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Ciao, questa fanfiction
purtroppo non è mia (non sarei mai stata in grado di scrivere una cosa simile!),
ma l’ho trovata su un altro sito. Ho chiesto all’autrice l’autorizzazione
a tradurla e postarla qui. Spero piaccia anche a voi. J
M.
Capitolo 1 –
Meant to live
We were meant to live for so much more
Have we lost ourselves?
Somewhere we live inside
Somewhere we live inside
We were meant to live for so much more
Meant To Live, by Switchfoot
Nella mia famiglia sono sempre
stata quella che non riceveva tutte le attenzioni. A dire la verità, io non le
volevo tutte le attenzioni. Non sono mai stata il tipo che ruba il
palcoscenico. Era più il ruolo delle mie sorelle quello di contendersi il
palcoscenico.
Questo finché non arrivò
Troy Bolton. Lui ha cambiato ogni cosa. La mia vita era, per la maggior parte,
semplice. Andare a scuola, tornare a casa, uscire con gli amici, fare i
compiti, stare con la mia famiglia, e il giorno dopo si ricominciava da capo.
Non mi sono mai imposta
agli altri.
Solo perchè non voglio
tutte le attenzioni addosso, però non significa che non ne voglia affatto. Troy
mi ha aiutato a rendermene conto. Mi ha aiutato a scoprire chi fosse in realtà
Gabriella Carmen Montez.
Questa è la mia storia.
-
xoxo
-
Quando sei uno di otto fratelli, si otto, uno è sempre super
controllato, non importa quanto cerchi di evitarlo. Quell'uno ero io.
Ok, forse super controllato non è la parola giusta. In
realtà non so quale sia, ma comunque sono io. Mia madre mi chiama la figlia
semplice. Credo che sia il modo migliore per descrivermi. Quella semplice.
Non so neanche perchè i miei genitori abbiano deciso di
avere un altro figlio dopo mia sorella, Isabelle, o Belle. O Iz o Izzy, e così
via. Lei è la più grande di tutti. È la melodrammatica della famiglia. Deve
sempre ottenere quello che vuole, quando vuole. Non pensate male, voglio bene a
mia sorella, ma è pesante.
Quindi viene mia sorella Serena. Lei è la figlia ribelle. Di
nuovo, perchè i miei genitori sono andati avanti? Non lo so proprio. Dovrei
esserne felice, sai com'è, perchè se non l'avessero fatto non sarei qui.
Comunque, Serena deve sempre essere fuori dalle righe. Tutto iniziò quando
aveva tredici anni e arrivò a casa con i piercing ai capezzoli... ma questo è
un aneddoto per un altro momento.
Dopo Serena, c'è Felix. Il primo figlio maschio, perciò
ovviamente lui riceve qualche attenzione extra da parte dei genitori. É un
tipico ragazzo sportivo, fico, popolare, e, purtroppo per me, vive ancora a
casa. Frequenta il primo anno all'Università di Albuquerque.
Serena e Isabelle sono entrambe al college in un altro
stato. Isabella frequenta l'ultimo anno a Berkeley, e Serena è al terzo anno
alla UCLA (University of California, Los Angeles).
Indovinate chi c'è dopo? I gemelli. Si, Marcus e Lucas,
all'ultimo anno di liceo. Purtroppo anche loro hanno deciso di diventare dei
leader, popolari e acclamati. Comandano la scuola. Sono i ragazzi più popolari:
co-capitano della squadra di basket, Lucas è rappresentante degli studenti; Marcus
uguale nel baseball. Non è facile quando parli con qualcuno e loro ti dicono
“Tu sei sorella di Marcus e Lucas?? Davvero? Com'è?”. Eppure io ci vivo.
Dopo di loro, ci sono io. Gabriella. Al penultimo anno di
liceo. Faccio parte della squadra di Decathlon scolastico. Ma comunque non
vengo considerata, e cosa ti puoi aspettare quando sei classificata come una
secchiona? Nonostante ciò, il mio migliore amico, Chad, è un tipico ragazzo
popolare. É nella squadra di basket con Lucas. La sua ragazza, Taylor, è la mia
migliore amica.
Il successivo nella lista è Vincent, ma lui vuole essere
chiamato Vince. Ha due anni meno di me, un semplice primino del liceo.
Nonostante ciò è più conosciuto di me. Ma questo è dovuto al fatto che fa parte
della squadra di basket. Il basket è l'unica cosa che conta alla East High.
Il più giovane è Alejandro, ma noi lo chiamiamo Alex,
soprattutto perchè Alejandro è troppo lungo.
É all'ultimo anno della scuola media. Lui è la causa della
maggior parte dei danni in casa. E sempre per causa sua in cucina abbiamo un
barattolo con sopra scritto il suo nome. Serve perchè ogni volta che rompe
qualcosa, i soldi che ci sono dentro verranno usati per riparare il danno. I
miei genitori lo chiamano “il barattolo delle parolacce” perchè ogni volta che
ne diciamo una dobbiamo metterci un quarto di dollaro.
Bravi genitori vero?
Oggi era l'ultimo giorno di scuola prima del Ringraziamento.
Ciò significa che le mie sorelle torneranno a casa, e questa volta Serena ha
deciso di portare a casa il suo ragazzo. Lei lo chiama “Mr. Right” (quello
giusto). Banale vero? Comunque il suo nome è Kris.
Così naturalmente mia madre sta correndo avanti e indietro
per fare pulizie in casa. Non so perchè, tanto tra un paio d'ore sarà di nuovo
in disordine, ma noi la lasciamo al suo divertimento.
Si, essere la meno popolare aiuta quando cerchi di
sgattaiolare fuori di casa.
A casa mia tra 5 minuti?
Era il messaggio che avevo appena ricevuto da Chad: soppesai
le mie opzioni. Stare a casa e far finta di pulire, o uscire con il mio
migliore amico, che oltretutto vive dall'altra parte della strada.
Scelsi la seconda.
L'arrivo dell'automobile di mio padre, Carlos, mi portò a
tuffarmi nei cespugli lungo il vialetto di casa. È in anticipo. Mia madre
probabilmente deve averlo chiamato dicendo di essere sul punto di uccidere
qualcuno perchè in questo momento tutti, si proprio tutti, i miei fratelli sono
a casa. Felix, Marcus, Lucas, Vince e Alex. Il fatto che tutti loro siano a
casa comprende un gran numero di mobili rotti, e il riempimento fino all'orlo
del “barattolo delle parolacce”. Felix, Marcus e Lucas di solito ci mettono
dentro qualche banconota sapendo che tanto ce le dovranno mettere dopo.
Appena mio padre si diresse verso la porta di casa io corsi
dall'altra parte della strada e mi tuffai nei cespugli di Chad. Perché? Perchè
sono un'idiota. Sentendo delle risate provenire dalla casa di Chad, scoprii che
tutto il gruppo era lì, non solo Chad.
La porta d'ingresso si aprì e vidi Chad, Taylor, Sharpay e
Ryan ridere.
“Vieni” disse Taylor, muovendo freneticamente le braccia.
Annuii e mi infilai in casa.
Taylor si copriva la bocca con le mani. “È stato fantastico,
veramente” disse, commentando la mia impresa alla Tom Cruise in Mission:Impossible.
Roteai gli occhi. “Grazie mille” risposi, chiaramente
seccata.
“Scusa, è solo che, capisco perchè ti sei nascosta nelle
siepi di casa tua, ma perchè anche in quelle di Chad?” chiese Taylor mentre ci
spostavamo nel salotto e ci mettevamo comodi, come al solito.
“Bè, non sapevo se no dei miei fratelli stava guardando
dalla finestra” mi difesi.
“Ci sono tutti i tuoi fratelli a casa? Anche Felix?” chiese
Sharpay, e subito si mise a cercare lo specchietto nella sa borsetta.
Roteai di nuovo gli occhi. “Si, Shar. Anche Felix. Hai una
strana cotta per lui, più o meno dalla seconda media. Lui ci vive a casa mia,
sai?” le ricordai.
“Lo so, Gab. Ma non c'è mai a casa. È sempre all'università
per feste, allenamenti o lezioni” mi disse, in effetti era vero. Le uniche
volte che veniva a casa era per cena. “Esce ancora con quella tipa
alternativa?” chiese disgustata.
Risi. “Si Shar. Esce ancora con Jaymi” le risposi. Jaymi è
la ragazza di Felix. Mi piace e piace anche ai miei genitori. Passo più tempo
con lei di quanto ne passi con Felix. Triste, ma vero. “Se tu...”
“Ok, non vi ho chiamati tutti qui per sentire voi due
spettegolare” ci disse Chad.
“Hey, sono solo felice di esser fuori di casa” risposi.
Dopodiché, tutti ci zittimmo per ascoltarlo.
“Allora, vi ricordate quando vi avevo detto che il mio amico
di trasferiva qui” ci chiese, noi annuimmo. In quei giorni non si parlava
d'altro. “Ecco, si trasferisce questo weekend. I suoi genitori, stanno passando
attraverso un brutto divorzio e non vogliono che lui resti lì ad assistervi.
Così sua madre lo manda qua perché è la migliore amica di
mia madre...” Continuò ma dopo non lo ascoltai più. Non avevo bisogno di sapere
altro.
Noi tutti praticamente sapevamo già chi era Troy. Era il
migliore amico di Chad dalla nascita. Si era trasferito con i suoi genitori
quando aveva otto anni. Quando Troy se ne andò, Chad si accorse che dall'altra
parte della strada c'era una bambina della sua età, io. Io ero già amica di
Taylor, così da allora siamo diventati migliori amici. Abbiamo conosciuto
Sharpay e Ryan alle medie, così abbiamo iniziato a vederci sempre noi cinque
insieme.
“Allora verrete tutti?” chiese, e io mi ricordai solo in
quel momento della presenza degli altri nella stanza. Tutti quanti annuirono.
Chad guardò verso di me. “Ella?” chiese, ovviamente aspettando una mia
risposta.
“Oh, si, certo” risposi, supponendo che fosse quello che
voleva sentirsi dire.
Chad sorrise. “Fantastico, domani alle tre” confermò.
Cosa? No! Esattamente l'ora in cui arriva l'aereo di Serena
domani. Lei voleva che andassi a prenderla per poter conoscere Kris. Io e
Serena siamo come migliori amiche, più che altro perchè io non cerco di rubarle
il palcoscenico come fa Isabelle. Ogni volta che lei e Belle si trovano nello stesso
posto per più di un certo tempo, scoppia la 3° Guerra Mondiale. Veramente,
credo che a casa mia siamo arrivati alla 5° Guerra Mondiale ormai.
“Io non posso, Chad. Devo andare a prendere Serena alle tre”
gli dissi.
Chad sospirò. “Ella, ho bisogno che tu ci sia, sei la
persona di cui parlo di più dopo Taylor” piagnucolò.
“Oh, grazie tesoro” disse Taylor dal divano a fianco al suo.
“Prego, piccola” rispose lui con un ghigno.
Sospirai anch'io. Stava cercando di farmi sentire in colpa. Ma
Serena si sarebbe arrabbiata. Nessuno sopravvive ad un attacco verbale di
Serena Nicole Montez. “Che ne dici se vado a prendere Serena con Felix, faccio
le solite cose del tipo “sei arrivata!”, e appena arrivo a casa corro qui e
conosco Troy?” suggerii.
“Vai con Felix?”, chiese Sharpay, improvvisamente
interessata.
Entrambi la ignorammo. “D'accordo”, rispose lui.
-
xoxo
-
“Gab, andiamo!” mi gridò Felix da in fondo alle scale.
Eravamo un po' in ritardo. Soprattutto per colpa sua. Veramente. È colpa mia se
Jaymi lo ha chiamato e poi ha voluto parlare con me per, tipo, dieci minuti,
posponendo quindi il momento in cui sarei dovuta andare a prepararmi per andare
a prendere Serena?
No, era colpa sua. Perchè lui le ha dovuto parlare per altri
venti minuti, e io non ho avuto altro tempo per prepararmi. Ora, normalmente
era esattamente quello che mi serviva, ma non per andare a prendere Serena.
Quest'anno avevo finalmente deciso di evitare il solito discorso sul fatto che
sono una ragazza e dovrei mostrarlo.
Quest'anno mi sarei vestita, bè, come lei. Di solito mettevo
un paio di jeans comodi e una t-shirt con qualche frase divertente, o qualche
gruppo musicale.
Allora, misi un paio di jeans aderenti, una maglietta
bianca, semplice, ma stava bene con i jeans scuri. Sopra una giacchettina nera
col cappuccio, preso da American Eagle, di quelli che arrivano a metà pancia, e
non fino alla vita come i vestiti delle persone normali.
“Arrivo, trenta secondi!” gli urlai, tirando su la zip dei
miei stivali neri e rimettendoci sopra i jeans.
“Sto contando” sentii da in fondo alle scale, il che mi fece
saltare in piedi dal letto e uscire di corsa dalla mia camera.
Corsi giù per le scale e indovinate cosa successe? Scivolai
sull'ultimo scalino. L'ultimo! Che ingiustizia. Prima che sbattessi contro il
pavimento, Felix aprì le braccia e mi prese.
“Ti voglio bene. Ti ho mai detto che sei il mio fratello
preferito?” gli dissi, liberandomi dal suo abbraccio e rimettendomi in piedi.
Lui rise. “Anch'io ti voglio bene.” rispose. Poi se ne accorse.
Lo sguardo del fratello. Quello sguardo di quando stanno guardando cos'hai
addosso e ti dicono di cambiarti. “Vai a cambiarti” disse in tono monotono.
Lo sapevo. “Fe-lix”, mi lamentai, il che mi fece uno strano
effetto. Io non ero il tipo che si mette a piagnucolare. “Dobbiamo andare
adesso. Vuoi che Serena si incazzi perchè siamo in ritardo?” gli chiesi, ben
sapendo che la risposta era no. A nessuno piace stare insieme a Serena quand'è
arrabbiata.
“Gabi, parolaccia!” disse Alex entrando di corsa nella
stanza. “Ha detto 'che si incazzi'!” ci informò. Cosa vuoi aspettarti dal più
piccolo?
Felix sospirò. “Andiamo” borbottò aprendo la porta.
Sorrisi e uscii dopo di lui.
“Hey! Dove sono i 25 cent?” ci gridò Alex, ed entrambi lo
ignorammo. Tanto è il più piccolo.
-
“Devi proprio farlo?” chiese Felix mentre aspettavamo che
Serena uscisse dal terminal e ci trovasse.
Ero confusa. “Fare cosa?” chiesi. Tutto quello che stavo
facendo era stare lì seduta, a fianco a lui.
“Accavallare le gambe in quel modo!” si spiegò.
Ero ancora confusa. “In quale modo? Come una ragazza?”
chiesi, ridendo.
“Si!” esclamò. “Ti stanno guardando tutti” mi disse. “Non ci
posso credere che tu ti sia messa dei pantaloni come quelli.”
Alzai lo sguardo, nessuno mi stava guardando. Erano tutti occupati
nella tipica fretta del Ringraziamento aspettando i loro cari. “Felix, nessuno
mi sta guardando” lo corressi “e poi cos'hanno i miei pantaloni?” chiesi. Sono
pantaloni fatti per una ragazza?
“Sono... aderenti. Hai solo 15 anni” disse lui.
Quindici? Quindici! “Felix, prima di tutto, ho diciassette
anni, non quindici. Secondo, questi sono gli stessi pantaloni che indossano
Jaymi, e Serena, e Izzy...” iniziai ma fui interrotta.
“Gabriella!” gridò qualcuno ed entrambe le nostre teste si
voltarono, vedendo Serena abbracciata ad un ragazzo.
“Serena!” strillai. Cosa c'è? Sono una ragazza, e anche se
non sono un tipo melodrammatico non vuol dire che non senta la sua mancanza
quando non c'è. Saltai in piedi e le corsi incontro, ci incontrammo a metà strada
e ci abbracciammo.
Dopo che finalmente mi ebbe lasciato ci salutammo. “Chica,
come sei sexy. Sono contenta che finalmente mi abbia dato ascolto e ti sia
messa i pantaloni che ti ho dato” mi salutò. Si, questa è mia sorella.
“Aspetta, le hai dato tu quei pantaloni?” chiese Felix,
senza neanche dirle ciao. Si vogliono bene.
Serena si allontanò di un passo. “Si, sono stata io, fratellino”
rispose lei “lasciala stare, è sexy ma di classe. Io vesto roba peggiore.
Cavoli, ho roba peggiore anche adesso” mi difese.
Guardai cos'aveva addosso. Jeans aderenti come me e un
maglioncino che le arrivava sotto il seno, lasciando scoperta tutta la pancia,
con il piercing all'ombelico. Non stava male, comunque.
“Ma credo di avere una camicetta in valigia che ti starebbe
meglio di quella” aggiunse, guardandomi. Finalmente si accorse di cosa stesse
fissando Felix. Kris. “Oh, si. Ragazzi questo è il mio ragazzo, Kris. Kris
questi sono la mia sorellina Gabriella e il mio fratellino Felix” disse Serena
presentandoci.
“Ciao” disse lui stringendo le mani a tutti e due. Indossava
una maglietta nera e dei jeans larghi. Aveva due tatuaggi, uno su ogni braccio.
Era un passo avanti per Serena. Il suo ultimo ragazzo, Simon, aveva la cresta
verde e all'incirca una cinquantina di piercing. Giuro. Bisogna anche dare un
punto a Kris perchè non guarda mia sorella come un pezzo di carne. O me, per
quello che importa. Di solito i suoi ragazzi mi guardano e mi fanno sentire
molto a disagio.
“Hey, piacere di conoscerti” gli dissi, e lui sorrise di
rimando. Potrebbe anche durare questa storia.
Felix lo salutò con la tipica stretta di mano tra uomini.
“Hey amico” disse. “Ah, dobbiamo andare” aggiunse guardando l'orologio. “Mamma
diventa matta se arriviamo in ritardo.”
