Monogatari of Sarada - diario di un'Uchiha.

di ShannaInLuv
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Di famiglia anormale e amici svitati. ***
Capitolo 2: *** Di cene di bentornato e di genitori brilli. ***
Capitolo 3: *** Di consigli e ritardi... ***
Capitolo 4: *** Di classifiche imbarazzanti e accoglienze non troppo calorose... ***



Capitolo 1
*** Di famiglia anormale e amici svitati. ***


Titolo: clubsuit  Monogɑtɑri of Sɑrɑdɑ - Diɑrio di un Uchihɑ clubsuit
Autore: Shanna_RenicoBOO
Fandom: Naruto.
Genere: Commedia, Romantico, lievi accenni al demenziale.
Avvertimenti: Probabilmente nuoce alla salute
Personaggi: Sarada Uchiha, Boruto Uzumaki, Mitsuki, Shikadai Nara, Inojin Yamanak, Chouchou Akimichi e tutta la combricola.
Coppie: Boruto/Sarada con qualche accenno alla Inojin/Sarada
Note: Questa storia non ha pretese particolari, di mirare alla fama qui su EFP o nient'altro del genere. Ha come unico scopo il mio e il vostro - chi sarà così incosciente da seguirla - divertimento. Ho sempre amato il SasuSaku, ed è logico che io ami Sarada Uchiha, quanto più SasuSaku ci sia al mondo. Vorrei però cercare di inventare, costruire, una caratterializzazione più concreta di quello che Kishi ci ha dato. Vorrei, ecco, affrontare semplicemente il problema dell'adolescenza per Sarada. Ovviamente questa cosa non poteva che essere uscita come un lavoro pieno di demenzialità, d'altronde, stiamo parlando o no dei figli dei tanto amati e casinisti ragazzi di Konoha?
Spero che questa storia vi piaccia, enjoy it ! 
 
Shanna.
 

1. 

Di famiglia anormale e amici svitati...

 

Credo fermamente nel Karma. E non lo dico soltanto per fare bella figura, insomma, la possibilità che tutto giri intono a uno scopo, a una causa-effetto, è piuttosto plausibile e anche abbastanza sensato, insomma, è naturale che uno agisca sulle proprie scelte tutto in circolo a questa causa-effetto, dare per ricevere.
Come in uno scambio equo: fare cose giuste, del bene, per riceverne altre altrettanto giuste.
Ed è per questo che penso che io in un altra vita sia stata un essere abominevole e malvagio, oppure una seguace di Kaguya, oppure i miei genitori avevano commesso troppi crimini prima di avere me e quindi hanno deciso di scaricarmi addosso un karma negativo.
Io, gente, sono Sarada Uchiha, e sto per spiegarvi il perchè sono una delle ragazze più sfrotunate del mondo.


 

***
 

Avere quindici anni non era una bella cosa; vivevi ancora sotto la stretta tutela di mamma e papà - nel mio caso più mamma che papà - e dovevi superare un sacco di esami per compiere il tuo ciclo di istruzione ninja. Genin, Chunnin, Jounin... eccetera; che poi a me andava benissimo, dato che volevo diventare Hokage, obiettivo deciso a dodici anni quando, compresi, che il mondo sarebbe finito in guai seri se non ci fosse un valido Hokage a dirigerlo.
Intendiamoci, non voglio puntare il dito contro il settimo, che per quanto stupido, infantile, miserabile, inutile e perdente sia stato - parole di Sasuke Uchiha, quindi erano molto di parte - era diventato un ottimo Hokage comunque. Ma, stavo parlando, di suo figlio, Boruto Uzumaki, molto simile di aspetto al padre quanto diverso caratterialmente.
Andiamo, il settimo Hokage, in fondo, era divertente, allegro e un sacco di altre cose che Boruto non era. Allora spiegatemi perchè sono finita una delle più intime amiche di quella testa Quadra ?
Voglia dire perchè i nostri genitori erano migliori amici, voglia dire perchè è un compagno di team per me o un mio coetaneo, da quando ci erano stati accoppiati nei team il mio rapporto con l'idiota si era rafforzato e trovavo la sua compagnia pure passabile.
Io, Sarada Uchiha, nonostante il cognome che portavo, non mi piace darmi da arie snob e sopretutto non mi piiace eclissare le persone, della serie: « Non possiamo essere amici perchè sei un perdente. » oppure: « Devi avere un livello di alta popolarità per respirare la mia aria. » Insomma: no.
Forse era per quel motivo che mi piaceva circondarmi di amici.
Forse era per quel motivo che avevo amici piuttosto strambi.
 


***
 

Quel giorno, quel caldo, secco, e odioso giorno di Agosto, sarebbe tortato mio padre dalla sua ultima missione. Il che sarebbe stato wow, davvero, se mia madre non avesse passato le ultime quarantotto ore a sistemare la casa - già pulita-, i suoi capelli - acconciandoli più e più volte - e chiedendomi ripetutatemente se ero contenta.
Il ritorno di papà dalle sue missioni era la maggior parte delle volte stressante; non giudicatemi, ero contentissima, strafelice dell'idea che il mio vecchio papa tornasse da me e la mamma, ma normalmente si subita una serie di effetti a catena di cui generalmente ero vittima. Come la cena del Bentornato.
Ogni qualvolta che papà tornava dalle sue missioni, il settimo e alcuni amici di vecchia data di papà organizzavano una cena in un ristorantino delizioso a Konoha in una sorta di rito di ben accolto, e sospettavo che fosse principalmente il caloroso affetto che i suoi amici provavano per Sasuke Uchiha che lo faceva scappare ogni volta.
Papà grugniva ogni volta, abbassando lo sguardo e arrossendo vistosamente per i suoi standardi - due guancie rosse come pomodori -, declamando poi che erano tutti degli imbecilli rozzi, scoccando poi un'occhiata a mia madre e sospirando, come per intendere nel suo linguaggio muto « Tranne te, ovviamente. » 
E ogni volta, ogni cena, finiva con un disastro in particolare, perchè, diciamocelo, altrimenti tutte quelle persone che ci circondavano non avrebbero fatto parte altrimenti del rinomato cerchio i ragazzi di Konoha.
 
