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di CaperucitaVerde
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La mia compagna di laboratorio ***
Capitolo 2: *** La luna è il mio limite ***
Capitolo 3: *** Il Pic-Nic ***
Capitolo 4: *** Insulti da scuola media ***



Capitolo 1
*** La mia compagna di laboratorio ***


La mia Compagna di Laboratorio
Mi chiamo Justin Bieber. Sono nato nel 1994 e sono cresciuto in una piccola cittadina del Canada. Quando avevo 17 anni la mia vita era programmata in ogni minimo dettaglio: sveglia alle 5 del mattino, allenamenti di basket, scuola, scuola e ancora scuola.
Al liceo ero il capitano della squadra di basket, ero ammirato da tutti e soprattutto ogni singolo studente contavano su di me affinché portassi il nome della nostra squadra di Basket al primo posto del campionato. Questa "pressione" non mi pesava affatto perché grazie al basket avrei vinto una borsa di studio per l’università di Harvard, Stati Uniti, e questo era il mio più grande sogno.
La passione per il basket me l’ha trasmessa mio padre, allenatore della squadra di basket della città nel tempo libero e infermiere di una clinica privata della città per tutto il resto della sua vita. Passando la maggior parte del tempo con lui ho iniziato ad amare questo bellissimo sport che mi garantisce uno strepitoso posto nella società. Con mio padre avevo un fantastico rapporto di fiducia e grande amicizia ma con l'inizio del liceo iniziò a tormentarmi con continui e massacranti allenamenti, tutto doveva essere perfetto perché io dovevo essere perfetto altrimenti non sarei riuscito ad avere il mio futuro perfetto. 
Mia madre invece lavorava in una compagnia telefonica, questa non era la vita che tanto desiderava ed era per questo che pretendeva che io prendessi ottimi voti in tutte le materie, e riuscivo ad accontentarla senza problemi perché alla fine mi piaceva studiare, ma anche mia madre iniziò a scocciarmi non appena iniziò il liceo; insomma il liceo aveva rovinato del tutto il rapporto con i miei genitori.
Al Liceo ero molto popolare, ma non ero un montato, anzi tutto il contrario, all'apparenza potevo sembrare un “bad boy”, ma non lo ero, non lo ero per niente, ero un ragazzo con i piedi per terra che pensava sopratutto alla sua carriera studentesca, insomma mi facevo i fatti miei. Avendo una vita programmata in ogni minimo dettaglio ero convinto che tutte le regole andassero seguite nel migliore dei modi, e lo facevo, le rispettavo tutte: non potevo rovinare il mio futuro per una “trasgressione” .
Ero un ragazzo “perfettamente organizzato in tutto”, l’unico mio punto debole erano le feste sulla riva del lago che si tenevano ogni venerdì.
Quelle feste erano per lo più segrete perché venivano organizzate dai ragazzi più in della scuola e potevano partecipare solo i ragazzi popolari del liceo, “gli sfigati” non ero ben accetti.
Solo Lì tutti gli adolescenti potevano godersi il loro momenti di libertà dopo una lunga settimana di scuola, con la musica alta, la bella gente e qualche drink si riusciva a mettere pausa a quella frenetica vita. 
Il mio racconto inizia quel venerdì sera che conobbi Bianca, una ragazza di origini polacche trasferitasi da poco nella mia città.
Quella sera non avevo tanta voglia di uscire, volevo restare a casa a guardare un bel film ma il mio migliore amico Ryan mi costrinse ad uscire, perché secondo lui io non potevo restarmene a casa il venerdì sera. Avevo indossato una semplice tuta, solo perché mi sembrava squallido andare lì con il pigiama. 
La musica era molto forte e tutti si divertivano e bevevano alcool a volontà, io invece mi annoiavo a morte.
Ad un tratto si avvicinò una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, carnagione molto pallida e un sorriso dolce ed elegante capace di farti sciogliere.
-Bella festa, vero?- mi domandò per sciogliere il ghiaccio.
-Già- le risposi continuando a guardarla, quasi imbambolato.
-Non sembra che tu ti stia divertendo- mi disse mentre sorrideva.
Non mi era mai capitato di sentirmi in imbarazzo davanti ad una ragazza,ma lei, lei mi provocava una strana sensazione. Non ero molto a mio agio e da quello che sapevo questo significava “amore” ma lo era davvero? 
Per tutta la serata io e Bianca parlammo del più e del meno, continuando a sentirmi fuori luogo davanti a lei, forse questo  confermava il fatto che mi stavo prendendo una bella cotta per quella stupenda ragazza dai lunghi capelli biondi.
 
Passai tutto il week-end tra studio ed allenamenti, ma il mio pensiero cadeva sempre su di lei e il suo dolce sorriso e quando il lunedì la intravidi nei corridoi, ancora una volta mi sentì a disagio e per questo feci finta di non vederla.
Il martedì non riuscì a vederla, la mia agenda era così piena che non avevo nemmeno il tempo per respirare, troppi allenamenti troppi compiti, troppa vita. 
Il mercoledì invece fu una giornata abbastanza piena, e il fatto di averla vista prima del suono della campanella mi rese molto felice.
Appena entrai nella classe di storia il professore ci annunciò un test a sorpresa, per tutti fu un grande choc, ma c’era d’aspettarselo: quel professore era pazzo!
Alla fine il compito era molto semplice, dopo mezz'ora dall'inizio avevo già risposto a tutte le domande. Non volevo aspettare che tutti avessero finito, non ne avevo voglia, allora consegnai ed uscì. I corridoi erano deserti, tutti erano in classe e il grande silenzio che circondava ogni luogo circostante mi faceva sentire rilassato e tranquillo. Andai subito al mio armadietto per prendere il libro di chimica, da lì a poca sarei dovuto andare a seguire il corso di chimica avanzata. Non ero un amante della chimica, ma mi riusciva molto bene e mi dava molti punti di credito che mi avvicinavano al mio futuro perfetto.

- Per l’esperimento sulla forza di attrazione le coppie sono: Melton – Stevens,  Evans – Brown,  Wesley  - Thomas,  Hernandez – Turner,  Miller – Davis, Bieber – Gonzales, Wilson – Martinez,  Anderson – Clark,  Lewis – Robinson, Baker – Adams. – disse il professor Mails appena entrò in classe. 

