Fearthainn

di Boringgirl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Ho sempre pensato che gli uomini non sarebbero mai stati un gran peso per quelli della mia razza, ovviamente bisognava tenerli lontani dai nostri luoghi sacri e dalla nostre riunioni, ma negli ultimi tempi le mie convinzioni hanno cominciato a vacillare. Soprattutto da oggi direi…

Il vento mi schiaffeggiava i capelli in faccia ferocemente, “maledizione, non bastava quel cazzo di un fantasma da inseguire, no…ovviamente dovevano anche rintracciarmi i cacciatori umani” correre nel bosco quando la notte precedente aveva diluviato, rendendo cosi il terreno impantanato e scivoloso, non era una cosa facile, anche per un licantropo come me. Sono veloce anche nel mio corpo da umano ma se mi fossi trasformata nella mia forma animale sarei sicuramente più veloce è più abile, e in una secondo riuscirei a raggiungere il fantasma e a superare i cacciatori. Purtroppo per me la ferita che avevo sul fianco, causata da un proiettile d’argento, non mi consentiva di trasformarmi e quindi di risolvere la faccenda al più presto.

“È la correte!!”, “questa volta non ci scappa quella bastarda” gridarono i cacciatori in lontananza, erano ancora abbastanza lontani ma grazie al mio udito sopraffino non persi neanche una parola di quello che pronunciarono. Il fianco mi doleva e dovevo guardare in faccia alla realtà: non sarei mai riuscita a raggiungere il fantasma che stavo cacciando in quelle condizioni, era troppo veloce e furbo. Se non avessi avuto ferite e non fossi stata inseguita sarebbe stato uno scherzo catturarlo, lo avevo già fatto un milione di volte, ma ora non ce l’avrei mai fatta senza perdere un arto o senza essere catturata dalle persone che mi stava inseguendo, quindi meglio dare forfait e tornare a casa. Avrei lasciato in vita anche quei cacciatori visto che non potevo affrontarli, anche se non mi andava di lasciar vivere gente che avrebbe potuto uccidere uno dei miei fratelli o una delle mie sorelle del branco, però era l’unico modo per evitare di rimetterci la pelle.

Così richiamai velocemente a me l’energia della natura intorno a me sperando che essa bastasse per mimetizzarmi tra gli arbusti e far perdere le mie tracce e il mio odore ai cacciatori. Dopo aver trovato alla svelta un nascondiglio dove mimetizzarmi mi concentrai e richiamai a me l’energia, che entrò dentro al mio corpo con un ondata di calore, e feci scomparire quasi del tutto il mio odore da lupo. Mi accucciai in alcuni cespugli e cominciai a riflettere, se i cacciatori mi avevano trovato era perché qualcuno del branco o qualcuno che mi conosceva aveva cantato e visto che i cacciatori non erano stupidi, per sicurezza se lo erano portati dietro in modo da trovare una traccia di odore da seguire. Però senza una traccia da seguire non potevano trovarmi quindi per ora ero al sicuro, senza però abbassare la guardia attesi che mi raggiungessero a bordo della Range Rover con la quale mi stavano dando la caccia. Gli avevo già visti. Non come una di quelle persone che incontri al supermercato di cui ricordi a stento i tratti, io le loro facce le avevo già viste molto bene e da vicino.

Una settimana fa mi trovavo nei pressi del Lake Louise per una battuta di caccia, nessuno sapeva della mia piccola spedizione solo alcuni membri del branco a cui avevo dovuto spiegare perché non sarei stata presente alla riunione che si sarebbe tenuta alcuni giorni dopo. Non c’era un motivo particolare che mi spingeva ad andare a caccia nei pressi del Lake Louise, anzi era una vera e propria perdita di tempo visto che abitavo molto vicino al Parco nazionale di Alberta, in cui di sicuro le prede per un lauto pasto non mancavano; ma avevo sentito il bisogno di mettere a posto le idee e il parco nazionale non era il luogo ideale dove stare da soli. Cosi ero partita e dopo pochissimo tempo ero giunta a destinazione, in auto ci avrei messo cinquanta minuti ma con il mio corpo da lupo una decina di minuti bastavano. A volte anche meno quando mi andava di correre, ma quel giorno volevo prendermela con calma.

Però quando arrivai non feci neanche in tempo a catturare delle lepri che subito senti in lontananza il rumore di uomini con il passo pesante e di fucili caricati certamente con pallottole d’argento, pronte ad uccidermi. Lo ammetto solitamente sono una lupa curiosa, e in un'altra giornata non avrei perso tempo a investigare su questi uomini e a capire come facevano a sapere che ero li, visto che sapevo per certo di essere l’unica lupa in quel posto, a causa della riunione del branco che si teneva proprio quel giorno. Quel giorno però non avevo voglia e tempo di divertirmi con loro, così lì evitai e la sera stessa me ne tornai a casa.

Per questo me li ricordavo così bene, perché mi avevano già dato la caccia una settimana fa. Vidi la scena come a rallentatore, l’auto che si avvicinava a tutta birra con gli uomini al suo interno già armati fino ai denti con armi che per me sarebbero state letali e poi lo sentii. Un odore forte che avevo già sentito, era l’odore di un lupo. “Quel traditore… figlio di…” pensai dentro alla mia testa; per un secondo pensai di averlo detto ad alta voce visto che di colpo l’uomo in questione girò la testa nella mia direzione, ricominciai a respirare quando si rigirò verso i suoi nuovi compagni e disse con una voce che avrebbe ghiacciato chiunque “muoviamoci non può essere lontana, è ferita e per quanto forte può essere, un lupo ferito non riuscirà mai a seminare un auto, soprattutto se esso è in forma umana…da quella parte, sento ancora il suo odore”, e si diressero con l’enorme macchinone e distruggendo la natura che incontravano verso la direzione che avevo fino a poco tempo prima seguito. Quando fui certa che si fossero allontanati del tutto, usci dal mio nascondiglio e dispersi l’energia della natura che fino a quel momento avevo tenuto dentro di me per creare una mimetizzazione perfetta, e mi lasciai cadere al suolo. La giornata non poteva che andare peggio, avevo lasciato libero un fantasma che con tutta probabilità in questo momento era alla caccia di un nuovo corpo da possedere e una nuova vita da distruggere, avevo lasciato in vita dei pericolosi cacciatori che avrebbero potuto far del male a qualcuno del mio branco, avevo una ferita sul fianco che al posto di rimarginarsi in fretta mi stava imbrattando la canottiera che indossavo di sangue e avevo appena scoperto che uno dei lupi che avevo maggiormente ammirato, studiato e diciamolo tutta amato era diventato un traditore e mi aveva venduta a dei cacciatori, eh si la giornata non poteva che andare meglio.

Tornai a casa senza fare altri spiacevoli incontri. Il problema ora era la ferita sul fianco che non aveva nessuna intenzione di rimarginarsi a quanto pare, a causa dell’argento che risiedeva nel proiettile e che impediva quindi al mio corpo di rimettermi essendo un potente veleno per la mia razza. Per fortuna mio zio non era in casa, ma in viaggio di lavoro per ancora almeno una settimana, altrimenti mi avrebbe letteralmente ammazzato. Mi trascinai in bagno e cercai alla bel e meglio di ripulire la ferita dall’argento per permettermi di curarmi. Meno male che quest’ultimo mi aveva solo sfiorato lacerandomi la carne ma evitando che l’argento mi entrasse nel corpo. Sfiorandomi soltanto esso aveva imbrattato solo la carne lacerata che non poteva rimarginarsi. Non sarei mai riuscita a rimettermi in piedi da sola cosi chiamai l’unica persona che avrebbe potuto aiutarmi senza prima uccidermi, Vic.

“Dio santo, ma è mai possibile che tu attiri guai peggio del miele con api! Mai una chiamata per invitarmi a cena o per sapere come sto….no ovviamente devi chiamarmi solo quando ti serve la mia mano ferma per ricucirti o per ripulirti da quel cavolo di veleno che ti fai sempre sparare addosso” sbraito Vic sbattendo la porta d'ingresso. Per poco la porta non cadde talmente ci mise tanta forza, ovviamente non c’era d’aspettarsi altro da un uomo alto quasi due metri con delle mani che sembravano più delle pale che semplici arti umani. L’uomo si diresse subito verso il divano di pelle nera del salotto su cui poco prima mie ero stesa  ormai provata dalla ferita avvelenata. La furia presente negli occhi del giovane di dissolse subito a quella vista. Subito quindi si posiziono al mio capezzale, “ehi Vic, mi dispiace d’averti chiamato, sapevo che era il tuo giorno libero ma non sapevo proprio che fare…ho provato a ripulirla in modo che si rimarginasse ma non funziona, a quanto pare quest’argento è forte” mormorai con una voce fiacca, “tranquilla, adesso ci sono qua io, non preoccuparti sono pur sempre un medico…adesso provo a ripulirla e se non dovesse funzionare proveremo con qualcosa di un po’ più drastico ma tu non preoccuparti…hai fatto bene a chiamare” ripose con Vic con la voce decisamente più calma rispetto alla precedente entrata nella casa.

“Mi vuoi dire che cosa è successo?” mi chiese Vic poco dopo aver cominciato a pulire la ferita, guardandomi velocemente negli occhi in cui potevo vedere tutta la sua preoccupazione per me, “ le solite cose, caccia ad un fantasma e spiacevole incontro con dei cacciatori…”, “eh mi spieghi come è possibile che ti abbiano ferito? Ti conosco da quando eri una lupacchiotta spelacchiata e posso dire con sicurezza che sei la migliore lupa, la più forte e la più furba e inoltre ai poteri eccezionali dentro di te che ti rendono ancora più forte, e in tutti questi anni non sei mai stata ferita da dei cacciatori, quindi permettimi di ripetere la domanda, cosa è successo?”, sbuffai tirandomi su dal divano, dovevo ammetterlo imbrogliare Vic stava diventando sempre più difficile, “eh va bene, ma giura che non dirai niente a mio zio, altrimenti quello mi ammazza, il motivo per cui mi hanno ferito è che ho sentito un odore con quei cacciatori che mi ha destabilizzato per un attimo, che mi è stato fatale”, “un odore di un lupo con dei cacciatori? Allora stiamo parlando di un traditore, di chi si tratta?”, “ehm, non ci crederai se te lo dico…” dissi strascicando le parole, il fatto era che non riuscivo ad ammetterlo neanche a me stessa che il proprietario di quell’odore mi avesse venduta ai cacciatori, che mi avesse tradito e non solo me ma tutto il branco. Vic si alzò in piedi, butto le garze sporche del mio sangue e si piazzo davanti a me in tutta la sua stazza, “coraggio parla, deve essere qualcuno di molto vicino al branco se ti ha scombussolato così tanto da lasciarti ferire”, sputò fuori con impazienza, era un suo diritto saperlo, per il bene del branco. Quando vide la mia faccia cambiare espressione, anche la sua cambio, “non dirmi che…”, “si, il traditore è Logen”

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Mi svegliai con lo scrosciare della pioggia contro la finestra della mia stanza. Un risveglio piacevole, visto che adoravo la pioggia, anzi si poteva dire che era la cosa che più mi rappresentava tanto che il mio nome da licantropo era proprio Fearthainn*, ovvero “pioggia” in gaelico scozzese. Con il mio pigiama firmato Harry Potter, saltellai sulle scale fino a giungere in cucina dove mi preparai una colazione che sicuramente mi avrebbe portato al diabete in meno di un anno, se fossi stata umana, ma visto la mia parte ferina non avevo niente di cui preoccuparmi. Controllai svelto la ferita, che si era completamente rimarginata e mi buttai sul divano pronta per una giornata da pantofolaia in casa. Mentre cominciavo ad immergermi nella realtà della mia serie tv preferita, ripensai a quanto successo ieri sera.

