An unexpected treasure

di RoriStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** G R E E D ***
Capitolo 2: *** The son of Melkor ***
Capitolo 3: *** Tell me a story ***



Capitolo 1
*** G R E E D ***


 Il vento tagliente le graffiava il viso,  il suolo infangato e la pioggia incessante le impedivano quasi di correre,  ma lei non  poteva fermarsi.  Era inseguita da una decina di orchi a cavallo di mannari,  Eru solo sapeva da dove provenissero quelle immonde bestie. Il respiro dell’Elfa era rapido ed emanava piccoli cerchi di fumo bianco e denso, gli occhi erano fissi di fronte a sé , alla ricerca di un riparo,  ma davanti a lei vi era solamente un immensa distesa ed un lago ad ovest. Dovette bloccarsi,  si volto ed incoccò un freccia,  colpì due bersagli e riprese a correre. Decise di deviare di scatto dopo una ventina di metri, non sapeva di dirigersi verso la montagna.  Attraverso la foresta riuscì ad arrampicarsi su un albero e proseguire la sua fuga tra i rami mentre gli ululati sotto di lei sembravano diminuire, molti abbandonarono, altri ricevettero delle frecce in testa e furono costretti ad abbandonare.  L’Elfa era stremata, stava per fermarsi ma qualcosa la costrinse a cambiare idea, qualcosa si mosse nella foresta, qualcosa di oscuro, qualcosa di antico, più  degli orchi. L’Elfa tacque e riprese a correre, e alla fine, vide la montagna. Si ritrovò  di fronte a quella che un tempo era una porta nanica, ma ora era solamente un varco decorato da macerie e resti di un antica potenza,messa in ginocchio  da qualcosa di molto, molto grosso. Ma in quel momento, l’Elfa aveva la vista annebbiata, e quello che in realtà era un altro pericolo, per lei era un ottimo riparo, la giovane pensò quindi a mettersi in salvo dalle bestie che la inseguivano, ignara del fatto che stava entrando nella tana della bestia peggiore  di tutte.  Raggiunse una nicchia scavata nella roccia, scavalcando calpestando ossa,  fino ad arrivare ad un piccolo angolo isolato senza uscite, si rannicchiò in un angolo mentre a terra prese a scorrere un liquido rossastro e denso, caldo, sangue. Era il motivo per cui aveva deciso di scappare ed ora era il motivo che la costringeva a cercare un riparo e dell'erba di re. Strinse una mano sul fianco ferito, mentre pregava che la lama non fosse avvelenata, ma la calma ebbe vita breve, sotto ai suoi piedi, qualcosa si mosse ed il pavimento cedette. La caduta sembrò  interminabile e l'atterraggio decisamente poco morbido. L’Elfa atterrò violentemente sopra ad un enorme mare di monete d'oro e gioielli. Rotolò per un paio di metri prima di fermarsi ancora più  dolorante di prima.  Si mise a sedere a fatica,  tenendosi  il fianco dolorante anche se avrebbe voluto avere più  braccia per tenere anche le nuove ammaccature, era stata fortunata  a cadere da un altezza mediocre, prese un respiro profondo mentre tastò a terra nella speranza che insieme a lei fossero atterrate le sue armi e la sua sacca,  per fortuna  era così.  La giovane prese dalla sacca un contenitore con un unguento verde e lo passo sullo strappo in vita dove vi era una ferita da taglio. Respiro a fondo e la premette dentro la ferita, emettendo un grido di dolore, dopodiché  torno a rannicchiarsi accanto alla sua sacca che le dava tregua alla schiena da tutte quelle fastidiose monete.  Chiuse gli occhi e senza accorgersene, si addormentò.

