Sì, non lo voglio!

di maevesplace
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutta colpa del tulle! ***
Capitolo 2: *** La soluzione a tutti i problemi è il gelato! ***
Capitolo 3: *** Non tutte le ricevute vengon per nuocere! ***
Capitolo 4: *** Un improbabile appuntamento! ***
Capitolo 5: *** Per chi suona...il pianoforte! ***
Capitolo 6: *** Un cane, mille problemi! ***
Capitolo 7: *** Il fascino del pianista! ***
Capitolo 8: *** Mission impossible! ***
Capitolo 9: *** Emozioni nuove e sorprese inaspettate! ***
Capitolo 10: *** Sì, non lo voglio! ***
Capitolo 11: *** Emozioni contrastanti! ***
Capitolo 12: *** Minacce telefoniche e gelosia infondata! ***
Capitolo 13: *** Una cena speciale! ***
Capitolo 14: *** Sei un idiota! ***
Capitolo 15: *** papà! ***
Capitolo 16: *** Uragano Lydia! ***
Capitolo 17: *** I veri amici si vedono nel momento del bisogno! ***
Capitolo 18: *** Questo matrimonio non s'ha da fare! ***
Capitolo 19: *** Insieme! ***
Capitolo 20: *** Epilogo! ***



Capitolo 1
*** Tutta colpa del tulle! ***


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Era il mese di maggio e a Beacon Hills tirava un’aria tranquilla: gli studenti non uscivano di casa per studiare, dato l’avvicinarsi dei test, i pochi criminali che tenevano occupato il distretto di polizia avevano deciso di prendersi un periodo di ferie, dato il clima mite, e l’Atelier Marieè si preparava all’assalto delle future spose, dato l’avvicinarsi della stagione dei matrimoni.

- Stiles, vai in magazzino a prendere il tulle e già che ci sei porta anche il vestito che hanno mandato per la signorina Argent - esclamò una signora alta, bionda e molto elegante. 
- Si, Heather - rispose il ragazzo interpellato con un grande sospiro, avrebbe dovuto fare tutto da solo e per di più, non essendo per niente robusto, avrebbe dovuto fare tutto il marciapiede esterno pregando di non far cadere il prezioso carico a terra.

Stiles aprì la porta del negozio per dirigersi in magazzino, che si trovava circa venti metri più avanti, ma dovette farsi da parte immediatamente per non venire travolto da quella che sembrava una modella di Victoria’s Secret; evidentemente era quella la famosa signorina Argent che aveva prenotato il camerino più grande e costoso dell’Atelier. “Un tornado biondo con le scarpe da ottocento dollari, naturalmente Loubutin”, decretò Stiles tra sé e sé e, scuotendo la testa, si affrettò a concludere il compito che Heather gli aveva assegnato: era evidente che alla signorina Argent non piaceva aspettare.

Una volta che ebbe raggiunto il magazzino, dovette cercare in lungo e in largo prima di trovare il prezioso abito, ma nulla era impossibile per Stiles Stilinski. Cercando di tenere la valanga di tulle con una mano e reggere l’abito con l’altra, non gli rimase altro da fare che chiudere la porta del magazzino con un colpo di bacino e dirigersi a passo malfermo verso il negozio.

Una piccola folla di curiosi si era creata per vedere quel ragazzo minuto trasportare quella valanga di tessuto, ma, a quanto pareva, nessuno di essi era intenzionato a dargli una mano, anzi, Stiles notò che alcuni ostruivano il passaggio, impedendogli di entrare nell’Atelier.

- Largo! - esclamò, cercando di farli spostare, ma non sembravano ascoltare le sue parole.
- Insomma, lasciatemi pass...- stava dicendo, ma si interruppe quando si sentì stranamente leggero.
- Serve una mano? - chiese una voce dietro di lui.

Stiles si girò e rimase a bocca aperta nel vedere un ragazzo assolutamente meraviglioso tenere con una mano la stoffa bianca, non sembrando per niente provato dallo sforzo.

- Ehm, grazie. Mi aiuteresti a portare questa roba dentro? - chiese il commesso affascinato, con un sorriso ebete.
- Non è quello che sto facendo? - gli rispose lo sconosciuto.
- S-si certo...- balbettò Stiles - da questa parte - gli disse poi tenendogli aperta la porta del negozio.
- Puoi appoggiare tutto lì - continuò il ragazzo, ma venne interrotto da un urlo femminile.
- Derek! Cosa diavolo ci fai qui dentro? Ti avevo detto di aspettare in macchina o rovinerai la sorpresa! - piagnucolò la signorina Argent, guardando il ragazzo più grande.
- Non ti preoccupare, Kate, stavo solo aiutando...ehm...-
- Stiles - lo aiutò il diretto interessato.
- Si, Stiles a portare dentro quelle cose: stava per cadere sotto una valanga di stoffa -
- Sei sempre così dolce tesoro - gli disse Kate civettuola - Ma non credere che ti perdonerò se avrai visto il mio vestito da sposa! Non lo vedrai fino al matrimonio, mi dispiace - e senza aggiungere altro, dopo aver preso un bicchiere di spumante dalle mani di una commessa, si diresse con passo sicuro verso il camerino.

Per tutta la risposta Derek ammutolì per poi borbottare tra sé e sé su quanto le donne fossero una seccatura a volte.

Stiles era rimasto a osservare tutta la scena, sinceramente sorpreso che qualcuno potesse stare con una donna del genere. Certo, era bellissima, ma sembrava avere un pessimo carattere e a Stiles dava una brutta sensazione. Tuttavia, si costrinse a riprendersi e a chiedere a Derek se volesse un bicchiere di spumante mentre aspettava la fidanzata.

- Non serve, mi limiterò a rimanere in macchina ad aspettare come un idiota - brontolò l’uomo.

- Posso farti compagnia, se per te non è un problema. Voglio dire, non è certo piacevole aspettare da soli per un’ora o più e poi sono le quattro, quindi il mio turno è finito - disse Stiles, sperando di passare del tempo con lui.

- Fai come vuoi - rispose Derek in tono burbero e, uscendo dal negozio, si diresse verso una Camaro nera parcheggiata dall’altro lato della strada.

Stiles, prendendolo come un sì, salutò Heather e uscì dal negozio con l’intenzione di seguire Derek, ma si fermò quando riconobbe l’autista della macchina che stava parcheggiando proprio in quel momento davanti all’Atelier.

- Dave! - esclamò il ragazzo felice - Non mi avevi detto che saresti passato a trovarmi - 
- Ciao, Stiles - rispose il ragazzo biondo che stava scendendo dalla macchina.
- Volevi farmi una sorpresa vero? -
- Beh a dire il vero volevo parlarti di una cosa - disse Dave, sembrando un po’ in difficoltà.
- Ok, ora mi hai incuriosito - 
- Beh, ormai io e te usciamo insieme da un paio di mesi...-
- Sono tre mesi - lo interruppe Stiles.
- Si, ecco, io credo che dovremmo prenderci una pausa - esclamò Dave con lo sguardo rivolto verso la strada.
- Stai scherzando? Perché? - chiese il moro sconvolto - Non abbiamo mai avuto problemi! -
- Si, ma io ho bisogno dei miei spazi e sono sicuro che anche per te sarà lo stesso -
- Spazi? Ma di che cazzo stai parlando? Non ti sei mai lamentato di niente finora e, se anche ci fossero dei problemi, possiamo risolverli parlandone, non serve che ci lasciamo per questo -
- Non ci stiamo lasciando, Stiles, è solo per un po’...-
- Non sono un’idiota, Dave, spunti come se nulla fosse davanti al negozio in cui lavoro e mi chiedi una pausa per Dio solo sa quale motivo e ti aspetti anche che io sia d’accordo dopo che fino a l’altra sera mi hai detto che eri felice e che mi amavi? - 
- Non ti ho mai detto che ti amo, e se l’ho fatto ero ubriaco - 

Stiles, a quell’affermazione rimase di sasso. Come aveva potuto dire una cosa del genere? Solo due settimane prima erano andati a fare un giro in spiaggia ed erano rimasti per vedere il tramonto. Faceva caldo per una serata di aprile, ma Stiles aveva finto di avere freddo per farsi abbracciare e coccolare dal suo ragazzo. Mentre erano stretti l’uno all’altro, Dave gli aveva detto che lo amava e che non era mai stato felice con nessuno prima di conoscere lui. Stiles aveva sentito il cuore gonfiarsi per l’emozione e lo aveva baciato di slancio, cercando di fargli capire i suoi sentimenti attraverso quel bacio, anche se non era riuscito a confessarli a voce alta.

Ora poteva quasi sentire il rumore del suo cuore che si spezzava, lasciando solo vuoto nel suo petto. Si era fidato di lui, aveva lasciato che entrasse a far parte della sua vita anche se non sembravano avere niente in comune e si era persino innamorato di lui, ma Dave aveva tradito quel legame che avevano creato, minimizzando ciò che avevano condiviso a una semplice cotta, che sarebbe passata in un paio di giorni, o nel caso di Dave, in un paio di minuti.

Stiles non seppe mai dove trovò il coraggio, ma sta di fatto che, senza versare una sola lacrima e con una voce che risultava insolitamente ferma, esclamò: - Non voglio vederti mai più e non ti azzardare a chiamarmi: per me sei morto David McAdams -

E voltandosi dal lato opposto del marciapiede, si diresse a grandi passi verso casa sua, fregandosene altamente della gente che, mentre camminava, fissava il suo viso bagnato di lacrime, lacrime che non si era permesso di versare di fronte a quello che ora era il suo ex ragazzo. 

Non si era nemmeno reso conto che Derek Hale, dal sedile di pelle della sua Camaro, aveva visto tutta la scena e che ora lo osservava andare via con uno sguardo a metà fra il dispiaciuto e l’ammirato. Quel ragazzino aveva più coraggio di quanto non apparisse: non molte persone avrebbero avuto un tale autocontrollo in una situazione del genere. 

 

Nel frattempo nel negozio di abiti da sposa, Kate Argent stava provando il vestito che avrebbe dovuto indossare al suo matrimonio ed era talmente entusiasta ed elettrizzata che si mise a saltellare urlando “Che meraviglia! E’ perfetto!” per tutto il negozio, terrorizzando la povera commessa, incaricata di assisterla. Finalmente si calmò quando arrivò Heather, la proprietaria, la quale riuscì a distrarla facendole alcune domande su come si sarebbe svolta la cerimonia.

- Ci saranno trecento invitati, naturalmente quasi tutti miei amici e familiari, dato che Derek è un po’ carente da questo punto di vista - stava dicendo la futura sposa, mentre sorseggiava un bicchiere di champagne - avremo una limousine bianca ad attenderci per portarci al ricevimento, che si svolgerà a villa Monterosa, vicino al lago -

Heather, nel frattempo, essendo abituata a trattare con spose particolarmente loquaci, sfoggiava il suo miglior sorriso da “non voglio ascoltarti ma devo farlo perché sei una cliente” e annuiva ad ogni cosa che Kate le diceva, mostrandosi interessata, dopotutto faceva parte del suo lavoro. Circa mezz’ora dopo Kate decise che per quel giorno aveva strapazzato a sufficienza la povera commessa e, dopo aver prenotato il camerino per il mese successivo, uscì dal negozio, lasciandosi dietro solo sbuffi esasperati e sguardi esausti.

Non appena raggiunse la macchina, dove il suo fidanzato la stava aspettando, lo trovò assorto mentre guardava il marciapiede di fronte con il solito cipiglio “marchio Hale” che prendeva possesso del suo viso.

- Che succede, tesoro? - chiese Kate distrattamente, mentre cercava i suoi occhiali da sole nella borsa.
- Niente, possiamo andare? - esclamò Derek.
- Certo! - rispose Kate con un sorriso soddisfatto e la Camaro sfrecciò verso casa Hale a tutta velocità, lasciando solo polvere dietro di sé. 
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Capitolo 2
*** La soluzione a tutti i problemi è il gelato! ***


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Scott McCall si era sempre ritenuto una persona comprensiva, insomma, la maggior parte delle volte. Tuttavia, quando vide il suo migliore amico completamente riverso sul pavimento, coperto da strati e strati di lenzuola e cuscini, non riuscì proprio a capire cosa avesse, soprattutto perché non poteva vederlo.

- Stiles? - chiese titubante.
- No, Stiles è morto. Io sono solo un guscio vuoto e inutile - disse il cumulo di coperte.
- Andiamo, amico, parlami! Dimmi che è successo - continuò Scott, con tono rassicurante.
- Dave mi ha mollato, ecco che è successo. E ha calpestato il mio povero cuore come se fosse un chewing gum spiaccicato sull’asfalto -
- Ho sempre detto che era un idiota -
- Ma se guardavate le partite di football insieme ogni due settimane! -
- Si, è vero, guardavamo le partite insieme, ma in fondo al cuore sapevo che era malvagio! -
- Malvagio? Ma ti senti? - ribattè Stiles uscendo finalmente dal cumulo di coperte e sedendosi sul letto.
- Almeno ti ho fatto uscire da lì! - disse Scott compiaciuto.

Stiles non prese nemmeno in considerazione l’idea di degnarlo di una risposta e si diresse al piano di sotto, fermamente convinto che in quel momento il gelato era la soluzione a tutti i suoi problemi.

- Amico, lo so che stai per strafogarti di gelato, ma come tuo fratello acquisito ho il dovere di ricordarti che te ne pentirai - urlò Scott dal piano di sopra, prima di scendere dalle scale.
- Smettila, ne ho bisogno - rispose Stiles, cocciuto.
- No, tu hai bisogno di uscire da quel pigiama che hai addosso da due giorni, andare al lavoro e riprenderti la tua vita, perché Dave non merita il tuo dolore, né tantomeno le tue lacrime - gli disse l’amico guardandolo negli occhi.
- Non ce la faccio, Scott - rispose Stiles sospirando, improvvisamente stanco - mi ha davvero ferito. Sai cosa mi ha detto? Che se mi aveva detto che mi amava era ubriaco - 
- Lui...cosa? Ma io lo ammazzo! - esclamò Scott, furioso, mentre si dirigeva verso la porta, fortemente intenzionato ad uccidere quel mollusco.
- Calmati, non ne vale la pena. Apprezzo quello che fai sempre per me, ma distruggere la sua bella faccia non risolverà niente, per quanta soddisfazione mi darebbe. Ti porterebbe solo a una denuncia per aggressione e non credo che Melissa ne sarebbe contenta - 
- Ora ti riconosco! Il tuo freddo razionalismo sta tornando - disse Scott con un sorriso sollevato - ora chiama Heather e dille che domani torni al lavoro -
- Ma...-
- Niente “ma”! Quel verme si è preso già abbastanza del tuo tempo, quindi tu ora ti vesti, ti rendi presentabile e stasera andiamo a mangiare una pizza -
- Va bene - rispose Stiles con un sospiro di rassegnazione, ma segretamente era felice che Scott fosse sempre lì per lui, che lo aiutasse a rialzarsi quando non voleva farlo da solo e, perchè no, anche per picchiare il suo ex ragazzo se ce ne fosse stato bisogno.

Con un sorriso, salì le scale e si diresse verso il bagno per seguire il consiglio di Scott, mentre l’altro, senza farsi scoprire, dimezzò la vaschetta di gelato che era destinata a Stiles, dopotutto lui non ne aveva più bisogno.

 

***

 

Quella sera i due amici fecero il loro ingresso da Mario, la pizzeria che, secondo Stiles, faceva le migliori pizze dell’intero universo. Scelsero un tavolo accanto alla finestra che dava sulla strada, il preferito di Stiles, con il solo intento di viziarlo per farlo sentire meglio. Scott riteneva infatti che questa fosse la tattica giusta per ogni delusione, d’amore o di altro tipo, e finora non aveva mai sbagliato.

Si prese del tempo fingendo di osservare il suo menù, nonostante lo conoscesse a memoria, per poter osservare l’amico senza essere visto, temendo che potesse scoppiare in un pianto a dirotto, se solo avesse distolto lo sguardo. Stiles, tuttavia, sembrava piuttosto tranquillo, anzi, guardava fuori dalla finestra con aria serena, in attesa della cameriera, la quale non si fece attendere.

- Buonasera, sono Kira e stasera sarò la vostra cameriera, cosa vi porto? - disse la ragazza guardandoli con un grande sorriso, rivolto soprattutto a Scott, il quale sorrise a sua volta, ma non spiccicò una sola sillaba. Stiles, dal canto suo, vedendo che l’amico era andato in standby, prese in mano la situazione.
- Ciao Kira, io prendo una pizza ai quattro formaggi e Scott una diavola. Da bere direi...Coca? - chiese Stiles guardando Scott, che tuttavia gli restituì uno sguardo vacuo - Coca - confermò poi scuotendo il capo.
- Perfetto! - esclamò la ragazza e si diresse verso la cucina.
- Sì...perfetta - commentò Scott, che non le aveva staccato gli occhi di dosso un solo istante. 
- Amico, dovresti chiederle di uscire - disse Stiles.
- Dovrei...cosa? Ma sei matto? Figurati se le chiedo di...pfui! - farfugliò l’amico con lo sguardo ancora rivolto verso la cucina.
- Vabbè...- rispose l’altro con un sospiro, e rivolse di nuovo il suo sguardo fuori dalla finestra.
- Piuttosto - disse Scott, interrompendo il filo dei suoi pensieri - Cosa guardi di così interessante? - gli chiese seguendo il suo sguardo.
- Niente, è solo che...mi è parso di vedere un cliente del negozio, tutto qui -
- Un cliente? - 
- Sì, Derek Hale. Lo conosci? -
- Aspetta...Derek Hale? Quello che ha perso la famiglia in un incendio dieci anni fa? -
- Proprio quello - rispose Stiles - Si sposa con una certa Kate Argent, una persona davvero insopportabile secondo me - 
- Capisco...E come mai sei così interessato a lui? -
- Non sono interessato a lui! Solo che... è stato molto gentile con me e volevo ringraziarlo, tutto qui - 
- Davvero è tutto qui? - 
- Ma insomma! - esclamò Stiles esasperato.

Ridacchiando, Scott rivolse di nuovo il suo sguardo verso la cucina, giusto in tempo per vedere l’affascinante cameriera con i loro bicchieri dirigersi verso di loro. Istintivamente sorrise e si chiese se non fosse il caso di seguire il consiglio di Stiles, ma quando Kira li raggiunse si rese conto che non avrebbe potuto farlo perchè non riusciva a spiccicare parola. 

La serata trascorse tranquilla peri due amici, tra battutine allusive da parte di Stiles e risposte sarcastiche ed evasive da parte di Scott. Quando giunsero al momento di pagare il conto, però, Stiles si rese conto di aver lasciato il cellulare sul tavolo e fece per tornare indietro, ma il suo incedere venne bloccato da una figura alta, contro cui il ragazzo sbattè il naso.

- Ehi, tutto bene? - chiese il suo interlocutore
- Si tutto bene - rispose Stiles massaggiandosi la parte lesa.
- Stiles, non mi ero accorto che fossi tu -
- Ma tu sei il fidanzato della signorina Argent! - rispose Stiles, guardandolo finalmente in viso.
- Chiamami Derek, comunque se non sbaglio stavi andando da quella parte - disse l’uomo indicando il tavolo.
- Si, uhm, ci vediamo. Scusa ancora - farfugliò Stiles prima di afferrare il portafoglio e sfrecciare verso la cassa.

Derek, senza accorgersene, stava sorridendo, era davvero buffo quel ragazzo, e non riusciva a togliersi dalla mente la scena di qualche giorno prima: chissà se stava bene.

Derek scosse la testa per scacciare il pensiero, “Ma che sto dicendo? Non sono affari miei”, si rimproverò, e si diresse verso il tavolo dove un’impaziente Kate lo stava aspettando.


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Angolo autrice: 
Grazie a tutti coloro che hanno iniziato a leggere questa storia. Sì, è una commedia romantica, anche se spero di non farvi venire il diabete ;)
Ringrazio _Maeve_ , cecix, neenssmile, BloodyInk, e Bambolina Blackmetal 94 per aver recensito lo scorso capitolo; inoltre ringrazio coloro che hanno inserito questa storia tra le preferite/seguite/ricordate.
Un bacio :*
Enchanted_darkness

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Capitolo 3
*** Non tutte le ricevute vengon per nuocere! ***


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- Buongiorno Heather, Miranda - salutò Stiles, entrando nell’Atelier Marieè.
- Buongiorno Stiles - risposero allegre le due donne, ignare dei pensieri che affollavano la sua mente.

Quella mattina si era sorpreso: era riuscito ad alzarsi dal letto e andare al lavoro come aveva promesso a Scott, nonostante dovesse ancora raccogliere i cocci del suo povero cuore infranto. Non aveva oziato, come amava fare ogni mattina, stiracchiandosi per almeno dieci minuti, ma si era alzato pieno di entusiasmo e si era preparato per andare al lavoro, dopotutto l’amico aveva ragione, doveva riprendere in mano la sua vita.

La mattinata trascorse in tranquillità e, mentre tutto il personale se ne stava andando per la pausa pranzo, Stiles, rimase solo alla cassa per sistemare le ricevute. Heather gli aveva detto che avrebbe potuto farlo più tardi, ma il ragazzo aveva risposto che non aveva molta fame e, in effetti, era proprio così. Spesso durante la pausa pranzo Dave gli faceva una sorpresa e gli portava qualcosa da mangiare dal ristorante dove lavorava sua zia Mary e Stiles non voleva rivivere niente che fosse collegato al suo ex. 

Per questo motivo era seduto su una delle poltroncine di raso bianco dell’atelier, sommerso dalle ricevute ed era talmente concentrato che non sentì il tintinnio del campanello che annunciava l’entrata di un nuovo cliente, fino a quando un paio di scarpe non invasero il suo campo visivo.

- Ma cos...Derek? - esclamò Stiles sorpreso - Cosa ci fai qui? Siamo chiusi per la pausa pranzo, quindi, mi dispiace, ma dovrai tornare più tardi -
- Ah, non sapevo foste chiusi, ho visto le luci accese e ho pensato ci fosse qualcuno -
- Beh, qualcuno c’è, ma purtroppo se devi parlare con Heather è andata a pranzo e non rientrerà prima delle tre -
- Capisco, ma tu non dovresti essere in pausa? - chiese Derek notando il mucchio di fogli sparsi sulle poltrone e sul pavimento tutt’attorno.
- Dovrei, ma non ho molta fame, quindi sistemo le ricevute - rispose Stiles.
- Non se ne parla. Vieni con me -
- Cosa? Ma dove? -
- A mangiare! Dopo una rottura non puoi certo lasciarti morire di fame -
- Aspetta...Come fai a saperlo? - chiese Stiles circospetto, lo aveva forse spiato?
- Stavo aspettando Kate in macchina e non avevate esattamente il volume al minimo - rispose Derek.
- Beh, in effetti...- ammise Stiles.
- Comunque qui vicino c’è un ottimo ristorante italiano e io non ho ancora pranzato, quindi...insomma, se ti va, possiamo mangiare qualcosa insieme - propose Derek incerto.
- Va bene, se per te non è un problema...-
- D’accordo, andiamo - concluse Derek con un sorriso e si diresse verso la porta, mentre Stiles, sempre più incredulo, lo seguiva.

 

***

 

Derek Hale era sempre stato un tipo piuttosto scontroso, o almeno così credeva. Infatti, negli ultimi giorni era rimasto molto sorpreso dal proprio comportamento nei confronti di quel ragazzo che ora gli sedeva di fronte. Non sapeva proprio spiegarsi come quel commesso così esuberante, come aveva scoperto essere in seguito, fosse riuscito a colpirlo a tal punto da risultare non solo civile, ma addirittura gentile.

Era davvero inspiegabile dato il suo carattere misantropo che mostrava addirittura alla sua fidanzata, la quale non dimenticava mai di ricordargli che la causa era l’incendio dove era morta la sua famiglia. 

In ogni caso, Derek rimuginava su tutto ciò, mentre il ragazzo che sedeva davanti a lui si dilungava ampiamente in qualunque discorso intraprendessero.

- E quindi è per questo che le patatine fritte sono migliori - concluse Stiles traendo un profondo respiro per lo sforzo. Aveva parlato quasi senza respirare per cinque minuti interi, lasciando il povero Derek completamente esterrefatto dalla veemenza con cui descriveva ogni cosa. Ma la cosa che lo lasciò più sorpreso fu l’entusiasmo, quasi infantile, che caratterizzava quel ragazzo, era come guardare un bambino: quella luce negli occhi, quel sorriso spensierato e quegli ampi gesti con le braccia per spiegarsi meglio. Derek sembrava esserne quasi affascinato, come se fosse un complesso puzzle o un mistero difficile da risolvere. 
- Derek? Sei su questo pianeta? - chiese Stiles agitandogli una mano davanti agli occhi.
- Si, scusami, ero distratto. Cosa stavi dicendo? - 
- Niente di importante, in realtà. Ti stavo chiedendo perchè hai deciso di sposarti così giovane, insomma, avrai venticinque anni - ipotizzò Stiles.
- Ne ho ventisei e comunque non so perchè mi sposo adesso, forse perchè ho paura che se non lo faccio subito continuerò a procrastinare fino a quando arriverò a novant’anni, e poi è stata Kate a decidere la data. Se fosse stato per me avremmo potuto sposarci benissimo tra cinque anni e fare le cose con calma, ma lei ha insistito e quindi...settembre -
- Beh, Kate mi sembra una persona piuttosto, come dire, decisa? - disse Stiles, facendola quasi sembrare una domanda.
- Beh, non ha un carattere facile e sa quello che vuole, questo è certo -
- Ma? -
- Ma è una brava persona ed è l’unica che non mi ha guardato con pietà, come il ragazzo che ha perso la famiglia. Kate mi è stata vicino senza che le chiedessi niente e io le sono davvero grato per questo -
- Quindi la ami? - chiese Stiles incuriosito.

Derek non rispose e Stiles si affrettò ad aggiungere: - Scusami, non sono affari miei -

- Perciò...abiti da sposa? Come mai hai scelto questo lavoro? - chiese l’altro cambiando discorso.
- Beh, in realtà è successo per caso: avevo appena finito il liceo ed ero entrato al college qui a Beacon Hills. Il primo anno è andato tutto bene, ma poi mi sono reso conto che non era quella la mia strada e quindi ho iniziato a guardarmi attorno. Poi mia zia Sarah si è risposata e mi ha chiesto di accompagnarla a comprare l’abito. Quando sono entrato qui la prima volta ho amato dal primo istante il clima di entusiasmo e positività che si respirava e quando ho saputo che cercavano un commesso mi sono offerto subito. Perciò eccomi qui - concluse il ragazzo con un grande sorriso - e invece tu? Che lavoro fai? -
- Mio zio Peter vorrebbe che entrassi nell’azienda di famiglia, ma non è quello che voglio, quindi mi sto prendendo del tempo per decidere, anche se sa essere molto insistente, a volte - rispose Derek con un mezzo sorriso - In fondo è un bravo zio, non mi ha mai fatto mancare niente -
- Sei molto legato a lui? -
- Si, è stato lui a prendersi cura di me e mia sorella Laura dopo l’incendio, portandoci a New York per iniziare una nuova vita, anche se dopo dieci anni ho deciso di ritornare qui - rispose Derek, rendendosi conto che era la prima volta che ne parlava con qualcuno. Nemmeno con Kate voleva parlare dell’incidente e lei era la donna che avrebbe dovuto sposare. Questo strano ragazzo riusciva a metterlo a suo agio a tal punto da riuscire a parlare di quel giorno, ma senza forzarlo in alcun modo. Derek era incredulo, come poteva una persona che conosceva appena dargli un tale senso di sicurezza? Non seppe rispondersi.

