Storie di fantasmi -Parte Seconda-

di la luna nera
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rosania di Gropparello ***
Capitolo 2: *** Le anime di La Rotta ***
Capitolo 3: *** Donna Cenerina ***
Capitolo 4: *** Beatrice Cenci ***
Capitolo 5: *** Baldaccio d'Anghiari ***
Capitolo 6: *** Lucida Mansi ***
Capitolo 7: *** La Dama Rossa ***
Capitolo 8: *** Pietro Dal Verme ***
Capitolo 9: *** Cristoforo Reifer di Altspaur ***
Capitolo 10: *** Lucrezia ***



Capitolo 1
*** Rosania di Gropparello ***





Rosania di Gropparello

 
 
 
Nelle cupe notti di tempesta
s’ode la sua voce triste e mesta,
s’ode Rosania la bella
spentasi di stenti murata nella cella.
 
Sposa controvoglia di Pietrone
di Gropparello signore e padrone,
sola sovente restava per le guerre
che spesso martoriavan le sue terre.
 
E venne il giorno maledetto,
con lui il cavalier Lancillotto
che voleva gloria, ricchezza e favore,
finendo invece schiavo di un grande amore.
 
Passione travolse i due innamorati
che pare un tempo già s’erano incontrati,
passione dal marito spenta nelle segrete
da cui ancor si odono voci inquiete.
 
 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Il Castello di Gropparello, teatro della vicenda che vi sto raccontando, si trova in provincia di Piacenza. La sua costruzione è antecedente all’anno mille, già da allora infatti è stato teatro di violenti scontri fra guelfi e ghibellini.
Nella seconda metà del 1200 Pietrone da Cagnano era signore del castello. Questi aveva preso in moglie Rosania Fulgosio, nozze ovviamente di puro interesse com’era d’uso nel passato. Accadde un giorno che il castello venne preso d’assedio, approfittando dell’assenza del padrone, dalle truppe del marchese Pallavicino capitanate da Lancillotto Anguissola. Fra lui e Rosania si riaccese la fiamma della passione che un tempo li aveva uniti e i due divennero amanti. La loro relazione segreta continuò per alcuni anni fino a che una serva informò Pietrone del tradimento della moglie verso la quale meditò atroce vendetta: sedò la donna e la fece murare in una delle segrete del castello, tutt’oggi non individuata con certezza. Da allora strani fenomeni accadono nelle sale del maniero e oltre l’inquieto spirito di Rosania Fulgosio, pare vaghino anche  altre entità fra quelle antiche mura.

 

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Capitolo 2
*** Le anime di La Rotta ***





Le Anime di La Rotta

Benché sia ancor considerato
del Bel Paese il più infestato,
non è concesso di sapere
se le sue storie siano vere.
 
Vaga l’antico cardinale
che siede silenzioso per pregare;
l’uomo in nero dal triste destino
e l’anima scura del prete assassino.
 
La vecchia balia ancor si lamenta,
memore di ciò che in eterno la tormenta;
e la giovane contessa misteriosa
che appare accompagnata dall’odor di rosa.
 
Pare che infine vaghi all’esterno del maniero
un cavaliere in sella al suo destriero nero,
non vi son prove della sua presenza,
ma ve ne sono della sua esistenza.



 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Il Castello di La Rotta si trova a poca distanza dalla cittadina piemontese di Moncalieri, presso Torino. La sua costruzione attuale risale al XII-XV secolo, ma prima di quel periodo era presente una struttura dalle funzioni di fattoria. Pare che vi siano anche tracce di una destinazione templare attorno all’anno mille, poi è passato sotto la giurisdizione sabauda e quindi al Regno d’Italia.
Il castello può fregiarsi del titolo di più infestato d’Italia perché pare sia abitato da un numero consistente di spiriti. Purtroppo non c’è possibilità di indagare perché è proprietà privata, non vengono organizzate visite e non è concesso fare alcuna investigazione per verificare la presenza di entità paranormali fra le sue mura più o meno dalla fine degli anni 80. Prima di allora invece qualche cosa è stata rilevata dagli esperti del settore: si parla dello spirito di un ecclesiastico, probabilmente un cardinale, che si siede in una cattedra del Duecento, l’anima di un uomo che si ferma nel punto esatto della sua decapitazione, lo spirito di un sacerdote murato vivo a causa degli orrendi crimini di cui si era macchiato. Poi vaga lo spirito tormentato di una balia colpevole di aver causato la morte del bimbo che accudiva per una sua distrazione e una giovane contessina che lascia un gradevole profumo di fiori. Infine citiamo il fantasma di un cavaliere che apparirebbe in sella al suo cavallo nero, portando una spada e una croce al collo. Alcuni anni fa, in seguito a lavori di consolidamento ai piedi della torre, sono stati ritrovati i resti di un cavallo e del suo cavaliere che portava una spada e una croce…..
Di altre presenza non è dato sapere.

