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di girlmoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trasferimento ***
Capitolo 2: *** Persone nuove ***
Capitolo 3: *** Lacrosse ***
Capitolo 4: *** Qualcosa di strano ***
Capitolo 5: *** Paura ***
Capitolo 6: *** La festa ***
Capitolo 7: *** La verità ***
Capitolo 8: *** Strani risvegli ***
Capitolo 9: *** Ricompensa ***
Capitolo 10: *** Προφήτης ***
Capitolo 11: *** Scuse ***
Capitolo 12: *** Scambi ***
Capitolo 13: *** La festa di inizio corso ***
Capitolo 14: *** Scoperti ***
Capitolo 15: *** L'ora ***
Capitolo 16: *** Nuovo e diverso ***
Capitolo 17: *** Perdere ***
Capitolo 18: *** Istinto ***



Capitolo 1
*** Trasferimento ***


TRASFERIMENTO
Levo un piede fuori dalla macchina e lo poggio per terra ammirando la bellezza della nuova casa. Della nostra nuova casa.
 Mamma e papà hanno divorziato tre anni fa e da quel momento, io e mia madre siamo sempre a gironzolare per tutta l’America e a trasferirci per cercare un nuovo posto in cui vivere, dei nuovi amici ed un nuovo uomo perfetto per lei.
Si respira aria nuova qui a Beacon Hills. Sperando che di nuovo, non ci sia soltanto un posto come tanti altri in cui ancora non abbiamo vissuto. Quattro giorni fa, mia madre Crystal, ha cancellato ogni tipo di rapporto con il suo compagno Jimmy ed ora, eccoci qui. L’ennesimo trasferimento.
Sono Jessica Mitchell, ho diciannove anni e mi sono appena trasferita da Portland.
Dopo quasi sedici ore di viaggio il nostro cagnolino sembra essere strano. Non sono passati nemmeno dieci minuti da quando abbiamo messo piede in questa casa che già ha vomitato tre volte.
-“Jess, porta Rufus dal veterinario.”- urla mia madre dalla cucina, mentre sistema tutto il servizio di ceramiche negli sportelletti.
-“Mamma non so nemmeno se esiste un veterinario qui a Beacon Hills.”- mi lamento io, mentre sono intenta a sistemare tutti i vestiti nell’enorme armadio.
La sento imprecare e rivolgermi dei leggeri insulti, segno che si sta innervosendo. Così lascio ciò che sto facendo, afferro il nostro piccolo pastore tedesco e lo porto in macchina.
Per strada chiedo indicazioni su dove possa trovare un maledetto veterinario aperto alle dieci di sera, finché finalmente una signora dai tratti asiatici mi indica la strada da fare. Tutto sommato, non è così lontano da casa.
Apro il cofano della mia Mini Countryman verde e faccio balzare giù Rufus. Afferro il collare e busso ripetitivamente alla porta azzurra difronte a me.
Ad aprirla, c’è un uomo sulla trentina, con la carnagione scura e i capelli quasi del tutto rasati.
Gli spiego la situazione e dopo avergli controllato gli occhi, mi da delle gocce da somministrargli e mi rassicura dicendo che si tratta di un semplice mal d’auto.
*Che cosa? Il mio cane soffre di mal d’auto? Perché i cani possono soffrirne? Probabilmente è cosi. Anche Rufus si è esaurito di spostarsi ogni tre settimane o cinque.*- penso tra me e me.
Tutto normale se non fosse per il semplice fatto che da dietro una porta vetrata, sembra provenire un rumore.
-“Che cosa è stato?”- domando leggermente spaventata  al dottore.
-“Nulla, è il mio assistente. Probabilmente il ragazzo ha versato qualche fialetta di medicinale…Scott! Vieni qui, mi serve il tuo aiuto.”- dice l’uomo, alzando la voce per farsi sentire dal ragazzo.
Nella stanza entra un ragazzo alto, dai capelli scuri e lisci, gli occhi a mandorla e la carnagione leggermente più scura rispetto alla norma. Ad occhio e croce deve avere la mia stessa età.
-“Annota i sintomi sull’agenda e segna anche il farmaco che le ho dato.”- gli comanda e lui esegue tutto in breve tempo.
Mi consegna una copia del foglio sorridendo ed è qui che capisco che se questo è l’inizio allora conviene restarci per molto in questa città.
Ringrazio e saluto, per poi tornare a casa e mettere a dormire Rufus.
Sistemo le ultime cose, conservo le valige sotto il letto e mi metto a dormire.
Spero solo che domani vada meglio di stasera.

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Ecco alcuni link che vi potrebbero servire per dare un volto alla "Jess" della mia storia.
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Capitolo 2
*** Persone nuove ***


PERSONE NUOVE
E’ il primo giorno di scuola qui alla Beacon Hills High School.
Mi sembra scontato dire che sono imbarazzata, che non ho nessun amico e che gli occhi di tutti sono puntati su di me.
-“Sei proprio sicura di farcela? Vuoi che venga con te?”- mi chiede mia madre mentre nota il mio sguardo perso e il corpo teso.
-“No, tranquilla, ce la faccio anche da sola.”- le dico velocemente mentre scendo dall’auto.
-“Ci vediamo stasera Jess, in bocca al lupo.”- mi sorride leggermente lei per poi sgommare via.
Faccio un respiro profondo, guardo difronte a me e a passo svelto mi incammino verso l’entrata della scuola.
*Devo trovare la mia classe, non posso fare tardi il primo giorno di scuola.*- penso tra me e me, mentre girovago tra i corridoi della scuola.
Chiedo informazione ad una ragazza filippina che ha l’aspetto molto dolce, che mi accompagna verso quella che deve essere a tutti gli effetti la mia aula.
Busso piano, per evitare che i colpi mi facciano fare la prima figuraccia dell’anno e lentamente apro la porta.
-“Buongiorno.”- dico sottovoce attirando l’attenzione di tutti i presenti.
-“Salve, lei deve essere la nuova arrivata di cui mi ha parlato il preside, prego, entra pure.”- mi invita gentilmente la professoressa, sorridendo.
Mi chiudo la porta alle spalle e faccio un piccolo gesto con la mano per salutare i miei nuovi compagni di corso.
-“Sono l’insegnante di lettere Jennifer Blake, presentati pure, parlaci un po’ di te.”-
Tutto questo mi mette letteralmente in imbarazzo; talmente tanto che sono costretta a tirare dietro i capelli e sollevare le maniche della maglietta.
-“Sono Jessica Mitchell, ma tutti mi chiamano Jess, mi sono appena trasferita da Portland e ho diciannove anni. Come voi… credo.”- le parole mi escono dalla bocca velocemente e il ché mi fa agitare ancor di più.
Rivolgo il mio sguardo verso la Blake che mi fa segno di continuare.
-“Non penso ci sia altro da sapere, sono un’ essere umano come tanti altri, anche io ho una mamma, si chiama Crystal, e ho fatto quasi sedici ore di viaggio per arrivare qui a Beacon Hills.”- continuo nervosamente e ciò fa ridere qualche ragazzo il prima fila, che ignoro del tutto.
Guardo amareggiata la professoressa che mi sorride dolcemente.
 Adesso basta, mi sento troppo in imbarazzo. Dov’è finita la Jess spiritosa ed estroversa che era in me, prima di arrivare qui?
-“Posso andare a sedermi, mi sento…”- faccio per chiedere alla donna che siede difronte alla cattedra.
-“Imbarazzata, ti capisco è normale, ma devi sbloccarti, devi superare le tue paure.”- continua a trattenermi lei mentre, praticamente, sto grondando dal sudore.
-“In realtà mi sento morire, e non ho affatto paura, però sa, sono una matricola e loro mi fissano con occhi da barracuda, quindi preferirei non continuare a dire stupidaggini e rovinarmi la reputazione.”- una risata isterica mi scappa mentre pronuncio le ultime parole.
A questo punto la professoressa abbassa lo sguardo e mi da il permesso di prendere posto, mentre le risate di tutti mi perforano i timpani.
Mi seggo accanto ad una ragazza sfigata, perché evidentemente lo è. Si vede da lontano, ma fa nulla, meglio lei che da sola.
Mi premo una mano sul viso ripensando alle cazzate che ho detto fino a due secondi fa e mi viene voglia di spararmi un colpo in testa e morire davanti a tutti loro.
-“Ehi, tranquilla, anche io mi sono sentita così quando sono arrivata l’anno scorso”- sento la voce dolce di una ragazza provenire dal banco accanto al mio.
La fisso per un istante e accenno un piccolo sorrisetto.
-“Sono Allison e lei è Lydia.”- continua la brunetta tendendomi la mano destra che prontamente stringo,  per poi salutare con un gesto delle dita la sua compagna di banco dai capelli rossicci.
Dopo le prime ore, suona l’intervallo.
*L’incubo è arrivato*- penso mentre mi porto lo zaino sulla spalla.
-“Jessica, ti va di pranzare con me e i miei amici?”- mi chiede leggermente imbarazzata Allison.
Ok, è definitivo, io adoro questa ragazza.
-“Certo, sarebbe carino, grazie.”- le rispondo titubante, ma infondo… perché no?
Mentre raggiungiamo la mensa, Lydia continua a farmi i complimenti per il colore dei capelli. Dice di non aver mai visto un castano ramato così naturale e bello. Mentre Allison impazzisce ed invidia i piccoli nei che ho sulle guance e appena sotto lo zigomo. Pensa siano carini.
Arriviamo ad un tavolo lungo e bianco, uno tra i più grandi di tutta la sala.
Ci sono già seduti alcuni ragazzi, che Lydia mi presenta subito.
-“Allora ragazzi, ci sono problemi se la nostra amica pranza qui con noi?”- chiede lei sfoderando un sorrisone.
-“Certo che no.”- risponde un ragazzo dagli occhi azzurri, i capelli leggermente rasati e con un ciuffo biondo.
Sorrido timidamente, infondo si.. mi sto vergognando da morire. Sembrano tutti così carini gli studenti.
-“Io sono Jackson Whittemore.”- continua il ragazzo che ha parlato precedentemente, facendomi un sorrisetto mozzafiato. –“Tu devi essere la famosa Jess, la nuova arrivata trasferitasi da Portland.”-
-“Oh certo famosissima, ma comunque si, sono io. Come fai a conoscermi?”- gli chiedo ingenuamente aggrottando la fronte.
-“Sei in classe con tutti noi Jess”- interviene Lydia.
-“Sul serio? Ma dove vivo.. scusami Jackson.”- sento il viso avvampare e una risatina contagiosa esce spontaneamente dalle loro labbra.
-“Ora basta, devo presentarle gli altri.”- continua Lydia, con voce stridula. Mi mette un braccio intorno al collo e mi indica pian piano tutti i ragazzi seduti al tavolo, dove sembrano essersi aggiunti degli altri.
-“ Allora.. loro due sono Malia Tate e Kira Yukimura, mentre loro sono: Liam Dunbar, Isaac Lahey, Stiles Stilinski e Scott Mc Call.”-
Seguo per filo e per segno ogni sua parola analizzando, e memorizzando i volti e i nomi di ogni singolo membro del gruppo.
-“Aspetta, tu non sei il ragazzo che lavora dal veterinario?”- chiedo a Scott, mentre cerca di mangiare la sua carne.
Cala un silenzio imbarazzante e tutti fissano prima Scott e poi me.
-“Si, sono io. Tu sei la ragazza che ha portato il cane ieri sera, vero?”- mi chiede lui.
Annuisco sorridendo e tutti tornano a mangiare il loro cibo.
-“Come mai ti sei trasferita proprio qui?”- mi domanda Malia.
-“Beh, non mi sembra brutto raccontarvelo, anche perché sembrate dei tipi apposto quindi… Niente di strano, è solo che Beacon Hills era una tra le città più vicine dove poter traslocare dato  che ultimamente mia madre cambia fidanzato come cambia il vento, ci siamo dovute arrangiare.”-
Mi guardano con occhi tristi, come se fossi una persona disperata e sola.
-“Ma a me sta bene… ovviamente mio padre è unico, ma la vita è di mia madre e finché vivo sotto il suo stesso tetto, devo sottostare alle sue regole.”- concludo il discorso mangiando un po’ d’insalata.
-“E non hai mai pensato di scappare o cose simili?”- mi chiede Stiles.
-“Certo, tante volte anche. Ma poi sono tornata indietro. Facevo morire di paura mia madre per sedici ore circa e poi ritornavo. Perché fidatevi, lo fareste anche voi… si torna sempre a casa.”- gli rispondo sicura di me mentre mi pulisco le labbra.
-“Interessante.”- esordisce Isaac limitandosi a sollevare un sopracciglio e fare un sorriso sghembo.
-“E tua madre che faceva quando tornavi?”- mi chiede una Kira curiosa.
-“Nulla, non poteva fare nulla. Cosa avrebbe mai potuto fare… sa perfettamente che sono una persona coraggiosa e forte. Per nulla ragionevole, ma saprei cavarmela benissimo anche da sola.”- le rispondo mimando un’espressione fiera, facendo ridere tutti quanti.
-“Cambiando discorso.. che ti sembra la nuova scuola?”- mi chiede nuovamente Stiles, sorridendo dolcemente.
-“Beh, non è male. Mi aspettavo qualcosa…”- inizio a dire, per poi bloccarmi, sbuffare e roteare gli occhi al cielo.
Alcuni di loro mi guardano incuriositi.
-“Cosa..”- cerca di spronarmi a continuare Liam.
-“In realtà non so di preciso cosa mi aspettavo di trovare a Beacon Hills. Probabilmente per i primi cinque minuti ho sperato profondamente di trovarmi in qualche situazione fuori dalla norma, magari interessante, che mi distogliesse dalla monotonia di tutti i giorni, che mi cambiasse la vita..”- confesso con sincerità e noto un’ espressione preoccupata sui loro volti. –“Ma ovviamente Beacon Hills è una piccola città, non sarà di certo il mio arrivo a cambiare l’andamento di tutto questo.”-
-“Cosa intendi di preciso con :tutto questo?”- mi domanda Malia, l’unica che ha cambiato finalmente espressione in volto.
-“Non so nemmeno io, ma di certo, questo ennesimo trasloco non comporterà di certo l’inizio di una nuova vita per me. O se dovesse essere così, almeno spero sia qualcosa di avvincente, insomma, vorrei staccarmi dal vivere una vita dipendendo da mia madre, vorrei.. una vita spericolata. Anzi, non è vero che vorrei. Io voglio una vita spericolata. Penso che sarebbe l’unica cosa, oltre alla vostra presenza, in grado di legarmi a questo posto per sempre.”- concludo io e noto che le loro facce sono a dir poco strane.
Lydia mi guarda con gli occhi sgranati, Allison ha recepito solo un quarto di ciò che ho detto ed ha quasi le lacrime agli occhi avendo sentito che solo loro e qualcos’altro che ancora non so cosa; potrebbe farmi rimanere. Scott fissa Isaac e Liam, che a loro volta abbassano lo sguardo e si scambiano occhiate con Malia e Kira. Jackson sembra non aver capito assolutamente nulla e Stiles… beh, Stiles sembra che abbia appena sentito la cosa più poetica della sua vita.
-“In pratica sai già chi siamo e questo è solo un giro di parole per estorcerci la verità ed averne la conferma.”- interviene Malia, innocentemente, rompendo finalmente il silenzio imbarazzante e beccandosi degli sguardi agghiaccianti da parte dei suoi amici.
Alzo un sopracciglio, non capendo a cosa si riferisca.
-“Non capisco, in che senso: sto cercando di estorcevi la verità. La verità riguardo a cosa?”- chiedo curiosa e leggermente confusa.
-“La verità riguardo al fatto che la maggior parte di loro gioca a lacrosse e quindi potrebbero insegnarti questo magnifico sport spericolato, che potrebbe cambiarti la vita…”- continua Kira sdrammatizzando il tutto.
-“E magari spaccarle più di due ossa, considerando quanto sia..”- continua Liam osservandomi e stringendo pollice ed indice, come a dire che sono piccola quanto lo spazio che rimane tra le sue dita.
-“Stai dicendo che sono piccola?”- chiedo io, non capendoci più nulla.
-“No, Liam intendeva dire che sei stretta.”- interviene Stiles.
-“Stretta?!”- ripeto io, capendo sempre meno il significato di ogni loro singola parola.
-“Esile! Piccola.. stretta.. esile, questo si intende.”- conclude il giro di parole Lydia, leggermente nervosa.
-“Ah, capisco.”- scandisco lentamente io, accigliata.
-“Che ne dici di andare a fare un giro?”- mi propone Allison sorridendo.
-“D’accordo.”-
Facciamo per allontanarci insieme a Lydia, finché la voce di Jackson non attira la mia attenzione.
-“Ehi Mitchell, che ne dici di venire a guardare gli allenamenti di lacrosse dopo le lezioni? Così ti fai un’idea di come funziona qui a scuola.. di chi comanda.”- sorride malizioso e mi limito a guardare Allison che fa spallucce.
-“Ok, d’accordo, ci si vede dopo allora.”- li saluto con un gesto della mano che loro ricambiano.

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Capitolo 3
*** Lacrosse ***


LACROSSE
Appena finite le lezioni, vado in bagno insieme a Lydia per darci una rinfrescata veloce.
Mentre lei si ripassa il lucidalabbra, io mi sciacquo il viso.
-“Che fai, ti presenti in un posto pieno di gente senza neanche un filo di trucco?”- mi chiede lei, mentre regge tra le mani la sua borsetta rossa.
Sollevo leggermente le spalle ed inarco verso il basso le labbra.
-“Ok, vieni qui, ti sistemo io.”- mi dice sorridente, mentre mi si avvicina, levando fuori dalla borsa un top rosa con delle bratelline bianche.
Lo fisso da ogni angolatura, notando e disprezzando la sua piccolezza.
-“E’ minuscolo!”- esclamo stranita, fissando prima il top e poi Lydia.
-“E allora? Ci sta benissimo sopra i jeans chiari.”- mi ammonisce severa lei poggiando sulla mensolina bianca il mascara e il blush rosa.
-“Seriamente Lydia, penso sia fuori luogo, è-è invisibile!”- la guardo sconcertata, finché un suo sbuffo mi fa capire che la sto facendo innervosire.
-“Jessica, taci. Se non lo indossi tu, chi dovrebbe: una grassona con la pancia? Assolutamente no. Te lo puoi permettere e prima di ogni cosa…”- solleva un indice.
-“Cosa..”- le chiedo.
-“Non mi devi contraddire, qui la stilista del gruppo sono io.”- mi fa un occhiolino per poi infilarmi con la forza il top.
Mi fa fare un giretto e poi mi applica del mascara ed un filo di colore rosa sugli zigomi.
-“Ora si che sei pronta, andiamo!... Allison, siamo pronte!”- quasi urla il nome dell’amica mentre apre la porta del bagno per uscire nel corridoio seguita da me.
-“Wow, sei fantastica Jess!”- si complimenta sorridendomi.
A poca distanza dal cancello della scuola c’è il campo di lacrosse.
Io, Lydia ed Allison ci accomodiamo sulle panchine in legno e iniziamo a guardare i ragazzi giocare.
-“Dove sono Malia e Kira?”- domando alle due ragazze sedute accanto a me.
-“Nah, non importa, sicuramente sono in biblioteca a studiare; ora lascia stare e segui la partita.”- mi dice Lydia sistemandosi la giacchetta.
-“Ma non capisco nemmeno, chi è che tira e chi para.. con quei caschetti sembrano tutti uguali!”- mi lamento io.
-“Hai ragione, ascoltami ora ti mostro.”- mi dice dolcemente Allison, tirandomi per un braccio ed avvicinandomi a sé. -“ Allora.. il numero 9 è Liam, è uno degli ultimi arrivati nella squadra, ma gioca benissimo; il 37 è Jackson”-
-“Forza Jackson!”- urla Lydia, sbracciandosi. Noi la guardiamo stranite. –“Che c’è, non posso nemmeno tifare per il mio ragazzo?”- dice lei, sicura di se.
-“Ah, quindi stanno insieme?”- trattengo una risata ed Allison annuisce ridendo a sua volta.
*Che coppia, non saprei dire chi è quello più disperato tra i due.*- penso tra me e me.
-“Dicevo.. il numero 14 invece è Isaac, il 24 che sta in panchina è Stiles e l’11… è Scott.”- conclude la sua frase scandendo dolcemente il nome del ragazzo.
Mi sembra ovvio dire che i suoi occhi sono diventati due cuori che battono all’impazzata.
 Socchiudo le palpebre fino a ridurle in due fessure e guardo Allison con la coda dell’occhio. Lei nota questo mio strano sguardo e inarca entrambe le sopracciglia.
-“Che c’è?”- mi chiede con il tono così simile a quello di mia madre quando le dico che non ho niente ed invece è tutto il contrario.
-“Ho tre domande, che mi gironzolano per la testa e a dire la verità mi stanno tormentando.”- le dico portando i gomiti sulle ginocchia e poggiando la faccia sui palmi delle mani.
-“Vale a dire..?”- mi chiede lei ormai seria.
-“Andiamo per ordine. Come prima cosa: non pensi anche tu che Isaac mi odi letteralmente con tutto il suo cuore?”- lei mi guarda stranita, poi fissa il ragazzo mentre è intento a tirare la pallina di Lacrosse.
-“Non saprei.. Isaac è un tipo strano, direi un po’ macabro, non ti so dire se lo sguardo incazzato che ti rivolge è perché gli stai antipatica o perché ti trova interessante. Seriamente, non lo so.”-
-“D’accordo, proseguiamo. Perché Stiles è l’unico ad essere in panchina?”-
-“Beh, Stiles Stilinski è noto in tutta la scuola per essere una vera schiappa. Non solo nel giocare, ma in tutto il resto. E’ iperattivo e questo non giova un granché. Per lui, ovviamente.”-
-“Sul serio? Interessante.”- mi viene spontaneo, per poi rendermi conto di aver appena fatto una pessima figura.
-“Ehi signorina, non è che ti piace il nostro amichetto sfrenato?”- mi chiede lei solleticandomi il fianco.
-“Ma dai, smettila Allis, dico solo che è interessante… lui ovviamente.”- le faccio un occhiolino e scoppiamo a ridere insieme. –“Arriva il tasto dolente.. che cos’era quel tono sdolcinato quando mi hai detto chi fosse Scott?”- le sorrido maliziosa e lei arrossisce tutto d’un tratto.
-“Cosa? Tono sdolcinato? Ma cosa dici..”- si copre il volto rosso con una mano evitando di guardarmi.
-“Dai Allison, io ti ho confessato che trovo il povero Stiles interessante e tu non mi dici nulla del tuo Scott?”- la stuzzico e allora lei si decide a parlarmi.
-“Diciamo che, tra me e lui ci potrebbe essere qualcosa.. cioè ci sentiamo da un po’, ma ancora non c’è nulla di ufficiale.”- confessa lei con un pizzico di vergogna ed imbarazzo nella voce.
-“Ehi tranquilla, non c’è nulla di imbarazzante nell’ammettere che vi piacete.”-
-“Dici?”-
-“Certo! Penso anche che sareste una bellissima coppia insieme.”-
-“Sul serio? Grazie Jess!”- mi abbraccia forte, quasi levandomi il fiato.
-“Ehi voi due, fate un po’ di silenzio, non capisco nulla di quello che dicono in campo!”- ci ammonisce bisbigliando Lydia.
Rimaniamo in silenzio fino alla fine dell’allenamento; poi decidiamo di aspettare i ragazzi fuori dallo spogliatoio.
Il primo ad uscire è Jackson, che viene assalito da una Lydia super euforica che lo inizia a baciare. Poi arrivano anche Isaac, Stiles e Scott.
Ovviamente Scott si avvicina dolcemente ad Allison e la porta poco lontana da noi. Voilà, ecco che si baciano… sono troppo carini.
-“Ehi Jess, che ci fai qui?”- mi domanda Stiles sorridendo.
-“Ciao Stiles, ero venuta a vedere l’allenamento insieme alle altre.”- gli rispondo con un leggero imbarazzo, che a quanto pare lui sembra notare.
-“Ah certo, che ti è sembrato?”-
Incrocio le braccia al petto e abbasso lo sguardo verso il pavimento.
-“Devo dire che avete..”- *maledizione, lui non ha giocato* mi maledico di non aver riflettuto prima di parlare, così fisso i miei occhi in quelli divertiti di Isacc, in piedi difronte a me, che trattiene una risata, per poi correggermi. –“Beh, hanno, giocato, molto bene.”- termino la mia frase lentamente. Ormai il danno è fatto.
-“Già.. abbiamo”- Isaac si avvicina e da una pacca a Stiles, che infastidito lo guarda male.
-“Non sei divertente”- dice serio Stiles, facendo una smorfia al compagno.
Isaac sorride, quasi vantandosi del fatto di giocare rispetto a Stiles, che è rimasto tutto il tempo in panchina; poi mi squadra da testa a piedi, con i suoi occhi color ghiaccio, soffermandosi all’altezza del mio petto.
Mi sento imbarazzata, così mi porto un braccio appena sopra lo stomaco ed una mano vicino al collo, cercando di coprire il più possibile quella parte del mio corpo.
-“Carino”- mi dice, afferrando un angolo del top e tirandolo leggermente. Faccio un passo indietro e Stiles sembra minacciare l’amico con un solo sguardo.
Isaac molla la presa e fa un ghigno da brividi.
-“Tranquilla, non ti faccio mica del male matricola.”- rallenta e scandisce per bene quest’ultima parola.
Stiles sembra nervoso e sbuffa rumorosamente.
-“Cosa sarebbe, un insulto per caso?”- gli dico con un non so ché di rabbia nella voce.
Ed eccolo, di nuovo. Mi inchioda nuovamente con i suoi occhi quasi grigi e mi lascia tramortita.
-“Hai anche un bel caratterino, oltre che il faccino dolce e… beh, un bel fisico.”- sorride maliziosamente e mi sento minuscola mentre mi guarda con i suoi occhioni.
Stiles gli porta una mano sul petto, con uno scatto e gli da una leggera spinta per allontanarlo.
-“Isaac smettila”- gli dice serio.
-“Dammi solo un minuto, non ho ancora finito. Devo farmi conoscere dalla nuova arrivata.”- si avvicina nuovamente.
-“Ti ringrazio, ma non mi interessa più di tanto il tuo parere.”- gli dico seria, leggermente spaventata.
Guardo velocemente Stiles, che continua a spostare gli occhi da me al ragazzo che ho difronte.
-“Sul serio? Vorresti dire che non sono nessuno per te?”- mi chiede con un finto tono dispiaciuto.
-“Non dico questo, è solo che non sei il primo a cui darei ascolto, non sei poi così importante.”- gli rispondo fredda.
-“Vorresti dire che sono quello a cui daresti meno retta in mezzo ad un’orda di persone?”-
-“Voglio dire che non mi stai poi così tanto a cuore e che potresti essere uno di quelli di cui mi dimenticherei più in fretta se me ne dovessi andare.”- continuo a smontarlo , in modo da annullare ogni suo minimo possibile interesse nei miei confronti.
-“Bene a sapersi, nemmeno tu sei così fondamentale allora.”- parla lentamente, mi guarda di sottecchi ed il suo tono sembra arrabbiato. Vedo Stiles agitarsi.
-“Per te”- dice ad alta voce attirando l’attenzione dell’amico.
Lo guardo per un secondo e gli sorrido, quasi impercettibilmente.
-“Perché per te lo è?”- interviene nuovamente un Isaac nervoso.
-“Ha buone probabilità di esserlo.”- ora la “lite” si è trasformata in un bisticcio tra due amici e non faccio a meno di arrossire dopo aver sentito le parole di Stiles.
-“Oh cielo Stiles, sei così patetico.”- Isaac punta le mani sulle spalle del ragazzo che ho accanto e lo scuote leggermente per poi allontanarlo con una spinta.
-“Isaac, perdonami se mi intrometto, ma te l’hanno mai detto che sei snervante?”- mi intrometto io, avvicinandomi a Stiles.
-“No, sei la prima, ti ringrazio.”- mi sorride falsamente, per poi passarmi il dorso delle dita sulla guancia.
Sgrano gli occhi e le osservo quasi terrorizzata.
-“Buona serata ragazzi”- leva via la mano, accenna un sorrisetto, si riprende la stecca di lacrosse ed esce dalla porta verde.
 
-“Ma che diavolo gli prende? Non si interessa minimamente della mia presenza durante tutto il pranzo e ora osa anche sfiorarmi?”- chiedo stranita a Stiles che segue con gli occhi il compagno di squadra mentre si allontana.
-“Lascialo perdere. Isaac è molto lunatico ultimamente.”-
-“Ti prendo in parola.”-
-“Ragazzi, che ne dite di vedere un film a casa mia stasera?”- ci interrompe Scott, mentre tiene per mano Allison, che cerca di attirare l’attenzione di Lydia e Jackson.
-“Certo, perché no.”- risponde Stiles tutto euforico.
-“Tu ci sei  Jess?”- mi chiede Allison sorridendo.
-“Beh penso di si, sempre se non ci sono problemi per te Scott”- rispondo leggermente imbarazzata.
-“Ma che, scherzi? Ci vediamo alle nove a casa mia.”- dice mentre si allontana con Allison, Jackson e la rossa.
-“Ma io… non so nemmeno dov’è casa tua”- dico a bassa voce guardandomi intorno.
-“Se vuoi passo a prenderti io”- mi chiede Stiles, e a quel punto mi giro a guardarlo. –“Sempre se non ti da fastidio.”- continua imbarazzato, mentre si gratta la nuca.
-“Certo che no, grazie mille Stiles.”- gli sorrido, mentre accennando ad una corsetta mi allontano.
-“Dovrei sapere dove abiti però”- mi urla dietro, dato che sono leggermente lontana.
Mi volto verso di lui, apro la borsa e cerco il pennarello nero.
Scrivo a caratteri piccoli, ma leggibili il mio numero di telefono, sul muro del corridoio.
Mi guarda accigliato, con un’espressione confusa. Batto due volte l’indice sulla scritta, indicandogliela, poi gli faccio segno di chiamarmi, senza proferire alcuna parola, limitandomi semplicemente a sorridere; prima di andarmene del tutto.
Non faccio in tempo ad uscire dalla porta, che subito mi giro nuovamente e lo trovo a due millimetri dal muro a copiare il mio numero di cellulare.
Scoppio a ridere e lui vergognandosi, sbatte la fronte sul muro, sentendosi probabilmente un idiota.
-“Tranquillo,Stiles. Ti volevo solo chiedere il numero di Allison, mi servirebbe un suo consiglio.”-
Alza leggermente lo sguardo, giusto per trovare in rubrica il numero dell’amica e mostrarmelo.
Lo copio in breve tempo, blocco lo schermo del cellulare e lo metto in tasca.
-“Ti ringrazio”- gli dico lentamente, ironica.
-“Non c’è di ché”- sento una leggera amarezza nella sua voce, così  mi sento in colpa di essermi voltata e averlo scoperto mentre copiava la scritta dopo nemmeno tre secondi che lo avevo lasciato.
Arriccio le labbra, gli arruffo il ciuffo castano e gli do un veloce bacio sulla guancia.
-“Ci si vede dopo”- gli faccio l’occhiolino mentre trattengo una risata nel vedere la sua faccia sorpresa.
Mia madre ci impiega pochissimo tempo ad arrivare a scuola  e lo stesso per riportarmi a casa.
Salgo in camera, correndo, lasciando persino la porta aperta.
Il ché, insospettisce mia madre. Che dal piano di sotto mi parla ad alta voce, quasi urlando.
-“Tesoro, sei sicura di stare bene?”-
-“Si mamma”- le rispondo mentre mi sfilo in pochi secondi: jeans, scarpe e top.
-“D’accordo. Per lo meno dimmi com’è andato il primo giorno di scuola.”- insiste lei.
-“Splendidamente.”- le rispondo, mentre penso al fatto di aver incontrato quei ragazzi fantastici. Proprio gli stessi che mi hanno invitata a passare il martedì sera con loro.
-“Ok, capisco. Hai fatto amicizia con qualcuno?”-
-“Certo, sono circa una decina di persone… e tutte dello stesso gruppo. Bravissima gente.”-
-“Afferrato, ti hanno invitata, vero?”- la vedo comparire sulla soglia della porta, appoggiata alla cornice, a braccia conserte,  con un sorriso leggermente curioso.
La guardo male, mentre sono mezza nuda e cerco qualcosa da mettere.
-“Esatto, e mi stai facendo perdere tempo, quindi ora… fila giù.”- le rispondo mentre la accompagno fuori tenendo le braccia sulla sua schiena.
-“Jess! Un’ultima cosa..”- riapro la porta fissandola male.
-“Ti serve una mano con i vestiti?”-
-“No, grazie mille.”- le rispondo male e me ne rendo conto, ma se l’è cercata.
Afferro il telefono, un paio di mutande ed un reggiseno pulito e scappo in bagno.
Mi ficco velocemente sotto la doccia e mentre sono sotto il getto d’acqua, che mi bagna da cima a fondo, compongo il numero di Allison e la chiamo.
-“Pronto? Con chi parlo?”- sento la sua voce dolce uscire dall’altoparlante.
-“Oh finalmente, Allison, ciao, sono Jess. Ho dimenticato di chiederti il numero durante la partita, quindi me lo sono fatta girare da Stiles.”- le dico velocemente mentre tengo la bocca vicino al microfono e con le mani, strofino i miei capelli per insaponarli.
-“D’accordo, nessun problema.”-
-“Va bene, mi serve il tuo aiuto. Non so che mettere.”-
-“D’accordo, porto i miei vestiti da te e mi preparo lì, tra cinque minuti apri il cancello.”-
-“Ti adoro, grazie.”
 
