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«Che cosa hai pensato la prima volta che mi hai visto?»
Cosimo piegò la testa di lato, osservando Contessina
appoggiata al suo petto nudo.
«Che intendi?»
«Quel giorno, quando ci siamo incontrati per la prima
volta, cosa hai pensato?» specificò lei nuovamente, con tono dolce.
«Che non volevo sposarti.» rispose secco Cosimo,
poggiando una mano sulla guancia di Contessina e invitandola a guardarlo. «Ero
arrabbiato, non capivo a quel tempo.»
«Lo so questo. Io voglio sapere la prima cosa che hai
pensato di me. Quando mi hai
guardato, avrai avuto un pensiero su di me.»
«Tu su di me l’hai avuto?»
«Sì.» ammise lei, con sicurezza.
«Mi è concesso di saperlo?»
«Soltanto dopo che tu avrai risposto a me.» disse
Contessina, alzandosi leggermente e facendo mettere seduto nel letto anche
Cosimo.
Nella stanza calò il silenzio, illuminata solo dalla luce
che Cosimo teneva sul comodino accanto a lui. Il castello dormiva e la notte era
uno dei momenti preferiti di Contessina, quando poteva parlare liberamente con
suo marito e rilassarsi nelle sue braccia. Aveva imparato che era un bene
concludere ogni giornata in modo pacifico, se delle discussioni o dei litigi
avevano animato i loro pomeriggi. Sapeva interpretare benissimo ogni gesto di
Cosimo, sapeva capire quando era dell’umore per parlare di qualcosa o quando
preferiva semplicemente addormentarsi tenendola stretta a lui.
«Non detti legge, donna.» mormorò lui, accennando un
sorriso. Contessina sorrise a sua volta e si avvicinò per dargli un bacio.
«Ero arrabbiato prima di entrare in quella stanza, perché
non volevo sposare questa Contessina de’ Bardi, chiunque ella fosse stata.
Quando ti ho visto mi sono arrabbiato ancora di più, in verità.»
Contessina gli rivolse uno sguardo interrogativo, non
comprendendo le parole del marito.
Cosimo alzò un mano e le accarezzò la guancia, scendendo
con il pollice a toccarle leggermente il labbro.
«Eri così bella,
Contessina.» spiegò lui, facendo brillare gli occhi di lei di comprensione. Il
fatto che lei gli fosse piaciuta aveva placato i suoi propositi contro il
matrimonio e Cosimo, testardo com’era, si era ripromesso che non avrebbe voluto
in alcun modo sposare la sua futura promessa.
«Ero?» rispose lei sorridendo.
Cosimo si sporse, soffiando sulla candela e immergendo la
stanza nell’oscurità. La baciò, mentre lei avvolgeva le braccia attorno a lui
si godeva le sue mani che la carezzavano.
E Contessina sapeva che quell’urgenza, quei baci caldi e
il suo nome, sussurrato nel piacere che provavano, era il suo modo di dirle
tutto ciò che provava.
«Non mi hai risposto però, Contessina.»
«Che avevi gli occhi più belli e tristi che avessi mai
visto.»
Cosimo restò senza parole, con il viso appoggiato tra i capelli
di Contessina, addormentandosi con la consapevolezza che nessuno al mondo, neanche
i suoi genitori, l’aveva capito come lei.
Nessuno l’avrebbe
mai amato come lei.
Salve!
Ritorno con una piccola raccolta di non so ancora bene
quanti capitoli, dove mi piacerebbe inserire vari missing-moments tra Cosimo e
Contessina, contando di pubblicarne uno a settimana finché non esaurisco le
idee. ♥
Noterete quasi sempre una citazione in alto, che è
solitamente la sintesi dell’ispirazione che mi ha fatto scrivere la storia.
Il titolo è un verso della canzone “Renaissance” di Paolo Buonvino e Skin. ♥
Spero che la lettura vi sia piaciuta e sarei felice se mi
lasciaste un commentino **
Di ritorno da una delle solite riunioni della Signoria,
Lorenzo e Cosimo passeggiavano nelle strade di Firenze, discutendo della loro
banca e della loro città. Non passò molto che si inoltrarono nel mercato
cittadino, dove i vari commercianti li salutavano e li richiamavano.
Un fioraio particolarmente insistente si affiancò ai due,
continuando a mostrar loro rose e gigli, incitandoli all’acquisto.
«Forza, messeri, un bel regalo per le vostre signore!»
Lorenzo, divertito da quella foga, stuzzicò Cosimo: «Dai,
fratello, una bella rosa per tua moglie!»