"Cosa ci fa una figlia del bosco in casa mia? "

Sibilò una voce  cupa e possente nella mente dell’Elfa, questa si destò improvvisamente dal suo sogno, sperando che la voce provenisse solamente dalla sua immaginazione, ma non era così. Davanti a lei si ergeva un enorme drago rosso, dagli occhi di fioco ed un ghigno sinistro e spietato. La osservava come il lupo osserva il pasto, il lungo collo piegato in sua direzione ed il possente corpo avvolto e parzialmente coperto da quell’enorme tesoro. L’Elfa scattò in piedi, trattenendosi dal gridare a causa della ferita appena fasciata, tese l’arco verso il drago, respirando affannata

“ti ho fatto una domanda, Elfo femmina..”

Continuò la bestia mentre tornava ad adagiare il muso sulle monete luccicanti, apparentemente innocuo. La giovane Elfa rimase immobile, con la freccia puntata verso l’occhio del drago

“sto solo cercando un riparo temporaneo..”

Si guardò attorno, riconobbe la montagna e le leggende che avevano coinvolto in parte anche il suo popolo, sebbene il loro re si fosse rifiutato di combattere tale battaglia.

"ti hanno mandata i nani? a fare il lavoro sporco?"

“questa non è la mia battaglia, Smaug…non sono qui per reclamare nulla”

“non deve essere la tua battaglia per far sì che io ti uccida…”

Di colpo la bestia aprì le fauci, il petto prese ad infiammarsi da sotto le scaglie mentre dalla gola cominciò a vibrare un sordo eco di morte

“aspetta!”

Gridò lei abbassando l’arco, mentre la besta chiuse di nuovo le fauci

“cosa c’è? “

Solitamente i draghi amavano parlare, e lei lo sapeva benissimo

“vuoi uccidere un Elfa dei boschi senza nemmeno sapere il suo nome? La sua storia? Non è da te, Smaug…io conosco il tuo nome, non siamo alla pari, non trovi?”

“hai ragione Elfa…dimmi, qual è il tuo nome?”

“il mio nome è Alatariel…”

“mmh..Alatariel…una fanciulla coronata da una ghirlanda di splendida radianza..poi?”

“Alatariel…nata sotto la luna”

“molto interessante, e quali creature ti hanno spinta a fuggire nella tana del drago?”

“orchi..e la progenie di Ungoliant”

“hanno attaccato il vostro villaggio?”

“no, ero in ricognizione…i miei compagni sono morti..”

“parlami del tuo popolo…non ho mai mangiato un elfo”

“io sono una degli elfi silvani di Bosco Atro..”

“sei molto lontana da casa”

“non avrei mai pensato di trovarmi dentro Erebor..”
La bestia sbuffò un po’ di fumo sul viso della giovane, scostandole i capelli rossi dal viso e facendola indietreggiare, si avvicinò di più con il muso come per scrutarla, l’occhio dorato fisso su di lei

“no, affatto… e invece ora morirai in questa montagna, a meno che, io non decida di tenerti con me..”

“tenermi…cosa?”

“gli elfi sono come delle creature fatate, un tesoro vivente per questo mondo, perché non aggiungerlo alla collezione? Se ti uccidessi finiresti per sgretolarti e marcire come le altre creature, ma così, tu vivrai una lunga vita ed io potrò ammirarla e tenerla tra i miei tesori preferiti… potrò possedere ,una dei  primogeniti di Ilùvatar”

Alatariel rimase in silenzio, ma la decisione del drago, sembrava la migliore per darle tempo, tempo per guarire, tempo per fuggire in qualche modo. Annuì piano, posando l’arco e rannicchiandosi, sfinita, a terra, mentre il drago alzò nuovamente il possente campo e sembrò ghignare soddisfatto nel vederla inchinarsi

“sì, Smaug…ora apparterrò a te..”

Sussurrò con rabbia l’Elfa, stringendo gli occhi e respirando piano, è vero, sarebbe vissuta a lungo, aveva ancora tempo, tempo e speranza

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Capitolo 2
*** The son of Melkor ***


Quando l’Elfa aprì gli occhi, era ricoperta da monete d’oro e sotto di lei il suo “materasso” di gemme e altrettante monete le avevano quasi ferito i fianchi, dovette perfino staccarsi dei pezzi di dosso che quasi le foravano la pelle. Sospirò mentre prese ad aggirarsi  lungo il perimetro dell’enorme caverna, inciampando ogni tanto per colpa di qualche mucchio di monete che si distaccava come neve fresca da una montagna e ogni volta che succedeva sentiva Smaug borbottare qualcosa da sotto al suo mucchio di monete che gli facevano da coperta

“Smaug!”

