Una mela rossa per me e una mela verde per te.

di aaah0
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Incubi ***
Capitolo 2: *** Un ritorno inaspettato. ***
Capitolo 3: *** l' inizio di un' amicizia ***



Capitolo 1
*** Incubi ***


Alla piccola Regina capitava spesso di fare incubi durante la notte e ancora più spesso di non riuscire a riaddormentarsi in seguito. Quella notte non faceva eccezione. Faceva freddo eppure la piccola Regina sudava nel sonno, si agitava e gridava.
” Ti prego madre ..” “Giuro non lo rifarò ..”.
Le sue  grida furono udite dalla sorellastra maggiore, Zelena, la quale accorse nelle stanze della ragazza per capire cosa stesse succedendo, appena vide la raggiunse sul letto, cercò di svegliarla ma invano.
”Gina svegliati, svegliati”le diceva scuotendola leggermente ma la piccola continuava ad agitarsi e a gridare
”Non di nuovo madre, ti prego, ti prego, ti pr … AAAAAAAAAH”
le sue parole vennero spezzate da un suo stesso grido che la portò ad inarcare la schiena ed a spalancare gli occhi. Zelena non poté fare a meno di guardare la sorellina con occhi dispiaciuti e pieni di lacrime. Sapeva cosa stava succedendo. Sapeva cosa stava sognando. Anche lei quando aveva la sua stessa età  faceva gli stessi incubi in cui la madre, Cora, le infliggeva pene durissime, troppo dure per una bambina così piccola. Zelena senza pensarci due volte prese la sua sorellina tra le braccia e la strinse in un abbraccio rassicurante e consolatorio.”Sssh, non piangere è tutto finito, è tutto finito “.  Regina strinse forte le braccia intorno alla vita della sorella maggiore come se da un momento all’ altro potesse sparire, come se fosse la sua ancora di salvezza e si lasciò andare ad un pianto disperato.
“Zel ho paura." disse tra i singhiozzi.
”di cosa hai paura tesoro?” le chiese mentre le massaggiava  la schiena per farla calmare.
”Ho paura della mamma, ho paura che possa farmi del male”
“Gina non devi avere paura, ti prometto che farò tutto il possibile per non farti  far più del male dalla mamma” Zelena sapeva che  con quella promessa si sarebbe complicata molto la vita ma sapeva anche che quello era il compito di una sorella maggiore. 
“Adesso ci sono io con te e non ti lascio più, prova a riaddormentarti ok?”. La piccola scosse animatamente la testa
“Zel non voglio, ho paura di fare di nuovo un brutto incubo “.
“ Facciamo una bella cosa, io resto qui finchè non di addormenti  e quando sarò certa che non farai un brutto incubo vado, va bene?”.
La piccola annuì ed entro poco tempo si addormentò tra le braccia della sorella maggiore che intanto le pettinava delicatamente i capelli con le dita. Dopo essersi accertata che la sorellina dormisse beatamente fece per alzarsi dal letto ma una piccola manina paffuta la trattenne stringendo il tessuto del vestito.
”Ti prego, resta un altro po’ con me, ti prego” 
La sorella maggiore non seppe resistere alle suppliche della sorellina così si stese sul letto insieme a lei e si addormentarono insieme.

Per la prima volta dopo tanto tempo Regina non fece un incubo.

Il mattino seguente Zelena uscì dalle stanze della sorellina in fretta e furia nella speranza che la madre non si accorgesse di niente ma ovviamente non fu così.
“Piccola insolente dove sei stata tutta la notte?!” 
La ragazza abbassò lo sguardo in cerca di qualche scusa da poter usare perchè se avesse detto alla madre la verità si sarebbe arrabbiata con Regina, così decise di giocare d'astuzia chiamandola con l'unico che non voleva che fosse pronunciato dalle sue labbra
“Madre, io ...” non fece in tempo a continuare la frase che le arrivò uno schiaffo così forte da farla cadere sul pavimento.
”Quante volte ti devo dire che non devi chiamarmi così ?! fila in camera tua, ADESSO!” e la ragazza seppur con le lacrime agli occhi e un dolore insopportabile alla guancia fece ciò che la donna le aveva ordinato.  Mentre Cora si dirigeva alla cucina. 

Nel frattempo Regina, che aveva sentito la conversazione tra le due, decise di preparare la colazione alla  sorella e portargliela in camera ma la madre glielo impedì
”Cosa credi di fare con questo vassoio?” le chiese con parole gelide
“I-io ...”
“Volevi portare la colazione a Zelena?” la bruna annui debolmente.
”Assolutamente no, quell' insolente ha commesso uno sbaglio e deve essere punita, adesso esci da qui” buttando così tutto quello che la ragazza aveva preparato.
“Certo, madre” la piccola fece un inchinò e si diresse alle stanze della sorella.

