mentre apriva il frigo vide David fuori nel giardino che guardava
 
le stelle, avrebbe tanto voluto leggergli la mente ma riuscì a trattenersi. Prese un altro bicchiere e lo raggiunse in
 
giardino.
            -Non riesci a dormire?- Disse Aliya.
            -No…neanche tu vedo…-
            -Prendi, bevi il latte, il calcio ed il triptofano presenti aiutano a conciliare il sonno-
            -G-grazie…-
            -Sai non capisco come questa Jill sia potuta arrivare ad Adele ed ucciderla così, senza che nessuno si sia accorto di niente, si conoscono tutti in quella zona, dovevano per forza aver visto qualcuno di straniero…-
            -E’ successo di notte, nessuno era lì in giro a vedere…-
            -Come avrà fatto Jill a colpo sicuro a trovare sua madre? …poi un delitto così efferato…non sembra una cosa premeditata, sembra il gesto di un pazzo, di qualcuno che ha perso le staffe in quel momento…- disse Aliya.
            -Pensavo esattamente la stessa cosa dell’omicidio…saresti un’ottima investigatrice…-
            -Sto imparando dal migliore!-
            -Ok per una volta voglio godermi questo complimento, anche se immeritato-
            -Ho pensato che sia la donna delle pulizie, sia la signora Farrell hanno l’età giusta per essere figlie di Adele…ma ho letto le loro menti, non sono state loro…-
            -Dobbiamo tornare a Londra!-
            -Perderemo i nostri allenamenti…peccato- disse Aliya.
            -Non sarà necessario andremo dalla mattina alla sera -
            -Perché non ci andiamo a modo mio? Forse posso portarti con me nella navetta, faremo in un lampo e avremmo tutto il tempo, andremo dopo aver fatto le ricerche con il computer di Russell-
            -Come sappiamo che puoi portare anche me?-
            -Proviamo subito-
Aliya rientrò un attimo in casa e tornò con i monili Xiariani ben carichi.
            -Adesso vieni dietro di me ed abbracciami, anzi tieniti forte-
 
David eseguì gli ordini, Aliya si trasformò in Xiariana avendo cura di non ricoprire il ragazzo con il Proteallo, poi
 
formò nuovamente la navetta a forma di freccia. Ovviamente Aliya aveva controllato che nessuno li stesse
 
osservando ed i cristalli che li ricoprivano questa volta erano scuri color della notte. Appena la navetta fu completata,
 
si sollevarono da terra e presero il volo, David non ci poteva credere, aveva una visione di trecentosessanta gradi
 
come se avesse gli occhi anche dietro ed andavano ad una velocità ben più sostenuta di quella di un aereo.
 
            -Aliya, ma è assolutamente incredibile!-
            -Lo so, la prima volta non ci potevo credere nemmeno io-
            -E’ difficile da governare?-
            -No per niente, è molto istintivo, tu non hai i miei riflessi ma potesti farcela, ti lascio un attimo il comando, stai molto attento-
            -No cosaaaaaa!?-
Il volo della navetta che fino a quel momento era regolare cominciò a non esserlo più, prima divenne un moto
 
ondulatorio e poi la situazione cominciò letteralmente a precipitare.
 
            -Coraggio David torna su, devi solo volerlo, coraggio!-
            -E’ troppo veloce! E non riesco a capire tutti i dati che mi arrivano-
            -Ok riprendo il comando-
 
Aliya raddrizzò la navetta in tempo prima che facesse una strage di piante ed arbusti in un bosco poco fuori Nottingham.
            -Scusami io…mi sono fatto prendere dal panico…come fai?-
            -Non lo so, a me viene naturale, ho dato per scontato che lo fosse anche per te!-
            -Mi dispiace di deluderti ancora una volta, ma sono solo un povero terrestre…limitato…e fragile-
            -Piantala non è colpa tua! E’ tutta colpa mia! Tu non hai dei chip impiantati nel cervello…sono io quella che non è normale su questo pianeta, ricordatelo sempre!-
 
David non riuscì a ribattere. Riscesero a terra piano piano e poggiarono i piedi a terra leggeri come piume mentre
 
tutto il cristallo scuro scompariva come fumo.
 
            -Se te la senti, domani andiamo con la mia navetta.  A quanto pare non è un problema per me portare un passeggero, soprattutto perchè non è un lungo tragitto e non dobbiamo andare nello spazio…-
            -Quindi non potresti mai portarmi nello spazio…-
            -Forse tra un po’…quando sarò più sicura delle mie capacità-
            -Sarebbe fantastico! Promettimi che prima di andartene lo farai?-
            -Te lo prometto David…-
            -Ci conto Aliya…-
 
Rientrarono dentro e passata l’eccitazione del volo David sentì arrivare davvero la stanchezza, per cui senza
 
aggiungere altro ognuno se ne tornò nella propria camera, il giorno dopo li aspettava una giornata pesante.
 
Russell era seduto al computer, fissava concentrato lo schermo, ma appena i due entrarono disse in tono sarcastico.
 
            -Ma benvenuti, sarò lieto, visto che Level me lo ha imposto a forza, di aiutarvi nella ricerca, anzi vi posso già mostrare i dati che abbiamo trovato e cioè un bel nulla, non abbiamo notizie di nessuna ipotetica figlia di Carl!-
            -Russell ti prego posso usare il computer?…e ti prego lasciami fare e non dire nulla a nessuno- disse Aliya.
            -Non ci penso nemmeno, io sono l’esperto, io comando qui, io uso il computer, sono stato chiaro?-
            -Il commissario Level ha detto che dovevi essere presente, non che dovevi usarlo tu…-
            -Senti David tu sei un mio caro amico…ma questa aliena ti sta facendo il lavaggio del cervello, chissà cosa cerca in realtà…lo sai come funziona nella maggior parte dei film…gli alieni vogliono conquistare la Terra! E poi è logico, altrimenti cosa ci farebbero qui, forse per una vacanza?-
            -Per l’esattezza vacanza studio, mia madre e mio zio sembra fossero molto interessati al modo di pensare e soffrire dei terrestri…e poi io sono mezza umana perché dovrei volere l’invasione della Terra?-
            -Perché ti senti superiore a noi e preferisci senza dubbio gli alieni a noi, siamo troppo regrediti…dimmi che non è vero se ne hai il coraggio!-
            -E’ vero gli Xiariani sono più evoluti dei terrestri, ma proprio per questo non vogliono distruggervi ma studiarvi, mi è stato detto di vivere sulla Terra per imparare da voi, non di preparare un’invasione, anzi presto me ne andrò di qui!-
            -Speriamo sia molto presto!-
            -Ti prego Russell, in nome dell’amicizia che ci lega…per favore! Come te lo devo chiedere?-
            -Se vuoi posso dirti cosa pensa di te Roxy…- bisbigliò Aliya maliziosa.
            -Roxy?-
            -Lo so che ti piace…-
            -E come faccio a credere che dici il vero?-
            -Lo chiederai a lei se non mi credi!-
            -Non ci penso proprio…-
            -Quando ti dirò cosa le passa per la testa andrai di corsa da lei…-
            -Ok allora dimmelo!-
            -E’ gay, ha una fidanzata e per lei sei solo un caro amico!-
            -No…tu menti!-
            -Vallo a chiedere a lei, sono sicura che non avrà nessun problema a confermartelo!-
            -Tu come fai a saperlo?-
            -Sono un’aliena con una mente superiore e capto segnali di cui tu nemmeno sai l’esistenza-
            -Sei telepatica?-
            -Sì-
            -Cosa sto pensando?-
            -Che anche la tipa al centralino della polizia non è niente male, se vuoi posso scoprire se è libera…-
            -Ma tu…no…non ci posso credere…sì ti prego…ti lascio il computer per tutto il tempo che vuoi…ma quanto è cool questa cosa…la usate anche per le indagini?-
            -Sì, ma tu acqua in bocca…posso cancellare la tua memoria…non costringermi a farlo!-
            -Ok ok tranquilla sarò una tomba…me ne vado a prendere un caffè, voi fate con comodo, ma dopo vai da Katrina e ti fai dare anche il suo numero di telefono, va bene?-
            -Va bene, abbiamo un accordo ed ora puoi lasciarci soli?-
 
Appena Russell tolse le tende, David le chiese angosciato:
            -Tu puoi cancellare la memoria?-
            -No, non credo, non ci ho mai provato…ma ci ha creduto, ha funzionato, no?-
 
 Aliya entrò subito in connessione con il computer, stavolta però le sue ricerche erano mirate, non le sarebbe sfuggito nulla che fosse presente on line.
 
Quando Aliya tornò in sé si trovò davanti David e Russell che la guardavano incantati.
            -Sei tornato…-
            -Level mi ha rispedito qui appena mi ha visto alla macchinetta del caffé…ma sei stupefacente…eri connessa direttamente ai circuiti del computer?-
            -Sì, era come se fossi parte dello stesso computer-
            -Cosa hai trovato?-
            -Ho trovato informazioni su una certa Jill, ma nemmeno una foto! E del viaggio in America di Adele non c’è traccia, è stato troppo tempo fa, non esistevano banche dati quando lei aveva sedici anni, non esisteva lo stesso internet come lo conosciamo oggi…ma ho trovato una Jill Thousand che viene dall’America…è un caso interessante…è stata in una casa di cura per malattie mentali in Inghilterra, ad Oxford…l’hanno mandata qua perché un luminare di Oxford, Jeremy Steel, la potesse studiare…lei è un raro caso di schizofrenia, solo per questo sono riuscita a rintracciarla…o almeno spero sia lei-
            -Caspita! Però la schizofrenia spiegherebbe la follia omicida…- Commentò David.
            -Non solo…- rispose Aliya.
            -Chi ha sposato Jill Thousand e che fine hanno fatto?- Chiese David.
            -Sono tutti spariti nel nulla, anche il famoso luminare che doveva curarla…l’unica spiegazione è che lei lo abbia ucciso…e non risulta nessuna prova del matrimonio di Jill, forse era solo una menzogna…dobbiamo andare a Londra e scoprire che faccia ha questa Jill…mentre la faccia dello psichiatra che la seguiva è in stampa-
            -Sei incredibile come hai fatto ad isolare questi dati dal marasma di internet di tutto il globo?-  Chiese Russell che fino ad allora era rimasto ad ascoltare  a bocca aperta.
            -Quando sono connessa e concentrata sono rapidissima a cercare informazioni, più del computer più potente mai costruito fino ad ora…il cervello è il computer più incredibile che esista e non parlo solo della mia metà Xiariana-
            -Cool! Vediamo questo luminare che faccia ha- Disse Russell.
            -Oh no! Ma questa è una foto di lui da giovane, non ne esistono altre?-
            -No David, a quanto pare usava sempre questa foto in tutti i casi, anche per meeting internazionali molto recenti, l’ultimo è stato cinque anni fa, dopo è sparito come inghiottito dal nulla…ma un momento, da quanto tempo seguite le morti del serial killer delle signore?-
            -Il primo delitto risale a quattro-cinque anni fa…pensi che Jill sia il serial killer ed abbia ucciso il dottor Steel e delle donne che credeva fossero sua madre? –
            -Credo proprio di sì-
            -Interessante…dobbiamo far scavare nel passato di tutte le donne uccise e capire se avevano dato figlie in adozione e capire che fine ha fatto questo dottor Steel, Russell lo puoi fare tu?-
            -Ma come, non ci può pensare Aliya con i suoi poteri fantascientifici?-
            -Scusami Russell…sono molto stanca e dobbiamo subito partire per Londra-
Aliya prese il primo foglio che le capitò sotto mano e scrisse un numero di telefono.
            -Questo è il numero di Katrina si è lasciata dal fidanzato da un paio di mesi, secondo me puoi cominciare a corteggiarla…pensa che voi ragazzi del laboratorio siate dei geni e vi ammira molto, hai una buona probabilità di conquistarla…adesso noi andiamo, ciao e a presto-
 
Russell rimase in piedi come un baccalà col foglio in mano, Aliya aveva premeditato tutto da tempo.
 
Arrivarono in mezzo ad un campo, lontano più possibile da qualsiasi essere vivente e senziente che potesse vederli
 
compiere quell’atto assolutamente non terrestre. David abbracciò Aliya la quale riformò la sua navetta a forma di
 
freccia e partirono ad una velocità inaudita per non essere visti chiaramente dall’occhio umano, sarebbero arrivati nel
 
centro di Londra senza testimoni. Arrivarono su Hyde Park, un grosso parco londinese vicino al vecchio indirizzo di
 
Jill, Aliya scelse accuratamente un punto dove non c’era nessuno, altrimenti li avrebbero visti comparire come dal nulla.
            -Aliya ma sbaglio o siamo andati molto più veloci del solito?-
            -Sì, mi sono resa conto che l’occhio umano non riesce a vedere immagini più rapide di quarantamila chilometri al secondo, la retina non ce la fa fisiologicamente ad acquisire l’immagine e a mandare il segnale alla corteccia visiva in un tempo ragionevole perché possa essere compreso-
            -Caspita ma ti intendi anche di biologia?-
            -Sì certo, mi piace molto…sono bravissima anche in chimica e biochimica…infatti avrò bisogno del laboratorio dove lavora Russell quando avrò finito le mie medicine…-
            -Cosa succede se non le prendi?-
            -Mi vengono le convulsioni…veri attacchi epilettici…il dottore diceva che era colpa dei miei geni terrestri che non erano in grado di equilibrarsi con quelli alieni…ma ora dubito di qualsiasi cosa…ad ogni modo quando mi prendono quelle convulsioni sono totalmente indifesa… e non me lo posso permettere!-
            -Non riesco ad immaginarti debole ed indifesa…dopo quello che ho visto e che mi hai raccontato-
            -Tutti hanno un punto debole…andiamo, non abbiamo tutto il tempo del mondo, dobbiamo andare anche al nostro corso di ballo-
 
Aliya fece l’occhiolino a David che la seguì con un mezzo sorriso.
 
Arrivarono all’indirizzo che Aliya aveva letto nella mente di Carl: CW2 Gloucester Terrace numero 51 B.
 
            -Non è male questa zona di Londra, è vicina al centro e a due passi dal parco, come faceva Jill a permettersi una casa qui?- Chiese Aliya.
            -Proprio non lo so…più troviamo informazioni su di lei e più domande mi vengono a mente-
Stavano per suonare ad un campanello a caso, quando si aprì la porta ed una donna di colore uscì trainando un passeggino.
            -Mi scusi…conosce per caso Jill Thousand?-
            -Ma chi? la pazza dell’appartamento B?-
            -Sì lei-
            -Poco…la incontravo qualche volta di sfuggita, ma ho sentito delle voci su di lei…credo che fosse in cura da uno psichiatra, altro non so, cosa ha combinato?-
            -Non mi sono presentato, sono David Pieri investigatore privato e questa è la mia assistente, sono stato ingaggiato dal padre di Jill per ritrovarla, ci terrebbe tanto a riappacificarsi con la figlia, forse lo ha incontrato, è venuto anche lui a cercarla-
            -Ah sì, me lo ricordo quell’uomo burbero…era così scortese che non gli ho nemmeno risposto, se mi avesse spiegato bene la situazione gli avrei detto tutto quello che sapevo!-
            -Le porgo le mie scuse da parte sua, è molto scosso…non sapeva di avere una figlia…sa mica a chi posso rivolgermi per saperne di più-
            -Sì caro, suoni all’interno A la signora Beauchamp ne sa più di tutti in questo palazzo…sa è francese…chiacchiera molto…ed abita qui da più di vent’anni, vi saprà sicuramente aiutare-
            -Grazie è stata veramente gentile, buona giornata-
            -Non è nulla, buona giornata anche a voi-
David suonò all’interno A, mentre aspettavano risposta si rivolse ad Aliya.
            -Perché stavolta non sei intervenuta?-
            -Perché tu le piacevi molto più di me…anche lei sapeva altro su Jill, ma vediamo cosa ci dice questa Beauchamp e poi ti racconto-
            -Uffa non mi potresti passare le nozioni in qualche modo?-
In quel momento risposero al citofono.
            -Chi è?-
Aliya rispose in modo molto gentile.
            -Buongiorno, spero di non disturbarla, devo farle una serie di domande, si tratta di una faccenda davvero importante che riguarda Jill Thousand, potrebbe aiutarmi?-
            -Sì certo entra…-
 
Appena entrarono si trovarono a camminare su una moquette blu, sporca ed appiccicosa.
 
            -Perché voi inglesi siete così fissati con la moquette, non sapete che porta germi?-
            -Non lo chiedere a me, noi non l’abbiamo nemmeno in camera, io preferisco il parque-
 
Una signora molto anziana e tutta grinze li accolse sorridente nel suo piccolo appartamento, ovviamente la moquette
 
era ovunque come una pianta infestante, Aliya se la immaginava anche nel bagno e si chiedeva perché già che
 
c’erano non la mettessero anche alle pareti.
 
            -Oh ma che bel giovanotto…-
 
David con il suo accento inglese da gentiluomo si presentò come faceva sempre e cominciò con le domande, anche in
 
questo caso Aliya lo lasciò fare.
 
            -Jill era davvero una ragazza strana…alcuni giorni era gentilissima, altri nemmeno mi salutava, poi conoscendola ho capito che non ci stava tutta con la testa, infatti mi chiedevo cosa ci facesse qui a Londra tutta sola, poi un giorno l’ho incontrata con un signore distinto, veniva spesso a trovarla per cui ho pensato che fosse il fidanzato, appena ne ho avuto occasione ci ho parlato…ecco, la povera Jill era malata…avete presente quei pazzi con più di una personalità? Lui la seguiva da qualche anno era il suo psichiatra, stavano facendo un esperimento, provavano a farla vivere normalmente perché era quasi guarita, ma doveva affrontare a poco a poco il mondo-
            -Ha mai parlato con Jill-
            -Sì certo…in realtà è stata lei a dirmi che quel signore era solo il suo psichiatra…mi ha detto anche che si era innamorata di un brav’uomo e si sarebbero sposati presto…per cui quando se ne è andata ho pensato che si fosse trasferita a casa di questo fidanzato…non l’ho mai visto, ma lei diceva che aveva una bella casa a Nottingham-
            -E’ stato lo psichiatra  a dirle dell’esperimento?- Chiese Aliya.
            -In realtà…ecco… no…l’ho sentito mentre parlava al cellulare…era proprio qui fuori sotto la mia finestra, però so che è un dettaglio importante-
 
Aliya riuscì a percepire nella mente della donna la conversazione dello psichiatra  e vide l’aspetto di lui e di Jill, ne
 
rimase scioccata, restò in silenzio per tutto il tempo, salutò a malapena quando se ne andarono tanto che David le
 
disse:
            -Che ti è preso? Hai visto un fantasma?-
            -So chi è l’assassino o meglio per esserne sicura devo riparlare con la signora Farrell…non capisco come ho fatto a non capire…-
            -Insomma Aliya mi vuoi dire chi è l’assassino?-
            -E’ Jill…-
            -Bene…ma non mi dici nulla di scioccante non ti pare?-
            -Jill è la signora Farrell!-
            -Ne sei sicura?-
            -Praticamente non lo so…-
            -Scusami continuo a non capire…ci abbiamo parlato con la signora Farrell e tu non ti sei accorta che era lei l’assassina, com’è possibile?-
            -In quel momento la mia capacità telepatica non era così sviluppata…non mi è mai capitato di leggere la mente di uno schizofrenico…forse ho letto solo una delle personalità di Jill…quella che non aveva commesso l’omicidio!-
            -Porca paletta! Non ci sarei arrivato nemmeno in un milione di anni, tu sei certa di quello che dici?-
            -No…ma la donna che ho visto bene nella testa della signora Beauchamp sembra proprio lei…l’altra donna col passeggino non aveva un ricordo chiaro non si parlavano mai, anche se tutti nel palazzo sapevano della storia della schizofrenia-
            -La signora Beauchamp non riesce a tenere a freno la lingua…-
            -Già…ma chi sarà l’attuale marito della signora Farrell? Su internet ho trovato solo un fantomatico John Farrell ma poche informazioni su di lui-
            -Secondo me non esiste…Jill ha ucciso lo psichiatra e fa finta di avere un marito… -
            -Non è affatto da escludere…dobbiamo tornare a Nottingham-
            -Col tuo mezzo è un gioco da ragazzi…comincio pure a divertirmi!-
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Quindi la figlia del fu Carl Livingston, cioè Jill, non solo è la probabile assassina della propria madre Adele Philippa Timber ma in realtà è la signora Farrell, la tranquilla singnora Farrell, fissata con the e pasticcini, che i nostri eroi hanno intervistato solo qualche capitolo fa. Sembra che Aliya non sia riuscita a smascherala perché essendo schizofrenica non era possibile leggerle la mente a pieno, o meglio forse la signora Farrell non era la “personalità alternativa” che ha ucciso Adele Philippa Timber, ma ancora nulla è certo…vi piace l’idea? :-P Spero di non essere stata troppo contorta, non perdetevi il prossimo capitolo!
:-)
Altair4

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Capitolo 31
*** Il caso si complica...schizofrenicamente ***


Appena arrivati a Nottingham si resero conto che era passata l’ora del pranzo da un pezzo e che Edna si sarebbe preoccupata per loro se David non l’avesse avvertita con una telefonata.
            -Oh David ma cosa è successo? Dove siete?- Rispose preoccupata la zia.
            -Eravamo a Londra siamo di ritorno, dobbiamo prima sbrigare solo una cosetta…non ti preoccupare ok?-           
            -Ti stai comportando bene con Aliya, non è vero?-
            -Sì zia Edna… per favore…-
Aliya e David arrivarono davanti alla casa della signora Farrell, ma sembrava vuota.       
            -La casa è completamente deserta come sembra?- Chiese David.
            -Sì…è scappata!-
            -Non ci voleva! Proviamo da Carl, facciamogli sputare il rospo-
            -Mi sembra un’ottima idea-
Non ci volle molto, la casa del signor Livingston era molto vicina, si accorsero che c’era una lampada accesa nel soggiorno.
            -Che strano una luce accesa di giorno…sarà meglio controllare-
David cominciò a battere alla porta, ma non ebbero alcuna risposta, non ci pensò due volte, si aprì un varco a spallate, la porta però era già aperta.
            -Cosa fai?- Chiese Aliya sorpresa.
            -Non ti viene il dubbio che possa aver … ucciso anche lui…-
Il signor Carl era seduto sulla poltrona, nessuno lo aveva strangolato, ma era stato sgozzato, l’assassino se l’era presa anche con i suoi genitali, vi aveva lasciato conficcato un coltello da cucina. Aliya non aveva mai visto un cadavere dal vivo, si sentì quasi mancare, David fu subito lì per lei.
            -Coraggio, usciamo di qui, chiamo subito Level-
            -Ma…perché? Perché non lo ha strangolato…e perché quel gesto orribile?-
            -Carl è un uomo, Jill forse non ce l’avrebbe mai fatta a strangolarlo…il perché lo ha sfregiato potrebbe dirtelo lo psicologo usando paroloni…ti posso dire che questo gesto potrebbe essere quello di una vittima che ha subito violenza…forse Jill è stata affidata ad una famiglia dove ha subito abusi molto pesanti…anzi…è molto più credibile che sia successo in un orfanotrofio-
            -Vuoi dire che si è vendicata dei suoi genitori biologici per quello che ha subito da piccola?-
            -Sì…un tale passato spiegherebbe anche la sua schizofrenia-
            -Avrebbe molto senso in effetti…-
Dopo nemmeno dieci minuti il commissario Level era già sul luogo del delitto, arrabbiato come sempre.
            -Brutti figli di una grandissima ba…bagnarola! Voi mi nascondete qualcosa…come sapevate che…-
            -E’ stato un caso commissario…volevamo chiedere a Carl più informazioni sulla presunta figlia…non rispondeva e c’era la luce accesa…-
David riuscì ad essere convincente, però doveva trovare il modo di appropriarsi della lettera che Jill aveva spedito a Carl, era l’unico modo per giustificare il loro secondo viaggio a Londra, mentre sorreggeva Aliya gli arrivò un messaggio chiaro in mente.
            -Cosa facciamo? Dobbiamo trovare la lettera- Gli comunicò Aliya.
            -Stavo pensando la stessa cosa, ma tu come stai?-
            -Non credevo avrei reagito così alla vista di un cadavere…se il dottor Spellman lo sapesse non mi vorrebbe più!-
            -Sei una ragazza di diciassette anni, è normale che tu reagisca così…è successo anche a me…-
Aliya si fece coraggio si ricompose e pensò:
            -Mi è venuta un’idea…perché non diciamo a Level che Carl ci stava raccontando tutto, tanto è morto non potrà mai dire che non è vero…-
            -Sei un genio ragazza mia! Dirò che non ne volevo parlare davanti a testimoni-
Poi disse ad alta voce.
            -Va meglio Aliya?-
            -Sì…-
            -Vado a parlare in privato con Level…ora potrò raccontargli di Londra… puoi aspettarmi qui qualche minuto?-
            -Vai…sto bene…-
David prese da un parte Level e a riparo da occhi indiscreti gli raccontò tutto.
            -E perché diavolo non me lo hai detto subito?-
            -Volevo essere sicuro che fosse la pista giusta…sa che sono un perfezionista e poi stavo aspettando di poterne parlare a quattrocchi-
            -Va bene va bene, quindi dobbiamo cercare uno psichiatra famoso che è probabilmente morto, una schizofrenica ed una terza persona coinvolta di cui non sappiamo niente-
            -Sperando che i due uomini siano ancora vivi…-
            -Farò in modo di aver un mandato per perquisire la casa della signora Farrell...da adesso le indagini passano completamente a noi, ottimo lavoro ragazzo, sarai assunto dalla polizia a tempo indeterminato come consulente, poi se vorrai entrare nella polizia ne saremo onorati-
            -Ehm…grazie commissario ci penserò…-
David raggiunse Aliya, la ragazza era pallidissima non stava bene per niente.
            -Vieni andiamo a casa, qui ci vuole una tisana di zia Edna-
            -S-si…-
Appena arrivati, Edna riempì Aliya di attenzioni, la rinvolse in una coperta, le preparò una cioccolata calda e si sedette accanto a lei sul divano con Rocky in braccio.
            -Povera piccola…David a volte si dimentica che sei ancora una ragazzina, ti tratta come una donna di mondo, prendi Rocky, carezzarlo ti farà bene-
Aliya non diceva una parola, prese il micio sulle gambe e cominciò a fargli un po’ di coccole, si sentì subito meglio, come se oltre alle fusa le comunicasse affetto e una sorta di gratitudine, stava  leggendo la mente di Rocky.
            -Edna…tu non ci crederai…sento i suoi pensieri…-
            -I pensieri di chi?-
            -Di Rocky!-
            -E cosa pensa?-
Edna rideva, credeva che scherzasse.
            -Non è stato lui a scavare nelle tue aiuole ed a fare la pipì sui vasi…ma il cane della vicina…ha trovato un buco nella palizzata…viene spesso nel tuo giardino la mattina quando sei a scuola…-
Edna smise di ridere all’istante.
            -Lo sapevo, quel bricconcello…scusami Rocky di averti sgridato ingiustamente…cos’altro dice?-
            -Detesta quel profumo francese che metti la domenica…-
            -Lo Chanel numero 5?-
            -Non lo so, non sa leggere…quello della domenica…e poi non gli piacciono delle crocchette in particolare ma non capisco quale siano-
            -Aspetta te le mostro-
Edna arrivò con tre scatoline diverse e le mostrò a Rocky-
            -Quelle al tacchino-
            -Bè quando non c’è altro le mangia lo stesso…-
            -Sì ma ora sa che tu sai!-
            -Non sapevo di avere allevato un serpentello in seno!-
            -Vi vuole molto bene, anche se David non gli dà quasi mai da mangiare-
            -Sei incredibile…cos’altro pensa?-
            -Non capisco bene perché mi manda anche informazioni tattili e olfattive che non comprendo totalmente…sembra che gli piaccia il mio odore-
David era nella cucina con una tazza di cioccolata in mano che ascoltava, aveva deciso per quella sera di lasciare Aliya in pace, Edna aveva una buona influenza su di lei, era riuscita facilmente a calmarla, per cui se ne andò in camera prima per chiamare Rose ed annullare la lezione di ballo e poi per spippolare sul suo computer. Verso le otto di sera sentì bussare alla sua porta.
            -David la cena è quasi pronta…vieni?-
            -Sì Aliya…-
David scese nel soggiorno, le due donne stavano apparecchiando e sistemando per la cena, avrebbe tanto voluto fosse così per sempre, quella sera sentiva meno la mancanza dei suoi genitori e non si sentì stupido perché alla sua età abitava ancora con la zia.
            -Edna ha cucinato il suo famoso roast-beef con patate per tirarci su di morale…-
            -Grazie zia, ma dove li tieni tutti questi roast-beef da fare nei momenti giusti?-
            -Nel freezer caro mio, non sono mai abbastanza-
Finito di cenare, David si offrì di sistemare la cucina ed invitò le sue due donne preferite a sedersi in poltrona  a guardare la TV. Una volta finito le raggiunse, si sedette accanto ad Aliya e le disse.
            -Domani riposati, te ne stai tranquilla qui a casa, leggi, guardi la TV, insomma, non fare la superdonna per almeno un giorno-
            -Non posso, preferisco scaricare i nervi facendo attività fisica, vengo a correre con te-
            -Perché nel pomeriggio non mi vieni ad aiutare alla parrocchia? Devono ridipingere l’oratorio…se ti va di fare un po’ di movimento… senza pensare più a quegli omicidi…- disse Edna.
            -Zia vorrei che si riposasse…-
            -No va benissimo mi farebbe molto piacere…-
Aliya aveva passato momenti molto belli con Patrick, Melissa ed Alexei, ma questa sensazione, quel senso di appartenenza ad una famiglia era nuovo per lei, nessuno l’aveva mai coccolata così, solo Marta la sua balia quando era molto piccola, dopo nessuno era stato molto tenero con lei. Alexei in quel momento le cominciava a sembrare il tipico uomo, non era diverso da tutti quelli che aveva conosciuto, era solo più bello e aitante, le era piaciuto subito, per questo gli aveva permesso di avvicinarsi. Inevitabilmente cominciò a ripensare ai momenti passati con lui, a quanto gli mancassero quelle notti sulle Alpi, al primo bacio. Fu doloroso però ricordare ancora una volta che Alexei non aveva avuto nessun problema a tradire la bella e dolce Angelica, da quel punto di vista David era migliore, certo non fisicamente, ma moralmente era di gran lunga superiore. Piano piano i pensieri cominciarono a diventare sempre più confusi e Aliya si addormentò sul divano, due braccia amorevoli la sollevarono, la portarono in camera e l’adagiarono sul letto.
La mattina Aliya sentì strusciare alla sua porta ed un miagolio acuto le fece ricordare dove si trovava e la tranquilla serata in famiglia che aveva vissuto la sera precedente. Sì alzò, aprì la porta e si trovò davanti Rocky con il suo padrone in tuta.
            -Allora vieni a correre?-
            -Che vigliacco hai mandato Rocky a svegliarmi!-
Disse Aliya ridendo.
            -Ti giuro che ha insistito lui…-
            -Dammi un minuto e ti raggiungo subito-
Dopo poco correvano nel parco, David era insolitamente silenzioso.
            -Tutto bene David?-
            -Stavo per chiedertelo io…-
            -Sto bene…tu?-
            -Sto bene, anche se avrei preferito che Level non ci togliesse il caso…sono sicuro che c’è ancora qualcosa che non torna- commentò David.
            -Che vuoi dire? Sei a conoscenza di dettagli che non so-
            -No…è più una sensazione che qualcosa di reale…ma secondo me ci è sfuggito qualcosa-
            -E’ perché non abbiamo mai visto il marito della signora Farrell?-
            -Anche …e poi non abbiamo mai chiesto a Roxy di che tipo sono le tracce dell’assassino lasciate sul collo delle vittima…se sono di unghie false o vere, se c’è traccia di DNA… -
            -Pensi che non sia stata Jill?-
            -Non lo so…-
            -Ma se hai detto che è stata lei ad uccidere Carl…- chiese Aliya stupita.
            -Infatti…lo penso ancora…ma potrebbe non aver ucciso le altre donne…-
            -Ma…-
            -Vedi… è strano che un serial killer cambi modus operandi…-
            -Avevi detto che ha accoltellato Carl perché era difficile per lei strozzarlo…-
            -Lo so…però avrebbe dovuto asfissiarlo in qualche altro modo…è tutta la notte che ci penso…ed eri troppo scossa per parlarne…-
            -Non capisco cosa mi sia preso ieri…-
            -Tu non avevi mai visto un morto prima? O sì?
            -No, era la prima volta…-
            -Sono felice che tua abbia reagito come una ragazza normale…per me non sei un’arma letale-
            -Grazie David…cosa facciamo riguardo il caso?-
Aliya non voleva parlare di sé in quel momento, preferiva non pensare a cosa era, voleva vivere una vita normale per un po’, parlare delle indagini la faceva sentire come David.
            -Non preoccuparti di questo adesso, voglio che oggi ti riposi, vado a trovare Russell e Roxy, ti racconto tutto stasera, ma se avessi bisogno di te ti chiamo immediatamente-
            -Va bene David…oggi farò la diciassettenne-
Correvano da più di mezz’ora, David cominciava a sentirsi stanco, invece Aliya era fresca come una rosa, il ritmo era sostenuto, molto più del solito, ma lui teneva duro per non far vedere che era il solito debole umano, non parlava più per serbare il fiato, ma si guardava intorno e vedeva i soliti sguardi di invidia degli uomini e delle donne.  Decise che quel giorno voleva sentirsi invidiato dal mondo perchè aveva la fortuna di stare al fianco di una ragazza così speciale, quindi sorrideva soddisfatto quasi beffardo.
            -David…forse ti farà piacere sapere che piaci molto a quella bella mora…-
            -Scusa a chi?-
            -Quella che corre col barboncino con quella strana messa in piega-
            -Per l’amore del cielo…quel tipo di donna vuole gli uomini tappetino…le conosco bene e poi gli piaccio solo perché corro con te-
            -Scusa cosa c’entro io?-
            -Davvero non lo capisci? Eppure sei una donna?-
            -Uffa…non ci arrivo, va bene?-
            -Lo trovo strano…ma te lo spiego…voi ragazze ragionate al contrario…se vedete un cesso completo con una sventola vi sembra subito meno brutto e… a causa di  quel modo di ragionare contorto che avete…pensate che se lui si mette con voi significa che siete belle…esattamente come la sventola che ho rammentato prima-
            -Quindi…mi hai fatto un complimento indirettamente?-
            -Esatto… essendo tu bellissima… se mi mettessi con lei… diventerebbe anche lei bellissima- David ansimava non aveva più fiato.
            -E’ già bellissima-
            -Sì è vero… ma anche le bellissime… sono insicure!-
            -Tu come sai tutte queste cose sulle donne?-
            -Un po’ per lavoro…un po’ sono stato il migliore amico… di tante ragazze…mai una che mi considerasse in altro modo…-
            -Vedi però, andare in bianco ti ha insegnato tanto sulle donne-
            -Questa poi…dovrei ritenermi fortunato?…E poi stai cercando di accasarmi?…Così ti lascio in pace?-
David si morse la lingua, Aliya non si fermò e senza batter ciglio rispose:
            -Perché no!…vorrei che fossi felice, le donne ti hanno sempre trattato male…-
            -Non è detto che… per essere felice io debba… per forza trovare la donna giusta e… sposarmi e poi…mi volevi dare… in pasto a quella tipa… con quel cane ridicolo! …Poi lo sai che mi piacciono… i gatti- David non ce la faceva più, parlava  a fatica.
            -Scusa…anche tu hai sofferto di solitudine e quando andrò via…-
            -Visto che…non mi leggi nella mente…allora mi vedi davvero… così disperato?-
            -Ecco …io-
            -Oh al diavolo!..Non ce la faccio più a correre… vai come una dannata!... Non riesco… neanche… a parlare!... Stai tranquilla… lo so che…non  reggo… il confronto con te… non mi… illudo di…di nulla… ma non ti permetto… di trovarmi…la fidanzata!-
David si era fermato, parlava a fatica e si asciugava la fronte corrucciata.
            -Allora non capisci proprio niente!- Gli rispose Aliya con voce rotta e se ne andò via di corsa ad una velocità che lui non sarebbe riuscito a tenere nemmeno per pochi secondi.
            -No aspetta…scusami io…non capisco…aspetta!-
L’ibrido sparì nel bosco del parco, piangeva come una disperata, David non capiva che se avessero cominciato una relazione avrebbe sofferto anche Aliya esattamente come lui, il suo destino non era stare sulla Terra, non poteva veramente amare qualcuno completamente se non sapeva nemmeno chi era. Questo però non le impediva di sentire attrazione, affetto e tenerezza per un ragazzo così dolce e sensibile. David  non ci provò nemmeno a rincorrerla, era troppo veloce, arrivò a casa, doveva rinfrescarsi e andare al laboratorio per parlare con Russell, incrociò Edna.
            -Dov’è Aliya? Cosa le hai fatto?-
            -Chi ti dice che le ho fatto qualcosa?-
            -Hai una faccia lunga…e poi lei dov’è?-
            -Uffa zia, non potresti comportarti come tutte le tipiche e flemmatiche donne inglesi? A volte mi sembri più italiana che britannica, credo che nemmeno mia zia Carmela di Napoli sia apprensiva come te!-
            -Non dire sciocchezze! Lei dov’è?-
            -Senti…lei voleva trovarmi una fidanzata ed io mi sono opposto…-
            -Cosa le hai detto?-
            -Che lo so che non ho speranze con lei perché sono solo un povero terrestre…ma non occorre che mi trovi il premio di consolazione!-
            -E lei cosa ti ha detto?-
            -Ha detto che non capisco nulla ed è corsa via! Pensavo di capirle le donne, invece…-
            -Già non capisci proprio nulla!-
            -Quindi tu sai spiegarmi cosa è successo?-
            -Certo che lo so, ma non te lo dirò mai! Arrangiati! Volevi la tipica donna inglese? Eccoti servito! –
            -Ho capito…pranzo fuori oggi…faccio una doccia, mi cambio e vado da Russell…fate conto che non esista…ci vediamo stasera-
David fu rapidissimo a scomparire velocemente nel nulla e con la sua Mini scassata arrivò al laboratorio.
            -Ciao Russell!-
            -Ah sei tu…e la tua donna bionica dove l’hai messa-
            -Non è la mia donna…oggi ha il giorno libero aveva bisogno di riposare…è rimasta sconvolta quando ha visto il cadavere di Carl Livingston…-
            -Ho saputo…certo non è poi così spietata la tua aliena!-
            -Abbassa la voce…Roxy può sentirti…-
            -Cosa potrei sentire?- Roxy era entrata nell’ufficio senza nemmeno bussare.
            -Ehm…faceva apprezzamenti su Aliya…non è carino con un'altra donna presente…-
            -Se non lo fa lui lo faccio io, è una gnocca pazzesca!-
            -Roxy ti prego non ti ci mettere anche tu!-
            -Sempre il solito David…tutto per benino e precisino. Lo so che sapete che ho una compagna… Russell praticamente mi ha tolto dall’imbarazzo di fare outing, adesso possiamo parlare tranquillamente di ragazze, non me la prendo affatto! Anzi è divertente!-
            -Va bene Roxy, sono contento che adesso potremo fare gli scaricatori di porto tutti e tre insieme appassionatamente…ma c’è qualcosa di più importante di cui vorrei parlare con te…non mi hai più detto il risultato delle analisi dei campioni di unghie trovati sulle vittime-
            -Il commissario Level ha detto che non ti occupi più del caso…-
            -Lo so…ma non ci dormivo stanotte… secondo me c’è qualcosa che non torna…-
            -Ok ok, tanto tra poco verrà a chiederti aiuto, non trovano la signora Farrell…tanto meno il fantomatico marito e lo psichiatra. Dicevo… le tracce sono di unghie finte, il materiale è troppo comune per avere una pista, ma sono riuscita ad isolare del DNA…l’assassino è un uomo in tutti e quattro gli omicidi! Su Carl però non abbiamo ancora nulla di concreto-
            -Allora non è stata Jill…almeno non ha ucciso le donne…forse ha ucciso solo Carl…-
            -Forse è stato il marito di Jill… lo psichiatra probabilmente è morto…forse Jill ed il marito sono tornati in America. Russell cerca su tutti voli per l’America di quest’anno-
            -Carl è stato ucciso ieri…-
            -Non importa…cerca anche a nome di Jill Farrell o Amanda Farrell oltre a John Farrell…strano che il commissario non te lo abbia già fatto fare…-
            -Infatti l’ho già fatto ma non nei giorni di ieri ed oggi …mi metto all’opera, anche se non credo che troveremo nulla…-
            -Forse hai ragione, questo assassino è pazzo ma anche astuto…ha coperto sempre le sue tracce…ha vissuto tranquillamente nel nostro paese senza mai essere scoperto, senza che nessuno si accorgesse quanto fosse pericoloso…tu comunque controlla non si sa mai- commentò David.
Quella sera quando tornò a casa trovò le due donne in combutta contro di lui, la cena era pronta, la tavola apparecchiata, ma erano silenziose, il che, soprattutto per zia Edna, era davvero strano.
            -Per quanto tempo mi punirete? Solo perché non voglio che Aliya mi trovi una fidanzata?-
            -Va tutto bene David…ne parliamo un’altra volta…cosa avete scoperto?- Disse Aliya.
            -Oh grazie a dio. L’assassino non è una donna è un uomo…o meglio il serial killer è un uomo…l’assassino di Carl non lo sappiamo…ho chiesto a Russell di controllare tutti i voli per l’America alla ricerca di Jill Thousand, Jill Farrell, Amanda Farrell e John Farrell da quando siamo andati a trovarla-
            -Non gli hai detto di controllare anche lo psichiatra?-
            -Il Dottor Jeremy Steel?-
            -Sì certo…non hai pensato che il marito di Jill ed il dottore potrebbero essere la stessa persona?-
            -Ecco io…sì ci avevo pensato…ma se uno vuole sparire non se ne va in giro con il suo vero passaporto no?-
            -Tutto è possibile ma è lo stesso ragionamento che avrà fatto Jill…forse dovrei connettermi al computer del laboratorio per vedere se trovo qualcosa su di lui-
            -Sono troppo furbi…secondo me dobbiamo andarli a cercare in America!-
            -Mi sta bene…vinceremo il biglietto per andare a Miami…di’ a Rose che non mancherò più nemmeno ad una prova-
            -Bene…-
 
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Carl Livingston è stato ucciso brutalmente e Jill (personalità alternativa della signora Farrell), secondo le prove, non può aver ucciso la signora Timber, ma non significa che non sia coinvolta (chissà se l’ho detto per sviarvi :-P).
Aliya ha un debole per David, ma non ha tempo per le romanticherie e soprattutto non vuole farlo soffrire…mai una volta che una ragazza si diverta un po’ senza pensare troppo! XD
So che la parte in cui Aliya ha una conversazione telepatica con il micio Rocky vi sarà sembrata strana, quasi ridicola…ok molto ridicola XD ma non posso farci niente adoro i gatti e tutte le volte che rammenterò Rocky in questi capitoli sarà in realtà per ricordare la mia gattina che è morta da quasi due anni…ma che mi manca ancora così tanto, a volte c’era davvero una sorta di telepatia tra me e lei, di certo un legame speciale…
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 32
*** Il flusso dei pensieri è un fiume infinito… la parola è una zattera portata dalla corrente ***


Nei giorni successivi Aliya si tenne occupata il più possibile: la mattina correva con David senza fare commenti sulle
 
donne che incontravano, lo aiutava nei piccoli casi e nel pomeriggio se avanzava tempo si occupava della casa con
 
Edna o andavano insieme all’oratorio per finire i lavori di manutenzione. La sera prima di cena andava ad allenarsi
 
per il concorso di rock acrobatico.
            -Allora avete finito di dipingere questo oratorio?- Chiese David durante il riscaldamento.
            -Sì certo…però si vede che non è una chiesa molto ricca, c’è sempre qualcosa da aggiustare…comunque mi piace dare una mano e poi sto tenendo d’occhio il reverendo Ferguson…-
            -E per quale motivo?-
            -Tu lo sai perché tua zia si mette lo Chanel numero cinque tutte le domeniche?-
            -E tu come lo sai…non mi dire, lo hai avvertito con il tuo olfatto supersviluppato-
            -Non ho un olfatto supersviluppato, almeno per ora, me lo ha detto Rocky!-
 
David stava facendo stretching ma cominciò a ridere in modo così sguaiato che cadde a terra.
            -Ahahah e cos’altro ti ha detto? Che tutti i gatti si stanno organizzando in una società di felini avanzatissima per conquistare il mondo?-
            -Non fare lo spiritoso! Sai che leggo anche la sua mente! Comunque…non ti interessa sapere di questo Ferguson?-
David divenne immediatamente serio.
            -Sembri un bipolare quando cambi umore improvvisamente…vabbè devi sapere che entrambi sono coinvolti sentimentalmente…ma non hanno il coraggio di dichiararsi!-
            -Questo Ferguson …ha intenzioni serie? Non è che vuole solo divertirsi e…-
            -E’ un pastore…lo spero bene che le sue intenzioni siano serie…e lo sembrano davvero, andavo alla parrocchia solo per carpire cosa ha veramente in testa e per capire come aiutare quei due timidoni…-
            -Ora è tutto chiaro…da quando è arrivato Ferguson, cioè da circa un anno, mia zia è diventata la più devota cristiana del paese-
            -Non sei contento che possa avere finalmente una vita sentimentale? Invece di fare la balia a te?-
            -Uffa, nel paese di mio padre, l’Italia, i figli stanno fino a quarant’anni in casa coi genitori! Io ne ho solo venticinque-
            -Che viziati infantili!-
            -Dipende…non vorrei mai lasciare zia Edna da sola…sai perché non si è mai sposata? Ti ha raccontato la sua storia?-
            -No…dice che è troppo triste…ma quando vi ho conosciuto, ho sentito che ha perso una persona molto importante…oltre sua sorella…tua madre…-
            -Sì, è per questo che non me la sento di lasciarla sola, Russell mi aveva chiesto di andare a vivere insieme, così avremmo diviso le spese…ma non me la sono sentita…-
            -Adesso potrebbe non essere più sola…-
            -Senti, se tu mi assicuri che Ferguson è una brava persona allora non posso che essere contento per lei-
            -Sì, adesso non ho il minimo dubbio, infatti domani farò in modo che si ritrovino soli all’oratorio…speriamo sia la volta buona!-
            -La smettete di parlare come due ragazzette al centro commerciale e facciamo un allenamento serio?-
Disse Rose l’insegnate di ballo, era irritata per il fatto che avevano saltato due prove e mancavano solo pochi giorni alla gara.
            -Allora su, dobbiamo provare la coreografia-
 
La musica cominciò ed i due giovani si cimentarono in scambi davvero notevoli, Aliya era splendida e spericolata,
 
quasi avrebbe fatto tutto da sola, ma anche David era davvero bravo nonostante fosse già considerato vecchio per
 
quella disciplina, erano entrambi sciolti ed atletici.
            -Sono senza parole…diventate ogni giorno più bravi…non ho mai visto nessuno più talentuoso di voi…non avete mai pensato di farlo seriamente? Potreste andare alle Olimpiadi-
            -No grazie Rose…ti assicuro che la nostra vita di investigatori privati è abbastanza movimentata, vogliamo soltanto fare quel viaggio- Rispose David.
 
