You're my white tiger.

di winchestersimpala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***



 

Capitolo 1.

 

Era una giornata come tutte le altre, caratterizzata dal caldo estivo tipico di Los Angeles. Le vie della città erano invase da centinaia di auto, i negozi erano pieni di ragazzi e ragazze che avevano appena finito la scuola ed avevano finalmente iniziato le vacanze estive. Ah, i tempi del liceo… Quanto ho odiato quel periodo della mia vita, carico di ansia da prestazione, notti insonni passate sui libri per provare a persone che nemmeno mi conoscevano di non essere meno intelligente dei miei compagni, persone che ti giudicano in base alle apparenze pur non conoscendoti… Il mio inferno personale.

Fui riportata brutalmente alla realtà dall’autista in coda dietro di me che suonando il clacson mi avvisò che il semaforo era diventato verde. Feci un cenno con la mano per scusarmi e ripresi a guidare verso la sede dell’etichetta discografica che aveva deciso di sponsorizzare me e la mia band.

Erano passati due anni da quando avevamo cominciato a diventare una band abbastanza famosa, soprattutto tra i giovani, ed era passato solamente un paio di settimane dall’uscita del nostro nuovo album, il che significava un tour mondiale e decine di band da ascoltare per poi sceglierne una che avrebbe aperto i nostri concerti.

Io e Taylor, il chitarrista della mia band, eravamo diretti agli uffici della nostra etichetta per discutere proprio di questo particolare.

 

“Mi sembri distratta questa mattina Hayley”. Mi disse Taylor, notai un cenno di preoccupazione nella sua voce.

“Sì, hai ragione…” dissi io stringendo il volante tra le mie mani, sentì che Taylor mi stava fissando nella speranza di una risposta più articolata, ma non distolsi lo sguardo dalla strada. “È solo che da quando Jeremy se n’è andato non è più lo stesso… Saremo in grado di esibirci con la stessa energia che avevamo prima?” Jeremy, il bassista della nostra band, aveva avuto da poco una figlia e decise di uscire dalla band per dedicarsi a tempo pieno alla sua famiglia, decisione che sia io che Taylor rispettammo pienamente, ma che ci lasciò spiazzati perché ci ritrovammo a dover ricostruire una band dal nulla.

Taylor posò una mano sul mio braccio e mi disse dolcemente: “Certo che riusciremo ad esibirci con la stessa energia. Il fatto che Jeremy sia andato via ha sconvolto i nostri piani, è vero, ma non dobbiamo farci condizionare da questo”. Taylor aveva ragione, ma c’era una parte di me che non voleva convincersene. Gli rivolsi un sorriso e svoltai a sinistra per parcheggiare la mia auto.

Una volta scesi dalla vettura io e Taylor notammo una Jeep nera parcheggiata davanti all’ufficio principale della nostra etichetta, il che ci sembrò molto strano dato che erano solo le 8.30 del mattino ed era una riunione di cui nessuno oltre a noi sapeva nulla.

Mentre entravamo nell’edificio controllai il mio cellulare per vedere se avessi ricevuto messaggi per eventuali cambiamenti dell’incontro con quello che sarebbe stato il nostro manager, ma non avevo ricevuto nulla. Strano.

Prendemmo l’ascensore e raggiungemmo il terzo piano nel giro di pochi minuti. Mano a mano che ci avvicinavamo all’ufficio che ci interessava sentivamo delle voci che né io né Taylor fummo in grado di riconoscere.

 

“Sei sicura che era oggi che dovevamo incontrarci?” Mi chiese Taylor preoccupato.

“Certo che ne sono sicura Tay, ho controllato dieci volte che fosse il giorno giusto prima di uscire di casa”. Dissi passandomi una mano tra i miei capelli rosso fuoco. La situazione non mi piaceva molto, eravamo ancora dei novellini nel mondo della musica e non sapevamo bene come funzionassero le cose, così io e Taylor eravamo indecisi sul da farsi.

“Dici che mi conviene provare a bussare?” Chiesi a Taylor, curiosa di sapere chi ci fosse dietro a quella porta.

Taylor era ancora più indeciso di me, così non aspettai che mi rispondesse e bussai.

“Sì?” Disse cordialmente una voce dall’altra parte. Aprii leggermente la porta e mi trovai davanti quattro ragazzi vestiti normalmente ed un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta. Rimasi a fissare per alcuni interminabili secondi il ragazzo che si trovava al centro del gruppo. Era tremendamente affascinante. Capelli biondi, occhi blu, un braccio completamente tatuato e l’altro lo era per metà e una cicatrice che copriva la maggior parte del suo gomito sinistro. Sentii le mie guance avvampare quando quest’ultimo mi rivolse un sorriso. Decisi di distogliere la mia attenzione da lui per parlare all’uomo in giacca e cravatta.

 

“Sono Hayley Williams, sono venuta con Taylor York, avevamo una riunione per discutere degli ultimi particolari riguardanti il tour”. Dissi cercando di sembrare il più calma possibile, nonostante sentissi Taylor sghignazzare alle mie spalle. 

“Oh, certo! Me ne ero quasi dimenticato. Prego, accomodatevi”. Disse l’uomo indicando le sedie di fronte alla sua scrivania.

Io e Taylor entrammo nell’ufficio e Taylor chiuse la porta alle sue spalle.

“Io sono Charles, mi occuperò del vostro tour mondiale”. L’uomo in giacca e cravatta mi porse la mano che strinsi immediatamente per non sembrare scortese, anche se la presenza di quei quattro ragazzi mi rendeva difficile concentrarmi, mentre Taylor sembrava a suo agio.

“Sicuramente vi starete chiedendo chi sono questi ragazzi nel mio ufficio” disse Charles fissando prima me e poi Taylor ed indicando il gruppo alle mie spalle. “Loro saranno la vostra band di supporto. Il nome della band è Our Last Night. Il loro genere è diverso rispetto al vostro, ma abbiamo pensato che potesse essere un esperimento interessante quello di far esibire sullo stesso palco due band con stili diversi. Ragazzi, loro sono Hayley e Taylor, presentatevi”. Okay, la situazione stava cominciando a sfuggirmi di mano.

Il mio sguardo cadde di nuovo sul ragazzo biondo tatuato, ma venni distratta immediatamente da un altro membro della band che si presentò: “Io sono Woody, sono il bassista della band”, gli strinsi la mano e gli rivolsi un sorriso. Successivamente prese la parola un ragazzo moro con gli occhi azzurri, doveva essere il fratello del ragazzo che non smettevo di fissare, la somiglianza era incredibile.

“Io sono Matt” allungò una mano per stringere la mia per poi indicare l’altro ragazzo seduto su uno sgabello. “Lui è Tim, il nostro batterista, mentre invece lui…” disse dando una spinta al ragazzo biondo “è mio fratello Trevor”.

“Piacere di conoscervi ragazzi, siamo dei fan da quando avete pubblicato il vostro primo album. O almeno, io e mio fratello lo siamo”. Disse Trevor sorridendo. “Piacere nostro. Vorrei poter dire lo stesso della vostra band, ma purtroppo non ho mai avuto l’occasione di ascoltare qualche vostra canzone”. Dissi io fissando negli occhi Trevor, per poi cercare di dare la stessa attenzione agli altri membri della band. “Vorrà dire che ti consiglieremo delle canzoni da ascoltare allora!” Disse Matt entusiasta.

Dopo qualche istante di esitazione, Woody propose di andare a bere qualcosa tutti insieme in modo da poterci conoscere meglio, così ci avviammo verso le nostre macchine.

 

Una volta saliti nelle nostre vetture rimasi qualche istante a fissare l’ammasso di asfalto di fronte a me.

 

“Cos’era quello?” Disse Taylor ridendo. Io lo guardai confusa e gli chiesi a cosa si riferisse, mentre il mio sguardo seguì Trevor mentre saliva sulla sua auto.

“Quello che stai facendo anche ora Hayley, non riesci a distogliere lo sguardo da quel ragazzo”. Mi appoggiai contro lo schienale del sedile e mi lasciai andare ad un sospiro. “Non lo so Taylor, c’è qualcosa di lui che mi affascina. Non so cosa sia esattamente, so solo che vorrei conoscerlo meglio”. Dissi quasi in preda allo sconforto. Vidi che la Jeep cominciò a muoversi, così misi in moto la mia auto e seguii i quattro ragazzi verso il luogo in cui avremmo potuto conoscerci meglio.

Il silenzio regnava sovrano nella macchina, non avevamo nemmeno acceso lo stereo. Io ero assorta dai miei stessi pensieri e Taylor era troppo concentrato a guardare fuori dal finestrino.

 

“Avrai sei mesi di tour per conoscerlo”. Disse Taylor rompendo il silenzio e cogliendomi di sorpresa.

“Cosa?” Chiesi io.

“Trevor. Hai sei mesi a disposizione per conoscerlo. Poi, da quello che ho visto, anche lui mi sembra abbastanza interessato a te”. Aggiunse fissandomi negli occhi. Mi sentii arrossire per la seconda volta quel giorni e notai che i ragazzi davanti a noi stavano parcheggiando, così fermai la mia auto proprio di fianco alla loro.

Taylor aveva la tipica faccia di qualcuno che aveva in mente un piano.

“Che non ti venga in mente di far stronzate Taylor”. Dissi lanciandogli un’occhiataccia.

“Dai, Hayley, quand’è stata l’ultima volta che ti sei lasciata andare?” Mi chiese lui con un’espressione compassionevole sul volto. Sfilai le chiavi dalla serratura sbuffando, decidendo di non rispondere.

“Okay, te lo dico io dato che non vuoi rispondere. Da troppo Hayley, da quando quello stronzo ti ha trattato come nessun uomo ha il diritto di fare. Perché non…” “Non mi sembra il tipo di conversazione da affrontare in questo momento Taylor”. Tagliai corto io aprendo la portiera e scendendo dall’auto. Anche Taylor scese dalla vettura e dopo averla chiusa ci avviammo verso il gruppo di ragazzi che ci stava aspettando.

Trevor mi venne incontro porgendomi un foglio di carta piegato, lo guardai confusa e allungai la mano per prenderlo.