“Logen??Ne sei sicura?”, “Più che sicura Vic, l’ho visto sul Range Rover accompagnato da una decina di cacciatori, dubito di essermelo immaginato ed era di sicuro lui visto che aveva il suo caratteristico odore da lupo” risposi mangiandomi le parole per il nervoso nel ripensare a quando avevo scoperto che era lui il traditore. “Cazzo, questo si che è un casino, potrebbe portarli direttamente all’albero sacro o a casa dei membri del nostro branco per farli ucciderli da quegli assassini, dobbiamo avvertire subito tuo zio, deve tornare subito, questa è un emergenza” cominciò a sparare a raffica Vic estraendo il telefono dalla tasca posteriore dei pantaloni e iniziando a digitare in tutta fretta il numero, “no” lo bloccai, “ora noi restiamo calmi e riflettiamo un attimo; Logen se né andato da sei mesi, no? E in questi sei mesi non ha detto niente ai suoi amici cacciatori, ne li ha portati all’albero sacro quindi perché dovrebbe farlo adesso? Il suo obbiettivo non è distruggere il branco ma catturare me, sono io il suo obbiettivo e non verrà a cercarmi a casa perché sa che ho eretto delle barriere protettive che non lo faranno passare, quindi per ora non abbiamo niente di cui preoccuparci” dissi mentre prendevo il telefono dalle sua mani e cancellavo il numero, “niente di cui preoccuparci, ma ti sei sentita? Questa è una catastrofe, è un traditore e conosce tutto di noi, non possiamo aspettare, dobbiamo far tornare il nostro Fenrir subito”, “no Vic, lascia che zio si diverta ancora un po’ e non mettiamolo subito in allerta è da tanto che non si prende una vacanza e poi Logen non attaccherebbe mai un branco senza Fenrir, sarebbe come rubare le caramelle ad un bambino; no, lui vuole lo scontro, vuole avere il potere strappandolo al più forte del branco”.
Sapevo che era difficile convincere Vic, sempre fedelissimo a mio zio, ma sapevo che dovevo raccogliere tempo per investigare un po’ per conto mio e non era facile con il grande capo che ti controllava costantemente, quindi sperai che giocando la carta della vacanza, Vic potesse cedere.  Corrucciò la fronte e ci rifletté un attimo e alla fine si convinse, “però lo diremo almeno a Fia, è la seconda in comando e deve sapere”, “e va bene, a lei puoi dirlo” sbuffai, non mi andava che si intromettesse anche Fia in questa situazione, meno gente lo sapeva e meglio era.
Così dopo avermi controllato ancora una volta la ferita si precipitò a casa di Fia per comunicargli tutto, e io mi trascinai su per le scale fino ad arrivare al mio letto dove caddi immediatamente tra le braccia di morfeo. I miei sogni erano popolati da occhi scuri, da un sorriso mozzafiato, e da una risata gaia di pancia.

Non avrei mai pensato di rivedere Logen così presto, i miei piani originali erano quelli di non vederlo mai più ma a quanto pare il destino voleva giocare ancora un po’ con noi. Dovevo smetterla di pensarci o così avrei finito per fare solo il suo gioco, dovevo concentrarmi su altro. Così presi un fascicolo sul tavolino ai piedi del divano e cominciai a scrutare il rapporto che descriveva l’attacco di un fantasma ad un abitante di Balck Diamond, ad una quarantina di minuti in macchina da Bragg Creek, la mia città. A quanto pare quella sarebbe stata la mia prossima metà, ma non oggi, tanto il danno era fatto, il fantasma aveva attaccato, un giorno in più o un giorno in meno non faceva la differenza.

********

Sapevo che Vic mi teneva d'occhio, lo faceva sempre, ma da quando ero tornata ferita e gli avevo raccontato di Logen lo faceva ancora più di prima e questo mi infastidiva parecchio. Erano passati diversi giorni dal mio spiacevole incontro e la ferita si era già rimarginata del tutto, quindi era arrivato il momento di ricominciare a lavorare come Aingeal.
Un Aingeal era un predatore di fantasmi, ovvero uno specie di caccaitore la cui occupazione è la cattura di  demoni di diversa specie. Era un'altra creatura sovrannaturale non appartenente alla razza di esseri umani, anche se era fisicamente identica a loro. Nel mio caso, non ero solo un licantropo ma anche un Aingeal, questo grazie alla mia cara mammina che decise di innamorarsi di un licantropo, e dall'unione di queste due creature mistiche nacqui io, che invece di ereditare un solo gene soprannaturale, come i miei fratelli , ho avuto la fortuna di ereditarne due. Questo vuol dire doppia fatica per sopravvivere e doppi allenamenti. Con il tempo sono però riuscita a controllare il mio mutamento in lupo e le mie carattersitiche di Aingeal che mi danno poteri straordinari. Il mio compito é quindi quello di recarmi nei luoghi degli attacchi e scovare i demoni che vengono poi prontamente distrutti. I più comuni sono i fantasmi, per l'appunto, creature demoniache che nascono dagli animi delle persone che vengono uccise senza un motivo, sono il risultato di un odio profondo e di una morte ingiusta. Durante la loro vita, se si p chiamare così, prendono l'aspetto di un uomo e si divertono  a risucchaire l'anima alle persone. Per poter nutrirsi di un anima, essi devono riuscire ad entrare in confidenza con la persona prescelta e farsi raccontare il loro più oscuro segreto, quando la povera vittima commetteva questo errore, per lei é la fine, il fantasma risucchia l'anima dal corpo, che diventa solo un guscio vuoto. È impossibile anticipare un fantasma, per il semplice motivo che sembrano uomini normalissimi, é però possibile rintracciarne uno, dopo che ha ucciso la sua vittima; questo perché l'anima resterà sempre in parte collegata al corpo, e quindi seguire le traccie di quest’anima per un Aingeal in gamba é un scherzo. Quando poi si raggiunge il fantasma, con un speciale coltello lo si rimanda all'inferno, putroppo é quasi impossibile che le anime rubate possano essere rimesse nel proprio corpo, esse rinascono in una nuova vita, e ricominciano tutto da capo. 

Per questo motivo, mi sembrava inutile partire subito, da quanto c’era scritto nel rapporto, la donna che era stata attaccata non aveva perso del tutto la sua anima, riusciva a muovere ancora qualche parte del corpo, questo significa che il fantasma che l’aveva attaccata non era molto forte, ergo sarebbe stato più facile da recuperare. Chiusi la porta a chiave e mi diressi verso il mio pick-up parcheggiato nel garage. Prima di mettere in moto, richiami a me un po' del energia della natura presente in giardino e mimetizzazi il mio odore. Il vantaggio di essere un Aingeal era che si acquisivano poteri straordianri che ti permettevano di mimetizzarti alla grande utilizzano l'energia che esplevvano le piante. Una vera fortuna. 
Misi in moto e mi diressi verso Black Diamond. C'ero già stata diverse volte, era una bella cittadina con gente
cortese e simpatica. Arrivai al luogo dell'attacco e notai subito l'auto della polizia ferma davanti ad un casetta di mattoni rossi. Sentivo anche la voce di un uomo all'intero della casa che parlava al telefono con una donna, con un sorriso mi diressi verso la porta d'entrata. Nel piccolo atrio notai subito segni di lotta, che continuvano nel salotto, a quanto pare il fantasma era ancora più debole del previsto se la donna era stata in grado di liberarsi prima che riuscisse a prendere la sua anima e a lottare. Sarebbe stata una noia tremenda occuparsi di questo caso. "Finalmente eccoti qua, ti aspettavo l'altro giorno a dire il vero" disse una voce dall'entrata della cucina, spostai gli occhi verso l'uomo in uniforme che mi fissava e ghignai "pensavo che saresti in grado di cavartela da solo, ma a quanto pare sei ancora un pivellino che non é in grado di trovare un fantasma, che mi pare molto debole visto i segni di lotta presenti in casa", "ehi ragazzina, occhio con le parole ti ricordo che sono più grande di te, quindi vedi di abbassare le penne, o sarebbe meglio dire il pelo, eh poi sarei in grado di risolvere questo caso anche da solo ma visto che non mi hanno ancora concesso l'abilitazione devo chiarmati per forza, anche per i casi semplici, visto che sei tu l'Aingeal della provincia di Alberta" ringhio, scrutandomi con quegli occhi color ghiaccio. Nicolas Daren, 26 anni, polizziotto ligio alle regole e tra poco nuovo Aingeal di Alberta. Lo conoscevo da quando ero diventata un Aingeal attiva sul campo, questo perché la polizia e quelli della nostra specie dovevano collaborare per proteggere la popolazione. Putroppo per lui non aveva ereditato del tutto il gene da cacciatore ma solo una parte, quindi non aveva poteri molto potenti e quindi necessitava di più allenamento di quelli che a differenza di lui avevano ricevuto il gene interno. Per questo non era ancora abilitato a operare da solo, aveva appena finito di dare gli esami per diventare operativo e doveva aspettare i risultati. "Coraggio che cosa abbiamo, fantasma super affascinante che seduce una povera zitella, e questa succube di lui gli racconta tutto?" chiesi orami rassegnata ad una giornata alquanto noiosa, " in parte, anche se la nostra vittima non é una zitella ma una vedova, la dinamica sembra quella di sempre, ovviamente a parte il fatto che la vittima è riuscita a liberarsi dal risucchio dell’anima, è una cosa molto strana non trovi? Non ho mai sentito di una vittima che ci sia riuscita” cominciò a spiegare Nicolas dirigendosi verso il corpo della donna che era steso in una posizione innaturale sul tappeto davanti al divano. Mi abbassi verso di lei e cominciai a tastare il suo corpo in vari punti, era molto fredda, ma mi sorpresi non poco quando all’improvviso quando iniziai a tastarli una ferita sulla coscia essa emisi un mugolio di dolore, “il fantasma non ha svolto bene il suo lavoro a quanto pare, una parte della sua anima è ancora all’interno del corpo, credo che si sia fratturata a metà al momento del risucchio, è necessario portarla all’ospedale in modo che siano curate le ferite che ha sul corpo” dissi alzandomi in piedi e cominciando ad osservare tutto intorno dopo aver attivato il Lorg con la forza del pensiero. Si trattava di un altro potere che apparteneva ai cacciatori, esso era una patina che ricopriva i tuoi occhi e rendeva l’iride di un colore rossiccio. Esso ci permetteva di vedere il percorso che aveva fatto il fantasma con l’anima rubata e ci permetteva di localizzarlo. Questa operazione risultò abbastanza facile visto che il fantasma era molto debole, perché più questi esseri erano potenti più erano in grado di nascondersi e quindi più difficili da trovare. A quanto pare aveva usato l’auto per spostarsi, andai alla finestra e guardai fuori per vedere su quale strada sarebbe continuato la scia e una volta localizzata tornai da Nicolas che stava caricando la donna su una sedia a rotelle. “Ho individuato la scia, non dovrebbe essere difficile trovarlo ora, portiamo lei all’ospedale e poi andiamo a prendere il bastardo”, “dici che sarà possibile che la sua anima torni nel suo corpo?” mi chiese Nicolas intento a legare la donna alla sedia a rotelle in modo che non cadesse, “non ne ho la minima idea, non mi è mai capitato di trovare una vittima con un pezzo di anima ancora al suo interno, potrebbe succedere ma non speriamoci troppo” risposi appoggiandomi al tavolo,  “ giusto, dobbiamo prendere i suoi documenti per l’accettazione all’ospedale quindi vedi di trovare un portafoglio con carta d’identità e tutto il resto” risposte prima di spingere la sedia a rotella fuori dalla casa. Sbuffando cominciai la ricerca e recuperai il portafoglio, “questa donna è Diana Collins? La dottoressa? Wow, non sapevo fosse vedova…” dissi uscendo e chiudendo la porta, “come mai la conosci? Si, il marito è morto cinque anni fa, era un militare in pensione a quanto ne so” rispose Nicolas con voce affaticata visto che stava spostando la donna sul sedile posteriore dell’auto. “ Non la conoscevo ma ne ho sentito parlare, da alcuni Aingeal, a quanto pare la nostra nuova amica sospettava di noi, o qualcosa del genere” risposi dirigendomi verso il mio pick up, “perfetto ci mancava solo questo, una fanatica di esseri soprannaturali, coraggio muoviamoci portiamola all’ospedale e andiamo a prendere il fantasma, ho voglia di un combattimento” sbottò Nicolas salendo in auto.

