Venti mo(n)di per odiarti

di Saroyan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** (01) Punk!AU- Di un tatuatore paziente e di un cliente scorbutico ***
Capitolo 2: *** (02) Ghost!AU- Di una nobildonna inglese e di una patrizia latina ***
Capitolo 3: *** (03) Angel&Demon!AU- Di un diavoletto ingannatore e di un'angioletta caparbia ***
Capitolo 4: *** (04) Childhood!AU- Di una bambina solitaria e di un bambino altrettanto solitario ***
Capitolo 5: *** (05) Zombie!AU- Di un cacciatore inglese e di un raccoglitore italiano ***
Capitolo 6: *** (06) College!AU- Di una studentessa pignola e di una studentessa svogliata ***
Capitolo 7: *** (07) Flight Attendant!AU- Di un affascinante italiano e di una (f)rigida inglese ***
Capitolo 8: *** (08) Castaway!AU- Di un naufrago (s)fortunato e di una nativa avvenente ***
Capitolo 9: *** (09) Werewolf!AU- Di due licantropi e della Luna Piena ***
Capitolo 10: *** (10) Incest!AU- Di una sorella(stra) particolare e di una relazione che lo è altrettanto ***
Capitolo 11: *** (11) Medieval!AU- Di un mercante italiano e di una nobile inglese ***
Capitolo 12: *** (12) Barkeep!AU- Di una nuova cameriera e di un inglese ubriaco ***
Capitolo 13: *** (13) Detective!AU- Di un indagatore dell’incubo e del suo primo cliente ***
Capitolo 14: *** (14) Ancient Rome!AU- Di sottili differenze tra una meretrice ed una matrona ***
Capitolo 15: *** (15) Vampire!AU- Di un vampiro affamato e di una sventurata cacciatrice di vampiri ***
Capitolo 16: *** (16) Pirate!AU- Di una prigioniera e di un corsaro disonesto ***
Capitolo 17: *** (17) Police!AU- Di un poliziotto e di uno spacciatore bravo a scappare ***
Capitolo 18: *** (18) Band!AU- Di un violino e di una chitarra elettrica ***
Capitolo 19: *** (19) Road trip!AU- Di un italiano alla guida e di un’inglese al suo fianco ***
Capitolo 20: *** (20) Mermaid!AU- Di una sirena, di un pescatore, di mondi opposti ***



Capitolo 1
*** (01) Punk!AU- Di un tatuatore paziente e di un cliente scorbutico ***


#01 Punk!AU

 Di un tatuatore paziente e di un cliente scorbutico

 

 

«Non dovresti trattare male chi ti deve segnare la pelle a vita.» fa notare Arthur con tono di voce vagamente seccato, le spesse sopraccigglia scure aggrottate in un'espressione palesemente infastidita e lo sguardo che pur attento a preparare minuziosamente i mags lascia trapelare la stizza riguardo la situazione. Dal suo cliente non arriva alcuna risposta, solo uno sbuffo di probabile dissenso- tipico di chi non ha argomentazioni a proprio favore o ha capito d'essere nel torto e non vuol darlo a vedere per mero orgoglio personale.

Per carità, ci è abituato a clienti dal carattere scontroso:giusto il giorno precedente ha dovuto tener nervi saldi davanti alle continue lamentele di una quindicenne irritante e con la smania di bacchettarlo ogni cinque secondi per un motivo futile o per un altro.. La classica arroganza dei ragazzini che si sentono adulti. Ma lui- Romano gli pare si chiami, così deve averlo segnato in agenda- più che un adolescente in vena di trasgredire le regole, gli pare semplicemente impaurito, e pur di non dare a vedere l'agitazione ad occhio altrui la maschera con quell'indisponenza tanto fastidiosa. È sicuro sia così, lui per primo agisce spesso e volentieri in questo modo, seppur con più contegno, molto più contegno.

«Muoviti solo a fare il tuo lavoro e non rompere...» bofonchia scontroso il castano, evitando accuratamente di guardare gli aghi con cui il tatuatore andrà a lavorare sulla sua pelle, e concentrandosi piuttosto sul braccio destro scoperto, già disinfettato e pronto ad essere tatuato. Prende un lungo respiro, come a volersi calmare.

«Teso?»

«No! Assoltamente no! Per chi cazzo mi hai preso, per una femminuccia?!»

Il britannico evita di dar nuovamente a vedere il fastidio per quella rispostaccia- “sii un gentleman” si dice mentalmente-, mantenendo la calma davanti all'irriverenza dell'altro. Dopotutto fa parte del suo lavoro mantenere i nervi saldi, o per ripicca spellerebbe le persone invece che tatuarle. Prende comunque per una risposta affermativa l'immediato saltare sulla difensiva del ragazzo, oserebbe quasi dire che è arrossito nel pronunciare le ultime parole, carino.

 . . .

Ha provato a chiedergli il numero di cellulare, usando la scusa del "sai, le infezioni...".

Ma a seguito della domanda, Arthur ha avuto come l'impressione che Romano avesse voglia di usare i magnums per strappargli via gli occhi.

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Ebbene sì. Sono qui, di nuovo. Con una raccolta EngMano, di nuovo. Inutile, questi due sono troppo bellini, ho bisogno di scrivere altro su di loro. E che dire? Come si sarà ben capito, sarà una raccolta di venti flashfic AU, tutte diverse e scollegate le une dalle altre. E a questo girò non mi limiterò alla versione standard di Arthur e Romano, ma userò anche le loro controparti femminili: lo yuri e l'het sono troppo bistrattati, e di conseguenza voglio trattare anche quelli. Conunque l'OOC è una brutta bestia, sì, ci sto ancora lavorando.

Inizialmente avevo pensato di pubblicare a cadenza settimanale, ogni domenica un capitolo nuovo, ma tra impegni vari non so se riuscirò a farcela.

Intanto, ringrazio chi ha aperto e letto questa fanfiction, e a presto!

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Capitolo 2
*** (02) Ghost!AU- Di una nobildonna inglese e di una patrizia latina ***


#02 Ghost!AU

 Di una nobildonna inglese e di una patrizia latina

 

 

La vita eterna è una gran bella beffa, soprattutto quando sei morta.

Non ti è possibile nulla quando non hai un corpo e sei invisibile agli occhi i ogni singolo essere umano: siedi- metaforicamente parlando- sulla tua tomba se ne hai una e osservi in silenzio il mondo di cui non fai più parte scorrere davanti ai tuoi occhi. Il tempo non ha più alcun significato né senso: l'alba può essere il tramonto, il giorno può essere la notte, un decennio può essere un secolo. Da quanto tempo è in quel Limbo? Non lo sa. Sa solo che c'è chi è lì da molto prima di lei. Come ad esempio la sua coinquilina.

C'è sempre sovraffolamento lì tra gli spiriti, a causa di cimiteri costruiti sui altri cimiteri e cadaveri ammassati su altri cadaveri, ed ormai è normale condividere lo spazio con qualche altro morto, morto magari parecchio tempo prima. Rose non ricorda da quanto conosce Lavinia, ma in quel tempo passato costrette assieme ha notato quanto fosse dannatamente simile a lei. Non fisicamente di certo, sono del tutto differenti sotto quel punto di vista, ma caratterialmente sono una lo specchio dell'altra, non per nulla litigano sempre. Non ammetteranno mai quanto quei litigi siano importanti.

«Sono invidiosa dei necrospettri.» esordisce Lavinia, la stola bianca fluttuante sopra il terreno e le braccia incrociate al petto, diverse ciocche castane sfuggite alle trecce le ricadono sul viso. L'inglese la guarda con un sopracciglio inarcato, un'espressione poco convinta dipinta sul viso.

«Vorresti uccidere col solo tocco un uomo?»

«E ti pare roba da poco?»

Rose rotea gli occhi, avvicinandosi all'altra, l'abito azzurro ricco di merletti e pizzi che volteggia- quanto invidia le vesti così semplici della romana. «Che sciocchezza. Non saresti mai capace di uccidere qualcuno, anche se fossi un necrospettro senza raziocinio alcuno.»

«Ma taci, che non mi conosci manco bene!»

«Ma è proprio perché ti conosco bene so che non ci riusciresti.»

«Non è vero, bastarda.»

«Ti dico che è vero.»

«Cos'è, sei nella mia testa e decidi tu cosa penso?»

«Grazie al cielo no, sono ancora solo la tua eterna coinquilina.»

«Fottuta eternità!»

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Una Nyo!EngMano tutta per voi- e per me, obv. Lo ribadisco, tanto per essere sicuri, Rose è il nome per Nyo!Iggy mentre Lavinia è quello per Nyo!Romano. Nel caso non si fosse capito.

La prossima flashfic è una Het!EngMano, ma non specificherò se con un Nyo!Iggy e un Romano o un Iggy e un Nyo!Romano. Volete provare ad indovinare?~ uvu

La risposta l'avrete domenica prossima! Spero

Grazie a chi ha recensito/messo tra le seguite/preferite/ricordate! Siete tutte brave persone.

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Capitolo 3
*** (03) Angel&Demon!AU- Di un diavoletto ingannatore e di un'angioletta caparbia ***


#03 Angel&Demon!AU

Di un diavoletto ingannatore e di un'angioletta caparbia

 

 

Non è colpa di Alfred quella situazione, lui è totalmente innocente. Ha solo dimenticato le cuffie Beats sotto il banco ed è ritornato in classe per recuperarle, prima che qualcuno gliele fregasse- insomma, ci ha speso quasi trecento dollari per comparle!- Poi ha notato dei fogli sulla cattedra e ci si è avvicinato, giusto per dare un'occhiata, non che si aspettasse chissà cosa, mera curiosità. Ed invece, eccole lì, le tracce del compito di matematica del giorno dopo. Ma più che ai fogli sul banco, la sua attenzione è concentrata sulle due piccole figure che gli volteggiano accanto.

