Fearthainn di Boringgirl (/viewuser.php?uid=897686)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Capitolo 1
Ho sempre
pensato che gli uomini non sarebbero mai stati un gran peso per quelli
della
mia razza, ovviamente bisognava tenerli lontani dai nostri luoghi sacri
e dalla
nostre riunioni, ma negli ultimi tempi le mie convinzioni hanno
cominciato a
vacillare. Soprattutto da oggi direi…
Il vento mi
schiaffeggiava i capelli in faccia ferocemente, “maledizione,
non bastava quel
cazzo di un fantasma da inseguire, no…ovviamente dovevano
anche rintracciarmi i
cacciatori umani” correre nel bosco quando la notte
precedente aveva diluviato,
rendendo cosi il terreno impantanato e scivoloso, non era una cosa
facile,
anche per un licantropo come me. Sono veloce anche nel mio corpo da
umano ma se
mi fossi trasformata nella mia forma animale sarei sicuramente
più veloce è più
abile, e in una secondo riuscirei a raggiungere il fantasma e a
superare i
cacciatori. Purtroppo per me la ferita che avevo sul fianco, causata da
un
proiettile d’argento, non mi consentiva di trasformarmi e
quindi di risolvere
la faccenda al più presto.
“È
la
correte!!”, “questa volta non ci scappa quella
bastarda” gridarono i cacciatori
in lontananza, erano ancora abbastanza lontani ma grazie al mio udito
sopraffino non persi neanche una parola di quello che pronunciarono. Il
fianco
mi doleva e dovevo guardare in faccia alla realtà: non sarei
mai riuscita a
raggiungere il fantasma che stavo cacciando in quelle condizioni, era
troppo veloce
e furbo. Se non avessi avuto ferite e non fossi stata inseguita sarebbe
stato
uno scherzo catturarlo, lo avevo già fatto un milione di
volte, ma ora non ce
l’avrei mai fatta senza perdere un arto o senza essere
catturata dalle persone
che mi stava inseguendo, quindi meglio dare forfait e tornare a casa.
Avrei
lasciato in vita anche quei cacciatori visto che non potevo
affrontarli, anche
se non mi andava di lasciar vivere gente che avrebbe potuto uccidere
uno dei
miei fratelli o una delle mie sorelle del branco, però era
l’unico modo per
evitare di rimetterci la pelle.
Così
richiamai velocemente a me l’energia della natura intorno a
me sperando che
essa bastasse per mimetizzarmi tra gli arbusti e far perdere le mie
tracce e il
mio odore ai cacciatori. Dopo aver trovato alla svelta un nascondiglio
dove
mimetizzarmi mi concentrai e richiamai a me l’energia, che
entrò dentro al mio
corpo con un ondata di calore, e feci scomparire quasi del tutto il mio
odore
da lupo. Mi accucciai in alcuni cespugli e cominciai a riflettere, se i
cacciatori mi avevano trovato era perché qualcuno del branco
o qualcuno che mi
conosceva aveva cantato e visto che i cacciatori non erano stupidi, per
sicurezza se lo erano portati dietro in modo da trovare una traccia di
odore da
seguire. Però senza una traccia da seguire non potevano
trovarmi quindi per ora
ero al sicuro, senza però abbassare la guardia attesi che mi
raggiungessero a
bordo della Range Rover con la quale mi stavano dando la caccia. Gli
avevo già
visti. Non come una di quelle persone che incontri al supermercato di
cui
ricordi a stento i tratti, io le loro facce le avevo già
viste molto bene e da
vicino.
Una
settimana fa mi trovavo nei pressi del Lake Louise per una battuta di
caccia,
nessuno sapeva della mia piccola spedizione solo alcuni membri del
branco a cui
avevo dovuto spiegare perché non sarei stata presente alla
riunione che si
sarebbe tenuta alcuni giorni dopo. Non c’era un motivo
particolare che mi
spingeva ad andare a caccia nei pressi del Lake Louise, anzi era una
vera e
propria perdita di tempo visto che abitavo molto vicino al Parco
nazionale di
Alberta, in cui di sicuro le prede per un lauto pasto non mancavano; ma
avevo
sentito il bisogno di mettere a posto le idee e il parco nazionale non
era il
luogo ideale dove stare da soli. Cosi ero partita e dopo pochissimo
tempo ero
giunta a destinazione, in auto ci avrei messo cinquanta minuti ma con
il mio
corpo da lupo una decina di minuti bastavano. A volte anche meno quando
mi
andava di correre, ma quel giorno volevo prendermela con calma.
Però
quando
arrivai non feci neanche in tempo a catturare delle lepri che subito
senti in
lontananza il rumore di uomini con il passo pesante e di fucili
caricati
certamente con pallottole d’argento, pronte ad uccidermi. Lo
ammetto
solitamente sono una lupa curiosa, e in un'altra giornata non avrei
perso tempo
a investigare su questi uomini e a capire come facevano a sapere che
ero li,
visto che sapevo per certo di essere l’unica lupa in quel
posto, a causa della
riunione del branco che si teneva proprio quel giorno. Quel giorno
però non
avevo voglia e tempo di divertirmi con loro, così
lì evitai e la sera stessa me
ne tornai a casa.
Per questo
me li ricordavo così bene, perché mi avevano
già dato la caccia una settimana
fa. Vidi la scena come a rallentatore, l’auto che si
avvicinava a tutta birra
con gli uomini al suo interno già armati fino ai denti con
armi che per me
sarebbero state letali e poi lo sentii. Un odore forte che avevo
già sentito,
era l’odore di un lupo. “Quel traditore…
figlio di…” pensai dentro alla mia
testa; per un secondo pensai di averlo detto ad alta voce visto che di
colpo
l’uomo in questione girò la testa nella mia
direzione, ricominciai a respirare
quando si rigirò verso i suoi nuovi compagni e disse con una
voce che avrebbe
ghiacciato chiunque “muoviamoci non può essere
lontana, è ferita e per quanto
forte può essere, un lupo ferito non riuscirà mai
a seminare un auto,
soprattutto se esso è in forma umana…da quella
parte, sento ancora il suo odore”,
e si diressero con l’enorme macchinone e distruggendo la
natura che
incontravano verso la direzione che avevo fino a poco tempo prima
seguito.
Quando fui certa che si fossero allontanati del tutto, usci dal mio
nascondiglio e dispersi l’energia della natura che fino a
quel momento avevo
tenuto dentro di me per creare una mimetizzazione perfetta, e mi
lasciai cadere
al suolo. La giornata non poteva che andare peggio, avevo lasciato
libero un
fantasma che con tutta probabilità in questo momento era
alla caccia di un
nuovo corpo da possedere e una nuova vita da distruggere, avevo
lasciato in
vita dei pericolosi cacciatori che avrebbero potuto far del male a
qualcuno del
mio branco, avevo una ferita sul fianco che al posto di rimarginarsi in
fretta
mi stava imbrattando la canottiera che indossavo di sangue e avevo
appena
scoperto che uno dei lupi che avevo maggiormente ammirato, studiato e
diciamolo
tutta amato era diventato un traditore e mi aveva venduta a dei
cacciatori, eh
si la giornata non poteva che andare meglio.
Tornai a
casa senza fare altri spiacevoli incontri. Il problema ora era la
ferita sul
fianco che non aveva nessuna intenzione di rimarginarsi a quanto pare,
a causa
dell’argento che risiedeva nel proiettile e che impediva
quindi al mio corpo di
rimettermi essendo un potente veleno per la mia razza. Per fortuna mio
zio non
era in casa, ma in viaggio di lavoro per ancora almeno una settimana,
altrimenti mi avrebbe letteralmente ammazzato. Mi trascinai in bagno e
cercai
alla bel e meglio di ripulire la ferita dall’argento per
permettermi di
curarmi. Meno male che quest’ultimo mi aveva solo sfiorato
lacerandomi la carne
ma evitando che l’argento mi entrasse nel corpo. Sfiorandomi
soltanto esso
aveva imbrattato solo la carne lacerata che non poteva rimarginarsi.
Non sarei
mai riuscita a rimettermi in piedi da sola cosi chiamai
l’unica persona che
avrebbe potuto aiutarmi senza prima uccidermi, Vic.
“Dio
santo,
ma è mai possibile che tu attiri guai peggio del miele con
api! Mai una
chiamata per invitarmi a cena o per sapere come sto….no
ovviamente devi
chiamarmi solo quando ti serve la mia mano ferma per ricucirti o per
ripulirti
da quel cavolo di veleno che ti fai sempre sparare addosso”
sbraito Vic
sbattendo la porta d'ingresso. Per poco la porta non cadde talmente ci
mise
tanta forza, ovviamente non c’era d’aspettarsi
altro da un uomo alto quasi due
metri con delle mani che sembravano più delle pale che
semplici arti umani.
L’uomo si diresse subito verso il divano di pelle nera del
salotto su cui poco
prima mie ero stesa ormai
provata dalla
ferita avvelenata. La furia presente negli occhi del giovane di
dissolse subito
a quella vista. Subito quindi si posiziono al mio capezzale,
“ehi Vic, mi
dispiace d’averti chiamato, sapevo che era il tuo giorno
libero ma non sapevo
proprio che fare…ho provato a ripulirla in modo che si
rimarginasse ma non
funziona, a quanto pare quest’argento è
forte” mormorai con una voce fiacca,
“tranquilla, adesso ci sono qua io, non preoccuparti sono pur
sempre un medico…adesso
provo a ripulirla e se non dovesse funzionare proveremo con qualcosa di
un po’ più
drastico ma tu non preoccuparti…hai fatto bene a
chiamare” ripose con Vic con
la voce decisamente più calma rispetto alla precedente
entrata nella casa.
“Mi
vuoi
dire che cosa è successo?” mi chiese Vic poco dopo
aver cominciato a pulire la
ferita, guardandomi velocemente negli occhi in cui potevo vedere tutta
la sua
preoccupazione per me, “ le solite cose, caccia ad un
fantasma e spiacevole
incontro con dei cacciatori…”, “eh mi
spieghi come è possibile che ti abbiano
ferito? Ti conosco da quando eri una lupacchiotta spelacchiata e posso
dire con
sicurezza che sei la migliore lupa, la più forte e la
più furba e inoltre ai
poteri eccezionali dentro di te che ti rendono ancora più
forte, e in tutti
questi anni non sei mai stata ferita da dei cacciatori, quindi
permettimi di
ripetere la domanda, cosa è successo?”, sbuffai
tirandomi su dal divano, dovevo
ammetterlo imbrogliare Vic stava diventando sempre più
difficile, “eh va bene,
ma giura che non dirai niente a mio zio, altrimenti quello mi ammazza,
il
motivo per cui mi hanno ferito è che ho sentito un odore con
quei cacciatori
che mi ha destabilizzato per un attimo, che mi è stato
fatale”, “un odore di un
lupo con dei cacciatori? Allora stiamo parlando di un traditore, di chi
si
tratta?”, “ehm, non ci crederai se te lo
dico…” dissi strascicando le parole,
il fatto era che non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stessa che il
proprietario di quell’odore mi avesse venduta ai cacciatori,
che mi avesse
tradito e non solo me ma tutto il branco. Vic si alzò in
piedi, butto le garze
sporche del mio sangue e si piazzo davanti a me in tutta la sua stazza,
“coraggio parla, deve essere qualcuno di molto vicino al
branco se ti ha scombussolato
così tanto da lasciarti ferire”, sputò
fuori con impazienza, era un suo diritto
saperlo, per il bene del branco. Quando vide la mia faccia cambiare
espressione, anche la sua cambio, “non dirmi
che…”, “si, il traditore è
Logen”
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Capitolo 2
Mi svegliai con lo scrosciare della
pioggia contro la
finestra della mia stanza. Un risveglio piacevole, visto che adoravo la
pioggia, anzi si poteva dire che era la cosa che più mi
rappresentava tanto che
il mio nome da licantropo era proprio Fearthainn*, ovvero
“pioggia” in gaelico
scozzese. Con il mio pigiama firmato Harry Potter, saltellai sulle
scale fino a
giungere in cucina dove mi preparai una colazione che sicuramente mi
avrebbe
portato al diabete in meno di un anno, se fossi stata umana, ma visto
la mia
parte ferina non avevo niente di cui preoccuparmi. Controllai svelto la
ferita,
che si era completamente rimarginata e mi buttai sul divano pronta per
una
giornata da pantofolaia in casa. Mentre cominciavo ad immergermi nella
realtà
della mia serie tv preferita, ripensai a quanto successo ieri sera.