“Hai detto di non aver mai sentito la nostra band, così Matt ed io abbiamo scelto alcune canzoni che potresti ascoltare per conoscerci meglio”. Mi disse con un sorriso abbozzato sulle labbra. Ricambiai il sorriso e misi il biglietto nella borsa dopo averlo ringraziato, per poi raggiungere insieme il resto del gruppo. Notai che una volta arrivati Matt fece l’occhiolino a Trevor ma pensai che non poteva essere collegato a ciò che era appena successo.

Entrammo nel locale e una cameriera davvero molto gentile ci trovò subito un tavolo. Ci sedemmo e dopo esserci sistemati cominciammo a farci delle domande per poterci conoscere meglio. Il primo a rompere il ghiaccio fu Matt, il quale era seduto proprio di fianco a me. “Hayley, vorrei chiederti una cosa, è più una curiosità che una domanda…” Disse giocherellando con il menù plastificato. “Spara”. Dissi io guardando per un istante Taylor, il quale stava avendo una discussione abbastanza animata con Tim e Woody. “Siete solo in due nella band…” Continuò Matt. “Avete assunto qualcuno per il tour o vi esibirete solo tu e Taylor utilizzando delle basi registrate?” Era una domanda insolita, soprattutto considerando il fatto che non ci conoscevamo nemmeno e quindi davo per scontato che la sua domanda sarebbe stata di natura personale, ma era comunque una domanda sensata. “No, non useremo delle basi. I ragazzi che hanno inciso con noi l’album verranno con noi in tour, ma adesso non sono presenti perché non fanno ufficialmente parte della band e quindi non hanno dovuto partecipare alla riunione di stamattina”. Trevor era completamente assorto dalla nostra conversazione. Notai che osservava ogni mio minimo movimento, era come se mi stesse studiando. Era una cosa abbastanza inquietante a dire il vero, ma allo stesso tempo era affascinante vederlo così concentrato. 

Decisi che era arrivato il mio turno delle domande quando fummo interrotti dalla cameriera che ci aveva accolti poco tempo prima per chiederci se eravamo pronti per ordinare. Ordinammo tutti la stessa cosa, ovvero una birra e qualche snack.

“Invece cosa mi potete dire di voi? Non so nulla della vostra band oltre al fatto che siete fratelli” Dissi aprendo la mia bottiglia di birra. Matt sorrise mentre beveva il suo drink, lasciando la parola al fratello.

“Beh, posso cominciare col dirti che abbiamo deciso di formare questa band quando ancora eravamo al liceo ed il nome è stato scelto qualche giorno prima di una competizione alla quale avremmo partecipato. In realtà è stato proprio Matt a sceglierlo. Ci ha salvato il culo”. Disse Trevor scoppiando a ridere. La sua risata era così contagiosa che mi ritrovai a ridere senza nemmeno accorgermene. “Poi, vediamo…” Continuò lui. “Appena Matt prese la patente decise di portarmi a fare un giro, ero seduto sul sedile di fianco a lui in una posizione davvero strana e mettendo il braccio fuori dal finestrino mi sono fatto questa”. Disse indicando la cicatrice sul gomito sinistro. Istintivamente allungai la mano per toccarla, ma poi mi ricordai che conoscevo a malapena il ragazzo e magari questo mio gesto avrebbe potuto turbarlo. “Posso?” Chiesi titubante. “Certo”. Rispose lui tranquillamente. La pelle era molto spessa in quel punto, potevo solo immaginare il male che aveva provato. “Mio Dio…” Dissi completamente assorta dal contatto delle mie dita sulla sua pelle. “Come hai fatto esattamente?” Chiesi. 

“Avevo il braccio fuori dal finestrino e Matt, da bravo fratello maggiore, mi disse di tirarlo dentro perché avrei rischiato di farmi male, ma io ovviamente non gli diedi retta. Lui per sbaglio passò troppo vicino ad un’auto parcheggiata e il mio gomito decise di fare amicizia con la portiera di quell’auto. Inutile dire che mi sentivo svenire dal dolore”. Spiegò lui sorridendo. Sorrisi a mia volta e ritrassi la mano per bere un sorso di birra.

La serata passò velocemente ed era inutile dire che sia io che Taylor adoravamo la compagnia di quei ragazzi.

Stavamo ritornando alle nostre macchine quando sentii qualcuno prendermi la mano, mi girai di scatto e vidi che si trattava di Trevor, il quale posò il suo indice sulle mie labbra per farmi capire che non dovevo dire nulla e mi fece cenno di seguirlo. Lo seguii poco lontano dalla sua auto e dopo qualche istante di esitazione iniziò a parlare.

“So che ti sembrerà strano quello che ti sto per chiedere dato che ci conosciamo solo da stamattina, ma volevo chiederti se magari domani avevi tempo, e soprattutto voglia, di… Ecco, di prendere un caffè insieme”. La sua domanda mi lasciò senza parole, non perché non sapessi cosa rispondere, ma perché ero talmente sopraffatta dai miei pensieri, i quali mi stavano mandando il cervello in tilt, e a malapena riuscivo a formulare una frase di senso compiuto. Dopo qualche secondo finalmente riuscii a riprendere il controllo della mia mente e accettai la sua proposta. “Certo, mi farebbe molto piacere”. Vidi un sorriso farsi strada sul volto di Trevor, il quale disse: “Ci vediamo domani mattina alle 9.00 davanti alla sede dell’etichetta della tua band allora”. “Perfetto”. Risposi io sorridendo e solo in quel momento mi accorsi che la mia mano era ancora intrecciata alla sua. Venni colpita da un forte senso di imbarazzo, condiviso da Trevor, il quale si rese conto della stessa cosa. Entrambi fummo distratti da Taylor che mi stava chiamando a gran voce nel bel mezzo del parcheggio.

“Devo andare…” Dissi in un bisbiglio tenendo lo sguardo fisso a terra.

“Si, anche io. Ci vediamo domani allora?” Mi chiese Trevor.

“Puoi contarci, a domani”. Dissi io e senza pensarci due volte mi allungai verso di lui per dargli un bacio sulla guancia, per poi avviarmi verso la mia macchina. Inutile dire che il mio cuore sembrava che stesse per esplodere da un momento all’altro per la felicità.

 

 

Nota dell’autore: Eccomi qua con una nuova storia che spero di portare a termine. Un paio di cose: in realtà la ff dovrebbe essere nella categoria dedicata agli our last night ma purtroppo non esiste, e poi vorrei ringraziare infinitamente b e l l a d o n n a per il banner.

Spero che recensirete la mia storia, al prossimo capitolo!

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


 

Capitolo 2.

 

Mi diressi verso la mia aiuto dove trovai un Taylor impaziente di ritornare a casa.

“Era ora, dov’eri finita Williams?” Disse strofinandosi le braccia come se stesse per morire di freddo da un momento all’altro.

“Te lo dico in macchina perché per ora devo cercare di contenermi” Risposi cercando di restare il più seria possibile sapendo che i membri dell’altra band erano solo a qualche metro di distanza da noi. “E comunque l’escursione termica non è così forte Taylor, come sei melodrammatico”. Conclusi ridendo.

Una volta saliti in macchina la misi in moto e mi girai verso Taylor.

“Il motivo per cui non mi hai più vista è che sono stata trattenuta da Trevor che mi ha chiesto di prendere un caffè insieme domani mattina”. Spiegai mettendo un braccio dietro al mio poggiatesta. 

“Che cosa? E me lo dici solo adesso?” Sbottò. Era incredulo quanto me, quello era poco ma sicuro. “Beh, non potevo correre a dirtelo subito dopo essermi messa d’accordo con lui. Sai, non voglio ancora fargli capire quanto io possa essere pazza”. Entrambi scoppiammo a ridere e  prima di cominciare a guidare verso l’autostrada per riaccompagnare Taylor a casa salutai i quattro ragazzi, i quali sembravano nel bel mezzo di una discussione parecchio accesa.

Dopo circa venti minuti arrivai davanti alla casa di Taylor, parcheggiai e parlammo qualche minuto.

“Allora in bocca al lupo per domani mattina” iniziò a dire, sembrava quasi che volesse farmi il classico discorso che i genitori fanno ai propri figli quando stanno per uscire per la prima volta con il proprio ragazzo o con la propria ragazza. Lo ringraziai, ridendo all’immagine che mi si era appena formata in mente. “E Hayley…” Aggiunse. “Divertiti. Sembra davvero un bravo ragazzo, goditelo. Ovviamente nei limiti della decenza, ricordatevi che sarete in un luogo pubblico in cui ci saranno sicuramente dei bambini, non vorrei dover venire a pagare la tua cauzione perché sei stata sbattuta in galera per atti osceni in luogo pubblico”. Scoppiai a ridere per la sua affermazione, ma quello che la rendeva ancora più divertente era il fatto che era tremendamente serio mentre pronunciava quell’avvertimento. “Va bene mamma” dissi divertita “farò la brava, te lo prometto”.

Ci abbracciammo e dopo esserci augurati la buonanotte Taylor scese dalla macchina. Stavo per ripartire quando sentii quel pazzo urlare: “E se proprio non ce la fate, usate il preservativo!” Scoppiai nuovamente a ridere, tanto che sentivo un paio di lacrime scivolare sul mio volto   e finalmente mi diressi verso casa mia.

 

Ah, casa dolce casa. 

Dopo essere entrata appoggiai le chiavi dell’auto su un tavolino di legno vicino all’ingresso, sul quale avevo posizionato una lampada che mio padre mi aveva regalato quando avevo comprato la casa, la accesi e dopo aver chiuso a chiave la porta mi diressi verso la mia camera da letto sbuffando e trascinando i piedi dalla stanchezza. 

Inutile dire che la prima cosa che feci fu togliermi le scarpe e lasciarmi cadere sul mio fantastico letto matrimoniale e mi lasciai trasportare dai miei pensieri. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era Trevor. Il suo sorriso, la sua voce, il modo impacciato in cui mi ha chiesto di uscire. Non avevo mai creduto al colpo di fulmine, ma forse per lui potevo fare un’eccezione. E forse Taylor aveva ragione, era ora che io mi lasciassi andare per chiudere e soprattutto dimenticare per una buona volta il mio passato. Fu proprio in quel momento che venni assalita dal panico. E se Trevor dovesse scoprire cose che io non voglio che lui scopra? O se dovesse scoprirle nel momento in cui io non sono ancora pronta a parlarne? Forse mi stavo preoccupando troppo, magari non succederà nulla tra noi due e non avrò nulla di cui preoccuparmi, ma quei pensieri continuavano ad assillarmi, quindi cercai di rilassarmi con una doccia calda seguita da una bella dormita.

