Il Re Vampiro

di Blooming
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** 1. ***
Capitolo 3: *** 2. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


La sua pelle diafana risplendeva alla debole luce del sole che entrava attraverso le persiane, si legò i lunghi capelli castani con un cordino di cuoio lasciandoli in una coda molle e si alzò dal letto cercando per la stanza i suoi vestiti; le sue labbra così sottili da sembrare inesistenti si piegarono in un sorriso quando sentì la ragazza nella stanza accanto aprire l'acqua ed entrare nella doccia. Nonostante lo scrosciare dell'acqua calda poteva distinguere ogni movimento della donna, le dita che scorrevano tra le onde dei capelli biondi e le mani che si inseguivano su quella pelle morbida. 
Sorrise ancora all'idea di andare a farle compagnia sotto la doccia ma ormai era vestito e poi aveva altro di più importante da fare. Sbuffò e si sedette sul letto per infilarsi le scarpe di cuoio. 
Le orecchie erano tese per captare ogni movimento, doveva andarsene prima che quella ragazza di cui non ricordava nemmeno il nome uscisse dal bagno.
L'aveva incontrata in un pub, era semplicemente entrato nel locale, si era voltato verso sinistra e aveva incrociato lo sguardo con quella ragazza dai capelli biondi a caschetto e il viso tondo, le si era avvicinato e anche se era in compagnia delle amiche le chiese se voleva andare a fare un giro. La ragazza aveva alzato la testa e sapeva benissimo che voleva mandarlo a quel paese ma guardandolo negli occhi scuri quello che era uscito dalla sua piccola bocca a cuore era stato "certo, andiamo" e prendendo la sua mano erano andati a casa della ragazza.
Le aveva sicuramente chiesto il nome ma evidentemente non era poi così importante se lo aveva dimenticato nei successivi cinque minuti, ricordava però perfettamente la sua voce e la sua spontaneità, ricordava ogni sua caratteristica fisica, ogni neo sulla pelle e ogni smagliatura, sembrava assurdo ma la cellulite sulle cosce gli era piaciuta, rendeva la ragazza più vera, più umana; ricordava perfettamente la cicatrice dell'operazione all'appendice e il neo sotto l'occhio, ricordava gli occhi scuri e grandi e il piccolo naso alla francese. L'aveva osservata attentamente mentre era sopra di lui e un po' gli dispiaceva andarsene senza nemmeno salutarla o ringraziarla per la bella nottata passata ma aveva una regola ovvero mai farsi trovare la mattina dopo a costo di scivolare nell'ombra nel cuore della notte.

Sentì la porta del bagno aprirsi e in un lampo fu fuori dalla casa. La ragazza si guardò attorno confusa, avrebbe giurato di averlo visto seduto sul letto poco prima di spalancare la porta ma quando era uscita aveva solo visto la porta dell'appartamento chiudersi.

Ares camminò lungo il marciapiede osservando quegli sciocchi esseri umani che non avevano idea della sua esistenza, un ragazzino gli diede una spallata con forza mettendosi a ridere con gli amici, si voltò a guardarlo e si ricordò di quel tempo in cui gli avrebbe strappato la trachea con una mano senza pensarci due volte, ma i tempi moderni avevano cambiato tutto e commettere un omicidio era considerato reato. Non poté far altro che maledire mentalmente il ragazzino impertinente e proseguire per la sua strada.
Una macchina nera con i finestrini oscurati rallentò e lo raggiunse, Ares sbuffò; l'auto si fermò e l'autista scese per andare ad aprire la portiera posteriore 
"Se vostra Maestà vuole entrare..." sorrise cordiale ad Ares "Vi attendono tutti."
Ares roteò gli occhi al cielo ed entrò nella vettura, guardò il suo compagno di viaggio e scoppiò in una risata nervosa e irritata 
"Non posso credere che nonostante tutto cerchi ancora di farmi da mamma." aveva una voce sottile e malinconica, un po' rauca ma seducente 
"Sono il tuo consigliere e il tuo più fedele amico, quando commetti degli errori è mio compito fartelo notare o provare a non farteli fare. Si dice che prevenire sia meglio che curare e vorrei riuscire, almeno per una volta, a prevenire i tuoi comportamenti da adolescente moderno." Si guardarono negli occhi e scoppiarono in una risata sincera 
"Caius mi lascerai mai libero?"
"No maestà." l'auto sfrecciava lungo il viale alberato "Ti sei nutrito?" 
Ares scosse la testa "Lo sai che quelli come me possono anche non nutrirsi." 
Caius, un uomo dai fini capelli bianchi e il volto scavato dalle rughe aprì una valigetta di pelle di coccodrillo nera con le rifiniture d'orate e tirò fuori una sacca di sangue da trasfusione e gliela lanciò sulle cosce "Il tuo icore è debole, devi nutrirti!" lo guardò 
Ares spostò quasi con disgusto la sacca "Mi sono già nutrito questa notte." mormorò guardando fuori dal finestrino il paesaggio che cambiava e sapeva benissimo dove lo stavano portando "Non ho più fame, magari dopo." 
Caius lo guardò di traverso e poi si sporse ad annusarlo dalla spalla lungo tutto il collo "Non sai di sangue, sai solo di sesso e profumo di sottomarca del supermercato per donnette scialbe, anche un po' di vodka. Bevi Ares, lo sai meglio di me cosa succede se non ti nutri."