 

* Oltre ad un nome umano, i nati licantropi, ovvero con il gene della licantropia ereditato dai genitori, ricevono un nome da licantropo solitamente in Gaelico scozzese, in questo caso la traduzione è Pioggia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

Capitolo 3

 

Dopo aver lasciato in ospedale la signora Mary, decidemmo di proseguire seguendo la scia con il mio pick up, visto che non dava nell’occhio come un auto della polizia.

Seguendo la scia lasciata dal fantasma raggiungemmo in poco tempo un piazzale deserto circondato dal bosco. A quanto pare il nostro nuovo amico aveva deciso di farsi un giretto nella natura selvaggia.

Cominciai ad annusare l’aria e a scrutare la fitta vegetazione in cerca di una scia da seguire. Dopo averla individuata cominciammo ad incamminarci nel bosco, fino a giungere ad una piccola radura. Al centro di essa, era disteso un uomo, intento a vomitare sangue sull’erba.

“L’anima è troppo forte per lui e cerca di scappare dal corpo in cui è stata imprigionata” sussurrò Nicolas, in piedi accanto a me, “non sarà difficile eliminarlo, quindi lascio a te, in quanto novizio, l’onore di compiere questo nobile gesto Nicolas” mormorai incominciando ad incamminarmi verso la figura. Mi fermai a qualche metro di distanza, l’uomo indifferente, come se non ci avesse sentito, continuava a vomitare. Vidi Nicolas estrarre il pugnale e cominciare ad avvicinarsi lentamente. Quando fu a pochi passi da lui e cominciava a sollevare il pugnale nella giusta posizione, il fantasma scatto in avanti e si alzo in piedi, dopo essersi spostato da noi di alcuni metri. Le sue labbra si stavano aprendo in un ghigno quando all’improvviso cominciò a uscire sangue incontrollatamente dalla sua bocca, le vene degli occhi diventarono enormi e sempre più visibili, sembravano quasi esplodere proprio come quelle sul colle o sulle braccia, non avevo mai visto una cosa simile. L’anima dentro di lui, stava combattendo ferocemente per uscire e stava vincendo. Non avevo mai visto una cosa del genere, perché solitamente le anime degli umani risultano essere notevolmente deboli rispetto a quelle dei loro assalitori.

Era uno spettacolo decisamente raccapricciante. Il copro del fantasma si stava letteralmente distruggendo da solo, quando all’improvviso prese fuoco e in pochissimo tempo bruciò completamente, lasciando solo un mucchietto di ceneri al suo posto. Nicolas ed io non facemmo altro che guardarci sbalorditi entrambi, non ci era mai successo di assistere ad una cosa del genere.

Dalle ceneri cominciò ad innalzarsi un fumo bianco latte che al posto di disperdersi nell’aria si fermò immobile come una piccola nuvola sopra le ceneri. Velocemente e con uno scatto afferrai una piccola fiaschetta che avevo nella tasca dei pantaloni e aspirai con una speciale di pompetta il fumo all’interno di essa.

“È quello che penso che sia?” chiese Nicolas che aveva ancora la mano con il pugnale sollevata, “è l’anima della donna, anche se non riesco a capire come sia possibile tutto questo. Non è possibile che l’anima di un umano possa essere più forte di quella di un fantasma, non importa quanto esso sia debole, resta comunque superiore” risposi incominciando ad incamminarmi verso l’uscita del bosco.

“Non starai dicendo che quest’ anima non è umana, vero? Perché non è possibile, cosa sarebbe una specie di Wicca o una strega? No impossibile…” cominciò a borbottare seguendomi attraverso il bosco, “non ne ho la minima idea, okay? Non mi era mai capitato, l’unica cosa da fare ora è provare a ridare l’anima alla donna, non so se sia possibile, ma possiamo sempre provarci” mormorai mentre la testa mi si affollava di pensieri.

Continuammo a camminare, quando all’improvviso le mie orecchie e il mio naso captarono un pericolo in avvicinamento. Mi fermai di colpo e afferrai Nicolas per un braccio per fermarlo, “si può saper cosa succede ora?” sbotto lui, ma non lo ascoltai e continuai a tenere le orecchie tese. Sentivo il rumore del suo respiro affaticato dalla corsa che si avvicinava, i suoi passi che distruggevano ogni cosa che incontravano sulla via, il suo odore selvaggio e cosa più importante sconosciuto.

“Sta arrivando un lupo” dissi velocemente cercando di capire da quale parte sarebbe arrivato, “perché ti agiti tanto scusa, è uno del tuo branco no?” chiese corrucciando le sopracciglia scure, “no, non riconosco l’odore, ha invaso il nostro territorio e sta venendo verso di noi e sicuramente non per una conversazione amichevole” ringhiai mutando parte della mano in artigli.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

“Cosa diavolo stai facendo?” sbraito Nicolas vedendo la mia mano mutare, “non avrai veramente intenzione di combattere vero? Non so se l’hai notato ma abbiamo una missione da compiere, una missione di notevole importanza visto che dobbiamo riportare un anima ad una persona” continuò aggrottando lo sopracciglia “quindi non abbiamo tempo per fermarci e per fare una scorrazzata nel bosco” disse scandendo per bene le parole.

Mentre Nicolas continua a sbraitare e cercava di trascinarmi via con forza, il mio naso e le mie orecchie erano impegnate a capire da dove sarebbe arrivato il licantropo per prepararmi ad un attacco. Avevo capito dall’odore che non faceva parte del mio branco, ergo era un nemico e non ci stava raggiungendo con buone intenzioni, visto che la pena per chi entrava in un territorio estraneo era la morte, a meno che esso non avesse ricevuto un permesso speciale dal Fenrir. Sapevo però che nessun permesso era stato accordato di recente, quindi un lupo appartenente ad un clan confinante aveva appena infranto una delle regole universali dei licantropi.

Strappai via il braccio dalla presa di Nicolas, “sta arrivando un licantropo appartenente ad un altro branco, non ne riconosco l’odore e non ho la minima idea del perché sia qui, quindi non possiamo andarcene, visto come Freki uno dei miei compiti è occuparmi degli invasori che entrano nel branco, dovrò batterlo e probabilmente ucciderlo” sbottai nervosamente, cominciando a muovermi avanti e indietro e avvertendo la corsa del lupo avvicinarsi sempre di più. “ Ucciderlo? Stai scherzando spero, non puoi uccidere un’altra persona solo perché è entrata nel vostro territorio, è una cosa barbara e bestiale…”, “hai detto bene, bestiale, noi siamo animali Nicolas, il nostro istinto è più sviluppato di un semplice umano ed il nostro sistema gerarchico è rispettato al cento per cento…le regole sono queste e se vengono infrante…beh dovrai pagare, anche con la vita se necessario” lo interruppi ferocemente sentendo il mio lupo farsi sempre più spazio all’interno del mio corpo. “E se questo lupo dovesse aver bisogno di aiuto? Se stesse scappando da qualcosa? Non puoi saperlo, non puoi uccidere una persona senza sapere neanche il perché ha infranto una regola” disse con enfasi e prendendomi un braccio. Alzai lo sguardo e lo guardai negli occhi, erano impregnati dal senso di giustizia implacabile che lo caratterizzava. Misi fine a questo contatto togliendo il braccio dalla sua presa e girandomi verso la direzione dalla quale sapevo sarebbe arrivato.

“Nicolas, devi allontanarti, durante uno scontro tra due licantropi capita di tutto, e spesso il bosco intorno a noi viene distrutto, non vorrei che l’anima scappasse o che tu venissi ferito” dissi divaricando le gambe e cercando di trovare una posizioni e stabile per la mutazione, “ tranquilla non vorrei mai disturbare un così importante momento per voi animali” ribatté furiosamente Nicolas incamminandosi vero il confine della prateria.

Era il momento di far uscire il mio lupo, con la mia doppia identità di Freki e Aingeal, la mia trasformazione era molto veloce, così in un istante mi ritrovai nella mia forma di lupo. Mi scrollai leggermente e trotterellai verso Nicolas che mi fissava con occhi spalancati. Sorrisi, in maniera lupesca ovviamente, per lo stupore che vedevo sulla faccia di Nicolas.

“Wow, non avevo idea che fosse così…così strano vedere qualcuno mutare…oddio e così è questa la tua forma da lupo…mio dio…” balbettò Nick in preda dall’agitazione, la sensazione di disagio nel sapere che avrei combattuto e probabilmente ucciso il lupo che ci stava raggiungendo era completamente scomparsa dal suo viso. Mi sedetti di fronte a lui e lo guardai mentre faceva qualche passo verso di me per poi appoggiare una mano sul mio manto e iniziare ad accarezzare il mio pelo.