Mentre si avviavano a casa era calato un silenzio imbarazzante, allora Aliya cercò un argomento che li avrebbe fatti
 
chiacchierare senza entrare in argomenti delicati.
            -David, quando ero all’oratorio sei stato da Russell?-
            -Sì…-
            -E non mi racconti nulla?-
            -Non c’è nulla da raccontare, non abbiamo trovato niente di niente né su Jill né su Jeremy sono svaniti nel nulla…e nessuno ha visto cosa è successo a Carl…tutti i vicini danno la colpa a quella fitta boscaglia che si è formata intorno alla casa perché lui non si curava del giardino-
            -Spero che il commissario si sia messo in contatto con la casa di cura Americana dove era stata messa Jill ed anche quella ad Oxford dove lavorava il dottor Jeremy Steel, è l’unica traccia che possiamo seguire-
            -Sì, hanno chiesto anche aiuto ai federali americani, per questo voglio andare di persona, perché secondo me non ci caveranno un ragno dal buco…serve il tuo potere! Appena avremo una pista ci andremo ed useremo il biglietto del premio!-
            -Tu sai in che date è la vacanza per Miami?-
            -Ehm no…non mi sembrava educato chiederlo…non voglio passare da sbruffone…-
            -E se le data fosse per questa estate? Sarebbe troppo tardi!-
            -Per come vanno queste indagini forse va bene così-
            -Vorrei portartici io con il mio mezzo Xiariano non dovrebbe essere un problema ormai…ma poi come lo spieghiamo a Level come ci siamo arrivati in America?-
            -Ci penseremo a tempo debito, intanto cerchiamo di capire come ha fatto Jill ad uccidere Carl senza essere vista da nessuno…domani faremo il giro dei vicini-
 
La sera cenarono come una famiglia unita senza strane discussioni, David però, finito di mangiare, stava al computer
 
per permettere ad Edna di passare un po’ di tempo con Aliya, faceva bene ad entrambe. Una volta entrato sotto le
 
coperte, David non potette fare a meno di pensare alla situazione con Aliya, l’aveva avuta tra le sue braccia tutto il
 
pomeriggio, per fortuna il rock acrobatico era talmente rapido che non gli permetteva di fissarla negli occhi troppo a
 
lungo, né avevano momenti in cui erano troppo vicini, altrimenti prima o poi l’avrebbe baciata e sarebbe scaturito il
 
dramma: lei avrebbe ricambiato per pietà e questo lui non l’avrebbe tollerato in nessun modo. Ma più cercava di
 
scacciare il pensiero di lei, più lei tornava viva nei suoi pensieri insieme a quella fantasia di baciarle tutta la schiena.
 
Si chiese ad alta voce: -perché proprio la schiena? Ok la sua è perfetta e bellissima come non mi sarà mai dato modo
 
di vederne, ma anche il seno non sarà di certo niente male…forse sono un feticista…però che bella schiena!-
 
Sentì bussare alla porta e quasi saltò giù dal letto, ma cercò di mantenere la calma e disse:
            -Avanti!-
La porta si aprì ma non era Aliya, bensì sua zia, David ci rimase un po’ male.
            -Scusami caro ti volevo parlare un momento…-
            -Vieni pure, tanto sono sveglio-
            -Senti, volevo un tuo parere su una persona…-
            -Dimmi, sono tutto orecchi-
            -Cosa ne pensi del reverendo Ferguson?
David voleva sospirare e lamentarsi ma si trattenne, si vedeva che la zia ci teneva tantissimo.
            -Sembra una brava persona, ma non lo conosco molto, sai che non frequento la chiesa molto spesso…-
            -Perché vedi…io…-
            -Zia…non mi devi chiedere il permesso…se vi piacete è giusto che vi frequentiate, non ho nulla in contrario-
            -Non so se gli piaccio davvero …ma grazie…mi sento molto sollevata…-
            -Perché ti preoccupi per me? E’ della tua vita che si tratta, non mi perderai mai come nipote…-
            -Lo so, ma non volevo shoccarti in qualche modo…ho l’età che ho…poi ti ho fatto da mamma per anni…che effetto ti farebbe se la tua mamma si risposasse-
            -Tu meriti tutta la felicità del mondo!-
Edna si commosse ed essendo comunque inglese cercò di nasconderlo, fece per andarsene.
            -Grazie caro…adesso è meglio se vado, sono molto stanca…-
            -Aspetta …scusami se sono insistente…ma come mai Aliya l’altro giorno è scappata via piangendo, secondo te?-
            -Tesoro…è  proprio vero che non è facile per nulla essere obiettivi con noi stessi…anche per un ragazzo attento ed intelligente come te…non hai pensato che se cominciate una storia tu e Aliya…oltre al fatto che lei è minorenne e dovrei proibirvelo…comunque… non hai pensato che quando partirà soffrirà tanto anche lei? Non ho bisogno dei suoi poteri per capire che ti vuole un gran bene, certo soffre per quell’Alexei…ma da quello che ho capito lui l’ha già dimenticata…non è terribile povera piccola?-
            -Sì lo è…penso sempre che lei sia perfetta e non abbia bisogno di nessuno-
            -Abbiamo visto benissimo che non è così…è giovane ed ha passato una vita terribile senza l’affetto di una famiglia e poi è così buona…proprio come te…è un peccato che debba partire…però anche se tutta questa storia, il fatto che è mezza aliena…anche se è incredibile, la capisco benissimo…capisco perché deve partire… anche se non la rivedremo più…vedi dobbiamo pensare a lei come un dono del cielo…non può rimanere a lungo in mezzo a noi-
            -Grazie zia…credimi, anche io voglio che sia felice -
 
Edna lo baciò sulla fronte come quando era piccolo e se ne andò dalla stanza lasciando David un pochino più sereno.
 
Nel mentre Aliya aveva già preso sonno ma non stava riposando serenamente, era in pieno incubo, sognava il dottor
 
Steel, lo psichiatra, vestito da donna che tentava di uccidere la zia Edna e Amanda/Jill era in un angolo che piangeva
 
tirandosi i capelli. Lei non poteva intervenire, era come se guardasse tutto alla TV. Il suo battito cominciò ad
 
accelerare, la sua pelle produsse il Proteallo come se fosse stata veramente in battaglia e si svegliò urlando.
 
David era ancora sveglio e fu il primo a precipitarsi nella sua camera.
            -Aliya che succede?-
 
La trovò in forma Xiariana, anche il letto era pieno di Proteallo, David rimase sulla soglia della camera, non sapeva
 
come comportasi, ad un certo punto Aliya si riprese un attimo, riassorbì la proteina aliena, ma cominciò un episodio
 
di epilessia.
            -D-david…la medicina…là sul comodino…p-presto!-
 
Corse al suo fianco, tirò fuori una capsula e mentre cercava di tenerla ferma riuscì a fargliela ingoiare, la strinse a sé
 
finché le contrazioni non finirono.
            -David…mi dispiace…non volevo che tu mi vedessi così…-
            -Perché ti dispiace? Stavi male…non mi devi chiedere scusa…-
            -Hai visto? Non sono così perfetta come pensi tu!-
            -Tu sei perfetta comunque…mi sembra giusto che ogni tanto tu abbia bisogno di m-noi…nessuno dovrebbe stare solo…-
            -Sono così indifesa…odio sentirmi così!-
            -Mi fai sentire meno inutile…-
            -Ti prego non cominciare con la solita storia! Non lo faccio di certo per farti sentire utile…è tutta colpa di quello che sono: una specie di mostro dalle sembianze di ragazzina…sai che se solo lo volessi potrei spezzarti il collo di netto con due dita?-
            -Va bene, la smetto di lamentarmi, ma tu piantala di fare la scenata patetica da mostro di Frankestein della domenica! Un secondo prima mi spezzi il collo e poi svieni perché non sei abituata a vedere i cadaveri, ma che razza di mostro saresti?-
 
Invece di litigare ad entrambi scappò una sonora risata.
 
            -Ragazzi ma che fate a quest’ora? La gente dorme, ma che è successo?-
            -Un incubo Edna…David ha cercato di farmi ridere con un po’ di sano umorismo inglese…-
            -Bravo ragazzo! Ma ora tornate  a letto…è tardi-
            -Vado subito…-
 
David abbracciò ancora Aliya e la lasciò sola nella stanza che ancora rideva, una bella immagine su cui riflettere
 
prima di andare a dormire.
 
La mattina seguente Aliya e David cominciarono a passare di porta in porta nel vicinato di Carl Livingston ed Adele
 
Philippa Timber, dovevano assolutamente trovare un indizio, un qualche straccio di prova che Jeremy Steel era stato
 
lì e poi avrebbero setacciato anche il vicinato di tutte le altre quattro vittime, Aliya avrebbe scandagliato le menti di
 
tutti. Bussarono ad un casa che aveva la migliore visuale sul girdino del fu Carl.
 
            -Buongiorno signora Scott…-
            -Scommetto che siete venuti per la storia di Carl…l’ho già detto alla polizia, io alla due di notte dormo, non guardo fuori dalla finestra!-
            -Vive da sola?- Chiese Aliya.
            -No, con mia figlia…-
            -Possiamo parlare con sua figlia?-
            -Aliya…sua figlia è autistica…-
            -Non importa… posso vederla?-
            -Guardi signorina che la mia Giulia non parla con nessuno, tanto meno con gli sconosciuti!-
            -La prego…sono molto brava con i bambini autistici-
            -Ma Aliya…- disse David.
            -Sta'  zitto ed assecondami!-  Gli disse col pensiero.
            David pensò: -scorbutica!- ed aggiunse ad alta voce -signora possiamo vedere Giulia? Le assicuro che saremo molto discreti e rispettosi-
            -Va bene…ma fate con cautela…il dottore dice che gli stimoli esterni possono farle bene, ma tutto deve accadere con calma e gradualmente…ha detto proprio così parola per parola-
            -E noi faremo così, non dubiti signora-
 
Entrarono nella camera di Giulia, una bella ragazza con boccoli biondo cenere era appoggiata col viso al vetro della
 
finestra, Aliya notò subito che quella era la visuale perfetta per vedere chi entrava ed usciva dalla porta di Carl. La
 
signora Scott prima la chiamò per nome, le carezzò la testa e poi accese un’abat-jiour vicino a lei anche se era
 
giorno.
            -Amore questi signori sono venuti per parlare con te…provate a farle delle domande…forse non vi risponderà ma se è in giornata può dirvi sì o no muovendo la testa-
            -Ciao Giulia- disse Aliya con dolcezza mentre con la sua mente di aliena le entrava in quel groviglio di pensieri senza capo né coda:
            -Ieri non c’era la minestra per cena…ho freddo ai piedi…mamma urlava al cane…il cielo è grigio ma non importa…C’E’ QUALCUNO CHE NON CONOSCO VICINO A ME …la torta di mele è buona…mi piace il calore del sole sulle mani, perchè non c’è il sole anche di notte?… FORSE C’E’ QUALCUNO NELLA MIA TESTA …la sedia è comoda ma preferisco la poltrona di papà…perché non c’è più papà?…anche il succo di mele è buono, ma non come la torta…C’E’ QUALCUNO DENTRO DI ME…-
            -Giulia sono Aliya-
            -Aliya…-
            -Sì…Aliya…posso parlarti?-
            -Non lo so…-
            -Ti prego è importante…-
            -Non è facile…il flusso dei pensieri è un fiume infinito, non né conosco l’inizio, né la fine…la parola è una zattera portata dalla corrente-
            -Non occorre che parli…mi basta un sì o un no-
            -C’è mamma lì con te?-
            -Sì…-
            -Puoi dirle qualcosa per me? Presto! Prima che l’acqua del fiume scorra e cambi…-
            -Sì Giulia, dimmi pure-
            -Le voglio bene-
            -Giulia lo sa…ma glielo diremo insieme…-
            -...il fiume è immobile…sei stata tu?-
            -Sì…non so come…ma sono stata io…sei pronta?-
            -Sono pronta…-
 
Aliya prese le mani di Giulia, la signora Scott stava per fermarla, ma la figlia alzò lo sguardo e li fissava come se
 
fosse presente a se stessa.
            -Giulia ti faremo delle domande puoi risponderci con un sì o con un no?-
Giulia annuì tra lo stupore completo della madre e David.
            -Eri alla finestra la notte del 5 febbraio?-
Giulia assentì.
            -Sei stata alzata fino alle due di notte?-
La ragazza annuì di nuovo.
            -Sai qual è la casa di Carl Livingston?-
Scosse la testa.
            -E’ la casa con tutti i rovi  che vedi proprio guardando fuori dalla tua finestra, hai capito?-
Giulia questa volta annuì.
            -Hai visto qualcuno entrare ed uscire da quella casa alle due del 5 febbraio?-
Tutti rimasero in attesa nel completo silenzio, dopo un attimo di esitazione alzò la mano destra e mostrò due dita.
            -Due…due persone?-
Giulia assentì.
            -Grazie Giulia sei stata utilissima, ti chiedo l’ultima cosa-
La signora Scott era sconvolta non aveva mai visto sua figlia così reattiva e per così tanto tempo.
            -Una di questa persone assomigliava per caso a questa donna?-
Aliya le mostrò la foto di Jill, ma Giulia non rispondeva.
            -Era troppo buio per vederla?-
Giulia annuì.
            -I capelli erano questi,  mezza lunghezza e ondulati?-
Annuì ancora una volta, rialzò la mano e mostrò di nuovo due dita.
            -Erano due…per caso tutte e due erano donne…con i capelli ondulati?-
Giulià confermò ancora.
            -Forse il marito o il dottor Steel era vestito da donna!-  Affermò David con convinzione.
            -Credo proprio di sì- Disse Aliya.
            -Grazie Giulia, sei stata preziosissima- Commentò David.
Giulia alzò lo sguardo ed osservava sua madre, la quale le disse subito:
            -Amore dimmi, so che puoi parlare, dimmi…-
            -Credo che le voglia dire che le vuole bene…- disse Aliya e subito Giulia annuì, la signora Scott corse ad abbracciarla e fu allora che la ragazzina disse:
            -M-mam-mma…-
            -Oh Giulia hai parlato! Amore come sono felice…-
Poi si girò a guadare Aliya e le chiese:
            -Come hai fatto?-
            -Ho scoperto un metodo. Deve imparare a concentrarsi, le dedichi almeno un’ora al giorno, le parli, le faccia vedere delle foto e gliele descriva…vede…è come se nella sua testa ci fossero tanti pensieri che esistono contemporaneamente, lei si sente persa perché non sa quali sono importanti, non riesce a vedere il mondo esterno perché è persa nel suo mondo interiore, ma se lei le parla e l’aiuta a trovare la giusta concentrazione l’aiuterà ad uscirne fuori…ci vorrà tanto tempo ma credo che Giulia possa recuperare molto-
            -Come sai queste cose…sei così giovane…dove hai studiato?-
            -Ho letto dei libri ed ho conosciuto un’altra ragazza come Giulia, per questo la posso aiutare-
Aliya parlava di se stessa, di come ogni giorno dovesse affrontare i suoi pensieri mezzi alieni in un mondo di terrestri e con dei chip piantati in testa.
            -Grazie signora Scott sua figlia è stata davvero d’aiuto…ma non si disturbi,  resti con Giulia conosciamo la strada- disse David, aveva gli occhi velati di lacrime, Aliya non potette non notarlo e gli sembrò infinitamente tenero.
 
Appena furono usciti dalla casa della signora Scott, si rivolsero l’uno all’altro contemporaneamente cosicché non si capirono a vicenda.
            -Ok, ok calma, parlo io, mi sembra che tu abbia parlato abbastanza prima…come diavolo hai fatto? E poi dimmi se ti ha detto altro mentalmente…ma davvero conosci un’altra ragazza autistica?-
            -Oh insomma una domanda alla volta! La ragazza autistica di cui stavo parlando sono io, ho cominciato a parlare dopo i sei anni perché prima non riuscivo a fermare tutti i pensieri che mi passavano per la testa e se mi facevano una domanda non riuscivo a rispondere. Tutti quegli scienziati che mi seguivano hanno pensato che fossi una deficiente, ma non era così, avevo bisogno di tempo, ora ne comprendo anche il perché. La mia metà Xiariana non è abituata a questo mondo. Gli Xiariani comunicano prevalentemente con la mente, usano la parola solo in alcuni casi, è meno istintivo, sanno parlare perché in passato erano più primitivi e gli serve per comunicare con altre forme di vita, ad esempio l’uomo. Quando sono entrata nella testa di Giulia ho capito per istinto cosa dovevo fare, nemmeno sono  sicura di saperti spiegare come ho fatto, so però che le ho dato un piccolo aiuto per guarire…inoltre mi ha trasmesso l’immagine delle due donne che bussavano alla porta di Carl…una era più alta…erano vestite e pettinate in modo simile…-
            -Il marito di Jill è un travestito…oppure-
E lo dissero insieme: -E’ schizofrenico anche lui… e si traveste da Jill…-
David riprese il discorso ampliandolo ulteriormente.
            -Probabilmente assume le sembianze di Jill per uccidere …-
            -Era l’incubo che ho fatto stanotte-
Aliya evitò di dire a David che la vittima in quel caso era Edna e aggiunse:
            -In pratica questo fantomatico marito nel pieno di un attacco di schizofrenia si traveste e diventa violento…ma perchè Carl lo ha trattato diversamente? Perché non lo ha strangolato visto che ne avrebbe avuto la forza?-
            -Posso azzardare un’ipotesi ma è una situazione insolita…forse perché Carl è un uomo? Per qualche motivo li tratta in maniera diversa. Però mi chiedo…perché non ha ucciso altri uomini?…quando avremo risolto questo mistero potrò morire felice!- Disse David  ironico.
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Le indagini vanno avanti e la situazione si fa più complessa. David poverello è sempre più cotto ed imbranatello, non fa tenerezza?
Nonostante non conosca persone autistiche, ho letto qualcosa e ne ho sentito molto parlare…devo dire che in certi momenti mi sento un po’ autitstica anche io, come si fa a non esserlo in questo mondo complicato e stressante? :-P Spero di aver scritto qualcosa di verosimile…per quello che può esserlo un racconto di fantascienza!
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 33
*** You’re the one that I want ***


Il commissario Level era in alto mare con il caso della signora Timber ed in generale nel buio più completo riguardo
 
il serial Killer che tutti chiamavano il “Travestito”, ma era così orgogliosamente ostinato che non voleva coinvolgere
 
nuovamente David.  D’altro canto il giovane investigatore non si era tirato indietro e cercava ancora di capire come
 
l’assassino si fosse introdotto nella casa della signora Timber senza che nessuno lo vedesse.
 
            -Mi sembra impossibile che nessuno abbia visto nulla…l’unica che ci ha veramente aiutato è Giulia ed è autistica, sembra che le persone così dette sane del vicinato non vedano e sentano mai nulla…e poi Level non mi chiama ed io volevo sapere se aveva trovato qualche foto del fantomatico signor Farrell il marito di Jill Thousand/Amanda Farrell…ammesso che si chiami davvero così! E poi sembra che nessuno ci abbia mai parlato con questo tipo.  Tutti dicono che era sempre fuori o per lavoro o per giocare a golf…non ti sembra oltremodo strano?…non so veramente che pensare, forse tutto il vicinato è in combutta con il serial Killer! Hai mai visto “Assassinio sull’Orient Express” di Agata Christie? Lì erano tutti colpevoli!-
            -Come sei esagerato, si vede che sei mezzo italiano, ti metti a fare la sceneggiata! Ho sondato le menti di quelli che abbiamo intervistato, davvero nessuno ha visto nulla, la signora Timber è morta un giorno infrasettimanale, nessuno è in giro a quell’ora, mica era venerdì o sabato sera! Piuttosto cerca di stare concentrato, stasera c’è la gara, dobbiamo vincere!-
            -Non capisco di cosa ti preoccupi, nessuna ballerina saprà mai fare quello che fai tu, vinciamo di sicuro!-
            -Calmati David non posso dare troppo nell’occhio, non lo faccio il triplo salto mortale alla fine, non vorrei che qualcuno mi fotografasse, il dottor Spellman mi verrebbe subito a cercare!-
            -Ma figurati, pensano che te ne sia andata e lo avresti fatto davvero se avessi potuto…-
            -Non importa, nessuno di normale sa fare il triplo è già difficile fare il doppio salto mortale e quello ti dovrà bastare!-
            -Va bene…-
 
David e Aliya stavano tornando a casa dopo aver fatto l’ultimo tentavo con i vicini della signora Timber, quando una
 
bella mora con capelli a caschetto si piantò davanti al loro cammino con un bel sorriso falso disegnato in faccia.
            -Sei tu David, quanto tempo!-
            -Oh…Eleonor…ciao, come va?-
            -Tutto bene e questa fanciulla? E’ una tua parente?-
            -No, questa è Aliya la mia nuova assistente, sta studiando criminologia ed ha deciso di farsi un po’ di esperienza sul campo con me-
            -Piacere Aliya…-
            -Piacere Eleanor-
            -Allora come va il tuo lavoro? E il tuo Greg come sta?-
 
La donna era l’ex di David che lo aveva tradito e lasciato per il famoso giocatore di polo Greg Hallen, Aliya le
 
leggeva perfettamente la mente e si trattenne con fatica per non leggere anche quella del giovane investigatore.
 
            -Il lavoro va benissimo…Greg…ecco si è fatto male ad una spalla…è fermo…è sempre di pessimo umore… finché non vivi con qualcuno non lo conosci veramente…bè ecco avevo bisogno di un po’ di tempo per pensare e sono tornata un po’ da queste parti a chiarirmi le idee. Potremmo uscire qualche volta per ricordare i vecchi tempi, che ne dici?-
            -Ecco io…-
 
Aliya era furibonda ma non lo lasciò trasparire, rimase con il suo sorriso accennato e pregò che David reagisse da
 
uomo. David guardò entrambe e non sapeva che dire, poi pensò a quello che gli aveva detto la zia Edna la sera prima,
 
che Aliya teneva a lui e si fece forza, anche perché non voleva farsi vedere in difficoltà davanti alla sua ex.
 
            -Ti ringrazio per il pensiero, ma sono molto occupato in queste sere, sai quanto il mio lavoro sia importante…adesso collaboro con la polizia, mi hanno fatto un contratto e sono pieno di scartoffie da riempire, per cui scusami…vedremo più in là-
            -Ah…allora ciao…il mio numero non è cambiato, chiamami-
 
David si allontanò, Aliya non riuscì a trattenersi dal salutarla con la manina e si rese conto di quanto fosse gelosa, ma
 
così profondamente gelosa da far male.
            -Allora cosa pensava?-
            -Chi?-
            -Eleonor, lo so che le hai fatto la radiografia al cervello, cosa hai scoperto?-
            -Sai non c’era molto da vedere lì dentro, mi sembra abbastanza ovvio che genere di persona sia… solo per quello che ti ha detto su quel Greg. Abitavano insieme, lui non è più famoso, sta male  e lei lo ha mollato! Come diavolo hai fatto a starci insieme e a soffrire per quell’egoista!-
            -Non era così quando l’ho conosciuta…-
            -Comunque…a parte che mi ha trovato difetti inesistenti, ha pensato che fosse incredibile che tu l’avessi già dimenticata e quindi ci ha provato con te…ha il dubbio che ci sia qualcosa tra noi, è diventata una sfida per lei, deve dimostrare chi è la più bella…ti cercherà di nuovo!-
            -Non eri tu che mi volevi trovare la fidanzata?-
            -Sì…ma lei non ti ama…usa la gente…è nomale per lei…la madre l’ha cresciuta così…mi fa quasi pena…-
            -La madre?-
            -Sì ho scavato molto nella sua testa…sua madre è un’arrampicatrice sociale, anche per Eleanor è normale sfruttare gli altri-
            -Però potrei usarla un po’ anche io…del tipo andarci a letto e poi mollarla…sarebbe divertente…-
            -Non ci credo che lo hai detto ad alta voce!-
            -Scusami…-
            -Fai quello che vuoi…la cosa non mi riguarda, ma stai attento-
 
Aliya aveva mentito spudoratamente, non voleva assolutamente che David uscisse con Eleanor, ma non aveva nessun
 
diritto su di lui, doveva farsene una ragione. David invece era felicissimo di come aveva reagito di fronte a Eleonor,
 
era la prima volta in vita sua che le teneva testa, in passato non aveva mai saputo dirle di no; anche quando lo aveva
 
tradito e mollato, pensava che fosse solo colpa sua, perché non era abbastanza per lei.
 
            -Tu sei molto più bella di lei…hai già vinto…-
 
Aliya gli sorrise e disse –grazie- ma pensò –lei però è umana e rimarrà qui…-
 
Appena arrivarono a casa trovarono Edna che correva per tutte le stanze della casa, dicendo:
 
            -Dove l’ho messo, ma come ha fatto a sparire…deve essere l’età…-
            -Che succede zia di cosa hai bisogno?-
            -Non trovo più il mio cappellino…sono sicura di averlo portato in soggiorno ma non lo trovo più-
            -Non è da te essere così agitata, dove devi andare col cappellino?-
            -Il reverendo Ferguson…mi ha invitato a cena!-
            -Ma è fantastico Edna!-
            -Stasera c’è la gara non vieni a vederci?- Commentò David.
            -Non lo stare a sentire! Vai e divertiti- ribattè Aliya.
            -Andiamo presto a cena e poi veniamo a vedervi…non voglio trovarmi in una situazione imbarazzante…vorrei restare con lui in mezzo alla gente…è il primo appuntamento…-
            -Come sei vecchio stile zia-
            -Sono così e sono sicura che sia il modo più decoroso di passare una serata per una donna della mia età…e poi non ricordo più quando è stata l’ultima volta che sono uscita con un uomo che non fosse mio parente…non so nemmeno come mi devo comportare-
            -Come sempre Edna, ho letto la sua mente, ti adora così come sei, vai tranquilla è cotto a puntino-
            -Dici sul serio?-
            -Certo, vi ho tenuto d’occhio in questi giorni, ho letto la sua mente perché volevo essere sicura che fosse veramente interessato a te…credo che sareste una splendida coppia-
            -Grazie cara, questo mi tranquillizza molto…oh ma non ci posso credere il mio cappellino era proprio sotto il mio naso…sotto Rocky…micino cattivo alzati di lì…oh guarda come lo ha ridotto!-
            -Andrà bene devi solo togliere qualche peletto-
Disse David sorridendo e carezzando il micetto, poi aggiunse allarmato.
            -Ma la nostra cena?-
            -E’ già pronta nel forno, sono le lasagne, ricetta di tua madre, ci vediamo dopo…io ed il reverendo andiamo prima a bere qualcosa insieme…-
            -Grazie zia…non bere troppo…-
            -E tu stasera stai attento, guai a te se fai cadere la piccola Aliya a terra, ci siamo intesi?-
            -Non succederà zia perché sono un ottimo ballerino e lei è fantastica-
 
La zia annuì ed uscì tutta pimpante di casa, il pub era a pochi passi, Ferguson era già lì che le serbava un tavolino.
 
            -Caspita la zia è più in gamba di me, si è trovata un bel partito, tutte le donne della parrocchia la invidiano di sicuro-
            -Tua zia è ancora una bella donna ed ha sofferto per tutta la vita, mi sembra che si giusto che abbia trovato qualcuno che la meriti veramente-
            -Hai ragione, sono contentissimo per lei, ma vieni mangiamo qualcosa, abbiamo bisogno di energie e devi sentire le lasagne della zia, la ricetta non è di mia madre ma di mio padre, sono lasagne italiane, non è l’intruglio informe che fanno da questa parti-
 
David e Aliya si sedettero al tavolino, si resero conto che era la loro prima cena da soli a casa, nei giorni passati
 
entrambi avevano evitato situazioni come quella, entrambi per la stessa identica paura, che succedesse qualcosa tra
 
loro. Erano così affiatati qualsiasi cosa facessero e stavano così bene insieme che in una situazione normale sarebbe
 
stato naturale per loro cominciare una storia. Sfortunatamente non era una situazione normale, lei era mezza aliena ed
 
aspettava solo il momento opportuno per andarsene dalla Terra, lui era un ragazzo giovane che stava diventando
 
uomo e che vedeva il suo futuro sul suo pianeta. Rimasero in silenzio facendo finta di interessarsi al cibo.
 
            -Queste lasagne sono buonissime, tua zia è bravissima…-
            -E’ sì gustatele ora, perché dove andrai non le potrai trovare…-
Altro silenzio, aveva fatto male a tutti e due quella battuta fatta con leggerezza, Aliya cercò una conversazione.
            -Allora che farai…chiamerai Eleanor?-
            -Non lo so…oggi quando l’ho vista non mi è sembrata così speciale…non in confronto a te…-
            -In realtà non ci vuole molto ad essere meglio di lei, spero che te ne renda conto!-
            -Forse hai ragione…prima mi sentivo quasi in soggezione in sua presenza e per un istante è stato così, ma poi mi sono ripreso…-
            -Che farai, la userai per andarci a letto davvero?-
            -Senti…è la mia impressione o la cosa ti irrita?-
            -Sì un po’ lo ammetto…-
            -Sei gelosa?-
            -Forse un po’…ma sei peggio delle donne! Vuoi essere adulato non è vero?-
            -Ecco…sì!-
            -Come sì? Non dovresti essere tu a riempirmi di complimenti per farmi cedere?-
            -Forse in altri paesi, in Inghilterra sono le donne più aggressive, hanno due soli nemici, l’alcool o altre donne cacciatrici-
            -Ah ho capito…scordatelo non voglio il posto di Eleanor!-
            -Al mio fianco?-
            -No, nel tuo letto!-
            -Se ti darò un posto sarà nel mio cuore, finché vorrai…- disse David, nemmeno ci credeva che aveva avuto il coraggio di dirlo, ma Aliya era davanti a lui bellissima a causa della gelosia, per la prima volta aveva dimostrato davvero interesse per lui.
            -Non posso…soffriremo entrambi…-
            -Lo so…ma sto diventando matto con te vicino, ogni tua risata, anche solo il tuo profumo, i tuoi capelli sono un colpo al cuore ogni volta…-
            -Come sei romantico…-
 
Lui le prese la mano e la baciò nel centro del palmo, Aliya senti un brivido lungo la schiena. Con un altro bacio sfiorò
 
il dorso della mano poi il polso e risalì il braccio fino al collo di lei, sollevò i capelli e finalmente le baciò solo un
 
piccola parte di quella schiena stupenda.
 
            -D-david…cosa stai facendo?-
            -Realizzo un sogno…-
 
La condusse sul divano le tolse facilmente la maglia, la fece sdraiare supina le slacciò il reggiseno e riprese da dove si
 
era interrotto fino alla base della schiena, poco prima dei jeans e si fermò. Aliya non riuscì a trattenere dei sospiri, era
 
come se non avesse volontà, lo lasciava fare.
 
            -Sei bellissima…era tanto che volevo farlo…-
 
Aliya però non sapeva cosa fare, si sentiva in colpa, ma quel gesto le aveva fatto davvero uno strano effetto, sentiva
 
un calore dentro di sé come aveva provato la prima volta che lei ed Alexei avevano fatto l’amore, decise di non
 
reagire agli eventi. David ritornò all’attacco questo volta le dava piccoli morsi su quella pelle morbida e liscia, Aliya
 
non riuscì a trattenere dei gemiti e questo non fece che eccitare ancora di più il giovane.  Ad un tratto sentirono
 
armeggiare alla porta, Aliya velocissima afferrò la maglietta, il reggiseno e corse in cucina a rivestirsi, zia Edna aveva
 
dimenticato qualcosa a casa.
 
            -Ciao David, ma siete ancora qui? Non dovreste già andare alla discoteca dove si tiene la gara?-
            -No abbiamo ancora una mezz’oretta di tempo-
 
Aliya uscì dalla cucina con una bicchiere di succo d’arancia in mano.
 
            -Edna che succede come mai sei a casa?-
            -Ho dimenticato il portafogli…oggi proprio non so dove ho la testa, non voglio che mi offra tutto lui, almeno le bevute le volevo pagare io…ma mi sono persa qualcosa? Mi sembrate strani…-
            -No perché?- disse David ma entrambi avevano le pupille dilatate e la respirazione irregolare.
            -Vabbè…state concentrati ragazzi, ci vediamo alla discoteca-
Edna se ne uscì tutta allegra, quella sera volle lasciarli in pace, era la sua serata, avrebbe pensato a se stessa una volta tanto.
 
Ora i due si guardavano, non sapevano nemmeno come erano arrivati a quel punto e quella era la serata della gara,
 
dovevano andare a preparasi.
            -Aliya…scusami…è stato più forte di me…-
            -Non devi scusarti…è stato bellissimo…chi è che ti ha detto che non hai iniziativa?-
            -Di solito infatti non mi comporto così…-
Ci fu un attimo di silenzio e Aliya cercò di riprendere in mano la situazione.
            -Pensiamo alla gara…non dobbiamo fare tardi-
            -Faremo finta che non sia successo nulla?-
            -Non lo so…-
            -Okkey un passo alla volta, andiamo a preparaci…ma ognuno nella sua stanza e per favore chiuditi a chiave per sicurezza…-
            -Lo farò…ma fallo anche tu!-
 
Aliya lo guardò con malizia e con uno slancio felino arrivò alle scale ed in un lampo era in camera sua, chiuse a
 
chiave la porta, David sospirò.
 
            -Che schiena stupenda, potrei baciarla per ore…va bene, basta devo riprendermi, questa aliena mi fa impazzire-
 
David per tutto il tragitto dalla casa alla discoteca rimase in silenzio e cercava di non guardarla, anche se era vestita
 
sportiva con una giacca a vento per lui era bellissima, quando poi arrivarono alla palestra e lei si tolse la tuta, dovette
 
fare forza su se stesso per non sbavare letteralmente, Aliya aveva una specie di gonnellino colore crema, degli
 
scaldamuscoli azzurri ed una t-shirt attillatissima azzurro scuro che praticamente mostrava quanto fosse perfetta.
 
            -Questi vestiti?-
            -Me li ha dati zia Edna, te lo sapevi che anche lei ballava?-
            -Sì certo…ti stanno da dio…siamo sicuri che non possiamo andare un attimo di là, credo che ci siano dei privè…-
            -David ti prego! Non ti riconosco più stasera-
            -Scusami…non dovevo baciarti la schiena…dovevo fare una bella doccia fredda-
            -Anche tu sei molto carino-
 
David aveva dei pantaloni eleganti non troppo attillati ma elasticizzati, una camicia azzurra anch’essa elasticizzata
 
per permettergli bene i movimenti e sopra un gilet del colore della gonna di Aliya, non era piazzato ma bene
 
proporzionato e tonico.
            -Anche questi vestiti me li ha dati Edna…erano di…-
            -Del suo ex fidanzato vero?-
            -Sì…-
 
In quel momento una donna della giuria richiamò tutti i ballerini all’ordine, dovevano assegnare i numeri, erano solo
 
una ventina di coppie all’inizio avrebbero ballato tutti insieme, a Aliya e David toccò il numero 3. Il primo pezzo con
 
cui cominciò la gara era un classico “Croccodile rock” di Elton John, i concorrenti dovevano fare i passi base perché
 
non c’era molto posto per le acrobazie, sarebbero cominciate in seguito verso le fasi finali della gara per determinare i
 
primi tre finalisti. David e Aliya erano in sintonia perfetta, i passi in pratica erano dei calci eseguiti da lui verso
 
l’esterno e verso l’interno da lei, ma quello che la giuria in quel momento guardava era se questi passi base venivano
 
eseguiti perfettamente, cioè in quel movimento di calciata la coscia non doveva subire nessun contraccolpo verso
 
l’alto e soprattutto nella parte finale quando appoggiavano la gamba a terra, quest’ultima non doveva essere indietro
 
rispetto a all’altra su cui era tutto il peso. Dopo una mezz’oretta erano rimasti in quindici coppie, ora avevano più
 
spazio e cominciavano le prima acrobazie più semplici, come sollevare la partner e portala prima a destra poi a
 
sinistra, oppure farle fare la giravolta e Aliya tra tutte era la più leggiadra, faceva sembrare tutto semplicissimo,
 
l’avessero vista fare il triplo salto mortale avrebbe creato il silenzio più totale nella discoteca, ma aveva fatto
 
promettere a David che non l’avrebbero mai eseguito. Dopo un’altra mezz’oretta ci fu una pausa e dopo avrebbero
 
eliminato altre coppie, fu in quel momento che arrivò Edna con il reverendo Ferguson.
 
            -Guarda tua zia è arrivata…-
            -Povero Ferguson, sono sicuro che aveva altro in mente…-
            -La smetti di fare il maniaco stasera e bevi un po’ d’acqua siamo fradici, scommetto che adesso la mia schiena non ti piace più così tanto…-
            -Scherzi? Ora sei salata al punto giusto per mangiarti-
            -Non posso credere che l’hai detto…-
 
La gara riprese con l’intramontabile “Saturday feaver” dal film Staying Alive, le coppie rimaste ora erano cinque,
 
Aliya e David non ne avevano per nessuno, ma c’era una coppia abbastanza brava che aveva vinto la gara gli ultimi
 
due anni che cercava di imporsi su di loro con il numero uno. Alla fine rimasero tre coppie, Aliya e David, la coppia
 
numero uno e la numero dieci. Fu allora che al ritmo di “You’re the one that I want” di Grease che David e Aliya
 
cominciarono a mostrare tutta la loro bravura per vincere, erano davvero uno spettacolo, riuscivano andando a tempo
 
come metronomi a fare i passi in modo perfetto e alla fine eseguirono il doppio salto mortale, mentre gli altri uno
 
singolo. Aliya volteggiò in alto in modo così elegante e leggero che sembrava andasse al rallentatore, David l’afferrò
 
al volo come se lo facesse tutte le mattine e conclusero con un piroetta di lei che finiva tra le braccia di lui
 
esattamente quando finì la canzone. Ci fu un applauso scrosciante anche da parte dei concorrenti numero uno e dieci,
 
era abbastanza chiaro chi avesse vinto il viaggio a Miami, Rose li guardava soddisfatta a lato di Edna che a sua volta
 
non smetteva di battere le mani.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
E così avete conosciuto Eleonor, una sipaticona vero? XD  come al solito ho preso liberamene  ispirazione da una persona reale…ma non aggiungo altro, ne sentiremo ancora parlare ;-) 
Quindi Aliya è gelosa…e David ne approfitta subito! Forse qui sembrerà un po’ maniaco, o no? Vorrei tanto sapere cosa ne pensate…
Grazie a Wikipedia ho potuto descrivere i passi del rock acrobatico di cui non mi intendo assolutamente, spero di non essere stata troppo pesante ma secondo me occorreva un minimo di descrizione.
Non perdetevi il prossimo capitolo, sarà fantascientifico ;-P                                        
:-)
Altair4

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Capitolo 34
*** Aliya la somma di due universi opposti ***


Quando Aliya e David giunsero a casa dopo aver vinto la gara di rock acrobatico, si accorsero che la zia Edna non era ancora tornata.
            -Vuoi vedere che il buon Ferguson ha fatto il colpaccio?- Commentò David.
            -Non dire sciocchezze, non è da Edna andare a letto con qualcuno al primo appuntamento-
            -E tu?-
            -Io sono una minorenne, ricordi? E questo non era un appuntamento-
Aliya era nervosa e se ne andò in camera di corsa. David bussò alla porta.
            -Cosa succede? Perché ti sei arrabbiata? E’ per quello che ho detto?-
            -Sto bene, ho solo bisogno di fare una doccia-
Aliya uscì, era già in accappatoio e si diresse al bagno, si girò e gli disse:
            -Non provare a seguirmi-
            -Stai tranquilla non lo farò, userò il bagno di zia Edna…-
Dopo la doccia David andò mesto mesto a letto, aveva fatto il cretino tutta la sera, se l’era meritato, però pensò:
            -Un volta che mi comporto da vero uomo come vogliono queste donne…sbaglio tutto, è proprio vero che sono incontentabili!-
Mentre ancora si lamentava mentalmente della sua solita sventura, sentì bussare alla porta.
            -Avanti…-
Questa volta non era Edna, era Aliya con una camicia da notte bianca leggermente trasparente.
            -Aliya?-
            -Senti vorrei…che tu finissi quello che avevi cominciato prima della gara-
            -Sei sicura?-
            -E’ stato bellissimo stasera, c’era una sintonia perfetta…non mi sono mai divertita tanto in vita mia…forse dovrei restare qui…forse è la vita che fa per me…e poi chissà quando veramente potrei partire, magari tra trent’anni e nel mentre?-
            -Ti prego…non ci voglio pensare alla tua partenza…vieni qui…se stai ancora lontano da me un minuto di più penso che darò di matto-
 
Aliya si avvicinò a lui, era seduto sul letto, si stesero insieme guardandosi negli occhi, si baciarono teneramente,
 
questa volta lei non lo aveva confuso per Alexei, lo baciava perché era David. Le loro mani erano ansiose di contatto,
 
ma David indugiava, così fu Aliya che cominciò a spogliarlo, allora lui le tolse la camicia da notte e finalmente i loro
 
corpi frebbricitanti poterono incontrarsi. Mentre Aliya gli baciava il collo, David con le mani scopriva ancora una
 
volta ogni millimetro della pelle di quella schiena, era una fissazione per lui. Proprio mentre erano arrivati al punto di
 
non ritorno sentirono la porta d’entrata che si chiudeva ed Edna entrava singhiozzando, era successo qualcosa tra lei e
 
Ferguson.
 
David era nel panico più completo, invece Aliya rapida come suo solito si rimise la camicia e senza indugiare uscì
 
dalla finestra si lanciò sul tetto con una salto che sfidava la gravità, arrivò dall’altro lato, con un’agilità sovrumana si
 
agganciò alla sua finestra che per fortuna era aperta ed entrò in camera. Come sincronizzati uscirono dalle loro stanze
 
incontrando Edna che aveva fatto già le scale.
            -Cosa è successo zia? Ferguson si è comportato male con te?-
            -No David…si è sentito male, un attacco di cuore mentre venivamo via dalla gara di ballo, torno ora dall’ospedale sono venuta giusto per riposare un attimo, ma tornerò subito da lui, è in terapia intensiva-
            -Oh Edna mi dispiace così tanto…possiamo fare qualcosa?-
            -Mi ha riaccompagnato un vicino che per caso era all’ospedale, David puoi riportarmi là tra un paio di ore?-
            -Nessun problema zia, ma forse dovresti riposare di più…e dovevi chiamarmi subito!-
            -Non volevo rovinare la vostra serata…comunque non so nemmeno se riuscirò a chiudere occhio…è stato il medico praticamente a mandarmi via perché dovevano intervenire su James ed era inutile che restassi, ma voglio essere lì quando si sveglierà-
            -Verremo con te Edna-
            -No ragazzi, voi avete il vostro lavoro, vi terrò informati, ora tornate a letto. David ti chiamerò io quando è l’ora-
            -Va bene zia…-
Ognuno tornò nella propria stanza, i due ragazzi potevano sentire Edna che singhiozzava in camera, aveva rischiato e
 
rischiava ancora di perdere una persona cara, sembrava che il destino si accanisse su di lei. Aliya non riusciva a
 
dormire sia perché era dispiaciuta per Edna sia perché ora a mente fredda rifletteva su cosa stava combinando con
 
 David, erano passate solo poche settimane dal giorno in cui aveva detto addio ad Alexei ed aveva trovato subito il
 
sostituto, ma soprattutto lei un giorno sarebbe partita e David era così dolce e delicato. Decise allora di contattare
 
Kara e consultarsi con lei, prese i monili Xiariani per amplificare il suo potere e si concentrò con tutte le forze.
 
Questa volta non era nel deserto dorato, ora si trovava nello spazio profondo e senza troppa fatica apparve Kara
 
sempre disegnata come un fumetto abbozzato con quei suoi capelli ondulati color grafite.
 
            -Kara ho tanto bisogno di un tuo consiglio, ti prego ascoltami e rispondi alle mie domande, ora lo capisco che ti faccio sempre richieste da terrestre ma devo sapere…quando sarò pronta, quanto ci vorrà?-
            -Purtroppo non so rispondere a questa domanda perché non sei completamente Xiariana, ma vedo che stai maturando velocemente, il nostro contatto è più semplice e potremo consultarci più spesso se vorrai-
            -Ne sono felice, mi sento così confusa, proprio non lo capisco l’amore, sono passata da Alexei a David con una facilità di cui mi vergogno…non so cosa devo fare-
            -Perché? Da quello che sento sono due essere speciali, non sono difficili da amare. Mia cara non  sempre tutto è bianco o nero, sono le scelte che uno fa a renderlo tale, se non scegli mai, se non sbagli mai, resti per sempre nel grigio indefinito-
            -Anche gli Xiariani hanno questi problemi?-
            -Da noi è tutto diverso, siamo tutti uniti, l’amore ci unisce tutti, sono gli umani che sono divisi. Però quando ci trasformiamo in forma umanoide anche noi abbiamo gli stessi vostri problemi, è il corpo che divide. Tutto questo mi è stato raccontato da Feidor, lei si è innamorata di tuo padre ed ha provato qualcosa che noi Xiariani non proviamo di solito-
            -Come sapevano i miei genitori che si amavano?-
            -Sono state le prove che hanno affrontato a farglielo capire, hanno compreso che non potevano vivere separati e che ad entrambi mancava poco tempo da vivere e quindi hanno vissuto al meglio il loro amore-
            -Come faccio a sapere quanto potrò stare con David…non c’è proprio modo?-
            -Se sapessi che tra una settimana potrai venire su Xiar come ti comporteresti?-
            -Forse lo lascerei in pace…-
            -E lui cosa farebbe?-
            -Non lo so…-
            -Parlatene da persone mature e decidete, non restate nel grigio di una non scelta, però poi prendetevi la responsabilità delle vostre azioni-
            -Pensi che un giorno potrei tornare da lui dopo essere stata su Xiar?-
            -Lui non vive a lungo come te, potresti restare da noi per secoli senza invecchiare un giorno, a causa della tua natura e del nostro pianeta, non potrebbe aspettare così a lungo-
            -Vuoi dire che da voi nessuno invecchia?-
            -Hai capito bene, non invecchiamo, ma non abbiamo nemmeno figli se non in casi eccezionali e tu sei uno di questi. La natura dei terrestri è così, passano i loro geni alla progenie e alla morte lo spirito si trasferisce in un'altra dimensione. Noi siamo immutabili, chi perde la sua forma umanoide poi torna sempre a noi-
            -Un momento, Nestor è fratello di Feidor…e di chi sono figli?-
            -In un passato veramente remoto erano fratello e sorella, hanno quasi perso la memoria di quell’epoca e adesso abbiamo figli solo se ci uniamo in forma coporea anche con altri esseri da altri pianeti-
            -Quindi ho qualche parente alla lontana in giro nella galassia?-
            -Sì, anche loro stanno cercando come te di capire, qualcuno è giunto fino a noi, ma non tutti restano, ognuno è libero di fare come vuole, c’è posto per tutti su Xiar, insieme siamo una forza psichica che non conosce guerre e malattie-
            -Non è triste non avere una vita propria ed un pensiero proprio?-
            -Noi abbiamo una vita nostra ed un pensiero proprio se vogliamo, ma è così bello e armonico stare insieme-
            -Siete proprio l’opposto del genere umano! Ecco perché mi sento così strana-
            -Sì, in te ci sono due universi opposti, ma quello che creano a mio avviso è meraviglioso, tu sei meravigliosa!-
            -Grazie Kara…non so che dire…allora da adesso in poi potrò parlare con te ogni tanto?
            -Certo che potrai, ma ricordati che consumi energia, detto questo per te ci saremo sempre, ora riposa hai ancora tanto da imparare…-
 
Aliya finalmente fu vinta dal sonno, l’indomani avrebbe parlato con David per chiarirsi una volta per tutte.
 
