Draco Dormiens Nunquam Titillandus

di swimmer5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inizio col botto ***
Capitolo 2: *** Problemi con i Corvonero ***
Capitolo 3: *** La prima partita ***
Capitolo 4: *** Sezione Proibita ***
Capitolo 5: *** Hogsmeade ***
Capitolo 6: *** Torneo di Halloween e Ballo in Maschera ***



Capitolo 1
*** Inizio col botto ***


Capitolo I
Inizio col botto

Inizio di Settembre

Il primo giorno del nono mese era speciale.
L’autunno bussava alle porte: le foglie degli alberi cadevano sul suolo formando uno scricchiolante tappeto ingiallito; il sole non era più cocente, ma tiepido, quasi sbiadito; nell’aria, si percepiva quella frenesia tipica dell’incombente ritorno a scuola.
Nella stazione di King’s Cross, la voce metallica proveniente dall’altoparlante annunciava l’imminente arrivo di un treno al binario nove e tre quarti.
«Siete sicuri di aver preso tutto?» Una madre preoccupata stava aspettando l’arrivo del mezzo insieme ai suoi due figli.
«Sì, sicuri» rispose il ragazzo.
«Tutto tutto?» chiese conferma la donna. «Se volete, possiamo ripassare un attimo a Diagon Alley, tanto è qui vicino.»
«L’Hogwarts Express sta arrivando, mamma» disse Hinata, con una nota d’impazienza nella voce.  « E abbiamo tutto. Puoi andare, se vuoi.» 
La madre sorrise. «Ora vado… Mi raccomando, fa’ attenzione a tua sorella.»
«Sì, mamma!» disse Shouyou, scocciato.
«Tienila per mano!»
Il rosso alzò gli occhi al cielo e, con riluttanza, afferrò la manina della sorella.
La donna baciò i figli e, dopo un’altra serie di ripetitivi avvertimenti, si allontanò da loro.
«Insomma, ho undici anni, so badare a me stessa!» esclamò indignata, mentre lasciava la mano del fratello.
«Sei una piccola seccatura» la rimbeccò dolcemente Shouyou.
«Hinata-kun!»
Si sentì chiamare da dietro le spalle. Si voltò e vide il suo compagno di dormitorio che agitava la mano in segno di saluto, insieme al suo migliore amico.
Lui e Natsu li raggiunsero, portandosi appresso l’ingombrante carrello.
«Buongiorno Yamaguchi-kun, Tsukishima-kun» salutò a sua volta Shouyuou.
«Oh! C’è anche Natsu » disse Tadashi, accarezzandole dolcemente la testa.  «Anche tu a Hogwarts quest’anno, eh? Dove vuoi essere Smistata?»
«Ovunque, ma non a Serpeverde!» dichiarò decisa.
Yamaguchi ridacchiò, Tsukishima rimase impassibile.
«Io ti aspetto a Grifondoro.»
Natsu sorrise e annuì.
«Come avete passato le vacanze?» chiese Hinata.
«Benone! Sono stato da Tsukki, il mese di agosto» Yamaguchi indicò lo spilungone biondo dietro di lui, «nella sua residenza estiva. »
«Perché te ne vanti, Yamaguchi?»
«Scusa, Tsukki» disse Tadashi, sorridendo. «E tu, Hinata?»
«Oh, al solito. Un’estate noiosa a casa» disse Shouyou,  «il giorno più emozionante è stato quando sono andato a fare compere a Diagon Alley per me e mia sorella.»
Un fischio fortissimo interruppe la conversazione tra i tre. L’Hogwarts Express, dal quale uscivano bizzare nuvolette di fumo grigio, si fermò proprio davanti a loro, spalancando le porte rosso fiammante.
«Oh! Be’, noi andiamo a recuperare i bagagli. Ci si vede!»
«A presto!» dissero i due fratelli Hinata; Tsukishima si limitò a salutare con un cenno del capo.
*
Daichi aprì la porta dello scompartimento e due paia di occhi, uno dorato e uno nerissimo, lo trafissero con lo sguardo.
«Oya oya
«Oya oya oya
Tutti i suoi cattivi presentimenti si erano avverati.
Squadrò tutti i prefetti, a cominciare da Terushima Yuiji. Grifondoro e fiero di esserlo, è il tipo di prefetto che coprirebbe qualsiasi bravata – ce lo vedeva benissimo, a lanciare Caccabombe al custode.
Bene, pensò Daichi.
Poi c’erano Bokuto e Kuroo. I due bro, come si facevano chiamare. Si conoscevano da un sacco di tempo, e insieme ne avevano combinate tante. Erano riusciti a farla franca la maggior parte delle volte perché protetti dal direttore dei Serpeverde. Era pericoloso, il loro duo.
Molto bene.
Accanto a loro, l’altro prefetto di Tassorosso, Asahi, era un tipo piuttosto tranquillo ma fifone. Si lasciava intimorire spesso sia da Bokuto che da Kuroo – nonostante fossero della sua stessa stazza – e conscendo il suo carattere si sarebbe fatto trasportare facilmente nelle bravate dei due.
Di bene in meglio.
Poi, Ushijima Wakatoshi, asso nel Quidditch ma non altrettanto nelle relazioni sociali, comunicava di rado e parlava molto poco di sé, ma perlomeno non era casinista come il resto della combriccola.
Questo è un bene… Forse.
Tutti dovevano aver notato lo sguardo perplesso di Sawamura.
«Entra, Sawamura, non stare lì impalato» ghignò Tetsurou.
Si sedette accanto al suo ragazzo, Sugawara Koushi, nonché secondo prefetto di Serpeverde, e si sentì un po’ più tranquillo.
Il sollievo arrivò quando entrò Kiyoko Shimizu, l’altro prefetto di Corvonero. Daichi la conosceva abbastanza da poter affermare che Shimizu era una persona ragionevole e con un minimo di buon senso.
Ora si comincia a ragionare
«Occhiali-chan! » Terushima Yuiji provocò la bella Corvonero, tuttavia, lei lo ignorò e prese posto accanto a Wakatoshi.
«Bene, adesso che siamo tutti…»
Bokuto tirò fuori dal baule tre bottiglie di Wiskey Incendiario. Lo versò in otto bicchieri e li passò ai prefetti.
«Lasciatemelo dire» asserì Kuroo, alzando in alto il bicchiere, «quest’anno rivoluzioneremo Hogwarts.»
«Ai prefetti.» fece Bokuto.
«Ai prefetti!» brindarono gli altri tutti in coro.
«Suga… Siami sicuro che–» sussurrò Daichi a Koushi, senza farsi sentire dagli altri, presi nei festeggiamenti.
«Bevi, Daichi, e non pensarci. »
*
La luna illuminava le numerose barche che attraversavano l’ampio specchio d’acqua.
Nella Sala Grande, tutti si chiedevano quando sarebbe finita la tradizionale traversata del lago di quelli del primo anno. La luce fornita dalle candele sospese a mezz’aria e dal fuoco dei caminetti scoppiettanti conferiva all’ambiente un’atmosfera calorosa e festaiola.
«Amico, ma quanto ci mettono?» si lamentò Ryunnosuke Tanaka, studente del sesto anno, brandendo forchetta e coltello. «Ho una fame…»
«Dai, Ryu, sono sicuro che stanno per arrivare!» lo consolò Yuu Nishinoya, un altro eccentrico Grifondoro, dandogli una pacca sulla spalla. «Bro, ma ti ricordi il nostro Smistamento?»
«Come posso mai dimenticarlo?» rispose Ryu. «Il Cappello Parlante non ha avuto dubbi, neanche il tempo di appoggiarmelo in testa che quello urla “GRIFONDORO”, baby!»
«Già, già!» convenne il più basso, «anche per me è stato così! E ovviamente non potevo capitare in una Casa diversa da quella del mio Bro…»
«Bro…» quasi commosso, Tanaka riuscì a dimenticare per qualche piacevole istante il senso di noia e d’impazienza.
«Non credo di farcela, Noya-san…» proferì Ryu teatralmente, mentre si accasciava sulla sedia e reclinava la testa all’indietro.
«Avanti, Ryu, ti stai lamentando più del solito!» esclamò Yuu esasperato. «Fai come faccio io: prova a pensare qualcosa di bello, tipo il Quidditch o Kiyoko-san… A proposito, dov’è? E’ già arrivata?! ».
E Noya si mise con le ginocchia sopra la sedia per avere una visuale completa di tutta la Sala, data la sua bassa statura. Tanaka ridacchiò per la scena e disse:
«E’ lì, all’estremità del tavolo dei Corvonero, accanto a Yachi-san e Tsukishima.»
«Davvero?»
Gli occhi di Nishinoya passarono in rassegna tutta l’enorme stanza prima di riuscire a scovare Shimizu. Poi la trovò, conversava pacamente con Hitoka e ogni tanto sorrideva.
«Oh beh, non mi stupisce tu non l’abbia notata dato che hai passato praticamente tutto il tempo a fissare qualcun altro…» e gli uscì un colpo di tosse molto simile a “coffprefettoditassorossocoff!”.
Yuu non fece in tempo a rispondere a tono alla frecciatina del compare che fu interrotto dal cigolare della porta: i primini erano entrati, pronti per inziare l’avventura a Hogwarts. Questi ultimi furono accolti da fragorosi applausi e fischi d’incoraggiamento.
La professoressa Saeko prese uno sgabello e fece accomodare il primo studente, dopodiché gli adagiò il Cappello Parlante sopra il capo: lo Smistamento era ufficialmente iniziato.
A turno, i primini furono smistati nelle rispettive case, e tra le varie dichiarazioni del Cappello (“CORVONERO, senza dubbio!”, “Scelta difficile, ma opto per… SERPEVERDE!”), toccò anche ad una ragazzina dai capelli rossi, legati in due graziose codine.
«E’ mia sorella! Guardate!» esclamò Shouyou, anche lui energico Grifondoro. « Speriamo che sia Grifondoro!» proseguì Shouyou, tenendo le dita incrociate.
Il Cappello Parlante non esitò a urlare “GRIFONDORO!” e la ragazzina, più felice che mai, raggiunse il fratello.
«Benvenuta tra noi, Natsu» la accolse il prefetto della Casa, Daichi Sawamura, nonché capitano della squadra di Quidditch.
«Grazie mille!» disse, sorridendo raggiante.
Non soltanto Tanaka e Nishinoya ricordavano nitidamente la loro Cerimonia. C’era anche Yamaguchi Tadashi che, mentre si congratulava con Natsu e le sorrideva, si fece trasportare nella dolce corrente del fiume dei ricordi.
Non era mai stato particolarmente coraggioso o orgoglioso, Tadashi. Quando il Cappello Parlante annunciò che la sua casa sarebbe stata Grifondoro, era rimasto sorpreso e un po’ dubbioso. Titubante, si era avvicinato al tavolo della sua Casa e aveva preso posto accanto a due ragazzini.
Più volte si chiese se il Cappello Parlante non avesse sbagliato, se non avesse commesso un errore a non spedirlo dai Tassorosso. Tadashi condivideva le sue preoccupazioni con un suo amico d’infanzia, il Corvonero Kei Tsukishima, che puntualmente venivano zittite con uno schietto “Sta’ zitto, Yamaguchi”, e Tadashi si sentiva un po’ più tranquillo.
Crescendo, aveva acquisito autostima ed era diventato molto più sicuro: questo cambiamento lo portò ad accaparrarsi un posto da titolare nella squadra di Quidditch.
Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto dal preside Ikkei Ukai che fece tintinnare una posata sul bicchiere per riportare il silenzio nella Sala.
«Auguro a tutti un buon anno scolastico» disse Ukai, dopo essersi schiarito la voce, «agli studenti. Ricordate che costanza e perseveranza non dovranno mai mancare nelle vostre attività, dallo studio allo sport» fece una pausa, bevve un po’ d’acqua dal calice e poi ricominciò. «E auguro un buon anno scolastico anche al nostro corpo docenti, che ogni anno s’impegna per istruire i maghi del futuro. Colgo l’occasione per presentarli tutti ai nuovi arrivati. Professori, appena sentite il vostro nome, alzatevi. Dunque… Il professor Irihata è l’insegnante di Storia della Magia, il professor Takeda insegna Cura delle Creature Magiche, il professor Ukai Trasfigurazione, il professor Takinoue Difesa contro le arti oscure, il professor Nekomata Pozioni…»
«Neanche quest’anno siamo riusciti a toglierci di torno quel vecchio »  borbottò Hinata, accasciandosi sulla sedia.
«Ormai conosco più il suo ufficio che il dormitorio, da quante punizioni mi ha fatto scontare lì dentro» disse Tanaka, sorridendo amaramente al pensiero di quei fastidiosi castighi.
«…il professor Shimada Incantesimi e infine la professoressa Saeko è l’insegnante di Volo. »
Non appena la donna si alzò, tutta la Sala la acclamò – dopotutto, era pur sempre l’unica insegnante di sesso femminile di tutto il corpo docenti. Lei, lusingata, mandava occhiolini a destra e a manca e si sbracciava per salutare – e sommergere dall’imbarazzo – suo fratello Ryu.
«Non ho altro da aggiungere. Festeggiamo!»
Il preside terminò il suo discorso, il Cappello cantò l’inno della scuola e tutte le tavolate si abbandonarono al divertimento.
*
La mattina seguente, i direttori delle Case distribuirono ai propri studenti il nuovo orario scolastico. Ogni tanto, dalla finestra, entravano dei gufi che consegnavano lettere o copie de La Gazzetta del Profeta appena uscite.
Quando Hinata terminò di fare colazione con un’abbondante dose di uova e succo di zucca, si alzò dal tavolo per riuscire a raggiungere il suo amico Corvonero.
«Ohi, Kageyama! Ohi! »
Tobio pareva in un altro mondo. Dalla sua bocca uscì un sonoro sbadiglio e borbottò, la voce ancora impastata dal sonno:
«E’ il primo giorno di scuola e già rompi?! »
«Farò finta di non aver sentito, Bakageyama» e qui Hinata schivò miracolosamente un cazzotto in pieno viso. «Voglio vederti, stasera. »
Kageyama sembrò destarsi dallo stato comatoso.  «Stasera?» ripeté perplesso. «Per fare? »
«Per… per parlarti, insomma» spiegò Shouyou, «ci stai? Alle cinque dietro il Campo di Quidditch?»
Tobio diede uno sguardo al suo foglietto.  «Alle cinque ho ancora un’ora di Trasfigurazione. Facciamo alle sei? »
«Oh» fece Hinata, sorpreso che Kageyama non avesse ribattuto o rifiutato il suo invito, «alle sei è okay. »
«Se è uno scherzo giuro che–»
«Non è uno scherzo!» sbottò il rosso.  «Sono serio! »
Stavano per scoccare le nove e la Sala Grande cominciò a svuotarsi.
«Cos’hai ora?» chiese Tobio, cambiando discorso.
«Cura delle Creature Magiche, tu? »
«Antiche Rune. »
«D’accordo. Ci vediamo! » salutò il rosso afferrando la propria borsa e scattando verso l’uscita della sala.
«Ciao!»
Tobio rielaborò ciò che era appena successo e si stupì della facilità con la quale avesse accettato l’invito del Grifondoro.
*
«Due ore di Pozioni il primo giorno di scuola è illegale!» piangnucolò Tanaka.
«Bro, alla prima gita a Hogsmeade disponibile andiamo dai proprietari del Negozio degli scherzi e compriamo mezza cassa di Pasticche Vomitose.» propose Noya.
«Non credo di resistere, fino alla prima domenica a Hogsmeade…» sospirò Ryu.
Entrambi sprofondarono nelle poltrone della Sala comune.
«Su, su!» Daichi batté le mani per incoraggiarli. «Dovete impegnarvi duramente già da quest’anno per superare i M.A.G.O. l’anno prossimo!»
«Io continuerei a ripiegare sulle Merendine Marinare…»
«O sul Torrone Sanguinolento…»
«O su–»
 «Se vedo anche solo uno di quei cosi in questo dormitorio, voi non farete più ritorno a Hogwarts. Chiaro?» tuonò Daichi, spettrale.
«S-sì…» guairono i due del sesto anno, spaventati.
*
«Kageyamaaa! Scusa per il ritardo, il professor Ukai mi ha trattenuto per una commissione!» urlò il Grifondoro, correndo a perdifiato verso l’amico.
«Stavo già pensando a quanti calci dovevo darti nell’eventualità che ques’incontro fosse realmente uno scherzo» scherzò Tobio. «Quindi… Cosa c’è?»
Il rosso prese un bel respiro profondo.
«Tutto parte dall’anno scorso» iniziò Shouyou. «A un certo punto, ho iniziato a vederti in modo diverso, ma non sapevo se ciò che provavo fosse soltanto una forte amicizia o una smisurata ammirazione» Hinata fece una pausa.
«Vai avanti» lo esortò Tobio.
«Sì, stavo dicendo… In questo mese senza di te, ho capito realmente quali fossero i miei sentimenti. Tu mi piaci. Quando ti guardo, dentro di me sento tutto un… bwaaah, capisci?»
Tobio arrossì involontariamente e gli si mozzò il respiro. Si sarebbe aspettato di tutto da quell’idiota di Hinata, ma non questo.
«Iniziamo quest’anno insieme, Kageyama.»
«Io…» Kageyama s’impappinò, iniziando a balbettare sillabe senza un apparente senso logico.
Hinata sospirò. «Ti aiuto io. Rispondi a questa domanda: io ti piaccio?»
Tobio esitò, mordendosi le labbra.
«No» rispose secco.
«Bene» mormorò Shouyou, abbassando lo sguardo, «però hai esitato!»
«Perché… stavo pensando» disse a fatica Tobio, non riuscendo a trovare le parole giuste. «Stavo pensando che l’ultima cosa che voglio è ferirti, Hinata, davvero. Ma non posso ricambiare i tuoi sentimenti.»
«Cosa te lo impedisce?» sussurrò appena il rosso, con la voce incrinata.
«Tu per me sei un amico» confessò, «non riuscirei mai a vederti come qualcosa di più.»
Tobio si rese conto di aver utilizzato parole pesanti e taglienti, e si maledì mentalmente quando vide una lacrima solitaria solcare il viso di Shouyou.
«Va bene, lo… lo capisco, in un certo senso» disse Hinata, asciugandosi il volto con il dorso della mano.
Kageyama aprì la bocca per parlare, ma fu interrotto da Shouyou che disse:
«Non scusarti, Kageyama. Non dire niente.»
Tobio distolse lo sguardo.
«Anzi… Per favore, non parliamoci più per un po’ di tempo.»
«No, questo non lo accetto!» urlò il moro. «Non si può rovinare un’amicizia per così… così poco
«Così poco, dici? Mettiti nei miei panni» spiegò Shouyou, «dopo essere stato rifiutato da una persona, sarebbe difficile continuare a rapportarti con lei come se non fosse successo nulla! Chiedo solo un po’ di spazio… Per rimettere a posto le idee» aggiunse, quasi supplichevole.
«Io non ti capisco» gracchiò Tobio allontanandosi.
Hinata rimase solo. Copiose lacrime rigarono il suo volto: lacrime di rabbia, di tristezza, di frustrazione…
Egoista
Tornò al dormitorio, spento e sconfortato.




