Dark Water

di Persefone3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I. Move In With Me ***
Capitolo 2: *** II. An Evil Spider Web ***
Capitolo 3: *** III. Welcome Aboard ***
Capitolo 4: *** IV. Cards On The Table ***
Capitolo 5: *** V. Ambush and then Chasing ***
Capitolo 6: *** VI. Inside The Nautilus ***
Capitolo 7: *** VII. Inside the Nautilus (Part Two) ***
Capitolo 8: *** VIII. Fighting For Us ***
Capitolo 9: *** IX. Welcome Back ***



Capitolo 1
*** I. Move In With Me ***


I.  Move In with Me
 
Emma era davanti allo specchio e stava pettinando i suoi lunghi capelli biondi. Accanto alla sua spazzola erano poggiati tre grossi anelli da pirata. E lei non poteva esserne più felice. Da quando Killian si era trasferito da lei, la casa era diventata ancora più allegra e animata. Ogni cosa per Killian, abituato all’austera vita di mare, era una scoppiettante novità. A Emma veniva ancora da ridere se solo ripensava al primo incontro tra il capitano ed un semplice frullatore domestico. Quando lo aveva visto in azione, era rimasto così incantato che lo aveva lasciato andare a vuoto per più di un’ora.
Emma indugiò ancora sulla sua immagine riflessa nello specchio. Non solo la casa sembrava più viva, ma anche lei stessa. Aveva fatto davvero bene a seguire il consiglio di Archie. Perché nonostante tutto quello che gravava sulle sue spalle, voleva essere felice fino all’ultimo dei suoi giorni. Ricordava bene le parole che Killian le aveva detto quando, dopo aver salvato Ashley e la sua sorellastra Clorinda, si erano ritrovati seduti ad un tavolo ad assistere a quel ricongiungimento familiare. Era stato proprio in quell’attimo che aveva raccolto il coraggio e gli aveva fatto la fatidica domanda.
 
- Vieni a vivere con me
 
A quelle parole Killian era rimasto incredulo.
 
- Cosa?
- Vieni a vivere con me. So che nella vita tutto è incerto, ma a volte bisogna uscire, sperando che non ci sia un autobus.
 
Killian aveva riso per quella frase alquanto criptica.
 
- Quello che voglio dire – aveva proseguito lei – è che il mio armadio è pieno di giacche rosse, ma credo ci sia spazio per un po’ di pelle nera.
- Se la metti così, mi piacerebbe molto venire a vivere con te.
 
Aprì l’armadio in cerca di qualcosa da mettere per il giorno dopo. Hook non aveva mai badato troppo ai suoi vestiti, ma da quando erano sotto lo stesso tetto, Emma aveva iniziato a vestirsi con più cura. Non che prima fosse sciatta, ma aveva sentito la voglia di indossare qualcosa di più femminile, cosa che Killian aveva gradito non poco.
Tutte le volte che Henry non era in casa, lui non perdeva mai l’occasione per rivolgerle un complimento un po’ più esplicito, per baciarla, per stringerla a sé dovunque fossero. Erano ormai lontani i tempi in cui si erano dovuti destreggiare tra incontri segreti al chiar di luna nel suo maggiolino o furtive entrate dalla porta di servizio di Granny per non essere visti da nessuno. Ora avevano un tetto e una stanza tutta per loro, in cui ritrovarsi e lasciare fuori gli innumerevoli problemi che da sempre erano stati il pane quotidiano di Storybrooke.
Non che il momento ora fosse dei più calmi. Hyde era stato un osso duro da sconfiggere, ma alla fine vi erano riusciti. Mettere fuori gioco la Regina Cattiva sarebbe stata tutta un’altra faccenda ovviamente, ma era sicura che avrebbero trovato un modo. Se solo la sua magia non avesse iniziato a fare i capricci e poi quelle visioni sulla sua morte. Stava per lasciarsi di nuovo risucchiare da quella paura quando i suoi occhi si posarono, di nuovo, sugli anelli di Killian. Aprì il portagioie e tirò fuori l’anello che il pirata le aveva dato a Camelot. Lo mise al collo e lo fece scivolare sotto la maglietta. Killian le aveva detto che era il motivo per cui lui era rimasto vivo per tutti quei secoli, sperò che anche con lei funzionasse allo stesso modo.

Nel bagno Hook stava finendo di prepararsi per la notte. Anche quella giornata, per fortuna, era terminata e lui non vedeva l’ora di rilassarsi un po’ con la sua Emma. Nell’ultima settimana ce ne erano stati di cambiamenti, ma era felice che finalmente le cose fra loro avessero preso quella piega. Certo, non si era aspettato che Emma gli chiedesse di trasferirsi così presto e la cosa lo aveva piacevolmente sorpreso. Il giorno che aveva portato le sue cose era stato il più strano di tutti. Sistemarsi nella stanza con lei era stata la cosa più semplice da fare. L’armadio era davvero grande e ormai già sapevano quale lato del letto occupare. Era stato prendere confidenza con il resto della casa che si era rivelato impresa ardua.
Dopo un paio di giorni erano molte ancora le stranezze cui doveva abituarsi, ma confidava che con il passare del tempo sarebbe risultato tutto più chiaro. Eppure non riusciva ancora a spiegarsi perché Emma avesse non uno, ma ben due cesti della biancheria in bagno. Come aveva detto? Bianchi e colorati. Ma cosa aveva di colorato lui? Assolutamente nulla! Ma c’era anche dell’altro. Dopo quasi duecento anni passati in mare, era così avvezzo a badare a se stesso che ancora non riusciva ad abituarsi all’idea che qualcuno si prendesse cura di lui. Per esempio, Emma il giorno prima aveva insistito per fare lei il bucato e quindi gli aveva chiesto se aveva altri vestiti da lavare, domanda che aveva imbarazzato non poco Killian. Sapeva a cosa alludeva. Poteva occuparsi lei di camicie, canottiere e pantaloni, ma di biancheria proprio no. Lei, però, aveva insistito.
 
- Sei sicuro solo queste cose?
- Sì, Swan, perché?
- Perché so per certo che indossi anche altro.
 
Killian era arrossito vistosamente.
 
- Abbassa la voce per favore.
- Chi vuoi che ci senta, siamo soli in casa. E poi fammi capire, Captain Hook, il terrore dei sette mari, il più famigerato filibustiere che sia mai esistito, si imbarazza se parla di mutande con una donzella?
- Non è questo il punto!
 
Come Emma capì di aver fatto centro, non poté fare a meno di sorridere. Decise di prenderlo in giro ancora un po’, era davvero buffo in quei frangenti.
 
- A me pare proprio di sì. Capitano, non dirmi che hai ancora quei grossi mutandoni d’epoca!
- Smettila di dire stupidaggini! Sai perfettamente che non li ho mai portati! E da quando sono qui mi sono adeguato in pieno ai vostri costumi.
- Appunto! Non capisco il perché di questo pudore. Non sei così schivo in altre circostanze, anzi. Per questo non capisco tutte queste resistenze da parte tua.
- La marina e la pirateria hanno una sola regola in comune: ogni membro dell’equipaggio ha come dovere preciso quello di tenere pulita e in ordine la sua cuccetta così come i propri effetti personali.

Emma spalancò la bocca incredula.
 
- Il che vuol dire …
- … che se anche ero e rimango il capitano della Jolly Roger il bucato lo facevo da me.
- Ma qui non siamo a bordo di una nave – aveva risposto Emma accomodante – posso pensarci io senza problemi. Lascia che mi prenda cura di te. A meno che tu non voglia ritrovarti con tutti i boxer color rosa confetto, ovviamente.
- Perché dovrei volere una cosa del genere?
- Perché se vorrai fare il bucato da solo, tinozza e sapone non si usano più da un pezzo. Ora c’è la lavatrice.
 
Emma aveva mostrato l’elettrodomestico a Killian. Aveva appena iniziato a spiegargli come funzionava ma il capitano si era già perso dietro a tutte quelle manopole e programmi. E aveva parlato di separare i capi per colore?
 
- Spero tu abbia capito.
 
Emma guardò l’orologio.
 
- Devo sbrigarmi – aveva proseguito – o farò tardi alla stazione per il mio turno.
 
Killian capì che non sarebbe mai stato in grado di farla funzionare e di certo non avrebbe chiesto aiuto ad Henry facendo la figura dello stupido.
 
- Aspetta, magari per stavolta … però …
- Non temere, resterà il nostro piccolo segreto.
 
Aveva preso il resto dei suoi panni e poi lo aveva baciato dolcemente sulle labbra ponendo fine a quella dolce schermaglia tra loro.

Così Hook aveva lasciato che fosse Emma a occuparsi di quelle cose e lui in cambio si era reso utile in altri modi, anche per non far ricadere tutto il peso della casa sulle sue spalle. A parte questi piccoli adattamenti a qualcosa che per lui era totalmente nuovo, gli piaceva la loro vita insieme. La loro relazione funzionava bene e anche Henry sembrava ben predisposto a quella convivenza.
Quando tornò in camera, Emma era già sotto il caldo piumone, appoggiata su soffici cuscini e fasciata nel suo attillato e sensuale pigiama verde di seta. Sebbene fosse più che abituato al dolce corpo di Emma, era sempre un piacere rendersi conto di quanto bella fosse ogni singolo giorno. E più sfaccettature scopriva di lei, più se ne innamorava perdutamente. Emma sollevò il viso dalla rivista che stava leggendo. Hook aveva indossato un comodo pigiama composto da una maglia bianca a mezze maniche e pantaloni grigi. Era stata lei a farglielo trovare la prima sera. Voleva essere un innocente regalo di benvenuto e se ne era pure vergognata un po’. Ma era bellissimo lo stesso. Probabilmente il suo pirata avrebbe conservato intatto il suo fascino anche con uno scafandro da palombaro addosso. Scostò le coperte con un sorriso per fargli spazio.
 
- Mi stai facendo concorrenza con il bagno.
- Scusa – rispose lui sdraiandosi e accogliendola tra le sue braccia – avevo voglia di una doccia. E poi col fatto che puoi avere acqua calda a tutte le ore, mi piace farla soprattutto di sera.
- Non che io disdegni, hai un così buon profumo.
 
Emma si strinse a lui ancora di più. Hook notò immediatamente una vena pulsare sulla fronte di lei. Era l’inconfondibile segno che qualcosa la preoccupava.
 
- Avanti, dimmi cosa ti passa per la testa.
- Niente di particolare, ma stasera mi sento uno straccio.
- Ti sento amore mio, hai tutti i muscoli contratti.
- Sono preoccupata, Killian. Ci siamo liberati di Hyde per caso. Ho come l’impressione che non sarà altrettanto semplice con la Regina Cattiva.
- Troveremo un modo, te lo prometto. Non permetterò che qualcosa possa accaderti. Per quanto riguarda la Regina Cattiva dobbiamo solo capire cosa vuole e perché.
- Sicuramente vuole creare scompiglio. E poi ovviamente ci sono le mie visioni e i miei tremori.
 
Hook la strinse ancora di più. Quando, la sera prima, si era aperta e aveva finalmente rivelato tutto, era stato un sollievo e allo stesso tempo un dolore lancinante. Perché quando Killian aveva capito che Emma stava per esserle strappata ancora una volta, la disperazione aveva preso per un momento il sopravvento. Non era riuscito a dire una sola parola, ma i suoi occhi erano stati più esplicativi di mille frasi. Aveva provato più rabbia o più paura? Non sarebbe mai riuscito a dare una risposta a ciò. Emma poi aveva trovato quelle cesoie e gli aveva affidato il compito più difficile di tutti: sbarazzarsene. Come dimenticare quella conversazione nel loft di Mary e David?
 
- Non devono essere più segreti tra noi, ma non intendo usarle. Aladdin non si è fidato di chi amava ed è per questo che ha fallito. Ma io credo che insieme riusciremo a trovare un’altra via d’uscita. È quello che facciamo sempre. Però se la mia magia ha davvero un prezzo, lo pagherò. Sono la Salvatrice ma faccio anche parte di questa famiglia.
- Se è questo quello che vuoi, Swan, sarò dalla tua parte.
- Mi dispiace di non essermi fidata. Niente più segreti. Prendile. Non voglio siano usate come arma se cadono nelle mani sbagliate. Dobbiamo sbarazzarcene.
 
Ma lui non era proprio riuscito a fare come lei voleva. Non se il prezzo era rinunciare alla sola cosa che avrebbe potuto salvarla e risparmiare a Henry e a lui un dolore devastante. Per questo le aveva tenute e nascoste nella tasca interna della sua giacca. Non per altro. Ma facendo così le aveva mentito e lui odiava mentirle. Non poteva tenere le cesoie lì per ancora molto. Doveva trovare un posto migliore.

Fu la dolce carezza di Emma sulla sua guancia a distoglierlo dai suoi pensieri.
 
- Ehi Killian, perché così pensieroso?
- Nulla, stavo solo pensando alla mia vecchia ragazza. Spero di aver ammainato le vele in maniera abbastanza salda. Ma torniamo a noi. Credo proprio che stasera non troveremo una soluzione per la Regina Cattiva, ma sicuramente possiamo fare qualcosa per i tuoi muscoli.
- Davvero?
 
Hook la fece girare sui cuscini e iniziò a massaggiarle la schiena.
 
- Va meglio così?
- Decisamente. E hai una sola mano, pensa con due cosa potevi fare!
 
Henry era uscito dal bagno e stava tornando nella sua stanza. Come tutte le sere, Emma lo aveva raggiunto e aveva stampato sulla sua fronte il bacio della buona notte. Benché ora ci fosse anche Killian in casa con loro, le cose non erano cambiate troppo. Passò davanti alla stanza di sua madre e li sentì ridere. Prima di Killian quella porta era sempre stata aperta, ora, dopo che lo credevano a dormire, veniva chiusa. Sapeva che non doveva pensarlo, ma in certo senso si sentiva tagliato fuori. La sua razionalità sapeva che questo non era vero, ma il suo lato adolescenziale urlava l’esatto opposto. Chi era Killian per mettersi tra lui e sua madre? Henry non aveva mai condiviso le attenzioni di Emma con nessuno. Certo, c’era stato Walsh e aveva scelto la casa con Killian, ma una cosa era parlarne e un’altra ritrovarselo tra i piedi tutti i santi minuti. Non sapeva come comportarsi con lui, come trattarlo. In fondo né Regina né Emma, fino a quel momento, lo avevano messo in una situazione del genere. Si rimproverò immediatamente per il suo egoismo. Ma servì a poco. Quei pensieri non sembravano minimamente intenzionati a placarsi. Vivere in tre sotto lo stesso tetto si stava rivelando un po’ più complicato del previsto perché quel pirata aveva abitudini strane e si ostinava a cercare di interagire con lui in ogni momento. Dire che Emma lo stesse trascurando era eccessivo, ma capiva di non essere più il suo solo centro. Una punta di gelosia stava nascendo nel suo cuore di vero credente. Tornò nella sua stanza cercando di non pensarci più.

La notte era fredda e scura come gli occhi della Regina Cattiva. Non solo aveva appena perso un suo fedele alleato, Hyde, ma aveva anche assistito a quella che sarebbe stata la sua fine qualora fosse successo qualcosa a Regina. Non poteva prendersela con lei, ripagarla con la sua stessa moneta se voleva sopravvivere. Era stato allora che aveva capito che più di Regina c’era una sola altra persona che odiava in maniera ancora più intensa. E non si trattava più di Snow, ma della sua primogenita. Quella donna era stata una vera sciagura per lei. Le aveva portato via Henry, Robin era morto a causa sua ed era stata lei a convincere Regina a separarsi dal suo lato oscuro per distruggerlo. Doveva fargliela pagare.
L’improvvisa dipartita di Hyde non l’aveva lasciata però completamente impreparata. Grazie a lui aveva imparato molte cose sulla Terra delle Storie mai Raccontate e ancora più importante sapeva con esattezza chi era giunto a Storybrooke. E sfogliando le pagine dei diari di Hyde aveva trovato un nome e una storia che avrebbe fatto al caso suo. Ed era proprio quella persona che stava aspettando e sapeva che l’avrebbe aiutata.
Lo sentì camminare sulla passerella del molo. Sorrise per la soddisfazione. Sapeva che non si sarebbe tirato indietro, se poteva regalargli la sua vendetta. Una figura si fermò alle sue spalle sotto uno dei lampioni spenti.
 
- Benvenuto. Vedo che hai ricevuto il mio invito
- Solo la Regina Cattiva poteva lasciare sulla spiaggia un cesto di mele rosse con sopra il mio nome. Cosa volete da me?
- Conosco la tua storia. Hyde me l’ha raccontata così come molte altre storie non raccontate.
- Se sai dove è Hyde devi dirmelo, ho un conto in sospeso con quell’uomo.
- Ti basta sapere che non è più qui tra noi.
- E allora non potete essermi utile.
 
La figura si voltò per andarsene.
 
- E questo chi lo ha detto? – replicò la Regina Cattiva
- Senza Hyde non posso avere la mia vendetta.
- Ma io conosco molto meglio di Hyde la persona di cui ti vuoi vendicare.
 
La figura tornò subito sui suoi passi.
 
- Tu cosa ne sai?
- Lascia che mi spieghi. Stai cercando un giovane uomo, moro, occhi celesti come l’oceano e, particolare importante, ha un uncino al posto della mano.
- Ditemi immediatamente dove si trova! – rispose l’uomo minacciando la donna con un coltello.
- Minacciarmi non ti servirà proprio a nulla. Questo tuo insignificante coltello potrà graffiare un mortale, ma io sono decisamente fuori della tua portata.
 
La Regina Cattiva tese il braccio e iniziò a soffocare il marinaio con la magia. Quando ormai stava quasi per perire lo lasciò andare.

- Non hai potere su di me. Chiaro il concetto?
- E allora cosa vuoi?
- Proporti un accordo.
- Perché?
- Perché tu vuoi vendetta sul pirata e io sulla Salvatrice e insieme potremmo raggiungere insieme questo obiettivo.
- Cosa centra il pirata con la salvatrice?
- Vedi, mio caro, la Salvatrice è la donna del pirata al momento. Per questo possiamo unire le forze e fare in modo che quei due paghino per le loro colpe una volta per tutte.
- Perché dovrei fidarmi di te?
- Perché sono il tuo migliore alleato, capitano. Allora abbiamo un accordo?  

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Siamo solo al primo giorno di hiatus e io già sto in crisi di astinenza ... 
Rieccomi!! Questa è una minilong di non più di una decina di capitoli. Lìidea mi è venuta poco dopo aver visto la puntata che è una delle mie preferite fin qui. Ho pensato che sarebbe stato interessante cercare di esplorare le diamiche di questa nuova famiglia che si sta formando. La narrazione segue gli eventi principali della 6x06, come già detto, quindi non toccherò l'asse portante. Spero possa piacervi. E che lo hiatus non ci ammazzi ...

P.S Da ieri sera scapoccio su quell'anello e per quanto abbia cercato di non gasarmi ... mi sono gasata uguale XD

Persefone 

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Capitolo 2
*** II. An Evil Spider Web ***


II. An Evil Spider Web

- Allora, capitano, abbiamo un accordo?

