Should I stay or should I go?

di Mrs_Cobain951
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 – Un nuovo inizio ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 – l’incontro ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - La scommessa ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 –If you wanna be my lover you gonna get out with my friend. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 – Scocciature ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 - Fuori con me ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 - Io ho bisogno di te ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 - Scoperte ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 - Tempesta ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 – Mezzi chiarimenti ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 - Aria di cambiamenti ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 - Tra rabbia e dolore ***
Capitolo 13: *** Scusateci ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 – Un nuovo inizio ***


Capitolo 1 – Un nuovo inizio

Alec’s pov

Alec si guardò intorno, non riusciva a crederci, aveva passato tutta la vita a sognare quel momento; quando finalmente sarebbe riuscito a dire la verità alla sua famiglia e se ne sarebbe andato a studiare fuori da quella casa. E ora eccolo lì, con avanti a sé la prestigiosa università di Harvard pronto a approfondire una delle sue più grandi passioni: la filosofia.
Scese dal taxi, pagò il tassista e si incamminò verso la hall dell’università dove un alunno addetto all’accoglienza delle matricole gli avrebbe mostrato la scuola e la sua stanza. Prima di entrare nell’edificio dovette attraversare un giardino molto grande, lì, poté notare molti alunni che si riposavano nei più svariati modi. Ci vollero circa cinque minuti per arrivare a destinazione e quando vi entrò subito un ragazzo dall’aria gentile e simpatica gli si presentò. << Ciao, tu devi essere Alexander Lightwood, mi chiamo David Wayner e ti farò vedere il college. >> disse il ragazzo.
<< Piacere David, per favore chiamami Alec. >> fece lui, con un sorriso timido sulle labbra.
<< Perfetto, seguimi... Alec. >> disse lui, sorridendogli divertito.
Iniziarono quindi il tour, ma Alec non fece molta attenzione a ciò che stava dicendo. Per i primi cinque minuti ascoltò, poi finì per scrutarlo da testa a piedi. Era un ragazzo abbastanza carino, era più basso di lui ed aveva dei grandi occhi azzurri, più chiari rispetto ai suoi. I capelli biondo cenere li portava spettinati sulla fronte ed aveva sempre un sorriso sulle labbra. Alec notò solo allora che portava degli occhiali e aveva un modo di portarseli di nuovo a posto sul naso semplicemente adorabile.
<< Alec, ci sei? >> chiese David, notando la sua assenza. Alec si fece tutto rosso e si guardò attorno cercando qualcosa da dire, qualcosa da ricordare. << Ehm... sì, si. >> fu tutto quello che disse.
David gli portò la mano sulla spalla e gli fece un sorriso a trentadue denti, un sorriso che gli ricordò quello vispo e curioso di Max. << Dai, vedrai che ti troverai benissimo! >> Alec non seppe che dire, era alquanto in imbarazzo, ed era sicuro di essere arrossito. Per fortuna lui continuò. << Fammi un sorriso, non voglio passare il resto dell’anno a vederti arrossire in un angolino della nostra stanza. >>
Alec rimase sorpreso e per la prima volta dopo minuti, lo guardò. << N-Nostra stanza? >>
David aggrottò la fronte, ma il sorriso non scomparve dal suo volto. << Ragazzo, tu hai dei problemi, ma non ti giudicherò per questo. >> prese un respiro profondo, mettendosi le mani sui fianchi, come solo gli anziani sapevano fare. << Benvenuto a casa, Alec. >>

Seguì David dentro la camera che sarebbe stata casa sua per i prossimi anni.  Era soddisfatto del suo compagno di stanza, non lo conosceva bene ma lo considerava abbastanza simpatico e sicuramente più spigliato di lui e ciò di certo non guastava; in qualche modo gli ricordava il suo fratellino di dodici anni, Max. Osservò quella piccola stanza con solo due letti, posizionati l’uno affianco all’altro, erano divisi da due comodini in legno, ed avevano entrambi la testata sullo stesso muro;  al centro dello stesso vi si trovava una finestra, dalla quale si potevano vedere i vari campi di tennis e calcio; vi erano in oltre una scrivania e due sedie arancioni, posizionate al muro opposto rispetto a quello in cui si trovava la finestra; sopra la scrivania, in alto, si trovava un televisore al plasma di media misura. A destra dei letti vi era una porta che conduceva ad un piccolo bagno, mentre a sinistra si trovava un armadio abbastanza spazioso. Alec si posizionò nel letto che gli fu indicato da David.
Certo che il suo compagno era proprio un nerd, l’aveva sospettato notando la maglietta di Iron Man che sfoggiava fiero. Ma ora, notando tutti quei poster dei vari Star Trek, Star Wars, supereroi e qualche anime, ne era assolutamente certo, “Dio mio, lui è la fusione tra Simon e Max.” Pensò.
<< Senti amico, visto che tu ti fai chiamare Alec approfitto per dirti che preferisco essere chiamato Dave. >>
<< Perfetto… amico. >> disse Alec arrossendo leggermente. << Tu da dove vieni? >> proseguì il moro.
<< Da Tatooine. >> disse ironicamente Dave.
<< Ma che diavo-  sei europeo? >> chiese confuso Alec
Dave inizialmente scoppiò in una risata fragorosa che Alec non colse, quando poi il nerd si accorse che la sua domanda era seria strabuzzò gli occhi e balbettò << N-No aspetta, T-Tu non hai mai visto Star wars? >>
<< No, non ho mai avuto tempo per vedere i film. >> ammise Alec.
<< Fermo, non dire altro il mio cuore non lo può sopportare, dobbiamo assolutamente rimediare. >> disse in tono teatrale portandosi una mano sul petto. << Ci penserò io ad istruirti giovane padawan. >>
<< Pada- che? >> chiese perplesso il moro.
<< Oh santo cielo, ne abbiamo di strada da fare! >>

Magnus’ pov

Quando si rese conto che la sigaretta stava terminando la buttò a terra e la schiacciò sotto il piede. Finalmente Ragnor uscì dall’ufficio del direttore e gli andò incontro con la faccia di uno che farebbe meglio a dormire di più.
<< Bella faccia. >> disse, mentre gli passava affianco.
<< Fanculo, Bane. >>
Di tutta risposta Magnus alzò un sopracciglio e gli andò dietro, con il passo di un bambino felice. Gli passò un braccio sulle spalle e lo guardò. << Allora, pronto per scoparti tutte le matricole di quest’anno? Ho notato che alcune hanno la faccia da vergini... >>
<< Dio si, mi ci vorrebbe una bella scopata! >> rispose Ragnor in tono liberatorio.
<< Pensavo di organizzare una festa indimenticabile nella sala grande, naturalmente la festa sarà aperta a tutti e sarà in onore delle nostre amate matricole, ovviamente. >>
<< Ottima idea! >> esclamò l’amico. << E, visto che tu hai passato la tua stupida fase eterosessuale le ragazze saranno tutte mie, no? >>
<< Ovvio, non c’era neanche bisogno di specificarlo. >> disse Magnus con il suo solito sorrisetto malizioso.
I due iniziarono ad incamminarsi verso la loro stanza continuando a discutere sui particolari della festa che si sarebbe svolta il mese successivo.
 
 
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L'Angolo delle autrici timide

Salve a tutte!!
Questo è il primo capitolo della nostra prima long malec. Ci scusiamo per il capitolo corto ma è solo un' introduzione i prossimi saranno più lunghi. Siccome è in assoluto la nostra prima fanfiction ci servirebbe e ci farebbe piacere sapere la vostra opinione, negativa o positiva che sia;)
Firmato
Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 – l’incontro ***


Capitolo 2 – l’incontro
 
Alec’s pov

Era passato ormai un mese da quando aveva iniziato a frequentare il college e doveva ammettere che gli stava piacendo moltissimo: la sua buona preparazione e il suo spassionato amore per lo studio davano i loro frutti, difatti se la cavava davvero bene con le nuove materie scolastiche. Inoltre era davvero molto soddisfatto del suo nuovo – ed escludendo Jace anche unico - amico Dave, lui era così solare e divertente; nell’arco di trenta giorni gli aveva fatto vedere e conoscere moltissimi film, fumetti, anime e manga, doveva ammettere che alcuni erano davvero brutti, come ad esempio Lanterna Verde che lui odiava smisuratamente, ma altri erano spettacolari come il già citato Star Wars che l’aveva davvero affascinato anche se non capiva l’amore - o per meglio dire l’ossessione - di Dave nei confronti di Padme. Oltre la sua nerditudine e il suo carattere estremamente piacevole c’era un altro aspetto che l’aveva sinceramente colpito di David. Infatti non senza con un bel po’ di imbarazzo si era trovato a confessargli la sua omosessualità e mentre lui si era immaginato che il ragazzo avrebbe cambiato i propri comportamenti nei suoi confronti, magari diminuendo i suoi gesti amichevoli, a David non importò assolutamente nulla sostenendo che era un bene avere meno concorrenza e continuò a restare il solito ragazzo adorabile, dimostrandosi giorno dopo giorno un amico migliore.
<< E questa è la fine del Signore degli anelli – La compagnia dell’anello. >>
<< Ma sei serio?! Finisce così?! >> esclamò sbigottito Alec.
<< Mio giovane padawan non disperare abbiamo ancora due dvd da vedere per terminare il viaggio del valoroso Frodo e del Fido Sam. >>
<< Io penso che tu sia completamente pazzo e che stia tentando di portare anche me alla follia. >> disse Alec con tono scherzoso.
Alche David gli chiese ridendo << E ci sto riuscendo? >>
<< Direi proprio di sì visto che mi trovo in questa stanza da circa tre ore guardando un film estremamente lungo che mi ha rapito ogni secondo di più. >> Disse il moro sorridendogli. << Però seriamente non sono emotivamente pronto per il secondo ora. >>
<< Mh, vorrà dire che guarderemo Il signore degli anelli – Le due torri domani. >>
<< D’acco- >>
<< AH! QUASI DIMENTICAVO! >> lo interruppe urlando
Alec sobbalzò senza scomporsi troppo, in fondo non era certo la prima volta che succedeva e ci stava facendo l’abitudine. << Cosa c’è? >> chiese alzando gli occhi al cielo con un lieve sorriso che sparì non appena sentì la notizia. << I due tipi più popolari del college questa sera danno una festa in cui tutti sono invitati e naturalmente tu verrai con me. >>
<< No, assolutamente no. Odio le feste. >> disse in tono fermo il moro.
<< Mio giovane padawan, puoi protestare all’infinito ma ci sono ben quattro ragioni per cui, a costo di trascinarti per le orecchie, tu verrai con me a quell’inutile festa di inizio anno. >>
“So già che me ne pentirò…” << Sentiamo queste quattro ragioni allora. >>
<< Numero uno. >> iniziò con tono solenne Dave. << Sei nuovo e devi farti vedere alla prima festa dell’istituto altrimenti nessuno saprà chi sei. >>
<< Per me questo non è un problema, ho passato tutto il liceo da ragazzo invisibile. >> controbatté con decisione Alec.
<< Numero due non ho mai sentito parlare di un gay single che per di più non ha storie burrascose e scopate occasionali alle spalle, quindi è giunto il momento di rimediare. >> continuò il ragazzo ignorando il commento precedente fatto dal suo padawan.
Alec fu scosso dall’osservazione fatta dall’amico e sapeva perfettamente che con chiunque altro sarebbe arrossito e si sarebbe vergognato da morire ma David lo metteva così a suo agio anche quando diceva cose insensate come la precedente; nonostante tutto si sentì comunque in dovere di tirargli qualcosa contro, per fargli rendere conto che stava sparando una marea di cazzate. Dave schivò lo spazzolino da denti tiratogli dal moro e continuo a parlare con nonchalance. << Numero tre ho un bisogno disperato di una ragazza e siccome sono un imbranato completo, ho bisogno di una spalla che ne faccia ubriacare una e che me la spedisca, è una cosa triste, lo so, ma penso sia l’unico modo possibile per ottenere una scopata. >>
Alec per quanto si sforzasse di fare il contrariato non riuscì a trattenere una risata.
<< Numero quattro io sono il tuo maestro Jedi e tu il mio padawan e non esiste che tu non mi segua ovunque io vada. >>
A quel punto Alec cedette. << D’accordo piccolo rompiscatole ti accompagno! Ma per favore smettila di parlare come se potessi insegnarmi a padroneggiare la forza in quanto, mi dispiace deluderti, tu non sei un maestro Jedi. >> “Ma come diavolo parlo?!”
<< Alec non essere cieco, ti ho convinto ad andare ad una festa, è ovvio che la forza scorre potente in me. >>
A quel punto i due si fissarono per un secondo e scoppiarono in una risata tutt’altro che controllata.
 
.
 
Entrati nella sala grande i due amici si trovarono nel bel mezzo di una festa dalle fattezze esagerate.
La stanza era arredata abbastanza bene, tanto da sembrare una discoteca, ai lati di essa si trovavano molti divanetti dove le coppiette potevano trovare un po’ di intimità nonostante si trovassero in una sala gremita di persone. Nell’angolo più lontano rispetto all’entrata vi era un bancone dove si poteva fare rifornimento di alcool, non che ad Alec potesse importare più di tanto. Al centro della sala vi era una grande massa di persone intente a ballare – o meglio strusciarsi le une alle altre - a ritmo di musica. Le luci addette all’illuminazione della sala erano spente e al loro posto, per illuminare un minimo l’area e per creare la giusta atmosfera, vi erano delle luci stroboscopiche di vari colori. La musica veniva sparata dalle casse ad un volume assordante e oltretutto era davvero di pessima scelta, difatti alle orecchie non abituate del povero Lightwood quella non era musica, quella era rumore, per giunta anche fastidioso, come quello che fa un martello che da colpi a un muro.
<< Allora, vedi qualcuna? >> urlò David, guardandosi intorno con l'espressione più fiera che gli avesse visto fare. Era peggio di quando aveva cercato di rimorchiare la signora della mensa dicendole: "Lo sa che lei è quel tipo di donna cotta a puntino? È quella giusta per me."
Alec scosse la testa per scacciare quei pensieri e si guardò intorno. << Non sono la persona giusta a cui chiedere di donne... >> disse tentando di sovrastare il volume della musica, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.
<< Giusto. Guarderò io, tu sarai l'amo e io il pescatore. >> fece il gesto di un uomo che tira su la lenza. Alec lo guardò corrugando la fronte. << Ti rendi conto che non sei uno del tutto normale? >> gli disse, stupendosi di sé stesso. Non era tipo da dire certe cose a qualcuno.
David fece spallucce, sorridendo e accarezzandosi il pizzetto che si era fatto crescere. Ne andava molto fiero, ma Alec avrebbe voluto dirgli che gli stava davvero male. "Sembra una capra, santo cielo." << Che ci posso fare? È il mio sex appeal. >> e alzò ritmicamente le sopracciglia verso Alec.
Lui gli fece un gesto con la mano, come per zittirlo e tornò a guardare la sala gremita di persone. Le luci andavano e venivano, sempre di colori diversi e ogni tanto esplodeva qualche palloncino, facendo cadere sulla folla una pioggia di quelli che sembravano essere glitter.
<< Penso che quella ragazza sia davvero carina. >> disse infine, indicando a David una ragazza bionda, riccia e abbastanza alta da arrivare alla spalla di Alec.
David sorrise a trentadue denti. << Falla abboccare, amo! >> e spinse il povero ragazzo verso la ragazza.
Lei stava vicino al bancone dove venivano serviti i cocktail e Alec fece diversi giri intorno al luogo, non sapendo che diavolo dovesse fare. Non ci sapeva fare con gli uomini, come poteva avere speranze con una ragazza?
Alla fine lei lo guardò, alzando un sopracciglio, e gli parlò. << Quando avrai finito di farti i giretti intorno al bancone potrai anche farmi un sorriso. >>
Alec si sentì morire dall'imbarazzo e avrebbe voluto correre via e sotterrarsi, ma rimase lì. Per David. Per non doversi sopportare il suo pianto isterico dopo. O le sue urla.
Si sforzò di fare un sorriso. << No, io... In verità sono gay. >> disse schiettamente. "Oh, dio, ma perché l'hai detto? Che cos'hai che non va?" Gli urlò il suo subconscio.
La ragazza adesso alzò entrambe le sopracciglia. << Buono a sapersi. >>
Alec annuì, passandosi la mano nervosamente sulla nuca. << Ma c'è un mio amico a cui piacciono le donne. È molto simpatico, è quel tipo lì. >> ci stava provando con tutte le sue forze, non poteva fare di meglio.
Lei rise. << Sei la spalla di David? >>
Lui sgranò leggermente gli occhi. << Lo conosci? >>
Lei annuì. << Tutti lo conoscono, più o meno. È un don Giovanni che non rimorchia mai, ma tutto sommato l’ho sempre trovato adorabile. >>
Alec si morse il labbro. << Okay, quindi andrai a parlarci? >>
Lei prese il suo bicchiere e prima di portarlo alla bocca disse: << Se si tratta solo di questo, volentieri. >> gli fece l'occhiolino e si allontanò.
Si voltò verso Dave e alzò le braccia in segno di vittoria e il suo amico si scatenò come non mai.
Poco dopo, la ragazza andò davvero a parlargli e Alec si ritrovò da solo, all'angolo dove tutte le coppie si erano rifuggiate a baciarsi, a bere qualcosa di analcolico. Era stato fortunato a trovarne in quella festa. Poteva esserci scena più patetica?
Guardò la folla di corpi ormai sudati e appiccati che ballava a ritmo di musica, musica che continuava a rompergli i timpani.
Dopo aver preso un altro sorso di quel drink disgustoso, notò che un ragazzo lo stava osservando dalla folla. Pensò che stesse guardando qualcuno accanto a lui, così indicò la ragazza accanto a sé, pensando dovesse chiamarla. Il ragazzo corrugò la fronte e scosse la testa.
Lo vide avvicinarsi, sembrava che la folla si aprisse al suo passaggio.
Alec lasciò che il suo sguardo si prendesse una prima immagine di quel corpo: portava dei pantaloni di pelle neri che gli fasciavano perfettamente le gambe slanciate, una camicia viola scuro zebrata, sbottonata per i primi tre bottoni che lasciavano intravedere il petto nudo. I capelli erano cosparsi di mash dello stesso colore della camicia e il viso era pieno di glitter. Era una visione tanto strana quanto incredibilmente bella e sexy.
Il ragazzo si fermò a pochi passi da lui e poté sentire il profumo di alcool e miglio mischiarsi addosso i suoi vestiti.
<< E tu, chi sei? >> chiese, aveva la voce profonda e sensuale. Sembrava come se fosse sorpreso di vederlo, il che ad Alec non era mai successo. Non con un ragazzo così bello, almeno.
<< Io... >> distolse un attimo lo sguardo e strinse il bicchiere di plastica che aveva in mano. << Io sono Alec Lightwood. >> tornò a guardarlo, i suoi occhi avevano un qualcosa che non permetteva di non guardarli: avevano la forma allungata, di fatti il ragazzo aveva dei tratti orientali, ma nonostante ciò erano verdi e, a volte, si illuminavano con qualche striatura color oro, inoltre l’ombretto scuro e l’eyeliner glitterato abilmente applicati li rendevano più magnetici di quanto già non fossero.
Il ragazzo sorrise ed annuì. << Sei una matricola. >>
Alec si mordicchiò l'interno guancia, non sapendo bene che dire, ma per fortuna fu preceduto dall’altro.  << Io sono Magnus Bane. È un piacere vedere facce nuove ogni tanto. >> fece di nuovo quel sorriso. E Alec dovette ammettere che aveva un sorriso davvero ammaliante, capace di farlo diventare completamente rosso.
<< Tu non sei nuovo? >> chiese Alec riprendendosi.
Magnus lo guardò come se fosse un alieno. << Io sono al terzo anno, mai sentito parlare di me? >>
Non sapeva che dire, così scosse lentamente la testa.
<< Mi spiace ma essendo una matricola, non conosco quasi nessuno. Per questo mi trovo qui, il mio amico David mi ha portato a questa esagerata festa per conoscere persone... Ma non mi piacciono questo tipo di eventi. >> disse, sentendosi un po' più a suo agio, ma la sensazione passò quasi subito, quando sentì la risposta di Magnus.
<< Beh, sì dà il caso che questa festa esagerata a cui tu non saresti voluto venire, l'ho organizzata io. >> aveva sempre un sorriso sulle labbra, ma Alec si sentì morire dentro. Le guance gli avvamparono e il cuore perse dei battiti. "Che figura… Lightwood, lasciatelo dire sei un deficiente." Gli disse una vocina dentro di sé.
<< Io... Non volevo... >> non trovava le parole giuste. Anzi, non trovava proprio le parole.
<< No, no, tranquillo. >> disse Magnus alzando una mano verso di lui. << Intendevi quello che hai detto. Ci sono tipi come me, >> e si indicò. << E tipi come te. >>
Alec si finse più rincuorato, ma per la seconda volta nella serata, volle andarsi a sotterrare.
<< Già. Mi dispiace. >> tentò di urlare sopra il volume sempre crescente della musica.
<< Non ti dispiacere, a volte gli opposti si attraggono. >> gli fece l'occhiolino. 
Alec sgranò gli occhi a quell’affermazione e, nel bel mezzo di un attacco di panico, mollò il suo bicchiere a Magnus e corse via verso il bagno.
Era ufficiale: era un demente.
 
Magnus' pov
 
Alec corse via, lasciandolo con un bicchiere mezzo vuoto di limonata tra le mani. Voleva andargli dietro, ma un altro pensiero lo precedette.
<< Chi cazzo ha messo la limonata alla mia festa!? >> urlò, ma ovviamente nessuno poteva sentirlo, se non i ragazzi che stavano pomiciando al suo fianco. << E smettetela voi due! Lui me lo sarò scopato più volte di quanto farai mai tu nella tua vita, biondina! >> urlò alla coppietta, per poi dirigersi nella stessa direzione di Alec. "Alec." Anche il suo nome aveva un non so che di angelico, per non parlare del suo viso.
Appena lo aveva visto dalla pista, aveva spento il cervello e si era concentrato solo su di lui. Non era certo il tipo di ragazzo che avrebbe adocchiato Magnus di solito, ma aveva qualcosa di diverso lui. Quei suoi occhi azzurri come un mare in tempesta e i suoi capelli scuri come la pece lo avevano incatenato, poi quel modo di fare timido e impacciato lo aveva fatto terribilmente eccitare. Aveva sentito il mondo fermarsi, tutto era sparito; tutto ad eccezione di quel timido ragazzo che era seduto da solo, con la schiena ricurva ad osservare il suo bicchiere, palesemente a disaggio. Certo, aveva criticato la sua festa, cosa che normalmente lo avrebbe fatto incazzare di brutto, ma Magnus sapeva anche che se quella sera si fosse fatto sfuggire quella preda, non se lo sarebbe perdonato. D’altronde era un moro con gli occhi azzurri, la sua combinazione preferita.
Finalmente riuscì ad arrivare ai bagni ed entrò senza curarsi di bussare. Alec era lì, che si bagnava i polsi con l'acqua.
Appena sentì la porta aprirsi, si girò ed arrossì per la seconda volta da quando Magnus l'aveva visto. Era una cosa che iniziava a piacergli. L'innocenza di Alec era in netto contrasto con la sua anima nera. Tutto ciò era eccitante.
Si chiuse la porta alle spalle e lo guardò senza dire nulla, poi gli porse il suo bicchiere.
<< Avevi scordato questo. Avrei preferito che ti fossi scordato il tuo numero. >> Magnus si strinse nelle spalle, cercando di sembrare un innocente ragazzo che cercava di fare amicizia. Sotto sotto voleva solo sentirlo implorare il suo nome nel modo meno innocente possibile.
<< Già... Non pensavo mi avresti seguito. >> il ragazzo sembrava un po' scosso dal suo comportamento, ma ci passò sopra.
<< Ho la tendenza a sorprendere le persone. >> gli sorrise, facendo alcuni passi verso di lui. << Ho molti assi nella manica, Alec Lightwood. >>
Alec si appiattì contro il lavandino, cercando di mettere più spazio possibile tra i loro corpi. << Dimmi qualcosa di te. >> disse Magnus. Era squallido, davvero squallido, provarci in un bagno. Ma il destino li aveva condotti lì. Mettiamola così.
<< Cosa vorresti sapere? >> chiese Alec, lo guardava negli occhi e questo gli piaceva. Non distoglieva mai lo sguardo, nonostante sembrava alquanto in imbarazzo.
<< Chi sei. >> Magnus continuava ad avvicinarsi, come una pantera. Lentamente. Con un passo felino ed elegante.
Alec scrollò le spalle. << Sono un semplice ragazzo che viene da New York. >>
Magnus si fermò. << New York? Città adorabile. Anch’io vengo da lì. Da Brooklyn per l’esattezza. >> gli sorrise. Il ragazzo davanti a lui sembrava una pietra. Una pietra con le guance come quelle di Heidi.
L'altro annuì, ma non disse più nulla. << Alec sembra un diminutivo di qualcosa, o sbaglio? È un nome davvero insolito, ma in senso positivo. >> continuò Magnus, avvicinandosi ancora. Mancava un passo e i loro corpi avrebbero aderito.
Alec sembrava un po' su di giri, come se più si avvicinasse, più perdeva concentrazione. << A-Alexander. >> mormorò.
Magnus chiuse gli occhi e si godette quel suono. << Alexander, è davvero un bellissimo nome- >>
Venne interrotto dalla porta che si spalancò. << Alec! Gesù, ti ho trovato! Dobbiamo tutti sloggiare! Il direttore ha visto che qui gira droga pesante e ha chiamato la polizia! Andiamo! >> urlò David, prese il suo angelo per il braccio e se lo portò via.
Magnus rimase lì, nel bagno, a soppesare su tante cose. Una in particolare: avrebbe dato la caccia ad Alexander e quando l'avrebbe ritrovato, ci avrebbe fatto di tutto.
<< Magnus, che fai qui? Santo cielo, sta arrivando la polizia! Qui ci arrestano a tutti! >> lo scosse Ragnor. << Dobbiamo andare, amico! >>
Magnus si voltò lentamente a guardarlo e sorrise. << Come disse una volta Harvey Dent: O muori da eroe o vivi tanto a lung- >> 
Ragnor lo strattonò per il braccio portandolo fuori di lì. << Mi dirai la tua filosofia di vita dopo, ora muovi quel culo sodo che ti ritrovi. >>
 
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Angolo delle autrici timide.
 
Ciao a tutte! Eccoci finalmente con il secondo capitolo di questa storia! Volevamo ringraziarvi tantissimo per averla letta anche perchè essendo la nostra prima fan fiction non ci immaginavamo tanto interessamento. In modo particolare ci teniamo a ringraziare le tre ragazze che ci hanno recensito, ci ha fatto molto piacere sapere la vostra opinione e cerceremo di non deludere le vostre aspettative.
​Sappiate che abbiamo deciso che aggiorneremo la storia ogni sabato, salvo eccezioni, fateci sapere che ne pensate.
 
​Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - La scommessa ***


Capito 3 – La Scommessa

Alec’s pov

Il giorno successivo sarebbe stato un giorno tranquillo che Alec avrebbe passato a studiare.
Tra una materia e l'altra decise di staccare per riflettere un po' sulla serata precedente in particolare sull'incontro con quel tipo strano ma bellissimo, di cui però non sapeva neppure il nome, ricordava le emozioni provate; in primis c’era l’imbarazzo ma anche un’altra sensazione a cui non sapeva dare un nome, era un qualcosa di estremamente piacevole, per la prima volta un ragazzo così bello e interessante aveva notato lui. Ma ad Alec, naturalmente, non importava, o meglio non doveva importare; lui era lì per studiare e sapeva già che una frequentazione del genere avrebbe sicuramente rovinato i suoi piani, così si decise che avrebbe dimenticato quegli occhi felini e quel corpo mozzafiato.
A distrarlo dai suoi pensieri con il suo pessimo o ottimo, dipende dai punti di vista, tempismo entrò trotterellando nella stanza Dave con il suo solito sorriso a trentadue denti e i suoi bellissimi occhi celesti brillanti.
<< Allooora? Ieri ti ho visto in bagno con Magnus Bane in atteggiamenti piuttosto intimi... Racconta tutto giovane padawan. >>
<< Dunque è così che si chiama… >> sussurrò a sé stesso. << Comunque non è successo nulla, ringraziando il cielo sei entrato tu e lo hai fermato, avevo iniziato a credere che volesse stuprarmi. >>
<< E ti sarebbe dispiaciuto? Davvero? Quel tipo è talmente sexy che convertirebbe un devoto etero come me. >>
<< Smettila di sparare cazzate Dave!! Ho anch'io gli occhi e mi sono accorto di quanto fosse bello ma quel tipo porta guai. >> Sentenziò Alec accorgendosi solo allora che stava facendo apprezzamenti su un uomo ad alta voce con Dave senza il minimo imbarazzo. Ora ne era certo, quel David aveva qualcosa di speciale.
<< Ma mica te lo devi sposare! Puoi anche semplicemente passarci una notte insieme e divertirti un po’. >> disse Dave ridendo e beccandosi un'occhiata di fuoco dal moro. << No, non ne sarei capace, se doveesi mai stare con quel ragazzo sono più che sicuro che non sarebbe solo un gioco. >>
<< OH. MIO. DIO. Ti piace!! >> Urlò stupito e allo stesso tempo felice Wayner.
<< Io, io non lo so… >> borbottò piano il moro non senza una buona dose di imbarazzo << Vedi Dave, lui è molto diverso dal ragazzo che mi piaceva prima... >>
<< Ah sì? E chi ti piaceva prima? >> Chiese curioso Dave riportandosi su gli occhiali che erano leggermente calati.
<< Ehm… ecco, è abbastanza imbarazzante… ma a me piaceva il mio fratellastro e so che è un tremendo cliché ma non mi giudicare, p-per favore. >> disse imbarazzatissimo e leggermente impaurito, dalla possibile reazione dell’amico, il moro. << Ehi Alec tranquillo! Io non ti giudico, non l’ho mai fatto e mai lo farò. >> Alec sgranò leggermente gli occhi a quelle parole, sorprendendosi ancora una volta di quanto potesse essere speciale quel semplice ragazzo. << G-grazie, sei un amico. >>
<< Avevi dubbi? >> Domandò retorico il nerd per poi continuare << Comunque, tornando al discorso principale, il tuo fratellastro è molto diverso da Bane? >>
<< Si, almeno fisicamente e sicuramente anche nello stile. Ecco perché penso che Magnus non possa piacermi. >>
<< Oh andiamo Alec! Non essere ingenuo, non per forza un ragazzo, per piacerti, deve rispettare i canoni della tua prima cotta. >>
<< Beh, forse hai ragione.>> disse Alec grattandosi la nuca, leggermente in imbarazzo.
Proprio mentre il nerd stava per rispondere gli vibrò cellulare, lo prese e lesse il messaggio che gli era arrivato con un sorriso da ebete stampato in faccia che fece ghignare il moro. << Allora? Chi è la persona che riesce a farti sorridere in quel modo? >> Dave si riprese dallo stato di trans in cui era caduto scuotendo leggermente la testa e assumendo una tonalità rosea. << Mi ha appena scritto Caroline, la ragazza della festa, vuole che ci rivediamo ora per fare colazione insieme. >>
<< Wow ma è fantastico! >> Esclamò occhi blu. << Beh? Che ci fai ancora qui? >>
<< Oddio Alec no, non ce la faccio, lei è troppo… troppo per me! >> disse il nerd entrando nel panico più totale.
<< Amico, calmati! Ieri sera vi ho visti, tra voi c’è intesa e poi non ti sottovalutare in questo modo! Sei leggermente rompipalle ma tutto sommato sei comunque accettabile. >>
<< Alec non mi stai aiutando. >> Esclamò David in preda all’angoscia.
<< Oi, scherzavo! Sei un ragazzo fantastico, a tratti logorroico, ma va benissimo così e penso proprio che lei se ne sia accorta, altrimenti non ti avrebbe mai chiesto di riuscire insieme a te. >>
Dave sospirò. << Okay, allora io vado. A dopo. >> Si vedeva chiaramente quanto fosse in ansia, caspita quella ragazza lo doveva proprio aver stregato! << Poi voglio i dettagli! >> urlò il moro al biondo che nel frattempo si era chiuso la porta alle spalle, sospirò e si rimise a studiare nel tentativo di dimenticare, almeno per un po’, il ragazzo dai tratti asiatici che tanto lo aveva attratto e confuso.
 
Magnus' pov
 
Il giorno seguente Magnus si svegliò tardi, non curandosi delle lezioni. Si rigirò nel letto e vide che, sul letto affianco, invece di esservi il suo amico Ragnor, vi era una bionda. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sbuffando si tolse le coperte di dosso per potersi alzare. In pochi passi raggiunse il bagno e aprì il rubinetto dell'acqua per sciacquarsi il viso. Quell'azione gli fece tornare in mente il ragazzo della sera prima, Alexander. Un sorriso gli spuntò sul volto, mentre la sua immagine veniva riflessa nel piccolo specchio rovinato dal tempo.
<< È permesso? >> la ragazza nel letto di Ragnor entrò senza bussare e Magnus notò disgustato che era nuda.
<< Fai con comodo. >> le disse lui, in modo sarcastico. << Non è più d'usanza bussare. >> aspettò che la ragazza ebbe finito di lavarsi i denti con lo spazzolino del suo amico, poi fece lo stesso con il suo. Si fece anche una doccia e si vestì nei migliori dei modi: inossò degli splendidi jeans skinny celesti che gli fasciavano le gambe e mettevano ben in risalto il suo fantastico sedere, vi accostò una camicia giallo canarino e degli anfibi neri brillantinati. Si truccò in modo appariscente, con uno smokey eyes che andava dal verde acqua al celeste lasciando le labbra neutre abbondando con il lucidalabbra. Per quanto riguardava i capelli li tirò su nella solita cresta che pendeva da un lato grazie al gel glitterato applicandoci poi delle mach azzurre.
Proprio mentre stava per uscire, incrociò Ragnor davanti alla porta.
<< Dove vai tutto in tiro? >> gli chiese lui. Stava portando in mano due bicchieri di cappuccino, di sicuro un’era per la ragazza, perché a lui non piaceva il cappuccino. Lui beveva caffè, senza zucchero, senza latte. Caffè puro. La trovava una cosa raffinata, una delle tante della sua personalità.
<< Ho da fare. Vedi di far sloggiare la biondina, chiaro? Al mio ritorno vorrei della privacy. >> disse Magnus, superando Ragnor sullo stipite della porta.
<< Sai, oggi ho visto quel ragazzo dagli occhioni azzurri con cui parlavi alla festa. >> la voce del suo amico lo fece fermare e si voltò a guardarlo di nuovo.
<< Alexander? >> la voce di Magnus era un misto tra sorpresa e eccitazione. Stava già andando tutto per il meglio?
Ragnor fece spallucce. << Non lo so, ma non capisco cosa abbia di così eccitante. >>
Il ragazzo fece spallucce. << È diverso dagli altri, mi attira. >>
L'altro gli scoppiò a ridere in faccia. << Cento verdoni che non ti si filerà di pezza. È uno con la scopa al culo, non che si scopa il tuo culo. >> gli fece l'occhilino.
Magnus alzò gli occhi al cielo, pensava davvero che quelle battute fossero divertenti? << Ma ti prego, sono riuscito a portarmi a letto gente più rigida di lui. >>
Ragnor rimase qualche secondo a fissarlo, poggiandosi allo stipite della porta, poi un sorriso maligno si formò sulle sue labbra. << Se ne sei così sicuro perché non scommettiamo? >>
Preso alla sprovvista, lo guardò spaesato. << Come? Dici sul serio? >>
L'amico annuì, lentamente, ridendosela sotto i baffi. << Oh sì. Ci sta anche Raphael. >>
<< Avete già scommesso su di noi? >> doveva uscire con un tono arrabbiato, ma lui era Magnus e quello era Ragnor: loro facevano sempre questo tipo di cose. Era divertito e intrigato dalla cosa. Una scommessa su Alexander? Era sicuro che l'avrebbe vinta ad occhi chiusi, quel ragazzo gli sarebbe caduto ai piedi senza battere ciglio.
<< Si, ieri sera, alla festa. Gli sei andato addosso come se non scopassi da anni! Così abbiamo pensato che te ne servisse una, di botta, e abbiamo scommesso. Ma poi siete scappati via. >>
Magnus storse il naso al ricordo del ragazzo che correva via, lasciandolo lì in piedi con un bicchiere di limonata. << Non è stata la migliore delle mie performance. >>
Ragnor ridacchiò. << Ti conviene non scommetterci Mag, perderesti. È un osso duro. >>
Gli sorrise di rimando. << Più duro è, meglio è. >>
A quel punto l'amico rabbrividì, non era uno che andava contro i gay, ma di certo non gli piaceva ascoltare certi aneddoti. << Ci abbiamo scommesso due e cinquanta a testa. >>
Cinquecento dollari?! << Ci sto. >> disse, senza neanche pensarci due volte. Con quei soldi avrebbe potuto comprarci la camicia nuova. O chissà, qualche grammo di droga, alle feste non guasta mai.
<< Non hai neanche sentito tutta la scommessa. >> i caffè che aveva in mano stavano iniziando a raffreddarsi.
<< Per cinquecento dollari e una scopata non mi tiro certo indietro. >> si sentiva tranquillo, perché sapeva che avrebbe vinto. Assaporava già il momento di gloria.
<< Va bene, Signore del Sesso, hai due settimane. >>
<< Due? Quasi mi offendo. >> rispose tutto sicuro di sé.
<< Tu sei matto da legare, sai che ci dovrai cinquecento se non ce la farai, vero? >>
Magnus sbuffò. << Certo. Le so le regole. >>
Ragnor lo squadrò, come per essere sicuro di quella situazione, ma poi fece spallucce. << Okay, una settimana allora. >> e così fece per chiudere la porta, poi tornò a guardarlo. << A partire da ora. Ricorda che il tempo è denaro, Mag. >> e finalmente chiuse la porta.
Magnus rimase qualche secondo a guardare la porta dove prima vi era il suo amico. Controllò l'orario sul suo orologio a dir poco pacchiano e pensò che, a quell'orario, Occhi Blu potesse essere solo che in un luogo: la mensa. Senza neanche accorgersene stava correndo per i corridoi del suo dormitorio, urlando "scusate!" "Permesso!" "Levatevi dai coglioni, santo cielo!". Corse per metà del campus, senza pensare a come potessero stargli i capelli o a cosa avrebbe effettivamente fatto se Alexander fosse stato davvero nella mensa. Lo avrebbe salutato? "Ho due settimane di tempo. Devo gestirmele bene. Devo instaurare un rapporto con lui." E mentre i suoi pensieri correvano, finalmente i suoi piedi rallentarono. Si trovò davanti all'edificio dove erano comprese: la mensa, la direzione e l'infermeria. Prese un respiro profondo e spinse le grandi porte d'ingresso. Subito si sentì un gran vociare e il naso gli si riempì di un odore pungente di limone e rosmarino. Di sicuro Marta, la cuoca, aveva preparato il suo spezzatino. Magnus non era solito presentarsi in mensa, odiava quel luogo.
Si avvicinò alla porta della mensa e si fermò sullo stipite. Il suo sguardo vagò per tutta la sala, soffermandosi su ogni chioma scura notasse. E finalmente lo vide: era seduto ad un tavolo in fondo, vicino ad una finestra. Da essa entrava la luce del sole che faceva risaltare il pallido della sua pelle a contrasto con la profondità dei suoi occhi. Solo in quel momento pensò a come apparisse: aveva ancora il fiatone per la corsa ed era sicuro che avesse le guance rosse per la fatica. Cercò di aggiustarsi i capelli alla meglio, anche se continuava a sembrare un pazzo che aveva appena preso la scossa. Sbuffò, rassegnandosi e iniziò a camminare lungo il muro opposto al tavolo dove si trovava Alexander. Camminando sempre più veloce, ebbe una visuale sempre maggiore di quel tavolo e si bloccò di colpo quando vide che insieme a lui vi era David.
"Che faccio? Torno indietro? No. Sono Magnus Bane. Non mi faccio intimidire da un nerd sessualmente represso." Si aggiustò quindi la camicia, sbottonando due dei primi bottoni. Continuò a camminare e quando fu a pochi passi dal tavolo, finalmente Alec lo notò. I suoi grandi occhi azzurri si posarono su di lui e lo vide un po' sotto shock. Non si aspettava di vederlo? Uno a zero per Magnus.
Sorrise, sedendosi davanti ai due ragazzi. Certo, se non ci fosse stato David sarebbe stato molto più facile. Ma si ripeté che non aveva da temere: non aveva rivali.
<< Ch-Che ci fai tu qui? >> balbettò Alec, con gli occhi sgranati e le guance che si tingevano lentamente di un rosso sempre più acceso. Okay, gli serviva un piano. Ora.
Magnus posò uno sguardo gelido su David. Iniziò a vederlo come un ostacolo tra lui e i suoi cinquecento dollari. << Facevo un giro e vi ho visti. >> calcò il "vi" mentre cercava di capire se potesse far sparire quell'intruso con un solo sguardo.
David deglutì rumorosamente e distolse lo sguardo dal suo, particolarmente a disagio. Un altro punto a suo favore. Tornò a guardare Alec, nel più radioso dei modi.
<< Deduco che voi siate amici. >> disse infine.
Alec guardò David, poi guardò di nuovo Magnus. << Sì, noi... >> si bloccò, come se stesse soppesando cosa dire e cosa non. Magnus voleva sapere il più possibile, carpire più informazioni possibili. Doveva parlare con lui, sapere cosa gli piaceva e cosa no. Sapere come portarselo a letto in meno di quattordici giorni. Ma la sfiga era dalla sua parte, la ruota della fortuna aveva girato fin troppo a lungo su di lui quel giorno. La campanella suonò, indicando l'inizio delle lezioni pomeridiane.
<< Noi dobbiamo andare. Arrivederci Magnus. >> prese i suoi libri e si alzò, seguito da David. "Come un cagnolino." Pensò Magnus e gli venne un sorriso a quel pensiero. David, il cagnolino di Alec. Un cagnolino molto appiccicoso e fastidioso, come il barboncino di Ragnor. Sperava solo che lui non mordesse.

 .

Qualche ora più tardi, Magnus era seduto all'ombra di un grande albero, fuori dall'istituto principale. Stava aspettando la fine dell'ultima lezione del giorno. Lui era andato a quella di lingue antiche, come suo solito, ma non era stato attento. Per niente. Sentiva lo scorrere del tempo sempre più veloce e la voce dell'insegnante era come ovattata dai suoi pensieri. Sapeva di star solo perdendo tempo lì, ma allo stesso tempo sapeva che non poteva fare altro: anche Alec era a lezione.
Il suono della campanella lo ridestò dai suoi pensieri e si alzò da terra. Guardò la mandria di studenti uscire come pecore e finalmente individuò la sua preda. Si avvicinò lentamente e si appoggiò ad un muro, aspettando che fosse lui ad avvicinarsi. Appena lo ebbe abbastanza vicino da poterlo toccare, lo afferrò per il braccio e lo tirò a sé.
<< Ciao. >> sorrise.
David sbiancò e fissò gli occhi nei suoi. << Bane? >>
Magnus lasciò andare il braccio del cosiddetto cagnolino e sospirò. << Non sei la persona a cui mi rivolgerei per un aiuto, ma eccoci qua. >> fece un gesto teatrale, come a circondare l'intero edificio. << Devi dirmi tutto quello che sai su Alexander Lightwood. >>
David si guardò un attimo intorno, nessuno si curava di loro, come se fosse normale che uno sfigato stesse parlando con Magnus Bane.
<< Lui... Lui è un mio amico. Dormiamo nella stessa stanza, so che ha una sorella- >> Magnus lo fermò con il cenno di una mano.
<< Dormite nella stessa stanza, eh? >> si appoggiò con la schiena al muro guardandolo. << Che numero? >>
<< Sei una specie di stalker? No perché io stavo incoraggiando Alec a conoscerti ma effettivamente aveva ragione, non sembri uno molto affidabile. >> ribatté David, come se non avesse sentito la sua domanda.
Magnus scattò in avanti, prendendolo per il colletto della camicia. << Non mi piacciono i tuoi giochetti, ragazzino. >> lo lasciò andare, quando gli sembrò che quello sfigato stesse per avere un attacco di panico. Gli prese il cellulare dalla tasca e si inviò con un messaggio il numero di Alec, poi cancellò il messaggio. << Sta alla larga da Alexander. >> fece per andarsene, ma la sua voce lo fermò.
<< A lui non piace essere chiamato così! >>
Magnus si voltò a guardarlo, aprì le braccia e fece un sorriso da reality show. << Non se sono io a farlo, cucciolotto. >> si girò di nuovo, continuando a camminare.
Che la fortuna giri dove le pare, aveva il numero della sua vittoria. E non avrebbe tardato ad usarlo.

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Angolo delle autrici timide.

Ciao belle persone!

Volevamo ringraziarvi infinitamente per il sostegno che ci dimostrate, un grazie particolare vanno a coloro che recensiscono, davvero, non avete idea di quanto ci aiutate!!
Detto questo, finalmente la trama sta prendendo forma, fateci sapere che ne pensate, sono molto accette anche critiche costruttive in modo da farci migliorare.
E niente… Al prossimo capitolo!!
Ps. Per chi non avesse capito i pensieri vengono scritti in corsivo tra le virgolette.
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 –If you wanna be my lover you gonna get out with my friend. ***


Capitolo 4 –If you wanna be my lover you gonna get out with my friend.
 
Alec's pov
 
Finalmente le lezioni erano terminate ed Alec si trovava davanti alla porta del suo dormitorio con in mano un grosso blocco di carta pieno di appunti.
Entrò nella e notò Dave seduto a gambe incrociate sul letto, intento a leggere un fumetto.
<< Maestro David, sono le 15,00 e mi ritrovo ad avere cinque ore completamente libere, cosa vi va di fare? >>
A quella pseudo battuta Dave non rispose e, inizialmente, Alec pensò che fosse troppo assorto dal suo fumetto, ma quando si avvicinò a lui per ripetersi notò che il fumetto era al contrario e che lui lo stava fissando con gli occhi lucidi. Così Alec lo scosse leggermente mettendo una mano sulla sua spalla << Hey amico tutto bene? >> a quella domanda Dave alzò la testa mostrando, dietro gli occhiali, gli occhioni celesti che a stento trattenevano delle grosse lacrime e scosse leggermente la testa << Si sto bene è il fumetto che è semplicemente fantastico ed emozionante. >>
<< Lo stesso fumetto che tieni al contrario? >> domando ironicamente Alec con tono dolce.
<< Che deficiente! >> mormorò a sé stesso il nerd
<< Maestro Dave volete dirmi cosa vi attanaglia? Per caso con la biondina non è andata in porto?>> chiese dolcemente il moro.
<< No, con Caroline tutto a posto, ora ci stiamo anche frequentando, più o meno. >>
<< Allora perché state così, maestro Jedi? >>
A quel punto un sorriso si dipinse anche sul volto del ragazzo che decise di raccontargli un po' di sé visto che lui ormai sapeva molte cose del suo compagno di stanza. << Nulla di che giovane padawan, stavo ripensando alla mia vita prima di Harvard, un vero schifo, non solo non avevo amici ma essendo cresciuto nella periferia dell’Ohio, non contava il cervello ma i muscoli, e visto che la forza è interiore e non la userei mai contro stupidi esseri umani, ero completamente indifeso e ogni giorno ce le beccavo di brutto, solitamente la giornata finiva con me nel cassonetto pieno di lividi. >>
Alec notò lo sforzo che Dave stava facendo per farsi conoscere di più da lui e notò anche quanto dovevano essere stati frustranti per lui tutti quegli anni passati in Ohio. << Dio mio ma dev'essere stato terribile! >>
Una lacrima scivolò nel volto di David il ragazzo se l'asciugò prontamente è continuò.
<< Non così tanto, tutti i soprusi e l’indifferenza dei miei verso il figlio che, a detta loro, era inutile mi hanno spinto a dare il meglio a scuola per andarmene da quel posto maledetto. Difatti devi ringraziare quei dementi dei miei compaesani se mi hai conosciuto. >> a quelle parole un sorriso amaro si dipinse sul volto di entrambi.
<< Beh, allora dovrò sdebitarmi con quei dementi perché solo grazie a loro io ho un maestro Jedi che mi sta mostrando le vie della forza. >>
Entrambi risero e, dopo essersi raccontati alcuni aneddoti della loro vita da liceali, David decise di far salire Alec sull'Interprice facendogli vedere la prima stagione di Star Trek.
Nel bel mezzo del sesto episodio, la mente di Alec prese a vagare e una domanda si fece spazio tra i suoi pensieri. << Dave ma perché stavi ripensando al tuo passato visto che in un mese e mezzo passato insieme non me ne hai mai parlato. >>
<< Colpa di quel Bane. >> sputò fuori quelle parole, che mai avrebbe voluto dire perché, nonostante fosse Magnus gli sembrasse uno stronzo con lui, immaginare il suo compagno di stanza con un uomo esuberante e allegro come Magnus gli poteva solo far piacere. Ma non c'era nulla da fare quando guardava le mille avventure del capitano Kirk e della sua ciurma spaziale gli si spegneva il cervello.
<< Cosa?! Che diavolo ti ha fatto quel tipo? >> domando quasi urlando il moro.
<< Alec calmati! Penso che tu gli piaccia e per sapere qualcosa su di te mi ha afferrato per il colletto minacciandomi leggermente. >> disse Dave sorridendo per alleggerire la tensione
<< Dio mio Dave lo dici come fosse una cosa normale!! Quel tipo è un folle! >> disse il moro ormai rosso in viso di rabbia.
<< Non è del tutto normale, però sono sicuro che sareste una splendida coppia e poi a me non ha dato così tanto fastidio. >>
<< Beh lo ha dato a me. >> disse Alec con tono fermo e stizzito.
<< Allora credo che non ti piacerà se ti dico che ormai lui ha il tuo numero di telefono... >>
<< COSA?! >>
Proprio in quel momento il telefono di Alec vibrò, lui lanciò al suo compagno un’occhiata di puro urto e gli disse << Prega per il tuo bene che non sia lui. >>
<< Non fare il difficile, lo so che ti piace! >>
A quel punto Alec rosso come un pomodoro più per imbarazzo che per rabbia afferro un cuscino non molto distante da lui e lo lanciò con quanta più forza poteva addosso al nerd che riuscì a schivarlo.
#Numero Sconosciuto: Hey angelo, sono Magnus Bane, sicuramente ti ricordi di me. Ti interesserebbe andare a prendere un drink con il sottoscritto per conoscerci meglio?
<< Allora?! >> chiese Dave impaziente
<< Allora niente, mi ha chiesto se mi va di andare a prendere un drink con lui per conoscerci… Naturalmente ora gli rispondo indicandogli dove se lo può ficcare il suo drink. >>
<< Dai Alec non fare il coglione! È un bellissimo ragazzo e mi pare ovvio che sia interessato a te e non negare che a te piaccia. >>
<< Non nego che sia un bel ragazzo e che a primo impatto mi abbia fatto un certo effetto ma è il classico ninfomane che scopa tutto ciò che respiri con la piccola clausola che debba avere un pene e io, sinceramente, con tipi così non voglio avere nulla a che fare. In più, come se non bastasse, ha osato attaccare il mio migliore amico nonché maestro jedi. Per quanto mi riguarda farebbe meglio a cambiare preda. >>
Mentre Alec si apprestava a scrivere il fatidico messaggio con il quale avrebbe rifiutato il glitterato Dave si perse nei suoi pensieri, Alec era il suo primo vero amico ed era una persona spettacolare, obbiettivamente quante persone lo avrebbero difeso così a spada tratta? Semplicemente nessuna. Si ritrovò a pensare che ne era valsa la pena vivere un’adolescenza in solitudine se la ricompensa era stata conoscere una persona d’oro come Alec. Allo stesso tempo però si dispiacque del fatto che se il moro stesse rinunciando a Bane, e questo era anche un po’ colpa sua. Sarebbero stati una bella coppia peccato che occhi blu fosse così testardo.
 