TOK TOK!
“Chi è ???”
“Sono Regina, posso entrare o ti disturbo?” tirandosi su e asciugandosi le lacrime rispose che lei non avrebbe mai disturbato.
La piccola vedendo gli occhi un po' arrossati della sorella maggiore fece un corsa fino al letto e la strinse in un abbraccio che la rossa accolse molto calorosamente.
“Zel, ti ho portato una cosa” la ragazza fece un piccolo sorriso
”Ah si ? e che cos'è?” Regina estrasse una mela verde per la sorella  e una rossa  per se dalla tasca del vestito.
”L'ho presa senza farmi vedere dalla mamma, pensavo potessi avere fame.”
“Grazie Gina, sei la migliore. ti voglio bene”
”Ti voglio bene, anche io sorellona!” e così si riabbracciarono.

 

 

 

Ciao gente di efp! avevo già pubblicato la storia su un altro profilo ma alla fine ho deciso di scriverla sul mio profilo "vero".

spero vi piaccia e se trovate errori (di sicuro ce ne saranno) fatemelo sapere.

BACI, a presto! sperando che la fantasia non mi abbandoni ...
 

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Capitolo 2
*** Un ritorno inaspettato. ***


"Caro diario, è da quasi tre anni che mia sorella, Zelena, se ne' è andata di casa lasciandomi da sola con mio padre e mia madre, se così si possa definire quella donna ... non mi ero mai resa conto di quanto fosse importante per me e quanto mi aiutasse con nostra madre. non mi ero mai resa conto di niente. le ultime parole che le ho detto sono state orribili, non avrei mai dovuto dirgliele." mi resi conto che stavo piangendo solo quando delle lacrime macchiarono il mio diario, mi asciugai immediatamente le guancia e continuai a scrivere "vorrei tanto tornare indietro nel tempo e cambiare le cose. non dimenticherò mai il suo sguardo, pieno di lacrime e dolore. non l'avevo mai vista in quel modo, mai. nemmeno quando la mamma la picchiava o le riempiva di insulti. " ero talmente assorta nei miei pensieri che non mi accorsi della voce di mia madre che mi intimava a scendere per andare a scuola. Nascosi il diario, presi la borsa e mi precipitai giù dalle scale il più velocemente possibile. " mi dispiace madre, io non mi ero accorta che si fosse fatto così tardi" le dissi con lo sguardo basso per paura di incrociare il suo. "basta scuse, adesso muoviti altrimenti farai tardi." "certo. madre, padre ci vediamo oggi pomeriggio, buona giornata." salutai molto velocemente i miei genitori e feci giusto in tempo a buttare lo sguardo sulla figura di mio padre, che mi fece un occhiolino, prima che il portone si chiudesse. Salii in macchina e salutai l' autista, che ogni mattina mi portava a scuola e mi veniva a riprendere. era lunedì eppure ero già stanca, perciò appogiai la testa sullo schienale del sediolino e chiusi gli occhi, involontariamente i miei pensieri andarono a ripescare il ricordo in cui io e Zelena litigammo seriamente per la prima volta.

----------------------- FLASHBACK-------------------------

quella sera sua sorella non c' era in casa era uscita con un' "amica" così era rimasta solamente lei con la madre e il padre. non sapeva cosa fare così si mise a girovagare per casa fino  a che non arrivò davanti lo studio della madre e pensando che fosse da sola entrò senza bussare. non avrebbe mai dovuto farlo. "mamma, io ... " mi interruppi appena vidi che era in riunione con altre tre persone. "Oh, mi dispiace. io non pensavo foste in riunione, chiedo scusa per il disturbo. "Regina quante volte ti devo dire che devi sempre bussare prima di entrare nello studio della mamma?" nonostante le parole calme Regina sapeva che aveva fatto arrabbiare molto la donna. "mi dispiace madre, non succederà più"   "potete scusarci un attimo signori?" chiese cordialmente la donna ai signori che annuirono. Appena uscite dallo studio Cora non perse tempo per rimproverare le figlia per la sua insolenza. "adesso sono in riunione ma dopo io e te facciamo i conti, chiaro??" era così strano come la madre cambiasse tono di voce da così a così. la piccola annui debolmente mentre la madre ritornava nella stanza. " scusatemi per l'intrusione di mia figlia, come posso farmi perdonare? magari offrendovi un po' di vino?" i signori rifiutarono molto cordialmente sostenendo che non ne vedevano il motivo e congratulandosi con la donna per la grazia della ragazza.

