Nella notte.
“We'll do it all
Everything
On our own
We don't need
Anything
Or anyone”
(Faremo tutto
Tutto
Per conto nostro
Non abbiamo bisogno
D niente
O di nessuno)
Più tardi, dopo una gara di shottini di grappa
alle erbe con Nina che per poco non si strozza molto stile Elena prima
stagione, i due, rimasti ultimi, decidono finalmente di alzarsi e far sì che il
signore – Jim- li scorti alla stanza che ha preparato
per loro.
Non hanno ascoltato una sola parola di quello che ha detto loro: usate poca
acqua che la caldaia è piccola, ci sono due maglie che potete usare per dormire
non forniamo pigiami, ma un piccolo kit per il bagno lo troverete, mi
raccomando mettete i vestiti ad asciugare ed altre cose varie. Sono stati
troppo impegnati a prendersi in giro, tra un vecchio aneddoto e l’altro su Nina
che si era ubriaca con la grappa ad un festino durante la prima stagione,
quando col cast era tutto un dar feste a casa di Sarah Cunning
per “legare” tra loro e Ian si era visto arrivare la cena vomitata da lei sulle
scarpe.
I due lo ringraziano e poi entrano nella piccola camera tipicamente
arredata in stile di montagna, con parenti in legno chiaro, quadri raffiguranti
paesaggi innevati, tende color panna e due poltroncine in stoffa verde chiaro
con le balze.
-Come sono gentili-
-Sarà perché spenderemo un visibilio con tutto l’alcool che ci siamo
scolati-
Nina ride appena e si blocca accanto a lui nel momento in cui realizzano la
situazione.
“If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?”
(Se mi stendessi qui
Se solo mi stendessi qui
Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?)
Un solo letto, certo ad una piazza e mezzo in una stanza così piccola, ma è
sempre uno.
E loro sono due.
Sono fermi, in piedi, e i loro sguardi nella penombra della stanza
illuminata dalle piccole abat-jour sui comodini si trovano, leggermente
imbarazzati. Le risate stanno lasciando il posto a ben altre sensazioni confuse
e pericolose.
-Ok…allora…ecco io potrei…potrei farmi un bagno veloce-
-Scordatelo-
Lei allarga lo sguardo inclinando la testa verso di lui.
-Scusa??-
-Nina…tu non conosci la parola “veloce” associata a “bagno”, non farai la
doccia per prima-
-Ma che cavaliere!-
-Ci tengo alla mia vita…e tu sei inaffidabile-
Apre la bocca esterrefatta e porta le mani sui propri fianchi con la sua
migliore espressione offesa.
-Temi che io possa finire l’acqua calda-
-Non lo temo, lo so-
Noncurante delle sue proteste silenziose inizia a spogliarsi
distrattamente, senza pensare che adesso le iridi di Nina si perdono sui suoi
dorsali in evidenza sotto la maglietta che indossa, o sul suo fondoschiena
tonico avvolto nei boxer.
E non vorrebbe arrossire di colpo incapace di distogliere lo sguardo e
riportare la concentrazione altrove.
Ian lascia i vestiti sulla poltrona e poi la supera passandole vicino.
-Ti prometto che non ti finirò l’acqua calda-
Glielo soffia serafico sfiorandole con le labbra il lobo dell’orecchio,
spostando appena col respiro i suoi capelli ora resi più mossi dall’umidità, e
vorrebbe tanto poter fermare la corsa folle del proprio cuore nel tentativo di
spegnere le fiamme accese proprio lì, nel punto in cui la sua voce ruvida le è
rotolata sulla pelle.
-Comunque tu intanto puoi lavarti i denti…così ottimizziamo i tempi-
Nina rimane un attimo immobile sentendo lo scorrere dell’acqua della doccia
finché il suo cervello finalmente non riesce ad ordinarle di muoversi e
lentamente comincia a spogliarsi, rimanendo infreddolita nella sua biancheria e
una canottiera.
Entra nel bagno caldo traendo beneficio dal vapore nell’aria, un po’
stordita dall’alcool e dal pensiero che lui sia proprio dietro quella tenda
completamente nudo.