Quando Aliya si svegliò si accorse che David non era tornato e nemmeno Edna, l’avevano lasciata riposare, ma non
 
poteva starsene lì con le mani in mano, fece colazione in un lampo e prese la bici da corsa di David, l’ospedale era
 
lontano ma i suoi muscoli alieni facevano volentieri attività fisica. Con un tempo da campionessa mondiale arrivò
 
finalmente all’ospedale, si informò alla reception dove andare e raggiunse la sala d’attesa, dove seduto in un angolo
 
stava David addormentato sul suo pugno.
            -David…che succede, dov’è Edna?-
            -E’? Oh Aliya!-
            -Dov’è Edna?-
            -E’ dentro da Ferguson, sta bene per fortuna, sono rimasto perché la voglio riportare a casa, l’operazione è durata più del previsto-
Aliya si sedette accanto a lui e gli fece una carezza sulla guancia, lui si avvicinò le dette un bacio leggero.
            -Mi sei mancata stanotte…-
            -Anche tu…ma dobbiamo parlare…-
            -Lo so…lo sapevo che l’avresti detto-
            -Sono entrata in contatto con Kara, le ho chiesto di nuovo quando dovrò partire, ma lei dice che non lo sa, mi ha chiesto di riflettere su una cosa e vorrei che tu lo facessi con me…cosa faresti se io dovessi partire tra una settimana, cosa vorresti che io facessi?-
            -E potresti tornare?-
            -Kara dice che potrei vivere per secoli senza invecchiare su Xiar…-
            -Poi non vorresti più tornare sulla Terra...lo capisco-
            -Non lo so se voglio vivere così a lungo ho solo diciassette anni…-
            -Non è possibile che tu possa viaggiare nel tempo?-
            -Caspita non ci avevo pensato…forse no…altrimenti me lo avrebbe detto…-
            -Perché non glielo chiedi?-
            -E se poi non posso? Rispondi alla domanda-
            -Penso che ti dedicherei tutto il tempo e cercherei di non farmi dimenticare facilmente-
            -Anche se non tornassi mai più?-
            -Anche se tu non tornassi mai più-
            -Ne sei sicuro?-
            -Sì scurissimo…ma ora sta a me farti questa domanda…-
            -Non lo so…non voglio farti soffrire…-
            -Non puoi farci un bel niente orami è troppo tardi, soffrirò comunque quando partirai anche se mi ignorerai per tutta la settimana che ci resta-
Aliya lo abbracciò forte, ma non lo baciò sentiva la presenza di Edna e non voleva darle altre preoccupazioni.
            -Zia finalmente, allora come sta il reverendo?-
            -Non male…mi ha riconosciuto e mi ha parlato…ha fatto una battuta… dice che sono io che l’ho colpito al cuore, ovviamente il medico mi ha assicurato che non è colpa mia, ma dello stile di vita di James, allora gli ho promesso che ci penserò io a lui, farò la spesa e cucinerò per lui-
            -Quindi andrai a vivere da Ferguson?- Chiese Aliya.
            -Penso di no, mica siamo sposati, però ho deciso che mi occuperò più da vicino della parrocchia, lascerò il mio lavoro da insegnate alla scuola pubblica, mi occuperò del catechismo dei bimbi e di un nuovo progetto-
            -Non puoi farlo, non puoi lasciare l’insegnamento così, tu lo adori e poi è un lavoro!- Protestò David.
            -Tranquillo non lascerò il lavoro che amo…vogliono trasformare l’oratorio in una specie di scuola privata, James ha un grande progetto è l’unico modo per avere dei fondi e tanti fedeli, io sarò una sua insegnante e potrò occuparmi anche di lui-
            -Edna è fantastico, da quanto lo sapevi?-
            -Me ne ha parlato ieri sera a cena…prima che stesse male, siamo stati benissimo…ha detto che non può stare senza di me…infatti vorrei ritornare qui prima possibile…-
            -Andiamo a casa, voi due vi riposate, preparerò io il pranzo, poi David ti riaccompagnerà per la visita questo pomeriggio- disse Aliya
            -Va bene tesoro…andiamo…non volevo farvi preoccupare…David perché sei voluto rimanere!-
 
Aliya ritornò a casa in bici, grazie alla sua velocità e a qualche scorciatoia arrivò a casa prima di David ed Enda. 
 
Mentre gli altri dormivano ad Aliya venne un’idea per passare il tempo, entrò furtivamente nella stanza di David,
 
prese il portatile e una volta seduta sul divano decise di fare ulteriori ricerche sul web, diventava sempre più brava ad
 
usare i suoi poteri informatici, in fondo non aveva bisogno del super computer di Russell, lei stessa, con qualsiasi
 
strumento che si connettesse ad internet, poteva diventare un computer potente ed inespugnabile. Così in un attimo
 
era nel mondo virtuale alla ricerca di Jill/Amanda e Jeremy o chiunque fosse il “Travestito” killer.
 
Ripartì dalla storia di Jill, la povera donna era stata ricoverata già all’età di vent’anni in un clinica di Boston, la
 
diagnosi era stata piuttosto facile, era schizofrenica ed i dati registrati indicavano che aveva passato i suoi primi
 
quindici anni in un orfanotrofio, non era stata presa in adozione subito come forse aveva sperato la madre
 
Adele/Philippa. Incrociando i dati scoprì che un inserviente un certo Thomas Dry dell’orfanotrofio era sospettato di
 
averla molestata per anni, ma non era mai stato incriminato ed era a piede libero, c’erano altri accusati di molestia,
 
ma nessuno era stato mai condannato. Thomas Dry però era l’unico che aveva ben due imputazioni in due casi di
 
molestie, quindi poteva essere l’unico che davvero le aveva perpetrate, ma la cosa strana era che a scarcerarlo era
 
stata la stessa Jill la quale aveva testimoniato a suo favore. Tutti queste informazioni erano state riportate da un
 
investigatore statunitense Jerry Green che adesso era in pensione. Thomas Dry secondo Green poteva essere il
 
responsabile di alcuni omicidi non risolti, il presunto “Travestito”, probabilmente aveva già colpito anche in America.
 
Aliya cercò subito se Thomas Dry era giunto in Inghilterra con Jill e lì trovò nello stesso volo. Forse aveva fatto
 
centro, forse Thomas Dry era il signor Farrell e Jeremy Steel, lo psichiatra, era morto. Per curiosità entrò nel database
 
della polizia di Nottingham per vedere se Level era giunto alla sua stessa conclusione ed in effetti era così, per questo
 
forse non aveva ancora contattato David. Il commissario pensava di risolvere il caso da solo. Aliya temeva che Level
 
non avrebbe più voluto David come consulente per la polizia. Dovevano assolutamente risolvere il caso, David
 
meritava un lavoro più sicuro. Cercò ancora nei dati della polizia e si accorse che avevano emanato un mandato di
 
cattura per Thomas Dry e che era stato comunicato alla polizia statunitense. Cercò informazioni su Thomas Dry,
 
l’uomo era arrivato sì in Inghilterra ma non ne era mai ripartito, forse aveva cambiato nome, allora cercò i movimenti
 
della carta di credito e l’ultima volta che l’aveva usata era stato cinque anni prima, quando tutto era cominciato.
 
Doveva assolutamente cercare chi aveva fatto i documenti falsi a Thomas e Jill, forse doveva cercare un’altra volta a
 
Londra, forse in America. Mentre ancora era connessa al pc sentì una presenza, David era davanti a lei che la
 
osservava incantato, decise di staccarsi dal network, doveva chiedere al giovane investigatore come trovare una
 
falsario, il migliore di Inghilterra visto che quei due non erano ancora stati trovati.
 
            -David, quant’è che mi osservi?-
            -Da pochi minuti…sembri la dea dell’informatica quando ti fondi con il computer, ma cosa stavi facendo?-
            -Ho capito che le mie ricerche le posso fare da qualsiasi computer, ho imparato come schermarmi ed accedere a qualsiasi banca dati senza lasciare traccia-
            -Fantastico. Cosa hai trovato?-
            -Forse il fidanzato di Jill esiste davvero, si chiama Thomas Dry, anche Level sa di lui, stanno cercando di rintracciarlo, mi chiedevo se sai chi è il migliore falsario d’Inghilterra, intendo chi fa i documenti falsi, non troveremo mai quei due altrimenti-
            -Ce ne sono tantissimi è impossibile sapere chi gli ha fatto i documenti e poi potrebbero averli fatti in America…senti forse è un idea malsana, ma tu non potresti vedere se quei due sono stati ripresi da qualche videocamera in giro per il paese?-
            -Non credo di poter entrare in quelle a circuito chiuso ma quelle della polizia sì, compresi gli autovelox!-
            -Perché non parti di lì? Nel mentre devo andare a comprare il pappagallo per la signora Sherman ho dei messaggi anche nel cellulare, questa storia deve finire-
            -Bene, tanto ci metterò un bel po’-
 
David uscì di casa e si diresse al negozio di animali non lontano da casa, quando si imbattè di nuovo nella sua ex Eleanor. In passato avrebbe tanto voluto incontrarla per caso anche solo per vederla di lontano, ora che non gli importava più capitava anche troppo spesso.
            -Ciao David, allora che mi racconti?-
            -Ciao Eleanor…-
            -Dov’è la tua studentella?-
            -L’ho messa a fare una ricerca importante mentre sbrigo un caso molto semplice-
            -Dimmi un po’…tu e la studentella…-
            -Io e la studentella cosa?-
            -E’ lei il motivo per cui non mi chiami?-
            -No, il motivo per cui non ti chiamo è che non mi va di farlo, semplice-
Eleanor lo guardò stupita, non gli aveva mai risposto così, di solito si metteva in posizione tappetino e lei faceva di lui cosa voleva.
            -Sei arrabbiato con me? Perché ti ho lasciato per Greg?-
            -Lo ero, ora non mi importa più, ho capito che quel poveretto non ha fatto un gran acquisto, infatti ora lo hai già mollato perché non ti serve più-
            -Cosa vorresti dire?-
            -Che è meglio perderti che trovarti mia cara, sai solo rovinare la vita alle persone, ho imparato la lezione, quindi stammi lontana-
            -Come ti permetti, sei solo uno stupido ragazzino lamentoso!-
            -E tu un’arrampicatrice sociale, quando imparerai a meritarti ciò che hai?-
            -Tu, tu…non puoi parlarmi così, hai capito?!-
Eleonor aveva perso le staffe definitivamente ed urlava con una voce così stridula che David non riusciva più a
 
tollerare, allora semplicemente se ne andò e la mollò lì che ancora strillava come una pazza in mezzo alla strada, non
 
si era mai sentito così leggero.
 
Arrivato al negozio comprò il pappagallo più simile possibile a quello della Sherman, aveva una foto dell’animale
 
che aveva fatto tempo fa nel suo cellulare e con il nuovo acquisto si diresse da quella povera donna, per far finta che
 
lo avesse ritrovato. Ci pensò bene e decise di inventarsi una bella storiella del tipo che alcune persone gentili lo
 
avevano tenuto ed avevano cercato di ammaestrarlo ecco perché era un po’ cambiato, sorrise tra sé, non vedeva l’ora
 
di tornare dalla sua Aliya.
 
Nel mentre l’aliena era entrata nella banca dati di tutta la Gran Bretagna e con rapidità fulminea passava in rassegna
 
tutte le immagini, scorse qualcosa di interessante ma un urlo la fece ritornare in sé, era Edna, non l’aveva mai vista
 
fusa ad un computer.
            -Oh mio dio Aliya cosa sta succedendo?!-
            -Non ti spaventare ti prego, sto bene è il mio sistema per comunicare con i computer ed accedere ad internet-
            -E non puoi farlo come tutti i cristiani?-
            -Così è molto più efficace, ho trovato qualcosa di interessante per le indagini, non vedo l’ora che David torni per comunicarglielo!-
La porta si aprì ed un giovane uomo felice entrò dentro dicendo:
            -Cosa devi comunicarmi?-
            -Prima dimmi com’è andata con la signora Sherman-
            -Tutto bene mi ha creduto e mi ha pagato! Avevi ragione voleva così tanto ritrovare il suo pappagallo che non si è voluta accorgere che non è il suo Moby! Tu cosa hai trovato?-
            -Ho trovato Jill…ma non immaginerai nemmeno lontanamente dove e con chi!-
 
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya stava per cedere, ma Edna in un modo o nell’altro è sempre tra i piedi, povero David! Intanto però il nostro investigatore privato si è liberato finalmente della sua ex e della schiavitù psicologica.
Avete capito bene, su Xiar non si invecchia, se non in modo quasi impercettibile. Adesso Aliya è più forte e può comunicare con Kara, la quale è un’entità, è la somma di tutte le anime di Xiar, gli Xiariani ormai esistono solo in forma di energia e vivono tutti insieme in armonia…suona un po’ palloso vero? XD
Aliya con i suoi nuovi poteri informatici ha trovato informazioni su Jill, alias Amanda Farrell, a quanto pare figlia della defunta Adele Philippa Timber. E questo fidanzato Thomas Dry? E lo psichiatra Jeremy Steel? Lo vedremo nel prossimo capitolo
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 35
*** False identità ***


David era in piedi davanti ad Aliya, la quale si era appena staccata dal computer e aveva riassunto il suo aspetto umano.
            -Allora? Non tenermi sulle spine, dov’è e con chi si trova Jill?-
            -Sono stati incauti, qualche ora fa sono stati beccati da un autovelox sull’autostrada per Cardiff, ma Jill non è con Thomas…è seduta di fianco a qualcuno travestito da donna, ma non so chi sia con certezza, la sto ancora studiando, guarda la foto, l’ho scaricata sul pc-
            -E’ truccato, come fai a dire che non è Thomas?-
            -La forma del viso non è la solita-
Aliya gli mostrò una foto di Thomas presa dal web, poi affiancò quella dello psichiatra.
            -E’ Jeremy! Ne sono quasi certa!-
            -Pensi quello che penso io?- Disse David.
            -Jeremy è il massimo esperto di schizofrenia perché anche lui è stato o è schizofrenico …e se ne va in giro a strangolare le donne e a tagliare la gola agli uomini…io credo che Thomas sia stato l’aguzzino di Jill per anni, per questo Jeremy lo ha ucciso e sepolto chissà dove…-
            -Concordo al cento per cento!-
            -Che cose orribili succedono a questo mondo…- commentò Edna che era rimasta in silenzio a guardarli all’opera, erano davvero una splendida coppia non solo quando ballavano, la donna avrebbe tanto voluto che potessero stare insieme.
            -Bene ed ora che cosa facciamo? Come glielo diciamo a Level che stanno andando a Cardiff?-
            -Andiamo a Cardiff, li cerchiamo, tu gli leggi la mente e troviamo un modo!-
            -E’ impossibile sapere dove sono andati…però forse stanno andando in un posto ben preciso, da qualche parente o amico di lui…farò ulteriori ricerche-
            -Bene io porto zia Edna da Ferguson, torniamo tra un po’-
            -No caro, voi dovete continuare con le indagini, ritorno con l’autobus, ce ne è uno comodissimo all’ora di cena, non preoccuparti per me-
            -Vediamo un po’ com’è la situazione e poi decidiamo zia…-
 
Aliya rimase nuovamente sola e si rifuse al computer, si chiedeva se questo avrebbe aiutato la maturazione dei chip
 
che aveva nel cervello. Cercò informazioni su Jeremy Steel e trovò qualcosa che la sorprese moltissimo. Quei due si
 
erano organizzati bene per sparire, ma avevano appena commesso il primo errore, Jeremy e Jill si stavano dirigendo
 
verso un piccolo villino della campagna di Cardiff che era appartenuto alla famiglia Steel per generazioni, era
 
sicuramente il loro nascondiglio. Poi decise per un passo molto importante che la riguardava in prima persona, voleva
 
esistere veramente anche per tutto il resto del mondo, ma non come I.113 o Senza Nome, ma come Aliya Modigliani
 
amica della famiglia Pieri di età diciotto anni, nata a Firenze, orfana di padre e di madre, in visita dai suoi amici di
 
Nottingham, decisa ad abitare lì e finire gli studi. Si intromise nell’anagrafe on line di Firenze ed inventò una vita
 
verosimile e compatibile con quella di un’orfana, inserì una foto particolare che non potesse essere letta dai
 
programmi di ricerca per immagini e leggermente diversa da lei, con i capelli biondi ma più scuri. Ora doveva
 
procurarsi una carta di identità e decise di fingere di averla persa, sarebbe andata al consolato italiano per farsene fare
 
una nuova e vera.
 
Quando finalmente si staccò dal computer era veramente stanca, davanti a lei Rocky la fissava con gli occhi grandi ed
 
il musino piegato di lato.
            -Sei tutto il tuo padrone! Vieni qua che ti strizzo un po’-
 
Lui non si mosse, allora Aliya si gli avvicinò così rapidamente che per un attimo il micio si sentì come una preda, ma
 
un istante dopo fu riempito di coccole. Quando David aprì la porta di casa li trovò sul divano che parlavano tra di loro
 
grazie alla telepatia, la mano di lei che carezzava quel musino dolce.
            -Ciao a voi, allora, nulla di nuovo?-
            -Sì, so dove stanno andando!-
            -Come hai fatto?!-
            -Mi sono concentrata su Jeremy, ha una proprietà poco fuori Cardiff, sono diretti sicuramente là-
            -Vuoi andare oggi stesso da loro?-
            -Sì, sono sicuramente arrivati ormai e crederanno di essere al sicuro, se non avessero commesso questo piccolo errore non so come avrei potuto trovarli…dici che la polizia potrebbe scoprirli?-
            -La polizia potrebbe non capire mai chi sono e dove sono andati…loro stanno cercando Thomas l’inserviente, non Jeremy lo psichiatra-
            -Sono stati davvero furbi…ma non abbastanza-
            -Partiamo col buio, voglio essere sicuro che non ci vedano, vorrei che tu leggessi le loro menti per capire cosa diavolo hanno combinato e chi è veramente l’assassino, poi troveremo le prove per inchiodarli-
            -Credi che uno dei due sia innocente?-
            -Non lo so per certo, ma non voglio dare nulla per scontato-
            -Senti…volevo dirti che mi sono creata un’identità e l’ho inserita nell’anagrafe di Firenze…ora sono Aliya Modigliani di diciotto anni, sono in visita da voi e voglio vivere qui per motivi di studio e quindi voglio andare al college, non peserò sulle vostre spese, mi troverò un lavoro-
            -E’ fantastico! Ma tu hai già un lavoro, tu sei la mia assistente!-
            -Vedremo, ma voglio pagarmi il college da sola!-
            -Ti pagherò…-
            -Troveremo il modo…ma Edna?-
            -La zia ha deciso di passare la nottata in ospedale, che ne dici se prima di partire andiamo a cena fuori a festeggiare la vittoria di ieri? Con tutto quello che è successo non ne abbiamo avuto il tempo-
            -E’ una splendida idea, vado subito a cambiarmi!-
Appena uscirono di casa David cominciò a ridere da solo senza motivo.
            -Che ti prende? Te l’ho detto sembri bipolare quando fai così-
            -Ridevo per due buoni motivi, finalmente avevamo la casa tutta per noi e invece usciamo…poi mi stavo chiedendo: cosa ti stava raccontando stavolta Rocky?-
            -Già…siamo due deficienti…ma l’idea di andare fuori è carina e poi non dobbiamo mica partire subito appena torniamo a casa…poi Rocky era preoccupato per Edna ha sentito che qualcosa non va, l’ho tranquillizzato che va tutto bene-
David smise di ridere e l’abbracciò stringendola forte.
            -Vorrei che restassi sempre con noi…ma zia Edna dice che devo considerarti come un dono del cielo…al momento giusto ti dovrò lasciare andare…perché le cose belle non durano a lungo-
            -David…mi dispiace …-
            -No, basta piagnistei, non ci voglio proprio pensare, carpe diem diceva un simpaticone romano! Andiamo al giapponese, ti va?-
            -Oh sì, adoro la cucina giapponese…credo…-
            -Hai dei gusti molto vari, ti piacerà!-
Aliya grazie alla sua supermuscolatura aveva un metabolismo accelerato e mangiava come un uomo, provarono diversi piatti e gli piacquero tutti.
            -Allora qual è il tuo piatto giapponese preferito?- Chiese David.
            -Il sashimi…ma anche lo yaki soba mi piace molto!-
            -Dicono che la cucina giapponese in realtà sia molto più vasta di quello che possiamo trovare qui, ma dovremmo andare in Giappone per provarla-
            -Se vuoi ti ci porto, col mio mezzo, ci  mettiamo pochi secondi-
            -Ok allora prima mi porti in Giappone e poi nello spazio…dai non mi guardare così promettimelo!-
            -Te lo prometto-
            -Certo adesso che sei maggiorenne posso farlo tutte le volte che voglio!-
            -Cosa puoi fare?
David si alzò e la baciò davanti a tutti.
            -Ora non mi può arrestare nessuno!-
            -Sì…però è imbarazzante davanti agli altri…-
            -Sei arrossita…che buffa sei. Poi ieri sera come diavolo hai fatto dopo pochi secondi che eri uscita dalla mia finestra  a risbucare fuori dalla tua camera?-
            -Ho saltato il tetto, niente di che…-
            -Niente di che? E’ alto lì, potevi romperti l’osso del collo…non vuoi proprio che Edna ci scopra…-
            -Non voglio darle dei pensieri…ti prego, per ora non diciamole niente…-
            -Quindi…hai deciso di provare…-
            -Mi dici come faccio a dirti di no con questi occhi dolci…-
Poi David fece l’errore più grosso che un uomo possa fare.
            -E Alexei…non ci pensi più?-
Aliya lo guardò storto.
            -E tu ad Eleonor? Ci pensi?-
            -No, non ci penso più, l’ho incontrata ieri e l’ho trattata come si merita, la smetterà di starmi tra i piedi…-
            -Dici sul serio?-
            -Sì certo, gli ho detto che è stato un bene che mi abbia lasciato e che è un’arrampicatrice sociale, vedessi come strillava, lei che mantiene sempre la calma anche in mezzo al terremoto, ma basta che la tocchi in certi argomenti che subito esplode…-
            -A volte penso ad Alexei…ma so che lui non mi ama…-
            -Vorresti essere con lui in questo momento?- David si stava maledicendo cento volte, ma ormai era fatta.
            -No assolutamente…tu sei migliore di lui…lui ha tradito me e la sua fidanzata Angelica-
            -Vedi cosa succede ai belli? Troppe donne…poi per forza combinano qualche guaio, invece io sono affidabile, non mi vuole nessuno! Non capisco nemmeno perché ti piaccio-
            -Ora ricomincia! La vuoi piantare? Intanto non mi sono mai divertita così tanto in vita mia, sei simpatico, dolce, rispettoso e sei molto carino…cos’altro devo dire ancora per convincerti?…potevi avere Eleonor ed invece le hai detto di no…per me…-
            -Nessun uomo potrebbe preferire Eleonor a te…credimi nessuno…capisco il povero Alexei…non credo che mi sarei comportato meglio di lui…-
            -Invece sì, lo sento…lo so che sei diverso…-
            -Bene questo è il miglior complimento che potevi farmi…grazie…lui ti ha lasciato andare via, non posso crederci…è un idiota completo-
            -Lui ama la sua Aliya amica di infanzia…niente e nessuno potrebbe mai sostituirla…un giorno anche tu mi sostituirai con qualcun’altra più adatta per te…-
            -Questo io non lo so e non ci voglio pensare, promettimi che non faremo discorsi sul futuro, vivremo il presente e basta…pensiamo alla vacanza adesso, non occorre che andiamo in America per cercare Jill e Jeremy, quindi possiamo andare solo per divertirci, sarà un vero spasso!-
            -Va bene, carpe diem allora!-
            -Ho guardato le date ed il viaggio può essere prenotato da giugno fino a settembre-
            -Quando è il periodo di minore attività per te?-
            -Purtroppo è molto variabile, qual è la stagione migliore per andarci?-
            -Forse subito a giugno od a settembre, perché in luglio ed agosto è molto caldo là-
            -Bene ci consultiamo anche con zia Edna-
            -Sarà contraria…in teoria compirò veramente diciotto anni il 23 dicembre…-
            -Non capisco cosa possa cambiare, mancano pochi mesi alla fine…-
            -Forse è meglio se andiamo a settembre, giugno è troppo vicino…-
            -Però non va bene così, io cerco di stare allegro e tu invece tiri fuori tutte le magagne, vogliamo divertirci un po’?-
            -Hai ragione…vediamo…sì…cambiamo totalmente argomento…devo svelarti un segreto…Rocky ha una cotta per una gattina di pochi mesi del nostro dirimpettaio, sta ore a fissarla dalla finestra…ma è molto timido, come il suo padrone e quindi non si è mai presentato…-
            -Mi prendi in giro vero? I gatti non ragionano come noi!-
            -Ok si scherzavo, ma è vero che fissa la gattina del vicino, è piccolo ancora non sa esattamente cosa deve fare, è solo curioso, mi fa una tenerezza, ti somiglia!-
            -Sì certo, imbranato e romantico come me-
            -E’ per questo che mi piaci così tanto!-
 
Riuscirono a passare una serata allegra, decisero di non bere alcolici sia perché Aliya non li tollerava molto sia perché
 
dovevano partire per una missione proprio quella sera. Varcata la soglia di casa, Aliya non finì di togliere il soprabito
 
che David l’aveva afferrata e la baciava come se temesse che svanisse nel nulla. Mentre i loro vestiti volavano sul
 
pavimento, si avvicinarono sul divano e ci caddero sopra, Rocky scappò via spaventato miagolando.
 
            -Povero micio-
            -Ben gli sta, così impara a stare sul mio divano!-
            -Come sei cattivo…-
            -Sì, sono tanto cattivo…-
 
David ancora una volta la fece girare e ricominciò a baciarle la schiena, i baci leggeri divennero sempre più intensi e
 
si trasformano in morsi. Aliya si sentiva infiammare sempre di più, la sua schiena doveva essere un punto molto
 
sensibile, forse questo era dovuto al fatto che era Xiariana, non lo sapeva per certo. Lui le tolse le mutandine e baciò
 
anche i suoi glutei tonici e perfetti. Non ce la faceva più era giunto al limite la girò, voleva vedere il dolce suo viso.
 
Quando vide il suo sguardo estasiato non aspettò oltre, fu dentro di lei sul divano, con un impeto ed un ardore che
 
non ricordava di aver mai avuto e provato. Come erano assolutamente affiatati nel ballo così lo furono nell’amplesso,
 
arrivarono insieme. Dopo rimasero abbracciati sul divano ad ascoltare i loro respiri ed il battito dei loro cuori che
 
piano piano rallentavano.
            -Sei stupenda…sei tutta stupenda, ma non capisco perché sono fissato con la tua schiena-
            -Non sono sicura, ma credo che sia una zona erogena per me…ma non so se lo fa a tutte le donne o solo alle Xiariane…non so nemmeno se posso chiederlo a Kara…-
            -Insomma ti piace che ti baci la schiena…-
            -Da matti…-
David si sentì meno strano, finalmente accettato. Restarono ancora un po’ abbracciati scambiandosi qualche bacio tenero e carezze audaci, poi Aliya cercò le parole giuste.
            -E’ mezzanotte…dobbiamo partire…-
            -Sì…hai ragione…-
 
Si alzarono di malavoglia, si rivestirono ed uscirono in giardino, David abbracciò Aliya baciandola sul collo mentre
 
miriadi di cristalli colore della notte si formavano intorno a loro. La navicella Xiariana sfrecciò nell’oscurità
 
macchiata di stelle ad una tale velocità da non poter essere registrata dall’occhio umano. In pochi secondi si
 
trovavano già vicino a Cardiff e atterrarono silenziosamente in un boschetto subito a ridosso di un bel villino in riva
 
ad un lago, le luci erano accese.
 
 
I due giovani si avvicinarono il più possibile, Aliya si concentrò al massimo ma dei rosi tutti intorno alla casa non le
 
permettevano di avvicinarsi troppo e non voleva rovinarli.
 
            -Sono al piano superiore, in camera, sono ancora svegli…stanno litigando-
            -Jeremy perché siamo venuti qui?- Disse Jill/Amanda.
            -Vuoi stare tranquilla Amanda?Ci riposiamo… ho bisogno di staccare…-
            -Tu mi nascondi qualcosa…è colpa di Jill non è vero? Lo so che è una poco di buono! Cosa ha combinato? Perché non vuoi dirmelo!-
            -La situazione è grave ma ti prego, fidati di me…-
            -Da qundo ti conosco mi fido di te anche troppo…sono anni che cambiamo spesso casa…i tuoi soldi finiranno prima o poi. Dimmi la verità ha fatto qualcosa di molto grave vero? Ci troveranno anche qui e daranno tutta la colpa a noi-
            -Dovevamo trovare un posto dove nasconderci per il momento. Comunque non preoccuparti ho un’idea, tutti credono che io sia scomparso, forse morto, comprerai questa casa a mia zia Margaret, con la tua nuova identità, non potranno mai risalire a me…-
            -Non c’è il rischio che qualche tuo parente venga qui?-
            -No figurati, venivo solo io quando volevo stare solo. C’è un tipo qui vicino che passa una volta all’anno per vedere se va tutto bene, gli dirai che hai comprato la casa-
            -Jill non si sarebbe mai comportata così…non sarebbe fuggita, è colpa di Jessica! E’ stata lei a convincerla…non mi ascolta, mi vede solo come una donnetta che passa la vita a pulire la casa e a chiacchierare con altre sciocche donnette …-
            -Non voglio litigare ti prego…era pericoloso per noi stare là… e poi quel Carl…quel bastardo aveva abbandonato Jill…e non voleva saperne niente di lei-
            -Ti prego Jeremy non lo rammentare…-
            -Invece sì che lo voglio dire, è colpa sua se vi hanno fatto del male…è colpa sua se Thomas ha reso Jill sua schiava per anni…senza di loro ora saresti solo Jill…non l’Amanda perfettina che non farebbe mai male a nessuno e sa solo piagnucolare…-
            -Lo so che preferisci Jill a me…esattamente come Jessica…lei mi perseguita, mi odia vuole solo Jill…Jeremy perché non vuoi curarti…è Jessica il nostro problema… -
 
Aliya sentì come una terza voce, ma non riusciva a leggere chiaramente le loro menti, sembrava un pensiero
 
femminile ma qualcosa non era al posto giusto e faceva fatica a comprendere, era troppo lontana, però comprese che
 
Jessica era lì con loro ma era Jeremy che parlava.
            -Basta Amanda era necessario, Carl doveva morire!-
            -No non mi parlare di quella notte, non ricordo nulla e non voglio sapere!-
            -Sei sempre la solita codarda tutti loro meritavano di morire…Jill ha molto più fegato di te-
            -Basta ti prego basta...tutte le volte che discutiamo rivanghiamo il passato non ne posso più…la mia vita sarebbe perfetta senza Jill e te Jessica, vi odio!-
 
Aliya si arrampicò lungo una grossa pianta di edera abbarbicata sulla parete della casa e si sporse per guardare
 
Jeremy/Jessica che abbracciava Jill/Amanda, lo psichiatra era tornato in sé e disse con la sua voce:
 
            -Va bene basta…non ne parliamo più…-
Aliya saltò giù, si riavvicinò a David e gli comunicò quello che aveva inteso:
 
            -Allora…che casino incredibile…la storia sembra ancora più complicata di quello che pensavamo ed io non
 
riesco a leggere bene le loro menti, sono veramente contorte, dovrei avvicinarmi di più…comunque sembra che
 
Jeremy si trasformi in Jessica e probabilmente è così che compie gli omicidi…credo anche che abbia istigato Jill a
 
fare qualcosa di brutto, ma non ho capito cosa. Amanda, l’alter ego di Jill, è la signora gentile che abbiamo
 
conosciuto noi e che non sa esattamente cosa è successo, ecco perché non ho letto nulla nella sua mente. Anche
 
Jeremy non ha coscienza dei dettagli, ma ha dei sospetti è per questo che sono scappati. Credo inoltre che Jeremy ed
 
il suo alter ego Jessica preferiscano entrambi Jill ad Amanda-
            -Quindi Jeremy quando ha conosciuto Jill invece di guarirla si è innamorato di lei e si è ammalato lui?-
            -Credo proprio di sì ed ha fatto credere a tutti che Jill stava guarendo per scappare insieme-
            -Come lo spieghiamo tutto questo a Level?- Commentò David.
            -Dobbiamo trovare un testimone che possa dire con sicurezza che Jeremy è ancora vivo, così la polizia arriverà a loro…ho un idea, torniamo a casa-
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya adesso ha una sorta di passato plausibile ed è diventata maggiorenne. Finalmente lei e David possono avere una storia, poveretti era una paio di capitoli che tentavano di conoscersi biblicamente ;-) spero che la cosa sia gradita ma credetemi la situazine non sarà facile per nulla.
A quanto pare lo psichiatra Jeremy Steel ha un’altra personalità femminile di nome Jessica, è schizofreico come Jill che a sua volta può diventare Amanda. La tranquilla Amanda apparentemente non ha commesso nessun omicidio…sarà stata Jessica o Jill? Forse può sembrare che il giallo sia risolto, in realtà, come vedrete, è un gran casino, spero di riuscire ad essere più chiara possibile.
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 36
*** Un altro passo falso per lo psichiatra Jeremy Steel ***


Appena toccarono il prato di casa dopo il rapidissimo viaggio a Cardiff, David ricevette un messaggio da zia Edna.
            -Scusami caro se ti disturbo a quest’ora, puoi venire domani mattina alle sette a prendermi? Verrà un familiare di James a sostituirmi. Grazie tesoro a dopo. Zia-
            -E’ zia Edna, devo andarla a prendere tra cinque ore…-
            -Bene andiamo a riposare, domani abbiamo mille cose da fare…-
            -Io avevo un’altra idea per la verità…-
            -Mi chiedo di cosa si siano lamentate le tue due ragazze precedenti-
            -Quando poi ci sarà zia Edna non potremo fare come vogliamo…e poi è colpa tua, sei così sexy anche in veste di aliena…-
            -Che adulatore…ma credo che le prossime sere la casa sarà tutta per noi…sono sicura che vorrà fare tutte le nottate per stare da sola con il suo James-
            -Ok va bene farò il bravo…ma vieni a dormire con me? Il mio letto è ad una piazza e mezzo ci stiamo entrambi comodi-
            -Va bene…-
Aliya fece una doccia assicurandosi che David non l’andasse a disturbare, in qualche modo non poteva dimenticare
 
quella volta che Alexei l’aveva presa di sorpresa ed avevano fatto l’amore sotto l’acqua, riteneva che dovesse passare
 
ancora un po’ di tempo prima che lo facesse con qualcun altro, anche se era una stupida fissazione e lei ne era conscia.
 
Entrarono a letto come due angioletti, si dettero il bacino della buona notte, ma David non fece il buono come aveva
 
detto e cominciò a carezzarle la schiena.
 
            -Avevamo detto che non avremmo fatto nulla…-
            -Sì ma tu non ti puoi girare così e sperare che rimanga indifferente alla tua bellissima schiena!-
            -Ora sarebbe colpa mia?-
            -Non posso farci niente se non so resistere…ma comunque ti facevo solo una carezza, che male c’è, i micini tra di loro si leccano e non è nulla che poi porta all’accoppiamento-
            -Noi non siamo semplici mici…pensi che le tue carezze mi lascino indifferente?-
 
Aliya si girò e cominciò a baciarlo mentre David con le mani era arrivato sotto la camicia da notte e continuava a
 
toccare quella pelle vellutata. Inutile dirlo non fecero i bravi angioletti e si ritrovarono ansimanti l’uno nelle braccia
 
dell’altro, poi finalmente si addormentarono.
 
La sveglia suonò spietata e David saltò su, si vestì rapido, baciò la sua Aliya ed uscì dalla stanza, andò a mettersi le
 
scarpe, ma prima di uscire di casa tornò in camera ribaciò la sua aliena preferita e le disse:
 
            -Ricordati che zia non deve trovarti qui…-
            -Mmmm, sì ora mi alzo…due minuti…-
            -Ho capito pigrona!-
 
Alzò le coperte, la prese in braccio, la portò nella sua camera, la baciò di nuovo e la depose delicatamente nel suo
 
letto, la ricoprì e corse alla sua scassata ma fedele Mini.
 
Mentre David andava all’ospedale, Aliya sognava una vita perfetta fatta di investigazioni, misteri, rock acrobatico e
 
tanto amore. Poi però qualcosa di oscuro si intromise nei suoi sogni, una presenza fredda e crudele, come se qualcosa
 
di pericoloso stesse per accadere, non riusciva bene a capire, forse era il dottor Spellman, forse l’aveva trovata, poi si
 
accorse che era qualcosa che veniva da dentro di lei, era la paura di quello che lei stava diventando. Presto il suo lato
 
Xiariano avrebbe preteso più spazio nella sua vita e sentiva come un forte bisogno di partire. Il suo spirito più che il
 
suo corpo cercavano un contatto con gli Xiariani, era diventato quasi un bisogno, non aveva mai provato prima questa
 
sensazione, ma ancora non era pronta a partire, di quello era certa. Sognò suo zio Nestor che le parlava.
 
            -Mia cara lo so che tieni ai terrestri, ma non sarai mai completa se non conoscerai a fondo anche il tuo lato Xiariano, questa tua incompletezza minerà qualsiasi sentimento tu possa provare, non puoi sottrarti al tuo destino, un giorno partirai…senza sofferenza non c’è crescita, ricordatelo sempre-
            -Zio…io tengo molto a David ed Edna…come farò senza il loro amore…-
            -Lo porterai con te per tutta la vita, quando conoscerai te stessa capirai che era la cosa giusta-
 
Aliya cominciò a piangere nel sonno, poi qualcuno raccolse le sue lacrime e le disse:
 
            -Sveglia dormigliona la colazione è pronta…quanto dormi non sembri per nulla un’aliena conquistatrice-
 
L’aliena aprì gli occhi e David le dette un bacio sulla fronte.
 
            -Che succede amore, un brutto sogno? perché piangevi?-
            -Stavo sognando mio zio Nestor…che mi ricordava che un giorno dovrò partire…-
Lui la strinse a sé teneramente.         
            -Non ci pensare adesso, abbiamo un caso a cui lavorare e non mi hai ancora detto qual è il tuo piano-
            -Sì ecco…-
            -No, aspetta, prima si mangia  e poi si ragiona, lo dice sempre la zia Edna-
Si alzò e prese un vassoio che aveva appoggiato sulla scrivania di Aliya.
            -Non ci credo…colazione a letto… nessun ragazzo l’aveva mai fatto per me-
            -Sono o non sono bravo come fidanzato?-
            -Sei bravissimo…-
 
Con zia Edna che riposava nella sua stanza i due si comportarono professionalmente e si misero a lavoro.
            -Adesso creerò due elaborati al computer della foto di Jeremy da giovane: uno con la sua seconda identità Jessica, l’altro con Jeremy invecchiato. Poi faremo visita al club del Golf, se è vero che andava a giocare lì, dovranno averlo visto, se non funziona faremo di nuovo il giro di tutto il vicinato, qualcuno l’avrà incontrato anche solo per sbaglio! Poi, una volta trovato qualche testimone che lo riconosce, andremo da Level e gli diremo di cercare Jeremy Steel e non perdere tempo con Thomas Dry. Arriveranno al villino di proprietà degli Steel a Cardiff ed il gioco è fatto!-
            -Ottima idea, fammi vedere le tue doti informatiche!-
            -Nulla di più semplice per me-
 
Aliya si fuse di nuovo al computer di David ed usando Photoshop realizzò un capolavoro che avrebbero potuto creare
 
solo degli esperti in grafica con un programma ancora più specializzato.
 
            -Wow sei bravissima come sempre…sai mi chiedo come fai a non montarti la testa…-
            -La mia amica Melissa mi ha fatto capire quanto è importante agire responsabilmente quando si hanno grandi poteri…invece molti alla base in Sudafrica pensano sia un pericolo per la Terra e per gli umani, ma non vi farei mai del male, il mio lato Xiariano mi impedisce di essere troppo aggressiva, competitiva e anche di uccidere-
            -Sì ho visto…quello che non vorrò mai vedere è quanto sei realmente forte, perché significa che saremmo veramente nei guai…-
            -Però ammetto che mi manca lottare, i miei muscoli purtroppo hanno bisogno di allenamento…sono i miei geni umani che entrano un pò in conflitto con quelli Xiariani temo…-
            -Che ne dici se andiamo regolarmente a ballare rock acrobatico? Ti impegna abbastanza?-
            -Insomma… posso fare molto di più, devo trovare un modo per allenarmi senza che nessuno mi veda come sono realmente…-
            -Perché non fai la demolitrice di palazzi…eheheh…non avresti bisogno nemmeno della palla di ferro, né di esplosivo!-
            -Lo sai che è un’idea fantastica?-
            -Stavo solo scherzando… non puoi mica farti vedere ricoperta di metallo mentre molli calci alle mura e ai travetti di cemento?-
            -Non c’è qualche palazzo abbandonato che casca a pezzi? Potrei andarlo a demolire…in realtà non so nemmeno quanta forza posso sviluppare-
            -Tu mi stai prendendo in giro…-
            -No no, ti prego pensaci bene-
 
David la guardava sconcertato, credeva ormai che niente lo avrebbe più sorpreso ma quando si trattava di Aliya in
realtà nulla era scontato.
 
