Troverò la mia strada

di fede_rica19
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** LA STORIA ***
Capitolo 3: *** DECODIFICARE ***
Capitolo 4: *** ECO ***
Capitolo 5: *** INSEGUENDO AUTOMOBILI ***
Capitolo 6: *** OCEANO ***
Capitolo 7: *** RESTA ***
Capitolo 8: *** BARISTA ***
Capitolo 9: *** NON IO ***
Capitolo 10: *** LASCIA CHE TI AMI ***
Capitolo 11: *** AMORE ***
Capitolo 12: *** PER AMORE DI UNA FIGLIA ***
Capitolo 13: *** IL FUOCO INCONTRA LA BENZINA ***
Capitolo 14: *** LA PRIMA VOLTA ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                               

Prologo

Quella sera, prima che lo zio Charlie ripartisse, Teddy aveva detto che avrebbe fatto un annuncio a tutta la famiglia dopo cena e nell’aria si respirava trepidazione. Per tutta la cena qualcuno aveva tentato di estorcere qualche indizio ma in tutta risposta il ragazzo si era scambiato sguardi eccitati con Victorie. Lily sentiva che avrebbe vomitato da un momento all’altro e si maledì di non aver invitato anche Lysander quella sera, almeno avrebbe avuto qualcuno con cui sfogarsi e per fumarsi una sigaretta sul retro. E invece era stata costretta a sorbirsi quel siparietto da futuri sposini. Immaginava che la grande notiziona che avrebbero dato centrasse qualcosa con il matrimonio, magari volevano ufficializzare una data. Li odiava. Anzi odiava lui, non lei. Victorie poteva essere un pò snob e spocchiosa, ma non era colpa sua se lui la amava. Ma poi come biasimarla per la sua presunzione dato che era bellissima e che la sua carriera da giornalista di cronaca rosa ormai stava decollando? Difatti in Francia era molto conosciuta ed apprezzata. Odiava lui perché non aveva niente a che fare con lei eppure stavano insieme. Lui era un testone, chiacchierone, amante dei tatuaggi come lei, che preferiva fare una partita a quidditch mentre pioveva e sporcarsi di fango piuttosto che sorseggiare thé e parlare di quali tazzine scegliere per la nuova casa. Un ragazzo che per anni aveva preferito piercing e capelli verdi a mò di cresta che parlare di progetti familiari. Dov’era finito quel Teddy di cui si era innamorata?! Dopo quei mesi in Francia come tirocinante era diventato così insipido, così rigido…
TIN TIN TIN
Il tintinnio di un bicchiere di cristallo la destò da quei pensieri, nemmeno si era accorta di aver stretto tanto la forchetta da farsi impallidire le nocche. Vide prima il viso solare e sorridente di sua cugina ed i suoi occhi così cerulei, da sembrare spicchi di cielo incastonati, posati sul suo futuro marito. Così Lily sollevò i suoi di occhi su Teddy. Sentì una fitta allo stomaco quando vide lo stesso sorriso felice dipinto anche sul volto del ragazzo. Possibile che dopo due anni ancora lei non riusciva a capire che sua cugina e il suo Teddy erano fatti l’uno per l’altra?! Possibile che nemmeno avere nove anni in meno di lui l’avevano mai fermata dall’amarlo così incondizionatamente? Perché non riusciva ad essere una ragazza di diciassette anni come tutte altre?
-Come vi avevo accennato ho un importantissima notizia da darvi che spero vi renda orgogliosi di me e felici come lo siamo io e Victorie!- altra fitta allo stomaco. Dov’era Lysander quando aveva bisogno di lui?! –Come sapete mi è rimasto l’ultimo anno di tirocinio e finalmente concluderò i miei studi di Scienze della Magiformazione…- Lily si guardò attorno, tutti i suoi zii e cugini pendevano dalle labbra di Teddy Lupin, guardandolo con ammirazione. Chissà se qualcuno aveva mai notato che lei lo guardava con amore. -…ebbene mi è stata offerta la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure ad Hogwarts, appena prenderò la mia pergamena di Specializzazione!- BOOM. La testa di Lily stava per esplodere. Teddy aveva appena lanciato una bomba atomica e nemmeno se ne era reso conto. E certo come poteva?! Lui non sapeva nulla dei suoi sentimenti, delle sue paure, della sua sofferenza. Mentre gli altri a tavola applaudivano e Victorie si era alzata per abbracciare il suo fidanzato perfetto, lei si alzò di scatto, facendo quasi rovesciare la sedia a terra e a grandi falcate lasciò la cucina di zio Bill. Sperò che nel frastuono delle acclamazioni e delle congratulazioni nessuno si fosse accorto di lei. Cacciò un ringhio frustrato, chiusa in bagno, e diede un calcio allo stipetto dei sali da bagno di zia Fleur. Ricacciò indietro le lacrime. Lei era forte. Lei non piangeva, non più. Si sedette sulla tavola del water chiusa e si prese la testa fra le mani, puntellando con i gomiti sulle ginocchia. Si continuava a chiedere cosa ancora le facesse sperare che le cose sarebbero cambiate.
-Lils?- la voce di Teddy la fece trasalire.
-Và via Ted…sono in bagno…- ruggì lei.
-Davvero?!- chiese ironico –apri dai!- la esortò con tono infastidito.
-Và via!- ripeté Lily e si sentì patetica. Che scusa poteva arrecare per il suo strano comportamento? Lo sentì armeggiare con la bacchetta e poco dopo il rumore della toppa che scattava. Pian piano la porta cigolò e si aprì ed infine lui entrò. Lily sbuffò avvilita roteando gli occhi al cielo e alzandosi dal water gli diede le spalle raggiungendo la finestra. Da lì si poteva vedere l’oceano e la luna piena frastagliarsi arrogante sulla sua superficie e in lontananza la tomba del piccolo Dobby.

-> https://youtu.be/zTkj312mr3c
-Perché hai avuto quella reazione? Pensavo che tu più di tutti saresti stata felice di avermi di nuovo qui in Inghilterra l’anno prossimo…- lei ridacchiò in maniera grottesca ed ironica. Scosse il capo e la rabbia le salì ancora più al cervello. Perché? Perché lui non capiva? Come poteva non capire cosa ribolliva in lei?! Si vantava sempre di come fossero così bravi a comprendersi con uno sguardo, –Dì qualcosa, qualunque cosa…- poi lo sentì camminare, quasi sbattendo i piedi sulle mattonelle lillà del bagno e poi si sentì prendere bruscamente per le spalle e si dovette voltare.

*E mi sto sentendo così piccolo…
Era oltre quello che immaginavo…
Non ho più certezze.*

 
-Non ho voglia di parlare con te! Lo capisci questo professorino del cazzo?!- non si rese conto di averlo detto né di aver usato tutta quella rabbia e sputato quel veleno. Non pensava di averne tanto in corpo né di essere capace di esternarglielo così di impeto. Non al suo Teddy. Lui mollò la presa come se si fosse appena scottato. La guardò ma sembrò non riconoscerla. –Ti avevo detto di andar via…perché sei entrato?- aggiunse lei con un groppo in gola e a mò di rimprovero, ma non avrebbe pianto. Specialmente non davanti a lui. Non era più una ragazzina piagnucolosa. Era cresciuta.
-Perché ero preoccupato per te, perché credevo di fare la cosa giusta, ma con te ultimamente sembra che non ci riesca mai…era tutto così semplice prima che…-
-Prima che… cosa? Che crescessi? Che non fossi più una bambina a cui raccontare storie o a cui comprare le cioccorane? Si cresce Ted, ed io l’ho fatto…sono una donna adesso e non puoi comprarmi facendomi ridere cambiando colore dei capelli…- lo interruppe vomitandogli ancora addosso rancore e rabbia.
-Perché ti comporti così? Perché sei così arrabbiata con me Lils? Da dove viene fuori questo odio? Pensavo che mi volessi bene! Che noi fossimo come fratello e sorella!-
Colpita e affondata. Nulla poteva fare più male di quello che aveva appena sentito.
-NON SIAMO FRATELLO E SORELLA! NON LO SIAMO MAI STATI! JAMES È MIO FRATELLO, ALBUS LO È! TU NON LO SEI! TU NON SEI NEMMENO UN MIO PARENTE! TU NON SEI NIENTE ORMAI!- urlò quelle cose e si sentì avvampare e voleva essere pentita di quello che gli era appena uscito dalla bocca ma non fu così. Si sentì leggera e sincera per la prima volta da quando aveva capito di amarlo. Le sembrò di sentire il cuore di Teddy frantumarsi e vide gli occhi del ragazzo inumidirsi. Poi lui voltò il capo brusco, per non guardarla. Stava raccogliendo le idee mentre i suoi capelli diventavano da rosso rabbia a grigio. Grigi non li aveva mai visti. Nemmeno lei riusciva più a decifrare quel ragazzo che un tempo conosceva come le sue tasche. Con cui era cresciuta, di cui si era innamorata da adolescente.

*Ed io inciamperò e cadrò…
Sto ancora imparando ad amare semplicemente iniziando a gattonare.*


-Sono…sono senza parole…credo che me ne andrò via adesso!- farfugliò confuso e saettando con i suoi occhi color paglia da un punto all’altro del pavimento, ancora scosso e confuso. Lei era ancora ansante per le urla e paonazza di rabbia e vergogna. Non sarebbe mai riuscita a spiegargli perché aveva detto quelle cose e non voleva farlo probabilmente. Voleva perderlo, per sempre. Ecco perché aveva fatto tanto male sapere che tra un anno lo avrebbe avuto sempre tra i piedi, sotto gli occhi. Averlo in Francia, per tutto quel tempo, l’aveva aiutata. Come si dice? Lontano dagli occhi lontano dal cuore. Sapeva bene che una volta sposati sarebbero andati a vivere in Francia. Perché avevano cambiato idea? E perché lo aveva appreso come tutti gli altri e nello stesso istante? Perché Teddy non glielo aveva detto prima? Magari anche via gufo. Non era pronta. Saperlo felice a Parigi non era come vederlo ogni giorno. Non voleva sbattuta in faccia la felicità di sua cugina giorno per giorno con l’uomo che amava lei. Anche se lo aveva detto Teddy restò ancora lì impalato e Lily fu tentata di confessare tutto, di liberarsi delle sue paure, emozioni e sentimenti. Poi lui si mordicchiò il labbro come combattuto ma alla fine scelse. Le voltò le spalle ed uscì dalla stanza.

*E ingoierò il mio orgoglio. Tu sei la persona che amo e ti sto dicendo addio…
Di qualcosa, sto rinunciando a te. (Say Something; Christina Aguilera/Jasmine Thompson)*

 
Quella sera stranamente i suoi genitori decisero di non restare a Villa Conchiglia a dormire, ma che sarebbero ritornati a Godric’s Hollow un giorno prima. Dopo la cena (e probabilmente dopo la sfuriata di Lily che tutti avevano sentito dal piano di sotto) si era respirata un’aria tesa e per lo più si era chiacchierato del nulla, senza cercare che saltasse fuori l’argomento “Teddy e Victorie tra un anno torneranno ad abitare in Inghilterra”. Lei aveva fatto appello a tutta la sua pazienza, e cercando di non sprofondare dalla vergogna, era riscesa dopo qualche minuto che l’aveva fatto Teddy e si era seduta sul divano in salotto a leggere una delle riviste di moda che Dominique lasciava sempre in giro. Tutti gli altri suoi cugini ed i suoi fratelli erano rimasti in cucina, forse per lasciarle il suo spazio o forse perché non volevano avere affatto avere a che fare con lei che ultimamente più del solito era irascibile e scontrosa. Quando la voce più severa del solito di suo padre la risvegliò capì di essersi appisolata sul divano degli zii e seguì a testa bassa i suoi familiari fuori dalla casa, lì dove una passaporta era stata preparata un’oretta prima. Si sentì agganciare per l’ombelico e un vortice la avvolse caoticamente e dopo i suoi piedi toccarono terra. Traballò leggermente e poi tornò in equilibrio, mettendo così a fuoco il salottino di casa sua. Casa dolce casa.
-Signorinella!- aveva tirato un sospiro di sollievo troppo in fretta a quanto pareva. Si girò con espressione sottomessa verso sua madre che era spalleggiata da suo padre. Entrambi avevano un cipiglio a dir poco infuriato. Sua madre aveva persino le mani sui fianchi e suo padre era più pallido del solito. Come biasimarli? Loro volevano un mondo di bene al loro figlioccio Teddy. Per loro era come un figlio, lo era sempre stato. Ovvio che a parer loro per Lily Teddy doveva essere come un fratello. Non sapevano però che lei lo amava immensamente e cosa stava nascondendo a tutti quanti. Tranne a Lysander…
-Per favore…non potreste semplicemente restare fuori da questa storia?!- cominciò a protestare. Suo padre gli lanciò un’occhiataccia e decise che per il momento era meglio tacere e vedere cosa avevano da dirle.
-Come ti sei permessa di dire quelle scempiaggini a Ted? Perché mai sei stata così cattiva con lui anziché gioire come tutti gli altri della sua conquista in campo lavorativo? Capisci cosa significa per lui lavorare ad Hogwarts?!- le domandò sua madre mentre agitata svolazzava i capelli lunghi e rossi come fiamme, proprio come i suoi. Restò zitta. Cosa poteva inventarsi? Non trovava nulla di buono da dire perciò restò a fronteggiare i suoi genitori con gli occhi ardenti di rabbia. Sentiva i suoi fratelli agitarsi dietro di lei. Forse volevano venirle in soccorso ma lei doveva sbrigarsela da sola. Forse loro avevano capito cosa c’era sotto, chissà…
-Rispondi a tua madre! È questa l’educazione che ti abbiamo insegnato? Se hai avuto “una giornata no” non hai il diritto di prendertela così spassionatamente con un tuo caro, lo capisci questo Lilian?- la rimbrottò suo padre minaccioso. Non potevano capire. Come potevano immaginarsi cosa c’era dietro. Anzi non dovevano nemmeno immaginarlo. Probabilmente sarebbero rimasti disgustati. Come poteva essersi innamorata del ragazzino che le aveva anche cambiato il pannolino anni addietro? Si sarebbero vergognati della loro figlia immatura e viziata e forse un pò perversa.
-Fatti miei!- sibilò cattiva. Per poco sua madre non svenne per così tanta insolenza. Era sempre stata la pecorella nera della famiglia Potter, un pò troppo svampita, un pò troppo frivola, incurante delle regole e dalle amicizie discutibili ma con loro era sempre stata gentile ed educata.
-Fila in camera tua, sei in punizione fino a quando questo tuo atteggiamento insolente non avrà fine!- fu la risposta secca di suo padre. Eccolo l’Auror che veniva fuori in casa propria.
-Ma…ma…ho diciassette anni, come puoi ancora mettermi in castigo?!- protestò sbattendo i piedi ed agitando la sua chioma cremisi come il fuoco, mentre i suoi grandi occhioni verdi ardevano di rabbia. L’unica risposta che ottenne fu un’altra occhiataccia ammonitrice e il dito minaccioso di suo padre che le indicava le scale verso la sua camera. Sbuffò talmente forte che quasi sembrò ringhiare e a passi pesanti come a voler rompere i gradini, salì diretta nella sua cameretta. Si sbatté la porta alle spalle e chiuse il mondo fuori.

Nda: Buona sera popolo di EFP! quanto tempo è passato dall'ultima volta che ho pubblicato?! un'eternità sembra essere passata! 
Mi è mancato questo posto, mi siete mancati voi e mi è mancato scrivere! 
L'idea di continuare con la saga Orgoglio&Pregiudizio c'era altrimenti nell'epilogo non avrei lasciato in sospeso gli affari di Lily Luna! Però la fanfic non si concentrerà solo su di lei ma anche su Albus, che non ha avuto spazio nella precedente fanfic e allo stesso modo su lysander e Teddy lupin! ;)
Inoltre ci sarà un nuovo personaggio, tutto mio, un pò come Calliope e Florinda <3
Beh che aggiungere spero che andiate a leggere il primo capitolo che pubblicherò nei prossimi giorni!
intanto mi fareste felice se lasciaste una piccola recensione!! Baciiii!! PS: per chi ha letto Orgoglio&Pregiudizio conosceva già questi avvenimenti del prologo mentre per chi è appena entrato nel mio mondo xD non occorre leggere Orgoglio&Pregiudizio per capircene qualcosa tranquilli/e! 
A presto, rory.

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Capitolo 2
*** LA STORIA ***




La Storia
 
Era sempre un’emozione tornare a casa, se fosse positiva o negativa non sapeva ancora definirlo bene al momento. Ricordava ancora quando aveva deciso di partire con Aurora per la Spagna. Non poteva dimenticare come erano diventate amiche. Lily Potter fino a qualche anno fa non aveva amiche. C’era Lysander, solo lui. E poi durante una festa universitaria, alla quale come al solito si era imbucata mentre frequentava l’ultimo anno ad Hogwarts, l’aveva conosciuta. Aurora era una Serpeverde spocchiosa, o almeno così Lily l’aveva giudicata per molti anni di scuola. In realtà si, era spocchiosa, perché era tremendamente e invidiabilmente ricca da far schifo. Eppure Lily pian piano conoscendola aveva imparato che non è sempre tutto oro quello che luccica, e che in realtà non erano poi così diverse come aveva sempre pensato. Come si definiva Lily Potter? Apatica e cinica, il più delle volte. In realtà c’erano mille sfaccettature. A volte si sentiva lunatica, non a caso Aurora adorava chiamarla Luna, a volte irreparabilmente romantica, altre ironica e a volte fredda. Purtroppo il suo carattere si era temprato in occasioni che la sua amica continuava a definire da melodramma, quindi doveva convivere con se stessa. E sopportarsi. Aurora era un pò come lei, anche se per ben altri motivi. Forse per questo quattro anni prima, a quella festa, si erano trovate. Entrambe ubriache, entrambe con qualcosa da dimenticare ed entrambe con il bisogno urgente di avere un’amica. Si Lysander c’era sempre stato ma si arriva al punto che l’amicizia con un ragazzino si trasforma in un’amicizia con un uomo e Lily non poteva più ignorare come le cose cambiano. E lei lo sapeva bene: le cose cambiano. Ed ora era ritornata dopo un anno esatto a Londra. Non era stata stavolta così lontana come quando era partita per tre mesi ed era stata in Catalunia, ma non vedeva i suoi genitori né la casa dove era cresciuta ed i suoi fratelli da ben trecentosessantacinque giorni. Aurora le ripeteva sempre che per lei era più facile così: dimenticare. Dimenticare che il passato esisteva. Era diventata una filosofia di vita: se dimenticavi ciò che era stato, ciò che aveva fatto male e chi ne era stato la causa potevi sopravvivere. Per questo più tempo passava lontano da casa, e da loro, meglio si sentiva. Che l’università avesse degli alloggi per gli studenti era stata una manna dal cielo. Finalmente aveva potuto fare le valigie e andarsene. E con la magimedicina aveva trovato la sua musa ispiratrice. Lily si era dedicata a pieno ad essa, con cuore e mente, mentre Luna si dedicava corpo e mente alle notti e alle feste universitarie. Aveva trovato il giusto equilibrio, ma questa volta tornare era d’obbligo. Era il compleanno di suo padre dopotutto e il compleanno del Salvatore del Mondomagico non può essere trascurato. Specialmente il cinquantesimo compleanno. Aveva salutato Aurora quella mattina, appena sorto il sole, beccandosi qualche parolaccia indefinita, vista la bocca impastata dal sonno della ragazza, ed un cuscino in faccia. Ma ehi, non si sarebbe mica svegliata all’alba solo lei, doveva penare la sua compagna di stanza anche. Poi prima di lasciare la camera scrisse un biglietto e lo appese alla bacheca che entrambe condividevano per ricordarsi magari che era finita la carta igienica oppure il dentifricio.
Prega per me in questi giorni… sarà difficile tornare! Mi mancherai stronzetta!!
Dai corridoi dei dormitori femminili si materializzò alla stazione e prese quel mezzo babbano che tanto la rilassava e le permetteva di riflettere, cuffie alle orecchie. Adorava viaggiare in treno. Osservare il paesaggio grigio e sterile della città pian piano trasformarsi in rurale e verdeggiante mentre andava verso casa. Ciò le scaldava il cuore. Era vero, sarebbe stato difficile tornare, come lo era ogni volta, eppure c’era qualcosa che l’attirava lì come una calamita. In fondo essere riabbracciata da mamma, papà, rivedere Jamie e Albus era rassicurante. Scese i gradini in ferro del treno e rimise piede alla stazione di Godric’s Hollow. In quel momento pensò che le cose lasciate in sospeso in qualche modo ti richiamano come un sussurro che ad un certo punto smetti di ignorare.
-LILY!!- la voce di suo fratello Albus la accolse. Era in piedi, qualche metro più in là che sventolava la mano salutandola. Il sorriso di suo fratello e quegli occhi verdi smeraldo, vivaci e furbi proprio come quelli suoi. Gli corse incontro, trascinandosi il trolley color fango dietro e dopo gli saltò al collo. –Bentornata!- gli sussurrò all’orecchio il fratello.
-Grazie!- rispose lei sciogliendo l’abbraccio e sorridendogli. –Allora sono già tutti lì oppure la festa non è ancora cominciata?- gli domandò riafferrando il suo trolley e sistemandosi il vestito color senape, abbinato ad un paio di sandali in cuoio.
-In realtà la festa sarà stasera! Mamma vuole darti il tempo di sistemare le tue cose e farti una doccia!- la informò facendole cenno di incamminarsi verso la sua utilitaria. Lily roteò gli occhi al cielo.
-Mamma sa bene che mi fermerò solo per questo week end Albie, perché pensa che disfarò i bagagli?-
-Beh, le sei mancata tanto e magari spera di convincerti a fermarti un pò di più!-
-Le lezioni inizieranno a breve, è il mio ultimo anno e non ho intenzione di lasciarmi distrarre!- gli disse già leggermente innervosita, mentre entrambi salivano in macchina.
-Oh dai rilassati! Anche se resterai tre giorni mamma sarà comunque contenta!- la rassicurò chiudendo il discorso prima che la parte scorbutica di sua sorella uscisse fuori. Pochi minuti dopo raggiunsero il parcheggio del giardino verdeggiante di Chester Road. Scese dalla macchina in tutta fretta intimando suo fratello di prenderle la valigia e corse verso casa. Tutto era come lo ricordava. Persino il profumo di ciambelle proveniente dalla cucina e di gigli del viottolo.
-Tesoro sei arrivata!- le disse suo padre che si trovava sugli ultimi gradini della scala che portava al piano di sopra. La raggiunse e l’abbracciò.
-Auguri papà!- cinguettò lei.
 –Grazie tesoro! Ginny, Lily è arrivata!!-
-Eccoti finalmente piccola mia!!- la accolse sua madre sbucando dalla porta della cucina, con il solito grembiule rosa confetto addosso, quando era ai fornelli.
-Mi siete mancati!- disse ad entrambi, avvolta dalle loro braccia affettuose. Quando l’abbraccio si spense, sorrise ad entrambi. –Jamie?-
-Verrà stasera con Calliope e James Jr.!- la informò suo padre sistemandosi gli occhiali sul naso.
-Oh bene, mi manca quella piccola peste! Non lo vedo…-
-Dal giorno del suo primo compleanno!- le suggerì sua madre con tono quasi di rimprovero. Sapeva che la voleva più spesso a casa, ma lei non voleva tornarci, almeno non spesso come tutti si aspettavano. Salì le scale dritta nella sua vecchia stanza. Nessuno aveva toccato nulla, nemmeno un libro, una cornice o un peluche o i suoi amati cd. Inspirò l’aria, l’aria di casa. Chiuse gli occhi. Una fitta alla testa le fece venire le vertigini e si mise a letto. Decisamente le ci voleva una doccia bollente. Lasciò il trolley aperto sopra il letto, dopo aver tirato fuori un comodo jeans scuro e un top color rosso senza spalline, si infilò nella doccia. L’acqua la rigenerava, la rilassava e doveva rilassarsi il più possibile se voleva sopravvivere a quella giornata. Se riusciva a liberare la mente e se fosse riuscita a non ricordare nulla, tutto sarebbe filato liscio.
DRIIIIIIIIIIIIN
Avvolta nel suo asciugamano di spugna giallo canarino, corse a piedi nudi e bagnati fino al comodino.
-Pronto?- adorava il cellulare dei babbani.
-Razza di stronza perché diavolo non mi hai svegliato stamattina, avrei voluto salutarti e farti il mio in bocca al lupo!-
-Oh beh ma io ci ho provato e tu hai farfugliato qualcosa su come mi avresti cruciata a morte se non mi fossi stata zitta, alché ho preferito smettere di provarci!!-
-Porco Salazar! Davvero? Oh mi spiace ma sai che per me la giornata inizia dopo mezzogiorno, prima d’allora non connetto il cervello al resto del corpo!-
-Purtroppo per me, ne sono consapevole e ahimé ancora per un anno dovrò convivere con una squilibrata!- ironizzò Lily tentando di vestirsi con una sola mano da almeno cinque minuti. Ormai erano quasi le sei e presto il resto degli invitati sarebbe arrivato.
-E quindi? È già lì?-
-No…- biascicò incupendosi.
-Oh dai su con la vita, mia piccola Luna! Ricordati che dovrai mostrarti solare, felice e splendidamente e fottutamente sexy!- fece una pausa –hai messo la minigonna nuova? Quella nera?-
-Oh dai ti avevo detto subito che non lo avrei fatto! È già tanto che io sia qui! Non ho intenzione di avere alcun contatto con lui, figuriamoci sedurlo…-
-Si come no! Beh buona fortuna piccola Lils!- tu tu tu. “Stronza” pensò Lily. Tipico di quella perfida di Aurora chiudere la conversazione chiamandola con il nomignolo che usava lui. Sospirò e guardò la valigia ancora aperta. Prese la minigonna, la squadrò e poi la gettò in un angolo. Non aveva senso. Non aveva più alcun senso…
TOC TOC
Suo fratello Albus fece capolino nella sua camera. –Ehi!-
-Come ti senti quando torni qui dall’accademia?- incalzò lei.
-Strano, sento come se tornassi bambino!- le rispose di getto sedendosi ai piedi del letto, lo stesso in cui lei era seduta a gambe incrociate. –Tu?-
-Sento come se retrocedessi ed io non voglio tornare indietro!-
-Non ci si può dimenticare della propria casa, di ciò che è stato!-
-E se io volessi farlo?- sussurrò lei
-Fin’ora non ci sei riuscita Lily! Non hai fatto altro che scappare, cambiando città, amici, ragazzi ma eccoti qui, hai ancora le stesse paure!- le sorrise. –E non è un male, significa che le tue radici contano ancora qualcosa, che in fondo ci vuoi bene!- ironizzò Al. Lily sbuffò divertita e di slancio lo abbracciò.
-Uffa è la giornata degli abbracci! Che cavolo…- piagnucolò Lily.
-Se tu non aspettassi un anno prima di riapparire… io torno quasi ogni week end, a meno che non abbia una festa tra colleghi o un appuntamento!- precisò malizioso. Lily gli diede un buffetto sulla spalla.
-Piantala play boy!- gli rispose. Ed insieme poi scesero al piano di sotto.
-Oh bene Lily, piccola, aiutami ad apparecchiare in Salone, saremo circa una trentina se verranno tutti!- trillò sua madre. Lily annuì rassegnata e in pochi minuti tutto fu pronto per la festa. Poi presa dalla fifa che guardare l’orologio le aveva messo, si rifugiò in cucina, sola.
Dlin Dlon
Panico. “Ok Lily respira!”, pensò sistemandosi i capelli. Chiuse gli occhi quasi strizzandoli. Non doveva ricordare, non doveva lasciarsi portare via dai ricordi. Quelli facevano soffrire. Lei ora era felice, spensierata. Pensò alle feste, ad Aurora, a quel morettino che le aveva lasciato il suo numero fuori dalla porta. Ora andava tutto bene. La porta si spalancò.
-ZIA LILY!- quella peste di James Junior era appena entrato in braccio a suo fratello. Corse ad abbracciare entrambi.
-Morgana quanto sei fatto grande!- cinguettò in direzione del nipote. A lei non piacevano i bambini ma da quando era nato James Jr. qualcosa l’aveva addolcita dentro.
-Hai visto che zia bella che hai?- scherzò suo fratello maggiore. Nello stesso istante sua cognata, Calliope, entrò in cucina e corse ad abbracciare anche lei. Quando finirono di chiacchierare del più e del meno, suo fratello le chiese di raggiungerli nel salone.
-Oh si, finisco di preparare questi…pasticcini, e arrivo!- inventò una scusa dandogli le spalle, fingendo di armeggiare ai fornelli. Così restò nuovamente sola. “Sii forte Lily!” le parole di Lysander risuonarono come un eco e allora chiuse gli occhi, prese un profondo respiro ed entrò in salone. In quello stesso istante anche sua cugina Vic e Teddy Lupin lo fecero ed i suoi occhi verdi si ancorarono a quelli color miele del ragazzo. Sorrise. Forte, ecco come si doveva sentire. Erano arrivati tutti ed iniziava la recita che ogni volta comportava essere lì. Abbracciò i nonni, i cugini, i nipoti e poi anche lui. Cercò di ignorare i brividi che le sue braccia sul suo corpo le causarono. Il suo profumo di pagine di libri, d’inchiostro e acqua di rose. La strinse forte, forse le sembrò di sentire il suo cuore accelerare e che trattenesse il fiato, ma come se si fosse scottata, sciolse subito l’abbracciò e passò al resto della famiglia. Non doveva importarle, non più. Si accomodarono al tavolo e chiacchierando di lavoro, università e quidditch trascorsero due ore, fino al caffè per le donne e al whisky incendiario per gli uomini. Era stato semplice, aveva chiacchierato con Lucy e suo marito, medico ormai da anni al San Felice, un ospedale di Manchester. Poi era stato il turno delle chiacchierare più leggere e frivole con sua cugina Dominique e infine si era fumata una sigaretta nel portico di casa insieme a Scorpius mentre sua cugina Rose le raccontava dei turni stressanti al ministero come magiavvocato. Avrebbe sbattuto in faccia ad Aurora la tranquillità che l’aveva contraddistinta quella sera, appena avrebbe avuto modo di chiamarla. E lei che dubitava ancora del suo autocontrollo. Forse la tecnica di ignorare l’esistenza di qualcuno era un tantino drastica e infantile ma stava funzionando e una volta finita la festa chissà quando l’avrebbe rivisto. Sarebbe passato sicuramente un altro anno, e forse sarebbe stato quello decisivo. Quello in cui né guardarlo né sfiorarlo le avrebbe fatto più effetto. Sorrise, mentre Scorpius e Rose battibeccavano come sempre rientrando in casa, su qualcosa che non aveva nemmeno ascoltato, ma prima che la porta si richiudesse un’altra persona uscì, bloccandole il passaggio. Teddy l’aveva appena raggiunta sul portico di proposito?
-Vorrei rientrare, sta iniziando a fare freschetto…- mormorò lei senza guardarlo, concentrandosi invece sul pomello della porta.
-Lils!- sussurrò lui con tono di supplica. Le stava chiedendo di guardarlo. Lei lo sapeva, non avevano bisogno di parole loro due. Chiuse gli occhi invece e trattenne il respiro. Ricordare faceva male ma averlo davanti nel presente ancora di più.
-Non è così che immaginavo sarebbero andate le cose…non riesci nemmeno più a guardarmi?- incalzò lui.
-Ti prego lasciami entrare in casa…- mormorò lei ancora ad occhi chiusi. Poi sentì le sue mani sul suo viso. Le sue mani calde, grandi, morbide che ancora la facevano tremare e sentire piccola. Aprì gli occhi e si specchiò in quelli di Teddy.
-Mi sei mancata! Sei bellissima…- gli soffiò sulle labbra.
-Ti prego lasciami!- rispose lei togliendo le mani del ragazzo dal suo viso. Le lacrime pungevano per uscire e il groppo in gola le faceva male, ma si sentiva forte. Non avrebbe pianto, né urlato né fatto sempre le stesse domande. Non più.
-Sono un idiota lo so, non credevo neanche che tu fossi qui stasera! Non hai risposto ai miei gufi, ai miei messaggi ne alle mie chiamate…io…io volevo chiederti scusa!-
-Non credi sia tardi ormai per le scuse?- ruggì lei, mentre la parte di lei più simile a Luna usciva fuori.
-Sai che non volevo rinunciare a…-
-Basta! Sono tornata nella speranza che nulla di questo accadesse! Goditi la tua vita Teddy, è quello che sto cercando di fare con la mia!- tagliò corto lei e lo oltrepassò con una spallata, rientrando in casa e richiudendosi dietro la porta. Quando tutti furono andati via lei era già salita in camera sua, e si era chiusa dentro a chiave. A luci spente, coperta sino alla testa e rannicchiata su sé stessa. Purtroppo i ricordi la raggiunsero e come lame affilate la attraversarono da parte a parte. Stava piangendo ed erano anni che non accadeva…
 
Hogwarts, aula di Difesa contro le Arti Oscure, cinque anni prima…

-Voleva vedermi professor Lupin?-
-Oh dai Lils chiamami Teddy quando siamo solo io e te! A lezione però ricordati che sono il professor Lupin!- la rimbrottò divertito mentre i suoi capelli color azzurro le mostravano quanto fosse felice. Lily era al suo ultimo anno di scuola e Teddy al suo primo anno di insegnante ad Hogwarts. Forse era stato il fatto che Victorie non si era ancora trasferita in Inghilterra, in attesa di finire il suo stage di magigiornalismo, forse era che senza di lui non poteva stare, ma avevano fatto pace da mesi ormai. Le aveva fatto uno strano effetto averlo a scuola, nel suo rifugio dai problemi, ma si era abituata e comunque le vacanze di Natale si stavano avvicinando e sarebbero tornati insieme a casa Potter quell’anno. Lui avrebbe passato il Natale da loro, insieme alla nonna Andromeda. Il ricordo del litigio dovuto al fatto che non le avesse rivelato nulla sul fatto che si sarebbe trasferito da Parigi nuovamente a Londra per insegnare, era ormai sbiadito.
-Smettila di gongolare! Non sei un granché come insegnante sai?!- lo punzecchiò sedendosi su un banco e cominciando a dondolare le gambe ritmicamente, coperte a malapena dalla gonna che con un incantesimo ogni mattina accorciava di qualche centimetro, mentre lui sistemava la sua scrivania minuziosamente. –Allora…perché hai voluto che saltassi la cena? Cos’è che volevi dirmi di così urgente?- poi gli chiese curiosa.
-Oh si…ascolta, tienitelo per te, ma domani vorrei fare un compito a sorpresa, per testare le vostre conoscenze sino a questo punto!-
-Ma non starai per caso facendo dei favoritismi professorino avvisandomi prima del compito in classe?- motteggiò lei con un sorriso malandrino. Teddy ridacchiò e la raggiunse.
-Beh sei sempre la mia piccola Lils, come potrei non avere un occhio di riguardo per te?!- rispose ammiccando ad un palmo di naso da lei. Lily cercò di non dar a vedere il suo imbarazzo ma quello che la destabilizzò fu che alcune ciocche turchesi di Teddy stavano sfumando sul tenue rosa. Era imbarazzato? Decise di non indagare ma cambiare discorso.
-Quindi le domande saranno su mollicci, dissennatori e maledizioni senza perdono?- il ragazzo annuì sorridente. –Sei proprio un bastardo però, fare un compito prima della vigilia di Natale! Ormai i miei compagni pensano già a quali regali scarteranno, non di certo a studiare!- lo accusò divertita.
-Peggio per loro…avrete i M.A.G.O. quest’anno, siete tutti maggiorenni e dovreste essere più responsabili! E a proposito di Natale, Harry mi ha detto che potrai viaggiare con me dal camino per raggiungere casa, per quest’anno! Niente Espresso!- la informò.
-Uhm…ok! Quindi dormirai da noi? Tua nonna è già dai miei?-
-No andrò a prenderla il giorno dopo! E ci raggiungeranno anche Bill, Fleur e Victorie con sua sorella, per Natale!- SLAM! Ecco lo schiaffo morale che ogni tanto Teddy le riservava.
-Oh ok…credevo che ti avremmo avuto solo per noi, come ai vecchi tempi! Allora hai poco tempo per ritornare il futuro sposino perfetto!-
-Che intendi?-
-Dovrai tagliarti barba, capelli, comprare qualche maglioncino nuovo e un bel regalo sfarzoso e costosissimo per la tua principessa bionda!- spiegò con tono acido. Teddy roteò gli occhi al cielo.
-Proprio non la sopporti tua cugina Vic, vero?-
-No, non sopporto come diventi tu quando c’è lei nei paraggi… Non sei più te stesso perché ti sta rendendo una banale e comune uomo insipido e rigido come se ogni volta che lei viene ti si conficcasse una nimbus3000 su per il buco del culo!- gli vomitò addosso quelle accuse e si sentì più leggera. Soddisfatta. Teddy la fissò in silenzio.

-> https://www.youtube.com/watch?v=Fm5yuhx7Nac
*Tutti questi segni sul mio viso raccontano la storia di chi sono,
Cosi tante storie di dove sono stata e come sono arrivata dove sono.
Ma queste storie non significano niente quando non hai nessuno a cui raccontarle…*


-Non sono così plasmabile!- biascicò lui offeso.
-Ah davvero e allora dimmi…- scese dal banco con un balzo, gli prese il colletto della camicia e lo tirò giù e si ritrovarono faccia a faccia, -…da quant’è che non ti fai un tatuaggio? Questo cuoricino ti ha fatto giurare essere l’ultimo, l’ultimo in suo onore!- dopo averlo strattonato lasciò la sua camicia e con occhi ardenti lo sfidò. –E da quanto non ti fai crescere un bel codino o una cresta oppure il pizzetto che ti piaceva tanto? Oh si, da quando ti ha detto che non sei un barbone ma un uomo rispettabile in età da matrimonio ormai!- lo canzonò ancora mentre lui cominciava a respirare più pesantemente, forse innervosito. I suoi capelli stavano sfumando tutti sul rosso con qualche ciocca rosa. Il tutto faceva a pugni con le sue sopracciglia nere. –Per non parlare del fatto che non vai più ai concerti metal che ti…-
-Smettila Lily!- le disse a denti stretti stringendo anche i pugni. –io…io non sono cambiato!-
-Ah davvero? Beh allora da quanto tempo è che non ci facciamo una partita a quidditch? Ah si già da quando lei ti ha sbraitato contro che non sei più un ragazzino che deve sporcarsi di fango inseguendo una pallina dorata!- disse lei puntellando con un dito sul suo petto ora ansante di rabbia. Teddy stava perdendo il controllo e Lily non aveva paura. Lui le afferrò il dito e spinse l’intera mano di Lily all’altezza del suo cuore. La ragazza lo sentì martellare nel petto all’impazzata. Arrossì. Lui invece era serissimo e aveva gli occhi color oro fuso ancorati ai suoi come a cercare un appiglio. Cosa voleva da lei? Era calato il silenzio nell’aula di Difesa contro le Arti Oscure, spezzato solo dal respiro affannato di Teddy Lupin.

*Ho scalato le cime delle montagne, Nuotato per l’oceano blu,
Ma, piccolo, io li ho superati per te perché anche quando ero distrutta.
Tu mi facevi sentire bene, Si lo fai , e io ero fatta per te.*


-Lils…- le soffiò sulle labbra.
-Teddy mi dispiace, io non volevo ferirti…è che mi manca il ragazzo che eri…ti sta portando via da me!- si lasciò scappare.
-Nessuno può portarmi via da te- la afferrò per le cosce coperte dai collant neri e la fece sedere di prepotenza sul banco dietro di lei. Le scoprì il tatuaggio tra la spalla e il seno, un piccolo giglio che anni prima le aveva mostrato con orgoglio, solo a lui. Lo baciò e Lily sentì la pelle avvampare. Gemette e inarcò il capo all’indietro. Lui continuò a baciarle il collo e poi si fermò. –Lils…adesso io ti bacerò, se tu non vuoi…fermami ora!- Lily si leccò le labbra e cercò negli occhi del ragazzo un’ombra di pentimento o paura e non ne trovò.
-Baciami!- miagolò lei e Teddy premette le sue labbra su quelle rosso fuoco e carnose di Lily. Il loro primo bacio. Le mani di Teddy si insinuarono sotto la gonna della divisa e le palpò le natiche con lascivia, senza mai interrompere quel bacio umido e prepotente. Era stato forse da troppo tempo intrappolato e desiderato quel bacio da entrambi che porgli fine sembrava un sacrilegio. Lei gli gettò le braccia al collo e se lo spinse contro per sentire la sua erezione contro le sue mutandine. Lo sentì gemere di piacere. Un rumore nei corridoi li fece trasalire e tornare alla realtà. Lui si staccò da lei, come se avesse preso la scossa, lasciandola seduta sola sul banco con la gonna e la camicetta stropicciate. Lily riprese il controllo di sé stessa e si sistemò i vestiti e poi i capelli, scendendo dal banco.