Note dell'autrice
Ta-dan! Ecco a cosa ho lavorato negli ultimi tempi. Grazie per aver letto fino alla fine questo capitolo.
Ne approfitto per chiarire alcune cose:
-So che Natsu, nell'opera originale, ha meno di undici anni, ma in questo universo l'ho immaginata come primina a Hogwarts (ho aggiunto la nota "what if" per sicurezza).
-Poi, le Case: i personaggi sono stati smistati a seconda di una mia personale interpretazione, andando avanti nella storia motiverò le mie scelte. ^-^
Ho già scritto altri capitoli, ma vista la mia inesperienza con le long e il mio poco tempo per scrivere ho deciso, per ora, di aggiornare ogni due settimane

Dedicata a una Gryffindor e a una Slytherin che mi supportano – e sopportano – quando scrivo le mie storie. <3




 

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Capitolo 2
*** Problemi con i Corvonero ***


Capitolo II
 Problemi con i Corvonero


Metà Settembre
“Kageyama.
Mi domando ancora quando io abbia realizzato di provare dei sentimenti per te.
Sicuramente non quando ti sei presentato a me come un maghetto undicenne viziato, scorbutico e antipatico.
Nemmeno quando, al secondo anno, sei entrato come titolare nella squadra di Quidditch dei Corvonero e ti hanno affibbiato il nome di
Re del Campo da prodigio qual eri: riuscivi a sfruttare tutto il tuo ingegno e l’intelligenza nello sport (diversamente accadeva nello studio), e io ti ammiravo segretamente da lontano.
Neanche quando, al terzo anno, la tua abilità nel Quidditch cresceva proporzionalmente alla tua avversione nei miei confronti, e litigavamo per sciocchezze ogni due per tre.
Nemmeno quando, al quarto anno, l’età adolescenziale ha iniziato a renderti i linemaneti più marcati, più adulti; a cambiarti la voce, a modellarti il fisico. Quando abbiamo cominciato, faticando, a rispettarci a vicenda, riconoscendoci anche come avversari a tutti gli effetti, ma continuando a battibeccare come cane e gatto.
E’ successo che, a un certo punto, attrazione fisica e ammirazione sincera e smisurata si sono fuse in quel qualcosa che mi fa battere freneticamente il cuore ogni qualvolta mi sei vicino.
Mi domando ancora quando io abbia realizzato di provare sentimenti per te, e non ho ancora trovato risposta.
Ma adesso la domanda è un’altra: dopo tutto quello che è accaduto, cosa provo per te in questo momento?”

 
I loro sguardi s’incontrarono solo per un millisecondo ed entrambi si premurarono di distogliere il proprio alla svelta. Dopo ciò che era successo, i due volevano assolutamente cercare di evitarsi.
Procedevano in direzioni diverse – il rosso verso la Sala comune della propria Casa, il moro verso la biblioteca. Non appena si superarono, Shouyou bisbigliò appena, senza neanche voltarsi:
«Re
Tobio si girò di scatto, scoccando un’occhiata minacciosa all’altro. «Perché devi farmi arrabbiare così, Hinata? Non ti rendi conto che ti stai comportando come un bambino?»
«E’ che io… Scusa» disse l’altro, abbassando lo sguardo. «Non punzecchio mai la gente, non è nella mia indole. Evidentemente la frustrazione porta a questo» Shouyou sorrise amaramente.
«Vedi di fartela passare» gracchiò acido Kageyama. Mentre si voltava, vide con la coda dell’occhio Hinata che brandiva la bracchetta e, con uno scatto fulmineo, afferrò anche lui la sua ed entrambi scagliarono potenti incantesimi.
«Expelliarmus
«Serpensortia
Un grosso serpente uscì dalla bacchetta del rosso, che andò subito ad attaccare l’altro. Kageyama si accorse del viscido rettile e si scansò appena in tempo: il serpente azzannò soltanto uno spesso strato di stoffa del suo mantello.
Kageyama trasfigurò goffamente l’animale in un bicchiere d’acqua e, mentre Hinata era ad un passo dal riprendersi la sua bacchetta scagliata alla fine del corridoio, urlò senza riflettere:
«Stupeficium
Il lampo di luce rossa colpì Shouyou in pieno petto e venne scaraventato ancor più lontano di quanto si trovasse, battendo la testa.
«Hey, voi due, NIENTE SCHIANTESIMI!»
Il direttore della Casa di Grifondoro raggiunse i ragazzi, dopo aver sentito dei forti boati dal suo ufficio. Per poco non perse un battito quando vide Hinata completamente steso a terra, svenuto. «Santo cielo…»
Hinata rinvenne e si rialzò poco dopo. «Ha iniziato lui!»gridò, puntando la bacchetta verso Kageyama.
«Ti ho disarmato perché mi stavi attaccando, idiota!»sbottò Tobio, anche lui con la bacchetta in aria puntata verso l’altro.
«Petrificus Tot–»
«Expell–»
«ACCIO BACCHETTE! »
Il direttore Ukai riuscì a scagliare l’Incantesimo di Appello prima che i due avessero il tempo di ricominciare con le fatture. «Dico, ma cosa vi salta in mente? Schiantesimi, Kageyama, Schiantesimi!» strepitò.
«Vedo che fai fatica a tenere in riga i giovani maghi, Ukai.»
Keishin sobblazò. Nekomata sbucò letteralmente alle sue spalle, pronunciando parole di scherno con il suo solito sorrisetto sul volto invecchiato.
«Dovresti stare più attento con gli studenti della tua Casa» aggiunse il direttore dei Serpeverde.
«Non sono tutti e due miei!» sbottò Ukai. «L’altro è Corvonero!»
Nekomata scrutò i maghi che poco prima si stavano sfidando. Uno aveva la veste sgualcita e strapata in alcuni punti, l’altro si massaggiava il bernoccolo sulla fronte spuntato dopo lo Schiantesimo.
Yasufumi ridacchiò. «Ancora voi due, eh? Hinata Shouyou e Kageyama Tobio… Oh! Aspettate che lo venga a sapere Shimada…» continuò Nekomata, «Mi dispiace ma, nel frattempo, sono costretto a togliere venti punti a testa per le rispettive case.»
«Venti?!» esclamarono in coro Shouyou e Tobio; entrambi la ritenevano un’ingiustizia.
«Le regole sono regole: niente magie nei corridoi.»
Ukai era visibilmente infastidito e fissava furente – gli occhi ridotti a due fessure – il collega più anziano.
«Cosa mi sono perso?» la voce di Shimada irruppe tra i due, smorzando la tensione che si era creata. «Mi trovavo in Sala Grande e ho visto che dalla clessidra della mia Casa sono scivolate un po’ di gemme. Allora?»
«Questi due studenti hanno organizzato un duello con tanto di schiantesimi proprio qui, nel corridoio.»
«Davvero?» Shimada rivolse uno sguardo severo a Tobio. «Chi è stato Schiantato?»
«Il Grifondoro» rispose Nekomata.
«Hinata, è vero?» chiese conferma il direttore dei Corvonero.
Shouyou lanciò un’occhiata all’altro, ma aveva lo sguardo da un’altra parte. La sua espressione gli ricordava molto il Tobio undicenne… Gli occhi erano fessure, la bocca formava una smorfia, e fissava il vuoto.
Non si sentiva di accusarlo; in fondo, era stato lui a cominciare e a scagliare il primo incantesimo… Avrebbe voluto proteggerlo. Anzi, sarebbe stato meglio costituirsi e farla finita una volta per tutte.
Hinata aprì bocca per parlare, ma Shimada fu più veloce di lui.
«Bene, visto che il signorino non si decide di parlare… Kageyama, dammi la bacchetta.»
«Ce l’ho io… Ehm…» fece Ukai, armeggiando goffamente con le tre bacchette tra le mani.
«E’ quella di undici pollici in legno di acacia» precisò Tobio.
«’Kay» Keishin porse lo strumento al collega.
Shimada puntò la sua bacchetta verso l’altra e disse: «Prior Incanto
Le scintille rosse che uscirono molteplici dall’arnese non tradivano alcun sospetto.
«Kageyama, ti aspetto questa sera alle otto nel mio ufficio per scontare la punizione» disse Shimada, gelido. «Ora riprenditi la bacchetta e fila nel tuo dormitorio.»
Tobio eseguì gli ordini senza fiatare, scoccando un’occhiata di fuoco a Hinata, che rabbrividì.
«Anche tu, Hinata, dritto in sala comune, adesso.»
Hinata si disse che no, non era giusto. Lui aveva provocato Tobio e lui aveva iniziato con le fatture. Doveva parlare…
«Prof–» tentò.
«Adesso» tuonò Ukai.
E quatto quatto si allontanò dai tre. Meglio non avere a che fare con Ukai furente, pensò il rosso mentre camminava, risolverò la questione direttamente con Kageyama!
«E’ questo il coraggio di Grifondoro?»esordì Nekomata, teatralmente. «E l’intelletto di Corvonero?»
I due professori lo fissarono torvi.
«Scusate, stavo solo pensando ad alta voce! Ukai» continuò, e questa volta si fece più serio,«ci vediamo sabato al Campo di Quidditch.»
«Sicuro.»
E lo Slytherin se ne andò ridacchiando.
«Figlio di un Mangiamorte» borbottò Keishin a denti stretti, quando l’insegnante di Pozioni si fece lontano.
Shimada rise, concordando silenziosamente con il collega. Improvvisamente, però, si fece serio.
«Ukai» chiamò Shimada, «Prima Kageyama e Hinata erano piuttosto amici, vero? Li vedevo spesso insieme…»
«Be’, sì…» convenne Ukai.
«Mi domando… Come mai tutta questa ostilità? Tutta d’un tratto, poi…»
«Battibeccavano spesso, ma vista la gravità della situazione è sicuramente successo qualcosa» sospirò l’altro, «proverò a chiedere a Takeda… Lui è ben voluto dagli studenti, vediamo se riesco a estorcergli qualche informazione.»
Shimada annuì e, dopo questa breve conversazione, i due si divisero per dirigersi verso le rispettive torri.

 
*

Quando si passano interi pomeriggi a studiare in biblioteca, capita di perdere la congnizione del tempo.
Accade anche nella grande, capiente biblioteca di Hogwarts dove Yachi Hitoka destreggiava tra gli scaffali cercando i volumi desiderati, tastandoli col dito uno ad uno e sporcandosi le mani di polvere. Riuscì finalmente a trovare Teorie della Trasfigurazione Transustanziale e lo posò sul tavolo sopra Storia della Magia.
Yamaguchi rivolse un’occhiata perplessa alla Corvonero, che prontamente rispose:
«Giuro che questo è l’ultimo!»
«Dicevi così anche di Rassegna dei recenti sviluppi della Magia» precisò il ragazzo.
«Non posso farne a meno» scherzò Hitoka.  «Dopo tutto questo studio ho bisogno di leggere qualcosa per svagarmi.»
«Svagarti? Con Teorie della Trasfigurazione Transustanziale
Entrambi risero – piano, perché erano pur sempre in biblioteca – sebbene fossero soltanto loro due in tutta la stanza, se non si contava la bibliotecaia che stava sbrigando alcune faccende in silenzio. Seguì un silenzio imbarazzante. Hitoka arrossì senza volerlo e iniziò a sfogliare il grosso libro per non darlo a vedere. Lì Yamaguchi si soffermò a osservarla. I capelli biondi raccolti in una sbarazzina coda laterale, la cravatta blu che s’intonava perfettamente con il colore dei suoi capelli…
A Tadashi erano sempre piaciute le bionde.
Un tonfo fece ridestare il Grifondoro e la Corvonero. Dalla porta, entrò un Kageyama – piuttosto scosso, a giudicare dall’espressione facciale. Teneva in una mano un foglio bianco, nell’altra un attrezzo per spolverare gli scaffali.
«Kageyama-kun, stai… stai bene?»provò a chiedere Yachi.
Borbottò qualcosa di incomprensibile, e poi domandò:
«Che ore sono?»
«Le otto e un quarto» rispose Tadashi, dando un occhio all’orologio a parete e rendendosi conto, soltanto in quel momento, di quanto fosse tardi.
«Da quanto siete qui dentro?»
«Ehm… dalle quattro» disse ancora il Grifondoro.
«Non sembrava che steste studiando… A quest’ora avreste dovuto già finire da un bel po’» puntualizzò.
Tadashi e Hitoka si fissarono, arrossendo, e distolsero immediatamente lo sguardo; Tobio si diresse verso la parte più remota della biblioteca senza aggiungere nulla.

 
*

«Parola d’ordine? »
«Ginocchiere» biascicò.
Hinata oltrepassò il quadro e varcò la soglia della Sala comune, pensieroso.
«E allora l’ho portato al Lago Nero con una scusa e gli faccio “Tu, io, dopo la partita. Ci stai?”»
«E lui?!»
«E lui, Bro, dovevi vederlo, tutto rosso per l’imbarazzo, era così adorabile… Vabbè, alla fine ha detto sì!»
«Grande Bro! Batti il cinque!»
Nishinoya e Tanaka stavano parlando comodamente seduti in poltrona, davanti al caminetto.
Se fosse stato dell’umore giusto, Shouyou sarebbe andato da loro a farsi trascinare da quell’entusiasmo, ma preferì dirigersi verso le scale che portavano al dormitorio maschile.
«Hinata
Shouyou rabbrividì, fermandosi di colpo al primo gradino.
«D-Daichi-san…» disse flebilmente mente si voltava.
«Ho saputo di quello che è successo.»
«E’ stata colpa mia!» gridò, attirando l’attenzione di tutti gli studenti in sala.
«Non gridare» lo ammonì il più grande.
«E’ stata colpa mia» ripeté Hinata,  «sono stato io a punzecchiarlo per primo perché ero arrabbiato con lui, è tutta colpa mia» concluse, inchinandosi profondamente.
«Hinata, hai fatto perdere punti alla Casa e hai rischiato di farti seriamente male. Da prefetto, ma soprattutto da amico, ti chiedo di fare più attenzione.»
«Sì, Daichi-san.»
«Bene» il prefetto lo congedò con un sorriso e una scompigliata di capelli.
Mancava un quarto alle nove e l’ora x del coprifuoco stava per scoccare. Tadashi rientrò nella Sala comune e salì nei dormitori insieme a Hinata.
«C’è Kageyama, in biblioteca; sai perché?» gli sussurrò, con una nota di fastidio nella voce.
«In biblioteca? Allora è sicuramente in punizione!»
«Punizione per cosa?» provò a domandare Yamaguchi, ma il rosso era già partito come un razzo verso la sua destinazione.

 
*

Anche volendo, non riuscirei ad odiarti.
Non hai colpe, Kageyama. Non posso proprio accusarti di nulla, né tantomeno pretendere che tu ricambi i miei sentimenti.
Ho riflettuto molto, in queste due settimane, e finalmente ho preso una decisione.
L’unica cosa che posso fare è mettere da parte tutto il rancore, la rabbia, la frustrazione, la rassegnazione e agire di conseguenza…

Hinata sgattaiolò dal dormitorio senza farsi vedere né da Daichi né da Terushima.
Nei corridoi si mosse come un ninja, stando all’erta e scattando su al minimo rumore.
Kageyama, intanto, stava spolverando libri sotto la supervisione del custode che, in quel momento, stava sonnecchiando seduto sula sedia. Respirava quantità di polvere esorbitanti – ma un incantesimo autospolverante no, eh? – quasi di più dell’ossigeno.
«Kageyama!» chiamò Shouyuou, che aveva già raggiunto la biblioteca.
«Hinata?!» esclamò. «Rischi di essere scoperto, idiota!» disse, abbassando il tono di voce.
«Non m’importa» dichiarò deciso l’altro.
«Farai perdere altri punti alla tua Casa di questo passo.»
«E’ questa la tua punizione?» disse Shouyou, sfiorando le copertine impolverate dei libri.
 «Sì» sospirò Tobio, «il professor Shimada è stato clemente, stavolta. Sa essere molto severo quando si tratta di punizioni.»
Il rosso non disse nulla, ma continuò a fissarlo.
«Non devi star per forza insieme a me anche se ti senti in colpa, sai?» disse Kageyama, adirato.
«Mi dispiace» disse l’altro.
«Cosa?» Tobio aveva smesso di spolverare.
«Ho detto che mi dispiace, sei sordo, Kageyama?!»sbottò il rosso, ma si affrettò a rimediare dopo un‘occhiata minacciosa che l’atro gli aveva rivolto. «Scusascusascusa!»
«Mi dispiace per… quella cosa» riprese Hinata. «Mi dispiace per come siano andate le cose tra di noi.»
«Di-dispiace anche a me, in un certo senso» mormorò Tobio, abbassando leggermente lo sguardo.
«Speravo che potessimo… come dire, ricominciare?»
Tobio era sorpreso da quella proposta. Che Hinata avesse finalmente fatto ordine nella sua testa e fosse disposto a mettere una pietra sopra tutto? O quello era soltanto un modo per scusarsi per quando l’aveva attaccato, scatenando il duello?
«Mmh, sì, si può fare…» disse piano Tobio, dopo un breve attimo di esitazione. D’altronde, era stato proprio lui che aveva cercato di persuadere Hinata a non troncare brutalmente la loro amicizia.
«Quindi siamo di nuovo… amici?» chiese Shouyou.
«Già. Posso di nuovo chiamarti Hinata cretino senza che un serpente cerchi di staccarmi mezza gamba» scherzò Kageyama, e Shouyou rise.
Passarono alcuni attimi in cui nessuno dei due parlò. L’unico rumore era quello provocato dal loro respiro e dai libri che venivano spostati.
Dopo un po’, Tobio disse:
«Hinata, perché?»
«Perché cosa?»
«Perché continui a starmi vicino anche dopo tutto quello che ti ho fatto? Dopo tutte le cattiverie che ti ho detto? Perché continui–»
«Basta così, Kageyama.»
«…a essere mio amico? Cosa ho fatto per meritarmelo?»
Hinata lo guardò dritto negli occhi. «Be’, è semplice: io sono un Grifondoro, e farò di tutto per riconquistarti!»