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Dopo circa mezz' ora terminò la riunione e i signori se ne andarono lasciando così la casa di Cora. subito si diresse dalla figlia che sperava di non ricevere una punizione troppo dura. "piccola maleducata quante volte devo dirti di non interrompere le mie riunioni?" sibilò la donna a denti stretti. "ma madre non sap - " la sua frase fu interrotta da un rumoroso schiaffo che fece salire le lacrime agli occhi della ragazza. Dopodiché la prese per un braccio e la portò al piano di sopra. "madre mi state facendo male al braccio" "NON MI INTERESSA NIENTE SE TI STO FACENDO MALE!" urlò la madre stringendo ancora di più la presa sulla bruna la quale gemette dal dolore. ad ogni singolo secondo regina sperava che il padre salisse su per interrompere le grida di Cora ma non succedeva mai. sperò che almeno zelena potesse aiutarla ma poi si ricordò che non era in casa perché era da un' "amica" . le urla e gli schiaffi della donna continuarono per un' abbondante mezz'ora, sembrava un treno in corsa, non si fermava mai, era senza freni. alla fine la donna lasciò la stanza della ragazza che si buttò sul letto piangendo per il dolore che le aveva inferto la madre, sia fisicamente che psicologicamente. Dopo circa un' ora la sorella maggiore tornò a casa, dopo un saluto veloce corse al piano di sopra per salutare la sorellina e per ringraziarla di aver mantenuto il segreto. "REGINA!REGINA! DOVE SEI ??? PERCHè  NON MI RISPONDI?" andò in direzione della camera della ragazza. "posso entrare?sono Zelena"non ricevendo risposta decise di entrare in ogni caso richiudendosi la porta alle spalle. non si sarebbe mai aspettata di trovare la sorella minore raggomitolata sul letto a piangere. "hey, che è successo? perché piangi??" chiese molto dolcemente la rossa. la ragazza la ignorò facendo finta di non sentirla. "mi stai facendo preoccupare, ti prego rispondimi" la sorella maggiore insistette. "Regina che ti sei fatta sul braccio? è stata la mamma?adesso era seriamente preoccupata per la più piccola che coprendosi il braccio si alzò dal letto e corse fino al bagno, comunicante alla stanza, chiudendosi a chiave la porta. Zelena non fece in tempo a raggiungerla. "Regina, andiamo parlami, spiegami quello che è successo. è stata la mamma a farti quello?" dal bagno continuarono a sentirsi solamente singhiozzi. "Tesoro, ti prego aprimi e parliamone" dopo un paio di minuti la porta finalmente si aprì facendo uscire una ragazza con occhi rossi dal pianto, guance rigate dalle lacrime ed un livido sul braccio destro.  Zelena non seppe resistere a quella visione e cercò di abbracciare la sorellina che la respinse spingendola indietro. "vuoi sapere cos è successo?? vuoi sapere chi è stato a farmi questo ?!?!?!" la rossa annuì debolmente per paura della risposta. "SEI STATA TU! siete stati tu e il tuo pseudo-fidanzato. è TUTTA COLPA TUA, SEI STAT TU A  FARMI MALE. è TUTTA COLPA TUA. è TUTTA COLPA TUA!" la sorella maggiore cercò di riavvicinarsi alla piccola ma la respinse nuovamente. "ESCI FUORI DALLA MIA CAMERA, IMMEDIATAMENTE. NON TI VOGLIO PIù VEDERE. ESCIIIII!" la ragazza gridò quelle parole con tutta la voce che aveva in corpo ma nonostante ciò la rossa non si mosse, paralizzata e con gli occhi lucidi. "HO.DETTO.ESCI.DA.QUI." sibilò regina a denti stretti lanciandole uno sguardo pieno di ira e rancore. Zelena anche se titubante si incamminò verso la porta della stanza.