Magnus' pov
 
#Alexander: Nessun drink riuscirebbe a farmi ubriacare tanto da dimenticarmi chi sei.
Magnus sgranò gli occhi, stupito e allo stesso tempo divertito dal caratterino che stava tirando fuori il suo dolce angioletto.
Digitò velocemente un messaggio: È un sì?
Aspettò la risposta abbastanza divertito dalla situazione, mentre Ragnor lo guardava. Lo stava fissando da quando aveva inviato il primo messaggio, ma non aveva chiesto nulla. Magnus alzò un sopracciglio, non capendo cosa volesse.
<< A me sta bene che tu sia gay, Magnus. >> disse alla fine.
Il ragazzo fece spallucce. << Già. Quindi? >>
Ragnor sospirò e si alzò. << Quindi smettila di fare la ragazzina in calore, perché potrei rimpiangere la mia scelta. Ti prenderei a calci in culo, se non sapessi che ti piacerebbe. >>
Magnus gli alzò il dito medio, nello stesso momento in cui il suo telefono emise la suoneria per i messaggi. Riprese il telefono e lesse.
#Alexander: È un "cancella il mio numero e cancellati dalla mia vita."
Magnus tornò a guardare Ragnor, il quale ora si stava accendendo una sigaretta. << Occhi blu mi ha rifiutato. >> disse, scandendo bene le parole. Era una novità così scioccante che per poco lui stesso non si prendeva un infarto. Lui era Magnus Bane, lui non veniva rifiutato.
Ragnor buttò fuori il fumo dalle narici e lo guardò. << Magnus, accetta la realtà, hai una faccia da cazzo. >>
<< Proprio per questo dovrei piacergli ancora di più, no? >> guardò nuovamente lo schermo, soppesando sulla prossima mossa da fare. I cinquecento dollari sarebbero stati suoi, a qualsiasi costo. Che aveva che non andava quel ragazzino? Una scopata dopo tutto non gli avrebbe fatto così male…
Ragnor lo guardò schifato, ma non perché fosse omofobo, ma quella battuta era davvero squallida. << Magari non è gay. >> gli disse, facendo un altro tiro con la sigaretta.
Magnus spalancò gli occhi e drizzò la schiena. << No... Non può essere! Io ne ero sicuro. Te lo giuro, Ragnor, a quello piacciono i cazzi come al tuo barboncino. >>
Ragnor gli tirò l'accendino in testa. << Lulù non è gay. Smettila. >>
<< Ah, no? È maschio e si chiama Lulù. Se ne va in giro con il fiocchetto in testa e sculetta. Se non è gay, perché lo tratti così? Povero tesoro... >>
<< Volevo una fottuta femmina. >>
Magnus non lo ascoltò più, stava cercando qualcosa da dire per convincere Alec, ma alla fine si decise che la cosa migliore da fare fosse andare direttamente da lui. Se era uno romantico, serviva l'artiglieria pesante.
<< Sai qual è la stanza di David Wayner? Quel tipo dorme con Alexander. >> chiese al suo amico, che ora si era steso sul letto e teneva gli occhi chiusi.
<< E che ne posso sapere io? >>
Magnus alzò gli occhi al cielo e si alzò dal suo di letto. << Sei inutile, tanto quanto Lulù. >> andò verso la porta e mentre usciva rise sentendo le ultime parole di Ragnor.
<< Spero ti caschi il pisello, così non avrai più niente con cui impressionare le persone. >>
Camminò lungo i corridoi che ormai conosceva a memoria, uscì dal dormitorio e notò che molti ragazzi si erano radunati per bere e fare baldoria, ma lui aveva altro in mente per una volta.
Si fermò, scandalizzato da sé stesso. "Sto rinunciando ad una festa per un ragazzino?" Si passò una mano tra i capelli, pensando a quanto fosse ridicolo in quel momento. "No. No, Magnus. Stai rinunciando ad una festa per cinquecento verdoni." Questo lo fece riprendere. Guardò i ragazzi passarsi le birre ed entrare tutti nel capannone dietro l'istituto. "Che io sia dannato." Si disse e proseguì verso la strada che portava alla segreteria.
Arrivò appena in tempo, stava per chiudere.
<< Bane, che ci fai qui? >> chiese la segretaria. Dolores, era una donna dolce, quando voleva.
<< Ciao. >> Magnus sfoggiò uno dei sorrisi più brillanti che potesse fare. << Mi servirebbe un favore. >>
Dolores si alzò di scatto dalla sua sedia e iniziò a scuotere la testa. << A te passano in testa sempre strane idee. Non ti posso sempre aiutare. >>
<< No, Dolores, non è come pensi! David Wayner si è dimenticato il suo cellulare a lezione e la Signorina Campross mi ha chiesto di riportarglielo. >> in quel momento capì di essere un attore eccezionale, ma sarebbe bastato?
Dolores alzò un sopracciglio da sotto gli spessi occhiali. Era difficile dirle una bugia, quella donna sapeva leggerti come un libro aperto. Era inquietante a volte. << E perché non me lo lasci qui, così glielo darò io domani mattina? >>
Magnus iniziò a spazientirsi. << Dolores... Ti prego. >> non aveva mai pregato nessuno, per nulla. "È davvero così importante questa scommessa? Potresti sempre prostituirmi e guadagnarli lo stesso quei soldi..." Magnus rabbrividì al suo stesso pensiero.
<< Può darsi che sia alla festa. >> rispose la donna, distogliendo lo sguardo dal suo.
"No, è impossibile." Si ricordò le parole di Alexander: "Non sono ragazzo da questo tipo di feste". Non sarebbe mai andato a quella festa. Gli serviva il numero della camera.
<< Dolores, sarò costretto a controllare camera per camera di tutto il dormitorio. >> cercò di smuoverla, ma era come parlare ad un muro.
<< Magnus, tornatene da dove sei venuto. >> prese la sua borsa e stava per andarsene, ma lui la bloccò per il braccio.
<< Dolores. Non ti lascio andare, mi dovrai portare a casa con te. >>
La donna sospirò, altamente scocciata. << 128. >> disse.
Magnus sentì il sangue ritornare ad affluire nel suo corpo. Aveva temuto che dovesse seriamente andare a casa con lei, e non sapeva bene come immaginarsi casa sua. Magari era piena di gatti e il cadavere di suo marito giaceva sulla poltrona, mentre lei sfornava in continuazione torte di mele e le poggiava sul davanzale per attirare i bambini. Tornò in sé, sorrise e le baciò la guancia, per poi scappare via. << Ti amo, Dolores! >> corse fuori e tornò verso il dormitorio, con un sorriso stampato in faccia.
Davanti al dormitorio ormai si era formata la fila per entrare alla festa e Magnus dovette faticare non poco per riuscire ad entrare nell'edificio. Cominciò a camminare velocemente per i corridoi, cercando di ricordare come arrivare alla stanza 128. C'era stato un paio di volte, quando vi dormivano dei suoi vecchi amici.
Un lampo di ricordi gli passò per la testa, ma li cacciò. Non era il momento.
Si trovò davanti alla porta e bussò, aspettando che qualcuno venisse ad aprire e non si sarebbe mai aspettato quello.
Alec aprì la porta, con solo un asciugamano bianco attorno alla vita. Era bagnato dalla testa ai piedi, e in quel modo era tremendamente sexy con quei meravigliosi capelli corvini schiacciati sulla fronte e la sua pelle che sembrava dello stesso colore dell’asciugamano, Dio quanto avrebbe voluto accarezzarla toccarla e farla sua, per non parlare del suo fisico perfettamente scolpito e della sua espressione che fu impagabile, come ovviamente quella di Magnus. Non poteva vedersi, ma avrebbe giurato di avere un'espressione davvero sorpresa. Felicemente sorpresa.
Il viso di Alec assunse una tonalità di rosso paragonabile ad un peperone, forse anche peggio.
<< Magnus? >> riuscì a dire, con la voce strozzata.
Magnus gli sorrise. << Posso entrare? >>
Alec scosse lentamente la testa, fissandolo come se fosse la cosa più bella che avesse mai visto e allo stesso tempo la più brutta. Magnus sentì lo scorrere dell'acqua e pensò che fosse David sotto la doccia.
<< Stavate... Stavate facendo la doccia insieme? >> chiese Magnus, non riuscendo a mascherare un pizzico di delusione nel suo tono di voce.
Alec sgranò gli occhi. << N-no... Io sono appena uscito, lui è entrato. Insomma noi... Cioè lui... >> scosse la testa. << Ma poi a te cosa importa? >>
Il cuore di Magnus si sollevò dalla morsa in cui si era chiuso (una relazione con David avrebbe compromesso la scommessa) e ignorando la domanda postagli dal moro, chiese. << Allora, domani sera, un aperitivo, che ne dici? >>
Alec sospirò. << Ti ho già detto cosa ne penso. >>
Magnus corrugò la fronte. << Si, ma non perché. >> non distolse mai lo sguardo da Alec, il quale si stava reggendo ancora l'asciugamano. "Potresti anche farlo cadere, Alexander. Non mi darebbe fastidio."
La stava facendo dura, troppo per i gusti di Magnus. Questo ragazzo gli avrebbe fatto sudare sette camice per vincere la dannata scommessa. Ma perché Raphael e Ragnor quella sera non si erano fatti i cazzi loro?
<< Perché non esco con persone come te. >> disse Alec, facendolo tornare alla realtà, ormai si era ripreso e il rosso che gli colorava la faccia era quasi del tutto sparito.
Magnus era ancora più confuso. << Scusa? >>
<< Hai minacciato Dave. >> Alec non aveva nessuna espressione in faccia e il suo tono di voce era fermo.
Magnus non aveva scusanti. << Quel Dave, non lo sopporto proprio. >> disse solamente. Era corso a dire tutto ad Alexander come un bambino sarebbe corso in lacrime dalla mamma. Patetico: l'unica parola che gli venne in mente.
Alec lo guardò, nel suo sguardo notò una punta di disprezzo. << Stammi lontano, Magnus. >> e con questo, la porta gli si richiuse davanti.
Magnus rimase diversi minuti fermo, lì, a guardare la porta marrone chiaro con i numeri sopraelevati in oro. Avrebbe voluto spaccarla a calci, entrare lì dentro e scoparsi Alexander. Vincere quella scommessa e quei soldi. E non poteva negare che quella visione sulla porta non lo avesse anche un po' eccitato... ma non sarebbe rimasto lì davanti a piangere come un cagnolino per il biscottino. Lui non era il tipo. "Insomma io sono Magnus Bane e posso avere chi voglio, al diavolo quel ragazzino. " Camminò a testa alta fino alla sua di stanza, ma dentro di sé sapeva che avrebbe dovuto escogitare un nuovo piano e subito. Il tempo scorreva.
 
Alec's pov
 
Appena richiuse la porta, gli venne un dubbio.
<< Dave? >> urlò per farsi sentire. << Oltre al mio numero, hai dato anche il numero della nostra stanza a Magnus? >>
David uscì dal bagno, mezzo nudo come lui. << No. Perché? Era lui? >>
Alec sospirò guardandolo. << Già. >>
<< E...? >>
Alec scosse la testa e si girò per avvicinarsi al suo letto. << Gli ho detto di sparire e ho chiuso la porta. >>
David gli andò vicino. << Non puoi cacciarlo! A te lui piace e quello che è successo... Non è stato niente! Non mi ha picchiato. >>
Alec lo guardò. << Non mi importa. No è no, David. >>
Lo sentì sbuffare. << Alec, non puoi rinunciare a un’opportunità per me. >>
Alec scrollò le spalle. << Non mi interessa. Non è il mio tipo. Discorso chiuso, Dave. >> e detto questo, si rivestì e uscì dalla stanza. Aveva bisogno d'aria fresca e di restare da solo per un po'. C'era troppa confusione nella sua testa e doveva metterci al più presto rimedio.

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​Angolo delle autrici timide.

Ciao belle persone! come va?
​Ci teniamo sempre a ringraziarvi perchè siete tantissimi che leggete la storia, e a noi questo ci fa davvero felici!
​Beh ecco qui il quarto capitolo della storia, in cui abbiamo voluto evidenziare il lato 'mamma chioccia' del nostro splendido Lightwood, toccategli tutto ma non le persone a cui tiene.
​Vi abbiamo anche raccontato la storia del nostro David (personaggio da me amato e dalla mia coautrice odiato) che è molto ispirata a come venivano trattati gli 'sfigati' in glee, spero davvero vi piaccia.
​Per quanto riguarda Magnus, chissà come reagirà a questo rifiuto e cosa sarà disposto a fare pur di vincere la scommessa...
​Speriamo di avervi messo un po' di curiosità e di sapere le vostre opinioni riguardo la storia.

​Baci,​ Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 – Scocciature ***


Capitolo 5 – Scocciature
 
Alec’s pov
 
Alec si stava preparando, quel giorno sarebbero venuti a trovarlo Jace e Isabelle con i rispettivi Clary e Simon. Avevano deciso che non avrebbero invaso la sua camera costringendo così il povero David a sloggiare, ma sarebbero usciti dal college per andare a prendere qualcosa da bere e fare due chiacchiere.
Dopo due mesi iniziava seriamente a sentire la mancanza dei suoi fratelli.
<< Sono arrivati. Mi raccomando fa’ il bravo. >>
<< Si papà. >> Rispose David guardando Alec uscire dalla stanza.
Vide in lontananza il furgone di Simon e scorse Isabelle che scese dal veicolo per corrergli incontro come una matta a braccia aperte.
<< FRATELLONE!! >> In meno di due secondi le fu con le braccia al collo, lui la strinse a sé contento di rivederla.
Fu raggiunta poi dal resto del gruppo e dopo una serie di abbracci e di saluti decisero che era ora di muoversi verso il locale dove avrebbero preso un aperitivo e cenato.
Il viaggio fu breve e non ebbero tempo di parlare, in compenso però riusciva a sentire le rotelle del cervello di Isabelle girare velocemente pronte ad attaccarlo per appagare la loro sete di curiosità.
Una volta preso posto in un divanetto angolare piuttosto spazioso in un angolo del locale, la prima a parlare fu Clary. << Allora, com’è studiare filosofia in un college? >>
Non le era mai particolarmente piaciuta, all’inizio per la vicinanza al suo fratellastro, perché lei poteva stargli vicino come lui non avrebbe mai potuto, e ciò lo faceva soffrire e non poco. Ma con il senno di poi aveva imparato ad apprezzarla, più o meno, aiutò anche la scoperta di non essere veramente interessato al biondo, ma questa è un’altra storia.
<< Beh sicuramente è molt- >> fu bruscamente interrotto dalla sua esuberante sorellina.
<< Ma cosa vuoi che me ne importi?! Io voglio sapere quanti ragazzi si è portato a letto il mio bel fratellone! >>
Alec arrossì, ma rispose deciso. << Isabelle non mi sono portato a letto nessuno, non ne ho il tempo, mi devo impegnare negli studi. >>
<< Oh perfetto, quindi ho ancora un fratello vergine, che aspetti a darla via?! >> disse Jace beccandosi uno scappellotto dalla sua rossa.
Alec, come da copione, arrossi di più. Gli erano veramente mancati ma davvero, non li sopportava quando facevano di tutto per metterlo in imbarazzo. A riscuoterlo dai suoi pensieri e a farlo sentire un po’ più a suo agio con una domanda normale ci pensò Simon. << Parlando d’altro, nuovi amici? >>
<< Oh beh, come ho detto non ho molto tempo, il college è abbastanza duro, ma ho un compagno di stanza davvero fantastico- >>
<< Quindi non sei più vergine… >> lo interruppe il biondino con un sorrisetto malizioso che gli ricordò incredibilmente quello di Magnus, aspetta, perché stava pensando a Magnus?! In un secondo si riscosse da quei pensieri e con tono infastidito ed esasperato disse:
<< Jace smettila, è etero, ma anche se non lo fosse tra noi non succederebbe proprio nulla, lo vedo come posso vedere Max… >> si interruppe un attimo per poi riprendere a parlare << A proposito come sta quella peste? >>
<< Benissimo, non è potuto venire per via della scuola ma gli manchi davvero molto. >> Gli disse Isabelle con una piccola nota di malinconia nella voce.
<< Manca molto anche a me. >> Già, il suo fratellino gli mancava davvero tanto, con quei suoi occhioni sinceri celati da un grosso paio di occhiali perennemente storti; ormai era diventato grande, aveva 13 anni ed andava in terza media ma per il suo fratellone, come anche per Iz e Jace, restava comunque il loro piccolo e adorato Max.
<< Ah Simon, prima o poi dovrai conoscere David, il mio compagno di stanza, ha i tuoi stessi interessi, ti basta sapere che mi chiama padawan. >>
<< Perfetto, abbiamo un Simon 2.0! >> esclamò il biondo. << Solo che lui invece di tentare di rubarmi la ragazza mi sta rubando il migliore amico. Ottimo. >>
<< Ehi Jace! Io non ho mai tentato di rubarti Clary, casomai è il contrario, e comunque da quando ho posato gli occhi su Isabel nessun’altra ha più avuto importanza. >> rispose con molta decisione Simon.
Infatti i ragazzi si erano conosciuti ed erano diventati amici quando Simon, Clary e Izzy erano in primo liceo, Jace in secondo e Alec in terzo. Il biondo nel momento in cui vide la rossa se ne innamorò perdutamente ma dovette faticare, non poco, per riuscire a stare con lei in quanto, il suo migliore amico Simon ne era cotto e lo teneva sempre a distanza dalla sua amica. Le cose cambiarono quando il castano posò gli occhi su quella visione meravigliosa che ora era la sua ragazza, Isabelle. Da allora Simon non ebbe occhi per nessun’altra e lasciò relativamente in pace Jace che poté avvicinarsi sempre più a Clary fino a diventare una coppia a tutti gli effetti.
<< Aww amore mio!! >> esclamò Isabel buttando le braccia al collo del fidanzato stampandogli un dolce bacio sulle labbra.
I presenti osservarono la scena con gli occhi a forma di cuoricino e Alec iniziò a chiedersi se mai sarebbe riuscito a trovare qualcuno che lo completasse come Simon completava Izzy o Clary completava Jace.
Da lì i cinque ragazzi parlarono davvero molto e Alec si trovò spesso nella situazione di dover placare la gelosia del biondo, aiutato da Clary, in quanto riteneva che lui fosse il suo unico migliore amico e fratello e che non ci fosse spazio per un terzo nerd e incomodo.
Senza che nessuno se ne accorse si era fatto davvero tardi, così si dovettero salutare ma non prima di promettere che presto si sarebbero rivisti e che ci sarebbe stato anche il piccolo Max.
 
Magnus' pov
 
Da quando Alexander gli aveva sbattuto la porta in faccia, aveva cercato di trovare un modo per "riappacificarsi" con lui, perché non poteva rifiutare Magnus Bane. Non avrebbe lasciato che qualcuno lo rifiutasse, era lui che rifiutava gli altri. Era questa la scusa che usava con sé stesso. Ma con Ragnor non funzionava più di tanto.
<< Amico, sei un idiota. >> disse il ragazzo, accarezzando Lulù. Magnus lo guardò, il cane lo guardava con occhi assassini e tirava fuori i denti.
<< È il giorno delle visite e hai voluto vedere solo il tuo cane? >> disse Magnus, mettendosi a sedere.
Lulù ringhiò e Magnus cercò di non far vedere che quel coso gli faceva seriamente paura. Preferiva decisamente i gatti come il suo piccolo Chairman Meow.
Ragnor lasciò libero sul letto Lulù. << Non cambiare argomento. Stai pensando a un modo per vincere o semplicemente arrenderti? >>
Magnus sbuffò e distolse lo sguardo. << Non illuderti, non mi arrenderò mai. Comunque il ragazzo non mi vuole perché ho trattato male il suo amichetto del cuore. >>
Ragnor ridacchiò. << Beh, fai qualcosa di romantico, no? Così te lo sbatti e finiamo questa storia, sta andando troppo avanti. >>
Il ragazzo non diede peso al discorso, troppo preso dai suoi pensieri. << Forse dovrei chiedere scusa al nerd. >>
Il suo amico scattò in piedi, con gli occhi spalancati. << Chi sei tu? Dove hai messo il mio amico Magnus Bane? >>
<< Ragnor, se non lo faccio Alexander non uscirà mai con me. L'ho visto il suo sguardo, mi stava disprezzando. Devo farlo. >> Magnus si alzò, aveva il volto serio e il tono di voce era come abbattuto. << Credo di avere il numero di quel ragazzo. Mi sono mandato un messaggio dal suo telefono con il numero di Alexander. >> prese il suo cellulare e iniziò a controllare i messaggi.
<< Non ci credo. >> sentì dire da Ragnor alle sue spalle. E neanche lui ci credeva. Voleva davvero chiedere scusa ad un ragazzo per... sì, voleva farlo. Per cinquecento dollari, questo e altro. E anche per il suo orgoglio. Non poteva perdere contro Raphael e quest'altro stronzo.
Magnus trovò finalmente il messaggio e ne inviò uno a quel numero: Ciao, sono Magnus Bane, vorrei parlarti. Se possibile non in presenza di Alexander.
Si voltò a guardare il suo amico e sospirò. << Dovevo, Ragnor. Non mi guardare così. >>
Ragnor, di tutta risposta, prese Lulù in braccio e glielo mise a due centimetri dalla faccia. << Osserva questo sguardo, Magnus. >> mise giù il cane. << Ma che cosa stai facendo? Stai chiedendo scusa ad un ragazzino perché l'hai minacciato? Per cosa poi? Perché una scopata e via? A cosa ti se- >> la voce di Ragnor fu fermata quando Magnus gli fece un cenno con la mano.
<< Noi due siamo in guerra, è colpa tua se sono finito in questa situazione, non mi fare la predica ora! >> detto questo, prese le sue cose e si avvicinò alla porta. Lulù aveva cominciato a ringhiare e abbaiare, ma Magnus lo sentiva come un suono lontano. Si sentì improvvisamente a disagio e uscì velocemente dalla stanza.
Camminò velocemente per i corridoi e uscì dall'edificio accendendosi freneticamente una sigaretta. Stava per tirare un calcio al muro, in piena frustrazione, quando il telefono gli vibrò nella tasca posteriore dei jeans.
#Nerd: Va bene! Guarda, ALEC sta uscendo ora per andare con dei suoi amici a bere qualcosa, se vuoi raggiungimi in camera. ALEC, non ALEXANDER. Ricordalo.
Magnus alzò gli occhi al cielo per la correzione, ma era il momento giusto. Aspettò di vedere Alexander uscire dall'edificio e andare via con i suoi amici, poi tornò dentro e andò da David.
Prese un respiro profondo e bussò. "Che diavolo sto facendo?"
David aprì la porta e gli sorrise, poi si scansò. << Dai, entra! >>
"Che ha da essere così felice?" Magnus entrò. << Non hai visite oggi? >>
David annuì. << Uscirò stasera con i miei fratelli. Tu? >>
Magnus si guardò intorno. La camera di David era tappezzata di poster di super eroi e cose fantascientifiche, era molto diversa da come la ricordava. Posò lo sguardo sulla parte di Alexander.
Il letto era fatto con una precisione maniacale, i libri erano posti sul comodino in ordine e vicino vi erano delle foto con quelli che sospettò fossero i fratelli. Magnus penso a come quell'ambiente austero riflettesse la personalità di Alec.
Tornò a guardare David, dopo una lunga pausa. << A parte mia zia decrepita, là fuori non c'è nessuno che vorrebbe vedermi, fidati ragazzino. >>
David rimase colpito da quelle parole, glielo poteva leggere sull'espressione che gli si dipinse in faccia. << Hai detto che volevi parlarmi. >>
Magnus si ravvivò e sorrise. O per lo meno cercò di farlo, quello che stava per dire gli dava la nausea. << Giusto. David, credo che io e te siamo partiti col piede sbagliato. Non avevo nessun motivo per prenderti per il colletto e... minacciarti. >> David cercò di dire qualcosa, ma Magnus lo fermò alzando un indice. << Quel che è giusto, è giusto David. Ti chiedo scusa per le mie azioni e ti prometto che non si ripeteranno, se non in caso di vera necessità. >> stava trattenendo il respiro e quando lo lasciò andare, aveva il suono del disgusto.
David restò a guardarlo, soppesando sulle parole appena sentite. <>
Magnus si sedette sul letto di quest'ultimo e sentì il suo profumo alleggiare intorno a lui. << Alexander ne è una piccola parte, hai ragione. Ma come ho detto: quello che è giusto, è giusto. Ti dovevo queste scuse. >> si alzò e gli allungò la mano. Quel che il nerd non sapeva era che per Alec, Magnus intendeva soldi. Tanti soldi.
<< Non credo potremmo definirci proprio amici, ma pace? >>
A David scappò un sorriso. << Magnus Bane, mi stai chiedendo di essere amici? >>
Magnus alzò gli occhi al cielo. << Stai rovinando il momento, non avrai un'altra occasione. >>
 << Mi sento onorato. >> "povero piccolo illuso..."
Magnus lo guardò male. << Accetti le mie scuse o no? >>
David gli strinse la mano. << Ma certo! Tu e Alec sarete una coppia da sballo, amico! >> lo tirò a sé per un abbraccio e Magnus rimase impalato non sapendo che fare. “Coppia? Eh? Cosa??“
<< David, forse dovresti lasciarmi andare. >> disse. Era davvero a disagio e aveva un nodo allo stomaco per quello che il ragazzino aveva detto.
<< Troppo? >> chiese il ragazzo, lasciandolo andare.
<< Già. >> disse Magnus, aggiustandosi la giacca.
<< Tu sei un'icona sai? Tutto il college parla di te. Si dice che hai fatto cose da sospensione, ma sei talmente intelligente che la scuola vuole tenerti per tenere alto il livello. >>
Magnus lo guardò, mentre frugava nell'armadio, in cerca di qualcosa da mettersi per la serata. << So le storie che girano su di me. Al primo anno mi sono fatto notare... >> mormorò.
Tornò a guardare David e in un attimo di pura confusone interiore, lo guardò in cerca di aiuto. << Pensi che ora abbia una possibilità con Alexander? >> "È certo ormai, Bane, hai toccato il fondo." Doveva sapere sé questa cosa gli aveva ridato la vittoria.
David rimase spiazzato. << Chi ti resisterebbe? >> disse poi, ironicamente.
<< Sono serio. >> rispose Magnus.
Il ragazzo prese un respiro profondo. << Amico, io vi vedo già insieme. Ma dopotutto, Alec sa essere molto testardo. Pensa che tu sia tutto il contrario di lui e altre cose che non sto qui a dire. >>
"E pensa bene." << Beh, grazie David. Divertiti stasera. >> uscì dalla stanza e gli venne voglia di tirarsi dei pugni da solo. "Che razza di idiota. Sembravi una ragazzina pappamolle."
Tornò in camera e vide che Ragnor era ancora lì.
<< Hai chiesto scusa al povero piccolino? >>
Magnus sospirò. << Non è stata una delle mie giornate migliori. >> si sedette sul letto e lo guardò.
Ragnor si mise a sedere. << Non vincerai. Non è stupido quanto credi. Pensi davvero che Alec creda alle tue scuse da gay pentito? >>
Magnus sorrise. << Oh, non sottovalutarmi così. >>
<< Se qualcuno qui dentro sta sottovalutando qualcun altro, >> si alzò. << Sei tu. >>
La conversazione durò un bel po' con entrambi che difendevano con i denti i propri punti di vista, nessuno era disposto a cedere, questione di orgoglio; finché Ragnor non disse qualcosa di assurdo: << Forse lo stai facendo perché un po' ti piace, Mag. >>
A quel punto, il ragazzo si alzò. << Tu sei fuori di testa. >> ed uscì dalla stanza.

Alec’s pov

Scese dal furgone di Simon salutando tutti un’ultima volta e iniziò ad incamminarsi verso l’entrata del dormitorio. Notò però che poco distante da lui si intravedeva una sagoma di una persona vestita con abiti fluo, lo riconobbe immediatamente d’altronde chi, se non Magnus Bane, poteva indossare abiti fluo e apparire comunque elegante e attraente? “Alec, per l’amor di Dio, smettila di fissarlo e di pensare certe cose e cammina.”  Accelerò il passo nel disperato tentativo di riuscire a ignorarlo e passare inosservato, ma era troppo tardi, ormai il ragazzo lo aveva riconosciuto e si stava dirigendo verso di lui. Si sentì tirare per un braccio e fu costretto a girarsi.
<< Alexander! Ma che piacere.  >> disse il glitterato sfoggiando uno dei suoi migliori sorrisi, nonostante sembrasse turbato.
Per quanto potesse essere bello, affascinante e da un certo punto di vista interessante, ormai Alec aveva deciso che non sarebbe stato al suo gioco e che sarebbe stato il più distaccato e cinico possibile, nella speranza che l’altro lasciasse stare prima possibile.
<< Non chiamarmi Alexander, non lo sopporto. >>
Magnus sgranò impercettibilmente gli occhi, ma nonostante la risposta fredda del moro non si lasciò scoraggiare e tornò alla carica. << Ma che caratterino… Senti angelo- >>
<< Alec, cazzo, mi chiamo Alec. >> sbottò il giovane. << Ora lasciami il braccio, voglio solo andare a dormire senza ascoltare le avances di un pervertito che ha l’attitudine di portarsi a letto tutto ciò che respira. >>
<< Oh… >> Magnus gli lasciò lentamente il braccio e osservò il ragazzo andarsene, con un’espressione che era una via di mezzo tra lo sconcertato e la delusione.
Alec si diresse in camera e la raggiunse con poche falcate pesanti, era davvero furibondo anche se non sapeva bene per cosa, o forse si, quel Magnus lo confondeva troppo.
Aprì la porta e non vi trovò David ma un bigliettino era in bella vista poggiato sul suo letto. Lo prese e lo lesse.

