La zingara italiana

di Kittycake
(/viewuser.php?uid=771956)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rebecca ***
Capitolo 2: *** Alloggio ***



Capitolo 1
*** Rebecca ***


 
Capitolo 1; Rebecca

Un caldo pomeriggio del estate del 1762 una bella ragazza cammina per la Cité senza meta precisa con un semplice blocco da disegno in mano ricolmo di splendidi disegni; la maggior parte dei quali rappresentano Notre-Dame con una precisione immensa e un dominio della propria mano straordinaria, anche se questa ragazza dai capelli ramati non doveva nascere com’era, infatti quella donna era una zingara. Lei veniva da Napoli anche se il suo cognome andava a suggerire delle origini ben più nobili, per l’appunto il suo nome era Rebecca Del Balzo. E’ una ragazza alta e slanciata con un seno prosperoso, i suoi occhi ricordano il più verde dei prati con delle belle sfumature di verde, verde smeraldo e bianco, i suoi bei capelli mossi che le scendono morbidi fino alla schiena e infine il suo volto pieno di curiosità con una spruzzatina di lentiggini e le sue labbra rosse e carnose ma non troppo.
Indossa un leggero vestito rosa cipria con un corsetto bianco che lo divideva in due e legata sui fianchi una fascia colorata con dei sonagli che penzolavano facendo un po’ di rumore ad ogni suo passo. Disegnava attentamente il volto di una donna che aveva sognato la notte scorsa, era la protagonista di un libro che aveva intenzione di scrivere.
Rebecca assorta nel suo disegno, solleva il capo per prestare la sua attenzione ad un gruppo di persone raggruppate intorno ad una capretta. Si avvicina per osservarla meglio, nota subito le corna dorate e il suo manto candido leggermente sporco probabilmente di fango, al suo fianco c’è un uomo vestito in un modo pressappoco ridicolo: giallo e rosso, un abbinamento di colori che lascia pensare che quell’uomo sia uno zingaro, o qualcosa di simile.
Domanda alla capretta domande tipo:
-Che ora è Dijali?
Ricevendo come risposta dieci colpi di zoccolo sul pavimento, in effetti erano le dieci del mattino.
Con lo stupore della folla, l’uomo si accinge a raccogliere delle monetine che la gente gli offre.
Rebecca li guarda allontanarsi, riflette un secondo ricordandosi che quel uomo l’aveva già visto qualche tempo fa alla Corte dei Miracoli! Rebecca chiuse velocemente il blocchetto infilandoselo nel corsetto e si mise il cappuccio che spesso nascondeva nelle pieghe della scollatura. Forse è meglio chiedere a Cecile, dato che l’amica conosceva tutti coloro che abitano e abitavano alla Corte dei Miracoli, ma a Rebecca piaceva usare questo metodo, quindi senza perdere tempo si infila velocemente nel vicolo dove l’uomo si era diretto facendo attenzione a non farsi notare.
Segue l’uomo per pressappoco un quarto d’ora senza farsi mai notare; ma dico io o sei cieco e non mi vedi o sei così rincoglionito che non presti nemmeno un po’ di attenzione a cosa ti succede intorno, e come volevasi dimostrare se Rebecca non l’abbia strattonato via una carrozza l’avrebbe buttato sotto.
Appunto l’uomo finalmente resosi conto della situazione si scusa immediatamente con Rebecca.
-Mi dispiace madamigella vi siete fatta male? Chiede porgendo la mano a Rebecca.
-No mosieur, ma dovreste essere più attento quando camminate per la strada. Rebecca finalmente può guardarlo meglio in viso; e un uomo sui ventiquattro anni con i capelli lunghi e scuri e gli occhi color nocciola.
-Sbaglio o ci siamo già incontrati prima, madamigella? L’ uomo chiede curioso.
-Bè mosieur se non ci presentiamo non lo sapremo mai.
- Oh giusto che stupido, il mio nome e Pierre Gringoire, sono un poeta che vive con ciò che trova. Pierre si presenta con un elegante  baciamano.
-Io mi chiamo Rebecca Del Balzo, sono un’artista, scrittrice e… una gitana. Rebecca guarda il pavimento sentendosi lievemente imbarazzata, forse era meglio pensare prima di parlare. Anche se a Gringoire non importava molto.
-Scrittrice eh? Molto interessante madamigella Rebecca. Dijali gli strattona un po’ la giacca. - Giusto Dijali! Mi spiace madamigella Rebecca ma se non mi muovo la locandiera mi caccerà di nuovo, arrivederc- Rebecca gli blocca il polso prima che possa allontanarsi.
-Aspettate! Vi posso ospitare a casa mia senza problemi!
-Davvero sareste così disposta madamigella? Rebecca non perde un attimo a rispondergli.
-Certo che sì, monsieur. Gringoire allora annuisce lievemente con la testa fidandosi cecamente di Rebecca.
- Bene monsieur Gringoire, seguitemi.
 
