Stranger Things

di af_Eleven_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.1 La Scomparsa di Victor Trevor (Parte Prima) ***
Capitolo 2: *** 1.2 La Scomparsa di Victor Trevor (Parte Seconda) ***



Capitolo 1
*** 1.1 La Scomparsa di Victor Trevor (Parte Prima) ***


La Scomparsa di Victor Trevor

(Parte Prima)

“Arriva qualcosa…, qualcosa che ha fame di sangue. Un’ ombra cresce sul muro alle tue spalle, ti inghiotte nel buio, fra poco sarà qui!”- disse John, dalla zazzera biondo cenere e occhi di un blu marino.

“Che cos’è?”- domandò il biondo riccio Victor, paura che si mescola alla curiosità nei suoi occhi color del cioccolato.

“E se fosse il Demogorgone? Oh, Gesù! Se fosse lui saremo fregati!”- esclamò Greg, bruno di capelli e occhi profondi come pozzi.

“Non è il Demogorgone!”- puntualizzò Molly, dai lunghi capelli nocciola come i suoi occhi e il viso delicato, in contrasto col suo carattere combattivo.

“Un’armata di Trogloditi attacca il rifugio!”- urlò John.

“Te l’avevo detto”- controbatté Molly, guardando Greg ridere.

“Un attimo… Avete sentito? Quel rumore… Boom, boom, BOOM!”- Molly, Victor e Greg si allarmarono al tono sospetto di John - “Non veniva dai Trogloditi, no, proveniva da qualcos’altro… IL DEMOGORGONE!”

“NOOOO”- risposero all’unisono gli altri.

“Siamo nella merda” - disse Greg, immaginando l’esito della partita.

“Victor tocca a te!” - replicò John.

“Che faccio?” - domandò il ragazzo.

“La Palla di Fuoco! La Palla di Fuoco!” - suggerì Hooper.

“Dovrei lanciare un tredici!” - replicò Trevor allarmato.

“L’Incantesimo di Protezione! Usa quello” - consigliò Greg.

“Fifone! Palla di Fuoco!”

“Protezione!”

“Il Demogorgone è stanco dei vostri battibecchi! Avanza verso di voi, BOOM!”

“La Palla di Fuoco, Victor!”

“Un altro passo, BOOM!”

“Incantesimo di Protezione!”

“Ruggisce rabbioso”

“PALLA DI FUOCO! INCANTESIMO DI PROTEZIONE!” - urlarono all’unisono Molly e Greg.

“ALLORA!!”

“PALLA DI FUOCO!” - e Victor lanciò i dadi, ma questi caddero dal tavolo.

“Cavolo” - imprecarono gli altri tre.

“Dove sono finiti?”

“Qualcuno li ha visti?”

“Era un tredici almeno?”

“Non lo so”

“Mio Dio!”

“John. John. John.” - chiamò la Signora Hudson, la nonna di John.

“Nonna, siamo in piena campagna” - le spiegò il ragazzo.

“No avete già finito, è da più di 10 ore che siete lì a giocare a Dungeons & Dragons.”

“Nonna aspetta, altri venti minuti, ti prego” - la supplicò John, inseguendola per le scale che dividevano lo scantinato (il loro terreno di gioco) dalla cucina.

“Domani c’è scuola e non voglio che tutti arriviate in ritardo perché non vi siete riposati abbastanza per colpa di quel gioco”

“Ti prego, abbiamo progettato da due settimane questa campagna, se la continuiamo dopo si perderà l’atmosfera!”

“Non mi interessa!”

“Uffaaaaa”

Nel frattempo Victor, Greg e Molly continuarono a cercare i dadi finché il primo non li trovò e comunicò agli altri la notizia.

“Il sette vale?” - chiese Victor.

“Era un sette?! John l’ha visto?” - Trevor fece segno di no con la testa alla domanda di Molly - “Allora non vale” - fece cenno anche a Greg e tutti e tre si prepararono per tornare nelle proprie case e salutare per quella sera la bella casa del 221B di Baker Street.

Salendo le scale Greg sbatté contro la sorella di John, Harriet (o Harry come si faceva chiamare da tutti), facendole cadere il cellulare dalle mani e scombinandole i lunghi ricci biondi per la botta.