Ares lo guardò con disprezzo, lo odiava in quel momento ma Caius sembrava abituato a quel gelido sguardo e con un sorriso gli porse ancora la sacca di sangue "È B positivo, il tuo preferito." Ares prese la sacca e la svuotò continuando a guardare con sdegno il suo consigliere. 
Scesero dall'auto e Ares lasciò cadere a terra la sacca svuotata, si pulì gli angoli della bocca con l'indice e si succhiò il polpastrello.
Il sole illuminava l'immensa villa circondata da un vasto parco 
"Ora ci divertiamo Caius." e un sorriso diabolico si disegnò sul suo volto.

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Capitolo 2
*** 1. ***


Ares spalancò le porte della villa, la sua villa che non abitava più da quando aveva preferito estraniarsi dal mondo di cui faceva parte, ma quello era un giorno speciale perché precisamente cinquecento anni prima era stato incoronato Re del suo popolo.
Caius e altri servitori avevano organizzato una festa per ricordare questo avvenimento, una festa che sarebbe andata avanti per tre giorni.
Al suo ingresso ci fu uno scrosciare di applausi e urla, gli invitati gridavano e invocavano il loro sovrano assoluto, lasciarono il corridoio libero per farlo passare e si inchinavano al suo passaggio, Ares non si sentiva così bene da molto tempo e non sapeva se era per il sangue appena bevuto che lo stava ubriacando o c’era dell’altro.
Avrebbero festeggiato per tre giorni e tre notti ritirandosi poi all’alba del quarto giorno per tornare ognuno alla propria vita, avrebbero processato i criminali del loro popolo, avrebbero bevuto e mangiato e avrebbero dilaniato carni di qualche innocente come si divertivano a fare durante i bei tempi oscuri.
Ares si sedette su un trono composto da ossa umane, un teschio era posizionato sull’estremità più alta del trono e all’estremità dei due braccioli c’erano due teschi più piccoli, il sedile era coperto da un cuscino di velluto rosso così come lo schienale formato da vertebre e costole; appena ci si sedette un brivido gli percorse la schiena provocandogli brividi di piacere, ruggì di piacere e una donna dai lineamenti pungenti e con un lungo abito da cerimonia nero e viola gli pose sul capo una corona d’oro e ferro con le più preziose pietre incastonate
“Il Re è tornato!” urlò la donna e le porte della villa si chiusero di colpo.
 
Tutta la mattina venne sprecata per gli omaggi al Re, i sudditi si inchinavano ai piedi di Ares che tentava di non farsi vedere annoiato, ricordava ogni nome di tutte quelle persone che gli si piegavano davanti e accettavano nuovamente la sua indiscutibile tirannia, si rivolgeva a loro come avrebbe fatto con vecchi amici, li ringraziava per essere venuti e per accettarlo ancora come sovrano, si piegavano al suo volere promettendogli eterna ubbidienza.
Il banchetto iniziò quando ormai il sole stava tramontando, le più belle ceramiche erano state utilizzate per apparecchiare quella mensa e i cervi più belli erano stati cacciati.
Come bestie si gettarono sul cibo, bevvero vino e tracannarono birra senza preoccuparsi di sembrare animali privi di qualsiasi senso della decenza, Ares si divertiva nel lasciarsi andare nei suoi istinti primordiali e aspettava con trepidazione il momento del dolce. I servitori sparecchiavano e apparecchiavano nuovamente, versavano vino finchè Ares, anch’egli sazio e ebbro di vino, non si alzò in piedi e suonando una campanella richiamò i suoi sudditi all’attenzione. Le teste si alzarono dai piatti e gli invitati tornarono composti e attenti, si pulirono i volti con i tovaglioli e prestarono la massima attenzione al loro sovrano
“Che entri ora la portata principale!” anche se la festa era stata organizzata da Caius sapeva esattamente cosa dire, feste di quel tipo erano già state organizzate in precedenza e tutti ormai sapevano cosa arrivava dopo quel lussurioso banchetto.
Ares osservò uno ad uno gli invitati, ovviamente tutti personaggi importanti del loro popolo, Caius non avrebbe mai invitato un mediocre suddito, osservò le differenze tra ognuno di loro ma nessuno nei secoli era realmente cambiato, rideva di nascosto nel vedere le più spietate assassine ora in tacchi a spillo e tailleur che si accanivano nello strappare le carni al povero cervo servito sul tavolo, scuoteva la testa nel guardare i suoi vecchi compagni di massacri diventati adesso membri della comunità umana che prima disprezzavano. Lui gli umani non li aveva mai odiati, li aveva compatiti e un po’ invidiati, li aveva amati qualche volta ma non riusciva ad odiarli totalmente nonostante la loro ignoranza per tutto ciò che non capivano.
Da una porta uscirono tanti umani quanti erano gli invitati, si posizionarono alla loro sinistra e allungarono il braccio destro sopra la testa degli immortali e aspettarono che finché Ares con un cenno di una mano diede l’ordine ai servi di tagliargli i polsi.
Il sangue caldo e scuro cominciò a scorrere a fiumi su tutto il volto dei vampiri che mostrarono la loro vera natura spalancando gli occhi neri e le fauci, le zanne affilate cominciarono ad aggredire gli umani non limitandosi al succhiare loro tutto il sangue ma anche a mordergli la carne, i muscoli e a coprirsi completamente il corpo con il loro sangue.