La figura si prese un momento per pensare. Sapeva che la Regina Cattiva non faceva mai niente per niente e la sua reputazione era conosciuta in ogni reame così come in ogni oceano. Era una donna interessata solo al proprio tornaconto personale e basta. In fin dei conti, però, sei solo una pedina se non sei consapevole di essere usato. Se avesse ottenuto la sua vendetta, tutto il resto sarebbe passato in secondo piano.
 
- Abbiamo un accordo di massima, Vostra Maestà. Ma dobbiamo discutere dei particolari.
- In tal caso avremmo bisogno di un posto più appartato.
- Posso permettermi di suggerire il mio sottomarino?
- Con molto piacere
 
La figura estrasse dalla sua uniforme un sottile e lungo fischietto di osso di balena. Vi soffiò dentro e in pochi secondi la superficie del mare fu increspata da qualcosa. Delle strane luci sembravano provenire dal fondale e, dopo pochi istanti, emerse un sottomarino accanto alla banchina.
 
- Vostra Maestà mi permetta di darle il benvenuto sul Nautilus
- La ringrazio Capitano, accetto il suo invito molto volentieri.
 

Era bello svegliarsi con Emma vicino. Dormivano ancora stretti l’una all’altro come se avessero paura di non ritrovarsi insieme al loro risveglio. Hook si girò immediatamente verso di lei e lentamente la fece scivolare dalla sua spalla e la adagiò sul letto. Poi si alzò e si vestì in fretta. Aveva poco tempo per fare quello che aveva in mente senza destare sospetti. Si infilò la giacca e, con i suoi stivaletti in mano, si diresse al piano di sotto. Uscì dalla porta e iniziò a guardarsi intorno. Proprio poco fuori dal patio, nel giardino, c’era il garage. Vi entrò e iniziò a cercare un buon posto per nascondere quelle cesoie. Aveva quasi rinunciato, quando i suoi occhi si posarono sulla cassetta degli attrezzi. Era sul tavolo. La aprì e vi nascose dentro l’astuccio con le cesoie. Per essere ancora più sicuro che non rimanesse in giro, aprì l’armadio a muro lì accanto e, facendo posto in uno dei ripiani, vi nascose dentro la cassetta. Non era il massimo come nascondiglio, ma per il momento poteva andare. Dalla finestrella vide la luce del bagno della loro stanza accendersi, segno che Emma era già sveglia. Doveva assolutamente rientrare se non voleva destare troppi sospetti e inventare assolutamente una scusa per quella fuga mattutina dal loro letto. Ci avrebbe pensato mentre rientrava in casa.
Era ormai alla porta del garage, quando si voltò un’ultima volta: sapeva perché lo stava facendo e non ne era minimamente pentito. Sapeva anche però che si stava cacciando in un maledetto guaio.
 
A bordo del Nautilus, il Capitano era immerso nei suoi pensieri. Solo alla sua scrivania, non poté fare a meno di rivivere ancora la sua tragedia. Si rivide in quella capanna, nel suo lettino, con suo padre accanto, come aveva fatto sempre, anche quando la mamma era viva.
 
- Ho paura padre, non voglio andarmene via domani mattina.
- Lo so, ma andrà tutto bene. Troveremo un’altra casa. Quel che conta è restare insieme. Perché è così che affronteremo ogni cosa. È tardi ora, chiudi gli occhi e ricorda: quando hai paura non devi fare altro che guardarti dentro. Siamo più coraggiosi di quanto pensiamo, basta guardare in fondo a noi stessi. Sogni d’oro. A domani mattina, Liam.
 
Era questa l’ultima immagine che aveva di suo padre. Quando si era svegliato la mattina dopo, lo aveva ritrovato fuori della porta, riverso a terra, accoltellato a morte. Quel coltello era stato il suo migliore amico dal quel momento perché si era improvvisamente ritrovato solo e con il cuore gonfio d’odio. Questo finché non era stato accolto sul Nautilus, sotto l’ala protettiva del Capitano Nemo, il suo predecessore. Era stato il periodo più bello della sua vita prima che quel pirata rovinasse tutto. Ma non c’era tempo ora per rivangare il passato, aveva una missione da portare a termine. Da quando erano approdati in quella strana terra dalla Terra delle Storie mai Raccontate, avevano esplorato quei fondali palmo a palmo. Gli accordi con la Regina Cattiva erano chiari: doveva farsi trovare al molo. Sarebbe stata lei ad attirare lì Henry per dare inizio al piano. E proprio su quel tavolo, la sera precedente era stato definito tutto sin nei minimi dettagli.
 
- Allora Maestà, parliamo di cose serie?
- Hook si è da poco trasferito da Emma Swan.
- La cosiddetta Salvatrice?
- Proprio lei. I due hanno una storia.
- E questo me lo hai già detto. Passiamo a qualcosa che non so.
- Emma ha un figlio, Henry.
- Ma non era tuo figlio?
- Emma è la madre biologica, io quella adottiva. La storia è complessa e non ti interessa. Hook sa che se vuole far procedere la sua storia con Emma, deve stare attento con Henry.
- E quindi?
- Metteremo tutti contro tutti. Hook ha rovinato la tua famiglia, prima tuo padre e poi Nemo. Ora tocca a te ripagarlo con la stessa moneta.
- E tu cosa ci guadagni?
- L’amore esclusivo di mio figlio.
- Cosa facciamo allora?
- Fai in modo di trovarti al molo domani.
- Perché?
- Perché avrai il primo ospite. E poi nasconditi nelle profondità marine. Sarò io stessa a portarti il secondo. E poi non dovremo fare altro che aspettare le mosse del pirata.
 
Quando qualcuno bussò alla porta della sua cabina, erano ormai in prossimità del molo di Storybrooke.
 
- Avanti – disse il capitano Liam Jones.
- È tutto pronto. Aspettiamo solo un suo ordine.
- Bene. Vi raggiungo subito in plancia di comando.
- Agli ordini
 
Era davvero tutto pronto per andare in scena.
 
Hook si affrettò a tornare in casa o sarebbe stato davvero difficile trovare una scusa plausibile per la sua prolungata assenza. Quando mise piede in cucina, Emma e Henry erano intenti a fare colazione. Sul tavolo, oltre al succo del ragazzo e alla tazza di Emma, c’era anche un’altra con una grossa ancora disegnata sopra. Era la sua, l’ennesimo piccolo regalo di benvenuto.
 
- Ehi – disse Emma come lo vide – sei scappato presto stamattina, cosa ci facevi nel garage?
 
La donna si alzò per porgergli la tazza piena di caffè.
 
- Facevo solo un po’ di giardinaggio.
- Davvero? non pensavo avessi l’uncino verde.
 
Si scambiarono un intenso sguardo complice proprio sotto gli attenti occhi di Henry, che si sentì al quanto in imbarazzo.
 
- Sarà meglio che vada a buttare la mondezza – disse Henry piuttosto infastidito.
 
A quelle parole, Hook abbassò lo sguardo mentre quello di Emma si posò subito su suo figlio.
 
- Che succede Henry?
- Niente di particolare – rispose frettolosamente mentre afferrava il sacco della spazzatura.
 
Emma non ebbe il tempo di insistere che il ragazzo si avviò verso la porta d’ingresso lasciandola perplessa. Killian le fu subito vicino per rassicurarla.
 
- Mi dispiace, Killian, non capisco davvero cosa abbia Henry.
- Non preoccuparti, credo sia normale. Le novità, la mia presenza in casa, con voi, avrà bisogno di tempo.
- Lo spero, perché voglio davvero che le cose funzionino.
 
Killian la abbracciò ed Emma si perse ancora una volta nella sua sconfinata e avvolgente premura.

Con la spazzatura in mano, Henry stava cercando di levarsi dalla testa quello che era appena accaduto. Non potevano fare così davanti a lui, non capivano che lo mettevano in imbarazzo?
 
- So cosa stai pensando - una voce alle sue spalle lo colse alla sprovvista – quanto ci vorrà prima che quel pirata rovini tutto?
 
Henry si voltò immediatamente e si ritrovò davanti la Regina Cattiva.
 
- Cosa ci fai qui?
- Mi prendo cura di mio figlio. Dimmi, il tuo paparino, ti da fastidio?
- Non è mio padre
- È solo questione di tempo.
- Lasciami stare.
- Sto solo cercando di aiutarti. So quanto sia difficile quando un nuovo membro si unisce alla famiglia.
- Come lo sai?
- Perché io sono stata quella persona una volta.
- Lui non è come te. Non farebbe mai del male a questa famiglia.
- Lo vuoi capire che non gli importa nulla di te? E sì, ora sembra così disponibile, ma ai suoi occhi non sei altro che un ostacolo tra lui ed Emma.
 
La Regina Cattiva indicò ad Henry la finestra della cucina e lo invitò ad osservare quello che stava accadendo dentro: Hook ed Emma si stavano sorridendo stretti in un abbraccio, come se lui non fosse fuori e potesse rientrare da un momento all’altro. La donna vide il volto di suo figlio contrarsi: aveva fatto centro.
 
- Lo vedi? – continuò – è chiaro che non ti vogliono.
 
Henry sapeva che la Regina aveva torto, anche se una piccola parte del suo cuore le stava dando ragione. Sua madre non lo avrebbe mai lasciato o trascurato.
 
- Non starò qui a sentirti! – gridò più a se stesso che a lei.
- Henry aspetta!
 
La Regina capì che non sarebbe mai riuscita a farlo dubitare di Emma, tanto valeva rincarare la dose su Hook. Sollevò il braccio e la porta del garage si spalancò. Dall’armadio a muro schizzò fuori una cassetta degli attrezzi, il cui contenuto si rovesciò sul pavimento. Henry, a quel punto, si avvicinò e trovò l’astuccio con le cesoie.
 
- Le ha tenute.
- L’unica cosa che può portare via ciò che rende Emma speciale.
- Non le prenderai.
- Ma io non le voglio. Voglio solo che tu sappia la verità sul tuo futuro paparino. Non gli importa nulla di te. Se le userà su Emma, la tua adorata mammina smetterà di essere la Salvatrice e lui l’avrà tutta per sé. La vuole già tutta per sé. È un pirata egoista. Come credi che cambieranno le cose tra te ed Emma quando decideranno, per esempio, di avere un altro bambino? Credi che lui si occuperà di te come del suo figlio naturale? No Henry, ora dovrai solo porti una semplice domanda: cosa hai intenzione di fare?
 
E con questo atroce tarlo, la Regina lasciò solo Henry nel cortile. Il ragazzo si sentì smarrito per un momento. Le parole di quella donna erano sbagliate, ma così dannatamente seducenti. Girò la testa ancora verso la finestra della cucina. Hook stava accarezzando dolcemente il viso di sua madre e improvvisamente si immaginò sulla soglia di una porta solo, mentre sua madre, nella stanza stringeva tra le braccia un altro bambino. Hook era accanto a loro e nessuno sembrava fare caso alla sua presenza lì. Essere la Salvatrice era il pretesto per cui si era messo a cercarla e per il quale si erano ricongiunti e questo non gli poteva essere portato via. Quell’uomo che diceva di amarla tanto, le aveva mentito. Non era degno di lei e della sua fiducia. Se Hook non voleva fare quello che Emma aveva chiesto, ci avrebbe pensato lui. Al diavolo quel piratucolo da strapazzo.
 

- Anche io spero che le cose funzionino – rispose Hook sfiorando la guancia di Emma – non riesco davvero a immaginarmi senza di voi. Avevo scordato quanto fosse avvolgente il calore di una famiglia.
 
Emma si tuffò nuovamente tra le sue braccia. E fu in quel momento che si accorse del sacco di spazzatura abbandonato accanto al bidone. Dove era Henry? Una strana inquietudine cominciò a farsi strada in lei. Hook sentì Emma irrigidirsi immediatamente e staccarsi da lui mentre lo sguardo della donna rimaneva fisso su qualcosa oltre la finestra.
 
- Che succede amore? – le chiese voltandosi anche lui e notando il sacco della spazzatura.
- Perché il sacco è lì e Henry no?
- Non lo so
 
Emma si precipitò fuori, seguita subito da Hook.
 
- Vedrai che sarà qui in giro – provò a calmarla il pirata.
- Dici? Vado a vedere sul retro!
 
Killian rimase immobile. Aveva notato subito la porta del garage aperta. Come Emma si fu allontanata, vi entrò. Trovò la scatola degli attrezzi per terra. Aperta. Capì immediatamente che Henry in qualche modo doveva aver scoperto il suo segreto. Uscì dal garage e proprio in quel momento, una sempre più agitata Emma tornò dal retro della casa.
 
- Lo hai trovato? – chiese Hook sapendo già la risposta.
- No. Ho un brutto presentimento. Henry non si allontanerebbe mai senza dirmi niente. E se lo ha fatto, ci può essere una sola spiegazione: La Regina Cattiva.
 
Hook vide il panico crescere a dismisura sul volto di Emma. Provò a rassicurarla.
 
- Perché la Regina Cattiva? Vedrai che si sarà allontanato senza neanche pensarci.
- No Hook. Conosco mio figlio!
- Va bene. Facciamo così. Tu avverti gli altri e inizia a perlustrare la città. Io vedo di iniziare dal porto. Lo troveremo Emma, non preoccuparti.

Non appena iniziò a percorrere la banchina, Hook lo vide armeggiare con le cime di una piccola imbarcazione. La sua intuizione era risultata giusta e con un po’ di fortuna avrebbe risolto la faccenda senza coinvolgere Emma. Henry aveva completamente frainteso il suo gesto. Doveva parlargli, spiegarsi. Affrettò il passo per raggiungerlo prima che fosse troppo tardi.
 
- Henry, che stai facendo? Tua madre è quasi morta di paura quando non ti ha visto!
- E me lo chiedi anche? Sto facendo quello che mia madre ti aveva chiesto: sbarazzarti di queste!
 
Henry tirò fuori dalla tasca del giubbotto le cesoie e le mostrò al pirata con un gesto di accusa.
 
- Lasciami spiegare.
- Non serve, ho capito.
- Non credo proprio. Le ho tenute per proteggere Emma.
- Anche se lei non voleva? – rispose il ragazzo rabbioso.
- Henry ascoltami …
- No! Non prendi alcuna decisione per me e sicuramente non prendi nessuna decisione per mia madre. Doveva aspettarselo da uno come te!
- Uno come me? Che intendi? – chiese Hook stupito per quell’affermazione.
- Lo sai benissimo e ora ho da fare.
 
Henry mise un piede sulla barca ma Hook lo tirò ancora sul molo per non farlo uscire in mare.
 
- Devi starmi a sentire ragazzo …
 
E poi qualcuno colpì Hook alla testa. Si accasciò a terra e prima di perdere i sensi vide due uomini avvicinarsi a Henry e incappucciarlo. Sparirono tutti e tre in una nuvola di magia viola. L’ultimo lucido pensiero che il capitano riuscì a formulare fu che Emma aveva ragione: la Regina Cattiva ci aveva messo lo zampino in qualche modo.


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Allora eccoci con il secondo capitolo!! Allora la scorsa settimana mi sono scordata di dire che vorrei postare settimanalmente la domenica, ma eccomi qui con la prima eccezione! XD
Allora il piano della Evil Queen prende mano mano forma e abbiamo scoperto che ha un alleato nella faccenda. Il caro capitano Liam Jones. Cosa ha in mente lo scopriremo molto presto. Nel frattempo il nostro caro Henry ha scoperto cosa ha combinato Hook e la cara Regina Cattiva ha fatto di tutto per metterlo ancora di più in crisi. Ora si ritrova in una brutta situazione cui i nostri eroi dovranno trovare una soluzione.
Grazie a tutti per l'entusiasmo e l'affetto per il primo capitolo, spero che anche la storia possa ripagare la vostra curiosità!
un bacione e alla prossima settimana
Persefone

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Capitolo 3
*** III. Welcome Aboard ***


III. Welcome Aboard
 
Qualcuno lo stava scuotendo. Una dolce e familiare voce lo stava chiamando, ma sembrava così lontana nel tempo e nello spazio. Era ferma, ma l’apparente calma non riusciva a nascondere alle sue orecchie una certa preoccupazione. Poi sentì una mano sfioragli il viso. Conosceva quel tocco gentile.
 
- Killian … avanti apri gli occhi.
 
Non fu difficile seguire quell’accorata richiesta. Killian aprì gli occhi e tutto intorno a lui sembrava sfuocato, tranne quei bellissimi occhi verdi e il viso cui appartenevano.
 
- Emma … - disse il pirata massaggiandosi la testa ancora dolorante.
- Piano, sei stato colpito alla testa.
 
Emma lo aiutò a mettersi seduto con la schiena poggiata a uno dei lampioni del molo.
 
- Cosa è successo? – chiese Killian. Tutto nella sua testa era così confuso.
- Speravo fossi tu a dirmelo. Eravamo venuti qui per sapere se almeno le tue ricerche avessero dato qualche frutto.
- Eravamo?
 
E in quel momento Hook mise a fuoco le altre persone che erano introno a loro: Regina, Snow e David.
 
- Ricordi qualcosa? – chiese Emma
- Avevi ragione amore, credo proprio che la scomparsa di tuo figlio abbia a che fare con la Regina Cattiva.
- Cosa? – tuonò Regina – spiegati meglio!
- Lo avevo raggiunto qui sul molo, quando qualcuno mi ha colpito alle spalle. L’ultima cosa che ricordo sono due uomini che si stavano avvicinando al ragazzo.
- E allora cosa c’entra la Regina Cattiva? – replicò Regina impaziente
- I tre sono spariti in una nube di magia viola. Sbaglio o questa era la vostra firma, maestà?
- Litigare non serve a nulla – intervenne Emma – dobbiamo capire perché lo ha preso e dove lo ha portato.
 
Emma aiutò Killian a rialzarsi e poi tornò a rivolgersi a Regina.
 
- Tu sai come ragiona, perché ha preso Henry? Non possiamo permetterle di fargli del male!
- Il perché è abbastanza chiaro, vuole l’affetto di nostro figlio, ma capire dove l’abbia portato è come cercare un ago in un pagliaio.
- Non possiamo arrenderci così! – sbottò Emma – mi rifiuto di credere che non possiamo fare nulla!
 
Mentre Emma e Regina discutevano animatamente, Snow stava osservando il ponte in cerca di tracce utili che avrebbero potuto fornire indizi su dove avessero portato il suo unico nipote. Si era allontanata di qualche passo quando scorse, poco distante, una pergamena conficcata con una fiocina su uno dei pali di legno del molo.
 
- Ho trovato qualcosa!
 
Emma e Regina smisero subito di discutere e, con Hook e David, raggiunsero Snow.
 
- Che succede mamma?
- Seguo una pista.
 
Snow si avvicinò alla pergamena per esaminarla meglio. Estrasse la fiocina dal legno e, pergamena alla mano, iniziò a leggere ad alta voce il messaggio ivi scritto.
 
“Se il caro ragazzo vorrai riabbracciare
Del tuo meglio dovrai fare.
Sai bene chi sono e con cosa mi muovo
A te spetta trovare la soluzione del gioco”
 
David afferrò la pergamena per poterla osservare meglio
 
- Che diavolo significa tutto ciò? – chiese perplesso.
- La domanda più corretta – intervenne Regina – è capire a chi è rivolta questa filastrocca.
 