 

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Capitolo 3
*** Donna Cenerina ***





Donna Cenerina


Pugnale crudele e furia assassina
si celan dietro la storia di Donna Cenerina,
di Soragna gran signora nel passato
il cui affetto nei secoli è perdurato.
 
Senza scrupoli e senza cuore
era il consorte della sorella minore,
uomo crudele e volto solamente
ad impossessarsi del patrimonio assai ingente.
 
Nella città dei violini perfetti
si macchiò il meschino dei due delitti:
Lucrezia prima e Cassandra poi
ma della sua colpa lui non pagò mai.
 
Color della cenere i lunghi capelli
le valsero il nome e l’affetto di quelli
su cui veglia ancora con sguardo materno
preannunciando a volte il sonno eterno.
 


 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Al centro del paese di Soragna, in provincia di Parma, si erge la splendida rocca Meli Lupi, maniero medievale trasformato in elegante residenza fra il XVI ed il XIX secolo. Appartiene alla nobile famiglia dei Meli Lupi sin dalla metà del 1500 ed è proprio in quell’epoca che si colloca la leggenda di Donna Cenerina, al secolo Cassandra Marinoni. Era una nobildonna milanese andata in sposa al marchese Diofebo II Meli Lupi. Spesso si recava a Cremona in visita alla sorella minore Lucrezia, sposa di quello che fu l’assassino di entrambe le donne: il conte Giulio Anguissola. Questi era un uomo crudele e senza scrupoli che uccise la moglie con ogni probabilità per impossessarsi del suo ingente patrimonio. A Cassandra, testimone scomoda del delitto, toccò la stessa sorte e spirò il 18 giugno 1573 a Soragna dove era stata riportata in fin di vita. Grazie alle sue molte conoscenze, riuscì a farla franca e non pagò mai per il duplice omicidio. Si dice che il suo spirito appaia nella rocca che fu la sua dimora, con i capelli biondo cenere (da qui il nome Donna Cenerina), vegli sui discendenti della famiglia Meli Lupi e si manifesti loro preannunciandone l’imminente dipartita.
 

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Capitolo 4
*** Beatrice Cenci ***


 
 
 
Beatrice Cenci

Alla ricorrenza triste e infelice
appare il fantasma della povera Beatrice,
vittima innocente del padre padrone,
uomo crudele su di lei senza esitazione.
 
Vendetta meditò con i fratelli
contro il distruttore dei giorni più belli,
di un’infanzia negata e rapita,
ma che ha dovuto pagare con la vita.
 
Assai crudele è a volte il destino,
paga la vittima e non l’assassino.
Lei si mostra con la sua testa fra le mani
sul ponte fatale prima che sorga il domani.
 




 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Spesso i fantasmi infestano castelli o antiche ville a cui sono rimasti legati per varie ragioni. Nel caso che vi ho proposto questa volta invece tutto è diverso perché il luogo di cui si parla è il ponte di fronte a Castel Sant’Angelo a Roma, famosissimo angolo della capitale affollato ogni giorno da schiere di turisti. E’ qui che l’11 settembre 1599 la giovane Beatrice Cenci fu giustiziata assieme ad uno dei suoi fratelli e alla matrigna. Era nata il 6 febbraio 1577 ed era figlia del Conte Francesco Cenci, uomo dalla condotta dissoluta e pieno di debiti. Proprio per questo teneva segregata la figlia, volendo evitare di dover pagare la dote in caso di nozze. Fin da piccola Beatrice era costretta a subire gli abusi del padre e, stanca delle continue sevizie, architettò assieme ai fratelli e alla matrigna (aveva perso la madre all’età di sette anni) l’assassinio del padre tentando di farlo passare per una disgrazia. Il 9 settembre 1598 il conte fu trovato morto, ma il complotto fu smascherato nel giro di pochi mesi e praticamente un anno dopo furono emesse le sentenze di morte per coloro che avevano partecipato attivamente all’omicidio: Beatrice e Giacomo Cenci e la loro matrigna Lucrezia Petroni. Le esecuzioni ebbero luogo l’11 settembre 1599, le due donne vennero decapitate mentre l’uomo fu condannato allo squartamento davanti ad una gran folla fra la quale vi era anche Caravaggio.
Si dice che alla ricorrenza della morte lo spirito senza pace di Beatrice Cenci appaia con la sua testa fra le mani là dove ha pagato con la vita per aver tentato di porre fine ai soprusi subiti da un padre violento e crudele.