Gli uomini e le donne che fungevano da pasto principale non urlavano né proferivano parola, erano stati stregati e nemmeno il loro cervello sapeva cosa gli stava accadendo, erano come morti cerebralmente. Ares girò lungo il tavolo ridendo nel vedere quel massacro, gli era mancato il sangue e la violenza gratis, passare anni a contatto con gli umani l’aveva ammorbidito e aveva perso la voglia di uccidere; avrebbe però ucciso volentieri quella ragazza con cui aveva fatto sesso la notte precedente, non perché la odiasse ma perché lo eccitava a tal punto che le avrebbe succhiato tutto il sangue mentre se la scopava e le avrebbe dilaniato il corpo con un morso. Con un salto salì al centro del tavolo e allargò le braccia come per abbracciare tutti i suoi sudditi
“Che l’orgia inizi!” gridò e tra sangue e carne i commensali cominciarono a fare sesso con chi capitava, lasciarono gli umani ormai morti e si dedicarono ai piaceri del corpo.
Davano sfogo a ogni perversione e si coprivano di sangue e vino, emettevano versi da animali e godevano guardando qualche umano che agonizzava con la giugulare squarciata.
Ares scese dal tavolo e lasciando i suoi invitati all’orgia scese nelle cucine, non avrebbe partecipato all’orgia ma voleva nutrirsi ancora di sangue umano, guardò i servi che ancora lavoravano e con un mezzo sorriso sulle labbra concesse loro di andare a prendere parte all’orgia. Si avvicinò a una delle gabbie degli umani e prese una donna senza neanche guardarla e la divorò pezzo per pezzo lasciando di lei solo le ossa.
Quella vita l’aveva posseduto per secoli e aveva deciso di lasciarla per qualche tempo ma sapeva benissimo che nonostante tutto i suoi vampiri l’avrebbero richiamato a comandarli. Mangiò un altro umano e mentre si sporcava tutto di sangue arterioso ripensò a quella ragazza bionda, rise.
Ares si stese sul bancone di legno gettando a terra le vivande appoggiate sopra, stare in un nido di suoi simili lo rendeva più crudele di quanto non fosse in solitudine.
Si era isolato per circa cinquant’anni proprio per staccarsi da quella società violenta che ormai gli era venuta a noia, si nutriva solo quando lo riteneva necessario e mai per piacere, beveva solo sangue preso dalle sacche di trasfusione, non uccideva un umano da tredici anni e ricominciare a farlo gli era piaciuto così tanto che avrebbe continuato a farlo per l’eternità.
Steso sul tavolo sembrava un Cristo morente con il sangue che gli grondava dalle mani e dal volto, la carne umana cominciava a dargli alla testa, scendeva a scaldargli gli intestini, bruciava come il fuoco; una sensazione molto diversa e decisamente più piacevole di quella che dava il sangue trasfuso.
Cominciava a sentire ribollire le sue viscere e il sangue lo stava rendendo più euforico e più eccitato, quando quella droga raggiunse il suo culmine Ares provò un orgasmo, si contorceva sul tavolo battendo i piedi ed emettendo ruggiti gutturali, rideva isterico e si passava le mani tra i capelli portandoseli sul volto.
Ammise a sé stesso che quella sensazione gli mancava, gli mancava essere cattivo e cacciare le sue prede per poi divorarle sentendole urlare dal dolore.
Non l’avevano eletto Re dei vampiri per la sua sola bellezza ma perché era uno degli Antichi ed era di certo il più spietato, i suoi occhi neri come la morte e le sue zanne affilate erano l’emblema della società vampirica che ogni vampiro temeva e rispettava al solo sentirlo nominare.
Si ricordò di come prima di fare l’eremita era suo compito accogliere i nuovi vampiri, doveva conoscerli uno a uno, poggiare la mano sulla loro fronte e concedergli di vivere nel loro mondo seguendo le leggi vampiriche. Erano leggi semplici ed erano esposte in ogni locale di proprietà di vampiri, in ogni casa abitata da vampiri, erano cinque semplici leggi:
Mai verranno messe in discussione le parole del Re e le sue volontà;
Non far bere a nessun umano l’icore di un vampiro se non con la finalità di trasformarlo;
Non rubare gli umani di un altro vampiro;
Non uccidere i bambini degli umani;
Non rivelarsi mai a un umano se non con la finalità di trasformarlo o senza ucciderlo.

Se infrante la pena poteva andare da dieci anni di prigionia nel caso meno grave o portavano alla morte nel caso più grave.
Non era mai semplice spiegare ai giovani vampiri che queste leggi erano sacre e Ares si divertiva a punirli quando le infrangevano, i giovani vampiri appena trasformati erano così indisciplinati che solo i più furbi vivevano.
La mente del Re viaggiava a vecchi ricordi e poi correva di nuovo al presente e a quella ragazza bionda che non aveva nemmeno un nome; saltò giù dal tavolo e prese un altro umano, li avrebbe voluti mangiare tutti ma si trattenne sapendo che dovevano sfamare un nido intero composto da più di cento vampiri per altri due giorni.
Si addormentò sul tavolo completamente ubriaco di sangue e carne e si svegliò solamente al crepuscolo del giorno seguente.