 
NDA;
Okkk finalmente sono riuscita a scrivere sto’ capitolo di *****, ahhh che soddisfazione. Comunque se ve lo state chiedendo la risposta è sì la mia visione di Gringoire è Matteo Setti (:D) lo so, lo so non ho fantasia ma me piace troppo Matteo Setti e poi io ho visto prima il musical e dopo ho letto il libro ( Musical che ho visto ieri sera per la prima volta dal VIVO, quindi ispirazione a manetta).
Comunque tanto per farvi nota questo è un prequel della mia precedente storia; un bacio sulle rive della senna, che non è assolutamente necessario leggerla per leggere questa perché prima o poi anche quella diventerà un capitolo di questa storia. Ah e per chi è la prima volta che si imbatte in una mia storia su NDP sappia che ho spostato il contesto nel periodo precedente alla rivoluzione francese.
Mi scuso per l’assenza così lunga e ciauu!
-KittyCake

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Alloggio ***


Capitolo due; alloggio
 
-Seguitemi monsieur Gringoire…
Incominciammo a camminare in silenzio per la “città” ovvero ci infilavamo in vari vicoli per evitare incontri “spiacevoli” specialmente dopo il mio ultimo furto io e le guardie non andavamo molto d’accordo. Comunque non potevo credere che questo tizio che mi conosce appena mi stava seguendo davvero, cioè andiamo! Potevo anche essere un’assassina per quello che lo riguarda, o lui poteva esserlo per quanto riguardava me, ma dubitavo fortemente che questo ragazzo fosse vagamente in grado di impugnare una spada.
Camminammo in silenzio per una mezz’oretta fino a che non arrivammo davanti ad una piccola bottega che affacciava sulla via principale, ovviamente noi entrammo dal retro bottega anche se il mio “ospite” mi guardava incredulo.
-Aspetta stai dicendo che tu vivi qui?!- mi disse con una faccia cosi comica che era un miracolo che non fossi scoppiata a ridere.
-Certo che vivo qui! E per tua informazione anche la bottega è mia- gli feci un ampio gesto con le braccia dicendogli di dare un occhiata in giro, lui entrò un po’ titubante e cercando anche di non calpestare qualcosa, dato che sul pavimento c’era un casino assurdo.
-Lo so che non è nel suo aspetto migliore ma dato che qui lavoro solo io mi sono presa delle libertà- gli dissi mentre appoggiavo il mio taccuino sulla scrivania sotto le scale (NDA; si c’è anche il piano di sopra).
Pierre scostò un lenzuolo appoggiato su una tela mostrando un meraviglioso quadro di una donna mascherata intenta a raccogliere una mela, Pierre guardò il quadro meravigliato anche se non era finito era comunque meraviglioso.
Io che intanto mi ero messa a cercare qualcosa nella mia vecchia libreria, si girai di scatto non sentendo più i passi del ragazzo e quando lo vidi osservare il quadro, mi avvicinai lentamente al lui.
-Bello vero? Questo qui me l’hanno commissionato più di due mesi fa ma nel bel mezzo dell’opera mi fu detto che il mio cliente era morto, era un signore molto simpatico a cui piaceva chiacchierare, voleva qualcosa da regalare alla figlia-  Dissi alle spalle del poeta che sobbalzò.
-Scusa ma allora perché non è venuta la figlia a ritirarlo? – mi chiese
- Ti ricordi l’assassinio di quella famiglia nobile il mese scorso? Quella era la famiglia che mi aveva commissionato il dipinto- Gli risposi con tono triste mentre accarezzavo delicatamente la superfice della tela.
Rimanemmo qualche minuto in silenzio prima che io ricominciai a parlare.