Gridò alla fine lei esasperata. C’erano monete, gioielli, piatti e tutto l’oro che un re possa desiderare, ma niente stoffa, nessun imbottitura, nulla con cui poteva creare un riparo o improvvisare un letto sulla quale riposare e poter curare le proprie ferite che ancora le facevano male, non poteva permettersi di far infettare la ferita che le lacerava il fianco. Il drago sbuffò fumo dalle narici, facendo volare via le monete ed alzò il possente capo, dalle fauci una lingua biforcuta frustò l’aria mentre il lungo collo scivolava sinuosamente verso l’Elfa. Il drago sembrava emettere un ringhio cupo, che la scuoteva da dentro facendola quasi tremare

“cosa c’è?”

Chiese la bestia piegando il muso in modo che un solo occhio enorme le penetrasse l’anima. Alatariel non mosse un muscolo e deglutii parole e parole, chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo, doveva riflettere

“tieni molto al tuo tesoro, non è vero?”

Il drago esitò nel rispondere, sbuffò fumo dalle narici e dischiuse le fauci mortali

“e posso sapere il perché di questa domanda? Il mio tesoro non è un tuo problema”

“beh, ora faccio parte anche io di questo tesoro, vero?”

“ A quanto pare ho deciso così”

Alatariel riprese coraggio, strinse in pugni e puntò i piedi

“beh allora dovresti tenere più a caro i tuoi oggetti!”

Il drago sussultò mentre nel suo petto un ringhio gli fece scuotere l’enorme  mole  al punto che scosse le pareti della caverna facendo cadere diversi sassolini, e dal ringhio ne venne fuori una vampata di fumo che scivolò dalle sue zanne come catrame, ed il suo occhio lampeggiò come se avesse preso ad ardere

“Non osare dire a me! Smaug, Re sotto la montagna! Come conservare il proprio tesoro!”

La possente coda uscì dal mucchio di monete, sferzando l’aria e circondando la giovane Elfa che però non sembrò scuotersi e rimase a fissare il drago, sebbene tossendo per tutto il fumo che l’aveva avvolta e che le scivolava sotto i piedi tanto era denso

“e allora cosa dici di questo?”

Disse indicando la ferita che aveva al fianco che aveva ripreso a sanguinare

“Dovresti saper curare una ferita del genere, Elfo femmina…”

“ho bisogno di altre erbe  e di….qualcosa di morbido su cui dormire!”

“quante richieste per un oggetto”

“Io non sono un oggetto!”

Replicò avanzando di un passo Alatariel, tanto che il drago istintivamente scostò indietro il muso irritato

“ho bisogno di cure o presto morirò!”

Il drago rimase fermo mentre l’Elfa ormai esasperata riprese la propria ricerca lungo le pareti della caverna, ma non trovò altro che rocce ed erba secca, sotto lo sguardo vigile del suo nuovo “proprietario”, Alatariel cominciava a perdere le speranze. Passarono le ore e la sua ferite prese a bruciare, istintivamente si avvicinò al drago dormiente, annientata e sconfitta, ma ancora piena di rabbia. Si sedette sul cumulo  di monete che ormai le davano la nausea e sospirò tenendosi il fianco

“dicono che voi draghi siate antichi più degli Elfi”

“…hanno ragione”

“e dicono che siete figli diretti di Morgoth, il più possente dei Valar..e che in voi abbia messo solo oscurità e fuoco”

Dissse con un sussurro rassegnato mentre il drago non rispose, ma sentiva il suo sguardo addosso che le penetrava nell'anima

“conosco i draghi”

“tu dici?”
chiese con un tono quasi suadente, scivoloso e profondo

“in voi non c’è altro che tenebra e morte...non avete scelta e non esiste altro per voi”

L’elfa raccolse le forze e si alzò per raggiungere un angolo della stanza dove si raggomitolò tenendo stretta la ferita e chiudendo gli occhi, già, non aveva tenuto in conto che non sarebbe potuta uscire né per trovare cibo né per raccogliere erbe, quindi in un certo senso aveva solo ritardato l’inevitabile. Sembrava che la discussione si fosse conclusa ma poi il drago alzò il capo

“Non sfidarmi elfa..”