«Io faccio solo il mio lavoro.» dice irato il ragazzo, le braccia incrociate al petto e le ali nere che lo sbattono sempre più veloce, chiaro segno di nervosismo assieme ai capelli castani che minacciano di andare a fuoco (di nuovo) da un momento all'altro.

«Io faccio solo il mio lavoro!» ribatte la ragazza altrettanto arrabbiata, sbattendo in aria un piede e stringendo con forza i pugni, le ali bianche che sembrano muoversi anche più velocemente di quelle dell'altro.

Il demone si massaggia la fronte come se avesse mal di testa, borbottando qualcosa come “Che scassamaroni....”. E dire che quella volta è pure partito in anticipo per vincerla facile!

«Alfred, ascolatami. Lui vuole far fare una cattiva azione, è un pessimo soggetto, non dovresti assolutamente ascoltarlo!» dice la ragazza in tunica bianca.

«No Alfred, ascolta me: è di lei che non ti puoi fidare. È noiosa, piatta come una tavola-» mentre parla ha come l'impressione che la sua nemesi stia per gettarlo giù all'Inferno (di nuovo) «... le cose divertenti te le faccio fare tutte io, lei si mette solo in mezzo per...»

«Salvarti la vita.»

«Per romperere le palle. E poi io so cucinare!»

La bionda sembra ringhiare, guardando il diavolo con gli occhi verdi che quasi mandano fulmini in sua direzione.

«E questo cosa c'entra

Alfred muove la mano in direzione sua, come a volerla blandamente zittire, forse iniziando a capire qualcosa della litigata tra i due.

«No, no! Guarda che questa è una valida argomentazione!»

L'angelo vorrebbe togliersi i coturni e usarli per schiaffeggiare prima il suo protetto- non può essere così stupido- e poi il diavolo che dall'espressione stampata in faccia pare già pregustarsi l'ennesima vittoria. Prende un lungo respiro, cercando di rimanere calma mentre si rivolge all'umano nel tentativo di attirare l'attenzione su di sé.

«Alfred, quello che stai per fare non è giusto nei confronti dei tuoi compagni, che studieranno per andare bene a questo compito a differenza tua. Cosa penseranno di te quando verranno a sapere che stai imbrogliando così? E a te sembra un comportamento degno di un eroe del tuo calibro?» Non vorrebbe fare leva sul suo grande egocentrismo, ma se serve a farlo desidestere... In effetti le sembra ci stia pensando, pare meno convinto.

«Ma che cazzo dici?! Secondo te come lo fanno a scoprire, con la magia?» sbotta il demone, la chioma di capelli che inizia letteralmente a fumare.

«Oh, sì che lo scoprono. E per una cosa del genere la sospensione è più che meritata.»

«Sospensione, ma ti pare? E se anche fosse sarebbe solo un bene, due giorni a casa sarebbero l'ideale.»

«Che razza di idiota.»

«Cogliona.»

«Cretino.»

«HO UN'IDEA!» esclama all'improvviso Alfred, interrompendo quella serie d'insulti tra l'angelo ed il diavolo che probabilmente sarebbero degenerati. Le due creature si voltano a guardarlo in contemporanea e con una coordinazione da far paura gridano un “Quale?!”, a metà tra lo stupito nel sapere che avesse avuto effetivamente un'idea e la curiosità nel sapere chi tra i due l'avesse spuntata quella volta.

«Faccio una foto e la invio sul gruppo di classe! Così andremo tutti bene domani al compito!»

«...»

Il ragazzo non aspetta neanche una replica, che già armeggia col cellulare.

«L'altruismo almeno non gli manca...» commenta quasi sottovoce lei.

«Mi viene da vomitare.» è la lapidaria risposta del demone al suo fianco.

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Alla fine era una Het!EngMano con un Romano eterissimo. Che tra l'altro è anche la mia versione della coppia preferita- sarà che Nyo!Iggy mi esce meglio rispetto a Nyo!Roma. Mi sembra scontato dire che quindi la prossima flash avrà i sessi dei due opposti x'3

Eh sì, ho ficcato anche qui America perché... boh, perché America sta bene dappertutto. Era l'unico che vedevo bene come “protetto” della coppietta litigiosa... anche se ero tentata con Spagna. Tanto ficcherò anche Antonio da qualche parte, prima o poi. Prometto.

Eh sì, è tutto spudoratamente preso da “Le follie dell'imperatore”, ma ho visto quel film di recente e... e. Intanto vi saluto, perché ho finito le cose da dire. A questo punto, vi saluto, alla prossima domenica!

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Capitolo 4
*** (04) Childhood!AU- Di una bambina solitaria e di un bambino altrettanto solitario ***


#04 Childhood!AU

Di una bambina solitaria e di un bambino altrettanto solitario

 

 

Lavinia rimane seduta sul muretto che circonda la sua scuola, muovendo le gambe con fare annoiato e facendo battere i talloni contro le pietre del piccolo muro. Non è per nulla stupita del ritardo che suo nonno sta facendo, ma di sicuro ne è scocciata. Insomma, di nuovo. Non è una tipa paziente, non le piace affatto aspettare, e lei è lì da tantissimo tempo- non sa con precisione quanto, ma non è poco. Tutti i suoi compagni sono già andati via, ed è rimasta soltanto lei.O meglio, lei e Arthur che le siede accanto e che, come lei, probabilmente aspetta che venga a prenderlo qualcuno della famiglia.

«Tuo fratello non è ancora arrivato?» chiede all'amico, giusto per rompere il ghiaccio con l'unico compagno con cui è vagamente riuscita a legare. Domanda stupida, se è ancora lì, è ovvio che nessuno sia ancora andato a prenderlo.

«A quanto pare.» replica infatti, con quel suo strano accento inglese che lo distingue da tutti gli altri suoi compagni di classe. La bambina fa una piccola smorfia, anche se una risposta simile non la sorprende più di tanto: lo conosce, Arthur.

«Sei arrabbiato?» gli domanda dopo qualche altro secondo di silenzio, guardandolo in viso. L'inglese non risponde, limitandosi a non guardarla e tenere lo sguardo puntato sulla punta delle scarpe. «Arthur?»

«Io non ci voglio più venire a scuola.» sentenzia alla fine. Lavinia strabuzza gli occhi, incredula nell'udire le parole dell'amico. È tremendamente serio, non sta a quanto pare scherzando.

«Non mi trovo per nulla bene.»

In pochi secondi la bambina pensa a come sarebbero le sue giornate scolastiche in assenza di Arthur: nessuno con cui parlare, nessuno con cui passare l'intervallo e finire quindi in un angolo del corridoio da sola, nessuno con cui condividere la merenda, nessuno con cui confrontare i compiti di casa. Sola. Sarebbe rimasta sola.

«NO!» grida, saltando al collo dell'inglese, abbracciandolo con forza. E se Lavinia era rimasta sbigottita prima, ora è Arthur ad avere gli occhi sgranati dalla sorpresa.

«Non ti azzardare ad abbandonarmi!»

L'inglese rimane immobile, non sapendo se ricambiare o meno l'abbraccio. Appena fa per allargare le braccia ed abbracciarla a sua volta, lei si stacca e lo spinge, tanto da farlo cadere dal muretto. È rosa in viso e stringe le labbra con fare imbarazzata.

«Però io quest'abbraccio non te l'ho mai dato!»

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Ed ecco la Het!EngMano, con un po' di fluff così raro per questa coppietta, questa volta con la mia belliffima Nyo!Roma, che tanto amo quanto non so gestire bene. Io la amo veramente tanto, giuro. È la mia Nyo preferita çvç In ogni caso, sono fiera di me: sto riuscendo a rispettare la regola autoimpostami del “aggiornamento ogni fine settimana”. Spero di riuscirci fino alla fine, nonostante gli impegni e nonostante questa febbre schifosa.

Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, sia quelli che lo fanno silenziosamente che quelli che recensiscono~♥

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Capitolo 5
*** (05) Zombie!AU- Di un cacciatore inglese e di un raccoglitore italiano ***


#05 Zombie!AU

Di un cacciatore inglese e di un raccoglitore italiano

 

 

«Dio santo, che schifo.» commenta Romano, guardando con un’ espressione disgustata la mano e la manica destra della camicia, sporca completamente di sangue e ricoperta di- quanto vorrebbe sbagliarsi- ributtanti tendini marci. Vorrebbe provare a toglierseli con l’altra mano, ma gli viene da vomitare al solo guardare quei brandelli di carne e non ci pensa neanche a toccarli.

«Non fare la ragazzina e muoviti.» ribatte laconico Arthur mentre ricarica il proprio fucile, la fronte imperlata di sudore ed i vestiti sporchi e maleodoranti. L’italiano sbuffa, arrangiandosi a togliere i frammenti di muscoli con la punta delle dita e a gettarli a terra- il più possibile distanti da lui.

«Potevamo rimanere al rifugio come io avevo detto. Al sicuro, al caldo, lontano da dei morti viventi che vogliono divorarci il fottuto cervello. Ma tu noo, tu devi fare il lupo solitario del gran cazzo mio e uscire dal rifugio da solo per fare una carneficina di non morti! E io, da bravo rincoglionito, cos’è che faccio? Ti seguo pure!»

«Sai, finalmente dici qualcosa di vagamente sensato: perché diamine mi hai seguito?»

