Fallout: I Lakelurk

di FreddyOllow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 2. Squadra pronta? ***
Capitolo 3: *** Informazioni sulla nota ***
Capitolo 4: *** Un brutto ricordo ***
Capitolo 5: *** Un nuovo aggregato ***
Capitolo 6: *** Cambiamento drastico ***
Capitolo 7: *** Finalmente pronti ***
Capitolo 8: *** Sciacalli ***
Capitolo 9: *** La notte ***
Capitolo 10: *** Le montagne ***
Capitolo 11: *** Caos ***
Capitolo 12: *** Il fiume colorado ***
Capitolo 13: *** Brutto incontro ***
Capitolo 14: *** I macellai ***
Capitolo 15: *** Il Patto ***
Capitolo 16: *** L'accordo ***
Capitolo 17: *** L'inizio della missione ***
Capitolo 18: *** I Lakelurk ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***




 

Il corriere viaggiava in lungo e in largo nel Mojave. Il suo equipaggiamento era da Armi da mischia. Indossava un armatura da mercenario e uno maschera da Hockey.

Arrivò nei pressi di Novac, sperando di trovare un carovaniere con qualcosa di utile. Ma il suo sguardo si posò su una persona, uno scienziato. Camice bianco, capelli neri e occhiali da vista. A primo impatto pensò fosse l'ennesimo scienziato ambizioso in cerca di qualche strabiliante scoperta nella Zona Contaminata. Ma si rese conto, dopo qualche secondo, che non era il solito tipo simile alle altre teste d'uovo incontrate durante le sue avventure. C'era qualcosa di diverso in lui.

Si avvicinò allo scienziato. Questo era indaffarato a scrivere qualcosa sulla sua scrivania. L'uomo alzò lo sguardo e incrociò gli occhi del corriere.

<< Serve qualcosa? >> Disse lo scienziato, interrompendo la scrittura.

<< No >> Rispose secco il corriere.

<< Sei qui per il lavoro? >> Domandò confuso lo scienziato.

<< Quale lavoro? >>

<< Sto cercando alcune guardie che mi proteggano durante le mie ricerche. >>

<< Che ricerche? >>

<< Non posso dirtelo. >>

Il corriere rimase in silenzio, pensando alle prossime parole.

<< Se ti aiuto, cosa ricevo in cambio? >> Disse lui poco dopo.

<< Tappi, oppure uno sconto sugli Stimpack e altri medicinali >>

<< Mmmh... >> Il corriere pensò alla proposta. In questi ultimi tre giorni non aveva avuto niente da fare. Se ne era andato in giro raccattando qualche oggetto da qualche cadavere o edificio. La noia lo stava uccidendo e la proposta dello scienziato era allentante.

<< Va bene, accetto. >> Disse il corriere << Ma voglio sapere di più sulle tue ricerche. >>

<< Ok... va bene. >> Rispose lo scienziato << Mi occupo perlopiù di mutanti. Mutazioni, comportamenti e ecc, ecc... Per ora sto studiando una specie chiamata Lukelurk, credo tu sappia chi sono. Bene, ho scoperto il loro covo principale, si trova in una caverna ai piedi del fiume Colorado. Ma per iniziare le ricerche ho bisogno di uomini che siano disposti a difendermi. Ora ho bisogno di altre guardie, almeno altre sei. >>

<< Quanti ne hai trovati? >>

<< Nessuno. Tu sei l'unico, ma spero di trovarne altri. Per ora mi limito a studiare quel che so sui Lukelurk, anche se non è molto. >>

Il Corriere si avvicinò allo scienziato e guardò i fogli sparsi sulla scrivania.

<< Sono un bel po di carte >> Il corriere indicò i documenti.

<< Si, ma sono perlopiù informazioni confuse. >>

Mentre il corriere e lo scienziato continuarono a parlare, alcuni soldati dell'RNC fecero capolinea nella tenda accanto alla loro. Spostarono otto casse e le portarono fuori. Lo scienziato infastidito dal baccano dei soldati, smise di parlare con il Corriere e andò là fuori, seguito da quest'ultimo.

<< Che sta succedendo qui? >> Domandò irritato lo scienziato.

Un uomo di carnagione scura, con dei baffi, si avvicinò a lui.

<< Siete cieco per caso? >> Aggiunse l'uomo, assumendo un posizione autoritaria << Non vedete che abbiamo da fare? Se non vi allontanate subito sarò costretto ad arrestarvi. >>

Lo scienziato rimase in silenzio, mentre il Corriere incuriosito da quel che stavano facendo i soldati, diede un occhiata veloce a tutte le casse scaricate. Capì che erano contenitori di medicinali, oltre a due casse sul fondo, completamente sigillate con del nastro giallo.

Il soldato estrasse la pistola 9mm dalla fondina e la puntò verso lo scienziato.

<< Se non vi allontanate entro cinque secondi, sarete arrestati! >> Minacciò l'uomo, serrando gli occhi.

<< Va bene, ci allontaniamo >> Rispose lo scienziato, facendo segno al corriere di seguirlo.

I due entrarono nuovamente nella tenda. I rumori continuarono e lo scienziato si sforzò di non sentirli, anche se era difficile concentrarsi con tutto quel casino. Il corriere si sedette affianco a lui. Vicino a loro c'era uno scaffale con qualche libro prebellico. Ne prese uno e si mise a leggerlo.


Passarono due giorni, lo scienziato continuava le sue ricerche, studiando ciò che sapeva sui Lakelurke, mentre il corriere, oramai annoiato, decise di farsi un giro nei dintorni di Novac.

In quei due giorni nessuno rispose all'offerta di lavoro dello scienziato, ma lui non demordeva, e continuava ad aspettare.

Il corriere raggiunse un grosso masso; attorno a lui il terreno era irregolare. Il cadavere di un predone era disteso accanto alla roccia, poco più lontano da lui un foglietto. Lo lesse.

"Siamo scappati da un gruppo di pazzi. Avevano un machete e una maschera puntellata. Hanno ucciso sei dei nostri e il resto della banda si è disperso. Sono fuggito non appena le grida di Alexia hanno interrotto la quiete dell'accampamento... merda, quel tipo l'ha decapitata con un solo colpo, cazzo! Quando ho smesso di correre, mi sono voltato per vedere se gli altri ce l'avevano fatta... Quel che ho visto me lo ricorderò per sempre. C'erano molti corpi mutilati e alcune testa erano state impalate su delle picche di ferro arrugginito. Non so chi sono quei tizi e non credo di averli mai visti prima nella Zona Contaminata. Devo stare lontano da loro, il più possibile. Anzi, spargerò la voce: gli altri compagni devono sapere quel che è accaduto qui. "

Il corriere rimase perplesso. Posò il foglietto nel suo zaino ed esaminò il cadavere del predone. Non aveva nulla di interessante, se non delle munizioni per il fucile d'assalto cinese. Le prese, anche se non faceva uso delle armi da fuoco: tanto poi le avrebbe vendute più tardi a qualche carovaniere di passaggio per dei tappi.

 

ANGOLO AUTORE: E' la prima volta che mi cimento a scrivere una storia su Fallout. Spero che questo prologo vi sia piaciuto. Fatemi sapere la vostra con un commento o se avete qualche consiglio da darmi. Grazie per aver letto la mi storia!

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Capitolo 2
*** 2. Squadra pronta? ***


Prima di iniziare vorrei avvertirti che questa seconda parte, come le altre che scriverò, saranno scritte simile ad una sceneggiatura, perchè vorrei cimentarmi in quel genere.
Grazie per l'attenzione, buona lettura!



Il corriere era appena arrivato a Novac, quando sentì la voce dello scienziato provenire dalla tenda.

<< E' tutto chiaro? >>

Il corriere incuriosito entrò dentro. Cinque uomini con addosso delle armature di pelle, armati con diverse pistole 10mm, fucile da caccia e fucili d'assalto, erano di fronte allo scienziato. Nessuno notò la presenza del corriere.

<< Quanto ci pagherete? >> Chiese uno di loro.

<< 1000 tappi che dividerete tra di voi >> 

L'uomo si voltò verso i suoi compagni per discutere il pagamento. Il corriere avanzò verso lo scienziato.

<< Oh, finalmente sei qui. Ho trovato alcuni uomini che ci aiuteranno. >> Sorrise lo scienziato.

L'uomo udendo tali parole si girò veloce verso loro due.

<< E lui chi è? >> Domandò diffidente. Scrutando da capo a piede il corriere.

<< Beh, lui... lui è il corriere >>

<< Cosa?! Non ci posso credere >> L'uomo era eccitato << Ragazzi, avete sentito? >>

Tutti si voltarono eccitati verso il corriere. Lo scienziato rimase spiazzato dal loro comportamento, non riusciva a capire perchè fossero così contenti.

<< Perchè non ci hai detto che avremmo lavorato con lui? >> Disse l'uomo.

<< Non sapevo fosse così famoso >>

L'uomo guardò per un attimo i suoi compagni e insieme scoppiarono a ridere.

<< Che c'è? >> Lo scienziato arricciò il naso.

<< Hai davanti uno dei più grandi uomini del Mojave e forse del nuovo mondo conosciuto >>

Lo scienziato aggrottò la fronte e guardò il corriere per qualche secondo, poi si voltò verso l'uomo.

<< Davvero non hai mai sentito parlare di lui? >> sorrise l'uomo << Ma dove diavolo hai vissuto fino adesso? >>

<< Non sono mai stato... voglio dire,  ho lavorato per il governo del RNC in florida e non so molto sugli avvenimenti del Mojave >>

<< Allora ti dico soltanto questo: con il corriere al nostro fianco non dovremmo preoccuparci tanto dei Lakelurke >>

<< allora credo che le ricerche non saranno veloci >>

Il corriere era rimasto in silenzio per tutto il tempo, ma era incuriosito da questo strano gruppo che voleva aiutarli nelle ricerche.

<< Fate parte di qualche gruppo? Siete dei mercenari? >> Domandò il corriere all'uomo.

<< Siamo semplici mercenari che si guadagnano da vivere scortando carovane o persone che chiedono i nostri servizi >>

<< Quindi non avete mai avuto a che fare con i Lakelurke? >>

<< Beh, se devo essere sincero non sappiamo molto su questi mutanti, se non qualche storiella. Però, io una volta mi sono imbattuto in uno di loro, ho visto com'erano fatti, ma non mi sono avvicinato per... beh, non volevo rischiare >>

Il corriere rimase in silenzio per qualche istante poi aggiunse 

<< Se non volete morire per mano loro, dovete saperne di più >>

<< No problema, siamo armati pesantemente. Non credo sarà difficile abbatterli >>

<< Vi fidate troppo delle vostre armi, questo non è un bene >>

<< Perchè? >> L'uomo guardò i suoi compagni confuso, prima di voltarsi verso il corriere.

<< I Lakelurke non usano soltanto i loro artigli per uccidere, ma usano anche attacchi a distanza, che possono essere mortali per chi non è pronto. Le vostre armi, senza una buona strategia, servono a ben poco >>

L'uomo non rispose. Si fidava delle parole del corriere e non voleva contraddirlo mentendogli.

<< Quindi, prima di partire, vi dirò tutto quello che so sui Lakelurke e come affrontarli insieme >>

L'uomo e i suoi compagni annuirono. Era eccitati all'idea di apprendere dal corriere tutto quello che sapeva sui Lakelurke. Non capitava di certo tutti i giorni di incontrare il proprio eroe e di imparare i suoi segreti.

Quel giorno passò veloce per i mercenari. Il corriere insegnò a loro tutto quello che c'era da sapere sui quei mutanti e come ucciderli. Lo scienziato invece, era rimasto immerso nelle sue ricerche che non avevano portato a niente di concreto, poichè non aveva nessun DNA da analizzare e nessun uovo da studiare. Ma a lui, diversamente da altre teste d'uovo dei suoi colleghi, gli piaceva approfondire ciò che aveva scoperto, anche se molte volte era inutile.

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Capitolo 3
*** Informazioni sulla nota ***


Tutto ero pronto. I mercenari avevano imparato quasi tutto dal corriere e non restava altro che avvertire lo scienziato, ma il corriere, prima di farlo, volle informarsi di più sulla nota che aveva trovato su un certo gruppo chiamato "i Macellai".

Uscì dalla tenda e si diresse verso un soldato della RNC, che sorvegliava il perimetro. Qui alcuni operai stavano caricando delle casse misteriose su un furgone malridotto e arrugginito.

<< Non può stare qui, signore! >> esclamò il soldato, assumendo un aria minacciosa.

<< Lo so >> rispose il corriere con calma << Vorrei incontrare il vostro capo >>

<< Al momento non vuole essere disturbato >>

<< E' di massima urgenza, soldato! >> il corriere estrasse la nota dalla tasca e il soldato, credendo fosse un arma, gli puntò velocemente il fucile in direzione della testa. 

<< Fermo! >> Gridò il militare << Non fare un altro movimento! >>

<< Tranquillo >> sorrise il corriere << E' solo una nota >>

Il militare scrutò il foglietto con occhi serrati, abbassando il fucile.

<< Questa nota potrebbe contenere informazioni importanti per il vostro capo >>

Il soldato era indeciso sul da farsi. Aveva avuto ordini precisi dal sergente, che non voleva essere disturbato, ma se quella nota conteneva informazioni importanti doveva farglielo sapere o sarebbe stato degradato.

<< Allora? >> domandò il corriere, sapendo che l'aveva persuaso.

<< Okay, ma aspetta qui >> il militare si volse e raggiunse il sergente nella sua tenda.

Il corriere nel frattempo, si lesse nuovamente la nota, cercando di capire chi fossero questi macellai e se li aveva già incontrati. Cercava di nei suoi ricordi, si sforzava, ma non c'era niente.

Il sergente uscì dalla tenda, con le braccia dietro la schiena, seguito dal soldato. Il corriere sorrise lievemente e abbassò il capo come saluto.

<< Salve cittadino >> esordì il sergente, era lo stesso che aveva cacciato lui e lo scienziato giorni prima << Mi hanno riferito che avete informazioni importanti >>

<< Certamente >> rispose il corriere, consegnando la nota al sergente << leggete pure >>

Il sergente si mise a leggere. I suoi occhi, riga dopo riga, si spalancavano sempre più. Il soldato, che era di fianco a lui, capì in quel momento, che aveva preso la decisione giusta.

Quando il sergente finì di leggere, alzò gli occhi verso il corriere, assumendo un aria molto seria.

<< Dove hai trovato questa nota? >> 

<< In mano a un cadavere, non molto lontano da qui >>

<< Cosa ci facevi lì? >> il sergente era sospettoso.

<< Stavo esplorando la zona, in cerca di qualcosa da raccattare >>

Il sergente rimase in silenzio, poi aggiunse << Ti ricordi il punto? >>

<< Certo >>

<< Bene >> disse il sergente, mettendo in tasca il foglietto. Il corriere non fece nulla, ormai quel foglietto era diventato dell'RNC e lui non poteva fare niente per evitarlo. << Ora ci porterete al punto esatto in cui hai trovato la nota, in caso contrario, sarete arrestato! >>

<< Cosa?! >> esclamò il corriere, con sorpresa << Perchè? Per quale motivo? >>

<< Perchè mi avete disturbato e in più, se questa storia non è vera, sarete in un bel guaio >>

Il corriere aggrottò le sopracciglia << Bene allora. Vi porterò nel posto indicato >>

Il sergente si volse verso il militare e con un accennò di capo, quest'ultimo andò via.

<< Non partiremo da soli, giusto? >> chiese il corriere.

<< No >> rispose il sergente, avvicinandosi << Se questa storia è vera, ben presto scoppierà un vero casino nel Mojave e noi dobbiamo essere preparati a fermarlo! >>

Poco dopo,  il militare che era andato via, tornò con altre tre soldati, uno di questi aveva il cappuccio intorno alla bocca e, legata attorno alla schiena, un fucile da cecchino.

Il sergente si volse verso i soldati, guardandoli negli occhi uno per uno. Questi si misero sull'attenti.

<< Bene soldati >> esordì il sergente  << Questo cittadino ci ha fornito delle prove su un gruppo chiamato i macellai. Perciò, se durante la strada ci imbatterono in questi, avete l'ordine di non ucciderli, ma di ferirli. Tutto chiaro? >>

<< Sisignore! >> risposerò i militari all'unisono.

Il sergente si volse verso il corriere e aggiunse << Facci strada, cittadino! >>

 

Il corriere si mise in cammino con affianco il sergente. Seguivano da dietro i quattro militari, il cecchino un po più indietro. Percorsero la stessa strada, incontrando di volta in volta alcuni Gecki, ma per il cecchino non fu un grande problema farli fuori. Fece saltare via, una dopo una, tutte le testa dei Gecki, mentre il resto del gruppo proseguiva con tranquillità. Il corriere rimase più tosto colpito dalla bravura di questo soldato, non aveva mai visto un uomo con una tale mira, a parte Boone. 

Dopo diversi minuti arrivarono sul luogo. C'era ancora il cadavere del pover'uomo, ma gli mancava un braccio ed entrambe le gambe. La faccia poi, era stata mezza divorata. Sicuramente opera dei Gecki.

<< E qui che hai trovato la nota? >> esordì il sergente, guardandosi attorno, nel mentre i quattro soldati, si misero a sorvegliare il perimetro da eventuali minacce. Il cecchino invece, si mise sulla roccia più alta, guardando in tutte le direzioni.

<< Si, proprio qui >> rispose il corriere

Il sergente rimase in silenzio, scrutando il cadavere, poi guardò con estrema attenzione il terreno intorno a lui. Il corriere rimase immobile, fissando gli altri. Si sentiva a disagio.

La terra era secca e arida, oltre le impronte di alcuni Gecki, non c'era un gran che da trovare. Poco dopo il sergente si volse verso il corriere.

<< Hai perquisito il cadavere? >> 

<< Si, ma aveva addosso solo una .9mm e un paio di proiettili >>

<< Quindi niente documenti? >>

Il corriere scosse il capo, nel mentre il sergente serrò gli occhi, annuendo.

<< Non abbiamo molte prove concrete su questi "macellai" >> disse il sergente, prendendo la nota dalla tasca << Ma c'è un cadavere di cui non si sa niente >>

L'uomo rimase in silenzio, curvandosi verso il corpo, poi aggiunse << Devi fare una cosa per me, cittadino >>

Il corriere aggrottò le sopracciglia.

<< Devi trovare questi macellai >> il sergente si volse verso di lui << ma anche altre informazioni utili potrebbero aiutarci molto nella ricerca. Purtroppo, non ho molti uomini per mettermi sulle tracce di questo gruppo, ma tu puoi farlo. Ti pagherò bene cittadino. Che ne dici? >>

Il corriere rimase in silenzio, pensandoci bene. Era già impegnato con lo scienziato, ma poteva mettersi anche sulle tracce di questo gruppo. Qualcuno doveva sapere qualcosa, era impossibile che nessuno, in tutto il mojave, non sapesse nulla su questa pericolosa minaccia. 

<< Va bene >> rispose il corriere << Farò il possibile per trovarli >>

Il sergente annuì, poi aggiunse << Non devi parlare a nessuno di questa missione! Intensi? >>

<< Non si preoccupi, nessuno saprà niente >> sorrise il corriere

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Capitolo 4
*** Un brutto ricordo ***


Il corriere e il Sergente, seguiti dai quattro soldati, si fermarono a pochi miglia da Novac. Il Sergente pareva perso nei suoi ricordi, estraniato dal mondo. Questi macellai gli ricordavano un gruppo di feroci assassini che aveva incontrato un anno fa, ancor prima di arrivare nel Mojave. Uomini da sguardi freddi e apatici, ma con il sorriso e la risata di chi adora o persino ama fare ciò che fa. E proprio come i macellai, quest'ultimi utilizzavano il machete per mutilare gli arti dei poveri malcapitati, con precisione chirurgica, poi cicatrizzavano le ferite degli arti amputati, e infine, legavano il corpo ancora in vita, senza braccia e gambe, su un palo, nel mentre da lontano facevano il tiro al bersaglio con delle freccette. Ci godevano, e come se godevano. 

Il Sergente venne completamente avvolto da un brutto ricordo, un evento tetro avvenuto dentro il supermercato abbandonato. Era in avanscoperta, insieme a due giovani militari per cercare il soldato Ryan MCcarty, scomparso misteriosamente da ben due giorni. Era notte inoltrata, quando entrarono dalla porta di servizio. Non sapevano che l'edificio era occupato dagli uomini che la squadra Charlie-1 stava cercando da mesi. Gli uomini Machete o chiamati dagli abitanti del Vecchio Texas, Gli Squarta arti.

Il sergente si rese immediatamente conto che si era ritrovato in un covo di feroci assassini pronti a sbudellare qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. I due soldati che erano con lui, iniziarono lentamente ad andare in panico, quando incominciarono a sentire il rumore sordo del machete che si conficcava, secondo dopo secondo, nelle carni della donna imbavagliata e legata sul tavolo. Questa strillava forte dal dolore e si dimenava cercando invano di liberarsi, ma il bavaglio attorno alla bocca, smorzava quasi del tutto le sue urla e nessuno poteva udirla fuori dell'edificio, nemmeno il Sergente c'era riuscito. Le risate malefiche e compiaciute degli uomini machete poi, echeggiavano da una parte all'altra della stanza, creando un suono che face rabbrividire persino il Sergente, oltre ai due soldati.

Quelli continuarono indisturbati a infierire su di lei e pezzo dopo pezzo, gli arti della donna furono mutilati e cicatrizzati. Il sergente osservò tutta la scena, nel mentre i due soldati si guardavano tra loro indecisi se scappare o rimanere con il Sergente.

Gli uomini machete non si accorsero della presenza di questi tre e appesero gli arti della donna su delle catene di un metro e mezzo, fissate sul tetto. Il Sergente poi, ordinò ai due soldati di mantenere la posizione e sgattaiolò dietro alcune casse. Voleva accertarsi del numero di uomini presenti nel luogo, prima di poter avvertire il quartier generale per un rastrellamento, ma rimase orribilmente colpito dal numero di arti mutilati che arredavano l'intera stanza. Erano un centinaio, forse di più. Poi l'odore, che fino a quel momento non si sentiva, se non una vaga puzza di muffa, lo travolse improvvisamente. Odore di carne in decomposizione, di sangue, di pelle bruciata. Era un misto confuso di odori insopportabili e disgustosi. Gli sembrò di essere in un mattatoio, con la differenza che qui scannavano le persone e non gli animali.Osservò per qualche secondo gli uomini machete, che ricurvi verso la donna, non facevano altro che deriderla crudelmente a pochi centimetri dalla faccia. 

D'un tratto sentì un altro rumore sordo provenire dalla sua destra, poco dietro di lui. Non fece in tempo a voltarsi, che rotolando in modo irregolare e sgorgando sangue copiosamente, la testa del giovane soldato finì per urtare i suoi piedi. Il sergente sobbalzò dallo paura, e frettolosamente, alzò gli occhi verso la posizione dei due soldati. Il primo era caduto a terra in una pozza di sangue, che continuava a fuoriuscire dalla base del collo, simile a una piccola fontanella, nel mentre il secondo, scioccato da quanto fosse accaduto, rimase immobile, fissando l'uomo con il machete in mano, che in un nanosecondo gli staccò via la testa.

Il Sergente rimase impietrito. La gambe gli iniziarono a tremare e il tremolio si espanse velocemente lungo tutto il corpo. Il fiato e il battito del cuore, accelerarono, e infine, maledì la sua scelta di aver deciso di esplorare l'edificio. Perchè l'aveva fatto? Poteva continuare le ricerche del soldato scomparso anche senza perlustrare il posto. Perchè? Perchè?! Continuava a chiedersi come se fosse bloccato in un loop infinito.

I pensieri fluivano nella sua testa rimanendo in netto contrasto con la paura. Sapeva di essere il prossimo, ma per qualche strana ragione, l'uomo con il machete non l'aveva visto. Il Sergente non era nascosto bene e voltando un po il capo a sinistra, l'uomo l'avrebbe individuato, invece questo, fischiò, attirando l'attenzione degli altri, e dopodiché,  rise a crepapelle, compiacendosi per ciò che aveva fatto.

Il Sergente indietreggiò di qualche passo, verso la penombra, sfruttando la zona buia dietro di lui, nel mentre questi presero i due soldati, compreso le loro teste, e li misero sui due tavoli. Iniziarono a ridere, come se stessero parlando, e poco dopo iniziarono a dilaniare i corpi. Uno di questi prese le due teste e strappò via occhi e lingua, poi impalò i due crani su due differenti aste di ferro arrugginite conficcate nel muro.

Il senso di colpa del Sergente strisciò lentamente fino a riempirlo. Era colpa sua, se quei due giovani soldati erano morti. Non avevano nemmeno vent'anni ed erano stati ammazzati nella maniera più violenta che questo nuovo modo poteva offrirti. Così giovani e immaturi, ma con una gran voglia di cambiare il mondo in meglio. Si erano arruolati nel RNC per questo, avevano fatto l'addestramento insieme, avevano condiviso la vita militare in tutte le sue sfaccettature e aiutato gli abitanti del vecchio Texas a vivere una vita più tranquilla e lontana dai pericoli che il nuovo mondo aveva generato. Credevano ciecamente nel loro piccolo sogno di creare una nazione in cui la gente si sentisse sicura e protetta, ma tutto questo era stato spazzato via da un machete, una singola arma in grado proteggere o uccidere qualsiasi essere vivente, umano e non. Avevano dato tanto e ricevuto poco... ed ora, non rimavano altro che brandelli di carne sparse ovunque e un forte ricordo impresso negli abitanti che gli erano eternamente riconoscenti. Vivi da uomo, muori da eroe! Fu l'unica frase che emerse dai cunicoli dalla testa del Sergente. 

L'uomo lentamente strisciò fuori dall'edificio e si allontanò mettendosi in salvo. Poco dopo chiamò i rinforzi e questi, una ventina di uomini pesantemente armati, lo raggiunsero dopo quindici minuti. Raccontò tutto quello che era successo e si diressero verso il supermercato. Quando giunsero sul posto, circondarono il luogo e il Sergente notò un foglietto sulla porta principale dell'edificio. Lo prese e lo lesse.