Chiudo la telefonata, mi sciacquo velocemente ed esco ad asciugarmi i capelli.
Li spazzolo e li fono nello stesso momento, il più velocemente possibile, per non far perdere tempo ad Allison.
Come mi aveva detto, sono passati cinque minuti precisi e lei è già qui.
Mia madre la fa entrare e velocemente mi raggiunge in camera.
-“Bella piega!”- si complimenta per la stiratura che ho fatto ai capelli.
-“Grazie, ma ora… pensiamo ai vestiti.”- le dico con aria di sfida aprendo le enormi ante dell’armadio.
Si getta all’ indietro atterrando sul mio materasso e sbuffa rumorosamente.
-“Forza Allis, non è poi così difficile trovare qualcosa di carino in mezzo a questo disastro.”- la prendo per le braccia e la sollevo di peso, facendola avvicinare all’immenso mobile.
Mentre scelgo i trucchi, lei cerca i vestiti e le scarpe.
-“Trovato!”- urla d’un tratto mentre tira fuori una gruccia con appeso un vestitino color panna con dei fiorellini minuscoli disegnatici sopra.
-“Non pensi sia elegante?”- le domando osservando schifata l’abito.
Mi manda un’occhiataccia, così taccio.
-“Smettila di blaterare e misuralo.”- mi ordina tirandomelo sopra.
Infondo non mi sta mica male. Me ne ero persino dimenticata.
-“Mettici questa”- mi tira un giubbino di jeans blu.
-“Cavolo, direi quasi di essere super chic se non fosse per questa faccia da mostro.”- mi prendo le guance e le massaggio velocemente.
Senza nemmeno accorgermene, Allison mi scaraventa sul letto e mi inizia a truccare.
-“Ora si che sei perfetta.”-
Mi alzo e mi specchio. E’ vero si, sono davvero carina. Infilo gli stivaletti alti e abbraccio Allison.
-“Ora scappo, ci vediamo tra un po’.”- mi dice scendendo le scale.
-“Non rimani qui a vestirti?”-
-“E’ meglio se torno a casa, Scott mi verrà a prendere da lì.”-
Le faccio l’OK e si chiude la porta alle spalle.
Stiles non tarda molto ad arrivare. Ho fatto giusto in tempo a mettere tutto apposto e a chiudere la sua chiamata che era già qui.
-“Mamma io vado”- urlo mentre varco la soglia.
Casa di Scott non dista molto da casa mia, fortunatamente, così, arriviamo in un batter d’occhio.
-“Stiles ci sei?”- gli chiedo mentre chiudo lo sportello della sua jeep azzurra.
Prim’ancora che suoni il  campanello la porta viene aperta da un’ adorabile signora riccia seguita da uno Scott tutto sorridente.
Mi sento di troppo, infondo loro si conoscono da più tempo ed io sono arrivati solo stamattina.
Stiles mi si avvicina, spingendomi ad entrare in casa Mc Call.
-“Buona sera, signora, sono Jessica Mitchell..”- faccio per dire io, ma Scott continua per me.
-“Viene nel nostro stesso corso ed è arrivata oggi.”-
-“Ah, va bene, piacere di conoscerti Jessica, sono Melissa, la madre di Scott.”- risponde sorridendo la signora. Sembra veramente una bellissima donna, ed è anche giovanissima.
-“Jess, poggia il giubbino pure lì se vuoi”- urla Scott indicandomi il divano mentre, seguito da Stiles, sale in camera.
Mi sfilo timidamente il cappottino e lo abbandono non curante sul divanetto beige.
-“Ti dispiacerebbe darmi un aiutino Jessica?”- mi chiede Melissa dalla cucina.
La raggiungo subito e la aiuto a sistemare le pizze che Scott ha ordinato vicino ai rispettivi posti a sedere.
Poggio gli ultimi due cartoni di pizza notando che avanzano.
-“Sbaglio, o sono otto?”- chiedo con aria interrogativa.
-“No, non sbagli, Scott ha voluto invitare anche Malia. Non voleva sembrasse un appuntamento di neo- coppiette.”- mi risponde accennando ad una risatina Melissa.
-“Ma c’è..”- faccio per dire io quando il rumore di passi veloci che scendono le scale, attirano la nostra attenzione.
In cucina appare la figura sorpresa di Isaac, con un un paio di magliette tra le mani.
-“Isaac, dimmi pure, qualche problema?”- gli si avvicina Melissa, cercando di prendergli le magliette dalle mani.
Isaac continua a fissarmi sbalordito, ignorando la donna che si trova a pochi centimetri da lui.
-“No, nulla, io torno su.”- dice velocemente per poi svanire.
Melissa lascia cadere le braccia lungo i fianchi e mi guarda stranita, notando i miei occhi increduli.
-“Qualcosa non va?”-
-“N-no nulla, solo… posso raggiungere un attimo i ragazzi?”- le chiedo balbettando e deglutendo a fatica.
-“Certo, sono al piano di sopra. Fa attenzione quando apri, assicurati che non siano nudi o che stiano facendo stupidaggini.”- conclude lei, mentre a passi svelti, seguo Lahey.
Lo afferro per il polso del maglioncino blu e lui si volta bruscamente, quando siamo a pochi metri di distanza dalla camera di Scott.
-“Che ci fai tu qui?”- gli chiedo con un tono di voce misto tra lo straziato ed il confuso.
-“Farei meglio a chiedertelo io.”- interviene lui guardandomi seriamente con i suoi grandi occhi azzurri.
-“Sono qui con Stiles, Scott ci ha invitati. Ora mi dici che ci fai tu a casa di Scott?”- gli chiedo confusa.
-“Cosa? Con Stiles?”-
-“Non cambiare argomento, rispondimi!”-
-“Non ci credo, proprio con quell’idiota di Stiles?”- è come se, se lo stesse auto- domandando.
-“Isaac, smettila! Si, sono qui con Stiles, proprio lui.. ora rispondi alla mia domanda.”- incalzo io, cercando il suo sguardo, che ogni volta lui distoglie puntandolo altrove.
-“Io ci vivo qui”- mi dice lentamente mostrandomi con un gesto vago delle mani, lo spazio intorno a noi.
-“Cooosa? Seriamente? Come fa a sopportarti Scott?”- gli faccio una domanda dietro l’altra mentre lo seguo fino al piano di sotto, nel salottino.
-“Gli ho chiesto un favore, tutto qua.”- mi risponde quasi male voltandosi improvvisamente verso di me, rabbioso,  lasciandomi spiazzata.
-“Isaac!”- urla Scott mentre scende velocemente dalle scale, seguito da Stiles.
-“Certo che non riesci proprio a non darle fastidio, vero?”- gli chiede uno Stiles scocciato, mentre mi viene in contro e mi afferra per un braccio allontanandomi.
Isaac sbuffa rumorosamente e si getta a peso morto sulla poltrona.
-“Scott sono arrivati anche gli altri, a questo punto io vado, mi raccomando.”- Melissa esce di casa, lasciando entrare invece: Malia, Allison, Jackson e Lydia.

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Capitolo 4
*** Qualcosa di strano ***


QUALCOSA DI STRANO
Scott e Allison si allontanano lasciandoci soli mentre discutono.
A quanto pare Scott si è dimenticato di passare a prendere Allison, ed è dovuto passare Jackosn al suo posto.
Iniziamo a mangiare, dopo che Scott, ci urla che avrebbero tardato ancora un po’.
Accendiamo la tv, ma la voce di Lydia che parla dei suoi nuovi acquisti e di Malia che racconta cosa sia successo in biblioteca, sovrastano il rumore.
Mentre mangiamo tranquillamente, lancio uno sguardo veloce a Jackson notando il volto pallido, le gocce di sudore sulla fronte e del sangue che gli fuoriesce dalle orecchie. Ha lo sguardo perso, fissa il vuoto e questo mi spaventa, ma sembra che solo io l’abbia notato.
Tutti ridono e scherzano, mentre io rabbrividisco sempre di più nel vedere quella scena straziante.
-“Ragazzi…Stiles…Lydia…”- la voce non mi esce, è quasi un sussurro e date le fragorose risate, nessuno mi sente.
Lascio cadere il bicchiere di vetro per terra, che va in mille pezzi, ma serve ad attirare l’attenzione su di me.
Tutti i ragazzi mi fissano in silenzio, come a chiedermi il perché di quel gesto.
Non riesco a proferire parola, dato lo spavento. Il sangue è strano, è nero, non è rosso come il sangue di un normale essere umano.
Punto gli occhi su Jackson e a quel punto, tutti fanno lo stesso, capendo il motivo della mia reazione.
La cosa che più mi stupisce è che non sembrano così tanto spaventati quanto me.
-“Ragazzi Jackson!”- urla Lydia per farsi sentire da Scott e da Allison che ancora parlottano nell’altra stanza.
Tutti si alzano in piedi accerchiando il ragazzo immobilizzato.
Nella stanza sopraggiungono anche Allison e Scott.
-“Portala fuori”- ordina Scott a Stiles, che cerca di dare una mano.
-“Vado io”- si allontana leggermente Isaac.
-“No, tu rimani qui e dai una mano.”- lo ammonisce Malia.
-“Ne hanno bisogno anche loro due.”- conclude la discussione Isaac a denti stretti, fulminando Malia e Scott.
Stiles, mi stringe un braccio intorno alle spalle, afferra al volo il mio giubbino di jeans e mi porta velocemente fuori casa, seguito da Isaac.
Ci chiudiamo tutti e tre nella Jeep ed io ho quasi le lacrime agli occhi. Tiro su col naso e questo fa voltare verso di me entrambi i ragazzi.
Stiles si scambia uno sguardo con Isaac e scavalcando il sedile, si siede accanto a me, nella parte di dietro, mentre l’amico ancora mi fissa.
-“Stiles che gli sta succedendo?”- gli domando spaventata al massimo.
Lui si guarda intorno, non sapendo cosa fare.
Getto uno sguardo verso la casa e vedo che la luce del lampadario della cucina penzola a destra e sinistra e si sentono dei rumori assordanti.
-“Che diamine sta succedendo lì dentro, me lo sapete dire?”- insisto io, vedendo che nessuno dei due ragazzi vuole darmi una risposta.
-“Jess, devi stare calma..”- Stiles cerca di asciugarmi i due lacrimoni che mi stanno scendendo giù per le guance, ma io mi scanso, pretendendo una risposta. –“Va tutto bene, credimi”- mi dice afferrandomi il volto e asciugandomi con le dita le lacrime. Mi guarda per la prima volta negli occhi e non faccio a meno di notare che hanno uno stranissimo effetto tranquillante su di me.
-“Ma Stiles, non è vero.. non va tutto bene lì dentro, che sta succedendo a Jackson?”- continuo a chiedergli mentre noto il suo sguardo amareggiato e gli occhi freddi di Isaac che mi fissano in continuazione.
-“Jess.. ehi.. guardami..”- mi chiama, cercando di far incontrare i nostri sguardi ,mentre io continuo a domandarmi e a disperarmi per tutto il resto.-“Jess!”- quasi urla il mio nome e a quel punto lo guardo dritto nei suoi occhi marroni. –“Ti devi fidare di me, capito?”- mi limito ad annuire e non sapendo cos’altro fare mi stringo al suo corpo, cercando una consolazione, tra le sue braccia.
Rimango stretta a lui per pochi istanti, finché non sento un urlo. Rabbrividisco nel vedere che nello stesso istante la luce all’interno della casa è saltata e il rumore squillante del vetro delle lampadine che va in mille pezzi. Faccio finta di nulla, persino di essere tranquilla e di non aver notato gli sguardi preoccupati e curiosi dei due ragazzi che sono con me; ma non appena sento la presa di Stiles che si allenta non tardo molto a spalancare lo sportello ed iniziare a correre verso casa Mc Call.
Corro velocemente, come una scheggia, dopo aver sentito un grido di rabbia da parte di Stiles che urla il mio nome cercando di bloccarmi. Inizio a sbattere numerose volte la spalla sulla porta. Violentemente e velocemente. Devo riuscire ad entrare prima che qualcuno possa cercare di tenermi allo scuro di ciò che sta succedendo.
Mi allontano di poco, e mi preparo a sferrare un calcio alla porta in legno, pur di sfondarla ed entrare; ma due braccia forti bloccano le mie e mi allontanano velocemente.
-“Lasciami! Devo entrare!”- inizio a gridare dimenandomi.
-“Invece no, non puoi.”- mi risponde freddamente Isaac riportandomi nella Jeep.
Vengo scaraventata accanto a Stiles, che mi guarda malissimo e solo dopo aver sentito scattare le sicure degli sportelli decido di calmarmi.
*se non sarà oggi, sarà domani*- penso tra me e me, mentre mi do una sistemata ai capelli tutti disordinati.
-“Ti sei calmata?”- mi chiede scontato Isaac voltandosi indietro per guardarmi dritto in faccia.
Annuisco e rimango in silenzio.
-“Adesso che mi avete chiusa qui dentro, sappiate che avrete l’effetto contrario da quello che vi aspettavate, perché se non mi date subito una spiegazione logica giuro che vi spezzo il collo.”- dico nervosa, passando dal guardare prima l’uno e poi l’altro.
-“Non puoi avere sempre tutto dalla vita, Jessica.”- mi risponde Isaac soffocando una risata maligna.
Non ho nemmeno il tempo di ribattere che dalla casa escono tutti gli altri: Lydia, Allison, Malia…
Isaac ci lascia scendere e subito mi avvicino ad Allison.
-“Dov’è Scott? E come sta Jackson?”- chiedo leggermente spaventata.
-“Non ti preoccupare, sono in bagno, Scott lo sta aiutando a riprendersi.”- mi risponde spontanea Malia.
-“Tranquilla, è tutto apposto.”- mi dice Allison sorridendomi dolcemente.
-“Chissà perché, se non fosse per il tuo sorriso dolce Allison, non vi crederei minimamente.”- rispondo acida e accigliata.
Gli altri due si fanno finalmente vivi e da quel momento tutto sembra essere tornato alla normalità.
La serata, non va proprio secondo i piani. Siamo finiti per passeggiare avanti e indietro vicino a casa di Scott.
-“Si è fatto tardi, io torno a casa.”- intervengo tutto d’un tratto.
-“Ti accompagno”- mi si avvicina Stiles innocentemente.
-“No tranquillo, ho voglia di fare quattro passi da sola.”-
-“Ma è l’una di notte Jess.”- interviene Allison preoccupata.
-“Fa nulla, non abito poi così lontana da qui.”-
Tutti annuiscono in silenzio, finché questo, non viene interrotto dalla voce di Lydia.
-“A proposito Jess!”- dice mentre ormai mi sono avviata. –“ Potresti riportarmi il top domani?”-
Inizio a ridere e le faccio l’ok.
 
Torno a casa, metto il pigiama e mi corico subito. Ma i miei occhi non si chiudono prima delle tre e mezza, con il pensiero fisso di cosa fosse successo poche ore fa.

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Capitolo 5
*** Paura ***


PAURA
-“Tesoro sveglia, devi andare a scuola.”- mi sveglia mia madre aprendo la porta della mia camera.
-“Buongiorno anche a te mamma.”-
-“Non iniziare come ogni santo giorno, se ti sveglio vuol dire che sto facendo il mio dovere da madre e che tu non dovresti odiarmi.”-
-“Smettila di blaterare in continuazione. Va bene, scusa.”- le rispondo fredda, scendendo le scale e dirigendomi in cucina.
-“Sei sempre la solita Jessica, non cambierai mai.”- mi “rimprovera” affacciandosi dallo stipite della porta.
-“Grazie mille, non volevo sentirmi dire altro, giuro… rimane il fatto che oggi a scuola ci vado con la mia auto.”- finisco di bere la mia tazzina di caffè, la lascio nel lavandino e risalgo al primo piano chiudendomi in bagno.
Un paio di jeans, delle converse nere, una maglietta bianca ed una felpa verde sono tutto ciò che mi trovo davanti non appena apro l’armadio.
*Non riesco a capire perché*- penso in silenzio guardandomi intorno.
Mi accomodo sulla poltroncina grigia e mi porto le mani agli occhi.
*Mi sento così strana… già solo per il fatto che da come mi ha svegliata mia madre, la giornata è già confermata pessima.. e poi.. tutta questa confusione: Jackson, Stiles, Isaac, Allison, quell’urlo, le luci, Scott. Non riesco a pensare ad altro.*-
Mi sollevo di scatto, metto un po’ di trucco sugli occhi, lego i capelli in uno chignon scompigliato, indosso gli occhiali e prendo al volo il mio zaino.
-“Mamma dà da mangiare a Rufus, io vado.”- urlo per farmi sentire mentre afferro le chiavi della macchina e mi chiudo la porta alle spalle.
Il tempo non è dei migliori a Beacon Hills. E’ un po’ grigio, ma fortunatamente si vede ancora il sole.
Entro in classe e prendo posto accanto ad Allison ed Isaac. Devo cercare di essere naturale ed impassibile, più diventiamo amici, più si fideranno di me, più mi diranno tutto. E’ questo quello che ho deciso.
-“Buon giorno a tutti… patetici adolescenti!”- entra in classe urlando il professor Finstock.
-“Oh cielo!”- mi lascio sfuggire, mentre do una testata sul banco.
-“Qualche problema?”- mi chiede additandomi.
-“No, nessun problema sono solo stanca.”- gli rispondo continuando a tenere la fronte poggiata sul banco.
-“Si tiri su.. è solo la prima ora del secondo giorno. Non voglio immaginare che fine farà a metà semestre.”- continua a dire a voce alta.
Mi sollevo e noto che ha già iniziato a leggere il capitolo da assegnarci per la sua prossima lezione.
Non sono dell’umore adatto, ma mi impongo di seguire anche solo un quinto di tutta la lezione.
Prendo in mano una matita, un’altra la ficco in bocca ed una terza la incastro dietro l’orecchio.
-“Pensavo lo trovassi solo interessante, non che fosse diventato il tuo stereotipo di persona modello.”- mi sussurra Allison indicando qualcuno alle mie spalle. Mi giro lentamente, cercando di non dare nell’occhio e mi ritrovo difronte Stiles che evidenzia ogni singolo rigo del capitolo che stiamo leggendo mentre tiene le matite nel mio stesso modo.
MI giro di scatto, e sento la risata di Allison. Probabilmente l’unica cosa in grado di sistemare questa giornata grigia.
Durante la pausa, come al solito, andiamo tutti in mensa.
Mentre mangiamo, colgo l’occasione per restituire il top a Lydia che nel frattempo è intenta a strillare contro Jackson.
Distolgo l’attenzione e inizio ad ascoltare contemporaneamente Malia che mi vorrebbe rubare la felpa e Kira che chiede consigli a Liam su come tirare a lacrosse.
-“Ehi, tutto ok?”- mi chiede una Malia stranita mentre mi schiocca le dita davanti agli occhi per farmi ritornare alla normalità.
-“Mh? Cosa?”- chiedo stralunata alzando le sopracciglia.
Tutti mi fissano. Ero nel mio mondo e non mi ero nemmeno accorta dell’arrivo di Scott e Stiles.
-“Sei sicura di stare bene?”- continua a chiedermi Malia accennando un sorriso.
-“Si certo, probabilmente ero solo.. niente lascia stare. Tutto ok.”- le sorrido di rimando e solo in quel momento inizia a mangiare il suo cibo.
Inizio ad osservare la forchetta d’acciaio portandomela difronte al volto. Vedo riflessa l’immagine di qualcuno, così mi giro di scatto, tirandomi dietro quasi tutto il vassoio che Isaac, prontamente afferra prima che cadi per terra.
Mi ritrovo una maglia azzurra a pochi centimetri dal naso, prima di rendermi conto che sto puntando la forchetta nello stomaco di Stiles, che mi guarda con occhi sgranati.
-“Ma che diavolo..”- fa per dire Liam, scioccato da ciò che ha appena visto.
Lascio cadere la forchetta per terra, il ché crea un trambusto assurdo.. manco fosse una tegola d’acciaio.
Mi sollevo, scavalco la panca e mi allontano verso l’uscita della mensa senza proferir parola.
Arrivo al mio armadietto mi ci poggio delicatamente per poi sferrargli un pugno.
Mi accascio per terra, sedendomi e portando le ginocchia al petto.  Mi sento così strana.
Il silenzio regna sovrano non appena sento un finto colpo di tosse. Alzo lo sguardo e lo punto lì dove ho sentito provenire il rumore.
C’è Stiles, poggiato su un armadietto a caso a pochi metri da me, che mi guarda incessantemente.
-“Cosa c’è?”- gli chiedo facendo finta di nulla.
-“Cosa c’è? Dovrei essere io a chiedertelo.”- mi risponde accigliato mentre si abbassa per sedersi accanto a me.
-“Beh ti conviene arrenderti, perché non riceverai una risposta soddisfacente.”-
-“Non deve necessariamente soddisfarmi, mi va bene anche una bugia, di quelle pessime, per nulla credibili.. basterebbe anche una di quelle se servisse a farti parlare.”- mi parla tranquillamente, gesticolando e a volte mi indirizza qualche sguardo.
-“Te l’ho già detto, non ti risponderò.”-
-“Allora fammi un disegno, un gestaccio, urlami in faccia.. qualsiasi cosa Jess, voglio solo capire cosa c’è che non va in te.”- sbatte le mani sulle sue stesse ginocchia, aspettando una mia risposta.
-“Stiles non lo so. Non so nemmeno io perché sto così. Non so perché non sono riuscita a dormire, perché questa sia una giornata di merda, perché sia così spaventata.”-
-“Perché, sei spaventata?”- mi chiede accigliandosi.
-“Si. La paura mi sta mangiando e il mio essere curiosa di certo non aiuta.”- mi strofino una mano sul viso.
-“Paura di cosa?”- continua lui, sistemandosi e mettendosi a sedere comodamente.
-“Di tutto. Paura di ciò che ho visto ieri sera, paura che mi stiate nascondendo qualcosa, paura di voi, paura di-di qualsiasi cosa si trovi intorno a me nell’arco di dieci metri Stiles! E’ questo ciò di cui ho paura.”- mi sfogo sentendo un nodo stringermi alla gola.
-“Anche di me?”- mi chiede fissandomi.
-“No.. o forse si, anzi no. Si!.. Si! Ho paura anche di te. Sto vivendo nella menzogna e me ne sto rendendo conto, non volete dirmi la verità. Ma la verità su cosa Stiles.. dimmelo tu.”- afferro lo scollo della sua maglia e lo tiro leggermente, costringendolo a guardarmi dritta negli occhi.
-“Jess non ti stiamo nascondendo nulla. Di me ti puoi, anzi ti devi fidare. Ti prometto che ti dirò tutto, non ti devi più preoccupare.”- mi afferra delicatamente il viso tra le sue mani grandi e mi osserva di continuo.
-“Se lo dici tu..”- roteo gli occhi al cielo e notando questo mio gesto, mi stringe le guance facendo assumere al mio faccino la forma di un pesce.
-“Certo.. Interessante, devo dire che sei proprio carina con questa faccia da pesce.”- sdrammatizza il tutto iniziando a ridere.
-“Eh dai Stiles, sei sleale, non è giusto.”- mi lamento mentre cerco di sollevarmi da terra.
-“Esatto è proprio per questo che mi piace.. anzi no. Considerala una vendetta per avermi quasi inforchettato.”- mi porge una mano e mi tira velocemente su.
-“Dio, scusami, giuro che non volevo.”- cerco di essere seria, ma l’immagine della smorfia sconvolta di Stiles mi gira in testa e non riesco a non lasciarmi scappare una risata.
-“Si certo, vedo che c’hai preso gusto.”- fa il finto offeso mentre ci avviamo verso la mensa per raggiungere gli altri e finire il pranzo.
-“Se non avessi cercato di ucciderti con una forchetta, a quest’ora non avresti mai visto la mia faccia trasformarsi in quella di un pesce mio caro Stiles.”- ribatto divertita.
-“D’accordo, mi arrendo, è legittima difesa, ti capisco.”- conclude lui, alzando le mani al cielo mentre riprendiamo posto al tavolo dove gli altri sembra ci stessero aspettando.
-“Bipolarismo o cosa?”- chiede Isaac guardandomi ridere e scherzare con Stiles mentre fino a pochi minuti prima sembravo un’orfana depressa che ha persino cercato di ucciderlo.
-“Nessuna delle due, Stiles saprebbe rallegrare persino uno psicotico.”- interviene Lydia scherzando.
Continuiamo a mangiare come niente fosse, finché Isaac non mi sussurra qualcosa all’orecchio.
-“Fai sul serio?”- mi chiede con voce dura tenendo lo sguardo fisso sui suoi amici accertandosi che nessuno lo noti. Ruoto leggermente la testa, giusto per mostrargli il mio sguardo confuso. –“Che ti ha detto Stiles?”-
-“Nulla, è solo stato carino ed è venuto a parlarmi nonostante io abbia cercato di infilzarlo con questa forchetta.”- rallento sulle ultime parole mentre gli mostro la forchetta che ho in mano.
-“Si certo.. come vuoi. Ma io non ti credo.”- mi volto di scatto a guardarlo e finge un sorriso.
-“Come scusa?”-
-“Hai capito bene Jessica.”- dice distogliendo lo sguardo da me.
-“Ok”- faccio spallucce e continuo a mangiare ignorandolo del tutto.
-“Ci tengo solo a farti sapere che prima o poi ti dirò tutto e a quel punto vedremo di chi ti fiderai.”- termina il discorso squadrandomi con i suoi occhi color ghiaccio.
Ed ecco.. ci risiamo. Perché mi sembra di nuovo tutto un disastro? Perché Isaac vorrebbe dirmi tutto? Tutto riguardo a cosa? E poi.. fidarmi? Ritorno a non capirci niente.
Le ore di lezione sembrano volare, fortunatamente, così prima di tornare a casa, mi trovo con gli altri vicino all’insegna della scuola.
-“Quindi.. che intenzioni abbiamo per stasera?”- chiede Liam aspettandosi qualcosa di estasiante.
-“Bowling?”- propone Allison. Tutti rifiutano.
-“Falò sulla spiaggia?”- propone Malia.
-“Il falò di inizio stagione ci sarà tra due settimane, perché non facciamo qualcos’altro?”- si lamenta Scott.
-“Che ne dite di andare ad una festa?”- ci chiede Lydia con occhi trasognanti.
-“Di chi?”- chiede scettico Isaac.
-“Delle gemelle”- risponde Lydia con aria di sfida, sperando però in un si.
-“Lori e Sydney?”- interviene Stiles.
-“Esatto. E’ una tra le feste più grandi in assoluto, una tra le migliori considerando che sono due compleanni in uno.”- ci spiega Lydia mentre noi la guardiamo accigliati per saperne di più. –“Oltre al fatto che ovviamente troveremo sia le matricole, che studenti del terzo anno.”- continua lei cercando di convincerci.
-“Certo che quelle due conoscono veramente tutti.”- esordisce Kira grattandosi la nuca.
-“Già, chissà perché”- interviene Isaac con il suo solito fare scettico ed una perenne smorfia da “c’è qualcosa che non quadra” stampata in faccia.
-“Penso che non sia male come idea, no?”- provo a dire io.
Tutti annuiscono e fanno spallucce, mentre Lydia praticamente sta già sganciando un anello di fidanzamento per me.
-“Allora è deciso. Trovatevi tutti sotto casa mia alle dieci.”- conclude Lydia, afferrando Jackson sotto braccio e allontanandosi verso la macchina nera.
Ci guardiamo per un attimo, rimanendo in silenzio.
-“Detto questo, io me ne andrei.. qualcuno ha bisogno di un passaggio?”- chiedo sventolando le chiavi della mia macchina.
-“Io e Kira.. e Liam”- mi risponde Malia sorridendo.
-“D’accordo, seguitemi.”-
Dopo venti minuti sono finalmente a casa.
Come prima cosa vado in cucina e noto che sul frigo c’è un biglietto.
Non mi aspettare sveglia, ho il turno di notte, ci vediamo domattina.
Mamma.
*Forse mi divertirò più del dovuto oggi.*- penso in cuor mio mentre provo ad immaginare la serata.

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Capitolo 6
*** La festa ***


LA FESTA
Verso le sei , dopo aver fatto i compiti di chimica, esco con Malia e Kira per trovare un regalo alle due ragazze.
-“Non pensate sia scorretto imbucarsi ad una festa?”- ci chiede Kira mentre diamo uno sguardo a dei vestiti.
-“Beh si, un po’ si.”-
-“E allora? Qual è il problema?”- interviene Malia facendo spallucce.
-“Penso sia più scorretto presentarsi a mani vuote e di questo passo penso che passeremo per terribili maleducate.”- dico mentre le guardo mettersi davanti dei vestiti.
-“Forse hai ragione”- Kira arrossisce e poggia subito il vestito viola che aveva in mano.
-“Ok facciamo così. Io cerco qualcosa da regalare a Lori e Sydney; mentre voi cercate qualcosa da mettervi stasera, d’accordo?”- esordisce Malia allontanandosi.
Io e Kira ci lanciamo uno sguardo d’intesa e iniziamo ad accaparrare tutti i vestiti belli che potrebbero entrarci.
-“Kira, Jess… siete qui?”- urla la voce di Malia mentre cerca i nostri camerini lungo il corridoio.
-“Malia qui!”- le grido mentre le faccio segno.
Dopo quasi due ore di shopping compulsivo torniamo a casa con dei bustoni giganti.
 
Mi stendo sul letto, aspettando altri cinque minuti prima di iniziare a preparami, quando all’improvviso mi squilla il telefono. E’ un numero  sconosciuto.
-“Pronto?”-
-“Ciao Jessica.”- risponde una voce maschile del tutto estranea.
-“Chi sei?”-
-“Non sarebbe più divertente se ti svelassi la mia identità, non credi?”-
-“Chi diamine sei?”- mi agito e dalla mia voce tremante penso l’abbia capito.
-“Se vuoi realmente scoprirlo raggiungimi al centro della pista da ballo a mezzanotte in punto. Ti svelerò tutta la verità.”-
-“La verità riguardo cosa?”- incalzo io.
Una risata malefica esce dall’altoparlante.
-“Incontriamoci dove e all’ora che ti ho detto e capirai tutto.”-
-“D’accordo, ma non voglio inganni.”-
-“Non ti deluderò”-
-“Ti conviene”-
-“Piuttosto, tu non deludermi, metti le scarpe alte di tua madre che nascondi nell’armadio, non quelle da ragazzina.”-
Mi volto di scatto e guardo in direzione della finestra.
Chiudo la chiamata e aspetto in silenzio pochi istanti.
-“No, no, non esiste, io non rimango da sola.”- dico ad alta voce, parlando da sola a tutti gli effetti.
Compongo il primo numero che mi viene in mente: quello di Stiles.
Dopo cinque minuti di agonia e paura incessante il campanello suona e dal videocitofono vedo il volto di Stiles.
-“Come mai tutta questa fretta?”- mi chiede subito senza darmi il tempo di proferir parola.
-“Nulla di importante, volevo compagnia e il primo che mi è venuto in mente sei stato tu.”-
-“Ok, d’accordo.”- mi risponde leggermente confuso.
-“Ti chiedo solo due minuti… voltati e non guardare.”- gli dico mentre mi assicuro che nessun estraneo sia affacciato alla mia finestra, spogliandomi e indossando velocemente il completo color lilla. –“Ho finito, puoi riaprire gli occhi.”- gli dico mentre mi avvicino all’armadio a prendere il paio di decolté nere di mia madre.
In quell’istante rabbrividisco, pensando a quello sconosciuto, a quanto sapesse di me.
-“Jess… perso qualcosa?”- mi domanda un ingenuo Stiles.
-“No, trovate!”- faccio finta di nulla, gli sorrido e infilo velocemente le scarpe.
-“Quanto pensi di impiegarci, tra dieci minuti dobbiamo essere da Lydia.”-
-“Dammi sette minuti e sarò pronta.”- gli dico mentre inizio a farmi una treccia a spina di pesce.
-“Se sarai precisa, ti porterò io alla festa.”- mi sfida mentre si accomoda sul letto e poggia i gomiti sulle ginocchia.
-“Sul serio? Per me era scontato che mi ci portassi tu.”- gli rispondo stuzzicandolo mentre tengo stretta fra i denti una mollettina nera.
-“Ah davvero?”- si alza e mi si avvicina, sorridendo. –“Dà qua!”- allunga la mano e gli passo una forcina.
-“Attento a non farmi…”- non riesco a terminare la frase che sento una fitta alla testa. Tiro un urlo di dolore e lo guardo in cagnesco. –“Idiota.. che male!”- continuo a denti stretti mentre mi massaggio la zona dolorante.
-“Io.. rimango seduto.”- fa per allontanarsi da me e sedersi sul letto, ma lo blocco.
-“E non solo.. anche zitto.”- gli rido in faccia mentre gli attacco un pezzo di nastro adesivo sulla bocca.
Lo stacca velocemente e lo butta nel cestino.
-“Le mani ce le ho anche io Jess”- mi dice con una smorfia fiera scuotendole davanti al volto.
-“Se continui a parlare tra poco non avrai neanche quelle”- lo ammonisco con fare minaccioso.
Si arrende e resta a fissarmi mentre mi trucco.
-“Finito! Possiamo andare.”- mi volto a guardarlo e vedo che tra le mani ha la mia agenda marrone, quella che uso come diario segreto. –“Che diamine fai?!”- lo guardo con occhi sgranati.
-“Nulla, non l’ho nemmeno aperto. Te lo giuro.”- dice mettendosi una mano sul cuore. –“Ma se ti posso dare un consiglio non nasconderla sotto il cuscino, mettila qui dietro.”- si solleva dal letto con la mia agenda in mano. Sposta leggermente un quadro che ho proprio sopra il letto e la incastra tra cornice e muro.
Alzo le sopracciglia e lo guardo sorpresa.
-“L’ho visto fare in un film”- si giustifica gesticolando.
-“Sei geniale Stiles. Ma non penso che lascerò il mio diario proprio qui dietro ora che anche tu sai dove lo nascondo.”- gli do una pacca sulla spalla, poggio il diario sulla scrivania ed insieme ci avviamo verso la sua jeep.
In breve tempo arriviamo alla festa delle gemelle dove ad aspettarci ci sono Scott ed Allison che sono gli unici due ad essersi staccati dalla comitiva per arrivare insieme fin qui.
Ci infiltriamo senza dare nell’occhio e lasciando il regalo vicino agli altri.
Iniziamo a bere per conto nostro, restando in disparte, se non per ballare.
E’ quasi mezza notte, Stiles Isaac e Liam sembra che mi controllino, Kira e Malia sono in pista a ballare, Lydia e Jackson sono nel privé a fare le loro cose e Scott è imboscato con Allison. Devo cogliere l’occasione.
-“Aspettatemi qui, vado in bagno, ci metto un secondo.”- urlo per farmi sentire dai tre ragazzi che mi tengono gli occhi puntati addosso.
-“Ti accompagno”- Isaac mi si affianca.
-“Ma cosa dici.. state tranquilli, non mi perdo, vado in bagno e di corsa torno da voi, ve lo giuro.”- dico con voce rassicurante e sembrano credermi.
Mi allontano da loro e lentamente cerco di raggiungere il centro della pista per incontrare il tizio della chiamata.
Arrivo e mi blocco, mi guardo intorno diverse volte finché il faro della luce non mi viene puntato addosso.
Nessuno intorno a me sembra essersene accorto, tranne un ragazzo. Sta in piedi, a pochi metri da me.
Mi guarda con aria perversa, fissandomi con i suoi occhi verdi, finché non mi arriva di fronte.
-“Allora non mi hai deluso.”-
-“Allora sei tu.”-
-“Direi proprio di si, tu che ne pensi?”-
-“Penso che tu debba smetterla di osservarmi, mi da terribilmente fastidio.”-
-“Come preferisci, ma è da maleducati voltare le spalle mentre una persona..”-
-“Sai a cosa mi sto riferendo. Non devi più spiarmi.”-
-“Ok, cercherò di accontentarti. Adesso dimmi.. la vuoi la verità?”-
-“Per l’ennesima volta.. la verità riguardo cosa?!”-
-“I tuoi amici.”- ride maleficamente, la stessa risata che ho sentito al telefono.
Annuisco e mi si avvicina all’orecchio per non farsi sentire dall’altra gente.
-“Probabilmente non mi crederai mai, ma mi hanno pagato, anche molto bene pur di fartelo sapere e sicuramente non sono così stupido da inventarmi cazzate considerando che qui dentro c’è qualcuno che ci sta ascoltando.”-
-“Arriva al dunque.”-
-“Hai sentito parlare di tutti gli omicidi che stanno avvenendo qui a Beacon Hills?”-
-“Certo, mi sembra ovvio.”-
-“Bene, l’assassino è proprio il tuo amico Jackson, il ragazzo della rossa: Lydia. Non mi crederai, ne sono certo, ma come minimo ascoltami.”-
-“Ma che assurdità..”-
-“Ascolta! In realtà Jackson è incosciente, durante la notte si trasforma in un rettile, più precisamente in una lucertola detta kanima e questo è perché il morso di un lupo mannaro sta facendo un brutto effetto sul suo corpo, prova a guardare il suo sangue; è nero per questo motivo.”- sento l’angoscia e la paura impossessarsi di me ma respiro a fondo e continuo ad ascoltarlo.
-“Continua, ti ascolto!”-
-“Scott è un lupo mannaro, un alpha per la precisione, Liam è un suo beta. Sono entrambi lupi, la differenza è che Scott ha gli occhi rossi come il sangue, Liam giallo splendente.”- non so credergli o meno, ma qualcosa mi dice di ascoltarlo.
-“Continua, continua, non ti fermare.”- gli urlo.
-“Se non mi credi chiedi a Scott di un certo Derek Hale. Anche lui è un lupo mannaro, ma adesso è un Omega e i suoi occhi sono azzurri. Isaac faceva parte del branco degli Hale, ma qualcosa lo sta spingendo sempre di più verso quello di Scott. Anche Isaac è un beta, il morso gli è stato fornito da Derek, ma adesso l’alpha è Scott. Malia ha scoperto da poco come controllare il suo potere, lei è un coyote mannaro, anche i suoi occhi sono azzurri, ti so dire poco su di lei, ma se mi crederai potrai essere tu a chiarirmi le idee.”-
-“Altro?”- vorrei piangere, svanire, scappare via, ma voglio scoprire tutto.
-“Kira è una kitsune, una volpe giapponese. Un’ammaliante e furba volpe sotto l’aspetto di bella donna. Cerca informazioni, ne sentirai parlare molto nel folclore giapponese. Ne esistono di vari tipi. Lydia è una banshee, un essere sovrannaturale molto raro; da non confondere con le sensitive. E’ capace di predire la morte di qualsiasi essere umano e non. Allison e Stiles sono gli unici esseri umani oltre a te; l’unica differenza è che Allison è un’ Argent ovvero cacciatrice di lupi mannari, Stiles è solo un idiota iperattivo super intelligente figlio dello sceriffo Stilinski.”- ormai ho le lacrime agli occhi, vorrei poter non essere mai arrivata qui a Beacon Hills, vorrei non averli mai conosciuti.
-“D’accordo, ho capito. Ora però dimmi chi sei.”- gli chiedo tra un singhiozzo e l’altro.
-“Brett.”-
-“E saresti?”-
-“Oltre ad essermi trasferito ed essere un nuovo membro della squadra di lacrosse..”- dice tranquillamente sollevando una mano e osservandosi le dita. Alzo un sopracciglio aspettandomi qualcos’altro. –“Sono anche io un beta.”- continua a denti stretti, sfoderando gli artigli e mostrandomi gli occhi gialli.
Urlo e inizio a correre verso l’uscita del locale, dove Isaac, Stiles e Liam mi stavano aspettando.
In pochi istanti tutto il locale si svuota. C’è gente che corre e che urla, che scappa; proprio come me. Mi levo le scarpe e corro a piedi scalzi fino alla jeep di Stiles. Non ho trovato nessuno di loro ad aspettarmi e rifugiarmi qui dietro sembra essere l’unica soluzione.
Mi seggo per terra osservando quello scempio. Tra la massa di gente non riconosco nessuno. Non vedo né Lydia, né Allison, né Liam, Kira, Malia, Isaac, Stiles o Scott.
L’unica cosa che riesco a vedere è l’ombra di una coda. Mi sollevo cercando di non far alcun rumore, lascio le scarpe vicino le ruote della jeep e ritorno nel locale.
Mi volto leggermente, giusto per capire cosa fosse e mi ritrovo davanti la perfetta descrizione di quello che Brett ha definito kanima.
Per metà è ancora Jackson, riesco a vederlo. Le gambe sono ormai ricoperte di squame ed ha anche un’enorme coda, parte del petto e del volto sono ricoperti dalle stesse squame, mentre il resto è ancora umano. Gli occhi azzurri sono ancora gli stessi se non fosse per gli artigli bianchi che gli spuntano dalle dita ed una specie di urlo strozzato, simile a quello di un animale, che fuoriesce dalla sua bocca.