Mi alzai dal letto e sfilai il mio pigiama da sotto il cuscino, poi decisi di prepararmi i vestiti per la mattina seguente. Optai per un paio di jeans strappati, un top nero abbastanza aderente ed un golfino nero, visto che alla mattina, nella zona di Los Angeles in cui si trovava il mio studio, la temperatura era sempre piuttosto bassa. Appoggiai tutto su una sedia vicina al mio armadio, presi il mio pigiama, la biancheria pulita e poi mi avviai verso il bagno. Feci scorrere l’acqua per farla diventare calda e fu in quel momento che mi accorsi di quanto fossi pallida, così mi sciacquai il viso con dell’acqua fresca, sperando fosse abbastanza.

 

Avevo ancora i capelli bagnati quando ritornai in camera, così misi un asciugamano sopra il cuscino per evitare che i miei capelli rossi lasciassero macchie sulle lenzuola bianche. Decisi anche di puntare la sveglia alle 8.00 per la mattina seguente, in modo da potermi preparare con calma.

Finalmente mi infilai sotto alle coperte e dopo aver spento la luce caddi in un sonno profondo.

 

 

La mattina seguente

 

Mi svegliai di soprassalto e sentii la sveglia che stava suonando, così mi rigirai nel letto per vedere che ore fossero e vidi che erano le 8.30.

“Cazzo!” Esclamai alzandomi e correndo in bagno per preparami. Vidi che i miei capelli erano un disastro, così li pettinai il più possibile per poi raccoglierli in uno chignon fatto alla bell’e meglio, dopodiché mi lavai i denti e mi vestii in fretta e furia.

Erano le 8.40. “Se mi trucco in cinque minuti posso farcela”. Dissi tra me e me, e così feci. Decisi di non andarci pesante con il trucco, mi accontentai di due linee semplici di eyeliner e un po’ di blush per sembrare meno cadaverica.

Ritornai in camera, indossai le mie amate vans nere e dopo aver afferrato la mia borsa e le chiavi della macchina mi precipitai alla mia auto per poi dirigermi allo studio. Fortunatamente a quell’ora Los Angeles non era molto trafficata, tutte le persone che lavoravano negli uffici erano usciti di casa da un bel pezzo, così in soli dieci minuti arrivai davanti all’edificio con ben cinque minuti di anticipo.

Mi parcheggiai e notai la Jeep nera di Trevor, così scesi dalla mia auto e mi avvicinai. Fu in quel momento che lo vidi. Mi sembrava ancora più bello di quando ci eravamo visti l’ultima volta. Sentivo i suoi occhi su di me ed allo stesso tempo sentivo le mie guance in fiamme. Gli rivolsi un sorriso e lui cominciò a camminare verso di me.

 

“Buongiorno Hayley” Disse sorridendomi, uno di quei sorrisi che ti fanno sentire in pace con il mondo.

“Buongiorno Trevor” Risposi io cercando di sembrare il più calma possibile. Purtroppo questo rapido scambio di battute venne seguito da un imbarazzantissimo silenzio che io non sapevo come rompere, per fortuna Trevor iniziò a parlare, forse perché aveva capito quanto fosse sconveniente per me quella situazione.

“Allora, dove ti va di andare per fare colazione?” Chiese allungando le braccia per stiracchiarsi.

“Conosco un posto qui vicino che è davvero fantastico, è un po’ appartato ma fanno un caffè buonissimo, per non parlare dei dolci. Che ne pensi?” Dissi io mettendomi le mani in tasca dei jeans, non sapendo bene dove metterle a causa dell’agitazione che mi faceva provare quel ragazzo, maledicendo me stessa per aver dimenticato a casa il golfino che mi ero preparata

“Dico che mi hai convinto, mi fai strada?” Chiese ancora lui, indicando la mia auto.

“Certo!” Risposi io, sorridendogli ancora una volta. Dio, doveva pensare che avessi una qualche paralisi facciale. 

Entrambi ci dirigemmo verso le nostre vetture ed io uscii per prima dal parcheggio, assicurandomi grazie allo specchietto che Trevor fosse dietro di me. 

Dopo circa dieci minuti di guida raggiungemmo il locale in cui avremmo fatto colazione, parcheggiammo ed entrambi scendemmo dalle auto.

 

“Che te ne pare?” Chiesi dopo essermi avvicinata a lui.

“Mi piace molto, sembra molto accogliente” Rispose lui per poi girarsi verso di me, notando il fatto che io stessi gelando. “Hai freddo?” Mi chiese ancora. “Un po’” Risposi io stringendomi nelle spalle. “Ho dimenticato il mio golfino a casa perché ero estremamente in ritardo…” Continuai. Non appena finii di parlare vidi che lui si stava sfilando la giacca di pelle, per poi appoggiarmela sulle spalle.

“Grazie, ma non ce n’era bisogno. Adesso mi sento in colpa perché faccio morire te di freddo”. Ribattei io, mentre cercavo di restituirgli la giacca. Come risposta Trevor appoggiò le mani sulle mie spalle e mi disse di tenere la giacca fino a quando non mi sarei scaldata. Sentire il calore delle sue mani su di me mi faceva sentire vicina ad un infarto, ma non potevo negare che non mi piacesse la sensazione. Dopo aver infilato le braccia nelle maniche della giacca entrammo e fummo accolti da un ragazzo, il quale ci fece vedere dove avremmo potuto sederci.

 

“Cosa mi consigli di prendere Hayley?” Disse Trevor rompendo il silenzio che si era creato mentre entrambi osservavamo il menù.

“Vediamo… Se ti piace il caffè qui fanno un espresso fantastico. Altrimenti se non sei un tipo da caffè hanno moltissimi tipi di tè che sono davvero molto buoni”. Risposi appoggiando il mio menù sul tavolo dato che sapevo già cosa prendere. “Vada per l’espresso allora, mi hai convinto”. Concluse lui soddisfatto.

Ordinammo e cominciammo a parlare. Avrei potuto parlare con lui per ore, cambiavamo argomento di continuo, a volte non ricordavo nemmeno che cosa avesse dato origine ad un determinato discorso da quanto i vari argomenti fossero privi di collegamenti logici. 

Dopo qualche minuto arrivò una ragazza, avrà avuto all’incirca diciassette anni, con la nostra ordinazione.

“Ecco qua il vostro espresso ed il tè alla vaniglia”. Disse porgendoci le tazze, entrambi la ringraziammo e quando lei sollevò lo sguardo per ringraziarci a sua volta rimase senza parole. Né io né Trevor riuscivamo a capire cosa stesse succedendo fino a quando la ragazza riuscì a dire: “Tu, tu sei Hayley Williams” e mi indicò, per poi girarsi verso Trevor “e tu sei Trevor Wentworth. Oddio voi due siete i miei cantanti preferiti, non voglio trattenervi, ma posso avere un vostro autografo?” Entrambi scoppiammo a ridere e dopo aver scritto una dedica su un foglio che la ragazza ci aveva allungato le dissi che se voleva poteva anche farsi una foto con noi, così si allontanò dal tavolo qualche istante per poi ritornare con il suo cellulare per scattare la fotografia e dopo averci ringraziati ritornò al suo lavoro.

 

“Non mi succede spesso di essere riconosciuto in luoghi pubblici” Disse Trevor sorridendo “tu invece ci sarai abituata”. Continuò lui.

“In realtà solo in questo ultimo periodo comincio ad essere riconosciuta in giro, ma credo sia merito di un paio di collaborazioni che ho fatto in questo periodo con artisti piuttosto famosi”. Dissi io stringendomi nella giacca di Trevor. “Sai, potrei pensare di tenermela, è comoda”. Affermai cercando di rimanere seria il più possibile, Trevor scoppiò a ridere e disse che avrei potuto tenerla per quanto tempo desideravo. Lo ringraziai e lo informai del fatto che avrei tenuto in considerazione la sua offerta.

 

“Voglio chiederti una cosa”. Dissi sistemandomi sulla sedia per poi guardare Trevor dritto negli occhi. “Chiedi pure”. Rispose lui appoggiando un braccio sul tavolo. “Da quanto tempo sei nella band con tuo fratello?” Chiesi. “Da circa dodici anni. Mio fratello ha deciso di fondarla quando io avevo dieci anni e lui ne aveva quindici. All’inizio io suonavo la batteria e Matt suonava la chitarra e cantava mentre Woody suonava il basso, poi io ho iniziato a cantare insieme a Matt, anche se io più che altro urlavo, sai, ero in quella fase in cui odiavo tutto e tutti e quello ero l’unico sfogo che avevo, ed ora eccomi qui, seduto al tavolo con la cantante che ho ammirato per anni e che ho sempre considerato un modello da seguire”. Rispose lui facendomi arrossire per quella che poteva essere la decima volta quel giorno. Mentre rispondeva alla mia domanda mi ritrovai ad annuire, ero talmente concentrata sulle sue parole che non mi accorsi nemmeno del mio telefono che squillava. “Tu invece? Com’è cominciata la tua avventura con i Paramore?” Mi chiese lui a sua volta. Decisi di ignorare il cellulare e risposi alla sua domanda. “Avevo sedici anni quando ho cominciato la mia carriera con i Paramore, avevo appena lasciato la scuola perché venivo continuamente presa di mira dai classici bulletti che non avevano niente di meglio da fare che rovinare la vita agli altri, così trovai rifugio nella musica e cominciai a comporre con i paramore. Inutile dire che considero quella band come la mia salvezza”. “Ho un’altra domanda per te, poi ho finito di farti il terzo grado”. Continuò Trevor, facendomi scoppiare a ridere per l’ennesima volta. “Vai pure” dissi io. “Com’è possibile che una ragazza come te non abbia un ragazzo?” Eccola qui, servita su un piatto d’argento, la domanda che speravo non mi chiedesse, almeno non oggi. “Potrei chiedere lo stesso a te, Trevor”. Risposi sorridendo. “Il motivo è che la mia ultima relazione non è finita nel migliore dei modi, soprattutto per me, quindi ho cercato di prendere un po’ le distanze da queste cose, anche se a volte sento il bisogno di avere qualcuno al mio fianco che mi sostenga. Non mi fraintendere, ho Taylor che mi supporta in tutto quello che faccio, ma a volte sento che non è abbastanza”. Continuai seguendo con il mio indice il bordo della tazza e lanciando qualche occhiata ogni tanto a Trevor per vedere come reagiva a quello che dicevo. Potevo vedere il dispiacere nei suoi occhi ed allo stesso tempo potevo capire che lui voleva che io andassi avanti a parlargli di questa situazione. “Il punto è che sono davvero una persona problematica Trevor…” Tagliai corto. Lo sentii stringermi la mano tra le sue, così lo guardai negli occhi, confusa da quello che stava succedendo. “Non credo tu sia una persona problematica Hayley” “Come puoi dirlo? Tutto sommato non mi conosci così bene”. Ribattei io. “So che non ti conosco bene, ma davvero non credo che tu sia quello che dici di essere. Credo che tu sia solo una persona a cui sono successe delle cose spiacevoli che io sarò pronto ad ascoltare quando vorrai parlarmene”. Disse lui, stringendo ancora di più la mia mano. Il nostro piccolo momento di intimità venne interrotto dal mio telefono, il quale mi avvisò del fatto che mi era arrivato un messaggio, così con la mano libera lo presi dalla mia borsa e lo sbloccai per leggere il testo.