Il mio partner era Gonzales, una bellissima ragazza dai capelli rossi egli occhi verdi, che seguiva la maggior parte dei mie corsi, anche lei era molto brava a scuola, ma non si faceva vedere molto in giro, la maggior parte del tempo stava da sola sotto un grande albero a leggere qualsiasi tipo di libro.  
-Io sono Justin, Justin Bieber. Tu sei Gonzales.. ?- dissi io cercando di sciogliere il ghiaccio
- Alyssa – si presentò lei guardandomi dritta negli occhi.
Io inizia a prendere appunti sul mio quaderno mentre lei continuava a guardarmi, appena me ne resi conto le domandai: 
-Iniziamo? -
Annuendo accese il gas del fornellino da laboratorio e un fiammifero, io spensi tutto e le disse che non serviva e lei guardandomi dritta degli occhi mi disse con fare altezzoso: - Ascolta, non vorrai fare l’antipatico ? Perché il signor Mails mi ha promesso un collega di esperimenti socievole -
Da quella frase sembrava che lei avesse un rapporto speciale con quel professore che tutti odiavano per il modo in cui valutava gli esperimenti; lui li voleva perfetti, non accettava nemmeno un minuscolo errore. Continuai a guardarla cercando di farle capire che volevo la serietà in quell'esperimento.
-Rilassati.- mi disse mentre iniziava a scrivere qualcosa sul suo piccolo quaderno verde.
-Non è il momento-
-Perché?-
-Perché se prendiamo un bel voto avremo dei crediti in più per l’università- 
-Già così sei in vantaggio, giusto?- 
-Lo scopo principale è mantenere alta la media-  dissi per poi cambiare discorso e concentrarmi sull'esperimento –Dobbiamo riempire questo con sodio solfato e quello con nitrato, è chiaro?- 
A lei non interessò il fatto che io avessi cambiato discorso e ripeté ciò che le avevo detto: - Bisogna mantenere alta la media, mmh.. -
-Così da trovare un buon lavoro. Ora possiamo cominciare? - dissi mentre aggiungevo dell’acqua nella provetta dove c’era il sodio solfato.
-Oh si certo, Via col l’esperimento!- esclamò mentre riaccendeva il fornelletto da laboratorio.

Lavorammo su quell'esperimento per una mezz'ora circa poi il professor Mails chiese la nostra attenzione e ci spiegò come dovevamo svolgere la relazione scritta di quell'esperimento.
Alla fine dell’ora Alyssa si avvicinò a me e mi disse: - Sei troppo proiettato in avanti, non abbiamo bisogno della chimica o di altre cose. Abbiamo bisogno di viaggiare!-
Rimasi scioccato da ciò che mi aveva detto. Quella ragazza era molto strana, aveva lavorato bene all'esperimento, non aveva fatto nemmeno un minuscolo errore, era precisissima ma molto strana. Quando tutti furono usciti dalla classe mi avvicinai al professor Mails e con molta gentilezza gli dissi: -Signor Mails queste è un corso avanzato! La signorina Gonzales è intelligente si, ma non prende l’esperimento sul serio. Per lei sembra un gioco-
-La serietà non è alla base della chimica, signorino Bieber . Alyssa è un ottima studentessa ed è davvero molto brava in tutto quel che fa, la sua compagnia può solo aiutarla- affermò il professore con fare molto antipatico.
Avevo sempre odiato quel professore, e il fatto che mi riteneva meno intelligente di quella strana ragazza mi irritava. Cosa potevo mai imparare da una persona priva di serietà? Io avevo bisogno di un ottimo voto in chimica avanzata, non volevo un'altra stupida B.
Quasi alla fine della giornata, la strana ragazza dai capelli rossi si avvicino a me.
- Secondo il professor Mails io e te riusciamo a  formare un grande squadra, ma tu non mi piaci sei un tipo perfezionista ossessivo compulsivo. Quindi finiamo in fretta questo esperimento- disse tutto d’un fiato guardandomi dritto negli occhi. Cosa?  Pensai Io non ti piaccio? Tu non piaci a me! 
-Ma chi ti credi di essere?- le domandai arrabbiato.
-Tu chi credi che io sia?- mi disse sogghignando prima di andarsene.

Quella giornata era iniziata davvero molto bene, insomma a casa i miei genitori non mi avevano assillato con la borsa di studio, gli allenamenti e tutte le loro stupide chiacchiere ed ero riuscito a scambiare un paio di sorrisi con la ragazza che mi piaceva ma tutto era stato rovinato da una stupida ragazzina che credeva di essere migliore di me, mi sentivo davvero molto arrabbiato ma per fortuna Bianca si avvicinò a me sorridendo: Come è andata la giornata?- mi chiese sistemandosi i capelli.
-Bene- 
-Venerdì ci sarai alla festa?-
-Si-
Continuavo a sentirmi a disagio davanti a lei, e non ne capivo il motivo ma non riuscivo a parlare liberamente con lei, mi sentivo chiuso e incatenato. Ero molto in imbarazzo, troppo.
Tra me e lei c’era un grande muro a separarci, nessuno di noi riusciva a parlare forse anche lei era in imbarazzo eravamo degli sconosciuti davanti ai nostri occhi. Ad un tratto vidi Alyssa salire su un vecchio furgoncino rosso, anche lei mi notò e mi fece un saluto militare, il petche di questo gesto non lo avevo capito ma mi fece sorridere. Bianca si  accorse di Alyssa e subito mi chiese un po’ confusa: -Chi è quella ragazza?-
-La mia compagna di laboratorio!- 


Ehi!! Quetso è il primo capitolo della mia storia, come ho già scritto nella descrizione è una storia già presente che però non ho mai colcluso visto che ho perso la passward del mio vecchio account. Ho cercato di migliorare il mio modo di scrivere e sopratutto la trama della storia per renderla più "avvincente" possibile, o almeno ci provo. Mi farebbe molto piacere sapere qualche vostro commento attraverso una recensione giusto per migliorarmi sempre più. Un Grande Bacio e a presto con il secondo capitolo 