Hey mio giovane padawan, sono uscito con i miei fratelli tronerò tardi.
Seeeenti oggi Magnus Bane è venuto in camera nostra a porgermi le sue scuse, l’ho trovato strano ma penso che tu e il tuo fascino (dovuto naturalmente alla forza che scorre in te) abbiate proprio fatto colpo, quindi va da lui e goditi la tua storia d’amore proprio come Leila e Han Solo, magari evitando di fare un figlio che si metterà in testa di prendere il posto di Darth Vader, tutto ciò sarebbe spiacevole

Se il moro non fosse stato assalito dai sensi di colpa probabilmente sarebbe scoppiato a ridere. Doveva chiedere scusa a Bane ma sapeva benissimo che di persona non ne sarebbe stato capace, non senza mettersi a piangere come una ragazzina, così prese il suo cellulare e cominciò a scrivere un lungo messaggio di scuse.
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Angolo delle autrici timide

Ma ciao belle persone!!
Come al solito ci tenevamo a ringraziarvi perché ci state dando un supporto immane, sia le persone che leggono capitolo dopo capitolo silenziosamente sia le persone che recensiscono e che noi adoriamo sempre di più perché ogni settimana ci danno una buona dose di autostima.
Parlando del capitolo, non potevamo non parlare della famiglia Lightwood e dei suoi amici, iniziavamo ad averne seriamente la nostalgia. Per quanto riguarda il nostro Magnus, eh che dire, sotto coltri di puro menefreghismo sembra quasi esserci qualcosa che si sta smuovendo grazie (o per colpa) al comportamento che il nostro Occhi blu sta tirando fuori , ma vedremo...

Noi al solito ci rivediamo sabato prossimo.

Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 - Fuori con me ***


Capitolo 6 – Fuori con me

Magnus’ pov

Magnus non riusciva a muoversi, era come pietrificato, possibile che quelle parole gli avessero fatto tanto male? Eppure a lui di Alec non importava, era solo una scommessa, un mero passatempo, una bella faccia come tante altre. Allora perché si sentiva devastato, che Ragnor avesse ragione? A lui stava iniziando a piacere il Lightwood? No impossibile, a lui piacevano i soldi e piaceva vincere, per questo era triste, Alec l’aveva battuto senza saperlo.
 A destarlo da quei pensieri incasinati fu il suo cellulare che vibrò per l’arrivo di un messaggio.
#Alexander: Magnus sono Alec, ti chiedo di perdonarmi non so cosa mi sia preso, non è da me comportarmi in quel modo, sono sinceramente mortificato e probabilmente non vorrai più vedermi ma lascia che ti ringrazi per quello che hai fatto per David, è stato molto bello e ti chiedo ancora scusa per l’idea completamente sbagliata che mi sono fatto di te sei davvero un bravo ragazzo. Ancora grazie e scusa.
Leggendo quelle parole a Magnus si strinse il cuore e ne fu talmente contento che decise di rispondergli immediatamente iniziando però ad incamminarsi o meglio a saltellare verso camera sua, visto che fuori iniziava a far freddo. I soldi e la scommessa? Completamente dimenticati.
#Magnus: Questo messaggio mi ha dato conferma che sei un ragazzo speciale Fiorellino, poche persone tornano sui propri passi, ammettendo di aver sbagliato e sono contento che tu sia tra quelle, a quanto pare apparteniamo a la stessa categoria:)
La risposta non si fece attendere molto:
#Alexander: Fiorellino? Scusa ma Alec proprio non ti piace? Comunque, posso considerarmi perdonato?
#Magnus: Assolutamente no, Fiorellino. Se vuoi farti perdonare dal sottoscritto devi accettare quell’uscita che ti avevo proposto giorni fa.
#Fiorellino: Oh beh… se la metti così d’accordo.
 #Magnus: Perfetto, facciamo venerdì alle 19,30 davanti all’albero grande, puntuale mi raccomando. Ti porto a cena in un posto meraviglioso, degno di te Fiorellino.
#Fiorellino: Io ero rimasto al drink, ma mi va bene anche una cena. Ora vado a dormire che domani ho lezione presto. Buona notte.
#Magnus: Buona notte, Alexander.

La settimana passò in fretta e presto giunse il fatidico venerdì. I due ragazzi non stavano più nella pelle, ed entrambi provavano un misto di impazienza e timore…
Durante la settimana non si erano parlati molto, anche perché quando si trovavano nello stesso posto non erano mai soli, quindi si limitavano a fissarsi, ma non era un problema perché entrambi sapevano che la vera svolta al loro “rapporto” sarebbe arrivata quel venerdì.

Alec’s pov

<< Cazzo Dave, non so che mettermi! >>
<< Alec, per cortesia, stai davvero chiedendo a me consigli di stile? >>
<< Oddio Dave, sono nel panico più totale e non so neanche perché… >> disse istericamente il moro sedendosi sul letto dell’amico e prendendosi la testa tra le mani, al che David gli si inginocchiò davanti e sfoggiando uno dei suoi più tranquilli e rassicuranti sorrisi disse: << Hey amico, calmati è normale essere nervosi, ma ho visto quello che Bane ha fatto di tutto pur di uscire con te, ergo potresti benissimo presentarti lì con una busta della spazzatura addosso e fare comunque colpo. >>
A quel punto Alec si alzò di scatto << M-Ma io non voglio fare colpo! >>
Dave che si era messo seduto a gambe incrociate e lo guardò dal basso con uno sguardo malizioso. << Ah no? Giovane padawan dovresti sapere di non poter mentire al tuo maestro, io SO che a te lui piace ed è ovvio che tu voglia fare colpo. >>
<< Okay, hai ragione, lui mi piace, e tanto, mi sento un tredicenne a dire certe cose, ma non mi sono mai sentito in questo modo con nessuno. Quando lo vedo mi sudano le mani, mi agito e mi vengono le farfalle nello stomaco… Dio quanto sono ridicolo. >>
<< Aww quanto sei sentimentale, Lightwood. Comunque tornando ai vestiti mettiti questa camicia blu in modo da far risaltare il colore degli occhi e questo paio di jeans neri attillati per far vedere il tuo fantastico fondo schiena. Sarai perfetto. >>
<< Okay, primo riprova a chiamarmi ‘adorabile’ e giuro che ti ammazzo, secondo che fine ha fatto il mio amico nerd a cui non interessa nulla di moda e terzo cosa diavolo hai detto sul mio sedere?! >>
 << Ho solo lasciato che per un secondo il mio alter ego gay prendesse possesso di me visto che avevi bisogno di una mano con il guardaroba e si, a lui piace il tuo sedere. >>
<< Okay, se prima avevo qualche dubbio, ora ne sono certo. Tu hai seri problemi. >>

Magnus’ pov

Era decisamente stupendo e l’immagine riflessa nello specchio gliene dava la conferma. I pantaloni attillati di pelle gli fasciavano alla perfezione le gambe slanciate e toniche, la camicia color prugna aderiva perfettamente e lasciando i primi due bottoni fuori dall’asola si potevano notare i pettorali perfetti mentre dalle maniche arrotolate all’altezza dei gomiti si notavano i suoi bicipiti scolpiti, ai piedi portava un paio di anfibi con applicate delle piccole borchie che davano un tocco rockeggiante al tutto. Non mancavano naturalmente la moltitudine di anelli che gli ingioiellavano le dita e le collane che impreziosivano l’outfit. Il make-up era semplicemente perfetto, i capelli erano tirati su in una cresta e abbondavano di gel glitterato, gli occhi erano segnati da una linea non troppo spessa di eyeliner nero ed erano intensificati dalla grande quantità di mascara, le labbra invece furono rese più invitanti da uno strato di rossetto nude. Insomma solo un folle sarebbe riuscito a resistergli, eppure si sentiva stranamente in ansia da quell’incontro, forse questa scommessa stava diventando troppo importante. Insomma, si, ne andava del suo orgoglio, ma in una parte piccola dentro di sè, più andava avanti in questa storia e più aveva ansia. Anche se le occhiate fugaci e intense che si erano scambiati lui ed Alexander durante la settimana dicevano il contrario, lui aveva davvero paura di come tutta questa storia sarebbe andata a finire.
<< E così esci con Occhi blu… beh complimenti amico ce l’hai fatta! >>
<< Già… Alla fine mi è bastato solo chiedere scusa al suo piccolo cagnolino da compagnia con gli occhiali e Alexander ha accettato di uscire con me. >>
<< Hai fatto bene a mettere il tuo orgoglio da parte e sono contento che lui ti piaccia davvero, almeno se la cosa va in porto potremmo riavere di nuovo il Magnus allegro e spensierato di un tempo. >> disse Ragnor in tono canzonatorio. Era giorni che continuava a stuzzicarlo su questa storia, lui pensava che avesse accettato la scommessa solo perché gli piaceva il ragazzino, ma non era così. A Magnus piaceva vincere.
<< Oh, mio caro Ragnor, ma guarda che io sono sempre lo stesso di prima. >> disse con tono fiero il glitterato, rispondendo a tono alla sua provocazione. Non era innamorato di Alexander, in fondo era solo una scommessa, che cavolo. Alche Rangor si mise a sedere sul letto e disse: << Mi dispiace contraddirti Mag, ma da un anno a questa parte tu sei cambiato radicalmente e non sono l’unico ad averlo notato anche Catarina e Raphael se ne sono accorti. >> sospirò prima di continuare. << Ma da quando quel ragazzino ti ha dato la possibilità di conoscervi tu sei cambiato, in meglio intendo. >>
<< Wow, Rag, ma come siamo profondi! Comunque si, può darsi che Alexander mi faccia venire il buon umore ogni volta che lo vedo però non mi va di illudermi troppo, potrebbe anche non andare tra noi. >> disse Magnus con finta ansia sul viso. Magari se stava al suo giochetto da bambini innamorati la smetteva di rompergli.
Ragnor lo guardò male. << Continua a chiudere il tuo cuore e diventerai uno schifo, Mag. Detto questo, buona fortuna amico. >>
 Magnus rivolse a Ragnor un'occhiata tra l'impaurito e l'omicida, cercando di non far capire quanto quella frase lo avesse toccato. Erano poche le volte che i due parlavano seriamente, ma quando accadeva era sempre per una buona ragione, ma questa volta a Magnus sembrava che la ragione non fosse poi tanto buona. Anzi, lo aveva infastidito. Ma come erano arrivati quello? Scosse la testa per cacciare i pensieri e chiuse la porta della stanza dietro di sé. “È ora di andare in scena.”

.

Magnus si era appoggiato alla sua macchina aspettando che Alec gli andasse incontro per poi portarlo in un fantastico ristorante tailandese. Appena lo vide gli si formò un nodo allo stomaco e gli fu difficile anche solo trovare le parole da dire, Alec non fu da meno: appena gli fu davanti, infatti, sorrise timidamente e si passò nervosamente le mani sui pantaloni. Sarà stata pure solo una scommessa, ma il ragazzo non era male fisicamente e qualche apprezzamento non avrebbero reso Magnus meno.. sé stesso.
Magnus decise che non era il momento di comportarsi da dodicenne alle prime armi così si riprese alla svelta, sfoderò uno splendido sorriso - in cui Alec ci vide un misto di malizia e altro non troppo riconoscibile- e disse con tono sensuale e basso un semplice: << Ciao, Alexander. >> Alec, come da copione, arrossì e rispose timido a quel saluto mentre Magnus si prendeva tutto il tempo per assaporare quel piccolo momento di vittoria. Si avvicinava sempre di più al suo scopo. Poi quando gli aprì la portiera della macchina e Alec, per salire gli diede le spalle, lo vide. Il suo sedere era semplicemente perfetto e quei pantaloni attillati lo mettevano così in evidenza, se non avesse frenato i suoi pensieri probabilmente gli sarebbe saltato addosso dentro quella macchina. Il che non sarebbe stato un male per la sua scommessa. Infondo che lo attraesse fisicamente non era un male, no?
Dall’altra parte Alec stava morendo dall’imbarazzo: si sentiva troppo inferiore rispetto a Magnus, lui era così bello, alto, persino più di lui e quegli occhi, si sarebbe potuto perdere in quell’immensità. Quegli occhi erano così rari e spettacolari, gli ricordavano le immense distese di prato verde smeraldo della sua casa in campagna, illuminate dal sole che era rappresentato da quelle meravigliose pagliuzze dorate incastonate nelle pietre preziose che Magnus poteva vantare di avere come occhi.
Il viaggio fu tranquillo fino a quando Magnus accese la radio, partì l’inciso di Enjoy the Silence dei Depeche Mode, la canzone preferita di Alec il quale si scordò completamente di trovarsi in una macchina non sua, con una persona accanto, e iniziò a cantare sopra la canzone a squarcia gola.
“All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms.”
Magnus lo osservò divertito e stupito, di certo non si aspettava un comportamento simile da quel ragazzo così timido e riservato. Non perse tempo per fargli un complimento. << Caspita che bella voce! >>
Quel commento lo destò e si rese conto di quello che stava facendo, arrossì di getto e il più grande lo notò, pensando a quanto fosse innocente il ragazzo.
Una volta arrivati Alec uscì da solo dalla macchina, proprio mentre Magnus stava per aprirgli la portiera, cercò così di fare il vago e camminò al suo fianco fino al ristorante. Appena entrarono, Alec fu davvero sorpreso di ritrovarsi davanti a così tanto lusso. Aveva pensato che stessero andando in uno di quei ristoranti che vedi tutti i giorni, invece questo era il top. C'erano camerieri ovunque e una musica dolce di sottofondo suonata dal vivo al pianoforte. Le luci erano soffuse e vi erano candele ai lati della sala. La sala era tinta di un rosso spento, con grandi arazzi attaccati alle pareti, con disegni d'oro e prugna. Tutto aiutava a creare un'atmosfera davvero da sogno, eppure Alec non poteva fare a meno di sentirsi un tantino a disagio per il livello di quel ristorante.
Magnus fece strada al ragazzo e si avvicinarono ad una grande scalinata, dove ad attenderlo vi era un grande uomo vestito di nero.
<< Ehi, Joe. >> fece Magnus al tipo, con tanto di occhiolino. Alec non l'avrebbe mai ammesso, ma gli aveva dato fastidio quel gesto, rivolto proprio a quell'uomo.
<< Mag, prego. >> l'uomo si scansò e fece salire i due ragazzi nella parte alta del ristorante. Magnus sperava davvero di dare il massimo a questo appuntamento, per questo aveva prenotato l’intero piano di sopra, con grande sorpresa di Alec che non si aspettava affatto tutto questo. Sperava che tutti quei soldi sarebbero stati ripagati alla fine della scommessa.
<< Per l’angelo, è sul serio tutto per noi? >> chiese il ragazzo, alquanto stupito.
Magnus gli sorrise. << Certo, scegli tu dove sedersi. >> non lo stava dando a vedere, ma era davvero nervoso, e ciò, per un tipo come lui era strano.
Alec si guardò per un po' intorno, non abituato a certe situazioni e scelse il tavolo all'angolo. Magnus avrebbe scelto diversamente, ma accettò comunque la sua scelta. I camerieri arrivarono subito e versarono del vino rosso nei calici di entrambi.
<< Allora, Alexander, dimmi qualcosa su di te. >> Magnus sfoggiò il suo sorriso migliore e Alec arrossì violentemente.  Forse, pensò il più grande, avrebbe dovuto fargli un complimento o qualcosa del genere. Si, forse. Ma lui non era proprio il tipo da fare certe cose. In realtà non era mai stato ad un appuntamento. A lui non piacevano gli appuntamenti. A che servivano se poi andavi a letto comunque? Facevi prima a passare subito a quella fase.
<< Beh, ho diciannove anni, studio letteratura e- >>
Magnus lo fermò subito con un cenno della mano. << Si, queste cose già le so, voglio il vero Alexander. Cosa tieni nascosto sotto quella corazza che ti porti sempre dietro? >> sapeva farci con le parole e aveva la netta sensazione che con Alexander sarebbe stato importante saper colpire i punti giusti.
Alec rimase sorpreso al sentire quelle parole. Possibile che Magnus fosse un ragazzo così sensibile sotto sotto? Avrebbe realmente potuto dargli un'opportunità, ma aveva pur sempre la fama del donnaiolo... Così Alexander cominciò a raccontare della sua monotona vita, tra studio e famiglia, senza sbilanciarsi troppo. Ad esempio non raccontò del suo coming out o del fatto che fosse stato innamorato di suo fratello. Si, adottivo, ma pur sempre suo fratello. Disse solamente quel che reputava giusto per un primo appuntamento, perché quello era, un appuntamento. Al solo pensarci ad Alec venivano i brividi, era così strano. Tecnicamente, quello era il suo primo appuntamento in un'intera vita di sacrifici e silenzi. Ne sarebbe valsa la pena? Lo avrebbe ricordato bene o male? Sentiva di star andando in ansia, così decise di mandare giù un altro po' di coraggio liquido.
Magnus stette ad ascoltare, come ci si sarebbe aspettato da un ragazzo preso dall'altro. Non sembrava aver vissuto una vita sfrenata, anzi, non sembrava aver vissuto affatto. In tutta la sua vita aveva studiato e accontentato i genitori. Quando parlò della sorella, Isabelle, capì quanto potessero essere diversi, anche se fratelli. Lei era proprio come Magnus, e se gli fosse capitata sott'occhio nel suo periodo etero, sarebbe stata sua. Ma ora c'era Alexander al tavolo con lui e gli sembrò molto meglio di una scopata e via con la sorellina. "Anche se tecnicamente è quello che è lui, Magnus. Una scopata e via." Aggrottò la fronte e non stette a sentire i suoi pensieri per un po', ci fu solo Alec.
Quando finì di parlare, fece la stessa domanda a Magnus. << E tu? Cos'hai fatto nella tua vita? >>
Magnus non seppe bene che dire all'inizio, era una cosa che non faceva mai: raccontare di sé. In pochi sapevano della sua storia e per pochi si intendeva Raphael, Ragnor e Catarina. Non sapeva che fare, non poteva semplicemente tagliare la conversazione, o sarebbe finita male. Doveva inventarsi qualcosa, in fretta. << Non sono poi così interessante.. >> borbottò, cercando di perdere tempo. Se non raccontava di sé a qualcuno che gli piaceva sul serio, non lo avrebbe fatto di certo con un ragazzo che contava solo per una scommessa.
Alec lo guardò male, ma con un sorrisetto sulle labbra. << Non credo che tu possa mai essere più noioso di me, su! >>
Magnus lo guardò sorridendo, era divertito dal fatto che Alec fosse brillo. Magari era la sua notte fortunata.. << Ho sempre vissuto con mia zia, in una casa piena di gatti e amore. Sono andato al liceo, diplomato col massimo dei voti, ed eccomi qua. >>
Alec alzò un sopracciglio, chiaramente deluso. << Tutto qui? >>
L'altro si morse il labbro, sentendosi sotto pressione. Non sapeva cosa fare, chiudersi di fronte a lui equivaleva chiudere ogni speranza di sesso e soldi. Ma non poteva rivelare la sua storia. Non poteva. << Che ti aspettavi? Droga, alcool, abusi e party sfrenati? >> si fermò un attimo, studiando il viso del ragazzo che aveva di fronte. Che avesse esagerato? Sentì una punta di fastidio pizzicargli alla gola. Era quella l'idea che aveva di lui? "Ma tu sei così, Magnus. E lui è la tua scopata per vincere la scommessa. Muoviti a farlo." << Mi dispiace deluderti allora. >> gli sorrise, cercando di nascondere tutto il fastidio e il rancore trapelati nelle sue frasi precedenti.
Alec d'altro canto fu sorpreso da quella reazione. Pensava seriamente a Magnus come un ragazzo festaiolo, ma non nel peggiore dei modi. Era solo un ragazzo a cui piaceva divertirsi. Ma c'era di più. Lo sapeva. Ma sapeva anche che non era il momento di scavare nel suo passato, sembrava uno con una maschera di ferro. Si rese anche conto di quanto fossero realmente diversi e distanti e si chiese se fosse davvero la scelta giusta essere andato lì quella sera.
Per fortuna in quel momento arrivò il cameriere e ordinarono da mangiare. Ma ormai si era creato un silenzio imbarazzante.
<< Mi piace come ti sei vestito. >> disse Alec, dopo un po'. << Il tuo stile è molto... Appariscente. >>
Magnus alzò lo sguardo dal vino rosso, che ancora era rimasto intatto, e lo posò nel suo. << Si, tendo ad essere molto eccentrico. Senza tutta questa roba, non sarei io. >> scrollò le spalle.
Alec fece un sorriso timido. << Secondo me, sotto tutta quella roba, si nasconde il vero Magnus. >>
Magnus non si aspettava una risposta del genere, ma neanche Alec si aspettava la risposta che avrebbe dato poi Magnus. << Sono curioso di come lo tirerai fuori. >> lo stava stuzzicando, ma sembrava che l'altro non avesse capito il senso.
Alec diventò paonazzo e iniziò a boccheggiare. Magnus vedendolo in quello stato si morse il labbro inferiore tutto quel rosso evidenziava maggiormente il mare che si trovava nei suoi occhi; perché doveva essere così dannatamente carino?! Che fosse attraente aiutava la scommessa, ma c'era un sottile limite da non superare. Decise di calmarlo poggiando la sua mano su quella del ragazzo e sorridendogli amichevolmente << Ehi calmo, stavo solo scherzando, più o meno. >> doveva portarlo a letto, quella sera. Sapeva che non avrebbe avuto un'altra occasione come quella. O avrebbe dovuto faticare sodo.
A quel tocco Alec fu percorso da un brivido e vedendo quel meraviglioso sorriso si perse in esso, era così bello e le sue labbra, oh le sue labbra erano così, così invitanti, avrebbe voluto farle sue… “No! Lightwood riprenditi!”  Disse una vocina nella testa del moro.
Come risposta occhi blu gli sorrise nervosamente e ancora rosso in viso prese un sorso del suo vino, sperando che almeno un po’ di alcool potesse calmarlo. Dire che fosse 'un po'' era un eufemismo. Era al suo quinto bicchiere. Forse stava esagerando..
Il resto della serata passò tranquillamente, come un normale appuntamento tra ragazzi, parlarono del più e del meno, perlopiù di scuola, raccontando vari aneddoti del loro passato. Nonostante la piacevole compagnia e la leggerezza di quei loro discorsi ad Alec rimase sempre l'amaro in bocca per il passato di Magnus, era come se si tenesse a distanza debita dal più piccolo e questo lo faceva sentire come escluso dal suo mondo.
Durante il viaggio di ritorno i primi dieci minuti furono silenziosi, ma non un silenzio imbarazzante, più tosto un silenzio tranquillo e confortevole. Almeno fino a quando Magnus decise che era ora di rompere quell’ atmosfera con un po’ di musica. Il pezzo che stava passando era una fantastica hit degli anni ’80, Karma Chameleon dei Culture Club, a Magnus si illuminarono gli occhi e alzando il volume si mise a cantare a squarcia gola seguito da Alec; per entrambi i ragazzi fu un momento splendido. Finita la canzone scoppiarono in una fragorosa risata. << Certo che dovremmo proprio tirare su una band io e te. >>
<< Io credo di no, visto che sei stonato come una campana. >> disse Alec asciugandosi una lacrima che era scivolata nel suo viso per il troppo ridere.
<< Fiorellino!! Stai insinuando che io non sappia cantare?? >> fece Il glitterato mettendo un broncio fintissimo e adorabile.
<< Io non insinuo proprio nulla; è così, accettalo Magnus. >>
Al che Magnus gli diede un leggero pugno sul braccio ed essendo arrivati al college accostò la macchina. Per un momento non aveva più pensato alla scommessa, a quello che sarebbe successo una volta scesi dalla macchina o il giorno seguente. Non pensò a cosa avrebbe detto a Ragnor, si godette semplicemente quel momento tra ragazzi. Ma poi la realtà lo colpo di nuovo in viso e si maledisse per essersi lasciato trasportare dalle risate.
Scesero entrambi dalla macchina e Magnus si mise davanti ad Alec con l’intento di parlargli e magari fare altro.

<< Sono stato bene questa sera. >> disse, avvicinandosi ad Alec, il quale era ora appoggiato alla macchina.
Alec fece un sorriso. << Si, anche io. >>
<< Potremmo rifarlo. >> fece Magnus in modo allusivo. Si avvicinava sempre di più ed Alec cominciò a sentirsi mancare il respiro. << S-Si, non è una cattiva idea. >> Balbettò arrossendo.
A quel punto Magnus portò una mano sul suo viso e avvicinandosi pericolosamente gli sfiorò le labbra con le sue, ma Alec scivolò agilmente sotto il suo braccio mormorando un timido << Non posso. >> e scappò via, lasciando il ragazzo glitterato da solo e pieno di domande.

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Angolo delle autrici timide

Eccoci di nuvo qui!
Magnus sembra avere un cuore di ghiaccio, ma forse sotto sotto anche lui non è del tutto immune all'amore! E Alec non è poi così disperato da farsi incastrare dai suoi giochetti. Sarà un testa a testa o uno dei due avrà la meglio?
Vi ringraziamo ancora per continuare a seguirci e sostenerci, fateci sapere anche stavolta cosa ne pensate e se credete che dopotutto Magnus si stia innamorando;)
P.s. l'appuntamento è visto da un narratore esterno, per questo l'abbiamo separato dal resto, lo faremo per ogni volta in cui servirà. ;)
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 - Io ho bisogno di te ***


Capitolo 7 – Io ho bisogno di te.
Alec’s pov
Era scappato. E aveva fatto bene. Non voleva ripetere nuovamente l’esperienza di un bacio sbagliato. Ricordava perfettamente la nausea e il disgusto provati dopo il bacio datogli da Jace; aveva passato tutta la sua infanzia, e buona parte della sua adolescenza, convinto di essere innamorato del suo bellissimo fratello adottivo, eppure quel bacio era stato quanto di più sbagliato potesse esserci. Dovette così ammettere che il biondo aveva ragione, il sentimento che li legava era amore fraterno lo stesso che provava per Izzy o per Max, quella per il fratello, dunque, era solo una scusa con la quale si parava per non amare davvero. Con Magnus era diverso invece, lui gli faceva provare emozioni così intense, e avrebbe voluto baciarlo così tanto… ma non poteva, non doveva, lui e Magnus erano troppo diversi e poi quest’ultimo stava solo giocando con lui. Quel bacio sarebbe stato un altro errore. Ne era certo.
Assorto da questo turbinio di pensieri Alec entrò in camera trovando Dave che, non ostante l’ora tarda, si trovava a gambe incrociate sul letto intento a ricopiare gli appunti che aveva preso quel giorno in maniera più ordinata. Appena il nerd si accorse del rientro dell’amico sorrise malizioso. << Allora, com’è andata? >> fece alzando e abbassando le sopracciglia più volte. Dio com’era buffo.
<< Tutto bene. Devo ammettere che mi sono divertito, abbiamo parlato molto e- >>
<< Si, certo, molto interessante ma arriva al sodo Alec, ti ha o non ti ha infilato la lingua in bocca?? >> Lo interruppe bruscamente Dave. Alec divenne rosso come un peperone e iniziò a boccheggiare, nonostante si aspettasse perfettamente quella domanda dall’amico. Sospirò e cercò di darsi un tono rispondendo con quanta più calma e serenità. << Diciamo che ci ha provato. Solo che appena ho capito le sue intenzioni sono scappato. >>
<< Cosa!? Ma dico, sei impazzito?! Il ragazzo che ti piace prova a baciarti e tu cosa fai?! Scappi!? >> Esclamò con sconcerto David che nel frattempo aveva completamente dimenticato quello che stava facendo e si era alzato dal letto per fronteggiarlo.
<< No Dave, non sono impazzito ho fatto la cosa giusta. >> Vedendo l’espressione scioccata e perplessa dell’amico il moro continuò. << Lui sta solo giocando con me, io non voglio stare male perché, sinceramente, so che se provassi a stare al suo gioco per me diventerebbe una cosa seria. >> David provò a controbattere ma prontamente Alec riprese il discorso. << Oltretutto, sono venuto qui per studiare. Non mi posso permettere distrazioni. >> A quel punto Dave dovette demordere, il ragazzo difronte a se sembrava troppo ostinato e sapeva bene che, almeno per quella sera, non avrebbe ceduto; così rivolse un sorriso mesto all’amico in segno di resa e si rimise a ricopiare i suoi appunti mentre quest’ultimo si preparava per andare a letto.
Alec sapeva di aver ragione, sapeva che ascoltando il cervello non avrebbe sofferto, eppure tutto ciò non gli impedì di ammettere quanto davvero Magnus gli piacesse e quanto quella sera avesse voluto baciarlo.
Oltre l’aspetto fisico che, non ostante fosse molto particolare, era davvero mozzafiato in quella serata, in quello pseudo appuntamento, aveva scoperto che, sotto tutti quei strati di glitter e paillette, si nascondeva un ragazzo fantastico che aveva sofferto tanto ma si era rialzato e che riusciva a farlo sentire a proprio agio.
Cavolo, gli piaceva davvero tanto, ma Magnus non lo sarebbe mai venuto a sapere. Lui non voleva essere il passatempo di un ragazzo che non lo ricambiava; perché Alec ne era certo di questo. Magnus non lo ricambiava, e come avrebbe mai potuto, lui era un ragazzo così fuori dal comune, così bello e così pieno di persone altrettanto belle che gli facevano il filo. Mentre Alec, beh Alec era un ragazzo semplice, solitario e insicuro. Erano come il giorno e la notte, troppo diversi per fondersi. Almeno secondo il punto di vista di Alec.