« Ho voglia di frittelle. » biascicò Chouchou, mentre infilava la mano nel pacchetto di patatine salate e ne infilava un'enorme quantità che sarebbe potuta essere la metà del pacchetto, in bocca. Di fianco a lei, Shikadai le scoccò un'occhiata annoiata, e con le mani ancora incrociate dietro la testa mentre camminava, iniziò a fissare il cielo.
« Stasera ci vediamo alle sette? » domandò Inojin Yamanaka, estraendo dai pantaloni una pergamena arrotolata e porgendomela. Dentro alla pergamena c'era la calligrafia di Sai che li inviatava tanto alla festa di bentornato di Sasuke. E li intimava di non far tardi - quello era stata una sottolineatura di Ino Yamanaka, ne ero sicurissima.
« Va bene. » affermai che già sentivo l'attocigliamento dello stomaco dalla felicità per il ritorno di mio padre. Che cose mi avesse portato come souvenir? Un kunai? Una pergamena o un libro antichissimo? Non vedevo l'ora di scoprirlo.
Fu per questo che aumentai il passo, facendo una mezza piroetta e salutando tutti con un gesto della mano, per dirigermi poi a passo svelto verso la dimora dell'Hokage.
Papà passava sempre un sacco di tempo con il settimo, quindi mi sembrava scontato che l'avessi trovato lì. Neanche un minuto dopo, sentì una figura corrermi dietro e io scoccai un'occhiata a l'individuo che mi aveva seguito.
Insomma, Boruto Uzumaki era, per eccellenza, il rompiscatole che sopportavo male e poco, anche se faceva parte della mia cerchia di amici ristretti.
Non parlavo ancora di migliore amico, perchè un migliore amico non ti da i nervi, invece loro, ognuno di loro per specificare, aveva esattamente un punto caratteriale o un abitune che mi dava i nervi.
E quella di Boruto era... beh, c'e n'erano molte, troppe per elencarle senza fare una lista della spesa.
« Stai andando dall'Hokage? » domandò Boruto affrettando il passo per mantersi alla mia andatura. Annuì impercettibilmente e proseguì. Mi stavo tenendo la gioia per quando avrei visto papà.
« Stavo pensando, perchè stasera non correggiamo un po' le bevande? » proseguì poi Boruto, con quel ghigno idiota, da patetico idiota, considerando la sua idiotaggine come una virtù a pochi. In realtà Boruto aveva il quoziente intellettivo di un barbone che frequentava la strada da sempre.
Gli scoccai una delle mie occhiate gelide migliori, che naturalmente non ebbe l'effetto desiderato perchè Boruto continuava a ghignare davanti a sè.
« Non ci pensare nemmeno, idiota. » lo ammonii. Anche se effettivamente sarebbe stato divertente vedere qualche ninja di Konoha fuori dai gangheri. Ma non suo padre, e nemmeno sua madre, non potevano ridicolizzarli così.
Boruto si strinse nelle spalle e giuro, da tutti gli anni che lo conosco, ancora non capivo cosa, quel criceto che aveva in testa e che girava dentro al ruota per tentare di prendere un semino, gli faceva pensare in momenti del genere.
Boruto divenne presto una priorità secondaria e lo capì, quando, salendo le scalette che conducevano all'interno del palazzo dell'Hokage, si sentirono rumori di vetri infranti, legni spaccati e cose fracassate.
Boruto si precipitò prima di me, semplicemente perchè ero troppo sconvolta di quei rumori che sentivo, e spalancò la porta dell'ufficio di suo padre. Io feci capolino e la scena che vidi mi raggelò il sangue.
L'ufficio del settimo era, per eufemismo, un caos, sedie spaccate, fogli volanti e strappati, vetri rotti, una mazza da baseball a terra - aspetta, cosa?!  -, brandelli di mantelli e shuriken tirati a caso infilati dentro al muro.
Nel mezzo del siparietto c'erano Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.
Okay, in teoria papà e il settimo erano migliori amici da tempi immemori, con i loro alti e bassi. Si consideravano loro stessi, migliori amici, come fratelli. Ma allora perchè ogni qualvolta che si vedevano si azzuffavano finendo quasi nel distruggere l'intero villaggio solo per misurare la loro forza e non solo, anche per dimostrare che uno dei due aveva ragione o l'altro no ?
Ed era per questo, anche, che non avevo scelto un migliore amico. Insomma, non ero porpio sicura di volermi azzuffare tutti i giorni con questi e l'unico elemento vicino con cui lo facevo spesso era Boruto Uzumaki. E ne sarebbe passato, di tempo, prima di considerare quel tipo come mio migliore amico.
I due adulti - che in questo caso non sembravano poi tali, - si allontanarono l'uno dall'altro con estrema dignità e mio padre tolse una nuvola di polverone dal suo mantello con un gesto secco, scoccando un'occhiata velenosa al settimo.
« Ciao papà. » facemmo io e Boruto in coro, troppo sconsolati per dire altro.
Fu il settimo, come al solito, ad aprirsi in un largo sorriso e allargò le braccia, scavalcando poi una matassa di legno rotto con un balzò ci abbracciò. « Sarada-chan! Boruto! Quale buon bento? » 
Beh in realtà aveva detto vento e non bento, ma evitai di fargli notare che non avrebbe pronunciato in maniera corretta le v finchè avesse avuto il naso gonfio e gocciolante di sangue.
Mi scostai dall'abbraccio di Naruto Uzumaki, non perchè fossi una misantropa come il villaggio credeva ma perchè quello era un adulto, l'Hokage e la persona che non sapeva che riempievo di botte suo figlio, di tanto in tanto. Mi provocava, ecco, un certo disagio abbracciarlo.
« In realtà sono passata per vedere papà. » snocciolai, volgendo lo sguardo verso Sasuke Uchiha che iniziava ad assumere quello sguardo nero lucido come chi sta per piangere. Sì, generalmente facevo quell'effetto a papà.
Abbracciare mio padre fu naturalmente molto meno strano, anche se il padre in questione aveva un braccio solo, ti avvolgeva con le sue ali di mantello a mo' di culla e ti soffocava letteralmente come un pezzo di ghiaccio.
Gli abbracci di papà erano strani, ma mi piacevano.
« E tu, Boruto ? » incalzò il settimo, convinto che il figlio avrebbe ripetuto la mia stessa frase, invece, si guadagnò dal figlio un'occhiata di sdegno e uno sbuffo sussurrato tra i denti.
« Ci vediamo stasera, Sarada-baka. » mi interpellò prima di uscire, io gli feci un gesto secco con la mano a mo' di saluto, ignorando le sue crisi da ragazzina adolescenziale ribelle che aveva col padre e gustandomi quel caloroso abbraccio con mio padre.
Tuttavia, a irropmere nella stanza, come una furia, ansiosa e preoccupata, fu mia madre Sakura Haruno, che per completare l'opera iniziata dal settimo e da papà di distruggere la stanza, buttò giù la porta con un calcio ponderoso.
Incontrò lo sguardi di papà e i suoi occhi verdi iniziarono a diventare lattiginosi, per riprendersi immediatamente e scoccare un'occhiata all'intera stanza. « Cosa è successo qui?  » mormorò flebile.
« Ehm. Ciao Sakura-chan!  » fu l'unica risposta che mia madre ebbe, da Naruto Uzumaki. Sakura Haruno scoccò un'occhiata velenosa all'Hokage, come se lo volesse riempire di botte, dalla serie come hai osato toccare il mio adorato marito, e lo avrebbe fatto più che volentieri se in quel momento non svenne sul colpo.

 

***

 

Sakura Haruno era stata sempre di svenimenti facili, me lo aveva confidato Shizune-san. Mi aveva detto che, una volta, durante un allenamento col team sette e nel quale mia madre aveva dodici anni, era svenuta perchè aveva visto papà intrappolato nella terra con tutto il corpo, con solo la testa fuori.
Il che sarebbe stato abbastanza spaventoso, certo, ma doveva saperlo che doveva essere un jutsu.
Oppure quando aveva saputo che io e Boruto eravamo rimasti feriti dirante una missione, tutti e due rispettivamente al braccio da un kunai avvelenato, era prima di tutto svenuta per la preoccupazione epoi ci aveva curato.
Sakura Haruno era il miglior medico in circolazione, e la miglior kunoichi della storia a sentir dire, ma prima di tutto, era mia madre e perdonatemi se la consideravo strana, bisbetica e schizofrenica più di quanto la considerassi brava.
 