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Capitolo 2
*** La luna è il mio limite ***


La luna è il mio limite

Il giorno seguente avrei dovuto lavorare per due ore intere all’esperimento di chimica con Alyssa. La prima ora passò rapidamente e Alyssa era così impegnata a leggere un libro sulla chimica e a prendere appunti che non disse nulla di stupido, ma proprio mentre stavo segnando le varie formule mi interruppe domandandomi:
-Quindi non ti ricordi?-
-Cosa?-
-La recita dell’ultimo anno! Tu interpretavi il bel principe ed io ero la serva della principessa numero 3 – disse mentre mi guardava.
-No, non me lo ricordo-
-È ovvio! Il principe non si ricorda della plebe-
-Scusa se non mi metto a piangere- dissi con tono sarcastico e irritato.
 Si era capito che era intelligente, ma aveva come argomenti di conversazione cose davvero stupide.
-Dovresti farlo! Dovresti piangere per la tua decisione-
Ero confuso, di cosa stava parlando? Lasciai tutto per voltarmi e guardarla negli occhi, erano bellissimi ma allo stesso tempo molto strani, avevano una strana tonalità di verde come se fossero stati sciupati. Guardandomi si accorse che non sapevo a cosa si riferiva e allora subito aggiunse:
 –Ho letto il foglio in bacheca. Perche Harvard?-
-Non dovrebbero far leggere quei documenti a tutti!-
-Perché Harvard?-  mi domando senza pensare alla mia esclamazione.
-Perché è una delle università migliori degli Stati Uniti-
-Certo, ti danno quello per cui paghi!-
-Confido in una borsa di studio-
- Aah giusto! Il Basket. Ti danno un mucchio di soldi per buttare una palla in un canestro. Forte-
Mi stava facendo davvero irritare. Mi stava giudicando in una maniera assurda. A lei cosa importava? Perché continuava a farmi domande se poi non accattava la mia risposta?
-Si, mi danno un mucchio di soldi per mandare una palla in un canestro. E tu, dove hai fatto domanda?- cecai di centrare il discorso su di lei, volevo puntare il dito su di lei, magari giudicare la sua scelta e magari farla sentire quel senso di disagio che quella discussione mi stava facendo provare.
-Non l’ho fatta!- rispose con tranquillità, come se fosse la cosa più normale al mondo.
-Niente università?- chiesi sbalordito.
-Diciamo che non entra nei miei interessi primari- sogghignò ancora, lo faceva spesso e la cosa mi dava fastidio ma allo stesso tempo mi piaceva.
- E che cosa farai dopo il diploma?- volevo provare a capirla, volevo scoprirla.
-La luna è il mio limite!-
-Wow, molto affascinate- affermai sarcasticamente. –Ma allora perché frequenti cosi avanzati? Vuoi studiare tutto per poi bloccarti? Qual è il tuo scopo?-
-Bella domanda … -
Io mi aspettavo che continuasse a parlare, pensavo che avrebbe risposto ma invece continuava a guardarmi senza dire una parola, mi fissava e le mie mani sudavano. -Immagino che ci sia uno scopo- dissi provando a incitarla a continuare il suo discorso.
-Certo che c’è. E scommetto che non ti darai pace finche non lo scoprirai-
Continuai a guardarla, facendole capire che accettavo la sfida. Adoravo le sfide.
Per il resto della settimana vidi Alyssa solo di sfuggita, non avevamo parlato e ancora non ero riuscito a trovare una risposta “all’indovinello” che mi aveva proposto. Avevo pensato molto a lei, e avevo realizzato che Alyssa Gonzales era un fantasma in quella scuola; nessuno la conosceva, nessuno aveva mai parlato con lei, nemmeno gli sfigati più sfigati della scuola. Era conosciuta solo dai professori, eppure era una ragazza così bella che non sarebbe passata mai inosservata. Ma perché?  Forse perché era strana? O c’era qualche altra ragione sotto? C’erano tante domande che mi scorrevano in testa, e tutte riguardavano Alyssa.
Il venerdì pomeriggio Ryan , il mio migliore amico, venne a studiare a casa mia, o almeno io studiavo e lui si faceva i cavoli suoi giocando con la palla da basket.
-Alla fine come’è andata con Bianca? Sei riuscito a parlarci senza balbettare?- mi domandò all’improvviso tra una risata e l’altra.
Il mio disagio lo faceva ridere e se devo essere sincero la cosa faceva ridere anche me dato che ero sempre stato bravo con le ragazze, anzi ero formidabile con le ragazze, ma Bianca mi faceva sentire a disagio.
-No, con lei mi sento enormemente a disagio.-
Ryan iniziò a ridere ancora più forte di prima e a prendermi in giro fingendo di balbettare un qualcosa che non riuscivo a capire, ma alla fine inizia a ridere anche io. Con Ryan tutto era molto più semplice, insomma eravamo cresciuti insieme e condividevamo ogni tipo di ricordo, ogni momento.
Con lui non c’era bisogno di parlare, mi capiva ma era anche lui schiavo della società e per questo in quello stesso istante mi disse un qualcosa di così cattivo che sembrava proprio di non riconoscerlo più.
-In giro si dice che tu ti stia frequentando con una tipa strana dai capelli rossi. È vero?-
-Non ci stiamo frequentando, è solo la mia compagnia di laboratorio.-
-Non farti vedere con quella tipa, ti rovinerà la fama. -
Concluso il nostro minuscolo dialogo capì che anche chi mi capiva era schiavo di un qualcosa che mi avrebbe distrutto pian piano, guardandolo negli occhi capì subito che quello non era un consiglio, ma un ordine che doveva essere eseguito in un modo o nell’altro.
La sera andammo, come al solito, in riva al lago per la solita festa del venerdì sera e lì c’era Bianca, la cosa mi rese abbastanza nervoso perché non avevo proprio voglia di sentirmi a disagio durante una festa, volevo divertirmi e allora inizia a bere qualche bicchiere in più, non mi ubriacai ma quando andai da Bianca per parlare un po’ con lei non ero per niente a disagio, ero semplicemente tranquillo.
Parlammo del più e del meno, non avevamo argomenti precisi però tutto girava intorno a noi e alle nostre vite.
Parlando capì un po’ la sua vita: era figlia unica, si era trasferita in Canada per il lavoro del padre, le piaceva molto la moda ma odia la scuola, insomma era la classica ragazza tutto fisico e niente cervello, molto simpatica e anche molto aperta a fare nuove amicizie.
-Cosa fari dopo il liceo?- mi chiese improvvisamente.
Non so cosa mi prese in quel momento, ma io risposi: -Non lo so-  sembrava che il mio cervello non volesse aprirsi con lei; si voleva nascondere.
-Io invece vorrei ritornare in Polonia e ritornare al lavorare nel pub di mio zio. Non voglio frequentare l’università perché credo che sia inutile … -
Continuammo a parlare fin quando non decidemmo di tornare a casa e io le offrì un passaggio. Abitava poco lontano da casa mia in una piccola villetta bianca e grigia con tanto di giardino ben curato e pieno di fiori gialli.
-Mi sento bene a parlare con te – mi disse prima di scendere dalla mia macchina.
-Anche a me – le dissi prima di avvicinarmi a lei per poterla baciare.
Il bacio durò poco e non ci fu nessuna scintilla. Immaginavo che dato il mio disagio a parlare con lei durante il bacio scattasse un qualcosa di speciale, invece non accadde nulla, non ero cotto di lei, c’era qualche altra cosa che mi bloccava.

