One-Punch Man: Civil War

di SOI_7
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La lettera ***
Capitolo 2: *** Il briefing ***
Capitolo 3: *** Decisioni ***
Capitolo 4: *** La scuola ***
Capitolo 5: *** Mentre eri via ***
Capitolo 6: *** Gli dei non sanguinano ***
Capitolo 7: *** Schieramenti ***
Capitolo 8: *** Coloro che chiamiamo eroi ***
Capitolo 9: *** Da che parte stai? ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La lettera ***




 
 

 
 
CAPITOLO 1 – La lettera

"Come sarebbe a dire 'L’offerta è terminata'??"

Saitama aveva pronunciato la frase con molta più enfasi di quanto avrebbe dovuto, e la cassiera era, infatti, turbata dalla sua reazione. Tuttavia, si sforzò di non perdere la sua professionalità dinanzi al cliente.
"Siamo spiacenti, signore, ma sul coupon c’era chiaramente scritto che i saldi di oggi sarebbero durati fino alle 17:00"
"E adesso che ore sarebbero?" chiese Saitama incredulo.
La domanda fece sbiancare la ragazza.
"Ecco…"
Saitama sgranò gli occhi, quasi incoraggiandola.
"…sono le 17:02" disse infine la ragazza, in tono di scusa.
"GAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHH"
 
-----o-----
 
Saitama stava lentamente percorrendo le stradine di Z-city, diretto verso la sua dimora. Il suo raid al supermarket era stato una delusione, ma alla fine aveva deciso di acquistare ugualmente la verdura che aveva scelto, nonostante l’offerta fosse terminata. Pagarla a prezzo pieno era uno smacco, ma sempre meglio che rischiare di avere discussioni con il personale del supermarket.
Saitama sospirò. Il giorno in cui si era registrato nell’Associazione Eroi era convinto che il suo stile di vita avrebbe ricevuto un salto di qualità, ma le cose non erano cambiate. Le donazioni che riceveva bastavano appena per permettergli di pagarsi l’affitto, per il resto era ancora costretto a dare la caccia all’offerta più conveniente.
Forse, se fosse stato promosso ad una classe più alta…
Accantonò l’idea all’istante. Certo, dopo quello che era successo con il meteorite e l’invasione aliena in A-city, si sarebbe aspettato un po’ più di riconoscenza da parte della popolazione e dell’Associazione, ma tutto sommato stava bene in classe B. Non avere l’obbligo della buona azione settimanale era una liberazione, e al tempo stesso preferiva non stare troppo a contatto con le teste calde che c’erano ai primi posti della classe S. Il loro primo incontro non era stato particolarmente amichevole…
Nella mente di Saitama balenò un fugace flashback del suo incontro con Atomic Samurai, e di come il classe S si era rifiutato di stringergli la mano. Scosse la testa al pensiero di quell’episodio.
Assorto dai suoi pensieri, Saitama non si rese conto di essere già arrivato al suo appartamento. Dopo aver frugato nelle sue tasche in cerca delle chiavi di casa, entrò.
Ad attenderlo c’era, come al solito, Genos. Il cyborg era impegnato nello spolverare lo schermo del televisore, agghindato con un grembiule rosa. Saitama non riuscì a trattenere un sorrisetto alla vista della scena.
Saitama e Genos vivevano ormai nello stesso appartamento da mesi. Il concetto di 'vivere nello stesso appartamento', tuttavia, era puramente relativo, dal momento che il cyborg si era letteralmente autoinvitato, chiedendo all’eroe calvo di accoglierlo come suo discepolo. Sebbene Saitama non avesse un bel niente da insegnargli, aveva comunque imparato ad accettare la presenza di Genos. In fin dei conti, non era poi così male, dal momento che gli dava una mano con le faccende di casa, gli preparava i pasti e lo teneva informato di quello che accadeva nell’Associazione (Saitama era troppo pigro e disinteressato per informarsene da solo).
Era un po’ come avere un piccolo cane da compagnia.
Un cane particolarmente petulante.
"Bentornato a casa, Maestro" disse il cyborg. "La sessione di saldi si è rivelata fruttuosa?"
"Per favore, evitiamo l’argomento" disse Saitama amareggiato, mentre posava le buste della spesa sul tavolo. "Mi sono perso qualcosa durante la mia assenza?"
"In realtà si" disse Genos. "Abbiamo ricevuto entrambi una lettera da parte dell’Associazione"
"Oh"
In effetti, notò Saitama, vi erano due raccomandate sul tavolo del salone. Saitama si sedette e contemplò quella destinata a lui. Poteva facilmente capire chi fosse il mittente dal simbolo dell’Associazione stampato sulla busta: un’aquila stilizzata racchiusa in un cerchio, attorno alla quale vi era la scritta 'Anti-disaster Measures - Hero Association'.
Saitama aprì la busta e ne estrasse il contenuto, per poi leggerlo ad alta voce.
Gentile Caped Baldy (Saitama sussultò infastidito alla vista del suo nome da eroe), le comunichiamo che domani, 17 Ottobre, si terrà alle ore 15 un briefing straordinario in cui verranno riuniti tutti gli eroi che hanno preso parte alla tragica vicenda dell’invasione aliena avvenuta in A-city. Cordialmente, la salutiamo in attesa della sua presenza.
Saitama controllò il retro della lettera, come se si aspettasse qualcos’altro, ma non trovò nulla. Perplesso, si rivolse al cyborg.
"Nella tua lettera c’era scritta la stessa roba?" chiese.
Genos annuì. "Probabilmente si tratta di qualche provvedimento che dovranno attuare a seguito dei danni riportati durante l’attacco della nave aliena, o forse nuove direttive per la nuova sede"
"Nuova sede?"
"Proprio così. Il vecchio edificio è stato completamente ricostruito e modificato da Metal Knight per garantire una maggiore protezione e un collegamento più immediato con le varie città"
Saitama non rispose. Trovava tutto questo alquanto noioso, considerando che l’Associazione non sapeva nemmeno quale ruolo egli avesse avuto durante l’attacco alieno. Non sapevano del suo scontro con Lord Boros, né tanto meno sapevano che la nave era precipitata grazie a lui. Il merito era stato dato a Tatsumaki, sebbene l’esper avesse esplicitamente dichiarato che lei non c’entrava nulla con tutto ciò. Probabilmente l’Associazione avrà pensato che Saitama era stato semplicemente coinvolto nel combattimento con l’equipaggio della nave, senza dare alcun contributo.
Perché lo avevano convocato, se non credevano che lui avesse effettivamente contribuito alla missione? Oltretutto, il briefing era alle 15, e alle 15:30 c’era il nuovo episodio di My Hero Academia in TV. Se la riunione si fosse protratta per le lunghe, se lo sarebbe perso. Diamine, tutto questo solo per qualche moina di…
"Maestro, mi ha sentito?"
"Eh?" Saitama interruppe il suo brainstorming . "Oh… ehm… si, sono d’accordo!"
Il sorriso affabile di Saitama era tutto fuorché convincente, ma Genos lo prese per buono. Si era abituato a catalogare come 'non accessibili alla sua comprensione' molti comportamenti del suo maestro.
"Ad ogni modo" continuò il cyborg, "se hanno convocato tutti i classe S, significa che si tratta di qualcosa di grosso, per cui sarebbe meglio presentarci, anche se sembra apparentemente una perdita di tempo"
Saitama grugnì, lasciandosi cadere sul pavimento e contemplando il soffitto.
"Svegliami quando è ora di cena"

Note dell'autore:
Quando vidi la prima volta il film Marvel "Captain America: Civil War", non potei fare a meno di notare alcune similitudini con l'universo di One-Punch Man (in entrambi vi è un gruppo di eroi che agisce non sempre in maniera concorde alle istituzioni, in entrambi gli eroi hanno provocato grossi danni alle città mentre tentavano di portare a termine la loro missione etc.), per cui mi venne l'idea di immaginare come sarebbe potuta essere una Civil War ambientata nel mondo del nostro eroe pelato.
Ovviamente, per chi ha già visto il film alcuni avvenimenti potrebbero risultare prevedibili, ma spero di essere almeno riuscito a produrre qualcosa in grado di intrattenere. Consideratelo un... "esperimento", se vi va.
Detto questo, concludo questo capitolo. Buon lettura per i prossimi ^^

 

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Capitolo 2
*** Il briefing ***


CAPITOLO 2 – Il briefing
 
La sede dell’Associazione giaceva tra le rovine dell’ormai scomparsa A-city. La struttura ricordava vagamente una ziqqurat composta da più grattacieli, la quale si ergeva su una base posta al centro di un enorme cratere riempito d’acqua. Dalla base partivano numerose autostrade, che si estendevano, come le trame di una ragnatela, verso le varie città. Attorno a tale scenario desolato regnava il silenzio più totale, unico testimone della strage causata dai Pirati Dark Matter.
I passi di Genos e Saitama riecheggiavano tra i corridoi della base. Come al solito, erano in ritardo.
Più per merito di Saitama che di Genos, ovviamente.
"Oi Genos, perché non rallentiamo? Finché non entriamo non possono cominciare, che senso ha correre?"
"Capisco il suo disinteresse verso quest’evento, Maestro, ma sarebbe meglio non farci attendere. Le ricordo che la sua presenza qui è un evento straordinario, considerando che è l’unico eroe non di classe S presente al briefing. Faremmo meglio a non far cambiare loro idea sulla sua convocazione"
"Pffff"
Di tutta risposta, Saitama accelerò il passo. Naturalmente, se per una persona normale significava avanzare di qualche metro, per un uomo eccezionale come lui si trattava di svariate decine di metri, difatti non gli ci volle molto per seminare il cyborg.
"Oi Genos, non avevi detto che eravamo in ritardo?" urlò Saitama beffardo, girandosi verso l’ormai distante compagno.
SBAM
Essendo voltato, Saitama non si era reso conto che c’era qualcuno di fronte a lui, con il quale si scontrò inevitabilmente e si schiantò sul pavimento. Frastornato dall’urto, non appena alzò la testa notò una figura familiare stesa sulle sue gambe, una ragazzina con un vestito nero e dei capelli verdi.
Merda… tra tutte le persone in cui potevo imbattermi…
Tatsumaki alzò la testa grugnendo e tamponandosi la fronte con una mano. Solo in quel momento si accorse della persona con cui si era scontrata.
E lì, prevedibilmente, esplose.
"STUPIDO PELATO! MA NON HAI LA DECENZA DI GUARDARE DOVE CAMMINI? CHE DIAMINE CI FAI QUI NEI CORRIDOI A FARE GARE DI CORSE CLANDESTINE INVECE DI ESSERE AL BRIEFING? SEI IN RITARDO TRAGICO!!"
Con la sua solita espressione flemmatica, Saitama tentò di rispondere alla valanga di insulti dell’esper. "In realtà sei in ritardo anche tu…"
Tatsumaki arrossì. "Ero in bagno! Una donna avrà anche i suoi tempi, no?"
"Si, si, si…" disse Saitama noncurante, pulendosi un orecchio con un mignolo. "Ora, però, saresti così gentile da toglierti da sopra le mie gambe? Mi stai bloccando la circolazione…"
Tatsumaki spalancò gli occhi. Le ci vollero due secondi buoni per rendersi conto che era ancora seduta sulle gambe di Saitama, dopodiché si alzò con un 'Umpf'.
"Maestro!"
Genos aveva finalmente raggiunto Saitama. "Sta bene? Ho sentito delle urla dal fondo del corridoio!"
Saitama si alzò, dandosi dei colpetti sulle gambe per togliersi la polvere di dosso. "Si, sto bene. Mi ero distratto mentre correvo"
"HE-HEM!"
Genos e Saitama si voltarono verso Tatsumaki, che li stava fissando con le braccia conserte.
"Voi due avete finito? Ci stanno ancora aspettando!"
"Oh"
L’improbabile trio raggiunse la sala riunioni. Le porte automatiche si aprirono, e i tre poterono finalmente entrare.
Erano presenti tutti gli eroi di classe S, ad eccezione -come sempre- di Blast e Metal Knight. Sitch sedeva a capotavola, le mani congiunte in una posizione caratteristica. Ai suoi lati, in piedi, vi erano due impiegati, che aspettavano vigili, mentre in un angolo in fondo a destra, seduto su una sedia girevole, vi era un uomo nascosto nella penombra. Saitama non riuscì a riconoscerlo.
Saitama e Genos raggiunsero l’altro lato del tavolo, avendo la decenza di tenersi il più lontano possibile da Tatsumaki. Dopo aver rivolto un fugace saluto a Silver Fang e King, Saitama prese finalmente posto, seguito dal cyborg.
Sitch si schiarì la voce. "Grazie, Caped Baldy e Demon Cyborg, per averci onorati della vostra presenza. Ora, visto che siamo tutti presenti, direi di cominciare il briefing.
Come molti di voi sanno, negli ultimi mesi, a seguito dell’invasione aliena che ha distrutto A-city, l’Associazione ha deciso di attuare alcuni cambiamenti interni. Il primo è sotto l’occhio di tutti voi: la nuova sede. Abbiamo deciso di trasformare la carcassa dell’ormai defunta città in un nuovo baluardo per la protezione dell’umanità, grazie a…"
"Oh, per favore…" esordì Metal Bat spazientito, "non è che abbiamo vissuto tutti sotto una pietra in questi mesi, sappiamo già tutto di come Metal Knight vi ha ricostruito la vostra casetta di riposo. Arriva direttamente al sodo, vecchio!"
"Ma che bel caratterino…"
Prima che Sitch potesse rispondere a Metal Bat, l’uomo nascosto nella penombra aveva deciso di palesarsi. Alzatosi, si avvicinò al tavolo olografico, permettendo ai presenti di osservare il suo volto sotto la luce artificiale.
Era un uomo alto, robusto, con biondi capelli impomatati e tirati all’indietro. Indossava un paio di occhiali, al di sotto dei quali portava una benda nera sul suo occhio destro.
"Permettetemi di presentarvi il vicecapitano delle Operazioni della sottosezione di Z-city, il signor McCoy" spiegò Sitch, riprendendo le redini della situazione.
"Grazie, signor Sitch" rispose McCoy. "Mi permetta di dire un paio di cose a questi… eroi"
Il suo tono era sicuro, freddo, e a tratti sprezzante. Non era un uomo pacato e apprensivo come Sitch, e questo destò la curiosità dei presenti. Metal Bat, tuttavia, non aveva perso la sua aria di sfida.
"Di solito non vengo coinvolto nelle faccende amministrative dell’Associazione, preferisco focalizzarmi sul mio piccolo distretto nella città fantasma. Tuttavia, nonostante la mia posizione, sono sempre stato lieto di offrire il mio aiuto per migliorare il modo in cui quest’organizzazione agisce. Se c’è una cosa di cui sono fermamente convinto, è che non esiste un organo migliore dell’Associazione Eroi per garantire la pace.
Tuttavia, negli ultimi tempi ho notato una debolezza serpeggiante ai vertici delle varie classi. Ne è stata la dimostrazione la catastrofe creatasi a seguito della distruzione del meteorite in cui è stato coinvolto Caped Baldy," disse McCoy rivolgendo un occhiata tagliente verso Saitama, "oppure all’annientamento di A-city. I rapporti non sono incoraggianti, se consideriamo che contro il meteorite non sono bastati ben due classe S per fermarne la rotta, e l’intervento di un classe B ha causato danni incalcolabili alla popolazione di Z-city.
Per quanto riguarda le vicende dell’invasione aliena, i rapporti indicano che tutti i classe S sono stati a malapena sufficienti a tenere testa all’equipaggio della nave, mentre l’effettiva minaccia è stata debellata da un solo classe S. Un classe B è inoltre stato ritrovato all’interno della nave, senza alcuna informazione circa cosa stesse facendo.
Infine, vorrei soffermarmi sull’atteggiamento che tutti i classe S hanno dimostrato negli ultimi tempi, in particolare in questi avvenimenti. A malincuore devo ammettere che tali comportamenti si stanno palesando anche adesso, dal momento che per l’ennesima volta i due classe S Blast e Metal Knight non hanno dato loro notizie, e molte teste calde" McCoy pronunciò le ultime due parole con particolare enfasi, rivolgendo lo sguardo verso Metal Bat, "sembrano non voler mantenere un atteggiamento professionale"
"Amico, siamo eroi, non politici! Credi che a me freghi qualcosa della professionalità?"  rispose Metal Bat, poggiando le gambe sul tavolo e stendendosi sullo schienale della sua sedia.
"Non mi aspetto che nessuno di voi lo faccia" ribatté secco McCoy, "tuttavia è evidente che il modo in cui l’Associazione vi sta… gestendo, ha un ruolo fondamentale nei recenti inconvenienti di cui abbiamo avuto esperienza.
E questo ci porta al motivo per cui siamo qui. In sostanza, lo scopo di questo incontro è quello di stabilire un controllo più ferreo verso voi classe S. Ci aspettiamo maggiore serietà da parte vostra, e al tempo stesso voi vi aspetterete maggiore inflessibilità da parte dell’Associazione"
"Umpf" Tatsumaki sbuffò, "non siamo certo bambini! Pensa che una lezioncina basti a farci agire come volete voi?"
McCoy sorrise. "Naturalmente no, Tornado"
Detto ciò, il vicecapitano pigiò un’icona sul touchscreen del tavolo. Una serie di ologrammi dalle sembianze di pipistrelli meccanici apparve al centro della sala.
"Quelli che vedete sono droni di sorveglianza costruiti dall’Associazione. Avremmo chiesto aiuto a Metal Knight stesso in situazioni normali, ma dal momento che la sua irreperibilità è parte integrante del motivo per cui sono stati richiesti, abbiamo preferito arrangiarci.
A ognuno di voi verrà assegnato un drone personale, che vi monitorerà 24 ore su 24, e riporterà ogni vostra azione all’Associazione. Se qualcuno di voi tenterà di distruggere, manipolare o sabotare il drone, sarà sbattuto in classe C. Se qualcuno di voi dimostrerà negligenza in missione, o disobbedienza agli ordini dell’Associazione, sarà sbattuto in classe C. Se qualcuno di voi si dimostrerà incapace di portare a termine la missione che gli verrà assegnata, o cederà il proprio compito ad un altro eroe, sarà espulso dall’Associazione"
"Non è una soluzione molto democratica" esordì Zombieman. "Non ritiene che molto probabilmente non saremo tutti d’accordo a farci sorvegliare così?"
"Certo che lo ritengo" ribatté McCoy, "d’altro canto siete sempre liberi di modificare autonomamente la vostra condotta… o di lasciare l’Associazione. Lascio a voi la scelta: vi offro 48 ore per pensarci, dopodiché mi riferirete il verdetto finale, ovvero se accettare la sorveglianza o essere trattati da outsider all’interno dell’Associazione"
Detto questo, McCoy, Sitch e gli altri impiegati abbandonarono la sala, lasciando Saitama e i classe S da soli. 

 

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Capitolo 3
*** Decisioni ***


CAPITOLO 3 – Decisioni

"Gran bella merda" esclamò Metal Bat.
"Potevi risparmiarci la parte del teppistello, magari ci avrebbe ripensato!" ribatté Tatsumaki acida.
"Calmi, adesso non litighiamo. La situazione non è delle migliori e dobbiamo raggiungere un compromesso il prima possibile" disse Silver Fang. "Mi duole ammetterlo, ma non posso biasimare l’Associazione se ha voluto arrivare a ciò… anche se l’idea di essere spiato non mi alletta"
"Magari, se avessimo collaborato di più, tutto questo non sarebbe successo" intervenne Tanktop Master. "Eravamo stati convocati tutti, ma l’emergenza si è risolta grazie a Tatsumaki che è riuscita a gestire tutto da sola e a far schiantare la nave… se ognuno di noi avesse fatto la sua parte, magari l’Associazione ci avrebbe dato maggior credito"
"Vi ho già detto che non ho fatto precipitare io la nave aliena! E in ogni caso non è colpa mia se voi vi siete dimostrati degli incapaci!" sbraitò Tatsumaki.
"Ehi, bada a quello che dici! Si da il caso che noi eravamo impegnati con l’equipaggio della nave, non ci stavamo girando i pollici!" sbottò Pri-Pri Prisoner.
"Beh, a dirla tutta alcuni eroi hanno lasciato il luogo senza alzare un dito" osservò Superalloy Darkshine.
"Solo perché ormai non c’era più nulla da fare, tanto Tatsumaki aveva già risolto tutto!" protestò Child Emperor, in qualche modo sentitosi chiamato in causa.
"Credo che accusarci a vicenda non sia il modo giusto di risolvere il problema" intervenne Zombieman. "Onestamente sono molto più preoccupato circa la mancanza di rigore all’interno della classe S"
"Ti riferisci all’ennesima assenza di Mister ‘Faccio troppo schifo per mostrarmi quindi mando i miei robot’ e Blast? Per quanto mi riguarda, l’Associazione può benissimo cacciarli a calci in culo!" disse Metal Bat sprezzante.
"Beh, ci sarebbe anche Caped Baldy, che girava per la nave a fare chissà cosa" fece notare Watchdog Man.
Tutti i presenti si voltarono istintivamente verso Saitama, il quale non stava minimamente prestando attenzione alla conversazione, ma era, piuttosto, impegnato a strappare un filo dalla manica della sua tuta. Rendendosi conto dell’improvviso silenzio, alzò lo sguardo, notando che tutti lo stavano fissando.
"Eh?"
"Caped Baldy, cosa stavi facendo sulla nave aliena durante l’incidente di A-city?" chiese Superalloy Darkshine.
"Io? Stavo combattendo con il capo della nave" disse Saitama, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
"Il capo della nave?"
"Oh si, era molto forte. Peccato che lo scontro con lui sia durato poco"
"Quindi stai dicendo di averlo sconfitto da solo?" disse Atomic Samurai, scettico.
"Già" rispose Saitama.
Lightspeed Flash scosse la testa. "L’intera classe S viene convocata per attaccare una nave aliena, un solo classe S la abbatte e un classe B gira per la nave a fare chissà cosa. Non mi stupisco che l’Associazione voglia rimetterci in riga"
"Non dubitare della forza di Saitama, Lightspeed Flash. Questo ragazzo ha già dimostrato di essere estremamente forte distruggendo il meteorite e sconfiggendo il Re degli Abissi" intervenne Silver Fang.
"E abbiamo visto cosa è successo dopo la distruzione di quel sassolino…" disse Atomic Samurai ridacchiando. "Ha fatto più danni di quanti non ne avrebbe fatti il meteorite se si fosse schiantato"
"Il maestro Saitama ha salvato Z-city dalla distruzione totale. Il resto non conta" disse Genos glaciale. "Onestamente, però, sono turbato anche io da questa situazione. Ricordo che durante l’invasione aliena ho avuto grosse difficoltà a trovare qualcuno disposto a fare squadra con me. Se vogliamo garantire la sicurezza dell’umanità, non possiamo agire da lupi solitari"
"Quindi saresti a favore della sorveglianza?" chiese Zombieman.
"Personalmente si, vorrei che la classe S agisse in maniera meno egoistica" concluse Genos.
"Magari questo vi farà cacciare un po’ di spina dorsale" disse Tatsumaki.
"Ehi, streghetta, non fare tanto la superiore! Per tua informazione, abbiamo sempre gestito al meglio ogni emergenza tutte le volte che tu non c’eri!" abbaiò Metal Bat.
"Ah si? Come quando King se n’è rimasto spaparanzato mentre la nave bombardava la città?" ribatté l’esper.
Saitama poté sentire il battito di King acquistare velocità. Era opinione comune che al suono del suo battito accelerato, quello che tutti chiamavano 'King Engine', seguisse una reazione violenta da parte del classe S, per cui tutti i presenti, udendolo, si calmarono.
Saitama era l’unico a sapere che in realtà il battito di King era un segno della sua fifa crescente. Il classe S non aveva alcun tipo di abilità in combattimento, e tutti i suoi meriti e la fama che lo accompagnavano derivavano dal fatto che si era sempre trovato sul luogo in cui un mostro era stato precedentemente ucciso da qualcun altro, ottenendo casualmente il merito per l’impresa.
Saitama si chiese cosa sarebbe successo se l’Associazione, sorvegliandolo, avesse scoperto la verità su King.
"Dunque, cosa decidiamo di fare? A favore o contro la sorveglianza?" chiese infine Superalloy Darkshine.
"Personalmente, io sono d’accordo" disse Pri-Pri Prisoner.
"Io mi pronuncio contrario" disse Silver Fang.
"Anche io" lo seguì Zombieman.
"Io sono favorevole" disse Tanktop Master.
"Idem" disse Lightspeed Flash.
"Ve lo potete scordare" sbottò Atomic Samurai.
"Umpf… purché vi scuota" disse Tatsumaki secca.
"Per una volta concordo con la nanetta" disse Metal Bat.
Saitama esitò per un istante. Pensò a tutti i danni causati dagli incidenti, di come i classe S fossero indisciplinati e di come l’Associazione avesse disperatamente bisogno di riacquistare un’immagine. D’altro canto, la libertà e il frutto di anni di sforzi da parte di ogni eroe non erano un prezzo ragionevole da pagare. E, soprattutto, non poteva permettere che King venisse espulso dall’Associazione.
"A me non importa… in fin dei conti la gerarchia e le classi non indicano davvero il valore di un eroe. Anche se l’Associazione ci ritenesse non meritevoli del nostro posto in classifica, questo non significherà nulla, finché saremo in grado di salvare vite o rassicurare la gente. Quindi questa sorveglianza è inutile" disse infine.
Genos osservò Saitama per un istante. "Se le cose stanno così, maestro, allora eviterò di contraddirla. Appoggio la sua opinione e mi dichiaro contrario anche io"
Saitama annuì distrattamente.
"Vedo che gli altri non hanno il coraggio di esprimersi, o forse non hanno ancora preso una decisione. Visto che per il momento siamo pari, propongo di rimandare a domani il verdetto. Magari qualche ora in più per rifletterci gioverà a ognuno di noi" concluse Silver Fang.
"Come preferisci, Bang. Comunica tu al Ciclope la decisione" disse Atomic Samurai.
E dopo ciò, tutti i presenti si alzarono dalle proprie postazioni e si incamminarono verso la porta.