Lasciai stare mamma e papà nella camera da letto  dove lei era adagiata per un po' , non sospettavo che papà avesse granchè affini romantici ma pensavo che essendo marito e moglie dovessero chiacchierare su un po' di cose. Quindi, dopo aver salutato mamma e papà, scesi le rampe del salotto e mi infilai i sandali, lasciando il coprifronte sul mobiletto all'angolo accanto alla porta, la aprì e mi ritrovai nientemeno che il volto di Mitsuki, con la mano ferma a mezz'aria.
« Uh, ciao. » feci io. Mitsuki ricambiò la mia espressione sorpresa con la sua espressione tranquilla, poi sorrise in modo inquietante - quello era il peggior sorriso della storia, ed era il piccolo dettaglio che mi dava in nervi riguardo Mitsuki.
Anche se tutto sommato era una delle persona più normali a Konoha, lasciando perdere il genitore che avesse.
« Sarada, i ragazzi vogliono incontrarci. »
Annuii e mi richiuse la porta alle spalle, seguendo il mio compagno di team in reloigioso silenzio com'era solito fare tra noi. Mistuki camminava guardando avanti, con un'incurvatura fissa sulle labbra sottili e leggermente troppo lunghe. Aveva occhi giallognoli, come un serpente e i capelli erano sbarazzini e color perla.
Sarebbe stato veramente un ragazzi carino, se nn fosse stato inquietante, anche se la maggior causa della mia inquititudine contro Mitsuki era che aveva un genitore di cui non si capisse il sesso o l'età.
Svoltammo in una via che, riconobbi, ci avrebbe portato davanti alla Villa Uzumaki, un'imponente dimora con un giardino curato da Hinata Hyuga.
La casa era circondata da una staccionata abbastanza bassa, anche se nessun ladro o malvivente sano di mente sarebbe andato con l'idea di intrufolarsi in quella casa midiciale, e il cancelletto era un delizioso rettangolino con un cuore scavato al centro. I ragazzi erano seduti sull'engawa, con le gambe a penzoloni, che si rivolgeva sul giardino lussuoso e sul laghetto.
« Sarada! » mi richiamò Chouchou, agitando una mano, quella libera dal pacchetto di patatine, e gonfiando le guancie come un criceto.
Accennai un sorriso e mi andai a sedere tra lei e Shikadai, il quale era sdraiato sull'engawa con le braccia incorciate dietro la testa e, non appena mi sedetti, si tirò su con un sospiro secco.
« Vi chiederete perchè vi ho riuniti qui. » mormorò Shikadai, passandosi una mano sul volto stanco.
Affianco a lui, dall'altra parte di dove sedevo io, Inojin interruppe la sua partita al videogame e gli soccò un'occhiata canzonatoria. « Affatto, pensavo volessi solo passare un po' ti tempo con il tuo migliore amico. » 
Shikadai rispose con una stretta di labbra, poi, sospirò ancora, e puntò lo sguardo su di me, probabilmente perchè ero l'unica che lo stava ascoltando davvero. Boruto e Inojin erano alle prese con quel terribile videogame, Mitsuki faceva finta di ascoltare ma spesso scoccava occhiate al videogame di Boruto; Cho era troppo concentrata sul cibo e Metal Lee era alle prese con le sue flessioni su una mano all'angolo del giardino.
Perchè non potevo frequentare gente normale ?
« Pare che abbiano indetto una sorta di giochi, mio padre e il settimo, per sviluppare l'amicizia tra due nazioni e per sviluppare i giovani nella loro crescita. » sbadigliò. « Una cosa davvero seccante. »
Stetti ad ascoltare  , naturalmente qualsiasi attività comprendesse muoversi era un'idea patetica per Shikadai Nara, ma ero sicura fosse stato costretto a carpeggiare in quel discorso.
« Okay, uhm, quindi ? » fece Noruto, aggrottando le sopracciglia sopra il suo schermino e non accennando ad alzare gli occhi. Con un moto di rabbia, e un ringhio, glielo strappai dalle mani e un suono lamentoso provenne dal dispositivo, prima che una scritta game over apparve su di esso.
Inojin saltò in piedi, agitando il pugno e gongolandosi di aver vinto, scoccandomi sorrisi ammalianti, che mi fecero arrossire, per qualche strana ragione.
Al contrario, Boruto mi stava scoccando occhiate velenose e io, quando riuscii a far svanire il sorrore dalle mie guancie, sbattei il dispositivo sulla pancia del mio compagno di team, seccata. « Impara ad ascoltare, idiota. »
Shikadai si schiarì la voce e sembrava prorpio il tipo che se ne sarebbe andato seduta istante se suo padre non gli avesse ordinato di farlo - o peggio, se sua madre lo avesse fatto.
« Allora, » proseguì. « Questa sorta di olimpiadi si terrà a Suna, e noi dovremo partecipare come gemme importanti e nuovi ninja del futuro. O roba così. »
Chocho alzò finalmente lo sguardo dalle patatine e spalancò la bocca. « Un viaggio a Suna? Fico ! Ehi, Sarada! Ci divertiremo! » e iniziò ad agitare convulsamente le sue gambe grassoccie che fluttuavano sopra il giardino.
«  Inoltre, i capi di questa squadra saremmo io e Sarada, poichè chunnin. » blaterò Shikadai per niente entusiasta dell'idea, io, al contrario, ero orgogliosissima e mi sembrava anche abbastanza scontato.
Inojin incrociò le braccia sopra il petto e guardò Shikadai con un sopracciglio biondo incarato. « Perchè tu ? Sono anche io Chunnin. Sarada va bene, è un portento ma... »
Oh, grazie Inojin.
Shikadai sbuffò. « Mia madre era l'ambasciatrice Suna-Konoha, e mio zio è il Kazegake. Ti basta? Ora, non per vantarmi sia chiaro, neanche a me rende entusiasta l'idea. »
Inojin continuò a fare l'offeso, sbuffando.
« Cinquecentonovantanove... e... seicento! » Metal Lee cadde a terra con un tonfo, strillando acutamente dallo sforzo e ansimando sul terreno come un maiale in calore. Poi si alzò, come se niente fosse e, mentre tutti lo guardavamo sbalorditi, ci mostrò il segno col pollice alla ok e sorrise.
« Bene, perchè ci hai richiamati qui, Shikadai? »  

 

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Capitolo 2
*** Di cene di bentornato e di genitori brilli. ***




2. 

Di cene di bentornato e di genitori brilli.




 

Tutti quanti fanno delle scelte sbagliate, compresi gli eroi. Qualche tempo fa, ero venuta a conoscenza di una storia, più precisamente, della storia. Ovvero la storia in cui si narravano gli ultimi vent'anni del mondo dei ninja, e di come Naruto Uzumaki, da perdente, diventò eroe. Di come Sakura Haruno divenne forte. E di come Sasuke Uchiha tradì il villaggio, cercò di ammazzare gran parte della popolazione mondiale, e poi tornò a Konoha.
Soffermandomi su quest'ultimo personaggio, mio padre, e provando rispetto per lui nonostante le sue scelte sbagliate, beh sicuramente non me lo immagivano a una festa. O meglio, sì, me lo immagginavo; ma come le altre volte: serio, distaccato, e annoiato.
Ecco come doveva essere Sasuke Uchiha a quella festa.
... Ma quando mai ho ragione su qualcosa?