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Capitolo 7
*** La verità ***


LA VERITA’
Metto dietro l’orecchio un ciuffo di capelli, ho gli occhi arrossati e intrisi di lacrime. Voglio scappare e cercare aiuto, ma sono come immobilizzata davanti a questo terribile mostro che è Jackson.
Mi guardo i piedi e sono completamente sporchi di polvere e terra, così come i miei vestiti. Ho un ginocchio sbucciato e sembro una pazza. Non riesco a muovermi, ho paura ed ormai questa gigantesca lucertola è a pochi metri da me.
Inizio a pensare, perché è l’unica cosa che mi riesce bene ora. Indietreggio pian piano per evitare movimenti bruschi.
*Pensa come Stiles*- mi ripeto. *Fa qualcosa di intelligente se può anche minimamente aiutarti.*- faccio un respiro profondo e cerco qualcosa che mi possa essere utile tra tutte le notizie che mi ha dato Brett.
*Lydia può predire la morte, non mi può salvare. Allison tira frecce, sarebbero inutili. Stiles è umano, morirebbe anche lui. Kira è una volpe, è furba ma non mi aiuterebbe più di tanto. Malia è una baby-coyote, è poco esperta. L’unica mia chance sono i lupi: Scott, Liam ed Isaac.*
Già proprio lui. Passo dal guardare l’asfalto a fissare gli occhi bianchi del kanima.
-“Isaac”- è l’unica cosa che riesco a dire, ma è più un sussurro e non mi sentirebbe mai.
Il problema è che ho così tanta paura da non riuscire neppure a parlare. E vedere il kanima fare a pezzi tre auto di fila con un solo colpo di coda non mi aiuta di certo a calmarmi.
*Non mi calma, ma può darmi adrenalina.*- mi guardo intorno e afferro la prima cosa che mi ritrovo: un bastone di ferro.
*Non devo sbagliare.*- mi incoraggio da sola.
Prendo la mira, mentre il kanima sembra aver capito le mie intenzioni e strisciando velocemente mi si avvicina sempre di più. Aspetto che sia abbastanza vicino per sferrargli una bastonata proprio sul volto.
Non gli ho fatto nemmeno un graffio, l’ho infastidito e basta e lo capisco dal verso straziante che fa.
Non posso aspettare ulteriormente. Inizio a scappare verso il locale, con la speranza di trovare i miei amici pronti a salvarmi.
Sto per aprire il cancelletto quando la coda mi afferra una caviglia e mi inizia a trascinare verso di sé.
-“Isaac!”- urlo a squarciagola mentre mi dimeno per liberarmi.
Sento un ululato in lontananza e mi volto giusto in tempo per vedere quello che è sempre stato un Isaac diffidente e scontroso, trasformarsi in un lupo mannaro.
I suoi occhi azzurri mi fissano, è come se mi avesse sentito in mezzo a tutto quel trambusto.
Il suo sguardo ora è fisso verso il kanima. Gli occhi color ghiaccio sono diventati gialli splendenti, ha sfoderato gli artigli mostrandoli all’enorme lucertola che mi tiene ancora stretta a sé. Con un movimento della testa, il volto inizia a trasformarsi assumendo la forma di quello di un lupo.
In pochi istanti è già accanto al kanima e gli ha sferrato un colpo dritto alla gola.
Fortunatamente molla la presa e colgo l’occasione per sollevarmi e scappare più lontano possibile, verso quello che mi sembra essere a tutti gli effetti Stiles.
Non appena mi ci avvicino, quasi non li riconosco più.
Anche Liam e Scott hanno la faccia completamente trasformata, proprio come Isaac. E i loro occhi sono proprio come me li aveva descritti Brett.
Quelle specie di fari rossi e gialli mi guardano per un istante poi corrono in aiuto di Isaac.
Stiles mi stringe forte, quasi strattonandomi e mi preme il viso contro il suo petto.
Rimango ferma, a lasciarmi tranquillizzare da lui. Quando sollevo lo sguardo non posso fare a meno di notare gli occhi d’orati di Kira che tiene stretta tra le mani un’arma. Mentre Malia è ancora sotto sembianze umane.
Ci raggiungono Allison e Lydia. Quest’ultima è pallida e con gli occhi intrisi di lacrime. La capisco, infondo non capita tutti i giorni di vedere il proprio ragazzo diventare una lucertola assassina. Allison è immobilizzata e tiene gli occhi fissi su Scott.
I lupi continuano a combattere contro il kanima, mentre ormai tutto intorno non c’è nessuno. Fortunatamente. Scott infligge un graffio sul collo di Jackson che strisciando svanisce nella completa oscurità.
Da lontano, i tre ci guardano. Non saprei dire se vogliono ucciderci o se sono soltanto dispiaciuti per ciò che ho visto: ovvero la loro vera natura.
Fanno giusto in tempo ad avvicinarsi a noi che il loro aspetto è tornato quello di sempre. Sono tornati a sembrare perfetti umani.
Involontariamente ci siamo stretti in un cerchio e nessuno ha il coraggio di proferire parola.
-“Adesso ascoltatemi.”- intervengo io guardandoli in faccia.
-“Jess, aspetta.”- cerca di dirmi Stiles.
-“No Stiles, aspetta tu. Lasciatemi parlare poi potrete dirmi tutto ciò che vorrete.”- dico alzando il tono della voce.
L’unico ad annuire è Scott.
-“Non è mia intenzione voltarvi le spalle e far finta di non conoscervi né di non aver visto nulla stanotte. Sappiate solo che esigo delle spiegazioni, e che non siano frottole come quelle che Stiles ha cercato di farmi stare bene.. voglio la verità. Tutta la verità. Solo se voi vi fiderete di me e mi racconterete tutto ciò che c’è da sapere sul vostro essere così spaventosamente sovrannaturali, io vi dirò quello che so io.”- concludo il discorso guardandoli uno per uno. Annuiscono all’unisono e dividendoci in varie macchine ci dirigiamo verso il bosco.
-“Spero solo non sia una scusa per sbranarmi.”- dico a Stiles mentre mi stringo nella giacca per il freddo.
-“Non penso sia possibile, gli hai messi in una condizione di renderli facilmente ricattabili, considerando che tu sai qualcosa che loro non sanno e che nemmeno io so.”- mi spiega mentre aspettiamo seduti su un tronco mozzato l’arrivo degli altri.
-“Bene.”-
-“No, non va bene. Me l’avresti dovuto dire Jess, quando sono venuto a casa tua. Non ti sei fidata di me.”-
-“Chiamala sfiducia o come ti pare Stiles, io la definirei più che altro vendetta, o meglio… legittima difesa considerando che tu non mi hai detto cosa fosse successo a casa di Scott.”-
-“L’ho fatto per il tuo bene.”- insiste nel convincermi iniziando a gesticolare, come suo solito fare.
-“Ed io per la tua incolumità.”- gli rispondo a tono  incrociando le braccia al petto.
-“Smettetela voi due.”- dice una Lydia nervosa, sbucando dal nulla seguita dagli altri.
-“Chi vuole cominciare?”- chiede ironica Malia.
-“Penso che dovreste essere voi a darmi un minimo di spiegazioni. Anzi chiarimenti considerando che qualcuno mi aveva già svelato la vostra malefica natura prim’ancora che arrivasse la lucertola.”- dico seriamente.
-“Prometti che non mi interromperai, ti spiegherò tutto per filo e per segno.”- mi dice Scott con tranquillità.
Annuisco e lui inizia a raccontare.
-“E’ successo tutto l’anno scorso, un lupo alpha, nonché Peter, lo zio di Derek Hale, mi ha morso mentre ero nel bosco e da quel momento ho iniziato a sviluppare i miei poteri da beta…”- dopo circa tre quarti d’ora di spiegazione, avendo chiarito chi fossero gli Argent, le banshee, gli alpha beta e omega, gli Hale, i coyote e le kitsune è arrivato il mio momento.
-“Adesso toccherebbe a te”- mi induce a parlare Liam.
-“A pomeriggio, subito dopo essere tornata a casa da un incontro con Kira e Malia ho ricevuto una telefonata. Il numero era sconosciuto quindi non chiedetemi di leggervelo, perché non lo so. Mi ha iniziato a dire che mi avrebbe svelato tutta la verità se solo ci fossimo trovati al centro della pista da ballo alla festa delle gemelle; quindi ho accettato, perché anche se di Stiles mi fido, sapevo perfettamente che c’era qualcosa che non quadrava quella sera a casa di Scott quando Jackson ha iniziato a perdere sangue nero e sbiancare. Quando la telefonata stava per terminare mi ha chiesto di non deluderlo e di indossare delle scarpe che solo io so di aver nascosto nell’armadio.. e invece anche questo sconosciuto ne era al corrente. Quindi presuppongo mi abbia osservata.”-
-“Stalkerata direi..”- interviene Stiles gonfio di rabbia.
Scott gli sbuffa in faccia e lo minaccia con lo sguardo mostrandogli gli occhi rossi. –“Continua”- mi dice.
-“Alla festa ho detto ad Isaac, Liam e Stiles che dovevo andare in bagno ed invece ho incontrato come previsto il ragazzo. Mi ha raccontato per filo e per segno ogni singola cosa riguardo a voi. All’inizio non ci credevo ma poi quando gli ho chiesto chi fosse ha detto semplicemente: Brett e mi ha mostrato i suoi artigli e i suoi occhi fluorescenti. Così sono scappata, mi sono rifugiata dietro la jeep di Stiles ma ho visto l’ombra della coda del kanima così mi sono messa  a correre, ho fatto mente locale su chi tra tutti voi mi sarebbe potuto essere d’aiuto, tenendo conto di ciò che mi aveva detto Brett riguardo ai vostri poteri e ho urlato il nome di Isaac. E da questo punto sapete com’è andata la vicenda.”- concludo la mia spiegazione io notando gli occhi sgranati di Isaac, Liam, Scott e Stiles.
-“Cosa c’è adesso?”- chiede Lydia stressata.
-“Brett è nella squadra di lacrosse. Ci ha spiati tutti quanti.”- trae le sue conclusioni Liam.
-“Ma è impossibile che sia un lupo mannaro anche lui, ne avremmo sentito l’odore.”- dice Scott.
-“A meno che non sia stato morso il giorno stesso della festa.”- dice Stiles.
-“Come avrebbe fatto a saper controllare i propri poteri in così poco tempo.”- interviene Isaac.
-“A meno che il vostro caro e fidato amico Derek non lo abbia morso ed istruito, così come ha fatto con Isaac.”- deduce Lydia.
-“Che ne dite invece di un semplice: C’è un nuovo branco in città?!”- faccio finta di chiedere io, quando invece ne sono quasi più che sicura.
Tutti mi guardano per poi scambiarsi degli sguardi di intesa l’uno con l’altro.
-“Come hai fatto ad arrivarci?”- mi chiede scettico Isaac. Come sempre.
-“Jess, sei sicura che Brett non ti abbia detto nient’altro?”- mi chiede Stiles inginocchiandosi difronte a me, che nel frattempo sono rimasta seduta a gustarmi la scena.
-“Si, ne sono sicura. Ormai non ci sono più segreti tra noi o per lo meno, per me sarà così d’ora in poi.. per quanto riguarda voi.. scegliete cosa vi sembra più giusto.”-
-“Ha ragione, dobbiamo fidarci l’uno dell’altro adesso. Si tratta di collaborare, lei e Stiles sono intelligenti noi siamo animali con poteri sovrannaturali.. ci sta alla grande. Ci compensiamo. Io direi che fa parte del branco.”- interviene Malia.
-“Ma sei impazzita?”- esordisce Isaac a denti stretti.
-“Isaac calmati, Malia ha ragione. Ormai c’è dentro. Se non è dei nostri dovremmo ucciderla per quante cose sa.”- dice Scott tranquillamente ed io sgrano gli occhi. –“E dato che nessuno ha voglia di uccidere un innocente.. Jess è parte del branco. Che vi piaccia o no.”-
Alla fine accettano tutti ed è ufficiale: faccio parte del loro branco.
-“Ok adesso che siamo tutti felici e contenti che ne dite di trovare Derek e Peter e capire come portare il mio ragazzo alla sua forma umana?!”- chiede leggermente nervosa Lydia.
-“Lydia è meglio se questo problema lo affrontiamo domani. Jackson sicuramente si presenterà alle lezioni. La notte sarà il problema.”- le risponde gentilmente Allison.
-“Torniamo a casa, tra meno di sei ore dobbiamo essere svegli.”- dice Scott, prendendo per mano Allison ed allontanandosi.
Pian piano il bosco si svuota e rimaniamo solo io e Stiles.
-“Incredibile quanto sia strano passare dal vedervi come semplici amici a conoscere la vostra vera natura, non credi?”- gli chiedo mentre mi accompagna a casa.
-“Già, penso proprio di si, ma se c’è qualcuno di cui non devi aver paura sono io.”-
-“Se è per questo non ho paura nemmeno di loro.”-
-“Meglio così. Vedi Jess? I vantaggi di essere un fottuto essere umano?”- scherza mentre batte le mani sul manubrio e soffoca una risata.
-“Potremmo considerarci unici e speciali lì in mezzo. Siamo i soli ad essere umani veri.”-
-“Anche se non lo fossimo saremmo comunque speciali io e te. Chissà quanti premi potremmo vincere con la nostra intelligenza.”-
-“Si certo Stiles, sogna pure ad occhi aperti.”- la macchina si blocca proprio difronte a casa mia.
-“Hai bisogno di qualcos’altro o posso andare?”- mi chiede gentilmente sorridendomi.
-“Penso che così va più che bene.”- gli rispondo ironica scendendo dalla jeep e chiudendo lo sportello.
-“Ci vediamo a scuola Jess.”- sta per mettere in moto ma lo blocco.
-“A meno che tu non voglia rimanere a dormire da me.”-
-“Eh? Cosa?”- farfuglia freneticamente.
-“Stiles calmati, non farti pensieri strani, ti sto solo invitando a dormire da me. Non voglio che torni a casa da solo alle tre di notte, soprattutto dopo che ho scoperto della presenza di una lucertola assassina che gironzola di notte per Beacon Hills.”-
-“D’accordo, se insisti.”- scende dalla Jeep e la lascia parcheggiata difronte al cancello di casa.
-“Non sto insistendo, non farmi passare per una pervertita che insiste.”- bisbiglio per non far rumore.
-“Pervertita?”- quasi urla.
-“Shhh!”- gli tappo la bocca con un dito e gli faccio segno di seguirmi fino in camera.
-“C’è tua madre che dorme?”- mi chiede silenziosamente mentre saliamo al piano di sopra.
-“No, Rufus.. il mio cane.”- gli spiego mentre chiudo la porta della camera.
-“E perché fai silenzio anche quando il cane dorme? Tanto si sveglia comunque!”-
-“Stiles?! Troppe domande. Taci!”- gli intimo di stare zitto mentre cerco qualcosa da fargli usare come pigiama. –“Tieni questi, dovrebbero entrarti.”- gli lancio una magliettona bianca e dei pantaloni di pigiama blu.
-“Come mai hai dei vestiti da uomo?”-
-“La maglietta è da donna, è solo un po’ troppo grande, ma tranquillo, non si nota. I pantaloni.. beh sono da uomo, ma mia nonna vede poco e pensava fossero viola.”-
Inizia a ridere e sono costretta a tirargli un cuscino in faccia per farlo smettere.
-“Stiles, io vado un attimo in bagno, torno subito.”-
Mi porto il cambio in bagno e dopo essermi spettinata e struccata, mi infilo il pigiama lasciando i vestiti sul mobile.
-“Stiles sono tornata… Stiles?..Dove diamine sei?”-gli chiedo impaurita.
Una mano mi chiude la bocca ed un’altra inizia a farmi il solletico sulla pancia.
Mi libero dalla sua presa ed istintivamente gli mollo uno schiaffo dritto in faccia.
-“Ma sei impazzita?”-mi chiede mentre si massaggia la guancia.
-“Te lo meriti, idiota.”- brontolo mentre mi ficco sotto le coperte occupando più spazio possibile.
-“Ok, scusa.. notte Jess.”- dice in un bisbiglio.
Corrugo la fronte, non avendolo sentito stendersi accanto a me.
-“Stiles, ma cosa fai?”- mi affaccio sull’estremità del letto e lo trovo steso per terra, sul tappeto rosa.
-“Sto cercando di dormire.”- mi dice con aria ovvia.
-“Ok, sei seriamente un idiota. Dove pensi che ti faccia dormire, per terra?”-
-“Perché.. non era questa la tua idea?”- mi chiede stranito.
-“No! Vieni qui.”- lo afferro per il braccio e lo tiro su. –“Che ne dici del letto? Sai cos’è un letto?”-
-“Mi sembra ovvio”- inizia a gesticolare.
-“Bene.. allora si dorme qui.”- gli dico spingendolo sul letto. –“Ti devi stendere, poggiare la testa sul cuscino e chiudere gli occhi. Ecco fatto!”- continuo a scherzarci sistemandolo proprio come si fa con un bambino.
-“Mi rimbocchi anche le coperte?!”- fa per stuzzicarmi.
-“Stiles ora ti uccido.”- gli rispondo acida mentre mi infilo nel letto.
-“Notte Jess.”- dice a bassa voce.
-“Notte Stilinski.”- gli rispondo spegnendo la luce.
Chiudo gli occhi per un istante ma la sua voce mi risveglia.
-“Jess.. e se ti dicessi che ho freddo?”-
-“Stiles ti avviso, sto per compiere un omicidio e tu sei la vittima.”-
-“Sono serio, fa un freddo cane in camera tua.”-
Mi sollevo e mi allungo a prendere la coperta, per poi stenderla sul lenzuolo.
-“Ora va meglio?”-
-“Probabilmente.”-
-“Ora zitto e dormi.”-
Chiudo gli occhi. Ma non riesco a dormire. Continuo a pensare a tutto ciò che ho scoperto oggi. Lupi mannari. Sul serio? Ho un’amica cacciatrice, l’altra è una banshee, una è un coyote e l’altra è una volpe. Ho tre amici lupi, un altro è una lucertola assassina e..
-“Jess..”- mi chiama Stiles in un bisbiglio.
-“Stiles! Porca miseria, che c’è adesso?”- gli rispondo nervosa cercando di capire quale sia il problema.
-“La coperta è caduta. Magicamente.”-
-“Prendila, no? Sta dal tuo lato!”-
-“Ho detto MAGICAMENTE, questo significa che adesso tu chiudi la bocca, ti fai abbracciare e la coperta rimane lì dov’è, va bene?”- fa come per alzare il tono di voce, finché non mi giro dalla sua parte. –“Ci sei arrivata subito devo dire, sei veramente un genio Jessica.”- mi prende in giro mentre mi tira verso di sé.
-“Ora ti mordo, lo giuro.”-
-“Si certo, adesso anche tu sei un lupo mannaro.”-
-“Della miglior razza..”-
-“Shh. Taci.”- mi azzittisce, mentre con un braccio mi tiene vicina al suo collo e con l’altro si tiene stretto alla mia gamba.
-“Sembro una scimmia, ma fa niente, se serve a farti dormire va bene anche così.”-
-“Infatti, sta servendo, ora dormi Jess.”- mi lascia un bacio sulla fronte e poi chiude gli occhi.
Lo stringo a me, abbracciandogli la vita. Mi metto comoda e finalmente mi addormento.

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Capitolo 8
*** Strani risvegli ***


STRANI RISVEGLI
Al mattino la sveglia suona alle sette precise. Mia madre tornerà tra mezz’ora e Rufus è rimasto senza cibo.
Apro del tutto gli occhi, sentendomi strana. Mi sollevo leggermente e mi rendo conto di essere stesa completamente sopra Stiles. Non so come né quando, stanotte mi sono dovuta muovere un po’ troppo.
*Come diamine ho fatto a finirgli sopra?*- penso tra me e me prima di accorgermi di una cosa.
La mano destra di Stiles è intrecciata alla mia. Mi sento in imbarazzo  e ringrazio il cielo che lui non se ne stia accorgendo.
Stendo le dita e levo via la mano facendo attenzione a non svegliarlo.
Mi alzo velocemente e rimanendomene in piedi inizio a pensare ad un modo per svegliarlo.
Rimango ferma ad osservarlo mentre il mio cervello combatte con i miei occhi, finché la porta della stanza non si apre di scatto.
-“Tesoro sono..”- fa per dire mia madre, prima di vedere il ragazzo addormentato nel mio letto. –“Chi è lui?”- mi chiede impaurita e preoccupata.
-“Un amico mamma, nulla di ché. Ieri sera gli ho proposto di dormire qui perché era troppo tardi e non volevo tornasse a casa da solo.”- le rispondo bisbigliando.
-“Jessica?! Che avete combinato stanotte?”- mi chiede leggermente arrabbiata mettendosi le mani sui fianchi.
-“Mamma! Non farti pensieri strani! Te l’ho detto è solo un amico. Non ci ho scopato, lo giuro. L’ho solo ospitato. Capito? O-SPI-TA-TO.”- continuo io e lei continua a guardarmi male. –“Pensa che addirittura si stava coricando sul tappeto, se non fosse stato per me lo avresti trovato lì.”- le indico il tappeto rosa che sta calpestando.
-“D’accordo, sveglialo e chiedigli cosa vuole per colazione.”- mi ordina, rasserenandosi ed uscendo dalla stanza.
Resto immobile per un istante poi, inizio a scuoterlo delicatamente per un braccio.
-“Stiles, Stiles devi svegliarti… Stiles ti prego non rendere il tutto più difficile… Stiles… Stiles!”- all’ultimo quasi grido e finalmente apre gli occhi. –“Buon giorno!”- gli sorrido mentre lui mi guarda malissimo.
-“Perché mi hai svegliato?”- mi chiede mentre fa per richiudere gli occhi.
-“Genio.. dobbiamo andare a scuola.”- non faccio in tempo a finire di parlare che già sta raccogliendo tutte le sue cose.
-“Torno a casa.. devo prepararmi, ne riparliamo dopo.. ci vediamo a scuola Jess, grazie di tutto.”- mi dice in pochissimo tempo mentre si chiude la porta alle spalle.
Faccio spallucce e ignoro del tutto la sua frenesia.
Mi levo il pigiama e inizio a cercare qualcosa da mettere.
Qualcuno bussa alla porta.
-“Chi è?”- chiedo tranquillamente.
Mia madre appare come un fulmine e mi si avvicina con un sorriso molesto.
-“Carino il ragazzo.”-
-“Oh ti prego mamma.. non iniziare.”-
-“Vedi che me lo puoi dire. Mi sembrerebbe normale. Anzi a dirla tutta mi spaventerebbe se invece lo trovassi brutto.”-
-“Si chiama Stiles. Ed è uno scemo iperattivo.”- le dico mentre mozzo una risata.
-“Scemo ma bello. Mi piace.”- continua mia madre guardandomi.
-“Mamma hai quarant’anni. E Stiles è troppo giovane per te. E poi sono io che lo trovo interessante, non metterti in mezzo.”-
-“Hai visto però? Abbiamo gli stessi gusti Jess!”- mi fa un occhiolino per poi affiancarmi.
-“Si certo..”-
-“Metti questi qui! E velocizzati, che non hai molto tempo.”- mi lancia un bacio e se ne esce dalla camera dopo aver poggiato sul letto dei pantaloncini a vita alta color ciclamino, una camicetta leggermente trasparente bianca a maniche corte e degli stivaletti neri.
*Per lo meno ha buon gusto.*- penso tra me e me mentre mi preparo.
 
Mi avvicino all’armadietto, inserisco la combinazione e lo apro.
Non appena sposto l’anta, dall’interno cade una museruola, una catena e un biglietto.
“Ti saranno utili stanotte. Scappa finché sei in tempo.  X”
Raccolgo tutto velocemente e lo ficco nell’armadietto insieme a qualche libro.
Richiudo velocemente il mobiletto e mi guardo intorno alla ricerca dei miei amici.
Infondo al corridoio vedo Isaac e dietro di lui ci sono Kira e Lydia.
Lo raggiungo e gli racconto il fatto.
-“Isaac che cosa significano quelle cose? Ce le hai messe tu?”-
-“Di che stai parlando?”- mi chiede accigliato.
Mi avvicino al suo orecchio mentre continuiamo ad avanzare verso la classe facendo finta di nulla.
-“Ho trovato una catena chilometrica, una museruola ed un biglietto anonimo nel mio armadietto. Ne sai qualcosa?”-
-“No. Che cosa diceva il biglietto?”-
-“Ti serviranno questa notte. Scappa finché sei in tempo.. o comunque qualcosa di molto simile.”- gli spiego velocemente mentre entriamo in classe.
-“Non ne ho la più minima idea, ne riparliamo dopo.”- tronca il discorso sedendosi proprio davanti a me.
Perché questa mattina tutti rimandano a “dopo” qualsiasi cosa?
Accanto a me prende posto Lydia e dall’altro Liam.
-“Jess! Jess!”- mi chiama quest’ultimo. –“ Sai che fine ha fatto Stiles?”- faccio segno di no con la testa per poi fare attenzione alla spiegazione della professoressa.
La prima ora se ne vola subito e approfitto del ritardo del professore per andare a recuperare il foglio dall’armadietto.
Il corridoio è desolato, tutti gli alunni sono dentro le classi, fatta eccezione per me e..
-“Scott!”- attiro la sua attenzione e gli faccio segno di avvicinarmisi.
-“Jess che ci fai qui?”- mi chiede mentre butta un occhio sul foglio che ho in mano.
-“Volevo mostrarti questo. Pensavo potessi capirne qualcosa.”- apro l’anta del mobiletto in acciaio e gli mostro tutta l’attrezzatura e il biglietto anonimo.
-“Certo che capisco. Qualcuno ne sa fin troppo.”-
-“Riguardo cosa?”-
-“Il branco, la luna piena, il nostro essere lupi mannari.”-
-“E perché mi avrebbero mai dovuto lasciare una catena ed una museruola nell’armadio?”-
-“Ti spiegherò tutto dopo, a pranzo, ora torniamo in classe.”- mi dice facendomi strada verso l’aula.
Sbuffo rumorosamente. E’ già la terza persona. Ma che succede oggi?
Ritorniamo nel laboratorio di chimica e prendo posto accanto all’unico posto libero: accanto a Jackson.
Mi sorride ingenuamente, ma tutto questo ritorna a spaventarmi come un po’ di giorni fa. Vi volto pian piano verso gli altri, che sembrano non aver fatto caso alla sua presenza.
Faccio l’indifferente, gli sorrido di rimando e cerco di concentrarmi sulla spiegazione.
Sta filando tutto liscio finché non sento la mano di Jackson strisciarmi lungo la gamba.
Abbasso lo sguardo e vedo che sul dorso stanno comparendo delle prime squame e all’estremità delle dita ci sono già degli artigli affilatissimi.
Mi irrigidisco, notando anche il suo sguardo perso, fisso nel vuoto.
Giro la testa, per cercare aiuto e accanto a me sono seduti Malia e Liam.
-“Malia, cosa faccio adesso?”- le chiedo in un bisbiglio per evitare di essere rimproverata. I suoi occhi si sgranano.
Prende il telefono e inizia a digitare freneticamente qualcosa.
In pochi istanti tutti i membri del branco sono a conoscenza di ciò che sta accadendo.
Ho capito il piano di Malia… ha avvisato tutti.
Do un’occhiata a Jackson che è sbiancato e tutta la fronte gronda di goccioline di sudore.
-“Professore, penso che Jackson non stia molto bene.”- dice Scott ad alta voce alzandosi in piedi.
-“Accompagnalo fuori Mc Call.”- ordina freddamente l’insegnante rimanendo impassibile.
Scott porta Jackson fuori, cercando di non far notare la sua mano.
Mimo un “grazie” a Malia e continuo a seguire la lezione facendo finta di nulla.
 
L’ora finisce ed è arrivato il momento di andare a pranzare nella mensa.
Aspetto fuori dall’aula l’arrivo degli altri. Il primo a raggiungermi è Isaac.
-“Hai visto Scott? Dove diamine è finito?”- gli chiedo velocemente.
-“Non lo so, penso che lo troveremo al tavolo.”- mi risponde acidamente, come sempre d’altronde.
-“Lo spero, a quanto pare ha capito qualcosa riguardo quello che ti avevo detto stamattina.”-
-“Del biglietto?”-
-“Non solo. Anche di tutto il resto.”- mi accompagna fino all’armadietto, dove ci rimpongo velocemente il libro e afferro la borsa nera.
-“E allora cosa stiamo aspettando. Andiamo no?”- mi fa segno di proseguire verso la mensa, mentre mi osserva guardarmi intorno.
-“Non ancora.”- gli dico, mettendomi la tracolla sulla spalla e scrutando ogni singolo volto.
-“Non abbiamo tutto il tempo del mondo Jess: prima troviamo Scott, prima capiamo chi è X.”- cerca di convincermi parlando a bassa voce, con un tono da duro. Ma non mi muovo nemmeno di un centimetro.
-“Devo prima trovare Stiles. Voglio sapere che ne pensa riguardo tutta questa strana faccenda.”-
-“E’ passato da qua vicino venti secondi fa. Era con Malia e Lydia. Ora possiamo andare?”-
Gli lancio un’occhiataccia e mi faccio strada da sola, avviandomi verso la mensa.
Raggiungo il tavolo insieme ad Isaac, e prendo posto proprio vicino a Stiles.
-“Scott adesso parla, sto fremendo. Voglio capire!”- lo incito a parlare mentre amoreggia con Allison.
-“Capire cosa?”- mi chiede Stiles con un espressione confusa stampata in faccia.
-“Chi è che apre il mio armadietto e ci lascia dentro una museruola, una catena ed un biglietto anonimo.”- gli spiego brevemente.
-“Perché mi sembra tanto di essere l’unico a non saperne nulla?”- continua a chiedermi leggermente offeso.
-“Non sei l’unico. L’ho detto solo ad Isaac e Scott.”-
-“E che stavi aspettando a dirmelo?!”- ci risiamo… sta gesticolando.
-“Niente! Ti stavo cercando per avvisarti, ma tu eri già qui.”- alzo il tono della voce e lui tace, rilassando l’espressione torva che aveva fino a due secondi prima.
-“Ora che avete finito di litigare come una neo coppietta in crisi..”-  Isaac ci guarda sprezzante. –“Scott dicci cosa hai capito.”-
Nel frattempo anche gli altri ci hanno raggiunti e siamo tutti con le orecchie tese per ascoltare cos’ha da dire il nostro amico.
-“Mi sembra ormai chiaro che qualcuno ha messo nell’armadietto di Jess una catena ed una museruola e c’ha lasciato anche un biglietto.”- inizia Scott.
-“Cosa diceva di preciso?”- ci chiede Lydia.
-“Ti saranno utili stanotte. Scappa finché sei in tempo. Ed era firmato con una semplice X.”- le rispondo io.
-“Esatto.”- commenta Scott.
-“Il biglietto non è l’unico problema. Fondamentalmente qualcuno ha memorizzato la mia combinazione del lucchetto, sa più di qualcosa su di voi e sa anche che ora sono parte del vostro branco. Altrimenti.. perché mai qualcuno mi avrebbe dovuto mettere quella roba nell’armadietto?!”- intervengo io chiarendo la situazione.
-“Non ci arrivate proprio, vero?”- dice Isaac dal nulla. –“Se fiutassimo l’odore potremmo risalire a chi ha scritto il biglietto.”-
-“E’ più difficile di quanto sembri.”- dice Kira iniziando a riflettere.
-“Potremmo chiedere aiuto a Derek!”- consiglia Liam.
-“Oppure a Peter.”- continua Malia.
-“E se invece ci stessimo mangiando la testa per una cosa dannatamente semplice?”- interviene Stiles.
-“Che intendi?”- gli chiedo.
-“Pensateci un attimo. Chi è che spiava Jess? Chi le ha svelato tutto riguardo all’esistenza del branco e del vostro essere soprannaturali?”- incalza lui spiegandoci cosa ha in mente.
-“Brett!”- esclama Allison.
-“Esatto! Penso proprio sia lui. Chi altro sennò?!”- conclude il discorso Stiles battendo le mani sul tavolo.
-“Potrebbe essere così”- dice Scott.
-“Non credo. Sarebbe fin troppo semplice, diciamo.. stupido. Non penso sia così tanto ingenuo da lasciare così tanti indizi che ci possano far pensare  a lui.”- dico scoraggiata io.
-“Mi sembra giusto.”- dice Malia venendomi incontro.
-“Non dimenticarti che non si è firmato.”- mi ricorda Liam.
-“Lo so, ma c’è qualcosa che non mi convince. Sono quasi del tutto sicura che non sia stato Brett.”-
-“E chi allora?”- mi chiede Stiles aspettandosi una risposta.
-“Non lo so.”-
-“Ma come.. ‘non può essere lui, sarebbe troppo semplice’! Tutto riconduce a lui!”- interviene Lydia sicura di sé.
-“C’è qualcosa sotto, forse Jess ha ragione.”- dice Scott.
-“Forse non si tratta di Brett.”- continua Kira.
-“E chi allora?”- chiede retorico Isaac iniziando ad innervosirsi.
-“Potresti calmarti e cercare di essere utile?”- lo ammonisce Stiles.
-“Essere utile mi risulta difficile, considerando che per metà della mia vita sono stato rinchiuso in una cella frigorifera.”- gli risponde a denti stretti.
-“Smettetela!”- gli rimprovera Lydia.
-“E se.. si trattasse di un complice?”- propone Allison.
-“Probabile, qualcuno che è a stretto contatto con Brett.”- concorda Liam.
-“O forse.. qualcuno da cui Brett dipende.”- fa per dire Malia quando i miei occhi si illuminano.
-“Esatto! Come ho fatto a non pensarci prima?”- più che una domanda rivolta a loro, è un monologo interiore.
-“A cosa Jess?”- mi sprona Scott.
-“Quando Brett quella sera mi stava per raccontare tutta la verità, si è raccomandato dicendo una cosa simile a: ‘ starà a te credermi, io faccio solo quello per cui mi hanno pagato.’ Forse ha ragione Malia. Non è Brett l’anonimo, ma è colui che l’ha pagato per raccontarmi tutto su di voi.”- spiego velocemente.
-“Probabilmente abbiamo capito di chi si tratta. Ma quale motivo avrebbe di darti una catena e una museruola e dirti di scappare?”- dice Stiles, poco convinto.
-“C’è la luna piena stanotte, alcuni di noi non sapranno controllare bene il proprio potere. Potremmo farle del male.”- interviene Malia.
-“Come te e Liam.”- dice Kira riferendosi  a Malia e al fatto che è da poco diventata Koyote e Liam lupo mannaro.
-“Forse è qualcuno che la vuole proteggere.”- trae le sue conclusioni Isaac.
-“Dovranno passare sul mio cadavere. Il compito di proteggerla spetta a me, considerando che voi potreste impazzire da un momento all’altro ed io sono l’unico umano oltre a lei… ed Allison.”- interviene Stiles.
-“O magari… è qualcuno che la vuole far scappare da noi.”- conclude Lydia.
-“Qualcuno come.. il nuovo branco.”- esclama Allison.
-“Ci sta perfettamente: è qualcuno che sa di noi, che vuole Jess, che ha a che fare con Brett… tutto si ricollega al nuovo branco.”- dice Lydia, prima che la campanella ci avvisi dell’inizio delle lezioni.
*Perché mi sembra di essere diventata il bersaglio in poco meno di una settimana che sono qui a Beacon Hills?*- penso tra me e me mentre ritorniamo in classe.
Passo il resto delle ore a pensare: perché il nuovo branco vorrebbe che scappassi? Ma..mi vorrebbe fuori da questa strana situazione o mi vuole per sé? Perché Scott non mi ha fatto ancora vedere Derek né Peter? Che succede con la luna piena? Cosa succederà stanotte? Perché potrebbero farmi del male?
 