"Credi che non ti abbia visto, soldatino?! Credi che siamo stupida? Lo credi davvero? Perchè io mi sono tanto divertita a dilaniare i corpi dei tuoi amichetti. Uno di loro si era pure pisciato addosso prima di morire AHAHAHAHAHAHAHAHA

 Adieu mon ami"

Quell'odio profondo per quel messaggio, lo fece ritornare alla realtà. Il senso di colpa, l'impotenza, la vendetta e il desiderio di trovare quella donna che lo aveva deriso, gli dava un forte motivo per andare avanti, altrimenti, si sarebbe fatto un buco in fronte.

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Capitolo 5
*** Un nuovo aggregato ***


Il corriere salutò il sergente, che seguito dai quattro soldati, rientrò nella tenda. Novac era diversa da come l'aveva lasciata. C'era un gruppo di carovanieri, una decina in tutto, intenti a sistemare alcune mercanzie vicino alla pompa di benzina abbandonata. Cibo, acqua e armi. Proprio così, armi. Il corriere sospettava che l'RNC stava spostando una parte delle proprie truppe verso Novac, ma non ne conosceva le ragioni. Dopo la disfatta di Hoover dam, la legione di Cesar, era stata cacciata via dal Mojave e il grosso del suo esercito era stato decimato dall'RNC. Se questi carovanieri stavano trasportando armi, significava solo una cosa: che c'era un'altra minaccia imminente da fronteggiare.

Il corriere li osservò finché ebbero finito, poi si avvicinò a uno di loro. Era un uomo sulla quarantina, capelli neri e una folta barba che scendeva non curata sotto il mento. Indossava un vestito da carovaniere, con una .9mm in fondina.

<< Sei qui per comprare qualcosa? >> chiese l'uomo.

<< No >> rispose il corriere << Voglio farti alcune domande >>

<< Beh, mi dispiace deluderti, amico. Ma non risponderò a nessuna domanda >>

Il corriere lo guardò in silenzio per qualche secondo, poi aggiunse << Sei in affari con l'RNC, non è vero? >>

<< Ascolta >> disse l'uomo << Se non sparisci al più presto, sarò costretto a usare le maniere forti >>

<< Ehi, calmati >> sorrise il corriere << ti ho fatto solo una semplice domanda >>

<< Ti ho detto di andar via! >> gridò l'uomo, attirando l'attenzione degli altri carovanieri, compresi alcuni soldati della RNC, che si voltarono minacciosi.

<< Okay, okay >> indietreggiò il corriere << Me ne vado >>

Il carovaniere tornò alle sue mansioni, nel mentre il corriere si sedette su una specie di panca, poco lontano da questo. Per non attirare ulteriori attenzioni, finse di controllare il suo Pipboy, osservando attentamente con la coda dell'occhio, ogni movimento fatto dai carovanieri. D'un tratto qualcuno gli poggiò la mano dietro la spalla, facendolo sobbalzare.

<< Cazzo! >> imprecò il corriere, voltandosi verso lo scienziato.

<< Ti ho spaventato? >> disse questo.

<< No >> rispose il corriere << Ero concentrato... >>

<< Allora scusami >> aggiunse lo scienziato << Comunque, ho una buona notizia da darti. Mentre tu eri via per il Mojave, è arrivata una donna che voleva unirsi alla nostra spedizione >>

<< Una donna? >> Sottolineò il corriere confuso.

<< Si, una donna >> rispose lo scienziato << Ha detto di essere molto interessata alla spedizione >>

<< Ha detto solo questo? >> chiese sospetto il corriere.

<< No, ha parlato del compenso e voleva conoscere il resto della squadra. Sono qui proprio per questo. Vuole conoscerti >>

Il corriere rimase in silenzio, poi aggiunse << Conoscermi? Perché mai vorrebbe conoscermi? >>

<< Perché pensa che tu non sia l'uomo che il resto della squadra pensa >>

<< Certo >> sorrise il corriere << proprio un ottima scusa. Andiamo >>

I due si diressero verso la tenda dello scienziato e fuori da esso il resto dei mercenari discuteva, leggeva o puliva le armi. Alla vista del corriere tutti si volsero per guardarlo, era come se stessero osservando una stella del cinema per quanto erano stupefatti. Poco dopo entrarono dentro la tenda e vicino al tavolo, seduta con un libro in mano, una donna di carnagione molto chiara.

Lunghi capelli viola sfioravano le sue spalle e una piccola treccia scendeva delicata fino al mento. Gli occhi grigi, parevano guardare il corriere in maniera distaccata. Indossava un completo di armatura in pelle nera e un fucile caravan, legato intorno la schiena.

Quando la donna alzò lo sguardo verso il corriere, rimase in silenzio per qualche attimo, poi si alzò dalla sedia, posò il libro sul tavolo e si avvicinò con aria sospetta verso di lui. Lo scienziato invece, si mise a sedere accanto alla sua scrivania, sfogliando alcuni documenti e ignorando totalmente i due. La donna era pochi centimetri dal corriere e lo scrutava da capo a piede, nel mentre lui rimase impassibile.

<< Hai intenzione di rimanere in silenzio ancora per molto? >> esordì il corriere guardandola dritta negli occhi. Lei continuò a scrutarlo, girandoci attorno.

<< Allora? >> disse lui << Non hai mai visto un uomo? >>

<< Sembri tu >> Aggiunse a bassa voce la donna, serrando gli occhi << Ho sentito molto parlare di te >>

<< Non sei l'unica ad avermelo detto >> Il corriere la seguì con gli occhi, nel mentre lei ritornò a sedersi, riprendendo il libro e ignorando l'uomo.

Il corriere rimase confuso dal suo comportamento. La donna l'aveva solo osservato senza fargli delle domande e ciò era strano. Nessuno l'aveva mai ignorato così tanto come aveva fatto lei. Il corriere si mise a sedere proprio di fronte alla donna, con l'intenzione di conoscerla meglio, ma sopratutto perchè c'era qualcosa che non lo convinceva. Lei alzò lo sguardo disinteressata, e poco dopo ritornò a leggere.

<< Bene >> esordì il corriere << se non vuoi farmi delle domande, le farò io a te >>

La donna chiuse il libro e lo mise sul tavolo, lanciandogli un occhiata di sfida.

<< avanti >> rispose lei, incrociando le gambe.

Gli occhi del corriere furono per un attimo rapiti dalla sensualità con cui lei aveva incrociato le gambe, facendo risaltare la tonicità della coscia.

<< Allora >> disse lui tornando a guardarla << come ti chiami? >>

<< Ginevra >> aggiunse lei, serrando gli occhi.

<< Sei un mercenario? >>

<< Da molti anni ormai >>

<< Se non fosse per i vestiti che indossi, non sembreresti nemmeno un mercenario >>

<< Dettagli >> sorrise la donna.

<< Con chi hai lavorato? Che lavori hai fatto? >> chiese il corriere, che di volta in volta guardava le gambe della donna.

<< Ho lavorato per molta gente >> disse sbuffando lei << buoni, cattivi, per me non fa nessuna differenza. L'unica cosa che mi importa sono i tappi >>

<< Quindi non ti fai nessuno scrupolo a uccidere? >> chiese Il corriere

<< Perchè dovrei? >> sottolineò la donna, guardandolo dritto negli occhi << Primo o poi dovremmo morire tutti >>

Il corriere rimase in silenzio. La donna era troppo fredda e distacca, come se fosse priva di emozioni. Certo, per un mercenario erano delle ottime qualità, ma era raro che qualcuno avesse questo "dono" fin dalla nascita, perlomeno, senza che avesse avuto dei forti traumi.

<< Ti reputi un assassina? >> tagliò corto il corriere.

<< Forse >> rispose lei con tono freddo e distaccato << Dipende tutto dalla prospettiva in cui osservi le cose >>

<< Che vuoi dire? >> chiese il corriere confuso.

<< Il bene e il male è soggettivo >> rispose lei << Se per te questo è il male, per un altro non lo è >>

<< Sembra più che altro una scusa per girare intorno alla domanda >>

<< Forse, ma non mi interessa approfondire il discorso >> disse la donna alzandosi dalla sedia.

<< Dove vai? >>

<< A divertirmi un po >>

<< Non ci sono divertimenti a Novac >>

<< Lo so >> rispose la donna, prendendo dalla tasca uno psycho e mostrandolo. Dopodiché andò via, nel mentre il corriere rimase seduto ancor più confuso di prima.

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Capitolo 6
*** Cambiamento drastico ***


Erano passati dieci giorni e a Novac le cose erano cambiate drasticamente. Il corriere, dopo aver parlato con Ginevra, era andato via a esplorare la zona contaminata, in cerca di oggetti da raccattare e rivendere a qualche carovaniere. Non amava rimanere fermo senza far niente. Il dottore poi, non aveva intenzioni di cominciare le sue ricerche, era come se stesse aspettando l'ordine di qualcuno. Il Corriere aveva tentato di persuaderlo con discorsi più o meno indiretti, ma il dottore rimaneva sempre sulle sue, deviando il discorso. Era chiaro che stesse aspettando l'ok di qualcuno. Nel frattempo il corriere, andò via, avvisando quest'ultimo che sarebbe tornato dopo dieci giorni. Il dottore non disse nulla.

Nel frattanto Novac si riempì sempre di più di truppe RNC, finché non assunsero il pieno controllo del paese. I cittadini furono costretti a sottostare alle loro leggi e a obbedire in silenzio. "Sarete trattati da uomini liberi" disse il sergente quando tenne il discorso alla gente di Novac, che irritati dalle truppe e dal troppo movimento, scelsero di rimanere in silenzio e non ribellarsi "Se obbedite alle leggi del governo della nuova California, allora sarete trattati come cittadini integranti dell'RNC"

Erano parole campate in aria per la gente che viva lì da sempre. Avevano scelto una vita tranquilla, isolata dalle guerre, dagli intrighi e da tutto il marcio che il mondo potesse offrirgli. Ma ora che l'RNC si era insediata a Novac, sapevano che le cose potevano solo peggiorare. 

Attorno alla città cominciarono a spuntare fuori, come erbacce dal terreno, tantissime tende allo scopo di ospitare i soldati. Il paese ormai era diventato una base operativa del RNC, una specie di avamposto o fortino per scopi militari. Avevano persino costruito in poco tempo, una prigione fatta di carcasse di auto, pezzi in ferro e tutto ciò che poteva essere resistente e che impediva la fuga. 

La gente rimaneva in silenzio, senza lamentarsi, e veniva sfruttata dai militari per vari lavori e mansioni. Solo un uomo osò ribellarsi, quando un soldato ubriaco marcio tentò di violentare sua figlia. Il giorno dopo l'uomo e tutta la sua famiglia vennero fucilati davanti alla stazione di benzina, sotto gli occhi di tutte le persone. I loro corpi poi, vennero abbandonati nel deserto e sicuramente divorati dai Gecki. Le cose a Novac non sarebbero mai più tornate come un tempo.

Il corriere era all'oscuro di quello che succedeva lì, ma aveva già capito che qualcosa stava per cambiare. L'RNC aveva strane intenzioni per il Mojave e sapeva che in un modo o nell'altra avrebbero assunto completamente il controllo di tutto il territorio. New Vegas poi, era la città che creava non pochi problemi. In passato avevano tentato di assumere il controllo in vari modi, ma senza successo. Ed ora, che la minaccia della legione di Cesar era ormai scomparsa, stavano pianificando di annettere la città con la forza, uccidendo chiunque si fosse contrapposto a loro.

Il signor.House? nessuno sapeva che fine avesse fatto. Una cosa era certa, il suo casinò era rimasto intatto. Nessuno aveva tentato di espugnarlo e nessuno sapeva spiegarsi il motivo di tanto silenzio. Persino i robot poliziotti che controllavano le strade erano magicamente svaniti da un giorno all'altro. Solo i Kings erano gli unici a mantenere il controllo, ma faticavano a farlo.

C'era più calma prima, quando l'RNC era in guerra con la legione di Cesar, che adesso che finalmente il Mojave era in pace. Una pace marcia, corrotta e finta. Un pensiero che condividevano tutte le persone della zona contaminata da qualche tempo, compreso il corriere.

Passati questi dieci giorni, il corriere tornò a Novac pieno di cianfrusaglie di ogni genere: Pistole, armature, cibo e oggetti vari. Non appena sbucò da dietro un grande masso, alto diversi metri, vide davanti a se Novac, completamente stavolta. Rimase impietrito, quasi incredulo. L'RNC era dappertutto. Da lontano scorse, come fossero formiche, tantissimi soldati intenti a svolgere vari mansioni giornaliere. Avevano persino costruito un muro con vari ammassati di ferro e oggetti improvvisati tutto attorno a Novac. Alcune guardie armate di fucili d'assalto, erano piazzate davanti alle due via di accesso per il paese. I carovanieri poi, erano improvvisamente svaniti. 

Arrivò davanti all'entrata della città e una guardia gli intimò di fermarsi.

<< Chi siete? >> Chiese il militare, sospetto. Puntandogli contro il fucile d'assalto.

<< Sono il corriere >> rispose lui << Che diamine sta succedendo a Novac? >>

<< Non sono autorizzato a parlarne, signore! >> sottolineò il militare, abbassando il fucile << Il Sergente mi ha dato ordini di farti entrare e uscire a tuo piacimento. Potete entrare, signore! >>

Il corriere annuì confuso. Una vota dentro, si rese contò che la gente era trattata come fossero degli schiavi. Tutti portavano una maglietta blu con su scritto il loro nome, a sinistra del petto. Il suo dubbio che lo tormentava giorni a dietro, si era così avverato. Scaricò ciò che aveva trovato nella sua stanza del motel e poi si diresse di gran carriera nella tenda del Sergente. Qui, due soldati di guardia, riconobbero il corriere e gli fecero un saluto militare, senza fermarlo. Il corriere sollevò il lembo della tenda. All'interno, attorno a un tavolo, c'erano quattro soldati e il sergente che indicava qualcosa sulla mappa. I quattro militari si accorsero di lui e guardarono poi confusi il Sergente.

<< Che ci fai qui? >> disse il sergente, assumendo un aria autoritaria.

<< Che cazzo è successo a Novac?! Cosa avete fatto?! >> gridò il corriere.

<< Dove sei stato? >> chiese il Sergente, deviando la domanda.

<< Rispondimi! >> Gridò il corriere. I quattro soldati si sentirono minacciato dal suo tono di voce e uscirono le armi dalla fondina.

<< Abbassate le armi, soldati! >> ordinò il sergente, e questi eseguirono l'ordine << Lasciateci da soli >>

I soldati abbandonarono la tenda guardando minacciosi il corriere, ma lui rimase impassibile.

<< Allora, si può sapere cosa diavolo ti prende? >> chiese il sergente, avvicinandosi a lui.

<< Ma avete visto lo schifo che c'è la fuori?! >> rispose il corriere << La gente è trattata da schiavi! e come se non bastasse, avete persino assunto il controllo di Novac e l'avete ridotta a un fortino militare >>

Il sergente rimase in silenzio per un po, confuso, poi aggiunse << Sembra che tu non eri qui quando è avvenuto tutto questo >>

<< No, non ero qui >> disse il corriere.

<< Dove sei stato per tutto questo tempo? >> chiese il sergente.

<< Ho avuto da fare, ma ancora devi dirmi cosa cazzo avete combinato a Novac! >>

Il sergente si sedette sulla sedia e fece cenno con la mano al corriere di sedersi. Il corriere si sedette.

<< Novac ci serve >> esordì il sergente << Ci serve per contenere la minaccia dei macellai. Dalle informazioni in mio possesso, pare che questo gruppo sia più grande di quanto pensassimo. Sono una vera e propria fazione, con tanto di esercito. Non so se ci sia un collegamento con la legione di Cesar, ma pare che molti siano disertori che provengono proprio dalla legione. I miei esploratori non sanno dirmi molto, ma non vorrei ritrovarmi impreparato se queste informazioni fossero vere >>

<< Perché fortificare proprio Novac? >> Domandò il corriere, confuso.

<< Perché è l'unico punto strategico adatto a respingere un eventuale invasione. Da qui possiamo ricevere truppe e rifornimenti molto rapidamente. Fortificare Novac è importante per questa causa, ma siccome non sappiamo molto su questi macellai, dobbiamo accertarci che le cose non vadano in malora come è successo in passato contro la legione di Cesar >>

 << Ma questo non spiega il fatto che avete ridotto in schiavitù la gente del posto? >> tagliò corto il corriere.

<< Non l'abbiamo resa schiava. Niente affatto. E' stata una loro scelta collaborare con l'RNC >>

<< Non mi sembrano tanto entusiasti però >>

<< Semplicemente perché non sono abituati a lavorare per altri. Non sanno cosa sia un vero lavoro. Sono abituati a lavorare le proprie terre o a fare affari con i carovanieri di passaggio. E' gente che è dovuta farsi da se, non so se mi spiego >>

Il corriere rimase in silenzio. Le parole del Sergente erano vere. Novac era popolata da gente che badava a se stessa senza chiedere aiuto agli altri. Nessuno di loro aveva mai lavorato per qualcuno, fatta eccezioni per il ranger Andy o Boone.

 << Forse avete ragione, ma questa storia non mi convince per niente >>

<< Non convince nemmeno me. Ma dobbiamo fare il possibile per sventare questa minaccia, in un modo o nell'altro >> Il sergente si alzò dalla sedia, prese un bottiglia di Whisky e ne versò un po in un bicchierino.

<< Favorisci? >> chiese questo al corriere

<< No, grazie >> rispose il corriere, nel mentre il Sergente bevve tutto d'un sorso il whisky.

<< Per questo >> aggiunse il sergente << il lavoro che ti ho dato è di massima importanza. Devi scoprire di più su questi macellai. Solo tu puoi farlo >>

Il corriere rimase stranamente irritato da tutta quella fiducia che il Sergente poneva in lui. Gli sembrava  quasi che il Sergente volesse, in qualche modo, manipolarlo, ma non era così. L'uomo era troppo disperato per farlo, poteva leggerlo sul suo volto.

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Capitolo 7
*** Finalmente pronti ***


Erano arrivati a Novac dei carovanieri, scortati da sei mercenari leggermente armati, che trasportavano cibo e armi. Le due guardie che sorvegliavano l'entrata fermarono questi per l'identificazione, ma loro, confusi dal cambiamento del paese, erano restii a collaborare. Si scambiarono alcuni insulti e paroloni, finché il Sergente, attirato dalla confusione, si diresse a calmare i carovanieri. 

<< Signori, per favore >> esordì l'uomo << Non vogliamo problemi a Novac. Se siete qui per commerciare, entrare pure >>

<< Voi chi siete? >> chiese un carovaniere sulla sessantina. Capelli e barba grigia, indossava un vestito da carovaniere sporco di fango.

<< Sono il Sergente Bill Northway >> disse l'uomo << Novac è sotto la giurisdizione dell'RNC e questo fa di me il comandante di questo posto >>

Il carovaniere rimase in silenzio per un po, incredulo, poi aggiunse << Perchè all'RNC interessa questo posto dimenticato da dio? >>

<< Non sono autorizzato a parlarne ai civili >> tagliò corto il sergente << Ad ogni modo, se siete interessati a commerciare, potete entrare. In caso contrario, vi chiedo di allontanarvi da Novac >>

<< Cosa?! >> Gridò il carovaniere, aggrottando le sopracciglia << Perchè mai dovremmo allontanarci? Novac è un paese libero e possiamo rimanerci fin quando lo desideriamo >>

I due militari guardarono il sergente, come se aspettassero l'ordine di aprir fuoco, ma lui scosse il capo. Questi carovanieri avrebbero creato solo problemi e lui lo sapeva.

<< Non ve lo chiederò un altra volta >> sottolineò il sergente << Se volete commerciare con Novac, potete entrare. In caso contrario, sapete cosa fare >>

Il carovaniere guardò gli altri carovanieri e questi, sopratutto i mercenari, gli fecero capire che sarebbe stato meglio andar via e commerciare da qualche altra parte. Senza nemmeno dire una parola, il vecchio carovaniere andò via, seguito dagli altri. Il sergente tornò di gran fretta nella sua tenda.

 

Il corriere si era appena svegliato nel suo letto, dopo una lunghissima dormita di dieci ore. Non appena aprì lentamente gli occhi, con la vista un po appannata, vide davanti a se, seduta su una sedia Ginevra, che lo fissava. Immediatamente sobbalzò.

<< Cos... Come diavolo hai fatto ad entrare? >> chiese il corriere, perplesso.

Lei non rispose, ma continuò a guardarlo.

<< Ehi >> disse il corriere mettendosi seduto sul letto << Sto parlando con te >>

La donna sorrise, poi alzandosi aggiunse << Il dottore è pronto a partire. Tra venti minuti partiamo >> dopodiché lasciò la stanza del motel.

Il corriere si mise addosso l'armatura di pelle rinforzata e sistemò il suo equipaggiamento in un piccolo zaino: .9mm, tirapugni, machete e pugno potenziato, oltre a qualche stimpack e medicinali vari, poi uscì dalla stanza.

Fuori dal motel, le cose erano rimaste invariate. I soldati si addestravano con vari esercizi e alcuni di essi erano impegnati ad ascoltare i comandanti che impartivano gli ordini. Il corriere si diresse verso la tenda del dottore. All'interno c'era tutto il gruppo al completo, mancava solo il dottore.

<< Dov'è lo scienziato? >> chiese il corriere, cercando l'attenzione di tutti.

<< Ora arriva >> rispose Ginevra che era seduta sulla scrivania, con le braccia incrociate.

Il corriere la guardò per qualche secondo, poi aggiunse riferendosi agli altri << Bene. Avete preparato tutto per il viaggio? >> 

<< Certo! >> rispose l'uomo a capo dei mercenari << Abbiamo preparato tutto: acqua, cibo, armi e medicinali. Tutto quello può servici >>

<< Molto bene >> disse il corriere << Spero che l'addestramento che vi ho fatto sostenere vi sia d'aiuto contro i Lakelurke >>

<< Lo sarà, corriere >> rispose il mercenario << Abbiamo cieca fiducia nelle vostre abilità >>

<< Grazie, ma mi servirà tutto il vostro aiuto per potare a termine questo lavoro >>

Ginevra rise a squarcia gola, attirando l'attenzione di tutti.

<<< Che hai da ridere? >> chiese il corriere, irritato.

<< Falsa modestia >> tagliò corto la donna << Sai perfettamente che da solo potresti portare a termine qualsiasi incarico >>

Il corriere rimase per un attimo in silenzio, nel mentre i mercenari lo guardavano confusi.

<< Pensi che sia facile abbattere un Lakelurke, Ginevra? >> disse il corriere.

<< Non prendiamoci in giro >> sbuffò  la donna << Da solo potresti uccidere persino tre deathclaw adulti >>

<< Ti do un consiglio >> sorrise il corriere << La gente ama parlare e inventarsi cose. Quasi sempre sono parole campate in aria >> 

<< I tuoi trucchetti di persuasione non funzionano con me, corriere >> tagliò corto Ginevra << So perfettamente quando qualcuno è potente >>

<< Pensi male allora >> rispose il corriere, facendo finta di non mostrare nessun interesse alle sue parole.

D'un tratto, dalla tenda, entrò il dottore con aria ansiosa. 

<< S-siete pronti? >> chiese a tutti. I mercenari annuirono.

<< Finalmente partiamo >> aggiunse il corriere << cosa ti ha fatto cambiare idea? >>

<< Niente >> rispose il dottore, aggrottando le sopracciglia << Perché? >>

<< Perché quanto te l'ho chiesto tu mi hai detto che non eri pronto >>

<< Infatti... >> disse il dottore, impacciato << Io... io volevo esaminare con più cura quello che ho sui Lakelurke prima di affrontarli >>

<< Ma tu non affronterai nessuno Lakelurke, dottore >> disse il corriere << Saremo noi quelli che dovranno ucciderli per procurati le uova di cui tu hai tanto bisogno >>

<< Si... beh... >> balbettò il dottore << Ma correrò sempre il rischio. Potrebbero attaccarmi >>

<< Non ti attaccheranno >> sorrise il corriere << Rimarrai nelle retrovie, al sicuro >>

Il dottore sorrise e poco dopo prese lo zaino che era appoggiata a terra.

<< Allora siamo tutti pronti? >> sottolineò il dottore con un sorriso falso << Andiamo! >>

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Capitolo 8
*** Sciacalli ***


L'intero gruppo uscì dalla tenda e si diresse verso l'uscita di Novac, ma furono fermati dal Sergente, che li raggiunse molto frettolosamente. Il dottore si volse verso di lui e tutti gli altri fecero altrettanto.

<< Dove state andando? >> Chiese confuso il Sergente, nel mentre le due guardie dell'RNC si contrapposero tra loro e l'uscita. Il Corriere gli scrutò con sospetto.

<< Ho una missione delicata da svolgere, Sergente >> aggiunse il dottore << Ti ho accennato qualcosa ieri sera >>

<< Lo so >> disse il sergente << Ma non voglio che corriate rischi inutili per questa ricerca. Il quartier generale mi ha ordinato di aiutarvi come posso: Uomini, armi e rifornimenti >>

<< Grazie Sergente >> rispose il dottore << Ma non mi serviranno. Ho tutto il necessario per intraprendere questa missione >>

Il sergente rimase in silenzio, guardando le due guardie immobili vicino all'uscita. Poi fece cenno con la testa di farli passare e i due militari lasciarono libero il passaggio.

<< D'accordo allora >> sottolineò il sergente << Informerò il quartier generale della vostra scelta, non vorrei che mi accusassero di negligenza >>

<< State sereno, sergente >> disse il dottore << Prima di partire ho informato chi di dovere. Tornate pure alle vostre mansioni >>

Il sergente fece il saluto militare e si congedò dal gruppo. Era chiaro che il Sergente quando venne per la prima volta a Novac, non sapesse nulla del dottore e delle sue ricerche. Il loro primo incontro non era stato delle migliori. Aveva trattato il dottore come un comune cittadino, anzi pure peggio. Ma ora che sapeva tutto, si comportava diversamente con lui. Come se il dottore fosse un suo superiore. Il corriere dall'altro canto, non poteva saperlo, ma l'avevo intuito.

Lasciarono Novac senza problemi e proseguirono lungo il sentiero sterrato. Attorno a loro solo deserto e innumerevoli pietre di varie dimensione si alternavano senza fine. Il paesaggio era secco e arido, solo un leggero venticello dava vita a quell'aria di desolazione. 