 

“Eri così sconvolta dalla fine della nostra relazione che ora sei già mano nella mano con un altro uomo. Fossi in te d’ora in poi mi guarderei le spalle perché ti tengo d’occhio. Sei solo una puttana, mi fai schifo.” 

 

Il messaggio era del mio ex, il quale doveva essere nello stesso locale in cui eravamo noi per sapere che ero con Trevor, e dopo averlo letto sentii la mia testa diventare pesante e la mia vista cominciò ad offuscarsi. Avevo bisogno di aria fresca, subito. Trevor si era reso conto della mia reazione e cercava di farmi riprendere, ma i suoi tentativi non funzionavano. L’unica cosa che riuscii a fare fu lanciargli addosso il mio cellulare per poi prendere la mia borsa ed uscire il più in fretta dal locale. Mi appoggiai alla sua Jeep cercando di ristabilizzare il mio respiro, ormai era chiaro che io fossi in preda ad un attacco di panico. Nel frattempo Trevor aveva letto il messaggio che avevo ricevuto e dopo aver pagato il conto mi raggiunse fuori.

“Era lì, mi stava tenendo d’occhio”. Fu l’unica cosa che riuscii a dire quando vidi Trevor uscire dal negozio. Sentivo che stavo per crollare, ma non volevo farlo davanti a lui, così gli dissi che dovevo andare e feci per avviarmi verso la mia macchina, quando lui mi prese per un braccio e mi tirò verso di sé per stringermi in un abbraccio. “Dove pensi di andare in questo stato? Non voglio che tu abbia un incidente per colpa di quello che quello stronzo ti ha scritto”. Disse stringendomi tra le sue braccia, solo in quel momento mi sentii al sicuro, protetta e mi lasciai andare ad un pianto liberatorio. Sentivo Trevor accarezzarmi i capelli e la schiena mentre mi diceva di buttare tutto fuori, di sfogarmi quanto volevo. Dopo qualche istante mi allontanò da sé e dopo aver preso il mio volto tra le sue mani mi sfiorò le guance con i pollici per eliminare le lacrime e mi disse: “Matt abita qui vicino, se vuoi posso chiamarlo e dirgli di venire a prendere la tua macchina, così stai un po’ con noi, okay?” Per rispondere annuii, avevo paura di sentire il suono che le mie corde vocali avrebbero prodotto. Sentivo che da un momento all’altro avrei avuto un’altra crisi, così abbracciai di nuovo Trevor, il quale non esitò a stringermi di nuovo.

“Grazie Trevor” fu l’unica cosa che riuscii a bofonchiare.

“Non devi ringraziarmi Hayls. D’ora in poi non dovrai preoccuparti, ci sono io qui con te”. Disse lui, appoggiandosi con la schiena alla sua macchina dopo aver chiamato Matt e riprendendo ad accarezzarmi la schiena. Annuii alla sua affermazione, sperando con tutta me stessa che fosse vero.

 

 

Nota dell’autrice: Spero che anche questo capitolo vi piaccia e come avrete intuito mi piacciono le cose drammatiche, quindi preparatevi psicologicamente ai prossimi capitoli. Detto ciò, spero lascerete una recensione. Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***



Capitolo 3.

Ero ancora stretta a Trevor quando sentii qualcuno avvicinarsi a noi, così mi allontanai dal suo petto per  vedere meglio.

“Hey ragazzi”. Disse Matt dopo averci raggiunto. “Hayley, Trevor mi ha raccontato cos’è successo, mi dispiace così tanto…” Aggiunse accarezzandomi un braccio. “Grazie Matt, e grazie per essere arrivato così in fretta”. Riuscii a dire compiendo quello che mi sembrava uno sforzo immane.

“Che ne dite se andiamo a casa mia? Credo che qui tra poco scoppierà un temporale”. Disse sempre Matt, dopo avermi rivolto un sorriso. In effetti il cielo si era notevolmente incupito e si era alzato un vento gelido. “Tu comincia pure ad andare, io ed Hayley ti raggiungiamo subito”. Disse Trevor, così io diedi a Matt le chiavi della mia auto e lo guardai allontanarsi.

 

“Mi dispiace davvero tanto Trevor, ora capisci cosa intendevo quando ho detto di essere una persona problematica”. Esordii dopo essermi avvicinata nuovamente a lui. “Hayley, non è colpa tua e tutto ciò non ti rende affatto una persona problematica”. Disse lui guardandomi dritto negli occhi. Era evidente quanto lo ferisse vedermi in quello stato, il che mi faceva stare ancora più male. Non meritava di stare così male per una persona come me.

“Trevor…” “Hayley, smetti di colpevolizzarti, ti prego”. Affermò lui interrompendomi. “Hai ragione, scusami”. Dissi io, stringendomi nella sua giacca e respirando il suo profumo. “Smetti anche di scusarti, non ce n’è bisogno”. Aggiunse. “D’accordo”. Dissi sorridendo e fu proprio in quel momento che scoppiò il fatidico temporale di cui stavamo parlando pochi attimi prima. Bastarono solo alcuni secondi per bagnarci completamente, così ci affrettammo a salire sulla macchina di Trevor, per poi dirigerci verso la casa di Matt, alla quale arrivammo dopo circa cinque minuti. Il viaggio fu silenzioso, io non mi sentivo ancora pronta a spiegare a Trevor il motivo per cui il mio ex mi perseguitasse e sicuramente lui non voleva forzarmi a farlo, così, una volta arrivati a casa di Matt, uscimmo di corsa dalla Jeep e ci fermammo sul pianerottolo. Fu in quel momento che il mio sguardo cadde sulla maglietta bianca di Trevor, la quale era stata resa trasparente dalla pioggia ed aderiva perfettamente al suo corpo. Non riuscivo a trovare un singolo difetto in lui, anche se razionalmente sapevo che era impossibile. Era una persona estremamente dolce, gentile, sensibile, ma allo stesso tempo mi dava l’impressione di essere uno di quei ragazzi che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno e che fanno di tutto per far valere le proprie idee e ragioni su tutto. Nonostante queste riflessioni il mio sguardo era ancora fisso sulla sua maglia, o meglio, sui suoi pettorali ed addominali scolpiti. Venni distolta dai miei pensieri da Matt, che finalmente venne ad aprirci la porta. 

Una volta entrata in casa mi accorsi di quanto i miei capelli ed i miei vestiti fossero bagnati, nonostante la giacca di Trevor coprisse una buona parte del mio corpo. 

“Vi porto dei vestiti asciutti. Hayley, in bagno c’è l’asciugacapelli se vuoi, non vorrei che ti beccassi un’influenza”. Disse Matt. “Grazie Matt”. Ringraziai sfilandomi la giacca ed appoggiandola su una sedia della cucina, dando le spalle a Trevor, dopodiché mi girai e lo vidi mentre si sfilava la sua maglietta come se nulla fosse. “Spero non ti dispiaccia, non ce la facevo più a stare con quella cosa fradicia addosso”. Disse Trevor. “No, figurati, non c’è problema”. Risposi io, la mia salivazione ormai azzerata dall’imbarazzo della situazione che si era appena creata. Fortunatamente Matt arrivò poco dopo con i vestiti asciutti. Mi diede una maglia a maniche corte grigia, con una taschina all’altezza del petto, ed un paio di pantaloni della tuta neri. “Sono sicuro che ti saranno enormi, ma è sempre meglio di quello che hai addosso adesso”. Affermò Matt dopo avermi porto i vestiti. “La dimensione non è un problema, l’importante è che siano asciutti”. Dissi io ridendo. “Vado ad asciugarmi i capelli, torno subito”. Aggiunsi, per poi dirigermi verso il bagno.

Mi chiusi la porta alle spalle e dopo aver appoggiato i vestiti asciutti sul lavandino mi guardai allo specchio. Ero pallida come un cencio, l’eyeliner ormai era sparito, sia a causa delle lacrime sia a causa della pioggia, così mi sciacquai il viso per struccarmi definitivamente e dopo essermelo asciugata sentii Matt e Trevor parlare sottovoce, forse stavano cercando di non farsi sentire da me.

“E’ davvero carina Trevor, hai scelto bene. Mi dispiace però che il vostro primo appuntamento sia finito così”. Sentii Matt dire, il che mi fece arrossire.

“Sì, lo è davvero, però con tutto quello che è successo questa mattina credo che farò le cose con più calma. Spero solo di non vederla più così terrorizzata”. Rispose Trevor.

“Credo sia la cosa migliore che tu possa fare. Per ora stalle vicino, si vede che tiene già molto a te”. Disse ancora Matt. Non volendo origliare ulteriormente la loro conversazione, mi sfilai i vestiti ed accesi l’asciugacapelli.

 

Avevo appena indossato i pantaloni della tuta di Matt quando dallo specchio vidi Trevor entrare e notai che il suo sguardo si posò subito sulla cicatrice che dalla spalla scendeva lungo la mia colonna vertebrale. 