Romano sembra essere colto alla sprovvista, tanto che rimane in silenzio per diversi secondi, senza rispondere. “Perché sei un coglione che non sa cavarsela da solo” avrebbe voluto dire, ma sarebbe stata la più grande balla mai detta in vita sua- e ne ha dette tante, lui: se c’è qualcuno che non se la sa cavare, tra i due, è lui. Non per niente, è nel gruppo dei raccoglitori, cioè i volontari- la maggioranza non a caso- che si occupano di recuperare tutto ciò che di utile è presente tra rovine e macerie. Tenere un’arma in mano, uccidere creature in decomposizione prima che queste uccidano te? Nossignore, quello è compito dei cacciatori, come Arthur. Cacciatori altresì detti “quelli che fanno il lavoro sporco” o “quelli che parano il culo a tutti gli altri”.

«Io…» tenta il castano, cercando di pensare in fretta a qualche altra risposta(ccia) da dare all’altro. In realtà il suo subconscio la risposta da dare la sa bene; il problema è far salire l’informazione ai piani alti del cervello e farla poi accettare dal cervello stesso. Missione impossibile, insomma.

Arthur lo guarda in attesa di una risposta, la mano sinistra che mantiene il fucile con la canna appoggiata a terra, quasi fosse un bastone da passeggio.

«Tu?»

«Oh, non ti devo nessuna spiegazione, io!» sbotta alla fine Romano, voltando rapidamente il capo e distogliendo lo sguardo.

Arthur lo guarda, non sapendo bene se ridere per la reazione infantile, fucilarlo per lo stesso motivo o trovarlo estremamente carino… sempre per lo stesso motivo. Cancella immediatamente l’ultimo stupido pensiero, cercando di concentrarsi piuttosto sulle prime due opzioni- possibilmente la seconda.

Eppure vede, per brevissimi secondi, Romano arrossire. “Dannazione quant’è carino.”

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

PEOPLE, BUON NATALE. E sì, vi sto augurando un buon Natale con questo capitolo a tema zombie, molto molto natalizio. Sebbene ne sia una grande amante, non ho descritto roba troppo dark perché… boh, perché non mi sembrava il momento giusto uvu. Più avanti ci saranno scene molto meno stupide di questa, siamo solo alla quinta AU, dopotutto. La prossima domenica ovviamente coppietta Nyo!~

Ringrazio tutti quelli che leggono e anche quelli che recensiscono. Ve se ama tutti~♥

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Capitolo 6
*** (06) College!AU- Di una studentessa pignola e di una studentessa svogliata ***


#06 College!AU

Di una studentessa pignola e di una studentessa svogliata

 

 

«Non ho il cazzo voglia di fare matematica.» sbotta l’italiana, facendo cadere il capo sulle braccia incrociate sul tavolo della biblioteca, sopra il quaderno ed il libro aperti. Una cascata di capelli castani ricadono sulle pagine bianche, mentre Lavinia poggia la penna nera accanto a sé.

«Muoviti, non abbiamo tutto il pomeriggio.» ribatte rigida Rose, trattenendosi dal tirare per quelle ciocche ramate la compagna di corso e tenerla seduta composta- bloody hell, sono in un luogo pubblico.

«Ma a me sono cadute le palle con tutti ‘sti numeri e lettere!» commenta secca la castana, alzando il viso per guardare con occhi annoiati l’amica. Quest’ultima rotea gli occhi verdi, rimettendo a forza la penna nella mano dell’italiana ed ignorandone gli sbuffi.

«Se vuoi recuperare il tuo debito in matematica devi metterti sotto con lo studio, e non voglio sentire lamentele da parte tua. Se ti fossi impegnata sin dall’inizio non ti saresti ritrovata a recuperare tutto all’ultimo momen- la smetti di farmi il verso? » Lavinia la guarda divertita, smettendo di imitare buffonescamente la ramanzina dell’altra, e stirando un piccolo ghignetto: è fin troppo divertente prenderla per il culo, darle fastidio, stuzzicarla. Vuole continuare a farlo, anche solo per distrarsi da quella noia che è matematica.

«Non è colpa mia se fai ridere, quattrocchi.» sottolinea l’ultima parola, solo per vedere la biondina irritarsi per lo sgradevole soprannome.

«Non faccio ridere, piantala. E non chiamarmi quattrocchi.»

«Perché, quattrocchi?»

«Perché è dannatamente irritante. Tu sei dannatamente irritante. E-… cosa stai facendo?»

Rose si blocca improvvisamente, quando vede il viso dell’italiana farsi vicino al proprio. Non sa cosa aspettarsi, ma quella vicinanza così estrema la fa sentire a disagio, tanto da portarla a fare qualcosa che mai avrebbe fatto in un’altra occasione: arrossire. Non insultarla o darle uno schiaffo (o sbatterle il libro di matematica in faccia, anche quella è un’ opzione allettante), ma arrossisce, come una dodicenne davanti alla sua prima stupida cotta. Stringe le labbra sottili, cercando di allontanarsi invano, dato che la mano sinistra di Lavinia si avvicina al suo viso e- pur senza forzatura alcuna- quel gesto la costringe a rimanere ferma. La mano della castana si porta sulle sottili lenti di vetro che sormontano gli occhi dell’inglese, sfilandoli lentamente; li tiene stretti per una stanghetta con l’indice e il pollice, in una posizione vagamente poco sicura per l’incolumità della montatura fragile.

I loro respiri s’incontrano- quello dell’italiana è caldo, piacevole- le loro labbra si sfiorano appena, e Rose dimentica di essere in biblioteca, in mezzo ad altri studenti. Tuttavia il contatto non viene approfondito e quel momento viene interrotto dalla voce derisoria della stessa Lavinia.

«Sei molto più interessante della matematica, sai?»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

BUON 2017, GENTAGLIA! Che bello, la sesta flash capita il primo giorno di questo nuovo anno magggico. Avete passato un bel capodanno a sbronzarvi e ritrovarvi a vomitare? Spero di no sì.

Io vi lascio con questa nyo!EngMano tanto carina, e dunque- ovviamente- domenica prossima avremo una het!EngMano con… non lo so ancora, ma deciderò durante il corso della settimana. E sì, a questo giro l’attiva è Lavinia, soprattutto perché secondo me è doppiamente più cazzuta della sua controparte maschile u.u

Grazie a chi legge e segue la raccolta, siete tutte brave persone

 

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Capitolo 7
*** (07) Flight Attendant!AU- Di un affascinante italiano e di una (f)rigida inglese ***


#07 Flight Attendant!AU

Di un affascinante italiano e di una (f)rigida inglese

 

 

A Romano non piacciono gli aerei. Sì, secondo le statistiche è molto più pericoloso mettersi in macchina o prendere un treno, ma lui non ci può fare nulla: quasi gli mette ansia essere circondato da tutte quelle nuvole. Preferisce mille volte tenere i piedi a terra piuttosto che esserle così lontano da non poterla neanche vedere. Purtroppo talvolta usare quegli uccelli metalli è necessario- e dannatamente utile, lo ammette. Quello è uno dei casi.

Fosse dipeso solo dalla sua persona, sarebbe rimasto tra le coltri del suo letto a ronfare tutto il giorno e godersi le tanto agognate ferie natalizie… solo che sua sorella si è messa in mezzo. E quando la sua sorellina chiede un favore, per Romano è quasi impossibile dire no: ci prova e ci riprova, ma lei riesce sempre a fregarlo. I suoi secchi no diventano sotto la vocina supplicante di Serena dei “sì”, mentre lei lo ringrazia mille volte ed urla un “sei il miglior fratellone del mondo!”.

In quel momento è su un aereo, pronto a farsi tre ore di volo per raggiungere Berlino, dove avrebbe dovuto passare una fantastica settimana in compagnia della famiglia del ragazzo rincoglionito di sua sorella e “porca puttana si prospetta un Natale di merda”. Sospira stressato, mentre si siede al posto che si affaccia sul corridoi e fa scorrere lo sguardo sulle hostess. Due di queste impiegate, con il sorriso stampato sulle labbra, a spiegare cosa fare in caso di emergenza. Sorridono. Come diamine fanno a sorridere così tanto senza sentire dolore alle guance?

Il suo sguardo annoiato viene catturato da un’hostess sola, con una particolarità che la fa subito saltare all’occhio di Romano: è l’unica che non sorride. Ha un lunghi capelli biondi, occhi verdi- di un verde smeraldo che raramente l’italiano ha visto incastonati nel volto di qualcuno- ed un paio di occhiali dalla sottile montatura ovale. È carina. E almeno non ha stampato in faccia un sorriso fastidioso come le altre. Quando gli passa accanto si prende il lusso di guardarla lungo tutto il corpo, fasciato dal tipico abito rosso, lasciandosi sfuggire un sorrisino nell’osservare le poche curve di cui è caratterizzato. Non è un fissato, ma- beh, come dire- vorrebbe effettivamente avere qualcosa da toccare.

«C’è qualche problema, signore?»

A ridestarlo dai suoi pensieri è la stessa biondina che, con sguardo palesemente infastidito per la troppa attenzione dedicatele, si ferma davanti al suo sedile. Ha un accento strano, Romano direbbe quasi buffo. Legge il nome sul cartellino: Rose. Ah, inglese.

«Assolutamente no.» risponde l’italiano, facendole poi un sorriso smagliante- quello con cui ha sempre fatto cadere ai suoi piedi le donne. «Ho solo una domanda.»

«Mi dica.»

. . .