Il gruppo proseguì senza problemi per quasi un chilometro, quando si imbatterono in un gruppo di sciacalli intenti a razziare un edificio malridotto. A pochi passi da loro, quattro cadaveri, più un bramino crivellato di buchi. Questi erano caduti in un agguato, ma il corriere l'aveva già capito. 

<< Fate silenzio >> disse il corriere, facendo cenno di abbassarsi e tutti lo fecero << Ci sono degli sciacalli più avanti >> 

Il gruppo seguì il corriere, mentre questo si nascose dietro un ammasso di rocce.

<< Come fai a saperlo? >> chiese il capo mercenario.

<< Perchè ha più percezione di te, idiota >> Sbuffò Ginevra. Il capo mercenario irritato, rimase in silenzio.

<< Dottore >> disse il corriere << Nasconditi tra queste pietre e non uscire fuori per nessun motivo al mondo, intesi? >> Il dottore annuì con il capo, come fosse un bambino.

<< Allora >> aggiunse il corriere, guardando i mercenari << Dobbiamo ucciderli se vogliamo proseguire >>

<< Non è meglio aspettare che se ne vadano? >> disse il capo mercenario, nel mentre Ginevra sbuffò nuovamente.

<< No, non se ne andranno >> rispose il corriere << Stanno cercando di insediarsi dentro quell'edificio e hanno lasciato i cadaveri per strada per attirare l'attenzione >>

Il corriere indicò con il dito i corpi senza vita ai mercenari << Guardate bene. I cadaveri hanno ancora tutto ciò che stavano trasportando. Li hanno lasciati li di proposito, proprio per attirare l'attenzione degli ignari viaggiatori >>

<< Si, quello che dici ha senso in effetti >> rispose il capo mercenario.

<< Perchè non dovrebbe esserlo? >> chiese Ginevra. Il capo mercenario aggrottò le sopracciglia, ma non rispose.

<< Allora >> disse il corriere << Dobbiamo circondare l'edificio e farli fuori. Io e Ginevra penseremo ad affrontarli a viso aperto, voi invece tenterete di circondarli senza farvi vedere e poi aprirete il fuoco >>

Il mercenario annuì e anche gli altri fecero lo stesso. Il dottore ascoltava il discorso, ma non ci teneva per niente ad aiutarli. Non era un combattente, l'unica cosa che sapeva fare era quella di scappare quando le cose si mettevano male.

I  cinque Mercenari si allontanarono da loro e si sparpagliarono in diverse direzioni, spostandosi velocemente e silenziosamente da un masso all'altro. Il corriere e Ginevra invece, iniziarono a camminare lentamente verso i cadaveri. Uno sciacallo accortosi della loro presenza, si ritirò dietro il muro, seguito da altri sei sciacalli. Una volta raggiunto i corpi, il corriere si abbassò facendo finta di essere sorpreso, nel mentre Ginevra impugnava tra le mani il fucile da cecchino, pronta a uccidere. Gli sciacalli, come aveva sospettato il corriere, saltarono fuori, armati di mitra 9mm, pistola 9mm e qualche arma bianca, ma non si scagliarono subito addosso. Si fermarono a pochi passi da loro, finchè un uomo completamente calvo e con un pizzetto si fece avanti. In mano una mazza da baseball malridotta.

<< Dateci quello che avete e forse non vi uccideremo >> Urlò questo con aria divertita, nel mentre gli altri sciacalli iniziarono a ridere.

<< Va bene, non vogliamo problemi >> rispose il corriere alzando le mani, nel mentre Ginevra rimase impassibile.

Lo sciacallo guardò con aria di sfida Ginevra, poi disse << Mi piacciono le donne che fanno resistenza. Hanno un non so che di affascinante, sopratutto quando li squarto >> Tutti gli altri sciacalli scoppiarono a ridere.

Il corriere guardò Ginevra e lei annuì. Dopo qualche secondo lei aggiunse << Poveri idioti. Credete davvero che oggi sia il vostro giorno fortunato? >>

Lo sciacallo aggrottò minaccioso le sopracciglia << Stupida puttana! Chi ti credi di essere per venire a insultare me e i miei compagni, eh?! >> 

Questo si volse verso i suoi compagni, per dare il segnale di ucciderli, ma un proiettile si conficcò  dritto nella sua nuca ancor prima che potesse aprir bocca. Lo sciacallo cadde a terra in una pozza di sangue, nel mentre dal suo collo sgorgava sangue a fiumi. Ginevra, in un millesimo di secondi, gli aveva sparato con una velocità così impressionate, che nessuno l'aveva vista mentre prendeva la mira e sparava. Il corriere stesso, rimase stupito da quanto fosse successo, ma sopratutto dalle sua abilità.

Subito dopo si mise in posizione di combattimento e si scagliò, con il suo pugno potenziato e con gran furia, verso gli sciacalli che terrorizzati e confusi stavano aprendo il fuoco. D'un tratto da dietro i massi, altri colpi di fucili raggiunsero questi alle spalle e dai lati. In breve tempo tutti gli sciacalli caddero a terra uno dopo l'altro, con il corriere che disintegrava le loro teste. Uno sciacallo in particolare, tentò di darsela a gambe levate, ma Ginevra, con un colpo ben piazzato, gli fece saltare via le cervella. 

Tutta la banda era stata sterminata.

Da dietro i massi uscirono i Mercenari che si complimentarono per l'ottima strategia del corriere e sopratutto, per l'abilità di Ginevra con il fucile da cecchino. Lo stesso capo mercenario fu come rapito dal talento di questa, non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita. 

Poco dopo si diressero tutti insieme verso il dottore che aveva assistito alla scena.

<< Dove hai imparato questa abilità? >> disse il dottore a Ginevra, incredulo a ciò che aveva appena visto.

<< Non si impara >> rispose lei, mantenendosi sulle sue << c'è l'ho nel sangue >>

Il dottore sorrise, ma non forzò la discussione. Il corriere invece, iniziò sospettare che questa fosse una mutazione di qualche tipo. Nessuno umano aveva e poteva avere una velocità del genere. C'era dell'altro. Lo percepiva nello sguardo freddo e passivo di Ginevra

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Capitolo 9
*** La notte ***


Il gruppo procedeva a rilento. Avevano percorso diversi chilometri nel deserto del Mojave. Non avevano incontrato problemi rispetto la volta precedente. Il dottore era però pensieroso. Il corriere se ne era accorto, ma faceva finta di niente. 

Raggiunsero un vecchio edificio malridotto per metà crollato, sembrava abbandonato. I mercenari controllarono l'interno, nel mente il corriere, Ginevra e il dottore rimasero all'esterno. Dopo una decina di minuti i mercenari uscirono dall'edificio.

<< L'edificio è libero >> disse il capo mercenario.

<< Ottimo >> rispose il corriere << passeremo qui la notte >>

<< Non credo sia una buona idea >> rispose il dottore ansioso.

<< Perché? >>

<< Siamo troppo esposti >> aggiunse questo << L'edificio è instabile. Potrebbe crollarci in testa da un momento all'altro >>

<< Preferisci dormire in mezzo ai Gecki? >> disse Ginevra.

<< No di certo, ma basta anche una granata per far cadere il tetto sopra di noi >>

<< Ti preoccupi troppo, dottore >> rispose il corriere << Nessuno si avvicinerà a questo luogo e se lo farebbero, beh, finirebbe davvero male per loro >>

Il dottore rimase in silenzio. Il gruppo entrò nell'edificio, sistemandosi in una stanza le cui finestre erano state sbarrate con delle assi di legno marce. I mercenari posarono per terra i loro zaini. Il dottore invece, posò la sua roba dall'altra parte della stanza, mentre il corriere posò tutto all'ingresso, dietro un bancone. Ginevra sparì totalmente, per poi ritornare senza zaino. Non si fidava di nessuno di loro. Aveva nascosto il suo zaino da qualche parte, lontano da occhi indiscreti. 

Poco dopo la donna si avvicinò al corriere, che era appoggiato con la spalla sinistra, sotto l'arco della porta d'ingresso, con le mani conserte, intento a scrutare eventuali minacce.

<< Resterò io di guardia >> disse lei. Il corriere nemmeno si volse per parlargli.

<< Scordatelo >> rispose il lui.

<< Insisto >> la donna incrociò le braccia.

<< Perdi tempo >> tagliò corto il corriere.

<< Allora farò la guardia anch'io >> Ginevra serrò gli occhi in segno di sfida.

<< Riposa >> disse il corriere << Domani sarà una lunga giornata >>

Ginevra non disse nulla e si sedette su un pezzo di muro crollato, nel mentre il corriere rimase impassibile sotto l'arco della porta d'ingresso.

Nel frattempo il dottore finì di sistemare il suo zaino e stese per terra un sacco a pelo, nel mentre i mercenari discutevano tra loro. Il capo mercenario controllò che le assi del legno sulle finestre fossero abbastanza resistenti da non essere distrutte in caso di attacco. Non appena con la mano mise un po di forza sull'asse, questa si spezzò. Gli altri, attirati dal rumore, si voltarono verso di lui.

<< Abbiamo un serio problema >> aggiunse il capo mercenario, con l'asso di legno in mano.

<< Che vuoi dire? >> chiese un mercenario.

<< Dobbiamo mettere qualcosa vicino alle finestre. Queste assi di legno non reggerebbero a un attacco >>

I mercenari si guardarono tra loro, e infine, lo stesso mercenario che aveva parlato prima, rispose << Che dobbiamo mettere? >>

<< Mettete quegli scaffali contro le finestre >> disse il capo mercenario, indicandoli con il dito.

Mentre i mercenari facevano questo, il dottore si sedette sul pavimento con la schiena contro il muro. Aprì il suo taccuino degli appunti e si mise a leggere. Poco dopo prese un documento dal suo zaino e iniziò a scrivere sia sul taccuino che sul documento. 

"Non so come finirà questo viaggio, ma voglio credere che finirà nei migliori dei modi. Sono ancora lontano dal mio attuale obbiettivo: I Lakelurk. Ancora non ho nulla in mano e in più ho aspettato l'ordine dai piani alti per intraprendere questa ricerca. Se fosse stato per me sarei partito mesi fa. Ora voglio credere, almeno questa volta, che le mie ricerche possano concludersi una volta per tutte, senza troppi intoppi. "

Il dottore continuò a scrivere, passando infine a riesaminare i suoi vecchi dati sui Lakelurke. Né era ossessionato. Voleva a tutti costi scoprire di più su questi mutanti. Anni fa aveva cercato di fare pressione ai suoi superiori a finché finanziassero queste ricerche, ma fu del tutto inutile. Credevano che fosse inutile sprecare tempo e risorse in una simile ricerca. Altre priorità andavano perseguite. La legione di cesar era una di queste. Con il passar del tempo alcuni scienziati appoggiarono le ricerche del dottore e così alcuni superiori finanziarono questa ricerca, ma alla fine ritirarono i loro tappi da questo progetto. Il dottore non seppe mai il motivo. Tutt'ora se lo chiedeva. Ma ora, dopo alcuni mesi, i suoi superiori gli avevano dato nuovamente il permesso, ma questa volta non era finanziato da nessuno. Tutti i tappi che avrebbe avuto come ricompensa, l'avrebbe ricevuti solo alla conclusione delle ricerche, ma su questo non aveva certezze.

Il capo mercenario, assieme ai suoi mercenari, finì di spostare gli scaffali.

<< Tornate pure ad oziare >> scherzò il capo mercenario << se vi vedo grattarvi le palle giuro che vi ammazzo >> continuò ridendo, ma i mercenari sapevano bene che non stava scherzando. 

<< S-siamo sempre vigili, s-signore >> disse un mercenario con voce tremante.

<< Di questi tempi >> sorrise il capo mercenario << ritrovarsi con una pallottola in fronte non è molto difficile >> 

Tutti i mercenari si guardarono e sorrisero. Era chiaro che era una minaccia. Tempo a dietro, il capo mercenario, uccise un suo uomo solo perché era andato a pisciare senza avvisare che lasciava la postazione di guardia. Prese la pistola e freddamente gli sparò in fronte, senza troppi fronzoli. Era risaputo che era un coglione, ma era altrettanto schizzato e questo impauriva i mercenari.

Dopo un po si congedò dai suoi uomini e si diresse verso il corriere, che era ancora lì. Ginevra era ancora seduta al solito posto.  Guardò il capo mercenario con aria sprezzante, lui fece altrettanto. 

<< Corriere >> aggiunse lui << Presto farà notte. Metto un mio uomo di guardia? >>

<< No >> rispose il corriere, senza voltarsi << Farò io la guardia >>

<< Dovete riposare >> disse il capo mercenario << Avete bisogno di riposo. Lasciate che se ne occupi un mio uomo >>

<< Non preoccupatevi. Questa notte faccio io la guardia >>

<< Okay, non insisto >> il capo mercenario si volse verso Ginevra << Anche lei farà la guardia? >>

Il corriere non rispose.

Il capo mercenario non disse più nulla per paura di far incazzare il corriere, così lo salutò, tornando dai suoi uomini.

 Il sole lentamente calava, lasciando il posto all'oscurità. Tutto era piombato nel silenzio. Ogni tanto in lontananza si udivano i versi di alcuni Gecki o qualche sparo, ma finivano inghiottiti dal silenzio. Tutto era calmo. Solo il dottore creava un po di baccano nel mentre spostava un marea di fogli e documenti che erano per terra. Tutto era piombato nell'oscurità totale, finché il dottore non accese la sua lampada ad olio. La luce squarciò l'oscurità, illuminando debolmente la stanza.

All'ingresso invece, era tutto buio. Il corriere si era seduto su un cumulo di macerie con la sguardo diretto all'ingresso, mentre Ginevra era ancora seduta al solito posto, ma stavolta aveva il fucile da cecchino appoggiato sulle sue cosce. Nessuno dei due parlava e nessuno dei due si guardava. Tutto era calmo e oscuro.

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Capitolo 10
*** Le montagne ***


Era mattina. Il sole si era innalzato da poco in cielo, illuminando il deserto sconfinato del Mojave. Alcuni suoi raggi penetravano debolmente dentro l'edificio. Il dottore si era svegliato prima dei mercenari e già preparava le sue cose per il viaggio.

Il corriere e Ginevra erano rimasti per tutto il tempo all'ingresso senza fiatare. Dopo un po la donna si alzò e si diresse verso la stanza in cui aveva nascosto il suo zaino. Il corriere rimase immobile.

Dopo qualche secondo il capo mercenario si svegliò, gridando ai suoi uomini di alzarsi e di prepararsi per il viaggio. Era infuriato per il fatto che il dottore si era svegliato prima di lui. 

Passarono 30 minuti quando tutto il gruppo uscì dall'edificio. Il cecchino raggiunse la sommità di una roccia e scrutò l'orizzonte. Non vedeva nessuno, se non innumerevoli sassi. Fece cenno al gruppo di continuare.

Il corriere avanzava assieme a Ginevra e il capo gruppo all'inizio della fila, nel mentre il dottore era scortato dal resto dei mercenari. Il cecchino gli affianca sui lati, spostandosi da una roccia all'altra.

Tutto sembrava tranquillo. Un leggero venticello dava un po di vita a quel deserto sconfinato. Il dottore si affiancò al Corriere.

<< Scusami >> esordì il dottore, ricevendo l'attenzione del corriere << Il covo dei Lakelurke dista a due chilometri da qui. Se proseguiamo ancora per questa strada, faremo tutto il giro. Forse è meglio prendere una strada secondaria che passa per le montagne >>

<< Lo so bene >> rispose il correre << Ma sai almeno chi abita sulle montagne? >>

Il dottore scosse la testa.

<< I supermutanti >> sottolineò il corriere, indicando le montagne alla sua destra << Faremo meglio a evitarli. Non voglio correre il rischio. Meglio proseguire con calma senza buttarci nella fossa dei leoni >>

Il dottore rimase in silenzio. Prima di venire nel Mojave non sapeva del fatto che sulle montagne si fossero insediati i supermutanti. Aveva sentito parlare di loro, li aveva anche visti, ma non credeva che si fossero insediati proprio lì. Le sue ricerche erano una priorità assoluta e voleva finirle al più presto. Passare tra le montagne, per raggiungere il covo dei Lakelurke, era una scelta che doveva fare. Aveva perso fin troppo tempo in questi mesi e non voleva perderne dell'altro.

<< No >> disse il dottore poco dopo. Il corriere lo guardò stranito << Dobbiamo passare da quelle montagne. Sono io che vi pago e di conseguenza sono io ad avere l'ultima parola su dove andare >>

<< Davvero vuoi complicarti la vita così? >> sorrise il corriere << Lo sai che finiresti per diventare il pranzo di qualche centauro? >>

<< Correrò il rischio >> rispose il dottore serio << Vi pago per proteggermi. Quindi esigo che voi mi proteggiate >>

<< D'accordo >> aggiunse il correre << Andremo sulle montagne >>

Ginevra, che aveva ascoltato tutto il discorso, non disse nulla. Per lei fare un po di tiro al bersaglio era sempre divertente e fracassare la testa dei supermutanti lo era ancor di più. Odiava quei mutanti. Ne aveva uccise a bizzeffe, anche solo per divertimento. La loro stupidità la irritava. Quando qualcuno offriva del lavoro che richiedeva l'uccisione dei supermutanti da un luogo, lei era sempre la prima che si faceva avanti. Nessuno osava accettare quell'incarico. I supermutanti erano molto forti con le armi bianche, ma anche con armi molto pesanti: mitragliatori a canne rotanti, fat man e altro. Per lei era quasi un hobby ucciderli. Molte persone importanti nel Mojave, quando avevano problemi di questo tipo, si rivolgevano sempre a Ginevra. Aveva sempre un pallottola disponibile per ogni testa dei supermutanti.

Il capo mercenario invece, li temeva. Non era roba per lui e il suo gruppo. A dir la verità gli aveva sempre evitati. Era abituato a compiti meno impegnativi. Scortare carovane, uomini o ripulire luoghi infestati dai predoni e altra feccia simile. Gli scontri a fuoco erano sempre gli stessi, ma mettersi contro i supermutanti equivaleva a un suicidio. Odiava i supermutanti. Era un odio assai radicato. Quella razza andava sterminata. Quasi tutta la popolazione del Mojave la pensava come lui.

Il gruppo deviò il percorso e si diresse verso le montagne, percorrendo una stradina sterrata. Il cecchino andò in avanscoperta, nel mentre tutti gli altri rimasero un po più indietro. Le montagne erano sempre più vicine. Si iniziava a intravedere persino la neve ai piedi delle rocce montuose o sui rami degli alberi. 

Il gruppo proseguì per diversi metri prima di avvistare una mandria di bighorner intenti a brucare il prato. Erano sette esemplari, tra di essi il maschio più anziano affiancato da un altro maschio più giovane. Avvistarono il gruppo e si posizionarono minacciosi verso la loro direzione, pronti a caricarli se fossero stati minacciati o attaccati. Il corriere fece segnò di deviare leggermente il percorso, lasciandoli in pace. Erano animali docili e non attaccavano se non minacciati. I due maschi Bighorner notando che il gruppo si stava allontanando, ritornarono a brulicare il prato.

<< Se ci sono BigHorner nei paraggi, vuol dire che siamo vicino ai supermutanti >> disse il corriere agli altri.

<< Come fai a saperlo? >> chiese il capo mercenario.

<< I supermutanti si nutrono delle loro carcasse >>

<< Vuoi dire che li allevano? >> il capo mercenario era piuttosto confuso.

<< Non proprio >> disse il correre << Diciamo che si prendono cura di loro. Sono l'unica fonte di cibo per i supermutanti, quindi, anche se sono stupidi, sanno che devono in un qualche modo prendersi cura di loro >>

<< Non ti seguo >> rispose il capo mercenario << Io non ho visto nessun supermutante che sorvegliava quei BigHorner >>

<< Le vedi quelle montagne? >> il corriere indicò la montagna alla sua sinistra << E' da lì che sorvegliano i BigHorner. Quando questi si allontano troppo i supermutanti li riportano di nuovo indietro facendo infuriare il maschio alpha dei Bighorner. Questo li insegue e il resto della mandria dopo un po insegue il maschio alpha per paura di rimanere senza protezione, ma i supermutanti sanno come dileguarsi tra queste montagne. Una volta fatto ciò i BigHorner rimangono lì >>

<< Interessante >> disse il capo mercenario << Non credevo fossero così intelligenti da adottare un metodo simile. Cioè, sono troppo stupidi per pensare >>

<< Quando lo stomaco è vuoto, il cervello si attiva, non credi? Tutti gli animali hanno questo capacità >> Tagliò corto il corriere.

Il capo mercenario rimase in silenzio, poi aggiunse << Quindi ci hanno visti arrivare? >>

<< Credo proprio di si >>

Il capo mercenario sobbalzò alle parole del corriere e guardò i suoi uomini, che allora volta erano spaventati all'idea di incontrare un supermutante. 

Ginevra notò la preoccupazione di questi e sorrise, nel mentre il dottore sapeva a cosa andava incontro, ma era pur sempre preoccupato.

<< Allora è meglio se ci teniamo pronti >> disse il capo mercenario, voltandosi poco dopo verso i suoi uomini. 

Questi erano più tesi di prima e si guardarono attorno nervosi. Il corriere notò questo, ma non disse nulla. In cuor suo sperava che potessero sopravvivere a un attacco dei supermutanti, ma non ci credeva più di tanto. 

D'un tratto sentirono un mitragliatore a canne rotanti che ruppe il silenzio della montagna. Tutti guardarono in direzione del suono preoccupati. Poco dopo videro cadere da una rupe molto elevata il cecchino crivellato di colpi. Si schiantò su un sasso, producendo un rumore sordo. La caduta gli spappolò il cranio. 

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Capitolo 11
*** Caos ***


I mercenari rimasero impietriti vedendo il loro compagno morto, con il cranio fracassato per la caduta. Il capo mercenario iniziò a puntare il fucile d'assalto in diverse direzioni, altrettanto fecero i mercenari. Nei loro volti emergeva la paura di morire da un momento all'altro. Non erano abituati a gestire una situazione del genere. Non sapevano cosa fare. Guardarono il corriere, come se lui fosse in grado di aiutarli da questo casino, ma il corriere li guardò impassibile. I supermutanti non erano predoni, drogati o sbandati. Se attaccavano, ognuno doveva pensare a se.

Non passò molto quando un grande sasso cadde giù da un dirupo, travolgendo quasi l'intero gruppo. Era stato spostato da qualcuno. Il corriere fece cenno a tutti di avanzare e di tenersi pronti in caso di attacco. Percorsero velocemente un breve tratto di strada prima che una raffica di proiettili, sparati da un mitragliatore a canne rotanti non gli mancò per puro caso. Si ripararono dietro alcune rocce, nel mentre il capo mercenario e i suoi uomini, si misero dietro a un albero caduto. Il corriere gli scrutò. Li parve strano l'atteggiamento del capo mercenario. Invece di seguirlo, aveva preferito mettersi a riparo da un altra parte. Nel frattempo i proiettili arrivarono a raffica verso le loro coperture e pian piano si iniziavano a udire le grida sei supermutanti.

<< A morte gli umani! >> Si udì da lontano, da una voce stridula << Uccideteli tutti! >>

Un mercenario uscì dalla sua copertura per sparare, ma non si era accorto del supermutante che, silenzioso, era strisciato verso di loro. Gli era di fronte con un martello gigante. Non fece nemmeno in tempo a guardarlo in faccia. Il supermutante gli fracassò il cranio con una secca martellata. I pezzi di cervello volarono addosso al capo mercenario e l'altro mercenario. Questi fuggirono a gambe levate, nel mentre il corriere fece cenno a Ginevra di non sparare.

 Il supermutante rise compiaciuto << Adoro quando gli umani fuggono! >> e si mise a rincorrere il mercenario, che spaventato, cercò di scavalcare un cumulo di pietre, senza riuscirci. Venne raggiunto dal supermutante, che con un calcio lo scaraventò via di qualche metro. Gli ruppe le costole.

<< Ti prego... >> supplicò il mercenario, mentre con i gomiti strisciava via dal supermutante che si avvicinava ridendo << Non... non uccidermi... >>

<< Quanto mi piace >> Urlò estasiato il supermutante << Quanto mi piace! Mi piace! Mi piace! >> nel mentre urlava all'infinito questa frase, il supermutante fracassò tutte le ossa del mercenario a suon di martellate, infine si curvò verso questo e con una mano strappò via la testa dal corpo del mercenario. Il sangue schizzò da tutte le parti.

<< Un altro trofeo per Morpheus! >> rise compiaciuto << Teste nere! Teste nere! Teste nere! Siiii solo teste nere! >>

Nel frattempo arrivarono altri due supermutanti giù da una collinetta rocciosa. Uno era armato con una grande mazza in cemento armato, una rebar club. L'altro con un fucile da caccia. Arrivarono spavaldi ed eccitati verso l'altro supermutante.

<< Dove sono gli altri umani, Morpheus? >> chiese uno di questi.

<< Moprheus non lo sa >> rispose questo, mentre guardava la testa mozzata del mercenario << Morpheus crede che si siano nascosti. A Morpheus interessa solo teste nere >>

<< Troviamo gli umani! Devono morire! >>

I due supermutanti si misero alla ricerca del gruppo, nel mentre Morpheus rimase a contemplare la testa mozzata. Il capo mercenario nel frattanto, si era andato a nascondere sotto una roccia. Non aveva il coraggio nemmeno di uscire la testa e vedere cosa stava succedendo. 

Il corriere guardò il dottore << Rimani qui. Io e Ginevra penseremo a uccidere i supermutanti >>

Il dottore annuì. Di certo non li avrebbe affrontati neanche se il corriere glielo avesse ordinato. Aveva una paura fottuta, ma cercava di rimanere calmo pensando alle sue ricerche.

Ginevra con il fucile da cecchino puntò la testa di un supermutante più distante. Aspettò il momento il giusto e sparò un colpo che si andò a conficcare nella tempia del supermutante, uscendo dall'altro lato. L'altro supermutante urlò di rabbia, attirando l'attenzione di Morpheus. 

<< Bastardi umani! >> Imprecò il supermutante << Uscite fuori vermi rognosi! >>

Il corriere sbucò da dietro un albero, sorridendo << Mi avete chiamato? >> derise i due.

Il supermutante lanciò un forte grido prima di scaraventarsi addosso al corriere. Ginevra rimase a guardare, tenendo sotto mira Morpheus che era indeciso se combattere o guardare la testa mozzata.