A differenza dei lupi del mio branco, il mio pelo non era corto ed ispido, ma più lungo e soffice; questa caratteristica era dovuta al fatto che alcuni miei parenti venivano dalla Scandinavia, essi avevano sviluppato questa particolare caratteristica fisica, per probabilmente proteggersi dal freddo. Le mie zampe e le mie gambe erano bianche, più si saliva verso la pancia, più il pelo si scuriva diventando un grigio perla per poi salire sulla schiena e diventare un nero notte. Il muso invece è un insieme di grigio e bianco mentre le orecchie e la coda sono grigie ma con la punta nera, e gli occhi sono di un bel castano scuro. 

All’improvviso sentii che il lupo era arrivato e con uno scatto mi portai al centro della prateria in posizione di attacco. Dal bosco vidi così uscire il mio avversario. Era un maschio, il suo manto era castano e aveva gambe muscolose tipico di una sentinella abituata a sorvegliare il territorio del branco.

Avanzo verso di me con i denti in vista in un ringhio feroce. Ovviamente, per risposta sfoderai pure io il mio migliore ringhio e mi preparai ad attaccare.

All’improvviso sentii la sua voce nella testa “Wow, la cuccioletta sa farsi valere…eh, mi dispiacerebbe rovinarti il bel musetto che ti ritrovi, quindi ritira gli artigli prima che tu ti faccia male o che io te ne faccia a te” di conseguenza mi misi a ringhiare ancora di più, “hai appena invaso il mio territorio se c’è qualcuno che deve ritirare gli artigli sei solo tu, e se non lo farai subito sarò costretta ad attaccarti”, lo vidi ghignare leggermente per poi tornare a fissarmi in modo serio e cominciare a correre verso di me con gli artigli spianati. Con uno scatto repentino corsi anche io verso di lui, ma al momento dello scontro scartai di lato facendogli mancare il bersaglio e lo attaccai alle spalle. Lo stesi e gli morsi una zampa, aumentando la presa quando lo sentii guaire, la sua forza era più della mia così con uno scatto mi rovesciò sulla schiena e cerò di mordermi. Velocemente, mi rialzai e riuscii a sottrarmi ai suoi denti, e, sfruttando il suo momento di confusione lo riatterrai e lo bloccai con le zampe, impedendogli di muoversi. Lo sentii lentamente rilassarsi e smettere di  ribellarsi avendo i miei artigli puntati alla gola.

“Cucciolotta non me lo aspettavo un combattimento come questo…nessuna femmina è mai riuscita ad atterrarmi o a ferirmi…niente male, veramente…devi essere un cacciatore del branco di Alberta” disse nella mia testa fissandomi dal basso, “smettila di perdere tempo e dimmi perché hai invaso il nostro territorio, dal tuo stile di combattimento ho capito che sei una sentinella, e una sentinella è ha conoscenza delle regole tra branchi…mi sembri anche piuttosto intelligente quindi dubito che tu abbia infranto una regola con una pena così seria per nulla…quindi vedi di dirmi la verità in fretta prima che ti uccida” ringhiai avvicinando i miei denti al suo collo in modo da fargli capire che non scherzavo.

“Ehi, calmiamoci un attimo okay?...Non ho invaso il vostro territorio perché volevo suicidarmi, l’ho fatto per scappare da dei cacciatori che mi inseguivano” disse, sempre mentalmente, “dei cacciatori? E ti stavano dando la caccia? Impossibile, i cacciatori non conoscono i confini dei vari branchi e non sanno delle sentinelle, quindi è impossibile che sappiano che sui vari confini sono sempre presenti dei lupi di guardia…in più cosa sono due cacciatori per un licantropo, niente, avresti dovuto ucciderli” continuai avvicinando ancora di più i denti alla giugulare, tanto che sfioravo il pelo con i denti.

“Ehiii, ti ho detto la verità! Non ho la minima idea di come facciano a saperlo, e non erano solo in due ma erano almeno una decina e non soli…” mugugno nervosamente, “Non soli? che intendi dire? Erano accompagnati da un licantropo?” lo interruppi interessata e preoccupata allo stesso tempo, “un licantropo maschio mi è sembrato di capire dall’odore, ho cercato di avvicinarmi appena li ho capatati e ho visto che erano circa una decina con armi da fuoco con proiettili d’argento, ho fatto in tempo a vedere solo quello perché un tizio mi ha subito notato, non ho capito come abbia fatto so solo che questi hanno cominciato a scaraventarmi addosso tutto il loro armamentario, l’unica cosa che ho potuto fare era scappare. Pensavo di essere al sicuro quando ho avvertito un licantropo inseguirmi, all’inizio pensavo fosse un mio compagno ma poi ho sentito lo stesso odore di un tizio che era in compagnia dei cacciatori e allora ho capito che eravamo stati traditi” disse terminando il suo racconto. Mi allontanai dal suo collo e gli permisi di rimettersi seduto davanti a me, “questo lupo di cui parli puoi descrivermelo?” chiesi con la voce che tremava per paura di sentire quello che pensavo, “mentre scappavo ero concentrato sulla corsa e ho potuto vedere solo una macchia nera dietro di me, la sua forma umana invece mi è del tutto sconosciuta, erano troppi uomini e non ho capito da quale provenisse l’odore che ho sentito” sussurrò fissandomi negli occhi. Non potevo sapere se si trattava Logen, non avevo mai visto la sua forma da lupo, ma dentro di me sapevo che se aveva venduto il nostro branco ai cacciatori non poteva esserci motivo per il quale non avesse potuto farlo anche con il branco confinate con il nostro. “Una cosa non mi è chiara però” disse il lupo, interrompendo i miei pensieri, lo fissai curiosa “quando ho visto la sua sagomo inseguirmi, sembrava molto più grande di me, come se fosse un Fenrir, e poi appena ho messo piede nel vostro territorio il lupo ha smesso di inseguirmi mentre i cacciatori continuavano l’inseguimento”, “questo non è possibile, un Fenrir ha sempre il pelo bianco, non si è mai visto un Fenrir da pelo nero” dissi scuotendo il capo.

“I cacciatori potrebbero ancora darti la caccia, anche se non li fiuto più, quindi è meglio che vieni con noi per adesso” conclusi ritrasformandomi in umano e aspettando che lui facesse lo stesso.

“Wow cucciolotta, non avevo idea che avessi appena combattuto con una così affascinante lupacchiotta” disse ridacchiando e guardandomi con gli occhi spalancati dallo stupore, sbuffai e iniziai ad osservarlo. Mi trovavo davanti ad un ragazzo ventenne con corti capelli castani e occhi scuri, era leggermente più alto di me e muscoloso e mi osservava con un sorrisetto da sbruffone. Ero orami abituata agli sguardi che le persone mi lanciavano, avevo un bel fisico e una bella faccia, tutto qua.

“A proposito, non ci siamo presentati, io sono Simon, sentinella del branco di Saskatchewan, figo spaziale e amante sensazionale dicono…” disse facendomi l’occhiolino, “beh molto piacere, io sono Vika Fearthainn Blom, freki del branco di Alberta” gli strinsi la mano mentre vedevo i suoi occhi allargarsi dallo stupore. “Cosa? Tu sei Vika? La freki, wow, ho sentito parlare di te anche nel mio branco, a dire il vero dal nostro freki, dice che sei una combattente fenomenale e che pochi licantropi hanno la meglio su di te, sei una specie di leggenda, la più giovane freki femmina letale che esista” disse con la voce carica di ammirazione seguendomi mentre mi dirigevo verso Nic che ci fissava dalla fine della radura. “Così è questo quello che si dice su di me negli altri branchi, beh ne sono onorata” dissi con una nota di sarcasmo nella voce, odiavo i pettegolezzi che giravano sul mio conto, non erano mai veritieri e contenevano sempre un sottofondo negativo. “Beh…girano diverse voci, come ad esempio una che dice che hai sconfitto un Bersker mentre eri già ferita ad una gamba, altre che dicono che sei una specie di strega oltre che ad un licantropo, altre che…” “basta così, credo di aver capito il concetto” lo interruppi facendogli un sorrisetto ironico e continuando a camminare.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Capitolo 5

“Ehi Nic, eccoci…piaciuto lo spettacolo?” dissi avvicinandomi al ragazzo che mi fissava stralunato, “non avresti dovuto ucciderlo? Da quanto avevo capito la pena per chi entrava nel vostro territorio era la morte” sussurrò fissando il nostro nuovo compagno. “Beh diciamo che non è colpa sua se è entrato nel nostro territorio…” dissi prendendogli dalle mani la fialetta con al suo interno l’anima che avevamo recuperato. Me la misi davanti agli occhi e scrutai il fumo presente al suo interno: era grigiastro e sembrava del tutto innocuo.

“Nic, dobbiamo muoverci, non ho idea di quanto possa resistere fuori da un corpo” dissi e cominciai ad incamminarmi nel bosco, diretta al Pick up, “di questo tizio che ce ne facciamo? Non dirmi che viene con noi eh! Ne basta uno di lupo, e poi neanche lo conosci non possiamo fidarci di lui” sbraitò Nic parandomisi davanti. “Ehi tizio! Guarda che se c’è uno che deve portare rispetto qui sei tu, si da il caso che tu sia un semplice umano mentre noi due, siamo ad un livello superiore” intervenne Simon irato dal comportamento di Nic.

“Ragazzi, calmiamoci okay?” dissi, mettendomi tra i due che sembravano già in procinto di iniziare una scazottata. “Si Nic, il tizio verrà con noi, essendo scappato dal suo territorio dovrà parlare con il nostro Fenrir per vedere come risolvere la questione, e l’unica che può portarcelo in questo momento sono io, quindi vedete di andare d’accordo per un paio di ore oppure non parlatevi per il resto del tempo che resteremo insieme” dissi mettendo fino ad ogni possibile replica da parte dei due, e ricominciai ad incamminarmi verso la fine del bosco.

“Mi dispiace Simon, ma prima di portarti dal nostro Sköll dobbiamo fare una cosa che non può aspettare, visto che c’è in gioco una vita umana” chiarii con il lupo mentre ci stavamo dirigendo all’ospedale. Il ragazzo  non sapeva della mia doppia natura ne di quella di Nicholas e questo doveva restare un segreto. Non erano molti i lupi del mio branco che lo sapevano ed era molto meglio così.

 

Arrivammo in pochissimo tempo all’ospedale e ci dirigemmo alla svelta verso la stanza della signora Collins. Lasciammo Simon fuori dalla stanza. Quando entrai mi stupii di quanto la donna sembrasse morta.

“Che cavolo…brucia” esclamò Nic appoggiando la fialetta su un tavolino di legno, “l’anima avverte che è presente un corpo libero e smania per uscire” dissi avvicinandomi alla fiala, “svelto, chiudi tutte le finestre e abbassa le tapparelle” ordinai a Nic, “quando aprirò la fiala l’anima dovrebbe volare direttamente dentro al corpo, dobbiamo però evitare di avere qualsiasi tipo di contatto con essa”. Aprii la fiala e lentamente fuoriuscii l’anima, che, al posto di disperdersi nella stanza come della normale aria, restò compatta e cominciò a spostarsi, sempre in maniera unita, verso il letto sul quale vi era disteso il corpo. Quando si ritrovò in prossimità di esso cominciò a cambiare colore, passando da un grigio a un rosa pallido, fino a quando alla fine entrò nel corpo della donna attraverso le narici.