Si lega i capelli accingendosi a lavarsi i denti e controlla la propria
immagine stanca riflessa nel piccolo specchio appannato, mentre le sue orecchie
invece sono tutte tese a regolarizzare i battiti impazziti al suono dell’acqua
che scorre sul corpo di Ian figurandosi le perle d’acqua che rotolano sui
muscoli tesi.
Quando lui ha fatto, esce dalla doccia indossando un asciugamano grande e
si avvicina a lei che rabbrividisce quando piccole gocce d’acqua grondano da
lui fino sulla pelle delle sue spalle.
-E’ tutta tua, sono stato velocissimo-
-Davvero spiritoso…-
A che gioco stanno giocando?
Ora che lei si volta evitando lo sguardo azzurro indagatore, e soprattutto
il suo corpo nudo coi muscoli che guizzano umidi, ora che lo sente trafficare
al lavandino e tamponarsi i capelli con un asciugamano più piccolo mentre
fischietta tranquillo; come diavolo fa a stare così rilassato?
Lei sta impazzendo, dannazione.
Peccato che Nina non sappia che il comportamento strano di Ian è dettato
invece dal turbamento che lo agita da tutta la sera e per placarsi fa o dice
cose stupide, come invitarla in bagno mentre si fa la doccia o provare a non
sbirciare dallo specchio appannato quando la sente, di spalle, sfilarsi gli
ultimi vestiti. Non vorrebbe essere così preso dal rumore dei lacci della
canottiera che scivolano lungo le braccia di lei, o dallo scroscio dell’acqua a
getto che si infrange sulla pelle, non vorrebbe che la sua mente corresse verso
pensieri su di una donna che non è più la sua.
Ma è di un altro e il pensiero lo infastidisce a tal punto che la punta di
eccitazione si trasforma in rabbia contro se stesso e contro la persona che
adesso può toccare, baciare, respirare lei.
Lui non può permettersi questi pensieri, questa corrosiva gelosia che
d’improvviso, forse anche complice il troppo alcool buono che gli scorre in
circolo, si è impossessata di lui scottandogli la carne e irritandogli il
cuore.
“I don't quite know
How to say
How I feel
Those three words
Are said too much
They're not enough”
(Non so proprio
Come dire
Come mi sento
Quelle tre parole
Sono dette troppo spesso
Non sono abbastanza)
Quando Nina esce dalla doccia trova il bagno vuoto e non sa se provare
sollievo così da potersi asciugare in tranquillità o uno strano senso di
inquietudine a turbarla, perché conosce Ian abbastanza bene da riuscire a
respirare il suo cambiamento d’umore anche senza vederlo, o magari è solo la
sua immaginazione stanca e confusa.
Si sistema per tornare in stanza e trova la luce del comodino del lato del
letto dove dormirà lei accesa, mentre lui è già sotto le coperte con lo sguardo
rivolto un po’ verso il soffitto e un po’ verso la finestra imbiancata, teso ad
ascoltare il sibilo del vento di bufera; non sa perché l’atmosfera si sia
improvvisamente fatta più tesa, sente di dover arrivare nel letto quasi in
punta di piedi.
Si scioglie i capelli scompigliati e striscia nel letto freddo percependo
il tepore del corpo di lui che prova a non sfiorare con la sua goffaggine.
Restano in silenzio, lei su un fianco rivolta verso di lui con quel peso
sullo stomaco a schiacciarle il respiro che scruta il suo profilo così
imperfetto ed elegante, perdendosi nel riflesso chiaro che brilla nell’oscurità
della stanza, mentre i suoi battiti provano a regolarizzarsi e il tepore sotto
alle coperte piano piano cresce avvolgendola. Così, lentamente, si volta e
spenge la luce del comodino.
Ian ha di nuovo issato i suoi muri e lei non ha assolutamente voglia di
buttarli giù, non è più compito suo, non è più una sua battaglia.
-Buonanotte-
Lo sussurra appena con timore, leggera, col respiro timido che va a
sfiorargli l’avambraccio lasciato scoperto dalla maglietta a mezze maniche,
impercettibile quanto basta per dargli la scossa e attirare lo sguardo duro di
lui su di lei, adesso rannicchiata come un bambina indifesa e gli occhi chiusi
stretti dalla paura di trovare dei mostri per la stanza.
E vorrebbe dirle tutto quello che gli sta passando per la testa, stare ore,
come facevano una volta, a parlare di tutto, tra le coperte e i loro sospiri,
in un mondo solo loro.