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la rossa passò la notte a pensare alla parole che la sorellina le aveva rivolto, non riusciva a levarsele dalla testa. si sentiva in colpa, tremendamente in colpa. era tutta colpa sua se Cora le aveva fatto del male, non doveva uscire, doveva restare a casa per proteggerla. così decise di prendere una decisione drastica. "dobbiamo vederci, solito posto alla solita ora" furono le uniche parole che inviò al ragazzo con qui stava uscendo.  la cosa da fare era solo una, doveva smettere di uscire con graham. arrivarono entrambi più o meno puntuali. quando il ragazzo si accostò per dare una bacio sulla guancia alla ragazza, come suo solito, lei si scansò. "Graham, noi dobbiamo parlare" il ragazzo annuì e fece continuare alla ragazza il suo discorso. "tu non mi piaci, non posso continuare ad uscire con te, mi dispiace. " "non ti credo" rispose Graham. "come scusa?" "ho detto che non ti credo" "bhe dovresti invece, tu non mi piaci, mettitelo bene in testa, ok? è cominciato tutto per gioco. volevo semplicemente vedere se abboccavi e così è stato." non lasciò nemmeno al ragazzo il tempo di ribattere che la si alzò cominciò a camminare il più lontano possibile da lui e dal suo magnifico sorriso. Decise di dare la notizia alla sorella un paio di giorni dopo così da non destare il sospetto, ovviamente le disse che era stato lui a lasciare lei e non viceversa, Regina ci credette.

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"signorina? signorina Regina, siamo arrivati." dopo un momento di stordimento iniziale capii che la voce era di Carl, l'autista, che mi diceva che eravamo arrivati a scuola. "oh, scusami Carl, non mi ero accorta di essermi addormentata in macchina" "si figuri signorina. AH e un' altra cosa. tenga il caffè, ne ha più bisogno lei che io. Adesso vada che altrimenti farà tardi." mi disse strizzandomi l'occhiolino.  "oddio, grazie Carl, senza di te non so cosa farei. ti devo un caffè" dissi mentre mi dirigevo all' ingresso della scuola. le ore di lezione passarono lente e noiose come sempre, l'unica cose che mi tenne sveglia fu il caffè che Carl mi aveva dato quella stessa mattina. era stato davvero molto gentile.

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quello stesso pomeriggio mi sdebitai con l'autista ricambiando il favore che mi aveva fatto quella mattina. "un caffè per il mio autista preferito" gli dissi entrando in macchina, scoccandogli un bacio sulla guancia. "non doveva signorina" mi disse con tono dolce ma io non gli diedi retta e gli posai il bicchiere di caffè in mano. "ne avrai più bisogno tu che io" lo imitai strizzandogli anche l'occhiolino proprio come aveva fatto lui quella stessa mattina. alla fine scoppiammo a ridere entrambi. il viaggio di ritorno a casa fu tranquillo proprio come Carl, così ogni tanto ci scambiavamo qualche parola ma niente di più. appena arrivati a casa salutai sia mia madre che mio padre e poi corsi in camera mia a scrivere il diario. "caro diario, oggi è la seconda volta che ti scrivo ma è successa una cosa strana. mentre ero in macchina con Carl mi sono appisolata ed ho sognato la prima lite vera e propria che ho avuto con mia sorella. DIO! quanto mi manca. perché l' ho sognata proprio oggi?" non avevo nient' altro da dire così chiusi il diario e cominciai a studiare per il giorno seguente.

--------FLASHBACK-----------------

"Regina fermati, FERMATI HO DETTO!voglio capire perché lo hai fatto, voglio capire perché hai detto alla mamma che per queste settimane le ho mentito. dimmelo, perché ???" non avevo mai visto mia sorella in questo stato, mi stava supplicando di darle una spiegazione valida a quello che avevo fatto ma non ne avevo. ero solamente arrabbiata. "perché era l'unico modo per farti andare via." "no, aspetta non capisco. perché vuoi che me ne vada?" "davvero non lo capisci? bhe perché ti odio, ti odio con tutta me stessa, non voglio più vederti.  avrei preferito essere figlia unica che avere una sorella come te." Zelena impallidì sul posto, aveva occhi lucidissimi e lacrime che le solcavano le guance. ma non mi faceva pena, per niente, anzi mi faceva irritare maggiormente. così decisi di lasciarla da sola nella stanza. La mattina seguente  trovai un biglietto sul comodino, era di Zelena. "mi dispiace di averti fatto soffrire così tanto, non volevo Zelena " all' inizio non capii il significato di  quel biglietto, così decisi di buttarlo da qualche parte nella camera. scesi di sotto a chiedere spiegazione ad i miei genitori che mi dissero che Zelena se ne era andata. ma non che era partita per un semplice viaggio. era andata via, si era trasferita. A me non importava a anzi era meglio così.