“come?”

“Hai detto di sapere tutto di noi, ragazzina, ma su una cosa i libro non ne hanno mai parlato ed i miei avi non hanno vissuto abbastanza a lungo per poterlo mostrare..”

Qualcosa si mosse da sotto la montagna, poi qualcosa di invisibile spinse via mucchi di monete ed un muro d’aria colpì Alatariel facendola  sbattere contro la parete della montagna, la mole del drago sembrò venire assorbita dal suo stesso tesoro, le scaglie rosse e dorate che si intravedevano sembrarono sparire e l’elfa decise che tutto ciò era un allucinazione, non rimase abbastanza vigile da vedere poi cosa successe, perché perse i sensi e quando aprì di nuovo gli occhi, il dolore al fianco era sparito, al suo posto vi era una fasciatura e probabilmente sotto un impacco di erbe dato l’odore che ne fuoriusciva. Sotto di lei vi era un tappeto e un paio di arazzi messi a mo’ di riparo, aveva anche dei cuscini ed una tenda sopra di lei e davanti c’era una sorta di tavolo con della frutta ed un quarto di quella che sembrava essere una mucca. L’elfa sussultò, magari era un sogno, ma poi sentì di nuovo il ringhio del drago che sonnecchiava di fronte a lei, inclinò il capo mentre mille domande le balenavano in testa. Come aveva potuto un drago curarle una ferita con tanta precisione? Dove aveva preso quella roba? Ma soprattutto…

Perché lo aveva fatto?

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Capitolo 3
*** Tell me a story ***


 
Alatariel si alzò in piedi, con una mano scostò i lembi di pelle di quello che un tempo era il suo abito ed osservò le bende, come aveva fatto un drago a spogliarla, curarla e rivestirla se una zampa era grande il triplo di lei? Si guardò attorno credendo ci fosse stato qualcun altro in quella caverna, ma era impossibile, se ci fosse stato qualcun altro, sarebbe stato nelle fauci o nello stomaco del proprietario di casa, i nani erano morti e quelli che erano ancora vivi vagavano per le lande alla ricerca di una casa provvisoria, era impossibile. Si sedette sul tappeto appoggiandosi ai  cuscini morbidi e per un attimo trasse un sospiro di sollievo, afferrò una mela e la addentò affamata, ma certo, quella carne sembrava comunque invitante, peccato fosse cruda, ma diamine non aveva legna per accendere un fuoco, ma….aveva un drago.

“eih Smaug!”

La bestia emise un suono gutturale scostando le monete dal capo e scrollandosi  con un fare le le ricordava quello del suo cavallo

“cosa vuoi?”

“aiutami con questa carne”

“vuoi che te la mastichi e te la sputi in bocca? Come mamma pettirosso coi suoi  uccellini spiumati?”

chiese mentre una risata gutturale riecheggiò nella caverna facendole tremare le ossa . L’elfa sospirò innervosita, poi si alzò in piedi ed afferrò una lancia ed un coltello, la bestia la osservava con fare tranquillo mentre lei posava la lancia e cominciò a tagliare la carne a fette, dopo averne prese un paio, le infilò sulla punta della lancia e si avvicinò al drago

“per l’amor di Eru, davvero vuoi che io…”

senza dire nulla, lei  piantò tra le monete la lancia, vicino alle fauci del drago che alzò il muso con fare disgustato ed offeso mentre spostò la mole verso di lei e la lingua biforcuta frustò l’aria vicino al viso della giovane che intanto lo osservava senza muovere un muscolo

“per favore, io non posso mangiarla cruda”

“poi ti fa male il pancino?”