Non gli è mai- mai- capitato che una ragazza lo schiaffeggiasse. Mentre si massaggia la guancia destra, sotto gli occhi incuriositi e perplessi di alcuni passeggeri, pensa a quale parte della sua domanda sarebbe potuta essere fraintendibile.

Non capisce cosa ha sbagliato, sa solo che quelle cinque dita stampate in faccia resteranno a lungo.

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Il sottotitolo del capitolo poteva anche essere “di come ricevere un due di picche e fare una figura di merda”, però forse sarebbe risultato troppo lungo. Prendetelo come un sottosottotitolo. E comunque la F tra parentesi del sottotitolo ce l’ha aggiunta Romano senza il mio permesso, e senza neanche il permesso di Rose. Ew.

Ah, sì, ci ho ficcato una het!GerIta perché… beh, ci stava bene in questo contesto. Si è infilata lì in mezzo per caso, era carina, e l’ho lasciata u.u Serena è il nome che ho scelto per Nyo!Italia, nel caso non si fosse capito.

Come sempre, vi saluto e vi do appuntamento a domenica prossima con un’altra het~

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Capitolo 8
*** (08) Castaway!AU- Di un naufrago (s)fortunato e di una nativa avvenente ***


#08 Castaway!AU

Di un naufrago (s)fortunato e di una nativa avvenente

 

 

Arthur schiude gli occhi, lentamente, infastidito dal sole che s’infila tra le sue palpebre. Prova ad alzare un braccio, nel tentativo di posarlo sugli occhi e ripararli dai raggi solari: inutilmente, ché è troppo stanco e dolorante per compiere un azione simile, e lascia dunque ricadere sulla sabbia il braccio. Gli fanno male le gambe, le braccia, il torace, i piedi ed ogni singola parte del corpo. Si limita ad ascoltare l’oceano che lambisce le sponde con fare quasi rilassante: gli sembra impensabile immaginare che quello stesso oceano lo abbia lasciato lì in quelle condizioni. Vivo, ma in condizioni pietose.

In realtà non sa da quanto tempo è disteso lì su quella spiaggia deserta. Forse minuti, ore o magari giorni- ha perso la concezione del tempo, sa solo che quando ha aperto gli occhi la luce diurna l’ha abbagliato. Tende le orecchie quando ode qualcosa di diverso dalle ripetitive onde del mare. D’istinto si alzerebbe, correrebbe lontano e al riparo da qualunque cosa stia provocando quei rumori. Ma lui non vive d’istinti e, soprattutto, non ha neanche la forza di sedersi, figurarsi scappare. Rimane immobile, cercando di ascoltare, e distinguendo qualche parola mal sussurrata “non so se mi consoli sapere che sono esseri umani o meno”.

«Sorellona, secondo te è vivo?»

«Spero di no.»

«Veeh, dico sul serio! Non è carino augurare la morte a qualcuno...»

«Sai il cazzo che me ne frega di essere carina con un cadavere.»

«Ma a me sembra vi-»

«Senti, facciamo che vado lì, lo prendo a calci, e se non risponde è crepato.»

A quelle così dolci parole Arthur pensa con sprezzante ironia un “Adorabile”, rivolto a quella che da quanto è riuscito a capire è tra i due la sorella maggiore. E sentendola avvicinare a passo felpato, leggero ma deciso, l’unica cosa che vuole è alzarsi e fuggire per davvero. Il suo viso viene pochi secondi dopo adombrato- piacevolmente, lo ammette, il sole gli ha bruciato troppo a lungo la faccia- da una figura di quella che ipotizza essere la gentile fanciulla propensa a calciarlo.

«Oi, tu!» sbotta, con poca grazia e tatto, accostandosi al suo viso, tanto che ne sente il respiro sul viso. «Ti sento che respiri, eh. Apri quei fottuti occhi, o ti prendo a calci.»

Arthur schiude leggermente gli occhi chiari, ora che questi sono riparati dal sole, consapevole che un calcio o due in quel momento non sarebbero proprio il massimo per la sua ripresa da post-naufragio. E per un momento- o forse poco più- si ricrede e pensa di essere morto: quella vista non può appartenere al mondo umano. Ci impiega parecchio a mettere a fuoco il viso delicato della ragazza che lo guarda, ed appena è capace di farlo ne ammira la naturale bellezza. Carnagione ambrata, grandi occhi dorati e labbra carnose, belle, di quelle vengono definite da baciare.

«Oh, ma ci sei?!»

Ed Arthur pensa solo che o non vede da troppo tempo una donna in carne ed ossa, o che nella sua sfortuna è stato fin troppo fortunato.

. . .

«Io comunque lo avevo detto che era vivo…!»

«Felicia’, chiudi quella boccaccia.»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Eeeeeh, finito il secondo giro della ship! Da domenica prossima si riparte con Iggy e Roma, per poi ricominciare fino alla fine dei venti prompt. Sperando di farcela, perché si sa che sono pigra e non sempre seguo quello che mi auto impongo. Non ho molto da dire, se non che sono felice di sapere che tanta gggente continua a leggere la raccolta: mi fate una persona felice~

Alla prossima! Sì, ho ficcato Feli anche qui, ci stava bene u.u

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Capitolo 9
*** (09) Werewolf!AU- Di due licantropi e della Luna Piena ***


#09 Werewolf!AU

Di due licantropi e della Luna Piena

 

 

Romano non è fatto per le chiacchiere pacifiche. Non è affatto il tipo propenso a discutere civilmente: lui attacca e basta. Non è colpa sua- non del tutto perlomeno- è semplicemente fatto così, e non ha intenzione di cambiarsi. “Sei fatto male, allora.” Replica di solito Arthur, davanti a quella scusa a parer suo campata su solo per la pigrizia di chi non vuole sforzarsi a migliorare. Non che gli prema particolarmente comportarsi da mammina con quello che ormai è il suo ragazzo, anzi, più spesso di quanto si possa immaginare gli da di proposito corda- almeno finché non si scoccia.

Ci è abituato: quasi gli fa tenerezza vederlo urlargli contro le peggio imprecazioni. Sì, insomma… quasi. Ha detto quasi. Non è masochista e anche lui ha un limite massimo di sopportazione, prima o poi arriva il momento in cui si stufa di tirar la corda.

«Adesso piano con le parole, Vargas.» interrompe, chiamandolo per cognome giusto per far sembrare più autoritaria la frase.

«No, ‘fanculo.» sbotta come un bambino offeso quello, facendo un passo indietro come a volere effettivamente smettere di aggredirlo verbalmente, nonostante in faccia è palese voglia di prenderlo ancora a male parole- e forse anche a pugni. Arthur non può fare a meno di sorridere davanti a quella reazione, dimenticando- a dispetto del suo essere estremamente rancoroso- la sequela di insulti precedente.

«Adoro la tua coerenza.»

«Ha parlato.»

Arthur muove qualche passo sul terreno, calpestando le foglie secche, ed afferra per un braccio l’italiano, avvicinandolo di nuovo a sé. Pensare che di solito entrambi repellono il contatto fisico alla stessa maniera fa strano, vedendoli così vicini. Romano non si ritrae, si lascia avvicinare, ma apre la bocca come a voler dire qualcosa- una sua finta protesta, probabilmente, a cui l’inglese è abituato. Poi però richiude le labbra e le stira in un sorriso derisorio. Alza il braccio libero, e con l’indice indica sopra di sé, oltre le fronde gli alberi. Arthur non ha neanche bisogno di alzare gli occhi al cielo, ha subito percepito.

«Non me lo dire.»

«Luna piena.»

«Bloody Hell, ti avevo detto di non dirmelo.»

Romano si trattiene dal ridergli in faccia: quel disco luminoso lassù ha appena rovinato i progetti della loro serata insieme. Come umani, almeno.

«Sarà per la prossima notte, Kirkland.»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Buonserissima people! Eccoci col capitolo nove della raccolta, un po’ troppo meh per i miei gusti, ma- ehi- l’importante è provarci. Col prossimo capitolo saremo a metà storia, e io mi emoziono con poco *^* Inutile dire che continuo ad adorare questi due e che spero di fare un buon lavoro nel scriverci su no. Non ho nient’altro da dire, se non che vi saluto e ci rivediamo al prossimo aggiornamento ^^

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Capitolo 10
*** (10) Incest!AU- Di una sorella(stra) particolare e di una relazione che lo è altrettanto ***


#10 Incest!AU

Di una sorella(stra) particolare e di una relazione che lo è altrettanto

 

 

Rose abbassa le mani che sostengono il tomo in cui è persa da ore, spostando lo sguardo dalle pagine ingiallite e profumate del libro al viso della ragazza seduta al suo fianco. Porta i capelli castani sciolti e disordinati, come al solito, e ha gli occhi socchiusi, probabilmente addormentata. Un piccolo sorriso si spande sulle labbra sottili dell’inglese, mentre inserisce il segnalibro e chiude il romanzo, con fare delicato, attenta a non far rumore mentre lo posa sul materasso del proprio letto e non muoversi troppo. Si stupisce della sua stessa premura- sa perfettamente che Lavinia ha il sonno pesante- mentre cerca di disturbarla il meno possibile: non si è mai comportata così con nessuno.

L’italiana dorme serena, con la schiena poggiata alla testata del letto e il capo reclinato, le gambe incrociate e rilassate. Qualche tempo prima l’avrebbe guardata, poi l’avrebbe malamente svegliata e sgridata come fosse stata sua madre- chiaramente questo avrebbe portato ad una litigata tipica loro, di quelle in cui se non intervengono i genitori finiscono a menate. Non sa come sia potuto cambiare il loro rapporto, la cosa si è evoluta senza che nessuna delle due potesse realmente capire in che modo, ma hanno deciso entrambe di accettare gli avvenimenti senza porsi troppi problemi.

