Amour

di ravnos92
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Il rumore di quella sveglia era insopportabile. Suonava tutti i giorni tranne il Sabato e la Domenica e voleva dire solo una cosa: è ora di andare a scuola.

Sopra il letto della sua camera dormiva Mattia che, allungando il braccio, mise a tacere dopo tre brevi, ma non meno insopportabili, bip metallici la sveglia regalatole da sua madre. Si, alla madre di Mattia piacevano gli oggetti di una certa età e mentre quasi tutti i ragazzi della stessa età di suo figlio usavano lo smartphone come sveglia, lei comprò una vecchia sveglia metallica a suo figlio perchè, cito testualmente, "il rumore di una vera sveglia ti sveglia veramente".

Mattia si alzò dal letto come fosse un moribondo e si trascinò verso il bagno nella stanza affianco alla sua. Appena superato l'uscio della porta scattò improvvisamente verso il bagno, afferrò la maniglia della porta, la aprì e la chiuse subito dietro di sè.

"Stavolta ti ho fregata!" pensò Mattia spalle alla porta ricordando di come ogni mattina sia la sorella a fregare lui.

Si avvicinò al lavandino, girò la manopola dell'acqua fredda e si sciacquò il viso con entrambe le mani. Ancora scosso dalla batosta decise di ripetere l'operazione e si sciacquò un'altra volta. Afferrò lo spazzolino elettrico, cosparse la testina di dentifricio, lo mise in bocca e lo azionò lasciandosi coccolare dalle vibrazioni. Una volta finito mise tutto nelle posizioni di partenza e aprì la porta del bagno.

urlò sua sorella.

replicò Mattia.

La sorella sbuffò, alzò le spalle ed entrò in bagno chiudendo la porta.

disse Mattia avvicinandosi di proposito alla porta del bagno in modo da farsi sentire da sua sorella. E ci riuscii.

Dopo il piccolo battibecco scese giù in cucina e trovò sua madre intenta a preparare la colazione.

chiese la mamma sorridendo mentre cercava un paio di tazze da latte.

La madre si mise a ridere sonoramente. I litigi in quella casa erano all'ordine del giorno.

disse la madre ridendo mentre porgeva la tazza piena di latte a Mattia.

sbuffò Mattia.

La porta del bagno si aprì e scese la sorella.

disse Mattia ad alta voce sperando di punzecchiare la sorella.

replicò la sorella.

finì la madre mentre porgeva l'altra tazza di latte a Emma.

Guido era l'amico di infanzia di Mattia. I due si erano conosciuti dodici anni fa al parco giochi del quartiere, quando entrambi avevano cinque anni. Da allora non si sono mai separati e nonostante i litigi, le incomprensioni, e le lotte per le ragazze sono rimasti amici. Tanto da definirsi "l'uno il migliore amico dell'altro".

Mattia finì di bere la tazza di latte, si alzò, ringraziò la madre, fece un gestaccio a Emma la quale ricambiò con una linguaccia e corse subito in camera sua per prepararsi.

Suonò il citofono.

chiese la madre di Mattia.

augurò la madre chiudendo il citofono.

Mattia nel frattempo era quasi pronto. Andò in bagno, prese la prima spazzola che vide e cominciò a sistemarsi i capelli cercando invano di domare il ciuffo ribelle. Mentre sbuffava perchè il ciuffo non si piegava come voleva passò Emma davanti la porta che si appoggiò al muro guardando il fratello alle prese con i capelli. Entrò in bagno, passò dietro Mattia e prese una delle sue spume per capelli.

disse Emma.

Mattia si girò verso la sorella e abbassò la spazzola in segno di resa.

disse Emma sorridendo.

Mattia bofonchiò qualcosa di incomprensibile.

disse Mattia a bassa voce cercando di non incrociare lo sguardo di Emma. Sapeva che guardandola negli occhi lei si sarebbe messa a ridere e a ripetergli che senza di lei, lui non avrebbe la minima speranza di poter uscire con un qualcosa che assomigli a una acconciatura ma bensì con un'informe ammasso di capelli sistemati alla meno peggio.