“vorrei mantenere quel po’ di dignità che mi rimane”

Rispose secca lei quando il drago sospirò  seccato e con uno sbuffo di fuoco cominciò ad arrostire la carne, in un attimo la carne era cotta alla perfezione, anche se le monete e la lancia sotto di lui erano diventate bollenti, l’elfa si sbrigò a sfilare la carne e a posarla su uno dei tanti vassoi d’argento, arraffò delle posate e le portò al tavolo di fronte a lei

“ti ricordo che quella è roba mia”

“non la sto portando via”

“poi rimettile esattamente dove erano, ben pulite”

“tsz..”

L’elfa consumò il pasto soddisfatta, ma il resto della carne era ancora lì, intatta, doveva fare qualcosa per conservarla o sarebbe andata a male, di certo sarebbe stato inutile seppellirla sotto alle monete, avrebbe dovuto trovare del sale
 
“questa carne si rovinerà se non la mettiamo sotto sale”

“allora mangiala”

“non posso finirmi da sola un quarto di bue!”

“io sono già sazio…”

“ascolta, se mi mostri come uscire da qui, andrò a prendere del sale e tornerò”

“mi hai preso per uno stupido?”

Chiese ringhiando e spostando il muso verso di lei le mostrò i denti, ma Alatariel cercò di rimanere calma mentre il drago spalancò le fauci e facendole schioccare a pochi metri dalla sua faccia ritirò di nuovo indietro il collo snodato con fare fiero ed elegante

“ti procurerò io il sale”

“ma io voglio…”

“tu starai qui, per sempre, come da patti”

Alatariel si ammutolì e per un attimo rimpianse di essere stata salvata, si rabbuiò e tornò a sedersi nella sua gabbia dorata, rannicchiandosi, mentre i suoi capelli le scesero addosso come una cascata scarlatta, coprendole il viso ed in parte il corpo. Una lacrima le rigò il viso, pensò per un attimo a casa, alla sua foresta ed al suo re, sicuramente l’avevano data per morta e forse un po’ lo era. Passarono i giorni, anche se Alatariel aveva perso ormai il conto, la pelle dell’Elfa era diventata sempre più chiara, gli occhi stanchi, passava le giornate a raccontare al drago del suo mondo, ma lentamente i ricordi sembravano storie anche per lei, perfino Smaug le portava cibo ogni giorno a sua insaputa, quando lei dormiva,ma  sembrò rendersi conto che sebbene le ferite dell’elfa fossero guarite, lei sembrava messa peggio del primo giorno in cui era finita tra le sue spire. Un giorno, la bestia si mosse verso la figura rannicchiata di lei

“Ragazza Elfa”

“…”

“Alatariel”

“cosa?..vuoi un'altra storia?”

“no, ti porto fuori..”

L’elfa si mise a sedere di scatto, guardando il drago

“come?ti prego adesso non prenderti gioco di me…”

La bestia si alzò sulle zampe, scrollandosi le monete di dosso ed allungò il lungo e muscoloso collo verso la ragazza

“Sali”

“ma..il tesoro?”

“ti ho dato un ordine”