Gli unici testimoni di questo strano avvenimento eravamo io e Nick, che in silenzio, con la bocca spalancata e un espressione sbigottita sui visto avevamo assistito ad un evento raro, se non unico nel suo genere. Non avevo mai sentito, durante tutto il mio addestramento di Aingeal, parlare di un caso del genere, certo c’erano un sacco di altre storie strane, ma mai una cosa così. Per quanto riguarda Nick, non sapevo se conosceva o era stato partecipe di altri eventi simili, ma dalla sua faccia sbigottita ne dubitavo fortemente. Eravamo restati in disparte, davanti alla porta, per evitare intromissioni, ma più l’anima si riavvicinava al suo corpo e più noi ci avvicinavamo al tutto, per trovarci alla fine a fianco della donna, in attesa di qualche segnale di vita.   

“Perché non succede niente? Sembra più morta di prima.”

“Come faccio a saperlo, ti pare che io abbia già assistito ad una cosa del genere?” sbottai in agitazione, avevo le mani che tremavano, stava passando troppo tempo. Cominciai a scuotere leggermente la donna, cercando di svegliarla mentre Nick alzava le tapparelle, facendo entrare nuova luce nella stanza. Stavo iniziando a preoccuparmi seriamente, doveva succedere qualcosa! Non era possibile che dopo un ricongiungimento di un anima, essa morisse, era una cosa impossibile. Avevo appena finito di fare questi pensieri, quando all’improvviso la donna cominciò a tremare violentemente ed ad avere degli spasmi. Cercammo di tenerla ferma, ma si dimenava e cercava di lottare contro la nostra presa, fino a quando non aprii gli occhi.

 

Viva, era viva. Per quanto riguarda invece il settore mentale, non ero del tutto sicura che fosse sana. Ci stava guardando come se fossimo dei mostri e soprattutto come se gli avessimo fatto del male. “Si calmi signora, non vogliamo farle del male, siamo qui per aiutarla” provò a chetarla Nick, con voce calma e dolce, ma lei al posto di ascoltarlo cominciò a dibattersi ancora più forte. Dovevamo riuscire a calmarla e a spiegargli perché si trovava in ospedale, ovviamente raccontandogli una qualche cavolata, visto che non potevamo sbandierare ai quattro venti quello che era successo e lei di sicuro non ricordava niente come tutte le altre vittime che avevo salvato.

“Voi, dovete lasciarmi stare, siete solo dei mostri, solo dei mostri…” urlava, dimenandosi e cercando di liberarsi. Ci guardammo per un istante negli occhi, mostri? Non era possibile che sapesse…

 

Tutto ad un tratto la porta si spalancò ed in fretta e furia ci trovammo circondati da infermiere e medici che presero i nostri posti nel cercare di calmare la donna. “Come è possibile che si sia svegliata? Quando l’ho visitata si trovava sotto stato vegetativo e nessuna tecnica che ho usato l’ha risvegliata, quindi come è possibile che ora si sia risvegliata?” ci chiese un medico che era rimasto sulla porta, sbalordito dalla scena a cui aveva assistito. “Non ne abbiamo idea, siamo entrati e dopo pochi minuti ha aperto gli occhi e ha cominciato a urlare” sorrisi al medico, “beh, ora vedremo di capire cosa le è successo, e meno male che il vostro amico qui fuori ha sentito le urla…” borbottò il medico avvicinandosi alla paziente.

“Andiamo? Non possiamo restare qui…” sibilò Nicholas lanciandomi un chiaro sguardo di impazienza, annuii e uscimmo dalla porta quando la sua voce disperata della signora Collins mi blocco; “mi aveva avvertito, mi aveva avvertito che sarebbero arrivati e che mi avrebbero fatto del male. Lui, il ragazzo con Iona tatuato su un braccio, il diavolo mi disse…sta vendendo a prenderti.”

 

****

La notte era scesa da parecchio tempo. In lontananza sentivo gli ululati di alcuni lupi. Lupi veri, non licantropi. C’è n’erano parecchi nella nostra regione e fin da piccola ascoltare i loro ululati mi rilassava. Non erano tanto diversi dai nostri, ma quella piccola differenza, io l’avvertivo e cercavo di captarla concentrandomi e ascoltando anche tutta la notte se necessario.

Questa notte però era differente. I loro canti non mi aiutavano a rilassarmi, anzi mi ricordavano chi avrei già dovuto dimenticare da un pezzo. Sentivo il vociare di Simon e di Vic in salotto e avvertii l’arrivo dell’auto di Fia. Mi alzai e rientrai dalla finestra della mia stanza.

Fia era lo Sköll del branco, ovvero la seconda in comando se mio zio, che era Fenrir de branco, non era presente, come appunto in questo caso. Mentre Vic era l’Hati. Era colui che si occupava della protezione del Fenrir.

“Salve ragazzi” disse Fia abbracciando Vic, facendo un cenno a me ed andando a stringere la mano a Simon che era seduto composto sul divano. Lo guardai stringere la mano a Fia leggermente intimorito e non potei fare a meno di fare un sorrisetto. Solitamente i licantropi, sia uomini che donne, avevano un fisico abbastanza imponente, erano molti alti e con un fisico ben piazzato. Ero cresciuta in un branco di licantropi, quindi ero abituata a vedere donne alte e grosse come normali uomini, ma Fia era molto più grande di un uomo normale. Era molto alta e questo creava spesso soggezione soprattutto negli uomini che erano più bassi di lei. Anche il carattere non aiutava, era molto scontrosa e non accettava che si disubbidisse agli ordini. Per questo io e Fia non andavamo molto d’accordo, io avevo la predisposizione ad ignorare ogni tipo di ordine e fregarmene mentre Fia era la persona più ligia alle regole che io abbia mai conosciuto. Ovviamente nel mio caso, cercavo di disubbidire solo agli ordini che non prevedevano una punizione mortale, anche se la tentazione a volte mi prendeva. Un'altra cosa che mi rendeva molto differente, non solo da Fia ma da tutte le donne licantropo, era la mia struttura fisica. Non ero bassa, ma raggiungevo a malapena il 1.70, mentre le altre donne arrivavano tranquillamente al 1,80,  e non ero molto muscolosa. Purtroppo gli allenamenti da Aingeal a cui mi avevano sottoposto non mi avevano irrobustito, anche se sapevo difendermi niente male grazie alle lezioni di corpo a corpo che avevo seguito. Ovviamente tutto questo cambiava del tutto una volta che mi trasformavo. Ero forte, ero la femmina più forte del branco e anche tra i maschi mi difendevo bene, se era difficile tenermi testa in un combattimento dal lato fisico era impossibile dal lato mentale. Ero un Freki, un cacciatore nato, avevo un senso molto più sviluppato del combattimento e strategico molto più evoluto degli altri. Riesco a prevedere come un attacco, quindi ad anticiparlo e uccidere se dovesse essere il caso. Potevo vantarmi di essere il Freki più temuto di tutto il Canada.

Quindi capivo come si sentiva Simon in presenza di Fia, versione umana. Era esattamente come si sentivano le mie prede, quando le braccavo.  

“Allora, Fia, come ti ho detto per telefono, questo è Simon. Ci siamo incontrati nel bosco nei pressi di Black Diamond dove mi ha spiegato il motivo della sua incursione nel nostro territorio” dissi dopo un attimo di silenzio, mentre Simon annuiva lentamente. Gli raccontai del nostro piccolo scontro, tralasciando il motivo per il quale mi trovassi nel bosco con un poliziotto sicura che Fia avesse capito che erano questioni che riguardavano la mia seconda identità. Ero rimasta stupita dal fatto che Simon non avesse chiesto niente, mi era parso un tipo di natura curiosa, quindi mi sarei aspettata un paio di domande, anche dopo la situazione in cui ci siamo trovati all’ospedale. Invece niente. Ero molto turbata dopo quello che era successo, e le ultime parole della donna avevano scatenato dentro di me emozioni contrastanti, il mio spirito di lupo mi spingeva a indagare. Ero talmente agitata che dopo avermi accompagnato a casa Nick aveva chiamato Vic per tenermi d’occhio, non ascoltai cosa si dissero ma immaginai fosse qualcosa del genere, visto che dopo il loro breve colloquio, Vic non mi mollò per un secondo.

 

“Quindi sei stato attaccato da dei cacciatori e probabilmente da un licantropo traditore, eh?” sospiro Fia, “avremmo dovuto aspettarcelo che qualcuno alla fine avesse tradito… non possiamo farti tornare al tuo branco, è troppo pericoloso, ma parlerò con il tuo capobranco e lo avvertirò del pericolo che corre. Vic tu chiama le sentinelle di turno sta sera e accertati che sappiano del pericolo che corrono mentre io mi metterò in contatto con il nostro Fenrir, per avvertirlo. Vika tu ti occuperai di preparare una stanza per Simon, che resterà qui con te e tuo fratello che dovrebbe tornare a breve. Potrai restare qui fino a quando non sistemeremo questa faccenda, se per te va bene” abbaiò ordini per poi rivolgersi a Simon che si affrettò ad annuire.  

 

“Wow, così quella è lo Sköll del vostro branco? ” disse Simon seguendomi per i corridori labirintici della casa. “Abbastanza impressionante vero? Ma, silenzio, ti ricordo che…” e gli feci segno le orecchie, un licantropo sente molto meglio di un umano medio e io non volevo che Fia provasse a staccarmi un braccio la prossima volta che mi avrebbe avuto a portata di mano. Ridacchiò e continuammo fino alla sua stanza. “E così hai un fratello…un altro licantropo immagino, ed è per caso il nuovo Fenrir?”mi chiese mentre appoggiavo degli asciugamani puliti sul letto. “Più di uno, per l’esattezza quattro fratelli, tutti maschi e tutti più grandi di me. Quello che sta tornado a casa, è il terzo e non è un Fenrir. È un normalissimo lupo e d’è l’unico che fa  parte del branco di mio zio, altri due invece fanno parte dello stesso branco mentre quello più piccolo, togliendo me, fa parte di ancora un altro branco.” Era molto complicato da spiegare ma anche se eravamo molto distanti tra di noi, eravamo molto uniti. “Ecco spiegato il motivo per cui il branco di Alberta è così in buoni rapporti con tutti, avete al famiglia dispersa ovunque che vi aiuta” disse sorridendo divertito, risposi con un sorriso.

 

Di sotto sentimmo che Vic aveva finito di chiamare le nostre sentinelle e ora stava chiamando la pizza d’asporto mentre Fia stava finendo. Scendemmo e ci sedemmo a chiacchierare con Vic.

 

“Il fenrir è stato avvertito, e ha detto che puoi restare quanto vuoi e che tornerà dopodomani. Passate una buona serata e…credo non ci sia bisogno di puntualizzare ancora che non dovete uscire” fece una pausa e poi continuò guardando me “nessuno deve uscire per i boschi in questi giorni, a parte chi di dovere, e soprattutto non questa notte” disse Fia, ammonendomi ancora con lo sguardo prima di uscire dalla casa. Se Simon non avesse capito della mia particolare predisposizione nel mettermi nei guai, beh grazie a questo miracoloso intervento di Fia l’aveva sicuramente capito.