“Ciao Harry!” - la salutò Greg.

Harry, raccogliendo l’apparecchio da terra, fece un’occhiataccia a Greg e riprese a parlare con la sua amica e compagna di classe Mary Morstan.

“Certo che tua sorella è proprio strana!” - esclamò Greg appena fuori dall’appartamento, guardando John negli occhi.

“Che vuoi dire?”

“Se la tira troppo”

“A chi lo dici” - sospirò John

“Tutto perché sta con quello scemo di Sebastian Moran” - puntualizzò Molly, vomitata dalla sua affermazione, ma facendo ridere gli altri.

“Ciao John a domani” - salutarono lei e Greg salendo sulle loro biciclette vecchia scuola.

“Ho fatto sette” - disse Victor, che era rimasto ancora là, a John.

“Mmmh?”

“Con il dado, intendo. È uscito sette. Il Demogorgone mi ha beccato. Ci vediamo domani” - e anche Victor andò via con la sua bici retrò.

“Ciao ciao femminucce” - salutò Molly.

“Fuori dai piedi!” - esclamò Greg divertito.

“Victor ti propongo una gara. Chi arriva primo vince un fumetto.”

“Uno qualsiasi?”

“Ovviamente”

“Pronti… VIAAAAA!” - Victor sfrecciò con la sua bici argentata.

“EHI! ASPETTA!” - urlò Greg dietro di lui.

“MI PRENDO IL TUO X-MEN 134.”

“ASPETTA CHE TI RAGGIUNGA, TI AMMAZZO TREVOR!”

Ma ormai Victor aveva stravinto e Greg riuscì a farsi scappare solo un’imprecazione bella e buona.

Mentre il giovane Victor si incamminava verso casa, notò che il faretto della sua bici non riusciva più ad illuminare la buia strada e, il tempo di dare una controllata a questi, una enorme figura nera si innalzò davanti ai suoi occhi facendogli perdere l’equilibrio tanto che cadde ferendosi ad un ginocchio.

Vista la “creatura”, Victor cominciò a correre verso casa, abbandonando la sua bici a terra. Appena arrivato entrò e chiuse la porta con il chiavistello.

“Mamma! Mamma! Dove sei? Clara? Clara, sei qui?” - urlò il ragazzo ma non ricevette alcuna risposta.

Si affacciò alla finestra per controllare la situazione, sembrava che la “creatura” fosse sparita nel buio della notte ma l’ombra di questa si proiettò sul vetro della porta.

Victor provò a chiamare soccorso col telefono fisso ma a rispondergli dall’altra parte della cornetta furono solo degli strani rumori.

Vedendo il mostro avvicinarsi e aprire la porta, Trevor si rifugiò nel capanno degli attrezzi e appena dentro cercò un fucile per difendersi ma il tempo di caricarlo e puntarlo verso la porta che la luce della lampadina si spense e riaccese velocemente ed il ragazzo scomparve, senza lasciare alcuna traccia di sé.

Quella stessa notte nel laboratorio segreto "London National Laboratory", formalmente gestito dal Dipartimento di Energia e situato nei dintorni boschivi di Londra, un uomo, precisamente uno scienziato dato il lungo e tipico camice bianco, cercò invano di fuggire da qualcosa. Credendo di avercela fatta si accasciò sul pavimento dell’ascensore ma un’ombra comparve sopra la sua testa. Quel qualcosa lo aveva trovato e raggiunto. Esalò il suo ultimo respiro guardando sopra i suoi occhi e urlando qualcosa di incomprensibile.

Note dell'Autrice:
Ciao a chi mi leggerà, a chi ne avrà voglia e a che ne continuerà ad averne.
Consapevole di ciò che ho scritto avrei intenzione di sviluppare la storia in 8 capitoli come le puntate della serie Stranger Things e ognugno di essi suddiviso in parti, in maniera tale da non annoiare chi legge.
Fiduciosa vi dico comunque grazie.