            -Forse ho un’idea…il padre di Russell è nell’edilizia, forse conosce qualcuno, potresti farti pagare davvero, certo faresti finta di usare i loro mezzi…-
            -Bene, forse ho trovato come pagarmi gli studi…ma adesso pensiamo al caso-
 
Vestiti di tutto punto andarono al club del Golf e cominciarono a mostrare le due foto di Jeremy facendo finta che
 
fossero due persone diverse. Nessuno aveva mai visto Jessica, invece Jeremy lo conoscevano tutti, la sua passione per
 
il golf lo aveva tradito, secondo errore commesso dalla coppia in fuga. Con le nuove informazioni acquisite andarono
 
da Level sperando di ottenere finalmente il contratto che avrebbe permesso a David di ricevere uno stipendio fisso e
 
decente.
            -Si può sapere perché hai continuato a lavorare al caso? Non ti avevo detto che bastava cosa avevi fatto?-
            -Commissario Level…temevo che non volesse più farmi firmare il contratto come consulente della polizia…non mi ha più chiamato…-
            -Non ti ho più chiamato perché ero molto impegnato…vabbè chiamo la segretaria e ti faccio firmare…alla fine sei stato bravo...forse è meglio se non entri qui come poliziotto, fai troppo di testa tua e se tu fossi sotto di me non lo potrei tollerare…-
            -Anche se significasse risolvere un caso?-
            -Il mio potere non si discute!-
 
Il commissario Level pigiò un bottone e disse:
            -Claire vieni subito qui con il contratto per il giovane investigatore, rapida!-
            -Sì signore, ma sarebbe gradito anche un “per favore” ogni tanto-
            -Uffa Claire, sono io il capo e non si discute, porta il tuo cu…- Level si fermò, la bella Aliya lo stava fissando con biasimo.
            -Volevo dire “per favore” vieni qui prima possibile-
            -Credo che segnerò questo giorno sul calendario- rispose Claire ed arrivò in un lampo.
            -Buongiorno ragazzi. Ecco il tuo contratto David e ben venuto nel nostro staff-
            -Grazie Claire-
            -Vede commissario è così semplice, non costa nulla dire un “per favore” ed un “grazie” ogni tanto e vedrà come corro subito quando mi chiama!-
            -Va bene Claire…grazie…puoi andare-
 
La segretaria se ne uscì tutta soddisfatta e col contratto firmato.
            -Bene…mi dicevate che al club del golf non hanno mai visto Thomas, allora lasciamo stare questo disgraziato…che immagino abbia fatto la stessa fine di Carl…avevo deciso di far scavare nel giardino dei Farrell per trovare lo psichiatra ma immagino sarà un altro il cadavere che troveremo…-
            -Sì signore, hanno riconosciuto solo Jeremy Steel, noi pensiamo che con Jill sia ancora sul suolo britannico, sanno che li stiamo cercando, gli aeroporti sono troppo sorvegliati, devono essere qui da qualche parte, forse in qualche proprietà dello psichiatra stesso…-
            -Ho sempre l’impressione che tu sappia più di quello che dici…però non capisco proprio dove tu possa trovare le informazioni…-
            -Non per vantarmi, ma ho un sesto senso che mi guida e poi la mia valida assistente è stata  molto di aiuto, si intende molto di malattie mentali…abbiamo parlato con una ragazza autistica che abita vicino alla casa del defunto Carl Livingston. Aliya è riuscita a carpire delle informazioni, sembra che la notte dell’omicidio di Carl due signore siano andate a trovarlo, forse una delle due era Jeremy vestito da donna ed una Amanda Farrell, pensiamo che entrambi siano implicati negli omicidi-
            -Va bene va bene, farete di nuovo parte del caso…-
            -Commissario quando li troverete, perché so che li troverete, posso parlare con loro?- Chiese Aliya.
            -Ci sarebbe già il nostro psicologo specializzato in criminologia-
            -Non chiedo assolutamente di sostituirlo, chiedo solo di parlare con quei due o almeno assistere al loro interrogatorio, sarebbe molto importante per la mia formazione, sono venuta dall’Italia proprio per studiare criminologia, so che qui avete un’università molto valida, Edna e David mi ospiteranno, sono la mia famiglia adesso perché sono rimasta orfana, non ho più nessuno-
            -Va bene va bene, potrai assistere ma non potrai intervenire, siamo intesi?-
            -Prometto che non farò domande a quei criminali, ma potrò farle allo psichiatra? Magari non capisco qualcosa…-
            -Sì certo cara…adesso andate da Russell e ditegli di fare le ricerche su Jeremy…ben fatto-
 
Aliya sorrise al commissario come sempre e David sospirò.
            -Si può sapere perché fai tanto la civettuola con lui?-
            -Perché così potrò assistere all’interrogatorio!-
            -Una volta presi questi due cialtroni, cosa ci importa di quello che succederà, verranno sicuramente accusati, hanno trovato il DNA di un uomo su Adele, non può essere che Jeremy, non hanno scampo-
            -Voglio sapere se è stato solo lo psichiatra a compiere gli omicidi, non sappiamo se ha ucciso anche Carl e poi è interessante leggere le menti degli schizofrenici, è stato incredibile ieri sera quando ho visto il pensiero di Jeremy cambiare completamente e diventare Jessica, sembrano davvero due persone differenti. Non puoi capire la scoperta incredibile che ho fatto, voglio vedere se riesco ad arrivare a comprendere il pensiero in toto di questi schizofrenici, voglio trovare l’origine delle due personalità che si trovano dentro di loro, in fondo il cervello è uno solo! Soprattutto voglio capire come mai non ho avuto accesso ad entrambi i pensieri-
            -Ok…l’importante è che quel vecchio bavoso di Level non ti metta le mani addosso!-
            -Tranquillo amore, gli ricordo sua nipote, ha un debole per me, ma è tutto sentimento platonico-
            -Se lo dici tu…-
 
I due giovani detective entrarono nello studio di Russell, il quale era chino sul suo pc e sembrava di pessimo umore.
            -Ciao Russell, come va la vita?-
            -Da schifo! Non mi far parlare!-
            -Cosa c’è amico?-
            -E’ andata male con Katrina…oh c’è anche la donna bionica, qual buon vento?-
            -Ciao Russell, mi spiace per Katrina, però se vuoi ho un suggerimento da darti…-
            -No ti prego, ho già sofferto abbastanza…-
            -Sei sicuro di non voler sapere?-
            -Uffa! Ti ci diverti a farmi stare male!-
            -Stavolta sarebbe qualcosa di più sicuro, so già che le piaci!-
Russell si girò a guardare Aliya speranzoso, evidentemente Katrina non era poi così rilevante per lui.
            -E chi sarebbe?-
            -Credo che Claire, la segretaria di Level, abbia una cotta per te, ma pensa che tu stia con Roxy…ecco perché non si è fatta mai avanti…so come funziona qui in Inghilterra, di solito sono le donne che si danno da fare, ma ti assicuro che a lei non dispiacerebbe se ti facessi vedere interessato…-
            -Claire…ma porta gli occhiali!-
            -E allora? Anche tu li porti. Su non fare lo sciocco, ha degli occhi molto belli, devi solo andare e scoprirli-
            -Ti ha mai detto nessuno che sei molto convincente?-
            -Sì certo, lei fa bene tutto, pensa che anche il commissario fa tutto quello che chiede lei!- Disse David scocciato.
            -Dici sul serio? Quel vecchio brontolone? Bè complimenti…ma prima che mi precipiti da Claire a fare la mia solita figura da cretino, cosa volevate?-
            -Non farai la figura da cretino, lei non aspetta altro…comunque Level ci ha mandato per dirti di investigare sullo psichiatra Jeremy Steel, pensiamo, anzi sappiamo che è il vero compagno di avventure di Jill, ora loro sono a Cardiff e…-
            -E voi come diavolo fate a saperlo?-
            -Ho scoperto di avere accesso a tutti i dati che voglio, senza essere scoperta, da qualsiasi computer, sono in grado di proteggermi e di non lasciare tracce della mia presenza -
            -Caspita sei davvero la donna bionica! Anzi bioelettronica-
            -Grazie! Potrai prenderti pure il merito delle scoperte che ho fatto non mi importa, non sapevamo come giustificare tutto quello che sappiamo a Level, ci penserai tu- concluse Aliya.
            -Però volevamo chiederti un favore, se non ti dispiace- disse David.
            -Lo sapevo che c’era l’inghippo. Dimmi pure…-
            -So che tuo padre ha una ditta di costruzioni, conosce per caso qualcuno che invece li distrugge i palazzi?-
            -Sì c’è un suo amico, ma al momento ha dei seri problemi finanziari e potrebbe chiudere, perché? Avreste un lavoro per lui?-
            -No in realtà potrei io lavorare per lui- rispose Aliya con uno splendido sorriso.
            -Aspetta un attimo…lui è in bancarotta e tu gli vorresti chiedere un posto di lavoro…forse non sei così intelligente come pensavo-
            -No vedi…potrei da sola fare il lavoro di diversi uomini e dovrebbe pagare solo me-
            -Senti, anche se tu fossi davvero capace da sola di distruggere un palazzo, cosa che tra l’altro mi terrorizza perché così ripenso alla teoria che vuoi conquistare la Terra…comunque… dando per scontato che puoi radere al suolo una costruzione da sola, mi dici come facciamo a convincerlo a farti fare il lavoro senza che veda cosa fai e non vada subito a denunciarti alle autorità o peggio ancora all’esercito?-
            -A questo penserò io, tu presentamelo!- Rispose Aliya sicura di sé.
            -Va bene…lo sento stasera stessa e ti farò sapere…spero di non diventare il complice di qualche tuo atto contro l’umanità…-
            -Puoi stare tranquillo, non sono in grado di uccidere nessuno-
            -Russell te lo giuro sul mio onore, non sarà fonte di guai-
            -Posso sapere almeno perché vuoi distruggere un palazzo se non hai nessun piano criminale in mente?-
            -Ho bisogno di tenere allenati i miei muscoli altrimenti sto male…-
            -Questa sì che è una notizia che mi tranquillizza-
            -Ti prego Russell…-
            -Ormai ho dato la mia parola…forse questo ti terrà buona e non distruggerai le nostre città come Godzilla, quindi alla fine sarò io l’eroe…-
 
Russell fece l’occhiolino, in fondo sapeva che Aliya non era pericolosa, però non poteva sospettare che quel pensiero
 
l’aveva incoraggiato lei.
 
Mentre uscivano dallo studio di Russell, David non poteva fare a meno di pensare quanto le sarebbe mancata Aliya,
 
non solo perché era innamorato cotto di lei, ma anche perché stava diventando una parte importante della sua vita
 
lavorativa, si chiedeva cosa avrebbe fatto senza il suo aiuto, forse non sarebbe stato più capace di risolvere i casi.
 
            -Non ti leggo il pensiero ma c’e qualcosa che ti rende triste…ti va di parlarmene?- Chiese Aliya ad un pensoso David.
            -Tu mi hai letto il pensiero, dì la verità-
            -No, ho promesso di non farlo, ma ho una forte empatia che a quanto pare non riesco a controllare e che mi dice che qualcosa ti rende molto triste e preoccupato…-
            -Come farò a risolvere i casi quando tu non ci sarai più?-
            -Tu sei bravissimo ed intuitivo e poi potrai chiedere sempre a Russell di fare ricerche speciali per te, perché ora fai parte dello staff della polizia, prima era l’unico tuo limite-
            -Spero che tu abbia ragione…ma non potresti fare qualcosa per rendermi più intelligente? Hai aiutato quella ragazza autistica, forse potresti fare qualcosa per me…-
            -Non so se ne sono capace…però non è una cattiva idea…non voglio porre un limite alle mie capacità, sarà il mio regalo per te prima di partire!-
            -Oltre a portarmi in Giappone e nello spazio-
            -E tu che regalo mi farai?-
            -Un centinaio di colazioni a letto possono bastare?-
 
Ormai era diventata un’abitudine, la più bella del mondo: ridere di cuore e vedere il sorriso di David, in quel
 
momento Aliya non avrebbe voluto altro nella vita.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya e David sono sempre più affiatati, come farà il nostro giovane investigatore se lei partisse? La nostra mezza aliena deciderà davvero di partire? Chi vincerà quel conflitto interiore, il suo lato umano o quello alieno? Non anticipo nulla ;-P
Come vi dicevo il caso sembra risolto, ma non è proprio così…o magari lo è e vi voglio confondere ;-)
Quando Aliya dice di voler distruggere palazzi per lavoro, non sta scherzando…aspettate e vedrete
 
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 37
*** Vuoi mettere una Diablo con una Mini? ***


L’uomo indossava un caschetto giallo antinfortunistico, senza tanto riguardo per i presenti si grattò il fondoschiena
 
perplesso e poi commentò:
            -Fammi capire, vorresti demolire tutta da sola questo palazzo gratis e poi non contenta i prossimi che distruggerai dovrò pagarteli solo dai mille alle duemila sterline l’uno…ma dimmi un po’ sei scappata dal manicomio?-
            -L’unica condizione che le chiedo Stephen è di poterlo fare di notte, da sola, senza che nessuno guardi e per il tempo che deciderò io- Rispose Aliya con un mezzo sorriso.
            -Anche ammesso che tu riesca a buttar giù qualche muro, se poi ti fai male la colpa sarà mia!-
            -No, firmerò una liberatoria per cui non sarà responsabile di me per tutto il tempo che lavorerò per lei-
            -Secondo me sei tutta matta…ma non ho più nessuno che faccia questo lavoro per me e mi hanno già pagato…se vuoi il palazzo è tutto tuo, ti do a disposizione tutti i macchinari che vuoi, ma tra un mese minimo dovrò venderli all’asta-
            -Se avrò fatto il mio lavoro non ce ne sarà bisogno e potrà rimettersi in piedi. Tenga, ho già preparato la liberatoria, voglio cominciare stasera-
 
Aliya come al solito fu convincente, non sapeva esattamente ancora come, ma riusciva ad avere una certa influenza
 
sulla mente di chi gli stava davanti, anche se non poteva fargli fare completamente tutto quello che voleva.
 
            -Non capisco perché ti sto ancora a sentire, ma tanto cosa ho da perdere?…il palazzo è tutto tuo, da stasera potrai farne quello che vuoi…ora vi saluto devo vedere quegli avvoltoi del mio commercialista e del mio avvocato-
 
David e Aliya rimasero da soli ad osservare il palazzo, era composto da dieci piani e si ergeva solitario in mezzo ad
 
un campo. In passato in quella zona volevano costruire un residence, ma poi tutto il progetto era fallito e ne avevano
 
fatto degli appartamenti a basso costo. Ora qualche riccone aveva comprato la proprietà e voleva costruirci su il
 
famoso residence, infatti sarebbe stato solo poco distante dalla famose foresta di Sherwood.
 
            -Bene, torniamo a casa zia Edna ci aspetta…torneremo qui stanotte-
            -Non voglio che tu mi veda mentre faccio il mostro alieno, verrò da sola-
            -Perché ti preoccupi? Ti ho visto in forma aliena, non mi spaventi per nulla-
            -Non è solo per quello…ho bisogno di fare questa cosa da sola-
            -Come desideri…ma dammi tue notizie ogni tanto, non vorrei che tu esagerassi e ti facessi del male seriamente-
            -Te lo ha mai detto nessuno che sei apprensivo più di tua zia?-
            -Sì…mia zia!-
 
Aliya prima alzò gli occhi al cielo e poi sconfitta dalla simpatia di David cominciò a ridere. Mentre si avviavano alla
 
macchina ad Aliya venne un’idea.
 
            -Posso mettere mano alla tua Mini? Potrei renderla solo momentaneamente un bolide ad alta velocità, sono sicura di poterlo fare con l’energia degli zirconi-
            -Va bene ma lasci guidare me! E farai in modo che nessun poliziotto possa fermarci e riconoscerci, non sarebbe carino se un detective che collabora con la polizia avesse la fedina penale sporca solo per colpa di una bravata, che tra l’altro è un’idea tua-
            -Ho capito ho capito, non fare la zia Edna, nessuno potrà né riconoscerci né fermarci, andiamo che siamo in ritardo-
Appena seduti in macchina Aliya indossò i monili Xiariani, si ricoprì di Proteallo, cominciarono a formarsi gli stessi
 
cristalli neri notte della navicella, con la differenza che si attaccarono alla carrozzeria della Mini e la trasformarono in
 
una Lamborghini Diablo completamente nera. David uscì di macchina solo per rimirare il miracolo Xiariano.
 
            -Incredibile! Come conosci la Lamborghini?-
            -Ho visto un cartello pubblicitario quando siamo venuti qua-
            -E’ semplicemente favolosa! Non vedo l’ora di provarla-
            -La targa è inventata non possono risalire a noi e se anche cercassero di fermarci ci penserò io a risolvere il problema…adesso chiudi quella bocca da pesce lesso e andiamo-
            -Ti ho mai detto che sei la fidanzata migliore del mondo?-
            -No, ma me lo immaginavo-
 
Partirono a razzo incuranti dei limiti di velocità, i vetri erano oscurati, nessuno avrebbe mai potuto riconoscerli,
 
dovevano percorrere un bel tratto in campagna, la macchina avrebbe ripreso la sua forma originaria una volta giunti
 
in città.
            -Wow è maneggevolissima, a quanto andiamo?-
            -Guarda, è sul display digitale, stiamo superando i duecentocinquanta chilometri orari, puoi andare ancora più veloce se vuoi e se mi permetti l’accesso ai tuoi pensieri posso guidarla con te, sarò i tuoi riflessi-
            -Ok ok, fai quello che vuoi ma voglio superare i trecento orari…aspetta… ma terrà le strada anche in curva?-
            -Fai conto di andare su delle rotaie, non preoccuparti! L’auto ha un sistema simile a quello che usavano un tempo nella formula uno, una sorta di minigonne mobili che creano depressione ed incollano il veicolo a qualsiasi tipo di strada. Anche le sospensioni sono molto particolari, altrimenti sentiremmo ogni singola irregolarità dell’asfalto sulla nostra pelle… e le ruote… -
            -Ok ok, mi hai convinto-
            -Non hai capito una parola vero?-
            -Certo che ho capito…mi meraviglio però che ti intenda di queste cose-
 
Aliya si mise a ridere, poi finalmente entrò nella testa di David e come un'unica mente pilotavano quel fulmine nero,
 
curvavano davvero come se fossero stati su delle rotaie e sorpassavano le macchine come se quest’ultime fossero
 
ferme. Incapparono in un autovelox, ma i vetri non permettevano una chiara visione all’interno dell’abitacolo e la
 
targa era fasulla, la polizia non sarebbe mai stata in grado di risalire  a loro. David era tutto preso dalla strada, dagli
 
oggetti che gli venivano incontro con una certa velocità e poi sfuggivano lateralmente come impazziti, senza paura
 
guidava quel mezzo a trecentosessanta chilometri orari. Per Aliya invece era un sciocchezza, non impegnava tutte le
 
sue capacità mentali, pilotare quella macchina le lasciava anche il tempo di scrutare la mente di lui, non poteva
 
resistere ed entrò dentro fino nel suo subconscio, voleva sapere tutto, aveva ottenuto il suo permesso con l’inganno.
 
Cosa trovò all’inizio non la sorprese molto, lui era preso totalmente da lei, le altre non esistevano più perché lui era
 
fatto così, non perché lei fosse speciale, o meglio anche per quello, ma era la stesso modo di ragionare del giovane a
 
renderlo così fedele. Aliya sapeva che questo era un dono raro ma anche un’arma a doppio taglio, difficilmente
 
l’avrebbe dimenticata, avrebbe sofferto per anni dopo la sua partenza. Però non si lasciò scoraggiare, era certa che
 
avrebbe trovato una soluzione. Prima di andarsene da quel luogo ameno, voleva dare un’occhiata alle sue fantasie,
 
voleva capire perché adorasse così tanto la sua schiena ed il motivo la lasciò di sasso. Il guardare lei di schiena aveva
 
un significato, era abituato che prima o poi tutte le donne che amava lo avrebbero mollato, anche sua madre se ne era
 
andata anche se a causa di un incidente stradale. La schiena rappresentava la sua paura di vedere andare via l’oggetto
 
del suo amore, il timore di essere lasciato solo, per questo voleva possederla, infantilmente pensava che rendere sua
 
questa parte del corpo, avrebbe impedito alla donna che amava di abbandonarlo. Poi si accorse che c’era altro, la
 
relazione morbosa con un’amica trentacinquenne della zia Edna, quando lui aveva solo quindici anni, lo aveva
 
segnato profondamente. All’inizio il giovane David era rimasto ingenuamente colpito da questa donna adulta che si
 
era interessato a lui, ma mentre lui inconsciamente cercava una figura materna, lei lo aveva iniziato ai piaceri della
 
carne, un messaggio fortemente debilitante e contraddittorio per quella mente acerba. Il risultato era stato il terrore
 
verso il corpo femminile e fino a quasi venti anni non aveva avuto più nemmeno una fidanzata, anche se di questo
 
aveva sofferto come tutti gli altri ragazzi un po’ imbranati col gentil sesso. Quindi le donne per lui erano anche
 
qualcosa di pericoloso, che doveva tenere a distanza, vederle di schiena significava distanza di sicurezza, ma allo
 
stesso tempo, ovviamente, ne era attratto. Col tempo aveva superato abbastanza lo shock, ma non era mai riuscito a
 
sentirsi veramente a suo agio in presenza di una donna che non fosse sua zia, fino a che aveva incontrato Aliya.  La
 
ragazza era perplessa e pensò: –il cervello umano è  davvero contorto e privo di logica…ma molto affascinante…- era
 
stato il suo lato Xiariano a parlare, lentamente ed inesorabilmente quella parte di lei si faceva ogni giorno sempre più
 
strada nel suo ragionamento, che  per lungo tempo era stato prevalentemente terrestre. Quando si concentrò sul
 
presente percepì un gradevole sentimento di unione con David, forse era solo l’eco di quello che succedeva alle menti
 
Xiariane quando erano unite, si spaventò un po’, ma non ebbe troppo tempo per rifletterci su, realizzò che si stava
 
avvicinando alla città, allora rese consapevole David che dovevano tornare alla solita scassatissima Mini. Dopo
 
qualche secondo cominciò il processo di trasformazione inversa, quando superarono il cartello con scritto
 
Nottingham, erano di nuovo su un auto normale e le loro menti erano divise.
 
            -E’ stato incredibile lo rifacciamo qualche altra volta?-
            -Certo amore, quando vuoi…ma non hai avvertito la mia presenza?-
            -Mi sentivo così bene e sicuro di me, non so se era perchè stavo guidando quella macchina favolosa, scusami non te lo so dire…-
            -Non fa niente-
 
Aliya ancora rifletteva su quello che aveva visto e si rese conto che aveva fatto qualcosa di buono per lui, lo aveva
 
finalmente sbloccato, dopo di lei sarebbe stato meno imbranato con le donne.
 
Quando arrivarono a casa trovarono zia Edna tutta felice.
 
            -James potrà lasciare l’ospedale domani! Ho deciso che gli starò vicino il più possibile, nella sua abitazione di parroco c’è una stanza per gli ospiti, farò le nottate-
            -Zia non stai esagerando? Hai un lavoro, quanto potrai resistere così?-
            -Tranquillo David. Ho dato le dimissioni, sarà questione di altre due settimane poi potrò stare a casa-
            -Cosa hai fatto? Era il tuo lavoro!-
            -La scuola della parrocchia è già una realtà, tra qualche mese potrò insegnare, devono solo ampliare l’oratorio, nel mentre mi occuperò delle faccende che James al momento non riesce a gestire. Poi sono una scrittrice, quello lo sarò sempre-
            -Zia sei sicura…-
            -Mai stata più sicura di qualcosa. Anche io mi sono fidata di voi e sto chiudendo tutti e due gli occhi per quello che sta succedendo da qualche giorno, quindi pretendo che tu abbia la stessa fiducia in me-
            -Quindi tu sai…-
            -Lo so che quando io sono a letto Aliya ti viene a trovare e che torna nella sua camera passando dalla finestra, non sono nata ieri, si sentono i tuoi passi quando cammini sopra le tegole, cara-
Aliya divenne rossa come un peperone.
            -Mi dispiace Edna non volevo che avessi altre preoccupazioni-
            -Piuttosto state attenti? Prendete precauzioni?-
            -Non temere Edna non posso avere figli al momento, la mia parte Xiariana non è ancora pronta per questo…mi dispiace non volevo prenderti in giro e poi una donna di chiesa come te… cosa penserà di una come me…-
            -Non preoccuparti non ti giudico, anzi vorrei tanto che tu restassi sempre con noi e che vi sposaste…vorrei tanti nipotini bellissimi…e lo sarebbero davvero se fossero vostri…ma lo so che tu sei qualcosa che nemmeno la mia mente o la mia fede può capire…so solo che vi volete bene…è questo che conta per me-
            -Grazie Edna…-
            -Allora David mi dai una mano? Ho bisogno che mi aiuti con le valigie, voglio già cominciare a trasferire le mie cose da James, domani la casa sarà tutta vostra…-
            -Zia questa è casa tua…-
            -Mica me ne vado per sempre! Sarà solo per qualche tempo, non ho nessuna intenzione di fare la serva, se mi vuole vicino mi sposa!-
Detto questa Edna salì per le scale impettita.
            -Tua zia ha le idee chiare-
            -Questo è poco ma sicuro-
 
Finalmente arrivò la sera, Aliya non stava più nella pelle, David lo aveva capito, cenarono quasi in silenzio, Edna era
all’ospedale.
            -Sei sicura che vuoi andare da sola?-
            -Sicurissima, non preoccuparti per me e poi non credo che demolirò il palazzo tutto stasera…-
            -Tu non l’hai mai fatto prima… -
            -No, non l’ho mai fatto…-
            -E non dovrei preoccuparmi? Meno male che zia Edna non sa cosa vuoi combinare…-
            -Tanto ci pensi tu ad essere apprensivo anche per lei!-
            -Ti  prego di tenermi informato ogni venti minuti e non stare tutta la notte a prendere a calci quelle quattro mura inutilmente, se non vengono giù, tu lascia perdere subito-
            -Tesoro mi dispiace deluderti ma verranno giù eccome-
            -Non sto con un’aliena normale, sei mica imparentata con Hulk?-
            -Ti sembro verde? E poi cosa vorrebbe dire un’aliene normale? Basta è ora!-
            -Sei sicura che non vuoi stare con me e Rocky sul divano?-
            -Sicurissima!-
Aliya si alzò da tavola ed andò in giardino, David la seguì, le si avvicinò, la baciò e disse.
            -Torna tutta intera-
            -Certo, non capisco di cosa ti preoccupi-
 
Aliya aveva uno sguardo che non David non aveva ancora visto, era lo sguardo di una guerriera in missione, sapeva
 
che non sarebbe stata né la prima né l’ultima volta. Appena  David si allontanò, Aliya si trasformò in Xiariana ed in
 
pochi secondi era una freccia di cristalli scuri puntata verso il cielo, la vide solo per un secondo, ormai era sparita alla
 
sua vista da terrestre, ma il giovane non aspettò oltre, corse a prendere la sua Mini, doveva assolutamente vederla in
 
azione.
 
La navetta atterrò silenziosa di fronte al palazzo. Aliya accese le luci di emergenza, Stephen gli aveva dato un 
 
gruppo elettrogeno per farla lavorare di notte. La giovane ci pensò bene e volò sul tetto, doveva cominciare
 
dall’ultimo piano o sarebbe stata sotterrata viva. Entrò all’interno, era ancora in forma Xiariana, fece un salto verso il
 
soffitto e ci conficcò il pugno sfondando il solaio.
 
            -Troppo facile è fatto tutto di legno!-
 
Per un po’ si divertì a forare il tetto, poi cominciò sistematicamente a sfondare i muri  delle camere anch’essi di legno
 
e finalmente tutto cominciava a cedere, per dargli il colpo di grazia cominciò a colpire le mura esterne. Prima che le
 
crollasse tutto in testa si lanciò da una finestra e ricreò in volo la navetta, fece marcia indietro e distrusse il penultimo
 
piano passandoci con la sua freccia in cristallo più volte.  Atterrò e guardò il risultato, gli ultimi tre piani erano
 
crollati su loro stessi, ne mancavano solo altri sette.
 
            -Con la navetta è troppo facile!-
Entrò di nuovo nel palazzo, andò al quarto piano e provò ad usare un’arma che non aveva mai veramente utilizzato: i
 
suoi capelli. Questi erano ricoperti di metallo, all’occorrenza si compattavano e diventavo lunghi aculei affilati, con
 
un movimento fluido del collo lanciò tutti i suoi aculei contro una parete di cartongesso e ci passarono attraverso
 
come burro.
 
            -Wow fantastico ed ora sono pelata…posso recuperarli…una volta tanto il Dottorando mi ha insegnato qualcosa di utile…magari tornano esattamente al loro posto-
 
Si concentrò e gli aculei tornarono indietro riattaccandosi alla cute della testa, divertita dalla scoperta continuò a
 
forare tutti i muri, ma dovette prendere a calci i pilastri di cemento che formavano la struttura reggente per
 
distruggere il quarto piano. Questa volta invece di saltare fuori cominciò a colpire il pavimento fino a che riuscì a
 
sfondarlo e mentre tutto crollava passò al piano di sotto.
 
David arrivò con la sua Mini e vide che più di metà del palazzo era crollato, non poteva crederci, preso dal panico
 
uscì dalla macchina e cominciò a chiamare Aliya disperato.
 
            -Aliya! Dove seiiii? Stai bene?-
 
Ad un certo punto un muro si aprì dall’interno verso l’esterno mandando schegge e detriti tutt’intorno, Aliya uscì
 
all’aperto, aveva un sorriso soddisfatto ed uno sguardo da predatrice, appena lo vide lo salutò come fosse niente.
 
            -Ciao…cosa fai qui David?-
            -Non mi hai mandato nemmeno un messaggio!-
            -E’ vero, ma se tu sei arrivato qui ora, significa che sei partito esattamente quando ti ho salutato-
            -Non ero tranquillo, tu sei completamente pazza…come hai fatto a sfondare questi muri senza fari del male-
            -Il Proteallo è incredibilmente resistente e non ci crederai, ho appena capito come attutisce i colpi-
            -E cioè come?-
            -Trasforma l’energia cinetica dei miei colpi in energia per i monili Xiariani, in pratica tutte le volte che colpisco mi ricarico è fantastico, potrei continuare all’infinito!-
            -Non sei stanca?-
            -Assolutamente no, comincio ora a scaldarmi-
 
Ad Aliya tornò quello sguardo da guerriera, David rimase a fissarla mentre faceva scempio dei piani rimasti. Era
 
incredibile, la vedeva saltare fuori all’improvviso dalla pareti che si infrangevano come fatte di polistirolo sotto i suoi
 
colpi, in poco tempo aveva raso al suolo anche l’ultimo piano rimasto.
 
Aliya tornò in forma umana e fu la prima volta che Davi le vide un po’ di fiatone.
 
            -Allora sei anche umana davvero! Ora finalmente la senti un po' di stanchezza?-
            -Un pochino si-
            -Vieni torniamo in macchina, lascia che ci pensi io a te…-
            -Va bene-
 
Si misero in marcia e Aliya si addormentò, ancora una volta fu David a vegliare su di lei. Arrivati a casa la prese in
 
braccio e la portò fino nella camera, era felice di poter fare qualcosa per lei, per questo dono del cielo che aveva
 
sicuramente un futuro importante. Tutta quella forza, quella bontà d’animo sarebbero servite ad uno scopo ed aiutarla
 
a crescere sarebbe stato il suo compito prima di salutarsi per sempre. Le carezzò i capelli, le dette un bacio sulla
 
fronte e la lasciò dormire.
 
La mattina qualcuno strusciò la sua zampetta alla porta e la svegliò con il solito miagolio, Aliya si alzò ad aprire e
 
non trovò solo quel dolce micetto siamese di Rocky ma anche il suo padrone con la colazione.
 
            -Con questa siamo a meno novantanove…le colazioni a letto…per ringraziarti se mi porterai in Giappone, nello spazio e se mi renderai più intelligente, ricordi?-
            -Ah… sì… e per far vedere quale fidanzato meraviglioso tu sia…ma la zia Edna cosa dice?-
            -Ho accompagnato la zia da Ferguson e starà via per qualche giorno…-
 
Aliya fece finta di nulla, tornò a letto e consumò la sua colazione con calma mentre David la guardava come si
 
guarda un bel dolce un attimo prima di mangiarlo. Quando la ragazza finì la colazione, David con flemma inglese
 
prese il vassoio lo appoggiò sulla scrivania e poi si buttò sul letto di Aliya che ridacchiava per il solito contrasto di
 
comportamento: un attimo prima molto serio ed un secondo dopo scherzoso, quasi comico. Infatti prima ci fu una
 
guerra di cuscini con solletico e poi finalmente lei si fece prendere. David era decisamente guarito dai suo problemi
 
col corpo femminile, infatti non si limitò a prendere di mira solo la schiena, non ci fu in centimetro di pelle di Aliya
 
che fu risparmiato dai suoi baci appassionati.
 
            -Non mi stancherei mai di baciarti…-
 
Passarono tutto il tempo ad amoreggiare, erano uno nelle braccia dell’altro mentre lui chiacchierava, lei baciava
 
dolcemente quel collo e quel viso in silenzio.
            -Ti va di fare qualche cosa di diverso, tipo…non so…le ragazze della tua età vanno in discoteca, ci sei mai stata?-
            -Veramente no…non so se mi piacerebbe…-
            -Anche io non ci vado spesso, però è una cosa che non hai mai fatto…e poi sarebbe divertente farmi vedere in giro con una bellezza rara come te-
            -Ehy ma ti senti?-
            -Dai ti prego, incontrerei sicuramente qualche conoscente che mi considera sfigato e gli farei cambiare idea…poi sarebbe importante per farmi pubblicità per il mio lavoro, non sarò sempre occupato con la polizia…-
            -Ok va bene, però portati i biglietti da visita-
            -Allora è deciso, venerdì sera andiamo in discoteca, è un ambiente che conosci, è quello dove abbiamo fatto la gara, per una volta sarà divertente-
 
Squillò il telefono e Aliya in un attimo corse a rispondere mezza svestita.
            -Pronto?-
            -Ma chi è?
            -Veramente è lei che ha chiamato…chi è e chi voleva?-
            -Sono il commissario Level…ma sei Aliya?-
            -Buongiorno commissario-
            -Cosa ci fai a casa di David?-
            -Abito qui, non ricorda?-
            -Ah già è vero…volevo farvi sapere che abbiamo preso i fuggitivi, domani verranno  interrogati e sottoposti alla visita psichiatrica, come avevo promesso siete invitati ad assistere-
            -Grazie commissario è stato gentilissimo-
            -Perfetto allora alle 11:00 al commissariato, buona giornata-
            -A presto e buona giornata-
 
Aliya tornò al piano di sopra e trovò David con le braccia incrociate dietro la testa che la aspettava sorridente.
 
            -Era Level, hanno preso Jill e Jeremy, domani potremo assistere al loro interrogatorio, non è fantastico?-
            -Assolutamente fantastico, ma sarò ancora più felice se torni qui…oggi non abbiamo da fare molto fino alla 14:00-
Aliya fece una salto mortale ed atterrò sul letto, David era rimasto impietrito.
            -Ok…ma non ti aspettare da me chissà quale posizione acrobatica!-
            -Piantala, volevo solo giocare e vedere la tua faccia-
 
Lo baciò dolcemente, lui l’abbracciò stringendola a sé, non gli bastava mai.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Aliya è entrata nei pensieri di David ed ha potuto comprendere meglio il perché della sua fissazione per la schiena ma anche il perchè della sua imbranataggine con le ragazze, visto che non sono una psicologa spero di non aver scritto qualcosa di totalmente assurdo :-P
Che ve ne pare del nuovo lavoro di Aliya? Finalmente può sfogare il suo grandissimo potenziale fisico, chissà se basterà per calmare quella parte di lei ancora in parte sconosciuta…
Nel prossimo capitolo finalmente potremo conoscere meglio i nostri due schizofrenici Jill e Jeremy…
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 38
*** Amanda Farrell (Jill) e Jeremy Steel (Jessica) ***


Da quando avevano la casa tutta per loro era diventato assolutamente normale per Aliya dormire con David,
 
sembravano degli sposini novelli. Quella mattina dovevano andare al commissariato ma nessuno dei due aveva la
 
minima voglia di mettere il piede fuori dal caldo e comodo letto, in particolare era David che si lamentava di più:
 
            -Perché vuoi per forza assistere a quell’interrogatorio? Lo sappiamo che sono stati loro, sono due poveri pazzi, li metteranno in una struttura idonea, non ti basta aver risolto il caso?-
            -Lo sai benissimo che il mio interesse non riguarda più il caso, voglio studiare le loro menti!-
            -Se vuoi ti porto al manicomio più vicino…-
            -Non scherzare…loro due sono dei casi particolarissimi e poi ho già cominciato a studiarli perché interrompere proprio ora?-
            -Ti prego …non andare…-
            -Non fare il pigrone…su, devi venire anche tu, non posso andare da sola…-
            -Tu cosa mi dai in cambio?-
            -Facciamo un altro giro sulla Diablo, dopo?-
Lo sguardo assonnato di David si accese, schizzò fuori dal letto e disse:
            -Allora cosa aspettiamo?-
            -Ah! Donne e motori, gioie e dolori…-
 
Mentre facevano colazione il cellulare di Aliya suonò impertinente, aveva messo la conosciutissima sinfonia numero
 
5 di Beethoven, non molti avevano il suo numero, era Stephen della ditta di demolizioni “Ti spiezzo in due”.
 
            -Pronto Stephen? Allora hai visto il mio operato?-
            -Figliola sono senza parole…come diavolo hai fatto?…non sembra che tu abbia usato la palla di ferro…sembra che in alcuni punti tu abbia distrutto il palazzo dall’interno verso l’esterno…proprio non mi capacito-
            -Segreti del mestiere…allora sono assunta?-
            -Sì…anche se ho come l’impressione di fare qualcosa di illegale…ma non ho altra scelta, ho accettato un altro lavoro…ti darò duemila sterline, sono due palazzi a Manchester…-
            -Mandami l’indirizzo per messaggio e ci penso io…-
            -Va bene figliola…ma non fare nulla di illegale ok?-
            -Non si preoccupi Stephen-
 
Aliya riagganciò tutta soddisfatta.
 
            -Ho un altro lavoro ed è una delle cose più divertenti che abbia mai fatto!-
            -Non mi entusiasma molto che ti piaccia distruggere dei palazzi…sono un simbolo della civiltà umana…non vorrei dare ragione a Russell…-
            -Sono dei palazzi malandati e pericolanti…sono pericolosi per gli umani…-
            -Speriamo che non ti veda nessuno…-
            -Sarò discreta…-
            -Non so proprio come si possa buttare giù dei palazzi in maniera discreta …-
            -Fidati di me-
            -Quello sempre-
 
Aliya gli dette un bacio sul naso e si avviarono alla Mini. Giunti al commissariato, furono portati in una stanza con
 
una grande vetrata oltre la quale potevano osservare e sentire, non visti, l’interrogatorio di Jeremy e Jill. Level li
 
raggiunse.
 
            -Ciao ragazzi abbiamo deciso di interrogarli separatamente- disse Level.
            -Secondo me sarebbe interessante osservarli anche insieme- commentò Aliya.
            -E PERCHE’… mai?- Rispose Level il suo tono era alterato ed acido all’inizio ma si addolcì alla fine, aveva proprio un debole per Aliya.
            -Credo che sia l’unico modo per tirare fuori le loro personalità alternative-
            -Tu cosa ne sai di questa storia ragazzina mia?-
            -O Jeremy è un travestito o anche lui è schizofrenico, è molto semplice-
            -Ed una ragazza così giovane come sa queste cose?-
            -Sono un’autodidatta, ho letto molti testi-
            -Mi dispiace Aliya ma non dipende da me, mi rimetto all’esperienza del nostro psichiatra e criminologo…però se non riusciamo a capire chi ha ucciso Carl…proveremo anche la tua idea…non abbiamo trovato nessuna traccia chiara sul cadavere, anche sul coltello non c’erano impronte…mentre sulle cinque donne c’è lo stesso DNA maschile ed a breve sapremo se è di Jeremy, ma è praticamente scontato-
 
Fecero entrare la signora Farrell, ma non era Jill, era Amanda la donna gentile ed affabile, si sedette timidamente
 
aggiustando le pieghe della gonna. Lo psichiatra era di fronte a lei e le parlò gentilmente:
 
            -Come ti senti Jill? Vuoi raccontarmi la tua versione della storia-
            -Mi scusi…avete sbagliato persona…non mi chiamo Jill…il mio nome è Amanda-
            -Allora… Amanda raccontaci la tua versione dei fatti, perchè siete scappati, cosa nascondete?-
            -Dovete credermi non so nulla…il mio psichiatra ve lo potrà spiegare, mi conosce più di qualsiasi altra persona al mondo…chiedete a lui, non potrei mai fare nulla di male-
            -Tu eri presente, hai visto chi ha ucciso Carl?-
            -Io…io non posso…non ho visto nulla-
            -Non puoi cosa?
            -…lei ha sofferto così tanto…io la capisco…ma non me la sento…-
            -Hai paura a confessare che è stata Jill? E’ malata lo sappiamo bene… non verrà messa in prigione come una qualsiasi criminale, ma dobbiamo sapere se è stata lei ad uccidere Carl anche per capire quanto è grave la sua situazione e quindi curarla come è giusto che sia…-
            -Non è stata Jill…-
            -Allora chi è stato? Jeremy?-
            -No il dottor Steel non lo farebbe mai…-
            -Allora chi è stato?-
            -Anche lei è malata, vi prego aiutatela…lei non è veramente cattiva…-
            -Signora Farrell di chi sta parlando c’è un’altra persona coinvolta?-
            -Sì…ma non è colpa sua…gli uomini sono stati sempre crudeli con lei…e quell’uomo l’ha trattata malissimo e poi ha abbandonato Jill quando nemmeno era nata…era un uomo crudele…-
            -Signora Farrell, la prego lo faccia per il bene di tutti, dobbiamo capire come aiutarvi-
 
Amanda cominciò a piangere a dirotto, lo psichiatra le passò il fazzoletto.
            -Io ho tentato di fermarla ma è troppo forte…ha cominciato a gridare contro Carl e lui era seduto lì sul divano che gli rideva in faccia…Carl ha detto che come donna faceva schifo, che lui ha sempre avuto belle donne e che si era divertito da matti con Philippa…la madre di Jill…ma che non l’avrebbe mai sposata e che i figli non facevano per lui…allora…Jessica non ci ha visto più ha preso il coltello…non ricordo altro-
            -Mi scusi…ha detto Jessica?-
            -Sì Jessica…la compagna di Jill…-
            -Credo di non aver capito bene-
            -Jessica e Jill stanno insieme…-
            -E Jeremy?-
            -Il dottore Steel è mio marito…si faceva chiamare John Farrell per proteggermi e proteggersi…un pazzo di nome Thomas Dry mi perseguitava da una vita ed alcuni pazienti psichiatrici di Jeremy non lo lasciavano mai in pace, siamo dovuti scappare da Oxford-
 
Lo psichiatra era veramente confuso, invece Aliya aveva una visione molto più chiara anche della sera che erano
 
andati a spiare Jeremy e Jill a Cardiff, ora era a pochi passi da quella mente disturbata e poteva leggere chiaramente
 
cosa pensava e scavare nel suo inconscio, David la guardò preoccupato e le chiese:
            -Tu ci stai capendo qualcosa? Sta mentendo?-
Aliya scosse la testa ma parlò a David usando la telepatia.
            -No David…dice la verità…sono sconvolta, Jill non è la persona che crediamo che sia…ma non riesco a leggere la mente di Jill finché è in “modalità” Amanda, dovrei andare più vicino e avere il tempo di studiarla-
 
Lo psichiatra del dipartimento dopo un attimo di silenzio riprese a fare domande:
            -Abbiamo bisogno di parlare con Jill è molto importante, devi concentrarti Amanda, è importante che parliamo con l’altra te stessa…tu sai di cosa sto parlando?-
            -Sì…ne avevo parlato col dottor Steel, mio marito…ma non riesco…ho paura di lei è pericolosa…è capace di cose orribili…-           
            -Cosa ha fatto Jill? Coraggio Amanda la prego è importante…-
            -Io non ero presente…so che era furiosa quando ha scoperto che la signora Adele Timber era Philippa sua madre…l’ha uccisa lei… noi siamo innocenti-
            -Chi le ha detto che è stata Jill? Jessica? Jeremy?-
            -…Jessica non mi può vedere, non parla mai con me…lei vuole solo Jill-
            -Allora è stato il dottor Steel a dirglielo-
            -Mio marito è un dottore non mi confida nulla degli altri pazienti, è segreto professionale…ci sono arrivata da sola quando abbiamo lasciato Nottingham…Jill è troppo pericolosa-
            -Amanda dica la verità, lei e suo marito siete scappati insieme, sa benissimo che siete coinvolti…su non racconti bugie, lei è una signora per bene, non si faccia influenzare da Jill e Jessica-
            -Lui sta con me ma ama Jill… io lo so che mi tradisce, vogliono tutti Jill…ma non posso fare a meno di lui, non guarirò mai senza di lui…-
Lo psichiatra della polizia era molto bravo ma non poteva leggere la mente di Amanda e non poteva sapere quando mentiva, ma Aliya sì, David la guardò ancora una volta aspettando una riposta.
            -Amanda è innamorata di Jeremy… ma lui sta con lei solo per Jill…o almeno credo perché leggo dentro di lei che hanno avuto diverse discussioni…Amanda vede Jill come qualcosa fuori di lei, è incredibile-
 
La signora Farrell adesso piangeva ma non accennava assolutamente a far uscire fuori Jill e dopo ripetuti tentativi lo
 
psichiatra della polizia dovette lasciarla andare, fecero entrare il dottore Jeremy Steel.
            -Allora dottor Steel da collega collega la prego di fare luce su questa faccenda-
            -Dottor?-
            -Dottore Alfred Wilde-
            -Senta dottor Wilde, siamo di fronte ad un grave caso di schizofrenia, con sdoppiamento di personalità, ho faticato molto a far riconoscere ad Amanda l’esistenza di Jill…è la mia compagna voglio il meglio per lei-
            -Quindi non siete sposati-
            -Non ancora, Amanda vorrebbe ma volevo aspettare che fosse guarita-
            -La sua compagna afferma che lei preferisce Jill e che l’ha tradita spesso con lei-
            -Queste sono questioni personali che non riguardano il caso, inoltre non posso aiutarla , io non ero presente, non so cosa sia successo a casa di Carl-
            -E nemmeno a casa della signora Timber?-
            -Ovviamente! Non sono un assassino-
            -Ma lo è Jessica!-
            -Senta, Amanda non è in sé, vaneggia a volte, non esiste nessuna Jessica!-
 
Aliya guardò David e gli trasmise i suoi pensieri.
            -Sta mentendo, sa di essere malato, ma non sa cosa ha fatto il suo alter ego Jessica! Lui crede che sia stata Jill ad uccidere tutti, le donne e gli uomini-
 
Lo psichiatra della polizia mantenne la calma anche se era veramente confuso e disse.
            -Una testimone ha visto Jill/Amanda insieme ad un’altra donna che presumiamo sia Jessica la sera dell’omicidio di Carl, come lo spiega?-
            -Non so proprio nulla e non risponderò più a nessuna domanda se non in presenza del mio avvocato-
Il commissario non aveva sentito cosa si erano detti Aliya e David, ma aveva capito che quei due sapevano qualcosa, allora fece chiamare lo psichiatra e gli ordinò letteralmente di mettere a confrono Jeremy/Jessica e Amanda/Jill.
            -Commissario potrebbe essere troppo traumatico, è troppo presto…- commentò lo psichiatra Wilde.
            -Non mi interessa, tanto più scoppiati di così…non credo che la situazione possa peggiorare-
            -Io sono l’esperto, dobbiamo andarci piano-
            -Se continuiamo così risolveremo questo caso a Natale, ma del prossimo anno…ed è davvero seccante perché abbiamo il killer sotto i nostri occhi e non sappiamo qual è dei due o se sono tutti e due!-
            -Senta commissario se si prende questa responsabilità possiamo procedere…altrimenti non me lo chieda-
            -Va bene cacasotto, mi prendo la responsabilità di tutto, allora fate rientrare Amanda o chi diavolo è!-
 
Aliya non aspettava altro, pensava che Amanda pur di far contento Jeremy si sarebbe trasformata in Jill, ma tutto
 
doveva avvenire con cautela, quindi disse al commissario:
 
            -Senta…sono un po’ scossi entrambi, perché non li lasciate un po’ da soli- mentre diceva quelle parole cercò di usare tutta la sua influenza sul commissario, il quale rispose esattamente come lei sperava.
            -Sì forse hai ragione, lasciamoli un po’ in pace e vediamo che succede, aspetteremo prima di intervenire con un interrogatorio-
 
Lo psichiatra della polizia Wilde guardava stupito il commissario, ma non disse una parola.
 
Quando Amanda entrò nella stanza, Jeremy nemmeno la guardò, si girò dall’altra parte e disse:
            -Che cosa gli hai detto? Tu non sei obiettiva, tu hai problemi a interagire con il mondo, vedi le cose in modo deformato, per colpa tua verrò messo in prigione per un reato che non ho commesso!-
            -Sai bene che è stata Jill! E’ sempre lei che si caccia nei guai! Ma tu la vuoi non è vero? E’più affascinante di me…preferiresti che finissi io in prigione e non lei!-
            -Su non dire sciocchezze, lo so che non faresti mai del male a nessuno-
            -Certo perché io sono solo una donnetta semplice che gioisce per sciocchezze, che le piace conversare con altre donnette con il the ed i pasticcini, invece di andare in giro ad uccidere la gente!-
            -Amanda ci ascoltano, non dire cose che non sono vere e di cui potresti pentirti!-
            -Non mi interessa se ci sentono, sono stufa di essere solo un peso per te e sono stufa di Jill-
 
Amanda cominciò a tremare si mise le mani tra i capelli e gettò un grido, Jeremy si alzò per soccorrerla. Lo psichiatra
 
Wilde si girò verso il commissario.
            -Avete visto? Vi avevo detto che era troppo presto, è troppo traumatico…-
Poi però videro la trasformazione, Amanda si alzò, lo sguardo superbo ed altezzoso, la postura completamente diversa, le spalle dritte e l’andatura sicura, adesso era Jill.
            -Smettila di prendertela con Amanda lo sai che è debole e sensibile, non ti permetto di parlarle così-
Jeremy era in preda al panico, Jill non era gestibile come Amanda, si era lasciato prendere dalla situazione, il suo sfogo impulsivo poteva costargli caro.
            -Jill ti prego, non posso farci niente…io amo te…accetto Amanda perché è parte di te-
            -Adesso non piagnucolare, non ti sopporto quando fai così…-
            -Va bene, ma ti prego ci ascoltano, non importa che vedano tutte le nostre miserie…-
            -Cosa devo fare?-
            -Siediti ed aspettiamo il mio avvocato-
 
Aliya si concentrò al massimo voleva entrare nella testa di Jill ancora di più, aveva assistito di nuovo alla transizione
 
da una personalità all’altra, ma questa volta era avvenuta dentro Amanda ed era a pochi metri. Le sensazioni, i
 
pensieri della donna le erano giunti più chiari, finalmente aveva capito tutto, ma purtroppo successe quello che in
 
quel momento non si aspettava, le cominciò un gran mal di testa, la sua mano destra cominciò a tremare, afferrò
 
subito la borsa con la medicina e mentre tremava tutta ingoiò la capsula, smise di tremare ma cadde a terra.
 