L’orgia si era spostata nel grande salone, passò tra i corpi nudi dei suoi compagni e si accomodò sul trono, batté un piede sul pavimento richiamando l’attenzione, gli invitati si voltarono a guardarlo con riverenza
“Che ne dite di iniziare i processi?” urlò ottenendo l’approvazione dei sudditi.
Il primo imputato era un vecchio vampiro, entrò in catene e venne condotto a spintoni e a bastonate davanti al Re, era vestito di stracci e completamente sporco
“Qual è il tuo reato?”
Il vampiro non rispose, Caius gli diede una bastonata sui polpacci facendolo cadere in ginocchio, Ares lo osservò attentamente e lo riconobbe
“Sei Lucio Firmilio, non è così?” rise “Mi ricordo di te, di quando eri appena stato trasformato, umile e servizievole Lucio che avrebbe fatto qualsiasi cosa per soddisfarmi.” tutta la corte rise “Qual è il crimine di questo vampiro?” Ares si alzò in piedi per guardare meglio l’imputato
Caius batté il bastone sul pavimento per tre volte e declamò a gran voce il reato del vampiro
“Lucio Firmilio, nato vampiro nel 1693 ha vissuto in libertà e nel rispetto delle leggi vampiriche fino al 1994 quando nutre un umano col proprio icore senza poi trasformalo, si è mostrato all’umano senza alcun riguardo delle nostri leggi mettendo in pericolo l’incolumità della nostra razza. Viene catturato dopo vent’anni di latitanza e imprigionato per due anni fino alla data del processo.”
Ares guardò i volti rabbiosi degli altri vampiri
“Nutrire un umano con il nostro sacro sangue senza poi trasformarlo è un’azione gravissima più di quella di non soggiogarlo per fargli dimenticare della nostra esistenza.” parlò solennemente “Perché l’hai fatto?”
“Ho offerto il mio sangue ad un umano per il quale provavo sentimenti, non è reato mostrarsi a un umano che amiamo e amarlo anche senza trasformarlo, gli ho dato il mio icore e lui ne ha bevuto ma poi mi ha cacciato dalla sua presenza e non ebbi la forza di ucciderlo ne di soggiogarlo al fine di farmi dimenticare.” sembrava realmente pentito e distrutto dalla delusione d’amore
Ares aveva sempre apprezzato l’amore e come aveva fatto notare Lucio Firmilio, l’amore tra vampiri e umani non era illegale, anzi c’erano molti casi di amore tra le due razze. Ares poteva perdonare l’amore ma non l’offesa recata al loro icore sacro
“Se avessi trasformato l’umano non ti troveresti in questa situazione, se semplicemente l’avessi soggiogato con i poteri che ci hanno donato non ti troveresti in questa situazione.”
“Ho sbagliato e merito una punizione ma pretendo di essere giudicato solamente dal mio Re e non da un branco di nulla facenti viziosi. Riconosco in voi il mio unico Re.”
Ares apprezzò le sue parole
“Perdono il tuo amore per l’umano ma non posso perdonare il resto, l’icore è sacro e va donato agli umani solo per trasformarli.” guardò il pubblico che chiedeva sangue “Verrai condannato a dieci anni di prigionia da scontare in una bara d’argento e verrai sepolto vivo, marcirai lentamente e soffrirai ogni giorno pensando al tuo umano e al modo in cui ti ha tradito.” i vampiri risero nel sentire la pena
Lucio venne portato via dal boia.
Ares chiese a Caius che fine avesse fatto l’umano che aveva bevuto l’icore, era stato catturato pochi mesi dopo e ucciso, Ares si dispiacque per Lucio Firmilio e per il suo amore finito male.
La pena venne eseguita tra versamenti di sangue umano e lotte tra vampiri, il vampiro venne legato con pesanti catene e rinchiuso nella bara per venir poi seppellito sotto tre metri di terra.
Ares pensò che quella pena non era poi così grave, il corpo si sarebbe seccato dopo soli due anni e non avrebbe più sofferto fisicamente, dieci anni non erano che un battito di ciglia per un immortale.
I processi proseguirono per tutta la notte e intervallavano i pasti dei vampiri.
Crimini più o meno gravi venivano giudicati e a nessuno venne concesso il perdono. Ci fu un vampiro francese processato per aver sterminato una famiglia di umani che comprendeva due bambini, i bambini erano teneri e venivano considerati un pasto prelibato per i vampiri ma la legge decretava che i bambini non potevano essere uccisi. Questa legge era stata decisa da Ares in persona che trovava crudele stroncare la vita di una creatura così innocente. Il cuore dell’assassino di bambini venne strappato e schiacciato tra le mani del Re come fosse gelatina.
Ormai all’alba del terzo giorno venne portata al cospetto del Re una vampira dell’est Europa, i lunghi capelli neri erano arruffati e sporchi e i vestiti lacerati, mostrava le zanne con rabbia manifestando la sua natura sanguinaria
“Irina Ulianova!” la identificò Ares, scese dal suo trono e le si avvicinò con sfida “Cosa hai combinato questa volta?” rise, non era la prima volta che Irina Ulianova veniva portata in catene al suo tribunale.