*Vedi il sorriso che è sulla mia bocca sta nascondendo le parole che non escono.
E tutti i miei amici pensano che io sia felice, loro non sanno che la mia testa è in confusione…*


-Ti prego perdonami Lils… io ho perso il controllo e tu sei…-
-Teddy è tutto ok, se non avessi voluto ti avrei respinto!- precisò lei con tono duro. Non doveva avere ripensamenti altrimenti l’avrebbe uccisa. –Non è una cosa che hai fatto tu, l’hai voluta tu quanto l’ho voluta io…- aggiunse raggiungendolo. Era scosso, era spaesato ma a Lily stava bene. Si era lasciato andare ed ora doveva avere il tempo di elaborare cosa gli era preso. Doveva solo capire che c’era qualcosa che li legava e non si trattava di amore fraterno, bensì… Lo sentì deglutire spaventato mentre i suoi capelli dal rosa sfumavano in un misuglio di colori: ciocche nere, rosse, verdi, rosa e azzurre si alternavano sulla sua chioma. Doveva lasciargli il suo tempo. Non disse più nulla ed uscì dall’aula.

*No, loro non sanno chi realmente sono e loro non sanno in che situazione ero
ma tu si ed io ero fatta per te. (The Story; Brandi Carlile)*

 
Buona sera a tutti lettori!!
Spero che il prologo vi sia piaciuto...come promesso ecco anche il primo capitolo! Qualcosa comincia ad aver senso?
spero di si!! Intanto se avete qualcosa da chiedermi io sono qui, potete lasciarmi una recensione, mi fareste felice ;)
Nei prossimi capitoli conoscerete meglio anche gli altri personaggi: Albus, Aurora, Lysander etc...
vi auguro una buona serata! un bacione e a presto, rory.

 

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Capitolo 3
*** DECODIFICARE ***



 
Decodificare
 
-COOOSA? Ma che brutta faccia tosta! Lo sapevo che dovevo sbagliare quella volta a lezione e rifilargli quella maledizione senza perdono dritta nel culo!!- fu il commento di Aurora al telefono, dopo che Lily gli ebbe raccontato della sera precedente.
-Cosa pretendeva da me? Che lo trascinassi in garage e scopassimo? Che lo avessi abbracciato e che gli avessi detto che lo perdonavo per tutto? Voleva qualcos’altro o sapere che avevo dimenticato ogni cosa?- pose quelle domande ad Aurora come se lei potesse sapere le risposte.
-Senti Lily io non so cosa frulla in testa a quello lì, però una cosa l’ho intuita: non gli sei indifferente, non ti ha dimenticata e sembra che tu debba tornare prima del previsto, se non vuoi rischiare di nuovo! Il patto era che saresti rimasta un intero week end se fosse filato tutto liscio!-
-Lo so ma come faccio a dirlo a mia madre che me ne vado dopo nemmeno 24 ore? Cosa mi invento? Le lezioni cominciano tra due settimane!- aveva il tono piagnucolante, odiava sé stessa in quel momento.
-Tesoro, pemesso?-
-Aspetta in linea Rory!- le intimò nervosa. -entra mamma!!- abbaiò. Sua madre fece capolino nella sua stanzetta e il sorriso impacciato non prometteva nulla di buono. –Che c’è?-
-Stasera siamo invitati da zio Bill, zia Fleur e…-
-NO! No. non vengo mamma! Ho da fare!-
-Cos’hai da fare?- indagò sua madre.
-Volevo fare un salto al centro commerciale! Mi mancano delle cose per l’anno universitario, pigiami e roba del genere e farò tardi, molto tardi… non potrò esserci, mi spiace!- snocciolò velocemente con tono isterico. Ginny annuì poco convinta e le raccomandò di usare con parsimonia la carta di credito di suo padre.
-Wow ti sei scansata una cena con Lupin e hai guadagnato dello shopping gratuito, sei proprio una Serpeverde mancata Potter!!- si complimentò Aurora al cellulare.
-Magari passo pure a trovare Lysander, non sta tanto lontano dal centro commerciale!- mormorò.
-Ok, salutami quel simpaticone depresso!-
-Smettila! Ci sentiamo stronza!- e riattaccarono.

Quel pomeriggio alle cinque in punto si fece prestare l’auto da suo fratello Albus e raggiunse il centro di Londra. Adorava guidare, la rilassava mettere la musica a palla e cantare in auto. Per non parlare della goduria nel comprare vestiti. Uscì dopo due ore carica di buste e pacchetti vari. Suo padre le avrebbe tirato il collo appena avrebbe letto il saldo della carta, ma…al diavolo. Si sa che la shopping therapy cura ogni tipo di male. Si rimise in strada e dopo qualche minuto fu sotto casa di Lysander. Anche lui aveva deciso di lasciare casa Lovegood. Di certo non per motivi melodrammatici come i suoi ma solo per trovare la sua indipendenza. Suonò al citofono.
-Si, chi è?- quello non era Lysander. Anzi quella non era nemmeno la voce di un ragazzo.
-Ehm…Lily!- sentì il citofono chiudersi e attese qualche minuto. Pensò di aver sbagliato edificio e si guardò attorno confusa. Quando poi il portoncino color bianco si aprì. Entro nella tromba delle scale e prese l’ascensore sino al terzo piano. Trovò la porta del pianerottolo B2 aperta e ancora confusa entrò.
-Lys?- chiese titubante –è permesso?-
-Ciao!- la voce del ragazzo alle sue spalle la fece trasalire. Era in piedi sull’uscio della porta che portava in cucina. Le stava sorridendo. Le era mancato. Erano tre mesi che non lo vedeva. Erano riusciti a scambiarsi qualche gufo. Lui era stato troppo preso dal suo viaggio in Africa con il padre e lei dalla vacanza in Italia con Aurora. Gli corse incontro e lo abbracciò stritolandolo. –Ehi mi sei mancata anche tu ma lasciami respirare!- scherzò lui stringendola di rimando.
-Ehm ehm…- ecco di nuovo quella voce femminile. Lily lasciò Lysander e si voltò in direzione della voce. Una ragazza alta più di lei, slanciata quasi come una modella, con lunghi capelli castani ed occhi azzurri la guardava curiosa. Indossava un pigiamino estivo color celeste, sintomo che non era lì per fare una visita a Lysander, così come lo era lei. Abitava lì? Perché lei non ne era a conoscenza?
-Lily ti presento Dianna!- la ragazza in questione le venne incontro e le strinse la mano. Lei si sentiva un pò strana e non proferì parola.
-Ciao Lily, ho sentito parlare di te! Scusami per prima al citofono!- le disse sorridendole.
-Uhm…io in realtà invece no, non ho mai sentito parlare di te!- sbottò sinceramente. Dianna inarcò un sopracciglio tra lo stupito e il disgustato mentre Lysander, che non era nuovo alle sparate di Lily, venne in soccorso della situazione.
-Lily ti posso offrire qualcosa?- Dianna lanciò un’occhiataccia al ragazzo e poi tentando di trovare calma e autocontrollo sorrise.
-Si, un pò di acquaviola, grazie!- Dianna invece chiese un pò d’acqua e poi si sedette accanto a lei nel divano.
-Quindi sei la migliore amica di Lysander tu? La famosa Lily Potter!-
-Già…- mormorò acida.
-Io e lui usciamo insieme da poco, probabilmente per questo non te ne ha parlato!- e ridacchiò nervosamente.
-Già sarà stato per questo…è sempre stato con la testa fra le nuvole!- commentò atona e già abbastanza infastidita dalla presenza femminile. Per fortuna Lysander ritornò con i loro bicchieri e si sedette sulla poltrona di fronte alle due ragazze.
-Lily io e Dianna ci siamo conosciuti quest’estate, durante il Safari organizzato da mio padre. Il padre di Dianna è uno stimato magizoologo in Australia e lei ha seguito le orme del padre, come sto facendo io col mio!-
-Oh, bene!- commentò la ragazza tornando a sorseggiare la sua acquaviola. Vide Lysander e Dianna scambiarsi un occhiata, lei sembrava arrabbiata e lui a disagio. Con forza sbatté il bicchiere nel tavolo tra il divano e la poltrona e poi si aprì in un sorriso forzato.
-Da quanto tempo sei a Londra Lily?-
-Da ieri pomeriggio! Vado via lunedì mattina…-
-così presto?-
-Si, non c’è nulla che mi trattiene!- rispose secca lei. Lysander diventò cupo. –Ora è meglio che vada!- balzò in piedi. –In bocca al lupo per i vostri studi di magizoologia! State comodi, conosco la strada!- aggiunse in fretta e a grandi falcate lasciò l’appartamento. Fece le scale, sbattendo i piedi, cercando di canalizzare su quelli la rabbia, per sfogarla. Poi udì altri passi, sempre più pesanti e veloci. Poi una mano la prese per la spalla e la fermò sul pianerottolo del primo piano.
-Vuoi fermarti?!- le intimò rosso in viso di rabbia.
-Che vuoi?- ruggì lei agitando la chioma cremisi da un lato.
-Spiegarmi!- abbaiò lui cercando di fermarla con le mani. –Non ti ho parlato di lei per un buon motivo…- cominciò. Lily sgranò gli occhi esterrefatta.
-UN BUON MOTIVO?- urlò fuori di sé –PENSAVO CHE VOLESSI SCUSARTI NON GIUSTIFICARTI!-
-Stai dando di matto al solito tuo!- mormorò basito.
-Questo è troppo! Lasciami andar via!- fece per voltarsi e lui le cinse il polso e la bloccò ancora tirandola a sé per costringerla a guardarlo.
-Ascoltami!- le ordinò –ogni volta che sono uscito con qualcuna e ti ho presentata è finita sempre con la ragazza di turno che scappava a gambe levate! Si sono sempre sentite tutte a dover reggere il confronto con te! Stavolta ho preferito prima parlarle di te e rassicurarla che non deve vincere una sfida con la mia migliore amica!-
-Io…io non immaginavo che…cioè non volevo terrorizzarle! È che per te voglio il meglio e sono stata forse un pò troppo selettiva, ecco…- commentò confusa. –Ma potevi almeno accennarmi via gufo che stavi per andare a convivere con una tipa…io ti ho sempre raccontato tutto!- lo rimproverò offesa.
-Hai ragione su questo, ma…ma vorrei che stavolta funzionasse davvero! Mi piace molto questa ragazza e credo che sia quella giusta…- Lily annuì ancora un pò delusa. –Sono perdonato?- chiese accarezzandole una guancia e sorridendo. Era così bello quel sorriso genuino, sapeva di prati verdi, di sole e biscotti appena sfornati. Sapeva di casa, non a caso aveva passato molti estati a casa Scamander. Lily si lasciò sfuggire un risolino.
-Si…- mormorò divertita. Poi lo abbracciò e Lysander ricambiò con enfasi, stringendola forte al suo corpo atletico e slanciato. –Ora devo andare sul serio però, e poi Dianna potrebbe ingelosirsi!- motteggiò Lily per punzecchiarlo.
-Ok Lily, allora prima che vai via chiamami, così ci prendiamo un caffè, d’accordo?- le raccomandò serio. La ragazza annuì per poi voltargli le spalle e raggiungere in auto Godric’s Hollow.

Quella sera cenò mangiucchiando i rimasugli della sera precedente ovvero un pò di stufato e patate arrosto. Si fece una doccia veloce e dopo riscese in cucina per una tazza di camomilla. Anche quella giornata, seppur non come la precedente, aveva reso quella permanenza snervante. Ogni volta tornare a casa era così…destabilizzante. Ad un tratto sentì il familiare rumore della materializzazione provenire dal salotto. Possibile che i suoi genitori erano già rincasati alle nove e trenta? Ma chi entrò in cucina non era affatto nessuno della sua famiglia. Quasi la tazza fumante le cadde a terra quando vide Teddy Lupin sul ciglio della porta. Indossava la camicia e la giacca da professore.
-Che ci fai qui Teddy? E la cena a villa conchiglia?- 
-Non vengo da lì…abbiamo avuto un consiglio di Istituto stasera, prima dell’inizio delle lezioni e…- fece una pausa mentre i suoi capelli vertevano prepotentemente sul rosa fragola-…e ho pensato di venire qui! Da te!- Lily gemette frustrata.
-No Teddy non puoi farlo, avevamo deciso che non sarebbe più capitato, che saremmo stati lontani! Stai per sposarti e farti una famiglia ed io presto diventerò una medimaga e partirò!-
-Dove vuoi andare adesso? Non ti è bastato girare mezzo mondo? Non capisci? Per quanto tu possa provare a starmi lontano, nulla può davvero separarci!-
-E lo hai capito adesso? Adesso che avete una data puntata? Adesso che io sono riuscita a raccogliere tutti i cocci del mio cuore e ricostruirlo?- gli domandò paonazza di rabbia e rancore. La raggiunse e la sovrastò con la sua altezza.
-Sono stato un pezzo di merda lo so, mi lascio fregare dalla paura ogni volta ma sai quello che provo per te, lo sai…-
-Dimmi che la ami! Che sei innamorato di lei e che a giugno vi sposerete! Dillo ora e va via!- gli intimò puntandogli un dito contro.
-Lils…- sussurrò lui.
-Dimmelo!- ruggì lei con occhi verdi duri.
-Ti amo!- le disse e la sua armatura cadde a terra. Si agganciò con le mani al suo colletto e lo tirò a sé per baciarlo. Lui insinuò la sua lingua nella bocca di Lily e il bacio divenne umido e lascivo. Sentì le mani del ragazzo sui fianchi e poi sollevarla di peso per poggiarla sull’isola della cucina Potter. La abbracciò forte a sé, schiacciando le forme della ragazza contro il suo corpo muscoloso e possente. Lei era minuta anche se dalle forme morbide, ma tra le sue braccia si sentiva ancora più piccola e fragile. Poteva succhiarle l’anima come facevano i Dissennatori ed ucciderla. Ogni volta le forze le venivano meno e si dava anima, cuore e corpo a quell’uomo. Le tirò i capelli color cremisi per sollevarle il capo e lasciarle baci roventi sul collo, sulle spalle e le tolse la camicetta color pesca lasciandola in reggiseno. Lei gli sfilò la giacca che cadde ai piedi del ragazzo. Si guardarono un attimo con il respiro affannato per l’eccitazione e per i baci.
-Fermiamoci ora!- biascicò lei con voce rauca. Teddy scosse il capo pregandola di no. –Teddy ci facciamo del male ogni volta! Facciamo del male a Victorie e alle nostre famiglie, ci sono sempre delle ripercussioni dopo!- spiegò lei cercando di portare entrambi alla realtà che si offuscava quando iniziavano a baciarsi. Le passò le mani sulle cosce, poi sui fianchi, sul seno ancora coperto dal reggiseno, sulle braccia e poi fino alle spalle per terminare sul viso. Lily socchiuse gli occhi eccitata. Ma doveva essere forte. Aveva ceduto già abbastanza e doveva rintanarsi di nuovo nel suo mondo, per proteggersi, altrimenti sarebbe stata la sua fine. Al diavolo che le radici non si scordano, doveva scappare. Era quello l’unico modo che le aveva permesso di dimenticare e andare avanti. Tornare era stato un errore.
-Voglio baciarti ancora…- le soffiò sulle labbra, -se non lo vuoi anche tu allora fermarmi!- e stavolta Lily lo fece. Lo allontanò posando le sue mani affusolate e nivee sul petto ancora coperto dalla camicia color crema di Teddy, spingendolo via da lei lentamente. Scese dal ripiano della cucina e si rivestì della camicetta. Teddy aveva gli occhi tristi e feriti puntati su di lei.
-Torna da lei!- alla fine gli disse mentre i capelli del ragazzo sfumavano sul nero. –Domani andrò via Teddy e tu resterai qui a preparare il tuo matrimonio, basta con tutto questo, per sempre!- tentava di avere la voce ferma per dimostrarsi sicura di se stessa e sperava di esserci riuscita. Teddy raccolse la sua giacca e la rindossò.
-Possiamo far finta che non sia successo ma è successo e per quanto tu possa scappare non svanirà quello che esiste tra noi due!- e si smaterializzò lontano. Cosa voleva ora da lei? Avrebbe dovuto pensarci prima di lasciarla andare via quel giorno di quattro anni prima.

Natale in casa Potter, cinque anni prima…
-Lils fermati ti prego!-
-Cos’altro vuoi dirmi? Non ti basta ciò che mi hai detto?-
-Sono il figlioccio di tuo padre! I tuoi zii mi adorano e poi c’è Vic…io come dovrei comportarmi altrimenti?-
-Nulla Teddy! Continua a mentire a te stesso! Continua a convincerti che quella con Victorie sia la favola che lei ammaliandoti vuol farti credere e buona fortuna fratellino!- rispose con sarcasmo uscendo dalla camera degli ospiti, un tempo adibita solo a camera per il piccolo Ted Remus Lupin. Si sbatté la porta alle spalle, tanto non c’era nessuno che poteva sentirla, i suoi genitori sarebbero rincasati con la spesa di Natale almeno fra un’ora insieme ad Al. Invece gli zii erano all’aereoporto ad aspettare Victorie che odiava usare mezzi come le passaporte. Diceva che dopo le veniva la nausea per almeno 48 ore. Un attimo dopo essersi rannicchiata sul letto, gambe al petto e braccia attorno ad esse, con un broncio da far invidia ad una mandragola in lacrime, entrò Teddy. In tutta risposta Lily gli lanciò contro il libro di Rune Antiche, il più pesante e quello che poteva far più male.
-So di non essere tuo fratello e lo so bene perché negli ultimi anni non hai fatto altro che ribadirmelo, ed ora so il perché…ma ammetti che quello che è successo l’altro giorno è una cosa strana, cioè tuo padre è come un padre per me e tu…-
-Io ho diciotto anni Teddy, non sono più una bambina e di sicuro non sono mai stata la tua sorellina come ti hanno ficcato nella testa tutti quanti!- lo fermò subito con tono acido.
-Ok…- si sedette ai piedi del letto. Le porse le mani e lei, sciocca e perdutamente innamorata, si piegò in avanti, sedendosi sul letto, e posò le sue mani su quelle di Teddy. Un brivido caldo la attraversò quando gliele strinse. Il sangue le ardeva nelle vene quando erano così vicini e lui la sfiorava. –Ok, non hai più nulla di quella bambina Lils, è vero! Sei una donna, una bellissima donna e ho perso la testa, letteralmente!-
-Per me?- sussurrò lei specchiandosi negli occhi color miele del ragazzo.
-Si…penso a quel bacio notte e giorno, alla tua pelle, al profumo dei tuoi capelli e mi sono reso conto che non è la prima volta…- confessò lui accarezzandole dolcemente i capelli vicino all’orecchio per poi sistemarle qualche ciocca vermiglia dietro ad esso. Teddy si leccò le labbra e poi tornò a guardarla. Lily era totalmente soggiogata ed ammaliata da quelle carezze e da quegli occhi. –Ti ho desiderata a volte…quando il tuo corpo si è trasformato da quello di un ragazzina a quello di una donna, quando hai cominciato a mettere il rossetto rosso che rende le tue labbra come due fragole succose, e quando siamo stati al mare e un semplice costume tratteneva le tue forme.- la ragazza pensò di star sognando, perché nemmeno nei suoi sogni migliori aveva mai immaginato di sentire quelle parole essere pronunciate dalle labbra di Teddy Remus Lupin. Il cuore cominciò a batterle nelle orecchie, sempre più forte.
-E Victorie?- biascicò lei intimorita di svegliarsi da quel sogno.
-E poi c’è Vic si… come potevo avere pensieri lussuriosi sulla figlia del mio padrino nonché zio della mia fidanzata, Lils? Che persona di merda sarei stata? E poi l’altro giorno ad Hogwarts tu mi hai provocato e non ho più resistito…e ti ho baciata! E non me ne pento ora come ora! Sono stato me stesso dopo tanto tempo!-

-> https://www.youtube.com/watch?v=KQV87E_IL2s  
Si guardarono in silenzio, occhi negli occhi, con il cuore che batteva all’unisono.
-Teddy…- soffiò Lily sulle labbra frementi del ragazzo. Lei si mordicchiò le sue e poi si distese su di lui, che si distese a sua volta sul letto.
-Stavolta non ci sarà nessuno a fermarci Lily…- la avvisò prima di perdere il controllo.

*Come posso decidere cosa è giusto quando tu annebbi la mia mente?
Non posso vincere la tua battaglia persa tutte le volte.
Non possiederò mai quel che è mio se tu sei sempre sulla difensiva…*


Così lei gli si mise a cavalcioni e si chinò a baciarlo mentre le sue ciocche cremisi ricaddero ai lati del viso del ragazzo come fiamme impazzite. Fu un bacio timido e lento stavolta. Un bacio dolce e intrinseco di emozioni confuse. Teddy posò una mano sulla nuca della ragazza per spingerla ancora più su di sé e poi il bacio diventò più intimo e umido, ricco di sapori e umori dell’uno e dall’altro. Lily sentì l’erezione di Teddy contro la sua eccitazione e soffocò un gemito sulle labbra del ragazzo. Con un movimento lento e senza mai smettere di baciarla, Teddy invertì le posizioni e fu lui a sovrastarla sul letto. Le sfilò prima il maglione nero a pois bianchi e dopo il jeans.
-Sei così bella!- mugugnò tra un bacio e l’altro. Ad ogni bacio Lily sentiva la pelle andarle a fuoco. –Ti desidero…- le sussurrò proprio sopra il tatuaggio a forma di farfalla che aveva sopra l’elastico delle mutandine, per poi baciarne ogni centimetro. Lily si affrettò a togliergli la camicia e poi lui si sfilò i pantaloni.

*…La verità si nasconde nei tuoi occhi e resta in attesa sulla tua lingua, ribolle nel mio sangue…
Ma tu pensi che io non riesca a vedere che tipo di uomo sei…
Sto urlando "ti amo così tanto", ma tu non puoi decifrare i miei pensieri.*


Abbassò prima una bretella e poi l’altra del reggiseno, ritmando a quei movimenti baci umidi e roventi sul suo collo e sulle sue spalle, per poi sfilarglielo del tutto e lasciargli i piccoli seni sodi scoperti. Lily ancorò i suoi occhi a quelli di Teddy e vi lesse desiderio. Così inarcò il corpo e lo baciò richiamandolo a sé. Iniziò a sfiorarle prima il seno, poi i capezzoli, giocando con essi. E dopo scese giù e con una mano le sfilò le mutandine di pizzo rosso. Si sentiva calda e bagnata e poi lui entrò dentro di lei piano e con delicatezza, non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi verdi smeraldo, senza mai smettere di riempire di baci ogni centimetro della sua pelle nivea, costellata di efelidi qua e là. Iniziò a spingere e Lily gemette di puro piacere e dolore. Conficcò le unghia smaltate di nero sulla schiena nuda, sudata e in tensione di Teddy che continuava a dare colpi di reni sempre più ritmicamente, sempre più forti fin quando non raggiunse il punto massimo di piacere.
*Vedi cos'abbiamo fatto? Ci stiamo prendendo gioco di noi stessi. Come siamo arrivati qui?*
La baciò un ultima volta e anche lei raggiunse l’orgasmo lasciandosi andare ad un mugolio contro la spalla del ragazzo. Lui si distese accanto a lei e si portò su di sé il braccio di Lily, così che lei si trovò ad abbracciarlo.
-So che a breve arriverà Victorie e che dovremmo fingere che nulla sia successo, ma…-
-Lo so Lily, non potremmo mai fingere con noi stessi- la blocco voltandosi verso di lei, a due centimetri dal suo naso. –Non potrò mai dimenticarlo e questo mi fa paura…-
-Ma non avrai rimpianti!- rispose la ragazza lasciandogli un ultimo bacio dolce sulle labbra tumide. Si rivestì ed uscì sola dalla sua camera consapevole che non era la prima volta che faceva sesso ma era la prima volta che faceva l’Amore.


*Come siamo arrivati fin qui? Penso di saperlo…C'è qualcosa che vedo in te,
che potrebbe uccidermi e voglio che diventi vero! (Decode; Paramore)*

Buona sera!! scusate davvero...la mia intenzione era di aggiornare almeno due volte al mese o comunque all'inizio di ogni mese ma non ci sono riuscita...
tra l'università, lo studio e le feste è stato tutto un delirio! il capitolo era pronto ma da rileggere e correggere e finalmente oggi ci sono riuscita!
Per farmi perdonare cercherò di pubblicare il terzo capitolo prima della fine di gennaio! ho buttato giù la prima parte perciò tutto è possibile xD
Nel frattempo spero che anche questo vi sia piaciuto, se vi va lasciatemi un vostro commento con la vostra opinione, consigli, critiche, accetto tutto :D
Ringrazio chi ha letto la mia storia, chi l'ha inserita tra le seguite, da ricordare e tra le preferite!
Un bacio e a presto, rory.
ps: il link che posto in ogni capitolo è la soundtrack del capitolo (tra gli asterischi inserisco le parti del testo della canzone che più rispecchiano le emozioni dei miei personaggi.



 

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Capitolo 4
*** ECO ***


                                                
 
Eco
 
Quella mattina si svegliò di pessimo umore. La sera precedente aveva lasciato che Teddy la disarmasse e la rendesse vulnerabile, di nuovo… e aveva realizzato che era ancora una debole ragazzina anche se ormai aveva 24 anni suonati. Ricadeva sempre negli stessi errori. Aggiornò Aurora tramite un SMS, inutile dire che la suddetta le rispose con una serie di insulti. Aveva deciso di restare solo fino a pranzo, per salutare subito dopo, andar a prendere un caffè in centro con Lysander e poi andare a piedi sino alla stazione dei Treni, per ritornare finalmente a Nottingham. Aveva bisogno di respirare di nuovo l’odore di quel vecchio castello che era la sua università di Medimagia, aveva bisogno di parlare a tu per tu con la sua amica Aurora e che il tirocinio in Ospedale ricominciasse per dedicarsi totalmente agli studi. A colazione si ritrovò sola con Albus.
-Allora quando riparte l’Accademia Auror?- domandò al fratello per distrarsi dai suoi problemi.
-Lunedì!- sbuffò e quando Albus sbuffava era un segno evidente di ansia. Bene, suo fratello era di pessimo umore come lei. Del resto era sempre stato così a casa Potter. Loro due erano i fratelli tormentati e il primogenito era costantemente di buon umore.
-Che c’è?- si informò curiosa Lily –non mi hai detto sempre di essere il primo della classe? E poi con papà e zia Hermione pronti a raccomandarti di cosa ti preoccupi?- scherzò per tentare di smorzare la tensione del fratello.
-Oh Lily se fosse così facile come credi tu…si tratta di sicurezza Nazionale non più di qualche raccomandazione al Collage, c’è una gavetta da fare infinita e gli esami sono difficilissimi quest’anno, servirà ben altro che una raccomandazione! Sarà il Ministro in persona ed un consiglio di Auror anziani a valutarci!- le spiegò giocherellando con il cucchiaio pur di sfogare il nervosismo.
-E tu sei o non sei un intelligentissimo e ambiziosissimo exSerpeverde?!- lo schernì lei arruffandogli i capelli corvini. Erano sempre stati ribelli, proprio come quelli di loro padre. Aveva ereditato tutto da Harry Potter il secondogenito di casa. I lineamenti erano squadrati, i capelli neri corvino e ribelli, gli occhi di un verde smeraldo brillante, il viso pallido e l’atteggiamento riservato, che ad alcuni poteva apparire snob.
-il problema oltre agli esami è che solo cinque di noi verranno selezionati quest’anno…e non più dieci come l’anno scorso. Saranno ancora più severi e selettivi!- le spiegò il fratello con espressione e tono preoccupato.
-E siete?- s’informò la ragazza sorseggiando nel frattempo il suo latte.
-Ottanta! E molti sono anche più grandi di me!- rispose.
-Tu sei in gamba tanto quanto loro! Ti sei laureato tra i primi della tua classe e sei abile con la bacchetta tanto da essere stato a capo del club dei duellanti ad Hogwarts, il tuo ultimo anno!- lo rassicurò ed incoraggiò Lily. Il ragazzo le sorrise grato e dopo scrollò le spalle come per togliersi quei pensieri deprimenti dalla testa.
-E tu? Quando pensi di dire a mamma che andrai via oggi?-
-Oh beh dopo pranzo così da non lasciarle il tempo di protestare!- cinguettò lei dando un ultimo sorso alla sua tazza di latte caldo. Ingurgitò in fretta il tramezzino alla marmellata di mirtillo e gli mostrò la lingua piena di cibo masticato.
-Bleah che schifo Lily!- la ragazza rise di gusto. Le piaceva tornare bambina. Le piaceva essere in quella casa quando si sentiva così spensierata con suo fratello Al. Jamie si era sposato ed era andato ad abitare nella vecchia residenza del Padrino di loro padre, da due anni ormai, e da altrettanto tempo era divenuto papà. Ma quando tornava per le vacanze, quelle rare volte in cui Lily lo aveva fatto, aveva trovato sempre Al anche lì, a passare le vacanze con i genitori ed i vecchi amici di scuola. E poi le piaceva esseri lì nei momenti in cui poteva accoccolarsi sul divano ad ascoltare i discorsi dei suoi genitori, o riguardo al lavoro o alle faccende di casa. Il problema era che poi la realtà tornava a bussare, portando con sé tutti i problemi. Non restava mai fuori dalla porta. Per questo doveva andarsene. Mise ad asciugare i vestiti che fino a quel giorno aveva indossato e che aveva lavato il giorno prima. Dopo preparò il pranzo per i suoi genitori, prima che rincasassero dal lavoro, per lei e Al. Una  volta a tavola lasciò che il pranzo filasse liscio tra una chiacchiera e l’altra. Suo padre era curiosissimo di sapere tutto sull’ultimo anno che l’attendeva alla Nottingham Magic University of Wizardmedicine, sulle materie che avrebbe dovuto sostenere, le ore di tirocinio che l’attendevano e anche in quali reparti dell’Ospedale civico della città. Sua madre invece le ricordò di mangiare sempre sano e andare a letto presto, e soprattutto di smetterla di fare le ore piccole e bere alcolici. Le chiesero di Aurora, che tutto sommato avevano visto si e no quattro volte ma che comunque avevano accettato perché Lily aveva dimostrato loro di adorarla. Quando poi ebbero finito di sparecchiare Lily gettò la bomba.
-Bene io salgo a finire la mia valigia, il treno per Nottingham parte alle 19!- e attese gli effetti devastanti.
-LILIAN VAI GIÀ VIA?- urlò sua madre sconvolta.
-Mamma per favore…non torniamo sempre sui soliti discorsi…- mormorò.
-Ma Lily cara, è da più di un anno che ti preghiamo di venirci a trovare e quando lo fai resti ancora meno dei tre giorni che ci avevi promesso! Speravamo anzi di convincerti a restare fino all’inizio delle lezioni!- venne suo padre. in soccorso di Ginny
-Papà mi conoscete, non sareste riusciti a convincermi e comunque vi manderò un gufo tutte le settimane e cercherò di tornare per Natale!- tentò di rassicurarli.
-Oh si come no?! Lily ce lo prometti sempre e poi non vieni mai a Natale!- protestò sua madre avvilita.
-La andrò a prendere io mamma questo Natale e la porterò qui, se servirà con la forza! Passeremo il Natale tutti insieme!- si intromise Albus pacificatore. I suoi genitori guardarono prima suo fratello e poi lei e alla fine si arresero, raccomandandosi di rispettare quell’accordo.
Quando scese le scale, con il trolley in mano e le cuffie alle orecchie, ad aspettarla sul pianerottolo di casa c’erano i suoi genitori con gli occhi lucidi. Come se ogni volta fosse un addio.
-Ricordati del nostro patto!- si raccomandò suo padre abbracciandola e baciandola sul capo vermiglio. Poi fu il turno di sua madre che la baciò con dolcezza sulle guance appena lentigginose e le sistemò i capelli con affetto.
-Sii prudente Lily!- si affrettò a dirle prima che si materializzasse sotto casa di Lysander. Non ne fu sicura ma a Lily sembrò proprio che sua madre sapesse perché stava andando via. Ginny aveva usato un tono rassegnato ed i suoi occhi avevano una strana luce. Stavolta decise di non suonare il citofono ma inviare un messaggio al cellulare al suo amico, che per fortuna adorava come lei la tecnologia babbana, pur di non incontrare di nuovo presenze femminili che si sentivano minacciate da lei. E comunque a pelle, quella Dianna le era stata antipatica sin dal primo istante. Ma lei era o non era la sfigata pecorella nera di casa Potter?
-Ehi ciao Lily!- la voce della suddetta strega, che le stava poco simpatica a pelle, la sorprese da dietro. La rossa si voltò e la vide con diverse borse della spesa a carico, le stava sorridendo impacciata. Lily sbuffò e roteò gli occhi al cielo.
-Vuoi una mano?- gracchiò di malavoglia.
-Oh no grazie, ormai sono arrivata, prendo l’ascensore! Che ci fai qui?- “oh che bello! Ha voglia di fare conversazione!!” pensò Lily già abbastanza nervosa.
-Aspetto Lys, gli ho promesso un caffè prima di tornarmene a Nottingham!- rispose atona, senza nemmeno guardarla e saltellando da un piede all’altro nervosamente, con gli occhi puntati sul portoncino da dove Lysander sarebbe già dovuto sbucare da un pezzo.
-Nottingham eh? Madimedicina?- si informò con tono gioviale la ragazza, che ormai aveva messo a terra le buste e sembrava essere intenzionata a mandare Lily su tutte le furie. La rossa si limitò ad annuire.  –Come mai torni al tuo campus così presto? le vacanze non sono ancora terminate…-
“Ma un camera blindata di cazzi tuoi no eh?!” si limitò a pensarlo e non ad urlarglielo in faccia. E poi nello stesso istante finalmente Lysander fu in strada con loro.
-Ehi ragazze!- si annunciò scendendo i gradini di fretta e dando un bacio sulla guancia a Lily e poi uno a fior di labbra a Dianna. –Di che stavate parlando?- cinguettò lui gioviale.
-Nulla di importante!- ringhiò acida Lily agitando la mano come se avesse appena scacciato un insetto fastidioso, ed immaginò proprio che quell’insetto fosse una certa strega lì vicino. –Andiamo? Starbucks Queensway, come sempre?. propose poi armoniosa. Lys sorrise ed annuì. Poi si voltò verso la sua ragazza.
-Torno per cena piccola! A dopo!- dopo un altro bacio, raggiunse Lily, un pò perplessa, e dopo aver aspettato che Diana salutasse entrambi augurandogli una buona passeggiata, si incamminarono verso la prima fermata dei taxi. Adoravano comportarsi come babbani. Anche Lysander come lei era convinto che era più rilassante e comodo spostarsi in metro, taxi o in treno piuttosto che con la metropolvere o con una materializzazione.
-Vuoi dirmi perché hai quella faccia o no?-
-Quale faccia?- mormorò atona per non lasciar trasparire disappunto.
-Quella che hai di solito quando c’è qualcosa o forse in questo caso qualcuno che ti ha fatto girare le palle!- gli aprì la portiera mentre lo diceva e lei salì sul taxi. Quando anche lui salì a bordo, proprio di fianco a lei continuò, -allora?- incitandola.
-Allora un bel niente! Sono calma, sono rilassata e finalmente posso passare del sano e costruttivo tempo con il mio migliore amico che non vedo da quattro mesi!- tagliò corto sorridendogli. Poi gli si mise a braccetto e poggiò il suo capo sulla spalla di Lysander e sospirò. –Mi sei mancato!-
-Anche tu Lils!- mormorò lui lasciandogli un bacio timido sui capelli cremisi, profumati di lavanda e gigli freschi. Sul taxi Lysander raccontò tutto sul suo safari, sulla scelta di specializzarsi in animali acquatici e sui nuovi corsi del suo ultimo anno all’University Wizardzoology di Londra che avrebbe dovuto frequentare. Giunti allo Starbucks dove da anni ormai piaceva ad entrambi sorseggiare un caffè ascoltare musica e raccontarsi a vicenda, Lysander era giunto a spiegarle come poi una sera, in tenda, Dianna lo avesse baciato. Si lasciò scappare una smorfia. –Ecco qui, di nuovo quella faccia! Allora è Dianna il problema? Cosa ti ha fatto Lily?-
-Non è che abbia fatto qualcosa…- biascicò lei dando un ultimo sorso al suo caffè alla nocciola e pistacchio.
-Sputa il rospo dai! Cosa può aver mai fatto in cinque minuti del tuo tempo!- e il modo in cui lo disse a Lily non piacque affatto.
-Che vorresti dire? Che penso che il mio tempo sia troppo prezioso? Troppo prezioso per sprecarlo a conoscerla?-
-è una tua deduzione, probabile, ma tua!- rispose Lysander con un cipiglio saputello ma divertito. Lily tentò di sfidarlo con lo sguardo ma cedette quando le venne da ridere. –Vuoi dirmi cosa ti prende? Sembri…tesa!-
-Io…io credo di essere stata scortese ma solo perché lei è un pò impicciona, ecco! Non le ho dato certe confidenze…- biascicò offesa.
-Impicciona? Lily cosa può mai averti chiesto?!- adesso a Lysander veniva da ridacchiare a tutti gli effetti. Conosceva Lily e le sue manie di protagonismo, i suoi melodrammi da reginetta dei teen drama ed i suoi film mentali.
-mi ha chiesto perché faccio ritorno così presto al campus!-
-Tutto qui?- Lily sgranò gli occhi verdi. Lysander non si trattenne più e scoppiò a riderle in faccia. –Sul serio dai ti sei arrabbiata perché a lei è sembrato strano che torni al campus due settimane prima dell’inizio delle lezioni?!- quasi gli stavano per scendere le lacrime dagli occhi dalle risate. La ragazza si imbronciò e divenne paonazza. Si mise braccia conserte e voltò il capo offesa. –Oh dai Lily, ti prego, scusami, non volevo scoppiarti a ridere in faccia, ma ammettilo che stai un pò esagerando!- tentò di ricomporsi lui. Ma Lily restò ammutolita. Così il biondo si fece serio per un attimo e spostò la sedia per piazzarsi di fronte a lei. –Dimmi una cosa Lils, il problema è che lei ti abbia chiesto perché torni prima a Nottingham oppure il vero problema adesso è “il perché” tu stai tornando a Nottingham due settimane prima?- BINGO. Era o non era il suo migliore amico? La ragazza tornò a guardarlo.
-In realtà non vorresti saperlo…- rispose lei in un sussurro mesto. Lysander si irrigidì. Schioccò la lingua sul palato stizzito e sospirò subito dopo distogliendo lo sguardo da lei.
-Sputa il rospo!- quasi le ordinò con tono severo. Sapeva che Lysander si sarebbe arrabbiato ma gli raccontò comunque perché stava scappando da Godric’s Hollow e perché tornare era stato un errore, di nuovo… e probabilmente, visto ciò che era successo anni addietro, Lysander era l’ultima persona al mondo a dover sapere certe cose, visto anche quanto le voleva bene e sapendo che a volte era stato disposto a tutto pur di proteggerla. Lo vide irrigidire la mascella e assottigliare gli occhi color cielo, come faceva sempre quando era arrabbiato. Smise di guardarla e si voltò a fissare un tavolo vuoto lì accanto.
-…Ti prego dì qualcosa!-
-Cosa dovrei dire Lily?- sibilò nervoso.
-qualunque cosa Lys, qualunque…- piagnucolò la ragazza sporgendosi sul tavolo per sfiorargli la mano. Lui si voltò a guardare quel gesto. Poi sollevò i suoi occhi cerulei sulla ragazza e fece una smorfia triste.
-Non capisci che gli servi a questo? Sei il suo passatempo inglese quando torna dalla Francia…si sposerà a maggio e tu starai peggio di prima perché ti sarai illusa di nuovo che invece stavolta avrebbe scelto te!- Lily si morse il labbro inferiore e gli occhi le si inumidirono, ma non pianse. Lei non lo faceva. Abbassò il capo come colpita in pieno da un nottetempo carico di realtà. Una realtà dolorosa e brutale.
-Pensi che non lo sappia? Ma non te l’ho raccontato perché tu potessi starci male insieme a me. Non è un tuo problema Lys, te l’ho sempre detto! Lo devo affrontare da sola…-
-Tu non lo affronti Lily, tu scappi. Scappando da lui non hai ancora risolto nulla! Non capisci che questa strategia non funziona?! Non capisci che credi che sia una faccenda solo tua ma che in realtà fai star male chi ti circonda? A cominciare da tua madre…- l’aggredì verbalmente. Lily indurì lo sguardo.
-Ok…sei più maturo di me, bravo ma non ho un metodo alternativo!-
-E vuoi lasciare che ti impedisca di passare il tempo piacevolmente quando torni a casa tua, dalla tua famiglia, da me…-
-Ma sono stata bene qui con…-
-Si come no…fin quando non è saltato fuori l’argomento Lupin, Lily sono anni che ti fai condizionare la vita da lui, cerca di voltare pagina…definitivamente!- la interruppe brusco e si alzò dal tavolo. Lily lo seguì di fretta fuori dallo Sturbucks. Si ritrovarono tra la folla londinese che incurante passeggiava e chiacchierava sul marciapiede della Queensway.
-Lysander ti prego…- mormorò cingendogli il polso. –Adoro come tu ti preoccupi per me, ma non ne hai più alcun bisogno! Ho chiuso, te lo giuro!- lo rassicurò sorridendogli. Lui la fissò perplesso. Così di slanciò Lily si mise in punta di piedi e lo abbracciò forte, affondando il viso sul suo torace, appiattendosi contro di lui, che in risposta la strinse a sé.
-Farai tardi- le soffiò tra i capelli vermigli e profumati di lavanda e gigli. –Dai ti accompagno alla stazione, non è molto distante da qui…- aggiunse staccandosi da lei e prendendola per mano. Passeggiarono in silenzio fino ai binari.