Note dell'autrice
In ritardo di qualche giorno, ma ecco il secondo capitolo! Spero sia di vostro gradimento. 
Vi aspettavate Kageyama Corvonero? L'ho voluto mettere lì perché mi sa di Quidditch nerd xD
Ringrazio Yukikura per essere la beta più paziente del mondo.
E ovviamente ringrazio i lettori silenziosi, chi ha recensito (much luv for ya) e le persone che hanno inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Ci si vede tra due settimane,
swimmer

 

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Capitolo 3
*** La prima partita ***


Capitolo III
La prima partita



 
La mattina dopo, dei rumori fastidiosi svegliarono Tadashi. Si stiracchiò e sollevò le palpebre; una volta che la vista si fu abituata alla luce, lanciò un’occhiata all’orologio a parete: erano le sette e trenta.
Abbandonò malvolentieri il terpore del suo letto e, dopo essersi vestito in fretta, scese in sala comune dove trovò Noya, Tanaka e Hinata che parlottavano vicino al camino.
Si avvicinò ancora sonnecchiante, riuscendo a scorgere le ultime parole della chiacchierata. «Perché? Cosa è successo ieri?» si aggiunse allora alla conversazione.
«Hinata è stato soltanto Schiantato» informò Tanaka con nonchalance.
«Come, Schiantato?!» strepitò Tadashi, incredulo.
«Già» confermò Shouyou, «da Kageyama. Però è stata colpa mia, sono stato io che l’ho provocato.»
«Quello è scemo» sbottò Tadashi. «Ha completamente rovinato l’atmosfera che si era creata tra me e Yachi ieri sera!»
«Tu e Yachi avete avuto un appuntamento?!» domandò stupito Noya.
«N-no, abbiamo soltanto studiato in biblioteca…» spiegò, arrossendo.  «Fatto sta che eravamo solo noi due perché non c’era più nessuno ed era tardi, avevamo finito di studiare da un pezzo e ci siamo messi a parlare… E niente, arriva lui, tutto scocciato, e puntualizza il fatto che eravamo soli e–»
«Amico, basta farti tutte queste paranoie e invitala a uscire» tagliò corto Noya.
«Magari fosse facile…» sospirò il più piccolo.
«Amico» e questa volta il suo tono si fece più serio, «sei un Grifondoro, diamine! Esci le palle e chiediglielo! Qua l’abbiamo fatto tutti e, fidati, se l’ha fatto Ryu possono farlo tutti.»
«Hey!» Ryunnosuke corrucciò la fronte.
«Ehm, e dopo che avete chiesto di uscire alla persona che, ehm, vi piace… Lei come ha reagito?» proseguì Tadashi.
 «Kyoukou-san mi ha ignorato pensando che fosse solo uno stupido scherzo… AH! Adoro quando m’ingnora in questo modo!»
«Kageyama mi ha rifiutato ma io più che altro mi sono dichiarato, quindi non so se la mia risposta vale.»
 Tadashi inarcò le sopracciglia, poco convinto. «Questi Corvonero, se ne salva uno su mille....» concluse sospirando.
 «Non infangare la Casa di Kiyoko-san!» lo rimbeccò Tanaka.

*

Oramai a Hogwarts non si parlava d’altro da due settimane: la prima partita di Quidditch della stagione sarebbe stata disputata quel sabato. E per di più, a esordire nel Torneo sarebbero state le due Case eterne rivali: Grifondoro e Serpeverde.
Le partite di Quidditch attiravano una parte di pubblico davvero consistente: la stragrande maggioranza degli studenti, anche appartenenti a Case diverse da quelle che sarebbero scese in campo, si riuniva nel Campo di Quidditch per assistere a quell’entusiasmante evento sportivo.
Gli estremi delle tribune di Tassorosso e Corvonero confluivano in una striscia all’apparenza neutra, quasi fosse una sorta di “terra di mezzo”.
Lì si trovavano, insieme a tutti gli altri studenti, il prefetto dei Tassorosso e la persona più importante per quest’ultimo. Bokuto avvicinò le proprie labbra a quelle dell’altro, che prontamente si scansò, arrossendo leggermente.
«Akaashi, ma–» provò a ribattere.
«Non in pubblico, Bokuto-san» replicò Keiji.
«Oh… okay» disse, con uno strascico di delusione nella voce.  
«Scommetto tre Cioccorane che l’incontro se lo aggiudicano i Serpeverde» disse un bambino del primo anno dalla sciarpa gialla e nera, seduto nella fila successiva.
«Naah, secondo me la spunteranno i Grifondoro in questa partita, ma la Coppa la vincerà comunque Serpeverde o Tassorosso» rispose un secondo ragazzino, probabilmente della stessa età e Casa dell’altro.
«Ragazzi, ragazzi!» intervenne una terza persona, femmina questa volta, «tanto si sa che la Coppa la vinceremo noi di Corvonero, abbiamo il Supercacciatore Wakatoshi Ushijima, che ha già partecipato alla Coppa del Mondo con la nazionale giovanile!»
«Non vince il più forte, chi vince è il più forte!» puntualizzò il bambino con la sciarpa.
«Già, quindi non vantarti più di tanto!» convenne l’altro.
Bokuto osservò divertito il teatrino, finché non gli venne un lampo di genio – che idea fantastica, Koutarou!, si congratulò mentalmente tra sé. «Akaashi! Facciamo anche noi una scommessa?» propose quest’ultimo su di giri.
«Dimmi, Bokuto-san.»
«Se vincono i Serpeverde, tu mi dai un bacio» iniziò Koutarou, puntando l’indice in aria, «se vincono i Grifondoro, sono io che do un bacio a te.»
Il Corvonero del sesto anno fissò perplesso l’esuberante Tassorosso.
«Allora? Accetti, Akaashi?»
Keiji Akaashi aveva imparato, col tempo, a reprimere gli attacchi di perché il mio fidanzato è il più grande idiota sulla faccia della Terra?, perciò, senza neanche riflettere troppo, accettò la scommessa – per quanto “scommessa” si potesse chiamare, quella.
Bokuto esultò mentalmente e insieme aspettarono l’ingresso delle due formazioni in campo.

*

«C’è odore di erba fresca!» esclamò Shouyou una volta entrato nel vasto campo.
Nella sua mente risuonò la voce di Kageyama che diceva “Questa non è mica la tua prima partita, idiota!”.
Ed era vero. Gli era sempre piaciuto il Quidditch e, quando divenne più grande e iniziò a maturare come atleta, Daichi gli garantì un posto in squadra come Cercatore, continuando a sfruttare la sua spiccata agilità e i suoi incredibili riflessi.
«Oggi è una partita molto importante, direi quasi che è decisiva per la vittoria della Coppa. Impegnatevi al massimo, come sempre» asserì Daichi, serio.
Tutta la squadra annuì convinta.
«Io difenderò la nostra porta e vi proteggerò le spalle!» esclamò teatralmente Noya, sotto lo sguardo d’ammirazione di Shouyou. «Io sono il Guardiano Protettore dei Grifondoro!»
L’affermazione del portiere fece salire ancor di più l’umore della squadra, conferendole tanta grinta e determinazione.
«Hinata, contiamo su di te» aggiunse il capitano, dandogli una pacca sulla spalla.
«Sì!» esclamò, stringendo forte il manico di scopa.
 Sawamura si chinò leggermente, invitando gli altri a fare lo stesso. «Grifondoro… fight
«Sììì!»

«Noi siamo il sangue che scorre nelle vene. Seguiamo il flusso senza fermarci, trasportiamo l’ossigeno e facciamo funzionare il nostro cervello!»
«Kuroo, potresti smetterla? E’ imbarazzante » mormorò Kozume Kenma al capitano.
«Kenma, devi caricarti! Io mi sento già tutto un fuoco!»
«Yamamoto, sta’ calmo» lo ammonì Tetsurou, annoiato. «Perché non sei stato smistato a Grifondoro?»
«Il Cappello voleva mandarmi lì, all’inizio» confessò il moicano, «ma poi deve aver visto la mia indole da bad boy e mi ha spedito qui!»
«Sì, come no» ribatté sarcastico Kuroo, «vedi di fare meno baccano e di giocare seriamente.»

I giocatori iniziarono ad avviarsi verso il campo, quando Kuroo fermò Lev e lo prese da parte.
«Lev, mi raccomando. So che hai iniziato a giocare a Quidditch seriamente soltanto da poco tempo, ma le tue straordinarie capacità di volo ti hanno fatto guadagnare un posto in squadra. Contiamo su di te.»
Dopo lo stupore iniziale, Lev ebbe una scarica di adrenalina. «Sì, Kuroo-san!» esclamò, infiammandosi. «Farò tanti di quei punti che se il piccoletto dei Grifondoro dovesse prendere il Boccino, sarebbe inutile!»

*

La professoressa Saeko prese la bacchetta, se la puntò alla gola e pronunciò: «Sonorus
Si schiarì la voce e cominciò: «Benvenuti e benvenute alla prima partita di Quidditch di quest’anno! Esordiranno per noi Grifondoro e Serpeverde! Negli anni precedenti, tutte le Case hanno provato a strappare di mano la Coppa di Quidditch ai Serpeverde, ma senza successo! Cosa accadrà quest’anno? Riuscirà il coraggio e la lealtà a prevalere sull’astuzia e sull’ambizione?»
Un boato di applausi si levò dalle tribune quando i giocatori entrarono in campo.
 «Ecco a voi i Grifondoro! Il loro capitano e Cacciatore è Daichi Sawamura, del settimo anno! La formazione comprende Terushima e Yamaguchi, sesto e quinto anno, come Cacciatori; Inouka e Tanaka, quinto e sesto anno, come Battitori; Nishinoya, sesto anno, è il portiere e infine il Cercatore è nientemeno che Hinata Shouyou, quinto anno!»
Hinata sfilò per ultimo e buttò un occhio sulla tribuna della sua Casa. Vide bizzarri cappelli a forma di leone con la chioma dorata che luccicavano al minimo accenno di luce, striscioni rossi e oro sparsi ovunque e bandierine scarlatte dal bordo dorato che venivano agitate freneticamente.
«Fanno il loro ingresso anche i Serpeverde, capitanati da Kuroo Tetsurou, portiere del settimo anno! Completano la formazione i tre Cacciatori Haiba, Yaku e Daishou, rispettivamente quinto, settimo e settimo anno; i due Battitori Oikawa e Sugawara, settimo anno; e infine l’incredibile Cercatore del sesto anno, Kenma!»
Applausi e fischi d’incoraggiamento si levarono per i Serpeverde: anche loro, in quanto a tifoseria, non avevano nulla da invidiare alle altre Case. La tribuna era circondata da lunghi striscioni a forma di serpente, dalle squame color verde metallico e i dagli aguzzi denti argentati. Gli studenti, armati di trombette, iniziarono a intonare cori per sostenere la propria squadra.
I due capitani si raggiunsero al centro del campo e si strinsero la mano, mentre il resto dei giocatori andava a sparpagliarsi per l’inizio del match.
«Facciamo una bella partita» disse cordialmente Daichi.
«Sì, facciamo una bella partita» ripeté Kuroo, sorridendo sornione.
Questo qui non mi è mai piaciuto, pensarono entrambi, ma continuando a sorridere ugualmente.
Il professor Ukai li raggiunse, con una valigetta in mano. La aprì, mise per terra Bolidi e Boccino e afferrò la Pluffa.
«Voglio un gioco pulito» sottolineò, scoccando un’occhiata penetrante a Kuroo e al resto dei Serpeverde.
Nel frattempo, era sceso il silenzio. Keishin brandì la bacchetta.  «Al mio tre. Uno, due…»
 Al segnale, agitò lo strumento e Pluffa, Bolidi e Boccino vennero lanciati in aria.
«Pluffa per Sawamura, che dribbla Taketora e cerca l’occasione per tirare… ma fallisce perché Lev Haiba gli ruba la Pluffa! »
«Io sono l’asso dei Serpeverde!» esclamò Lev mentre superava un paio di giocatori.
Volò agilmente fino a raggiungere l’area della porta, ma dovette fermarsi a causa di un Bolide che lo colpì alla schiena e gli fece scivolare la Pluffa dalle mani.
«Un bolide scagliato da Tanaka ha colpito in pieno Haiba! SEI GRANDE RYU!»
«Eviti i commenti, professoressa» disse gelido Nekomata.
«Sì, sì…» rispose lei, continuando a fissare i giocatori.
«Non chiamerei asso uno che non sa neanche schivare un Bolide!» sbraitò Taketora al compagno di squadra.
«La Pluffa è di nuovo nelle mani dei Grifondoro, Yamaguchi la passa a Terushima che schiva abilmente un Bolide lanciato da Oikawa, poi Sawamura che tira e… Che peccato! Super parata di Kuroo Tetsurou gente!»
Saeko fu costretta a bere un bicchiere ghiacciato di succo di zucca, poi proseguì:
«Intanto i Cercatori si stanno dando da fare per inseguire il Boccino!»
La partita continuò, furono segnati cinque goal da Grifondoro e sei da Serpeverde, quattro dei quali da Lev, che tra tutti sembrava quello più infervorato. Non mancarono i Bolidi scagliati abilmente sia da Oikawa, che la maggior parte delle volte andavano a intaccare Terushima, sia da Sugawara che, pur colpendoli con meno forza, riuscì a effettuare una serie di tiri molto precisi.
I Serpeverde erano in forma e questo non sfuggì al Capitano dei Grifondoro. Si asciugò il sudore dalla fronte mentre si dirigeva in zona d'attacco per segnare. Tetsurou gli rivolse uno sguardo di sfida.
Le tribune gridavano ed esultavano facendo un gran chiasso, ma proprio quando Sawamura stava per tirare la Pluffa, cadde il silenzio: qualcuno era caduto dalla scopa.
Uno studente dalla divisa scarlatta giaceva steso a bordocampo in posizione fetale, con le mani giunte al grembo; la sua scopa malamente abbandonata sul terreno.
Ukai fischiò con tutto il fiato che aveva nei polmini.  «Time out!»
I Grifondoro si fiondarono sul corpo per accertarsi delle sue condizioni. Hinata aveva gli occhi chiusi, la faccia piena di terra e un graffio sul viso. «Il…» sospirò flebilmente.
«Hinata?» fece Keishin, mentre accorrevano anche gli altri giocatori di Serpeverde.
«Il Boccino» disse, alzandosi di scatto e mostrando la piccola pallina alata. «Il Boccino! HO PRESO IL BOCCINO!»
Dopo un continuo testa a testa tra lui e Kozume, caratterizzato da inseguimenti nel sotto-tribuna, spintoni e gare di velocità – con tanto di caduta finale – alla fine l’aveva spuntata Shouyou.
Ukai, al settimo cielo, non riusciva a camuffare l’espressione d’orgoglio.
«E vincono questo primo incontro i Grifondoro, duecento a sessanta! Grandi ragazzi, grande Ryu, TI AMO!»
«Professoressa!» Nekomata le puntò la bacchetta alla gola e disse stizzito: «Quietus
«Shouyouuu!» Noya, quasi commosso, abbracciò il ragazzo. «Sei stato grande!»
Tanaka scompigliò amichevolmente la chioma rossa, e domandò: «Si può sapere come diavolo hai fatto a cadere dalla scopa?!»
«Ragazzi, fermi, lasciatelo respirare» ordinò Daichi, mentre si avvicinava a loro l’infemiera della scuola.
«Sto bene» borbottò Shouyou, pulendosi la faccia con la manica della divisa.
«Non se ne parla, tu vieni con me!»
*