La vampira tentò di morderlo fendendo le zanne nell’aria
“Alto tradimento!” mormorò tra le labbra
Ares la guardò
“Spiegati donna.” tirò le catene facendola avvicinare di più
“Hanno detto che ordivo una congiura contro Vostra Maestà.” disse chetamente al Re e poi si rivolse a tutti i presenti “Ma non è vero! Ho commesso molti crimini ma mai tradirei il mio Re!” ruggì furente
Ares la guardò attentamente, la studiò in ogni particolare. Era una vampira pazza e senza morale ma era sempre stata fedele idolatrando ogni parola del suo Re, guardò i suoi vestiti, semplici vestiti da donna umana; tornò a sedersi sul trono e notò che Caius non era presente. Cominciò a osservare tutti senza destare sospetti, era molto che mancava ma si ricordava perfettamente come erano le dinamiche della corte dei vampiri.
Aveva sempre adempiuto ai suoi compiti di sovrano attraverso Caius, era Caius che si occupava dei processi e dell’accoglienza dei nuovi vampiri ma sempre seguendo ciò che il suo Re gli diceva.
La sua assenza aveva scatenato rabbia in alcune delle figure più influenti del mondo vampirico che pensarono che detronizzare Ares sarebbe stata l’idea più giusta perché un Re che si rifugia in solitudine nel mondo degli umani non era degno di guidarli. Fu una rivoluzione soffocata sul nascere grazie all’intervento di Irina Ulianova che con le sue doti da imbonitrice delle masse aveva convinto i vampiri a fidarsi della scelta del loro Re sostenendo che la testa che porta il peso della corona è quella più pesante di tutte e che il Re sarebbe tornato non appena lo avessero richiamato.
Era una delle più sanguinarie vampire che si era vista nella storia ma si era sempre dimostrata fedele.
Ares le fece cenno di proseguire il suo discorso
“Come sapete non ho mai attentato alla vostra vita e la proteggerei con tutta me stessa. Vogliono incastrarmi, sono pericolosa per loro, sono la vostra più fedele suddita e io so chi c’è dietro questa congiura!” rise folle
I vampiri ammutolirono e alcuni cominciarono a fremere, Ares si mise sull’attenti, osservò uno a uno i presenti, il sangue bolliva nelle venne e gli occhi divennero neri come il petrolio. Aveva capito chi c’era dietro al tradimento.
I vampiri ancora rimanevano immobili ma lui si mosse in fretta, strappò le catene di Irina e le ordinò di fuggire e di aspettarlo dove lei sapeva; Caius spalancò il portone e sorrise malevolo al Re
“Sei sparito per molto Ares e ormai in molti hanno cominciato a vedere in me la loro guida, tu sei soltanto una figura mitologica, una bella storia da raccontare ai più giovani, la storia del Re Vampiro che la comunità vampirica pose al comando di tutto il nostro mondo ormai troppo tempo fa.” lo guardò con sfida “Sono io il nuovo Re!” allargò le braccia
I vampiri presenti erano ancora confusi, erano devoti ad Ares ma era pur vero che il loro Re li aveva lasciati soli per mezzo secolo.
“Hai organizzato tutto questo per diventare Re?” Ares rise “E cosa ti fa pensare che non combatterò per il mio trono?” piegò il capo da un lato facendo scrocchiare le ossa
Ares notò l’esercito di vampiri che Caius aveva radunato alle sue spalle, alcuni vampiri presenti alla festa si schierarono in favore di Caius mentre altri si riunirono intorno ad Ares
“Dovresti scappare  Ares, è l’unica cosa che sai fare.” Lo sfidò Caius ma Ares era astuto e non si lasciò condizionare da quella provocazione, ordinò ai vampiri ancora fedeli di fuggire e nascondersi.
“Pagherai questo affronto amico mio.” mormorò Ares e poi si dileguò dalla scena della battaglia.
Avrebbe ucciso Caius, l’avrebbe crocifisso e lo avrebbe scorticato ancora in vita, gli avrebbe fatto mangiare il suo stomaco, gli avrebbe strappato il cuore per poi bruciarlo sul rogo.
Tutti avrebbero sofferto per questo affronto.

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Capitolo 3
*** 2. ***


Irina camminava su e giù tra le catacombe sotto il Duomo di Milano aspettando il suo Re, la mente creava possibili scenari. Ascoltava attentamente ogni movimento e decifrava ogni suono.
Il cancello che separava la Chiesa dalle catacombe cigolò e Irina si preparò ad attaccare chiunque fosse entrato ma ritirò le zanne quando riconobbe Ares
“Ci hai messo troppo tempo, mi stavo preoccupando.” lo apostrofò stizzita
Ares scosse la testa e la guardò con un mezzo sorriso
“Irina Ulianova… ti devo in qualche modo la vita.” mormorò senza staccarle gli occhi di dosso
“Mi ringrazierai dopo, ci conosciamo da troppi anni per formalizzarci anche in privato sulle questioni di rango, ora dobbiamo trovare un posto dove nasconderci e questo non va bene.” si guardava attorno sgranando gli occhi folli
Ares si guardò le mani sporche di sangue ormai secco
“Dobbiamo anche darci una ripulita, siamo scappati usando la nostra velocità ma non possiamo muoverci sempre così, sprecheremmo troppe energie e quelle ci servono. Gli umani non possono vederci così.” tornò a guardarsi le mani insanguinate
Nessuna delle case che possedevano era accessibile, li avrebbero trovati subito, avevano bisogno di una casa sicura ma ancora era troppo presto per affidarsi a qualche vecchio amico; decisero di andare in un bagno pubblico, lavarsi frettolosamente e cambiarsi i vestiti con qualcosa di anonimo.