 

***

 

« Sarada! Hai già prepatato le valigie? » cinguettò Chochou, infilandosi in bocca un lecca lecca, nonostante ci stessimo dirigendo verso il ristorantino prenotato per la cena di bentornato di mio padre. Nulla le rovinava l'appetito, a Chouchou.
« No. » ammisi. Non ne avevo avuto neanche l'occasione per parlarne con mamma e papà; sapevo che mi avrebbero dato il permesso ma se mamma lo avesse saputo, oggi pomeriggio aveva passato tutto il tempo a prepararmi i bagagli.
« Mamma e papa erano entusiasi! » bofonchiò Choucho, e il suo stomaco brontolò non appena aguzzò la vista sull'insegna del ristorante: un cartellone luminoso che cambiava colore.
Quando arrivammo lì davanti, una voce ci richiamò da dietro. « Sarada! Cho! » trillò, non troppo entusiasta. Mi voltai e incontrai gli occhi di pigri di uno dei suoi amici: Shikadai Nara, che stava con il padre Shikamaru e la madre Temari.
« Konbanwa! Temari-san, Shikamaru-san. »
Fu Temari e scompigliarmi affettuosamente i capelli e a scoccare un'occhiata al marito, dopo che aveva esclamato un « Che scocciatura. »  lamentoso, prima di entrare nel locale.
Noi tre rimanemmo fuori; Mi accorsi che Inojin non era ancora arrivato, non che mi importasse, ma di solito camminava a bracciato con Shikadai, difficile a separarli quei due.
Cercai di assumere un tono diffidente, come se non mi importasse molto, e in effetti era cosi, ma Shikadai era dannatamente intelligente e avvolte capiva cose troppo complicate per essere vere.
Le mie guancie avvamparono, perfetto.
« Shikadai, dov'è Inojin? » domandò, neutra ma con le guancie rosse. Perfetto.
Shikadai mi guardò in modo strano, inarcò un sopracciglio fino, e guardò oltre la spalla di Chochou, per poi fare un cenno. Io mi voltai e vidi la famiglia Yamanaka camminare verso di noi.
Ino Yamanaka, bellissima come sempre, con i lunghi e biondi capelli lasciati al vento, indossava un grazioso e un po' scollato vestito lillà; abbraccetto a lei c'era Sai, con un'elegante  maglietta neri e pantaloni lucidi del medesimo colore. Erano una coppia... bellissima.
E, qualche passo avanti a loro, eccolo.  Inojin Yamanaka.
Indossava pantaloni lucidi come il padre, ma nella parte superiore indossava un lupino grigio. I suoi capelli biondi e gli occhi chiari venivano vitalizzati dal colore di abbigliamento spento e risaltavano.
Inojin fece un sorriso rivolto a noi ,  a me , e agitò una mano per rificcarla di nuovo in tasca. Fece una camminata un po' più svelta e si avvicinò a noi.
«Cho! Shika! Sarada! » potei giurare che si stava soffermando un po' più su di me, dopo avermi salutata. Ma no, era soltanto la mia immaginazione. Ricambiai abbozzando un sorriso.
Che scomparì subito quando Boruto saltò fuori dall'entrata del locale e si buttò sopra Shikadai e strillò. «Si mangia! Si mangia!»
Volli ammazzarlo. Ucciderlo. Evaporizzarlo.
Come poteva rovinarmi un momento del genere? Era così perfetto. Inojin sorrideva a me, mi stava per chiedere di andare  a passeggiare, io e lui, soli...
... ma alla fine, non m'importava, giusto? A me non piaceva Inojin, quindi, cose me ne importava se quello stupido di Boruto aveva interrotto un momento romantico?
« Frena il tuo entusiasmo, Boruto-chan! » cinguettò Ino, arrivando e pizzicando la guancia di Boruto. Avevo sentito dire che Ino, insieme alla mamma, picchiavano un bel po' il settimo, in passato. Ma immagino che Ino faccia finta di apprezzare quel pestifero bambino soltanto perchè è il figlio del settimo; che vorrebbe bene a una carogna come Boruto  Uzumaki?
Ino e Sai si dileguarono all'interno, mentre Boruto balzò da Shikdai a Inojin e lo strattonò. « Andiamo, Ino, andiamo a mangiare. »
Inojin storse la bocca. Odiava quel soprannome e io lo sapevo bene: Ino. L'abbreviazione del suo nome era lo stesso del nome di sua madre, perciò non gli piaceva per ovvi motivi.
Quanto Boruto mi guardò, lo minacciai con lo sguardo ed entrai.
Come al solito, il settimo aveva prenotato lìintero ristorante solo per noi. Tutti i tavolini erano stati sistemati in modo che se ne creasse un'unico e lungo tavolino, con la piastra per la carne al centro.
Non appena entrai, Himawari mi venne incontro, abbracciandomi forte, e poi abbracciando forte il fratello. Credo che la piccola e ingenua Hima sia l'unica persona al mondo che abbia una genuina e spontanea stima verso Boruto.
Povera piccola.
« Papa! » agitai la mano verso mio padre, seduto a capotavola in fondo alla sala, con il settimo affianco e mia madre dall'altra parte. Attirai l'attenzione di papà, e io andai verso di lui, scoccando un bacio ai miei genitori e facendo un mezzo inchino al settimo, poi mi sedetti tra mamma e il signor Inojin.
Mancava così poco. Soltanto due posti e sarei stata accanto a Inojin invece che... invece che davanti a quel zuccone di Boruto che mi sorrideva mentre staccava le bacchette e iniziava a mangiare del riso bianco.
Sbuffai e notai che la sala, quel giorno, era più rumorosa del solito. Ognuno parlava con una persona diversa, eccitata, e probabilmente pensai che stessero discutendo del viaggio a Suna.
Anche se in realtà, per me non era poi così elettrizzante. Insomma, era una specie di gara amichevole, le olimpiadi aveva detto Shikadai, tra Suna e Konoha, e noi dovevamo partecipare come gemme future ? Non si aspettavano un po' troppo da noi?
« Sarada. » mi richiamò mio padre, guardandomi. « Quando partirai per Suna? »
Avvampai e mi scusai per non averglielo detto io di persona, e i miei genitori liquidarono  in fretta la cosa. «Partiremo domani mattina. »
Mamma squittì e mi abbracciò forte, baciandomi la sommità del capo. « La nostra bambina viaggia da sola per la prima volta senza un sensei ! » singhiozzò. « E' diventata grande! »
Abbozzai un sorriso sll'indirizzo del settimo e di papà, che sbuffò, come faceva di solito quando mama esagerava.
Quando mi lasciò andare, mamma si asciugò gli occhi lucidi e borbottò. «Peccato, ora che era tornato tuo padre... ci mancherai, Sarada-chan. »
Dubitavo quanto in realtà gli fossi mancata, a loro. Dato che non potevano aveve quasi mai la casa tutta per loro in occasioni rare. E pensai anche che gli avrebbe fatto bene, non che mamma e papà fossero tipi da esternare il loro affetto - o meglio, papà -, quindi una seconda luna di miele in casa gli avrebbe fatto benone.
In quel momento, il settimo saltò in piedi, agguantando la bottiglia di sakè e alzandola in cielo. « Allora, oltre a festeggiare il ritorno di Sas'ke! » e qui papà roteò gli occhi. « Festeggieremo anche i nostri bambini! Come gemme future e per il loro primo viaggio senza tutore! »
E qui, i nostri genitori, con l'eccezione di Sasuke Uchiha, balzarono in piedi con un urlo beduino e giocoso. Batterono le mani e ognuno si andava a versare un po' di sakè.
Fu il settimo a rimepire completamente il bicchiere di papà con del sakè.
Mi guardai intorno e scoccai un'occhiata a Boruto, anche se lui non la vide, perchè era intento a infilarsi le bacchette nel naso e muovendole, per far ridere la sorellina.
Quella storia sarebbe finita male.
***
Succedere raramente, ma quando succede, lo odio. Odio dover avere ragione; odio che, quanto ho un presentimento brutto, quello si avvera al cento per cento.