-Senti forse è meglio che ti faccio vedere anche il piano di sopra prima che si faccia troppo tardi- gli dissi avviandomi su per le scale, Pierre e Dijali mi seguirono subito.
Entrammo nella prima stanza che era una sottospecie di camera da letto/sala da pranzo, infatti c’era il mio letto, un tavolo con le sedie e due bauli: il primo contenete roba varia per dipingere, disegnare e altro, mentre il secondo conteneva vestiti, questa stanza collegava altre tre camere: la prima era la cucina, la seconda una camera per gli ospiti e la terza era un bagno (NDA; allora io non so com’era la vita nel 1700 ma se non mettevo un bagno mi facevo schifo da sola)
Pierre mi guardò stupito di nuovo – Davvero tu riesci a pagarti una casa così grande vendendo dipinti e ballando in piazza? - mi chiese.
-Diciamo che dovevo alla proprietaria un piccolo favore e per il resto sono piccoli trucchi del mestiere- gli feci l’occhiolino ed aprii la porta della stanza degli ospiti. – Lo so è un po’ piccola ma dovrebbe bastare per il momento-Gli indicai la stanza con una brandina, una scrivania e una piccola finestra che dava sulla strada. Sentii il ritocco delle campane che indicava la mezzanotte, mi diressi verso la cucina mentre Pierre mi seguiva e gli feci segno di sedersi al tavolo, gli diedi una tetta di pane con del formaggio che tirai fuori dalla credenza era tutto quello che avevo per il momento, lui l prese in mano e mi guardo perplesso. –E lei non mangia madamigella Rebecca? -Mi chiese con gentilezza. –No, gli ospiti prima di tutto e per favore dammi del tu e non chiamarmi madamigella, ne ho avuto abbastanza- Mi immobilizzai per un secondo, non volevo rivelargli né la mia vera identità né la storia della mia vita (o almeno per ora). –Mi dispiace di essere stata scortese ma credo ormai vivendo con persone orrende ho paura che mi stia trasformando in una di esse- Lui mi guardò dall’alto verso il basso. –Non è vero- Mi disse.
-Cosa? – Lo guardai un po’ sorpresa prima che lui parlasse di nuovo
-Non sei una persona orribile né lo sarai mai, ad una persona qualsiasi non sarebbe mai venuto in mente di invitare in casa propria un completo sconosciuto invece tu mi hai accolto in casa tua senza pensarci due secondi, ora dimmi sei o meno una persona orribile? – Mentre parlava si era alzato e si era avvicinato a me guardandomi dritto negli occhi. – Tu non hai la minima idea di che cosa ho fatto a molta gente, e per adesso non credo che ne avrai- gli dissi in maniera brusca uscendo velocemente dalla cucina e mi diressi verso le scale e prima che lui possa continuare la conversazione mi chiusi nella bottega a dipingere.
Mi sedetti bruscamente su una sedia e presi di malagrazia i pennelli messi a lato e incominciai a tirare veloci pennellate ad una tela, forse non avrei dovuto reagire in quel modo…
 
 
NDA:
Ehilà gente! Sì sono io, sono tornata, lo faccio sempre…okay cagate a parte dopo la mia luuuunga assenza su efp di ben sette mesi (o qualcosa in più)in cui ho passato più tempo a vedere Sherlock, Doctor Who e a leggere fanfiction inerenti sono tornata con un nuovo capitolo di questa storia e con una grande novità; sono intenzionata a disegnare un fumetto inerente alla storia e fare di tanto in tanto qualche disegno, comunque per il momento non darò una frequenza di pubblicazione alla storia per motivi vari.
Vi ringrazio infinitamente per seguire questa storia.
-Kitty

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3436099