Il Labirinto

di Nami93_Calypso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Radura ***
Capitolo 2: *** I radurai ***
Capitolo 3: *** Il tour ***
Capitolo 4: *** Norme, regole, gerarchia ***
Capitolo 5: *** Nuovo arrivo ***
Capitolo 6: *** Adunanza ***
Capitolo 7: *** Sogni o ricordi? ***
Capitolo 8: *** Dolenti ***
Capitolo 9: *** Sentimenti ***
Capitolo 10: *** Risveglio ***
Capitolo 11: *** Velocista ***
Capitolo 12: *** Il Labirinto ***
Capitolo 13: *** Le mappe ***
Capitolo 14: *** Notte di paura ***
Capitolo 15: *** Mutazione ***
Capitolo 16: *** La Tana dei Dolenti ***
Capitolo 17: *** Il codice ***
Capitolo 18: *** La fuga ***
Capitolo 19: *** Risposte ***
Capitolo 20: *** Epilogo- Un mese dopo ***



Capitolo 1
*** La Radura ***


Angolo di Calypso
Buon giorno a tutti!
Torno dopo alcuni mesi di inattività qui su EFP (la real life ha preso il sopravvento) e spero che qualcuno si ricordi ancora di me ahah
Soprattutto torno con una storia a cui tengo tanto: l’avevo iniziata prima dell’estate e l’ho terminata adesso e sono davvero orgogliosa di quello che sono riuscita a tirare fuori.
Ma bando alle ciance.
La storia è una fandomAU di Maze Runner perchè io amo le fandomAU e amo Maze Runner. Per chi non lo conoscesse è una trilogia di genere young adult di tipo distopico/fantascientifico (eh sì, amo anche tutto ciò che sia anche solo lontanamente distopico).
È un’opera davvero molto bella, la consiglio a tutti, i personaggi sono divini: spero che con questa storia possa farvi incuriosire e magari spingere qualcuno a leggerlo :) così annegherà anche lui/lei nei feels.
Insomma, in questa fan fiction ci saranno azione, confusione, avventura, tanta confusione, amicizia, esseri umani spinti al limite della sopportazione e, perchè no, anche un po’ di amore (anche se non è l’aspetto centrale della storia).
Spero di essere riuscita a mantenere la caratterizzazione dei personaggi nonostante la situazione sia totalmente diversa. Per questo mi rimando a un vostro parere.
Per chi conosce Maze Runner: spero di aver reso almeno un po’ giustizia all'idea di Dashner, di essere riuscita a trasmettere l’atmosfera, la situazione, l’ambientazione e spero che apprezziate i parallelismi dei vari personaggi. Mi sono attenuta maggiormente al libro
Per chi non conosce Maze Runner: spero che la storia possa appassionarvi e tenervi col fiato sospeso (e se così fosse non sarebbe merito mio bensì di Dashner che ha creato quest’opera).
Ultimo ma non per importanza ringrazio la beta namirami che si è sorbita l’intera storia in anteprima e che mi ha reso davvero contentissima con le sue parole di incoraggiamento :)
Come al solito ho fatto le note più lunghe del capitolo e mi sembra di aver detto un sacco di baggianate perciò ora vi lascio alla storia.
Buona lettura!



La Radura

Si svegliò di soprassalto. Si trovava in una stanza buia e in movimento. Com’era possibile che una stanza si muovesse? Per di più verso l’alto? Sembrava quasi il movimento di un ascensore.
Quel pensiero le fece venir male alla testa, come se avesse ricevuto una martellata. Non seppe spiegarsi la sensazione.
Si alzò appoggiando la schiena a un muro per non perdere l’equilibrio. Tentò di guardarsi intorno ma inutilmente, il buio era troppo intenso per poter distinguere qualunque cosa.
Il rumore che la stanza produceva salendo era assordante tanto da ferirle le orecchie.
Incapace di usare la vista e l’udito decise di usare il tatto. Tenendo le mani appoggiate ai muri si mise a camminare seguendo le pareti alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa: una porta, una finestra, un interruttore. Di nuovo quel dolore lancinante alla testa.