Il week-end passo calmo e monotono come sempre, la mia vita continuava ad essere programmata in ogni minimo dettaglio e la monotonia faceva ormai già parte del programma.
Quando ritornai a scuola, il lunedì, Bianca mi venne incontro baciandomi io ricambiai il bacio ma anche quella volta non era scattata nessuna scintilla, continuavo a non provare nulla. La giornata passò molto velocemente e tra una pausa e l’altra oltre a stare con Bianca cercavo disperatamente Alyssa, dovevamo finire la relazione di chimica, ma a lei non importava dato che non mi stava cercando.
Proprio quando credevo di aver perso ogni speranza, la incontrai nel parcheggio della scuola.
- Alyssa – le gridai, ma lei non mi senti ed entrò nel suo furgoncino rosso.    - Alyssa – riprovai, e lei si volto a guardarmi. - La relazione di chimica è per domani!- esclamai, non avevamo abbastanza tempo.
- Ah si è vero, ma forse la vera questione è: come sta Bianca, la tua ragazza? -
Aveva un tono curioso che lasciava percepire anche un pizzico di rabbia, come se il fatto che Bianca fosse la mia ragazza le desse un qualche tipo di fastidio.
- Eri alla festa?-
-No, ma tu si!- esclamò sogghignando
- Se tu non eri alla festa come fai a sapere che io c’ero?-
-Perché praticamente ci vanno tutti-
Aveva ragione, ci andavano tutti. Trovandomi in difficoltà cambia argomento.
-Che mi dici della relazione?-
-Salta su. – disse invitandomi a salire sul suo bel furgoncino rosso.
-Cosa?-
-Rendo al meglio mentre guido- disse continuando a sogghignare. Era fastidiosissima e stavo davvero iniziando ad odiare quel suo meraviglioso sogghigno.
-Ho un impegno- inventai lì su due passi.
Alyssa mise in moto il suo furgoncino che dopo aver fatto un brutto rumore si accese e pian piano iniziò a camminare.
- Lo stagno se riscaldato, specie ad alta temperatura, diventa fragile e perde la sua duttilità, inoltre … - disse con il suo volto affacciato al finestrino e guardandomi negli occhi. Io, dopo essermi guardato in torno, le corsi incontro gridando aspetta, lei si fermò e mi fece salire.

Lei guidava quel suo vecchio pick-up rosso ed io segnavo tutto ciò che mi dettava sul mio quaderno verde: - Bisogna definire il numero di molecole contenute in un determinato volume di gas-
-Ok, il comportamento di un gas può essere descritto da una semplice equazione: l’equazione generale di stato.-
- E il rapporto molecolare?- mi domandò
-Rapporto molecolare? Cos’è?-
-Dovresti saperlo!- esclamò.
- E a cosa serve lavorare in coppia?-
Rimase in silenzio continuando a sogghignare.
-Su, non farti pregare, non ho tempo da perdere -
- Perché tanta fretta? Siamo su un furgone, abbiamo la strada davanti a noi ed un mondo di opportunità-
La cosa mi faceva ridere, tutti i suoi strani atteggiamenti mi facevano ridere, aveva uno strano modo di vedere e fare le cose quasi come se tutto fosse un gioco e questo era davvero un bellissimo pregio .
- Che tipo di opportunità?- le chiesi.
-Scegli un posto, un posto a caso, adesso.-
-Il terzo punto della nostra relazione di chimica.-
-Va bene, ma non mi concentro su una strada così dritta!- esclamò  Alyssa con finta rassegnazione guardando la strada davanti a se.
Ci trovavamo quasi in centro e, aveva proprio ragione, la strada era dritta. Sui lati c’era il classico marciapiede pieno di alberi e aiuole, c’era un gran via vai di gente, tutti tornavano a casa mentre io ero su un furgoncino insieme ad una ragazza fuori di testa.
-Se proprio non vuoi seguire questa strada, gira- le dissi.
- Dove? -
-Dove vuoi!- esclamai
Dopo la mia esclamazione, che avrei preferito evitare, Alyssa sterzò di colpo e ci ritrovammo davanti l’entrata di un’azienda.
Dopo aver parcheggiato Alyssa non si fece alcun problema scese dal furgoncino e mi invitò a fare lo stesso.
Quella ragazza era pazza, e me lo dimostrava ogni secondo.
Appena ci fummo allontanati un po’ dal furgoncino Alyssa iniziò a spiegarmi un qualcosa di chimica che io non ero riuscito a capire, ma che appuntavo sul suo squadernino verde.
- … in questo caso il rapporto molecolare è di 2a1. Ora dobbiamo trovare i potenziali di ossidazione del metallo nell’ossigeno-
- E come? – domandai ( forse avevo capito qualcosa).
Alyssa si voltò di scatto, ci trovammo faccia a faccia, i nostri nasi si sfioravano, e con un sogghigno mi disse: - Ora è il momento del pic-nic! –

Questo è il secondo capitolo della mia storia! Spervo vi piaccia, fatemelo sapere attraverso una recensione, le aspetto con ansia.

