Angel in disguise

di kithiara
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Destiel ambientata in un universo parallelo, con più di un accenno Sabriel…perché sì, perché mi piace.
Come dicevo è un AU in cui i personaggi potrebbero essere, per certi versi, OOC…spero poco.
La fic è ambientata in quel di New York, la scelta è stata fatta perché trovo che la città si presti più facilmente alla presenza di locali come quello in cui si svolge la storia.
Solita precisazione d’obbligo, la storia è scritta per puro scopo personale e con l’intento di divertire. Nessuno dei personaggi mi appartiene (sigh).
Se vi piace, fatemelo sapere. Grazie e buona lettura.
Ah dimenticavo! La storia è già conclusa, cosa per me più unica che rara, ma ho scelto, per comodità, di postare un capitolo alla settimana, ogni giovedì…
Chiara

 
 
ANGEL IN DISGUISE
AU Stripper!Castiel & Virgin!Dean
 
 
Capitolo1
 
Dean ancora non si capacita di come abbia fatto a finire in quella situazione.
Farsi incastrare come un idiota in una delle scommesse di Crowley. L'ennesima scommessa di Crowley.
Che poi con Crowley tutto è una scommessa, quel dannato figlio di puttana scozzese scommetterebbe pure sua madre.
Ma scommettere sulla virtù di qualcuno...beh quello gli era parso un tantino eccessivo persino per lui.
 
Dean stringe di più la presa sul volante, aggrottando le sopracciglia, in fondo è della sua virtù che stiamo parlando.
E lui aveva accettato. Tutta colpa dell'alcool si era detto, in fondo la sera prima nel suo corpo ne scorreva a fiumi.
 
Erano nel bel mezzo di una partita a poker a casa di Benny e Dean in quel momento era tutto esaltato da qualche birra di troppo e da una mano particolarmente fortunata con cui avrebbe di sicuro ripulito gli amici di un bel po' di spiccioli; così quando Crowley se n'era uscito nel silenzio generale con uno
"Scoiattolo, scommetto 200 dollari che non riesci a restare vergine dopo essere stato in un certo locale di mia conoscenza", lui aveva riso.
Tutti avevano riso, persino Sam. E avevano ammesso che poteva essere divertente, persino Sam.
Il suo irreprensibile fratellino Sammy, lo stesso che ora se ne sta silenzioso sul sedile del passeggero e non ha ancora smesso di fissare fuori dal finestrino con aria preoccupata da quando Crowley ha comunicato la loro destinazione.
 
"Dove hai detto che si trova questo locale?"
Nessuna risposta dal sedile posteriore, dove Crowley sembra piuttosto impegnato a dare a Benny lezioni di moda.
"Grizzly, sinceramente, dovresti rivedere il tuo guardaroba, non ti faranno mai entrare da nessuna parte se vai in giro vestito come uno scaricatore di porto!"
L'alzata di spalle di Benny, Dean la sente più che vederla e non può fare a meno di sorridere.
Al suo amico di quello che pensa la gente non è mai importato un bel niente, lui è più uno del tipo se ti va bene sono come mi vedi, se no te ne puoi anche andare a fare in culo.
 
Discorso diverso per Crowley che fa dell'apparire una sua priorità.
A lui piace vestire elegante, la maggior parte dei suoi soldi, tutti ovviamente guadagnati in maniere piuttosto illegali, li spende dal sarto a farsi fare un completo dopo l'altro, tutti rigorosamente scuri, che poi sfoggia in ogni tipo di occasione.
Allibratore di professione, neanche a dirlo, che si è ritrovato ad un certo punto della sua vita invischiato in non so quali affari poco chiari che gli sono quasi costati la pelle, non fosse stato per l'aiuto inaspettato di un giovane avvocato che in maniera piuttosto coraggiosa, a suo dire fin troppo avventata, gli ha salvato, è proprio il caso di dirlo, il culo.
Nome dell'avvocato, ovviamente Sam Winchester, paladino degli indifesi e...
"Si chiama Heaven. E' nell'East Side."
...a quanto pare esperto conoscitore di locali a luci rosse.
 
Lo guarda come se avesse appena parlato in una lingua sconosciuta e lui solleva gli occhi al cielo.
"Che c'è? L'ho cercato su Google Maps!" poi arrossendo appena riprende a guardare imperterrito fuori dal finestrino.
Ma l'interesse degli altri occupanti dell'abitacolo ormai è stato ridestato.
"Alce, saresti anche potuto sembrare credibile, se non fosse che io non ho mai fatto il nome del locale..."
Sam sbianca in volto e si volta per fulminarlo con lo sguardo, ricevendo in cambio un ghigno irritante.
Fosse stato per me a quel punto gli avrei già tirato un pugno in faccia.
 
Sam però, per fortuna di Crowley, non è come me.
Quindi si limita ad usare il cervello per uscire da una situazione che, diciamocelo, ha dell'imbarazzante.
"Tu hai dato l'indirizzo, io ho guardato la cartina e ho visto che a quell'indirizzo c'è solo un locale e quello è il suo nome. Tutto qui."
"Ah mio caro Alce, prima o poi anche noi due dovremo fare una bella scommessa...ma temo che con te non sarà niente di così divertente come con Scoiattolo. Vero Scoiattolo? Sei pronto a pagare?"
"Fatti fottere, Crowley."
"Anche tu mio testosteronico amico, anche tu… Perché è di questo che stiamo parlando, giusto?"
Benny a quel punto si lascia andare ad una poderosa risata, appioppando al malcapitato Crowley una sonora pacca sulle spalle.
"Piccoletto fammi capire, come fai ad essere così sicuro di vincere questa scommessa? Conosco Dee da molto più tempo di te e credimi, ho provato a traviarlo in ogni modo, ma questo ragazzo parliamone, sa essere piuttosto ostinato quando si mette in testa qualcosa."
"Cosa posso dire..." solleva le spalle in un gesto noncurante "...oggi è giovedì."
Dean si chiede che razza di senso abbia quell'affermazione, ma può giurare di aver sentito accanto a sè Sam trasalire.
 
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Il traffico di New York il giovedì sera è nè più nè meno quello degli altri giorni della settimana e cioè infernale.
Già normalmente trovare parcheggio è un'impresa, se ci si aggiunge anche il fatto che Dean non ha intenzione di parcheggiare la sua bambina dove può essere urtata barra sfregata barra maltrattata o anche solo guardata  in un modo che a lui risulta sconveniente, allora diventa un vero calvario.
Per questo i tre caballeros vengono scaricati davanti al locale, con grandi proteste da parte di Crowley che odia le file con tutto sè stesso, mentre lui e l'Impala proseguono verso strade più tranquille.
 
Solo quando è sicuro che la sua bambina starà bene, sì è vero Dean ha nei confronti della sua macchina una vera e propria ossessione, allora si allontana, non dopo averle lanciato l'ennesimo sguardo carico di affetto.
Le strade laterali sono tranquille e Dean non ha poi tutta questa fretta di arrivare al locale.
Non sa esattamente perchè, ma si sente un po' nervoso.
Beninteso, non è paura di perdere la scommessa, lui non perderà un bel nulla stasera, nè la verginità nè tantomeno 200 dollari!
E' solo che non è abituato a frequentare locali di quel tipo.
Sia chiaro, ha capito da un pezzo di giocare in una squadra diversa da quella etero, ma generalmente preferisce girare per pub e karaoke che buttare i suoi soldi in locali di striptease maschile, sì perché è di questo che si tratta, Crowley è stato piuttosto chiaro.
Stasera vi sarà costretto e non è detto che la cosa debba essere per forza spiacevole, dopotutto è intenzionato a rimanere vergine, non a farsi santo.
 
Sta ancora pensando a questo quando...
"Hai da accendere?"
Sobbalza girandosi di scatto e trovandosi davanti gli occhi più assurdamente blu che abbia mai visto.
"Woah amico! Ti sembra il caso di arrivare così alle spalle della gente? Mi hai fatto prendere un colpo."
"Scusa." risponde quello, inclinando in modo bizzarro la testa di lato.
Lo sconosciuto dai capelli scuri lo fissa con curiosità, un sorriso appena accennato sulle labbra...labbra che Dean non può fare a meno di notare, perchè diamine, sono rosee, carnose e per quanto sembrino un tantino screpolate, danno la sensazione di essere estremamente morbide.
Istintivamente si passa la lingua sulle sue di labbra e gli pare di scorgere un guizzo d'interesse negli occhi dell'altro.
Ma potrebbe anche essersi sbagliato.
 
Non riesce a distogliere lo sguardo, quel ragazzo sbucato dal nulla risulta essere decisamente appariscente, malgrado sia vestito in modo piuttosto ordinario, con un completo scuro dal taglio classico e uno stropicciato e banale trench beige.
Ma la cravatta...oddio…quella cravatta non può che essere stata messa lì proprio per attirare l'attenzione. Sapientemente anche, visto che si intona perfettamente al colore dei suoi occhi.
E il fatto che sia allentata e la camicia aperta lasci intravedere un lembo di pelle chiara, beh nemmeno quello è di aiuto per la sua sanità mentale.
Come non lo sono quei capelli scuri, che sembrano non avere una piega, ma se ne stanno ritti sulla sua testa come se avesse appena finito di fare a cuscinate.
Poi parliamone…non capisce per quale motivo debba stargli così vicino.
Sul serio, non che la cosa lo infastidisca, ma santo cielo...spazio personale amico!
Dean deglutisce un po' a fatica e nuovamente vede lo sguardo dell'altro accendersi d'interesse, mentre segue il movimento del suo pomo d'Adamo.
 
Nel silenzio imbarazzato che segue, la voce roca dello sconosciuto lo avvolge, mandandogli un brivido lungo la schiena.
"Quindi, hai da accendere?" chiede malizioso
"Non fumo".
Ma bravo...e un bel chissene frega non ce lo vogliamo mettere?
Non fumi ok...e allora che te ne fai di quell'accendino nella tasca della giacca di pelle, se non ti serve per provarci con l'uomo più sexy che tu abbia mai visto?
"Però magari posso accenderti..." farfuglia sentendosi un vero idiota.
Quello gli lancia un altro dei suoi sguardi profondi ed incredibilmente blu.
"Non ne dubito..." sussurra e il tono della sua voce è così roco da mandare scariche di adrenalina alle sue parti basse.
Poi vedendo la sua mano a mezz'aria, l'accendino acceso fra le dita
"Oh...la sigaretta, certo." aggiunge con un sorriso sghembo
Ok, non ha davvero colto un doppio senso in quello che ha appena detto, vero?
 
Lo sconosciuto si avvicina se possibile ancora di più, Dean sente il suo fiato caldo sfiorargli il collo, i suoi occhi lo inchiodano.
Poi quello si inumidisce le labbra, prende la sigaretta che aveva in mano e la porta alla bocca.
Come in trance Dean vi avvicina la fiamma, lasciando che il tabacco prenda fuoco e le sue guance con lui.
L’altro segue il tragitto della sua mano con lo sguardo, come una lenta carezza che risale lungo il polso, su per il braccio, la spalla, il collo, si sofferma un po' più a lungo sulla sua bocca e si inchioda di nuovo nei suoi occhi.
Poi si allontana di qualche passo e Dean finalmente riprende a respirare.
Nemmeno si era accorto di averne perso la facoltà.
 
"Amico, te l'hanno mai detto che sei strano forte?" la sua voce esce fuori più stridula di quanto vorrebbe.
Il suo sorriso si fa più accentuato, mettendo in mostra i denti candidi, mentre soffia fuori una nuvola di fumo.
"Tra le altre cose."
 
Decisamente Dean inizia a sentirsi a disagio…eppure non è che abbia proprio voglia di andarsene.
C’è questa cosa dentro di lui, a cui non riesce a dare un nome, che gli fa desiderare di saperne di più di quest'uomo…del suo assurdo soprabito beige, che fa tanto impiegato di banca, della sua cravatta capace di provocargli ogni tipo di pensiero indecente, salvo poi farlo sentire veramente in colpa quando immagina che potrebbe avergliela regalata sua moglie o chissà, magari sua figlia piccola.
Vorrebbe sapere da dove vengono quegli occhi così decisamente troppo blu da sembrare quasi inumani, sì perché quando li ha visti non ha potuto fare a meno di pensare allo sguardo degli Estranei di quella maledetta serie tv che Sammy l’ha costretto a guardare e a causa della quale fa da mesi orribili incubi.
Solo che da adesso in avanti non è più così sicuro che saranno incubi, perché il colore di quegli occhi ha acquistato tutto un altro sapore.
Vorrebbe chiedergli come si chiama, in modo da poter avere un nome da assaporare sulla lingua nelle notti a seguire quando…beh quando…sì insomma…avete capito.
Ed è sicuro che anche il suo nome avrebbe qualcosa di speciale, come quella maledetta cravatta che diciamocelo, rende il suo collo uno spettacolo decisamente pornografico.
Ok sta di nuovo pensando alla cravatta, deve smetterla. Basta, smettere subito.
 
“Ehm…sei di queste parti?” chiede per spezzare quel silenzio che a quanto pare fa sentire in imbarazzo solo lui.
“Può essere.” risponde quello, la sigaretta che si sta lentamente consumando fra le dita che…oddio che dita lunghe che ha…sono mani da pianista le sue e diavolo, Dean ha sempre avuto un kink per le dita da pianista.
E di nuovo la sua mente sta volando altrove, quindi si morde la lingua, si schiarisce la voce e
“Sei di ritorno dal lavoro?” dice realizzando però solo in quel momento che un impiegato di banca avrebbe quantomeno una valigetta con sé, ma può sempre averla lasciata in macchina per quanto ne sa e in fondo la cosa non è che sia poi così importante dopotutto.
“Non direi.”
“Certo non si può dire che tu sia un tipo che spreca parole…” dice lasciandosi sfuggire una risatina leggermente isterica.
Silenzio. Solo gli occhi dell’altro che non smettono di fissarlo come se se lo volesse mangiare.
“Ad ogni modo, il mio nome è Dean.”
“Dean.” ripete solo e il suo nome che esce da quella bocca è quanto di più eccitante Dean abbia mai sentito. Insomma, c’è racchiuso tutto un mondo in quelle sillabe dannazione!
E no, Dean adesso non sta provando l’impulso di baciarlo.
Non lo sta nemmeno valutando no, perché per quanto ne sa questo tizio potrebbe essere assolutamente etero (o andiamo, sul serio??) e potrebbe non prendere bene quel tipo di aggressione.
Quindi deglutisce ripetutamente a vuoto e cerca di non pensare ai suoi pantaloni che sembrano improvvisamente di una taglia più piccola.
“Già…e tu sei?” chiede con voce rotta
“Tu chi vuoi che io sia?”
 