Tuttavia Rose, in quel momento, mentre osserva Lavinia dormire, non può fare a meno di pensarci razionalmente su. È giusta la loro relazione?

Quella domanda spesso l’assale quando le labbra della sorellastra acquisita premono contro le sue, ma in quel frangente non riesce più a pensare- chi ci riuscirebbe, dopotutto?- e rimanda a dopo la riflessione. Ora, mentre accarezza distrattamente le ciocche castane dell’altra, ha il tempo e la voglia di ragionarci.

Sono sorelle. Non di sangue, certo, semplicemente suo padre si è sposato con la madre di Lavinia, ma legalmente sono sorelle e non si amano come se fossero solo sorelle. Non è mai stata una persona romantica, di quelle convinte che “l’amore è sempre amore”- tutt’altro- ed in realtà non è mai stata interessata all’amore al di fuori di quello nei libri di Georgette Heyer. Ma Lavinia… Lavinia le ha sconvolto la visione del mondo. Come la prenderebbe suo padre se sapesse?

«Ohi, stupida.» la chiama l’italiana con voce strascicata, tipica di chi si sveglia da poco ed ha ancora i residui del sonno nelle membra. Rose storce il naso, guardandola male da dietro le pulite lenti ovali, vagamente infastidita sia per l’essere stata interrotta mentre pensava sia per l’essere stata chiamata stupida.

«Good morning, Lavaina.» sentenzia quasi acidamente Rose, storpiando di proposito il nome dell’altra- una punta di nostalgia le stuzzica la mente, quando ripensa al loro primo incontro e alla testata che si era beccata per aver pronunciato il nome “Lavinia” all’inglese.

«Non parlare in quella lingua barbara. Sono appena sveglia» bofonchia in risposta, passandosi una mano sul viso. «Scommetto che stavi facendo qualche ragionamento idiota dei tuoi…» aggiunge subito dopo.

«Io non faccio ragionamenti idioti.»

Lavinia si sporge nella sua direzione, leggermente affaticata, come se muoversi le costasse un grande sforzo fisico- e conoscendone la pigrizia, Rose non se ne stupisce. Si stupisce invece quando le labbra della castana si posano con delicatezza sulle sue, in un bacio casto e puro, così diverso dai soliti che si scambiano, e che s’interrompe presto rispetto ai loro standard.

«Non pensare neanche per un secondo che io e te siamo sbagliate.»

«Non lo penso affatto.» mente.

«Se stai sparando una cazzata ti picchio.»

E Rose non riesce a fare a meno di sorridere.

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Decimo capitolo, metà raccolta. E sono riuscita a rispettare i tempi che avevo previsto, quasi non ci credo ovo Okay, sono un po’ fiera me stessa.

In ogni caso, faccio questa piccola precisazione, l’AU “incest” è per l’appunto “incest” fra taaante virgolette. Non ci vedevo una relazione di sangue al 100%, e così anche per evitare di toccare argomenti troppo per la mia persona, le ho rese sorellastre. Fine della precisazione, vi ringrazio per seguire ancora questa storia, e vi saluto con un alla prossima :3

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Capitolo 11
*** (11) Medieval!AU- Di un mercante italiano e di una nobile inglese ***


#11 Medieval!AU

Di un mercante italiano e di una nobile inglese

 

 

A Romano gli inglesi non piacciono affatto. In realtà non va d’accordo con qualsiasi popolo che viva in uno stato non confinate con il Regno di Sicilia… anzi, diciamo pure con chiunque viva fuori dal perimetro di Palermo. A dir la verità non sopporta neanche la famiglia che vive una strada dopo la sua, ma quella non conta, nessuno la sopporterebbe. Sì, va bene, Lovino lo ammette: ha davvero un pessimo carattere- ad alta voce non lo direbbe mai, piuttosto la scomunica- ma con il suo lavoro ha dovuto purtroppo imparare a contenersi e ad avere a che fare con persone che non avrebbe mai voluto incontrare. Già non sopporta i nobili, figurarsi i nobili barbari come quelli d’Inghilterra, che vorrebbe prendere a tappetate in faccia, se non fosse che i suoi tappeti sono troppo belli per meritare di anche solo sfiorare il viso di quelli là.

Nell’ultimo periodo, tuttavia, ha almeno un buon motivo per cui partire dalla sua terra natia e giungere fino a quella terra fredda e ispida- a parte il guadagno monetario, che mai male non fa.

«Non sente freddo?» domanda alla donna al suo fianco che, avvolta nelle sue vesti e nella mantella che le copre spalle e capo, a ben vedere pare meglio coperta di lui. «No.» replica quella, senza scomporsi minimamente, lo sguardo verde fisso sulla barca da cui scendono i carichi di merce.

«Anche se questa è una domanda che dovrei porre io a voi, considerata la vostra provenienza.» aggiunge subito dopo. Romano è per un attimo stupito dell’eloquenza dell’inglese (ha aggiunto una frase ai soliti monosillabi, e senza che lui aggiungesse nulla! Sono passi avanti.), ma subito dopo la sorpresa dipinta sul suo viso è sostituita da un’espressione compiaciuta: ha capito come agire con lei.

«Ha intenzione di comperare qualcosa?»

«No.» risponde semplicemente la nobildonna, il mento in alto e lo sguardo che non accenna a spostarsi dall’imbarcazione- non perché fosse particolarmente interessata, ma perché non ha intenzione di guardare l’italiano in volto. Ed è quest’ultimo a scostarsi dal fianco della bionda, fermandosi difronte a lei ed ignorando il piccolo passo all’indietro fatto dall’altra per allontanarsi da lui, quasi temesse un’aggressione. Ma Romano è un galantuomo, e sa come comportarsi con le fanciulle. Le prende con delicatezza la mano destra, non guantata in quel giorno nuvoloso, e con fare gentile porta alle labbra il dorso. Non vi posa le labbra, si limita ad avvicinarle, e a chinare in avanti il busto in un mezzo inchino. Lovino è elegante e signorile, ed in quel momento non può che pensare a quanto sia bello il viso della sua dama con le gote leggermente rosate- probabilmente in quella terra barabara nessuno concede alle donne quelle attenzioni.

«Posso sapere il suo nome, dopo sette mesi che regolarmente passo del tempo in sua dolce compagnia?» tenta l’italiano, ben consapevole dell’effetto che fa alle belle ragazze, aspettandosi una risposta più che positiva.

Un sorrisino si espande sul viso ancora pudicamente roseo dell’inglese. Lovino quasi non vuole crederci.

«No.»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Buonasera, gentaglia! Passata una bella serata? Io mi sono droppata di D&D con gli amici ho terminato questo nuovo capito e l’ho pubblicato, senza ritardare: orgogliosa di ciò u.u Non ho granché da dire in questo inutile angolo autrice (come al solito, lel), solo che pur non essendo amante del periodo medievale, l’ho trovato- boh- azzeccato per la coppia. Ci si vede a domenica prossima, con il nuovo aggiornamento!

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Capitolo 12
*** (12) Barkeep!AU- Di una nuova cameriera e di un inglese ubriaco ***


#12 Barkeep!AU

Di una nuova cameriera e di un inglese ubriaco

 

 

Quando Lavinia è giunta in Inghilterra aveva la testa piena degli stereotipi e tipizzazioni sugli anglosassoni, oltre che delle raccomandazioni del nonno e del fratello minore- che pur essendo appunto il minore si è sentito comunque in dovere di fare l’ansioso come una mamma chioccia. E tutti quei cliché sul popolo inglese non si sono rivelati del tutto infondati: talvolta- e questo Lavinia non lo ammetterebbe neanche sotto tortura- si è ritrovata ad ammirare quel self control (così dicono gli inglesi, no?) disumano per lei e per qualsiasi persona italica di sua conoscenza. Ha ammirato l’autocontrollo britannico almeno fino a quando non ha iniziato a lavorare in un pub di Brighton, e ha scoperto che dopotutto anche quella moderazione ha la sua falla. Una grande falla, chiamata alcool.

Mentre osserva il ragazzo biondo che, braccia incrociate e fronte china sul bancone di legno, stringe un bicchiere di vetro mezzo vuoto ancora nella mano destra non può che ripensare a quell’autocontrollo che tanto aveva invidiato: evidentemente passare tutta la giornata comportandosi da gentiluomini li sfinisce troppo, e per recuperare devono ubriacarsi dalle sei di pomeriggio fino alle due di notte. Che siano ragazzini di appena sedici anni, o uomini di famiglia le cui mogli e figli li aspettano a casa, tutti senza alcuna eccezione si chiudono lì quando il sole cala a bere litri e litri di alcolici fin quando il fegato non implora pietà in ogni lingua del globo.

«Un altro…» borbotta in un singhiozzo l’uomo biondo, il viso ancora nascosto contro il bancone e il braccio allungato oltre questo, mentre scuote leggermente il bicchiere come a voler attirare l’attenzione della giovane barista. Lavinia glielo strappa dalla mano, scocciata, perché l’ha riempito trenta volte come minimo, e quell’inglese non è ancora collassato: si lascia sfuggire solo risatine isteriche che paiono pianti di bambino.