 

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Capitolo 5
*** Baldaccio d'Anghiari ***


 




Baldaccio d'Anghiari

 
 
Prode, valoroso e  forte
quanto orribile ne fu la sorte:
gettato giù dal potente palazzo,
oltraggiato dall’umano disprezzo.
 
D’Anghiari gran condottiero
fu Baldaccio Bruni per davvero,
troppo timore avevan di lui
e misero fine ai giorni suoi.
 
Il Giglio certo si nasconde
dietro l’assassinio e le sue ombre
poiché si temeva seriamente
che potesse batterli  facilmente.
 
Il sei di settembre dunque Baldaccio
appare con la testa sotto il braccio,
ogni cinquant’anni puntuale e schietto
perché  ancora cerca il suo riscatto.
 

 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Baldaccio Bruni fu un gran condottiero vissuto nella prima metà del 1400 nella cittadina di Anghiari, vero gioiello medievale in provincia di Arezzo. Era soldato di ventura  che  combatté per conto di vari signori dell’epoca. Scampò per tre volte dalla pena di morte, pena che poi gli fu cancellata in virtù dei suoi servigi a Firenze nella guerra contro Lucca. Ottenne la cittadinanza fiorentina il 19 giugno 1437 ma continuò comunque a combattere per conto di vari nobili e signori. La gran fama che si era guadagnato avevano fatto crescere timori nei suoi confronti, specie da Cosimo de’Medici, la cui fazione era in ascesa. Il 6 settembre 1441 Baldaccio fu attirato con un tranello a Palazzo Vecchio a Firenze, fu ucciso  ed il cadavere gettato dalla finestra, trascinato in Piazza della Signoria e decapitato. La sua  morte non è mai stata vendicata e con ogni probabilità dietro di essi si nascondono i Medici.
Ogni cinquant’anni alla ricorrenza della sua morte, Baldaccio appare al Castello di Sorci, presso Anghiari, che fu di sua proprietà: si mostra portando la testa sottobraccio e si pensa voglia solo che il suo nome venga riscattato e riabilitato. Il Castello oggi è una rinomata locanda presso la quale si possono gustare le specialità della cucina locale.

 

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Capitolo 6
*** Lucida Mansi ***


 
 
LUCIDA  MANSI
 



Per la brama dell’eterna bellezza,
disposta a tutto per l’eterna giovinezza
Donna Lucida strinse il patto
col demonio che poi volle il suo riscatto.
 
Bella era e tal volea restare,
temeva la ruga, temeva d’invecchiare:
vendette allor l’anima all’eterno
ed oscuro signore dell’inferno.
 
Trent’anni dal patto eran trascorsi,
credeva lei negli inutili discorsi,
ma non lui, che chiese alla contessa
di mantener fede alla sua promessa.
 
E qui dobbiam restar sul vago,
sembra si sia inabissata dentro il lago
a bordo di una carrozza infuocata
per non aver mantenuto la parola data.
 
Ma al dodicesimo notturno rintocco
s’ode il rumore del suo cocchio,
che trascinò Lucida la vanitosa
nel luogo dove il suo volto riposa.
 