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*…Sono solo davvero, non so dove sia il mondo,
ma mi manca davvero in questo momento…*


-Grazie…- mormorò lei.
-E di cosa?-
-Di essere sempre il mio migliore amico nonostante io sia un tale casino!- rispose la ragazza sorridendo e facendo spallucce. Lysander si lasciò andare ad una risata. Era così luminoso il sorriso di quel ragazzo, aveva avuto sempre il potere di rassicurarla.
-Non c’è di che!- le rispose riabbracciandola dolcemente. Le lasciò un bacio sulla fronte. –Torna per Natale, mi raccomando…- mormorò lui.
-Ci proverò!- cinguettò Lily afferrando il suo trolley e voltandosi per salire sul treno che l’avrebbe condotta a Nottingham.
-Lily?- la richiamò Lysander mentre stava salendo i gradini. Lei si voltò proprio sulla soglia della porta scorrevole.
-Buona fortuna…- sussurrò Lysander. In quell’istante le porte della metro si chiusero e il ragazzo si materializzò via.

*…A volte quando chiudo gli occhi faccio finta di star bene, ma non è mai abbastanza
perché il mio eco è l’unica voce che ritorna. La mia ombra è l’unica amica che ho!*


Hogwarts, ufficio del professor Lupin, cinque anni prima…

SBAM. Lysander aveva preso per il colletto il suo professore di Difesa contro le Arti Oscure e lo aveva sbattuto al muro.
-Che cazzo ti è saltato in mente Lupin?!- gli ringhiò ad un centimetro di distanza e a muso duro.
-Lasciami Lysander! Non voglio farti male ne prendere provvedimenti!- sibilò Teddy livido di rabbia ma contenendosi dallo sbatterlo a terra di rimando. Era pur sempre un suo studente, non potevano fare a botte. E poi lo conosceva da quando era un ragazzino, lo aveva visto crescere e rispettava i suoi genitori.
-Non me ne frega un cazzo se prenderà provvedimenti Prof!- abbaiò ironico il ragazzo che con uno strattone mollò il colletto della camicia di Teddy. –Che razza di uomo sei se ti permetti di illuderla e ferirla così?! È come tua sorella…- aggiunse il ragazzo.
-Lysander non sai di cosa stai parlando, è meglio che tu te ne vada…- sviò Teddy voltandogli le spalle.
-Ho sempre saputo che ti piaceva! Ho sempre notato come la guardavi!-
Teddy si voltò con un cipiglio sorpreso ma sapeva cosa rispondere, -del resto è lo stesso modo con cui la guardi anche tu!- lo sfidò. Lysander restò pietrificato. Non voleva però che gli rigirasse la frittata.
-Devi allontanarla, devi lasciarla in pace! Non capisci che la farai solo soffrire, sposerai sua cugina e lei resterà sola, con il cuore spezzato!- gli sbraitò addosso, puntandogli il dito contro.
-No! Ho bisogno di tempo, mi ha stravolto quello che è capitato, e non devo di certo giustificarmi con te! Se ti professi suo amico è ora che tu lo faccia adesso più che mai ma siamo io e lei a decidere cosa fare con tutta questa storia!- ripose Teddy minaccioso. –Ora vai fuori di qui prima che ti porti dalla Preside, Scamander!- e gli indicò la porta dell’ufficio.
-Te ne pentirai Lupin! Ti do la mia parola…- sibilò minaccioso il ragazzo prima di lasciare la stanza a grandi falcate e con il cuore colmo di rabbia.

*Mi accontenterò di un tuo sussurro se è tutto quello che puoi darmi, ma non è così,
potresti venire a salvarmi e provare a cacciare questa pazzia dalla mia testa.*


Giunto nel suo appartamento trovò Dianna addormentata sul divano e accanto a lei, sul tavolino da pranzo una tazza con rimasugli di succo di zucca. Sicuramente era rimasta sveglia ad aspettarlo per la cena ma era finita per addormentarsi, come faceva ogni volta che si accoccolava sul divano da sola. La osservò e poi la coprì teneramente con una coperta di flanella. Si sedette a fissarla. Lo aveva salvato. Un tempo l’amore per Lily lo stava consumando tanto da farlo partire con suo padre e allontanarsi da lei, dalla città e dagli amici. E infine era piombata nella sua vita Dianna. Nessuna lo aveva mai coinvolto come lei, nessuna gli aveva mai fatto dimenticare Lily. Eppure… eppure ora che aveva rivisto Lily qualcosa era cambiato. Era stato facile far funzionare quella relazione così coinvolgente all’oscuro dell’amica. Ma ora che aveva trascorso del tempo con la ragazza che aveva amato per tutti quegli anni, aveva di nuovo paura. Lily non lo avrebbe considerato mai più di un amico ma lui non era certo che questa amara certezza lo avrebbe frenato nell’ amarla ancora. Ora e per sempre.

*Non vorrei stare giù ma solo sentirmi vivo e
riuscire a vedere il tuo viso ancora una volta. (Echo; Jason Walker)*


Ormai non saprei più come scusarmi!!!
Ecco qui il nuovo capitolo...tasselli in più e numerose domande a cui pian piano avrete delle risposte!
Ringrazio come sempre chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate e vi invito a lasciarmi una recensione per famri sapere cosa ne pensate della storia e dei miei personaggi fino ad ora! ;D

Baci e a prest, rory! 

 
 

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Capitolo 5
*** INSEGUENDO AUTOMOBILI ***




Inseguendo automobili

 
Quando suo fratello James era stato smistato a Grifondoro nessuno si era stupito perché, sin da bambino, aveva dimostrato doti quali il coraggio, la tenacia, la lealtà e un’immensa predisposizione verso quelle situazioni in cui era più che probabile spezzarsi l’osso del collo. Per questo quando una volta diplomato aveva dichiarato di non voler fare l’università bensì cominciare i provini per le squadre inglesi di Quidditch nessuno né si era sorpreso né si era opposto! Del resto lui era il fratello maggiore, la celebrità, il campione del torneo Tremaghi e per giunta aveva messo la testa a posto fidanzandosi ufficialmente con una purosangue come Calliope Rosier. Inutile dire che la stella portafortuna di suo fratello James aveva continuato a brillare e che non solo era entrato a far parte, come cercatore, della squadra dei Puddlemere United, ma si era anche sposato con una cerimonia in grande stile Purosangue ed infine aveva avuto un bellissimo primogenito maschio di nome Arthur James Potter. Mentre per lui che sin da piccolo aveva avuto la sfortuna di ereditare due nomi, si importanti, ma anche che a solo sentirli veniva da pensare a barbe bianche e capelli unti, erano stati tutti un pò perplessi quando il cappello parlante lo aveva smistato a Serpeverde. Come aveva accolto la notizia lui? Beh suo padre era stato chiaro che finire in Serpeverde non era un disonore bensì un’opportunità. E lui aveva dato significato a ciò che suo padre aveva detto. La decisione del cappello parlante aveva significato per lui ricerca: ricerca di prestigio, di autostima e conseguentemente della stima che gli altri gli avevano riservato. Era stato prima Prefetto e dopo Caposcuola, Portiere della squadra Serpeverde per tre anni e in uno di questi avevano vinto la coppa. I suoi voti ai M.A.G.O. erano stati ottimi e avevano continuato ad esserlo anche all’università di Magisprudenza. Adesso a venticinque anni e con un curriculum di tutto rispetto se la stava letteralmente facendo sotto. Guardava negli occhi, ad un ad uno, tutti quei ragazzi e ragazze di fianco a lui, seduti di fronte, qualche metro più in là in piedi, che aspiravano a quei dieci posti all’Accademia Auror e si chiedeva perché diavolo gli esaminatori avrebbero proprio dovuto scegliere lui. C’erano ragazzi più alti di lui, più in forma, più anziani e sicuramente con più formazione pratica. E anche le ragazze sicuramente sembravano più colte e preparate. Perché la Commissione avrebbe dovuto scegliere lui?! Come minimo lì vi erano almeno due mila candidati e il suo cuore batteva nel petto come un martello pneumatico e il respiro gli si stava facendo affannoso. Attacco di panico. No, non era la prima volta che gli accadeva. Non era nuovo a quelle sensazioni. Il primo era stato quando era un bambino di otto anni e la sua sorellina era caduta dalla scopa rompendosi il braccio a qualche kilometro dalla Tana. Chi era stato a prendere la situazione in mano e chiamare gli adulti? Il suo amico Lysander, lui si era raggomitolato a terra in preda ad una crisi ed era stato di aiuto come una Ramora in un’ampolla. Si alzò di scatto cercando di non dare nell’occhio. Stava sudando freddo e il cuore non decelerava nemmeno a pregarlo. Uscì dal grande Salone dove si erano raggruppati gli aspiranti in attesa del colloquio, previsto prima dell’esame scritto e quello pratico che si sarebbero tenuti solo successivamente. Si appoggiò come un peso morto con le mani sulla ringhiera della gradinata, all’entrata del maestoso palazzo che ospitava l’accademia Auror.

“Inspira, prendi tanta aria, espira, butta tutta l’aria lentamente, calmo…”
quella filastrocca la sapeva bene, gli capitava spesso di doverla ripetere a se stesso. Sentì pian piano che stava ritrovando la calma. Si asciugò la fronte dal sudore e si schiarì la gola per ritrovare contegno. Si scrollò di dosso la tensione e rientrò dentro.
BOOM
Qualcosa gli era appena finita addosso o meglio qualcuno. Vide una ragazza a terra dolorante.

-Scusami…- mormorò dispiaciuto e gli porse una mano per aiutarla a rialzarsi. Quando però la guardò meglio capì perché la sua offerta di aiuto era stata bellamente ignorata. Alice Paciock. Lei lo fulminò con lo sguardo e arricciò le labbra contrariata. Si rialzò da sola raccogliendo poi i documenti che le erano caduti dalla borsa. –Alice…scusami non ti avevo vista arrivare!- tentò di nuovo Albus. La ragazza tornò a guardarlo con aria truce e sollevò una mano all’altezza della sua faccia per fermarlo di parlare. Lo superò con una spallata ed uscì dalla porta. Al sospirò. Non gliene andava bene una oggi. Sperava solo che Alice non fosse stata un cattivo presagio. Ad un tratto l’illuminazione. Se Alice Paciock stava andando via voleva dire che aveva finito il suo colloquio e che erano giunti alla lettera P dell’elenco. Corse al corridoio dal quale poco prima era fuggito in preda al panico e si sedette di nuovo su una delle panche. Strinse nervosamente il suo curriculum tra le mani fin quando la segretaria non uscì dalla sala colloqui e scandì bene il suo nome. Innumerevoli occhiate, come c’era da aspettarsi, gli furono rivolte. Era questo l’effetto del suo cognome e sebbene qualcuno (vedi suo fratello James) ne coglieva solo il lato dell’ammirazione e della curiosità, lui invece ne coglieva solo ed esclusivamente il disprezzo e il pregiudizio che solo per aver come cognome Potter si portava dietro. Cioè? Quello che tutto ciò che aveva non se lo era meritato bensì gli era stato concesso solo per essere il figlio di Harry Potter e quindi, per ogni cosa ottenuta, la gente credeva che ci fosse una raccomandazione di mezzo.

-Allora signor Potter…ci dica a cosa dobbiamo l’onore di averla qui a sostenere questo colloquio…- si pronunciò la strega con il cappello nero ed appuntito ed un accento tipicamente irlandese e saccente.
-Io…-
-…effettivamente voci di corridoio facevano suppore che lei fosse indirizzato verso un percorso più giuridico, si supponeva…penale!- lo interruppe il mago a destra della strega con il cappello. Albus sapeva bene chi fosse, era un collega di zia Hermione, un ometto barbuto, dai capelli rossi ed unti che non era riuscito a sfondare come Hermione Granger, stimatissima magiavvocato penale, ed ora finito a fare da semplice esaminatore per aspiranti avvocati…e a quanto pareva anche per aspiranti Auror.
-In realtà…- cercò di parlare nuovamente Al.
-Io avevo sentito dire invece che volesse seguire alla fine le orme della sorella e ricominciare il percorso di studio iscrivendosi a magimedicina- sentenziò alla fine il terzo mago alla sinistra della strega, un uomo alto ed olivastro.
-No!- abbaiò ad un tratto al limite della pazienza. I tre sobbalzarono sulla sedia e quasi alla strega caddero gli occhiali dal naso. –Sono qui perché la mia aspirazione nella vita e scendere in strada ed aiutare le streghe ed i maghi in difficoltà, e quindi presentarmi come allievo Auror!- disse tutto d’un fiato, prima che potessero interromperlo nuovamente. Ci furono pochi secondi di silenzio, dopo il mago alto e dalla pelle olivastra, quasi ispanica, si schiarì la voce.
-ed è stato suo padre a spronarla?-
-Mio padre centra ben poco con questa mia decisione! Mia madre ha sofferto la sua scelta di divenire Auror al tempo…e di certo non l’ha presa bene quando le ho detto di voler intraprendere la stessa carriera di papà…e quest’ultimo voleva dissuadermi dal farlo, perché…beh perché non saranno i tempi di Lord Voldemort ma è comunque una vita difficile quella dell’Auror. Ma a me non importa e non c’è nessun’altra cosa che vorrei diventare al di fuori di questa!!- terminò sudato ma con voce ferma. La strega al centro annuì sbatacchiando la punta del cappello in avanti e poi si aprì in un sorrisetto compiaciuto. I due maghi annotarono qualcosa sulle loro pergamene con le loro rispettive piume. Passarono poi la pergamena alla donna che le inserì in una busta insieme alla copia del curriculum di Albus. Poi la chiuse con la ceralacca e ne timbrò il retro.
-Signor Potter è sufficiente per noi quello che ha detto. A breve le arriverà la comunicazione se sarà o meno tra gli ottanta candidati ammessi alla prova scritta, che si terrà tra trenta giorni- recitò a cantilena la strega. Albus annuì un pò perplesso. C’era voluto meno tempo e meno fatica del previsto. Strinse la mano ai tre esaminatori e si congedò con un semplice “buona giornata!” e fù fuori dalla stanza. Gli aspiranti e le aspiranti rimaste fuori lo fissarono curiosi e ansiosi.
-Una passeggiata!- cinguettò per tirarsela un pò. Si aprì in un sorriso a trentadue denti ed uscì dal palazzo Auror.
 
*

Aurora, o Rory come era soprannominata dagli amici, sapeva di essere strana, bella, socievole, furba ma troppo strana. Aveva lunghi capelli color oro, grandi occhi cerulei da cerbiatta, ma così grandi che tutti glielo facevano sempre notare. Erano belli si, ma troppo grandi. Le sue curve al punto giusto ed il suo carattere socievole l’avevano spesso portata a sbagliare, tante, anzi no troppe volte poiché l’esser appariscente, aveva imparato pian piano, che le aveva portato solo guai. L’unico errore che non aveva fatto però, o che non considerava tale, era quello di aver litigato con suo padre, Antoine Moreau, ed essersi trasferita con la madre e la sorella in Gran Bretagna, all’età di 17 anni. Era stato un trauma per lei rinunciare a tutti i suoi amici in Francia, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Beubaxton, ed essere la “nuova arrivata” ad Hogwarts. Ma alla fine aveva rimesso insieme i pezzi della sua vita. Non aveva interrotto i rapporti con gli amici, rimasti in Francia e con i quali manteneva ancora una fitta corrispondenza via email e via gufo, però considerava quella in Europa la vecchia vita. Un capitolo chiuso da non riaprire mai più. Era stato un capitolo triste, fatto di bugie, di maschere e delusioni ma soprattutto di rinunce. Eppure era riuscita a rinascere ad Hogwarts, lì dove poi alla fine delle lezioni tornava da sua madre per divertirsi insieme in estate, sperimentando nuovi incantesimi, per giocare a sparaschioppo o agli scacchi magici. Nulla con sua madre sembrava noioso perché sapeva che al mondo le erano rimaste solo lei e la sorella, ormai sposata e residente in Irlanda per lavoro. Lei al di fuori dell’ambito familiare era una scapestrata, una a cui piaceva sapere quali erano le regole del posto per trasgredirle una per una. Alla quale non ci si poteva affezionare perché in prima persona non voleva affezionarsi a nessuno, perché sapeva bene che i legami portavano ad aspettative e le aspettative a loro volta portavano a delusioni, a bugie e tradimenti. Il divertimento, solo quello le importava e non deludere sua madre. Per sua madre lei era la figlia perfetta. Certo a parte quella di farsi un piercing al naso e successivamente uno all’ombelico e poi quello di tatuarsi sulla schiena un’aquila…ok forse c’erano delle cose che avevano indispettito sua madre, però mai e poi mai aveva deluso le sue aspettative in tema di studio. Anche se all’età di diciassette anni aveva comunque partecipato allo smistamento quando era arrivata, entrando tra i Serpeverde riempiendo così d’orgoglio sua madre che sapeva quale onore e rispetto comportasse quella casa. Si era diplomata ai M.A.G.O. con tutte E, era entrata alla Nottingham Magic University of Wizardmedicine senza bisogno di alcuna raccomandazione visti i suoi meriti scolastici, ed ogni esame lo aveva superato brillantemente, giungendo così all’ultimo anno dove si sarebbe specializzata in magimedicina neonatale. Rory diceva apertamente a Lily che se si impegnava così tanto non era per se stessa, o almeno non del tutto. Tutto quello che faceva, ogni risultato positivo ottenuto era per inorgoglire sua madre e ripagarla di tutti i sacrifici che aveva fatto da quando abitavano da sole a Londra e la dura vita che aveva dovuto sopportare ed affrontare quando ancora erano a Parigi a causa del carattere aggressivo e prepotente del marito e le sue successive bugie che avevano portato al definitivo smembramento della famiglia Moreau. Il fruscio delle lenzuola la svegliò da quello stato di dormiveglia. Non poteva crederci che Ben fosse ancora lì, nella sua camera. Eppure era stata chiara la sera precedente.

-Non ti avevo detto per caso di sparire e non farti trovare l’indomani mattina? Cosa ti è sfuggito esattamente Ben?!- argomentò acida. Lui mugugnò qualcosa ancora mezzo addormentato. Decise di dargli un calcio e buttarlo giù dal letto.
-Ma sei matta?!- protestò quello da terra massaggiandosi la chiappa sinistra. –Che ti prende?- le chiese rialzandosi e fissandola mentre si stiracchiava beatamente ed occupava tutto il letto ad una piazza e mezza della sua camera universitaria. L’assenza di Lily aveva comportato la presenza di Ben quella notte.
-Ben ero stata chiara: andiamo a letto insieme ma al mio risveglio dovevi esser già andato via! Odio dover parlare di prima mattina e non potermi godere il mio lettone tutta da sola!- rispose con non chalance richiudendo gli occhi e rigirandosi dall’altra parte.
-Credevo che…- mormorò il ragazzo confuso e grattandosi il capo.
-Ben…- sospirò Rory voltandosi stizzita. –Cosa credevi? Che fossi diventato il mio ragazzo?- non le piaceva ferire i sentimenti altrui ma davvero Ben credeva che per una notte di sesso adesso avessero un futuro insieme? Si conoscevano da un paio di settimane, lui le aveva fatto una corte spietata, ed anche se era carino da far schifo, Rory se l’era tirata non poco, snobbandolo bellamente per quindici giorni. La sera precedente aveva bevuto un pò più del dovuto per festeggiare non ricordava nemmeno cosa, e lo aveva incontrato al piano bar mentre ballava sopra ad un tavolino muovendosi sinuosamente. Ricordava di averlo visto farle cenno di raggiungerla fuori sul portico del locale e di aver avuto voglia di farlo. Avevano chiacchierato sull’inizio imminente dei corsi di magimedicina e poi lo avevs baciato all’improvviso, mentre le diceva che era bellissima quella sera nel tubino nero di pelle che aveva indosso. E poi il resto era un pò confuso ed eccitante da ricordare ma rammentava bene di essere stata chiara sul fatto che lo avrebbe invitato in camera quella notte ma che l’indomani mattina sarebbe dovuto sparire lasciandola sola a dormire beatamente. Del resto era il suo modus operandi da anni.
-Vado vado…- si brontolò il ragazzo arraffando arrabbiato da terra il suo maglioncino e i jeans. Si vestì in una manciata di secondi per poi sbattere la porta andando via dandole della maleducata. Rory si rigirò tra le lenzuola e sospirò. Ben si era preso una bella cotta per lei, e questo comportava che lei avrebbe dovuto rinunciare ai suoi pettorali e addominali scolpiti. Se c’erano dei sentimenti di mezzo aveva imparato ad allontanare i ragazzi che le piacevano. Finivano con piagnucolare di aver creduto che non fosse “un semplice frequentarsi” ma che fosse qualcosa di più…qualcuno aveva anche ipotizzato di essere il suo fidanzato a volte. A quella parola rabbrividiva e scacciava via dei pensieri che si affollavano prepotenti nella sua mente. Impossibilitata a riprender sonno, visto che Ben l’aveva messa di cattivo umore, decise di consolarsi sotto il getto d’acqua calda. Quando rientrò dal bagno alla camera, l’orologio segnava già le otto del mattino. Quel giorno era possibile già andar ad iscriversi ai corsi che si sarebbero voluti frequentare quell’anno, il suo ultimo anno. A differenza di Lily, lei non voleva diventare un magichirurgo, bensì una magiostetrica, proprio come sua madre e quindi i corsi da frequentare oltre magimedicina generica erano magiostetricia, magipuericultura, magichirurgianeonatale e magimedicinanatale. Sapeva già che la sua tesi di laurea si sarebbe basata sul tasso di nascite di maghi e la differenza con quello di maghinò e cosa scatenasse quel fenomeno. Aveva ben chiaro cosa fare della sua carriera universitaria e lavorativa essendo una maniaca del controllo, oltre che dell’ordine e della pulizia. Era della sua vita privata, più che altro sentimentale, che non aveva ancora un quadro chiaro ma per quello, si ripeteva quotidianamente, ci sarebbe stato tempo per pensarci.
Quando finì di firmare tutti i moduli in segreteria che Miss Sunflower le mise sotto il naso, uscì soddisfatta. Di lì a qualche giorno il suo ultimo anno sarebbe cominciato e presto avrebbe avuto l’indipendenza economica che aveva da sempre agognato e non avrebbe più dovuto gravare su sua madre. Finalmente le avrebbe potuto regalare quel viaggio in India che tanto avevano sognato fare insieme. Mentre trotterellava felice verso la caffetteria universitaria, vide Ben seduto proprio ad uno dei tavoli con le cuffie alle orecchie mentre era intento a leggere la Gazzetta del Profeta e a sorseggiare una cioccolata con panna.

-Ehi!- gracchiò in protesta lui quando gli tolse le cuffie all’improvviso, per poi sedersi di fronte a lui. –Che vuoi ora?- aggiunse rificcandosi le cuffie nelle orecchie e abbassando lo sguardo nervosamente sull’articolo riguardante l’ultima sconfitta dei cannoni di chudley di quel week end.
-Scusarmi! Non avrei dovuto buttarti giù dal letto, è che la mattina sono più acida del solito! Poi ho bevuto il mio caffè doppio, mi sono iscritta ai corsi ed ho ritrovato le buone maniere!- rispose rimuovendo stavolta solo uno degli auricolari delle cuffiette e sorridendogli civettuola. Lui inarcò un sopracciglio divertito ma comunque ancora titubante. –Sono perdonata?- incalzò lei sbattendo le ciglia.
-Esattamente come vorresti mi comportassi adesso? Sono confuso…quello che è successo ieri notte non sembra importarti più di tanto, cos’è che vuoi ora da me?-
-Nulla…cioè ieri notte abbiamo fatto scintille e la cosa anche se non lo do a vedere mi turba al quanto, credimi- era cosciente di risultare poco credibile ma continuò -…quindi non volevo precludermi la possibilità che possa riaccadere! C’eravamo salutati malamente stamattina perciò sono qui a sventolare bandiera bianca!-
-Quindi fammi capire…mi stai dicendo che di tanto in tanto ti piacerebbe che facessimo del sano sesso bollente ma che per il resto del tempo non mi vuoi tra i piedi, è così? Ho capito bene?- lei annuì contenta che avesse recepito l’antifona. Ben scosse la testa con un cipiglio divertito e stupito allo stesso tempo.
-Ci stai? Niente legami? Solo sesso?- gli porse la mano per stringere un accordo. Lui esitò ancora sconvolto dalla piega che aveva preso quella mattinata. Alla fine la strinse: lei gli piaceva così tanto. Sul fatto che non si sarebbe dovuto legare non era così sicuro di farcela però ci avrebbe provato pur di tenerla ancora stretta al suo corpo e farla sua. Quella ragazza per lui aveva come un’aura attrattiva e lui non poteva fare a meno di mangiarsela con gli occhi. Era la migliore studentessa del suo anno, quindi oltre che molto bella era anche intelligente e colta. Era tutto quello che aveva sempre cercato in una possibile fidanzata. Aveva voglia di stringere quel patto ed era sicuro che sarebbe stata lei ad infrangerlo, perché sarebbe riuscito in un modo o nell’altro a fare in modo che fosse stata lei a legarsi a lui sentimentalmente.

-> https://www.youtube.com/watch?v=XaKr98ktoxU
Rientrando in camera vi trovò Lily seduta sul letto a fissare un punto nel vuoto con aria smarrita. Non appena l’amica la mise a fuoco le saltò addosso abbracciandola.
-Lily aiuto…così mi stritoli!- tossicchiò –vuoi dirmi che ci fai già qui e perché hai quel musetto da cucciolo bastonato?-
-Rory ho fatto un casino…non sarei dovuta tornare a Godric’s Hollow!- cominciò la rossa scuotendo il capo avvilita e risedendosi sul letto trascinando la bionda con sé.
-Perché? Cosa porco Salazar è successo?- tuonò Rory allarmata. –Cosa ha fatto stavolta quel porco maniaco di un mancato lupo mannaro?!-

*Faremo tutto da soli non abbiamo bisogno di nulla e di nessuno.
Se mi stendessi qui, ti stenderesti con me e dimenticheresti il mondo?*


-Ci siamo baciati…dopo che ha detto di amarmi sono crollata e gli sono letteralmente saltata addosso come un ippogrifo in calore!- confessò Lily paonazza dalla vergogna.
-Lily…- sospirò la sua compagna di stanza con tono di biasimo. –questo non si direbbe proprio “voltar pagina…”- aggiunse dandole delle pacche sulla spalla per rassicurarla che non voleva giudicarla, ma solo starle vicino e darle dei consigli. In risposta la rossa gemette frustrata coprendosi il viso con le mani. –Adesso le possibilità sono due o lo minacci chiaramente che se mai si azzardasse a riprovare a stuzzicarti andrai a dire tutto quanto a tua cugina Victorie oppure una volta per tutte uscite allo scoperto e vi fate una sana e bella scopata davanti a tutto il clan Potter-Weasley più nonna Andromeda annessa!!- motteggiò infine per smorzare la tensione nervosa di Lily sempre più cupa in viso. Non era così che dovevano cominciare il loro ultimo anno universitario. Se lo erano promesso ritornando dalla  vacanza in Grecia: basta sofferenza!
-Su Rory…non esser stupida: innanzitutto lui non ha mai menzionato la ben che minima intenzione di cancellare le nozze e seconda cosa sai che schifo farlo mentre la mia prozia Muriel ci guarda!?- rispose con un pizzico di ironia. Adorava farle quell’effetto. Si sentiva una buona amica quando riusciva a farla ridere anche in situazioni melodrammatiche come quella. Sapeva quanto Lily avesse sofferto negli anni per quella storia. E sapeva cosa significasse essere stata innamorata solo una volta e solo di un uomo. Non vi era cura e solo il tempo guariva le ferite. Lei aveva trovato il suo modo per andare avanti. Lily credeva che stare via da casa fosse il suo ma non era stato così fino ad allora. Dovevano trovare una tecnica alternativa.

*…dimentica quello che ci è stato detto prima che diventiamo
troppo vecchi e mostrami un giardino dove esplode la vita.*


-Che ne pensi della minaccia allora?- Lily la osservò con quei suoi occhioni verdi e su cui due lacrimoni pungevano per fuoriuscire. Poi la rossa fece spallucce. –Facciamo così allora: qui sei al sicuro e fino almeno a Natale lo sarai…se prima di Natale non ti è passata tornerai comunque a casa, smettendola di trascurare i tuoi che ti vogliono tanto bene, e lo affronterai! Gli dirai che se solo ti toccherà un’altra volta o proverà a sedurti con la sua prosa da professore romantico di fine 800, andrai a fare la spia alla sua futura mogliettina! Ci stai?- la guardò sgranando eccitata i suoi grandi occhi cerulei specchiandosi in quelli smeraldo della sua migliore amica. Attese con trepidazione e poi finalmente Lily annuì. Le saltò addosso solleticandola fino a farla urlare a crepapelle dalle risate per suggellare quel patto alla maniera di Aurora Moreau.

*Tutto quello che sono, tutto quello che sono sempre stato è qui nei tuoi occhi perfetti,
che sono tutto quello che posso vedere. (Chasing Cars; Snow Patrol)*

 
*

Al era fiero di se stesso. Aveva finito di comunicare con suo padre, che si ostinava ad usare il camino per parlarsi, e gli aveva detto cosa pensava del suo colloquio, ovvero che fosse andato abbastanza bene. Aveva omesso la parte in cui lo avevano giudicato a priori impedendogli di parlare. Harry Potter sapeva bene che i suoi figli avevano avuto un’infanzia costellata da episodi in cui erano stati messi al centro dell’attenzione, a volte per ammirazione ed altre volte per criticarli, ma Albus era il figlio che meno aveva fatto pesare a suo padre quei momenti e quelle fragilità. Era stato sempre il più taciturno ed introverso. E mentre James faceva il galletto pavoneggiandosi del suo cognome e finendo per non riuscire più a scrollarsi di dosso le responsabilità e le aspettative che ne derivavano, provando ad uscire dall’ombra del padre iscrivendosi al Torneo TreMaghi per poter mostrare che al di là dell’essere figlio di Harry Potter aveva ben altri doti quali coraggio, determinazione e furbizia, lui invece non attirava mai l’attenzione su di sé o almeno ci aveva sempre provato. Persino Lily, che non amava parlare dei suoi genitori sin da piccola, perché odiava essere sommersa di domanda da parte dei compagni di scuola curiosi, entrata nell’adolescenza era finita per avere delle crisi di identità alternando periodi in cui si vantava di essere una Potter a periodi in cui diceva di odiare di appartenere a quella famiglia. Aveva avuto sempre la tendenza ad essere melodrammatica la piccola di casa Potter, e nell’adolescenza aveva dato il meglio di sé. Non si reputava anonimo ma stare nell’ombra dei fratelli gli aveva permesso un’esistenza tranquilla fino ad allora. Dopo un’impeccabile materializzazione a Diagon Alley, si sedette su una delle panchine, proprio di fronte alla gelateria Fortebraccio dove lavorava il suo amico Alan Mcmillan, aspettando che uscisse da lavoro. Erano quasi le 19 e si trovò ad osservare con nostalgia alcune mamme accompagnare al Ghirigoro i loro figli per comprare i libri di scuola. Tra poco l’espresso per Hogwarts sarebbe partito verso quella che una volta considerava la sua seconda casa. Si sentì vecchio e sorrise di se stesso. Fu distratto da una figura che gli si sedette accanto ad un tratto e si girò furtivo per vedere chi fosse.
Alice Paciock? Che diavolo ci faceva Alice Paciock accanto a lui intenta a leggere Strega2000?
Tossichiò per capire se lei fosse cosciente o no di quello che aveva appena fatto. Quando lei si voltò sgranò gli occhi, afferrò la sua tracolla e fece per andar via orripilata. Prese coraggio e le cinse il polso.

-Mollami Potter!- ringhiò acida lei liberandosi con uno strattone dalla presa.
-Posso sapere perché mi eviti come la peste? Cosa ti ho fatto Alice?-
-Pff…- sbuffò lei allibita –tipico di te Potter, crear casini e credere che solo perché hai quegli occhi angelici o perché tu sia il figlio del Salvatore, sia invece un santo!- Al strabuzzò gli occhi incredulo. Davvero non capiva perché la figlia del professore Neville Paciock, nonché amico della famiglia Potter, lo odiasse così tanto. Ricordava che da bambini avevano anche giocato assieme per qualche ricorrenza dove la famiglia Potter si era riunita a quella dei Paciock, e che per quasi tutti gli anni trascorsi ad Hogwarts si salutavano cordialmente anche se non si frequentassero più di tanto essendo finiti in case diverse, lei a Grifondoro e lui a Serpeverde. E poi da un giorno all’altro, nel corso del loro settimo anno, la incontrava per i corridoi e non lo salutava più, alle volte cambiava direzione, altre mormorava qualche insulto (più che altro sulla sua intelligenza e arroganza) oppure lo inceneriva con lo sguardo con i suoi occhi color cioccolato. Lui balzò in piedi sovrastandola, nonostante lei fosse molto alta e slanciata, lui lo era di più. Ancorò i suoi occhi verde smeraldo confusi ai suoi così fumanti di rabbia mista a disprezzo.
-Sono scioccato! Ricorderei sicuramente se in qualche circostanza ti avessi offesa o fatto del male fisicamente in qualche modo Alice!- iniziò a difendersi Al sicuro di sé. “E che diamine!” pensò. Lei scosse il capo mentre sul volto le si dipingeva un ghigno motteggiante.
-Tipico di voi Potter: saccenti, menefreghisti e bugiardi!- sputò quella risposta con tono acido.
-Smettila Alice di offenderci, non hai idea di quanto tu ti stia sbagliando in questo momento! Non ti sto mentendo: io non ricordo affatto un’occasione in cui ti abbia mancato di rispetto!- Alice incrociò le braccia al petto. –Per favore…- quasi la supplicò -…aiutami a capire quale sia stato il malinteso!- terminò la frase Al.
-Malinteso?! È così che lo vuoi chiamare?- fece una pausa mentre assottigliava gli occhi. –il giorno di San Valentino durante il nostro sesto anno ad Hogwarts ti sei divertito insieme ai tuoi amici Mcmillan e Pucey a creare dei filtri d’amore per scommessa inserendoli in bottigliette di acquaviola e introducendole, solo voi sapete come, nel retrobottega di Madama Piediburro…- Al ricordava vagamente quella scommessa che Pucey gli aveva lanciato e si sentì un groppo alla gola mentre pian piano cominciava a capire in che terribile guaio si stava cacciando. Deglutì  e continuò ad ascoltarla. –Bene…proprio quel pomeriggio, durante il mio appuntamento con John, il mio ormai exfidanzato, ho avuto proprio voglia di ordinare una dannatissima acquaviola…l’indomani mattina sono entrata nella serra di Erbologia mentre mio padre era intento a spiegare le proprietà dell’algabranchia, e ho dichiarato, urlando, il mio amore per Matt Gilbert, uno studente del sesto anno di Tassorosso!- a quel punto Al avrebbe voluto che la terra sotto i suoi piedi si aprisse e lo inghiottisse. Quando sei un diciottenne e ti lanciano una sfida non si pensa agli effetti collaterali sulle povere vittime.
-Alice io sono mortificato…- biascicò dispiaciuto.
-No! Non è tutto aspetta!- lo interruppe con tono sarcastico mettendo le mani avanti. –A parte la figuraccia con mio padre e i presenti nella serra! Ho mollato John e per una settimana cantavo la serenata al di là del ritratto di fruttasecca che porta alla sala comune Tassorosso. Tralasciando il fatto che tutto il castello ha riso di me per mesi…- fece una pausa e lì divenne scura in volto –io amavo John e progettavamo dopo la scuola di andare insieme all’estero a studiare magicriminologia oscura…ma quando l’effetto della pozione è svanito, e bada bene: che ero sotto l’effetto di un filtro d’amore l’ho scoperto solo mesi dopo origliando per sbaglio il tuo amico Pucey vantarsene sull’espresso verso Londra, John non mi voleva più…mi detestava per averlo mollato di punto in bianco dopo che per mesi gli avevo detto di amarlo e non mi ha rivolto mai più la parola! Non ha voluto ascoltarmi perciò non sono mai riuscita a spiegargli del filtro d’amore!- terminò Alice con le lacrime agli occhi. Al si sentiva una caccola di troll marcia. Non sapeva cosa dire ne cosa fare.
-Io…Alice…mi dispiace! Ero solo un ragazzino immaturo allora e non abbiamo riflettuto sulle conseguenze dello scherzo, scusami!-
-Non ti sembra un pò tardi per le scuse?!- chiese con tono duro Alice sistemandosi la tracolla sulla spalla, pronta ad andar via.
-Ci deve essere un modo per farmi perdonare! Non ho una giratempo per cambiare il corso degli eventi e non rovinare la tua storia con John, ma vorrei davvero farmi perdonare…-
-Vuoi farti perdonare Potter?- motteggiò con un ghigno maligno, -allora crepa!- abbaiò secca girando i tacchi e lasciandolo solo con il peso delle sue colpe.

Buona sera e buon inizio primavera lettori!!
che devo fare per avere una vosra recensione sulla storia?! Dai su fatemi sapere che ve ne pare fino a questo punto e se avete quache idea o suggerimento da propormi!
Ringrazio ch ha messo la storia tra le preferite, seguite e da ricordare ;D
un bacio e a presto, rory!!