Non appena finiscono le lezioni, scappo da scuola e guido come una freccia fino a casa.
Salgo in camera mia, prendo l’agenda e inizio a smanettare al computer pur di trovare qualche risposta alle mie numerosissime domande.
Sono passate due ore e la mia camera è diventato ormai una stanza riunioni di CSI.
Ho appeso al muro una lavagnetta bianca, c’ho appeso un pennarello nero, una spugna per cancellare eventuali sbagli. Sulla scrivania ci sono cinque pile di fogli.
Ho fatto delle ricerche più approfondite sui lupi mannari, sulle kitsune, sui koyote, sulle banshee e sul kanima.
Ovviamente la cartelletta che nasconde più informazioni ed ha più fogli è quella destinata ai lupi mannari.
Faccio dei disegni sulla lavagna e alla fine il quadro sembra essere completo.
Chiamo al telefono Stiles e gli chiedo di incontrarci per mostrargli tutto quello che sono riuscita a capire.
Dopo venti minuti dalla fine della chiamata, dalla finestra della mia camera, vedo la sua Jeep appena parcheggiata proprio difronte all’entrata di casa mia.
-“Grazie per essere venuto, entra!”- gli dico, aprendo la porta. Mi segue fino in cucina dove preparo due tè veloci.
-“Allora? Si può sapere che cosa hai scoperto di nuovo o mi devi lasciare sulle spine finché non finisci di bere?”- mi chiede leggermente annoiato poggiando la sua tazza vuota sul tavolo ed osservandomi sorseggiare il tè.
-“Vai così di fretta?”- gli chiedo mentre lascio la tazza mezza piena e gli faccio strada fino in camera mia.
-“Ma che cavolo hai combinato Jess?”- mi chiede osservando il casino che c’è in camera.
-“Dopo mi aiuterai a mettere apposto, ora siediti e ascolta bene.”- gli metto letteralmente una sedia sotto al sedere e lo trascino fino alla lavagna.
-“Tutto questo mi spaventa.”-
-“Sarai più spaventato dopo ciò che ti dirò.”-
Annuisce e mi fa segno di cominciare a parlare.
Gli spiego brevemente tutto quello che ho fatto prima che arrivasse, compresa la ricerca di notizie in più su ognuno di loro e su quale sia il nascondiglio delle varie cartelle.
-“Aspetta un attimo.. hai nascosto i moduli con tutte le informazioni su banshee, alpha, beta e coyote.. sotto il tuo letto?”- mi chiede stranito e confuso.
-“Sotto il materasso.”- gli rispondo seria, indicando con il pennarello, il mio letto.
-“Se posso darti il mio parere, non penso sia molto sensato, né tantomeno sicuro.”-
-“E’ facile da raggiungere però. Se mi dovesse mai succedere qualcosa, Stiles, tu saprai trovarle. Sei l’unico a sapere di questa mia pazzia, quindi ti prego, tienilo per te. Non voglio che Scott e gli altri pensino che non mi fido di voi e che passo il pomeriggio a cercare informazioni sul loro essere così soprannaturali.”-
-“Perché, è così allora? Non ti fidi di noi?”- mi chiede con tono arrabbiato e offeso.
-“No Stiles..”- cerco di dire, ma la sua voce mi interrompe.
-“Vorresti dire che tutte le volte in cui ti ho detto che ti saresti potuta fidare di me, non mi hai creduto? O quella volta che Isaac ti ha salvato.. non ti sei fidata di lui? E poi… perché hai chiamato proprio lui?”-
-“Non intendevo dire questo… ed ora che centra Isaac?”- gli rispondo infastidita.
-“Vi ho visti a scuola, non sono mica un idiota.”-
-“Sono stata io ad andargli incontro, volevo sapere se avesse visto Scott.”-
-“Scott? A che ti serviva Scott? Io mi faccio a tappeto per te e tu ti rivolgi ad Isaac e al mio migliore amico?”-
-“Ti stavo cercando Stiles!”-
-“Non inventarti scuse, solo perché adesso ti senti in colpa.”-
-“Non mi sto inventando nulla. E’ la verità, ti volevo cercare per dirti quello che era successo, solo che tu eri già andato al tavolo. Ma poi.. perché ti devo dare tutte queste spiegazioni?”-
-“Infatti, non ce n’è bisogno.”- si alza in piedi e per alcuni istanti mi guarda dritto negli occhi senza dire alcuna parola. –“Io me ne vado.”- afferra la sua giacca e fa per aprire la porta.
-“Stiles non puoi fare così!”- gli grido con voce stridula e furiosa. Lui si volta leggermente, ma continua a guardare verso il basso. –“Io ho sbagliato ad esprimermi, e tu invece? Tu.. hai sbagliato tutto.”- continuo a sbraitare mentre lui non si degna nemmeno di guardarmi in faccia.
-“Io ho sbagliato tutto? Oltre che a rendermi disponibile e pronto a qualsiasi cosa per te.. cos’ altro avrei dovuto fare? Hai anche il coraggio di dirmi che sbaglio?”- interviene lui, cominciando a gesticolare.
-“Si Stiles. Perché tu non capisci. Non vi ho voltato le spalle nemmeno dopo aver scoperto cosa eravate, perché sarebbe stato stupido da parte mia allontanarvi solo per aver scoperto cosa siete veramente. Sono rimasta con voi, ma ciò non significa che mi senta sicura e pronta a tutto. Ho costantemente paura. Paura di essere uccisa, paura della vostra natura, paura di voi. Perché si, anche se non lo dimostro, ho paura anche di voi.. siete degli esseri soprannaturali; come potrei non temervi . Io non sono come te Stiles. Non sono un supereroe, non sono intelligente e coraggiosa. Non affronterei un kanima con una semplice mazza da baseball. Purtroppo non sono ciò che vorrei essere.”-
L’ho detto veramente. Mi sono sfogata con Stiles. Però forse non è stato il miglior momento per dirglielo.
-“Io non sono un supereroe. Né tanto meno coraggioso. Sono solo me stesso: uno scemo iperattivo che vorrebbe per una volta salvare i suoi amici e non essere salvato.”- dice lentamente, con uno sguardo triste.
La situazione sembra essersi ribaltata. Prima ero io quella triste e arrabbiata. Ora lo è Stiles.
Faccio qualche passo in avanti, quanti bastano per raggiungerlo ed abbracciarlo.
Lo stringo forte a me, e lui fa altrettanto, quasi cacciandomi il respiro.
Restiamo così per pochi secondi, prima che un rumore sordo ci interrompa.
Ci allontaniamo subito e iniziamo a guardarci intorno.
-“Cos’è stato?”- gli chiedo in un bisbiglio.
-“Non lo so, aspetta qui.”- afferra la torcia che ho in camera e lentamente apre la porta.
-“Stiles, dove vai?”-
-“Ci impiego un attimo, vado a dare un’ occhiata e ritorno. Rimani qui.”-
-“Non esiste. Io vengo con te.”- mi aggrappo al suo braccio e mi nascondo dietro di lui.
Iniziamo a scendere le scale, finché il rumore della porta della mia camera che si chiude all’improvviso, ci fa saltare dieci metri da terra.
-“Stiles?”- gli dico mentre vedo duo occhi gialli difronte a me.
Si volta e punta la torcia contro quella cosa spaventosa.
-“Isaac. Che diamine ci fai qui?”- gli chiede Stiles mezzo impaurito.
-“Cerco di proteggervi considerando che il kanima è entrato in casa sua.”- mi indica con un dito ed il solo pensiero di quel mostro mi fa rabbrividire.
-“Ci mancava solo questa.. dov’è andato?”- gli chiedo stringendomi al braccio di Stiles e bisbigliando.
-“Non lo so. Scott si è chiuso in camera tua, Allison e Lydia sono lì fuori, Liam è in cucina, Kira è nella sala e Malia..”- inizia a dire Isaac, prima di fermarsi a pensare. –“Liam dov’è Malia?”-
Non appena finisce di parlare un rumore assurdo proviene dallo scantinato di casa mia.
-“E’ in cantina”- esclamo io, staccandomi da Stiles e correndo giù dalle scale per andare ad aiutarla.
-“Jess dove vai?”- mi chiede Stiles a denti stretti, mentre mi segue correndo.
Apro la porta del garage e la scena che mi ritrovo d’avanti non è delle migliori.
Una Malia coyote sembra quasi ringhiare contro la gigantesca lucertola che se ne sta appiccicata sul soffitto.
-“Isaac, potresti venire un attimo?”- dico con voce tremante prima di essere raggiunta dal ragazzo.
-“O mio dio”- dice lentamente serrando la mascella.
Scott, Liam e Kira ci raggiungono in pochi istanti.
-“E adesso?”- chiede Kira mentre tiene stretta tra le mani la sua preziosissima katana.
-“Semplice.. gli lanciamo queste e scappiamo via.”- dice Stiles, comparendo dal nulla, proprio dietro di noi.
-“Una miscela di..?”- chiede Isaac non capendo cosa ci sia dentro quella fialetta.
-“Sono delle bombe.”- lo corregge Scott.
-“Le molotov”- finisco di dire io prima che Isaac la afferri e me la metta tra le mani.
-“Che stai facendo?”-gli chiede Liam confuso.
-“Lei ci aiuterà, dobbiamo farlo fuori.”- chiarisce il suo piano il biondo.
-“Ma sei impazzito per caso?”- interviene Stiles.
-“Sappiamo perfettamente che l’unico modo per far fuori il kanima e far tornare Jackson alla sua vera forma è ucciderlo. Quindi adesso Jessica, tiragliene una e poi corri più veloce che puoi e raggiungi Lydia.”- mi dice Isaac stringendomi le mani intorno ad una delle due fiale.
-“D’accordo.”- annuisco ripetutamente per poi spostare nel vero senso della parola uno Stiles piantato come un palo difronte a me. –“Ce la posso fare, fidati.”- gli dico prima di mettermi difronte a quel mostruoso rettile gigante.
-“Non è proprio così che immaginavo la tua morte.”- quasi bisbiglia Liam prima che lanci la fiala sul kanima.
Il vetro del piccolo recipiente si rompe a contatto con l’essere, che inizia pian piano a prendere fuoco.
Rimango ferma a fissarlo, mentre si brucia lentamente. Precipita dal soffitto e sollevandosi inizia a strisciare verso di me.
-“Corri Jess”- urla Isaac, facendomi spazio, per risalirmene in casa ed uscire fuori dalle mie amiche.
Do le spalle al kanima iniziando a correre il più velocemente possibile, ogni tanto voltandomi a vedere dove sia; finché non lo vedo svanire.
Mi blocco di punto in bianco, iniziando a guardarmi intorno. Sono a pochi metri dall’uscita, ma non oso andarmene finché quella cosa non se ne esce da casa mia.
-“E adesso dove sei finito..”- mi chiedo girando intorno e fissando ogni minimo angolo della casa.
La mia attenzione viene catturata da una specie di manto nero fumeggiante rimasto per terra.
Mi ci avvicino e lo sfioro: è la pelle del kanima.
Una specie di ringhio mi fa voltare di scatto. Davanti a me c’è Jackson. Come la prima volta in cui l’ho visto nella sua vera forma, ha metà volto ricoperto di squame che adesso iniziano a rivestirgli tutto il resto del corpo.
E’ come se il fuoco non gli abbia fatto nulla. E’ come se avesse cambiato pelle. Come un serpente.
-“Cristo santo”- mi lascio sfuggire, mentre lo fisso allucinata.
Faccio dei piccoli passi indietro, lentamente, per non essere brusca.
Sfodera gli artigli e mi si avvicina. Non ho calcolato bene lo spazio che avevo a disposizione e mi ritrovo ben presto con le spalle al muro.
-“Ti prego Jackson non farmi del male.”- gli chiedo con le lacrime che si sono impadronite in pochissimi istanti dei miei occhi.
Inizia a sfiorarmi il contorno del viso con i suoi artigli affilati, prima di afferrarmi per la gola e sollevarmi in aria.
Ciò che esce dalla mia bocca è un respiro soffocato e dei bisbigli quasi impercettibili. Continuo ad urlare il nome di Stiles in testa mia, ma dalla mia bocca non esce null’altro che dei piccoli respiri soffocati.
Mi sta strangolando, lentamente e dolorosamente.
Inizio a pensare a tutto ciò che ho passato da quando ho conosciuto i nuovi ragazzi: la festa, l’incontro col kanima, Isaac che mi salva, Stiles che mi protegge ed io che mi nascondo dietro di lui. Tutto in meno di tre secondi.
Vedo la mia immagine riflessa nello specchio appeso alla parete opposta a quella dove ci sono io. Mi sento mancare il fiato e l’unica cosa che mi viene in mente, è quanto sia stata stupida a credere di potercela fare. Le lacrime continuano a scendere lungo le guance.
L’urlo di Lydia peggiora la situazione: questo significa che sto per morire. Uccisa dal kanima.
Chiudo gli occhi e gli strigo forte, nella mente continuano a scorrermi le stesse immagini di pochi istanti fa.
Ma nel momento in cui rivedo Isaac sferrare un colpo al kanima, la sera del compleanno, sento qualcosa di strano in me. Come se qualcosa si stia impadronendo di me.
E’ tutto così confuso. Alle vecchie immagini di Isaac adesso, vedo solo un momento. Il protagonista di tutto è sempre il biondo, ma stavolta, non solo mi salva dal kanima, ma lo uccide insieme a Kira.
Apro gli occhi e non so come trovo la forza di urlare il suo nome.
E’ proprio come la scena che ho appena sognato. Isaac sbuca dal nulla: taglia il collo al kanima e gli graffia il petto, lasciandoci i solchi a forma di artigli. La presa al mio collo si allenta, fino a svanire non appena Kira lo infilza con la sua sciabola intrisa di uno strano liquido giallo.
Cado per terra e me ne rimango in silenzio. Respiro a fondo, cercando di recuperare il fiato e sfiorandomi con le dita il collo.
Kira trascina fuori il corpo inerme di quello che potrei definire il mio QUASI-serial killer, mentre Isaac mi aiuta a sollevarmi.
Non ho il coraggio di sollevare la testa, mi sento così piccola e impotente. E’ la seconda volta, nel giro di una settimana che Isaac Lahey mi salva il culo.
Mi tiene stretta per un gomito per poi darmi un piccolo abbraccio.
-“Dovrei considerarlo una scusa per avermi spinta ad essere quasi uccisa..”- gli dico mentre ricambio l’abbraccio e finalmente mi decido a guardarlo in faccia. –“O un incoraggiamento ad uscire lì fuori e raggiungere gli altri con te?”- mi allontano dal suo corpo e accenno un sorriso leggermente imbarazzato.
-“Jessica, cosa cazzo ti è successo agli occhi?”- mi chiede quasi spaventato fissandomi con occhi sgranati.
-“Cosa c’è di strano?”- gli chiedo confusa, prima di voltarmi e guardarmi all’interno dello specchio.
-“Ecco cosa c’è di strano. Quello.”- dice con voce tremante serrando la mascella e guardando con i suoi grandi occhi azzurri, la mia assurda immagine riflessa nello specchio.
Non posso crederci.
-“Perché sono viola Isaac? Dimmelo. Perché?”- gli chiedo in preda ad un attacco di panico.

 
 
 
 

 
 

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Capitolo 9
*** Ricompensa ***


Ricompensa.
-“Non lo so, va bene? Vieni con me.”- mi afferra per un braccio e mi porta dagli altri.
-“Jess, come stai?”- mi assale una Allison preoccupata, travolgendomi.
-“Io non penso che questo sia normale.”- Isaac la scosta non curante, facendola allontanare da me.
Mi tiene il polso e mi sento osservata, dato che sembra mi stia mostrando come un trofeo davanti agli occhi allucinati di tutti loro.
-“Cosa cavolo è?”- chiede Liam accigliandosi.
-“Non lo so, Isaac mi ha detto che c’era qualcosa di strano, mi sono specchiata ed erano viola.”- gli rispondo agitata mentre tutti mi osservano senza parole.
-“E’ una presa in giro vero? Perché a me sembra tanto una presa in giro.”- dice Allison scioccata.
-“No Allison, ti pare?”- gli risponde Isaac seccato.
-“Calmati. E’ stata la tua stessa reazione.. o comunque era molto simile.”- lo ammonisco levando dalla sua presa il mio polso.
-“Ok, mi sembra chiaro che anche lei non è del tutto umana arrivati a questo punto.”- dice Lydia, sdrammatizzando.
-“Chi non è umana?”- chiede Stiles tornando dalla sua Jeep, ignaro di tutta la situazione.
Cammina verso di noi, pulendosi la maglietta. Ancora non mi ha vista in faccia.
-“Jessica.”- gli risponde Malia.
A quell’affermazione, finalmente alza la testa e ci fissa con un mezzo sorriso divertito, prima di incontrare il mio sguardo stravolto e cambiare immediatamente espressione.
-“Che cosa ti è successo?”- mi si avvicina lentamente, guardandomi in un modo simile allo schifato ed impaurito.
-“Non lo so nemmeno io.”- non riesco ad accettare il fatto che adesso mi guardi come se fossi un insetto schifoso. La mia voce trema leggermente; sia per il freddo, ché per il nodo alla gola.
Fa per avvicinare la sua mano al mio viso, ma la ritrae subito, voltandosi e tornando verso la sua Jeep, senza dire nulla.
-“Adesso mi odia.”- dico in un sospiro osservandoli.
-“Non ti odia Jess, è solo confuso, probabilmente non era pronto a scoprire una cosa simile.”- mi dice Scott dandomi una leggera pacca sulla spalla.
-“Jackson come sta?”- gli chiedo trattenendo la voglia di piangere.
-“E’ tutto finito. Jackson è tornato quello di prima. Ora sta riposando nella Jeep.”- mi dice Lydia, portandomi un ciuffo di capelli dietro le orecchie.
-“E’ meglio tornare a casa. Tra poco sarà notte.”- dice Malia iniziando ad allontanarsi seguita da tutti gli altri.
-“Scott!”- lo chiamo alzando leggermente la voce.
-“Adesso come faccio con questi.. non so come controllarli, torneranno al loro colore normale?”- gli chiedo indicandomi gli occhi.
-“Non so Jess, fa in modo che nessuno ti veda. Non tornare a casa oggi.”- mi consiglia prima di dirigersi verso la  sua moto.
Vedo Isaac che da qualche metro di distanza da me, mi osserva incessantemente.
-“Ti devo un favore.”- gli dico avvicinandomici.
-“Non ce n’è bisogno. In un branco funziona così. Ci si salva a vicenda.”-
-“Ma io non ho ancora salvato nessuno. Tu invece, sei già a quota due su di me.”-
-“Forse si, sono in leggero vantaggio, ma non mi serve nulla.”-
-“Ti dovrò ringraziare in qualche modo prima o poi.”-
-“Forse si, hai ragione.. potrei sentirmi ricompensato con questo.”- mi si avvicina, fin troppo direi.
Sfiora le mie labbra con le sue, ma mi allontano subito.
-“Non penso sia giusto.”- gli dico mentre mi sposto.
-“Io invece credo sia equo. Sai, io ho rischiato la mia vita quasi due volte per te e tu mi ringrazi con un bacio. Non credi?”-
-“Ne vale sul serio la pena? Vale davvero così tanto un mio bacio? Potresti paragonarlo alla tua vita? Non credo.. facciamo finta che non sia successo niente e pensaci meglio.”- indietreggio, iniziando a dirigermi verso casa.
-“Perché fai finta di non provare nulla verso di me?”-
-“Perché è vero Isaac. Non è proprio quello che più desidero al momento.”-
-“Non mi sento appagato.”-
-“Non ti devo baciare per darti il contentino, meriteresti molto di più. Ad esempio la mia stessa vita considerando che per me tu hai rischiato la tua per ben due volte. Hai mai sentito la frase..”-
-“Una vita per una vita. Si, la conosco già.”-
-“Bene. Pagherò il mio debito in futuro Isaac. Non sprecarlo solo per soddisfare un tuo minuscolo desiderio.”-
-“Sei intelligente Jessica. Mi sorprendi. Ma non ti credo. Non credo affatto che in questo momento tu non stia fremendo dal darmi un bacio come ricompensa. Ammettilo, ti piaccio. Anche solo un po’, ma dì la verità. Ricorda che io sono un lupo mannaro, le capisco certe cose.”-
-“Può darsi, ma non cedo. Non te lo permetterò. Non me lo perdonerei.”-
-“Perché? Fai sembrare tutto uno sforzo estremo, è solo un bacio.”- mi sorride leggermente divertito, rimanendo a distanza.
-“Non mi sembra giusto.”-
-“Per chi? Per lui?”-
-“Lui chi?”-
-“Stiles.”-
-“Si, non mi sembra giusto nei suoi confronti. Adesso voglio solo potergli parlare.”-
-“D’accordo, vi lascio ai vostri discorsetti.. ma sappi che nemmeno io cedo.”-
-“Buon per te.”-
-“Ricorda Jess. O vinco o baro.”- mi risponde accennando un sorrisetto malizioso per poi salire in macchina sua.
Nel frattempo gli altri sono già nelle rispettive macchine e hanno caricato Jackson nell’auto di Scott.
Prendo il telefono e mi specchio. Gli occhi viola sono spariti.
Stiles mette in moto la sua Jeep, pronto ad andarsene, ma mi ci pianto difronte, impedendogli di avanzare.
-“Jess, esci da lì, non farmi perdere tempo.”- sento la voce bassa dato che ha tutti i finestrini chiusi.
-“Ho bisogno di parlarti.”-
-“Non c’è nulla da dire.”-
-“Stiles.. io devo parlarti.”- mi sposto leggermente e gli apro lo sportello. –“Scendi.”-
-“Cosa? Scherzi? Mi stai cacciando dalla mia stessa Jeep?”-
-“Probabilmente si, lo sto facendo. Ora scendi.”-
Spegne il motore e finalmente scende giù.
-“Vorrei poterti chiedere alcune cose, entri?”- gli chiedo, mostrandogli l’entrata di casa.
-“Non posso fare tardi anche oggi.”-
-“Stiles, ti prego.”-
Non mi fa insistere ed entra in casa mia.
Saliamo fino in camera e chiudo la porta a chiave.
Mi seggo sul letto e gli faccio segno di sedersi accanto a me.
Sbuffa leggermente, per poi accontentarmi.
-“Sei arrabbiato con me?”- gli chiedo subito.
-“Mi dispiace, non riesco a guardarti al solo pensiero di quegli abbaglianti viola cheadesso ti ritrovi al posto degli occhi.”- fa per distogliere lo sguardo, ma gli afferro la mascella e la stringo con le dita. Lo faccio voltare verso di me e lo costringo a guardarmi.
-“Ho detto.. sei arrabbiato con me?”- gli ripeto.
Nega, con un semplice movimento della testa.
-“Non è di certo colpa tua, ma non avrei di certo voluto aggiungerti al gruppo ‘amici soprannaturali’, capisci?”-
-“Già, forse nemmeno io volevo. Soprattutto perché ora non so come controllarli, sono viola da dieci minuti ormai.”-
-“Maledizione, non ci voleva proprio.”- poggia i gomiti sulle gambe e affonda il viso nelle mani, coprendoselo completamente.
-“Questo cambierà qualcosa? Tra me e te intendo.”- gli chiedo innocentemente.
Si solleva e si scopre la faccia. Scuote la testa.
-“N-no.. no certo che no.”- mi risponde tentennante. –“ Al massimo potrei solo iniziare a temerti.”- giunge le mani e conficca le unghie sul dorso.
-“Ma smettila, lo sai cosa ti dovrei dire adesso.”-
-“Ti devi fidare di me.. si lo so.”-
-“Esatto. Ti devi fidare di me.”- gli prendo le mani e le stringo forti tra le mie. Mi inizia a guardare negli occhi, quasi stupito da questo mio gesto. –“Eppure c’è qualcosa nei tuoi occhi Stiles, che ancora non mi convince.”-
-“Magari ho solo un’espressione turbata.”-
-“Io penso invece che ti stai domandando perché abbia gridato il nome di Isaac quando il kanima stava cercando di uccidermi.”-
-“Se lo sai allora, perché me lo chiedi?”-
-“Perché per una volta vorrei fossi tu a prendere una decisione: sbagliata o giusta che essa sia.”-
-“D’accordo, ci lavorerò su.”-
-“Non volevo chiamare lui. Ho iniziato a dire il tuo nome, ma non mi potevi sentire. Poi è successo tutto così in fretta: ho pensato a voi, i miei pensieri si sono come bloccati al momento in cui Isaac mi ha salvata il giorno della festa e mi sono sentita strana; diversa. Come se qualcosa mi stesse attraversando e invadendo. Poi ho visto ciò che stava per accadere: ho visto Isaac e Kira che uccidevano il kanima. Ho aperto gli occhi e loro erano lì.”- gli spiego, stringendo ancora più forte le sue mani.
-“Vorresti dirmi che è come se avessi visto un momento del futuro?!”-
-“Penso sia così. Quando mi sono guardata allo specchio, i miei occhi erano viola, proprio dopo che ciò che avevo visto nella mia mente, era realmente accaduto.”-
-“Forse sei qualcosa tipo una sensitiva o una veggente. Magari i tuoi occhi cambiano subito dopo che qualcosa che sapevi sarebbe accaduto, accade veramente.”- ipotizza lui.
-“Forse si. Fortunatamente ora sono spariti, mi spaventavano un po’ appena gli ho visti.”- gli dico riferendomi ai miei occhi.
-“Già. Forse però ti avrei dovuta fermare.”-
-“No Stiles. Se è successo, vuol dire che doveva succedere. Prima o dopo non avrebbe cambiato di certo l’andamento della storia.”-
-“Forse hai ragione, ma mi urta, non sai quanto Jess, avergliela data vinta ad Isaac.”-
-“Per cosa?”-
-“Per averti fatto credere che ci avresti potuto aiutare senza morire.”-
-“Isaac diceva che ce l’avrei fatta.”-
-“Isaac è un perfetto idiota.”
-“Tu non diresti mai quello che mi ha detto lui però.”- abbasso lo sguardo, leggermente imbarazzata.
-“Isaac adora mettere in pericolo la vita della gente, io no. Cerco di tenerle vive finché posso. O comunque, finché loro me lo permettono.”- mi dice all’orecchio, facendomi elettrizzare.
-“Lo fai con tutti?”-
-“Specialmente con le persone a cui ci tengo particolarmente.”- a queste sue parole arrossisco leggermente, ma rimango seria.
-“E lo farai mai anche per me?”-
-“Già lo faccio. Ogni istante della mia esistenza penso ad un modo per tenerti in vita. Dal primo giorno in cui sei arrivata ed Allison ti ha invitato al nostro tavolo; già da quel momento sapevo che avrei dovuto lottare contro tutti per renderti salva. Soprattutto poi, quando Isaac ha iniziato a toccarti.. e ti giuro, l’avrei voluto picchiare se non fosse che è un lupo mannaro.”- dice velocemente mentre la mia stretta alle sue mani rallenta.
-“A dirti la verità un po’ lo avevo capito. E non ti nego che  mi piace saperti costantemente pronto a proteggermi, sono sincera. Non mi era mai capitato di ricevere così tante attenzioni da una persona come te. Forse perché nessuno mi ha mai considerata più di tanto.”-
-“Una persona come me? E come sarebbe una persona come me?”- mi si avvicina, anche se di poco.
-“Speciale.”-
-“Solo?”- continua ad avvicinarmisi.
-“Premurosa.”-
-“Basta così?”- è a pochi centimetri di distanza dal mio viso, ma non ci faccio molto caso ancora.
-“Iperattiva e rompi palle direi anche.”- gli faccio una smorfia divertita e lui sorride.
-“Meno di due minuti fa mi hai detto che per una volta vorresti che fossi io a prendere in mano la situazione e a decidere, vero?”- Leva una mano, da quella che ormai è una debole presa e me la avvicina alla guancia. Annuisco e basta.
-“Indipendentemente se questa decisione fosse sbagliata o giusta, ricordi?”- continuo ad annuire.
-“E con questo..?”- gli chiedo mentre mi irrigidisco sentendo la sua mano sulla mia pelle.
-“Forse ne ho appena presa una e potrebbe essere la scelta più assurda e sbagliata della mia vita.”- dice serio, guardandomi negli occhi.
-“Ah si?”- lui fa una smorfia e annuisce.
-“Si. Però forse non me ne pentirò mai.”-
-“Ne sei sicuro?”-
-“Si, giuro che non me ne fotte niente.”- A questa sua ultima frase, si avvicina di scatto. Guarda attentamente le mie labbra, per poi sfiorarle, poco convinto di quello che sta per fare; e che io sto per fare. Poi si lascia sfuggire un respiro tremante e finalmente azzera del tutto la minuscola distanza che separava le nostre labbra con un bacio.
Chiudo gli occhi, stringendoli, sentendo un’esplosione prendere il sopravvento nel bel mezzo del mio stomaco.
Rimaniamo così per poco tempo, dato che ci mancava il fiato e lentamente ci separiamo, osservando l’uno gli occhi dell’altra.
-“Dovresti vederti. Maledizione, rendi tutto più imbarazzante così.”- dice in un bisbiglio, quando è ancora a pochissimi centimetri di distanza dalla mia faccia.
Mi volto verso lo specchio che ho in camera e come avevo pensato, i miei occhi sono tornati viola.
Già, mentre era ancora intento a parlarmi, ho visto per filo e per segno la scena del nostro bacio, e quando è accaduto per davvero, non ho voluto rinunciarci, ed ora sono ritornati a brillare.
-“Scusami. Non riesco a controllare tutto questo ancora.”- gli dico sorridendo.
Mi sorride di ricambio e ci mettiamo a dormire insieme, proprio come la scorsa volta.
L’unica differenza è che ora non mi deve pregare per abbracciarlo.
E’ la prima cosa che faccio non appena ci mettiamo sotto le coperte.

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Capitolo 10
*** Προφήτης ***


Προφήτης
Ieri mattina mia madre mi ha lasciato un biglietto con su scritto che avrebbe passato due giorni a casa di una sua amica del liceo che ha scoperto vivere qui a Beacon Hills; quindi per ora non dovrebbe tornare.
Mi sveglio e accanto a me trovo Stiles con un espressione angelica stampata in faccia che dorme tranquillamente.
Mi alzo e inizio a sistemare tutto il disordine che c’è intorno. Scendo in cucina, preparo il caffè e su un vassoio verde sistemo alcuni biscotti al cioccolato.
Ritorno in camera e trovo il ragazzo ancora nella stessa posizione di prima. Mi avvicino e gli accarezzo un braccio.
-“Stiles, devi svegliarti, o finirai per arrivare tardi a scuola.”- gli dico con un tono dolce, prima di spalancare la finestra e lasciar entrare i raggi del sole in tutta la stanza.
-“A che ora ti sei svegliata?”- mi chiede lui con la voce assonnata.
-“Mezz’ora fa, ho dovuto mettere in ordine e preparare la colazione. Che fai, scendi?”-
Si siede sul materasso, per poi annuire e venirmi incontro.
-“Che nottata.”- mi dice grattandosi la nuca.
-“Dormito male?”-
-“Ma che.. benissimo. Non volevo svegliarmi.”- mi circonda le spalle con un braccio, avvicinandomi a se, ed io me lo trascino fino in cucina.
-“Sono felice per te, ma adesso mangia e sbrigati.. te ne devi andare a casa.”- gli arruffo i capelli, prima di consumare in fretta la mia colazione e salire in camera per vestirmi.
Indosso dei pantaloncini di jeans, una camicia larga bianca e le converse grigie. Lascio i miei lunghi capelli rossi al naturale; sciolti.
-“Stiles hai finito?”- grido per farmi sentire mentre scendo a controllare in cucina.
Lo ritrovo steso sul divanetto della cucina, mezzo appisolato.
-“Stiles.. torna a casa e preparati.”- gli do un piccolo bacio sulla fronte prima di tirarlo su. –“Ci vediamo a scuola.”- lo saluto mentre sale sulla sua Jeep.
-“Vediamo di capire che creatura sovrumana sei.. a dopo.”- sorride e se ne va via.
Finisco di prepararmi e prendo lo scuolabus per arrivare fino alla Beacon Hills High School.
Incontro Allison e Lydia all’entrata e le raggiungo.
-“Allora? Qualche effetto collaterale al potere?”- scherza Lydia dandomi un bacio sulla guancia.
-“Ancora no, fortunatamente, posso solo dirvi che mi basta un battito di ciglia per far cambiar di colore ai miei occhi, tutto qui.”- ironizzo mentre ci avviamo in classe.
-“Con Stiles? Sei riuscita a parlargli?”- mi chiede Allison mentre Lydia è distratta.
-“Si, certo. Ieri notte ha dormito da me.”- le dico all’orecchio.
-“Che cosa?! E che è successo?”-
-“Niente di che, ci siamo solo baciati. O meglio, lui mi ha baciato, ma dato che con questa fatti specie di dono che ho l’avevo già predetto, non è stata una novità per me.”-
-“Ma non ti sei allontanata, non è così?!”-
-“Beh, si non mi dispiaceva affatto l’idea.”- scoppiamo a ridere prima che Lydia ci raggiunga nuovamente.
-“Allora ragazze, abbiamo intenzione di scoprire che tipo di essere non umano sei diventata?”- ci chiede mentre prendiamo posto, in aula.
-“Ovviamente.”- le rispondo sicura di me.
-“Credo che dovremmo parlarne a pranzo con gli altri.”-
(durante l’ora di pranzo…)
-“Credo che dovremmo chiedere consiglio a Deaton.”- propone Scott.
-“Chi è Deaton?”- gli chiedo accigliata.
-“Lo scoprirai ben presto.”- mi risponde con un sorriso divertito.
 