Un'ora e mezza più tardi, il locale dove eravamo era fiondato nel completo caos. Tre quarti delle persone che c'erano là dentro, ovvero tutti gli adulti, erano partiti per il villaggio-sakè, ovvero, erano ubriachi.
C'era Kiba Inuzuka, che da mezz'ora ci stava provando con la figlia del proprietario, nonostante avesse gli occhialoni e l'appartecchio. E ci aveva provato anche con il proprietario stesso, un tipo basso e tachiato, che lo spedì in Paradiso con un pugno ponderoso.
Poi c'era RockLee, che come al solito, doveva fare le sue strane acrobazie, e si mise a fare i piegamenti con un solo braccio, mentre Metal lo seguiva - non perchè era brill o altro, semplicemente perchè era troppo stupido - e Tenten tracciava la loro sagoma lanciando knìunai che si conficcavano nel parquet.
Poi c'era la famiglia Akimichi, il padre di Chouchou stava aspirando tutto quello che poteva da mangiare, con i guancioni rossi e gonfi, mentre sua moglie lo insultava.
Shikamaru Nara era semplicemente crollato a dormire, mentre Temari aveva caldo e perciò si sventolava, provocando un po' troppo vento da sbalzare le stoviglie qua e là.
I due coniugi Yamanaka invece si stavano sbaciucchiando alla grande, e rotolavanoa terra, sotto lo sguardo disgustato di Inojin.
Parlando dei tre ninja leggendari, mi aspettavo che almeno uno di loro non avesse ingoiato quell'alcolico micidiale, e invece erano tutti e tre ubriachi mentre biaschicavano parole, urlavano e bevevano ancora. E mia madre si strusciava addosso a un papà con l'occhio visibile lattiginoso.
Vedere mio padre ubriaco mi fece cadere il mondo addosso. Vedere mio padre che scacciava Naruto Uzumaki, blaterando qualcosa sul fatto che Sakura era sua, e non importa quante finte dichiarazione avesse ricevuro, fu ancora più scioccante.
Il mio sguardo saettò su noi adolescente, ancora abbastanza lucidi per porre fine a una pazzia come questa. Mi alzai e feci il giro del tavolo, fino a mirare dritto a Boruto, scavalcare Hinata Hyuga svenuta, e afferrarlo per la collottola. Quando lo sbattei sull tavolo con tutta la festa, solo Himawari strillò.
« Che. Cosa. Hai. Fatto? » urlai.
Boruto non si spaventò, anzi, mise su la sua faccia più birbante che avessi mai visto da quando lo conoscevo. Cercò di liberarsi dalla mia presa, invano, lo stringevo più forte di un boa.
Boruto ridacchiò. « E' che, sai. Non mi andava di assistere a una serata noiosa e- » lo strattonai di nuovo e sentii la sua felpa fare criick.
«  Dimmelo. » ruggì. Probabilmente avevo attivato lo Sharingan, non so.
« Ho solo corretto un po' i loro sakè, la loro acqua con una pozione rivitalizzante. » lanciò uno sguardo pietoso a sua madre, stesa sul tavolo, e poi a suo padre che tentava di abbracciare energicamente un Sasuke completamente andato, ma questi lo respingeva con forza. « Non mi aspettavo questo
« E' cosa ti aspettavi. » sbottai, lasciandolo andare anche se la mia rabbia non era schiumata neanche un po'. Lanciai un'occhiata a Mitsuki, che sedeva ancora seduto composto in fondo alla fila, mentre sorseggiava nella sua tazza il tè al gelsomino.
Mi guardò di rimando e inarcò le sopracciglia. «  Vuoi una mano, Sarada? » domandò, come se il fatto non fosse abbastanza ovvio. Wow, che bel team: un compagno cretino e l'altro perspicace.
« Dobbiamo risolvere in fretta. » Inojin si alzò dal tavolo, lisciandosi i vestiti e lanciando un'occhiata disgustata ai suoi genitori che si rotolavano sul futon. Poi tornò a guardare me e accennò un sorriso. Non era un gran sorriso, era un piccolo, appena accennato sorriso, ma che fece fare capriola al mio povero cuore.
Che scema, non è il momento.
Boruto, evidentemente infastidito, sbuffò. « La pozione diceva che dopo una dormita l'effetto sarebbe svanito. » incrociò le braccia dietro la testa e guardò me, in attesa.
E quindi?
« E quindi? Come facciamo a far dormire tutti quanti? Io non conosco nessuno genjutsu simile. » replicò Inojin.
Boruto sorrise sornione e si rivolse a Shikadai, il quale aveva l'espressione, se possibile, più annoiata del solito. « Basterà tramortirli tutti. »
« Mi stai prendendo per il culo. » sbottò Shikadai, generalmente non usava parole simili nelle vicinanze di sua madre Temari, ma ora, beh, non poteva sentirlo del tutto.
Boruto era proprio stupido, come faceamo a tramortire ninja di un livello simile? E per di più, tre dei quali, erano ninja leggendari.
Oh. Che. Bella. Trovata. Boruto.
Davvero brillante, peccato che...
« Possiamo intrappolarli  tutti quanti con i kunai di Sarada, che lancerà. I kunai avranno del filo disegnato da Inojin, il filo sarà magico, che si stringera a comando. Quindi, una volta intrappolati con il filo, io e gli altri penseremo a tramortirli. Niente di grave si intende. »    
... Shikadai Nara era un genio.
« Funzionerà? » domandò Chouchou.
Probabilmente la maggiorn parte di loro era anche troppo brilla per protestare a parole, figuriamociu combattere.
Sbuffai, afferrando i kunai che aveva lanciato prima Tenten, la madre di Metal Lee, e li agganciai uno per uno con il filo disegnato da Inojin. Feci un salto all'indietro e lanciai quanti più kunai in una volta, applicando la mia graziosa tecnica di cui mio padre ne andava fiero. I kunai sfrecciarono per la sala, alcuni ruotarono, fino a posizionarsi nei punti giusti.
Inojin afferrò un'estremita del filo che aveva disegnato e lo tirò, facendolo stringere e intrappolando tutti in una morsa.
Un paio di minuti dopo, erano tutti tramortiti al suolo. Non fui molto contenta di afferrare mio padre per la collottola e tirarlo, a fatica, con l'aiuto di Boruto,  sopra un leoncino d'inchiostro di Inojin. Afferrai mia madre e facemmo la stessa scena, poi aiutai Boruto con i suoi.
« Fiuu, finito finalmente! » brontolò Boruto. Io gli diedi una ponderosa gomitata allo stomaco e quello si piegò, stavo per urlargli che era tutta colpa sua, che era un babbeo e che volevo pistarlo di botte fino a farlo rimanere secco.
Ma quando Boruto drizzò la schiena e mi sorrise, per poi scoppiare a ridere, lo guardai spaesata. Boruto si asciugò una lacrima. « Sas'ke Uchiha ubriaco è stata una cosa veramente... wow! » e riprese a ridere.
Sorrisi anch'io, guardando papà ora svenuto. Certo, immaginarselo svenuto da ubriaco da una manciata di adolescenti, dopo che aveva quasi attivato il Susano'o nel locale e dopo che si era quasi infilato in una rissa con il settimo...
Scoppiai a  ridere anche io, insieme a Boruto. Certo, alla fine, quella serata era stata divertente. Si unirono a noi anche Inojin e Shikadai, mentre Chochou, Himawari e Mitsuki ci guardarono come se fossimo matti .
Alla fine, Boruto si stiracchiò. « Vieni, ti accompagno a casa. » montò sul suo leoncino d'inchiostro e io feci lo stesso, salutando con una mano i ragazzi e incamminandomi verso casa mia.
Un po' mi dispiaceva per il proprietario del locale, gli avevamo lasciato tutto a soqquadro, e molti oggetti erano stati anche rotti per la foga. E mi dispiaceva anche per...
« Boruto, avremo fatto bene a lasciare Kiba-san abbandonato fuori dal locale? »  domandai un po' apprensiva.
Boruto mi lanciò un'occhiata divertita. « Nah, Kiba ha la pellaccia dura. » 


AngolinoAutrice(?)