Raggiunsero una stazione di servizio e si fermarono nella toilette, Ares si appoggiò al lavandino e si guardò allo specchio, i capelli incrostati di sangue gli cadevano sugli zigomi e le sue mani tremavano dalla rabbia, batté un pugno sul finto marmo del lavandino rompendone l’angolo; come aveva potuto cadere in un’imboscate del genere, forse era vero che era diventato debole stando tra gli umani. Si lavò la faccia e tolse dalle ciocche di capelli i pezzi di carne umana lasciandoli cadere nel lavandino. Usò quasi tutto il sapone per togliere ogni residuo di sangue da sotto le unghie.
Odiava essersi rammollito così tanto, odiava provare sentimenti per gli umani, odiava essersi appassionato a quelle favole amorose su vampiri che brillavano al sole e sorrideva quando sui mezzi pubblici sentiva le ragazzine parlare di quanto sarebbe bello incontrare un vero vampiro, gli veniva voglia di mostrarsi a loro soltanto per farle spaventare, per vedere quale fosse la loro reazione.
Fece un giro tra i corridoi del piccolo negozio e prese una felpa e un paio di jeans, pagò buttando delle banconote stropicciate al cassiere, tornò nel bagno per cambiarsi e lasciò i suoi pantaloni sudici nel gabinetto, questo avrebbe confuso per un po' i segugi che Caius aveva scagliato.
Quando uscì, Irina lo stava già aspettando, si era pettinata i capelli e ripulita da tutto lo sporco delle prigioni mostrava tutta la sua bellezza, una delle sue qualità più vistose
“E ora dove andiamo?” chiese la vampira
Ares non rispose finché non furono per strada, teneva le mani nella tasca della felpa e il cappuccio sugli occhi
“Non lo so, ora ho fame e non riesco a pensare quando ho fame.”  aumentò il passo lasciando indietro Irina che seccata dal suo comportamento scosse la testa
“Anche se sei il mio Re posso comunque dirti che sei un coglione?” lo rimproverò “Sei sparito per anni lasciando tutto in mano a Caius che ha sempre voluto il tuo trono, seguiva le tue direttive ma quei cinquant’anni in cui è stato al comando gli hanno dato alla testa, ha corrotto i nuovi vampiri mettendogli in testa idee strane, gli ha convinti che eri solo finzione come Dracula.” parlò duramente
“Il Conte non sarebbe d'accordo. Smettila.”
Camminarono per tutta Milano fino al calare della notte, dovevano trovare in fretta un riparo da tutti quei vampiri che con la notte diventano più forti, avrebbero fiutato il loro odore; dovevano confondersi con gli umani e il modo più semplice era entrare in un luogo affollato. Entrarono in un pub, era venerdì sera e sicuramente sarebbe stato pieno.
Era un locale interrato e scesero dei gradini, Ares si guardò attorno cercando di annusare l’odore di qualche altro vampiro ma non li trovò; Irina vide un tavolo vuoto accanto alla parete e fece cenno al Re. Si fecero largo tra le persone e arrivarono al tavolo dove una coppia l’aveva occupato pochi secondi prima di loro.
Irina si piegò verso di loro e guardò negli occhi il ragazzo, la ragazza che lo accompagnava si irritò ma Ares le fece cenno di stare zitta portandosi un dito alle labbra, la vampira sorrise ammiccando
“Andate a sedervi al bancone, lì si sta meglio.” gli soggiogò la mente, il ragazzo si alzò prendendo per mano la ragazza e in silenzio i due si allontanarono andando a sedersi al bancone, Irina si sedette “Come mi è mancato farlo, gli umani sono così divertenti.” rise portandosi dietro le spalle i capelli
Quella vampira era straordinaria, Ares non aveva mai incontrato nessuna come lei, era forte e astuta, la bellezza passava in secondo piano quando si parlava di Irina Ulianova, per tutto il Medioevo il nome della vampira era sinonimo di morte.
Era stata imprigionata più volte per atti illegali, aveva spesso rubato gli umani di altri vampiri o ucciso qualcuno della sua razza solo perché l’avevano fatta arrabbiare o aveva bevuto l’icore di un vampiro, aveva ricevuto severe punizioni ma niente l’aveva convinta a comportarsi correttamente. Scorretta e sanguinaria, era la vampira perfetta per combattere contro il traditore.
Ares scrocchiò il collo ma prima che potesse aprire la bocca un cameriere gli consegnò dei menù, Irina sorrise al giovane, aveva annusato il suo sangue e sapeva già che l’avrebbe trovato delizioso
“Prendiamo due birre grandi e anche una porzione di patatine fritte.” ammiccò la vampira, se lo sarebbe mangiato volentieri ma Ares le diede un calcio sulla tibia facendola ritornare al suo posto
Il cameriere se ne andò lasciando uno scontrino sul tavolo.
Ares cominciò a parlare, teneva la voce bassa
“Come sapevano che eri a conoscenza della loro congiura?”