“Cazzo, scusami, pensavo avessi finito”. Esclamò girandosi verso la porta. Io scoppiai a ridere e gli dissi che non c’era nessun problema e mi infilai la maglietta. “Puoi girarti ora”. Dissi ancora ridendo.

“Scusami ancora, avrei dovuto bussare”. Disse Trevor facendo qualche passo verso di me.

“Non devi scusarti, ora siamo pari”. Risposi io sorridendo e sistemandomi i capelli. 

“So che non sono fatti miei, ma…” Iniziò lui. “Ma vuoi sapere della mia cicatrice”. Continuai io, interrompendolo. “Solo se ti va di parlarne”. Precisò lui, sedendosi sul bordo della vasca da bagno. Pensai che non c’era nulla di male nel raccontargli qualcosa riguardante il mio passato, così mi sedetti per terra di fronte a lui e cominciai a raccontare.

“Come prima cosa, potrai immaginare chi è stato a procurarmela…” Iniziai io. Trevor sgranò gli occhi e si alzò per sedersi più vicino a me. “E’ stato il tuo ex?” Disse incredulo, ma nella sua voce potevo già sentire la preoccupazione mista alla rabbia. “Già…” Dissi io, abbassando lo sguardo e cominciando a giocherellare con il bracciale che avevo al polso. Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio ginocchio e mi disse a bassa voce: “Non devi parlarmene adesso se non te la senti”. Gli rivolsi un debole sorriso e gli dissi che volevo parlargliene, solo che era la prima persona dopo Taylor con cui parlavo di questo fatto e che quindi avevo bisogno di trovare le parole adatte. “Prenditi il tempo necessario”. Continuò lui. Appoggiai la mia mano sulla sua e continuai.

“Stavamo avendo l’ennesima discussione per la band. Lui mi accusava di essere l’unica a cui veniva riconosciuto il suo talento e che veniva apprezzata dal pubblico, quando tutti sapevamo che non era così e che io stessa avevo più volte ribadito il fatto di non essere d’accordo con l’essere idolatrata come se fossi stata l’unica a far parte della band, ma lui non mi credeva. Non voleva credermi, il che forse era ancora peggio”. Mi interruppi per prendere fiato, sentendo le lacrime che stavano cominciando a riempirmi gli occhi. Trevor mi strinse la mano tra le sue, accarezzandone il dorso con il pollice. Era incredibile come quel piccolo gesto mi aiutasse ad andare avanti con la narrazione. Sospirai, per poi continuare.

“Ero così incazzata a causa del suo comportamento e soprattutto a causa delle sue accuse che gli diedi un pugno in faccia, non sapendo ciò che mi aspettava”. Una lacrima cominciò a solcarmi il volto e la stretta di Trevor si fece più forte. “Hayley, non devi raccontarmi tutto ora”. Disse lui dolcemente. “Trev, o ne parlo adesso o probabilmente non lo farò più…” Contestai io. Lo vidi annuire e dopo essermi assicurata che la porta del bagno fosse effettivamente chiusa, continuai.

“Avvenne tutto così in fretta che all’inizio non mi resi nemmeno conto di quello che stava succedendo. Un attimo prima ero in piedi e l’attimo dopo mi ritrovai sul tavolo della cucina, il quale era pieno di bottiglie vuote e bicchieri dato che avevamo avuto ospiti, con le mani del mio ex attorno al mio collo che stava cercando di soffocarmi,  lasciandomi dei lividi che sarebbero rimasti per giorni, fino a quando non ebbe un’idea migliore…” Avevo bisogno di una pausa, ripensare a tutto ciò mi stava facendo mancare l’aria. I miei occhi erano sempre più pieni di lacrime ed il mio respiro era sempre accelerato. Molto probabilmente stavo avendo un altro attacco di panico. “Hayley, Hayley sei qui con me ora, lui non può più farti del male”. Disse Trevor facendomi alzare dal pavimento per poi stringermi a sé il più forte possibile. Fu in quel momento che mi lasciai andare definitivamente. Avvolsi le mie mani nella sua maglia e strinsi con tutta la forza che avevo in corpo. Non riuscivo a smettere di piangere, i miei singhiozzi erano sempre più forti e la paura che Matt potesse sentirmi cresceva di attimo in attimo. Sentii Trevor allontanarsi leggermente da me, così lasciai andare la maglia. “Hey, guardami”. Disse spostando i capelli che si erano attaccati al mio volto a causa delle lacrime, per poi tenerlo tra le sue mani e guardarmi dritto negli occhi. “Lui non è qui, siamo solo io, te e Matt e puoi scommettere quello che vuoi che faremo in modo che non ti capiti più nulla di male, intesi?” Annuii, dopodiché mi aiutò a sciacquarmi il viso per liberarmi delle lacrime. Mi sedetti di nuovo sul pavimento, questa volta di fianco a Trevor, appoggiando la testa sulla sua spalla. Non volevo darmi per vinta, così decisi di continuare a raccontargli quello che era successo. 

“Sono state le schegge delle bottiglie e dei bicchieri a farmi quella cicatrice, si sono conficcate così in profondità che era quasi impossibile rimuoverle, ma è stato quello che ha fatto dopo che ha peggiorato ulteriormente la situazione”. Feci un’altra pausa per preparami alla parte peggiore, Trevor doveva averlo capito perchè cominciò ad accarezzarmi il braccio ed a stringermi ancora di più a sé. Era una cosa troppo difficile da dire, soprattutto a voce alta, così decisi di dirlo tutto d’un fiato. “Mi ha violentata”. Non avevo il coraggio di vedere l’espressione sul volto di Trevor. Magari era una di quelle persone che pensavano che quando una ragazza veniva stuprata in realtà la colpa era la sua. Iniziai a sentire una forte stretta allo stomaco e pensai che avrei potuto dare di stomaco da un momento all’altro, ma decisi di farmi forza ancora una volta ed affrontai lo sguardo di Trevor. Era sconvolto, lo si poteva vedere da lontano un chilometro. “Hayley, io non… Non ho… Non so cosa dire… Quel figlio di puttana”. Disse lui come se stesse sputando veleno. “E’ stato per quello che le ferite erano così profonde, vero?” Chiese lui, la rabbia nella sua voce era più che percepibile. Io annuii, non fidandomi più della mia voce.  

“E’ anche per quello che non sono più riuscita ad avere una relazione stabile”. Aggiunsi qualche istante dopo. “Non hai più frequentato nessuno dopo di lui?” Chiese lui. Feci cenno di no con la testa. “Mi sono vista con altri ragazzi, ma quando si arrivava al dunque non mi sentivo mai pronta e quindi mandavo tutto all’aria”. Risposi. “Per questo Taylor ha insistito tanto perchè mi dessi una mossa e accettassi di uscire con te”. Aggiunsi, Trevor annuì e restammo seduti l’uno accanto all’altro per quella che sembrava un’eternità, fino a quando Matt ci chiese se avevamo voglia di pranzare. Trevor rispose per entrambi, nonostante io non avessi affatto fame, così ci alzammo e ci dirigemmo verso la sala. Prima di entrare nella stanza tirai Trevor per un braccio e lui mi guardò con aria interrogativa. “Non dire nulla a tuo fratello, ti prego. Sono sicura che troverò la forza di parlarne anche con lui, ma non oggi”. Lo implorai, lui mi rassicurò del fatto che sarebbe stato zitto e mentre lo diceva si avvicinò pericolosamente a me. Sentivo il nostro respiro unirsi, sentivo il mio cuore che stava per esplodere da un momento all’altro a causa della distanza così ristretta tra di noi, distanza che si riduceva sempre di più, fino a quando le nostre labbra si sfiorarono. “Eccovi finalmente, pensavo foste scappati!” Esclamò Matt facendomi spaventare e facendomi allontanare da Trevor all’istante, il quale ridacchiò nervosamente alla battuta del fratello. “Non ho molto in casa per prepararvi un pranzo decente, però se volete possiamo ordinare qualcosa e farcelo portare qui”. Propose Matt, così ci sedemmo in salotto e optammo per una semplice pizza.

Pranzammo in religioso silenzio, il che mi rese le cose più semplici dato che non avevo nessuna voglia di parlare.

Dopo qualche minuto fu Matt a rompere il ghiaccio. “Senti Hayley, domani noi ed il resto della band abbiamo delle prove per vedere se gli amplificatori funzionano bene, ti andrebbe di venire? Ci farebbe molto piacere”. Notai che Trevor stava per strozzarsi con la sua fetta di pizza una volta sentita la proposta del fratello, il che mi fece scoppiare a ridere ed accettai il suo invito.

 

Finalmente il temporale si era placato e potevo ritornare casa mia, dove quasi sicuramente avrei trovato Taylor, il quale aveva una copia delle mie chiavi.

“Credo di aver disturbato abbastanza, quindi mi avvio verso casa mia”. Dissi sospirando, attirando l’attenzione dei fratelli Wentworth. “Matt, domani ti riporto i vestiti, promesso”. Aggiunsi. 

“Non c’è problema Hayley, puoi ridarmeli quando vuoi, abbiamo tre mesi di tour insieme, quindi…” Rispose lui sorridendo. Lo ringraziai con un abbraccio per la sua disponibilità nel venire a riprendere la mia macchina e soprattutto per la sua ospitalità e per il pranzo offerto.

“Ti accompagno alla porta”. Mi disse Trevor poggiando una mano sulla mia schiena.

 

“Posso accompagnarti se vuoi”. Affermò Trevor chiudendosi la porta di casa alle spalle.

“E come torneresti a casa poi?” Dissi io stringendomi nelle spalle. 

“Non preoccuparti, un modo lo trovo”. Rispose lui, convincendomi. 

“Va bene, guidi tu però”. Dissi porgendogli le chiavi della mia auto.

Una volta saliti in macchina cominciai a dare le indicazioni a Trevor per arrivare a casa mia e dopo aver parcheggiato sul mio vialetto esclamò: “Abitiamo vicini!” 

“Davvero?” Chiesi io incredula, notando che la macchina di Taylor era parcheggiata davanti al mio garage.

“Sì! Abito a due isolati da qui”. Rispose lui sorridendomi. Gli sorrisi a mia volta, non sapendo bene cosa avrei potuto dire.