 

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Capitolo 6
*** OCEANO ***



 
L’oceano
 
Due settimane dopo dalla conversazione avuta con Rory sul letto della sua camera alla Nottingham Magic University of Wizardmedicine, era riuscita a sopprimere dalla sua persona ogni voglia primitiva di saltare dentro il primo camino della segreteria universitaria e raggiungere quello dell’ufficio del Professor Lupin ad Hogwarts. Avrebbe voluto fare l’amore con lui, supplicarlo di annullare le nozze e di scappare insieme su un Isola sperduta. Forse non sarebbe stata così forte e determinata nel non farlo se non fosse stato per Rory. Lei era la sua roccia, sapeva che in qualsiasi momento di debolezza bastava cercarla con lo sguardo, ancorarsi ai suoi occhi color dell’oceano e trovare la forza necessaria a scacciare quel pensiero che avrebbe portato solo all’ennesima umiliazione. Teddy avrebbe goduto di nuovo del suo corpo, delle sue parole, del suo amore e dopo le avrebbe fatto sempre lo stesso discorso su come non poteva deludere Harry Potter e la famiglia Weasley-Delacour dopo che lo avevano accolto e cresciuto come un figlio. Da un lato crescendo Lily aveva capito che Teddy aveva ragione. Si era messo nei suoi panni ed effettivamente certe cose era più facile dirle che farle. Ma se l’amava come asseriva ogni qual volta si vedevano, e se l’amore è la cosa più forte al mondo che esiste, allora Teddy il modo per concretizzare le parole in fatti lo avrebbe già dovuto trovare da un pezzo. Quindi dall’altro lato non poteva assolutamente dargli ragione. Guardò la sveglia sul suo comodino, che Jamie le aveva regalato per il suo ventesimo compleanno, rossa, come il suo colore preferito e con le lancette cosparse di diamantini dorati. Sorrise pensando al suo fratellone e decise che ogni settimana avrebbe iniziato a scrivergli. Rory aveva ragione: lei trascurava troppo la sua famiglia, che le voleva tanto bene. Non era giusto che dovessero pagare loro per gli errori che lei aveva commesso, insieme a Teddy. Sentì mugugnare tra le lenzuola la sua biondissima amica e prima che si alzasse, sgattaiolò in bagno a prepararsi. Quel giorno sarebbe iniziato ufficialmente il suo ultimo anno di Università e non stava più nella pelle. Non era di certo la migliore nel corso di Medichirurgia Magica, come invece lo era Aurora nel suo di Magipediatria neonatale, però era una studentessa con una buona media ed ogni anno aveva superato egregiamente e con un buon voto l’esame di tirocinio finale. Certo quello sarebbe stato l’anno più difficile perché interamente dedicato solo all’ambito chirurgico della medicina, e quindi si sarebbe trovata a fare la tirocinante in un solo settore dell’ospedale (anche se in più reparti), il più terribile da quello che si vociferava, ma a lei le sfide non la spaventavano affatto. Finita la sua bella doccia ristoratrice, lavati i denti, sistemati i capelli vermigli in un impeccabile chignon e messo un filo di trucco, ritornò in camera e trovò seduta al centro del letto con i capelli arruffati, un filino di bava appiccicata all’angolo della bocca e le occhiaie scure Rory che fissava imbronciata il nulla.
-Oddio sembri uno zombie, mi stai spaventando!- la punzecchiò Lily ficcando nel suo zaino la divisa da medico tirocinante ben ripiegata e incellofanata azzurro cielo, che tre giorni prima le aveva consegnato il gufo d’ufficio dell’Università. Era radiosa non vedeva l’ora di cominciare e non si sarebbe fatta influenzare dall’umore cupo di Aurora che odiava svegliarsi la mattina presto per andare a lezione.
-Senti Potter, non so come tu faccia a svegliarti di buon umore e ad essere così pimpante alle sette del mattino il primo giorno dei corsi, ma io che sono un comunissimo essere normale che odia farlo, ho istinti omicida in questo momento! Quindi…o sparisci o sarò costretta a soffocarti con il mio cuscino- la minacciò con sguardo truce.
-Forse se non facessi le ore piccole con Ben Parker ed i suoi amici tutte le notti non avresti questo aspetto da sirena del Lago Nero ades…- il cuscino le arrivò dritto in faccia scombinandole i capelli raccolti. –Vado via debosciata!- abbaiò Lily, afferrò il suo cellulare sul comodino ed uscì impettita. Cercando di sistemarsi la chioma, andò alla caffetteria universitaria che si trovava al pian terreno del castello per consumare il suo solito cappuccino con panna e infine, alle otto in punto fu davanti l’ufficio del Primario di Medichirurgia Magica, proprio come era stato indicato nella lettera allegata alla divisa. Pian piano altri studenti la raggiunsero. Avevano tutti quell’aria trepidante ed alcuni erano anche assonnati, ma in religioso silenzio, aspettarono insieme l’arrivo del Primario. Erano tutti curiosi di conoscerlo. Avevano sentito tanto parlare di lui, delle sue doti che gli avevano permesso di riuscire in interventi chirurgici che nessuno nel mondo magico aveva nemmeno tentato mai di fare, specialmente quelli con metodiche babbane e del fatto che avesse fascino da vendere.

-Tipico…Vedessi mai che Potter non scegliesse il corso di Chirurgia Magica per specializzarsi!- sentì sussurrare velenosa alle sue spalle. Si voltò curiosa e infastidita e chi se non Tina Flitt poteva aver detto una cosa tanto priva di significato. Si era sempre chiesta come avesse fatto a superare l’esame di ammissione per entrare alla Nottingham Magic University of Wizardmedicine e ancora di più come fosse arrivata all’ultimo anno, visto il cervello da oca giuliva che si trovava sin dai tempi di Hogwarts.
-Scusami?!- chiese delucidazioni Lily avvicinandosi minacciosa all’ex serpeverde davanti a lei e assottigliando gli occhi in segno di sfida.
-Dicevo…- cinguettò Tina stavolta con tono di voce udibile a tutto il gruppo di studenti lì intorno, una decina, -che è tipico di te Lily Luna Potter scegliere il corso con il professore più bello come responsabile, del resto hai una buona domestichezza con gli uomini che rivestono una carica da insegnante, no?!- Lily impallidì. Non aveva mai prestato attenzione ai pettegolezzi che circolavano ad Hogwarts, ma non credeva che lei fosse la protagonista di uno di quelli. Chi altro aveva saputo o solo ipotizzato della relazione con Teddy? Tina ridacchiò alla reazione di Lily insieme alla studentessa vicino a lei, che Lily non conosceva nemmeno, una ragazza olivastra dai lunghi capelli castani ed occhi color pece. –Beh Potter il lupo perde il pelo ma non il vizio!- assestò il colpo di grazia Tina. Lily si destò dai suoi pensieri, indurì la mascella ed incenerì con gli occhi la ragazza.
-Senti brutta serpe dalla lingua biforcuta, non so cosa tu voglia ottenere sputando veleno sulla mia reputazione ma stai certa che non avrai vita facile, non sai contro chi
ti stai mettendo…- livida di rabbia e già con le rotelle in moto per architettare la sua vendetta, non si accorse dei segnali che uno degli studenti del gruppo le inviava.
-Ehm ehm…- sentì tossicchiare alle sue spalle. Si sentì gelare il sangue nelle vene. Si girò lentamente ad occhi chiusi e labbra arricciate. –Potter giusto? Se ha finito di minacciare la sua collega, io avrei delle comunicazioni da farvi! Posso?- chiese cordiale e sarcastico il Primario di MagiChirurgia tale Kyle Button. Nel suo metro e ottanta, vestito con una divisa azzurro cielo, lo stetoscopio al collo e il cartellino con su scritto “dott.Button Primario di Medichirurgia magica” la osservava con un sopracciglio inarcato ed un sorrisetto ironico.
-Certo, mi scusi professore…- pigolò paonazza Lily. Dietro di se udì qualche mormorio e delle risatine anche. Si maledì per essere stata così stupida da essersi fatta umiliare tanto facilmente da quell’oca giuliva. Non doveva abbassarsi ai livelli della Flitt, si malediceva per essersi fatta raggirare e provocare tanto facilmente.
-Bene! Allora mi presento, come il mio cartellino qui asserisce: sono il Professor Button il Primario e responsabile del reparto di Medichirurgia magica, nonché il vostro Professore di Chirurgia magica e babbana del vostro ultimo anno qui alla Nottingham Magic University of Wizardmedicine- fece una pausa scrutandoli ad uno ad uno, mentre pendevano dalle sue labbra affascinati, soffermandosi qualche secondo in più sul viso di Lily. –Detto ciò imparerò i vostri nomi con il tempo, quando a turno ciascuno di voi farà le sue ore di tirocinio al mio fianco, nel reparto di Cardio magichirurgia, dove sono il caposettore. Non mi piacciono i ritardatari, i musoni, gli assonnati, i prepotenti- e ancora una volta indugiò sulla figura di Lily che avvampò, -e non tollero lamentele! Intesi?- tutti annuirono come soldatini. –Ci sono domande? Fino a questo momento è tutto chiaro?- chiese il professor Button al gruppo. Un ragazzo accanto a Lily, tale Vincent Bones, con il quale Lily aveva spesso studiato insieme per superare qualche esame l’anno scorso, alzò la mano.
-Non ho capito bene come ci verranno assegnati i reparti…-
-Beh perché ancora non l’ho spiegato signor…?- esitò il medimago.
-Bones, Vincent Bones!- si presentò in imbarazzo.
-Se è così gentile da attendere e seguirmi signor Bones, insieme ai suoi colleghi adesso vi condurrò nella vostra saletta comune per assegnare a ciascuno di voi un reparto di MagiChirurgia e altre cose…- a quelle parole il medimago si voltò ed iniziò a camminare con eleganza per il corridoio del terzo piano dell’ospedale. Lo seguirono tutti in religioso silenzio, eccetto per una persona.
-Pss…Lily giusto?- una voce maschile alla sua sinistra la face voltare. Decisa a non farsi rimproverare ancora se sorpresa a parlottare scosse il capo e sgranò gli occhi per chiedere cosa voleva da lei quel tizio. Era un ragazzo alto pressappoco quanto lei, che non era una stangona di uno e settanta nemmeno, capelli folti ricci e biondo cenere e due occhi color nocciola, la colpì la carnagione olivastra, quasi ispanica. A Lily, che aveva una buonissima memoria fotografica proprio sembrava di non averlo mai visto prima in quei cinque anni. –Spassoso il siparietto di prima vero?! Ma tranquilla il professore non è così severo come vuol far credere, mi sono già informato!- e gli fece l’occhiolino. Lily abbozzò una smorfia confusa e fece spallucce. Così giunsero nella saletta comune. Vi erano un tappeto rotondo che occupava quasi tutta la stanza, tre divanetti color senape, un tavolino rotondo al centro in mogano su cui vi erano alcune riviste tra cui il Wizarmed magazine e la Gazzetta del Profeta, e in fine in un angolo una macchinetta per le bibite a gettoni ed una per il caffè e la cioccolata.
-Qui potrete venire a fare la vostra pausa, alla vostra sinistra in quella porta ci sono i bagni, mentre gli spogliatoi si trovano al di là della porta alla vostra destra. Negli spogliatoi ci sono le docce e gli armadietti su cui già è affisso il vostro nome. Le chiavi vi sono state consegnate insieme alla lettera di convocazione e alla vostra divisa!- concluse atono il tour. Aspettò che il gruppo di allievi si guardasse intorno e riprese. –Lì in fondo c’è una piccola bacheca che ogni mattina dovrete attenzionare perché è lì che inserirò tutti gli orari dei turni, delle lezioni e il reparto a cui sarete assegnati! Quest’ultimo avviso è già affisso e potrete visionarlo dopo che finiremo questa barbosissima e tediosissima presentazione che, vi assicuro, sta annoiando anche me!- borbottò. Qualcuno ridacchiò, qualcuno restò indeciso sul da farsi. A Lily niente di tutto quello che aveva sentito o visto le era sembrato noioso. –Quindi…ogni quattro settimane a partire da oggi alle nove in punto, presterete servizio come tirocinanti in un reparto specifico di chirurgia: cardiaca, generale, plastica, neurochirurgia e d’urgenza, rigorosamente in coppia. Alla fine delle quattro settimane troverete in bacheca il prossimo reparto a cui sarete assegnati con accanto il caposettore al quale rivolgersi. Come vi ho già detto io sono il Primario di magichirurgia generale e il caposettore di magichirurgia cardiaca. Detto ciò vi lascio nella lettura del vostro primo incarico e chi sarà la fortunata coppia che comincerà proprio nel mio reparto oggi, dovrà essere puntuale e tra dieci minuti trovarsi davanti al mio ufficio per cominciare!- sorrise mostrando una dentatura perfetta e bianchissima e due fossette niente male sotto gli occhi color del mare che insieme ai capelli leggermente brizzolati lo rendevano un uomo molto attraente, ed uscì con il suo passo elegante fuori dalla saletta comune, lasciando dietro di se un profumo di rose fresche. Lily si affrettò a raggiungere la bacheca prima degli altri e lesse la sua assegnazione:
Lily Luna Potter – Colin Thompson : Magichirurgia d’urgenza; Primario Dott.sa. Calì Patil (Sesto Piano, ala C)
Si voltò verso il ragazzo accanto a lei. Lui le sorrise, era un ragazzo un pò robusto e tarchiato, con i capelli castani e gli occhi verdi.
-Sei Colin?- cinguettò lei. Il ragazzo annuì e le porse la mano.
-Piacere, tu sei Lily!-
-Si beh il siparietto di poco fa ha già dato modo di farmi conoscere, ma giuro non mordo mica!- ridacchiarono insieme.
-Sono le nove meno dieci, credo sia meglio recarci nell’ufficio della Patil!- suggerì Colin incamminandosi. Lily gli fu dietro.
*

Era ufficiale: Alice gli avrebbe reso la vita un inferno. Albus aveva tentato in quelle settimane di ignorare la presenza della ragazza tra i selezionati alla prima prova, quella scritta, degli aspiranti auror. Si, ce l’aveva fatta, il suo colloquio aveva colpito gli esaminatori e tre giorni dopo un gufo ministeriale era planato sul davanzale della sua finestra a Godric’s Hollow, dove stava trascorrendo gli ultimi giorni di vacanza, con la sua lettera d’ammissione alla prima prova. Aveva urlato di gioia e i suoi genitori, invitando anche mezza famiglia Potter-Weasley, avevano organizzato una festa in suo onore, nonostante le sue proteste che era presto per cantar vittoria. In fondo se non avesse superato le tre prove non sarebbe divenuto un Auror. Sfortunatamente per lui, anche Alice Paciock aveva ricevuto la sua lettera di ammissione e quella mattina, quando si erano rincontrati per la prima volta dopo la sfuriata a Diagon Alley, lei lo raggiunse ad ampie falcate e gli aveva detto “Ti farò terra bruciata Potter, fosse l’ultima cosa che faccio!” con tono minaccioso e sopracciglio arcuato in segno di sfida. Al aveva deglutito esterrefatto e l’aveva vista andar via ancheggiando verso un gruppo di ragazze. Già era difficile farsi degli amici in un ambiente ostile come quello rappresentato da un’ottantina di ragazzi e ragazze che aspiravano tutti a cinque posti da Auror, figurarsi se poi ti chiamavi Potter ed eri “il raccomandato” di turno e se ci aggiungevi poi una ragazza in collera con te che metteva strane voci sul tuo conto, allora quell’esperienza sarebbe stata per davvero un inferno per lui. La serpe che era in sé non disdegnava affatto la solitudine, anzi ne apprezzava gli aspetti: la concentrazione, l’assenza di distrazioni e l’assoluta tranquillità nello studio, ma adesso era veramente troppo, aveva bisogno di parlare con un altro mago o un’altra strega e potersi confrontare.
-Dovete stare attente a lui…non si fa scrupoli con nessuno, nemmeno se sei una donna! Ad Hogwarts ha disarcionato dalla scopa una mia compagna di casa nonostante quella lo abbia supplicato di lasciarla perdere e che gli avrebbe consegnato la pluffa!- la sentì distintamente raccontare quell’aneddoto falso quanto un galeone da cento e si sentì il sangue ribollire nelle vene. –Si vocifera anche che il padre abbia pagato l’intera commissione per truccare le prove e fargliele superare tutte a pieni voti!- aggiunse malevola. Al poteva giurare che lei sapesse che lui era lì ad ascoltarla perché vide un ghigno compiaciuto dipingersi sul volto della ragazza.
-Ti diverti?!- si intromise sarcastico. Alice si voltò lentamente lasciando ondeggiare i lunghi capelli castani e gli sorrise.
-Moltissimo!- cinguettò –e tu Potter? Vedo che sei ancora tutto integro e in buona salute…il mio consiglio di crepare non lo hai nemmeno preso in considerazione!- lo canzonò generando le ilarità delle ragazze lì sedute con lei, in quell’aula ad anfiteatro dell’accademia Auror. Al si aprì in un ghigno malefico, tipico da studente di serpeverde.
-Mia cara Alice se credi che gettando fango sul mio nome o sulla mia reputazione automaticamente diverrai la candidata più gettonata a rivestire uno di quei cinque posti ti sbagli di grosso! E non per il mio cognome che ti assicuro mi ha fin ora solo portato guai, ma perché sono mille volte più abile di te, non a caso i miei voti Universitari sono sempre stati più alti dei tuoi, ed anche quelli ad Hogwarts!- Al notò un leggero tic nervoso all’occhio dell’ex grifondoro. Tronfio di aver fatto centro ed averla azzittita fece per marciare verso un posto qualunque dell’aula ma lei si alzò con uno scatto e gli si parò davanti. –Problemi?-
-Si, tu sei il mio problema!- gracchiò Alice spavalda. –Non riuscirai a rovinarmi anche questa esperienza Potter!-
-E non è mia intenzione farlo, hai cominciato prima tu!-
-Disse il poppante…- motteggiò Alice. Al sbuffò e fece per oltrepassarla ma ancora gli sbarrò la strada.
-Sentimi bene: non ho alcuna intenzione di fare la guerra con te ma se continui ad infangare la mia reputazione, facendomi isolare da tutti…allora che guerra sia!- chiarì Al stufo di quella situazione.
-che guerra sia!- ripetè lei assottigliando gli occhi color cioccolato ancorandosi a quelli verde smeraldo di Al. Nello stesso istante entrò nell’aula l’assistente del vicecapoAuror Ronald Weasley. Lo conosceva perché a volte suo padre lo aveva invitato a cena. Si chiamava Karl Smith ed era divenuto Auror solo due anni prima, ma viste le sue straordinarie doti sul campo con la bacchetta, aveva fatto carriera velocemente ed ora era parte della squadra di Auror capitanata da suo zio Ron. Presero tutti posto e lo fissarono in silenzio.
-Buon giorno a tutti! Io sono l’Auror Smith del reparto Manufatti Oscuri. Sarò il responsabile del vostro percorso che si articolerà in tre prove: la prima prova, quella di oggi, è una prova scritta. Come avete potuto leggere nella lettera che vi è arrivata una settimana fa la prova sarà costituita da quiz di logica e domande su argomenti quali: difesa contro le arti Oscure, antiche rune, pozioni, Incantesimi e magia penale! Mentre la seconda prova consisterà in un colloquio orale con un magipschiatria che valuterà la vostra personalità e se siete davvero in grado di entrare nel corpo Auror. Ed infine la terza ed ultima prova sarà un duello magico per testare le vostre capacità con la bacchetta. Tutto chiaro?- si sollevò un coro di “si signore!”
Dopo un’ora aveva consegnato il suo foglio tra i primi. Alice lo aveva consegnato appena un attimo prima di lui. Deciso ad ignorarla perché non avrebbe mai dato spettacolo in un’accademia Auror con l’ufficiale Smith nei paraggi, andò nell’atrio in attesa che la prova si fosse conclusa visto che l’Auror aveva detto che alla fine avrebbe fatto una comunicazione. Attese un altro quarto d’ora e finalmente rientrò in aula e si accomodò.
-Ragazzi e Ragazze, qualche anno fa anch’io mi trovavo su quei banchi a sperare di superare le tre prove che vi accingete ad affrontare! Sarà dura e chi di voi pian piano ci lascerà perché non otterrà il minimo punteggio da totalizzare non si dovrà scoraggiare ma allenarsi ancora duramente, studiare di più e ripresentarsi con maggiore determinazione e consapevolezza! Quello dell’Auror non è un mestiere facile ma nemmeno impossibile per chi ne ha la stoffa. Bene…detto ciò vi auguro buona fortuna e vi annuncio che tra due settimane vi sarà comunicato se siete stati ammessi alla seconda prova oppure no! Arrivederci!- li congedò ed impettito uscì dall’aula.
*

La brutta figura fatta con il Professor Button aveva incupito il suo umore per tutta la giornata e sebbene la dottoressa Patil fosse stata gentile, precisa e molto disponibile a rispondere ad ogni loro domanda, nonostante fosse di turno e avesse un mucchio di casi da controllare e visite da fare, lei comunque non riuscì a ritrovare l’allegria con cui aveva iniziato la giornata uscendo dalla sua camera. Tina Flitt aveva rovinato con le sue insinuazioni e riferimenti al passato, il suo primo giorno dell’ultimo anno all’università. E aveva intenzione di fargliela pagare ma adesso sapeva che sarebbe stata controllata a vista d’occhio dal dott.Button e questo era un grosso guaio. Oltre il fatto che sarebbe stata additata da compagni e professori come la bulla del corso. Sbuffò uscendo dagli spogliatoi dopo aver smesso la divisa ed essersi infilata nuovamente i suoi jeans scuri e il maglioncino verde. La professoressa Patil aveva fatto fare a lei e a Colin il tour dell’ala C. la quale occupava quasi tutto il terzo piano, divisa in tre sale operatorie, una parte dedicata alle stanze della degenza e un’altra adibita a mensa e dove si trovavano i bagni. Dopo il tour l’avevano seguita nelle camere dei pazienti, aveva presentato loro ogni caso, invitandoli ad analizzare le cartelle il giorno dopo per memorizzare i casi e studiarli e mostrato loro la terapia fatta di incantesimi e pozioni da somministrare per ogni paziente. Dopo avevano assistito all’operazione di ricostruzione di una vena safena ad un Auror che aveva avuto uno scontro con un ladro di Nocturn Alley la sera precedente ed infine avevano ripetuto i controlli nelle camere dei pazienti, stavolta somministrando loro due la terapia, sotto l’occhio vigile della dottoressa Patil. Non era stanca, avrebbe volentieri continuato, perché era quello che amava fare ma il suo stomaco non era dello stesso avviso e brontolava furioso per andare a cena. L’ospedale e l’università distavano circa tre isolati, perciò in dieci minuti fu a mensa. Con il vassoio in mano si stava recando al suo solito tavolo quando una figura la raggiunse. Riconobbe subito il sorriso del ragazzo dai tratti ispanici che quella mattina aveva tentato di rassicurarla.

-Ehi ciao!-
-Ciao!- rispose Lily fermandosi a qualche passo da lui.
-Come è andata con la Patil?-
-Oh bene, è una splendida donna oltre che dottoressa…-
-Io invece sono capitato già con il professor Button e senti senti…la mia compagna è proprio la Flitt! Inutile dirti che abbia recitato tutto il tempo la parte del cucciolo ferito dagli artigli di Lily Luna Potter!-
-Bene quindi anziché apprendere il più possibile ha trascorso la mattinata a mettermi in cattiva luce con il responsabile del mio tirocinio, ottimo…- commentò mestamente la ragazza sedendosi moscia sulla sedia lì accanto e poggiando malamente il vassoio. L’appetito le era passato.
-Su con la vita…il professore sembrava terribilmente annoiato da quella lì e l’ha azzittita più volte, se può farti star meglio! Comunque sono un gran maleducato.- Lily fu sorpresa dal quel cambio repertino di discorso ed alzò gli occhi nuovamente sul ragazzo.
-Perché?- chiese con sguardo confuso
-Non mi sono nemmeno presentato. Sono Maurice Blanc, piacere di conoscerti figlia del salvatore del mondo magico!- Lily sorrise paonazza e gli strinse la mano che lui gentilmente le aveva porto. –Ti inviterei a cenare con me ed i miei amici ma abbiamo appena finito e stiamo andando a bere qualcosa…per caso hai voglia di uscire stasera?- si informò lui con un sorriso enigmatico.
-Ehm no Maurice, perdonami ma è stata una giornataccia, grazie anche all’aiuto della tua attuale collega di reparto. Ho solo voglia di andare a letto!- declinò gentilmente l’invito Lily. Il ragazzo fece spallucce anche se dalla sua espressione si vedeva che c’era rimasto male. –Però una di queste sere usciamo insieme e porto anche la mia compagna di stanza con me!- si affrettò ad aggiungere Lily ed il volto del ragazzo sembrò illuminarsi nuovamente.
-Ottimo, ci conto! Beh buona cena, a presto!- e lo vide allontanarsi verso l’uscita con un gruppetto di ragazzi tra i quali a Lily sembrò di scorgere i ricci capelli corvini di Ben Parker.
*

https://www.youtube.com/watch?v=5JxgDJvqGmM
*Puoi essere la mia luce guida, tienimi compagnia nella notte. Questo è tutto quello di cui ho bisogno…*
-Come mai sei già qui? Stasera non esci con Ben?- domandò appena entrata vedendo Rory china sui libri e seduta alla scrivania. La bionda si voltò e le sorrise.
-No stasera no! Sono entusiasta Lily, oggi è stato il primo ultimo giorno di università più bello di tutti i tempi!-
-Oh beh almeno una di noi due è contenta!- mormorò la rossa raggiungendo Rory. –E perché?- si affrettò a chiedere.
-Perché quel reparto è stupendo Lily! La lezione è stata interessantissima ed i libri- fece una pausa per indicarli tutti sparsi sulla scrivania, -sono pieni di concetti di cui non avevo ancora mai sentito parlare, in più la dottoressa Gillespie è una donna tutta d’un pezzo con una carriera alle spalle da capogiro! Sarà un onore lavorare al suo fianco ed apprendere tutto ciò che sa!- spiegò euforica la bionda.

*…come l’aria che respiro ti lascio entrare e tienimi al caldo sotto la mia pelle
perché io sto cedendo al tuo tocco.
Non ne avrò mai abbastanza immergendomi in profondità nell’oceano.*


Lily sorrise all’amica, davvero contenta per lei. Solo che ottenne un’espressione corrucciata dall’amica.
-Che c’è?- chiese Lily confusa adesso.
-Dimmelo tu che c’è!- tuonò Rory balzando in piedi. –E’ successo qualcosa non è così?- Lily si chiese come aveva fatto la sua amica a capire con un’occhiata che qualcosa era andato storto. –Allora parli o devo cruciarti?-
-Due parole: Tina Flitt!- Rory se possibile si corrucciò ancora di più.
-Potresti essere più precisa, non ti seguo!- così Lily capitolò, e nonostante sapesse della vena vendicativa ed aggressiva dell’amica, fu precisa e dettagliata nel raccontare come la Flitt l’avesse umiliata davanti al professor Button e soprattutto per averle messo in testa Teddy proprio il suo primo giorno.
-Qual è il piano? Le lanciamo un imperius per farla girare nuda per tutto l’ospedale cantando a squarciagola oppure la avadakedavrizziamo stanotte?- fu il commento di Rory alla fine del racconto. Lily le scoccò un’occhiata scettica. –Pensi di lasciargliela passare liscia?- sbottò allora incredula la bionda.
-No…ma la vendetta è un piatto che va servito freddo e soprattutto fuori dalle aule universitarie e dall’ospedale! Non ho bisogno di un altro rimprovero dal professore Button!- argomentò giustamente Lily alzandosi dal letto di Rory e infilandosi il pigiama.
-Ok ma dimmi almeno come ti senti adesso Lily? So che quello che più ti ha fatto male è il ricordo prepotente di Teddy che ti ha scaturito quella cretina!- addolcì il tono di voce Rory raggiungendola per guardarla negli occhi. Lily si specchiò in quelli color oceano dell’amica. Ancora non capiva come riuscisse a leggerle dentro così bene. Non aveva fatto altro che lamentarsi tutto il tempo per la figuraccia con il dott.Button eppure lei aveva capito bene che in realtà ciò che più l’aveva scombussolata era ben altro. Lily annuì mestamente e si sedette ai piedi del suo letto. Rory la imitò abbracciandola.
-Anche quando è a kilometri di distanza riesce comunque ad influenzare la mia vita!- mormorò la rossa accoccolandosi tra le braccia di Rory che prese ad accarezzarle i capelli rossi spettinati.
-Perché ha segnato un capitolo importante della tua vita e fin quando non avrai la forza di chiuderlo purtroppo ti influenzerà ancora e ancora…- Lily sospirò eppure ora che era tra le braccia della sua amica, della sua roccia, della sua ancora di salvezza, si sentiva meglio. Si lasciò avvolgere dall’affetto che Rory emanava. Negli anni in cui l’aveva conosciuta Lily non l’aveva mai vista innamorata o affezionata a nessuno se non alla madre e alla sorella. Ma quando si trattava di lei Rory era un contenitore d’amore traboccante. Si addormentarono così, abbracciate sul letto di Lily.

*Puoi essere la mia zona di sicurezza, da qualche parte dove posso andare quando mi sento sola…
mi fai entrare in un posto in cui non sono mai stata, adesso ci sono! (The ocean; Mike Perry ft. Shy Martin)*

Buona sera lettori!!
ancora nessuna recensione ed io piango!!!
spero che la storia fn qui vi sia piaciuta e come al solito mi auguro che mi lasciate un vostro commento/opinione/critica/consiglio...

Un bacio e a presto, rory! <3
 
 

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Capitolo 7
*** RESTA ***


                               

Resta
 
Rory era la migliore del suo corso e tutti erano già in grado di prevedere che si sarebbe laureata con il massimo dei voti facendo fare una pessima figura ai suoi colleghi, il fatto era che nessuno riusciva a spiegarsi come potesse avere una vita sociale così ricca e movimentata ed avere comunque il tempo per studiare così tanto e così bene.
-Allora hai intenzione di venire stasera alla festa organizzata dalla mia confraternita?- la sollecitò un ultima volta Ben davanti ad un cappuccino, nel bar di fronte l’ala del policlinico in cui Rory stava facendo il tirocinio. La ragazza lo guardò con un sopracciglio inarcato, divertita ed intenerita dalla voglia con cui Ben voleva stare con lei. Come poteva dirgli di no? Non voleva nemmeno illuderlo. Era piacevole trascorrere del tempo con lui ma sapeva bene che la concezione che aveva lei della loro storia non era la stessa a cui aspirava Ben.
-Certo se prometti che dedicherai tutte queste energie nel rimorchiare una ragazza che sia degna di tutte queste attenzioni stavolta!- rispose. Le sembrò di vedere il viso di Ben impallidire pian piano. Nonostante il ragazzo cercasse di dissimulare il dispiacere
-il cuore di Aurora Gomez è così incorruttibile allora?!- ironizzò scrollando le spalle e dando un ultimo sorso al cappuccino. Rory annuì e abbozzò un sorriso dispiaciuto.
-Un giorno ti racconterò cosa mi ha reso così cinica e fredda ma non è ancora arrivato il momento mio caro amico di bevute e di letto…- si alzò e fece un uscita ad effetto. Ben riuscì ad urlargli dietro l’orario della festa e la vide smaterializzarsi.
La voglia di andare alla festa era pari a zero ma non appena convinse Lily ad essere la sua accompagnatrice, pian piano la voglia ammontò e finirono davanti all’armadio a scegliere cosa indossare per quell’evento. La festa di inizio anno della Confraternita degli AlfaLupi era uno degli eventi più importanti alla Nottingham University e chi non era invitato finiva per disperarsi tutto l’anno per non aver partecipato, per questo la scelta dell’abito era fondamentale. Lily optò per un tubino rosso sangue con uno scollo davanti casto ed uno sulle spalle da capogiro, sino all’attaccatura del sedere mentre Rory per un abito lungo color blu notte con uno spacco sul davanti da urlo. Entrambe con i capelli sciolti ed un filo di trucco si ritrovarono alle 22 all’entrata dell’alloggio degli AlfaLupi mano nella mano, un sospiro e furono dentro. La musica era assordante, l’odore forte di erba era a tratti fastidioso e la gente si spintonava ballando e ridendo estasiata dalla grande festa che si stava scatenando. Ad un tratto Lily fu afferrata per il polso e si dovette girare per capire cosa stava succedendo.
-Miguel!- esclamò stupefatta quando se lo ritrovò di fronte sorridente. Rory che non si era persa un attimo di quel siparietto s’intromise porgendo la mano a Miguel per presentarsi.
-Piacere io sono Aurora!- trillò ondeggiando i lunghi capelli color oro.
-Miguel lei è la mia amica nonché compagna di stanza, Rory lui è Miguel, uno dei tirocinanti del mio corso!- fece le presentazioni la rossa urlando, visto il volume assordante della musica che da casse fluttuanti si sprigionava ininterrottamente.
-Piacere! Per caso vieni anche tu dalla mia amata Spagna? Hai i tratti di un ispanico Miguel, ed anche il nome…-
-Esatto! Vengo da Madrid, sono qui grazie all’Erasmus organizzato dalla mia università…e tu?-
-Io vivo qui da quasi sei anni oramai! Mi piacerebbe ritornare a Madrid qualche volta!- Lily si schiarì la gola ed indicò alle spalle di Miguel. Rory vide Ben con passo deciso arrivare alle spalle del ragazzo.
-Vedo che non c’è bisogno di fare le presentazioni!- si annunciò mettendo un braccio sulle spalle di Miguel ed uno sulle spalle di Rory. –Miguel è finito nel mio stesso dormitorio con un altro ispanico come lui e siamo finiti per diventare amici, non potevo non invitarlo alla festa della mia confraternita!-
-A proposito dov’è il terzo moschettiere?- si domandò Miguel guardandosi intorno incuriosito. –Vi offriamo da bere ragazze?- le due amiche annuirono e seguirono Ben e Miguel al piano bar dove una carinissima metamorfusmagus smistava shottini alla ciliegia e cannella. Finirono con il chiacchierare della Spagna e le sue differenze con l’Inghilterra davanti a due cosmopolitan e due acquaviola corrette con gin su un divanetto in terrazza.
-Eccovi finalmente!- una voce maschile con accento spagnolo li fece girare e Rory gelò sulla poltroncina. Lily avvertì l’irrigidimento dell’amica e le toccò la mano spaventata.
-Qualcosa non va?- le sussurrò. Ma così facendo non si accorse che anche il ragazzo appena arrivato si era congelato sul posto alla vista della sua amica.
-Dorian unisciti a noi! Che fai lì impalato? Ti presento Lily e…-
-Aurora!- terminò Dorian in sussurro. La ragazza al suo nome balzò in piedi quasi inciampando sull’abito e rientrò lasciando sul terrazzo gli altri confusi e pieni di domande.
-Voi due vi conoscete già?- accennò ad un chiarimento Ben. Dorian si limitò ad annuire ancora scosso. –Come?- continuò il ragazzo insospettito.
-Oddio…è quell’Aurora?- sbottò ad un tratto Miguel colto da una illuminazione.

https://www.youtube.com/watch?v=9jdAFilUGVI

-Cosa sta succedendo?- si alzò in piedi Lily facendo questa domanda più a sé stessa che agli altri ed entrò anche lei per cercare la sua amica. Dopo essersi persa almeno dieci volte tra la folla finalmente trovò i bagni ed è lì che vide infine Rory. Era seduta a terra su un angolo con il viso rigato dalle lacrime.
-Mi dispiace!- singhiozzò la bionda. Lily la raggiunse e la abbracciò.
-Per cosa?-
-Per non essere stata del tutto sincera con te! Non ti ho mai parlato di lui…-
-penso di aver capito…è la persona per cui non riesci legarti a nessuno, non è così?-
-Si…- sussurrò piangendo Rory stringendosi a Lily. La rossa la coccolò fin quando il pianto non si spense. Rory tirò su col naso e guardò negli occhi la sua amica. –Gli ho fatto molto male e probabilmente lui prova per me solo tanto odio…mi ha afferrato la paura…non ero pronta ad affrontarlo!-
-Mi è sembrato spiazzato tanto quanto te Rory…-
-Dici che dovrei parlarci?-
-di certo scappare come una bambina non credo sia stato un colpo di genio…- motteggiò Lily per spezzare un po’ la tensione.
-ho fatto la figura della poppante spaventata! Che idiota!-
-Sei ancora in tempo! Non credo che l’Erasmus di Dorian sia finito…- ironizzò ancora la rossa porgendole una mano per rialzarsi. Furono una di fronte all’altra e si risero. Lily abbozzò un sorriso di incoraggiamento e Rory uno per mascherare la tensione. Un attimo dopo Rory stava risalendo le scale verso la terrazza giocherellando con la stoffa del suo vestito per combattere il nervosismo. Lo trovò affacciato sul balcone da solo con accanto un calice di vino.

*Non voglio ammettere quello che so già…
non sono mai stata la migliore a lasciar andare e non voglio passare la notte da sola.
Credo che ho bisogno di te…*


-Dorian…- quasi sibilò spaventata. Lui ci mise un’eternità a girarsi ed il suo sguardo era vuoto. O triste? Rory non sapeva definirlo. Un tempo non era stato affatto così. Lo poteva interpretare come un vecchio libro letto e riletto ma sempre il preferito.
-Venendo in Inghilterra tutto mi sarei aspettato tranne che trovarti qui!-
-Posso spiegarti?-
-Dopo tutti questi anni cosa c’è da spiegare? Una settimana dopo forse, un mese dopo o al massimo un anno dopo ma ora? È troppo tardi non credi?!- ogni parola fu come una coltellata per la ragazza. Sapeva però che aveva ragione e non trovava parole per poterlo contraddire e trovare il modo di farsi perdonare. Solo in quel momento la ragazza realizzò che aveva bisogno del perdono di Dorian e che lui era la sua metà.
-Io…- tentò ma il ragazzo indurì la mascella come faceva quando si chiudeva in se stesso e non aveva voglia di parlare. A grandi e decise falcate la oltrepassò lasciandola da sola con i suoi vecchi errori.

*Tutto quello che devi fare è rimanere un minuto.
Prenditi il tuo tempo. (Alessia Cara; Stay)*

 
*

Lily era rimasta da sola e di certo non aveva voglia di tornare alla festa come se nulla fosse appena accaduto, perciò uscì dal casato che ospitava la festa e si avviò verso il suo dormitorio che non distava molto da lì. Dopo un isolato si maledì. In primis per aver la decisione di fare tutta quella strada a piedi visto i tacchi vertiginosi che aveva deciso di mettere e per essere bassa.
-Sembri in difficoltà…hai bisogno di una mano?- il sangue le gelò nelle vene quando udì la voce calda e familiare di Teddy. Si voltò a bocca aperta e lo vide in piedi accanto ad una panchina del cortile su cui il palazzo dei dormitori femminili si ergeva. –Ero salito su ma non rispondeva nessuno ed ora capisco il perché…- la indicò nel suo bellissimo abito rosso. Lily non riusciva a spiccicare nemmeno una parola ma lo guardava confusa. –Adesso penso che sia stata una pessima idea fare questa improvvisata…- borbottò massaggiandosi la nuca imbarazzato.
-E’ che…Teddy cosa ci fai qui?!- gli chiese non facendo nemmeno un passo verso di lui, terrorizzata dalle vibrazioni che il suo corpo aveva emesso sconvolgendola a tal punto.
-Avevo bisogno di vederti… ho finito prima di correggere le pergamene sui mollicci e mi sono deciso a venire! Mi sei mancata…- alle spalle del ragazzo comparve Rory nuovamente in lacrime.
-Prof…professor Lupin…- borbottò confusa quando li raggiunse.
-Rory tutto bene?- chiese Teddy appena la inquadrò.
-Dobbiamo andare Teddy! Non è un buon momento!-
-Lo sarà mai?- incalzò il ragazzo con un cipiglio triste. Lily preferì non rispondere e mettendo un braccio sulle spalle della sua amica, entrò dentro. Teddy rimase solo a vedere la donna per cui forse avrebbe sconvolto per sempre la sua vita di lì a breve.
 
Una settimana dopo non aveva avuto più notizie di Teddy. Non lo aveva cercato anche se le era costata non poca fatica. Aveva avuto voglia di vederlo ancora e sapere cosa aveva da dirle ma poi si era ricordata che ogni volta le aveva sempre riempito la testa di illusioni ed era stato tutto inutile. Anzi si era fatta del male. Si era dedicata con tutta se stessa alle faccende dell’ospedale ed ora si ritrovava stanca ma soddisfatta da sola nei bagni dello spogliatoio. Uscì avvolta nel suo asciugamano color nocciola ed i capelli bagnati sul corpo pallido e pieno di efelidi. Notò subito che aveva lasciato le scarpe nella saletta e tranquilla dell’orario tardo con solo l’asciugamano addosso entrò nella saletta in cerca delle scarpe.
-Oddio!- trillò terrorizzata appena vide il professor Button in piedi mentre affiggeva sulla bacheca i turni e i reparti per la settimana entrante.
-Oh…signorina Potter!- disse il medico trovandosela di fronte mezza nuda.
-Mi scusi io credevo di essere sola e…-
-Non si preoccupi stavo andando via…- rispose di fretta il professore celando malamente un sorrisetto. Prima di voltarsi Lily giurò che il professor Button avesse indugiato sull’attaccatura del suo seno. Avvampò e si voltò paonazza rientrando nei bagni. Allo stesso modo leccandosi le labbra anche il primario di Magichirurgia uscì dalla saletta.
 
*

-Quindi in tutti questi anni non hai mai avuto una storia perché quella tra voi due non si è mai conclusa…- furono le parole di Ben quando Rory gli raccontò del modo in cui si erano allontanati lei e Dorian.
-Non avrei dovuto andarmene da Barcellona senza nemmeno spiegargli del motivo per cui stavamo andando via io e mia madre…ma non avevo il coraggio di affrontare quell’addio…- spiegò Rory. Era strano come non avesse mai parlato a nessuno in Inghilterra di Dorian e come in pochi giorni ne avesse parlato a cuore aperto prima con Lily e dopo con Ben. Le era servito a comprendere come fin ora era stato Dorian il motivo per cui non riusciva a legarsi ad un altro ragazzo. Non era perché suo padre con il tradimento le aveva reso difficile fidarsi degli altri, come aveva sempre creduto. Ma perché ancora si sentiva la donna di un altro che non aveva mai lasciato del tutto.
-è incredibile come il destino abbia giocato con voi due… dopo quasi sei anni lui viene spedito dalla sua università proprio nel polo dove studi tu…- lo disse con un tono triste.
-Ben…-
-Tranquilla Rory! Che senso avrebbe tentare di conquistare un cuore che già è di qualcun altro e che sempre gli apparterà?!- la ragazza gli sorrise grata della comprensione. –Rory se ancora provi qualcosa per lui io ti consiglio di lasciare a casa l’orgoglio e rischiare il tutto e per tutto! Ti starò vicino, lo prometto!- aggiunse e si abbracciarono per la prima volta da amici.