Gli occhi di Killian erano fermi su quella fiocina. Spalancati e increduli. L’aveva riconosciuta e poteva appartenere ad una sola persona.
 
- Killian – chiese Emma – che succede?
- Credo di poter rispondere alla domanda di Regina.
- Davvero?
- Quel messaggio è destinato a me e quella fiocina è uno dei simboli del Nautilus.
 
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui.
 
- Ma non avevi detto che c’era lo zampino della Regina Cattiva? – chiese Emma.
- Si amore, ma temo che il nuovo alleato della Regina sia proprio il Capitano del Nautilus. Ho visto Henry sparire in una nuvola di magia, ma ora che ci penso i due uomini indossavano una divisa blu come quella dell’equipaggio del Nautilus.
- Ma non abbiamo risposto ancora alla domanda principe, perché Henry era qui? Ti ha detto qualcosa prima di essere rapito?
 
La domanda che Hook aveva temuto sin dall’inizio. Fortunatamente Regina intervenne togliendo il capitano dall’imbarazzo di dover rispondere.
 
- Per ora l’importante è ritrovare Henry.
- Giusto. – rispose Emma – un sottomarino non può di certo passare inosservato. Non dovrebbe essere così difficile rintracciarlo.
- Io non credo – intervenne Hook cupo – il Nautilus non è un comune sottomarino, ma è incantato: può passare da una dimensione all’altra con facilità e passare inosservato.
- Dannazione! E allora come facciamo?
- Venite con me sulla Jolly Roger. Potrei avere quello che fa al caso nostro.
 
Buio. Anche se Henry non aveva ancora aperto gli occhi, sapeva che c’era un silenzioso e profondo buio attorno a lui, come se si trovasse sul fondo dell’Oceano. E poi uno strano rumore lo destò. Si ritrovò un letto con accanto una candela accesa. La afferrò ed iniziò a guardarsi intorno. Poco lontano vide un tavolo e sopra una lampada ad olio. In teoria sapeva come farla funzionare, lo aveva letto in un sacco di libri. In pratica, la cosa risultò più difficile del previsto. Certo se ci fosse stato Hook con lui le cose si sarebbero risolte in maniera più rapida, ma quell’attimo di trasporto fu immediatamente sommerso dalla consapevolezza di quello che aveva fatto.  O meglio, non aveva fatto. La mano di Henry corse immediatamente alla sua tasca interna. Fortunatamente non era stato perquisito e le cesoie erano ancora al loro posto. Si guardò ancora intorno. Più che una cella, quella era una stanza vera e propria e oltre al letto, c’era un piccolo armadio e una libreria. si diresse subito alla porta per cercare di aprirla, ma era chiusa a chiave. Rassegnato tornò a sedersi sul letto e in quel momento si accorse della piccola tenda accanto al letto. C’era intorno a lui un innaturale silenzio, nessuna voce o rumore dall’esterno e questo era fin troppo strano. E anche tutta quell’oscurità. Sollevò la tenda e rimase senza parole: non si trovava in un castello o qualcosa del genere, ma proprio sul fondo dell’Oceano.

Sul ponte della Jolly Roger, Belle stava cercando di non pensare a Rumple. Con le mani giunte in grembo, tutto quello che voleva era ritrovare un po’ di serenità. Non avrebbe lasciato suo figlio alla mercé dell’oscurità ed era disposta a qualunque cosa pur di evitarlo. Una fresca brezza le fece increspare i capelli e nascere un brivido lungo la schiena. Era meglio rientrare per non prendere freddo. Stava per scendervi, quando vide Emma e Killian, seguiti dagli altri dirigersi a passo deciso verso la nave. Qualcosa di grosso doveva stare bollendo in pentola. Decise di aspettarli sul ponte.
Una volta a bordo, Belle si era fatta raccontare tutto.
 
- E così la Regina Cattiva ha preso Henry con la complicità del capitano Nemo?
- Probabile – rispose Emma mostrandole il messaggio sul molo.
- Belle, ho bisogno della Jolly Roger, scusami – intervenne il pirata.
- Ma certo Killian, non preoccuparti. Vado a prendere le mie cose.
- Non tornerai da Gold però.
- Troverò un’altra sistemazione, stai tranquillo.
- Puoi stare da noi tutto il tempo necessario – intervenne Snow
- Hai detto che c’era qualcosa che poteva esserci utile, Killian, cosa? – chiese Emma impaziente.
- È nella mia cabina. Muoviamoci.
 
Killian fece strada verso la cabina del capitano. Quando Emma vi rimise piede, stentò a riconoscerla. C’erano dei fiori sul tavolo, un servizio da thé e un’inconfondibile tocco femminile a vivacizzarla, un tocco che non era il suo. Non era stata contraria alla decisione di Killian di ospitarla, ma quella era la loro cabina, lo era stata per molto tempo e vederla così cambiata non le piaceva. Killian si diresse alla cassaforte che aprì usando l’uncino come chiave. Ne tirò fuori un arpione.
 
- Pirata, - disse David perplesso – come può questo aggeggio esserci utile?
- Così.
 
Hook fece roteare l’arpione sul tavolo. L’oggetto si sollevò ed iniziò a roteare vorticosamente fino a che non si bloccò di colpo in una direzione.
 
- Quella è la direzione da seguire. Ci condurrà al Nautilus.
- Ne sei sicuro? – chiese Emma
- Assolutamente. Questo arpione è incantato: il suo scopo è trovare anime tormentate come quella dell’attuale capitano del Nautilus, il cui cuore è pieno di odio e desideroso di vendetta.
 
Emma stava per chiedergli ulteriori spiegazioni, quando notò sul volto di Killian un velo di tristezza. Era senz’altro un tasto dolente di cui non voleva parlare davanti a tutti. Avrebbero avuto tempo dopo, in separata sede.
 
- Come faremo a capire che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo? – chiese Regina
- Semplice, tornerà sul tavolo.
- Allora è deciso, muoviamoci. Quanto ti manca Belle?
 
La ragazza aveva in mano un grosso borsone in cui erano radunate tutte le sue cose.
 
- Io sono pronta.
- Bene, allora muoviamoci.
- Credo che sarebbe meglio che a partire fossimo solo Killian ed io – disse Emma
- Cosa? Non sognarti di tagliarmi fuori, è anche di mio figlio che stiamo parlando!
- E di mio nipote! – intervenne David deciso
 
In quel mentre il cellulare di David iniziò a suonare. Il vice sceriffo si allontanò un momento per rispondere e, dopo un breve scambio, tornò dagli altri.
 
- Era l’ospedale – riferì – hanno trovato un uomo gravemente ferito nel bosco, ma non sono riusciti ad identificarlo.
- Ecco perché dovete rimanere – replicò Emma – non possiamo lasciare la città in balia di Hyde. Papà, gli abitanti di questa città avranno bisogno della tua guida così come di quella di mamma. E tu Regina, sei l’unica che può contrastare la Regina Cattiva.
- Senza la mia metà cattiva, non sarò forte come prima.
- Non era la tua parte cattiva a renderti forte. Credetemi, è la cosa migliore da fare. Vi assicuro che troveremo Henry e lo riporteremo a casa.
 
Ci vollero ancora molti minuti per convincere Regina, ma alla fine anche lei aveva ceduto.
 
- Preparo la nave allora – disse Hook resoluto – partiamo immediatamente.
 
Gli altri iniziarono a scendere il ponte per tornare sulla banchina del molo ed Emma stava per seguirli, quando si accorse che Killian era particolarmente teso.
 
- Che succede? – gli chiese avvicinandosi.
- Forse dovrei andare solo.
- E perché?
- Non hai idea di quanto possa essere spietata la vita di mare. Morirei se ti succedesse qualcosa, una donna con una ciurma di uomini …
- Non mi accadrà niente.
- Non posso correre questo rischio
 
Emma lo abbracciò forte ed Hook capì che non sarebbe mai riuscito a farla desistere.

Dal molo Belle vide quel tenero e intenso abbraccio tra Emma e Killian. Abbassò immediatamente gli occhi che furono velati da una lacrima.

Killian passò una mano lungo la schiena di Emma. Non si sarebbe mai potuto abituare alla sua assenza. Sapeva cosa si provava a perdere l’amore e stavolta sapeva anche che non avrebbe avuto la forza per ricominciare ancora una volta tutto da capo. E fu in quel momento che notò l’espressione triste di Belle.
 
- Mentre preparo la nave per la partenza, posso chiederti un favore, Swan?
 
Emma si staccò da lui e lo guardò attentamente.
 
- Certo Killian. Che succede?
- Ho passato molto tempo con Belle e so che è molto turbata per quello che sta succedendo tra lei e il coccodrillo. Pensavo che potresti parlarle un po’, credo le farebbe bene. E poi nessuno saprebbe capirla come te.
 
Emma lo guardò un momento. La premura di quell’uomo era davvero encomiabile e ora più che mai si sentì così fortuna a beneficiare di tutte quelle attenzioni.
 
- D’accordo. Allora scendo.
 
Quando Belle sollevò di nuovo gli occhi, vide Emma scendere il ponte e dirigersi verso di lei.
 
- Tutto a posto? – le chiese Emma
- Sì. A proposito grazie davvero.
- Io non ho fatto nulla, a dir la verità.
- Questo non è vero. Sei stata molto generosa, mi hai permesso di restare sulla nave con Killian senza battere ciglio.
- Perché avrei dovuto?
- Andiamo, a chi farebbe piacere sapere una cosa del genere. Lo sai, ti invidio molto.
 
Quelle parole lasciarono Emma di stucco. Come si poteva essere invidiosi di qualcuno che aveva una sentenza di morte scritta nel destino?
 
- So che per te è un momento duro, e nessuno meglio di me capisce come ti senti. Quando aspettavo Henry in carcere, ho avuto i tuoi stessi dubbi e timori. Non è facile amare una persona che per sempre te ne ricorderà un’altra che ti ha ferito.
- Già. Ma tu hai Killian ora. Sai che non sono una persona invidiosa, ma vedervi così uniti e complici oggi, mi ha fatto provare ciò.
- Belle …
- Ti ama così tanto, Emma. Se tu gli chiedessi di prenderti la stella più luminosa del cielo lo farebbe senza pensarci due volte, anche se la cosa risultasse impossibile. Sei sempre in cima ai suoi pensieri. Ha rinunciato alla sua vendetta centenaria per te, per aspirare al tuo amore.
- Sai che anche Rumple ti ama a modo suo
- Sapevi che quando Killian era qui,- riprese Belle come se Emma non avesse aperto bocca - prima di addormentarsi stringeva una tua foto? La teneva nella mensola accanto al letto, ma quando mi ha gentilmente offerto la sua cabina, non l’ho più vista. Poi una sera l’ho sorpreso sulla brandina con quella cornice in mano. Rumple per me non ha mai rinunciato a niente, il mio amore non è mai stato abbastanza per lui. Cosa dirò al mio bambino? Come farò a lasciare che Rumple possa essere parte integrante della vita di nostro figlio?
- Io questo non lo so con certezza. Ma posso dirti cosa ho provato io quando Neal ha scoperto di Henry. Ero così spaventata che mio figlio sapesse la verità che ho preferito tacere su tutto. Gli ho addirittura mentito su chi fosse suo padre perché non volevo scoprisse che non solo lui era un ladruncolo di strada, ma che lo ero stata anche io. E questo perché lui mi vedeva come una speranza. E quando ho visto quella speranza infrangersi, mi sono sentita morire. Ma poi ho capito che facendo così, mi stavo giocando la fiducia di mio figlio perché stavo pensando a me e non a lui.
 
E a quel punto Emma strinse a sé una Belle che ormai aveva mostrato tutte le sue fragilità e le sue paure.
 
- So che ce la farai e ne verrai fuori alla grande. L’unico consiglio che posso darti è di cercare di mentirgli il meno possibile. E se proprio devi, fallo per lui e non per te.
- Seguirò il tuo consiglio. E ora sarà meglio che andiate.
 
Aveva appena chiuso gli occhi, quando Henry sentì la porta della serratura scattare. Entrò un marinaio con un vassoio e del cibo. Lo posò sul tavolo.

- Il capitano vi manda questo. Dopo che ti sarai rifocillato vuole parlare con te.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Buona domenica a tutti!!
A voi il terzo capitolo! Da qui inizio a discostarmi dalla puntata per partire per una mia tangente! XD
Lo ammetto ... Belle un poco gelosa dell'amore tra Emma e Killian ce l'ho vista sin dal primo momento ( per inciso ... chi non lo sarebbe???) avevo pensato di scrivere una OS su ciò, ma mi sembrava che qui calzasse bene il momento, così come il loro scambio sull'essere una madre sola (per inciso che tristezza quando ha deciso di affidare il pupo alla fata turchina T.T ... sta facendo concorrenza a Regina per il #mainagioiaaward)
Non chiedetemi come mi sia venuto in mente di scrivere una filastrocca in rima perchè non lo so neanche io e se ci riprovo ora non mi verrebbe in mente nulla! XD
Grazie a tutti per recensioni, letture e inserimenti! Siete spettacolari!
Auguro a tutti voi un buon Natale e un buon 2017.
Un bacio grandissimo Persefone

p.s Sicuramente la prossima settimana non pubblicherò nulla così come quella dopo, ci rivediamo quindi nel 2017
Baci ancora
 
 

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Capitolo 4
*** IV. Cards On The Table ***


 
IV. Cards On The Table
 
Quando Emma rimise piede sulla nave, le parole di Belle risuonavano ancora nella sua mente. Istintivamente si girò verso Killian. L’uomo era intento a spiegare le vele per la partenza. Si sentì davvero fortunata ad averlo così incondizionatamente accanto. A volte era impulsivo e testardo, ma in ogni suo gesto traspariva il grande amore che diceva di provare per lei. Emma lo vide raggiungere il timone e tirare fuori dalla tasca della giacca l’arpione. Emma si avvicinò a lui e lo cinse da dietro. Una nuova avventura stava per iniziare a fianco del suo capitano.
 
- È tutto pronto? – gli chiese
- Prontissimo, amore. La dispensa è rifornita e le vele sono spiegate. Basta mollare le ultime cime e saremo pronti per salpare.
- Grazie
- Non lo devi neanche dire – rispose lui girandosi e abbracciandola – sai che farei qualunque cosa per te e per Henry. Siete la mia famiglia ora.
 
Emma sorrise.
 
- Se mi da l’ordine Capitano, mollerò le cime.
- È tutto pronto, quindi sì, puoi mollare le ultime cime.
 
Emma si avvicinò alle ultime funi che tenevano ancorata la nave al molo. I nodi erano stretti e ben eseguiti. In questo Killian era davvero un maestro. Sapeva che se avesse palesato le sue difficoltà si sarebbe precipitato ad aiutarla, ma stavolta voleva fare da sola, per dimostrargli che era stata attenta durante le sue spiegazioni.
 
- Ha le mani troppo delicate, signorina. Una bella ragazza come lei non dovrebbe mai usarle in questo modo.
 
A quelle parole, Emma si voltò verso la banchina, così come Killian. In piedi, Smee stava osservando la scena.
 
- Capitano – proseguì – in porto si era diffusa la voce che eravate in procinto di partire. So che non vuole intrusioni nella sua vita privata, ma non ho potuto fare a meno di ascoltare i vostri discorsi. Sarei davvero onorato di poterla servire ancora una volta.
 
La bocca di Killian fu increspata da un leggero sorriso. Smee era sempre stato il suo secondo sulla Jolly Roger e lo aveva aiutato un’infinità di volte. Da quando aveva deciso di rimanere in pianta stabile a Storybrooke le loro strade si erano allontanate ma mai del tutto separate.
 
- In nome dei vecchi tempi, sarei felice se volessi accompagnarmi ancora una volta Smee.
- Per me sarebbe un onore, capitano.
 
Killian fece segno al suo Primo ufficiale di salire a bordo ed unirsi a loro in questa nuova avventura. Smee si diresse immediatamente verso Emma per prendere il suo posto.
 
- Lasci fare a me signorina. Il suo posto è accanto al Capitano.
- Grazie Smee.
 
Emma raggiunse Killian e poi salparono quando il sole ormai stava già tramontando.
 

Nella stanza Henry aveva finito il suo pasto. L’uomo che aveva portato il vassoio era rimasto in piedi accanto a lui per tutto il tempo. Una volta che il ragazzo ebbe finito, riprese il vassoio e gli fece cenno di seguirlo oltre la porta. Lungo i bui corridoi, la testa di Henry stava cercando di darsi una spiegazione. Aveva ipotizzato tantissime idee, nessuna delle quali però abbastanza plausibile per la situazione in cui si trovava. Ad un tratto l’uomo si fermò davanti all’ultima porta del lungo corridoio e lo fece entrare. La stanza in cui il ragazzo si ritrovò era simile a quella in cui si era svegliato, con la differenza, però, che questa era molto più grande, piena di carte nautiche e con una scrivania al centro. Sul fondo della stanza, vi era, inoltre, un’altra porta che si aprì dopo pochi istanti. Ne uscì un giovane uomo, non troppo più grande di lui, che aveva uno sguardo stranamente familiare. Si avvicinò a lui con fare amichevole.
 
- Salve, Henry, benvenuto a bordo del Nautilus.
- Se questo è il Nautilus, tu devi essere il capitano Nemo. Strano, ti immaginavo diverso, più grande.
 
Il ragazzo esplose in una gioviale risata.
 
- Non sei l’unico ad averlo pensato. Mettiamola così: Nemo è il nome con cui i capitani vengono chiamati una volta che prendono il comando del Nautilus. Il mio vero nome è Liam.
- Bene Liam, perché sono qui.
- Ti chiedo scusa per il trambusto ma, vedi, eravamo al molo e i miei uomini ti hanno visto con un uomo poco raccomandabile. Stava cercando di farti del male e hanno creduto bene di intervenire.
- Neanche i tuoi uomini erano raccomandabili, visto il modo in cui mi hanno trattato. E poi siamo spariti in una nuvola di magia viola.
- Magia? Non so di cosa tu stia parlando.
- Non sono uno stupido. Sei d’accordo con la Regina Cattiva. State sicuramente tramando qualcosa.
 
Liam osservò il ragazzo. Era davvero sveglio come gli aveva detto la Regina nei loro colloqui.
 
- D’accordo, è vero. La Regina mi ha chiesto di tenerti d’occhio. È molto preoccupata per te.
- Ma davvero?
- Mi ha chiesto di portarti in un luogo sicuro, dove presto anche lei potrà raggiungerti.
- Io voglio tornare a casa mia, non rimarrò qui un secondo di più.
- Sai, Henry, questa nave è molto di più che un semplice ammasso di acciaio e rivetti. È una seconda occasione. Questo vascello è un rifugio per le persone che vogliono scappare dal passato. Qui le persone possono ricominciare da zero e smettere di avere paura di perdere le persone cui tengono. Se ti unisci al mio equipaggio non dovrai più navigare in acque oscure e potrai stare con tua madre.
- La Regina Cattiva non è mia madre! Smettila di mentire, non stai facendo tutto questo per bontà d’animo! C’è qualcos’altro sotto!
- Assolutamente no! Ti sto solo offrendo la possibilità di entrare a far parte di una comunità.
- E se io non volessi accettare la sua proposta?