 
-----o-----

Saitama era sollevato dall’essersi sbarazzato dell’incontro, sebbene ormai fossero le 16:45, e questo significava che si era perso l’episodio di My Hero Academia. Probabilmente avrebbe optato per guardarlo in streaming, anche se non gli avrebbe dato la stessa soddisfazione, e soprattutto avrebbe dovuto resistere agli spoiler prima della disponibilità dell’episodio online.
Lui e Genos erano di nuovo nei corridoi dell’Associazione, diretti verso l’uscita. Gli altri classe S erano già spariti, per la gioia del classe B.
"Crede che abbiamo ottenuto qualcosa oggi, maestro?" chiese Genos.
"Meh…" fu tutto ciò che riuscì a dire Saitama.
"Demon Cyborg, avresti un minuto?"
Genos e Saitama si voltarono. Appoggiato all’uscio di un ufficio, vi era McCoy.
"Ha bisogno di qualcosa?" chiese il cyborg.
"Nulla di particolare, solo scambiare quattro chiacchiere in privato" rispose McCoy con semplicità.
Genos esitò, voltandosi verso Saitama. Di tutta risposta, l’eroe calvo fece spallucce. "Ci rivediamo a casa" disse, per poi incamminarsi verso l’uscita.
Genos lo guardò allontanarsi per qualche secondo, dopodiché si voltò di nuovo verso l’uomo bendato.
"Allora, cosa vuole dirmi?"
McCoy si portò le mani dietro la schiena. "Dì un po’, com’è stato il briefing?"
"Non molto producente, se devo essere sincero. Non tutti sono d’accordo, e altri hanno preferito astenersi" rispose il cyborg.
"Capisco…" disse McCoy "e tu che opinione hai al riguardo?"
Genos non capiva perché quell’uomo fosse interessato a come la pensasse, ma preferì tenersi sul vago.
"Ho opinioni contrastanti. Ci sono buoni motivi per scegliere sia uno schieramento che l’altro. Preferisco limitarmi a seguire la strada che sceglierà il mio maestro"
"E il tuo… ‘maestro’, come la pensa?"
"Preferisce non essere sorvegliato" concluse il cyborg.
"Molto bene…" disse McCoy. "E’ un vero peccato, sai… con quelle telecamere avremmo potuto ottenere delle informazioni interessanti"
"Non provo interesse nella privacy degli altri classe S" disse Genos, sentendosi seccato dalla conversazione. Fece per andarsene, ma McCoy continuò.
"Qualcuno nell’Associazione potrebbe essere coinvolto nell’omicidio della tua famiglia, Genos"
Genos si fermò. Impiegò qualche secondo per elaborare le parole di McCoy, dopodiché si voltò di nuovo verso di lui.
"Cosa intende dire?"
"Naturalmente non abbiamo prove, ma pare che qualcuno abbia preso parte all’incidente. Con una maggiore sorveglianza, forse, potremmo capire chi, e di che entità è il suo coinvolgimento. Ma se tu sei convinto della tua scelta…"
"Sta cercando di corrompermi?" chiese Genos.
"Ti sto solo informando di qualcosa che ti riguarda, Genos. Noi dell’Associazione abbiamo già molti occhi e orecchie in svariate parti del mondo, ma non sono mai abbastanza. Un aiuto farebbe comodo a tutti noi, non trovi?" disse McCoy malizioso.
Genos non rispose. Aveva il terribile presentimento che McCoy stesse mentendo, ma che motivo aveva di mentire su una cosa del genere? Al di là del maestro Saitama e del Dr. Kuseno, nessuno sapeva di come la sua famiglia fosse stata uccisa.
Quest’uomo sa qualcosa… ma non posso mettermi contro il maestro Saitama…
"Tu pensaci… se cambi idea, sai dove trovarmi" disse infine il vicecapitano.
"Non ci speri" rispose il cyborg.
McCoy sorrise, per poi chiudersi dentro il suo ufficio. Genos contemplò la porta per qualche secondo, dopodiché si avviò verso l’uscita.

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Capitolo 4
*** La scuola ***


CAPITOLO 4 – La scuola
 
Il giorno successivo era terribilmente caldo ed afoso, fin troppo per una giornata autunnale. Molte persone avevano deciso di sfruttare l’occasione per uscire in cerca di un luogo per una scampagnata, o semplicemente per prendere un po’ d’aria. Sfortuna volle che tutti decisero di farlo nello stesso momento, creando un ingorgo stradale senza precedenti.
La numero 1 della Classe B, Fubuki, nota ai più come Blizzard Of Hell, sedeva posteriormente nella sua limousine. Insieme a lei, d’avanti, vi erano le sue due guardie del corpo, Eyelashes e Mountain Ape. Il gruppo era diretto alla propria dimora, ma l’ingorgo li aveva bloccati ad un incrocio da ormai due ore.
Fubuki si tamponò la fronte imperlata di sudore con un fazzoletto. Si stava pentendo di essersi vestita con il suo abbigliamento formale.
"E’ possibile che in due ore non siamo avanzati di un millimetro?" chiese spazientita.
"Mi dispiace, signorina Blizzard. Dinanzi a noi c’è una fila interminabile, non riesco neppure a vederne la fine" disse desolato Eyelashes.
Fubuki sbuffò. Non ne poteva più di starsene a girarsi i pollici, e l’abitacolo era invivibile perfino con l’aria condizionata.
"Ascoltate… io scendo a controllare cosa diavolo ha bloccato il traffico. Può darsi che più avanti ci sia un incidente o qualcosa di simile"
"Vuole che la seguiamo, signorina Blizzard?" chiese Mountain Ape.
"Nah, non c’è alcun bisogno. E poi non possiamo certo lasciare la limousine incustodita qui nel bel mezzo del traffico" rispose Fubuki.
Eyelashes e Mountain Ape annuirono. "Come preferisce. La avviseremo qualora riuscissimo a proseguire"
Fubuki li congedò con un cenno, per poi scendere dall’auto. Fuori la temperatura era ancora più insopportabile. Oltretutto, come aveva detto Eyelashes, la coda era a dir poco chilometrica.
Fubuki proseguì a piedi per una decina di metri, dopodiché decise di accorciare i tempi volando. Dopo essersi librata in aria con i suoi poteri psichici, sfrecciò alla ricerca della fine della coda.
Dopo qualche minuto di volo, Fubuki notò qualcosa in lontananza. Una colonna di fumo si ergeva da quella che sembrava una piazza in pieno centro. Avvicinandosi, notò un oggetto che sembrava una gigante stufa elettrica al centro della piazza, circondato da un gruppo di auto disposte alla rinfusa. Alcune di queste auto erano in fiamme.
Fubuki acquistò velocità. A distanza minore, poté notare che la stufa aveva braccia e gambe umane, ed era in grado di parlare.
"Voi umani siete così fragili! AHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!"
La stufa umanoide si voltò verso un edificio. Un raggio di calore scaturì dal suo petto, facendo esplodere le finestre e mandando in fiamme le mura.
"Ehi, tu!"
Fubuki atterrò, decisa a fermare il mostro. Anche senza i suoi sottoposti, avrebbe dovuto farcela in poco tempo. Il mostro non doveva superare il livello di calamità Tigre.
"Oho! Un eroe è venuto ad affrontarmi! Quale onore!" esclamò sprezzante la stufa.
"Se sei stato tu a causare tutto questo, sappi che non te la farò passare liscia. Per colpa tua sono in ritardo catastrofico!" disse Fubuki.
"Umani! Egoisti come sempre! E’ proprio a causa vostra se io sono qui! Il vostro uso sconsiderato dell’energia elettrica vi ha resi schiavi degli elettrodomestici, ed è così che sono nato! Ho preso vita per far nascere l’impero degli elettrodomestici, cominciando col ritorcervi contro i vostri comfort che tan…"
BOOM
La stufa esplose in una pioggia di metallo e circuiti sotto gli occhi sbigottiti di Fubuki. Non appena la polvere si assestò, l’esper notò qualcuno con un pugno levato in aria, un tizio calvo con un costume giallo e un mantello bianco.
"HO CALDOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!! STUPIDA STUFA, CHE CI FAI ACCESA AD OTTOBRE??" urlò Saitama, fuori di sé.
"Saitama?"
"Eh? Oh, ciao Fubuki" disse Saitama, riprendendo il controllo.
Fubuki incrociò le braccia. "Umpf, potevi lasciare a me quel mostro! Con i tempi che girano,  mi avrebbe fatto comodo dimostrare di non essere un’incapace" disse, contrariata.
Saitama si grattò la testa, perplesso. "Non sapevo ci fossi anche tu. E poi come mai sei improvvisamente preoccupata di dimostrare le tue capacità? Finora hai sempre lasciato tutto ai tuoi sottoposti…"
Fubuki si sentì offesa dalle parole del classe B, ma preferì mantenere un tono pacato. "Non sai dei recenti avvenimenti circa la proposta di sorveglianza forzata?"
"Oh… beh, si… ma non è stata ancora approvata. E poi, se anche accadesse, riguarderebbe solo i classe S e me" disse Saitama.
Fubuki alzò un sopracciglio. "Ne sei veramente sicuro? All’Associazione farebbe comodo estendere la sorveglianza alle altre classi, considerando il numero elevato di classe C che continua ad aumentare"
Saitama fece spallucce. "Se è questo che temi, la prossima volta non interverrò… però, se ci ripensi, non farti problemi a chiedere"
Fubuki si adombrò. "So badare a me stessa, Saitama. Non sono diventata la prima in classifica per nulla. E non essere troppo sicuro di te, un giorno potresti dover essere tu quello che ha bisogno di aiuto, e non credo che sarei disposta a offrirtelo se ti poni in questo modo nei miei confron…"
Un boato in lontananza interruppe il discorso di Fubuki. L’esper e Saitama si voltarono in direzione del suono, notando una coltre di fumo levarsi da quella che sembrava una scuola, a circa 5 chilometri dalla piazza.
"Devo andare! Tu resta qui, io cerco Genos e corro a vedere cos’è successo!" disse Saitama sbrigativo.
Fubuki annuì. L’eroe calvo sfreccio verso destra, in direzione del suo appartamento. Qualunque cosa fosse successa, urgeva un intervento, e urgeva subito.

 
-----o-----

Un’ora prima
 
Zenko si affacciò dal sipario quel tanto che le bastasse per vedere quanta gente ci fosse tra gli spettatori. Una sgradevole sensazione allo stomaco la colse non appena si accorse che, tra ragazzi e famiglie, vi era almeno un centinaio di persone.
La ragazzina tornò dietro al sipario, al sicuro dagli occhi del pubblico. Non era la prima che si esibiva davanti a qualcuno, e fin’ora era sempre riuscita a gestire l’ansia.
Ma stavolta era diverso.
Principalmente, perché c’era molta più gente del solito. E, soprattutto, perché questa sarebbe stata la prima volta che si sarebbe esibita senza che suo fratello maggiore la guardasse.
Zenko ebbe uno scatto d’ira. Suo fratello le aveva già telefonato un’ora prima, dicendole che non sarebbe riuscito ad arrivare in tempo alla recita a causa di problemi lavorativi che l’avrebbero tenuto impegnato. Sapeva che non era colpa sua.
Eppure, non riusciva a farsene una ragione.
Era perfettamente a conoscenza del fatto che tutto ciò faceva parte degli inconvenienti che scaturiscono dall’essere un eroe di classe S, e se l’Associazione ti ordina di recarti in Finlandia per eliminare un mostro-vichingo-chicchessia risvegliatosi per conquistare il mondo, non puoi di certo tirarti indietro. Ma il pensiero che suo fratello maggiore fosse lì a guardarla, che sarebbe stato fiero di lei e che l’avrebbe apprezzata anche in caso di fallimento... tutto questo l’aveva sempre aiutata a dare il massimo con il pianoforte.
Adesso, però, doveva rinunciare a tutto ciò. Dopo tanti anni, la sua vecchia amica, l’ansia, era tornata, e lei non poteva fare altro che accoglierla.
La sua maestra raggiunse lei e le sue compagne dietro le quinte. Diede una rapida occhiata all’orologio, dopodiché sospirò.
"Abbiamo ancora dieci minuti prima che possiate esibirvi. Se qualcuna di voi deve andare in bagno, lo faccia ora"
Molte ragazze corsero via, accogliendo il suggerimento. Zenko si limitò a chinare la testa.
La maestra notò lo sconforto della ragazzina. Dopo essersi avvicinata e chinata davanti a lei in modo da guardarla negli occhi, le passo una mano fra i capelli.
"Anche se tuo fratello Metal Bat non è qui, sa già che andrai alla grande. Ti è sufficiente sapere questo" disse sorridendo.
Zenko si limitò ad annuire. La maestra le diede un’ultima carezza prima di congedarla.
Nel frattempo, le sue compagne erano tornate dal bagno, accompagnate da alcune risatine acute. Sembrava quasi che per loro fosse un gioco.
Zenko scosse la testa amareggiata. Si sistemò i capelli e il colletto del suo grembiule, e sospirò.
Fa come se ci fosse... lo picchierai quando lo rivedrai
Quest’ultimo pensiero le strappò un sorrisetto. La maestra uscì dal sipario, annunciando l’inizio dello spettacolo con un discorso al quale Zenko non prestò particolarmente attenzione.
Il sipario si aprì. Le ragazzine, disposte in fila, fecero un inchino al pubblico, che le accolse con uno scrosciante applauso. Dopodiché, tutte, ad eccezione di Zenko, scomparvero dietro le quinte.
Zenko si avvicinò lentamente al pianoforte, per poi prendere posto sul sediolino. Esitò per qualche istante, dopodiché chiuse gli occhi e cominciò a suonare.
RUMBLE
Una violenta scossa di terremoto interruppe la sua prestazione. Numerose urla di panico si levarono fra il pubblico, accompagnate da voci sovrapposte e spaventate.
Un’altra scossa irruppe, stavolta più forte della precedente. Zenko perse l’equilibrio e cadde da sediolino. Alcune persone tra il pubblico si alzarono e si diressero allarmate verso le uscite di emergenza.
Fu a quel punto che, con un boato, qualcosa esplose al di sotto del pavimento. Un lampo improvviso, una coltre di fumo e detriti, e poi fu subito caos.

 
-----o-----

"Abbiamo ricevuto una richiesta di soccorso da M-city!" esclamò un’impiegata del Quartier Generale.
"Informazioni al riguardo?" chiese Sitch.
"Un essere misterioso ha attaccato una scuola. Sospettiamo livello di Calamità Demone!" rispose l’impiegata.
Sitch si adombrò. "Abbiamo degli Eroi nei paraggi? Non possiamo aspettare che qualcun altro raggiunga il posto"
"Ci sarebbe King, signore, ma non so se sia il caso di scomodarlo per una faccenda del genere..."
"Vada per King. Almeno avremo la garanzia che quel mostro venga eliminato velocemente" replico Sitch.
L’impiegata annuì. Digitò alcuni tasti sulla tastiera del suo computer, dopodiché scambiò rapidamente alcune parole al telefono, per poi rivolgersi nuovamente al suo superiore.
"Ha detto che vedrà cosa può fare" disse infine.
Sitch chinò il capo. King era solito essere abbastanza schivo quando si trattava di accettare degli incarichi. Tuttavia, egli rappresentava una delle punte di diamante dell’Associazione, per cui non c’era motivo di preoccuparsi. Il classe S sapeva cosa fare.
Nella peggiore delle ipotesi, quel mostro sarebbe andato all’altro mondo nel giro di qualche ora.

 
-----o-----

King corse velocemente le scale del suo appartamento, preso da una risata isterica.
Aveva sentito l’esplosione, non era molto distante da dove lui si trovava. Tuttavia, non aveva avuto modo di vedere l’essere misterioso, e questo lo rendeva nervoso. Il fatto che non fosse una calamità Drago, però, lo faceva ben sperare.
Forse, se il mostro avesse capito chi fosse, si sarebbe costituito, come tutti quelli prima di lui. Succedeva sempre così, quando King ne incontrava uno.
Il suo cuore stava battendo velocemente, ancora una volta.
Maledizione! Potresti smetterla per una volta? Non hai nemmeno visto con chi hai a che fare!
King uscì dall’appartamento, e notò subito una coltre di fumo provenire da un edificio non molto lontano da lì. Non era difficile intuire che quello fosse il luogo dell’attacco.
King tirò un profondo respiro, e cominciò a correre.

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Capitolo 5
*** Mentre eri via ***