Dopo la fine delle lezioni, ci siamo dati appuntamento alle quattro a casa di Scott, per andare tutti insieme da questo famosissimo Deaton.
Allison e Scott ci fanno strada montando in moto; io, Stiles e Liam li seguiamo a ruota con la Jeep; Jackson, Lidia e Kira vengono con la Carrera del primo; mentre Isaac e Malia ci seguono con il Range Rover di suo padre.
-“Alan, sono Scott. Io e gli altri abbiamo qualcuno da mostrarti e anche qualcosa da chiederti.”- ci annuncia Scott entrando nella clinica veterinaria.
-“Raggiungetemi pure.”- risponde di rimando l’uomo senza farsi vedere.
-“Vorremo un tuo parere su di lei. Ieri sera ha previsto qualcosa che è accaduta un istante dopo.”- riassume Scott.
-“Più precisamente?”- ci chiede lui.
-“Il kanima mi stava per uccidere e sono riuscita a prevedere l’arrivo di Isaac e Kira e la morte di quel essere, pochi secondi prima che accadesse. E dopo che si è avverato i miei occhi si sono colorati di viola.”- gli spiego io sintetizzando.
-“Penso di aver capito di che si tratta. Sei una specie di sensitiva. Riesci a prevedere ciò che accadrà quando meno te lo aspetti, potrebbe trattarsi anche di una cosa stupida, ma tu puoi vederla prima di chiunque altro.”-
-“Spiegati meglio.”- dice Stiles spronando l’uomo a parlare.
-“Il tuo cervello Jessica è in grado di vedere ciò che accadrà in futuro. E’ in continuo movimento, ma sempre più avanti rispetto a quello degli altri. Non te ne rendi conto, ma ti basta concentrarti e pensare a qualsiasi cosa di potente, che abbia un forte legame con te e con la tua anima: un punto fisso, come un’ancora, per poterlo vedere. Potrebbe capitarti spesso di pensare di aver già vissuto un momento, ma è solo l’effetto del tuo potere. In pochi lo possiedono, devi sentirti onorata.”-
-“Diciamo che ora che lo so, probabilmente cercherò di esserlo. Ma ora come ora l’unica cosa che mi chiedo è come mai sei a conoscenza di tutte queste cose… non eri un veterinario?”- gli chiedo scombussolata.
-“Io sono un veterinario.”- mi chiarisce lui sorridendo.
-“D’accordo.. quindi? Cos’è diventata precisamente?”- gli chiede Stiles impaziente.
-“Questo.”- ci consegna un pezzetto di carta dove ci scrive qualcosa in una lingua straniera e strana.
Προφήτης
-“Che cosa significa?”- gli chiedo.
-“Questo dovrai scoprirlo da sola… ti basterà poco tempo se farai qualche ricerca più approfondita. E se riuscirai a vederlo, ovviamente.”- ci sorride, poi lo salutiamo e andiamo tutti a casa di Kira.
 
-“Ho una stanza abbastanza grande, ci possiamo sistemare e vedere di capire che cosa vuol dire quella parola.”- ci dice lei aprendoci la porta della sua camera.
Iniziamo a cercare per ore ed ore delle informazioni su internet, sui libri, su dei manuali. Ma nulla.
Sono le otto di sera e per la stanchezza sono quasi tutti stesi per terra o sul letto a dormire; tutti tranne me, Allison e Stiles.
-“Ho trovato!”- urlo felice attirando l’attenzione dei miei due amici.
Mi si precipitano accanto e mostro loro il risultato della ricerca.
-“E’ una parola greca, significa ‘profeta’.”- spiego loro mentre cercano di capire qualcosa.
-“E cos’ è un profeta?”- mi chiede Allison curiosa.
-“Un profeta è una figura prettamente religiosa, ed ha diversi significati. Quello legato a me è il significato di “parlare prima” ovvero anticipatamente al futuro.”- le spiego mentre noto lo sguardo stralunato di Stiles. Allison si allontana e inizia a svegliare tutti urlando ad alta voce tutto quello che le ho appena detto, creando una grande confusione.
-“Quindi adesso oltre ad avere degli amici lupi, un coyote, una banshee, una kitsune, un ex kanima ed una cacciatrice… mi ritrovo anche ad aver baciato una profetessa.”- mi dice a bassa voce, cercando di non farsi sentire dagli altri.
-“Tu hai baciato la vera me, non la me profetessa.”- gli faccio una smorfia di superiorità per poi ignorarlo.
Scott si avvicina e sorride allegramente, probabilmente è più sollevato lui di me.
-“Che ne dite di ordinare del sushi? Magari dopo possiamo andare sul tetto.”- ci propone Kira saltellando euforica.
 
Dopo una mezz’oretta scarsa il sushi è già arrivato. Lo divoriamo in pochissimo tempo, considerando la stanchezza che ci ha pervaso nel cercare le informazioni riguardo ai profeti.
-“E’ stato tutto buonissimo, però, ora vorrei capire perché dobbiamo andare sul tetto.”- ci chiede Liam mentre ingoia l’ultimo boccone.
-“Perché è una bella serata e poi è una cosa romantica.”- ribatte Kira con una smorfia ovvia.
-“Kira, ragazze…”- ci chiama a raccolta Lydia, e ci spostiamo in disparte. –“ Su chi vuoi fare colpo?”-
-“In realtà non lo stavo facendo per me… Scott mi aveva chiesto di venire tutti qui sopra perché gli sembrava carino stare con Allison con questo bel panorama notturno.”- chiarisce la situazione la ragazza, portandosi un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
-“Ah, capito.”- fa Malia voltandosi di spalle. –“Tranquille ci penso io..”- ci fa un occhiolino per poi salire in piedi sul comignolo e sventolare le braccia in aria per attirare l’attenzione.
-“Ma cosa fa?”- chiedo sconcertata ad Allison, che è allibita tanto quanto me.
-“Formate delle coppie, ovviamente Allison deve capitare con Scott, sedetevi lontani da loro e lasciateli godersi la serata..”- urla Malia per poi rimettere i piedi per terra soddisfatta.
-“Doveva passare tutto inosservato, vero?”- chiede Stiles guardando con occhi perversi il suo migliore amico, che fa una smorfia e diventa rosso in viso. –“Non avreste dovuto dirlo a Malia..”- mozza una risata, pensando a quanto possa essere esplicita e diretta quella ragazza.
-“Tu sta zitto e vieni con me, ti devo parlare.”- Malia afferra Stiles per il braccio e lo porta un po’ distante.
*Non me lo portare via. Sta attenta a ciò che fai Tate. Ora sicuramente andrà a finire male..*- penso tra me e me, mentre volto le spalle per cercare con lo sguardo gli altri.
-“Jess!”- mi ritrovo Isaac davanti, piantato come un palo che mi concede un sorrisetto falso e sghembo.
-“Ommioddio.”- accenno un urlo di spavento, che soffoco subito dopo aver messo a fuoco ed averlo riconosciuto. –“Potresti evitare queste entrate di scena molto inquietanti? Sai, non vorrei tu diventassi il mio incubo così, da un giorno all’altro.”- rientro in casa e riprendo le mie cose, pronta ad andare via.
-“Già te ne vai? Cosa sei per caso, Cenerentola?”-
-“No, è solo che non mi trovo molto a mio agio con te, dopo quello che hai cercato di fare ieri sera.”-
-“Hai paura di me Jessica?”- continua a stuzzicarmi divertito, io continuo ad andare in paranoia ed agitarmi.
-“N-no, ma che dici. Figurati.”- gli rispondo nervosamente, iniziando a sentire caldo, mentre mi porto i capelli dietro.
-“Sono un lupo mannaro, Jessica, non dimenticarlo.”- inizia a ridere. E rabbrividisco.
Perché la risate di tutte le altre persone al mondo è qualcosa di dolce e carino, mentre la sua mi fa sentire così male.
-“Se lo sai, allora non continuare a chiedermelo.”- gli rispondo secca e serie, facendo ciondolare le braccia.
-“D’accordo. Posso almeno accompagnarti a casa?”-
-“Cosa? Prima hai l’atteggiamento tipico da stupratore di ragazzine ed ora cerchi anche di abbindolarmi con qualche frase gentile e guardandomi…”- sbotto innervosita, dicendo tutto velocemente. –“Maledetto!”- mi innervosisco ulteriormente, mentre cerco di ricordare dove sia la camera di Kira per andare a prendere la mia giacca.
-“Jess, smettila, lo sai che ieri l’ho fatto solo per darti fastidio. Non era mia intenzione, anzi ti chiedo scusa se possa essere sembrato troppo diretto.”- la sua voce ora è calma e dolce, il tono da duro, sembra quasi essere svanito nel nulla.
-“Sul serio?”- gli chiedo incredula corrucciando la fronte.
Annuisce lentamente, dedicandomi un sorriso mai visto prima d’ora. Gli sorrido di ricambio e me ne rimango per un attimo immobile.
-“Se la metti così, allora, se ancora la proposta è valida… puoi sicuramente accompagnarmi a casa.”- gli dico per rompere il silenzio che si è misteriosamente creato.
-“D’accordo allora, andiamo.”- mi fa segno di uscire indicando la porta.
-“Devo andare in camera di Kira a prendere la giacca, aspettami qui.”- mi faccio strada nel buio dei corridoi, intravedendo finalmente uno spiraglio di luce provenire da una camera. Probabilmente è proprio quella che cercavo.
La apro velocemente, convinta di non trovarci nessuno all’interno, ma ciò che i miei occhi vedono, non è sicuramente uno degli scenari migliori.
Una Malia seminuda, rimasta in jeans e reggiseno, a cavalcioni sulle gambe di Stiles. Uno Stiles allibito ma compiaciuto. Ed è proprio questo che mi lascia quasi senza parole.
-“Oh cazzo”- dico velocemente non appena loro mi fissano con gli occhi sgranati.
-“Jess, aspetta.”- mi dice Malia con voce stridula osservandomi con occhi dispiaciuti.
-“No, tranquilla fai pure, dovevo solo prendere questa.”- dico a tratti, balbettando leggermente, sentendo il viso avvampare per la rabbia e la vergogna e percependo l’arrivo di uno di quei pianti isterici.
-“Jess..”- dice lentamente Stiles, con aria da martire.
-“Stiles, lascia stare, ok?”- ormai ho due lacrimoni grandi come una chiesa che stanno per rigarmi il volto, quindi mi affretto ad uscire chiudendo la porta.
Ritorno in sala, proprio dove avevo lasciato Isaac e prendendolo per il braccio lo tiro fuori, sbattendo la porta.
-“Jessica che ti prende?”- mi chiede stranito mentre lo trascino fino al centro della strada.
-“Stava in camera con Malia, ci credi? Ieri mi ha baciato ed ora stavano per scopare davanti ai miei occhi.”- mi confido arrabbiata facendo avanti e indietro, sentendo ogni tanto qualche lacrima che mi scivola lungo le guance.
-“Chi, Stiles?”-
-“Logico. Che sono stupida, ed io che mi fidavo di lui. Sono un’ idiota.”- mi inginocchio sull’asfalto e mi stringo nel cappotto.
-“Te l’avevo detto io che era un scemo.”-
-“Uno scemo, ma non un manipolatore menefreghista.”- mi alzo da terra e inizio a tirare calci alla Jeep azzurra, imprecando come una pazza.
-“Jess, che stai facendo?”- tutto d’un tratto a pochi metri di distanza da me, c’è uno Stiles sconcertato con le mani nei capelli. Malia e ci raggiunge e passa ad osservare divertita prima me e poi la Jeep mezza ammaccata.
Mi fermo a fissare la scena, piena di rabbia, per poi continuare a sferrare calci sullo sportello.
-“Stà ferma!”- Stiles cerca di bloccarmi, portandomi dietro le braccia e indietreggiando lentamente.
-“Lasciami, ho detto lasciami”- gli dico furiosa mentre vedo le gambe strisciare per terra, ormai impotente.
-“Va bene, ti lascio, ma non toccare la mia Jeep.”- molla la presa e cado con il sedere a terra ai piedi di Isaac.
Mi prende da sotto il busto e mi solleva delicatamente. Faccio finta di massaggiarmi il polso e non appena vedo Stiles osservarmi tranquillo che la situazione sia sotto controllo, lo attacco, saltandogli sopra e atterrandolo.
Inizio a tirargli colpi sulle braccia, considerando che è proprio con quest’ultime, che si ripara il viso.
Due braccia lunghe e forti, mi strattonano via.
-“Isaac perché devi rovinare tutto? Potevo riempirlo di schiaffi ancora per un po’.”-
-“Devi smetterla Jess, puoi anche usare le parole, non per forza le mani.”-
Malia aiuta Stiles a sollevarsi, mentre io parlo con il biondo.
-“Ha visto cosa stava facendo? Si meriterebbe un pugno in faccia, non degli schiaffi.”- gesticolo ampiamente, muovendo le braccia in un modo ridicolo.
Isaac sbuffa rumorosamente, probabilmente stufo di sentirmi blaterare, ma la mia voce si ferma non appena mi da un bacio.
Lo stesso braccio che fino a pochi secondi prima stavo sventolando di qua e la, lo lascio cadere pesantemente lungo i fianchi, e spalanco gli occhi incredula. In fretta mi stacco dal bacio, lanciando uno sguardo fugace agli altri due accanto a noi.
-“Te lo avevo detto. O vinco o baro.”- mi sorride con uno sguardo perverso, mentre sono ancora immobilizzata, Malia ha gli occhi spalancati e Stiles sembra volerlo uccidere.
-“C-che cosa? Aspetta, che?”- mi sento rintontita e muovo la testa a scatti. Quel bacio così insignificante sembra avermi mandato il cervello in corto circuito.
-“Sei così ingenua e dolce Jessica”- Isaac mi sfiora il mento, sorridendo.
-“No, tu sei ingenuo!”- non so cosa mi fa finalmente scattare l’interruttore dell’auto difesa e gli tiro un coppino in testa mentre gli rispondo con la rabbia nella voce. –“Come ti salta in mente.”-
Lui mi guarda accigliato, massaggiandosi la zona che gli ho colpito.
-“Sei un uomo morto”- Stiles gli si avvinghia al collo e iniziano a suonarsele di santa ragione.
Malia corre a chiamare Scott, mentre io cerco di farli smettere.
-“Ragazzi finitela.. ho detto smettetela!”- continuo a gridare, ma nessuno dei due sembra ascoltarmi.
*passiamo alle maniere forti*- penso tra me e me mentre mi avvicino ai due.
Prendo Stiles per il cappuccio della felpa e lo tiro verso di me, facendogli perdere l’equilibrio.
Do una leggera spinta ad Isaac, per allontanarlo, ma con tutta me d’avanti continua a spingere.
-“Isaac, stai fermo.”- gli dico mentre cerco di ostacolarlo. Mi allontana dandomi a sua volta una leggera spinta e finisco su Stiles.
Il ragazzo mi allontana con delicatezza, quasi sfiorandomi per poi dare un pugno nello stomaco al biondo, che di tutta risposta gli tira un cazzotto in faccia.
Vedo Scott avvicinarsi alla scena velocemente, così non mi rimane altro che prendere Stiles e allontanarlo.
Lo abbraccio da dietro, mentre lui cerca ancora di allungarsi per menarlo. Lo porto lontano da Isaac che nel frattempo si becca uno schiaffo da Scott.
-“Liam, portalo alla Jeep e assicurati che non ci esca.”- chiedo al ragazzo, non appena arriva nel parcheggio.
Annuisce e proprio come gli avevo chiesto, chiude Stiles all’interno della sua stessa Jeep.
Scott sembra fare un discorsone ad Isaac, e gli altri nel frattempo, ci hanno raggiunti.
Malia mi si avvicina cautamente, prima che me ne accorga e faccia per allontanarmi.
Mi afferra il polso e lo stringe, come ad impormi di guardarla.
-“Jess, ti devo parlare.”-
-“Non ce n’è bisogno Malia, ho visto tutto e basta questo.”-
-“No invece. Cioè si, ma hai interpretato male la situazione.”-
-“Malia, non ci vuole una laurea per capire che stavate per fare sesso in camera di Kira.”- scuoto la testa e inarco le sopracciglia, assottigliando la voce ed assumendo un’espressione ovvia in volto.
-“Che cosa? No! Non volevo portarmi a letto Stiles.”- aggrotta la fronte e mi risponde con voce stridula.
-“Ah no?”-
-“No. Gli avevo semplicemente chiesto di dirmi se potevo farlo con Liam.”-
-“Fare cosa?”- sbarro gli occhi e la mia voce è stupita, così come la mia faccia.
-“Ascolta, mi interessa Liam e ho chiesto a Stiles se secondo lui, spogliandomi e mettendomi seduta sulle sue gambe avrei potuto attirare ulteriormente la sua attenzione. Ovviamente da ubriaco, il giorno della festa per l’inizio dei corsi.”- ascolto le sue parole e non faccio altro che sentirmi una stupida.
-“Quindi ho sfasciato la macchina di Stiles inutilmente?!”- le chiedo battendomi la mano in fronte.
-“Esattamente.”- fa spallucce e dopodiché si avvicina a Lydia.
Inizio a maledirmi e l’unica cosa che mi viene in mente è che devo chiedergli scusa.

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Capitolo 11
*** Scuse ***


SCUSE
Corro verso la Jeep, non sapendo cos’altro poter fare.
-“Liam le chiavi ce le hai tu, vero?”- il ragazzo annuisce e gli faccio segno di darmele.
-“Che ci devi fare?”- mi chiede curioso.
-“Se qualcuno ti chiede qualcosa, dì che sono a casa mia, che Stiles è con me e che avevo frainteso tutto. Dì che gli devo chiedere scusa.”-
Non gli do il tempo di proferir parola, che metto in moto la Jeep e mi dirigo a casa mia, con Stiles che mi dorme accanto, ignaro di tutto.
Freno di colpo, non appena siamo sotto casa e il movimento che fa la vettura fa svegliare Stiles.
-“Jess, che stai facendo?”- mi chiede con la voce assonnata.
-“Ho bisogno di parlarti, entra in casa con me.”-
Chiudo la porta dell’entrata e accendo la luce della cucina.
-“Stiles ma che hai fatto?”- vedo che sullo zigomo sinistro ha un livido ed una piccola ferita che non avevo notato.
-“Non lo so, penso di essermi  scorticato.”- fa l’indifferente, cercando di non attirare l’attenzione.
-“Vieni qui, fammi vedere.”- sposto una sedia e la trascino proprio sotto la luce del lampadario, per vedere meglio.
-“Jess, non è niente, non iniziare.”- ha gli occhi stanchi e lo capisco, ma se non si siede ora, lo prendo a morsi.
-“Stiles, smettila di fare il bambino e fammi dare un’occhiata.”-
Sbuffa sonoramente e si siede a peso morto sulla sedia in vimini.
Gli poggio una mano sulla guancia destra, e questo lo fa irrigidire.
-“Cerca di stare fermo.”- gli sfioro il livido con il polpastrello e subito lo levo via. –“Non sei stato tu, te l’ha fatto Isaac.”- tolgo le mani dal suo viso e corro in bagno a prendere alcune cose per medicarlo.
-“Che cos’è?”-mi chiede osservando la cassettina che ho tra le mani.
-“Disinfettante, ovatta e cerotti.. niente di che.”- gli ripulisco la ferita dal sangue e getto tutto nella pattumiera.
-“Allora? Di che mi devi parlare?”- mi chiede sedendosi meglio sulla sedia, mentre io me ne rimango in piedi.
-“Ho parlato con Malia prima, mentre tu dormivi in macchina e mi ha detto tutto. Mi ha voluto chiarire che quello che stavate facendo era solo per farle un favore, per aiutarla ad avvicinarsi a Liam e non perché tu fossi  realmente intenzionato a fare quello che stavi facendo.”- gli dico con un non so che di malinconia e dispiacere nella voce.
-“Non capisco perché hai reagito così, se solo ci avessi dato il tempo di spiegare, senza andartene in lacrime, forse tutto questo casino non sarebbe mai successo.”-
-“Ma ti rendi conto di quello che dici? Come potevo fare finta di nulla, ho anche io dei sentimenti, in fondo anche io sono umana.”-
-“Non direi..”-
-“Non obiettare sempre, è successo perché doveva succedere. Magari adesso, questi imprevisti o “casini” come li vuoi chiamare tu, non succederanno più, no?!”- mi seggo sul tavolo, poggiando il sedere sul lato lungo.
Annuisce e si sforza di fare un mezzo sorriso, bloccandolo sul nascere, non appena sente il dolore provocatogli dal livido sullo zigomo.
-“E riguardo l’altra sera? Non ne abbiamo più parlato.”- intraprende il discorso lui.
-“Aspetta, ti blocco subito. Voglio chiarire la situazione e cercherò di farlo senza farti rimanere male.”- gli dico, mentre inizio a sfottermi le unghie per l’agitazione.
-“Non ci rimango male, non sono mica come te.”- ha assunto un’aria da superiore, che fa subito svanire non appena lo guardo male.
-“Penso che sia stato sbagliato. Probabilmente non ci sarebbe nemmeno dovuto essere un bacio tra noi due, forse perché ancora non siamo pronti, forse perché non lo saremo mai, chi lo sa. Non so se adesso ti aspettavi una risposta diversa, ma è quello che penso veramente, e mi dispiace, perché adesso si creerà sicuramente imbarazzo e il rapporto che avevamo prima andrà a puttane.”- termino il mio lungo discorso sbuffando e strofinandomi una mano in faccia.
-“No Jess, tranquilla. Non cambierà nulla. Ammetto che probabilmente è stato solo un gesto dettato dal fatto che magari ti ho vista debole e ne ho approfittato, quindi ti chiedo anche scusa.”- si alza in piedi, e si gratta la nuca.
-“Bene, si, tranquillo, scuse accettate, va tutto bene.”- gli sorrido imbarazzata.
Infondo no, non va tutto bene. Non so nemmeno perché gli ho mentito. Io ci tengo a quel bacio, magari non è stato uno dei migliori, magari non era quello vero, ma ci ho fatto i migliori sogni con quel bacio e sentirgli dire che è stato un gesto azzardato mi delude un sacco.
-“Allora ci vediamo domani a scuola.”- si avvia verso l’uscita, prendendo le chiavi della sua Jeep.
-“Certo, a domani.”- lo saluto con un semplice cenno della mano.
Nessuno ha osato salutare l’altro come si deve. Probabilmente adesso siamo troppo orgogliosi di noi stessi. Oppure ci sentiamo troppo delusi dalle parole dell’altro per fare il primo passo.
Vado a letto e mi metto subito a dormire. Questi brutti pensieri continueranno a girarmi in testa per tutta la notte, ma il sonno prevale.
 
Mia madre è tornata dalla sua breve vacanza a casa della sua ex compagna di classe. Sento la porta che si chiude proprio mentre mi preparo la colazione.
-“Buongiorno mamma, ben tornata.”- la mia voce risuona all’interno della stanza.
-“Buongiorno Jess, come mai già sveglia a quest’ora?”-
-“Volevo poter sembrare più carina per la festa di inizio anno.”- le rispondo, mentre bevo il mio succo.
Annuisce silenziosamente, per poi andarsene in salotto.
Finisco il mio cibo e subito dopo mi dirigo a scuola.
Nel parcheggio c’è un sacco di gente, nessuno è dentro la palestra per la partita di basket di beneficienza. E forse è anche meglio così.
Resta il fatto però, che due tipi con le moto hanno occupato tre parcheggi e la mia macchina non ci entra.
Abbasso il finestrino e levo la testa fuori per attirare la loro attenzione.
-“Scusa.. puoi stringere un po’? Non ci entro con la macchina.”- a questa mia semplice domanda i due tipi scendono dalle loro moto, che solo ora ho notato siano identiche, così come loro.
-“Trova un altro parcheggio.”- mi risponde bruscamente uno di loro, guardandomi in cagnesco.
-“Guarda te che modi.”- brontolo scocciata, finché non mi viene in mente di fare altrettanto. Faccio marcia in dietro e urto la sua moto, che rischia di cadere per terra, se non fosse per il suo arrogantissimo proprietario, che la tira su velocemente.
-“Ti conveniva stringere.”- scendo dall’auto e chiudo lo sportello, mettendomi la borsa sulla spalla.
Adesso, anche il fratello che fino a quel momento non aveva fatto nulla di male, mi guarda torvo, mentre mi allontano per raggiungere gli altri.
-“Giorno Allis, ciao Lydia..”- le saluto, mentre sono intente a bere dei milkshake.
-“Buongiorno piccola Jess, non posso fare a meno di notare questo abbinamento..”- inizia Lydia, giocherellando con una ciocca di capelli rossa.
-“Ti piace?”- le chiedo, fiera di me.
-“No, è scuro, hai la pelle troppo chiara per metterti un abito grigio.”- sbotta lei aggiustandomi il colletto della giacca nera.
-“Non esagerare.. non è poi così male.”- interviene Allison sbattendo le ciglia.
-“No, infatti sembra solo che sta per andare ad una convantion per esperti costruttori di lapidi. E quegli scarponcini? Oh cielo Jess.. sei un pugno nell’occhio!”- incalza Lydia, quasi scioccata dal mio look.
-“Ti chiedo umilmente scusa, mia cara regina dello stile.”- le do un buffetto sulla guancia, mentre insieme ad Allison ridiamo alla sua espressione schifata.
-“Buongiorno ragazze!”- dice uno Scott McCall più carino del solito.
-“Ciao Scott.”- lo salutiamo in coro io e Lydia, mentre Allison gli si avvicina per poterlo baciare.
-“Ed è così che la mia autostima, ritorna nuovamente sotto terra.”-  dico ironica e Lydia ridacchia.
-“Perché Stiles che fine ha fatto.”- mi chiede la rossa.
-“Nulla, ancora nulla. Solo amici e forse è meglio così.”- le rispondo con un non so ché di malinconia.
Se questo è l’inizio di questa giornata… forse è meglio tornarsene a casa e non fare assolutamente nulla.
Dopo un po’ anche Malia e Kira ci raggiungono, insieme a Liam.
-“A chi va di bere qualcosa?”- chiede Kira speranzosa.
Alzo la mano e le vado accanto. Arriviamo al distributore delle bevande e aspettiamo in coda.
Inizio ad ascoltare Kira lamentarsi per la quantità assurda di gente, finché la mia attenzione viene attirata da una risata al quanto stridula, proveniente da pochi metri accanto a me.
Ruoto leggermente il viso, per vedere chi sia e in lontananza, seduti sul bordo della fontana della scuola ci sono Stiles ed una ragazza bionda che ride come una matta.
Ad un tratto è come se non sentissi più nulla, come se tutto fosse a rallentatore.
*Seriamente?*- penso tra me e me, mentre li guardo scherzare e ridere insieme.
Kira mi schiocca le dita davanti agli occhi e ritorno alla normalità.
-“Pronto, Jess, sei sveglia?”- mi chiede con la sua vocina.
-“Si, scusa Kira, dimmi.”-
-“Ti ho chiesto se hai già in mente qualcosa da mettere per stasera.”-
-“No nulla, non penso che verrò alla festa.”-
-“Come no?”- mi chiede sorpresa.
-“No, non mi piace molto l’ambiente piscina. Poi sai... tanti ragazzi ubriachi, che sai, magari qualcuno..”-
-“Jess, che c’hai? Perché non vuoi più venire?”-
-“Nulla, sul serio. Ansi, sai che ti dico? Ci vengo e mi divertirò come una matta.”-
Mi guarda con gli occhi sgranati, leggermente incredula.
-“O-ok, come vuoi tu, fai bene.”- sono le uniche cose che dice, prima che arrivi finalmente il nostro turno.
 
Gli altri sono andati in palestra a vedere il secondo round della partita di beneficenza, io invece, sono rimasta seduta sul cofano della mia macchina, nel parcheggio della scuola, a parlare con delle ragazze del corso di filosofia.
Tutto d’un tratto, si dileguano tutte e tre, incollandomi una scusa stupida: quella di dover andare in bagno a sistemarsi il trucco.
Si, certo.
Rimango ferma a guardarmi intorno, vedendo centinaia di ragazzi ridere e divertirsi, mentre io, sono qui da sola a fare nulla.
Afferro il telefono, nella speranza di trovare qualcosa di interessante sui social, ma una persona mi si piazza difronte facendomi ombra.
Alzo lo sguardo, per vedere chi sia e vedo uno Stiles sorridente.
-“Ehi, tutto ok?”- mi chiede puntandomi un indice in fronte, per farmi distogliere lo sguardo dal telefono.
Lo metto in tasca, mi metto i capelli dietro le orecchie e sospirando cerco di sorridergli il meglio possibile.
-“Si, certo, tu?”-
Prende posto accanto a me e iniziamo a parlare del più e del meno.
-“Con chi hai intenzione di andare alla festa stasera?”-
-“Non saprei, penso con Isaac, tu? Sei riuscito a trovare qualcuno?”-
-“In realtà si, è una ragazza del secondo anno, molto carina e simpatica. Si chiama Britney.”-
-“Interessante.”- la mia faccia assume un’espressione a dir poco unica. Ho la fronte aggrottata, un sopracciglio inarcato, le labbra curve verso il basso e fisso la luce del sole strizzando gli occhi, pensando alla puttanella bionda.
-“Ti vedo strana, cos’hai Jess?.. Cos’hai veramente!”-
Scuoto la testa, per poi affondare il volto nella piega del suo collo, inspirando il suo buonissimo profumo.
-“Ehi, così mi spaventi, tirati su e parliamone.”- mi dice dolcemente, mentre mi accarezza i capelli.
-“Non voglio venire alla festa stasera.”- la mia voce sembra quasi metallica, soffocata dalla vicinanza della mia bocca alla sua maglietta.
-“Perché?”- mi chiede atono, senza darmi segno di alcuna emozione.
-“Perché non voglio… Isaac non mi sta molto a genio.”-
-“Trova qualcun altro! Chiedi a Liam.”-
-“Malia mi ucciderebbe.”-
-“Vero. Chiedi a qualche matricola, ci sono molti carini.”-
-“Stiles, scherzi? Io ci voglio venire con te, non con Isaac, non con Liam, né con nessun’altro.”-
Inizia a ridere e si solleva in piedi, portandomi su con sé.
-“Ovviamente ci verrai con me.”- dice, mentre mi porta una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-“E Britney?”-
-“Le avevo già detto di no, volevo vedere cosa mi avresti detto.”-
-“Idiota..”- mi stringo a lui, tenendo le mani strette alla sua maglietta, poggiano la testa sul suo petto.
-“Va meglio?”- mi chiede mozzando una risata.
-“Decisamente direi.”-
-“Ti va di fare un salto al campo? Voglio vedere a che punto siamo con la partita.”- mi accarezza la schiena, riscaldandomi.
-“Certo, andiamo.”- mi stacco dall’abbraccio, rimetto tutto nella borsa e fianco a fianco ci avviamo verso il campo di lacrosse.
Stiles inizia a dirmi che forse dovremmo avvisare gli altri, che sono dentro la scuola, per vedere l’altra partita, ma ad un certo punto è come se notassi qualcosa, che mi fa un brutto effetto.
Ero intenta a togliermi dal viso i capelli che mi erano scesi davanti, quando poco lontano da noi, vedo i due ragazzi di questa mattina. In piedi, serissimi, che mi seguivano con lo sguardo man mano che mi allontanavo.
Ho la pelle d’oca, è brutto quando la gente ti fissa.
-“Stiles, quei due mi stanno guardando male.”- mi stringo al braccio del ragazzo, facendolo voltare verso la loro direzione.
-“Cristo. Ma che gli hai fatto?”-
Gli racconto l’episodio di questa mattina e lui sembra volermi prendere a schiaffi per la mia ignoranza.
-“Cazzo Jess, non sono nemmeno studenti di questa scuola, non li ho mai visti prima d’ora.”-  mi rimprovera lui mentre prendiamo posto sulle panchine.
-“Senti, se l’avessi saputo, non l’avrei fatto, ma c’è qualcosa di strano, non mi convincono così tanto.”-
-“Cosa intendi?”-
-“Non so, voglio capirlo. Aspettami qui.”- faccio per alzarmi e lascio di mia spontanea volontà la borsa accanto a Stiles.
Mi volto, per uscire dagli spalti, ma sbatto contro qualcuno.
-“Maledizione scusami.”- mi massaggio la fronte, per poi sollevare lo sguardo e vedere i loro volti, così inquietanti e identici. –“O merda.”-
Quello a cui ho urtato la moto, mi afferra malamente per un braccio, strattonandomi e portandomi via.
Stiles ci raggiunge in un batter d’occhio subito dopo aver lasciato la mia borsa nelle mani del telecronista.
Il gemello buono si volta e lo afferra per il colletto della maglietta.
-“Tu sta zitto e muoviti.”- lo intimorisce, strattonandolo a sua volta.
Ci portano verso l’insegna della scuola, dove non c’è nessuno che possa vederci.
Non so nemmeno io come, l’insegna lascia spazio ad un seminterrato sconosciuto da tutti.
Io e Stiles ci lanciamo uno sguardo d’intesa, come a dire “cos’è quest’assurdità?”, per poi venir scaraventati all’interno. 