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era da poco meno di mezz' ora che stava pensando a quale fosse il motivo di quella lite ma proprio non lo ricordava. "caro diario, è il secondo giorno che ti scrivo di mia sorella. non riesco a fare a meno di pensare alla nostra lite e a che cosa l'abbia scatenata. ma proprio non ricordo. l'unica cosa che so è che mi sono comportata veramente male con lei. le ho detto cose che non pensavo, delle quali mi sono pentita giorni dopo ma ormai era troppo tardi. non l' ho mai cercata perché avevo paura che fosse arrabbiata con me e ancora tutt' ora ce l' ho. spero che questi ricordi spariscano dalla mia testa proprio come il senso di colpa che in questo momento è allucinante."          nascondo il diario nel mio comodino e mi dirigo al piano di sotto per poi uscire e andare a scuola.

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è passata più di una settimana da quando ho sognato mia sorella, i sogni potranno anche essersene andati ma il senso di colpa per niente. anche oggi mi tocca andare a scuola, per fortuna c'è Carl che mi rallegra la giornata. " come al solito, grazie per il passaggio Carl" gli dico mentre scendo dalla macchina. "si figuri signorina, è un piacere." mi saluta prima di andarsene. mi fermo a  guardare la scuola e a fare un grande sospiro, mi faccio coraggio e raggiungo le mie amiche.

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nel frattempo: era finalmente arrivata, dopo ore di viaggio era finalmente arrivata davanti alla sua vecchia casa. era  rimasta ad  osservarla per minuti o forse ore. "signorina Zelena penso che sia ora di entrare" ei disse Carl con tono dolce per niente irritato. "lo so, mi dispiace di averti fatto aspettare così tanto qui fuori è solo che è difficile essere di nuovo qui dopo tanto tempo." "oh ma non si preoccupi, lo dicevo per lei. facciamo un patto." "ahah, ah si? e quale?" chiese divertita la ragazza. "quando era piccola ogni volta che succedeva qualcosa di brutto in casa mi chiamava al telefono per chiedermi se potevo venire a prenderla, così io venivo con la macchina, la parcheggiavo davanti. lei scendeva e saliva su. io la aspetterò qui per quindici minuti, se le cose si dovessero mettere male lei esce di casa e salta un macchina proprio come quando era bambina. che ne dice, affare fatto?" "ahaha, affare fatto." la rossa dopo un lungo abbraccio si avviò verso il portone di casa, prima di bussare si girò un ultima volta verso Carl che alzò entrambi i pollici in alto per rassicurarla. quel uomo era proprio un mito. Zelena si fece forza e bussò al campanello.

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la chiaccherata con sua madre ed henry era andata piuttosto bene, niente grida o piatti volanti, semplicemente finti abbracci e parole cordiali.  adesso veniva la parte difficile. andare a parlare con la sorella.  aveva ancora un po' di tempo prima che Regina uscisse da scuola così decise di andarsi a fare un giro per la città, per ricominciare ad orientarsi meglio. andò in giro per diverse ore, ormai era arrivata l'ora di andare a prendere sua sorella fuori scuola. DRIIIIIIIIIIIIIIIIIN! DRIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIN! DRIIIIIIIIIIIIIIIIN! Ecco, la campanella era suonata. a momenti sarebbe arrivata la bruna. il cuore di Zelena cominciò a batterle al' impazzata, mille domandi si affollavano nella sua testa: e se non volesse vedermi? e se mi odiasse ancora? Ormai era troppo tardi. la sorella minore era appena uscita da scuola. Zelena notò subito come la sorella cercasse la macchina di Carl con lo sguardo, senza però risultati. aspettava solo il momento che la notasse per vedere la sua reazione. ecco. i loro sguardi si incontrarono. Zelena sorrise a distanza, uno di quei sorrisi timidi che pur non essendo a trentadue denti ti riuscivano a scaldare il cuore. Regina non poteva crederci, sua sorella era lì e le stava sorridendo. rimase per un secondo pietrificata a quella scena, fece sbattere  più volte le palpebre  per capire se si trattasse o meno di un' allucinazione. e non lo era. appena capì che la visione della sorella maggiore era reale incominciò a correre nella sua direzione. la distanza fra le due sembrava non finire mai, più correva verso la sorella più sembravano distanti. finalmente la raggiunse, si tuffò nelle sue braccia. entrambe le ragazze erano felicissime di rivedersi, erano abbracciate l'un l'altra e avevano completamente le guance rigate dalle lacrime. "OH mio dio! Zel non sai quanto mi sei mancata, mi dispiace tantissimo, i-io non volevo dire quelle cose." la rossa interruppe l'abbraccio solamente per guardarla dritta negli occhi, asciugarle le lacrime e dirle che era tutto apposto e che ormai non contava più. ricominciarono a riabbracciarsi e a piangere l'una fra le braccia del' altra. "mi sei mancata così tanto Zel" "anche tu sorellina, anche tu" a nessuna delle due importava se stavano dando spettacolo davanti a tutta quella gente. a nessuna delle due importava perché finalmente erano insieme. stettero abbracciate per moltissimo prima di decidere di andare a sedersi su una panchina la vicino. "Zel, lascia che ti spieg-" "Gina, non  c'è bisogno di nessuna spiegazione, te l' ho già detto è tutto passato" disse la rossa passando una mano sulla guancia della sorella. "Zel ma io ne ho bisogno. ti prego" la rossa annui ormai sconfitta. " in questi ultimi giorni ho pensato molto a quello che è successo tra di noi  tre anni fa, ai nostri litigi che si ripetevano sempre più frequente e al  modo in cui io ti parlavo. non ricordo nemmeno più perché litigavamo, eppure lo facevamo. mi sento così in colpa adesso per le parole che ti dissi. ti giuro che non le pensavo." ormai la bruna aveva le lacrime agli occhi, la sorella fece per interromperla ma non glielo permise. " ero così cocciuta da non rendermi conto di quanto tu contassi per me. di quanto mi aiutassi con mamma.  di quando fossi gentile e premurosa nei miei confronti. di quanto mi volessi bene e soprattutto da non rendermi conto  di quanto io ne volessi a te. in questi anni non ho mai cercato di contattarti perché avevo paura, paura che non mi volessi vedere, paura che non mi volessi più bene. mi dispiace, mi dispiace così tanto di averti fatto soffrire. mi dis-" le lacrime le avevo rigato tutte le guance, proprio come quelle della sorella. La rossa la strinse un altro abbraccio. "ssh, non dire nient' altro. tutto quello che conta ormai è che siamo di nuovo insieme. la colpa non è stata solo tua ma anche mia. non me ne sarei dovuta andare, sarei dovuta rimanere e affrontare il problema. però adesso basta, ti va se parliamo un po' di te?" "mmh ok, che vuoi sapere?" "vediamo. chi era il brunetto che ti guardava all'uscita da scuola?" chiese con sguardo indagatore la rossa. "ahahaha, sei sempre la solita. si chiama Daniel Colter"