Magnus' pov

Da quando Alec era praticamente scappato via, Magnus non sapeva più cosa pensare. Restò lì, seduto sul cofano della macchina a ripassare mentalmente tutto il loro appuntamento: cos'era andato storto? Che avesse detto qualcosa di sbagliato? Insomma, si era decisamente rifiutato di baciarlo, così non andava bene.
Sospirò e si decise a tornare finalmente dentro, anche se non voleva affrontare l'interrogatorio di Ragnor. Per sua sfortuna, il suo amico lo stava aspettando sveglio.
<< Mag! Com'è andata? >> chiese, con un sorriso a trentadue denti.
Il glitterato lo guardò storto e andò in bagno per struccarsi e avere un po' di privacy, ma proprio non se ne parlava. Venne raggiunto anche lì.
<< È andata così male? >> chiese Ragnor, poggiato allo stipite della porta. Magnus si passò il dischetto per il trucco sugli occhi e cercò di mantenere la calma. Avrebbe tanto voluto tirare in testa al suo amico tutte le boccette di shampoo nel bagno.
<< Preferirei non parlarne. >> disse infine, uscendo dal bagno. Si tolse i vestiti e indossò il pigiama, mentre Ragnor lo guardava come per fargli lo scanner. Per fortuna non aggiunse altro e spensero la luce, ma ovviamente Magnus rimase ancora sveglio. Non sapeva perché, ma quell’avvenimento lo aveva turbato. Sentiva come un fastidio al petto, mentre si scervellava per capire come rimediare a quella serata. La vittoria non sembrava poi più così vicina..
Fissò il soffitto per un bel po’, pensando all’appuntamento, ancora e ancora, cercando di capire i suoi errori. E pensò a come sarebbe stato tutto più semplice se questa scommessa non fosse mai esistita. Forse si stava già stufando di questo giochetto. Iniziava a sentirsi sporco. Pensò anche se avesse mai conosciuto davvero Alexander senza quella scommessa e il fastidio al petto aumentò. Continuò a rigirarsi nel letto, in preda ai suoi pensieri. Perché era scappato? Sembrava come spaventato, ma da cosa? Che sapesse della scommessa? No, impossibile.
Il giorno seguente saltò le lezioni, volendo evitare di incontrarlo o di parlare ancora con Ragnor che di sicuro aveva già avvisato il loro gruppo di amici dell’accaduto. Gli serviva del tempo per capire come portare avanti la situazione o chiuderla qui. Si, forse era la cosa migliore. Sarebbe andato da lui e gli avrebbe detto tutto. Lo avrebbe odiato e non si sarebbero più parlati, come sarebbe stato da principio. Ma a Magnus questo andava bene? No. Non sappe dire perché, ma non voleva questo. Giustificò questa cosa con il fatto che a lui non piaceva perdere e quindi si decise a trovare un modo per rimediare alla serata precedente.
Decise inoltre, di ignorare il cellulare che vibrava in continuazione per l’arrivo di tutti i messaggi di Raphael e Catarina che, preoccupati, gli chiedevano il perché di quel comportamento e come mai il suo appuntamento fosse andato tanto male. Ma non lo spense e continuò a buttarci un occhio di tanto in tanto per vedere se almeno uno di quei messaggi fosse da parte di fiorellino, ma nulla di nulla. Un suo messaggio di scuse o di spiegazioni sarebbe stato davvero di aiuto per sbloccare quella situazione.
Abbattuto, si alzò dal letto, dove era stato tutto il tempo, si vestì e si truccò, per nascondere il fatto di non aver dormito e perché nonostante tutto lui era sempre Magnus Bane e aveva comunque una reputazione da difendere. Si rifugiò sul tetto del dormitorio, dove sapeva che nessuno sarebbe andato a cercarlo, e si fumò una sigaretta nel tentativo di rilassarsi. Possibile che un ragazzo e una scommessa causassero tutto questo scompiglio? Si chiese se davvero cinquecento dollari valessero la pena. Si rispose di si, ma anche a questa decisione non seppe dare motivazione.
Aveva così tanta paura di essere stato lui ad averlo spaventato, magari aveva detto qualcosa di sbagliato o aveva fatto qualcosa che non era andato bene. Ma Alexander sembrava essersi sempre divertito, fino a quel momento. Sentì quella punta amare di delusione solleticargli lo stomaco, come accadeva ogni volta che ci ripensava. Era solo perché il piano non era andato come sperato, non per altro. Era questo che si diceva.
Sapeva che rimanere lì a rimuginarci non avrebbe risolto nulla, così si fece forza.
Deciso, buttò l’ormai mozzicone della sigaretta e con passo svelto scese di nuovo sotto e andò verso la sua stanza, quella di Alexander. Sapeva cosa doveva fare e nulla lo avrebbe fermato. Ma si sbagliava. Una volta davanti alla stanza, si bloccò. Non riuscì a fare nulla, era come se tutti i suoi muscoli gli gridassero di andare via d lì. Era il suo orgoglio che gridava, ed aveva ragione. Era il ragazzino che era andato via, perché doveva essere lui a rimediare alla situazione? Guardò i numeri in oro della porta e si voltò, tornando sui suoi passi.
.
David scosse leggermente il suo compagno, che si levò le cuffiette per ascoltarlo, e gli disse:<< Ehi, smettila di ascoltare la musica e ascolta per un secondo me. Sto andando a noleggiare un film che potrà tirarti su di morale, aspettami qui. >>
<< Ma oggi non dovevi uscire con Marta? >>
<< Già, ma non ho il coraggio di lasciarti solo ora, con Marta ho rimandato a stasera. >> disse Dave con un sorriso accondiscendente. Occhi blu fece un cenno di approvazione, accompagnato da un verso che sembrava essere un mugugno.
Dave uscì dalla camera con uno scopo ben preciso in mente, abbastanza diverso da quello comunicato ad Alec. Ormai il mantra del giovane nerd era diventato quello di riuscire a far mettere insieme i due ragazzi, perché David lo sapeva, lo aveva visto negli occhi di entrambi. Loro si piacevano.
Scese velocemente le scale uscendo dall’ala dei dormitori con l’intento di andare a cercare Magnus.
Non fu una ricerca tanto difficile, in quanto lo trovò vicino all’albero grande, appena fuori l’edificio dove si tenevano le lezioni di storia dell’arte e design. Stava fumando una sigaretta con lo sguardo basso, completamente solo, quello era il momento giusto.
<< MAGNUS! Presto mi serve aiuto! >>
Magnus sentendosi chiamare in quel modo alzò lo sguardo e lo volse verso il ragazzo che si stava avvicinando a lui con passo spedito. Riconobbe David, il cagnolino di Alec, perché gli stava chiedendo aiuto?
<< Cosa vuoi ragazzino? >>
<< Alec! >>  bastò quel nome, detto in quel modo quasi disperato, a far accapponare la pelle al maggiore e a chiudergli la bocca dello stomaco, cosa diavolo era successo al suo fiorellino!? << Che è successo ad Alexander!? >>
<< Non c’è tempo da perdere, ha bisogno di te, presto seguimi! >>
Alexander aveva bisogno di lui… Al diavolo tutto, il bacio mancato, la scommessa e i suoi fottuti sentimenti, lui per Alec ci sarebbe stato. Dunque Ragnor aveva ragione, a lui Alexander piaceva… Adesso aveva molte più spiegazioni da dare a sé stesso.
David si sentì un perfetto idiota, poteva inventarsi qualcosa di migliore per attirare Magnus nella propria camera, ma a quanto pareva a Magnus quella ridicola scusa bastò. Anche perché iniziò a seguirlo. Sentiva le mani sudaticce per l’ansia. Cosa si sarebbe inventato poi una volta davanti alla camera?
Magnus, dietro a David, falcava il terreno con tale decisione che chi lo guardava aveva quasi l’impressione che iniziasse a sprofondarci. Alexander stava male, era successo qualcosa. Ma cosa? Era andato lì davanti giusto mezz’ora fa..
Una volta entrati nel dormitorio, Magnus accelerò così tanto che superò facilmente David, entrando nella stanza senza farsi problemi. E lì David la vide: la sua occasione. Si tuffò sulla porta aperta e con uno scatto felino che neanche lui sapeva di poter fare, la chiuse.
 << Ora voi due mi ascoltate, vi piacete e questa è una cosa ovvia. Non perdete tempo a negarlo soprattutto tu, giovane padawan. Vi sto dando l’opportunità di parlare e chiarire il malinteso di ieri sera, perché, Magnus, devi sapere che Alec voleva baciarti ma è un padawan pauroso. >> riprese fiato per continuare, ma da dentro si sentì un urlo furibondo. << Taci, stronzo! >> David lo riconobbe, era Alec e per un momento temette per il suo futuro, ma sapendo di stare dalla parte del giusto, continuò ignorando l’amico. << Non provate a uscire, perché non c’è modo. Con il fatto che l’altro ieri ho perso le chiavi ho qui con me l’unico paio di chiavi della stanza e, come tu ben sai giovane padawan, il telefono in camera non prende più. Ora io vado e vi lascio alla vostra intimità. Ci vediamo tra quattro/cinque ore. >> 
Quando Dave se ne andò, i due realizzarono di trovarsi da soli in un luogo chiuso e che sarebbero dovuti starci per molto, molto tempo.
Alec continuava ad evitare con tutto se stesso lo sguardo penetrante di Magnus che, sentendo le parole pronunciate da David, iniziava a nutrire sempre più una speranza per loro due. Il primo a parlare, per scogliere la tensione creatasi per la situazione, fu il glitterato. << Perché sei scappato? >> gli uscì quasi come un lamento e si maledisse per non aver più autocontrollo su sé stesso.
<< Non ti deve importare. >> rispose freddo il Lightwood, nonostante la sua faccia fosse rossa. Alec ne era certo, avrebbe ucciso il suo compagno di stanza per quel tiro mancino. Non poteva credere a quello che aveva fatto, ma soprattutto a quello che aveva detto. E ora? Come negare? Come poteva mentire a quegli occhi così belli che sembravano scavargli dentro, doveva. Non importava come, ma non avrebbe ceduto. Non poteva permetterselo.
<< Invece sono l’unica persona a cui dovrebbe importare. >> rispose infastidito Bane. Ora aveva un’occasione, sapeva di piacere ad Alec, adesso con certezza. Lui voleva quel ragazzo, ma voleva anche vincere la scommessa. No. Basta tirare in ballo quella stupida scommessa. Voleva Alexander e basta.
<< Forse era a me che non importava. >> esclamò, con dolorosa indifferenza, il più piccolo. Alche l’altro sbottò furioso. << Smettila di mentire a te stesso, Alec! So di piacerti, l’ho sentito ieri sera e ne ho avuto la conferma oggi. Tu provi quello che provo io ogni volta che ti vedo, tu mi piaci Alexander! >>
A quel punto il giovane Lightwood esplose. << Si mi piaci, e allora? Adesso che hai ottenuto quello che volevi, lasciami in pace. >> Sentì gli occhi pizzicare, ma no, non avrebbe pianto, lui non piangeva mai.
<< No, non ho ottenuto quello che volevo perché quello che voglio sei tu. >>
<< E per quanto? Una notte? Due? No grazie, non sono interessato. >> sbottò con tono disperato il moro, alzandosi dal letto per fronteggiarlo. A quell’affermazione a Magnus si strinse il cuore, dunque era questo il motivo per il quale il suo fiorellino era scappato. Aveva paura di non valere tanto per lui, Dio, quanto si sbagliava. Si sbagliava ora, ma se lo avesse detto già la sera prima, quando Magnus ancora ignorava i suoi sentimenti, avrebbe avuto ragione. Quindi che dire? Che fare?
Il più grande fece qualche passo verso di lui e quando fu abbastanza vicino gli posò delicatamente una mano sulla guancia e con la stessa delicatezza accarezzò lo zigomo con il pollice. Contrariamente a quanto si potesse aspettare, Alec non si scansò a quel gesto, anzi chiuse gli occhi e con voce tremante, quasi supplicante, disse:<< Ti prego, non farmi questo. >>
Magnus si avvicinò maggiormente al suo volto e sussurrò con voce dolce: << Io non voglio farti del male Alexander, tu mi piaci davvero. Adesso ti prego lascia che ti baci. >> A quella frase, pronunciata in quel modo, un brivido corse sulla schiena di Alec. Lo voleva, nonostante tutto, lo voleva. Desiderava sentire quelle soffici labbra sopra le sue. Così, per la prima volta nella sua vita, spense il cervello e lasciò che il più grande si impadronisse delle sue labbra, azzerando la poca distanza tra loro. Inizialmente fu un bacio casto, le mani del glitterato si posarono sui fianchi del moro, mentre le sue braccia si aggrapparono alle proprie spalle come se ne andasse della sua vita. Dopo qualche secondo, forse un minuto, la lingua del più grande chiese il permesso alla bocca di Alec, che si aprì facendola scontrare con la sua. A quel punto Alec mise una mano nei capelli del glitterato, attirandolo più vicino a se e mugolò quando il loro bacio si trasformò in una danza di lingue e labbra sempre più coinvolgente ed eccitante. Il più grande sembrò apprezzare quella piccola iniziativa del meraviglioso ragazzo davanti a sé e prese a vagare con le mani sulla sua schiena, infilandole sotto la maglietta e lasciando dolci scie di fuoco che stavano dando alla testa al piccolo Occhi blu. Entrambi stavano provando emozioni mai sentite, così intense da far male. Fu quando Magnus, perso in quel piacere infinito che gli stava portando quel semplice bacio, che ormai di pudico non aveva nulla, scese con le mani fino alla patta dei pantaloni di Alec facendo per togliere il bottone dall’asola, che il più piccolo si risvegliò da quella dimensione quasi di trans e lo spinse via. Entrambi con il fiatone e con gli occhi sgranati si guardarono per qualche secondo. Il primo a parlare fu Alec, paonazzo. << Non posso. >>
<< Perché, Alexander? Ti ho già detto che non sto giocando con te, ti posso giurare che mi piaci davvero, tanto che dalla prima volta in cui ti ho visto non ho avuto occhi che per te e- >> aveva mentito, per metà, ma sempre mentito. Dove lo avrebbe condotto questa strada?
<< N-Non è p-per quello. >> lo interruppe Occhi blu, arrossendo di più, se possibile.
<< Allora cosa c’è fiorellino? >> chiese con tono apprensivo il più grande, vedendo in seria difficolta il ragazzo.
<< Ehm… è un po’ imbarazzante ma… I-Io s-sono vergine. In realtà questo si può definire il mio secondo bacio. >> Alec aveva raggiunto una tonalità di rosso da record, ne era consapevole e se ne vergognava, ma Magnus non riusciva a non pensare a quanto fosse tenero e al fatto che così i suoi occhi spiccassero di più. In un primo momento il glitterato si stupì, ma in senso positivo, quel ragazzo era così puro e unico nel suo genere. Si avvicinò al suo fiorellino e gli prese il viso tra le proprie mani, allacciando il suo sguardo con il proprio, e a fior di labbra sussurrò:<< Non c’è fretta, io posso aspettare. >>
<< N-Non voglio obbligarti, immagino che avrai bisogno dei tuoi sfoghi- >> << Shh, io ho bisogno di te, stupido Alexander. Nessuno mai mi aveva fatto sentire in questo modo. >> sussurrò Bane, prima di rituffarsi in quelle meravigliose labbra rosee, con passione e sentimento
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Angolo delle autrici timide
Ciao! Finalmente siamo riuscite a pubblicare questo capitolo. Non vedevamo l’ora! Magnus ha finalmente capito che la scommessa non vale Alexander e quest’ultimo si è riuscito a lasciar andare. Personalmente, ci siamo divertite davvero a scrivere questo capitolo, mettendoci tutto l’impegno e l’amore malec possibile. Ma fateci sapere cosa ne pensate voi! Un bacio e al prossimo capitolo,
                                                                    Mrs_Cobain951 & Zitella 9911

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 - Scoperte ***


Capitolo 8 - Scoperte
 
Dopo un bacio che sembrò durare anni e allo stesso tempo un’istante, i due si separarono dandosi così il tempo di metabolizzare il tutto; Alec andò al bagno per darsi una rinfrescata al volto che aveva assunto una tonalità violacea lasciando il più grande ai suoi pensieri.
 
Magnus’ pov
 
Magnus era euforico, non poteva crederci, il suo dolce fiorellino lo ricambiava; e quel bacio, cosa non era stato quel bacio… a quel punto si chiese come era punto essere tanto stupido e cieco, era così ovvio che quel timido ragazzo gli aveva rubato il cuore e la scommessa, quella maledetta bastarda, era stata niente più che un semplice pretesto per avvicinarsi a quel meraviglioso esemplare di ragazzo. Ora vedeva, era così chiaro, e odiava ammetterlo ma Ragnor aveva ragione a lui Alec piaceva così tanto, e al diavolo i cinquecento dollari, Occhi blu valeva di più.
Dio, quei due erano il perfetto opposto e forse, era anche per quello che Alec gli piaceva tanto. Lui era così timido e puro, addirittura vergine e Magnus avrebbe dato di tutto pur di essere il primo ad entrare nel ragazzo dalle guanciotte dolci, ma non lo avrebbe mai costretto, avrebbe pazientemente aspettato i tempi del ragazzo, al diavolo Raphael, Ragnor e i soldi.
Ripensando euforicamente a quel bacio così intenso e pieno di emozioni iniziò a chiedersi cosa intendesse il Lightwood con “In realtà questo si può definire il mio secondo bacio”. Quindi prima di lui c’era stato qualcuno, si sentì subito curioso e decise di voler vederci chiaro, anche perché, loro sapevano relativamente poco l’uno dell’altro.
Si riscoprì inoltre a pensare che forse anche lui, poteva levarsi qualche peso dalle spalle e raccontare qualcosa del suo passato ad Alec. Perché Magnus se lo sentiva, quel ragazzo dai profondi occhi blu, i folti capelli corvini indomabili e la pelle diafana, sarebbe diventato per lui più importante del previsto.
 
Alec’s pov
 
Dopo essersi rinfrescato il viso, Alec lasciò che l'acqua scorresse, mentre i pensieri gli riempivano la testa. Era come un fiume in piena e non c'era nessuna diga a fermarlo.
Aveva baciato Magnus e non era stato come se lo aspettava. Si passò le dita sulle labbra, rivivendo quei momenti, godendo ancora del sapore di lui. No, non era decisamente stato come se lo aspettava, era stato molto di più, un'esplosione di emozioni, chimica pura tra i loro corpi. In quel momento aveva spento il cervello e aveva lasciato le redini di se stesso al cuore, e poté affermare che quella era stata la prima volta. Di solito dava retta più al cervello che ai sentimenti, ma lui l'aveva portato su tutt'altro universo. L’aveva cambiato così tanto in così poco e, Dio, era stato così stupido negarsi tutto quello. Lui era cotto di Magnus ed estremamente felice di esserlo. Sentiva di potersi fidare del glitterato, dopo quelle parole e quel bacio mozzafiato non aveva dubbi.
 
Dopo un primo momento di euforia pura arrivarono i primi dubbi e un primo stadio di pentimento.
Che cosa aveva fatto? E se Magnus lo stesse davvero solo usando? Se non avesse provato le stesse cose che aveva provato lui?
Gli scoppiava la testa. Tutto ciò era dovuto alla sua praticamente inesistente conoscenza nel campo amoroso. Eppure riuscì comunque a mettere a tacere quei dubbi.
In fondo stava solo andando in paranoia. Quel bacio era stato così bello che era impossibile non aver provato nulla, almeno per Alec. Era stato così diverso dalla prima volta nella quale aveva provato disgusto puro. Ora invece ne voleva solo di più.
Chiuse l'acqua e si guardò allo specchio: aveva i capelli un po' spettinati, colpa delle mani di Magnus, e le guance ancora arrossate. I suoi occhi risaltavano ancora di più con quel rossore. Aveva il sorriso stampato su quelle labbra arrossate per la pressione di poco prima e sentiva il cuore battergli forte contro il petto.
Non avrebbe aspettato oltre, aprì la porta e sorrise a Magnus, il quale era seduto ai piedi del suo letto a riflettere.
.
Alec si mise a gambe incrociate per terra davanti allo splendido ragazzo che aveva appena baciato, facendolo destare dai suoi pensieri. Entrambi si sorrisero dolcemente ed il primo a parlare fu Alec. << A che pensi? >> Magnus allargò il suo sorriso, gli brillavano gli occhi, un po’ per il glitter e un po’ per l’emozione. << Ma a te fiorellino, è dalla prima volta in cui ti ho visto che non faccio altro >> A quella piccola e anche scontata confessione il moro arrossì con velocità record, maledicendosi mentalmente per la sua timidezza, abbassò lo sguardo e borbottò qualcosa che alle orecchie del glitterato sembrò un “Anche per me è lo stesso.” A quel punto Magnus, intenerito dal comportamento di quel ragazzo così timido da risultare tenero ai limiti dell’impossibile, prese il suo mento tra pollice e indice e gli diede un leggero bacio a fior di labbra che ebbe il potere di far nascere le farfalle nello stomaco al più piccolo. << Senti, toglimi una curiosità, chi ti ha dato il primo bacio? >> A quella domanda Alec arricciò il naso, inclinando leggermente la testa, assumendo un aria confusa che il maggiore trovò adorabile all’inverosimile, cavolo, ma perché doveva essere così dannatamente bello!
<< Perché vuoi saperlo? >> fece il moro, seriamente curioso.
<< Perché, mio dolce fiorellino, voglio conoscere ogni sfaccettatura di te, compreso il tuo passato. >> affermò con tono ovvio e allo stesso tempo stucchevole Magnus.
<< Mh… mi pare giusto, però se io ti rivelo qualcosa di me poi tu dovrai fare lo stesso. Anche io voglio conoscerti, un po’ perché, beh ecco… perché mi piaci, e un po’ perché staremo qui ancora per un bel po’ e vorrei rendere la nostra prigionia il meno spiacevole possibile. >> Disse il moro con tono deciso che però stonava completamente con le guance rosso ciliegia, simili a quelle che aveva Heidi. Magnus accettò di buon grado quel compromesso, d’altronde era giusto così.
Anche se nessuno dei due pensava minimamente he quel soggiorno forzato fosse sgradevole, neanche un po’. Entrambi si ritrovarono a ringraziare mentalmente quel piccolo nerd, che aveva dimostrato ancora una volta di essere una persona speciale.
Si sistemarono entrambi sul letto del moro, Magnus in posizione supina e Alec rannicchiato accanto a lui, con la testa posta nell’incavo del collo del maggiore, in quella posizione poteva chiaramente distinguere il dolce aroma del glitterato, quel giorno lavanda.
<< La storia del mio primo bacio è qualcosa di alquanto imbarazzante, quindi giura di non giudicarmi e di non ridere. >>
<< Croce sul cuore, fiorellino, che mi cascassero le palle se mento. >>
<< Buon Dio, quanto sei volgare… >> esclamò il moro con finta indignazione, facendo scappare una risata divertita al glitterato, che Alec trovò irresistibile. << Comunque, diciamo che è cominciato tutto quando, una volta compiuti i miei tredici anni, la mia famiglia ha adottato un ragazzo di dodici, Jace. >> Una valanga di ricordi si sovrapposero nella mente del più piccolo, facendogli venire una sensazione di nostalgia per i tempi passati. << Lui era, o meglio, è un sole, così bello, spavaldo e coraggioso, dal primo momento in cui lo vidi qualcosa in me scattò, passavamo molto tempo insieme e lui è diventato molto importante per me, come anche io per lui. Solo che io lo vedevo in modo diverso da come lui vedeva me, io ne ero innamorato, o almeno così credevo. >> si interruppe un attimo per poi riprendere il monologo, a suo parere imbarazzante e stupido. Nel frattempo Magnus lo ascoltava in silenzio religioso e aveva preso ad accarezzarlo un po’ ovunque, nella speranza di tranquillizzarlo. Stava decisamente funzionando. << Quando confessai i miei sentimenti a lui, sentimenti di cui solo mia sorella era a conoscenza, Jace ritenendoli assolutamente sbagliati e attribuendoli solo ad un momento di confusione, di slancio mi baciò. Credimi se ti dico che al solo pensarci mi vengono ancora i conati di vomito, era stato come baciare mio fratello. Da quell’ episodio però ho trovato la forza di fare coming-out spalleggiato dai miei fratelli.>>
Dopo qualche minuto di silenzio, Magnus fu il primo a parlare. << Sono contento che mi abbia raccontato questa storia, e ti assicuro che da come eri partito pensavo fosse peggio. >> dopodiché posò un dolce bacio sulla testa del corvino che sembrò apprezzare stringendosi più a lui.
<< Ora raccontami di te. Dimmi quello che vuoi, a me andrà bene. >>
<< Oh fiorellino mio, che posso raccontarti… non ho mai avuto dei genitori che mi imponessero regole, i miei primi anni di li ho passati in un orfanotrofio, dove ho conosciuto il mio gruppo di amici, per poi andare a vivere con una vecchia e ricca prozia, quindi sono venuto su come un cavallo a briglie sciolte, anche in amore. Ma ora ci sei tu, forse la prima e vera persona con cui ho voglia di fare sul serio. >> Alec lo guardò con gli occhi sognanti, che meraviglia sentirsi dire ancora una volta da quel bellissimo ragazzo che era unico. Dall’altra parte si sentì triste per lui, non aveva mai avuto una famiglia, avrebbe voluto saperne di più su quella storia ma ad Alec per il momento andava anche bene così, immaginava che dire quelle semplici parole per Magnus non fosse stato facile.
Dopo un altro piccolo momento di silenzio fu proprio il più gande a decidere che era passato troppo tempo senza che potesse posare le sue labbra su quelle del più piccolo, così si mise a cavalcioni su di lui e diede il via ad un’altra sessione di baci da togliere il fiato.
 