Buona seraaaa!!! SCUSATE la terribile e lunghissima assenza ma ultimamente ho avuto poco tempo, pochi stimoli e altrettanto poche ispirazioni! Scrivere è stato difficile se non impossibile però sia per me stessa perchè voglio terminare questo progetto/saga sia per voi che avete messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite, ho deciso di mettere nuovamente nero su bianco un altro capitolo!!
Le idee per continuare ci sono e spero di scrivere un capitolo o due al mese e poi pubblicare! Ringrazio chi legge e spero mi lasciate una vostra opinione tramite una recenzione! Baci e a presto, rory!!

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Capitolo 8
*** BARISTA ***


                                                             
Barista
 
-Al prossimo grugnito ti spedisco a lucidare le ampolle e i contenitori di pozioni giù nei sotterranei Potter!!- il professor Button le stava dando il tormento quel primo giorno nel suo reparto. Lily era stremata. –Ti ho sentito roteare gli occhi al cielo Potter!- la rimbeccò ironicamente. Strinse i denti e fece un respiro profondo. Non poteva di certo litigare con il suo professore nonché responsabile del suo futuro voto. Si stampò un sorriso in faccia e terminò il giro di visite insieme al suo collega per quelle due settimane, un ragazzo di nome Ivan Austin.
-Secondo me vai bene…- le bisbigliò Ivan mentre cambiavano la medicazione ad una strega che aveva usato una bacchetta rotta e l’incantesimo Incendio per accendere i fornelli le era rimbalzato addosso.
-Ehi voi due poche chiacchierare e più lavoro!- li rimbrottò dal ciglio della porta Button mentre analizzava la cartella clinica di un altro ricoverato.
-Mi dispiace!- si scusò Ivan passando alla medicazione del paziente accanto.
-Suvvià Potter è così che ti hanno insegnato a fare una medicazione? Mettici più impegno la prossima volta!-
-Certamente professore!- disse a denti stretti tentando di
mantenere la calma. Guardò l’orologio e le lancette indicavano che tra cinque minuti quel turno estenuante sarebbe finito e finalmente avrebbe potuto sfogare la rabbia da sola.
Quando furono nell’ultima camera per il controllo di un ragazzo che si era ferito con delle caccabombe esplosive Lily riconobbe un ex Grifondoro.
-Travis ciao!!!-
-Lily che piacere! Sarai il mio medico?-
-Non è ancora a quel punto ragazzo!- s’intromise Button rimbalzando con gli occhi sui due ragazzi. –Potter sei hai finito di fare la civetta porta questa cartella nel mio studio, ci vediamo lì tra un attimo!- Lily era paonazza dalla vergogna ma obbedì e si recò nello studio a testa bassa. Nessuno era mai riuscito ad umiliarla così. Qualche istante dopo che si era accomodata sul divanetto all’interno della stanza, entrò Button.
-Chi ti ha detto che potevi accomodarti?- Lily balzò in piedi.
-Professore perché voleva vedermi?- mormorò paonazza
-Volevo parlarti di quello che è successo il primo giorno…- Lily sbiancò. Si ricordava della figuraccia con la Bulstrode. –Il padre della tua collega è un attento e generoso finanziatore di questo ospedale signorina Potter e per quanto io sia un fan di suo padre lo sono di più del maniate Bultrode, intesi? Quindi non tollererò future scaramucce da ragazzine nei miei corridoi…- Lily annuì. Avrebbe voluto che il pavimento la risucchiasse.
-In mia difesa non era mia intenzione minacciare nessuno quella mattina ma sono stata provocata ed umiliata davanti a tutti!-
-Lo capisco ma mi deve assicurare che manterrà la calma d’ora in poi!-
-E’ per questo che mi ha rimproverato tutta la mattina? Per mettermi alla prova? So mantenere benissimo la calma come ha visto!-
-Perché sono il tuo superiore! Ma dovrai essere altrettanto paziente anche con chi ti mancherà di rispetto fin quando lavori per me! Tutto chiaro?- Lily annuì ancora.
-Posso andare?- mormorò. Button annuì e le sorrise.
-è stato un piacere lavorare con te Potter, la prossima volta sarò più gentile, promesso!- fece una pausa ed indugiò con lo sguardo sui suoi occhi. Il professore si morse il labbro e calò lo sguardo scuotendo la testa come per scacciare via un pensiero. Che pensasse alla scorsa sera quando l’aveva sorpresa vestita con solo una asciugamano umida? Arrossì di nuovo e abbozzò un sorriso per poi girare i tacchi e scappare via.
 
*

Pari merito. Alice Paciock e Albus Severus Potter avevano totalizzato lo stesso punteggio alla prova culturale ed erano sulla bocca di tutti quel giorno. Tra chi si voleva congratulare e chi ovviamente ipotizzava ad un imbroglio dovuto alla loro fama, c’era comunque curiosità e tutti gli occhi erano puntati su loro due. Come poteva immaginare chiunque appena videro i risultati un’occhiataccia gelò sul posto Al. Non era a conoscenza della natura competitiva della ragazza o magari lo era diventata perché la competizione era con lui. I trenta esclusi, poiché non avevano totalizzato il punteggio minimo, andarono via a testa china. Ormai erano rimasti in trenta e solo due prove lo separavano dal suo sogno. Alice, pensò fra sé e sé, non sarebbe riuscita a rendergli quell’esperienza un calvario. Era intenzionato ad ignorarla e se non avesse funzionato avrebbe tentato di trovare un modo per farsi perdonare. Non era da lui, ma dopo come si era sentito in colpa, per la prima volta aveva voglia di dimostrare il suo dispiacere a qualcuno e rimediare al suo errore.
La sera Finn Zabini e Scorpius lo avevano invitato a bere una burrobirra nel nuovo locale, il Luppolo Incantato a Diagon Alley, per festeggiare il suo successo. Perciò alle 23 si ritrovò un po’ alticcio e a chiacchierare al solito dei vecchi tempi ad Hogwarts tra una partita di Quidditch e una scappatella dai passaggi segreti verso Hogsmead per bere Whisky Incendiario.
-Ehi ma quella lì non è la tua arcinemica?- Al si voltò alla frase di Finn e vide entrare Alice diretta al bancone.
-Non la ricordavo così slanciata e…- Al si voltò verso Scorpius –ok, scusa non farò un complimento ad un’altra mentre il cugino della mia ragazza mi sta a sentire!- ridacchiò il biondo tornando a sorseggiare la sua pinta.
-Adesso mettiamo un po’ di pepe a queste serata! EHI ALICE!!- Finn si alzò ed urlò a gran voce il nome della ragazza, ignorando i calci che da sotto il tavolo gli sferrò Al.  Lei si voltò accigliata prima di riconoscere Finn e sorridergli. Ma non appena si avvicinò al loro tavolo e si accorse della presenza di Al il suo sorriso luminoso si spense all’istante.
-Finn…dimenticavo che hai delle amicizie discutibili…- argomentò la mora fermandosi ad un passo da loro. –Scorpius!- poi salutò il terzo ragazzo che motteggiò un brindisi nella direzione dell’ex Corvonero.
-Perché non ti siedi con noi?- disse Finn mentre Al tentava di star calmo e non strattonare il suo amico per il nervoso. Proprio non capiva perché Alice doveva trattarlo come se fosse uno dei Fantasmi del Scuola, invisibile e inutile.
-Veramente stavo prendendo qualcosa da mangiare, mi aspettano le mie coinquiline…-
-Dai Alice, ogni tanto spezza la tua routine algida e bevi un po’ di alcol con un tuo vecchio amico!!!- insistette Finn. La ragazza sospirò e si prese una sedia. Con attenzione scelse il suo posto, tra Finn e Scorpius. Però così finì proprio difronte ad Al che finalmente incrociò i suoi occhi color cioccolato.
-Ciao anche a te…- ironizzò. La ragazza fece un cenno con il capo e si voltò verso Finn.
-Allora so che anche tu stasera hai qualcosa da festeggiare, prima a pari merito con questo ragazzone qui!- argomentò Finn battendo una pacca sonora sulle spalle di Al.
-Già! Tutto merito di tanto impegno e dedizione!-
-A chi lo dici…- mormorò Al.
-Si come no?!- sbuffò divertita Alice.
-Cosa vorresti dire?- abbaiò Al dimenticandosi della tregua che voleva raggiungere al costo di rinunciare al suo orgoglio.
-Io sono sicura di non aver copiato né di aver avuto prima le risposte al test, e tu?-
-uuhuuuuuuu…- fecero in coro Finn e Scorpius divertiti.
-Hai messo questa voce in giro?-
-Non ancora… potrei farlo! Potrei portare gli esaminatori a toglierti di mezzo alla prossima prova per non avere un tale peso addosso! Chissà cosa ne penserebbe l’opinione pubblica del Ministero se lasciasse passare un raccomandato!?- argomentò divertita nel punzecchiarlo. Al indurì la mascella e la fulminò con lo sguardo.
-A quanto ne so anche il tuo cognome sembra averti giovato in alcune occasioni… anche tu eri sulla bocca di tutti stamattina! Per questo non hai dato vita a quest’altra diceria sul mio conto? Perché potrei ripagarti con la stessa moneta?-stavolta fu Alice ad assumere un cipiglio infastidito arricciando le labbra.
-Avevi ragione Finn, la serata si fa interessante!- disse Scorpius.
-In realtà ho capito che basterà stracciarti nelle prossime due prove per darti la lezione che ti meriti Albus Severus Potter così da farti scendere da quel piedistallo ed umiliarti una volta per tutte!-
-E tu credi di potermi battere in un duello! Davvero?!- ridacchiò scettico Al inarcando un sopracciglio.
-Quando le tue chiappe saranno a terra e bruciacchiate ti toglierai quello stupido ghigno dalla faccia Potter e mi darai ragione!- fu la risposta tagliante di Alice.
-Oh si certo, sarai tu a scappare in lacrime come la femminuccia che sei, come quella sera alla Testa di Porco quando…- Alice si alzò di scatto e visibilmente sconvolta in viso uscì a passo veloce dal locale.

https://www.youtube.com/watch?v=QAyjgG0-Deg
-Ahi ahi mi sa che hai toccato un tasto dolente Al stavolta…- commentò Finn. Al si alzò velocemente e tentò di seguirla. Uscito dal locale la trovò sul ciglio del marciapiede ad asciugarsi una lacrima timida.

*E' passata da dopo la mezzanotte e c'è una coppia in un angolo e mi chiedo quello che lui abbia detto perché lei sta piangendo…
Forse possiamo attenerci a tenerci per mano oppure dovremmo sollevare un bicchiere e dimenticare il passato?*


-Alice scusami… io non volevo…-
-Potter tu non vuoi mai nulla…ma non so come ci riesci ma mi mandi in pezzi più volte di quanto credi!- si voltò lei infuriata.
-Come potevo sapere il motivo per cui quella volta ti ho visto piagnucolare?! Era un ragazzino, credevo che avessi litigato con qualcuno…volevo solo prenderti in giro per la sensibilità da ragazza che presumevo avessi!-
-Tipico…sai solo giudicare gli altri dall’alto del tuo piedistallo!-
-Non vuoi dirmi perché ricordare quel momento ti abbia fatto star male? Voglio sentirmi uno schifo e saperlo potrebbe farti raggiungere questo scopo!- tentò di scherzare velatamente Al per azzardare un attimo di riconciliazione. Alice lo guardò scettica ma poi fece un paio di passi verso di lui.
-Quella fu la sera in cui lui mi lasciò…- mormorò non riuscendo a guardarlo negli occhi. Al si sentì davvero uno schifo e avrebbe voluto che il marciapiede si aprisse sotto di lui per sprofondare e sparire per sempre.
-Ok, sono proprio un idiota insensibile e ho sbagliato a tirar fuori questa storia! Vorrei solo cancellare l’enorme stupidaggine che ho fatto quell’anno e che tu adesso fossi felice e noi due amici!- confessò Al impacciato da un briciolo di orgoglio ma sincero. Alice sollevò gli occhi si specchiò in quelli verdi smeraldo del ragazzo e non trovò nemmeno un pizzico di bugia. Lo avvertì sincero e allora gli sorrise. Al le si avvicinò e le asciugò con il pollice un’altra lacrima. –Tregua?- suggerì alla fine lui sorridendole.
-Va bene!- cinguettò la ragazza forse togliendosi un peso. Al percepì che anche per lei era diventato dura sostenere quello scontro. Stava togliendo forze e concentrazioni al percorso che avevano intrapreso al Ministero e non portava a nulla di buono nemmeno con le relazioni sociali. Si strinsero la mano ed insieme rientrarono nel locale per brindare ad una ritrovata serenità, almeno per il momento.
 
 *Possiamo parlare di un futuro, non vogliamo abbandonarci ai ricordi perché sappiamo entrambi che sono stato io a sbagliare…
Puoi versarmi un po’ d’amore? (James Blunt; Bartender)*

Buona sera anzi forse meglio buona notte visto l'orario!!
innanzitutto mi scuso sempre per la lentezza con cui aggiorno ma non ho saputo far di meglio e per il capitolo un pò cortino ma mi serve da corridoio per il prossimo! ho dovuto far calmare un pò le acque per introdurre il prossimo un pò più lungo e movimentato! 
Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e domani mattina risponderò sicuramente ;)
e ovviamente ringrazio chi segue, preferisce e ricorda la storia! vi adoro, siete sempre di più!!! alla prossima, un bacio, rory!!!


 

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Capitolo 9
*** NON IO ***




Non io
 
Era una settimana che provava a trovare il coraggio di andare e fare irruzione nel dormitorio della confraternita degli AlfaLupi, buttare giù al letto Dorian e costringerlo a guardarla negli occhi, premer il tasto review e ricominciare da dove si erano lasciati anni addietro nella lontana, fredda e romantica Parigi. Ricordava come se fosse stato il giorno prima quel freddo lunedì di Marzo quando lo aveva guardato negli occhi per l’ultima volta, prima di partire, e gli aveva mentito.

Parigi, sette anni prima…
Dorian la abbracciò accocolandosi dietro di lei e Rory inspirò il suo profumo di rose e il suo calore. Gli occhi le si riempirono di lacrime ma cercò di ricacciare indietro i lacrimoni e si decise a godersi gli ultimi istanti con quello che credeva fosse stato l’uomo della sua vita. Si sentì ancora più viscida e in colpa a quel pensiero. Stava per partire e non aveva avuto il coraggio di dirgli che il padre aveva sbattuto fuori di casa sua madre, lei e sua sorella per poter convivere con l’amante che ormai nascondeva da mesi. Lei lo sapeva da qualche settimana e ne aveva parlato con lui ma sua madre era stata chiara: dovevano andar via, non avrebbe retto la pressione e le dicerie del mondo magico parigino. La loro zia a Londra le avrebbe ospitate per qualche giorno, per lasciargli il tempo di trovare un appartamento e iscrivere a scuola Rory. Dorian si era messo a disposizione per qualsiasi cosa ma non voleva tradire la fiducia della madre e non sapendo come motivare quell’addio alla fine aveva deciso di non poterlo affatto fare in nessun modo. Dire addio a quel ragazzo ad alta voce lo avrebbe reso reale a tutti gli effetti perciò decise egoisticamente di godersi quel pomeriggio tra le sue braccia ed amarlo ancora in silenzio per qualche attimo.
-Tutto bene tesoro? Il tuo cuore sta battendo all’impazzata!- le sussurrò all’orecchio in uno stato di torpore. Rory annuì, parlare l’avrebbe tradita perché il nodo alla gola presagiva un immediato pianto. Si volto, restando tra le braccia del ragazzo e lo baciò a fior di labbra.
-Devi già andar via?- la ragazza annuì ancora e dolcemente si sfilò dal suo abbraccio e lo lasciò assopirsi mentre recuperava il cappotto pesante ed usciva da quell’appartamento per l’ultima volta, verso un camino che l’avrebbe trasportata in un altro stato. Lontano da tutto ciò che amava.


Ben e Lily l’avevano incoraggiata ma si era rifugiata nello studio, tra i libri, così da avere ogni scusa plausibile per poter sfuggire ad una sentenza che comunque era stata già scritta. Lo avrebbe dovuto affrontare perché la sua mente e il suo cuore viaggiavano sempre nella sua direzione e voleva stare con lui. Star con lui comportava dovergli parlare, chiarire. Era pur vero che Dorian aveva spiegato che per lui era troppo tardi ma la cocciutaggine che la contraddistingueva di certo non aveva fatto in modo che potesse scoraggiarsi. Quel venerdì sera però Lily aveva accettato l’invito di una sua collega e l’aveva coinvolta, perciò sarebbero scese in centro a Londra per cambiare un po’ aria e divertirsi tra un drink e l’altro. Quindi si ritrovò coinvolta in una serata a base di karaoke e gin tonic. Intorno alle due della notte ormai i freni inibitori l’avevano abbandonata e saltellava allegramente sul palco cantando insieme a Juditte, l’amica di Lily, appena mollata dal ragazzo. Lily dal tavolo le osserva ridendo come una matta.

-> https://www.youtube.com/watch?v=q1eRCPRtFMo
-Rory!- si voltò al suo nome e Ben insieme ad un gruppo di AlfaLupi la osservava inebetito. Lo individuò in un attimo. Come poteva non trovare tra mille quegli occhi color del mare e quei capelli corvini perennemente in disordine. L’espressione di Dorian trasudava delusione e sconcerto. Scese dal palchetto lasciando Juditte, ignara di tutto, a cantare e ballare, mentre fischi e applausi la incoraggiavano a continuare.
-Dorian ti prego fermati…- il fatto di essere sbronza non la stava aiutando a schivare gente e tavolini, nell’inseguimento del ragazzo verso l’uscita dal pub. –e che diavolo, vuoi ascoltarmi!?- abbaiò afferrandolo per il gomito costringendolo a fermarsi proprio fuori dalla porta del locale.
-Per sentirti dire cosa? Che sei a pezzi per il fatto di avermi rivisto dopo sette anni? Che ti manco? Non si direbbe, sai?! Cos’era quel teatrino? Adesso ti esibisci mezza nuda quando sei depressa?!- a fatica Rory recepì ogni singola parola. La testa le girava e i sensi di vomito la stavano attanagliando ma doveva contenersi e affrontarlo.
-Cosa avrei dovuto fare? Presentarmi alla tua porta in ginocchio ed implorarti in lacrime di perdonarmi?-
-è un idea si!- gracchiò isterico Dorian ad occhi sgranati.

*Avevo un sogno, tornavamo ad avere diciassette anni…notti d'estate e le libertà,
Senza crescere mai. Porterò con me le Polaroid e i ricordi
ma sai che me ne andrò dietro al peggio di noi…*


-Oh beh magari la ragazzina impaurita ed insicura di un tempo lo avrebbe fatto ma non sono più la ragazza di allora Dorian!- biascicò tra un giramento di testa ed il successivo.
-Lo vedo! E non mi piace questa versione di te! Affatto!-
-Ogni uno reagisce alle delusioni diversamente! Ed io qui ho  sempre fatto così! Prendere o lasciare!-
-Ci hai già pensato tu anni fa “a lasciare”…a lasciarti indietro ciò che non ti serviva più!- rispose il ragazzo a bassa voce, ferito e rassegnato. Se ne andò mani in tasca e a capo chino tra le strade di una Londra fredda ed umida quella sera di Novembre, lasciandola impaurita e sola con i suoi sbagli.

*Chi ti sveglierà quando il sole non ti consente di dormire?
Chi si sveglierà per guidare a casa quando sei ubriaco e tutto solo?
Chi ti farà da guida attraverso il lato oscuro del mattino? Non io! (ain’t me; Boyc Avenue)*


 
*

Lily in un attimo si ritrovò a dover sorreggere Juditte che aveva appena vomitato nei bagni del locale, la fece distendere un attimo sul divanetto in fondo alla saletta dove Ben e gli altri ragazzi della confraternita stavano sorseggiando qualche birra e si avvicinò al bancone per ordinare un caffè e riordinare le idee. Avrebbe smaltito un po’ il fatto di essere brilla con quel caffè, poi avrebbe riaccompagnato Juditte nella sua camera ed infine avrebbe capito che diamine era successo a Rory visto che non si era accorta del momento in cui la suddetta era sparita. Sospirò avvilita, certo non si aspettava che quel venerdì sera fosse stato così caotico e che sarebbe rimasta sola a fine serata.

-> https://www.youtube.com/watch?v=ag8od0Deo8o
-Posso offrirti da bere?- una calda voce maschile la colse di sorpresa alle spalle e un bell’uomo in jeans e maglione color pesca si sedette accanto a lei al bancone su uno di quei scomodi sgabelli alti.
-Professor Button!- gracchiò scioccata. Lui abbozzò un sorriso e abbassò lo sguardo.
-Anche per me un caffè!- mormorò divertito alla barista che annuì e si affrettò a versarne una tazza anche a quell’avvenente cliente. –Comunque siamo fuori dall’università, sono le tre di notte e non indosso il camice…puoi anche chiamarmi Kyle!- Lily era ancora stordita da quello che stava accadendo e le ci volle qualche secondo per afferrare. Poi scosse il capo ed abbozzò un sorriso impacciato ed annuì.
-Hai ragione, Kyle… berrò volentieri un caffè in tua compagnia!-
-Ora va meglio Lilian! Come mai tutta sola di venerdì sera?- le domandò sorseggiando la sua tazza con un sopracciglio inarcato che gli donava quell’aria sexy e curiosa.
-Le mie amiche mi hanno abbandonata…una è sparita nel nulla e l’altra è stata inghiottita nel vortice dell’alcol! Sto ancora cercando di neutralizzare l’odore del suo vomito dalle mie narici con del sano e bollente caffè amaro!- scherzò su Lily per tentare di scrollarsi di dosso quell’agitazione. Stava flirtando con il primario di Magichirurgia del suo dipartimento che fino a qualche ora prima chiamava capo e che sarebbe stato responsabile del suo voto finale di laurea? Eppure era eccitata non spaventata. Forse era colpa del gin che ancora le circolava nel sangue? Si voltò a guardarlo e lui le stava sorridendo.
-Adoro questa canzone!- Lily si voltò a guardare un ragazzo che stava cantando una ballata, -la musica dei babbani è sempre stata più affascinante e coinvolgente rispetto a quella nostra, non credi?- Lily annuì lasciandosi cullare da quelle note. –ti va di prendere una boccata d’aria? Così magari quell’odoraccio che mi dicevi andrà via…- la ragazza lo seguì fuori dal locale. Affacciandosi dalla ringhiera si ritrovarono a guardare la mezzaluna specchiarsi e frammentarsi sulle increspature del Tamigi.
-Deve…ehm devi ammettere che è una situazione un po’ strana questa, io…-
-Posso avere questo ballo?- le chiese suadentemente porgendole una mano. Lily osservò il palmo della sua mano confusa ma poi poggiò la sua piccola e affusolata su quella. La avvolse in un abbraccio sulla vita e con l’altra intrecciò le sua dita in quelle della ragazza. Danzarono lentamente su quelle dolci note provenienti dal locale. Lily si sentiva in pace con se stessa con il capo poggiato sul suo petto caldo e possente. Non provava quella sensazione di protezione da molto tempo. Non riusciva a ricordare in quale occasione si era sentita così protetta e felice e poi un ricordo sfocato ed un volto familiare fecero capolino nella sua mente e Teddy Lupin invase i suoi pensieri prepotentemente.
-Io…io devo andare…- farfugliò staccandosi da lui un po’ sgarbatamente.
-Tutto bene? Ti ho forse indispettita in qualche modo? Sai che non stiamo facendo nulla che possa metterti in difficoltà e…-
-No io devo recuperare la mia amica e riaccompagnarla a casa e cercarne un’altra! Sono in pensiero per lei…è stato…è stato un piacere Kyle!- lo guardò per un ultimo istante negli occhi cerulei dall’aria confusa e rientrò nel pub.

*Ed allora come puoi dirmi che sei solo, e dire che per te il sole non splende?
Lascia che ti porti per mano attraverso le strade di Londra,
Ti mostrerò qualcosa che ti farà cambiare idea. (Streets of London; Ralph McTell Cover)*


Nello stesso istante in cui lasciò il professor Button (Kyle pensò per un attimo) se ne pentì. Mentre bussava alla porta della compagna di stanza di Juditte e gliela lasciava tra le braccia, si maledì per non aver vissuto quel momento. Non ne poteva più di scappare dalle situazioni e di avere paura di scontrarsi con i ricordi. Pericoloso o meno che poteva essere entrare in una situazione come quella che si prospettava con il suo insegnante, era stato comunque emozionante fare un ballo in piena notte, quasi sulle rive del fiume al chiaro di luna, eppure si era lasciata scivolare dalle mani quel momento per colpa dei ricordi. Facendo attenzione a non far rumore aprì la porta della sua camera e li trovò Rory. Sentì il suo respiro pesante e capì che stava dormendo. Avrebbero parlato l’indomani di cosa era accaduto ad entrambe.
Ebbene la mattina seguente, smaltito il gin e analizzata meglio la situazione della notte precedente Lily quasi si sentì svenire. Che diavolo le era preso?! No, non di nuovo. Una cotta per il professore? Ma che era un maleficio? Una qualche congiura contro di lei? Si alzò di scatto ma Rory era già fuori visto che il suo letto era disfatto ma vuoto. Con quale coraggio lo avrebbe affrontato quella mattina in reparto? Si sentì avvampare per l’imbarazzo. Maledì il gin che aveva tracannato, i venerdì sera e lo stesso medico che aveva fatto il cascamorto. Ma non teneva alla sua carriera?! Come poteva aver rischiato che uno degli Alfalupi uscisse dal locale e li avesse visti? In meno di un giorno tutta la Wizarding Magic University of Nottingham sarebbe venuta a conoscenza della tresca tra professore e studentessa. Non riusciva a credere che dopo anni l’esperienza si stesse ripetendo. Avrebbe chiarito le cose in un modo o nell’altro e troncato la cosa sul nascere. Non poteva giocarsi il suo futuro.
Arrivata in anticipo in reparto andò nell’ufficio del professor Button ma lo trovò chiuso a chiave. Bussò ma nessuno aprì.
-Sta cercando il primario?- le si avvicinò un’infermiera, la rossa annuì, -lo trova nella camera 13, c’è stata un’emergenza!- aggiunse allora la donna per poi allontanarsi con il carrello delle colazioni. Lily raggiunse la camera ma trovò solo un nuovo paziente che la occupava. Dimenticò all’istante perché era lì e si concentrò sull’abbondante peluria del nuovo occupante. Si avvicinò cauta e capì immediatamente che si trattava di un lupo mannaro o comunque di un ragazzo che era in fase di trasformazione.
-Oh bene, Potter si da il caso che il tuo anticipo cada a fagiolo! Ti puoi occupare di trascrivere la cartella clinica del nuovo paziente?- Kyle stava utilizzando nuovamente un tono formale e distaccato. È così che si sarebbero dovuti comportare? Far finta che non era successo nulla la notte prima? –Pronto Potter? Ci sei?- le svolazzò una mano davanti la faccia ironico.
-Ehm si certo, vado!-
-Ti voglio qui tra dieci minuti e ti parlerò del suo caso clinico anche se già hai potuto capire che si tratta di un caso di trasformazione mannara!- Lily annuì ancora stordita ed uscì dalla camera. Possibile che si fosse sognata quello che era accaduto la notte prima?
Giunto il suo collega terminarono quelle ore insieme tra una terapia, una pausa caffè e una spiegazione. Le quattro ore furono estenuanti e le dolevano i piedi ma senza momenti imbarazzanti visto che Kyle non aveva incrociato nemmeno un attimo il suo sguardo. Mancavano cinque minuti e il suo compagno di turno si congedò prima per motivi personali lasciandola sola nella camera 13 con Kyle che in silenzio stava ultimando la revisione della cartella del ragazzo lupo che si era scoperto aver invaso un pollaio ed essersi beccato uno stupeficium in faccia, pertanto l’indomani si sarebbe sottoposto ad un delicato intervento per aggiustare il setto nasale e le vene danneggiate.
-Annuso in questa stanza una certa arietta di imbarazzo mista ad attrazione sessuale o sbaglio?!- a Lily cadde l’ampolla dalle mani per fortuna vuota. –Mi dispiace, me lo dicono in molti di essere spesso inopportuno ma mi devo ancora abituare a questo senso olfattivo ultra sensibile!- si scusò mentre Lily, rossa come un peperone e a capo chino, raccoglieva i cocci.
-Signor Red credo che debba affinare meglio il suo olfatto allora! E prendere queste pasticche tra cinque minuti! Ci rivediamo domattina, faccia il bravo cucciolone!!- intervenne Kyle con tono pacato e divertito. Questo la mortificò e fu la goccia che fece traboccare il vaso. Con un colpo di bacchetta sistemò l’ampolla e la fece lievitare a posto. Poi uscì come un fulmine dalla camera e si indirizzò verso gli spogliatoi.
-Lilian aspetta…- la stava rincorrendo per il corridoio e qualche infermiera ancora in servizio si voltò a guardarli incuriosita. La seguì fino agli spogliatoi dove si ritrovarono soli. Kyle con un colloportus bloccò eventuali interruzioni e la guardò per la prima volta in quella mattinata dritto negli occhi.
-Cosa vuoi?!- ringhiò
-Scusarmi…mi sono comportato come un idiota! Ieri ti ho detto che non c’era nulla di male ed oggi ti ho ignorata come un deficiente, mi dispiace…-
-E invece hai solo reso le cose più facili, sai?! Capisco benissimo da sola che quello che sarebbe potuto essere è sbagliato…pensavo che avremmo affrontato la cosa in maniera matura ed invece abbiamo fatto a modo tuo! Il risultato è comunque lo stesso abbiamo troncato la cosa sul nascere!-
-Non era mia intenzione…- mormorò sbalordito dalla piega che aveva preso la conversazione.
-Fine del discorso! Ritorni pure ad ignorarmi ed io a darle del lei! Buona giornata!- si sbatté la porta dei bagni alle spalle e Kyle Button restò interdetto per la prima volta nella sua vita. Quella ragazza lo destabilizzava.
 
*

-Amico mio!- Harry Potter era sempre al settimo cielo quando Neville Paciock lo veniva a trovare nella sua casa a Godric's Hollow. Non appena si avvicinano le feste di Natale Neville ed Harry si sedevano davanti al caminetto del salone ristrutturato secondi i gusti di Ginny Weasley e sorseggiavano burrobirra rimbebrando insieme i vecchi tempi. Quella sera poco prima di cena Al rientrò a casa e trovò il suo vecchio professore di Erbologia sul ciglio della porta che si accingeva ad andar via.
-Albus! Che ragazzone splendido Harry!- lo salutò abbracciandolo –Ad Hogwarts machi a tutto il corpo insegnanti! Sai Harry che da quando Al si è diplomato i Serpeverde non hanno vinto più una coppa del quidditch?-
-Salve Professore! Anch’io ricordo con nostalgia i bei vecchi tempi da studente di Hogwarts!-
-Mia figlia mi ha detto che anche tu stai provando come lei ad entrare nell’accademia degli Auror e che siete tra i migliori fin ora!- Al si stupì del fatto che Alice avesse parlato di lui con il padre e che ne avesse parlato in chiave positiva. La cosa però lo stupì piacevolmente, quasi ne fu lusingato.
-è davvero una ragazza brillante allora Neville!- commentò suo padre dandogli una pacca amichevole. –Dobbiamo andare davvero molto fieri dei nostri ragazzi!!-
-Albus perché una di queste sere non vieni a cena da noi? Mia moglie sarà davvero lieta di conoscerti, Alice le ha parlato molto di te…-
-Ehm…certo con piacere!-
-Questo venerdì? Che ne pensi?- Al ancora stordito annuì ed osservò i due vecchi amici e compagni di avventure salutarsi affettuosamente per poi salutare il suo vecchio professore.
Il venerdì sera arrivò in fretta e Al non ricordava di essere stato mai così nervoso in vita sua. Sapeva che lui e Alice avevano stipulato una tregua ma si sentiva come se stesse andando nella tana del lupo. Si materializzò nel vialetto di casa Paciock al 318 di piper street con una torta fatta in casa alla mela, preparata da Ginny Weasley in persona e una buona dose di fifa nelle tasche. Aveva paura di fare una brutta figura con i genitori di Alice? Perché? Non riuscì a rispondere alle sue domande che Neville Paciock aprì la porta di casa.
-Albus che fai lì in piedi impalato?! Suvvia vieni dentro ti congelerai!!- gli intimò amichevolmente facendogli cenno con le mani di seguirlo in casa. Al fece un gran respiro ed entrò. La casa era accogliente, calda e dai tenui color nocciola e pesca. Dopo essere passati dall’ingresso dove una scala troneggiava e portava al piano superiore, si accomodarano in salotto.
-Complimenti Professor Paciock, avete una casa deliziosa!-
-Oh Albus ti prego non sono più il tuo professore da anni ormai, chiamami Neville!- lo esortò offrendogli del whisky incendiario e facendogli cenno con il capo di accomodarsi nel divanetto. Al sorrise ma non era sicuro di volerlo fare. –Le ragazze sono in cucina a darsi da fare, tra poco la cenetta sarà pronta!-
-Sono sicuro che sarà tutto squisito!- Neville annuì e dopo proseguirono in una lunga conversazione sui risultati dei Serpeverde contro i Grifondoro nell’ultimo decennio.
-Albus Potter!- cinguettò dall’uscio della porta che conduceva alla cucina una signora alta e slanciata, Al avrebbe giurato che sotto quel maglione e il grembiulino si nascondevano anche dei muscoli. 
-Buonasera signora Paciock!-
-oh ti prego chiamami Hanna!- lo esortò abbracciandolo. Alle sue spalle un’imbarazzata Alice si dondolava sul posto.
-Ciao Alice!- mormorò anche lui in imbarazzo. Avevano da poco instaurato un rapporto basato su fragili e facilmente distruttibili fondamenta ed ora si trovavano l’uno di fronte all’altro in mezzo ai genitori della ragazza a far finta di essere buoni amici. La situazione era al quanto strana per entrambi.
-su forza accomodiamoci a tavola, è tutto pronto!- cinguettò la madre di Alice. Mentre Neville iniziava una minuziosa descrizione dei risultati deludenti ottenuti dai ragazzi del primo anno di Grifondoro nell’ultimo compito di erbologia consumarono gli antipasti ed il primo.
-Alice vado a prendere lo sformato di patate e cavoletti di bruxelle che ti sei impegnata tanto a fare!- esordì Hanna alzandosi e scomparendo in cucina.
-Ed io a stappare un'altra bottiglia di vino…- la seguì Neville.
-Ah quindi ti sei impegnata a preparare qualcosa per me con le tue manine?- la punzecchiò divertito Al mentre lei avvampava.
-Non per te! Per la cena…non cominciare a pavoneggiarti Albus Potter!- subito si difese la ragazza. –Piuttosto so che non ti sei fatto pregare due volte di venire qui a cena!- lo punzecchiò a sua volta Alice.
-Ecco qui caldo caldo!- rientrò Hanna e i due si scambiarono uno sguardo di sfida divertito. Finirono la cena e si accomodarono in salotto per chiacchierare davanti ad un tazza di caffè.
-Alice ci ha detto che sei uno dei i ragazzi più brillanti e capaci tra i trenta che hanno superato la prima prova!- Al strabuzzò gli occhi e si voltò a guardarla incredulo.
-Vi ha proprio detto così?!-
-Si…ci ha anche detto che vi siete classificati a pari merito e che ti teme molto perché si ricorda, e anch’io ricordo molto bene, sei un abile duellante! Primo sempre tra gli scontri al club dei duellanti ad Hogwarts!-
-Vi ringrazio…anche Alice ricordo che era una brava duellante... non abbiamo mai avuto modo di scontrarci al club ma so bene che ha uno stile preciso e dei colpi decisamente potenti!- la guardava divertito morire dalla vergogna e sprofondare sempre di più sul divano.
-e dimmi come stanno i tuoi fratelli? È un po’ che non li vedo…- la conversazione deviò su James e Lily e Al notò l’espressione di Alice rilassarsi e riprendere colore. Non poteva negare che la piega che la serata aveva preso lo aveva divertito. La serata si era rilevata piacevole.
-Accompagni tu Albus alla porta Aly?-
-Certo mamma!- lo afferrò per il polso malamente e lo trascinò fuori da casa Paciock.
-Ehi calma Aly!- motteggiò lui ridacchiando.
-Odio i miei genitori più di te in questo momento!- mormorò a denti stretti.
-Quindi… ti sei impegnata tanto a preparami una cenetta deliziosa, hai parlato bene ai tuoi di me e mi accompagni anche alla porta!- elencò ghignando divertito –Non è che la tregua ti sta dando alla testa? Non è che ti sei presa una cotta per me?!- Alice lo fulminò con lo sguardo.
-Albus Potter il sole dovrà eclissarsi per una settimana prima che io possa prendermi una cotta per te! Eccolo lì il galletto presuntuoso di Hogwarts!-
-Ehi stavo solo scherzando! È lusingante che per te io sia capace, brillante e un abile duellante! È bello sentirselo dire da una ragazza altrettanto brillante, capace e abile a duellare!- precisò Al sorridendole. Alice addolcì i tratti del viso e ricambiò il sorriso con un altro timido ed impacciato. Scese un silenzio imbarazzante tra i due che restarono a guardarsi per qualche secondo, in piedi l’uno di fronte all’altro mentre un freddo pungente di fine Novembre gli pizzicava la pelle. –Beh ora è meglio che vada, domani mi aspetta una giornata di allenamenti e lavoretti di casa…- spezzò il silenzio Al massaggiandosi la nuca con aria impacciata.
-Oh si…certo, anch’io domani sarò in palestra ad allenarmi! Beh, buona notte allora Albus!-
-Notte Aly- la punzecchiò un ultima volta il ragazzo prima di smaterializzarsi via e tornare nel suo appartamento.

Buon pomeriggio!!
Stavolta sono stata puntuale come un orologio svizzero :D 
seppur il capitolo sia lungo era necessario per poter parlare della situazione di tutti e tre i nostri protagonisti!
il prossimo sarà breve e scorrevole ma comunque ricco di avvenimenti e NOVITA'!! si parlerà di personaggi che da un pò ho trascurato per poter introdurre Dorian e Kyle con più attenzione!!
Non mi resta che passare ai ringraziamenti per chi preferisce, segue e ricorda la storia! GRAZIE DI VERO CUORE! e ovviamente a chi ha lasciato una recensione! corro a rispondervi! baci e a presto, rory! 

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Capitolo 10
*** LASCIA CHE TI AMI ***




Lascia che ti ami
 
Arrotolò la piccola pergamena, la legò con un nastro color blu alla zampetta del suo gufetto color nocciola, che anni fa al suo primo anno ad Hogwarts aveva chiamato Ares, ed aprì la finestra del suo dormitorio. Come ogni anno, da tradizione, aveva inviato via gufo i suoi auguri di buon compleanno a Lysander. Sin da bambini quando arrivava quel giorno, non avendo un cellulare, era così che si scambiavano gli auguri. Avrebbero potuto farsi una chiamata o inviare un semplice sms, ma il legame affettivo verso quella usanza era così forte che il resto sembrava banale. Oltre gli auguri nel rotolo di pergamena c’era il solito appuntamento al pub Luppolo Incantato a Diagon Alley, dove ogni anno stappavano una bottiglia di spumante solleticante e restavano a bere e a chiacchierare tutta la sera. Aurora non avrebbe partecipato quella volta. Dopo la sceneggiata che Dorian le aveva fatto e la cazzata con cui se ne era uscita sul prendere o lasciare era più cupa, solitaria e secchiona del solito. Lily aveva imparato a rispettare quei periodi in cui la ragazza aveva bisogno solo di metabolizzare il duro colpo e durante i quali aveva solo bisogno di silenzi affettuosi contornati da un abbraccio. Lily non poteva risolvere una questione così radicata e intima come quella, ma poteva stare vicino alla sua amica, ascoltare le sue parole e i suoi silenzi, portarla a fare shopping terapeutico o a sbronzarsi. Non aveva voluto ancora accennare alla situazione “professor Button”, non voleva addossare il suo peso all’amica che già ne portava uno abbastanza pesante e poi ormai i turni nel reparto con Kyle Button erano terminati e non lo aveva più incontrato da quando gli aveva quasi urlato contro che ciò che c’era stato era morto sul nascere.
Tra una visita e una terapia, un ampolla caduta date le sue mani di pastafrolla e circa venticinque sbadigli, anche quel turno terminò e corse a farsi una doccia e cambiarsi per la sera.