Alatariel si alzò in piedi a fatica, raccolse la sua sacca avvicinandosi alla bestia, allungò lentamente la mano pallida sul rosso scarlatto delle scaglie di Smaug sfiorandole con la punta delle dita e studiandone il colore,era la prima volta che toccava un drago, e forse era la prima al mondo ad essere invitata a salire a cavallo di un drago. Sul dorso aveva degli spuntoni ma una parte sembrava libera dalle scaglie e lentamente, la giovane elfa si sedette sul collo del drago, aggrappandosi poi alle spine nere che aveva davanti, lui sembrò quasi annuire e con le zampe si fece largo spiccando un salto, raggiunse un passaggio sotterraneo mentre Alatariel faticava a tenersi stretta alla bestia, ad un tratto questa sembrò precipitare al punto che lei dovette stringersi ancora più forte per non essere disarcionata, poi per fortuna tutto sembrò calmarsi. Il drago aveva spalancato le maestose ali ed ora i due erano in volo, sopra ad un bosco, Alatariel rimase esterrefatta, erano davvero in alto, la figura del drago torreggiava  possente sopra agli alberi e alle nuvole mentre il sole prese a scaldare la pelle di lei che si andò a sistemare in mezzo a due spuntoni per avere un appoggio alla schiena, a quel punto aprì le braccia mentre le lacrime le rigavano il viso e la ragazza riprese a sorridere, la prezza le faceva muovere i capelli  come una bandiera scarlatta mentre Smaug si voltò per un attimo ad osservarla, dopo un po’ atterrarono su una collina, la giovane scese a terra togliendo di fretta le scarpe per sentire l’erma sotto ai piedi, sembrava più felice che mai ed il sole le aveva restituito le forze, prese a girare su se stessa come se stesse danzando, poi cadde in ginocchio a terra di fianco al drago che intanto si era accovacciato sul prato con fare annoiato

“ti avevo dato un letto d’oro, ma preferisci comunque questo tappeto d’erba”

“perché? A te non piace?”

La bestia rimase in silenzio, mentre osservava l’elfa sdraiarsi sull’erba, sfiorare i fiori con la punta delle dita e sorridere mentre osservava il prato, non l’aveva mai vista sorridere in quella caverna piena di tesori, sapeva che gli elfi fossero avari quasi quanto i nani, ma lei, lei non sembrava interessata a nulla di tutto ciò, la ragazza raccolse diversi fiori ed erbe dal boschetto vicino sotto la sorveglianza del drago e le ripose nella sua borsa, dopodichè torno accanto all’ala della bestia, che sembrò sorpreso di vederla ora avvicinarsi con meno riluttanza a lui, Alatariel prese dalla borsa un libro, non aveva mai visto cosa ci fosse in quella sacca e Smaug la osservò avvicinando il muso incuriosito

“vuoi una storia?”

Il drago sbiffò sorpreso, rimase ad osservarla con il suo occhio dorato per diversi secondi, ma poi posò il muso sull’erba mentre l’elfa prese un fiore ed un mucchietto d’erba posandoglielo sopra al muso

“vedrai che ti piacerà”

Continuò lei

“va bene, fanciulla coronata da una ghirlanda di splendida radianza…ti ascolto”
 
Sussurrò chiudendo gli occhi mentre con un ala sembrò coprire la ragazza come una sorta di tenda di cuoio semi trasparente, che lasciava comunque filtrare luce, la giovane sorrise

“Tra i resoconti di dolore e rovina che ci sono giunti dalle tenebre di quei giorni, ve ne sono però alcuni in cui il pianto s’accompagna alla gioia e, all’ombra della morte, luce imperitura. E di quelle storie, la più bella alle orecchie degli Elfi è pur sempre quella di Beren e Lùthien..”

“una storia d’amore?”

“già…tra un elfo ed un essere umano”

“che sciocchezze”

“vuoi che mi fermi?”

“no, continua..”

Alatariel sorrise appoggiandosi alle scaglie del drago e sfogliando il libro prese un altro respiro d’aria fresca e riprese a leggere

“Beren entrò in Doriath incespicando, reso grigio e curvo come da molti anni di dolore, tali e tanti erano stati i tormenti della via. Ma aggirandosi d’estate tra i boschi di Neldoreth, si imbatté in Lùthien, figlia di Thingol e Melian, ed era di sera, nel momento in cui la luna saliva in cielo, e Lùthien danzava sull’erba sempre verde nelle radure lungo le rive dell’Esgalduin. Ed ecco il ricordo di tutte le sue sofferenze abbandonò Beren, ed egli cadde in preda a un incantesimo, poiché Lùthien era la più bella di tutti i Figli di Ilùvatar..”


 
Nota di Rori : Scusate se sono sparita! spero che questo capitolo vi piaccia ,w, vi prego commentate, così saprò a quali storie dare proprità! grazie a tutti per il supporto!

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