Irina si guardò attorno
“Mi stavo nutrendo nelle cucine della tua villa quando ho sentito dei passi e mi sono nascosta, ho sentito Caius parlare con un altro vampiro, uno degli Antichi quasi sicuramente, parlavano di te e del fatto che te ne sei andato, del fatto che ormai gli umani ti hanno indebolito, hanno detto che non ti nutri più di loro e della loro carne ma bevi sangue trasfuso. Volevano che il tuo regno troppo amorevole finisse al più presto, volevano detronizzarti e volevano strapparti il cuore per poi bruciarti sul rogo.”  si grattò un sopracciglio perfettamente disegnato “Io lo so che sei un buon Re, sei giusto con noi e anche nei confronti degli umani che hanno diritto alla loro vita ma forse alcuni vampiri si aspettavano di tornare al tempo della peste quando regnavamo indiscussi.”
Ares scosse la testa e si sistemò una ciocca di capelli dietro all’orecchio
“Me ne sono andato solo perché ero stanco di tutto e di tutti, non hai idea di come sia stancante regnare su delle creature così sadiche e indisciplinate, a punire i criminali, accogliere le reclute, parlare con il capo della comunità umana… un qualsiasi sovrano dopo soltanto trent’anni di regno come il mio morirebbe di follia, io ho regnato per cinque lunghissimi secoli.” sbottò “Cinque fottutissimi secoli nei quali non mi avete reso la vita semplice e come Sovrano dovevo mantenere un certo rigore e non provare sentimenti per nessuno e Dio sa quanto li avessi voluti provare, non mi era permesso essere il vampiro che volevo essere!” sbatté una mano sul tavolo ruggendo
Irina abbassò lo sguardo in segno di rispetto
“Scusami mio Re, non volevo insinuare che sei stato un pessimo Re, ma noi tutti volevamo una spiegazione per il tuo allontanamento dalla comunità vampirica.” alzò la testa e sorrise triste “Io volevo delle spiegazioni.”
Irina provava dei sentimenti per il suo Re, non erano sentimenti d’amore ma di pura e incondizionata devozione e più di tutti aveva accusato il colpo di questo addio, non aveva mangiato per mesi prima di accettare la partenza di Ares.
 
La cameriera al bancone lesse l’ordine del tavolo e spillò le due birre, chiamò in cucina le patatine che vennero servite in un cestino con un tovagliolo. Un ragazzo le porse un vassoio sorridendole
“Quei due sono dei tipi strani, vuoi che vada io?” ma la ragazza rifiutò con un sorriso
I capelli a caschetto disordinati le incorniciavano il volto, andò al tavolo dove i due parlavano concitati e aveva anche un po’ il timore di interrompere una conversazione importante; la donna era bellissima e quei capelli splendevano anche in quella poca luce del locale, mentre l’uomo non riusciva a vederlo bene, a volte si voltava verso la porta come se si aspettasse di veder entrare qualcuno ma non era capace di distinguerlo. Prese un profondo respiro e sfoderò il suo sorriso migliore
“Buonasera, le due birre e le patatine…” disse con voce squillante appoggiando le pinte sul tavolo “Sono…” ma si bloccò quando l’uomo si voltò a guardarla “Io… cioè…” riguardò lo scontrino balbettando “Sono 15 Euro.” Tornò a guardare Ares pallida in viso
Anche Ares l’aveva riconosciuta, la biondina del locale della scorsa notte, quella biondina che lo ossessionava. La camicetta scollata e quasi trasparente mostrava un modesto decolleté e il collo rivelava una carotide perfetta, sentiva ancora su di sé quel profumo indossato dalla ragazza la sera che l’aveva rimorchiata, lo sentiva anche su di lei e la cosa lo eccitava. Irina guardò i due e capì che Ares stava per compiere un insano gesto, la mano del vampiro teneva stretto il bordo del tavolo e i suoi occhi stavano diventando neri
“Ares! Guardami!” lo chiamò e gli infilò le unghie nel braccio facendolo ritornare alla realtà
Ares prese fiato, nessuna prima d’ora era riuscito a farlo andare così fuori di testa, senza dire una parola tirò fuori dalla tasca dei jeans il portafogli e diede una banconota da 20 Euro alla cameriera di cui ancora non ricordava il nome.
La biondina prese la banconota sfiorando le dita del vampiro e una scossa la percorse, semplice elettricità statica pensò
“Ora vi porto il resto.” mormorò allontanandosi
Irina guardò la ragazza andare via e senza togliere le unghie dalla carne del vampiro lo fissò con rabbia
“Non ti nutri di un umano da troppi anni, quelli della festa non contano, hai bisogno di uccidere e di andare a caccia o tutte le ragazze che incontrerai ti faranno quell’effetto!”
Ma Ares era di un altro avviso
“Non mi è mai successo prima, non sono stato di certo un Santo per cinquant’anni e come sai ho imparato a placare le mie voglie nutrendomi raramente di sangue umano. È la prima volta che una ragazza mi colpisce al punto di farmi perdere il controllo e non sapere il perché mi fa sentire stupido.”
Irina rise leggendo nella voce di Ares un’incrinatura sentimentale
“Come si vede che non ti è mai successo prima.” rise nuovamente, Ares non capiva e la guardava confuso “Ti sei innamorato della tua avventura di una notte.”
“Non è possibile, non mi ricordo nemmeno il suo nome.” Tracannò la birra “Torniamo a parlare dei nostri problemi, ti spiace?” chiese retoricamente
Irina alzò le spalle con noncuranza e si lanciò a mangiare le patatine, la vampira cominciò a parlare di ciò che potevano fare, dove potevano nascondersi e di quali vampiri ottenere il favore ma Ares era tornato con la mente alle cosce della ragazza, alla sua bocca che lo baciava teneramente e alle mani che si accarezzavano, quella stronza di Irina aveva ragione si trovò  a pensare, c’era di più di attrazione fisica, ricordava che in quelle poche parole che si erano scambiati per arrivare a casa di lei l’aveva trovata simpatica, erano rimasti anche a letto a coccolarsi e gli era piaciuto, non gli piaceva mai.