Si svegliò nel suo letto, David aveva convinto gli altri a non chiamare l’ambulanza.
 
            -Amore? Tutto bene? Come ti senti?-
            -David? Dove siamo, cosa è successo?-
            -Siamo a casa, quando eravamo dal commissario hai avuto uno dei tuoi attacchi…hai esagerato in questi giorni…-
            -Tu non hai idea di cosa ho visto! Non abbiamo capito nulla! Dobbiamo assolutamente tornare al commissariato…-
            -Non ci penso nemmeno, ora ti riposi e mi racconti tutto e poi decidiamo come procedere-
            -Allora…in poche parole…è stata Jill ad uccidere quelle donne!-
            -Non è possibile abbiamo trovato tracce di DNA maschile…non può essere stata lei-
            -Ti dico che l’ho visto chiaramente nella sua testa…e non ci crederai…ma è stata Jessica ad uccidere Carl e
Thomas…il suo corpo è sotto i rosi nel giardino della Farrell… –
 
            -Andremo da Roxy e chiederemo di ripetere il test del DNA, forse ha sbagliato…-
            -Credo che sia quasi impossibile che possa fare un errore così grosso…ma altrimenti non so spiegarmi cosa ho visto-
            -Senti per oggi non ti arrovellare più, forse hai mal interpretato i pensieri di Jill, troveremo il modo di avvicinarci di nuovo a loro, così potrai leggere chiaramente le loro menti-
            -Devo assolutamente leggere la mente di Jessica…se solo non mi fossi sentita male…-
            -Comunque la tua idea di farli mettere insieme è stata fondamentale, forse insistendo verrebbe fuori anche Jessica…ma adesso non ci pensiamo…stasera è venerdì…te la senti, ti va ancora di andare in discoteca?-
            -Veramente l’idea era tua…ma si…va bene così mi distraggo un po’-
            -Però andiamo a fare shopping, non puoi venire in discoteca coi vestiti di zia Edna, ti devi comprare qualcosa da diciottenne, non puoi  proprio salire sulla pista da ballo vestita da educanda!-
            -Ma…voi uomini non odiate lo shopping?-
            -Sì certo, con tutto il cuore, però sono bravissimo nel dare consigli, sai quante volte le mie innumerevoli amiche mi hanno chiesto di aiutarle con la spesa?…ed io come un cretino ogni volta ci cascavo ed andavo sempre in bianco…-
            -Tu dici sempre di aver avuto solo due ragazze ma tantissime amiche…che fine hanno fatto tutte queste amiche?-
            -Fidanzate o sposate…ora hanno trovato degli uomini tappetino che, a sentire loro, sono migliori di me…ma non li invidio!-
            -Povero David…e che stupide, non sanno cosa si sono perse!-
            -Lo puoi dire forte!-
 
Qualsiasi vestito provasse Aliya le stava benissimo, aveva delle proporzioni perfette da statua greca, David la
 
guardava ammirato e felice di farsi vedere in giro con una ragazza così bella. Entrarono in un negozio dove una delle
 
commesse era una delle sue vecchie amiche e tutto fu ancora più divertente.
 
            -David sei tu? E…questa bella ragazza?-
            -Ti presento Aliya, la “mia” ragazza. Aliya questa è Julie una mia vecchia amica-
            -Cosa posso fare voi?-
            -Volevo comprare ad Aliya qualcosa di carino, stasera andiamo in discoteca-
            -Festeggiate qualche evento?-
            -Direi di sì, abbiamo risolto un caso con la polizia-
            -Tu lavori per la polizia?-
            -Sì, sono loro consulente adesso…già… non sono più l’investigatore sbarbatello ed inesperto di un tempo… -
 
Aliya leggeva i pensieri di Julie, all’improvviso David agli occhi della commessa era diventato interessante e sexy,
 
per cui cominciò a proporre all’ibrido vestiti una taglia o due più piccola per farla sembrare grassa, ma era tutto
 
inutile.
            -Julie…è tanto che fai questo lavoro? Non sembrerebbe…mi hai dato una 38, non sono scheletrica ho un po’ di curve, la 40 dovrebbe essere la mia taglia…ma la circonferenza seno è spesso una 42  -
            -La 42? Sei una buona forchetta allora-
            -Oh si mangio molto e sono felice della mia taglia e tu che ne dici David?-
David rideva sotto i baffi perchè aveva capito benissimo cosa stava succedendo, allora non fece altro che rincarare la dose.
            -Sono d’accordo, non mi sono mai piaciute le donne troppo magre. Aliya è la mia donna ideale, pensa ho dovuto pregarla di venire a fare shopping, lo trova noioso alla morte, proprio come me!-
Quando Aliya mise un vestitino attillato nero forato lungo le braccia e di lato lungo i fianchi, a David cadde la mascella.
            -Ti sta benissimo!-
            -Come faccio a ballare con questo coso? E’ troppo corto-
            -Non balleremo rock acrobatico stasera, dovrai solo dimenarti a tempo in mezzo a tanti che si dimenano a tempo-
            -Ed è divertente così?-
            -Dicono di sì…-
            -E’ in questi momenti che capisco che non sono totalmente umana-
 
Jiulie la guardò con un sguardo interrogativo, ma non disse nulla.
 
            -Non voglio essere insistente…ma sarebbe un peccato se non lo prendessi- disse David.
 
Inutile dire che a Aliya stava benissimo, lo comprarono ed uscirono ridendo dal negozio sotto lo sguardo invidioso di Julie.
            -Certo che anche le donne sanno essere prevedibili…proprio come gli uomini-
            -In realtà non siamo poi così diversi…- rispose David, non si era mai divertito così a fare shopping.
 
La discoteca era pienissima, ad Aliya non sembrava nemmeno lo stesso posto dove avevano vinto la gara di ballo, si
 
fecero strada tra quei corpi sudati e appiccicaticci, raggiunsero il centro della pista.
            -LA MUSICA NON E’ GRANCHE’- gridava Aliya .
            -TRA UN POCO PERO’ CAMBIA, E’ LA SERATA DISCO/POP, TI PIACERA’-
 
Ad un certo punto la musica tecno finì e cominciò E.T. di Kathy Perry, Aliya si fece prendere dalle parole della
 
canzone e cominciò a muoversi in modo sinuoso guardando David negli occhi, lei era la sua aliena e gli avrebbe dato
 
subito il suo bacio “cosmico”. Esistevano solo loro due.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Come vi avevo promesso questo giallo è un casino incredibile. Le cinque donne uccise hanno tracce di DNA maschile, mentre Aliya sostiene che è stata Jill/Amanda ad ucciderle, sostiene inoltre che è stato Jeremy in veste di Jessica ad uccidere Carl (il padre di Jill) e Thomas (l’ex fidanzato di Jill). Purtroppo il punto debole di Aliya non gli ha permesso di indagare oltre. Avrà confuso i pensieri di quegli schizofrenici? Sono veramente loro gli assassini? Chi vivrà vedrà ;-P
Ci tengo a dire che Kahty Perry non è la mia cantante preferita, ma il testo della canzone E.T. ci stava proprio bene e poi a mio parere è molto meglio della musica orribile e senza senso che si sente in discoteca di solito :-S
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 39
*** Tutta una questione di X ed Y ***


 
La mattinata passò velocemente, Aliya e David dovevano parlare con nuovi clienti per due casi molto semplici di
 
oggetti e animali scomparsi, poi nel primo pomeriggio volevano passare dal laboratorio per sentire Roxy riguardo il
 
test del DNA dell’assassino, infine avrebbero assistito ad un altro interrogatorio di Jeremy/Jassica e Amanda/Jill. Si
 
presagiva una giornata molto piena.
 
            -Allora non mi hai detto nulla, ti è piaciuta la discoteca?- Chiese David sornione.
            -Certo! Te l’ho detto, solo che vuoi che ti ripeta la risposta-
            -Infatti non me la ricordo…-
            -Va bene…è stato bellissimo perché ero con te e potevo baciarti senza preoccuparmi della gente intorno, perchè nessuno badava a noi e la musica era carina-
            -Solo carina?-
            -Certo, una musica veramente bella è altro, è di Mozart, Handel, Beethoven, Ciaikovskij, Chopin…la musica pop è carina-
            -Dovevo immaginarlo che avevi gusti strani…allora andremo a sentire qualche concerto di musica classica o lirica, che ne dici?-
            -Sì, è una splendida idea!-
Arrivati al laboratorio trovarono Roxy che parlava con Russell.
            -Hai visto quella nuova, che sventola?-
            -Uffa Roxy…la smetti? Se ci sente Claire mi ammazza!-
            -Ciao Roxy, ciao Russell, tutto bene?- Chiese David.
            -Tutto benissimo…grazie a te Aliya ora io e Claire ci vediamo…avevi ragione ha degli occhi bellissimi…-
            -E poi ha un fisico! Non si vede perché si veste troppo!- Commentò Roxy maliziosa.
            -Guai a te Roxy se cerchi di portarmela via!-
            -Ma figurati è cotta di te e poi si vede benissimo che è etero-
            -Scusaci Russell abbiamo bisogno di parlare con Roxy, vogliamo essere sicuri che il DNA del serial killer sia veramente di un uomo-
            -Senza dubbio! E’ presente il cromosoma Y, è maschio maschio!-
            -Qual è la probabilità di errore?- chiese David.
            -Oh andiamo, non è un test che puoi sbagliare, forse il 99,99%?
            -Sei sicura che la Y non sia una X che ha subito una delezione?- Chiese Aliya.
            -Ti intendi di genetica e cariotipo?- Rispose Roxy perplessa.
            -No certo, però…-
            -Quel cromosoma è una Y non ho dubbi. Ma perché? Pensate che l’assassino non sia quel Jeremy?-
            -Sì, ma non delle quattro donne …-
            -L’assassino delle quattro donne  è un uomo, forse Jeremy ha ucciso tutti compreso Carl, comunque sto confrontando il DNA di Jeremy con quello dell’assassino, è una formalità, ma deve essere fatto-          
            -Va bene Roxy, grazie…-
 
Aliya era sicura di quello che aveva percepito, non riusciva a capire in cosa sbagliasse, doveva assolutamente leggere
 
la mente di Jessica. Finalmente  tornarono nella stanza attigua a quella degli interrogatori e poteva vedere quella
 
coppia insolita attraverso il vetro, ma erano di nuovo Jeremy e Amanda con il loro avvocato e non volevano parlare.
 
            -Ciao Aliya, come stai?- Chiese Level.
            -Bene commissario, è stato solo un calo di zuccheri-
            -Allora non è nulla, meglio così…riguardo il caso, il nostro psichiatra ha detto che non otterremo nulla…che dovevamo dargli più tempo-
            -C’è qualcosa che non ci torna commissario, un serial killer non cambia modus operandi, non può essere stata Jill ad uccidere tutti, uomini e donne. Siamo convinti che Jill abbia ucciso le donne e Jessica gli uomini-
            -Roxy vi ha detto che il DNA rinvenuto era maschile?-
            -Sì…lo sappiamo- disse David. Aliya si stava concentrando, avrebbe indotto lei Jeremy a diventare Jessica ed aveva una mezza idea di come fare, entrò nella testa dello psichiatra schizofrenico e cominciò a parlargli:
            -Lo sai benissimo che sono stata io, perché continui a proteggermi?-
 
Aliya fingeva di essere Jessica, Jeremy scattò in piedi.
 
            -Che succede caro?-
            -Niente…niente…-
            -Lo so che lo sai che esisto! Dì la verità!-
Jeremy gridò: -no! Lasciami in pace!-
 
Il loro avvocato si allarmò e cercò di calmare il suo cliente, ma senza successo, Jeremy gridava parlando a se stesso:
 
            -No tu non esisti, non è vero, non può essere vero, no!-
 
Aliya cercò di deviare i pensieri di Jeremy modificando le sue delicate sinapsi e cercò di liberare il suo subconscio
 
perché esprimesse tutto quello che era in lui. Jeremy si fermò di botto, si mise a sedere con la testa tra le mani.
 
            -Caro che succede?-
 
Jeremy alzò lo sguardo e fissò Amanda con indifferenza.
            -Non sono il “tuo caro”, ti sei confusa…ti sembro forse Jeremy?-
 
Era Jessica finalmente, l’avvocato fu preso dal panico, conosceva i suoi clienti e sapeva che la situazione era già
 
molto grave, anche senza scenate da pazzi schizofrenici.
 
Aliya si avvicinò ancora di più al vetro, vi appoggiò entrambi i palmi delle mani, Level la guardava incuriosito e fece
 
cenno a David girando l’indice destro intorno alla tempia come per dire che la ragazza era fuori di testa.
 
            -Che succede Aliya?- Le chiese David. Aliya non rispose, era troppo concentrata, era immersa nei pensieri
 
contorti di Jeremy/Jessica, doveva capire tutto, non solo risolvere il caso, voleva conoscere i meccanismi della mente,
 
non poteva andare via da quel pianeta senza aver compreso pienamente che cosa era il pensiero dell’essere umano.
 
Aveva capito ormai qual era la sua missione sulla Terra, doveva imparare cosa voleva dire amare, soffrire, gioire,
 
detestare, restare indifferente, impazzire come qualunque essere umano. Mentre Aliya era in trance, Jessica dava di
 
matto ed inveiva contro la povera Amanda, che se ne stava seduta e non apriva bocca. Ad un certo punto furono
 
costretti a dividere le due donne, Jessica aveva preso Amanda per i capelli, fu in quel momento che Jill prese
 
coscienza.
            -Jessica sono io, perché mi maltratti!-
            -Perché volevo mandare via Amanda, non la sopporto più-
 
La strana coppia si abbracciò, Jessica si staccò e guardò verso lo specchio, sapeva che le stavano osservando:
 
            -Sono stata io, li ho uccisi tutti io, Jill non c’entra nulla!-
            -Non è vero non l’ascoltate non è stata Jessica, sono stata io!- Rispondeva Jill.
            -Fucking hell! Non dovrei mai stupirmi di nulla, ho visto delle situazioni assurde nella mia lunga carriera, ma questa le batte tutte!- Commentava Level che guardava preoccupato i due schizofrenici e Aliya appoggiata al vetro con sguardo assente.
 
Poi Aliya si risvegliò e guardò David come se si fosse accesa la lampadina, la sua memoria infallibile le aveva dato la
 
soluzione, doveva parlare con Roxy immediatamente, proprio in quel momento la biologa forense entrò.
 
            -Commissario Level…ho una notizia che non le piacerà…il DNA dell’assassino delle quattro donne non è di Jeremy!-
            -What the fuck! Allora di chi diavolo è? -
 
David provò a formulare l’ipotesi:    
            -Forse quel Thomas, l’ex fidanzato di Jill/Amanda con cui è venuta qua dall’America?-
            -No…quel DNA è di Jill…- disse Aliya.
            -Aliya…te l’ho detto, è il DNA di un uomo-
            -Certo Roxy, un uomo con la sindrome Swyer- rispose Aliya.
            -Ho sentito parlare di quella sindrome…è rarissima- disse Roxy.
            -Un uomo con la sindrome di Swyer ha un aspetto femminile a causa della perdita di funzione di alcuni geni del cromosoma Y…non ha un organo maschile, ha un organo femminile, ma le ovaie non funzionano bene e quindi è sterile… anche le sue tendenze sessuali possono essere un po’ confuse…per esserne sicuri credo che siano sufficienti un test ormonale ed un’ecografia transvaginale…ovviamente Roxy dovresti confrontare il DNA del killer con quello di Jill…- spiegò Aliya nel silenzio generale.
 
            -Tu come fai a sapere queste cose?- Chiese Level.
            -Ho letto anche dei libri di genetica…mi piace leggere un po’ di tutto ed ho una memoria fotografica…tutto qui…-
 
Tutti meno David la guardavano con gli occhi fuori dalle orbite, poi Level parlò:
 
            -Bene Roxy procedi, confronta il DNA del killer con quello di Jill/Amanda, non dobbiamo escludere nessuna ipotesi per pazza che sia!-
            -Va bene commissario, se hai ragione tu Aliya, questo è il caso più incredibile che mi sia capitato e che mai mi capiterà-
Roxy uscì dalla stanza quasi correndo, Level si rivolse ancora una volta a Aliya.
            -Quindi chi ha ucciso Carl e forse Thomas?-
            -E’ stato Jeremy, però nei panni della sua personalità alternativa Jessica. C’è una testimone che ha visto entrare due donne in casa di Carl la notte dell’omicidio-
            -Non potrebbe essere stata Jill anche in quel caso?-  Chiese Level.
            -Potrebbe…ma è strano avrebbe dovuto soffocarlo…non tagliargli la gola…-
 
A quel punto lo psichiatra Wilde disse la sua.
 
            -Abbiamo guardato nel passato di Jeremy, nella sua abitazione la polizia ha trovato  dei referti cartacei che provenivano dalla casa di cura dove lavorava lo stesso Jeremy. Vedete…Jeremy vi è stato ricoverato come paziente e poi dopo molti anni ci ha lavorato come psichiatra! Ma questi referti non erano inseriti in nessun database…lo stesso sospettato li aveva sottratti, infatti descrivevano Jeremy come un ragazzo disturbato che in passato aveva subito molestie sessuali…era stato accusato un vicino di casa, amico di famiglia…gli psichiatri ipotizzavano che quegli avvenimenti avessero generato la schizofrenia, ma credevano fosse guarito e lui stesso ha frequentato medicina ed ha deciso di diventare psichiatra, tutto questo con il massimo dei voti…ma credo che conoscere Jill e la sua storia abbia risvegliato in lui qualcosa che si era solo sopito-
            -E Jill?-
            -Jill non ha subito molestie da parte di uomini, o almeno non ci sono prove, ma sembra che avesse un pessimo rapporto con la direttrice dell’orfanotrofio, quando Jill era una ragazzina era piuttosto sveglia e molto agitata …si raccontano avvenimenti strani in quell’orfanotrofio, morti non molto chiare di alcune ragazze, cadute dalle scale o che si erano avvelenate, ma nessuno ha mai capito cosa succedesse realmente. Il detective che seguiva il caso, tra le varie teorie, aveva ipotizzato quella che la direttrice per farsi rispettare abbia spesso esagerato, si vociferava che torturasse le ragazze…ma ora è morta ed è rimasta impunita…non c’erano prove perché qualcuno aveva insabbiato tutto, so questo perchè i federali americani hanno fatto uno studio approfondito…quindi Jill potrebbe…-
Aliya prese la parola.
            -Jill vedeva nella direttrice la madre che l’ha abbandonata o comunque era colpa della madre se aveva subito delle torture in gioventù…grazie a Thomas che lavorava nell’orfanotrofio, deve aver trovato delle candidate, delle donne inglesi che avevano abbandonato le loro figlie in America…le ha cercate e l’ha uccise…e l’ultima era veramente sua madre…il padre invece era difficile da rintracciare…credo che Jill abbia capito che Carl era suo padre parlando con la vittima Adele Philippa Timber, erano diventate molto amiche. Adele anche se era vedova  non è mai tornata al suo paese d’origine…è rimasta qui vicino a Carl …il suo primo amore…ma queste…sono speculazioni-
Non erano speculazioni, Aliya aveva letto tutta la storia nella mente di Jill e di Jessica, come aveva percepito che si amavano ed avrebbero fatto qualsiasi cosa l’una per l’altra.
 
Quando finalmente uscirono dal commissariato, David potette parlare con Aliya liberamente.
            -Allora vediamo se ho capito bene, Jill/Amanda in realtà è un uomo con difetti genetici, ha ucciso quelle donne perché credeva che una di loro fosse la madre che l’aveva abbandonata, invece Jessica/Jeremy ha ucciso Carl e forse Thomas perché hanno fatto del male a Jill/Amanda e perché forse odia gli uomini-
            -Sì…infatti il suo alter ego è donna…una parte di sé non accetta di essere uomo…ma lo è-
            -Secondo me c’è dell’altro, forse Jeremy nelle vesti di Jessica ha già ucciso in passato, dovremmo vedere se ci sono dei casi irrisolti di uomini uccisi in quel modo brutale…con la gola tagliata ed evirati-
            -Perché non l’hai detto subito al commissario?-
            -Ci ho pensato adesso…ma non abbiamo tempo, dobbiamo andare a cercare il gatto della signora Bell e la bicicletta di Peter, poi tutte queste rivelazioni in un solo giorno sono troppe per il vecchio Level-
            -Adesso però lavori per la polizia, perché continui ad occuparti di questi casi?-
            -Non ho saputo dire di no…-
            -Okay…allora usiamo il sistema di rilevazione del mio bracciale per trovare il gatto e la bici?-
            -No, non occorre stavolta so come risolvere il problema-
            -Come farai a trovare il gatto? Potrebbe essere stato chiunque…-
            -Semplice, in questa zona so chi li rapisce-
            -C’è qualcuno che li rapisce?-
            -Sì…è una ragazzina che abita non lontano da qui, aveva promesso che non l’avrebbe più fatto, vieni andiamo, devo parlare con i suoi genitori-
 
Arrivarono ad una bella casa color panna con un porticato di colonne, sotto di esso un dondolo che faceva pendant
 
con le mura, il giardino era curatissimo. Suonarono al campanello, una ragazza vestita da cameriera aprì.
 
            -Buongiorno cosa desiderate?-
            -Ci sono la signora ed il signor Ballard?-
            -Stavano per andare  a pranzo chi li desidera?-
            -Sono l’investigatore privato nonché consulente della polizia David Pieri, questa è la mia assistente, dobbiamo parlare con i coniugi Ballard per un problema che riguarda la loro figlia Elisabeth-
            -In che guaio si è cacciata questa volta?-
            -Credo che abbia preso in prestito il gatto della signora Bell-
            -Ne è sicuro?-
            -Non resta che chiedere ad Elisabeth…saprà di sicuro che ha sempre voluto un animale da compagnia ma che i suoi genitori non vogliono…-
            -Lei come sa queste cose?-
            -Conosco molto bene Elisabeth mi è capitato qualche tempo fa di recuperare il cucciolo di qualche vostro vicino…-
            -Aspettate un momento qui nell’ingresso, vi annuncio-
 
La mamma di Elisabeth si fece avanti, David si irrigidì, Aliya capì immediatamente.
 
            -Ciao David era tanto che non ci vedevamo, come stai?-
            -Bene Teresa…questa è Aliya la mia assistente e anche la mia ragazza-
            -Come sei graziosa, hai sempre avuto buon gusto caro David-
 
Teresa gli strizzò l’occhio e rise divertita, Aliya rimase impassibile ma dentro di sé c’era un mare in tempesta, lei era
 
la donna che aveva sedotto David appena quindicenne, la causa di tutti i suoi mali, non sarebbe rimasta impunita,
 
doveva solo pensare a cosa farle.
 
            -Perdona la nostra intrusione all’ora di pranzo, ma credo che Elisabeth abbia preso in prestito il gatto della signora Bell-
 
            -Elisabeth è assolutamente incorreggibile, stavolta verrà punita-
            -Non può dare tutta la colpa a sua figlia. Di solito azioni di questo genere sono dovute ad un’educazione troppo rigida, proprio perchè gli stessi genitori in passato non erano figli modello e venivano puniti a loro volta severamente- Aliya non era riuscita a trattenersi e disse la prima cosa che le passò per la testa, Teresa la guardò con odio profondo, ma non disse nulla, fece conto che nemmeno avesse parlato, David impallidì.
            -Posso offrirvi qualcosa?-
            -No grazie Teresa, se Elisabeth si comporterà di nuovo così dovremo parlarne al commissario Level e all’assistente sociale perchè…- David non finì la frase.
            -Io consiglierei una terapia familiare, non solo per Elisabeth, a me sembra chiaro il problema-
Stavolta Teresa non la ignorò.
            -Senti ragazzina come ti permetti di fare insinuazioni? Cosa vorresti dire? Che siamo persone disturbate?-
            -Non ho parlato di sedute psichiatriche, la gente spesso non sa la differenza tra psicologo e psichiatra-
            -E tu quale saresti dei due?-
            -Non ho bisogno di nessuna laurea quando un caso è lampante come questo-
            -Per favore non siamo venuti qui a discutere di questo, siamo venuti per il gatto, so dove lo tiene, è nel garage sul retro, è lì che nasconde i cuccioli di solito- intervenne David, Elisabeth arrivò di corsa.
            -No vi prego non portatemelo via, ha bisogno di me, è abbandonato!-
            -Elisabeth, non è abbandonato e la sua padrona è molto triste perché ha paura che gli sia successo qualcosa…e poi non puoi tenere un gattino rinchiuso, ha bisogno di stare all’aperto…perché non parli con la signora Bell, potresti andarlo a trovare le volte che vuoi…è una persona molto comprensiva…-
 
Mentre David risolveva in modo diplomatico la questione, Aliya stava scavando nella mente di Teresa, osservò
 
quello che aveva fatto in passato, David non era stato l’unico, al momento però non aveva giovani amanti perché
 
ormai era un’ultraquarantenne ed i ragazzi non la guardavano più. Per lei anche un trentenne era troppo vecchio,
 
anche lei era malata, aveva bisogno di cure. Avrebbe preferito che la sua fosse pura cattiveria, invece Aliya aveva
 
ormai compreso che dietro ogni atto malvagio c’era sempre un disagio personale fortissimo, “cattivo” e “buono” non
 
erano dei concetti reali e netti, nessuno era veramente cattivo e né totalmente buono. Avrebbe voluto tanto vendicare
 
David ma dopo quello che aveva visto capiva che non era la soluzione giusta, ora lui stava bene, aveva superato il
 
trauma, ma quella donna era ancora malata e soffriva terribilmente nel vedere la sua bellezza che svaniva lentamente
 
con l’età.
 
La bici di Peter invece era un caso ancora più semplice, David sapeva che c’erano tre persone che potevano averla
 
rubata, la città era relativamente piccola si conoscevano tutti, al secondo tentativo trovarono il colpevole. Il
 
responsabile del furto era un vecchietto arzillo con la mania di collezionare biciclette, ma che con la sua pensione non
 
poteva permettersi di soddisfare i suoi vizi. La questione fu rapida ed indolore, quando si avviarono finalmente verso
 
casa Aliya non potette trattenersi dal commentare:
 
            -Sono tutti dei pazzi psicopatici da queste parti o sembra a me?-
            -Non esageriamo, come credi che sia in tutto il resto del mondo?-
            -Se lo dici tu…però…perché non mi hai detto chi era Teresa?-
            -Non ci crederai ma non ci voglio pensare più, non avevo riflettuto sul fatto che Teresa è la mamma di
 
Elisabeth e che tu avresti potuto leggerle la mente…scusami se ti ho messo in una brutta situazione…-
 
            -Non preoccuparti…l’ho perdonata per quello che ti ha fatto, ma deve assolutamente andare da uno psichiatra…non voglio nemmeno cominciare a raccontati cosa ho visto dentro di lei…sappi solo che non voleva farti del male, non intenzionalmente…infatti i ragazzi li seduceva, non li maltrattava o li obbligava…è sempre da condannare…ma…-
            -Io l’ho perdonata, possiamo cambiare argomento? Adesso ho solo pena per lei-
            -David tu sei un’anomalia in questo mondo…tu e tua zia…-
            -Un’anomalia?-
            -Sei l’eccezione che conferma la regola…l’uomo più buono o dolce che potessi mai incontrare…devo ringraziare il mio grosso difetto per avermi fatto cadere nel vostro giardino…-
            -E cosa ti ha portato a questa conclusione?-
            -Perché da quando ho cominciato a leggere le menti ho capito molte cose sugli essere umani, ma tu sei qualcosa di diverso…forse anche mia madre Feidor deve aver pensato questo di mio padre…-
            -Cos’è una dichiarazione?-
 
David si mise a ridere, poi come suo solito si fermò a riflettere un secondo e mutò subito sguardo ed umore.
 
            -Io scherzavo, ma cosa vuoi dirmi?-
            -Non era una dichiarazione…o almeno credo…David ho diciotto anni, sono mezza aliena e poi dovrò partire…non posso semplicemente pensare di essere fortunata ad averti incontrato? E  che un giorno potresti essere un ottimo padre?-
            -Va bene lo prenderò come un complimento-
 
Però l’abbracciò forte forte, le dette un bacio leggerissimo a fior di pelle e disse:
 
            -Anche tu sarai un’ottima madre…- poi il suo tono dolce cambiò e divenne canzonatorio- e con tutti i tuoi bambini metallici potrai mettere su un’impresa di demolizione a conduzione familiare…-
 
David non poteva resistere, doveva sdrammatizzare con qualcosa di comico, lo aiutava sempre nei momenti più
 
difficili, un giorno avrebbe voluto lui essere il padre di tanti piccoli alienini metallici e belli come la madre. Anche
 
Aliya rise spensierata e non volle fermarsi a pensare.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Spero di essere stata sufficientemente chiara…Jill in realtà è genotipicamente un uomo cioè ha il cromosoma Y, che però è difettoso per cui l’aspetto è femminile in tutto e per tutto, ma non può avere figli, questa sindrome esiste davvero e si chiama sindrome di Swyer, credo fosse riportato nel mio testo di genetica…Così quando hanno fatto il test del DNA pensavano che l’assassino di quelle donne fosse un uomo e che quindi fosse Jeremy o meglio il suo alterego Jessica ad essere il serial killer. Ma in realtà Jill/Amanda ha ucciso le donne che credeva fossero la madre che l’aveva abbandonata e Jeremy/Jessica ha ucciso gli uomini, cioè Carl il padre di Jill e Thomas l’ex di Jill.
Aliya ha conosciuto Teresa la “molestatrice” di David…quando si parla di questi argomenti è sempre una brutta storia, ma come al solito se sono le ragazze ad essere molestate…è sempre peggio…comunque mi sono inventata questo argomento delicato per giustificare un David imbranato anche se è un ragazzo bello, atletico ed intelligente…anche questa sofferenza di David lo ha reso interessante agli occhi di Aliya…che volete le donne soffrono sempre di sindrome della crocerossina ;-P
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 40
*** Mdala ***


 

           
Aliya scivolò fuori dal letto di David senza svegliarlo, andò nella sua camera, mise il bracciale e la tiara, voleva
 
contattare Kara, aveva bisogno di parlare con lei. Si ritrovò di nuovo nel deserto dorato invece che nello spazio come
 
l’ultima volta, un giorno avrebbe chiesto il perché.  Kara comparve con un’espressione che sembrava quasi felice
 
anche se, visti i suoi tratti accennati, era difficile capire cosa pensasse veramente.
 
            -Mdala figlia di Feidor sono felice di sentirti-
            -Mdala?-
            -Sì hai raggiunto uno stadio importante del tuo sviluppo, gli Xiariani che un tempo arrivavano a questo grado di maturazione venivano chiamati così-
            -Quindi sono salita di livello?-
            -Sì mia cara, è un passaggio simile a quello terrestre alla maggiore età, i tuoi geni terrestri ti hanno fatto maturare prima-
            -Anche voi Xiariani avete stadi di crescita?-
            - In passato sì, ora siamo eterni, ci siamo evoluti-
            -Adesso potrei avere figli?-
            -No, non ancora, ci vorrà tanto tempo e non sappiamo quanto esattamente, sei la prima mezza Xiariana mezza terrestre. Vuoi avere dei figli col terrestre David?-
            -No, non me la sentirei di certo adesso, sono troppo giovane…ma se fossi più grande forse sì…e credo anche lui…-
            -Hai ancora tanto da imparare e conoscerai altri esseri viventi, non devi pensare che David sia la persona migliore che tu possa incontrare-
            -Al momento sembra così…ma non ti devi preoccupare, sento il richiamo di Xiar molto chiaramente…è come una leggera sofferenza…ed aumenta sempre di più …l’amore per David me lo fa tollerare…-
            -Vedo attraverso di te tutto il sentimento che c’è tra di voi, ma non è abbastanza forte per tenerti sulla Terra-
            -Lo so Kara…-
            -Vedo che stai imparando e stai diventando consapevole di chi sei e chi sarai, non manca molto alla tua partenza…sono piacevolmente sorpresa-
            -Sì…ora so cosa devo fare, la mia forza psichica diventa sempre più grande…ma potrò leggere la mente di tutte le creature che incontrerò?
            -No, non è detto, non tutti sono leggibili da noi Xiariani ed alcuni hanno le nostre stesse capacità e si sanno difendere…un giorno vedrai…-
            -Perché non posso parlare con Feidor? Ho sognato Nestor-
            -Non c’è stato contatto con Nestor, il tuo era un sogno, il tuo inconscio ti stava parlando. Non puoi contattarli, lei e Nestor sono troppo deboli da soli e sei troppo lontana, tu puoi contattarci perché io riesco a connettermi a te, l’ultima volta ci siamo incontrate a metà strada è per questo che hai visto lo spazio…ma sono sempre io, cioè l’unione delle forze psichiche di Xiar che ti permettono di avere un contatto-
 
Mentre Aliya era in trance David entrò nella sua stanza, l’aveva sentita parlare da sola, rimase ad osservarla, era in
 
forma Xiariana gli occhi vacui ed uno scintillio del suo metallo faceva capire che era in corso qualcosa di importante,
 
non osò sfiorarla, rimase lì in ammirazione.
 
            -David è nella stanza con te, ti sta osservando, questo non ti disturba?-
            -No, anzi, vorrei fartelo conoscere-
            -Non può, mi basta sapere quello che senti per lui-
            -Non è carino?-
Kara non poteva sorridere, ma cominciò a scintillare, comunicava serenità.
            -La bellezza è soggettiva Mdala figlia di Feidor, quando conoscerai un po’ l’universo capirai che non ha molto senso parlare di bellezza in senso assoluto, ma vedo che è un soggetto umano sano-
            -Sì lo è…torno da lui…a presto-
            -Cerca di non farti vincere dalle passioni…devi dominarle Mdala, è importante-
 
Aliya non rispose, tornò in forma umana.
            -Scusami non volevo disturbarti…-
            -Nessun disturbo, Kara ti saluta…credo…-
            -C’è qualche problema? Perché sei entrata in contatto con lei?-
            -Adesso mi viene più facile…è bello parlare con Kara, mi racconta sempre qualcosa di nuovo sugli Xiariani-
            -Ti ha detto quando partirai?-
            -No…ma non manca molto…-
            -Ti prego dimmelo subito se lo sai…non sarà oggi?-
            -No…potrebbero essere mesi forse qualche anno, ma non saranno trent’anni…-
            -Promettimi che me lo dirai per tempo. Così potrò prepararmi-
            -Forse lo saprò quando è il momento di partire…mi dispiace…-
David aveva gli occhi lucidi, ma non pianse si avvicinò alla sua Aliya e cominciò a sbottonarle la camicia da notte.
            -Cosa fai?-
            -Voglio fare l’amore con te così tante volte che mi basterà per tutto il tempo della mia vita che passerò senza di te-
Lei lo accolse come un fiore accoglie un’ape od una farfalla, anche a lei sarebbe mancato per l’eternità.
 
Verso l’ora di pranzo suonò il telefono di casa, David corse a rispondere.
 
            -Pronto?-
            -Chi è?-
            -Commissario Level sono David Pieri! Ha chiamato lei casa mia!-
            -Pensavo rispondesse Aliya…-
            -Cosa voleva commissario?-
            -Roxy ha passato la notte in laboratorio, il DNA è di Jill/Amanda…è davvero un uomo che Odino mi fulmini!-
            -Odino? Non era suo figlio Thor che lanciava i fulmini?-
            -Fa lo stessonon volevo nominare dio invano...ecco! Lo vedi cosa mi combini? Me lo hai fatto nominare!-
            -Mi scusi…-
            -…comunque dicevo è incredibile quella tua assistente…-
            -Lo so, Aliya è un prodigio-
            -Però nonostante il test del DNA, Jessica rivendica tutti gli omicidi e dice che Thomas è sotterrato sotto i rosi nel giardino della casa della signora Farrell-
            -Pensavo…forse Jessica è un serial killer, ha guardato dei precedenti nella zona di Oxford da dove viene il dottore Jeremy Steel?-
            -Corpo di mille vacche! Non ci avevo pensato, lo dirò subito a Russell-
            -Commissario, non si diceva corpo di mille balene?-
            -Ma insomma David, stai a sottilizzare? Sto cercando di essere meno volgare e tu mi critichi?-
            -Non sia mai commissario, le vacche vanno benissimo…-
 
David riagganciò ridacchiando, Aliya lo aveva davvero condizionato, poi sentì un rumore di chiavi alla porta ed Edna entrò sorridente.
            -Ciao zia, come sta Ferguson?-
            -Sta molto meglio…è un piacere occuparsi di lui, è un uomo così meraviglioso, vedessi come si sforza di non essere di peso…ma ora sta discretamente, ha ripreso a dir messa-
            -Bene…quanto starai ancora a casa sua?-
            -Per sempre…-
            -Come per sempre-
            -Mi ha chiesto di sposarlo-
Aliya scese con un salto tutte le scale ed andò ad abbracciare Edna.
            -Congratulazioni Edna è fantastico, a quando le nozze?-
            -Fine giugno…-
            -Così presto?…non ci vogliono sei mesi per la richiesta?- disse David preoccupato.
            -Lui è il parroco, lui fa le leggi, verrà un suo caro amico a celebrare le nozze-
            -Ma zia…vi conoscete da pochissimo-
            -Mio caro sono stata la maggior parte della mia vita da sola perchè sapevo benissimo cosa volevo, non credevo di riuscire a trovarlo…di nuovo…invece è successo, so che è giusto così-
 
Edna sorrideva ed era così raggiante che David non aggiunse altro e le sorrise.
            -Piuttosto voi come state? E’ un po’ che non parliamo, ed il caso?-
            -Risolto…è stata la signora Amanda Farrell ad uccidere la signora Timber e le altre tre donne di questa contea, mentre il famoso psichiatra Jeremy Steel di Oxford ha ucciso Carl, il vicino di casa della signora Timber-
            -Che il cielo ci aiuti…vivevano solo pochi isolati da qui…potevano uccidere anche me…erano tutte donne della mia età-
            -Sì zia, ma tu non hai mai avuto una figlia che hai abbandonato appena nata…-
            -Certo che no, David!-
            -L’assassina si voleva vendicare della madre che l’aveva abbandonata…-
            -Se tutti i figli si vendicassero così delle mancanze dei genitori, la razza umana rischierebbe l’estinzione!-
            -Non è solo questo…la signora Farrell è disturbata …è schizofrenica, aveva una seconda personalità molto aggressiva- rispose David.
            -No, Amanda era la sua personalità alternativa…Jill è la figura principale…Amanda è la sua versione docile, è la persona che la direttrice dell’orfanotrofio voleva che fosse …- commentò Aliya, poi cambiò discorso -Edna hai già pranzato?-
            -Sì cara, a casa di James si mangia alle 12:00…invece voi credo che abbiate saltato anche la colazione…ma non avevi detto Aliya che saresti andata all’università?-
            -I corsi cominciano a settembre…-
            -Bella scusa per stare a casa a poltrire, puoi fare un esame ed entrare alla fine del primo anno, con le tue capacità non sarà certo un problema- commentò Edna.
            -Anzi secondo me potresti entrare direttamente all’ultimo anno! E’ sufficiente che gli fai credere che hai cominciato l’università  in Italia e basta fare due esami uno per ogni anno che ti manca, è molto difficile passare…ma non per te, ne sono certo- Aggiunse David.
            -Va bene, vado subito ad informarmi su internet- Disse Aliya.
            -Zia…-
            -Ho capito David… vi cucino il pranzo…che ragazzini viziati!-
 
Aliya si attaccò al computer di David in forma Xiariana ed in pochi minuti si era iscritta per fare gli esami per
 
accedere alla facoltà di criminologia dell’università di Nottingham. La sera invece sarebbe volata a Manchester per il
 
suo nuovo lavoro.
 
Finalmente arrivò il momento che aspettava, demolire quei palazzi la faceva stare bene, sentiva una specie di energia
 
dentro di sé che voleva essere liberata e quella vita con David ed Enda era troppo tranquilla, certi giorni sentiva
 
addirittura come dei crampi alla gambe ed alla braccia, il rock acrobatico non bastava. Questa volta decise di non far
 
venire David che non avrebbe potuto raggiungerla in macchina in poco tempo, nemmeno lo salutò e sparì nella solita
 
folata di vento cristalli e velocità sovrumana. In pochi secondi era in una zona molto degradata di Manchester, i due
 
palazzi che doveva fare fuori erano circondati da altri in pessime condizioni, forse avrebbe potuto radere al suolo tutta
 
la zona in un paio di giorni. Inoltre visto che adesso era la seconda volta che demoliva un palazzo sapeva esattamente
 
cosa fare perché tutta la struttura crollasse in poco tempo, bastava colpire solo dei punti strategici, ma prima voleva
 
dare sfogo a questa energia che bruciava dentro di lei. Ricoperta di Proteallo si divertì a scalare il palazzo, arrivata
 
all’ultimo piano entrò sfondando la parete, poi con calci, pugni e a colpi di karate mandava in frantumi i muri interni
 
di quel piano, intorno a lei polvere e calcinacci volavano in tutte le direzioni. Voleva sperimentare il suo corpo, capire
 
cosa potesse fare con tutta quella forza e cominciò a girare rapidamente su se stessa, come una trivella passò
 
sfondando il pavimento di tre piani, poi si fermò, aveva avvertito un qualcosa, ascoltò con più attenzione e sentì come
 
un miagolio tenue, si guardò attorno, si aggiunsero altri miagolii, nella stanza c’erano almeno tre gattini piccoli. Dalla
 
strada la luce tenuta accesa grazie al gruppo elettrogeno di Stephen permetteva di  illuminare poco l’interno, ma
 
quando la sua vista si adattò vide un batuffolino che tremando cercava di tornare dentro una scatola, si avvicinò,
 
dentro c’erano i suoi fratellini, erano così piccoli e teneri. Raccolse il piccolo che era caduto fuori e li mise insieme,
 
ma non sapeva cosa fare non poteva portarli con sé, mentre li fissava indecisa sentì una presenza alle sue spalle, era la
 
mamma che prima le miagolò e poi cominciò a soffiare mostrando i denti e le unghie, era una splendida gatta rossa
 
tigrata. Aliya senza sforzo entrò nella sua testa e gli comunicò il suo pensiero.
 
            -Mi dispiace, questo posto tra poco non esisterà più, dovete andarvene, ma posso portare i tuoi piccoli in un posto sicuro, guidami-
 
La gatta si zittì, uscì dalla stanza ma si girò per vedere se Aliya la seguiva, entrarono in un palazzo vicino sempre disabitato.
 
            - Presto verranno a distruggere anche questo, ma per i prossimi giorni sarete al sicuro-
 
La gatta non poteva parlarle ma le comunicò un pensiero, uno stato d’animo, che Aliya tradusse in:
 
             -Voi umani sapete solo distruggere-
 
Aliya ne rimase colpita, ma aveva un compito e tornò al palazzo in rovina, adesso aveva meno voglia di fare a pezzi,
 
ma doveva comunque finire il lavoro, allora cominciò a colpire i pilastri portanti e passava da un piano all’altro
 
sfondando i pavimenti, fu rapida ad uscire dal piano terra mentre tutta la struttura veniva giù come ripiegata su se
 
stessa. Lo stesso successe al secondo palazzo ma prima si assicurò che non ci fosse anima viva. Mentre cercava di
 
uscire dal piano terra si trovò davanti una cella frigorifera, pareti spesse di metallo la dividevano dal fuori, dalla
 
salvezza. Senza riflettere andò contro quell’ostacolo molto resistente ma non lo distrusse, successe qualcosa che
 
nemmeno lei sul momento capì, appena avvicinò al pugno alla porta metallica cominciò a passarci attraverso come se
 
il metallo si sciogliesse come cera a contatto con la fiamma, non distrusse la porta, era come se ci fosse passata
 
attraverso. Per un attimo rimase sorpresa, ma fu un attimo rapidissimo, il soffitto stava cedendo, si gettò verso la
 
parete che dava sull’esterno, di nuovo attraversò il metallo e poi distrusse il muro che si trovava subito dopo. Aveva
 
scoperto un altro suo potere, la sua testa scintillava i chip stavano facendo il loro lavoro.
 
Quando atterrò nel giardino di casa trovò David ad aspettarla.
 