CAPITOLO 5 – Mentre eri via
 
Zenko riprese i sensi. Era stesa sul palcoscenico, ricoperta da calcinacci e detriti, e qualcosa le aveva colpito la schiena, causandole un forte dolore. Fece per rialzarsi, ma il dolore la fece barcollare, per poi cadere sulle ginocchia. Con un gemito, si rassegnò e si guardò attorno per capire cosa fosse accaduto.
Attorno a lei vi erano sedie, travi di legno, vetri rotti, pezzi di cemento e polvere sparsi ovunque. Un enorme cratere era apparso al centro della sala, e alcune persone giacevano a terra, svenute.
Digrignando i denti, Zenko si sforzò di alzarsi, massaggiandosi la schiena. Scese lentamente dal palcoscenico, dando un’occhiata più da vicino allo scenario. Il cratere era profondissimo, tanto da non riuscire a vederne il fondo. Era evidente che l’esplosione di pochi minuti fa lo aveva generato dal sottosuolo.
Zenko tentò di far rinvenire qualcuno, ma nessuno riprese i sensi. Un senso di solitudine e impotenza crebbe lentamente in lei.
"Hey! C’è qualcuno che riesce a sentirmi?" urlò, senza ricevere risposta.
Sempre più agitata, Zenko si incamminò verso l’uscita d’emergenza, ma, con suo estremo disappunto, era bloccata. Decise, quindi, di recarsi nei corridoi della scuola e raggiungere l’ingresso principale dell’edificio.
I corridoi erano deserti, ma non messi meglio. Anche lì vi erano danni simili a quelli che aveva visto nel teatro, ma non c’era nessuno in giro, nemmeno svenuto.
Zenko continuò il suo tragitto lungo i corridoi della scuola, quando improvvisamente avvertì un rumore in lontananza. Somigliava vagamente a un motore acceso.
La ragazzina si riparò dietro un pilastro, per poi sporgersi in modo da vedere la fonte di quel rumore. Un essere mostruoso, in fondo al corridoio, stava perlustrando le aule in cerca di superstiti.
Aveva vagamente le sembianze di un drago, come quelli che Zenko aveva visto nelle fiabe che leggeva da piccola, solo che il suo collo era sproporzionatamente lungo e flessuoso, come il corpo di un serpente. Non aveva braccia, ma aveva comunque le ali e le zampe posteriori, e sul suo volto erano evidenti tre enormi occhi gialli.
Il mostro si guardò attorno, per poi proseguire lungo il corridoio. Zenko rifletté rapidamente sulle sue opzioni. Il corridoio si biforcava pochi metri dopo, ma l’uscita si trovava proprio alla fine della biforcazione in cui il mostro si era addentrato, mentre l’altra conduceva ai bagni. In entrambi i casi, se il mostro l’avesse vista sarebbe stata morte certa.
Zenko appoggiò la schiena contro il pilastro, lasciandosi afflosciare al pavimento. Sembrava che non ci fosse via di scampo.
Se solo suo fratello fosse stato lì...
Lui che cosa farebbe al posto mio?
Zenko ebbe un’idea improvvisa.
La ragazzina corse verso il corridoio di sinistra, e una volta entrata nei bagni aprì tutti i rubinetti, dopodiché si riparò nuovamente dietro il pilastro.
Dopo pochi minuti, una pozzanghera uscì dal di sotto della porta dei bagni, per poi espandersi per il corridoio. Il rumore dei rubinetti scroscianti destò l’attenzione del mostro che, alla vista dell’acqua che invadeva i corridoi, si diresse a passo moderato verso la fonte dell’allagamento.
Non appena il mostro raggiunse il bagno, Zenko colse l’occasione. Uscì fuori dal suo riparo e corse più che poté verso il corridoio da cui il mostro era tornato.
Sfortunatamente l’essere misterioso si accorse di lei. Con un ruggito, la belva fece dietro front e inseguì la ragazzina, che aveva quasi raggiunto la fine del corridoio. Zenko poteva perfino scorgere l’ingresso della scuola...
Il mostro emise un ruggito potentissimo, tale da far volare via Zenko sotto la violenza delle onde sonore. Numerose crepe comparvero sulle pareti di cemento.
Accasciatasi sul pavimento, Zenko fece per rialzarsi, ma sentì il fiato del mostro dietro la sua schiena. Ormai non poteva più scappare.
"Hey, tu!"
Sia Zenko che il mostro alzarono lo sguardo verso l’ingresso, dal quale si stava avvicinando un uomo. Era alto, dalle spalle larghe, con un volto massiccio e lunghi capelli biondi pettinati all’indietro. Sul suo occhio sinistro vi erano tre cicatrici che squarciavano le sue palpebre.
"Lascia subito la bambina, e affronta me!" disse King con tono deciso.
Il mostro si allontanò da Zenko e si avvicinò lentamente al classe S, senza staccargli gli occhi di dosso. Sembrava quasi interessato a chi avesse d’avanti.
"Ecco, da bravo... ora, sappi che non sono di buon umore, quindi ti offro la possibilità di costituirti fin da subito, altrimenti sarò costretto a farti saltare in aria!" esclamò King.
Il mostro, di tutta risposta, fece un passo avanti, socchiudendo gli occhi, ancora fissi su di lui.
King deglutì, ma non si diede per vinto. "Ascolta, credo che tu non abbia capito con chi hai a che fare! Se tu sapessi chi sono, a quest’ora staresti già supplicando... non mi sorprende, ma non te ne faccio una colpa. Chissà quanti altri mostri come te non hanno mai sentito parlare di me.
Ad ogni modo, hai d’avanti il settimo classificato della classe S dell’Associazione Eroi. Sono King! E ora, ti do un’ultima chance per redimerti, altrimenti la tua vita si conclude qui!"
Il mostro rimase immobile per qualche secondo, dopodiché emise un ruggito identico a quello con cui aveva colpito Zenko. King volò di parecchi metri, schiantandosi contro un muro. L’essere misterioso fece per avvicinarsi, ma King sfrecciò verso di lui, passando sotto le sue gambe e fuggendo a gambe levate.
Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace... ci ho provato, giuro che ci ho provato!
Il mostro inseguì King per il corridoio, lanciando ruggiti multipli verso il classe S. Nonostante la sua mancanza di poteri, King era comunque abbastanza abile da schivarli tutti, ma la scuola stava lentamente perdendo stabilità sotto i continui colpi sonori dell’essere misterioso.
"Incenerimento!"
Un getto di fiamme colpì il mostro dall’alto. L’essere misterioso si dimenò urlando, ma con un battito d’ali si liberò rapidamente del fuoco che lo stava avvolgendo. Fu a quel punto che si accorse della presenza di due nuovi individui che si erano aggiunti allo scontro.
Saitama e Genos rivolsero uno sguardo di sfida verso il mostro. Molte persone erano state gravemente ferite a causa sua, ed era arrivato il momento di restituire il favore.
"King, stai bene?" chiese Genos.
King, di tutta risposta, si era rannicchiato in un angolo, con le mani sopra la testa.
Genos lo osservò attentamente. Il classe S stava tremando.
L’uomo più forte del pianeta... trema?
L’essere misterioso emise un nuovo ruggito, ma Saitama e Genos lo schivarono rapidamente, scattando in direzioni opposte. Genos effettuò un elegante capriola a mezz’aria, per poi lasciarsi cadere verso il mostro.
"Machine Gun Blow!"
Il cyborg sferrò una violenta raffica di pugni contro il mostro, che li assorbì come un sacco da boxe. Barcollando, il mostro indietreggiò. Guardò i due eroi con gli occhi iniettati di sangue, dopodiché si voltò e scappò via.
"Eh? Se ne va?" disse Saitama incredulo.
"Sta andando verso la ragazzina! Se non lo fermate la ucciderà!" esclamò King allarmato.
Saitama si rivolse a Genos. "Tu resta con King. Aiutalo a uscire, se necessario. Io sistemo quella lucertola"
Il cyborg annuì. Il classe B scattò in direzione del corridoio in cui mostro era scappato, raggiungendolo dopo pochi secondi.
"Io e te non abbiamo ancora finito!"
Il mostro si voltò, per poi emettere un nuovo potente ruggito. Saitama saltò in tempo per schivarlo, sentendo qualche pilastro crollare alle sue spalle in lontananza. La scuola stava per cedere da un momento all’altro.
Saitama corse verso il mostro, il quale era ormai con le spalle al muro. Emise un ennesimo ruggito, ma stavolta Saitama disgregò l’onda sonora con un pugno a mezz’aria, come una bolla di sapone. Il mostro spalancò gli occhi, per la prima volta spaventato.
WHOMP
Saitama sferrò un pugno nello stomaco del mostro che, oltre a ritrovarsi un buco in quella che una volta era la sua pancia, venne anche schiantato contro un muro dietro di lui. L’onda d’urto fu talmente forte da far crollare il soffitto, facendo ritrovare l’eroe calvo sotto una pioggia di cemento armato.

 
-----o-----

Genos e King rovistarono fra le macerie della scuola per almeno mezz’ora. Non vi era traccia del mostro, il che significava che Saitama aveva avuto la meglio. Tuttavia, l’assenza del classe B era preoccupante. Sapevano entrambi che un semplice crollo non era sufficiente per stendere un uomo potente come lui, e di certo non poteva essere andato via senza di loro, eppure sembrava quasi essersi volatilizzato nel nulla.
King era rimasto in silenzio per tutto il tempo, da quando Saitama l’aveva lasciato da solo con Genos. Il cyborg poteva facilmente intuire la sensazione che stava provando in quel momento... la stessa sensazione che provava lui tutte le volte che il Maestro Saitama lo tirava fuori dai guai dopo che aveva creduto di poter battere un mostro fuori dalla sua portata.
Con l’unica differenza che Genos non era mai scappato, né si doveva vergognare per essersi comportato da vigliacco.
"Ancora nulla sul Maestro Saitama... non riesco nemmeno a rilevare le sue tracce di calore. Mi chiedo se sia effettivamente qui, o abbia attirato il mostro altrove"
King fece spallucce, senza guardare Genos negli occhi. Il cyborg si limitò a ignorarlo.
Un pugno ricoperto da un guanto rosso affiorò da sotto le macerie.
Genos e King accorsero per tirare fuori Saitama. Gettarono via alcuni calcinacci che lo ricoprivano, per poi trovare il classe B rannicchiato su se stesso.
"Maestro, temevo che fosse... Maestro?" Genos si interruppe di colpo alla vista di Saitama e della sua posizione inusuale.
"Saitama... non sei ferito, vero?" chiese King.
Saitama non rispose. Si limitò a rivolgere la testa verso i due classe S, visibilmente preoccupati. Sul suo volto vi era un’espressione che non gli avevano mai visto prima... colpevolezza.
Tra le braccia di Saitama, priva di sensi e con una gamba piegata in una posizione innaturale, vi era Zenko.

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Capitolo 6
*** Gli dei non sanguinano ***


CAPITOLO 6 – Gli dei non sanguinano
 
Erano passate almeno un paio d’ore da quando Saitama, Genos e King avevano portato il corpo privo di coscienza di Zenko all’ospedale più vicino. Saitama non aveva la minima idea di quale fosse il reparto giusto in cui indirizzarla, ma fortunatamente aveva trovato un’infermiera disposta ad aiutarli. Dopo aver lasciato la ragazzina a lei, i tre eroi avevano preso posto in sala d’attesa.
Genos e King non avevano proferito parola per tutto il tempo trascorso in ospedale, consci del fatto che nella testa del classe B vi fosse una tempesta cerebrale.
Durante le sue missioni, Saitama aveva sempre dato la priorità all’eliminazione della minaccia principale, assumendo che con essa tutti i civili sarebbero stati fuori pericolo. La foga dello scontro, stavolta, lo aveva annebbiato a tal punto da impedirgli di analizzare il terreno di scontro, e questo aveva giocato a suo sfavore. Non per l’annientamento dell’essere misterioso, il quale si era svolto come prevedibile, ma per la salvaguardia degli innocenti rimasti nella scuola.
Ora che ci pensava, non si era nemmeno assicurato che le altre persone rimaste nell’edificio fossero al sicuro...
Saitama era amareggiato. Stava succedendo esattamente ciò che era accaduto con il meteorite. Già poteva immaginarsi le vittime dell’incidente dargli la colpa per i danni che avevano subito dal crollo dell’edificio, per non parlare della bambina che ora si trovava in mano ai medici.
Lo dici quasi come se la colpa non fosse tua, disse una voce nella sua testa.
Saitama trattenne l’impulso di colpire qualcosa, limitandosi a stringere un pugno a tal punto da far scrocchiare le dita. Genos e King riuscirono a sentirlo, ma rimasero in religioso silenzio.
 Proprio in quel momento, si aprì una porta, dalla quale uscì un medico. Saitama, Genos e King si alzarono d’impulso, andandogli incontro.
"Dottore... come sta la bambina?" chiese Genos.
Il dottore sospirò. "Ha riportato una frattura scomposta ad una gamba, numerose microfratture alle coste, nonché alcuni traumi ed ematomi sul dorso"
Genos e King assunsero un’espressione grave, mentre Saitama riuscì solo a dire un "Eh?"
Il medico si rivolse a lui con lo sguardo di chi ha a che fare con un fratellino ignorante. "E’ messa male", tagliò corto.
"Oh"
Il dottore si rivolse nuovamente ai due classe S. "Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Fortunatamente gli organi interni non hanno subito danni, ma la tibia e la fibula della gamba destra sono compromessi, per cui non potrà muoversi per almeno un paio di mesi" concluse.
Genos annuì. "La ringraziamo per ciò che ha fatto, dottore. Ora è cosciente?"
Il medico scosse la testa. "E’ molto debilitata, sarebbe meglio lasciarla riposare per un po’"
"D’accordo, dottore. E grazie ancora" disse infine il cyborg. Il dottore li congedò con un cenno.
King rimase fermo, osservando Zenko attraverso i vetri della porta mentre era stesa, dormiente, nel suo letto.
Genos rivolse un’occhiata tagliente verso il classe S, dopodiché attirò Saitama in disparte.
"Lei lo sapeva?" disse Genos.
"Cosa?" disse Saitama, perplesso.
"Del fatto che King sia un codardo, Maestro! Era da solo in balia di quel mostro, e non ha fatto nulla se non nascondersi e tremare! Se quella bambina si trova in quelle condizioni, è soprattutto per colpa sua!"
Saitama chinò il capo. "Sai che non è così, Genos. Ho fatto crollare io la scuola"
"E con ciò? Se King si fosse dimostrato all’altezza del suo titolo, il nostro intervento non sarebbe stato nemmeno richiesto!"
Saitama non rispose. Genos sbraitò, gironzolando per la sala. "C’è almeno qualcosa che è in grado di fare? O è solo un ciarlatano?"
"Beh... è un fenomeno nei videogame! E spesso i mostri sono talmente spaventati da lui da costituirsi" disse Saitama, con un tono che non sembrava del tutto sicuro.
Genos era allibito. "E l’Associazione non sa nulla?"
"No"
Genos gli diede le spalle con un grugnito, trattenendo la rabbia. Questo non contribuì a far sentire Saitama meglio.
"Genos... ascolta. Sarà anche vero che King non ha fatto nulla, ma se io non avessi colpito il mostro così forte, la bambina sarebbe salva, ora. Questo è accaduto solo ed esclusivamente a causa mia, per cui è inutile prendersela con lui"
Genos rimase in silenzio.
Saitama sospirò. "Forse è meglio che torniamo a casa. Verremo più tardi a trovare la ragazzina, quando si sarà svegliata"
Genos esitò, dopodiché annuì e segui il suo maestro in silenzio. Prima che raggiungessero l’uscita, videro nel corridoio un giovane ragazzo vestito con un casco verde, una visiera per il sole e un’armatura marrone.
"Oi, Spatent! Che ci fai qui?" chiese Saitama.
"Saitama! Non pensavo di trovarti qui! Ho saputo dell’incidente della scuola, e ho deciso di portare qualcosa per la ragazzina!" rispose Spatent Rider, sollevando una busta con quella che sembrava frutta.
"Come fai a sapere della ragazzina?" chiese Saitama.
"Le notizie corrono, amico mio. Ormai l’Associazione è già al corrente di tutto, sia per quanto riguarda le vittime, che per quanto riguarda l’annientamento dell’essere misterioso" rispose prontamente Spatent Rider.
Il classe C non era solito pattugliare M-city, e il fatto che la notizia si fosse estesa fino al suo quartiere significava che aveva fatto scalpore. Probabilmente l’ospedale aveva informato le autorità e i media circa i superstiti attualmente ricoverati.
"Come mai un classe C come te si interessa ad incidenti fuori dalla sua città?" chiese Genos.
Spatent sorrise. "So che non è il mio territorio, ma io credo fermamente nel mio lavoro, e se posso rendermi utile sono disposto ad aiutare anche lì dove non mi è richiesto. Non è forse questo che fanno gli eroi?"
Saitama abbozzò un sorriso. "Grazie mille, Spatent. Purtroppo la bambina è ancora priva di sensi, quindi penso che non potrai visitarla"
Spatent fece spallucce. "Non ha importanza, mi basta che riceva quello che ho per lei. Ci vediamo!"
Spatent fece per dirigersi verso la sala in cui Zenko dormiva, ma si arrestò improvvisamente.
"Oh... Saitama!"
"Si?"
"Quella ragazzina... è la sorella di Metal Bat. Faresti meglio a non farti trovare in giro, quando suo fratello saprà cosa le è successo" disse Spatent Rider, per poi continuare la sua strada.
Saitama si adombrò. Lui e Genos uscirono dall’ospedale e si diressero verso il loro appartamento, quando un cellulare improvvisamente squillò.
Genos estrasse il telefono dalla sua tasca, e rispose. La conversazione fu breve, con frasi monosillabiche e versi d’intesa, dopodiché il cyborg attaccò e si rimise il cellulare in tasca.
"Era l’Associazione. Vogliono che ci rechiamo immediatamente lì per discutere dell’incidente alla scuola"
Saitama grugnì. "Altre rogne in arrivo..."

 
-----o-----

Con estremo stupore di Saitama, ad attenderli nella sala briefing vi era soltanto McCoy. Oltretutto, nessun altro, a parte lui e Genos, era stato convocato.
"Lieto che non abbiate indugiato. La situazione è già fin troppo spinosa senza un vostro ennesimo ritardo" disse McCoy con tono tagliente, mentre Saitama e Genos prendevano posto.
"Di cosa vuole discutere?" chiese Genos sbrigativo.
McCoy assunse una postura più rigida prima di parlare. "Siamo stati informati circa l’incidente riguardante la scuola che è stata attaccata da quell’essere misterioso in M-city. I rapporti ci informano che lo scontro con il mostro ha causato il crollo dell’edificio, dal quale una ragazzina è stata gravemente ferita. Numerose altre vittime sono state trovate sotto le macerie dalle forze dell’ordine," disse con una nota di disgusto -il vicecapitano aveva un brutto rapporto con le autorità locali- "e molti sono in gravi condizioni. Le squadre di soccorso hanno tempestivamente portato tutti all’ospedale più vicino, e fortunatamente non ci sono morti... ma abbastanza feriti per metterci in cattiva luce"
Saitama, che si stava grattando il naso, approfittò della pausa per intervenire. "Se vuole sapere chi ha fatto crollare la scuola, sappia che sono stato io"
McCoy abbozzò un sorriso senza allegria. "Lo so bene, Caped Baldy. Così come so bene che l’eroe che avrebbe dovuto occuparsi del mostro prima di voi, il classe S King, si è dimostrato completamente inadeguato all’incarico"
Nella sala calò il silenzio.
McCoy si limitò a pigiare un pulsante sul touchscreen del tavolo, mostrando l’ologramma di una foto raffigurante King, rannicchiato in un angolo, nella scuola.
Saitama guardò l’ologramma per qualche secondo, ammutolito, dopodiché esplose.
"AVEVA DETTO CHE AVREBBE ASPETTATO LA NOSTRA DECISIONE PRIMA DI SORVEGLIARCI!"
"Ho fatto ciò che ritenevo fosse più giusto, Caped Baldy, e come puoi ben vedere avevo ragione. Dei classe S non ci si può fidare... e, a quanto pare, nemmeno di te" rispose McCoy gelido.
Saitama ringhiò. Genos era semplicemente pietrificato.
"L’Associazione ha lottato per ANNI al fine di creare il fiore all’occhiello della protezione dell’umanità, un punto di riferimento di cui la gente si potesse fidare. Sapere che tra le nostre cerchie vi sono simili impostori è un’onta che non possiamo tollerare. A che pro aspettare la vostra conferma, se da un giorno all’altro rischiate di far crollare l’intero sistema? Un po’ come hai fatto crollare tu quella scuola, del resto..." disse McCoy.
Saitama si alzò di scatto.
"E’ questo che pensa?" abbaiò il classe B. "Ci parla di fiducia ed impostori, quando è lei il primo ad aver mentito?"
"Basta così!" tagliò corto McCoy. "La sorveglianza che ho attuato durante l’attacco alla scuola era una mera sessione di prova, ma, alla luce dei recenti avvenimenti, è chiaro che voi eroi non siete più in grado di garantire la sicurezza dell’umanità... non allo stato attuale delle cose. Delle persone sono state ferite a causa tua, Caped Baldy. Hai intenzione di non assumertene la responsabilità?"
Saitama non rispose. Il sangue gli ribolliva fin troppo nelle vene. Per McCoy questo fu come un segno di vittoria, il quale gli strappò un sorriso.
"Molto bene. Siamo stati nelle vostre mani per troppo tempo, eroi. Ora, sarete voi a dover dar conto a noi" disse McCoy con un inchino, annunciando implicitamente la fine dell’incontro. Saitama e Genos lasciarono i propri posti e si incamminarono verso l’uscita. Il cyborg lanciò un’occhiata velenosa al vicecapitano, il quale si limitò a rispondergli con un ghigno.

 
-----o-----

Un mese dopo
 
L’eroe di classe S Pri-Pri Prisoner era steso sulla brandina della sua cella, intento a guardare distrattamente la TV che gli avevano concesso. In realtà, il motivo per cui le guardie avevano deciso di lasciargli un televisore era tenerlo a bada abbastanza per impedirgli di tentare nuovamente l’evasione.
Tuttavia, Pri-Pri Prisoner non provava ad evadere da ormai un mese, e di certo non perché aveva abbandonato l’idea. Semplicemente, le cose erano cambiate.
Il classe S spense il televisore. Non vi era nessun programma interessante, nessuna soap di cui potesse ammirare i protagonisti, nulla di nulla. Si stava annoiando a morte, ma ormai le sue alternative negli ultimi giorni erano esclusivamente guardare la TV o dormire. L’evasione non era più contemplata da quando l’Associazione aveva deciso di imporre il suo pugno di ferro.
Pri-Pri Prisoner rivolse un’occhiata disgustata al drone che lo osservava dall’alto. L’aggeggio simile ad un pipistrello meccanico lo stava squadrando intensamente, e il classe S poteva perfino avvertire l’avidità di informazioni che si celava dietro colui che lo controllava.
L’Associazione era stata chiara: ogni atto di negligenza o di insubordinazione da parte dei classe S si sarebbe tradotto nella retrocessione in classe C o, peggio, nell’espulsione. Questo significava non solo che, se Pri-Pri Prisoner avesse tentato l’evasione, si sarebbe beccato altri 10 anni di pena, ma anche che, una volta dimesso, non avrebbe potuto più esercitare la sua carriera di eroe.
Il fuorilegge sospirò. A quest’ora avrebbe potuto dare la caccia a qualche bel ragazzo, o semplicemente fare qualunque altra cosa che non fosse crogiolarsi nella monotonia che lo affliggeva da giorni.
"Ehy, Sotaruccio!" disse con tono soave.
Il suo vicino di cella grugnì, rigirandosi sulla propria brandina. "Ti ho già detto mille volte che non mi devi chiamare così, finocchio! Che vuoi?"
"Mi annoio a morte... non è che hai qualcosa di interessante da raccontarmi? Sai, ormai non mi lasciano nemmeno più uscire durante l’ora d’aria, e non ho più modo di scambiare quattro chiacchiere con gli altri detenuti..." disse il classe S a mo’ di scusa.
Il detenuto di nome Sotaro sghignazzò. "Certo, come se tu volessi solo chiacchierare con loro..."
Pri-Pri Prisoner non rispose. Sotaro si girò verso di lui, serio. "Sarò sincero, finocchio... non vorrei essere al tuo posto. Quello che l’Associazione ti ha fatto è anche peggio dell’essere in carcere"
"Già..." rispose Pri-Pri Prisoner malinconico.
"Ad ogni modo," continuò Sotaro "ho avuto modo di parlare con gli altri del braccio D. Sai, quei nuovi rapinatori che sono stati arrestati dopo l’intervento della streghetta verde"
"Oh, davvero? E cosa ti hanno raccontato?" disse il classe S, interessato.
"Sai com’è quella mocciosetta... si dice che sia più difficile vederla sorridere che sfuggirle. Ma quei tizi hanno detto che stavolta era decisamente più incazzata del solito... ah, e ovviamente anche lei aveva quell’affare che le ronzava attorno" disse Sotaro, indicando il drone di Pri-Pri Prisoner.
"Hmmm... probabilmente anche a Tatsy non vanno bene le cose" disse Pri-Pri Prisoner pensieroso.
"Voi classe S siete trattati quasi come dei criminali... oh, beh... perlomeno loro lo sono..." disse Sotaro impacciato.
"Si, si, ho capito che intendevi dire..." rispose il classe S. "Mi chiedo come se la stiano cavando Genosuccio, Battuccio, Darkshinuccio e gli altri ragazzi della classe S"
Sotaro scosse il capo. "Di certo non potrai chiederglielo personalmente"
"No, suppongo di no" rispose Pri-Pri Prisoner.
E, detto questo, i due detenuti si rimisero sulle loro brandine, in silenzio.