Il supermutante scagliò un colpo dall'alto con la sua rebar club, ma il corriere lo deviò, spostandosi di lato.

<< Tutto qui? >> rise questo, scuotendo il capo.

Il supermutante infuriato, scagliò un altro colpo da sinistra e il corriere lo deviò.

<< Sei lento come un bramino >> il corriere lo derise.

Il supermutante perse le staffe e iniziò a scagliare colpi a caso. Il corriere continuava a deriderlo. 

<< Devi morire umano! Devi morire! >> urlava il supermutante, nel mentre non si accorse che il corriere gli era di spalle e non davanti.

<< Hai finito? >> sottolineò il corriere << Io sono dietro di te >>

Il supermutante si fermò e si volse confuso << Ti ammazzo! >>

Il corriere deviò il suo ultimo colpo, fece un gran balzo gli fu di nuovo dietro. Estrasse velocemente il machete e con taglio netto, mozzò la testa del supermutante. Il corpo di questo continuò a sferrare attacchi alla cieca nel mentre camminava in avanti, finché non cadde a terra.

<< Non c'è divertimento a combattere con i supermutanti >> disse il corriere fra se << Sono troppo prevedibili >>

Morpheus era rimasto ancora lì, come se fosse tutt'altra parte. Guardava con ammirazione la testa del mercenario, inconsapevole che il corriere era a pochi passi. 

Ginevra raggiunse il corriere che guardava stranito Morpheus.

<< Non credo sia fatto? >> chiese perplesso Ginevra.

<< Non penso >>

<< Che ci trova in quella testa? >>

<< Domandaglielo >> 

Morpheus continuava a contemplare la testa mozzata.

<< Ehi bifolco? >> urlò Ginevra.

Morpheus non rispose.

<< EHI! Stupido mutante! >> insistette Ginevra.

Morpheus si riprese di colpo e si volse verso loro. Non sembrava essere ne sorpreso e ne spaventato.

<< Morpheus non è stupido! >> disse questo triste << Morpheus odia gli uomini neri >>

<< Ma che sta dicendo? >> aggiunse Ginevra confusa.

<< Credo si riferisca ai mercenari >> rispose il corriere, nel mentre osservava Morpheus. 

<< In che senso? >> chiese Ginevra.

<< I mercenari indossano caschi e divise nere >> disse il corriere, indicando il corpo senza testa del mercenario << Credo che lui uccida solo mercenari. E' ossessionato >>

<< Morpheus è umano >> sottolineò il supermutante.

<< Non sei un umano >> disse Ginevra << Sei un fottuto supermutante >>

<< Perché tratti male Morpheus? >> il supermutante si rattristì, abbassando lo sguardo << Morpheus buono con umani, ma molto cattivo con uomini neri. Molto cattivo >>

Il correre fece cenno con la mano di stare zitta a Ginevra.

<< Perché odi gli uomini in nero? >> chiese il corriere, avvicinandosi a lui lentamente.

<< Morpheus usato come schiavo da loro >> pianse il supermutante << Morpheus venire maltrattato. Morpheus molto triste e solo da schiavo. Morpheus usato come sacco da boxe >>

Ginevra si stranì << Sei grande e grosso perché non ti sei ribellato? >>

<< Morpheus avere al collo un collare da schiavo. Morpheus non poteva fuggire. Morpheus esplodeva se si allontanava dagli uomini neri >>

<< E come hai fatto a fuggire? >> Domandò il corriere, posando una mano sulla spalla del supermutante. Il braccio del corriere sembrava uno stuzzicadenti a confronto alla possanza del supermutante.

<< Morpheus fuggire via grazie a un vecchio umano. Lui salvato me e altri schiavi umani dagli uomini in nero. Ribellione degli schiavi. Tanto caos. Tanto sangue. A Morpheus non piaceva. A Morpheus piaceva sangue degli uomini in nero. Le loro teste >>

Ribellione degli schiavi? Al corriere non venne nulla in mente che fosse collegata a un fatto simile. Non aveva mai sentito parlare di una ribellione degli schiavi, ne tanto meno di mercenari che schiavizzavano persone e supermutanti. Forse Morpheus aveva assunto tante di quei Jet o altra roba simile, da aver ridotto il suo cervello in poltiglia. Il corriere non né era sicuro, ma Morpheus non sembrava malvagio, anzi, pareva piuttosto confuso su chi fosse veramente.

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Capitolo 12
*** Il fiume colorado ***


Il capo mercenario rimase nascosto sotto le rocce per più di un ora, prima che decidesse di uscire la testa. Lentamente strisciò fuori, con la 9mm in mano. Si guardò attorno, spaventato. Era restio a muoversi. C'era uno strano silenzio nell'aria. Perciò, pensò che il Corriere e Ginevra avessero uccisi tutti i supermutanti.

Accovacciandosi silenziosamente, si diresse verso il luogo in cui aveva visto per l'ultima volta i due. Notò i due supermutanti uccisi, ma non vide ne il corriere e ne Ginevra e tanto meno il dottore. Poco lontano da lui, i due mercenari giacevano a terra senza vita. Entrò in panico. Non sapeva cosa fare. Era rimasto da solo. Se per puro caso i supermutanti l'avrebbe avvistato, non avrebbe avuto scampo. Questa volta non c'erano i suoi uomini a fare da diversivo.Si fece coraggio e cercò di continuare per la strada, sperando di trovare il gruppo.

Ad ogni passo che faceva, si sentiva osservato, come se qualcuno lo stesse spiando. Le mani gli tremavano e il cuore quasi non gli schizzava fuori dal petto, ma doveva continuare. Fermarsi equivaleva a morte certa.

Dopo un centinaio di metri, sotto un albero molto robusto pieno di foglie, appoggiato di schiena, c'era un cadavere di un uomo. Aveva la faccia sfracellata e lo stomaco dilaniato. Forse qualche animale mutante si era nutrito di lui. Vicino alla sua mano una revolver e un cibo in scatola. Sicuramente prima di essere ucciso, stava cercando di mangiare.

Il capo mercenario prese la scatola di cibo e l'aprì. Aveva fame, non mangiava da ore. Ingurgitò tutto in due soli bocconi, buttando per terra il contenuto vuoto. Il suo stomaco brontolava stranamente.

Non appena si volse, vide uno Yao Guai alzarsi infuriato davanti a lui. Ruggì talmente forte, da farlo rabbrividire.

 

Questo rimase paralizzato dalla paura. Non sapeva cosa fare. Il cervello gli andò in tilt. La 9mm gli scivolò dalle mani. Tutto il suo corpo iniziò a tremare dalla paura. Le gambe faticavano a reggerlo. Lo Yao Guai fece un altro ruggito, prima di correre infuriato contro di lui. Il capo mercenario rimase lì, a fissarlo. La paura l'aveva paralizzato. Lo Yao Gaui sollevò in aria il suo possente braccio e con i suoi affilati artigli, infilzò lo stomaco dell'uomo. Le sue interiora fuoriuscirono dal suo corpo, riversandosi per terra. Si toccò il ventre. Aveva le mani piene di sangue. Lo Yao Guai ruggì di nuovo eccitato. Sferrò un altro potente colpo, staccandogli la testa dal collo che rotolò giù da un piccolo dirupo.

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Nel frattempo il corriere, Ginevra, Morpheus e il dottore, si fermarono vicino a un tronco d'albero. Il dottore continuava a scrutare Morpheus. Aveva già visto supermutanti addomesticati o che lavoravano a stretto contatto con gli umani. C'erano persino supermutanti che pensavano di essere umani, come Morpheus. Ma il dottore era sempre stato diffidente verso quest'ultimi. Non si fidava di loro. Credeva che la loro mente fosse troppo debole e che potessero cambiar comportamento da un secondo all'altro; ora potevano sembrare indifesi agnellini, poco dopo spietati assassini. La loro mente non era in grado di avere una stabilità, una personalità precisa e di riconoscere il giusto e il sbagliato. Solo pochi supermutanti ci riuscivano ed erano rari.

Morpheus continuava a contemplare la testa del mercenario morto. I suoi occhi erano rapiti da quella testa mozzata. Era come un monolite per lui. Un oggetto di cui non poteva fare a meno. Ginevra nel frattanto, si sedette sul tronco, accavallando le gambe, nel mentre il corriere l'osservava. Il dottore fissava con fascino e repulsione Morpheus.

<< Ora che si fa? >> chiese Ginevra a tutti.

<< Riposiamo >> rispose il corriere << Non siamo molto lontani dalla destinazione >>

<< Riposarsi? >> sottolineò il dottore << Non possiamo oziare. Dobbiamo continuare a camminare. Possiamo arrivare lì prima che il sole cali >>

<< E' troppo pericoloso >> aggiunse il corriere << Non siamo sicuri di cosa ci aspetta una volta arrivati lì >>

<< Voi non capite l'importanza di queste ricerche >> disse il dottore << Devo riuscire a prendere dei campioni di DNA e delle uova di Lakelurke. Questa ricerca è di importanza vitale >>

<< Importanza vitale? >> chiese Ginevra confusa.

<< Non possono parlarne >>

<< Cosa c'è sotto, dottore? >> Ginevra serrò gli occhi.

<< Non c'è niente >> il dottore pareva impacciato << Sono ricerche top secret. Vi pago per difendermi, non per fare domande >>

Ginevra rimase in silenzio. Il corriere invece, si fece alcune domande. Il dottore non gli aveva mai detto che queste ricerche erano di vitale importanza. Pensava che fossero ricerche per scoprire di più su questi mutanti, ma nulla più. Il dottore nascondeva qualcosa. O forse, le persone per cui lavorava, avevano in mente qualche strano esperimento o altro.

<< Ci muoviamo?! >> disse il dottore, facendo cenno con la mano di proseguire.

Ginevra si alzò dal tronco in cui era seduta e guardò per un attimo il corriere. Questo aveva capito che Ginevra pensava le sue stesse cose.

Il gruppo proseguì lungo una stradina, imboccando vari sentieri tra le montagne. Di tanto in tanto incontravano qualche bighorner o dei resti scheletrici umani. Dei Supermutante non c'erano tracce. Forse avevano capito che il corriere e Ginevra erano molto più forti dei normali umani o forse, non c'era nessuno per davvero.

Passarono circa trenta minuti, quando lasciarono la stradina montagnosa per ritrovarsi ancora una volta nello sconfinato deserto del Mojave, fatto di sassi e resti prebellici. Scesero lentamente il dirupo roccioso finché i loro piedi non toccarono il terreno sabbioso e arido. Alla loro destra si iniziava a intravedere il fiume Colorado. Il dottore spalancò gli occhi stupefatto. Finalmente era vicino al covo dei Lakelurke.

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Capitolo 13
*** Brutto incontro ***


Il gruppo continuò a scendere il dirupo ancora per un po. Poco dopo si ritrovarono ai piedi di un burrone alto un centinaio di metri. Da lassù potevano godere del panorama che il fiume colorado era in grado di regalare.

Morpheus non staccava per un attimo lo sguardo dalla testa mozzata. Camminava come fosse uno zombie. Non sapeva nemmeno il perché seguivo il gruppo. Forse perché si sentiva umano? La sua mente era troppo debole per capire la realtà. Viveva in un mondo illusorio. Credeva che i supermutanti fossero degli umani. Lui li vedeva esattamente come il corriere e Ginevra. Il suo mondo era contorto. Fatto di mille pensieri che andavano e venivano, ma solo una cosa rimaneva lì, come fosse un ossessione: gli uomini in nero.

Tutto era legato a quel desiderio di ucciderli. Avvolte non sapeva nemmeno lui del perché lo volesse fare. Dimenticava, e poi come un lampo, ecco che ritornava quel ricordo. Avvolte credeva che fosse frutto della sua immaginazione, che non era mai stato preso prigioniero, che non era mai successo la ribellione degli schiavi, che tutto fosse solo immagini, magari preso in prestito da qualche libro prebellico letto chissà dove.

A Morpheus piaceva leggere. Era l'unico supermutante della sua comunità che lo faceva. Tutti lo prendevano in giro per via del suo Hobby. I supermutanti non amavano leggere, scrivere e tanto meno usare i terminali. Usavano i libri prebellici per riscaldasi durante le fredde notti nel Mojave. Distruggevano i terminali per raccattare pezzi o ingranaggi che potessero tornare utili alle loro micidiali armi di distruzione. Solo Morpheus non era interessato a distruggere e uccidere, a meno che non si trattasse di uomini in nero. I supermuntati l'avevano comunque accettato tra di loro, anche se non si fidavano. Un supermutante che crede di essere un umano e che vede gli altri della sua razza in quel modo, non è molto affidabile.

Il dottore si avvicinò fino alla fine del dirupo, guardando il vuoto al di sotto. Poi alzò lo sguardo, scrutando le rive del colorado. Cercava nervosamente la caverna in cui i Lakelurk avevano il nido, ma non vedeva niente. Nessuna fessura. Niente di niente.

<< Che stai cercando? >> chiese il corriere, notando il nervosismo di questo.

<< La caverna >> rispose secco il dottore << Non vedo nulla da quassù, eppure so per certo che è da queste parti >>

<< Potrebbe essere sulla nostra sponda >> aggiunse Ginevra con un lieve sorriso.

<< Si, probabile. Non ci avevo pensato >> il dottore si volse verso la donna, sbuffando.

Ginevra scosse la testa come per dire: è un cervellone, ma nello stesso tempo un idiota.

<< Okay >> esordì il corriere << Scendiamo per la stradina e raggiungiamo il fiume >>

Il gruppo seguì il corriere, nel mentre Morpheus pareva più uno zombie incantato dalla testa mozzata. Ginevra si accostò al corriere, nel mentre il dottore rimase in mezzo seguito dal supermutante.

Scesero alcuni dirupi, facendo attenzione a non cadere o scivolare. Il terreno un po sabbioso rendeva difficile la discesa. Dopo un po iniziarono a intravedersi alcuni alberelli di cactus piene di spine, oltre a grandi sassi. Vicino al letto del fiume un po di erba secca. Raggiunsero un barchetta in legno semi distrutta, la cui parte anteriore era immersa nel fiume. Poco lontano da questo, uno scorpione radioattivo morto e un prospettore le cui gambe erano state staccate con le tenaglie del insetto.

Ginevra si guardò attorno, nel mentre il corriere si avvicinò per esaminarli. Lo scorpione radioattivo aveva dei colpi di machete molto profondi sulla testa e sull'addome. Qualcuno l'avevo ucciso e forse il corriere aveva capito chi.

<< Macellai >> esordì questo << Questo è opera dei macellai. Forse ci stanno osservando, o forse, sono nei paraggi. Dobbiamo fare attenzione >>

<< Chi sono questi macellai? >> domandò Ginevra confusa.

<< Spietati assassini, per usare un termine >> rispose il corriere << Sono un gruppo forse molto numeroso che sta causando morte e distruzione ad est del Mojave, proprio dove un tempo c'era la legione. Credo siano disertori di quest'ultima >>

<< Sono guidati sempre da Cesar? >> chiese la donna perplessa.

<< E chi lo sa >> disse il corriere << Ma non credo che Cesar abbandonerebbe la legione per fondare un gruppo di tagliagole, anche se la legione lo era, oltre che schiavisti >>

Non appena Morpheus ascoltò quella frase "schiavisti", lascio cadere per terra la testa mozzata, impugnando la sua Rebar Club euforico ed infuriato.

<< Morpheus vuole sapere dove sono?! >> gridò questo voltandosi in tutte le direzioni.

Il dottore lo guardò stranito. Tutto ciò che aveva sempre pensato sui supermutante, ora si era avverato come una certezza inconfutabile. La loro mente era troppo manovrabile.

<< Morpheus vuole uccidere schiavisti! >> continuò questo, scagliando un colpo di rebar club per terra. Il colpo scavò una piccola fossa di pochi centimetri.

Ginevra indietreggiò pronta per aprire il fuoco. L'atteggiamento del supermutante la stava mettendo sulle difensive. Non voleva correre rischi. Una pallottola in testa e tutto sarebbe finito in un nanosecondo.

 Il corriere prese la situazione in mano. Si avvicinò con calma verso Morpheus, allargando le braccia. In modo tale che il supermutante vedesse che non era armato.

<< Stai calmo... >> disse il corriere con voce pacata << Non ci sono schiavisti nei paraggi. Non ci sono più da molti mesi ormai. Stai tranquillo. Ora sei con noi. Nessuno ti farò del male, te lo prometto >>

Il corriere appoggiò una mano sull'enorme spalla di Morpheus, per consolarlo. Il supermutante abbassò la sua rebar club e improvvisamente smise di essere infuriato. Si era calmato. Sembrava un bambino bisognoso di affetto e sicurezze.

<< E' tutto apposto >> continuò il corriere, dando delle piccole pacche a questo << Ci sono io a proteggerti. D'ora in avanti sei uno di noi. Nessuno oserà toccarti >>

Morpheus sorrise come un bambino, ricurvandosi verso il corriere.

<< Morpheus felice di questo >> disse lui << Morpheus felice di avere umano come lui come fratello. Morpheus si sente sicuro. Morpheus buono >>

Il corriere sorrise, nel mentre Ginevra abbassò la guardia confusa. Il dottore invece, osservò con estrema curiosità i due. Non credeva che il corriere potesse avere un effetto così persuasivo sulla testardaggine dei supermutanti. Non aveva mai visto qualcuno in grado di far cambiare idea così rapidamente ad un supermutante incazzato. Le parole del corriere erano riusciti a spezzare le catene ossessive di Morpheus, come fossero fatti di burro. Riusciva a capirlo, oltre che persuaderlo.

Ad'un tratto si sentirono dei rumori dietro di loro, come se qualcuno o più di qualcuno si stesse muovendo tra i grandi massi. Tutti alzarono le armi, anche Morpheus che pareva stonato e indifeso come un bambino dal viso. Non riuscivano a capire chi fosse. Si scambiarono sguardi preoccupati e indecisi. Il dottore indietreggiò dietro di loro, sfiorando con le scarpe l'acqua del fiume.

Improvvisamente i rumori cessarono e qualche secondo dopo, da sopra un grande sasso, comparì lentamente la sagoma di un uomo, seguito da altre quindici uomini.

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Capitolo 14
*** I macellai ***


l Macellaio guardò da sopra il masso il gruppo, nel mentre i suoi uomini gli circondavano lentamente. Il corriere desse uno sguardo rapido a Ginevra che era intenzionata a combattere.

<< Non fare nulla >> sussurrò lui.

Ginevra lo fissò per un paio di secondi, poi annuì infuriata.

Il macellaio sguainò il machete e qualcuno sparò da dietro un masso, colpendo in petto Morpheus. Questo infuriato, impugnò la Rebar club e andò addosso ai primi macellai che erano vicini, ma dopo qualche passo si accasciò per terra.

Il dottore entrò in panico e si abbassò con le ginocchia, mettendosi le mani a protezione della testa. Il corriere sapeva che non poteva far nulla e non voleva che Ginevra facesse qualche stupidata. Erano troppi e loro due non potevano ucciderli tutti.

Una volta che furono circondati, il macellaio, che il corriere reputava il loro capo, fece un balzo in avanti, atterrando a pochi passi da loro.

Scrutò il corriere da capo a piede, poi, facendo un fischio, qualcuno sparò loro tre sul petto e persero i sensi.

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Il corriere riprese i sensi. La vista era appannata e faticava a mettere a fuoco ciò che aveva davanti a se. Diversi secondi dopo, riacquistò la vista. Si accorse che era dietro a delle sbarre arrugginite. Queste erano messe in linea parallela contro la roccia. Si trovava in un caverna. A pochi passi dalla gabbia, due macellai che facevano la guardia. Quel tratto di caverna era illuminato da tre torce. Quando si volse per controllare se ci fossero gli altri, scoprì che era da solo. Subito pensò a Ginevra. Cosa l'era capitato? Forse l'avevano uccisa? La stavano violentando? E Morpheus? Il dottore?

Si alzò lentamente in piedi, ancora frastornato. Si avvicinò alle sbarre e le strinse con le mani. La testa gli doleva e si sentiva debole. Faticava a reggersi in piedi.

<< Allontanati dalle sbarre, cane! >> urlò la guardia con voce rauca, colpendo le dita del corriere con un bastone.

Il corriere tolse le mani, ma non sentì dolore. Solo la testa gli doleva, nulla più. Capì confusamente, che l'avevano drogato.

Poco dopo, tre macellai passarono da lì. Trasportavano una cassa. Il corriere li fissò, finché non scomparvero verso un altra entrata. La guardia nel frattempo si volse verso di lui.

<< E tu saresti il famoso corriere? >> aggiunse deridendo il corriere << Secondo me sei solo un impostore. Un uomo che sfrutta il suo nome per pavoneggiarsi >> la guardia sputò per terra, in segno di disprezzo.

Il corriere non disse nulla. Le parole della guardia giungevano distorte. Non le sentiva bene.

<< Guardati >> continuò questo, attirando l'attenzione dell'altra guardia << Hai affrontato il divide, eppure, ti abbiamo catturato... No... tu non sei il corriere >>

L'altra guardia si avvicinò, ridendo.

<< Certo che non lo è >> disse questo con voce rauca << Il corriere non si farebbe catturare così facilmente. Avrebbe lottato e... lasciamo stare >>

<< Non ci avrebbe uccisi >> Interruppe l'altro macellaio pavoneggiandosi << Nemmeno lui è in grado di uccidere i macellai >>

I due si misero a ridere, scambiandosi delle pacche.

<< Torniamo al lavoro >> continuò questo << O Jacobs ci fracassa di botte >>

Jacobs? Le parole di questo nome gli giunsero distorte. Forse era il capo dei macellai oppure, qualche pezzo grosso. Il corriere cercò di sforzarsi per ricordasi qualunque persone avesse questo nome.

Di gente importante ne aveva conosciute a bizzeffe, ma pure di gente umile o psicopatica. Forse lo conosceva, magari l'aveva già incontrato. Cercò di spremere le meningi, ritornando alle sue vecchie avventure per il Mojave, ma non c'era nessuno che avesse quel nome.

D'un tratto, due macellai giunsero dall'altra caverna e si fermarono davanti alla sua gabbia. Le due guardie annuirono ed aprirono la porta. Entrarono dentro e sollevarono il corriere. Lui, talmente che era immerso nei suoi ricordi e con la droga in circolazione, non si rese conto che l'aveva afferrato per le braccia. I due macellai fecero segno alle guardia di seguirli.

Nel mentre trascinavano il corriere tenendolo sotto braccio, questo, vedeva il terreno roccioso come fosse fanghiglia. I piedi delle guardie sprofondavano in esso e si allungavano, per poi ritornare normali e risprofondare nuovamente. Era come incastrato in un loop. Non capiva ciò che vedeva. Non ci trovava un senso, ma gli piaceva.

Poco dopo le due guardia buttarono per terra il corriere. Il suo viso urtò contro un sasso, ferendosi alla tempia. Poi, una delle due guardie lo strattonò da dietro, facendolo inginocchiare. Davanti a lui, rialzato su masso, c'era un macellaio divaricato su un sedia in legno il cui schienale alto, superava la testa di quest'ultimo di diversi centimetri. Il corriere lentamente stava riprendendo la ragione, ma era ancora frastornato. Vedeva la stanza capovolgersi e girare su se stessa.

L'uomo si alzò dalla sedia.



Il corriere lo vide per per bene, anche se un po confuso e sfocato, ma aveva anche una collana a forma di S argentata attorno al collo. Questo incrociò le braccia e scrutò il corriere. Restò così per dieci secondi, poi scese dal masso rialzato e si avvicinò a lui, girandoci attorno.

Il corriere lo guardava, ma il corpo di questo si distorceva e si ricomponeva. Lo fissava come perso nel vuoto.

<< Quanta droga gli avete dato? >> disse Jacobs a una guardia, con voce rauca.

<< Solo due dosi >> rispose questo con voce tremante.

<< Due dosi? >> urlò Jacobs << Volevi ucciderlo per caso!? >>

<< No... io >> aggiunse la guardia, abbassando gli occhi.

Jacobs sguainò velocemente il machete dal cinturino e con un colpo secco, decapitò la guardia. Il sangue schizzò da tutte le parti e la testa rotolo vicino alle gambe del corriere. Questo guardò la testa mozzata, ridendo.

<< Incompetenti! >> urlò Jacobs, pulendo il sangue del machete con uno straccio e buttandolo poco dopo sul cadavere << Pulite 'sto schifo! >>

L'altra guardia si precipitò a pulire e trascinò via il corpo con il sangue che ancora sgorgava da esso, mentre la testa rimase lì. Il corriere fissava ancora la testa e gli sorrideva.

<< E' ancora fatto >> disse Jacobs serrando gli occhi << Non è nemmeno in grado di capire dove si trova e che gli sta capitando. Vorrà dire che rimanderemo la conversazione >>

Jacobs rimise il machete nel cinturino, si avvicinò al corriere e gli diede un forte pugno in faccia.

<< Buonanotte, signorina >> rise Jacobs raucamente.

 Il corriere perse i sensi.

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Capitolo 15
*** Il Patto ***


"NOTA: Sarà un capitolo più lungo degli altri. Ho cercato di descrivere bene le scene con vari descrizioni, ma non saranno troppo lunghe o articolate. Grazie dell'attenzione, buona lettura!"

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Il corriere si svegliò aprendo gli occhi lentamente. Era ancora frastornato per la scena di prima. Si alzò con calma, appoggiandosi al muro. Non si trovava nella sua cella. Era da un altra parte. In una stanza abbastanza grande con vari arredi: un tavolino, qualche cassa e diversi armadietti. Il tutto era illuminato da una lampadina posta al centro della stanza.

D'un tratto sentì dei passi giungere vicino alla porta che era stranamente aperta. Era il tizio che ricordava vagamente, Jacobs. Seguito da due macellai, armati di machete, che si posizionarono davanti all'entrata.

<< Ti sei svegliato finalmente >> esordì questo, avvicinandosi al correre << Volevo proprio conoscerti. Si parla molto di te nel Mojave. Per la gente sei una cazzo di leggenda, pero... non so come, ti ho catturato e questo mi riflettere molto su chi tu sia realmente >>

Il corriere rimase in silenzio, nel mentre guardava Jacobs fare avanti e indietro nella stanza pensieroso.