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Capitolo 12
*** Scambi ***


SCAMBI
I gemelli non ci danno il tempo di parlare che ci legano a due sgabelli bassi, mettendoci di spalle l’uno con l’altro. Il ché peggiora la situazione, perché non posso nemmeno cercare una consolazione negli occhi di Stiles.
-“Sarebbe carino da parte vostra, per lo meno presentarvi.”- dice Stiles a denti stretti, cercando di liberarsi dalle corde che ci tengono fermi.
-“ Ethan”- dice uno.
-“Aiden”- continua l’altro.
-“E chi è lo stronzo di stamattina tra i due? Non riesco a riconoscervi molto bene.”- chiedo scontrosa io, buttando giù una frecciatina.
Capisco che quello antipatico è Aiden, perché il suo gemello, lo guarda sorridendo e lui sembra quasi ringhiare.
-“Cosa volete da noi?”- chiede Stiles, arrendendosi.
-“Da te nulla, da lei solo una cosa.”- risponde Aiden guardandoci con la coda dell’occhio.
-“Cosa.”- chiedo io, severa.
-“Il tuo potere.”- Aiden tira fuori gli artigli, mostrandoci gli occhi rossi.
Me li punta al collo, immobilizzandomi, mentre Stiles impreca ad alta voce e gli intima di lasciarmi stare, mentre  io muoio dalla paura.
-“Verranno a cercarvi e vi troveranno. Scott è intelligente. Ma prima di quel momento voglio il tuo potere.”-
-“Dimmi a cosa ti serve.”-
-“Non serve a me, serve al mio capo.”-
-“Ma sei un alpha.”-
-“L’alfa degli alpha lo vuole e lo avrà. A meno che tu non voglia perdere il tuo amichetto.”-
-“Datemi tempo fino a domani, ve lo giuro. Lo farò.”-
-“No, stasera o Stiles muore.”-
-“Non dovete sfiorarlo intesi? E’ una cosa che riguarda me e voi, lui non centra niente.”- sputo severa rivolgendomi ai due gemelli.
-“Aiden aspetta, lei ha ragione. Datele tempo fino a domani, stasera c’è la festa della scuola, domani ne parleremo.”- interviene Stiles.
-“Parlare di cosa? Lei ha accettato: domani ci consegnerà il suo potere senza che tu faccia una brutta fine.”-
-“No, non lo farà. ”-ribatte Stiles.
-“Lasciateci un attimo da soli per favore.”- Aiden non sembra essersi convinto alle mie parole. –“Sei un lupo mannaro, puoi ascoltare comunque. Accontentami e porta il culo fuori da qui per due minuti per favore.”- gli dico con voce seria.
Lui e suo fratello , se ne escono, lasciando me e Stiles finalmente soli.
-“Jess non lo fare, ti prego.”-
-“Stiles, devo farlo, non posso lasciare che ti uccidano per uno stupidissimo potere.”-
-“Ricordati delle parole di Deaton, ne devi essere orgogliosa, è un dono, non darlo via per me.”-
-“E’ una decisione che spetta a me.”-
-“Tu decidi male, lo fai solo per te stessa.”-
-“E cosa dovrei  fare allora? A te non ci rinuncio, sia chiaro. Fattelo entrare bene in mente Stiles, io non ti lascerò mai. Un conto è perdere un potere..”-
-“Un conto è perdere me. Jess, esistono miliardi di persone al mondo, cosa faresti se ci tenessi così tanto ad ognuna di loro? Daresti la vita e cos’altro?!”-
-“Per 7 miliardi di persone qualsiasi no, ma per te si.”-
-“Jess non dire cazzate.”- sento un pizzico di amarezza nella sua voce, il chè mi fa agitare.
-“Stiles smettila. Cosa ti fa pensare che non ci tenga a te. Sei una persona unica e ti..”- per un momento mi fermo. –“Ti voglio un bene dell’anima, non lascerò che ti uccidano per un potere che non desidero nemmeno avere.”- sbotto tutto d’un tratto, innervosita dal suo comportamento.
Aiden e Ethan rientrano, ci liberano e si raccomandano per l’ultima volta.
-“Ci vediamo alle quattro. Subito dopo la festa. Nel bosco. Non portate il branco.”- dice serio Aiden prima di strattonarci vicino all’entrata della scuola e chiudere quel passaggio segreto.
Non appena i due si dileguano, colgo l’occasione per abbracciare forte Stiles.
Mi ci butto sopra, avvinghiandomi e stringendo la presa, sollevandomi sulle punte dei piedi per essere della stessa altezza.
Di ricambio lui mi stringe forte a sé e mi lascia un bacio sulla spalla.
L’arrivo di Scott, ci fa sfortunatamente staccare all’improvviso.
-“Ragazzi, ma che fine avevate fatto? Sono due ore che vi cerchiamo.”- sbuffa uno Scott forse contento di rivederci.
-“Dove sono le ragazze?”- chiedo io.
-“Nella mensa. Va pure da loro se vuoi, io devo parlare un attimo con lui.”- mi risponde il moro, sorridendo.
-“D’accordo, ci vediamo dopo… Stiles ma la mia borsa?”- gli domando curiosa.
Si gratta la nuca e ride. –“ ce l’ha il telecronista.”-
-“Oh cavolo!”- mi metto a correre, mentre i due si crepano dalle risate.
Recupero la borsa e vado dalle ragazze, che sono riuscite ad entrare di nascosto nella mensa per mangiare qualcosa.
-“Bentornata.. pensavamo vi foste persi.”- mi dice Allison porgendomi un piattino con dell’insalata di riso dentro.
-“No, tutto apposto, tranquille.”- le rispondo col fiatone, prendendo posto su una panca.
-“Cambiando discorso… voi avete trovato il vestito per questa sera?”- chiede Lydia, aspettandosi un gioioso “si” di gruppo. Ma a parte Kira e Malia, nessun’altro ne ha trovato uno giusto.
-“Io proporrei di saltarci le prossime due ore e andare al centro commerciale, considerando la situazione in cui ci troviamo.”- propongo, notando le loro testoline, fare su e giù per acconsentire.
Così, ritorniamo al parcheggio e ci mettiamo tutte e cinque nella mia macchina, con Kira dentro il bagagliaio.
Arriviamo al centro commerciale e subito ci dividiamo per cercare ognuna qualcosa da mettere, tranne Kira e Malia, che fanno da porta abiti a Lydia.
Adocchio un bellissimo vestitino corto, con le paillettes dorate e argentate, con le maniche trasparenti… ed è subito amore. Lo provo e mi calza alla perfezione, ok è quello giusto. Vado in giro per cercare un bel paio di scarpe nere e trovo un decollete a punta, col tacco alto. Ci sta alla perfezione.
Mentre sono alla cassa per pagare mi rendo conto della presenza di un paio di orecchini a forma di cerchio dorati.
-“Prendo anche quelli!”- dico alla commessa, che li aggiunge nella busta.
Tutto sommato, ho impiegato tre quarti d’ora, ma li ho sprecati bene.
Raggiungo Allison e la aiuto a trovare un abito adatto a lei.
Le consiglio un abito viola in chiffon, con lo scollo a cuore e un’unica bratellina di voilant. Le veste divinamente, poi con quei suoi capelli scuri… Scott stasera sverrà non appena la vedrà.
Tutte e quattro raggiungiamo Lydia, che se ne esce dal negozio, con un bustone enorme.
Ha comprato un abito tutto rosso, in pizzo, lungo.
-“Saggia decisione direi!”- dice Allison leggermente spaventata e insicura.
-“Penso che ti stia benissimo!”- esclama Kira per poi avviarsi verso la mia auto.
Torniamo a scuola e il poco tempo che rimane lo trascorro con Isaac a commentare e farmi spiegare le varie azioni dei giocatori di lacrosse, rimanendo sempre fredda e distaccata dopo quello che ha combinato ieri; mentre gli altri parlano della serata.
 
-“Allora ci vediamo più tardi ragazzi. A che ora facciamo?”- chiede Malia stringendo sotto braccio Liam.
-“Se vi va, alle nove ci incontriamo tutti a casa mia e da lì andiamo in piscina.
Va bene per tutti, così ognuno se ne va a casa propria per riposarsi ed aspettare la sera.
Torno a casa, e mi butto sul letto, prendendomi la responsabilità dei miei impegni e fregandomene assolutamente. Mi addormento di botto.
 
Il cellulare che squilla, mi fa risvegliare in malo modo, perché scatto su e rispondo senza nemmeno controllare chi sia.
-“Jess, volevo avvisarti che ci porta Jackson alla festa. Arrivare con la jeep non sarebbe proprio il massimo.”- una voce metallica, ma nonostante tutto, familiare esce dall’altoparlante del mio telefono.
Scoppio a ridere, fragorosamente, immaginando la sua faccia.
-“D’accordo, nessun problema Stiles. Ci vediamo dopo.”- chiudo la chiamata e controllo l’orario.
*Diamine sono già le sei e mezza!*- sbarro gli occhi e mi precipito in bagno sotto la doccia.
Cerco di sbrigarmi, per non far aspettare né Jackson, né Stiles.
Lascio i miei capelli color rame scendere lungo tutta la schiena, sciolti, al naturale, arricciandone solo le punte per dare un po’ di movimento, creando dei bellissimi boccoli, indosso il vestito, mi trucco per benino e indosso le scarpe nuove.
*Direi che ce l’ho fatta!*- inizio a parlare da sola, scendendo in cucina e prendendo il telefono per chiamare Lydia.
-“Siamo sotto casa tua, Jackson stava per suonare!”- mi dice la sua voce squillante, prima di chiudermi il telefono in faccia.
Esco fuori casa, chiudendomi il portone alle spalle.
Jackson suona il clakson, non appena mi nota e mi abbaglia con i fari della sua splendida auto, facendo impazzire Lydia, che le è seduta accanto.
Il ragazzo spegne l’auto ed entrambi scendono, per venire a salutarmi.
-“Tesoro, ma sei uno schianto!”- mi corre incontro Lydia sorridendo.
-“Senti chi parla..”- la guardo a bocca aperta. Effettivamente è un po’ esagerata per una festa in piscina, ma quest’abito rosso le dona una meraviglia.
-“Stupenda, vero?”- Jackson le cinge un fianco, attirandola a sé, per poi iniziare a baciarla con foga proprio davanti ai miei occhi.
*ORA VOMITO!*- penso tra me e me, voltandomi con discrezione.
L’arrivo di un’auto ci fa sobbalzare.
E’ arrivato Isaac.
Con lui ci sono anche Liam, Malia e Kira.
Le ragazze sono un incanto.
Malia è stretta all’interno di un carinissimo vestito azzurro, mentre Kira sembra splendere di luce propria all’interno di un vestitino bianco.
-“Oh cavolo!”- esclamo stupita io, vedendole.
-“Cosa vedono i miei occhi!”- continua Lydia dirigendosi verso le ragazze quasi saltellando sui suoi tacchi rossi.
Iniziamo a farci i complimenti e a ridere insieme, come solo le ragazze sanno fare, finché qualcuno non mi strattona via malamente.
-“Isaac, ma che ti prende?”- gli chiedo infastidita.
-“Volevo chiederti scusa per ieri. Mi sono intromesso, visto che mi avevi parlato male di Stiles e vedendo che insisteva, non ho potuto fare a meno di baciarti.”- mi spiega velocemente a bassa voce.
-“Tranquillo, l’importante è che hai capito qual è la situazione. Oltre che ad essere amici, tra me e te, probabilmente non ci potrà essere mai nulla. Perché siamo troppo diversi: tu sei serio, io sono tutta scherzi e risate, tu daresti la vita per vedere qualcuno morire, io darei la mia per vederlo sopravvivere, tu sei schietto e freddo, io sono più calma ed ho anche molto più tatto di te.”- nonostante le mie parole, siano scoraggianti, mi fa piacere vederlo sorridere nonostante lo stia esplicitamente friendzonando. Gli aggiusto il colletto della camicia e gli do un piccolo abbraccio.
-“Grazie Jessica.”- mi da una piccola pacca sulla schiena per poi staccarsi dalla mia stretta.
L’arrivo nello stesso momento, della jeep azzurra e dell’inconfondibile moto di Scott, ci fanno voltare di scatto.
Stiles parcheggia proprio difronte casa mia, per poi scendere dalla sua amatissima Jeep insieme ad Allison.
Scott invece, parcheggia proprio ai nostri piedi, facendoci indietreggiare.
-“Allora, siamo pronti?”- ci chiede sorridendo, togliendosi il casco.
-“Aspettate. Sul serio avete intenzione di andare ad una festa con quei rottami?”- chiede Jackson indicando schifato la moto di Scott e l’auto di Isacc.
-“Perché tu hai un’idea migliore?”- gli chiede freddo come sempre quest’ultimo.
-“Ovviamente.”- gli risponde tirando fuori dalla tasca, il cellulare. Compone velocemente un numero di telefono e chiama. –“Si Stewart, muoviti.. ti aspettiamo, ciao.”- chiude la telefonata e lo guardiamo perplesso.
-“Quindi?”- chiede Allison avvinghiandosi a Scott.
-“State a vedere.”- dice il biondo, sorridendo beffardo.
In lontananza vediamo arrivare una limousine bianca, proprio difronte casa mia.
Tutti rimaniamo a bocca aperta iniziando a sognare e a farci viaggi mentali.
-“Si prega di non toccare, ma di accomodarsi dentro e basta.”- dice severo il signore dentro l’auto. Probabilmente deve essere il famoso Stewart con cui parlava al telefono.
-“Sei un grande, amore.”- Lydia gli lascia un veloce bacio sulle labbra.
-“E’ diverso tesoro, siete voi i poveracci.”- a questa sua battuta tutti iniziamo a ridere.
Ci sediamo all’interno dell’immensa macchina, pronti a partire.
-“Aspettate, dov’è Stiles?”- chiedo leggermente allarmata. 

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Capitolo 13
*** La festa di inizio corso ***


La festa di inizio corso
Tutti fanno spallucce e rimangono in silenzio, così mi alzo ed esco nuovamente fuori, andando verso la Jeep.
Vedo Stiles che mi da le spalle, frugando sotto i tappetini della sua auto, imprecando stizzito.
-“Stiles, che stai facendo?”- gli chiedo, mentre mi avvicino.
Fa uno scatto, non avendomi sentita arrivare e si volta bruscamente.
Anche io faccio un piccolo balzo, non aspettandomi quella sua reazione.
Mi guarda spaventato, prima di capire che sono io. Mi squadra da testa a piedi, rimanendo in silenzio.
Cerca di dire qualcosa, mentre mi tiene gli occhi puntati sopra, ma nessuna parola esce dalla sua bocca.
Probabilmente per lo stupore, o forse perché gli ho fatto prendere un infarto.
Inizio a ridere fragorosamente andandogli incontro. Lo abbraccio forte, lasciandogli un bacio sulla guancia.
-“Che aspetti, manchi solo tu.”- gli chiedo, dopo essermi allontanata.
-“Non trovo le chiavi di casa, maledizione.”- risponde nervoso continuando a controllare dentro i pantaloni.
-“Dormi a casa mia, ok? Non possiamo tardare.”- lo afferro per una mano e lo tiro verso la limousine.
Appena lo vedono, tutti iniziano a fischiare, prendendolo in giro.
Lui ride e prende posto proprio accanto a me.
Durante il tragitto non faccio altro che parlare con Kira, finché quest’ultima non si mette a parlare con Isaac e Scott.
Rimango in silenzio per un po’, euforica, per la serata. Osservando ogni singolo centimetro di quella meravigliosa auto.
Qualcosa però distoglie la mia attenzione, all’improvviso.
La mano fredda di Stiles si poggia sulla mia gamba, facendomi sussultare.
Sento il viso avvampare, per la vergogna, ma nonostante tutto mi fa piacere. Noto con la coda dell’occhio il suo sguardo indeciso, mentre con la mano sale sempre più su, fino ad accarezzarmi il ginocchio; così faccio l’indifferente, e l’unica cosa che mi viene in mente è di poggiare la testa sulla sua spalla.
Sul suo viso, noto formarsi un bellissimo sorriso rilassato e il che mi piace ancora di più.
 Per il resto del tragitto rimaniamo così, immobili. Senza parlare. Senza nessuno che ci disturbi.
Quando arriviamo, però l’atmosfera che si era creata, si distrugge. O meglio, sono io a distruggerla.
Mi alzo velocemente e con uno scatto lui tira via la mano, rimanendo seduto per qualche secondo.
Notando questo suo movimento, inizio a maledirmi e a tirarmi schiaffi mentalmente.
Lydia mi si avvinghia, cercando un aiuto per fare quei maledetti dieci scalini che ci separano dall’entrata della villa in piscina senza pestarsi l’abito.
La casa, non so precisamente di chi sia, ma deve avere sicuramente un sacco di soldi, per permettersi certi lussi.
-“Più ricca di Jackson.”- dico ironica a Lydia, che scoppia a ridere prima di notare l’occhiataccia dal fidanzato.
-“Andiamo a bere qualcosa?”- chiede Liam.
Tutti annuiamo addentrandoci nella folla.
Arrivati al bancone, Liam ordina per tutti, facendo spazientire chi invece è in fila per prendere un'unica bevanda.
Dopo aver fatto rifornimento con un bel drink alcoolico, le ragazze ed io ritorniamo fuori per ballare e divertirci.
Iniziamo a divertirci come matte e a muoverci sensualmente, senza sfociare però nel volgare.
Lydia muove i fianchi come solo lei sa fare e molti ragazzi non possono fare a meno di notare il suo fondoschiena. Malia e Kira fanno dei passi uguali, come stessero ballando un ballo contemporaneo. Allison muove lentamente i piedi, vergognandosi leggermente ed ogni tanto agita le braccia in aria. Io invece shakero le spalle, alternando questi piccoli movimenti indiscreti a risate.
Ad un certo punto, quasi leggendoci nella mente, ci disponiamo tutte in fila, una accanto all’altra. Allison ed io ci mettiamo di spalle e ci muoviamo lentamente, sorridendoci, attirando l’attenzione di alcuni ragazzi lì vicino. Kira e Malia ci seguono a ruota, mentre Lydia si ritrova senza nessuno su cui “strusciarsi”.
-“E io che sono, il terzo in comodo?”- fa per chiederci, mettendo le mani sui fianchi, mentre noi altre scoppiamo a ridere.
Vediamo i nostri “ragazzi” osservarci con un sorrisetto perverso, proprio difronte a noi.
Smettiamo subito di ballare e ci ricomponiamo. Anche loro sono disposti in fila, mentre ci osservano e vestiti tutti eleganti come sono, sembrano una squadra di agenti segreti.
Il che mi fa ridere, a crepa pelle.
Liam punta i suoi dolcissimi occhi azzurri, su Malia, facendola imbambolare. Scott fissa con gli occhi a forma di cuore la sua amatissima Allison, Jackson sembra avere scritto in fronte “Lydia ora ti scopo” e Stiles, sorride semplicemente, guardandomi divertire. Forse sono sempre stata così seria e rigida, che gli sembra un evento epocale vedermi rompere le regole e mandare tutto a fanculo.
Il bello è tutto questo mi fa sentire maledettamente bene, mi fa dimenticare che sto mentendo ad ognuno di loro fatta eccezione di Stiles, che è mio complice. Che li sto nascondendo di dover rinunciare al mio potere per la vita del ragazzo. Ma è così che deve essere. E’ così che andrà e nulla mi potrà fermare. Io a Stiles ci tengo troppo, non lo lascerei mai. Mai!
Mi perdo un attimo in questo pensiero, poi mi avvicino ai ragazzi, seguita dalle altre.
-“Andiamo a farci una foto?”- chiedo felicemente al gruppo, indicando il fotografo intento a scattare alcune foto agli studenti.
Tutti sembrano scocciati alla sola idea, finché non gli inizio a pregare, scongiurandoli di accontentarmi.
-“Vi prego, tutti insieme, dai..”- molleggio sui piedi, per farmi notare meglio finché Scott non accetta, trascinando con se tutta la comitiva.
-“Scusi, ci può scattare una foto?”- chiede Lydia, con la sua voce squillante.
L’uomo ci dice di stringerci, e si allontana leggermente per prenderci tutti quanti.
Ci fa l’ok, dopo aver scattato la foto e facciamo per allontanarci. Ma Lydia lo blocca, afferra Stiles per la camicia e lo porta davanti al signore che la guarda confuso.
-“Fanne un’altra solo a loro, per favore.”- gli dice sorridente.
Io non avevo ascoltato, né visto nulla, mi spavento infatti, non appena la rossa mi afferra il polso e mi riporta indietro da Stiles.
-“Lydia!”- la ammonisco, sgranando gli occhi, diventando leggermente rossa.
-“Su, girati e fatti fare la foto!”- scuote le mani e mi volto.
Stiles mi cinge i fianchi con un braccio avvicinandomi a sé, io invece stringo il braccio intorno al suo collo.
Dopo esserci messi in posa, sorridiamo all’obiettivo e il flash ci acceca.
L’uomo controlla che la foto sia uscita bene, dopo di che solleva nuovamente il pollice in su.
-“Bella coppia ragazzi.”- a queste sue parole Stiles rimane immobile e ride sguaiato, mentre io mi irrigidisco e sgrano gli occhi, arrossendo di botto.
-“No, noi non stiamo insieme.”- gli chiarisco, prima di vedere l’uomo ridere di gusto, per la mia espressione.
Stiles si volta e continua a ridere, mentre mi prende la mano, per tornare dagli altri.
-“Cosa ridi, che figuraccia.”- gli dico con un po’ di imbarazzo nella voce.
-“Non ti faccio fare mica brutta figura..”- si indica il petto con le mani e solleva le sopracciglia.
-“No, infatti. Sono felicissima di avere il modello più rinomato di Abercrombie accanto.”- stringo le labbra, puntando gli occhi al cielo.
Mi da un leggero pugno sulla pancia, delicatamente, senza farmi male. Ricomincia a ridere, facendo però l’offeso.
-“Che sei stronza.”- si gratta la fronte, mentre sollevandogli la mano, che ancora tenevo stretta nella mia, gli lascio un piccolo bacetto sulle nocchie.
-“Non volevo offenderla, mi scusi signore.”- faccio una voce finta e lui ride e ride.
Porto la testa indietro, ridendo a mia volta, finché non mi avvicina a sé, tenendomi stretta per la schiena con un braccio.
Questo scatto improvviso, mi fa quasi rompere l’osso del collo e arrivo veloce davanti al suo viso, dandogli una testata.
E siamo a due. Ho rovinato per la seconda volta, un bellissimo momento.
Lui si acciglia, massaggiandosi la zona dolorante.
-“Merda.. scusami Stiles.”- i suoi occhi sono coperti dalla mano, che tiene coperto anche mezzo volto, impedendomi di guardarlo.
Piego leggermente le ginocchia, avvicinandomi il più possibile al suo viso, cercando di vedere qualcosa.
Lui continua a deviare lo sguardo, facendomi innervosire.
-“Togli questa mano e fammi vedere!”- dico con voce stridula, afferrando la sua mano fredda.
Scoppia a ridere, alzando il dito medio.
-“Sei un idiota Stiles, lo giuro.”- sono un po’ stizzita, infondo mi aveva fatta spaventare, però non riuscivo a non ridere, vedendolo contorcersi dalle risate.
-“Ehi, mi hanno detto che sopra ci sono dei divanetti con l’open bar… andiamo?”- chiede Malia euforica.
Tutti annuiamo e la seguiamo.
Ci porta quasi all’entrata dell’enorme villa e ci fa strada lungo una scala di pietra a chiocciola che porta su un terrazzo.
-“Cavolo, ma è bellissimo qui sopra!”- esclama Kira con gli occhi che brillano.
-“Non avete visto ancora qui!”- una Lydia, che si era leggermente allontanata, attira la nostra attenzione su una piccola piscinetta illuminata dalle luci artificiali.
L’espressione sui nostri volti, è la stessa di poco prima.
-“Facciamo il bagno?”- chiede Malia guardandoci maliziosa.
-“Ma che, sei pazza?”- le risponde Lydia contrariata.
-“Nessuno ci vedrà, cosa potrebbe mai succedere?”- interviene Jackson iniziando a spogliarsi.
Tutti lo fissiamo, finché non rimane in boxer e si cala lentamente in acqua.
-“E’ fantastico ragazzi, non potete nemmeno immaginare.”- urla euforico guizzando come un pesce.
-“Fanculo, io raggiungo Jackson. Chi entra con me?”- fa per dire Malia.
In breve tempo sono quasi tutti in piscina, fatta eccezione per me, Liam e Lydia.
Mentre loro nuotano come bambini in una piccola piscinetta, noi ci rimpinziamo di alcoolici vari.
1,2,3..6 cicchetti di vodka e sono quasi del tutto andati.
Io mi sono fermata al discreto numero di 3, per evitare di stare male, come loro.
Liam si precipita dalla parte opposta del balcone insieme a Lydia, pronti a vomitare tutto. Io, invece, mi stendo comodamente sui divanetti e chiudo gli occhi per breve tempo.
Stavo sonnecchiando in santa pace finché qualcosa di strano mi fa svegliare ed aprire gli occhi di scatto.
Sento delle goccioline cadermi sulla faccia e bagnandomi la guancia.
Apro gli occhi velocemente, stranita.
Mi ritrovo uno Stiles completamente bagnato che mi osserva.
Mi sollevo di scatto facendolo indietreggiare.
-“Che fai?”- chiedo leggermente infastidita.
-“Nulla, ti stavo solo osservando.”- si giustifica, scuotendo i pantaloncini da bagno.
-“E disturbi il mio sonno, solo per osservarmi? E poi.. dove gli hai trovati quelli?”- indico i pantaloncini blu elettrico che gocciolano acqua.
-“Ce li ha portati un ragazzo. Aveva capito che stavamo facendo il bagno e ci ha portato i costumi del fratello di Rebeka.”-
-“Chi è Rebeka?”-
-“La proprietaria di casa.”- finisce di dire per poi accomodarsi accanto a me, bagnando il divanetto.
-“Eddai Stiles, così mi bagni il vestito però!”- mi lamento cercando si scostarmi leggermente.
-“Accompagnami dentro, mi cambio e usciamo di nuovo, voglio parlarti di una cosa.”- mi dice, afferrandomi la mano e tirandomi dietro di sé.
-“Ehi dove andate?”- urla Scott da dentro la piscina, attirando la nostra attenzione.
-“Dentro. Mi asciugo e torniamo, lei viene con me.”- urla di rimando Stiles, ricevendo un cenno di consenso dal migliore amico come risposta.
Io tengo nelle mani i vestiti e le scarpe di Stiles, mentre lui, mi fa strada dentro casa di Rebeka alla ricerca del bagno.
Mentre girovaghiamo per i corridoi, mi volto indietro iniziando a ridere.
-“Stiles stai bagnando per terra.. guarda lì!”- lui si volta e inizia a ridere, divertito, mentre i capelli bagnati, fanno scendere delle goccioline sul suo viso.
Apre una porta bianca e fa un sospiro di sollievo vedendo che si trattava proprio di quello che stavamo cercando.
-“Ecco il bagno, finalmente. Entra!”- mi tira all’interno, mentre lo guardo stranita.
-“Devo rimanere dentro?”- gli chiedo leggermente scossa.
-“Si, perché?”- ha il fiato corto, è leggermente nervoso, e affannato, mentre cerca degli asciugamani con cui asciugarsi.
-“Nulla..nulla.”- dico lentamente posando i vestiti su una mensola.
Si inginocchia davanti ad un mobiletto basso, cercando anche il phon. Mi passa due grandi asciugamani bianchi, mentre frettolosamente cerca l’asciugacapelli.
Mi seggo sul bordo della vasca, mentre lo guardo cercare accanito quel maledetto aggeggio.
Mentre lo guardo, non posso fare a meno di notare che trema.
Sbatte i denti velocemente e respira in modo affannato.
Anche le mani gli tremano ed ha tutta la pelle accapponata.
-“Stiles, ma stai tremando.”- mi alzo e gli vado incontro.
-“No, no.. dove cazzo ce l’hanno quel maledetto phon!?”- mi risponde leggermente seccato.
-“Stiles, levati, cerco io, tu copriti.”-
Lui scuote la testa, iniziando a tirare fuori tutto.
Ha la pelle e i capelli bagnati e dentro casa fa stranamente fresco.
-“Stiles..calmati, fai cercare me!”- continuo con calma mentre tengo un asciugamano tra le mani, pronta a porgerglielo.
-“No, devo trovarlo. Mi sento un idiota! Come posso non trovare un oggetto in un posto così piccolo?”- dice innervosito tremando sempre di più. Le labbra diventano sempre più violacee e al ché inizio a spaventarmi.
-“Stiles, stai morendo di freddo, sei un pezzo di ghiaccio, ti prego copriti.”- lo scongiuro, sfiorandoli la spalla nuda.
Continua imperterrito a frugare nel mobile marrone.
Adesso basta.
Sferro un calcio all’anta del mobiletto, facendola chiudere, prima che Stiles possa cercare nuovamente di tirare fuori altra roba.
Mi guarda accigliato.
Mi levo le scarpe, anche perché mi iniziano a far male i piedi. Le lascio in un angolino, mentre lui continua ad osservarmi con un espressione mista tra l’arrabbiato e il confuso.
Prendo un telo bianco e glielo poggio sulle spalle.
Lui sbuffa sonoramente, cercando di toglierselo.
Ci poggio una mano sopra e mi inginocchio accanto a lui.
-“Prova a togliertelo e ti uccido.”- lo minaccio puntandogli il dito contro.
Prendo anche un altro telo candido e inizio a strofinargli i capelli corti e zuppi, cercando di tamponare e levare l’acqua in eccesso.
-“Jess, smettila per favore. Col phon faccio prima.”- si alza in piedi , facendo cadere l’asciugamano per terra e aprendo un mobiletto attaccato al muro.
Sono ancora inginocchiata per terra quando lo vedo scoprirsi nuovamente e frugare nei cassetti. Mi sollevo di stacco e mi metto in mezzo.
Occupo lo spazio che c’è tra il mobile e il suo corpo ancora umido, impedendogli di trovare quel maledetto aggeggio.
-“Levati Jess, muoio di freddo.”-
-“Appunto, fammi finire il mio lavoro e poi potrai continuare la tua ricerca.”-
Fa per scostarmi, ma lo blocco. Mi rimetto nuovamente davanti a lui, gli poggio una mano sulla spalla nuda e gli do una leggera spintarella.
-“Non fare la bambina Jess, ti prego fammi asciugare in santa pace.”- mi dice a voce bassa, scongiurandomi.
La bambina? Non ha capito proprio nulla.
Fa per avvicinarsi, ma applicando maggiore forza, sfruttando il mio potere, lo spingo a terra facendolo rimanere seduto ai miei piedi.
Lo osservo dal basso, abbassandomi leggermente la gonna del vestito, che era salita un po’.
-“Non sono una bambina.”- gli dico facendo la finta dura, facendo un sorrisetto compiaciuto.
Lui sorride di rimando, ma nel suo sorriso, noto un non so chè di malizioso. E non mi sbaglio.
Passa a guardarmi dalla caviglia a metà coscia. Noto questo suo sguardo e mi irrigidisco leggermente, ma provo ad immaginare cosa potrà succedere e sono sicura che mi piacerà.
-“No, infatti..”- inizia a dire. Le mie gambe sono dritte e dure per la tensione, lui stringe leggermente la presa dietro la mia coscia, rimanendo in ginocchio. Si avvicina alla pelle chiara della mia gamba e ci lascia un leggero bacio. –“Non sei una bambina.”- continua poi, guardandomi negli occhi serio.
Il respiro, che fino a quel momento avevo trattenuto, lo lascio andare e provoca un leggero sospiro.
Stiles si tira su velocemente, afferrando la mia faccia tra le sue mani grandi, magre e chiare.
Poggia la sua fronte sulla mia, costringendomi a guardarlo negli occhi.
Giuro che sto per morire, quasi mi manca il respiro. Ma non voglio che si fermi.
Mi fissa per due secondi negli occhi, poi stringe la presa alla mia faccia e mi bacia.
Un bacio leggero, semplice, a stampo. Ci stacchiamo quasi subito, fissandoci l’un l’altro.
Entrambi sorridiamo complici, per poi azzerare nuovamente la piccola distanza che rimaneva tra di noi.
Questa volta il bacio è più appassionato. Lui continua a tenermi stretta , io poggio le mie mani sui suoi fianchi umidi e freddi. Iniziamo a camminare alla ceca per la stanza, continuando a baciarci, a volte sbattendo su qualche mobile.
Continua a baciarmi con foga, portandomi verso la porta.
Mi ritrovo con le spalle al muro e la prima cosa che faccio è abbassare la maniglia per poi ritrovarci nel corridoio.
Lui fa per staccarsi, per guardarsi intorno. Non gli do tempo, non doveva staccarsi. Stringo una mano nei suoi capelli, tirandoli leggermente. Lui continua a trascinarmi verso una stanza, a volte sospirando: sia per la mancanza d’aria chè per il dolore che gli provoco, tirandogli i capelli.
Apre la porta di una camera, accende la luce e chiude a chiave, staccandomi controvoglia dalle sue labbra e dal suo corpo.
A passo svelto mi viene incontro, mi mette una mano dietro la schiena e con l’altra stringe la mia testa afferrando la parte compresa tra il collo e l’orecchio.
E’ tutto così bello, inimmaginabile, fantastico. Voglio approfondire il tutto, così stringo le mie mani intorno alla sua vita.
Continuiamo a baciarci con foga, nessuno forse ha intenzione di fermarsi.
La sua mano sale velocemente verso l’alto, inizia ad abbassarmi la zip dell’abito, facendola arrivare fino a metà schiena, poi qualche mio movimento strano, gli fa cambiare idea.
Striscio la mia mano da dietro la sua schiena, fino avanti, toccandogli con i polpastrelli affusolati gli addominali.
La sua mano scivola giù, sempre più giù fino ad arrivare al mio sedere.
Per una attimo, sembra allontanarla, ma con la mia gliela blocco proprio lì dove l’aveva messa e a questo punto lui va infondo.
O la va o la spacca.
Stringe leggermente quella parte del mio corpo, facendomi letteralmente andare il cervello in corto circuito.
Mi stacco dalle sue labbra, cominciando a baciargli la mascella, fino ad arrivare all’attaccatura dell’orecchio al collo. Lui fa un leggero sospiro, poi mi spinge sul letto, a poca distanza da noi.
Mi ritrovo stesa sul letto, con ancora i vestiti addosso. Probabilmente ancora non se la sente di spogliarmi, ma mi sta bene anche così.
Mi si butta sopra, tenendosi sollevato, poggiando le braccia all’estremità delle mie spalle. Mi bacia le labbra, le guance, la mascella, il collo.
Ad un certo punto, il colletto del vestito blocca la sua corsa. Rimane a cavalcioni su di me, si solleva e mi aiuta a sfilare la parte di sopra del vestito, la tira giù, senza scoprirmi del tutto. Mi lascia coperto il reggiseno e tutta la parte inferiore.
Ritorna poi a baciarmi: le spalle, il collo, le clavicole, il petto.
Allunga una mano e mi scopre ancora un po’.
Non pongo alcuna resistenza, mi va bene così. Lo desideravo da così tanto tempo.
Poggia le sue labbra calde sul mio petto. Lascia che il pezzo di sopra mi copra ancora, però continua a baciare ogni parte del mio corpo che si trovi nelle vicinanze.
Cala ancora un po’ il vestito, baciandomi lo sterno e le costole.
Mi vengono i brividi, lui lo capisce, perché sente la mia pelle ruvida sotto le sue labbra.
Allora si placa, mi solleva l’abito, ricoprendomi fino alle spalle, rimanendo ancora un po’ a baciarmi le labbra.
Porto una mia mano sulla sua guancia e lo costringo a guardarmi in faccia.
Ha il respiro affannato e i capelli ancora umidi, ma poco me ne importa.
-“Dimmi qualcosa.”- gli sussurro.
-“ Questo non è di certo uno sbaglio.”- mi da un bacio sulle labbra, poi torna a guardarmi. –“E’ tutto vero.”
Annuisco e lo bacio a mia volta.
 