 
-----o-----

Saitama era impegnato a leggere un manga, sdraiato sul suo futon. Genos, nel frattempo, stava lavando i piatti. Il drone lo stava spiando come suo solito, ma a distanza di un mese il cyborg era ormai abituato a quella sensazione. Saitama, al contrario, cercava ancora di eludere la sorveglianza nei limiti concessi dall’Associazione, motivo per cui si era sdraiato in una posizione strategicamente contorta, al fine di impedire al drone di vedere cosa stesse leggendo. Non si sa mai che l’Associazione potesse avere la brillante idea di espellere gli eroi privi di buon gusto in fatto di letture.
Saitama era stato alquanto infastidito dalla neutralità con cui il cyborg aveva accettato la sorveglianza forzata. Ricordava come, durante il briefing, Genos aveva espresso il suo essere d’accordo in merito ad un controllo più ferreo verso i classe S, ma l’atteggiamento subdolo e irrispettoso che McCoy aveva dimostrato sorvegliandoli a loro insaputa non aveva giustificazioni, e Saitama sperava che anche il suo discepolo lo capisse. Invece, Genos aveva liquidato la cosa come 'una nuova abitudine da acquisire'.
Questi pensieri stavano minando alla sua concentrazione, tanto che Saitama era quasi tentato dal rinunciare alla lettura e abbandonarsi ad un sonnellino pomeridiano, quando qualcuno bussò improvvisamente alla porta.
"Genos! C’è qualcuno alla porta!"
Il cyborg non rispose. Con un grugnito, Saitama si alzò e andò ad aprire la porta.
Con sua sorpresa, alla porta vi era King.
"Oi, King! Qual buon vento?" disse Saitama.
"Preferisco non rispondere, Saitama. Ti dispiace se entro?" rispose King con tono grave. Saitama fu turbato dalla risposta del classe S, ma acconsentì.
Solo vedendolo entrare, Saitama notò che King aveva un aspetto molto più trascurato del solito. I suo abiti era stropicciati, il suo volto era incorniciato da un velo di barba che il classe S non era solito portare, e nella sua mano destra vi era un fagotto pieno di oggetti che il classe B non riuscì a distinguere.
King si accomodò sul divano con un grugnito. Saitama prese posto di fronte a lui.
"Qualcosa non va, King? Non mi sembri messo bene" chiese l’eroe calvo.
King esitò, dopodiché rispose. "L’Associazione mi ha espulso un mese fa. Non sono più un eroe da quando c’è stato l’incidente alla scuola"
Saitama rimase ammutolito. Genos, che fino a quel momento era rimasto in cucina, entrò finalmente nel salone, ascoltando ciò che King aveva da dire.
"Fin’ora ero in grado di vivere grazie ai contributi forniti dall’Associazione, ma ora che non sono più un classe S e non ho un lavoro, non ho più un modo per mantenermi. Sono riuscito ad andare avanti grazie ai miei risparmi e ai montepremi che ho vinto in passato ai tornei di videogame a cui ho partecipato, ma ora ho esaurito tutto il denaro che avevo a disposizione. Proprio oggi sono stato sfrattato dal mio appartamento. Non ho più un posto dove vivere. Io..." la voce gli si spezzò.
Saitama e Genos non dissero nulla, limitandosi a guardare la figura afflitta di colui che un tempo era definito l’uomo più forte del pianeta, finché, all’improvviso, il classe B si alzò di scatto.
"Ne ho abbastanza!"
Saitama si diresse verso il suo drone, lo afferrò per le ali e lo avvicinò al proprio volto, in modo da guardare a quattrocchi la telecamera.
"Ehi, cialtroni in camicia! Non so se riuscite a sentirmi, ma se così fosse, sappiate che ne ho fin piene le tasche della vostra sorveglianza! Siete liberi di espellermi dall’Associazione o fare quello che vi pare con me, ma è bene che sappiate una cosa: sto venendo lì a pestarvi e a distruggere tutto quello che avete raccolto fin’ora! Non ho più intenzione di vedere vite di eroi distrutte a causa della vostra mania di potere, e se gli altri classe S mi stanno ascoltando in questo momento, o avranno modo di ricevere questo messaggio, li invito a fare altrettanto!"
E, detto ciò, Saitama sferrò un pugno al drone, riducendolo in frantumi.
"Oooh! Ora mi sento molto meglio! Andiamo, ragazzi... è ora di dare una lezione all’Associazione!" disse, rivolto a King e Genos.
King fece per alzarsi e seguire Saitama, ma Genos rimase immobile. Saitama lo guardò confuso, prima che un dubbio si infiltrasse nella sua testa.
"Genos? Che fai, non vieni?" chiese il classe B.
Genos fissò il pavimento per qualche istante, dopodiché si fece coraggio. "Mi dispiace, Maestro, ma non posso. Quello che sta facendo è una follia! Abbiamo compiuto enormi sacrifici per arrivare fin qui, non possiamo far finta che non sia successo nulla e comportarci da rinnegati, come nemici dell’Associazione! Noi siamo eroi! Dobbiamo rappresentare il meglio su cui l’umanità può contare! Che cosa succederà se ci metteremo contro l’organo di giustizia per eccellenza del mondo? Lei verrà espulso, o peggio ancora, l’Associazione le metterà l’intero pianeta contro!"
Saitama lo guardò sbalordito. "Non posso credere che tu la pensi davvero così... hai visto a cosa ha portato il loro piano! Secondo te ciò che hanno fatto è giusto? Per te è più importante che un eroe mantenga il proprio grado, piuttosto che vivere come merita?"
Genos non rispose, né riuscì a guardare Saitama negli occhi. Il classe B voltò a sua volta la testa, amareggiato.
"Molto bene... se non sei disposto a seguirmi, troverò qualcun altro disposto a farlo"
E, detto questo, lui e King abbandonarono l’appartamento, lasciando Genos in balia dei suoi pensieri.

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Capitolo 7
*** Schieramenti ***


CAPITOLO 7 – Schieramenti
 
Saitama e King si stavano allontanando dall’appartamento del classe B, senza una meta in particolare. La mente dell’eroe calvo non era solita elucubrare piani arzigogolati, ma, vista la situazione, dovette compiere uno sforzo maggiore per elaborare una strategia.
"Ehm... so dov’è l’Associazione, ma al di là della sala briefing e dei bagni non ho mai visitato altro di quell’edificio. Dove credi che abbiano le registrazioni che hanno raccolto fin’ora?" chiese a King.
L’ex-classe S ci rifletté su. "So che la sede dell’Associazione è una sorta di micro-città ora. Prima dell’invasione aliena era sufficiente andare ai piani alti, ma ora è molto più complicato, dal momento che gli uffici potrebbero trovarsi in qualunque piano di qualunque edificio"
Saitama si grattò la fronte. "Quindi siamo punto e a capo. Merda, noi due da soli non andremo di certo lontano"
"Non possiamo semplicemente andare per tentativi?" suggerì King.
"Non ho tutto questo tempo libero..." ribatté secco l’eroe calvo.
I due si fermarono. "Abbiamo bisogno di qualcuno che conosca a fondo l’Associazione. Qualcuno che abbia esperienza al riguardo" concluse King.
Saitama incrociò le braccia, pensieroso. Normalmente avrebbe lasciato che Genos consultasse i database sull’Associazione, ma ora doveva arrangiarsi da solo. Non si trattava semplicemente di trovare qualcuno che possedesse le informazioni che gli servivano, ma aveva anche bisogno che tale persona accettasse di collaborare. E Saitama non era il genere di persona che andava particolarmente a genio agli altri eroi...
Una lampadina si accese nella mente del classe B.
"Silver Fang! Lui potrebbe aiutarci! E’ nell’Associazione da parecchi anni, può darsi che abbia ottenuto contatti all’interno durante la sua carriera!" esclamò.
"E se non erro, era anche lui contrario alla sorveglianza forzata!" aggiunse King entusiasta.
Saitama annuì. "Bang si troverà sicuramente al suo dojo in questo momento. Faremmo meglio a sbrigarci!"
E, con un cenno d’intesa, i due si incamminarono in direzione del dojo. A metà strada, incrociarono Spatent Rider.
"Hey Saitama, dove vai di bell... aspetta, ma tu sei King!" esclamò il classe C alla vista del duo.
"Oi Spatent, perdonaci ma andiamo di fretta" disse Saitama sbrigativo.
"C’è qualche emergenza? Se hanno convocato te, dev’essere qualcosa di grosso!" disse Spatent serio.
I due lo guardarono increduli per un istante. "Nulla di quello che pensi, amico. Sto andando a pestare l’Associazione e fargli interrompere quest’assurdità della sorveglianza forzata" rispose Saitama.
Un sorriso smagliante apparve sul volto del classe C. "Non dire altro. Vengo con voi!"
"Eh? Davvero?"
"Ovvio che si! Da quando è stata approvata la sorveglianza, sto lavorando dieci volte di più per evitare che ai cervelloni dell’Associazione venga la brillante idea di espellere anche me per via del mio esiguo operato. Non voglio che questa follia venga estesa anche alle classi inferiori, anzi, non voglio che esista affatto! Immagino che per voi non sia facile conviverci"
King ridacchiò senza allegria. "Evidentemente..."
Spatent serrò un pugno, deciso. "E sia, allora! So di non valere granché, ma se posso aiutarvi anche di poco, sono disposto a farlo! Qual è la vostra destinazione?"
"Eravamo diretti al dojo di Silver Fang. Pensiamo che possa aiutarci a entrare nella sede dell’Associazione e trovare le registrazioni che hanno raccolto" rispose King.
"Magnifico! Saltate su, vi porterò da lui!" disse Spatent.
Saitama sgranò gli occhi. "Non pensi che saremmo in troppi su quella bici?"
Spatent sogghignò. "La bicicletta non è la mia arma da eroe per nulla, caro! Avanti, salite!"
Saitama e King esitarono, dopodiché cercarono di prendere posto sulla bicicletta di Spatent Rider in modo da entrarci tutti e tre. Dopo alcune difficoltà, i tre poterono finalmente partire verso il dojo di Silver Fang.

 
-----o-----

Genos era ancora scosso dalla conversazione con Saitama. Fin’ora aveva sempre seguito il suo maestro ciecamente, dando per scontato che una persona eroica e pura d’animo come lui avrebbe fatto sempre la scelta giusta. Lui stesso non sapeva perché aveva deciso di opporsi a lui.
Era per l’ammirazione che aveva verso di lui, e non voleva che l’Associazione lo mettesse con le spalle al muro? Era perché non voleva smettere di essere un Eroe e rinunciare al suo obiettivo di diventare più forte e vendicare, un giorno, la sua famiglia? O forse, era perché, per una volta, era davvero convinto di essere dalla parte della ragione?
Genos si sfilò il grembiule e lo scagliò verso la cucina. A quest’ora, il maestro Saitama stava sicuramente cercando un modo per infiltrarsi nella sede dell’Associazione. Forse sarebbe riuscito perfino a trovare qualcuno disposto ad aiutarlo nella sua impresa. Del resto, Saitama era un uomo di azioni, non di cervello, per cui era ovvio che gli servisse qualcuno che ricoprisse tale ruolo.
Ruolo che, normalmente, sarebbe spettato a Genos.
Devo fermarlo e impedire che porti a termine questa follia, pensò il cyborg. La reputazione del maestro Saitama è già compromessa dalle sue azioni passate, ora come ora rischierebbe di diventare un ricercato globale.
Genos si diresse d’impulso verso la porta, ma si fermò a metà strada, colto da un dubbio improvviso: come avrebbe fatto a fermarlo?
Non esisteva essere sul pianeta in grado di tenere testa all’incommensurabile forza di Saitama, o per lo meno lui non ne era in grado, e il rischio che potesse aver trovato degli alleati rendeva tutto più complicato. Restava una sola opzione: trovare qualcuno disposto a sposare la sua causa.
Ma chi?
I classe S erano lupi solitari, dal carattere difficile, ma erano al tempo stesso i più forti membri dell’Associazione, per cui era logico che la scelta ricadesse su uno di loro. Tuttavia, Genos aveva un brutto ricordo circa l’ultima volta che aveva proposto loro di collaborare con lui.
Serviva trovare un motivo per convincerli a stare dalla sua parte.
Genos ebbe improvvisamente un’idea. Si liberò rapidamente dei guanti da cucina, si chiuse la porta dell’appartamento alle spalle e cominciò a correre a lunghi balzi, conscio che il tempo non era dalla sua parte.

 
-----o-----

Metal Bat si era nuovamente recato all’ospedale per far visita alla sua sorella minore. I medici gli avevano detto che ci sarebbe voluto un altro mese prima di poterle togliere il gesso e permetterle di ricominciare a camminare, tuttavia il classe S non se l’era sentita di farla dimettere prima della sua guarigione e portarla a casa con lui. Certo, i letti dei reparti non erano illimitati, e normalmente i medici rilasciavano i loro pazienti non appena si erano accertati che potessero tornare alle loro abitazioni senza il sussidio degli infermieri, ma Metal Bat era un classe S, e ciò significava che, a causa dei suoi doveri verso l’Associazione, non aveva abbastanza tempo per stare accanto a Zenko, per cui aveva pagato un extra allo staff dell’ospedale per lasciarla lì fino alla fine della convalescenza.
Oggi era riuscito a strappare un paio d’ore libere per andare a trovarla. La bambina si era completamente ripresa dai traumi che aveva subito al corpo, il suo unico handicap era, appunto, la gamba fratturata.
"Umpf... meno male che hai portato qualcosa di buono. Il cibo dell’ospedale non sa quasi di nulla!" disse Zenko riferendosi allo scatolo di cioccolatini che suo fratello le aveva portato.
Metal Bat ridacchiò. "Malgrado tu te la prenda sempre con il tuo fratellone per questo, come vedi essere un classe S ha i suoi vantaggi"
Zenko rise a sua volta. Metal Bat distolse lo sguardo, serio.
"Mi dispiace di non esserci stato quel giorno... adesso sarebbe tutto diverso" disse.
Zenko annuì. "Non ti devi scusare, stavi facendo il tuo lavoro. Però capisco che vuoi dire... da allora è cambiato tutto, e non parlo solo della mia gamba" disse la ragazzina, rivolgendosi al drone che ronzava alle spalle di Metal Bat.
Il classe S si irrigidì. "Se è sufficiente per farla pagare ai responsabili di quello che è successo, allora sono disposto a rinunciare anche alla mia privacy!" ribatté deciso. "Un classe S era lì, cavolo! Dovrà pur contare qualcosa, no?"
"Forse... ma non siamo solo noi a pagare, no?" disse Zenko.
Metal Bat la guardò senza rispondere, non del tutto sicuro di aver capito cosa intendesse. In quel momento entrò un infermiera.
"Mi dispiace, ma l’orario di visita è terminato. Devo chiederle di lasciar riposare la bambina" disse, rivolta a Metal Bat.
Il classe S annuì, dopodiché si alzò e diede un bacio sulla fronte della sorella.
"Tornerò appena posso, promesso" le disse.
Metal Bat uscì insieme all’infermiera dalla stanza di Zenko, per poi incamminarsi verso l’uscita. Fu qui che, ad attenderlo nel corridoio, trovò Genos.
"Tu..." disse, socchiudendo gli occhi in maniera minacciosa alla vista del cyborg.
"Metal Bat... spero tu abbia un minuto per me" disse Genos, avvicinandosi.
"Io e te non abbiamo nulla da dirci, apriscatole! Se Zenko si trova in queste condizioni, è anche per colpa tua! Tua e del tuo amico dalla testa sbrilluccicosa!" abbaiò Metal Bat.
"Hai tutte le ragioni per essere arrabbiato, ma ti prego di ascoltare ciò che ho da dirti" replicò Genos con tono piatto.
"'Arrabbiato'?! Amico, io sono incazzato nero! Hai la minima idea di che abbia passato per colpa vostra? Mi allontano per un giorno e mi ritrovo mia sorella in ospedale a causa di un classe S che si rivela uno spara-stronzate, due idioti che non sono in grado di salvare una scuola senza far esplodere mezzo pianeta, e l’intera classe S, ME COMPRESO, sotto i riflettori dell’Associazione! Adesso tu devi darmi UNA SOLA FOTTUTA RAGIONE per non spaccarti quel bel visino metallico!" sbraitò il classe S, ormai a pochi centimetri di distanza da Genos.
Genos guardò Metal Bat negli occhi, calmo. "Non noti nulla di strano in me?"
Metal Bat lo osservò per un istante, dopodiché si rese conto che non vi era traccia del drone di Genos.
"Che fine ha fatto il tuo pipistrello?" chiese.
Genos distolse lo sguardo dal classe S. "Il Maestro Saitama ha intenzione di assalire l’Associazione e distruggere le loro registrazioni. Ha distrutto il suo drone, e adesso sta raccogliendo alleati per la sua impresa"
"Capisco... quindi tu hai distrutto il tuo, e ora sei qui per dirmi di fare altrettanto e seguirvi nella vostra opera di bene. Ho ragione?" disse Metal Bat, facendo roteare distrattamente la sua mazza.
Genos riprese il contatto visivo. "In verità, sono qui per chiederti di aiutarmi a fermarlo"
Fra i due calò il silenzio. Metal Bat fece due passi indietro, squadrando Genos dalla testa ai piedi come si contempla un quadro a un museo. "Però... ne hai di fegato! Da come seguivi sempre il tuo amico, pensavo fossi una specie di cagnolino al suo servizio. Invece hai avuto le palle di prendere una posizione contro di lui... notevole, amico!"
Genos non rispose. Metal Bat tornò serio. "Anche se fosse... perché dovrei aiutarti? Nel caso non l’avessi capito, per me tu non sei meno colpevole di lui"
Il cyborg incrociò le braccia. "Ci troviamo in una situazione delicata, Metal Bat. Le azioni del Maestro Saitama rischiano di far crollare l’intero sistema degli Eroi. Noi stessi potremmo essere trattati come fuorilegge a causa sua, vista già la Spada di Damocle che abbiamo sulla nostra testa"
"Quindi è per questo che hai distrutto il tuo drone? Non vuoi farti cogliere in flagrante mentre combatti contro il tuo maestro?"
"Non voglio offrire all’Associazione un ulteriore motivo per non fidarsi di noi" concluse il cyborg.
Metal Bat ridacchiò. "Questo non cambia nulla. A me non importa un cazzo dell’Associazione, non è per lei che io combatto. Io combatto per l’umanità, per rendere il mondo un posto migliore per mia sorella. Di loro, di TE, me ne sbatto" disse gelido. "Ma, probabilmente, questo non lo potrai mai capire. Hai mai provato cosa significa rischiare di perdere qualcuno a cui tieni?"
Genos rimase in silenzio. Metal Bat interpretò ciò come una risposta, per cui fece per voltarsi e allontanarsi da lui.
"Quattro anni fa, ho perso la mia famiglia a causa di un incidente in cui un robot fuori controllo ha distrutto la mia città. I miei genitori sono morti, e io ne sono uscito quasi completamente compromesso. Un generoso scienziato ha preso ciò che restava di me, facendomi diventare il cyborg che sono ora. Da allora, cerco di diventare sempre più forte, in modo da poter vendicare i miei genitori, il giorno in cui mi ritroverò quel robot davanti a me" disse Genos.
Metal Bat si voltò verso di lui, guardandolo con un’espressione diversa dal solito. Non vi era traccia dell’atteggiamento sprezzante che usava di solito.
"Tua sorella è viva per miracolo, e ammetto di averne la colpa, seppur in parte. Ma lasciami la possibilità di rimediare. Tu hai ancora qualcosa per cui combattere, io ho solo la vendetta a muovermi. Permettimi di lasciarti continuare ad essere un eroe, lascia che ti aiuti a mantenere questo mondo migliore... per tua sorella"
Metal Bat lo fissò per un’istante. Tutto si poteva dire di quel cyborg, tranne che non ci sapesse fare con le parole.
"E va bene... ma se dobbiamo fare a modo tuo..." disse, per poi sferrare un colpo al suo drone con la sua mazza. I pezzi dell’artefatto tecnologico si adagiarono al suolo come neve, sotto lo sguardo impassibile di Genos.
"Ma ricorda... non lo faccio per te, lo faccio per Zenko. E lo faccio anche per dare una lezione al responsabile delle sue condizioni" disse Metal Bat, serrando un pugno.
"Mi sta bene" disse Genos. "Usciamo di qui, ora. Abbiamo troppe orecchie indiscrete attorno a noi"
I due classe S uscirono dall’ospedale e si recarono in un parco poco distante. Era pieno pomeriggio, e il sole picchiava sulla loro testa. Scelsero un luogo sufficientemente appartato, dopodiché ripresero la loro conversazione.
"Dunque, qual è il tuo piano?" chiese Metal Bat con fare interrogatorio.
"Raggiungere l’Associazione è semplice, e finché il Maestro Saitama non avrà trovato qualcuno che gli permetta di orientarsi al suo interno, avremo ancora tempo per organizzarci. Il problema non è arrivare lì prima di lui, ma fermarlo. Non stiamo parlando di una persona comune, ma di un uomo dotato di una forza che sfida ogni logica" spiegò il cyborg.
"Pffff... non mi sembra tutto questo granché, onestamente. Ha detto di aver fatto molte cose, ma chi mi assicura che non sia un ciarlatano come King?" replicò Metal Bat.
"Secondo te perché un classe S come me ha scelto di essere suo allievo?" disse Genos.
Prima che Metal Bat potesse rispondere, un fruscio destò la loro attenzione. Genos si avvicinò a un cespuglio, analizzandolo con i suoi sensori in cerca di tracce di calore. Una figura corpulenta si stava nascondendo tra le piante.
Il cyborg puntò il suo braccio verso il cespuglio, innescando il suo inceneritore.
"HEY, HEY! CALMA!"
Pri-Pri Prisoner sbucò fuori dal cespuglio, allarmato.
"Finocchio... ci stavi spiando?" chiese Metal Bat seccato.
"Ecco... in realtà avevo sentito le vostre voci, e speravo di avvicinarmi a voi" rispose il fuorilegge con tono innocente.
Metal Bat trattenne un moto di disgusto. "Senti, è meglio se ti levi dalle palle, siamo impegnati in una conversazione piuttosto spinosa"
"Si, si, lo so... non ho potuto fare a meno di sentire cosa dicevate. Quindi è vero che Saitamuccio sta per attaccare l’Associazione?" chiese Pri-Pri Prisoner, d’un tratto serio.
Genos annuì. "Il Maestro Saitama vuole distruggere le registrazioni dei droni e porre fine alla sorveglianza a cui i classe S sono sottoposti"
Pri-Pri Prisoner si passò la mano sul mento, pensieroso.
Non sono molto a favore di questa sorveglianza, e se Saitamuccio riuscisse a distruggere quelle registrazioni, avrei la fedina pulita. D’altro canto, se li aiutassi, potrei conquistarmi la fiducia di Genosuccio e  Battuccio...
"Avete bisogno di una mano? Dicono che Saitamuccio sia forte, forse un eroe in più potrebbe farvi comodo" chiese, infine.
"Neanche per..."
"Certo, perché no?" disse Genos, suscitando lo sgomento di Metal Bat.
"Dico, cavatappi, ma fai sul serio? Siamo già abbastanza nella merda senza dover tenere a bada questa bomba al testosterone!" disse, ignorando lo sguardo offeso di Pri-Pri Prisoner.
"La forza del Maestro Saitama è inequiparabile, Metal Bat. Abbiamo bisogno di tutto l’aiuto possibile" ribatté Genos.
Metal Bat alzò gli occhi al cielo. "Sarà anche vero, ma se sei veramente intenzionato a vincere, allora nemmeno noi tre basteremmo. Hai bisogno della cavalleria, amico!"
"Che intendi dire?" chiese il cyborg, perplesso.
Metal Bat alzò le sopracciglia, con fare eloquente. Un brivido scivolò lungo la schiena di Genos.
"Oh, no..." disse. "Ti prego, non dirmi che ti stai riferendo a chi penso io... non potrei mai rivolgermi a lei!"