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Ciao a tutti! devo farmi le scuse per aver fatto passare così tanto temo dal primo aggiornamento della storia. Purtroppo non sono riuscita a risolvere tutti i problemi, come potete ben vedere da come è stato pubblicato il secondo capitolo. cercherò di risolvere il problema il prima possibile. spero che in ogni caso leggiate la storia e ci vediamo alla prossima. in caso riscontriate degli errori (cosa probabile perché la nuova one-shot non mi piace particolarmente) fatemelo sapere. a presto! ;)

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Capitolo 3
*** l' inizio di un' amicizia ***


Dopo la morte della donna erano rimasti solamente il marito e la figlia adottiva, Zelena, che però non aveva mai voluto facendo chiaramente capire alla rossa il concetto. Capitava spesso che l’uomo dopo il lavoro si addormentasse poiché doveva gestire da solo la fattoria non avendo abbastanza soldi per poter permettersi qualcuno che l’ aiutasse, così quando questo accadeva la ragazza dai capelli rossi usciva di casa senza che però il padre se ne accorgesse e si dirigeva dove tutti i bambini della sua età giocavano o comunque una gran parte. Un tempo aveva chiesto loro di poter giocare insieme ottenendo solamente un rifiuto e degli insulti per via del colore della sua pelle però quel giorno era fiduciosa, la sua pelle aveva un colorito uguale a quello degli altri.

Si fece coraggio e  chiese loro di giocare insieme ottenendo un si come risposta.  Persa nei suoi pensieri non si accorse che le avevano lanciato la palla così dovette andare a raccoglierla, nello stesso momento in cui la raccolse notò in lontananza una mamma con il figlio poco più piccolo di lei, forse di un paio di anni, che le chiedeva di comprarle un pupazzo.

“Dai mamma ti prego, ti prego, ti prego.”

“E va bene, ma solo per questa volta. Così la smetti di lamentarti.” Acconsentì la donna con un sorriso.

“Grazie sei la migliore mamma del mondo” disse il bimbo per poi stringere la mamma in un abbraccio facendo ridere la donna.

“adesso torniamo a casa altrimenti facciamo tardi. Dai la mano alla mamma” Il bimbo così fece e si diressero probabilmente verso casa.

Zelena era invidiosa, invidiosa che quel bimbo potesse dire alla madre ti voglio bene, invidiosa che potesse ancora abbracciarla, invidiosa che potesse passare ancora del tempo con la mamma mentre lei no. Lei non poteva perché la sua era morta diversi mesi prima.