L’espressione di Liam, che fino a quel momento era stata amichevole, mutò velocemente. Del cordiale ragazzo di pochi istanti prima, non era rimasto più nulla.
 
- Allora questo vascello sarà la tua bara.
- Verranno a cercarmi. Mia madre non si darà per vinta.
- Lo spero Henry così come spero che si faccia accompagnare dall’uomo che era con te sul molo. Lo conosco bene. Abbiamo un conto in sospeso.
 
La rabbia di Henry nei confronti del pirata crebbe ancora di più. Era ovvio che in tutti i suoi anni da pirata quell’uomo si era fatto non pochi nemici, il che voleva dire che sua madre e lui sarebbero stati sempre potenzialmente in pericolo. Era questa la cura che diceva tanto di avere nei loro confronti? No, il suo era puro e semplice egoismo.
 
- Quali che siano i tuoi rancori con Hook, lascia fuori mia madre e me.
- E perché? Lui ha lasciato fuori i miei affetti quando ne ha avuto l’occasione? No. Per quale motivo non dovrei restituirgli il favore? Ti ho dato la possibilità di aiutarmi spontaneamente, ma preferisci rendere le cose difficili.
 
Il capitano fece cenno ai due uomini di riportarlo nella stanza. I due uomini lo afferrarono e in quel momento, al fianco del Capitano comparve la Regina Cattiva.

- Vi sembra questo il modo di trattare mio figlio?

Gli uomini allentarono immediatamente la stretta sul ragazzo.

- Tu, cosa ci fai qui? – chiese Henry
- Controllo che tutto vada come deve andare.
- Perché mi stai facendo questo?
- Perché come ha detto mia madre una volta, quando si è genitori bisogna sempre fare ciò che è meglio per i propri figli a qualunque costo.

Detto questo, la Regina fece cenno agli uomini di portarlo fuori della stanza.

- Vado a prendere il secondo ospite capitano, spero sia tutto pronto per quando Hook arriverà qui.
- Prontissimo – rispose Liam risoluto.
 

Smee si era offerto di badare alla nave per la notte, in modo che Killian ed Emma potessero riposare. Nella cabina del Capitano, Emma si stava preparando per sdraiarsi. Killian era rimasto sul ponte per dare le ultime disposizioni. Nonostante la casa nuova e le comodità della loro stanza, le era mancata quella cabina. Era stato il primo posto che avevano condiviso e quello era stato il primo letto in cui si erano stretti l’uno all’altra, in cui si erano amati così appassionatamente. Erano tanti i ricordi e le conversazioni che avevano avuto luogo tra quelle assi di legno. Fu soprattutto una a tornarle in mente.
Era una fredda sera d’inverno e al molo l’umidità aveva appannato le finestre della cabina. Il freddo era davvero pungente per questo avevano deciso di infilarsi così presto sotto le coperte. Prima di raggiungerla, Killian si era premurato di aggiungere un ulteriore trapunta, ma nonostante ciò lei continuava a tremare come una foglia. Per questo l’aveva stretta ancora di più a sé sorridendo. Lui a quel freddo era abituato. Stava giocando con una ciocca dei suoi lunghi capelli biondi mentre Emma stava cercando di scaldarsi. La cosa divertiva non poco Hook che poteva approfittarne per viziarla ancora di più. Sulla mensola accanto al letto c’erano anche due tazze di tè fumante. Killian vi si allungò per dare una tazza ad Emma, perché una bevanda calda l’avrebbe sicuramente rifocillata. Sorrideva sotto i baffi mentre lei beveva.

- Non è affatto carino prendermi in giro così.
- Ma io non lo sto facendo.
- Ma davvero? E allora cos’è quel sorrisetto?
- Scusami, ma sei troppo buffa così intirizzita di freddo. Dai vieni qui.

Killian la strinse di nuovo e tornarono a sdraiarsi. Sentì il corpo di Emma scaldarsi piano piano e il suo naso, ancora un po’ freddo, accarezzargli un braccio. La guardò dolcemente mentre era intenta in quella premura. Emma, dal canto suo, si ritrovò a pensare a quante prima di lei avessero provato la sua stessa emozione nel trovarsi tra le braccia di lui. E ne fu gelosa, molto gelosa.
 
- Sai, a volte non riesco a non pensare a quante hai stretto così a te nei tuoi lunghi anni. So che è stupido, ma mi chiedo se dopo tutto questo tempo tu non ne sia stanco. In fondo, hai avuto a disposizione più di una vita.
 
Killian l’aveva guardata benevolo. Non ne avevano mai parlato apertamente, ma sapeva che in fatto di sentimenti passati Emma si sentiva vulnerabile. Aveva ragione, ovviamente, in amore aveva provato quasi tutto e per molto tempo si era sentito anche annoiato, quando non era risucchiato dalla sua sete di vendetta. Ma per quanto riguardava Emma, lei era sempre stata una scoperta e una tempesta per il suo cuore. Le baciò la fronte prima di risponderle.
 
- Le altre, ammesso e non concesso che ci siano state, non avrebbero mai avuto il tempo di sentire freddo come te, dato il poco tempo da loro trascorso qui. E quelle poche che forse, e sottolineo forse, ci sono state un po’ di più, mi avrebbero sicuramente annoiato a morte. Ma non tu, Emma: tu non potresti mai annoiarmi. Il piacere che provo quando ti ho tra le braccia è unico nel suo genere e non paragonabile a nulla. Credo che questo sia parte della magia che hai dentro e che trasmetti a chi ti è vicino.
 
Emma era arrossita vistosamente e il suo rossore si era accentuato quando i suoi occhi avevano incontrato quelli di Killian, così pieni di amore per lei.

Furono i passi di lui a distoglierla da quel ricordo. Emma si infilò immediatamente nel letto e fece finta di essere già addormentata. Sapeva che se l’avesse trovata sveglia, lui si sarebbe preoccupato. Alla soffusa luce della lampada sul tavolo, Emma lo vide scendere la scala che collegava la cabina al ponte. Prima di dirigersi alla scrivania, Killian guardò dalla sua parte per assicurarsi che dormisse. Con le coperte tirate fin sopra la testa, Emma rimase immobile. Poi lo vide dirigersi verso il tavolo. Si sfilò la giacca di pelle e la posò sulla sedia. Quindi si sfilò l’uncino, che posò sulla scrivania, e il gilet. Emma lo osservava attentamente, rapita dalla calma e dalla sicurezza dei suoi gesti. Una morsa attanagliò il suo cuore. Se non trovava una soluzione alle sue visioni, presto non avrebbe più potuto godere di quei piccoli momenti tra loro. E poi c’era sempre Henry tutto solo là fuori chissà dove e in balia di chissà chi. Gli occhi le si riempirono di lacrime e la sua mano iniziò a tremare in maniera irrefrenabile. Per non insospettire e preoccupare Hook più del dovuto, si strinse nelle coperte. Cercò invano di calmarsi, ripetendosi le stesse parole che aveva detto ad Henry pochi giorni prima per rassicurarlo:
 
“Non preoccupiamoci per il finale della storia. Pensiamo solo a goderci la trama, il viaggio insieme”

Ad un certo punto, sentì una mano correrle lungo la schiena, premurosa come sempre. Risalì la coperta fino a scoprirle il viso.
 
- Amore, che cosa ti succede?
 
Hook, in maniche di camice, era seduto accanto a lei. Emma mostrò la sua mano tremante e lui capì che la paura la stava divorando.
 
- Calmati, amore e guardami. Sei preoccupata per Henry e questo non fa che peggiorare le cose, ma andrà tutto bene.
- Dici? – chiese Emma nascondendo il viso tra le lenzuola.
- Non hai mai fallito in passato e non lo farai ora. Se mi fai posto, mi stendo qui, vicino a te.
 
Emma si scostò di lato mentre il pirata si sfilò gli stivaletti e la camicia e poi si sdraiò accanto a lei. Quando fu comodo, lei si insinuò tra le sue braccia in cerca di conforto. Hook si girò immediatamente verso di lei.
 
- A cosa stai pensando?
- A tutto quello che sto per perdere. E non posso fare a meno di pensare a tutto il tempo che ho sprecato con Henry e con te a causa dei miei timori e delle mie paure. Rimpiango il tempo che avremo potuto avere e quello che, forse, non avremo mai.
- Non voglio sentirti dire queste cose – rispose Hook ostentando una tranquillità che non aveva – troveremo un modo, Emma.
 
Fu stavolta il turno di Emma  sentire il corpo dell’uomo irrigidirsi. Aveva letto nei suoi occhi blu la paura di perderla ancora una volta. Sapeva di avergli affidato il compito più difficile di tutti dandogli quelle cesoie. Ma non aveva voglia di pensarci ora. Si concentrò solo sul suo abbraccio e sul suo calore.

- Posso farti una domanda Hook?
- Certo tesoro.
- Come mai conosci Nemo?
- L’ho incontrato ai tempi della maledizione oscura. All’epoca lui cercava anime tormentate con l’arpione che ti ho mostrato. Mi ha proposto di unirmi al suo equipaggio per riempire il mio cuore con l’unica cosa che mancava nella mia vita: una famiglia. Gli ho urlato in faccia che nessuno mai avrebbe potuto rimpiazzare quello l’Oscuro mi aveva tolto. Quanto mi sbagliavo all’epoca.

Killian accarezzò la testa di Emma. Ovviamente lei non era un rimpiazzo, ma solo dopo averla incontrata aveva capito quanto Nemo avesse avuto ragione in quella circostanza.
 
- Mi ha raccontato – proseguì il pirata – che sapeva come mi sentivo, dato che anche lui aveva perso la sua famiglia mentre era in mare. E ha cercato anche di dissuadermi dal cercare vendetta perché non avrebbe placato il mio dolore, come era successo a lui.
- Sembra una brava persona, poi cosa è successo? Perché ce l’ha con te?
- Perché ho fatto il pirata e ho incasinato tutto come sempre. Sai come sono fatto e all’epoca non ho voluto sentire ragioni. Me ne sono andato senza troppi complimenti prendendomi quell’arpione come bottino. Mi spiace che sia tornato e mi spiace che i miei errori passati ricadano sulle persone che mi sono vicine ora.
 
Emma lo baciò sulla guancia e poi appoggiò la testa sul suo petto. Voleva godersi a pieno quel piccolo momento di tranquillità, anche perché poteva essere uno degli ultimi che avrebbe potuto trascorrere con lui in quella cabina. Sapeva bene quanto sarebbe stato straziante il momento in cui avrebbe dovuto dirgli addio, ci erano già passati una volta e di certo un’eventuale seconda sarebbe stata ancora più straziante.
 
- Ti ricordi cosa mi hai fatto promettere prima di lasciarti andare nell’Underworld?
- Certo – rispose Hook facendole alzare lo sguardo verso di lui – Ti ho chiesto di non trincerarti dietro la tua armatura una volta che non ci fossi stato più.
 
Emma si tirò su e avvicinò di più il viso al suo.
 
- Quando non ci sarò più …
- Se non ci sarai più – la corresse Killian resoluto
- Se non ci sarò più devi promettermi che neanche tu ti rimetterai la tua armatura e che continuerai a vivere, senza odio.
 
Hook si tuffò sulle sue labbra morbide per suggellare quella promessa, la più importante della sua vita.

- Te lo prometto. Così come ti prometto che salveremo Henry. A qualunque costo.



ANGOLO DELL'AUTRICE:
Buon 2017 a tutti!!
Come avevo promesso, dopo i bagordi delle vacanze eccoci con il nuovo capitolo! Me lo ha lasciato la befana nella calza!! XD #persefonenonfairiderenessuno.
Io sto ancora rotolando per tutto quello che ho mangiato in queste due settimane e ora che ha calato questo freddo polare ho sempre più voglia di cioccolato!
Dunque questo è un capitolo prettamente Cs dove torniamo ad un po' di Fluff tra questi due (ah quanto mi mancano e marzo è ancora così lontano! ouch!).Il piano della Evil Quuen inizia a prendere forma e abbiamo capito che Liam va tenuto d'occhio!!
Spero davvero abbiate passato tutti un periodo sereno e che questo nuovo inizio per tante belle cose! E che ci porti un sacco di avventure Cs coi fiocchi!!
Grazie a tutti per letture, inserimenti e recensioni, siete sempre un prezioso contributo!
Alla prossima settimana! Un bacione
Persefone
 

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Capitolo 5
*** V. Ambush and then Chasing ***


V.  Ambush and then Chasing
 
Al timone, Smee governava la nave con mano ferma ed esperta. Non era proprio come quella del capitano, ma da lui aveva imparato molto nei lunghi anni che lo aveva affiancato. Nessun pericolo in avvicinamento. Le onde, regolari e calme, si infrangevano sullo scafo della nave. Era tutto quieto. Sinistramente e maledettamente quieto. E questo Smee poteva sentirlo fin dentro le ossa.

Emma si era addormentata senza non poche difficoltà. Hook ci aveva messo molto a calmarla, a placare i suoi sensi di colpa verso Henry e questo non aveva fatto altro che amplificare i suoi. Emma aveva colto qualche lieve incertezza in lui e sapeva che c’era qualcosa che lo preoccupava al di là della situazione attuale. Aveva provato a fare qualche domanda con tatto e lui, fortunatamente, era riuscito ad uscirne quasi illeso. Quello, in fondo, era sempre stato il loro tacito accordo: non forzarsi mai più a dire qualcosa. Mentirle sul perché era andato al molo era stato tanto brutto quanto mentirle la prima volta. La cosa stava iniziando a diventare insostenibile. Giurò a se stesso che dopo quell’avventura non avrebbe mai più avuto un segreto con lei. Le ravviò dolcemente i capelli sulla fronte su cui, poi, depose un bacio. Era giunto il momento anche per lui di staccare la spina.

Furono i colpi di Smee alla botola a svegliarlo bruscamente.
 
- Capitano! Capitano! Sul ponte!
 
Killian si svegliò immediatamente seguito subito da Emma.
 
- Che succede? – chiese lei ancora un po’ assonnata.
- Non lo so. Vado su a vedere. Tu vestiti nel frattempo.
 
Emma lo vide rinfilarsi di corsa gli stivaletti e la camicia e salire di corsa la scala con la sua giacca in mano.

Sul ponte tirava un forte vento. Il contrasto tra il tepore della cabina e il freddo sferzante dell’esterno fece rabbrividire Killian. Ma c’era anche dell’altro. Una strana inquietudine sembrava serpeggiare nell’aria. Si diresse immediatamente al timone verso il suo primo ufficiale.
 
- Che succede Smee?
- Ho visto delle strane luci a prua, ma non capisco cosa siano.
- Rimango io al timone, vai a dare un’occhiata.
 
Smee iniziò a camminare verso la prua della nave a passi lenti. Le acque del mare, notò subito, avevano uno strano riflesso verde.

Killian, dal timone, stava cercando di capire qualcosa dai movimenti di Smee. Improvvisamente sentì una mano stringergli un braccio nel buio. Si girò di scatto, pronto a reagire.
 
- Swan! Mi hai fatto spaventare!
- Scusami non volevo, ma con questa poca luce non riesco ad orientarmi bene sulla nave come te. Che succede?
- Ancora non lo so sinceramente. Per evenienza rimani dietro di me.
 
Nonostante avesse la magia, Emma fece quello che lui aveva chiesto. I suoi tremori erano sempre in agguato.
 
- Allora Smee? – chiese il pirata al suo aiutante
 
Una volta sporto dal parapetto, Smee vide una figura fluttuare sulle onde e fargli segno di tacere.
 
- Nulla, capitano, credo di essermi sbagliato, mi scusi.
- Sei sicuro?
- Sì.
 
L’uomo tornò verso di loro per riprendere il controllo del timone. Sapeva che la magia della Salvatrice non era più così forte come prima e sapeva che era giunto il momento. Senza dare troppo nell’occhio scivolò alle loro spalle. I due erano così intenti ad osservare e studiare la direzione dell’arpione che non si resero minimamente conto della figura che, nascosta dal mantello della notte, era silenziosamente salita a bordo.  Approfittando della loro distrazione, Smee sfoderò silenziosamente la spada e si avvicinò a Emma e Killian. Avanzò lentamente: il capitano era intento a calcolare le distanze con un sestante e stava dettando ad Emma le coordinare sulla mappa per tracciare la rotta. Con la morte nel cuore la afferrò e le puntò la spada alla gola.

Quando Killian si sentì strattonare la manica non si rese immediatamente conto di quello che stava accadendo.
 
- Emma. Che diavolo succede?
 
Si girò di scatto e quando vide Smee minacciarla con la spada portò la mano all’elsa della sua, pronto a intervenire se necessario.
 
- Smee … che diavolo stai facendo? Lascia andare Emma, immediatamente.
- Non posso capitano, mi spiace.
- Qualunque sia il motivo di questa tua condotta, ti assicuro che la cosa riguarda noi. Te lo ripeto lascia andare Emma.
 
Hook mosse un passo per avvicinarsi. Smee premette ancora di più la lama alla gola di Emma.
 
- Non fate un ulteriore passo?
- Altrimenti? – replicò Killian alquanto infastidito e con la mano sull’elsa.
- Altrimenti gli ordinerò di affondare quella lama nella gola della tua dolce metà – rispose una voce alle spalle di Smee.
 
Dal buio della notte, emerse una figura avvolta in un mantello nero come la pece. Stringeva nella mano un cuore pulsante, quello di Smee.
 
- La Regina Cattiva – ringhiò Killian
- Esatto pirata. Sono io che sto guidando il caro vecchio Smee fin da quando è salito a bordo.
- Mi dispiace capitano – disse Smee mortificato – non ho potuto esimermi …
- So cosa vuol dire essere in balia di qualcuno Smee, non è colpa tua – lo rassicurò Hook.
- Se ora la smettiamo con questo nauseante teatrino, io avrei altri programmi. Smee, porta qui Emma!
 
Il primo ufficiale della Jolly Roger indietreggiò fino a raggiungere la Regina Cattiva. Emma cercò disperatamente di divincolarsi senza successo.
 
- Buona salvatrice – rispose la Regina per farla stare ferma – o il tuo pirata farà davvero una brutta fine.
 
La immobilizzò con la magia e poi tornò ad occuparsi di Killian.
 
- Allora Capitano, immagino tu abbia capito chi ti sta cercando.
- Certo che l’ho capito, quello che non capisco è cosa hai a che fare tu in questa storia.
- Ho i miei motivi, anzi uno a dir la verità.
- Dove hai portato Henry? – gridò Emma disperata.
- E cosa ti fa credere che te lo dirò? – rispose la Regina avvicinandosi ad Emma.
- Se gli hai fatto del male …
- È mio figlio Emma, non gli farei mai del male, ma deve capire come vanno alcune cose e tu e Regina non avete fatto altro che rammollirlo! Ma ora è giunto il momento di cambiare le cose. Prima di tutto, occupiamoci del superfluo.
 
E senza battere ciglio la Regina frantumò il cuore di Smee che si accasciò a terra dopo aver sussurrato le sue scuse al capitano.
 
- No! – gridò Killian avvicinandosi al corpo del suo primo ufficiale – perché lo hai fatto? Non era necessario!
- Ma si capitano! Lo era eccome, devi essere solo per quello che sto per chiederti.
- E cosa sarebbe?
 