Yamaguchi era davvero felice per la loro vittoria: come partita d’esordio, non era andata affatto male. Aveva giocato bene, ma la cosa che più lo rendeva fiero era che, in qualche modo, era riuscito a trasformare la sua ansia da prestazione in grinta.
Gli sarebbe piaciuto festeggiare negli spogliatoi, ma erano tutti preoccupati per Shouyou.
«Spero che Hinata stia bene...» mormorò Inouka, mentre si sfilava la divisa da Quidditch.
«Tranquillo. Il piccoletto è forte, ce la farà» provò a rassicurarlo Tanaka
«Non parlare di lui come se stesse morendo» lo rimbeccò Daichi. «E poi è riuscito ad alzarsi da solo, quindi la situazione non mi sembra così grave.»
«Meglio per lui» s’inserì Yuiji «Speriamo si rimetta al più presto.»
Tadashi si rivestì il più in fretta possibile e uscì dallo spogliatoio, annotandosi mentalmente di fare visita a Shouyou per accertarsi delle sue condizioni. Prima, però, aveva altro da fare. Doveva restituire un libro a Hitoka e si erano dati appuntamento nei pressi del Lago Nero, dopo la partita. Era una zona in cui gli alberi crescevano alti e robusti perché riparata dal vento, grazie agli antichi muri del castello, e a terra una fitta vegetazione andava a sfociare nelle canne acquatiche tipiche del Lago.
Era leggermente in anticipo, per cui rimase alcuni minuti a osservare le acque calme del Lago Nero e a scorgerne le minime increspature, mentre sentiva il suo nervosismo salire sempre più a ogni secondo che passava.
«Yachi-san!» la salutò Tadashi, raggiante, quando la scorse.
«Yamaguchi-kun, avete vinto! Congratulazioni!» esclamò la ragazza, raggiungendolo.
Vedere Yachi così felice, così euforica, con le guance arrossate dall’emozione e gli occhi lucidi, portò Tadashi ad abbracciarla. Hitoka, in un primo momento, si sentì spiazzata da quel contatto così improvviso, ma percependo il piacevole calore dell’abbraccio si sciolse e strise il ragazzo ancora più forte a sé.
«Vuoi uscire con me?!» disse d’impulso Yamaguchi quando si staccò, con il cuore che batteva all’impazzata. «A… a Hogsmeade, il prossimo weekend... Cioè non proprio il prossimo, intendo quando ci sarà la gita a Hogsmeade» farfugliò.
A Yachi andò in tilt il cervello per un attimo. Arrossì violentemente e sbatté le palpebre più volte, non riuscendo a elaborare ciò che il ragazzo le aveva appena chiesto.
«Oh, s-sì» balbettò. «Sì, certo!» ripeté, con più convinzione, quando si fu ripresa.
Yamaguchi sfoderò un sorriso a trentadue denti.
Quando la ragazza che ti piace accetta il tuo invito, si viene pervasi da una scarica d’adrenalina così forte che si smette di ragionare: la razionalità viene letteralmente messa da parte per far spazio a improvvisi moti di coraggio.
Ed era soprattutto per questo che Tadashi cinse la vita di Hitoka attirandola a sé, diminuendo sempre più la distanza tra i loro visi… Oramai erano talmente vicini che Hitoka poteva contare le lentiggini sparse sul volto del ragazzo…
«Yachi-sa–» ad interromperli fu una voce maschile.
Kageyama svoltò l’angolo e rimase pietrificato.  «–n
Ma allora lo fa apposta!” pensò Tadashi, esasperato. Al sentire quella voce, Hitoka si era scansata e liberata dalla stretta.
Sebbene non fosse un tipo molto sveglio quando si trattava di certe cose, a Tobio bastò guardare l’espressione frastornata della Corvonero e quella infastidita del Grifondoro per capire che cosa sarebbe successo se lui non fosse piombato improvvisamente sconvolgendo tutti i piani dei due, e si sentì terribilmente in colpa. «Ho… ho interrotto qualcosa?» mormorò, distogliendo lo sguardo.
Yachi sospirò. «Che c’è, Kageyama-kun?»
«Ho bisogno di te» disse andando dritto al punto, e a quelle parole Yamaguchi fece una smorfia.  «Devo assolutamente andare nella Sezione Proibita.»







Note dell'autrice
Sapete come si dice, no? "Tale beta tale autrice"... per cui anch'io aggiorno il 31 dicembre! *coff coff* Yukikura *coff coff*
Dunqueee, dovevo pubblicare il capitolo una settimana prima ma tra le varie feste e il fatto che sono stata male, non ero nelle condizioni psico-fisiche per aggiornare xD e poi il capitolo in sé non mi soddisfava del tutto per cui ho perso più tempo del previsto per revisionare.
Piaciuto il colpo di scena?... *le tirano pomodori*
Anyway, grazie per essere arrivati fin qui e spero che il capitolo sia di vostro gradimento. 
Ne approfitto per augurarvi buon anno nuovo! ^-^
See ya,
swimmer

 

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Capitolo 4
*** Sezione Proibita ***


Capitolo IV
Sezione Proibita



Perché ho accettato?
Un’unica, concisa domanda risuonava nella mente di Daichi. Perché aveva accettato?
Era troppo. Troppo per un tipo come lui.
Era troppo perfino per un Serpeverde come Koushi.
Ma Daichi aveva accettato, nonostante sapesse che se il custode di Hogwarts, il Preside o – peggio – il professor Nekomata li avrebbe beccati lì, tutto ciò che aveva costruito in sette anni, inclusa la sua reputazione (era capitano della squadra di Quidditch dei Grifondoro, prefetto e uno dei migliori del corso) sarebbero andati – per essere educati – beatamente a quel paese, a un passo dal diploma. E non voleva neanche immaginare l’esorbitante quantità di punti che sarebbero stati tolti alla sua Casa, per causa sua, per una cosa così stupida e imbarazzante.
«Portare un Mantello dell’Invisibilità no, eh?» ironizzò Daichi, lanciando un’ultima occhiata al cordone che chiudeva il Reparto Proibito
«Un Mantello? Sul serio?» disse l’altro, accennando un mezzo sorriso. «Non dovrebbero scoprirci se non facciamo troppo rumore
Daichi s’immobilizzò, Suga si mise a ridacchiare.
«Shh! Perché ridacchi?»
«Perché pendi completamente dalle mie labbra» disse Koushi, «e perché sebbene tu ti stia ancora domandando del perché hai accettato la mia proposta, be’… il tuo corpo dice tutt’altro.»
E iniziò a lasciargli una scia di baci sul collo.
«Dannato di un Serpeverde...»
Sawamura non poteva negarlo. Passare del tempo insieme a Koushi nella Sezione Proibita della biblioteva di Hogwarts era troppo, dannazione, ma più Koushi lo accarezzava, lo toccava, lo assecondava, più Daichi realizzava quanto quella prospettiva fosse terribilmente eccitante.
Poi, gli venne di pensare a quando incontrò Koushi per la prima volta.
Si trattava della prima lezione di Pozioni in assoluto, al primo anno. Come tradizione, i Grifondoro affrontavano questa materia in compagnia dei Serpeverde.
Daichi si recò in aula in anticipo e si sedette in uno dei banchi della seconda fila accanto ad altri ragazzi, con cui condivideva il dormitorio.
Quel giorno, Sawamura squadrò i componenti della Casa rivale uno ad uno.
Si soffermò a osservare un ragazzo alto, dai capelli nerissimi e occhi color pece, già allora con un’espressione felina e guardigna. Un detestabile ghigno si espandeva sul suo viso e non appena egli ricambiò lo sguardo, Daichi si sentì leggermente a disagio; come prima impressione su di lui non era il massimo. Non avrebbe mai immaginato che nel corso degli anni, Tetsurou Kuroo sarebbe diventato un amico e il suo acerrimo rivale a Quidditch.
Accanto a lui uno studente leggermente più basso, di bell’aspetto e col naso all’insù. Espressione graziosa, capelli castani e perfettamente ondulati, occhi color nocciola: sì, quel bambino di undici anni era Tooru Oikawa. Infastidiva il suo compagno di banco – Iwaizumi Hajime, un Grifondoro capitato, per caso o per sfortuna, nelle grinfie di Tooru – bombardandolo di domande senza senso.
Ma la sua attenzione fu totalmente catturata da un altro ragazzo, due file più avanti.
Il viso angelico, l’espressione dolce e i capelli argentei non suggerivano l’appartenenza alla Casa dei Serpeverde, anzi. Daichi si chiese se il Cappello Parlante non avesse commesso un errore di valutazione durante lo Smistamento.
All’arrivo del professore decise comunque di trovarsi un posto e sedersi.
«Non mi aspetto che molti di voi apprezzino l’arte del preparare pozioni» proferì Nekomata. «Ai prediletti, io posso insegnare come stregare la mente e irretire i sensi. Mi aspetto che abbiate almeno sfogliato le prime pagine di Infusi e pozioni magiche. Partendo da questo presupposto, chi sa dirmi dove si trovano i Bezoar?»
Il ragazzino che Daichi stava fissando prima alzò la mano.
«Sì, signorino…?»
«Sugawara. Koushi Sugawara» rispose prontamente, abbassando la mano. «I Bezoar si trovano nella pancia delle capre.»

E così è quello il suo nome, pensò Daichi. Sugawara. Su-ga-wa-ra…
«Risposta esatta! Dieci punti a Serpeverde. Ora, poggiate sul tavolo i vostri calderoni, bacchette e bilancia…»
Sugawara sorrise soddisfatto e prese a eseguire le istruzioni. Daichi osservò meglio Koushi e notò un piccolo neo sotto l’occhio sinistro.
Lo definì adorabile.
«Sawamura-kun? Non hai il calderone? » Ikejiri, un suo compagno di casa, interruppe il suo flusso di pensieri.
«Ah, ehm, sì, è qua sotto…»


I primi cinque anni passarono tranquilli.
La prima volta che Daichi e Koushi si rivolsero la parola fu quasi per caso, a un incontro di Quidditch.
Daichi guardava meravigliato i giocatori più grandi dagli spalti, appoggiando le manine sulla ringhiera, sporgendosi leggermente. Era rimasto rapito dalle movenze di un Battitore che colpiva la Pluffa con una grande forza
«Forte il Battitore, vero? È Hidemi Tashiro, del terzo anno.»
Daichi si voltò e con sua sorpresa si ritrovò un viso già conosciuto. Era lui: il ragazzino della prima lezione di Pozioni. «Già. È bravissimo» convenne. «Anche tu appassionato di Quidditch, dunque?»
-
A quelle chiacchiere si suggeguirono i primi pomeriggi passati a studiare insieme, le prime marachelle, le prime lunghe chiacchierate.
«Perché parli con quel lurido Sanguemarcio?» chiese un giorno un allora tredicenne Oikawa al compagno di Casa.
«E tu perché non ti fai gli affari tuoi?» rispose a tono Sugawara.
Tooru parve offeso. «Sei amico con lui solo perché è carino!»
«Be’, non nego il fatto che sia carino!» e Koushi fece una linguaccia.
E poi le prime uscite, il primo bacio, le prime coccole sotto le stelle, la prima volta nello spogliatoio del Campo di Quidditch.

«Non potevamo aspettare Hogsmeade?» ansimò Sawamura, particolarmente accaldato.
«E’ proprio questo il problema, aspettare»sussurrò Sugawara sensualmente.
E poi il primo ti amo, le prime promesse, i primi litigi, i primi progetti per il futuro.
«Non sarà un problema per la tua famiglia? Un maschio come ragazzo e per giunta Nato Babbano?» Daichi esternò le sue preoccupazioni, giocando con i capelli argentei del Serpeverde.
«Al diavolo la mia famiglia» rispondeva Koushi, e tornava a baciarlo con più foga di prima.

Nella Sezione Proibita della biblioteca, gli schiocchi umidi di Koushi producevano un eco pazzesco.
«Ripetimi, com’è che siamo riusciti a entrare qui?» domandò Daichi.
«Oh, il custode è mio amico» rispose l’altro con nonchalance.
«…Non l’hai Confuso, vero?» si assicurò il Grifondoro.
Sugawara gli sorrise complice. «Forse un pochino.»
«Maledetto manipolatore…»
«Daichi, se m’insulti un’altra volta giuro che ti lascio a bocca asciutta.»
Sawamura deglutì rumorosamente. Non sapeva il perché di quella reazione; forse, per aver sentito la voce di Koushi così risoluta e autoritaria…
Daichi afferrò la cravatta verdeargento dell’altro e iniziò a sciogliere il nodo, ma Sugawara agguantò il suo polso e spiegò:
«Non oggi.»
Daichi apparve perplesso.
«In altre parole: il gioco lo dirigo io
Koushi gli stampò un piccolo bacio sulle labbra, poi s’inginocchiò davanti a lui e prese a sbottonargli i pantaloni.
«Oh…» fu l’unica cosa che riuscì a dire Daichi, eccitato come non mai.
Non appena Sugawara abbassò i pantaloni di Daichi, la sua erezione prorompente svettò proprio di fronte alla sua faccia.
«Oh, oh, oh, cosa abbiamo qui?» domandò, sorridendo maliziosamente. «E’ questo l’effetto che ti faccio?»
«Koushi…» gemette Sawamura quasi implorante, stanco di aspettare.
«Rispondimi Daichi, o non andrò avanti.»
«Ti odio!»
«Ti amo anch’io.»
«Sì, è questo l’effetto che mi fai» confessò Daichi, mentre una sensazione d’impotenza s’impossessava di lui.
«Bene…» Sugawara abbassò anche i boxer e circondò il membro del compagno con le sue dita affusolate. Cominciò a muovere ritmicamente la mano su e giù, beandosi dei gemiti di piacere di Daichi.
«Koushi… Più veloce…»
A un certo punto, decise che era arrivato il momento di passare al livello successivo. Stuzzicò il membro di Daichi con la lingua, dalla base alla punta; dopo questo giochetto preliminare, lo prese in bocca e iniziò a succhiare avidamente.
Daichi non resistette e venne, svuotandosi nella bocca di Koushi.
«Scusami…» mormorò imbarazzato.
«Non devi scusarti» lo rassicurò l’altro. «E non abbiamo ancora finito, Daichi.»
Sawamura lo guardava con occhi liquidi di piacere e aveva il respiro affannoso.
«Girati
Aveva ragione, Koushi: pendeva completamente dalle sue labbra.


 
*


Kageyama correva per raggiungere al più presto l’infermeria, subito dopo la partita. “Cosa è saltato in mente a quell’idiota? Catapultarsi dalla scopa per recuperare il Boccino a tutti i costi è proprio da lui. Riconosco che è stato un bel salvataggio, ma poteva farsi male sul serio, diamine! Quando me lo ritrovo faccia a faccia gliele canto e gliele suono.
Comunque, parlare con Hinata mi ha fatto bene. Sono contento per come abbiamo deciso di recuperare il nostro rapporto. Anche se, dopo la frase di ieri, non so assolutamente cosa aspettarmi da lui. Continuerà a corteggiarmi da lontano, o…?
Devo andare assolutamente a trovarlo.”



Hinata ingurgitò malvolentieri un intruglio giallognolo preparatogli dall'infermiera.
«Questo è per prevenire le infezioni» spiegò lei, mentre tagliava delle bende dall’altra parte della stanza.
Shouyou, fortunatamente, non aveva recato danni alla testa. Tuttavia, era atterrato sulle ginocchia e una di queste presentava una brutta contusione; come se non bastasse, una delle sue caviglie era malamente slogata.
«Permesso.» Tobio varcò la soglia dell’infermeria.
«Kageyama?!» esclamò incredulo Hinata.
«Cosa c’è?!» domandò l’altro infastidito.
«Niente, sono solo sorpreso di vederti qui» confessò.
«E’… questo che fanno gli amici, no?» disse titubante, sedendosi sul bordo del letto. «Se uno dei due cade l’altro deve andare a trovarlo.
«Beh sì, questo è sicuramente uno dei compiti degli amici.»
Kageyama guardò Hinata. I capelli arancioni erano spettinati e sia caviglia che ginocchio erano fasciati. Nonostante questo, però, non sembrava avere l’aria stanca o affranta. «Come stai? »
«Bene» rispose, «anche se dovrò restare qui fino a domani pomeriggio.»
«Sei stato un idiota. Mi spieghi come si fa a cadere da una scopa? Potevi restarci secco!» sbraitò.
«Io… io non lo so! Il Boccino era lì davanti a me, sono sceso in picchiata così velocemente che mi sono sbilanciato e ho perso l’equilibrio… credo.»
Tobio sospirò. «Mi sono preoccupato, stupido.»
Shouyou sorrise colpevole.
«Quello è Ossofast?» disse ancora Tobio, indicando una fialetta con un liquido perlaceo sul comodino di Hinata.
«Non lo so. L’ha appoggiato qui l’infermiera. Era infastidita, ha iniziato a borbottare cose tra sé quando l’ha portato.»
«Devi berlo allora.»
«E se è un veleno?» sussurrò Hinata, assottigliando lo sguardo.
«Non può mai essere un veleno, baka
«Cosa puoi sapere tu, Kageyama?! E se me l’avesse mandato un Cercatore delle altre Case per mettermi fuori gioco?»
«Primo: è improbabile che ci si metta a distillare veleni a Hogwarts. Secondo: non sentirti così importante, cretino!» Tobio colpì il Grifondoro alla testa.
«Ahi! Kageyama, sono caduto da una scopa meno di due ore fa!»
Il Corvonero si alzò, afferrò la boccetta e la porse all’amico. «Bevilo.»
«No.»
«Sei un bambino.»
«Fallo tu e vedi se non è un veleno.»
«Mi stai sfidando?»
Prima che Hinata potesse aprir bocca, Tobio prese la fialetta, la stappò e si bagnò appena le labbra di quel liquido bianco perlaceo.
Se entrambi si fossero impegnati di più in Pozioni, a quest’ora avrebbero evitato quell’inutile teatrino. E anche tanti, troppi guai.
Tobio ebbe un fremito; avvertì un brivido lungo la schiena e sentì il suo cuore smettere di battere.
Quest’ultimo riprese a farlo molto più velocemente di prima, quando Hinata gli domandò:
«Kageyama…? Ti senti bene?»
«Devo… devo andare» mormorò l’altro.  «Stammi bene, Hinata.»
Uscì dall’infermeria correndo. Aveva mal di testa e avvertiva uno strano calore nello stomaco. Percepiva una certa pesantezza nei suoi arti. Delle dolorose fitte lo colpirono allo sterno, tant'è che dovette premere quel punto con la mano più volte per tentare, invano, di lenire la sofferenza.
Nella sua mente c’era solo il colore arancione. Esplosioni di arancione che lo spazzavano via, onde di arancione che lo travolgevano con violenza, getti di arancione che gli perforavano il petto.
Raggiunse l’ingresso della sala comune. «Viene prima la bacchetta o il mago?» domandò la dama nel quadro.
«Un cerchio non ha mai inizio» borbottò spazientito, «e ora mi faccia passare.»
La dama rimase stupefatta e rifilò una serie d’insulti a Tobio e la sua generazione di giovani maghi.
Quest’ultimo varcò la soglia della Sala comune e trovarsi davanti all’imponente statua di Corinna Corvonero non lo aiutò a sentirsi meglio. Aveva il respiro affannoso e le mani sudate; nella sua testa, il caos.
Che sia stato…?, rifletté fra sé e sé. Si maledì per la sua stupidità e per la sua futile competitività.
Aveva bisogno di aiuto, ma a chi chiederlo?
Guardò di nuovo il busto marmoreo adornato con lo scintillante diadema, e tutt’ad un tratto gli venne l’illuminazione.
«Shimizu-san!» urlò, attirando a sé gli sguardi di tutti gli altri Corvonero presenti e andando dalla prefetta, che stava scribacchiando qualcosa su un quaderni. «Dove posso trovare Yachi-san?!»
*

«E così» disse Hitoka, cercando di riordinare i pensieri, «vuoi andare nella Sezione Proibita per trovare una contro pozione al Filtro d’Amore?»
Tadashi aveva restituito il libro alla ragazza e l’aveva congedata con un timido e imbarazzato cenno della mano (a Tobio, invece, rifilò un’occhiata di fuoco).
Mentre Kageyama raccontava ciò che gli era successo, i due Corvonero passeggiavano per il castello.
«Esatto» disse.
«Esiste già, anche se ci vogliono secoli per prepararla…»
«Appunto per questo devo cercare nella Sezione Proibita» disse Kageyama con ovvietà, «per trovare un rimedio alla svelta. Una pozione, una contro fattura, qualsiasi cosa!»
Hitoka rimase perplessa.
«E’ pericoloso, Kageyama-kun» lo ammonì, «e poi l’effetto del Filtro d’Amore svanisce in poche settimane.»
«Io devo farlo svanire adesso! Prima che…» s’interruppe.
«Prima che?»
«Lascia stare» tagliò corto Kageyama.
Yachi sospirò, provando compassione verso la disperata richiesta d’aiuto dell’amico.
«Potrei provare a chiedere un permesso al professor Shimada» disse titubante.
«Lo faresti davvero?»
Hitoka annuì.
«Grazie mille, Yachi-san!» Kageyama eseguì un profondo inchino.