            -Perché  te ne sei andata senza dirmi nulla e senza salutare?-
            -Perché altrimenti saresti voluto venire con me-
            -E’ così che farai?-
            -Che farò cosa?-
            -Ti allontanerai sempre di più da me…e poi sparirai…-
            -Se l’ho fatto non me ne sono resa conto, ma sto mutando, David non sono la stessa persona di stamattina…-
            -Perché che cosa è successo?-
            -Un altro chip si deve essere attivato ulteriormente, non so come funzioni in realtà, però ho scoperto una proprietà del Proteallo che non conoscevo…posso attraversare i metalli…come un ectoplasma una parete, anzi il metallo si sposta e mi lascia passare come se fosse vivo e poi torna come era prima…-
            -E’ incredibile, fammi vedere-
 
Rientrarono in casa, Aliya prese un vassoio d’argento di Edna, fece per tirarci un pugno ma quello che successe lasciò
 
David senza parole, man mano che il pugno si avvicinava all’oggetto il metallo cambiava consistenza, sembrava
 
quasi che l’arto di lei si fondesse con l’argento ed il pugno passò da parte a parte senza rumori e, senza rompere nulla,
 
ritrasse il braccio e il vassoio era intatto.
            -E’ incredibile!-
            -Non posso tenere questi poteri tutti per me…a volte guardo il telegiornale e vedo le guerre, la morte, la distruzione e innocenti che soffrono, vorrei poter fare qualcosa ogni tanto-
            -Ho capito hai la sindrome del supereroe…ci sono passato anche io…-
Aliya si mise a ridere, fino a che si accorse che lui non stava ridendo per niente.
            -Cosa vuoi dire?-
            -Quando ero piccolo vedevo tutti quei cartoni, leggevo i fumetti, volevo essere un supereroe, allora mi inventavo delle avventure immaginarie dove salvavo il destino dell’umanità, poi da ragazzo mi immaginavo di salvare qualche fanciulla indifesa che poi mi dimostrava tutta la sua gratitudine facen…-
            -David i dettagli li posso immaginare, vai avanti-
            -Ah si scusa…poi crescendo mi sono accorto che un uomo da solo non fa la differenza, anche se hai superpoteri, non puoi aggiustare tutti i mali del mondo… non con la forza…ci vuole la ragione, occorre discutere…se gli uomini non cambiano mentalità puoi far fuori tutti i “cattivi” che vuoi, ne torneranno sempre di nuovi…lo so che vorresti volare in qualche paese qui vicino in cui imperversa la guerra per sistemare le cose, ma che faresti? Ora come ora ti faresti ammazzare e basta, tu non sei un’assassina, certe persone le fermi solo con la morte e non ottieni nulla, sei pronta a questo?-
            -No…mai…non lo sarò mai…rifletterò su quello che hai detto…ma che non sono pronta è vero…-
            -Ti prego non tenermi lontano…non mi allontanare in modo freddo…-
            -David…sono andata via senza dirtelo perché altrimenti mi avresti convinta a portarti con me…ogni tanto ho bisogno di stare da sola…siamo sempre insieme ultimamente, senza Edna siamo quasi in simbiosi…-
            -Quindi hai bisogno di tempo per te…non mi suona in modo molto positivo, di solito è così che cominciano i problemi in una coppia-
            -David vuoi stare tranquillo, mi sei mancato…senza di te sarebbe una sofferenza stare sulla Terra…Xiar mi chiama, sento ogni giorno di più il bisogno di partire e sarebbe più doloroso se tu non fossi qui con me…è troppo facile così, ogni tanto devo affrontare la cosa da sola-
            -Se questo richiamo diventa sempre più forte un giorno non ti basterò più-
            -E’ così…ma non è colpa tua…è la mia natura, non puoi farci niente, questo corpo a volte è troppo potente non è adatto per vivere sulla Terra a volte mi sento come oppressa…-
            -Da quanto ti senti così?-
            -Da un mesetto circa…l’ho compreso a pieno solo in questi giorni…ecco perché ho sentito il bisogno di demolire i palazzi-
            -Allora non posso farci niente…-
            -No David … te l’ho detto, non dipende  da te-
            -Vieni rientriamo, è un po’ fresco…ti va una cioccolata?-
            -Sì…ti prego ne ho proprio bisogno e poi sono davvero stanca…-
            -Quindi ti siederai con me e Rocky alla TV?-
            -E’ un’idea fantastica…-
            -Ti raggiungo subito con le cioccolate-
Aliya si distese sul divano, Rocky arrivò subito per prendersi la sua dose di coccole.
            -Sai Rocky una tua simile mi ha fatto la predica…dice che noi umani distruggiamo tutto…ha ragione, senza di noi sulla Terra voi sareste più felici…-
Mentre parlava ad alta voce trasmetteva il suo pensiero a Rocky che in risposta le fece capire che gli voleva bene comunque.
            -Sei troppo buono Rocky…come Edna e David-
            -Sai…ce ne è di gente che parla con gli animali, ma se penso che lui può risponderti…lo fa non è vero?- Disse David.
            -Sì…ha detto che ci vuole bene anche se siamo umani-
            -Grazie… altrimenti non mangia!-
            -Non è solo per quello, ha un legame con voi, ma voi umani siete troppo presi dalla “parola” per ascoltare veramente…lui sente come sei…-
David si sedette sul divano vicino a Aliya e carezzò Rocky.
            -L’ho sentito dire di questo legame mentale…ma nessuno lo ha mai provato scientificamente…-
            -E’ già… alla fine l’uomo non è l’animale più incredibile che sia mai stato creato sulla Terra…-
            -Conoscerti mi ha aperto un mondo, ora so che esistono altre civiltà oltre la nostra, mezzi incredibili che viaggiano velocissimi, la telepatia e chissà quante altre cose capirò grazie a te…non ti scordare di me quando sarai nello spazio a vivere finalmente le tue avventure…-
            -David io non posso dimenticare niente anche se volessi…e so di già che non incontrerò mai nessuno come te…lo so…lo sento-
            -Lo spero…-
David sorrise amaramente, voleva tanto crederle, poi come al solito cercò di essere positivo e decise che quella sera le avrebbe creduto, abbracciò la sua aliena preferita e si misero a guardare la TV come qualsiasi altro terrestre.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Spero di non confonderevi troppo con questo nuovo nome “Mdala”, era importante però mettere in evidenza i cambiamenti che capitano in Aliya…lascerà davvero David?
Questa nuova capacità di attraversare metalli un giorno le sarà utile…intanto si è sfogata un bel po’…non male distruggere due palazzi come antistress…pensate a cosa potrebbe fare…
Altro capitolo in cui parlo di gatti…non posso farci nulla, li adoro e penso davvero che l’uomo non sia l’essere più stupefacente della Terra…
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 41
*** Nella mente di Aliya ***


Il matrimonio di Edna ed il reverendo Ferguson era alle porte e Aliya doveva preparare il secondo esame per essere
 
ammessa al terzo anno di università di Nottingham per il corso di criminologia. In Inghilterra i ragazzi cominciavano
 
prima il college rispetto all’Italia per cui non era risultato strano che Aliya a soli 18 anni avesse già seguito dei corsi
 
universitari, quindi alla Nottingham Trent University l’avevano praticamente bevuta.
 
Squillò il telefono, Aliya andò a rispondere.
 
            -Pronto?-
            -Aliya?Sei tu, vero?-
            -Commissario, mi dica, è un po' che non ci sentiamo!
            -C’è David?-
            - Sì certo c’è anche David-   
            -Io sto bene? Tu?-
            -Tutto bene commissario…ma dica pure, lo so che non mi ha chiamato per sapere come sto…-
            -Infatti…cercavo solo di essere educato…volevo comunicarti che aveva ragione David, Jeremy/Jessica è un serial killer con i fiocchi, ha già ucciso altri sei uomini nei dintorni di Oxford…è per quello che è scappato con Jill/Amanda…-
            -Come avete capito che è lui il killer?-
            -Chi ha fatto fuori quei poveri diavoli ha usato lo stesso sistema con cui è stato ucciso Carl e Thomas…-
            -Non basta per inchiodarlo…-
            -Lo so è per questo che occorre il vostro aiuto…vorrei che tu ragazza mia, con David, veniste ad interrogarlo-
            -Commissario…ma io non sono qualificata…-
            -Sono vecchio e stanco ma non sono nato ieri, voi sapete qualcosa in più…tu sei una sensitiva, vero?-
            -Cosa? Una sensitiva? Crede a queste cose?-
            -Per la verità no…però o sei una sensitiva o hai a che fare con tutti gli omicidi…cosa scegli?-
 
Il commissario Level non era uno stupido ed aveva certamente intuito qualcosa, Aliya e David erano sempre un passo
 
avanti a lui e questa cosa non la poteva né tollerare né credere, per cui gli andava bene anche pensare che Aliya fosse
 
una sensitiva o forse avesse la classica fortuna del principiante.
 
            -Saremo da lei in un lampo-
 
I due giovani arrivarono al commissariato e furono condotti direttamente nella stanza degli interrogatori.
 
Jeremy/Jessica era seduto con le manette ai polsi, era già stato incriminato per l’omicidio di Carl e Thomas,
 
quest’ultimo era stato rinvenuto nel giardino della signora Farrell sotto i rosi che erano cresciuti sani e rigogliosi. Il
 
killer era in “modalità” Jeremy e diceva di essere innocente.
 
            -Chi siete? Perché mi fanno parlare con dei ragazzini? Sono innocente non sono stato io!-
            -E’ vero Jeremy, è stata Jessica…- disse Aliya.
            -Non so nulla di Jessica…-
            -Il commissario Level vuole sapere se sei stato tu, o meglio Jessica, ad uccidere gli altri sei uomini vicino ad Oxford-
            -Ricordo quegli omicidi, ne ho sentito parlare alla TV, erano tutti dei pedofili o uomini violenti…il mondo adesso è migliore senza di loro…-
            -Sì, ma metà di loro erano suoi pazienti come se lo spiega?- Disse Aliya che gli stava leggendo la mente.
 
Nella stanza attigua il commissario Level scuoteva la testa, Aliya non poteva sapere quelle informazioni, ma non gli
 
importava come le avesse ottenute.
 
            -Anche se erano miei pazienti non significa che li abbia uccisi io!-
            -Non è stato lei, è stata Jessica…dobbiamo parlare con lei…-
 
Aliya si concentrò ma non fu difficile, Jeremy non ne poteva più e Jessica venne fuori con tutto il suo prorompente carattere.
 
            -Erano solo dei bastardi! Meritavano di morire è colpa di gente come loro se Jeremy ha sofferto! E non sapete quanto ha sofferto. Ha cercato di parlarne ai suoi genitori ma non gli hanno mai creduto, solo perché era giovane e quel maniaco che si è approfittato di lui era ricco e potente…ma io l’ho vendicato…l’ho scovato in quell’ospizio, anche la sua famiglia lo aveva abbandonato, quasi avrei preferito lasciarlo lì ad ammuffire insieme a tutti gli altri vecchi…ma poi ho sentito che doveva soffrire, doveva supplicare per la sua vita…-
            -Invece cosa è successo?- Chiese Aliya che sapeva già la risposta.
            -Non ha opposto resistenza…voleva morire…ed io l’ho ucciso…ed è l’unico omicidio di cui mi pento!-
            -Jessica non è colpa tua…sei malata-
            -Invece sì, volevo ucciderli tutti: Kent, Willow, Fort, Below, Jeckson e Robertson. Li ho cercati, li ho seguiti, ho studiato le loro abitudini e poi quando ho avuto occasione li ho uccisi…li ho uccisi tutti…-
 
Jessica si accasciò a terra, Aliya l’aveva aiutata a confessare quei delitti che le pesavano sulla coscienza, Jeremy non
 
ne era consapevole ed era incapace di simili gesti quando era cosciente, senza il suo alter ego non ci sarebbe mai
 
riuscito. Il commissario con degli agenti entrarono subito a soccorrere Jeremy/Jessica.
 
            -Grazie a Aliya abbiamo registrato tutto…spero che quando ti sarai laureata in criminologia farai qui il tuo tirocinio-
            -Ci conti commissario!-
Quando finalmente uscirono dal commissariato David aprì bocca:
            -Si può sapere perché lo hai fatto? E se il commissario capisse chi sei? Hanno una tua registrazione-
            -Tranquillo, il ciondolo che porto crea interferenza, anche se mi avessero ripreso non vedrebbero chiaramente la mia immagine e poi Level crede che io sia una sensitiva…gli ho letto i pensieri non farà mai nulla contro di me, non può immaginare che sono un’aliena…e poi ha un debole per me, ricordi?-
            -Senti…ma non è che hai fatto lo stesso con me?-
            -Vuoi dire se ti ho fatto innamorare di me? No…anzi all’inizio volevo bloccare ogni tuo interesse per me…ma non ci sono riuscita…non so condizionare veramente le persone, al massimo assecondo dei pensieri che loro hanno di già-
            -Adesso però torniamo a casa… tu devi studiare hai l’esame tra due giorni…vuoi che ti dia una mano?-
            -Sì certo, dopo che avrò finito di studiare tutti quei casi e il libro di psicopatologia forense-
            -So come funziona quell’esame, ti interrogherò-
            -Va bene…ma prima che io sprofondi nello studio…volevo chiederti…se ti va bene quel regalo per zia Edna…-
            -Sì Aliya non preoccuparti…-
            -Ti ci porto io a Miami con la mia navetta…così Edna e James potranno avere il loro viaggio di nozze…-
            -Aliya non importa, davvero, sono felice di farle un regalo così bello, è una vita che si occupa di me, è il minimo che possa fare!-
Aliya aveva chiesto a David di regalare ad Edna il loro viaggio vinto alla gara di rock acrobatico.
            -Però dopo l’esame andiamo a Miami!- Disse Aliya.
            -Affare fatto!-
 
Appena arrivata a casa Aliya si attaccò al suo nuovo portatile, sprofondò nei delitti e nello studio della mente
 
criminale, erano argomenti molto affascinanti per lei. Prima di partire definitivamente avrebbe approfondito anche
 
altri aspetti della conoscenza umana e la sua memoria prodigiosa le avrebbe permesso di non perdere quelle nozioni
 
preziose e di portare tutto il suo sapere umano su Xiar.
 
            -Aliya…-
 
 
Una mano gentile si appoggiò sulla sua spalla, poi le sollevò i capelli metallici ed un bacio sulla nuca le fece venire i
 
brividi. Aliya si staccò dal computer.
 
            -Aliya…non ti fa bene studiare così tutto in una volta…-
            -David che ore sono?-
            -E’ ora di cena, vieni ho ordinato una pizza-
            -Ho quasi finito…è stato terribile studiare quei casi…-
            -Credi che riuscirai a superare la paura dei cadaveri?-
            -Sì…ma non mi guardare così… non significa che sarò in grado di uccidere!-
            -Non ho pensato nemmeno per un istante una cosa del genere-
 
Si misero sul divano a mangiare la pizza e guardare la TV, Aliya giocherellava con il suo ciondolo a cuore con dentro
 
il congegno che le aveva regalato Patrick, ormai lo portava sempre perché temeva che il dottor Spellman la potesse
 
trovare, avrebbe tanto voluto togliersi il segnalatore dalla testa, ma non sapeva come. Mentre Aliya rimuginava, un
 
nome detto al telegiornale la fece sobbalzare:
 
            -La dottoressa Jia Jung famosa scienziata a livello internazionale sarà ospite qui al telegiornale per rispondere ad alcune nostre domande. La famosa ricercatrice ha cominciato una proficua collaborazione con il dipartimento di Neurobiologia molecolare del King’s College di Londra e…-
            -David io la conosco quella! Ha lavorato ai chip che ho nel cervello è qui in Inghilterra…deve aver lasciato la base in Sudafrica-
            -La conosci bene?-
            -In realtà no, non ci ho mai parlato…ma credo che, insieme a mio padre, fosse tra gli scienziati contrari ad esperimenti cruenti sugli alieni…forse potrebbe aiutarmi a togliere il segnalatore-
            -Potrebbe dire a Spellman che sei qui…non credo che ti aiuterebbe …-
            -Voglio provare a leggerle la mente e vedere se può aiutarmi…-
            -Come farai a trovarla?-
            -Andrò al King’s College, sono sicura che lavorerà fino a tardi …andrò domani sera…anzi che ore sono?-
            -Le 20:15…pensi che lei sia ancora a lavoro?-
            -Sì quella gente vive così, sono votati alla scienza tanto che dimenticano il resto del mondo e le cose più importanti, poi è orientale il che la rende ancora di più una stacanovista-
 
Aliya finì il pezzo di pizza che aveva in mano e corse nel giardino, David non ebbe il tempo di chiederle di andare
 
con lei, rimase imbambolato insieme a Rocky mentre la freccia di cristalli neri spariva dalla loro vista.
 
Aliya conosceva bene il King’s College, quando cercava informazioni sulla Nottingham Trent University aveva
 
guardato anche altre università e ricordava benissimo come era organizzato il campus della nota università londinese.
 
Atterrò senza alcun rumore sul pratino all’inglese dietro un grosso albero davanti al centro MRC di Neurobiologia
 
dello sviluppo, sapeva che l’avrebbe trovata lì. Entrò grazie al bracciale Xiariano che sbloccò la porta d’accesso ed
 
andò a cercare il piano del dipartimento di Neurobiologia molecolare, dove  si trovava la dottoressa Jung. Il piano era
 
deserto, vagò per un po’ cercando il laboratorio e si trovò davanti una stanza enorme con file interminabili di banconi
 
superattrezzati, ma sapeva che la dottoressa lavorava alle colture cellulari e quindi doveva per forza trovarsi in una
 
stanza ben isolata per non subire contaminazioni.
 
Passò la grande stanza stracolma di microscopi, beute, cilindri, boccette e contenitori di ogni tipo ed arrivò ad una
 
specie di anticamera, una stanzetta con un vetro grande come una finestra che aveva la luce accesa, la dottoressa Jung
 
doveva essere lì. Aliya si concentrò e captò delle onde celebrali, non si era sbagliata, l’infaticabile scienziata stava
 
proprio in quel momento riponendo le sue piastre con colture  cellulari di neuroni dentro l’incubatrice e si apprestava
 
ad uscire dalla piccola stanza. Aliya si nascose rapida dietro ad uno dei grossi banconi nell’area comune. La
 
dottoressa Jung era molto stanca e non vedeva l’ora di andarsene a casa, Aliya era abbastanza vicina per poter scavare
 
nei suoi ricordi e nel suo subconscio. La ricercatrice non era sposata, non aveva figli, aveva dedicato tutti gli anni
 
migliori alla ricerca con risultati notevoli, ma all’età di 43 anni era sola, forse troppo intelligente anche per i suoi
 
colleghi e per gli uomini che incontrava le poche volte che non stava chiusa in laboratorio. Andando ancora a fondo
 
scoprì altro, non aveva mai voluto sposarsi per non commettere lo stesso errore della madre, che aveva cresciuto
 
cinque figli sopportando la cattiveria di un marito dispotico e maschilista. La stessa Jung per studiare era dovuta
 
scappare di casa grazie anche all’aiuto di borse di studio vinte per merito. Però amava i bambini e faceva spesso
 
donazioni a favore dei bimbi africani abbandonati, inoltre amava la poesia e la letteratura, il suo hobby nei momenti
 
in cui non poteva essere a lavoro o non studiava articoli scientifici. Aliya scavò ancora in quelle mente brillante, alla
 
ricerca di qualcosa che riguardasse il lavoro della dottoressa in Sudafrica e vide finalmente cosa pensava di tutta la
 
storia sugli alieni. Aveva lasciato il laboratorio della base dopo la morte di Nestor, schifata da tutto quello che aveva
 
visto e sopportato. Era entrata nell’equipe di ricerca del dottor Spellman quando Feidor era morta da poco ed aveva
 
lavorato sui chip neurali che dovevano essere impiantati negli ibridi, lei conosceva perfettamente il cervello di Aliya
 
e sarebbe stata in grado togliere il segnalatore. Aliya non esitò oltre e seguì Jung nel corridoio, ma prima che
 
arrivasse all’ascensore le si parò davanti, la donna sobbalzò dallo spavento.
 
            -Chi sei, chi ti ha fatto entrare? Ma…tu-
            -Non mi riconosce dottoressa?-
            -Aliya? Sei tu? Oh mio dio sei incredibile, non ti avevo mai visto dal vivo in forma Xiariana, sei stupefacente… ma non eri partita per sempre?-
            -Lo farò a breve, prima vorrei che lei mi aiutasse-
            -E come posso aiutarti?-
            -Lo so che ha lasciato il suo lavoro in Sudafrica perché non era d’accordo con i sistemi di Spellman…-
            -Come sai queste cose? Ho capito…la telepatia, chissà cosa sei in grado di fare adesso…il dottor Spellman diceva che saresti diventata invincibile. Cosa posso fare per te…come mi hai trovata? Vivi qui a Londra?-
            -No dottoressa e preferirei che non sapesse dove vivo al momento, lo so che non lo direbbe a Spellman, è per la sua sicurezza-
            -Aliya…sai che mi controllano? Tutti gli scienziati che hanno collaborato al tuo progetto vengono guardati a vista. Potrebbero averti rintracciato!-
            -Sono stata molto attenta e non possono né rintracciarmi né filmarmi, ho un apparecchio che disturba il segnale nel mio cervello ed in generale tutti gli strumenti trasmittenti…ecco riguardo il segnalatore…vorrei lo rimuovesse…è possibile?-
            -Sì…ma dovremmo usare un laboratorio sterile come una sala operatoria…non ho accesso a tutti i piani e poi serve un laser particolare per aprire la tua scatola cranica, deve avere una lunghezza d’onda 525 nm e potenza 4mW-
            -Per quello ci penso io e posso aprire qualsiasi porta-
            -Va bene Aliya, seguimi-
 
Aliya leggeva nella mente della scienziata una voglia di riscatto tale da non farla preoccupare minimamente di cosa
 
stava per compiere. Arrivarono in una stanza usata dai colleghi di Jung per estrarre i cervelli freschi dai ratti, prese un
 
camice sterile, la cuffia, la mascherina e degli strumenti sterilizzati dall’autoclave. Aliya si sedette sicura che tutto
 
sarebbe andato bene.
 
            -Bene Aliya io sono pronta…puoi aprire…-
 
Aliya alzò il braccio destro e puntò un laser che sgorgò fuori dal bracciale di Nestor, conosceva perfettamente la
 
lunghezza d’onda che doveva trasmettere. Come se una magia avvenisse proprio sotto ai loro occhi la parete
 
prefrontale del cranio di Aliya si aprì come avesse due sportelli. La dottoressa Jung non mostrò nessun sentimento, né
 
di sorpresa né di preoccupazione, conosceva alla perfezione l’anatomia cerebrale di Aliya. Delicatamente estrasse tre
 
dei chip neurali dalla loro sede in mezzo ai due emisferi cerebrali, li appoggiò in tre piastre con liquido fisiologico
 
che aveva preparato precedentemente, poi con l’aiuto di una specie di piccolo divaricatore ed un semplice pinzetta
 
estrasse delicatamente il piccolissimo segnalatore che per anni era rimasto nascosto nella materia grigia. Aliya, che
 
era assolutamente cosciente, le fece segno di darglielo in mano, appena lo prese lo schiacciò tra il pollice e l’indice
 
con soddisfazione.
 
            -La batteria sarebbe durata altri due anni poi avrebbero dovuta cambiartela, questo sportellino nel tuo cranio serviva anche a questo, ma non dovevamo più inserire chip. Tua madre ha voluto che tu ne avessi cinque, te ne sarebbero bastati tre per avere le capacità degli Xiariani…sospetto che Feidor abbia dato istruzioni per renderti invincibile e superiore fisicamente anche agli Xiariani stessi perché tu potessi fuggire, è stato il suo regalo di addio per te…non l’ho conosciuta…ma Nestor mi ha parlato di lei…erano degli esseri viventi incredibili e lo so per certo che non volevano invadere la Terra…-
 
Mentre la dottoressa Jung parlava reinseriva con maestria i chip al loro posto.
 
            -Adesso puoi chiudere…perdonami per quello che ti ho fatto insieme a tutti gli altri scienziati…-
            -Grazie dottoressa Jung…non la odio, anzi lei mi ha reso così ed è grazie anche a lei se potrò lasciare presto la Terra ed andare su Xiar-
 
Aliya abbracciò la Jung, la riaccompagnò dove l’aveva incontrata e voleva uscire dall’edificio con lei.
 
            -Aspetta Aliya, vorrei che tu usassi un uscita secondaria, non si sa mai, credo che ci sia un collega che mi tiene d’occhio e che per fortuna non hai incontrato-
            -Forse ha ragione…va bene anche un balcone …ora so volare…-
La Jung sorrise  e disse:
            -Niente di più facile, oltre quella porta c’è un piccolo balcone dove vanno sempre i fumatori-
            -Grazie dottoressa è stato un piacere conoscerla-
            -Piacere mio…adesso potrò guardarmi di nuovo allo specchio-
 
Aliya uscì rapida sul balcone ed un istante volava già oltre le nubi cupe che sovrastavano Londra. La dottoressa Jung
 
premette il bottone dell’ascensore, appena si aprì le comparve davanti il collega che secondo lei la spiava.
 
            -Dottoressa cosa fa ancora qui?-
            -Sono dovuta tornare indietro, avevo dimenticato di cambiare il terreno di coltura ad alcune piastre, sono molto stanca stasera-
            -La cercavo…che ne dice se andiamo a cena fuori?-
            -Sì, buona idea dottor Chamberlain-
            -Chiamami Carl ti prego-
            -Allora tu chiamami Jia…-
 
Dopo nemmeno un’ora Aliya era già di ritorno, David era sul divano che parlava da solo con Rocky, si avvicinò
 
silenziosa per gustarsi la scena, il micio sembrava che capisse perfettamente e rispondeva alla fine di ogni frase con
 
un miagolio tenue.
 
            -Forse dovresti provare tu a parlarle, non può fare sempre così-
            -Mao-
            -Lo so che sei sempre dalla sua parte-
            -Ma-mao-
            -E va bene vorrà dire che glielo dirò io-
            -Dirmi cosa amore?-
            -Sei tornata! Dirti…che non puoi andartene così escludendomi dalla tua vita…vorrei stare con te il più possibile prima della tua partenza-
            -Mi sono infiltrata in un laboratorio…sono stata addestrata per operazioni del genere, nessuno mi vede e non lascio traccia…se fossi venuto anche tu sarebbe stato difficile per me avvicinare la dottoressa Jung senza essere vista…-
            -Va bene…ma ero preoccupato…piuttosto sei riuscita  a togliere la trasmittente?-
            -Sì! La dottoressa è stata bravissima non ho sentito niente e non l’ho dovuta nemmeno condizionare…sono gli umani come lei che hanno dato un po’ di fiducia a Nestor, probabilmente avrebbe potuto far intervenire gli Xiariani per dare una lezione al Dottore ed hai suoi scagnozzi, ma non l’ha fatto…inoltre ho scoperto che tutte queste mie capacità non sono dovute solo ai miei geni Xiariani, mia madre ha fatto in modo che costruissero dei chip che mi rendessero speciale-
            -Lo so da sempre che sei speciale anche come aliena…ma adesso vieni qui, ho bisogno di stringerti un po’-
Aliya si buttò su David e lo stese sul divano, cominciò una lotta di solletico e cuscinate.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
 
Spero di essere stata chiara, Jeremy, lo psichiatra in versione Jessica ha ucciso  solo uomini: Carl il padre di Jill/Amanda, Thomas l’ex di Jill/Amanda e pedofili che aveva conosciuto grazie al suo lavoro come psichiatra. Jill/Amanda invece ha fatto fuori le donne che aveva pensato fossero la sua madre naturale che l’aveva abbandonda (vedi capitolo 39) e quindi anche Adela Philippa Timber. Un bella coppia non trovate? ;-)
Aliya finalmente è riuscita a farsi togliere il trasmettitore dalla testa ed ha scoperto di essere una superaliena… Però ormai mi è ben chiaro che se dai troppi poteri ad un personaggio poi diventa tutto troppo facile…quindi Aliya ha i suoi punti deboli: le convulsioni e la paura dei cadaveri, che probabilmente la ostacolerà. Senza contare che è innamorata di un debole essere umano…che potrebbe convincerla a restare sulla Terra, rinunciando così al viaggio in un’altra dimensione, a conoscere se stessa fino in fondo e fare nuove esperienze…cosa farà la nostra Aliya? Ormai non manca molto alla fine della storia.
Nel prossimo capitolo Aliya dovrà dare ancora sfoggio delle sue capacità investigative, spero apprezzerete.
Grazie ancora lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 42
*** Un altro caso per... Mdala ***


Era il primo giorno all’università di Nottingham per Aliya, come tutti si aspettavano aveva passato gli esami
 
brillantemente e poteva finalmente assistere alla sua prima lezione, avrebbe conosciuto il suo professore di psicologia
 
criminale. Attraversò il campus, passò davanti all’edificio principale e lo fissò un attimo ammirando la sua struttura
 
gotica tipica dei college britannici, poi deviò per un palazzo più moderno. Il professore era appena arrivato, Aliya
 
prese posto nella prima fila di banchi di legno dove c’era il deserto, tutti gli studenti si tenevano a distanza dalla
 
cattedra.
 
            -Ah ma vedo che c’è una coraggiosa- disse il professore.
            -Parla di me?- Rispose Aliya molto sorpresa.
            -Sei nuova?-
            -Sì professore-
            -Allora presentati alla classe-
            -Salve a tutti sono Aliya Modigliani sono arrivata da poco da Firenze, sono molto felice di essere qui-
            -Io sono il professor Otto Stuttgart il tuo insegnante di psicologia criminale e sono ben lieto che tu abbia scelto di metterti “in prima linea”, sai cosa significa?-
            -Veramente no…-
 
Aliya era troppo confusa ed imbarazzata, troppe menti la osservavano e non riusciva concentrarsi sul pensiero del
 
professore.
 
            -Significa che dovrai farmi da assistente per le lezioni di oggi e domani. Presenterò un caso e tu dovrai teorizzare il profilo dell’assassino. Quello di stamani è un caso veramente accaduto e già risolto in modo inequivocabile. Vi fornirò i dettagli dei sospettati e dovrete capire chi di loro è l’assassino. Tu Aliya sarai chiamata a rispondere, in caso tu fallisca interverranno gli altri-
 
            -Tutto in questa lezione?-
            -No, non esageriamo, oggi vi descriverò il caso e dopo mi dovrai dire quale secondo te è il profilo generico del killer, domani mi dirai chi è il killer in base ai dati che vi darò-
            -Nessun problema, è divertente!-
            -Questo è lo spirito che voglio vedere in questa classe-
 
Tutti gli studenti la odiavano di già, aveva proprio l’aspetto della prima della classe, non potevano nemmeno
 
sospettare che fosse anche un’aliena, Aliya per sdrammatizzare si immaginava divertita il fuggi fuggi generale se
 
avesse assunto la sua forma Xiariana.
 
            -Bene Aliya, il caso di oggi è l’omicidio di tre giovani donne…come potete vedere nelle immagini sono state decapitate, inoltre sono state violate post mortem, hanno rispettivamente quindici, sedici e diciassette anni. Il resto dei corpi non presenta altri segni-
            -Professore…erano studentesse della stessa scuola?-
            -Sì Aliya, hai sentito parlare di questo caso?-
            -No, e non credo che sia avvenuto qua, conosco molti casi di serial killer inglesi li ho studiati per l’esame di ingresso-
            -Infatti questo caso viene dalla mia patria nativa, la Germania. E sì, erano nella stessa scuola, infatti i sospettati principali erano i professori e alcuni studenti maschi più violenti-
            -Hanno capito come sono state decapitate?-
            -Ottima domanda. Il taglio era netto come se avessero usato una ghigliottina o comunque una lama molto affilata, ma dovrai leggere i referti per i dettagli-    
            -Sono state trovate tracce di sperma?-
            -Sì ma solo in uno dei corpi, l’ultimo trovato, è con questo che l’assassino è stato inchiodato. Ha comunque poi confessato gli altri due crimini-
            -Professore…non è strano che abbia fatto un errore così grossolano? E’ stato attento le due prime volte e proprio nell’ultimo caso…-
            -Errare humano est! Ma prego continua con le domande, non mi è mai capitato una studentessa così partecipe…imparate da lei!-
Aliya pensò: -bene appena arrivata e già mi odiano!-
 
Un ragazzo occhialuto e ben piazzato alzò la mano e chiese.
 
            -I corpi erano in qualche posizione particolare? Non si capisce bene da queste immagini-
            -Bravo Andrew finalmente un po’ di orgoglio! Come potete vedere in queste foto successive i corpi erano poi messi in posizione fetale e la testa al suo posto. Cosa significa?-
 
Andrew alzò di nuovo la mano, Aliya rimase in ascolto.
 
            -Che voleva farle rinascere metaforicamente, probabilmente aveva un pessimo giudizio di loro…erano ragazze vistose e corteggiate?-
            -Sì bravo Andrew: Olga, Melanie e Suzanne erano tre belle ragazze corteggiate e un po’ spregiudicate,  non proprio brillanti a scuola-
            -Hanno fatto il test del DNA a tutti i professori e gli alunni più violenti?- Aggiunse Andrew.
            -Ovviamente non è stato possibile all’inizio, i poliziotti dovevano avere delle buone ragioni, però vi faciliterò le cose, vi darò i dati dei candidati principali, ma prima voglio il tuo profilo Aliya-
            -Professore ho già un’idea di chi potrebbe essere…è sicuramente un ragazzo o un uomo che non ha molto fortuna con le donne, soprattutto con quelle più belle e desiderate, che però considera comunque donnacce che devono essere purificate. Il fatto che tagli loro la testa secondo me significa che vuole annullare la loro volontà e non è certo la loro intelligenza che gli piace di loro. Anzi è a causa del loro modo di ragionare che non lo accettano, per questo rimuove l’ostacolo: la testa dove ha sede il cervello e quindi il ragionamento…ma l’ultima era quella per cui aveva un fissazione più grossa…non è stato un caso il suo errore, voleva farsi prendere, perché ha ucciso la ragazza di cui era innamorato, inconsciamente voleva essere punito-
 
Tutti la guardarono stupiti, Aliya aveva le idee chiare, se aveva ragione sarebbe bastato leggere le descrizioni per
 
trovare subito il colpevole, il professore annuì e cominciò ad armeggiare con pile di fogli sulla sua cattedra.
 
            -Bene Aliya…vedremo domani se avrai ragione. Qui sulla mia cattedra troverete le descrizioni dei cinque candidati: Treidel, Bockler, Shiffer, Wolf e Cotroneo. Vi consiglio di essere molto selettivi. La lezione è finita-
 
Aliya era contentissima stava cominciando ad abituarsi ai cadaveri e le piaceva da matti discutere dei casi, però
 
dovette seguire anche le lezioni seguenti che non avevano niente di insolito e che per lei erano banali. Mentre usciva
 
dall’edificio, il suo compagno di corso, Andrew, la raggiunse quasi di corsa.
 
            -Ciao, io sono Andrew è un piacere averti in classe-
            -Piacere di conoscerti-
            -Sei stata molto coraggiosa con il professor Stuttgart…ha un modo di insegnare non proprio inglese…di solito interagiamo veramente con i professori solo agli esami e quindi per noi ha un modo di fare troppo aggressivo…ma tu…sei italiana? Perché dal tuo accento…-
            -Ehm sì…anche se ho vissuto per anni in Sudafrica…comunque in Italia è più usuale questo sistema di insegnamento, per questo per me è stato naturale rispondere alle domande e farne-
            -Lascia stare, sei stata coraggiosissima lo stesso-
            -Grazie sei gentile, anche tu sei stato coraggioso e molto più di me-
 
Andrew era un bel fusto con occhi e capelli castani, ma la montatura squadrata dei suoi occhiali gli dava un aspetto
 
professionale.
 
            -Ti andrebbe di studiare  a questo caso insieme?-
            -Ecco…io studio sempre da sola, sono abituata così…-
 
Aliya leggeva la mente del ragazzo, purtroppo non era certamente interessato alla sua intelligenza e alla sua
 
compagnia, anzi dovette smettere scrutare la sua mente perché stava diventando imbarazzante, a Andrew piacevano
 
quei leggings attillati che definivano le splendide gambe della ragazza e fantasticava su come sarebbe stata senza.
 
            -Scusami Andrew adesso devo andare, ho qui la mia bici-
            -Non abiti al campus?-
            -No, abito qui a Nottingham con il mio fidanzato, in pochi minuti sono a casa-
            -Allora ci vediamo domani?-
            -Certo, ci vediamo in classe, buona giornata-
 
Aliya inforcò la bici e se ne andò via a forte velocità, lasciando Andrew come un baccalà, evidentemente non era
 
abituato ai rifiuti. Arrivò in tempo record a casa, entrò e si diresse in cucina dove trovò David intento a cucinare una
 
pasta.
            -Allora com’è andato il primo giorno?-
            -Molto bene, il professore di psicologia criminale mi ha voluta come assistente perché mi sono seduta in prima fila-
            -Ho capito… hai il professor Stuttgart, povera te!-
            -Lo conosci?-
            -Non lo ho avuto come professore, ma è famoso per le sue lezioni anticonvenzionali, ti sei divertita?-
            -Tantissimo! Devo studiare per domani, devo risolvere un caso, ci ha già fornito tutti i dati, devo solo leggere e dedurre. Tu hai nulla di nuovo su cui lavorare?-
            -Non proprio, dopo il serial killer il “Travestito” non è successo più nulla di eclatante, infatti credo che il commissario voglia fare qualche collaborazione con le contee vicine…ma non so nulla di certo ancora, comunque mi pagano lo stesso!-
            -Molto bene, credo che ti meriti un bel po’ di soldi dopo che hai risolto quel caso impossibile-
            -L’abbiamo risolto, senza di te non ce l’avrei mai fatta in un tempo così rapido-
            -Ok abbiamo…-
            -Raccontami, hai incontrato qualcuno di simpatico?-
            -Ho fatto amicizia-
            -Davvero? Di già?-
            -In realtà non conta…il tipo voleva togliermi i leggings-
            -Che cosa? Ahi! Ahi! Ahi!-
David si era scottato scolando la pasta.
            -Un mio compagno di classe…ha attaccato bottone e gli ho letto la mente…voi ragazzi non pensate ad altro, è incredibile!-
            -Non sei proprio la studentessa universitaria media inglese…ma è carino?-                      
            -Sì molto, ma non è proprio il mio tipo…ha uno sguardo non so come dire…-
            -Da maniaco?-
            -No…spento…secondo me è il tipico leccaculo…voleva studiare con me perché ha capito che risolverò il caso-
            -Caspita, sei sicura di te-
            -So che posso farlo-
            -Mi sembrava che quella tu amica, Melissa, ti avesse fatto riflettere e che non ti saresti più montata la testa…-
            -Infatti non è così. Mangiamo, studio il caso, lo risolvo e poi ti faccio vedere, sono sicura che per te sarà uno scherzo! Ho imparato da te!-
            -Ok ci sto-
 
Dopo pranzo Aliya si mise a leggere tutti i profili ed i referti del coroner. Tutti i sospettati non avevano alibi i giorni
 
in cui erano stati commessi i delitti.
 
1. Treidel Thomas: età trentacinque, professore di ginnastica, single, collezionista di coltelli…
2. Bockler Friederic: età quarant’anni, sposato con due figli, insegnate di inglese, malato di depressione…
3. Shiffer Ivan: anni diciassette, studente modello, single, amante delle arti marziali, asmatico, …
4. Wolf  Olaf: anni trentasette, bidello, divorziato, alcolista…
5.Cotroneo Giuseppe: età sedici anni, origini italiane, aggressivo, studente con seri problemi di apprendimento…
 
Le descrizioni di ogni sospettato erano lunghe ma Aliya le lesse e le memorizzò in pochi minuti, mostrò tutto il caso a
 
David, il quale concordò al cento per cento con lei su chi fosse l’assassino.
 
            -Interessante questo caso, ma è troppo semplice, avete tutti i dati già pronti a disposizione…il difficile è raccogliere tutte le testimonianze utili e tutti gli indizi- commentò David.
            -Infatti come acquisire le informazioni lo abbiamo studiato nella lezione successiva, una noia mortale! So già come si fa, ho imparato da te. Pensa ci hanno anche suggerito come non intralciare la polizia, ma essere utili…-
            -Non posso crederci!-
 
La sinfonia 5 di Beethoven risuonò nella stanza, era Stephen della ditta di demolizioni “Ti spiezzo in due”.
            -Ciao Stephen, altro lavoro per me?-
            -Sì bella, visto i prezzi che faccio mi hanno richiesto i nostri servigi perfino a Londra, nessuno fa sconti come noi, ma non potremo farlo a lungo, il mio avvocato, quella sanguisuga, dice che potrei avere seri problemi con le altri ditte di demolizioni, potrebbero indagarci ed io non voglio sapere come fai a fare il lavoro senza usare nemmeno mezza oncia di benzina delle mie ruspe e niente esplosivo. Comunque anche stavolta sono duemila sterline perché il palazzo è enorme ed è a Canary Wharf, in quella zona di Londra  faranno tutto nuovo molto presto. Ti mando per messaggio l’indirizzo esatto-
            -Grazie Stephen, a me bastano pochi altri palazzi, poi se vuoi ci fermiamo e tu riprendi i tuoi uomini-
            -Saggia decisione, buona giornata bellezza-
            -Stavolta però mi porti con te!- Disse David.
            -Ok, andiamo a fare una bella passeggiata lungo il Tamigi e magari ceniamo lì-
            -Ottima idea!-
 
La mattina successiva Aliya andò a lezione non vedeva l’ora di esporre le sue idee riguardo al caso ed era
 
intenzionata a non leggere la mente di nessuno, voleva farcela senza le sua capacità telepatiche di aliena, mentre
 
esistevano esseri umani con memorie formidabili.
 
            -Buongiorno ragazzi…vedo che la prima fila è di nuovo affollata come i primi giorni, ora che sapete bene chi è l’agnello sacrificale a questo banchetto, cioè Aliya, siete tutti coraggiosi- disse Stuttgart.
 
Anche Andrew era in prima fila pronto ad intervenire ad ogni errore di Aliya, voleva umiliarla dopo il rifiuto del
 
giorno precedente.
 
            -Ora fate silenzio, non siamo più alle superiori! Su Aliya vorrei che tu esponessi le tue idee non solo dicendo chi è l’assassino, ma anche perché reputi innocenti gli altri-
            -Dunque ritengo che il signor Thomas Treidel, l’insegnate di ginnastica, non sia l’assassino perché anche se è single ha un aspetto attraente e direi che le donne non gli mancano, sicuramente non sbava dietro alle ragazzine, anzi credo l’opposto. Inoltre colleziona coltelli, ma la lama di un coltello per lunga e affilata che possa essere non è compatibile con un taglio netto della testa delle ragazze, infatti nei referti della scientifica questo tipo di arma non viene nemmeno preso in considerazione e non l’ho considerato un errore- disse Aliya.
            -Signorina Modigliani, si intende di armi?
            -Abbastanza professore e so che tipo di arma può aver fatto quegli scempi…ma mi lasci procedere…dunque nemmeno Bockler Friederic, l’insegnate di inglese, sembra il colpevole, è sposato, ha una bellissima famiglia e raramente i casi di depressione come il suo sfociano in delitti di questo genere, anche perché è seguito da uno specialista che ha categoricamente escluso un comportamento così estremo-
Andrew intervenne:
            -Ma potrebbe sbagliare…errare humano est…magari non è poi così felice se soffre di depressione…-
Aliya rispose:
            -Se hai letto bene la sua scheda ha perso la madre recentemente, è per questo che soffre di depressione…per cui escludo l’omicidio efferato tra le possibile reazione, anche estreme, di un soggetto del genere. Poi ho escluso Wolf Olaf il bidello alcolista, semplicemente perché non ha problemi con le donne, suo moglie ha divorziato da lui perché la tradiva continuamente, potrei sbagliarmi ma fatemi procedere. Rimangono solo Shiffer Ivan e Cotroneo Giuseppe, secondo me è Ivan il colpevole perché corrisponde esattamente al profilo che ho dato del killer: è un nerd, è single, ho letto che gli piacciono le arti marziali, ma non ha un fisico da palestrato, il suo asma glielo impedisce, comunque immagino non gli impedisca di possedere e saper usare delle armi tipo le katane giapponesi. Queste spade possono avere delle lame talmente affilate che, se usate con esperienza, possono tranciare di netto il collo di una persona ed ucciderla istantaneamente senza che nemmeno se ne accorga. Inoltre è davvero una persona solitaria, non ha amici, non esce mai e passa la maggior parte del tempo a giocare con giochi elettronici violenti, tra cui uno in particolare dove il protagonista è un samurai vendicatore-
            -Hai trovato la descrizione del gioco sul verbale?- Chiese il professore.
            -No, solo il nome del gioco, il poliziotto che ha fatto l’interrogatorio è stato molto preciso, sono andata a vedere di che tipo di gioco si trattasse…sono così realistici e pericolosi…-
            -Bene Aliya qualcuno ha qualche obiezione?-
Andrew alzò la mano:
            -Tutte queste sono speculazioni, tutto il discorso si basa puramente su indizi, perché non può essere stato Cotroneo Giuseppe? E’ violento e forse ha problemi psichici-
            -Certo che il mio ragionamento si basa solo su indizi…non abbiamo altro…ma comunque…sono sincera è un bel ragazzo anche lui, sono sicura che non gli manca la ragazza…poi non ce lo vedo subito dopo l’omicidio e la violenza che mette il corpo in posizione fetale e gli riattacca la testa…se mai questo Giuseppe uccidesse qualcuno lo farebbe con un modus operandi diverso-
            -Molto bene Aliya quindi mettiamo che tu sia a capo dell’operazione e credi che questo Ivan abbia uccise le ragazze, come procederesti?-
            -Semplice, farei fare il test del DNA per vedere se è lui…ma come è stato risolto in realtà?-
            -Aliya il tuo profilo del killer è verosimile ma non è preciso…si è consegnato spontaneamente alle autorità e per essere sicuri gli hanno fatto il test del DNA…l’assassino però non era Ivan, era un personaggio che non ho messo tra i sospettati-
Ci fu un’esclamazione di sorpresa da parte dell’intera classe ma solo Aliya ebbe il coraggio di parlare apertamente al professore:
            -Era impossibile risolvere il caso! Non è giusto così!-
            -Potevi dire che nessuno dei candidati era l’assassino…-
            -Non ha impostato così la sua lezione, doveva dirlo che i candidati scelti dalla polizia potevano essere sbagliati! Chi ha ucciso le ragazze?-
            -Il fratello adottivo diciassettenne della vittima di nome Suzanne. I genitori della ragazza lo avevano adottato che era già grande ed aveva un passato un po’ burrascoso, faceva arti marziali e si intendeva di spade, ha usato una katana regalatagli per il suo compleanno dal padre adottivo. Quindi le tue deduzioni erano abbastanza giuste, ma Ivan, il candidato che hai scelto tu, era asmatico, non pensi fosse faticoso per lui allenarsi a tagliare il collo delle ragazzine?-
 
Aliya era su tutte le furie, avesse potuto gli avrebbe fatto venire un ictus seduta stante, ma si calmò, poteva davvero
 
provocarglielo in un momento di rabbia incontrollata, cominciò a leggere la mente del professore e si accorse
 
che comunque era rimasto colpito dalle deduzioni e dai suoi ragionamenti.  Aliya si fece bastare quello per non
 
spaccargli un arto. Mentre Aliya tornava alla bici si trovò di nuovo Andrew alle calcagna.
 
            -Non sei stata niente male oggi Modigliani…-
            -Grazie Andrew, è stato apprezzabile che tu abbia almeno tentato di smontare la mia ipotesi, gli altri sono rimasti in silenzio…-
            -Di solito infatti parlo solo io ed il prof…ma non aveva mai fatto un colpo così mancino…forse ha capito che avresti risolto il caso e ha tolto il profilo del vero assassino e l’ha sostituito con qualcun altro…-
            -E’ davvero così scaltro e infido?-
            -Di più…ha una fama tremenda, tutti scappano dal suo corso, ma quest’anno c’è solo lui e non abbiamo scelta…-
            -Capisco…David mi aveva avvertito…-
            -Chi ti ha avvertito?-
            -Il mio ragazzo, ha studiato a questa università, ora fa il detective privato ed il consulente della polizia-
            -Tu stai con David Pieri?-
            -Sì certo, lo conosci?-
            -Dopo il caso del serial killer “Travestito” è famosissimo…ma sei tu allora l’assistente?-
            -Ehm sì…-
            -Adesso non mi stupisco più di nulla…tu hai già lavorato sul campo, hai molta più esperienza di noi-
            -E’ per questo che mi sono iscritta all’ultimo anno, mi serve solo il titolo…-
            -Però ti farebbe bene lavorare anche in team...se qualche volta vuoi studiare con me non hai che da chiedere-
            -Lo terrò presente…ora devo andare…ci vediamo lunedì-
Aliya pedalò via rapida come sempre, non vedeva l’ora di passare il weekend con il suo David, sarebbero andati a
 
Londra, avrebbero passeggiato in riva al Tamigi come la prima volta, quando ancora non sapevano quanto si
 
sarebbero amati.
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Spero che il minigiallo vi sia piaciuto e che sia stato almeno un po’ verosimile. Non è affatto facile scrivere un giallo! E devo dire che non ne ho letti abbastanza (preferisco la fantascienza!) per cui non meravigliatevi delle lacune…che spero mi farete notare, non me la prenderò affatto, anzi serve a migliorare. Inoltre non ho idea di cosa realmente avvenga durante le lezioni di un corso unversitario del genere…ma così sarebbe davvero divertente, non trovate?
Credo che abbiate capito che ad Aliya Andrew non interessa per niente, è focalizzata su David…il ragazzo sa anche cucinare come dargli torto :-P
Nel prossimo capitolo incontreremo una vecchia conoscenza di Aliya…non mancate!
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair4

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Capitolo 43
*** Gita a Miami, con sorpresa... ***


Ormai erano passati mesi e per Aliya vivere sulla Terra diventava sempre più difficile, ad ogni modo era intenzionata
 
a finire l’anno accademico e prendere la laurea. David vedeva crescere in lei questo bisogno di partire e cercava di
 
rendere questa permanenza forzata il più piacevole possibile.
 