La Regina afferrò Emma per la vita e la trascinò verso il parapetto della nave. Approfittando di un momento di incertezza Emma riuscì a divincolarsi. Fece appello a tutte le sue forze per provare a sprigionare la magia. Sollevò la mano, ma questa iniziò a tremare in maniera irrefrenabile.
 
- Non ci riuscirai salvatrice! – ringhiò la Regina
 
Più la sua mano tremava, più la paura in lei cresceva, come un cane che si morde la coda.
 
- Lascia stare Salvatrice, non ne sei più in grado.
 
La Regina la colpì al volto. Killian si slanciò immediatamente ma fu bloccato dalla magia oscura.
 
- Ora capitano hai davanti a te una scelta – continuò la Regina sollevando Emma– e non sarà per niente facile. Pensa bene pirata: o cerchi di portare in salvo il tuo grande amore e per capire dove l’ho portata dovrai tornare in porto, oppure continui la ricerca del Nautilus e scopri se Henry vuole venire con te.
- Non puoi chiedermi questo!
- Oh sì e lo sto facendo in questo momento
 
La Regina Cattiva si avvicinò sempre più al parapetto della nave.
 
- Me la pagherai molto cara!
- Vedremo capitano!
 
E così dicendo la Regina scavalcò il parapetto e si lasciò cadere in mare, tirandosi giù anche Emma. Quando Hook si affacciò da esso vide solo una nuvola di magia galleggiare sul pelo dell’acqua. Battè un pugno sul legno e i suoi occhi si soffermarono sul cadavere del povero Smee. Prima di prendere la sua decisione doveva fare ancora una cosa.

Tornò sottocoperta per prendere un lenzuolo e poi tornò sul ponte. Vi avvolse il corpo del suo primo ufficiale e poi, come era usanza sulla sua nave, dopo un breve canto commemorativo, lasciò che il sudario fosse accolto dalle acque. Smee era stato un marinaio leale con lui, non meritava di fare quella fine nelle mani della Regina, tradendo le persone a lui care. Prima di staccarsi dal bordo del parapetto fece una promessa al suo ex-primo ufficiale: la Regina Cattiva l’avrebbe pagata cara e l’onore di Smee sarebbe stato sanato da quella ultima ignobile onta.
Tornò al timone. L’arpione indicava sempre la direzione da seguire per trovare Henry. E qui sentì l’anima lacerarsi in due. Cosa doveva fare? Come poteva scegliere tra le due persone più importanti che aveva, tra i due componenti della sua famiglia? Sentì le assi della nave aprirsi sotto ai piedi. Non erano scelte che si potevano fare, quelle. Mai.
 

Quando Emma riprese i sensi, si ritrovò in una strana spartana stanza. Attorno a lei c’era solo silenzio ed un’atmosfera ovattata. Si ritrovò stesa su una brandina. Non appena si fu messa a sedere sul letto, la finestrella sulla porta si aprì facendo filtrare un po’ di luce. Non riuscì a vedere la faccia della persona che si era affacciata ma riuscì a sentirne solo la voce.
 
- Sei sveglia. Bene. Tra poco avrai visite.
 
Emma non ebbe il tempo di fare domande che la finestrella si chiuse. Tutti i suoi sensi erano in allerta, ma niente intorno sembrava fornirle un indizio su dove si trovasse. Ma soprattutto, quali erano i reali progetti della Regina Cattiva? Perché l’aveva portata in quel posto? L’ultimatum imposto a Hook era qualcosa di atroce, poteva ben immaginare in quale tormento dovesse trovarsi il suo uomo in quel momento. Ma conosceva il suo cuore e quanto poteva essere forte e tenace. Prima avrebbe salvato Henry e poi sarebbe corso da lei.
Rimanere ferma l’avrebbe fatta impazzire. Detestava essere impotente di fronte agli eventi. Si alzò lentamente dalla brandina ed iniziò a ispezionare la stanza a tastoni. Le mura erano spoglie e, a parte la brandina, non sembrava esserci molto altro attorno a lei. Improvvisamente la porta alle sue spalle si aprì senza preavviso. I suoi occhi, abituati al buio, furono accecati da un fascio di luce proveniente dall’esterno. Si portò una mano sul viso per cercare di ripararsi e ricadde sulla brandina.
 
- Molto bene – sentì pronunciare da una voce a lei assolutamente sconosciuta – finalmente ho il piacere di incontrare la famosa Salvatrice, la Emma Swan di cui tutti parlano. Sam, accendi immediatamente tutte le lampade. Non è carino trattare così una nostra ospite di riguardo.
 
Emma percepì i passi di un altro uomo dirigersi verso le pareti della stanza. In pochi istanti, l’ambiente fu tenuemente illuminato e gli occhi della Salvatrice iniziarono ad abituarsi a quella luce.
 
- Chi sei? – chiese improvvisamente – cosa vuoi da me? Dove mi trovo?
- Quante domande Salvatrice. Andiamo con ordine: sei sulla mia nave, il Nautilus; più che te, voglio che qualcuno si precipiti a salvarti, ed io sono il capitano Liam Jones.
 

Hook aveva navigato senza sosta per tutta la notte. Aveva seguito la direzione dell’arpione senza concedersi il minimo riposo. Ci aveva riflettuto a lungo e sapeva esattamente cosa Emma gli avrebbe chiesto di fare: prima di tutto doveva pensare ad Henry e poi avrebbe pensato a lei. Per questo aveva ripreso la rotta senza troppe esitazioni. Prima riusciva a recuperare Henry, prima avrebbe potuto iniziare le ricerche di Emma. Dopo tre abbondanti ore di navigazione, l’arpione cadde sul timone improvvisamente. Il che voleva dire una sola cosa: aveva finalmente trovato il Nautilus. Il capitano si affacciò dal parapetto della nave per cercare di vedere qualcosa, ma le acque erano troppo scure per riuscire a scorgere il fondo. Non aveva altre alternative, doveva scendere in quelle acque. Prima di immergersi però doveva assicurare la Jolly Roger e fare in modo che la nave fosse pronta a ripartire non appena fosse tornato a bordo con Henry. Ammainò le vele e piantò l’ancora. Poi scese nuovamente nella sua cabina.
Quando fu dentro, i suoi occhi si fermarono subito sul letto disfatto. Lo fissò un momento. Pensare che fino a poche ore prima, Emma aveva dormito tra le sue braccia e sotto quelle lenzuola con lui. Una fitta al cuore lo colse alla sprovvista, ma allo stesso tempo lo riportò con i piedi per terra. Con passo fermo si diresse alla cassapanca, che era accanto al suo armadio, per prendere ciò che gli avrebbe permesso di raggiungere il Nautilus.
La sua fama di grande e temuto pirata, non era stata alimentata solo dalla sua abilità con la spada o dalla sua scaltrezza, ma anche dalla sua straordinaria capacità di occultare i tesori di cui entrava in possesso. Il segreto delle sue straordinarie doti era frutto del suo straordinario talento nel cifrare le mappe in suo possesso e della tuta che aveva sottratto a bordo del Nautilus come souvenir. Quella tuta e l’attrezzatura per respirare sotto l’acqua gli avevano permesso di raggiungere punti dell’oceano che erano preclusi agli altri pirati. Aprì la cassapanca ed iniziò a tirare fuori tutto il necessario per immergersi. Si sfilò la giacca e rimase in maniche di camicia. Sopra i suoi vestiti iniziò a indossare quella tuta, cosa che lo riportò alle tragiche circostanze che l’avevano fatta cadere in suo possesso.
Ricordava tutto di quel momento: la sua permanenza sul Nautilus era stata piuttosto pacifica, dopo il primo momento di incertezza. E Nemo era quasi riuscito a convincerlo a rimanere a bordo, fino a che Killian aveva notato un familiare coltello tra le sue mani, quello che aveva usato per uccidere suo padre. Con insistenza, aveva chiesto al capitano dove avesse preso quel coltello e lui aveva risposto che apparteneva al suo primo ufficiale. Da quando era a bordo, Killian non aveva fatto molto caso agli altri membri dell’equipaggio, ma il primo ufficiale, come aveva potuto notare dai gradi sulla divisa del ragazzo, sembrava molto leale al capitano e al suo credo. Aveva chiesto al capitano Nemo cosa sapeva di quel ragazzo. Nemo gli aveva risposto che il ragazzo era rimasto orfano di padre da giovanissimo e che aveva vissuto di espedienti fino a che non era stato accolto tra il suo equipaggio. Quelli che erano dei piccoli indizi divennero una prova schiacciante quando Nemo gli aveva detto come si chiamava quel ragazzo: Liam. Tutto era diventato chiaro in un lampo. Era per questo motivo che aveva declinato l’offerta di una vita pacifica a bordo del sommergibile. La sua repentina decisione di abbandonare immediatamente lo scafo, aveva insospettito non poco il capitano che aveva insistito affinché gli raccontasse tutto. Con la tuta indosso, Killian si era diretto al bocchettone che permetteva di entrare e uscire dalla nave, mentre questa era in movimento.
 
- Non devi andartene – aveva detto Nemo ad un certo punto.
- Sì amico, devo – aveva replicato Killian con fermezza
- Scappare da Liam non risolverà le cose.
- Forse, ma almeno mi terrà in vita.
- Non ti farà del male, non vuole più vendetta.
- Già e sai perché? Perché non ha ancora trovato chi ha ucciso suo padre.
- Non è così. Non mi tradirebbe mai in questo modo, è come un figlio per me.  
- Ero figlio di qualcun altro una volta
 
Qualcun altro era entrato nella stanza in cui i due credevano di essere soli. Liam era alle loro spalle, torvo e sconvolto. Aveva accidentalmente ascoltato tutta la loro conversazione.
 
- Liam – aveva cercato di calmarlo Nemo.
- Quindi è vero? – aveva replicato il ragazzo visibilmente scosso.
 
Nemo si era frapposto tra i due per cercare di mettere pace tra loro.
 
- So come ti senti – aveva continuato Nemo – ma uccidere quest’uomo non estinguerà il fuoco che hai dentro.
- Una volta mi avete detto come avete dato la caccia agli uomini che avevano ucciso la vostra famiglia, come li avete massacrati …
- Ma questo non significa che debba farlo anche tu.
- È facile dirlo, voi vi siete vendicato!
 
Killian, alle spalle di Nemo non era intervenuto, lasciando tutto in mano al capitano. Incontrò gli occhi pieni di odio di suo fratello e capì che le cose non sarebbero andate a finire bene. Ma poi Liam aveva estratto un coltello dalla cintura dei pantaloni e lo aveva puntato verso suo fratello. Nemo avena cercato di farlo ragionare ancora.
 
- Liam, me ne sono pentito non sai quanto da allora, tu sei più forte di come ero io. Manca così poco per trovare finalmente una casa.
- Mi dispiace capitano, ma avevate torto. Il mio cuore non è più forte del vostro.
 
E così dicendo, Liam si era avventato su Killian per vendicare la morte di suo padre. Ma quello che fece Nemo lo colse alla sprovvista. Il capitano, infatti, parò il colpo con il suo stesso corpo. Quando il giovane aveva visto il capitano accasciarsi a terra, l’odio che lo aveva posseduto sembrò diradarsi.
 
- No! No! No!! Sei stato tu! – aveva detto rivolgendosi al fratello che era rimasto immobile
- Gli avevo detto di lasciarmi andare.
- Non dare la colpa a lui adesso! La pagherai per quello che hai fatto!
- Meriti più di questo fratello. Spero che tu riesca a trovarlo.
 
E con queste parole, Killian si era tuffato nel bocchettone per lasciare il sommergibile.

Era ovvio che Liam, ora, reclamasse la sua vendetta. Sconsolato, Hook si avviò sul ponte della nave. Non solo doveva affrontare l’odio di Liam, ma anche la diffidenza di Henry e poi c’era anche Emma da salvare. Lo avrebbe perdonato ancora una volta?
Fissò per un momento il pelo dell’acqua. Doveva innanzitutto calmarsi e rimanere lucido, solo così avrebbe avuto una speranza di uscire da quella situazione. Emma ed Henry erano la sua famiglia e, dopo tutto quello che aveva affrontato per averne una, non avrebbe permesso a nessuno di fare lo del male. Neanche a suo fratello.


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Innanzitutto devo chiedervi scusa per questa forzata assenza da efp. Purtroppo vengo da un periodo un po' incasinato quindi non ho avuto molto tempo per dedicarmi alla stesura di questa ff. Chi già mi segue sa quanto tengo a postare con regolarità, quindi sono io la prima a dispiacermi per questa lunga pausa. Spero di riuscire a tornare ai ritmi di sempre, spero che in questo sarete un po' pazienti con me. :)
Che dire la Evil Queen ha teso la sua trappola e a farne le spese è proprio il povero Smee. Ovviamente Killian si è precipitato salvare Henry, ma non sa che anche Emma è a bordo del Nautilus. Quando, come e se lo scoprirà sarà al centro dei prossimi capitoli.
Liam sta facendo una chiacchierata con Emma mentre Hook sta per salire a bordo: stiamo per vederne delle belle, questo è certo!
Come sempre grazie a tutti per letture, recensioni e inserimenti, non ho mai mancato di leggervi.
Un bacione e alla prossima settimana
Persefone

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Capitolo 6
*** VI. Inside The Nautilus ***


VI.  Inside The Nautilus

- Se è uno scherzo, è davvero di pessimo gusto!

Emma guardò il giovane ragazzo davanti a lei con disprezzo. Come osava spacciarsi per Liam Jones? Cosa sperava di ottenere con quella squallida pagliacciata?
 
- Cosa dovrebbe essere uno scherzo di pessimo gusto, per l’esattezza? – chiese Liam torvo
- Il tuo nome, Liam Jones.
- Non è uno scherzo, è il mio nome!
- Ma smettila! Ho conosciuto Liam Jones, so che faccia aveva e non era di certo la tua! Se pensi di ferire Killian in una maniera così abietta, te la farà pagare. Non permetterà a nessuno di infangare il nome di suo fratello.
 
A quelle parole, un lampo illuminò gli occhi del giovane marinaio.
 
- Allora Killian non era il solo – disse Liam tra sé e sé
- Ma si può sapere di cosa stai blaterando? Non ho la minima idea di chi tu sia e di cosa voglia da Killian!
 
Liam la guardò. Eccola la piega che stava cercando per insinuarsi e cercare di mettere scompiglio nella vita di suo fratello.
 
- E così il caro Killian non ti ha mai parlato di me.
- Mi ha parlato di suo fratello Liam, che sicuramente non sei tu.
- Io mi chiamo Liam, te lo ripeto per l’ultima volta. E comunque, ho sentito molte voci in città. Tutti parlano del grande amore di Capitan Hook per la Salvatrice, per Emma Swan, la figlia di Snowhite e Prince Charming. Parlano della vostra storia come una storia di amore vero, proprio come quello che lega Snow e Charming. Se è vero che ti ama così tanto, che sei la donna della sua vita, dimmi, bella principessa, perché non ti ha mai parlato di me? Anche io sono un Jones.
 
Emma rimase con un palmo di naso. Se non si stava spacciando per Liam Jones, era davvero un altro fratello di Killian, fratello di cui lei non ne era a conoscenza. Liam colse l’attimo di tentennamento sul suo viso.
 
- Vedo che il caro Jones non ti ha parlato di me. Uh, queste sono davvero cattive maniere. Non si dovrebbero avere segreti con la persona che dici di amare tanto, non trovi?
 
Aveva dimenticato quanto fosse scomoda quella maledetta tuta, ma era l’unico modo per raggiungere il Nautilus sul fondo dell’oceano. Hook odiava quei movimenti lenti e alquanto impacciati per nuotare, per non parlare poi del vetro del casco che tendeva ad appannarsi e a non fargli vedere nulla. Fortunatamente non ci mise molto ad individuare lo scafo sul fondo. La posizione dell’arpione era stata molto precisa. Si trovava esattamente sotto la Jolly Roger e questo avrebbe facilitato la fuga una volta liberato Henry. Ora doveva solo trovare l’ingresso secondario che si trovava nella parte posteriore del sommergibile. Il vero problema non era tanto entrare, visto che era fatto apposta per recuperare l’equipaggio in caso di pattugliamenti in mare, quanto piuttosto far passare inosservata la sua presenza una volta a bordo. Non aveva molta scelta né molto tempo a disposizione per pensare. Puntò tutto sulla sua sfacciata fortuna da pirata e sull’effetto sorpresa. Individuato l’ingresso, Killian premette il pulsante che gli avrebbe permesso di salire a bordo tramite una botola di accesso. Sperò che non ci fosse nessuno dall’altra parte. In pochi istanti fu risucchiato a bordo. Afferrò saldamente il primo piolo della scaletta che lo avrebbe fatto salire sulla nave. Iniziò così a tirarsi su e a risalire la scala. La corrente era talmente forte che lo stava per sbattere fuori, ma si ancorò saldamente alla scaletta. Il peso della tuta lo stava trascinando in basso, ma lui resistette e continuò a salire fino alla fine. Quando mise piede sulla piattaforma d’ingresso del Nautilus, Hook si guardò attorno. Nessuno in vista, il che era un bene. Era tutto come ricordava. Si diresse immediatamente all’armadietto delle tute. Lo aprì: dentro vi era l’attrezzatura completa per un’altra persona. Doveva assolutamente nasconderla, sarebbe stata utile in un secondo momento, per Henry, per uscire di lì. Spostò la panca che era lì vicino e che copriva un condotto di areazione. Si chinò per togliere la grata e nascondervi l’attrezzatura. Anche se era scomodo, decise di tenere il casco, per non essere riconosciuto da eventuali visitatori. Aveva appena finito di riporvi tutto, quando la porta alle sue spalle si aprì improvvisamente.
 
. Ehi tu – disse una voce alle sue spalle – cosa ci fai qui? Il capitano non ha accordato a nessuno il permesso di uscire.
- Veramente – rispose Hook togliendosi il casco – mi ha appena detto di dare una controllata ai motori, sembra che quello di destra abbia dei problemi.
- Voltati! Voglio vedere chi sei – replicò l’uomo avvicinandosi.
 
Hook strinse il casco in mano. Sentì l’uomo avvicinarsi. Quando era a pochi passi da lui, si girò lentamente verso quell’uomo, che come lo vide rimase sorpreso.
 
- Che diavolo …
 
L’uomo non fece in tempo a finire la frase, che Hook lo colpì, facendogli perdere conoscenza. Hook mise il casco nel condotto di areazione e poi passò a legare l’uomo e a chiuderlo nell’armadio che era aperto. Una volta finito, si sfilò la tuta e la nascose con le altre cose e rimise a posto la grata. Si avvicinò alla porta e la aprì con cautela, facendo attenzione a non fare rumore. Guardò se ci fosse qualcuno in giro. Il corridoio sembrava libero. Uscì silenziosamente ed iniziò a cercare la stanza dove tenevano chiuso Henry.
 
In quel momento Emma non era sicura di nulla, ma non avrebbe permesso a quel tizio di incrinare o mettere in discussione il rapporto che lei e Killian avevano costruito.
 