*


«E questo cosa sarebbe, Bokuto-san?»
La prima reazione di Keiji una volta entrato nella Stanza delle Necessità fu sgomento. Un grande letto matrimoniale troneggiava nella camera, illuminata debolmente da candele fluttuanti.
«Be’ » iniziò a spiegare il Tassorosso, «ho pensato “Ho bisogno di una stanza per dimostrare ad Akaashi la vittoria della nostra scommessa” e… questo è il risultato.»
« Oh »  commentò Akaashi.
«Non… non ti piace?»
A Keiji scappò un risolino e si insultò mentalmente. «Mi piace, mi piace» confessò. Estrasse la bacchetta dalla tasca della veste, la puntò verso la serratura della porta e disse: «Colloportus! »
Keiji si gettò su Bokuto, baciandolo e scaraventandolo sul letto. Si mise sopra Koutarou, steso e sbalordito.
«Oya oya, Akaashi» Bokuto ribaltò le posizioni con un colpo di reni. Keiji era muscoloso, sì, ma in quanto a forza fisica, Koutarou era in grado di sovrastare l’altro.
«Sono io che ho vinto la scommessa» sussurrò, e riprese a baciarlo con più foga.
Si liberarono in fretta delle vesti, delle cravatte e dei pantaloni.
Koutarou amava toccare la pelle chiara e delicata di Akaashi.
Amava accarezzare i suoi morbidi capelli corvini.
Amava sentire la sua voce.
Lui amava Akaashi e tutte le milioni di cose che lo componevano. Il suo essere composto,  astuto, ingegnoso, saggio, studioso… e la lista di pregi avrebbe potuto continuare all’infinito.
«A che pensi?» gli chiese Keiji, particolarmente eccitato e accaldato.
«A quanto ti amo» rispose Bokuto, sfiorando con il dito l’elastico dei boxer dell’altro.
Le guance di Akaashi s’imporporarono ulteriormente. Bokuto amava anche il colorito che queste assumevano durante la loro intimità.
Koutarou si muoveva lentamente, spaziando per tutto il corpo: un bacio lì, un succhiotto là, un morso qui.
«Sbrigati…» lo implorò il Corvonero. «Mi stai facendo impazzire, Koutarou…»
«Come mi hai chiamato?» chiese, sorpreso.
«L’hai sentito » rispose infastidito.
Bokuto non parlò ulteriormente e sfilò i boxer di Akaashi.
«Bene» asserì, avvicinando pericolosamente il viso al membro di Keiji, «farò in modo che tu lo ripeta molte altre volte, stasera.»
*
Il giorno successivo, Kageyama era accasciato su una delle sedie della Sala comune a deprimersi e rimuginare. Come poteva essere stato così stupido e imprudente? Quella sottospecie di pozione poteva rivelarsi qualsiasi cosa: Ossofast, una Pozione Restringente, un Unguento... E invece no! Doveva essere per forza Amortentia. Anche se, a primo impatto, sembrava diversa dalla classica Amortentia...
Il suo umore migliorò notevolmente quando Yachi si precipitò da lui, sventolando soddisfatta un foglio di carta.
« Il permesso! Come hai fatto?!» A Tobio, incredulo, sembrava di avere davanti il proprio salvatore. Afferrò il permesso scritto, tastandolo più volte con le mani per verificare che fosse tutto vero e non soltanto un sogno.
«Gli ho detto che dovevo prendere in prestito il De Potentissimis Potionibus per un compito supplementare di Pozioni che il professor Nekomata mi aveva assegnato… E se l’è bevuta.»
«Grazie, Hitoka, non troverò mai il modo per sdebitarmi!» Kageyama si alzò dalla sedia e l’abbracciò di slancio per ringraziarla. «Ah, e scusa per ieri, mi sento ancora in colpa… ma ero talmente disperato…»
«Ieri quando?» chiese ingenuamente Hitoka.
«Quando… Tu e Yamaguchi… sì, insomma…» tentò di spiegare il ragazzo.
«Oh» fece la ragazza, capendo all’improvviso. «Oh, già… non… non devi preoccuparti, Kageyama-kun!»
«Sicura?»
«Sì» ripeté Hitoka. «Tanto mi vedo con lui, a Hogsmeade, e–»
«Hai un appuntamento a Hogsmeade?!»  strepitò il moro. «Con Yamaguchi?»
«Shhh! Fa silenzio, non voglio che lo sappia tutta la casa!» lo ammonì Yachi. «Senti, mi è scappato, okay? Non dirlo a nessuno.» 
Kageyama si sentì improvvisamente impotente. «Certo che no…»
«Menomale» sospirò la bionda.
«Vado, e grazie ancora, Yachi-san!»
«Di nulla!»
«Ah, e comunque» aggiunse Tobio, «buona fortuna perl’appuntamento. Da quello che mi dice Hinata, lui ha perso la testa per te. Bye bye!» e corse verso l’uscita della Sala comune.
«Grazie…» sussurrò appena lei, sprofondando nell’imbarazzo.


*


Kageyama camminava a passo svelto verso la biblioteca quando, una volta svoltato l’angolo, incappò nella fonte di tutti i suoi problemi.
«Sei sparito! Sono secoli che ti cerco!» gli urlò contro Hinata.
«Ehm…» farfugliò Kageyama. «Sei già guarito?»
«Cos’è quel foglio?» domandò l’altro, indicando il pezzo di carta.
«Un permesso firmato dal professor Shimada» disse Tobio in fretta, «devo andare nella Sezione Proibita per un compito di Pozioni che è piuttosto lungo, ci vediamo dopo!» lo congedò.
«Aspetta…!» provò a fermarlo Hinata, ma l’altro era già partito verso la sua destinazione.


Sebbene la bibliotecaria fosse rimasta perplessa quando Tobio le esibì il permesso scritto, acconsentì e così egli fu in grado di rovistare tra i volumi della Sezione Proibita.
Provò con tutti i volumi di Guida pratica alle controfatture e tutti i libri possibili di pozioni, e tentò perfino con Le Forze Oscure: Guida all’autoprotezione.
Nulla sembrava facesse al caso suo.
Diede un’occhiata all’orologio: le otto e mezza. A quest’ora la cena doveva essere già terminata – pazienza, si disse, avrebbe scroccato qualcosa da Yaku e Akaashi.
Uscì affranto dalla biblioteca e per poco non ebbe un attacco cardiaco.
«Kageyama!» la voce di Hinata lo fece sobbalzare.
«BOKE! Mi hai fatto prendere uno spavento!»
«Mi devi delle spiegazioni!»esclamò.
«Aspetta» fece mente locale Tobio, «hai aspettato tutto questo tempo qua fuori?»
«Sì, ma questo non è importante!» sbottò spazientito il più basso. «Kageyama, perché sei scappato via in quel modo? Cos’era quella pozione?!»
«Provi ancora qualcosa per me?» domandò improvvisamente il moro.
Shouyou parve immobilizzarsi per qualche istante.«F-faccio io le domande» provò a difendersi.
«Rispondi prima alla mia, e poi puoi farmi tutte le domande che vuoi. Provi ancora qualcosa per me?»
«Io… be’… sì, certo, devo riconquistarti. Ricordi, in biblioteca?»
«Sì » sussurrò l’altro, «eccome se lo ricordo.»
E istintivamente si avventò sulle sue labbra, catturandole in un bacio.
Dapprima Hinata s’irrigidì a quel contatto così improvviso, ma poi si lasciò andare quando la sua lingua incontrò quella dell’altro. Avere Kageyama tra le sue braccia era il suo desiderio più profondo, lo aveva bramato da moltissimo tempo e adesso finalmente era lì.
In quel corridoio, illuminato soltanto dalle candele appese al muro.
Le nobildonne nei quadri assistevano alla scena sinceramente addolcite, i cavalieri e i signori guardavano la scena disgustati.
Shouyou e Tobio erano talmente coinvolti in quel bacio, da non sentire i passi di una persona riecheggiare nel corridoio.
Di lì passò Ittetsu Takeda, direttore dei Tassorosso, il quale si bloccò alla vista dei due giovani maghi.
Oh, pensò, ecco perché Ukai mi aveva chiesto
Il più silenziosamente possibile, cercò di dileguarsi nella penombra: quella notte, per raggiungere il suo ufficio, avrebbe utilizzato sicuramente un’altra via.






Note dell'autrice
SCUSATE per il mostruoso ritardo, semplicemente mi sono accorta di non riuscire ad aggiornare entro le due settimane che mi ero prefissata all'inizio (ma forse perché gennaio è stato un mese infernale). Ora che le acque sono più "tranquille" scriverò a manetta per non sparire di nuovo per un mese intero xD
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie a tutti i lettori di questa storia, chi segue e recensisce, ma soprattutto un grazie speciale va a Yukikura <3
Alla prossima.
Swimmer

 

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Capitolo 5
*** Hogsmeade ***


Capitolo V
Hogsmeade
 


Saeko entrò in sala professori con un malloppo di fogli impilati che poggiò sul tavolo al centro della stanza.  «Ecco le autorizzazioni dei ragazzi del terzo anno»  disse, rivolta ai suoi colleghi, alzando il pollice.
«Ottimo, ottimo» commentò Ukai, prendendo uno di quei fogli.
«Eheh! Finalmente avremo un po’ di tranquillità» disse il professor Nekomata, seduto in poltrona.
«Lei non va a Hogsmeade, professor Nekomata?» chiese Shimada, intento a correggere dei compiti di Teoria degli Incantesimi.
«Sono troppo vecchio per queste cose…» confessò.
«Cos’ha intenzione di fare oggi?» domandò ancora Shimada per proseguire la conversazione.
«Mi farò qualche bicchierino con il mio vecchio amico Ukai.»
«Attenzione a non far bere troppo il vecchio» disse Keishin in tono sarcastico. «Diventa difficile da gestire quando ingurgita troppo alcool.»
Nekomata lo ignorò. «Takinoue, ci pensi tu a controllare gli studenti del primo e del secondo anno?»
«Certo, ci penso io.»
«Perfetto, grazie. »
«Vado anch’io» aggiunse Saeko. «Vado a dare un paio di raccomandazioni a quell’idiota di Ryu prima che combini qualcosa.»
E anche lei uscì dalla stanza, lasciando i tre da soli.
«Vecchio approfittatore» sputò Takinoue, dopo che i due colleghi se ne furono andati.
Keishin rise. «Ti lamenti pure? Questo è un comportamento tipico della tua Casa »disse, accendendosi una sigaretta.
«Non hai ancora digerito i nostri anni a Hogwarts, eh, Ukai?» ghignò il Serpeverde.
«Sinceramente, non rimpiango le ore di Pozioni dove Nekomata elogiava il vostro discutibile talento nel distillare pozioni.»
«Vogliamo parlare di te, che stavi rischiando di essere un Magonò?»
«Il vecchio stava per cacciarmi fuori di casa » confessò, soffiando il fumo dalla bocca, «per fortuna a dieci anni suonati ho fatto fluttuare in aria una palla e si è calmato.»
«Ragazzi, adesso basta!»
«E’ arrivato Shimada il saggio.» asserì ironicamente Takinoue.
I tre scoppiarono a ridere, facendosi trasportare dal dolce fiume dei ricordi.
«Da quanto tempo non stavamo insieme noi tre soltanto?»
«Tanto» affermò Takinoue.
«Troppo» convenne Ukai.
«Whisky incendiario ai Tre Manici di Scopa?» propose Shimada.
«Accordato» disse Takinoue.
«E i tuoi studenti?» domandò Ukai, spegnendo la cicca di sigaretta ormai esaurita.
«Per chi li hai presi? Sono pur sempre dei Serpeverde, possono cavarsela da soli!»

*

Quella domenica mattina, Hitoka si sistemò i capelli con più cura del solito. Davanti allo specchio, guardava la propria immagine riflessa con un’espressione concentrata. Spazzolò la chioma bionda e, invece della solita coda laterale, optò per una coda di cavallo e lasciò alcuni ciuffi ribelli a ricaderle sul viso.
«Per chi ti stai facendo bella, Hitoka-chan?»
La soave voce di Shimizu fece sussultare la ragazza.
«Shimizu-san!» esclamò voltandosi.
«Non devi dirmelo per forza, se non vuoi» le disse la più grande in tono rassicurante.
«Io... ecco…» balbettò Hitoka, nervosa.
«Magari posso darti qualche consiglio» Kyouko le fece l’occhiolino.
«E’ Yamaguchi-kun» disse di getto.
«Il Cacciatore dei Grifondoro?» chiese la più grande, sforzandosi di ricordare il viso del ragazzo.
«Sì» confermò Yachi, arrossendo. «E’ la prima volta che un ragazzo m’invita, di solito non vengo notata spesso e– »
«Tranquilla, Hitoka-chan» disse Kyouko. «L’unico, vero consiglio che posso darti è di essere te stessa, il resto va da sé.»
«E se lui… prova a baciarmi?» chiese quasi in un sussurro.
«Be’, è questo che vuoi, no?»
Hitoka annuì debolmente.
«Allora buttati.»
«Sì… sì, lo farò. Grazie, Shimizu-san!»
Yachi stava già per scendere le scale del dormitorio e raggiungere la Sala comune quando Shimizu le ricordò:
«Non starai dimenticando qualcosa?»
«Ah, la sciarpa! Grazie di nuovo, Shimizu-san!»
La biondina prelevò la sciarpa della propria Casa dal letto – a strisce blu e grigio scure, con una splendida aquila bronzea ricamata in un estremo – e finalmente andò giù.
*

Hinata sospirò.
In quei giorni, si sentiva strano e triste. E guardare la massa di studenti che usciva dai cancelli di Hogwarts per dirigersi a Hogsmeade, non aiutava certo a risollevare il morale.
Ukai e Shimada, appoggiati dal Preside, decisero di far scontare una punizione sia a Hinata che Kageyama sempre per quel famoso duello di qualche tempo prima. Così Shouyou poté dire addio alla prima uscita a Hogsmeade del suo quinto anno.
Era passata circa una settimana da quando lui e Kageyama si erano baciati. Il solo pensiero lo faceva arrossire; il solo ricordo di quelle labbra morbide, come se fossero state modellate per combaciare sulle proprie, gli faceva girare la testa.
Quella settimana fu particolarmente pesante per tutti gli studenti, soprattutto per chi doveva conciliare sport e studio. La Coppa delle Case era stata ufficialmente aperta e tutti i giocatori avevano voglia di migliorarsi, in particolar modo dopo aver visto il livello di quell’anno durante la partita dei Grifondoro e dei Serpeverde.
Hinata, stanco dagli allenamenti e sommerso nei libri per cercare di recuperare una A in Antiche Rune, incontrò Kageyama soltanto una volta, all’ingresso del Campo di Quidditch quando le due formazioni delle due Case si stavano dando il cambio per potersi allenare.
Aveva bisogno di risposte, di chiarimenti, di tutto! Perché, improvvisamente, Kageyama l’aveva baciato? Non aveva potuto chiederlo direttamente quel giorno perché il custode li aveva beccati e li aveva rispediti nei rispettivi dormitori a suon di minacce.
Tobio promise a Shouyou che gli avrebbe spiegato tutto quando loro due, a causa della punizione, sarebbero rimasti a scuola anziché uscire. Lo aveva congedato con uno schietto Non fare domande e poi si era allontanato.
Da lì non ebbero più occasione di parlare.
Ma quel giorno, in un appena nevoso giorno di fine ottobre, avrebbe avuto le risposte che cercava.