Quando Aliya era all’università si sforzava di non leggere le menti degli altri studenti, vedeva tutti i loro mali, le
 
invidie, la falsità, era nauseata. In particolare Andrew, il suo compagno di corso, aveva tentato di diventare suo amico
 
e aveva tentato anche di corteggiarla, ma lei non poteva fare a meno di vederlo come una persona vuota ed
 
insignificante. Inoltre era diventata la studentessa preferita del professore di psicologia criminale Stuttgart perché,
 
dopo la prima volta, non  aveva più fallito, i casi di omicidio non erano mai troppo difficili per lei ed era vista da tutti
 
come la cocca del professore che se la tirava.
 
Arrivata finalmente a casa dopo una mattinata pesante  trovò David che usciva.
 
            -Ciao amore, ma dove vai?-
            -Ciao Aliya, non ricordi? Siamo a pranzo da zia Edna e James-
            -Già è vero, l’avevo dimenticato!-
 
Edna ed il reverendo si erano sposati da mesi e vivevano negli alloggi della parrocchia. Spesso Aliya e David
 
andavano a pranzo o a cena da loro, sembravano davvero una famiglia ed era un bel momento perché James era un
 
uomo molto gentile e, nonostante il suo ruolo di pastore di una comunità, non faceva troppe paternali.
 
            -Come è andata oggi? Ti vedo di pessimo umore- disse David mentre camminavano sul marciapiede.
            -Non ne posso più, non vedo l’ora che le lezioni finiscano…-
            -Prima eri entusiasta…cosa succede adesso?-
            -E’ diventata una vera tortura, a volte devo concentrarmi per non leggere i pensieri di tutti all’università, ma mi arrivano comunque delle sensazioni sgradevoli…è molto faticoso…tu piuttosto sei sicuro di essere un umano?-
            -Perché?-
            -Sei una persona così positiva, non leggo la tua mente, sai che voglio che tu abbia la tua privacy, ma mi trasmetti tanta serenità, come ci riesci?-
            -Sei tu…sono sempre felice quando sei con me…non credo che mi sentirei così senza di te…ogni tristezza, ogni brutto ricordo se ne va con i tuoi sguardi ed tuoi sorrisi…e poi comunque quando vedi gli altri studenti sei all’università …è un luogo di tortura e pazzia, soprattutto nell’aula di Stuttgart, ricordatelo sempre -
 
David cercava di buttarlo sullo scherzo, ma le aveva appena fatto una dichiarazione d’amore in piena regola, Aliya
 
non sapeva cosa dire, lo abbracciò in silenzio.
 
Dopo pranzo si dedicarono a piccoli casi semplicissimi, ma Aliya era nervosa.
 
            -Quanto è passato dall’ultima volta che  Stephen ti ha chiamato per demolire un palazzo?-
            -E’ un mese ormai, credo che non chiamerà più…-
            -Dici che ha rimesso in piedi la sua ditta di demolizione?-
            -Penso di sì…me lo aveva detto che sarebbe successo…-
            -Si vede che hai bisogno di sfogarti. Mi sembri sempre sofferente...-
            -E’ vero, devo scaricami in qualche modo-
            -Facciamo un viaggio, forse ti distrarrà…i viaggi con la tua navetta ti stancano…-
            -Avevamo detto che saremmo andati in Giappone…a Miami… nello spazio-
            -Andiamo a Miami…facciamo un bagno, giochiamo a beach volley…oppure non lo so, prova  a domare qualche squalo tigre!- Disse ironico David.
            -Ok domani andiamo a Miami e ci stiamo per il weekend…-
            -Ma sì! Al diavolo tutti i casi, tanto non stiamo seguendo nulla di veramente interessante e poi devi esercitarti con il volo-
            -Ben detto, ma ora cerchiamo il cane della signora Fairy…-
            -Secondo me l’ho fatto scomparire con una magia…magari è una fata davvero! Da quando ti conosco tutto è possibile-        
            -Non fare lo spiritoso, non se l’è scelto di certo da sola quel cognome. Hai un’idea di dove sia?-
            -Non credo che lo abbia preso Elisabeth, abita troppo lontano…dovremo usare il bracciale di Nestor…però mi chiedevo…questi zirconi per ricaricalo…quanti te ne sono rimasti? –
            -Purtroppo stanno per finire, ma so già come procurarmeli…credo che ci sia un giacimento di zirconi in Australia, dovrò andare a fare un sopralluogo, per voi terrestri non sono preziosi, non faccio torto a nessuno prendendone un po’-
            -Ad ogni modo oggi proverò alla vecchia maniera, un giorno quando te ne andrai…-
            -Vuoi andare in giro a cercare il cane della signora Fairy mostrando le foto?-
            -Altrimenti come?-
            -Devi smetterla di prendere questi casi, ora lavori per la polizia-
            -La signora Fairy è un’amica di zia Edna non potevo dire di no…-
            -Oggi devi anche pedinare quella tipa, Chantal Contrappali, perché il marito è geloso… sono sicura che invece è lui che la tradisce!-
            -Non sarebbe la prima volta, sono i più sospettosi i primi a tradire…comunque hai ragione questa è l’ultima volta che mi occupo della ricerca di qualche animale che si è stufato del suo padrone!-
 
Si divisero i compiti: David  andò alla ricerca del cane e Aliya a pedinare la donna fedifraga.
 
Aliya se ne andava in giro con una microcamera nella borsa, vide Chantal che usciva di casa e si mise a passeggiare
 
dietro di lei, la donna stava semplicemente andando in giro per fare compere, poi ad un certo punto entrò in una
 
caffetteria, la seguì all’interno e prese qualcosa da bere. Dopo poco che Chantal sedeva da sola la raggiunse una sua
 
amica. Aliya sospirò, non succedeva un bel nulla, si limitò  ad ascoltare la conversazione delle due donne.
 
            -Allora come va con Raji?-
            -E’ così sospettoso, crede che abbia un altro-
            -E non è vero?-
            -Uffa Malika…non facciamo nulla di male…parliamo soltanto, abbiamo gli stessi gusti musicali e metà dei libri che ha letto sono tra miei preferiti-
            -Quindi quando siete insieme…non succede nulla?-
            -Certo che no…anche se non ti nascondo che a volte ho creduto che volesse baciarmi-
            -Sai che non mi piace Raji…ma tu devi capire cosa vuoi da quell’uomo, non puoi continuare così-
            -Hai ragione ma non voglio rinunciare a lui…-
            -Perché non lasci Raji?…litigate sempre-
 
Aliya si sentiva in colpa perché avrebbe dovuto riportare queste notizie al marito di lei e non ne era per niente felice,
 
le sembrava che la vittima fosse questa Chantal non quel Raji, per sicurezza le sondò la mente. Come al solito la
 
investì tutta una serie sensazioni tristi, le paura, l’angoscia di quella creatura insicura. Il punto era che non sapeva
 
cosa voleva, era come se cercasse una risposta attraverso questa persona che aveva gusti simili ai suoi, certo era
 
attratta, ma il bisogno più grande non era di natura sessuale, la sua ricerca riguardava solo se stessa e sentì subito
 
empatia. Non poteva farci nulla, anche lei era alla ricerca della sua vera essenza e  la sua sensibilità cresceva ogni
 
giorno di più, a volte avvertiva il dolore delle persone nelle stanze, negli oggetti in maniera ancora più forte di
 
quando era stata ad Alcatraz con Carlos Fuentes. Cominciò a pensare a Carlos, doveva salutarlo prima di andarsene,
 
voleva sapere se aveva davvero lasciato i servizi segreti e se aveva aperto il ristorante, forse lo avrebbe trovato a
 
Miami il giorno dopo. Quella speranza la fece sentire meglio, le fece sopportare quel pomeriggio tedioso.
 
Erano appena suonate le undici, David e Aliya con due zainetti da adolescenti si abbracciarono ridendo, la navetta si
 
formò intorno a loro e partirono, in pochi secondi si ritrovarono su una spiaggia deserta a Miami, era mattina presto.
 
Cominciarono a passeggiare mano nella mano.
            -Senti David…dobbiamo riportare cosa ho scoperto a quel Raji?-
            -Sì mi dispiace, comunque Chantal non ha fatto nulla di male…non devi preoccuparti, cerca di rimanere distaccata, lo so non è facile all’inizio, ma poi ci fai l’abitudine…poi poteva andare peggio…quando capita il coniuge che tradisce (e devo dire che succede nella maggior parte dei casi) è uno schifo, ti viene di chiederti perché questa gente si sposa e sta forzatamente insieme-
 
Il sole stava sorgendo lentamente, si fermarono a guardarlo mentre incendiava il cielo e faceva scintillare le onde
 
leggere che arrivavano a riva.
            -Quando il sole sorge e quando tramonta è sempre uno spettacolo…lo sai quando ho visto il mio primo tramonto?-
            -Cosa vuoi dire? Ti hanno impedito di vedere il tramonto?-
            -Nella mia camera vedevo solo l’alba, ma il tramonto l’avrei potuto vedere solo nel lato apposto della base dove non avevo accesso…per cui il mio primo tramonto dal vivo l’ho visto a sedici anni, quando sono uscita con i miei amici Patrick, Melissa ed Alexei-
            -Non posso credere che siano stati così crudeli con te…-
            -Ero considerata un pericolo…non potevo andarmene in giro come gli altri, solo gli ultimi tempi avevo più libertà-
            -A che punto sei?…quanto resisterai ancora qui…-
            -Non lo so…ma per qualche strano motivo che non capisco avverto il dolore dei terrestri più di prima…a volte non vorrei andare all’università o anche solo uscire di casa…in questo momento non ti leggo la mente, ma come al solito mi passi vibrazione positive…purtroppo non ci sei solo tu in questo mondo…tra poco incontreremo qualcuno e…-
            -Tu puoi smettere di leggere le menti se vuoi o mi sbaglio?-
            -Sì ma non riesco a controllare l’empatia…è come se fossi sintonizzata sulla frequenza del dolore umano…-
            -Forse è una fase di apprendimento…mi dici sempre che devi imparare da noi prima di partire…-
            -Forse hai ragione…lo chiederò a Kara…-
            -Le hai chiesto se puoi viaggiare nel tempo?-
            -Mi ha detto che ancora non sa se ne sono capace, ma sembra che alcuni Xiariani ci sono riusciti, in teroria ne hanno la tecnologia, il problema è che sembra sia molto debilitante…-
            -Allora puoi, sei fortissima-
            -Non è solo resistenza fisica, sembra…ma credimi se potrò farlo un giorno verrò da te per restare o per dirti addio…non voglio che mi aspetti in eterno…-
            -Lo so Aliya-
Erano seduti sul bagnasciuga, restarono lì in silenzio per un po’, l’acqua era stranamente calda, decisero di fare un bagno.
            -Non dirmelo è il tuo primo bagno nel mare!-
            -Forse volevi dire oceano, sì è la prima volta-
            -Oceano, mare che differenza fa!-
 
Aliya sorrise, si gettò nell’acqua e cominciò a nuotare come se lo avesse sempre fatto, era una splendida sensazione,
 
si immerse, cominciò a guardarsi intorno e ad inseguire i pesci. David rimaneva indietro e si preoccupava che facesse
 
davvero qualcosa di avventato.
 
            -Non cercherai davvero gli squali?! Dove sei finita?-
 
Un’ombra sottomarina si avvicinò rapidamente, David gettò un grido, Aliya saltò fuori dall’acqua e lo abbracciò
 
tirandolo sul fondo, lo baciò per passargli l’aria e dopo qualche secondo tra la fauna ittica, lo riportò in superficie
 
insieme ad una nuvola di bolle.
 
            -Se volevi spaventarmi ci sei riuscita!-
            -E’ bellissimo qua sotto, hai visto?-
            -Sì Aliya non è la prima volta che vedo il mare-
            -Il mare della Gran Bretagna è freddo, non ne ho mai sentito parlare come di un luogo di vacanza-
            -Sono stato tante volte in Italia dai miei parenti quando ero piccolo-
 
Uscirono dall’acqua e decisero di andare a fare colazione.
 
            -Voglio vedere se il tenente Fuentes ha davvero aperto un ristorante qui…vorrei fartelo conoscere…-
            -Sei la solita incosciente…potrebbe dire al dottor Spellman che sei ancora sulla Terra…-
            -Non lo farà, mi vuole bene come ad una nipote, lo so, gli ho letto la mente e lui sa che ho questa capacità, ma non l’ha mai detto a nessuno. Anche la dottoressa Jung mi ha aiutato e non mi ha tradito-
 
Aliya cominciò a cercare sul cellulare un ristorante brasiliano chiamato Mariposa e con sua grande gioia lo trovò.
 
            -Fuentes è a Miami!!-
            -Ho una brutta sensazione…dobbiamo per forza vederlo?-
            -Non sarai geloso?-
            -No…penso alla tua incolumità…-
 
Ovviamente le preoccupazioni di David non fermarono Aliya, voleva rivedere Carlos. Arrivarono davanti al
 
ristorante ma era chiuso.
 
            -Non può essere chiuso è venerdì!- Disse Aliya delusa.
            -E’ presto sono solo le otto, aprono alle 12:30, vedi?-
            -Ok allora torniamo sulla spiaggia, saremo qui poco prima che apra-
 
David sospirò, temeva che quell’incontro avrebbe rovinato la giornata, ma come al solito non poteva dirle di no,
 
l’avrebbe assecondata in tutto fino alla fine. Arrivarono sulla spiaggia che cominciava a popolarsi di mamme e
 
bambini, si sdraiarono al sole, Aliya sfoggiava un bel bikini nero e verde fluorescente, per David nessuna era bella
 
come lei.
 
            -Non mi sono mai abbronzata in vita mia…-
            -Non sarà il caso di prendere qualche protezione?-
            -Credo che tu ne abbia bisogno più tu di me…sono sicura di essere protetta in qualche modo-
            -Anche io, cosa credi?  Ho dei geni italiani dentro di me!-
            -Vedremo…-
 
Dopo un po’ che si godevano il mare e la brezza, un pallone di beach volley arrivò a tutta velocità verso la testa di
 
David, Aliya lo bloccò come fosse niente.
 
            -Ma porca put…paletta… insomma chi diavolo è che attenta alla mia vita?-
 
Un ragazzone biondo tutti muscoli e con gli occhiali da sole si avvicinò pronto a scusarsi mille volte, ovviamente
 
squadrò da capo a piedi Aliya senza nessun ritegno.
 
            -Scusa amico, scusa splendore…non l’abbiamo fatto di proposito-
            -State facendo una sfida a beach volley vedo…possiamo giocare anche noi?- Chiese Aliya incurante del complimento. David si appiccicò una mano alla faccia, quel surfista senza cervello avrebbe cercato sicuramente di portagli via la sua Aliya, ma non disse una parola, lasciò che tutto accadesse.
 
            -Vuoi giocare? Bè siamo ragazzi…non vorrei che ti facessi male…-
 
            -Sono allenata ed anche il mio fidanzato è molto in gamba, lasciateci provare, del resto ce lo dovete, potevate farci del male-
            -Va bene…venite, ma se vorrete abbandonare lo capiremo…-
 
Aliya comunicò telepaticamente con David:
            -Sai giocare vero?-
            -Non è popolare in Inghilterra, ma ho giocato a beach volley in Italia, per cui me la cavo, con te vinceremo di sicuro…ma dì un po’ non ti piacerà quel tipo?-
            -E’ carino non lo nego, ma se ti può consolare nella sua testa c’è un silenzio assordante-
            -Anche senza i tuoi poteri l’avevo intuito…-
 
David e Aliya si misero in posizione, lei in difesa lui sotto rete, davanti a loro il biondo ed un suo amico moro tutto
 
muscoli e sorrisini idioti, anche lui non era rimasto immune al fascino dell’aliena.
 
Ovviamente non ci fu storia, Aliya raccattava le palle in tutte le zone del campo, David gliele alzava perfettamente a
 
filo rete e lei segnava tutte le volte, a nulla serviva il muro del biondo o le braccia muscolose del bagher del moro, la
 
palla toccava la sabbia inesorabilmente tra lo sbigottimento generale di molti curiosi che osservavano quella furia in
 
bikini. La coppia infallibile sfidò diverse altre coppie sia miste che non, ma il risultato era sempre lo stesso, anche
 
David riuscì a giocare in un modo che nemmeno credeva possibile, trasportato dall’energia incontenibile di Aliya.
 
Dopo due ore che giocavano, Aliya si accorse che David non ce la faceva più, erano sotto il sole da un bel po’ rossi
 
come peperoni entrambi, avevano bisogno di un break ed era ora di andare a vedere se Carlos era davvero nel
 
ristorante.
 
            -Aliya che sei incredibile lo sapevo di già, però lasciami dire che è davvero faticoso starti dietro…meno male corro tutti i giorni, altrimenti non sarei riuscito a reggere il ritmo…-
            -Devi dirmelo quando esagero…non me ne rendo conto…per me non è stato niente…-
            -Bene te lo dico ora: andiamo a bere e a mangiare qualcosa? Altrimenti stramazzo al suolo-
 
Tornarono al ristorante brasiliano, non era ancora aperto ma Aliya sentiva onde cerebrali confuse all’interno, si
 
attaccò al vetro della porta come un bambino alla vetrina di una pasticceria.
 
            -Carlos è lì!! Ha davvero lasciato lo spionaggio!! Non posso crederci!!-
 
David sospirò come suo solito, era un atteggiamento poco inglese, sua zia Edna diceva sempre che sembrava il tipico
 
italiano, era tutto suo padre quando si comportava così o quando gesticolava nervoso.
 
            -Okay…andiamo sul retro e vediamo se ci fanno entrare…vieni-
            -Lo so che la cosa non ti va a genio ma…-
            -Aliya…ho solo paura che ti portino via...-
            -Non succederà, te lo prometto!-
 
Entrarono in un vicolo e arrivarono alla porticina del ristorante che dava accesso alla cucina, qualcuno aprì di scatto,
 
era un garzone che buttava dei rifiuti.
 
            -Ciao…scusa l’intrusione…sono una vecchia amica di Carlos posso parlargli?-
            -Parli del boss?-
            -Sì, Carlos Fuentes, dovrebbe essere il padrone del ristorante.
            -Sento…è molto preso al momento, ma se siete vecchi amici sono sicuro che gli farà piacere, aspettatemi un attimo-
 
Il ragazzo rientrò e dopo pochi minuti si riaffacciò e li invitò ad entrare. Appena Aliya vide Carlos non potette
 
resistere gli corse in contro e lo abbracciò forte, lui rimase un attimo di sasso, ma poi ricambiò.
 
            -Aliya…sei tu…-
            -Carlos quanto tempo, sono così felice di vederti…come stai?-
            -Sto molto bene grazie, vedo che sei in gran forma…ma cosa ci fai qui? Mi hanno detto che te ne eri andata…-
            -Lo farò molto presto, dovevo sistemare un paio di questioni e non potevo non salutarti-
 
David rimase lì impalato mentre vedeva la sua ragazza che abbracciava un energumeno, alto e con una cicatrice poco
 
rassicurante sul viso.
            -E chi è quel fortunato che ti accompagna?-
            -Ti presento David il mio ragazzo, lui è Carlos-
            -Piacere Carlos…spero davvero che tu sia il buon amico che dice Aliya-
            -Piacere David. Dovresti aver capito ormai che è difficile resisterle, stai tranquillo non la tradirò, sapevo che se ne sarebbe andata e non ho detto una parola, del resto è inarrestabile non servirebbe a nulla fare la spia-
            -Forse mi hai convinto…allora è veramente un piacere conoscerti-
            -Carlos sono così felice che tu abbia realizzato il tuo sogno, da quanto hai lasciato il tuo vecchio lavoro?- chiese Alya con entusiasmo.
            -Solamente da due mesi, anche se il progetto è nato l’anno scorso. Il ristorante ha aperto da pochissimo, ma le cose vanno abbastanza bene, spero che sarete miei ospiti oggi e per tutto il tempo che starete a Miami-
            -Non voglio approfittare Carlos…-
            -Non lo dire nemmeno e poi vi metto o fuori o vicino all’entrata così attraverso il vetro vi vedono e mi fate pubblicità, siete una splendida coppia-
            -Grazie Carlos. Allora se la metti così accetto- disse Aliya sorridente e poi aggiunse- ma come va?  C’è qualche donna fortunata nel tuo futuro? Oppure fai il solito farfallone?-
            -Diciamo che sono così occupato che non ho avuto il tempo di guardarmi intorno…comunque devo essere sincero vorrei mettere su famiglia, mi sento finalmente nel posto giusto…-
            -Non ti hanno fatto nessuna pressione? Te ne sei andato facilmente?-
            -Vedi…dopo che te ne sei andata è successo il finimondo, il dottor Spellman ha mollato tutto, non so più cosa succede nella base,  credo che  Steven, il Dottorando, sia subentrato almeno per quanto riguarda le questioni scientifiche, ha finalmente il potere che voleva. Mentre chi dirige tutto è un militare credo che si chiami Azibo Ramphele è un Sudafricano, non sembra sia un tipo molto pacifico…infatti non voglio sapere cosa stanno combinando là e molti rimpiangono Spellman, infatti Patrick e Melissa se ne sono andati, insieme a tanti altri. Per fortuna Ramphele ha i suoi uomini, non mi vuole nel suo staff, mentre ha tenuto Volkov, ti puoi immaginare perché…insomma alla fine non mi è stato difficile sganciarmi, anche se sono certo che controllino il mio telefono ed il mio stile di vita-
Aliya non potette trattenersi dal chiedere:
            -Ed Alexei?-
            -Quindi…tu non sai nulla…-
            -Perché cosa è successo ad Alexei?-
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Il potere emaptico di Aliya non la fa vivere bene, sente il dolore umano ancora più di prima, solo l’amore di David le fa sopportare il nostro mondo…ce la farà a resistere? O partirà? Non mancano tantissimi capitoli lo vedrete molto presto…se non ci metto un secolo a pubblicare ;-P
Ho inserito dei nomi che forse conoscete…The big-beng theory vi dice nulla? ;-P
Abbiamo incontrato nuovamente Carlos, per chi ha seguito dall’inizio non è un volto nuovo,anzi è  stato molto importante per Aliya, soprattutto all’inizio ed anche questa volta la sua presenza sarà determinante …non vi resta che leggere il prossimo capitolo per scoprire cosa scaturirà da questo incontro a Miami.
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 44
*** In cerca di Alexei ***


Carlos fece cenno ad Aliya e David di seguirlo nel suo ufficio. Aliya non aveva il coraggio di leggergli la mente, ma
 
sentiva che era successo qualcosa di molto grave. Si sedettero, Fuentes era serissimo, chiuse gli occhi un attimo e
 
disse:
 
            -Dopo che te ne sei andata Alexei ha lasciato subito il progetto in Sudafrica e se ne è tornato in patria…anzi non è mai tornato…per un po’ non se ne è saputo più nulla, poi quando Patrick e Melissa sono tornati in America ci siamo visti…e mi hanno raccontato cosa gli è successo-
 
Aliya non riusciva a parlare, il suo battito era aumentato a dismisura, Carlos cercava le parole giuste.
 
            -Alexei è partito per l’India l’anno scorso per raggiungere questa sua vecchia amica, Aliya…il padre di lei era finito in grossi guai con tipi piuttosto loschi a causa del gioco d’azzardo…sembra che abbia promesso sua figlia in sposa ad un ricco ereditiero Indiano per estinguere il debito…insomma Alexei è andato là…l’ha liberata e sono scappati…ma li hanno inseguiti…erano in macchina…è uscita di strada…lei è morta sul colpo…Alexei è in coma da mesi…lo hanno riportato in Russia…ci sono poche speranze…-
 
Aliya rimase senza parole, si formò un forte nodo alla gola, poi le mani cominciarono a tremare, le gambe e poi tutto
 
il corpo scosso da un’epilessia violenta ed incontrollata.  David con l’aiuto di Carlos riuscì a farle ingoiare la capsula
 
di Leviatin ma questo non impedì alla ragazza di perdere i sensi.
 
Quando riaprì gli occhi era in una camera con David steso vicino a lei, la guardava preoccupato.
 
            -Dove siamo?-
            -A casa di Carlos…non potevamo portarti certo all’ospedale…come stai?-
            -Non posso credere a quello che ha detto…non può essere vero!-
            -Pensi che ti mentirebbe?-
            -No…oh David…io gli volevo bene…perdonami se lo dico…-
            -Perché non dovresti volergli bene? Non sono geloso di una cosa del genere…ma…mi fa soffrire vederti così-
            -Devo andare da lui!-
            -Per fare cosa?-
            -Non lo so, forse posso risvegliarlo dal coma!-
 
David si sentì morire, non voleva che lei lo salvasse, ora che l’altra Aliya era morta poteva davvero lasciarlo per il
 
soldato russo, ma a pensarci bene, avrebbe lasciato anche lui comunque, si fece coraggio e disse:
 
            -Prima ti riprendi e poi potrai andare…-
            -Sto rovinando la nostra vacanza…scusami…-
            -Non preoccuparti…non posso impedirti di essere chi sei…devi fare quello che ti senti…se preferirai stare con lui…capirò-
            -David… ma cosa stai dicendo? Non voglio stare con lui voglio solo aiutarlo…è colpa mia se è andato in India…se non gli avessi detto nulla dell’altra Aliya non sarebbe successo nulla! E poi non so nemmeno se lo posso aiutare-
            -Non devi fartene una colpa…non potevi sapere che sarebbe successo tutto questo ed era giusto che lui sapesse-
            -Invece sono la prima responsabile…dovevo indagare meglio su quel ricco ereditiero indiano…non sapevo che era pericoloso-
            -A maggior ragione non puoi fartene una colpa…tu l’hai fatto perché gli vuoi bene e perché stai per partire…a volte temo che tu cerchi un rimpiazzo anche per me-
            -Ammetto che vorrei…ma non ne ho la forza…sono egoista come il peggiore degli essere umani-
 
Aliya piangeva, David l’abbracciò, la lasciò sfogare tenendola stretta senza dire altro per svariati minuti.
 
            -Adesso basta piangere, gli incidenti, la morte sono cose che succedono sulla Terra, forse il tuo lato Xiariano non le accetta, ma noi siamo così, deboli ed indifesi, non è colpa tua quello che è successo,  ma se puoi aiutarlo secondo me devi farlo. Però prima devo fare una cosa e poi andremo a cena, appena ti senti in forze partirai, promettimi che farai con calma-
            -Va bene…cosa devi fare prima?-
            -Non ti se vista…ma sei rossa come un peperone! Mi sono fatto prestare la crema idratante-
            -Tu ti sei visto? Sei sicuramente messo peggio di me…la mia pelle rigenera in fretta…-
 
Aliya sorrise leggermente, sapeva che David cercava a suo modo di tirarla su di morale, un compito piuttosto arduo
 
vista la situazione, ma si lasciò curare la pelle arrossata e si prese tutte le coccole possibili. Carlos li raggiunse per
 
cena.
            -Grazie di tutto Carlos…ma non dovresti essere al ristorante?-
            -Non preoccuparti ragazza mia, è tutto sottocontrollo…sono qui perché sono sicuro che te ne andrai presto, volevo solo salutarti e dirti che Patrick e Melissa stanno bene, spero passerai a trovarli prima di andartene…-
            -Sicuramente…sai nulla della signora Rott?-
            -Niente di certo, ma ci sono voci di corridoio che dicono che è tornata in Germania. Ho come l’impressione che non andrai a trovare solo i tuoi amici prima di partire definitivamente, vero?-
            -Vedo che mi conosci bene…farò in modo che tu sappia dal telegiornale che fine faranno alcuni personaggi…-
            -Stai solo attenta…quando ve ne andrete?-
            -Subito, riporto David a Nottingham e vado da Alexei-
 
Finirono di cenare, poi Carlos abbracciò forte Aliya e strinse la mano a David.
 
            -Prenditi cura della nostra Aliya finché te ne darà occasione e buona fortuna-
 
In pochi attimi David e Aliya erano in volo sull’Atlantico, in un lampo planarono leggeri sul prato di casa.
 
            -Aspetta, non scappare subito via-
            David abbracciò forte la sua Aliya in forma Xiariana.
            -Ti prego torna da me…ci ho provato a non dire nulla, ad essere coraggioso…ma non voglio che mi lasci così presto…-
            -Tornerò David, senza di te è ancora più dura vivere sulla Terra…sono troppo legata a te ormai…credimi-
            -Ti credo…-
 
La lasciò andare ma non era tranquillo, i sentimenti non si possono dominare e lui lo sapeva bene.
 
Aliya non aspettò un altro secondo era di nuovo in viaggio, raggiunse una velocità tale che in un attimo era arrivata a
 
Zelenograd e cercò l’ospedale più vicino. Atterrata sul tetto rimase in ascolto, ma era troppo lontana dalle stanze,
 
sentiva i pensieri degli ammalati tutti insieme e la sofferenza umana la pervase interamente, non riusciva a respirare,
 
barcollò, si appoggiò ad un muro, cercò di rimanere distaccata il più possibile e prese una capsula di Leviatin per
 
sicurezza. Appena ripreso fiato entrò dall’uscita di sicurezza che si trovava sul tetto e cercò la terapia intensiva. A
 
Zelenograd era mattina presto e non c’era un’anima in giro, raggiunse i corridoi dove presumeva si trovasse Alexei,
 
ma non sentiva il suo pensiero, forse ormai era ridotto ad un vegetale, sarebbe stato impossibile riconoscerlo, doveva
 
perlustrare ogni stanza. Recuperò un camice dalla stanza infermieri e cominciò la ricerca. Dopo aver vagato per
 
diversi minuti tra i malati, cominciò a leggere i nomi sulle cartelle in fondo ai letti, forse Alexei non aveva più
 
nemmeno l’aspetto che lei ricordava, rabbrividì al pensiero. Finalmente lo trovò, aveva la testa fasciata ma non
 
sembrava avesse ferite gravi, si concentrò ed entrò nella sua mente.
 
            -Alexeisono I.113…Senza Nome…-
 
In risposta ebbe solo una serie di pensieri sconnessi che non riuscì ad interpretare.
 
            -Ti prego ritorna in te sono Aliya!-
            -Aliya…-
            -Sì sono…I.113…non la tua Aliya-
            -Aliya…-
 
La mezza aliena si concentrò e fece appello a tutto il suo potere Xiariano per aiutare quelle deboli connessioni
 
neurali.
 
            - Torna in te Alexei-
            -Dove sono?-
            -Sei all’ospedale…tu e Aliya avete avuto un grave incidente stradale-
            -Dov’è lei? E’ viva?-
 
Aliya fece forza su di sé.
            -No Alexei…non ce l’ha fatta…-
            -Voglio morire…-
            -Alexei devi vivere… fallo per i tuoi genitori-
            -Senza di lei sono già morto…-
            -No! Devi reagire-
            -Non ce la faccio…ma non temere per me…ci siamo amati, ci siamo detti tutto…non ho più nulla da perdere…-
            -Perdonami è colpa mia, dovevo aiutarti…ma non sapevo quanto fosse pericoloso-
            -No amica mia, non devi essere troppo dura con te stessa, questa è la mia vita non la tua, grazie a te ho potuto riabbracciarla…avevi ragione…era lei la mia metà del cielo…senza di te non l’avrei mai capito-
 
Ad un certo punto il corpo di Alexei fu scosso da epilessia, tutti i macchinari impazzirono per  un attimo, poi un
 
pensiero percorse la mente di Aliya.
 
            -E’ lei, è venuta a prendermi…-
            -Chi Alexei? Di cosa parli?-
            -Aliya è venuta a prendermi…addio amica mia…-
 
Alexei voltò il viso di lato e spirò. Aliya cominciò a gridare:
 
            -No Alexei, non puoi morire nooo-
 
Sì buttò piangente su di lui.
 
            -Noooo è colpa mia, perdonami è tutta colpa mia nooo-
 
Tutti gli strumenti non rilevavano più segni vitali scattò un allarme, Aliya alzò la testa, non voleva andarsene ma
 
sentiva i passi degli infermieri sempre più vicini, corse alla finestra  e si buttò di sotto, prima di toccare terra formò la
 
navetta e riprese quota. Un unico pensiero le impedì di sfracellarsi al suolo: l’amore di David ed Edna. Arrivò rapida
 
nel giardino di casa, appena i cristalli si disciolsero cadde in ginocchio piangente. David corse subito da lei, da
 
quando era partita aveva fissato il cielo dal soggiorno sperando di vederla tornare.
 
            -Aliya cosa è successo?-
            -Alexei…lui…è morto…-
            -Coraggio vieni in casa, raccontami per bene-
            -Sono arrivata all’ospedale…era ancora in coma…ho cercato di entrargli nella testa e di farlo svegliare…ci ho parlato telepaticamente…e poi…e poi…è morto…Aliya…la sua Aliya è venuta a prenderselo-
            -Come è possibile?-
            -L’ho avvertita anche io…voi umani dopo la morte andate in un'altra dimensione diversa da quelli degli Xiariani…-
            -Tu sai dove? E’ il paradiso? L’inferno? Il Limbo?-
            -Non lo so David, non lo sapeva nemmeno Nestor…ma dovunque sia…saranno sempre insieme…-
 
Aliya sembrava priva di forze, David la prese in braccio, la portò in camera sua e la mise a letto, dove vinta dalla
 
stanchezza e dalla disperazione entrò in una specie di trance.
 
Aliya dormì per diversi giorni, David ed Enda stavano fissi al suo capezzale, non sapevano cosa fare, non potevano
 
portarla all’ospedale e non potevano chiamare nessuno, furono costretti a raccontare anche al reverendo Ferguson la
 
verità perché non sapevano come spiegargli la situazione.
 
Finalmente dopo una settimana, successe qualcosa, la testa di Aliya brillò ed aprì gli occhi.
 
            -Aliya…come ti senti…la tua testa…ha brillato-
            -Sì…David…-
            -Cosa significa?-
            -Non lo so ancora…-
            -Vuol dire che devi andare via?-
            -Non lo so devo parlare con Kara…ti prego lasciami sola…-
            -Ma…-
            -Va tutto bene, sto bene, non me ne andrò adesso, non preoccuparti-
 
David annuì e se ne uscì mesto dalla stanza. Aliya mise i suoi monili e tornò in forma Xiariana.
 
            -Kara ho bisogno di te…-
 
Kara comparve alla vista della ragazza, come al solito il suo sguardo era impenetrabile.
 
            -Mdala sono qui per te-
            -E’ morto Alexei…-
            -Questo è un avvenimento importante per la tua crescita interiore Mdala. Hai provato un sentimento che per noi è quasi sconosciuto mia cara, è un sentimento terrestre… nessuno di noi Xiariani muore veramente, perde solo la sua forma corporea…non sappiamo realmente cos’è la morte-
            -Questo dolore mi ha segnato…è questo che volevi che succedesse?-
            -Prima di venire qua devi provare i sentimenti che provano i terrestri…devi sapere cosa lasci-
            -Vuoi dire che adesso sono pronta?-
            -Non ancora, ma manca poco…ora devi esercitarti con il volo per entrare nella nostra dimensione, devi trovare da sola il modo, non dobbiamo aiutarti-
            -Quindi se tu volessi potresti farmi venire da voi, avresti potuto in tutto questo tempo?-
            -No, devi essere matura per sopportare il passaggio nella nostra dimensione, non sarà una passeggiata, posso solo trasmetterti la conoscenza per fare il viaggio, dopo dipenderà da te-
            -Sono pronta-
 
Un’onda luminosa comparsa dal nulla investì l’ibrido da capo a piedi, tutto il suo corpo cominciò a scintillare in
 
modo quasi accecante, David era dietro la porta, aprì di colpo per vedere se Aliya stava per andarsene. Si tappò gli
 
occhi con il braccio, quella luce era troppo per lui, gli feriva la retina ed il cuore, sapeva che tutto questo l’avrebbe
 
portata lontano da lui. Tutto d’un colpo la luce cessò.
 
            -Aliya va tutto bene?-
 
Aliya era in piedi con le braccia spalancate e lo sguardo assente.
            -Aliya…mi riconosci? Parla ti prego…mi spaventi-
 
Lo guardò, sbatté le palpebre e tornò in sé.
 
            -David…-
            -Tutto bene?-
            -Sì…non hai idea di cosa è successo…-
            -…quando te ne andrai?-
            -Ecco…dipende dalla mia abilità nel volo…Kara mi ha dato le coordinate ultradimensionali di Xiar…il mondo come lo concepiamo noi sembra così limitato adesso…devo trovare l’energia di innesco per il viaggio…credo di dover andare verso il sole…ma occorre maggiore studio ed elaborazione dei dati…intanto devo esercitarmi con il volo, andremo in Giappone e poi nello spazio molto presto-
            -E dopo te ne andrai…-
            -Sì…-
            -Devi laurearti…non puoi andartene così dopo tutta la fatica che hai fatto, soprattutto negli ultimi tempi!-
            -Prometto che resterò di sicuro fino alla laurea-
            -Vuoi dire che ci sono rimasti solo tre mesi?-
            -Sì…preferisci che me ne vada senza troppe cerimonie? Senza avvertire?-
            -No…se lo fai ti odierò per sempre!-
            -Va bene…David come desideri…-
 
Lui l’abbracciò con tutte le sue forze come se volesse stritolarla, non le avrebbe fatto il minimo danno anche se
 
avesse voluto, si sentiva così impotente ed inutile, un debole ed inutile umano.
 
            -Ti prego David non fare così…sento le tue vibrazioni negative…non odiarmi-
            -Lo sai che l’altra faccia dell’amore è l’odio?-
            -Se mi odi sarà più facile per me lasciarti, se vuoi lo farò subito…-
            -Cosa ti ha fatto Kara? Non mi ami più?-
            -Certo che ti amo-
 
Aliya non glielo aveva mai detto.
 
            -Mi ami?-
            -Sì-
            -Allora non lasciarmi, anche io ti amo da morire-
            -Kara mi ha fatto sentire un po’ dell’amore che unisce tutti i Xiariani…ora la mia permanenza qui è ancora più dura…ma voglio che tu capisca di cosa parlo-
            -Cosa vuoi fare?-
            -Ti aprirò la mia mente fino a che potrai tollerarlo e vedrai chi sono e perché devo partire…-
 
David la guardò spaventato.
            -Se non vuoi non lo farò…-
            -Fallo…sono pronto-
 
Aliya appoggiò la sua fronte a quella di David e lasciò che tutti i pensieri, i sentimenti fluissero attraverso quella
 
piccola connessione pelle a pelle. David non era più nella stanza, le pareti si dilatarono, vide l’universo, grande come
 
le sofferenze di Aliya, le sue paure, i ricordi felici, vide il mondo attraverso i suoi occhi, un mondo bello ma anche
 
duro, senza pietà, spesso intollerabile. Poi lo vide, luccicante e pulsante, l’amore che lei provava per lui che
 
annientava quasi tutti i mali del mondo, “quasi”. Subito dopo la sensazione di appartenenza al popolo di Xiar, la
 
promessa di un vita lunga senza dolore, senza guerre, un futuro sereno, solo amore ed infine quella nostalgia innata
 
che la consumava ormai da molti mesi. Si staccarono,  David era senza fiato…la vista gli tornò solo dopo qualche
 
secondo, Aliya lo sorresse.
 
            -Aliya…non potevo sapere quanto soffri…non ce la facevo più a tollerarlo e tu ci convivi da mesi-
            -Tu mi hai sempre aiutato a sopravvivere…non mi abbandonare proprio adesso…ma se resto ancora a lungo saremo infelici comunque perchè questo dolore diventerà sempre più forte e nemmeno tu potrai fare niente per lenirlo-
            -Sì amore, ora lo capisco-
            -Perdonami David…non sono riuscita a tenerti lontano, dovevo andarmene, non dovevo coinvolgere nessuno…è tutta colpa mia…sono una disgrazia per chi mi incontra…per te, Edna…Alexei-
            -Aliya…tu sei un dono del cielo…devo solo ringraziare per averti potuto amare…hai scelto me…potevi avere chi volevi…non  potrò mai né odiarti né dimenticarti…-
            -Non dire così…sono stata molto fortunata ad incontrarvi, non ce l’avrei mai fatta senza di te ad arrivare a questo punto, anche io non ti dimenticherò mai-
            -Aliya…le cose che ho visto…lo spazio infinito ma composto… ho avuto una sensazione così strana, quando ero unito a te, mi sembrava quasi logica l’esistenza di varie dimensioni, credo che questa esperienza mi segnerà per sempre, non potrò più guardare la realtà come ho sempre fatto…voglio venire con te!-
            -Non puoi, non sopravviveresti al viaggio…ora lo so…-
            -E non posso fare qualcosa per essere adatto? Che ne so un’armatura…una navetta…-
            -Non è un viaggio solo fisico è anche mentale, potresti impazzire…e sarai più felice sulla Terra-
            -Lo spero tanto…va bene…mi devo fare coraggio…chiama zia Edna e tranquillizzala-
            -Subito…poi devo andare in Australia devo cercare il giacimento di zirconi-
            -Sei sicura? Te la senti?-
            -Mi sento benissimo…tu guarisci tutti i miei mali terrestri…vuoi venire anche tu? So che non ci sei mai stato alle antipodi di questo mondo-
            -Devo dire che la cosa mi affascina…però ho molto da fare…se è un qualcosa di rapido come credo, vengo-
            -Sì sarà rapido, ma pensa a qualcosa che vuoi vedere e la vedremo!-
            -Ti accontento subito, voglio vedere Uluru, i canguri, il wombato ed ovviamente il diavolo della Tasmania!-
            -Ai tuoi ordini…-
 
Tranquillizzata la zia Edna, partirono per l’Australia, David aveva fatto l’abitudine e guardava il mondo con la
 
visione a trecentosessanta gradi, la sua vista era potenziata dai cristalli della navetta. Aliya uscì fuori dall’atmosfera e
 
per un attimo rimasero a fissare la Terra nella sua interezza e la Luna butterata che occhieggiava dal buio dello
 
spazio. Il cuore e la mente di entrambi erano aperti per cercare di capire come quell’enorme sfera potesse viaggiare
 
nello spazio senza cadere, senza una guida. Anche se avevano nella mente delle nozioni non convenzionali dello
 
spazio e del tempo non potevano non ammettere quanto fosse bello quello spettacolo della natura. A fatica tornarono
 
giù e si posarono davanti ad Uluru, quel massiccio incredibile che sembrava sbucato all’improvviso dal deserto
 
australiano.
 
            -E’ davvero imponente, ci andiamo sopra?-
            -Ogni tuo desiderio è un ordine- disse Aliya.
 
In pochi attimi era sopra e guardarono il panorama all’inizio spoglio e rossastro che con gradazioni di vari verdi
 
sempre più intensi arrivava fino all’azzurro della costa.
 
            -Che spettacolo l’Australia, non credevo! Anche se vedere lo spazio e la Terra non regge certo il confronto… -
            -E’ bellissima la Terra, questi paesaggi mi mancheranno…di Xiar ho visto solo un deserto dorato e sconfinato-
            -Vorrei che tu mi potessi raccontare com’è veramente-
            -Ti prometto che tornerò almeno per dirti addio-
            -Lo so…però ti chiedo per favore di non rammentare più che te ne vai via, voglio far finta che questo non succederà e godermi i prossimi tre mesi-
 
Aliya decise di non dirgli che quel viaggio nello spazio era stata un vera passeggiata, ora per lei tutto era possibile,
 
probabilmente anche un viaggio interdimensionale.
 
Per far contento David andarono in uno zoo per vedere gli incredibili animali australiani, si fermarono ad osservare
 
un wombato che si grattava tranquillo nel suo habitat.
 
            -Sembra un maialino peloso!- Disse David quasi con disappunto.
            -Cosa dici! Guarda che musino dolce che ha…-
 
Quando si avvicinarono all’habitat del diavolo della Tasmania capirono benissimo perché nei cartoni della Warner
 
Bros lo disegnavano a quella maniera. Quel piccolo animaletto non poteva stare fermo un attimo, si muoveva di
 
continuo ad un certo punto cominciò a girare in tondo come impazzito.
 
            -Guarda! Tra poco fa quella specie di vortice come nel cartone- disse David ironico.
 
Invece di canguri ce ne erano vari in giro come i cani domestici, alcuni si lasciavano accarezzare e fu davvero una
 
bella esperienza, a David piacevano gli animali, sembrava un bambino curioso, Aliya dovette intervenire.
 
            -David devo andare al giacimento, se vuoi torniamo un’altra volta…-
            -No andiamo, sono contento così…-
 
Giunsero alle Blue Mountains, cime facenti parte della Grande Catena Divisoria nel sud-est Dell’Australia. Mentre
 
erano ancora in volo Aliya scandagliò la zona e trovò il giacimento esattamente dove pensava che fosse, per la prima
 
volta usò un’arma della sua navetta, con un solo colpo scavò nella roccia. Scesero a terra ed entrarono in una sorta di
 
caverna appena formata con l’ausilio del laser.
 
            -Se gli Xiariani volessero invaderci davvero non avremmo scampo…-
            -Ora ti metti a fare i discorsi di Russell?-
            -E come siamo suscettibili! Ho messo un bel “se” mi sembra-
 
David cercava di far finta che tutto fosse come sempre, loro che si punzecchiavano, lui che si lamentava, ma era dura.
 
Aliya sorrise e disse.
 
            -Eccoci,  guarda-
            -Sembrano diamanti…-
            -Sembrano… di questi cristalli è pieno il mondo, però puri così credo che esitano solo qui e devono essere molto antichi-
 
Aliya ricaricò subito tiara e bracciale, poi cominciò a staccarne vari ed a riempire lo zainetto.
 