Serena annuì, sapendo che era vero. Prese la mano di Kris e
mi abbracciò con l'altro braccio.
-
Appena arrivammo fuori di casa mia madre volò fuori dalla
porta d'ingresso, lungo il marciapiede.
“Mami!” disse Serena correndo per abbracciarla.
Kris la seguì, imbarazzato.
“Felix, devo correre da Chad per un po'. Mi chiami quando è
pronta la cena?” gli chiesi uscendo dalla macchina.
Annuì. “Si, come vuoi” disse e lo ringraziai.
Camminai velocemente verso casa di Chad. Avevo anche i
tacchi. Entrai in casa senza bussare. Non l'ho mai fatto, i genitori di Chad
erano i miei secondi genitori. Mi hanno sempre vista come la figlia che non
hanno mai avuto. E trattavano così anche Sharpay e Taylor.
“Chad!” chiamai, non sapendo dov'erano.
Sharpay arrivò con una mezza corsetta con i suoi tacchi. “Gabi!”
mi chiamò sottovoce. “Devi vederlo questo ragazzo, è veramente sexy. Non quanto
Felix, ma va bene!” mi disse e mi tirò fino al salotto dove c'erano tutti gli
altri.
“Ahi Shar, mi hai rotto un braccio!” esclamai, ritirando il
mio braccio dalla sua presa. Sentii delle risate intorno a me e Chad mi corse
incontro e mi prese in braccio.
“Gabi, sei arrivata!” disse contento.
Risi. “Chad, te l'avevo detto che sarei venuta dopo essere
andata a prendere Serena” gli ricordai.
“Vieni” disse e mi tirò in mezzo al salotto. “Troy!” gridò e
sentii dei passi dietro di me.
Mi girai e lo guardai. Ero bloccata. I miei occhi si
fissarono sui suoi. Non mi ero mai incantata così prima. Avevo dei fratelli
maggiori che portavano a casa amici carini. Mi comportavo in modo un po' strano
con loro, ma non mi ero mai sentita scioccata come adesso. Anche io mio cuore
stava battendo fortissimo. Deve averlo sentito, o almeno Chad. Come nel
racconto di Edgar Allan Poe.
Deve essere passato solo un secondo perchè mi porse la mano
e sorrise. “Ciao, io sono Troy” si presentò. I suoi occhi non si staccarono dai
miei e involontariamente rabbrividii; sorrise più di prima. Non se ne era
accorto vero?
Parla! Gridai a me stessa. “Ah, ciao. Gabriella. Sono io.
Voglio dire, il mio nome è Gabriella” dissi. Sei un'idiota! Urlai nella mia
testa. “Si.”
Sentii uno strano verso, sapevo che Sharpay e Taylor stavano
ridendo di me. Sentire il mio telefono vibrare contro la mia coscia mi riportò
alla realtà. Lasciai la sua mano e lo presi.
Serena.
Lessi. Corrugai la fronte. Perchè mi stava già chiamando?
Sono andata via cinque minuti fa.
“Pronto?” risposi al telefono.
“Gabriella!” gridò Serena, e io allontanai il telefono
dall'orecchio.
Chad, dietro di me, rise. “Serena è a casa”, annunciò, anche
se tutti già lo sapevano.
Sospirai seccata. “Cosa c'è?” le chiesi.
“Perchè non sei a casa? Dove sei? Da Chad? Devo venire a
prenderti chica?” chiese velocemente.
Respirai profondamente. “Non sono a casa perchè sono con
Chad, si da Chad, e no non devi venire a prendermi perchè l'ultima volta che ho
controllato non avevo cinque anni. Perchè vuoi che venga a casa?” le chiesi di
rimando.
Sentii una risata nuova, sapevo che era Troy. Sentii una
strana sensazione, come dei pizzicottini, esplodermi nello stomaco. Cos'era?
Non era mai successo prima.
“Perchè si” fu tutto quello che mi disse dopodiché buttò
giù.
Chiusi il telefono e risi imbarazzata. “Oh-oh” mormorai più
a me stessa che agli altri.
“Prima che arrivi e ti strattoni via come una bambola di
pezza, possiamo venire da te domani per parlare con Lucas e Marcus?” chiese
velocemente Chad.
“Possiamo chi?” chiesi, temendo la risposta.
Chad scrollò le spalle. “Probabilmente tutti noi. Voglio che
Troy giochi a basket con loro, perché Troy ha un gran talento. E Sharpay vorrà
venire a molestare Felix, e Taylor e Ryan vorranno venire anche loro perchè è
sempre divertente stare in casa Montez”, rispose sorridendo. Era davvero
contento di vedere Troy, era tenero in un certo senso.
No! Non volevo Troy a casa mia. O con i miei fratelli, o
sorelle. Perchè domani ci saranno anche loro, le mie sorelle. Isabelle arriverà
alle 8 del mattino. Nemmeno lo conoscevo, e non volevo averlo intorno finché
non avessi capito cosa significassero i battiti accelerati e i pizzicottini
nella pancia.
Prima che potessi rispondere, Serena aprì la porta di
ingresso e marciò rumorosamente verso di noi con i suoi tacchi. “Salve, signora
e signor Danforth, e tutti gli altri,” salutò e mi prese per un braccio
iniziando a trascinarmi via.
“Ah, si, poi ti chiamo!” Gridai a Chad e mi lascia tirare.
“Perchè vuoi che venga a casa?” Ripetei la domanda di prima.
“La cena è pronta”, rispose.
Roteai gli occhi. Non avevo chiesto a Felix di chiamarmi
quand'era pronta la cena? Si. “Non potevi semplicemente dirmelo?” chiesi.
“Devo parlare a tutti a cena”, disse semplicemente.
“Non dovresti aspettare Izzy se è una conversazione per
tutta la famiglia?” chiesi mentre entravamo in casa.
“Bell lo sa già”, mi disse.
Sembra che Kris si sia già ambientato. Stava giocando con l'Xbox
con uno dei gemelli,e Alex era stravaccato sulla sua schiena incitandolo nel
gioco. A volte, anzi quasi sempre, Alex si comportava come un bambino di quinta
elementare.
“Ragazzi! La cena è pronta. Gabi è arrivata”, all'annuncio
di mia madre tutti smisero di fare quello che stavano facendo e corsero a
tavola.
“Si, Gabi è a casa. Avremmo potuto iniziare a mangiare
cinque minuti fa se lei non fosse dovuta correre da Chad”, disse Lucas per
provocarmi.
Gli feci una linguaccia. “Non ci sarei neanche andata se non
avessi dovuto conoscere Troy” ribattei e il suo sguardo si concentrò su di me
dall'altra parte del tavolo. Oh-oh, brutto segno. Lo “sguardo del Grande
Fratello”, come lo chiamo io. Lo fa sempre quando parlo di un ragazzo che non
sia Chad o Ryan.
Era l'unico momento in cui i miei fratelli si accorgevano di
me. Quando parlavo di un ragazzo. Altrimenti per loro c'era solo la ragazza di
turno o il basket.
“Chi è Troy?” chiese Marcus.
“Già, chi è Troy?” ripeté Lucas.
Sentii il sangue affiorare sulle guance e arrossii. Ah!
Perchè faccio così adesso? Ho parlato con quel ragazzo per quanto, dieci
secondi? Cosa cavolo mi sta succedendo?
“È un amico di Chad di Phoenix o qualcosa del genere. Si
trasferisce qua da lui fino alla fine della scuola perchè il divorzio dei suoi
genitori sarà piuttosto brutto. Poi sua madre verrà a vivere qua con lui”
risposi, guardando il mio piatto.
“Oh, era quel ragazzo biondo che ti fissava vicino a Chad?”
chiese Serena.
Male! Male Serena! Non conosce lo “sguardo del Grande
Fratello” e soprattutto non sa cosa significa? No, ovviamente no. Perchè lei è
più grande e loro non hanno molta voce in capitolo sulle sue decisioni in fatto
di ragazzi. Inoltre sembra che Kris piaccia ai miei fratelli.
“La stava fissando?” chiese Vince, improvvisamente
interessato a me. Hey! Lui è più piccolo! Non è giusto. Io dovrei discutere
sulle ragazze che piacciono a lui, non il contrario. Con i ragazzi ovviamente.
Cosa? Mi piace Troy? E questo da dove salta fuori?
“Avreste dovuto vedere quelli che la fissavano
all'aeroporto” aggiunse Felix.
Iniziarono a parlare tutti insieme, escluso Alex. “Basta!”
esclamai. “Prima di tutto, Troy non mi stava fissando, e secondo, nessuno mi
fissava all'aeroporto, Felix. E il mio fratello preferito adesso è Alex” dissi
loro.
Alex era l'unico che non era coinvolto nella conversazione.
Fece un gran sorriso. Almeno qualcuno era felice in questo momento.
“Ragazzi, lasciate stare vostra sorella. Nessuno la stava
fissando” disse mio padre in mia difesa. Ah! Almeno lui stava dalla mia parte.
“Io e Kris ci sposiamo!” esclamò Serena e tutti smisero di
mangiare. Qualche forchetta cadde nel piatto e io sputai l'acqua che avevo in
bocca addosso a Lucas.
“Gab!” si lamentò... dopodiché i miei genitori iniziarono a
urlare.
Personaggi:
Serena: Francia Raisa Felix: Micheal Copon Marcus and Lucas: Marcus Coloma (duplicated) Isabelle: Amber Stevens Vince: Taylor Lautner Alex: Jake T. Austin Jaymi: Kaley Cuoco Kris: Ross Thomas
In our darkest hours
We have all asked for some
Angel to come
Sprinkle his dust all around
So Says I, The Shins
Qualcosa stava squillando.
Fastidiosamente potrei aggiungere. Non sapevo cosa fosse e, francamente, non mi
importava. Ero stata sveglia tutta la notte a sentire la lite tra I miei
genitori, Serena e Kris. Appena Serena ci diede la sua, per così dire, bella
notizia ci fiondammo tutti verso la porta e quindi nelle nostre camere.
Da allora fino almeno alle
tre del mattino tutto quello che si sentiva era:
“MAMI! LO AMO!” gridato da
Serena. E mio Dio, ha dei gran polmoni quella ragazza.
Quindi mia madre che le
diceva:
“HAI SOLO VENT'ANNI! NON
SAI NEANCHE COSA SIA L'AMORE ANCORA!” Si, giusto. Mia madre ha sposato mio
padre quando aveva diciannove anni. Cosa che Serena continuava a ripetere. E
mia madre rispondeva dicendo: “LE COSE ERANO DIVERSE ALL'EPOCA!” Diverse? Negli
anni ottanta? È vero. Bè, si indossavano dei top di maglia. O quelli erano gli
anni novanta? Mah, non importa.
Oh, e poi mio padre sparò
la sua a Serena: “SEI INCINTA!”; e quindi a Kris: “HAI MESSO INCINTA MIA
FIGLIA!”. Ma Serena disse di non essere incinta.
Allora, “perchè cavolo vi
volete sposare?” Lei “perchè lo amo”. Fantastico. È Stupendo. Non si possono
sposare tra cinque anni? Ma no, stiamo parlando di Serena, e lei fa quello che
vuole quando vuole. Lei è la figlia ribelle. Non raccontavo storie.
Per un minuto, lo squillo
cessò, io sorrisi e mi accoccolai sul cuscino. Poi accadde di nuovo. Lo
squillo.
“Maledizione, Gab! Rispondi
al telefono!” gridò uno dei gemelli dalla sala. Oooh. Era il mio telefono. Ci
sono.
Tirai fuori la mano dalle
coperte alla cieca e lo presi. Lo aprii velocemente e smise di squillare. Siii.
“Pronto?” borbottai.
“Ella?” chiese Chad. Non
poteva che essere Chad la mattina così presto.
Grugnii un si. Credo.
“Sei viva, almeno?” chiese,
con un tono molto serio aggiungerei.
Sospirai. “Cosa vuoi Chad?”
chiesi. Avrei potuto essere cattiva e buttare giù il telefono, ma mi avrebbe
richiamato. So che l'avrebbe fatto, così decisi di vedere cosa voleva e quindi
di agganciare. Bel piano, eh?
“Ti ricordi ieri?” chiese
lui. Cominciai a fare mente locale. Ieri sono andata a prendere Serena e ho
conosciuto Troy. Stupido Troy, il cui pensiero mi ha tenuta sveglia ancora
un'oretta dopo il litigio. Ma sono arrivata alla conclusione che non mi piace.
Se gli piace il basket, è uno di quei bulletti sportivi e donnaioli. Io non ci
esco con gente così. Ne ho già quattro in casa. Posso essere loro amica, ma non
uscirci. Bel ragionamento, vero?
“Vagamente” farfugliai a
Chad. Non potrebbe semplicemente andare al sodo? No. Lui è Chad e come tale
deve comportarsi, a farmici lavorare su.
“TI ho chiesto di chiedere
a Marcus e Lucas se potevano guardare Troy giocare a basket e magari dargli un
posto in squadra. Avevi detto che gliel'avresti chiesto e poi mi avresti
chiamato, ma non l'hai fatto”, spiegò Chad.
Oh. Giusto. Mi sono fatta
un po' distrarre dalla storia del matrimonio di Serena. “Scusa, mi sono
dimenticata di chiederglielo” mi scusai.
“Puoi chiederglielo ora?”
mi chiese. Ora? È presto! Nessun Montez è di buon umore prima di una doccia e
di un caffè. Perciò, no. Non posso chiederglielo ora.
“Chad”, dissi con
esitazione “è troppo presto”, finii.
Lui si mise a ridere. Cosa
c'era da ridere? Basta! Subito. “Gabriella. È pomeriggio” mi disse.
Mi alzai di scatto nel
letto e guardai l'orologio. È pomeriggio! Come ho fatto a dormire finora? Io
sono Gabriella, mi alzo alle nove durante I weekend (lo faccio veramente).
“Pomeriggio?” sospirai.
“Cos'è successo ieri sera?
Ti sei ubriacata o cosa?” chiese Chad.
Grugnii di nuovo. “No,
Serena ha annunciato ai miei genitori che si sposerà con Kris. E la notizia ha
portato alla 6° Guerra Mondiale in casa mia fino almeno alle tre di notte”
risposi.
“Serena e Kris si sposano?
Perchè?” domandò Chad.
Grazie! Esattamente quello
che mi chiedo anch'io, ma non ho voglia di pensarci di nuovo adesso. “Vuoi che
chieda a Marcus e Lucas di Troy adesso?” gli chiesi in risposta.
“Evitiamo la domanda eh?
Comunque si, glielo puoi chiedere?”
Con calma mi alzai da letto
e andai in camera dei gemelli. Aprii la porta, sbadigliando.
“Gab! Bussa la prossima
volta!” esclamò Lucas. Aprii gli occhi e vidi che si stava cambiando. Anzi,
stava finendo di cambiarsi. Gli mancava solo la maglia. Comunque, non un grande
spettacolo.
“Si come vuoi” gli dissi.
“Cos'è che gli devo chiedere?” chiesi a Chad al telefono.
Chad sbuffò infastidito.
“Se possono guardare Troy giocare a basket, e magari metterlo in squadra.”
ripeté.
“Giusto. Oggi tu e Marc
potete guardare Troy giocare a basket? Perchè apparentemente è bravo. Chad
pensa che potreste farlo entrare in squadra” dissi a Lucas.
La faccia di Lucas diventò
quella tipica del capitano della squadra di basket. “Quanto è bravo?”
“Tieni,” dissi e gli
lanciai il mio cellulare. “Parlaci tu. Rimetti il telefono in camera mia quando
hai finito. Vado a farmi una doccia” aggiunsi e me ne andai. Alzò le spalle in
risposta e prese il telefono.
-
Entrai in camera mia e
trovai Serena sdraiata sul mio letto.
“Hey, chica. Credevo che
non ti saresti più svegliata. Ho scelto i tuoi vestiti per oggi. Non c'è
bisogno di ringraziarmi” disse Serena mettendosi a sedere.
Ringraziare? Ho diciassette
anni. Posso vestirmi da sola se non sbaglio. “Dov'è Isabelle? Non arrivava
oggi? Come mai non sei con lei?” le chiesi.
“La traditrice è di sotto
con mamma e papà” la schernì Serena.
“Non avevi detto che lei
sapeva già che sposavi Kris?” le chiesi esaminando i miei vestiti. Un paio di
jeans corti a pinocchietto e una canottierina lunga, spalline invece delle
maniche. Ma lo sa che siamo a novembre?
“Si” rispose Serena. “solo
perchè casualmente mi ha chiamato quando Kris me l'ha chiesto, ero così felice
che mi è semplicemente sfuggito di bocca” mi spiegò.
Mi infilai i jeans e la
maglietta. “Lo ami davvero eh?” le dissi sottovoce sedendomi accanto a lei.
Serena fece un gran
sorriso. “Si, Kris è fantastico. Devi solo conoscerlo meglio. Non giudicarlo”,
mi disse Serena. Era seria.
“Serena” iniziai “Ho
capito, ok? Ho capito che lo ami. Ma perchè adesso? Non potete aspettare finché
non avrai più o meno venticinque anni?” le domandai.
“Perchè dovrei?” Chiese
Serena, alzandosi e mettendosi davanti a me. “Voglio dire, lo amo adesso, e lo
amerò tra cinque anni. Perchè aspettare?”
Feci un gran respiro. “Bè,
contenta tu” le dissi.
Lei sorrise e si lanciò tra
le mie braccia, abbracciandomi. “Grazie, Gabi!” strillò. “Ora” disse e prese un
paio di scarpe col tacco da terra. No. Non va bene. Per niente. “Mettiti
queste.”
“Serena!” piagnucolai. Ora,
io non piagnucolo, ma questo è un problema serio. Gli stivali di ieri erano
un'altra cosa, servivano affinché Serena non facesse il suo solito dannato
discorso come ogni volta che mi vede.
“No, mettili. Stanno
benissimo con quello che indossi”, spiegò.