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Capitolo 3
*** Il Pic-Nic ***


Il Pic-Nic

La nostra relazione di chimica era appena iniziata e già non ne potevo più. Quella ragazza era pazza, mi aveva portato in un azienda di non so che e, dopo aver indossato i suoi stupidi occhiali da sole, iniziò a salutare tutte le persone che passavano davanti a lei. Forse ero cattivo a definirla pazza, ma era strana forte.
-Di solito i pic-nic si tengono all’aperto-precisai con un tono infastidito.
-Oh davvero?! E dov’è scritto? Nel libro ufficiale dei pic-nic?- mi domandò lei continuando a sogghignare.
Eravamo entrati in quell’enorme edificio tutto grigio e subito provai un senso di malinconia, quel posto era grigio, privo di ogni tipo di colore, persino le facce delle persone che ci lavoravano avevano un colorito che definirei “malaticcio”. Tutto mi faceva sentire maledettamente a disagio, lì parlavano di pratiche, contratti e altre cose a me sconosciute. Quello strano senso di grigiore faceva sentire anche me privo di colore e fu proprio in quel momento che mi resi conto che mentre tutto era privo di colore, il rosso dei capelli di Alyssa sembrava essere più acceso, lei non avrebbe mai fatto parte di un mondo simile a quello in cui eravamo appena entrati, lei era davvero troppo colorata, probabilmente in mezzo a tutto quel grigio tutti si sarebbero sentiti a disagio, ma lei no; lei sprizzava gioia e colore da tutti i pori, era l’unica macchia di colore su quella tela grigia e vuota a cui presto mi sarei aggiungendo anche io.
Camminammo per un lungo corridoio per poi entrare in un ascensore, provavo angoscia nello stare lì dentro, se qualcuno ci avesse chiesto qualcosa? Non stavamo facendo nulla di male questo è vero, ma non dovevamo stare lì. Alyssa  invece, era tranquillissima continuava a sogghignare. Come faceva a sentirsi a suo agio?  Conosceva il posto? O  si stava avventurando in un posto che non conosceva? Mille domande si mescolavano in testa e non riuscivo a trovare nessuna risposta. Alyssa era strana, e lo ero anche io dato che la seguivo. Quando l’ascensore si svuotò Alyssa mi domando:- A che piano andiamo?-
Io rimasi sconcertato, e da quella domanda riuscì a capire che lei, anzi entrambi, ci stavamo avventurando in un luogo triste e sconosciuto.
-Pensavo che sapessi dove stessimo andando!-
-No- mi rispose con grande tranquillità –Stiamo scoprendo nuovi orizzonti!-
Non le risposi, e lei premette il pulsante del sesto piano. Proprio mentre le porte si stavano chiudendo salirono due uomini con indosso il classico completo da ufficio tutto grigio.
-Sarà pronto il nostro  assegno?- mi domandò all'improvviso.
Non sapevo di cosa stesse parlando, non avevo capito niente in quel momento, ma quando provai ad aprire la bocca per chiederle spiegazioni m’interruppe: -Non guardarmi così! Anche io sono molto arrabbiata. È proprio uno schifo, sono passati 3 mesi dall’incidente.-
In quel momento riuscivo a provare solo rabbia per Alyssa, mi stava portando in un posto da lei sconosciuto e stava anche mettendo in scena una stupida commedia che purtroppo non faceva ridere a nessuno.
Appena uscimmo dall’ascensore le sussurrai con un tono piuttosto arrabbiato :-Riportami subito a scuola.-
Alyssa si girò di scatto e ci ritrovammo ancora una volta faccia a faccia con i nostri nasi che si sfioravano e sarcasticamente disse -Oh si torniamo in biblioteca e finiamo la relazione nel posto giusto, come fanno tutti quanti.-
Abbandonò subito il mio sguardo per guardarsi intorno, si soffermò a guardare in fondo al corridoio dove si trovava una specie di sala di riunioni, era vuota e  si volto ancora una volta per guardarmi dicendomi: -Qui ci vuole un po’di scena!-
Non riuscì a capire a cosa si riferiva finché non mi diede un calcio sul ginocchio e mi sussurrò: zoppica un po’
Il dolore che provai quando mi diede quel calcio era indescrivibile , mi aveva fatto davvero tanto male e non riuscivo a muovermi.
-Quanto odio il signor Robinson! Sono passati 3 mesi dall’incidente e ancora non ci manda quel cavolo di assegno!-
Guardai sconvolto Alyssa, questa era una truffa, voleva guadagnare dei soldi mettendo in scena un incidente. Era una cosa davvero spregevole che però non mi sarei mai aspettato da lei. Entrai nella sala vuota trascinato da quella pazza che mi stava mettendo davvero in un bel casino.
-Stai mettendo in scena una truffa! Ma sei impazzita?-
Ero scioccato ma allo stesso tempo impaurito dato che ogni secondo che passavo in sua compagnia mi rendevano un suo complice. Sarei andato in carcere e la mia vita si sarebbe sgretolata in pochi secondi! Alyssa però iniziò a ridere di gusto e il suo volto si tinse di un rosso simile ai suoi capelli.
-Davvero credi che io sia in grado di tuffare qualcuno?- mi chiese tra una risata e l’altra mentre si accomodava su una grande poltrona nera. –Io non truffo, sono solo una ragazza fantasiosa che vuole divertirsi in tante mille avventure diverse e sorprendenti!-
La cosa mi fece ridere, tutta quella situazione mi fece ridere e da quel che ero riuscito a capire faceva ridere anche lei che subito mi invitò a sedere sulla poltrona accanto alla sua ed io accettai. Appena mi sedetti aprì il quaderno chi chimica perché pensavo che avremmo continuato la nostra relazione, ma mi sbagliavo. Seduta al mio fianco avevo lei, intenta a tirar fuori dalla sua borsa diversi tipi di caramelle e merendine. Rimasi colpito quando prese una merendina ripiena di crema al latte e un bastoncino di liquirizia; aprì la merendina ed usando la liquirizia come cucchiaio iniziò a mangiare tutto il suo ripieno. Appena si accorse che la stavo fissando me ne offrì un po’, ma io rifiutai dato che mi sembrava un qualcosa di abbastanza disgustoso e soprattutto infantile. Tra un morso ed un altro iniziò a spiegarmi quel rapporto molecolare di cui mi parlava prima nel parcheggio di quell’azienda, io intanto continuavo a prendere appunti, non potevo assolutamente distrarmi perché stavo finalmente capendo quella strana roba di chimica. Lei dettava ed io scrivevo, entrambi eravamo occupati e concertati ma ad un tratto lei si blocco e mi chi chiese: -Un giorno lavorerai in un posto come questo?-
-Oddio no!-
Le risposi con un tono un po’ disgustato come se mi avesse offerto delle rane fritte o cose del genere, ero disgustato al pensiero di dover buttare tutta la mia vita in un posto così noioso. –Mia madre lavora in un posto così- aggiunsi subito dopo; rimasi sconcertato da ciò che avevo appena detto. Non era di certo un segreto il lavoro dei miei genitori, ma non essendo abituato a parlare della mia famiglia con i miei amici, escluso Ryan, figuriamoci con lei che conoscevo soltanto grazie ad una stupida relazione.
-Mamma Bieber… Rappresentante? Ragioniera? Pescatrice Norvegese?-
-No, è in una compagnia telefonica. Non sei brava a leggere la mente- dissi sorridendole
-Non mi sono concentrata abbastanza- esclamò poggiando la sua mano destra sulla mia testa e chiudendo gli occhi fingendo di trovarsi in una sorta di stato di trans.
-Lavora in un ufficio tra montagne di carta che sposta da una parte all’altra. Lei odia il suo lavoro! Alla tua età sognava di andare ad Harvard, ma non è stata accettata, quindi ha riposto tutte le sue speranze in te riuscendo a convincerti che è la cosa più giusta: Justin Bieber il principino di casa che ama stare al centro dell’attenzione. Lui sperava di non dover giocare a basket e studiare tutto il tempo, ma è la cosa più giusta da fare! Come sto andando?-
Rimasi in silenzio, non riuscivo a credere alle sue parole, aveva ragione su tutto, da mia madre a me. Non riuscì a proferì parola e allora presi anche io una bacchetta di liquirizia e la immersi nella crema al latte della merendina e lo assaggiai, era molto buono.
Alyssa mi guardava con occhi incuriositi, forse aveva capito che mi sentivo a disagio, ma non ebbe il tempo di parlare che entrò una donna bassa e in carne di circa 50 anni con una cartellina marrone tra le mani.
-Posso aiutarvi?- chiese con un tono molto acido ma con lo sguarda molto curioso.
Ci aveva scoperti, il nostro pic-nic era giunto ormai alla fine e noi ci trovavamo in un bel casino. Non dovevamo essere lì e quella donna lo sapeva benissimo.