“ALLORA TI SBRIGHI O NO?!”  le chiese una voce in lontananza, era uno dei bambini con cui giocava.

“ARRIVO.” Gridò di risposta lei asciugandosi una lacrima che le era scivolata giù per la guancia.

Appena tornò e lanciò la palla nessuno si mosse per prenderla, si accorse così che i ragazzi la guardavano con espressione di terrore dipinta in volto ma senza capire il motivo così abbassò lo sguardo su una pozzanghera li accanto e vide. Con suo grande stupore era ritornata verde.

Così si girò e incominciò a correre verso il bosco per andare il più lontano possibile, inciampò sulla radice di un albero e cadde a terra facendosi male. Nel mentre, i bimbi l’ avevano seguita e raggiunta incominciando a lanciarle dei piccoli sassolini addosso.

“sei verde, sei verde, sei verde, sei verde.” Incominciarono a ripetere in coro.

“sei un mostro, sei un mostro, sei un mostro.”

La ragazza gridava loro di smetterla ma senza successo.

“SMETTETELA! VI PREGO SMETTETELA, NON SONOUN MOSTRO.” Gridò per poi portarsi le ginocchia al viso e piangere mentre i bimbi la insultavano e le lanciavano sassi.

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Quando la madre, Cora, partiva per i suoi viaggi di lavoro la figlia era felice poichè per quel poco tempo poteva essere libera e respirare senza doversi preoccupare delle continue e pesanti critiche che la madre le riservava per qualsiasi cosa.

La piccola Regina adorava fare passeggiate nei boschi sia durante il giorno che durante la notte.

Quel dì Cora era partita e non sarebbe tornata tornata prima prima di due settimane.  Aveva avvisato il padre che si sarebbe fatta una passeggiata e dopo diverse suppliche lo convinse a non farsi scortare, certo aveva all’ in circa sette anni ma quelle strade le conosceva meglio di chiunque altro. Così cominciò la sua passeggiata nei boschi, adorava il cinguettare degli uccellini e l’aria fresca, sentì in lontananza delle voci e decise di avvicinarsi. Era una specie di cantilena interrotta dalle suppliche di una ragazzina che chiedeva loro di smetterla.

“Sei un mostro, sei un mostro, sei un mostro.”

Regina decise di avvicinarsi.