Entrambi gli uomini seduti di fianco a me, scoppiarono a ridere mentre io borbottando andai ad aprire la porta al fattorino che era appena arrivato con sei fumanti pizze.

 

 

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6

 

Mi svegliai sentendo il cinguettio di alcuni uccelli appollaiati sulla quercia che cresceva accanto alla finestra della mia stanza.

Subito dopo aver aperto gli occhi le immagini della giornata precedente mi bombardarono la mente: il ritrovamento del corpo della donna, l’incontro con il fantasma, il combattimento con Simon e il suo racconto sui cacciatori, e, per finire la situazione creatasi in ospedale e le ultime parole dette dalla signora Collins.

Un enorme quantità di problemi, che sembravano avere un solo punto in comune: Logan. Non era il caso di fasciarsi troppo la testa, dovevo aspettare per indagare almeno fino al ritorno di mio zio e nel frattempo occuparmi del reinserimento di Simon nel suo branco.

Era rimasto anche Vic a dormire alla fine. Per quanto Simon sembrasse un bravo ragazzo, nessuno mi avrebbe lasciata sola con lui per la notte e visto che mio fratello ,a causa di un incidente, aveva dovuto alloggiare in un hotel, l’unica soluzione era Vic.

Non era una cosa inusuale avere sconosciuti in casa, fin da quando ero piccola ero abituata a lupi stranieri che alloggiavano in casa mia. Mio zio, in quanto Fenrir, aveva l’obbligo di ospitare eventuali visitatori di altri branchi o componenti del suo stesso branco che per qualche ragione si trovavano in difficoltà.  

 

Sembrava troppo presto per alzarsi ed ero troppo pigra per farlo, quindi, nonostante sentissi la voce di mio fratello nella cucina, decisi di poltrire ancora un po’. Sarei rimasta al calduccio nel letto per ore, ma all’improvviso la porta di camera mia che avevo lasciata socchiusa dopo essere andata in bagno, venne spalancata all’improvviso e in men che non si dica mi ritrovai coperta di bava e senza fiato a causa del gran peso che gravava sul mio stomaco.

 

“Sky finiscila…eddai basta, ahaha sono felice anche io di vederti, cucciolone!”.

Come risposta ricevetti un abbaiare felice e diverse altre leccate sulla faccia.

“Che schifo, Sky!! E va bene, ho capito…ho capito, mi alzo…anche tu mi sei mancato bello” esclamai scendendo dal letto e infilandomi le ciabatte, per poi uscire dalla stanza. Dopo aver fatto una veloce salto al bagno, cominciai a scendere le diverse rampe di scale che dividevano la mia stanza dalla cucina.

Quando eravamo arrivati a casa di mio zio, diversi anni fa, avevamo potuto scegliere la stanza che preferivamo; mentre tutti i miei fratelli avevano scelto stanze che davano sulla strada e con posizioni strategiche per sgattaiolare via nella notte e recarsi ad una qualche festa, io avevo scelto una stanza all’ultimo piano che dava sul giardino dietro casa e sul bosco. Diversi anni dopo, allargai la stanza togliendo una parte di soffitto e collegandomi direttamente con la soffitta, creando così una stanza a due piani collegata con una scala di legno. Quella che un tempo era la soffitta era diventata ufficialmente parte della mia stanza. Una volta cresciuta, e raggiunta l’adolescenza, mi resi conto che non era impossibile uscire di nascosto dalla mia stanza. Davanti alla mia finestra, cresceva infatti un enorme quercia secolare, e un ramo abbastanza grosso da sostenere una ragazza cresceva proprio in direzione della mia finestra permettendomi di arrampicarvisi e sgattaiolare alle feste. Quindi non mi pentivo per niente di aver fatto quella scelta molti anni fa, nonostante il fatto che fossi sconvolta dalla morte dei miei genitori, mi ero innamorata subito di quella stanzetta nascosta all’ultimo piano.

 

Sorrisi, guardando il cagnolone che trotterellava davanti a me. Sky era un magnifico esemplare di Pastore svizzero; era un cane molto bello con il pelo bianco lucido e una luce giocosa negli occhi. Lo avevo adottato tre anni fa, dopo averlo trovato in mezzo ad una strada durante un viaggio negli Stati Uniti. Era magrissimo, e talmente sporco che il suo pelo sembrava nero al posto che bianco come la neve.

Ero negli Stati Uniti in veste di Freki e accompagnavo il Fenrir ad un importante riunione tra capi branco. Una sera mentre stavamo tornando all’hotel ci eravamo imbattuti in una rapina. Un uomo stava cercando di sottrarre la borsa ad una donna; senza pensarci due volte eravamo intervenuti. Ma prima di poter agire un’ombra scura aveva morso il malvivente ad un braccio facendogli perdere la presa sulla borsa e costringendolo alla fuga.  Mentre mio zio si occupava della donna, mi avvicinai a quella figura che era tornata a nascondersi nell’oscurità. Potevo vedere solo i suoi occhi, ma malgrado stesse ringhiando vidi in essi la disperazione.

Tornai lì tutti i giorni del nostro soggiorno con del cibo e coperte calde per cercare di avvicinarmi, ma tutti i giorni venivo respinta. Solo l’ultimo giorno, quando cercai di avvicinarmi non ricevetti il solito ringhio di avvertimento ma anzi fu lui stesso ad avvicinarsi a me. Lo portai all’albergo e lo lavai, dopo di che, lo presi e lo portai a casa con me e da quel giorno è il mio amico più fedele.

Dopo essere tornati a casa, mio fratello in quanto veterinario mi spiegò che probabilmente il motivo per cui ringhiava così tanto al mio cospetto era il fatto che avvertiva che avevo qualcosa di strano e che potevo essere in qualche modo una minaccia per lui. Con il tempo e la mia determinazione, ero riuscita però a convincerlo e mi era diventato fedele.

 

“Buongiorno sorellina”.

Sbiasciaci un buongiorno attraversato da uno sbadiglio e mi fiondai sui miei cereali già posizionati al mio posto sul tavolo. Dopo un paio di cucchiaiate mi resi conto che non avvertivo  né la voce di Vic né quella di Simon. “Com’è che gli altri due non ci sono?” chiesi osservando mio fratello che prendeva posto di fronte a me. Darren Maneet Blom era il terzo dei miei fratelli maggiori, anche se lui e il secondo, Zaire, hanno una differenza di età di circa cinque minuti più o meno. Sono gemelli, quasi identici, anche se quando erano piccoli l’unico modo per distinguerli era cercare la voglia che Zaire aveva sulla pancia. Con il tempo, erano cresciuti e presentavano più differenze fisiche di quando erano bambini, mentre per quanto il carattere erano sempre stati molto diversi. Darren, era riflessivo, pensava prima di agire, al cospetto di molte persone diventava timido ed era molto modesto. Zaire, invece, era impulsivo al massimo, spavaldo e la modestia non sapeva nemmeno cosa fosse. L’unica cosa che li accumunava era il numero di ragazze con il cuore spezzato che avevano accumulato con il tempo, ma questa è una caratteristica che riguarda tutti i miei fratelli e non solo loro due.

Erano cresciuti ed erano diventati molto belli, i capelli di un marrone molto scuro, gli occhi verdi bottiglia, un fisico impeccabile che lascia tutte le ragazze a bocca aperta. Ci sono poche differenze fra i due: Darren porta i capelli corti e con il ciuffo, mentre Zaire ha i capelli più lunghi e leggermente ricci, inoltre ha le braccia più muscolose di Darren, in quanto giocatore di Hockey professionale, mentre Darren ha uno studio veterinario nella nostra cittadina.

 

“Vic ha portato il ragazzo con lui a fare un giro della città, poi ce lo riporterà e verrà a lavorare con me allo studio” disse dopo aver preso un sorso dalla sua tazza di caffè. Continuai a mangiare i cereali, aspettando che continuasse. Sapevo che Vic gli aveva già spifferato tutto riguardo al mio incontro con i cacciatori nel bosco dell’altro giorno, e stava solo cercando le parole per iniziare a farmi la paternale. Vic me l’avrebbe pagata, sapeva che Darren mi avrebbe rimproverato fino alla morte, per questo gli ha raccontato tutto.

 

“Allora… Vic mi ha detto come ti ha trovata l’altro giorno e cosa è successo. Vika… devi fare più attenzione a quando giri per il bosco, soprattutto ora che sappiamo che siamo stati traditi, non possiamo più fidarci di nessuno e girare per il bosco da soli non è più raccomandabile”.

“Mi stai proibendo di uscire?” chiesi alzandomi e voltandogli le spalle per inserire la mia tazza nella lavastoviglie.

“Non te lo sto proibendo, sto dicendo che sarebbe meglio che tu non uscissi da sola. Già prima era pericoloso con tutti quei cacciatori che giravano, ora lo è ancora di più. Hanno uno di noi come alleato…se dovessi incontrarli e lui ti attaccherebbe sarebbe difficile riuscire a scappare” disse mettendomi una mano sulla spalla, dopo essersi alzato a sua volta.

“Non crederai davvero che Logan possa battermi vero? Sono il Freki del branco Darren, sono io che mi occupo di dare la caccia ai nostri nemici, io, Darren, non tu, non Fia e non Vic. Sono la migliore nei combattimenti e Logan non fa eccezione, per quanto sia bravo, io posso esserlo di più” esclamai sentendo la rabbia cominciando a montarmi dentro. Odiavo quando qualcuno mi paragonava ad un altro lupo, soprattutto se era un maschio.

“Non sto dicendo questo. Sto solo dicendo che dobbiamo fare più attenzione ed evitare di uscire allo scoperto. Stanno succedendo un sacco di cose strane in questo periodo, Vika. Prima il tuo incontro con i cacciatori a Lake Louise, poi veniamo a sapere che Logan ci ha tradito e un paio di giorni dopo veniamo a conoscenza che non attaccano solo il nostro branco e nella nostra regione ma anche i branchi confinanti…non so cosa, ma qualcosa sta succedendo, e noi faremo meglio a stare in guardia” sospirò risedendosi sulla sedia, e sfregandosi la faccia in un gesto stanco.

 

Mi sentii subito in colpa per aver reagito male. Ma era parte del mio carattere, appena qualcuno metteva in dubbio le mie capacità mi innervosivo e finivo per rispondere male.

“Non posso promettermi che non uscirò più, ma farò attenzione ed eviterò di indagare, almeno fino a quando zio Oliver non sarà tornato” dissi sorridendo e sedendomi di nuovo davanti a lui e accarezzando Sky che aveva appoggiato il muso sulle mie gambe.

Cominciammo a discutere del viaggio da cui era appena tornato, quando all’improvviso il trillo del suo telefono ci interruppe.