<< Dimmi >> disse Jacobs << Sei veramente tu il corriere? No perché io ho dei grossi dubbi, sai. Non mi piace quando la gente si spaccia per altri. Proprio non lo sopporto. Mi fa incazzare. Quindi, rispondi alla mia domanda e credimi, so se dirai una stronzata >> 

Jacobs si fermò guardando il corriere. Lui rimase nuovamente in silenzio. Non sapeva se dirlo o meno, poiché poteva essere il tipo d'uomo che voleva morto il Corriere. Nel Mojave c'era molta gente che lo voleva come mangime per DeathClaw, chi per farsi un nome e chi per un conto in sospeso. Di conseguenza, aveva molti nemici, ma anche molti amici. Aveva aiutato parecchia gente, attirando l'attenzione delle persone che sfruttavano questo tipo di gente. Ma questa volta era in una situazione di stallo. Se l'avrebbe detto o meno, Jacobs l'avrebbe ucciso lo stesso.

<< Sono io >> rispose sicuro il corriere.

Jacobs lo guardò per un secondo, poi scoppiò a ridere. Altrettanto fecero i due macellai di guardia.

<< No, tu non sei nessuno >> Jacobs indicò il corriere << Tu non sei il corriere. Non puoi esserlo. Il corriere non si sarebbe fatto catturare così facilmente. Avrebbe lottato come ha sempre fatto >>

Il corriere abbassò lo sguardo. Jacobs aveva ragione. Lui avrebbe combattuto finché avrebbe avuto forza in corpo per farlo, ma questa volta... questa volta era tutto diverso. Non poteva mettere in rischio la vita di Ginevra e degli altri. Non se lo sarebbe perdonato. 

<< Dove sono gli altri? >> chiese il corriere.

<< Cosa ti importa degli altri? >> rispose Jacobs con disprezzo << Non li vedrai mai più >>

Il corriere a quella frase sussultò, non tanto per la condanna, ma perché erano ancora vivi. Se non lo fossero, Jacobs non avrebbe risposto in quel modo.

<< Voglio vederli >> insistette il corriere, serrando gli occhi.

<< Tu non vedrai nessuno >> aggiunse Jacobs incrociando le braccia << L'ultima cosa che vedrai, sarà il mio machete che taglierà via la tua lurida e schifosa testa da quel corpo. Infine, darò il tuo cadavere impasto alle bestie, fuori nel Mojave >>

Jacobs voltandosi, scoppiò in una grassa risata, lasciando la stanza, nel mentre una delle due guardie lo seguì e l'altra rimase là.

Il corriere si sedette per terra con le spalle al muro. Che fine avevano fatto gli altri? Stavano bene? In lui si fece largo un grande senso di colpa. Forse aveva sbagliato a non combattere visto la situazione in cui versava ora, ma non voleva che Ginevra e gli altri morissero, così scelse di non combattere. Ed ora si pentiva di aver fatto quella scelta.

Diverse ore dopo, un macellaio entrò nella stanza. Il corriere era rimasto ancora lì, seduto con i sensi di colpa che lo laceravano, nel mentre il macellaio di guardia, non gli tolse gli occhi di dosso nemmeno per un istante. Al quanto inquietante.

<< Forza, seguimi >> disse il macellaio al corriere.

Il corriere rimase fermo per un po, poi si alzò lentamente, con lo sguardo assente. 

Qualche secondo dopo uscirono dalla stanza. I due macellai, erano posti uno davanti al corriere e l'altro a seguire. Diverse torce illuminavano il corridoio roccioso, che biforcava in diverse direzioni. Girarono a destra, e poi a sinistra. Di volta in volta nei corridoi, si potevano vedere dei barili tossici radioattivi, ma che da tempo ormai avevano smesso di esserlo. Qualche cumulo di roccia franata era ai lati delle pareti rocciose. In una delle stanze che il corriere intravide alla sua sinistra per pochi secondi, c'erano due macellai davanti a un fuocherello da campo, che mangiavano della carne in scatola. 

Proseguirono di qualche metro, finché arrivarono in una stanza non troppo grande, ma diverse dalle altre. Questa, aveva le pareti rocciose rivestite in legno e un lampadario con delle candele al centro, che illuminava la stanza abbastanza perfettamente. Sempre al centro, un tavolo lungo con posate e piatti. C'erano otto sedie, ma quella a capotavola, sopra allo schienale, aveva delle borchie in ferro arrugginito. Sopra alla tavola apparecchiata, diverse pietanze di frutta e carne. Alcuni muri avevano dei quadri prebellici diversi l'uno dall'altro. Tre scaffali, erano messi accanto ai muri in diverse direzioni, due di questi avevano solo libri.

Il corriere, seguito dai due macellai, si fermarono vicino all'entrata della stanza. Jacobs, era appoggiato con il braccio destro, alla sedia a capotavola.

<< Oh bene >> disse questo, distaccandosi dalla sedia e avvicinandosi vicino al corriere << Benvenuto alla mia tavola. Scommetto che non vedi così tanta roba buona da parecchio, non è vero? Beh, io sono un uomo che sa come procurarsi ogni cosa. Tutto mi appartiene, come mi apparterà anche un giorno il Mojave >>

Il corriere quasi scoppiò a ridere, ma smorzò la risata. Nessuno poteva controllare il Mojave. In molti aveva tentato di soggiogare il territorio al loro potere, ma era sempre finito in malo modo. Forse, solo il Sig.House ci era riuscito, ma era stato costretto a ritagliarsi una piccola fetta di territorio a New Vegas, dopo la cadute delle bombe. Poi col tempo si era espanso in quella che restava della città: un cumulo di macerie ed edifici prebellici che stavano su per pura fortuna. Certo, se non avesse persuaso le tribù vicine - ora chiamate le tre famiglie - a lavorare per lui, non ci sarebbe stata nessuna New Vegas, ma solo un alto palazzo, protetto dai suoi robot, che sovrastava la città devastata, il Lucky 38.

<< E come intendi farlo? >> chiese il corriere guardandolo dritto negli occhi.

Jacobs rise, poi si volse e si sedette a capotavola << Accomodati pure >> indicò con la mano la sedia accanto a lui.

Il corriere rimase fermo, e i due macellai vedendo questo, lo spinsero da dietro, facendolo camminare. Il corriere si sedette e guardò il piatto davanti a se. Odorava di carne di Gecko, misto carne ratto talpa. Un odoro molto gradevole e invitante. 

Jacobs sorrise al corriere << Vuoi sapere come farò? >>

Il corriere lo guardò dritto negli occhi senza proferire parola.

<< Bene >> disse Jacobs schiarendosi la voce << So per certo che avrai sentito parlare del mio gruppo: i macellai. E bene si, le voci sul nostro conto sono vere. Siamo davvero degli psicopatici assassini che ammazzano ogni cosa a loro passaggio, ma... >>

D'un tratto dall'entrata sbucò il dottore. Il corriere spalancò gli occhi sorpreso. L'uomo non sembrava stesse male, anzi, sembrava più tosto al suo agio, ma sopratutto, le guardie non lo trattavano da prigioniero, strattonandolo o altro. Il corriere si stranì.

<< Vieni, dottore. Siediti affianco a me >> disse Jacobs sorridendo e battendo la mano sulla sedia alla sua sinistra.

Il dottore abbassò lo sguardo, evitando di guardare il corriere e si sedette.

<< Bene, bene >> aggiunse Jacobs, allargando le braccia e mettendo le mani una sulla spalla del corriere e l'altra sul dottore << Abbiamo tanto di cui parlare. Spero che la cena sarò di vostro gradimento. Quindi, mangiate! saziate le vostre interiora. Dopo, parleremo un po eh eh eh >>

Il corriere era restio a mangiare. Pensava fosse avvelenato o altro, anche se, non aveva senso sprecare tutta quella carne per avvelenarlo. Così, timidamente, prese coltello e posata, tagliò un pezzo di carne, lo mise in bocca e lo masticò. Il sapore era afrodisiaco. Non era come le altre carni. C'era qualcosa di magico in quella carne. Forse avevano aggiunto qualche salsa segreta che rendesse il sapore fantastico. Continuò a masticare fino a diglutire, poi tagliò via un altro pezzo, ma questa volta era poco più grande del primo. 

Jacobs mentre mangiava, osservava di sfuggita il corriere. Non degnava nemmeno di uno sguardo il dottore che mangiava tranquillo e sereno. Non sembrava per niente preoccupato di quello che fosse accaduto. 

Dopo aver mangiato in abbondanza e riempito il loro stomaco con della Nuka Cola, rimasero un po ad oziare. Erano pienissimi e la sonnolenza stava portando tutti ad una dolce pennichella, ma Jacobs con una accenno di mano, si fece portare da un macellaio, della Atomic cocktail, che avrebbe ridotto il senso del sonno, come uno schiaffo in faccia.

Il macellaio, versò in dei bicchieri puliti il cocktail e li diede ad ognuno di loro, per poi andare via.

<< Beviamo! >> sottolineò Jacobs contento << Tutto d'un sorso! >>

Tutti e tre bevvero in un solo colpo. Il dottore tossì perché non era abituato ad ingerire alcol e versò immediatamente del acqua nel bicchiere, per poi berla velocemente.

<< Dottore, tu e l'alcol siete proprio nemici naturali, eh?! >> Jacobs rise, nel mentre il corriere guardò serio il dottore.

Il dottore abbassò lo sguardo, cercando di fuggire con gli occhi.

<< Allora >> esordì Jacobs, sbattendo il pugno sul tavolo e facendo sussultare il dottore << Parliamo di cose serie. Il dottore sa perché è qui >> disse indicandolo, poi continuò << Mi ha raccontato molte cose su di te, "corriere". Sai, mi sbagliavo quando dissi che eri un impostare, perché non mi sembrava vero il fatto di aver catturato proprio te, il corriere. Una leggenda del Mojave. Ho problemi di fiducia, purtroppo. Mi fido poco delle persone. Di questi tempi qualsiasi coglione che sembra un agnellino indifeso ti può fare la pellaccia, se capisci cosa intendo >>

Jacobs divenne improvvisamente molto serio. Il corriere dall'altro canto, capì bene quello che l'uomo gli stava dicendo. Il Mojave era pieno zeppo di pazzi schizzati e non c'erano eccezioni per nessuno, persino le famigliole più dolci potevano squartati vivo e banchettare con le tue carni. Il mondo era andato a puttane e con esso, pure la razionalità.

<< Il dottore mi ha parlato molto di te >> sorrise Jacobs << Mi ha detto che hai molte qualità. Ti ha visto in azione. Beh, io non ti ho mai visto, ma la gente, compreso il dottore, parla molto di te e di quanto tu sia pericoloso. Ora c'è una domanda che ho in testa, come fosse un chiodo fisso. Perché non hai combattuto contro di noi? Perché ti sei arreso? >>

Il dottore guardò per un attimo il corriere, per poi abbassare lo sguardo. Il corriere se ne accorse, ma non fece nulla.

<< Perché non volevo mettere a rischio le vite dei miei compagni >> rispose il corriere. Il dottore alzò lo sguardo verso di lui, mordendosi il labbro e dopodiché guardo Jacobs, per poi abbassare il capo.

Jacobs sbuffò facendo una piccola risata << Come sapevi che non vi avremmo uccisi? >>

<< Perché l'avreste fatto buttandovi selvaggiamente contro di noi, ma così non è stato >>

<< Notevole >> rispose Jacobs << Sei un ottimo osservatore, e già questo la dice lunga sulle tue capacità nell'affrontare ogni situazione >>

<< Dove sono gli altri? >> domandò il corriere, guardando poco dopo il dottore.

Questo, alzò lo sguardo come se volesse parlare, ma poi rimase in silenzio.

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Capitolo 16
*** L'accordo ***


Il corriere se ne stava seduto nella sua cella, che più che una cella, sembrava una stanza degli ospiti. Pensava a Ginevra e a Morpheus, che fine aveva fatto i due? Jacobs li aveva uccisi? Il dottore conosceva già Jacobs? Nella sua mente balenavano tante immagine senza senso, si sforzava di trovarne uno, ma tutto era confuso. La cena poi, non aveva fatto altro che creargli più caos nel cervello. Jacobs sembrava fin troppo educato con lui, perché si sforzava così tanto?

Poco dopo, nemmeno farla apposta, Jacobs entrò nella stanza sorridendo, facendo cenno alle guardie di uscire.

<< Il grande corriere >> esordì questo spalancando le braccia e danzando come fosse tutt'uno con l'aria << E' stata una bella cena ieri, non trovi? Il dottore sa molte cose di te, ti descrive davvero come l'uomo in grado di affrontare qualsiasi cosa e uscirne sempre vincitore, ma ora... >> Jacobs si fermò assumendo un aria seria << Ora come affronterai questa situazione? >>

Il corriere lo guardò per qualche secondo, poi aggiunse << Che situazione? >>

<< Quella in cui ti trovi ora >> Jacobs iniziò nuovamente a danzare leggero << Sono curioso di vederti in azione. Credo che opterai per una fuga silenziosa, non è vero? >>

Il corriere non capiva. Perché Jacobs credeva che lui volesse fuggire? Anche se poi non aveva tutti i torti, l'avrebbe fatto, ma non poteva lasciare Ginevra e Morpheus da soli, non con questi assassini. Non sapeva nemmeno se erano ancora vivi.

<< Allora? >> insistette Jacobs.

<< Non fuggirò >> rispose secco il corriere.

<< Non ti credo >> Jacobs si fermò nuovamente, avvicinandosi al corriere con aria grave e seria << C'è forse qualcosa che ti trattiene dal farlo? Ci reputi troppo forti? Hai paura che uccida il dottore? >> Jacobs rise all'ultima frase, poi continuò << Oppure c'è qualcos'altro? Ma certo che è così, dove avevo la testa. Quei due buoni a nulla dei tuoi amici. La donna e quel supermutante. E' per loro che tu non tenti di fuggire. Il dottore non voleva dirmelo, ma non lo posso... beh, non è importante >> ridacchiò alla fine.

<< Come stanno? Stanno bene? Che gli hai fatto? >> chiese velocemente il corriere, alzandosi senza rendersi conto che le sue parole gli erano usciti di bocca senza volerlo, come fosse una risposta automatica.

<< Stanno bene >> rispose Jacobs << Ma non posso dire altrettanto del supermutante >>

Il corriere sobbalzò. Morpheus era praticamente un bambino. Non era in grado di capire perfettamente le cose. Vedeva tutto a modo suo.

<< Quello stupido supermutante stava creando troppi problemi. Credeva che noi eravamo gli uomini in nero. Ma chi cazzo sono questi uomini? Non ne ho mai sentito parlare? E' un fazione? Sono mercenari? Chi cazzo sono? Beh dopo un po ho perso la pazienza e l'abbiamo buttato nella fossa >>

<< Nella fossa? >> domandò preoccupato il corriere.

<< E' lì che buttiamo la spazzatura >> Sorrise compiaciuto Jacobs.

Il corriere fu pervaso da un senso di rabbia incontrollabile. Non riusciva a controllarsi, tentava di stare calmo, ma non ci riusciva. Stava per esplodere. Senza neanche accorgersene, si scagliò contro Jacobs, ma questo con agilità, scansò il corriere, facendolo finire sul tavolo.

<< Aaah... ecco il tuo punto debole >> Aggiunse questo << Non sopporti l''idea che i tuoi amici sono morti. Beh, non è detto che quel coso sia morto. E' grande e grosso, se la caverà contro i Deathclaw... lo spero per lui perlomeno >> finì la frase con una grassa risata, nel mentre usciva dalla stanza. Le due guardie presero nuovamente posizione.

Dopo qualche ora, giunsero due guardie che prelevarono il corriere e lo condussero nella stanza in cui la sera prima aveva cenato. Questa volta però il tavolo non era apparecchiato. Divaricato sulla sua sedia imponente, Jacobs sorseggiava un bicchiere di Vodka, ma questa volta non aveva la maschera. Il corriere pote vedere il suo volto. Non si aspettava di certo che dietro a quella maschera si celasse un Ghoul.

<< Tu sei..? >> disse confuso il corriere.

<< Non solo io >> Jacobs anticipò il pensiero dell'uomo, per poi alzarsi dalla sedia << tutti i miei uomini sono Ghoul. Che c'è? Non ti aspettavi una cosa del genere? Credi che i Ghoul siano troppo stupidi per potersi organizzare? Beh, mi spiace deluderti, ma non è così >>

<< La vostra malattia vi porterà al macello, lo sai questo? >> rispose schietto il corriere.

Jacobs rise di gusto, per poi aggiungere << Non diventeremo pazzi. Non ci uccideremo tra di noi. Saremo sempre compatti. Sempre sani >>

<< Sai meglio di me che non sarà così? >> 

<< Nessuno dei miei uomini ha dato segni di pazzia. NESSUNO! >> Urlò Jacobs avvicinandosi minaccioso verso il corriere << Non venire a raccontarmi menzogne, corriere. Per noi non sei nessuno. Solo uno fottuto pelleliscia che crede di sapere tutto >>

Il corriere rimase zitto. Aveva capito che premere su questa discussione avrebbe fatto irritare Jacobs e forse, avrebbe ucciso pure Ginevra in preda alla rabbia. Jacobs dall'altro canto, sembrava volesse fuggire da quel tetro destino che aspettava quasi tutti i Ghoul, anche se alcuni di loro rimanevano lucidi per tutta la vita. Forse sperava che i suoi uomini rimassero tali, ma da come stavano le cose, il suo gruppo avrebbe avuto vita breve. L'RNC era sulle loro tracce da mesi, intenzionati a spazzarli via per sempre dalla faccia della terra.

Jacobs pareva molto arrabbiato e faticava a mantenere il controllo. Era come se avesse paura di arrabbiarsi, come se questo atteggiamento potesse aprire le porte verso la strada per diventare un Ghoul feroce. Un essere immerso totalmente nell'ira più assoluta, senza controllo di se, dei suoi pensieri e delle sue azioni.

<< Perché hai voluto vedermi? >> cambiò discorso il corriere.

Jacobs era ancora irritato e si sedette sulla sua sedia imponente, divaricando braccia e gambe. Passarono alcuni minuti prima che Jacobs aprisse bocca.

<< Mi serve il tuo aiuto >> aggiunse Jacobs << In cambio libererò la donna >>

Il corriere lo guardò. Non voleva aiutarlo. Lui non meritava di essere aiutato dopo la strage compiuta in tutta il Mojave ai danni di poveri innocenti, ma una parte di se lo voleva fare per Ginevra. Se avesse rifiutato, sicuramente avrebbe ucciso tutti e due.

<< Che genere di aiuto? >> il corriere cercò di sembrare interessato.

<< So che non te ne freghi un cazzo di noi >> sottolineò Jacobs << quindi non fingere di farlo per bontà d'animo. Lo so che farai tutto questo per quella stupida puttana >>

Il corriere aggrottò le sopracciglia, rimanendo in silenzio. 

<< Ad ogni modo >> Jacobs si schiarì la gola. La sua voce era diventata molto più rauca di prima << Ho bisogno che tu scenda con noi nel covo dei Lakelurke, che ci aiuti contro quei bastardi mutanti se ci attaccheranno. La missione che ti aveva affidato il dottore ora è passata a me, di conseguenza voi non avrete un cazzo come ricompensa, hai capito? I tappi sono MIEI! >> urlò questo sbattendo i pugni sulle braccia della sedia, poi continuò << Una volta che il dottore avrà concluso i suoi affari, libererò te e quella puttana. Tutto chiaro? >> Jacobs serrò gli occhi.

Il corriere annuì soltanto, senza rispondere. Non si fidava delle parole di Jacobs, poteva benissimo uccidere entrambi al termine della missione. Ma non aveva altra scelta che ubbidirgli. 

<< Bene >> rispose Jacobs, facendo cenno con la mano alle due guardie  << portatelo via dai coglioni. Voglio stare da solo >>

 

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Capitolo 17
*** L'inizio della missione ***


Il Corriere dall'altro canto, aveva già ammazzato Motor Runner e i suoi cani, anche se quest'ultimi a malincuore. Non si capacitava del fatto che i Demoni si fossero organizzati per tendere loro un agguato, non era nel loro stile. Loro attaccavano alla cieca, senza pensare alle conseguenze. Per loro l'unica cosa che contava veramente era quella di prendere più tappi possibili, per pagare i Great Khan, che fornivano loro il Chems. Il resto non aveva importanza. Le vite delle altre persone non avevano valore. Lo Chems era l'unica cosa di valore.

<< Mettetevi in posizione >> urlò Jacobs rannicchiandosi vicino una roccia, altrettanto fecero i suoi Ghoul, nel mentre il corriere si preparò ad affrontarli a corpo a corpo. 

I Ghoul uscirono le loro armi da sparo: fucile d'assalto cinese, 9mm, fucile caravan. I demoni erano in superiorità numerica, per cui affrontarli a viso aperto non avrebbe avuto senso. Poi erano imbottiti di ogni genere di droga e questo permetteva loro di incassare più colpi. 

Il gruppo puntò le armi in diverse direzioni, formando quasi un cerchio. D'un tratto i demoni urlarono e alcuni di loro spararono in cielo, dopodiché si lanciarono addosso ai macellai sparando e urlando come psicopatici. I colpi andavano a vuoto e nel frattempo il gruppo aspettava il momento giusto per aprire il fuoco. Non appena furono abbastanza vicini Jacobs lanciò un urlo, ordinando di sparare. I demoni furono falciati dai proiettili che si conficcarano ovunque nelle loro carni, ma questi correvano sempre alla stessa velocità di prima, come se non fossero stati colpiti. La droga che avevano in circolo attutiva il dolore. 

Il corriere si alzò da terra e si preparò a combattere a corpo a corpo, altrettanto fecero i Ghoul estraendo i loro machete. Alcuni demoni buttarono le loro armi da fuoco per terra e impugnarono diversi armi bianche. Con un feroce grido di pazzia i Demoni furono addosso al gruppo. I Macellai erano combattenti straordinari nel corpo a corpo e non avevano rivali nel Mojave, se non forse solo il corriere. Paravano e attaccavano, usavano l'autodifesa per uccidere. In breve tempo arti e teste mozzate dei demoni, erano sparsi ovunque, in mezzo a una pozza infinita di sangue, che sgorgava a rigetto fuori dalle ferite aperte. Alcuni di essi ancora vivi, si lamentavano dal dolore. La droga era inutile contro simili ferite.

 I macellai mozzarono le teste a chi era ancora vivo e ai corpi inermi per terra. Le raggrupparono tutte da una parte. Diversi minuti dopo, impalarono le teste sopra a delle picche di tubi di ferro messe in parallelo lungo il sentiero. Ogni picca era lontano da un altra di diversi metri.

<< Così capiranno che questo è il territorio dei Macellai! >> urlò euforico Jacobs, brandendo il machete in aria e scatenando l'eccitazione dei Ghoul che urlarono a loro volta. 

Il corriere li guardò impassibile e scrutò poi le teste impalate. Il dottore, che si era alzato da un pezzo dal suo nascondiglio, si era seduto poco lontano da loro su un roccia e si puliva gli occhiali con una stoffa nera. Jacobs dopo aver sottolineato la sua euforia, parlò con i suoi Ghoul. 

Disinteressato a quello che dicevano, il Corriere sfruttò questo momento per scambiare qualche parola con il dottore, che appena lo vide abbassò subito lo sguardo.

<< Perché eviti i miei sguardi? >> esordì il corriere con tono pacato << Hai forse qualcosa da nascondere? Ti senti incolpa per averci tradito? per averci venduto? >>

Il dottore alzò lo sguardo verso di lui, ma non resse a lungo. Non ci riuscì.

<< Dov'è Ginevra? Sta bene? Rispondimi cazzo! >> Chiese il corriere, cercando di non arrabbiarsi.

Il dottore si rimise gli occhiali e lentamente si voltò verso il corriere con lo sguardo bastonato << Ginevra... >> la voce del dottore risuonava smorzata, quasi inaudibile << Ginevra sta bene... Io... Io mi sono occupata di lei... Non gli hanno torto un capello... >>

<< E' nel covo? si trova lì? >> Domandò velocemente il corriere. Era nervoso.

<< No... Non si trova lì >> il Dottore abbassò lo sguardo verso terra << L'hanno portata via... verso una casetta in legno in mezzo al nulla... >>

<< Cazzo! Cazzo! >> imprecò il corriere cercando di rimanere calmo << Come cazzo sai che non gli hanno fatto niente? Tu non eri con loro quando l'hanno portato lì? >>

<< Io c'ero... >> rispose il dottore strofinandosi i capelli << Ho visto il luogo... E' tranquillo... Ha tutto ciò che gli serve e... >> il dottore non riuscì a finire la frase che Jacobs si intromise

<< la tua amata puttana sta bene, corriere >> rise Jacobs << Stai sereno. I mie Ghoul sanno cos'è il galateo, non è vero? >> Jacobs scoppiò in una grassa risata e altrettanto fecero i Ghoul ridendo a crepa pelle.

<< Se solo... >> il corriere non finì la frase che Jacobs lo interruppe.

<< Non sei nella posizione di fare minacce, Corriere >> Jacobs assunse un aria grave e seria << Io ti ho per le palle e se non fai quello che ti dico la puttana muore, intesi? >>

Il Corriere rimase in silenzio, nel mentre una scarica di rabbia risalì tutto il corpo fino al cervello. Non poteva fare nulla. Ginevra non poteva morire per una sua stronzata, non se lo sarebbe perdonato.

Poco dopo Jacobs si volse verso il dottore << Riguardo a te dottore... >> Jacobs levò delicatamente gli occhiali del dottore e lo colpì con potente pugno in faccia. Il dottore cadde a terra stonato << Ti avevo chiaramente detto di non parlare con NESSUNO! >> urlò questo prendendo a calci il dottore << TU rispondi SOLO a ME, capito?! >> continuò per qualche secondo, finché non si fermò e buttò sul dottore i suoi occhiali.

Il corriere rimase impassibile, anzi, aveva persino provato gusto nel vedere il Dottore venire picchiato. Qualcosa di oscuro in lui lo aveva quasi spinto a partecipare, ma facendo un respiro profondo, si rese conto che quel pensiero era sbagliato. Non doveva avere simili pensieri, anche se il Dottore si era comportato davvero male con lui e con gli altri. Il compito di punirlo non aspettava al corriere, ma al Karma. Sarebbe stata questa a punirlo delle sue azioni.