Cosa? Ok questo è troppo…forse è decisamente ora di andarsene.
E poi i ragazzi lo stanno aspettando.
 
Il mio angelo
 
No, questo assurdo pensiero non può davvero essergli passato per la testa…e comunque è un pensiero così folle che resterà assolutamente tale.
Quello però lo fissa, socchiude gli occhi e inclina ancora la testa di lato, come in ascolto di qualcosa, in quella posa buffa, ma anche dannatamente sexy che Dean identifica già come la sua posa. E per un attimo Dean è convinto che lui abbia capito, che l’abbia sentito pensare.
 
Poi improvvisamente una porta si apre dall’edificio lì accanto ed un tipo sbuca fuori nel vicolo.
“Ehi fratello…hai fatto? Siamo in ritardo.”
Poi vedendo che l’altro non è solo, si avvicina sorridendo.
 
Fratello?
Dean rimane un attimo imbambolato a guardare dall’uno all’altro.
Non si assomigliano per niente, se non per il fatto che sono entrambi decisamente attraenti.
Il nuovo arrivato è chiaramente più giovane del fratello, ha un po’ la faccia da schiaffi, ma sembra essere simpatico e ha due ridenti occhi di colore indefinito…sembrano marroni, ma a tratti acquistano dei riflessi dorati.
Si vede che gli occhi strani sono di famiglia.
 
“Gabriel, questo è Dean.” lo presenta lo sconosciuto, pronunciando il suo nome come se lo stesse accarezzando.
“Dean lui è mio fratello, Gabriel.”
Dean fa un cenno col capo al nuovo arrivato, sentendosi però tremendamente frustrato, perchè diciamocelo, a lui non frega nulla di sapere il suo nome, piuttosto quello di suo fratello ecco…
“Ciao Dean.” Poi un lampo di curiosità passa in quegli occhi irriverenti e divertiti.
“Aspetta un attimo…non dirmi che tu sei quel Dean? Dean, il fratello di Sam?” chiede con interesse
“Come…? Tu conosci Sam?”
 
I due fratelli si scambiano uno sguardo complice, mentre il minore borbotta fra sé e sé un mi sembrava che avessi un viso familiare mentre non gli toglie gli occhi di dosso.
“Oh sì che lo conosco…” dice poi rivolto a lui, il sorriso che si allarga sul suo viso “…lo conosco piuttosto bene in effetti.”
La confusione si dipinge sul volto di Dean, ma l’altro non pare farci caso e continua.
“Qual buon vento ti porta qui, Dean?”
“Io…noi…siamo con degli amici. Dobbiamo andare in non so quale club qui vicino. Mi pare si chiami Heaven.”
I due si scambiano un altro sguardo.
“Ovvio…oggi è giovedì.” sussurra Gabriel con un sorriso impertinente sulle labbra sottili.
E Dean ancora una volta si trova a chiedersi cosa ci sia di sensato in quell’affermazione.
Fa per chiedere spiegazioni, ma l’altro se ne sta già andando, come se si fosse ricordato improvvisamente di avere un impegno.
“Allora suppongo che vedrò Sam molto presto…” conclude, mentre agita una mano in segno di saluto.
“E’ stato un piacere, Dean.” Poi rivolto al fratello
“Cassie vedi di sbrigarti, lo sai che a Balthazar non piace aspettare.” Il moro annuisce, gettando il mozzicone della sigaretta a terra e spegnendolo con il tacco della scarpa.
 
Poi riporta il suo sguardo su Dean che sembra essere ancora sovrappensiero.
 
Cassie? Quindi è questo il suo nome? Magari è il diminutivo di qualcosa…magari si chiama Cass.
Wow…deve ammettere che suona bene…Cass…Cass…riesce ad immaginarsi perfettamente mentre se lo lascia scivolare fuori dalle labbra al culmine del piacere.
“Cass.” Senza accorgersene l’ha pronunciato ad alta voce e il ragazzo davanti a lui ora lo sta fissando con maggior intensità, i suoi occhi sono diventati più scuri, le iridi blu inghiottite quasi completamente dalle pupille nere.
Dean crede per un attimo di scorgere in quegli occhi la stessa brama di un felino che agguanta la preda.
 
Poi Cass distoglie lo sguardo e lui si sente improvvisamente svuotato.
“Penso che sia ora che tu vada, Dean.”
Si allontana verso la porta da cui è sparito il fratello, la apre e senza più voltarsi aggiunge
“Comunque il mio nome è Castiel.”
Dopo di chè la porta si chiude dietro di lui, lasciando Dean a bocca aperta a fare i conti coi battiti impazziti del suo cuore.
 
 
 
 
 
 
Il primo capitolo è finito, spero che vi sia piaciuto, ma ci tenevo a fare una precisazione…come avrete notato ho fatto una scelta di stile particolare, affibbiando al buon Castiel il diminutivo Cass e non Cas.
So che c’è una vera e propria lotta in atto su chi preferisce usare uno piuttosto che l’altro, ma io sono dell’idea che l’unico a poter decidere quale debba essere il diminutivo di Castiel sia la persona che più di tutte ama chiamarlo…e cioè Dean.
Solo lui può avere l’ultima voce in capitolo e siccome Dean (per colpa anche del buon Jensen e della voce da stupro che si ritrova) calca sempre sulla esse finale, mi sono fatta l’idea che di esse lì in fondo ce ne siano ben più di due…per comodità però ho optato per un paio.
Questo è quanto, spero che non me ne vorrete.
Ciao
Chiara

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo2
 
Quando Castiel arriva, la porta dell’ufficio privato di Balthazar è socchiusa e suo fratello non lo ha sentito arrivare, quindi bussa.
Toc toc
“Avanti.” gli risponde senza nemmeno alzare la testa dai fogli che ha davanti a sé.
“Balthazar, mi hai fatto chiamare?”
“Oh Cassie! Il mio fratellino superstar. Vieni, entra.”
Si alza e gli va incontro, un sorriso aperto sul viso un po’ segnato da pensieri e preoccupazioni.
Indossa l’immancabile giacca di pelle nera su una maglia con profonda scollatura a V che lo fa sorridere.
Non sa perché, ma il fratello deve sempre trovare il modo di farsi notare.
Come se non bastasse quel suo fin troppo marcato accento francese, frutto di anni di studi atti a rimorchiare donne, più che di veri e propri geni europei.
 
Gli avvolge le spalle con un braccio, guidandolo verso una delle poltroncine che sono nella stanza, dopo di chè gli fa cenno di sedersi e si appoggia alla scrivania di fronte a lui, incrociando le mani e portandosele alle labbra pensieroso.
Sembra voler ponderare bene le parole.
Castiel trova questa cosa piuttosto irritante, perché Balthazar che non trova le parole vuol dire solo una cosa…problemi.
“Quindi?” cerca di sollecitarlo
“Ecco…vedi Cassie…ho questo problema.”
Appunto.
“C’è questo tizio…una specie di amico diciamo, che mi ha chiesto un…favore.”
Castiel si appoggia meglio allo schienale della sedia, non gli piace per niente il modo in cui suo fratello lo sta guardando, come se fosse dispiaciuto.
“Lui vuole…uno spettacolo privato.”
Castiel sente lo stomaco contrarsi.
“Balthazar, sai benissimo che non faccio più spettacoli privati dopo che…”
“Lo so, lo so Cassie…” lo interrompe quello, passandosi poi le mani fra i corti capelli biondi con aria preoccupata. “E’ solo che…non so se posso dirgli di no.”
A Castiel non serve molto per fare due più due.
“Gli devi dei soldi.”
“Parecchi...in effetti.”
“Balthazar, io…”
“Ti prego Cassie…ho le mani legate, lo sai che non te lo chiederei se non fossi veramente con l’acqua alla gola.”
 
Castiel sente il sudore colargli fastidioso lungo la schiena e il ricordo di un passato non troppo lontano farsi più vivo e doloroso.
E contemporaneamente guarda negli occhi azzurri del fratello, occhi così simili ai suoi, occhi in cui legge lo stesso dolore consapevole, misto ad un velo di impotenza e rassegnazione.
In quel momento prende la sua decisione.
“Ammesso che io decida di accettare…tu mi garantisci che questo tipo non è…pericoloso?”
“Oh grazie Cassie!” sollievo sul suo volto.
“Non ho detto che lo farò…voglio…voglio prima vedere il cliente, poi deciderò se farlo o meno, intesi?”
Vede lo smarrimento sul suo viso.
“Vedrò quello che posso fare Cassie…ma lui mi ha detto che è per un suo amico lo spettacolo, non per sé.”
“Per un suo…amico? Ma che razza di pervertito è questo tizio?”
“Di quelli scomodi, credimi. Comunque non preoccuparti, ho già allertato Uriel, ti terrà d’occhio lui.”
“Già…come l’altra volta…” dice sarcastico, guadagnandosi un’occhiataccia.
“Cassie non preoccuparti, stasera andrà tutto bene.”
“Come sarebbe stasera? Questa cosa è per stasera…e tu me lo dici solo ora?”
“Non sapevo come chiedertelo…mi spiace.”
Ti dispiacerà molto di più se le cose dovessero andare male commenta fra sé e sé.
“E come la metti col mio spettacolo?” aggiunge poi rivolto al fratello
“Non è stato facile, ma ho trovato qualcuno che può sostituirti.”
“Chi?”
“Raphael. Certo lui non è alla tua altezza, ma è stato l’unico ad accettare con così poco preavviso.”
“E ti pareva.” Commenta ironico
“Perché non l’hai chiesto a Gabriel?” domanda poi
“Lo sai…è giovedì. E Gabriel è impegnato col suo spettacolo privato, come ogni giovedì.”
“Ah già…” sorride fra sé pensando a quanto il fratellino prenda a cuore quel suo lavoro.
“Comunque…ho detto che non avrei accettato prima di vedere il cliente, quindi…”
“Oh certo…certo! Dalle telecamere dovremmo riuscire a vederlo…mi hanno detto che è già arrivato.”
 
I monitor delle telecamere inquadrano scene di ogni genere, gente che aspetta il suo turno all’ingresso, mentre lascia giacche e soprabiti al guardaroba, mentre sorseggia un drink al bar e persino mentre attende di entrare al bagno.
In mezzo a quei volti, Balthazar indica un ometto di mezza età, la barba ben curata e un cappotto nero su cui spicca una vistosa cravatta rossa. Ha l’aria scaltra e il suo portamento, più che la sua stazza, lo definiscono come…molesto. Insomma, uno di quei tipi che, a pelle, Castiel evita come la peste.
Accanto a lui due uomini.
Uno è grande e grosso come un orso, indossa un singolare cappello da marinaio e ha mani grandi come badili.
Un brivido corre lungo la schiena di Castiel, se fosse quello l’amico bè le cose potrebbero rivelarsi un po’ rudi.
Ma Castiel si ritiene una persona che sa andare oltre l’apparenza e guardando meglio, forse quelli sotto la visiera sono occhi amichevoli dopotutto e il sorriso è un sorriso aperto, sincero.
Quindi forse, in fin dei conti, potrebbe non essergli andata così male.
 
Poi però Balthazar indica, con un dito sullo schermo, l’immagine dell’uomo di spalle e il cuore di Castiel perde un colpo.
Alto, spalle larghe, giacca di pelle marrone, una zazzera di corti capelli biondi e un sedere che, Castiel potrebbe giurarlo, gli ricorda qualcosa…qualcuno.
Il biondo continua a dare le spalle alla telecamera, mentre parlotta con l’uomo orso davanti a lui, sembrano piuttosto in confidenza visto come si scambiano pacche sulle spalle a vicenda.
Castiel è incuriosito e in qualche modo sente di provare una sorta d’invidia per tutta quell’intimità fra i due uomini, anche se non se ne spiega il motivo.
Poi l’uomo di spalle finalmente si volta e a quel punto il cuore di Castiel fa direttamente un triplo salto mortale con avvitamento sul posto, perché forse potrà non ricordarsi dove ha visto quel sedere prima d’ora, ma è praticamente certo che quelle labbra e soprattutto quegli occhi, verdi come foglie d’autunno, non potrà mai toglierseli dalla testa.
Sono marchiati a fuoco nella sua mente fin dal momento in cui li ha visti per la prima volta, per la verità solo un’ora prima, anche se potrebbe giurare di averli sognati da sempre.
L’uomo dell’immagine, l’uomo che Balthazar gli ha indicato, è il ragazzo del vicolo.
Dean.
 
“Dì a quel tipo che accetto.” sono le uniche parole che rivolge ad uno stranito Balthazar, prima di uscire a grandi passi dall’ufficio.
 
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Sarà difficile squagliarsela senza che gli altri lo vedano.
E’ questo l’unico pensiero che passa per la testa di Sam da quando sono entrati nel locale.
Questo, mentre vede Crowley rifilare venti dollari al buttafuori che li ha fatti passare davanti alle decine di persone in coda all’ingresso.
Questo, mentre lo vede fare un cenno verso una figura all’altro capo della sala mentre gli indica, senza apparente motivo, Dean.
Sam vede tutto ciò, ma la sola cosa a cui riesce a pensare è a come defilarsi senza essere visto.
 