-Sei proprio convinta di non unirti a noi stasera? Offro io ogni shot!- tentò di convincere Rory immersa nella lettura di chissà quale autore francese, distesa sul letto ad assaporare la dolce fragranza che la sua tisana di zenzero e curcuma emanava.
-L’ultima volta che sono uscita ho quasi distrutto ogni possibile tentativo di farmi perdonare da Dorian…credo che mi giovi di più la clausura qui dentro che l’alcol li fuori!!-
-puoi tentare di diventare astemia…- ironizzò Lily. Rory la fulminò con lo sguardo. –Ok eresie a parte…è la prima volta da quando è successo lo scontro che lo nomini, è già un passo avanti!-
-Già…nominarlo però non lo esorcizza dalla mia mente! Vorrei davvero che non fosse mai venuto…-
-Ma se non fosse venuto sarebbe sempre rimasto nascosto in un angolino del tuo cuore e avresti sempre paragonato il tuo primo amore a chiunque altro…lo fai dai tempi di Hogwarts! Nessuno è mai stato alla tua altezza ripetevi, ma non è vero! Nessuno è mai stato all’altezza di Dorian!- Rory sollevò sguardo fin ora puntato sulla pagina del suo libro sull’amica e fu come se finalmente dopo tanti anni un pesante e sporco velo fosse stato tolto dai suoi occhi. Finalmente ci vedeva chiaro. Non era vero che nessun ragazzo l’avesse trattata bene o fosse stato solo interessato al suo corpo. Nessun ragazzo era Dorian.
Lily proseguì avendo capito di aver l’attenzione dell’amica –perciò se è lui che il tuo cuore vuole, metti da parte l’orgoglio, sfida ogni pregiudizio, togli quell’armatura da menefreghista insensibile e va da lui!- Lily le sorrise ed uscì dalla camera, sperando che le sue parole avessero fatto centro e che qualcosa in Rory si fosse smosso. Utilizzando i camini del castello si materializzò all’interno del camino del pub. Scotolata la fuliggine dal maglione rosso e dai jeans neri raggiunse il solito tavolo ma si bloccò proprio qualche metro prima. Lysander non era solo. Prima di allora avevano lasciato partecipare alla loro piccola riunione solo Aurora. Al tavolo con lui a scherzare e bere c’era anche Dianna. Si sentì gelare sul posto. Non si erano accorti di lei, poteva benissimo girare i tacchi ed andar via. Stava per farlo ma poi pensò alla delusione di Lys se non si fosse presentata. Prese un profondo respiro e mascherando la delusione con un sorriso li raggiunse.

-Ecco il festeggiato e la sua ragazza!-
-Lily! Vieni accomodati faccio portare un'altra burrobirra! Arrivo subito!-
-Lily ciao, da quanto tempo! Lys mi ha detto che sei impegnata con il tirocinio…- quella ragazza non le era mai stata simpatica a pelle ed ora la prima cosa a cui le faceva pensare era il suo primario e quello che c’era stato. Scrollò il capo come a scacciare quel ricordo e sorrise.
-si, direi che va bene… a gennaio darò gli ultimi esami e poi preparerò la relazione finale di tirocinio. In estate sarò a tutto gli effetti una medimaga!-
-Ottimo…- piombò il silenzio.
-E tu?- ruppe il ghiaccio Lily anche se non le interessava
-Io sto facendo uno stage ad Hogwarts per studiare le creature della foresta proibita, queste ricerche serviranno ad ultimare il libro che sto scrivendo! Il professor Lupin mi sta aiutando la sera, in caso possa subire un attacco ma ci sono molte creature notturne e non posso lasciarmele sfuggire.-
-Vuoi scusarmi, devo andare in bagno…- si sentì due volte sul passo di darle un pugno. Doveva allontanarsi e calmarsi. Prima il bel dottore ed ora le vomitava in faccia le notti al chiaro di luna con il tormento della sua vita. Si sciacquò la faccia e tentò di regolarizzare il respiro. Dire che la destava era poco ma sicuro. Schiarì le idee. Non era arrabbiata con Dianna ma con quello che le sue parole avevano evocato ed il fatto che non le piacesse che si era intrufolata in una serata dove tradizionalmente trascorreva ore con il suo amico Lys, una volta tutto suo, non aiutava affatto. Lys non gli aveva detto che quella era una tradizione tutta loro? Doveva fare una sceneggiata? Si ricordò dell’ultima volta in cui a casa dell’amico lui l’aveva fatta sentire in colpa, come se ogni relazione dell’amico fosse andata storta per colpa sua. Scosse il capo e abbozzò un sorriso. Tornata al tavolo Lys aveva preso le loro ordinazioni e Dianna la osservava come probabilmente con lo stesso sguardo con cui analizzava le sue creaturine magiche. La discussione per fortuna era già decussata su Lysander ed il padre con cui nelle ultime settimane aveva visitato il Rio delle Amazzoni per fotografare la fauna del posto.
-Lys io devo assolutamente raggiungere al San Mungo mia madre…ci vediamo a casa domattina?-
-certo, quasi lo avevo dimenticato. Lily la madre di Dianna ultimamente ha contratto un allergia ai bubotuberi cinesi che stanno studiando ed è stata ricoverata!-
-Oh, mi spiace! Spero che possa riprendersi presto!- la ragazza le sorrise, prese il cappotto ed uscì dal locale.
-Avanti spara! È una sera che hai quella smorfia sulla bocca, ed io so che significa che qualcosa non ti è andata giù!- era vero che a lui non poteva nascondere nulla.
-Non è nulla davvero!-
Allora qualcosa c’è…avanti di pure!- Lily sospirò e visto che stava insistendo, perché non essere sempre sincera come aveva fatto negli anni?!
-So che voi due siete molto uniti, avete tante cose in comune- pian piano l’espressione di Lysander si indurì –e che non la conosco affatto ma penso di non piacerle e in più non capisco perché l’hai dovuta portare stasera qui…è una nostra tradizione, un momento tutto nostro!- sciorinò togliendosi un macigno dalla bocca dello stomaco.

-> https://www.youtube.com/watch?v=p5ygNBPBhXg
-credi che tu le stia antipatica? Non pensi sia il contrario? Che come ogni stramaledettissima volta la ragazza in questione ti sta sulle palle chissà per quale dannato motivo?!- Lily si rese conto che in qualche modo aveva ferito Lysander perché aveva le orecchie paonazze ed il tono duro, erano i segni che era infuriato.
-Ti assicuro che la ritengo una brava ragazza, ma ti sembra normale che nel giro di due minuti tira fuori il discorso del tirocinio ad Hogwarts…?!- Lys a quella frase inarcò un sopracciglio.
-Oh certo…Lupin! Lily non gira tutto intorno a te! Non ne sa nulla di tutta quella storia, non le ho raccontato nulla…ti stava solo parlando un po’ delle sua vita perché vuole conoscerti visto che è la mia ragazza e sa che tu per me sei una persona importante ed il fatto che la mia ragazza sia al mio compleanno ti ha stranita così tanto?! Perfino Rory ha partecipato a volte…-

*E’ inevitabile che tutto ciò che è bello prima o poi finisca,
è impossibile sapere se dopo questo potremmo ancora essere amici.
So che stai dicendo che non vuoi farmi del male e forse dovresti mostrare un po’ di pietà…*


Le parole di Lysander la travolsero come un treno. Possibile che era così eccentrica ed egocentrica da vederci del male nelle parole di una ragazza che voleva solo esserle amica per amore del suo ragazzo?!
-Mi dispiace…- mormorò. Lysander si alzò, afferrò il suo cappotto ed uscì dal locale. Lily lo seguì. –Dove vai?-
-Lontano da te Lily… non posso crederci!-
-A cosa? Ti ho detto che mi dispiace!- quasi urlò con le lacrime agli occhi mentre il gelo pungente di quel freddo 15 Dicembre la travolgeva.
-Non posso credere che dopo anni non sia cambiato nulla!-
-Ma di cosa stai parlando Lys…- piagnucolò ad un passo da lui. Il ragazzo si specchiava nei suoi occhi verdi.
-Dopo anni porti ancora i tuoi drammi nella mia vita ed io per te sono sempre in secondo piano. Non ti accorgi, non ti sei mai accorta di quanto io tenga a te e come mi ferisce che tu non possa essere felice con me…e adesso per me.- si mordicchiò le labbra e scuotendo il capo si voltò per non guardarla. Lily gli cinse il polso e dolcemente lo fece voltare.
-L’ultima cosa che vorrei è farti soffrire!-

* Il mio cuore si sta già spezzando, tesoro vai avanti e gira il coltello…
perché stai indossando questo mentre esci dalla mia vita ed anche se è finita
dovresti rimanere stasera se domani non sarai mia… *


-Allora è meglio allontanarci! Non posso continuare così…-
-Allontanarci?! Sei impazzito?!-
-Per colpa tua lo sono…perché nonostante io ti abbia amato in maniera incondizionata e sopportato i tuoi drammi con Lupin, i tuoi viaggi senza di me, le tue avventure universitarie e non appena arriva il momento in cui qualcosa o meglio qualcuno mi sta aiutando a dimenticarti vorresti eliminarla come hai sempre fatto!- nello stesso momento in cui le vomitò addosso quelle parole realizzò che le aveva appena detto di averla amata. La prima conclusione a cui arrivò Lysander fu che aveva rivelato i suoi sentimenti all’amica e la seconda, la più importante forse, che aveva parlato al passato. Si sentì sollevato e Lily glielo lesse in viso. La ragazza era rimasta senza parole. Si osservarono per un attimo che sembrò durare un’eternità.
-Io…Lys…-
-Non devi dire per forza qualcosa… so che è stato per anni un sentimento a senso unico. Probabilmente è stato meglio così…avremmo rovinato la nostra amicizia. Ma disprezzare ogni ragazza con cui provo a chiudere quel capitolo non mi rende facili le cose, qualcosa si sta rovinando lo stesso alla fine!-
-Voglio il meglio per te, l’ho sempre voluto-
-Lo so e per questo ti voglio bene ma finalmente qualcuno mi accetta per come sono e mi ama con le mie insicurezze, con i miei difetti e i miei pregi…ho provato a trovarlo in te e dopo anni in cui ho sofferto e accettato che non potevi darmi ciò che io cercavo l’ho finalmente trovato in un'altra ragazza.-
-Ok, lo accetto e se credi che lei sia quella giusta imparerò a volerle bene come ne voglio a te!-
-Non puoi accettarla con uno schiocco delle dita se fino a pochi minuti fa parlavi di disprezzo…ti conosco Lily e per fidarti delle persone ti ci vuole tempo! Quando sarai pronta io sarò lì ad aspettarti, come ho sempre fatto ma in un’altra veste finalmente…come amico!-
A Lily si riempirono gli occhi di lacrime e tirò su col naso.
-Lily sto dicendo addio a ciò che rappresentavi per me!-
-Lo so…ma ho paura che dicendo addio a quello dirai addio anche alla mia amicizia!- Lysander le sorrise, quel sorriso genuino che per Lily sapeva di casa. Come da sempre.
-No, te lo prometto!- e si voltò con le mani affondate nelle tasche del cappotto disperdendosi per le vie di Londra.

*Non vuoi concedermi un’ultima volta?
Lascia che ti ami, addio. (Love you Goodbye; One Direction)*


 
*

Al impallidì quando il loro istruttore chiamò in coppia con lui per il duello Alice Paciock. La ragazza impavida si alzò dal suo posto e raggiunse il ring al centro della saletta degli addestramenti.
-Allora Potter vuoi stare lì impalato tutto il pomeriggio? Domani è Natale e vorrei cenare con i miei cari, non essere ancora qui!- tutti i suoi colleghi ridacchiarono compresa Alice che aveva già sguainato la bacchetta. Raggiunto il ring la ragazza gli sorrise beffarda.
-Paura Potter?!-
-Alice io…-
-Impedimenta!-
Al con un incantesimo scudo schivò il getto rosso della compagna e sguainò la bacchetta. Non voleva farle male né perdere il duello. Il loro addestratore annotava le loro mosse ed il tempo impiegato nelle reazioni che poi avrebbe influenzato il loro punteggio finale e quindi ne andava del passaggio del turno.
-Incarceramus!- tuonò dopo avere avuto l’intuizione che legarla e lasciarla impotente gli avrebbe concesso di evitare di provocarle ferite e allo stesso tempo di vincere il duello.
-Protego!- sibilò Alice balzando all’indietro per schivare il getto di Al. La ragazza lo tornò a guardare con espressione tronfia. Al strinse i denti. Ed ora? Si doveva fare venire qualcos’altro in mente. –Stupeficium!- urlò Alice e Al distratto com’era non fece in tempo a scampare al getto che lo prese in pieno petto sbalzandolo di qualche metro, facendolo quasi cadere fuori dal ring. Una fitta al torace ed una bruciatura sulla tuta da addestramento Auror furono il suo campanello d’allarme. Non poteva lasciarsi battere e rischiare di non superare la seconda prova. Ne valeva della sua carriera.
-Petrificus Totalus!- abbaiò Al puntando la bacchetta con foga contro Alice che per un soffio schivò il getto. Come un fulmine fu pronta subito al contrattacco.
-Impedimenta!- urlò con tono isterico la ragazza facendo un balzo verso il ragazzo che rotolò lateralmente per evitare il fascio di luce bianco evitando così anche la figuraccia. –Forza Potter impegnati di più! Me la stai rendendo facilissima!-
-Stupeficium!- Al, ancora riverso a terra, sfruttò il momento di boria della ragazza per il suo contrattacco. Alice stavolta non fu in grado di schivare il getto, presa alla sprovvista, e una pressione la fece volare all’indietro contro la corda del ring. Quasi cadde al di là della delimitazione, condizione per la quale si decretava la perdita del duello. Al si rialzò di scatto e si accorse che Alice era rimasta con la caviglia attorcigliata alla corda. Lanciò un’occhiata all’addestratore e un’altra alla ragazza e poi decise. –Recido…- la corda si spezzò, Alice confusa alzò gli occhi su Al ma ormai era troppo tardi per reagire ed Al urlò -…Stupeficium!- Alice già al limite del ring e con la corda rotta cadde riversa a terra fuori dal ring per alcuni metri. La trombetta suonò decretando la vittoria del ragazzo che abbozzò un sorriso soddisfatto. Lanciò un’occhiata all’addestratore che stava annotando di sicuro il punteggio della sua prestazione. Scese i gradini e raggiunse Alice per complimentarsi con lei, era stata una avversaria valida. Quando la raggiunse si era appena rialzata e aveva riposto la sua bacchetta nella tasca della tuta. –Alice volevo solo dirti…-
-Sapevo che non dovevo fidarmi di te! Che vigliacco…approfittare di un momento di debolezza, tipico di te Potter!-
-Cosa?- Alice si voltò bruscamente ed uscì dalla palestra.
 
*

Mentre Lily ultimava la sua valigia per le vacanze di Natale, decisa a mantenere la promessa, visto che si era resa conto che i suoi drammi facevano soffrire la gente che le stava accanto, Rory si crogiolava nell’idea che il dormitorio e la sua camera sarebbero stati deserti. Quel Natale non sarebbe tornata a casa. La madre avrebbe raggiunto la figlia maggiore e i nipoti e l’aveva pregata di andare con lei. Con la scusa che avrebbe studiato concentrandosi su ciò che le risultava astioso era riuscita a convincerla e la madre aveva smesso di insistere. I programmi erano chiari: asocialità, libri, passeggiate e cene a base di Sushi. Rory non aveva molti amici, si potevano contare sul palmo di una mano. Questo a volte la faceva sentire sola, ma si rendeva conto che non era facile comprenderla e starle vicino. Sapeva che poteva contare nel momento del bisogno su quelle poche persone e sulla sua famiglia e questo alla fine della giornata la rasserenava. Non era il tipo da esternazioni di affetto o il tipo che cercava le persone per uscire e far baldoria. Quelle settimane da sola probabilmente l’avrebbero rigenerata. Così quando arrivò la sera Lily si raccomandò di chiamarla tutti i giorni, e che se voleva poteva venire a casa Potter e alloggiare lì per tutto il tempo che voleva. Di certo a Godric's Hollow non mancavano le stanze per gli ospiti. La ringraziò e con un abbraccio caldo si salutarono per qualche settimana. Quel giorno era la vigilia di Natale e quella di Lily non era l’unica partenza. Quella sera, seduta sulla panchina dell’atrio di fronte la sala camini vide partire moltissimi studenti dell’Università di Nottingham, con le cuffie alle orecchie ed un libro tra le mani. Sapeva perché era lì. Quasi alle nove di sera Dorian non si era visto. Si convinse, piacevolmente, che il ragazzo non era tornato in Francia per le vacanze e che c’era una speranza di incontrarlo in quelle settimane. Era certa che Dorian non aveva nessuna voglia di vederla ma non era una novità che Aurora facesse di testa sua, che gli altri lo volessero o meno. Dopo cena ed una doccia bollente, indossò il suo maglione verde e i pantaloni neri e raggiunse la biblioteca della facoltà. Giunta lì le decorazioni natalizie le diedero il benvenuto. La bibliotecaria era sicuramente in vacanza ma era possibile comunque sedersi ad un divanetto e perdersi tra le pagine di un tomo qualsiasi. La sorpresa più grande fu che non era l’unica a passare la vigilia di Natale lì. Molti studenti a gruppetti o solitari si trovavano lì come lei. Sorrise. Non era poi così stramba allora. Si accomodò nella sua solita poltroncina vicino al camino acceso e iniziò a leggere Il Piccolo Principe. Il crepitio del camino la rilassò e dopo qualche ora si assopì beatamente. In quegli istanti di incoscienza Dorian che fino a quel momento era stato ignaro della presenza della ragazza a qualche corridoio più in là, la notò. In quell’istante Rory, a causa di uno schioppetto di un legnetto più resistente si svegliò.

-Non volevo spaventarti…- mormorò il ragazzo, voltandosi per andar via di fretta.
-Aspetta…- Dorian si fermò senza però voltarsi a guardarla. –è mezzanotte…volevo augurarti Buon Natale!- disse dolcemente la ragazza. Dorian si voltò verso il grande orologio a pendolo della sala e abbozzò un sorriso timido. Nel frattempo Rory lo aveva raggiunto. L’uno di fronte all’altra, occhi dentro gli occhi.
-Buon Natale Aurora!- soffiò Dorian. La ragazza si mise in punta di piedi e gli lasciò un bacio a fior di labbra sulla guancia.
-Buona notte Dorian!- quando fu fuori dalla biblioteca Dorian tornò a respirare ed il suo battito ritornò regolare.
-Buona notte chérie!- 

Buon pomeriggio!!
scusate il ritardo di qualche giorno, mi ero ripromessa di aggiornare ogni 15 del mese ma non sono riuscita tra università, faccende domestiche, vita sociale... insomma un casino...ma ce l'ho fatta!! ;D
adesso corro a rispondere alle recensioni! passo subiro ai ringraziamenti per voi lettori che avete messo tra le preferite, seguite e ricordate la mia fic! ho già buttato giù qualche riga del prossimo capitolo dove ne leggerete delle belle ;) ... non mi resta che sperare che il capitolo vi sia piaciuto!
a presto, rory!!


 

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Capitolo 11
*** AMORE ***




Amore

 
Incredibilmente addormentarsi tra le coperte che profumavano di casa e risvegliarsi con l’odore dei pancake di mamma Ginny la rese felice. Era stata tentata dall’idea di disertare anche quell’anno il Natale e rimanere con Rory, andando per locali ad ubriacarsi, specialmente dopo la batosta ricevuta da Lysander, che non aveva ancora risentito dopo più di una settimana. Ma fare colazione con i suoi genitori sorseggiando caffè caldo e chiacchierando con papà Harry della serata di beneficienza di Capodanno fu piacevole. Solo la faccia da funerale di Al la mise di cattivo umore. Tutto procedeva a gonfie vele.

-Serpe cos’è che ti turba?- cinguettò raggiungendo Al sul portico, imbacuccata con un plaid arancione e in pantofole pelose.
-Gira a largo rossa! Non sono affari tuoi!- brontolò il ragazzo.
-Oh dai fratellone non vuoi condividere con la tua sorellina, venuta per Natale come promesso, i tuoi più reconditi segreti?!- assunse quell’espressione da bambina buttando infuori il labbro inferiore e facendo gli occhioni dolci. Al scoppiò a ridere.
-Certe cose non cambiano mai, piccola di casa! E comunque io non ho segreti… sono solo confuso! Non riesco a capire l’atteggiamento di una persona…-
-Una persona o una ragazza?- indagò curiosa accoccolandosi accanto a lui sul dondolo.
-Si tratta di una ragazza, ma non costruire già castelli per aria…siamo amici, o almeno io credevo che lo eravamo!-
-La conosco?-
-Ehm…si, è Alice Paciock!- la buttò lì. Lily si rizzò sul posto.
-Alice? Alice Paciock quella che hai umiliato ad Hogwarts un trilione di volte e che ti ha restituito il favore altrettante volte?!- domandò ridacchiando.
-Ecco, sapevo che dovevo tenermelo per me!-
-Dai la pianto… è che non mi sarei mai aspettata di sentire nella tua stessa frase Alice e amicizia!- Lily squadrò il fratello, sembrava davvero provato. Lo abbracciò accovacciandosi sul suo petto. –Cos’è successo Al? questa ragazza sembra davvero importante per te…-
-Ehm…c’è stato questo duello dove ci hanno messo in coppia…l’obiettivo era lasciar cadere l’avversario fuori dal ring o riuscire a disarmarlo per totalizzare un punteggio alto ed essere certi di passare il secondo turno…e l’ho schiantata!- il tono era dispiaciuto.
-Innanzitutto sono fiera di te e sono sicura che hai reso orgogliosi anche mamma e papà! Stai facendo un percorso splendido Al e stai perseguendo il tuo obiettivo, per il quale hai studiato e ti sei fatto il culo…non devi dispiacerti di aver vinto il duello! Piuttosto devi rimproverarti di un’altra cosa…-
-cosa?- domandò il fratello assumendo un cipiglio confuso.
-di stare ancora qui con me a rimuginare anziché andare a chiarire con Alice! Si vede che lei ti piace Al! Non so fino a che punto ma non ti ho visto mai così dispiaciuto per lei e addirittura stavolta non hai fatto nulla di male per esserlo!- spiegò Lily con dolcezza. Al la abbracciò e gli baciò il capo vermiglio.
-Grazie…- le soffiò tra i capelli.
Lily rientrò in casa e raggiunse sua madre ai fornelli.
-Ehi bella rossa!- cinguettò abbracciandola. –Cosa stai preparando per cena mamma?-
-Arrosto, patate a forno e lasagne!- elencò Ginny dando un bacio a sua figlia divincolandosi poi dolcemente dalla presa, per andare ad accendere il forno.
-Vado ad apparecchiare mamma, quanti saremo a tavola?-
-vengono Jamie, lo zio Charlie, lo zio George, lo zio George e i nonni tesoro!- Lily s’irrigidì. –Lo zio Bill ha deciso di accontentare una volta tanto la zia Fleur e passeranno il Natale a Nizza dai genitori della zia…- aggiunse mentre si accingeva ad infornare una teglia di patate. Fu come ricevere uno schiaffo. Teddy non avrebbe passato il Natale con i Potter. Com’era possibile che aveva disertato così tanti Natali per non incontrarlo ed ora che su un piatto d’argento le servivano la sua assenza ci stava rimanendo così male?! Suo padre entrò nella stanza con la gazzetta del profeta sotto il braccio e si accomodò al tavolo della cucina.
-Ginny alla fine Teddy sarà dei nostri?-
-Oh no, purtroppo la McGranitt all’ultimo momento gli ha chiesto di dare la sua disponibilità per la sorveglianza durante le festività! Sfortunatamente la professoressa Mcnill di Pozioni si è ammalata e le serviva qualcuno per l’ala dei Tassorosso!-
-Che peccato, il primo Natale senza il nostro Teddy!- commentò Harry prima di immergersi nella lettura della sezione politica. Lily, che aveva ascoltato sul ciglio della porta con espressione cupa, uscì dalla cucina.
 
*

Mancavano poche ore alla cena ed Al imbacuccato di sciarpa e cappellino era deciso a raggiungere casa Paciock e costringere Alice a parlare con lui. Aveva atteso risposta nei giorni precedenti al suo gufo e ai suoi sms, ma invano. Dopo la chiacchierata di quella mattina con la sorella, aveva preso la decisione di affrontarla a muso duro. Si sarebbe assunto le conseguenze. Lily aveva ragione: Alice le piaceva. Non era sicuro fino a che punto ed i suoi sentimenti lo spaventavano ma non tanto quanto l’idea di non rivederla o risentirla più. Casa Paciock non era distante e approfittò della camminata per prepararsi ciò che doveva dirle. Bussò un paio di volte. Nessuna macchina si trovava sul vialetto. Poco dopo però un Alice in vestaglia color giallo canarino gli aprì la porta. La ragazza arrossì e quasi le cadde la tazza con la tisana dalle mani.

-Che ci fai qui Albus?!- gracchiò con tono isterico.
-Possiamo parlare?- la ragazza strabuzzò gli occhi e si dette un’occhiata. Al ridacchiò intuendo che Alice era visibilmente in imbarazzo per via del suo outfit casalingo. –Sei carina con quell’affare addosso!- si affrettò a dire. Alice se era possibile arrossì ancora di più, però si scostò e lo fece entrare. La seguì in cucina. La vide posare la tazza sul lavabo e frettolosamente aggiustarsi la coda di cavallo.
-Al…-
-No Alice per favore lasciami parlare…poi potrai insultarmi quanto vorrai!- fece una pausa mentre la ragazza si mordicchiava il labbro. –Probabilmente è la prima volta in cui non dovrei essere dispiaciuto per quello che è successo ma lo sono! E questa cosa mi manda in pappa il cervello perché non volevo deluderti e non volevo nemmeno fare qualcosa che potesse compromettere la mia carriera di Auror e…-
-Al…- tentò nuovamente la ragazza facendo un passo verso di lui.
-…Ti prego lasciami finire! Ma anche se credo di non aver fatto nulla di male in realtà mi sento in colpa e sono venuto a scusarmi perciò io…-
-AL!- quasi urlò Alice, -ho sbagliato!- disse spiazzandolo ma interrompendo finalmente la valanga di pensieri e parole del ragazzo. Al la guardò confuso. Alice si avvicinò ancora di più a lui e gli prese le mani nelle sue fredde, affusolate e tremanti.
-Cosa?- bofonchiò confuso.
-Ho sbagliato ad aggredirti in quel modo, a non risponderti ai messaggi e a non farmi viva io! In quel ring hai fatto quello che stavo provando a fare io, ovvero una bella figura! Siamo all’intero di quell’accademia per lo stesso obiettivo e non dovevo pretendere che mi avresti favorita! Sono stata una stupida…scusami!- spiegò Alice specchiandosi negli occhi color smeraldo del ragazzo. Alice alla fine sorrise. –Stavolta sei tu che devi perdonare me, che ne dici?- Al sorrise e l’abbracciò d’istinto. Alice rimase spiazzata e si irrigidii inizialmente, per poi sciogliersi e ricambiare l’abbraccio. I Potter erano così impetuosi pensò sorridendo tra sé e sé e godendosi il caldo abbraccio di Al. Si ritrovò a sentirsi così bene in quell’abbraccio,tra le sue braccia forti, mentre inspirava il suo dolce profumo. Al la lasciò timidamente e restò a guardarla con una strana espressione che non aveva visto mai dipinta sul volto del ragazzo. Pian piano il suo sguardo si posò sulle labbra di Alice che fu attraversata da un fremito di agitazione mista ad euforia. Si sentiva così attratta dalle labbra carnose e rosee di Al che il cuore iniziò a batterle contro il petto all’impazzata.

-Albus che piacere! Sei venuto a farci gli auguri di Natale?- la voce di Neville Paciock fu come la sveglia alle cinque del mattino. I due ragazzi si allontanarono l’uno dall’altro con un balzo, come scottati.
-Signor Paciock buona sera! Si ero venuto per augurare buon Natale a sua figlia e a voi!-
-Hanna vieni in cucina, c’è Albus, il figlio di Harry!- la signora li raggiunse e tra convenevoli e abbracci si scambiarono gli auguri e alla fine tutti e tre lo accompagnarono alla porta.
-Sicuro di non volere restare per cena?-
-Oh no aspettiamo nonni e zii a cena, mia mamma è un giorno che si dimena ai fornelli, ci resterebbe malissimo se non partecipassi!-
-Come preferisci caro! Salutaci i coniugi Potter Al e i tuoi parenti!- Alice alle spalle di suo padre accennò ad un timido saluto con la mano prima che Neville si richiudesse alle spalle la porta di casa.
 
*

Seppur Rory aveva deciso ad inizio di quelle settimane Natalizie di passarli in solitudine tra sushi, libri e cuffie alle orecchie, non era riuscita a dir di no alle suppliche di Ben che l’aveva pregata di partecipare al torneo di freccette organizzato dal circolo dei giochi del campus. A Ben mancava un membro che facesse coppia con lei ed il ragazzo l’aveva vista all’opera perciò era stato molto insistente. Così era capitolata. Con un pantalone di pelle nero ed una camicia color verde entrò nella sala giochi dove si sorprese a trovare moltissimi studenti intenti a sbronzarsi e divertirsi tra biliardo, scacchi magici e quant’altro. Da lontano Ben le fece cenno con la mano di raggiungerlo.

-Allora a chi è che dobbiamo fare il culo?- si annunciò divertita.
-Ad un paio di amici…- Rory non vide nei paraggi Dorian e questo non sapeva se la rendeva agitata o più rilassata. Ma pochi secondi dopo il ragazzo arrivò e quando la vide non assunse il solito cipiglio duro e contrariato che fin ora lo aveva contraddistinto. La ragazza gli sorrise e Dorian timidamente contraccambiò. Senza indugi un Ben già visibilmente brillo diede via al torneo. Rory, tronfia, trascorse la serata stracciando i suoi avversari. A fine serata furono decretati lei e Ben come vincitori ed il premio furono due shot gratuiti e un paio di panini. Delusa per la fatica inutile fatta visto la banalità dei premi si sedette al tavolo con Ben e la sua comitiva gustandosi almeno il panino e godendosi la musica e “la gloria”. Per tutta la sera, con non pochi sforzi, aveva lasciato Dorian in pace, evitando anche di incrociare il suo sguardo. Ovviamente lo aveva guardato di soppiatto appena le era stato possibile e senza farsi notare lo aveva spesso beccato a fissarla. Inutile negare che la cosa l’aveva lusingata e un pò euforizzata. Non doveva però farsi prendere dall’emozione e agire impulsivamente com’era suo solito, costringendolo ad avere un confronto. Aveva voglia di parlare con lui e sapere se aveva pensato a lei dopo l’incontro in biblioteca la notte precedente. Quando tra chiacchiere e shottini di acquaviola corretta la serata stava volgendo al termine e quel Natale fuori dal comune stava per concludersi dalle casse del dj una ballata familiare iniziò a risuonare.

-> https://www.youtube.com/watch?v=7t8n0q5Ql9k
Dorian che era già in piedi pronto ad indossare la sua giacca di pelle ed andare via si voltò verso il jukebox incredulo e poi verso di lei. Rory scrollò le spalle come a discolparsi. Il ragazzo si accigliò ma poi la sua espressione sembrò addolcirsi. La raggiunse e dopo qualche secondo di incertezza gli porse la mano per ballare.

*…siete parte del passato ma ora siete il futuro…
è quanto basta per farvi sentire pazzi…
non importa perché è abbastanza per farvi sentire giovani e innamorati…*


Con una piroetta la condusse al centro del locale, dove solo loro si ritrovarono a ballare stretti e con il cuore in gola.
-Non credevo ti ricordassi di questa canzone…- sussurrò Rory mentre un fiume di emozioni la travolgeva portandola alla deriva.
-Come potrei dimenticarmi della canzone che abbiamo ballato al primo ballo scolastico a cui ti ho invitata come mia dama a Beubaxtons?- rispose dolcemente lui stringendola ancora di più a sé. Rory stretta al suo torace, poteva sentire il battito accelerato del cuore di Dorian. Quasi tremava come una foglia.
-vorrei tornare a quel momento, quando non era tutto così complicato…- mormorò la ragazza sollevando il capo per specchiarsi negli occhi cerulei di Dorian. Li trovò spenti. Il ragazzo si scostò da lei lasciandola sola mentre le noti si facevano sempre più lontane. –cos’è che ho detto di sbagliato stavolta?-
-Nulla… è che… lascia stare Aurora, è ora che vada, si è fatto tardi!- la sorpassò lasciandola inerme al centro della pista. Ben che aveva guardato la scena corse in suo aiuto. Le cinse le spalle con un braccio scortandola fuori dal locale. Nella prima panchina che incontrarono nel viale dell’ateneo, si sedettero. Lei non era tipo da lacrime ma sentiva gli occhi inumiditi quasi bruciarle e la testa esploderle.
-Rory? Tutto ok?- si rese conto che non era in condizioni di poter rispondere a quella domanda. Non riusciva ad esprimere a parole cioè che dentro di lei si confondeva in un miscuglio di emozioni.
-Non riuscirà mai a dimenticare il male che gli ho fatto…non mi perdonerà mai! I pianeti si erano allineati e per la prima volta in vita mia avevo avuto un colpo di fortuna e avevano messo la nostra canzone! È fuggito via in un momento così bello…-
-Non è fuggito via da te…- mormorò il ragazzo.
-Ben! So che gli vuoi bene perché è diventato un tuo amico ma non devi difenderlo…-
-Non lo sto facendo! Non è fuggito da te Rory, è fuggito da sé stesso! Quello che prova per te è ancora così vivo e così forte che questo lo ha spaventato…- la ragazza si corrucciò. Se la desiderava quanto lei desiderava lui perché andar via? –Davvero non ci arrivi tonta patentata?! Ha sofferto molto per te e magari dopo anni si è convinto di non provare più nulla nei tuoi confronti ed ora che invece la realtà lo ha travolto come un treno si è trovato disorientato…deve solo accettare che è ancora innamorato di te!- Ben le sorrise.
-Cosa devo fare adesso?- piagnucolò stringendo le mani dell’amico per trovare conforto.
-Solo il tempo potrà aiutarlo a capire i suoi sentimenti! Non girargli troppo alla larga però, il suo sguardo si illumina solo quando sei nei paraggi!- scherzò su il ragazzo strattonandola.
-Grazie Ben! Non so come farei senza di te a volte!-

*Non ti preoccupare tesoro,
è abbastanza per farvi sentire giovani e innamorati. (Love; Lana Del Rey)*

 
*

Aveva atteso che gli zii fossero andati via prima di sgattaiolare in salotto in punta di piedi. Lo zio Charlie si era offerto di accompagnare i nonni alla Tana ma alla fine mamma Ginny li aveva convinti a restare per la notte nella camera degli ospiti mentre zio Geroge e suo fratello Jamie, una volta scartati i regali e mangiato lo zabaione, erano andati via. Fissò il caminetto. Non era affatto sicura di quello che stava per fare. Prese dalla ciotola una manciata di polvere volante ed entrò dentro.

-Alloggio di Teddy Lupin, Hogwarts!- bisbigliò con precisione. Un attimo dopo un vortice la fece capitolare nel caminetto di Teddy. L’alloggio del professor Lupin lo ricordava bene. Durante il suo ultimo anno ad Hogwarts aveva trascorso molte notti tra le sue braccia oppure a litigare tanto da dover insonorizzare la stanza con un paio di incantesimi. Si entrava dal corridoio delle cucine del castello. Ci si ritrovava subito in una sorta di studio. C’erano scaffali colmi di tomi di Incantesimi e sortilegi, una scrivania dove il professore accumulava le pergamene degli studenti da correggere e ampolle di inchiostro. Lì si trovava il caminetto ed un piccolo salottino formato da un vecchio divano in camoscio arancione corredato ad una poltroncina. Da quella stanza si accedeva ad un bagno e alla camera da letto. Entrò in punta di piedi proprio lì e la trovò illuminata da un'unica candela fluttuante all’angolo della camera. Il letto in legno di frassino a baldacchino era però vuoto. Capì che Teddy era ancora di ronda. Si guardò attorno e si sentì come sempre quando era tra quelle mura, fuori posto. Aveva l’occasione per ripensarci ed andar via. Si sedette un attimo ai piedi del letto e restò a fissare il pavimento in pietra. Lasciandosi sfuggire un sospiro avvilito si distese sul letto e sbuffò indecisa. Inspirò per calmarsi e prendere una decisione. L’odore di pagine ed inchiostro tipico della stanza misto al profumo di muschio di Teddy tra quelle lenzuola la investì. Abbracciò il cuscino a sé e chiuse gli occhi per assaporare quell’intenso profumo che le faceva venire mille ricordi a galla. Non si accorse, stanca com’era, di assopirsi lentamente.
Spossato e assonnato dopo un’ora trascorsa a ispezionare corridoi, aule e cucine alla ricerca di studenti che avrebbero potuto violare il coprifuoco, si tolse il pesante mantello che aveva indossato a causa del gelo che aleggiava nei corridoi del castello. Così restò a riscaldarsi davanti al caminetto le mani per qualche istante. Si accorse quasi subito delle impronte di fuliggine sul tappeto. Le seguì confuso e leggermente spaventato tanto da impugnare la bacchetta che si ritrovava in tasca, pronta ad essere sguainata. Quando entrò nella stanza una folta chioma rossa riversa sul suo letto fu l’immagine che lo accolse. Lily avvinghiata al suo cuscino dormiva beatamente tra lenzuola avorio di flanella. Sorrise mentre il cuore gli si riscaldava. La raggiunse dopo aver tolto le scarpe, distendendosi accanto a lei su di un fianco per poterla osservare. Era così bella pensò. Con il dorso della mano le scostò una ciocca fulva dalla fronte e poi con il pollice le sfiorò le labbra rosse carnose. Prese a tracciare con l’indice ogni efelide sul suo naso e sulle guance. Mentre il desiderio di baciarla si faceva prepotente come la voglia di amarla per tutta la notte. Pian piano sotto quei tocchi Lily si svegliò. La prima espressione fu di smarrimento, forse non ricordandosi dove si trovava e poi mise a fuoco lui. Si morse le labbra mentre i capelli di Teddy si facevano color lillà e i suoi occhi del colore del miele si riflettevano sui suoi.

-Buona Natale Teddy!- soffiò lei avvicinandosi a lui tanto da sfiorargli il naso con il suo.
-Buon Natale Lilian!- rispose prima di baciarla con ardore. Lily lo afferrò posando la sua mano nella nuca spingendolo a sé per approfondire il bacio che divenne una danza di lingue tra umori e sapori. I loro corpi erano avvinghiati mentre Teddy con la mano risaliva dalla coscia al seno della ragazza. Non volevano prendere fiato, quel bacio era stato da troppo tempo desiderato e soppresso. Quando ormai la loro eccitazione fu al culmine presero fiato. Teddy si tolse il maglione con foga mentre Lily sotto di lui gli baciava il petto affondando le dita tra i capelli ormai rosso fuoco del ragazzo. Poi Teddy sbottonò la camicetta di Lily facendo saltare via un paio di bottoni per la fretta. La ragazza inarcò il busto quando Teddy iniziò a baciarle il seno, giocare con i capezzoli e mordicchiarle le spalle. Si fermò un attimo a guardarla mentre gli occhi verdi di Lily si inumidivano di eccitazione. I loro corpi erano tesi come corde di violino pronte a suonare la sinfonia dell’amore. Teddy a quel punto le sfilò i jeans e le mutandine facendo lo stesso poi con i suoi pantaloni e slip. Nudi e caldi restarono abbracciati un attimo prima che il ragazzo la facesse sua. Fu una danza di corpi, di baci e ansimi mentre il loro amore si consumava. Non appena con un ultimo colpo di reni raggiunsero l’estasi Teddy la baciò. Alla fine si distese nuovamente su un fianco accanto alla ragazza che era sudata e sorridente.