Ed ecco un nuovo capitolo di questa mia storia! Spero vi piaccia, bhe in ogni caso fatemi sapere una vosta opinione così da poter corregere ogni mio evenutale errore. Un grande bacio
-Selene

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Capitolo 4
*** Insulti da scuola media ***


Insulti da scuola media
Le mani mi tremavano e nella mia testa sentivo soltanto una fastidiosissima voce che ripeteva “Non dovremmo essere qui”  quella voce aveva ragione eppure ero lì insieme ad Alyssa che invece con un sorriso sul viso continuava a masticare la sua stecca di liquirizia. Non so dire cosa mi prese in quel momento ma guardai quella donna dritta negli occhi e con un tono più naturale possibile dissi: -Stiamo aspettando il Signor Robinson, doveva fare una telefonata-
Appena finì di parlare Alyssa posò il suo sguardo su di me, aveva un espressione compiaciuta e le si poteva leggere in faccia quanto fosse contenta di avermi portato con se nel suo mondo di illusioni e divertimento. Per un mezzo secondo credetti che quella donna avesse creduto alla mia piccola scusa e quando scomparve dietro la porta tentai di fare un grande sospiro di sollievo ma non ebbi il tempo siccome la porta si riaprì il secondo dopo, ma invece di rivedere quella donna sulla soglia della porta c’era un uomo di circa due metri con delle spalle enormi con indosso una divisa da vigilante: avevano chiamato la sorveglianza!
Inutile dire che ci cacciarono da quell’edificio, per fortuna non ci dissero assolutamente nulla, perché nulla avevamo fatto ma ciò non impedì loro di farci una bella ramanzina che ci fece ridere a crepapelle. Mentre continuavamo a ridere sotto lo sguardo stupito dell’uomo della sicurezza Alyssa mi prese sotto il braccio e iniziammo a camminare verso il suo pick-up rosso, ero così vicino a lei che riuscivo a sentire il tremolio del suo corpo dovuto alle risate; non eravamo mai stati così vicini, non era una abbraccio, non era un bacio, non era niente ma riuscivo a sentire uno strano movimento nel mio stomaco.
Eravamo sul pick-up quando finalmente smettemmo di ridere, e dopo aver fatto un forte sospiro poggiai la mia mano sinistra sulla sua testa proprio come aveva fatto lei qualche minuto prima in quella grande sala di quel grande e grigio edificio. Provai a leggere nella sua mente come aveva fatto lei e iniziai a dire: -Sei figlia unica, tua madre lavora in un negozio di generi alimentari mentre tuo padre è un meccanico, vivete in una piccola ma accogliente casa a due piani. Allora come sono andato?-
Alyssa mi guardò con il suo solito sogghigno e dopo un breve silenzio iniziò a riprodurre con la sua voce quel suono di qui giochi a premio quando il concorrente da la risposta errata.
-Male, molto male Signor Bieber. Ho due sorelle e un fratello, mio padre vende auto e mia madre gli da una mano e viviamo in una fattoria bianca con un grande portico-
Sapevo di quale fattoria stesse palando, quello era un posto meraviglioso, ci passavo ogni domenica per andare in chiesa. Il secondo dopo che Alyssa finì di parlare mi squillò il cellulare, era un messaggio.