*

Ed eccolo, il Villaggio di Hogsmeade: l’unica comunità completamente abitata da maghi.
Studenti e professori erano in subbuglio: c’era chi avrebbe visitato Hogsmeade per la prima volta, facendosi rapire dalla sua bellezza caratteristica, e chi non aspettava altro che entrare nel negozio di scherzi per rifornirsi di tutti quei gadget. C’era chi passeggiava in High Street, colpito dalla quantità di negozi e affascinato dalla quantità e varietà di articoli esposti, e chi non vedeva l’ora di andare da Mielandia per abbuffarsi di dolci.
E chi, come Ukai, Shimada e Tankinoue, che si rilassava bevendo qualcosa ai Tre Manici di Scopa.
I tre insegnanti presero posto in un tavolo appartato e ordinarono una bottiglia del miglior Whisky Incendiario che avessero nel locale.
«Che mi dici di Hinata e Kageyama? Sei riuscito a parlare con il professor Takeda?» chiese Shimada, riferendosi alla conversazione di settimane addietro.
«I due che hanno fatto scintille nei corridoi?» sforzò di ricordarsi Takinoue.
«Esatto, loro. Ho parlato con Takeda ma purtroppo lui non sa niente» sospirò. «Anche se, dall’ultima volta, non si sono più verificati eventi spiacevoli.»
«Fortunatamente… » convenne Shimada
«Già.»
«Parlate di Hinata e Kageyama, eh?»
Keishin sobbalzò. «Professor Takeda! Prego, si accomodi! Prenda anche lei un bicchiere di Whisky Incendiario.»
«Meglio di no, grazie» rispose l’insegnante imbarazzato, «me l’ha già offerto il professor Irihata e sarebbe meglio non esagerare… Credo che prenderò una Burrobirra.»
Ordinò la bevanda, prese una sedia da un tavolo vicino e si sedette in mezzo ai tre. «Giusto qualche giorno fa ho visto una scena un po’… strana.»
«E… può descrivere questa scena?»
«Sì, certo » disse Takeda.  «Si baciavano.»
«Oh» fece Ukai.
«Davanti la biblioteca.» aggiunse il direttore dei Tassorosso.
«Ohohoh…» Ukai bevve un altro sorso di Whisky Incendiario.
«Si spiegano molte cose ora…» convenne Takinoue.
«Amore e odio sono facce della stessa medaglia…» affermò Shimada.
«Questo quando è successo? » domandò Keishin.
«Ve l’ho detto, alcuni giorni fa… Più o meno quando stava per scattare il coprifuoco.»
«Dobbiamo tenerli d’occhio, Shimada » asserì Ukai, a metà tra il serio e l’ironico, «prima che combinino qualche guaio.»

*

Stai calmo, Tadashi. Stai. Calmo.
Sei un Grifondoro, non scordartelo. Sei un leale cavaliere pronto a conquistare il cuore della tua principessa.
Devi soltanto ricordarti i consigli di Nishinoya e Tanaka e sei a cavallo. Okay, forse solo quelli di Nishinoya. Entrambi, comunque, mi hanno raccomandato di essere gentile, di sorridere spesso, di ridere alle sue battute e, cosa più importante, di essere me stesso e di stare tranquillo.
Ma come posso tranquillo se, quando sono me stesso, combino casini ogni due per tre?
Prego tutti gli dei del mondo magico che quest’ appuntamento vada bene.
Non mi era mai capitato che una persona mi piacesse così tanto. E invece, con Yachi è stato diverso.
L’avevo incrociata svariate volte, sia in biblioteca, sia durante le lezioni comuni, ma non era altro che una studentessa come tante. La notai davvero per la prima volta durante un giorno di primavera, al primo anno.
Uscii dal castello per raggiungere il giardino. Non ricordo nemmeno perché dovevo andare lì, forse per un compito di Erbologia, ma non ne sono sicuro.

E poi la vidi, inginocchiata, intenta a cogliere dei boccioli di rosa.
Era un fiore bellissimo in mezzo a uno splendido giardino.
I capelli biondi erano raccolti in una sbarazzina coda di cavallo, i grandi occhi castani brillavano poiché totalmente meravigliata della natura, la cravatta di Corvonero era ben annodata sopra la sua veste appena un po’ stropicciata.
Era davvero bella. Una di quelle bellezze che fa trasparire tutta la sua purezza e genuinità.
Comunque, continuai a osservarla finché lei non notò la mia presenza.
Arrossimmo entrambi ed io mi pietrificai. Che cosa avrei potuto dirle? Farfugliai qualcosa mentre gesticolavo nervosamente con le mani.
«C-ciao...» balbettò poi lei, chinando lo sguardo sul fiore che teneva con entrambe le mani.
Aveva una voce così dolce, soave. Con il cuore che mi batteva a mille, riuscendo all’improvviso a superare la mia goffa timidezza, mi avvicinai a lei.
«Ciao» dissi. «Come ti chiami?»
«Hitoka Yachi... E tu?»
«Tadashi Yamaguchi!» risposi, allegro.
Poi lei sorrise, il mio cuore si sciolse e parlare con qualcuno non mi era mai sembrato così semplice.

Da quel momento in poi diventammo amici. Ero talmente entusiasta di questa cosa che mi precipitai da Tsukki per dirglielo. Ah, Tsukki... Solo adesso mi rendo conto di quanto diventassi
assillante quando c’era di mezzo Yachi. Stavo ore ed ore a confidarmi con Tsukki, parlando di lei ed elencando le sue innumerevoli qualità.
Finché, un giorno, lui non se ne uscì con un
Sta’ zitto, Yamaguchi. Provaci come si deve!
E così ho fatto.
E così adesso sono qui, a Hogsmeade, per uscire con Yachi.
Sono le dieci... È giunta l’ora. Stai calmo...



Non erano nel pieno della stagione invernale, eppure sulla città si era depositato un lieve strato di neve candida. Gli studenti stavano già scorrazzando per Hogsmeade, e Tadashi era in cerca di una chioma bionda in mezzo a tutte quelle teste.
«Yacchan!» chiamò Tadashi, quando individuò l’amica.
«Yamaguchi-kun! » salutò lei, raggiungendolo. «Yacchan
«Oh» fece il ragazzo, accorgendosi solo in quel momento del modo in cui si era rivolto a lei, «l’ho detto spontaneamente… »
«Yacchan mi piace!» dichiarò lei raggiante.
«Ottimo!» Tadashi sorrise. «Allora… andiamo?» aggiunse, porgendogli una mano.
Hitoka decifrò il gesto del ragazzo e le sue guance s’imporporarono velocemente.
In fondo, cosa c’è di male?. Pensò subito dopo.
Afferrò la mano di Tadashi, intrecciò le dita a quelle sue e annuì sorridente.
«Finalmente siamo soli» esordì il Grifondoro quando cominciarono a passeggiare. «Senza distrazioni tra i piedi.»
«Ce l’hai così tanto con Kageyama-kun?»chiese Yachi.
«Non ce l’ho con lui, ce l’ho con il suo pessimo tempismo.»
«Capisco.»
«Sei… sei molto carina, oggi» azzardò Yamaguchi. «Cioè, non che gli altri giorni non lo sia, volevo dire…»
«Tranquillo, Yamaguchi-kun» disse ridacchiando, «accetto il complimento.»
«Mi fa piacere!»
La neve sotto i loro piedi scricchiolava ad ogni passo, e ogni volta che aprivano bocca appariva la classica nuvoletta di fumo.
«Avresti mai pensato di frequentare Hogwarts? » le chiese Tadashi.
«Veramente no. Non sapevo neanche cosa fosse Hogwarts. Come sai, sono Nata Babbana» iniziò Yachi. «A mia madre è preso un colpo quando è arrivata la lettera... Non le sono mai piaciute questo genere di cose, anche se aveva iniziato a notare qualcosa di strano quando, da piccola, le ferite mi guarivano più velocemente e i capelli delle mie bambole crescevano all’infinito» entrambi risero, poi Yachi aggiunse: «E tu?»
«Essendo Mezzosangue, in famiglia si è sempre parlato di Hogwarts e della possibilità che potessi essere un mago. Mia madre è una Babbana, mentre mio padre un mago e anche lui è stato smistato nei Grifondoro. Si sono conosciuti subito dopo che mio padre si diplomò e vissero per un po’ nel mondo babbano, ma dopo che notarono le mie inclinazioni magiche, quando avevo circa sette anni ci trasferimmo nel mondo magico ed è lì che ho conosciuto Tsukki.»
«Sei molto legato a lui» gli fece notare Yachi.
«Sì, ed è stato grazie a lui se ho scoperto il Quidditch. La prima volta che mi ha invitato in casa sua, siamo andati in camera e c’era un enorme poster dei Cannoni di Chuddley.»
«I0 non sono mai stata un’appassionata di sport. Me ne piaceva soltanto uno ed era babbano, si chiama pallavolo e due squadre da sei giocatori  devono riuscire a mandare la palla nel campo avversario e farla cadere per terra… Sono molti i Babbani che lo praticano.»
«Oh, sembra interessante.»
«Guarda, sta iniziando a nevicare…»
Piccoli, leggeri fiocchi di neve fluttuavano nell’aria, mossi dal vento che li faceva ondeggiare per un po’ prima di cadere per terra,
«Così ti bagnerai tutti i capelli… Tieni, prendi il mio cappello» disse Tadashi, porgendogli il suo cappello giallo e oro di Grifondoro.
«Non c’è bisogno» lo rassicurò.
«Ne sei convinta?»
« Sì. »
«Mmmh… » fece lui, perplesso. « Oh! Ora ho capito cosa c’è che non va.» Estrasse la bacchetta dal suo giaccone e pronunciò: «Multicorfos
Le strisce rosse diventarono blu, quelle oro diventarono grigio scuro.
«Ecco» disse, soddisfatto della riuscita dell’incantesimo, «così è intonato con la sciarpa. C’è ancora il simbolo dei Grifondoro, però.»
«Oh, grazie!» Hitoka prese l’oggetto e lo indossò, sorridente.
«Stai benissimo» confessò Tadashi.
«Grazie» sussurrò, arrossendo. Quante volte lo aveva ringraziato? La ragazza si sentì a disagio: non era abituata a tutti quei complimenti, non tutti in un solo pomeriggio, almeno.
Sotto tutto quell’imbarazzo, però, le facevano piacere.
«Andiamo a ripararci laggiù? » propose il ragazzo, indicando un angolino protetto tra Mondo Mago e una graziosa baita di legno.
Yachi annuì.
Solo in quel momento si lasciarono la mano. Tadashi estrasse ancora una vota la bacchetta, la puntò alla panchina innevata e pronunciò: « Fuocondro
Il calore generato dall’incantesimo fece sciogliere la neve sulla panchina. Per rimuovere i rimasugli di neve sciolta e acqua, Tadashi disse ancora: «Detergo
Si sedettero l’uno accanto all’altro, guardando la neve cadere e i passanti scorrere.
«Ti piacciono proprio gli incantesimi» disse Hitoka, per iniziare una qualsiasi conversazione.
«Già. È la mia materia preferita» , «Tu sei particolarmente brava in Astronomia, invece.»
«Be’, sì. Mi piacciono le stelle.»
«Mia madre diceva sempre che le mie lentiggini erano piccole stelle» raccontò Yamaguchi, accarezzandosi la guancia con un dtio. «Io ci credevo, e mi sentivo speciale.»
«Tu sei speciale, Yamaguchi-kun» disse Yachi, colpita da un improvviso moto di coraggio. «E le tue stelle mi piacciono ancor di più di quelle che ci sono nel cielo.»
Entrambi si guardarono per alcuni istanti che parvero infiniti.
«Yacchan, da dove ti è uscita questa?» disse Tadashi, scoppiando a ridere. Era sinceramente divertito, ma allo stesso tempo le parole di Hitoka lo avevano davvero colpito.
«Voglio sotterrarmi» sussurrò flebilmente Hitoka, alzandosi di scatto.
«Non devi. » Si alzò anche Tadashi.
«Ma lo voglio. Non riesco più a guardarti in faccia » disse, abbassando lo sguardo e affondando il viso nel giaccone di Tadashi.
«Come sei catastrofica» commentò lui, accarezzandole dolcemente i capelli con una mano e cingendola in vita con l’altra. «Mi viene in mente l’anno scorso quando, per gli esami di fine anno, eravamo entrambi così ansiosi che ci siamo messi a pensare al peggio.»
«Sì » sussurrò lei, «mi ricordo…»
Yachi si staccò, rimanendo comunque nella stretta di Tadashi.
«Va meglio, adesso?» chiese il ragazzo, e Hitoka annuì, alzò finalmente lo sguardo e lo guardò negli occhi.
E quando Tadashi appoggiò le labbra sulle sue, Yachi fu in grado di vedere le stelle.
Come si baciava? Dove si tenevano le mani? Come si muovevano le labbra e la lingua?
Tutte domande a cui nessuno dei due avrebbe saputo rispondere. Ma quel bacio, così goffo, tenero e impacciato, sarebbe stato sicuramente il migliore fra tutti.
*


«Non sono sicuro sia una buona idea.»
«Invece sì» lo rassicurò chiudendo la porta. Puntò la bacchetta alla serratura, e disse:
«Colloportus
«Sei impazzito?! Alohomora
«Assolutamente no! Colloportus.»
«Noya, non possiamo. Alohomora.»
«Perché ci hai ripensato? Colloportus.»
«Alohomora.»
«Colloportus.»
«Alohomora
«Colloportus
«Basta, mi arrendo» sospirò abbattuto Asahi, accasciandosi su una poltrona impolverata.
«Hai paura, per caso?»
«No! Cioè, un pochino! Ma il fatto è un altro…
«Sentiamo! »Noya incrociò le braccia al petto.
«Io sono un prefetto, e se succede qualcosa? Se devono chiamarmi e non mi trovano? Se dovessero scoprirci qui?! Se–»
Noya lo zittì con un bacio. «E’ il tuo ultimo anno a Hogwarts! Vuoi avere questo rimpianto?»
«Di non aver limonato nella Stamberga Strillante? Probabilmente no, ma–»
«Allora è deciso» Yuu si mise a cavalcioni sulle sue ginocchia. Gli sciolse i capelli e affondò le mani in essi, accarezzandoli e tastandoli.
«Quanto mi piacciono i tuoi capelli, Asahi-san! »
«Quanto mi piaci tu, Noya.»
Dentro la Stamberga riecheggiavano schiocchi umidi e flebili gemiti.
Erano nel bel mezzo del bacio quando entrambi sentirono un fruscío. Decisero di non farci caso, ma quando il flebile rumore divenne sempre più intenso, Asahi si staccò, afferrò la bacchetta con un gesto fulmineo e si mise a urlare:
«Repello Inimicum! Protego Maxima! Protego Horribilis! Protego Total–»
«Ma sei scemo?» Nishinoya strappò la bacchetta di mano ad Azumane cercando di apparire irritato, ma ci riuscì e scoppiò a ridere.
«S-smettila!» borbottò l’altro, imbarazzato.
«E’... è un topo, Asahi!» cercò di dire tra le risate, voltandosi per indicare il piccolo roditore che era sbucato da un buco nel muro e che in quel momento stava correndo lungo il battiscopa.
«Saresti stato capace di usare Homenum Revelio» scherzò Yuu.
«Volevo farlo, infatti.» mormorò il più grande.
«Non ci credo…»
Asahi si coprì il volto con le mani. Noya le afferrò, gliele tolse dal viso e disse, guardandolo negli occhi:
«Perché, tra tutti, ho scelto un fifone come te?»

*

«Mi infili la lingua in bocca e mi baci come se non ci fosse un domani, te ne esci con un “Non fare domande” e mi eviti per cinque giorni di fila? No dico, ma sei serio? »
«Ho aspettato questo giorno in modo da non avere tutti quegli studenti tra i piedi, idiota! Mi pare di avertelo spiegato!»
«Va bene, lo capisco» disse Shouyou, cercando di rimanere tranquillo. «Tu adesso però mi spieghi con calma cosa ti passa per la testa.»
«Te l’ho ripetuto anche l’altra volta: farti soffrire è l’unica cosa che voglio» asserì Tobio. «Quella pozione, tu non l’hai più bevuta, no?» aggiunse.
«Sei scappato, come facevo a–»
«Okay, okay, non rinfacciarmelo ogni volta! Era un Filtro d’Amore, sicuramente l’avrà sequestrato qualche professore e l’avrà consegnato all’infermiera per farlo smaltire. Per questo ti ho baciato »
«Ma esiste un Filtro d’Amore specifico per ognuno di noi» disse Shouyou, confuso. «Se è così, ci deve essere qualcuno che cercava di farmi innamorare o–»
«Non si trattava di Amortentia, anche se è molto simile » spiegò il moro, «l’ho cercato in biblioteca e me l’ha confermato Yachi. Questo tipo di filtro… risveglia in te una passione che hai tenuto a lungo nascosta o che rifiuti di accettare…
Hinata non capiva. Lo guardò confuso, fissando le goccioline di sudore che stavano iniziando ad imperlargli la fronte.
«... E io in questo momento provo una grande attrazione per te »
Il cuore di Shouyou prese a martellare con violenza. «Kageyama… » sussurrò appena.
«Fammi finire » supplicò Tobio. Prese un respiro profondo, raccolse in sé tutto il coraggio che aveva e disse:
«Riproviamoci.»
«Riprovarci?»
«Riproviamoci» ripeté Tobio, stavolta più convinto.  «Riproviamo a baciarci quando l’effetto del filtro sarà svanito.

*

Dopo cena, Yamaguchi si offrì di accompagnare Yachi fino alla sala comune dei Corvonero.
«Grazie per questa bellissima giornata » disse Hitoka, sorridendo.
La Corvonero stava già per rispondere all’indovinello proposto dalla dama nel quadro, quando fu interrotta dal ragazzo.  «Yacchan, aspetta! Prima di andare…»
Tadashi agitò la sua bacchetta e sussurrò: «Orchideous.»
Un mazzo di fiori colorati apparì dal nulla. «Per te» disse, porgendoglielo.
Hitoka lo afferrò incredula, gli occhi lucidi di commozione. «Yamaguchi-kun… sei così dolce… »
Con la mano libera afferrò il volto del ragazzo e lo baciò.
Andarono avanti per buoni minuti, fino a quando una voce fuori campo non li fece sobbalzare.
«Hey, hey! Piccioncini, è l’ora del coprifuoco!» Il custode scoccò un’occhiataccia ai due piccioncini. Reggeva in mano un vecchio lume, e ciuffi di capelli bianchi spuntavano da fuori il suo cappello di stoffa. «E niente magie nei corridoi!»
Tadashi si staccò di malavoglia, facendo una smorfia che fece ridacchiare Yachi.
«Allora buonanotte» sussurrò Yachi.
«Buona notte»rispose Tadashi.
«Tsk, questi giovani maghi…» sputò acido il custode, ritornando a grandi passi nel suo ufficio.