Si alzò dal tavolo lasciando Irina a bocca aperta e andò verso il bancone, guardò la biondina e la chiamò, si voltò e sorrise al cliente
“Dimmi.” era fredda ma manteneva sempre il sorriso sulle labbra
“Senti lo so che sono sparito quella mattina e non avrei dovuto, avrei dovuto rimanere…” deglutì cercando le parole, si sentiva uno sciocco adolescente moderno che non è capace di parlare con una donna “Mi dispiace, ecco tutto.”
La cameriera lo guardava quasi con disgusto
“Non ti ricordi come mi chiamo.” scosse la testa e incrociò le braccia al petto “Non mi aspettavo una proposta di matrimonio ma nemmeno una fuga in grande stile come la tua, ora sto lavorando quindi puoi tornare anche al tuo tavolo, questi sono i tuoi soldi.” E gli porse una manciata di monete
Ares batté una nocca sul bancone e schioccò la lingua
“Me lo ricordo il tuo nome.” la guardò scoraggiato “Cristiana.” e se ne andò
Irina guardò la scena, gli umani erano cibo e lo erano sempre stato, c’erano degli umani speciali che facevano innamorare i vampiri e poi venivano trasformati per vivere per sempre insieme ma poteva succedere una sola volta nella lunga vita di un immortale, non era come in quei sciocchi telefilm, i vampiri usavano gli umani come nutrimento e qualche volta per placare le loro voglie sessuali; anche lei si era innamorata una volta, molti secoli fa, era una giovane vampira e l’umano che amava era una monaca inglese. Si ricordò di come gli occhi le si annerivano quando la guardava durante le messe, il cuore le scoppiava e il sangue diventava caldo, ma il loro amore non aveva avuto un lieto fine, lei non provava lo stesso sentimento e la vampira impazzì totalmente.
Era felice e al contempo triste che il suo Re provasse amore per quell’umana ma se lei non lo avesse accettato, Ares sarebbe potuto impazzire e compiere azioni avventate.
Il vampiro guardò Irina
“Stai pensando a Juliet?” la voce gentile rivolta all’amica
“Ti sei ricordato il nome dell’umana, dovevi solo capire che te ne sei innamorato, ora ti tocca capire come mai provi questi sentimenti e poi come uscire da questa situazione di merda in cui Caius ti ha messo.” disse mangiando una patina diventata molle
“Non avresti dovuto ascoltare.”
Ares si voltò a guardare i movimenti di Cristiana e la vide uscire dal locale e infilarsi una giacca di pelle e gli venne in mente che forse li poteva aiutare, la casa della ragazza non era conosciuta a nessuno dei vampiri
“Andiamo Irina! Lascia stare…” e uscì inseguendo con una piccola corsa la ragazza, la prese per un braccio, Cristiana si voltò di scatto spaventata liberandosi dalla presa “Scusa non volevo spaventarti…”
Cristiana si guardò intorno e senza degnarlo di una parola riprese a camminare per la sua strada
“Ti devo chiedere un favore.”
Cristiana lo guardò piegando da un lato il capo
“Io non ti conosco, siamo andati a letto insieme una volta e dopo la tua fuga alla Houdini non sento nemmeno il bisogno di conoscerti, sai non sei stato il primo con cui ho fatto sesso solo per una notte ma sei sicuramente il più stronzo.” si guardò attorno cercando di non incontrare gli occhi del vampiro perché ogni volta che ci si soffermava sembrava stregarsi
Ares si avvicinò e le prese la mano
“Ora capirai tutto.” le trasmise una potente energia che le percorse tutto il braccio, era una piccola luce blu che si insinuava tra le vene e i muscoli e le saliva fino al cuore per propagarsi in tutto il corpo e arrivare al cervello.
Cristiana spalancò gli occhi e rimase a bocca aperta, inizialmente non capiva cosa stesse succedendo, era la stessa scossa elettrica che aveva percepito nel locale quando aveva toccato per sbaglio l’uomo, il cuore le batteva all’impazzata e pensava stesse per esplodere, vide passare secoli e secoli di storia, le guerre, il sangue, il fuoco, la pioggia, immagini crudeli e immagini dolci, respiri e zanne, artigli, soldati e giovani donne, diverse epoche si susseguivano ma Ares rimaneva sempre uguale, lo stesso sorriso, lo stesso uomo, le stesse rughe, gli stessi capelli, lo stesso sorriso sprezzante…
Ares le lasciò la mano
“Ci puoi aiutare ora che sai?” chiese Ares implorandola dolcemente
Cristiana chiuse gli occhi tentando di assimilare ogni cosa, prese un profondo respiro, la sua parte razionale pensò di essere stata drogata ma una potenza la spingeva ad aiutare i due vampiri. Strinse forte gli occhi e i pugni lungo i fianchi conficcando le unghie nel palmo, riempì i polmoni di aria ed espirò ritornando a vedere
“Venite.” Accettò di aiutarli, li guardò “Devo essere pazza…” mormorò a sé stessa.

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