Abbassai lo sguardo e mi
accorsi solo in quel momento che avevo il seno praticamente di fuori.
Fantastico, proprio quello di cui ho bisogno. Marcus, Lucas e Felix mi
criticheranno per come mi vesto. E Troy penserà che sono una sgualdrina. Non
che mi importi. Giusto? È solo un donnaiolo e io non esco con i donnaioli. Non
mi piace nemmeno.
“Va bene” borbottai e mi
sedetti per mettermi le scarpe.
Serena iniziò a saltellare
su e giù. “Siii!” Già, siii. Wow.
-
“Gabi!” urlò Isabelle quando
io e Serena arrivammo al piano di sotto e si catapultò tra le mie braccia.
“Belle!” esclamai e
l'abbracciai anch'io.
Lo sguardo di Serena si
fece torvo. “Isabelle” disse bruscamente.
“Serena” rispose Isabelle
con lo stesso tono. Ecco, queste sono le sorelle che conosco e amo.
“Ah, ciao!” disse qualcuno.
Jaymi. “Hey” dissi con un
sorriso e l'abbracciai. “Resti per il Ringraziamento allora?” le chiesi.
Lei annuì. “Si, tua mamma
mi ha chiamato e invitato perchè I miei genitori hanno deciso di andare in
crociera. Mi ha detto che dormirò in camera con te. Va bene, vero?” chiese
Jaymi.
“Si, certamente” le
risposi. Preferisco lei piuttosto che Serena o Isabelle. Lei sorrise.
“Dove sono i ragazzi e
Kris?” chiese Serena, interrompendo la nostra conversazione. Ma che buone
maniere.
Jaymi si guardò intorno un
momento. “Fuori nel giardino sul retro. Chad e un tipo biondo sono arrivati con
le ragazze. Marcus e Lucas li hanno trascinati fuori” rispose.
Serena annuì e con una
lunga occhiataccia a Isabelle, se ne andò.
“Vado a cercare mamma”
disse Isabelle stizzita e se ne andò anche lei.
“Ah, cosa succede a quelle
due?” chiese Jaymi grattandosi la testa.
Le misi un braccio attorno
alle spalle rassicurandola e iniziai a camminare con lei. “Sono solo Isabelle e
Serena al naturale. Non ha niente a che fare con te, credimi” la rassicurai.
Povera ragazza. Era una delle prime volte che vedeva Isabelle e Serena insieme.
Prima che potesse dire
qualcosa mi scontrai con un altro corpo, e vi atterrai sopra. Aprii gli occhi e
vidi... Troy. Il mio cuore cominciò a battere forte e I pizzicottini si
espansero dal mio stomaco fino ad ogni parte del mio corpo che fosse a contatto
con lui. Che poi era letteralmente tutto il corpo. Ero sopra di lui. Lo stavo
fissando. Parla! Mi dissi.
“Ah, ciao” lo salutai
imbarazzata.
“Ciao” mi rispose lui e gli
sfuggì un sorriso malizioso. “Normalmente non mi dispiace stare sotto ad una
ragazza, se sei tu in modo particolare. Ma tu hai, tipo, cinque fratelli che
stanno girando per casa.” mi disse.
Arrossii di botto, ero
sicura che tutto il mio corpo fosse rosso.
“Perciò questo significa
che devi alzarti da sopra di me, prima che mi prendano a calci nel culo”
aggiunse.
“Oh!” esclamai. “Giusto!”
dissi e mi alzai velocemente. Gli porsi la mano per aiutarlo ad alzarsi.
“Grazie,” disse e si alzò,
ma senza lasciarmi la mano. Perchè non lo fa? Rivoglio la mia mano. Non mi
piace quanto la sensazione sia...perfetta.
“Co-come mai sei qua
dentro? Cioè, gli altri sono tutti fuori” gli chiesi, senza fiato. Cosa stava
succedendo? Non mi ero arrivata alla conclusione che non mi piaceva? Si.
Donnaiolo cattivo.
Lui sorrise. “Tuo fratello,
credo Marcus, mi ha detto di entrare a cercarti” spiegò Troy.
Annuii e tirai indietro la
mano, ma lui non la lasciò e la seguì con la sua. “Dov'è la bionda?” mi
domandò.
Guardai nel punto in cui si
sarebbe dovuta trovare. Dov'è andata Jaymi? È tutta colpa sua. Se non se ne
fosse andata tutto questo non sarebbe successo. Scrollai le spalle in risposta.
“Comunque, è stato bello...
cadere con te, Brie” mi disse Troy avvicinandosi per darmi un bacio sulla
guancia. “Dovremmo farlo di nuovo” aggiunse sottovoce e si allontanò.
Mi appoggiai al bancone e
mi appoggiai sul petto la mano che lui teneva. Iniziai letteralmente ad
iperventilare.
“Brie” disse lui, spuntando
di nuovo in cucina con la testa, sorridendo compiaciuto alla vista della mia
posizione. Tolsi immediatamente la mano dal petto e cercai di rallentare il
respiro. “Vieni?” mi chiese.
Brie? Cos'era ora questo.
Nessuno mi chiamava Brie. Non so perchè, ma non lo faceva nessuno. “Ah, si”
borbottai ed esitando feci un passo avanti.
“Bene, andiamo” disse e mi
prese la mano, intrecciando le nostre dita. Non so perchè ma dentro mi sentivo
sciogliere. Il mio corpo mi si stava ribellando.
Appena uscimmo fuori la sua
mano si staccò dalla mia. Sentii il bisogno di mettere di nuovo la mia mano
nella sua, ma lo respinsi. Dovevo smetterla. Devo cercare di non girargli
intorno. Sarà difficile, visto che vive a casa di Chad, dove a volte nel
weekend vado a dormire. Bè adesso non ci andrò più. Fantastico. Ora potrò
andare solo da Sharpay o da Taylor. Non che mi dispiaccia, solo che da Chad era
meglio perchè Sharpay si diverte a vestirmi mentre Taylor parla sempre di
scuola o di Chad.
“Come mai ci avete messo
tanto?” chiese Serena, abbracciando Kris.
La fissai, anche se non
aveva fatto quella domanda per un motivo particolare. “Ci stavamo solo
conoscendo un po'” intervenne Troy. I miei fratelli sembrarono accontentarsi e
annuirono. Idioti.
Perchè l'ha fatto? Si è preso
la briga di darmi un bacio sulla guancia, di mettermi in agitazione e anche di
flirtare con me, per poi fare finta di niente davanti ai miei fratelli?
All'improvviso ebbi la risposta, è un donnaiolo.
È un dongiovanni. Sapevo
che lo era. Vivo con due persone così (perchè sembra che Felix si sia calmato
per ora). Troy faceva queste cose di proposito. Avrebbe giocato un po' con me
per poi mollarmi per la prima cheerleader. Ma non gliel'avrei lasciato fare.
Non esco con i donnaioli. E Troy Bolton era decisamente un tipico sportivo,
donnaiolo fissato col basket.
“Bene, allora vediamo
quanto è bravo il nuovo arrivato” disse Marcus tirandogli la palla. Troy la
prese facilmente e la riportò sul campetto da basket.
Io strisciai fino al tavolo
da picnic su cui erano sedute Sharpay e Taylor. Guardai oltre e vidi Ryan
parlare con Serena e Kris. Strano, Serena e Ryan hanno un particolare senso
della moda.
Taylor mi diede una gomitata
in un fianco. “Come mai ci avete messo tanto tu e Troy?” chiese. Lei era più
perspicace degli altri. A volte mi chiedo per quale motivo stia insieme a Chad.
Non è bello, considerando che sono entrambi i miei migliori amici. Sono uno
l'esatto opposto dell'altro. Lei tira fuori il lato serio di lui, mentre lui
tira fuori quello divertente di lei. Un po' come Felix e Jaymi.
Non conosco Kris abbastanza
per dire se possa compensare il carattere di Serena, ma penso che l'unica
persona sia il papa. Sembra un bravo ragazzo e Alex lo adora. I miei genitori
probabilmente no, dopo la bomba del matrimonio, ma era solo perchè stava per
sposare la loro figlia ventenne e neanche lo conoscevano.
“Gab” Taylor mi diede
un'altra gomitata.
“Eh?” le chiesi quando mi
distolse dai miei pensieri.
Lei sospirò. “Come mai
c'hai messo tanto con Troy?” ripeté.
“Oh, niente. Come ha detto
lui, ci stavamo solo conoscendo un po'. Veramente ci siamo solo detti ciao”
mentii. Cosa c'è? Non voglio che lei lo sappia. Taylor è una convinta
sostenitrice delle teorie delle anime gemelle e del vero amore. Io non ero
sicura di esserlo. Una persona per il resto della propria vita? Cosa si fa se
non si trova questa persona? Se glielo dicessi inizierebbe subito a fare
comunella con Sharpay e farebbe in modo che io e Troy ci mettessimo insieme.
Cosa che io non voglio, credo. Male Gabriella!
“Come dici tu, Gabi”
farfugliò, e tornò a guardare i ragazzi giocare.
Ok, dovetti ammettere che
Troy era bravo a basket. Superò facilmente Marcus e Lucas e segnò un canestro.
“Dove hai preso quelle
scarpe?” chiese Sharpay, appena accavallai le gambe. Guardai le scarpe nere col
tacco. “Serena”, risposi aggrottando la fronte.
“Sei sempre vestita meglio
quando c'è Serena” disse Sharpay con un cenno. Hey! Non è vero. Mi vesto
abbastanza bene anche da sola, almeno pensavo di farlo.
“Antipatica” dissi a
Sharpay e le feci una linguaccia.
Lei rise. “Perchè? Non
indossi mai top come quello a meno che Serena non sia a casa” si difese.
Abbassai lo sguardo e di
nuovo fui salutata dal mio seno che era ben visibile dal mio decolleté; questo
mi fece realizzare che bella visuale avesse avuto Troy quand'eravamo per terra.
Fantastico. Ora sapeva come fossero fatte le mie tette. Più o meno.
“Mi sembra strano che i
suoi fratelli lascino che lo indossi” aggiunse Taylor. È vero. Stavo per
rispondere quando sentii che una mano si era appoggiata su un mio fianco per
prendere una bottiglia dietro di me.
“Scusami” mi sussurrò Troy
all'orecchio e si allontanò con la bottiglia in mano. Sono io o ce l''ha
lasciata un pochino più del necessario quella mano? DONGIOVANNI! Urlò la mia
testa e mi ritrovai ad approvare annuendo. Sto impazzendo, mi disse la mia
testa.
Alzai lo sguardo e vidi
Marcus e Lucas, che, sudati, cercavano di far entrare un po' d'aria nei
polmoni.
“Accidenti” iniziò Marcus.
“Il ragazzo...” disse Lucas
tra un respiro e l'altro.
“.. ha talento.” finì
Marcus. Oh, odio quando parlano da gemelli.
Chad sorrise come un
bambino di cinque anni. Dovetti ammettere che era tenero. “È in squadra?”
chiese.
“Possiamo chiedere al
coach. Ci serve uno starter perchè Cameron s'è rotto una gamba la settimana
scorsa.” rispose Lucas.
“È una possibilità”
aggiunse Marcus. “Una possibilità molto buona.”
Venimmo interrotti da mia
madre che, spuntata nel portico fuori casa con un sacchetto in mano, urlò
“Serena Nicole Montez vieni qui. E sarà meglio che ti scappi la pipì”.
Serena rispose scocciata
“Mami! Non sono incinta!” urlò in risposta e tirò Kris verso casa.
“Di cosa stavano parlando?”
chiese Vince uscendo di casa con un casco in testa. Si, lui fa sport, ma è
anche uno skater.
“Hai ascoltato qualcosa
delle lezioni di biologia l'anno scorso Vinny?” gli chiesi ironica.
Vince mi guardò male. “Non
chiamarmi Vinny, Gabi Wabi” rispose bruscamente. Sentii delle risate intorno a
me.
Oh! Gioca sporco.
Strabuzzai gli occhi. “Non chiamarmi così mai più e non ti chiamerò più Vinny,
d'accordo?” chiesi. Sharpay stava ancora ridendo a fianco a me. Maledetta. È
stata lei a darmi quel soprannome così infantile.
Lui annuì e se ne andò sul
suo skateboard. “Antipatica” farfugliai a Sharpay.
“Cos'era la storia della pipì?”
chiese Marcus guardandomi. Parla sul serio?
“Marc, mamma aveva un test
di gravidanza nel sacchetto. E per avere il risultato Serena deve farci la pipì
sopra” gli dissi come a un bambino.
Improvvisamente sgranò gli
occhi. Oh-oh. Ricordate lo “sguardo del grande fratello” si cui vi ho parlato?
“Cosa cavolo hai addosso?” strillò Marcus. Visto? Ora si accorge di me, dopo
più di dieci minuti che sono uscita.
Chad fece un passo
indietro, furbo il ragazzo, mentre Troy ci guardava confuso.
“Cosa c'è che non va con
te, Gabriella?” chiese Lucas, spuntando dietro Marcus. Oh-oh, sono in due.
“Te l'avevo detto” mi
sussurrò Taylor.
“Io non volevo mettere
queste cose! Me le ha fatte mettere Serena!” mi difesi. Non ero il tipo che
scaricava la colpa sugli altri, ma non potevo discutere con Marcus E
Lucas, non insieme.
Mi derisero all'unisono.
Oddio, è un'altra cosa da gemelli? “E ti aspetti che ci crediamo?” chiese
Lucas.
“Si, me l'aspetto” dissi
alzandomi in piedi e incrociando le braccia al petto. “Perchè poi vi preoccupate
di come io mi vesto?”
“Sei la nostra sorella
minore” iniziò Marcus.
Lucas annuì. “Non ci va che
tu ti vesta... così” continuò.
“Parliamoci chiaro” dissi
avanzando tanto da arrivare quasi faccia a faccia con loro. “Sono più piccola
di voi di un anno. Uno!” Gridai. “Questo non vi da il diritto di dirmi quello
che devo fare”, dissi loro. Mi sentii meglio. Non avevo mai risposto loro.
Soprattutto perchè non avevo mai indossato vestiti come questi, così non
avevano avuto modo di dirmi niente.
“Tu sei nostra sorella più
piccola e fai quello che ti diciamo di fare” esclamò Marcus.
Rimasi a bocca aperta. Mi
avevano veramente detto una cosa del genere? A me?! Stavo per lanciarmi e dare
uno schiaffo a uno di loro quando sentii che qualcuno mi aveva circondato con
le sue braccia. Doveva essere Troy. Doveva perchè il mio corpo mi stava
tradendo e il mio cuore batteva forte. Sentivo di nuovo i pizzicottini e avevo
il respiro pesante. Forse questo poteva essere dovuto al fatto che ero così
arrabbiata.
“Calmati, Brie” mi sussurrò
nell'orecchio. Brie! Visto, era Troy.
“Cosa succede qua fuori?”
gridò una voce dal portico. Alzai gli occhi e vidi mio padre.
“Niente, Papi” dissero
Marcus e Lucas, dopodiché si girarono e se ne andarono. Vigliacchi!
Mio padre annuì, si girò e
seguì i miei fratelli dentro casa. Io mi liberai dalla presa di Troy. “Perchè
l'hai fatto?” mi girai fremente di rabbia per guardarlo in faccia.
“Guarda, non volevo che
facessi qualcosa di cui di saresti pentita. Sono i tuoi fratelli” rispose Troy,
alzando le braccia in segno di resa. Gli conviene farlo!
“Esattamente! Sono i miei
fratelli” gli dissi. “Non avresti dovuto farlo. Sono diciassette anni che ho a
che fare con loro. Credo di farcela benissimo anche adesso” risposi
bruscamente. Non sapevo come mai ero così arrabbiata. Probabilmente era perchè
lui aveva fatto questa cosa. Se l'avesse fatto Chad, non mi avrebbe dato
fastidio. O anche Ryan. Tutti loro probabilmente sono scappati via quando hanno
visto che iniziavo a rispondere a Marcus e Lucas comunque, perchè quando mi
guardai intorno non c'erano. O che volevano lasciare me e Troy da soli, o che
da furbi se ne sono andati. Anche il fatto che se ne siano semplicemente andati
mi dava un po' fastidio.
“Non ho detto che non ce la
fai. Stavo solo cercando di aiutarti” cercò di difendersi Troy.
Scossi la testa. “Io non
avevo chiesto il tuo aiuto” dissi a bassa voce, mi girai e mi diressi verso
casa.
Potrei giurare di aver sentito dire alle mie spalle “Non c'è
bisogno che tu lo faccia”. Ma ero sicura che stavo solo
sentendo le voci.
Until then you can runaway.
Do your best to hide your face.
And oh I know you best;
I know you get what you get
you get what you deserve
Runaway, by Cartel
Non avevo più
rivolto la parola a Marcus o Lucas da quel giorno. E ne erano passati ben
quattro. Quattro giorni durante i quali non sono praticamente uscita dalla mia
camera. Quattro giorni passati a pensare a Troy Bolton e a quello che mi sta
facendo. O quello che mi sta facendo provare. Apparentemente il mio subconscio
sapeva bene chi fosse perché l’ho sognato tutte e quattro le notti passate.
Non potevo
nemmeno andare da Chad perché là c’era Troy. Non potevo andare da Sharpay e
Ryan perché i loro genitori erano a casa e passavano tutto il tempo con loro.
Il che era una cosa buona, visto che i loro genitori a casa non c’erano mai. E
Taylor era sempre con Chad, che era con Troy ed erano tutti da Chad.
Ecco spiegato
il mio dilemma.
Serena è stata
parecchio occupata con Kris a litigare con i nostri genitori. Isabelle si stava
comportando da Isabelle e stava quindi litigando con loro, stando dalla parte
dei miei genitori, ovviamente. Non mi interessava di Marcus e Lucas perché ero
arrabbiata con loro. Felix passava tutto il tempo con Jaymi. E Vince e Alex non
facevano che giocare con l’Xbox.