-Non ho portato un regalo di Natale…- ironizzò Lily abbracciandolo.
-Credo di essere stato abbastanza buono quest’anno… il mio regalo sei tu!-

Eh Buondì lettori!!! Scusate il ritardo, per via dello studio ed il lavoro ho tardato la revisione del capitolo e non potevo caricarlo! Eccolo qui però adesso perciò spero che vi sia piaciuto e che non ci siano errori di svista ;D
Tengo molto a questo capitolo perchè finalmente sono arrivata al punto della storia dove tutti i tasselli sono al loro posto! Abbiamo un quadro generale delle relazioni tra tutti i personaggi ma vi assicuro che nel prossimo non mancherà il colpo di scena finale...perchè si, ho il capitolo già in scrittura e sta venendo fuori niente male devo dire ;D INSOMMA ARRIVERA' UN BEL TERREMOTO PER LILY!!!
Adesso corro a studiare ma prima ringrazio sempre chi recensisce (vi rispondo subito), chi preferisce, segue e ha messo tra le ricordate la storia! VI ADORO TUTTI! <3
Un bacione a presto, rory!! 

 

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Capitolo 12
*** PER AMORE DI UNA FIGLIA ***




Per amore di una figlia
 
Alle prime luci dell’alba un raggio di sole timido si posò tra le lenzuola stropicciate e calde. Il castello ancora dormiente era silenzioso e solo le fronde del platano picchiatore e il bubolare proveniente dalla guferia faceva da sottofondo a quel giorno appena iniziato. Lily si rigirò tra le lenzuola e si ritrovò faccia a faccia con il suo problema più grande. Teddy Remus Lupin. Era così bello pensò. Dormiente e appagato lo era ancora di più. Giocherellò con i suoi crini color miele e con l’indice poi tracciò delicatamente il profilo del suo naso. La tentazione di restare lì tutto il giorno e fare di nuovo l’amore con lui era fortissima. La sensazione però di essere sempre nel posto sbagliato, con la persona sbagliata e di stare facendo un torto a qualcuno era sempre presente dentro di lei. Il tempo non cambiava le cose e se ne era appena resa conto. Così come scappare non le aveva mai cambiate. Difatti dopo circa due anni in cui lo aveva evitato adesso era stata lei a cercarlo. Eppure…

-Buongiorno Lilian…- mormorò il ragazzo con la voce impastata dal sonno. Si stiracchiò e poi le passò un braccio attorno alla vita cingendola e attirandola a sé. –Dormito bene?- Lily annuì e si accoccolò nell’incavatura tra il collo e il torace forte e tatuato di Teddy.
-Teddy…devo andare! Tra poco i miei genitori si sveglieranno e se si accorgeranno che non sono nel mio letto gli prenderà un colpo!- il ragazzo si lasciò andare ad uno sbuffo. –Teddy…-
-Lily non cominciare!- il ragazzo si sollevò mettendosi seduto sul letto con espressione delusa. –Credi che ieri notte sia stato il sollazzo del momento?- Lily si accigliò. Cosa stava succedendo? Le sembrava arrabbiato ma non aveva fatto nulla per farlo innervosire. Non si era né lamentata né aveva chiesto nulla sulla sua relazione con la cugina. Lily confusa si alzò e raccolse la prima cosa che le venne tra le mani per coprirsi ovvero il pesante mantello di velluto nero del professore.
-Teddy non ti ho mosso contro nessuna accusa! Davvero devo andare… penso che avrai mille cose da fare qui al castello per la McGranitt ed io non posso trovare alcuna giustificazione da arrecare ai miei per la mia assenza!-
-Perché non dirgli che sei venuta qui da me?- la ragazza strabuzzò gli occhi. Teddy scosse la testa e si alzò. Si rivestì frettolosamente e innervosito.
-non riesco a capire il tuo atteggiamento! Cosa c’è di diverso dalle altre volte? Abbiamo voglia di stare insieme, lo facciamo, torno a casa e tu alla tua solita vita! Stavolta non ho accennato nemmeno al matrimonio…- a quella parola il professore s’irrigidì. –Che succede Teddy?- lui sollevò lo sguardo sulla ragazza. Erano occhi colmi di paura e incertezza.
-Io e Victorie abbiamo litigato…doveva restare in Inghilterra per le feste ma ci siamo presi una pausa ed è andata con la sua famiglia a Nizza!- confessò. Lily trasalì.
-Una pausa?-
-L’organizzazione di questo matrimonio mi sta mandando al San Mungo Lily… la sua personalità egocentrica e manipolatrice è venuta fuori travolgendomi con una violenza inaudita!- fece una pausa passandosi una mano tra i capelli con fare avvilito mentre alcune ciocche vertevano sul nero, come i suoi occhi. –Non mi lascia nessuna voce in capitolo, mi aggredisce verbalmente anche davanti ai tuoi zii e spesso stiamo settimane senza né vederci né parlarci…questo castello è diventato il mio rifugio da una vita che comincia a starmi troppo stretta e poi…-
-Basta così Teddy…- mormorò Lily destabilizzata da quella valanga di informazioni. Aveva creduto sino a quel momento che Teddy vedesse in Vicky la donna perfetta. Affascinante, intelligente, realizzata e proiettata verso il matrimonio e i figli.
-…lasciami finire Lily, poi sarai libera di fare ciò che credi, come hai sempre fatto!- la raggiunse e le prese le mani. Erano fredde e tremanti. Si specchiò negli occhi verdi e smarriti di Lily. –Prima che partisse, durante l’ennesima sfuriata le ho detto che non credo di essere più innamorato di lei da anni oramai!- a quelle parole le gambe di Lily cedettero. Si dovette sedere ai piedi del letto.
-Lasciami pensare un attimo…- farfugliò guardandosi attorno come a cercare un appiglio. –I miei zii lo sanno? Mio padre e mia madre?-
-aspetta c’è dell’altro…lasciami finire!- Lily sgranò gli occhi e lo guardò allarmata. –Le ho detto che non la amo più perché sono innamorato di un'altra donna!-
-Teddy oddio cosa hai fatto?! Le hai detto di noi due?- non si rese conto di quanto male avrebbe fatto quella situazione a tutta la famiglia fin quando non stava realmente accadendo. Aveva trascorso settimane, mesi e anni sperando che Teddy lasciasse Victorie e rivelasse a tutti che era innamorato di lei. Ma ora che dei pensieri astratti stavano divenendo realtà era spaventata e voleva che tutto fosse uno scherzo.
-No! Lily non ti ho messa in mezzo! Lasciarla era qualcosa che prescindeva dal nostro rapporto. Dovevo chiudere questa storia perché non mi lascia essere me stesso! Tu hai provato ad aprirmi gli occhi tante volte ma ero troppo cieco per rendermene conto. Ora lo so, e non voglio trascorrere tutta la mia vita con lei!- la ragazza tirò un sospiro di sollievo. Realizzò che era sollevata non perché Teddy aveva finalmente lasciato la cugina, rendendosi libero di poter vivere una storia con lei, ma perché nessuno dei suoi familiari poteva addossarle la colpa del fallimento della storia tra Victorie e Teddy.
-Cosa hai intenzione di fare adesso?-
-Scusarmi personalmente con i tuoi zii per le spese che hanno affrontato, parlare con mia nonna e con Harry e Ginny, vorrei scusami anche con loro…-
-E…?-
-E il resto dipende da te Lilian…- aveva ragione. Se lui era a tutti gli effetti un uomo libero, senza vincoli di fidanzamento e lei aveva voglia di stare con lui alla luce del sole potevano farlo. Niente e nessuno adesso poteva ostacolare quella favola d’amore che da bambina si era costruita da sola. Per qualche istante fu il silenzio. –E’ stato solo uno svago per te ieri notte?- ruppe il silenzio Teddy amareggiato. Lily non seppe rispondere. Alzò le spalle e si divincolò dallo sguardo inquisitore del ragazzo. Teddy sospirò deluso.
-Non fare così… non ho detto né si né no! Mettiti nei miei panni Teddy! Dopo anni ero finalmente riuscita ad accettare che non avevamo nessun tipo di futuro insieme e che con il tuo matrimonio quelle briciole che mi davi sarebbero cessate per sempre, adesso te ne esci che invece non è così e tutto ciò a cui mi ero abituata e rassegnata è una stronzata!- sbottò lei gesticolando e alzando la voce. Si rivestì mentre la collera aumentava. Teddy non fiatò ma il colore nero dei suoi capelli non mentiva, era in collera tanto quanto lei. Probabilmente si era sentito usato. E allora lei? Quante volte lui l’aveva usata?
-Dove stai andando?- abbaiò lui avvilito.
-A casa! Non sono pronta a dirti se ora che ti sei stancato di un'altra donna io sia disponibile o meno! Cosa sono un giocattolo nuovo? Hai trascorso anni a cercarmi ed usarmi quando potevi o ne avevi voglia. Adesso che il giocattolo vecchio non ti piace più hai voglia di usare quello nuovo il prima possibile?!-
-Non ho detto questo… non ti permetto di accusarmi di avere usato tua cugina perché io la amavo e volevo davvero fare una famiglia con lei… poi quello che è nato tra di noi pian piano ha distrutto tutto e…-
-Non darmi la colpa del fallimento del tuo fidanzamento! Nessuno ti ha costretto a venire a letto con me!-
-Non sono semplicemente venuto a letto con te… MI SONO INNAMORTATO DI TE!- urlò fuori di sé. Lily chinò il capo e si mordicchiò il labbro.
-Anch’io ma non so più se lo sono ancora!- rispose cupa prima di entrare nel caminetto e tornare a Godric's Hollow.
 
*

Come ogni anno all’interno della comunità magica britannica vi era euforia e tantissimo chiacchiericcio in vista del gran galà che ogni Capodanno Harry Potter organizzava in qualità di Ministro della Sicurezza e Capo Auror. Sin dal suo primo esordio l’evento era organizzato con la finalità di raccogliere fondi destinati alla beneficienza verso coloro che avevano perso familiari, beni e attività durante la seconda guerra magica contro il signore oscuro. Negli anni il galà si era continuato a festeggiare ed i fondi avevano iniziato ad essere destinati in favore della ricostruzione di strutture danneggiate, per i più sfortunati e per gli orfanotrofi della comunità magica inglese. Era l’evento benefico più importante e famoso della gran Bretagna a cui partecipavano i più importanti esponenti della nobiltà magica e non. Ginny e Lily avevano deciso di andare a far shopping per trovare un abito adeguato per quell’anno. Per quell’anno era stato scelto il Manor dei Malfoy come sede del gran galà. Scorpius aveva piagnucolato per mesi a casa dello zio acquisito Harry Potter e alla fine quest’ultimo era capitolato, anche per rispetto della moglie ovvero sua nipote Rose.
Lily aveva optato per un lungo tutone color blue notte abbinato ad un paio di decolté dorate come le orecchine a pendolo. Sua madre invece per un lungo abito stile impero bordeaux ed un paio di sandali color oro. I preparativi per la festa di capodanno l’avevano distratta dalla discussione avuta con Teddy e dal silenzio assordante proveniente da Lysander. Le mancavano entrambi, non poteva negarlo a se stessa. Eppure aveva deciso di concentrare le energie su di sé. Un tempo avrebbe tempestato di gufi e di sms Lys per far pace, o qualsiasi cosa avrebbero dovuto fare questa specifica volta, fin quando il ragazzo non avesse ceduto alle pressioni. Per quanto riguardava Teddy invece era tutto nuovo. Adesso nulla lo legava più a Victorie ma non aveva più importanza. La spaventavano comunque le conseguenze che sarebbero scaturite dalla decisione di provare a stare insieme. La verità era che in quei giorni Lily aveva capito che il desiderio che Teddy fosse il suo uomo, non era più forte come un tempo. Forse erano passati troppi anni da quando quel sentimento era nato e pian piano si era spento?! Possibile che averlo cercato la notte di Natale era stato solo un desiderio dettato dal corpo e non più dai sentimenti? In quei giorni aveva sentito i genitori parlare con lui tramite camino, visto che i cellulari ancora non avevano mai campo all’interno dei confini di Hogwarts. Avevano saputo da zio Bill della rottura del fidanzamento. Ma Teddy non si era fatto vivo. Ginny ed Harry erano molto preoccupati per il figlioccio ma anche molto presi dall’organizzazione e per quella sera avevano deciso di accantonare il problema e godersi la festa.

-Wow Rose e Narcissa devono aver preso il catering più costoso di tutta Londra per decorare la sala ed imbandire quel banchetto maestoso- fu il primo commento a caldo di Ginny appena varcato l’ingresso dell’imponente salone d’ingresso.
-Parli del diavolo…- ironizzò Harry e Lily vide difatti arrivare incontro a loro la cugina scortata dalla suocera. Si divincolò subito dalla chiacchierata noiosa e dettagliata sui particolari dell’organizzazione, dopo aver salutato le due donne, accingendosi verso Aurora. Era fasciata in un tubino nero lungo fino al ginocchio, le spalle erano coperte da una stola color cipria, lo stesso colore dei decolté e delle perline alle orecchie.
-Non credevo che saresti venuta Rory!- cinguettò abbracciandola.
-E perdermi una serata all’insegna di panzoni barbuti di alta classe che si vantano dei loro investimenti e del denaro donato in beneficienza?!- motteggiò la bionda.
-Scherzi a parte, ci facciamo un goccetto di whisky incendiario?-
-E me lo chiedi pure?!- ridacchiando brindarono alle feste quasi finite e al loro rientro che sanciva l’inizio della fine dell’ultimo semestre universitario.
-Hai sentito più Lysander?- Lily scrollò il capo in senso di diniego. –Beh se ti può consolare nemmeno io ho più rivisto Dorian… avrei voluto incontrarlo per caso, tanto per non sembrare una stalker raggiungendolo nel suo dormitorio di proposito! Ma nulla…-
-Magari è proprio quello che è stato aspettando! Magari vuole proprio essere raggiunto, corteggiato e spronato…- Rory la osservò accigliata. Per l’ennesima volta aveva spiazzato l’amica che, come suo solito quando accadeva, era entrata in uno stato di riflessione. –Ti lascio al tuo drink bionda!- Rory annuì turbata mentre Lily passeggiando tra gli invitati all’evento si dava un’occhiata intorno. Da lontano vide la sua madrina Luna e il marito. Di Lysander nessuna traccia. Non la raggiunse perché quegli enormi e dannati occhi blu inquisitori di Luna l’avrebbero fatta capitolare. Era certa che l’avrebbe tempestata di domande per farsi dire che cavolo di fine avesse fatto suo figlio Lysander. Pertanto raggiunse i genitori seduti al tavolo intenti a mangiare un paio di stuzzichini. Il quartetto di violini deliziava la folla mentre il chiacchiericcio si infittiva. La mezzanotte era vicina perciò arrivò il momento del discorso del padrone di casa, suo cugino acquisito Scorpius. Come ogni anno i ringraziamenti erano un susseguirsi di frasi fatte ma alla fine a Lily importava poco. Il fine era nobile perciò partecipava volentieri a feste del genere quando poteva. Poco prima della mezzanotte si trovò a chiacchierare con la madre quasi al centro del gran salone, vicino al maestoso albero di natale, quando un uomo slanciato, in smoking gessato e due bellissimi occhi cerulei le affiancò.

-Buonasera Mesadames Potter!- Lily riconobbe la voce del dottor Kyle Button e trasalì mentre si voltava a guardarlo.
-Buonasera dottor Button!- cinguettò Ginny Weasley.
-Quante volte le ho detto di chiamarmi Kyle signora Potter?- fece una pausa –Lily che piacere vederti…signora Potter sa che sua figlia è una mia tirocinante?-
-Davvero? No non mi ha mai parlato di lei dottore! È molto schiva quando si tratta del lavoro e dello studio…-
-a differenza delle ore di tirocinio stasera è molto silenziosa…- come da uno stato di trans Lily si risvegliò e scrollò il capo. Si sentì un idiota.
-Ehm…non mi aspettavo di incontrarla qui professor Button!- farfugliò. Si sentiva la lingua impastata e uno strano sfarfallio allo stomaco. Era a disagio, come emozionata.
-Il dottor Button è uno dei più facoltosi benefattori da anni ormai Lily! Abbiamo costruito molti pozzi ed ospedali in Africa grazie al suo impegno!- spiegò sua madre orgogliosa. Lily fu piacevolmente colpita nello scoprire quel lato dell’uomo. Si accorse che le aveva lanciato uno sguardo da capo a piedi e poi lo aveva distolto con nonchalance.
-Quest’estate tornerò in Nigeria come missionario…ci sono molte comunità magiche in situazioni di disagio e i dottori del posto hanno richiesto un mio intervento…passerò lì un trimestre probabilmente!- spiegò rivolgendosi a Ginny. Nel frattempo anche Harry Potter li raggiunse.
-Buonasera signor Potter, è sempre un onore incontrarla!-
-Per me è lo stesso!- lo salutò suo padre con un sorriso sincero e stringendogli la mano.
-Harry, il dottor Button mi stava dicendo poco fa che è il responsabile del tirocinio di Lily!- Harry inarcò un sopracciglio con espressione sorpresa e contenta.
-Proprio così! Sono molto contento della condotta di Lily…avete una figlia splendida e non solo per le sue doti da medimaga…- Kyle sorrise e innalzò il suo calice di spumante solleticante. I coniugi Potter fecero lo stesso e, ancora frastornata dal complimento velato che gli aveva rivolto Kyle davanti ai suoi genitori, fece lo stesso con goffaggine. Fecero un brindisi e quando posò le labbra sul calice sentì gli occhi dell’uomo posarsi su di lei. I loro sguardi si incrociarono per un istante dove Lily si sentì avvampare. Alla fine il dottore le sorrise sensualmente e li salutò raggiungendo un altro gruppo di maghi e streghe.
 
*

I Paciock erano tremendamente in ritardo. Lo sapeva bene Albus Potter, visto che aveva trascorso tutta la sera adagiato su un cornicione che si affacciava sui giardini del Manor Malfoy, a sorseggiare vino bianco e fissare il portone d’ingresso. Ad ogni persona che varcava quella soglia Al si metteva in allerta, mentre aspettava invano l’arrivo di Alice. Le era mancata. La sensazione di calore e pace che aveva provato quando si erano chiariti ed abbracciati e l’elettricità quando erano rimasti a guardarsi in silenzio, lo avevano destabilizzato. Eppure non era spaventato da queste sensazioni nuove. Al non era mai stato innamorato e non sapeva se era ciò che provava un ragazzo innamorato quello che stava sentendo in quei giorni ma aveva voglia di scoprirlo e per farlo doveva vederla. La ragazza aveva declinato ogni invito a bere un caffè o una burrobirra e anche di venire a cena da loro per ricambiare l’ospitalità dei Paciock. La scusa che aveva arrecato era di essere impegnata con lo studio e i parenti americani di sua madre, ospiti per le feste natalizie a casa Paciock. Era quasi una settimana che aveva voglia di stare con lei. Perciò quando alla discutibile ora delle 23:45 la vide entrare coperta da una pelliccia bianca che ricadeva su un lungo abito blu notte, il suo cuore perse un battito. Era bellissima. I lunghi capelli corvini erano raccolti in uno chignon laterale tenuto fermo da una rosa blu glitterata. La vide salutare Rose e poi prendere posto a quello che doveva essere il tavolo della sua famiglia, mentre Neville e Hanna raggiungevano Narcissa ed Harry.

-Le persone importanti si fanno attendere!- si annunciò arrivando alle spalle della ragazza. Alice sobbalzò presa alla sprovvista per poi voltarsi e sorridergli.
-Abbiamo accompagnato i miei zii in aeroporto…odiano viaggiare da un continente all’altro con la metropolvere!- spiegò alzandosi.
-L’importante è che sei arrivata in tempo per i giochi pirotecnici…mio zio George ha detto che quest’anno saranno “magici”- rispose ammiccando facendo dell’ironia. Le porse la mano per scortarla fino alla terrazza dove i commensali avrebbero potuto ammirare lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Alice arrossì ma accettò ed in silenzio raggiunsero la folla che già si stava creando.
-E’ davvero bella la vista qui!- commentò Alice estasiata dalla vastità dei giardini dei Malfoy. Un’immensa distesa di cespugli di rose di ogni colore, tosati nelle forme più svariate, dalla fenice all’elefante.
-Di certo non è bella quanto te!- le sussurrò all’orecchio suadentemente. Alice si voltò e si specchiò nei suoi occhi verdi trovandosi ad un soffio dalle labbra del ragazzo.
BOOM
Il cielo divento una pioggia di luci roteanti di color turchese. Entrambi sollevarono gli occhi al cielo. Un altro momento era stato interrotto. In un coro di “wow” e “oh” si susseguirono ogni sorta di gioco di colori e luci. Lo zio George e i cugini avevano creato uno spettacolo che narrava la storia di una pastorella che scopriva di essere una strega ed esercitandosi riusciva a creare farfalle, cigni e fiori. Il cielo si dipinse così di una storia bucolica e romantica. Le farfalle fluttuavano tra i commensali, i cigni svolazzavano intorno al Manor e i fiori alla fine dello show esplosero in migliaia di petali. Come una pioggia caddero sulla folla degli spettatori dissolvendosi. Partì un fragoroso applauso dalla terrazza laddove tutti avevano assistito. Alice non riusciva a muovere un muscolo. Al la sentiva tesa come le corde di un violino. Quando le sfiorò le dita lei trasalì. Era gelida. La prese per mano e così la ragazza si decise a guardarlo. Al prese quella decisione in un lampo. Si materializzarono all’ingresso dei giardini, lontano dalla folla dove le voci si sentivano attutite e dove solo la luna illuminava i loro volti.

-Al…- soffiò emozionata e spaventata Alice. Lui però le cinse la vita e la baciò. Un turbine di emozioni lo travolse. La felicità di baciare la ragazza che più nella sua vita lo aveva affascinato, incuriosito e tormentato allo stesso tempo. La paura di non essere ricambiato bensì respinto. L’adrenalina di essere solo con lei, lontano da tutto e tutti, e quindi di affrontare un confronto. Le labbra sottili e rosee di Alice sapevano di fragola ed erano morbide. Sentì il suo corpo aderire al suo prima rigido poi pian piano si lasciò andare. La strinse ancora di più a sé e poi dolcemente e lentamente, come per non romperla, si staccò rimanendo ad un millimetro dalle sue labbra.
-Cosa stavi per dirmi?- sussurrò con voce rauca dall’emozione e dall’eccitazione. La ragazza aprì gli occhi. Sembrava confusa. Si scostò da lui liberandosi da quella sorta di abbraccio. Si schiarì la voce e distogliendo lo sguardo si decise a rispondere.
-Che dovremmo tornare da tutti gli altri…le nostre famiglie ci staranno cercando per farci gli auguri di un felice anno nuovo!- ad Al sembrò di ricevere un pugno allo stomaco. Alice lo sorpassò con un sorriso spento dipinto in viso e si incamminò verso il Manor. Restò da solo in compagnia dello scroscio d’acqua della fontanella ed il fruscio delle foglie mosse dal vento gelido di Dicembre.
 
*

Rory nello stesso momento in cui aveva parlato con Lily aveva sentito l’urgenza di parlare con Dorian. Corse a prendere il suo cappotto ed uscì correndo dal Manor. Si materializzò alla stazione di King’s Cross e prese il primo treno per Nottingham. Arrivò al campus in piena notte del primo dell’anno. Per tutto il viaggio aveva pensato a cosa dirgli. Quando bussò al suo alloggio sentiva il cuore batterle in gola come un tamburo. Dorian aprì qualche istante dopo, assonnato e confuso. Quando realizzò che era lei si irrigidì.

->https://www.youtube.com/watch?v=QErX-LqQaQ4
-Scusa!- fu l’unica cosa che Rory riuscì a pronunciare prima che le lacrime cominciassero a scendere copiosamente. Dorian l’abbracciò. La strinse forte a sé mentre Rory si sfogava sul suo petto nel silenzio della notte. La scortò dentro la sua camera richiudendosi la porta alle spalle. La fece sedere accanto a lui sul letto e le tolse le mani dal viso.
-Aurora, guardami!- le disse con un tono perentorio.
La ragazza si asciugò le lacrime a pieno palmo di mano per ricomporsi velocemente e trovare la forza ed il coraggio di parlargli.
-Dorian ci ha cacciate di casa quella mattina. Avevamo le valigie sul portico di casa… mia madre ha chiesto un aiuto economico ai miei zii per poter fare due biglietti e andar via il prima possibile…non avremmo avuto più un tetto sulle spalle da quella sera...- spiegò tra i singhiozzi -lui aveva deciso di farsi una nuova vita, di sbarazzarsi di noi due…non gli servivamo più! Continuava a ripetere di uscire da casa sua! Che gli avevamo reso la vita un inferno e che aveva intenzione di farsene una nuova, migliore!- tirò su col naso -aveva una donna da quasi un anno ormai ed eravamo state così cieche ed ingenue da non volerlo ammettere!-
-Io ero lì, sapevi che vi avrei aperto le porte di casa, sapevi che non vi avrei giudicate ne derise e che avrei impedito a chiunque altro di poterlo fare!-
-Dorian non era così facile ragionare durante quegli istanti di dolore…immagina che la persona che a prescindere da tutto e tutti dovrebbe amarti incondizionatamente ti volti le spalle, ti chiuda le porte di casa in faccia e ti dica che non ha più bisogno di te nella sua vita…come credi che mi sia sentita da figlia?-

*…con la porta alle mie spalle tutto ciò che potevo sentire era la guerra in famiglia.
Tu hai un cuore cavo ma è pesante nel tuo petto, provo così tanto a combatterlo ma è senza speranza.
Tu sei senza speranza…*


Dorian non seppe rispondere. Per quanto lui aveva sofferto per l’abbandono che aveva vissuto, senza alcuna spiegazione ne addio, non poteva paragonarlo alla delusione che aveva vissuto Aurora nel sentirsi rifiutata e cacciata dal padre, dalla casa in cui era nata e cresciuta. Rimasero in silenzio a guardarsi. Rory sapeva che quella discussione l’avrebbero dovuta fare anni fa, quando quel giorno doveva prendere l’aereo per Londra. Sapeva di aver sbagliato ad avere paura della reazione di quello che un tempo era il suo ragazzo, che fino a quel momento l’aveva sempre rispettata, protetta ed amata. Ma quando la lucidità viene meno ed i sentimenti di rabbia, rancore e paura del futuro prendono il sopravvento non si prendono più decisioni giuste. Lei aveva fatto una cazzata e probabilmente se Dorian non fosse arrivato in Inghilterra non se ne sarebbe mai resa conto. Ma ora lui era lì, in penombra davanti a lei e gli stava aprendo il suo cuore.

*…non puoi recuperare quello che non abbiamo mai avuto,
posso essere manipolata così poche volte prima che “ti voglio bene”
cominci a suonare come una bugia…*


-i primi giorni ho provato a chiedere a tuo padre dove fossi, e ti aspettavo per ore seduto sui gradini del vostro portico. Ti ho scritto delle lettere ma il mio barbagianni è sempre tornato indietro con il massaggio perché non riusciva a trovarti e il tuo cellulare era sempre staccato ma nonostante questo continuavo ogni giorno a provare a chiamarti!- Rory lo ascoltò in religioso silenzio. Capì che adesso toccava a lui aprirsi e metterle il suo cuore tra le mani. –mi sono arreso solo dopo un anno, nonostante tutti i miei amici che poi erano anche i tuoi, mi dicessero di farmene una ragione, di avere tutti i motivi per odiarti…ma sai una cosa? Io non sono mai riuscito ad odiarti Aurora… sai perché?- la ragazza trattenne il respiro mentre non riusciva a frenare ancora lacrime silenziose. –Perché ti amo, ti ho sempre amata e perché mai nessuna dopo di te è riuscita a farmi vivere ciò che avevo vissuto con te. Non sono mai riuscito a costruire nulla se non a collezionare conquiste e storielle di poco conto…- Rory impetuosa ed istintiva come non mai gli si gettò al collo stingendolo forte a sé appiattendosi contro il suo corpo. Dorian l’abbraccio stretta godendosi dopo tanto tempo il calore del suo corpo. Rimasero così, l’uno tra le braccia dell’altro, distesi sul letto al buio. Mentre pian piano Aurora si assopiva tra le sue braccia le mille paure di Dorian di ammettere di aver sofferto pian piano scomparivano per lasciar posto ad un nuovo sentimento. La paura che Rory potesse essere capace di abbandonarlo di nuovo. Assorto nei suoi pensieri non si accorse di addormentarsi lentamente con Rory tra le braccia.

*Non ti ricordi che sono la tua bambina? Come hai potuto spingermi fuori dal tuo mondo?
Mentito alla tua carne e ed il tuo sangue?
Così giovane quando il dolore è iniziato, ora per sempre spaventata dall’essere amata.
Oh papà, per pavore papà… (Father; Demi Lovato)*


Scusateeee!! Ho aggiornato appena ho potuto! spero che il capitolo vi piaccia e vi auguro buone feste...Mi auguro che abbiate passato un sereno e felice Natale con i vostri cari ad abbuffarvi ;)
Appena posso risponderò anche alle vostre splendide recensioni, VI ADORO!! Passo a ringraziamenti... grazie ai sempre più numerosi lettori che seguono, preferiscono e hanno messo tra le ricordate la storia!! VI AMO! <3
Ancora buone feste/vacanze e a presto, rory!


 

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Capitolo 13
*** IL FUOCO INCONTRA LA BENZINA ***




Il fuoco incontra la benzina
 
Al tavolo della cucina Lily stava assistendo ad un siparietto a cui pensava non avrebbe mai assistito. Sentiva il cuore batterle furioso contro il petto, tanto da sembrare che le stesse fuoriuscendo. Teddy era piombato ad un orario improponibile quella sera. Il colore dei suoi capelli verteva su un rosso accesso, tipico di quando era preda della vergogna e del timore verso del giudizio altrui. Il figlioccio di Harry Potter era devoto al padrino e negli anni i consigli del Salvatore del mondo magico gli avevano temprato il carattere, lo avevano indirizzato e consigliato nelle scelte. Per lui il parere, il giudizio, del padrino era fondamentale ed ora stava per rivelargli una notizia sconvolgente.

-Teddy ci stai facendo spaventare…che ci fai qui a Londra? È accaduto qualcosa ad Hogwarts?- chiese Harry con tono inquisitorio.
-Credevo che lo zio Bill vi avesse accennato qualcosa…- disse timidamente –ma a quanto pare stanno tenendo la cosa segreta…- aggiunse in un mormorio quasi incomprensibile. Ma poiché i sensi di Lily erano amplificati, tanto era allarmata, captò perfettamente ogni sillaba.
-Sai che con noi puoi parlare di ogni cosa Teddy!- si intromise Ginny con voce calda carezzando il dorso della mano del ragazzo che quasi sobbalzò al tocco. Lily si intenerì e la voglia di abbracciarlo si fece prepotente.
-Si tratta del matrimonio! Ginny, Harry…io non sposerò più vostra nipote Vicky!- e per Lily e Teddy fu come sentire sganciare una bomba. Attesero in fibrillazione le reazioni. Albus poggiato sul termosifone si corrucciò. Regnò il silenzio per una manciata di minuti. –Mi dispiace di avervi deluso, di aver deluso gli zii e i nonni ma…- Ginny lo zittì abbracciandolo. Con pacche gentili sulla schiena lo coccolò.
-Tranquillo spiegaci perché sei arrivato a pensare una cosa simile…avete litigato?- chiese Ginny tornando al suo posto.
-Non andiamo affatto d’accordo! Mi sento soffocare ormai dentro questa relazione!- Lily notò con la coda dell’occhio che qualcuno la stava osservando. Suo padre per una frazione di secondo la scrutò e poi tornò a fissare Teddy in silenzio!-
-Spiegati meglio…-
-Vuole prendere qualsiasi decisione autonomamente su ogni cosa, non ho alcuna voce in capitolo su niente…nemmeno sul mio lavoro!-
-Ovvero?- s’intromise Al curioso.
-Mi ha quasi convinto lo scorso mese a dare le mie dimissioni ad Hogwarts per fare domanda a Beauxbatons!- rispose Teddy lasciando sconvolti tutti. –Ti prego Harry di qualcosa, il tuo silenzio mi sta uccidendo!- infine tuonò il ragazzo con gli occhi lucidi. I due uomini si guardarono.
-Ti ho cresciuto dandoti tutte le lezioni di vita in modo tale che tu crescessi come un uomo responsabile e capace di poter prendere le proprie decisioni e fare il bene di se stesso! Se ritieni che Victorie non possa renderti un uomo felice e migliore non puoi sposarla ed essere infelici in Francia…- fece una pausa e si alzò in piedi. Teddy reggeva a malapena lo sguardo del ragazzo che è sopravvissuto. –Adesso voglio sapere se è questa l’unica motivazione per cui hai lasciato Victorie?!- il sangue di Lily gelò. Anche Teddy s’irrigidì sulla sedia. Per qualche secondo si udì solo il fischio del bollitore.
-Si!- rispose timidamente. Harry fu impassibile. Poggiò una mano sulla spalla di Teddy affettuosamente ed uscì dalla stanza in silenzio passando accanto a sua figlia Lily, ma senza guardarla.
Lily restò sul ciglio della porta pietrificata. Per la prima volta nella sua vita non sapeva cosa dire ne cosa fare. Osservava le spalle di Teddy chine e sua madre Ginny affaccendarsi a fare del thé caldo. Vide suo fratello Al sedersi accanto al suo vecchio professore.
-Teddy non devi pensare nemmeno per un attimo che questo cambi le cose tra noi…tu sei comunque come un fratello per me e il fatto che Victorie non sia più la tua fidanzata non ci farà credere che tu sia il cattivo della situazione!- Teddy sorrise a quelle parole e i due ragazzi si abbracciarono.
-Caro, Harry è solo sconvolto dalla notizia… era entusiasta del matrimonio ma non poteva immaginare che dietro a due bellissimi ragazzi come voi sempre sorridenti, si celasse un profondo disagio!- argomentò Ginny visibilmente in imbarazzo per la reazione a tratti glaciale del marito. Harry e Teddy erano soliti fare lunghe conversazioni e nel padrino aveva sempre trovato un punt odi riferimento. Ora sembrava quasi che Harry Potter se ne fosse lavato le mani, che quasi si stesse disinteressando di un fatto cruciale nella vita di quello che aveva cresciuto come figlio suo. Lily deglutì e si avvicinò a quello che per anni era stato il suo unico desiderio, oltre una carriera da medimaga. Al sorrise impacciato a Teddy e poi salì in camera mentre Ginny posò la tazza di thé sul tavolo della cucina e raggiunse il marito nel suo studio per parlare con lui. Rimasero da soli.
-Mi rendo conto solo adesso che la persona a cui più speravo di non far del male con questa decisione non sia tu, né Vicky…-
-Capirà! Per quanto non ne capissi il motivo da bambina, e in realtà neanche adesso, lui è stato sempre estasiato alla vista di voi due insieme. Forse sperava che questo matrimonio ti consacrasse formalmente come uno della famiglia e non più solo sentimentalmente…- il ragazzo sollevo i suoi tristi occhi color miele su di lei. Non poteva negare che specchiarsi in quegli occhi la faceva sempre sciogliere un po’ ed avvertire le farfalle nello stomaco. Ebbe una sensazione di deja-vù. Sentirsi intenerita e allo stesso tempo affascinata da quell’uomo dall’area perennemente malinconica e intellettuale, era per lei da molti anni una sorta di condanna.
-Harry conosceva mio padre…magari sa che era quello che lui avrebbe voluto per me, intendo sposare una purosangue bella e ambiziosa!- disse con un nodo alla gola.
-Non devi dire così…i tuoi genitori sarebbero fieri di te per quello che sei diventato tu, non per chi avresti sposato!- ruggì Lily incredula. Aveva voglia di abbracciarlo. Non era un desiderio carnale, dettato dall’attrazione, bensì una necessità di consolarlo, come avrebbe fatto un’amica o una sorella. Quella sensazione così nuova la investì rendendola impreparata. Non sapeva più cosa dire né cosa fare. Per fortuna Ginny rientrò in cucina.
-Teddy non mi va che a quest’ora della notte e con questo stato d’animo che tu te ne torni ad Hogwarts. Ti ho preparato la tua vecchia camera di sopra, stasera dormirai qui!- il ragazzo, visibilmente spossato dal turbine di emozioni che stava attraversando annuì debolmente. Nel frattempo Lily era ancora immobilizzata dalla strana sensazione avvertita proco prima. Il ragazzo si alzò e le lanciò uno sguardo. Molte volte quegli occhi in altre occasioni le avevano lanciato questo stesso messaggio. Teddy le stava dicendo di raggiungerlo appena tutti si fossero assopiti. Lily in maniera sfuggente e disinvolta fece diniego con la testa. Teddy distolse lo sguardo con aria delusa e contrariata, prima di uscire dalla stanza e andare a letto.
 
*

Al quella mattina era arrivato a Diagon Alley molto presto, tanto che non aveva nemmeno incontrato per caso nessun familiare in giro per casa, neanche Teddy. Non aveva fatto neppure colazione, era troppo nervoso. Tra poche ore sarebbero usciti i risultati dei duelli e i nomi pertanto di chi avrebbe passato il turno e preso accesso alla fase finale delle selezioni. Sentiva lo stomaco contorcersi e le mani sudavano freddo. Sperò che non gli venisse un attacco di panico. Era davvero molto presto, tant’è che le botteghe di Diagon Alley dovevano ancora aprire. Entrò da Fortebraccio per ordinare un cappuccino e cercare di calmarsi. Mezz’ora dopo per ingannare il tempo iniziò a passeggiare tra le viuzze e a soffermarsi ad osservare le vetrine. Mentre osservava la nuova Nimbus turbo 4.0, notò il riflesso di Alice specchiarsi su di quella. Trasalì. Si voltò e la vide passeggiare nervosamente dall’altro lato della strada mentre si arricciava una ciocca di capelli sull’indice. I capelli lunghi corvini svolazzavano, e qualche ciocca era impigliata nella grossa sciarpa corvonero. Al pensò che non aveva visto mai niente di così bello in vita sua. Per un istante non si accorse neanche che tutte le preoccupazioni sull’accademia Auror erano scomparse. Guidato dal cuore non si accorse nemmeno di dirigersi verso di lei a passo deciso.

-Ciao!- cinguettò parandosi davanti alla ragazza. Alice sobbalzò e quando riuscì ad inquadrarlo quasi sbiancò.
-Al…per Merlino, ciao! Che ci fai qui a quest’ora? Manca più di un’ora all’affissione dei risultati!- biascicò imbarazzata.
-Potrei farti la stessa domanda e lo stesso appunto!- ironizzò lui con un ghigno beffardo. Sapeva di stare calpestando il suo orgoglio presentandosi alla ragazza che aveva baciato e che di tutta risposta lo aveva piantato in asso, ma il desiderio di parlare con lei e passare del tempo insieme stava prevalendo.
-Beh allora visto che siamo entrambi qui direi di andare verso l’accademia e aspettare lì insieme, che ne dici?-
-Ottima idea Alice!- si incamminarono mentre su di loro aleggiava una strana sensazione di imbarazzo ed elettricità. Per un po’ camminarono fianco a fianco senza dire nulla.
-Eccoci qua- dissero all’unisono appena furono ai piedi della scalinata che conduceva all’imponente e sontuosa entrata dell’accademia Auror. Alice arrossì e sfuggì allo sguardo divertito di Albus.
-Scusa stavi dicendo…- balbettò Alice giocherellando con le punte dei capelli mentre qualche fiocco iniziava a scendere da quel cielo di gennaio.
-Dopo di te…- rispose Al facendole segno con la mano di precederlo. Salirono insieme fino al secondo piano, laddove si trovava la bacheca in cui avrebbero affisso di lì a poco i nomi di coloro che avrebbero affrontanto lo step finale. Solo una volta trovatosi tra gli altri candidati e in attesa iniziò a ricordarsi perché quella mattina si era svegliato presto e cosa lo aveva tenuto sveglio tutta la notte a causa dell’ansia che gli aveva attanagliato le viscere. Stare quella manciata di minuti con Alice era stato un toccasana per lui. Tutti i problemi gli erano scivolati da addosso e si era sentito spensierato. Forse era per quello non lo aveva sorpreso uno dei suoi attacchi di panico. Guardò la ragazza che si era seduta di fronte a lui su una panchina in pietra. Era pallida e tormentava ancora con i suoi lunghi capelli. Avrebbe voluto alzarsi e prenderle le mani, darle coraggio e sussurrarle che sarebbe andato tutto bene. Ricordarsi che non poteva poiché due giorni prima era rimasta indifferente al suo bacio lo fece incupire. Distolse lo sguardo da Alice e tornò a scrutare gli altri candidati. Si ricordava di tutti loro e di come ognuno di quelli era stato un ottimo duellante. Non aveva idea se ce l’avrebbe fatta ma era certo di avercela messa tutta. Appena un attimo dopo quella presa di coscienza uno dei commissari uscì dall’ufficio con un foglio in mano. Lì vi erano i 20 nomi di chi ce l’aveva fatta. Di coloro che avrebbero dovuto sostenere solo un colloquio con il magipsicologo e che, se ritenuti idonei, sarebbero divenuti dei cadetti Auror. Balzò in piedi e come lui tutti gli altri che si erano messi comodi. Subito dopo che il mago affiggesse la pergamena una calca si formò lì davanti. Prima di giungere fin lì e riuscire a scorgere se vi era o meno il suo nome notò alcuni volti delusi scuotere il capo e andar via. Solo in quel momento lo spavento che Alice, visto che aveva perso il duello (e per sfortuna proprio con lui), non potesse avercela. La paura assalì. Ritrovatosi davanti alla pergamena trovò Alice lì a leggere. La ragazza si voltò e i loro occhi si incrociarono.
-Ce l’abbiamo fatta Al! Siamo passati!- disse quasi in sussurro emozionato. Al sorrise di gioia e prima di poter accertarsi che era così e buttare un occhio finalmente su quella pergamena con i risultati, la ragazza gli gettò le braccia al collo e stringendolo forte a lei lo baciò. Incuranti che numerosi aspiranti Auror e personale degli uffici li potessero vedere, si lasciarono andare a quel bacio caldo e umido, dolce e desiderato, stretti l’uno all’altra. Quando dolcemente le loro labbra si staccarono Alice sorridendo avvampò e trovò il coraggio di guardarlo negli occhi color cielo.
-Adesso dovrei andar via e fare finta che anche questo bacio non ci sia stato o posso portarti via con me?- ironizzò Al tenendola stretta per la vita e sorridendole. Alice ridacchiò imbarazzata.
-Portami via!- alla fine cinguettò lasciandosi finalmente andare alle emozioni dettate dal cuore.
 