Il pranzo continuò tranquillo per almeno un’ora, fino a quando il cellulare di Derek non squillò.

- Pronto? - rispose il ragazzo - Certo, arrivo subito - disse poi chiudendo la chiamata.
- Devi andare? - chiese Stiles con un tono quasi deluso.
- Si - rispose Derek. 
- Beh, allora immagino che ci rivedremo più tardi all’Atelier
- All’Atelier? - chiese Derek confuso.
- Non dovevi parlare con Heather? -
- Ah, già! - rispose poi - allora a più tardi - 
- Ciao - lo salutò Stiles, guardandolo uscire dalla porta del locale.

Derek gli faceva uno strano effetto e non solo per il fatto che fosse senza dubbio il ragazzo più bello che avesse mai conosciuto, ma anche perchè lo faceva sentire bene, come se si conoscessero da sempre e potessero raccontarsi tutto senza il timore di essere giudicati. Probabilmente era ancora sotto shock per la rottura, ma era convinto di avere una sorta di legame con quel ragazzo perennemente imbronciato e, pensandoci bene, aveva notato che anche lui sembrava sentirsi a proprio agio, tanto quanto Stiles.

Nonostante i pensieri che gli affollavano la mente, il ragazzo dovette tornare al lavoro, anche se nel tragitto che lo portava fino all’Atelier Marieè, non riuscì proprio a liberarsi di un piccolo sorriso che gli abbelliva le labbra.


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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Sono commossa da tutte le recensioni ricevute e vi ringrazio moltissimo! 
Questo capitolo è stato un pochino complicato da scrivere perchè ho presentato il personaggio di Derek in modo un po' diverso rispetto al solito, quindi mi farebbe piacere avere un vostro giudizio in merito.
Vi mando un bacio :*
Enchanted_darkness

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Capitolo 4
*** Un improbabile appuntamento! ***


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Kate Argent era una ragazza decisa e sapeva ciò che voleva, infatti nei preparativi per il matrimonio non aveva voluto nessun tipo di aiuto da parenti o amici, neppure dal fidanzato che, seccato, era costretto ad aspettarla fuori dai negozi. 

- Kate, per l’amore del cielo, sbrigati. Ho un sacco di cose da fare oggi e non posso aspettare tutto il giorno che tu decida che colore vuoi che sia la glassa sulla torta -
- Ma allora proprio non capisci? Devo fare in modo che tutti i colori siano in armonia tra loro, non posso mettere un bianco vicino a un color champagne! -
- Gesù, Kate, come se fosse una cosa importante -
- Il nostro matrimonio E’ importante, Derek -
- Il colore della glassa di certo non ha niente a che fare con le promesse nuziali, ti pare? -
- Ma allora proprio non capisci! -
- Cosa esattamente non capisco? L’importanza della glassa o la tua superficialità? -
- Derek Hale, pretendo delle scuse immediate - 
- E perchè mai? Non mi sembra di averti offesa, ho detto solo la verità -
- Puoi tornartene ai tuoi impegni, non ti voglio vedere fino a quando non ti scuserai -
- Non ci contare - rispose Derek e, dandole le spalle, salì sulla sua Camaro e sfrecciò via, lasciando la futura signora Hale con un broncio piuttosto evidente.

Il telefono di Kate decise che quello fosse il momento migliore per mettersi a squillare e la Marcia Nuziale risuonò per tutta la strada.

- Pronto? - rispose Kate con tono seccato - Sì, ci vediamo in hotel tra un’ora - e chiuse la comunicazione.

 

***

 

Mentre Stiles Stilinski tornava a casa dal lavoro, si interrogava sul motivo per cui Derek non fosse venuto in Atelier come aveva detto. Chissà cosa stava facendo in quel momento, si chiese lasciando la mente libera di vagare sui possibili scenari, in molti dei quali rientrava Kate. Stiles fece una smorfia inconsapevole a quel pensiero: quella ragazza non lo convinceva, non avrebbe saputo dire il motivo, ma il ragazzo era certo che nascondesse un segreto.

Stiles continuò a rimuginare fino a quando giunse alla porta di casa, dove trovò ad attenderlo uno Scott tutto saltellante ed euforico.

- Stiles! - esclamò l’amico urlando, non appena lo vide.
- Gesù, Scott, non urlare. Ho dei vicini, sai? -
- Tu non capisci, ha detto sì! -
- Ha detto sì? - 
- Esatto! - 
- Amico, di che diavolo stai parlando? -
- Di Kira. Le ho chiesto di uscire e lei ha detto di sì! -
- Scott, è fantastico - rispose Stiles, sinceramente felice per lui. 
- Lo so! - 
- Ma quando glielo hai chiesto? Sei andato in pizzeria? -
- Non proprio, cioè...si, ma...no -
- E questo cosa vorrebbe significare? -
- Ok, ora ti spiego: prima sono andato in pizzeria per aspettare che finisse il turno e chiederglielo, ma era il suo giorno libero, quindi ho chiesto a una sua collega se per caso potesse darmi il suo numero. Purtroppo lei non ce l’aveva dato che Kira è nuova e si conoscono appena, ma sapeva che il giovedì aveva preso il giorno libero per gli allenamenti di scherma -
- Scherma. Davvero, Scott? - chiese Stiles sempre più scettico.
- Sì, scherma. Ora lasciami finire: mi sono precipitato in palestra giusto in tempo per vederla uscire, ma era accompagnata da un ragazzo -
- E’ fidanzata? Scott, per l’amor del cielo...-
- Ti ho detto di lasciarmi finire! Allora, stavano andando verso casa sua e io, ovviamente, li ho seguiti -
- Ovviamente! - ribattè Stiles, ma un’occhiataccia dell’amico bloccò i suoi commenti sul nascere.
- Hanno camminato per circa dieci minuti e si sono fermati davanti a una grande casa in stile giapponese e davanti alla casa c’era un tizio -
- Un altro? -
- Stiles! -
- D’accordo! -
- Allora, questo tizio in realtà era Danny, te lo ricordi? Veniva al liceo con noi. Comunque, si scopre che il ragazzo che era con Kira in realtà era il ragazzo di Danny, infatti sono andati via insieme - disse Scott, facendo una pausa ad effetto.
- Vuoi proprio che te lo chieda vero? - chiese Stiles.
- Cosa? - disse Scott facendo il finto tonto.
- Cosa è successo dopo? - chiese Stiles sbuffando.

Con un sorriso compiaciuto, Scott continuò: - A quel punto Kira stava imboccando il vialetto di casa sua, ma ha sentito un rumore dal cespuglio dove mie ero nascosto: avevo sbattuto il ginocchio su una pietra e mi faceva un male terribile. Comunque, ha preso una katana di legno dalla borsa e si è avvicinata al mio cespuglio. A quel punto mi sembrava inutile nascondermi e sono saltato fuori, ma devo averlo fatto troppo in fretta perchè l’ho spaventata e lei mi ha colpito in testa -

- E’ ovvio, Scott, l’avrai spaventata a morte! -
- Sì, ma la cosa più incredibile è che quando si è resa conto di quello che era successo, è scoppiata a ridere e, quando le ho chiesto se era disposta a uscire con me, mi ha risposto che era felice che glielo avessi chiesto e che le avrebbe fatto piacere -
- Beh, amico, sono davvero felice per te -
- Grazie, Stiles. A proposito, com’è andata oggi al lavoro? - chiese Scott.
- Diciamo che è una storia lunga -  

Quella sera fu dedicata ai commenti e ai racconti sul pranzo con Derek e, a notte fonda, quando Scott era ormai andato a casa e Stiles era già sotto le coperte, una Camaro nera parcheggiò davanti alla casa dello sceriffo Stilinski, per poi ripartire poco dopo, ripristinando il silenzio ovattato di poco prima.


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Angolo dell'autrice:
Buongiorno a tutti! Sì, lo so, sono in ritardo, ma a mia discolpa devo dire che in università è un periodo intenso!
Coooomunque, ringrazio _Maeve_, Boa Hancock, JSmith e Darth_harley per aver recensito il capitolo.
Ci sentiamo presto (promesso)!
Enchanted_darkness

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Capitolo 5
*** Per chi suona...il pianoforte! ***


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Due volte. Derek Hale era incredulo: non poteva essere davvero andato a casa di Stiles due volte di notte

Ormai era già da una settimana che Derek evitava l’Atelier, nonostante Kate gli avesse espressamente ordinato di andare a saldare il conto per il vestito, ma il fatto era che si sentiva estremamente in imbarazzo. Non capiva cosa gli stesse succedendo, soprattutto a causa di Stiles. Quel ragazzo lo confondeva, riusciva a stregarlo solo con un’occhiata, ma non ne capiva la ragione: non aveva motivo ti provare queste sensazioni, insomma, si stava per sposare con una ragazza meravigliosa, anche se non molto comprensiva a volte, per quale assurdo motivo dovrebbe sentirsi più a suo agio con Stiles che con Kate? Probabilmente perchè stavano diventando molto amici e perchè il ragazzo era una persona molto estroversa e con cui era piacevole parlare. Sì, sicuramente era per quello, si disse Derek.

Certo, questo non giustificava il fatto che si fosse comportato come uno stalker, ma Derek si convinse che la causa fosse lo stress, infatti una settimana prima, il giorno del pranzo con Stiles, aveva ricevuto una telefonata da parte di un produttore.

Non molti ne erano a conoscenza, ma Derek era un eccellente pianista, infatti fin  da bambino aveva scoperto di avere un dono, come suo padre. Ogni giorno il padre gli insegnava qualcosa di nuovo e Derek apprendeva ogni melodia con entusiasmo, perdendosi nelle note che uscivano dallo strumento. 

Quando i suoi genitori morirono, Derek smise di suonare, almeno fino a quando Peter non lo costrinse ad affrontare i suoi sentimenti e a riprendere in mano la sua vita. Quel giorno Derek si rese conto che lo zio aveva ragione e fu la prima volta che ebbe il coraggio di tornare a Beacon Hills per rivedere ciò che restava della sua vecchia casa.

I primi giorni furono pieni di lacrime e di dolore, con i ricordi che lo tormentavano durante il giorno e gli incubi durante la notte. Dopo circa una settimana riuscì a riprendersi abbastanza da affittare un appartamento, ma soprattutto comprare un pianoforte a coda, come quello che ricordava troneggiare al centro del salotto di casa Hale.

Non passò giorno in cui Derek non si esercitasse al pianoforte, ricordandosi gli insegnamenti del padre e inventando nuove melodie, sempre più complesse, diventando nel giro di un anno un ottimo pianista. Conobbe Kate qualche mese dopo, tramite sua sorella Laura e da quel giorno stavano insieme.

 

Derek aveva riflettuto parecchio sulla proposta del produttore, ma si rendeva conto che se avesse accettato, il matrimonio sarebbe saltato. Cercò di ricordare quello che era successo, anche se era rimasto talmente esterrefatto da non rendersene pienamente conto.

- Pronto? -
- Parla il signor Derek Hale? -
- Sì, sono io, lei chi è? -
- Mi chiamo Jared Taylor, della K02 Records -
- Mi scusi, ma non capisco -
- Ho l’appartamento sopra il suo e ogni giorno la sento suonare. Vorrei chiederle se fosse interessato a un contratto con la nostra casa discografica. Naturalmente questo comprende un tour che la terrà impegnato per almeno sei mesi, a partire da agosto -
- Tour? Ma come può essere? Non devo fare un provino o qualcosa del genere? -
- Provino? Ma certo che no! La sua musica mi fa compagnia ogni pomeriggio e dopo averla ascoltata per quasi un anno, da quando mi sono trasferito, ormai la conosco perfettamente. Credo che i suoi brani, signor Hale, siano brillanti, ma allo stesso tempo pieni di emozione, perciò vorrei fare in modo che anche altre persone possano ascoltarli. Ne ho parlato con i miei collaboratori e tutti sono d’accordo nel farla suonare all’apertura dei più importanti concerti -
- Io...Io...Non lo so. credo di doverci pensare -
- Naturalmente. Può richiamarmi a questo numero appena sarà pronto a darmi una risposta, buona giornata - 

Derek era rimasto con il telefono in mano, fissando il vuoto per un tempo che non seppe definire, per poi ritrovarsi, senza sapere come ci fosse arrivato, davanti alla casa dello sceriffo Stilinski, dove sapeva esserci Stiles. Nel suo stato di totale confusione, l’unica cosa che sembrava tranquillizzarlo era la presenza del ragazzo che, ignaro della sua presenza, dormiva beatamente nel suo letto.

 

***

 

Era passata una settimana dall’ultima volta che aveva visto Derek (sì, stava contando i giorni) e Stiles cominciava a rendersi conto che quel ragazzo imbronciato si era a poco a poco fatto largo tra i detriti del suo povero cuore infranto e ci aveva piantato le tende. In poche parole, Derek iniziava a piacergli e non ci sarebbero stati problemi se Stiles non fosse appena uscito da una brutta rottura e Derek non fosse eterosessuale, ma soprattutto fidanzato.

In ogni caso, Stiles cercava di ignorare questo piccolo dettaglio, soprattutto perché la fidanzata di Derek era insopportabile e maleducata. Due giorni prima era tornata in Atelier e aveva preteso che Heather le modificasse alcuni dettagli del vestito, nonostante fosse impegnata con un’altra cliente. Purtroppo Kate Argent non ammetteva alcun tipo di rifiuto e aveva pagato un supplemento purché la modifica venisse attuata seduta stante. Stiles, che aveva assistito a tutta la scena, non si capacitava di quanto una persona potesse essere tanto egoista. 

Ad ogni modo, ciò che più sfuggiva alla sua comprensione era la scelta di Derek di stare con lei, dopotutto non gli aveva risposto quando gli aveva chiesto se l’amava. Probabilmente il poverino era incastrato in un matrimonio che sarebbe senz’altro stato infelice e non se ne rendeva conto. Stiles decise quindi che era suo dovere in quanto amico, o quasi, eliminare il problema alla radice, mettendo Derek di fronte alla realtà dei fatti. 

Come avrebbe fatto ancora non lo sapeva, ma una cosa era certa: non avrebbe lasciato Derek nelle mani di Kate.

- Stiles? Stiles? - si sentì chiamare.
- Cosa? - chiese, mettendo finalmente a fuoco il luogo dove si trovava - Ah, scusa Miranda, mi ero distratto, cosa stavi dicendo? - 
- Heather ci ha mandati a casa, ha detto che per oggi il nostro turno è finito, dato che ha avuto un contrattempo e deve chiudere prima -
- Oh, d’accordo. Grazie Miranda - rispose il ragazzo.

 

Quella sera Stiles chiamò Lydia, l’unica ragazza del suo liceo con cui avesse mantenuto i contatti, che era ormai diventata anche la sua migliore amica, anche se non le piaceva ammetterlo.

- Ciao Sfigato, come si sta nella ridente Beacon Hills? -
- Ciao anche a te Lydia, qui si sta...ehm, si sta -
- Che succede? -
- Senti, ti devo raccontare un sacco di cose, ma devi promettermi che non giudicherai -
- Riguardano Dave? -
- Non proprio -

Stiles iniziò a raccontare tutta la storia, da quando aveva incontrato Derek la prima volta alla rottura con Dave, al pranzo della settimana scorsa, fino a giungere alla consapevolezza del suo interesse per lui.

- Quindi ti piace? -
- Direi che possiamo dire di sì, sì -
- E perchè non ci hai ancora provato? -
- Lydia, sei la persona più intelligente che io conosca, quindi se hai ascoltato almeno un terzo di quello che ti ho detto dovresti sapere che è quasi sposato, con una ragazza -
- Non significa nulla -
- Ma cosa dici? -
- Senti Stiles, da quanto ho capito la sua fidanzata è una stronza viziata e opportunista, mentre tu sei un dolce e gentile commesso il cui unico difetto è l’essere troppo buono, perciò chi credi sceglierebbe Derek tra voi due? -
- Ti sei dimenticata che a lui non piacciono gli uomini? -
- Per prima cosa non puoi esserne sicuro e poi anche se fosse vero chiunque può cambiare idea se si usa la leva giusta -
- Che intendi? -
- Ho una certa idea e, siccome la prossima settimana ci sarà una pausa dalle lezioni, ne approfitto per tornare a casa e sarò molto felice di aiutarti nella conquista del cuore di Derek Hale 


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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Avete notato le nuove copertine dei capitoli? Ebbene sappiate che sono opera di una gentilissima ragazza, _Maeve_, che si è offerta di farle. Facciamole un bell'applauso *clapclapclap* 
Detto questo, passiamo a ringraziare coloro che hanno recensito il capitolo: Bambolina Blackmetal 94, JSmith e Genim Hale Stilinski.
Ringrazio inoltre coloro che continuano a inserire la storia tra le preferite/ seguite/ ricordate e anche coloro che la leggono in silenzio ( nella speranza che lascino un piccolo piccolo commentino la prossima volta, facendo immensamente felice una povera autrice frustrata)
Un bacio :*
Enchanted_darkness

 

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Capitolo 6
*** Un cane, mille problemi! ***


 

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Lydia Martin era una persona molto decisa e sicuramente aveva un bel caratterino, cosa che i suoi amici non mancavano mai di ricordarle, tuttavia lei li ignorava con un aggraziata scrollata di spalle o con un movimento della chioma rosso fragola, sì, proprio rosso fragola, Stiles non ammetteva repliche su questo punto.

Nonostante sembrasse una ragazza piuttosto superficiale, in realtà Lydia era molto intelligente, soprattutto nelle materie scientifiche, pur non dandolo affatto a vedere, se non ai suoi amici più cari. 

In virtù di questo suo lato nascosto, Lidya era la persona cui Stiles chiedeva consiglio. Certo, Scott era praticamente suo fratello e non c’era nulla che non gli confidasse, ma spesso aveva bisogno di un pizzico di astuzia e di intuito femminile che solo la ragazza poteva fornirgli. 

Lydia, dopo essere venuta a conoscenza degli ultimi avvenimenti, si era precipitata a Beacon Hills, approfittando della settimana di vacanza che il college aveva assegnato,  e, dopo aver passato una giornata con i suoi genitori, si era presentata di sabato mattina alla porta di casa Stilinski, attaccandosi al campanello come se ne dipendesse la sua vita.

Dopo circa dieci minuti, era evidente che il frastuono causato non avesse svegliato solo Stiles e i suoi vicini, ma l’intero quartiere, perciò Lydia non fu per nulla sorpresa di vedere l’amico precipitarsi alla porta, ancora in pigiama, con i capelli arruffati e un’evidente aria assonnata.

- Martin! Come ti permetti di venire a suonare a quest’ora del mattino? Buon dio, sono le sette e un quarto! Svegliarsi a quest’ora di sabato dovrebbe essere illegale - borbottò Stiles, aprendo la porta per farla entrare, ma continuando a lanciarle occhiate furenti, che la ragazza evitò prontamente, per poi accomodarsi con grazia su uno sgabello della cucina.
- Non fare tante storie, ti avevo detto che sarei venuta presto -
- Sì, ma non pensavo... -
- Bando alle ciance! Ho già chiamato Malia e la tua copertura è completa, beh, quasi...- concluse poi squadrando il suo pigiama con Batman con occhio critico.
- Non giudicare! - l’avvertì Stiles, avendo intuito i suoi pensieri negativi verso quello che considerava un compagno di vita, più che un pigiama.
- D’accordo - rispose lei alzando le spalle, per poi riprendere - Si può avere un caffè o devo farmelo da sola? -
- Come siamo esigenti! Facciamo che io faccio i caffè e tu spieghi in cosa consiste questa fantomatica copertura? -
- Affare fatto! Allora...Dopo che mi hai chiamato mi sono incuriosita e ho voluto sapere di più sul conto di questo Derek Hale, quindi, oltre alla storia della sua famiglia, ho scoperto alcune sue abitudini, per esempio: gli piace tenersi in forma, infatti va a correre al parco ogni mattina alle nove in punto, per poi fermarsi al bar all’angolo per prendere il suo caffè macchiato con cannella -
- Sai anche di che colore ha le mutande? Diavolo Lydia! Come hai fatto a scoprire tutte queste cose se eri dall’altra parte del paese fino a ieri mattina? -
- Ho degli informatori - rispose la ragazza agitando la mano con un gesto vago - Comunque, è qui che entri in gioco tu - disse Lydia sorseggiando il caffè che Stiles aveva preparato.
- Tesoro, sai benissimo che non riesco a correre per più di sei metri, come pensi che potrei essere credibile? -
- Lasciami finire e lo scoprirai, dunque, che stavo dicendo? -
- Corsa, caffè macchiato con cannella...- suggerì Stiles.
- Ah, già. Ho parlato con Malia, la ragazza che abita nel palazzo di fronte, e, siccome mi doveva un favore per tutte le volte che le ho passato gli appunti di matematica al liceo, ha acconsentito a prestarti il suo cane, Lucius -
- Cane? Aspetta un momento...che hai in mente? -
- Stilinski, giuro che se mi interrompi ancora una volta, ti faccio esplodere la casa -
- Sì certo come n...-
- Secondo anno: ho fatto esplodere la tribuna del campo di Lacrosse per provare la Molotov che avevo creato durante l’ora di chimica -

A queste parole, Stiles mimò di cucirsi la bocca a filo doppio e Lydia, compiaciuta, continuò: - Allora, tu porterai Lucius a passeggio e casualmente ti troverai proprio nella panchina davanti a cui Derek passa per andare verso il bar. Farai finta di essere lì per fare un piacere a un’amica e con una scusa lo inviterai a bere un caffè. A quel punto dovrai cercare di scoprire il più possibile sul rapporto tra Kate e Derek per capire se davvero sono innamorati o, come è più probabile, il loro rapporto è una farsa -

- Anche se fossi in grado di chiedergli di fare colazione con me, come fai a sapere che non mi dirà di no? E come la mettiamo con Rufus? -
- Lucius. E comunque ci ho già pensato: Malia verrà a riprendersi il cane non appena vedrà che state parlando e ti ringrazierà, elogiando la tua gentilezza davanti a Derek. Come può rimanere indifferente? -
- Mah, io non so se sia una buona idea...-
- Che sia una buona idea o no, ti devi sbrigare: manca un’ora e mezza al tuo appuntamento -
- Oggi? Ma sei impazzita? Hai visto in che condizioni sono? -
- Ma perchè credi che mi sia presentata a casa tua così presto di sabato mattina? -
- E io che ne so? - le rispose Stiles, mentre correva per le scale incespicando, mentre cercava di raggiungere la sua camera.

 

***

 

Derek Hale era una persona a cui piaceva fare esercizio fisico, soprattutto quando aveva bisogno di scaricare la tensione, il che accadeva troppo spesso per i suoi gusti. Per questo motivo ogni mattina alle nove in punto iniziava il suo giro del parco, con le cuffie nelle orecchie e i notturni di Chopin che rilassavano la sua mente frustrata.

Quella mattina aveva particolarmente bisogno della sua corsa abituale, dal momento che la sera precedente lui e Kate avevano raggiunto un livello di urla talmente elevato da poter essere sentito fino in Messico. Da una settimana a quella parte, ossia da quando aveva ricevuto la telefonata dalla K02 Record, non avevano fatto altro che litigare, tanto che almeno due volte al giorno la ragazza minacciava di andarsene da casa.

Per il momento Derek aveva solamente bisogno di farsi cullare dalle note che gli rimbombavano nelle orecchie e dal suo stesso passo cadenzato e regolare.

Dopo circa un’ora di corsa, fece per dirigersi verso il Tracie’s cafè, il suo solito bar, ma gli parve di vedere una figura familiare sull’erba, accanto a una panchina, intenta a litigare con un Terranova per il possesso di una T-shirt.

- Ma insomma! Lucius ridammi la maglietta! - per tutta risposta il cane continuò a tirare il tessuto che, com’era prevedibile, cedette con un sonoro “Strap”.

Stiles fu sbalzato indietro e ricadde pesantemente sull’erba con metà della maglietta in mano e un’espressione talmente buffa in viso che Derek non potè trattenersi dallo scoppiare a ridere.

A quel punto Stiles si accorse di essere osservato e deriso da un Derek praticamente piegato in due, in preda all’ilarità.

- Buongiorno Derek! Mi fa piacere che tu ti stia divertendo - disse Stiles sarcastico, continuando a lanciare occhiate omicide verso il Terranova che ora se ne stava placidamente seduto a sbavare sui resti della T-shirt.
- Scusami - riuscì a rispondere il ragazzo - Non avevo mai visto una scena simile in vita mia! -
- Beh, sappi che per me le figure di merda sono all’ordine del giorno e ora mi toccherà girare fino a casa a torso nudo per colpa di questa specie di...mostro -
- Per la maglietta non c’è problema: io abito dietro l’angolo e te ne posso prestare una -
- Lo faresti davvero? - chiese Stiles con gli occhi luccicanti per la gioia.
- Certo, nessun problema. Ma prima devo passare a prendere un caffè o non arriverò nemmeno a pranzo -
- A chi lo dici - rispose Stiles, continuando a guardare torvo Lucius.

Nel frattempo Derek si era avvicinato al cane e ora gli stava accarezzando la schiena, ricevendo mugoli di approvazione da parte dell’amico peloso.

- Ci sai fare con i cani - osservò Stiles con ammirazione.
- Avrei voluto averne uno, amo molto i cani, ma purtroppo Kate è allergica - spiegò Derek senza staccare gli occhi da Lucius.

In quel momento Stiles si sentì chiamare e si voltò nella direzione della voce, per vedere Malia che gli correva in contro.

- Stiles! Grazie infinite per aver accettato di tenere Lucius così all’ultimo momento! -
- Ma figurati, è stato un piacere - rispose il ragazzo.
- Ora sarà meglio che lo riporti a casa e...aspetta un momento, che fine ha fatto la tua maglietta? -
- Ehm, diciamo che a Lucius piaceva il rosso e quindi ha deciso che la mia maglietta sarebbe diventata il suo nuovo giocattolo -
- Oddio, mi dispiace tanto! Te ne comprerò una nuova -
- Non c’è problema, tanto non mi piaceva -
- Ne sei sicuro? -
- Ma certo! Ora porta a casa questa peste prima che combini altri danni -
- D’accordo, ci vediamo ragazzi. E grazie ancora! -

E salutandoli con la mano, Malia si diresse verso l’uscita del parco, lasciando uno Stiles mezzo nudo con un Derek piuttosto divertito.

Insieme, i due ragazzi si diressero verso il Tracie’s e, una volta entrati, Stiles ordinò per entrambi.