Così sono
rimasta io, seduta sul letto, annoiata e sola. Qualcuno bussò alla porta della
mia camera. Contatto umano!
“Si?” gridai.
La porta si aprì e vidi Vince, col caschetto e tutto il resto. Quel maledetto casco
ce l’ha attaccato in test da una settimana ormai. Però non era male. Aveva i
capelli leggermente lunghi e gli stava bene addosso.
“Cosa c’è che
non va con te?” mi chiese. Simpatico. Sono rimasta chiusa in camera mia per
quattro giorni ed è tutto quello che riesci a dire? Mi vuoi proprio bene,
amico.
“Ciao Vince,
anche a me fa piacere vederti” farfugliai alzando la testa per guardarlo.
Sorrise. “Ah
ah. No seriamente. Perché sei rimasta qua dentro per tutti i giorni di
vacanza?” mi chiese. Bè, almeno qualcuno se n’era accorto che non avevo messo
piede fuori dalla mia camera. Cos’è, uno su dodici?
“Bè, Marcus e
Lucas sono dei cretini, e tutti i miei amici sono impegnati nelle loro feste
del Ringraziamento” risposi, fissando il soffitto. Io e Vince non l’avremmo mai
ammesso, ma passavamo molto tempo insieme. Di solito in camera mia, oppure
mentre io lo stracciavo giocando all’Xbox. Dei miei fratelli è quello a cui
sono più legata. Perché, a differenza dei miei altri fratelli, lui non cerca di
controllarmi. E uno dell’età di Alex è un po’ irritante.
Chiuse la porta
della mia camera e venne a sdraiarsi sul letto con me. Ho il letto
matrimoniale, così ci stavamo comodi. “Marcus e Lucas si comportano sempre da cretini.
Ma non è un buon motivo per rinchiuderti qui dentro” mi disse. Facile per lui.
Non era lui ad essere controllato. Lui era un ragazzo. Maledetto cromosoma Y.
“Non è che
importi molto. Al piano di sotto ci siete solo voi che giocate con l’Xbox e
mamma e papà che urlano con Serena e Kris” gli ricordai.
Mi diede un
colpetto su un fianco. “Andiamo da qualche parte” suggerì. Mi alzai sui gomiti.
“Vin, è la
vigilia del Ringraziamento!” gli dissi. Non lo sapeva? Nostra madre ci avrebbe
uccisi.
“Lo so, Gabi. È
la vigilia del Ringraziamento. Mamma continuerà a litigare, preparando il
pranzo di domani. Stasera ci sarà solo pizza per cena. Dai usciamo, solo noi
due. Andiamo allo Spot” disse. (Lo Spot è il locale dove tutti noi ragazzi ci
vediamo quando usciamo).
Mi piace come
pensa questo ragazzo. “Andiamo, prendiamo la macchina di mamma” proposi ed
entrambi sorridendo scappammo dalla mia camera.
-
“La smetti di
rubarmi le patatine?” chiesi per la settima volta, scacciando la mano di Vince
dal mio piatto.
Lui scosse la
testa, sorridendo. “No, non è colpa mia se non mangi abbastanza velocemente. Io
sono nella fase dello sviluppo, ho bisogno di energie” mi disse.
“Non hai ancora
finito di crescere? Sei già più alto di me” gli chiesi. Lo era davvero,
purtroppo. Tutti i miei fratelli sembravano diventare alti come nostro padre, o
anche di più. E lui era già enorme. Le ragazze sembravano destinate a fermarsi
intorno all’altezza di nostra madre, all’incirca un metro e
sessanta/sessantacinque.
Con una
scrollata di spalle rispose “Non posso controllare la mia crescita, Lala” mi
disse. Ugh! Vorrei proprio che la smettesse di chiamarmi così. Quand’era
piccolo non riusciva a dire Gabriella. Diceva solo Lala, Da allora quando siamo
da soli mi ha sempre chiamata così. Come io chiamo lui Vinny. In pubblico non
voleva, ma se eravamo solo io e lui, non gli importava.
“Mmm, Vinny” lo
punzecchiai in risposta. Lui si limitò a sorridere e continuò a mangiare. Il
ragazzo mangia parecchio.
“Allora, perché
di preciso sei incazzata con Marc e Luke?” mi chiese qualche minuto dopo.
Giusto, lui non sapeva esattamente cos’era successo. Era in giro sullo
skateboard.
Incrociai le
braccia al petto. “Loro credono di potermi controllare solo perché sono la loro
sorella minore. Ma non è così che funziona,” iniziai. “Io posso vestirmi come
mi pare quando mi pare. Gli unici che possono dire qualcosa sono mamma e papà,”
gli spiegai. “Al massimo Serena e Sharpay.”
“Ma a te non
piace come Serena ti fa vestire,” mi disse. Grazie, questo lo so già,
intelligentone. “Perciò non importa cos’hanno detto Luke e Marc. Non li volevi
mettere comunque.” Traditore! E’ dalla loro parte! Un attimo. Cosa centra? Non
è questo il punto.
“Non importa.
Io non ti do ordini solo perché sono più grande di te!” mi difesi. È così che
deve andare. Sono io la brava ragazza qui, non Marcus e Lucas.
Vince scosse il
capo. “Forse non l’avranno fatto nel modo giusto, ma lo fanno per il tuo bene.
Non puoi negarlo” aggiunse. Maledizione. Aveva ragione. Ma questo non mi ha
fatto assolutamente passare l’arrabbiatura.
“Non mi
interessa. Non gli lascerò credere che possono comandarmi visto che sono più
piccola,” gli dissi. “Ma ho capito quello che intendevi.” Quando cavolo è
cresciuto lui?
Vince fece un
gran sorriso. “Lascerò perdere” disse lui e io annuii. “Se mi dai delle
patatine” aggiunse.
Risi. “Tieni,
prenditele” gli dissi porgendogli il piatto. Sorrise furbo e le ingurgitò
tutte.
“Sei come un
aspirapolvere. Lo sai vero?” gli chiesi. Rispose tirandomi una patatina tra i
capelli. “Vin!” strillai ridendo.
“Guarda un po’
chi si vede” chiese una nuova voce e mi girai vedendo Troy che camminava verso
il nostro tavolo. Si sedette a fianco a me e mise un braccio dietro la mia
sedia. Il mio cuore cominciò a fare il solito tum-tum. Il mio corpo mi stava tradendo. Mi maledissi e cercai di
farlo smettere. Ma non si riesce molto a controllare i battiti del proprio
cuore. Merda. “Due fratelli Montez carini e simpatici uno con l’altra?” disse,
più come affermazione che come domanda.
Vince vide la
mia faccia. “Fammi indovinare, Troy?” chiese.
Troy annuì. “Tu
sei uno dei piccoli Montez giusto?” chiese.
Vidi gli occhi
di Vince lampeggiare. Non gli piaceva essere chiamato “uno dei piccoli”.
Cattiva mossa Troy, Basketball Boy. “Vince”, rispose lui.
“Umm, Vince,
perché non vai a pagare e vedi se c’è qualche tuo amico qui?” gli chiesi
porgendogli dei soldi.
Lui annuì. “Ok,
Gabs. Ci vediamo, Troy” disse e si allontanò, fermandosi con un paio di amici
lungo la strada.
“Allora, ce
l’hai ancora con me?” mi chiese Troy nell’orecchio. Rabbrividii
involontariamente. Maledizione. Mi girai sulla sedia.
“Cosa ci fai
qui?” gli chiesi di rimando, evitando di rispondere alla sua domanda. Veramente
non sapevo se ce l’avevo con lui. Non sapevo neanche perché ce l’avevo con lui
in principio. Le mie emozioni sono inaffidabili. Soprattutto quando lui è nei
dintorni. Non so cosa provare. Non mi piace, o almeno sto cercando di non
farmelo piacere. Non so se potrò essere sua amica. È troppo complicato per
qualcosa che invece dovrebbe essere semplicissimo. Cavoli!
Lui indicò
verso un tavolo dall’altra parte del locale. Vidi Chad e Taylor che si
baciavano. Era quello il brutto di uscire con loro: iniziavano a baciarsi e non
si staccavano più. “Sono venuto con loro, dopo un po’ mi sono ritrovato a
guardarli…così. Mi sono girato e ti ho visto qui, così ho deciso di vedere se
eri ancora incazzata.”
“Bè, non lo
sono,” decisi di dirgli. Non potevo dire di esserlo. In realtà non avevo nessun
valido motivo, se non il mio corpo che mi tradiva e i miei sentimenti confusi,
cose che non volevo che lui sapesse.
Troy annuì.
“Buono a sapersi,” disse.
“Allora come va
la cosa del basket?” chiesi. Cosa c’è? Non ho nient’altro di cui parlare con
lui. ‘Hey Troy, come stai? Anche il tuo corpo fa i capricci quando sono nei
paraggi?’ No, non potevo dirgli questo. Sarebbe una pessima idea. Conoscendolo
userebbe anche questo per flirtare con me. E non voglio che vada a finire così.
“Sono già in
squadra,” rispose. Si è trasferito appena quattro giorni fa! Non è giusto nei
confronti delle riserve.
Alzai le
sopracciglia confusa. “Ma come? Ti sei appena trasferito qui,” gli ricordai.
Come se non lo sapesse. Ma era vero, e poi non era questo il punto della
questione.
“I tuoi
fratelli hanno mandato un’e-mail al coach. Gli hanno detto che sono bravo e lui
ha risposto dicendo che si fidava del loro giudizio. Quindi, mi ha messo in
squadra. Sono già uno starter, credo” mi spiegò. Oddio, abbastanza arrogante
eh? Avrei dovuto immaginare che Marcus e Lucas lo avrebbero aiutato ad entrare
in squadra prima ancora che ricominciasse la scuola.
“Cos’
conoscendo Chad conosci già l’intera scuola no?” gli chiesi. Appena scoperto
che Troy era uno di loro, probabilmente Chad aveva iniziato a far sfoggio di
Troy in giro, dicendo a tutti che il suo migliore amico era già in squadra.
“indovinato.
Come lo sai?” chiese Troy. Come lo sapevo? Questa è la fottuta East
Albuquerque. L’unica cosa che conta è il basket. L’unica cosa che conta a
scuola sono popolarità e basket.
“Conosco questa
città, e conosco Chad. Dimentichi che siamo migliori amici da quasi dieci
anni,” gli risposi. Vivo qui da tutta la vita. Diversamente da lui, che
probabilmente era già il principe della East High. Essendo già i miei fratelli
i re.
Troy annuì.
“Così in questa città conta solo il basket?” Diamo un premio al ragazzo! C’è
arrivato finalmente. In questa città conta solo lo sport. Casualmente il più
popolare è il basket.
Annuii. Mi
guardai intorno e vidi Allison, capo delle cheerleader, che ci fissava. Potevo
immaginare cosa si stava chiedendo. Perché Troy Bolton era seduto con me,
volentieri, e perché il suo braccio era intorno a me? “Guardala” piegai la
testa in diagonale verso di lei.
Troy si girò
verso la bionda e subito si rivoltò verso di me e scuotendo le spalle. “Si, una
cheerleader che Chad mi ha presentato. Quindi?” mi chiese. Wow. Veramente non
ci arriva?
“Si sta
chiedendo perché tu, il nuovo principe della East High, stia qui seduto vicino
a me, Gabi la secchiona,”gli spiegai.
Lui mi guardò con sguardo interrogativo.
“Ti chiamano
Gabi la secchiona?” mi chiese. Ma non sapeva proprio niente?
Scossi la
testa. “No, ma è così che vengo considerata. Sono considerata una secchiona
perché faccio parte del Decathlon scolastico, perché sono nel gruppo di
studenti che hanno la media più alta, perché Taylor è la mia migliore amica,
perché non sono una cheerleader, e perché vado a vedere le partite di basket
solo perché devo farlo. Non perché voglio farlo. Anche se uno dei miei migliori
amici è uno starter della squadra di basket, e i miei fratelli comandano la
scuola è così che sono considerata: una secchiona. Nella scuola comandano i
gruppi, Troy. Tu sei già in quello più popolare. Perché dovresti voler passare
del tempo con me quando Allison e le altre cheerleader sono sedute laggiù?”
chiesi piano.
“Magari perché
mi piace passare del tempo con te,” rispose Troy senza esitazioni.
“Non mi conosci
neanche, Troy. Tutto quello che sai è che sono la sorella più piccola dei
Montez e una delle secchione della scuola,” gli dissi alzandomi dalla sedia.
Troy si alzò a
fianco a me e mi prese la mano, impedendomi di raggiungere Vince e andare a
casa. Sentii i soliti pizzicottini, come ogni volta che Troy era nei dintorni.
Fantastico. “Magari lo voglio. Hai mai considerato questa possibilità?” mi
chiese. No, non l’avevo mai considerata. Perché avrei dovuto?
“Magari io non
voglio conoscerti, Troy. Hai mai considerato questa possibilità?” gli chiesi in
risposta e mi diressi verso Vince. Mi sentii male solo a pronunciare quelle
parole per qualche motivo. Non appena quelle parole uscirono dalla mia bocca,
il mio cuore si appesantì. Non mi piaceva quella sensazione, e avrei voluto
rimangiarmi tutto. Ma ormai era troppo tardi.
-
“Allora, cos’è
successo tra te e Troy?” mi chiese Vince in macchina. Perché tutti non fanno
altro che farmi domande oggi?
Strinsi la
presa sul volante. “Niente” risposi rapidamente. Troppo rapidamente. Avrebbe
capito che c’era qualcosa sotto.
“Lala, dei
nostri fratello sono quello più legato a te,” iniziò Vince. Bene. Siamo quelli
con cui è più facile avere a che fare. Ovviamente lo siamo. “Lo so quando c’è
qualcosa che non va.”
Sospirai. “Lo
so, Vin. Ma questo non ha niente a che fare con te,” gli dissi. Non volevo
coinvolgerlo. Era un mio problema. Sempre se era un problema. Non sapevo
neanche cosa fosse. Che situazione! Si, la mia situazione.
“Lo so che sei
indipendente, Gabi,” disse Vince. Lo so anche io. A volte anche troppo
indipendente. Non mi piace chiedere aiuto agli altri per fare le cose al posto
mio. “Comunque se avessi bisogno di parlare, dimmelo” mi pregò “per favore.”
Fermai la
macchina nel vialetto di casa e la spensi. “Lo farò. Grazie, Vinny” gli dissi e
lo abbracciai appena.
“Andiamo,”
sorrise “Facciamoci gridare di tutto da mamma” disse. Sorrisi e scesi dalla
macchina, prendendolo a braccetto.
Lentamente
passai davanti a Vince. Ho vissuto più di lui. Non doveva andare a avanti lui.
“Ah, ciao Mami!” dissi entusiasta. Non mi avrebbe fatto del male no?
“Dove siete
stati voi due?” chiese lei e si alzò, venendo verso di noi. Mossa sbagliata,
l’entusiasmo non è servito a niente. Il mio sorriso sparì.
“E’ colpa mia,
Mami. Io e Vince volevamo uscire un po’ di casa. Lui si è accorto che tutti i
miei amici erano con le loro famiglie e abbiamo deciso di uscire,” mi presi la
colpa. Anche se era stata un’idea di Vince. È il nostro codice da fratelli, il
più grande si prende la colpa. A meno che non si tratti di Isabelle, allora la
colpa è sempre di Serena. Marcus e Lucas incolpano di tutto Felix.
Mamma esplose
sgridandoci in spagnolo. Non sapevano cosa stesse dicendo, ovviamente. Sapevamo
solo frasi semplici, imparate andando a trovare i parenti. Mamma e papà sono
cresciuti col bilinguismo. Ci insegnarono qualcosa anche a noi, ma solo cose
semplici. Ma ogni volta che mamma iniziava a parlare in spagnolo, non era un
buon segno.
“Mami, non è un
gran problema. Siamo usciti un’oretta e abbiamo mangiato qualcosa. Ora siamo
tornati e stasera ti aiuteremo per la cena di domani,” disse Vince dietro di
me. Di solito non era cos’ facile far calmare mamma. Ma domani è la festa del
Ringraziamento e spesso si innervosisce per delle stupidaggini. Avendo una
famiglia di dieci persone, più due figli acquisiti era facile essere stressati
il giorno del Ringraziamento.
Mamma annuì e
gli diede ragione. Wow. Salvati in corner, Vince. “Venite giù tra venti minuti
ad aiutarmi,” ci disse dandoci un bacio sulla fronte e tornò a tavola. Vince 1
Gabriella 0.
Seguii Vince su
per le scale e lo abbracciai. “Grazie per l’aiuto” gli dissi e lo lasciai.
Lui scrollò le
spalle. “Grazie per esserti presa la colpa. Odio il Ringraziamento. Mamma si
arrabbia così facilmente. Soprattutto perché siamo a casa tutti insieme nello
stesso momento. Io mi metto nei guai abbastanza spesso da saper come uscirne
poi,” mi disse. “Tu sei la giovane inesperta.”
Ah ah. Non è
colpa mia se io sono quella più brava. “Grazie comunque, Vinny, per avermi
aiutato oggi.”
“Quando vuoi,”
disse entrando in camera sua. “Oh, e Lala?” disse facendo spuntare fuori la
testa. “Non escludere neanche i tuoi amici,” aggiunse e chiuse la porta.
È proprio il
mio fratello preferito.
-
xoxo
-
“Almeno so che
sei viva,” mi disse Chad il giorno seguente, dopo che finalmente mi decisi a
richiamarlo. Non avrei rinunciato alla mia amicizia con Chad perché evitavo
Troy. Avrei potuto fare entrambe le cose. O almeno lo speravo. E si, ero
arrivata alla conclusione che dovevo evitare Troy. Era l’unica soluzione. Non
ero sicura che saremmo diventati amici dopo quello che gli avevo detto. Sempre
che fossimo fatti per essere amici. Dovevo prima capire la storia del battito
accelerato, dei pizzicottini, e dei brividi. Al più presto.