Da Ryan:
Dove cazzo sei? Tra 10 minuti inizia l’allenamento.

Non avevo mai dimenticato un allenamento, ma quelle ore con Alyssa erano volate e la mia testa era libera senza alcun tipo di pensiero, stavo bene con lei e questo mi aveva fatto dimenticare il centro della mia intera vita: il basket. Ma alla fine non mi dispiaceva dopotutto non era così male stare con lei.
La mia vita girava tutta intorno al basket e per questo non potetti fare altro che farmi accompagnare subito a casa per prendere il borsone e correre in palestra. Alyssa non sembrava contenta di accompagnarmi ma non fece molte storie, il suo volto però mi rimase impresso per tutta la durata dell’allenamento.
-Dove sei stato?-
Ryan interruppe subito i miei pensieri ed il volto di Alyssa scomparve dalla mia faccia.
-Dovevo finire la relazione di chimica, è per domani ed io non posso permettermi un insufficienza.-
-Eri con quella tipa strana vero?- Ryan sputò queste parole come se stesse dicendo un qualcosa di veramente disgustoso, questa cosa mi fece in un certo senso arrabbiare, lui non la conosceva non poteva parlare così di lei. Bhe io non potevo nemmeno difenderla perché ad essere sincero nemmeno io la conoscevo, ma il fatto che lui potesse parlare male di lei mi offese in un certo senso.
-È la mia compagna di laboratorio- dissi con il tentativo di chiudere quella discussione, se così si poteva chiamare.
-Bianca ti cercava.-
Rimasi spiazzato nel sentire quell’affermazione, avevo completamente dimenticato di aver detto a Bianca di vederci prima dell’allenamento e dall’espressione che feci Ryan si rese subito conto della mia dimeticanza.
-Cazzo amico, come fai a dimenticare uno schianto del genere? Bianca è una bomba e tu vuoi sostituirla con quella specie di  Freak.-
-Ehi Ryan calmati! Ero impegnato su quella fottuta relazione di chimica, non posso permettermi una altra B. E comunque non definire Alyssa una freak!-
Ryan mi stava davvero scocciando con quello stupido discorso sul non frequentare determinate persone solo per non rovinarmi la reputazione, era frustrante non poter decidere nulla della propria vita e la cosa lo diventava ancora di più se non potevo nemmeno scegliere le persone da frequentare.
-Intanto ti ho parato il culo, le ho detto che hai avuto un imprevisto e lei se n’è andata. Ha però detto che i suoi questa settimana non ci saranno e per questo vuole organizzare una festa a casa sua, stasera.-
-Bene, fantastico!- gli risposi rubandogli la palla e facendo un lancio a canestro da ben 3 punti. Cercai di non aggiungere altro perché volevo a tutti i costi chiudere quella stupida conversazione ma lui davvero non riusciva a trovare un punto e perciò aggiunse: -Da quando attacchi il tuo migliore amico per difendere una ragazzina appena conosciuta?-
-Andiamo Ryan che ti prende? Stavo studiando!- stava davvero iniziando ad infastidirmi e a farmi incazzare sul serio.
Ryan iniziò a ridere per non so quale motivo, e quella sua azione mi fece davvero arrabbiare.
-Stavi per saltare l’allenamento Justin! Questa relazione di chimica era diventata così eccitante?-
-Fanculo Ryan hai per caso il ciclo? Da quando sei così isterico?-
Ero rosso dalla rabbia davvero non riuscivo a capire cosa cazzo passava per la testa di Ryan che tentò subito di calmarsi strofinando le mani sul suo viso.
-Scusa amico ma oggi non è affatto giornata!-
Guardai Ryan per qualche secondo poi presi la palla, feci qualche palleggio per poi fare un altro tiro a canestro, qualcosa aveva rovinato la sua giornata e questo mi dispiaceva, ma prendersela con me, a pro di cosa?
Osservandolo meglio capì però che era così agitato a causa di una cosa ce rendeva tutti molto nervosi: l’università.
-Notizie dalla  Duke?- chiesi con tono pacato.
-Pessime notizie, mi hanno messo il lista d’attesa.- disse sospirando. La lista d’attesa del college non era per nulla una brutta notizia, ma per Ryan era una catastrofe.
-Lista d’attesa? Ma è fantastico!-
-No, Justin non è per nulla fantastico! È praticamente un rifiuto-
- Ma certo che no, avrai tempo per aggiornare la tua richiesta.- dissi con un sorriso stampato sul volto per trasmettergli un po della mia positività.
-Ma questo non migliora le cose-
-Digli che è la tua prima scelta- dissi interrompendolo. –Intanto puoi accumulare altri crediti, puoi farcela e vedrai che andrà tutto bene.-
Per fortuna la nostra discussione finì lì e cominciò il vero e proprio allenamento, un allenamento che mi sfinì completamente.
Ero davvero distrutto ma Bianca aveva organizzato quella festa a cui , parole di Ryan, non sarei dovuto mai mancare altrimenti avrei perso qualsiasi tipo di credibilità a scuola.
Per fortuna si dimostrò una festa molto tranquilla; eravamo una ventina di noi, qualche birra qualche stuzzichino in una fantastica tavernetta con tanto di piscina idromassaggio. Tra musica, shottini e una bella pomiciata con Bianca la serata passò molto rapidamente e la mattina dopo mi risvegliai nel mio letto con la testa che scoppiava, quel giorno io e Alyssa avremmo dovuto consegnare la nostra relazione. Avevamo segnato tutto sul suo quaderno e se devo essere sincero avevo una grandissima paura che Alyssa, per cause di forza maggiore o semplicemente per la sua stranezza, non avrebbe mai consegnato quella che sarebbe potuta diventare una fantastica e preziosa A.
La paura invase tutto il mio corpo non appena entrai in aula e non riuscì a vedere nessuna folta chioma rossa. Cercai di convincermi ripetendo a me stesso “Vedrai che è solo in ritardo” ma non appena mi sedetti capì di essere completamente fregato. Il professor Mails vide che la classe era competa e iniziò a chiedere tutte le relazioni sulla sua scrivania, sembrava anche molto impaziente di iniziare la sua lezione, intanto però le mie mani tremavano: era la prima volta che non consegnavo un lavoro in tempo.