- Un cappuccino con panna e un caffè macchiato con la cannella, per favore -
- Come facevi a sapere come prendo il caffè? -
- Intuito, immagino - rispose Stiles, ridacchiando nervosamente e affondò il naso nella panna del suo cappuccino per nascondere il rossore che gli colorava le guance


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Angolo dell'autrice:
Vipregovipregoviprego non uccidetemi! Lo so che non avrei dovuto finire un capitolo così, ma a mia difesa vi dico che il prossimo sarà importantissimo!
Detto questo *deglutisce rumorosamente*, passo ai ringraziamenti: a coloro che hanno recensito, Genim Hale Stilinski, darth_harley, Satan_s Vessel e Boa Hancock; a coloro che continuano a preferire/seguire/ricordare la storia a anche a coloro che non dicono niente.
Lo so che vi chiedo tanto, ma sarebbe uno sforzo davvero eccessivo per voi prendere un minuto del vostro tempo per scrivere un piccolo commento a questa povera autrice? Grazie :*
Un bacio a tutti!
Enchanted_darkness

 

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Capitolo 7
*** Il fascino del pianista! ***


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Derek Hale si era sempre ritenuto un ragazzo con i piedi per terra, sicuro delle sue scelte e razionale nella sua visione del mondo e delle persone attorno a lui. Ma allora, per quale assurdo motivo si ritrovava a pensare che Stiles fosse un bel ragazzo?

Beh, certo, da una prospettiva assolutamente razionale si poteva dire che aveva un bel fisico, atletico, ma non palestrato e sicuramente qualcuno poteva pensare che avesse un bel viso, soprattutto le labbra...ma non Derek, ovviamente! Derek Hale non pensava che un ragazzo avesse delle belle labbra, per quanto questo potesse corrispondere alla verità e certamente prima di conoscere Stiles Stilinski un  cosa simile non gli era mai nemmeno venuta in mente.

Naturalmente era rimasto sorpreso quando l’aveva visto litigare con quel cane per i resti della sua maglietta, ma era rimasto molto più sorpreso da se stesso, insomma, era scoppiato a ridere nel bel mezzo di un luogo pubblico. Il Derek Hale che tutti conoscevano non si sarebbe mai permesso una simile debolezza e certamente non si sarebbe mai e poi mai soffermato a guardare come l’espressione buffa che Stiles aveva in viso gli donasse incredibilmente.

No, sicuramente c’era un errore. Derek era malato, sì, questa era una spiegazione molto più plausibile. Era molto malato e  il caldo e la stanchezza della corsa gli avevano dato alla testa, facendo in modo che certi pensieri balenassero nella sua povera mente indebolita dalla fatica. Ed era per questo che aveva ritenuto doveroso aiutare Stiles, offrendosi di prestargli una delle sue magliette. Tutto quadrava, o almeno così voleva credere.

Su questi pensieri si soffermava Derek mentre si dirigeva con Stiles verso casa sua, luogo che, per inciso, non aveva mai ospitato nessuno ad eccezione del suo proprietario e della sua fidanzata, ma date le considerazioni appena fatte, Derek non si preoccupò di indagare oltre a proposito del suo comportamento insolito.

Stiles, dal canto suo, desiderava sprofondare ogni secondo di più: come diavolo era riuscito a mettersi in una situazione simile? Certo, aveva ascoltato quella pazza di Lydia e ora si ritrovava a girare a torso nudo per strada con il ragazzo per cui aveva una cotta, per dirigersi a casa del suddetto ragazzo in modo da farsi prestare una maglietta. Gesù, la sua vita sembrava una cazzo di barzelletta e la colpevole di tutto questo era lei, la sola e unica Lydia Martin!

Stiles in quel momento le augurò le peggiori disgrazie, mentre camminava a fianco di Derek senza spiccicare parola, completamente rosso per l’imbarazzo. Sembrava comunque che anche l’altro fosse immerso nei propri pensieri, perciò Stiles trascorse il resto del tragitto a immaginarsi cosa gli passasse per la testa.

Il complesso di appartamenti nel quale Derek aveva residenza si stagliava, imponente, nel cielo azzurro di inizio giugno e sembrava voler troneggiare sulla strada e sul piccolo parco sottostante.

- Il mio appartamento è al nono piano, l’ascensore è da questa parte - disse Derek precedendo Stiles.

Il ragazzo lo seguì senza dire una parola e il silenzio che li accompagnò per tutto il tragitto iniziò a preoccupare Derek, il quale, dopo aver messo ordine tra i suoi pensieri, aveva notato la mancanza del solito chiacchiericcio che accompagnava solitamente ogni incontro con l’amico.

- Tutto bene? - gli chiese quindi, incapace di sopportare ancora quella tensione silenziosa.
- Sì, certo - rispose Stiles, ma non sembrava per niente convinto, gli tremavano le mani e il suo sguardo vagava da una parte all’altra dell’ascensore, senza mai incrociare il suo sguardo.
- Stiles, non mi sembri star bene - disse l’altro continuando a scrutarlo con apprensione.
- Derek, sto benissimo, ok? Piuttosto, come mai non sei più venuto in Atelier due settimane fa? Non dovevi parlare con Heather? - chiese Stiles cambiando discorso.
- In realtà ho avuto parecchie cose per la testa - rispose Derek aprendo la porta di casa e facendosi da parte per far entrare l’amico.
- Sì, scusami, non sono affari miei. Bella casa, comunque - disse Stiles osservando l’ampio ingresso.
- Puoi prendere questa maglietta - gli disse Derek porgendogli un fagottino di stoffa nera, che aveva preso dal cesto della biancheria poggiato vicino all’entrata di quella che Stiles immaginò essere la lavanderia.
- Grazie - rispose Stiles infilandosela immediatamente, per poi posare il suo sguardo sulla porta che dava su un ampia sala.
- Aspetta un attimo...- disse Stiles precipitandosi in salotto, era una stanza grande e luminosa, con una parete di vetrate che sia aprivano in un balcone con vista sul parco. Ciò che però aveva attirato l’attenzione di Stiles era il meraviglioso pianoforte a coda nero che dominava l’intero ambiente.
- Tu...suoni? - chiese il ragazzo.
- Si, insomma, un po’ - rispose Derek con un punta di imbarazzo nella voce.
- Fammi sentire - chiese Stiles guardandolo con gli occhi che scintillavano.
- Non esiste proprio - rispose Derek risoluto.
- Esiste, invece! Eddai, solo un pezzetto, piccino piccino - lo supplicò il ragazzo guardandolo con un’espressione talmente tenera che la facciata di Derek si sciolse come neve al sole, facendolo capitolare.Ma cos’aveva quel ragazzo?
- Fammi spazio - disse infine Derek facendo spostare Stiles sull’estremità opposta dello sgabello.

Con un grande sorriso di trionfo, Stiles gli fece posto e si mise in attesa, con i gomiti poggiati sulle ginocchia e un’espressione carica di aspettativa.

Derek, sentì il nervosismo scivolare via con la prima nota che echeggiò nella stanza, lasciando posto ad una sensazione di appartenenza  e completezza che lo accompagnava ogni volta che sfiorava i tasti per creare una nuova melodia. A Derek piaceva raccontare il mondo con la musica, lui descriveva quello che aveva visto, i suoi dubbi, le sue paure, ma anche i momenti di gioia e di amore. Trasferiva ogni sua emozione in quell’insieme di tasti che sembravano comprendere ciò che covava il suo animo più di qualunque altra persona avesse mai fatto. 

Perciò Derek iniziò a raccontare, raccontò della prima volta che aveva visto Stiles, di quando aveva visto il dolore sul suo viso dopo la rottura con Dave, di quando avevano pranzato insieme e di quando aveva ricevuto la fatidica proposta di lavoro, ritrovandosi per caso sotto casa sua, fino a giungere a quella mattina, al parco, quando aveva riso di cuore dopo tanto tempo. Derek raccontò tutto questo senza dire una sola parola, sperando che Stiles capisse il suo insolito modo di comunicare. 

Quando la musica finì fece per chiederglielo, ma non poté farlo perché le sue labbra erano state catturate da un bacio, un bacio che lo lasciò completamente sbalordito, ma anche emozionato, frastornato, ma anche euforico. Insomma, quando Stiles interruppe quel bacio, Derek era completamente impietrito.

Stiles, d’altronde, non si era nemmeno reso conto di quello che aveva fatto, finché non si era ritrovato a pochi millimetri dall’altro, ma a quel punto aveva già preso una decisione e Stiles Stilinski non si tirava mai indietro.

Baciare Derek era come essere travolti da un raggio di sole, caldo, inebriante e piacevole. Si era reso conto di aver fatto una mossa avventata solo quando aveva sentito l’altro irrigidirsi e a quel punto aveva interrotto il contatto.

Beh, io credo che dovrei...ehm..sì - balbettò e si diresse a grandi passi verso l’uscita, guadagnando la porta il più in fretta possibile e lanciandosi a perdifiato per le scale, non avrebbe di certo aspettato l’ascensore.

Per quanto riguardava Derek, era completamente immobile, incapace di proferire parola o compiere un qualunque gesto. Tutto quello che riusciva a pensare in quel momento era la sensazione travolgente e stranamente non spiacevole che l’aveva pervaso durante quel breve contatto, conclusasi nello stesso momento in cui Stiles era uscito dalla porta del suo appartamento come se avesse il diavolo alle calcagna.

 

***

A Lydia Martin piaceva molto ficcare il naso negli affari altrui, in particolare quando sapeva che in gioco c’era la felicità dei suoi amici.

Per questo motivo si era appostata fuori dall’Hotel Lion, il più costoso di Beacon Hills. 

Dopo circa due ore di attesa, finalmente vide ciò per cui aveva perso l’intero pomeriggio: Kate Argent che si dirigeva con fare circospetto fuori dall’Hotel, seguita a breve distanza da un ragazzo che a Lydia parve molto familiare.

“Ma quello è...Dave?” 


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Angolo dell'autrice:
Ragazze, sono commossa dalle belle parole che mi avete scritto riguardo il capitolo precedente e spero vi piaccia altrettanto anche questo.
Ho voluto pubblicarlo così presto perchè inizierò gli esami tra pochi giorni e non so quando potrò pubblicare di nuovo. Beh, è così che mi sono immaginata il loro primo bacio e vorrei sapere cosa ne pensate...
Ringrazio _Sara92_, Duinne_Malfoy, Drarry90, Boa Hancock, Genim Hale Stilinski e darth_harley per aver recensito il capitolo precedente. Ringrazio chi continua a seguire la storia e spero di ricevere un piccolo commento anche da coloro che la leggono in silenzio :)
Un bacio a tutti :*
Enchanted_darkness

 

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Capitolo 8
*** Mission impossible! ***


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Scott McCall aveva sempre ritenuto di avere una mente discretamente funzionante, sì, insomma, la maggior parte delle volte, tuttavia quando Lydia Martin era nei paraggi era pressoché impossibile che chiunque attorno a lei non si sentisse un perfetto imbecille.

- Scott, ma come ti viene in mente una cosa del genere? Non posso dirlo a Stiles! -
- Io penso che abbia il diritto di saperlo, in fondo sono stati insieme -
- Rifletti: se lo diciamo a Stiles quanto credi che passerà prima che scoppi in un pianto disperato? Non ti ricordi cos’ha passato quando Dave lo ha lasciato? -
- Certo che me lo ricordo! Ma non puoi far finta di niente...-
- Non farò finta di niente, non ti preoccupare. Per ora devo scoprire se quello che penso sia successo è vero e poi decideremo se parlarne con Stiles o no, d’accordo? -
- Va bene, sei tu il genio, ma sappi che non riuscirò a mantenere il segreto se lui si insospettisce, sai che non so mentire -
- Scott, per l’amor del cielo, cerca di resistere, ne va della sua salute mentale, e poi le cose tra lui e Derek stanno finalmente andando bene -
- Tra lui e Derek? Ma non stava per sposarsi? -
- Credi davvero che si sposerà se scopre che la sua fidanzata lo tradisce con l’ex di Stiles? -
- Quindi tu...no...non vorrai dirlo a Derek! -
- Ma certo che no! -
- Sono confuso...-
- Senti, tu lascia fare a me, al resto ci penseremo più tardi, ok? -
- Ok - rispose Scott e la guardò andare via dal bar dov’erano entrati per fare colazione.

Quella mattina, infatti, essendo ormai terminate le lezioni all’università, il ragazzo aveva tutta l’intenzione di passarla sul divano a mangiare patatine e gelato, mentre si uccideva di serie televisive come se non ci fosse un domani. Purtroppo i suoi piani erano stati stravolti da un piccolo e despotico mostriciattolo di nome Lydia Martin, la quale si era presentata davanti a casa sua con un sorriso talmente falso da risultare inquietante. Senza troppi convenevoli, lo aveva costretto a infilarsi dei vestiti puliti e lo aveva poco dignitosamente trascinato fino al bar di fronte per poter parlare faccia a faccia davanti a un caffè e una brioche che avesse meno di sei mesi, a differenza di tutto ciò che si trovava nel frigo del ragazzo.

Passato lo shock iniziale, Scott si era reso conto che Lydia aveva scoperto qualcosa di importante e si era messo ad ascoltare seriamente quei suoni che uscivano dalla sua bocca deliziosamente imperlata di lucidalabbra.

La ragazza gli aveva detto che aveva sorpreso Kate e Dave uscire dallo stesso albergo e sospettava che avessero una relazione segreta. Scott, dal canto suo, avrebbe voluto dirlo al suo migliore amico, ma Lydia gli aveva impedito di fargli ancora del male dopo tutto quello che aveva passato. 

A causa di queste riflessioni Scott non si era reso conto di essere fermo da quindici minuti, dopo che Lydia se n’era andata, sempre nella stessa posizione, con lo sguardo fisso rivolto verso la parete. La cameriera lo stava chiamando preoccupata, e quando se ne accorse vide che tutto il bar si era voltato verso di lui. Imbarazzato, pagò il conto lasciando una generosa mancia alla ragazza e se ne andò con lo sguardo basso.

 

***

Va bene, va bene, niente panico. Non era successo niente di irreparabile, in fondo. Insomma, era solo un innocente bacio e Derek se ne sarebbe sicuramente dimenticato. Era sicuramente abbastanza maturo da comprendere il motivo per cui l’aveva fatto: l’atmosfera, la musica, la sconfinata bellezza di Derek, ma soprattutto i sentimenti che Stiles provava per lui.

Sentimenti? “Interesse, Stiles, non precipitiamo le cose”, si disse il ragazzo scuotendo la testa per far sparire quel pensiero.

Ma chi voleva prendere in giro? Era tutta la notte che rifletteva girandosi e rigirandosi senza riuscire a prendere sonno e la causa era proprio quella. Aveva baciato Derek Hale, fidanzato ed etero, per quanto ne sapeva Stiles e la cosa era già abbastanza imbarazzante di per sé, senza dover aggiungere la sua fuga precipitosa di un attimo dopo.

Era per questo motivo che Stiles non riusciva ad aprire la porta di casa per andare al lavoro. Perchè, se lo avesse fatto, il mondo reale lo avrebbe travolto e lui avrebbe dovuto ammettere che quello che aveva fatto era stato davvero fuori luogo. Aveva messo in imbarazzo Derek e, invece di scusarsi, se l’era data a gambe.

Dopo circa venti minuti riuscì ad affrontare ciò che stava fuori dalla porta di casa Stilinski e, a passo incerto, si diresse verso l’Atelier, cercando di pensare a qualcosa che non fosse Derek. 

Mission Impossible.

 

***

 

Dopo che Stiles lo aveva baciato, Derek era rimasto completamente pietrificato per almeno dieci minuti, nella speranza di capire cosa diavolo era successo.

Certo, era stato inaspettato, ma non era stato questo a spaventarlo. No, ciò che gli aveva fatto paura era stata la propria reazione: lui voleva che Stiles lo baciasse, anche se inconsciamente. Tutto questo però non aveva senso, insomma, Derek era etero, lo era sempre stato e da quando ne aveva memoria, nemmeno un dubbio gli aveva mai sfiorato la mente. La spiegazione più plausibile era che, dato il rapporto di amicizia che aveva instaurato con Stiles, il bacio non gli era dispiaciuto proprio in virtù del legame emotivo che li univa.

Legame emotivo? “No, fis....ehm di amicizia”, si corresse Derek.

Ora, il fatto che non avesse chiuso occhio tutta la notte era ovviamente legato al fatto che aveva dormito sul divano e che quella notte faceva davvero caldo. Kate lo aveva preso per matto e, dopo averlo mandato al diavolo un paio di volte si era chiusa in camera da letto. 

Kate...Derek ci aveva riflettuto molto e sapeva che il matrimonio era vicino, ma non aveva ancora deciso cosa fare con la sua carriera da pianista. 

Quella mattina, dunque, appena sveglio, le aveva preparato la colazione, sperando di attutire lo shock, ma si sbagliava di grosso.

- Tu COSA? Vuoi mandare a monte il MIO matrimonio per uno stupido viaggetto da pianista? - urlò la ragazza lanciando la tazzina da caffè con tutto il liquido dentro contro il muro della camera da letto.
- Il nostro matrimonio - puntualizzò Derek, indietreggiando fino ad arrivare in corridoio, le mani alzate a proteggersi dalla furia della sua fidanzata - E comunque non ho ancora deciso, ma possiamo sempre rimandare il matrimonio al prossimo anno -
- Te lo dico io cosa possiamo rimandare, Derek, quel dannatissimo viaggio! - rispose Kate avanzando verso di lui come un giaguaro con la sua preda.
- Non è qualcosa che si può rimandare, è un’occasione unica. Possiamo sposarci in qualunque momento, anche oggi -
- No, Derek. Non dopo tutto l’impegno che ci ho messo a organizzarlo. Non ti permetterò di mandare a monte il mio matrimonio -
- Kate, è il nostro matrimonio! Gesù, ne parli come se ti sposassi solo tu! E comunque non cambia assolutamente nulla, puoi lasciare tutto com’è solo che lo sposti di un anno o due -
- Un anno o due? No, Derek, non esiste proprio, piuttosto non mi sposo -
- Lo sai? Sono d’accordo, possiamo anche non sposarci, anzi forse è meglio così -
- Non puoi dire sul serio! Non vuoi più sposarmi? -
- Sei tu che hai insistito tanto per sposarti dopo soli due anni, Kate. Se fosse stato per me avremmo potuto aspettare ancora e ora mi rendo conto che dovevo fidarmi del mio istinto -
- Come puoi farla finita così? Dopo due anni, solo per uno stupido viaggio -
- Non si tratta del tour, Kate, si tratta di noi. Non facciamo altro che litigare da mesi e mesi e sembra che dei miei sogni non te ne importi niente! -
- Ma quali sogni? Girare per l’America per suonare il piano non è un sogno, sposarsi e avere una famiglia è un sogno -
- Ora capisci perchè non possiamo sposarci? Non ti importa di quello che voglio io, in questo matrimonio ci saresti solo tu e i tuoi bisogni. Tuttavia sono felice di averlo capito adesso, almeno non dobbiamo passare attraverso un divorzio -
- Sappi che se uscirò da quella porta non mi rivedrai più, Derek -
- Bene, buona fortuna - rispose il ragazzo voltandosi per poi chiudersi la porta del salotto alle spalle.

Kate, per tutta risposta, strinse i pugni, ma fece quanto aveva preannunciato e nel giro di due ore in quella casa non c’era più niente di suo, compresa lei.

Dopo qualche minuto, Derek trasse un respiro di sollievo. Era da tempo che avrebbe dovuto farlo, ma non voleva rimanere solo, come quando era appena tornato a Beacon Hills e aveva dovuto rivivere tutto il dolore per la morte dei suoi genitori, completamente solo. La prospettiva di provare di nuovo quel dolore gli aveva impedito di concludere una storia che ormai era finita da tempo.

Adesso sapeva che quella relazione lo aveva reso più irritabile, lo aveva reso una persona più cupa e pensierosa, quando tutto quello che avrebbe voluto era la serenità. 

Certamente era ancora terrorizzato all’idea di rimanere solo, ma sapeva che non avrebbe potuto reggere per moto ancora con Kate.

Si sedette al pianoforte e osservò i tasti.

- Lo sai, amico mio? - disse allo strumento, suo unico amico in quella casa - Ora posso iniziare a vivere -



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Angolo dell'autrice:
Lo so, ci ho messo tanto ad aggiornare, ma avevo degli esami e purtroppo dovevo studiare. 
Comunque...che ne pensate? Finalmente Kate e Derek si sono lasciati e chi ci penserà adesso a Derek? Ma il nostro Stiles, ovviamente!
Fatemi sapere ciò che ne pensate, anche perchè ero indecisa se far rompere quei due nel prossimo capitolo o in questo, mah, ditemi voi!
Come sempre ringrazio cecix, _Maeve_, francescaespen e Genim Hale Stilinski per aver recensito. Continuerò a chiedere anche a quelli che leggono il capitolo senza dire niente di recensire e spero che prima o poi mi daranno ascolto.
Vi mando un grande bacio :*
Enchanted_darkness

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Capitolo 9
*** Emozioni nuove e sorprese inaspettate! ***


 

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Stiles aveva impiegato tutte le proprie energie e la pazienza di Miranda per non nominare Derek ogni dieci secondi, ma il suo autocontrollo era venuto meno quando Heather aveva annunciato che il matrimonio degli Hale era stato annullato, dopo aver ricevuto una chiamata da Kate in uno stato di calma agghiacciante.

Tutte le paranoie, l’incertezza e i dubbi che gli avevano sconvolto la mente negli ultimi due giorni si erano polverizzati all’istante, per lasciare spazio ad un tenue raggio di speranza. La sua allegria fu però smorzata quando subentrò il suo “freddo razionalismo”, come lo chiamava Scott, e gli ricordò che nonostante fosse single, Derek era pur sempre eterosessuale e per di più non lo aveva più sentito da quando lo aveva baciato.

Tutto lo sconforto gli ricadde addosso come un macigno, anche se in fondo era felice che Derek avesse capito quanto quella donna fosse sbagliata per lui. Derek era una persona dolce, in fondo, molto in fondo, ma non mostrava a nessuno quel lato di sè, anche se Stiles aveva potuto scorgerlo quando lo aveva sentito suonare. Non credeva che una persona come lui fosse in grado di esprimere una tale emozione solo sfiorando dei tasti: era stato come se gli avesse raccontato una storia, anche se Stiles non poteva esserne certo, e gli piaceva pensare che in quella storia parlasse anche di lui.

Perso in queste considerazioni, terminò di riordinare le ultime ricevute della giornata e, dopo aver salutato Heather e Miranda, uscì dal negozio, avendo una mezza idea di prendere un frappè sulla via di casa, ma i suoi propositi vennero meno quando vide una Camaro nera parcheggiata di fronte all’entrata.

D’accordo, Stiles, niente panico, non è detto che sia lui, magari è qualcuno che ha la sua stessa macchina e che ha deciso di parcheggiare davanti al mio posto di lavoro in mancanza di altri parcheggi liberi” cercò di razionalizzare, ma guardandosi intorno si rese conto che non era un’ipotesi plausibile, quindi prese coraggio e sbirciò all’interno dell’auto, provocandosi quasi immediatamente un tuffo al cuore e un paio di ictus molto probabilmente.

Derek Hale, occhiali da sole sul naso e cipiglio sul volto, stava guardando lui con un’espressione indecifrabile.

Stiles cercò di scuotersi dalla paralisi che lo aveva pervaso alzando timidamente mano nella sua direzione in segno di saluto e facendo un mezzo sorriso al marciapiede, dato che non riusciva proprio a guardarlo in faccia. 

Per tutta risposta, Derek gli fece cenno di salire e mise in moto la macchina. Stiles, deglutendo a vuoto, aprì la portiera con mano tremante e salì sulla Camaro, la quale sgommò via non appena il passeggero fu a bordo.

Per i primi cinque minuti nessuno dei due proferì parola, Stiles perchè era terrorizzato, Derek perchè si era reso conto che avrebbe dovuto rifletterci meglio prima di rapire il ragazzo senza dirgli nemmeno dove stessero andando.

- Quindi...come stai? - chiese Stiles interrompendo quel silenzio innaturale.
- Bene - rispose Derek continuando a tenere gli occhi ben puntati sulla strada.
- Derek io...volevo chiederti scusa...per quello che è successo l’altro ieri a casa tua. Non volevo metterti in imbarazzo o crearti problemi. Mi dispiace tanto - riuscì a dire Stiles completamente rosso per l’imbarazzo.
- Non devi chiedermi scusa. Non è successo niente, dopotutto -
- Già...non è successo niente - rispose Stiles, sentendo un’improvvisa delusione farsi strada nel suo petto, tuttavia fece finta di nulla e si voltò a guardare il paesaggio che sfrecciava fuori dal finestrino a una velocità ben lontana dall’essere legale.

Sentendo il tono triste con cui Stiles gli aveva risposto, Derek si voltò verso di lui vedendo che la sua espressione era perfettamente neutra, ma c’era qualcosa negli occhi, un’ombra che non avrebbe mai notato se non sapesse esattamente cosa cercare.

Maledizione” imprecò Derek tra sè e sè, stringendo con forza il volante e lanciando qualche occhiata a Stiles quando sapeva di non essere visto.

- Allora, hai intenzione di rapirmi o mi vuoi dire dove andiamo? - chiese Stiles cercando di mantenere un tono scherzoso.

Derek non rispose, ma iniziò a rallentare fino a fermarsi davanti all’entrata della K02 Records. 