“Ah ah, Chad”
replicai. “Scusami se non ho chiamato. Avevo un po’ di problemi coi miei
fratelli. Vince mi ha aiutato però.” Già, Vince mi ha aiutato molto.Dovevo essermelo perso distratta dalla mia
vita e tutto il resto, ma era cresciuto. Più veloce rispetto agli altri
fratelli comunque.
“Vieni da me
oggi?” mi chiese. Mi sarebbe piaciuto, ma era il giorno del Ringraziamento. Mia
madre voleva tutte le ragazze in cucina ad aiutarla. Abbastanza stereotipico
vero?
“No. Verrò
domani però,” risposi tirando su alcuni vestiti dal pavimento della mia camera.
Con me e Jaymi a vivere lì dentro c’era un gran casino. Sentii Chad gridare
qualcosa a qualcuno in sottofondo, mi distrassi pensando che fosse Troy, il che
mi fece innervosire. Non doveva interessarmi. “Merda!” mi lamentai un attimo
dopo, inciampando in una scarpa.
“El?” disse
Chad al telefono. “Ella, stai bene?” mi chiese, avendomi ovviamente sentita
cadere. Benissimo. Perché sono sempre così maldestra al telefono? Con Chad.
Grugnii in risposta.
“Sto bene, Chad. Mi sono inciampata. La mia camera è uno schifo da quando io e
Jaymi dormiamo insieme qui dentro,” gli dissi.
“Oh, ok,” disse
lui. Visto, anche lui era abituato alla mia goffaggine. Il che spiega perché a
Chad sembrava non importare. Succedeva piuttosto spesso. “Allora, vieni domani
pomeriggio?” mi chiese di nuovo.
“Si, Chad!
Vengo,” risposi, di nuovo. Era la quinta volta che me lo chiedeva. Stava
diventano irritante. “La smetti di chiedermelo per favore?”
Rimase un
attimo in silenzio a considerare l’idea. Imbecille, ma uno di quelli adorabili.
Non si può conoscere Chad e odiarlo. È come odiare un orsacchiotto:
impossibile. “Scusami. È che da quando io, Troy e Taylor siamo usciti ieri,
Troy è diventato acido ” mi disse.
Questo mi fece
smettere di fare ciò che stavo facendo. “Acido? Cosa intendi per acido?”
domandai.
“Non so cosa
sia successo. Io e Taylor abbiamo iniziato…” esitò lui. Sorrisi perché sapevo
esattamente cosa stavano facendo.
“A baciarvi?”
aggiunsi, decidendo di aiutarlo. Sono in vena di generosità.
“Esattamente!”
esclamò lui. “Comunque, Troy è scomparso per un po’, e quando è tornato era
tutto scazzato. Gli ho chiesto cos’avesse ma mi ha detto di lasciar perdere.
Sono il suo migliore amico, non dovrei almeno saperlo?” mi chiese Chad. Mi
sentii in colpa. Era tutta colpa mia. Sono stata io a dire a Troy che non
volevo provare a conoscerlo, ed evidentemente questo l’aveva fatto incazzare.
Non sapevo neanche perché decisi di dirgli così. Mi dava solo fastidio che non
ci arrivasse. Io sono considerata una secchiona, lui è già un dio del basket a
scuola. Perché dovrebbe voler passare del tempo con me? Chad è un’altra cosa.
Siamo stati migliori amici fin da bambini. Troy poteva scegliere se passare il
tempo con me o no. Allora perché lo voleva?
Sospirai al
telefono. “Solo perché sei il suo migliore amico non significa che devi sapere
tutto di lui, Chad,” gli dissi. “Quando vorrà fartelo sapere, te lo dirà,”
aggiunsi. In realtà non volevo che Chad sapesse perché Troy era arrabbiato. Se
Chad l’avesse saputo se la sarebbe presa con me. Chad arrabbiato con te è come
il Coniglietto pasquale arrabbiato con te. Triste e senza dolcetti. Una cosa
buona per i denti però, suppongo.
“Sei sicura?”
chiese Chad, con la voce piena di speranza, che mi strinse il cuore.
Share with me
cause I need it right now
let me see your insides
or write me off
cause I'd rather starve now
if you won't open up
won't open up
Noise And Kisses, The
Used
“Si!”
strillai mentre Chad si lamentava. “Ho vinto!” lo provocai. Lo so che non si
fa. Ma Chad vinceva sempre a Guitar Hero. Giocavamo e facevamo a gara per
vedere chi indovinava il maggior numero di note. Il mio 98% superò il suo 96%. Ahaha!
Perdente!
“È
noioso questo gioco” disse Sharpay dietro di noi. Lei non giocava a Guitar
Hero. Ci guardava, e continuava a ripetere ‘che palle’ mentre giocavamo. Era
una tradizione ormai, veramente. Una tradizione fastidiosa. Una tradizione che
avrei preferito avessimo interrotto. “La scuola ricomincia domani. Non voglio
passare la giornata qui dentro a guardarvi giocare a Guitar Hero!” si lamentò
lei. Sharpay si lamentava molto. Ma era la nostra frignona. Ce n’è uno in ogni
gruppo. Casualmente lei era una molto brava, una che noi tutti avremmo voluto
uccidere.
Già,
eravamo alla fine delle vacanze. Io e Troy non ci parlavamo ancora, a meno che
non fosse strettamente necessario. Io, Marcus e Lucas non ci parlavamo. Mia
mamma e mio papà non parlavano con Serena. Isabelle non parlava con Serena.
Serena non parlava con Isabelle. Isabelle e Serena, con Kris ovviamente, erano
tornate al college.
Perciò
casa mia era proprio vivibile.
“Ha
ragione, usciamo e facciamo qualcosa,” concordò Ryan con un cenno del capo. Lui
le dava ragione solo perché aveva paura di lei. Che ingiustizia. Nessuno aveva
paura di me. Io sono troppo carina e gentile. Anzi forse Troy. Lui, bè, non mi
parlava. Il che era una cosa buona… almeno avrebbe dovuto esserlo. Non volevo
essere il suo giocattolo. Non volevo avere niente a che fare con lui, ma per
qualche motivo mi faceva male questa scelta. Non sapevo perché, ma era così.
Taylor
annuì. “Oh! Il centro commerciale. Ho bisogno di alcune cose,” suggerì. Tutti
ci girammo verso di lei scioccati, anche Troy. Taylor di solito proponeva la
libreria, o lo Spot. Tutto qui. La gente chiama secchiona me, ma Taylor è la
secchiona del gruppo. Ma le vogliamo bene per questo. Lei è la nostra
secchiona.
“Non
facciamoglielo ripetere due volte!” esclamò Sharpay e si alzò. Sharpay
praticamente viveva al centro commerciale. Avrebbe potuto comprarselo se avesse
voluto. Strano che non fosse di suo padre. Lui possedeva qualsiasi cosa
praticamente.
Io mi
alzai a malincuore. “Andiamo al centro commerciale,” borbottai. Serena una
volta mi traumatizzò da bambina quando andammo a comprare. Da allora non mi è
mai piaciuto. Sharpay doveva trascinarmi per i capelli per portar mici.
Chad mi
mise un braccio intorno alle spalle. “Dai su, Ella” disse con entusiasmo. “Al
centro commerciale succedono i miracoli,” mi disse. Si era fatto? L’unica cosa
che succedeva lì era, bè, niente. La gente ci compra la roba, i ragazzini
fastidiosi ci s’incontrano, e i bambini scappano dai genitori. Wow. Stavo
diventando come la signora in fondo alla strada che aveva una cinquantina di
gatti che considerava i suoi figli. Da brividi.
“Già,
come i saldi!” sparò Sharpay mentre ci dirigevamo verso il suo SUV. Ryan urlò
una specie di conto alla rovescia e partì di corsa superandoci tutti. Oh-oh.
Oh, no. Taylor e Chad vorranno stare seduti vicini, il che significa che significa
che dovrò stare dietro con Troy. Benissimo. Giusto quello di cui avevo bisogno
oggi, il corpo fuori controllo.
Entrai
in macchina dopo Troy e mi posizionai il più vicino possibile al finestrino.
Troy sembrava a suo agio e allungò anche il braccio sul sedile. Questo ragazzo
non mi parlava, ma non perdeva occasione di toccarmi. Era come se lo sapesse.
Mi leggeva nella mente. Aha! Legge nel pensiero. Aspetta, cosa?
“Si,
Shar. I miracoli al centro commerciale sono i saldi,” commentai.
La vidi
dare un’occhiata allo specchietto retrovisore. “Non essere cattiva,” mi disse.
Quello non era un commento cattivo. Era sarcastico. Due cose diverse! Almeno
credo.
“Era
un’affermazione, non una volgare osservazione,” replicai. Era vero. In un certo
senso. Si spera.
“E i
saldi sono dei miracoli!” ripeté lei. Ma cosa centra questo con tutto il resto?
Roteai
gli occhi. “Sono tattiche di vendita, non miracoli!” argomentai. Stavo
decisamente vincendo. Forse. Nessuno vinceva contro Sharpay Evans. Si poteva
fingere, ma non era la stessa cosa.
“Gabriella
Carmen Montez guarda che accosto immediatamente la macchina” minacciò lei. Risi
guardando fuori dal finestrino.
“Vai
avanti, Shar. Siamo arrivati,” le dissi. Tutti in macchina si misero a ridere.
Anche Troy ridacchiò a fianco a me. Oooh! Finalmente ha parlato. O ridacchiato.
Vabbè, aveva le corde vocali.
Lei mi
lanciò un’occhiata e parcheggiò l’auto. “Non finisce qui!” disse. In qualche
modo, questo mi spaventò. “Andiamo, Troyella!” gridò improvvisamente Sharpay e
mi accorsi che erano già scesi tutti dalla macchina. Io e Troy ci guardammo e
ripetemmo col labiale ‘Troyella?’.
Scesi
dalla macchina e mi parai davanti a Sharpay. “Cosa diavolo vuol dire Troyella?”
chiesi. Faceva tanto… Naley in One Tree Hill. Sharpay a volte si comportava
come Brooke. Allora io dovrei essere Peyton, e Taylor era Haley. Oh! Che bello.
Sharpay
alzò gli occhi al cielo. “Troyella è come dire Troy e Gabriella insieme, come
Taylor e Chad diventa Chaylor,” spiegò lei. Come se non lo sapessi! Grazie,
Miss ovvietà.
“Quello
che intendevo, Shar,” sottolineai mentre entravamo al centro commerciale. “È
che io e Troy non siamo una coppia, ‘Chaylor’ si. Quindi perché ci hai dato
quel soprannome?” le chiesi.
Lei
guardò indietro per essere sicura che Ryan, Troy e Chad fossero abbastanza
distanti, quindi attirò me e Taylor più vicino a lei. “Lo vedo in che modo ti
guarda, Brie,” mi disse, lanciandomi
uno sguardo eloquente alla parola Brie.
Smise di camminare e ci tirò verso il muro, e anche i ragazzi si fermarono, ma
continuarono a parlare tra loro. “E vedo anche il modo in cui ti comporti
quando c’è lui.”
Ero
sconvolta, rimasi a bocca aperta vedendo Taylor annuire d’accordo con lei.
“V-voi due parlate di questo?” domandai, guardandole ancora scioccata. Pensavo
di averlo nascosto bene. Aspetta! Lui mi guarda?
Taylor
annuì. “È abbastanza ovvio,” aggiunse. È ovvio? Lui mi fissa?!
“Lui mi
fissa?” chiesi. Diedi una sbirciata verso Troy con la coda dell’occhio e vidi
che mi stava guardando. Spostò subito lo sguardo e disse qualcosa in direzione
di Chad.
Entrambe
annuirono. “Parecchio. È carino,” mi disse Sharpay sorridendo.
Carino?
“Come cavolo fa ad essere carino?” chiesi. “Più che altro è inquietante,”
aggiunsi sottovoce.
Taylor
mi diede uno schiaffetto su un braccio. “Sii gentile.”
“È
carino perché,” iniziò Sharpay, ma si fermò e controllò che i ragazzi fossero
ancora un po’ distanti. “Quando tu sorridi, sorride anche lui. È una cosa
istantanea. Quando parli ascolta con attenzione ogni parola, anche se cerca di
nasconderlo. Quando dici qualcosa di sarcastico, le sue labbra si contraggono.
Non ti fissa come se fossi solo un corpo. È carino, G. La domanda è, perché ti
comporti in modo strano quando c’è lui nei dintorni?” finì.
Wow.
Lui fa tutte queste cose? A me? Perché?Potevo dirglielo, però? Potevo dire loro come si comportava il mio corpo
quando c’era lui? Loro sono le mie migliori amiche. “Succede… qualcosa quando
lui è intorno a me,” sussurrai, ma loro sentirono ogni parola. Lo sapevo. “Il
mio cuore comincia a battere irregolarmente, il mio respiro accelera, sento
questi pizzicottini quando mi tocca. Sto impazzendo, vero?”
Sharpay
parlò per prima. “Cazzo, G. Non si pazza. Piuttosto direi che ti piace,” mi
disse. COSA?! NO! Questa è pazza! Ho sempre saputo che quella del nostro gruppo
che si drogava era lei. Bè, no non è vero, ma non importa!
Scossi
la testa avanti e indietro vigorosamente. “Uh-uh. No. Cavoli no!” negai.
“Gabi,
per una volta, Shar ha ragione,” sussurrò Taylor a fianco a me. Traditrice!
“Si,”
disse Sharpay. “Aspetta, cos’hai detto? Cosa vuol dire ‘per una volta’?” chiese
lei, ma entrambe la ignorammo.
“Questo
era esattamente quello che non volevo succedesse. È per questo che sono stata
cattiva con lui alla tavola calda mercoledì scorso,” dissi loro. Ops. Taylor
non doveva saperlo. O Sharpay, per quello che importa.
I suoi
occhi si spalancarono. “Sei tu il motivo per cui si comportava in modo strano
mercoledì scorso. Alla tavola calda. Mi sembrava di averti vista lì!” esclamò
Taylor. “Sembrava che gli avessero ucciso il cane. Era così triste, e confuso e
infastidito dal fatto che Chad non lo lasciasse stare. Sei tu il motivo,” unì
tutti i pezzi del puzzle. “Cosa gli hai detto?” mi chiese.
Feci un
respiro profondo. “Abbiamo iniziato a parlare. Troy mi ha detto che era già uno
starter nella squadra di basket. Allora gli ho detto che nella nostra scuola comandano i gruppi, capito?” chiesi,
loro annuirono, ascoltando ogni parola. “Poi gli ho detto che io sono una
secchiona-“ continuai ma tutte e due mi interruppero.
“Tu non sei una secchiona!” dissero all’unisono. Grazie, non siete
d’aiuto, limitatevi ad ascoltare!
“E che
lui è già popolare,” continuai, ignorandole. “Allora gli ho chiesto perché
passava il suo tempo con me visto che faceva già parte del gruppo più ‘in’
della scuola,” finii.
Sharpay
mi fece cenno di si con la testa, per dirmi di andare avanti. “E poi?” mi
chiese.
“Lui ha
detto che gli piaceva stare con me. Così, gli ho detto che non mi conosceva
neanche. Lui mi ha risposto che voleva conoscermi, e io gli ho mentito
dicendogli che io invece non volevo,” dissi sottovoce. Sapevo che entrambe
avevano visto il dolore nel mio sguardo per aver detto queste cose a Troy.
“Perché
gli hai detto così? È ovvio che anche tu vuoi conoscerlo,” disse Taylor. Ma
va’, Sherlock Holmes! Me ne sto accorgendo adesso, grazie.
Guardai
da Sharpay a Taylor e viceversa. “Per quello che ha fatto a casa mia,” confidai
loro. Normalmente, farei qualche uscita sarcastica, ma questo era un momento
serio. In più mi avrebbe fruttato due schiaffi da tutte e due, qualcosa che
preferivo evitare perché non era colpa mia se avevo una gran personalità e le
parole mi uscivano di bocca. Non dovevo essere punita per questo. Però ho un
buon autocontrollo.
“Cos’è
successo?” Sharpay mi diede una gomitata. Per qualche ragione non volevo che
sapessero. Quello era un momento mio e di Troy. Faceva un effetto strano dirlo
a loro. Ma dovevo farlo. L’avevo tenuto per me troppo a lungo. Loro erano le
mie migliori amiche, se c’era qualcuno che poteva aiutarmi, erano loro. Bè,
forse anche Vince, ma non volevo che nemmeno lui lo sapesse.
“Noi,
noi abbiamo flirtato,” dissi. “È stato tenero, carino e dolce, e poi appena
siamo arrivati davanti ai miei fratelli ha semplicemente-“ iniziai ma fui
interrotta.
“Allora,
facciamo qualcosa?” chiese Chad, venendo verso di noi. Sharpay e Taylor gli
lanciarono qualche occhiataccia, ma lui non ci fece caso. “Non siamo venuti qui
per parlare, avremmo potuto farlo anche a casa mia.”
Tenevo
lo sguardo fisso sulle mie scarpe. Ora che sapevo che Troy mi fissava, lo
sentivo. Sentivo i pizzicottini su tutto il corpo. Perciò sapevo che era lui.
Poteva essere solo lui.
“Io
voglio andare alla sala giochi,” ci disse Troy.
“A me
serve un cappello nuovo,” informò Ryan.
“Io
faccio un giro con Tay,” disse Chad.
Alzai
lo sguardo e per un attimo i miei occhi incrociarono quelli di Troy. Sussultai
piano e voltai lo sguardo verso Ryan.
“Anche
Gabi vuole andare alla sala giochi. Io e Tay andiamo con Ryan a comprare il
cappello nuovo, e Chad viene con noi,” disse Sharpay. Rimasi a bocca aperta per
lo shock e fissai Sharpay.
Gli
altri scrollarono le spalle. “Andiamo allora,” disse Troy guardandomi.