Dopo qualche istante di silenzio prese la mia mano tra le sue e mi disse: “Domani non sei obbligata a venire”. Mi girai verso di lui in modo da vederlo meglio e gli dissi che in realtà non vedevo l’ora di vederli suonare poiché adoravo tutte le loro canzoni che mi avevano consigliato di ascoltare.

“Sai, ce n’è una che ho scritto per una persona che mi piace da parecchio tempo e che proprio ieri sera ho finito di perfezionare”. Alla sua affermazione mi sentii come se un macigno mi fosse appena crollato addosso. Com’era possibile che gli piacesse una persona da “parecchio tempo” e nonostante ciò mi chiedesse di uscire? Ero solo un ripiego? Oppure… In quel momento il mio cervello cominciò a fare supposizioni che non mi sarei nemmeno lontanamente sognata di fare. La mattina stessa, al bar, Trevor mi aveva detto di seguirmi ed ammirarmi da molti anni, che fossi io la persona a cui si stava riferendo? Decisi di porre fine a questo flusso di coscienza che erano i miei pensieri e gli chiesi il titolo della canzone.
“Si chiama White Tiger. E’ una delle poche canzoni che ho scritto con il cuore in mano”. Rispose arrossendo.

“Sarà sicuramente una canzone meravigliosa”. Dissi io facendo finta di non aver notato il rossore che caratterizzava le sue guance in quel momento.

“Non vedo l’ora di fartela sentire, spero ti piacerà”. Aggiunse lui, guardandomi dritto negli occhi. Fu in quel preciso istante che realizzai quanto fossi realmente attratta da lui. Non solo fisicamente, anche se quello aveva la sua rilevanza, ma anche dal suo carattere. Era così dolce e premuroso nei miei confronti, cercava sempre di dire la cosa giusta al momento giusto. Forse lui era davvero diverso, forse con lui potevo davvero essere finalmente felice. Non esitai un singolo istante e mi avvicinai a lui, per poi premere le mie labbra contro le sue. All’inizio Trevor non ricambiò il bacio, il che mi fece pensare di aver interpretato male le sue attenzioni nei miei confronti, ma poi mise una mano sulla mia nuca e mi avvicinò ancora di più a sé per baciarmi più appassionatamente. Le mie mani, inizialmente posate sulle sue guance, si fecero strada nei suoi capelli, per poi scendere alle sue spalle. Entrambi ci allontanammo leggermente per poi sorriderci come due idioti.

“Devo andare, Taylor mi sta aspettando”. Dissi indicando la mia casa. “Però se vuoi puoi venire anche tu”. Aggiunsi, sperando in una riposta affermativa.

“Certo, mi farebbe piacere”. Rispose lui sottovoce, sempre con il sorriso stampato sul volto, così scendemmo dalla vettura e ci dirigemmo verso il mio ingresso, preparandoci psicologicamente all’interrogatorio a cui ci avrebbe sottoposto Taylor, essendo estremamente protettivo nei miei confronti.


Nota dell'autrice: Eccomi ancora qui con un nuovo capitolo. Come sempre, ringrazio coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e spero che contiueranno a farlo. Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che lascerete una recensione, anche breve. Detto ciò, alla prossima!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.

 

Avevo appena inserito le chiavi di casa nella serratura quando la porta venne spalancata da un Taylor piuttosto impaziente.

“Allora come è andata con quel gran figo di Trevor?” Esclamò, senza accorgersi del fatto che Trevor fosse di fianco a me e stesse facendo di tutto per non scoppiare a ridergli in faccia.

“Ehm.. Taylor…” Dissi io indicando la persona in questione.

“Che figura di merda”. Constatò Taylor arrossendo violentemente, per poi scostarsi per farci entrare in casa. Taylor e Trevor si sedettero rispettivamente sulla poltrona di fianco al televisore e sul divano di fronte a quest’ultimo. 

“Volete qualcosa da bere?” Chiesi poggiando una mano sulla spalla di Trevor, Taylor mi guardò in modo interrogativo, ricevendo un’occhiataccia come risposta. 

“Dell’alcool possibilmente, dopo la figuraccia che ho appena fatto”. Disse Taylor facendo scoppiare me e Trevor in una risata fragorosa.

“Per me va bene anche una semplice birra”. Mi disse Trevor scostandosi leggermente per vedermi meglio e sorridendomi dolcemente. 

“Okay”. Bisbigliai io dirigendomi verso la cucina, sentendomi una completa idiota per l’effetto che Trevor aveva su di me.

Stavo prendendo le bibite dal frigo quando sentii Taylor che parlava con Trevor.

“Mi dispiace ancora per la figuraccia, non pensavo che fossi con lei”. Esordì Taylor ridendo.

“Non ti preoccupare, almeno l’hai tirata su un po’ di morale”. Disse Trevor.

“Perché? Cos’è successo?” Chiese Taylor preoccupato.

Sapevo che Taylor dopo l’affermazione di Trevor si sarebbe preoccupato, così chiusi in fretta il frigorifero e ritornai in sala.

“Josh mi ha scritto”. Dissi porgendo loro le bottiglie e sedendomi vicino a Trevor. “Doveva essere  nello stesso bar in cui eravamo noi e ha scritto che da oggi mi avrebbe tenuta d’occhio”. Continuai io, sentendomi assalire da un profondo senso di angoscia e tristezza. 

“Quello stronzo, non mi è mai piaciuto. Ci ha solamente usati per ottenere un minimo di successo. Sono contento che la sua carriera da solista faccia schifo”. Sbottò Taylor. 

“Taylor, non dire così…” Dissi io cercando di calmarlo.

“No Hayley, tu tendi troppo a vedere solo il lato positivo delle persone e purtroppo ne paghi sempre le conseguenze. Guarda solo cosa ti è successo a fidarti di quel figlio di puttana”. Esclamò dopo aver bevuto un sorso della sua birra. Le sue parole mi colpirono come un fulmine a ciel sereno. In cuor mio sapevo quanto avesse ragione, ma in quel modo sembrava quasi che la colpa fosse solo mia.  Abbassai lo sguardo e cominciai ad osservare attentamente il parquet del mio salotto. Trevor doveva aver capito il mio stato d’animo, poiché intervenne.

“Non è nemmeno colpa sua però, Taylor”.

“Non sto dicendo questo, non hai idea di quello che le abbia fatto in passato e solo l’idea che lui adesso non le voglia dare pace mi fa andare il sangue al cervello”. Trevor stava per rispondere quando decisi di intervenire per porre fine a quella discussione.

“Lui sa tutto Taylor, ne abbiamo parlato, ha visto la cicatrice. Non devi fare lo stronzo con lui solo perchè sei preoccupato per me, okay?” Dissi con i nervi a fior di pelle, facendolo ammutolire. Il motivo per cui si comportava così era perchè lui aveva visto in che stato fossi dopo tutto quello che era successo con Josh. Era stata la prima persona che avevo avuto il coraggio di chiamare dopo che Josh se n’era andato da casa mia ed era stato proprio lui a portarmi all’ospedale per la ferita alla schiena. Aveva persino cercato di convincermi a denunciarlo alla polizia, ma non ne ho mai avuto il coraggio. Da quel momento era diventato sempre più protettivo nei miei confronti, e lo apprezzavo, davvero molto, ma adesso stava esagerando. 

“Scusa Hayley, hai ragione, sono un idiota”. Disse Taylor dopo qualche istante.

“Non fa niente, so che lo fai per proteggermi”. Risposi io con un debole sorriso.

“Direi che è ora che vada, devo cominciare a preparare i bagagli per il tour”. Affermò Taylor alzandosi dalla poltrona e posando la bottiglia, ormai vuota, su un tavolino di vetro poco lontano da lui.

Lo accompagnai alla porta e mentre lo stavo abbracciando mi disse: “Per me è un ragazzo in gamba Hayley, tienitelo stretto”. Sorrisi alle sue parole e dissi che lo avrei fatto, chiudendo la porta dopo aver osservato Taylor salire sulla sua auto.

Feci per ritornare a sedermi sul divano quando mi ritrovai davanti Trevor in tutto il suo splendore. Nonostante la distanza tra noi fosse minima sentivo la necessità di azzerarla del tutto, ma decisi di dare un freno ai miei istinti primordiali; in compenso fu lui ad annientarla, facendo aderire la mia schiena alla porta d’ingresso. Sembrava un po’ indeciso su cosa fare, ma poi si fece coraggio e posò delicatamente le sue mani sui miei fianchi per poi baciarmi ancora più appassionatamente rispetto al bacio che ci eravamo scambiati poco prima in macchina. Sembrava che ne avesse un bisogno quasi disperato. Incrociai le braccia dietro al suo collo e sorrisi mentre ricambiavo il bacio.

“Perché sorridi?” Chiese lui staccandosi dalle mie labbra e sorridendo a sua volta.

“Perché per una volta, anche se magari per poco, sono fottutamente felice”. Risposi io, stringendolo in un abbraccio, abbraccio che lui non esitò a ricambiare. 

“Potrei restare così per sempre”. Disse lui stringendomi ancora più forte.

“Che ne dici se prepariamo qualcosa per cena e ci vediamo un film?” Proposi allontanandomi leggermente da lui.

“Dico che mi sembra un’idea fantastica”. Affermò lui per poi darmi una bacio veloce sulle labbra. 

Ci dirigemmo in cucina per provare a cucinare qualcosa di accettabile.

“Io faccio un po’ schifo ai fornelli, ti avviso”. Disse Trevor prendendo posto al tavolo posto al centro della stanza.

“Anche io, se ti può consolare”. Dissi ridendo mentre riempivo la pentola di acqua per metterla poi a bollire. “L’unica cosa che so cucinare abbastanza bene è la pasta, quindi ti dovrai accontentare”. Continuai sorridendogli, guadagnando un meraviglioso sorriso da parte sua. Mi sedetti al tavolo con lui e mentre aspettavamo che l’acqua bollisse decidemmo che film guardare.

“Che genere di film ti piace?” Chiesi appoggiandomi allo schienale della sedia.

“Ho una passione per tutto ciò che è horror”. Rispose Trevor, lasciandomi a bocca aperta.