Mentre svolgeva quell’operazione i suoi piedi andavano a sbattere contro alcuni oggetti: scatoloni di cartone, barattoli, casse di legno.
A un certo punto la stanza sembrò rallentare, di colpo, talmente all’improvviso che perse l’equilibrio e si fece scivolare lungo la parete per tornare seduta sul pavimento tremolante.
Dopo pochi secondi tutto si fermò e tutt’intorno si fece silenzio.
Titubante tentò di rialzarsi nel tentativo di continuare la sua ricerca ma delle voci sopra di lei la fecero pietrificare. Ancora quel dolore incomprensibile alla testa.
Si mise a osservare il soffitto con un misto di paura e curiosità finchè non vide aprirsi una fessura da cui entrò una luce talmente abbagliante da doversi coprire gli occhi, accecata. Dal soffitto, insieme alle voci, entrò aria fresca e odore di erba.
-Scendo io- udì una voce dall’alto.
Dopo pochi secondi vide la sagoma di un corpo calarsi dal soffitto fino a toccare il pavimento. Era l’unica cosa che riusciva a distinguere nella sua momentanea cecità.
-Ma che caspio…- sentì dire alla persona, un ragazzo.
Percepì ancora quel dolore simile a una martellata ma questa volta capì a cosa fosse dovuto: non ricordava nulla. Non ricordava nessuna persona conosciuta.
Perché? Com’era possibile?
Un senso di panico le attanagliò il petto perché, cosa ancor più terrificante, non ricordava nulla di sé se non il suo nome.
Era una sensazione stranissima. Ricordava cosa fosse un ascensore, ma non di esserci mai stata o quando. Ricordava cosa fosse e a cosa servisse un interruttore, ma non ricordava un particolare momento in cui l’avesse utilizzato. Ricordava il suo nome, ma non quanti anni avesse o da dove arrivasse.
Presa dal panico a mala pena si rese conto di quello che le accadeva intorno.
-Law, cosa succede?- disse qualcuno dall’alto.
Il ragazzo nella stanza rimase immobile.
-È una ragazza- mormorò piano.
-Cosa? Ma non è possibile!- ribattè l’altro, incredulo.
-Ti ho detto che è una ragazza- ripetè quello con tono quasi inespressivo, questa volta avvicinandosi a lei.
La ragazza iniziò a mettere a fuoco maggiori dettagli. La persona che le si stava avvicinando era alta e slanciata, capelli scuri. Si chinò su di lei, coprendo la fonte di luce.
Un’ondata improvvisa di panico si impossessò di lei che si mise a strisciare sul pavimento per potersi allontanare il più possibile da quello sconosciuto.
-Chi sei? Cosa mi avete fatto?- domandò, gli occhi pieni di terrore.
-Ascolta…- iniziò l’altro ma fu subito interrotto.
-Perché sono qui? Non ricordo nulla!- a furia di strisciare arrivò all’angolo della stanza.
Il moro la osservò. Era palesemente terrorizzata non solo dalla situazione ma anche da lui.
Sospirando si rimise in piedi.
-Andate a chiamare Nami!- si rivolse alle persone sopra di loro.
Si allontanò dalla ragazza per evitare di aggravare maggiormente la situazione.
Lei si limitò a rimanere nell’angolo a osservare ogni suo movimento, terrorizzata e impaurita.
Non sapeva di cosa essere più spaventata: se del non ricordare nulla, dell’essersi svegliata in una stanza buia, o di quel ragazzo inquietante.
-… Becca solo quattro mesi fa!- la voce di una ragazza giunse dall’alto e pochi secondi dopo si calò dal soffitto.
-Che succede?- chiese, rivolta al ragazzo ma posando gli occhi sulla ragazza nell’angolo. Tremava, impaurita.
-Cosa le ha fatto?!- chiese ancora, portando le mani sui fianchi e fulminandolo con lo sguardo.
-Niente! È meglio se ci pensi tu- fece quello avvicinandosi alla botola per uscire fuori.
-Già, scommetto che l’hai spaventata con la tua faccia di caspio!- lo rimproverò la ragazza mentre quello usciva all’aperto.