L’uomo, illuminatosi a quelle parole, prese una rosa
rossa e quasi la spinse tra le mani di Cosimo, finché lui fu costretto a dargli
una moneta per poter proseguire la strada senza di lui.
«Grazie ancora signore!»
Cosimo rivolse uno sguardo di rimprovero a Lorenzo,
mentre questi rideva osservando il fioraio che tornava verso il mercato.
«Non fare quella faccia, Cosimo. Contessina apprezzerà il
tuo gesto.»
«Il tuo, vorrai dire.»
«Quel che conta è che le piacerà.»
«Contessina non è una donna che ama i regali.» sentenziò
Cosimo, osservando il sorriso sardonico di Lorenzo che si dispiegava sul suo
volto.
«Cosa?» chiese, incalzandolo.
«Fratello, tu conosci tua moglie meglio di tutti, ma io
conosco le donne meglio di chiunque altro. Non c’è nessuna donna che non
apprezzi un regalo, specialmente dal proprio marito.»
Cosimo negò, deciso a non proseguire la discussione e
l’argomento si chiuse, superato da problemi più consistenti.
Arrivati a palazzo Medici, i due si diressero verso il
salone, dove Contessina stava discutendo con Emilia per alcune decisioni da
prendere.
Cosimo la salutò, porgendola la rosa.
«Oh… grazie.» rispose lei,
visibilmente sorpresa. Emilia, mentre stava uscendo dalla stanza per lasciarli
soli, sorrise del tenero rossore che aveva dipinto le gote della sua padrona,
ma ci pensò Cosimo a farlo svanire.
«Ringrazia Lorenzo.»
«Che intendi?» chiese lei, con l’entusiasmo che si era
estinto di colpo.
Cosimo le spiegò brevemente l’incontro accadutogli e
concluse sottolineando la sua idea che lei non amasse i regali.
«La pensi così, no?»
Il silenzio di Contessina, indecisa su come rispondere,
fu una risposta sufficiente per Cosimo.
«Soffri la mancanza di regali da parte mia, Contessina?»
«No.»
«Non sei chiara.»
«Non la soffro, ma gesti come questo,» disse, sollevando
la rosa che teneva fra le dita. «mi piacciono molto.» concluse, sorridendo
della confusione che vedeva nel suo volto.
«Che regalo vorresti?» chiese Cosimo.
«Non spetta a me dirtelo. Ora, vorrai scusarmi, ma devo
finire i preparativi per la festa di stasera.»
Contessina posò la rosa in un vaso e si dileguò tra le
stanze del palazzo, curiosa di sapere come il marito avrebbe affrontato il
dilemma che era nato dalla loro discussione.
Il medesimo pensiero si agitava nella sua mente: ora che
aveva scoperto che, effettivamente,
apprezzava i regali, era sua intenzione fargliene uno che l’avrebbe resa
felice.
Non si poteva dire che Cosimo fosse una persona
superficiale e, di conseguenza, continuò ad arrovellarsi per giorni su quella faccenda,
in cerca del regalo perfetto. Nella sua mente, era diventata una questione
quasi di principio e si esasperava di non venirne a capo, con il risultato che
Contessina se ne era totalmente dimenticata e lui la osservava, cercando di
capire cosa potesse regalarle.
Aveva scartato tutte le ipotesi floreali, perché voleva
qualcosa che durasse nel tempo e sapeva che la scelta più adatta sarebbe stato
un gioiello. Tuttavia, non se ne intendeva e temeva di comprare qualcosa che
non fosse di suo gradimento, di troppo semplice o di troppo appariscente.
Dopo averne attentamente studiato le abitudini, concluse
che una collana sarebbe stata la soluzione migliore, giacché Contessina portava
vari tipi di orecchini e al dito soltanto la loro fede nuziale.
Non ebbe dubbi sul ciondolo e fece realizzare una croce
dall’orafo, decorata con pietre preziose, e il giorno che venne a
consegnargliela, la fissò soddisfatto dal suo acquisto e deciso a dargliela la sera
stessa.
Quando entrò nella sua stanza, Contessina si stava
sistemando i capelli, sciogliendoli dall’acconciatura elaborata con cui li
aveva raccolti. Sorrise dallo specchio e lo osservò poggiare un pacchettino di
lato a lei, sul tavolino.
Lo aprì e guardò deliziata la collana, ammirandone ogni
particolare.