“Anche io! Credo di esserne davvero ossessionata”. Esclamai ridendo. “Prova a cercare su internet se ce n’è qualcuno di interessante mentre finisco di preparare la cena”. Proposi, mettendogli davanti il mio computer.

Dopo una decina di minuti silenzio la cena era finalmente pronta e Trevor aveva trovato un film che entrambi non avevamo ancora visto.

 

“Sei nervoso per domani?” Chiesi mentre finivamo di mangiare.

“Un po’”. Disse Trevor con la bocca piena, facendomi sorridere come un’ebete. 

“Come mai?” Insistetti io. 

“Perché tu sarai lì e ho paura di sbagliare tutto”. Rispose lui, alzandosi per sciacquare il suo piatto e riporlo nella lavastoviglie. La curiosità mi stava uccidendo, così gli chiesi il motivo per cui la mia presenza lo poteva rendere così nervoso.

“Perché ti seguo praticamente da sempre, sei la mia cantante preferita e lo stesso vale per mio fratello e sei decisamente molto più brava di noi”. Disse lui tutto d’un fiato.

“Sicuro che è solo per questo?” Ribattei io, alzandomi ed avvicinandomi a lui.

“No…” Sussurrò, girandosi verso di me.

“Trev, se è per qualcosa che ho fatto o che ho detto puoi dirmelo, possiamo…” Non riuscii a finire la frase poiché Trevor prese il mio volto tra le sue mani e mi baciò, molto probabilmente per farmi tacere.

“E’ per questo che sono nervoso”. Disse allontanandosi solo di qualche millimetro dalle mie labbra, tenendo ancora gli occhi chiusi. Il mio cuore stava per esplodere da quanto batteva forte.        

“Per il fatto che non potrai baciarmi quando ti pare?” Chiesi, facendolo scoppiare a ridere.

“Sì, proprio per quello”. Rispose lui ancora ridendo per poi prendermi la mano e condurmi in sala per vedere il film. Trevor si sedette sul divano e fece partire il film sul mio computer, io presi una coperta per poi sedermi di fianco a lui e coprire entrambi.

 

Due ore dopo

 

Il film era ormai finito e potevo dire che era uno dei film migliori che avessi mai visto. Potevo descrivere quel momento con una sola parola: perfezione. La mia testa era appoggiata sulla spalla di Trevor, il suo braccio mi teneva stretta a lui, ero così rilassata che sentivo di potermi addormentare da un momento all’altro.

“Hey, che ore sono?” Chiesi con la voce roca a causa della stanchezza.

“E’ quasi mezzanotte. Forse è meglio che vada a casa, altrimenti domani alle prove arrivo in ritardo”. Rispose alzandosi dal divano. In quel momento venni assalita da un migliaio di pensieri. Se era vero che Josh mi avrebbe tenuta d’occhio, allora dal momento in cui Trevor avrebbe messo piede fuori dalla porta lui avrebbe saputo che ero da sola e quindi più vulnerabile. Quel pensiero mi gettò nel panico più totale e presi Trevor per un braccio, costringendolo a sedersi nuovamente. 

“C’è qualcosa che non va?” Mi chiese preoccupato.

“Si, ma forse è una preoccupazione stupida”. Risposi, allentando un po’ la presa. Trevor si sistemò sul divano per vedermi meglio.

“Dai Hayley, parlami”. Disse lui guardandomi negli occhi, sperando in una mia risposta. Mi sentivo così stupida a reagire in quel modo, alla fine non ci conoscevamo nemmeno così bene, ma con lui mi sentivo davvero al sicuro, come se tutto il male che avevo subito fosse davvero solo una cosa appartenente al passato. Decisi di provare a parlare nonostante il mio istinto mi dicesse di lasciar perdere.

“Ho paura che appena uscirai da quella porta Josh saprà che sono da sola e cercherà di approfittarne, soprattutto dopo il messaggio di stamattina…” Dissi, cercando di non sembrare una persona che stava per perdere definitivamente il senno. 

“Porca puttana”. Disse Trevor come se avesse fatto la scoperta del secolo. “Non ci avevo pensato Hayley…” Aggiunse stringendomi in un abbraccio e lasciandomi senza parole. Non mi aspettavo una reazione simile. “Se vuoi posso restare qui e domani mattina andiamo insieme in studio. Potrei dormire sul divano”. Concluse lui, non lasciandomi andare. Riuscii solo ad annuire, mi sentivo vicina ad un’altra crisi ed ero davvero stanca di piangere. Restammo così per qualche minuto, fino a quando non riuscii a trovare la forza di allontanarmi e soprattutto di parlare.

“Il divano non è molto comodo per dormire, te lo dico per esperienza…” Dissi, tracciando con il mio indice il contorno dei tatuaggi sul braccio di Trevor.

“Allora cosa mi consigli?” Chiese lui, sorridendo mentre seguiva il mio dito sul suo braccio con lo sguardo.

“Potresti dormire di là…” Risposi, sperando che capisse al volo ciò che intendevo.

“Di là dove?” Chiese facendomi l’occhiolino.

“Oh andiamo, vuoi proprio farmelo dire?” Dissi ridendo.

“No no, ho capito. Solo una cosa: dormo senza maglia. Spero non sia un problema”. Disse lui, accorciando la distanza tra noi due.

“No, non è un problema”. Risposi io alzandomi dal divano e dirigendomi verso la mia camera, seguita da Trevor. 

 

“Il telecomando della TV è sul comodino se vuoi”.  Urlai dal bagno mentre indossavo i pantaloni del pigiama. Successivamente sciolsi capelli, li pettinai e dopo essermi lavata i denti tornai in camera per cambiare la maglia. Una volta varcata la soglia mi trovai davanti Trevor che indossava solo i pantaloni della tuta, sdraiato sul letto. Gli rivolsi un sorriso cercando di distogliere lo sguardo dal suo corpo e dai suoi tatuaggi, per poi sedermi sul bordo del letto e sfilarmi la maglia per indossare quella che avrei usato per dormire. Rimasi in reggiseno per qualche secondo, giusto il tempo di cercare quella dannata maglia, ed in quel lasso di tempo sentii Trevor muoversi dietro di me, ma pensai che si stesse semplicemente sistemando, fino a quando sentii la sua mano accarezzarmi la spalla e le sue labbra lasciare una serie di baci lungo la mia cicatrice. Mi girai verso di lui sorridendogli e dopo aver preso il suo volto tra le mani e lo baciai. Un bacio colmo di amore e fiducia. Forse non avevo mai baciato una persona in quel modo. Mi allontanai leggermente da lui per respirare ed entrambi ci sorridemmo, fino a quando Trevor  ritornò a baciarmi appassionatamente per poi spostarsi leggermente per farmi sdraiare sulla schiena e riprendere quello che aveva iniziato. Lentamente cominciò a spostarsi dalle mie labbra per scendere lungo la mia mandibola, per poi soffermarsi sul mio collo, probabilmente lasciando qualche succhiotto che sarebbe stato visibile a chiunque, facendomi scappare qualche sospiro di quando in quando. Stava andando tutto a gonfie vele, fino al momento in cui Trevor mi sfiorò il collo con la mano. Quel semplice contatto mi fece avere un flashback al momento in cui Josh aveva abusato di me. Avevo il respiro corto, il battito accelerato. Avevo bisogno che Trevor si spostasse da sopra di me. E se non lo avesse fatto? Se fosse andato avanti nonostante tutto? In che situazione mi ero appena cacciata?

“Trevor…” Riuscii a dire con un filo di voce.

“Mh?” Disse lui, scendendo verso la mia clavicola, la sua mano ancora contro il mio collo.

“Fermati, ti prego”. Dissi ormai singhiozzando. Non so se per le mie parole, o per la mia voce spezzata, ma Trevor si fermò immediatamente e mi aiutò a sedermi.

“Hey, hey che succede?” Mi chiese, potevo percepire la profonda preoccupazione nella sua voce. Le parole non volevano uscire dalla mia bocca, riuscivo solo a guardare Trevor, sentendomi tremendamente in imbarazzo. Dopo qualche secondo passato a fissarci, prese la sua maglia e mi aiutò ad indossarla. Mi accarezzò il volto, spostando qualche ciocca dei miei capelli.

“Mi dispiace Trev…” Dissi in un sussurro talmente flebile che riuscii a malapena a sentire me stessa. Evidentemente lui mi aveva sentita, poiché si avvicinò a me, stringendomi tra le sue braccia.

“Hayley… Non devi dispiacerti, okay? Possiamo fare le cose con calma, anzi, sono proprio io quello che si deve scusare”. Disse Trevor poggiando il mento sulla mia testa. “Se vuoi parlare di quello che è successo, sai che per te ci sarò sempre”. Continuò lui.

“Grazie”. Bofonchiai contro il suo petto. “Quando mi hai toccato il collo ho cominciato a rivivere ciò che ho passato con Josh, per quello ti ho chiesto di smettere”.  Cominciai a dire, allontanandomi da lui. “Non credo di sentirmi ancora pronta e non so nemmeno se potrò mai esserlo”. Aggiunsi, sentendo riaffiorare le lacrime. 

“Non devi fare tutta questa pressione su te stessa, succederà quando ti sentirai pronta. Faremo tutto con molta tranquillità”. Disse lui, rimettendosi dalla sua parte del letto, allargando le braccia in modo che io mi sistemassi vicina a lui.

“Possiamo solo dormire?” Chiesi io azzerando definitivamente la distanza tra noi e concentrandomi sul battito del suo cuore. Trevor cominciò ad accarezzarmi i capelli.

“Certo che possiamo”.  Rispose lui, dandomi un bacio sulla testa, per poi riprendere ad accarezzarmi aiutandomi ad addormentarmi.

 

 

La mattina seguente

 

 

Erano circa le otto del mattino quando mi svegliai e notai di essere sola nel letto che avevo diviso con Trevor. Mi girai per vedere se la luce del bagno fosse accesa, ma tutto taceva. La luce del sole entrava dalle persiane appena socchiuse della mia camera. Rimasi a fissare il soffitto per un lasso di tempo non ben definito, pensando a ciò che era successo la notte precedente, fino a quando sentii la porta di casa aprirsi. Dopo pochi istanti vidi Trevor entrare nella mia stanza con un sorriso stampato sul volto.

“Ti ho svegliata?” Chiese sedendosi di fianco a me sul letto.