Odia Crowley per averlo messo in quella situazione.
Lo odia perché lui è a conoscenza della sua debolezza.
Lo odia perché lui semplicemente sa.
Tutti sanno. Tutti eccetto Dean.
Dean non sa. Dean non deve sapere.
Perché Dean non capirebbe. No, peggio, Dean non approverebbe.
Perché Dean ha avuto una madre, una madre che lo ha amato, una madre che gli ha raccontato favole della buonanotte. Favole che parlavano di angeli, il cui unico compito era vegliare sugli uomini. Vegliare su Dean.
Un angelo tutto suo.
E Dean c’ha creduto e col tempo, per sua stessa ammissione, è arrivato a convincersi che quello che sua madre veramente intendeva, era che probabilmente, da qualche parte, una persona speciale aspettava solo lui.
E così ha deciso che a quella persona e solo a quella, avrebbe dato tutto sé stesso.
 
Ma Sam non ha avuto una madre.
Non ha avuto quel tipo di amore. Non ha avuto favole, né angeli.
Lui ha avuto Dean.
E questo non significa che Dean non sia abbastanza no, al contrario.
Dean è tutto.
E’ padre, madre, fratello, amico, confidente.
Dean è insegnante, giudice e boia della vita di Sam.
E Dean non approverebbe, punto. E’ così semplice.
Non approverebbe Sam.
 
Sam che ha scelto di non aspettare, di provare, di sperimentare ogni cosa…ogni persona.
Fino a quel momento di tre mesi prima…fino alla prima volta in cui per caso ha messo piede all’Heaven.
Fino all’istante in cui i suoi occhi si sono posati su di lui.
Lui.
L’unico motivo per cui Sam è lì ogni giovedì che Dio manda in terra.
E Dio solo sa se Sam non vorrebbe che ogni giorno fosse giovedì.
Per vedere quel volto amato, per bearsi di ogni suo sorriso irriverente, di ogni suo sguardo dorato, di ogni tocco a lungo desiderato.
 
“Ciao straniero, aspetti qualcuno?”
Quella voce fa saltare un battito del cuore di Sam.
“Gabriel…” si gira incrociando lo sguardo divertito del biondino
“Allora sei fortunato, si dà il caso che quello sia proprio il mio nome.”
“Che ci fai qui? Dovevamo vederci direttamente nel privè!” gli sussurra agitato
“Rilassati mio dolce marshmallow, non è colpa mia se non potevo aspettare di vederti cinque minuti di più. Lo sai che effetto mi fai.” dice allungando una mano fino a sfiorargli delicatamente un braccio.
Sam socchiude gli occhi inspirando a fondo perché sì, sa vagamente che effetto fa…lo prova ogni singolo secondo di ogni singolo giorno, fino allo sfinimento.
 
Ma dietro di lui ci sono suo fratello e i suoi amici.
E c’è Crowley, che non aspetta altro che di smascherarlo, quel piccolo bastardo mangia haggis.
A volte si chiede perché si sia ostinato così tanto per salvargli il culo.
Avrebbe dovuto lasciarlo marcire in galera, perché diamine, avrebbe dovuto saperlo che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
E Crowley, Sam lo sa benissimo, continua ad avere i suoi affari.
In più adesso si diverte con questo gioco delle scommesse…Sam ancora non si capacita di come Dean ci sia potuto cascare.
Ma si sa, quando si tratta di Crowley, Dean non sa essere del tutto obiettivo.
 
L’impressione che Sam ha sempre avuto e Sam difficilmente in quelle cose sbaglia, è che malgrado Dean sostenga di non sopportarlo, in realtà trovi Crowley interessante.
Non che possa definirli amici, il loro rapporto è ben lungi dall’essere come quello che Dean ha con Benny, che lo conosce e sopporta dal liceo, ma più di una volta è sicuro di averli sentiti parlottare di cose…serie.
 
In effetti è proprio strano…non parlavano di sesso, musica, cibo.
Parlavano di amore, amicizia…famiglia.
O almeno era Dean a parlarne, ma è certo che Crowley lo stesse ascoltando più che attentamente…si potrebbe quasi dire che stesse pendendo dalle sue labbra.
Quindi è piuttosto sicuro che ora fra quei due ci sia una sorta di legame.
Allora per quale motivo Crowley si è messo in testa questa cosa di farlo perdere la verginità?
Oddio, solo a dire quella parola si sente inadeguato, blasfemo quasi.
 
Per un attimo il cervello ben allenato di Sam sembra poter arrivare alla banale soluzione del caso, poi però sente Gabriel dire “E poi…potevo forse perdermi la tua faccia in questo momento?” proprio un attimo prima di sporgersi dietro di lui per salutare qualcuno.
Qualcuno che…
“Ehi, tutto bene Sammy?” gli chiede la voce protettiva del fratello maggiore.
Cazzo.
La sorpresa di Sam però aumenta quando Gabriel gli risponde
“Ciao Dean, che piacere rivederti.”
 
Vede lo smarrimento negli occhi del fratello, la bocca che si apre in un’espressione sorpresa, ma non sa dargli un significato coerente, perché improvvisamente si sente tradito.
Perché diavolo Dean conosce Gabriel? Il suo Gabriel.
Perché è un piacere rivederlo? Rivederlo come? Rivederlo dopo quanto?
E perché ora Dean ha quel sorriso imbarazzato che…oddio la sua faccia è di tutti i colori, Sam lo può vedere anche nella penombra del locale, perché quando arrossisce le lentiggini che ha sul viso quasi si illuminano.
Dean è imbarazzato, quindi Dean è colpevole. Di qualcosa.
 
Sam però non vuole più nemmeno pensare a cosa, vuole solo andarsene e smaltire quella rabbia sorda che gli è montata dentro.
Ha già una mezza idea di come fare, deve solo allungare la mano.
E lo fa, allunga la mano…afferra quella del suo angelo e se lo porta via senza guardare in faccia nessuno.
“Scusateci, noi dobbiamo andare…ora.” ordina imperativo, mentre uno stupefatto Gabriel lo segue accondiscendente.
 
Non si volta indietro, ma può immaginare le sopracciglia del fratello accigliarsi interrogative mentre guarda il suo fratellino sparire dietro una porta con uno stripper in abiti dorati.




 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Eccoci al terzo capitolo, sono felice che la storia stia piacendo e spero che questo capitolo non deluda le aspettative e accontenti un po’ tutti (amanti della Sabriel, in fondo a tutto trovate un pensierino per voi).
Ricordo che la storia ha un rating arancione e non rosso, questo perché, malgrado io adori le scene hot, non sono il massimo a scriverle…chiedo perdono e spero che apprezzerete comunque.
A presto e grazie ancora a chi segue, legge, recensisce o anche solo passa di qui.
Chiara

 
 
 
Capitolo3
 
Dean Winchester è sorpreso.
Non solo quel locale gli piace, ma sono lì dentro già da un po’ e lui non si è ancora lamentato né della musica che, malgrado non sia nelle sue corde, almeno ha un volume accettabile, né delle luci che sono piacevolmente soffuse e non impediscono la vista.
Per di più ha scoperto con piacere che il bar è veramente ben fornito e che la ragazza dietro al bancone, con la quale Benny sta flirtando ormai spudoratamente, sembra essere piuttosto simpatica.
Tutto questo senza contare che, ovunque si giri, dalla sua posizione privilegiata al bancone del bar, vede ballerini in abiti succinti che con movenze a dir poco ipnotiche e provocanti giocano a catturare l’attenzione del pubblico.
La sua attenzione.
Sì, potrebbe giurare di aver visto uno o due di quei ballerini lanciare verso di lui sguardi ammiccanti, a cui lui potrebbe, solo potrebbe, aver risposto con un accenno di interesse.
Ma tutto qui.
Nulla di speciale, nessuno che abbia veramente attirato la sua attenzione.
Nessun paio di occhi blu magnetici, nessun trench beige svolazzante, nessuna cravatta provocante, nessuno come…Castiel.
 
“Ehi fratello, cos’è quella faccia, sembra che ti abbiano rigato la macchina!” gli chiede Benny ridendo.
Dean sorride all’amico su di giri.
A quanto pare la ragazza, che ha scoperto chiamarsi Anna, pare ricambiare il suo interesse.
Si sono già accordati per vedersi alla fine del suo turno.
E’ piuttosto certo che Benny l’abbia conquistata quando le ha detto che lei è l’unica persona veramente interessante del locale. Banale forse, ma sempre d’effetto.
Dean gli sorride, ammettendo fra sé che sì, forse è un po’ invidioso dell’amico e del suo programma per la serata.
 
“Perché non fai come tuo fratello? Mi è parso che lui si divertisse parecchio.” aggiunge Benny ammiccando
Dean corruga la fronte ripensando al comportamento di Sam di poco prima, al modo in cui se n’è andato con quel tipo…quel Gabriel.
Lasciamo stare il fatto che Dean non si aspettava di rivedere quel tipo proprio lì ed è rimasto quindi impalato senza dire una parola.
Lasciamo stare anche il fatto che ok Sam e quel tipo si conoscevano effettivamente, ma ehi lui micca può conoscere tutti gli amici di suo fratello!
Quello che continua a tormentarlo invece è quella sensazione fastidiosa che si chiama Sam mi ha mentito.
 
Sam gli aveva mentito. Perché? Perché non dirgli semplicemente che lui conosceva quel locale? Che lui frequentava quel locale.
E’ certo che il problema sia tutto lì, Sam non voleva che lui sapesse.
 
“Tu lo sapevi?” chiede quindi, rivolto all’amico
“Di Sam?” Benny non finge nemmeno di non sapere di cosa Dean stia parlando “Sì, lo sapevo.”
“Perché non me l’hai detto?”
“Perché erano affari suoi.” risponde facendo spallucce
“Ma quindi…lui e quel tipo…insomma, loro si frequentano?”
“Dee, mi hai preso per la sua balia? Non ho la più pallida idea di cosa faccia tuo fratello con quel tipo…grazie a Dio aggiungerei. Sam è adulto e vaccinato ed è anche piuttosto intelligente, quindi immagino che sappia quello che sta facendo.”
“E’ mio fratello Benny! E io nemmeno sapevo che lui…”
“Che cosa, che giocasse nella tua stessa squadra?”
 
Non si può certo dire che Benny non sia un tipo diretto.
 
“Non penso che questo faccia una gran differenza, non ti pare?” continua guardandolo serio “Almeno per me è così. Siete miei amici, a voi piacciono gli uomini, a me piacciono le donne, punto. Se non altro so che quando sono fuori con voi non devo preoccuparmi che mi soffiate le ragazze…sai, visto che siete entrambi comunque più belli di me.” aggiunge ridacchiando e rifilandogli un’amichevole pacca sulla spalla.
“Gli parlerai e lui ti spiegherà. E sarete fratelli come prima, forse più di prima.” conclude scolandosi l’ennesimo bicchierino, ringraziando Anna che glielo ha messo davanti e facendole poi un occhiolino complice.
 
E la faccenda è così liquidata.
Almeno per Benny. E comunque lì ci sono solo loro, visto che anche Crowley è sparito chissà dove, non che Dean abbia seriamente pensato di chiedere consiglio a lui sul comportamento di Sam.
Probabilmente sarebbe inutile. Anzi, per quanto ne sa, non è da escludere che anche Crowley sia già a conoscenza delle preferenze sessuali del suo fratellino.
 
Comunque Dean non ha poi tutta questa voglia di continuare a pensare al suo fratellino che se la spassa con quel tipo, c’è un altro pensiero che lo sta attanagliando da quando ha visto Gabriel con Sam…e ovviamente ha a che fare con Castiel.
O per meglio dire sono tutta una serie di immagini, una più imbarazzante dell’altra, a farsi largo nella sua mente, perché diciamocelo…se Gabriel è uno stripper (e chiaramente lo è, a meno che vestirsi di lustrini dorati per lui sia normale), perché non potrebbe esserlo anche Cass?
Insomma, Dean ricorda bene le occhiate e il tono malizioso che aveva usato il moro…nel vicolo lì fuori Dean si era sentito in qualche modo corteggiato, no…circuito e poi insomma, le risposte così evasive, le occhiate intense e quel modo di fare decisamente ambiguo.
 
Tu chi vuoi che io sia?
 
Un brivido di qualcosa di molto simile all’eccitazione gli scorre lungo la schiena, mentre ripensa alle parole del ragazzo, che improvvisamente sembrano aver acquistato tutto un nuovo significato.
Scuote la testa, come se bastasse quello a togliergli di mente quel pensiero.
 
No basta, deve smetterla di farsi strani viaggi mentali…piuttosto deve mettere in ordine tutti i fatti: per quanto ne sa lui, Castiel potrebbe essere un impiegato di banca, sposato e con figli. Con il vizio del fumo, un corpo da urlo, due occhi capaci di farti infartare e un fratello di nome Gabriel che fa lo stripper…e che magari era venuto solo a salutare.
Micca tutti quelli che hanno un fratello che si spoglia devono essere a loro volta stripper, giusto? E’ come se uno avesse il fratello postino e lui pure dovesse per forza consegnare pacchi.
Non ha senso e…ok adesso si sente decisamente un idiota e ha pure questa fastidiosa sensazione di stare arrampicandosi sugli specchi.
E comunque Dean lo sapeva cosa doveva fare lì Cass, doveva parlare con un certo Balthazar a cui, a quanto pareva, non piaceva aspettare. Ecco, bravo Dean, fatti.
Certo però che l’idea di un Castiel disinibito e lascivo è decisamente più affascinante…
 
“Terra chiama scoiattolo, rispondi scoiattolo!”
Crowley.
“Guarda che ti ho sentito.” Risponde sbuffando all’indirizzo dello scozzese.
“Scusa Dorothy, ma sembravi persa in un mondo tutto tuo. Hai già addocchiato qualcosa di tuo gradimento qui a Oz?”
Nemmeno si prende la briga di rispondergli, ma quello pare non farci caso e continua a ghignare.
“Vieni con me, c’è una persona che devi conoscere.” Afferma in tono mellifluo
E così dicendo lo prende a braccetto (seriamente? A braccetto?) e lo sospinge verso la porta dietro la quale è sparito Sam poco prima. Porta su cui spicca una targhetta che recita PRIVE’.
 
Dean non fa nemmeno in tempo a chiedersi cosa cazzo stia succedendo che si ritrova solo, in una stanza semibuia, con la porta alle sue spalle sprangata. Di Crowley nemmeno l’ombra.
Ricorda solo di averlo sentito sibilare un mi ringrazierai dopo fra i denti mentre lo sospingeva nella stanza.
Sta ancora maledicendolo in tutti i modi che conosce, quando una voce alle sue spalle lo fa letteralmente paralizzare sul posto.
 