“Logen??Ne sei
sicura?”, “Più che sicura Vic,
l’ho visto
sul Range Rover accompagnato da una decina di cacciatori, dubito di
essermelo
immaginato ed era di sicuro lui visto che aveva il suo
caratteristico
odore da lupo” risposi mangiandomi le parole per il nervoso
nel ripensare a
quando avevo scoperto che era lui il traditore. “Cazzo,
questo si che è un
casino, potrebbe portarli direttamente all’albero sacro o a
casa dei membri del
nostro branco per farli ucciderli da quegli assassini, dobbiamo
avvertire
subito tuo zio, deve tornare subito, questa è un
emergenza” cominciò a sparare
a raffica Vic estraendo il telefono dalla tasca posteriore dei
pantaloni e
iniziando a digitare in tutta fretta il numero,
“no” lo bloccai, “ora noi
restiamo calmi e riflettiamo un attimo; Logen se né andato
da sei mesi, no? E
in questi sei mesi non ha detto niente ai suoi amici cacciatori, ne li
ha
portati all’albero sacro quindi perché dovrebbe
farlo adesso? Il suo obbiettivo
non è distruggere il branco ma catturare me, sono io il suo
obbiettivo e non
verrà a cercarmi a casa perché sa che ho eretto
delle barriere protettive che
non lo faranno passare, quindi per ora non abbiamo niente di cui
preoccuparci”
dissi mentre prendevo il telefono dalle sua mani e cancellavo il
numero,
“niente di cui preoccuparci, ma ti sei sentita? Questa
è una catastrofe, è un
traditore e conosce tutto di noi, non possiamo aspettare, dobbiamo far
tornare
il nostro Fenrir subito”, “no Vic, lascia che zio
si diverta ancora un po’ e
non mettiamolo subito in allerta è da tanto che non si
prende una vacanza e poi
Logen non attaccherebbe mai un branco senza Fenrir, sarebbe come rubare
le
caramelle ad un bambino; no, lui vuole lo scontro, vuole avere il
potere
strappandolo al più forte del branco”.
Sapevo che era difficile convincere Vic, sempre fedelissimo a mio zio,
ma
sapevo che dovevo raccogliere tempo per investigare un po’
per conto mio e non
era facile con il grande capo che ti controllava costantemente, quindi
sperai
che giocando la carta della vacanza, Vic potesse cedere.
Corrucciò la
fronte e ci rifletté un attimo e alla fine si convinse,
“però lo diremo almeno
a Fia, è la seconda in comando e deve sapere”,
“e va bene, a lei puoi dirlo”
sbuffai, non mi andava che si intromettesse anche Fia in questa
situazione, meno
gente lo sapeva e meglio era.
Così dopo avermi controllato ancora una volta la ferita si
precipitò a casa di
Fia per comunicargli tutto, e io mi trascinai su per le scale fino ad
arrivare
al mio letto dove caddi immediatamente tra le braccia di morfeo. I miei
sogni
erano popolati da occhi scuri, da un sorriso mozzafiato, e da una
risata gaia
di pancia.
Non avrei mai pensato di rivedere
Logen così presto, i miei
piani originali erano quelli di non vederlo mai più ma a
quanto pare il destino
voleva giocare ancora un po’ con noi. Dovevo smetterla di
pensarci o così avrei
finito per fare solo il suo gioco, dovevo concentrarmi su altro.
Così presi un
fascicolo sul tavolino ai piedi del divano e cominciai a scrutare il
rapporto
che descriveva l’attacco di un fantasma ad un abitante di
Balck Diamond, ad una
quarantina di minuti in macchina da Bragg Creek, la mia
città. A quanto pare
quella sarebbe stata la mia prossima metà, ma non oggi,
tanto il danno era
fatto, il fantasma aveva attaccato, un giorno in più o un
giorno in meno non
faceva la differenza.
********
Sapevo che Vic mi teneva d'occhio, lo
faceva sempre, ma da
quando ero tornata ferita e gli avevo raccontato di Logen lo faceva
ancora più
di prima e questo mi infastidiva parecchio. Erano passati diversi
giorni dal
mio spiacevole incontro e la ferita si era già rimarginata
del tutto, quindi
era arrivato il momento di ricominciare a lavorare come Aingeal.
Un Aingeal era un
predatore di
fantasmi, ovvero uno specie di caccaitore la cui
occupazione è la
cattura di demoni di diversa specie.
Era un'altra
creatura sovrannaturale non appartenente alla razza di esseri umani,
anche se
era fisicamente
identica a
loro. Nel mio caso, non ero solo un licantropo ma anche un Aingeal,
questo
grazie alla mia cara mammina che decise di innamorarsi di un
licantropo, e
dall'unione di queste due creature mistiche nacqui io, che invece di ereditare un solo
gene soprannaturale,
come i miei fratelli , ho
avuto la fortuna di ereditarne due.
Questo vuol dire
doppia
fatica per sopravvivere e doppi allenamenti. Con il tempo sono però riuscita a
controllare il mio
mutamento in lupo e le mie carattersitiche di Aingeal che mi danno poteri straordinari. Il mio
compito é
quindi quello di recarmi nei luoghi degli
attacchi e scovare i demoni che vengono poi prontamente distrutti. I
più comuni sono i fantasmi, per l'appunto, creature
demoniache che nascono dagli animi delle persone che vengono uccise
senza un
motivo, sono il risultato di un odio profondo e di una morte ingiusta.
Durante
la loro vita, se si può
chiamare così, prendono l'aspetto
di un uomo e si divertono
a risucchaire l'anima alle persone. Per poter nutrirsi di un anima, essi devono riuscire ad entrare in confidenza
con la persona prescelta e farsi raccontare il loro
più oscuro segreto, quando la
povera vittima commetteva questo errore, per lei é la
fine, il fantasma
risucchia l'anima dal corpo, che
diventa solo un
guscio vuoto.
È impossibile anticipare un fantasma, per il semplice motivo
che sembrano
uomini normalissimi, é però possibile
rintracciarne uno, dopo che ha ucciso la sua vittima; questo
perché l'anima resterà
sempre in parte collegata al corpo, e quindi seguire le traccie di
quest’anima per
un Aingeal in gamba é un scherzo. Quando poi si raggiunge il fantasma, con un speciale coltello lo si
rimanda
all'inferno, putroppo é quasi impossibile che le anime
rubate possano essere
rimesse nel proprio corpo, esse rinascono in una nuova vita, e
ricominciano
tutto da capo.
Per
questo
motivo, mi sembrava inutile partire subito, da quanto c’era scritto nel rapporto, la donna
che era stata
attaccata non aveva perso del tutto la sua anima, riusciva a muovere
ancora
qualche parte del corpo, questo significa che il fantasma che l’aveva attaccata non era molto forte, ergo sarebbe
stato più
facile da recuperare. Chiusi la porta
a chiave e mi diressi verso il mio pick-up parcheggiato nel garage.
Prima di
mettere in moto, richiami a me un po' del energia della natura presente
in
giardino e mimetizzazi il mio odore. Il vantaggio di essere un Aingeal
era che
si acquisivano poteri straordianri che ti permettevano di mimetizzarti
alla
grande utilizzano l'energia che esplevvano le piante. Una vera
fortuna.
Misi in moto e mi diressi verso Black Diamond. C'ero già
stata diverse volte,
era una bella cittadina con gente cortese e simpatica. Arrivai al luogo
dell'attacco e notai
subito l'auto della polizia ferma davanti ad un casetta di mattoni
rossi.
Sentivo anche la voce di un uomo all'intero della casa che parlava al
telefono
con una donna, con un sorriso mi diressi verso la porta d'entrata. Nel
piccolo
atrio notai subito segni di lotta, che continuvano nel salotto, a
quanto pare
il fantasma era ancora più debole del previsto se la donna
era stata in grado
di liberarsi prima che riuscisse a prendere la sua anima e a lottare.
Sarebbe stata una noia
tremenda occuparsi di
questo caso. "Finalmente eccoti qua, ti aspettavo l'altro giorno a dire
il
vero" disse una voce dall'entrata della cucina, spostai gli occhi verso
l'uomo in uniforme che mi fissava e ghignai "pensavo che saresti in
grado
di cavartela da solo, ma a quanto pare sei ancora un pivellino che non
é in
grado di trovare un fantasma, che mi pare molto debole visto i segni di
lotta
presenti in casa", "ehi ragazzina, occhio con le parole ti ricordo
che sono più grande di te, quindi vedi di abbassare le
penne, o sarebbe meglio
dire il pelo, eh poi sarei in grado di risolvere questo caso anche da
solo ma
visto che non mi hanno ancora concesso l'abilitazione devo chiarmati
per forza,
anche per i casi semplici, visto che sei tu l'Aingeal della provincia
di Alberta"
ringhio, scrutandomi con quegli occhi color ghiaccio. Nicolas Daren, 26
anni,
polizziotto ligio alle regole e tra poco nuovo Aingeal di Alberta. Lo conoscevo da quando ero
diventata un Aingeal
attiva sul campo, questo perché la polizia e quelli della nostra
specie dovevano collaborare per proteggere la
popolazione. Putroppo per lui non aveva ereditato del tutto il gene da cacciatore ma
solo una parte,
quindi non aveva poteri molto potenti e quindi necessitava di
più allenamento
di quelli che a differenza di lui avevano ricevuto il gene interno. Per questo non
era ancora abilitato a
operare da solo, aveva appena finito di dare gli esami per diventare
operativo
e doveva aspettare i risultati. "Coraggio che cosa abbiamo, fantasma
super
affascinante che seduce una povera zitella, e questa succube di lui gli
racconta tutto?" chiesi orami rassegnata ad una giornata alquanto
noiosa,
" in parte, anche se la nostra vittima non é una zitella ma
una vedova,
la dinamica sembra quella di sempre, ovviamente a parte il fatto che la
vittima
è riuscita a liberarsi dal risucchio dell’anima,
è una cosa molto strana non
trovi? Non ho mai sentito di una vittima che ci sia riuscita”
cominciò a
spiegare Nicolas dirigendosi verso il corpo della donna che era steso
in una
posizione innaturale sul tappeto davanti al divano. Mi abbassi verso di
lei e
cominciai a tastare il suo corpo in vari punti, era molto fredda, ma mi
sorpresi non poco quando all’improvviso quando iniziai a
tastarli una ferita
sulla coscia essa emisi un mugolio di dolore, “il fantasma
non ha svolto bene
il suo lavoro a quanto pare, una parte della sua anima è
ancora all’interno del
corpo, credo che si sia fratturata a metà al momento del
risucchio, è necessario
portarla all’ospedale in modo che siano curate le ferite che
ha sul corpo”
dissi alzandomi in piedi e cominciando ad osservare tutto intorno dopo
aver
attivato il Lorg con la forza del pensiero. Si trattava di un altro
potere che
apparteneva ai cacciatori, esso era una patina che ricopriva i tuoi
occhi e
rendeva l’iride di un colore rossiccio. Esso ci permetteva di
vedere il
percorso che aveva fatto il fantasma con l’anima rubata e ci
permetteva di
localizzarlo. Questa operazione risultò abbastanza facile
visto che il fantasma
era molto debole, perché più questi esseri erano
potenti più erano in grado di
nascondersi e quindi più difficili da trovare. A quanto pare
aveva usato l’auto
per spostarsi, andai alla finestra e guardai fuori per vedere su quale
strada
sarebbe continuato la scia e una volta localizzata tornai da Nicolas
che stava
caricando la donna su una sedia a rotelle. “Ho individuato la
scia, non
dovrebbe essere difficile trovarlo ora, portiamo lei
all’ospedale e poi andiamo
a prendere il bastardo”, “dici che sarà
possibile che la sua anima torni nel
suo corpo?” mi chiese Nicolas intento a legare la donna alla
sedia a rotelle in
modo che non cadesse, “non ne ho la minima idea, non mi
è mai capitato di
trovare una vittima con un pezzo di anima ancora al suo interno,
potrebbe
succedere ma non speriamoci troppo” risposi appoggiandomi al
tavolo, “
giusto, dobbiamo prendere i suoi documenti
per l’accettazione all’ospedale quindi vedi di
trovare un portafoglio con carta
d’identità e tutto il resto” risposte
prima di spingere la sedia a rotella
fuori dalla casa. Sbuffando cominciai la ricerca e recuperai il
portafoglio, “questa
donna è Diana Collins? La dottoressa? Wow, non sapevo fosse
vedova…” dissi
uscendo e chiudendo la porta, “come mai la conosci? Si, il
marito è morto
cinque anni fa, era un militare in pensione a quanto ne so”
rispose Nicolas con
voce affaticata visto che stava spostando la donna sul sedile
posteriore dell’auto.