- Che ci facciamo qui? - chiese Stiles.
- Devo parlarti di una cosa -
- In una sala di registrazione? -
- Sì - rispose Derek facendolo entrare in una delle sale insonorizzate. Stiles notò che la targhetta sulla porta recitava “Hale” e immaginò che Derek fosse il proprietario o uno degli sponsor.
- La K02 Records è tua? - gli chiese poi sedendosi su uno degli sgabelli accanto alla parete per poterlo guardare bene in viso.
- No, ma da ieri ho un contratto con questa casa discografica e mio zio Peter era così felice che avessi accettato questo lavoro che mi ha comprato l’intera sala per potermi esercitare senza essere disturbato da nessuno.
- Ma anche a casa tua hai un ottimo pianoforte -
- Sì, infatti preferisco suonare a casa, ma per le registrazioni e per alcune prove devo venire qui e, in effetti, poterne usufruire senza dovermi preoccupare degli orari è davvero comodo -
- Ricchi! - esclamò Stiles alzando le mani al cielo con un gesto che voleva essere spazientito, ma che risultò molto buffo agli occhi di Derek - Allora, signor Posso-comprarmi-l’intero-universo Hale, di cosa mi dovevi parlare? -

Derek si sedete di fronte a lui e si guardò le mani, cercando di trovare le parole adatte: - Beh, presumo che dovrò partire dall’inizio di tutta questa storia. E’ cominciato tutto poco più di una settimana fa, quando il signor Taylor, il presidente di questa casa discografica mi ha contattato per propormi un contratto dopo avermi sentito suonare, il problema era che avrei dovuto fare un tour per suonare ad alcuni dei più grandi concerti di apertura dello stato -

- Scusami Derek, ma quale sarebbe esattamente il problema? - chiese Stiles incredulo.
- Che avrei dovuto partire a settembre per ritornare a novembre -
- Saltando il matrimonio, certo. Quindi è per questo che è stato annullato? -
- Oh, non sapevo che tu lo sapessi -
- Me lo ha detto Heather, l’ha chiamata Kate -
- Ah, capisco. Comunque no, non è per questo, ma procediamo con ordine. All’inizio non sapevo cosa fare perchè se avessi accettato avrei realizzato il mio sogno, ma avremmo dovuto spostare il matrimonio e non sapevo come dirlo a Kate, quindi ci ho pensato per una settimana prima di riuscire a dirglielo. Negli ultimi mesi non facevamo altro che litigare per le cose più stupide, quindi puoi immaginare che discussione sia scaturita da questa storia. Lei non voleva nemmeno ascoltare quello che avevo da dire, continuava a ripetere che il suo matrimonio sarebbe saltato e che non poteva permetterlo, quindi, dopo che lei ha detto che preferirebbe non sposarsi piuttosto che spostare la data, le ho detto che forse era meglio così. Dopotutto era una storia che era finita da mesi, ma io ero troppo abituato a vivere in quella situazione per poterla cambiare, mi sentivo terrorizzato alla sola idea di essere solo di nuovo e quindi ho rimandato l’inevitabile -
- Ma cosa ti ha fatto cambiare idea? Voglio dire, non può essere stata solo l’esclamazione di Kate a farti decidere di mandare all’aria un matrimonio -
- Non è stata Kate, sei stato tu -
- IO? -
- Sì, tu. Sai, non mi ero mai reso conto della situazione che stavo vivendo prima di conoscerti, davanti a quel negozio. Quando ti ho visto per la prima volta, quasi sommerso da quella valanga di stoffa mi è spuntato il sorriso e ti assicuro che è una cosa piuttosto rara. Mi hai fatto sorridere di nuovo, hai reso il mondo in cui vivevo un posto pieno di colori nuovi, di allegria e di emozioni. Mi hai aperto gli occhi su molte cose, ad esempio, quando il tuo ragazzo ti ha lasciato -
- Ex ragazzo - puntualizzò Stiles.
- Sì, ex ragazzo. Comunque quando stavate discutendo io credevo che gli saresti scoppiato a piangere in faccia -
- Ti ringrazio per la fiducia - sbuffò Stiles sarcastico.
- Devi capire che io all’inizio ti vedevo come una persona fragile e indifesa, ma quando ho visto con che coraggio lo hai affrontato ne sono rimasto molto colpito, soprattutto perchè io stesso non avevo mai avuto quel coraggio, almeno fino a due giorni fa. Quello che sto cercando di dire è che è merito tuo se sono riuscito a concludere una storia che mi stava consumando e me ne sono reso conto solo standoti vicino, vedendoti sorridere e imbronciarti, immischiarti nelle situazioni più assurde e tirartene fuori con una scrollata di spalle e una battuta sarcastica. Quello che sto cercando di dirti Stiles, è...Grazie -

Stiles era commosso dalle parole di Derek, non si sarebbe mai aspettato una sincerità simile da parte sua e l’intensità con cui lo stava guardando gli fece venir voglia di baciarlo di nuovo, ma stavolta non l’avrebbe fatto. Dopotutto per Derek era solo un amico e, anche se era importante per lui, non avrebbe mai ricambiato i sentimenti di Stiles.

- Non devi ringraziarmi - rispose Stiles - Sei stato tu a trovare il coraggio di fare quello che andava fatto per inseguire i tuoi sogni, non certo io. Sono molto felice per te, Derek, dico davvero, sono sicuro che diventerai un grande pianista -
- Perchè, Stiles? -
- Perchè cosa? - chiese il ragazzo.
- Perchè stai piangendo? - gli chiese Derek.

Stiles, sorpreso, si toccò una guancia e si rese conto che era umida di lacrime. Non si era nemmeno reso conto di stare piangendo. “Dio, ora penserà che sono uno sfigato” pensò Stiles guardandosi la punta delle scarpe.

- Niente - rispose poi, notando che l’altro lo stava ancora guardando.
- Per favore, dimmelo - chiese Derek con un tono che a Stiles parve quasi implorante. 
- Io...credo di provare qualcosa...- disse Stiles con un sussurro quasi impercettibile - credo di provare qualcosa per te -

 

***

 

“Non è possibile” pensò Kate Argent con una smorfia di puro terrore. Era seduta sul grande letto a baldacchino della suite più costosa dell’Hotel Lion e fissava con orrore il test di gravidanza che teneva ancora fra le dita, l’ultimo di una confezione ormai vuota.

“Non posso essere...incinta”




_______________________________________________________________________________________
Angolo dell'autrice:
Lo so, volete uccidermi molto lentamente e dolorosamente, MA vi assicuro che aggiornerò prima e che non vi terrò in sospeso un'intera settimana per il prossimo capitolo...al massimo due o tre giorni...
Sorpresona! Kate è incinta e Stiles ha finalmente confessato a Derek quello che prova per lui, ma...Derek cosa prova per Stiles???
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che lascerete una piccola piccola recensione per questa povera autrice che non aspetta altro che ascoltare i vostri consigli e le vostre impressioni sulla storia.
Come sempre, ringrazio Darkn, emma_stone, Expensive_Earthquake, darth_harley e francescaespen per aver recensito e ringrazio coloro che continuano a preferire/seguire/ricordare la storia.
A prestissimo :*
Enchanted_darkness

 

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Capitolo 10
*** Sì, non lo voglio! ***


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"Va bene, va bene, niente panico. Sarà sicuramente andato a farsi un giro...un giro di due ore e senza telefono”
pensava Scott mentre chiamava Stiles per la diciottesima volta nel giro di mezz’ora. Sapeva che a volte, dopo il lavoro, gli piaceva prendersi un frullato e allungare la strada di un paio di isolati per poter pensare, ma dopo due ore in cui non gli aveva nè scritto nè risposto alle chiamate, Scott iniziava a preoccuparsi. Insomma, Stiles era quel tipo di persona che se leggono “sta scrivendo” su Whattsapp non aspetta che tu abbia finito per scriverti altri sei messaggi, era quel tipo di persona che non si separava dal cellulare neanche se ne dipendesse la sua vita, era quella persona che mai e poi mai avrebbe fatto scattare la segreteria telefonica, nemmeno se aveva un appuntamento con Dave. Quindi per quale assurdo motivo ora non rispondeva?

- Pronto? -
- Lydia! Ti prego, dimmi che hai sentito Stiles -
- Ehm, avrei dovuto? -
- Sì, insomma, non risponde al cellulare da due ore! -
- Stiles che non risponde al cellulare? Ok, la cosa non mi piace...-
- Dobbiamo andare a cercarlo, chiamiamo suo padre. Sì, forse lo sceriffo...-
- Scott, per favore, evita di fare la ragazzina isterica e lasciami riflettere -
- Io non...-
- Zitto! - lo interruppe la ragazza - Ho un’idea, ma non ne sono sicura...-
- Che idea? Cosa? -
- Probabilmente è con Derek -
- Con Derek? Cosa ti fa pensare che sia con lui? -
- Perchè è l’unica persona che sarebbe in grado di far perdere a Stiles la concezione del tempo e dello spazio tanto da dimenticarsi di avere quello strumento utilissimo chiamato cellulare -
- Questo non è possibile. Quando Stiles usciva con Dave rispondeva anche solo per mandarmi al diavolo per il pessimo tempismo. Stavolta sembra sparito -
- Sono sicura che non è niente di grave, staranno pomiciando da qualche parte -
- Ma Derek non era etero? -
- Non per molto...-
- Ok, ora chiudo perchè devo vedermi con Kira e perchè mi fai un po' paura, quindi ciao Lydia. Fammi sapere se Stiles ti dice qualcosa -
- Ciao Sfigato, divertiti! -

 

***

 

- Io...credo di provare qualcosa...- disse Stiles con un sussurro quasi impercettibile - credo di provare qualcosa per te -

Quelle parole continuavano a rimbombare nella mente di Derek come un’eco infinita. Non riusciva a rispondergli, soprattutto perché non sapeva cosa dire. Non aveva la forza di affrontare una cosa simile in quel momento, non dopo gli ultimi avvenimenti. 

Tuttavia, mentre nella mente di Derek si affollavano dubbi e incertezze, Stiles continuò: - Senti, so benissimo che non provi lo stesso, perché non sei gay e perché hai appena rotto con la tua fidanzata, ma sentivo di dovertelo dire. Sei mio amico e te lo devo, ma soprattutto lo devo a me stesso. Ora che lo sai spero che non ti comporterai in modo diverso nei miei confronti e che continueremo ad essere amici come siamo stati finora, senza complicazioni o momenti imbarazzanti - disse Stiles guardandolo dritto negli occhi, con una sicurezza nello sguardo che sorprese Derek. Continuava a stupirsi di quanto forte fosse quel ragazzo, che, nonostante avesse subito una rottura solamente tre settimane prima, era andato avanti ed era addirittura riuscito a confessargli i suoi sentimenti, sapendo che poteva non essere ricambiato.

- Certo, Stiles, saremo sempre amici, anzi, ti sono grato per avermelo detto - rispose Derek, ma gli sembrarono parole false, anche se erano uscite dalla sua bocca .

Non riusciva a capirne il motivo, ma qualcosa gli diceva che non era la cosa giusta da dire, una parte di lui gli suggeriva di riflettere attentamente sulle parole di Stiles, perché potevano fare chiarezza su tutte quelle sensazioni contrastanti che lui non riusciva a spiegare, ma la parte razionale del suo cervello continuava a ritenere che ignorare quelle sensazioni fosse la scelta migliore.

Si ritrovò, con stupore, a seguire la prima e si chiese se non fosse davvero attratto da quel ragazzo che gli aveva sconvolto la vita con la sua dolcezza e allegria, ma poi ripensò ai sentimenti che una volta aveva provato per Kate e si disse che non era possibile che a lui piacessero gli uomini.

Nel frattempo Stiles si era asciugato le lacrime che gli avevano precedentemente solcato il volto e si era alzato dallo sgabello, mettendosi di fronte a lui.

- Non hai ascoltato una sola parola di quello che ho detto adesso, non è vero? -
- Scusami, mi ero distratto, che hai detto? -
- Che dopo tutte queste rivelazioni dovremmo alleggerire un po’ la serata, quindi pensavo di chiederti se ti andasse una pizza da Mario, so che lo conosci -
- Per me va bene, anzi grazie per averlo proposto perché ho una fame da lupi! - disse Derek e si diresse verso l’uscita con Stiles al suo fianco.

Quando giunsero nel parcheggio, Derek si mise alla ricerca delle chiavi, ma non le trovò in nessuna delle tasche dei jeans.

- Mi aspetteresti un attimo? Devo aver lasciato le chiavi dentro -
- Certo, vai pure - rispose Stiles indietreggiando nel parcheggio deserto per avvicinarsi alla macchina di Derek.

Derek andò verso l’ingresso dello studio e appoggiò la mano sulla maniglia per entrare, ma venne distratto dal rumore di una macchina in lontananza. 

Quello che successe dopo accadde in pochissimi secondi: una Porche argentata entrò sgommando nel parcheggio e sentendo il rumore degli pneumatici che stridevano, Stiles si girò in quella direzione, ma non si accorse che la macchina gli stava a poco più di due metri di distanza e quando realizzò quello che stava per accadere era troppo tardi. 

- STILES! - urlò Derek, che si era accorto del pericolo e stava correndo verso di lui per fermarlo, ma non fu abbastanza veloce.

La Porche lo travolse in pieno, facendolo volare in avanti e sbattere violentemente sull’asfalto. 

Derek gli si precipitò accanto, prendendo il suo viso tra le mani e, rendendosi conto che era svenuto per il colpo subìto, cercò di fargli riprendere conoscenza. 

- STILES! Ti prego rispondi, Stiles! - gridava Derek con i lineamenti del volto trasfigurati dalla paura, mentre teneva una mano sul viso del ragazzo, come per trasmettergli il suo calore. 

Nel frattempo, un ragazzo scese dalla macchina, dirigendosi verso di loro.

- E’ spuntato dal nulla! Non lo avevo visto, lo giuro! -
- Come cazzo hai fatto a non vederlo? Era in mezzo alla strada! - gli urlò Derek, completamente fuori di sè, gli occhi che lo trapassavano mandando lampi omicidi.
- Io... -
- Spostati - ordinò Derek scostandolo con malagrazia mentre prendeva Stiles in braccio e si dirigeva verso la Camaro.
- Non chiami un’ambulanza? -
- Non c’è tempo, l’ospedale è qui vicino -
- M-ma io...- 
- Tu, stupido imbecille, verrai con noi perchè non appena mi sarò accertato che starà bene, e sarà meglio per te che sia così, ti ucciderò con le mie mani! - 
- D-d’accordo - disse il ragazzo mortificato, mentre guardava il corpo inerme di Stiles e il viso terrorizzato e furioso di Derek.

 

“Perché ci mettono tanto? Dovranno pur sapere qualcosa! Non c’è nessuno in questo cazzo di ospedale che sappia qualcosa?” continuava a chiedersi Derek, camminando avanti e indietro davanti alle poltroncine della sala d’attesa. Era più di mezz’ora che aspettava che qualcuno gli desse notizie di Stiles e iniziava davvero a preoccuparsi, più di quanto non avesse già fatto. 

Il ragazzo che lo aveva investito, Jackson Whittemore, era ora seduto nella sala accanto, a tentare di spiegare al padre di Stiles l’accaduto. L’unico motivo per cui non era ancora in commissariato era che lo sceriffo Stilinski voleva accertarsi che il figlio stesse bene prima di lasciare l’ospedale. 

Improvvisamente la porta della sala d’attesa si spalancò e apparve Melissa McCall, la madre di Scott, e avendo localizzato il padre di Stiles, Derek, Scott e Lydia, arrivati il prima possibile, si diresse verso di loro. 

- Come sta? - chiese immediatamente lo Sceriffo.
- Sta bene, John, solo qualche contusione e una lieve commozione cerebrale, ma si riprenderà. Dovrebbe uscire domani -

Tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo e Derek si rese conto di aver assunto una posa lievemente più rilassata.

- Posso vederlo prima di andare in commissariato a rinchiudere quest’idiota? - chiese l’uomo indicando Jackson, seduto su una delle poltroncine con aria piuttosto pentita.
- Vai pure - gli disse Melissa con un sorriso, ma quando vide che anche gli altri lo seguivano disse: - Mi dispiace, ragazzi, ma dovete entrare uno alla volta -

Derek aggrottò la fronte, voleva vedere Stiles, voleva accertarsi che stesse bene.

Quando lo sceriffo uscì, poco dopo, gli passò accanto e, posandogli una mano sulla spalla, gli sussurrò un “grazie” per poi uscire assieme ad un Jackson molto ammanettato e sicuramente molto abbattuto.

Dopo Scott e Lydia, fu il suo turno di visitare Stiles, così si diresse verso la stanza numero 24, non sapendo cosa aspettarsi.

Quello che vide fu uno Stiles disteso comodamente sul letto, mentre cercava in tutti i modi di aprire un sacchetto di patatine, che sicuramente gli aveva portato Scott di nascosto, ma era piuttosto difficile per lui dal momento che sulla mano destra aveva un’ingombrante fasciatura. Derek fu talmente sollevato di vedere quella scena buffa dopo l’immensa paura che aveva provato poco prima, che azzerò la distanza che lo separava dall’amico avvolgendolo in un abbraccio che gli voleva comunicare tutta l’angoscia che aveva provato e la felicità nel sapere che stava bene.

Stiles, dal canto suo, rimase molto sorpreso dalla reazione di Derek, arrossendo fino alla radice dei capelli, ma ricambiò l’abbraccio con gratitudine. 

Quando si rese conto di quello che aveva fatto, Derek sciolse delicatamente l’abbraccio, sentendo il sangue affluire sul viso. 

I due si squadrarono per due minuti prima che Stiles parlasse.

- Allora...sono ancora vivo -
- Già, mi hai fatto prendere un colpo. Credo di aver urlato talmente tanto a quel Jackson da averlo traumatizzato -
- Povero Jackson -
- Povero? Stiles, ti rendi conto che avrebbe potuto ucciderti? Io non so cos’avrei fatto se tu...se tu fossi...-
- Ehi, ehi - disse Stiles alzandosi a sedere sul letto per poterglisi avvicinare - Va tutto bene, io sto bene -
- Sì, stai bene - ripeté Derek più per auto convincersi che per altro.
- Non ti libererai di me tanto facilmente, sai? Sono un osso duro io! - disse Stiles ridacchiando.
- Non voglio liberarmi di te - rispose Derek.
- Non vuoi? Davvero? - chiese Stiles titubante.
- Sì - rispose Derek - Non lo voglio -


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Angolo dell'autrice:
Buongiorno a tutti! Visto che stavolta ho aggiornato prima? 
Comunque...lo so che vi ho fatto prendere un colpo con l'incidente, ma grazie ad esso Derek potrà iniziare a riflettere seriamente su quello che prova per Stiles.
Ringrazio, come sempre, Amayaa, Roby22, Expensive_Earthquake, Raky_kuran22, Genim Hale Stilinski e francescaespen per aver recensito. 
Vi prego, lasciate una piccola recensione per far sapere a questa povera autrice che ne pensate, o anche per darmi dei consigli su come migliorare la storia, o altro.
Un bacione a tutti :*
Enchanted_darkness

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Capitolo 11
*** Emozioni contrastanti! ***


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Dopo l’incidente, Stiles era rimasto in ospedale per due giorni per degli accertamenti e Derek aveva passato tutto il tempo possibile con lui. 

Naturalmente era stato costretto a scendere a patti con se stesso, rendendosi conto che la reazione che aveva avuto per l’incidente di Stiles era stata lievemente esagerata per chi si definisce un semplice amico. Tuttavia la parte razionale del suo cervello continuava a ripetergli incessantemente che a lui non piacevano gli uomini e, pur sapendo di mentire a se stesso, si era convinto che la sua reazione fosse dovuta allo spavento.

C’era, però, un pensiero che gli martellava in testa, infatti Derek non riusciva a liberarsi della sensazione di puro panico che si era impadronita di lui nel momento in cui si era reso conto che avrebbe potuto perdere Stiles. Era proprio per questo che negli ultimi due giorni aveva trascorso molto tempo con l’amico, andandolo a trovare ogni volta che ne aveva la possibilità, solo per accertarsi che stesse effettivamente bene. 

Stiles, dal canto suo, non si lamentava affatto del tempo trascorso con Derek e parlava a ruota libera ogni volta che l’amico veniva a trovarlo. A volte a Derek piaceva solo ascoltarlo, sentendo il suono regolare della sua voce, così entusiasta e allegra che lo faceva sempre sorridere. 

- Capisci Der? Mi ha quasi rotto il naso! Voglio dire, io voglio bene a Scott, ma non è davvero in grado di giocare a Baseball - stava dicendo Stiles, mentre Derek era seduto accanto al suo letto e lo ascoltava ridacchiando all’idea di Scott che diventava un pericolo pubblico qualsiasi cosa facesse.

Proprio mentre Stiles stava per gettarsi a capofitto in un discorso della massima serietà sull’esatto colore dello yogurt della mensa, si sentì un lieve bussare alla porta.

- Stiles c’è qualcuno per te, ma non posso farlo entrare se c’è Derek, lo sai -
- Non può proprio farlo entrare comunque? - chiese Stiles con una nota implorante che provocò a Derek un piacevole calore al centro del petto.
- Mi dispiace, ma sono le regole - rispose l’infermiera.
- Non ti preoccupare Stiles, tanto ti vengo a riprendere domani per portarti a casa, ho già parlato con tuo padre, dato che è di turno domani mattina -
- Oh, va bene, allora ci vediamo domani - rispose Stiles con una nota triste nella voce.

Derek lo salutò con un gran sorriso e varcò la porta della stanza, ma si immobilizzò quando vide chi stava per entrare. Dave era appoggiato al muro del corridoio e guardava distrattamente il cellulare. Derek si costrinse a passare oltre e a dirigersi verso l’ascensore senza rompergli l’osso del collo inciampando per caso su di lui.

Prima che si chiudessero le porte, però, gli lanciò un’occhiata assassina, sperando che si intimidisse e decidesse di non entrare. Si rese conto che non era un grande piano, ma non poteva certo impedirgli di vedere Stiles, pur volendolo tremendamente.

 

Stiles era seduto sulla poltroncina davanti alla finestra e guardava fuori con un dolce sorriso sul viso, osservando una figura che si allontanava nel parcheggio. 

- Stiles - si sentì chiamare e si irrigidì istintivamente. Quella voce...no, non poteva essere lui. 

Si voltò lentamente, il sorriso di poco prima completamente sostituito da una smorfia di nervosismo.

- Dave - sussurrò Stiles guardando il suo ex ragazzo in piedi a qualche metro da lui - che cosa ci fai qui? -
- Ho saputo del tuo incidente e volevo assicurarmi che ti fossi ripreso - disse il ragazzo avvicinandosi e porgendogli dei fiori.
- Non credevo ti importasse ancora qualcosa di me - rispose Stiles prendendoli e abbassando lo sguardo.
- Che cosa dici? Certo che mi importa! Anzi, ero venuto per scusarmi, non volevo che tra noi finisse così, ho sbagliato. Possiamo ricominciare? -
- Aspetta un attimo, fammi capire: ti presenti dopo tre settimane in cui te ne sei altamente fregato di sapere come stavo e mi chiedi di ricominciare? Ma cos’hai nel cervello? Segatura? -
- Stiles, ti prego, dammi un’altra possibilità. Giuro che mi farò perdonare per quello che ho fatto -
- Credi che basti qualche dolce parolina di scusa e dei fiori per sistemare tutto? Mi hai mentito, Dave, mi hai fatto soffrire e mi hai illuso per tre mesi, e ora ti aspetti che ti perdoni? -
- Senti, lo so che sono stato uno stronzo -
- Almeno lo ammetti -
- Ma ti assicuro che me ne sono pentito, credimi -

Stiles non rispose, ripensando alle sue parole. Certo, credeva di amare Dave fino a qualche settimana prima, ma si era reso conto che non era così quando aveva sentito quel batticuore che gli nasceva nel petto ogni volta che vedeva Derek, e quanto era stato bello passare del tempo con lui. Non rimpiangeva nemmeno un istante di quei momenti e si era reso conto che, in confronto al sentimento che aveva sentito nascere in quelle tre settimane per Derek, per Dave aveva provato una semplice infatuazione, ed era questo il motivo per cui non era mai riuscito a pronunciare quelle due parole che avrebbero cambiato tutto.

- No - rispose Stiles infine.
- No? Perchè? Ah, ora capisco. E’ per quel tipo, vero? Come si chiama? Ah, già, Derek -
- Lui non centra, Dave. Sono io che non voglio più avere niente a che fare con te, mi pareva di avertelo già detto -
- Ti pentirai della tua scelta. Dopotutto il tuo amichetto non prova niente per te, giusto? Povero Stiles, sei destinato a rimanere solo - 
- Vattene, David - gli intimò Stiles.

Senza aggiungere altro, Dave se ne andò, ma non senza un sorriso impertinente stampato sul viso.

Stiles non si accorse di stare piangendo fino a quando non sentì una mano posarsi sulla sua spalla, si voltò e vide Derek in piedi che lo guardava negli occhi.

- Non farti condizionare da quello che ti ha detto, non ti merita e lo sa benissimo - lo rassicurò Derek passandogli una mano tra i capelli.
- Hai sentito tutto, non è vero? -
- Più o meno, ma mi è bastato meno di un secondo per capire quanto sia imbecille -
- Grazie Der - rispose Stiles sorridendo con gratitudine, mentre si asciugava le lacrime con il dorso della mano.

Improvvisamente si sentì un urlo provenire dal parcheggio e i due ragazzi si affacciarono alla finestra per capirne la causa, l’uno con uno sguardo curioso, l’altro con uno sguardo colpevole.

- Chi ha ridotto così la mia macchina? - Stava urlando Dave, guardandosi intorno come un forsennato.

Stiles si girò verso Derek appena in tempo per vedere un sorrisetto sparire dal suo volto e scoppiò in una fragorosa risata.

 

 

Il giorno seguente Derek si presentò all’ospedale alle nove in punto, quando sapeva che Stiles sarebbe dovuto uscire e, dopo che l’amico ebbe firmato i documenti necessari, lo accompagnò alla macchina, non staccando gli occhi da lui un solo istante, come se temesse che potesse rompersi da un momento all’altro.

- Derek, per favore, la vuoi piantare? Sto bene! -
- D’accordo, d’accordo, la smetto - rispose il ragazzo, ma non smise di lanciargli qualche occhiata di sottecchi quando sapeva che non stava guardando.

Durante il viaggio verso la casa di Stiles, Derek ripensò per l’ennesima volta alla sera precedente, chiedendosi se forse distruggere il parabrezza dell’auto di Dave non fosse stato un tantino eccessivo, ma poi ripensò alle lacrime che solcavano il volto di Stiles e inconsciamente strinse il volante fino a far diventare le nocche completamente bianche.

Non poteva esserne certo, ma qualcosa gli diceva che quello che aveva provato nei confronti di Dave non fosse solo rabbia, era molto più simile alla furia omicida. Se Derek non fosse stato assolutamente certo di sbagliarsi, avrebbe detto che si trattava di gelosia, ma non poteva essere...giusto?

Ultimamente non sapeva davvero come interpretare queste sue sensazioni e stava davvero cominciando a considerare l’idea che Stiles fosse più di un semplice amico per lui, tuttavia non riusciva ancora ad accettare l’idea, quindi, occasionalmente, si auto convinceva del contrario facendo leva su quell’odiosa parte razionale che continuava ad opporsi.

Mentre nella testa di Derek la lotta continuava furiosa, Stiles guardava malinconicamente fuori dal finestrino, chiedendosi se il suo ex ragazzo non avesse ragione. Dopotutto sapeva benissimo che i suoi sentimenti non erano ricambiati e, anche se aveva detto il contrario, quei due giorni in compagnia di Derek gli avevano fatto rimpiangere di avergli detto che gli sarebbe bastata l’amicizia, tuttavia si rendeva conto che, se avesse cambiato le carte in tavola, avrebbe potuto perderlo per sempre e non era disposto a farlo.

Finalmente giunsero di fronte a casa Stilinski e Derek accompagnò l’amico fino alla porta di casa, rendendosi conto di essere parecchio restio a lasciarlo solo.

- Ehm, vuoi...vorresti entrare? - gli chiese Stiles inaspettatamente.
- Non lo so, insomma, non dovresti riposare? -
- Derek, andiamo, non ti sembra che negli ultimi due giorni io abbia dormito abbastanza? -
- Beh, d’accordo, ma solo per qualche minuto -

 

 

***

 

Kate Argent si aggirava per la costosa suite dell’Hotel Lion come un fantasma. Com’era potuto succedere? Ma soprattutto, come avrebbe fatto a riprendersi Derek sapendo perfettamente che il bambino non poteva essere suo?

Beh, facendo un paio di calcoli, si rendeva conto che era da più di un mese che lei e Derek non andavano a letto insieme, infatti anche prima della rottura le cose tra loro non erano proprio rose e fiori, tuttavia con un po’ di fortuna poteva fingere di essere rimasta incinta prima e dire che aveva voluto essere certa che il bambino fosse sano prima di rivelarlo a Derek. Non aveva alcuna importanza se il ginecologo aveva detto che non poteva essere più di una settimana, sapeva benissimo che Derek le avrebbe creduto se avesse recitato bene la sua parte.

Ora si trattava solo di trovare il momento adatto.





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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Finalmente ho finito gli esami e mi posso dedicare alla mia amata Sterek <3
Allora, che ne pensate di questo capitolo? Siete sorprese per il ritorno di Dave? E Kate cos'avrà in mente?
Donate l' 8% del vostro tempo alla causa pro recensioni; renderete felici centinaia di scrittori!