Cosimo la prese dalle sue mani e gliela agganciò al
collo, esaminandola dallo specchio e poggiando le mani sulle sue spalle.
« È bellissima.» disse lei, toccandola. «Grazie, Cosimo.»
«Ho soddisfatto le tue aspettative?»
«Non ne avevo.» rispose Contessina. «Ma il tuo regalo mi
piace moltissimo.»
Si alzò e si avvicinò per baciarlo, godendosi quel
momento con suo marito. Cosimo non era tipo da regali o smancerie e Contessina
lo apprezzava per questo: era vero che non le sarebbe piaciuto essere ricoperta
di regali, perché il fatto che fossero inaspettati e radi, come quella collana,
le permetteva di amarli molto di più.
«La indosserò ogni giorno.»
Cosimo riprese a baciarla, tirandole lentamente i
laccetti che tenevano il suo vestito e lasciandolo ben presto ai loro piedi e
lei con solo la collana indosso.
«Forse ora dovremmo toglierla.» sospirò mentre Cosimo
l’aveva sollevata per portarla verso il letto.
«Starò attento.» le rispose, chiudendo tutte le discussioni.
Il giorno dopo Contessina indossò gioiosa la sua collana,
sapendo che avrebbe dovuto fare tesoro di quei ricordi e di quei momenti perché
il carattere di Cosimo la metteva sempre a dura prova.
In poco tempo, un semplice regalo diventò un simbolo per tutti
e due: di forza per Contessina, di fedeltà per Cosimo e d’amore per entrambi.
Fine.
Eccoci con il secondo capitolo! Sono felicissima di
sapere che l’idea di questa raccolta vi sia piaciuta ** non me lo aspettavo!
Spero davvero che continui così e che le storie
continuino a piacervi ♥
Contessina stava sistemando i bauli nella sua stanza,
tirando fuori il necessario per vivere alcuni giorni e una buona quantità di
denaro, accumulato grazie ai suoi risparmi nel corso degli anni.
Continuava a guardare insistentemente la finestra,
sapendo che avrebbe ricevuto il segnale di Ezio a momenti e una sensazione di
irrequietezza continuava a tormentarla.
Contessina, dall’animo libero e tenace, si dimenava in
una lotta interiore, consapevole che quella scelta avrebbe cambiato per sempre
la sua vita.
Aveva dato tanti dispiaceri a suo padre e aveva deciso
che quel matrimonio combinato sarebbe stato il suo modo per riscattarsi ai suoi
occhi e a quelli della famiglia, eppure stare tra le braccia di Ezio era
qualcosa a cui non riusciva a rinunciare.
Dopo il primo incontro con Cosimo de’ Medici, Ezio le aveva
proposto di fuggire insieme e Contessina sapeva che insieme a lui avrebbe
vissuto una vita piena e gioiosa, ma a quale prezzo avrebbe pagato la sua
felicità?
Avrebbe condannato la sua famiglia al disonore e alla
rovina, considerato che erano quasi in bancarotta.
Questa era la più grande motivazione che la spingeva a
rifiutare l’offerta di Ezio, ma Contessina era incapace di mentire a se stessa
e sapeva che qualcosa in lei era cambiato nel suo incontro con Cosimo.
Aveva avuto il potere di lasciarla senza parole, con le
sue imposizioni quasi forzate e la sua grande passionalità.
Aveva letto molteplici sentimenti nei suoi occhi, come la
tristezza, la rabbia, l’assoluta lealtà e impotenza di fronte a una famiglia
che gli richiedeva sacrifici più grandi di lui. Si era sentita simile a lui.
Specchiandosi nei suoi occhi, aveva visto un’anima fatta
di ombre e contraddizioni che, anche senza conoscerne il motivo, sentiva che
avrebbe potuto comprendere e, nelle condizioni giuste, persino amare.
Un colpo proveniente dalla finestra la destò dai suoi
pensieri e capì che era il segnale di Ezio. Si alzò di scatto ed osservò le
valigie ai suoi piedi, sentendosi sull’orlo di un precipizio.
Chiuse gli occhi e comprese quale era stata la sua scelta
quando le parole di Cosimo risuonarono nella sua testa.
«Da quel momento
sarai mia moglie e sarai fedele a me, e soltanto a me.»
Spostò le tende nella sua stanza, sapendo che Ezio
avrebbe capito e una lacrima fuggì dai suoi occhi in quell’addio solitario che
gli stava rivolgendo, attraverso una finestra sbarrata.