“ Non la conoscevo ma ne ho sentito parlare, da alcuni
Aingeal, a quanto pare
la nostra nuova amica sospettava di noi, o qualcosa del
genere” risposi
dirigendomi verso il mio pick up, “perfetto ci mancava solo
questo, una
fanatica di esseri soprannaturali, coraggio muoviamoci portiamola
all’ospedale
e andiamo a prendere il fantasma, ho voglia di un
combattimento” sbottò Nicolas
salendo in auto.
* Oltre ad un nome umano, i nati licantropi, ovvero con il
gene della licantropia ereditato dai genitori, ricevono un nome da
licantropo
solitamente in Gaelico scozzese, in questo caso la traduzione
è Pioggia.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Capitolo 3
Dopo aver
lasciato in ospedale la signora Mary, decidemmo di
proseguire seguendo la scia con il mio pick up, visto che non dava
nell’occhio
come un auto della polizia.
Seguendo la
scia lasciata dal fantasma raggiungemmo in poco
tempo un piazzale deserto circondato dal bosco. A quanto pare il nostro
nuovo
amico aveva deciso di farsi un giretto nella natura selvaggia.
Cominciai ad
annusare l’aria e a scrutare la fitta
vegetazione in cerca di una scia da seguire. Dopo averla individuata
cominciammo ad incamminarci nel bosco, fino a giungere ad una piccola
radura. Al
centro di essa, era disteso un uomo, intento a vomitare sangue
sull’erba.
“L’anima
è troppo forte per lui e cerca di scappare dal
corpo in cui è stata imprigionata”
sussurrò Nicolas, in piedi accanto a me, “non
sarà difficile eliminarlo, quindi lascio a te, in quanto
novizio, l’onore di
compiere questo nobile gesto Nicolas” mormorai incominciando
ad incamminarmi
verso la figura. Mi fermai a qualche metro di distanza,
l’uomo indifferente,
come se non ci avesse sentito, continuava a vomitare. Vidi Nicolas
estrarre il
pugnale e cominciare ad avvicinarsi lentamente. Quando fu a pochi passi
da lui
e cominciava a sollevare il pugnale nella giusta posizione, il fantasma
scatto
in avanti e si alzo in piedi, dopo essersi spostato da noi di alcuni
metri. Le sue
labbra si stavano aprendo in un ghigno quando all’improvviso
cominciò a uscire
sangue incontrollatamente dalla sua bocca, le vene degli occhi
diventarono enormi
e sempre più visibili, sembravano quasi esplodere proprio
come quelle sul colle
o sulle braccia, non avevo mai visto una cosa simile. L’anima
dentro di lui,
stava combattendo ferocemente per uscire e stava vincendo. Non avevo
mai visto
una cosa del genere, perché solitamente le anime degli umani
risultano essere
notevolmente deboli rispetto a quelle dei loro assalitori.
Era uno
spettacolo decisamente raccapricciante. Il copro del
fantasma si stava letteralmente distruggendo da solo, quando
all’improvviso
prese fuoco e in pochissimo tempo bruciò completamente,
lasciando solo un
mucchietto di ceneri al suo posto. Nicolas ed io non facemmo altro che
guardarci sbalorditi entrambi, non ci era mai successo di assistere ad
una cosa
del genere.
Dalle ceneri
cominciò ad innalzarsi un fumo bianco latte che
al posto di disperdersi nell’aria si fermò
immobile come una piccola nuvola
sopra le ceneri. Velocemente e con uno scatto afferrai una piccola
fiaschetta
che avevo nella tasca dei pantaloni e aspirai con una speciale di
pompetta il
fumo all’interno di essa.
“È
quello che penso che sia?” chiese Nicolas che aveva
ancora la mano con il pugnale sollevata, “è
l’anima della donna, anche se non
riesco a capire come sia possibile tutto questo. Non è
possibile che l’anima di
un umano possa essere più forte di quella di un fantasma,
non importa quanto
esso sia debole, resta comunque superiore” risposi
incominciando ad
incamminarmi verso l’uscita del bosco.
“Non
starai dicendo che quest’ anima non è umana, vero?
Perché non è possibile, cosa sarebbe una specie
di Wicca o una strega? No
impossibile…” cominciò a borbottare
seguendomi attraverso il bosco, “non ne ho
la minima idea, okay? Non mi era mai capitato, l’unica cosa
da fare ora è provare
a ridare l’anima alla donna, non so se sia possibile, ma
possiamo sempre
provarci” mormorai mentre la testa mi si affollava di
pensieri.
Continuammo a
camminare, quando all’improvviso le mie
orecchie e il mio naso captarono un pericolo in avvicinamento. Mi
fermai di
colpo e afferrai Nicolas per un braccio per fermarlo, “si
può saper cosa
succede ora?” sbotto lui, ma non lo ascoltai e continuai a
tenere le orecchie
tese. Sentivo il rumore del suo respiro affaticato dalla corsa che si
avvicinava, i suoi passi che distruggevano ogni cosa che incontravano
sulla
via, il suo odore selvaggio e cosa più importante
sconosciuto.
“Sta
arrivando un lupo” dissi velocemente cercando di capire
da quale parte sarebbe arrivato, “perché ti agiti
tanto scusa, è uno del tuo
branco no?” chiese corrucciando le sopracciglia scure,
“no, non riconosco l’odore,
ha invaso il nostro territorio e sta venendo verso di noi e sicuramente
non per
una conversazione amichevole” ringhiai mutando parte della
mano in artigli.
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Capitolo
4
“Cosa
diavolo stai facendo?” sbraito Nicolas vedendo la mia
mano mutare, “non avrai veramente intenzione di combattere
vero? Non so se
l’hai notato ma abbiamo una missione da compiere, una
missione di notevole
importanza visto che dobbiamo riportare un anima ad una
persona” continuò
aggrottando lo sopracciglia “quindi non abbiamo tempo per
fermarci e per fare
una scorrazzata nel bosco” disse scandendo per bene le
parole.
Mentre
Nicolas continua a sbraitare e cercava di trascinarmi
via con forza, il mio naso e le mie orecchie erano impegnate a capire
da dove
sarebbe arrivato il licantropo per prepararmi ad un attacco. Avevo
capito
dall’odore che non faceva parte del mio branco, ergo era un
nemico e non ci
stava raggiungendo con buone intenzioni, visto che la pena per chi
entrava in
un territorio estraneo era la morte, a meno che esso non avesse
ricevuto un
permesso speciale dal Fenrir. Sapevo però che nessun
permesso era stato
accordato di recente, quindi un lupo appartenente ad un clan confinante
aveva
appena infranto una delle regole universali dei licantropi.
Strappai
via il braccio dalla presa di Nicolas, “sta
arrivando un licantropo appartenente ad un altro branco, non ne
riconosco
l’odore e non ho la minima idea del perché sia
qui, quindi non possiamo
andarcene, visto come Freki uno dei miei compiti è occuparmi
degli invasori che
entrano nel branco, dovrò batterlo e probabilmente
ucciderlo” sbottai nervosamente,
cominciando a muovermi avanti e indietro e avvertendo la corsa del lupo
avvicinarsi sempre di più. “ Ucciderlo? Stai
scherzando spero, non puoi
uccidere un’altra persona solo perché è
entrata nel vostro territorio, è una
cosa barbara e bestiale…”, “hai detto
bene, bestiale, noi siamo animali
Nicolas, il nostro istinto è più sviluppato di un
semplice umano ed il nostro
sistema gerarchico è rispettato al cento per
cento…le regole sono queste e se
vengono infrante…beh dovrai pagare, anche con la vita se
necessario” lo
interruppi ferocemente sentendo il mio lupo farsi sempre più
spazio all’interno
del mio corpo. “E se questo lupo dovesse aver bisogno di
aiuto? Se stesse
scappando da qualcosa? Non puoi saperlo, non puoi uccidere una persona
senza
sapere neanche il perché ha infranto una regola”
disse con enfasi e prendendomi
un braccio. Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi, erano impregnati
dal
senso di giustizia implacabile che lo caratterizzava. Misi fine a
questo
contatto togliendo il braccio dalla sua presa e girandomi verso la
direzione
dalla quale sapevo sarebbe arrivato.
“Nicolas,
devi allontanarti, durante uno scontro tra due
licantropi capita di tutto, e spesso il bosco intorno a noi viene
distrutto,
non vorrei che l’anima scappasse o che tu venissi
ferito” dissi divaricando le
gambe e cercando di trovare una posizioni e stabile per la mutazione,
“
tranquilla non vorrei mai disturbare un così importante
momento per voi
animali” ribatté furiosamente Nicolas
incamminandosi vero il confine della prateria.
Era
il momento di far uscire il mio lupo, con la mia doppia
identità di Freki e Aingeal, la mia trasformazione era molto
veloce, così in un
istante mi ritrovai nella mia forma di lupo. Mi scrollai leggermente e
trotterellai verso Nicolas che mi fissava con occhi spalancati.
Sorrisi, in
maniera lupesca ovviamente, per lo stupore che vedevo sulla faccia di
Nicolas.
“Wow,
non avevo idea che fosse così…così
strano vedere
qualcuno mutare…oddio e così è questa
la tua forma da lupo…mio dio…”
balbettò
Nick in preda dall’agitazione, la sensazione di disagio nel
sapere che avrei
combattuto e probabilmente ucciso il lupo che ci stava raggiungendo era
completamente
scomparsa dal suo viso. Mi sedetti di fronte a lui e lo guardai mentre
faceva
qualche passo verso di me per poi appoggiare una mano sul mio manto e
iniziare
ad accarezzare il mio pelo.