(Chiunque voglia aderire al messaggio può copia-incollarlo dove meglio crede).
Ringrazio coloro che hanno recensito lo scorso capitolo: Roby22, Expensive_Earthquake e Boa Hancock.
Un bacio a tutti :*

Enchanted_darkness 

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Capitolo 12
*** Minacce telefoniche e gelosia infondata! ***


Quelli che dovevano essere pochi minuti, divennero presto un paio d’ore, mentre Stiles e Derek continuavano a parlare dei più svariati argomenti, fino a quando Derek non si alzò.

- Stiles, ora devo proprio andare e tu devi riposare -
- Noioooso. Non puoi rimanere ancora un po’? -
- Sono rimasto anche troppo, dato che mezz’ora fa dovevo essere dal dentista -
- Questa, mio caro, è solo una scusa. Chiunque ti veda sorridere si può rendere conto che non hai bisogno del dentista, mai più -
- Stiles...-
- Va bene! - disse il ragazzo alzando le mani in segno di resa - Vai a pagare parcelle esorbitanti perchè uno sconosciuto ti dica che i tuoi denti sono perfetti così, ci sentiamo più tardi -
- A più tardi - rispose Derek ridacchiando e uscendo da casa Stilinski per dirigersi verso la sua auto.

Mentre apriva la portiera della Camaro sentì il suo cellulare squillare, ma non riconosceva il numero.

- Pronto? - rispose Derek incerto.
- Ciao Derek - rispose la voce dall’altro capo.
- Lydia? - chiese Derek incredulo - Ma come accidenti fai ad avere il mio numero? -
- Me lo ha dato Stiles, comunque io e te dobbiamo fare un discorsetto -
- E sarebbe? -
- Perchè tu e Stiles siete ancora a questo punto? -
- A che punto? Cosa vuoi dire? -
- Perchè siete ancora amici? -
- Cosa dovremmo essere scusa? -
- E io che credevo che fossi tu quello intelligente! -
- Lydia, invece di insultarmi, mi puoi spiegare di cosa diavolo stai parlando? Io e Stiles siamo grandi amici, quindi cosa vuoi?Ma soprattutto, come diamine fai a sapere queste cose? -
- Grandi amici, eh? Tu mi vorresti dire che quando sei con Stiles non senti niente di più? Nessun sentimento? Niente di niente? - rispose Lydia ignorando abilmente l’ultima domanda posta da Derek.

Derek non rispose: sapeva che Lydia aveva ragione. Ormai aveva capito che Stiles non era un semplice amico e che tra loro c’era qualcosa, ma non era certo semplice farci i conti.

- Senti, Derek, lo so che è difficile, hai paura, dato che si tratta di qualcosa di nuovo, ma Stiles ha bisogno di te e se proprio non vuoi stare con lui come coppia, almeno non comportarti come se quella fosse la tua intenzione, perchè così lo stai uccidendo. Lo sai quanto lui tenga a te e fuorviarlo non farà altro che ferire entrambi e lo sai bene -
- Lo so, Lydia, ma non voglio lasciarlo andare -
- Allora non farlo, ma abbi il coraggio di affrontare i tuoi sentimenti. Fallo per Stiles -
- Ci devo riflettere, ma ti prometto che prenderò una decisione al più presto - rispose Derek pensando seriamente alle parole della ragazza - Piuttosto dimmi una cosa: come mai sai tutte queste cose se sei dall’altra parte del paese? Non avevi finito le tue vacanze? -
- Ho i miei informatori - rispose la ragazza, con fare vago - E comunque lo faccio solo per proteggere i miei amici -
- Sei una brava ragazza, Lydia, anche sotto quella scorza fredda e apparentemente superficiale. E’ evidente quanto tu tenga a Stiles e Scott, anche se so che non vuoi sentirtelo dire -
- Non dire assurdità - rispose Lydia, ma Derek sentì l’eco di un sorriso, anche se non poteva vederla in volto - Ora devo andare, ho fisica applicata tra cinque minuti, ci vediamo Perdente -

Derek non ebbe nemmeno il tempo di salutarla che aveva già riattaccato. Scuotendo la testa con un mezzo sorriso che gli increspava le labbra, si diresse verso casa, riflettendo attentamente sulle parole di Lydia, più che determinato a prendere una decisione. Il dentista poteva benissimo aspettare.

 

***

 

Stiles Stilinski aveva deciso di investire oculatamente il suo tempo in un sonnellino della durata di sei o sette ore, dopotutto era un invalido e si meritava molto riposo.

Tuttavia non aveva fatto i conti con l’esuberanza del suo migliore amico, il quale si presentò alla sua porta proprio quando la testa di Stiles si era posata sul suo amato cuscino.

- Stiles, apri, lo so che sei in casa -
- Scott, ti prego, torna più tardi, sono esausto e voglio dormire - urlò Stiles dal piano di sopra.
- Giuro che poi ti lascio in pace, ma si tratta di una questione della massima importanza - disse Scott da dietro la porta, mentre Stiles incespicava per le scale lanciando maledizioni a qualunque divinità in ascolto.
- Cosa vuoi - disse Stiles aprendo la porta e non preoccupandosi di farla sembrare una domanda, dato che tutto quello che era uscito dalla sua bocca era un ringhio indistinto.
- Posso entrare? -

Tutto ciò che ricevette in risposta fu un grugnito, ma Scott immaginò che fosse una risposta affermativa dato che Stiles si era spostato per lasciarlo passare.

- Allora - disse quest’ultimo sedendosi su uno degli sgabelli della cucina - Qual’è il problema? -
- Kira mi tradisce - esclamò Scott con uno sguardo serio che Stiles non credeva che fosse nemmeno in grado di fare.
- Cosa? Scott, ne sei sicuro? - chiese l’amico scettico.
- Sì, ne sono certo! Ascolta: l’altro giorno dovevamo uscire insieme, quindi l’ho aspettata fuori dalla pizzeria, come al solito, ma lei non è uscita alle nove, bensì alle nove e mezza! Mezz’ora di ritardo, Stiles, non è da lei -
- Io spero che tu stia scherzando -
- E non è l’unica cosa strana! Si è tagliata i capelli, capisci? Tu lo sai cosa succede quando una ragazza si taglia i capelli? -
- Cambia il colore dello smalto? -
- Vuol dire che cambia ragazzo! Oddio e adesso che faccio? -
- Scott, io credo che tu ti sia fatto prendere dal panico per qualcosa che non esiste. Hai pensato di chiederle il motivo? -
- Certo! E lei è rimasta sul vago, dicendo che le andava di cambiare look, o qualcosa del genere -
- Amico, so che Kira ti piace molto, e penso che proprio per questo dovresti evitare di fare il geloso solo perchè ha qualche atteggiamento diverso dal solito, o rischi di sembrare un pazzo -
- E se ho ragione? Ti prego Stiles, tu devi aiutarmi! Ti supplico! -
- D’accordo! Farò un paio di telefonate per farti stare tranquillo, va bene? Ma tu non provare a fare il pazzo geloso con lei o rischi di allontanarla -
- Va bene...A proposito, come va con Derek? Lydia mi ha detto che vi siete avvicinati molto ultimamente -
- Sì, insomma...- rispose Stiles diventando improvvisamente cupo - Io gli ho detto quello che provo per lui e gli ho chiesto di continuare a comportarsi da amico, perchè so che lui non prova lo stesso per me -
- Non puoi saperlo, a me è sembrato piuttosto coinvolto, almeno per quanto ho potuto vedere in ospedale -
- E’ solo perchè è un ottimo amico e una brava persona. Si è preoccupato per me nonostante ci conoscessimo a malapena da un mese -
- Magari non è stato solo questo, magari si è accorto di quanto tu sia speciale -
- Grazie Scott, ma per ora preferisco non illudermi o rischio di farmi prendere di nuovo dalla depressione. Ah, ti ho detto che quel verme di Dave è venuto in ospedale? -
- Dave, eh? - rispose Scott, ma evitava il suo sguardo e iniziava a sudare freddo.
- Sì, lui, ma che ti succede? Sembra che tu stia per avere un attacco di panico -
- No...ehm...devo andare! - esclamò Scott alzandosi in piedi come se avesse le fiamme dell’inferno sotto la sedia e si precipitò fuori dalla porta alla velocità della luce, farfugliando un “Ci vediamo” prima di correre via.

Stiles rimase interdetto per un attimo, ma ormai niente lo stupiva quando si trattava di Scott. Sbuffando, si diresse di nuovo al piano di sopra e, finalmente, si lasciò cullare dalle rassicuranti braccia di Morfeo.



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Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Spero che il capitolo vi piaccia, anche se è di transizione. Onestamente speravo in una partecipazione maggiore nei due precedenti capitoli, ma confido che prima o poi mi lascerete un commento per farmi sapere che ci siete.
PAssiamo ai ringraziamenti: ringrazio Amayaa, Bambolina Blackmetal 94 e Roby22 per aver recensito lo scorso capitolo e anche coloro che continuano a preferire/seguire/ricordare la storia.
Un bacio a tutti :*
Enchanted_darknes

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Capitolo 13
*** Una cena speciale! ***


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Quel lunedì mattina Stiles si svegliò di buonumore, dopo aver dormito per un pomeriggio e una notte, e si diresse sbadigliando come un gatto soddisfatto nella piccola cucina di casa Stilinski, dove suo padre stava finendo di fare colazione in fretta e furia.

- Buongiorno papà, vai al lavoro? -
- Buongiorno, sì, c’è stato un incidente in autostrada, niente di grave, ma dobbiamo andare a controllare. Tu come ti senti? - chiese poi lo sceriffo guardandolo attentamente.
- Completamente ripreso! Ora vai a salvare il mondo, Sceriffo, ci vediamo stasera - lo rassicurò Stiles.
- Non combinare guai mentre non ci sono, questi due giorni di ferie dovresti occuparli riposando -
- Ehi, per chi mi hai preso? - replicò Stiles offeso.
- Per mio figlio! A dopo - disse chiudendosi la porta alle spalle.

Sbuffando e brontolando su quanto i padri fossero ingrati, Stiles iniziò a cercare gli ingredienti per i pancake. Non era assolutamente necessario che suo padre lo sapesse, dato che era a dieta forzata, perciò Stiles fu ben attento a non lasciare prove in giro.

Dopo aver gustato i deliziosi dolci, il ragazzo ripensò al giorno precedente e, sapendo di averlo promesso a Scott, cercò il numero di Kira che l’amico gli aveva dato qualche giorno prima in ospedale, in caso fosse successo qualcosa e lui non potesse raggiungerlo. Stiles aveva pensato che fosse assurdo, ma ormai le stranezze di Scott erano diventate ordinaria amministrazione, quindi, senza replicare aveva inserito la ragazza tra i suoi contatti.

- Pronto? -
- Kira? Ciao, sono Stiles, l’amico di Scott -
- Ciao Stiles! Come stai? Ti sei ripreso? -
- Si, sto bene, ma ti chiamo per chiederti una cosa. Ti sembrerà assurdo, ma Scott...-
- Ha fatto il geloso? -
- Sì, come lo sai? -
- E’ colpa mia, in realtà, speravo che non avesse notato le borse dello shopping e il nuovo taglio di capelli, per non parlare dei continui ritardi! -
- Credo che tu sia l’unica ragazza a non volere che il proprio fidanzato non noti certe cose -
- Il fatto è che stavo cercando di fare qualcosa per il suo compleanno e quindi ho chiesto allo chef della pizzeria se mi insegna qualche ricetta semplice per - potergli preparare una cena e per l’occasione ho comprato un vestito nuovo e ho tagliato i capelli -
- Tu...volevi fargli una sorpresa per il suo compleanno? -
- Sì, è domani e volevo fare qualcosa di speciale, ma non volevo che si insospettisse, quindi ho cercato di trovare qualche scusa, ma non sono per niente brava a mentire -
- Scott è davvero fortunato ad aver trovato una ragazza così premurosa -
- Lo pensi davvero? -
- Ma certo! Anzi, sai una cosa? Ti aiuterò ad organizzare la cena -
- Ma non posso certo lasciartelo fare, sei reduce da un incidente! -
- Ti ho detto che sto bene e poi se è per Scott sarà un piacere, anzi, siccome Lydia è tornata a Harvard, dovremmo trovare dei rinforzi -
- Rinforzi? -
- Esattamente, ci vediamo a casa tua alle due, porterò i rinforzi -
- Stiles, non so come ringraziarti, davvero! -
- Non c’è problema, a dopo! -
- Ciao! -

 

***

 

- Derek, ti prego, si tratta solo di un pomeriggio - lo implorò Stiles, tirando fuori dal suo repertorio la migliore espressione da cucciolo ferito che fosse in grado di fare.
- E va bene, ma non più di qualche ora - concesse Derek, non riuscendo a resistere a lungo.
- Evviva! - urlò Stiles, saltellando per tutta la cucina.

Si trovavano in casa di Derek, dal momento che Stiles voleva chiederglielo di persona, avendo così anche una scusa per vederlo, e l’amico lo aveva invitato a rimanere a pranzo, perciò, poco prima del dolce, Stiles aveva deciso che era il momento giusto per chiedergli di aiutare lui e Kira ad organizzare la cena per Scott.

Derek all’inizio non era molto d’accordo, in fondo non se la sentiva di organizzare una cenetta romantica per gli amici di Stiles, quando finalmente aveva fatto chiarezza sui propri sentimenti. Tuttavia, non c’era verso che Stiles lasciasse perdere e Derek era capitolato dopo due minuti davanti alla sua espressione.

Si rendeva conto che avrebbe dovuto affrontare l’argomento, ma non ci riusciva, insomma, un conto era rendersi conto di provare qualcosa per un ragazzo, e già non era stato semplice ammetterlo con se stesso, un’altra era dirglielo.

Aveva bisogno di un po’ di tempo per trovare il momento adatto e il fatto che avrebbe passato l’intero pomeriggio con Stiles di certo non aiutava.

- Der? Mi stai ascoltando? -
- Scusa, mi ero distratto -
- Ti stavo dicendo che dobbiamo andare da Kira alle due e preparare la sala da pranzo.
- Ma non credi che i suoi le diranno qualcosa per tutto questo? -
- Ci avevo pensato anche io, ma lei mi ha assicurato che i suoi non ci saranno. A quanto pare sono andati in vacanza in Europa e non torneranno prima della prossima settimana.
- Beh, allora direi che non c’è problema. Al cibo ci pensa lei, vero? -
- Certo, noi dobbiamo solo allestire la sala, mentre lei e Meredith, la chef che le ha insegnato a cucinare, si occupano del menù -
- Fammi capire, ha chiesto a una chef di insegnarle a cucinare per una cena? -
- Meredith è una sua cara amica ed è stata proprio lei a farle avere il posto in pizzeria, dato che ci lavora suo padre. Quando ha saputo del compleanno di Scott, le ha consigliato di preparargli una cena e si è offerta di insegnarle a cucinare, dato che Kira, come Scott, vivrebbe di cibo da asporto e surgelati -
- Che c’è di male nel cibo da asporto e nei surgelati? -
- Ommioddio...Farò finta che questa domanda tu non me l’abbia mai fatta. Fanno malissimo! Gesù, Derek, grazie al cielo ci sono io, perché tra te e mio padre non so chi vivrebbe più a lungo date le vostre abitudini alimentari -
- Aspetta un attimo, mi hai appena messo a dieta forzata come tuo padre? -
- Non è una dieta, beh, nel suo caso sì, ma tu non ne hai bisogno, quindi mi assicurerò che tu mangi nel modo corretto o rischierai che ti si sciolga lo stomaco prima dei trentacinque anni! -
- Non ne sai molto di medicina, vero? -
- Questo è assolutamente irrilevante, amico mio - concluse Stiles con un sorriso soddisfatto.

 

Alle due in punto, Kira andò ad aprire la porta ai due ragazzi e dopo averli salutati e aver presentato loro Meredith, li accompagnò in sala da pranzo spiegando a entrambi quello che aveva in mente.

Stiles era d’accordo su quasi tutto, ma se c’era qualcuno che conosceva Scott McCall, quello era lui e, sapendo bene quanto il ragazzo odiasse i fiori, essendo asmatico, aveva consigliato a Kira di metterne pochissimi e di sostituirli piuttosto con delle candele profumate.  

I due ragazzi si misero all’opera e spostarono mobili superflui, aggiunsero soprammobili pacchiani con il solo intento di strappare una risata agli amici, litigarono per il colore della tovaglia e, infine osservarono compiaciuti la loro opera, certi che a Kira e Scott sarebbe piaciuta.

- Stiles, aspetta un attimo - disse Derek guardandosi intorno - Non abbiamo messo le candele -
- Hai ragione! - rispose il ragazzo colpendosi la fronte con la mano - Kira, dove sono le candele? - urlò poi per farsi sentire dalla ragazza in cucina.
- Nel ripostiglio in fondo al corridoio, dovrebbero essere sulla mensola in alto a sinistra -

I due ragazzi si diressero nel ripostiglio e Derek si allungò per prendere quella che immaginava essere la scatola contenente le candele, ma non si accorse della lampada in bilico accanto allo scatolone e quando lo mosse, questa oscillò pericolosamente sopra la sua testa.

- Derek! La lampada! - esclamò Stiles afferrando l’amico per la maglia e trascinandolo indietro prima che la dannata lampada gli cadesse in testa.

Tuttavia, Derek, a causa dello strattone, aveva perso l’equilibrio e cadde rovinosamente addosso a Stiles, assieme alla scatola delle candele.

Oddio, Stiles! Tutto bene? - chiese preoccupato, ma sentendo la risata dell’altro si tranquillizzò.

Non si era reso conto di essere praticamente disteso su di lui, fino a quando non aveva realizzato che i loro visi erano talmente vicini da potersi sfiorare.

Derek decise che quello sarebbe stato il momento adatto per far capire a Stiles quello che provava e non si preoccupò delle conseguenze del suo gesto.

Azzerò la distanza posando le sue labbra su quelle di Stiles, il quale, dopo qualche secondo in cui era passato dallo sgomento, alla comprensione e, infine, alla pura e semplice felicità, aveva risposto al bacio, sentendo un calore mai provato prima invaderlo.

Non seppero mai quanto tempo era passato, ma quando si separarono avevano entrambi il fiato corto, le labbra gonfie e un delicato rossore sulle guance.

- Q-Quindi tu...- balbettò Stiles.
- Sì, provo qualcosa per te, ma...ecco...ci ho messo del tempo per capirlo...P-puoi perdonarmi? - chiese Derek, completamente rosso in viso.

Per tutta risposta, Stiles gli regalò il più luminoso dei sorrisi, prima di catturare le sue labbra in un bacio dolce e carico di promesse. Derek non riusciva in nessun modo a rallentare i battiti impazziti del suo cuore ed era talmente felice che Stiles lo avesse perdonato che si abbandonò completamente al bacio.

Fu così che Kira li trovò. Dopo averli cercati nella sala da pranzo e aver immaginato che fossero ancora nel ripostiglio, si era diretta in quella direzione e li aveva trovati stesi l’uno sopra l’altro, circondati dalle candele che avrebbero dovuto posizionare in sala da pranzo, incuranti del resto del mondo. Era una scena talmente bella che le dispiacque moltissimo doverla interrompere.

- Ehm, ragazzi? - chiese incerta - Scusate se vi interrompo, ma tra mezz’ora arriverà Scott e...-

Stiles e Derek si separarono non appena sentirono la voce di Kira, entrambi imbarazzati. Derek aiutò Stiles a rialzarsi, scusandosi con Kira, mentre lei, ridacchiando, ritornava in cucina: era ora che quei due si decidessero! Li conosceva solo da qualche giorno, eppure si era resa conto immediatamente del legame profondo che li univa.

I due ragazzi raccolsero i vari oggetti sparsi sul pavimento dopo la plateale caduta di Derek e completarono la loro opera aggiungendo qualche candela ad arte. Poi, dopo aver salutato le ragazze, uscirono dalla porta sul retro, temendo di incontrare Scott. Rimasero per qualche secondo fermi sulla soglia, incerti su chi dovesse parlare per primo.

- Quindi...mi hai baciato - disse infine Stiles.
- Già -
- E provi qualcosa per me -
- Mi sembra che questo sia stato ampiamente appurato -
- Volevo solo controllare - rispose Stiles con un sorriso.
- Quindi...ora che si fa? - chiese incerto Derek, abbassando lo sguardo.
- Beh, direi di partire da qualcosa di semplice: ti va di uscire con me? - chiese Stiles guardandolo dritto negli occhi e porgendogli la mano.
- Con molto piacere - rispose Derek sorridendo e prendendo la mano di Stiles.


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Angolo dell'autrice:
Scusatemi tanto per avervi fatto aspettare fino a oggi! Prometto che la prossima settimana sarò puntuale.
Dunque...Che ne pensate del bacio? Era ora che Derek si decidesse, vero? Beh, per quanto riguarda Scott, avrete un resoconto dettagliato nel prossimo capitolo, promesso!
Spero davvero che recensirete questo capitolo perchè non è stato per niente semplice da scrivere.
Ringrazio Genim Hale Stilinski, Roby22 e Expensive_Earthquake per aver recensito lo scorso capitolo e anche coloro che preferiscono/seguono/ricordano la storia.
Un bacio a tutti :*
Enchanted_darkness

PS: il prossimo aggiornamento sarà l'ultimo prima che io parta per le vacanze, quindi ci sarà una pausa dal 17 al 25.

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Capitolo 14
*** Sei un idiota! ***


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- Ma dove stiamo andando? - chiese Derek guardando prima fuori dal finestrino e poi verso il ragazzo che gli sedeva accanto.
- Ti ho detto che non te lo dico - rispose Stiles ridacchiando - Anche tu mi hai “rapito” quando mi hai portato alla K02 Records e per un momento ho temuto che volessi uccidermi -
- Ma se stavi sorridendo come un idiota per tutto il tempo -
- Non hai nessuna prova concreta per dimostrarlo - 
- Vero, ma potrei convincerti a parlare -
- Oh, ma davvero? - 
- Già - rispose Derek avvicinandosi, ma uno stridio lo costrinse ad allontanarsi immediatamente.
- Derek, per l’amor del cielo, sto guidando! Non posso permettermi tentaz...ehm distrazioni se vogliamo arrivare sani e salvi - esclamò Stiles in preda al panico per essere quasi finito addosso ad una monovolume nell’altra corsia, anche se il rossore sulle gote indicava quanto gli avesse fatto piacere la suddetta distrazione.

Erano le nove e i due ragazzi avevano deciso di passare la serata insieme, dopotutto avevano molto di cui parlare. Stiles aveva convinto Derek a salire su “quel rottame color puffo” come lo chiamava lui per dirigersi verso una meta non ben specificata e tutto quello che Derek aveva potuto estorcere da Stiles era che avrebbero mangiato. Forse.

Ad ogni modo, Stiles era molto sereno, se si tralasciava il fatto che si mordicchiava nervosamente il labbro inferiore da almeno mezz’ora, nella speranza di non mettersi ad urlare. Va bene, non era sereno, per niente. Ancora non riusciva a credere che Derek lo avesse baciato, cioè baciato per davvero, sulla bocca! Solo a pensarci sentiva un piacevole brivido lungo la schiena e le farfalle nello stomaco, per non parlare del sorriso da ebete che aveva stampato in faccia da quando erano usciti da casa di Kira.

Mentre entrambi si riprendevano dallo spavento del quasi incidente, giunsero a destinazione.

- Bowling? Davvero? -
- Che c’è, hai paura di non riuscire a battermi, Hale? - chiese Stiles con aria di sfida
- Potrei farlo anche ad occhi chiusi, Stilinski - rispose Derek sostenendo lo sguardo dell’altro.
- Bene, allora diamo inizio alle danze -
- Non vedo l’ora -

Mezz’ora dopo Derek aveva vinto una partita e Stiles aveva messo un elegante, ma infantile broncio.

- Daaai Stiles non te la prendere. L’ultimo tiro che hai fatto era quasi uno strike! - disse Derek, sorridendo incoraggiante, nella speranza di tirargli su il morale, ma Stiles non ne voleva sapere.

Derek allora fece l’unica cosa che sapeva avrebbe smosso Stiles: gli regalò un bacio mozzafiato davanti a tutta la folla del ristorante che li guardava con curiosità.

Stiles ricambiò il bacio immediatamente, ormai dimenticandosi della partita, del ristorante, del suo nome e di altri piccoli dettagli assolutamente superflui in quel momento. Non appena Derek si rese conto che il suo gesto aveva sortito l’effetto sperato, sorrise sulle labbra di Stiles.

La serata trascorse serena tra partite di bowling (sì, Stiles aveva preteso non una, ma tre rivincite), risate e parole dolci, tuttavia, quando venne il momento di separarsi, Stiles non ne voleva sapere di sciogliere l’abbraccio in cui erano uniti davanti a casa sua.

- Non possiamo fare un altro giro dell’isolato? -
- Stiles ne abbiamo già fatti quattro e onestamente non vorrei trovarmi a portata di fucile quando tuo padre si renderà conto che ti ho praticamente rapito -
- Prima di tutto mio padre non ti sparerebbe mai, non prima di averti dato un vantaggio, almeno - rispose Stiles scoppiando in una sonora risata allo sguardo terrorizzato di Derek - e poi oggi è il compleanno di Scott -
- E quindi? -
- Beh, mio padre non sa che Scott è con Kira e di solito io e lui il giorno del suo compleanno lo passiamo assieme -
- Non ho afferrato il punto -
- Il punto è, mio caro, che io e Scott non siamo MAI tornati a casa prima delle sei di mattina il giorno del suo compleanno da quando avevamo sedici anni -
- Capisco, quindi tu vorresti che prolungassimo il nostro appuntamento fino alle sei di mattina? - chiese Derek con uno sguardo scettico.
- Perché? Che male c’è? -
- Stiles, hai sbadigliato almeno dieci volte nell’ultima mezz’ora ed è solo mezzanotte -
- Beh...Non ho una scusa plausibile per questo -
- Appunto, quindi ora ci salutiamo e tu te ne vai dritto a letto -
- Ma...-
- Non ho detto che non ci vedremo domani - rispose Derek vedendo lo sguardo di Stiles illuminarsi - Siccome hai ancora due giorni di ferie possiamo passarli insieme -

Stiles per tutta risposta gli allacciò le braccia dietro la testa e gli dimostrò quanto l’idea lo facesse felice. 

Quindici minuti dopo il figlio dello sceriffo rientrava in casa con le guance arrossate, le labbra gonfie e un sorriso a trentasei denti stampato in faccia.

 

 

***

 

Stiles Stilinski sapeva che il suo migliore amico non brillava per grazia e delicatezza, ma certo non si aspettava, beh, quello.

Era un martedì mattina e Stiles, sapendo di essere in ferie, non aveva impostato la sveglia, sapendo che sarebbe stato svegliato da un dolce messaggio di Derek che gli dava il buongiorno, tuttavia non aveva fatto i conti con Scott e soprattutto non aveva calcolato che la cena con Kira potesse andare in modo diverso da quanto se l’era immaginata. Per questo motivo stava ancora dormendo quando alle sette e mezza di mattina una sottospecie di tornado gli era piombato in camera, spalancando la porta in modo così rumoroso che Stiles si chiese se fosse in qualche modo possibile.