.
 
David si sistemò nervosamente sulla sedia, guardandosi intorno come se non avesse mai visto le pareti bluastre del locale. Ci era sempre venuto, da quando stava al college. L'atmosfera era quella di un semplice bar, con le luci abbastanza soffuse per darti un po' di privacy, e i tavoli non troppo vicini in modo da non levartela.
Iniziò a giocherellare con il menù, continuandosi a rifiutare di ordinare qualcosa prima dell’arrivo di Marta.
Ormai era un po’ che i due si frequentavano, non avevano ancora ufficializzato la cosa ma era evidente che entrambi si piacevano molto.
Buttò l’occhio al bancone, c'erano dei ragazzi che se la ridevano tra di loro, tracannando birre, anche se erano solo le otto e mezza della sera. La musica suonava di sottofondo, rilassando lievemente i nervi tesi del ragazzo. Stava aspettando ormai da un quarto d'ora, ma nulla cambiava nella situazione. Sapeva che una donna si sa far desiderare, ma era anche vero che la sua fortuna con le donne non era il massimo, infatti più volte aveva preso dei bidoni. Stava iniziando a temere di non piacere abbastanza a Marta, in fondo non sarebbe stata la prima volta. Per scacciare quel pensiero sempre più doloroso e reale si decise di ordinare qualche shottino.  
Dopo due bicchieri svuotati e l'anima distrutta, decise che forse era meglio ritirarsi nella sua stanza e vedere anche come se la stavano cavando quei due.
Si alzò dalla sedia e buttò una banconota da venti dollari sul tavolo, ma proprio mentre stava per andarsene, una voce lo bloccò.
<< David! Grazie al cielo sei ancora qui! >> gli stava correndo incontro, a braccia tese, come a supplicarlo di non muoversi. << Scusami, so di essere in un tremendo ritardo, ma la sfortuna mi è piombata addosso tutta oggi! >>
David quasi non stava ascoltando cosa la ragazza stesse dicendo, il cuore aveva ripreso a battere più forte di prima e si sentiva la testa leggera, e non era a causa dell’alcol. << I-Io… ciao Marta.>> senza che potesse controllarlo, un sorriso da totale idiota gli si formò sulle labbra.
La ragazza sembrò calmarsi e riprendersi dal fiatone. Aveva corso. << Ciao, David. >> ridacchiò, non riusciva a capacitarsi di quanto lei potesse essere carina, anche tutta scompigliata e con le guance arrossate per lo sforzo. << Allora, ordiniamo qualcosa da mettere sotto i denti? Ho una fame! >> si sedette, non lasciandolo aiutarla a mettersi seduta.
Così si risedette anche lui, con un sorriso perenne sul viso. Non sapeva che dire, era come bloccato. Si maledisse e si nascose dietro il menù, anche se lo conosceva a memoria. Fece vagare lo sguardo sui nomi familiari, per poi farlo tornare su per guardarla di nuovo, sperando di trovarla tutta assorta a leggere il menù, era così carina quando si concentrava e in mezzo alla fronte le si formava una piccola ruga. Ma invece di quello che si aspettava, incrociò i suoi occhi scuri come la cioccolata fusa. Arrossirono entrambi e la risata briosa e dolce di lei riempì e scaldò l'atmosfera.
<< Ammetto che il menù non è poi così interessante. >> disse David, riacquistando un po' della sicurezza persa.
Lei storse il naso in un modo adorabile che le aveva visto fare anche alla festa. << No. Non proprio. Che cosa mi consigli? >>
Lui fece spallucce. << Qui la carne è buona. >> che frase idiota…
<< E allora opterò per un bell'hamburger. >> mise via il menù e cercò di aggiustarsi un po' i capelli ribelli; quei bellissimi capelli biondi e ricci in cui David avrebbe voluto più volte passarci le mani per saggiarne la consistenza. A risvegliarlo da quei suoi strani pensieri ci pensò la ragazza. << Sai, al primo anno di college stavamo nella stessa aula di biologia. >>
Fu preso in contropiede e la guardò confuso. << Davvero? >>
Lei annuì sorridendo. << Si, te ne stavi sempre per le tue. Volevo sempre invitarti a qualche progetto, ma avevi l'aria di uno su un altro pianeta. >>
Si bagnò le labbra, sentendole improvvisamente secche, insieme alla gola. << Era un mondo tutto nuovo per me e non ero abituato a persone che si accorgessero di me. >>
Prima che la ragazza potesse indagare, arrivò il cameriere a salvarlo dalla sua storia strappalacrime. << Volete ordinare? >>
David annuì. << Due hamburger con patatine. >>
Il cameriere scribacchiò velocemente e si volatilizzò via insieme ai menù.
<< Stavi dicendo? >>
Oh, no. Doveva trovare un escamotage. << Io...ehm devo… prendo da bere. >> si alzò e si avvicinò al bancone, poggiandocisi con i gomiti. << Ehi, Phil, due birre grandi alla spina. >>
Il barista annuì e si mise a prepararle.
Per passare il tempo, cominciò a tamburellare le dita sul legno ammaccato, e senza volerlo iniziò ad ascoltare la conversazione dei ragazzi affianco.
<< Non ci credo che alla fine l'abbia fatto. >> diceva uno, ridendo.
<< Non l'ha ancora fatto. Ci sta lavorando, ma secondo me la cosa finirà diversamente da come ce l'aspettiamo. >>
L'ultimo ad aver parlato era Ragnor, lo riconobbe perché lo vedeva sempre con Magnus per il campus. Ma di che stavano parlando? E poi perché doveva interessarsi?
<< Oh andiamo! Magnus fa sempre così, sa come fingere di essere innamorato. >> rispose l'altro, adesso quasi annoiato.
Magnus cosa? Okay, adesso aveva tutte le ragioni per mettersi ad origliare.
<< Ti dico che è diverso, sembra che la scommessa non gli interessi più. >> Ragnor fece spallucce.
Il barista passò le birre a David, che le prese un po' scosso. Di quale scommessa stavano parlando? Certo, poteva essere qualsiasi cosa, ma sentiva una stretta al cuore. Un peso. Si girò, dando le spalle al bancone, ma non mosse un muscolo.
<< Come può non interessargli avere cinquecento dollari per scomparsi una matricola? Soldi e sesso sono tutto quello che a lui più interessa. >> il suo tono era scocciato, come se non volesse dar retta a Ragnor.
David sgranò lentamente gli occhi, collegando ogni pezzo di quella storia.
Magnus stava…
I bicchieri gli scivolarono dalle mani, producendo un suono sordo alle sue orecchie. Alec era solo, in camera, con lui.
<< Ehi, ragazzino, sta attento a quello che fai. >> disse Ragnor, girandosi verso di lui.
David lo guardò, con gli occhi quasi lucidi dalla rabbia. << Tu sta attento a quello che fai. Alec non è un giocattolo, hai capito?! >> non si era mai sognato di rispondere così a qualcuno di più grande e più "in", ma qua si era superato un limite che nessuno avrebbe dovuto superare. Alec non doveva toccarlo nessuno.
L'altro ragazzo ridacchiò e lo guardò come si guarda una tigre in gabbia. << Guarda come si scalda. Che c'è, siete amichetti del cuore? >>
Strinse i pugni, sentiva la rabbia pompargli nelle vene. << Dave, tutto apposto? >> era la voce gentile di Marta, sicuramente si era avvicinata per il fracasso dei bicchieri.
<< Si, tutto apposto. >> disse tra i denti. Voleva spaccare la testa sia a Ragnor che al suo amico, ma sapeva che sarebbe finita male. E doveva andare da Alec, adesso. Prima che potesse succedere qualsiasi cosa, e se fosse già successa... << Marta, mi dispiace, ma devo andare. Perdonami ma è proprio un’emergenza. Sai che altrimenti non ti lascerei mai sola. >> Marta vedendolo così sconvolto iniziò a preoccuparsi. << Ma certo se devi andare, vai! >> esclamò la bionda << Grazie Marta, sei un angelo. Ti chiamo io stasera e ti spiego tutto. >> e detto questo, le scoccò un bacio sulla guancia per poi correre verso l'uscita. Non avrebbe permesso che succedesse, avrebbe fatto qualsiasi cosa per fermarli.
Corse alla macchina e guidò il più velocemente possibile, mentre i pensieri si accavallavano. Come avrebbe detto ad Alec una cosa del genere? Lo avrebbe ucciso. Era stato proprio lui a spingerlo nelle braccia di quel maledetto Giuda. Si sentì tremendamente in colpa, frustrato e arrabbiato. Non sapeva cosa fare, né cosa dire, ma per ora si sarebbe limitato a cacciare Magnus via da Alec. Le spiegazioni sarebbero arrivate dopo. In un modo o nell'altro.
Parcheggiò di fretta e mentre correva, frugava nella tasca dei jeans per cercare le chiavi di quella dannata stanza. Appena arrivò, aprì la porta, trovando Magnus sopra Alec mentre intenti a baciarsi con passione, per fortuna entrambi vestiti, era arrivato in tempo. Prese il maggiore per la camicia, buttandolo fuori dalla stanza. Di certo non ci sarebbe mai riuscito se Magnus non fosse stato preso di sorpresa e se non avesse avuto tutta quell’adrenalina nel corpo. Con velocità fulminea uscì anche lui, chiudendosi la porta alle spalle con la chiave, lasciando dietro di sé un Alec a dir poco basito, che si domandava cosa diavolo fosse successo in quella frazione di secondo. Si scansò un po', per non farsi sentire e prese un respiro profondo per affrontare Magnus.
<< Devi andartene. >> disse solamente, perché era tutto quello che c'era da dire. Nessun insulto o presa di posizione avrebbero fatto sentire il ragazzo più grande lo schifo che avrebbe dovuto.
<< Ma di cosa stai parlando? Che è successo? >> sembrava davvero confuso, come se cadesse dalle nuvole. Ma David non ci sarebbe caduto. Non ancora.
<< È successo che sono stato un ingenuo a crederti. Adesso vattene e vedi di non avvicinarti più ad Alec, o giuro che in un modo o nell'altro, ti farò rinnegare di averlo fatto. >> si sentiva sicuro di sé, perché lo diceva per davvero. Sarebbe passato sopra a chiunque con un trattore per il suo migliore amico.
<< Si può sapere che ti prende? >> ora era spazientito. Non capiva perché quel ragazzo che era stato così utile a lui e ad Alec si stesse comportando in quel modo, che fosse geloso del suo padroncino?
<< So della scommessa Magnus. >> incrociò le braccia al petto. Era piuttosto stanco, ma l'adrenalina lo teneva ancora in piedi.
Il ragazzo sembrò avere un attimo di cedimento, per un momento si sentì perso, ma avrebbe potuto rimediare, finché si trattava di Dave. Tornò infatti subito a controbattere. << David, ascolta, non so come tu ne sia venuto a conoscenza, ma ora è tutto diverso, lui mi piace davvero. Non è più una scommessa... >>
Lo fermò con un gesto della mano. << Cazzate, non ti permetterò di fare male ad Alec, lui non se lo merita e tu non ti meriti lui, stronzo! >> quelle parole, avrebbe voluto urlarle ma non poteva, a pochi passi da lui si trovava il corvino
Magnus non poteva perdere il suo dolce Occhi blu, doveva assolutamente convincere David del suo pentimento. << Lo so David, sono stato uno stronzo, hai ragione, non mi sarei dovuto mai permettere di fare una cosa del genere, ma capiscimi, lui ora mi piace davvero.>> David fece per ribattere ma il glitterato fu abile nel precederlo. << Credimi David, non voglio fargli del male. Non più. Ti prego non gli dire nulla. >>
David lo vedeva, era sincero, o almeno era davvero, ma davvero bravo a fingere, ma questo non cambiava le cose. Alec doveva sapere. Avrebbe fatto male, ma Magnus doveva comunque pagare. << Non lo farò. >> l'altro sembrò tornare a vivere. << Sarai tu a farlo. >> e, in seguito a morire. Dave sapeva molto bene che se fosse stato proprio il maggiore a dirglielo, forse Alec lo avrebbe perdonato. In fondo sapeva che Magnus era sincero e gli dispiaceva separare una coppia che sarebbe potuta diventare qualcosa di perfetto.
<< Cosa? No Dave non farmi questo, non posso dirglielo, lo perderei. >> Magnus si stava disperando, come aveva potuto essere così stupido e superficiale.
David lo guardò con compassione ma allo stesso tempo parlò con tono fermo. << Mi dispiace Magnus, ma non voglio tenere nascosto ad Alec tutto questo. O sarai tu a dirglielo, o lo farò io. A te la scelta. >> e detto questo, rientrò in camera dove inventò una scusa per giustificare quel teatrino di qualche minuto prima, lasciando Magnus solo in corridoio, con il peso dei suoi errori sulle spalle.
 
Angolo delle autrici timide.
Heeeeeeey bella gente!
Ancora grazie grazie grazie per tutto il supporto, vi amiamo.
Capitolo più lungo del solito e parecchio movimentato, siamo davvero curiose di Sapere cosa ne pensate di tutto quello che è successo e soprattutto se avete trovato Magnus e Alec troppo stucchevoli, perché abbiamo paura di aver un po’ esagerato con il fluff…
Beh al prossimo capitolo gente!
P.S. scusate per l’orario assurdo di aggiornamento ma non abbiamo trovato un minuto libero per aggiornare.
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 - Tempesta ***


Capitolo 9 - Tempesta

David’s pov
Presi un bel respiro e tornai in camera dove ad aspettarmi c’era un confuso e spaesato Alec che mi accolse comunque con un particolare sorriso.
<< Hey Dave, ma che è successo? >>
<< Oh Alec nulla di che, perdonami, >> esalai accompagnato da un sospiro di stanchezza mista a rassegnazione. << Mi ha fatto solo un po’ di impressione vedere due uomini limonare sul mio letto… >> dovetti davvero ringraziare ogni divinità perché, a quanto pare, quando sono stanco sono davvero bravo a mentire, ma anche perché i due stavano davvero amoreggiando sul mio letto. Come c’era da aspettarsi il povero Alec, accortosi solo allora di essere stato preso in flagrante in un momento di pura intimità con colui che ormai poteva definirsi il suo uomo, arrossì fino alla punta delle orecchie, ma nessuno avrebbe mai potuto togliergli dal viso quell’espressione sognate e quel sorriso innamorato, nessuno tranne Magnus. << Oh cavolo! Perdonami Dave. >> Detto questo il corvino non mi diede il tempo di replicare che mi saltò al collo stringendomi in un abbraccio fraterno. << Grazie, grazie, grazie, non hai nemmeno idea di quanto tu mi abbia aiutato ad aprire gli occhi, ti sei accorto di quanto mi piacesse prima ancora che lo facessi io, e quello che hai fatto oggi, è stata una delle cose più belle che qualcuno abbia mai fatto per me. >> esclamò con la voce un po’ ovattata in quanto la sua bocca poggiava sulla mia spalla. Nel sentire quelle parole mi sentii terribilmente in colpa, gli stavo nascondendo una cosa troppo importante, nonostante fosse per il suo bene, mi sentivo troppo confuso, avevo bisogno di parlare alla mia Marta, lei mi avrebbe capito e ascoltato. Così staccai con delicatezza il ragazzo da me e sorridendogli gli dissi: << Tu meriti di essere felice, e a me piace aiutarti, quindi per cortesia non ringraziarmi. >> Appena mi voltai per prendere il cellulare dalla mia tasca e magari uscire a fare due passi, la voce di Alec mi fermò. << Ehi amico, tutto bene? È successo qualcosa con Marta? >>
<< Tutto a posto, sono solo un po’ stanco… Senti a proposito di Marta, esco a fare due passi, così posso chiamarla e magari darle la buona notte. >>
<< Oh sì certo, fai pure, intanto io mi preparo per la notte, vedi di non vare troppo tardi però. >> disse scompigliandomi i capelli e facendomi tornare un minimo di buon’umore. << D’accordo mamma, ci vediamo dopo. >> E detto questo uscii dalla camera deciso a raccontare tutto a Marta, giusto per sfogarmi e per scusarmi in quanto, ora che ci ragionavo, mi ero comportato male con lei, voglio dire, il motivo del perché me ne fossi andato era abbastanza importante ma mollarla da sola nel locale nonostante avessimo un appuntamento era comunque qualcosa di scorretto.
Alec’s pov
“Oh mio Dio. Non credo di potercela fare, quei baci, i suoi baci, le sue carezze, il suo odore, se chiudo gli occhi posso ancora sentirlo. Cosa mi hai fatto Magnus? Non sono mai stato un tipo romantico, non ho mai creduto nell’amore, ammesso e non concesso che questo sia davvero amore. Oh ma cosa vado a pensare, è palese che tutto ciò non sia amore, non può essere, ci conosciamo da così poco ed oggi è stata la prima volta in cui siamo entrati così in intimità, però mi piace, cavolo se mi piace, mi piace tutto di lui, persino il suo essere così stravagante che alla fine lo rende terribilmente sexy. Chissà cosa si proverebbe a fare sesso con lui; chissà cosa si proverebbe a fare sesso in generale, non ci avevo mai pensato però ora che frequento qualcuno dovrei iniziare a documentarmi, giusto per non farmi trovare totalmente impreparato davanti a quell’adone.”
Questi furono i pensieri che iniziarono ad affollarsi nella mia testa una volta rimasto solo in camera. Ma uno più di tutti mi preoccupava e continuò a torturarmi non dandomi pace per parecchie ore, ovvero io per Magnus cos’ero? E lui per me cos’era? Avrei davvero tanto voluto fosse il mio ragazzo ma come potevo dirglielo, mi sembrava una cosa tanto infantile...
Dopo diverso tempo passato a crogiolarmi nelle mie insicurezze sentii David rientrare, non ci feci molto caso ma subito pensai che dovesse essere molto tardi, così decisi di mettere a tacere il mio cervello mettendomi le cuffiette e facendo partire tutta la discografia di Enya, quella donna era sempre in grado di calmarmi e rilassarmi, fu infatti così che caddi nel mondo dei sogni, sogni che avevano dei bellissimi occhi da gatto.
Magnus’ pov
Dopo aver fumato quella che sembrava la ventesima sigaretta, la buttai a terra e la pestai con il piede. Sentivo il cuore andare a mille, le mani tremarmi e i polmoni prendersi più ossigeno di quanto ne immagazzinavo. Sentivo l'ansia in ogni parte di me, ansia mista a rabbia. Non potevo credere che quel moccioso del cazzo mi stesse mettendo i bastoni tra le ruote! Stava andando tutti così bene, dannazione.
Mi passai la mano tra i capelli, sapevo che li stavo scompigliando, ma per una volta non me ne importava. Mi importava di Alec e di tutto quello che sarebbe successo. Quanto tempo avevo prima di doverglielo dire? Non ero ancora pronto. Non riuscivo neanche a pensare a quei grandi occhi blu che mi guardavano come se in me ci fosse qualcosa di buono, riempirsi di lacrime alle mie parole. Perché di me non c'era quasi nulla di buono. Avevo fatto una cosa orribile, eppure ora aveva tutto un altro significato. Non poteva andare a finire così, non questa volta. David non avrebbe parlato, dovevo fermarlo.
Feci per rientrare nell'edificio, quando notai Ragnor e Raphael che si avvicinavano.
<< Ehi, Mag! Che ci fai qui tutto solo? Pensavo che a quest'ora ti stessi già scopando quel piccoletto. >> disse Ragnor con un sorriso di scherno sulle labbra.
<< Vaffanculo. >> ribattei solamente. Non ero in vena di stare appresso alle sue battutone, non ora.
< < Oh, andiamo, che c'è? Il suo amichetto ti ha rovinato la festa? >> rincarò la dose Raphael, poggiandomi una mano sulla spalla. Mi scostai violentemente, causando una risata da parte di entrambi.
<< Non dirmi che te la sei presa. >>
Guardai male Ragnor, come se fosse sua la colpa, e in parte lo era. Ma infondo era solo la mia, che avevo accettato e mi ero avvicinato a lui solo per delle banconote. Banconote che non avrebbe mai eguagliato il vero valore di Alexander. Sentii una stretta allo stomaco e un senso di nausea pervadermi: mi facevo schifo da solo. << Lasciatemi in pace, che ne dite? Stasera non è serata. >>
I due si guardarono e subito il sorriso scomparve dal voto di Raphael. << Mag, tutto okay? >>
Alzai gli occhi al cielo. << Certo, cosa dovrebbe andare storto? >> ribattei e mi defilai. Non avevo nient'altro da aggiungere, non con loro per lo meno. Volevo parlare a David, ma cosa potevo dirgli? Cosa poteva convincerlo a non spifferare tutto al mio fiorellino?
Proprio mentre mi incamminavo verso il parco del campus, lo notai seduto ad una panchina. Stava massaggiando a qualcuno e non prestava attenzione a nient'altro.
Rimasi a guardarlo per qualche secondo. Sarei potuto andare là e minacciarlo con la forza, ma non sarebbe servito a molto. Alec mi avrebbe odiato e il risultato di tutto non sarebbe cambiato. Come potevo fargli capire che quel ragazzo mi piaceva davvero e non era più questione di soldi? O di orgoglio? Mi avvicinai lentamente, senza pensare a cosa stessi facendo. Presi un respiro profondo e mi fermai a pochi metri da lui, lo aveva raggiunto una ragazza.
<< David? >> la sua voce era flebile come il vento in primavera.
Il ragazzo alzò lo sguardo dallo schermo e subito arrossì. << Marta, oh mio dio. >> si alzò. << Mi dispiace tantissimo per averti lasciata da sola al locale, ma è stata una causa di forza maggiore. >> sembrava un cagnolino con la coda fra le gambe.
'Una causa di forza maggiore'? Aveva una così brutta reputazione di me?
La ragazza, a quanto pareva il suo nome era Marta, gli rivolse un caldo sorriso e gli accarezzò dolcemente il braccio. << Tranquillo, non fa nulla, basta che ora vada tutto bene. >>
David sospirò e si sedette, facendole segno di accomodarsi accanto a lui. << Non proprio, sai è successo che... >>
E in quel momento capii di stare origliando e mi chiesi perché diavolo lo stessi facendo. Me ne tornai sui miei passi, rimuginando su ciò che era successo.
Pensai ad Alec, a come avrei potuto affrontare tutto ciò, a cosa avrebbe pensato di me. Faceva male immaginare le cose orribile a cui mi avrebbe associato, ma infondo me le meritavo tutte, no?
Quando rientrai in camera, Ragnor e Catarina stavano parlando sul suo letto.
<< Guarda un po' chi si rivede. >> se ne uscì lui.
Lo guardai. << David sa tutto. >> dissi sommessamente, quasi con tono di sconfitta.
<< Cosa? Chi? >> chiese.
Alzai gli occhi al cielo. << Il moccioso amico di Alexander. >>
<< Ma chi, Alec? Ah, sì beh, non credo sia un problema, no? >>
Avrei voluto riempirlo di botte, non per un motivo in particolare, ma perché non era serata per farmi girare i coglioni. << E invece lo è. E sai qual è un altro problema? Questa stupida scommessa. >> sbottai, lasciandomi cadere seduto sul letto.
<< Amico, che ti prende? Dave è solo un ragazzino, un paio di minacce e vedrai che non dirà una parola. >>
Un paio di minacce. Per poco non ridevo dalla frustrazione. Quello sarebbe stato il modo perfetto per eliminare qualsiasi possibilità di essere perdonato. << No, Rag. Così direi definitivamente addio ad Occhi blu.>> di colpo collegai tutti i pezzi. C'era solo un modo in cui David poteva esser venuto a sapere della scommessa, solo due persone ne erano a conoscenza. E una delle due mi sedeva davanti. Mi alzai di scatto e lo presi per il colletto della camicia, attirandolo a me. << Come hai potuto?! Sai quanto mi importi di lui! >>
Catarina mi spinse subito via, urlandomi di calmarmi. Ragnor sembrò confuso, mentre io avrei voluto solo riempirlo di pugni.
<< Ragazzi, che diavolo succede? >> chiese lei.
<< Succede che Magnus si è innamorato e ora pensa solo al suo “Occhi blu” tanto da diventare matto. >> mi scimmiottò Ragnor, aggiustandosi la camicia e guardandomi dall'alto in basso.
<< Magnus, dici sul serio? >> mi chiese allora direttamente a me, con tonosognante.
<< La possiamo mettere così, >> dissi. << Ma per qualche portinaia di mia conoscenza, rischio di perdere tutto. >>
<< Ti stai riferendo a lui? >> si alzò dal letto.
<< Esatto. Lui ha aperto bocca su tutto, mandando a puttane ogni mia chance di avere una cazzo di relazione. >> Scossi la testa per la frustrazione, lei mi prese il viso tra le mani e mi guardò dritto negli occhi.
<< Mag, devi stare tranquillo, vedrai che si aggiusterà tutto.>>
<< Cat... >> mi sentii di colpo fragile. Forse solo in quel momento capii davvero la situazione, cavolo, cosa avrei fatto senza Alec. Possibile che in così poco tempo lui mi fosse entrato dentro in una maniera tanto irruenta? (vi prego di non pensare male, ma non sapevo come altro girarmela. T.T)
Il suo sguardo si indurì e si voltò a guardare Ragnor. << Rag, che diavolo hai combinato? >>
Lui la guardò con fare annoiato. << Ti giuro Cat, non ne ho la minima idea. >>
Strinsi le mani in pugni, il suo modo di fare, totalmente indifferente, mi stava mandando ai matti. << Tu e Raphael, siete stati voi a dire della scommessa al moccioso, lo so, solo voi potevate fare una cosa del genere. >>
Ragnor sbuffò. << L'ha sentito per caso, okay? Stavo al bar con Raphael e ne stavamo parlando, che diavolo potevo saperne io che c'era anche quella sottospecie di nerd? Se ci tieni tanto al ragazzo vai a dirglielo, non è una cosa tanto grave, e lui mi sembra tanto uno che si affeziona ai casi umani, vedrai che ti perdonerà. >>
Anche Catarina espresse lo stesso parere, naturalmente con più dolcezza e con fare più materno di quella sottospecie di essere apatico che era il mio migliore amico, ma la sostanza non cambiava, sarei dovuto andare io a dirglielo, io e nessun altro, ma con quale coraggio?
.
 