Ma tutto questo non c’è più.
La rabbia scema via lasciando il posto all’amarezza, più che i suoi occhi
si abituano all’oscurità nella ricerca di lei, del suo volto teso, delle mani
che stringono il bordo del piumone come per sparirci avvolta totalmente sotto e
lui si muove appena mettendosi di fianco, a pochi respiri da lei.
E Nina lo sente muoversi al punto che le si blocca il respiro in gola e i
battiti accelerano con preoccupazione, quasi temendo che possa farle ancora più
male di quanto non abbia già fatto in passato; perché lo sa che se adesso
aprisse gli occhi e trovasse il mare azzurro ad osservarla tutto si perderebbe.
Deve solo scegliere, o forse non ha mai avuto la possibilità di farlo
perché per quanto lotti per scappare da lui, tutto cospira contro di lei,
contro loro due. Tutto la riporta lì, sulla riva di un lago chiaro e profondo,
e lo sente che quelle acque inquiete la stanno chiamando nel silenzio di una
piccola stanza di montagna con la bufera fuori che imperversa in un sottofondo
scandito dai loro respiri rotti, lei lo sente che lui la sta chiamando.
“If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?
Forget what we're told
Before we get too old
Show me a garden that's bursting into life”
(Se mi stendessi qui
Se solo mi stendessi qui
Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?
Dimentica quello che ci è stato detto
Prima di diventare troppo vecchi
Mostrami il giardino che sta esplodendo di vita)
Così, lentamente, quasi temendo di poterlo fisicamente ferire, apre i
propri occhi scuri ora più grandi e neri con l’oscurità della camera ad
avvolgerli. E Ian respira, lascia andare l’aria trattenuta a fatica adesso che
Nina ha risposto al suo richiamo silenzioso.
Smette di nascondersi tra il buio e il piumone e affronta il suo sguardo
attraverso le loro tenebre, provando a dialogare con lui, con i suoi tormenti, i
fantasmi di un passato che non vuole lasciarli andare; prova a cercare nelle
pozze chiare delle risposte, un appiglio per entrambi e schiude le labbra per
respirare appena quando lui muove la testa sul guanciale per sistemarsi meglio,
finendo per esserle ancora più vicino. Si sfiorano solo coi respiri, col calore
dei loro corpi a pochi millimetri sotto le coperte, le mani a stringere forte
le lenzuola per reprimere quell’impulso viscerale di provare a ricordarsi la
consistenza dell’altro.
E’ Nina, come sempre, a rompere involontariamente il loro equilibrio di
vetro, finendo per toccare le dita di Ian con le proprie nel tentativo di
togliersi un ciuffo scesole sugli occhi.
Il suo sguardo torna allarmato su di lui che, di contro, la fissa dritto
facendo scorrere la propria mano sul palmo di quella di Nina intrecciando le
loro dita in una stretta che vale più di mille parole; e rimarrebbero così,
immobili, nel limbo dei loro cuori che battono troppo forte e dei respiri
malamente trattenuti, se non fosse per quel pollice che continua delicatamente
ad accarezzare la pelle di lei, provocandole piccole scosse e annebbiandole la
vista.
E le pupille nere di Nina percorrono lentamente, più volte, la strada
silenziosa tra gli occhi e le labbra di Ian, tentando di recuperare una
lucidità perduta.
Vorrebbero dire qualcosa entrambi, riempire quella fastidiosa distanza con
le parole giusto per mettere un limite, segnare un confine che non deve essere
superato, ci prova pure Nina a deglutire, schiudere le labbra, prendere un filo
d’aria, ma muore tutto lì stretto nella morsa di due pietre azzurre ficcate
dentro la carne. Le ha rubato perfino la voce.
E’ lui che colma quel silenzio con un sibilo leggero.
-Dio…quanto vorrei baciarti-
Le iridi scure si allargano, ma nessun suono riesce ancora ad uscire dalla
sua bocca.
Forse ha capito male, forse è solo molto stanca, ma possibile che l’alcool
e la stanchezza gli stiano sciogliendo la lingua a tal punto? Sente le guance
avvampare di colpo e l’aria mancarle.