Mattia rientrò in camera sua lasciando Emma in bagno libera di sistemarsi per la scuola, afferrò lo zaino e scese di nuovo giù.

gridò Mattia cercando di farsi sentire da sua madre.

Attese un momento ma non udì risposta. Attese ancora e finalmente sentì qualcosa.

disse la madre intenta a raccogliere le robe da stendere dalla lavatrice nello sgabuzzino.

Mattia aprì la porta d'ingresso. La chiuse dietro di se e scese giù per le scale. Arrivato al piano terra vide davanti al portone d'ingresso del suo condominio Guido intento a messaggiare con il suo nuovo Samsung Galaxy 7. Aprì il portone, lo chiuse e si avviò verso l'amico.

disse Mattia afferrando la spalla dell'amico stringendola affettuosamente.

rispose Guido poggiando la sua mano sul fianco dell'amico avvicinandolo a se per salutarlo.

I due si misero in cammino verso il Liceo che frequentano per la prima giornata del loro Quinto anno.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


< Mattia, dove pensi che andremo in gita quest'anno? >

< Mah.. spero si vada in qualche posto un po' particolare tipo.. tipo Praga! Oppure Amsterdam! > rispose Mattia che con la mente stava già in quei luoghi.

< Perchè non Ibiza? > chiese Guido.

< Secondo te ci mandano a Ibiza? Che viaggio d'istruzione sarebbe Ibiza? > replicò Mattia.

< D'istruzione sicuramente no ma di distruzione si rispose Guido mettendosi a ridere.

< Sei un cretino! > disse Mattia tra una risata e l'altra.

Il viaggio tra casa di Mattia e il Liceo è breve. Circa dieci minuti di camminata con andamento normale e sette minuti con andamento veloce.

Guido guardò l'ora sul suo smartphone che segnava le 08:04.

< Mattia dobbiam sbrigarci che sono già le 08:04! Non riusciremo a prenderci l'ultimo banco! > disse Guido aumentando il passo.

< Non preoccuparti che ho parlato col Signor Giuseppe che mi ha promesso di lasciare aperta la finestra in classe nostra così entriamo direttamente da lì evitando la massa all'entrata. > replicò Mattia con in viso l'espressione di chi si sente pienamente soddisfatto.

< Il Signor Giuseppe?! Ma lo sai che sta in vacanza in Spagna? > chiese esterrefatto Guido.

Mattia sbiancò in viso. Tutto il piano architettato andò in fumo e si fermò un momento per riprendersi dalla batosta subita.

< S-sei sicuro che il Signor Giuseppe sia in vacanza...? > chiese Mattia con voce bassa e preoccupata.

< Sicurissimo. L'ho aggiunto agli amici su Facebook e sta in Spagna. > replicò Guido.

< Allora dobbiamo sbrigarci! - sentenziò Mattia aumentando il passo, portandolo quasi a una corsa leggera - Dobbiamo arrivare prima di tutti gli altri! >

I due ragazzi si misero quasi a correre pur di arrivare a scuola il più in fretta possibile. Passarono il Bar da Claudio che segnava l'imminente arrivo a destinazione.

Finalmente arrivarono a destinazione.

Fuori il Liceo si erano ammassate tutte le mamme e i papà dei ragazzi del primo anno venuti ad accompagnare i figli il primo giorno di scuola. Più vicini al cancello d'ingresso stazionavano invece i ragazzi del secondo anno già più emancipati rispetto ai ragazzi del primo. Sorpassando il cancello si potevano cominciare a intravedere i ragazzi del terzo e del quarto anno sparpagliati qua e là mentre nell'ampio parcheggio interno si erano radunati i ragazzi del quinto anno tutti disposti a cerchio.

< Ma cosa sta succedendo lì? - disse Guido indicando i ragazzi del quinto anno – Vieni, andiamo dai nostri compagni. >

I due ragazzi si avvicinarono e cominciarono a salutare uno ad uno i loro compagni di classe.

< Ragazzi, se vogliamo che quest'anno sia l'anno più bello di sempre dobbiamo organizzarci con le elezioni dei rappresentanti d'istituto. L'anno scorso è successo il finimondo con gli ex rappresentanti ma quest'anno sarà diverso! Quest'anno mi candiderò io, Filippo, come rappresentante d'istituto e chiedo a tutti voi di votarmi! >

< Ma chi è questo qui? > chiese Mattia guardando Giulia, una delle loro compagne di classe.