<< Okay, mettete in piedi il dottore e trascinatelo se serve >> ordinò Jacobs strofinandosi le mani, nel mentre due Ghoul eseguirono l'ordine senza fiatare.

<< Mettiamoci in marcia >> aggiunse Jacobs << Abbiamo perso fin troppo tempo oggi >>


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Capitolo 18
*** I Lakelurk ***


Il sole calò lentamente sulle loro teste. Il gruppo procedette a rilento, per via del sentiero intricato. Dovettero fare più volte attenzione a dove mettevano i piedi, per non cascare al di sotto del dirupo. Jacobs, stranamente silenzioso, guidò il gruppo indicando la via. La tetra atmosfera, rese tutto più inquietante per il Corriere; Che Jacobs avesse perso la pazienza e restava muto per non sfociare in una rabbia incontrollata? Che avesse in testa strane idee? 

Un leggero venticello accompagnò i suoni degli scarponi del gruppo, che lenti, proseguirono in fila indiana. Alcune piccoli sassi vennero giù dal dirupo, percorrendo un lunghissimo tratto, prima di schiattarsi a terra. Il Dottore, sostenuto da sotto il braccio da un macellaio, faticava a camminare. 

Qualche minuto dopo, raggiunsero una piccola collinetta rocciosa. Dalla sommità di esso, Jacobs, si guardò attorno. Si accorse che erano quasi al ridosso del covo, altri trecento metri e sarebbero arrivati. Percorsero una stradina ampia, che di tanto in tanto serpeggiava tra le enormi rocce del Canyon, forse già battuta da qualcun'altro. Passo dopo passo, dietro alcuni massi sontuosi, intravidero la riva del fiume Colorado. Jacobs affrettò il passo, seguito da due macellai. Giunto in prossimità della riva, si guardò attorno. Il gruppo lo raggiunse poco dopo.

Il covo era di fronte a loro, leggermente a sinistra, poteva essere raggiunto solamente scalando alcune piccoli rocce. L'arrampicata non fu facile, il Dottore, indolenzito dalle botte prese da Jacobs, riuscì a stento a mantenersi in equilibrio. Ci vollero due macellai che, molto lentamente e in maniera molo rude, trasportarono il dottore fino all'altro capo delle rocce, dove il gruppo era arrivato da un pezzo. Si erano fermati vicino a un lembo di terra abbastanza ampio, le cui acque del Colorado, baciavano dolcemente la terra arida e rocciosa del Mojave.

Vicino al letto del fiume, c'era una piccola imbarcazione in legno semi-distrutta, il Corriere preso dalla curiosità, si avvicinò.

<< Non sapeva che ti piacessero le barche, Corriere >> esordì Jacobs ironico, dietro di lui. Il Ghoul lo raggiunse cercando di capire cosa stesse osservando l'uomo.

Il corriere rimase in silenzio, scrutando attentamente la piccola imbarcazione. Sulla parte posteriore della barca, si potevano notare morsi molto profondi, tra cui alcuni segni di artigli che avevano grattato il legno della barca. Era chiaramente opera dai Lakelurk.

Chiunque fosse stato abbordo, era stato attaccato dai quei mostri che, stando a quanto poteva constatare il Corriere, dalla mancanza di tracce di sangue e di lotta, erano riusciti a fuggire.

<< Ma cosa guardi? >> disse Jacobs confuso,  avvicinandosi ancor di più alla barca.

Il Corriere spiegò ciò che aveva dedotto.

<< Notevole >> esclamò Jacobs, sbalordito << Ora però, pensiamo a mantenere gli occhi aperti. Se non stiamo attenti, quei figli di puttana possono spuntare da un momento all'altro >>

Il sole, ormai prossimo a tramontare, donava un paesaggio indimenticabili agli occhi del corriere. Gli ultimi raggi di luce, penetravano le piccole spaccature del canyon roccioso alla sua destra, trasmettendogli un senso di pace e serenità. Le acque piatte del fiume, riflettevano la luce solare, brillando di un arancione vivo e splendente. Il Corriere rimase stupito dall'incantevole paesaggio che ogni volta il Mojave riusciva a donare ai suoi occhi sensibili e profondi.

<< Ascoltatemi >> urlò Jacobs, attirando l'attenzione del corriere e di tutti gli altri << Il sole sta calando, perciò ci accamperemo qui. Non possiamo entrare nel covo di quei figli di puttana stanchi e affamati, saremo un banchetto troppo sostanzioso e facile per quei mostri. Quindi, costruiremo qui il nostro accampamento e domani all'alba continueremo la missione >> Jacobs si schiarì la voce << Ora mettetevi al lavoro! >> ordinò infine, sedendosi su piccolo rilievo di roccia.

La notte era calata da un po, quando finirono di costruire l'accampamento. Tre tende, perlopiù stracci, furono messe in parallelo, quella centrale era riservata a Jacobs. Un fuoco da campo posto al centro, ardeva vigoroso dando conforto agli animi stanchi del gruppo, che sedeva tutt'attorno. Alcune torce erano messi ai bordi dell'accampamento.

Vicino al bollitore, un macellaio preparava una strana zuppa di carne di ratto talpa, assieme a qualche ingrediente non specificato. Da esso, fuoriusciva un odore invitante, talmente forte, che il Corriere pensò per un attimo potesse attirare Gecki, Deathclaw o altri abomini nei paraggi.

Il macellaio finì di girare la zuppa, prese col cucchiaio un pezzo di carne e la versò nella ciotola di Jacobs. Ripeté l'operazione fin quando tutte le ciotole furono riempite. Il corriere deglutì schifato. La carne non rendeva onore all'odore che si stagliava nell'aria e che, un attimo prima, aveva riempito i suoi polmoni. 

Finito il pasto, appoggiò la ciotola sulle altre e si diresse verso la tenda per dormire, ma Jacobs, lo afferrò per un braccio.

<< Vai già a dormire così presto, Corriere? >> sorrise il Ghoul << Non ti va di fare due chiacchiere nella mia tenda? >>

Il corriere lo guardò indeciso per un istante, poi annuì.

Appena raggiunsero la tenda, Jacobs si stiracchiò sull'amaca legata tra due bastoni robusti, nel mentre il Corriere, si sedette per terra.

<< Credo tu sappia dove si trova Ginevra, non è vero? >> chiese Jacobs con un sorriso malefico.

<< Cosa te lo fa pensare? >> rispose il corriere, serrando gli occhi.

Jacobs lo fissò sorridente, poi aggiunse << Con il dottore hai parlato di questo, né sono certo. Non sono così scemo, le cose le capisco da me. E poi, abbiamo un patto. Perché dubiti? >>

<< Sai, non mi fido di un assassino >> rispose secco il corriere.

<<  Ora mi stai mancando di rispetto, corriere >> aggiunse Jacobs poco irritato << Ma in effetti, non hai tutti i torti. Oggettivamente, direi che hai ragione. Ma come ogni persona, io ho avuto le mie ragioni >>

<< Ti sembra una valida ragione uccidere per divertimento? >> disse il corriere con disprezzo.

<< Uccido per una ragione >> rispose Jacobs << Tutti il Mojave odia i Ghoul. Nessuno vuole avere a che fare con noi. Ci disprezzano, ci insultano, ci fanno sentire dei mostri, ma noi... noi non siamo mostri, siamo PERSONE >> sottolineò la frase con rabbia, poi continuò << Uccidiamo per purificare questa terra malata, corrotta. Vogliamo vendetta per i nostri fratelli uccisi senza motivo. Noi eravamo umani un tempo... ma le radiazioni... le radiazioni ci hanno reso dei mostri, degli abomini. La nostra pelle non è più come la vostra, ma il nostro cuore è come il vostro. Batte alla stessa frequenza e sentiamo le stesse emozioni. Ora non cerco pietà, ma solo vendetta. Vendetta per i nostri fratelli uccisi e torturati ingiustamente! >>

Il corriere rimase in silenzio. I Ghoul non erano mostri e lo sapeva bene. In passato ne aveva conosciuto molti, e quasi tutti, erano persone come le altre. La gente, temeva che potessero diventare dei Ghoul feroci da un momento all'altro, e perciò, chiudevano le porta a quest'ultimi, che volevano vivere solamente una vita normale, come tutti. Ma le inquietanti storie che si raccontavano sui Ghoul, rendeva la loro vita molto difficile. Non erano accettati ovunque, ma solo in piccole comunità, in cui venivano schiavizzati; costretti a fare lavori pesanti e mal retribuiti. Esisteva solo una città in cui i Ghoul potevano essere se stessi, Necropolis.

Alzandosi, il Corriere andò via. Jacobs non lo fermò. Fuori, seduta su una pietra, una sentinella sorvegliava l'accampamento con il fucile d'assalto cinese tra le mani. Guardava in direzione del covo, pronto ad allertare tutti in caso di pericolo. Il Corriere proseguì verso la sua tenda. All'interno, due macellai dormivano beati tra alcune coperte imbottite. L'uomo si sedette nel suo letto e dormì.

Fu svegliato di soprassalto dal frastuono di grida che provenivano fuori dalla tenda. Si alzò frastornato, sollevò il lembo di tenda e si ritrovò Jacobs, che faceva avanti e indietro, lamentandosi con i suoi Ghoul. I raggi del sole, timidamente sorto da poco, illuminarono il sangue per terra. La sentinella della scorsa notte era sparita. Una gamba e una pozza di sangue, la cui scia finiva nel fiume, fu l'unica cosa che rimase del Ghoul. 

<< Come cazzo può essere che nessuno si sia accorto di niente?! >> urlò Jacobs, puntando il dito verso tutti i Ghoul. Cercò di rimanere calmo, compiendo dei profondi respiri, ma non servì a nulla. Era troppo agitato << Mi dite come cazzo può succedere?! Nessuno ha sentito niente?! Cazzo! >>

<< Potevano ammazzarci tutti e voi non vi siete accorti di un cazzo! >> gridò questo, guardando il sangue per terra, poi rimase in silenzio per alcuni secondi e infine disse << Ora preparatevi per la missione. Tra dieci minuti partiamo >>

Il Corriere ritornò nella tenda, preparò le sue cose e uscì fuori. Con grande sorpresa si accorse che era l'unico, oltre il dottore, che si era sbrigato. Tutti gli altri erano intenti a sistemare il loro inventario. Fu tentato di parlargli, ma non lo fece. Il dottore avrebbe rischiato altre botte da Jacobs se l'avesse fatto.

Diversi minuti dopo, Jacobs uscì dalla tenda, camminando verso l'entrata del covo, per poi voltarsi immobile. Nel frattempo i macellai si riunirono davanti a lui, seguiti dal Dottore e il Corriere. 

<< Ascoltatemi con attenzione >> Urlò questo con tono autoritario << Quel covo che vedete alle mie spalle, non è una semplice caverna. Non sono semplici animali mutati. Non sono quei cazzoni del RNC, ma qualcosa di molto pericoloso >> rimase zitto per alcuni istante, poi continuò  << Rimanete vicini e non fate stronzate! Quei cosi ci stanno aspettando perciò occhi aperti. Andiamo! >> ordinò infine, facendo proseguire due macellai per primi.

I due Ghoul, da un piccola fessura nella roccia, entrarono lentamente. Le torce, poste al fianco all'elmo, squarciarono di poco la fitta oscurità della caverna, ma la poca potenza delle luci, non permise loro di vedere a più di due metri. Le mani dei due, tremavano, impugnavano a fatica i fucili. Perplessi, si guardarono attorno. Rimasero immobili per un po, poi fecero qualche passo a sinistra. Davanti a loro solo rocce, nient'altro. Un tetro silenzio, molto profondo, regnava sovrano in quel tratto di caverna. Riuscivano persino a sentire i loro respiri. 

Qualche istante dopo, il gruppo li raggiunse. Jacobs voltandosi più volte, ordinò ai suo macellai di muoversi in semicerchio, con un Ghoul davanti e uno dietro come retroguardia. Scesero il sentiero roccioso a sinistra, che diventò man mano sempre più ampio. La fitta oscurità, divorò il fascio di luce delle torce che, cercavano invano la fine del sentiero. L'eco dei passi rimbombò da una parte all'altra della caverna, facendo raggelare il gruppo che, fermandosi di volta in volta, credeva che qualcuno li stesse seguendo. Camminarono a passo lentissimo, pur di non far rumore, ma non servì a nulla. L'eco, pur debole, faceva rimbombare lo stesso i passi dei loro scarponi. 

Giunsero in una piccola stanza rocciosa. Davanti a loro, sparsi un po ovunque, dei resti scheletrici con addosso uniforme mangiucchiate.

<< Merda! >> imprecò Jacobs << Forse siamo nella sala da pranzo di quei figli di puttana! Tenete le armi pronte, non si sa mai >>

Il Corriere si chinò verso alcuni resti, per esaminarli. Li osservò attentamente, ma non riuscì a riconoscere gli indumenti degli scheletri. Erano fin troppo logori per capire se fossero mercenari, prospettori, avventurieri o altro. Una cosa però era certa; erano lì da molti anni.

<< Avanziamo! >> ordinò Jacobs. 

Il gruppo si mosse verso sinistra. Il sentiero roccioso scendeva giù per molti metri e quel silenzio, che dapprima era inquietante, ora divenne un lontano ricordo. Dai muri, gocciolava dell'acqua che finiva nel terreno acquoso della caverna, dando sollievo alle orecchie tese del gruppo. Camminarono nell'acqua alta pochi centimetri, ritrovandosi in un stanza molto ampia. Delle naturali colonne rocciose, leggermente strette e allungate come grissini, si ergevano alte sopra di loro, raggiungendo l'estremità del tetto. Il terreno irregolare, creava delle pozze d'acqua profonde qualche metro. Il gruppo proseguì molto lentamente, stando attenti a non cascarci dentro. Da lontano, avvistarono una specie di baracca in legno. Il Corriere si stranì. Cosa ci faceva una baracca in una caverna come questa?

Quando arrivarono, Jacobs ordinò ai macellai di fare la guardia, nel mentre lui controllava la baracca assieme al Corriere. L'interno era arredato in modo spartano: un tavolo, un letto, una scrivania, una sedia e una lanterna ad olio, che il corriere cercò di far funzionare, senza riuscirci. A destra, c'era un piccola stanzetta con dei scaffali in plastica, su di esso delle cianfrusaglie. Infondo, con la schiena poggiata al muro, i resti scheletrici di un prospettore. A pochi centimetri dalle mani di questo, una nota e una 9mm. Il Corriere si chinò per prendere la lettera, ma Jacobs, appoggiando la mano sulla spalla dell'uomo, lo fermò.

<< Credo che quella sia roba mia >> disse Jacobs con tono serio << Sono io il capo della spedizione, perciò, tutto quello che trovi e roba mia, ci siamo capiti, corriere? >> rise infine.

Jacobs prese la nota e la lesse. Quando finì, assunse un aria preoccupata, poi guardò il corriere che, impassibile scrutava l'espressione del Ghoul. 

<< Tieni. Leggi >> Jacobs buttò la nota addosso al corriere che l'afferrò al volo << Guarda che c'è scritto >>

"Sono dappertutto. Quei mostri sono ovunque. Siamo riusciti a farne fuori tre, ma l'intera squadra è stata massacrata da quelle cose. Non sono come i Mirelurk, questi... questi sono diversi. Hanno ucciso Frenky e Steve con degli attacchi sonici dalla distanza. Le loro teste sono esplose in una frazione di secondi... Ora siamo impantanati qui sotto. Gli altri stanno alzando delle difese contro quei mutanti. Per ora siamo al sicuro, ma non so per quanto tempo. L'attesa mi sta uccidendo. Sento la loro presenza. Li sento strisciare attraverso i muri. Stanno aspettando il momento giusto per ucciderci tutti, me lo sento. Devo... Devo combattere. Non posso arrendermi. Questa non è la mia fine. Io non morirò oggi. -Philip Collins"

Una volta finito di leggere, il Corriere si volse verso Jacobs, serrando gli occhi. Il Ghoul, avvicinandosi, strappò la nota dalle mani dell'uomo, aggiungendo << Hai letto? Questo era un fottuto prospettore. Che cazzo ci facevano qui dei prospettori? Non sapevano che questo posto era pieno zeppo di quei figli di puttana? Ma dove cazzo vivevano queste teste di cazzo? >> La voce di Jacobs risuonò con disprezzo. 

Il Ghoul, aveva chiaramente dei rancori contro questi, odiava la parola stessa "prospettore". Il Corriere lo capì subito. 

<< Non ti vanno a genio questi prospettori, eh? >> rispose vago il corriere, cercando di capire come avrebbe reagito Jacobs alla domanda.

<< Sono solo delle teste di cazzo >> rispose Jacobs, indicando con la testa i resti del prospettore morto << Quei sacchi di merda mi hanno sempre dato problemi. Ficcavano il naso dove non dovevano, e per giunta, rompevano il cazzo ai miei uomini mentre erano in ricognizione. Sono gli unici a farlo. Sono felice che quei mutanti hanno massacrato quelle teste di cazzo. Poi, lo vedi da te, quel coglione si è sparato in testa. Parlava di combattere e altre stronzate varie, ma vedi che fine ha fatto. Boom! un colpo in testa >> fece segno con la mano, formando una pistola alla tempia << Quello era un cacasotto di prima categoria, te lo dico io. I prospettori sono tutti delle merde. Comunque, penso ci odiassero per le cose... >> Jacobs fissò il corriere << Ma che cazzo te lo dico a fare >>

Il Corriere rimase in silenzio. Il Ghoul nutriva un odio profondo per i prospettori. Da quel che sapeva i prospettori si tenevano fuori da faccende pericolose, limitandosi a trovare oggetti che potessero tornare utili alla gente. Era raro che combattessero contro i mutanti, ma ora il Corriere era sorpreso. Perché i prospettori odiavano i macellai? Cosa ha spinto questi ad attaccarli? 

<< Perché i prospettori vi odiano? >> domandò il corriere << So che non siete visti bene nel Mojave, anzi, la gente vi odia. Ma nessuno vi aveva creato grossi problemi, nemmeno l'RNC era in grado di farlo >>

Jacobs lo guardò per un istante, poi rispose << Forse abbiamo massacrato i loro compagni, forse... Che cazzo ne so. Non vado in giro a contare ogni pelleliscia ucciso. Lo so, lo so, sono davvero un ghoul cattivo, ma sai quanto me ne frega a me della gente che ammazzo? Un cazzo! >> scoppiò in una grassa risata malefica.

Il corriere strinse i pugni dal nervosismo. Questo rideva a crepa pelle, fregandosi della scia di sangue che lasciava alle sue spalle. Non dava importanza alla vita umana, per lui uccidere era come respirare. Non ne poteva fare a meno. L'avrebbe ammazzato di botte in un altra occasione, ma non poteva farlo. Il Corriere doveva stare al suo gioco. Non poteva permettersi passi falsi.

<< Ora se non ha più domande del cazzo, andiamo! >> aggiunse Jacobs riluttante, nel mentre ridacchiava, guardando i resti del prospettore morto e spuntandoci sopra schifato.

Si incamminarono nuovamente. Il dottore, sempre sostenuto da sotto il braccio da un macellaio, guardò il corriere. Voleva sapere cosa avessero trovato nella baracca e se fosse troppo pericoloso continuare. Passo dopo passo, l'ansia li crebbe sempre più, ma si sforzava di pensare alla missione, allo scopo finale dei suoi studi. 

Continuarono per un lungo corridoio roccioso che, scendeva e risaliva più volte, fin quando si ritrovarono sopra a un dirupo senza uscita. Al di sotto, un ampio laghetto bagnava un lembo di terra rocciosa asciutto. Il tetro silenzio dell'ambiente, fece raggelare il sangue al gruppo. Non si sentiva alcun rumore. Le acque piatte e scure, specchiavano le rocce appuntite fisse sul soffitto, la cui estremità era avvolta dall'oscurità.

Jacobs si avvicinò al bordo, guardò giù e intravide, sforzando gli occhi, una stradina che risaliva verso destra << Dobbiamo scendere >> disse << Questo posto non mi piace per niente. Troppa calma >>

<< N-no. Potrebbero e-esserci dei Lakelurk in quel laghetto >> rispose il dottore, smorzando la voce,  come se avesse paura di un eventuale reazione del Ghoul.

<< Vuoi forse rimanere qui? >> Jacobs si avvicinò al Dottore << Vuoi essere il pasto di quei figli di puttana? Beh io no. Quindi, farai quello che dico io. Scenderai quel cazzo di dirupo e procederemo per quella strada >> Il Ghoul indicò con la mano il sentiero << Se non avessi un accordo con te, ti darei impasto io stesso ai Lakelurke, fottuto pelleliscia doppiogiochista, ma abbiamo un accordo. Rispetta quel cazzo di accordo! Ora cammina! >> Minacciò Jacobs, serrando gli occhi.

Il Dottore rimase in silenzio. Era restio a proseguire, ma il macellaio che lo sosteneva, lo trascinò con forza fino al dirupo. Lentamente, due macellai scesero giù, appoggiandosi ad alcune rocce sporgenti. Una volta a terra, si guardarono attorno, dando il via libera agli altri. Jacobs fu il primo a scendere, seguito dal Corriere. Gli altri Ghoul scesero dopo di lui, infine rimase il Dottore e il macellaio che lo aiutava. Questo, sempre più restio a scendere, cercò di far forza sui piedi per non farsi trascinare, ma il Ghoul, senza alcuna fatica, lo trascinò al bordo del dirupo. Molto lentamente scesero giù e raggiunsero gli altri.

<< Se non la smetti di creare problemi, giuro che ti riempo di botte >> Jacobs minacciò il dottore, tirandogli un pugno allo stomaco. Il dottore si accasciò per terra, faticando a respirare << Forza! Alza questo pezzo di merda! >> prontamente il macellaio rialzò il Dottore.

Proprio mentre il gruppo si era voltato per intraprendere il sentiero, dall'acqua fuoriuscirono delle bolle. L'eco, produsse un suono interminabile, che si scontrò da una parte all'altra delle pareti, per poi tornare indietro e ricominciare. Il silenzio era stato rotto da qualcosa... qualcosa che giaceva negli abissi del laghetto. All'unisono, il gruppo impugnò prontamente le armi, mirando all'acqua.

<< Non sparate, cazzo >> sussurrò Jacobs a tutti << Non voglio ritrovarmi quei figli di puttana addosso >> 

I macellai, tesi e spaventati, non riuscivano a tenere ferme le armi che tremavano. Dall'acqua, altre bolle iniziarono a venir su. I Ghoul ansiosi, guardarono Jacobs; volevano sparare, non aspettavano altro. Credevano che, se avessero aperto il fuoco, avrebbero fermato sul nascere qualsiasi minaccia venisse da quegli abissi. 

D'un tratto, le bolle scomparvero. L'acqua divenne piatta. Un tetro silenziò calò sul gruppo. Il dottore era in preda al panico. Jacobs guardò il Corriere, lui rimase fermo con lo sguardo fisso sul laghetto. 

Improvvisamente, una sagoma uscì veloce dall'acqua, atterrando sul terreno roccioso a pochi passi dal gruppo. Il rumore echeggiò nella caverna da una parte e l'altra. La creatura verdognola, alta due metri o più, piena di squame, spalancò le braccia, emettendo un suono stridulo, molto minaccioso. I suoi occhi, freddi e scavati, cercarono il più debole gruppo.

<< Merda! >> urlò Jacops, aprendo il fuoco per primo, seguito dagli altri macellai. La raffica di proiettili, molte delle quali finirono contro le rocce, interruppero il silenzio, scatenando l'inferno.

Il Lakelurk, muovendo le braccia, lanciò un attacco sonico che disintegrò la testa di un macellaio. I brandelli delle cervella, schizzarono in diverse direzioni, colpendo in faccia il dottore che, preso dal panico, fuggi versò una piccola fessura nella roccia.

Il Corriere percepì altri due Lakelurk che, lenti, stavano uscendo dal laghetto. Il primo Lakelurk, crivellato di proiettili, cadde a pancia in giù, nel mentre gli altri due, attaccarono con il favore dell'oscurità. I colpi sonici, fecero esplodere la testa di un altro macellaio, nel mentre altri due, vennero scaraventati violentemente verso alcune rocce appuntite, infilzandoli. 

Jacops, prendendo il suo machete, si diresse con gran foga verso un mutante. Questo, con i suoi artigli, cercò di infilzarlo, ma il Ghoul deviò il colpo, mozzando dapprima il braccio sinistro e poi la testa del Lakelurk. L'altro mutante indietreggiò, ferito dai colpi delle armi da fuoco. 

Il corriere non mosse un dito. Perché aiutarli? Avrebbe preferito che i Lakelurk facessero il lavoro sporco, ma a quanto pare la situazione era andata diversamente. 

A gran fatica, il gruppo ne uscì vincitore. Il Lakelurk ferito, strisciando verso l'acqua, cascò per terra. Il suo corpo senza vita, giaceva a terra ai margini del laghetto, con metà del volto immerso nell'acqua. Solo tre Macellai c'è l'avevano fatta, oltre Jacobs. 

<< Cazzo, cazzo, cazzo! >> imprecò Jacops, guardando i corpi senza vita dei macellai << Vi avevo detto di tenere gli occhi aperti, merda! >>

Poco lontano dal gruppo, un ghoul infilzato da uno spuntone roccioso, emise un gemito, attirando l'attenzione di Jacobs e del Corriere.

<< Ehi, va tutto bene. Non muoverti >> sussurrò Jacobos, guardando l'entrata e l''uscita della roccia appuntita dal corpo di questo.

<< Io... Non... >> balbettò il ghoul sofferente, sputando del sangue dalla bocca << Non voglio... morire... ho ancora molto da fare... voglio servire la... causa... >> con quest'ultime parole, il ghoul espirò. 

I suoi occhi, vuoti e privi di vita, fissavano gli occhi di Jacobs che, rimase inerme davanti a lui. Il corriere lo scrutò. Non aveva mai visto Jacobs in queste condizioni. Per la prima volta il Ghoul soffriva, trattenendo a stento le lacrime. I suoi occhi lucidi, fissavano il macellaio morto. Il dolore lo stava divorando.