Le mie
gambe iniziarono a camminare con lui. Guardai verso Sharpay dietro di me e mi
disse col labiale: ‘parlagli’. Facile a dirsi per lei. Lei dice quello che
vuole quando vuole. Io riesco piuttosto a controllare cosa esce dalla mia
bocca. Piuttosto. Che parolone.
Entrammo
nella sala giochi e non c’era nessuno. Era il momento perfetto. In più, se non
gli avessi parlato, Sharpay si sarebbe arrabbiata. Sharpay non era divertente
da arrabbiata. “Io-io devo parlarti,” dissi, guardando di nuovo a terra.
Vidi le
sue scarpe fermarsi davanti a me, così seppi che era lì davanti a me. “Se stai
di nuovo per rimproverarmi, puoi almeno farlo guardandomi negli occhi?” mi
chiese.
Ok, me
lo meritavo. Con esitazione alzai lo sguardo fino ai suoi occhi. “Io.. io
volevo chiederti scusa,” balbettai.
Sgranò gli occhi, ma vidi la sua bocca contrarsi. Stava cercando di non
sorridere. Sto cercando di scusarmi! Non sorridere. È un momento serio. Non è
un momento felice. “Non avrei dovuto essere cosi… acida allo Spot,” continuai.
“Solo che tu non capisci.”
Mi strinsi
nelle braccia, oggi era l’ultimo giorno di Serena e mi ha fatto indossare una
minigonna di jeans e una canottiera. Ma appena è partita me la sono cambiata
con una maglietta a righe verdi e gialle, con la scritta Go Green. Ricordate
quelle magliette di cui avevo già parlato? Questa è una di quelle. Al centro
commerciale c’erano tipo 5 gradi. Si gelava!
I miei
occhi trovarono i suoi di nuovo, e lui mi stava guardando con uno sguardo
interrogativo. “Ancora, cosa non capisco?” mi chiese. Dobbiamo di nuovo
tornarci su, amico? Si appoggiò al muro in attesa della mia risposta.
“Non abbiamo
ancora iniziato la scuola e tu sei già popolare, Troy!” esclamai. “Ti ho già
detto che io sono una dei secchioni. Perché qualcuno come te dovrebbe voler
passare del tempo qualcuno come me?” chiesi.
Lui si
allontanò dal muro e si avvicinò a me. Hey! Stai a un metro e mezzo da me,
bello. Non sono in vena di controllare il mio corpo visto che stiamo facendo
una conversazione seria. “Cosa vuol dire? Qualcuno come me?” chiese lui.
Dobbiamo
veramente parlarne? “Qualcuno che è popolare in qualunque scuola vada, qualcuno
che può avere tutte le ragazze che vuole. Voglio dire, guardati! Hai la scuola
ai tuoi piedi, Troy. Sei popolare, io sono considerata una secchiona, perché
dovresti voler uscire con me?” L’ha capito adesso? Merda, gli ho detto che è un
gran fico durante questo piccolo discorso? Si. Maledizione. Ah, come se non lo
sapesse già. Si sarà visto allo specchio qualche volta negli ultimi, non so,
dieci anni.
“Forse
perche mi piaci,” mi disse Troy. Cosa? Come amica o come qualcosa in più? Devo
saperlo! Parla, bello! “Com’è possibile che puoi essere amica di Chad, ma non
mia?” mi chiese. Ah, così era come amica. Mi sentii stringere lo stomaco. Non
era una bella sensazione.
“Perché
Chad è Chad, e tu sei Troy,” risposi. Aveva senso, no? Più o meno. Secondo me
ce l’aveva. Farò meglio a spiegarmi. “Chad è mio amico da quando avevo otto
anni. Così è naturale che lui esca con me. Tu puoi scegliere. E non so perché
dovresti scegliere di uscire con me se non sei costretto. Nella nostra scuola,
i secchioni come me e le star come Chad non escono insieme. Avresti dovuto
vedere come ci guardavano a me e a Chad il primo anno. E anche a Taylor,
Sharpay e Ryan. A scuola, che noi usciamo insieme è una cosa strana. Bè, non
adesso. La gente ci si è abituata.”
Troy si
avvicinò, ignorando il mio confine di un metro e mezzo. “Allora la nostra
scuola fa schifo di brutto,” disse Troy senza mezzi termini.
Annuii,
d’accordo con lui. “Almeno su questo siamo d’accordo,” scherzai, e lui rise.
“Allora,
possiamo provarci? Uscire ed essere amici?” chiese Troy; vidi la speranza nei
suoi occhi. Mise su anche un faccino triste.
Risi.
“Come si fa a dire di no a quella faccia?” domandai ridendo.
Lui
annuì. “Buono a sapersi per le future discussioni,” mi disse. “Ora, giochiamo a
qualcosa,” disse. “Prima di tutto” aggiunse togliendosi la sua felpa nera col
cappuccio. “Tieni. Hai freddo.” La indossai con riluttanza, faceva freddo. Il
suo profumo avvolse le mie narici. Era un buon profumo. Male, Gabriella.
C’era
bisogno di cambiare argomento. Mi guardai intorno. “Non venivo qui da quando
avevo, tipo, dieci anni,” commentai guardandomi intorno. Era cambiato. Era Chad
a pregarmi di andare lì. Io, Shar e Tay venivamo sempre a fare shopping. Contro
la mia volontà ovviamente.
“Allora
perché sei voluta venire qui?” mi chiese con un sorriso stampato sul viso. Il
mio cuore batté forte. Basta! Sono io che comando. Questo non aiuta granché.
Ancora una volta non riuscivo a controllare il mio cuore. Poi mi accorsi della
sua polo bianca, e di come stava aderente al suo corpo, e di come stava bene
con quei jeans leggermente larghi. Basta! Rispondi alla domanda! Mi ordinò la
mia testa.
“Sharpay
ha detto così perché pensava che dovessimo parlare,” gli dissi. Non sarebbe
servito a niente mentire. Appena ci avesse visti qui, Sharpay me l’avrebbe
chiesto davanti a lui.
Troy
annuì. “Iniziamo con qualcosa di facile allora. Cosa ne dici del flipper?” propose
lui. Flipper. Ebbi qualche piccolo flashback. Sembrava abbastanza facile.
Annuii
d’accordo. Lui mi portò verso il gioco nell’angolo. Sembrava isolato. Ci mise
dentro qualche monetina e tirò una levetta. Venne sparata fuori una palla che
poco dopo cadde in un buco. Come diavolo di gioca a questo gioco? Guardai verso
Troy che stava cercando di trattenere una risata.
“Devi schiacciare
questi pulsanti qui,” mi disse, mostrandomi i tasti sui lati della macchinetta.
Me lo dice ora? Grazie. Sarebbe stato bello saperlo prima che tirasse quella
leva.
“Ah ah.
Divertente. Sono ignorante nel campo delle sale giochi. Non è carino ridere,
sai,” gli dissi bruscamente tornando a guardare il gioco e tirai da sola la
levetta. Ci provai, fallii miseramente. Non sono così scoordinata vero? A
quanto pare.
Sentii
finalmente Troy smettere di ridere. “Ecco,” iniziò e si mise dietro di me,
premendo il suo corpo contro il mio. Soffocai un sussulto sentendo il calore
che iniziava a diffondersi dalla mia schiena. Non avevo decisamente più freddo.
Anche con la felpa. Veramente ero anche troppo accaldata. Il mio cuore sembrava
voler uscire dal petto da quanto batteva forte, il mio respirò aumentò e cercai
di controllarlo. Lui mise le sue braccia sulle mie, cosicché le sue mani
fossero appoggiate sulle mie. Una delle mani si abbassò per tirare la levetta e
tornò sulla mia. “Ti aiuto io,” mi sussurrò nell’orecchio con voce rauca.
Ricordate quella cosa della lettura nella mente? Quella teoria stava diventando
sempre più vera.
Quando
la pallina scese fino alle levette dentro il flipper schiacciò le mie dita sui
tasti, facendo sobbalzare il suo corpo sul mio, spingendomi ancora più vicino
al gioco. Mi schiacciò contro il flipper, il suo corpo dietro il mio. I
pizzicottini viaggiavano per il mio corpo come il sangue.
Dopo
alcuni movimenti improvvisi la palla cadde di nuovo nella buca. Finalmente!
Gridò la mia mente, ma il mio corpo avrebbe voluto che lui rimanesse così
vicino.
“Ti è
piaciuto?” mi chiese nell’orecchio, senza spostarsi. Piaciuto cosa? Il gioco o
lui? Non ero sicura a cosa si riferisse.
Girai
la testa verso di lui, ma non allontanai da lui nessun’altra parte del corpo.
Mi sentivo al sicuro, era perfetto, era… giusto. Non saprei spiegarlo. “Non ne
sono sicura,” mormorai, rispondendo così a qualunque delle domande che avrebbe
potuto chiedermi.
Con un
movimento rapido le labbra di Troy erano sulle mie. Sentii i fuochi d’artificio
esplodermi in tutto il corpo. Era diverso da tutto quello che avevo mai provato
prima. La mia bocca si muoveva con la sua in perfetta sincronia. Doveva essere
una bella sensazione anche per lui perché mi fece girare in modo che i nostri
corpi fossero uno davanti all’altro e mi bloccò di nuovo contro il flipper.
Era la
miglior cosa che avessi mai provato. Come nessun’altra cosa, ma poi la mia
mente si collegò con le mie emozioni e mi tirai indietro, La mia mente era
annebbiata e i miei occhi erano assenti, ma mi ripresi.
“Oh mio
dio,” sussurrai a me stessa. L’ho baciato, bè lui mi ha baciata. E mi è
piaciuto, no mi è piaciuto da morire. Lo guardai e con le dita si stava
toccando le labbra. Sarebbe stato tenero se non fossi impazzita. Vidi che i
suoi occhi erano assenti come i miei quando mi staccai. Era la mia occasione
per scappare via, e la colsi.
Corsi
fino al bagno più vicino, entrai in quello riservato agli handicappati e mi
appoggiai contro la porta con il fiatone. Appoggia una mano sul cuore, e cercai
di farlo smettere di battere a quel modo. I pizzicottini erano rimasti, ma solo
sulle labbra. Tirai fuori il mio telefonino e mandai un messaggio a Sharpay e
Tay.
Odio quando avete ragione, mi piace.
Chad
aveva ragione, per una volta. I miracoli accadono al centro commerciale, Non i
saldi, veri miracoli. Che tu li voglia o meno.
E avevo ancora la sua felpa. Senza lui
che mi toccava, all’improvviso avevo di nuovo freddo.
I rock too fast for love I’m footloose in my Velcro
shoes
What’s up with Will and Grace?
I don’t get drum and bass
The future freaks me out
The Future Freaks Me Out, by MotionCity
Soundtrack
Non ho più
parlato a Troy da quel giorno, avevo paura di farlo. Dopo che successe, dissi a
Sharpay e Tay dov’ero per telefono; loro arrivarono e dovettero letteralmente
tirarmi fuori dal bagno. Sharpay mandò via Ryan dal sedile del passeggero, e mi
ci fece sedere a me cosicché non dovessi mettermi vicino a lui nel tragitto
fino a casa.
Troy ha provato
a parlarmi il giorno dopo a scuola, il suo primo giorno, ma era un po’
impegnato ad essere trascinato in giro dalla squadra di basket. Loro gli
mostrarono ogni centimetro della scuola. Aveva già un fan club di ragazze che
pensavano che fosse un dio. Era un primato. Gloria a lui!
Quello stupido
imbecille di Chad gli ha dato il mio numero. Allora ha cominciato a chiamarmi
martedì, mercoledì e oggi, venerdì. Non lo capiva quando una ragazza cercava di
evitarlo? Bè, in realtà non conosco nessun’altra ragazza oltre a me che lo
eviterebbe. Il ragazzo non è niente male.
Non parlavo
ancora con Marcus e Lucas. Anche se devo ammettere che questa litigata ci stava
un po’ sfuggendo di mano. Ma non sarei stata io a scusarmi. Loro dovevano
farlo. Dovevano capire che non potevano controllarmi. Questo di solito ci
metteva Vince di mezzo, una cosa che mi faceva stare male.
Visto che non
ci parlavamo, ho chiesto a Sharpay di venirmi a prendere per andare a scuola.
Il che significava che avrebbe accompagnato anche Chad e Troy. Così questo mi
si è ritorto contro.
Serena e
Isabelle, con Kris ovviamente, erano tornati al college. Serena mi ha detto che
il suo matrimonio sarebbe stato quest’estate nel giardino sul retro. Io sarò la
damigella d’onore. Continuavo a pensare che avrebbero dovuto aspettare ancora
almeno un anno, ma contenti loro. Papà li ha gentilmente informati che non
pagherà per il divorzio. Carino, eh?
Ero qui,
davanti al mio armadietto e guardavo Sharpay che correndo verso di me sui suoi
altissimi tacchi, mi investì letteralmente.
“Potresti
toglierti da sopra di me almeno un po’, Shar?” chiesi da sotto di lei sul
pavimento. “Cosa diavolo ti ha reso così felice comunque?” chiesi. Era una
domanda stupida. Quella ragazza diventava felice così quando trovava le scarpe
che voleva in saldo. Non sto scherzando.
Sharpay, a
malincuore aggiungerei, si sposto e mi aiutò ad alzarmi. “Non crederai mai a
quello che è appena successo!” squittì lei. “Ok, allora eravamo tutti
dall’armadietto di Chad, mentre tu eri qui a deprimerti. Comunque, stavamo
parlando e indovina chi si avvicina a Troy?” chiese.
Io la guardai
semplicemente attonita. Sta parlando seriamente? Mi butta per terra nel
corridoio, si sdraia sopra di me, poi dopo essersi finalmente alzata si mette a
parlare di Troy. Vuole che la uccida?
Prima ancora
che potessi gridarle di tutto, continuò. “Allison Stanley si è avvicinata,” mi
disse.
Alzai gli occhi
al cielo. “Allora? Allison Stanley, capo cheerleader, si è avvicinata a Troy. Bella
storia. Perché dovrebbe interessarmi?” le chiesi, chiudendo il mio armadietto e
guardandola e aspettando che mi desse una buona ragione per non strapparle
immediatamente i capelli.
“Ha chiesto a
Troy di uscire,” proseguì. O mio dio, non ci credo! Come se mi importasse. Ok,
forse mi importa un pochino. Più di quello che dovrei. Più di quello che
vorrei. Maledetto Troy Bolton e tutti i ragazzi come lui.
“Sharpay,
seriamente, se non vai avanti con la tua storia ti ritroverai presto senza una
parte del corpo,” la incitai a continuare. In quel momento, volevo solo andare
a casa e urlare con la faccia nel cuscino. La vita e frustrante quando c’è un
ragazzo che ti manda strani segnali, e quando ci sei tu che non sai cosa
diavolo provi per lui. Escluso il fatto che mi sto innamorando di lui. Ma
questo non significa che devo stargli intorno ventiquattro ore su ventiquattro,
o che lo voglio. Ok, di nuovo, forse un po’ vorrei. Ma se gli sto lontano, può
aiutarmi. O forse potrei semplicemente impazzire e avere conversazioni interne
con me stessa.
Sharpay mi mise
le mani sulle spalle. “Le ha detto di no. Ad Allison Stanley, capo cheerleader,
la più-“ iniziò lei, ma io la interruppi.
“Si, grazie
Shar. Lo so chi è lei. Gli ha detto di no. Wow” le dissi in tono sarcastico. Ma
la verità era che quando mi disse così il mio cuore rischiò di saltarmi fuori
dal petto per la gioia. Sembrava che lui piacesse a tutto il mio corpo, eccetto
la mia testa. Essa voleva che lui stesse lontano da me cosicché non potessi
innamorarmi di lui. A nessuno ascoltava mai la mia testa. Nemmeno io a volte.
“Gabriella!”
iniziò a rimproverarmi. “Ma mi ascolti un po’? Gli piaci, ok? Gli piaci
davvero. Ha detto di no ad Allison Stanley per te!” mi disse.
Tirai la borsa
più su la borsa sulla spalla. Era una borsa enorme in realtà, ma conteneva
tutte le mie cose di scuola. “Non ha detto di no per me, Shar. L’ha detto
perché non vuole prendersi qualche malattia a trasmissione sessuale,” la
corressi io. Ed era vero. Allison è andata con quasi tutti i ragazzi del nostro
anno, e con molti dell’ultimo anno. Di cui due sono i miei fratelli, bleah.
“Quand’è che
riuscirai a vederti chiaramente?” mi chiese, ma prima che potessi risponderle,
ci raggiunse il resto del gruppo; che includeva Troy e la nuova ‘amica’ di
Ryan, Kelsi, che era una persona adorabile. Sto facendo il tifo per lui
affinchè le chieda di uscire. Starebbe benissimo nel nostro gruppo. Come anche
Troy, con mio dispiacere.
“Andiamo,
ragazzi. La partita inizia tra mezzora, noi dobbiamo andare negli spogliatoi, e
voi ragazzi dovete trovare dei buoni posti,” disse Chad col braccio intorno a
Taylor. È vero. I posti si riempiono rapidamente nella nostra scuola.
Annuii e
sospirai, oltre a mandare una lunga occhiata a Sharpay, facendole capire di
smettere di parlare di quello di cui stavamo parlando prima. Però conoscendola,
questo le farà solo venire ancora più voglia di dirlo ad alta voce. A Troy probabilmente
non importerebbe. Beato lui. Tutto quello di cui avrebbe da preoccuparsi
sarebbero i miei fratelli maggiori, che se lo venissero a sapere, lo
massacrerebbero di botte. Invece Vince, se gli chiedessi di uccidere Troy, non
ne sarebbe in grado. Vince è un ragazzo calmo, non un lottatore. In più Troy è…
bè diciamo che Troy si allena di più.