 



 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 


Siamo in Toscana, per la precisione a Lucca,  dove  presso Sergomigno si può ammirare la stupenda Villa Mansi.
Il personaggio di Lucida è avvolto dal mistero:  ufficialmente era una nobildonna vissuta nella prima metà del 1600 che si sposò due volte. Il secondo marito, Gaspare di Nicolao Mansi, era molto più vecchio di lei ma appartenente ad una famiglia estremamente ricca e la grande differenza di età destò molto scalpore all’epoca, così come la bellezza di lei confrontata con la ben poca avvenenza di lui. Pare che la giovane donna fosse così vanitosa da far ricoprire di specchi le pareti delle sue stanze e che, per potersi ammirare, avesse nascosto uno specchio pure nel libro delle preghiere che leggeva durante le funzioni religiose. Ufficialmente morì di peste a poco più di quarant’anni, ma attorno alla sua figura esiste una leggenda che adesso vi andiamo a raccontare: era una donna tanto bella e libertina, quanto crudele  e amante del lusso più sfrenato. Un giorno le parve di scorgere una piccola ruga sul viso e cadde nella più nera disperazione. Ricevette la visita del demonio sotto le sembianze di un bellissimo giovane che le propose trent’anni di immutata bellezza in cambio della sua anima. Lucida accettò immediatamente restando così giovane e bella mentre tutti attorno a lei invecchiavano.
Trascorsi i trent’anni, in una notte di agosto, il demonio si presentò per avere quanto promesso. Inutile dire che essa tentò di distorcere le parole che all’epoca avevano siglato il patto , si disperò ed implorò che la sua anima fosse risparmiata. Tutto ovviamente fu inutile, il Diavolo non si lasciò impietosire, per cui la trascinò sulla sua carrozza fiammeggiante e dopo aver percorso tutte le mura di Lucca , si inabissò nel laghetto che oggi si trova nel giardino botanico della città. C’è chi dice che, immergendo il viso in quelle acque, si possa vedere il volto addormentato di Lucida, mentre la notte del 31 ottobre (ci siamo quasi, se qualcuno vuol verificare….) pare che nel silenzio si odano gli zoccoli dei cavalli che  trascinano la carrozza nel laghetto.

 

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Capitolo 7
*** La Dama Rossa ***


 
LA DAMA ROSSA
 

La storia che vi andiamo a raccontare
sembra esser più inventata che reale,
tuttavia qualcosa ancora esiste
a testimonianza di un fatto assai triste.
 
Volle un giorno l’Imperatore Costantino
costruir la sua dimora sfidando il Divino,
poiché scelse come luogo per la sua dimora
dov’era il Santuario della Madonna Miracolosa.
 
Nonostante l’assenza di intemperie,
al mattino trovavan solo macerie:
tutto quello che era stato costruito
veniva misteriosamente demolito.
 
Non voleva egli perder di coraggio
e gli apparve un dì il vecchio saggio
che gli rivelò quel che doveva fare
se gli strani fenomeni voleva bloccare.
 
Doveva questi sacrificare una fanciulla
o della sua dimora non sarebbe rimasto nulla:
Lusitania fu scelta e perì in quelle mura,
resta la sua anima a vagar per l’aria oscura.
 
Appare colei che Dama Rossa vien chiamata
perché ancora non è stata identificata,
forse è Lusitania o un’altra sventurata
della quale alcuna memoria fu tramandata.
 
 



 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Questa vicenda ci porta sulla bellissima costa ionica della Calabria nella località di Cirò Marina in provincia di Crotone. Non sono moltissimi i manieri infestati nell’Italia meridionale, sono maggiormente concentrati al centro nord ma questo non toglie che storie interessanti ci portino anche al sud della nostra penisola.
Ed ora vediamo cosa si cela nel Castello Sabatini di Cirò Marina, teatro delle apparizioni della Dama Rossa. Si racconta che l’Imperatore Costantino abbia scelto il luogo per costruire la sua dimora là dove sorgeva un Santuario dedicato alla Madonna Miracolosa, ma tutto quello che veniva costruito, veniva ritrovato un cumulo di macerie la mattina successiva. Gli apparve allora un vecchio saggio che gli rivelò cosa doveva fare perché la sua dimora potesse venir eretta senza più problemi: doveva sacrificare una giovane del posto e fu così scelta una ragazza di nome Lusitania che finì i suoi giorni murata viva nelle pareti del castello. Ed è proprio nelle sue stanze che i proprietari vedono apparire lo spettro di una Dama Rossa…. Non si sa con certezza se si tratta dell’anima inquieta di Lusitania o di un’altra sventurata, ad ogni modo in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione nel 1970 fu individuata una nicchia nel muro contenente delle ossa, un orecchino ed un pezzo di stoffa rossa….
Gran parte della storia è leggenda perché non fu Costantino ad edificare il castello, ma i Conti Carafa di Santa Severina nel XVI secolo, ma della triste sorte di Lusitania o chi per lei si può dire altrettanto?