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Capitolo 14
*** Scoperti ***


SCOPERTI
Dopo pochi istanti, lui si butta la mio fianco, stendendosi e respirando velocemente per recuperare il fiato.
Ruoto leggermente la testa, per poterlo vedere.
Ha una smorfia assurda stampata sul volto.
Ha le sopracciglia alzate, quasi avesse visto un fantasma, gli occhi sgranati e le labbra chiuse in un piccolo sorrisetto.  Entrambi iniziamo a ridere.
-“Devo averti fatto stancare proprio tanto..”- gli dico mentre gli accarezzo la pancia nuda.
Annuisce e sorride. Sarà anche stupendo ora come ora: con i capelli in disordine e bagnati, la pelle fresca e il fiatone… ma rimarrà per sempre il solito Stiles.
-“Te lo aspettavi?”- mi chiede.
-“Sinceramente no, ma se non avessi iniziato tu, l’avrei fatto sicuramente io.. magari in un altro modo, ma comunque si.”- confesso divertita e lui ride alle mie parole. –“Tu invece, te lo aspettavi?”- continuo incuriosita.
-“Aspettarmi cosa, ho cominciato io.”-
-“Appunto, avrei anche potuto reagire male.”-
-“Ma non lo hai fatto.. fortunatamente.”-
-“E se fosse successo?”-
-“Sinceramente è da alcuni giorni che ci stavo pensando. Mi sono detto ‘se non ci provo poi avrò il rimpianto’ e quindi ho rischiato. Poi ho visto come mi osservavi e mi hai provocato buttandomi per terra. A quel punto non ho saputo resistere.”-
-“Aspetta, aspetta.. adesso va a finire che ti ho provocato! E poi scusami.. come ti guardavo se è possibile saperlo?”-
-“Non fare l’innocente Jess, sulla fronte c’avevi scritto ‘ora me lo scopo’ mentre mi guardavi spogliarmi.”-
-“Ma non è vero!”- divento rossa e gli do un piccolo schiaffetto sulla guancia.
Lui riprende a ridere finché non decidiamo di ritornare dagli altri.
Ci ricomponiamo: io mi sistemo l’abito, lui si riveste da testa a piedi.
-“Torniamo dagli altri ora, non vorrei pensassero male.”- apre la porta della camera, dopo essersi abbottonato la parte inferiore della camicia, invitandomi ad uscire fuori.
Ritorniamo proprio lì sulla terrazza, gli altri sono tutti fuori, seduti sugli sgabellini in pelle difronte all’open bar ad ubriacarsi a pezza.
-“Dove eravate finiti? Eravamo in pensiero per voi!”- dice scoordinata e stonata Lydia, vedendoci arrivare alle loro spalle.
Per evitare fraintendimenti, io e Stiles ci separiamo. Lui raggiunge i ragazzi, io le ragazze e facciamo gli indifferenti.
-“No, nulla, l’ho aiutato ad asciugarsi capelli.”- dico fingendo un sorriso.
Lei si volta di scatto e indica Stiles mettendosi a ridere.
-“Ma se ce li ha ancora bagnati!”- nota lei facendo ridere anche Malia,Kira ed Allison.
-“Sarà l’umidità, forse, boh!?”- faccio spallucce e fingo.
-“Certo che Stilinski poteva stare più attento, no?”- dice Allison, anche lei ubriaca.
-“A cosa?”- le chiedo.
-“Poteva levarlo via il rossetto dal collo, non credi?”-
Sgrano gli occhi, vedendo la stampa del mio rossetto sul suo collo.
-“Già, che idiota che è.”- faccio una smorfia ovvia e gesticolo leggermente.
-“Anche tu lo sei un po però.”- interviene Malia, stringendo pollice e indice ad una fessurina minuscola.
-“E perché, scusa?”- le chiedo sollevando le sopracciglia.
-“Hai il rossetto un po’ sbavato Jess.”- mi pulisce, togliendo il residuo di colore dal mio mento.
-“Credevi fossimo così stupide? Ubriache si, sceme no però.”- continua Lydia iniziando a ridere come una pazza, coinvolgendo anche le altre.
POV’S STILES.
-“Amico dove eri finito?”- mi chiede Jackson puntandomi le mani sul petto, per sorreggersi.
-“Amico? E da quando?”- me lo scrollo da dosso e mi avvicino a Scott.
-“Stiles dov’eri, non sai che ti sei perso!”- mi dice euforico, ruotando gli occhi al cielo data la pochissima sobrietà.
-“Ero in bagno con Jess, mi stava aiutando ad asciugare i capelli.”- dico una stronzata, per evitare che si crei imbarazzo all’interno del gruppo.
-“Si certo, e pensi che me la beva una cazzata del genere… Stiles?”- mi chiede scettico e freddo Isaac, che sembra quello più sano in mezzo a tutti. Probabilmente lui ha bevuto poco e niente e ha sentito il mio battito cardiaco aumentare.
-“Sono serio Isaac, mi ha soltanto aiutato. Cosa credevi?”- gli chiedo fingendomi suscettibile.
-“Non sono ubriaco, né tantomeno stupido come loro: Malia ha appena pulito il mento a Jess che era agitatissima e aveva del rossetto fuori posto. Anche tu hai del rossetto fuori posto, sul collo, non lo avevi notato? Che sbadato, l’ingenuo Stiles.”- dice velocemente, facendomi notare tutti i dettagli.
-“Non capisco quale sia il tuo problema. Chi ti dice che sia il suo?”- mi innervosisco sempre di più. Isaac cerca sempre di essere un passo più avanti di me. Soprattutto quando si tratta di Jess.
-“Il suo profumo.”- fa un sorriso sghembo, un falso sorriso ed una smorfia seria. Sbuffo e mi allontano, senza dare nell’occhio; scendendo al piano di sotto.

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Capitolo 15
*** L'ora ***


L’ORA
Le ragazze così come i ragazzi sono tutti ubriachi, sono le tre e mezza del mattino e solo ora mi ricordo cosa mi aspetta.
Mi guardo intorno alla ricerca di Stiles, ma non lo vedo nei paraggi.
-“Isaac hai visto Stiles?”- gli chiedo.
-“No, non ne ho la più minima idea.”- mi risponde scocciato, ma lascio perdere la sua arroganza e mi reco al piano di sotto per andare alla ricerca di Stiles.
*Dove cavolo è finito?*- mi ripeto in mente, mentre sto per chiamarlo al telefono.
Sbatto su qualcuno e alzo velocemente lo sguardo, per chiedere scusa.
Davanti mi ritrovo Brett Talbot, il licantropo che ho incontrato quella sera alla festa delle gemelle. Proprio colui che sapeva tutto e che collabora con il nuovo branco di Alpha.
-“Buonasera signorina.”- mi saluta sorridendo falsamente.
-“Brett hai visto Stiles?”- gli chiedo, approfittando della sua presenza.
-“No, perché, dove devi andare a quest’ora?”- mi chiede con voce seria, con un sorriso malizioso stampato in faccia.
-“Non ti … aspetta un attimo, tu!”- gli punto un dito sul petto e lui cambia espressione, accigliandosi.
-“Che cosa..”-
-“Vieni con me.”- lo prendo per un braccio e lo porto poco lontano dall’uscita dell’enorme casa.
-“Jessica che vuoi da me?”- mi dice togliendo con prepotenza la mia mano dal suo braccio.
-“Tu sai qualcosa, vero Brett? Tu sai tutto riguardo ciò che mi vogliono fare, no?”- gli dico con un filo di rabbia e speranza nella voce.
Lui sbuffa e gira la testa, per evitare di guardarmi.
Gli prendo il mento e lo costringo a farlo.
-“Rispondimi, Brett, ti prego.”-
-“Non posso dirti altro. Mi uccideranno se lo faccio. L’unica cosa che posso consigliarti è di non farlo.”-
-“Ma uccideranno Stiles!”-
-“Dovresti fregartene di meno degli altri. Pensa di più a te stessa.”-
-“Perché dovrei scusa?”-
-“Perché se ti farai sottrarre il potere, morirai.”-
Mollo la presa e rimango senza fiato.
Non ci posso credere. Mi hanno mentito i gemelli.
-“Cosa posso fare, un rimedio c’è sicuramente.”- continuo a chiedergli sperando nella sua collaborazione.
Fa cenno di no con la testa, ma sento che mente. Lo vedo dai suoi occhi.
-“Brett, non sai nascondere bene le emozioni, dai tuoi occhi vedo che menti. Ti prego, dimmi cosa posso fare. Anche a costo del mio potere; ma voglio rimanere viva e nessun altro deve morire. Soprattutto se si tratta dei miei amici.”-
-“Vedo che te ne fotti ben poco della mia vita invece.”- dice con arroganza. Mi ricorda un sacco Isaac.
-“Non è vero. Se mi dirai come agire, obbligherò Scott e tutto il branco a proteggerti.”-
-“Non lo farai.”-
-“Lo giuro sulla mia stessa vita Brett, ti proteggeremo. E se Scott non accetterà.. beh lo farò io, a qualsiasi costo.”-
Non avrei mai pensato di provare così tanta pena per un perfetto sconosciuto. Perché in fondo, Brett, è questo ciò che è per me. Un estraneo. Ma non so spiegare nemmeno io cosa, ma sento di potermi fidare di lui, sento di doverlo proteggere, di doverlo portare via dalle grinfie degli Alpha. Ed è quello che farò.
Inizia a fissarmi con quei suoi occhi verdi, tendenti all’azzurro; prima di farli diventare dorati.
-“Allora non menti.”- dice a bassa voce. Deve aver ascoltato il mio battito ed era regolare. Infondo è vero, non sto mentendo.
-“Te l’ho detto Brett, non ti lascerò morire, ma devi aiutarmi.”-
Annuisce lentamente, poi mi si avvicina all’orecchio e inizia a spiegarmi cosa fare.
-“C’è un rimedio. Fai ciò che ti hanno detto i gemelli. Vai nel bosco con Stiles. Sono sicuro, che faranno tutto di nascosto, non si faranno vedere e quando meno ve l’aspetterete ti conficcheranno gli artigli dritti nel collo. Ti sottrarranno il potere, ma con il potere anche la vita. Non dovrebbe essere così per i lupi, ma per i profeti, come te, cambia tutto. Ti uccideranno, al meno ché un’altra creatura sovrannaturale, non ti uccida appena il potere ti viene sottratto; poco prima che insieme a quello ti venga tolta anche la vita. Capiscimi Jessica, per diventare profeti bisogna togliere il potere e l’anima. Praticamente ti devono uccidere. Porta qualcun altro del tuo branco con te e Stiles e fa’ in modo che ti uccida prima che lo possano fare loro.”- mi confida bisbigliando.
-“D’accordo…”- mi allontano leggermente, per poi guardarlo negli occhi. –“Tu verrai con noi.”-
-“Fanculo, lo sapevo..”- dice a denti stretti ruotando gli occhi al cielo.
-“Brett..”- richiamo la sua attenzione. –“Ti prego.”-
-“D’accordo, ma dobbiamo sbrigarci. So dov’è il punto di ritrovo, mi nasconderò e al momento giusto entrerò in azione, fidati di me. Ora recupera Stiles e andate.”- dice velocemente per poi iniziare a correre.
-“Brett, mi posso fidare?”- urlo per farmi sentire.
-“Abbiamo un patto io e te, io ti aiuterò, tu mi proteggerai. Credimi.”- alle sue parole annuisco, finchè non lo vedo sparire.
Rimango immobile, a fissare l’oscurità, finché la sua voce, non mi riporta alla realtà.
-“Jess, che stai facendo qui fuori?”- mi chiede allarmato Stiles.
-“Nulla, ti stavo aspettando. Dobbiamo andare Stiles. E’ giunta l’ora.”- gli sorrido amaramente, mascherando la verità.
-“D’accordo, andiamo.”- ci incamminiamo verso il bosco, che dista pochi isolati da qui.
L’aria si fa più fredda non appena ci addentriamo tra gli alberi calpestando le foglie secche e sentendo rumori poco tranquillanti.
-“Dovrebbe essere qui, vero?”- mi chiede mentre mi tiene la mano, fermandosi in un punto.
-“Si.”- gli rispondo, mentre sbatto i denti per il freddo.
-“Ricordami perché lo fai.”- mi chiede stringendo ancora più forte la mia mano congelata.
-“Perché si, per te. Per me. Per tutti.”- non mi danno il tempo di prendere fiato che i gemelli ci compaiono difronte, insieme ad un uomo con gli occhiali scuri, che mi conficca gli artigli dietro il collo.
-“Che state facendo?”- sento la voce di Stiles in lontananza, come se fossi lontana alcuni metri da lui, come se stessi in uno stato di trance.
Vorrei reagire, ma sono immobilizzata, l’unica cosa a cui penso è che il piano di Brett funzioni, non mi sento ancora pronta a lasciare questo mondo.
-“Lasciatela!”- sento ancora le urla del ragazzo, ma sono sempre più lontane.
Sto per addormentarmi, cado in ginocchio sul manto di foglie, mentre Deucalion continua a tenermi sollevata infilzando i suoi artigli nel mio collo, assorbendone il mio potere; finché non riconosco la sagoma di qualcuno. Lo riconosco, è proprio lui, la vista è offuscata, ma lo riconosco benissimo. E’ Brett.
-“Talbot che ci fai tu qui?”- dice Aiden, vedendo apparire dal nulla Brett.
-“Mi dispiace capo.. piano fallito.”- sono le ultime parole che sento pronunciare dalla sua bocca prima di infliggermi cinque artigli nello stomaco.
Immediatamente Deucalion, sfila i suoi artigli dalla mia pelle e augurandoli la peggior morte, scappa via da Brett con i due gemelli.
Ora è tutto più definito: vedo la gente intorno a me; Stiles è seduto a terra, tutto scomposto, mentre incredulo, mi guarda morire lentamente, difronte a me, c’è Brett, che pian piano molla la presa e mi lascia accasciare per terra, mentre i miei vestiti si impregnano di sangue.
Prima che chiuda definitivamente gli occhi, il ragazzo dagli occhi verdi, si abbassa, accovacciandosi accanto al mio corpo quasi del tutto inerme.
Mi prende delicatamente una mano, si sfila dal medio un anello con una pietra blu e lo mette alla mia mano.
Chiudo finalmente gli occhi, lasciando che quel dolore allucinante se ne vada via.
 
E’ come se mi trovassi in un lunghissimo tunnel tenebroso. Sento le voci dei ragazzi, è come se il mio corpo fosse morto, ma la mia anima riuscisse a mantenersi ancora in vita. In fondo, c’è l’uscita, sembra lontanissima, ma da lì riesco a vedere quello che sta succedendo lì fuori.
-“Brett cosa hai fatto?”- Stiles prende il mio corpo morto fra le braccia, baciandomi la fronte.
-“Me lo ha chiesto Stiles, abbiamo un patto io e lei.”- gli risponde Brett osservandomi con i suoi occhi dorati; con gli occhi di un beta.
-“Che cosa?”-  gli chiede incredulo.
-“Te lo farai spiegare da lei una volta sveglia, ora è meglio portarla via da qui.”- gli risponde il mio socio, strappandomi via dal tenero Stiles e tenendomi fra le sue braccia mentre si incammina nel bosco.
-“Adesso dove la porti?”- gli chiede Stiles, affiancandolo.
-“Da Derek. E’ meglio se la notte la passa lì.”-
-“Non penso sia una buona idea, devo dirlo a Scott, lei è morta.”-
-“Non è morta, finché avrà il mio anello sarà viva. Perciò, fai in modo che nessuno glielo levi. Fa in modo che lei non lo butti via.”-
-“Cos’ha di speciale quell’anello Brett, voglio saperlo.”-
-“Stiles, è una faccenda più grande di te, non penso tu sia pronto.”-
-“Non sono pronto? Ho degli amici con poteri sovrannaturali: tre di loro sono lupi mannari, una è un coyote, l’altra è una banshee ed un’altra ancora è una kitsune. Jackson è stato per un periodo il kanima, Jess una profetessa e ora vorresti dirmi che non sono pronto?”- sbotta il ragazzo che ci segue a passo veloce.
-“Mi dispiacere tradire metà del nostro patto Jess.”- sembra che Brett si stia rivolgendo a me. –“Ma il tuo amichetto deve avvisare il resto del branco arrivati a questo punto.”- si ferma davanti all’entrata di una casa in legno, malandata e scura. –“Derek, abbiamo bisogno di te!”- urla Brett, facendo echeggiare la sua voce per tutto il bosco.
La porta in legno si apre, rivelando la figura di un ragazzo . E’ Derek Hale.
Da quello che ricordo, Scott mi disse che è poco più grande di noi, ma sembra un uomo, non un venticinquenne.
Gli occhi azzurri di Derek sembrano due fanari splendenti nel bel mezzo del buio del bosco.
-“Stiles, Brett che ci fate qui?”- chiede con voce seria, incrociando le braccia al petto.
-“E’ stata una sua idea.”- Stiles indica me e Brett.
-“Che cos’è quello?”- chiede Derek, indicandomi da lontano.
-“E’ una ragazza Derek, è una lei. E ho bisogno che la lasci dormire qui da te per questa notte.”- gli spiega il beta.
-“Cos’è Talbot, prima comini i guai e poi chiedi aiuto a me?”-
-“Stiles fa venire Scott nel frattempo. Chiamalo, ora!”- Brett da un comando a Stiles, che afferra il telefono e chiama il suo migliore amico. –“Derek, ha solo bisogno di riposarsi, è viva, deve solo riprendersi, lontana da occhi indiscreti. Solo per questa notte, ti prego.”-
-“Eppure puzza di morto..”- mi si avvicina, mentre Brett stringe la presa sul mio corpo.
Gli occhi azzurri di Hale mi scrutano per filo e per segno.
-“Piccolo beta, che le hai combinato?”-
-“Niente Derek, l’ho salvata anzi.”-
-“A me non sembra, sta morendo. Ti rendi conto di ciò che hai fatto? Hai ucciso un innocente Brett, ed era giovane.”- il grande alza la voce, intimorendo leggermente il beta.
-“Ha il mio anello, sta guarendo, guarirà. So cosa ho fatto e non me ne pento, l’ho salvata Hale, ti sto solo chiedendo di lasciare un posto libero per lei in casa tua.”-
-“Non voglio impicci, se solo si sveglierà e mi disturberà durante la notte, la uccido io prim’ancora che guarisca del tutto.”-
-“Rimango io.”- dice Brett, portandomi dentro casa Hale inerme, sbattendo una spalla appositamente contro l’Omega. –“Non ti daremo fastidio.”- continua con aria di sfida.
 
Brett mi stende delicatamente sul divano degli Hale, aspettando l’arrivo del mio branco, che non tarda molto a farsi vivo.
 
POV’S SCOTT.
-“Isaac, smettila. Non so nemmeno io cosa sia successo. Ora entriamo e ce lo spiegheranno loro.”- grido arrabbiato in faccia al mio amico, che come gli altri, per tutto il tragitto, mi ha bombardato di domande. Come se io ne sapessi di più.
-“Scott, finalmente. Venite, lei è qui.”- Stiles ci viene incontro, facendoci strada fino al salotto del loft degli Hale.
-“Brett?!”- chiede Liam guardando accigliato il compagno di squadra.
-“Qualcuno ci spiega che cosa è successo?”- interviene Lydia nervosa, vedendo il corpo privo di vita di Jessica.
Rimaniamo tutti ad ascoltare il racconto di Stiles, finché Brett non si decide a spiegarci cosa Jess gli avesse chiesto.
-“Non capisco ancora perché non me lo hai detto Stiles, pensavo di potermi fidare di te.”- gli dico amareggiato al mio migliore amico.
-“Scott, capiscimi, glielo avevo promesso, te lo avrei voluto dire, ma a quanto pare, nemmeno lei mi ha detto tutta la verità.”- Stiles lancia uno sguardo suicida a Brett, che è seduto sull’estremità del divano, accanto al corpo freddo di Jess.
-“Non pensate che sia colpa mia, adesso.”- dice Brett, facendo un sorriso malinconico.
-“E di chi dovrebbe essere sennò.”- gli risponde con aggressività Lydia.
-“Io l’ho semplicemente aiutata. Sappiate che io non lo avrei nemmeno voluto fare, lei mi ha trovato per caso e io ne ho approfittato per dirle di non assecondare il piano dei gemelli.”-
-“Sei patetico Talbot, smettila di fingere di essere l’eroe della situazione.”- interviene Malia irritata.
-“Volete capire che se non mi avesse incontrato, se non avessimo stretto quel patto e se non le avessi dato il mio anello a quest’ora lei sarebbe già morta? Eh? Lo sapete? Provate a chiedervi come mai non ha detto a nemmeno uno di voi la verità, ma per inciso, l’ha detta a me. Un completo estraneo.”- Brett sembra nervoso e arrabbiato, e mentre parla sento il suo cuore battere  a mille.
-“D’accordo, magari aveva solo paura. Probabilmente era convinta che l’avremmo cercata di fermare e così sarebbe stato. Ma ora Talbot, dimmi… perché hai tutta questa faccenda e Jess così tanto a cuore?”- gli chiede Isaac, sfidandolo con un minuscolo sorriso malizioso.
Brett si ammutolisce, il suo battito cardiaco aumenta da un momento a l’altro dopo le parole di Isaac, gli occhi diventano dorati e dalla sua gola, esce fuori un rumore assordante.
Lydia sembra indietreggiare spaventata dalla reazione del ragazzo.
-“Andate tutti via, fuori!”- Derek appare dal nulla iniziando a dare ordini, cacciando il mio branco con forza e costringendolo ad andare via.
 
POV’S JESS.
-“Derek ti prego, io devo rimanere con lei, non la posso lasciare da sola.”- Stiles continua a insistere per rimanere la notte con me, vorrei tanto poter essere sveglia e costringere Derek a lasciarlo entrare, ma non posso.
-“Brett rimarrà qui per la notte, domani la potrete vedere… e portarvela a casa anche.”- dice abbassando il tono della voce, per poi sbattere la porta in faccia a Stiles.
Sento il ragazzo imprecare, mentre viene letteralmente scaraventato nella macchina di Jackson.
Intorno a me non vedo nulla. Sembra come se nella stanza non ci sia nessuno oltre a me.
Mi volto dietro, a guardare l’inizio del tunnel, è tutto buio e non riesco a vedere niente, sento però delle urla avvicinarsi. Mi spavento e inizio a correre verso l’uscita, verso la realtà.
Non so come, mi ritrovo una porta chiusa, la apro e senza guardare, metto un piede lì dove mi sarei aspettata di trovare il pavimento, ma inizio a precipitare nel vuoto.
Pochi secondi prima di schiantarmi al suolo, apro gli occhi.
 
Sono finalmente sveglia, sono di nuovo viva.

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Capitolo 16
*** Nuovo e diverso ***


Nuovo e diverso
Nuova, diversa me.
Mi metto a sedere sul divano degli Hale, osservando il mio vestito mezzo squarciato e sporco di sangue.
Rimpiango di non essermi svegliata mezz’ora fa, quando Stiles e gli altri erano qui. Ora non so nemmeno dove sia finito Brett.
Mi sollevo lentamente, e senza fare troppo rumore inizio a rovistare tra i mobili di Derek per trovare degli asciugamani puliti.
Finalmente li trovo, sono candidi e profumatissimi, molto strano, ma vero. Mi dirigo silenziosamente verso il bagno di casa Hale, apro il getto d’acqua e mi preparo ad una rigenerante doccia. 
Sono sotto il getto d’acqua da cinque minuti, in silenzio, schiudo gli occhi, per poter vedere dove sia il sapone e noto qualcosa di anormale. L’acqua ai miei piedi si sta colorando lentamente di rosso.
Mi controllo subito, per capire di cosa si tratti, ma non è quello. Qualcosa mi dice di guardarmi la ferita procuratami da Brett poche ore fa, con i suoi artigli.
La ferita sembra essersi ripulita a contatto con l’acqua e tutto il sangue, scorre via.
Ma ciò che più mi spaventa è vedere il flusso dell’acqua essere rosso, sin dal punto in cui esce dal rubinetto.
Alzo lo sguardo, ma l’acqua è trasparente, inizio così a pensare che siano solo delle allucinazioni, dovute alla mia nuova rinascita. Se così si può definire.
Inizio a insaponare i capelli, e dopo averli sciacquati, li porto su una spalla.
Ciò che vedo, mi lascia senza parole. I miei capelli non sono più rossi, hanno perso il loro colore naturale, sono nettamente più chiari; sono biondi.
Non riesco a spiegarmi il perché. Com’è possibile? Non ho mai tinto i miei capelli… perché è tutto così strano da quando mi sono svegliata?
Esco dalla doccia, mi avvolgo gli asciugamani intorno al corpo, mi asciugo e mi rivesto. Lascio il vestito sulla mensola del bagno, e indosso una camicia da notte che ho trovato nel mobile di Derek.
Lascio i capelli bagnati scendermi lungo tutta la schiena, bagnando leggermente la sottanina grigia. Torno verso la sala di casa Hale e ancora di Brett, non c’è l’ombra.
Apro la porta d’entrata, dando uno sguardo fuori, per controllare se ci sia Brett, ma ancora una volta, non c’è.
-“Dove diamine sei finito…”- bisbiglio mentre chiudo la porta, chiedendomi dove sia il ragazzo.
-“Che stai facendo?”- sento una voce dura provenire dalle mie spalle.
Mi volto di scatto, vedendo Brett in piedi, appoggiato allo stipite della porta della cucina.
-“Eh.. nulla, io, volevo..”- cerco di dire, colta alla sprovvista.
-“Scappare?”- cerca di venirmi avanti lui.
-“No, volevo vedere che fine avessi fatto in realtà.”- ritorno a sedermi sul divano, iniziando a mordicchiarmi un unghia.
-“Ah, quindi cercavi me?”- mi chiede serio.
Annuisco  velocemente senza proferir parola.
-“Posso chiederti una cosa?”- gli chiedo, dando fine al silenzio che si era creato.
-“Dipende.”-
-“Tu sai perché sono di questo colore? E come mai la ferita non sanguina più?”- gli chiedo a bassa voce, prendendo delle ciocche di capelli.
-“Si, è stata l’ultima cosa che ti rimaneva da fare, prima di diventare completamente umana. Ti sei liberata del passato, del sangue.”- mi spiega, prendendo posto sulla poltrona accanto al divano.
-“E cosa centra questo con i miei capelli?”-
-“Erano di quel colore da quando sei nata, ma sin da piccola non eri umana. Tu non lo sei mai stata, erano rossi perché eri una profetessa. Il tuo potere li rendeva di quel colore. Ti sei liberata dell’ultimo briciolo di potere che ti rimaneva.”-
-“E adesso cosa dirò a mia madre, quando li vedrà?”-
-“Inventati una scusa, voi ragazze cambiate sempre colore di capelli.”-
-“D’accordo. Ascolta Brett… posso farti un’altra domanda?”-
-“Se è una stronzata come quella di prima, no.”-
-“Perché sei rimasto questa notte.”- gli chiedo, la sua espressione si fa seria e dura.
-“Dovevo.”-
-“Nessuno ti obbligava, Scott e il branco si sono rifiutati di proteggerti, saresti potuto scappare e lasciarmi morire, perché non lo hai fatto?”-
-“Hai il mio anello, non posso andarmene e lasciartelo.”-
-“Allora tieni, aspetta solo..”- faccio per levare l’anello, ma lui mi blocca.
-“No, ferma!”- grida. Mi si piomba difronte, bloccandomi la mano. Riporto l’anello al suo posto. Ora ricordo! Fortunatamente non l’ho levato.
-“Già, finché ho il tuo anello sono viva, scusa, me ne ero dimenticata.”- abbasso lo sguardo, per evitare il contatto con i suoi occhi verdi.
-“Non lo levare mai Jessica, per nessun motivo al mondo.”-
-“Mai, non lo farò.”- osservo prima l’anello dalla pietra blu e poi Brett.
Mi sorride leggermente. E’ un sorriso dolce, raro, strano.
-“Perché sorridi?”- mi chiede, ridendo.
-“Non sto sorridendo.”-
-“Si, invece. Cos’è ti piaccio?”- riprende a ridere, a bassa voce, per non farsi sentire da Derek.
Arrossisco di botto, non so nemmeno io perché. Spalanco gli occhi e mi tiro indietro, poggiando la schiena sul cuscino.
-“Cosa? No, che ti viene in mente.”- dico imbarazzata.
-“Stavo scherzando, tranquilla.”- poggia una mano sul mio braccio e mi irrigidisco di colpo. –“Scusa, non volevo.”- la ritira immediatamente, facendo svanire il bel sorriso che gli riempiva il volto. Si solleva e fa finta di guardarsi intorno.
-“Maledizione!”- dico a bassa voce. –“Scusami tu, non avrei dovuto..”-
-“Non ti devi scusare, ho sbagliato io. E’ solo che vorrei poterti conoscere meglio, ma hai come uno scudo intorno, non riesco a capirti del tutto.”-
-“Cosa vorresti dire?”-
-“Non lo so, sei strana. Riesco a percepire che vorresti parlarmi, chiedermi di me, della mia famiglia, perché la Jessica curiosa che è in te, vorrebbe farlo, ma c’è un’altra parte di te che non si concede minimamente alle persone. Non riesco a capire cosa ti freni..”-
-“Stiles.”- bisbiglio.
-“Cosa?”- mi chiede accigliandosi.
-“Nulla, nulla.”- mi rimangio tutto.
Sbuffa rumorosamente. Mi porta una coperta che ha poggiato sul tavolo e dopo essersi assicurato che sia tutta coperta, prende posto sulla poltrona e cerca di riposarsi.
 
Il mattino successivo, vengo svegliata in malo modo da Derek.
Mi strappa via la coperta di dosso, per poi guardare accigliato i miei capelli ormai biondi.
-“Che diamine..?”- fa per dire ma Brett lo blocca.
-“Non abbiamo tempo, devo portarla a casa e deve andare a scuola.”- in pochissimi istanti, ha raccolto tutta la mia roba e l’ha messa nella macchina di Derek.
-“Dove andiamo?”- gli chiedo, dopo che senza emettere alcun rumore, mi abbia costretta ad entrare in macchina.
-“A casa tua.”- mi risponde freddo, inespressivo, guardando la strada.
-“Perché?”- gli chiedo, cercando di farlo addolcire, ma nulla.
-“Perché non puoi andarci vestita così a scuola.”-
-“D’accordo.. che antipatia, potresti cercare di fingerti più gentile.”- incrocio le braccia al petto, innervosendomi per il comportamento scontroso.
Inchioda davanti a casa mia, facendomi fare un rimbalzo sul sedile.
-“Ti aspetto in macchina. Muoviti.”- mi dice freddo, prima che gli sbatti lo sportello in faccia, andando verso casa mia.
Indosso velocemente le mie converse nere, i pantaloni grigi e la camicetta bianca. Mi do una sistemata alla faccia e dopo poco sono di nuovo in macchina con lui.
Arriviamo a scuola, rimanendo in silenzio per tutto il tragitto.
Appena parcheggiato, vedo dallo specchietto Stiles uscire dalla sua Jepp e scendendo, mi precipito su di lui, per abbracciarlo.
Stringo le braccia intorno al suo collo e gli stampo un bacio sulle labbra.
Lui mi abbraccia, osservando stranito i miei nuovi capelli.
Eravamo rimasti tutto il tempo vicini, ignorando tutto il resto.
-“Come sei venuta a scuola?”- mi chiede lui, mentre mi accarezza la schiena.
-“Mi ci ha portata..”- mi volto per indicargli il ragazzo dai meravigliosi occhi verdi, ma sembra essere sparito.
-“Bhe?”-
-“Brett, ma non lo vedo, ti dispiace se lo vado a cercare un attimo? Ci vediamo a pranzo.”- gli lascio un bacio sulle labbra, prima di dirigermi verso l’entrata della scuola.
Arrivo nel corridoio e lo vedo con la testa praticamente ficcata nel suo armadietto.
-“Perché non mi hai aspettata?”- gli chiedo, non appena chiude l’anta di ferro.
-“Non mi andava.”- prende il libro tra le mani e fingendo che non esista, si incammina verso l’aula di chimica.
Abbiamo l’ora in comune, così lo seguo.
-“Che significa che non ti andava?”-
-“Semplice.. non mi andava.”- si volta, facendomi sbattere su di sé. Faccio un piccolo balzo indietro, sbattendo sul suo petto.
-“Sei veramente antipatico. Non capisco, fino ieri sera ti sei reso disponibile e ora sembra che mi odi.”-
-“Non ti odio.”-
-“Non mi sembra guarda.”- mi metto davanti a lui, bloccandogli il passaggio.
-“Jessica spostati, non sono dell’umore giusto.”-
-“Da quando mi hai vista con Stiles.”-
-“Non credo.”- mi sorpassa, sbattendomi addosso.
Nel frattempo i corridoi si sono svuotati, tutti sono in classe, tranne io e lui.
-“Si invece..”- rido mentre pronuncio le mie parole. –“Sei geloso per caso?”-
Lui mi guarda negli occhi, rimanendo zitto.
Deglutisce a fatica. –“No, per niente.”-
-“Brett so che ti sembrerà strano, ma voglio bene anche a te.”- lui è un manico di scopa: rigido, immobile e super alto. E’ costretto a guardare leggermente in basso per osservarmi. Lo abbraccio velocemente e lui sembra rimanere stranito da questo mio gesto.
-“Ok ora staccati però.”- mi dice leggermente imbarazzato. Mi ricompongo in fretta e mi porto i capelli dietro le orecchie.
-“Ok..che ne dici di andare a lezione?”- gli indico la classe a pochi metri di distanza da noi e lui annuisce.
Entriamo nell’aula e gli sguardi di tutti si puntano su me e Brett e non ne capisco il motivo.
-“Talbot, Mitchell, a cosa devo questo vostro ritardo?”- ci chiede la professoressa.
-“E’ stata colpa mia, l’ho trattenuto fuori, non avrei dovuto, ci scusi.”- intervengo io, prima che il beta possa peggiorare la situazione.
Prendiamo posto e aspettiamo la fine dell’ora, che sembra arrivare in brevissimo tempo.
 
E’ l’ora di Finstock. Così ci alziamo e andiamo tutti in palestra.
-“Lydia, Allison aspettatemi, mi devo cambiare!”- urlo alle mie amiche, che stanno per uscire dallo spogliatoio.
-“Si, ma muoviti però.”- ribatte Lydia.
Indosso i miei leggins e la canotta bianca, poi raggiungo le mie due amiche.
Sembrano averla presa tutti abbastanza bene il fatto che non abbia detto loro nulla riguardo quella faccenda scrupolosa, né tantomeno hanno osato esprimersi sul mio cambio di look.
-“D’accordo idioti, oggi: esercizi di coppia. Formate delle coppie, svelti.”-
Mi precipito da Stiles, che mi sorride dolcemente per poi cingermi la vita con un braccio.
-“Ogni tre minuti faremo cambio, dopo il fischio iniziate con la sequenza che vi ho spiegato in classe l’altro giorno.”- urla per poi soffiare nel fischietto.
-“Stenditi, veloce.”- dico a Stiles, trattenendo una risata. –“Ricordati che i piedi me li devi mettere sui fianchi, non sulla vescica, né sulla pancia, d’accordo?”- mi raccomando e lui annuisce.
-“D’accordo. Qui le mani.”- ci teniamo le mani, per fare maggiore leva, per semplificargli l’esercizio.-“Sei pronta? E ora.. su!”- finisce di dire, mentre sembra fare uno sforzo sovrumano per sollevarmi in alto.
Diventa rosso in viso per la fatica, così scendo subito.
-“E menomale che non mi devi sollevare con le braccia.”- gli rido in faccia, mentre lo aiuto ad alzarsi.
-“Pesi anche tu.”-
-“Si certo, se 43 kili ti sembrano troppi, possiamo parlarne.. muoviti andiamo alla spalliera.”-
-“Ora tocca a te. Appenditi.”- mi dice, aiutandomi a salire. –“Tieniti forte, non irrigidire le spalle e cerca di sollevare le gambe fino al petto.”- mi consiglia, mentre mi aiuta.
-“Sembreresti quasi serio se non fosse che sei tu.”-
-“Muoviti e non cercare scuse.”- mi da una leggera pacca sul sedere, che passa inosservata a tutti quanti, se non a me, che avvampo in pochissimi secondi.
-“Idiota.”- bisbiglio, prima di iniziare ad eseguire l’esercizio.
 