-Non so quando ho iniziato esattamente a pensarci, forse quando ti ho tolto
la neve dai capelli, o mentre ridevi a cena, o quando bevevi la mia birra-
Il cuore le martella così forte che non riesce a capire se lui stia
parlando davvero o se lo stia solo immaginando, considerato che il tono di voce
è stranamente calmo e basso, quasi impercettibile.
-E non so se riuscirò ad impedirmi di farlo-
Lo stomaco le duole al punto da non riuscire più a sopportare di stare
distesa così vicina a lui e Nina rompe ogni contatto schizzando fuori dal
letto, potendosi riprendere dallo svenimento grazie all’aria più fresca della
stanza.
Fa su e giù davanti al letto passandosi le mani tra i capelli e lo sente
muoversi sul materasso.
-Cos…come …come diavolo ti è saltato in mente di dirmi una cosa simile?-
Ian contrae gli occhi, cercando di mettere a fuoco la piccola figura
malamente illuminata dalla flebile luce plumbea che trapela dalle finestre.
-Insomma…cioè ti sembra normale???? Opportuno?-
Prova a non alzare la voce, in quel piccolo rifugio possono sentirla anche
i lupi là fuori.
Più che offesa sembra irritata e pensa, Ian, di aver toccato un tasto
dolente per entrambi ma gli stava per esplodere la testa e avrebbe ceduto se
non lo avesse detto. Era più un tentativo di affidarle il compito di tenerlo a
bada.
-Avevo bisogno di dirtelo…-
-Ma perché?-
Adesso è lei, col volto paonazzo per lo sforzo e l’agitazione, che lo cerca
nell’oscurità.
-B...beh ho pensato che così mi avresti potuto fermare o che magari mi
sarei calmato-
-Ah io dovrei calmarti???Mi hai provocata tutta la sera santo cielo!-
-Tu non è che sei stata da meno-
Ian scende dal letto e si avvicina fronteggiandola adesso visibilmente
infastidito, non ha intenzione di passare per un maniaco visionario.
-Cosa vorresti dire…-
-Oh andiamo Nina…vuoi dirmi che non ho dato voce ai pensieri di entrambi
prima?-
“Let's waste time
Chasing cars
Around our heads
I need your grace
To remind me
To find my own”
(Sprechiamo tempo
Inseguendo macchine
Attorno le nostre teste
Ho bisogno della tua grazia
Per ricordarmi
Di trovare la mia)
Può vedere chiaramente, anche nelle tenebre della camera, quel guizzo
fiammeggiante di sfida negli occhi chiari di lui e può solo temporeggiare sul
posto in attesa di svicolare da quell’accusa esplicita. Perché ha dannatamente
ragione. Ma loro due non possono sentire queste cose, non quando hanno moglie e
fidanzato nel mezzo, non quando non si amano più, da quando è finito tutto. Che
stanno facendo? Da dove salta fuori questo fuoco ormai estinto?
-E credi che migliori le cose? Che adesso che lo hai detto possiamo andare
a dormire tranquilli…-
-Credo che un tentativo andasse sprecato-
-Oh, molto bene…sicuramente sei riuscito a farmi arrabbiare-
Sbotta incrociando le braccia sotto al seno con quei suoi capelli tutti
arruffati e lo sguardo vibrante come una furia ed Ian non riesce ad essere
arrabbiato, al contrario questo suo atteggiamento impertinente non fa che
stuzzicarlo ancora di più. Si passa le mani tra i capelli provando ad
esorcizzare quell’insana tensione aleggiante tra loro e fa un passo verso Nina,
con i sensi storditi dall’alcool e la testa pesante.
-Ok, mi dispiace…adesso andiamo a dormire…per lo meno proviamoci-
-Dio, quanto vorrei picchiarti-
Lui alza un sopracciglio perplesso, da quando sono passati alla violenza?
-Adesso stai esagerando-
-Meriteresti un bel cinque stampato sulla guancia Smolder-
-Neens-
-E non chiamarmi Neens!!!-
Stringe le urla che vorrebbe lanciare tra i denti, arrivando quasi a
ferirsi un labbro e punta le mani in basso chiuse a pugno, reprimendo l’istinto
di picchiarlo. E’ proprio arrabbiata; prova a fare un altro passo per
raggiungerla e le sfiora gli avambracci scoperti tremanti al suo tocco.