D'un tratto, l'acqua ribollì. Le bolle questa volta, erano più dense e costanti. I macellai rimasti, guardarono in direzioni di Jacobs, ma questo,pareva estraneo al mondo, da tutt'altra parte. Il Corriere si avvicinò lentamente al laghetto. Percepì qualcosa di molto pericoloso sul fondale. Le acque ribollirono sempre più, finché non raggiunsero l'altezza di qualche centimetro.

Dalle acque uscì una sagoma enorme. Un lakelurk alto tre metri, con occhi infossati di un giallo penetrante, con l'addome durissimo e lucente. Rimase fermo per un po, emettendo un flebile gemito. I tre macellai rimasti, aprirono il fuoco contro l'essere che, dapprima rimase immobile, per poi spalancare le braccia e gonfiare il petto, rilasciando una forte onda sonica che travolse i tre macellai, scaraventandoli contro le rocce, uno di essi si fracassò il cranio in due. 

Il corriere, che aveva assistito a tutta la scena, capì che si trattava del leggendario Lakelurk Alpha. Non ne aveva mai visto uno in tutto il Mojave. Pensava che non esistessero e che fossero solo delle stupide leggende, ma invece, era proprio davanti a lui.

Jacobs si volse di scatto. I suoi occhi ardevano come fiamme negli inferi. Prese il suo machete, guardò rabbioso negli occhi il lakelurk alpha e imprecando << Figlio di puttana! >> si lanciò contro il mutante, gridando a squarciagola, come fosse in preda al delirio più totale. Il mutante rimase fermo e non appena Jacobs gli fu vicino, l'essere lo avvolse con le sue braccia squamose, stritolandolo, per poi con un salto, tuffarsi nel laghetto. Jacops, urlando dal dolore, sparì nelle profondità degli abissi. Il Corriere, si avvicinò lentamente al lembo del laghetto, cercando di intravedere qualcosa. Poco dopo, una testa e un braccio riemersero in superficie, nel mentre le acque si dipinsero di rosso.

Il gruppo era stato decimato. Solo lui e il dottore erano sopravvissuti. Si sentì sollevato dall'idea, che senza far nulla, i macellai erano stati tutti decimati. Il pericolo che potessero portare morte e distruzione ancora una volta nel Mojave, era terminato. L'RNC, poteva di nuovo continuare la sua espansione territoriale ed economica senza grossi problemi. Novac sarebbe stata forse liberata dal militarismo che vigeva lì e non sarebbe stata più una fortezza, ma un villaggio, come lo era un tempo. La minaccia che incombeva prepotente nel Mojave, era stata distrutta. 

Il corriere si volse. Oltre ai cadaveri dei macellai e dei Lakelurke che, giacevano in una pozza di sangue, non riuscì a intravedere il dottore. Camminò a zonzo per qualche tratto, guardandosi attorno.

<< Esci fuori, dottore >> disse il corriere, fermandosi frontalmente nella direzione in cui l'uomo si era nascosto. Timidamente il dottore uscì dal suo rifugio, pulendosi con le mani la polvere dai vestiti.

<< S-sono morti..? >> balbettò l'uomo spaventato << T-tutti morti... non so se... >>

<< Smettila di blaterare >> tagliò corto il corriere << Vuoi ancora portare al termine i tuoi studi? >>

Il dottore rimase spiazzato dalle parole del corriere. Perché il corriere voleva aiutarlo? L'aveva venduto a Jacobs, facendo del male a Morpheus e Ginevra. Perché ora era disposto ad aiutarlo? Il dottore non riusciva a capire.

<< Allora?! >> disse il corriere spazientito.

<< N-non capisco perché vuoi farlo, voglio dire... >> il Dottore non finì la frase.

<< Ascoltami bene >> rispose il corriere, guardando dritto negli occhi l'uomo << Avevamo un contratto io e te, ricordi? Bene. Quel contratto l'hai rescisso tu per qualche tuo motivo, ma a me, come ben sai, spetta un risarcimento per i danni subiti. Capisci di cosa parlo vero? Bene. Ora quel contratto ritorna nuovamente a me. Perciò, tolti i fattori morali e giuridici, tu mi pagherai per questo lavoro e in più mi darai degli extra come risarcimento per il mio licenziamento e danni morali subiti da terzi per tua mano. Tutto chiaro? >>

Il dottore non riuscì a rispondergli. Le parole del corriere gli risuonarono in testa, come un forte bombardamento a tappeto. Non riusciva a dirgli il contrario e nemmeno a dirgli una parola.

<< Credo che sia un si >> aggiunse il corriere, accennando un sorriso << Forza andiamo! >>

<< Ma non potrebbe tornare quel lakelurk? >> rispose il dottore, guardando in direzione del laghetto.

<< Non tornerà >> disse il corriere << E' occupato a mangiarsi quel che resta del ghoul >>

I due, dalla stradina rocciosa, scesero sempre più in profondità. I lati delle pareti si strinsero in alcuni frangenti, per poi ritornare distanti, alternandosi di continuo. Nel mentre camminavano per il lungo corridoio roccioso, giunsero davanti a una biforcazione. Il corriere si fermò, scrutando l'oscurità alla sua destra. Il fascio di luce della torcia, squarciò il buio, illuminando le rocce che bloccavano la strada. Probabilmente, qualche tempo prima, il soffitto era ceduto per cause naturali, forse un terremoto. Ora c'era un ammasso di pietre che impediva loro il passaggio. 

Proseguirono a sinistra. Il Corriere, era poco più avanti rispetto al dottore, che preoccupato, continuava a voltarsi indietro, credendo che qualcuno lo stesse seguendo, per poi saltargli alla gola non appena si fosse distratto. 

Giunsero in un enorme antro. L'impenetrabile oscurità, era come un mostro che aspettava il momento adatto per inghiottirli. Solamente la luce della torcia del corriere dava vita a quel senso di vuoto e di infinito. Tutto era circondato da un buio penetrante, quasi lo si poteva sfiorare con le mani. Di volta in volta, piccole gocce d'acqua venivano giù dalle pareti, scontrandosi contro il pavimento roccioso. Il suono echeggiò da un parte e l'altra in un loop infinito, succeduto dai rumori dei loro scarponi che, rimbombavano attorno a loro. Si poteva udire persino il rumore della brecciolina sotto i loro piedi. 

Continuarono per un po. Di tanto in tanto, capitava che i due vedessero delle strane colonne rocciose, molto fini e allungate che raggiungevano, almeno da quanto poteva intuire il corriere, la fine del soffitto, ma l'oscurità che si annidava lì, gli impediva di vederne la fine. Alcuni enormi sassi erano incastonati tra le pareti, assumendo forme strane.

Appena svoltarono l'angolo, con gran sorpresa dei due, cominciarono a spuntare dal terreno e dalle pareti, dei funghi radioattivi molto luminosi. Erano dei piccoli funghi di qualche centimetro, molto tossici, ma che sprigionavano una grande quantità di luce attorno a loro. Finalmente la torcia del corriere potevano contare su un alleato in più.

Ora la stanza era ben illuminata. C'era un corridoio davanti a loro, che portava da un altra parte, mentre alla loro sinistra, vicino alcune rocce, c'erano alcuni mucchi di ossa.

<< Stiamo andando nella loro tana? >> chiese il dottore, indicando le ossa.

<< Non credo >> rispose il corriere << Credo invece che siamo vicino al loro nido >>

<< Lo spero >> aggiunse il dottore << Non vorrei ritrovami uno di quei cosi alla mia gola >>

<< Sono tutti morti >> disse il corriere << Non percepisco nessuno attorno a me >>

<< E' strano che hanno lasciato incustodite le uova... >> rifletté il dottore << ...Forse avevano avvertito la minaccia e si sono dirette verso di noi... Questo vuol dire che i Lakelurk che sono morti, erano delle femmine...  >>

Il corriere annuì.

Proseguirono lungo il corridoio stretto, che serpeggiava, dapprima a destra e poi sinistra, scendendo sempre più giù. Si ritrovarono in una piccola stanza illuminata da molto funghi. Infondo al piccolo antro, il dottore notò delle sacche d'uovo. Erano delle specie di sacche bluastro, con al di sopra delle uova di colore biancastro o giallastro.

<< Oh finalmente >> disse il dottore stupefatto e incantato. Si avvicinò alle uova, lisciandole con la mano, come se avesse paura di romperle. 

<< Sbrigati, dottore >> rispose il corriere << Non abbiamo tempo per le smancerie >>

Il dottore si volse verso di lui, con espressione accigliata, ma non resse lo sguardo penetrante e torvo del corriere.

<< Okay, okay >> rispose frettoloso il dottore << Dammi un minuto >>

<< Non c'è l'abbiamo un minuto, fai in fretta >> tagliò corto il corriere.

L'uomo avvertì nell'aria una strana sensazione. Percepì che qualcosa non andava. Non era più tranquillo come prima. Ora una strana negatività, che non riusciva a spiegarsi, strisciava tra le sue carni, tra i suoi pensieri, tra le sue percezioni. 

<< Dottore, sbrigati! >> incitò il corriere, afferrando il suo machete in mano.

Il dottore cercò di infilare quante più uova poté nel suo zaino, finché non raggiunse il limite. Ben tredici uova. Poi si volse, guardando per l'ultima volta le ultime rimaste. Si rattristì, non accettava il fatto di lasciarli lì. Sapeva che non avrebbe avuto un altra occasione per recuperarle. Il Corriere lo guardò stranito, ma non disse niente. 

<< Andiamo! >> ordinò il Corriere. Il dottore si volse e lo raggiunse.

Tornando indietro, il corriere intravide uno strano passaggio incastonato tra le rocce, da cui proveniva della luce. Non era la stessa luce che sprigionavano i funghi, ma assomigliava più alla luce del sole. Dalla direzione in cui erano venuti minuti prima, era impossibile notarlo, se non girandosi e facendo attenzione. Ma ora, che c'è l'avevano di fronte e la torcia casualmente aveva illuminato per un istante quel passaggio, potevano forse, uscire velocemente dalla caverna. In tutto il Mojave, c'erano delle caverne che, una volta giunto alla fine di essa, si poteva riemergere in superficie molto facilmente, tramite passaggi segreti. Nessuno sapeva con precisione se fossero stati scavati da gruppi di sopravvissuti che, forse in passato, avevano abitato quelle caverne, oppure se fossero proprio delle aperture naturali. Fatto sta, che erano delle vere e proprie manne dal cielo in queste occasioni.

D'un tratto, il Corriere percepì qualcosa alle sue spalle. Si volse per controllare. Di fronte a lui, il Lakelurk Alpha si avvicinava di soppiatto, per poi bloccarsi quando la luce della torcia lo illuminò.

<< Fuggi, vai! >> urlò il corriere, indicando il passaggio segreto al dottore.

Questo, abbracciando lo zaino per non far urtare le uova tra loro, si mise a correre di gran carriera verso il passaggio. Il Corriere indietreggiò lentamente, guardando gli occhi freddi e infossati del mutante. Quando il dottore svanì, il Corriere si volse, mettendosi a correre più veloce che poté. Il Lakelurk Alpha, lanciò un attacco sonico che, per poco non prese il corriere. Il colpo, finì contro alcune rocce, facendo tremare il soffitto, da cui vennero giù alcuni piccoli sassi. L'uomo girò l'angolo del passaggio e continuò così per diversi metri. Il dottore era sparito, come se si fosse dissolto nel nulla. Il mutante lo inseguiva rabbioso, lo braccava. Pochi secondi dopo, senza neanche accorgersene, si ritrovò fuori dalla caverna. 

I raggi del sole accecarono il Corriere, facendogli chiudere gli occhi da dolore. Si mise le mani davanti agli occhi, cercando di aprirli lentamente. Dietro di lui, il lakelurke alpha uscì allo scoperto ma, lanciando un grido doloroso, rientrò velocemente dentro la caverna. Probabilmente il mutante non era abituato al sole o forse non usciva da giorni. Quando il Corriere riuscì ad aprire gli occhi, dopo alcuni minuti, si accorse che poco lontano da lui, seduto su una roccia, con lo zaino sulle cosce, c'era il dottore che contemplava le uova dei Lakelurk con un sorrisetto vanitoso.

<< C'è l'abbiamo fatta >> disse il dottore, senza distogliere lo sguardo dallo zaino.

<< No >> rispose il corriere << Puoi dirlo solo quando avrò il mio pagamento >>

<< Certo, certo, l'avrai >> aggiunse il dottore, guardando l'uomo << Ma per pagarti dovrò tornare a Novac >>

<< Lo so >> disse il corriere << Ma prima però dovremmo andare a liberare Ginevra >>

Il dottore rimase in silenzio, abbassando lo sguardo.

<< Sei contrario per caso? >> Il corriere serrò gli occhi.

<< No, no... >> rispose il dottore << E solo che... volevo prima pagarti, senza starti troppo tra i piedi... >>

<< Tu ora verrai con me, dottore >> aggiunse il corriere << Devi delle scuse a Ginevra >>

<< M-ma lei... >> balbettò il dottore, in preda al panico << ...L-lei non capirà... mi ucciderà... non p-posso venire... >>

<< Nella vita si raccoglie ciò che si semina, dottore >>

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


NOTA BENE: questo è l'ultimo capitolo della FanFiction Fallout New vegas. 

Buona lettura!

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Il corriere e il dottore proseguirono lungo la zona accidentata, allontanandosi di poco dalle rive del Colorado. I raggi solari, rifletterono sulle acque cristalline del fiume, donando al Corriere un immagine surreale. Davanti a loro, a circa cento metri, un sontuoso ammasso roccioso troneggiava su tutto il Canyon. Il dottore lo guardò stupito, per poi ritornare nei meandri oscuri dei suoi pensieri. Il corriere invece, proseguì circospetto. Ebbe la strana impressione che questa zona fosse troppo tranquilla dall'ultima volta che l'aveva esplorata. 

Raggiunsero un piccolo dirupo. A destra, il deserto del Mojave incombeva minaccioso verso loro, mentre a sinistra, il canyon continuava serpeggiando tra alcuni vicoli cechi. Man mano che proseguirono, il terreno divenne sempre più arido e secco; il ch'è significò che si stavano allontanando dal fiume. 

Scesero giù per alcuni tratti, risalirono di nuovo e infine svoltarono a destra. Nel frattempo i raggi del sole si batterono con forza su di loro. Il dottore era stanco e faticava a camminare. La vista gli si appannava in alcuni frangenti e non poteva nemmeno bere un sorso d'acqua. La sua borraccia era rimasta nella caverna. L'unica fischetta d'acqua era sulla cinta del corriere. Desiderava strapparglielo di dosso e berla tutta d'un sorso. Lo desiderava con tutte le sue forze ma, non poteva. Era ancora lucido da capire che sarebbe finita male. Poteva anche chiederlo gentilmente, ma non avrebbe ricevuto niente di sicuro, così rimase zitto.

Lungo le pareti del Canyon, strane dipinti si su seguivano uno dopo l'altro. Il corriere li riconobbe subito, Great Khan; un popolo guerriero dedito al saccheggio e alla razzia, oltre ad essere i più grandi produttori di droghe di tutto il Mojave. Conosciuti per la loro aggressività, impulsività e i brutali riti di iniziazione. Tuttavia, non sono ostili con i nuovi arrivati, ma qui la situazione era ben diversa.

Dopo la sconfitta della Legione di Cesar a Hoover dam. I Great Khan stipularono una debole pace con l'RNC, che furono in seguito traditi. L'RNC lanciò un attacco a sorpresa contro l'accampamento situato a Red Rock, distruggendo e massacrando tutti. Papa Khan, leader dei Great Khan, nonché fondatore di quest'ultimi, venne giustiziato e il suo corpo dato impasto agli avvoltoi. I pochi superstiti rimasti, fuggirono verso Zion; una regione miracolosamente scampata alle elevate radiazioni che avevano devastato le regioni circostanti. Non era ben chiaro come avessero trovato il passaggio per quella terra dorata, nemmeno il Corriere sapeva darsi una risposta. Mesi dopo, alcuni Great Khan, ritornarono nel Mojave, compiendo razzie e sopratutto, uccidendo i soldati dell'RNC e riuscendo persino a distruggere qualche avamposto isolato. Fu la sete di vendetta la sola cosa che mandò avanti questo popolo, ormai decimato e costretto a vivere nascosto tra le sontuose e spettacolari paesaggi di Zion. Il corriere però, pensò che dietro a tutto questo ci fosse lo zampino di Joshua Graham, ma non avendo prove al riguardo e conoscendo quest'ultimo, lasciò perdere questa ipotesi un po' troppo contorta.

Il corriere si fermò un momento e si guardò attorno. Dalle pendici più alte delle rocce, non c'era niente. Nessuna presenza. Era da lì che i Khan, in passato, scrutavano nascosti chi entrava nel loro territorio, per poi decidere come comportarsi. Forse il massacro di Red Rock, avvenuto mesi a dietro, era diventato un suolo oscuro per i Great Khan o forse, troppo sacro. Fatto sta che il Corriere non percepì nulla.

Nel frattempo il dottore, che era rimasto di sasso, lo guardò stranito. Non sapeva neanche di trovarsi in un territorio che, se fosse giunto qui mesi fa, non ne sarebbe uscito vivo. 

<< Cosa guardi? >> disse il dottore, guardando in alto verso le rocce.

<< Niente >> rispose il corriere << andiamo! >>

I due si incamminarono lungo il sentiero, mentre il canyon diventò sempre più stretto e angusto. I disegni sulle pareti erano ormai svaniti da un pezzo, lasciando spazio al vento che, tetro, ululava attorno a loro. 

Svoltarono diversi vicoli e senza accorgersene, si ritrovarono davanti all'accampamento dei Great Khan o quello che ne rimase. Le tende in stile mongolo, le famose gers, erano ridotte in cenere. A distanza di mesi, l'aria era ancora impregnata di fumo e pelle bruciata, il ch'è inquietò non poco il corriere e il dottore. Le casupole che una volta appartenevano ai ranghi più elevati della comunità, erano stato distrutte e alcuni di esse erano in parte crollate. In mezzo alla palizzata di legno che formava un cerchio, situata al centro dell'accampamento in cui avvenivano i combattimenti e riti di iniziazione, c'era una montagna di cadaveri bruciati, uno sopra l'altro. La puzza proveniva proprio da lì. Il corriere rimase sconvolto da quel panorama terribile e disumano; come poteva l'RNC fare una cosa simile? Come potevano essere capaci di simile atrocità? Il dottore guardò la scena quasi con indifferenza. Come se per lui fosse del tutto normale. 

Sul livello della collina più alta, la casa di Papa Khan era stata bruciata. A pochi metri dell'entrata, c'era un cartello.

"Le foreste a precedere le civiltà, i Deserti a seguire"

Il corriere conosceva questa citazione; lo scrittore Chateaubriand. L'RNC aveva inciso questa frase come avvertimento o come ricordo di ciò che era successo qua? Forse era diretta ai superstiti Great Khan che, se fossero ritornati, avrebbero notato questa frase troneggiare su tutta la vallata del Canyon, come avvertimento o come scherno?

Il Corriere si voltò e guardò l'intera vallata. D'un tratto, dietro alcune rocce, qualcosa si mosse rapido. Il Corriere poté percepirlo. Non erano più da soli. Fece cenno al dottore di rimanere fermo, ma quello non capì.

<< Ma che fai? >> disse il dottore confuso, guardando il Corriere che si abbassava.

Il Corriere estrasse la 9mm e fece segno a quello di stare in silenzio. Ci fu un'altro movimento rapido, ma questa volta il Corriere riuscì a vederlo; Un uomo di carnagione mulatta, con una una lunga cresta castana e un giubbotto in pelle a maniche corte. Se ne stava in piedi, accanto a una casupola distrutta. Lo fissava senza dire e fare niente.

Il dottore spaventato, guardò il Corriere. Questo nemmeno si degnò di uno sguardo. L'uomo con la cresta alzò lentamente le mani in alto. Il Corriere non capì cosa stesse facendo.

<< So chi sei, Corriere >> disse l'uomo con la cresta, mentre avanzava verso di loro << Hai avuto a che fare con i Great Khan in passato, non è vero? Hai lavorato per loro. Li hai aiutati a riprendersi dopo il disastro di Bittespring, ma alla fine... alla fine li hai abbandonati >>

Il corriere puntò la 9mm all'altezza della testa dell'uomo << Io non ho abbandonato nessuno! >>

<< Lo hai fatto, Corriere >> rispose l'uomo che era a pochi passi da lui << Io ho visto tutto. Ero un di loro. Un Great Khan. Lo vedi questo questo stemma? >> l'uomo si volse, mostrando lo stemma dietro il giubbotto; un cranio con lunghi e sottili baffi, e in testa un copricapo mongolo con delle grossa corna ai lati, che si piegavano fin su.

<< Lo hai visto, vero? >> continuò l'uomo, abbassando le mani e voltandosi, mentre il corriere strinse deciso la 9mm << Non mi hai neanche riconosciuto. Sono Regis. Ti ricordi di me, Corriere?  >>

<< Regis?! >> disse il Corriere confuso, abbassando la 9mm. Come se avesse visto un fantasma << Non può essere... mi hanno detto che eri... eri morto... Papa Khan me lo disse >>

Regis si fermò davanti al Corriere << Be', a dire il vero i Demoni ci avevano teso un agguato e il mio gruppo è stato ucciso >> Regis abbassò lo sguardo << Mi sono salvato solo perché ho perso i sensi. Una pallottola mi ha colpito proprio qui >> l'uomo mostrò la ferita che aveva a sinistra del braccio, sotto il deltoide << Ricordo solo che ci stavamo difendendo vicino a delle rocce. Poi buio totale >>

Il Corriere sapeva della squadra di Regis e di come erano morti, ma detta da lui, la storia assunse un altro angolatura. Vedere lo sguardo di Regis, riempirsi di lacrime, non fu un bello spettacolo.

<< Dimmi, Corriere >> ringhiò Regis << Perché non ci hai aiutato? Perché non ci hai avvertito dell'intenzioni dell'RNC di sterminarci tutti? Perché? >>

<< Come potevo saperlo? >> rispose il corriere confuso << Non sono uno di loro. Ho soltanto aiutato l'RNC a prendere il controllo del Mojave e poi, se non ricordo male, avevate un patto con loro >>

<< Avevamo >> sottolineò Regis, dando le spalle al corriere e guardando verso le macerie dell'accampamento << Hanno distrutto tutto... Ucciso intere famiglie... donne, bambini, vecchi... Tutti morti... E che dire di Mira... >> Regis abbassò lo sguardo << Gli hanno sparato in testa... davanti ai miei occhi... >>

<< Mi spiace, Regis... >> disse il Corriere, aggrottando le sopracciglia << Scusa se te lo chiedo. Ma come ti sei salvato? >>

<< Non mi crederesti mai... >> rispose Regis, voltandosi verso il corriere.

<< Provaci >> disse il Corriere.

Regis adorava le avventure del Corriere. Quando questo si fermava a Red Rock, Regis era il primo a mettersi seduto e ad ascoltarlo. Per lui era un idolo. 

<< Un supermutante ha fatto breccia tra le difese dell'RNC >> rispose Regis, indicando l'entrata del posto << Subito dopo ho sentito degli spari. Quasi tutti i soldati sono corsi verso l'entrata, ma oltre i suoni delle mitragliatrici, sentii delle grida di dolore. Forse non mi crederai, ma ho visto due soldati volar via a più di quattro metri da terra. Qualcuno li stava lanciando in aria >> Regis fece un pausa e diede le spalle al corriere. Poi fece qualche passo davanti a sé.

<< Aspetta un attimo >> disse il Corriere -che non capì gli eventi della storia, in quanto troppo confusi- << Tu dov'eri? >>

D'un tratto, il dottore comparve da dietro. Regis si voltò di scatto, puntando il suo mitra verso di lui.

<< Ehi, ehi, calmati Regis >> esclamò il Corriere, mettendosi davanti al dottore. Questo rimase paralizzato dalla paura, mentre Regis serrò gli occhi.

<< Conosco questo tipo... >> rispose Regis, scrutando il Dottore da capo a piede << Si... questo figlio di puttana era qui durante l'attacco! L'ho visto prelevare campioni di sangue dai cadaveri dei miei amici. TI AMMAZZO FIGLIO DI PUTTANA! >> Regis mirò alla testa dell'uomo, ma il Corriere, con gran sorpresa di questo, gli diede un pugno in faccia, facendolo rovinare per terra. Anche il mitra cadde e il Corriere l'afferrò veloce. 

<< Ma che... >> rispose Regis frastornato, toccandosi il labbro con la mano.

<< Non puoi ucciderlo >> disse il Corriere << Non ora almeno. Lui mi serve vivo >>

<< Ti serve vivo? Per cosa? >> Regis era confuso.

<< E' una lunga storia. Te la racconterò in un secondo momento >> rispose il Corriere << Ma tu devi dirmi ancora come hai fatto a sopravvivere? >>

<< Quel supermutante mi ha aiutato >> disse Regis, mentre il Corriere li tese una mano e lo aiutò ad alzarsi da terra << Quando ha ucciso i soldati, si è diretto verso di me. Era fuori di sé. Gridava; "uomini neri" o "caschi neri" una cosa del genere. Io ero l'unico a non essere stato giustiziato, ma quando mi vide, si fermò >> Regis indicò il punto esatto dell'incontro << Non so cosa gli passasse per la testa, ma mi fissò a lungo. Poco dopo disse qualcosa del tipo: "umano buono, umano amico" e mi liberò, ma cinque minuti dopo cambiò letteralmente idea. Voleva uccidermi >>

Al corriere venne in mente solo un supermutante; Morpheus. Solo lui era in grado di dire quelle semplici parole. Voleva crederci con tutto il cuore che fosse proprio lui.

<< Come si chiamava? >> domandò il Corriere.

<< Morpheus... credo... >> rispose Regis perplesso.

<< Morpheus, dannazione! >> disse il Corriere felice << Dov'è ora? >>

<< Lo conosci? >> chiese Regis stranito.

<< Si, ma non c'è tempo per le storie. Dov'è ora? >>

<< Non lo so >> rispose Regis ancora più confuso di prima << Ha detto che doveva liberare i suoi amici. Però prima doveva salvare una donna imprigionata in una casa abbandonata o una cosa del genere. A dir la verità non ho capito molto. Parlava fra sè in modo confuso >>

<< Grazie, Regis. Grazie davvero >> disse il corriere felice, consegnandogli di nuovo il mitra tra le mani << So dove si è diretto. Noi stiamo andando nella stessa direzione >>

<< Ma vuoi dirmi che diavolo succede? >> rispose Regis.