-“Cambio!”- urla Finstock.
Scalo di un posto, ritrovandomi difronte ad Allison.
Liam, che era in coppia con lei, si sposta a destra ritrovandosi faccia a faccia con il suo ex compagno di scuola: Brett.
-“Io con te non ci sto.”- dice Liam a denti stretti tirandosi indietro, rifiutandosi di fare gli esercizi con il ragazzo.
Mi guardo intorno, cercando di risolvere la situazione.
-“Kira vieni al mio posto, Liam tu vai con Isaac, ci sto io con lui.”- dico velocemente, avvicinandomi a Talbot.
Stiles, sente le mie parole e lancia uno sguardo omicida a Brett, che gli sorride maliziosamente.
-“Chi inizia?”- gli chiedo, mettendomi le mani sui fianchi.
-“Io.”- si stende, intento a ripetere lo stesso esercizio che ho fatto con Stiles. -“Datti un minimo di spinta, faccio più fatica a sollevarti avendo le gambe più lunghe del tuo ragazzo.”- mi dice scontroso.
-“Non è il mio ragazzo.”- gli rispondo altrettanto freddamente.
-“Peggio per lui.”-
Non capisco il significato delle sue parole ma mi limito ad eseguire l’esercizio.
-“Sai come devi fare?”- gli chiedo, prima di essere portata in aria.
-“So, sempre cosa fare.”- mi prende le mani con arroganza, punta i piedi sui miei fianchi e mi solleva.
-“Non tremare, rischio di cadere.”- gli dico con voce tremante, trovandomi più in alto. Effettivamente lui ha le gambe più lunghe di quelle di Stiles.
-“Fosse semplice.”- espira rumorosamente prima di continuare. –“Prova a lasciarmi le mani.”- dice con la voce soffocata dalla fatica.
-“No, ma cosa dici.”- ribatto spaventata.
-“Provaci!”- quasi grida.
-“Brett ho paura, mi sfracello le ginocchia se cado.”- guardo verso il basso e la prima cosa che vedo sono i suoi occhi gialli.
Lo sto facendo decisamente incazzare.
-“Voglio provare una cosa, lasciami le mani.”- insiste, costringendomi quasi ad eseguire il suo ordino.
Mollo la presa e me ne rimango in bilico, con il rischio di cadere e dargli una testata o di scivolare al lato e rompermi il ginocchio.
-“Brava, ora prova a fare una verticale, ti aiuto io, Finstock ci guarda.”- mi dice a bassa voce.
-“Maledizione, la prossima volta ti lascio marcire da solo.. o con Liam, tu decidi.”- gli dico, mentre mi abbasso per poggiare le mani per terra.
-“Tira su le gambe.”-
-“Non ci riesco Brett.”- gli dico nervosa.
-“Tira su quelle gambe Mitchell!”- urla il coach osservando il nostro esercizio.
Non faccio in tempo a cercare di fare una verticale decente, che Brett, striscia via e si solleva velocemente afferrandomi le caviglie.
-“Bel lavoro Talbot. Mitchell cerca di collaborare di più la prossima volta.”- urla il coach attirando l’attenzione su di noi.
-“Ehi Brett..”- dico con la voce leggermente soffocata dalla fatica che sto facendo. –“Ho il sangue alla testa, mi tiri su per favore?”- alle mie parole, Allison scoppia a ridere, coinvolgendo metà classe.
Il ragazzo abilmente mi riporta con i piedi per terra, lasciando passare inosservato il mio essere impacciata.
Lui ha il respiro corto e l’affanno. L’ho fatto faticare un sacco.
-“Scusa, non sono stata molto d’aiuto.”- gli dico, portandomi dietro i capelli.
-“Fa niente.”- si limita a dire, allontanandosi non appena il coach soffia nel fischietto.
Le lezioni terminano dopo poche ore e finalmente me ne posso ritornare a casa.
Nel parcheggio trovo Brett, pronto a portarmi a casa.
-“Ehi, ti dispiace se torno con Stiles? L’ho ignorato un po’ oggi e vorrei stare un po’ con lui.”- gli chiedo tranquillamente, sentendomi stranamente imbarazzata.
-“Fai che vuoi, ma alle cinque fatti trovare a casa di Derek, ti devo allenare.”- mi dice, mentre con arroganza mi sbatte letteralmente lo sportello in faccia, senza darmi modo di ribattere.
-“Jess!”- mi chiama Stiles, da dietro le mie spalle. –“Andiamo?”- mi chiede indicando la sua Jeep.
Annuisco e gli vado incontro.
Gli do un abbraccio e gli lascio un bacio sulle labbra.
Mi sembra così automatico farlo, ormai. Ma c’è qualcosa, che le “farfalle nello stomaco” della prima volta in cui l’ho baciato.. le ha sterminate.

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Capitolo 17
*** Perdere ***


Perdere
In breve tempo siamo difronte casa mia e Stiles spegne la sua auto.
-“Era da un po’ che non ci vedavamo.”- mi dice, toccandomi una gamba.
-“E’ vero. Non abbiamo più parlato di quella cosa.”-
-“Quale cosa?”-
-“La mia bugia.”-
-“Credevo ti riferissi alla serata della festa.”-
-“Perché c’è qualcosa che non va?”- gli chiedo accigliandomi.
-“Non vorrei dire cazzate Jess, ma forse anche questa volta ho corso troppo. Ti vedevo insicura e a scuola eri del tutto assente. Da quando ti sei svegliata l’altra notte, sei diversa. Non ti riconosco più come la vecchia Jess.”-
-“Ma sono sempre la stessa, Stiles.”- gli dico, non credendo alle sue parole, sentendo le lacrime lì lì per arrivare.
-“Non lo so, ho bisogno di tempo Jess, mi dispiace. E’ stata colpa mia. Forse non sono in grado di mantenere una relazione seria, soprattutto se è con una persona come te.”- le sue parole mi feriscono, pensavo fosse la verità quando mi ha detto che era tutto vero quella sera.
-“Che sarebbe a dire: che ho di strano io?”-
-“Sei un po’.. non voglio offenderti, ma vedi l’amore ancora con gli occhi di una quattordicenne innamorata del ragazzo più grande, non come una ragazza di diciannove anni matura e seria. Sei fragile e lo noto. L’ho notato anche l’altra sera. Tremavi al solo pensiero che io potessi farti mia, e non ho voluto farlo per non obbligarti. Mi dispiace ma..”- non gli do il tempo di finire che scendo dalla sua macchina, sbatto lo sportello e in lacrime me ne entro in casa.
Mi accascio per terra, pensando a quanto possa sentirmi stupida, piccola e usata.
Non me lo ricordavo così Stiles, non pensavo fosse in grado di dirmi certe cose; di ferirmi così tanto.
Corro in camera, mi ci chiudo dentro, mi stendo sul letto e cerco di chiudere gli occhi, per dimenticare tutto questo disastro.
Sono le quattro e dieci, mi risveglio, sentendomi gli occhi gonfi. Ho pianto per tutto il tempo. Ancora non ci credo ed io che mi ero illusa.
Faccio una doccia calda, lego i capelli disordinatamente, in uno chignon basso.
Metto i pantaloncini neri e bianchi, le scarpe da ginnastica nere e una canotta bianca.
Mi guardo allo specchio, prima di uscire dalla camera.
Ho gli occhi gonfi e arrossati. Il blu delle mie iridi risalta maggiormente. Mi porto dei ciuffi di capelli dietro, sbuffando; poi mi precipito in macchina, raggiungendo il posto prestabilito da Brett.
 
Lo incontro fuori casa di Derek, con una canotta nera leggermente sgualcita, i pantaloni di tuta grigi e i capelli leggermente disordinati.
 
Lo raggiungo e aspetto che si finisca di mettere le protezioni alle mani.
-“Tutto bene?”- mi chiede, distogliendo lo sguardo, notando il mio viso sconvolto.
-“Tu che dici?”- gli rispondo male, levandomi la felpa e rimanendo con la canotta.
Lo vedo ridere silenziosamente, mentre finalmente finisce di fare quello che stava facendo.
-“Cominciamo?”- mi chiede serio. Annuisco e tiro su col naso.
Iniziamo con la corsa; io non riesco a stargli dietro, è troppo veloce per me e ogni tanto sono costretta a fermarmi per riprendere fiato.
Arrivati al punto d’arrivo mi poggio su un albero, sentendo i polmoni bruciare.
-“Stai bene?”- mi chiede, vedendomi distrutta già dall’inizio.
-“Si.. si”- gli dico poco convinta.
Mi aiuta a mettere le protezioni alle mani poi mi spiega come fare a combattere e a difendermi.
-“Non abbassare mai la guardia.”- mi dice, mentre rimango praticamente imbambolata a guardare la bellezza dei suoi occhi verdi. –“E schiva tutti i colpi.”- dice prima di sferrarmi un calcio nel fianco.
Mi porto le mani sul posto colpito, corrugando la fronte per il dolore.
-“Non voglio farti male, devi difenderti.”- mi porge la mano, aiutandomi a rialzarmi su.
-“Non ho bisogno dei tuoi consigli, so cosa fare.”-
Fa per tirarmi qualche pugno, che schivo con prontezza o placco con le braccia.
-“Già va meglio, no?”- mi chiede sorridendo. Annuisco debolmente.
 
Dopo un’ora di piccole serie di esercizi simili: iniziamo a combattere.
Ho capito abbastanza bene e subito come fare. Ho bisogno di sfogarmi e Brett è una roccia. Momento migliore?
 
Inizio a sferrare pugni e calci, ma lui sembra evitarli senza troppa fatica.
-“Più forte.”- mi incita.
Provo a tirargli un calcio, ma lui mi rispedisce la gamba dietro.
Dopo mezz’ora di continui sforzi inutili, lui continua a placcare ogni mio movimento ed io mi sento una fallita e sono allo stremo delle forze.
-“Più forte Jess, non ci credi abbastanza.”- mi dice lui, rimanendo in posizione di difesa.
-“Non ce la faccio più.”- mi asciugo il sudore, con l’affanno e i capelli disordinati. Non so cosa posso sembrargli.
-“Concentrati e non fare la bambina, ce la fai..”- continua a incoraggiarmi.
Gli tiro un ennesimo calcio, ma lui lo blocca.
Inizio a piangere, senza emettere alcun rumore, sento solo le lacrime che scendono dai miei occhi.
Faccio un passo indietro, facendogli capire che non c’è nulla da fare, che si deve arrendere.
Abbassa i pugni e mi guarda preoccupato.
Inizio a togliermi le protezioni, con rabbia, velocemente, quasi strappandole via.
Le butto per terra e mi sento così stupida.
La mia debolezza, Stiles, il fatto di non essere abbastanza forte da combattere: tutto questo mi sta facendo esplodere la testa.
Sollevo di poco lo sguardo, notando che Brett mi sta fissando in silenzio.
-“Cos’hai da guardare? Ti sembra divertente? Cosa pensavi di fare: di rendermi più forte? Più veloce? Cosa?...”- sbotto io quasi urlando, asciugandomi ogni tanto le lacrime.
Lui solleva un sopracciglio, forse mi prende per pazza. Ma i suoi pensieri ora come ora sono il mio ultimo problema.
-“Più stupida io che sono venuta qui.”- dico a bassa voce, andando verso il muretto per recuperare la mia giacca.
Brett mi prende il braccio, bloccandomi.
-“Lasciami, voglio andarmene.”-
-“Dimmi cos’è successo almeno.”- mi chiede con tranquillità.
-“Niente, cosa dovrebbe essere successo mai? Perché ovviamente, secondo Brett Talbot, una piange così, per nulla, senza motivo. Non perché dietro certi atteggiamenti c’è qualcosa più grande di qualsiasi altra cosa al mondo. Ma Brett Talbot, è troppo avanti per un certo tipo di cose…”- tolgo il mio braccio dalla sua stretta ferrea, continuando a fissarlo negli occhi tristi e confusi. –“Certe cose, non le capisce. Non le vuole capire.”- concludo prendendo la felpa e andando verso la macchina, lasciandolo lì con le sue mille domande.
Sto per aprire lo sportello, quando vedo riflessa nel finestrino, la sua immagine.
E’ dietro di me.
Mi volto e cerco di spingerlo via, per farmi spazio.
Lui mi blocca i polsi e mi spinge contro la macchina.
Non mi fa male, non lo farebbe mai, ma sta cercando di avere la mia attenzione.
-“Smettila!”- mi grida in faccia, facendomi sentire minuscola.
Inizialmente lo guardo arrabbiata: nessuno alza la voce con me; poi mi perdo per l’ennesima volta nel verde dei suoi occhi e lì mi sciolgo. Gli do una leggera spinta, giusto per farlo allontanare di poco; poi ricomincio a piangere e non mi viene altro in mente se non farmi consolare da lui.
Stringo le braccia intorno alla sua schiena, appoggiando il mio viso al suo petto.
Vedo che la sua maglietta si bagna  a contatto con le mie lacrime, ma questo sembra importare poco ad entrambi.
Porta le mani sulla schiena, strofinando lentamente, come a dirmi che lui c’è.
-“Non ce la faccio Brett.”- dico tra un singhiozzo e l’altro.
Lui sospira rumorosamente, ma non dice nulla a riguardo.
-“Mi ha detto che sono ancora una bambina, che non so amare e che tutto quello che è successo è stato uno sbaglio. Perché , mi chiedo. Perché illudermi  e poi sparire?”- mi stringo ancora di più a lui. Posso sentire il suo respiro affannato sulla mia testa, ma continua a non esprimersi.
Rimango in silenzio, stretta fra le sue braccia.
E’ ormai sera  e me ne sto tornando a casa, in macchina. Quando mi arriva un messaggio da Allison.
“Ti va di venire a casa mia? Parliamo un po’ e mangiamo qualcosa.”
Accetto, ma solo perché ho voglia di sfogarmi anche con lei. Di raccontarle di quanto sia stato bastardo Stiles e di quanto mi senta nulla adesso senza di lui.
Per le nove, esco nuovamente di casa e vado verso casa Argent a piedi.
Non è molto lontana da casa mia, così risparmio di prendere nuovamente l’auto e fare quattro passi per schiarirmi le idee.
Arrivata lì, suono il campanello e quasi subito, un’Allison col sorriso triste ed un pigiama carinissimo, mi apre la porta.
Bisbiglia un “mi dispiace”, per poi accogliermi a braccia aperte, abbracciandomi e facendomi accomodare a casa sua.
Prepariamo una cioccolata calda, mentre le racconto come fosse andato il pomeriggio. Le racconto la mia versione, considerando che, a quanto pare, Stiles lo ha già raccontato a tutti.
-“Per lo meno non è stato bugiardo.”- dice porgendomi una tazza blu.
-“In che senso?”- le chiedo confusa, bevendo un sorso.
-“Non ha raggirato la situazione. Ha detto la verità, per lo meno non ha cercato di affibbiarti la colpa, anzi a dirtela tutta mi ha pure detto di sentirsi pentito, ma che lo ha fatto perché doveva, per il tuo bene.”- mi confida lei, bevendo lentamente la sua cioccolata.
-“Beh, perfetto no? Cosa poteva capitare di peggio? Ti rendi conto? La mia vita adesso è un vero disastro! Mi ritrovo da una parte Brett, che è forte è un beta e mi capisce; dall’altra parte c’è Stiles che mi ha spezzato il cuore. L’unico ragazzo per cui abbia mai provato un vero sentimento, più grande di una semplice amicizia, se n’è voluto uscire dalla mia vita con tanta facilità, dandomi anche della bambina. Direi che va tutto liscio, non credi?”- mi asciugo qualche lacrima, mentre finisco di bere.
-“Maledizione..”- Allison mi viene in contro e mi abbraccia. –“Facciamo così. Stanotte dormi da me, ok? Avvisa tua madre e basta. Non diremo nulla né a Lydia, né a nessun altro ok? Approfittane: dormi tranquilla, hai gli occhi stanchi e io sto morendo dal sonno. Ti va?”- mi chiede gentilmente, inginocchiandosi difronte a me.
Annuisco e invio un messaggio a mia madre, avvisandola della mia serata.
Saliamo entrambe, fino alla camera di Allison. Mi presta un suo pigiama e prima di metterci a letto, mi assicura che mi avrebbe riaccompagnata lei a casa l’indomani mattina.
Ci addormentammo entrambe quasi subito, forse io anche prima di lei. Ero troppo stanca, troppo confusa, troppo vuota allo stesso tempo. Volevo solo la pace e sapevo che l’avrei trovata nel riposo.
 
Il mattino successivo la madre di Allison ci sveglia dolcemente, aprendo subito dopo le tende della finestra, lasciando che la luce del sole illumini l’intera camera della piccola Argent.
La signora dai capelli rossi, è veramente molto gentile; ci ha persino preparato la colazione e ha insistito affinché potesse portarmi a casa anche lei, insieme a sua figlia e così fu.
Dopo averle salutate con un gesto vago della mano, rientro in casa e salgo su in camera, pronta a vestirmi per andare a scuola. Non so come l’avrei presa, non so cosa avrei potuto pensare e fare se l’avessi visto nuovamente a scuola.
Fatto sta che, proprio abbinati al mio stato d’animo così contorto, indossai un maglioncino leggero nero, i jeans neri strappati sulle ginocchia e le mie amatissime converse rosse, giusto per dare un tocco di colore al mio outfit depressissimo.
Parcheggiai malamente nel parcheggio della scuola, sbattendo persino lo sportello.

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Capitolo 18
*** Istinto ***


ISTINTO
Anche oggi ho la lezioni di scienze e quindi vado direttamente nel laboratorio.
Sicuramente quella stronza della professoressa ci farà osservare qualcosa al microscopio e poi ci darà da fare la relazione. Che troia.
Come metto piede in classe vedo che tutti i ragazzi stanno in piedi vicino ai rispettivi banchi, in attesa dell’arrivo della docente. Do uno sguardo veloce, per cercare qualcuno dei miei amici, ma la prima cosa che noto è Stiles che parla con la troietta bionda: Britney.
Non so dire cosa sento ora come ora. Odio per lei o per lui? Forse per entrambi, e soprattutto pena. Ha già trovato modo e tempo per sostituirmi? Bravo Stilinski. Bel pezzo di merda che sei.
Non mi accorgo che sono ancora in mezzo alla classe a fissare come un idiota con gli occhi pieni di odio quei due, finché qualcuno non mi afferra il gomito quasi con prepotenza e mi smuove delicatamente.
-“Dovresti smetterla. Non fai una bella figura.”- mi dice a bassa voce Brett.
Riconosco la sua voce e mi volto con uno scatto veloce, anche mezza spaventata.
Rimango in silenzio, lo guardo negli occhi e scuoto la testa.
Non penso di resistere un’ora intera.
Lui serra la bocca e mi trascina fino all’ultimo banco, lontano dai due.
Dopo poco la professoressa entra in classe e la lezione non tarda ad iniziare.
Passo tutta l’ora ad osservarli, sentendo ogni tanto degli sbuffi e degli sguardi gelidi che mi manda Brett.
A fine ora lei si alza e gli lascia un bacio a stampo sulla guancia, lui la trattiene per un attimo con la sua mano e la avvicina a sé, scoprendole il collo dai lunghi capelli biondi.
Sbatto i pugni sul banco attirando l’attenzione del beta, che nel frattempo stava raccogliendo le sue cose.
-“Jess!”- mi richiama serio.
-“Fanculo. Lo odio, ma soprattutto odio lei. Quella troia io le voglio squartare la gola.”- inizio a dire nervosa mentre butto tutto nello zaino frettolosamente.
-“Jess smettila, ti avevo detto di non guardarli!”- mi ammonisce.
-“Mi sono rotta il cazzo delle tue raccomandazioni, faccio che voglio, va bene? E poi che ne sai tu di come sto io adesso. E’ più difficile non guardarlo, che restargli con gli occhi puntati addosso Brett, lo capisci?”- sbotto innervosita.
-“Fai che vuoi ma poi non venire a piangere da me allora.”- mi risponde freddamente, mettendosi lo zaino su una spalla e dandomi una spallata mentre se ne va.
-“Ah! Fanculo!”- urlo arrabbiata scaraventando dall’altra parte della classe la mia sedia.
Tutti fanno silenzio e mi fissano. E se dico tutti, intendo veramente tutti.
-“Che cosa volete?”- chiedo stizzita.
In quel preciso istante Brett piomba in classe, probabilmente avendo sentito il casino che ho combinato.
Guarda con occhi sgranati la sedia e poi mi lancia uno sguardo gelido.
-“Brett, aspetta.”- dico afferrando lo zaino e correndo verso di lui.
-“Ehi. Jess.”- Stiles mi prende per il braccio, fermandomi.
-“Non mi toccare.”- gli intimo strattonando.
-“Jess..”-
-“Stiles lasciami!”- grido, con la voce impaurita e triste.
-“Voglio solo sapere come stai.”- mi dice con innocenza.
-“Hai anche il coraggio di chiedermelo?”- dico arrabbiata per poi tirargli uno schiaffo in pieno viso.
-“Ma che fai?”-
-“Fottiti Stiles.”- riprendo a piangere e me ne esco dall’aula, alla ricerca di Brett.
Mentre guardo vicino il suo armadietto e non lo vedo sento la voce di Stiles avvicinarsi, così come i suoi passi veloci.
Lancio via lo zaino e inizio a correre.
Non voglio parlargli, non ora. Né mai.
-“Brett!”- urlo mentre corro, sperando che mi possa sentire.
-“Jess fermati!”- urla Stiles alle mie spalle.
Mi sembra di trovarmi in un film horror, dove hai il demone alle spalle e devi impedire che ti prenda.
-“Cazzo, Brett, aiuto!”- dico con affanno mentre scendo le scale dirigendomi verso l’uscita.
Apro la porta e mi scaravento sulle scale, inciampando nell’ultimo gradino.
Cado per terra, sbucciandomi le ginocchia.
Non ci voleva.
Se fino a due secondi le lacrime mi scendevano per Stiles, ora è per il dolore. Bruciano un sacco, considerando che nell’ingresso ci sono tanti trucioli e pietroline.
-“Cazzo che male!”- dico a me stessa, asciugandomi le lacrime e iniziando a soffiare.
-“Jess, che hai fatto?”- mi chiede Stiles, arrivando in cima alle scale.
-“No Stiles, non ti avvicinare, non voglio parlare con te.”- mi affretto a dire, mentre con le mani mi trascino lontana.
-“Stai ferma, ti aiuto, voglio solo parlarti Jess.”- mi dice scendendo gli scalini.
-“Allontanati!”- urlo con voce stridula, afferrando una manciata di pietruzze e tirandogliele sopra.
Lui si copre con le mani e poi avanza, inginocchiandosi accanto a me.
-“Oh, cos’è non senti?”- sento dire da una voce fin troppo familiare, terribilmente seria e piena di odio.
Stiles in due secondi sparisce dalla mia visuale e lo trovo nelle mani di Brett, che lo tiene stretto per il colletto della maglia.
-“Cosa vuoi tu adesso?”- gli chiede Stilinski.
-“Che sparisci, ecco cosa voglio. Ha detto che non ti vuole parlare, non devi insistere con lei, altrimenti ti apro la gola in due.”- gli risponde minaccioso, lasciando la presa.
-“Brett mollami.”-
-“Tu sparisci allora e lasciala stare.”-
-“Ma fatti i cazzi tuoi.”-
-“Stiles smettila. Non ho intenzione di parlarti, sarò io a decidere quando e come. Ti prego, vattene.  Brett mettilo giù.”- dico a bassa voce, mentre sono ancora seduta per terra con le ginocchia sanguinanti.
Entrambi fanno quello che ho detto e Stiles guarda per un’ultima volta me e il beta per poi rientrarsene.
-“Grazie.”- dico a bassa voce, asciugandomi i lacrimoni.
Lui mi tira su, osservando le mie ginocchia insanguinate, ma gira le spalle e fa per andarsene.
-“E scusa per prima.”- continuo e si ferma di colpo, sul secondo gradino, rimanendo di spalle, immobile. –“Non volevo”- avanzo lentamente, dato il bruciore che mi provocano le ferite.
Si volta di scatto, e con un abile gesto mi tira su.
Mi tiene in braccio come si fa con i bambini. Mi fa agganciare le gambe alla sua schiena e mi sorregge da sotto il sedere.
Mi irrigidisco, trovandomi a pochi centimetri di distanza dalla sua faccia.
Ripercorre la strada che ho fatto in precedenza, e recupera anche il mio zaino.
Adesso mi sorregge con un braccio solo e sono costretta a stringere le braccia intorno al suo collo per non  sbilanciarmi, mentre nell’altra mano, tiene il mio zaino. Scende al piano di sotto e dato che a quest’ora nessuno sta usando la palestra, mi porta nello spogliatoio maschile.
-“Perché mi stai portando qui?”- gli chiedo stranita.
-“Sbaglio o hai le ginocchia che sanguinano?”- mi mette giù e apre uno stipetto per cercare probabilmente il disinfettante.
Divento rossa e ringrazio dio che non mi stia vedendo. Fondamentalmente Brett è un ragazzo magnifico: gentile, macabro quanto basta, bello, mistico e poi.. mi protegge sempre.
Mi lascio scappare un sorrisino da scema mentre penso al ragazzo, che mi riporta subito alla normalità, facendomi anche spaventare.
Brett mi prende velocemente da sotto la vita dandomi una leggera spinta per farmi sedere su una vecchia cattedra che i ragazzi usano per metterci dentro i telefoni durante le ore di ginnastica.
-“Non agitarti, non ti sto sequestrando.”- dice, mentre a pochi centimetri di distanza da me, taglia delle garze.
-“Non sono agitata.”- gli rispondo con voce leggermente tremante.
Non so perché, ma ora che siamo soli, ora che più di ogni momento al mondo mi manca Stiles, sento qualcosa che mi spinge verso Brett e il chè lo rende ulteriormente irresistibile.
Alzo lo sguardo e sorride beffardo. Poi mi si avvicina.
-“Taglia qui.”- mi passa le forbici e mi fa tagliare un pezzo di scotch per medicazioni.
Si abbassa leggermente e mi disinfetta il ginocchio destro, per poi appiccicarci sopra la garza.
-“Fortunata che avevi già i pantaloni strappati, te li saresti dovuta togliere.”- dice scherzoso mentre ride.
Mi irrigidisco ulteriormente e questa volta non lo posso negare.
-“Jess stavo scherzando, avrei chiamato l’infermiera. Non capisco perché reagisci così.”- continua notando la mia faccia e i miei occhi leggermente sgranati.
Si avvicina, insinuandosi tra lo spazio che c’è tra le mie gambe, leggermente aperte e taglio anche questa volta lo scotch e velocemente fa lo stesso procedimento eseguito prima.
Prima che si sollevi, rompo il silenzio creatosi.
-“Non ci sarebbero stati  comunque problemi, anche se avessi dovuto rimanere mezza nuda difronte a te.”- gli dico seria, deglutendo subito dopo.
Lui si blocca e solleva lo sguardo, serio. Noto nei suoi occhi una scintilla, mai visti occhi così.
Già sono bellissimi quando sono del loro colore naturale, figuriamoci quando diventano dorati.
-“Non dovresti dirmele certe cose.”- dice imbarazzato, sollevandosi, facendo finta di trovare interessanti le garze e tutte quelle cose, allontanandosi leggermente da me, mentre si acciglia e deglutisce lentamente.
-“Cosa c’è Talbot, sei nervoso?”- gli chiedo, con un ghigno in faccia.
-“Jess, non mi provocare.”- risponde serio mentre ripone tutte le cose dentro l’armadietto.
-“Non ti sto provocando Brett, ti sto dicendo la verità.”- gli rispondo un po’ acida, scendendo dalla cattedra.
-“Ovvero?”- grida arrabbiato dando pugno sull’armadietto, ammaccandolo leggermente.
Faccio un passo indietro, sbattendo sull’altra fila di armadietti, mi spaventa, ma non voglio farglielo vedere.
-“Che non ho paura di te. Nemmeno ora.”- dico, cercando di mantenere la voce meno tremante possibile.
-“Non è vero Jess, lo sento, sbatti i denti  ogni secondo che passa. Tu stai morendo dalla paura.”- dice a denti stretti, rimanendo immobile nell’angolo con gli occhi dorati che splendono.
-“Starò anche tremando, ma non mi fai paura Brett. Io mi fido di te. So che non potresti mai farmi del male, né cadere nella tentazione di usarmi anche se mi trovassi senza pantaloni. Ecco l’esempio di prima, non ti stavo provocando. Capisci?”- gli dico facendo qualche passo avanti.
-“Jess aspetta non ti avvicinare. Che stai facendo?”- mi chiede mettendo le mani in avanti.
-“Niente Brett, niente.”-
-“Non è vero, non prendermi per coglione, posso leggerti la mente. Perché lo fai?”- mi chiede nervoso, gridando.
-“Non sto facendo niente Brett!”- mi lamento confusa.
-“Smettila. E non ti avvicinare. Non sono un’idiota Jess, non puoi usarmi solo perché ti manca quel coglione di Stiles.”-
-“Non ti sto usando, lo vuoi capire?”-
-“Si invece. Puzzi di desiderio. Stai morendo dalla voglia di saltarmi sopra. E questo sai perché? Perché quello stronzo lì ti sta facendo a pezzi e ti serve qualcosa o meglio qualcuno che ti riempia il vuoto che ti ritrovi dentro.”- è come se mi stesse rimproverando. Nella sua voce sento amarezza e rabbia e il che mi rattristisce ancora di più.
Rimango immobile, in silenzio e sento le lacrime che scendono.
Ancora.
-“Non è per lui. Tu mi piaci veramente, ma a quanto pare mi sbaglio su di te.”- dico con la voce tremante.
-“Non posso accontentarti, non ti lascerò avvicinarti a me, potrei impazzire Jess.”-
-“Impazzire? Sei solo un maschilista senza sentimenti porca puttana. Cosa c’è di così complicato da capire? Mi piaci va bene? Perché dovresti respingermi?”- gli chiedo arrabbiata alzando la voce.
-“Perché con te perdo il controllo di me stesso e del mio potere, potrei farti male, non riuscirei a controllarmi e io non voglio ucciderti solo perché, a quanto pare, c’è qualcosa tra di noi che ci unisce.”- mi grida contro portandosi le mani ai capelli.
Le scende fino a coprirsi il viso e tira un urlo di rabbia.
-“Ehi, ehi..”- gli vado incontro e gli afferro i polsi, per evitare che si faccia male.
Lui apre le mani e i suoi occhi sono tornati ad essere verdi e stupendi.
Respira velocemente, e il cuore gli rimbomba, è rosso in viso tanta la rabbia e mi guarda attentamente, come a chiedermi di stargli lontana in qualche modo.
-“Se vuoi staccarti da me lo devi fare con la forza, perché io non ti lascio andare, hai capito? Mai!”-gli dico con rabbia, cercando però di calmarlo.
Lui trattiene il respiro e io mi allontano di diversi passi, mollando la presa dai suoi polsi e portandomi le mani alla bocca.
Ci fissiamo per alcuni istanti negli occhi, tutti e due stupiti da quelle che sono state le mie parole.
Un silenzio tombale ci circonda e penso che nessuno ha intenzione di “disturbarlo”.
-“Ma che mi prende? Sono una cagasotto per caso? Brett in fondo mi piace veramente, non è di certo per Stiles se gli ho detto quelle cose. Anzi le ho sentite dal profondo del mio cuore, non ho stentato nel dirgliele perché in fondo è vero; io non lo lascerò così facilmente.”- penso tra me e me.
Abbasso le braccia, portandole lungo il mio corpo.
Lui nel frattempo, si è appoggiato con la schiena all’armadietto e tiene le mani strette dietro la schiena, sorreggendosi su uno scaffale in metallo.
Mi tiro i capelli dietro e a passo svelto gli vado incontro.
Nello stesso istante lui si stacca dall’armadio e con due passi veloci mi raggiunge.
Non faccio in tempo a dire nulla che mi afferra per il viso e mi bacia.
Il contatto con le sue labbra è qualcosa di paradisiaco.
E’ così delicato e violento allo stesso tempo.
Le gambe mi cedono e tanto più continua a starmi vicino, più muoio dalla voglia di averlo tutto per me e basta.
-“Ma cosa dici Jessica?”-penso tra me e me, ma scaccio via i pensieri, portando le mani sui suoi fianchi e stringendo la presa.
Lui fa più forza, stingendo maggiormente la mia faccia e approfondisce il bacio.
Stringo gli occhi, mi sento impazzire. Sembra tutto così finto perché troppo bello.
Porto la mano destra sulla sua pancia, perfettamente scolpita dagli addominali. Non è un pompato, ma ha un fisico da paura.
Si irrigidisce non appena ficco la mia mano fredda sotto la sua maglietta.
Mentre lui mi bacia e mi cinge la schiena, io gioco con le dita sulla sua pelle calda e accapponata.
Salgo leggermente e arrivo poco sotto il petto.
Il suo viso si contorce sotto una smorfia simile a quella di dolore e cerca di sfuggire al mio tocco, torcendo improvvisamente la schiena, piegandosi leggermente indietro. Faccio forza e lo spingo verso il muro, costringendolo a stare dritto e funziona.
Ci stacchiamo dal contatto con le labbra, solo per darmi la possibilità di sfilargli via la maglietta nera, che lancio via per poi fiondarmi nuovamente sulle sue labbra arrossate.
Lui porta le sue mani calde, al contrario delle mie, sui miei fianchi e avvicina ancora di più i nostri corpi, facendomi quasi esaltare.
Sorrido, mentre lui continua a baciarmi. Lentamente, mi solleva la maglietta per poi togliermela via di fretta e gettarla altrove.
Dato che la palestra si trova nel seminterrato, fa più freddo e un brivido mi percorre tutta la schiena.
Brett accarezza lentamente la mia pelle, riscaldandomi, mentre io nascondo il mio volto nell’incavatura del suo collo, iniziando a lasciare piccoli baci anche su quella parte del suo corpo.
Il suo corpo inizia a ricoprirsi di brividi ogni volta che poggio le mie labbra su di esso. Interrompe il bacio, portando indietro la testa, abbandonandosi completamente a me.
Lo spingo per le spalle e lo faccio sedere sulla sedia che c’è lì vicino al muro.
Chiude gli occhi e sospira mentre io me ne sto seduta sulle sue gambe. Poggia la testa al muro, rimanendo immobile e pervaso dalla bellezza di questo momento.
Passo a lasciare dei baci anche sulla sua clavicola destra e sento che si irrigidisce. Rido leggermente al pensiero di quale sia l’effetto che gli faccio.
Risalgo su e mi ostino sul suo collo liscio e rilassato.
Mentre lo circondo si piccoli baci e carezze mi balena un’idea in mente.
-“Ehi, non esagerare.”- dice a bassa voce, avendomi letto probabilmente nella mente.
Rido per poi fissarmi su un angolo della sua pelle delicata.
Dopo trenta secondi, già il livido rosso è ben visibile e decido quindi di staccarmi e accasciarmi sul suo petto.
Non so perché, né come. Ma in questo momento stare con lui è come sentirsi a casa, ci sto alla perfezione su di lui. Sembro esser stata creata su misura per le sue braccia.
Lui è ancora seduto e leggermente stremato, io seduta a cavalcioni su di lui, accovacciata e quasi dormo sul suo petto.
Tutto è troppo perfetto. Lui è tutto. Brett è troppo. E’ perfetto.
Diciamo che ora come ora, in questa situazione: Lui è tutto troppo perfetto.

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