Rispose mentre io mi occupavo di rigovernare la cucina e lo sentii parlare di un’emergenza. Non erano rare le emergenze, con il tempo Darren era diventato un ottimo veterinario, aveva pazienti da tutto la provincia e anche da altre province vicine. Quindi non mi stupii più di tanto. Quello che realmente mi lasciò senza fiato era la notizia in prima pagina sul giornale locale.  

 

Trovati i cadaveri sventarti di 6 lupi sul confine tra la provincia di Alberta e la Columbia Britannica.”

Sono stati trovati questa mattina, nel territorio di Alberta, ma poco lontano dal confine che divide le due province, 6 cadaveri sventrati di lupi. I cadaveri non sono stati mostrati alla stampa, siamo però riusciti ad intervistare, dopo che è stato allontanato, l’uomo a capo del ritrovamento: “non ho idea di cosa possa essere successo o di cosa le abbia uccise, ma una cosa la so per certo. Quelle bestie non sono normali; vivo qui da quando sono nato e di lupi ne ho visti parecchi e quelli non erano lupi normali. Grandi come cavalli e con zanne come squali, mai vista una cosa del genere! Ci stanno nascondendo qualcosa, esperimenti genetici, dico io! Comunque qualunque cosa siano, provo pena per loro, non deve essere stata una morte veloce, i loro organi erano completamente esposti sulla strada mentre i corpi erano solo dei gusci vuoti. Non è stato un animale ad ucciderli, ero davanti ad un’esportazione di organi degna del miglior chirurgo del paese.”

Cosa ci stanno nascondendo? Perché non permettono la visione dei cadaveri e soprattutto che cosa è stato ad uccidere questi animali, o meglio questi esseri?

 

Ero completamente sbiancata.

Sentii la porta sbattere e Darren chiudere la telefonata.

“Vika, devo andare…e ho bisogno anche del tuo aiuto” disse Darren, già pronto e con un borsone in mano.

“Darren, erano…” chiesi con ancora una flebile speranza nella voce.

“Mi ha appena chiamato Fia…erano dei nostri”.

 

 

Allora…

Capitolo parecchio noioso, lo so. Ma dovevo per forza inserirlo per far continuare la storia, spero che possiate capirmi.

Mi scuso per la lunghezza del capitolo, avrei preferito farlo un po’ più lungo, ma per una questione di tempo non ho potuto farlo visto che volevo inserirlo entro domenica. Ecco, un'altra cosa di cui devo scusarmi è l’orario in cui sto caricando il capitolo,(circa le 22.00), mi dispiace ma ho avuto un sacco di problemi e ho dovuto cambiare il computer…quindi ho avuto veramente poco tempo ma volevo comunque caricare il capitolo, quindi ecco il risultato.

Fatemi sapere cosa ne pensate o se avete delle idee.

A presto (spero di farcela entro domenica prossima) 

A_ordinary_simple_girl

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

 

Arrivammo alle 7 di mattina del giorno dopo. Avevano passato una lunga notte al voltante per riuscire ad arrivare il più presto possibile.

Appena scesa dall’auto un’intensa puzza di sangue mi arrivò al naso e non potei fare a meno di fare una smorfia.

I corpi svuotati, si trovavano in mezzo alla strada, disposti in fila, uno dopo l’altro, come degli articoli da esposizione. Non erano esattamente sul confine delle provincie ma si trovavano a circa cento metri da esso, nel nostro territorio.

Aspettai che Darren recuperasse il suo borsone e insieme ci incamminammo verso quel orrore.

 

“Vedo che hanno già allontanato la stampa”.

“Il tenente Wood si è occupato di liberare la zona; da quanto mi ha detto Nick erano abbastanza feroci e pretendevano di vedere i corpi, così ha chiamato dei rinforzi e gli ha fatti allontanare con la forza, e con loro anche quel idiota che ha rilasciato l’intervista” mormorò Darren.

Il tenente Kevin Wood, il capo della polizia locale, per nostra fortuna era a conoscenza della nostra vera identità. Nessuno sapeva come fosse venuto a conoscenza del nostro segreto; giravano diverse voci ma mai nessuna era stata confermata dal diretto interessato, preferendo mantenere quell’alone di mistero che lo circondava. Ciò nonostante restava uno dei nostri più importanti alleati umani.

 

“Sappiamo se sono del nostro o del branco della Columbia Britannica?”.

“Non ne ho idea. A quanto ne so, nessuno del nostro branco è scomparso, ma non si può mai sapere” sospirò Darren con un filo di preoccupazione nella voce.

L’odore di sangue si era fatto più forte. Mi faceva venire da vomitare. Sapere che apparteneva a dei miei compagni, peggiorava ancora di più la situazione.

Erano stati montati delle specie di separé, per evitare che qualcuno di indesiderato potesse vedere la scena del crimine. Era risaputo il fatto che la stampa quando era a caccia di uno scoop, cercava in tutti i modi di ottenerlo.

 

“Fia”

Spostai lo sguardo dal bosco che ci circondava all’entrata dei separé da cui era appena uscita Fia, verso cui si stava dirigendo mio fratello.

“Ragazzi” mormorò facendoci un cenno del capo, “Darren grazie per essere venuto subito, ma abbiamo bisogno del tuo aiuto”.

“Avete già capito chi sono e chi è stato?” la interruppi velocemente non lasciando il tempo a mio fratello di rispondere. La donna spostò lo sguardo verso di me e per una volta non ci vidi quella freddezza che la contraddistingueva, anzi solo tristezza e sconforto; questa vista mi spinse ad avvicinarmi di qualche passo, un semplice invito a confidarsi e a lasciarsi andare.

“No. Anche se sono quasi sicura del fatto che nessuno di quei lupi appartenga al nostro branco, la loro forma lupina non appartiene a nessuno che conosco. Poco fa ho parlato con David Fabre, Fenrir del brando della Columbia britannica, era già in viaggio ma ci metterà ancora un paio di ore per arrivare fino a qui. È rimasto sorpreso quando gli ho detto che a prima vista non mi sembrava nessuno del nostro branco, era convito che fossero dei nostri visto che nessuno del suo branco è scomparso recentemente. Ho avvertito anche vostro zio, arriverà nel pomeriggio” chiuse gli occhi per un attimo “Darren, non potendo riconoscere l’identità dal corpo dovrai praticare l’analisi del DNA. So che hai molto lavoro, ma questa deve essere la priorità assoluta, non possiamo lasciare che questo pazzo giri a piede libero minacciando i branchi. Dobbiamo fermarlo il prima possibile” concluse riaprendo gli occhi che avevano riacquisto quella freddezza di cui erano caratterizzati.

“Non preoccuparti, me ne occupo io. Dovresti andare a riposare un po’, in questi giorni sono successe un sacco di cose e devi prepararti a spiegare tutto al Fenrir, cosa che non sempre è facile” le ripose Darren spingendola gentilmente verso le auto parcheggiate.

In effetti, erano successe parecchie cose negli ultimi giorni, ed essere il capo non sempre è facile, quindi capivo benissimo la stanchezza di Fia.

Annuii leggermente e cominciò ad incamminarsi verso l’auto.

“Pronta?”

“Preferirei non esserlo”.

 

Nel momento in cui oltrepassai il separé, un intenso odore di sangue mi fece girare la testa.

Ero disgustata. Non avevo mai visto una cosa del genere.

I corpi erano disposti in fila al centro della strada. All’inizio, tolto l’odore di sangue, sembravano semplicemente addormentati. Ma poi avvicinandoti iniziavi a vedere gli organi interni disposti a cerchio intorno al corpo, il sangue su cui erano distesi e gli occhi sbarrati delle povere vittime.

Nonostante lo scempio mi feci avanti e cominciai ad osservare le pellicce dei vari lupi, cercando di riconoscerne qualcuno.

 

Non mi sembrava di averli mai visti, ma avrei potuto anche sbagliarmi. Le pellicce erano di colori molto comuni e quindi difficili da identificare.

Arrivai all’ultimo. Il manto era di un bel colore castano e aveva una costituzione robusta; un lupo del tutto comune.

Mi incamminai verso Darren che aveva appena terminato di analizzare la prima vittima e ora stava discutendo con Wood e Nicholas. All’improvviso una leggerissima folata dall’odore di felce mi arrivò alle narici. Era sicuramente l’odore caratteristico di uno dei lupi che anche sotto tutto quel sangue il mio naso era riuscito a captare.

 

“Vika, dobbiamo tornare subito allo studio ho scoperto delle cose e voglio completare le analisi del DNA il più presto possibile…” disse Darren dopo avermi raggiunto.

“Ehi? Stai bene?” disse scuotendomi leggermente.

 

Non poteva essere vero, non era possibile che lo avessero preso in così poco tempo.

Ignorando mio fratello mi avvicinai all’ultimo lupo ucciso.

Quando mi ci trovai di fronte:

 

“ “A proposito, non ci siamo presentati, io sono Simon, sentinella del branco di Saskatchewan, figo spaziale e amante sensazionale dicono…” disse facendomi l’occhiolino, “beh molto piacere, io sono Vika Fearthainn Blom, freki del branco di Alberta” gli strinsi la mano. ”

 

Un flashback. Il nostro incontro due giorni fa.

Non era possibile che lo avessero preso in così poco tempo, era sempre rimasto con uno di noi. Ma ero certa al cento per cento che il lupo che era steso, ucciso, davanti a me era Simon.

All’improvviso un nome mi invase la mente: Vic.

Simon aveva dormito a casa nostra, quindi l’unico momento in cui avrebbero potuto catturalo era quando lui e Vic erano usciti questa mattina all’alba.

Cominciai a tremare e riguardai tutti i cadaveri in cerca del manto di Vic.

Non lo trovai. Ma se avevano preso Simon… .

Non volevo neanche pensarci.

 

“Vika che succede?”

“Quel…quel lupo lo conosco, è Simon!” dissi guardando finalmente mio fratello e i due agenti.

Vidi gli occhi di mio fratello allargarsi velocemente “se hanno preso Simon…”, “potrebbero aver preso anche Vic” conclusi al posto suo.

Ci scambiammo uno sguardo di intesa e cominciai a dirigermi nel bosco, per la trasformazione. Avrei raggiunto casa di Vic molto più velocemente sotto forma di licantropo.

“Vika!”

Mi girai a guardare Darren raggiungermi.

“Finirò le analisi e ti raggiungerò al più presto, ma tu fai attenzione” disse scuotendomi per le spalle.

“Non è necessario che tu venga. Troverò Vic.”.

“Non capisci, chi ha fatto tutto questo è una persona molto esperta. Vedi, solitamente quando si esporta un organo il corpo, la persona è morto o addormentata, ma in questo caso, le vittime erano tutte sveglie durante le loro esportazioni, sono state torturate nel peggiore dei modi: lo smembramento dei propri corpi” sussurrò con una faccia disgustata.

Sbiancai. Mi misi a correre verso il bosco e appena fui nascosta dagli alberi con un salto mi trasformai e ricominciai a correre. Se quel pazzo non era stato trovato nei pressi della scena del crimine, avrebbe potuto benissimo essere a concludere il lavoro. Dovevo raggiungere Vic il più presto possibile.