Lei sospirò scuotendo lievemente il capo –Come hanno fatto per un anno intero senza di me?- domandò sottovoce a sé stessa.
Per tutto il tempo la ragazza rimase a guardarla, non sapendo cosa pensare o provare.
La vide avvicinarsi e mise a fuoco una cascata di capelli arancioni. La nuova arrivata si accovacciò a qualche passo da lei, rivolgendole un sorriso gentile.
-Ce la fai ad alzarti? Almeno usciamo da qui. Sai, fuori si sta meglio-
Lei annuì ma non si mosse.
-Ti assicuro che non ti faremo del male. Noi siamo stati tutti nella tua stessa situazione- aggiunse, nel tentativo di rassicurarla.
Si alzò e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. Lei la prese e la imitò.
-Ricordi qualcosa?- le chiese, prima di avvicinarsi alla botola.
-Solo il mio nome- fece l’altra, scuotendo il capo –Bibi-
La rossa le sorrise –Piacere, Bibi. Io sono Nami-
Le due ragazze si avviarono alla botola dove due corde penzolavano dal soffitto.
Nami mise il piede in un cappio all’estremità della corda e afferrò Bibi saldamente prima di ordinare di issarle su.
Raggiunto il soffitto un ragazzo dai capelli verdi afferrò Bibi per le braccia e l’aiutò a uscire.
Una volta fuori la turchina si godette l’aria fresca sul viso e, con la vista ormai quasi completamente adattata alla luce, si guardò intorno.
Si trovavano nel mezzo di uno spiazzo di cemento circondato da quattro alte mura poste a quadrato ognuna delle quali aveva una fessura nel mezzo. Ai quattro angoli individuò un bosco, una fattoria con tanto di animali e orti, un edificio in legno abbastanza grande e un campo. Le bastarono un paio di giri su se stessa per registrare l’intero ambiente tanto era piccolo.
La testa prese a girarle vorticosamente, come se quella vista e tutte quelle informazioni insieme fossero troppo per il suo cervello svuotato.
Appena anche Nami fu uscita le si avvicinò: con lei si sentiva al sicuro.
Smise di guardare il luogo in cui si trovava e si soffermò sulle persone. Erano circondate da una folla composta da una trentina di adolescenti e, oltre a loro due, gli altri erano tutti ragazzi. Vide il ragazzo moro che per primo era sceso nella stanza poco distante che la fissava con sguardo indagatore a braccia incrociate, quello coi capelli verdi che l’aveva aiutata a issarsi fuori, un ragazzino con un sorriso smagliante la cui espressione gioiosa quasi stonava con tutto il resto e un ragazzo robusto e pallido dai capelli rossi che la fissava in cagnesco rimanendo al limitare della piccola folla.
Bibi si sentì ancora più spaventata da quello sguardo e si fece ancor più vicina a Nami. Lei se ne accorse e si rivolse a Law e al ragazzo dai capelli verdi.
-Facciamo che per oggi me ne occupo io- disse.
Quelli non fecero altro che annuire e intimare agli altri di allontanarsi finchè le due ragazze non rimasero sole.
-Dove siamo?- chiese subito la turchina, in cerca di risposte.
-È un po’ complicato da spiegare… e forse è meglio se ne parliamo domani- fece la rossa ma, a uno sguardo poco convinto dell’altra aggiunse –Ascolta, qui con noi non sei in pericolo. Tutti noi ci siamo svegliati come te, in quella Scatola, senza ricordi. Non ti faremo del male- Nami osservò la sua interlocutrice prima di proseguire, accertandosi che stesse capendo.
-Per ora sappi solo che finchè rimani nella Radura e fai quello che devi fare tutto andrà bene-
-Radura?- domandò l’altra, confusa.
-Dentro queste mura- precisò la rossa.
-E cosa c’è fuori?- chiese l’altra, guardandosi intorno.
-Nulla di buono- le disse Nami –Ma fidati di me, è meglio se ne parliamo domani. Non fa bene alla tua mente e al tuo spirito ricevere troppe informazioni il primo giorno-
La rossa continuò a fissarla intensamente mentre l’altra si guardava intorno circospetta.