A
differenza dei lupi del mio branco, il mio pelo non era
corto ed ispido, ma più lungo e soffice; questa
caratteristica era dovuta al
fatto che alcuni miei parenti venivano dalla Scandinavia, essi avevano
sviluppato questa particolare caratteristica fisica, per probabilmente
proteggersi dal freddo. Le mie zampe e le mie gambe erano bianche,
più si
saliva verso la pancia, più il pelo si scuriva diventando un
grigio perla per
poi salire sulla schiena e diventare un nero notte. Il muso invece
è un insieme
di grigio e bianco mentre le orecchie e la coda sono grigie ma con la
punta
nera, e gli occhi sono di un bel castano scuro.
All’improvviso
sentii che il lupo era arrivato e con uno scatto
mi portai al centro della prateria in posizione di attacco. Dal bosco
vidi così
uscire il mio avversario. Era un maschio, il suo manto era castano e
aveva
gambe muscolose tipico di una sentinella abituata a sorvegliare il
territorio
del branco.
Avanzo
verso di me con i denti in vista in un ringhio
feroce. Ovviamente, per risposta sfoderai pure io il mio migliore
ringhio e mi
preparai ad attaccare.
All’improvviso
sentii la sua voce nella testa “Wow, la
cuccioletta sa farsi valere…eh, mi dispiacerebbe rovinarti
il bel musetto che
ti ritrovi, quindi ritira gli artigli prima che tu ti faccia male o che
io te
ne faccia a te” di conseguenza mi misi a ringhiare ancora di
più, “hai appena
invaso il mio territorio se c’è qualcuno che deve
ritirare gli artigli sei solo
tu, e se non lo farai subito sarò costretta ad
attaccarti”, lo vidi ghignare
leggermente per poi tornare a fissarmi in modo serio e cominciare a
correre
verso di me con gli artigli spianati. Con uno scatto repentino corsi
anche io
verso di lui, ma al momento dello scontro scartai di lato facendogli
mancare il
bersaglio e lo attaccai alle spalle. Lo stesi e gli morsi una zampa,
aumentando
la presa quando lo sentii guaire, la sua forza era più della
mia così con uno
scatto mi rovesciò sulla schiena e cerò di
mordermi. Velocemente, mi rialzai e
riuscii a sottrarmi ai suoi denti, e, sfruttando il suo momento di
confusione
lo riatterrai e lo bloccai con le zampe, impedendogli di muoversi. Lo
sentii
lentamente rilassarsi e smettere di ribellarsi
avendo i miei artigli puntati alla
gola.
“Cucciolotta
non me lo aspettavo un combattimento come
questo…nessuna femmina è mai riuscita ad
atterrarmi o a ferirmi…niente male,
veramente…devi essere un cacciatore del branco di
Alberta” disse nella mia
testa fissandomi dal basso, “smettila di perdere tempo e
dimmi perché hai
invaso il nostro territorio, dal tuo stile di combattimento ho capito
che sei
una sentinella, e una sentinella è ha conoscenza delle
regole tra branchi…mi
sembri anche piuttosto intelligente quindi dubito che tu abbia infranto
una
regola con una pena così seria per nulla…quindi
vedi di dirmi la verità in
fretta prima che ti uccida” ringhiai avvicinando i miei denti
al suo collo in
modo da fargli capire che non scherzavo.
“Ehi,
calmiamoci un attimo okay?...Non ho invaso il vostro
territorio perché volevo suicidarmi, l’ho fatto
per scappare da dei cacciatori
che mi inseguivano” disse, sempre mentalmente, “dei
cacciatori? E ti stavano
dando la caccia? Impossibile, i cacciatori non conoscono i confini dei
vari
branchi e non sanno delle sentinelle, quindi è impossibile
che sappiano che sui
vari confini sono sempre presenti dei lupi di guardia…in
più cosa sono due
cacciatori per un licantropo, niente, avresti dovuto
ucciderli” continuai
avvicinando ancora di più i denti alla giugulare, tanto che
sfioravo il pelo
con i denti.
“Ehiii,
ti ho detto la verità! Non ho la minima idea di come
facciano a saperlo, e non erano solo in due ma erano almeno una decina
e non
soli…” mugugno nervosamente, “Non soli?
che intendi dire? Erano accompagnati da
un licantropo?” lo interruppi interessata e preoccupata allo
stesso tempo, “un
licantropo maschio mi è sembrato di capire
dall’odore, ho cercato di
avvicinarmi appena li ho capatati e ho visto che erano circa una decina
con
armi da fuoco con proiettili d’argento, ho fatto in tempo a
vedere solo quello
perché un tizio mi ha subito notato, non ho capito come
abbia fatto so solo che
questi hanno cominciato a scaraventarmi addosso tutto il loro
armamentario, l’unica
cosa che ho potuto fare era scappare. Pensavo di essere al sicuro
quando ho
avvertito un licantropo inseguirmi, all’inizio pensavo fosse
un mio compagno ma
poi ho sentito lo stesso odore di un tizio che era in compagnia dei
cacciatori
e allora ho capito che eravamo stati traditi” disse
terminando il suo racconto.
Mi allontanai dal suo collo e gli permisi di rimettersi seduto davanti
a me, “questo
lupo di cui parli puoi descrivermelo?” chiesi con la voce che
tremava per paura
di sentire quello che pensavo, “mentre scappavo ero
concentrato sulla corsa e
ho potuto vedere solo una macchia nera dietro di me, la sua forma umana
invece
mi è del tutto sconosciuta, erano troppi uomini e non ho
capito da quale
provenisse l’odore che ho sentito”
sussurrò fissandomi negli occhi. Non potevo
sapere se si trattava Logen, non avevo mai visto la sua forma da lupo,
ma
dentro di me sapevo che se aveva venduto il nostro branco ai cacciatori
non
poteva esserci motivo per il quale non avesse potuto farlo anche con il
branco
confinate con il nostro. “Una cosa non mi è chiara
però” disse il lupo,
interrompendo i miei pensieri, lo fissai curiosa “quando ho
visto la sua sagomo
inseguirmi, sembrava molto più grande di me, come se fosse
un Fenrir, e poi
appena ho messo piede nel vostro territorio il lupo ha smesso di
inseguirmi
mentre i cacciatori continuavano l’inseguimento”,
“questo non è possibile, un
Fenrir ha sempre il pelo bianco, non si è mai visto un
Fenrir da pelo nero”
dissi scuotendo il capo.
“I
cacciatori potrebbero ancora darti la caccia, anche se
non li fiuto più, quindi è meglio che vieni con
noi per adesso” conclusi
ritrasformandomi in umano e aspettando che lui facesse lo stesso.
“Wow
cucciolotta, non avevo idea che avessi appena
combattuto con una così affascinante lupacchiotta”
disse ridacchiando e
guardandomi con gli occhi spalancati dallo stupore, sbuffai e iniziai
ad
osservarlo. Mi trovavo davanti ad un ragazzo ventenne con corti capelli
castani
e occhi scuri, era leggermente più alto di me e muscoloso e
mi osservava con un
sorrisetto da sbruffone. Ero orami abituata agli sguardi che le persone
mi
lanciavano, avevo un bel fisico e una bella faccia, tutto qua.
“A proposito, non ci
siamo presentati, io sono Simon,
sentinella del branco di Saskatchewan, figo spaziale e amante
sensazionale
dicono…” disse facendomi l’occhiolino,
“beh molto piacere, io sono Vika Fearthainn
Blom, freki del branco di Alberta” gli strinsi la mano mentre
vedevo i suoi
occhi allargarsi dallo stupore. “Cosa? Tu sei Vika? La freki,
wow, ho sentito
parlare di te anche nel mio branco, a dire il vero dal nostro freki,
dice che
sei una combattente fenomenale e che pochi licantropi hanno la meglio
su di te,
sei una specie di leggenda, la più giovane freki femmina
letale che esista” disse
con la voce carica di ammirazione seguendomi mentre mi dirigevo verso
Nic che
ci fissava dalla fine della radura. “Così
è questo quello che si dice su di me
negli altri branchi, beh ne sono onorata” dissi con una nota
di sarcasmo nella
voce, odiavo i pettegolezzi che giravano sul mio conto, non erano mai
veritieri
e contenevano sempre un sottofondo negativo.
“Beh…girano diverse voci, come ad
esempio una che dice che hai sconfitto un Bersker mentre eri
già ferita ad una
gamba, altre che dicono che sei una specie di strega oltre che ad un
licantropo,
altre che…” “basta così,
credo di aver capito il concetto” lo interruppi facendogli
un sorrisetto ironico e continuando a camminare.
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Capitolo 5
“Ehi
Nic,
eccoci…piaciuto lo spettacolo?” dissi
avvicinandomi al ragazzo che mi fissava
stralunato, “non avresti dovuto ucciderlo? Da quanto avevo
capito la pena per
chi entrava nel vostro territorio era la morte”
sussurrò fissando il nostro
nuovo compagno. “Beh diciamo che non è colpa sua
se è entrato nel nostro
territorio…” dissi prendendogli dalle mani la
fialetta con al suo interno
l’anima che avevamo recuperato. Me la misi davanti agli occhi
e scrutai il fumo
presente al suo interno: era grigiastro e sembrava del tutto innocuo.
“Nic,
dobbiamo muoverci, non ho idea
di quanto possa resistere fuori da un corpo” dissi e
cominciai ad incamminarmi
nel bosco, diretta al Pick up, “di questo tizio che ce ne
facciamo? Non dirmi
che viene con noi eh! Ne basta uno di lupo, e poi neanche lo conosci
non possiamo
fidarci di lui” sbraitò Nic parandomisi davanti.
“Ehi tizio! Guarda che se c’è
uno che deve portare rispetto qui sei tu, si da il caso che tu sia un
semplice
umano mentre noi due, siamo ad un livello superiore”
intervenne Simon irato dal
comportamento di Nic.
“Ragazzi,
calmiamoci okay?” dissi,
mettendomi tra i due che sembravano già in procinto di
iniziare una scazottata.
“Si Nic, il tizio verrà con noi, essendo scappato
dal suo territorio dovrà
parlare con il nostro Fenrir per vedere come risolvere la questione, e
l’unica
che può portarcelo in questo momento sono io, quindi vedete
di andare d’accordo
per un paio di ore oppure non parlatevi per il resto del tempo che
resteremo
insieme” dissi mettendo fino ad ogni possibile replica da
parte dei due, e
ricominciai ad incamminarmi verso la fine del bosco.
“Mi
dispiace
Simon, ma prima di portarti dal nostro Sköll dobbiamo fare una
cosa che non può
aspettare, visto che c’è in gioco una vita
umana” chiarii con il lupo mentre ci
stavamo dirigendo all’ospedale. Il ragazzo non
sapeva della mia doppia natura ne di
quella di Nicholas e questo doveva restare un segreto. Non erano molti
i lupi
del mio branco che lo sapevano ed era molto meglio così.
Arrivammo in
pochissimo tempo all’ospedale
e ci dirigemmo alla svelta verso la stanza della signora Collins.
Lasciammo
Simon fuori dalla stanza. Quando entrai mi stupii di quanto la donna
sembrasse
morta.
“Che
cavolo…brucia” esclamò Nic
appoggiando la fialetta su un tavolino di legno,
“l’anima avverte che è
presente un corpo libero e smania per uscire” dissi
avvicinandomi alla fiala,
“svelto, chiudi tutte le finestre e abbassa le
tapparelle” ordinai a Nic,
“quando aprirò la fiala l’anima dovrebbe
volare direttamente dentro al corpo,
dobbiamo però evitare di avere qualsiasi tipo di contatto
con essa”. Aprii la
fiala e lentamente fuoriuscii l’anima, che, al posto di
disperdersi nella
stanza come della normale aria, restò compatta e
cominciò a spostarsi, sempre
in maniera unita, verso il letto sul quale vi era disteso il corpo.