 

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Capitolo 8
*** Pietro Dal Verme ***


 
PIETRO DAL VERME


 
Fenomeni alquanto strani,
improvvisi e sovrumani
hanno luogo nel castello
della località di Zavattarello.
 
Dimora fu in tempo addietro
della famiglia del nobile Pietro
che si oppose con gran forza
alle nozze con Chiara Sforza.
 
Camilla era il suo grande amore
ed è così che lui seguì il suo cuore
passando sopra le convenzioni
assecondando le sue passioni.
 
Se ne andò Camilla misteriosamente,
come questo accadde equivale al niente
e Pietro dovette condurre all’altare
colei che aveva rifiutato di sposare.
 
Chiara però ben rammentava
che un tempo egli l’aveva scartata
e senza farne alcuna menzione
servì la sua vendetta a colazione.
 
Nessun timore c’era per quella morte
poiché lei sapeva che la sua sorte
era protetta dal gran parente
che non aveva lì da perder niente.
 
E Pietro ancor vaga e tormenta,
sposta gli oggetti e tutti spaventa
per vendetta verso la donna pericolosa
che fu costretto a prender in sposa.
 

 
 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Siamo a Zavattarello, in provincia di Pavia, località in cui sorge il possente castello edificato attorno al X secolo. All’epoca era possedimento del monastero di Bobbio (PC), poi passò sotto la proprietà di varie potenti famiglie come i Landi, gli Scotti fino a passare alla famiglia Dal Verme attorno al 1390 che ne deterrà il possesso fino al 1975. Oggi il maniero completamente ristrutturato, ospita cerimonie ed eventi.
Si narra che Pietro Dal Verme, nato nel 1445, fosse stato costretto a sposare Chiara Sforza, figlia del signore di Milano Galeazzo Maria. Ma questi era innamorato di Camilla (secondo altre fonti Cecilia) Del Maino che sposò andando contro tutto e tutti. I due vissero felici fino a che la donna morì in circostanze piuttosto misteriose. A quel punto Pietro dovette arrendersi e prendere in sposa colei che aveva un tempo rifiutato. Ma Chiara, da buona Sforza, non aveva dimenticato l’affronto e meditò vendetta: avvelenò il consorte con della cicuta nascosta nella colazione. Non temeva alcuna ritorsione perché suo zio Ludovico il Moro aveva molto da guadagnare dalla scomparsa di Pietro ed avrebbe certamente protetto la nipote in tutto e per tutto.
Lo spirito inquieto di Pietro Dal Verme sarebbe il responsabile degli strani eventi che si manifestano in quella che fu la sua camera da letto.
 

 

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Capitolo 9
*** Cristoforo Reifer di Altspaur ***


 
 
CRISTOFORO REIFER DI ALTSPAUR
 
 
 
In Trentino fra vette e cime
vi son leggende e vi son rime
su castelli e ciò che ne resta.
A parlarne or ci si appresta.
 
Cristoforo era un cavaliere
ossessionato da mille e più paure,
vaga ancora spinto dal tormento
in cerca delle prove del tradimento.
 
Già in vita era questi squilibrato,
depresso pure e forse indemoniato,
cosa che fu taciuta alla consorte
ignara di quale fosse la sua sorte.
 
C’è chi dice che Ursula la sventurata
morì mentre era addormentata,
vittima di un attacco di pura follia
che la vita con violenza le strappò via.
 
Mentre altri, e noi ci vogliam sperare,
dicono che fu aiutata a scappare.
Cristoforo venne infine denunciato
e per queste violenze fu arrestato.
 
Quando uscì dalla prigione
era un’ombra per la gran punizione,
finì i suoi giorni solo e maledetto,
chissà se pentito di ciò che aveva fatto.