 

***
Note delle Beta:
É stata una mia scelta usare il termine Whisky e non Whiskey, dopo un paio di ricerche. Secondo quanto ho letto, la bevanda nel libro viene trascritta senza la "e"; inoltre alcuni sostengono che Whisky e Whiskey siano bevande diverse.

Note dell'autrice:
Che vergogna, aggiornare di nuovo dopo... quanto tempo è passato?! Non riesco a mantenere la parola, non merito neanche più di stare su EFP D: 
Solite cose: ringrazio tantissimo la mia beta, i temerari che hanno avuto il coraggio di leggere tutto il capitolo, chi segue la storia e chi commenta.
See ya,
swimmer

 


 

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Capitolo 6
*** Torneo di Halloween e Ballo in Maschera ***


Capitolo VI
TORNEO DI HALLOWEEN E BALLO IN MASCHERA



Il trentunesimo giorno del decimo mese era speciale: nel repertorio di Hogwarts, non poteva mancare l’irrinunciabile ricorrenza della festa di Halloween.
E questo, i prefetti, lo sapevano bene. Davvero bene.


Il Preside, generalmente, lasciava che il corpo studentesco dei prefetti si occupasse della preparazione della festa e tutto ciò che ne comportava – appendere le decorazioni, scegliere gli ornamenti, organizzare piccole attività – e quest’incarico veniva ricoperto anche per tutte le altre festività.
Il più delle volte si preferiva rimanere sul tradizionale e, nel caso di Halloween, limitarsi ad organizzare un banchetto più sontuoso rispetto al solito e a decorare il castello in tema.
Ma quell’anno, con quei prefetti, la festa di Halloween sarebbe stata decisamente più vivace.


Il quindici di ottobre –esattamente due settimane prima del giorno di Halloween – i prefetti decisero di riunirsi nella Sala Conferenze del castello, nei sotterranei, nei pressi del dormitorio dei Serpeverde. Un lungo tavolo in legno d’abete piuttosto logoro si trovava al centro della stanza; ai lati del mobile, otto sedie disposte tre sul lato lungo e le due rimanenti ai capotavola. Appesi al muro, oltre a una quantità indefinita di ritratti di gente illustre di Hogwarts, vi era anche una lavagna d’avorio.
“Dove sono Kuroo e Bokuto?” disse Shimizu.
“Sempre i soliti ritardatari” commentò Sugawara.
I due rientrarono pochi minuti dopo. Il Tassorosso teneva in mano un foglio di pergamena che sventolava orgogliosamente davanti agli altri prefetti.
“Abbiamo incontrato il Preside in corridoio e abbiamo accennato le nostre proposte” comunicò Koutarou, poggiando il foglio sul tavolo.
“Avete parlato al Preside prima di consultarvi con noi?” fece notare Yuiji, seccato.
“Soltanto un accenno! E poi, è stato lui a chiedere” ribatté Koutarou, giustificandosi. “Comunque, è sembrato particolarmente entusiasta.”
“Esponeteci queste proposte, allora” disse Daichi.
“Come prima cosa, io e Bokuto avevamo pensato di organizzare un piccolo torneo di Quidditch” disse Kuroo. “Nulla di serio, saranno delle partitelle giusto per allenarci. Ma se il Preside e Saeko ci dessero l’autorizzazione, la finale del Torneo potrebbe essere considerata partita ufficiale, se le due squadre finaliste non si sono ancora affrontate.”
“E così non viene modificato il calendario degli incontri di Quidditch?” chiese Shimizu.
“Non in modo troppo sostanziale.”
“È un’idea carina” disse Asahi e Kyouko annuì.
“Già” convenne Ushijima.
“Per me va bene. Nulla da dire” disse Koushi. “E la seconda proposta qual è?”
Kuroo e Bokuto si scambiarono un’occhiata maliziosa. “Un ballo in maschera” disse Tetsurou.
“Una grandiosa festa in maschera per tutti!” aggiunse Koutarou. “E sarà memo – aspetta, non ti muovere – rabile!”
“Hey, quella non era una serie TV Babbana?”gli fece notare Kuroo.
“Ehm... Può darsi” Koutarou si grattò la testa.
“Un ballo in maschera, nel senso che dobbiamo travestirci?” domandò Azumane.
“Quanti altri tipi di ballo in maschera conosci, Asahi?” scherzò Sugawara.
“Si può fare” commentò Daichi.
Oya oya? Daichi Sawamura è d’accordo con noi?” lo punzecchiò Bokuto.
“Stai iniziando a cambiare, finalmente” ammiccò Kuroo, circondandogli le spalle con un braccio.
Daichi lo guardò stizzito. “Tra le idee che avete avuto finora è la più “normale” “ disse, scostandosi da Tetsurou.
“Siamo ancora a ottobre, Sawamura, aspettati di tutto nei mesi successivi” replicò Kuroo. “A proposito, per Natale...”
“È presto per affrontare questo discorso” lo interruppe Ushijima.
“Sono d’accordo” convenne Daichi.

*
 

L’atmosfera di Halloween s’iniziò a percepire nel momento esatto in cui i prefetti avevano svelato tutte le novità per la festa di quell’anno.
Tutti gli studenti si erano dimostrati entusiasti delle novità proposte, soprattutto quella del Ballo in Maschera. Erano già state organizzate feste da ballo che non fossero il Ballo del Ceppo in occasione del Torneo Tremaghi (ad esempio, si tenne una festa elegante per il millesimo anniversario della fondazione della scuola, o ancora si ballò per la festa di pensionamento di Gou Aizakawa, il precedente Preside di Hogwarts), ma siccome Halloween doveva essere memorabile, i prefetti decisero di lanciare un’idea diversa per rompere la tradizione, che andasse oltre la solita festa da ballo. E quale idea migliore se non quella di una festa in maschera?


Tadashi aprì il baule e un cumulo di polvere si levò nell’aria – da quanto tempo non lo apriva?  Tossicchiò un paio di volte, scacciò il pulviscolo con una mano e prese un album di fotografie che ritraevano momenti della sua infanzia.
Tadashi venne pervaso da piacevoli ricordi d’infanzia. Era improvvisamente tornato ai suoi nove anni quando, con Tsukki, andava a bussare alle case del quartiere e a fare “dolcetto o scherzetto”.
Rise al pensiero di Tsukki travestito da dinosauro, che Akiteru aveva reso ancora più realistico con un Incantesimo Trasfigurante, facendo apparire sul volto di Kei un sorriso luminoso.
Da bambino diventava sempre un mostriciattolo, ma per la festa da ballo cosa si sarebbe inventato?
Al momento, non aveva idee... Decise comunque di non pensarci e di rimandare la decisione ai giorni successivi.
Sceso in sala comune, fu sorpreso di trovare Tanaka, Nishinoya e Hinata chini su un libro di testo.
“Cosa guardate?” chiese Tadashi, unendosi a loro.
“Cerchiamo spunto per i nostri travestimenti” gli spiegò Tanaka, sfogliando le pagine. “TROVATO!” urlò, indicando la figura di una creatura umanoide grigiastra.
“Un... ghoul?” lesse Hinata.
“Sì! Sarò un ghoul terrificante!”
Un ghoul, un orco viscido con denti sporgenti, giallastri e appuntiti.
“In effetti è spaventoso” commentò Yamaguchi.
“Una volta ne abbiamo trovato uno nel granaio!” disse Yuu con enfasi.
“Davvero?!” esclamò Hinata, incredulo.
“Noya, tu puoi fare questo...” disse Tanaka, sghignazzando.
Ci mancò poco che il cuore di Yuu si pietrificasse, quando il ragazzo lesse la didascalia che accompagnava la foto che Ryu stava indicando.
Elfo domestico.
“Ryu... Ti credevo dalla mia parte...”
Tanaka rise. “Avanti, Bro! Stavo scherzando!”
Mentre Yuu ricopriva d’insulti chi aveva osato beffarsi della sua bassa statura, Yamaguchi domandò a Shouyou: “Tu da cosa ti travestirai, Hinata-kun?”
“Berretto Rosso!” rispose, prendendo il capitolo dedicato alla creatura appena nominata. “Mi basta trovare un vecchio gilet e sono a posto!”

 
*


“Sono tutti in subbuglio ma io non riesco proprio a decidermi...”
“Tranquillo Yamaguchi-kun, io sono nella tua stessa situazione” sospirò Yachi.
Entrambi si misero a riflettere, in silenzio. Si erano dati appuntamento in biblioteca e avevano appena da poco finito di fare i compiti di Astronomia. “Sarebbe carino se... se tu usassi la mia divisa da Quidditch. Ti andrebbe?” propose Tadashi.
Hitoka arrossì involontariamente al pensiero. Anche lei era alla disperata ricerca di un travestimento e la soluzione che aveva tirato in ballo il suo ragazzo era valida. Per cui disse, non senza esitare:
“Sì, mi andrebbe.”


Tadashi si recò nuovamente nel suo dormitorio, in compagnia di Hitoka, per prendere il travestimento
“Adesso non ci resta che andare di nuovo nel tuo dormitorio.”
“No, è troppo lontano” disse lei. “Conosco il posto adatto per cambiarmi. Seguimi...”
Scesero alcune rampe di scale, imboccarono un paio di corridoi e si ritrovarono davanti a una porta di legno marcio e logoro.
“Il... bagno del primo piano?”
“In questo bagno non ci entra mai nessuno perché dicono ci sia un demone fantasma” spiegò Hitoka.
“D-Demone fantasma?” ripeté Tadashi, cercando di non apparire impaurito. “Non ci crederai mica, spero” disse, richiamando a sé tutto il suo coraggio da Grifondoro.
“O-Ovvio che no” disse Hitoka entrando nel bagno.


Estrasse la divisa scarlatta dalla busta. I ricami d’oro, il tessuto scarlatto, il lungo mantello, i guanti di pelle, lo stemma ricamato... Hitoka si soffermò sui particolari più minuziosi di quel completo, rimanendo affascinata.
Indossò la tenuta e si guardò nello specchio rettangolare appeso al muro, leggermente sporco e crepato. Sfiorò quella divisa, con cui Yamaguchi aveva giocato tantissime partite, con cui aveva vinto, perso, pianto, gioito. Se Hitoka chiudeva gli occhi, poteva sentire il profumo di Tadashi e percepire il suo ragazzo proprio accanto a lei.
“Yacchan, tutto a posto?”
Hitoka sussultò quando Yamaguchi bussò alla porta. “S-sì! Sto uscendo.”
Aprì la porta e uscì dal bagno, mostrandosi a Tadashi con non poco imbarazzo.
“Mi sta un po’ grande...” confessò.
“Per quello non c’è problema” disse Tadashi estraendo la sua bacchetta. “Reducio!”
La divisa si rimpicciolì fino a calzare perfettamente sulle forme di Hitoka.
“Yamaguchi-kun! Non si possono fare le magie nei corridoi!” sussurrò allarmata, guardandosi intorno.
“Quando ti ho dato i fiori non hai detto nulla, però” disse Tadashi, avvicinandosi alla ragazza.
“Antipatico! Non mi hai detto ancora come sto.”
“Ti sta benissimo! Sembri una giocatrice di Quidditch professionista”
“Smettila!” gli disse Hitoka, che aveva iniziato ad arrossire violentemente.
Entrambi risero piano. Poi il viso di Tadashi si fece sempre più vicino e Yachi premette le labbra sulle sue. Hitoka affondò la mano nei capelli del ragazzo, approfondendo così il bacio.
In momenti del genere, il mondo scompariva. Quando si baciavano, era come se si trovassero dentro una bolla: non poteva turbarli né una bufera di neve, come quella del loro primo bacio, né una improvvisa irruzione di un troll, né tanto meno un fantasma di dubbia esistenza.
Per Tadashi quella situazione era surreale, poteva sentire le guance e le punte delle orecchie andare a fuoco. E non si seppe spiegare il motivo, forse perché la sua ragazza indossava la sua divisa da Quidditch o perché Hitoka aveva iniziato a baciargli il collo.
Screeetch.
Entrambi sussultarono quando sentirono un frastuono provenire dal bagno. Un rumore metallico, tagliente, stridulo.
Si guardarono negli occhi, terrorizzati, e prima di scappare a correre, urlarono:
“IL DEMONE FANTASMA!”

 
*


“Non hai intenzione di travestirti?” chiese Saeko.
“No” disse Ukai, “sono troppo vecchio per queste cose”
“Tsk, vecchio a ventisei anni... Shimada, Takinoue! Voi cosa fate?”
“Credo proprio che declinerò l’offerta” si scusò cortesemente Shimada.
“Anch’io” aggiunse Takinoue.
Sul volto di Saeko si dipinse un’espressione scocciata. “Che pizza! Proprio quando si decide di organizzare qualcosa di diverso dal solito... Siete tutti così noiosi!”
Nekomata ridacchiò. “Ci sono altre cose a cui pensare. Il Quidditch, per esempio.”
“Oh, già!” A Saeko s’illuminarono gli occhi. “C’è il Torneo di Halloween quest’anno!”


 
*


Ikkei Ukai si svegliò all’alba come tutte le mattine. Si alzò lentamente, fingendo di non sentire lo scricchiolare delle ossa del suo corpo anziano a ogni movimento. Raggiunse a passi lenti la finestra e scostò le tende per far entrare la luce del sole appena sorto. Poi il suo sguardo si posò sul calendario appeso al muro accanto all’infisso, realizzato in fine pergamena egiziana.
Guardò la data segnata su di esso: il trentuno ottobre.
Il grande giorno era arrivato.


 
*


“Studenti e studentesse, benvenuti al Torneo di Halloween! Qui è la vostra Saeko Tanaka che vi parla, pronta per un’altra entusiasmante telecronaca!”
Se avesse potuto, Yasufumi Nekomata le avrebbe scagliato l’incantesimo Quietus nel modo più veloce possibile.
“Per prima cosa, si svolgerà un sorteggio per decidere le squadre che si dovranno affrontare. Ricordate, sono solo amichevoli, l’importante è divertirsi e giocare a Quidditch secondo i sani principi dello sport!”
Le tribune del Campo di Quidditch non si erano mai riempite così velocemente come quella volta.
Per l’occasione, i pilastri di ogni tribuna erano stati decorati con zucche, pipistrelli, ragni – qualunque cosa che rimandasse alla festività di Halloween.
I professori, come consuetudine, si erano riuniti nella postazione della telecronaca, trepidanti per l’inizio degli incontri.
Shimada si avvicinò a Saeko con un piccolo calderone da cui fuoriuscivano vapori grigiastri. All’interno della miscela gassosa – frutto di un incantesimo che escludeva qualunque possibilità di truccare l’estrazione – Shimada aveva messo quattro foglietti di pergamena, piegati quattro volte, su cui vi erano scritti i nomi delle Case.
Saeko afferrò un biglietto e lo aprì per leggerlo. “La prima squadra a essere sorteggiata è quella dei... Tassorosso!”
Il fatto la squadra dei Tassorosso fosse stata sorteggiata per prima, per Bokuto fu di buon auspicio. “Hey hey heeey!” esclamò a gran voce il Capitano dei Tassi, “Fatevi avanti, chiunque sia il nostro avversario!”
“Che si sfideranno con... I Grifondoro! FORZA RYUU!”
Shouyou esultò tra sé. Era segretamente felice di poter gareggiare con Bokuto. L’aveva tanto ammirato in quegli anni, era una sorta di maestro per lui, e non vedeva l’ora di poterlo affrontare come si deve.
“Automaticamente i Serpeverde affronteranno i Corvonero!” continuò Saeko. “Ricordo nuovamente a tutti che queste partite sono alla stregua di un’amichevole. L’importante è divertirsi, ovviamente. Dunque... Che comincino le danze e buon Torneo di Halloween a tutti!”


 
*



La partita tra Tassorosso e Grifondoro si giocò senza esclusione di colpi. Sebbene fosse un’amichevole, entrambe le formazioni volevano giocare al meglio e vincere. Tra l’altro, esisteva un motivo per non voler perdere?
Non mancarono i goal spettacolari segnati da Bokuto – ai quali Hinata restava con la bocca aperta ogni volta – né gli scenografici salvataggi del Portiere Nishinoya.
Hinata dovette scontrarsi con Chikara Ennoshita. Il Cercatore dei Tassorosso si era particolarmente distinto come giocatore durante il suo quinto anno, ed era migliorato sia in velocità che in tecnica. Tuttavia, queste caratteristiche non erano ancora paragonabili a quelle di Hinata e non era neanche talentuoso come lui.
Non aveva talento, ma era determinato. Ennoshita, volando abilmente sulla sua Nimbus riuscì, anche con un po’ di fortuna, ad afferrare il Boccino e a far vincere i Tassorosso, i quali totalizzarono complessivamente 160 punti contro i 40 di Grifondoro.
“Arrghh! Scusate! È tutta colpa mia!” si lamentò Shouyou con la squadra, venendo poi tranquillizzato dagli altri membri.


La partita tra Corvonero e Serpeverde non fu da meno. Ushijima segnava goal uno dopo l’altro, incrementando sempre più un vantaggio che a fatica veniva colmato dai Cacciatori verde-argento. Però, grazie a un gioco di squadra superlativo, il Super-Cacciatore Wakatoshi Ushijima, per quella volta, dovette inchinarsi alla squadra capitanata abilmente da Kuroo Tetsurou, che dalla sua postazione da Portiere riusciva a coordinare tutta la formazione.
Oikawa, poi, aveva brillato. Riuscì a lanciare i Bolidi con una precisione chirurgica, dando del filo da torcere già dai primi minuti dell’incontro.
Dopo un appassionante testa-a-testa all’ultimo goal tra le due squadre, a spuntarla fu la squadra delle Serpi con i suoi 180 punti contro i 50 dei Corvonero.