- Stiles! - aveva urlato Scott, avvicinandosi minacciosamente al letto.
- Mmmpf - aveva borbottato il figlio dello sceriffo, sperando con tutto se stesso che quello fosse solo un orrendo incubo.
- Non credere di potermi ignorare, alzati! - continuò Scott imperterrito.
- Scott, anche se volessi, mi spieghi come cazzo potrei ignorarti? - mugugnò Stiles infuriato, con la voce ancora impastata dal sonno, e premendosi forte il cuscino sopra la testa, come se quel gesto potesse scacciare Scott al pari di una mosca dispettosa.

Scott ignorò le proteste e, afferrandogli il piede iniziò a trascinarlo fuori dal letto, ma Stiles si era aggrappato all’estremità superiore, quindi il risultato fu che il primo cadde a terra e il secondo rotolò scompostamente di lato, raggiungendo il primo in un rotolo di coperte.

- Sei un idiota - decretò infine Stiles.

 

Circa quindici minuti dopo i due ragazzi si trascinarono in cucina, Scott ancora dolorante per la caduta e Stiles assonnato per il brusco risveglio.

- Fai i pancake? - chiese Scott speranzoso, mentre guardava l’amico prendere gli ingredienti dal frigo.
- Sì, ma non per te. Non te li meriti - rispose Stiles chiudendo l’anta del frigo con un gesto seccato.
- Eddaaai, dopotutto me lo devi -
- E per quale motivo te lo dovrei di grazia? -
- Per ieri sera -
- Semmai dovresti essere tu a ringraziarmi -
- Aha! Allora sei stato tu ad aiutare Kira! Non voleva dirmi chi era il responsabile, ma io lo sapevo benissimo che saresti stato tu -
- Il responsabile? Come se avessi fatto qualcosa di male! -
- Stiles, ma ti rendi conto che potevamo morire? -
- Ma che diavolo stai dicendo? -
- Ora ti spiego: ieri sera, appena sono arrivato, Kira mi ha detto che aveva una sorpresa e mi ha accompagnato in sala da pranzo, che era arredata come fosse un film -
- Ma quindi ti è piaciuta! -
- Non interrompermi. Dunque, dicevo che mi ha accompagnato in sala da pranzo e ci siamo seduti, poi, mentre chiacchieravamo del più e del meno, assaggiando gli antipasti che aveva preparato, abbiamo sentito un odore di bruciato e ci siamo precipitati in cucina, dove stava per prendere fuoco l'intera cucina -
- CHE COSA? -
- Appunto, meno male che i suoi genitori tenevano un estintore in cantina, dato che sua madre ha fatto un corso per la sicurezza, quindi abbiamo spento tutto: lo “chef” - disse Scott mimando il gesto delle virgolette con le dita e guardandolo in modo eloquente - se n’era andato senza spegnere il forno, quindi, oltre ad aver rovinato la cena, stava per bruciare anche la presina che era appoggiata sopra lo sportello semi aperto, facendo poi bruciare il parquet -
- Aspetta un attimo, quindi la colpa sarebbe mia? Perché? -
- Perché sei tu lo chef! -
- Non è vero! -
- Sì che è vero! Nessun altro saprebbe preparare un arrosto del genere e poi solo tu potresti dimenticarti di aver lasciato il forno acceso e andartene senza avvisare! -
- Sei un idiota -
- Cos’è la nuova frase del giorno? -
- No, è un dato di fatto. Ero con Derek ieri sera e non ho cucinato! Ho solo arredato la sala -
- Sì, cert...Cosa? Non hai cucinato tu? -
- Certo che no! Ero troppo impegnato! -
- A fare cosa? - 
- Ad uscire con Derek -
- Davvero? - chiese Scott curioso.
- Davvero - rispose Stiles con un sospiro di pura estasi.
- Ora dovrai raccontarmi tutto, ma ti prego, ti supplico, risparmiami i particolari -
- No, mi dispiace ma non ti dirò niente -
- Cosa? E perché? -
- Perché mi hai accusato ingiustamente e dovrai penare parecchio prima che io sia così magnanimo da concederti il mio perdono -
- Nemmeno se ti racconto cos’è successo dopo? - chiese Scott, facendo leva sulla curiosità quasi patologica dell’amico.
- Nemm...aspetta che è successo dopo? - chiese Stiles prevedibilmente.
- Lo sai cosa devi dire per saperlo -
- Uff... e va bene - rispose Stiles, iniziando a raccontare la serata precedente.

 

- Ma quindi state insieme ora? -
- Beh, non ne abbiamo parlato, sai com’è, lui era fidanzato fino alla settimana scorsa e poi siamo usciti solo una volta -
- E questo cosa c’entra? Si vede a un miglio di distanza quanto siete affiatati -
- Grazie amico, ma temo che dovrò aspettare ancora un po’, sai, devo dargli del tempo, dopotutto immagino che per lui non sia facile, anche se non lo da a vedere. Comunque, ora devi raccontarmi della tua cena! -
- Ah, già! Allora, dopo aver scongiurato il pericolo, abbiamo deciso di ordinare qualcosa da asporto, dato che Kira si rifiutava categoricamente di cucinare qualcos’altro, quindi abbiamo preso del sushi -
- Sushi? Ma tu non hai mai voluto assaggiarlo! Dicevi che ti disgustava solo l’idea di mangiare pesce crudo -
- Sì, ma a Kira piace molto e quindi mi sono incuriosito, voglio dire se c’è una cosa che adora devo almeno sapere cos’è -
- Amico, ormai sei cotto - disse Stiles ridacchiando, mentre sorseggiava il suo caffè.
- Smettila e lasciamo finire - borbottò Scott scacciando il rossore che dilagava sulle sue guance senza possibilità di fermarlo -Allora, è stato divertente perché mi ha insegnato ad usare le bacchette e devo dire che gli uta...uca...-
- Uromaki? -
- Sì, quelli, non erano male, ma poi ho visto una salina verde che pensavo fosse guacamole e invece era wiz...-
- Wasabi. Scott, sei impazzito? E’ terribilmente piccante! -
- E io che ne sapevo? -
- Quindi com’è finita? -
- Che siamo andati da Mario -
- Non ci credo -
- Credici -
- E poi? -
- Poi abbiamo mangiato una pizza e l’ho riaccompagnata a casa, l’ho aiutata a sistemare e...-
- E? -
- Sono rimasto da lei a dormire -
- COSA? Oddio davvero? Sono felicissimo per voi! - Esclamò Stiles saltellando sulla sedia della cucina.
- Ehm...grazie..- rispose Scott imbarazzato.
- Ma...aspetta...per venire qui te ne sei andato da casa sua alle sette e mezza? -
- Sì, ero davvero arrabbiato. Kira si era impegnata così tanto e pensavo che avessi rovinato tutto, ma se non è colpa tua allora...-
- E’ di Meredith, la “chef” che ha aiutato Kira con la cena - rispose Stiles facendo lo stesso gesto che prima aveva fatto Scott. Non per prenderlo in giro, - assolutamente no.
- Ok, dove la posso trovare? -
- Scott, per l’amor del cielo! Lascia in pace quella ragazza, sono sicuro che avesse un ottimo motivo per andarsene così, magari è successo qualcosa -
- D’accordo, lascerò che le parli Kira -
- Bravo, ma adesso dimmi una cosa -
- Cioè? -
- Che le hai detto quando ti sei fiondato a casa mia stamattina? -
- Non era ancora sveglia -
- Oddio, Scott! Corri da lei! Se si sveglia e non ti trova sai cosa penserà? Che sei scappato via! -

L’espressione di Scott attraversò la comprensione e l’orrore nel giro di un secondo e mentre Stiles appoggiava la tazza di caffè ormai vuota sul tavolo, l’amico era già fuori dalla porta.

- Sei un idiota - disse Stiles alla sedia vuota.


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Angolo Dell'autrice:
*sbuca da un angolino* Ehi, come va? Lo so che mi odiate profondamente per non aver aggiornato per ben tre settimane, lo so, sono imperdonabile, MA ero in vacanza e avevo un esame di matematica impossibile che mi ha fatto sudare anche l'anima.
Coooomunque che ne pensate dell'appuntamento? E della cena da Kira?
Fatemelo sapere con una recensioncina picina piccina.
Ringrazio i recensori: francescaespen, Expensive_Earthquake e Roby 22 e coloro che continuano a preferire/seguire/ricordare la storia.
Un bacio a tutti :*
Enchanted_darkness

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Capitolo 15
*** papà! ***


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- Stiles, tesoro, rispondi al telefono per favore - stava urlando Heather da due stanze di distanza.
- Subito! - rispose Stiles correndo verso la reception.

Quella mattina di metà agosto il negozio era stato preso d’assalto dalle damigelle, le quali sembravano dedicare la loro intera vita alla scelta di quel dannato abito. Inutile dire che Stiles e Miranda erano diventati più veloci di Flash nel correre da un capo all’altro dell’atelier trasportando carichi di vestiti di ogni forma e colore.

Heather sembrava stranamente a suo agio in quel delirio, ma Stiles sapeva che era solo la quiete prima della tempesta, infatti la proprietaria di quel piccolo angolo di paradiso era nota per i suoi scatti d’ira improvvisi e inaspettati, dal momento che era solita essere molto calma nelle altre occasioni. Purtroppo era impossibile prevedere le conseguenze di questi momenti, ma Stiles e Miranda avevano imparato a gestirla.

- Pronto? Atelier Marieè - rispose Stiles non appena ebbe raggiunto la reception - Sì, certo, la sua prenotazione era già stata confermata, signorina Stewart. Grazie, a presto -

Il ragazzo, esausto, trasse un sospiro di sollievo solo due ore dopo, quando fu il momento di chiudere, e, mentre salutava Heather e Miranda, si accinse a uscire dal negozio.

Quando si voltò per incamminarsi verso casa, si rese conto che qualcosa non andava. Primo: una Camaro nera era parcheggiata davanti all’Atelier. Secondo: il suo proprietario non era nella suddetta macchina. Terzo: Stiles si era ritrovato improvvisamente un mazzo di rose rosse in mano e un paio di braccia che lo cingevano da dietro.

- Derek! - esclamò il ragazzo girandosi per ricambiare l’abbraccio - Ma cosa ci fai qui? -
- Mi mancavi -
- Ma ci siamo visti stamattina e dovevamo vederci a casa tua stasera -
- E allora? Non posso venire a prenderti al lavoro? -
- No, tutt’altro, ma mi ci potrei abituare -
- Allora non c’è problema - rispose Derek regalandogli un dolce bacio.
- Mi stai viziando, lo sai questo? - gli chiese Stiles, prendendolo per mano mentre si dirigevano verso l’auto.
- Lo so benissimo - rispose Derek con un sorriso impertinente stampato in faccia.

I due ragazzi stavano ormai insieme da un mese e mezzo, dopo essere usciti per due settimane e le cose non sarebbero potute andare meglio. Derek gli aveva chiesto di diventare ufficialmente il suo ragazzo mentre erano a casa sua: gli aveva suonato la stessa melodia del giorno in cui Stiles lo aveva baciato la prima volta.

Certo, per Derek non era stato semplice accettare l’idea all’inizio, ma non l’aveva mai fatto pesare a Stiles, il quale poteva solo immaginare i dubbi e le incertezze che gli affollavano la mente. Tuttavia Derek si era reso conto di non essere mai stato tanto felice quanto con Stiles, perciò tutti i tentennamenti sparirono all’istante in cui si rese conto che, poco alla volta, si era innamorato di lui.

Naturalmente non poteva dirglielo, dato che non era sicuro che Stiles provasse lo stesso, ma glielo dimostrava ogni volta che poteva, sorprendendolo con regali inaspettati e piccole cose quotidiane che facevano sorridere il ragazzo e scaldare il cuore a Derek.

Erano diretti verso casa di Stiles, dove quest'ultimo si sarebbe cambiato e avrebbe salutato suo padre prima di andare da Derek per il resto della giornata. Stiles sorrideva felice guardando prima le rose e poi Derek a intervalli di trenta secondi, non essendo in grado di nascondere quello che provava in quel momento.

Riguardo al tour di Derek, avevano deciso di intraprenderlo insieme: Stiles aveva chiesto a Heather un periodo di pausa dal lavoro di due mesi e lei, dopo avergli chiesto il motivo e se davvero ne valeva la pena, aveva accettato, non tanto convinta dalle sue parole, quanto dallo sguardo che aveva quando parlava di quel famoso ragazzo che gli aveva rubato il cuore. Ormai mancavano solo due settimane alla partenza e Stiles non stava più nella pelle. 

I due ragazzi scesero dall’auto e, mentre Stiles andava in camera sua per cambiarsi, dopo aver messo le rose in un grande vaso, Derek rimase in compagnia dello sceriffo, il quale aveva trovato in Derek il compagno ideale per guardare le partite di baseball, mentre discutevano dei più svariati argomenti.

Stiles, dal canto suo, era rimasto completamente sbalordito da quella strana amicizia che intercorreva tra suo padre e il suo ragazzo, ma non si era opposto, felice che gli andasse finalmente a genio uno dei ragazzi con cui usciva: infatti, Dave non poteva entrare in casa Stilinski senza essere costantemente seguito dall’occhiataccia che lo sceriffo gli riservava.

Nel frattempo al piano di sopra, la battaglia tra Stiles e i suoi capelli infuriava feroce, mentre il ragazzo cercava di dargli una forma più o meno decente, senza però riuscirci. Sospirando affranto, scese le scale, trovando Derek e suo padre ad attenderlo in cucina.

- Papà noi andiamo, ci vediamo più tardi -
- Ciao ragazzi - li salutò lo sceriffo Stilinski.
- Buona serata sceriffo - disse educatamente Derek prima di richiudersi la porta alle spalle.

Mentre Stiles stava aprendo la portiera il suo cellulare squillò.

- Pronto? - rispose Derek. 

Stiles stava salendo sulla Camaro, quando sentì un tonfo dietro di sé.

- Oddio Derek! Cosa succede? - chiese Stiles allarmato, precipitandosi verso il suo ragazzo, che era caduto sulle ginocchia, completamente pietrificato, il telefono ancora attaccato all’orecchio.
- Non...Non è possibile - stava dicendo Derek con gli occhi sbarrati, i quali sembravano non mettere a fuoco quello che lo circondava - Ne sei certa? -
- Derek, ti prego dimmi cosa succede - continuava a dire Stiles, sempre più preoccupato.

Improvvisamente Derek chiuse la comunicazione e si alzò in piedi, con un’espressione indecifrabile in viso.

- Io...- disse con un filo di voce - diventerò padre -

 

 

***

 

Kate Argent si trovava all’hotel Lion, con un pancione di due mesi e un sorriso più che soddisfatto. Ormai le cose non potevano andare meglio: Derek sarebbe stato suo e quel dannato ragazzino con cui stava sarebbe sparito per sempre dalle loro vite.

Tutto andava secondo i piani.




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Angolo dell'autrice:
Lo so, lo so, sono una persona orribile: non aggiornare per due settimane e poi presentarsi con un capitolo così corto dovrebbe essere illegale.
Prometto che il prossimo sarà più lungo, anche perchè questo, tranne che per l'ultima parte, era un capitolo di passaggio.
Mi piacerebbe sapere che ne pensate, i vostri consigli o le vostre critiche.
Ringrazio Amayaa, Roby22 e deer malia
Un bacio a tutti :*

Enchanted_darkness

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Capitolo 16
*** Uragano Lydia! ***


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Erano seduti sul divano di Derek da più di mezz’ora, ma nessuno dei due osava parlare. La notizia della gravidanza di Kate era piovuta addosso a entrambi sconvolgendo completamente la loro vita, in particolare quella di Derek.

Non riusciva nemmeno a concepire come una cosa del genere potesse essere possibile e lo aveva chiesto a Kate, molte volte. Purtroppo lei aveva scoperto di essere incinta solo dopo che si erano lasciati, così gli aveva risposto la sua ex fidanzata, e ora la possibilità di diventare padre a ventisei anni lo stava spaventando a morte.

Come poteva essere padre se non sapeva nemmeno in che direzione stava andando la sua vita? Si stava buttando a capofitto nel suo sogno di diventare pianista, ma ora gli sembrava solo uno stupido capriccio. Ora aveva altre priorità e non avrebbe lasciato che quel bambino crescesse senza un padre, non poteva permettere che rivivesse quello che aveva passato lui, anche solo in parte.

Stiles, invece non riusciva a provare nulla, si sentiva completamente svuotato di una qualunque emozione e non sapeva cosa fare, non sapeva come comportarsi con Derek, vedendolo fissare il pavimento da almeno venti minuti.

Si sentiva il peggior egoista del mondo, ma era arrabbiato con Kate perché gli stava portando via il suo Derek, quel brontolone che gli aveva rubato il cuore in così poco tempo, quel ragazzo meraviglioso che aveva raccolto i cocci del suo cuore e aveva fatto da collante, diventando indispensabile per Stiles come nessuno era mai stato.

Non si sentiva pronto a lasciarlo andare, ma sapeva che sarebbe successo comunque: Derek non avrebbe mai abbandonato quel bambino, non dopo quello che lui stesso aveva passato, e anche se lo avrebbe rassicurato sulla loro relazione, Stiles si rendeva conto che non sarebbe durata. Quel bambino aveva bisogno di entrambi i genitori, avrebbe dovuto vivere in una famiglia normale, non con un padre che non era presente a causa sua.

Sapeva cosa fare, ma non riusciva a trovare il coraggio di dire quelle parole che avrebbero distrutto la sua felicità in modo irreparabile, quindi era rimasto in silenzio fino a quel momento, ma ora doveva fare quello che era necessario, sapeva cosa voleva dire vivere senza un genitore e, per il bene di tutti, Stiles doveva andarsene.

- Derek, non posso nemmeno immaginare la confusione che provi in questo momento, ma credo che sia meglio per tutti che io me ne vada - disse Stiles, avvolgendogli le mani con le proprie.
- Cosa stai dicendo? Perché dovrebbe essere la cosa migliore per tutti? - rispose Derek guardandolo con un’espressione confusa e ferita.
- Rifletti, quel bambino deve crescere in una famiglia con due genitori, una famiglia felice - continuò Stiles odiando ogni singola parola che usciva dalla sua bocca.
- Stiles, non puoi dire sul serio. Non potrei mai essere felice senza di te, lo sai - rispose Derek, con una tale semplicità da farlo quasi desistere, ma non poteva, non questa volta.
- Derek, entrambi sappiamo cosa significa perdere qualcuno e io non permetterò che un bambino innocente ne risenta per colpa del mio egoismo - disse Stiles, gli occhi già umidi per le lacrime che, lo sapeva, sarebbero scese di lì a poco.
- Ti prego, io ho bisogno di te, troveremo una soluzione - gli chiese Derek implorante.
- E quale, Derek? Che tu e Kate dovrete vedere vostro figlio a turno durante la settimana perché io non sono stato capace di lasciarti andare? Non si tratta di noi, Derek, si tratta di un bambino che potrebbe nascere con dei genitori separati. Ti rendi conto di quanto soffrirebbe? - disse Stiles con tono stanco, una lacrima che faceva capolino e silenziosamente gli rigava le guance.
- Ma...io...- cercò di protestare Derek con voce spezzata.
- Mi dispiace Derek, ma Kate e il bambino hanno bisogno di te, adesso. Io non posso permettere ai miei sentimenti di rovinare tutto - disse Stiles con le lacrime che gli solcavano il volto e si alzò, correndo verso la porta d’ingresso.

Aprire quella porta e richiuderla dietro di sé fu la cosa più difficile che Stiles avesse mai fatto, perché sapeva quanto Derek ne avrebbe sofferto, ma sapeva che non avrebbe mai potuto fare altro.

 

***

 

Heather aveva ricevuto due telefonate quel martedì mattina: una dal suo commesso, Stiles, che, tra i singhiozzi, la informava che non sarebbe andato al lavoro per quel giorno e che non avrebbe avuto bisogno di quei due mesi di ferie per il viaggio; la seconda dalla signorina Argent, che la informava che il matrimonio si sarebbe svolto come da programma e che voleva che il suo vestito fosse modificato a causa della sua gravidanza. 

Quando interruppe la comunicazione si rese conto di quello che era successo, ma sapeva di non poter fare nulla per Stiles, anche se avrebbe voluto davvero che il ragazzo fosse felice.

Heather non era una di quelle proprietarie spietate e insopportabili con il resto del personale, anzi, si affezionava molto a ognuno dei membri dello staff. Era stato così per Stiles, per Miranda e per Caroline, la sarta che si occupava delle modifiche agli abiti. Ognuno di loro era importante e tutti sapevano che potevano rivolgersi a lei per qualunque cosa.

Naturalmente sapeva di quanto Stiles amasse questo Derek di cui tanto parlava e si rendeva conto anche che la sua relazione era nata dopo la rottura del giovane Hale con Kate Argent, quindi aveva semplicemente fatto due più due. Tutto quello che poteva fare per lui era concedergli qualche giorno di ferie per riprendersi dalla rottura, ma sapeva che quando avrebbe ripreso a lavorare non sarebbe più stato lo stesso esuberante Stiles di sempre. Quella relazione lo aveva coinvolto molto profondamente, glielo si leggeva negli occhi ogni volta che nominava Derek, e Heather aveva la netta sensazione che non sarebbe stato semplice per lui andare avanti.

Sospirando, si diresse verso l’entrata del negozio, sentendo tintinnare il campanello che annunciava l’arrivo di un nuovo cliente e, con un grande sorriso si preparò ad accogliere la prossima futura sposa, ma quella che le si parò davanti non era affatto una sposa.

Una piccola, ma deliziosa chioma rosso fragola faceva il suo ingresso all’Atelier Marieé, ondeggiando delicatamente fino a raggiungere il bancone. La ragazza proprietaria della suddetta chioma aveva un’aria decisamente preoccupata, anche se non lo dava molto a vedere, picchiettando le unghie laccate di rosso sul legno del bancone con impazienza.

- Cosa posso fare per te, mia cara? - le chiese Heather, sinceramente incuriosita.
- Sto cercando Stiles Stilinski, sa dirmi dove posso trovarlo? - le chiese la ragazza.
- Purtroppo oggi non è venuto al lavoro, non si sentiva molto bene - rispose Heather.
- Capisco. Beh, la ringrazio e buona giornata - salutò la ragazza e, infilandosi gli occhiali da sole, uscì dal negozio lasciando dietro di sé una nuvola di profumo e l’eco dei tacchi delle sue Jimmy Choo.

 

***

 

- McCall apri quella dannata porta, si tratta di Stiles! - urlò Lydia Martin, suonando per l’ennesima volta il campanello.
- Cosa succede? - esclamò uno Scott parecchio assonnato e scorbutico, aprendo la porta quel tanto che bastava per mandare al diavolo quel piccolo e despotico demone.
- Succede che Stiles non risponde al telefono da ieri e oggi non è andato al lavoro. Credo che sia successo qualcosa -
- Sinceramente Lydia, mi commuove che tu abbia improvvisamente capito di avere un cuore che batte sotto tutti quegli strati di cinismo e battute sarcastiche, ma non credi che Stiles possa semplicemente aver preso un giorno di ferie per stare con Derek? -
- Prima di tutto io non sono cinica - al che il suo interlocutore alzò teatralmente gli occhi al cielo - e poi - continuò la ragazza, scegliendo di ignorarlo - ho sentito che il matrimonio tra Derek e Kate si farà -
- Che cosa? Ma com’è possibile? -
- Non ne ho idea, ma credo che Stiles abbia bisogno di noi ora, quindi sbrigati o rischiamo che tenti il suicidio cercando di annegarsi in un secchio di budino alla vaniglia, di nuovo -
- Volo! - esclamò Scott correndo al piano di sopra per vestirsi il più velocemente possibile, cercando di scacciare dalla mente il ricordo di Stiles che piangeva davanti ai resti di quello che doveva essere un tentativo di porre fine alla sua vita, ma che era risultato essere un appiccicosa poltiglia.

 

Dieci minuti dopo i due amici erano in macchina, diretti verso casa Stilinski e Scott stava sorseggiando un doppio caffè che aveva a malapena avuto il tempo di ordinare al bar all’angolo, prima che l’amica lo trascinasse fino all’auto.

- Si può sapere come mai sei tornata? Non mi dirai che è stato solo per Stiles, perché per quanto tu gli voglia bene non credo che salteresti deliberatamente le lezioni -
- Sono iniziate le vacanze estive e quindi non ho lezioni fino a metà settembre. In realtà sono iniziate a fine luglio, ma ho trascorso due piacevolissime settimane di vacanza in Europa. Comunque, per quanto sia seccante, voglio bene a Stiles e non sono ancora sicura di aver fatto bene a evitare di parlagli della faccenda di Kate e Dave -
- Beh, ormai era una storia vecchia e sarebbe stato solo crudele riaprire la ferita -
- Non è solo questo. Forse se gliel’avessi detto prima, ora Derek non avrebbe cambiato idea confermando la data del matrimonio -
- Ma tu come hai fatto a sapere tutto questo? No, aspetta, so già la risposta: hai i tuoi informatori, vero? -
- Già - rispose la ragazza - ma ora pensiamo a Stiles: dobbiamo dirglielo -
- Hai ragione, non possiamo tenerglielo ancora nascosto, non dopo quello che è successo - rispose Scott mentre Lydia parcheggiava nel vialetto di casa Stilinski.




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Angolo dell'autrice:
Mi sa che ormai dovrete rassegnarvi ragazzi: non ce la farò mai ad aggiornare in tempo! 
Comunque sono molto curiosa di sapere che ne pensate di questo capitolo, dato che non è stato per niente semolice da scrivere. Naturalmente sapevate che le cose non potevano essere tutte rose e fiori, soprattutto ora che Kate è tornata, ma forse non è ancora detta l'ultima parola...Lydia e Scott dovranno aiutare il povero Stiles a riprendersi, ma soprattutto...gli diranno finalmente della relazione tra Kate e Dave?
Aspetto con ansia i vostri commenti!
Nel frattempo ringrazio Lady_Hope_la_stronza, cecix, iaia_zanny, Roby22, Boa Hancock e darth_harley per aver recensito lo scorso capitolo e grazie a coloro che inseriscono questa storia tra le seguite/preferite/ricordate.
Un bacione e alla prossima :*

Enchanted_darkness

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Capitolo 17
*** I veri amici si vedono nel momento del bisogno! ***


 

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Lydia e Scott osservavano il loro amico completamente inerme sul divano e non capivano come una persona potesse ridursi in quello stato: Stiles aveva i vestiti di due giorni prima e, a giudicare dall’aspetto e dall’odore, era evidente che il loro amico non si faceva una doccia da un po’. A quanto pareva, Stiles aveva trascorso gli ultimi due giorni a letto, approfittando del fatto che suo padre non c’era per via di un caso che lo teneva molto impegnato, e avrebbe tranquillamente continuato ad autodistruggersi se Lydia e Scott non lo avessero portato in salotto di peso.

- Stiles, ti prego, devi dirci qualcosa. Almeno raccontaci cos’è successo! - lo implorò Lydia sedendosi accanto a lui e posandogli una mano sulla spalla.
- Andiamo, amico, non puoi evitare di parlarci in eterno! Vuoi del gelato? So che non dovrei permettertelo quando sei in queste condizioni, ma francamente non so più cosa fare - disse Scott guardandolo, ma Stiles non accennava a fare quanto suggerito, non alzò nemmeno la testa, non dando segno di aver capito.