- Senti, credi di essere il primo che cerca di mettere in discussione il rapporto tra me e Killian? Non ci è riuscito chi ci ha provato prima di te e non ci riuscirai tu.
- Questo non toglie il fatto che Killian non ti abbia parlato di me.
- Se non lo ha fatto avrà avuto dei motivi. Mi fido ciecamente di lui.
- Ma vedi cara Emma – rispose Liam – tu credi di conoscere Killian, ma non è così. Credi davvero che ti abbia raccontato tutto quello che ha fatto? No, quel codardo non ti avrà parlato di tutto. Meno che mai di Brennan Jones.
- Hook mi ha parlato di suo padre. – rispose decisa
- E cosa ti avrebbe detto?
- Mi ha raccontato di quando lo ha abbandonato con suo fratello su una nave e di quanto lui abbia sofferto per quell’abbandono, di quanto lo abbia segnato.
- Ti ha raccontato quello che gli ha fatto comodo. Sicuramente non ti ha raccontato il resto
- E qui ti sbagli. Mi ha detto anche cosa gli ha fatto quando lo ha ritrovato. Di quanto quel gesto lo abbia consumato e perseguitato da allora.
 
Questa volta fu il turno di Emma cogliere una sorpresa negli occhi del suo interlocutore.
 
- Allora è vero che ti ama, se ha avuto il coraggio di raccontarti cosa ha fatto a nostro padre, ma non ti ha detto tutto.
- Vostro padre?
- Già Emma, nostro padre. Killian non ti ha raccontato tutta la storia perché è uno spregevole codardo che non si merita quello che ha.
- Non capisco di cosa stai parlando.
- Quello che il tuo prode pirata ti ha nascosto, è che quella sera non solo ha ucciso nostro padre, ma ha anche distrutto la vita di un bambino di otto anni. Un bambino che si è addormentato con suo padre vivo e si è risvegliato orfano e solo al mondo. Quel bambino ero io: Liam Jones. Ho ritrovato mio padre in una pozza di sangue. Non ho mai saputo chi fosse il suo assassino finché Nemo non mi ha accolto sul Nautilus.
 
In quel momento Emma iniziò a capire meglio il racconto che Killian le aveva fatto poche ore prima a bordo della Jolly Roger.
 
- Non gli è bastato portarmi via il mio padre naturale, mi ha dovuto privare anche di quello putativo. Nemo lo aveva accolto qui come un figlio e lui lo ha ripagato uccidendolo.
- Ucciderlo? Killian non mi ha detto …
- E come poteva? Codardo fino in fondo. Ma pagherà per quello che mi ha fatto. Gli porterò via tutto, proprio come lui ha fatto con me. Mettiti comoda, Salvatrice. Ne avrai di tempo da trascorrere qui.
 
Liam uscì dalla stanza. Quando la porta si chiuse, Emma cadde sul lettino, scossa per quello che aveva appena saputo. Era vero, Killian non le aveva raccontato tutto e gli avrebbe chiesto sicuramente conto di questo. Ma sapeva anche che Hook sarebbe andato prima a cercare Henry. Era anche lui da qualche parte su quella stessa nave. Se solo avesse potuto far sapere a Hook che anche lei si trovava a bordo …
 
Henry era rimasto solo nella stanza, nessuno era più venuto, né quel Liam, né uno dei suoi scagnozzi. Pensò alle sue madri e a quanto potessero essere preoccupate per lui. Era tutta colpa di quel dannato pirata!
 
Hook avanzava per i bui corridoio con estrema cautela e circospezione. Doveva trovare Henry il prima possibile e condurlo alla piattaforma di uscita. Notò immediatamente l’esiguo numero dell’equipaggio a bordo. Era una relativa fortuna perché così la sua presenza poteva più facilmente passare inosservata.
Davanti ad una porta c’era un annoiato marinaio che fu raggiunto immediatamente da un altro.
 
- Tutto a posto? – chiese il nuovo arrivato
- Affermativo. Tutto tranquillo. Il ragazzo non si è agitato particolarmente. È stato la maggior parte del tempo sulla brandina.
- Il capitano ci vuole immediatamente in sala macchine.
 
Hook era rimasto in un angolo e non si era perso una sola parola tra i due. Finalmente un po’ di fortuna: dietro quella porta doveva esserci sicuramente Henry. Aspettò che i due uomini si allontanassero per avvicinarsi. Bussò leggermente alla porta.
 
- Henry? – provò a chiamare.
 
Nessuna risposta.

Provò ancora. Poi vide la finestrella. La aprì e chiamò di nuovo il ragazzo.
 
- Henry! Sono io, rispondimi.
 
Improvvisamente dal buio emerse la figura del ragazzo.
 
- Hook? Sei tu?
 
Henry si avvicinò per mostrare il suo viso alla luce del corridoio.
 
- In persona. Stai bene?
- Abbastanza. Che sei venuto a fare?
- A te cosa sembra?
- Dov’è mamma? L’hai lasciata venire con te? – chiese arrabbiato.
- Ti spiegherò tutto dopo. Ora devo farti uscire. Vado a cercare le chiavi. Torno subito.
 
Hook richiuse la finestrella ed iniziò a perlustrare le altre camere. Doveva esserci un maledetto doppione da qualche parte. Iniziò a frugare nella prima stanza che si ritrovò a portata di mano. Si diresse immediatamente alla scrivania e iniziò ad aprire i cassetti. Era così preso dalla sua ricerca che non si era nemmeno accorto dell’uomo che era entrato di soppiatto e che gli stava puntando una spada alla nuca.
 
- Cercavi queste?
 
Fu solo in quel momento che il pirata si rese conto della fredda lama a contatto con il suo collo.
 
- Alzati lentamente.
 
Hook obbedì.
 
- E ora andrai a fare compagnia a quel dispettoso ragazzino.
 
Quando Henry sentì la porta aprirsi tirò un sospiro di sollievo. Ma la sua gioia durò poco. Oltre la figura di Hook vide quella di un altro uomo che spinse il pirata dentro con lui.
 
- Volevi parlare con lui, pirata? Bene, buona chiacchierata – disse l’uomo chiudendo rumorosamente la porta.
 
Henry guardò Hook sbalordito. Ma come diavolo aveva fatto a farsi beccare così facilmente?
 
- Ma insomma, Hook, che è successo?
- Secondo te?
- Sei un pirata, credevo che l’effetto sorpresa fosse il tuo forte, così come l’essere furtivo. Come diavolo te la sei guadagnata la tua fama?
 
Henry era davvero arrabbiato con lui: non solo aveva mentito ad Emma, ma ora erano in quel casino anche per colpa sua. Dal canto suo, Hook si irrigidì per quel commento così sprezzante. Sapeva che Henry era scosso, ma questo non lo giustificava in toto.
 
- Henry ti assicuro che troveremo un modo per uscire di qui.
 
Il pirata si avvicinò alla serratura della porta, magari riusciva a forzarla. La osservò un paio di minuti prima di capire che c’era ben poco che potesse fare, ma un tentativo andava ugualmente fatto. Henry nel frattempo si era rimesso a sedere sulla brandina.
 
- Che cosa hai combinato per rendere il capitano di questa nave così incazzato con te? – chiese improvvisamente
 
Hook prese un respiro profondo. Non gli era minimamente piaciuto il tono con cui Henry si era rivolto a lui, ma tra i due era lui l’adulto e come tale doveva comportarsi.
 
- Purtroppo – rispose lentamente – temo di avere dei trascorsi con il capitano di questa nave. Prometto che ti spiegherò tutto non appena saremo fuori di qui.
- Trascorsi? Perché la cosa non mi sorprende affatto? Non sarebbe successo niente se avessi fatto quello che mamma ti aveva chiesto.
 
A quel punto la pazienza di Hook si esaurì. Sapeva che era quello il vero motivo di ostilità tra lui ed Henry. Tanto valeva cercare di spiegarsi ora.
 
- Scusami, ragazzo, per non aver gettato l’unica possibilità di salvarla! – replicò alzandosi di scatto ed avvicinandosi al ragazzo.
- E sentiamo – rispose Henry alzandosi a sua volta dalla brandina – quando avresti pensato di usarle? Almeno lo avresti chiesto prima di farlo?
- Non lo so!
- Essere la Salvatrice è il suo destino, è ciò che ci ha fatto riunire.
 
Solo in quel momento Hook capì l’origine del risentimento di Henry. Ripensò a come il ragazzo li aveva osservati in casa, o magari li aveva pizzicati, a loro insaputa, in qualche atteggiamento un po’ più esplicito del previsto. Sentì e capì la paura che era nata nel ragazzo e che lo stava consumando: il sentirsi messo da parte. E si maledì per non averlo capito subito.
 
- Henry – disse in tono molto più dolce – non stavo cercando di portartela via …
- Perché ti interessa poi? Non fai nemmeno parte della famiglia!
 
A quelle parole Hook si sentì morire. Tutti gli sforzi che aveva fatto per far sì che le cose funzionassero sembravano essere stati vani. Il suo obiettivo non era mai stato quello di distruggere l’equilibrio tra Emma ed Henry, semmai quello di incastrarvisi nella maniera più delicata possibile. Sapeva che era l’unica possibilità che aveva se voleva stare con Emma.
 
- Henry … per favore … non dire così …
- Lascia stare – disse tornando a sedersi sulla brandina
- Abbiamo superato cose peggiori – riprese Hook avvicinandosi – ricordi il trucco del prigioniero Walkie?
- Trucco del prigioniero Wookiee! Quante volte te lo devo ripetere?
- Wookiee? E che diavolo è? Non ha senso!
- È tratto da … lascia stare … Non fa niente e poi stiamo per diventare cibo per pesci in fondo al mare.
- Henry, dobbiamo trovare un modo per uscire di qui, assolutamente.
- Che cosa è successo? Cosa non mi stai dicendo?
- La Regina Cattiva ha preso Emma e l’ha portata non so dove.
- Cosa? Come hai potuto permettere che le succedesse qualcosa?
- Eravamo a bordo della mia nave, stavamo venendo a prenderti quando è comparsa all’improvviso. Prima di scomparire, Emma mi ha fatto promettere che prima avrei pensato a te e poi a lei. Non so dove l’abbia portata, ma la Jolly è ancorata proprio sopra il sottomarino. Ho un piano per uscire da qui, ma mi servirà il tuo aiuto per ritrovarla.
 
Henry era rimasto muto. Hook si sedette accanto a lui.
 
- So che ce l’hai con me, ma ti prego se vogliamo uscire di qui e salvare Emma dobbiamo collaborare. Rimandiamo le nostre divergenze per il momento.
 
Henry annuì con la testa. Non lo aveva perdonato ovviamente, ma capiva le circostanze della loro situazione. Se volevano uscire, nolente o volente doveva collaborare con lui. Hook gli tese la mano in segno di tregua ed Henry la strinse, guardandolo dritto negli occhi.
 
- Ora vediamo di elaborare un piano di fuga – disse Hook tornando alla serratura.
 
Una volta fuori dalla stanza dove era rinchiusa Emma, Liam si fermò a riflettere sulla conversazione che aveva appena avuto con Emma. Nonostante la rivelazione, non era riuscito a incrinare la fiducia che la donna aveva in suo fratello, o almeno non lo aveva dato a vedere se era successo. Ma come diavolo era riuscito quel pirata da strapazzo ad arrivare al cuore di una donna così, proprio non riusciva a capirlo. In quel momento fu raggiunto da Sam.
 
- Capitano, Hook è a bordo del Nautilus.
- Cosa?
- Lo abbiamo trovato mentre cercava di far evadere Henry. Li abbiamo rinchiusi insieme.
- Dannazione. Sa che anche Emma è qui?
- No, non credo.
- Tieniti pronto, ci potrebbe essere un cambio di programma. Vediamo di mettere questi tre a confronto con i loro segreti. Glieli faremo tirare fuori uno ad uno e li faremo consumare dal peso delle loro bugie. La Regina mi ha raccontato il segreto di Hook.
 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui, con il capitolo della settimana!
Hook finalmente ha trovato Henry che ovviamente ancora ce l'ha con lui per la storia delle cesoie, ma ha capito che se vuole salvare Emma deve collaborare con lui. Nel frattempo Liam ha approfittato per rendersi antipatico anche con Emma.
Ora abbiamo tutti a bordo del Nautilus, ma Hook e Henry non sanno che Emma è lì. La troveranno? Non la troveranno? Lo scopriremo prestissimo.
Grazie davvero per la pazienza e grazie a tutti per le letture e gli inserimenti.
Io sto ancora scapocciando sul festival dell'altro giorno. Soo stati davvero stupendi e sono uscite delle foto da paura. Parliamo degli spoiler??? XD Io non vedo l'ora di vedere tutta la puntata. Manca solo un mesetto e la nostra astinenza sta per finire, per fortuna.
Un bacione e alla prossima settimana
Persefone 

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Capitolo 7
*** VII. Inside the Nautilus (Part Two) ***


VII.  Inside the Nautilus (Part Two)
 
Non poteva negare che le parole di Liam l’avevano colpita in qualche modo. Se era vero quello che aveva detto, Killian aveva un fratello, circostanza che sapeva e aveva volontariamente taciuto. Perché lo aveva fatto? Aveva parlato di Brennan, perché di Liam no? Non si fidava di lei, dopo tutto quello che avevano passato? Sconsolata si lasciò cadere sulla brandina.

Hook aveva provato e riprovato a forzare quella serratura tutta la notte, senza successo. Henry si era addormentato, stremato anche lui dalla giornata e dallo stress. Alla luce della lampada, Hook si era fermato ad osservarlo e in quel ragazzo si era rivisto. Si era avvicinato e lo aveva coperto. Non si sarebbe arreso con lui e non lo avrebbe abbandonato, come aveva fatto il suo di padre. No, lui sarebbe stato un uomo migliore, poteva esserlo. Voleva esserlo. E questo non solo per quello che provava per Emma, ma perché al ragazzo voleva davvero bene. Certamente non aveva alcuna intenzione di sostituirsi al padre, ma poteva aspirare a diventare un qualcosa di vagamente simile. Appoggiò la schiena al letto e chiuse gli occhi: due minuti poteva rubarli anche lui alla notte. Due minuti soli e poi sarebbe tornato ad occuparsi della serratura.
 
- Hook … Hook! Killian!
 
Il capitano aprì immediatamente gli occhi. Henry era davanti a lui e lo stava scuotendo.
 
- Henry, che succede? – chiese il pirata tirandosi immediatamente su
- Niente ancora, ma tra poco quei tizi saranno di nuovo qui per il pasto
- Pasto? Perché dovrebbero portarci un pasto nel cuore della notte?
- A dir la verità è giorno da un pezzo.
- E tu come fai a saperlo?
 
Henry gli mostrò l’orologio da polso.
 
- Maledizione – disse il pirata – ho sprecato tempo prezioso!
- Eri stanco.
- Ma potevamo essere fuori di qui da un pezzo.
- Saresti crollato nel momento più delicato. Andiamo, alzati.
 
Il ragazzo gli tese la mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Killian la afferrò e si guardarono negli occhi come mai avevano fatto prima. Un accordo per una tregua lo avevano tacitamente raggiunto.

Improvvisamente sentirono dei passi avvicinarsi. Hook spinse Henry dietro di sé appena prima che due uomini entrassero.
 
- Bene – disse il primo – siete svegli. Ora muovetevi, il capitano vuole vedervi.
 
L’altro spinse Killian ed Henry fuori dalla porta e poi li scortarono lungo un corridoio. Hook era visibilmente preoccupato, soprattutto per Henry. Liam poteva fare del male a lui quanto voleva, ma il ragazzo doveva assolutamente rimanere fuori dalla loro diatriba familiare. Si guardò intorno in cerca di una via d’uscita, inutilmente. Il gruppo si fermò davanti ad una porta. L’uomo che li aveva spinti fuori ora li spinse dentro quella nuova stanza buia. Era molto più grande di quella in cui si trovavano prima
 
- Ora aspettate qui.
 
La porta si richiuse pesantemente alle loro spalle, senza lasciare il tempo a una replica o una protesta. Hook cercò a tentoni la porta e iniziò ad armeggiare con essa.
 
- Questa è ancora più difficile dell’altra.
- Chi c’è la? – chiese una voce nel buio.
 
Killian barcollò un momento, avrebbe riconosciuto quella voce ovunque.
 
- Emma? Sei tu? – tirò fuori dalla tasca una pila tascabile per farsi luce.
 
Dal fondo della stanza emerse la figura di Emma, ancora visibilmente scossa.
 
- Cosa ci fai qui? – chiese lei senza muovere un passo – Henry lo hai già trovato?  Come sta?
- Sto bene, mamma – rispose il ragazzo correndole incontro.
 
Emma strinse forte suo figlio e poi guardò ancora Hook che si avvicinò di qualche passo.
 
- Io non capisco, perché non lo hai lasciato al sicuro con Regina?
- Le cose sono un po’ più complicate, Swan. Sono riuscito a raggiungerlo sul Nautilus come mi avevi chiesto. Non sapevo che la Regina Cattiva avesse portato anche te qui. Stavo cercando di riportarlo al sicuro a Storybrooke, ma a quanto pare il Capitano di questo vascello non ha proprio intenzione di rendermi la cosa facile.
 
Emma lo guardò intensamente, uno sguardo che a stento Killian riuscì a sostenere.
 
- Killian, che sta succedendo? Perché il capitano del Nautilus ce l’ha a morte con te? chi è questo Liam?
- Liam? – chiese Henry – se questo è davvero il Nautilus, il Capitano dovrebbe chiamarsi Nemo.
- C’era un Capitano Nemo, ma c’è qualcosa che devo dirvi. Non è esattamente semplice e non sono certo di come la prenderete …
- Killian, ci siamo promessi che non ci sarebbero più stati segreti tra noi. Fai che non siano state solo parole, ti prego.
 
Hook prese un respiro profondo prima di continuare a parlare. Il momento della verità non poteva più essere rimandato ulteriormente.
 
- D’accordo. Vi ho già detto di quello che ho fatto a mio padre.
- E questo cosa ha a che fare con noi? – chiese Henry
- Più di quanto credi. Vedi, una volta ho avuto l’opportunità di averne una tutta mia. C’è una cosa che non vi ho raccontato, una cosa che mi tormenta. Quando ho ucciso mio padre, non ho distrutto solo la sua vita e la mia, ma anche quella della di un bambino.
- Tuo padre aveva un altro figlio?
- Già. Lo aveva chiamato Liam come il suo primo figlio. Era troppo per me. Così, ho ucciso mio padre e ho lasciato un ragazzino innocente orfano.
- Allora è tutto vero – disse Emma con un filo di voce.
- Oh Emma – rispose il capitano – vorrei davvero che non lo fosse.
- Allora è anche vero che hai fatto del male a Nemo! Mi hai mentito anche su questo!
- No, è stato un incidente. Io e Liam stavamo litigando e Nemo si è messo in mezzo per separarci, anzi per evitare che Liam potesse fare un gesto di cui si sarebbe pentito. Era lui ad avere il coltello in mano, non io. Io stavo abbandonando il Nautilus nella speranza che Liam non sapesse mai la verità.
 
Silenzio. Né Emma né Killian ebbero il coraggio di aggiungere un’altra parola. Fu Henry a rompere quel silenzio imbarazzante.
 