Da quella fatidica notte passarono due settimane, nelle quali provai più volte ad approcciarmi a David, ma non ci fu verso. Speravo ancora che lui non avesse detto nulla e che mi lasciasse i miei tempi per parlare ad Alec. Eppure, nel frattempo, mi ero staccato da lui, distanziato. Sapevo che ci stava male, ma non potevo fare diversamente. Da qualche giorno avevo mollato la spugna, ormai aspettavo solo che fosse David a dirglielo, tanto non avevo più nulla da perdere. Io non avevo il cuore di farlo.
Quel giorno, uscii dalla classe di lingue antiche e camminai lentamente per i corridoi, finché non mi scontrai in una ragazza con un sorriso a trentadue denti.
<< Ehi, piacere! Io sono Marta! >>
Già che era così felice mi dava ai nervi. << Piacere, Marta… se non ti dispiace mi stai ostruendo il passaggio. >>
Lei ridacchiò. << Non è un problema visto che mi servi qui per parlarti. >>
Parlarmi? Neanche la conoscevo. << Non ho tempo per le solite stronzate di Ragnor. >>
Lei corrugò la fronte. << Di cosa stai parlando? >>
Non era uno dei soliti giochetti di Ragnor? E allora chi diavolo era questa? << Che cosa devi dirmi? >> ero più attento che mai.
<< Lo so di tutto il casino che si è andato a creare con David e Alec e... >>
<< Oh, perfetto, mi serviva un'altra persona che si unisse al dramma! Ora, per favore, mi faresti passare? >>
Il suo sorriso a quel punto sparì. << Faresti meno lo sbruffone se mi facessi finire di parlare. Sono qui per aiutarti, idiota. >>
<< Aiutarmi? E come? È più precisamente, come hai fatto a sapere tutto? >> di sicuro era stato di nuovo Ragnor boccadiciabiatta.
<< Sono un’amica di David e sono riuscita a farlo ragionare. >>
Sentii la mia cara vecchia amica speranza nascere infondo al mio cuore e farmi quasi male. << Sono tutto orecchi. >>
Marta si guardò intorno, come se stesse per spifferarmi tutti i segreti del presidente degli Stati Uniti, poi si avvicinò al mio orecchio. << Io e David ci crediamo in voi, in te e Alec. Lui ha visto il tuo sguardo mentre lo supplicavi di non portarlo via da te. >> fece un passo indietro. << Quindi ha pensato che fosse giusto darti una possibilità. >>
Avrei voluto ringraziarla per non aver urlato ai quattro venti quelle cose, ma in quel momento ogni parola che non fosse: << Che possibilità? >> era morta.
<< Un appuntamento. >> si passò le dita tra i folti capelli. << In cui dovrai parlare sinceramente con Alec e dirgli tutto. Sia ciò che hai fatto... >> abbassò notevolmente la voce. << Sia ciò che provi. >>
Non era cambiato molto dalla situazione attuale. << Preferisco di no. >>
Lei fece spallucce. << Allora sarà David a dirglielo. Non hai più tempo. >>
La guardai male, anche se ovviamente non era lei la diretta interessata. << Perché vuole che faccia questo appuntamento? >>
<< È stata una mia idea e l'ho pensato perché credo che sia giusto che Alec sappia entrambe le cose. Che sappia la storia per intero. Così sarà libero di scegliere se crederti o no, come lo è stato David. Non è giusto fargli credere solo che tu sei quel tipo di persona, quando invece è evidente che provi qualcosa per lui. >>
Rimasi imbambolato a metabolizzare le sue parole. Sembrava un angelo sceso in terra, una dea venuta a salvarmi o a giustiziarmi, dipende dai punti di vista. << E quando dev'essere questo appuntamento? >>
<< Entrola fine del mese. >>
Era mercoledì 20 settembre. << Non ce la farò mai. Ho evitato Alec per settimane dopo che l'ho baciato, non mi vorrà più parlare. >>
Marta mi rifece quel sorriso al quale molto ragazzi sarebbero caduti ai piedi. << Non tutte le persone sono dure come la roccia, Magnus Bane. >>
Detto questo, girò i tacchi e se ne andò, lasciandomi da solo con mille pensieri e un piano da escogitare.
 
Angolo delle autrici timide
Ciao a tutte! Prima di dire qualsiasi cosa, crediamo che delle scuse siano più che dovute. Questa storia è stata iniziata d'estate e purtroppo durante l'anno scolastico abbiamo riscontrato molte difficoltà. Non siamo riuscite a gestire i vari impegni e la storia c'è sfuggita di mano. Ma siamo volute tornare perché ci stava a cuore e non volevamo lasciarla così in sospeso, soprattutto perché le persone che l'hanno letta continuavano ad aumentare. Anche per questo, vi ringraziamo tantissimo! Avete contribuito al nostro (per così dire) "ritorno" e ci continuate a supportare a distanza di un anno, quindi davvero, grazie! Senza di voi non avrebbe neanche senso riprovarci.
Infine, questo è il capitolo, è di passaggio e non succede granchè. Fateci sapere cosa ne pensate anche per il fatto di aver scritto in prima persona, insomma è un esperimento e ci farebbe tanto piacere sentire la vostra opinione. Speriamo che comunque vi sia piaciuto!
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 – Mezzi chiarimenti ***


Capitolo 10 – Mezzi chiarimenti
 
Due settimane, o meglio, 15 giorni, 9 ore e 15 minuti. Questo era il tempo passato dopo quello stramaledetto bacio, e se all’inizio era riuscito a portare nel paradiso più celeste il giovane Alexander ora il ragazzo si sentiva sull’orlo di una crisi di nervi e tutti, David, i suoi conoscenti e persino la sua famiglia che quasi ogni giorno lo chiamava per sapere come stava, se ne erano accorti, anche perché Alec ormai divideva la sua giornata in due parti: la prima fatta di depressione e sconforto dove si chiudeva in camera e studiava con musica di sottofondo che avrebbe fatto deprimere pure la Pimpa, dove Dave provava in tutti i modi a spronarlo a farlo ridere ma nulla, neanche classici come “Il diario di Bridget Jones” o “Dirty dancing” erano riusciti a tirarlo su, poi c’era la seconda fase, quella era la peggiore di tutte, difatti Alexander si trasformava in una specie di arpia intrattabile e non c’era modo di avere una conversazione decente o un confronto sano in quei momenti, no signore, il povero compagno di stanza infatti ci aveva rinunciato completamente e aveva saggiamente deciso che in quei momenti lo avrebbe lasciato solo con le sue isterie, anche se, intimamente, era terribilmente agitato, Alec era un ragazzo davvero, davvero sensibile e se questa era stata la reazione per essere ignorati, figuriamoci quando avrebbe scoperto la verità, ma in quel momento non voleva pensarci, continuava solo ad essere fiducioso che Magnus potesse risolvere tutto. Tornando al giovane Occhi blu, era questo che in quei fottuti 15 giorni lo aveva tormentato nell’anima; Magnus non lo guardava più, dopo quel bacio, quelle parole, quella tenerezza… e Alec, lui si sentiva ferito, preso in giro e soprattutto uno dei tanti.
Tutto era accaduto la mattina dopo il fatidico bacio, una notte passata in bianco per l’emozione ed un Alec euforico e sognante che dopo essersi dato una rinfrescata ed aver indossato abiti puliti era sceso nella sala comune per cercare Magnus e chissà, forse salutarlo con un tenero bacio a fior di labbra; ma nulla, il glitterato non si trovava lì, Alexander però non si perse d’animo e continuò la sua normale giornata universitaria nella speranza di incontrarlo. Quando però si fece sera e dell’affascinante giovane non vi era traccia da nessuna parte Alec decise di prendere in mano la situazione e chiamarlo, anche quello fu un buco nell’acqua il cellulare squillava a vuoto ed il giovane dai profondi occhi blu iniziava ad avere un forte senso di inquietudine, che fosse successo qualcosa a Magnus? Cacciò presto quest’idea dicendosi che era lui ad essere paranoico e tanto meno appiccicoso, così continuò la sua giornata con relativa spensieratezza, anche se infondo infondo il senso d’inquietudine non lo abbandonò per un po'.
Questa routine si ripeté per quattro giorni con la piccola aggiunta che di tanto in tanto il ragazzo scriveva al suo nonsobenecosa qualche messaggio a cui però Magnus non rispondeva ma che visualizzava, eccome se visualizzava. Arrivati al quinto giorno, frustrato più che mai, Alec decise di prendere la situazione in mano e recarsi nel suo dormitorio per parlargli, perché non puoi passare dal “Io non voglio farti del male Alexander, tu mi piaci davvero. Adesso ti prego lascia che ti baci” al io e te non ci conosciamo, in meno di dodici ore e senza dare la minima spiegazione. Alla porta della camera si affacciò un annoiato Ragnor che liquidò il povero Occhi blu con una scusa da quattro soldi, fu in quel momento che Alec realizzò di essere solo uno dei tanti e sconsolato tornò in camera sua, dando inizio a giorni di isteria.
Nel frattempo Magnus era rannicchiato nel suo letto, con ogni singola parte del suo corpo che vibrava dalla voglia di avere tra le braccia il corpo caldo di Alec e che bramava con tutte le sue forze quelle adorabili e soffici labbra, ma sapeva bene che per prima cosa il suo corpo e la sua mente dovevano trovare un modo e soprattutto la volontà per dire tutto al suo Fiorellino, fino ad allora lo avrebbe ignorato, soprattutto per paura di indispettire Dave e fargli vuotare il sacco, cosa che mai e poi mai sarebbe dovuta succedere, se Alexander sarebbe dovuto venire a conoscenza della diavolo di scommessa, sarebbe stato solo tramite la sua bocca, sua e di nessun altra.
Una volta stipulato il patto con Marta, Magnus sembrò rinsavire, forse non era stata proprio una grande idea sparire, chissà cosa pensava in quel momento Alec di lui.
 
.
 
<< Adesso basta! >> urlò spazientito Dave quando Alec, per l’ennesima volta rimise da capo a tutto volume la stessa canzone che stava ascoltano da circa 3 ore. << Vai a parlare con Magnus, ora! >> Alexander piuttosto stupito e anche leggermente irritato dal comportamento del compagno di stanza decise di comportarsi da persona matura e di affrontarlo alzando il volume delle casse e girandosi dall’altra parte dandogli la schiena, alche Dave sospirò esausto, spende la musica e si sedette sul letto del corvino parlando con più dolcezza << Alec non puoi pretendere che questa situazione finisca se non vai a parlarci. >> a quel punto il ragazzo si mise a sedere sul letto fronteggiando l’amico << Ma Dave, lui non mi vuole, mi sembra ovvio, altrimenti si sarebbe fatto vivo lui o mi avrebbe come minimo risposto. >>
<< Hai ragione, ma non puoi sapere le sue motivazioni. >> Alec provò a controbattere ma fu abilmente zittito da David che continuò il suo discorso << E non puoi basarti su supposizioni. >> Alec sembrò riflettere parecchio sulle parole del Quattrocchi e alla fine prese una decisione, sarebbe andato a parlargli, magari non sarebbe servito a nulla, ma lui doveva sfogarsi con Magnus o sarebbe esploso. Così pensando annuii all’amico, si alzò dal letto, salutò con un cenno l’amico e uscì dalla camera.
Una volta solo nella stanza David lasciò uscire dalla sua bocca un sospiro liberatorio e si lasciò cadere a pancia in giù nel letto del compagno di stanza, affondando la testa nel morbido cuscino, ripetendosi che quella di mandare il ragazzo da Magnus era stata una mossa azzeccata anche se ciò non toglieva il suo senso di colpa nello stargli mentendo e l’infinita preoccupazione che provava nei confronti di Alec, temeva davvero la sua reazione quando avrebbe saputo tutto, infondo se aveva reagito così per l’essere stato ignorato, cosa avrebbe fatto una volta venuto a sapere della scommessa? Cavolo però, era davvero permaloso. Permaloso e a tratti orgoglioso.
 
.
 
Tic toc. Tic toc. Tic toc. Tic-
Magnus buttò a terra la sveglia sul comodino con una mossa decisa, fracassandola.
<< Mag, era anche mia quella. >> disse Ragnor, rompendo quel silenzio insopportabile. Il ragazzo non lo degnò di una risposta e si rotolò sul letto, dandogli le spalle. Il muro che si trovava di fronte non aveva più segreti per lui: Magnus aveva passato gli ultimi cinque giorni chiuso in camera a fissarlo. C'erano centocinquanta puntini neri, trenta crepe orizzontali e quaranta verticali. C'erano due chiodi inutilizzati e lo specchio era incrinato un po' verso destra. Sapeva tutto questo, ma non sapeva dove trovare il coraggio per affrontare Alexander.
<< Ti tirerai mai su da quel letto? Cristo, sta diventando patetica questa cosa. >>
Ancora una volta, Magnus lasciò parlare il silenzio. Era stufo di Ragnor, era stufo di Raphael ed era stufo persino di Catarina. Non voleva sentire nessuno, né tantomeno averli intorno. Voleva solo una persona, ma quella persona non voleva più lui molto probabilmente. O in qualsiasi caso, di lì a poco non l'avrebbe più voluto. 
Si sentì un leggero tocco alla porta e Ragnor andò ad aprire.
<< Ehm... ciao. >> era una voce flebile, dolce, delicata, che accarezzò le orecchie di Magnus e gli fece battere il cuore.
<< Che vuoi? >> fu la risposta secca e acida.
Magnus si alzò rapidamente dal letto, ma poi si bloccò. Che avrebbe fatto? Sarebbe uscito e gli sarebbe saltato addosso riempiendolo di baci? Sarebbe stato bellissimo, ma... lo aveva evitato per giorni. Settimane.
<< Magnus è qui? >>
Il cuore gli fece male per quanto dolore sentì in quelle parole. Decise che anche se il coraggio non sapeva dove trovarlo, avrebbe preso ciò che aveva su due piedi e avrebbe affrontato Alec. Lo avrebbe fatto per lui, perché non meritava di essere lasciato così. Spostò Ragnor prima che potesse rispondergli e si trovò faccia a faccia con lui. Oh Dio, se si potesse descrivere la sensazione che provò ad affogare di nuovo in quegli occhi color del mare, sarebbe come... come tornare a casa, come ricevere un abbraccio, un bacio appassionato, come correre e rimanere senza fiato, come essere schiaffeggiato. Fu come se qualcuno gli rimettesse il cuore al posto giusto e gli ridesse la carica. Ma fu anche come se qualcuno glielo stesse stringendo in una morsa. Quegli occhi erano pieni di dolore.
<< Si, ci sono. >> fu tutto quello che riuscì a dire, cercando di darsi un contegno.
<< Sono venuto a dirti che non puoi trattarmi così, che io non sono come tutti gli altri e che- >>
Magnus lo interruppe subito. << Lo so, hai ragione e mi dispiace. >> era chiaro che il ragazzo era stato mandato sotto consiglio di David. Ma stava dicendo tutte cose vere e Magnus doveva solo scusarsi per lo stronzo che era stato. O forse si stava scusando per ciò che sarebbe successo dopo...
<< Cosa? >> Alec aveva la faccia di uno che era stato colpito in pieno volto senza aspettarselo. Le guance gli si tinsero di rosso, facendogli risaltare il colore degli occhi, che si erano dilatati.
<< Ho detto che hai ragione e che mi dispiace. >> Magnus fece un passo fuori dalla stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Alec fece due passi indietro. << Io... >> sembrava a corto di parole. Forse nel suo discorso Magnus non gli rispondeva così.
<< Alexander, non avrei mai dovuto ignorarti e farti credere che sei uno con cui volevo solo passare del tempo. Non era mia intenzione, credimi. >> disse, provando a prendergli le mani, ma l'altro ragazzo le cacciò subito indietro, non guardandolo negli occhi. Faceva più male di quanto Magnus si fosse mai aspettato. Come si sarebbe sentito quando avrebbe detto tutta la verità? << Ti prego, ascoltami. >>
I suoi occhi furono riportati a lui, ma erano duri e freddi come il ghiaccio. Non c'era amore, né odio. Erano distanti, ed era peggio. << Lo sto facendo. >> la sua voce era senza emozione.
<< Hai tutto il diritto di essere arrabbiato, ma se solo mi dai un'ultima opportunità, ti spiegherò ogni cosa. Poi potrai decidere se odiarmi o meno, ma per favore, concedimi una cena. >>
Forse Alec non si aspettava neanche questo. << Una cena? >>
<< Si. >> non credeva neanche lui alle sue parole. Se fossero state circostanze diverse, forse Magnus sarebbe stato più deciso. Ma stava invitando Alec non ad un appuntamento, ma ad un confessionale, da dove sarebbe stato giudicato colpevole. Pensare che sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe visto, gli fece tremare le ginocchia, come se si fosse creato un vuoto sotto i suoi piedi e non riuscisse più a reggersi.
<< Non so, Magnus. >>
Il suo nome, sentirlo poggiarsi su quelle labbra e scivolarci sopra come seta, gli causò un brivido. Come poteva accettare di perdere tutto questo? Lui era pazzo di Alec. << Lasciami spiegare. >> mormorò. Avrebbe voluto mandare il mondo nelle fiamme dell'inferno e restare da solo a tenere tra le braccia Alec. Gli bastava solo lui ed ora lo guardava allontanarsi. Anzi, era lui che lo stava allontanando.
Alec si mosse nervosamente da un piede all'altro, guardando ogni cosa nel corridoio eccetto che lui. << Non credo ci sia molto da spiegare. >>
"No, infatti. C'è che mi piaci e che sono uno stronzo". Ecco cosa avrebbe voluto dire, ma stette in silenzio per un po', prima di trovare le parole giuste. << Ti sbagli. >> sentiva un nodo crescere alla bocca dello stomaco.
<< Mi sono sbagliato su tante cose, ma non credo di starmi sbagliando ora a dirti di no. >> fu la risposta risoluta del ragazzo.
Lo vedeva così sicuro, erano la rabbia e la delusione a parlare per lui. Eppure stava dicendo cose vere e si sa, la verità è una rosa piena di spine, non puoi coglierla senza pungerti. << Ho bisogno che tu mi senta dire alcune cose, Alexander. >>
L'altro quasi sbuffò. << Cosa? >>
<< Io... non posso dirtelo. Non qui. >> Magnus si guardò intorno. Alec seguì il suo sguardo, poi sembrò crollare.
<< Sono stanco di tutto questo. Sono stanco di me che soffro e sembro un cagnolino disperato e di te, che fai sempre il misterioso e pensi di essere talmente importante da non rispondere neanche ad uno dei miei messaggi! Sono stanco di essere triste per colpa tua. >>
Questo colpì Magnus nel profondo. Si sentì per un attimo privo di forze. << Non posso prometterti che farà meno male, o che non ti farò più soffrire, ma posso prometterti che dopo sarai libero. >> lo disse con le lacrime agli occhi, ma non si fece vedere.
<< Libero? >> ripetè Alec, aveva la voce rotta, ma non diede a vedere quanto in realtà stesse male in quel momento.
<< Si, prometto che dopo quella cena non mi vedrai più, non sentirai più parlare di me. Sarà come se non ci fossi mai stato. >> non riusciva a guardarlo negli occhi.
Alec si morse il labbro per non lasciare uscire un singhiozzo. Era troppo emotivo, si disse. Odiava essere così fragile. "Ma ci sei stato. Sei stato sulle mie labbra, con le tue. Sei stato sui miei fianchi, con le tue mani, sulla mia schiena. Sei stato nei miei occhi, nei miei sorrisi. Sei stato nella mia voce quando parlavo di te e sei stato nelle mie lacrime. Ci sei stato." Lo pensò, ma ovviamente non lo disse. << Venerdì, alle otto e mezza al ristorante del campus. >> disse e sentì la sua voce suonare come un vetro che si rompe. << Ultima possibilità. >>
Magnus annuì. << Ho promesso. >>
Si guardarono per un attimo negli occhi e fu come se si fossero detti tutte quelle cose che non riuscivano. Alec sentì l'irrefrenabile bisogno di lasciarsi andare a quelle braccia, invece corse via per il corridoio, assaporando l'amaro delle sue stesse lacrime.
 
 
Angolo delle Autrici timide
Alloooooora stiamo un po’ sperimentando vari modi di scrivere, speriamo non vi dispiaccia, per ora proveremo a fare i capitoli senza punti di vista e nuovamente in terza persona, anche perché ci sentiamo più comode, ma noi vogliamo sapere la vostrea opinione, che ne pensate?
Speriamo come al solito che il capitolo sia stato di vostro gradimento ci vediamo ad un prossimo aggiornamento;)
Baci, Mrs_Cobain951 & Zitella9911

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 - Aria di cambiamenti ***


Capitolo 11 - Aria di cambiamenti
 
I giorni passarono veloci e anche se Magnus provava davvero a cercare le parole giuste che avrebbe dovuto usare, ogni volta che pensava a qualcosa sembrava del tutto sbagliato. Ma non erano sbagliate le parole, era sbagliato quello che doveva dire. Era sbagliato quello che aveva fatto a l'unico ragazzo che era riuscito ad entrare attraverso i muri che si era costruito attorno per anni.
Come poteva dirgli quello che aveva fatto? Era troppo egoista per lasciarlo andare, eppure ancora una volta, aveva scelta? David lo aveva messo alle strette e se non fosse stato per lui, a quest'ora forse Magnus poteva star stringendo quel ragazzo dagli occhi blu.
Dall'altra parte, c'era Alec: ogni giorno che passava sentiva il suo cuore stringersi sempre di più in una morsa dolorosa. Si era sentito usato, come uno zerbino. Aveva detto a Magnus che non gli interessavano le sue spiegazioni, ma una parte di lui sapeva che gliele doveva. Era stato il suo primo bacio, non tecnicamente okay, ma teoricamente sì. Il primo vero bacio che fosse mai contato per Alexander e ora era collegato solo ad un brutto ricordo. Alla sensazione di essere abbandonati su due piedi e di precipitare in un abisso di solitudine e rabbia. Per i primi tempi era stato solo triste, ma piano piano era venuta fuori anche la rabbia. Non si direbbe di un ragazzo così introverso e tranquillo ma provava rabbia verso Magnus, non si spiegava perché l'avesse baciato se poi non lo voleva davvero. Perché avesse scelto lui, tra tanti. Proprio lui. Perché aveva dovuto rovinargli la vita? Ma sotto a queste nuvole di pensieri che si addensavano nella testa del ragazzo, c'era una grandissima rabbia verso se stesso: per essere stato così sciocco nel cadere nella ragnatela di Magnus. Sapeva che giocava sporco, tutti i suoi sensi lo avevano avvertito eppure era stato l'ennesimo di una lunghissima lista di cuori infranti. Non se lo sarebbe mai perdonato.
Poi c'era la vergogna: quella di ammettere a se stesso che aveva quasi finito per innamorarsi di quel mostro, quella di piangere sulla spalla di David, quando lui era stato il primo ad avvertirlo su Magnus. Ma era stato anche quello che l'aveva più incoraggiato.
E infine c’era anche la speranza, perché sì, lui sperava che Magnus tirasse fuori dai suoi capelli tutti glitter e gel una scusa vera sul perché non lo avesse più cercato, un qualcosa di grande, insomma un impedimento serio e magari insieme a lui anche una montagna di scuse, abbracci e baci. Ma questa speranza era davvero un bene? Infondo come disse qualcuno prima di noi essa non è altro che il peggiore dei mali, in quanto prolunga la sofferenza dell’uomo. *
Insomma, Alec era un turbinio di emozioni contrastanti e il risultato era un gran pasticcio di ragazzo. 
Così, quella sera, alla cena si presentarono due cuori: uno pieno di ansia e angoscia e un altro pieno di rabbia, dolore e speranza.
Si erano salutati, Alec era riuscito anche a fingere un sorriso forzato, ma non si erano detti nient'altro per tutto il tragitto. Quando arrivarono al ristorante, fu Magnus a parlare con i camerieri e Alec lo seguì al tavolo. Si vedeva che l'altro ragazzo era agitato, Alexander ci stava quasi per credere che fosse davvero pentito, ma c'era sempre quella vocina fastidiosa che gli ricordava che infondo era solo uno dei tanti. Che non era speciale e chissà quante volte aveva finto così.
<< Alexander- >> cominciò Magnus, ma Alec lo fermò subito.
<< Quante volte dovrò dirti che mi chiamo Alec? >> il suo sguardo era freddo, non ammetteva repliche, come il suo tono di voce. Quasi non la riconosceva lui stesso, dentro stava tremando e pensava che la sua voce non sarebbe sembrata così risoluta e forte.
Magnus scosse la testa. << So che ti piace quando ti chiamo così, Alexander. >> fece per prendergli la mano sul tavolo, ma quello la schivò velocemente.
<< Hai detto che volevi darmi delle spiegazioni, allora dammele. >> disse schietto il ragazzo, incrociando le braccia al petto e lasciando andare contro lo schienale della sedia. Lo sguardo di Magnus sembrò perso per qualche secondo, ma poi si riprese.
<< Pensavo che prima avremmo potuto ordinare... >> si vedeva che Magnus annaspava per stare al passo con Alec, magari si era aspettato un trattamento diverso. Magari si era aspettato che il ragazzo gli stendesse un tappeto di petali di rosa verso il suo cuore, ma era tutt'altro che questo. Alec era pronto a tirare fuori gli artigli se sarebbe servito. Non avrebbe permesso più a nessuno di trattarlo come se valesse nulla.
<< In realtà non ho molta fame. >> mormorò, guardandosi intorno. Non riusciva più a sostenere lo sguardo del ragazzo più grande. Sembrava autentico il dolore che vi leggeva, ma sapeva che era solo un attore davvero bravo.
<< Va bene, allora ti spiegherò tutto... >> si bagnò le labbra secche per l'ansia e si asciugò le mani sudate sui pantaloni. << Ma prima voglio che tu sappia una cosa: prima che ti conoscessi ero un uomo diverso. Tu mi hai cambiato, Alexander e mi hai reso migliore. Non ti farei mai del male ora, tu- >> per l'ennesima volta, fu bloccato dalla voce sprezzante e rotta dell'altro ragazzo.
<< Magnus, parla, o me ne andrò. >>
Così, preso un respiro profondo e raccolto il poco coraggio che era riuscito a raggruppare, Magnus cominciò il suo racconto.
Non se la sentiva di sganciare la “bomba scommessa” ad inizio discorso, anche perché a giudicare dallo sguardo e dalla voce del ragazzo davanti a lui avrebbe potuto picchiarlo, così partì introducendogli brevemente i suoi amici più cari, o meglio gli unici, Raphael, Ragnor e Catarina. Quella piccola introduzione sembrò divertire il piccolo Occhi blu al quale scappò un sorriso quando Magnus parlò di un certo immigrato perennemente imbronciato. << Aha! Ti ho fatto sorridere! >> Esclamò allegramente Magnus un minimo sollevato. << Cosa? No! Non è vero. >> quasi urlò scattando sulla sedia Alec, che accortosi di aver attirato l’attenzione di mezzo ristorate, arrossì e abbassò lo sguardo scatenando un’ilare risata dell’uomo sedutogli davanti. << Okay, smettila di ridere e va avanti. >> disse allora Alec ammorbidendosi una volta ascoltata quella risata meravigliosa, addirittura il ragazzo rilassò la sua posizione sulla sedia e portò la sua mano sopra quella del glitterato, come ad incoraggiarlo. Magnus a quel gesto sorrise e ad Alec sembrò addirittura commosso, che si fosse sbagliato a pensare male di lui?
Magnus si stupì di quel gesto, ma ne fu così felice, per un momento pensò di non dirgli nulla, di prenderlo e scappare insieme, di portarlo a vedere la sua terra natia, di amarlo ogni singolo giorno in ogni singolo posto del mondo, ma non si poteva; così strinse la sua mano, ne traeva forza, lo sentiva, e continuò il suo discorso fino ad arrivare al giorno della scommessa, che era il successivo a quello del loro semi disastroso incontro.
Sentiva che Alec si era irrigidito ma non leggendo nulla nei suoi occhi continuò il suo discorso abbassando il proprio sguardo e spiegandogli che tutto quello che aveva fatto era perché lo voleva conoscere senza però sembrare debole e innamorato agli occhi dei suoi amici che però avevano già capito tutto. Gli disse anche che era fiero di averla persa e che il loro bacio era stata la sua più grande vittoria. Continuò spiegandogli tutti i motivi del perché ora si trovavano a parlare della scommessa che comunque per lui era e rimaneva per sempre uno stupido errore che avrebbe solo voluto cancellare.
Una volta finito quella specie di monologo alzò lo sguardo in tempo per vedere una lacrima correre veloce sulla guancia di Alec e lì, lì lui si sentì morire, forse per la prima volta sentì davvero il peso di quella maledettissima scommessa, ma come cazzo aveva potuto!?
Nel frattempo Alec ritirò la sua mano ancora intrecciata a quella del più grande e continuando a guardarlo si alzò e disse: << I-Io… devo andare, scusa. >>
<< Alexander aspetta, ti prego, parliamone. >>
<< Non posso, devo stare da solo, ho bisogno di pensare, ne riparleremo però. E’ una promessa. >>
 
E così si separarono, Magnus restò ancora lì, in quel ristorante, a singhiozzare e a darsi dello stupido ancora e ancora fino a che non riuscì ad alzarsi e a trascinarsi fino alla camera della sua Catarina che era sempre pronta ad accoglierlo a braccia aperte e a prendersi cura di lui.
 