Si asciugò velocemente il viso e spense tutte le candele,
coricandosi nel suo letto e prendendo consapevolezza che, dopo tanti dubbi,
aveva finalmente fatto una scelta.
Il giorno dopo, la sua dama di compagnia le portò una
lettera che le era stata consegnata al mercato da consegnare alla giovane de’
Bardi.
Contessina riconobbe quasi subito la grafia di Ezio che
aveva velocemente vergato il suo nome nella carta: A Contessina de’ Bardi.
Sotto lo sguardo stupito della sua dama, Contessina diede
fuoco alla lettera grazie a una candela, senza averla neanche aperta.
«Il nome era sbagliato.»
«Signora?»
Contessina osservò la lettera ardere, insieme a quel
futuro che aveva accarezzato senza riuscire a sfiorarlo, ma nessun rimorso la
colse mentre rispondeva alla sua dama.
«Io sono Contessina de’ Medici.»
Fine!
Ho avuto l’ispirazione
dopo pochi giorni e ho dovuto buttare giù questa fic,
spero non vi dispiaccia per questo aggiornamento rapidissimo!
Ho fantasticato su quella
famosa scena in cui Contessina avrebbe dovuto incontrarsi con Ezio (sua la
citazione iniziale) e ho riflettuto sul cambiamento che deve essere avvenuto in
lei quella notte: non si capisce bene nella serie se decidano di fuggire prima
o dopo che lei incontri Cosimo, ma sono abbastanza sicura che succeda dopo. Se
l’incontro non fosse avvenuto, che motivo ci sarebbe stato di organizzare
addirittura una fuga? E poi mentre è con suo padre prima di incontrare Cosimo,
Contessina cerca ancora di direzionarlo verso Contarini,
scelta che non avrebbe fatto se avesse già deciso di non scappare con lui.
Da qui, l’accenno alla
loro coppia è obbligatorio: sicuramente Contessina l’ha fatto per la sua
famiglia, ma(almeno così io la vedo) quell’incontro deve averla direzionata
verso il suo futuro marito. ♥
Per la fine, so che
sarebbe diventata una Medici solo dopo il matrimonio, ma volevo esplicitare il
cambiamento avvenuto in lei.
Ho sproloquiato, di nuovo.
Vi ringrazio tantissimo dei commenti e spero che questa raccolta continui a
piacervi.
Non era raro che, una volta accresciuta l’intimità del
loro rapporto, Contessina e Cosimo avessero delle animate discussioni e si
ritrovassero in disaccordo su questioni che riguardavano la gestione della casa
e del loro patrimonio.
Cosimo, lentamente, aveva incluso sua moglie in ogni
decisione che riteneva considerevole e valutava il suo giudizio con estrema
importanza: si fidava della sua mente scaltra e aveva capito che a volte
Contessina sapeva prendere decisioni migliori delle sue.
Tuttavia, questo non gli impediva di essere testardo e,
trovandosi in dissenso con lei, di intavolare un vivace scontro sulle loro idee
contrastanti.
Era quasi naturale che, alla fine della giornata che li
aveva visti litigare, risolvessero la situazione nell’intimità delle loro
stanze dove ogni problema assumeva dimensioni diverse e connotazioni più
piccanti.
Contessina amava anche quello del loro rapporto, come se
di tanto in tanto ci fosse bisogno di ravvivare il fuoco che c’era tra di loro,
accrescendo sempre più il matrimonio che stavano lentamente costruendo.
Eppure, su tutte le questioni che avevano affrontato,
Contessina aveva notato che Cosimo diventava particolarmente fermo e
intransigente su quelle che riguardavano i suoi rapporti con le altre famiglie,
la Signoria e, in special modo, gli Albizzi.
Cosimo le aveva confessato l’origine dei loro dissensi
con quella famiglia dopo quasi tre anni di matrimonio, a conferma di quanto
fosse per lui un argomento quasi intrattabile.
Una sera, in particolare, l’aveva sentito rientrare sbattendo
il portone e dirigendosi con il volto livido di rabbia verso il suo studio, e
aveva compreso subito che la riunione alla Signoria fosse andata male.
I suoi genitori dormivano e Piero aveva da poco compiuto
otto anni, immerso in un sonno profondo accanto a lei.
Contessina si era alzata, aprendo la porta della sua
stanza ed entrando cautamente dentro: Cosimo era appoggiato alla poltrona, con
il viso tra le mani, immerso in chissà quali pensieri.
Lei gli aveva posato una mano sulla spalla, ma lui si era
scostato con aggressiva ostilità.
«Cosa è accaduto?»