Rieccomi con il secondo chappy! :3 spero di non avervi fatto aspettare troppo mei piccoli ninja!
In realtà questa fic ha riscontrato più successo di quanto mi aspettassi, e ne sono contenta!
Passando al chappy, un po' mi spiace per Kiba, tutto solo ( beh a esclusione di Akamaru), svenuto e ubriaco fuori dal locale :'D 
E sì, si capisce che amo Inojin? Ma no, Shikadai, amo anche te! E, oh, Mitsukiiii! E sì, Boruto ci sei anche tu!
... sono troppi, vero? :')
Beeene, ringrazio tanto giovs__ e anche Monkey D Percy che hanno recentiso, ma ringrazio anche a chi l'ha messa tra le preferite \ ricordate \ seguite e chi non recensisce ma legge! GRAZIE!!!
Nel prossimo capitolo i nostri piccoli partiranno per Suna, pensare che sarà un viaggio tranquillo? Nah. No, non credo proprio >.<

Sayonara!
Shanna

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Capitolo 3
*** Di consigli e ritardi... ***


2. 

Di consigli e ritardi...
 

Sakura Haruno, nonostante i suoi quasi quarantatrè anni, è considerata una donna molto attraente nel Villaggio della Foglia e dintorni, e anche se incute una certa soggezione a tutti, i suoi ammiratori sono molteplici. Di tanto in tanto le arrivano bouquet di fiori - tutti rigorosamente anonimi, perchè è anche risaputo chi sia suo marito - conservati poi nel suo studio medico.

Sakura Haruno, negli anni è diventata la dottoressa Uchiha, dopo aver sposato mio padre, Sasuke Uchiha. E nonostante la sua apaticità, lui è davvero innamorato di mia madre; questo l'ho capito soltanto qualche anno fa, quando mio padre aveva quasi ammazzato un corteggiatore della mamma con l'Amaterasu.

Il Clan Uchiha non è molto famoso per la manifestazione d'affetto, forse perchè non è nella nostra indole, forse perchè non ci riusciamo proprio... tanto sta che tutti i precedenti Uchiha prima di me hanno commesso gravi errori - la maggior parte dovuti alla conseguenza di essere dei fottuti apatici. Io,però, sono anche una parte Haruno e in questa famiglia sono il Cupido della situazione dei miei genitori.

 

***

 

«Sarada, hai preso tutto?» strillò mia madre dal piano di sopra con un tono di voce sopra all'ottava. Era la prima volta che viaggiavamo senza un sensei, ma era anche vero che ormai ero diventata un Jounin e non c'era affatto motivo di prendersi tanto pensiero.

«Sì!» urlai in risposta, infilando il portafoglio con i soldi che papà mi aveva dato , insieme alla mappa, ai panini ed a una borraccia d'acqua, il tutto per il viaggio. I bagagli con i nostri vestiti erano già stati spediti quella mattina direttamente a Suna, in modo che potessimo viaggiare leggero, ma nonostante ciò mia madre aveva insistito per farmi portare anche un mantello nello zaino, perchè non si sa mai, diceva. 

Chiusi la zip mantenendo un sorriso soddisfatto e voltai il capo verso mio padre seduto sul divano, con il giornale di Konoha poggiato sulle gambe e il suo occhio scoperto fisso su di me. La sua espressione era immutabile come al solito, quindi non capì il suo sguardo, se fosse felice, preoccupato o soddisfatto di me.

«Divertiti con la mamma, papa!» incalzai allora, tentando un discorso con mio padre. Il suo sguardo mutò appena, poi inarcò un sopracciglio e un flebile « Uhm.» uscì dalle sue labbra.

Ora, non che mi aspettassi chissà che cosa da lui - ormai avevo imparato a sopportare il suo autismo- però quel suo commento - anzi, grugnito - non aveva nessun senso. Mi scappò, quindi, un «Che diavolo vuol dire? » detto con un ringhio, molto simile al tono della mamma.

Forse, in fondo, anche il grande shinobi Sasuke Uchiha aveva paura dell'ira di Sakura Haruno in Uchiha, perchè non appena percepì il mio tono, aggrottò le sopracciglia.

«Credo che tua madre debba andare alle terme con la Yamanaka, questo week-end. »

Il tono di papà lasciava forse trapelare una nota di rimprovero per la cosa? O tristezza, forse. In ogni caso, non credo proprio che mamma scelga le terme con la zia Ino invece di stare sola soletta con papà. Sicuramente aveva già detto alla zia che visto che papà era tornato sarebbe stata con lui... o forse no, ma solo perchè si aspettava che papà le chiedesse di restare con lui.

Dopo tutti questi anni, mamma ancora commetteva degli errori proprio stupidi: papà non gliel'avrebbe mai chiesto; d'altro canto, anche papà era stupido - parlando in termini dell'amore-, lo capivo dal cipiglio che aveva ora che preferirebbe che Sakura restasse a casa con lui.

Mi schiarii la voce. «Non credo che i piani di mamma siano questi. » 

Papà, se possibile, si crucciò ancora di più. « E invece sì. Lo ha detto stamattina mentre era al telefono con la Yamanaka.» Pronunciò il cognome come se fosse un insulto: d'altronde a papà la zia Ino non era piaciuta fin dai tempi dell'accademia.

Roteai gli occhi al cielo. Lo ha detto perchè voleva che tu le chiedessi di restare! Che padre idiota!

«Dici?» tentai ancora. «Perchè non provi a chiederglielo? »

«Perchè fare domande inutili se già so la risposta? »

Ommioddio.

«Papà! » grugnì allora con rabbia. «Ma non capisci? La mamma ti adora, è impossibile che preferisca stare con la zia Ino! Sei tornato dopo una missione e quello che vorrebbe è solo passare del tempo con te! Io non ci sarò, quindi approfittatene, Shannaro! » agitai le mani in aria, gesticolando furiosamente. «Portala tu alle terme, passate dei momenti insieme... fate, non so, qualunque cosa faccia Sas'ke Uchiha per divertirsi! Poco importa, la mamma è felice se sta con te! Shannaro! »

Quando finii di parlare, mi accorsi che forse avevo alzato un po' troppo la voce; mio padre lo rispettavo, ma certe volte mi faceva diventare matta. Papà socchiuse gli occhi, mantenendo quell'atteggiamento freddo e calmo.

«Va bene.» disse, stupendomi. Poi aprì il suo occhio e mi guardo con severità. «Ma Sarada, non attivare più lo Sharingan con me, intesi? »

 

***

 

Qualche scusa a mio padre e qualche saluto dopo, ero in viaggio per raggiungere le porte del villaggio di Konoha dove il mio gruppo si sarebbe riunito per partire poi tra esattamente dieci minuti. Arrivai a destinazione entro poco, e notai che erano già tutti presenti.