Quando si
ritrovò in prossimità di esso cominciò
a cambiare colore, passando da un grigio
a un rosa pallido, fino a quando alla fine entrò nel corpo
della donna
attraverso le narici.
Gli unici
testimoni di questo strano avvenimento eravamo io e Nick, che in
silenzio, con
la bocca spalancata e un espressione sbigottita sui visto avevamo
assistito ad
un evento raro, se non unico nel suo genere. Non avevo mai sentito,
durante
tutto il mio addestramento di Aingeal, parlare di un caso del genere,
certo
c’erano un sacco di altre storie strane, ma mai una cosa
così. Per quanto
riguarda Nick, non sapevo se conosceva o era stato partecipe di altri
eventi
simili, ma dalla sua faccia sbigottita ne dubitavo fortemente. Eravamo
restati
in disparte, davanti alla porta, per evitare intromissioni, ma
più l’anima si
riavvicinava al suo corpo e più noi ci avvicinavamo al
tutto, per trovarci alla
fine a fianco della donna, in attesa di qualche segnale di vita.
“Perché
non succede niente? Sembra
più morta di prima.”
“Come
faccio a saperlo, ti pare che
io abbia già assistito ad una cosa del genere?”
sbottai in agitazione, avevo le
mani che tremavano, stava passando troppo tempo. Cominciai a scuotere
leggermente la donna, cercando di svegliarla mentre Nick alzava le
tapparelle,
facendo entrare nuova luce nella stanza. Stavo iniziando a preoccuparmi
seriamente, doveva succedere qualcosa! Non era possibile che dopo un
ricongiungimento di un anima, essa morisse, era una cosa impossibile.
Avevo appena
finito di fare questi pensieri, quando all’improvviso la
donna cominciò a
tremare violentemente ed ad avere degli spasmi. Cercammo di tenerla
ferma, ma
si dimenava e cercava di lottare contro la nostra presa, fino a quando
non
aprii gli occhi.
Viva, era viva.
Per quanto riguarda
invece il settore mentale, non ero del tutto sicura che fosse sana. Ci
stava
guardando come se fossimo dei mostri e soprattutto come se gli avessimo
fatto
del male. “Si calmi signora, non vogliamo farle del male,
siamo qui per
aiutarla” provò a chetarla Nick, con voce calma e
dolce, ma lei al posto di
ascoltarlo cominciò a dibattersi ancora più
forte. Dovevamo riuscire a calmarla
e a spiegargli perché si trovava in ospedale, ovviamente
raccontandogli una
qualche cavolata, visto che non potevamo sbandierare ai quattro venti
quello
che era successo e lei di sicuro non ricordava niente come tutte le
altre
vittime che avevo salvato.
“Voi,
dovete lasciarmi stare, siete
solo dei mostri, solo dei mostri…” urlava,
dimenandosi e cercando di liberarsi.
Ci guardammo per un istante negli occhi, mostri? Non era possibile che
sapesse…
Tutto ad un
tratto la porta si
spalancò ed in fretta e furia ci trovammo circondati da
infermiere e medici che
presero i nostri posti nel cercare di calmare la donna. “Come
è possibile che
si sia svegliata? Quando l’ho visitata si trovava sotto stato
vegetativo e
nessuna tecnica che ho usato l’ha risvegliata, quindi come
è possibile che ora
si sia risvegliata?” ci chiese un medico che era rimasto
sulla porta, sbalordito
dalla scena a cui aveva assistito. “Non ne abbiamo idea,
siamo entrati e dopo
pochi minuti ha aperto gli occhi e ha cominciato a urlare”
sorrisi al medico,
“beh, ora vedremo di capire cosa le è successo, e
meno male che il vostro amico
qui fuori ha sentito le urla…” borbottò
il medico avvicinandosi alla paziente.
“Andiamo?
Non possiamo restare qui…”
sibilò Nicholas lanciandomi un chiaro sguardo di impazienza,
annuii e uscimmo
dalla porta quando la sua voce disperata della signora Collins mi
blocco; “mi
aveva avvertito, mi aveva avvertito che sarebbero arrivati e che mi
avrebbero
fatto del male. Lui, il ragazzo con Iona
tatuato su un braccio, il diavolo mi disse…sta vendendo a
prenderti.”
****
La notte era
scesa da parecchio tempo. In lontananza sentivo gli ululati di alcuni
lupi.
Lupi veri, non licantropi. C’è n’erano
parecchi nella nostra regione e fin da
piccola ascoltare i loro ululati mi rilassava. Non erano tanto diversi
dai
nostri, ma quella piccola differenza, io l’avvertivo e
cercavo di captarla
concentrandomi e ascoltando anche tutta la notte se necessario.
Questa notte
però era differente. I loro canti non mi aiutavano a
rilassarmi, anzi mi
ricordavano chi avrei già dovuto dimenticare da un pezzo.
Sentivo il vociare di
Simon e di Vic in salotto e avvertii l’arrivo
dell’auto di Fia. Mi alzai e
rientrai dalla finestra della mia stanza.
Fia era lo
Sköll del branco, ovvero la seconda in comando se mio zio, che
era Fenrir de
branco, non era presente, come appunto in questo caso. Mentre Vic era
l’Hati.
Era colui che si occupava della protezione del Fenrir.
“Salve
ragazzi” disse Fia abbracciando Vic, facendo un cenno a me ed
andando a
stringere la mano a Simon che era seduto composto sul divano. Lo
guardai
stringere la mano a Fia leggermente intimorito e non potei fare a meno
di fare
un sorrisetto. Solitamente i licantropi, sia uomini che donne, avevano
un
fisico abbastanza imponente, erano molti alti e con un fisico ben
piazzato. Ero
cresciuta in un branco di licantropi, quindi ero abituata a vedere
donne alte e
grosse come normali uomini, ma Fia era molto più grande di
un uomo normale. Era
molto alta e questo creava spesso soggezione soprattutto negli uomini
che erano
più bassi di lei. Anche il carattere non aiutava, era molto
scontrosa e non
accettava che si disubbidisse agli ordini. Per questo io e Fia non
andavamo
molto d’accordo, io avevo la predisposizione ad ignorare ogni
tipo di ordine e
fregarmene mentre Fia era la persona più ligia alle regole
che io abbia mai
conosciuto. Ovviamente nel mio caso, cercavo di disubbidire solo agli
ordini
che non prevedevano una punizione mortale, anche se la tentazione a
volte mi
prendeva. Un'altra cosa che mi rendeva molto differente, non solo da
Fia ma da
tutte le donne licantropo, era la mia struttura fisica. Non ero bassa,
ma
raggiungevo a malapena il 1.70, mentre le altre donne arrivavano
tranquillamente al 1,80, e
non ero molto
muscolosa. Purtroppo gli allenamenti da Aingeal a cui mi avevano
sottoposto non
mi avevano irrobustito, anche se sapevo difendermi niente male grazie
alle
lezioni di corpo a corpo che avevo seguito. Ovviamente tutto questo
cambiava
del tutto una volta che mi trasformavo. Ero forte, ero la femmina
più forte del
branco e anche tra i maschi mi difendevo bene, se era difficile tenermi
testa
in un combattimento dal lato fisico era impossibile dal lato mentale.
Ero un
Freki, un cacciatore nato, avevo un senso molto più
sviluppato del combattimento
e strategico molto più evoluto degli altri. Riesco a
prevedere come un attacco,
quindi ad anticiparlo e uccidere se dovesse essere il caso. Potevo
vantarmi di
essere il Freki più temuto di tutto il Canada.
Quindi capivo
come si sentiva Simon
in presenza di Fia, versione umana. Era esattamente come si sentivano
le mie
prede, quando le braccavo.
“Allora,
Fia, come ti ho detto per
telefono, questo è Simon. Ci siamo incontrati nel bosco nei
pressi di Black
Diamond dove mi ha spiegato il motivo della sua incursione nel nostro
territorio” dissi dopo un attimo di silenzio, mentre Simon
annuiva lentamente.
Gli raccontai del nostro piccolo scontro, tralasciando il motivo per il
quale
mi trovassi nel bosco con un poliziotto sicura che Fia avesse capito
che erano
questioni che riguardavano la mia seconda identità. Ero
rimasta stupita dal
fatto che Simon non avesse chiesto niente, mi era parso un tipo di
natura
curiosa, quindi mi sarei aspettata un paio di domande, anche dopo la
situazione
in cui ci siamo trovati all’ospedale. Invece niente. Ero
molto turbata dopo
quello che era successo, e le ultime parole della donna avevano
scatenato dentro
di me emozioni contrastanti, il mio spirito di lupo mi spingeva a
indagare. Ero
talmente agitata che dopo avermi accompagnato a casa Nick aveva
chiamato Vic
per tenermi d’occhio, non ascoltai cosa si dissero ma
immaginai fosse qualcosa
del genere, visto che dopo il loro breve colloquio, Vic non mi
mollò per un
secondo.
“Quindi
sei stato attaccato da dei
cacciatori e probabilmente da un licantropo traditore, eh?”
sospiro Fia, “avremmo
dovuto aspettarcelo che qualcuno alla fine avesse tradito…
non possiamo farti
tornare al tuo branco, è troppo pericoloso, ma
parlerò con il tuo capobranco e
lo avvertirò del pericolo che corre. Vic tu chiama le
sentinelle di turno sta
sera e accertati che sappiano del pericolo che corrono mentre io mi
metterò in
contatto con il nostro Fenrir, per avvertirlo. Vika tu ti occuperai di
preparare una stanza per Simon, che resterà qui con te e tuo
fratello che
dovrebbe tornare a breve. Potrai restare qui fino a quando non
sistemeremo
questa faccenda, se per te va bene” abbaiò ordini
per poi rivolgersi a Simon
che si affrettò ad annuire.
“Wow,
così quella è lo Sköll del
vostro branco? ” disse Simon seguendomi per i corridori
labirintici della casa.
“Abbastanza impressionante vero? Ma, silenzio, ti ricordo
che…” e gli feci
segno le orecchie, un licantropo sente molto meglio di un umano medio e
io non
volevo che Fia provasse a staccarmi un braccio la prossima volta che mi
avrebbe
avuto a portata di mano. Ridacchiò e continuammo fino alla
sua stanza. “E così
hai un fratello…un altro licantropo immagino, ed
è per caso il nuovo Fenrir?”mi
chiese mentre appoggiavo degli asciugamani puliti sul letto.
“Più di uno, per l’esattezza
quattro fratelli, tutti maschi e tutti più grandi di me.
Quello che sta tornado
a casa, è il terzo e non è un Fenrir.
È un normalissimo lupo e d’è
l’unico che
fa parte del branco
di mio zio, altri
due invece fanno parte dello stesso branco mentre quello più
piccolo, togliendo
me, fa parte di ancora un altro branco.” Era molto complicato
da spiegare ma
anche se eravamo molto distanti tra di noi, eravamo molto uniti.
“Ecco spiegato
il motivo per cui il branco di Alberta è così in
buoni rapporti con tutti,
avete al famiglia dispersa ovunque che vi aiuta” disse
sorridendo divertito,
risposi con un sorriso.
Di sotto
sentimmo che Vic aveva
finito di chiamare le nostre sentinelle e ora stava chiamando la pizza
d’asporto
mentre Fia stava finendo. Scendemmo e ci sedemmo a chiacchierare con
Vic.
“Il
fenrir è stato avvertito, e ha
detto che puoi restare quanto vuoi e che tornerà dopodomani.