 
-----o-----

Spatent Rider era molto più forte di quanto sembrasse. Malgrado fossero in tre sulla sua bicicletta, il classe C era comunque in grado di muoversi a discreta velocità, tant’è che non ci volle molto prima che arrivassero al dojo di Silver Fang. L’edificio si ergeva su una collina piuttosto ripida e, purtroppo per i tre eroi, vi era una lunga scalinata che li separava dall’ingresso.
"Sembra che non possiamo più continuare in bici, ragazzi. Spero per voi che abbiate abbastanza forza nelle gambe" disse Spatent Rider, lasciando scendere gli altri due passeggeri.
"Tranquillo, abito all’ultimo piano del mio..." cominciò King, prima che entrambi si rendessero conto che non vi era traccia di Saitama.
"Ma che..."
"Ehy, muovetevi! Non abbiamo tutta la giornata!" urlò Saitama, dalla cima delle scale.
Leggermente basiti, King e Spatent impiegarono un paio di minuti per salire le scale, rallentati dal fatto che il classe C era costretto a portare la sua bici sulle spalle. Una volta ricongiunti con il classe B, poterono finalmente raggiungere l’ingresso del dojo.
Saitama bussò. Dopo pochi secondi, la porta si aprì di pochi centimetri, lasciando intravedere un giovane ragazzo dai capelli arancioni e vestito con un karategi.
"Cosa volete?" chiese.
"Siamo venuti per parlare con Silver Fang. E’ qui?" chiese King.
Charanko li squadrò, cercando di capire chi fossero. Non aveva mai visto gli altri due tizi, ma ricordava bene il pelato che più volte, in passato, aveva mancato di rispetto al suo mentore.
"No, il maestro Silver Fang non è qui! E anche se ci fosse, voi non siete i benvenuti!" abbaiò.
Saitama si accigliò. "Senti, Pel di carota, vedi di abbassare la cresta! Sono sicuro che a voi allievi Bang ha insegnato l’educazione!"
"Non è affar vostro chiedere cosa il mio maestro abbia..."
"Charanko, cos’è tutto questo trambusto?" esclamò un uomo anziano alle spalle del giovane.
"M-maestro... io..."
"Apri subito la porta e fammi vedere chi c’è!"
"S-si, subito..." balbettò Charanko.
Le porte del dojo si aprirono, permettendo ai tre eroi di vedere Silver Fang alle spalle del giovane.
"Ah, quindi il tuo maestro non c’è, giusto?" cantilenò Saitama.
"Mi dispiace per l’inconveniente, purtroppo il mio allievo non ha ancora compreso che l’educazione viene prima di ogni cosa" disse Silver Fang con diplomazia.
"Ma... maestro, quest’uomo è lo stesso che ha distrutto il vostro dojo l’ultima volta, quando lo avete sfidato a Jan Ken..." si difese Charanko.
"Basta così, Charanko. Saitama e i suoi amici sono sempre i benvenuti nel mio dojo, è bene che tu lo capisca il prima possibile. Ora lasciaci soli" concluse Silver Fang.
Charanko annuì maldestramente e si allontanò, non prima di lanciare un’occhiataccia verso Saitama, il quale si limitò a grattarsi una tempia, perplesso.
"Ah... questi ragazzi di oggi, sempre convinti di avere ragione su tutto..." borbottò Silver Fang mentre invitava i suoi ospiti a entrare nel dojo. "Ad ogni modo, sono felice della vostra visita. A cosa devo l’onore?"
"Ehm... Bang, so che è una domanda un po’ insolita, ma... durante la tua carriera di eroe, hai ottenuto qualche contatto all’interno dell’Associazione?" chiese Saitama, senza la minima traccia di tatto.
Silver Fang lo squadrò, dubbioso. "E’ una domanda insolita senza alcun dubbio. Però... no, mi dispiace, non ho mai legato molto con i membri dell’Associazione, eccetto -ovviamente- gli altri eroi più vicini a me. Vedi, Saitama, sono un uomo anziano, che ha ancora una scuola di arti marziali a cui badare, oltre la sua carriera da eroe, per cui durante i miei migliori anni ho fatto il possibile per tenermi lontano da ogni rogna, lì dove mi fosse possibile"
Saitama ululò disperato. "Cazzo! Siamo in un vicolo cieco!"
Silver Fang si accigliò. "Posso chiederti il perché di questa domanda, ragazzo?"
Saitama si diede un contegno prima di rispondere. "Bang, ho deciso di porre fine alla sorveglianza forzata. Sto andando all’Associazione per distruggere le registrazioni che hanno raccolto fino ad ora su ognuno di noi, ma ho bisogno di qualcuno che sappia come infiltrarsi all’interno dell’edificio, e trovare il luogo in cui sono archiviati i nostri dati"
Bang non rispose, ma si limitò a passarsi le dita fra i folti baffi. "In effetti mi chiedevo che fine avesse fatto il tuo drone... beh, sono spiacente di non poterti aiutare, però posso dirti che, anche con dei contatti, sarebbe ugualmente impossibile penetrare nel complesso del quartier generale senza ricorrere alla forza. L’Associazione ha imparato dai propri errori dopo l’invasione aliena, per cui non si è limitata a delocalizzare la sede centrale. Ha anche fortificato la struttura, e allestito un sistema di sicurezza creato da Metal Knight in persona"
"Beh, sai che non c’è robot o chicchessia che possa fermare la forza di Saitama!" intervenne Spatent.
Silver Fang scosse la testa. "Non mi riferisco solo ad ostacoli fisici, e onestamente non credo che sia una buona idea arrivare all’edificio incriminato a furia di sferrare pugni nelle pareti. Anche così, ci mettereste secoli prima di trovarlo, e l’Associazione avrebbe tutto il tempo di cancellare i dati o portarli lontano da voi. Inoltre, credete davvero che Saitama avrà modo di badare a tutti i sistemi escogitati da Metal Knight da solo?"
King e Spatent Rider non risposero, ma la risposta era abbastanza ovvia. Silver Fang continuò il suo discorso.
"Quello che vi occorre, è qualcuno che abbia una buona conoscenza di computer e roba simile. Purtroppo sono un povero vecchio, e non mi è mai piaciuta la tecnologia, quindi su questo non posso darvi una mano"
"Uhm... Ehy, King! Non è che tu sapresti come fare?" chiese Saitama.
King scosse il capo. "Sono solo un otaku, Saitama. Tutto quello che so fare è vincere ai videogame, non ci capisco molto di database e altre schifezze informatiche"
Saitama si grattò la nuca, ormai privo di idee. C’era una persona che poteva aiutarlo in questo campo, ma tale persona aveva deciso di voltargli le spalle proprio in un momento come questo. Quasi leggendogli il pensiero, Silver Fang fece un’osservazione.
"Saitama, come mai il tuo discepolo non è con te?"
Saitama divenne serio, ma non si voltò verso Silver Fang. "Noi... ecco, la pensiamo diversamente su questa faccenda"
"Capisco..." disse Silver Fang. "Beh, in tal caso, spero non ti dispiaccia se mi unisco a voi in questa causa. L’idea di essere spiato non mi è mai andata a genio, e sono sicuro che questo vecchio ha ancora qualche asso nella manica che potrebbe tornarvi utile"
Detto questo, Silver Fang cominciò a destreggiarsi in una serie di movimenti sinuosi ed eleganti. Saitama gli aveva già visto fare quella mossa in passato.
"Tecnica del Flusso d’Acqua Spaccaroccia!"
Silver Fang sferrò un repentino colpo al suo drone, polverizzandolo. King e Spatent Rider mormorarono un silenzioso 'Wow!'.
"Bene! Adesso cosa suggerite di fare?" chiese.
Saitama non rispose. Ormai aveva esaurito tutte le cartucce a sua disposizione. Senza Genos, non aveva nessuno che potesse aiutarlo, o che conoscesse qualcuno in grado di offrire il suo contributo, specie in un ambito così oscuro come l’informatica. Eppure sembrava così semplice, bastava qualcuno con dei contatti...
"Contatti!" disse improvvisamente ad alta voce.
"Eh?" dissero tutti, confusi.
"Contatti significa conoscere persone, giusto? E se uno conosce molte persone, può darsi che conosca qualcuno che fa al caso nostro, no?"
"Si, ma..." balbettò King.
"Seguitemi! So a chi rivolgermi!" esclamò Saitama, incamminandosi verso l’ingresso.
"Ma..." fu tutto quello che riuscirono a dire gli altri tre eroi, prima di seguirlo spaesati.
L’eroe più forte del mondo era anche uno dei più strani, su questo non vi era alcun dubbio.

 
-----o-----

Genos rimase imbambolato di fronte alla porta dell’appartamento, incapace di trovare il coraggio di bussare.
"Andiamo, non abbiamo tutta la giornata! Vuoi bussare o no?" sussurrò Metal Bat.
"Non puoi essere serio, Metal Bat... sai perfettamente che ci manderà tutti al diavolo" si difese Genos.
"Vale la pena tentare. O preferisci andare in giro a trovare Blast?" ribatté l’altro.
Genos deglutì. Era evidente che non aveva altre opzioni. Tirò un profondo respiro, si fece coraggio e bussò alla porta.
Silenzio.
Confuso, si voltò verso Metal Bat, il quale lo esortò a ribussare con un gesto di incitamento. Il cyborg bussò di nuovo, stavolta con più forza.
"Chi diavolo è?" gracchiò una voce femminile dall’altra parte.
"Tornado of Terror, sono Demon Cyborg! Ho una questione urgente di cui informarti, ti chiedo il favore di parlarne!" disse Genos risoluto.
"Umpf... sparisci! Stavo dormendo!" ribatté lei.
Genos borbottò qualcosa, ma cercò subito di riprendere le redini della situazione.
"Non sarei qui se non fosse importante. Per favore, concedimi solo qualche minuto!"
"Ho detto di sparire! Non ho alcuna intenzione di vedere te e quella Luna con le gambe del tuo amico!" rispose, acida, la padrona di casa.
Genos si impietrì, ma attese qualche secondo prima di rispondere.
"Il Maestro Saitama non è con me. E non verrà"
Ci fu qualche secondo di silenzio, dopodiché la porta si aprì, lasciando uscire, fluttuando a mezz’aria e avvolta da un’aura verde, l’interlocutrice del cyborg.
"Cos’è questa storia?" chiese Tatsumaki, sospettosa. "Voi due non vi separate mai, e soprattutto non sei solito fartela con loro" disse, indicando Metal Bat e Pri-Pri Prisoner.
"Ci troviamo in un momento spinoso, Tornado. Il Maestro Saitama... ha dichiarato guerra all’Associazione. Ha distrutto il suo drone, e sta raccogliendo alleati con cui attaccare il quartier generale per trovare e distruggere i dati in loro possesso" spiegò il cyborg.
"Ok... e quindi?" chiese l’esper.
"Noi non siamo d’accordo con la sua decisione, e abbiamo intenzione di fermarlo. Ma il Maestro Saitama è dotato di una forza inconcepibile, e siamo consapevoli che nemmeno noi tre messi insieme potremmo tenergli testa. Ecco perché siamo venuti da te... ti chiediamo di unirti a noi, perché sappiamo che tu se l’eroe più potente su cui possiamo contare" concluse Genos.
Tatsumaki li guardò con sospetto, dopodiché fluttuò lentamente verso Genos, in modo da poterlo guardare negli occhi.
"Non c’era alcun bisogno di questa pagliacciata! Se mi aveste avvisata, ci sarei andata da sola e l’avrei fermato in un secondo!"
"Tornado, ti chiedo di prendere la cosa sul serio. Tu non sai di cosa è capace il Maestro" replicò Genos, sforzandosi di mantenere il controllo.
Tatsumaki scoppiò a ridere. "Quel pelato! Com’è possibile che tutti voi siate terrorizzati da lui?"
"Beh... in realtà io starei più credendo Genos sulla parola..." disse Metal Bat con distacco. Genos lo fulminò con gli occhi.
"Bah... secondo me dovreste lasciar sbrigare la cosa a me e farvi da parte! Non credo proprio che quel classe B sappia anche solo come schiacciare un insetto!" disse Tatsumaki con spocchia.
Genos fece un passo avanti, trapassando Tatsumaki con lo sguardo. L’esper capì di aver superato una linea che sarebbe dovuta rimanere invalicata, ma non per questo si mostrò spaventata.
"Tu non hai visto il Maestro Saitama all’opera! Hai presente il meteorite? Il Re degli Abissi? L’astronave aliena? Il mostro della scuola? Credi che sia stato io a fare tutte quelle cose? O pensi che tutti i testimoni oculari abbiano mentito sull’accaduto, solo per favorire un eroe conosciuto da nessuno?" disse Genos glaciale.
Tatsumaki lo guardò con fermezza, dopodiché indietreggiò, fluttuando, di qualche centimetro.
"Posso chiederti una cosa? Perché continui a chiamarlo 'Maestro', se sei contro di lui?" chiese l’esper.
Genos abbassò lo sguardo, riflettendoci su. Non era sicuro di sapere la risposta.
"Io e il Maestro Saitama la pensiamo diversamente, ma continuo a rispettarlo, e se sto facendo tutto questo, è anche per lui. Non voglio che venga messo alla caccia alle streghe dall’Associazione. Non lo sopporterebbe emotivamente, e non vivrebbe serenamente. Voglio solo che capisca che ciò che sta facendo è una follia" rispose il cyborg.
Tatsumaki incrociò le braccia, ma sul suo volto non vi era più l’espressione rude e aggressiva che aveva di solito. Sembrava quasi... comprensiva.
Il bagliore verde che avvolgeva l’esper scomparve, e la ventottenne atterrò dolcemente.
"Non dovresti affidarti così tanto a lui. I legami affettivi indeboliscono le persone. L’ho imparato a mie spese" disse Tatsumaki. "Ma dalla tua fermezza capisco che non stai scherzando"
"Cosa farai, allora?" chiese Genos.
Tatsumaki lo guardò accigliata. "Non posso certo lasciare che quel pazzo sfasci l’intera Associazione! Non si tratta solo dei nostri dati, se quel pelato avrà successo, noi tutti verremo coinvolti insieme a lui! E il mondo ha bisogno di noi!"
"Ma guarda... la strega ha un cuore!" disse Metal Bat, beccandosi un’occhiataccia dall’esper.
"Io vi tratto come meritate di essere trattati, ma -checché tu ne pensi- credo anche io nella giustizia. Questo mondo è un inferno, e il mio scopo nella vita è fare tutto ciò che posso per renderlo migliore!" disse Tatsumaki. "Ecco perché non posso permettere che un classe B qualunque mandi tutto all’aria!"
Genos si sentì, suo malgrado, rincuorato. "Splendido! Allora ci aiuterai?"
"Umpf... quello che è. Basta che non mi intralciate. Hai già un piano per fermarlo?"
"Un piano?" chiese il cyborg.
"Si, certo! Non mi dirai che hai reclutato gente a caso senza sapere come tenergli testa! Soprattutto se è davvero così forte come dici!" sbottò l’esper.
Genos non rispose. Tatsumaki emise un verso di stizza.
"Ascolta, lattina! Assumiamo per un istante che tu abbia ragione su di lui, ok? Quest’individuo potrebbe farvi fuori in un secondo, e potrebbe anche avere una resistenza fuori dal comune, quindi nemmeno i vostri attacchi funzionerebbero contro di lui. Cosa vorresti fare? Fare leva sul suo lato tenero? Schivarlo finché non si farà notte e lui crolli dal sonno?"
Il cyborg titubò. "Io... ecco, mi sono confrontato in passato con il Maestro, ma non sono mai riuscito nemmeno a colpirlo. Quindi... speravo che un’azione coordinata potesse avere maggiore fortuna"
La mandibola di Tatsumaki si abbassò di qualche centimetro. "Sei serio? E’ tutto qui?"
Perfino Metal Bat e Pri-Pri Prisoner non sembrarono del tutto convinti del piano di Genos, il quale cominciava a sentirsi umiliato.
Tatsumaki sospirò. "D’accordo... lasciamo perdere. Faremo a modo mio. Forse i miei poteri potrebbero neutralizzarlo senza necessariamente ucciderlo, ma dovrete fare come io vi dico, altrimenti tutto andrà all’aria. Intesi?"
Metal Bat e Pri-Pri Prisoner annuirono. Con un po’ di esitazione, Genos li imitò.
"Perfetto" concluse l’esper. "Però, prima, ci serve un’altra persona. Una veloce"
"Io sono in grado di usare i miei propulsori per superare la velocità del suono, Tornado. Basto e avanzo!" disse Genos, d’un tratto orgoglioso. Stava davvero prendendo ordini da qualcuno che lui aveva reclutato?
"Tu mi servi già per un altro ruolo, lattina. Malgrado i tuoi arnesi, non godi del dono dell’onnipresenza. Ecco perché ci serve un altro" replicò Tatsumaki con praticità.
Genos non era del tutto sicuro di ciò che Tatsumaki avesse in mente, ma accettò. In cerca di qualcuno che soddisfacesse i requisiti richiesti dall’esper, effettuò alcuni calcoli mentali sulle sue conoscenze, dopodiché trovò la soluzione. "Ecco, ce l’ho. So a chi rivolgermi. Ma è meglio se gli parli da solo, o correremo il rischio che non accetti"
"Ti spiace dirci a chi ti riferisci?" chiese Pri-Pri Prisoner.
"Preferisco dirvi tutto a trattative ultimate" concluse il cyborg. "Ora mi reco da lui, voi aspettatemi" disse, prima di mettersi in cammino.
I tre classe S lo guardarono allontanarsi, dopodiché Pri-Pri Prisoner ruppe il silenzio.
"Tatsy, hai per caso la TV via cavo? Tra qualche minuto c’è una nuova puntata di una soap che seguo!" disse pomposamente.
Tatsumaki alzò gli occhi al cielo.
"Entrate..."

 
-----o-----

Saitama e il suo insolito seguito si recarono nei quartieri di B-city impiegando una ventina di minuti, dal momento che, ovviamente, non potevano salire tutti sulla bici di Spatent Rider, e quindi dovettero proseguire a piedi. Il classe B si era rifiutato di fornire informazioni sulla loro destinazione, preso dalla fretta di raggiungerla, ma Silver Fang si era fatto una mezza idea, dal momento che il quartiere in cui si stavano addentrando era terribilmente familiare. Si trovavano, infatti, nella zona più densamente abitata della città, in cui risiedevano i membri più altolocati, e il classe S si era già recato in passato da quelle parti per motivi legati all’Associazione.
Il gruppo giunse infine al cospetto di una villa piuttosto rustica, che si ergeva in un area di campagna. Silver Fang capì che il suo sospetto era fondato.
"Saitama, come mai ci hai portati alla sede del Gruppo Blizzard?" chiese il classe S.
Saitama sorrise. "Diciamo che sono in buoni rapporti con la loro leader. Ho pensato che all’interno del suo gruppo potesse esserci qualcuno esperto in informatica, visto che ha raccolto sotto la sua ala molti eroi di classe B"
"Intendi quel nerd che ho stracciato quando Fubuki ci sfidò per costringerti ad entrare nel suo gruppo?" chiese King, provando una sensazione di noia al ricordo dell’aneddoto.
Saitama fece spallucce. "Potrebbe essere un’idea. Comunque, non vi preoccupate. Ci parlerò io"
E, detto ciò, l’eroe calvo bussò alla porta. Dopo pochi minuti qualcuno lo scrutò attraverso lo spioncino della porta, dopodiché quest’ultima si aprì, rivelando uno dei bracci destri di Fubuki, Eyelashes.
"Caped Baldy... cosa ci fai qui? E come mai hai portato tutte queste persone con te?" chiese insospettito.
"Ehm... sono qui per parlare con Fubuki. E’ in casa?" chiese impacciato. La formalità non era il suo forte.
Eyelashes incrociò le braccia. "Normalmente non ti farei entrare, ma la signorina Blizzard ha mostrato uno strano... interesse verso di te. Penso che andrebbe su tutte le furie se ti negassi di parlarle. Tuttavia, devo chiederti di entrare da solo. Il Gruppo Blizzard è un circolo privato, e il tuo è un trattamento di favore che non possiamo concedere a tutti"
Saitama si voltò verso Silver Fang, King e Spatent Rider. I tre annuirono, per cui dedusse che non era un problema lasciarli lì ad aspettare.
"D’accordo. Non ci metterò molto" disse loro, prima di seguire Eyelashes dentro la villa.
A Fubuki non dispiaceva il lusso, su questo non vi era dubbio. L’interno della villa era estremamente elegante: tappezzata di quadri, adornata da piante e busti di marmo, e impavimentata da un delicato parquet che, nel complesso, facevano sentire il classe B completamente fuori luogo. Eyelashes lo guidò lungo alcuni corridoi, dopodiché, dopo aver sceso una rampa di scale, entrarono in una sala da ricevimento, con alcuni soffici divani, un tavolino in vetro e un enorme schermo a cristalli liquidi. Saitama non poté fare a meno di sussurrare un 'woah' di fronte a tale sfarzo.
"Benvenuto nel quartier generale del Gruppo Blizzard, Saitama" esordì una voce femminile, riportando Saitama alla realtà. Fubuki sedeva su una poltrona di fronte a lui, con una pelliccia di visone sulle spalle.
"Oh... ciao, Fubuki" disse il classe B, di nuovo senza alcuna traccia di professionalità.
"A cosa devo l’onore? Hai forse deciso di accettare la mia proposta di entrare nel gruppo?" chiese la classe B con un sorrisetto beffardo.
"Sai già qual è la mia risposta, e non aspettarti che cambi. In realtà sarei qui per chiederti un favore" rispose Saitama.
Fubuki ridacchiò, alzandosi dalla poltrona. "Ironico... proprio l’ultima volta che ci vedemmo ti dissi che avresti fatto meglio a non essere troppo sicuro di te, perché un giorno anche tu avresti potuto avere bisogno di aiuto. Ci hai messo meno del previsto per darmene la conferma"
Saitama si sentì a disagio. A quanto pare, la forza non era tutto, e Fubuki era riuscita a colpirlo. Normalmente non avrebbe dato peso alle parole dell’esper, ma aveva disperatamente bisogno del suo aiuto, per cui era necessario che mettesse da parte il suo orgoglio. Per un attimo si chiese se non fosse stato meglio avere qualcun altro a dargli man forte in questa conversazione.
Ma ora era solo, doveva riuscirci senza l’aiuto di King, Spatent o Bang.
"Hai ragione, sono stato troppo arrogante, e me ne scuso. Ma vedila così: se ora ho bisogno del tuo aiuto, significa che avevi ragione, e non sei incapace come insinuavo, no?" disse, infine, conscio che non erano granché come scuse.
Curiosamente, Fubuki sembrò soddisfatta dalle sue parole. Che avesse fatto leva sul suo ego?
"Felice che ci siamo finalmente capiti, Caped Baldy" disse l’esper, incrociando le braccia. "Allora, di che favore hai bisogno?"
Riprendendo le redini della situazione, Saitama rispose deciso. "Ho bisogno di un informatico in gamba. Per caso il tuo subordinato che ci sfidò ai videogame tempo fa ha esperienza in questo campo?"
"Intendi Piko?" chiese Fubuki. "Beh, puoi chiederglielo di persona, se vuoi. Eyelashes, portalo qui!"
Eyelashes si allontanò per un minuto, dopodiché tornò con un ometto occhialuto e dai capelli corti.
"Mi ha chiamato, signorina Blizzard?" disse Piko con voce gracchiante.
"Caped Baldy avrebbe delle domande da farti" disse l’esper, indicando Saitama.
L’eroe calvo si avvicinò a Piko. Non poté fare a meno di pensare ad una talpa, mentre lo osservava.
"Ehm... come te la cavi in informatica?" chiese Saitama.
Piko si gonfiò di orgoglio. "Sono il più grande esperto di database e calcolatori dell’Associazione, dopo Metal Knight! Dammi qualunque rete, ed io te la violerò in pochi secondi!"
"Splendido!" disse Saitama raggiante. "Sai anche tracciare posizioni in base ai dati?"
Piko annuì con vigore.
Saitama strinse un pugno in segno di vittoria. "Fantastico! Ho bisogno che tu mi dia un modo per penetrare nella sede dell’Associazione e trovare l’edificio in cui sono custodite le registrazioni sui classe S. Pensi di poterlo fare?"
Prima che Piko potesse rispondere, Fubuki intervenne.
"Saitama, cosa stai combinando? Perché vuoi infiltrarti nel quartier generale dell’Associazione?"
Saitama si voltò verso l’esper. "Ho deciso di porre fine alla sorveglianza forzata, e distruggere i dati che hanno su di noi. Ho anche trovato delle persone disposte a seguirmi in questa impresa, ma ho bisogno che qualcuno mi permetta di trovare i dati in poco tempo, prima che li mettano al sicuro"
Fubuki lo fissò. "Sei dannatamente pazzo... o un santo. Fortunatamente, in quanto classe B, sono stata esentata da questa sorveglianza, ma so che per i classe S non è stato facile conviverci" disse, seria. "Quindi deduco che sei senza drone perché lo hai distrutto"
Saitama annuì.
"Capisco... beh, a quanto pare ti devo un favore per l’ennesima volta, Saitama. Se riuscirai a portare a termine quest’impresa, faremo tutti sonni più tranquilli. Chi c’è con te?"
"Silver Fang, Spatent Rider e King" rispose Saitama.
"E che mi dici del tuo discepolo, Demon Cyborg?" chiese Fubuki.
"Ecco... lui non è d’accordo con me" disse l’eroe calvo, con una nota amara nella voce.
Fubuki lo guardò inclinando leggermente la testa.
"Anche i veri amici possono voltarci le spalle" disse con solidarietà. "Non preoccuparti, ti aiuterò. Piko, cosa possiamo fare per il nostro amico?"
Piko scattò sull’attenti. "Compilando un piccolo virus cammuffato da archivio criptato dovrei colpire il sistema di sicurezza con un attacco DDoS e intasare i server, per poi tracciare con una ricerca filtrata..."
"Ehy, ehy, EHY! Parla in una lingua che io capisca! Sono rimasto a 'compilando'!" esclamò Saitama spazientito.
Piko lo guardò con un’espressione stupida. "Posso creare un disco che blocchi il sistema d’allarme e trovi l’edificio" disse, sistemandosi gli occhiali sul naso.
"E’ quello che mi interessava, grazie" rispose il classe B.
"Saitama" disse improvvisamente Fubuki.
"Si?"
"Non posso mandare un mio subordinato in una missione così pericolosa. Verrò con te, e porterò il disco con me al posto di Piko" disse l’esper.
Saitama la guardò pensieroso. Aveva sempre pensato che per Fubuki i suoi subalterni fossero solo degli schiavi su cui contare. Invece, a quanto pareva, l’esper teneva a loro più di quanto pensasse.
"D’accordo. Se puoi anche darci un modo per arrivare all’Associazione in fretta, te ne sarei grato. Con la bici di Spatent non andremo lontano..."
Fubuki ridacchiò. "Avrete l’onore di contare sulla limousine del Gruppo Blizzard. Cercate solo di non sporcarla, l’autolavaggio costa un occhio della testa"
Saitama annuì. "Quanto ti serve per preparare quel disco?" chiese, rivolgendosi a Piko.
"Un’oretta al massimo" rispose lui pomposo.
"Beh, a quanto pare ci vorrà del tempo. Posso far entrare i miei compagni? Stanno attendendo da un po’" chiese Saitama.
Fubuki sorrise. "Come preferisci. Sarete miei ospiti prima del viaggio"
Saitama la guardò insospettito. "Tutta questa gentilezza non è da te... non vorrai convincermi ad entrare nel tuo gruppo mostrandomi tutti i comfort di cui godete?"
Fubuki assunse l’espressione di uno che si becca uno schiaffo in pieno volto.
"...al diavolo!"