Inojin se ne stava appoggiato a una colonna a chiacchierare con Chouchou, Metal e Shikadai; sorprendentemente c'erano anche Sumire, Iwabe e Denki, mentre chiacchieravano tra di loro. Non sapevo sarebbero venuti anche loro.

Poi, infine, c'era Mitsuki, inquietante come al solito; se ne stava al centro della strada fissando il villaggio, quindi fu il primo che mi vide arrivare, alzò la mano in segno di saluto.

Beh, c'erano tutti ad eccezione di Boruto. Lui non c'era, come al solito l'idiota era in ritardo.

«Sarada! Boruto non è con te? » trillò Chouchou, scartando la sua prima confezione di patatine: quelle piccanti. Se ne infilò una manciata in bocca ed iniziò a masticare rumorosamente, beccandosi un'occhiata critica da Inojin.

« Eri con Boruto?» domandò un po' sopreso quest'ultimo. Avvampai. 

«Perchè dovrei passare del tempo con quella testa di Baka?» balbettai, non avendo nemmeno idea del perchè. Mi dava fastidio che la gente pensasse che frequentavo assiduamente quel tonto Uzumaki con i capelli a banana  solo perchè i miei ed il settimo erano amici d'infanzia e membri dello stesso team: l'ex team Kakashi, aka, team 7. Boruto non era fico quanto il settimo Hokage, suo padre, e non aveva nemmeno un minimo della grazia di Hinata Hyuga: era un totale disastro.

«Boruto è in ritardo! Come al solito! » sbuffò Iwabe poggiandosi sulla spalla il suo zaino e alzando gli occhi al cielo. «Quando torna lo riempio di botte. » affianco a lui, Sumire assunse un'espressione buia.

«Forse dovremmo cercarlo... che sarà nei guai? »

« Gli unici guai che passerà sono quelli in cui lo cacceremo noi se non si sbriga.» sbottai, atona. Sumire era sempre stata troppo tenera con quell'idiota, e lui se ne approfittava. Ma avrebbe visto.. oh sì vedrà.

«Mi secca dirlo ma dovrebbe sbrigarsi... non voglio essere in ritardo e avere noie per colpa sua. » biascicò Shikadai, seguito da uno sbadiglio.

«Arriverà.» sospirò Denki.

E infatti...

«Eccomi!!! Ma siete tutti già qui, 'ttebasa? »esclamò quell'idiota-di-Boruto un'ora dopo atterrando in mezzo a noi. L'occhiataccia che ricevette fu più o meno generale, e questo lo fece arretrare d'un passo e facendo connettere quel criceto che aveva nel cervello.

Fu Sumire, l'unica assieme a Denki a non aver uno sguardo omicida, e a parlare: «Sei in ritardo, Boruto-kun. »

«In ritardo? Ma sono puntualissimo! » protestò quello. Le mani mi prudevano, forte.

«Ma quale puntuale! E che cavolo, l'appuntamento era un'ora fa! »

«Ino-chan, stai calmo... »

«Boruto chiamami ancora così è- »

«Ma che palle! Finitela e andiamo! »

«Giusto Shikadai, ma prima spacco la faccia a questo idiota. »

« Iwa... Iwabe-»

«Qualcuno li fermi! »

«Non ho intenzione di farlo, Sumire. »

«Sarada sei diabolica. »

«E tu sei strano, Mitsuki-hebi. Quindi siamo pari. »

«AHIA! Iwab- »

«Volete delle patatine? »

« Io sì, grazie Chou.»

«Che seccatura. »

«Aaaaagh! »

«Forse dovremmo fermarli...? »

«Non ancora, Denki. »

«Diabolica. »

«Stai diventando noioso. » 

«Io punto cinquecento ryo su Iwabe-san. » 

«Che seccatura, Inojin non ti ci mettere anche tu! » 

«Io mi unisco a Inojin. »

«Ma Sarada! »

«Suvvia Sumi-chan. E' solo un gioco. Metal? »

«Io punto su Boruto-kun! »

«Anche io! »

«Denki, perderai, lo sai? » 

«Mitsuki, non infierire-ahiaaaa Iwabe, vacci piano! »

«Zitto e prendile a bocca chiusa! »

«Oh, per fortuna che ho portato tante patatine. » 



AngolinoAutrice(?)

Sono tornata su EFP! Questa storia era rimasta troppo a lungo conslusa nel mio pc, e come spiego già nella mia bio: recentemente ho avuto problemi nel recuperare password ed email di questo account, ma grazie all'amministrazione è turro risolto: sono ufficialmente tornata! E uesta storia, come tante altre, avrà ufficialmente una fine, entro breve.
Il prossimo aggiornamento tra qualche giorno :)
Shannaro!

Shanna.

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Capitolo 4
*** Di classifiche imbarazzanti e accoglienze non troppo calorose... ***


4. 

Di classifiche imbarazzanti e accoglienze non troppo calorose...

 

Dopo la quarta guerra ninja, i rapporti tra villaggi erano quasi migliorati - c'erano stati di nuovo dei piccoli conflitti interni, ma nulla di irreversibili - anche perchè, ormai, tutti i Kage avevano preso in simpatia Naruto Uzumaki, l'attuale Hokage.

Alcuni di loro erano talmente amici, che viaggiavano spesso da un paese all'altro, nello specifico: Sabaku no Gaara. Quest'ultimo, quando i suoi impegni lo permettevano, zompettava dal paese del Vento a quello del Fuoco; in primiss perchè la sua adorata sorella ormai abitava lì - Temari si era trasferita circa quattro anni dopo la Quarta Guerra Ninja, quando lei e Shikamaru Nara avevano ufficializzato le cose - , e poi perchè Gaara provava una sorta di ammirazione nei confronti dell'attuale Hokage, come una sorta di amicizia incondizionata.

Quando Gaara andava a Konoha, questo veniva trattato come se fosse di casa e non mancava mai una cena tutti insieme riuniti. Le persone del villaggio, poi, amavano Gaara e lo ammiravano. Insomma, c'era sempre una sorta di gentilezza verso lo stranero.

In sostanza, quello che pensavo io non era un'accoglienza di totale adorazione - per carità, no - ma almeno un po' di gentilezza. Insomma, avrebbero fatto come noi e ci avrebbero permesso di sentirci a casa, no?

Sbagliato.


*** 
 

Il viaggio tra Konoha e Suna durò poco più d un giorno: grazie alle tecnologie avanzate - e alle ferrovie - il viaggio non durava più i quattro famosi giorni di marcia: ma solo uno e mezzo, a passo lento.

Ringraziai quella tecnologia, perchè passare quattro giorni interi, a stretto contatto con tutti quegli idioti che bisticciavano sarebbero stati troppo per mettere a dura prova la mia enorme pazienza.

Ovviamente, quattro giorni solo con Inojin li avrei accettati di buon grado.

«Sarada, lo sapevi che Suna significa "villaggio nascosto dalla Sabbia" ? » parlò Mitsuki, elencando l'ennesima  curiosità su Suna, leggendo la guida turistica che aveva comprato chissà dove.

«Ed è anche un paese piuttosto povero... »

«Mistuki-san! Non discriminare! » intervenne Denki, balbettando.

« Ah, e poi pare che la popolazione maschile di Suna sia al terzo posto nella classifica dei peni più grossi

Cos...?