“Andiamo,”
borbottai, seguendo Chad e Taylor, che flirtavano uno con l’altra. Se state già
insieme, perché continuate a flirtare? Il sesso non è abbastanza? Chad e Taylor
lo fanno dall’inizio dell’anno. In realtà non volevo sapere i dettagli,
conoscevo Chad da quando avevamo otto anni, e Taylor da quando ne avevamo
cinque. Non voglio sapere niente su di loro che fanno… quelle cose. È infantile
lo so, ma è come immaginarsi i propri genitori che lo fanno. Disgustoso!
_
“Ho un piano
per te,” accennò Sharpay durante l’intervallo della partita mentre guardavamo
Allison e le altre cheerleader fare il loro ballettino.
Guardai Sharpay
con la fronte corrugata. Era stata un po’ troppo generica. “Cosa?” chiesi. Un
piano per cosa? Se è per avere Troy, le cavo gli occhi.
“Per mostrare a
Marcus e Lucas che non possono controllarti, e che sei abbastanza grande per
prenderti cura di te stessa,” mi spiegò. Oh, perché non l’hai detto subito?
Perché lei è Sharpay.
Annuii. “Ok.
Cosa?” chiesi. Sharpay a volte studiava dei piani fantastici. Specialmente
contro i gemelli, che quando avevamo quindici anni dissero a Sharpay che Felix
voleva uscire con lei. Diciamo che non è finita tanto bene alla fine. Lei porta
ancora rancore verso di loro da allora. Se c’è qualcuno che porta rancore,
quella è Sharpay.
“Chiaramente
vinceremo la partita perché i North High Raiders fanno schifo,” iniziò e aveva
ragione. Facevano schifo. Erano quarantotto a ventidue ed era solo il primo
tempo. “Questo significa che ci sarà una megafesta dopo,” continuò. Aveva di
nuovo ragione, ma io non andavo mai alle feste. Erano piuttosto irritanti.
Guardare dei liceali che si ubriacano e si baciano non era la mia idea del
divertimento. Chad ci andava perché era uno della squadra, Taylor ci andava perché
era la ragazza di Chad, e Sharpay ci andava ogni tanto. Di solito io e Ryan
passavamo la serata insieme finché non ritornavano anche gli altri.
“Giusto, Shar.
Ma questo come può aiutarmi? Io non vado mai alle feste,” le ricordai.
Lei annuì.
“Esattamente, non ci vai mai,” concordò. C’era un insulto nascosto nella sua
frase? Può darsi. Conoscendo Sharpay c’era. Ma lascerò correre da brava persona
quale sono e la farò continuare. “Se questa volta ci vai , e fai qualcosa
diciamo… di ribelle, dimostrerai loro che non ti controllano.” Finì lei.
Aspetta, mi sembra sospetto. Cos’altro vuole che faccia? Era un buon piano, ma
qualcosa mi diceva che aveva in mente anche qualcos’altro.
“Buona idea.
Ora dimmi, quale dovrebbe essere l’atto di ribellione?” chiesi, posando gli
occhi su di lei. Taylor era corsa giù dalla porta degli spogliatoi, per poter parlare
con Chad per i pochi secondi che le erano concessi.
Lei scrollò le
spalle. “Non lo so. Baciare un ragazzo, magari?” suggerì. Oh! Ecco. Voleva che
baciassi Troy davanti a tutti, inclusi i miei fratelli, che quindi lo avrebbero
preso a calci in culo ma avrebbero capito il messaggio. Aspetta! L’avrebbero
preso a calci, potrebbe funzionare. Era una cosa cattiva, ma poteva funzionare.
“Avrò bisogno
di qualcosa da mettere.”
-
Cos’ mi
ritrovai da Sharpay un paio d’ore dopo, a cercare nel suo armadio. Io e lei
abbiamo più o meno la stessa taglia, così potevano andarmi. Per ora, avevano
trovato una cortissima minigonna di jeans, in vero stile Sharpay con tutti gli
strass. Ora stavamo cercando una maglia.
“Non capisco perché non ti vuoi mettere
questa,” ripeté per la quarta volta. Se me lo ripete un’altra volta, le spacco
il suo telefonino rosa, unico nel suo genere. Non sto scherzando.
Sospirai e mi
girai verso di lei, indossando la gonna che mi aveva prestato e la canottiera
che avevo ancora addosso.“È un
reggiseno con i brillantini, Shar! Un reggiseno!” le ricordai. “Voglio far
capire loro che voglio più controllo della mia vita, non che sono una puttana.”
Sharpay aveva già trovato il vestito che avrebbe indossato stasera. Un vestito
di seta blu acceso che fasciava ogni sua curva. Le voci che corrono a scuola
dicono che Zeke Baylor le sta dietro. Lui è un tesoro, e sa cucinare.
Lei alzò gli
occhi al cielo. “Va bene, va bene,” borbottò e continuando a cercare in uno dei
suoi tanti armadi. Fu allora che la trovai. La maglia. Era una canottierina
fatta a baby doll. Si allargava sui fianchi, e copriva quasi tutta la gonna,
così si vedevano solo pochi centimetri di brillantini. Ma era perfetta. Il
tessuto che copriva il seno era bianco, il resto era rosso. Invece delle
spalline o delle maniche aveva due laccetti rossi che si legavano dietro il
collo.
Velocemente mi
sfilai la canottiera e indossai quella. La legai stretta e mi girai. Sharpay
stava ancora scavando in un altro armadio.
“Trovata!” le
dissi, lei si girò e sorrise.
“È perfetta.
Non mi ricordavo neanche più di averla,” disse. Lei probabilmente non si
ricordava metà della roba che aveva. Aveva quattro armadi. Avevamo già fatto i
miei capelli, lasciandoli ondulati e sciolti. Avevo un filo di trucco,
lucidalabbra, mascara e eye-liner. Contro la mia volontà, avevo i tacchi. Ma
faceva parte del gioco. Erano scarpe semplici, bianche, con un laccetto, e
cinque centimetri di tacco. Sharpay sorrise diabolicamente. “Andiamo.”
-
Parcheggiammo
la cabriolet rosa di Sharpay. Ryan, Troy, Chad e Taylorerano con il SUV che Ryan e Sharpay
condividevano.Quando spiegammo a Taylor
il piano, sorrise e disse che era con noi.
“Sei pronta,
G?” mi chiese Sharpay scendendo dall’auto e iniziando a camminare su per il marciapiede.
Feci un
profondo respiro. La verità era che non ero pronta. Non ero pronta ad entrare
lì dentro e baciare Troy, come l’altra volta. All’improvviso avevo paura, per me
e per lui. Era lui che avrebbe preso delle botte da Marcus e Lucas, non io. Io
mi sarei semplicemente sentita gridare contro. Girai la maniglia della porta e
l’aprii. “Non posso farci molto ormai,” farfugliai mentre entravamo.
Era una tipica
festa da liceali. Ragazzi che si baciavano e bevevano. Qualcuno che addirittura
andava al piano di sopra. Che schifo.
Ci addentrammo
nel cuore della festa, dove notai diversi ragazzi, soprattutto maschi, che mi
fissavano. Strano. “Ella!” gridò Chad non appena mi vide. Si avvicinò e mi
abbracciò. Ero sicura che avesse già iniziato a bere. “Sei venuta,” mi disse.
Annuii. “Si,
Chad. Dove sono Taylor e Ryan?” e Troy, sussurrò la mia mente. Male! Sei venuta
qui per una ragione. Baciarlo, e dimostrare ai tuoi fratelli che sei adulta
adesso. I miei nervi non ce la facevano più, ansiosi di vederlo. Non so perché.
Ho avuto il terrore di incontrarlo tutta la settimana. Forse era perché
finalmente stavo per mostrare ai miei fratelli che potevo badare a me stessa.
Forse perché ero io ad usare lui stavolta, non il contrario. O forse,
sottolineo forse, non vedevo l’ora di baciarlo per la prima volta dopo quattro
giorni.
Lui girò lo
sguardo. “Con Troy, da quella parte,” indicò in una direzione. Mi girai verso
Sharpay, ma se n’era già andata. Maledizione.
“Andiamo,”
farfugliai. Trascinando Chad nella direzione che aveva indicato. Chad è
incredibilmente maldestro quand’è ubriaco, giusto per informarvi. Non andrò mai
più a una festa, mai più. Neanche se mi pagassero, ok forse se mi pagassero si.
“Finalmente!” dissi felice appena vidi Taylor, che parlava con Marcus, o con
Lucas. Non bene. Gira. Non ero ancora pronta per affrontarli. Non dire niente
Chad, gli comunicai utilizzando la telepatia che si ha tra migliori amici.
“Tay Tay!”
strillò lui come una ragazza. Appunto. Idiota. Lo trascinai e o spinsi avanti
in direzione di Taylor. “Ecco il tuo ragazzo,” le dissi e mi passai una mano
sul collo.
Guardi con chi
stava parlando e solo allora notai Troy, entrambi i gemelli e alcuni ragazzi
della squadra di basket. Fantastico. Non ero ancora pronta per affrontarlo. O
per affrontare i gemelli.
“Ah, ciao,”
dissi con falso entusiasmo.
Marcus e Lucas
mi fissarono un attimo ma non dissero niente. Oh, sta funzionando.
“Accidenti,”
dissero un paio di ragazzi riferendosi a me, ma furono subito zittiti da degli
schiaffi di Marcus o Lucas. Mentre parlavo con Taylor, Allison Stanley si
avvicinò ed evidentemente ubriaca disse qualcosa nell’orecchio a Troy. Lui si
girò verso di lei e sorrise, andando via con lei. Marcus e Lucas erano poco
distanti e sorrisero compiaciuti in direzione di Troy.
Coglioni.
“Ho bisogno di
un drink,” borbottai e andai al barilotto più vicino. Taylor cercò di fermarmi,
ma Chad la trattenne. Non sapevo dove fossero Ryan e Sharpay e in quel momento
non mi interessava. Tutto quello che volevo era ubriacarmi e ignorare il peso
che sentivo sul cuore.
Appena fui un
po’ allegra, fu come se la mia mente fosse diventata più chiara. In teoria non
dovrebbe annebbiarsi ancora di più quando sei ubriaco? La mia no. Era
completamente chiara. Capii tutto. Perché avevo ceduto così facilmente al piano
di Sharpay di venire qui e baciare Troy. Perché ero scappata alla sala giochi.
Perché mi ha fatto così male quando Allison se l’è portato via. Perché stavo ignorando
i miei sentimenti per lui, e perché stavo cercando di ignorare lui in generale.
C’erano diverse risposte per tutti i perché. E lo stavo capendo solo adesso.
Sapevo che domani mi sarei ricordata tutte queste cose, e che non sarei più
stata in grado di nasconderle.
Il mio cuore e
i miei sentimenti erano completamente d’accordo, l’unica cosa che resisteva a
Troy era la mia testa. Che ora sapeva tutte le risposte. Domani avrei
affrontato tutto.
Stavo
appoggiata a un muro con il mio quarto bicchiere di birra. E fu lì che Troy mi
trovò mezzora dopo: appoggiata al muro con il bicchiere in mano, e una singola
lacrima che mi scendeva sulla guancia.
“Brie?” disse
con voce dolce e solo a vederlo quasi scoppia in lacrime. Il mio cuore
soffriva, ed era solo colpa mia. Mi venne vicino e asciugò la lacrima
solitaria, lasciando la mano sulla guancia. “Stai bene?” mi chiese, togliendomi
il bicchiere dalle mani, e io glielo lasciai fare. Mi mise le mani sui fianchi.
Scossi il capo.
“No. Non sto bene,” bisbigliai balbettando guardandolo con gli occhi spezzati.
Nel mio stato di ubriachezza sapevo esattamente cosa volevo. E me lo presi.
Premetti le mie labbra sulle sue, mettendo a tacere qualunque cosa lui stesse
per dire. Lui ricambiò immediatamente il bacio, e mi tirò un po’ più vicino a
sé. La mia bocca si muoveva perfettamente con la sua. Sentii i fuochi
d’artificio e i pizzicottini.
Ma poi lui si
staccò. Mi accasciai contro il muro sorpresa. Non mi voleva? Qualcosa dentro di
me mi diceva di si, ma allora perché si era staccato?
“Non posso
farlo,” mi disse, guardandomi dritto negli occhi. “Non così, non per vendicarti
con i tuoi fratelli,” aggiunse. Lo sapeva. Non sapevo come facesse, ma lo
sapeva.
Lo guardai, lui
fece un cenno con la testa da una parte, guardai in quella direzione e vidi
Lucas e Marcus che ci stavano tirando delle occhiatacce.
“Lo voglio,
tutto questo. Ma non così, mi dispiace,” disse e mi diede un bacio sulla
guancia per salutarmi, poi sparì. Cosa voleva dire? Tutto questo? Una relazione
o solo sesso?
Mi sentii
scivolare contro il muro, un’altra lacrima scendeva sul mio viso. Prima che
potessi raggiungere il pavimento, Marcus mi prese, facendomi alzare. Tutte le
emozioni che avevo trattenuto da quando avevo conosciuto Troy, l’essermi resa
conto che mi stavo innamorando di lui, e quello che ho realizzato stanotte,
uscirono fuori.
Scoppiai in
lacrime e poggiai la testa sulla spalla di Marcus.
“È tutto ok,
Gab. Siamo qui,” fu l’ultima cosa che sentii prima di svenire letteralmente. Ma
prima di farlo, realizzai che avevo bisogno dei miei fratelli. In ogni
situazione.
-
Xoxo
-
Fui svegliata
dal un mal di testa pulsante. Era come se qualcuno stesse continuando a darmi
delle martellate in testa. Sentii che qualcuno mi stava mettendo un paio di
pantaloni per dormire e una vecchia t-shirt.
“Qui sul
comodino c’è l’aspirina,” disse una voce, mi alzai a sedere e vidi Marcus e
Lucas seduti su una sedia in camera mia. Lentamente presi la medicina e mi
lasciai cadere nel letto, gemendo.
“Fa male,”
borbottai verso di loro. Li sentii ridere. Se non fossi così dolorante in
questo momento, loro sarebbero morti in due secondi e mezzo.
Sentii che
qualcuno si era seduto a fianco a me nel letto. “Ti ricordi niente della notte
scorsa?” chiese uno dei gemelli.
Corrugai le sopracciglia
e tutto mi cadde addosso. La realizzazione a cui ero arrivata ieri sera. Quello
che avevo inconsciamente soppresso da quando Troy si è trasferito qui. “Mi
dispiace,”farfugliai e aprii gli occhi
e li guardai entrambi. “Mi dispiace di essere venuta ieri sera, di essermi
ubriacata, di aver baciato Troy, e per essermi comportata male con voi la
settimana scorsa,” mi scusai.
Lucas annuì.
“Anche a noi dispiace. Anche se sei la nostra sorella minore la vita è la tua.
Devi viverla. Noi non possiamo controllarti. Ma sappi che quando ti diciamo di
cambiarti è perché tu non hai bisogno di mettere la roba che si mette Serena.
Tu sei meglio di così.” Si scusò per entrambi.
“Grazie,” dissi
loro. “Significa molto che voi pensiate questo di me.” Ora avrei fatto una
battuta sarcastica, ma avevo troppo mal di testa per provarci. Faceva troppo
male per fare qualunque altra cosa se non formare semplici parole.
“Quando siamo
venuti a casa la notte scorsa, Luke ha distratto mamma così non si è accorta
che eri ubriaca,” disse Marcus. Accidenti, avevo dimenticato il ritorno a casa.
“quindi sei in debito con noi,” aggiunse. Ah, questo è vero amore fraterno.
Annuii.
“Grazie.” Ero assolutamente in debito con loro.
“Ti lasciamo da sola per un po’. Ti suggerisco
di alzarti da letto entro un’oretta altrimenti mamma o papà si accorgeranno che
s’è qualcosa di strano,” disse Lucas e io annuii.
Quando chiusero
la porta andai verso il mio armadio e presi la felpa di Troy. La indossai e
sentii il suo profumo. In qualche modo, questo calmava un pochino il mio mal di
testa.
Ero spaventata.
Dell’amore. Di Troy. Di soffrire. E l’unica persona che poteva farmi
completamente cambiare idea era Troy. L’unico problema era che lui non lo
sapeva ancora.
No one else would do,
'cause with every kiss and every hug,
You make me fall in love,
And now I know I can't be the only one,
I bet there heart's all over the world tonight,
With the love of their life who feels.. What I feel when I'm
With You, by Chris Brown
Non sono uscita
con gli altri per tutto il fine settimana. Li ho sentiti, ma ho detto loro che
a causa del dopo-sbornia non ero in vena di stare in compagnia. Detestavo la
grande voglia che avevo di chiamare e parlare con Troy. Odiavo il fatto che non
riuscivo più a tenere nascosti i miei sentimenti.
Avevo bisogno
di parlargli. Cosa voleva dire con quel ‘tutto questo”? Intendeva una relazione
o una storiella del tipo ‘scopamici’? Dovevo trovare un modo per parlargli da
sola, nessuna ragazza che faccia la troietta, nessun compagno di squadra, amico
o passante innocente nei paraggi. Solo io e lui che cerchiamo di risolvere
questa situazione.
Perché non
posso andare avanti così.
-
xoxo
-
Sharpay non è
venuta a prendermi stamattina. L’ho chiamate e le ho detto che io e i gemelli
avevamo fatto pace. Mi ha detto che le avrebbe fatto piacere, ma insistetti che
andasse a prendere Taylor oggi. Chad e Troy potevano prendere la macchina del
padre di Chad.
Mi chiese cosa
ci fosse che non andava, e io dissi niente. Che era una bugia. Non sapevo cosa
fare. Avevo paura di parlare con Troy di quello che avevo capito venerdì, ma
volevo parlargli comunque. Era una sensazione strana.
Non mi sforzai
molto per vestirmi questa mattina. Un paio di comodi jeans a vita bassa, una
canottiera e una felpa con la zip tirata su fino a metà. Raccolsi i capelli in
una coda. Nient’altro.
Ero dal mio
armadietto quando Sharpay e Taylor mi si pararono davanti.