 
-----o-----

"Era da un po’ che non mi chiedevi di potenziare i tuoi componenti, Genos" osservò il Dottor Kuseno, mentre digitava sulla tastiera del suo computer.
Genos, che giaceva sul letto del laboratorio, annuì. "L’ultima volta che ho provato ad affrontare il Maestro Saitama, i miei componenti non sono stati sufficienti. Ora è diverso. Ho una strategia diversa da seguire, per cui mi servono strumenti più adatti allo scopo"
Il Dottor Kuseno assunse un’espressione seria. "Secondo te il piano di Tornado of Terror funzionerà?" chiese, preoccupato.
"Non lo so. Ma è tutto ciò che ho, per cui vale la pena puntare tutto su di esso" rispose il cyborg.
Lo scienziato scosse la testa. "Quello che ritieni più giusto, ragazzo mio. Ricorda solo una cosa: ti ho già sottratto dalla morte una volta. Non so se sarei in grado di farlo di nuovo"
"Lo so, Dottore. E le sono grato per ciò che ha fatto per me fin’ora. Ma non deve temere: il Maestro Saitama non mi ucciderà. Siamo pur sempre tutti eroi, non Esseri Misteriosi. Non userebbe mai la stessa determinazione che usa di solito con i mostri che affronta" rispose Genos.
"Me lo auguro per te, ragazzo. Ricorda che stai giocando contro i suoi interessi. Sei davvero sicuro di voler proseguire per questa strada, dopo tutto quello che avete fatto insieme?" chiese lo scienziato.
Genos pensò ai progressi che aveva compiuto con il suo Maestro. Alla sua carriera di eroe. E al motivo per cui aveva deciso di seguire quella strada: diventare abbastanza forte da poter vendicare, un giorno, la sua famiglia.
Se il Maestro Saitama avesse portato a termine la sua impresa, tutto questo sarebbe crollato insieme all’Associazione.
"Si, Dottore" rispose, infine. "Ne sono sicuro"

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Capitolo 8
*** Coloro che chiamiamo eroi ***


CAPITOLO 8 – Coloro che chiamiamo eroi
 
Era ormai pieno pomeriggio, quando Saitama e il suo gruppo si misero in marcia verso il quartier generale dell’Associazione a bordo della limousine di Fubuki. Eyelashes era al volante, e Fubuki occupava, ovviamente, il sedile anteriore, mentre il classe B, King, Spatent Rider e Silver Fang sedevano, comodi, sui sedili posteriori.
"Ho sentito dire che Metal Knight ha allestito un sistema di robot a livelli che attacca chiunque si avvicini alla struttura senza essere riconosciuto. Per noi eroi, ovviamente, questo sistema non si è mai attivato, ma mi chiedo se l’Associazione li abbia già riprogrammati dopo aver visto che abbiamo distrutto i nostri droni" disse Silver Fang, pensieroso.
Saitama fece spallucce. "Se riuscirò ad avvicinarmi ai terminali prima che mi scoprano, in teoria il virus di Piko dovrebbe mettere K.O. anche i robot"
"Me lo auguro" intervenne King. "Perché onestamente non credo che saremmo tutti in grado di seguirti in un’eventuale lotta contro quelle macchine... anche se mi piacerebbe"
Tutti lo guardarono increduli. King si sentì in imbarazzo.
"Scusate... è che a volte mi piacerebbe saper combattere come voi"
"Saresti il benvenuto nel mio dojo, ragazzo. Non è mai troppo tardi per imparare come difendersi" disse Silver Fang incoraggiante.
"Mancano pochi chilometri al quartier generale!" esordì Eyelashes.
"Eccellente. Ripassando il piano: ci fermeremo prima, lasciando a Saitama il tempo di correre al quartier generale e caricare il virus, mentre noi lo attenderemo in auto qualora qualcosa andasse storto e dovessimo portarlo via. Se il virus avrà effetto, irromperemo insieme nell’edifico e seguiremo il segnale" disse Fubuki.
"Un’azione coordinata con cinque eroi! Quasi mi dispiace per McCoy!" esclamò Spatent Rider. "Ah, potresti evitare le buche, per favore? Ho paura che la mia bici cada dal portabagagli" disse apprensivo, rivolto ad Eyelashes.
Il braccio destro di Fubuki annuì innervosito. Sterzò in vista di una curva, ma una smorfia apparve sul suo volto.
"Ma che diavolo..."
"Cosa c’è?" chiese la sua superiore.
"Signorina Blizzard, non ho più il controllo del volante! Sto cercando di girare, ma si sta muovendo nella direzione opposta!" disse Eyelashes allarmato.
"Fermati, controlleremo se c’è qualcosa che non va con le ruote" rispose Fubuki.
Eyelashes schiacciò il freno, ma la limousine non frenò.
"Signorina..." disse debolmente, prima che l’auto accelerasse di colpo.
"Tenetevi!" urlò Fubuki.
L’auto sfrecciò a quasi 150 km/h, facendo uno slalom fra le altre automobili, dopodiché sterzò bruscamente, saltando a mezz’aria.
All’interno dell’abitacolo sembrò che il tempo fosse rallentato. Tra le urla generali dei passeggeri, Fubuki usò i suoi poteri psichici per rallentare la caduta della limousine e farla atterrare dolcemente, ma a quella velocità riuscì solo a farla planare in maniera rocambolesca. La vettura si ribaltò e rimbalzò più volte, facendo svariate capriole.
Non appena la limousine si fermò, capovolta, i suoi passeggeri sfondarono una portiera ed uscirono, storditi dall’incidente.
"Che diavolo è stato?" chiese Saitama, massaggiandosi la schiena.
"Non poteva essere un banale malfunzionamento" rispose Fubuki. "Sembrava che qualcosa stesse manovrando l’auto al posto nostro"
"Sagace, la ragazza!" urlò qualcuno.
Il gruppo si guardò intorno. Di fronte a loro, dal nulla, atterrò Metal Bat.
"Metal Bat! Che sta succedendo?" chiese Silver Fang.
"Oh, nulla di che... sono solo qui per farvi tornare a casa" rispose il classe S, facendo roteare la sua mazza.
"Siamo, vorrai dire" disse un’altra voce maschile. Con un balzo, Pri-Pri Prisoner si aggiunse al corteo.
"Cosa significa?" chiese King. "Non sarete mica qui per fermarci?"
"Indovinato! E non credere che ti lascerò andare lontano, pallista! Io e te abbiamo un conto in sospeso, sai? Qualcosa riguardante una certa scuola..." abbaiò Metal Bat, puntando la mazza verso King. L’ex-classe S impallidì.
"Ciò che state facendo è assurdo! Siamo tutti eroi, dovremmo collaborare, non combatterci!" urlò Spatent Rider.
"Non collaboreremo con qualcuno che ci farà diventare tutti fuorilegge!" esclamò Pri-Pri Prisoner.
"Fuorilegge? Ma vi ha dato di volta il cervello? State accettando di farvi spiare per paura di essere ricercati, quando avete già rinunciato alla vostra libertà!" sbottò Saitama.
"Stai giocando col fuoco, lampadina!" esclamò una voce femminile. Tatsumaki planò dal cielo, avvolta dalla solita aura verde.
"Da quando sei nell’Associazione, è andato tutto in malora. Ora vuoi dare il colpo di grazia a tutti noi? Fai tanto il paladino della giustizia, ma cosa ne sai TU di cosa è giusto e cosa è sbagliato?" disse l’esper. Prima che Saitama rispondesse, però, notò sua sorella minore fra il gruppo del classe B.
"...Fubuki?"
L’esper più giovane sbiancò alla vista di sua sorella.
"Non ci posso credere... non solo hai continuato quella follia del tuo gruppo di pappe molli, ma adesso ti sei anche alleata con questi pazzi per aiutarli nel loro piano!" esclamò Tatsumaki sconvolta.
Fubuki si irrigidì. "Non hai il diritto di farmi la morale! Non dopo quello che hai fatto alla mia vita!"
Tatsumaki incrociò le braccia. "E’ evidente che noi due dovremo fare una chiacchierata a quattrocchi..."
"Si, va bene, ma non siamo qui per questo!" disse Metal Bat, riportando l’attenzione sulla tematica principale. "Ora, se rinuncerete a recuperare le registrazioni, nessuno si farà male e vi lasceremo tornare a casa. Mi sembra uno scambio equo, no?"
"Equo un cazzo! Non posso lasciare impuniti i membri dell’Associazione dopo quello che hanno fatto!" sbottò Saitama.
Dal nulla, atterrò l’ultima persona che l’eroe calvo si sarebbe aspettato di vedere.
"Maestro Saitama, mi dispiace che le cose si siano messe in questo modo, ma purtroppo non possiamo lasciarla continuare nella sua impresa. Per favore, ci ripensi. Le conseguenze delle sue azioni sono troppo alte da scontare" disse Genos.
Saitama era allibito.
"Hai reclutato queste persone per fermarmi? Siamo a questo, Genos? Pensavo che la nostra era solo una discrepanza di opinioni!" esclamò il classe B.
Genos strinse i pugni, chinando il capo. "Non lo veda come un affronto, Maestro. Quello che sto facendo è per il bene suo, e di tutti noi. Glielo chiederò per l’ultima volta: desista dalle sue intenzioni. Torniamo a casa, e faremo finta che tutto questo non sia mai accaduto"
Saitama, di tutta risposta, avanzò di qualche passo. Il gruppo di Genos si strinse in posizione difensiva.
"Io non ci torno a casa! E se tu non vorrai venire, non mi lasci altra scelta che costringerti!" esclamò furioso.
"Temo che saremo costretti a fare lo stesso" rispose Genos freddo.
Saitama si toccò il mento. "Noi siamo cinque, voi quattro. Non credi che sia uno scontro iniquo?"
Genos rispose prontamente. "In realtà avrei anche io un’ultima persona da presentarvi. CODINO!"
Con una scia di fumo, una figura nera sfrecciò in aria e atterrò con un lampo di luce, rivelandosi per Sonic il Supersonico. Il ninja fissò Saitama con il suo sorriso da maniaco, giocherellando con un paio di shuriken.
Saitama scoppiò a ridere. "Ma davvero? Tra tutte le persone a cui potevi chiedere aiuto, ti sei rivolto proprio a Frank il Catatonico?"
"Mi chiamo Sonic il Supersonico! E non fraintendermi, ho accettato di collaborare con quella lumaca del tuo amico solo perché morivo dalla voglia di sfidarti di nuovo! Non ti darò pace finché non ti avrò sconfitto, Saitama, ricordatelo!" esclamò Sonic. Genos era semplicemente imbarazzato. Le falle nel suo piano stavano affiorando ogni minuto che passava.
Saitama si scrocchiò le nocche. "D’accordo, visto che le cose stanno così, direi che possiamo anche piantarla con le chiacchiere, tanto è evidente che non otterremo nulla. Allora, chi vuole farsi avanti per primo?"
Di tutta risposta, Sonic scomparve in un’istante, per poi riapparire alle spalle di Saitama, la sua katana levata e pronta a colpire l’eroe calvo, il quale, con nonchalance, si voltò per colpirlo. Il ninja usò un bengala per disorientarlo e indietreggiare, salvandosi dal colpo del classe B. Saitama si rese contò che come mossa da parte del ninja non era stata particolarmente furba, per cui intuì che c’era qualcosa che non andava. D’istinto, si voltò, solo per ritrovarsi Genos a pochi centimetri da lui.
"Ma..."
Saitama reagì d’impulso, sferrando un pugno verso il cyborg, avendo la premura di calibrare la forza a sufficienza da non farlo esplodere, ma qualcosa si interpose tra lui e il suo discepolo. Con un fragore, un vetro invisibile esplose al contatto con il suo pugno, spargendosi in mille frammenti verdi. Il cyborg colse lo sgomento del suo maestro per sferrare un pugno.
Saitama abbozzò un sorriso, conscio che il pugno di Genos non avrebbe attecchito, ma c’era qualcosa di diverso: le luci sul suo braccio meccanico erano di un insolito verde, invece che gialle.
E fu lì che Saitama capì di aver abbassato la guardia.
Il pugno di Genos rimbombò con un fragore inaudito non appena colpì Saitama, il quale fu sparato come un proiettile a svariate centinaia di metri, schiantandosi in un punto imprecisato su qualche altra autostrada della rete a cui il quartier generale era collegato.
Non ci credo, ha funzionato...
I due schieramenti osservarono, muti, il punto in cui Saitama si era schiantato, dopodiché tornarono a guardarsi minacciosi, e caricarono l’uno contro l’altro, dando inizio alla mischia.
Le due sorelle esper scomparvero in un turbine verde di vento e detriti, intente a combattersi con i loro poteri psichici. Pri-Pri Prisoner tentò di intervenire per dare man forte a Tatsumaki, ma fu violentemente respinto dal turbine. Sonic caricò verso Spatent Rider, il quale corse verso la sua bicicletta e sfrecciò lontano da lui, portandosi il ninja alle calcagna. Metal Bat cercò di colpire King con la sua mazza, ma l’ex-classe S schivò i suoi colpi in maniera rocambolesca, per poi saltare al volo sulla bici di Spatent Rider e scappare via insieme al classe C. Metal Bat fece per inseguirli, ma Silver Fang gli bloccò la strada e cominciò a colpirlo. Genos intervenne per dare man forte al compagno, malgrado l’anziano eroe non se la cavasse affatto male, pur essendo in inferiorità numerica.
"Due contro uno non è molto leale, ragazzuoli. Dovrebbero insegnarvi le basi del codice d’onore" disse Silver Fang, prima di congiungere le proprie mani e spingerle in avanti con uno scatto repentino, creando un’onda d’urto che fece volare via Genos e Metal Bat. I due eroi si accasciarono sull’asfalto, intontiti.
"Cazzo.. temo che sarà meno facile del previsto" ringhiò Metal Bat, puntellandosi con i gomiti in un tentativo di alzarsi.
Nel frattempo, Spatent Rider e King stavano facendo lo slalom tra le automobili per seminare Sonic, ma il ninja era davvero veloce come suggeriva il suo nome.
"Non puoi andare più veloce di così?" urlò King.
"Non credi che l’avrei già fatto?" rispose il classe C esausto.
King si voltò verso il loro inseguitore. Sonic si stava perfino avvicinando, e non dava segni di stanchezza.
L’ex-classe S ebbe improvvisamente un’idea. "Spatent, penso di poterci sbarazzare di lui, ma mi serve che tu sia pronto. Quando te lo dirò io, frena di colpo e saltiamo entrambi!"
"Eh? Fermarci? Ma sei matto?" sbottò Spatent Rider.
"Fa come ti dico!" rispose King. Si voltò nuovamente verso il ninja, e aspettò che si fosse avvicinato ulteriormente. Ormai vi erano un paio di metri a separarli, e King poteva vedere il solito ghigno da psicopatico sul volto di Sonic.
"Adesso!"
Spatent Rider inchiodò i freni della sua bicicletta, la quale si impennò in avanti sulla ruota anteriore a causa dell’alta velocità. I due eroi, spinti in avanti, usarono la bici per darsi lo slancio e saltare ulteriormente, lanciando, con la spinta dei loro piedi, il veicolo contro Sonic, il quale era ormai troppo vicino per schivarla e fu colpito in pieno volto. Il ninja si sfracellò al suolo rotolando come una palla di fieno, per poi arrestarsi, privo di sensi.
Spatent e King atterrarono di petto, con un sordo tonfo. Il classe C si voltò per vedere se il ninja era stato effettivamente messo K.O.
"Ha funzionato! Sei un genio, King! Come hai fatto a pensare ad un piano del genere?" chiese l’eroe in bicicletta.
King ridacchiò. "Anni e anni di esperienza ai videogame mi hanno insegnato a migliorare i miei riflessi, premendo tasti e facendo combinazioni al momento giusto durante quick-time events, perry contro boss o sequenze scriptate"
Spatent lo guardò senza trapelare emozioni dal proprio volto. "Vorrei aver capito almeno la metà di quello che hai detto, ma non importa. Raggiungiamo gli altri, Silver Fang potrebbe avere bisogno di una mano"
I due eroi si misero nuovamente in sella alla bici di Spatent Rider, per poi dirigersi sul luogo dello scontro.
Tuttavia, Silver Fang sembrava non aver affatto bisogno di aiuto. Metal Bat provò più volte a colpirlo con la propria mazza, ma l’anziano eroe era dannatamente veloce, e nemmeno i colpi combinati di Genos e del suo compagno sembravano metterlo in difficoltà.
"Adesso basta!"
Metal Bat colpì l’asfalto con la punta della sua mazza, creando un buco nell’autostrada che fece sprofondare e cadere i tre eroi sul terreno alla base dei pilastri che la reggevano. Silver Fang si rialzò, mezzo stordito, solo per vedere il classe S caricarlo con la sua mazza indistruttibile.
L’anziano classe S bloccò la mazza con una sola mano, dopodiché ruotò il braccio di 360°, contorcendo quello di Metal Bat in una posizione innaturale e facendo urlare l’eroe dal dolore. Silver Fang lo zittì con un calcio secco, facendolo volare via fra i cespugli.
"Non mi hai lasciato altra scelta, ragazzo..." mormorò, prima di rendersi conto che Genos aveva ripreso conoscenza. Il cyborg lo caricò e tento di colpirlo con il suo Machine Gun Blow, ma Silver Fang riuscì comunque a parare tutti i colpi. Genos indietreggiò con un balzo e puntò il palmo della sua mano contro l’avversario.
"Incenerimento!"
Un getto di fuoco esplose dalla mano del cyborg. Silver Fang preparò la sua Tecnica del Flusso d’Acqua Spaccaroccia, e colpì a mani nude le fiamme prodotte da Genos, facendole scomparire in un esplosione di vapore.
Genos ansimò, allibito. Aveva usato i suoi colpi migliori contro Silver Fang, ma non erano serviti a nulla. Evidentemente il suo posto in classifica all’interno dell’Associazione non era frutto del caso.
"Sei in gamba, ragazzo, ma pecchi di tecnica. Stai cercando esclusivamente di colpirmi, senza riflettere su come violare le mie difese. Tu, invece, sei un libro aperto, e schivare o parare i tuoi colpi mi è estremamente facile" disse Silver Fang.
Genos digrignò i denti. Il suo avversario era un esperto di arti marziali, combattendo con lui aveva scelto il pesce più grosso fra gli alleati di Saitama. Ora che anche Metal Bat era fuori combattimento, l’unica opzione che gli rimaneva era cavarsela da solo, ma per quanto ancora avrebbe resistito?