“Ciao, Dean.”
 
Dean è certo di essere sbiancato, almeno per un secondo, perché tutto d’un tratto sente troppo caldo alla faccia, come se tutto il sangue fosse rifluito di colpo sulle sue guance e su fino alle orecchie al suono di quella voce roca e graffiante e al modo in cui ha pronunciato il suo nome.
Si volta, le gambe leggermente instabili, le pulsazioni accelerate e davanti a sé, in tutta la disarmante sensualità del suo trenchcoat e della sua cravatta blu c’è lui…Castiel.
“Ti stavo aspettando.”
E a quel punto il cervello di Dean va definitivamente in blackout.
 
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La stanza, che fino ad un attimo prima risuonava di ansimi e gemiti, ora è silenziosa.
Nessuna musica di sottofondo, solo silenzio.
Silenzio e il leggero sbuffare del giovane che gli dorme accanto sdraiato sullo stomaco, la cascata di morbidi capelli scuri a coprirgli il viso, le braccia muscolose allacciate mollemente intorno al cuscino, il lenzuolo che copre a malapena la curva delle natiche sode, lasciando scoperte le lunghe gambe di quel suo gigante bambino.
 
Seduto con la schiena appoggiata alla testata del letto, Gabriel non riesce a trattenere un sorriso compiaciuto.
Quello che ha con Sam è in assoluto il rapporto più appagante che abbia mai avuto in vita sua e non solo per la loro intesa dal punto di vista erotico, ma anche per tutta la marea di emozioni che stando con lui riesce a provare.
Sam lo fa divertire, ma allo stesso tempo lo intenerisce e cosa ancora più apprezzabile, lo fa sentire importante.
E l’ego di Gabriel non può che essergliene riconoscente.
 
Quando lo ha conosciuto gli è sembrato inizialmente solo un cucciolo spaventato, così goffo e impacciato, messo davanti ad una situazione a prima vista più grande di lui.
Era lì quasi per caso, gli aveva detto, per fare esperienza.
E Gabriel di esperienza gliene aveva fatta decisamente fare.
Si era sentito un po’ come una nave scuola per dire la verità, guidando quel giovane e adorabile novellino alla scoperta del suo primo rapporto omoerotico.
Ed era stato tutto una piacevole sorpresa…per entrambi.
Sì perchè l’inesperienza, Sam la compensava assolutamente con la curiosità, la passione e quella certa dose di spregiudicata intraprendenza che apparentemente non gli si sarebbe attribuita.
 
Certo c’erano arrivati col tempo.
All’inizio Gabriel ci era andato piano, partendo con il più classico e innocuo degli spettacoli privati dove certo si spogliava, ma nei quali generalmente non ammetteva altro, né baci, né carezze di nessun genere.
Uno spettacolo come tanti, per un cliente come tanti. Questo era quello che si era detto.
Peccato però che quel ragazzo gli fosse piaciuto da subito, il modo in cui gli aveva sorriso, il modo in cui i suoi dolci occhi verdi lo avevano seguito con timore reverenziale per tutto il tempo, quasi beandosi di ogni movimento e quelle grandi mani che sfregavano nervose contro la stoffa dei jeans…si era sentito lusingato, eccitato anche e la bocca dello stomaco non aveva smesso per un attimo di dolergli per colpa di quella sensazione di calore che l’aveva pervasa.
 
Malgrado le sue convinzioni, si era ritrovato a desiderare di posare le labbra su quelle del giovane, così piene e invitanti. Lo aveva visto martoriarsele tutto il tempo con i denti, premendole fra loro nel vano tentativo di non emettere un suono, mentre cercava di nascondere l’eccitazione che gli stava montando dentro.
E alla fine non ce l’aveva più fatta.
Quando lo spettacolo era volto al termine e il ragazzo stava per andarsene, ringraziandolo, lui gli si era avvicinato e sempre guardandolo negli occhi, lo aveva attirato a sé per il bavero della giacca e aveva fatto combaciare le loro bocche in un bacio leggero.
Poi aveva sorriso davanti alla sua espressione smarrita e gli aveva semplicemente detto ‘Ci vediamo giovedì prossimo ’.
 
Quello era stato l’inizio dei loro giovedì.
Ed era stato tutto un crescendo di emozioni, sensazioni e desideri.
Che Gabriel suscitava e che Sam appagava. E viceversa.
Quello che però Gabriel non aveva previsto e che ancora lo stupiva, era il modo in cui Sam gli era entrato dentro, diventando per lui non solo un mero divertimento fisico, ma una vera e propria necessità spirituale.
Il tutto ovviamente relegato fra quelle quattro mura, che erano diventate il loro rifugio, il loro nascondiglio.
 
Gabriel non sapeva dire se il loro rapporto avrebbe potuto trovare la forza di uscire dalla sicurezza di quel luogo, ma al momento la cosa non lo preoccupava più di tanto, non fino a quando poteva passare anche solo qualche ora con lui…il suo Sam.
Adorava sentirlo parlare, della sua famiglia, del suo lavoro, dei suoi mille interessi, perfino delle sue piccole manie.
Sapeva che aveva avuto un’infanzia difficile, una madre morta quando lui era solo in fasce, un padre praticamente assente e in tutto questo la presenza confortante, ma anche piuttosto ingombrante, di un fratello a cui era comunque molto legato.
 
Dean.
 
Prima di quella sera, Gabriel aveva solo potuto immaginare il volto di questo fantomatico fratello maggiore, Sam non gli aveva mai mostrato nemmeno una foto, ma quando se l’era trovato davanti non aveva potuto fare a meno di notare quanto, malgrado apparentemente molto diversi, i due fratelli in realtà si assomigliassero.
Sam non lo poteva sapere, ma in quel vicolo Gabriel aveva ritrovato negli occhi di Dean che guardavano il suo fratellino Cassie, la stessa luce di malcelata attrazione che aveva visto nello stesso Sam la prima volta che si erano incontrati.
Aveva potuto sperimentare in prima persona quanto potesse essere potente la sensazione di uno sguardo del genere su di sé, per questo non si stupiva che il suo fratellino fosse rimasto così colpito e affascinato dal maggiore dei Winchester.
Oltre al fatto che, non poteva negarlo, il ragazzo si ritrovasse con una carrozzeria decisamente da urlo.
D’altronde, come si dice, il sangue non è acqua.
 
Accanto a lui Sam si stiracchia rumorosamente, rotolando in posizione supina.
Ecco un’altra cosa che Gabriel ha imparato in quei mesi di conoscenza (non può chiamarla a tutti gli effetti relazione), Sam è piuttosto rumoroso.
Non che la cosa gli dispiaccia, ha notato che, soprattutto mentre stanno facendo l’amore, ogni verso che esce da quella bocca desiderabile è per lui assolutamente indispensabile.
Lascia scorrere lo sguardo su quel corpo titanico, sulla pelle abbronzata, sugli addominali scolpiti e sospira, chiudendo per un attimo gli occhi, travolto, come spesso capita, da un sentimento che non riesce a definire, ma che lui chiama la vertigine.
Quando riapre gli occhi, Sam lo sta guardando.
 
“Ciao mio bastoncino di zucchero formato gigante, dormito bene?”
Gli chiede, chinandosi poi a posargli un bacio sul naso.
Lo sente mugolare di piacere e sorride, spostando poi l’attenzione sulle sue labbra socchiuse.
Il bacio che si scambiano è intimo e dolce allo stesso tempo, un bacio da risveglio dal sonno, ma anche un bacio da risveglio dei sensi.
Uno di quei baci che si possono trasformare in poco tempo o in una sessione di sesso bollente o in una di coccole affettuose.
Quando Sam gli infila la lingua in bocca, attirandolo a sé con una mano sulla sua nuca, Gabriel capisce che decisamente quelle non saranno solo coccole.
 
Tuttavia qualcosa non quadra.
Il modo in cui il giovane si avventa famelico sulle sue labbra, mentre le sue mani lo strattonano, lo stringono, percorrendo il suo corpo in rudi e possessive carezze, fa accendere in Gabriel un campanello di allarme.
“Calma tigre!” gli dice scostandosi da lui quel tanto che basta per poterlo guardare negli occhi.
Ma Sam non lo guarda, i suoi occhi sono sfuggenti, le sue guance arrossate.
“Che succede? Si può sapere a cosa devo tutta questa foga?”
Sam non risponde.
“Capisco che tu non ne abbia mai abbastanza, ma…” si blocca a metà frase “Aspetta…non dirmi che è ancora per colpa di quello che è successo prima con Dean.”
Ha l’aria colpevole, lo vede da come stringe le labbra in una linea sottile.
 
Gabriel sospira, si solleva a sedere, passandosi poi una mano fra i capelli biondi.
E fissa le sue iridi dorate e a questo punto anche piuttosto incazzate, su Sam.
“Mi pare di averti già spiegato come ho conosciuto tuo fratello.”
“Sì è vero…” risponde l’altro sollevandosi a sua volta a sedere, senza curarsi del fatto che il lenzuolo ora non copra più tutto quello che copriva prima.
Gabriel si costringe a distogliere lo sguardo.
“Allora per quale motivo continui a farmi sentire in colpa come se me lo fossi scopato davanti ai tuoi occhi?”
 
“Io…Gabe…scusa…” lo vede chinare lo sguardo intimidito e ancora una volta non si capacita di come questo ragazzo troppo cresciuto possa essere così insicuro. E’ un brillante avvocato, simpatico, intelligente, di bella (andiamo, solo bella?) presenza, potrebbe avere ogni donna o uomo che vuole solo guardandoli con quei suoi adorabili occhi da cucciolo e invece…oddio eccoli di nuovo.
Gabriel sospira, vorrebbe tanto continuare ad essere arrabbiato, vorrebbe avercela con Sam perché si ostina a non considerarsi abbastanza, a non voler vedere quanto in realtà sia importante…beh anche per lui, soprattutto per lui, ma semplicemente non può.
Perché quel ragazzo riesce a farlo sciogliere come un ghiacciolo lasciato al sole.
 
Avvicina una mano alla sua guancia accarezzandola piano, lo sguardo ora più morbido e gli solleva il mento, costringendolo con delicatezza a guardarlo.
Poi si sporge verso di lui, iniziando a lasciare piccoli baci lungo la linea della mascella, baci umidi e leggeri.
Lo sente sospirare e gemere piano, quando alle labbra sostituisce la lingua, iniziando a torturarlo dolcemente, una mano dietro al collo, tuffata fra i morbidi capelli e l’altra che sale e scende lentamente lungo il petto in una languida carezza.
 
Senza fretta lo fa stendere piano sotto di sé, continuando a lambire e a suggere ogni centimetro di pelle di quel corpo che ha imparato a conoscere così bene. Parte dal collo, proprio lì dietro l’orecchio dove sa che gli piace tanto, per poi scendere lasciando piccoli morsi sulla spalla, la clavicola e soffermandosi a stuzzicare coi denti uno dei capezzoli fino a sentirlo rabbrividire di piacere e aspettativa.
 
Le mani di Sam lo cercano con urgenza, lo attirano a sé, lo stringono, questa volta delicate, quasi con riverenza, ma allo stesso tempo desiderose.
Il cuore di Gabriel accelera i battiti, mentre la sua eccitazione cresce.
Inizia a strusciarsi lascivamente contro i fianchi dell’altro che continua a gemere e a chiamare il suo nome, lo sente già duro e così lo prende fra le mani iniziando a pomparlo piano, sente i loro respiri che si fanno sempre più accelerati e non può fare a meno di desiderare di essere già dentro di lui, di perdersi in lui.
Deve farsi forza per non esplodere al solo pensiero del calore di Sam.
 
Mentre si appresta a preparalo, l’ultimo pensiero coerente che fa è che deve dirglielo, deve assolutamente dirgli di non preoccuparsi, che per lui non esiste nessun’altro e che forse è arrivato il momento di darsi una chance anche fuori da lì.
Lui e Sam contro tutti e al diavolo il mondo intero. Al diavolo Dean.
E ad essere sinceri, è abbastanza sicuro che Dean in quel momento abbia ben altro a cui pensare.
 
 
 
 
 
 
 
Siete arrivati fin qui? Grazie.
Allora ecco un pensierino per voi…
Se qualcuno si chiedesse come immagino la scena fra Sam e Gabriel...ecco qui, trovo questa fanart assolutamente perfetta…
https://it.pinterest.com/pin/474989091929565114/



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Chiedo scusa per il capitolo non lunghissimo, ma unendolo a quello dopo sarebbe stato mostruosamente prolisso e così ho dovuto dividerlo in maniera sensata.
So anche che vi lascerà con la bocca asciutta, quindi chiedo umilmente perdono anche per quello, mi farò perdonare lo prometto!
Abbiate pietà e continuate a farmi sapere cosa ne pensate.
Grazie
Chiara

 
 
 
Capitolo4
 
Quando lo ha visto entrare, Castiel è rimasto ad osservarlo per un po’, incerto su come palesare la propria presenza.
Dean sembra parecchio incazzato per la verità, sta inveendo, in maniera anche piuttosto colorita, contro quel tipo, quel Crowley e non si è ancora accorto di non essere solo nella stanza.
Quando lo ha semplicemente salutato però, lo ha visto congelarsi sul posto, si è girato incerto, ma Castiel è piuttosto sicuro che lo abbia riconosciuto.
“Castiel…”
Infatti.
 
Il biondo lo fissa, i grandi occhi verdi che spiccano sul volto arrossato.
Tuttavia non c’è stupore sul suo viso.
“Non sembri sorpreso di vedermi.” gli dice
“Non lo sono, non del tutto, io...ho visto Gabriel.” ammette l’altro
Poi si schiarisce la voce.
Castiel annuisce.
“Capisco. E così hai fatto due più due...”
 