 
 

 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Ci spostiamo questa volta fra le stupende cime del Trentino Alto-Adige presso Castel Belfort a Spormaggiore in provincia di Trento. La torre slanciata risale al 1311 ed è la parte più antica di ciò che resta di questo castello, passato sotto la proprietà della famiglia Reifer nel 1350. Il cavaliere Cristoforo, appartenente a tale dinastia, fu signore del castello e delle sue terre verso la metà del 400. Era vittima di gravi squilibri mentali, celebri erano i suoi scatti di ira seguiti da lunghi momenti di assoluto mutismo, periodi di depressione e manie persecutorie tanto che era considerato indemoniato, venendo addirittura esorcizzato dal vescovo di Bressanone. Prese in sposa Ursula Kunigl, figlia del nobile castellano di Ehrenburg, alla quale non venne rivelata la verità sulla personalità complicata del futuro sposo sicuramente per non mandare a monte le nozze ovviamente combinate per motivi politici. Cristoforo si mostrò subito geloso e sospettoso nei confronti della moglie che rimproverava sempre accusandola di tradimento. Non trovò mai le prove, anche perché nonostante tutto la donna gli era fedele, ma un giorno in preda di un attacco di follia, questi la uccise mentre riposava nella sua stanza. Secondo un’altra versione della leggenda Ursula fu aiutata a fuggire da alcuni fedelissimi che denunciarono l’uomo che fu condannato ed imprigionato per alcuni anni. Quando uscì, era diventato l’ombra di se stesso e morì solo e maledetto. Il suo spirito inquieto vaga ancora fra i ruderi del maniero in cerca delle prove del tradimento della moglie: appare vestito di nero, con il viso pallido e la barba incolta.

 

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Capitolo 10
*** Lucrezia ***


 
LUCREZIA
 

Giovane, ma molto coraggiosa,
fu Lucrezia non appena sposa,
andando incontro al suo destino
per non sottostare a quel meschino.
 
Il Doria tiranno lussurioso
pretendeva di strappar via allo sposo
le giovani mogli appena maritate
e passar con loro ore infuocate.
 
Lucrezia si rifiutò di obbedire
e per questo fu condannata a perire
di fame e di stenti nella prigione
per non soddisfare le voglie del padrone.
 
Volle Basso vendicar l’amata
costringendo colui che gliel’aveva strappata
ad abrogar la legge che aveva costrette
le giovani spose nella prima notte.
 
C’è invece chi racconta di una sommossa
scoppiata fra la popolazione commossa
dal coraggio di Lucrezia che fu salvata
e la minaccia dal paese allontanata.
 
Comunque siano andate le cose
nel castello vi son visioni misteriose
ed il fantasma della giovane eroina
vaga per le sale fino al sorger della mattina.
 
 



 
LA STORIA, LA LEGGENDA
 
Il nostro viaggio si conclude nella provincia di Imperia, nella località di Dolceacqua. Il Castello dei Doria, potente famiglia ligure cui appartiene fin dall'inizio, domina il centro abitato e fu costruito nel XII secolo ed ampliato successivamente, per poi diventarne residenza stabile.
La leggenda narra di un tiranno appartenente ai Doria appunto che, nel XIV secolo, aveva ristabilito lo jus primae noctis, una legge che obbligava le giovani spose a passare con lui la prima notte di nozze. Lucrezia, giovane sposa appena diciassettenne, si rifiutò e per questo durante i festeggiamenti nuziali fu imprigionata e condannata a morire di fame e di stenti nelle celle del castello. Il suo sposo, un tale Basso, si intrufolò di nascosto nel palazzo e minacciando il despota con un pugnale alla gola, lo costrinse ad abrogare il tanto odiato editto con un proclama ancor oggi esistente.
Esiste un’altra versione della leggenda secondo cui Lucrezia venne liberata da una sommossa popolare ed il padrone cacciato.
Comunque siano andate le cose, pare che il fantasma di una giovane vaghi per le sale del castello oggi purtroppo parzialmente diroccato.
 
 
 
SPAZIO AUTRICE
 
Si conclude qui il secondo viaggio fra i castelli e i luoghi infestati della nostra bella Italia. Vorrei ringraziare lclementi2, alessandroago_94 e ineedofthem per il loro supporto e la loro assiduità nel seguire questa piccola raccolta. Non so se ne seguirà una terza, ad ogni modo qui si ferma il viaggio e vorrei salutarvi con la frase della conduttrice di “Presenze” Federica Gentile:
                                                                Voi intanto, se potete, dormite tranquilli.
 
 
Grazie a tutti
La Luna Nera

 

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