 

 

 

Allora… cosa dire… per prima cosa mi scuso per la lunghezza del capitolo, è un po’cortino.

Seconda cosa, mi dispiace di averci messo così tanto per questo misero capitolo, ma siamo in periodo di esami…e quindi la scuola mi prende molto.

Ho iniziato a preparare anche il capitolo seguente, e se domani per caso dovessi aver un po’ di tempo, potrei riuscire a finirlo e a caricarlo.

Se avete delle idee su come continuare la trama, fatemele sapere mi raccomando.

A presto

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8

 

Le mie zampe affondavano nel morbido terreno boschivo  mentre correvo, i rami più fragili degli alberi non resistevano al mio passaggio e si spezzavano deboli, davanti alla mia forza. Avevo provato a mettermi in contatto più volte con Vic, tramite le capacità sensoriali dei licantropi, ma niente. Non avvertivo niente. Neanche richieste di aiuto.

Con l’auto ci avevamo messo circa 8 ore ad arrivare al confine e non facendo troppo caso ai limiti stradali, come licantropo ci avrei messo circa la metà del tempo, anche di meno se continuavo a mantenere quest’ andatura.

 

Durante la mia corsa sfrenata era giunta ad una conclusione. L’assassino, lo psicopatico doveva essere per forza uno di noi, e non uno di noi qualunque ma un Alfa molto potente. I tempi infatti non tornavano. Da Bragg Creek al confine ci volevano almeno otto ore di auto e gli omicidi erano stati commessi la mattina del giorno prima, il problema stava nel fatto che mio fratello aveva visto Simon quella mattina e quindi era impossibile che l’avesse ucciso quella stessa mattina.

 

Aumentai il passo, balzando sopra un masso e poi ancora giù schiavando abilmente tutti gli alberi e superando tronchi caduti e ruscelli d’acqua. Ero una lupa molto agile quindi non facevo fatica a mantenere un ritmo veloce e a schivare contemporaneamente tutti gli ostacoli che mi si presentavano davanti.

 

Ad un certo punto avvertii uno spostamento piuttosto massiccio d’aria alla mia sinistra e con la coda dell’occhio vidi una sagoma scura correre. Da buona cacciatrice qual ero cercai di captare immediatamente qualcosa con il mio naso, ma prima che potessi seriamente riconoscere qualcosa me lo ritrovai davanti.

 

Non ero mai stata una lupa gracile e fragile, anzi ero forte e molto allentata. Ero veloce, difficilmente qualcuno riusciva a battermi, nei combattimenti ero la migliore, e ovviamente essendo un Freki ero anche un ottima cacciatrice.

 

Ma il lupo che mi trovavo davanti era tutta un'altra storia.

Era grande quanto un Fenrir, ma invece di avere il pelo candido come loro, il suo era totalmente nero. Era una cosa alquanto strana, i Fenrir si distinguevano per il colore del loro pelo e per la grandezza del loro corpo. Tutti i Fenrir avevano il pelo bianco come la neve ed erano più grossi di un lupo normale, in questo modo mostravano la loro potenza e la loro fierezza. Nessun altro lupo aveva le stesse fattezze di un Fenrir, né per il colore né per la grandezza. Quindi il lupo davanti a me anche se per grandezza poteva essere considerato un capo, per il colore del suo manto era impossibile.

 

Abbassai le orecchie e ringhiai. Non mi fidavo di un lupo che non conoscevo e lui a quanto pare non aveva intenzioni di farsi riconoscere. Non potevo riconoscerlo dall’odore visto che era stato abilmente mascherato dal fango. Astuto il tipo.

 

Lui in riposta al mio ringhio continuò a fissarmi senza distogliere mai lo sguardo e impendendomi di entrare nella sua mente e quindi di comunicare con lui.

 

Non avevo tempo da perdere quindi avanzai di alcuni passi ringhiando e mostrando ancora di più i denti, un chiaro segnale per spingerlo ad una mossa. Non mi importava se fisicamente era più grosso di me, sapevo di essere una brava combattente e quindi di poterlo battere.

Ma niente. Non si muoveva.

 

All’improvviso, urla, rami spezzati e il rumore di un potente motore mi scoppiarono nella testa. Ero così concentrata sul mio avversario che avevo involontariamente concentrato tutti i miei sensi su di lui senza riuscire più a captare i rumori in lontananza.

 

Subito un parola mi invase la testa.

 

Cacciatori.

 

Non ci misi tanto a fare due più due. Quel punto del bosco era molto vicino alla strada principale e quindi facilmente raggiungibile da tutte le persone. Tutto torna.

Il lupo deve avermi fiutato e di conseguenza è venuto a bloccarmi in modo che i suoi amici potessero raggiungermi, l’aspetto del lupo era anche identico a quello del lupo che aveva inseguito Simon nella sua provincia. Colui che avevo davanti era il traditore del branco.

 

Ero paralizzata. Non riuscivo a pensare, non ero mai stata così vicina alla morte. Avevo già affrontato situazioni del genere ma mai avevo affrontato i cacciatori e un mio stesso simile nello stesso momento. Ero in notevole svantaggio.

Feci l’unica cosa possibile in quel momento.

 

Attaccai.

 

Con uno scatto fulmineo azzannai un zampa del lupo, prendendolo di sorpresa. Strinsi forte fino a quando non lo sentii guarire e non vidi molto sangue uscire. L’effetto a sorpresa aveva giocato a mio vantaggio, quindi non mi aveva attaccato.

Dopo di che feci l’unica cosa che era in mio potere.

 

Corsi.

 

Se la zampa del lupo era gravemente ferita sarei riuscita a scappare. I cacciatori non avevano auto abbastanza veloci per raggiungermi. Inoltre avrei usato il mio potere da Ainegal per mimetizzare il mio odore, rendendo impossibile la mia localizzazione.

Per farlo dovevo però accumulare un po’ di energia, quindi prima dovevo mettere un po’ di distanza fra me e i cacciatori.

Ero veloce e riuscivo già a percepire una certa lontananza con i cacciatori. Ce l’avrei fatta.

 

Davanti a me iniziavo a vedere un fiume incorniciato da grandi querce, che avrebbe messo un ulteriore distanza.

 

Il paesaggio cambiò in un attimo. La testa mi girava e i miei occhi riuscirono a captare solo alcune immagini: un albero, un masso, una macchia nera e infine l’erba.

Qualcosa mi aveva colpito e buttato a terra.

Nella caduta mi ero scontrata con un masso ed ero rotolata malamente giù per una collina.

 

Ancora scossa, cercai di mettermi in piedi e di rimettermi a correre. Quando improvvisamente un immenso dolore alla zampa mi fece accasciare a terra. Fredde zanne si erano chiuse sulla mia zampa, quasi spezzandola e impedendomi di muovermi. Ero finita in una tagliola.

 

Ero in trappola. Avevo solo una possibilità per scappare. Pregare che i cacciatori impiegassero abbastanza tempo nel trovarmi in modo da riuscire a ritrasformarmi in donna e liberarmi dalla trappola.

Cominciai a concentrami sulla trasformazione quando un ombra scura mi raggiunse.

Non era possibile. Davanti a me si erigeva in tutta la sua grandezza il lupo che avevo precedentemente azzannato ad una zampa e che quindi in quel momento avrebbe dovuto trovarsi accasciato a terra, proprio come me.

Non solo era in piedi anche se la zampa grondava di sangue, ma era riuscito a rincorrermi e a farmi cadere.

In pochi secondi fummo immersi nel caos. Da tutte le parti arrivarono enormi jeep cariche di uomini armati fino ai denti. Da li, in particolare, scese un uomo grosso come un orso e con una vistosa cicatrice sul viso. Camminava verso di me con un grosso ghigno e puntava un coltello ricoperto di argento verso la mia gola.

 

Prima che però potesse conficcarlo in essa, il lupo nero si intramise tra di noi e dalla sua gola proruppe un basso ringhio feroce, che mi mise i brividi. Vidi i due squadrarsi per alcuni minuti, sicuramente intendi in una conversazione mentale.

 

Nel frattempo un altro uomo munito di fucile si avvicinava alla mia destra. Ringhiai ferocemente e cercai in tutti i modi di staccare la zampa da quella trappola di ferro, rischiando quasi di staccarmi l’arto. Il lupo si girò verso di me e allo stesso tempo avverti una puntura sulla mia coscia destra. Continuando a fissare gli occhi del lupo, stranamente familiari, persi velocemente conoscenza.

 

 

Allora che dire…altro ritardo spaventoso. Ma tra esami e blocco dello scrittore non so più cosa fare. Per fortuna sono arrivate le meritate vacanze e quindi ho avuto un po’ di tempo per buttare giù qualcosa…

Fatemi sapere cosa ne pensate.

Spero di riuscire a pubblicare il prossimo capitolo in tempi brevi, lo pubblicherò sicuramente entro il 15.03, quindi se ne avete voglia venite a dare un occhiata quel giorno.

A presto

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

 

Mi svegliai all’improvviso, le orecchie che dolevano a causa della sirena che ripetutamente stava suonando.

 

Ero incatenata ad una parete.

 

La porta si aprì e un enorme uomo con una grossa siringa in mano entrò.

Sapevo cosa conteneva quella siringa.

Un liquido sperimentale che solo recentemente i cacciatori avevano iniziato a testare su alcuni licantropi. Un veleno mortale, la più dura tra tutte le torture.

 

Per un essere umano nato come licantropo, essere un lupo è una parte essenziale della sua anima. Perdere questa parte, significa morire per metà e non essere più lo stesso. Significa diventare un vegetale, un corpo vuoto che si alterna tra momenti felici come uomo o donna e a momenti morti in cui senti la mancanza di una parte di te stesso che non tornerà mai più.

Quando una situazione del genere irrompe nella tua vita, non sempre si riesce a superarla, e allora resta veramente una sola cosa da fare.

 

Sapevo fin da quando mi avevano catturato che il mio momento sarebbe giunto. Non mi avevano catturato per uccidermi ma per strapparmi la mia anima, per distruggermi dall’interno.

 

Mi afferrò per i capelli. Le mie mani e le mie gambe provavano inutilmente a ribellarsi alle catene, ma tutto inutile.

 

Nel momento in cui il liquido cominciò a fluire nel mio corpo, e i miei occhi a macchiarsi d’argento, il mio sguardo vacuo si rivolse alla porta dove colui che si era preso il mio cuore una volta me lo stava rubando ancora, questa volta definitivamente.

 

Mentre osservavo quegli occhi che più volte avevo incontrato, sentivo la mia lupa scalciare nel mio corpo ed emettere ululati straziati dal dolore, sempre più flebili e lontani.

 

Sempre più distanti da me.

 

 

Si conclude qui per ora, il racconto. Il finale non è granché ma ho deciso di prendermi un momento di pausa per chiarirmi le idee.

Non ricevendo feedback, non ho la minima idea di come vi sembri la storia e se continuarla, quindi ho deciso di fermarmi qui e di tornare tra un po’ con una nuova idea per la continuazione.

 

A presto

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