Senza nemmeno rendersi conto di volerlo fare gli si avvicina, lentamente, fino a trovarsi a meno di un passo da lui.
Gli sorride.
I suoi fratelli glielo fanno sempre notare, quanto sia maleducato quando si tratta di spazio personale.
Castiel però non può farci nulla, il contatto, sia fisico che visivo, gli piace.
In un qualche modo si diverte a mettere in imbarazzo gli altri, lo stuzzica vederne le reazioni...e diamine, il volto di Dean in quanto a reazioni è tutto un programma!
 
“Quindi immagino avrai capito anche cosa faccio.” aggiunge
“Diciamo che mi sono fatto qualche idea, sì.”
Il sorriso di Castiel si accentua.
“Non lo metto in dubbio, mi sembri un ragazzo sveglio, Dean...”
Il ragazzo arrossisce, se possibile ancora di più e Castiel, che ora gli è veramente vicino, si ritrova a contare la moltitudine di lentiggini che ha sugli zigomi.
Sono veramente tante, se n’era accorto subito, nel vicolo e le aveva trovate affascinanti.
 
“Quindi suppongo che avrai capito anche cosa ci fai tu qui.” continua a stuzzicarlo
“Immagino che dire che sono qui perchè il mio amico mi ha chiuso dentro, a questo punto sarebbe banale.”
Dean cerca di stemperare l’imbarazzo con una battuta, ma la voce gli trema e Castiel se ne accorge subito.
“Potrebbe.” dice solo
Dopo di chè lo fissa in quelle pozze verde prato e lo vede deglutire a vuoto.
“Lascia che ti delucidi io allora. Sei qui perchè il tuo amico e mio fratello hanno fatto un accordo. E io faccio parte di quell’accordo.”
Si inumidisce le labbra con la punta della lingua e vede il suo sguardo seguirne il movimento.
E siccome è un po’ bastardo, infierisce.
“Devo spogliarmi...per te, Dean.”
 
 Lo vede fare un passo indietro, a disagio, portando una mano dietro la testa a sfregarsi la nuca.
“Tuo fratello deve avere grossi debiti con Crowley, se ti ha convinto ad accettare una proposta del genere.” ridacchia nervosamente.
Ancora una battuta, ma Castiel ha già capito perchè lo fa.
“In effetti sì, li ha. Però ti sbagli, nessuno mi ha costretto...è il mio lavoro Dean. E anche se non accetto spesso di fare spettacoli privati dopo che...” si accorge di stare per dire qualcosa di troppo e si trattiene
“...insomma è un pezzo che non mi esibisco davanti ad una sola persona, ma confesso che quando ho saputo che quella persona saresti stato tu, beh mi sono sentito...stuzzicato.”
 
Vede le ampie spalle sussultare appena a quell’affermazione e se possibile il suo viso farsi ancora più rosso.
Dio, si chiede se quel ragazzo si renda conto di quanto risulti arrapante quando arrosisce a quel modo come una ragazzina.
Probabilmente questo suo interesse gli si legge in faccia, perchè lo vede cercare di prendere nuovamente le distanze.
“Cass...” inizia, poi quasi si fosse accorto di aver sbagliato qualcosa aggiunge “...posso chiamarti Cass, vero?”
“Tu puoi chiamarmi come vuoi, Dean.”
E di nuovo Castiel sorride, perchè davvero, vederlo così in difficoltà in qualche modo lo eccita.
Come se non bastasse già la sua sola presenza fisica a farlo.
Quelle spalle larghe, quel collo candido, Castiel si chiede cosa si provi a tuffarci il naso contro e inspirare...si chiede quale sia il profumo di Dean. Non quello della sua acqua di colonia, quello lo sente benissimo e gli piace certo, ma quello che lui vorrebbe veramente sentire, quello che vorrebbe annusare, è l’odore della sua pelle.
 
“Cass, non fraintendermi, tu sei veramente...wow...ma io non...”
“Tu non vuoi che io mi spogli?”
Sul serio? Eppure non si direbbe dal modo in cui se lo sta mangiando con gli occhi.
Castiel sa riconoscere uno sguardo carico di desiderio e quello di Dean è indubbiamente uno sguardo di quel tipo.
Non c’è nulla di male, è abituato a gestire la cosa, ma a quanto pare il ragazzo no. E la cosa lo intriga ancora di più.
“Io...sì, cioè no, cioè...suppongo che tu possa quantomeno toglierti l’impermeabile, se è quello che vuoi, ma...”
“E tu? Tu vuoi che io lo tolga, Dean?” chiede malizioso
Silenzio. Poi la risposta arriva in un sussurro.
“Sì.”
 
E Castiel lo fa. Senza smettere nemmeno per un secondo di guardarlo, afferra il bavero del trench e lentamente lo lascia scivolare indietro, lungo le spalle e giù per le braccia, lasciando che l’indumento, ormai inutile, ricada a terra.
“E adesso cosa vuoi, Dean?”
“Parlare?”
Ok forse ha capito male. Veramente gli ha appena detto che vuole parlare?
 
Per quanto la situazione gli sembri paradossale, decide di assecondarlo, facendogli cenno di sedersi.
Dopo un attimo di titubanza lo vede togliersi la giacca di pelle. Castiel trattiene il respiro, perchè la camicia che indossa sotto, non solo gli fascia il petto e le spalle in una maniera indecente, ma ha pure lo stesso colore dei suoi occhi.
Si chiede da quando in qua noti sciocchezze di quel tipo, ma non riesce a darsi una risposta, perchè ha capito che quando si tratta di Dean, le sue percezioni sono completamente stravolte.
Aspetta quindi che il ragazzo si accomodi su uno dei divanetti, dopo di chè prende una sedia e dopo averla posizionata esattamente davanti a lui, vi si siede a cavallo e lo fissa, le braccia poggiate sullo schienale e il mento sopra le braccia...in attesa.
 
Il biondo si schiarisce la voce.
“Quindi...due fratelli che lavorano nello stesso locale eh?”
“Cinque.” risponde serio
“Cosa?”
“Cinque fratelli. Siamo in cinque a lavorare qui.”
Vede la sorpresa dipingersi sul suo viso e le labbra schiudersi.
Castiel pensa che potrebbe morire su quelle labbra, perchè andiamo, sono assolutamente perfette per forma e consistenza e quando sorride, come ora...beh vorrebbe solo mordergliele.
Tuttavia cerca di rimanere calmo, anche se, diciamocelo, questa storia del parlare non è che gli sia congeniale.
“Cinque? Woah, un vero affare di famiglia!”
“Suppongo che si possa dire così, sì.”
“E loro cosa fanno? Insomma...”
“Vuoi sapere se siamo tutti stripper?”
 
Castiel ridacchia, mentre lo vede annuire e si stiracchia un po’ la schiena, fingendo poi di sistemare meglio la cravatta per poter osservare le reazioni del giovane a quel gesto.
E naturalmente Dean non lo delude, inumidendosi appena le labbra, con un gesto in apparenza naturale.
“No. Balthazar è il proprietario del locale, è a lui che è venuta l’idea dell’Heaven.”
Si sfrega la mascella pensieroso e nota che anche questo gesto pare attirare l’attenzione dell’altro.
A quanto pare, tutto di lui sembra attirare l’attenzione di Dean.
La cosa ovviamente lo compiace, ma continua noncurante a parlare.
 
“Michael, il maggiore, si occupa della contabilità, ma è piuttosto difficile vederlo qui.”
Fa una piccola pausa per osservarlo, ma il giovane sembra veramente interessato. Castiel non è abituato a parlare tanto con qualcuno, soprattutto sul lavoro. No un momento, Castiel non è abituato a parlare tanto con qualcuno e basta. Però continua.
“E Anna...penso che tu abbia già avuto il piacere di conoscerla.”
“La ragazza del bar? E’ tua sorella?” chiede stupito
Annuisce, sorridendo ancora. Un sorriso caldo, che arriva anche agli occhi.
“Proprio lei. Interessante, vero? Anna ha questa particolarità, piace a tutti, ma sono in pochi a piacere a lei. Quindi suppongo che il tuo grosso amico possa ritenersi fortunato. Spero per lui che non sia uno stronzo.”
 
Aveva notato l’interesse di quella montagna di muscoli per la sorella e cosa ancora più strana, quello di Anna per lui. Non gli era sembrato il genere di uomo che potesse interessarle, ma evidentemente anche lei era riuscita ad andare oltre l’apparenza e a scorgere in lui e nei suoi limpidi occhi azzurri, quel qualcosa di buono che allo stesso Castiel era parso di intravedere.
“Benny è un tipo a posto.” gli conferma Dean, con una nota dolce nella voce calda e profonda.
“Meglio così.”
Castiel scrolla le spalle, sperando che l’altro cambi discorso. Non sa perchè, ma non gli va affato di parlare di quel tipo, nè del rapporto, magari un tantino troppo intimo per i suoi gusti, che sembra avere con Dean.
“E poi ci siete tu e Gabriel.”
“Gli angeli del giovedì.” risponde sovrappensiero, ancora in qualche modo scocciato per il tono che l’altro ha usato parlando dell’amico.
“Come? Cosa hai detto?”
 
Vede chiaramente la sorpresa dipingersi sul volto del ragazzo, che improvvisamente sembra sbiancare.
“Gli angeli del giovedì. E’ lo slogan che si è inventato Balthazar...sai, per via del mio nome.”
“Non capisco.”
Dice sporgendosi un po’ verso di lui, le mani nervosamente intrecciate davanti a sè.
“Castiel, è il nome di un angelo...l’angelo del giovedì. Io sono nato di giovedì. In più mio fratello Gabriel ha una vera fissazione per questo giorno della settimana e così...”
“Sei un angelo...” per un attimo lo vede perdersi fra i suoi pensieri, lo sguardo lontano.
“Se ti piace vederla così.” Castiel ammicca, alzandosi poi in piedi e avvicinandosi al ragazzo, che torna ad appoggiare la schiena al divanetto, a disagio.
Si china verso di lui, appoggiandosi con una mano al divanetto, proprio accanto alla sua testa e facendogli poi scorrere le dita lungo il petto, sfiorando ogni singolo bottone della camicia e sentendo le dita formicolare per il folle impulso di slacciarli uno ad uno.
 
“Adesso però basta parlare di me, Dean...” gli sussurra in un orecchio
“Ma tu non mi hai parlato di te...” balbetta quello di rimando.
“Ti ho parlato della mia famiglia. E io non parlo della mia famiglia...mai.”
“Allora perchè...”
“Perche tu mi incuriosisci Dean, c’è qualcosa in te che mi attira e voglio capire cosa. E se parlarti è l’unico modo per raggiungere lo scopo...parlerò. Anche se decisamente…preferirei fare altro.”
E blocca la discesa della sua mano proprio all’altezza della cintura dei suoi jeans, sospirando appena quando nota il consistente rigonfiamento degli stessi. Solleva di nuovo lo sguardo verso il suo viso.
 
Sa che effetto hanno i suoi occhi sulla gente, sono destabilizzanti e Dean non fa eccezione.
Lo vede perdersi nel suo sguardo, le pupille completamente dilatate.
“Intendi...spogliarti?”
“Sì, anche. Sono piuttosto bravo, sai?”
E così dicendo gli si piazza di fronte, le gambe leggermente divaricate, la schiena dritta, le braccia rilassate lungo i fianchi e uno sguardo che, non ha dubbi, rispecchia ogni fantasia che in quel momento gli attraversa la mente.
“Non ne dubito.”
Deglutisce a vuoto, la voce bassa e roca che procura piacevoli brividi lungo la schiena di Castiel.
“Vuoi...?” gli fa un cenno “Magari potrei togliere la giacca...slacciare la cravatta...mh?”
Annuisce lentamente, il respiro forse un po’ troppo accelerato.
“Sai Dean, mi sono spogliato spesso davanti a dei clienti, più spesso di quanto immagini, anche se ora non...” di nuovo deve fermarsi, per non rivelare troppo di sè.
“Comunque...dicevo che mi sono spogliato spesso davanti a degli uomini, ma nessuno era neanche lontanamente terrorizzato quanto lo sei tu in questo momento.”
 
Nuovamente gli si avvicina, inginocchiandosi accanto a lui.
“Ti spavento? E’ questo? Eppure non mi sembrava che prima, in quel vicolo, tu fossi così in soggezione. Avevo avuto l’impressione di...piacerti.” aggiunge sfiorandogli appena una mano.
Lui non la ritira, ma può sentire i suoi muscoli irrigidirsi.
“Non è per questo...cioè, non che io sia abituato a trovarmi in situazioni del genere, ma...tu mi piaci...è solo che, mi sento a disagio, perchè...beh c’è una cosa che non ti ho detto...”
Castiel lo fissa con attenzione, catturato in parte dalle sue parole, in parte dalla bocca che le ha appena pronunciate. Mi piaci.
“Crowley, il mio amico...in effetti potrei avere un’idea del perchè mi abbia rinchiuso qui, con te.”
“Ti ascolto.” dice rialzandosi in piedi e incrociando le braccia al petto.
“E’ per via di una scommessa. Una stupida scommessa...200 dollari che stasera io...”
E’ combattuto, non sa come proseguire. Castiel si sente quasi in dovere di aiutarlo, quindi lo incalza.
“Tu?”
“Che mi avrebbe fatto scopare...per la prima volta.”
 
Butta fuori quelle poche parole quasi di getto, arrossendo poi furiosamente fino alla cima dei capelli e diamine, Castiel non se lo sarebbe mai immaginato. Vergine.
“Penserai che sono patetico...” continua imbarazzato
“Più...adorabile, direi.” sussurra sperando di non essere sentito
“Come?” chiede l’altro, smarrito
“Niente...dicevo solo che adesso capisco molte cose.”
Sì decisamente ora capisce cosa lo ha attratto, cosa lo attrae in quel giovane dai grandi e limpidi occhi di smeraldo. È puro. È tutto ciò che Castiel ormai non è più da un pezzo.
E adesso, semplicemente, Castiel è fottuto.
 
“Diventi sempre più interessante, Dean.” dice scrollando la testa e avvicinandosi nuovamente al giovane, il suo cuore che improvvisamente batte più forte del normale.
“Non so davvero perchè ti spaventi l’idea di perdere questa scommessa, perchè è così vero? Tu hai paura che io possa...cosa? costringerti?”
“No..no è solo che...tu sei così, così dannatamente bello e io...”
Oddio.
“Sei attratto da me. Sei attratto da me e hai paura che potresti...cedere.”
Annuisce, guardandolo poi intensamente negli occhi.
 