Era una specie di cantilena interrotta dal grido di una ragazza che chiedeva loro di smetterla senza successo.
“Sei un mostro,  sei un mostro, sei un mostro”
Regina decise di avvicinarsi ulteriormente in modo da vedere il tutto più chiaramente, in questo modo si accorse che i ragazzi in questione stessero lanciando dei sassolini ad una bimba, poco più grande di lei, che era accovacciata su stessa a piangere. Incominciò a correre nella loro direzione e gridò loro di smetterla.
“HEEEY SMETTETELA” sapeva che non avrebbero potuto fare altrimenti poiché era la figlia di una delle persone più influenti della foresta incantata.
“HO. DETTO. SMETTETELA. IMMEDIATAMENTE.” Ripetè con più convinzione.
appena li raggiunse quei bimbi scapparono a gambe levate riconoscendo nella mora la figlia della donna che tanto incuteva timore. Regina tentò di avvicinarsi alla figura seduta a terra ma quest’ ultima non glielo permise.
“no, non ti avvicinare.”
“perché no? Hai paura di me?” chiede un po’ offesa la bimba.
“affatto è solo che tu potresti averne.”
“non penso, non sono una persona che si spaventa facilmente.”
“se ti dicessi che sono un mostro?”
“ti direi che ne ho conosciuti di peggiori.” Rispose alludendo alla madre.
“se ti dicessi che sono pericolosa?”
“ti direi che pericolo è il mio secondo nome.”
“se ti dicessi che ho la magia?”
“ti direi che non mi sorprenderebbe.”
“se ti dicessi che sono verde?”
“ti direi che preferisco il rosso ma non mi dispiace come colore.” Concluse per poi far scoppiare a ridere entrambe.
Detto ciò la rossa si alzò da terra e molto lentamente si levò il cappuccio scoprendo il viso verde.
“perché hai gli occhi chiusi?” chiese la più piccola delle due.
“in modo da non vedere il tuo viso terrorizzato o schifato.”
“se li apri non lo vedresti comunque.”
la rossa cosi fece notando che la ragazza davanti a i suoi occhi non era affatto ne terrorizzata ne indignata ne altro ma semplicemente sorridente, contagiando cos’ anche lei facendole uscire un sorriso sulle labbra. 
“perché non hai paura di me?” chiese timidamente.
“perché dovrei? sembri una persona così gentile.”
“tu invece testarda. Io mi chiamo Zelena.”
“lo prenderò come un complimento, io invece sono Regina.” Si guardarono per alcuni istanti senza dire niente godendo l’una del silenzio dell’ altra fino a che una voce non le interruppe, era il padre di regina che le diceva di tornare.          
“è mio padre, devo tornare a casa. Ti va se domani giochiamo insieme ???”
la rossa acconsentì con un sorriso per poi salutare la ragazza  e ritornare a casa.
in fin fine aveva risposto bene la sua fiducia in quel giorno.
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il giorno dopo quando il padre si era già addormentato Zelena uscì di casa di corsa per raggiungere il posto dove si erano incontrate lei e Regina. Quando arrivò lei non c’era ancora così si sedette ad aspettare e poco dopo la vide arrivare anche lei di corsa.
“non pensavo venissi.” Le dichiarò timidamente la mora.
“io mantengo sempre la mia parola.” Le rispose con un gran sorriso. “a cosa ti va di giocare?”
“hai mai provato a rincorrere le farfalle?” chiese con un sorrisetto la più piccola.
“mai perché ???”
“seguimi.” Rispose semplicemente incominciando a correre nella direzione opposta da dove era arrivata seguita da Zelena.
in poco tempo raggiunsero un campo fiorito pieno di farfalle di tutti i colori, verdi, gialle, rosse, blu e tanti altri colori.
dopo forse quelle che potevano essere ore passate a ricorrere farfalle Zelena inciampò e cadde faccia a terra.
“oh mio dio, ti sei fatta male?” chiese le mora preoccupata.
“ahahahahah, per niente. Non mi sono mai divertita tanto in vita mia.” Rispose la rossa fra le risate.
“già nemmeno io.” Concordò l’ altra stendendosi accanto a Zelena per poi guardarla negli occhi.
“posso farti una domanda?”
“mhmh”
“come mai oggi non sei verde?”
“forse perché oggi sono felice.” Rispose senza aggiungere altro. Rimasero così stese senza dire o fare niente, semplicemente osservando le farfalle svolazzare su di loro fino a che Regina annunciò che se ne doveva andare.
“facciamo una gara a chi arriva prima alla radura.” Esclamò la più piccola incominciando così a correre.
“HEY! Ma così non vale, sei partita prima.”
“ma io sono più corta.” Affermò per poi continuare a correre.
non ci volle molto prima che Zelena la superasse e non di poco anche. Erano ormai distanti quando la rossa si accorse che dietro di lei non c’era più nessuno,  decise così di tornare indietro il più velocemente possibile.
“REGINAAAA” gridò preoccupata vedendola seduta a terra che si stringeva al  petto il ginocchio mentre piangeva, si accovacciò accanto a lei per vedere cosa si era fatta ma la mora si rifiutava di levare la mano continuando a piangere.
“Regina se non levi la mano non potrò aiutarti, per favore levala.” Le disse asciugandole le lacrime scivolate sulla guancia.
“ieri sono stata io a fidarmi di te mostrandoti il mio viso, adesso tocca a te mostrandomi cosa ti sei fatta.” La esortò ancora con un sorriso fraterno. Regina si decise così a fare ciò che la rossa le aveva chiesto.
“Zel  brucia.” Si lamentò la ragazza.
“aspetta che ci soffio sopra.” Dopo aver soffiato un paio di volte le ragazze si accorsero che la ferita era sparita.
“OH MIO DIO! Non c’è più, come hai fatto?”. chiese euforica la mora.
“I-io non lo so,ho solamente soffiato.” Rispose alzandosi in piedi a e aiutando l’altra a fare lo stesso.
“è la cosa più bella che qualcuno abbia fatto per me.”
“cosa, alzarti da terra?” chiese scherzando.
“Scema, non alzarmi da terra. curarmi la ferita, grazie mille.”
“figurati, non c’è problema.”
“sappi che il tuo segreto è al sicuro con me, non l’ho dirò a nessuno.”
“lo so che non lo farai, mi fido di te.” Detto ciò la mora si fiondò tra le braccia della rossa per stringerla in un abbraccio facendo nascere sul viso di quest’ ultima un sorriso, mai nessuno l’aveva abbracciata in quel modo.
                              

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CIAO A TUTTI! Fatemi sapere se vi è piaciuta e se ci sono errori così posso correggerli. Spero sia vi piaccia

BACI,  a presto!

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