Passate una buona
serata e…credo non ci sia bisogno di puntualizzare ancora
che non dovete uscire”
fece una pausa e poi continuò guardando me
“nessuno deve uscire per i boschi in
questi giorni, a parte chi di dovere, e soprattutto non questa
notte” disse
Fia, ammonendomi ancora con lo sguardo prima di uscire dalla casa. Se
Simon non
avesse capito della mia particolare predisposizione nel mettermi nei
guai, beh
grazie a questo miracoloso intervento di Fia l’aveva
sicuramente capito.
Entrambi gli
uomini seduti di fianco
a me, scoppiarono a ridere mentre io borbottando andai ad aprire la
porta al
fattorino che era appena arrivato con sei fumanti pizze.
|
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Capitolo
6
Mi svegliai
sentendo il cinguettio di
alcuni uccelli appollaiati sulla quercia che cresceva accanto alla
finestra della
mia stanza.
Subito dopo aver
aperto gli occhi le
immagini della giornata precedente mi bombardarono la mente: il
ritrovamento
del corpo della donna, l’incontro con il fantasma, il
combattimento con Simon e
il suo racconto sui cacciatori, e, per finire la situazione creatasi in
ospedale e le ultime parole dette dalla signora Collins.
Un enorme
quantità di problemi, che
sembravano avere un solo punto in comune: Logan. Non era il caso di
fasciarsi
troppo la testa, dovevo aspettare per indagare almeno fino al ritorno
di mio
zio e nel frattempo occuparmi del reinserimento di Simon nel suo
branco.
Era rimasto
anche Vic a dormire alla
fine. Per quanto Simon sembrasse un bravo ragazzo, nessuno mi avrebbe
lasciata
sola con lui per la notte e visto che mio fratello ,a causa di un
incidente, aveva
dovuto alloggiare in un hotel, l’unica soluzione era Vic.
Non era una cosa
inusuale avere
sconosciuti in casa, fin da quando ero piccola ero abituata a lupi
stranieri
che alloggiavano in casa mia. Mio zio, in quanto Fenrir, aveva
l’obbligo di
ospitare eventuali visitatori di altri branchi o componenti del suo
stesso
branco che per qualche ragione si trovavano in difficoltà.
Sembrava troppo
presto per alzarsi ed
ero troppo pigra per farlo, quindi, nonostante sentissi la voce di mio
fratello
nella cucina, decisi di poltrire ancora un po’. Sarei rimasta
al calduccio nel
letto per ore, ma all’improvviso la porta di camera mia che
avevo lasciata
socchiusa dopo essere andata in bagno, venne spalancata
all’improvviso e in men
che non si dica mi ritrovai coperta di bava e senza fiato a causa del
gran peso
che gravava sul mio stomaco.
“Sky
finiscila…eddai basta, ahaha
sono felice anche io di vederti, cucciolone!”.
Come risposta
ricevetti un abbaiare
felice e diverse altre leccate sulla faccia.
“Che
schifo, Sky!! E va bene, ho
capito…ho capito, mi alzo…anche tu mi sei mancato
bello” esclamai scendendo dal
letto e infilandomi le ciabatte, per poi uscire dalla stanza. Dopo aver
fatto
una veloce salto al bagno, cominciai a scendere le diverse rampe di
scale che
dividevano la mia stanza dalla cucina.
Quando eravamo
arrivati a casa di mio
zio, diversi anni fa, avevamo potuto scegliere la stanza che
preferivamo; mentre
tutti i miei fratelli avevano scelto stanze che davano sulla strada e
con
posizioni strategiche per sgattaiolare via nella notte e recarsi ad una
qualche
festa, io avevo scelto una stanza all’ultimo piano che dava
sul giardino dietro
casa e sul bosco. Diversi anni dopo, allargai la stanza togliendo una
parte di
soffitto e collegandomi direttamente con la soffitta, creando
così una stanza a
due piani collegata con una scala di legno. Quella che un tempo era la
soffitta
era diventata ufficialmente parte della mia stanza. Una volta
cresciuta, e
raggiunta l’adolescenza, mi resi conto che non era
impossibile uscire di
nascosto dalla mia stanza. Davanti alla mia finestra, cresceva infatti
un
enorme quercia secolare, e un ramo abbastanza grosso da sostenere una
ragazza
cresceva proprio in direzione della mia finestra permettendomi di
arrampicarvisi e sgattaiolare alle feste. Quindi non mi pentivo per
niente di
aver fatto quella scelta molti anni fa, nonostante il fatto che fossi
sconvolta
dalla morte dei miei genitori, mi ero innamorata subito di quella
stanzetta
nascosta all’ultimo piano.
Sorrisi,
guardando il cagnolone che
trotterellava davanti a me. Sky era un magnifico esemplare di Pastore
svizzero;
era un cane molto bello con il pelo bianco lucido e una luce giocosa
negli
occhi. Lo avevo adottato tre anni fa, dopo averlo trovato in mezzo ad
una
strada durante un viaggio negli Stati Uniti. Era magrissimo, e talmente
sporco
che il suo pelo sembrava nero al posto che bianco come la neve.
Ero negli Stati
Uniti in veste di
Freki e accompagnavo il Fenrir ad un importante riunione tra capi
branco. Una
sera mentre stavamo tornando all’hotel ci eravamo imbattuti
in una rapina. Un
uomo stava cercando di sottrarre la borsa ad una donna; senza pensarci
due
volte eravamo intervenuti. Ma prima di poter agire un’ombra
scura aveva morso
il malvivente ad un braccio facendogli perdere la presa sulla borsa e
costringendolo
alla fuga. Mentre
mio zio si occupava
della donna, mi avvicinai a quella figura che era tornata a nascondersi
nell’oscurità. Potevo vedere solo i suoi occhi, ma
malgrado stesse ringhiando
vidi in essi la disperazione.
Tornai
lì tutti i giorni del nostro
soggiorno con del cibo e coperte calde per cercare di avvicinarmi, ma
tutti i
giorni venivo respinta. Solo l’ultimo giorno, quando cercai
di avvicinarmi non
ricevetti il solito ringhio di avvertimento ma anzi fu lui stesso ad
avvicinarsi a me. Lo portai all’albergo e lo lavai, dopo di
che, lo presi e lo
portai a casa con me e da quel giorno è il mio amico
più fedele.
Dopo essere
tornati a casa, mio
fratello in quanto veterinario mi spiegò che probabilmente
il motivo per cui
ringhiava così tanto al mio cospetto era il fatto che
avvertiva che avevo
qualcosa di strano e che potevo essere in qualche modo una minaccia per
lui.
Con il tempo e la mia determinazione, ero riuscita però a
convincerlo e mi era
diventato fedele.
“Buongiorno
sorellina”.
Sbiasciaci un
buongiorno attraversato
da uno sbadiglio e mi fiondai sui miei cereali già
posizionati al mio posto sul
tavolo. Dopo un paio di cucchiaiate mi resi conto che non avvertivo né la voce di Vic
né quella di Simon. “Com’è
che gli altri due non ci sono?” chiesi osservando mio
fratello che prendeva
posto di fronte a me. Darren Maneet Blom era il terzo dei miei fratelli
maggiori, anche se lui e il secondo, Zaire, hanno una differenza di
età di
circa cinque minuti più o meno. Sono gemelli, quasi
identici, anche se quando
erano piccoli l’unico modo per distinguerli era cercare la
voglia che Zaire
aveva sulla pancia. Con il tempo, erano cresciuti e presentavano
più differenze
fisiche di quando erano bambini, mentre per quanto il carattere erano
sempre
stati molto diversi. Darren, era riflessivo, pensava prima di agire, al
cospetto di molte persone diventava timido ed era molto modesto. Zaire,
invece,
era impulsivo al massimo, spavaldo e la modestia non sapeva nemmeno
cosa fosse.
L’unica cosa che li accumunava era il numero di ragazze con
il cuore spezzato
che avevano accumulato con il tempo, ma questa è una
caratteristica che
riguarda tutti i miei fratelli e non solo loro due.
Erano cresciuti
ed erano diventati
molto belli, i capelli di un marrone molto scuro, gli occhi verdi
bottiglia, un
fisico impeccabile che lascia tutte le ragazze a bocca aperta. Ci sono
poche differenze
fra i due: Darren porta i capelli corti e con il ciuffo, mentre Zaire
ha i
capelli più lunghi e leggermente ricci, inoltre ha le
braccia più muscolose di
Darren, in quanto giocatore di Hockey professionale, mentre Darren ha
uno
studio veterinario nella nostra cittadina.
“Vic
ha portato il ragazzo con lui a
fare un giro della città, poi ce lo riporterà e
verrà a lavorare con me allo
studio” disse dopo aver preso un sorso dalla sua tazza di
caffè. Continuai a
mangiare i cereali, aspettando che continuasse. Sapevo che Vic gli
aveva già
spifferato tutto riguardo al mio incontro con i cacciatori nel bosco
dell’altro
giorno, e stava solo cercando le parole per iniziare a farmi la
paternale. Vic
me l’avrebbe pagata, sapeva che Darren mi avrebbe
rimproverato fino alla morte,
per questo gli ha raccontato tutto.
“Allora…
Vic mi ha detto come ti ha
trovata l’altro giorno e cosa è successo.
Vika… devi fare più attenzione a
quando giri per il bosco, soprattutto ora che sappiamo che siamo stati
traditi,
non possiamo più fidarci di nessuno e girare per il bosco da
soli non è più raccomandabile”.
“Mi
stai proibendo di uscire?” chiesi
alzandomi e voltandogli le spalle per inserire la mia tazza nella
lavastoviglie.
“Non
te lo sto proibendo, sto dicendo
che sarebbe meglio che tu non uscissi da sola. Già prima era
pericoloso con
tutti quei cacciatori che giravano, ora lo è ancora di
più. Hanno uno di noi
come alleato…se dovessi incontrarli e lui ti attaccherebbe
sarebbe difficile
riuscire a scappare” disse mettendomi una mano sulla spalla,
dopo essersi
alzato a sua volta.
“Non
crederai davvero che Logan possa
battermi vero? Sono il Freki del branco Darren, sono io che mi occupo
di dare
la caccia ai nostri nemici, io, Darren, non tu, non Fia e non Vic. Sono
la
migliore nei combattimenti e Logan non fa eccezione, per quanto sia
bravo, io
posso esserlo di più” esclamai sentendo la rabbia
cominciando a montarmi
dentro. Odiavo quando qualcuno mi paragonava ad un altro lupo,
soprattutto se
era un maschio.
“Non
sto dicendo questo. Sto solo
dicendo che dobbiamo fare più attenzione ed evitare di
uscire allo scoperto.
Stanno succedendo un sacco di cose strane in questo periodo, Vika.
Prima il tuo
incontro con i cacciatori a Lake Louise, poi veniamo a sapere che Logan
ci ha
tradito e un paio di giorni dopo veniamo a conoscenza che non attaccano
solo il
nostro branco e nella nostra regione ma anche i branchi
confinanti…non so cosa,
ma qualcosa sta succedendo, e noi faremo meglio a stare in
guardia” sospirò
risedendosi sulla sedia, e sfregandosi la faccia in un gesto stanco.
Mi sentii subito
in colpa per aver
reagito male. Ma era parte del mio carattere, appena qualcuno metteva
in dubbio
le mie capacità mi innervosivo e finivo per rispondere male.
“Non
posso promettermi che non uscirò
più, ma farò attenzione ed eviterò di
indagare, almeno fino a quando zio Oliver
non sarà tornato” dissi sorridendo e sedendomi di
nuovo davanti a lui e
accarezzando Sky che aveva appoggiato il muso sulle mie gambe.
Cominciammo a
discutere del viaggio
da cui era appena tornato, quando all’improvviso il trillo
del suo telefono ci
interruppe.