“No tranquillo, ero già sveglia da un po’”. Risposi io, mettendomi a sedere. Una volta sistemata mi porse uno di quei classici bicchieri d’asporto provenienti da Starbucks. “Non sapevo cosa preferissi, così ti ho preso un semplice caffè”. Disse Trevor sorseggiando dal suo bicchiere. “Il caffè va più che bene, grazie Trev”. Risposi io portandomi il bicchiere alla bocca.

“Sono riuscito a recuperare la mia auto, così possiamo andare direttamente allo studio per le prove più tardi”. Io annuii e gli chiesi a che ora sarebbero iniziate.

“Alle 9.30, però dovrei andare prima per vedermi con Matt. Ovviamente tu verresti con me”. Rispose lui, appoggiando il bicchiere ormai vuoto sul comodino.

“Perfetto, allora adesso mi vesto così possiamo andare”. Esclamai io alzandomi dal letto dopo avergli dato un bacio sulla guancia. Aprii l’armadio, indecisa sul cosa indossare. Alla fine optai per un paio di jeans molto aderenti neri, una maglia dei fall out boy, band che era sotto la nostra stessa etichetta discografica, le mie vans nere e per completare il tutto la mia giacca di pelle preferita.

Andai in bagno per vestirmi e lavarmi i denti quando mi accorsi delle occhiaie tremendamente scure che cerchiavano i miei occhi e soprattutto dei succhiotti che Trevor mi aveva lasciato sul collo. Cercai di coprire le occhiaie il più possibile con il fondotinta ed il correttore. Una volta soddisfatta del risultato, applicai un po’ di eyeliner e di mascara sugli occhi ed uscii dal bagno.

Una volta rientrata in camera notai che Trevor era al telefono e che non mi aveva sentita rientrare, così presi le scarpe e dopo essere ritornata nella stanza precedente le indossai senza far rumore mentre, pur non volendo, origliavo la conversazione.

 

“Matt, giuro che ti ammazzerei”.

 

“Come perché? Sai cosa provo per lei e tu la inviti alle prove? Come minimo sbaglierò tutto”.

 

“Quello che stava succedendo ieri è un altro discorso…”

 

“Okay, a tra poco”.

 

Appena capii che la conversazione era terminata feci un po’ di rumore in bagno per poi rientrare in camera.

“Sei pronto?” Gli chiesi cercando di fare finta di nulla riguardo alla conversazione che aveva avuto con il fratello. 

“Certo, andiamo!” Esclamò lui seguendomi fuori dalla mia abitazione.

 

Il tragitto in macchina fu abbastanza silenzioso, sotto sotto capivo Trevor. Anche io sarei stata nervosa se avessi dovuto fare le prove con la mia band di fronte alla persona che mi piaceva e per di più cantare una canzone che avevo scritto per lei.

Parcheggiammo di fianco alla macchina di Matt, il quale ci stava aspettando fuori dallo studio.

 

“Ciao Hayley!” Esclamò quest’ultimo abbracciandomi. “Come stai?” Mi chiese.

“Ciao Matt, sto bene tutto sommato, grazie. Tu?” Risposi io cercando di sembrare il più educata possibile, anche se in realtà l’agitazione e la curiosità di sentirli suonare dal vivo mi stavano uccidendo.

“Bene, grazie. Che ne dite, entriamo?” Disse il fratello maggiore indicando la porta d’ingresso. Io annuii, mentre Trevor sembrava perso nei suoi pensieri. Lasciammo andare Matt avanti, così io e Trevor potemmo parlare senza problemi.

“Andrai benissimo Trev, fai come se io non ci fossi”. Suggerii io stringendogli la mano, ottenendo un sorriso ed un bacio sulla fronte come risposta.

Dopo pochi istanti raggiungemmo il palco, dove trovammo il resto della band. 

Woody e Tim mi salutarono, dopodiché mi diressi verso una fila di sedie e presi posto.

“Con cosa iniziamo?” Sentii Trevor chiedere.

“Io direi con White Tiger”. Rispose Matt, facendo l’occhiolino al fratello minore, il quale non esitò a mandarlo al diavolo. Era davvero divertente vederli bisticciare, sembrava di vedere due bambini che si facevano i dispetti.

Subito dopo iniziarono a suonare la canzone, la quale mi conquistò fin dalla prima nota. Il testo mi piaceva moltissimo, ma fu la seconda strofa e soprattutto il modo in cui Trevor cantava quelle parole a colpirmi maggiormente. Mi fissò dritto negli occhi tutto il tempo.

 

The first time I saw you standing there, butterflies, all I could do was stare

So flawless and original, my heart dropped and I fell for you

 

Venni colpita particolarmente anche dalla parte successiva, la quale era cantata da Matt.

 

Everything I was looking for, like a wave crashing on my shore

Suddenly I couldn’t speak, it’s like an angel walked into me

 

Rimasi a bocca aperta per la bellezza di quella canzone, ma soprattutto per la bellezza del testo. Ormai era quasi finita quando Trevor cantò l’ultima frase, guardandomi per l’ennesima volta dritto negli occhi.

 

You’re my white tiger

 

Il resto delle prove procedette velocemente ed una volta terminate Trevor corse giù dal palco per abbracciarmi.

“Dio, hai una voce stupenda Trevor. E la canzone di cui mi parlavi mi è piaciuta moltissimo!” Esclamai sorridendogli, sperando che capisse quanto fossero sincere le mie parole. Dopo avermi lasciata andare mi chiese: “Davvero ti è piaciuta?” Io annuii e lui mi disse che in realtà quella canzone l’aveva scritta per me e che era proprio quello il motivo per cui continuava a guardarmi mentre la cantava.

“Sai, lo avevo intuito”. Dissi ridendo, abbracciandolo di nuovo. Ormai anche il resto della band stava scendendo dal palco, ma l’unico che prestava attenzione a quello che stava succedendo tra me e Trevor era suo fratello.

“Avevo così paura di cantarla di fronte a te. Un conto è scriverla e tenerla per me, ma cantarla di fronte alla persona a cui è dedicata…” “Lo so, posso immaginare quanto sia stato difficile per te”. Dissi io sorridendogli dolcemente, fino al momento in cui le nostre labbra si unirono.

“Hayley…” Disse Trevor, la voce appena udibile.

“Dimmi”. Dissi io, intrecciando le mie mani dietro al suo collo e guardandolo in quei suoi occhi che avevano lo stesso colore del ghiaccio.

“Credo di essermi seriamente innamorato di te”. Affermò arrossendo leggermente.

“Credo di essermi innamorata anche io”. Dissi, per poi baciarlo nuovamente con tutta la passione possibile, fino a quando non fummo interrotti da Taylor che urlava il mio nome mentre entrava nello studio.

“Che ci fai qui, Taylor?” Chiesi incredula, poggiando una mano sul petto di Trevor.

“HAYLEY”. Urlò nuovamente.

“Cristo santo Taylor, sono qui!” Risposi io incredula di ciò che stava succedendo.

“Josh…” Disse Taylor cercando di prendere fiato a causa della corsa.

Sentii il corpo di Trevor irrigidirsi sotto la mia mano ed io mi sentii la terra mancare sotto ai piedi.

“Josh è qui, ti ha seguita Hayley. Ho cercato di avvisarti il prima possibile, ma non mi hai risposto al telefono”. Continuò Taylor una volta recuperato il respiro.

Dopo la prima parte della frase sentivo la voce di Taylor in lontananza, l’unico suono che sentivo nitidamente era il mio battito che accelerava di secondo in secondo.

“Che cosa?!” Sentii Trevor esclamare. Strinsi la sua maglia per cercare di fargli capire che qualcosa non andava e fortunatamente attirai non solo la sua attenzione, ma anche quella del fratello maggiore.

“Hayley, Hayley guardami”. Diceva Trevor mentre io facevo sempre più fatica a respirare, in preda ormai ad un attacco di panico. Cercai di concentrarmi il più possibile sulla voce di Trevor e di seguire le sue istruzioni, mentre Matt mi porse una bottiglia d’acqua e teneva un braccio intorno alle mie spalle per paura che perdessi l’equilibrio.

“Bravissima, così”. Mi diceva Trevor per fare in modo che non perdessi la concentrazione. “Adesso respira come faccio io, okay?” Continuò lui, stringendo le mie mani, fredde quasi come quelle di un cadavere, tra le sue. “Ci sei? Inspira…” Disse, inspirando a sua volta facendo in modo che lo imitassi. “Ed espira…” Ripetemmo il tutto per cinque o sei volte, fino a quando riuscii a calmarmi leggermente. Mi sentivo più sicura di me, così trovai la forza di aprire la bottiglia e bere un po’ d’acqua. Appena fui sicura di aver riacquistato l’equilibrio corsi verso Trevor e lo strinsi più forte che potevo tra le mie braccia, scoppiando in un pianto disperato.

“Io non ce la faccio più ad andare avanti così, ti giuro che ci sto provando ma non ci riesco, non so più cosa fare. Sono un casino Trevor e non so nemmeno perché mi stai aiutando”. Dissi tutto d’un fiato, nonostante le mie frasi fossero scandite dai singhiozzi. Sentii qualcuno accarezzarmi la schiena, ma in quel momento non mi interessava nemmeno chi potesse essere, ero troppo disperata ed incazzata per pormi anche quel problema. Trevor mi scostò leggermente dal suo petto e mi disse il più calmamente possibile: “Non sei un casino Hayls, e non dovrai affrontare tutto questo da sola, va bene? Ci siamo noi ad aiutarti e ad assicurarci che non ti accada più nulla di male. Ti fidi di me?” Mi chiese infine. Annuii completamente assuefatta dalle sue parole. Speravo davvero che Trevor mi avrebbe aiutata ad uscire da quel casino che ormai mi perseguitava da anni. 

 

 

Nota dell’autrice: Eccomi qua con un nuovo capitolo pieno di drammi! Spero vi sia piaciuto come i tre precedenti e che lascerete una recensione, anche di poche righe, per farmi sapere che ne pensate. Vi lascio il link della canzone di cui ho parlato, così se ne avete voglia la potete ascoltare e farmi sapere che ne pensate. Grazie a tutti! 

Questa è la canzone: https://www.youtube.com/watch?v=c1Q81M2yT7I 

 

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