Lydia e Scott si scambiarono un’occhiata eloquente e, dopo qualche secondo, la ragazza esclamò: - Molto bene, vorrà dire che andremo da Derek per farci raccontare quello che è successo, magari lui ci dirà qualcosa -

- NO! - urlò Stiles con voce roca, dato che non parlava da due giorni. Afferrò la camicetta di Lydia con tanta forza, che la ragazza temette volesse strapparla e - disse: - Non provate nemmeno a pensarci. Non dovete parlare con lui -
- Perché? - chiese Scott sedendosi accanto all’amico e posandogli la mano sulla spalla.
- Perché...lui...- non riuscì a terminare la frase perché scoppiò in un pianto a dirotto.

Solo un’ora dopo i due amici riuscirono a farsi dire per filo e per segno tutta la faccenda, ma nessuno dei due sapeva cosa dire o fare per consolarlo.

Stiles aveva pianto ininterrottamente durante tutto il racconto e ormai, completamente privo di forze, si era addormentato tra i soffici cuscini del divano, mentre Lydia e Scott, esterrefatti, discutevano su quanto avevano appreso.

- Non è possibile che il bambino sia di Derek, sarà sicuramente di Dave - disse Scott sotto voce, cercando di non svegliare l’amico.
- Non ne siamo sicuri, potrebbe essere davvero suo - rispose Lydia.
- Ma cosa dici? Non crederai davvero che quella traditrice abbia detto la verità, mossa da un’improvviso affetto materno! -
- Ma certo che no! Solo che non credo che sarebbe saggio dare a Stiles false speranze, non se Kate stesse dicendo la verità. Non credi abbia già sofferto abbastanza? -
- Sì, hai ragione, ma non possiamo starcene con le mani in mano! -
- Mi sembra ovvio! Ora ascoltami: portiamo Stiles a letto e poi io e te facciamo una bella visita al caro Dave. Bisogna far luce su questa storia! - disse la ragazza alzandosi in piedi ed esortando l’amico a fare altrettanto.

Dopo aver portato Stiles di sopra e avergli rimboccato le coperte, i due ragazzi uscirono da casa Stilinski, decisi più che mai a scoprire la verità.

 

***

 

Derek camminava avanti e indietro da più di un’ora ormai. Mancava un giorno alle nozze e non aveva più sentito o visto Stiles da quando se n’era andato in lacrime da casa sua. Non riusciva a sopportare l’idea di averlo ferito e aveva provato a contattarlo più volte negli ultimi giorni, ma senza successo: il ragazzo non rispondeva alle chiamate e sapeva che se fosse andato a casa sua si sarebbe trovato davanti a una porta chiusa.

Aveva pensato di chiamare Lydia o Scott per sapere come stava, ma non era nemmeno stato capace di comporre il numero: sapeva che lo avrebbero insultato, gli avrebbero urlato contro tutto il loro rancore, ma non era quello a spaventarlo, no. Era l’idea che potessero dirgli che Stiles lo aveva dimenticato, che era andato avanti con la sua vita perché si era reso conto che Derek non sarebbe più stato suo.

Quello che Stiles non sapeva, però, era che Derek non avrebbe mai concesso il suo amore a nessun altro, nessuno sarebbe mai stato all’altezza di quel ragazzino che lo aveva fatto innamorare così perdutamente da aver seriamente preso in considerazione l’idea di lasciare Kate e il bambino per stare con lui. Purtroppo però, doveva ammettere che Stiles aveva ragione: non poteva permettere che una creatura innocente crescesse senza un padre.

Avrebbe sposato Kate, si sarebbe preso cura di quel bambino, questo sì, ma non avrebbe mai più dimenticato il ragazzo che amava.

Con questo peso nel cuore, Derek aiutava la sua fidanzata negli ultimi preparativi, mentre Kate, felice come un bimbo a natale, andava da un negozio all’altro, assicurandosi che fosse tutto pronto: i fiori, la torta, le decorazioni, la musica, l’abito e tutto il resto.

 

Nessuno in città era più felice di lei in quei giorni: avrebbe sposato Derek, assicurando a lei e a suo figlio il futuro grazie alla fortuna della famiglia Hale, avrebbe avuto il suo bel matrimonio in grande stile e sarebbe andata alle Maldive in luna di miele. Non avrebbe mai potuto sperare di meglio!

Si era anche assicurata che il ragazzino ricevesse l’invito, tanto per rendere chiaro il concetto, sapendo che non si sarebbe presentato.

Quell’idiota di Dave le aveva promesso che sarebbe stato fuori città per un po’, per non destare sospetti, dato che temeva che qualcuno all’hotel avesse potuto vederli insieme, ma naturalmente era solo una precauzione perché era certa di essere stata più che discreta.

Naturalmente, aveva dovuto promettergli una certa somma perché non andasse in giro a sbandierare la verità, ma avendo già praticamente la fede al dito, non ci aveva pensato due volte e aveva firmato un assegno da cinquantamila dollari. Certo, erano una grossa somma, ma non era niente per la futura signora Hale.

Quella sera avrebbero dovuto incontrare i parenti di Derek e Kate sapeva che Peter e Laura Hale non la sopportavano, ma si sarebbero tolti quella smorfia di disappunto dalla faccia alla notizia della sua gravidanza, cosa di cui Derek non li aveva ancora informati, forse per fare loro una sorpresa, o forse solo per paura, pensò Kate.

Ad ogni modo, non appena rientrarono in appartamento, corse a prepararsi per la serata, soddisfatta e felice dell’inaspettata piega che avevano preso gli eventi.

 

***

 

Di tutte le sensazioni che Laura Hale avrebbe potuto provare in quel momento, il disappunto ebbe decisamente la meglio. 

La settimana precedente aveva ricevuto la partecipazione a quelle nozze che sapeva essere state annullate, tuttavia ogni tentativo di contattare Derek era stato inutile, dal momento che sembrava irraggiungibile, e per irraggiungibile naturalmente si intendeva che la stava evitando.

Suo zio Peter era praticamente fuori di sé da quando aveva saputo che Derek aveva lasciato Stiles, quel ragazzino così tremendamente perfetto per suo nipote. Faceva quasi male vederli insieme e Peter non avrebbe mai potuto sperare di meglio per Derek, soprattutto dopo Kate. Ovviamente non avevano ricevuto nessuna spiegazione riguardo al matrimonio e sia Peter che Laura speravano di avere un chiarimento in proposito durante la cena.

Non appena giunsero in aeroporto trovarono Derek ad attenderli con un grande sorriso sulle labbra.

- Dimmi cosa stai nascondendo -
- E ciao anche a te Laura! Sì, sono molto felice di vederti, Kate sta bene, grazie e tu come stai? - disse Derek ironico.
- Smettila Derek, come hai potuto non dirci niente? Ti rendi conto che non ci hai parlato da quando abbiamo scoperto del matrimonio? - rispose la ragazza -guardandolo dritto negli occhi.
- Laura, tesoro, non credi che sarebbe meglio aspettare la cena per mettere Derek sulla graticola? - chiese Peter, mentre prendeva il proprio bagaglio e quello della nipote per dirigersi verso l’uscita dell’aeroporto.
- Ti ringrazio, Peter - rispose Derek con un’occhiata raggelante diretta alla sorella.
- Naturalmente sai di non potertela cavare così, non è vero? -
- Oh ma insomma! - rispose Derek esasperato e li precedette per raggiungere la Camaro nera parcheggiata poco distante.

La piccola comitiva degli Hale raggiunse presto l’hotel dove Laura e Peter avrebbero alloggiato fino a dopo il matrimonio. Derek non li seguì, ricordandogli l’orario e il luogo della cena e, soprattutto, raccomandandosi di non fare scenate di nessun tipo.

Sapeva che Peter e Laura sapevano essere molto diretti, a volte anche troppo, e non voleva intensificare quella tensione che si era creata tra Kate e la sua famiglia in quegli anni, perciò sperò davvero che gli avrebbero dato ascolto, almeno quella volta.





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*sbuca timidamente da un angolino*
Ehm, lo so che ormai mi stavate già dando per dispersa e che molti di voi avranno anche perso interesse nel seguire questa storia, quindi ci tengo a scusarmi moltissimo con tutti voi per questi mesi di silenzio. Spero mi perdonerete sapendo che mancano due o tre capitoli alla fine di questa storia (che ho assolutamente intenzione di finire) e che li pubblicherò appena possibile, dato che a febbraio inizierà il periodo degli esami.
Detto questo, spero che questo capitolo vi piaccia e vi prometto che il prossimo sarà  molto interessante, dato che ci sarà la cena con gli Hale e la visitina di Lydia e Scott a Dave.
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente: darth_harley, francescaespen, iaia_zanny e Expensive_Earthquake e coloro che continuano, nonostante tutto, a seguire/preferire/ricordare la storia.
Vi mando un grande abbraccio!

Enchanted_darkness

 

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Capitolo 18
*** Questo matrimonio non s'ha da fare! ***


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- Buonasera, signori, cosa volete ordinare? - chiese il cameriere.
- La testa di mia cognata al forno con patate e un’insalata per contorno, si può? - rispose Laura ridacchiando.
- Molto simpatica, davvero - replicò Kate fulminandola con un’occhiata - io prendo il branzino - disse poi, restituendo il menù al cameriere.
- Vi prego, aspettiamo almeno il dolce prima di ringhiarci contro - disse Peter bonario - per me il salmone, Laura? -
- Anche io prendo il salmone - rispose la ragazza.
- Io prendo la sogliola - disse Derek, liberando il primo bottone della camicia dall’asola.

Erano in quel ristorante da soli cinque minuti e Kate e Laura non avevano fatto altro che guardarsi come due lupi prima di sbranarsi a vicenda. Peter aveva completamente ignorato la sua fidanzata e si era seduto accanto alla nipote, osservando il litigio e ridacchiando a qualche battuta pungente di Laura.

La cena trascorse molto lentamente, ma fu alla fine che Derek temette di vedere Kate esplodere letteralmente.

- Allora dimmi, Derek - disse inaspettatamente Peter - che fine ha fatto quell’adorabile ragazzo che ci hai presentato qualche mese fa? -
- Ah, giusto! Come sta Stiles? - rincarò la dose Laura.
- Non è il momento di parlarne - rispose Derek, incupendosi.
- Peccato, perché mi sembrava di averlo visto oggi pomeriggio - 
- Oggi? Dove? - chiese Derek, scattando quasi sull’attenti.

Al che Kate lo guardò indignata e, gettando con un gesto scocciato il tovagliolo sul tavolo, si alzò per dirigersi verso l’uscita.

- No, Kate, aspetta! - la chiamò Derek, ma con poco entusiasmo.
- Lasciala perdere, Der - disse Laura sbuffando.
- Non potevate almeno fingere di essere gentili? -
- Tu stai chiedendo a noi di essere gentili? Derek ti rendi conto di quello che sta facendo quella donna? Lei non ti ama nemmeno un po’ ed è chiaro come il sole che nemmeno tu la ami. Quindi spiegami per quale assurdo motivo la vuoi sposare -
- Perché è incinta - disse Derek, facendo ammutolire entrambi - Non posso lasciare che quel bambino cresca senza un padre, non sarebbe giusto -
- E ti sembra giusto che cresca in un ambiente familiare nel quale i suoi genitori non si amano nemmeno quel tanto che basta da sorridersi una volta ogni tanto? - lo rimproverò Laura dopo essersi ripresa dallo shock - Come puoi pensare che possa crescere felicemente se nessuno di voi due gli potrà insegnare cosa vuol dire? Derek, non puoi sposarla solo perché non vuoi che il bambino viva con i genitori separati, non è giusto -
- Laura non potrei sopportare di vedere mio figlio continuamente sballottato da una casa all’altra per tre giorni alla settimana. Non importa quale prezzo dovrò pagare -
- Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Passerai la vita con una donna che non ami e che non metterà mai la tua felicità davanti alla sua! Se non sei felice tu, come speri potrà esserlo tuo figlio, dato che sarai il suo esempio? - lo rimproverò Peter.
- Ero felice con lei, forse potrei esserlo di nuovo e poi è mio figlio, è mio dovere -
- Non ci credi nemmeno tu - disse Laura con una nota triste nella voce - Anni fa lei c’era per te, questo è vero, ma quanto è durata? Un paio di mesi? Poi hai visto com’era veramente e non hai fatto niente, Derek. L’unica persona che è riuscita a farti capire quanto stessi male per colpa sua è stato Stiles -
- Lo so, Laura, ma Stiles non c’è ora -
- Lo hai lasciato non appena hai saputo del bambino, non è vero? -
- No, non è così. Stiles si è reso conto della situazione e ha preferito andarsene per non mettermi davanti alla decisione di scegliere tra lui o mio figlio -
- Spero che tu stia scherzando - disse Peter indignato.
- E’ così, mi ha detto che non voleva che fosse costretto a crescere con dei genitori separati a causa sua. Io avevo bisogno di lui, ma Kate aveva bisogno di me, perciò ha scelto al posto mio - concluse Derek, prendendosi il volto fra le mani.
- Questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito. Non puoi avergli permesso di scegliere al posto tuo, non quando c’è di mezzo la vostra felicità -
- Laura ha ragione, Derek. Non puoi lasciare che esca dalla tua vita senza lottare, non per colpa di Kate - disse Peter posandogli una mano sulla spalla.
- Vi state dimenticando due cose: il matrimonio è domani e Kate aspetta un bambino, mio figlio - continuò Derek, sempre più demoralizzato.
- Senti, fratellino, questo è uno di quei momenti in cui devi scegliere e la decisione che prenderai cambierà tutto. Quindi tira fuori gli attributi e scegli se stare con Kate o con Stiles: non puoi continuare a deprimerti perché non hai lottato per quello che volevi quando ne hai avuto la possibilità - esclamò Laura guardandolo negli occhi con risolutezza.
- Sei un Hale, dopotutto - la appoggiò Peter - e come tale devi prendere in mano la tua vita e andare avanti, in qualunque direzione sceglierai, ma ricorda che una volta presa non potrai cambiare idea -
- Io...credo di aver bisogno di tempo - rispose Derek alzandosi e, dopo averli salutati frettolosamente con un cenno della mano, si voltò per uscire dal ristorante.
- Lo sai che prenderà la decisione giusta - disse Peter, mentre chiamava il cameriere per farsi portare il conto.
- Lo so, ma a volte è così cieco da non vedere la realtà quando ce l’ha davanti - rispose Laura continuando a guardare la porta del locale, come se suo fratello potesse rientrare da un momento all’altro, colto da un’improvvisa epifania.
- Parli di Stiles? - le chiese lo zio.
- Già. Hai visto come ha reagito quando lo hai nominato? Aveva gli occhi che brillavano. Dimmi quello che vuoi, ma è evidente che è innamorato perso di quel ragazzino chiacchierone -
- Non so, magari sta solo attraversando una fase...anche a me è successo -
- Ma davvero? - chiese Laura incuriosita.
- Sì, mia cara, e non è ancora finita - disse Peter ridacchiando.

La risata fragorosa di Laura riempì la sala, facendo voltare alcuni commensali curiosi, i quali si chiesero chi fosse tanto maleducato da comportarsi così in un luogo pubblico.

- Ci farai cacciare lo sai? - la rimproverò scherzosamente Peter.
- Come se fosse la prima volta, signor Conosco-tutti-al-commissariato - 
- Beh, le mie gesta sono conosciute in ogni centrale di polizia di New York, dovresti essere fiera di tuo zio. E ora andiamo, prima che il cameriere mi lasci il suo numero per la terza volta stasera -

 

***

- Lydia, io capisco che tu non voglia rivelare le fonti delle tue informazioni, ma devo dirti che trovo un tantino inquietante che tu sappia dove abita Dave - disse Scott con un accenno di nervosismo nella voce, mentre scendeva dall’auto dell’amica.
- Zitto, McCall - replicò la ragazza, ignorando completamente il commento precedente.

Era ormai il giorno delle nozze e i due ragazzi avevano deciso di fare luce su chi fosse davvero il padre del bambino di Kate Argent, per questo motivo avevano preso la macchina di Lydia e si erano diretti di buon’ora verso la periferia di Beacon Hills, dove abitava Dave. Stiles non sapeva nulla del loro piano e Lydia sapeva che era meglio così: se il bambino era davvero di Derek lo avrebbe soltanto ferito di più.

Trovandosi di fronte al cancello di ferro battuto del palazzo di Dave, si resero conto che quasi certamente non sarebbero stati i benvenuti, ma naturalmente Lydia Martin aveva un piano.

- Ora ascoltami bene, Scott, qui entri in gioco tu: dovrai suonare il campanello e, quando Dave risponderà al citofono, dirai che sei il postino e che hai un pacco urgente da recapitare -
- Cosa? Ma sei impazzita? Non mi crederà mai! E poi lui riconosce perfettamente la mia voce -
- Beh, puoi imitare un accento messicano, no? Vedrai che non si accorgerà di nulla -
- Io ne dubito...-
- Fai quello che ti dico e fidati -
- D’accordo, d’accordo...- rispose Scott e si avvicinò al citofono. Dopo aver suonato il campanello con la targhetta “McAdams”, attese. Dopo qualche secondo la voce di Dave risuonò attraverso il piccolo altoparlante.
- Chi è? -
- Ehm, salve, lei è il signor David McAdams? - chiese Scott cercando di sembrare credibile e allo stesso tempo abbassando il tono della voce, per non farsi riconoscere.
- Sì, sono io, chi è? - chiese Dave.
- Ho un pacco urgente per lei, deve firmare - mentì Scott.
- Oh, d’accordo, le apro. Quinto piano - disse l’altro chiudendo la comunicazione.

Subito dopo i due ragazzi sentirono il rumore del cancellato che si apriva e si introdussero nell’edificio.

- Come sapevi che avrebbe funzionato? E perché proprio l’accento messicano? -
- È la prima cosa che mi è venuta in mente - rispose Lydia, con noncuranza. 

Scott fece del suo meglio per non ribattere e si limitò a lanciarle un’occhiataccia, mentre la seguiva nell’ampio ingresso del palazzo. Si diressero verso l’ascensore e premettero il pulsante del quinto piano.

- Cosa facciamo ora? Dave ci sbatterà la porta in faccia -
- No, non lo farà -
- Invece sì, te lo dico io. Non appena vedrà chi siamo ci manderà al diavolo -
- Ascolta, McCall, non ho fatto tutta questa strada per fermarmi davanti a una porta chiusa e poi si tratta di Stiles. Lui non farebbe lo stesso per noi? -
- Sì, ma non possiamo certo obbligarlo a farci entrare -
- Questo lo vedremo - replicò Lydia mentre si aprivano le porte dell’ascensore. 

Dopo aver trovato la porta di Dave, bussarono con decisione e attesero che il ragazzo aprisse.

Dopo qualche secondo il viso dell’ex ragazzo di Stiles fece capolino, ma non appena vide chi erano le persone che lo attendevano fuori dalla porta fece per chiuderla con violenza. Purtroppo non aveva calcolato che la Jimmy Choo di Lydia potesse “accidentalmente” incastrarsi, bloccando la chiusura.

- Togli quel piede da lì, Martin -
- Non ci penso neanche McAdams e ti dirò una cosa: ora tu ci fai entrare e ascolti quello che abbiamo da dire, oppure alcune foto scattate davanti a un certo Hotel di Beacon Hills finiranno in rete. Sarebbe un peccato, non trovi? -

Lo sguardo che Dave rivolse a Lydia a seguito di quell’affermazione fu di puro odio, ma fece quanto gli era stato chiesto e si fece da parte per farli entrare.

Un volta che li ebbe fatti accomodare in salotto, si sedette su una poltrona, aspettando che uno dei due gli spiegasse il motivo di quell’inattesa e sgradita visita.

- Immagino tu sappia che oggi Kate e Derek si sposeranno - disse Lydia senza tanti preamboli.
- Sì, certo - rispose Dave con rabbia, ma la sua voce celava un accenno di malinconia.
- E tu sai che Kate è incinta? - 
- Sì, lo so - rispose Dave.
- Bene, ora vorrei sapere una cosa fondamentale: il bambino è tuo o di Derek? -
- Di Derek - rispose il ragazzo.
- Stai dicendo la verità? - chiese Lydia, guardandolo con sospetto.
- È ovvio che sta mentendo! - esclamò Scott.
- Io non sto mentendo! - ribatte Dave - Io...non sono il padre del bambino - disse, ma non dovette sembrare molto convincente perché Lydia lo mise di fronte alla realtà.
- Ascolta, Dave, io so che ormai non ti importa nulla di Stiles, ma ti rendi conto che se stai mentendo rovinerai la vita a lui, a Derek e al bambino? Derek e Stiles soffriranno perché non possono stare insieme e il bambino vivrà con dei genitori che non si amano e lontano dal suo vero padre -

Dave sembrò avere un ripensamento, perché la sua espressione vacillò, ma non disse nulla.

- Dave, perché stai difendendo Kate? - chiese improvvisamente Scott.
- Perché...Io...-
- Sei innamorato di lei, non è vero? - chiese Lydia.
- Sì, è così. Non posso tradirla, non posso farlo -
- Dave, non si tratta solo di lei, si tratta di vostro figlio. Non vuoi che sia felice? -
- Sì, naturalmente, ma Kate...- iniziò a dire, ma si fermò.
- Cosa ti ha chiesto di fare? - 
- Lei, mi ha detto che, se avesse sposato Derek, avrebbe avuto il denaro necessario perché nostro figlio crescesse felice, sarebbe andato nelle migliori scuole e avrebbe avuto tutto quello che desiderava. Tutto quello che io non potrò mai dargli - concluse Dave, mentre una lacrima scendeva lentamente lungo la guancia.
- Cosa? Quindi lei sposerà Derek solo per i soldi? -
- Sì, è così -
- Ma perché non le hai impedito di farlo? Così tuo figlio non saprà mai chi è suo padre - gli chiese Scott.
- Lo so, ma mi ha assicurato che avrei potuto vederlo una volta al mese, nel fine settimana - 
- Dave, non puoi lasciare che lo faccia. Non ha il diritto di portartelo via, è pur sempre tuo figlio. Io posso capire che tu voglia dargli il futuro migliore possibile, ma non sarà mai felice se non farai parte della sua vita -
- Io...credo che tu abbia ragione...Ma cosa posso fare ora? È troppo tardi ormai...il matrimonio è fra un’ora -

Lydia afferrò il polso di Scott e lo girò in modo da vedere l’orologio.

- Ahi! Ma sei impazzita? - esclamò il ragazzo.
- Muoviti, Scott, dobbiamo andare da Stiles. Dobbiamo impedire che questo matrimonio abbia luogo - decretò Lydia alzandosi in piedi di scatto - Dave, ora ascoltami, noi manderemo a monte questo matrimonio, ma a Kate dovrai pensarci tu: devi farla ragionare -
- Sì...Hai ragione, ci penso io - disse Dave con una nuova sicurezza e seguì Lydia e Scott fuori dal palazzo - Io vado verso la chiesa, voi recuperate Stiles, abbiamo poco tempo - 





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Angolo dell'autrice: 
Caio a tutti! Finalmente il periodo degli esami è finito e ho trovato il tempo di scrivere quello che sarà il penultimo capitolo di questa storia. 
Ormai siamo agli sgoccioli e il tempo per fermare il matrimonio è poco...Ce la faranno Lydia e Scott a raggiungere Stiles in tempo? E Derek cosa dirà quando scoprirà la verità?
Ringrazio Amayaa, mrchino e francescaespen per aver recensito lo scorso capitolo e, come sempre, ringrazio coloro che continuano a seguire/preferire/ricordare la storia.
Un bacio a tutti :*

Enchanted_darkness

 

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Capitolo 19
*** Insieme! ***


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Ore 9.00

Lydia e Scott sfrecciavano lungo le strade di Beacon Hills, incuranti dei segnali stradali che imponevano loro di fermarsi, o del semplice fatto che se un qualunque agente di polizia fosse stato nei paraggi li avrebbe fermati immediatamente per eccesso di velocità. Non avevano un solo minuto da perdere, avevano solo un’ora per dire a Stiles la verità, convincerlo a mettersi qualcosa addosso e precipitarsi in chiesa per fermare quel dannato matrimonio.

 

***

 

Derek camminava avanti e indietro per il corridoio di casa sua, si era appena messo lo smoking e stringeva in mano le promesse che Kate aveva scritto, ma per qualche motivo ogni fibra del suo corpo gli stava urlando di fermarsi, di non sposarla, di tornare da Stiles e implorare il suo perdono. C’era tuttavia quella dannatissima parte razionale del suo cervello che continuava a ripetergli che non poteva farlo, non poteva mandare tutto all’aria quando suo figlio aveva bisogno di lui.

 

Ore 9.10

Stiles stava seduto sul letto, il cuscino stretto al petto come se potesse proteggerlo da tutto il dolore che stava provando e che, malgrado tutti i suoi sforzi, avrebbe continuato a provare per almeno una settimana. Era arrivato IL giorno, quel maledetto, odiosissimo giorno in cui le sue speranze e i suoi sogni si frantumavano. Derek avrebbe sposato Kate e avrebbero vissuto felici e contenti, mentre lui avrebbe visto quella felicità solo da lontano, troppo spaventato per cercare un qualunque rapporto, fosse stato anche di amicizia, con quello che, ormai lo sapeva, era l’uomo che amava.

All’improvviso sentì un suono prolungato che veniva dal piano di sotto e decise che mai e poi mai sarebbe andato ad aprire alla porta. Tuttavia non avrebbe mai immaginato che Scott usasse il loro metodo segreto di quando erano bambini per entrare dalla sua finestra di nascosto, come quelle volte in cui suo padre non voleva farlo uscire per giocare con lui perché doveva ancora finire i compiti. In men che non si dica il suo migliore amico entrò dalla finestra della sua stanza e, senza dire una sola parola, andò al piano di sotto ad aprire la porta a quella che poi scoprì essere Lydia.

- Cosa volete? Non mi va di uscire, né di parlare con nessuno - mugugnò Stiles, ancora rannicchiato su sé stesso e con la voce roca.
- No, ora tu ci ascolti, perché è una questione della massima importanza - gli disse Lydia afferrandolo per le spalle e costringendolo ad ascoltare ogni sua parola. 

 

***

 

Va bene, niente panico, non doveva fare altro che andare verso la chiesa, pronunciare quei dannati voti e tutto sarebbe finito, avrebbe sposato Kate e avrebbe cresciuto quel bambino. Ma non ci riusciva. Derek non era pronto a diventare padre, si sentiva un verme a pensarlo, ma non voleva che quel bambino venisse al mondo, perché avrebbe significato un legame indissolubile con una donna che non amava e un divario enorme con il ragazzo che ormai era diventato il motivo della sua felicità.

Nonostante questi dubbi che lo tormentavano, si disse che non poteva rimanere ancora lì a fare avanti e indietro, così prese le chiavi della macchina ed entrò nell’ascensore.

 

Ore 9.20 

Dopo aver ascoltato tutta la storia Stiles era furioso, era pervaso da una rabbia talmente incontrollabile da fargli tremare le mani.