<< Okay, ti accennò qualcosa >> disse il corriere.

Il Corriere raccontò tutta la sua odissea, da Novac alla caverna dei Lakelurk, fino ad ora. Regis rimase stupito e senza parole dalle rocambolesche avventure dell'uomo. Le adorava.

Nel frattempo il Dottore setacciò gli oscuri meandri della sua mente, in cerca di un ricordo collegato a questo posto, ma senza risultato. Vuoto mentale. Niente riaffiorì dalle sue subdole cervella. Forse Regis si era sbagliato al riguardo.

<< Posso farti una domanda? >> disse il dottore cauto a Regis - una volta che il Corriere ebbe finito di raccontargli la storia. -

<< E' meglio per te che non mi parli! >> ringhiò Regis, serrando gli occhi.

<< Come fai a ricordati di me, se non sono mai stato qui? >> chiese il Dottore, senza accorgersi di avergli posto una domanda.

<< Come faccio a saperlo?! Come faccio a saperlo?! >> Regis si mosse minaccioso verso il dottore, ma il Corriere lo fermò.

<< Calmati, Regis >> disse l'uomo << Cerca di stare calmo. Fallo per me >>

Regis cercò di calmarsi, respirando e espirando profondamente, poi aggiunse << Ricordo perfettamente la tua testa di cazzo! Ricordo quei vestiti! Ricordo tutto perfettamente! Quindi non venirmi a dire che non sei mai stato qui! >>

Il dottore rimase stupito << Forse hai visto il mio gemello, ecco perché. Si chiama Nicolas >> si avvicinò a Regis con gli occhi sgranati << E' vivo? dov'è ora? >>

Regis lo guardò confuso, non stava capendo più niente da tutta questa storia. Era tutto surreale e strano << Sono morti tutti >> rispose infine.

D'un tratto il Dottore indietreggiò lentamente, guardandosi attorno << Dov'è..? Dove si trova..? >> mentre alcune lacrime scalfirono lentamente il suo paffuto viso.

Regis indicò il posto, senza dire niente. Il Corriere rimase ammutolito.

Il Dottore scese veloce il dirupo, rischiando di perdere l'equilibrio e di rotolare giù per diversi metri. Ma per fortuna riuscì ad arrivare tutto intero. Percorse diversi metri, prima di ritrovarsi davanti a una montagna di cadaveri. Tutti Great Khan. Voltandosi verso sinistra, vide i corpi dei soldati. Corse verso quelli, esaminando tutte le sagome, finché non si ritrovò a pochi passi dal fratello. 

Era appoggiato di schiena alla roccia, con il volto ricoperto di sangue. Vicino alla mano un paio di occhiali rotti e un documento. Il dottore toccò il viso del fratello, lisciandolo delicato con le dita << Finalmente sei morto, cocco di papà! Chi è il migliore, eh?! IO! Sono sempre stato IO il migliore, ma tu sei sempre stato il prediletto di papà. Be', ora lo sarò io! Non sai da quanto tempo aspettavo questo momento! Che qualcuno ti ammazzasse! >> il dottore si volse verso il documento, afferrandolo e agitandolo in mano << Scommetto che mi hai lasciato qualcosa eh, fratellone... qualche arma in un nascondiglio segreto o qualcosa del genere... Lo so, lo so >> sbuffò il dottore, guardando il viso senza vita di Nicolas. Occhi e bocca aperta << Mi hai sempre voluto bene. Mi hai sempre accontentato in ogni mio capriccio quando papà non c'era, ma ti ho sempre odiato! Non ti sopportavo! Eri troppo perfetto, ma ora... ora non più! >> Il dottore rimase in silenzio, scoppiando infine in una grassa risata, che faticò a smorzare. 

D'un tratto sentì qualcuno alle sue spalle.

<< Tu! >> disse una voce profonda e cavernicola dietro di lui << Tu! Umano cattivo! Amico cattivo! >>

Il dottore si volse di scatto. Dall'alto, gli arrivò una mazzata di Rebar Club che gli spappolò il cranio.

<< Umano Cattivo! Umano cattivo! >> Morpheus gridò a squarcia gola, infierendo sul corpo senza vita del dottore.

Il Corriere corse verso la direzione delle urla, impugnando il machete. Regis lo seguì con il suo mitra. Una volta là, del corpo del dottore non rimase nient'altro che brandelli sparsi qua e la in una pozza di sangue. Morpheus era poco più lontano, con in mano la testa del dottore o quello che ne rimase.

<< E lui! >> Gridò Regis, puntando il mitra verso questo. Il Corriere delicato, poggiò la mano sulla canna dell'arma. Regis abbassò il mitra, guardandolo stranito.

Nel frattempo, Morpheus si volse verso il Corriere. Rimase immobile, squadrando l'uomo e inclinando la testa da un lato, poi spalancò gli occhi dalla felicità e lanciò in aria la testa del dottore.

<< Amico buono! >> urlò il supermutante euforico, catapultandosi goffamente verso il corriere, mentre i suoi scarponi alzarono in aria, fumi di polvere.

Morpheus abbracciò il Corriere, sollevandolo in aria.

<< M-mi stai stri-ittol-lando... >> disse l'uomo con voce smorzata.

Il supermutante mollò lievemente la prese << Morpheus non vuole fare male. Tu umano buono. Tu fratello per Morpheus >> disse mettendo a terra il Corriere con cura.

<< Sono felice quanto te nel rivederti in vita, Morpheus >> rispose l'uomo, mettendogli una mano sul possente braccio, all'altezza della scapola.

Addio ricompensa pensò fra sé il corriere. Aveva tenuto in vita il Dottore per essere pagato, ma invece Morpheus gli aveva anticipato il biglietto di sola andata per l'inferno. Sempre se esistesse ancora un inferno o se l'inferno fosse già qui dalla grande guerra.

<< Ma che cazzo sta succedendo?! >> si intromise Regis, confuso e quasi disorientato << Conosci questo supermutante? >>

Morpheus ringhiò << Tu umano cattivo! Morpheus uccidere te! Tu eri con caschi neri >> il supermutante stava impugnando il rebar club quando il corriere lo fermò.

<< E' tutto apposto, Morpheus. Lui è un mio amico. Non è cattivo >> disse il Corriere, per poi voltarsi verso Regis aggiungendo << Lui non è come gli altri supermutanti. Non odia tutti gli umani, anzi, lui stesso sa di essere un umano, non è vero Morpheus? >> il corriere si volse verso quello, sorridendogli.

<< Morpheus umano! >> rispose fiero, puntando i piedi.

<< Vedi, non so spiegarti il perché; ma io e lui abbiamo un legame molto forte. Ci capiamo >> continuò il Corriere << Ora non so perché abbia ucciso tutti, ma non credo abbia fatto del male ai tuoi compagni >>

<< Morpheus uccidere caschi neri! Dove sono?! >> ringhiò Morpheus, guardandosi attorno infuriato.

<< Calmati, Morpheus. Non c'è nessun casco nero. Sei al sicuro >> disse il Corriere, dandogli una pacca sulla spalla.

<< Corriere rende sereno Morpheus >> rispose assumendo l'espressione di un bambino.

<< Okay, forse ho capito >> aggiunse Regis, guardando con riluttanza il supermutante << L'hai trovato in un Vault? E' un aborto di qualche esperimento fallito? Come fa a dire che è umano? Non vede che non lo è?! >> puntò il dito verso quello.

<< Morpheus molto arrabbiato! >> il supermutante impugnò la rebar club e sferrò un colpo verso Regis, che deviò miracolosamente. Morpheus continuò a sferrare attacchi, ma Regis li scansò agilmente, correndo infine su delle rocce, per sfuggire alla sua furia.

<< Cazzo! >> imprecò il Corriere << Non c'è l'ha con te, Morpheus! Tu sei un umano! Si riferiva a un supermutante molto cattivo che viveva sulle montagne! >>

Morpheus si calmò di colpo << Supermutanti cattivi! Morpheus non è supermutante... Morpheus umano buono... >> si rannicchiò per terra, singhiozzando, mentre Regis ne approfittò per prendere il suo mitra e puntarglielo contro. Partì un colpo. 

Regis guardò incredulo le sue mani. Senza accorgersene, il suo mitra era volato via. Il Corriere restò lì, con la .9mm puntata verso di lui e la canna fumante.

<< Ma... >> disse Regis incredulo. Non capiva come avesse fatto il Corriere ad estrarre rapidamente l'arma e disarmarlo con un proiettile, perlopiù sparato in un millesimo di secondo senza prendere la mira.

<< Ora te ne stai buono, Regis! >> esclamò il Corriere serio, serrando gli occhi. 

Regis ne fu intimorito.

<< Morpheus non vuole fare male... >> disse il supermutante, dondolando avanti e indietro con il busto, stringendo le braccia attorno alle ginocchia.

<< Va tutto bene, Morpheus >> rispose il corriere, avvicinandosi a lui e posando una mano sulla sua spalla << Ora ascoltami. Ho bisogno di te. Ho bisogno del tuo aiuto. Vuoi aiutarmi a liberare Ginevra? >>

Morpheus si volse di scatto << Morpheus è qui per Ginevra... Morpheus uccidere caschi neri per trovare Ginevra... >>

<< Ginevra non si trova qui >> rispose il Corriere, mentre Morpheus si alzò da terra << So dove la tengono prigioniera, ma ho bisogno del tuo aiuto per liberarla. Ho bisogno di te, Morpheus. Promettimi che manterrai la calma se la situazione diventerà difficile? >>

<< Morpheus lo giura. Morpheus buono e calmo >> annuì il supermutante con il capo.

Lasciarono alle spalle le macerie dell'accampamento e proseguirono verso ovest. Regis rimase in silenzio per tutto il percorso. Morpheus si guardò attorno spaesato e stupito, come un bambino rapito da un mondo fatto di sogni e magie. Il Corriere in testa al gruppo, batteva i sentieri e di tanto in tanto controllava la zona da qualche dirupo. 

Scesero alcune dune sabbiose, alternate da massi rocciosi. Non c'era una vera e propria strada da seguire, poiché erano quasi tutti vicoli ciechi. Il canyon dava filo da torcere persino al Corriere che ormai era un esperto viaggiatore. Svoltando diverse pareti rocciose, stradine intricate e strette, arrivarono in cima a un ampio dirupo.

Il Corriere guardò il territorio. In lontananza, vicino a una baracca messa in piedi con ferro arrugginito e altra robaccia, intravide un gruppetto di uomini. Una decina in tutto. Si erano accampati lì. Forse era il loro rifugio o qualcosa di simile. 

<< Demoni! >> disse Regis, avvicinandosi al Corriere.

<< Morpheus vuole uccidere drogati >> esclamò il supermutante euforico, brandendo in aria la Rebar Club.

<< Concordo! >> disse Regis serio, impugnando il suo mitra. 

<< Allora faremo un favore alla gente che vive nei paraggi >> concluse il Corriere.

Scesero il dirupo, avvicinandosi di soppiatto alla baracca. Si misero dietro una parete rocciosa, dopodiché Regis, avanzò dal lato destro, mentre Morpheus rimase lì. Il Corriere coprì il lato sinistro, strisciando silenzioso come un serpente a sonagli prebellico. 

I demoni, ignari di quanto stesse per accadere, se ne stavano seduti su delle cianfrusaglie, attorno ad un fuocherello da campo spento. Ma prima che il gruppo poté attaccare, il Corriere udì delle parole.

<< Non mi frega un cazzo! >> disse un demone con una lunga barba grigia; occhi rossi sangue e viso infossato  << Abbiamo già perso metà carico di Jet per colpa dell'RNC. I Great Khan sono stati distrutti mesi fa e non abbiamo più un fornitore o qualcuno a cui rubare la droga. Io non c'è la faccio più! Devo farmi! Mi sento troppo debole. TROPPO! >> concluse la frase, entrando in delirio, mentre alcuni di quelli tentarono di calmarlo.

<< L'RNC vuole distruggerci >> rispose un demone calvo, alzandosi in piedi << hanno distrutto i Great Khan per farci fuori. Siamo diventati una spina nel fianco per quei bastardi! Farebbero di tutto per levarci di mezzo per sempre >> il demone fece una pausa teatrale, mentre gli altri si guardarono tra loro, approvando le sue parole. Vedendo ciò, continuò << Sapete dei Macellai, vero?! Dovete sapere che l'RNC ha troppo problemi a cui pensare. Sta cercando di risolverli tutti in un colpo solo. Questi fantomatici Macellai sono una minaccia grande quanto lo era la legione di Cesar. Hanno pensato prima di sradicare i mali minori, cioè, noi. E infine, dedicare tutte le loro forze contro i Macellai. Non credete che la distruzione dei Great Khan fosse proprio quella di indebolirci? Siamo troppo potenti! Siamo i numeri uno!  >>

<< Si hai ragione >> 

<< Non ci avevo pensato >>

<< Ci vogliono tutti morti perché siamo forti! >> erano alcune delle tante parole che i Demoni gridavano entusiasti in quel momento, elogiando il discorso del Demone calvo.

Il Corriere, che era rimasta nascosto tra alcuni sassi, si rese conto dei danni al cervello prodotto dalle droghe. Le loro cervella erano del tutto fritte; paranoia e complottismo, avevano alterato la loro realtà. Ma per l'RNC, i Demoni non erano altro che letame prodotto dal Mojave. Non contavano nulla. Ma su una cosa avevano ragione; L'RNC si stava davvero preparando a scatenare tutta la sua forza contro i Macellai, ma quello che non sapevano però, e che i Macellai non esistevano più.

Il demone calvo intraprese un altro discorso pomposo. Sembrava aver preso gusto nel sentirsi considerato e aver tutto per sé, l'attenzione dei suo compagni. Ma i Demoni non erano famosi per le rimpatriate di gruppo, progetti a lungo termine e tutte quei generi di cose, poiché non facevano mai quello che dicevano. Tempo un'ora e tutti si sarebbero scordati delle parole del Demone calvo, entrando da prima in ansia, poi in panico e infine, in preda ai deliri, sarebbero andati a zonzo in cerca di una dose. Alcuni si ammazzavano tra loro quando trovavano med-x, jet o altra roba.

Il Corriere si volse verso Regis, roteando il braccio in aria, dopodiché ripeté lo stesso gesto a Morpheus. Questo fu il primo a sferrare l'attacco, balzando da sopra un grande masso e atterrando a pochi passi dalla baracca. I Demoni guardarono per un attimo confusi il Supermutante, non capendo cosa stesse succedendo. Poi estrassero le loro armi e spararono. Il Corriere e Regis, attaccarono all'unisono, mentre Morpheus fracassò i crani con la rebar club e face volare i Demoni da ogni dove. Lo scontro durò poco più di venti secondi. Furono praticamente spazzati via senza alcuna difficoltà. 

<< Morpheus ha fatto una buona azione! >> gridò al cielo, alzando la sua rebar club.

<< Non dirmi che sei un fanatico del Karma? >> Sbuffò Regis.

Il supermutante si volse verso l'uomo << Morpheus fa buone azioni per trovare caschi neri >>

Regis scosse la testa, smorzando la risata che nascose con la mano.

<< Le buone azioni portano sempre buoni eventi >> disse il Corriere, sorridendo al supermutante. 

Morpheus annuì felice come un bambino.

Fecero un veloce sopraluogo della baracca. Il Corriere entrò per primo, seguito da Regis, mentre Morpheus rimase fuori di guardia. All'interno, oltre a un tavolo rotto e delle sedie ribaltate, non c'era nulla. Vicino l'angolo della stanza, Regis trovò una scatola metallica nascosta sotto un telo nero e la indicò al Corriere.

<< Potrebbe essere una trappola >> disse quest'ultimo.

<< Allora vediamo se c'è un innesco >>

I due ispezionarono attentamente la scatola, cercando dei fili conduttori, ma non trovarono niente. Infine, Regis l'aprì. All'interno; 12 munizioni .9mm, un libro: racconti di un venditore di carne di Junktown, una palla da baseball e un nota. Regis la prese e la fece vedere al Corriere. Poi la lesse ad alta voce.

"Folle! Sono folle! Folle! Ho bisogno di Med-x! Le mie vene si stanno prosciugando... Le sento seccarsi in tutto il corpo... le mie braccia... non sento più le braccia... riesco solo a scrivere... ma... ma se scrivo... se scrivo vuol dire che non si seccano?! D-devo... devo dirlo agli altri!"

Regis guardò per un momento il Corriere e infine risero. 

<< Tutto avrei creduto >> disse Regis, stropicciando la nota in mano << Ma no che fossero più stupidi dei supermutanti >> infine la buttò per terra.

<< C'è sempre una prima volta per tutto >> rise il Corriere.

Uscirono dalla baracca, lasciando il contenuto nella scatola metallica. Morpheus appena li vide, gioì. 

<< Morpheus felice! Qualche regalo per Morpheus? >> i suoi occhi si illuminarono di felicità.

<< Mi spiace, Morpheus >> rispose il Corriere << Ma non abbiamo trovato niente >>

Morpheus si rattristì << Morpheus triste... molto triste... >

<< Non fare quel muso lungo >> aggiunse il Corriere, mettendogli una mano sulla spalla << Quando troveremo Ginevra, avrai tutti i regali che vorrai >>

Morpheus sorrise contento come un bambino.

Il gruppo si allontanò dalla baracca e imboccò il canyon. Un piccolo e timido fiumiciattolo sgorgava sotto le pareti rocciose di granito, cascando giù dal dirupo. Al di sotto, il fiume Colorado spuntava limpido e sereno all'orizzonte. 

Percorso due chilometri sotto il sole cocente. Gli intricati sentieri, affaticarono le gambe e le menti del gruppo. Le fronti, grondavano sudore come piccole gocce d'acqua cadute dal cielo.

<< Morpheus è stanco... >> disse; testa bassa e spalle ricurve << Morpheus vuole riposare cinque minuti... >> si fermò di colpo.

<< Non abbiamo tempo per questo, Morpheus >> rispose il Corriere, voltandosi verso di lui e continuando a camminare << Ginevra conta sul nostro aiuto >>

D'un tratto Morpheus si rivitalizzò << Morpheus non lascia sola Ginevra! >>

Regis lo guardò, ridendo sotto i denti, poi disse sarcastico al Corriere << Funziona a interruttore? Perché si accende e spegne a caso >>

Il gruppo continuò lento, scendendo a valle. Un leggero venticello soffiò delicato e discontinuo sulle loro pelli, risollevando i loro animi.Massi di rocce irregolari e di diverse dimensioni, si ripeterono all'infinito. Al corriere pareva di girare in tondo. 

Diversi minuti dopo, sbucarono fuori dalla gola; Il terreno pianeggiante, poco collinoso e con qualche duna di sabbia, regalò a tutti un sospiro di sollievo. Una strada dall'asfalto rovinato, sbucava a destra, correndo sopra un ponte ceduto da un lato, che portava dritto a New Vegas. All'orizzonte, la torre del Lucky 38 troneggiava sui resti scheletrici della città. 

Finalmente erano usciti dal canyon infernale. In lontananza, nascosta tra alcune rocce sontuose, un piccola casa malandata. Non era ben visibile in un primo momento, a meno che, non si usciva dal canyon. 

Si avvicinarono di soppiatto, spostandosi da roccia in roccia, come gatti del deserto. In quel luogo regnava un tetro silenzio. Capitò di tanto in tanto, che Morpheus facesse rumore con i suoi passi goffi e pesanti, facendo rotolar giù alcuni sassolini. Ma nessuno si allertò. Sembrava che nei paraggi non ci fosse anima viva. Nessuna guardia. Niente di niente. Allorché il Corriere si alzò in piedi, con gran stupore di Regis.

<< Questo posto è abbandonato >> disse infine, facendo cenno agli altri di alzarsi.

<< Abbandonato? >> rispose Regis, confuso.

<< Non c'è nessuno. Guarda! >> Il corriere sparò un colpo in aria. Aspettarono qualche secondo, ma nessuno si fece vivo. Poi aggiunse << Non è sorvegliato >>

<< Forse sono scappati via? >> 

<< Morpheus vuole liberare Ginevra! >> il Supermutante alzò in aria la rebar club e corse goffamente verso la casa, sollevando fumi di polvere dietro di sé. Gli altri lo seguirono.

Morpheus con un colpo secco di rebar club, abbatté la porta che, cadendo a terra, sollevò in aria una piccola nube di polvere. Nell'entrata: un divano malridotto, un tavolino da salotto con una .9mm, una Glock e un mitra appoggiati su di esso. Le crepe correvano discontinue su alcuni muri della stanza. Vicino all'asse, la cui porta era assente, delle traccie di sangue coagulato portavano nell'altra stanza; La cucina.

<< Rimani di guardia, Morpheus >> disse il Corriere, facendo cenno a Regis di seguirlo.

Il supermutante annuì come un bambino.

Una volta in cucina, si ritrovarono davanti una pila di macellai morti, uno sopra l'altro. Pozze di sangue coagulato si facevano largo fino a toccare i muri. Diverse armi erano accatastate su un bancone. Un odore insopportabile trafisse i polmoni in un solo colpo. Odore di carne in putrefazione. Il Corriere si chinò verso un cadavere, spostandogli il viso. La faccia, scavata da un centinaio o più di larve, li diede la conferma. Erano morti da giorni o persino settimana. Un pensiero; Ginevra. 

Si alzò e guardò di sfuggita Regis. Infine, si diresse verso Morpheus. 

<< Ispeziona la stanza, Morpheus >> poi si volse verso Regis che lo stava raggiungendo, confuso << Anche tu, Regis >>

Il supermutante non fece domande, né annuì. Forse aveva capito...

Un ansia incontrollabile assalì il Corriere. Strane sensazioni inquinarono i suoi pensieri. Le mani tremanti. Il respiro veloce e irregolare. Il cuore schizzò quasi dal petto. Non voleva e non poteva credere. Non poteva dar vita ai sui pensieri più negativi. Cercarono dappertutto, dalla cucina al soggiorno, fino al bagno. Nessuna traccia di Ginevra. Infine si riunirono. Solo un luogo era rimasto inesplorato; lo scantinato.

Ad ogni passo, gli scalini di legno scricchiolarono rompendo il tetro silenzio fatto di ansie e preoccupazioni. Morpheus, che era l'ultimo nella fila, ruppe uno scalino e quasi non restò incastrato. 

<< Aspettaci sopra, Morpheus. Fai la guardia in caso arrivi qualcuno o arrivi Ginevra >> tagliò corto il Corriere a metà gradino, sapendo fin da subito che il supermutante avrebbe ubbidito.

Morpheus annuì e andò via.

Il Corriere scese l'ultimo gradino e si guardò intorno. Al centro della stanza c'era una sedia di legno. Alla sinistra dei bidoni, casse e un tavolo da carpentiere. Alla destra, appoggiati sul muro, delle assi di legno con varie forme. Non c'era nessuna traccia di Ginevra e ne sangue per terra. A dritto, nella penombra, di fianco a una finestrella, c'era una gabbia recintata. Il corriere si avvicinò frettoloso, mentre il cuore li pulsò in gola. Accese la torcia dal suo Pip-boy e...

D'un tratto, si sentì un rumore provenire dal piano di sopra. Dal soffitto si staccò una leggera polvere che danzò nell'aria putrefatta. Passi lenti si dirigevano verso lo scantinato. Regis sgattaiolò dietro un bidone che dava sui scalini. Il Corriere -intento a capire se ci fosse Ginevra dietro la recinzione- illuminò la gabbia, squarciando l'oscurità. Un Ghoul, se ne restava rannicchiando con la testa tra le ginocchia. Non appena il fasciò di luce lo illuminò interamente, quello si alzò di scatto e si lanciò sulla recinzione emettendo uno stridulo suono soffocato.  

Strinse le dita intorno alla recinzione. L'agitava per sradicarla a terra. Era un ghoul ferale. Forse l'ultimo superstite di ciò che ne restava di quei tagliateste. Ma non lo sapeva. Non poteva più saperlo. Il suo cervello era ormai andato. Non aveva più razionalità, ne emotività. Era stato inghiottito dagli abissi più profondi dell'istinto. Esso lo dominava in tutto e per tutto. 

Digrignò i denti sulla recinzione di ferro, tentando di mordere Il Corriere. L'uomo illuminò il volto del Ghoul. Quello si spostò infastidito, urlando e fuggendo verso il lato buio della gabbia. Era una donna. Vestiti logori. Lunghi capelli grigi caduti in più parti. Non era un macellaio. Eppure il Corriere in un primo momento lo credette.

Si udì un click. Qualcuno aveva tolto la sicura dall'arma. Il Corriere si volse verso Regis, spegnendo la luce dal pip-boy. Regis puntava l'arma verso le scale. Qualcuno scendeva lentamente da esso. Il Corriere si avvicinò. Regis guardò prima lui e poi verso la scalinata. Il Corriere si fermò di colpo. 

...Ginevra...

I due si guardarono a lungo, tra l'espressione confusa di Regis che abbassò il mitra. I loro occhi parlarono lingue antiche. Il loro corpi si avvolsero l'un l'altro da un alchimia sconosciuta. Il loro cuore si riempì di sostanze magiche, astrali, universali. Ma continuarono a fissarsi. Estranei al mondo. Estranei al tutto. 

Lui fece un passo. Lei pure. Gli occhi arderono come fuoco greco. Nessuno distolse lo sguardo. Nessuno poté farne a meno. Lui fece un altro passo. Lei si scaraventò addosso, sprofondando nel suo abbraccio. I corpi si mischiarono e si unirono nell'anima. Non si sarebbero più distaccati. Niente e nessuno ne sarebbe stato capace.

Si guardarono negli occhi. Intensi e profondi. Stretti l'un l'altra. Lui la baciò. Le labbra si abbissarono nell'ignoto e piacevole nirvana. Il cuore si perse in altre dimensioni e forme. Tutto scomparve. Tutto tacque.

D'un tratto, con gran fracasso, qualcuno distrusse la scalinata e cascò al di sotto, ai piedi del gruppo.

<< Morpheus fatto la bua... >>

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Vi ringrazio di aver letto la mia FanFiction e spero vivamente che vi sia piaciuta! Io c'ho messo impegno e passione a scriverla. Un ringraziamento speciale va a chi mi ha supportato durante i capitoli scritti! GRAZIE MILLE!

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