Dalla tribuna si levarono applausi e fischi per le squadre che avevano appena disputato quegli entusiasmanti match.
“La Finale del Torneo di Halloween verrà disputata dai Serpeverde contro i Tassorosso!”
Saeko ricevette l’inaspettata visita di Kuroo e Bokuto che le bisbigliarono qualcosa. Alla conversazione si aggiunsero anche il professor Nekomata e il professor Irihata.
“C’è una notizia straordinaria, signore e signori! Visto che le due formazioni non si sono ancora scontrate, a richiesta dei Capitani, si è deciso di far valere questo che si andrà a disputare come match ufficiale! Preparatevi alla partita di Coppa delle Case di Serpeverde contro Tassorosso!”
Urla eccitate si levarono dalle tribune, e quel clima cordiale e rilassato s’impregnò ben presto di tensione e adrenalina.
Le cose si sarebbero fatte serie.


Kuroo e Bokuto avevano perso il conto delle volte in cui si erano affrontati. Ma quella sarebbe stata la prima volta in veste da Capitani – e forse anche l’ultima perché, generalmente, nella Coppa delle Case non esistevano partite d’andata o ritorno – e questo non poteva far altro che elettrizzarli.
“Capitani!” li chiamò Keishin Ukai, invitandoli al centro del campo per il rituale della stretta di mano pre-partita.
“Ti farò il culo, Bokuto Koutarou” sussurrò Kuroo.
“Non prima di avertelo fatto io, Kuroo Tetsurou” gli rispose Bokuto,
“Ai vostri posti” disse Keishin e i Capitani, insieme alle loro squadre, si sparpagliarono per tutto il campo.
Keishin aprì la valigetta con Pluffa, Bolidi e Boccino e puntò in alto la bacchetta. “E... VIAA!”
Le sfere si sollevarono e l’incontro iniziò.
“Attenzione, Lev Haiba mette subito le cose in chiaro afferrando la Pluffa, marca abilmente Matsukawa e Hanamaki dei Tassorosso, passa a Taketora che avanza, passa ancora a Haiba che tira in porta e... GOAL! Subito goal per i Serpeverde!”
“Adesso la Pluffa è nelle mani dei Tassi, Yukie Shirofuku la passa a Bokuto che... Oh! Attenzione! Quel Bolide lanciato da Sugawara lo aveva quasi preso in pieno! Pluffa a Matsukawa che la passa ad Azumane, pronto a tirare in porta... GOAL! Asahi Azumane, il Cannone dei Tassorosso, restituisce subito il goal. Pareggio momentaneo per le due squadre!”
La partita proseguì con un tira-e-molla di goal, Bolidi scagliati e parate spettacolari. Il punteggio rimaneva pressoché invariato: le squadre erano entrambe di alto livello, con punti di forza diversi ma con una tecnica di gioco efficace.
“E mentre le squadre si fomentano per la Pluffa, ecco che il Boccino fa la sua comparsa! Nessuno dei due Cercatori ha perso tempo, entrambi si sono piombati sul Boccino cercando da subito di afferrarlo!”
Mentre gli altri giocatori continuavano a lanciare la Pluffa e a colpire Bolidi, la scena fu totalmente rubata dai Cercatori. Nel loro strabiliante duello vinse Yaku che, dopo aver afferrato il Boccino, alzò il pugno in segno di vittoria.
“E... Vince Serpeverde!”
Dalla tribuna verde-argento si levarono cori e applausi.
“Caspitaaa! C’eravamo quasi!” Bokuto si mise le mani ai capelli.
Dopo aver esultato, Kuroo si avvicinò al Capitano della squadra avversaria. “Come primo incontro non è male. Bravo, Bro.”
Koutarou sorrise, stringendo vigorosamente la mano al suo avversario.
Quando il tuo miglior amico è anche il tuo miglior avversario, è lì che si capisce realmente il valore dello sport.

 
*


Il Banchetto di Halloween è secondo soltanto a quello di Natale.
Furono soprattutto i giocatori di Quidditch, stanchi e affamati come non mai, a spazzolare tutto ciò che gli elfi domestici avevano preparato. Dopo che anche l’ultima fetta di dolce fu consumata, gli studenti furono invitati ad alzarsi per cominciare a ballare. Improvvisamente, le quattro tavolate si sollevarono da terra e, fluttuando a mezz’aria, si andarono a posizionare ai lati della Sala Grande.
La luce emanata dalle candele nelle zucche si fece più tenue, e in un angolo della Sala un gruppo di scapestrati musicisti-fantasma iniziarono a suonare con dei violini scordati e vecchi contrabbassi.


Agli studenti fu permesso di ritornare nei propri dormitori per preparare il travestimento.
Dopo questo breve time-out tecnico, la sala iniziò a riempirsi. Kuroo fu uno dei primi, insieme a Terushima, a varcare la soglia della Sala Grande che si era totalmente trasformata.
“Che figo!” gli occhi di Yuiji, travestito da Babbano, brillavano. “Se l’anno prossimo dovessi essere di nuovo eletto prefetto, continuerò sicuramente su questa strada!”
“Bravo, Yuiji! Mi commuoverei e ti abbraccerei urlando a tutti che sei il mio discepolo ma sembrerei troppo Bokuto.”
“La sala, però, è ancora vuota”
“Non direi. Sta venendo qualcuno.”
Quando Kuroo realizzò chi fosse la persona sotto quel travestimento da mummia egiziana, sul suo volto si stanziò un ghigno. “Hey, Tsukki! Che dovresti essere? Un palo della luce fasciato?” ironizzò, raggiungendolo.
“Sicuramente meglio del tuo travestimento” ribatté il biondo.
Kuroo sospirò. “Le Maridi sono figure femminili importantissime nel mondo magico, Tsukki.”
E in effetti, con quei capelli corvini sparati sulla testa in una maniera improponibile, Kuroo sembrava proprio una Maride.
“Sì, importantissimi mostri marini.”
Nel frattempo la Sala cominciò a riempirsi. Vennero Yamaguchi, Tanaka, Noya e Yachi.
Oya, se qualcuno ha uno Spegnino me lo dia, così provvedo a spegnere quella tua testa calda”
“HEY HEY HEEEY! Guardate! Io e Akaashi abbiamo i travestimenti coordinati!” sottolineò Bokuto non appena entrò in Sala. “Io sono una Fenice e lui è un Fwooper!”
Akaashi, visibilmente imbarazzato, salutò i compagni.
“Sei un figurino, Akaashi”si complimentò Kuroo. “Tutte quelle sfumature viola, fucsia e rosa ti donano. Sembri proprio un Fwooper.”
“E guarda: ta-dan! Piume vere! Un Incantesimo Trasfigurante di Akaashi!” disse Bokuto ondeggiando le braccia.
“Incantesimo Trasfigurante?” Tadashi, incuriosito, si avvicinò al prefetto dei Tassorosso per tastare quelle piume rosse e dorate.
“Yachi-san, quella divisa ti sta benissimo! Hai mai pensato di unirti alla squadra di Quidditch?” disse Terushima.
Lei trasalì, imbarazzata. “Ecco, io, n-non...”
“HEY! Ci siamo anche noi!”
Yuu irruppe nella stanza trascinandosi Asahi.
“Nishinoya-san, tu cosa dovresti essere?” domandò incuriosita Hitoka.
“Un elfo domestico!” esclamò, fiero. “All’inizio ero restio ma quando ho scoperto che sono gli elfi domestici a far funzionare Hogwarts mi sono convinto. Sono un po’ come i Portieri!”
“Oh... certo!” disse Hitoka, non convinta del tutto sulla metafora del Quidditch.
La sala si stava riempiendo in fretta. “Salve” Shimizu, vestita da Megera, raggiunse gli altri studenti.
“Kyoko-san! Anche con il meno dignitoso dei travestimenti tu sei sempre bellissima!”osservò Tanaka, ammirando Kyoko. Aveva tolto gli occhiali e indossava un cappello e un vestito entrambi color porpora e sgualciti, i capelli erano volutamente spettinati ma ugualmente luminosi e ricadevano sulle spalle in due ciocche disordinate. Ryunnosuke rimase ad ammirare la sua bellezza che riuscì a contrastare il travestimento da strega burbera.
La prefetto di Corvonero ignorò il suo commento.
“Ah! Che bello quando m’ignora così!”
“Sei sempre il solito, Ryuu” una voce giunse alle spalle di Tanaka e Nishinoya. “Ennoshita!” esclamarono in coro.
Chikara indossava dei vestiti Babbani, dei semplici jeans chiari, scarpe bianche e una maglietta raffigurante il logo di una squadra dell’NBA.
“Ciao anche a te, Yuu” salutò pacatamente Chikara.
I tre cominciarono una conversazione tranquilla, poi Noya si allontanò e Tanaka ed Ennoshita rimasero a parlottare e bere.
“Ryuuu!”
“Sorellona?!” esclamò lui, voltandosi di scatto non appena ebbe sentito la voce di sua sorella.
“Cosa stai bevendo?” domandò Saeko, strappando dalla mano del fratello il bicchiere di carta.
“Hey, ferma!”
“Devo controllare che non circoli alcool!” esclamò, bevendo il succo. “Okay, è a posto” decretò, posando il bicchiere vuoto sul tavolo alle sue spalle.
“Sei una spia mandata dal corpo docenti?” scherzò Chikara.
“Forse sì, forse no...” ammiccò Saeko, restando vaga. “Non è colpa mia se gli altri professori sono noiosi e poco inclini al divertimento!”
“È così che i professori devono essere” le rammetò Ryu.
Saeko fece la linguaccia al fratello. “Mi raccomando, tienilo d’occhio” raccomandò a Ennoshita, per poi allontanarsi.
“Tua sorella è proprio forte” commentò Chikara.
“È soltanto fuori di testa” disse Ryu, scuotendo la testa.
“Altro succo di zucca?” domandò Ennoshita, porgendogli un bicchiere pieno.
“Sì, grazie” disse Ryu, afferrando il bicchiere e sorseggiandone in seguito il contenuto.


Shouyou urtò per sbaglio una persona incappucciata, alta quasi due metri e dalla larghezza di un armadio. Da una manica s’intravedeva una mano totalmente scheletrica.
“GWA!” esclamò Hinata. “Dissennatore!”
“È solo Ushijima-san, boke!”
Wakatoshi si levò il cappuccio. “Salve.”
“M-ma la mano...”
“Ah, è un Incantesimo Trasfigurante...” spiegò, mostrando la mano.
“Che figo...” Hinata rimase incantato. “Sono le tue vere ossa?!”
“Tsk! Chi si crede di essere? Preferirei mille volte passare il resto della vita sbattuto ad Azkaban anziché essere baciato da lui” commentò acido Oikawa, poco distante da loro.
“Non dovresti neanche pensare di farti baciare da un Dissennatore, Shittykawa” ribatté Iwaizumi, con il suo completo da Babbano. “A proposito, ricordami perché stai indossando quell’insulso berretto da unicorno?”
Oikawa aprì la bocca per rispondere a tono, ma fu interrotto da due persone che irruppero in Sala.
“È qui la festa?”
Sugawara, nel suo travestimento da Infero, aveva lasciato tutti ammutoliti.
Non era un Infero tenebroso e cupo. I capelli argentei, il viso reso più pallido da un tocco di polvere bianca e un completo grigio su cui erano ricamate le ossa dello scheletro assile lo rendevano un Infero elegante e bello da guardare.
“Woah, Suga-san, sei fantastico!”
“Freschezza-kun? Sei proprio tu?”
Koushi sorrise sornione, compiacendosi dei complimenti ricevuti. Anche Daichi era vestito da Dissennatore ma in una versione un po’ meno paurosa, senza nessun incantesimo che trasfoemasse in ossa le dita della mano.
Shouyou rimase stupito da tutti i costumi ma, in particolare, rimase a bocca aperta quando vide quello di Tobio: uno dei più vampiri più belli che avesse mai visto.
“Che bel travestimento, Kageyama!” disse Suga e presto altri commenti positivi furono espressi.
Hinata lo trovava bello. Anzi, bellissimo. Le ciocche corvine erano acconciate in un elegante riga laterale e il fisico era messo in risalto dal frac nero e attillato. I canini, come tocco di classe, sporgevano dalla bocca e il contrasto tra il rosso delle labbra e il bianco dello smalto li faceva quasi brillare.
“Hey, Hinata.”

 
*


Le luci cominciarono a offuscarsi, il volume della musica si fece più alto: un chiaro invito a iniziare le danze. La pista s’iniziò a riempire
subito e presto
Tobio si avvicinò ad Hinata e con un braccio andò a cingergli la vita.
Quella pozione non lo faceva ragionare. Ogni occasione era buona per stare insieme a Hinata, toccarlo, sfiorarlo; se non avesse avuto autocontrollo l’avrebbe baciato in quell’istante.
“Quindi? L’effetto del filtro è svanito?”
Ecco, il filtro. Un ricordo fastidioso s’impadronì della mente di Tobio. Ogni volta si sforzava di non pensarci, fare i conti con la verità lo avrebbe spaventato.
Dopo essersi assicurato di essere protetto dalla penombra della sala, Kageyama sfiorò le labbra di Hinata con il pollice.
“Non ancora” sussurrò. Ed era la verità, nessun sintomo particolare che poteva essere associato alla fine dell’effetto del filtro si era manifestato.
“Scusa, Kageyama, ma come farai a saperlo?!”
Tobio lo guardò torvo. “Ho ingoiato io quella roba, credo di sapere quando l’effetto svanisce, no? Sicuramente mi accadrà qualcosa, tipo che sverrò o altro.”
Hinata annuì, ma rimase perplesso. “E’ già un po’ di tempo che sei in questo stato.”
“Era comunque una pozione preparata da mani inesperte di studentesse accaldate, qualcosa è sicuramente andato storto nella preparazione ed eccoci qui.”
Hinata mise il broncio.
“Pensa a goderti il ballo, intanto” lo rassicurò.
“Hey, piccioncini! Perché non vi unite a noi?”
Kuroo Tetsurou, con un bicchiere di succo di zucca in mano, esortò il Vampiro e il Berretto Rosso a raggiungere la pista.
“Io non so ballare!” Tobio si mise sulla difensiva.
“Ah! In questa pista tutti sanno ballare. E ora muovetevi!”
“Dai, Kageyama!” Hinata lo afferrò per il polso e lo trascinò in pista.


“Asahi-saaan! Vieni a ballare!”
“Eh?! Ma io non so ballare!”
“T’insegno io, Azumane!” Saeko aveva preso Asahi a braccetto e lo aveva trascinato.
Quel gesto improvviso della professoressa di volo aveva suscitato l’ilarità di tutti. E rideva anche Akaashi, ma per altri motivi.
Akaashi rideva. Terribilmente.
Se c’era qualcuno che si muoveva peggio di Asahi, quello era Bokuto. Bokuto era pessimo a ballare. Scoordinatissimo, goffissimo, più volte pestò i piedi di Keiji in quei movimenti alla rinfusa senza un preciso ritmo.
Bokuto rideva insieme a lui, contagiandolo con il suo immancabile entusiasmo.
“Non ho mai visto Akaashi-san così felice” commentò Tsukishima.
“Lui non è una persona che manifesta apertamente i suoi sentimenti e le sue emozioni. Però, quando è con Bokuto, è come se si sciogliesse” disse Kuroo, e Kei non poté fare a meno di annuire silenziosamente.


 
*

 
Bokuto arrivò nell’aula di Storia della Magia appena un minuto prima del professor Irihata. Se avesse potuto strisciare al posto di camminare normalmente, l’avrebbe fatto.
Si andò a sedere nel posto che Kuroo gli aveva tenuto –  così come glielo riservava in tutte le altre lezioni congiunte – trascinandosi mogio mogio.
La sera prima aveva un po’ alzato il gomito con il succo di zucca alcolico insieme ai prefetti, noncurante che il giorno dopo lo avrebbe atteso un’estenuante giornata di lezioni.
Koutarou gettò la borsa sul banco e si abbandonò sulla sedia, stiracchiandosi.
“Buongiorno, ragazzi” salutò il professore di Storia della Magia.
“Buongiorno, professore” risposero prontamente tutti gli studenti, Tetsurou incluso.
“Buongiorno un cazzo” si lamentò Bokuto, degnandosi almeno di estrarre il libro di testo dalla borsa.
Tetsurou, a differenza sua, sembrava fresco come una rosa. Nessuna traccia di occhiaie sotto gli occhi, nessun sintomo post sbronza.
“Bro, mi fai paura se mi fissi così” gli disse Kuroo.
“Mi spieghi come fai a essere così lucido? Qual è il tuo segreto?” domandò Koutarou, mentre tratteneva a fatica uno sbadiglio. “Qualche incantesimo?”
Tetsurou rise piano. “Non proprio.”
“E allora cos’è?”
“Ragazzi” li interruppe Irihata. “Prendete il libro di Storia della Magia e andate a pagina quattrocentosettantanove.”
Bokuto eseguì le istruzioni. Introduzione alla Storia della Magia Verde. Una palla colossale.
Non appena il professore iniziò a parlare, a Bokuto calò il sonno. L’argomento non era per niente interessante, e in più la voce di Irihata sarebbe stata in grado di assopire perfino un’insonne.  Sospirò, appoggiando la testa sopra il banco. “Bro...”
Tetsurou guardò l’amico sofferente. Sfogliò le pagine del libro per qualche secondo, poi richiuse quest’ultimo. “Senti...” sussurrò Kuroo, brandendo un foglio di pergamena e la sua penna d’oca, “hai idee per quello che faremo a Natale?”




Note dell'autrice
Sono tornata! Non so con quale faccia oso ripresentarmi sul sito dopo che non aggiorno da ere geologiche BUT c'è stato un periodo in cui il mio rapporto con la scrittura è diventato conflittuale, e avevo perso quasi tutto l'interesse... Adesso fortunatamente non è più così ^^"
Halloween è una festa importante per Hogwarts e ho deciso di dedicare alla festività questo qualunque-cosa-sia (che se non fosse stato per holeinthesun non sarebbe mai esistito <3). Un enorme grazie va, come al solito, alla mia beta Yukikura che, se non mi ha ancora ucciso, è un grande traguardo :') 
Se il capitolo vi è piaciuto o meno, fatemelo sapere nelle recensioni! Alla prossima,
swimmer


 

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