Eccola lì la verità.
Castiel sente improvvisamente una bolla di calore rovente rotolargli giù per lo stomaco e attanagliargli le viscere, quando finalmente realizza di non aver capito assolutamente nulla di Dean fino a quel momento.
Tutta la timidezza, l’imbarazzo, l’agitazione che il ragazzo aveva mostrato fino a quel momento, il suo voler tenere le distanze malgrado fosse chiaro il suo interesse, non erano paura. Il giovane stava cercando semplicemente di trattenersi, di riuscire a gestire quell’autocontrollo di sè che in presenza di lui, di Castiel, stava andando letteralmente a farsi fottere.
 
Per un attimo capisce cosa si prova a sentirsi potente.
Non è abituato, non ha mai provato niente di simile in vita sua.
E trema, perchè ora è lui quello spaventato, quello che ha paura di avvicinarsi troppo, di rimanere scottato.
Di sporcarlo.
Eppure sa che lo vuole. Vuole avvicinarsi, lo vuole vedere e nello stesso tempo vuole mostrarsi a lui…completamente.
 
Dean sembra non riuscire ad interpretare il suo silenzio e alla fine lo fa in maniera errata, perchè si affretta a dire
“Senti, sai che c’è Cass, ho cambiato idea. Spogliati.”
Castiel lo guarda, confuso, la testa inclinata di lato e gli occhi socchiusi.
“In fondo è quello che ti hanno detto di fare, giusto?”
Castiel solleva il mento, la mascella contratta.
“No Dean, è quello che voglio fare.” Dice in tono serio
Lo vede restare senza parole.
“Spogliarmi è il mio lavoro e so farlo anche piuttosto bene, nessuno è mai rimasto deluso. Ma mai, mai prima d’ora mi era capitato di provare piacere al pensiero di spogliarmi per qualcuno. Mai. Quello che sto cercando di dirti Dean, è che forse questa è un po’ una prima volta anche per me.”
E potrei esserne vagamente terrorizzato.
 
Vede i suoi occhi sgranarsi per la sorpresa e dopo un attimo interminabile in cui nessuno dei due parla, un sorriso malizioso fare capolino sulle belle labbra carnose.
“Ok allora senti…facciamo così, tu...ti spogli, perchè diamine io voglio che tu lo faccia...però prima, dovrai fare una cosa per me.”
“Che cosa, Dean?” chiede con un fremito nella voce, sorpreso da questo nuovo atteggiamento del ragazzo.
“Dovrai legarmi. Perchè, che io sia dannato, se non mi leghi non riuscirò mai a resistere al desiderio di toccarti!”
 
Dopo un attimo, tempo che gli serve per elaborare la folle richiesta che l’altro gli ha appena fatto, Castiel scoppia in una risata spontanea che sembra stemperare per un attimo la situazione rovente che si è venuta a creare dopo le confessioni di entrambi.
Poi si alza, con molta lentezza si sfila la cravatta (può giurare di aver visto un lampo di lussuria passare negli occhi dell’altro a quel gesto) e si avvicina a Dean, iniziando a legare fra di loro, dietro la schiena, i polsi del giovane.
Infine gli sussurra in tono provocante all’orecchio
“Questo fa molto 50 sfumature, lo sai vero?”
Il ragazzo sbuffa.
“Per l’amor del cielo, quel libro fa schifo. Troppo sopravvalutato. E il film...lasciamo perdere.”
Ancora una risata di Castiel, questa volta però la voce profonda di Dean si unisce a lui.
“Va bene Dean, vediamo cosa sei capace di sopportare.”



 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


A chi ha ancora la costanza di seguire questa storia e che pure le riserva parole di elogio, vanno i miei ringraziamenti. E naturalmente questo lunghissimo capitolo conclusivo...più o meno, c’è un piccolo epilogo per il quale però non vi farò aspettare così tanto, ma che posterò domenica...sempre se sopravvivo ai bagordi natalizi.
E a proposito...Tantissimi Auguri di Buone Feste a tutti!
Come regalo, in fondo al capitolo troverete un paio di fanart che mi hanno dato ispirazione. Spero vi piacciano.
Grazie
Chiara

 
 
Capitolo5
 
Le mani legate lo fanno sentire molto vulnerabile, Dean se ne accorge subito, appena passa la sensazione meravigliosa di sentire la presenza di Castiel accanto a lui, intento a stringere, non troppo forte da far male, la cravatta di seta intorno ai suoi polsi.
Il fatto di essere legato ad una sedia, ancora di più.
E’ incredibile quanto non poter usare le mani ti faccia sentire sbilanciato, incapace di prendere possesso dello spazio davanti a te e completamente in balia di chi ti sta di fronte…o di lato…o ovunque nel suo caso, visto che il moro non ha ancora smesso di girargli d’attorno in maniera provocante, decisamente troppo vicino, decisamente troppo presente, semplicemente troppo.
 
Lo fissa, con uno sguardo indecifrabile negli occhi color del cielo, uno sguardo che sembra volergli leggere dentro, per carpire ogni suo più piccolo segreto.
Come un felino lo circonda, lo bracca, lo impegna in una danza dalle movenze lente e misurate, sfiorandolo ogni tanto, quasi casualmente, come se volesse fargli sapere che non può scappare.
Come se Dean volesse veramente farlo poi.
 
Il suo profumo lo inebria, odora di tabacco e resina, lo sente forte e potente, amplificato dal calore del suo corpo che riesce a percepire anche attraverso i vestiti.
I vestiti. Dean non può più sopportare di vedergli quella giacca addosso, una giacca anonima, informe, che nasconde un corpo che di anonimo non ha decisamente nulla.
Così glielo dice, recuperando il coraggio da chissà dove.
 
“Quella giacca è un orrore, perché non te la togli?”
Lo vede sorridere, apparentemente compiaciuto dall’audacia della sua richiesta.
Poi se la lascia scivolare lentamente lungo le braccia, senza staccare gli occhi da lui, beandosi della reazione chiaramente eccitata che gli vede in volto.
“Che c’è Dean, non ti piacciono i miei abiti di scena?”
“Abiti di scena? Pensavo che per uno striptease si usassero vestiti meno…”
“Banali? Sai com’è, mio fratello Gabriel è più uno da lustrini, io sono un tipo molto più…semplice.”
“E pensare che ti avevo scambiato per un impiegato…” ridacchia
“Già…e ci avevi anche provato spudoratamente con me, ragazzo cattivo.” lo canzona con tono provocante.
 
Dean sente una scarica di piacere arrivargli direttamente al basso ventre a quelle parole perché davvero, la voce di Cass è eros allo stato puro e il modo in cui ha ripreso a danzargli attorno, facendogli scivolare le mani addosso sensualmente, lo sta facendo andare su di giri. Troppo su di giri.
 
Vediamo cosa sei capace di sopportare.
 
Di questo passo non molto, è il pensiero che gli passa per la testa.
Deve trovare il modo per trattenersi, non può certo venire nei pantaloni come un ragazzino davanti al suo primo porno!
Peccato che Castiel ci si stia mettendo d’impegno per farlo divertire.
E’ bravo. E’ dannatamente bravo.
Il modo in cui si muove, il modo in cui si tocca, il modo in cui…santo cielo, quella camicia è praticamente trasparente!
Dean può chiaramente vedere la tonalità leggermente più scura della pelle di Cass sotto il bianco candido della camicia, il cui colletto è solo leggermente slacciato. Gli altri bottoni se ne stanno immobili e ordinati nelle loro asole, ignari di quanto la loro stupida staticità lo stia facendo impazzire.
Se solo potesse, allungherebbe le mani per tiralo a sé e di quei bottoni non resterebbe assolutamente nulla.
 
Di nuovo una scarica di piacere gli percorre il corpo e si perde sotto la cintura.
Chissà se Cass se n’è accorto. Chissà se ha notato che Dean è già completamente duro nei jeans, duro e dolorante sarebbe più preciso, essendo costretto in quella morsa.
Vorrebbe trovare sollievo, vorrebbe quantomeno poter calare i pantaloni, ma sa che quello è un lusso che non può (non deve) concedersi.
Si agita un po’ sulla sedia, gemendo di sconforto e vede lo sguardo di Cass farsi più velato.
“Che c’è Dean, stai soffrendo?”
“Diciamo che questa sedia non è particolarmente comoda.”
Un vero e proprio strumento di tortura sarebbe una definizione più appropriata.
Castiel ride, una risata di gola, che fa contorcere piacevolmente lo stomaco di Dean.
“Vuoi che facciamo una pausa?”
Annuisce. Una pausa.
Forse Dean ne ha bisogno…beh il piccolo Dean ne ha sicuramente bisogno.
 
“Quindi, cosa vuoi fare?” chiede all’indirizzo del moro
“Parlare.”
“Pensavo non ti piacesse parlare.”
“Parlare…di te.”
Lo guarda interrogativo chiedendosi dove voglia andare a parare.
“C’è una cosa che mi incuriosisce…perché un ragazzo come te decide, deliberatamente, di fare una scelta di vita così…drastica?”
“Intendi…rimanere vergine?”
 
Annuisce, sedendosi a gambe incrociate davanti a lui e guardandolo dal sotto in su, la testa inclinata da un lato.
Il giovane pare riflettere per un attimo poi
“Cosa intendi con…un ragazzo come me?”
“Beh Dean, non puoi certo negare di essere un ragazzo attraente…e immagino che le occasioni non ti siano mai mancate. Quindi…perché? Chi te lo ha fatto fare? Sei forse cresciuto in un ambiente bigotto che ti ha plasmato la mente? O semplicemente, non ti piace l’idea del sesso? Insomma, spiegami ti prego. Voglio capire.”
 
Dean ci pensa un po’ su poi sorride, perché sì, forse è stato piacevole sentirsi dire da Cass che lo trova attraente.
“Niente di tutto questo in effetti…”
Si inumidisce le labbra con la lingua, non deliberatamente questa volta, solo per radunare i pensieri e cercare di spiegarsi meglio che può.
Non è facile spiegare la sua scelta, non è facile farlo davanti a nessuno, figuriamoci davanti ad un ragazzo che ha deciso, nella vita, di fare lo stripper.
Ha paura di risultare sciocco, antiquato, impopolare.
Per un momento medita di mentirgli, ma ci ripensa subito e decide che Cass merita sincerità.
Così si ritrova a parlargli di lei.
 
“Mia madre è morta quando avevo quattro anni. Si chiamava Mary. Era meravigliosa e diceva sempre che io ero il suo ometto.” sorride al ricordo
“Mi preparava i sandwich al burro d’arachidi e toglieva sempre tutte le croste, perchè sapeva che non mi piacevano. La sera mi rimboccava le coperte e mi raccontava delle storie. Storie di angeli.”
Fa una pausa, cercando di scorgere in Castiel un qualche tipo di reazione alle sue parole.
“Vedi, lei mi diceva sempre che, da qualche parte, un angelo vegliava su di me. E io sono cresciuto convinto che, prima o poi, lo avrei trovato quell’angelo e...sarei stato solo suo.”
Sente la propria voce spezzarsi, così se la schiarisce.
”Assurdo, vero? Lo so, sono un idiota...” dice scuotendo la testa e abbassando lo sguardo a terra
 
Castiel si alza sulle ginocchia e avanza carponi verso di lui, il modo in cui lo sta guardando ora potrebbe far andare Dean in autocombustione.
Il viso del moro ormai è ad un soffio dal suo, il naso che si sfrega lungo la linea della sua mandibola, seguito subito dalle labbra che lo sfiorano appena.
Dean chiude gli occhi, il battito impazzito del suo cuore che gli rimbomba nella testa, tutti i sensi completamente all’erta e il folle desiderio di allungarsi e baciare quelle labbra provocanti.
Prova a farlo, ma Castiel si ritrae e gli sorride.
“Ricorda le regole, Dean...non puoi toccarmi, nè baciarmi.” lo rimprovera bonariamente
“Ma...allora perchè tu...? protesta il biondo
“Io posso fare ciò che voglio.”
E detto questo ricomincia a torturarlo con piccoli morsi sul collo, dietro l’orecchio e Dean si lascia andare ad un gemito di frustrazione.
 
Poi Castiel si stacca da lui e con voce seria afferma
“Sai, un po’ ti invidio.”
Dean lo guarda interrogativo.
“La mia famiglia è molto diversa dalla tua. Malgrado io li ami tutti, l’unico fratello con cui ho un rapporto più stretto è Gabriel e comunque non è nulla di paragonabile a quello che avete tu e Sam.”
Lo guarda sorpreso.
“Che c’è, ti stupisce che Gabriel mi abbia parlato di Sam?”
“Direi di sì, visto che io nemmeno sapevo che tuo fratello esistesse, prima di stasera!” dice risentito
 
“Sei arrabbiato perchè tuo fratello non ti ha mai parlato di lui o perchè non ti ha mai detto di essere gay?”
“Non sono arrabbiato perchè...o andiamo, non lo sono! Solo...avrei voluto che me ne parlasse.”
“Così avresti potuto consigliargli di fare la tua stessa scelta?”
“Cosa? Io...no!” risponde indignato “Potrò anche essere un testone, Benny me lo dice sempre, ma non sono un ipocrita. Sono dell’idea che ognuno debba fare le proprie scelte e conviverci, ma credo anche fermamente che tra fratelli debba esserci un rapporto di fiducia...Sam a quanto pare non ne ha avuta in me.”
E la cosa mi ferisce vorrebbe aggiungere.
 
Cass lo guarda, sembra indeciso se parlare o meno. Alla fine pare propendere per il sì.
“Per quel che vale, penso che Gabriel sia veramente preso da lui. Conosco mio fratello, è uno che ama scherzare e non prendersi troppo sul serio, ma quando parla di Sam...beh penso che dovresti dargli una possibilità.”
 