- Fammi capire, stai cercando di rimediare a ciò che hai fatto a Liam?
- Non posso rovinare un’altra famiglia – rispose Hook laconico.
- Non lo farai
- Lo sto già facendo.
- No, Killian – disse Emma dolcemente – Henry ha ragione.
 
Aveva capito il suo punto di vista, il suo pudore nel tenere celata quella storia.
 
- Siamo chiusi qui dentro e non posso nemmeno forzare la serratura – esplose il pirata
- Tu no, ma io forse sì.
 
Henry tirò fuori dalla tasca un coltellino multiuso.
 
- Quello dove l’hai preso? – chiese Emma sbalordita
- I due tipi che ci hanno portato qui. Grossi, ma non molto svegli. Sono riuscita a sottrargli una cosa dalla tasca, proprio come mi ha fatto vedere papà una volta.
- Facciamo che non ho sentito niente e dammi qua, anche io me la cavo con le serrature.
 
Liam era ancora nel suo studio. Aveva fatto in modo do riunire la famigliola e sperava che la confessione di Killian l’avesse spaccata irrimediabilmente. Lui del resto ci aveva messo su il carico da undici. Controllò l’orologio. Era decisamente ora di andare a controllare come il suo piano si stesse sviluppando. Aprì la porta e iniziò a percorrere il lungo corridoio del sommergibile. Era certo ormai di avere il gioco in mano. Arrivò alla stanza in cui erano rinchiusi i prigionieri. Si era aspettato di sentire urla e invece c’era solo silenzio. Strano. Quando infilò la chiave nella toppa capì che c’era qualcosa che non andava: la porta era aperta e la stanza vuota. Erano riusciti a fuggire.
 
Hook stava guidando Emma ed Henry lungo il corridoio in direzione della stiva. Avevano incontrato ed evitato pochissimi membri dell’equipaggio, segno che la loro fuga non era stata ancora scoperta. Mancavano pochi metri alla stiva, quando un allarme iniziò a suonare all’impazzata.
 
- Dannazione, ci hanno scoperti!
- E ora? – chiese Emma preoccupata
- E ora corriamo come se non ci fosse un domani!
- Ma per dove?
- Per la piattaforma, è da lì che usciremo. È vicina ormai.
 
Iniziarono a correre. Hook davanti a fare strada ed Emma ed Henry dietro di lui.
 
- Eccola! – disse ad un certo punto Hook indicando una porticina sul fondo.
 
Si precipitarono dentro.
 
- Emma controlla che non arrivi nessuno.
- Perché?
- Ci serve del tempo.
 
Hook si precipitò immediatamente al condotto di aereazione. Spostò la grata ed iniziò a tirare fuori le tute da sub che aveva nascosto.
 
- Inizio a sentire dei rumori nel corridoio, saranno qui tra poco.
- Per quando saranno giunti, ce ne saremo già andati.
 
Emma si avvicinò al pirata.
 
- Cosa sono queste? – chiese indicando le mute.
- Tute, ci permetteranno di uscire da qui. indossatele.
 
Mentre henry ed Emma indossavano le mute, lui si diresse ai comandi del bocchettone di uscita. Premette il pulsante per farlo aprire.
 
- Una volta fuori – riprese mentre aiutava Emma ad indossare la muta – riemergete. La Jolly Roger è ancorata a pochi passi. Ho lasciato una corda pendere, salite a bordo.
- Ma tanto tu sarai con noi – disse Emma - cosa aspetti ad indossare la tuta?
- Vi raggiungo subito, andate avanti voi.
 
Emma gli carezzò il viso. Il passato era il passato, loro dovevano solo pensare al futuro e a come uscire da quella situazione. Killian le stava per infilare il casco, quando Emma lo baciò appassionatamente.
 
- Ti aspettiamo fuori, mi raccomando. Esco io per prima a controllare che non ci sia nessuno in giro.
 
Killian le fissò il casco e poi la vide sparire nel vortice d’acqua. Si dedicò poi ad Henry.
 
- Io sono pronto, Killian, aspetto te per uscire. Perché non ti sei ancora cambiato?
 
Nel frattempo nel corridoio si sentirono i rumori di passi in avvicinamento.
 
- Perché non c’è un’altra tuta Henry. Quella che ho usato per salire a bordo l’ho data a tua madre.
- E tu come farai ad uscire allora?
- Non lo farò.
- No, no! Non puoi farle questo, farmi questo!
- Stammi bene a sentire: tu e tua madre avete qualcosa di speciale e non dovete perderlo. Voi due dovete stare insieme. E una volta fuori, fai quello che non sono riuscito a fare io: seppellisci quelle cesoie.
- No! – ripeté Henry trattenendolo per un braccio.
 
I passi nel corridoio erano sempre più vicini.
 
- Non c’è più tempo – replicò Hook – Solo uno di noi potrà tornare da lei, e quello sei tu!
- Mi dispiace, Killian io …
- È tutto a posto ragazzo, davvero. E ora vai!
 
Killian fissò il casco e poi lo spinse nel bocchettone. Ora poteva affrontare suo fratello a viso aperto.


Quando Liam aprì la porta della stiva si ritrovò Killian fermo accanto al bocchettone di uscita.
 
- Bene fratello – disse estraendo il coltello – alla fine ci incontriamo di nuovo. aspettavo da tanto questo momento.
 
Henry si ritrovò in un vortice d’acqua molto forte. In pochi secondi fu risucchiato fuori del Nautilus. Risalì immediatamente in superficie per individuare sua madre. Una volta emerso, la trovò a pochi metri da lui. la raggiunse con un paio di bracciate.
Emma aveva già individuato la Jolly Roger e la stava indicando ad Henry. Dal momento che era riemersa aveva aspettato che altrettanto facessero gli altri due. Henry era comparso dopo pochi minuti, ma di Hook non c’era nessuna traccia.
 
- Stai bene Henry?
- Benissimo, mamma
- Perché Hook ci mette cos’ tanto?
 
A quelle parole, il ragazzo capì che Emma non aveva minimamente intuito le intenzioni del pirata. E qualcosa dentro di lui scattò. Non poteva abbandonare così Hook, sapeva quanto sua madre ne avrebbe sofferto. Quello stupido contrasto doveva finire, in fondo anche lui ormai era parte della famiglia in qualche modo. Sapeva esattamente cosa doveva fare. Si rivolse a lei resoluto.
 
- Se ti chiedessi di fidarti di me ora, lo faresti senza farmi troppe domande?
- Cosa non mi stai dicendo Henry?
- Tu vai sulla Jolly Roger e non preoccuparti, al resto penso io.
- Come posso non preoccuparmi se non so cosa sta accadendo?
- Killian non verrà.
- Cosa?
- È rimasto a bordo per darci il tempo di scappare.
- Accidenti a te Jones! Questa volta mi senti – si infilò di nuovo il casco velocemente.
- Lascia fare a me
- Non posso, Henry è troppo pericoloso! Killian ha fatto di tutto per farti uscire, non posso esporti così!
- Glielo devo. Ti prego, cerca di capire.
 
Emma guardò per un momento suo figlio e la determinazione che aveva in viso, così maledettamente simile alla sua quando si metteva in testa di fare qualcosa.
 
- D’accordo, ma se non vi vedo emergere entro un tempo ragionevole, scendo a prendervi.
- Non ce ne sarà bisogno. Fidati di me.
 
 ANGOLO DELL'AUTRICE:

Innanzitutto vi chiedo scusa per questa lunga pausa non prevista. Purtroppo negli ultimi mesi non ho avuto molto tempo per scrivere, ma siccome chi non muore si rivede rieccomi in pista, spero ormai definitivamente.
Capitolo ricco, dove iniziamo a vedere uno scioglimento per questa situazione alquanto incasinata. I nostri eroi sembrano aver fatto pace ormai e si sono riscoperti più saldi che mai. Ma Hook ha deciso di fare Hook e pur di salvare il suo amore è pronto a qualsiasi cosa.
Per evitare ulteriori intoppi ho già buttato giù su carta gli ultimi due capitoli della storia che quindi sta per giungere al termine. E' stato un parto, ma ce la farò anche stavolta. Promesso!!
Grazie a tutti per la pazienza e mi scuso ancora molto
Un bacione
Persefone

P.s. Io sto già sclerando sulla puntata musical da tempo ... e mi sono ripromessa di non spoilerarmi assolutamente nulla questa settimana :P
 

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Capitolo 8
*** VIII. Fighting For Us ***


VIII.  Fighting For Us
 
Liam stava spingendo Killian verso la parete sotto la minaccia del coltello.
 
- Mi hai portato via ogni cosa. Prima mio padre e poi anche Nemo.
- È stato tempo fa, perché venire da me proprio ora?
- Non è passato poi così tanto come credi. Avevamo raggiunto l’Isola Misteriosa, avremmo potuto avere un’occasione.
- E poi cosa è successo?
- Hyde, l’ha preso lui. Il che significa che Nemo è morto quando siamo arrivati qui – replicò Liam cercando di colpirlo con un pugno.
- Hyde? L’isola misteriosa? È il regno delle Storie mai Raccontate.
- E a te cosa importa? – lo spintonò ancora.
- Non ci arrivi? Nemo è qui Liam. A Storybrooke
- Forse, ma è morto per colpa tua! - Lo afferrò per il bavero della giacca
- Non ho intenzione di colpirti fratello!
 
Henry si immerse nuovamente. Non poteva abbandonarlo così al suo destino, non dopo tutto quello che aveva fatto per loro. Era innegabile che tenesse a lui e a sua madre e probabilmente non aveva gettato quelle cesoie proprio per amore. Tutti e due l’amavano ed Emma non doveva scegliere tra loro se poteva averli entrambi. Arrivò alla botola e tirò la leva per tornare a bordo. Una volta dentro, si ritrovò immediatamente davanti i due uomini litigare animatamente. Liam gli dava le spalle e colpì Killian con un pugno. Il pirata non sembrava minimamente intenzionato a rispondere a quella provocazione. Cadde a terra e Liam puntò il coltello alla gola del capitano. Fu in quel momento che Henry palesò la sua presenza.
 
- Non farlo, ti prego fermati!
 
Liam, sorpreso di quell’intrusione alzò la testa verso di lui e fu in quel momento che Killian lo colpì al viso per metterlo fuori gioco. Liam cadde a terra e il pirata lo disarmò. Afferrò una corda che era sulla panca vicina e legò lo. Solo dopo averlo neutralizzato, avvertì il dolore alla mandibola per il pugno ricevuto e si sedette al divano. Henry, nel frattempo, non aveva ancora detto una parola.
 
- Stai bene? – gli chiese il ragazzo
- Pensavo di averti detto di andare con tua madre.
- Se ti avessi dato ascolto, ora saresti morto.
- Sono felice che tu non l’abbia fatto allora. cosa ti ha spinto a tornare indietro?
- Hai detto che non potevi rovinare una famiglia. Neanche io.
- Stai dicendo che mi consideri parte …
- Non ti allargare.
 
Hook si alzò e si avvicinò al ragazzo
 
- Lo sai perché mi servivano quelle cesoie, vero?
- La ami anche tu.
- Sì. E se vuoi che non le usi più lo farò. Ma ciò non significa che debba succederle qualcosa di brutto. Quelle visioni non si avvereranno, te lo prometto. Troveremo un modo per salvarla.
- Già ma da dove cominciamo?
 
Hook prese uno dei forzieri che erano nella stanza.
 
- Seguimi.
 
Il pirata condusse il ragazzo ad un bocchettone che dava all'esterno . Posò il forziere sul bordo e lo aprì.
 
- Prima di tutto, dobbiamo assicurarci di non essere più tentati dal prendere la via più facile.
 
Henry capì al volo e adagiò le cesoie nel forziere. Hook lo richiuse e poi lo gettò nelle profondità del mare.
 
- E ora che anche questa è fatta, come torniamo in superficie, prima che mamma ci piombi addosso preoccupata?
- Abbiamo sistemato il Capitano, e quando un capitano ne destituisce un altro, la ciurma di solito si sottomette docile.
- Quindi?
- Hai mai visto la sala comandi di un sottomarino?
- Mai.
- Allora è decisamente ora di farci un giro in plancia di comando.
 

Emma stava nervosamente camminando sul ponte della Jolly Roger. Ma come aveva potuto lasciarsi convincere così da suo figlio? Controllò l’orologio per l’ennesima volta. Se nessuno si sarebbe fatto vivo nei successivi tre minuti sarebbe tornata a bordo nel Nautilus. Si era tolta la tuta e l’aveva lasciata accanto al parapetto, pronta ad essere indossata subito. Aveva provato a rimanere calma, ma l’ansia la stava consumando: due delle persone più importanti della sua vita erano lì sotto e lei era con le mani in mano. Ruppe, quindi gli indugi e iniziò a vestirsi per immergersi ancora una volta. Stava trafficando con la chiusura della tuta, quando sentì una strana onda infrangersi sullo scafo della nave. Era stata abbastanza con Killian per capire quando la nave aveva qualcosa di strano. Preoccupata si affacciò dal parapetto. Dal fondo del mare vide emergere delle strane luci verdi  e una strana ombra stava per scontrarsi con la nave. Si precipitò immediatamente al timone per cercare di spostare lo scafo. Poi all’improvviso dalla superficie si alzò un’ondata d’acqua ed emerse un boccaporto. Era il Nautilus. Dopo poco il boccaporto si aprì e comparvero Hook ed Henry.
 
- Henry! Killian! Tutto bene? Stavo scendendo per vedere cosa vi fosse successo!
- Mamma è tutto sotto controllo!
- E Liam?
- Diciamo che al momento non può darci problemi – rispose Hook
- Ma come faremo ora a tornare a Storybrooke? Io non riesco a governare da sola la Jolly Roger. E poi come sappiamo che l’equipaggio del Nautilus non si ammutini?
- Non preoccuparti per questo. Ho la fedeltà dell’equipaggio avendo destituito il loro capitano.
- Bene, allora muoviamoci a tornare a casa.
 
Con un gesto della mano, Emma portò a bordo della Jolly Roger i due. Li strinse a sé forte, come mai aveva fatto prima.
 
- Ce l’abbiamo fatta – disse la salvatrice tra le lacrime – e siamo di nuovo insieme.
- Sì, siamo di nuovo insieme – rispose Hook
- Proprio come una famiglia – sottolineò Henry.
 
Hook strinse a sé la sua donna ed Henry ancora di più. Sì, ora erano davvero una famiglia.
 
- Allora non perdiamo altro tempo. Imposto la rotta: dritti fino a casa.
 

Henry era la timone, forte delle preziose lezioni di navigazione di Hook. Emma era accanto a lui, mentre il capitano era sceso sottocoperta per controllare le scorte di cibo. Era tutto tranquillo sul ponte e, come aveva detto Killian, il Nautilus li seguiva senza problemi. Poi improvvisamente una nuvola di magia viola si palesò a pochi metri da loro. In pochi secondi la Regina Cattiva fece la sua comparsa sul ponte della nave. Avanzava minacciosa verso di loro.
 
- È tutta colpa tua Salvatrice! – urlò la Regina Cattiva – tua e di Regina! Avete trasformato mio figlio in un debole!
- Stai lontano da lui! – replicò Emma frapponendosi tra la Regina e suo figlio.
- E tu Henry? – continuò la Regina – continui a nasconderti dietro a una delle tue madri!
- Io non mi sto nascondendo! – replicò Henry facendo un passo avanti – forse non l’hai notato, ma sono forte. La mia famiglia mi ha insegnato che insieme si è più forti che da soli. E questa è una cosa che tu non potrai mai capire, perché sarai sempre sola!
- Henry – disse la Regina più dolcemente – l’unica cosa che voglio è che tu sia il massimo del massimo. Potresti essere Re, potresti avere tutto quello che vuoi, ma non se ti nascondi dietro di loro.
- Non mi farai mai passare al lato oscuro. Non mi unirò mai a te!
 
Sottocoperta Hook aveva sentito subito che qualcosa sopra non andava. Aveva sentito i passi di Emma ed Henry e quella di una terza persona. Si era precipitato alla scaletta per capire quale balordo marinaio del Nautilus era così stupido da pensare di minacciare la sua famiglia. E poi aveva sentito la voce della Regina Cattiva. Il primo istinto era stato  quello di precipitarsi da fuori, ma poi aveva incorciato lo sguardo di Emma. Si capirono al volo. Dovevano giocare d’astuzia e sorprendere la Regina alle spalle. Così Hook uscì lentamente e iniziò ad avvicinarsi.
 
- Volevo darti una scelta Henry – continuò la Regina ignara della presenza del capitano alle sue spalle -  ma a quanto pare non sei pronto.
 
Nella sua avanzata, Hook colse nella Regina un momento di debolezza e capì che quello era il momento di agire. Si avventò su di lei puntandole l’uncino alla gola.
 
- Ti suggerisco, a meno che non ti piaccia la sensazione di un uncino che perfora la carne, di prendere il largo Vostra Maestà.
 
Regina lo guardò furiosa e poi tornò da Henry.
  • - Anche io sono tua madre Henry, e voglio ciò che è meglio per te. Non dimenticarlo.
Detto questo, sparì in una nuvola di magia. Hook, invece, si assicurò che nessuno si fosse fatto male. Tornò al timone e lanciò la Jolly Roger verso casa.

Il resto della giornata era scivolato tranquillo e senza ulteriori ritardi. Aveva fatto salire a bordo un marinaio del Nautilus perché governasse la nave durante la notte. Liam, ferito, era ancora nella sua cabina. Di lui non c’era da preoccuparsi, del resto le regole erano chiare: se un capitano conquista una nave l’equipaggio deve a lui la sua fedeltà.

Emma era nelle cucine e stava preparando un pasto caldo, mentre lui ed Henry erano seduti al tavolo. L’atmosfera era finalmente tornata tranquilla tra loro e serena. Anche Henry sembrava più rilassato, come se tutte quelle incomprensioni fossero sparite. Forse quell’avventura a qualcosa di buono era servita dopo tutto. Emma servì una zuppa di mais nelle ciotole e felici iniziarono a mangiare. Avevano vissuto sotto lo stesso tetto per tutto quel tempo, ma solo in quel preciso momento avevano capito che niente li avrebbe più separati.
Una volta finito, Emma aveva sparecchiato e con l’aiuto dei due avevano risistemato tutto. La stanchezza era ormai palese sul volto di tutti.
 
- Meglio se andiamo a riposarci un po’ – disse Emma.
- Giusto – rispose Hook – sistematevi nella mia cabina. Io salgo a controllare la situazione e poi mi sistemo negli alloggi dell’equipaggio.
- E perché mai Killian? – era la prima volta che Henry lo chiamava con il suo nome – Non sono più un bambino che deve dormire con mammina. E poi gli alloggi della ciurma mi hanno sempre affascinato, quindi se ho il suo permesso, Capitano, io mi sistemerei lì.
 
Hook sorrise.
 
- Come preferisci Henry.
- Allora io vado!
- Aspetta Henry – disse Emma – almeno la buonanotte posso venire a dartela?
- Se proprio insisti mamma.
 
Hook li vide uscire tutti e due dalla porta con il cuore gonfio di felicità.
 