Rispose mentre
io mi occupavo di
rigovernare la cucina e lo sentii parlare di un’emergenza.
Non erano rare le
emergenze, con il tempo Darren era diventato un ottimo veterinario,
aveva
pazienti da tutto la provincia e anche da altre province vicine. Quindi
non mi stupii
più di tanto. Quello che realmente mi lasciò
senza fiato era la notizia in
prima pagina sul giornale locale.
“Trovati i cadaveri sventarti di 6 lupi sul
confine tra la provincia di Alberta e la Columbia Britannica.”
Sono
stati trovati questa mattina,
nel territorio di Alberta, ma poco lontano dal confine che divide le
due
province, 6 cadaveri sventrati di lupi. I cadaveri non sono stati
mostrati alla
stampa, siamo però riusciti ad intervistare, dopo che
è stato allontanato, l’uomo
a capo del ritrovamento: “non ho idea di cosa possa essere
successo o di cosa
le abbia uccise, ma una cosa la so per certo. Quelle bestie non sono
normali;
vivo qui da quando sono nato e di lupi ne ho visti parecchi e quelli
non erano
lupi normali. Grandi come cavalli e con zanne come squali, mai vista
una cosa
del genere! Ci stanno nascondendo qualcosa, esperimenti genetici, dico
io! Comunque
qualunque cosa siano, provo pena per loro, non deve essere stata una
morte veloce,
i loro organi erano completamente esposti sulla strada mentre i corpi
erano
solo dei gusci vuoti. Non è stato un animale ad ucciderli,
ero davanti ad un’esportazione
di organi degna del miglior chirurgo del paese.”
Cosa
ci stanno nascondendo? Perché non
permettono la visione dei cadaveri e soprattutto che cosa è
stato ad uccidere
questi animali, o meglio questi esseri?
Ero
completamente sbiancata.
Sentii la porta
sbattere e Darren
chiudere la telefonata.
“Vika,
devo andare…e ho bisogno anche
del tuo aiuto” disse Darren, già pronto e con un
borsone in mano.
“Darren,
erano…” chiesi con ancora
una flebile speranza nella voce.
“Mi ha
appena chiamato Fia…erano dei
nostri”.
Allora…
Capitolo
parecchio noioso, lo so. Ma dovevo
per forza inserirlo per far continuare la storia, spero che possiate
capirmi.
Mi scuso per la
lunghezza del
capitolo, avrei preferito farlo un po’ più lungo,
ma per una questione di tempo
non ho potuto farlo visto che volevo inserirlo entro domenica. Ecco,
un'altra cosa
di cui devo scusarmi è l’orario in cui sto
caricando il capitolo,(circa le
22.00), mi dispiace ma ho avuto un sacco di problemi e ho dovuto
cambiare il
computer…quindi ho avuto veramente poco tempo ma volevo
comunque caricare il
capitolo, quindi ecco il risultato.
Fatemi sapere
cosa ne pensate o se
avete delle idee.
A presto (spero
di farcela entro
domenica prossima)
A_ordinary_simple_girl
|
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Capitolo
7
Arrivammo alle 7
di mattina del
giorno dopo. Avevano passato una lunga notte al voltante per riuscire
ad
arrivare il più presto possibile.
Appena scesa
dall’auto un’intensa
puzza di sangue mi arrivò al naso e non potei fare a meno di
fare una smorfia.
I corpi
svuotati, si trovavano in
mezzo alla strada, disposti in fila, uno dopo l’altro, come
degli articoli da
esposizione. Non erano esattamente sul confine delle provincie ma si
trovavano
a circa cento metri da esso, nel nostro territorio.
Aspettai che
Darren recuperasse il
suo borsone e insieme ci incamminammo verso quel orrore.
“Vedo
che hanno già allontanato la
stampa”.
“Il
tenente Wood si è occupato di
liberare la zona; da quanto mi ha detto Nick erano abbastanza feroci e
pretendevano di vedere i corpi, così ha chiamato dei
rinforzi e gli ha fatti
allontanare con la forza, e con loro anche quel idiota che ha
rilasciato
l’intervista” mormorò Darren.
Il tenente Kevin
Wood, il capo della
polizia locale, per nostra fortuna era a conoscenza della nostra vera
identità.
Nessuno sapeva come fosse venuto a conoscenza del nostro segreto;
giravano
diverse voci ma mai nessuna era stata confermata dal diretto
interessato,
preferendo mantenere quell’alone di mistero che lo
circondava. Ciò nonostante
restava uno dei nostri più importanti alleati umani.
“Sappiamo
se sono del nostro o del
branco della Columbia Britannica?”.
“Non
ne ho idea. A quanto ne so,
nessuno del nostro branco è scomparso, ma non si
può mai sapere” sospirò Darren
con un filo di preoccupazione nella voce.
L’odore
di sangue si era fatto più
forte. Mi faceva venire da vomitare. Sapere che apparteneva a dei miei
compagni, peggiorava ancora di più la situazione.
Erano stati
montati delle specie di
separé, per evitare che qualcuno di indesiderato potesse
vedere la scena del
crimine. Era risaputo il fatto che la stampa quando era a caccia di uno
scoop,
cercava in tutti i modi di ottenerlo.
“Fia”
Spostai lo
sguardo dal bosco che ci
circondava all’entrata dei separé da cui era
appena uscita Fia, verso cui si
stava dirigendo mio fratello.
“Ragazzi”
mormorò facendoci un cenno
del capo, “Darren grazie per essere venuto subito, ma abbiamo
bisogno del tuo
aiuto”.
“Avete
già capito chi sono e chi è
stato?” la interruppi velocemente non lasciando il tempo a
mio fratello di
rispondere. La donna spostò lo sguardo verso di me e per una
volta non ci vidi
quella freddezza che la contraddistingueva, anzi solo tristezza e
sconforto;
questa vista mi spinse ad avvicinarmi di qualche passo, un semplice
invito a
confidarsi e a lasciarsi andare.
“No.
Anche se sono quasi sicura del
fatto che nessuno di quei lupi appartenga al nostro branco, la loro
forma
lupina non appartiene a nessuno che conosco. Poco fa ho parlato con
David Fabre,
Fenrir del brando della Columbia britannica, era già in
viaggio ma ci metterà
ancora un paio di ore per arrivare fino a qui. È rimasto
sorpreso quando gli ho
detto che a prima vista non mi sembrava nessuno del nostro branco, era
convito
che fossero dei nostri visto che nessuno del suo branco è
scomparso
recentemente. Ho avvertito anche vostro zio, arriverà nel
pomeriggio” chiuse
gli occhi per un attimo “Darren, non potendo riconoscere
l’identità dal corpo
dovrai praticare l’analisi del DNA. So che hai molto lavoro,
ma questa deve
essere la priorità assoluta, non possiamo lasciare che
questo pazzo giri a
piede libero minacciando i branchi. Dobbiamo fermarlo il prima
possibile”
concluse riaprendo gli occhi che avevano riacquisto quella freddezza di
cui
erano caratterizzati.
“Non
preoccuparti, me ne occupo io.
Dovresti andare a riposare un po’, in questi giorni sono
successe un sacco di
cose e devi prepararti a spiegare tutto al Fenrir, cosa che non sempre
è
facile” le ripose Darren spingendola gentilmente verso le
auto parcheggiate.
In effetti,
erano successe parecchie
cose negli ultimi giorni, ed essere il capo non sempre è
facile, quindi capivo
benissimo la stanchezza di Fia.
Annuii
leggermente e cominciò ad
incamminarsi verso l’auto.
“Pronta?”
“Preferirei
non esserlo”.
Nel momento in
cui oltrepassai il
separé, un intenso odore di sangue mi fece girare la testa.
Ero disgustata.
Non avevo mai visto
una cosa del genere.
I corpi erano
disposti in fila al
centro della strada. All’inizio, tolto l’odore di
sangue, sembravano
semplicemente addormentati. Ma poi avvicinandoti iniziavi a vedere gli
organi
interni disposti a cerchio intorno al corpo, il sangue su cui erano
distesi e
gli occhi sbarrati delle povere vittime.
Nonostante lo
scempio mi feci avanti
e cominciai ad osservare le pellicce dei vari lupi, cercando di
riconoscerne
qualcuno.
Non mi sembrava
di averli mai visti,
ma avrei potuto anche sbagliarmi. Le pellicce erano di colori molto
comuni e
quindi difficili da identificare.
Arrivai
all’ultimo. Il manto era di
un bel colore castano e aveva una costituzione robusta; un lupo del
tutto
comune.
Mi incamminai
verso Darren che aveva
appena terminato di analizzare la prima vittima e ora stava discutendo
con Wood
e Nicholas. All’improvviso una leggerissima folata
dall’odore di felce mi
arrivò alle narici. Era sicuramente l’odore
caratteristico di uno dei lupi che
anche sotto tutto quel sangue il mio naso era riuscito a captare.
“Vika,
dobbiamo tornare subito allo
studio ho scoperto delle cose e voglio completare le analisi del DNA il
più
presto possibile…” disse Darren dopo avermi
raggiunto.
“Ehi?
Stai bene?” disse scuotendomi
leggermente.
Non poteva
essere vero, non era
possibile che lo avessero preso in così poco tempo.
Ignorando mio
fratello mi avvicinai
all’ultimo lupo ucciso.
Quando mi ci
trovai di fronte:
“
“A proposito, non ci siamo presentati, io sono Simon,
sentinella del
branco di Saskatchewan, figo spaziale e amante sensazionale
dicono…” disse
facendomi l’occhiolino, “beh molto piacere, io sono
Vika Fearthainn Blom, freki
del branco di Alberta” gli strinsi la mano. ”
Un flashback. Il
nostro incontro due
giorni fa.
Non era
possibile che lo avessero
preso in così poco tempo, era sempre rimasto con uno di noi.
Ma ero certa al
cento per cento che il lupo che era steso, ucciso, davanti a me era
Simon.
All’improvviso
un nome mi invase la
mente: Vic.
Simon aveva
dormito a casa nostra,
quindi l’unico momento in cui avrebbero potuto catturalo era
quando lui e Vic
erano usciti questa mattina all’alba.
Cominciai a
tremare e riguardai tutti
i cadaveri in cerca del manto di Vic.
Non lo trovai.
Ma se avevano preso
Simon… .
Non volevo
neanche pensarci.
“Vika
che succede?”
“Quel…quel
lupo lo conosco, è Simon!”
dissi guardando finalmente mio fratello e i due agenti.
Vidi gli occhi
di mio fratello
allargarsi velocemente “se hanno preso
Simon…”, “potrebbero aver preso anche
Vic” conclusi al posto suo.
Ci scambiammo
uno sguardo di intesa e
cominciai a dirigermi nel bosco, per la trasformazione. Avrei raggiunto
casa di
Vic molto più velocemente sotto forma di licantropo.
“Vika!”
Mi girai a
guardare Darren
raggiungermi.
“Finirò
le analisi e ti raggiungerò
al più presto, ma tu fai attenzione” disse
scuotendomi per le spalle.
“Non
è necessario che tu venga.
Troverò Vic.”.
“Non
capisci, chi ha fatto tutto questo
è una persona molto esperta. Vedi, solitamente quando si
esporta un organo il
corpo, la persona è morto o addormentata, ma in questo caso,
le vittime erano
tutte sveglie durante le loro esportazioni, sono state torturate nel
peggiore
dei modi: lo smembramento dei propri corpi”
sussurrò con una faccia disgustata.