Dean sente gli occhi pizzicare, non vuole che l’altro se ne accorga, non vuole che lo consideri un sentimentale.
Diamine, l’unica cosa che vuole in quel momento è che Castiel la pianti di parlare e che ricominci a fare quello che deve...
“Sai cosa penso? Penso che tu adesso stia parlando troppo. E penso anche che sia ora che tu ti tolga quella camicia...Anzi, sai che ti dico? Io voglio che tu ti tolga quella dannata camicia!”
 
Castiel sorride e Dean sta iniziando a pensare seriamente che non ci sia nulla di più bello del suo sorriso.
Poi però lo vede iniziare a slacciare i bottoni della camicia, con estenuante lentezza, mentre si morde le labbra in un gesto tremendamente sensuale e pensa che forse, dopotutto, in Castiel ogni cosa è assolutamente perfetta.
Si lascia andare ad un sospiro, sentendo il proprio bassoventre fremere ad ogni bottone che salta, lasciando scoperta una sempre più generosa porzione del suo petto.
 
Come se non lo stesse già stuzzicando abbastanza, il moro gli si avvicina e…gli si siede addosso.
Dean si irrigidisce sulla sedia quando l’odore di Cass gli penetra prepotente nelle narici, tutto ad un tratto davanti a lui ci sono solo i suoi occhi e lui si perde in quel blu indescrivibile, la sua sanità mentale che questa volta rischia davvero di andare a farsi benedire.
Vorrebbe far aderire ogni cellula del suo corpo a quella del ragazzo davanti a lui, che invece si diverte a concedere per poi ritrarsi, in un balletto a dir poco estenuante.
Dean sta quasi per riuscire a posare le labbra su una porzione di pelle di quel candido collo e sta per esultare, quando un movimento di bacino di Cass gli mozza il respiro e gli strappa un ringhio primordiale dal fondo della gola.
 
Solleva uno sguardo lucido e febbrile sul giovane che gli sta davanti e che ricambia lo sguardo con la stessa intensità, una luce lussuriosa che gli brucia negli occhi e gli arrossa le guance.
Dio, gli piace…
Può sentire chiaramente l’erezione del moro premere contro la sua, attraverso la stoffa dei pantaloni e…merda, deve smettere di pensarci.
Cerca di allontanarsi un po’ dall’orlo del precipizio, spingendosi un po’ all’indietro sulla sedia, ma in quel modo il suo bacino si solleva quel tanto che basta per andare a cozzare nuovamente contro quello del ragazzo sopra di lui che, preso alla sprovvista, si lascia scappare un gemito di piacere dalle labbra dischiuse.
 
Dean non pensa di potercela fare.
“Cass…ti prego.” lo implora
Ansimante, il moro si stacca da lui, alzandosi in piedi e allontanandosi poi di spalle.
Sembra che stia riprendendo fiato, Dean pure cerca di incamerare quanta più aria possibile, senza però perdersi nemmeno un movimento dell’altro, il quale sempre di spalle, si libera definitivamente della camicia.
 
Lo smarrimento di Dean è grande nel momento in cui i suoi occhi si posano sulla schiena nuda di Cass.
“Ali…” sussurra in un filo di fiato
O andiamo, sul serio?
Un meraviglioso paio d’ali nere spicca sulla pelle diafana del giovane stripper e si spiana su tutta la schiena e fino alle spalle in uno spettacolo mozzafiato.
Boccheggia quando Castiel si volta a guardarlo da sopra una spalla, un sorriso malizioso che gli affiora alle labbra e raggiunge gli occhi color del mare in tempesta.
 
“Ti piacciono?”
E naturalmente vorrebbe dirgli di no, perchè Dean non ama i tatuaggi no, non li ama proprio, trova che siano volgari, un vero insulto per la pelle.
Soprattutto per delle pelli morbide e delicate come quella di Cass.
Ma queste ali…oddio, sembrano vere. E sul suo corpo stanno divinamente.
Quindi non può fare altro che annuire in silenzio, perché sa che se anche provasse ad aprire bocca, la sua voce non uscirebbe.
 
La risata di Castiel spezza il silenzio, una risata spontanea e dal suono familiare.
Poi si volta verso di lui e Dean si perde a fissarne i muscoli sodi e ben delineati dell’addome e delle braccia, seguendo lascivamente il percorso delle sue ossa iliache, lasciate scoperte dai pantaloni che scendono bassi sui suoi fianchi stretti.
“Vuoi che vada avanti, Dean?”
Il tono con cui lo chiede è noncurante, leggero eppure in fondo ai suoi occhi gli sembra di scorgere una supplica.
Anche lui è provato, lo vede, forse non immaginava che le cose potessero farsi così calde.
Dean si chiede se la cosa lo spaventi nello stesso modo in cui spaventa lui.
Però, che Dio lo aiuti, lui non vuole che si fermi.
“Togliti i pantaloni, Cass.” gli risponde quindi, la voce più bassa di un’ottava e calcando più del dovuto sulla esse finale.
 
E’ certo di vederlo rabbrividire, mentre lentamente porta una mano al bottone dei pantaloni e si passa l’altra sul petto in una sensuale carezza.
Il bottone scivola nell’asola, la mano di Cass abbassa la zip e con un movimento di bacino ben calibrato, i pantaloni cadono magicamente a terra.
Restano a fissarsi per un tempo infinito, occhi verdi persi dentro occhi blu.
Poi lo sguardo di Castiel scende verso le sue labbra e quello di Dean, beh…ancora più in basso.
“Sei la cosa più bella che io abbia mai visto.” sussurra a fior di labbra, ma non è certo che l’altro l’abbia sentito fino a quando non lo vede arrossire.
 
Ed è assolutamente vero, perché quello che gli sta davanti ora, in tutta la gloria del suo corpo statuario in boxer scuri, se non è un angelo, almeno è come Dean ha sempre immaginato che dovesse esserlo.
Un angelo sotto mentite spoglie.
 
Inizia a fremere sulla sedia, quella posizione diventata improvvisamente insopportabile, le dita delle mani che pizzicano per il desiderio di poter toccare.
Lo sguardo che Dean gli lancia è carico di significato, Cass lo ricambia con uno altrettanto confuso.
 
“Tu sei…destabilizzante, Dean.” gli dice
Poi aggrotta le sopracciglia pensieroso, il petto che ancora si alza e si abbassa ad un ritmo più veloce del normale.
“Quando ti sono vicino, non sono in grado di gestire quello che sento…cioè, sono convinto di poterlo fare, ma poi tu fai qualcosa o dici qualcosa e io…”
Dean resta in silenzio, la bocca completamente asciutta, non che gli servirebbe molto poter parlare, perchè comunque non saprebbe cosa dire.
 
Cass gli si avvicina di nuovo, abbassandosi su di lui fino quasi a far combaciare le loro bocche, il suo alito caldo che lo solletica e gli fa rizzare i peli sulla nuca.
“Mi piaci, Dean.” ammette, la voce così bassa e graffiante
Quella voce ha un effetto devastante su di lui, si trova a gemere incontrollato, quando una scarica di piacere più forte delle altre lo attraversa.
 
E allora lo supplica.
“Ti prego…Cass.”
“Cosa? Cosa vuoi, Dean?” lo incita
“Ti prego…slegami.”
L’altro si allontana.
“Non posso, Dean.”
“Ma io…lo voglio. Maledizione, io ti voglio Cass!” dice piantandogli addosso uno sguardo di feroce desiderio
“Lo so. Non sei particolarmente bravo a nasconderlo.” sorride prendendosi scherzosamente gioco di lui, ma nei suoi occhi Dean può comunque scorgere compiacimento e la stessa smania che lo pervade.
“Però anche tu mi vuoi.” afferma quindi con stizza
“Non posso, Dean.” ripete
“Però non neghi di volerlo.”
“Non serve che io lo neghi. Mi sembra che anche questo sia piuttosto chiaro.” dice indicando sé stesso e l’evidente erezione che i suoi boxer aderenti mascherano ormai a fatica.
“Allora perché?”
“Perché l’ultima volta che qualcuno mi ha desiderato nel modo in cui mi desideri tu, non è finita molto bene…per me.”
 
I suoi grandi occhi celesti vengono attraversati da un lampo d’inquietudine.
“Cosa? Io…non capisco.”
Il moro sospira.
“Mi pare di averti detto che di solito non faccio spettacoli privati.” spiega con voce calma “Non ti sei chiesto perché?”
Lo aveva fatto.
“La verità è che io intendevo che non ne faccio più. Non da quando qualcosa è andato storto e mi sono ritrovato al pronto soccorso con qualche costola rotta ed ecchimosi su tutto il corpo.”
 
La sensazione di pugno nello stomaco lo colpisce, quando capisce il significato delle sue parole.
“Chi è stato?” chiede sentendo montargli dentro una rabbia sorda
Chi è l’idiota che si è permesso di mettere le mani addosso a quell’angelo?
Il suo angelo.
“Un cliente. Sembrava a posto, uno come tanti, ma quando le cose hanno iniziato a scaldarsi…” rabbrividisce
“Lui ti ha…?” le parole gli muoiono in gola
Non ha bisogno che parli, gli basta guardarlo negli occhi per capire.
Castiel è stato ferito, in molti modi e non ha dimenticato, anzi il ricordo è vivo e ancora lo tormenta.
 
Dean non riesce ad immaginare, non ci prova neanche, come l’altro possa aver sofferto.
Si sente impotente davanti a quanto ha appena scoperto, svuotato di ogni energia.
E ha realizzato solo in quel momento che Castiel potrebbe essere spaventato da lui.
Non può permettere che questo accada.
Al diavolo la smania e il desiderio che prova…lui non potrebbe mai fare del male a Cass!
 
“Perché allora hai accettato di fare questo spettacolo per me?” gli chiede spezzando il silenzio
Il moro fa una smorfia che vorrebbe assomigliare ad un sorriso, ma non ci riesce.
“Suppongo per mio fratello, in parte. Odio il fatto che sia sempre pieno di debiti, ma è pur sempre mio fratello e se posso lo aiuto. In parte perchè fuori da quella porta c’è un energumeno di nome Uriel, pronto ad intervenire ad un mio cenno. E poi perché, te l’ho detto, in quel vicolo mi avevi colpito.”
“E adesso te ne sei pentito…lo capisco, io…”
“No!” risponde di slancio “No.” ripete poi, sfiorando Dean con uno sguardo dolce.
“Te l’ho detto, nessuno mi ha costretto, lo volevo fare…lo voglio fare.”
 
Dean sente il cuore mancare un battito, la tensione che lo abbandona di colpo, lasciandolo svuotato.
Se non fosse seduto, le ginocchia gli avrebbero già ceduto.
“Quindi, vuoi veramente continuare?”
“Sì, Dean. Il tuo amico Crowley ha pagato per il pacchetto completo e avrai il pacchetto completo.”
Un attimo di smarrimento lo coglie.
Pacchetto completo?
“Aspetta…che intendi con pacchetto completo?”
“Oddio Dean, dovresti vedere la tua faccia in questo momento.” ridacchia divertito Castiel “Stai tranquillo…uscirai da qui tutto intero.” aggiunge facendogli un occhiolino provocante
“Ma dovrai sudartela…” sussurra rimettendosi a cavalcioni su di lui e iniziando a strusciarglisi addosso senza pudore.
 
“O cazzo…” si lascia scappare, mordendosi poi le labbra, non riuscendo a tenere la testa dritta e affondando quindi il volto nell’incavo della spalla nuda del moro.
Cass lo lascia fare, probabilmente ormai conscio del fatto che, in quelle condizioni, Dean non può essere certo pericoloso…non per lui almeno.
Se non fosse tremendamente eccitato, probabilmente gli verrebbe da ridere.
Sente ancora quel formicolio alla punta delle dita, a questo punto spera seriamente che non sia la circolazione
nelle sue mani che sta tirando gli ultimi.
 
“Dean…” sussurra Cass al suo orecchio, la voce sempre più arrochita di desiderio, mentre rabbrividisce al tocco delle labbra di Dean che finalmente è riuscito a conquistare un lembo di pelle dell’altro e ora sta depositando piccoli baci lungo la linea della sua mandibola, leggermente ispida di barba, decisamente approfittandosi della situazione.
Quel che non può toccare, Dean inizia a baciarlo…il collo, le spalle, il petto del ragazzo che gli sta sopra e che ansima stringendosi a lui, accarezzandolo con impeto, facendo aderire sempre di più i loro corpi, le loro erezioni, ancora troppo coperte, bloccate nel mezzo.
“Dean…” ripete come un mantra, mentre gli passa le mani fra i capelli, strattonandoglieli poi all’indietro, in modo da costringerlo a guardarlo.
E Dean lo guarda. I suoi capelli neri tutti scompigliati, la sua bocca carnosa che si schiude invitante, il blu dei suoi occhi che si fa sempre più intenso.
“Cass…” dice solo, ma in quella sillaba è racchiuso tutto quello che Dean sta provando in quel momento.
Il desiderio di lui.
La consapevolezza di non poter più fare a meno di quel ragazzo dagli irresistibili occhi blu che in poche ora gli ha praticamente stravolto la vita.
E la paura che per lui non sia lo stesso.
 
Si fissano per un tempo interminabile, i cuori che battono all’unisono all’impazzata, poi quasi avesse finalmente preso una decisione, il moro lo attira a sé e fa scontrare le loro labbra in un bacio da entrambi a lungo atteso.
Un bacio che ha il sapore della vittoria, per Dean.
Un bacio che ha il sapore della riscossa, per Castiel.
Le lingue si cercano, si trovano, si esplorano.
I corpi si attraggono ancora e ancora e ancora fino a quando il cervello di Dean non realizza che è finita, che non riuscirà più a lottare, perché il suo corpo ha vinto e in un ultimo gemito disperato, viene, tremante, fra le braccia del suo angelo, che lo segue un attimo dopo.
 
Ancora ansante, appoggia la fronte su quella di Cass.
“Sono veramente pessimo…sono venuto come un ragazzino nei pantaloni.” scherza
Castiel gli accarezza il viso dolcemente, poi gli posa un piccolo bacio al lato della bocca e si alza da lui, lasciandolo solo su quella sedia con una sensazione di freddo che gli cresce dentro.
Non parla, semplicemente si gira di spalle, raccoglie i pantaloni, infilandoseli poi velocemente e senza voltarsi si avvicina alla porta.
“Farò venire qualcuno a slegarti.” sono le sue ultime parole, prima di uscire dalla stanza
Il cuore di Dean si ferma di colpo.
 