Si stava domandando come avrebbe reagito: ogni pive che era arrivato lì si era comportato in modo diverso dall’altro. Chi piangeva per giorni, chi impazziva, chi faceva milioni di domande, chi pensava che lo stessero solo prendendo in giro, chi ammutoliva e non mangiava per giorni. La rossa la guardava, cercando di prevedere la sua reazione.
Dal canto suo Bibi si sentiva confusa, impaurita, stravolta, sfinita. Il poco che aveva visto e sentito le stava già procurando un forte mal di testa. Non sapere chi era, dove fosse e il perché la stava spaventando più di tutto ma sentiva che poteva fidarsi di quella ragazza. Decise di darle ascolto.
-Ok…- disse, un po’ incerta.
-Bene così- fece l’altra, sorridendo amabilmente –Hai fame?- le chiese.
Quella ci pensò su un attimo –Più che altro ho sete- disse.
-Dai, vieni- le fece cenno col capo di seguirla verso il grande edificio che aveva notato prima.
-Ma domani mi direte tutto?- le chiese seguendola.
-Certo pive, ormai sei una di noi-
-Pive?!- chiese Bibi, un po’ confusa dal gergo tanto strano. Aveva già sentito un paio di parole che non facevano parte del suo vocabolario.
La rossa rise prima di risponderle –Non preoccuparti, è solo il nostro strambo modo di parlare. Prima che te ne accorga ti avrà contagiato-
Bibi la seguì con un’alzata di spalle. Poco dopo arrivarono in una stanza che aveva tutta l’aria di essere una cucina. Nami sbirciò dentro prima di entrare.
-Per fortuna Sanji non c’è…- fece tra sé mentre cercava qualcosa da bere e da mangiare per Bibi.
-Nami!- una ragazza dai capelli rosa col viso sporco di terra arrivò di corsa e affannata da un’altra porta che dava alla cucina -È vero?- domandò, incredula. Bibi la fissò, quasi spaventata dal suo ingresso improvviso.
-Guarda tu stessa- le fece lei indicando Bibi alle sue spalle.
La nuova arrivata la guardò e gli occhi rosa come i suoi capelli si spalancarono per la sorpresa.
-Caspio!- disse in un soffio –Ma è presto!- fece, tornando a guardare la rossa.
-Lo so- disse lei, semplicemente e Bibi potè giurare di aver visto un’ombra di preoccupazione oscurarle gli occhi.
-Che c’è che non va?- domandò la turchina accigliata mentre tutte e tre prendevano posto a un tavolo dove Nami aveva disposto il pranzo per lei.
La rosa guardò l’altra, in attesa che rispondesse.
-Il fatto è che qui arriva solo una ragazza all’anno- fece, appoggiando i gomiti al tavolo –Io sono arrivata al primo anno, Rebecca al secondo- fece indicando la rosa al suo fianco.
-E io al terzo?- chiese Bibi mandando giù un boccone di pane-
-No- replicò subito l’altra –Rebecca è arrivata solo quattro mesi fa-
Bibi continuò a mangiare, in silenzio, prima di proseguire la conversazione.
-Ed è una cosa così strana?- chiese, sollevando lo sguardo.
-Vedi, qui raramente avvengono dei cambiamenti, e quando succedono non promettono nulla di buono- spiegò la rossa. Ancora quell’ombra di preoccupazione che fece tremare Bibi.
La turchina continuò a mangiare mentre tutte e tre rimanevano in silenzio. Il suo cervello continuava a girare cercando di mettere insieme i vari pezzi che aveva a disposizione. Era difficile tenere tutto a mente e infatti qualcosa le era sfuggito, qualcosa che anche prima le era stato detto.
-Hai detto… che tutti siete arrivati qui come me in quella… Scatola. Cosa vuol dire?-
-Ogni mese, insieme alle provviste, arriva un ragazzo nuovo. Nessuno di noi ha ricordi della vita precedente e nessuna ha idea del perché si trovi qui-
Calò nuovamente il silenzio. Tutti erano come Bibi, nessuno ricordava il proprio passato. Un senso di tristezza la travolse. Ma, quantomeno, iniziò a sentirsi maggiormente al sicuro insieme a loro e sentiva di potersi fidare. Non le stavano mentendo.