Sbiancai. Mi
misi a correre verso il
bosco e appena fui nascosta dagli alberi con un salto mi trasformai e
ricominciai a correre. Se quel pazzo non era stato trovato nei pressi
della
scena del crimine, avrebbe potuto benissimo essere a concludere il
lavoro. Dovevo
raggiungere Vic il più presto possibile.
Allora…
cosa dire… per prima cosa mi
scuso per la lunghezza del capitolo, è un
po’cortino.
Seconda cosa, mi
dispiace di averci
messo così tanto per questo misero capitolo, ma siamo in
periodo di esami…e
quindi la scuola mi prende molto.
Ho iniziato a
preparare anche il
capitolo seguente, e se domani per caso dovessi aver un po’
di tempo, potrei
riuscire a finirlo e a caricarlo.
Se avete delle
idee su come
continuare la trama, fatemele sapere mi raccomando.
A presto
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Capitolo 8
Le mie zampe
affondavano nel morbido
terreno boschivo mentre
correvo, i rami
più fragili degli alberi non resistevano al mio passaggio e
si spezzavano
deboli, davanti alla mia forza. Avevo provato a mettermi in contatto
più volte
con Vic, tramite le capacità sensoriali dei licantropi, ma
niente. Non
avvertivo niente. Neanche richieste di aiuto.
Con
l’auto ci avevamo messo circa 8
ore ad arrivare al confine e non facendo troppo caso ai limiti
stradali, come
licantropo ci avrei messo circa la metà del tempo, anche di
meno se continuavo
a mantenere quest’ andatura.
Durante la mia
corsa sfrenata era
giunta ad una conclusione. L’assassino, lo psicopatico doveva
essere per forza
uno di noi, e non uno di noi qualunque ma un Alfa molto potente. I
tempi
infatti non tornavano. Da Bragg Creek al confine ci volevano almeno
otto ore di
auto e gli omicidi erano stati commessi la mattina del giorno prima, il
problema stava nel fatto che mio fratello aveva visto Simon quella
mattina e
quindi era impossibile che l’avesse ucciso quella stessa
mattina.
Aumentai il
passo, balzando sopra un
masso e poi ancora giù schiavando abilmente tutti gli alberi
e superando
tronchi caduti e ruscelli d’acqua. Ero una lupa molto agile
quindi non facevo
fatica a mantenere un ritmo veloce e a schivare contemporaneamente
tutti gli
ostacoli che mi si presentavano davanti.
Ad un certo
punto avvertii uno
spostamento piuttosto massiccio d’aria alla mia sinistra e
con la coda
dell’occhio vidi una sagoma scura correre. Da buona
cacciatrice qual ero cercai
di captare immediatamente qualcosa con il mio naso, ma prima che
potessi
seriamente riconoscere qualcosa me lo ritrovai davanti.
Non ero mai
stata una lupa gracile e
fragile, anzi ero forte e molto allentata. Ero veloce, difficilmente
qualcuno
riusciva a battermi, nei combattimenti ero la migliore, e ovviamente
essendo un
Freki ero anche un ottima cacciatrice.
Ma il lupo che
mi trovavo davanti era
tutta un'altra storia.
Era grande
quanto un Fenrir, ma
invece di avere il pelo candido come loro, il suo era totalmente nero.
Era una
cosa alquanto strana, i Fenrir si distinguevano per il colore del loro
pelo e
per la grandezza del loro corpo. Tutti i Fenrir avevano il pelo bianco
come la
neve ed erano più grossi di un lupo normale, in questo modo
mostravano la loro
potenza e la loro fierezza. Nessun altro lupo aveva le stesse fattezze
di un
Fenrir, né per il colore né per la grandezza.
Quindi il lupo davanti a me anche
se per grandezza poteva essere considerato un capo, per il colore del
suo manto
era impossibile.
Abbassai le
orecchie e ringhiai. Non
mi fidavo di un lupo che non conoscevo e lui a quanto pare non aveva
intenzioni
di farsi riconoscere. Non potevo riconoscerlo dall’odore
visto che era stato
abilmente mascherato dal fango. Astuto il tipo.
Lui in riposta
al mio ringhio
continuò a fissarmi senza distogliere mai lo sguardo e
impendendomi di entrare
nella sua mente e quindi di comunicare con lui.
Non avevo tempo
da perdere quindi
avanzai di alcuni passi ringhiando e mostrando ancora di più
i denti, un chiaro
segnale per spingerlo ad una mossa. Non mi importava se fisicamente era
più
grosso di me, sapevo di essere una brava combattente e quindi di
poterlo
battere.
Ma niente. Non
si muoveva.
All’improvviso,
urla, rami spezzati e
il rumore di un potente motore mi scoppiarono nella testa. Ero
così concentrata
sul mio avversario che avevo involontariamente concentrato tutti i miei
sensi
su di lui senza riuscire più a captare i rumori in
lontananza.
Subito un parola
mi invase la testa.
Cacciatori.
Non ci misi
tanto a fare due più due.
Quel punto del bosco era molto vicino alla strada principale e quindi
facilmente raggiungibile da tutte le persone. Tutto torna.
Il lupo deve
avermi fiutato e di conseguenza
è venuto a bloccarmi in modo che i suoi amici potessero
raggiungermi, l’aspetto
del lupo era anche identico a quello del lupo che aveva inseguito Simon
nella
sua provincia. Colui che avevo davanti era il traditore del branco.
Ero paralizzata.
Non riuscivo a
pensare, non ero mai stata così vicina alla morte. Avevo
già affrontato
situazioni del genere ma mai avevo affrontato i cacciatori e un mio
stesso
simile nello stesso momento. Ero in notevole svantaggio.
Feci
l’unica cosa possibile in quel
momento.
Attaccai.
Con uno scatto
fulmineo azzannai un
zampa del lupo, prendendolo di sorpresa. Strinsi forte fino a quando
non lo
sentii guarire e non vidi molto sangue uscire. L’effetto a
sorpresa aveva
giocato a mio vantaggio, quindi non mi aveva attaccato.
Dopo di che feci
l’unica cosa che era
in mio potere.
Corsi.
Se la zampa del
lupo era gravemente
ferita sarei riuscita a scappare. I cacciatori non avevano auto
abbastanza
veloci per raggiungermi. Inoltre avrei usato il mio potere da Ainegal
per
mimetizzare il mio odore, rendendo impossibile la mia localizzazione.
Per farlo dovevo
però accumulare un
po’ di energia, quindi prima dovevo mettere un po’
di distanza fra me e i
cacciatori.
Ero veloce e
riuscivo già a percepire
una certa lontananza con i cacciatori. Ce l’avrei fatta.
Davanti a me
iniziavo a vedere un
fiume incorniciato da grandi querce, che avrebbe messo un ulteriore
distanza.
Il paesaggio
cambiò in un attimo. La
testa mi girava e i miei occhi riuscirono a captare solo alcune
immagini: un
albero, un masso, una macchia nera e infine l’erba.
Qualcosa mi
aveva colpito e buttato a
terra.
Nella caduta mi
ero scontrata con un
masso ed ero rotolata malamente giù per una collina.
Ancora scossa,
cercai di mettermi in
piedi e di rimettermi a correre. Quando improvvisamente un immenso
dolore alla
zampa mi fece accasciare a terra. Fredde zanne si erano chiuse sulla
mia zampa,
quasi spezzandola e impedendomi di muovermi. Ero finita in una
tagliola.
Ero in trappola.
Avevo solo una
possibilità per scappare. Pregare che i cacciatori
impiegassero abbastanza
tempo nel trovarmi in modo da riuscire a ritrasformarmi in donna e
liberarmi
dalla trappola.
Cominciai a
concentrami sulla
trasformazione quando un ombra scura mi raggiunse.
Non era
possibile. Davanti a me si
erigeva in tutta la sua grandezza il lupo che avevo precedentemente
azzannato
ad una zampa e che quindi in quel momento avrebbe dovuto trovarsi
accasciato a
terra, proprio come me.
Non solo era in
piedi anche se la
zampa grondava di sangue, ma era riuscito a rincorrermi e a farmi
cadere.
In pochi secondi
fummo immersi nel
caos. Da tutte le parti arrivarono enormi jeep cariche di uomini armati
fino ai
denti. Da li, in particolare, scese un uomo grosso come un orso e con
una
vistosa cicatrice sul viso. Camminava verso di me con un grosso ghigno
e puntava
un coltello ricoperto di argento verso la mia gola.
Prima che
però potesse conficcarlo in
essa, il lupo nero si intramise tra di noi e dalla sua gola proruppe un
basso
ringhio feroce, che mi mise i brividi. Vidi i due squadrarsi per alcuni
minuti,
sicuramente intendi in una conversazione mentale.
Nel frattempo un
altro uomo munito di
fucile si avvicinava alla mia destra. Ringhiai ferocemente e cercai in
tutti i
modi di staccare la zampa da quella trappola di ferro, rischiando quasi
di
staccarmi l’arto. Il lupo si girò verso di me e
allo stesso tempo avverti una
puntura sulla mia coscia destra. Continuando a fissare gli occhi del
lupo,
stranamente familiari, persi velocemente conoscenza.
Allora che
dire…altro ritardo
spaventoso. Ma tra esami e blocco dello scrittore non so più
cosa fare. Per
fortuna sono arrivate le meritate vacanze e quindi ho avuto un
po’ di tempo per
buttare giù qualcosa…
Fatemi sapere
cosa ne pensate.
Spero di
riuscire a pubblicare il
prossimo capitolo in tempi brevi, lo pubblicherò sicuramente
entro il 15.03,
quindi se ne avete voglia venite a dare un occhiata quel giorno.
A presto
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Mi svegliai
all’improvviso, le
orecchie che dolevano a causa della sirena che ripetutamente stava
suonando.
Ero incatenata
ad una parete.
La porta si
aprì e un enorme uomo con
una grossa siringa in mano entrò.
Sapevo cosa
conteneva quella siringa.
Un liquido
sperimentale che solo
recentemente i cacciatori avevano iniziato a testare su alcuni
licantropi. Un veleno
mortale, la più dura tra tutte le torture.
Per un essere
umano nato come licantropo,
essere un lupo è una parte essenziale della sua anima.
Perdere questa parte,
significa morire per metà e non essere più lo
stesso. Significa diventare un
vegetale, un corpo vuoto che si alterna tra momenti felici come uomo o
donna e
a momenti morti in cui senti la mancanza di una parte di te stesso che
non
tornerà mai più.
Quando una
situazione del genere
irrompe nella tua vita, non sempre si riesce a superarla, e allora
resta
veramente una sola cosa da fare.
Sapevo fin da
quando mi avevano
catturato che il mio momento sarebbe giunto. Non mi avevano catturato
per
uccidermi ma per strapparmi la mia anima, per distruggermi
dall’interno.
Mi
afferrò per i capelli. Le mie mani
e le mie gambe provavano inutilmente a ribellarsi alle catene, ma tutto
inutile.
Nel momento in
cui il liquido cominciò
a fluire nel mio corpo, e i miei occhi a macchiarsi
d’argento, il mio sguardo
vacuo si rivolse alla porta dove colui che si era preso il mio cuore
una volta
me lo stava rubando ancora, questa volta definitivamente.
Mentre osservavo
quegli occhi che più
volte avevo incontrato, sentivo la mia lupa scalciare nel mio corpo ed
emettere
ululati straziati dal dolore, sempre più flebili e lontani.
Sempre
più distanti da me.
Si conclude qui
per ora, il racconto.
Il finale non è granché ma ho deciso di prendermi
un momento di pausa per
chiarirmi le idee.
Non ricevendo
feedback, non ho la
minima idea di come vi sembri la storia e se continuarla, quindi ho
deciso di
fermarmi qui e di tornare tra un po’ con una nuova idea per
la continuazione.
A presto
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