Ringrazia l’oscurità che maschera quello che sta accadendo nei suoi boxer
ora che gli occhi provano a non indugiare sui seni inturgiditi dal freddo resi
evidenti dalla t-shirt di lei.
-Nina, ti prego, vai subito sotto le coperte perché questo tuo atteggiamento
indisponente non fa che peggiorare la situazione-
-Sarebbe colpa mia….? Hai un bel coraggio!!-
Lui la fissa dritto, ancora non disposto a raggiungere l’orlo
dell’esasperazione.
-Sì, perché se non la fai finita sarò costretto a baciarti davvero-
E di nuovo piomba un silenzio pesante su entrambi, la rabbia svanisce e il
respiro si spezza nei polmoni ora che Ian la fissa grave attraverso l’oscurità.
Ha paura Nina, di quel tipo di paura che solo lui è sempre stato capace di
farle provare, un misto tra il senso di vertigine e il desiderio di libertà,
una sensazione di pura vita nelle vene che lei ha ricercato così tanto, al
punto di arrivare a buttarsi da tutte le altezze possibili e fare le cose più
folli.
E poi, imprevista, come l’aria crepuscolare del mattino, ecco che la
percepisce di nuovo strisciarle sotto pelle.
Non c’è mai stato bisogno di fare pazzie, doveva semplicemente ritrovare
lui.
Ian, per sentire ancora.
E adesso il suo petto si alza e si abbassa più velocemente in cerca di quell’aria
che lui le sta strappando via.
“If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?
Forget what we're told
Before we get too old
Show me a garden that's bursting into life”
(Se mi stendessi qui
Se solo mi stendessi qui
Ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?
Dimentica quello che ci è stato detto
Prima di diventare troppo vecchi
Mostrami il giardino che sta esplodendo di vita)
E la necessità di sentirlo ancora, di poter ancora udire il proprio cuore
battere così vivo semplicemente respirando il profumo di lui è talmente forte
che non ne può più di giocare, di lottare, di fingere che tutto questo non stia
succedendo.
Che loro due non stiano succedendo.
Ed è Nina stessa a fare quei due passi di sfida arrivando con la punta del
naso quasi a sfiorare quello di Ian, puntando i suoi occhi neri dentro i suoi,
respirando sulle sue labbra, increspando il suo cuore.
L’ha stupito, preso in contro piede. Ma non può scegliere da sola, non in
questa situazione, non quando non è lei a portare una fede al dito.
-Allora, fallo-
Le iridi azzurre si riempiono di lei colorandosi di una tonalità vivida e
limpida, mentre il suo respiro rotola sulla sua pelle esposta. Deve fare
appello a tutto il suo buon senso per resistere, aggrappandosi all’ultimo
grammo di lucidità che gli è rimasta, perché non c’è nulla di più spaventoso,
di più invitante, di quelle labbra morbide schiuse a pochi centimetri dalle
sue.
In istanti che paiono secoli, non avvenendo alcuna mossa da parte di Ian,
quasi con una punta di vergogna e orgoglio Nina sbuffa appena intenzionata a
fare un passo indietro e tornare a letto, consapevole che lui non arriverà a
tanto, non quando c’è troppo in mezzo a loro.
E’ un secondo quello in cui la
tensione lascia il posto ad un’amarezza di fondo, di una speranza sconosciuta e
presto cancellata, mentre si accinge ad allontanarsi di qualche centimetro per
voltarsi in direzione del letto.
Ian percepisce la sua resa osservando i suoi occhi ritrarsi e socchiude le
sue pozze azzurre giusto la frazione di secondo necessaria per cancellare quel
pungolo di colpa che bussa alle porte della sua coscienza per riaprirli vibranti
di una nuova luce; in un attimo le sue mani afferrano la nuca di Nina ancora
traballante nel suo passo indietro e la tira verso di sé, affondando con
disperazione sulle sue labbra, sua croce e delizia.
E quel passo, quel gesto, quel confine superato, quella catena spezzata è
come se liberassero in lei un desiderio covato e represso sapientemente.
Saltano tutti i lucchetti e i discorsi razionali, le convinzioni di un amore
finito, consumato, di un passato che non può tornare perché le storie finiscono
e si va avanti, ma certi amori continuano a bruciare nel tempo.