«Tieni, coglione.» borbotta l’ultima parola in italiano, a voce bassa, di sicuro non sarebbe piaciuto al suo datore sapere degli insulti rivolti ai clienti. Quello prende il bicchiere, alzando il viso e bevendo tutto d’un sorso. Il pensiero di Lavinia è diviso tra il “che palle, adesso glielo devo riempire ancora, quando cazzo muore questo?!” , il “però è davvero molto bello” ed il “ma che cazzo sto pensando?!”. Ad attirare la sua attenzione è il bicchiere del tipo che sbatte fastidiosamente contro il bancone.

«Porca troia che palle.» sbotta, portando il viso all’altezza di quello dell’inglese, vicino al suo, gli occhi ambrati di lei in quelli verdissimi e lucidi di lui. Non dovrebbe farlo, Lavinia lo sa, le serve il lavoro e non dovrebbe alzare la voce, deve farsi passare l’irritazione e basta, facile, no?

«Muovi il culo e levati di qua, pezzente, io quel fottuto bicchiere non te lo riempio pi-…!»

. . .

Arthur non sa cosa gli faccia più male: se la testa- “mai, mai più bere così tanto, non lo reggo”- o la guancia dolorante che si massaggia con delicatezza- “mai, mai più baciare da ubriaco la cameriera del pub vicino casa”.

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Boh, Iggy ubriaco è la cosa più bella di questo mondo, dovevo ficcarcelo per forza di cose. Questa raccolta continua ad andare avanti e io mi piango addosso (?) per questo motivo perché mi ci sono affezionata çvç Sì, sì, rimanderò il momento dei pianti alla ventesima flash, sorry.

Intanto saluto chi ancora legge queste cose che scrivo, e se volete recensire mi fate solo felice. Ciau!

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Capitolo 13
*** (13) Detective!AU- Di un indagatore dell’incubo e del suo primo cliente ***


#13 Detective!AU

Di un indagatore dell’incubo e del suo primo cliente

 

 

Romano non sa, tra i due litiganti esperti del paranormale, chi sia effettivamente il peggiore. Da una parte c’è quello che tra i due è il “Capo”, altresì definibile come “il biondo sopracciglione che parla con le fate ed ha una ramazza infila su per il culo”; dall’altra parte invece c’è il “braccio destro”, detto anche “quello spagnolo che mo’ gli viene la paralisi facciale se non smette di sorridere come un rincoglionito”. Sì, Lovino è estremamente bravo a classificare le persone.

«Carriedo, io sto cercando di fare il mio lavoro, se devi essere solo di fastidio sei pregato di andartene e subito

«Anche io sto lavorando, capo.» All’italiano è chiaro che quel ‘capo’ è solamente un modo per schernire, anche se detto con quel sorriso a trentadue denti stampato in faccia sembra quasi un complimento.

«Scusatemi, imbecilli» interrompe con la pazienza al limite Lovino «io avrei un fottuto problema per cui mi sono rivolto a voi, se la piantaste di farvi i benemeriti cazzi vostri sarebbe un bel passo avanti.» E dopo qualche imbarazzante secondo di silenzio, Arthur si ricompone sulla poltrona e guarda Romano, seduto davanti a lui: ha un’aria quasi professionale in quel momento, sebbene è probabile che nella sua mente alberghino pensieri omicidi nei confronti del collega o del cliente. Antonio invece rimane in piedi, ancora sorridente, come se nulla lo scalfisse della situazione. Si avvicina a Romano, posando una mano sullo schienale della poltrona dov’è seduto «Cierto, il signore ha ragione! È il nostro primo cliente però-»

«Aspe’, cosa?! Che minchia vuol dire, primo? Non eravate degli esperti voi due?»

«Lo siamo. Purtroppo l’impertinenza di un certo spagnolo ha causato la fuga di molti potenziali clienti…»

«Io? Pensavo fosse il tuo campanello infernale a farli correre via dallo spavento.»

“Cristo, ecco che ricominciano.”

E dopo cinque minuti in cui Romano tenta di ignorarli per il bene della propria sanità mentale, in cui pensa se sia al caso alzarsi ed andarsene come hanno fatto evidentemente tutti i clienti precedenti, una mano si posa sulla sua spalla. Sta per urlare un elegantissimo “leva quella mano prima che te la strappi a morsi, lurido figlio di puttana” o qualcosa di simile.

«Sai cosa dice una donna poliziotto ad un pollo?» domanda Antonio. Arthur si alza di scatto dalla poltrona, e con fare minaccioso indica lo spagnolo con l’indice.

«Carriedo, devi solamente riprovare a dirlo-»

«Sei in arrosto, ho un mandato di cottura

Ed il silenzio cala nella stanza.

. . .

«Credo tu sia resistito più a lungo degli altri a quella battuta.» è il laconico commento di Arthur, mentre osserva Antonio che si contorce dal dolore per la testata nello stomaco ricevuta da Lovino. Quest’ultimo sbuffa, tenendo le braccia strette al petto. «Ora capisco perché il primo cliente sono io.» L’anglosassone maschera con l’indifferenza lo stupore per quell’affermazione: «Hai intenzione di assumerci?»

«Assumerti. Almeno non fai battute di merda.»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

… Ho dovuto ficcare Dylan Dog da qualche parte, cercate di capirmi, lo amo troppo. E di recente sto rileggendo molti suoi albi, ne sono influenzata a dir poco ç^ç Non ho potuto fare a meno di assimilare il nostro Iggy a Dylan, e Romano… lui sta bene con tutto e tutti. Spagna invece…avevo promesso che lo avrei ficcato prima o poi u.u Ce lo vedo troppo Groucho, sorratemi per esserci andata OOC ma dovevo xD Inutile dire che quella battutaccia appartiene proprio a quest’ultimo. E penso che tutti gli amanti del fumetto conoscano il citato “campanello urlante” di Dylan Dog, che grida invece che suonare. Adesso vado veloce, che devo finire di riscrivere gli appunti di filosofia e voglio uccidermi perché sono troppi. Ho sonno. Ciau!

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Capitolo 14
*** (14) Ancient Rome!AU- Di sottili differenze tra una meretrice ed una matrona ***


#14 Ancient Rome!AU

Di sottili differenze tra una meretrice ed una matrona

 

 

Della matrona, fuorché il bel viso, non si può vedere altro, ché il resto è coperto dalla lunga e pesante stola. Di ostacoli ve ne sono tanti, troppi, perché se ne possa osservare l’interezza del corpo femminile disteso sulla lettiga: guardiani, parrucchieri, dame di compagnia, veste lunga fino ai talloni e mantello; troppe cose che impediscono di ammirarne la bellezza statuaria. Della meretrice, invece, si vede ogni cosa senza ostacolo alcuno: attraverso i sottili tessuti di Cos la si osserva come fosse nuda, le si possono accarezzare con lo sguardo le forme al vento. Non comprende il latino, non ha cultura alcuna ad eccezion fatta di quella natia, quella della sua lontana terra barbarica, che ora può solamente percorrere in sogno quando non allieta per una notte giovani e vecchi uomini. Sono tutti affascinati dai lunghi capelli biondi della meretrice, dai begli occhi verdi con cui li guarda, così rari nella terra italica, e così belli da vedere da vicino.

Ma Lavinia sa che quegli occhi smeraldini sono solo suoi. Sa quanti hanno toccato quella pelle chiara, sa quanti hanno fatto passare le proprie dita rozze tra quei capelli d’oro, ma sa anche che solo lei lo fa con tanta dolcezza. Una dolcezza che né suo marito né gli uomini con cui è stata la giovane straniera hanno mai donato. Appartengono a due mondi opposti, eppure in quel momento condividono lo stesso giaciglio, una con le mani sulle vesti dell’altra, alla ricerca di un contatto sempre più profondo ed intimo. Oh, se suo marito e suo padre sapessero di quella fuga erotica, sapessero delle candide braccia che l’avvolgono in quella notte, sapessero della sua presunta innocenza lasciata alle mani di un’altra donna…

Il mantello di Lavinia cade lungo le sue spalle e senza rumore si poggia a terra, mentre le sue braccia vengono accarezzate con delicatezza dalle mani della prostituta. Necessita di essere toccata in quel modo delicato, di essere coccolata da quella giovane così bella e dagli occhi verdi brillanti… i suoi occhi verdi brillanti.

Ma lei, imponente e autorevole matrona, è davvero alla fine così diversa dagli uomini che possiedono quella donna ogni notte? Dopotutto, ancora non ha chiesto il nome della sua meretrice.

 

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Se l’avete riconosciuto, dite a Orazio che no, non l’ho plagiato, l’ho citato perché la sua satira sulla diversa tenuta delle matrone romane e delle prostitute mi è sempre piaciuta tantissimo. Grazie Orazio mio ♥

L’EngMano è poco presente, sembra quasi un ricordo atavico, me ne rendo conto, ma la colpa è tutta dell’AU: dove si parla di Antica Roma, io mi lascio prendere fin troppo ç^ç Spoiler prossimo capitolo: sangue!

Detto ciò, vi ringrazio per seguire ancora la raccolta e mi defilo. Ciau :3

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Capitolo 15
*** (15) Vampire!AU- Di un vampiro affamato e di una sventurata cacciatrice di vampiri ***


#15 Vampire!AU

Di un vampiro affamato e di una sventurata cacciatrice di vampiri

 

 

Lei è così bella col pallore della morte in faccia. I lunghi capelli biondi le incorniciano i bei tratti affilati, e le palpebre sottili… oh, è un vero peccato che si siano chiuse sugli smeraldi brillanti incastonati nel bel viso; quei grandi occhi verdi che fino all’ultimo istante di vita l’hanno guardato con odio, odio e solo odio. Ma a lui piace vedere l’odio scintillare negli occhi delle sue vittime, mentre affonda i denti nella carne morbida del collo, gli piace molto più del solito terrore e paura: sì, non gli provoca alcun senso di potere, ma è così dannatamente eccitante. Quello è sottomettere uno sguardo disprezzante, intriso di ostilità, e provoca un brivido lungo la schiena che uno sguardo supplicante non può e non potrà mai generare.