Quando tutti ebbero consegnato la propria relazione il professore iniziò a contarle per controllare se effettivamente tutti l’avessero consegnata. Appena ebbe finito sul suo volto apparve un espressione confusa, e proprio in quel momento mi resi conto che lo sapeva, sapeva che mancava una relazione, la mia. In quel momento mi rivolse una sguardo e notò subito che accanto a me mancava la mia compagna di laboratorio, Alyssa, e senza pensarci su iniziò la lezione. Ero nei guai, quella relazione a cui avevo lavorato così duramente che avrebbe avuto una fantastica valutazione, avrebbe avuto un valore pari a zero dato che non era stata consegnata, il sogno di una A in chimica si trasformò nel mio peggior incubo una F.
La prima ora sembrava non passare mai, avevo questo senso di angoscia che mi tormentava e mi faceva stare veramente male, quell’ora sembrò durare un eternità ma per fortuna finì. Credetti per un secondo di essere libero e di poter scappare da quella classe, ma purtroppo quel giorno avevo due ore di chimica e non una.
Dopo dieci minuti dall’inizio della seconda ora la porta dell’aula si apri ed entrò lei, Alyssa. Aveva i capelli legati da uno chignon un po’ spettinato ed era vestita tutta di nero: aveva un pantalone molto stretto nero con una canotta e una felpa. La scelta del colore dei suoi vestiti faceva sembrare la sua pelle molto più chiara, ma tutto questo non le stava male.
La cosa che notai subito era però il suo sorriso, lì stampato sempre sul suo viso e quella sua espressione furba.
Entrando diede al Signor Mails un piccolo foglio e si accomodò subito al mio fianco.
-Dove sei stata? Il Signor Mails ha già ritirato le relazioni, ma la nostra non c’è!- dissi con tono arrabbiato ma cercando di mantenere un volume basso in modo che nessuno potesse sentirmi.
Intanto Alyssa sembrava calmissima e con un tono ingenuo disse: -Le ha già ritirate? Strano! Non fa nulla gliela consegnerò prima di uscire.-
-Non penso che l’accetterà, facendo così gliela consegneremo in ritardo!-
Ero arrabbiato e lo si poteva notare da un miglio di distanza, come poteva avere quell’aria così menefreghista su una cosa così importante. Forse lei non avrebbe voluto frequentare nessun collage ma io si, e non potevo assolutamente permettermi una stupida F.
-Ehi Bieber, calmati! Parlerò io con il professore e risolverò tutto. Non spaventarti troppo, non la perderai quella stupida borsa di studio!-
-Se tu vuoi continuare ad essere una stupida ragazzina con la testa tra le nuvole e priva di futuro fai pure, ma non trascinare anche me nel tuo buco da Freak-
Quelle parole uscirono dalla mia bocca involontariamente, non stavo affatto pensando dato che la mia mente era completamente offuscata dalla rabbia. Non avevo alcuna intenzione di offenderla ma soprattutto non avevo alcuna intenzione di chiamarla “Freak” visto che il giorno prima avevo addirittura litigato con il mio migliore amico pur di difenderla.
La guardai e notai come sul suo volto c’era un espressione stupita, non arrabbiata o triste, ma semplicemente era stupita quanto me e nei suoi occhi potetti intravedere anche un pizzico di delusione.
- S-scusami, non volevo dire…- tentai di balbettare qualche tipo di scusa ma Alyssa mi interruppe subito: -Wow Bieber, così mi sorprendi! Insulti da scuola media, stiamo al liceo qui, dovresti aggiornarti! Comunque ti ho detto che non devi preoccuparti risolverò tutto io!-
Detto ciò si alzò dalla sedia ed andò ad accomodarsi in fondo all’aula dove c’era un banco vuoto ed iniziò a seguire la lezione.
Ero stato un enorme stronzo e dovevo assolutamente rimediare.
Non appena la lezione terminò l’aula si svuotò in pochissimo tempo e notai subito che  gli unici in quella stanza eravamo io, Alyssa e il professore.
Io tentai di raggiungere Alyssa ma lei mi sorpassò dandomi una spallata e dirigendosi dritta dal professore. Gli consegnò la nostra relazione ed uscì senza proferir parola.
Alzando lo sguardo il signor Mails mi vide e disse: - Bieber, ancora qui? Ha bisogno di chiarimenti?-
-Si Signore, vorrei sapere quanti punti verranno detratti dalla relazione consegnata in ritardo.-
-Nessun punto dato che non c’è stato nessun ritardo!- esclamò il professore guardandomi con uno sguardo confuso.
-Beh la signorina Gonzales le ha consegnato la nostra relazione ben due ore dopo il tempo da lei previsto. Credo che questo voglia significare Ritardo!-
-Come ho già detto nessun ritardo. Si sbrighi signor Bieber non vorrà ci certo far tardi alla prossima lezione!-

Il Signor Mails mi stava cacciando dalla sua aula e mi stava dicendo apertamente che non avrei perso nessun punto perché per lui la relazione non era stata consegnata in ritardo. Tutto questo era davvero molto strano, mesi prima aveva tolto ben 5 punti al progetto di Fiona Anderson per averlo consegnato 5 minuti dopo la scadenza da lui prestabilita, ed ora che io e Alyssa avevamo consegnato con ben 2 ore di ritardo non avremmo avuto nessuna conseguenza.
Com’era possibile tutto questo, chi era davvero Alyssa Gonzales che meritava questo trattamento speciale?  


Ehi! Ecco a voi il quarto capitolo della mia storia!
Grazie per le vostre recensioni, lo apprezzo tantissimo! Spero che anche questo capitolo vi piaccia, fatemelo sapere attraverso una recensione che esprime una vostra impressione, una vostra aspettativa, mi farebbe piacere ricevere anche una critica che possa migliorare la storia stessa e il modo in cui è scritta.
A presto con il prossimo capitolo.
Un grande bacio...
-Selene 

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