            -Ecco fatto, possiamo andare, ho una scorta più che sufficiente-
            -Andiamo, zia Edna ci aspetta per cena…sai che non possiamo far tardi-
 
Non finì la frase, Aliya lo aveva già abbracciato ed erano già in viaggio per lasciare quel continente così particolare.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
 
Ovviamente il personaggio di Alexei è stato ispirato da un ragazzo in carne ed ossa (non certo bello come il personaggio del racconto, ma caruccio) che si è comportato molto male con me e poi si è pentito…troppo tardi doveva pensarci prima, l’ho fatto fuori XD XD XD avevo deciso di farlo morire sin dall’inizio, sono stata anche troppo magnanima… scherzi a parte, il dolore della perdita era un’esperienza che Aliya doveva fare prima di maturare ulteriormente, ora è quasi pronta, infatti non manca tantissimo alla fine…
Non sono mai stata in Australia ma ho descritto cosa vorrei vedere là e le impressioni di una persona che mi è molto cara che l’ha visitata. Non so se da Uluru si veda o no il mare, me lo sono invetata di sana pianta.
Spero di non essere stata troppo sdolcinata quando David ed Aliya confessano a parole il loro amore…era un passaggio che dovevo fare XD XD XD
Nel prossimo capitolo più fantascienza e astronomia ;-P
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 45
*** Un saluto al cosmo ***


L’anno accademico era finito ed Aliya si era laureata con il massimo dei voti,  se avesse voluto sarebbe potuta entrare
 
nella polizia come detective, il commissario Level l’avrebbe anche adottata se fosse stato per lui, ma il suo futuro non
 
era quello. Aliya ormai passava la maggior parte del tempo ad esercitarsi nel volo, era arrivata fino a Marte senza
 
nessun problema. Nel vuoto  poteva sviluppare una velocità vicina a quella della luce, il viaggio fino al pianeta rosso
 
e ritorno era durato solo mezz’ora circa. Il viaggio verso il sole meno di nove minuti. Aveva calcolato che grazie al
 
calore e alle tempeste solari avrebbe potuto caricare i monili Xiariani in modo più efficiente degli zirconi. Con
 
quell’energia forse avrebbe potuto creare, con i potenti mezzi Xiariani, una singolarità e quindi un piccolo varco per
 
entrare nella dimensione di Xiar, le coordinate esatte erano impresse nella sua memoria perfetta.
 
David la vedeva ogni giorno sempre meno, quando non viaggiava nello spazio era sempre in contattato con Kara o
 
faceva ricerche su internet, ma quel sabato il giovane non resse più.
 
            -Voglio venire con te…portami nei tuoi viaggi, se va bene per due persone sarai ancora più sicura da sola e non avrai problemi quando farai il viaggio per Xiar-
            -Va bene! Cosa vuoi vedere Giove o Saturno?-
            -Dici sul serio?-
            -Certo perché no?-
            -Se lo sapevo…lo avrei chiesto prima!-
            - Ti avrei coinvolto prima, ma solo adesso ho raggiunto una sicurezza tale per poterti portare con me-
            -Non ci sei mai…non mi parli più come prima…ti stai allontanando da me, avevi promesso che non lo avresti fatto…-
            -Scusami…mi farò perdonare, dobbiamo ancora andare in Giappone-
            -Aliya…non mi interessano i viaggi nel cosmo o chissà in quale luogo ameno terrestre, vorrei stare con te più tempo possibile-
            -Hai ragione…ma dovevo ricercare tutte le persone che voglio salutare…Kara mi sta contattando spesso, prima ero sempre io che la cercavo, adesso è lei che mi cerca, dice che sono pronta…-
 
David si sentì come se tutta la sua forza vitale fosse stata prosciugata via in un attimo.
 
            -Vuoi dire che potresti già partire?-
            -Sì…-
            -Perché non lo hai già fatto?-
            -Devo sistemare un po’ di cose, non posso partire così...e poi…credi forse che non mi mancherai? Non sono diventata insensibile-
 
David l’abbracciò, le prese il suo dolce viso tra le mani.
 
            -Mi sembra impossibile che non potrò più vederti…parlarti…baciarti…-
            -Coraggio non ci dobbiamo pensare…allora Giove o Saturno?-
            -Tutti e due?-
            -Devo vedere la loro posizione relativa, ma credo che sia possibile…dammi un secondo-
 
Aliya si attaccò al computer ed andò a dare un occhiata ai dati della Nasa.
 
            -Sono abbastanza vicini. Ci vorranno tre giorni…è un po’ pesante per te stare nello spazio per tutto quel tempo…-
            -Rischio di morire?-
            -No, ma saremo in uno spazio ristretto, non sei abituato… potrei rallentare i tuoi processi vitali e tenerti in uno stato di quiescenza… -
            - Va bene mi adatterò!-
            -Ok, allora preparati a tre giorni fuori del comune-
            -Tutti per noi?-
            -Sì-
            -E possiamo fare l’amore mentre siamo in volo?-
            -Ah uomini! Non lo so, non mi ero certo posta il problema-
            -E cosa ci facciamo nello spazio… tutti soli?-
            -Portati qualcosa da leggere!-
 
David la guardò incerto, non capiva se lo prendeva in giro o no.
 
            -Scherzavo…ti ricordi quando siamo usciti dall’atmosfera? Cosa hai pensato?-
            -Che era bellissimo, ero estasiato-
            -Quella sensazione permane anche per giorni anche se sei nel vuoto completo, inoltre posso agganciare i segnali dei telescopi spaziali, ce ne sono vari in giro per il sistema solare, possiamo vedere le galassie lontane, nebulose colorate, non credo che penserai ad altro-
            -Tu puoi fare tutto questo con la navetta?-
            -Anche cose più semplici, capta tutte le onde elettromagnetiche che entrano ed escono dalla Terra, possiamo guardare anche la televisione, sentire la musica se vuoi-
            -Fantastico…ma come mangeremo?-
            -Rallenterò il tuo metabolismo, basteranno poche barrette energetiche-
            -Anche tu mangi le barrette quando voli?-
            -No uso l’energia degli zirconi-
            -E non posso usarla anche io?-
            -Forse sì, ma per sicurezza porto le barrette. Allora quando partiamo?-
            -La prossima settimana mi prendo il venerdì libero, non dovrebbero esserci problemi-
 
 
Così la settimana dopo erano in viaggio verso Giove e Saturno. Finché la navetta era nell’atmosfera terrestre con dei
 
Riferimenti, a David sembrò di andare ad un velocità pazzesca, invece quando furono nel nulla dello spazio gli
 
sembrò come di restare fermo. Soltanto guardando la Terra che fuggiva via si rendeva conto di quanto andassero
 
veloci.
 
            -A quanto andiamo adesso?-
            -A 298000 Km al secondo, siamo più lenti della velocità della luce solo di circa 1792, 458 Km al secondo-
            -Fucking hell! Ehm scusa volevo dire acciderbolina…però ora che la Terra è sparita sembriamo fermi!-
            -Ti assicuro che non siamo affatto fermi, ti faccio vedere-
 
Aliya trasmise a David tutti i segnali che le arrivavano da fuori: le onde magnetiche, la gravità dei corpi celesti del
 
sistema solare che si influenzavano a vicenda e poi lo rese consapevole che una fascia di asteroidi era in
 
avvicinamento.
 
            -Oh Shit! Cosa facciamo? il computer rileva miriadi di frammenti! Lo so cosa può succedere, ho visto in quel film “Mission to Mars” dove per colpa di un minuscolo sassolino, che fora la parete della nave, i protagonisti rischiano di morire-
            -Tranquillo i cristalli di energia ci proteggeranno, per fortuna in questa zona non incontreremo asteroidi grandi. Tra un’ora saremo nei pressi di Giove ti farò vedere la famosa macchia rossa-
 
Quello che prima era un puntino lontano in poco tempo diventò un’enorme sfera bianca luminosa molto più della
 
Luna e man mano che si avvicinavano si potevano distinguere degli strati arancio relativamente sottili ed
 
inconfondibili.  Rallentarono la corsa pazza, scansarono un grosso satellite che sbuffava gas, era Ganimede, girarono
 
intorno e finalmente la macchia rossa comparve in tutto il suo splendore. Giove era megalitico, non dovettero
 
nemmeno avvicinarsi troppo per poter guardare lo spettacolo: turbini impazziti infuriavano su tutta la superficie, la
 
stessa macchia rossa non era fissa, ma sembrava mossa da venti violenti come un fazzoletto di fronte ad un mare in
 
tempesta.
 
            -Non possiamo scendere sul pianeta… vero?-
            -Non abbiamo l’equipaggiamento giusto e poi…dovresti saperlo…Giove è gassoso non vedremmo niente ed i venti lì sono fortissimi. Ti dovrà bastare la superficie-
            -Mi basterà…è indescrivibile…è completamente diverso dalla Terra…è immenso, bellissimo e così luminoso… sembra risplenda di luce propria-
            -E’ l’albedo, è maggiore in questi pianeti gassosi rispetto alla Terra o Marte-
            -Non credo di averlo mai studiato a scuola, ma penso che rivaluterò l’astronomia-
            -L’albedo è la capacità di riflettere la luce, in questo caso quella che gli arriva dal sole-
 
Girarono intorno a Giove scansando i satelliti come in uno slalom, presero velocità e si diressero verso Saturno.
 
Quando avvistarono il corpo celeste più grande nel loro raggio visivo, David esclamò:
 
            -Ma quello non può essere Saturno…guarda gli anelli: sono in verticale invece che in orizzontale…è impossibile-
            -E’ Saturno invece, cosa vuoi che sia? Nei libri lo disegnano con gli anelli orizzontali ma in realtà la posizione segue un ciclo di circa 15 anni-
            -Vuoi dire che ruotano anche loro? Ma dai non lo sapevo. Possiamo vederli da vicino?-
            -Sì certo-
 
Gli anelli risplendevano ai raggi del sole che, sebbene fosse lontano miliardi di chilometri, li rendeva luminosi e
 
compatti, ma da vicino quei nastri concentrici erano formati da miriadi di frammenti di rocce e ghiaccio che
 
ruotavano lenti intorno all’asse del pianeta. Aliya con la navetta ci passò in mezzo dispettosa, smuovendo dei cicli
 
che duravano da miliardi di anni.
 
            -Cosa hai fatto? Che succederà adesso? Hai scombinato il loro moto!-
            -Non preoccuparti tutto tornerà come prima e poi a limite avremmo lasciato la nostra firma, anche se nessuno si accorgerà di nulla…ma sorridi ti ho preso un frammento…-
            -Mi hai preso un frammento degli anelli di Saturno?-
            -Sì, un souvenir di questo viaggio-
            -Grazie Aliya è incredibile…anche Saturno è spettacolare, gli anelli lo rendono unico, spero di non dimenticare mai queste immagini-
            -Non le dimenticherai, è qualcosa di veramente potente, è uno shock per la tua mente di terrestre,  porterai questi ricordi per sempre con te-
 
Volarono nello spazio tra gli anelli e la superficie del pianeta, poi ripresero la strada di casa.
 
            -Ora riposa amore, ti farò dormire un po’, arriveremo lunedì mattina e vorrei che ti riposassi, devi lavorare-
            -No Aliya voglio stare sveglio è così bello qui…non potevo immaginare…-
            -E’ troppo tutto insieme…credimi…anche io riposerò con te, la navetta ha il pilota automatico e ci proteggerà dagli urti coi piccoli asteroidi, non preoccuparti-
            -Ma…-
I due giovani fluttuavano dentro la piccola astronave senza peso, ma anche se avevano le pareti a pochi centimetri
 
vedevano fuori come se tutta la struttura fosse trasparente, come se volassero nello spazio senza bisogno di nessun
 
mezzo. Aliya si girò verso David e cominciò a baciarlo, ma i loro cuori non cominciarono a battere forte come
 
sempre, al contrario cominciarono a rallentare, insieme ai loro respiri che divennero sempre più radi e si assopirono
 
abbracciati.    
           
            -David…svegliati! Siamo arrivati.Voglio mostrarti l’altra faccia della Luna quella che non vediamo mai-
 
Rallentarono e passarono vicinissimi alla Luna, quel lato oscuro che per secoli e secoli l’uomo non aveva mai visto si
 
mostrò spietata a loro, svariati crateri l’avevano colpita e ferita, David si sentì strano, come se provasse pietà per lei.
 
            -Non ti devi preoccupare la Luna ci è abituata…sopravviverà ancora a lungo-
 
Al loro passaggio tutti i satelliti artificiali smisero di funzionare, tutti i radar furono azzerati, David e Aliya potettero
 
atterrare non visti nel giardino di casa.
 
            -E’ stato semplicemente fantastico e mi sento benissimo, ma cosa mi hai fatto?-
            -La stasi in cui siamo entrati è rigenerante e molto dispendiosa, ho finito tutti gli zirconi che avevo portato, dovrò tornare in Australia prima di partire-
            -Se penso a cosa abbiamo appena fatto…l’Australia mi sembra dietro l’angolo-
            -E’ vero-
            -Manca poco vero?-
            -Sì non avevo bisogno di fare questo viaggio di prova…l’ho fatto perché te lo avevo promesso…manca il Giappone-
            -Non so che dire…-
            -Vorrei solo portarti a vedere i ciliegi in fiore vicino al Fuji Ama, è un vero spettacolo-
            -Va bene…sarà il nostro ultimo viaggio-
 
Entrarono in casa tenendosi per  mano.
 
I giorni successivi Aliya non fece altro che salutare tutte le persone che aveva conosciuto a Nottingham dicendogli
 
che sarebbe tornata in Italia per sempre…Russell avrebbe fatto risultare la sua morte dopo qualche tempo.
 
            -Sei sicura che non c’è altra soluzione?-
            -Sì Russell…promettimi che metterai in ordine la mia finta vita di italiana…fai risultare che morirò per un’aneurisma, ho preparato tutti i dati in questa chiavetta…ma fallo solo fra qualche mese-
            -Lo prometto…ma devi proprio partire?-
            -Sì…-
            -Lo so che sono stato odioso…ma non sapevo chi realmente sei…scusami-
            -Non preoccuparti Russell, lo capisco…-
            -Grazie per Claire…ormai è un anno che stiamo insieme e lo devo a te-
            -Figurati…-
Aliya abbracciò tutti al commissariato e sentì che sarebbe mancata ad alcuni di loro, poi se ne andò seguita da un
 
David così taciturno da essere irriconoscibile.
 
            -Partirai domani mattina?-
            -Sì…ma dopo aver salutato chi di dovere, tornerò per l’ultimo addio-
            -Avevi promesso che mi avresti reso più intelligente…-
            -Tu hai visto cose che gli altri terrestri nemmeno possono immaginare, sei già speciale…purtroppo non posso fare altro, non ne ho la facoltà-
            -Non importa…tu viaggerai nel tempo per venire da me vero?-
            -Lo farò…ma non sarà per restare, lo capisci? E’ troppo dura restare qui…-
            -Allora non tornare… hai detto che è pericoloso-
            -Te lo devo…-
 
La sera erano a cena da Edna, ma fu una cena molto triste.
 
            -Sei sicura che vuoi partire?- Chiese Edna con gli occhi lucidi.
            -Perdonatemi…ma è diventato intollerabile per me stare ancora sulla Terra...devo partire, devo sapere e vedere-
            -Edna dice che sei un angelo…forse ha ragione- disse il reverendo Ferguson e aggiunse- devi perdonarci, noi non possiamo capire fino in fondo…ma lasciami dire che conoscerti è stato importante anche per me…mi hai testimoniato che esiste un mondo che ci attende dopo la morte, che davvero non c’è il nulla e anche se con gli occhi della fede l’ho sempre immaginato e saputo, questo corpo di carne e sangue aveva bisogno di una testimonianza-
            -James anche per me è stato bello conoscerti…ti chiami come il padre che non ho mai conosciuto… e trovo che la tua apertura mentale verso di me sia davvero fuori dal comune…te ne sono grata…so già che saprai prenderti cura di Edna-
 
Quando fu il momento dei saluti Edna la stringeva così forte che sembrava non la volesse lasciare.
 
            -Se puoi, torna da noi, sarai sempre la ben venuta, sei la figlia che non ho mai avuto…-
            -Grazie Edna è stato bellissimo conoscerti…nessuno mi ha voluto bene come te…ti prego sii forte anche per David…-
 
Aliya si staccò da lei e si avviò verso la macchina di David, lui la stava aspettando e con un sorrisino nervoso disse:
 
            -Bene che vuoi fare? Discoteca?-
 
Aliya lo guardò sorpresa.
 
            -Scherzavo…-
 
Accese la macchina e cominciò a parlare e parlare, del tempo, dei passanti, dei vicini chiassosi, di qualsiasi cosa gli
 
venisse a mente, della signora Sherman che aveva di nuovo perso il pappagallo.
 
            -Secondo me quella vecchia pazza della Sherman li fa secchi per puro divertimento…lo sa benissimo che glieli compro sempre nuovi-
 
Aliya lo ascoltava senza dire una parola, sapeva che nei momenti di stress o di estrema gioia lui diventava logorroico.
 
Arrivarono in casa, lei lo condusse in bagno.
 
            -Bè che succede?- Chiese David
            -Ti va di fare la doccia con me?-
            -Ecco…non avevi detto che ti ricordava troppo…-
            -Non dobbiamo fare l’amore per forza e poi per me…ci sei solo tu adesso-
 
Lei lo spogliò lentamente, si spogliò a sua volta ed entrarono sotto la doccia. Lo lavò con cura e amore come se fosse
 
stato un bambino, lui sembrava in trance, non parlava più. Sembrava che lei volesse lavargli di dosso tutta la tristezza
 
per l’imminente sua partenza. Con la pelle appena umida si sdraiarono sul letto si baciarono e si abbracciarono tutta
 
la notte, non sentirono il bisogno di andare oltre.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Manca veramente poco, Aliya sembra intezionata a partire sul serio, ma prima vuole lascire dei ricordi incredibili a David, vuole che non sia stato tutto in vano…anche se il poveretto farebbe volentieri a meno dei viaggi e delle conoscenze del cosmo, vorrebbe Aliya tutta per se’.
Le nozioni su Giove e Saturno sono reali o almeno è quello che ricordo…sarebbe bello vederli dal vivo, mi dovrò accontentare di immaginarli.
Però prima della presunta partenza Aliya ha un paio di cose in sospeso, non perdetevi il prossimo capitolo.
 
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 46
*** La vendetta è un piatto che va gustato freddo ***


La domenica mattina arrivò crudele, non avevano chiuso le tapparelle, la luce come una lama li trafisse e lì fece
 
svegliare.
            -Come ti senti?- Chiese Aliya sussurrando.
            -Stranamente rilassato e senza volontà…tu?-
            -Rilassata ed infelice-
            -Non devi partire se…scusami…fai conto che non abbia detto nulla, non posso farci niente lo so che non ce la fai più-
            -E’ così…-
            -Aspetta qui…non ti alzare…anche io ti avevo promesso qualcosa…questa è la centesima ed ultima volta che ti porto la colazione a letto…-
            -Oh David… le hai contate davvero?-
            -Perché, non avrei dovuto? Te l’ho promesso…-
 
David scese in cucina e con le lacrime agli occhi preparò la colazione, poi con un sorriso smagliante tornò su e fecero
 
colazione come tante altre volte, come se Aliya non dovesse partire, mentirono a loro stessi ancora per un po'.
 
            -Adesso da chi andrai?-
            -Prima a salutare Patrick e Melissa, poi dalla signorina Rott, da Dorotea ed infine…ciliegina sulla torta da Steven Leviatin il dottorando…-
            -Cosa gli farai?-
            -Forse lo vedrai al notiziario…poi tornerò da te per l’ultimo saluto-
            -Ti…aspetto…sii prudente e comportati da Xiariana, altrimenti non te lo perdonerai mai-
            -Ci proverò…-
 
Aliya prese in braccio Rocky e si salutarono con la mente, il micio miagolò tristemente. Poi corse in giardino sotto lo
 
sguardo tristissimo di David, formò la sua navetta in una nuvola di cristalli cangianti e partì per l’America, per la
 
precisione per Milwaukee nel Wisconsin, dove avrebbe trovato i suoi cari amici Patrick e Melissa.
 
Atterrò in un giardino con un grande albero, sembrava quello che lei una volta aveva disegnato per i suoi amici, lo
 
guardò stupita, poi andò a suonare alla porta. Un bella rossa con i capelli un po’ spettinati le aprì.
 
            -Ma chi caspita è di domenica mattina che rompe…Aliya?? Ma sei tu?? PATRICK CORRI C’E’ ALIYA!-
 
Patrick arrivò di corsa in mutande e maglietta.
 
            -Aliya sei davvero tu? Non è uno scherzo?-
 
Si trovò davanti Aliya sorridente. Patrick e Melissa l’abbracciarono contemporaneamente come se lo avessero
 
provato molte volte per uno spettacolo di varietà.
 
            -Sapevo che saresti tornata…sei qui per restare?- Chiese Patrick.
            -No…devo partire…non tornerò mai più-
            -Perché?- Chiese Melissa con le lacrime agli occhi.
            -Non posso vivere in questo mondo, il pianeta di mia madre, Xiar, mi chiama…non mi hanno inventato in laboratorio…mia madre era un’aliena e mi ha avuto dal dottor James Cooper…nessuno a parte pochi scienziati lo sapevano…nessuno dei bambini clonati dal dottor Spellman è mai sopravvissuto. Lo stesso dottor Spellman ha fatto morire i miei genitori…non li ha aiutati-
            -Ha avuto quel che si meritava…è ricoverato in manicomio…ce lo hanno chiuso perché voleva raccontare al mondo di te…ben gli sta!- disse Melissa con rabbia.
            -Ho visto…vi ho cercato tutti-
            -Sei stato da Fuentes?- Chiese Patrick.
            -Sì…sono stata a trovarlo a Miami…ma perdonatemi, adesso devo andare, devo partire ad un preciso orario…devo ancora salutare la signorina Rott…è stata in galera per causa mia, ma so che ha ripreso ad insegnare, si trova a Colonia in Germania, è la mia prossima meta-
            -No resta ancora un po’…noi…- disse Melissa molto dispiaciuta.
            -Credimi vorrei ma non posso…ho visto l’albero… -
            -Abbiamo comprato questa casa perché c’era questo albero…ci è sembrato un segno e ci ricorderà sempre di te…non ci dimenticare- disse Patrick.
            -Non potrei mai…vi auguro ogni felicità-
            -Fai buon viaggio Aliya e sii felice…dovunque tu andrai- concluse Melissa.
 
Si riabbracciarono, poi Aliya si staccò da loro e la videro sparire in un nugolo di cristalli cangianti.
 
Arrivò fulminea a Colonia sul pratino della rinomata università tedesca  dove di sicuro a quell’ora avrebbe incontrato
 
la signora Rott. La vide mentre parlava con una studentessa, le spiegava che gli uomini sono pericolosi, che non
 
bisogna mai fidarsi e che un giorno uno di loro le avrebbe spezzato il cuore.
 
            -Signorina Rott…certe abitudini sono dure a morire…-
            -Senza Nome?-
 
La donna da composta e quasi snob cambiò aspetto, corse come una ragazzina ad abbracciare Aliya.
 
            -Sei veramente tu!-
            -Sì sono io…la vedo bene…-
            -Oh cara quando ho saputo che eri fuggita ho gioito… anche se ero in cella… ma perchè sei qui?-
            -Tra poco partirò sono venuta a salutarla e ringraziarla per quello che ha fatto per me, per avermi reso una persona consapevole dei mali del mondo…non so quanto tempo avrei impiegato da sola a capire cosa volessero da me alla base New Heaven-
            -Non ringraziarmi…lo avresti capito presto comunque…ma non ce l’ho fatta a stare zitta è stato più forte di me…-
            -Continuo  a pensare che non sarebbe mai stato lo stesso senza di lei…-
            -Grazie Senza Nome…grazie di essere passata…-
            -Grazie a lei Helena…ora che so che sta bene posso partire serena…vedo che è sola ma felice…-
            -Sì, non siamo tutti fatti per vivere in coppia, preferisco la mia libertà…ma tu come lo sai?-
            -Sesto senso alieno…-
 
Aliya le sorrise poi l’abbracciò di nuovo.
 
            -Devo andare adesso, devo impedire che questa pazzia del soldato mezzo alieno e mezzo umano venga perpetrata, se non li fermo prima o poi inventeranno davvero qualcosa di vitale e non è detto che sia un bene per l’umanità-
            -Sono d’accordo, vai e fermali, so che puoi farlo…prenditi cura di te e fai buon viaggio!-
            -Lo farò…-
 
Aliya corse via, appena fuori la vista degli studenti del campus, riprese il suo volo, questa volta la meta era New
 
Heaven, la base militare di Johannesburg.
 
Entrò di prepotenza sfondando un muro, l’allarme scattò immediatamente assordante.
 
            -Ma buongiorno a tutti voi! Dov’è Dorotea?-
 
Un’infermiera che forse aveva già visto cercò di parlare e dopo un paio di tentativi andati a vuoto per la paura disse:
 
            -Nella stanza qui accanto…ti prego I.113 non uccidermi…-
            -Non sono venuta per ucciderti, però fai sgomberare l’edificio, presto!-
 
Mentre l’infermiera se ne andava a gambe levate, Aliya senza tanti problemi sfondò il muro di lato e si trovò davanti
 
Dorotea seduta ad una scrivania.
 
            -Barbie? O santi numi! Sei tu? Cosa fai qui? Non eri partita?-
            -Sono tornata per salutarti, volevo ringraziarti per aver reso meno tediosa la permanenza in questo posto…seguimi-
            -Aliya non mi devi ringraziare era il mio compito…l’ho fatto per dovere, anche se è difficile rimanere indifferenti a te…-
            -Lo so, lo sento, per questo ti ringrazio, perché non mi hai considerato un semplice esperimento e questo mi è sufficiente…avvicinati-
            -Cosa vuoi fare?-
            -Ti porto fuori di qui-
            -Perché?-
            -Lo vedrai molto presto!-
 
Aliya l’abbracciò, formò la navetta, la portò fuori della struttura e la depositò a terra.
 
            -Oh santi numi sei incredibile, come mi hai portato qui? Che vuoi fare?-
            -La cosa giusta…addio Dorotea, grazie di tutto-
            -Aspetta! Risparmiali! Sono comunque vite umane!-
            -Lo so Dorotea, non preoccuparti-
 
Aliya sfondò un altro muro e si trovò di fronte dei militari tra cui Rook.
           
            -Sei tornata! Cosa…cosa vuoi farci?-
            -Andatevene, non voglio farvi del male!-
 
I soldati rimasero fermi e interdetti, ma Rook si fece riconoscere.
 
            -Stupida troietta non mi fai paura- era ubriaco e non valutava la pericolosità dell’aliena metallica che aveva di fronte.
            -Non mi provocare, ricordi cosa è successo l’ultima volta? Bene, adesso sono ancora più forte!-
 
Rook fece fuoco, ma Aliya scansò tutti i proiettili come se si muovessero al rallentatore, in un secondo l’aveva
 
disarmato ed appeso al muro per la gola, con la sua forza psichica ascoltava e condizionava tutte le menti dei soldati
 
che non si mossero nemmeno dopo il suo intervento.
 
            -Allora cosa vogliamo fare Rook? Se muori tutti ci guadagneranno, a cominciare dalla tua famiglia…ora lo so per certo che picchi tua moglie ed i tuoi figli e che non fai altro che bere, lo leggo dentro di te…farei un favore al genere umano se troncassi questo tuo collo grasso!-
            -Nooo! Lasciami! Maledetta avrei dovuto farti fuori quando potevo-
 
Rook cercava di divincolarsi da quella presa d’acciaio ma senza risultato, le sue gambe cicciute si muovevano
 
spasmodiche a mezz’aria.
 
            -Non ci saresti comunque riuscito ad eliminarmi…ma sei fortunato, a differenza di te io ce l’ho una coscienza! Avrei potuto terminarti già tempo fa–
            -Tu sei un abominio, un mostro, tu dovresti morire, cosa sei?-
            -Non credevo che tu fossi così coraggioso, ma credo che siano i gradi dell’alcool che parlano per te, normalmente sei forte solo con i più deboli! Facciamo una prova, ti butto dalla finestra, se sopravvivi, sei libero-
            -No, non farlo!-
            -Prometti che non farai del male più a nessuno! Allora ti risparmierò la vita. Se menti lo vedrò, posso leggerti nella mente-
            -Io non vorrei ma…ecco non è colpa mia…mi fanno arrabbiare-
            -Mi dispiace, allora non c’è altra soluzione, se sarai uno storpio, non potrai più fare del male a nessuno e forse i tuoi familiari ti abbandoneranno-
            -No! Mi farò curare, andrò dallo psichiatra-
 
Aliya lesse la sua mente e vide che non lo avrebbe mai fatto, calcolò l’altezza del piano, non sarebbe morto, poi lo
 
scaraventò contro la finestra del corridoio mandandola in frantumi, Rook precipitò a terra, non avrebbe più
 
camminato in modo normale. Tutti i militari intanto si erano dati al fuggi fuggi generale, nessuno voleva affrontarla,
 
inoltre la stessa Aliya alimentava nelle loro menti la paura che avevano di lei. Non fu difficile arrivare al famoso
 
generale Azibo Ramphele, che molto coraggiosamente se la stava dando a gambe.
 
            -Tu…tu sei I.113?-
            -Piacere generale dove se la batte?-
            -Ecco io…-
            -Leggo benissimo le intenzioni che aveva nei riguardi del progetto sui soldati metà alieni metà umani, ma non vedrà mai la luce, non lo posso permettere-
            -Non puoi distruggere tutto quanto, sono miliardi spesi per la ricerca…-
            -Il mondo se ne farà una ragione!-
            -Cosa vuoi farmi?-
            -Non importa che le faccia qualcosa di fisico…ci pensa da solo a rovinarsi la vita, con il lavoro che fa e poi ha un cancro terminale al cervello, quindi mi risparmio la fatica.
            -No…non può essere!-
            -Se ne vada, se vuole vivere ancora qualche mese, tra poco di tutto questo non rimarrà che un cumulo di macerie-
 
Il militare per prima cosa la guardò sconvolto, poi scappò più veloce che potette, Aliya aveva mentito, non era in
 
grado di fare una diagnosi al cervello, ma non aveva resistito alla tentazione di spaventarlo ancora di più. Finalmente
 
toccava all’ultimo personaggio della lista, a colui che in realtà aveva previsto tutto questo. Steven, il Dottorando,
 
l’aspettava apparentemente tranquillo nel laboratorio.
 
            -Lo sapevo che un giorno saresti venuta! Lo sapevo che mi avresti fatto fuori! Lo so che è inutile scappare-
            -Non sono venuta per ucciderti-
            -Allora cosa vuoi  farmi?-
 
Prese delle garze e lo legò ben stretto.
 
            -Guarda!-
 
Aliya cominciò a distruggere tutti macchinari medici della stanza e per ultimo il computer del Dottorando.
 
            -No fermati! E’ la mia vita che stai distruggendo! No! Perché?-
            -Perché non devi più lavorare  a questo progetto! Nessuno di voi farà mai più niente di così mostruoso! Vieni-
 
Lo trascinò fino alla zona top secret, attraversarono le grandi porte di metallo. il Dottorando era sconvolto, Aliya
 
passava da parte a parte come se il metallo prendesse vita e le cedesse il passo. Sotto gli occhi increduli di Steven,
 
Aliya cominciò a distruggere i laboratori segreti, tutte le colture cellulare dei chip per l’impianto nel computer
 
organico e tutti i cloni in crescita. Gli scienziati non si erano fermati, avevano continuato, producendo aberrazioni,
 
individui che non sarebbero mai stati perfettamente sani né fisicamente, né mentalmente, dei mostri che sarebbero
 
morti presto o che avrebbero solo sofferto tutta la vita. Poi arrivò alle celle frigorifere, aveva scoperto leggendo la
 
mente del Dottorando che i corpi di Nestor e Feidor erano ancora lì…non aveva mai visto sua madre, ora finalmente
 
poteva vederla. Aprì una sorta di grosso cassetto scorrevole con dentro il corpo congelato: era tale e quale a lei
 
quando era in forma Xiariana.
 
            -Mamma…-
 
Aliya cominciò a piangere come una disperata e carezzò il viso di Feidor, il Dottorando la guardò stupito, lei percepì i suoi pensieri.
 
            -Anche io sono un essere vivente…lo sai adesso che lei era mia madre e che non siete stati voi a crearmi?-
            -Sì Aliya…adesso lo so…ma quando ti ho conosciuto non sapevo niente, dovevo solo occuparmi della tua salute e creare il Leviatin…-
            -Lo sai che Nestor era ancora vivo due anni fa? Ed il dottore Spellman mi ha impedito di conoscerlo…mi ha tolto tutto-
            -Aliya…non sapevo niente…perdonaci…-
 
Per la prima volta da quando si conoscevano sentì in lui dei sentimenti sinceri e positivi verso di lei, non era lo
 
spietato scienziato che credeva, nessuno è veramente crudele o veramente buono. Percepì che Steven non era felice di
 
creare altri cloni, ma ormai era stato incastrato in quel progetto e tutta la considerazione che aveva sempre cercato era
 
arrivata finalmente, ma sfortunatamente non era più così importante.
 
            -Steven devi uscire di qui…devo distruggere tutto…sono sicura che potresti impiegare meglio il tuo genio-
            -Sì Aliya…-
 
Lo liberò, aprì un varco nel metallo e lo fece uscire, Steven gli fece un cenno con la mano e corse via. Subito dopo
 
Aliya cominciò a dare fuoco a tutto, anche ai corpi ormai senza vita di Feidor e Nestor. Non poteva portarli con sé,
 
non poteva sotterrarli, era più saggio che non li avesse nessuno. Un volta che tutto era intriso di fiamme uscì,
 
cominciò a sfondare le pareti come aveva fatto per la ditta di demolizione, non c’era più nessuno nella base, ci vollero
 
più di due ore ma l’unica struttura che rimase in piedi fu la serra al centro della costruzione, tutto il resto era un
 
cumulo di macerie, ma nessuno morì.
 
Aliya riprese il suo viaggio, ora mancava la prova più difficile: dire  addio a l’uomo che amava sopra a tutti sulla
 
Terra. Arrivò al giardino di casa, lui era lì che l’attendeva, senza atterrare aprì un varco tra i cristalli e lo prese al
 
volo.
            -Aliya…stai bene? Dove mi porti?-
            -Devo farti vedere una cosa prima di partire…-
 
In pochi secondi arrivarono alle pendici del Fuji Ama, alberi di ciliegio sterminati tingevano di bianco tutto il
 
panorama, sembrava che nevicasse.
 
            -E’ bellissimo, non immaginavo-
            -Volevo vederlo insieme a te prima di partire…non è Giove né Saturno, ma è bello lo stesso-
 
Rimasero per almeno una buona mezz’ora in silenzio mentre lentamente i petali cadevano su di loro come una neve
 
delicata ma non glaciale. Poi David parlò.
 
            -Cosa è successo a Johannesburg?-
            -Ho raso al suolo tutta la base…ma non è morto nessuno, gli ho dato il tempo di evacuare-
            -Ne sono felice…-
            -Stavano tentando di creare altri come me…ma non è possibile…sono un miracolo irripetibile…è stato l’amore di mia madre e mio padre a permettere che vivessi. Gli Xiariani non sono corpo prima di tutto, sono anima e pensieri…ero il loro pensiero felice-
            -Allora zia Edna non ha tutti i  torti…-
            -In un certo senso…-
 
Aliya sorrise a David e poi cambiò la sua espressione, ora il suo bel volto mostrava dolore.
 
            -Devo andare…ho un appuntamento col il sole, tra poco ci sarà una tempesta elettromagnetica che non posso perdere…-
 
            David avrebbe voluto che lei restasse, con tutto il cuore, ma non disse nulla per convincerla  a rimanere,
 
parlare non serviva più, infatti disse soltanto:
 
            -Sono  pronto…-
 
Si abbracciarono e compirono l’ultimo volo insieme verso quel giardino che aveva accolto Aliya più di un anno fa.
 
Appena toccarono terra la navetta scomparve, Aliya appoggiò la fronte a quella di David ed unirono i loro pensieri
 
per l’ultima volta. Non ci fu bisogno di parlare, si abbracciarono stretti, poi lei si allontanò con le lacrime agli occhi,
 
lui alzò la mano destra verso di lei, ma non servì  a niente, la navetta si formò nuovamente e Aliya sparì fulminea alla
 
sua vista. David rimase immobile quasi incredulo con la mano alzata. In quell’istante Aliya riapparve in una nuvola
 
temporalesca, lui la scrutò esterrefatto, aveva uno sguardo più maturo, sembrava in qualche modo diversa anche se
 
era sempre giovane.
 
            -Aliya sei tornata…ma…vieni dal futuro?-
            -“Aliya” che bel suono ha detto da te…è tanto che non mi chiamano più così…sì vengo dal futuro per dirti di non aspettarmi…non posso fare molti viaggi nel passato, sono molto pericolosi e deleteri per il fisico-
            -E tu sei venuta lo stesso per me…-
            -Per dirti addio…per liberarti dal sentimento per me…non posso tornare sulla Terra, dove sono adesso hanno bisogno di me…-
            -C’è un altro?-
            -Nessuno di serio…perché nessuno è come te…ma non so se potrò mai tornare per restare, non posso vivere come un normale umano sulla Terra…mi sento in dovere di liberarti da questo dolore che provi per me…anche se io non potrò mai dimenticarti…-
 
Aliya abbracciò David e lo baciò con tutta la passione che aveva in sé, ma allo stesso tempo entrò nei suoi pensieri e
 
cercò di modificare quel sentimento così forte che aveva il giovane per lei, poi pensò al regalo che gli aveva
 
promesso tanto tempo fa ed infine si staccò.
 
            -Cosa hai fatto?-
            -Ho migliorato i tuoi circuiti neurali per quel processo logico con cui normalmente risolvi i casi e la tua memoria ora è sopra la media…ma ogni giorno che passa dimenticherai sempre di più il sentimento per me e forse ti scorderai perfino di avermi conosciuto…-
            -Perché? Non dovevi farlo!-
            -Perché non meriti di soffrire così, devi vivere felice…non ti dimenticherò mai…-
 
Come era apparsa scomparve, David rimase lì molto confuso, forse avrebbe amato in futuro come le era capitato con
 
Aliya, ma non si sarebbe mai dimenticato di lei era impossibile, non avrebbe dimenticato più niente in vita sua.
 
La Aliya del presente invece era appena partita e puntava finalmente verso la sua nuova casa, per cercare se stessa.
 
Arrivò in meno di nove minuti alla distanza adeguata dal sole, espulse fuori dalla navetta il ciondolo a cuore che le
 
aveva regalato Alexei, ci fu un’esplosione elettromagnetica, un suono assordante che non udì nessuno e la navetta
 
sparì dal sistema solare.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Questo è il penultimo capitolo, come potete ben capire Aliya ha deciso di lasciare la Terra, ma prima voleva vendicarsi nel modo più equo che potesse concepire…la vendetta non è mai positiva…ma credo che si possa chiudere un occhio perché Aliya ha anche impedito che gli umani inventassero il loro Frankestein.
Pubblicherò presto l’epilogo, perché prossimamente sarò davvero molto impegnata e ci tengo a finire la mia storia senza pause troppo lunghe.
Esiste di già un sequel…ed avete intravisto l’Aliya del futuro, sempre giovane ma con sguardo più maturo. Spero di potervi raccontare anche la sua storia in un’altra dimensione, quella di Xiar nella galassia Trixtar…
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair

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Capitolo 47
*** Epilogo ***


E’ difficile descrivere cosa ho provato durante il viaggio interdimensionale, le parole non bastano, ma ci
 
proverò…quando mi sono avvicinata al sole c’è stata un’esplosione e mi ha investito così tanta luce che temevo avrei
 
perso la vista. Poi ho sentito un colpo allo stomaco molto forte e ancora cieca per l’esposizione solare, ho avvertito
 
delle scariche elettriche intorno a me, alcune appena percettibili,  altre dolorose, un’angoscia mi ha pervaso
 
completamente, tutte le sensazioni peggiori che avevo provato in passato si stavano presentando insieme…era anche
 
un viaggio mentale, avrei voluto piangere, ma non riuscivo. Quando pensavo che non avrei più potuto tollerare quella
 
tortura tutto è cessato di botto…ho pensato di essere passata nella dimensione di Xiar, allora ho inserito le coordinate
 
senza vedere niente, la mia corteccia visiva era satura di neurotrasmettitori…piano piano cominciai a riacquistare la
 
vista. Notai che alle spalle avevo un sistema binario, due stelle più piccole del sole che si rincorrevano nello spazio. Il
 
computer di bordo sciorinò una miriade di dati, sembrava contento di essere tornato casa. Il sistema in cui mi trovavo
 
aveva dieci pianeti che ruotavano intorno a quella stella doppia ed il quarto era Xiar, in quindici minuti sarei giunta a
 
destinazione. Finalmente lo vidi, aveva due satelliti, uno grande ed uno piccolo che gli orbitavano intorno, erano
 
senza atmosfera come la Luna terrestre, ma il pianeta Xiar non era blu come la Terra, era dorato. Tutto l’intero corpo
 
celeste sembrava formato solo da quel deserto che avevo sognato, sembrava che non ci fosse nulla di vivo sulla
 
superficie e temetti di aver sbagliato qualcosa. Fu allora che Kara comparve nello schermo della navetta come se
 
avesse un comunicatore.
 
            -Mdala figlia di Feidor sei finalmente giunta a noi. Rilassati e lasciati guidare-
 
Quella voce era melodiosa come musica perfetta, poi mi accorsi che tutte le sofferenze dei terrestri erano scomparse,
 
ero finalmente libera, più mi avvicinavo alla superficie del pianeta più mi sentivo serena e felice. Finalmente avrei
 
potuto conoscere mia madre e godere dell’amore infinito e incondizionato degli Xiariani. Atterrai leggera, la navetta
 
si dissolse, potevo respirare senza problemi e mi trovavo in mezzo a quel deserto dorato che avevo visto nei miei
 
sogni. Un oggetto luminosissimo si avvicinò a me e prese le sembianze di Kara.
 
            -Kara finalmente…ma…come mai hai questo aspetto strano? Sembri un fumetto terrestre…me lo sono sempre chiesta-
            -Sei tu che mi immagini così, è una tua semplificazione a causa della tua metà terrestre-
            -Lo sapevo che non potevi avere questo aspetto infantile. Posso vedere mia madre e mio zio?-
            -Tutti noi siamo tua madre e tuo zio, ma è giusto che tu conosca le parti di noi che sono giunte sulla Terra-
 
Un’entità si staccò da Kara e prese forma, era una splendida donna metallica con gli occhi completamente neri,
 
Feidor aveva assunto quelle sembianze momentaneamente perché erano più familiari per sua figlia.
 
            -Mamma!-
            -Figlia mia…-
 
Aliya corse ad abbracciarla, poteva toccarla, era morbida e calda.
 
            -Mdala sei stupenda, mi ricordi tanto James, i suoi occhi, la sua bocca, sei buona come lui-
            -Mamma…non mi sembra vero-
 
Feidor ricambiò l’abbracciò, aveva vissuto in mezzo ai terrestri e sapeva quanto fosse importante la fisicità. Anche
 
Nestor si staccò da Kara, ma non si avvicinò, né l’abbracciò.
 
            -Perdonami Aliya se non ti abbraccio, non sono abbastanza aperto ai costumi terrestri per apprezzare il contatto fisico, ma credimi sono felice di vederti, ti abbiamo aspettato con ansia-
            -Ho così tante domande da porvi…come farò a vivere qui?…avete cibo…un posto dove dormire…?-
            -Non ce ne è bisogno, su Xiar nessuno deve nutrirsi, né dormire, l’energia vitale del pianeta provvede alla nostra esistenza-
            -E cosa fate tutto il tempo?- 
Chiese Aliya alquanto perplessa, ma era una domanda che avrebbe avuto senso solo sulla Terra.
            -Non dobbiamo fare per forza qualcosa di concreto, spesso comunichiamo con altri pianeti e quando possiamo soccorriamo quelli in difficoltà, forse un giorno avremo un rapporto così con i terrestri-  
            -Non è un po’ triste un pianeta completamente desertico?-
            -Non occorre che sia così, tu puoi immaginarlo come vuoi- le rispose Kara.
            -Vuoi dire che mi basta pensare a qualcosa e si materializza?-
            -Sì, ma qualsiasi oggetto o animale materializzerai qui non puoi portarlo via da questo pianeta e non potrai creare esseri senzienti-
            -E’ incredibile…voglio provare-
Immaginai un lago, degli alberi, le farfalle, i fiori e questi apparvero realistiche e vive come se fossero appena giunte su Xiar dalla Terra.
            -E’ incredibile!-
            -No, è Xiar- precisò Feidor sorridente.
            -Come posso usare la mia fisicità? Come posso essere utile a Xiar?-
            -Se vorrai, sarai la nostra ambasciatrice, avrai la possibilità di rappresentarci. Noi abbiamo la funzione di regolare questa galassia, la Trixtar. A noi si rivolgono molte popolazioni per risolvere dispute, guerre fra pianeti e così via- Disse Kara.
            -Quindi ci sono altri mondi popolati? E combattete anche voi?-
            -No, abbiamo solo la funzione di paciere, non combattiamo, anche se tu potrai farlo se lo riterrai giusto e se non provocherai morte inutilmente. La nostra galassia è molto più ricca di vita della via Lattea, il nostro compito è essenziale. Essendo però incorporei a volte non riusciamo a capire le esigenze degli altri, per questo alcuni di noi si separano da Kara ed assumono un corpo con cui viaggiare e relazionarsi con altre popolazioni. Tu imparerai questo compito importante, sarai fondamentale per la pace nella Trixtar, la nostra galassia -
            -E tra una missione e l’altra quando sono qui cosa farò? Devo unirmi a voi?-
            -Non puoi, non completamente, il tuo corpo per metà terrestre te lo impedisce-
 
Non potevo credere a quello che mi stava dicendo, non potevo vivere sulla Terra a causa della mia mente mezza
 
aliena, perché avvertivo troppo vive le sofferenze dei terrestri, d’altro canto non potevo unirmi al popolo di Xiar
 
perché ero troppo terrestre, troppo fisica. Finalmente capii qualcosa che nemmeno Kara con tutte le menti di Xiar
 
potevano comprendere a pieno: non appartenevo né a quel mondo né alla Terra, sarei stata sempre un’incompresa e
 
David mi sarebbe mancato per tutto il resto della mia lunghissima vita. 
 
Adesso è mia la responsabilità della pace nella Trixtar, ma questo compito di ambasciatrice non mi spaventa e non mi spaventerà mai, sono nata per le grandi imprese, potrò usare le mie potenzialità senza limitazione, potrò essere me stessa, sarò sempre unica e diversa da tutti gli altri, ma sarò sempre “Senza Nome”.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
E’sì questo è l’epilogo…almeno per ora. La nostra Aliya ha coraggiosamente affrontato il viaggio inter-dimensionale ed ora è giunta su Xiar. Sembra tornata praticamente al punto di partenza, non è completamente umana né completamente Xiariana, si sente fuori luogo come sempre…ma c’è una differenza importante, potrà esprimere le sue capacità aiutando gli Xiariani a mantenere la pace nella galassia Trixtar come ambasciatrice di pace. Nel sequel è di questo che si parlerà, inoltre non userà più il nome di Aliya, ma “Senza Nome” per gli amici Senza, perché ancora deve trovare la sua identità…spero leggerete e spero che vi piacerà.
 
Spero a presto
:-)
Altair4

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