La stava aspettando nella sua cabina. Impaziente. Prima di abbandonarsi alla frenesia amorosa, doveva fare ancora un’ultima cosa: togliersi quell’ultimo macigno dallo stomaco per potersi lasciare definitivamente quella storia alle spalle. Seduto alla sua sedia stava cercando di raccogliere il coraggio per quell’ultima confessione da fare alla sua Emma. Si alzò e iniziò a prepararsi per la notte. Dopo pochi secondi, la porta della sua cabina si aprì e una raggiante Emma si gettò tra le sue braccia.
 
- Ed anche questa è fatta!
 
Emma si tuffò immediatamente sulle sue labbra. Se c’era una cosa che lo faceva impazzire era l’intraprendenza di Emma. Lei, che all’inizio era stata più timida, aveva rivelato poi una passione e un ardore assolutamente travolgenti. E lui adorava essere travolto in quel modo. Fu quando Emma iniziò a giocare con i bottoni della sua camicia, sorridente e desiderosa più che mai, che Killian capì di non poter più tergiversare. La fermò con delicatezza e sciolse le labbra dalle sue.
 
- Che succede? – chiese lei con un filo di inquietudine nella voce – qualcosa non va? Credevo che …
- Credevi bene Emma, ma prima devo dirti una cosa importante. Non è esattamente facile e non so come la prenderai.
- Così mi spaventi. Che succedendo?
- Vedi, tutto quello che è accaduto in questi ultimi giorni è colpa mia. Henry ha reagito così a causa di un mio sbaglio. Per questo motivo si è allontanato da casa ed è caduto nella trappola della Regina Cattiva.
- Non capisco, di cosa stai parlando esattamente?
- Ecco, quando mi hai chiesto di sbarazzarmi di quelle cesoie, io non l’ho fatto. Non potevo perdere l’unica cosa che avrebbe potuto salvarti la vita, anche a costo che tu mi odiassi. Fortunatamente, tuo figlio mi ha fatto rendere conto del mio sbaglio e, prima che tu possa dire qualsiasi cosa, ora sono in fondo all’oceano, dove non possono più nuocere a nessuno.
 
Emma era rimasta senza parole. Lo guardò un momento e lesse in fondo ai suoi occhi il peso del gesto che l’uomo aveva fatto. Conosceva bene quella sensazione, l’aveva sperimentata prima di lui quando lo aveva trasformato in Oscuro. Non era stata una decisione semplice da prendere, anche se aveva avuto le migliori intenzioni. Ed anche in questo caso le intenzioni che avevano mosso il suo uomo erano le più normali e comprensibili del mondo. Accennò un sorriso prima di rispondere.
 
- Va bene – disse sistemandogli i ciondoli che portava al collo – lo capisco.
- Davvero? – rispose lui sorpreso e sollevato allo stesso tempo
- Avrei fatto la stessa identica cosa. Anzi per la verità l’ho già fatto.
 
Hook tirò un sospiro di sollievo e la strinse forte a sé. Emma si lasciò cullare da quell’abbraccio così intenso. E la voglia di amore tornò ad ardere forte in lei, soprattutto dopo quella confessione. Lo amava anche per questo infondo, perché sapeva quanto lui tenesse a lei. Lo baciò sul collo e percepì chiaramente un sorriso dipingersi sul volto del suo uomo. Era chiaro che anche lui aveva la sua stessa frenesia nelle vene. Poggiò la fronte sulla testa di Killian e tornò a sbottonare la sua camicia mentre la mano del Capitano stringeva saldamente il suo fianco.
 
- Al diavolo i sensi di colpa! – disse Emma baciandolo con ancora più passione.    
 
 Lo spinse sul letto e si sedette in braccio a lui. Si abbandonarono l’uno all’altra come mai prima. Per tutta la notte.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui!! Pronti con il penultimo capitolo! Finalmente le cose si stanno sistemando nonostante l'ultimo colpo di coda della Evil Queen.
Nei miei piani questo capitolo doveva essere pubblicato la scorsa settimana, ma tra la puntata musical e le notizie sull'uscita di Jen dalla serie è stata una settimana tremeda. Non so voi, ma io sinceramente non sono così convinta di questa settima serie. Cioè Colin è un ottimo motivo, ma io proprio non riesco a vedere Hook senza la sua Emma T.T. 
Ho deciso che mi prendo questo hiatus per rifletterci e dare una possibilità alla premiere, ma non mi prometto nulla. Con il finale della sesta stagione si è praticamente chiusa un'era e sinceramente è così che mi voglio ricordare il mio OUAT.
Grazie a tutti per letture, recensioni e inserimenti. Giuro che prima o poi torno attiva come una volta.

Un bacione
Persefone
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 9
*** IX. Welcome Back ***


IX.  Welcome Back
 
Non appena furono a pochi chilometri dalla costa, Emma chiamò suo padre. Gli spiegò tutta la situazione: l’avventura sul Nautilus, il salvataggio di Henry, la vera identità di Liam.
Il giovane fratello di Killian era rimasto nella sua cabina. Il pirata non lo aveva colpito troppo forte, ma con la caduta aveva battuto la testa. Per questo era rimasto sdraiato nella sua cabina in attesa che un medico lo visitasse. Killian era molto preoccupato per le sue condizioni e questo Emma glielo aveva letto in faccia sin da subito. Ecco perché aveva pregato David di far arrivare un’ambulanza al porto per un trasferimento immediato in ospedale.
E così era stato fatto.

Nella sala d’attesa dell’ospedale, la salvatrice non aveva mai lasciato la mano del suo adorato capitano. Oltre che aspettare notizie dai medici, non avevano molte altre alternative. David, nel frattempo, si era offerto di accompagnare Henry al loft.
 
- Hai fame? – gli chiese Emma accarezzandogli il dorso della mano – da quando siamo sbarcati non hai messo niente sotto i denti.
- No amore, sto bene.
- Sei sicuro? – Emma passò ad accarezzargli il viso – sei pallido e stanco. E anche spaventato. So leggere bene i tuoi intensi occhi blu ormai.
 
Emma lo abbracciò forte. Avrebbero affrontato qualunque cosa insieme, di questo ne era più che sicura, anche la più oscura delle forze. Benché amasse apparire tutto d’un pezzo, Killian in quel momento si lasciò completamente andare tra le braccia della sua donna, senza timori. E in quel momento ripensò alle tremende visioni che la tormentavano. Di una cosa era assolutamente certo: se le fosse successo qualcosa non le sarebbe sopravvissuto in nessun modo.
 
- Tutto bene qui?
 
La voce di David risuonò nella sala d’attesa.
 
- Insomma – rispose Emma
- Ancora nessuna notizia?
- Ancora no papà.
- Avete fame?
- No grazie – rispose asciutto Killian
- Suvvia, dovete averne! Sono ore che non vi muovete da qui!
- Ti ripeto che io non ho fame.
- Ma forse mia figlia sì, Hook. Che dici? Magari potresti accompagnarmi alla macchinetta a prendere qualcosa!
 
Solo in quel momento Hook sembrò tornare davvero alla realtà. David aveva assolutamente ragione. Era stato così preso dalle condizioni di suo fratello che non si era minimamente curato di quelle che potevano essere le necessità di Emma. Era rimasta sempre accanto a lui per ore senza mai allontanarsi. Era ovvio che aveva fame. Prese la mano di Emma e se la portò alle labbra.
 
- Tuo padre ha ragione, scusami. Vuoi qualcosa in particolare amore mio?
 
Emma lo guardò dolcemente. Anche se non aveva fame, aveva capito le intenzioni di suo padre: distrarlo per qualche momento.
 
- Credo che un caffè e qualche biscotto possa andare più che bene. Ti andrebbe di prendermeli, per favore?
- Con molto piacere.
 
I due uomini si incamminarono lungo il corridoio che portava alle macchinette. Hook stava prendendo quello che Emma gli aveva chiesto, ma la sua testa era sempre concentrata su Liam.
 
- Sono sicuro che andrà tutto bene – disse David
- Il fatto è che non credevo di averlo colpito così forte. Solo che avevo paura potesse fare del male ad Henry ed io …
- Ti sei trovato alle strette amico, hai fatto quello che era necessario.
- Ma ho colpito mio fratello …
- Be’ i fratelli sono fatti anche per questo. E ricordati che io il mio gemello l’ho scagliato nel fiume delle anime perdute. Ho sofferto, ma stava minacciando mia figlia. Ho dovuto, quindi capisco esattamente come ti senti.
- Grazie.
 
Erano quasi tornati nella sala d’aspetto, quando una delle porte del corridoio si aprì improvvisamente. Ne uscì un’infermiera che spingeva una barella e poi il dottore Whale.
 
- Daivid! – disse il dottore come lo vide – fortuna sei qui! Devo parlarti.
- Di cosa?
- L’uomo che hai portato qui pochi giorni fa. Lo abbiamo operato oggi ed è fuori pericolo. Le lastre hanno appena confermato la perfetta riuscita dell’intervento, per questo l’infermiera lo sta riaccompagnando in corsia. Ora ci resta solo di scoprirne l’identità.
 
Hook non si era minimente curato di quella conversazione, ma quando l’infermiera gli passò vicino con la barella, riconobbe immediatamente il paziente.
 
- Io so chi è quest’uomo! E so perfettamente dove dovete portarlo.
 

Dopo aver portato il caffè ed i biscotti ad Emma, si era fatto promettere che sarebbe andata a casa a riposarsi un po’. Lei aveva insistito per rimanere ancora ma lui era stato inamovibile.
 
- Non posso preoccuparmi per tutti e due. Ti prego Emma, vai a casa e dormi un paio di ore.
 
Emma aveva acconsentito alla fine e si era congedata da lui baciandolo sulla fronte.

Una volta solo, Hook aveva avuto il permesso di entrare nella stanza in cui suo fratello era ricoverato. I medici gli avevano che, nonostante la botta, si sarebbe ripreso presto. Gli avevano fatto solo qualche sedativo per farlo riposare meglio e presto si sarebbe svegliato. Si sedette sulla sedia che era accanto al letto e aspettò che riprendesse conoscenza. Non ci mise molto.
 
- Dove mi trovo? In qualche prigione? – chiese uno spaesato Liam
- No, amico. Sei in ospedale. Hai preso un bel colpo in testa.
- Mi meraviglio di aver preso solo quello.
- Te l’ho detto, non sono più quel tipo di pirata. Ho qualcosa per cui vivere ora.
- Quel ragazzo, Henry.
- Sì, anche. Hai esitato quando lo hai visto. Perché?
- Ho capito che se ti avessi ucciso davanti a lui, avrei lasciato che un altro ragazzo crescesse con l’odio nel cuore. Vorrei solo che Nemo potesse vedere che ci siamo riappacificati.
- Be’ forse può.
 
Killian fece cenno a Liam di voltarsi. Sulla barella accanto alla sua, Nemo aveva assistito a tutta la scena.
 
- Lo hanno trovato pochi giorni fa nel bosco. – proseguì Killian – ora sta bene.
- Nemo – disse Liam allungando una mano verso l’uomo
- Liam – rispose Nemo afferrando la mano del ragazzo
 
E in quel momento Hook capì di essere di troppo, ma non solo. Aveva finalmente pagato i conti anche con quella parte del suo passato.
 
Erano passati alcuni giorni e sia Liam che Nemo erano stati dimessi. Avevano preso due stanze da Granny perché prima di poter ripartire avevano bisogno di ancora un po’ di riposo. Tutta la città si era stretta attorno a loro nel frattempo, come del resto era solita fare in tali circostanze.
Di tutte le persone che lo venivano ad assistere, era con Emma che Liam si sentiva più in imbarazzo. Così, un pomeriggio aveva raccolto il coraggio e le aveva chiesto scusa.
 
- Io non so proprio perché tu sia così gentile con me dopo tutto quello che ti ho fatto passare – aveva esordito Liam davanti alla cena che Emma aveva appena portato.
- È acqua passata e poi sei il fratello dell’uomo che amo. Dobbiamo trovare un modo per andare d’accordo
- Io però sento lo stesso il bisogno di chiederti scusa per tutto. Ero così accecato dalla mia vendetta e dalla mia rabbia che non mi sono preoccupato di altro.
- Be’ sei un Jones, la cosa non mi sorprende.
- Non vi darò più fastidio. Come ci rimettiamo, Nemo ed io riprendiamo il mare.
- Potete restare quanto volete, davvero.
- Grazie. Ma è sul fondo del mare che il nostre cuore riprende  a battere.
 
Quella mattina erano tutti al molo per salutare l’equipaggio del Nautilus. Liam e Nemo si erano ormai completamente ristabiliti ed era tempo ormai per il sottomarino, tornato saldamente al comando di Nemo, di riprendere il mare. Il ristabilito Capitano stava salutando Killian affettuosamente così come Emma ed Henry.
 
- Ti auguro tanta felicità, Killian – disse Nemo abbracciando Hook
- Anche io. A te e al tuo equipaggio.
- Sono davvero felice per te. Hai trovato quello che cercavi: una famiglia e una donna straordinaria che saprai sicuramente rendere felice e che ti renderà felice.
 
Nemo si avvicinò ad Emma e le baciò la mano con galanteria.
 
- Grazie Capitano – rispose Emma sorpresa – sapremo sicuramente cavarcela.
 
A quel punto Liam fece un passo in avanti verso suo fratello. Sia Nemo che Emma capirono immediatamente che voleva rimanere solo con Killian per un momento. Nemo tornò verso l’equipaggio mentre Emma prese Henry sottobraccio e lo condusse a qualche passo di distanza.
 
- Bene fratello – esordì Killian una volta che furono soli – è giunto per te il momento di andare.
- Già. È ora che torni dalla mia famiglia sul Nautilus – rispose Liam senza risentimento.
- Ascolta, io non sono molto bravo con le parole, né tanto meno a fare il fratello maggiore. Era l’altro Liam l’esperto, io sapevo solo cacciarmi nei guai. So che il tuo posto è a bordo di quel sottomarino, ma una cosa voglio dirtela lo stesso: se avrai bisogno di qualunque cosa e non sapessi dove sbattere la testa, ricordati che io sono qui. E ci sarò sempre per te.
- Grazie Killian – rispose Liam abbracciandolo – Ti auguro ogni bene e non temere, ci rivedremo molto presto. Magari in una più lieta circostanza.
 
Liam guardò Emma, che arrossì capendo subito l’allusione così come Killian del resto. Aveva colto anche lui l’allusione e si chiese come suo fratello avesse potuto intuire un’intenzione che da poco si era fatta strada nel suo cuore: chiedere la mano di Emma.
 
- Se così sarà – rispose Killian – devi per forza partecipare alla cerimonia. Non accetterò una defezione.
- Puoi giurarci fratellone.
 
E con un bellissimo sorriso stampato sul suo giovane viso Liam Jones tornò alla sua vita da marinaio.
 

Dopo tutto quel trambusto, finalmente in casa Swan-Jones si respirava una frizzante aria di serenità. Quella mattina si erano ritrovati tutti intorno al tavolo per fare colazione. La tranquillità era stata interrotta dalla suoneria del cellulare di Emma.
 
- Davvero non possiamo meritarci una mattinata per noi? – disse Killian indispettito.
- È mia madre – disse Emma rispondendo.
 
Le due donne parlarono pochi minuti e poi Emma tornò a sedersi al tavolo.
 
- Che voleva? – chiese Killian
- Ha detto che le occorrono degli attrezzi che papà ha lasciato qui l’ultima volta. Credo siano nel capannone. Vado subito a cercarli  e glieli porto subito.
 
Emma si alzò dalla sedia con la tazza in mano.
 
- Fai tranquillamente Swan. Controllerò che il ragazzo non si metta nei guai mentre sei via.
- Grazie Killian.
 
Prima di sparire oltre la porta, Emma stampò un bacio sulle guance dei maschietti di casa sua.
 
- Allora – disse Killian una volta rimasto solo con Henry – che facciamo?
- Non devi restare per forza, me la cavo benissimo anche da solo.
- Non dire sciocchezze! Piuttosto, mostrami come funziona il timone della scatola video o come diavolo si chiama!
- D’accordo, ma prima finisco le mie barrette.
- Non vorrai davvero mangiare quella schifezza che ti ostini a chiamare colazione?
- Perché no scusa?
- Buttala, te la preparo io una vera colazione da pirata: pompelmo e sgombro bollito, ottimo per evitare lo scorbuto.
- Facciamo che io mi tengo le barrette e tu lo sgombro! E ora muoviamoci!
 
Emma aveva portato la cassetta degli attrezzi vicino al maggiolino, ma solo lì si era resa conto di aver dimenticato le chiavi in casa. Ma dove aveva la testa? Con Killian a ronzarle in giro tutto il giorno era spesso distratta. E poi la ritrovata armonia tra il pirata ed Henry era stato un vero sollievo. Posò la cassetta a terra e tornò in casa a prendere le chiavi. Stava ripensando alla notte appena trascorsa tra le braccia del suo pirata, alle confidenze che si erano fatti, alla passione che non sembrava minimamente affievolirsi nonostante il tempo insieme. Rientrò piano cercando di fare meno rumore possibile. Dall’ingresso vide Killian ed Henry seduti sul divano e con la PlayStation accesa. Henry stava avviando il suo gioco preferito, Diablo, mentre un perplesso Killian era intento ad osservare il Joystick che il ragazzo gli aveva dato. Sentì una gioia immensa invaderle il cuore. Erano così belli insieme.
 
- Non credo che questo coso sia adatto per uno come me – dissa Killian ad un certo punto.
 
E fu in quel preciso istante che Emma non riuscì più a rimanere in disparte.
 
- Oh non preoccuparti – disse avvicinandosi al divano – se vuoi posso aiutarti io!
 
Emma si sedette tra loro.
 
- Ma non dovevi portare quegli attrezzi ai nonni? – chiese Henry
- Vedo David più tardi alla centrale per il cambio turno – rispose lei sorridendo
- Killian credimi – proseguì Henry – mamma è un’assoluta schiappa in questo gioco.
- Questo non è assolutamente vero – rispose lei leggermente piccata.
- Oh sì invece! Per questo lascia che sia io ad aiutarti.
- Vi farò mangiare la polvere, vedrete!
- Come no!
 
Henry passò il Joystick a sua madre e poi aiutò Killian ad impugnare il suo.
 
- D’accordo ragazzo, allora che devo fare?
- Tu pensa a farlo muovere, alle magie penso io.

E per un pomeriggio intero la famiglia Swan-Jones riuscì a rubare del tempo alle infinite peripezie che solo Storybrooke poteva offrire. 


ANGOLO DELL'AUTRICE:
Eccoci qui alla fine anche di questa avventura. Mi spiace davvero di averla rallentata in questo modo, tengo molto alla puntualità. Spero che nonostante qualche battuta d'arresto vi sia piaciuta! Grazie per non averla abbandonata e per non avermi odiato! Da parte mia mi sono davvero divertita a scriverla e ampliare una delle mie puntate preferita della prima parte di stagione.
Ho già qualche altra idea in mente, ma per evitare di nuovo di fermarmi, mi prendo del tempo per buttarla giù come si deve prima di pubblicarla. Spero avrete la pazienza di aspettarmi. :D
un bacione e ci leggiamo in giro
Persefone

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