 
-----o-----

Fubuki e Tatsumaki si schiantarono su un’altra autostrada, ben distante da quella in cui si erano imbattute. Stordita dall’impatto, Fubuki si rialzò a tentoni, mentre Tatsumaki era ancora distesa, priva di sensi.
Allarmata, l’esper corse verso sua sorella maggiore, ma a metà strada si immobilizzò, intrappolata da una forza invisibile.
Tatsumaki si rialzò, la sua mano tesa verso la sorella.
"Sono delusa, Fubuki. Speravo che tu avessi tenuto a mente gli insegnamenti che ti avevo dato quando eri più piccola, e invece ti ritrovo più debole di prima"
Fubuki sbarrò gli occhi. "Sta’ zitta!"
Con uno scatto, l’esper si liberò dalla stretta della sorella, facendo esplodere dal nulla migliaia di particelle verdi.
"Tu non mi hai insegnato proprio nulla, hai solo reso la mia vita un inferno! Non ho mai avuto amici, tutti scappavano da me, e tutto questo perché tu eri costantemente pronta a far del male a chiunque mi si avvicinasse!" urlò, ferita.
"Io ti stavo proteggendo! Quelle persone non volevano essere tuoi amici, ti vedevano come un mostro!" abbaiò Tatsumaki. "Per loro eri solo un fenomeno da baraccone, e volevano farti esattamente quello che hanno fatto a me da piccola!"
Fubuki strinse i pugni, avvicinandosi alla sorella. "Per te andava bene decidere della mia vita, quindi? Trattarmi come una bambina per tutti questi anni?"
"Io volevo -e voglio tutt’ora- soltanto il tuo bene, sorella. Ma voglio che tu capisca che in questo mondo non ci si può fidare di nessuno. Le persone ti fanno del male, ti rendono debole, e se non lo faranno, sarà solo perché gli servi. Quando non avrai più nulla da offrirgli, ti accartocceranno e ti getteranno via!" disse Tatsumaki dura. "Guardati ora! Cosa ti ha portato il tuo Gruppo? O questa ridicola alleanza che hai allestito? Che giovamento ne hai tratto?"
Fubuki chinò il capo. "Sono stanca di sentirmi dire tutto questo!"
L’esper puntò la mano contro un automobile, facendo volar via il conducente con i suoi poteri psichici, e la lanciò contro sua sorella maggiore. Tatsumaki allargò le braccia, creando una barriera davanti a lei, la quale la protesse dall’urto con la vettura. Fubuki si levò in aria, avvolta da un turbine di vento.
"Hell Storm!"
Con una violenza inaudita, una tempesta di sassi e detriti colpì Tatsumaki, che non fece nulla per schivarla. Ci fu poi un lampo verde, e Fubuki si ritrovò improvvisamente sua sorella di fronte a lei, ricoperta da alcuni tagli, ma comunque priva di lesioni gravi.
"Fubuki..."
Tatsumaki puntò la mano contro sua sorella, facendola irrigidire come se fosse stata legata da delle funi.
"Non mi aspetto che tu capisca. Sei ancora giovane, ma non devi credere che lì fuori ci sia solo del bene. Anche quelli che ritieni i tuoi amici più cari, anche quelli di cui non dubiteresti mai, possono tradirti. Forse non ora, ma in futuro lo faranno, e quando accadrà, quando tu non avrai modo di rialzarti perché avevi fatto ruotare tutto attorno a loro, soccomberai. Non posso permettere che ti accada"
Tatsumaki strinse ulteriormente la presa con i suoi poteri. La vista di Fubuki cominciò ad oscurarsi.
"Non guardare gli altri attorno a te, non farti aiutare da loro. Questo mondo è un inferno, solo chi è in grado di cavarsela da solo può sopravviverci. Quando verrà il momento, non aspettarti che qualcuno venga a salvarti"
Fubuki perse i sensi. Tatsumaki atterrò dolcemente, portando il corpo privo di coscienza di sua sorella con sé. Usando i suoi poteri, staccò un sedile dall’auto che Fubuki aveva lanciato contro di lei, e vi adagiò sopra il corpo dell’esper più giovane.
"Mi dispiace di averti fatto del male, ma non avevo scelta. Un giorno, forse, capirai. Ora è tempo che trovi quel pelato"
E, detto ciò, l’esper volò via, diretta verso il punto in cui Saitama si era schiantato.

 
-----o-----

Genos riprovò a sferrare un Machine Gun Blow contro Silver Fang, che lo schivò nuovamente senza sforzi. Il cyborg attivò i propulsori sulle sue spalle ed effettuò un’elegante piroetta a mezz’aria avvolto dalle fiamme, dalle quali l’anziano si difese coprendosi il volto con le braccia, dopodiché atterrò sulle mani e attivò il suo Inceneritore nel sottosuolo, facendolo esplodere sotto i piedi del suo avversario. Silver Fang balzò in alto, ma Genos lo seguì, caricando un pugno potenziato dalla spinta dei suoi propulsori. Silver Fang bloccò il pugno a mani nude, per poi effettuare una capriola e colpire Genos con un calcio sulla nuca, facendolo precipitare di nuovo al suolo.
"Arrenditi, ragazzo. Mi duole farti del male, e ho paura che più continueremo, più avrai bisogno di riparazioni" disse Silver Fang, atterrando.
Genos tentò di rialzarsi, scricchiolando in maniera allarmante. Come diamine era possibile che quel vecchio sapesse combattere così?
Il cyborg si rimise in piedi, barcollando. Silver Fang sospirò, amareggiato.
"Quando imparerete ad ascoltare le persone più anziane? Spiacente, ragazzo, ma temo che sia arrivato il momento che tu ti riposi per un po’" disse Silver Fang, preparando nuovamente la Tecnica del Flusso d’Acqua Spaccaroccia.
"Angel Dash!"
Dal nulla, apparve Pri-Pri Prisoner, che colpì a velocità incredibile Silver Fang in pieno volto. L’anziano, colto totalmente alla sprovvista, non riuscì a ricomporsi, e l’eroe fuorilegge ne approfittò per crivellarlo di pugni.
"Dark Angel Rush!"
Silver Fang era a malapena visibile sotto la tempesta di pugni di Pri-Pri Prisoner e, quando l’attacco cessò, l’anziano cominciò a barcollare come un ubriaco. Il classe S gli diede il colpo di grazia sferrandogli un poderoso calcio, che lo spedì contro un pilastro, facendogli perdere coscienza.
"Leghiamolo, prima che si svegli!" disse Pri-Pri Prisoner. Genos espulse dei fili metallici dal suo torace, con i quali legò i polsi e le caviglie di Silver Fang.
"Grazie, Pri-Pri Prisoner. Ancora pochi istanti e mi avrebbe messo al tappeto" disse il cyborg. Pri-Pri Prisoner, completamente nudo, si gonfiò di orgoglio.
"Non c’è di che, Genosuccio. Ho anche steso il ciclista e King mentre ti raggiungevo, ora dovremmo avere un po’ di vantaggio. A proposito, gran bel colpo prima contro Saitamuccio! Sei diventato davvero forte!"
Genos scosse il capo. "Sono riuscito a colpire il Maestro solo grazie all’aiuto di Tatsumaki, che mi ha protetto dal suo pugno e ha potenziato telecineticamente il mio. Ma è bene che tu sappia che il Maestro si stava volutamente trattenendo, in quanto non ucciderebbe mai degli innocenti. Se avesse usato la stessa forza che sfodera contro gli Esseri Misteriosi, non solo la barriera di Tatsumaki non lo avrebbe fermato, ma io sarei esploso al contatto con il suo pugno"
Pri-Pri Prisoner era stupito. "E’ davvero così forte come dici?"
"No" rispose il cyborg. "Lo è ancora di più"

 
 -----o-----

Saitama era incastonato in un pilastro da svariati minuti. Fisicamente era praticamente illeso dal colpo di Genos, tuttavia era rimasto lì a riflettere su cosa fosse accaduto.
Era evidente che Tatsumaki aveva fatto qualcosa al pugno di Genos, moltiplicandone la potenza. La sensazione che aveva provato all’impatto era paragonabile al pugno che gli sferrò Carnage Kabuto alla Casa dell’Evoluzione quando andò in modalità Ashura. Nulla che potesse fargli provare dolore, ma sufficiente per farlo volare via di parecchi metri.
Saitama ridacchiò. Andarci leggero, a quanto pareva, era stato un errore. Decise, quindi, di tornare lì dove si erano incontrati, per sistemare le cose e riprendere la sua corsa all’Associazione. Con uno slancio, l’eroe calvo si staccò dal pilastro e cominciò a correre a grande velocità verso il luogo dello scontro.
Nel frattempo, Genos e Pri-Pri Prisoner avevano trovato il corpo privo di coscienza di Metal Bat e stavano tentando di rianimarlo.
"Uhmf... basta! Sono sveglio!" sbraitò il classe S dopo l’ennesimo schiaffo. "Mi auguro che non ti sia venuta la brillante idea di farmi la respirazione bocca a bocca!" disse poi, puntando un dito contro Pri-Pri Prisoner, il quale scosse la testa, palesemente pentito di non averci pensato. Metal Bat lo ignorò, per poi rivolgersi a Genos.
"Allora, siete riusciti a mettere K.O. il nonnino, vedo! Che mi dici del tuo amico pelato?"
"Non ha dato segni di vita da quando l’ho colpito. Credo di averlo spedito abbastanza lontano" rispose il cyborg.
"Ma... non l’hai neutralizzato, giusto?" insistette Metal Bat.
Genos tacque. Non vi era motivo di crederlo, e questo lo metteva sulle spine.
"Che ne è stato di Tatsy?" chiese Pri-Pri Prisoner.
Metal Bat fece spallucce. "Si starà ancora tirando i capelli con sua sorella"
Improvvisamente, i tre eroi si accorsero di qualcosa all’orizzonte, una sorta di nube di polvere che si avvicinava ad estrema velocità.
"Ma che..."
In un secondo, Saitama giunse dinanzi al trio.
"Oh... eccovi!" disse, con la sua solita espressione flemmatica.
Genos sobbalzò. Il suo diversivo era durato meno di quanto sperasse, e ora non poteva più fare nulla, soprattutto senza l’aiuto di Tatsumaki.
Saitama si avvicinò lentamente verso i suoi avversari.
"Bel colpo, prima, Genos. Lo dico davvero. Mi dispiace solo di non aver preso la cosa sul serio... dopotutto, durante i nostri allenamenti mi hai sempre chiesto di dare tutto me stesso, no?" disse, abbozzando un sorriso.
Genos fece un passo indietro, ma cambiò idea al volo. Anche scappando, non avrebbe avuto modo di sfuggirgli, per cui valeva la pena combattere.
Il cyborg caricò fulmineamente contro il suo maestro, che non si mosse di un millimetro. A pochi centimetri di distanza, Saitama scattò in avanti e colpì il mento di Genos con le nocche, scagliandolo come un proiettile contro l’autostrada sopra di loro. Dopodiché, continuò ad avanzare verso Metal Bat e Pri-Pri Prisoner. Metal Bat saltò, tentando di colpire Saitama sulla testa con la sua mazza indistruttibile, ma l’eroe calvo levò un pugno in aria, sempre senza smettere di camminare, e colpì il classe S in pieno stomaco, per poi lasciarlo accasciare al suolo in preda al dolore.
Pri-Pri Prisoner cominciò a sudare, ma non scappò. Piuttosto, si mise in posizione da maratoneta e caricò verso il suo avversario.
"Dark Angel R..."
Saitama colpì la tempia di Pri-Pri Prisoner col il bordo inferiore della propria mano, facendogli perdere i sensi. Dopo essersi reso conto che ormai non vi era più nessuno da affrontare, sospirò e fece un saltò in alto, sfondando l’autostrada da sotto con una testata e riatterrando sull’asfalto.
"Cavolo... è durato meno di quanto sperassi" disse, amareggiato. Diede poi una rapida occhiata alla limousine di Fubuki, e trovò per terra il CD di Piko. Il classe B lo raccolse e lo intascò, per poi dirigersi verso l’Associazione.
Era curioso come un luogo così ricco di strade come il quartier generale dell’Associazione fosse anche particolarmente privo di auto in circolo. Probabilmente solo gli impiegati dell’Associazione e gli Eroi usufruivano di quella rete stradale. Di certo un comune cittadino non poteva avvicinarsi a un luogo così controllato, a meno che non volesse essere fritto dai robot di Metal Knight.
"Fermo dove sei, Avocado!"
Tatsumaki atterrò a una decina di metri di distanza davanti a lui. Sembrava che l’esper volesse mantenere una distanza di sicurezza.
"Sarai anche riuscito a mettere a nanna tutta la bella gente che è venuta con noi, ma non posso lasciare che tu raggiunga il quartier generale. Ora faremo finalmente i conti, solo io e te!"
Saitama sbuffò. "Ascolta, ragazzina..."
Tatsumaki si infuocò. "NON CHIAMARMI IN QUEL MODO!"
Con i suoi poteri psichici, l’esper fece incrinare l’asfalto sotto i piedi di Saitama, il quale balzò in tempo per sfuggire all’esplosione che avvenne un istante dopo. Il classe B cominciò ad avanzare verso Tatsumaki.
"Ehy, ascolta... non voglio farti del male, allontanati e lasciami andare al quartier generale" disse, tentando di farla ragionare, ma l’esper era ormai su tutte le furie.
"STA’ ZITTO! Tu non ti avvicinerai neanche con il pensiero, a quel posto!" sbottò lei, staccando un pezzo di asfalto dall’autostrada e scagliandolo contro Saitama, il quale lo schivò prontamente.
"Mi dici perché non mi vuoi lasciare in pace? A te che importa se distruggo quelle registrazioni o no?" disse Saitama, continuando ad avanzare.
"Mi importa eccome! Non ti permetterò di mandare all’aria tutto ciò che ho costruito per riuscire a proteggere questo mondo!" urlò l’esper. La ventottenne usò i suoi poteri per lanciare un camion contro Saitama, il quale lo colpì con un pugno e lo fece esplodere come un petardo.
"Non riesci a capirlo? Ti stai facendo usare! Stanno usando la scusa della disciplina per manipolarti come vogliono!" continuò lui.
"Cazzate! Tu non sai un bel nulla di come funzionano queste cose! Mia sorella ha bisogno di me, non intrometterti nella mia carriera di Eroe!"
Tatsumaki scavò un cerchio di luce verde attorno a Saitama, facendo poi richiudere su di lui l’asfalto che aveva intagliato, come un sandwich.
Questo dovrebbe tenerti fermo per un po’...
La morsa di asfalto esplose in frantumi, e Saitama continuò la sua camminata.
"La tua carriera di Eroe è già finita nell’istante in cui hai accettato di farti sorvegliare" disse Saitama, calmo.
Tatsumaki provò ad immobilizzare il classe B con i suoi poteri psichici, ma trovò un’inarrestabile resistenza ad ostacolarla. Era come se Saitama fosse troppo pesante per essere mosso. L’esper puntò entrambe le mani contro di lui, digrignando i denti, ma l’eroe calvo, al di là di un leggero barcollamento, continuò a camminare come se nulla fosse.
Non è possibile... ma che cosa diavolo sei?
"Credi davvero che se accetterai ancora di ubbidire a loro, con i tuoi smisurati poteri e il tuo fare da lupo solitario, ti lasceranno nell’Associazione ancora per molto? Apri gli occhi..." disse Saitama, ormai a pochi centimetri dall’esper. "McCoy non vuole la giustizia o la salvezza del mondo, vuole solo essere al di sopra di tutti, vuole che ogni cosa debba passare sotto la sua approvazione prima di potere essere messa in pratica. Che cosa farai quando ti costringerà ad eseguire un ordine che provocherà la morte di innocenti, e che ti causerà l’espulsione qualora ti rifiutassi di eseguirlo? Cosa ci sarà di diverso da quello che accadrà se mi lascerai andare?"
Tatsumaki non rispose, ma si limitò a stringere gli occhi in maniera minacciosa.
"Mi hai chiesto di lasciarti continuare ad essere un Eroe, per proteggere tua sorella e rendere il mondo un posto migliore. Non te lo permetteranno mai, perché sei troppo forte per loro, e non possono lasciarti libera di agire. Non costringermi a farti del male. Lasciami andare, e sistemerò tutto..." disse Saitama, fermo davanti a lei. "...Tatsumaki"
Era la prima volta che Saitama la chiamava con il suo vero nome, e fu questo, più di ogni altra cosa, a far calmare l’esper. Tatsumaki digrignò i denti, per poi abbassare le mani e rimuovere la presa telecinetica dal classe B.
"Spero di non dovermi pentire di quello che sto per fare... vai! E vedi di far tornare tutto come prima!" disse, voltandosi in modo da non guardare il classe B negli occhi.
Saitama annuì, e proseguì lungo l’autostrada, diretto al quartier generale.

 
 -----o-----

Genos riprese conoscenza, constatando di essere atterrato nuovamente sull’autostrada. A giudicare dal dolore che provava alla testa, doveva aver perforato la rampa dal basso col suo cranio, per poi atterrare nuovamente sull’asfalto. Fece per rialzarsi, e si rese conto che lì vicino vi era Sonic, ancora privo di sensi. Il cyborg gli si avvicinò, tentando di farlo rinvenire.
"Sonic... Sonic! Svegliati! Non abbiamo ancora finito!"
Il ninja serrò con uno scatto le proprie dita attorno alla gola di Genos. Non era svenuto, stava solo aspettando che il cyborg abbassasse la guardia.
"Hai ragione, non abbiamo ancora finito. Non mi hai solo usato come diversivo in cambio di una falsa promessa, ma hai anche lasciato che quegli insetti mi mettessero fuori combattimento! E adesso Saitama mi è sfuggito per l’ennesima volta! Ora la pagherai cara per il tuo affronto!" ringhiò Sonic, rialzandosi senza mollare la presa.
Genos boccheggiò, ma riuscì a sfuggire alla presa del ninja effettuando una capriola all’indietro. Sonic assunse il suo sorriso da maniaco, lieto che il cyborg fosse in grado di combattere.
"Forse riuscirò a placare i morsi della fame di battaglia con te, Genos!" disse, per poi lanciare degli shuriken contro di lui. Genos balzò, schivandoli prontamente, e sparò la sua mano cibernetica contro Sonic, come un proiettile. Il ninja fu colto alla sprovvista da quella mossa inaspettata, ma riuscì comunque a schivarla, atterrando maldestramente e rischiando di farsi investire da un’automobile di passaggio.
Genos ritirò di nuovo a sé la sua mano robotica, mediante un cavo che la teneva ancora collegata al suo avambraccio. "Non hai più altri trucchetti ninja da mostrarmi?" disse, gelido.
Sonic si accovacciò. Genos si avvicinò a lui per dargli il colpo di grazia, ma il suo pugno lo attraversò come un ologramma.
Ma che... era la sua immagine residua o...
Genos fu colpito alla nuca, venendo schiantato contro una vettura e incrinandone il parabrezza. I passeggeri e il conducente scesero spaventati, ma non poterono allontanarsi a causa dei danni provocati dai due combattenti, che avevano bloccato la strada.
"Sei impazzito? Così rischi di ferire degli innocenti!" urlò il cyborg.
"Sei tu quello che ha colpito l’auto" disse il ninja ridacchiando. Genos serrò i denti e caricò contro il ninja con i suoi propulsori, placcandolo in una mossa da rugby. Cominciarono poi a lottare sull’asfalto, rinunciando alle loro abilità speciali in favore delle botte nude e crude.
"Piccolo bastardo..." biascicò Sonic, con il gomito di Genos premuto sulla propria guancia.
"E’ ora di dormire, nudista!" ringhiò il cyborg, puntando il palmo della sua mano contro la faccia del ninja e caricando il suo Inceneritore.
"Non credo proprio..." disse lui, sogghignando.
Con la mano rimasta libera, Sonic lanciò una serie di shuriken esplosivi contro la famiglia che era scappata dall’auto su cui Genos si era schiantato. Il cyborg tentò di raggiungerli, ma era ormai troppo tardi.
Dal nulla, una figura verde e marrone si lanciò contro gli shuriken, facendo da scudo. Ci fu un’esplosione e, dopo che il fumo si dissolse, Genos vide il corpo di Spatent Rider accasciato a terra, con la famiglia chinata attorno a lui.
Genos sferrò una gomitata sulla fronte di Sonic, facendogli battere la nuca contro l’asfalto e facendogli perdere i sensi per la seconda volta, dopodiché si precipitò verso il corpo del classe C.
"Spatent Rider! Riesci a parlarmi?" chiese Genos, chinandosi accanto a lui. Spatent Rider tossì, levando debolmente un pollice in alto.
"Cosa diavolo ti è saltato in mente? Hai rischiato di farti uccidere!" disse Genos, ed era la pura verità. La corazza di Spatent Rider non avrebbe mai potuto resistere ad un’esplosione di quella portata e, difatti, il classe C portava ancora solo qualche frammento di quella che era la sua simbolica divisa.
"Non ha importanza..." disse lui debolmente. "So che sono il più debole degli eroi, e che occupo la classe più infima... ma questi innocenti sarebbero morti, se non fossi intervenuto. Dovevo farlo..."
Genos era sconvolto. Spatent Rider era una persona normale, senza poteri e priva di forza o resistenza fuori dalla media, eppure aveva deciso di agire da vero eroe, anche a costo di sacrificare sé stesso. Aveva dimostrato un valore e un coraggio che nemmeno la stragrande maggioranza dei classe S possedeva. Il cyborg non poté fare a meno di ricordare le parole che, circa un mese fa, il suo Maestro disse al briefing.
In fin dei conti la gerarchia e le classi non indicano davvero il valore di un eroe. Anche se l’Associazione ci ritenesse non meritevoli del nostro posto in classifica, questo non significherà nulla, finché saremo in grado di salvare vite o rassicurare la gente...
Genos si sentì un idiota. Come diavolo aveva potuto pensare di appoggiare la sorveglianza forzata e mettersi contro gli altri eroi, pur di difendere quella follia?
Il cyborg inviò una richiesta di soccorsi collegandosi mentalmente alla rete dell’ospedale più vicino, dopodiché si alzò.
"Spatent, ho chiamato un’ambulanza, dovrebbe arrivare a momenti. Non tentare di alzarti fino a quando non sarà arrivata. Io, intanto, mi reco all’Associazione"
"Ehy... che hai intenzione di fare?" chiese il classe C.
Genos si voltò verso di lui. "Sto andando ad aiutare il Maestro Saitama"
 

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Capitolo 9
*** Da che parte stai? ***


CAPITOLO 9 – Da che parte stai?
 