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Castiel fugge dalla stanza senza guardarsi indietro nemmeno una volta.
Si vergogna come un ladro per essere scappato in quel modo, sa che ora Dean lo starà odiando e maledicendo, ma l’alternativa, restare, era ancora più spaventosa. Sì perchè se fosse restato non sarebbe più stato in grado di andarsene.
Avrebbe slegato Dean e l’avrebbe preso lì, consenziente o meno lui lo avrebbe preso, lo avrebbe posseduto, lo avrebbe scopato.
E Dean non merita davvero di essere solo scopato, Castiel lo sa, Dean merita di essere amato…ma Castiel non crede di poter essere lui a farlo, teme di non esserne in grado, teme di non essere abbastanza.
Quindi meglio andarsene che rischiare di rovinare quanto di buono quel ragazzo è e rappresenta.
 
E’ ancora sovrappensiero e non si accorge dell’uomo che gli sta di fronte fino a quando praticamente non gli va a sbattere contro.
In quel momento solleva la testa e incontra lo sguardo irriverente di un uomo sulla quarantina, capelli e barba corti e ben curati, vestito di un completo scuro con cravatta rossa.
Cravatta rossa.
“Crowley.”
“In carne e ossa, dolcezza.” lo apostrofa l’uomo
“E tu devi essere Castiel. Balthazar non esagerava quando parlava di te…sei veramente notevole.”
Castiel accenna una smorfia.
“Che cosa vuoi ancora da me? Ho fatto quello che avevi chiesto, adesso mio fratello non ti deve più nulla.”
“Oh io e Balthazar siamo a posto così, non dubitarne.”
“Bene, allora puoi anche andartene ora.” cerca di liquidarlo
“Aspetta. Sono curioso di sapere com’è stato. Voi due piccioncini siete rimasti in quella stanza per un bel po’ di tempo...”
 
Castiel non trova parole per descrivere la sensazione di fastidio che quell’uomo gli provoca.
Lui e le sue insinuazioni. Non può fare nulla per nascondere l’espressione schifata che gli si dipinge in viso.
“Non so che razza di idea tu ti sia fatto, ma in quella stanza non è successo nulla di quello che immagini.”
“Oh ti sbagli, in quella stanza è successo esattamente quello che immagino.”
“Che vuoi dire? La scommessa...beh l’hai chiaramente persa, Dean è ancora...”
“Vergine? Non lo metto in dubbio. Tuttavia…io non ho mai detto che il ragazzo avrebbe perso la verginità in questo posto. Ho semplicemente detto che non avrebbe più voluto essere vergine una volta uscito da qui... C’è una sottile differenza, credimi.”
Poi lo vede fissare un punto all sue spalle, ghignando in modo veramente irritante.
“E se quello sguardo non mi inganna...ho già vinto.” poi rivolto a qualcuno alle sue spalle “Ciao, Scoiattolo!”
 
Castiel sussulta.
Si volta lentamente, sa già chi si troverà davanti…e infatti eccolo lì, le guance arrossate, i capelli spettinati e le labbra ancora gonfie per i baci.
E’ bellissimo. Non si è nemmeno preso la briga di riallacciare la camicia e stringe la giacca di pelle in una mano, con stizza.
E’ piuttosto alterato, Castiel non può che incolpare sè stesso per questo.
Lui però se la prende con l’amico.
“Fanculo Crowley, tieniti i tuoi dannati soldi!”
E così dicendo sbatte sul petto dell’uomo una manciata di banconote che quello incassa soddisfatto.
Castiel sa che non avrà bisogno di contarli, sa che sono esattamente 200 dollari.
E non capisce. Socchiude gli occhi guardandolo pensieroso, Castiel non lo sa, ma ha appena assunto la posizione con la testa inclinata che ha tanto attirato il biondo al loro primo incontro.
“Ti amo anch’io tesoro.” lo canzona lo scozzese, lanciandogli un bacio volante “E’ sempre un piacere fare affari con te.”
 
Dean gli lancia uno sguardo di fuoco, ma Castiel potrebbe giurare che l’ombra di un sorriso gli abbia appena incurvato le labbra, arrivando fino agli occhi verdi.
Poi quegli occhi meravigliosi si fissano su di lui e sono così intensi e profondi che Castiel si sente mancare.
Dean lo afferra per un polso e lo trascina con sè.
“Andiamo. Noi due abbiamo ancora un conto in sospeso.”
Castiel rabbrividisce, ma malgrado questo lo segue di buon grado.
 
Quando girano l’angolo, Crowley ormai lontano, Castiel si ritrova letteralmente sbattuto al muro e un attimo dopo le labbra di Dean sono sulle sue, calde ed esigenti e le sue mani sono ovunque.
Castiel è senza fiato, lo spavento che si mischia all’eccitazione, poi improvvisamente più nulla, solo le mani di Dean che salgono ad incorniciargli il viso, la fronte dell’altro sulla sua, l’alito caldo sulla sua pelle sensibile.
“Non azzardarti mai più a lasciarmi da solo in una situazione del genere...anzi, non azzardarti mai più a lasciarmi e basta.”
Castiel annuisce, senza essere ben conscio a cosa esattamente stia acconsentendo.
Lo sguardo di Dean è velato e malinconico. Castiel non può dire di conoscerlo bene, in fondo l’ha incontrato solo poche ore prima, eppure giurerebbe che Dean sia prossimo alle lacrime.
“Ti voglio, Cass.” E in quel ti voglio Castiel sa, senza bisogno che il ragazzo glielo dica, che è compreso molto di più…è un voglio stare con te, conoscerti meglio, uscire insieme, capire se possiamo essere qualcosa di più.
Castiel lo sa, perché è esattamente quello che significano per lui quelle parole, nel momento in cui gli risponde.
“Ti voglio anch’io, Dean.”
 
Il sorriso più bello e luminoso che Castiel abbia mai visto, si dipinge sul suo viso.
Sembra un bambino che abbia appena ricevuto il regalo più desiderato.
“Lo sapevo che avrei fatto bene ad aspettare. Sapevo che ti avrei trovato...angelo.”
Castiel ride sereno davanti all’espressione così compiaciuta dell’altro.
Che pare però bloccarsi, improvvisamente insicuro di qualcosa.
“Ma tu…vuoi essere il mio angelo, vero Cass?”
Castiel gli si avvicina, sfiora il naso col suo, poi lo bacia dolcemente, beandosi della morbidezza di quelle labbra.
“Sarò qualunque cosa tu vorrai, Dean.”
 
 
 
 
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Capitolo 6
*** Epilogo ***


Ebbene, eccoci all’epilogo di questa storia.
Incredibile, ma vero, sono riuscita finalmente a scrivere qualcosa di più lungo di una one-shot che abbia una fine...
Sono orgogliosa di me stessa, se poi vi è anche piaciuta, tanto meglio!
In questo epilogo viene svelato un certo retroscena che all’inizio non avevo previsto, ma quando si dice che i personaggi a volte prendono in mano la storia...beh stavolta uno dei miei si è voluto accaparrare il merito di tutto!
Per il resto che dire, ho già in cantiere una nuova storia (ovviamente una Destiel, stavolta con rating assolutamente e fortissimamente ROSSO!) che spero di postare presto. Per sicurezza ho deciso che anche quella vedrà la luce solo quando sarà finita, ma il fatto che ci siano di mezzo le vacanze di Natale magari sarà di aiuto.
Un grazie a tutti quelli che hanno letto/seguito/recensito, spero di risentirvi presto.
E naturalmente...Buone Feste!!!
Chiara

 
 
 
Epilogo
 
Sei mesi dopo.
 
Sono dieci minuti che Benny ha visto parcheggiare l’Impala di Dean davanti a casa sua e ancora nessuno è sceso dalla macchina.
Se non sapesse che i ragazzi sono venuti tutti insieme, penserebbe che Dean abbia approfittato del quarto d’ora accademico per una sveltina.
La cosa lo fa parecchio ridere in effetti, il santarellino si è trasformato in un vero e proprio assatanato e fa decisamente fare gli straordinari al povero Castiel…non che il moro se ne stia lamentando, in effetti.
Quei due sembrano proprio essersi trovati, diventando, da quella sera all’Heaven, praticamente gemelli siamesi.
 
“Pensi che stiano discutendo?”
La voce di Anna lo riscuote dai suoi pensieri.
Quando la ragazza gli si avvicina, Benny le fa passare un braccio attorno alla vita e la attira a sé, baciandola dolcemente.
“Probabile.” fa spallucce “Immagino che mettere Dean e Gabriel nella stessa macchina sia…complicato.”
Anna ride.
“Hai ragione, mio fratello sa essere veramente odioso quando ci si mette!”
“E il fatto che Dean sia così permaloso non è certo di aiuto.” aggiunge Benny unendosi alla sua risata.
 
Guarda ancora fuori dalla finestra, facendo bene attenzione a non scostare le tendine della cucina, rivelando la propria presenza.
Tendine che ovviamente ha scelto Anna.
Da quando la ragazza vive con lui, l’appartamento spartano di Benny è diventato più piacevole.
Tutta la sua vita è diventata più piacevole a dire il vero, quell’angelo di ragazza lo ha preso e…migliorato. Non cambiato no, semplicemente ha preso uno scorbutico single trentenne e lo ha reso un felice fidanzato innamorato.
Ovviamente Dean lo ha preso per i fondelli per mesi quando gliel’ha detto, non sarebbe stato Dean altrimenti, ma sotto sotto sa che l’amico è felice per lui.
 
Finalmente gli sportelli dell’Impala si aprono, il primo ad uscirne è uno stravolto Sam che si affretta ad aprire lo sportello posteriore per farne uscire uno sghignazzante Gabriel.
“Winchester, è inutile, sai che ho ragione io.”
“Gabriel, ti prego…” lo supplica Sam, stringendolo poi per il bavero della giacca e voltandolo verso di sé “Piantala di stuzzicare mio fratello.”
“Orsacchiotto, credimi lo farei…se non fosse così divertente.” poi vedendo che l’altro ci sta proprio male aggiunge “Va bene, prometto che mi impegnerò di più…” e rivolto al maggiore dei fratelli “Ok Dean-O, forse dopotutto non fai così schifo a freccette!”
 
Dall’altra parte della macchina Castiel sta cercando inutilmente di calmare il proprio ragazzo, che alle parole del biondo ha iniziato ad inveire e gesticolare, sbraitando “Te l’ho già detto Gabe, ho sbagliato il tiro soltanto perché Cass mi ha distratto!”
Castiel arrossisce leggermente, sentendosi preso in causa e chi lo avrebbe mai detto che uno stripper di professione potesse arrossire come una dodicenne sorpresa con le mani sotto la cintura del proprio ragazzo.
“Dean, avevi promesso che ti saresti comportato bene.” lo ammonisce
“Cass, io ci sto provando credimi, ma tuo fratello sarebbe capace di far perdere la pazienza ad un santo!”
E’ più l’espressione del ragazzo che le sue parole a far scoppiare a ridere Castiel, seguito a ruota da Sam.
Gabriel ghigna compiaciuto e Dean lo guarda come se si stesse chiedendo cosa diavolo ci trova suo fratello in uno come lui.
 
Poi prende delicatamente fra le sue una mano di Castiel e si avvia verso il portone d’ingresso.
A quel punto Benny ha già visto abbastanza.
Quando un coro di voci risponde al citofono con un “Siamo noi!” all’unisono, Benny sa di aver fatto bene.
 
Sa di aver fatto bene a seguire Sam di nascosto dentro il locale, quella volta in cui l’ha sorpreso davanti all’Heaven.
Quello in effetti era stato un caso, più dovuto alla sua sindrome da fratello maggiore acquisito che ad altro.
Quando lo aveva visto con Gabriel aveva capito che il ragazzo, non solo era felice, ma era anche in buone mani…tutto sommato. Certo Gabriel non è quel che si dice uno stinco di santo, ma di una cosa Benny è piuttosto sicuro, che sia pazzo di Sammy. O quello o una paralisi lo colpisce ogni volta che lo guarda, visto il modo in cui le sue labbra si arricciano.
 
Sa anche di aver fatto bene a non andarsene subito, una volta capito di che locale si trattava, perché in quel modo aveva potuto vedere Castiel. Vedere tanto Castiel a dire il vero, decisamente più di quello che avrebbe voluto.
Non che non fosse rimasto impressionato dal suo spettacolo di spogliarello, il ragazzo era piuttosto artistico, ma quando aveva visto quegli incredibili occhi blu e i suoi tatuaggi angelici, beh non aveva potuto fare a meno di  pensare al suo migliore amico. Il suo sesto senso gli diceva che lui avrebbe potuto trovarlo…adatto a sé.
 
E per finire, sa di aver fatto bene a coinvolgere Crowley nel suo piano per farli incontrare.
Sfruttando le conoscenze e l’innata capacità dello scozzese di suggerire accordi è riuscito ad organizzare tutto fin nei minimi dettagli. Certo non poteva prevedere che quei due si sarebbero incontrati addirittura prima di entrare nel locale, né aveva potuto mettere lingua sulle modalità dell’incontro, quelle erano state una prerogativa di Crowley, che ne andava fiero e se ne vantava tutt’ora a distanza di mesi.
Il tutto condito con una punta di orgoglio, quando parlava di come il suo “bambino” si era fatto uomo.
 
Quello che non avrebbe mai immaginato è che nello stesso locale avrebbe incontrato la donna della sua vita.
Anna era stata una piacevole sorpresa, il suo sguardo dolce lo aveva conquistato e il suo spirito ora lo legava a sé.
Benny scherza spesso con lei, dicendole che è il suo angelo.
Lei si schermisce, ma poi lo abbraccia felice e l’uomo non può fare a meno di pensare che forse la madre di Dean aveva ragione, forse dopotutto ognuno ha il proprio angelo sulla spalla e forse qualcuno, ogni tanto, è così fortunato da incontrarlo.
 
FINE
 
 
 

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