“All that I am
All that I ever was
Is here in your perfect eyes, they're all I can see
I don't know where
Confused about how as well
Just know that these things will never change for us at all”
(Tutto ciò che sono
Tutto ciò che sia mai stato
È qui nei tuoi occhi perfetti, sono tutto ciò che vedo
Non so “dove”
Confuso anche sul “come”
Sappi solo che queste cose non cambieranno affatto)
E sceglie anche lei nel momento in cui le sue mani corrono furiose ad
afferrare i capelli corvini dandogli il suo assenso a che Ian la faccia sua,
più di quanto non lo sia stata un tempo, con più dolore, ardore, libertà. Le
lingue si trovano fameliche, le mani vagano impazzite quasi senza logica se non
fosse per una memoria scritta nel tempo che torna subito e scalda la pelle, i
vestiti – quei pochi- finiscono chissà dove e tutto si perde nell’attimo in cui
si trovano riversi sul letto, lui che la fissa in quelle sue pozze scure dentro
alle quali perderebbe ore a cercarvi il senso della vita, ora che di nuovo può
vederle brillare di quella luce quando la penetra e la sente gemere per lui.
E Nina si tiene stretta a lui, con le mani allacciate alle sue spalle
mentre cerca le sue labbra per gridargli in un respiro quanto lui le fosse
mancato e il mondo attorno a loro si sfalda.
******
La bufera non ha smesso, li ha accompagnati anche al risveglio senza un
sole sorto e con una luce storta incapace di illuminare la stanza.
L’ora è imprecisata, non hanno orologi se non un piccolo pendolo attaccato
alla parete davanti al letto che segna le nove. Quando Nina strizza gli occhi
spinta dall’istinto di dover andare in bagno, si passa un mano sul volto e dopo
cerca qualcuno al suo fianco quasi immemore della sera prima, catapultata ad
una delle tante mattine di anni prima quando era la norma svegliarsi con lui.
Tasta il materasso con la mano che cade nel vuoto e allora apre gli occhi
ancora appiccicati tirandosi su col busto e cercandolo nella stanza, ma lui non
c’è.
Si alza svogliatamente, fa freddo fuori dal letto e loro hanno dormito
nudi, così afferra svelta una maglia trovata per terra e corre in bagno.
Pochi istanti dopo, quando esce, lo sente entrare dalla porta e getta lo
sguardo nella sua direzione. Ha i pantaloni da sci e la t-shirt che gli avevano
fornito al rifugio e in mano un vassoio con dolce e caffè.
Quando se la trova davanti per poco non sussulta e poggia il vassoio sul
piccolo tavolino tra le poltrone per poi raggiungerla.
-Che fai sveglia?-
-E tu invece?-
-La natura…-
Lui le sposta un ciuffo spettinato, provando a riordinarlo. E’ così bella e
buffa al tempo stesso, lo è sempre stata con questi suoi tratti da eterna
bambina, ma così donna.
-Idem-
-Ti ho portato la colazione-
Nina lo osserva assonnata, provando ad arrestare il cumulo di domande e
chiudere fuori una fastidiosa realtà.
-Potevo venire di là…saranno tutti svegli-
-Beh, quasi…in realtà sono tutti tornati in camera, fuori è ancora bufera e
quindi….non si può scendere-
Adesso lei si sveglia tutta insieme ed allarga lo sguardo allarmata.
-Siamo bloccati qui???-
Lui la supera un po’ infastidito dalla sua reazione e raggiunge il tavolino
per bere il caffè prima che si freddi.
-Purtroppo-
Lei non coglie la nota indolente ancora troppo stordita dal sonno, così
avanza verso di lui e in un gesto istintivo, senza nemmeno pensarci troppo, lo
avvolge in un abbraccio da dietro posando un bacio sulla sua forte schiena; Ian
sobbalza preso alla sprovvista da quel gesto familiare per loro, ma anche
intimo e credeva che avessero già rialzato le rispettive barriere, ma lei lo ha
spiazzato.
Come sempre.
Così si scoglie e porta una mano ad accarezzare le sue strette all’altezza
della sua pancia.
-Torniamo a letto?-
Glielo bisbiglia come un ordine più che una richiesta e il suo sì lo evince
quando la sente sciogliersi dalla dolce e mortale stretta e mettersi davanti a
lui afferrando il vassoio; poi alza quei suoi pericolosi occhi scuri e lo secca
maliziosa.