Romano passa più volte il viso contro la pelle sfregiata della giovane ragazza, odorando il sangue che scorga dalla ferita ancora aperta, quel liquido rosso così profumato che gli stuzzica le narici e gli rende la gola secca alla sola vista: ha sete, tanta sete, e quel corpo è così invitante. Ne ha bisogno, subito, prima che l’alba sorga ed il sole gli rovini la cena. Non ancora una volta, non è così sprovveduto come qualche decennio prima, non vuole certo arrischiarsi.

Accarezza con una mano la fronte del cadavere, scostando qualche ciocca dorata, mentre avvicina la bocca alla giugulare sanguinante e lecca le proprie labbra carnose, pregustando il pasto che si accinge a consumare. Ancora fa scivolare le mani lungo il corpo inerme che stringe tra le braccia, lo ammira mentre si nutre della linfa che prima gli apparteneva, e sfila dalle mani fredde il crocifisso d’argento con cui la ragazza aveva tentato difendersi- è bello, pensa proprio di tenerlo: a suo zio piacciono particolarmente, li colleziona. Solleva il capo dal collo candido, le labbra sporche ed un rigolo di quel sangue delizioso e saziante che cola lungo il mento. Sorride, i canini lunghi e bianchi esposti, una visione che farebbe accaponare la pelle a chiunque:

«Sei la donna più dolce che abbia mai avuto il piacere d’incontrare.»

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

Ma questo capitolo è più breve del solito, wut. Io l’avevo detto che il dark ed il sangue sarebbero arrivati, prima o poi u.u E direi che ficcarci i vampiri è stata la scusa ideale per un po’ di sangue, che non guasta mai. Giusto? Giusto. Anche se è poco. Chiedo scusa per aver ucciso così brutalmente la nostra Igiko, prometto che prima o poi la farò vendicare. Chiedo perdono anche per l’OOC, ma cercate di capirmi un pochino, una è morta e l’altro è un non-morto, mi sono decisamente presa più libertà del solito v-v’

Detto ciò, vi saluto e a domenica prossima ♥

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Capitolo 16
*** (16) Pirate!AU- Di una prigioniera e di un corsaro disonesto ***


#16 Pirate!AU

Di una prigioniera e di un corsaro disonesto

 

 

Arthur non si definisce un pirata: lui non è un pirata. Né è un bucaniere. È un corsaro al servizio del suo paese, che lavora nel pieno della legalità. Sì, insomma, più o meno. Ogni tanto gli capita di dover infrangere qualche legge ma è più che giustificato: ha una ciurma di poco di buono da tenere a bada per mesi e mesi di lunga navigazione, deve evitare che a qualche stolto venga in mente di organizzare un ammutinamento. Ma in linea di massima esegue gli ordini senza commettere troppe irregolarità. Come si ostina a ripetere, non è un pirata, è un corsaro. Eppure sono due settimane che Lavinia continua a chiamarlo così.

Probabilmente l’averla presa come bottino dopo aver assaltato il suo brigantino non deve avergli assicurato molta simpatia, ma dannazione, le è decisamente andata bene! Sarebbe potuta finire tra le mani di uno di quei rozzi dei suoi marinai, o morire, e invece lui l’ha salvata: dorme nella sua cabina, nel suo letto.

«Non ne posso più, io pretendo di scendere da questa fottuta nave!»

Arthur sbuffa: suo padre aveva ben ragione a dire che donne a bordo portano solo disgrazie.

«Ci tengo a ricordarti che tu sei mia prigioniera: non puoi pretendere.»

«Prigioniera un paio di palle, lurido stronzo!»

La bocca di rosa di quella donna sarebbe passata alla storia, decisamente.

«Se vuoi scendere da questa “fottuta nave” puoi gettarti in mare. Prego.»

Mentre il corsaro indica la porta come a volerla invitare ad uscire- con un sorrisino beffardo sulle labbra-, lei torna a sedersi sul letto ed ignora il gesto, evidentemente consapevole che quella di nuotare fino alla prima costa non è l’idea migliore. Arthur aspetta qualche secondo prima di avvicinarsi a lei, non perché abbia paura- figurarsi- solo non vuole fare mosse troppo avventate che possano portare il suo naso a sembrare una patata a seguito di una testata.

«Dunque…»

«Lasciami in pace, stupido pirata.» sbuffa la giovane, stringendo al petto le braccia e stando ben attenta a non incrociare il proprio sguardo con quello dell’altro. L’inglese evita di sottolineare che lui no, non è un pirata.

«Facciamo un patto: tu la pianti di lagnarti. Io faccio scalo al primo porto.»

«Tsk, e tu pensi che io mi fida pure di te? »

«Io mantengo sempre la parola data.»

 

. . .

«LURDIO FIGLIO DI PUTTANA! Perché cazzo non ci siamo fermati?! Tu non mantenevi sempre la parola?!»

«Non sarò un pirata, ma sono pur sempre un corsaro. »

 

 

 

 

˙·٠•●♥ Ƹ̵̡Ӝ̵̨̄Ʒ ♥●•٠·˙

LO SO, SONO IN RITARDO DI UNA SETTIMANA, FACCIO SCHIFO COME QUESTA FLASH, PIANGO. Sapevo che sarebbe durata poco la riuscita del mio autoimpostomi aggiornamento settimanale, me lo sentivo nel cuore ç^ç Purtroppo tra problemi miei, sfollamenti e connessione internet che decide di andarsene a prostitute, non ho avuto tempo di finire di scrivere ed ovviamente di pubblicare. Mi perdonate? Dono biscotti e pandacorni ♥ Prometto che non accadrà più u.u

A domenica prossima! (stavolta di sicuro, giuro ho fatto la rima, yeah).

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Capitolo 17
*** (17) Police!AU- Di un poliziotto e di uno spacciatore bravo a scappare ***


#17 Police!AU

Di un poliziotto e di uno spacciatore bravo a scappare

 

 

Romano esegue  gli ordini impartitigli dall’agente che lo ha beccato a spacciare in discoteca: non ci tiene molto a farsi impallinare dalla pistola che il piedipiatti tiene in mano. «Lurido figlio di puttana…» borbotta una sequela di insulti per metà in dialetto, mentre preme i palmi contro il muro e tenta di mostrarsi il più sicuro possibile in quella pessima, pessima situazione.

«Tu non hai affatto capito con chi hai a che fare, vero?»

“Trattieniti, Romano, questo potrebbe spararti un colpo da un momento all’altro.”

«Con uno stronzo, ecco con chi!»  ringhia, voltando il capo solo per fulminare il poliziotto con lo sguardo.

“Sì, trattieniti un cazzo. Bravo Romano, no davvero, bravo!”

L’italiano sente la volata della pistola posarsi contro la sua nuca, e d’istinto gira il capo contro il muro- Dio Cristo che codardo.

«Non hai decisamente capito.»

Lovino si lascia sfuggire una risatina nervosa, nel vano tentativo di dimostrarsi impassibile alla situazione.

«Va bene, ammetto che i tuoi metodi sono… convincenti…»

“Un’arma è parecchio convincente. Bravo scemo, che cerchi di salvarti in calcio d’angolo, adesso in galera ‘sto biondino ti sbatte, eccome se ti sbatte.”

«Potrei benissimo arrestarti adesso, sai?»

«Se non l’hai ancora fatto vuol dire che non lo vuoi fare. Se non lo vuoi fare, potresti, che ne so, abbassare quella fottuta pistola?»

“Sì, e ti pare che ti ascolta pure. Magari ti fa pure l’applauso, che ne dici?”

E mentre la sua coscienza o finta tale gli ripete pessimisticamente che i suoi giorni di libertà sono finiti, sente sollevarsi dal suo collo la pistola. Si volta in direzione dello sbirro, stupito, allontanando le mani dal muro e portandole avanti a sé, come se ancora temesse un attacco di qualche tipo. L’agente rimette nella fondina la pistola, pare avere un’aria  quasi disinteressata, mentre gli occhi verdi si spostano sulla figura di Lovino e la scrutano attentamente.

«Non sperare di passarla liscia, non ti sto lasciando andare.» mette in chiaro subito, il viso stirato in un'espressione seria sotto i ciuffi biondi che gli ricadono in viso. «Voglio negoziare. Quindi ascoltami e fai quanto dico senza obiezioni.»

«Io non negozio con gli sbirri.»

«Invece lo farai. Non sei in condizione di rifiutare, mi pare.»

Romano sembra rifletterci in silenzio. Uno, due, tre secondi, mentre guarda il poliziotto davanti a sé e poi con la coda dell’occhio la strada che si apre alla sua destra. Non nutre alcun dubbio, agisce d’impulso. E corre.

. . .

«TORNA QUI, DANNATO.» 

«SPERACI, COGLIONE.»  

“È stato cretino lui a lasciarti vivo, non esultare, che al prossimo giro ti sbatte davvero.”

Romano zittisce la sua pseudo coscienza: dopotutto è bravo a scappare.

 

 

 

 

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Stavolta niente ritardo, visto? Sono stata brava? U.U? Scherzi a parte, ci si avvicina sempre più alla fine della raccolta io piango per questo e allo stesso ne sono felice. Se posso fare un piccolo appunto, vi prego di leggere la voce interiore di Romano con la voce e l’intonazione di Croix89: rende mille volte di più e io ridevo mentre ci pensavo ♥ Vi abbandono subito con un salutone, alla prossima domenica!