*

Rory aveva appena finito un turno di quasi otto ore di fila. Seppur utilizzavano le ciabattine ortopediche come i babbani, i mignoli dei piedi a fine giornata le pulsavano sempre come bubotuberi ripieni di caccabombe. Si cambiò velocemente nello spogliatoio, salutò i suoi colleghi con un cenno come da ormai cinque anni. Non aveva mai dato molto confidenza a quelle persone. Sembravano davvero dei ragazzi divertenti e alla mano, organizzavano anche delle cene e spesso i primi tempi l’avevano anche invitata ma non aveva mai partecipato. Lily la definiva una asociale selettiva. E in fin dei conti aveva ragione la sua amica. Aveva pochi amici e selezionatissimi. Non si fidava della gente e ormai si era abituata a sé stessa. Prima o poi anche gli altri si sarebbero abituati a lei. Una timida pioggerella la accolse uscendo dall’ospedale. Si coprì meglio con la sciarpona nera e mise la borsetta sopra il capo per ripararsi. Fece una corsetta al café shop del campus di fronte e il cuore le balzò in gola. Dorian era seduto ad uno dei tavolini fuori, su uno sgabello e la stava guardando arrivare.

-Dorian!- trillò con tono tra l’eccitato e lo spaventato. –Che ci fai qui?- gli domandò raggiungendolo sotto la tettoia del locale.
-Ho chiesto a Ben dove poterti trovare a quest’ora…l’altra notte ti sei addormentata nella mia camera e quando mi sono svegliata eri scomparsa…- fece una pausa indurendo la mascella e sembrò ingoiare un boccone amaro.
-Dorian per favore…io…-
-Non sono arrabbiato! - precisò anche se i suoi occhi colore del ghiaccio sembravano raccontare tutta un’altra storia. –Solo che dopo quello che ci siamo detti l’altra notte non credevo che scappassi di nuovo senza dire una parola!-
-Non è la stessa cosa…sono andata via per lasciarti il tempo e i tuoi spazi…per farti capire ciò che mi è capitato e che mi ha portato a prendere quella decisione sbagliatissima. Non volevo forzarti nel perdonarmi né nel…- si interruppe ed arrossì. Erano anni che non si sentiva in imbarazzo, eccitata, con le farfalle nello stomaco e spaventata davanti ad un uomo. Era da quando aveva lasciato la Francia che non si sentiva innamorata. Dorian rimase in silenzio ad osservarla, sembrava la stesse studiando per capire se era sincera o meno. Si sentiva come quando andava a fare un esame di medimagia. –Ti prego di qualcosa…- mugolò Rory mentre un brivido le attraversava la schiena e la pioggia tamburellava sull’asfalto.
-Ti perdono!- scandì bene il ragazzo addolcendo lo sguardo finalmente dopo mesi che si trovava lì. La ragazza sorrise timidamente e per un attimo non seppe più né cosa dire né cosa fare. Erano passati più di due mesi da quando si erano rincontrati a quella festa della confraternita e adesso che non aveva più di fronte a sé quel muro di ghiaccio si sentì spaesata. Automaticamente non erano diventati una coppia quando aveva pronunciato quelle parole perciò Rory adesso non sapeva come comportarsi.
-Ehm…non sento più i piedi!- disse di getto. Dorian si lasciò andare ad uno sbuffo divertito. Rory gli sorrise. –TI va di accompagnarmi al mio dormitorio, ho bisogno di una doccia calda e di un pigiama- aggiunse avvicinandosi a lui. Il ragazzo annuì e le prese da gentiluomo purosangue qual era sempre stato la pesante borsetta con i libri. Così fianco a fianco sotto la pioggia iniziarono a parlare senza neanche accorgersene di tutto quello che gli passava per la testa. Parlarono degli anni di Dorian a Beuxbatons e Rory gli raccontò invece di quanto Hogwarts fosse diversa. Rory gli parlò del viaggio in Spagna con Lily e Dorian del giro d’Italia in camper tra le più belle città. Il tempo non si era fermato quando si erano lasciati, era vero, ma a volte bisogna allontanarsi per ritrovarsi cresciuti e pronti ad affrontare insieme le nuove avventure che la vita ha previsto.  Arrivarono fradici come pulcini al possente palazzo che ospitava i dormitori femminili dell’ala ovest del campus.
-Eccoci…- mormorò Rory. Le balenò tra i pensieri che se fosse stato un ragazzo qualunque che l’aveva rimorchiata a qualche party già sarebbero stati per le scale a togliersi i vestiti per fare poi sesso in camera. E invece erano lì a vergognarsi come due maghetti alla prima cotta.
-Pensavo che domani sera, se non sei stanca come oggi, potremmo andare a cena fuori, in qualche locale alla periferia di Londra…ho sentito parlare di un bistrot da Ben l’altra sera che fa degli otti…-
-Si!- lo interruppe estasiata Rory. Dorian sembrò tirare un sospiro di sollievo dopo quel discorso nervoso fatto senza prender fiato.
-Ottimo! Ti passo a prendere al cancello del campus alle sette!- prima che finisse ed un altro silenzio timido piombasse su di loro Rory fece un balzo in avanti e gli stampò un dolce bacio sulla guancia. Gli sorrise e corse su per le scale per scomparire poi dietro al massiccio portone in marmo nero.
 
*

Il ritorno in reparto non era stato traumatico come previsto. Aveva ricominciato nel reparto di magichirurgia plastica con una sua vecchia amica di Hogwarts, Felicia Martin di Tassorosso. Finita la scuola si erano ritrovate a sostenere l’esame di ammissione insieme e da quel giorno erano inseparabili. Avevano sostenuto quasi tutti gli esami insieme e anche molte ore di tirocinio l’anno precedente. Il dottor Marcus Belby, il primario, era stato molto disponibile nello spiegargli le mansioni e non avevano fatto granché quel primo giorno se non assisterlo durante il giro delle visite e ascoltarlo attentamente sugli interventi che avrebbe dovuto fare in quei giorni e ai quali le avrebbe fatte assistere e partecipare. Erano estasiate e pertanto di buon umore terminò il turno accettando anche di bere qualcosa nel locale preferito di Felicia, la Pinta a Buckingham. Al quarto shot la vita sembrava meno complicata e la musica irlandese decisamente ballabile. Felicia era sempre stata l’anima delle feste clandestine Tassorosso ad Hogwarts ed uscire con lei era sempre uno spasso. Un gruppetto di Irlandesi decisamente alticci le accerchiò per ballare con loro. Non seppe quanto tempo passò a muoversi sinuosamente tra quegli uomini dalle movenze buffe e goffe e a ridere con la sua amica ma ad un tratto le girò la testa e fece per domandare a Felicia se la potesse accompagnare alla toilette ma dell’amica non c’era traccia. Si corrucciò e facendosi spazio tra gli occupanti di quella improvvisata pista da ballo, vicino al jukebox, raggiunse il bancone. Felicia non era neanche lì. L’orologio sulla parete del locale aveva appena indicato con le lancette le tre del mattino. La barista le si avvicinò con un sorriso cordiale.

-Tutto bene? Vuoi che ti porti qualcosa?-
-Eh magari un caffè!-
-Arriva!- cinguettò la donna affaccendandosi per prepararlo. Lily nell’attesa si guardò attorno per vedere di scorgere la sua compagnia di bevute di quella sera ma proprio non riusciva a capire che fine avesse fatto. Era solita imboscarsi per pomiciare, quindi Lily si convinse che di sicuro era in qualche vicoletto lì vicino a limonare con uno di quei taglialegna irlandesi. Sorrise tra se e sé e quando si voltò per iniziare a sorseggiare il suo caffè notò un uomo alto dagli occhi color del mare carezzare con la punta delle dita dolcemente la scollatura di una donna sulla quarantina, dai lucenti capelli color oro.

-Kyle…- soffiò incredula. Il suo responsabile era di spalle e di sicuro non l’aveva notata. Era più forte di lei, voleva vedere meglio quella donna. Si avvicinò di qualche passo senza farsi notare, complice la musica, riuscì nell’intento. Era davvero bella e provò una fitta di invidia. Si chiese se era gelosa della bellezza di quella quarantenne avvenente o del fatto che le attenzioni del dottore non erano rivolte a lei come l’ultima volta a Capodanno, quando quel complimento velato l’aveva fatta arrossire. Senza accorgersene si lasciò andare ad uno sbuffo stizzito. Forse si era avvicinata un po’ troppo però, perché Kyle si voltò ed inarcò un sopracciglio sorpreso di vederla.

-> https://www.youtube.com/watch?v=Rvzg-w4zz3M
*E' pericoloso innamorarsi ma voglio bruciare con te stasera. Feriscimi…
Siamo pieni di desiderio. Il dolore del piacere e del fuoco… Ardimi!*


-Lily Potter!- disse con tono piacevolmente stupito. Lily non poté negare di sentirsi lusingata del fatto che vederla lì gli aveva fatto piacere.
-Mr. Button vedo che è un assiduo frequentatore di locali notturni e non solo di quelli…- biascicò indispettita e buttando un’occhiataccia sulla babbana al fianco del medico. Kyle sorrise divertito e Lily gli vide sillabare in un sussurro Confundus. La donna sorrise in maniera beota ed uscì dal locale con aria stralunata.
-Sono tutto tuo adesso, contenta!?- motteggiò con tono seducente facendosi più vicino, gomito a gomito. Lily avvampò ma si voltò per non darlo a vedere e bevve un sorso del suo caffè. –Sei qui tutta sola tu invece?-
-In realtà ero venuta con Felicia Martin…ma sembra che un buco nero l’abbia inghiottita!- rispose dandosi un'altra sbirciata intorno. Il locale si stava svuotando, erano rimasti un gruppo di messicani a giocare a freccette e due casalinghe ubriache ad un tavolo, impegnate a struggersi per i loro matrimoni infelici.
-Che peccato che una così bella ragazza finisca così spesso a passare la notte sola in un pub…-
-Sempre meglio che ammaliare una babbana e portarsela a letto senza poi più rivederla…- lo punzecchiò.
-Sai le babbane hanno il loro fascino, sono sempre così ingenue e passionali!-
-Ne hai provate molte?- le uscì di getto senza pensarci. Voleva rimangiarsi tutto perché era sembrata così interessata alla vita privata di quell’uomo e anche un pizzico gelosa.

*Fiamma, sei venuta da me, il fuoco incontra la benzina.
Sto bruciando vivo, riesco a malapena a respirare quando sei qui ad amarmi.*


-Non tengo mica un taccuino!- rispose ridendo. –Eppure le streghe hanno il loro perché…- mormorò dando l’ultimo sorso al suo scotch. Lily si specchiò in silenzio negli occhi verde oceano di quell’uomo. Aveva voglia di assaggiare quelle labbra fatte di alcol e sapere cosa si provava ad essere accarezzata come poco prima lo era stata quella donna da quelle mani. Si sentiva eccitata e il cuore iniziò a scalciare furioso nel petto. Kyle le poggiò una mano sul fianco e la spinse con prepotenza su di sé. Lily avvertì la sua eccitazione premere sul suo jeans. Restarono qualche secondo a guardarsi con gli occhi colmi di eccitazione e desiderio e poi le loro labbra si incontrarono prepotentemente. Sentì un gancio all’ombelico e i suoi piedi smisero di toccare terra per un attimo. Si ritrovò in quello che doveva essere il corridoio dell’appartamento del dottor Button mentre quel bacio umido e violento non aveva fine. La sbatté al muro e lei si agganciò con le gambe ai fianchi di Kyle ed ancora l’eccitazione dell’uomo premeva sulla sua calda ed umida. Iniziò a baciarle e leccarle il collo niveo fino ad arrivare all’attaccatura del seno. Con una mezza piroetta la spinse contro il muro di fronte e in fretta le levò la camicetta e il reggiseno per ricominciare a baciarle il corpo cosparso di efelidi e i capezzoli scoperti e turgidi. La ragazza gemette di piacere. Si agganciò di nuovo a lui che stavolta la condusse nella camera da letto. Con violenza la gettò sul materasso per spogliarla del tutto. Poi allontanandosi da lei per qualche secondo si svestì con altrettanta foga ed infine la possedette. In quella danza di corpi, baci e gemiti Lily perse la cognizione del tempo. Non le importavano i problemi in famiglia, i problemi al campus o con Lysander. Era in balia di quel vortice di sensazioni nuove, mentre il cuore le martellava contro il petto impazzito. E poi raggiunse il piacere e nuovamente si ritrovò a specchiarsi in quell’oceano profondo che erano gli occhi di Kyle Button. Non seppe se fu l’alcol che l’aveva resa assonnata o la spossatezza di quella notte di passione ma si addormentò beatamente tra quelle calde lenzuola di flanella color blu notte ed il mondo fuori poteva aspettare.

*Ho avuto tutto quello di cui avevo bisogno quando sei arrivato da me. Brucia con me stasera.
E voleremo come il fumo che oscura il cielo (Fire meet gasoline; SIA)*

Buonasera!! stavolta ce l'ho messa tutta e ho aggiornato in tempo! contenti? xD
Sono felice che sempre più lettori seguono, preferiscono e hanno messo tra le ricordate la mia storia, vi adoro e vi ringrazio di cuore! Sarei felice se mi lasciaste una recensione per sapere la vostra opinione! Ringrazio chi lo fa ad ogni aggiornamento e adesso corro a rispondervi! ;)
Spero che il capitolo e la soundtrack via sia piaciuta, SIA è la mia autrice e cantante preferita e non poteva mancare una sua canzone a fare da sottofondo ad uno dei miei capitoli! Siamo a più della metà della storia...presto gli sviluppi si faranno incalzanti e sempre più succosi! Alla prossima!
A presto, rory!



 

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Capitolo 14
*** LA PRIMA VOLTA ***




La prima volta
 
L’odore di caffè tostato le era sempre piaciuto alla mattina. Sua madre lo preparava come una babbana doc ma in realtà ad averle insegnato la tecnica era stato papà Harry che per anni lo aveva preparato per i suoi prozii Dursley. Sorrise rigirandosi tra le calde lenzuola blu abbracciando il cuscino. Sentì uno scroscio d’acqua dal rumore per nulla familiare. Troppo vicino. Il bagno distava almeno due stanze dalla sua. Poi realizzò e rizzò seduta sul letto, impietrita. Gli occhi sgranati mentre si ricordava come era terminata la notte precedente. Quella non era per nulla casa sua a Godric’s Hollow ne era l’odore del caffè di sua madre. Lo scroscio d’acqua proveniva dal bagno adiacente a quella camera da letto, che era stata protagonista della sua prestazione di cui ora si vergognava terribilmente. Kyle Button, ovvero il suo professore nonché primario di Magichirurgia, era nudo sotto la doccia a pochi passi da lei. Avvampò. In quel momento si accorse di essere nuda e subito si coprì con le lenzuola di flanella. Ma la rivelazione terribile non era stata quella di essere finita a letto con Kyle e cosa Kyle rappresentava per lei ma che la notte precedente non era stata affatto guidata dall’alcol. Al massimo poteva essere brilla in quei momenti, ma era stata spinta dalla gelosia e dall’attrazione per quell’uomo. Avvampò di nuovo. Probabilmente dal calore che avvertiva sulle guance era divenuta dello stesso colore cremisi dei suoi capelli mentre la sua mente ricordava il fisico scolpito e possente del medico. Si alzò con un balzo quando avvertì che il getto si era fermato, convinta a tagliare la corda ed evitare Kyle. Affannosamente, tanto da sembrare una pazza evasa dal San Mungo, cercò la sua biancheria e proprio mentre agganciava il reggiseno piombò Kyle nella stanza coperto solo da un asciugamano annodato sul bacino. L’uomo le sorrise ed i suoi occhi percorsero ogni centimetro e curva del suo corpo.
 
-Buon giorno Lily…- disse suadentemente mentre si avvicinava ancora umido. Lily notò qualche gocciolina ricadere dal collo sul suo petto e si sentì eccitata. –Così loquace la notte e così laconica al mattino…- ironizzò con un sorrisetto furbo simile ad un ghigno. Lily deglutì e prese coraggio.
-Buongiorno…Kyle io…-
-c’è del caffè in cucina Lily Potter, ti andrebbe di fare colazione insieme?-
-Veramente…-
-Non farti pregare, mi aspettano quasi 12 ore di turno in ospedale oggi, vorrei iniziare la giornata con il piede giusto!- ormai passo dopo passo l’aveva raggiunta sovrastandola con la sua figura alta e robusta. Quegli occhi color del ghiaccio sembravano trafiggerla ad ogni sguardo, facendole sentire tutta l’adrenalina in corpo ribollire. In quel momento voleva mordergli le labbra per zittirlo e rifare sesso con lui.
-Ho giusto cinque minuti per un caffè!- alla fine riuscì a dire mentre l’eccitazione le bloccava quasi la gola. Se Kyle lo aveva notato non seppe dirlo ma quando si voltò le sembrò che stava sorridendo sotto i baffi. Si rivestì mentre sentiva l’uomo armeggiare con delle tazze. Come avrebbe raccontato quel casino a Rory? Quali sarebbero state le reazioni di quelli che la conoscevano e dei dipendenti dell’ospedale se quella notte fosse venuta allo scoperto? La testa sembrava esploderle mentre faceva il suo ingresso in cucina. Un ampio ambiente in stile moderno dai toni del grigio e del bianco. La visione di Kyle affaccendato a prepararle la colazione la intenerì. Per un attimo si sentì realmente bene e le preoccupazioni si assopirono. L’ipotesi di avere un uomo così affascinante e distinto al suo fianco che faceva le faccende domestiche in una casa così bella le stuzzicò la fantasia.

-Croissant o ciambella?- la sua voce la portò di nuovo al presente. Si sentì di aver fatto la figura della stupida a lasciarsi sorprendere mentre lo fissava imbambolata.
-Scegli tu!- cinguettò lei per dissimulare l’imbarazzo. Mentre dalle casse sul muro una ballata movimentata riempiva la stanza. Lily avvertiva che lo stato d’animo di Kyle era completamente diverso dal suo. Era disinvolto, tranquillo, come se non lo turbasse affatto le posizioni che ricoprivano al di fuori di quell’appartamento. Davvero il fatto che lei fosse una sua alunna e che le malelingue avrebbero infestato l’intera Nottingham University, ospedale compreso, non lo spaventavano? –Kyle…- i suoi occhi cerulei si posarono su di lei con curiosità mentre trangugiava l’ultimo boccone di ciambella.
-Si Lily…?- mormorò accigliandosi vedendo che l’espressione della ragazza era inquieta.
-Quello che è successo la scorsa notte…-
-Non vorrei doverti annotare “nel taccuino” e voltar pagina se è questo che stai proponendo!- la interruppe con un ghigno divertito. Lily inarcò un sopracciglio. –Credevo fosse ovvio quanto fossi incuriosito da te Lily Potter…- aggiunse infilandosi con un movimento fluido ed elegante il camice dove in bella vista era appuntato il cartellino con la dicitura “Primario di Magichirurgia Dott. Kyle Button”. –Ma se lo svago di una notte è quello di cui eri in cerca per me va bene!- terminò sorridendole.
-Non ero in cerca di nulla…è successo!- protestò non avendo però ben chiaro la piega che la conversazione stava prendendo. Non riusciva a capire quali fossero le reali intenzioni di Kyle. Era sicura di esserne attratta e di aver provato un vortice di emozioni e sensazioni nuove la notte scorsa. Ma non era certa di cosa Kyle provasse per lei. Dall’affermare quasi di volerla considerare più di una conquista di una sera era passato dall’avere quasi fretta di mettere un punto a quella sorta di relazione e andar a lavoro come se nulla fosse. Si sentì infastidita ma allo stesso tempo sollevata che forse tutto sarebbe rimasto tra quelle mura e il mondo magico non sarebbe mai venuto a conoscenza della loro tresca.
-Mi sembri un po’ confusa su quello che vuoi realmente Lily Potter… se dovessi ripensarci sai dove trovarmi!- concluse facendo un cenno col capo riferendosi all’apartamento. L’aveva appena congedata con quel sorriso beffardo che lo contraddistingueva e si smaterializzò.
 
*

A pochi chilometri di distanza, nell’ala ovest del dormitorio femminile del Campus di Nottingham, Teddy bussò alla porta della camera di Lily nelle prime ore del mattino. Aurora sobbalzò e infilandosi l’ultimo stivaletto saltellò sino alla porta ed aprì.

-Professor Lupin!- trillò sorpresa ed allarmata allo stesso tempo. –Che ci fa qui?- chiese accigliandosi.
-Ciao Rory…sono qui per Lily!-
-Ehm…non è qui!-
-Che significa non è qui? Non condividete più la stanza?-
-Non è qui significa che non ha passato la notte qui…- lo punzecchiò lasciandosi sopraffare dalla stronzaggine che la contraddistingueva. Restò a fissarlo con aria di sfida. Teddy rimase impietrito sull’uscio.
-Sai per caso dove posso trovarla? È di turno stamattina?-
-Vuole sapere dove o con chi?- rincarò la dose. Teddy roteò gli occhi al cielo mentre i suoi capelli vertevano sul rosso per l’ira che stava crescendo, e qui e là qualche ciocca verde iniziava a farsi strada per la gelosia. Aurora soffocò un risolino e si schiarì la gola. –Comunque ha il turno pomeridiano, non so adesso dove sia, ma stasera la può trovare in ospedale, staccherà per ora di cena…-
-Grazie sei stata davvero utile…- bofonchiò ironicamente.
-Beh c’è da dire che lei è un po’ in ritardo, anzi in ritardo di qualche anno!- rispose sbattendogli la porta in faccia e lasciandolo inerme nel corridoio.
 
*

Al ancora non riusciva a credere che Alice lo avesse invitato a pranzo per presentarlo come il suo ragazzo ai genitori. Fin ora i coniugi Paciock lo avevano accolto come il figlio minore di Harry, un ex alunno, un amico di Alice ma non di certo come il ragazzo della figlia. Aveva trascorso un’altra notte in bianco. Ormai le occhiaie che si riflettevano sullo specchio gli ritornavano un’immagine mostruosa, simile ad un goblin. Sua madre, alla notizia che Alice era diventata la sua ragazza, lo aveva abbracciato forte e rassicurato che sarebbe andato tutto bene con i genitori della ragazza. Suo padre era andato a lavoro presto, in quei giorni il dipartimento Auror era in fermento per una serie di furti di oggetti oscuri a sud della Scozia, ed Harry Potter stava organizzando le missioni di investigazione di ogni squadra Auror. Al pensò che se solo avesse già terminato l’accademia a quell’ora sarebbe già potuto essere al fianco del padre ed aiutarlo ad catturare i responsabili. Erano preoccupati in famiglia, Jamie era passato la sera precedente per rassicurarsi con suo padre che non sarebbe sceso in campo, ma che avrebbe solo supervisionato ed organizzato le squadre. Harry Potter aveva ceduto ed acconsentito. Ma conoscendolo, se la situazione fosse peggiorata, suo padre non avrebbe esitato a raggiungere i suoi Auror per combattere al loro fianco.

-Al, papà sta bene, l’ho appena sentito! È nel suo ufficio al Dipartimento di investigazione e sta tenendo sotto controllo la spedizione. Puoi andare tranquillamente a pranzo dai Paciock e goderti questo momento…- la tranquillizzò Ginny abbracciandolo. –E se dovesse accadere qualcosa ti avviserò subito tramite camino con la metropolvere, ok?- aggiunse vedendo negli occhi verdi del figlio un velo di preoccupazione ed incertezza.
-Va bene- alla fine mormorò abbozzando un sorriso. Diede un bacio a sua madre nella guancia lentigginosa proprio come quella della sorella ed uscì. Come ormai aveva imparato a fare raggiunse a piedi casa di Alice. Il respiro iniziò a farsi affannoso mentre giungeva sul portico, l’ansia ed il panico lo stavano attanagliando. Suonò il campanello e in una manciata di secondi la porta si aprì ed Alice lo accolse con un bacio a fior di labbra e gli sorrise. Si sciolse come neve al sole e si sentì il cuore caldo, mentre l’ansia scivolava via.

-Vieni, accomodati!- cinguettò lei prendendogli la mano e conducendolo in salone.
-Al benvenuto!- lo salutò Neville stringendogli la mano come ogni volta. Anche la madre di Alice lo salutò ma abbracciandolo e con un dolce sorriso.
-Alice ci ha detto che avete qualcosa da dirci prima di metterci a tavola!- disse Hanna in trepidazione. Al sentiva l’imbarazzo seccargli la gola e guardò Alice in aiuto. La ragazza gli prese nuovamente la mano intrecciando le dita a quelle sue. I volti di Neville e Hanna a quel gesto si dipinsero di stupore. Al voleva sprofondare dalla vergogna. Si rese conto di non aver mai provato una sensazione del genere perché mai con nessuna era arrivato a voler fare una cosa simile.
-Io ed Al adesso siamo più che amici… stiamo insieme!- spiegò Alice dolcemente. I suoi genitori sembrarono rianimarsi e corsero ad abbracciarla.
-Ma che bella notizia Al! Sei un così caro ragazzo e Ginny ed Harry sono dei nostri vecchi amici!- fu il primo commento di Hanna. Al ancora non trovava le parole, e sentì di star facendo la figura del pesce lesso.
-Al so che sei un bravo ragazzo ma adesso che tu ed Alice volete essere una coppia esigo da te la massima serietà intesi?- si premurò di precisare Neville mentre gli dava delle pacche affabili sulla schiena. Albus annuì intimorito.
-Papà ha capito, adesso andiamo a pranzare altrimenti l’arrosto si fredda!- mitigò Alice conducendoli entrambi in cucina. Hanna ridacchiò divertita e così si misero a tavola. Da quelle ore trascorse con la famiglia Paciock Albus capì che il legame speciale che univa i componenti era profondo e indissolubile. Alice era totalmente al proprio agio con i genitori e il dialogo tra i tre era così dolce e genuino che Al pian piano si sentì nuovamente a suo agio, come quando andava lì in veste di amico di Alice. Neville era totalmente devoto alla figlia e l’amore l’uno per l’altra quasi destabilizzante. Quando Alice, salutati tutti, lo accompagnò sul portico, Al tirò un sospiro di sollievo conscio che tutto era andato per il meglio.

-Cosa credevi? Che ti avrebbe minacciato con la bacchetta?- ironizzò la ragazza punzecchiandolo.
-No…ma comunque mi mette un po’ in soggezione quanto tuo padre tenga a te e quanto andiate d’accordo…-
-Beh Al… mio padre non ha mai avuto una vera famiglia in cui crescere…- mormorò la ragazza incupendosi e guardando altrove. Al ricordò solo in quel momento della situazione al San Mungo dei nonni di Alice. Solo da piccolo una volta ne aveva sentito parlare a suo padre.
-Alice io non volevo…- biascicò mortificato.
-No figurati ad un occhio estraneo questo legame morboso potrebbe apparire strano ma mio padre vive per la sua famiglia, specialmente da quando la bis nonna è morta… è come se avesse solo noi, sai i miei nonni paterni non…- Al la interruppe avvolgendola tra le sue braccia. Le baciò il capo corvino. La ragazza affondò il suo viso nel petto di Albus accoccolandosi.
-Siete una famiglia stupenda Alice!- soffiò tra i suoi capelli. La ragazza sorrise e gli lasciò un altro bacio a fior di labbra. Al le morse dolcemente il labbro inferiore sorridendole. –Adesso vado che non ho ancora preparato alcun discorso per il colloquio e mancano solo pochi giorni!- Alice annuì e rientrò in casa, mentre Al si incamminava verso Godric’s Hollow.
 
*

Lily era latitante da quasi 24 ore ormai e Aurora l’aveva tempestata di messaggi e le aveva perfino inviato il suo barbagianni Rufus, che era solito beccare le braccia per punirla di non essersi fatta viva. Iniziava sia a preoccuparsi che a spazientirsi perché la sua amica le aveva promesso che prima di cena sarebbe stata con lei nell’aiutarla a scegliere l’abito giusto per la cena con Dorian e per supportarla nel caso se la fosse fatta sotto. Alla fine in preda alla fifa aveva scelto un tutone nero e lasciato i capelli raccolti da un lato. Un filo di trucco e come un condannato a morte ad Azkaban, si trascinò sino ai cancelli del Campus dove Dorian la stava aspettando.

-Sempre puntuale come un orologio svizzero!- disse appena la vide arrivare coperta dal suo pesante cappotto senape. Rory gli sorrise impacciata e lo raggiunse.
-Il lupo mannaro perde il pelo ma non il vizio!- rispose e Dorian ridacchiò.
-Ho affittato una macchina, nulla di che, per questa occasione!- e gli indicò la land rover sul quale era indolentemente poggiato.
-Che onore!- cinguettò la ragazza. Dorian le aprì la portiera e dopo, mettendosi alla guida, partirono per la periferia di Nottingham. –Di che bistrot si tratta?- spezzò il silenzio sceso da pochi minuti.
-Beh in realtà volevo farti una sorpresa ma non riesco a tenermi nulla dentro lo sai… stiamo andando in un ristorante di sushi!-
-Oddio!- trillò estasiata con l’acquolina in bocca. Dorian sorrise sornione.
-Ah allora dopo tanti anni è ancora il tuo piatto preferito…- Aurora annuì mentre Dorian imboccava un vicolo, poco distante dal Trent Bridge, e parcheggiava.
-Guarda un po’ che fila…- piagnucolò affamata.
-Ho prenotato, non dovremmo aspettare!- precisò gongolando lui.
-Anche tu sei il solito precisino previdente mio caro lupo!- commento Rory con un ghigno divertito. Dorian le aprì la porta e la cameriera, detto il nome, li scortò al tavolo e prese le loro ordinazioni. Poco dopo li lasciò soli mentre una musica orientale faceva da sottofondo ed i loro occhi si incrociarono.
-Dorian… posso essere sincera con te?-
-Devi…-
-Ho un ansia terribile! Voglio che questa serata non sia un fiasco e mi sento tesa come la corda di un violino!- Dorian sbuffò divertito e le sorrise.
-Puoi evitare questa sera di essere la solita maniaca del controllo?! Ti ho invitata per trascorrere del tempo insieme, solo tu ed io e se tu non ti lasci andare non riuscirò a farlo neanch’io!- Rory annuì e prese un gran respiro per tentare di rilassarsi. –E comunque sei bellissima stasera…- lei sorrise a quelle parole, portandosi una ciocca dietro l’orecchio.
-E tu il solito cascamorto!- mormorò facendogli la linguaccia. Subito arrivarono i loro piatti e tra un bicchiere di vino e qualche boccone si lasciarono andare ancora a racconti degli anni trascorsi separati. Rory era gelosa di tutte quelle persone che Dorian aveva elencato nei suoi viaggi, nelle sue esperienze ed occasioni speciali. Avrebbe voluto esserci anche lei e condividere con quel ragazzo ogni istante. La malinconia pian piano si fece spazio in lei e il rimorso di essersi persa così tanti anni di lui la intristirono. Dorian sapeva leggerla come le pagine di un vecchio libro, il preferito.

-Cosa succede Aurora? Ho detto qualcosa di sbagliato? Ti stai annoiando per caso?- la ragazza scosse il capo per tranquillizzarlo e sorrise.
-Affatto…ho voglia di prendere una boccata d’aria però!- Dorian chiamò la cameriera ed insistette per pagare il conto per entrambi. Lusingata si mise il cappotto e poi insieme raggiunsero il Trent Bridge a pochi metri dal locale. L’arietta fredda del fiume Trent ed il suo scorrere lento e pigro tra le possenti mura del ponte facevano da scenario a quella sera. La luna timida si frastagliava tra le increspature dell’acqua ed illuminava i loro volti.

-> https://www.youtube.com/watch?v=x6nQ_lxlLf0
*Eravamo amanti per la prima volta… Sorseggiavamo le emozioni.
Fumando ed inalando ogni momento. È stato sconsiderato e noi l’abbiamo vissuto, si…*


-Abbiamo precisato di dover essere sinceri…- ruppe il silenzio lui stavolta. Rory fece spallucce dispiaciuta. –Dimmi a cosa stai pensando!- si fece serio Dorian prendendole le mani tra le sue. Rory si specchiò nei suoi occhi azzurri. Probabilmente gettarsi nel fiume sarebbe stato meno doloroso di quello che sentiva quando pensava che quegli occhi si erano posati su altre ragazze, su tramonti e albe senza di lei. Si sollevò sulle punte dei piedi e lo baciò. Un bacio lento, dolce e colmo di nostalgia. Aprì gli occhi e lo vide trattenere il respiro. –Perché questo bacio adesso?- disse con la voce rauca.
-Ne avevo bisogno…- Rory si leccò le labbra e strinse più forte le mani di Dorian. –C’è stata qualcuna in questi anni?-
-è per la storia del campeggio che ti ho raccontato?-
-No, cioè si, in realtà è per tutto. Ho bisogno di sapere, e non intendo delle avventure di una sera e roba del genere, intendo…-
-Ho capito! Sono stato con una ragazza per un paio d’anni!-mormorò cupo.
-Come mai è finita?-
-Non lo so… immagino che eravamo troppo diversi…- Rory si sentì turbata. Non la infastidiva l’idea che fosse andato a letto con altre ragazze ma che avesse amato un'altra che non fosse lei. –Rory parlare di questo ti farà stare solo peggio!- aggiunse.
-Non ti interessa sapere di me?-
-Non voglio stare peggio io!-
-Non c’è stato nessuno!-
-Perché?- incalzò Dorian adesso curioso e sollevato nel tono di voce.
-Perché nessuno ne valeva veramente la pena!- rispose sinceramente. Stavolta fu Dorian a baciarla. Quel bacio divenne presto umido in una danza di lingue, di passione e malinconia. Trasudava il desiderio di sentirsi nuovamente vicini, di scoprirsi nuovamente in quella nuova forma. Erano stati molto giovani un tempo e quell’amore interrotto bruscamente era rimasto assopito ma mai del tutto sconfitto. Mentre le mani del ragazzo sulla sua vita la spingevano contro il corpo di lui. Rory si sentì bene per la prima volta dopo tanto tempo. Era nel posto giusto con la persona giusta e al momento giusto. Non voleva più prendere fiato, non voleva che lui la lasciasse andare per nessuna ragione al mondo. Se doveva morire un giorno era quello il modo in cui voleva farlo, senza fiato tra le sue braccia. Eppure quando le loro bocche si staccarono Dorian era ancora lì e si accorse che quel meraviglioso sogno era la realtà.
-Adesso posso dirti che anch’io ero terrorizzato da questa serata perché ho paura di ricominciare qualcosa che mi ha fatto stare così male ma non voglio avere nessun rimpianto e la paura non deve vincere su di me, su di noi… non un ‘altra volta!- Rory annuì.
-Hai ragione!- fece una pausa –sto congelando però!- ridacchiò.
-Va bene allora ti accompagno a casa, sono quasi le undici e domani mi aspettano due ore di Alchimia!- tenendola sotto il suo braccio giunsero in macchina diretti al Campus.

*Eravamo amanti attraverso una corsa selvaggia… è iniziato tutto come un incendio.
Il nostro amore era qualcosa che potevano ammirare…
Eravamo giovani e ora sono più vecchia ma farei tutto di nuovo! (Ellie Goulding; First Time)*

 
*

Erano le 23 in punto quando finalmente quella terribile e lunghissima operazione del dottor Belby era terminata. Felicia l’aveva salutata e con ancora il camice addosso era andata via. Negli spogliatoi c’era ancora qualche tirocinante con cui ancora non aveva condiviso nessun turno. In silenzio si cambiò e preso il borsone contenente il camice e i libri si avviò verso l’uscita dell’ospedale. Appena fuori dalle porte scorrevoli, palpando la tasca del cappotto, non avvertì la presenza della bacchetta. Fece per tornare indietro verso gli spogliatoi e si scontrò con il petto di un uomo. Balzò indietro dispiaciuta e vide che aveva appena avuto un scontro frontale con Kyle Button.

-Lily Potter!- disse atono lui sorridendo. Lily si guardò attorno per scorgere se qualcuno avesse assistito. Imbarazzata si ricompose la coda di cavallo e si schiarì la voce.
-Dottor Button…- mormorò con tono formale.
-Che formalità, ok se vuoi giocare a questo gioco “facciamo finta che sia stato tutto finto” per me va bene…- commentò Kyle mordicchiandosi appena il labbro inferiore ma senza smettere di avere quell’espressione sorniona. Lily avrebbe voluto togliergli quella sicurezza ma non poteva dar spettacolo, qualcuno degli studenti in giro li avrebbe potuti vedere ed intuire che quel rapporto aveva qualcosa in più della sola relazione Professore/alunna.
-Siamo praticamente al centro dell’attenzione Kyle cosa dovrei fare?!- disse sottovoce e a denti stretti.
-A me non importa ma se per te è un problema ti ripeto che sai dove trovarmi…- argomentò sicuro lui.
-Lily!- una voce la pietrificò. Si voltò per ritrovarsi a pochi passi da Teddy.
-Teddy, cosa ci fai qui?- disse incredula.
-è tutto il giorno che ti cerco, per parlare…-
-Sono stata a lavoro!- si affrettò a precisare la ragazza come per giustificarsi, come a nascondere qualcosa. Sentiva gli occhi di Kyle puntati su di lei. Teddy indurì la mascella ed incrociò lo sguardo del dottore. Lily voleva che la terra si aprisse e la inghiottisse.
-Stamattina dovevi essere nel tuo dormitorio…-
-Oh beh io…-
-Lily Potter tra poco il mio turno sarà finito, pensi di essere libera?- Kyle si intromise bruscamente nella conversazione. Avrebbe voluto schiantarlo ma si dovette frenare.
-Lily è tutto il giorno che aspetto di poterti parlare, andiamo?- era come guardare una partita di quidditch e lei era la pluffa che due cacciatori si lanciavano. Deglutì, guardò prima Kyle contraddistinto sempre da quell’aria beffarda e tranquilla e poi Teddy i cui occhi color miele quasi la supplicavano di far cessare quello scontro. Chinò il capo e raggiunse Teddy. Il ragazzo la prese per mano e dopo aver lanciato un’ultima occhiataccia al primario del Nottingham Hospital si smaterializzarono.
 
Buon pomeriggio lettori!!
Ecco qui l'aggiornamento, cercherò di postare il prossimo capitolo il prima possibile!
Spero che questo vi sia piaicuto, e se volete chiedermi qualcosa sapete cosa fare ;) aspetto le vostre recensioni ed opinioni, e corro a rispondere a quelle del cap precedente! Ringrazio chi segue, preferisce e ricorda la storia, come sempre, e coloro che hanno recensito <3 VI ADORO!
un bacio e a presto, fede! 

 

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