 

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Capitolo 2
*** 1.2 La Scomparsa di Victor Trevor (Parte Seconda) ***


La Scomparsa di Victor Trevor
(Parte Seconda)

Il mattino seguente, in una casa situata nella periferia londinese, un ragazzo poco più che ventenne si stava svegliando dopo una lunga nottata passata a bere qualche bottiglia di troppo, per colmare quel vuoto provocato qualche anno prima. Era disteso supino sul divano, ancora intontito da un residuo di alcool nel suo sangue, con i capelli bruni ma tendenti sul rosso scuro spalmati sul bracciolo e gli occhi vacui e nebbiosi. Dandosi un incoraggiamento mentale tastò con la mano il tavolino da caffè di fronte per cercare il suo fidato orologio e, appena preso, controllò l’orario. Era ora di andare. Sfilò una sigaretta costosa dal suo astuccio di metallo vintage portandosela alla bocca e incominciò a prepararsi per un’altra lunga giornata. 

Nello stesso istante a casa Trevor, Joyce stava cercando le chiavi della sua auto senza successo.

“Dove diavolo sono finite? Clara le hai viste?”

“Controlla sul divano!” - rispose una trafelata Clara Trevor, intenta a cucinare la colazione per sé e il fratellino Victor, coi ricci giallo canarino sparati in diverse direzioni.

“Ho cercato anche lì” - rispose Joyce mentre i corti capelli biondo scuro le andavano davanti agli occhi perché stava sollevando i cuscini del suo sofà.

“Trovate!” - prese le chiavi e andò in direzione della figlia scoccandole un bacio in testa come quando era piccola - “Okay tesoro, a stasera.”

“Ciao” - ricambiò il saluto Clara.

“Hai visto Victor?”

“Non l’ho ancora svegliato”

“Ma Clara così farà tardi, devi ricordartelo!”

“Lo so, però in questo momento sto preparando la colazione”

 “Victor! Forza, amore. È ora di alzarsi” - disse Joyce andando verso la stanza del minore, ma appena entrata trovò solo delle coperte sfatte - “Ieri sera è tornato a casa, vero?”

“Non è in camera?” - domandò Clara.

“È tornato sì o no?!”

“Non lo so.”

“Come sarebbe a dire che non lo sai?!”

“Sono rientrata tardi, lavoravo” - si giustificò Clara.

“Lavoravi?”

“Sì, mi hanno chiesto di sostituire un mio collega. Qualche soldo in più ci farebbe comodo, mamma.”

“Ma Clara! Ne abbiamo già parlato. Non puoi fare dei turni extra quando io lavoro.”

“Mamma tranquilla! Victor è stato dai Watson-Hudson tutto il giorno ieri, sarà rimasto lì a dormire.”

“Certe volte non ti capisco Clara!” - rispose Joyce componendo il numero di casa Watson-Hudson al fisso.

“Salve signora Hudson sono Joyce la madre di Victor” - disse lei.

“Ciao Joyce, cosa ti serve?” - domandò la signora Hudson dall’altro capo della cornetta.

“Volevo sapere se Victor è rimasto lì da voi a dormire questa notte.”

“No cara, mi dispiace. Victor è andato via poco dopo le 20.00 ieri. Non è a casa?”

“Penso che sia uscito presto per arrivare in tempo a scuola. Grazie signora.”

“Figurati cara, e dammi del tu la prossima volta.”

“Okay, grazie ancora e buona giornata.”

“Buona giornata anche a te.”

Joyce riattaccò, guardando Clara un po’ sconsolata.

Alla London Middle School, John, accompagnato da Molly e Greg, depositò la bici vicino l’entrata della scuola.

“Ragazzi, io non lo vedo.” - disse cercando con lo sguardo l’inusuale capigliatura riccia di Victor.

“Te lo dico io, sarà entrato sicuramente prima” - replicò Molly con lo zaino in spalla.

“Avrà sicuramente la paranoia che il prof di scienze faccia un test a sorpresa!” - specificò Greg.