Quando ebbe finito di mangiare si rese conto di quanto si sentiva frastornata ed esausta. In più continuava a farle male la testa ad ogni nuova informazione che riceveva o a ogni cosa che vedeva.
-Vuoi riposarti un po’?- le chiese Rebecca, gentilmente, quasi leggendole nel pensiero.
Lei si limitò ad annuire.
-Accompagnala nella nostra camera, Becca- a quella frase di Nami la rosa si alzò, pronta a ubbidire –Domani qualcuno ti farà fare il tour- aggiunse guardando la turchina.
Quella, senza aggiungere altro, si alzò e seguì l’altra su per una rampa di scale verso una camera da letto; ma prima che potesse varcare la porta della cucina Nami la richiamò.
-Ah, Bibi-
La turchina si voltò a guardarla, sollevando le sopracciglia.
-Benvenuta nella Radura-

 

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Capitolo 2
*** I radurai ***


I radurai

La prima notte per Bibi non fu affatto facile.
In primo luogo era andata a dormire prima del tramonto e perciò aveva sentito tutti i movimenti degli altri Radurai che cenavano e passavano la serata. A un certo punto, nello stordimento del dormiveglia, aveva sentito un potentissimo rombo, come di pietra che sfrega su altra pietra. A notte fonda, poi, sentiva lamenti e rumori metallici. Tutto ciò la terrorizzava ma vedendo le sue due compagne di stanza che dormivano serene decise che era tutto nella norma, per quanto quei rumori potessero essere normali. In aggiunta i suoi sogni furono costellati da immagini sbiadite e sfocate con sagome colorate su sfondo bianco.
Al mattino, quando Nami andò a svegliarla, era ancora un po’ intontita seppur sicuramente più riposata del giorno prima.
-Forza pigrona- le disse togliendole le coperte di dosso –Vuoi farti una doccia prima del tour?-
Bibi realizzò che il giorno prima era talmente stravolta da non essere nemmeno riuscita a farci una doccia perciò seguì Nami nei bagni all’interno dell’edificio in cui si trovavano che, da quanto aveva capito Bibi, si chiamava Casolare.
Ora che ci pensava si sentiva davvero sporca, appiccicaticcia per il sudore e piena di polvere della Scatola.
Quando entrarono in bagno prese subito a spogliarsi, impaziente di liberarsi di quegli abiti logori, mentre Nami le indicava dove trovare asciugamani e dei vestiti puliti.
-Forse ti staranno un po’ grandi ma…- la rossa si interruppe quando l’altra si fu tolta la camicia rimanendo in canottiera.
Quella, stranita dal suo improvviso silenzio, si voltò a guardarla –Nami, tutto b…- prima ancora che potesse finire di parlare quella le andò in contro e con un gesto brusco le afferrò il polso sinistro sollevandolo così da stenderle il braccio.
-Cos’è questo?- le domandò, un misto di sorpresa e allarme nella voce.
Bibi seguì lo sguardo dell’altra ragazza fino al punto che stava fissando sul suo avambraccio.
Lì, con inchiostro blu, capeggiava un po’ sbavata una semplice parola: “Codice”.
-Io..Non…- Bibi era confusa quanto lei. Non aveva idea di cosa fosse, chi l’avesse scritto e quale fosse il suo significato.
Di nuovo quel mal di testa pulsante giunse a farle compagnia.
La rossa si inumidì un dito con la saliva per poi passarlo sull’ultima lettera.
-Non è un tatuaggio- sentenziò vedendo che l’inchiostro non era indelebile sulla pelle.
Le lasciò andare il polso e la fissò, con durezza.
-Lo hai scritto tu?- le chiese.
Bibi continuò a fissarsi il braccio, stranita. Non poteva affermare con certezza che fosse la sua calligrafia ma qualcosa le diceva di sì.