Alec invece quella notte camminò, camminò per così tanto, tanto le gambe neanche le sentiva, l’unica cosa che riusciva a percepire era un dolore forte, troppo forte al cuore. Dio perché, perché Magnus si era permesso di fare una cosa del genere e perché lui non riusciva a farsela scivolare addosso? Infondo gli aveva detto di essere pentito e innamorato, dunque perché proprio non riusciva chiudere un occhio e ad evitarsi tutta questa sofferenza, cosa diavolo aveva di sbagliato, cosa?!
Dopo circa due ore di camminata Alec notò un locale dal quale usciva fumo e tanto, tanto rumore. Alzò lo sguardo e notò la scritta rossa al neon ‘Black Smith’ diceva, al ragazzo iniziarono a venire strane idee sull’ entrare e provare a dimenticare tutto, almeno per un po’. Alla fine si decise ed entrò, tanto peggio così non poteva andare.
Era un locale non troppo grande di forma quadrata, le luci soffuse erano color verde menta, sulle pareti rosse vi erano disegnati di colore nero con estrema maestria i grandi musicisti del passato, poté infatti riconoscere i quattro componenti dei Beatles, Janis Joplin, Jimi Hendrix ed altri… addossato ad una parete vi era l’angolo bar composto da un semplice bancone verde menta e da sgabelli neri. Anche la musica, sebbene troppo alta per i gusti del giovane era estremamente bella, al momento infatti riconobbe un pezzo estremamente famoso degli Jefferson Airplane, The White Rabbit. Cavolo, quello poteva essere il primo locale della storia a piacergli, anche per il fatto che non c’era poca gente ma neanche troppa, insomma il giusto per far sì che le persone potessero ballare (e non strusciarsi) senza ritrovarsi tutte ammassate; si avvicinò timidamente al bancone, sedendosi su di uno sgabello sorridendo alla ragazza mora che una volta bevuto il suo drink gli rivolse un occhiolino, continuò a guardarla, era così aggraziata e piacevole che non ostante il suo orientamento sessuale assolutamente certo non poté fare a meno di rimanerne incantato.
<< Hey dolcezza che posso fare per te? >> Una voce riportò Alec alla realtà, si voltò e trovò davanti a lui una specie di angelo caduto sulla terra, quel ragazzo era probabilmente l’essere più bello che Alec avesse mai visto, era alto, ben piazzato, con spalle larghe e braccia muscolose, i capelli biondi portati lunghi e legati in modo da formare un codino basso, una bella bocca grande e carnosa e degli occhi vivaci, di un colore non identificabile per via delle luci verdi. Alec nell’ammirare il ragazzo s’incantò per poi essere di nuovo svegliato dal barista. << Dolcezza? Tutto a posto? >>
<< Oh! Ehm… si, sto bene, >> disse arrossendo di getto il corvino << Dammi qualcosa di forte, per favore >>
<< Mh… qualcosa mi dice che non sei un habitué nel bere e nel frequentare posti di questo tipo, giusto? >>
Alec abbassò lo sguardo e sorridendo tristemente fece un cenno di assenso.
<< Come immaginavo… Allora dolcezza, cosa ti porta qui? Voglia di ribellione? Mal d’amore? Semplice curiosità? >> gli domandò il barista sorridendo affabilmente, mentre gli porgeva uno strano cocktail azzurrino che Alec bevve in un sorso per evitare di soffermarsi sul sapore.
<< La seconda, la persona che amo si è avvicinata a me solo per una scommessa. >> sospirò tristemente guardando le sue mani intrecciate sul proprio grembo per poi alzare lo sguardo, fissando i propri occhi in quelli del giovane che lo guardava ora con una certa apprensione. << E sinceramente non so neanche perché te ne sto parlando, neanche ti conosco… >> Il barista sorrise divertito a quell’ultima affermazione, quel ragazzo era estremamente tenero. << Ma è normale, tutti raccontano i propri drammi all’uomo che gli versa da bere. >>
<< Sarà ma il mio bicchiere è ancora vuoto. >> si lamentò scherzosamente Alec
<< Touché, ecco a te un sobrio cocktail a base di assenzio. >> esclamò ammiccando il barista.
<< Grazie, angelo, comunque io sono Alec. >>
<< Uooh aspetta, stai flirtando con me? Ma non avevi detto che sei innamorato? >> Dopo una generosa sorsata di quel drink Alec si sentiva leggermente ovattato e meno inibito così mostrando un sorriso sghembo disse: << E quindi? E’ forse vietato flirtare con altri uomini estremamente attraenti perché si è innamorati? >> come gli era venuta in mente quella battuta non lo sapeva neanche lui, era arrossito eh, se lo sentiva chiaramente ma l’importante era che il bel biondo davanti a lui non se ne fosse accorto. Questo sarebbe stato il nuovo Alec, ebbene si, Alexander aveva deciso; sarebbe cambiato, sarebbe diventato più intraprendente e più sciolto, infondo tutto quello che era successo con Magnus era anche colpa sua, se solo si fosse dimostrato più intraprendente e sexy lui si sarebbe innamorato del ragazzo dal primo istante e non avrebbe mai giocato con i suoi sentimenti. Purtroppo si rese anche conto di non voler tornare tra le braccia del glitterato in quanto ormai non sarebbe riuscito più a fidarsi e sapeva che non avrebbe fatto altro che vivere male quella storia, facendosi solo migliaia di paranoie. Anche se con Magnus ormai era tardi il mondo avrebbe conosciuto un nuovo Alec che non si sarebbe più donato all’amore ma che avrebbe ceduto ai piaceri e ai divertimenti che la vita gli avrebbe offerto, sarebbe stato un lungo cambiamento ma ce l’avrebbe fatta, infondo volere è potere, no? E quale occasione migliore di iniziare a sciogliersi se non un affascinate barista disponibile ai flirt?
<< Ah no, certo che no, soprattutto se quello che flirta è carino come te, dolcezza. >>
<< Tu ce l’hai un nome bel biondo? >>
<< Sam, mi chiamo Sam, splendore. >> l’ultima parola gli fu praticamente sussurrata sulle labbra, difatti, Sam gli si era avvicinato parecchio sporgendosi dal bancone, si certo non voleva farsi sfuggire quel bocconcino di ragazzo, lo aveva notato dal primo istante in cui aveva messo piede in quel locale, e se prima pensava fosse etero per via degli sguardi lanciati a Matilda ora non aveva dubbi sulla sua omosessualità e non ne poteva essere più felice. Alec anche non era stato da meno nell’avvicinarsi al biondo, puntando un ginocchio sullo sgabello e tirandosi leggermente su, tanto ormai il primo bacio era andato, tanto valeva levarsi definitivamente il suo sapore dalle proprie labbra. Erano sempre più vicini, sempre più vicini…
 

<< Que està pasando aquì?! >>

 
 
Angolo delle autrici timide
 
Ciao belle ragazze e bei ragazzuoli, siamo finalmente tornate con il capitolo decisivo! Ebbene sì, Magnus ha rivelato tutto e Alec non sta reagendo nei migliore dei modi. O forse sì?
Ci ha spezzato il cuore scrivere questo capitolo e speriamo che vi sia piaciuto. Detto questo, lasciateci un commento e fateci sapere cosa ne pensate. Al prossimo capitolo! Un bacio, Mrs_Cobain951&Zitella9911    
 

*” La speranza è il peggiore tra i mali, poiché prolunga i tormenti degli uomini. ”

                                                             Cit. Friedrich Nietzsche

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 - Tra rabbia e dolore ***


<< Tesoro ho provato la tisana dimagrante che mi hai portato da Roma, okay, il sapore non è decisamente dei migliori, ma i risultati… quelli sono decisamente ottimi! >> Esclamò allegramente un’indaffarata Catarina al telefono che in quel momento si trovava nella lavanderia del college per fare il solito bucato settimanale. << Ma certo! Oi senti ti devo lasciare visto che stanno per mandare in onda “Le Passioni di Santos”, ci sentiamo domani Joy! >> Dopo essersi fatta dare per l’ennesima volta dell’anziana dalla sua amica, Cat attaccò il telefono e sbuffando divertita si recò verso la sua camera. Più si avvicinava alla sua abitazione e più pregustava la nuova puntata di quella che era in assoluto la sua soap-opera preferita. Tutti i suoi sogni ad occhi aperti però, dovettero infrangersi da momento in cui vide il suo amico di una vita accanto alla porta della sua stanza, in piedi, girato di spalle e con la testa appoggiata al muro. Sapeva che oggi sarebbe dovuto andare a quel benedetto appuntamento con Occhi Blu, e beh, come tutti avevano predetto, a giudicare dall’atteggiamento dell’amico, non era andato bene.
<< Mag! >> Disse lei nel modo più dolce possibile.
<< Cat. >> Ribatté lui con un tono decisamente giù.
La ragazza sapeva perfettamente come trattare Magnus, in qualsiasi stato lui si trovasse lei sapeva sempre che corde del suo animo toccare per farlo stare meglio, metterlo in guardia o divertircisi un po’. Così lo invitò ad entrare nel suo alloggio, lo fece accomodare sul divano, mise a registrare “Le passioni di Santos”, preparò il tè ad entrambi e si accomodò accanto all’amico, pronta ad ascoltare “Le passioni di Magnus”, meno coinvolgenti ma sicuramente più importanti.
Appena Catarina si fu posta accanto a lui, a Magnus partì una specie di diarrea verbale, iniziò a raccontargli ogni minimo particolare di quella serata e gli spiegò bene della scommessa in quanto la ragazza aveva voluto sapere solo l’essenziale di quella storia proprio perché la riteneva una “carognata di prima classe”; doveva essere preciso se voleva ottenere dall’amica un consiglio ottimale, anche se andiamo, i consigli di Catarina erano sempre i migliori.
<< Santo cielo Mag! Perché devi sempre seguire quei due… >>
<< Oddio Catarina sono stato un imbecille, ma a mia difesa non sapevo che mi sarei innamorato in questo modo di quel piccolo fiorellino. >>
<< Forse è il caso che inizi a trattare le persone come tali a prescindere dai tuoi sentimenti. >> Fece la ragazza dai capelli platino.
<< Si, okay, ma non vedo come ciò possa far sì che Alec mi perdoni. >>
<< Magnus, tesoro, sono convinta che se lui vedesse in te dell’impegno nel migliorarti ti perdonerebbe, infondo me l’hai detto tu che è un ragazzo tanto buono. >>
<< Il più buono e bello del mondo, Cat. >> In quel momento alla ragazza il suo amico parve un dolce bambino che parla del suo peluche, con gli occhi luminosi e un sorrisone, quell’immagine le scaldò il cuore e ne ebbe la certezza, il suo amico si era finalmente innamorato e questa volta lei avrebbe fatto tutto ciò in suo potere per non farla finire come l’ultima, anche se non sarebbe stato difficile, ne era convinta, non conosceva questo Alexander ma di certo non poteva essere peggio di Camille.
 
<< Quindi aspetta, mi stai dicendo che per un fatto di eredità Santos non riconoscerà Justin come suo figlio?! Ma uno stronzo! >>
<< Mag, calmati, guarda che le sue ragioni sono validissime. >>
<< Catarina, amo il tuo modo di mediare sempre le situazioni ma ora ti stai proprio allargando. >>
A quel punto i due si guardarono e scoppiarono a ridere, in quel momento Magnus si accorse che quella leggerezza e quella spensieratezza gli servissero proprio, eh già, Catarina aveva proprio ragione, come al solito; difatti la ragazza, dopo aver ascoltato con pazienza l’amico e dopo avergli dato i suoi più spassionati consigli gli aveva suggerito di distrarsi un po’ visto per quella sera aveva avuto abbastanza gatte da pelare. Tutto stava andando per il meglio, Magnus era riuscito finalmente a distrarsi riuscendo a capire che l’indomani con la mente fresca sarebbe potuto andare a parlare con Alec implorando il suo perdono come era giusto che fosse, ma per quella sera aveva solo bisogno di stare con se stesso e con la sua migliore amica, ma ad interrompere il loro piccolo paradiso terrestre fu un alquanto trafelato messicano che aprì di scatto la porta dell’alloggio della bionda, sapendola sempre aperta, gridando: << DIOS CATARINA NO LO PUEDES CREER! >> entrambi i ragazzi saltarono spaventati e Raphael si morse la lingua non appena si accorse che, seduto accanto a Catarina, avvolto in un plaid c’era anche Magnus, forse lui non doveva sapere tutto quello che era successo quella sera, ma lui aveva un disperato bisogno di sputare il rospo così mise a tacere la sua coscienza e decise di parlare.
<< Che è successo? >> chiese alquanto stordita la ragazza
<< Bueno, tengo que contarve alg- >>
<< Raph, ti prego, nella nostra lingua, sai che non capisco un’acca in spagnolo. >>
<< Okay bene, Magnus tieniti forte quello che ti racconterò potrebbe essere leggermente sconvolgente…>>
<< Oh andiamo messicano, parla, ormai mi hai messo curiosità. >>
<< Bueno, stasera stavo andando al pub a dare il cambio turno a Sam, come al solito, solo che quando sono arrivato al locale ho visto una scena che vi giuro, mi ha fatto drizzare i peli delle braccia. >> Raphael sospirò, ancora ricordava le sensazioni provate in quel momento, avrebbe dovuto esserne indifferente, eppure vedere il ragazzo che rappresentava la loro speranza di vedere un Magnus nuovamente felice che stava per baciare quel cretino di Sam gli aveva fatto gelare il sangue. Capiva che Mag gli aveva fatto davvero una carognata, della quale lui stesso si sentiva responsabile, però doveva perdonarlo, perché… perché… beh, perché si. << C’era Alec… >>
<< Il mio Alec? >> chiese confuso il glitterato.
<< Sì, il tuo Alec, e stava… >> sospirò ancora esasperato facendo innervosire i due amici che ora si ritrovavano con tutti i muscoli in tensione. << Dios, stava per baciare Sam. >> Ecco, la bomba era stata sganciata, e poté chiaramente vedere le reazioni dei suoi amici: Catarina spalancò gli occhi e si portò le mani alla bocca, mentre Magnus era rimasto immobile anche se leggermente sbiancato. Così si sentì in dovere di continuare. << Ma non è successo nulla li ho prepotentemente separati ed ho costretto Sam a fare il doppio turno a suon di minacce. >>
<< Adesso Alec dov’è? >> quasi ringhiò Magnus al punto da far sobbalzare i due amici.
<< Era ubriaco e non riuscivo a farlo stare seduto bene sulla moto, così per paura che cadesse ho usato il suo cellulare per chiamare il suo cagnolino che immagino lo abbia riportato in stanza. >>
<< Quindi quella testa di cazzo stava approfittando di lui! >> esclamo rabbioso che sotto gli occhi preoccupati e stupiti degli amici si alzò di scatto ed uscì dalla stanza sbattendo la porta.
<< Oh Raphael, sei proprio un imbecille. >> disse Catarina prima di seguire l’amico fuori dalla stanza nel tentativo di calmarlo, lasciandoci all’interno un messicano leggermente scombussolato ma sempre convinto di stare nel giusto.
 
<< Magnus!! Magnus, dove stai andando? Fermati un attimo! >>
Magnus non si fermò, doveva sfogarsi in qualche modo così preferì evitare totalmente Catarina che nel frattempo capì, perché lei capiva sempre, e torno indietro convinta che uno scappellotto a Raphael non glie lo avrebbe risparmiato nessuno.
 
 
.
 
 
Quando il primo raggio di sole colpì gli occhi del ragazzo, fu come essere colpiti da un pugno. Aprì di scatto gli occhi e un dolore allucinante alla testa lo tramortì, costringendolo a letto per qualche altro minuto.
<< Dave? >> chiamò con una voce che non sembrava neanche la sua. Era roca, più profonda e a volte gli mancava. Quando non ricevette risposta, si voltò molto lentamente, solo per scoprire una stanza piena di disordine. David giaceva sul suo letto, evidentemente in uno stato comatoso. Che diavolo era successo la notte precedente?
Quando il capogiro cessò, Alec trovò finalmente la forza di tirarsi su a sedere e con sua grande sorpresa riuscì a ricordare qualcosa: ricordò Magnus, la cena, il modo in cui i suoi occhi avevano espresso più dolore delle sue parole. Ricordò quanto avesse fatto male e poi ricordò le labbra di Sam, la sensazione del suo alito sulle sue.
Sentì il cuore accelerare velocemente e per un attimo soppesò l'idea di andarsi a seppellire in giardino da solo. Cosa aveva fatto con Sam? Fino a che punto si erano spinti? Guardò di nuovo David e sperò con tutto il cuore che lui avesse delle risposte soddisfacenti.
<< Dave? >> provò di nuovo, ma nulla. L'amico giaceva inerme, solo il suono del suo respiro regolare lo faceva sembrare vivo. Alec sospirò e si tirò via le coperte di dosso. Qualsiasi cosa fosse successa, non poteva di certo mancare alle lezioni. Non lo aveva mai fatto e non avrebbe permesso a Magnus di rovinargli la vita ancora una volta. O almeno era quello che si ripeteva sotto la doccia e mentre si vestita in tutta fretta.
Quando si guardò allo specchio, capì che nulla avrebbe posto rimedio a quella faccia stravolta. Sospirò e prese la borsa con i libri. Quando si chinò per farlo, lo schermo della sveglia gli balzò nel campo visivo e lesse l'ora. Era mezzogiorno passato.
Si sentì sbiancare e poi avvampare dalla rabbia. Ormai le lezioni erano andate. E lui le aveva perse perché si era ubriacato ed era finito a fare chissà cosa con un artista appena incontrato. Tutto per colpa di Magnus!
Buttò la borsa contro il muro e si lasciò cadere nuovamente sul letto. Nessuna doccia fredda o bel completo avrebbe mascherato quanto veramente quel gesto lo avesse ferito. Continuare la sua vita come se niente fosse non avrebbe fatto si che nulla fosse davvero accaduto. Era successo, negarlo non avrebbe portato da nessuna parte.
Prese un respiro profondo e costrinse via le lacrime che sentiva spingere per uscire.
Si lasciò andare ad uno stato di totale autocommiserazione, mentre nella sua testa riecheggiavano le parole del suo discorso. Gli aveva chiesto di credergli, ma come poteva aspettarsi che dopo tutto quello che aveva fatto, potesse ancora credere alle sue parole?
Di colpo sentì un leggero fruscio davanti alla porta e voltandosi, notò delle ombre. Pensò che qualcuno stesse per bussare, ma non poté pensare a nessuno che a quell'ora gli facesse visita. Magari erano amici di David? Mentre soppesava l'idea di non aprire in ogni caso, le ombre sparirono senza nessun altro rumore.
Corrugò la fronte, confuso. Che diavolo...?
Si alzò, lasciando da parte per un attimo i suoi drammi, e si diresse alla porta. La aprì lentamente, ma come ci si sarebbe aspettati, non trovò nessuno nel freddo corridoio. Con una punta di delusione mascherata dalla curiosità di sapere chi fosse, abbassò lo sguardo desolato e lì per terra trovò qualcosa. Un bicchiere di Starbucks e un fogliettino accanto. Lì raccolse entrambi e rientrò nella stanza chiudendo la porta con il piede.
Annusò la bevanda per capire cosa fosse, ma non ci riuscì. Posò quindi il bicchiere sul comodino e aprì il foglio.
In una bellissima calligrafia che sembrava d'altri tempi, vi erano scritte queste parole: “Ho pensato che un aiuto a superare la sbronza ti servisse. Bevilo e starai subito meglio. Tuo, Magnus".
Il ragazzo dovette sedersi per il nuovo capogiro, stavolta non dato dall'alcol. Era Magnus fuori dalla porta. Guardò il bicchiere e poi di nuovo il foglio. Come faceva Magnus a sapere della sua sbronza? Sapeva anche di Sam? E perché mai doveva importargli di come stesse?!
Sentiva rabbia e vergogna mischiarsi dentro di lui e non riusciva a capire chi stesse prevalendo. Prese un respiro profondo e decise che non avrebbe dato ascolto a quelle parole. Buttò entrambi gli occhi nel cestino e cercò di non vomitarci anche, nel mentre. Di certo gli effetti della sbronza li stava sentendo tutti, ma un aiuto da Magnus era come un patto con diavolo. Di sicuro faceva ancora tutto parte del suo piano: era come un ragno che continuava a tessere la sua tela intorno a lui, ma stavolta non ci sarebbe più cascato.
Aveva buoni propositi, si, ma sarebbe riuscito a compierli? Un conto era ragionarne nella stanza, un altro era uscire e affrontare realmente ciò che era successo. Cosa avrebbe raccontato a Izzy quando l'avrebbe rivista? Come avrebbe sopportato lo sguardo degli amici di Magnus a pranzo? Come avrebbe anche potuto immaginare di non crollare incontrando proprio il suo, di sguardo?
Magnus lo aveva fatto perdutamente innamorare, non poteva nasconderlo. Dentro di lui era una guerra costante tra odio e amore, e anche se il primo doveva prevalere, c'era ancora qualcosa in lui che non riusciva a lasciar del tutto andare il secondo. Sarebbe stato più facile non amarlo. Avrebbe potuto facilmente ignorarlo nei corridoi e passarci sopra come se non fosse davvero successo nulla. Ma l'amore portava dolore e il dolore gli impediva di fare ogni cosa.
In quel momento ripensò ad una frase che Jace gli aveva ripetuto più volte nel corso della sua vita:"Amare significa distruggere ed essere amati significa essere distrutti." L'amore portava alla distruzione e così di sentiva lui: completamente reso cenere dalle fiamme ardenti del suo amore per Magnus. Fiamme che dopo tutto ancora non si affievolivano.
Sentiva che se continuava a rimuginarci ancora, avrebbe finito per scoppiare. Doveva uscire da quella stanza, costasse pure di incontrarlo. Avrebbe preferito parlare con David e capire anche quanto danno avesse fatto quella sera, ma non era stato possibile. Così, raccolto quel cumulo di macerie che era il suo cuore, uscì dalla stanza senza una meta precisa.
Più camminava, più pensava che non aveva davvero nessuno da cui andare. Nessuno a cui aprire il cuore e piangere finché non aveva più lacrime. Nessuno che potesse abbracciarlo e dirgli che infondo sarebbe passato tutto, anche questo.
Sapeva che poteva farcela da solo, ma non voleva. Si sentiva come se stesse tenendo insieme i pezzi di se stesso con lo scotch e che non mancava molto prima che sarebbe crollato tutto. Si diceva che doveva essere forte, che doveva solo passare del tempo e anche quella sarebbe diventata solo una brutta storia da ricordare con una risata. Ma quanto forte può essere un cuore privato del suo maggior sostegno? Pur essendo pieno di emozioni, Alec si sentiva vuoto. Sentiva di aver perso quella parte di sé che lo rendeva ciò che era. Aveva donato tutto a Magnus e lui non si era fatto scrupoli a prenderlo e tenerselo per sempre.
<< Ehi, tutto bene? Sembri uno zombie. >>
Il ragazzo venne scosso dai suoi pensieri da quella voce e per poco non inciampo nei suoi stessi piedi. Si fermò e alzò lo sguardo su una ragazza minuta. La conosceva, l'aveva vista più volte con Magnus. Il cuore gli si strinse in una morsa mentre cercava di raggruppare tutte le forze che aveva e affrontare anche lei.
Di certo se lo era aspettato di incontrare persone simili uscendo dalla stanza, visto che Magnus conosceva mezzo college.
<< Si, grazie. Forse dovresti pensare più a te stessa che agli altri. >> sentenziò alla fine. Non sapeva da dove gli fosse uscita una frase tanto odiosa, con un tono tanto acido, ma di certo fu compiaciuto di se stesso.
La ragazza d'altro canto si strinse i libri al petto e gli fece un sorriso dolce. << Pensavo che potremmo prendere un caffè insieme e parlare un po'. >>
L'impatto con quella realtà lo fece traballare un po'. Non ricordava neanche il suo nome, non l'aveva mai conosciuta e ora voleva prendere un caffè con lui?
<< Scusa, ma credo di aver di meglio da fare. >> detto questo riprese a camminare con una confusione ancora maggiore in testa. Era strano, anzi stranissimo.
<< Alec, aspetta! >> le corse dietro lei e lo bloccò per il braccio facendolo girare verso di lei. Era molto più bassa di lui, ma sapeva come imporre la sua presenza. Aveva uno sguardo che parlava da sé. << So che quello che ha fatto Magnus è imperdonabile e so che non ti fidi di me perché sono la sua migliore amica, ma sono qui da te senza pretese. Lui non sa che sono venuta a parlarti, non voleva che nessuno si avvicinasse a te. Ma ho pensato che parlarne di avrebbe fatto bene. >>
Per poco Alec non le scoppiò a ridere in faccia. << Parlarne, con te? Io non so neanche chi tu sia e pensi che voglia aprirmi con te? >> era una situazione al di là dell'assurdo. << Se vuoi davvero che io stia meglio, di a Magnus e ai suoi amici di starmi lontani. >> la guardò negli occhi per qualche secondo, tanto per essere sicuro che avesse recepito il messaggio e continuò la sua passeggiata solitaria.
<< Uror, et in vacuo pectore regnat Amor. >> sentì la sua voce raggiungerlo. Era latino. Sapeva perfettamente cosa significava, ma scacciò quel pensiero dalla testa e continuo a camminare a testa basta, cercando di spegnere quel casino di pensieri e emozioni che aveva dentro.
"Brucio, e nel mio cuore ora regna l'amore."
 
 
 
Angolo delle autrici timide
Eccoci qui! Ormai abbiamo capito che il nostro appuntamento sarà mensile, salvo eccezioni ovviamenteJ
Questo è un capitolo un po’ di passaggio dove vi facciamo vedere un Magnus arrabbiato e un Alec ferito, ma sappiate che nella storia probabilmente i ruoli cambieranno, soprattutto quello di Alec… Non vi anticipiamo nulla anche perché vi confessiamo che al momento siamo abbastanza indecise.
Speriamo che il capitolo vi sia comunque piaciuto e ci vediamo il più presto possibile, come al solito.
Bacibaci, Mrs_Cobain951&Zitella9911    

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Capitolo 13
*** Scusateci ***


Ciao a tutti, come state? Come sta andando questo periodo? A noi non tanto bene, tra impegni, lutti e qualche problemino d'ispirazione siamo costrette ad abbandonare questa storia, eravamo convinte di farcela ma ci sono stati troppi, davvero troppi imprevisti, vi chiediamo scusa davvero dal profondo del nostro cuore. Non sappiamo se riusciremo a riprenderla ma siamo abbastanza pessimiste a riguardo. Scusateci ancora, baci Mrs_Cobain951&Zitella9911

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