“Oh la la, guardate chi abbiamo qui! Chi vincerebbe tra voi tre uno spettacolo sui mostri della scuola? Secchiona, Biondo Ossigenato o Testa di Gallina?” - esclamò Philip Anderson, dall’aspetto scarno e la faccia da rospo perfettamente adeguata ai suoi unti capelli neri e gli occhi oscuri, accompagnato da Sally Donovan, la sua ipotetica fidanzata mulatta dai corti ricci ramati, nonché entrambi bulli della scuola e compagni di classe di Harry, colpendoli al petto uno alla volta.

“Io direi… Cervello di Gallina.” - rispose Sally facendo il verso a Lestrade.

“Non sono stupido, vermi schifosi!” - replicò Greg cercando di fare a pugni.

“Greg, calmati! Non ne vale la pena” - lo consolò Molly accarezzandogli un braccio.

“Adesso ti fai salvare anche dalla fidanzatina?” - sghignazzò Anderson.

“Vaffanculo!” - la campanella suonò e Greg insieme agli altri due si addentrò per i corridoi della scuola in cerca della loro classe.

Dietro alla London Middle School, più precisamente dove si ergeva la London High School, una pensierosa Harriet Watson stava cercando il suo armadietto, la lunga capigliatura a nasconderle gli occhi blu come quelli del fratello, quando l’amica del cuore le comparve alle spalle.

“Allora, ti ha telefonato?” - chiese Mary Morstan, gialli capelli lisci in contrasto col suo abbigliamento quasi maschile, eccitata per la sua amica.

“Shhh! Zitta Mary!” - la bloccò Harry.

“Quindi?”

“Te l’ho detto, non è una cosa seria.”

Ma Mary non demorse.

“Okay, gli piaccio, questo è vero, ma non in quel senso. Ci siamo baciati solo due volte.”

“Ci siamo baciati solo due volte” - le fece il verso - “Harry, ma per favore. Stai diventando popolare.”

“Eh?”

“Voglio solo dirti che vorrei che continuassi a frequentarmi. Se diventi amica di Anderson e Donovan giuro che…”

“Neanche per sogno” - la interruppe Harry - “Te lo ripeto. È successo solo una volta… al massimo due, non di più” - ridacchiò imbarazzata insieme all’amica.

Cercando i libri nell’armadietto trovò un biglietto di carta con su scritto a caratteri cubitali <>.

“Che dicevi riguardo a Sebastian?” - e le guance di Harry poterono solo imporporarsi ancora di più.

Alla prima occasione presentatasi sotto gamba, sgattaiolò dalla sua classe e corse verso il bagno, appena vide il raggiante castano Sebastian non poté che saltargli letteralmente addosso e baciarlo come se non ci fosse un domani.

“Seb! Devo andare” - disse Harriet staccandosi a malincuore dalle labbra del ragazzo di fronte a lui.

“Dai, ancora un minuto” - disse un supplicante Moran, intento a baciarle il collo.

La campanella dell’ora successiva suonò ed Harry ne approfittò per scrollarsi il bel giovane di dosso.

“Seb, devo andare purtroppo.”

“Aspetta!” - la bloccò afferrandole il braccio - “Facciamo qualcosa stasera?”

“Non posso” - sbuffò lei - “Devo studiare per il test di lingue”.

“Eddai! Prendi sempre il massimo dei voti.”

“Sì ma il professore è bipolare, lo sai!”

“Potrei aiutarti io.”

“Sei andato male in lingue l’anno scorso.”

“Ho avuto C-.”

“In tal caso…”

“Passo verso le 20.00?”

“Sei impazzito, mia nonna ti…”

“Entrerò dalla finestra. Non mi vedrà. Sono silenzioso e furtivo come un ninja.”

“Sei matto” - ridacchiò lei uscendo dal bagno.

“Suvvia Harriet! Altrimenti facciamo un giro in auto, ci cerchiamo un posto tranquillo e…”

“Seb, devo studiare, e non scherzo.”

“Per questo voglio trovare un posto tranquillo:”

“Sei un idiota, Sebastian Moran” - lo baciò un’ultima volta - “Ci vediamo alle 20.00; mi raccomando, per studiare” - e se ne andò lasciando un Sebastian Moran col sorriso trionfante.

Note dell'Autrice:
Aggiorno con la seconda parte del capitolo.
Grazie per la fiducia :)

 

 

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