< Mi pare chiaro si chiami Filippo. E' un ragazzo della Quinta L e si vuole candidare come rappresentante d'istituto. > rispose Giulia.

< Più che candidarsi come rappresentante mi sembra si stia candinando come presidente! - disse Guido, ridendo, intromettendosi nel discorso – Sicuramente non avrà il mio voto. Mi sta già sulle palle! >

< Effettivamente mi pare un tantino presto parlare di elezioni.. > disse Mattia sottovoce.

< Considera che le elezioni dei rappresentanti di classe e di istituto si terranno fra tre settimane. Filippo ha preferito farsi conoscere sin da subito. > disse Giulia guardando prima Guido e poi Mattia.

Mentre Filippo continuava il suo comizio la campanella cominciò a suonare. Significava una cosa sola: correre.

Guido si mise subito in moto schivando i ragazzi del quarto anno. Entrò all'interno del Liceo e con una rapida occhiata alla cartina appesa poco dopo l'ingresso capì l'esatta posizione della loro classe. Con un'ultimo grande sforzo si mise a correre nuovamente per tutto l'atrio percorrendolo da lato a lato e maledicendo i bidelli che avevano lasciata chiusa la seconda entrata, molto più vicina alla loro classe di quella usata da Guido, si avviò quasi da solo lungo il corridoio che conduceva alla loro classe. Svoltò l'angolo e gli si raggelò il sangue: la porta d'ingresso della Quinta E, la loro Quinta E, era già aperta. Col respiro pesante, quasi affannato per lo sforzo, si affacciò dentro la classe e vide alcune sue compagne già cominciare a prender posto. Sfilò lo zaino dalla spalla, lo prese con la mano portante, caricò il braccio e lanciò lo zaino in direzione dell'ultimo banco della fila centrale che andò a depositarsi proprio sopra il banco. Lo zaino passò a nemmeno trenta centimetri dalla testa di Ilenia che in quel momento era indaffarata a cercare all'interno dello zaino il suo smartphone. Con la tipica espressione di chi ha appena vinto la gara della vita, Guido entrò trionfante in aula. Immaginava tutte le compagne in piedi a batter le mani per quel lancio ben calibrato ma, appunto, era solo una sua immaginazione. Ilenia cominciò a insultarlo per il lancio pericolosamente vicino la sua testa. Giada, la compagna di banco di Ilenia, rincarò la dose di insulti aggiungendone di nuovi mai sentiti prima come "Sei proprio un budino alla merda". Paola, seduta al primo banco davanti la cattedra, etichettò Guido come "il peggio del peggio" dopo dieci secondi dal suo ingresso. Ma tutto ciò non importava a Guido. Lui era riuscito ad accaparrarsi il posto tanto sognato. Quel posto era suo. Suo e di Mattia.

Si mise seduto poggiando le gambe sul banco fischiettando We Will Rock You dei Queen e le braccia dietro la nuca aspettando l'arrivo di Mattia che non tardo ad arrivare.

< C'è già la porta aperta.. - pensò Mattia mentre si avviava verso l'aula col volto cupo – spero che Guido ci sia riuscito! >

Una volta entrato in classe il volto di Mattia si rallegrò tutto d'un pezzo. C'era riuscito. Guido era riuscito a prendere possesso dei banchi più ambiti in ogni classe da chi di scuola non ne vuole nemmeno a brodo.

Si avviò verso l'amico comodamente seduto e lo ringraziò stringendogli la mano affettuosamente, portandosela verso il petto. Entrambi erano felici.

Dalla porta entrarono in rapida successione tutti gli altri compagni di classe. Tra questi spiccava Marco che si lanciò verso il banco alla destra di quello di Guido e Mattia guardando in cagnesco chiunque osasse avvicinarsi al suo posto.

Il primo giorno di scuola cominciò non diversamente dagli altri passati in quello stesso Liceo.

 

Nota dell'Autore: aiutatemi a scrivere meglio lasciandomi messaggi privati in cui evidenziate i problemi e le possibili soluzioni. Ve ne sarei immensamente grato!

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