Saitama raggiunse il quartier generale dell’Associazione in pochi secondi. Le fondamenta della micro-città erano protette da una muraglia che circoscriveva l’intera struttura, salvo per i collegamenti con le autostrade. Saitama sfruttò proprio una di esse per tentare la sua intrusione.
L’autostrada terminava in corrispondenza di un enorme porta blindata, al di sopra della quale vi era una telecamera dalla forma bizzarra. Il classe B si avvicinò di alcuni metri, giusto quel tanto che bastava per attivare il sistema di riconoscimento. La telecamera emise un fascio rosso che lo scansionò dalla testa ai piedi, dopodiché una sirena cominciò a suonare. Evidentemente McCoy aveva riprogrammato il sistema di sicurezza in modo da riconoscere Saitama e gli altri eroi come intrusi, esattamente come aveva ipotizzato Silver Fang.
Il classe B corse verso la porta blindata. A destra, applicata al muro, vi era una console. Saitama pigiò dei tasti a caso, finché non si aprì un vano per introdurre il disco di Piko. L’eroe attese qualche minuto, dopodiché una luce verde si illuminò all’ultimo piano di uno dei grattacieli del quartier generale. Quello doveva essere il luogo in cui erano custodite le registrazioni. Tuttavia, la porta non si aprì.
Saitama si grattò la testa, perplesso. A quanto pareva, il sistema di sicurezza creato da Metal Knight era molto più avanzato di quanto il virus creato da Piko fosse in grado di violare. Prima che il classe B potesse pensare al da farsi, due feritoie si aprirono ai lati della telecamera, dalle quali saltarono fuori due robot simili a ragni. Dalle loro schiene spuntarono due cannoni, dai quali i robot spararono dei laser rossi contro Saitama.
L’eroe per hobby saltò in tempo per schivare i colpi, per poi atterrare su uno dei due robot, schiacciandolo. Staccò poi il cannone dalla carcassa metallica, e lo lanciò contro l’altro droide, facendolo esplodere.
Saitama rifletté rapidamente. Ormai sapevano della sua presenza, per cui non valeva più la pena agire furtivamente. Sferrò quindi un potente pugno contro la porta blindata, aprendola come un barattolo, e si addentrò nella struttura.

 
 -----o-----

L’ambulanza raggiunse Spatent Rider dopo una decina di minuti, durante i quali la famiglia che il classe C aveva salvato lo aiutò a medicarsi le ustioni. I soccorsi trassero in salvo anche gli altri eroi che erano stati infortunati dallo scontro, ad eccezione di Sonic, il cui corpo scomparve per motivi ignoti.
Tatsumaki, che era ancora scossa dallo scontro con Saitama, giunse sul posto per assicurarsi che non ci fossero stati dei morti.
"Danni all’autostrada e alle vetture, ma fortunatamente tutti vivi, eccetto i vostri bei ricordini sul corpo..." disse l’esper, alludendo alle loro ferite.
"Piantala, brutt..." cominciò Metal Bat, venendo interrotto da un improvviso colpo di tosse.
"La prego di non parlare, signore, ha riportato molte fratture alla gabbia toracica" disse uno degli infermieri che lo stavano accompagnando alla vettura. Il classe S si limitò ad annuire.
Tatsumaki lo controllò salire con la coda dell’occhio, dopodiché si avvicinò a Spatent Rider, che era stato caricato su una barella.
"Ehy, Tour de France, come ti senti?" chiese lei.
Spatent Rider ridacchiò. "Sopravviverò"
L’esper fece spallucce. "Visto che ora siete tutti al sicuro, posso pure tornare a casa... Ah, dov’è andata la lattina?"
"Intendi Genos? Beh... è andato anche lui al quartier generale per raggiungere Saitama" disse il classe C.
Tatsumaki sgranò gli occhi. "MA E’ IMPAZZITO?? VUOLE FARSI ROTTAMARE??"
"Ecco..."
"Aaaaargh! Non impareranno mai! Sarà meglio che vada a fermarlo, o lo ritroveremo ridotto in fil di rame!" disse l’esper, per poi mettersi in volo, diretta verso l’Associazione, sotto lo sguardo inebetito di Spatent Rider.

 
 -----o-----

Saitama riuscì finalmente ad uscire dal labirinto del quartier generale, raggiungendo il grattacielo da cui partiva il segnale. L’edificio, con grande disappunto del classe B, era molto più alto di quanto pensasse, e questo significava solo due cose: avrebbe dovuto salire a piedi, o saltare fino all’ultimo piano. In entrambi i casi, il tempo stringeva, e McCoy avrebbe potuto fuggire con le registrazioni da un momento all’altro. Per cui, decise di optare per la seconda opzione, in quanto più rapida.
Prima che potesse spiccare il balzo, una voce interruppe i suoi pensieri.
"Maestro!"
Saitama si voltò di scatto, in posizione offensiva, vedendo il suo discepolo.
"Non ti è bastata?" disse il classe B, minaccioso.
"Maestro Saitama... mi dispiace. Aveva ragione su tutto, sono stato un idiota a non aver preso le sue parti. Ma adesso ho intenzione di rimediare, sono qui per darle una mano a distruggere quei file, come avrei dovuto fare fin dall’inizio" disse Genos, sincero. Saitama lo guardò, immobile, per qualche minuto. Non era del tutto sicuro che Genos fosse sincero, o se si trattasse di un bluff per fargli abbassare di nuovo la guardia, ma il cyborg aveva ricevuto una sonora lezione prima, per cui era alquanto improbabile che fosse così incosciente da cercarne un’altra. Il classe B si rilassò, avvicinandosi a Genos.
"Finalmente l’hai capito. Ti ringrazio" disse, abbozzando un sorriso. "I file sono custoditi all’ultimo piano dell’edificio e, come puoi ben vedere, è parecchio alto. Ti andrebbe di farci un salto?"
Genos sorrise a sua volta. "Senz’altro, Maestro"
I due eroi flessero le gambe, per poi spiccare un potente balzo. Grazie alla straordinaria forza di Saitama e ai propulsori di Genos, entrambi riuscirono a raggiungere l’ultimo piano in pochi secondi, dopodiché Genos fece da trampolino per permettere al suo maestro di darsi la spinta necessaria a penetrare attraverso le finestre in vetro, sfondandole.
Saitama si rimise in piedi, mentre Genos sfrecciava all’interno dell’androne, per poi rendersi conto che si trovavano in un buio ufficio, pieno di schermi, computer e armadietti.
"Secondo lei dove possono custodire le registrazioni sui classe S?" chiese Genos, scansionando la sala.
"Più vicino di quanto pensi" disse una voce improvvisamente.
Alla scrivania di fronte i due eroi, una sedia si girò, rivelando McCoy, seduto comodamente.
"Non credevo che avreste trovato l’edificio, vi faccio i miei complimenti per avermi fatto ricredere. In parte è anche per questo che non ho attivato ulteriori misure di sicurezza e non sono scappato: morivo dalla voglia di parlare con voi dopo questa... impresa" disse il vicecapitano.
"Basta con le chiacchiere, Polifemo!" esclamò Saitama. "Fa’ sparire quelle registrazioni, o ci penseremo noi!"
McCoy ridacchiò. "Non credo proprio, Caped Baldy. Vedi, credevo che ormai avessi capito la logica che c’è dietro alle mie intenzioni. Voi stessi mi avete dato la prova di avere ragione. Guarda cosa avete provocato pochi minuti fa: distrutto un’importante porzione della rete che collega il quartier generale alle altre città, rischiato di ferire degli innocenti, e a momenti non vi ammazzavate fra di voi, in preda all’anarchia più totale. Hai ancora il coraggio di darmi torto dopo tutto questo?"
Saitama fece un passo avanti. Era incredibile come quell’uomo avesse sempre l’ultima parola, e questo gli dava ancor di più sui nervi.
"'Tutto questo'... è successo a causa sua! Lei ha cercato di controllarci, quando in realtà doveva fidarsi di noi Eroi!" disse.
McCoy congiunse le dita, sorridendo. "Trovi? Strano, perché c’è una piccola cosa che tu dovresti vedere..."
Il vicecapitano pigiò un tasto sulla tastiera della scrivania. Uno dei grandi monitor che erano affissi alle pareti si accese, riproducendo un filmato.
Saitama lo riconobbe subito, era la registrazione di quello che successe alla scuola un mese prima, la stessa registrazione che l’Associazione aveva catturato a loro insaputa. Tuttavia, notò il classe B, vi era qualcosa di strano in quel filmato. Le immagini erano contraddistinte da un insolito filtro giallo, con varie stringhe sparse agli angoli dello schermo. Le riprese si soffermarono su King, rannicchiato in posizione fetale in preda alla paura.
"King, stai bene?" disse la voce di Genos nella registrazione, provenendo da dentro la telecamera.
Saitama si rifiutò di crederci. La telecamera si spostò sul suo doppio nella registrazione, il quale si rivolse all’obbiettivo.
"Tu resta con King. Aiutalo a uscire, se necessario. Io sistemo quella lucertola"
La telecamera annuì, confermando ciò che Saitama temeva.
"Credi ancora di poterti fidare degli eroi che ti circondano, Caped Baldy?" disse McCoy malizioso.
Il sangue cominciò a ribollire nelle vene del classe B come mai gli era successo in vita sua. Serrò i pugni a tal punto da far scrocchiare le dita, per poi voltarsi lentamente verso Genos.
"Tu lo sapevi... l’hai sempre saputo. Eri in combutta con lui fin dall’inizio!" ringhiò.
Genos rimase in silenzio. Saitama lo prese come una conferma, e sferrò un pugno contro un armadietto in preda alla rabbia.
"HAI MANDATO KING SOTTO I PONTI E CI HAI FATTO DIVENTARE TUTTI GLI SCHIAVETTI DI MCCOY!" urlò Saitama, avvicinandosi lentamente al cyborg.
"Maestro... McCoy aveva una pista sull’assassinio della mia famiglia. Un membro dell’Associazione è coinvolto in quell’incidente, e speravo che con quelle registrazioni avrei potuto capire di chi si trattasse" disse debolmente Genos, tentando di giustificarsi.
Saitama cominciò a trarre profondi respiri, evitando con tutto sé stesso di guardare Genos negli occhi.
"Maestro... non avrei mai accettato, se avessi saputo che sarebbe successo tutto questo. Sono stato usato, come tutti noi!" insistette Genos.
Saitama si voltò verso i vetri che aveva sfondato poco fa. Trasse un profondo respiro, annuendo, dopodiché sferrò un potente pugno nello stomaco di Genos, scagliandolo contro la parete dietro di lui.
McCoy ridacchio, mettendosi comodo sullo schienale della sua sedia e godendosi lo spettacolo. Saitama corse verso Genos, il quale schivò lateralmente con una capriola il suo maestro, che fece esplodere uno schermo con un altro pugno. L’eroe calvo balzò in avanti e afferrò Genos per le caviglie, per poi roteare su sé stesso come una trottola e lasciar andare il cyborg, il quale si schiantò sulla scrivania di McCoy, mandandola in frantumi e facendo perdere i sensi al vicecapitano.
Saitama staccò un monitor da una parete e lo scagliò contro Genos, il quale non fece in tempo a schivarlo e si beccò l’LCD in pieno volto. Il classe B approfittò dello stordimento del cyborg per correre verso di lui e sferrare un nuovo attacco, ma Genos effettuò una capriola all’indietro e colpì il mento di Saitama con i propri piedi. L’eroe per hobby indietreggiò, massaggiandosi la mandibola, e venne colpito in pieno da un proiettile di fuoco del suo discepolo.
L’eroe calvo rimase immobile, mentre il fumo si diradava. Genos, intanto, recuperò fiato. Il suo Maestro non stava combattendo come al solito, non era intenzionato a finirlo o a trattenersi dal farlo. Stava semplicemente dando libero sfogo alla sua furia.
Saitama guardò in cagnesco il cyborg. "Hai bruciato la mia divisa!"
Il classe B scattò in avanti, tentando di colpire il cyborg, il quale gli saltò sopra e usò i suoi propulsori per atterrare violentemente sulla sua schiena. Fece poi un ulteriore balzo all’indietro, caricando il suo Inceneritore.
Saitama si rialzò, correndo con un pugno levato verso il cyborg, il quale caricò a sua volta verso di lui. Il getto di fiamme di Genos e il pugno del classe B si scontrarono, emanando un potente bagliore dorato, dal quale i due eroi rimasero accecati. Genos, tuttavia, sfruttò i suoi impianti cibernetici per riacquistare velocemente la vista, e colpì il confuso Saitama con un Machine Gun Blow. L’eroe calvo venne crivellato di pugni, per poi barcollare all’indietro. Genos decise di dargli il colpo di grazia, sferrando un poderoso pugno coadiuvato dai suoi propulsori, ma Saitama lo bloccò con una mano, per poi lanciare il cyborg verso la finestra infranta. Genos affondò una mano nel pavimento, salvandosi da un’inevitabile caduta, ma si rialzò solo in tempo per vedere il proprio maestro, con il pugno levato in alto, a pochi metri da lui.
Il cyborg, non sicuro sul da farsi, chiuse gli occhi e abbozzò quella che era un misto tra una mossa evasiva e una protezione al proprio volto, ma non riuscì a schivare il colpo di Saitama.
 Ci fu un’esplosione fragorosa e, quando Genos riaprì gli occhi, vide che il suo braccio sinistro era andato completamente in frantumi. Sconcertato, guardò il suo Maestro, che lo sovrastava con un’espressione di rimprovero. Il classe B lo afferrò per la gola e lo lanciò contro un pilastro, sul quale il cyborg lasciò un solco a causa dell’impatto. Saitama si scagliò contro di lui, mentre era accasciato al pavimento, e cominciò a sferrare ripetuti pugni sul quasi esanime classe S, incrinando sempre di più il suo torace. Saitama accompagnò ogni pugno con un urlo di rabbia, finché il torace non si frantumò, esponendo il generatore del cyborg. Il classe B levò un ultimo, possente pugno, dal quale Genos riuscì ad elaborare un solo messaggio:
MORTE
Genos chiuse gli occhi d’istinto, conscio che era giunta la sua fine. Sentì un boato, ma non provò alcun dolore. Confuso, aprì gli occhi, e notò un pezzo di pilastro mancante a sinistra della sua testa. Saitama era ancora davanti a lui, ansimante.
I due si guardarono in silenzio per alcuni secondi, dopodiché Saitama si alzò, fece alcuni passi indietro guardando il suo discepolo, e saltò dalla finestra che aveva sfondato inizialmente.
Genos non seppe come interpretare quel gesto. Non riuscì a capire più nulla, se non che le forze lo stavano lentamente abbandonando e la sua vista si stava oscurando a poco a poco.

 
 -----o-----

Tatsumaki aveva sorvolato il quartier generale in cerca di Genos o di Saitama, senza avere fortuna. Era stupita del fatto che non ci fossero sistemi di sicurezza ad accoglierla, ma ipotizzò che uno dei due li aveva già neutralizzati. Dopo una lunga ricerca, udì dei boati provenire da un grattacielo, per cui dedusse che probabilmente si trovavano lì. L’esper volò verso l’edificio ed entrò attraverso i vetri rotti in precedenza dall’eroe calvo.
Tatsumaki trovò una sala completamente devastata. Sembrava come se qualcuno avesse dato luogo ad una rissa e poi avesse fatto esplodere una bomba. Si guardò attorno, alla ricerca di uno dei due eroi, finché non notò il corpo privo di coscienza di Genos, accasciato al pilastro.
L’esper si avvicinò al corpo del cyborg e si accovacciò per guardarlo meglio. Aveva il torace completamente aperto in modo da esporre quella che sembrava una grossa palla piena di luci azzurre, e il suo braccio sinistro era completamente andato, ma nel complesso sembrava ancora vivo. Di certo non poteva stabilirlo da parametri normali per un essere umano, come il respiro o il battito cardiaco.
Tatsumaki sospirò. "Te la sei cavata bene, lattina. Per oggi basta così"
L’esper si alzò e, con i suoi poteri psichici, sollevò il corpo di Genos, facendo per andarsene, quando improvvisamente udì una risata. McCoy si era ripreso, malgrado fosse anche lui ferito.
"EROI! Coloro su cui l’umanità conta! Il meglio che il mondo ha da offrire per garantire la nostra sicurezza!" esclamò, delirante, il vicecapitano. "Mentre l’umanità supplica aiuto, voi vi prendete a sberle, ignorando che è a noi che dovete dare conto! Sitch è stato troppo permissivo con voi in tutti questi anni, e ora me ne rendo conto più che mai!"
Tatsumaki lo guardò con profondo disgusto. "Non imparerai mai, vero? Sei ancora convinto di poterci controllare? Tu non volevi proteggere l’umanità, volevi giocare a fare Dio! Tutti al tuo potere, pronti ad essere cancellati qualora non ti andasse a genio il loro operato!" esclamò l’esper. "Beh, il tuo bel piano non ha funzionato molto, sai? Alla fine siamo ancora noi a decidere, droni o no"
"Siete solo degli indisciplinati!" sbottò McCoy. Tatsumaki gli si avvicinò, rivolgendogli la sua occhiata più velenosa.
"Tu non capirai mai noi eroi, finché continuerai a voler essere al di sopra di tutti. Noi non siamo dei semplici soldati che svolgono un compito. Non basta salvare vite per essere un eroe. Un eroe serve anche a dare speranza, e questo non ha niente a che fare con quanta gente salvi o che grado occupi" disse l’esper. McCoy rimase in silenzio, con la faccia di uno che ha ingerito qualcosa di particolarmente disgustoso.
"Cancellate le registrazioni sui classe S e annunciate pubblicamente la falsità delle dichiarazioni su King. Fate tornare tutto come prima, e non osate mai più interferire nel nostro operato. Siamo stati in grado di proteggere l’umanità per anni, e continueremo a farlo, con o senza la vostra approvazione" concluse Tatsumaki. L’esper volò via dalla finestra infranta, seguita dal corpo fluttuante di Genos, mentre McCoy rimase imbambolato a guardarla andare, perso nei suoi pensieri.
 
 

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


CAPITOLO 10 – Epilogo
 
Due mesi dopo
 
King uscì dal suo negozio di videogiochi di fiducia, portando con sé l’ennesimo bottino dei saldi. Era alquanto seccante che aveva dovuto acquistare un gioco di cui non gliene importava nulla solo per ottenere il remastered di un altro capitolo, non disponibile singolarmente, ma per fortuna aveva trovato il bundle ad un prezzo stracciato, per cui poteva ritenersi soddisfatto.
Il classe S si stava dirigendo verso la sua dimora quando, improvvisamente, un mostro a metà tra un alligatore ed un essere umano balzò fuori da un tombino ed atterrò di fronte al classe S.
"AHA! Oggi non è la tua giornata fortunata, umano! Io, Sewer Man, ucciderò te e la tua stirpe, rivendicando il dominio della razza degli uomini delle fogne!" esclamò il mostro.
King rimase impassibile, guardando l’Essere Misterioso dall’alto in basso.
"Eh? Perché non scappi?" chiese il mostro, guardandolo con attenzione, prima di rendersi conto di averlo già visto in passato.
Quest’umano ha un volto familiare... dov’è che l’ho già visto? Sarà mica un eroe? Ma sì, e forse è anche uno grosso...
Sewer Man spalancò gli occhi, impietrito. "M-MA TU SEI KING! IL CLASSE S!"
King non rispose, continuando a fissarlo. Il mostro udì la King Engine mettersi in moto, cominciando a sudare per il terrore.
"Ti prego, non uccidermi!" supplicò Sewer Man in ginocchio. "Mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace, mi dis..."
"Va’ via" disse King piatto.
"Eh? S-Sì! Subito! Non ti recheremo altro disturbo!" balbettò Sewer Man, per poi sguisciare via nel tombino da cui era arrivato. Il classe S sospirò, scuotendo la testa, e si rimise in cammino verso il suo appartamento.
Dall’altra parte della città, un altro mostro proveniente dalle fogne emerse, ignaro di quanto successo con King.
"AHAHAHAHAHAHAHAH! Colpendo più città contemporaneamente, voi umani cederete all’istante! Il regno degli esseri delle fogne è finalmente giunto!"
Il mostro colpì un idrante, facendolo esplodere in una colonna d’acqua, sulla quale posò poi il suo piede per indirizzarla contro i poliziotti che erano giunti sul posto, mettendoli K.O.
"Annegherete nel liquame in cui ci avete costretti a vivere per tutti questi ann..."
"Incenerimento!"
Il mostro fu seppellito sotto un getto di fiamme incandescenti, ma se ne liberò rapidamente rotolandosi in una pozzanghera. Non appena si rimise in piedi, notò Genos.
"Demon Cyborg! Quale onore averti qui! Devo aspettarmi anche Caped Baldy nei paraggi, allora!"
Genos si irrigidì.
"No. Io e Caped Baldy non facciamo più squadra insieme, adesso lavoro in proprio. Da un paio di mesi, per la precisione" rispose prontamente il cyborg.
"Capisco... beh, tanto meglio. Sconfiggendo un classe S da solo seminerò il panico fra la popolazione e distruggerò la loro speranza! Avanti, fammi vedere cosa sai fare!" disse il mostro, per poi correre a quattro zampe verso Genos.
Il cyborg si copri il volto con gli avambracci, mentre una serie di scariche elettriche cominciarono ad avvolgere il suo corpo. Quando il mostro si avvicinò a lui, Genos aprì le braccia di colpo, scatenando un’esplosione di elettricità che colpì in pieno l’Essere Misterioso. Il mostro si accasciò sulla schiena, mezzo stordito e fumante.
"Deludente. Possiamo anche finirla qui" disse Genos, avvicinandosi al mostro e puntando il palmo della sua mano verso il mostro.
L’Essere Misterioso aprì la bocca, dalla quale la sua lingua si allungò e afferrò il braccio del cyborg, come una frusta.
"Ma che diavolo..."
Con uno strattone, il mostro lanciò Genos contro un edificio, facendolo schiantare con violenza.
"Sei troppo sicuro di te, Demon Cyborg!" disse il mostro, per poi sputare un getto d’acido verso Genos, il quale saltò in tempo per schivarlo, ma venne di nuovo afferrato a mezz’aria dalla lingua della creatura, per poi essere schiantato per terra.
"Mi divertirò molto con te, classe S" ridacchiò il mostro, avvicinandosi al cyborg e placcandolo per terra con un piede sulla sua schiena. La creatura afferrò un braccio del cyborg e lo staccò con violenza, per poi usarlo come una mazza colpendo Genos ripetutamente sulla sua testa.
Il classe S rimase inerme a subire i colpi del mostro, incapace di reagire, finché non udì improvvisamente un boato, e i colpi finirono di colpo.
Confuso, Genos si alzò, e vide che del mostro erano rimaste solo le sue gambe, mentre la parte superiore del corpo era completamente andata, come se fosse esplosa. Il cyborg si guardò attorno, per poi notare, alle sue spalle, colui che un tempo era stato il suo maestro, Saitama.
Il classe B aveva ancora il pugno fumante per il colpo che aveva sferrato alla creatura, mentre reggeva, nell’altra mano, l’arto amputato del cyborg.
I due eroi si guardarono in silenzio per qualche secondo, non sapendo cosa dirsi. Fu Saitama a rompere la tensione, avvicinandosi lentamente a Genos e porgendogli il suo braccio meccanico. Il classe B abbozzò un sorriso.
"Vieni a casa. Stasera mangiamo Udon!"
Genos lo guardò stupefatto, dopodiché sorrise anche lui, afferrò il suo arto, e insieme si incamminarono verso l’appartamento dell’eroe per hobby.
 

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