“Cosa diavolo
hai che non va?” chiese immediatamente Sharpay, ignorando i saluti. Ciao,
Sharpay. Anch’io sono felice di vederti, accidenti.
Chiusi il mio
armadietto e mi girai verso di loro. “Niente, solo che…” esitai un attimo
pensando a una scusa. “…ho il ciclo.” Oh, questa è buona. Ogni ragazza che ha
il ciclo non è felice mentre ce l’ha. Me compresa. “Non sono dell’umore giusto
per stare in mezzo alla gente, tutto qui,” aggiunsi. Ottima scusa, credibile e semplice
da finire. Ho vinto, ho vinto, ho vinto. O qualcosa del genere.
Entrambe
annuirono e sembrarono bersela. Grazie a dio. “Cosa ti è successo alla festa?
Sono venuta a cercarti e te ne eri andata,” chiese Taylor, appoggiandosi
all’armadietto a fianco a me. Perché non lo chiedi a Troy? Lui sapeva benissimo
dov’ero. Stupido, stupido Troy che era la ragione per cui mi sentivo così
incasinata e confusa.
Mi passai una
mano sulla nuca. “Ho bevuto una o due birre,” iniziai, ah si giusto, erano
quattro le birre. “Mark e Luke mi hanno trovata, così mi hanno portato a casa.
Abbiamo fatto pace comunque,” dissi a Tay, che ancora non lo sapeva. Non mi
piaceva mentirle, ma non me la sentivo di aprirmi con loro su queste cose.
Stavo ancora cercando di rigirar mici io. Non avevo bisogno che loro ci
mettessero le loro opinioni e mi confondessero ancora di più.
“Bè almeno avete
fatto pare,” disse Sharpay cercando di essere allegra mentre i ragazzi e Kelsi
ci raggiunsero.
Chad sorrise
quando ci vide. “Hey ragazze,” ci salutò abbracciandoci una per una. Non potevo
parlare di questo neanche con Chad. È un problema di ragazzi, con il suo
migliore amico. Devo cavarmela da sola. Dovrei riuscirci.
Non alzai
nemmeno lo sguardo verso Troy. “Vado in aula magna, devo controllare dei
compiti di matematica. Non l’ho fatto nel weekend,” dissi loro, mandai un
sorrisetto falso a Shar e Tay e me ne andai. Se non riuscivo neanche a guardare
verso Troy, come avrei potuto parlargli e risolvere tutto? Fa male anche solo
stargli vicino in questo momento. Odio sentirmi così. Io sono forte e
indipendente. Odio sentirmi debole.
Mi stavo
dirigendo verso l’aula magna quando qualcuno mi si affiancò. Dalle scarpe capii
che era Vince. “Hey Lala. Come va?” disse allegro. Questo ragazzo è troppo
allegro la mattina per i miei gusti. È come quel fottuto Winnie Pooh. Basta che
gli dai del miele e ti amerà per sempre. Con Vince, veramente basta che gli dai
qualunque cosa e ti rimarrà permanentemente attaccato al culo. Gli diedi una
moglie, Barbie, per il suo Big Jim quand’eravamo bambini. Fu il mio più grande
errore.
In realtà, non
avrei fatto caso a Vince normalmente, ma oggi era una brutta giornata. Non
risposi al suo saluto.
Lui mi fermò e
mi fece girare verso di lui. “Cosa c’è che non va?” chiese in un sospiro.
Questo ragazzo stava saltando di gioia stamattina quando ha scoperto che io e
Marcus e Lucas avevamo fatto pace. Ed era felice trenta secondi fa. Può passare
da una voce allegra ed una triste così facilmente? Sembra di si.
Scossi la
testa. “Niente, Vince. Veramente,” gli dissi e mi misi una ciocca di capelli
dietro l’orecchio.
“Sei mia
sorella, Gab. Lo so quando c’è qualcosa che non va. Non te l’avevo già detto?”
mi chiese, incrociando le braccia al petto. Oh, si. Me l’aveva già detto.
Diverse volte direi.
Scossi di nuovo
la testa. “Vince, mi fa piacere che tu l’abbia notato e stia cercando di
aiutarmi, ma è qualcosa per cui non mi puoi aiutare,” dissi. Sono veramente
messa così male che ogni persona con cui ho parlato oggi mi ha chiesto cosa c’è
che non va? A quanto pare sì. Che palle. E io che volevo intraprendere una
carriera da attrice. No. Ma era un’opzione. Che ora è andata. Ahaha.
“Che succede?”
chiese Marcus avvicinandosi con Lucas e alcuni compagni di squadra dietro di
lui. Di cui due erano Chad e Troy. Ryan, Sharpay e Taylor con loro.
Sospirai. Non
può una ragazza essere semplicemente triste e confusa? Io sono una ragazza.
Metà della nostra adolescenza è triste e confusa. “Niente, stavo solo andando
in aula magna,” dissi rapidamente, assicurandomi di evitare lo sguardo fisso di
Troy, che sapevo di avere addosso. Mi girai per andarmene, ma uno dei miei
fratelli agguantò la mia felpa e mi tirò indietro. “Ooo!” esclamai, tornando
indietro verso di lui. “Che cavolo, Marc!”
“Dimmi cosa c’è
che non va e puoi andare,” disse lui semplicemente. Liberai la mia felpa dalla
sua presa e con rabbia presi un profondo respiro.
“Non c’è niente
che non va!” mentii facilmente. “Non può una ragazza avere una brutta giornata?
Non possiamo essere tutti felici ventiquattro ore su ventiquattro sai!” dissi
loro. “Ora, io sto andando in aula magna, e se uno di voi tre prova a tirarmi
indietro inizio a raccontare storie di quando eravamo piccoli,” li minacciai e
mi allontanai.
Nessuno mi tirò
indietro, grazie a dio.
-
Dopo la quarta
ora era l’ora di pranzo. Era il momento in cui avevo progettato di parlare con
Troy. Tutto quello che dovevo fare era mettere in atto il piano. Che prevedeva
che lui camminasse per il corridoio da solo. Niente ragazze, niente Chad,
niente compagni di squadra, niente amici.
Che,
sfortunatamente, stava per verificarsi. Lui stava camminando lungo questo
corridoio deserto. Niente ragazze, niente Chad, niente compagni di squadra,
niente amici. Maledizione, questo significa che devo farlo davvero. Merda.
Stavo mezzo, anzi più di mezzo, sperando che non sarebbe successo. Ma dovevo
farlo. Per mettere le cose a posto. O almeno provarci.
Appena passò,
aprii la porta dello stanzino del bidello, presi il suo braccio e gli diedi uno
strattone. Quindi chiusi la porta, ovviamente.
“Ma cosa…”
iniziò lui ma si fermò quando vide che ero io. Sorrise leggermente. Basta, non
voglio farmi diventare la pancia una poltiglia in questo momento, grazie. “Ti
stavo giusto cercando,” mi disse. Oh, dio. “Sembravi scazzata questa mattina.
Volevo assicurarmi che stessi bene,” mi disse, spostandomi una ciocca ribelle
dietro l’orecchio.
Mi tirai
indietro e incrociai le braccia al petto. “Ero scazzata, sono scazzata,” lo
corressi. Non ho mai smesso di essere scazzata. “Dobbiamo parlare,” aggiunsi in
un bisbiglio, guardando per terra. Sentivo che mi guardava, il che era
ragionevole visto che c’eravamo solo noi due nello sgabuzzino.
“Va avanti,”
disse. Probabilmente sapeva che volevo parlargli.
Con esitazione
lo guardai meglio che potei, trattenendomi dal guardarlo negli occhi. “Perché
ti sei tirato indietro alla festa?” chiesi in un sussurro, fissando il modo in
cui i capelli gli cadevano davanti agli occhi, e come gli stavano bene. Ah,
basta Gabriella concentrati! Non è abbastanza il tuo cuore che batte
fortissimo, vuoi che anche il resto del corpo sfugga al tuo controllo?
“Perché ti sei
tirata indietro al centro commerciale?” chiese lui in risposta, scrollando
appena le spalle.
Sospirai.
“Troy, io sto cercando di… risolvere questa cosa meglio che posso,” replicai.
Doveva rispondere alla mia domanda con un’altra domanda?
“Risolvere?
Cosa intendi per risolvere questa cosa?” chiese, facendo un passo avanti.
Visto, quella cosa di rispondere a una domanda con una domanda. E gli conviene
stare indietro, non sono dell’umore adatto per controllare il mio corpo più di
quello che sto già facendo.
Risi sarcastica.
“Questa cosa tra noi. Ho bisogno di capire la situazione così posso farmi
passare lo scazzo che mi ha procurato,” risposi. Possiamo velocizzare questa
discussione, per favore? Vorrei pranzare prima o poi oggi.
“Cosa c’è da
capire?” AH! Ce l’ha con le domande eh?!
Alzai le mani
in segno di resa. “Tu sei un dongiovanni, Troy! Flirti con me a casa mia per
poi lasciar perdere davanti ai miei fratelli, flirti con me al bar e poi ti
incazzi quando te lo faccio notare, ci siamo baciati al centro commerciale e
sembrava che andasse bene per te ma per me non è stato altro che un altro
motivo per sentirmi strana,” dissi in un sol fiato. “Poi ci siamo baciati alla
festa, qualcosa che pensavo che tu volessi, e invece mi hai respinto! Cosa c’è
che non va con te?”
“Non sono un dongiovanni,
Brie,” mi disse. Sta parlando sul serio?
“Non hai notato
le ragazze che ti stanno appiccicate? O ti ricordi di essere sparito con
Allison Stanley alla festa, il che mi ha portato a bere?” chiesi. Ops, lui non
doveva sapere l’ultima parte.
Lui rise
beffardo. “Solo perché le ragazze ci provano con me, non significa che io ci
provo con loro. E quando sono sparito con Allison, ho fatto in modo di perderla
per la casa. Di proposito. Pensi davvero che lei mi piaccia? Ho appena iniziato
la scuola qui e so già che è una troia,” si difese lui. “Se non l’avessi
notato, Gabriella, l’unica ragazza con cui ci ho provato in questa maledetta
scuola sei tu!” esclamò.
Cos’hai detto
Basketball Boy? Come può essere… Ma io… Questo… non è come doveva andare. Prima
ancora che potessi formulare una qualunque risposta, ero contro la porta, le
sue labbra sulle mie. Non esitai come nel centro commerciale. Non ero ubriaca
come alla festa. Mossi con gioia le labbra con le sue, i soliti fuochi
artificiali mi esplosero nello stomaco. I pizzicottini erano ovunque lui mi
stava toccando. Mosse la mano dietro il mio collo e mi avvicinò a sé il più
possibile. Ero in punta di piedi, non volevo che ci fosse spazio tra la mia
bocca e la sua.
Le mie braccia
erano intorno alla sua vita che lo tenevano stretto a me. Lui lentamente passò
la lingua sul mio labbro inferiore, chiedendo il permesso di entrare nella mia
bocca. Io accettai volentieri. La mia lingua giocava con la sua. Non ero mai
stata baciata così prima. Da nessuno, incluso Troy. Ora che è successo, so che
l’unica persona che voglio baciare così è Troy.
Alla fine,
avendo bisogno d’aria mi allontanai, con esitazione. I miei occhi erano assenti
e la mia mente era annebbiata. Troy si chinò un po’ e appoggiò la sua fronte
sulla mia. Quando la mia vista si schiarì guardai verso di lui e vidi che mi
stava guardando.
“Cos’era quel
‘tutto questo’ di cui parlavi, Troy?” chiesi con voce bassa e roca. Non ero
sicura che le mie corde vocali funzionassero come si deve dopo averlo baciato.
Chiuse gli
occhi e spostò la bocca sul mio collo, baciandolo delicatamente. “Qualcosa tipo
questo,” mormorò. Sussultai quando lo sentii mordicchiarmi un orecchio, per poi
succhiarlo appena. Lo sentii ridacchiare sommessamente.
“Devo sapere una
cosa, Troy,” iniziai ad allontanarmi leggermente. Lui appoggiò le mani ai lati
del mio collo e mi guardò fisso negli occhi. Non volevo porre la mia domanda.
Non volevo rovinare il momento. Volevo solo stare lì, con lui che mi toccava.
In fondo al cuore sapevo che lui era l’unico che poteva farmi sentire così. Ma
prima ancora che potessi considerare di porre la mia domanda, la campanella
suonò, segnalando la fine del pranzo. Maledizione, ci siamo baciati per così
tanto tempo? Bè, sisa come si dice, il
tempo vola quando ci si diverte.
Lui gemette con
calma. “Tienila per dopo, piccola,” mi disse e mi baciò sulle labbra dolcemente
e odiosamente piano. “Ci vediamo,” disse e uscì dallo stanzino.
La cosa non si
è risolta come avevo pianificato.
-
xoxo
-
Per il resto
della giornata fui decisamente più felice, ma non meno confusa. Troy non fece
un commento su quello che era successo nello sgabuzzino. Mi parlava appena.
Tutto quello che faceva era sorridere compiaciuto nella mia direzione.
Stronzo. Uno
che bacia bene però. Uno che bacia molto bene. Probabilmente vincerebbe una
medaglia alle Olimpiadi se baciare fosse uno sport. La medaglia d’oro.
Maledetto lui per avermi confuso ancora di più. Vorrei aver rovinato
l’atmosfera e avergli fatto la mia domanda. Allora forse in questo momento
starebbe facendo qualcosa in più che sorridermi.
Tutti chiesero
dove fossimo io e Troy durante il pranzo. Troy sorride e disse che si stava
allenando sui tiri liberi. Tiri liberi. Se quello era un tiro libero, voglio
vedere il suo dunk. Io dissi di essere andata in biblioteca, perché avevo
dimenticato di finire un compito di inglese. Avrei detto la verità se l’avesse
fatto anche lui. Ha iniziato lui!
È così
ingiusto. Come può fare come se non fosse successo niente? Probabilmente perché
aveva già baciato qualcuno a scuola. Col cazzo che non è un dongiovanni. Questo
è il motivo per cui stavo fissando in malo modo il mio armadietto. Senza
muovermi, solo fissandolo. Povero armadietto.
“Hey, Brie,”
disse qualcuno arrivando dietro di me. Sapevo che era Troy, perciò non mi
stupii quando mi passò un braccio intorno alla vita e mi baciò brevemente il
collo, per poi appoggiarsi all’armadietto vicino al mio. “Accidenti, cosa ti
avrà mai fatto quell’armadietto?” mi chiese, muovendo una mano su e giù sul mio
braccio.
Sbattei lo
sportello scocciato e mi girai verso di lui. E così mi bacia e mi tocca quando
siamo in un corridoio deserto. Ripeto questo ragazzo non è un dongiovanni? Il
mio sguardo si spostò dal mio armadietto a lui. Sembrò rabbrividire.
“Fammi
indovinare, sei incazzata?” mi chiese, muovendo la sua mano giù verso la mia,
intrecciandole insieme. Annuii. Mi mise l’altra mano sul collo e iniziò a
baciarmi completamente contro gli armadietti. “Ancora arrabbiata?” disse
sottovoce, muovendo il pollice sulla mia guancia, mi appoggiai istintivamente
alla sua mano.
Metti a fuoco
Gabriella! Scossi un attimo la testa e annuii, allontanandomi leggermente. “Si,
così questi sono gli unici momenti in cui hai intenzione di baciarmi? Quando
non c’è nessuno in giro?” chiesi, trovando la voce.
Le sue spalle
crollarono. Ah, pensava di avermi ormai. Ovviamente mi aveva sottovalutato.
Stava per rispondere quando io ricominciai a parlare.
“Io non faccio
queste cose da ‘scopamici’, Troy. Io sono il tipo di ragazza che vuole avere
una relazione. Tu puoi non essere quel tipo di ragazzo, ma io sono così. Io non
mi farò baciare da te solo negli sgabuzzini o nei corridoi deserti. O tutto o
niente con me,” dissi, facendo un passo indietro. “Prendere o lasciare,” dissi,
e me ne andai. Non aspettai la sua risposta. Avevo paura di quello che avrebbe
potuto dire. Se avesse detto di no, mi avrebbe spezzato il cuore. Se avesse
detto di si, sarei stata felice, ma spaventata che mi potesse spezzare il
cuore. Non era giusto che era qui da sole due settimane, e aveva già
conquistato il mio cuore. Nessun altro. E io non sapevo nemmeno chi avesse
conquistato il suo.
-
Troy non mi
corse dietro, dichiarandomi il suo amore eterno per me come si vede nei film.
Invece lasciò che me ne andassi. Non mentirò, un po’ faceva male.
Non davo la
colpa a lui. Questo non è un film o una fiction. Lui deve prendere una
decisione. Stare con me, vietato alle altre ragazze, solo con me; o essere
amici. Sempre se potremo esserlo. Non ne sono sicura. Io so già che il mio
cuore è nelle sue mani, di nessun altro, perciò non so se potrei essere sua
amica se dicesse di no. Farebbe troppo male. Mi distruggerebbe.
Sapevo di
dovergli dare un ultimatum, non potevo andare avanti a stare con lui di
nascosto. Sarebbe stato doloroso anche così. Meno che un suo no, ma avrebbe
comunque fatto male.
Anche se io
sono la Peyton Sawyer
tra Sharpay e Taylor, io non voglio una storia di solo sesso. Voglio dire, sono
vergine. I miei fratelli darebbero una festa se lo annunciassi pubblicamente.
Ma lo sanno già, probabilmente. Non è che mi notino molti ragazzi a scuola. Ma
sarebbero comunque felici di sentirlo.
Io volevo
tutto. Tenergli la mano in pubblico, lui che mi accompagna a lezione,
appoggiarmi a lui quando sono stanca, baciarlo ogni volta che voglio. E volevo
tutto questo con lui, Troy Bolton.
In quel momento
il mio cellulare squillò. Smisi di camminare avanti e indietro per la mia
camera e guardai chi mi stava chiamando.