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Capitolo 18
*** (18) Band!AU- Di un violino e di una chitarra elettrica ***


#18 Band!AU

Di un violino e di una chitarra elettrica

 

 

«Suoni bene.» sentenzia Rose a fine performance, la chitarra appena accordata in mano, guardando la ragazza davanti a sé che ancora imbraccia il violino. Le è venuto spontaneo pronunciare quelle parole, sebbene lei non sia affatto propensa al fare complimenti al prossimo: è che Lavinia è una violinista da togliere il fiato, e vederla nel pieno di un’esibizione la lascia sempre con un’espressione ammirata dipinta in viso.

«Pft, lo so benissimo.» l’italiana abbassa l’archetto, con un fare delicato che ben poco si addice al suo carattere irascibile e manesco. «Ti prego, dimmi che non ti metti a suonare con quella roba adesso.» aggiunge, fissando la chitarra elettrica della compagna. L’inglese sa perfettamente quanto quello strumento sia detestato dall’altra, ormai ci ha fatto il callo.

«Sì, qualche problema?»

«Mi rovini l’atmosfera, con quella roba.»

Rose rotea gli occhi, avvicinandosi a lei. «Quale atmosfera?» Lavinia abbassa anche il violino, inarcando il sopracciglio destro  «L’atmosfera che avevo creato suonando e che tu rovinerai con quella roba.»

«Quella roba ha un nome, si chiama chitarra

«Quel che cazzo è!»

L’inglese avrebbe urlato in un’occasione simile, se quella davanti a lei non fisse stata la sua ragazza: avrebbe tirato fuori mille e più motivazioni per nobilitare la sua musica e il suo strumento, e l’avrebbe fatto con quella sua tipica arroganza mista a ironia che tanto l’hanno fatta odiare dalle altre sue coetanee… Lavinia esclusa. Rose le da un bacio, leggero e delicato, a fior di labbra, godendo del lieve rossore che si espande sulle gote della fidanzata; prova quasi un sadico gusto nel farla arrossire. Le sorride, allontanandosi quel che basta per poter imbracciare la chitarra.

«Abbiamo appena ricreato l’atmosfera, mi sembra.»

Lavinia sembra riprendersi da quel casto contatto.

«… E la stai per rovinare di nuovo.»

«Lo so benissimo.»

 

 

 

 

 

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Siamo a fine raccolta, gente. Manca davvero poco ç-ç Voi ne sentirete la mancanza? Ovviamente no Io sì, tanterrimo. Faccio giusto un paio di appunti: non so se effettivamente il violino e la chitarra elettrica insieme suonino bene, di solito mi informo per evitare di sparare stronzate (o ci provo, perlomeno-), ma questa volta non l’ho fatto perché sono pigra non ho avuto tempo.

In ogni caso, se volete farmi qualche appunto, vi invito a recensire u.u Io vi saluto con un: alla prossima!

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Capitolo 19
*** (19) Road trip!AU- Di un italiano alla guida e di un’inglese al suo fianco ***


#19 Road trip!AU

Di un italiano alla guida e di un’inglese al suo fianco

 

 

Rose è certa esista da qualche parte un detto che fa “Lasciar guidare una donna è follia, lasciar guidare un italiano anche”. O qualcosa di simile. Ha ormai perso il conto del numero di semafori rossi che il suo ragazzo ha bypassato dicendole “Era giallo!”, degli incroci dove non ha rispettato la precedenza scusandosi con un “Guarda che la precedenza in Italia funziona così, sei tu che sei abituata all’Inghilterra”, dei limiti di velocità cui si è altamente fregato.

«Alla prima tappa facciamo a cambio e guido io.» sentenzia, le braccia incrociate al petto e il tono fermo di chi non ammette repliche. Romano emette un suono, a metà tra uno sbuffo e una risatina.

«Col cazzo» risponde senza distogliere lo sguardo dalla strada  «Voi donne alla guida fate solo disastri.»

«Le tue battute sessiste sono vecchie, dear. La prossima cosa che mi dirai sarà ‘fila in cucina’? »

«Che?! Mi hai preso per pazzo? Non voglio morire così giovane!»

L’occhiataccia che Rose gli rivolge è tra le più ammonenti che Romano abbia mai ricevuto, tanto che finge di tossire e tenta di riformulare la frase, giusto per evitare di ricevere un pugno o di essere gettato fuori dalla macchina.

«Oh, sì, insomma… io non oserei mai dirti una cosa talmente maschilista.»

«Così non cambi quello che hai detto, idiot

«Sta di fatto che tu non guidi.»

Rose sbuffa, trattenendosi dal rifilare al proprio fidanzato- god, quant’è strano anche solo pensare di chiamare Lovino così-, ma solo perché già la sua guida è pessima, figurarsi con un braccio dolorante. Alza il viso con fare vagamente superbo, sistemandosi gli occhiali sulla punta del naso e ignorando le ciocche bionde che le finiscono tra le labbra- sempre perché quell’idiota di Romano deve correre con la capotte aperta.

«E da quando decidi tu?»

«Da sempre.»

L’inglese, stavolta, non si fa scrupoli a rifilare un forte schiaffo sul braccio destro del ragazzo.

«Bloody hell, sei un idiota.»

Romano non da particolare peso al colpo ricevuto- e non perché non gli abbia fatto male, ma perché non può dire che quello scricciolo della sua ragazza abbia provocato sul serio dolore ad un virile e macho uomo come lui- si concentra piuttosto su quanto detto. Ribattendo piuttosto infantilmente, com’è tipico suo.

«E tu stai insieme ad un idiota, allora.» Rose si lascia sfuggire un piccolissimo sorriso, ben attenta a non farsi vedere dal compagno. Se Romano non può far cadere la sua (finta) maschera da duro, lei non può fare altrettanto:«Sì, sto insieme ad un idiota.»

 

 

 

 

 

 

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OMMIODDDIO SIAMO AL PENULTIMO CAPITOLO. Piango. E sono felice, ma al contempo piango. Cioè, il prossimo aggiornamento è l’ultimo ç^ç Tra l’altro in questa flash ‘sti due sono pucciosamente e tristamente mielosi, oserei dire quasi OOC. Ma siccome io non mi so giudicare da sola, aspetto only i vostri parei u.u Fatemi notare ogni obbrobrio o errore, mi fate un piacere ♥

Al prossimo e ultimo, sigh aggiornamento!

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Capitolo 20
*** (20) Mermaid!AU- Di una sirena, di un pescatore, di mondi opposti ***


#20 Mermaid!AU

Di una sirena, di un pescatore, di mondi opposti

 

 

Conoscere  Arthur è stato per Lavinia uno schiudersi di porte per un altro mondo, un mondo completamente diverso dal suo: lui le narra della terraferma, delle persone che la abitano, delle sue tradizioni, così differenti da quelle del suo regno. Ma Lavinia questo non glielo dirà mai, non può dargli così tanta soddisfazione né può farlo sentire così tanto importante- giacché quello è già troppo sicuro di sé di suo, e non può aumentarne ancora l’ego.

“Lui ti piace.”

No, non le piace affatto. Le piacciono le storie che le racconta. Le piace immaginare la sua vita correndo e saltando tra i boschi, quelli che vede sulla scogliera bianca a strapiombo sul  mare e che a quanto pare si estendono a lungo per la terra. Le piace immaginarsi ballare con un paio di gambe in una delle strade, vestita con uno degli abiti che Arthur le dice indossano le più ricche donne del paese. Ballare con lui, mano nella mano e… oh, si sta rincoglionendo.

Le piace, le piace alla follia, e gliene da sempre prova, ad ogni incontro in alto mare.

Ma se le piace non è colpa sua. È colpa di Arthur, come al solito. Quello stupido, con quegli stupidi occhi verdi meravigliosi e con quelle labbra così stupidamente sottili e morbide. Stupido, stupido, stupido. Arthur sa di sconosciuto, di avventura e di terra, di qualcosa al di fuori della sua portata, di qualcosa di lontano e intrigante. E non ha mai provato nulla di tanto magico e al contempo semplice come passare le dita bagnate tra i capelli biondi e crespi dell’altro, mentre lui le accarezza una guancia e la stringe con un braccio. È sempre scomodo baciarsi, ché Arthur deve sporgersi parzialmente dalla propria barchetta e Lavinia è obbligata a sporgersi molto più del solito per raggiungerlo, tanto da scoprire il busto branchiato e parte della coda squamosa luccicante.

“Appartenete a due mondi diversi, che non devono affatto incontrarsi.”

Eppure il bacio prosegue, e nessuno dei due pensa a ciò mentre le loro lingue s’incontrano in una danza calda e frenetica, di quelle che la sirena desidererebbe provare.

“Due mondi opposti che non possono andare d’accordo.”

Eppure si amano.

 

 

 

 

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E siamo arrivati alla fine della raccolta! Approfitto di questo spazio a fine flash per ringraziare tutte le persone che hanno seguito questa caga- ehm, questa bella storia fino ad adesso. E non mi riferisco solamente a quelle belliffime persone che hanno recensito- chi un capitolo, chi l’altro- ma anche a chi ha inserito tra le preferite/ricordate/seguite o anche solo ha semplicemente letto silenziosamente. Io vi lovvo tutti indistintamente u.u

Auguro inoltre buona Pasqua a tutti, mangiate tante uova di cioccolato e ingrassate. Alla prova costume pensateci a fine Maggio, per adesso abbuffatevi~

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