- Io la ammazzo. IO LA UCCIDO KATE! E Dave con lei! - stava urlando Stiles in preda alla furia.
- Stiles...- cominciò Lydia.
- Non osare dirmi di calmarmi - esclamò il ragazzo.
- Non era quello che volevo dire, Stiles. Dobbiamo andare, devi fermare questo matrimonio, devi dire a Derek la verità - continuò l’amica.
- Hai ragione, andiamo - 
- Ma non ti cambi? Amico, sei in pigiama - suggerì Scott.
- Non c’è tempo! Scott metti in moto, SUBITO! -
- Volo! - rispose l’interpellato precipitandosi al piano di sotto.
- Vedrai che non è troppo tardi - lo rassicurò Lydia.
- Lo spero davvero Lydia, o non potrò mai perdonarmelo. Come ho potuto abbandonarlo così? -

***

 

Derek sapeva di dover mettere in moto la macchina, era già in ritardo. Il matrimonio era alle dieci e lui avrebbe dovuto essere lì alle nove per controllare che tutto fosse pronto, per accogliere gli invitati, per aspettare la sua futura moglie. Ma non poteva. Non senza avergli detto addio.

Mise in moto la Camaro e sfrecciò verso la strada che lo portava davanti alla casa dello sceriffo.

 

Ore 9.30

- Scott, non puoi andare più veloce? - chiese Stiles per l’ennesima volta.
- Lo sai che non posso, è pieno di agenti in centro a quest’ora, soprattutto visto il traffico che ci sarà per via degli invitati che arriveranno per il matrimonio e se mi fermano non arriverai più alla chiesa -

Stiles fece una smorfia  di disappunto e continuò a muoversi irrequieto sul sedile. Aveva appena scoperto che Derek stava per sposare Kate, che diceva di essere incinta di suo figlio, ma non era affatto così. Kate e Dave avevano una relazione e il bambino non era di Derek, bensì del suo caro ex ragazzo. Doveva ammettere che la cosa lo confondeva parecchio, oltre che metterlo incredibilmente a disagio. Certo, sapeva che Dave era bisessuale, ma non si sarebbe mai aspettato che si sarebbe innamorato di Kate. Ad ogni modo Stiles era assolutamente terrorizzato. E se non fosse arrivato in tempo? E se il matrimonio fosse già iniziato? E se fosse troppo tardi?

 

***

 

Derek si fermò di fronte alla casa di Stiles. Sapeva che lo sceriffo non c’era e sperava che Stiles non avesse deciso di uscire proprio quella mattina.

Si diresse lungo il vialetto e si fermò di fronte alla porta. Rimase qualche secondo immobile, ma poi si decise a suonare il campanello. Non sapeva per quanto fosse rimasto fermo ad aspettare che un qualunque rumore proveniente dall’interno gli rivelasse che Stiles era in casa, che stava per aprire la porta e farlo entrare. 

Dopo qualche minuto si rese conto che era stata una pessima idea, ma doveva almeno tentare, non poteva sposarsi sapendo che non lo avrebbe più visto, che non avrebbe più voluto saperne di lui. Nella mente di Derek iniziò a farsi strada un senso di panico che gli impediva di fare un solo passo verso la macchina. Era completamente bloccato: da un lato Kate, suo figlio e la vita che avrebbe avuto più senso scegliere, dall’altro Stiles. In quel momento, a soli trenta minuti dal matrimonio, Derek si decise a compiere quella scelta che avrebbe cambiato la sua vita. Non poteva sposare Kate, solo ora se ne rendeva conto.

 

Ore 9.40

Scott parcheggiò a qualche metro dall’entrata della chiesa e Stiles non aspettò nemmeno che l’amico spegnesse i motori o che fermasse la macchina, ma si precipitò fuori dalla vettura, inciampando, e corse a perdifiato verso l’ingresso, con le lacrime che gli solcavano il viso per il timore che fosse troppo tardi. 

Non appena entrò si rese conto che non c’era nessuno, i pochi invitati presenti dovevano ancora prendere posto e lo sposo non c’era ancora.

In preda al panico, temette di aver sbagliato chiesa e chiese informazioni a un’anziana coppia che si era accomodata tra gli ultimi banchi, ma lo rassicurarono che quello era il posto giusto. Incurante degli sguardi che i presenti gli rivolgevano, forse per il pigiama, forse per l’aria sconvolta, si diresse verso l’oratorio, esattamente dietro la chiesa, dove si trovavano le stanze che solitamente occupavano gli sposi, mentre si preparavano. Erano situate in due corridoi diversi, in modo da impedire che i due futuri coniugi si vedessero prima del matrimonio, come da tradizione.

Dato il suo lavoro, Stiles sapeva perfettamente dove si trovavano entrambe, perciò si diresse immediatamente verso quella che sapeva ospitare lo sposo.

 

***

 

Era quasi arrivato davanti alla chiesa e vide gli invitati che iniziavano ad arrivare e prendere posto. Scese dalla macchina e si diresse a passo svelto verso l’ingresso.

Ormai aveva preso una decisione: avrebbe detto a Kate che non poteva sposarla, non poteva fare questo a se stesso e a Stiles, ma soprattutto non sarebbe mai stato un buon padre se non avesse insegnato a suo figlio a fare le scelte che pensava essere giuste.

 

***

 

- No, Dave, non mi interessa quello che provi tu. Io sposerò Derek e se vuoi vedere ancora tuo figlio dovrai accettare la mia decisione -
- Gli dirò della nostra relazione, non vorrà mai sposarti se lo verrà a sapere -
- Non puoi farlo. Se davvero mi ami non lo farai - ribatte Kate sicuro di sé, mentre ammirava compiaciuta il suo riflesso allo specchio. Il vestito era stato ammorbidito in modo da ospitare il suo pancione e il trucco e l’acconciatura erano stati fatti a regola d’arte, ormai era assolutamente pronta a sposare Derek.
- Invece sì, io ti amo, ma amo anche nostro figlio e non ti permetterò di portarmelo via - esclamò Dave e aprì la porta per dirigersi verso la chiesa.
- Maledizione - esclamò Kate. Quella era una piccola seccatura, ma Derek non avrebbe mai creduto alle parole di Dave se lei recitava bene la sua parte.

 

Ore 9.50

Stiles era disperato, non riusciva a trovare Derek e ora l’unica cosa che poteva fare era affrontare Kate e fermarla, perciò corse a perdifiato lungo il corridoio per raggiungere la stanza della sposa.

 

***

 

- Derek aspetta! - urlò Dave, mentre cercava di fermare il quasi-sposo dal compiere un errore madornale.
- Dave? Scusa, ma ora non ho proprio tempo di starti a sentire, devo parlare con Kate -
- No! Devi ascoltarmi! È importante -
- Non ora Dave, devo andare - rispose Derek, e senza aspettarsi una risposta si diresse verso la stanza della sposa, ma vide che lei stava già arrivando.
- Derek? Non puoi vedermi adesso! È la tradizione! - disse Kate sconcertata, davanti all’entrata della chiesa.
-  Kate, ti devo parlare. Non posso sposarti, mi dispiace - disse Derek, incurante degli sguardi rivolti nella loro direzione.
- Tu COSA? Io spero davvero che tu stia scherzando, Derek. Non puoi mandare a monte il matrimonio adesso! Ci sposiamo tra dieci minuti! - esclamò Kate, sperando di non aver alzato troppo la voce, dal momento che tutti gli invitati erano già lì.
- Mi dispiace Kate, ma non ti amo, amo Stiles e non posso permettere a me stesso di fare la scelta sbagliata solo per paura -
- Derek non pensi a nostro figlio? Cosa penserà di te? -
- Che ho scelto di essere felice invece di sposare qualcuno che non amo. Potrò insegnargli a combattere per quello in cui crede, e non a fare una scelta solo perché le convenzioni sociali lo impongono - rispose Derek.
- Quindi Dave non ti ha detto niente? - chiese Kate sorpresa che Derek ancora non sapesse niente. 
- Dave? L’ho visto, ma non ho avuto tempo di starlo a sentire, perché dovevo parlarti -
- Oh, Derek, quanto sei sciocco - disse Kate con un sorriso.

 

Ore 10.00

- DEREK FERMO! - urlò Stiles.
- S...Stiles? - disse Derek voltandosi verso la navata centrale. Vide il ragazzo che stava correndo a perdifiato verso di loro, le guance arrossate per lo sforzo e...in pigiama.
- Ma...Cosa ci fai qui? -
- Non puoi sposarla! Lei...-
- Lo so -
- Lo sai? -
- Sì, lo so. Sono venuto qui per dire a Kate che non posso sposarla perché ti amo. Stiles, era da tempo che volevo dirtelo, ma non ci riuscivo perché non sapevo se tu provassi i miei stessi sentimenti. Ora non posso più tenermelo dentro, ti amo e spero davvero che tu possa perdonarmi per non avertelo detto prima. Forse è troppo tardi, ma spero che accetterai di ricominciare -
- Sei un idiota. Certo che ti amo! Gesù, Derek sono venuto qui in pigiama, ho corso per tutta la chiesa per poterti parlare solo per un secondo! È solo colpa mia, non avrei mai dovuto lasciarti così, quando avevi più bisogno di me. Ti amo, lupo brontolone - 

Derek non riuscì a rispondergli, l’emozione gli aveva bloccato irrimediabilmente le corde vocali e tutto quello che riuscì a fare fu afferrarlo e stringerlo a sé il più forte possibile, per fargli capire che non l’avrebbe mai più lasciato andare. Stiles rispose immediatamente all’abbraccio e nascose il viso nell’incavo del suo collo sperando con tutto se stesso di non scoppiare a piangere come una ragazzina innamorata. In quel momento nemmeno gli sguardi attoniti e sconcertati degli invitati potevano scalfirli.

Sarebbe stato tutto perfetto se solo...

- Aspetta un momento...Ma quindi tu non sai del bambino? - chiese improvvisamente Stiles sciogliendo lievemente l’abbraccio per guardarlo in viso.
- Cosa dovrei sapere? -
- Derek, non sei tu il padre -
- COSA? Che significa? Ma certo che sono io! -
- Non è così, Kate ti ha mentito -
- Ma, non è possibile...E se non sono io chi... -
- Dave -
- DAVE? -
- Già...Kate e Dave avevano una relazione da mesi, già da prima che vi lasciaste -
- Cosa? Kate...- si voltò verso la sua quasi-moglie, ma si accorse che non era lì. Se n’era andata mentre stava parlando con Stiles e nessuno dei due si era accorto di niente.
- Niente paura, non va da nessuna parte - disse Lydia mentre trascinava la diretta interessata per un gomito, aiutata da Cora.
- Lasciatemi, maledizione! - si lamentava Kate, decisamente poco collaborativa.
- Certo, contaci - le rispose la sorella dello sposo - Stava cercando di andarsene, l’abbiamo bloccata giusto in tempo -
- Già - confermò Lydia facendole l’occhiolino.
- Lydia? Cora? Ma cosa...- cominciò Derek.
- Coraggio bellezza, ora devi spiegarci tutto - ordinò Lydia.

 

***

 

- Quindi per tutto questo tempo tu mi hai fatto credere che il bambino fosse mio? Ma perché l’hai fatto, Kate? -
- Perché se ti avesse sposato sia lei che nostro figlio avrebbero avuto un futuro assicurato - li interruppe Dave, che nel frattempo li aveva raggiunti.
- Per i soldi...Tu volevi sposarmi solo per i soldi? Ma che razza di persona farebbe una cosa simile? - le chiese Derek con disprezzo.
- Non cercare di farmi la predica, io volevo solo il meglio per mio figlio -
- E non hai pensato neanche per un momento alle conseguenze? Non avrebbe mai saputo chi è il suo vero padre! -
- Ma cosa importa? Sarebbe andato nelle migliori scuole, saremmo stati felici, io avrei...-
- Tu, ma certo, nonostante tutto rimani sempre tu la persona che ne avrebbe tratto maggiore beneficio, non è vero? - 
- Non provare a giudicarmi, Derek, tu stavi per sposarmi perché non avevi il coraggio di fare una scelta -
- Non è vero - la interruppe Stiles - Derek ha fatto la sua scelta - le rispose guardandola fermamente negli occhi, come sfidandola a dire il contrario, mentre la mano di Derek era saldamente intrecciata alla sua.
- C’è ancora qualcosa che non capisco - disse Derek, ma stavolta guardò Dave - Se davvero amavi Kate, perché quella sera, in ospedale, hai parlato con Stiles, chiedendogli di stare con te? Se tu e Kate stavate insieme da mesi e se sei davvero innamorato di lei come dici, non aveva senso che...-
- Sei davvero così cieco? IO gli ho chiesto di farlo, per vedere a che punto ti eri spinto con il ragazzino. Non si sarebbe rimesso con lui, era solo uno stupido pretesto per capire quanto avrei dovuto faticare per farti cambiare idea - Rispose Kate, con una smorfia di derisione, provocando le occhiatacce di Lydia e Cora, che non la perdevano di vista un solo istante.
- Sei spregevole... - disse Stiles - E tu, Dave, non hai nemmeno pensato a quello che avrei provato? Non ti è mai importato, vero? -
- Mi dispiace, Stiles, non mi ero reso conto di quanto avrei potuto ferirti. So di avere sbagliato e non ci sono scuse, ma per lei avrei fatto qualunque cosa - rispose Dave, abbassando lo sguardo. 
- Dave, non posso dimenticare tutto quello che mi hai fatto, che ci hai fatto. Ma se tu e Kate ve ne andate per non tornare più vi assicuro che non ci saranno conseguenze - gli disse Stiles con voce ferma.
- Non penserai davvero che accetti di andar...- cominciò Kate.
- Va bene, hai la mia parola - promise Dave tendendo la mano verso Stiles, interrompendo le lamentele della donna.

Stiles gli strinse la mano e vide il suo ex ragazzo prendere per mano Kate, per poi condurla fuori dalla chiesa, mentre lei rivolgeva a tutti loro un ultimo sguardo carico di odio. Anche Lydia, Cora e Scott se ne andarono, chi per annullare la cerimonia, chi perché non aveva più niente da fare lì e chi voleva semplicemente lasciare ai due ragazzi un po’ di intimità.

Con un sospiro, Stiles si voltò verso il quasi-sposo e lo vide guardare Kate e Dave allontanarsi. 

- Ti dispiace di non poter diventare padre? - gli chiese, non senza un certo nervosismo, mentre si mordicchiava il labbro inferiore.
- Non così tanto, in realtà. Certo, in futuro mi piacerebbe poter avere dei figli, ma non era il momento, né tantomeno la persona giusta - rispose Derek, rivolgendogli uno sguardo carico di amore e promesse.
- Ma quindi ora che succede? - chiese Stiles, guardando il suo ragazzo negli occhi.
- Beh, è la parte più bella, no? Lo scopriremo insieme - rispose Derek chinandosi per posare le labbra sulle sue. 


Fine





__________________________________________________________________________________________
Angolo dell'autrice:
Beh, eccoci qua...L'ultimo capitolo è finalmente arrivato e solo adesso ho deciso che...*rullo di tamburi*...Ci sarà anche un epilogo!
Ebbene sì, miei cari lettori e lettrici, non potevo concludere semplicemente così la storia, non avrei reso pienamente giustizia a questi personaggi a cui mi sono affezionata così tanto durante quest'anno. Che ne pensate? Avreste voluto che finisse in modo diverso? Aspetto con ansia i vostri pareri nelle recensioni!
Nel frattempo ringrazio infinitamente chi ha avuto la pazienza di recensire, nonostante ultimamente i miei tempi di pubblicazione si siano notevolmente allungati a causa degli impegni universitari.
Dunque, grazie a DarkStar, iaia_zanni e derekinlove per aver recensito questa storia, grazie a tutti coloro che seguono/ricordano/preferiscono e grazie mille anche a voi che leggete in silenzio, spero davvero che questa volta lascerete un piccolo parere o un consiglio per questa povera autrice.
Un bacio a tutti :*

Enchanted_darkness
 

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Capitolo 20
*** Epilogo! ***


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Stiles

Derek 

Scott

Kira

 

[ore 8.00] Stiles -> Scott

 

Scottieeeeeee svegliaaaaaaaaaa

 

Giuro che questa me la paghi!

Hai visto che ora è??

 

Dimenticati dell’orario, oggi è IL giorno! 

 

Senti, solo perché oggi torna Derek non hai il diritto di svegliarmi a quest’ora!

Ci sentiamo verso mezzogiorno

Forse

 

Dai, Scott, me l’avevi promesso! Devi andarlo a prendere all’aeroporto!!!

 

Uff...E va bene! A che ora?

 

Il suo volo dovrebbe atterrare tra un’ora.

 

Un’ora. Aeroporto. Ricevuto.

 

Passo e chiudo ;)

 

Umpf

 

[ore 9.00] Stiles -> Derek

 

Sourwolf, sei atterrato? <3

 

Sì, tu dove sei?

 

Ehm, c’è stato un cambio di programma, viene a prenderti Scott.

 

Stiles? È successo qualcosa?

 

No, non preoccuparti, solo che Heather ha avuto alcuni problemi con delle ricevute che non si trovano e Miranda è con una cliente, perciò mi ha chiesto di aiutarla.

 

Ho capito. Allora chiedo a Scott di accompagnarmi lì.

 

NO!

 

Perché?

Perché sarai stanco per il viaggio e io ne ho ancora per un po’...Non voglio farti aspettare. Ci vediamo più tardi, promesso!

 

Va bene, ma pranziamo insieme giusto?

 

Certo! A dopo :*

 

Ok <3

 

[ore 9.15] Stiles -> Scott

 

Hai preso le chiavi?

 

Per chi mi hai preso?

 

Ok, ok. Ora vieni subito qui, devi aiutarmi.

 

 

[ore 11.45] Derek -> Stiles

 

Stiles, hai usato la mia macchina mentre non c’ero?

 

Certo che no! Perché me lo chiedi?

 

Perché non le trovo, non sono nella mensola all’ingresso dove le tengo di solito...

 

Hai guardato se per caso le hai lasciate in cucina o in camera?

 

Sì, sono sparite...Ma la cosa assurda è che non ci sono neanche quelle di scorta.

 

Ma è assurdo!

 

Lo so!

 

Facciamo così: più tardi ti do una mano a cercarle, va bene?

 

Va bene, vorrà dire che verrò fin lì a piedi.

 

Derek, non puoi camminare per cinque chilometri solo per pranzare assieme, anche perché io devo ancora finire di sistemare le ricevute con Heather e mi ci vorrà come minimo tutto il pomeriggio.

 

Ma non ci vediamo da due mesi...

 

Derek, se potessi mi teletrasporterei lì immediatamente e passerei tutto il giorno con te, ma non posso... È una cosa davvero importante per Heather e mi ha promesso che domani avrò il giorno libero se la aiuto.

 

E va bene...A stasera...

 

Dai, Sourwolf, non essere triste, domani sono tutto tuo ;)

 

Ok 

 

[ore 13.00] Scott -> Stiles

 

Stiles, hai mangiato qualcosa vero?

 

Non ho tempo, Scott, devo passare dal fioraio prima che chiuda, ho dovuto lasciare Lydia a guardia della torta, e poi devo chiamare Miranda per controllare che abbia trovato la tonalità giusta per le candele.

 

Amico, non starai esagerando? 

 

NON provare a dirmi che sto esagerando, si tratta di una cosa importante!

 

Va bene, come non detto...Io e Kira stiamo prendendo il vino e poi passiamo a prendere i palloncini. Hai parlato con Cora?

 

Sì, ha detto che lei e Meredith se la cavano alla grande e spero davvero che sia così.

 

Andrà benissimo! Ora devo andare, ma tua mangia qualcosa, va bene? A dopo!

 

A dopo

 

 

[ore 15.00] Stiles -> Kira

 

Ma dove diavolo siete tu e Scott? Non mi risponde né ai messaggi né alle chiamate!

 

Ehm, abbiamo avuto un piccolo problema con i palloncini, ma stiamo arrivando.

 

Un piccolo problema? UN PICCOLO PROBLEMA???? Derek sarà qui fra tre, dico TRE ore e dobbiamo ancora decorare la sala!!!

 

Stiles, non ti preoccupare, sarà tutto perfetto, vedrai.

 

Come posso non preoccuparmi?? Ho già dovuto rifare la torta perché Lydia, invece di controllare che non si bruciasse, si stava mettendo lo smalto! Senza contare il fatto che ho dovuto mentire a Derek per tutto il giorno e lo so che ce l’ha a morte con me!

 

Quando vedrà cos’hai fatto per lui, capirà.

 

Lo spero. 

 

<3

 

[ore 15.50] Stiles -> Derek

 

Arrivo tra cinque minuti.

 

Ok

 

Lo so che sei arrabbiato, ma ti prometto che mi farò perdonare.

 

Ok

 

...

 

***

 

Derek tamburellava con le dita sul tavolo della cucina. Era davvero arrabbiato con Stiles e sapeva che il suo ragazzo non poteva farci niente, ma era da così tanto tempo che non si vedevano che sperava che almeno per quel giorno avrebbe mandato al diavolo tutto e tutti e avrebbe passato del tempo con lui. Dopotutto era il suo compleanno.

Emise uno sbuffo irritato mentre rispondeva a monosillabi ai messaggi di scusa di Stiles e decise di chiamare suo zio per ingannare l’attesa mentre lo aspettava.

 

“Pronto?” rispose suo zio dopo due squilli.

“Ehi, Peter” lo salutò Derek.

“Nipote! Come stai?” gli disse il suo interlocutore con un tono piuttosto vivace.

“Me la cavo. Ma cos’è questo rumore? Dove sei?” chiese Derek dopo aver sentito un forte tonfo.

“Ehm, scusa Derek, ma ora devo proprio scappare” disse sbrigativo Peter.

“Peter?” lo chiamò, ma suo zio aveva già chiuso la comunicazione.

 

Sospirando, si diresse verso il salotto, fortemente intenzionato a spalmarsi sul divano per non riemergerne mai più, ma venne brutalmente interrotto dal campanello, doveva essere Stiles.

Si preparò ad accoglierlo con la sua migliore espressione corrucciata, ma quando aprì la porta non si trovò davanti solo Stiles, ma anche Scott.

- Ehi, ma che succ- cominciò Derek, ma non ebbe il tempo di finire la frase che i due ragazzi gli presero le mani e gliele legarono con una sciarpa, per poi bendarlo con un foulard che, a giudicare dal colore, poteva essere solo di Lydia.
- Tesoro, mi dispiace, ma dobbiamo rapirti, quindi non ti agitare e non fare domande - Gli disse Stiles, mentre assieme a Scott lo trascinava verso l’ascensore.
- STILES!!! - urlò Derek in preda alla collera.
- Te l’avevo detto che non sarebbe stato molto collaborativo - disse Scott, rivolto a Stiles, mentre lottava strenuamente contro il gomito destro di Derek, che chissà come, era riuscito a centrarlo proprio in mezzo alle costole.
- Derek, ti prego, cerca di non ucciderci prima di aver visto la sorpresa! - gli intimò Stiles, a metà tra il divertito e il preoccupato.
- Mi hai rapito e bendato! - rispose Derek cercando inutilmente di divincolarsi mentre uno dei due (probabilmente Scott) lo spingeva in una macchina.
- È solo per non rovinarti la sorpresa! -
- E non potevi chiedermi di chiudere gli occhi come avrebbe fatto una qualsiasi persona normale? -
- Ehi, amico, non ci abbiamo pensato! - disse Scott, mentre Stiles partiva a tutta velocità.

 

Dopo circa dieci minuti e numerosi insulti rivolti ai due rapitori da parte di Derek, giunsero al parco di Beacon Hills, dove, finalmente, Stiles gli tolse la benda e la sciarpa con cui l’aveva legato. 

Dopo qualche secondo di confusione, Derek si rese conto di dove si trovava e guardò il suo ragazzo con uno sguardo incredulo.

- Buon compleanno - gli disse Stiles mentre lo faceva voltare. 

Alle sue spalle, Derek vide un grande patio bianco rialzato, circondato da centinaia di candele e al centro un enorme tavolo ricoperto delle pietanze più disparate. Numerose composizioni floreali troneggiavano ai lati del patio e un pianoforte a coda era posizionato a destra. In alto era appeso un grande striscione che recitava “Buon compleanno Derek!”.

Derek era completamente sbalordito, non avrebbe mai immaginato che Stiles avrebbe potuto organizzare una cosa del genere per lui e non riusciva a smettere di sorridere. Si girò, cercando di trovare le parole per ringraziarlo, ma rimase ancora più sorpreso di vedere che Stiles e Scott non erano le sole persone dietro di lui ora. C’erano anche Lydia, Kira, Meredith, suo zio Peter, Cora e persino Heather e Miranda, i quali urlarono a gran voce “Sorpresa!”.

A quel punto Derek non sapeva cosa dire, ma fortunatamente per lui fu Stiles a toglierlo dall’imbarazzo, avvicinandosi e dandogli un dolce bacio a fior di labbra.

Derek ricambiò il bacio pieno di gratitudine e quando si separarono Stiles gli chiese: - Ti piace? -

- Stai scherzando? È straordinario! - rispose Derek con entusiasmo, abbracciandolo.

Quando si separarono Derek ringraziò tutti i presenti, i quali, a turno gli augurarono buon compleanno e gli chiesero come fosse andato il famoso Tour che lo aveva reso famoso in tutta l’America.

Trascorsero una meravigliosa serata in compagnia, tra aneddoti, risate e racconti di quello che Derek si era perso in quei due mesi di assenza.

Verso le undici gli ospiti iniziarono a tornare a casa e Stiles e Derek, in poco tempo, rimasero soli sul patio, le dita intrecciate e gli occhi dell’uno che non trovavano pace se non in quelli dell’altro. Trascorsero quasi un’ora tra racconti, baci e dolci parole sussurrate, finché Stiles non infilò una mano in tasca e ne trasse una piccola scatola.

- Buon compleanno - gli disse aprendola delicatamente.

Derek rimase senza fiato: nella piccola scatola c’era una chiave.

- Derek Hale, vuoi venire a vivere con me? - chiese Stiles, mordicchiandosi il labbro, senza riuscire a celare il nervosismo.
- Stiles! Hai comprato un appartamento? -
- Sì, ho pensato che non volessi stare in quello enorme che avevi preso assieme a Kate e questo è a soli cinque minuti da casa di mio padre -
- Oh, capisco -
- ...Derek? Non mi hai risposto e la cosa inizia a farmi impazzire.Vuoi venire a vivere con me? -
- Sì...- disse Derek e si interruppe.

Stiles trattenne il fiato, dopotutto avrebbe potuto dirgli “Sì, non lo voglio”, come quando erano in ospedale.

- ...lo voglio - concluse Derek prendendogli il viso tra le mani e coinvolgendolo in un bacio appassionato.

 

 

 

Fine



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Angolo dell'autrice:
No, non sono morta e lo so che mi odiate per aver aspettato un sacco di tempo prima di aggiornare, quindi mi scuso.
Beh, che dire, siamo alla fine, tutto si è risolto per il meglio e mi si stringe il cuore, perchè mi sono davvero affezionata a questi due scemi e mi mancheranno. Sembrerà stupido, ma per alcuni scrittori i personaggi sono difficili da abbandonare...
Vi ringrazio infinitamente per la vostra pazienza e per il vostro supporto. Spero che anche voi abbiate apprezzato questi personaggi quanto me e che mi lascerete una piccola recensione.
Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno recensito e grazie anche a coloro che hanno seguito, preferito o ricordato questa storia.
Alla prossima!
Un bacione

Enchanted_darkness

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