-Io sì….tu solo se ti spogli-
Ammicca ai suoi pantaloni da sci rubandogli un sorriso quasi imbarazzato,
così Ian la accontenta e la raggiunge nel letto iniziando a mangiare.
-Mm…il nostro amico sarà contento che gli prendiamo tutto questo cibo e gli
occupiamo la camera-
-Farà una fortuna con noi-
Ian sorseggia il caffè finendo la torta quando la vede strabuzzare gli
occhi tirandosi un piccolo colpo in fronte.
-Oh no, non ho il portafogli!!!-
A lui scappa un sorriso che gli arriva fino alle orecchie, lo sapeva.
-Ma davvero Looch…non lo avrei mai detto-
La canzona suscitandole una smorfia di imbarazzo che si risolve in un
piccolo schiaffo alla sua spalla.
-Non sei divertente-
-Non hai ancora imparato che non si esce di casa senza soldi?-
-Ma io pensavo di scendere!-
-Vorrà dire che dovrai stare quassù a lavare i piatti fino a quando non
avrai scontato il tuo debito-
Quando lei ha ingurgitato l’ultimo pezzo di dolce e bevuto il caffè, Ian toglie
il vassoio con la sua faccia provocatoria e poi si rimette a letto sotto lo
sguardo piccato di lei.
-Mi lasceresti qui? Da sola??-
Lui ha le braccia dietro la testa appoggiata al cuscino che osserva
rilassato il soffitto e poi lei di sfuggita, che invece se ne sta seduta a
braccia conserte rivolta verso di lui.
-Beh, dipende….-
Nina alza un sopracciglio intuendo già dove voglia arrivare, così punta i
piedi dandosi una leggera spinta per arrivare più vicino a lui e poggia le mani
sul materasso cambiando sensibilmente lo sguardo.
-E da cosa?-
Già il tono di voce più basso basta a far sì che lui senta il suo corpo
scaldarsi e agitarsi per lei, che nel frattempo ha portato le proprie braccia
al lati del suo corpo salendo cavalcioni su di lui senza sfiorarlo, se non con
i suoi capelli che le cadono dal volto.
Ian la guarda, rapito da quella bellissima visione e scosta i capelli per
scoprirle gli occhi. E’ passato anche lo scherzo, ora ha solo voglia di
imprimersi addosso ogni suo centimetro, contorno, odore.
E Nina lo percepisce il cambiamento nel suo sguardo, non più provocatorio,
ma terribilmente dolce e intenso.
Vede le labbra di lui incresparsi in un sorriso timido, raro per lui.
-Cosa stavamo dicendo?-
-Ti sei distratto Smolder?-
-Forse, ma tu mi confondi Nina….-
Non le da il tempo di replicare e la tira verso le sue labbra affondando in
un bacio meno irruento della sera prima, ma carico e intenso. Stavolta saranno
meno frenetici, più desiderosi di scoprirsi di nuovo.
E si chiuderanno in quella bolla fatta di neve e bufera fin quando il tempo
e la natura sceglieranno di tenerli incatenati al loro amore sepolto, prima di
riportarli a quelle fredde vite perfette abbandonate a valle.
“If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?”
(Chasing cars – Snow Patrol)
Scusate, so che non si fa, non si conclude così una storia, lasciandovi
ampia fantasia sulla sua prosecuzione ma non c’era alternative.
Significava far partire una complicata long, ma avrei dovuto smantellare la
seconda parte della storia e centellinare le loro emozioni in mille capitoli
quando in realtà avevo solo una voglia matta di far bruciare i nian tutti in un colpo solo. In una notte.
Perché alla fine è questo che fanno, bruciano come un fuoco inestinguibile
ogni volta che si intercettano, lasciando noi ad immaginarci qualunque cosa.
E non oso immaginare quando tornerà Nina, anche un solo sguardo cosa potrà
incendiare. Meglio prepararsi.
Direi che non importa commentare la canzone, TUTTI la conosciamo per averci
spezzato il cuore in mille modi in Grey’s anatomy.
Grazie a chiunque abbia letto, a chi ha recensito o lo farà – spero.
Conclusa questa, riprendo Frammenti come promesso. Ma dovevo chiudere
questa qua.
Baci a tutti
Vostra Eli