«Non ho voglia di parlarne.»
«Penso che sfogarti potrebbe farti bene, invece. Sei
evidentemente sconvolto.»
«Menomale che ci sei tu, Contessina, ad avere tutte le
verità del mondo in mano.» aveva esclamato Cosimo, non riuscendo a trattenere
un velenoso sarcasmo.
Lei si irrigidì, arretrando istintivamente. Giunse le
mani al ventre e andò verso la porta.
«Non era necessario rispondermi in questo modo.
Buonanotte, Cosimo.»
Uscì dalla stanza, senza poter vedere l’occhiata di
richiamo che lui le aveva lanciato prima che se ne andasse e sentendo il rumore
di oggetti che cadevano, probabilmente buttati da lui per la frustrazione.
Nel pieno della notte, sentì muoversi la maniglia della
sua porta, ma aveva provveduto a chiuderla, non intenzionata a rivederlo per
quella nottata. Udì i passi lenti di Cosimo che si ritiravano e avvertì la
pesantezza di quella distanza che si era creata in quell’occasione, diversa da
quella che avevano provato i primi anni perché non era causata dal fatto di non
conoscersi o di non essere in sintonia.
All’alba, dopo aver passato una notte quasi insonne, si
alzò e si diresse verso il suo studio, certo che l’avrebbe trovato ancora lì.
Non si sorprese affatto quando lo vide seduto sulla
poltrona, vicino a un fuoco ormai spento e quasi addormentato.
Si scosse sentendo i suoi passi e scattò all’intrusione,
rilassando il viso quando vide che era soltanto sua moglie, in camicia da notte
e coi capelli sciolti.
«Hai chiuso la porta stanotte.»
«Tu me l’hai chiusa ieri sera.»
Il tono di entrambi non era arrabbiato, né recriminatorio
e, aiutati dalle prime luci dell’alba che irradiavano la stanza, la tensione si
sciolse quasi subito.
«Entreremo in guerra con Lucca.»
Contessina sapeva benissimo quanto Cosimo e la famiglia
avessero lottato per prevenire quella guerra, voluta fortemente proprio dagli Albizzi, che avrebbe portato solo sangue e miseria a
Firenze, rappresentava per suo marito una doppia sconfitta e una doppia
amarezza.
Avanzò verso di lui, poggiandogli una mano sulla sua.
«Affronteremo anche questa.»
Lui annuì con reticenza, consapevole comunque che non
potesse fare altro che affrontare quella realtà, cercando sempre il meglio per
la sua famiglia e la sua città.
«Vorrei tanto che tu capissi che non sei costretto ad affrontare
tutto da solo, Cosimo.»
Cosimo le prese la mano e la tirò a sé, avvolgendola in
un triste abbraccio.
«Per alcune cose non puoi aiutarmi, Contessina.»
Lei sapeva che quella non fosse la verità, ma conosceva
suo marito e sentiva che, un giorno,
avrebbe capito che lei ci sarebbe stata sempre e comunque stata.
Doveva solo attendere e, per il momento, accontentarsi di
quegli abbracci e di quella distanza che, seppur sempre meno, era ancora
presente tra loro.
Fine!
Scusate il ritardo di
questo aggiornamento, ma tra l’università e gli esami è un periodo molto
incasinato >/<
Ho sempre riflettuto su
quella frase che dice Contessina nei primi episodi, non comprendendo che distanza potesse esserci tra Cosimo e
Contessina (visto che nelle altre puntate è evidente che non sia una distanza
sentimentale né legate a problematiche sociali) e, ripensando all’ultima loro
scena, mi sono risposta che è una distanza che Cosimo ha creato non
appoggiandosi completamente a lei e che svanisce totalmente alla fine quando
lui le dice che Non sa se ce la farà
e Contessina, come sempre, lo rassicura dicendogli che sarà con lui. Ed è solo
in quel frangente che Cosimo la accetta e si affida a lei, senza più nessuna
remora.
È quindi un percorso che
trova il suo epilogo nel finale di serie, ma ho provato a immaginare un loro
litigio, dove Contessina avverte questo essere messa da parte e sa che deve
solo aspettare.
Ho sproloquiato…
come al solito.
Ho avuto il piacere di
incontrare dal vivo, proprio ieri, AnnabelScholey, Alessandro Sperduti e Paolo Buonvino
al Roma Fiction Fest e sono persone fantastiche ♥
Vi rinnovo i miei saluti,
spero che la fic vi piaccia e che mi lascerete un
commentino.