Ci fu un silenzio generale. Arrossì vistosamente, dando uno scappellotto alla nuca del mio compagno di team. Mannaggia a Mitsuki e le sue curiosità del cavolo, pensai. E poi, davvero c'era scritta una cosa del genere su una guida turistica?

Iwabe scoppiò a ridere. «Ma dai, c'è davvero una cosa del genere? E' al primo posto chi c'è, eh? » incalzò, avvicinandosi a Mitsuki e alla sua "guida". Roteai gli occhi al cieli.

«I-Iwabe-kun... » balbettò Sumire, più rossa di me in viso. Sembrava stesse andando in iperventilazione e la sua mano che creava vento sulla faccia color peperone non sembrava sortire grandi effetti. «A-andiamo... non s-si dicono que-queste cose... »

Chouchou, che era rimasta in silenzio, scartando il settimo pacchetto di patine - quelle alle spezie - della giornata e infilandosene una manata in bocca, aveva scrollato le spalle. «Allora posso fare un pensierino  sui maschietti di Suna! »

«Chouchou! » gridai, dando una spallata alla mia amica. Ma insomma, che discorsi erano? Noi stavamo andando a Suna per partecipare ai Giochi, un festival sportivo che si celebra ogni anno per festeggiare la ricostruzione di Suna. I giochi sarebbero durati tre giorni, e il resto del tempo lo avrebbero passato facendo da turisti e, l'ultimo giorno, sarebbe stata prevista una cerimonia.

Quindi, non c'erano spazio per quelle cose lì, insomma!

«Mitsuki, dacci un taglio.» borbottò Boruto, che fino ad ora aveva sempre camminato in fondo al gruppo, in silenzio - stranamente. Passò oltre Chouchou e me, con le braccia incrociate dietro la schiena, mi scoccò un'occhiata e poi proseguì dritto.

«Siamo arrivati! » strillò Shikadai dalla testa del gruppo.

Aumentai il passo, così come fecero gli altri, e presto ci ritrovammo davanti alle porte di Suna. Nonostante la sabbia mi entrasse nelle scarpe - ed era un po' fastidiosa, nonchè troppo calda - trovavo Suna bellissima: sembrava qualche sorta di città medievale, ai miei occhi. I palazzi erano costruititi tutti in cerchio, formando una pianta della città circolare - sembrava un labirinto - e notò che intorno agli edifici stessi c'era della sabbia.

«E' bellissima... » sussurrai, lasciando che i miei pensieri si trasformassero in parole.

Sentii qualcuno affiancarmi. «Sì, lo è. » mormorò Inojin e, quando mi voltai, mi sorrise dolcemente. Il mio cuore perse un battito mentre ricambiai il sorriso, arrossendo lievemente.

Sembrava un momento perfetto, un piccolo momento condiviso tra me e Ino-

Finchè qualcuno  non mi venne addosso, mettendo ancora più distanza tra Inojin Yamanaka e me - le nostre spalle si toccavano! -. « Oh, scusate,» bofonchiò quell'idiota di Boruto. Dall'occhiata che mi rivolse poi, serafica, immaginai che lo aveva fatto apposta. E poi un sorrisetto maligno era comparso sulle labbra dell'Uzumaki. «Ho interrotto qualcosa? »

Gli lanciai un'occhiataccia. «Figurati. Non ti reggi nemmeno sulle tue gambe, Boruto-baka? » lo rimbecchiai.

«Ah, taci Sarada! Vedrai come arriverò primo al festival! »

«Boruto, il festival è una gara a squadre. » borbottò annoiato Shikadai, intromettentosi leggermente stizzito nella conversazione - questo perchè, ancora una volta, Boruto Uzumaki non lo aveva minimamente ascoltato mentre blaterava istruzioni sui Giochi.

«Ah, davvero? E da quando? »

«Ehm, è sempre stato così, Boruto-kun. » mormorò Sumire.

« Io e la mia squadra vinceremo, allora!»  sbottò Boruto, alzando un pugno al cielo, sorridendo sornione. Da dove era saltato fuori questo entusiasmo proprio non lo sapevo. Gli stavo appunto dicendo che io e lui eravamo nello stesso team, purtroppo, e che quindi la sfida che mi aveva lanciato non reggeva. Di certo, io non avrei perso per fare un dispetto a lui.

Una voce, però, mi precedette. «La gara a squadre è mista. Qui a Suna non valgono i vostri team, Konohagakure. » Mi voltai verso quella misteriosa voce e lo riconobbi subito: Sabaku no Shinki.

I suoi capelli scuri erano tirati in su come anni prima, durante gli esami Chuunnin; il viso apatico e apparentemente rilassato e, sopra di esso, il coprifronte di Suna che spiccava. Il volto era dipinto come al solito. Indosso aveva la classica uniforme shinobi informale del Villaggio della Sabbia. accanto a lui c'erano i due compagni di team: la bionda - che scoccava occhiatacce a un solo membro di quella combriccola, ovvero Shikadai - di nome Yodo. E il ragazzo con la maschera, Araya.

Tornando a guardare il figlio del Kazekage, vidi le sue labbra contorcersi in una lieve smorfia, e poi le sopracciglia aggrottarsi mentre li scrutava uno ad uno. «Io vi odio. »                 

Di certo non era quello che mi aspettavo. Certo, non eravamo mai stati grandi amici con Shinki - non che lo vedessimo granchè, era sempre in missione quando Gaara si recava a Konoha - ma addirittura dire di odiarci... beh, la reazione fu più o meno generale: ci immobilizzammo immediatamente sul posto, restando senza parole.

Che accoglienda calorosa...

Personalmente, Shinki mi aveva sempre dato i brividi: era strano, un po' come Mistuki - forse di più - ma al contrario del mio compagno di team, il ragazzo della sabbia era sempre taciturno ed era raro che intraprendesse una conversazione. Anche quando gli rivolgevi una domanda, si limitava a sfoggiare blande risposte.

Tuttavia, l'unico - come al solito - ad ignorare le parole di Shinki fu Boruto: avanzò d'un passo, avvicinandosi al team e porgendo al ragazzo la mano. «Ehilà, Shinki, quanto tempo, come va? »

Che idiota.

Dalle labbra di Shinki uscì un solo sibilo di stizza, prima di girare e prendere a camminare verso la strada principale della città, seguito a ruota da Araya. Yodo, invece, posizionò le mani sui fianchì e scoccò la lingua sul palato: «Il Kazekage ci ha chiesto di farvi da guida, imbecilli. E non vi lasceremo soli nemmeno un secondo. Consideratevi in gabbia. » minacciò, scoccando un ultima, gelida, occhiata a Shikadai Nara - giurai di vederlo sudare - e girando i tacchi anche lei.

«Muovetevi. » incalzò Yoda.

Sarada sospirò. Sarà stata una lunghissima settimana.

AngolinoAutrice(?)
Capitolo un po' cortino e di passaggio, ma introduce tre nuovi personaggi. Personalmente amo Shinki - anche se mi sono fermata abbastanza presto con l'anime di Boruto e non ho ancora ripreso, quindi personatemi se i personaggi non sono abbastanza IC -.
E, niente, un'altro personaggio che amo è Iwabi - e la IwabixSumire-, e le uscite di Mitsuki.... mi sto davvero sbizzarendo con questa fanfiction xD
Ad ogni modo, ringrazio chi segue, legge, recensice e così via. GRAZIE!
Al prossimo capitollo,

Shanna.

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