-Io… Credo di sì- rispose, riportando lo sguardo sull’altra.
-Qui nella Radura?- proseguì quella.
-No, di sicuro no-
-Nella Scatola quando ti sei svegliata?-
-No, nemmeno-
Ci fu un attimo di silenzio prima che Nami afferrasse la turchina per le spalle e la fissasse negli occhi.
-Bibi, ti ricordi quando lo hai scritto e, soprattutto, perché?-
Quella scosse il capo, decisa. Si sentiva sotto accusa e la cosa la irritava non poco.
-Ascolta, se hai un qualche minimo ricordo devi parlarcene, ok?- proseguì Nami.
-Ok- rispose semplicemente l’altra sostenendo il suo sguardo.
La rossa la lasciò andare, sospirando.
Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di avviarsi verso la porta.
-Ora devo fare delle cose. Tu intanto lavati e poi raggiungici in cucina-
-Va bene- ribattè Bibi che, non appena l’altra fu uscita dal bagno, tornò a fissare quella singola parola.
“Codice”.
Più lo fissava più il mal di testa aumentava.
Cosa voleva dire? Perché l’aveva scritto?
Ci rimuginò su per tutto il tempo della doccia ma non le venne in mente nulla.
Intanto Nami si era diretta a passo di carica in cucina dove trovò a un tavolo Law, Zoro, Kidd, Sabo, Rufy e Ace.
-Dobbiamo parlare- esordì senza troppe cerimonie prendendo posto a un estremo della panca di fianco ad Ace intentò a ingozzarsi di panini dolci.
-Se parti così di prima mattina iniziamo bene- sentenziò Zoro sbadigliando sonoramente.
La ragazza lo ignorò e si rivolse a Law, alla destra del verde.
-La Fagiolina, ha una scritta sul braccio-
Sentendo quelle parole tutti ebbero una reazione. Ace e Rufy smisero di ingozzarsi, Law portò il suo sguardo su Nami e così anche Zoro. Sabo si sporse per sentire meglio e Kidd mise giù la sua forchetta ma senza guardarli.
-Cosa c’era scritto?- chiese subito Sabo.
-“Codice”- rispose l’altra.
Per un attimo calò il silenzio.
-Non ricorda nulla?- domandò Law.
La rossa scosse la testa desolata di non aver una risposta soddisfacente.
-Ti è sembrata sincera?- domandò di nuovo puntando i suoi occhi glaciali in quelli della ragazza.
Non era una domanda strana, non per Law. Tutti sapevano quanto lui fosse diffidente, ed era un bene. Non credeva ciecamente a tutto quello che vedeva e sentiva, non prima di averci meditato a lungo in cerca di una spiegazione plausibile.
-Sì- rispose la rossa, sicura, sostenendo lo sguardo –È ancora molto confusa e sembra fidarsi di me, non avrebbe motivo di mentirmi-
-Io l’ho vista- se ne uscì all’improvviso Kidd che fino a quel momento se ne era stato immobile.
-Dove?- domandò innocentemente Rufy che, nel frattempo, era tornato a mangiare.
-Nella Mutazione- rispose, facendo passare i suoi occhi d’ambra sui presenti.
Sabo e Ace si lasciarono sfuggire un sospiro, come a dire “ecco, ci risiamo”.
-È dalla loro parte- continuò, cercando di ignorarli -È una traditrice!- proseguì, sbattendo un pugno sul tavolo.
-Kidd, non…- cercò di calmarlo Zoro, per evitare anche che alzasse la voce più del dovuto.
-Vi dico che non c’è da fidarsi- lo interruppe quello -È arrivata qui, solo quattro mesi dopo l’ultima ragazza, con una scritta sul braccio. Due stranezze in una persona sola, mi sembra sufficiente. Senza contare che io l’ho vista- concluse, sicuro delle sue congetture.
I presenti rimasero in silenzio. Tutti sapevano che in parte aveva ragione: non capitavano spesso dei cambiamenti in quel luogo, per di più tutti insieme. Ma da lì a dichiarare che quella ragazza fosse contro di loro nessuno se la sentiva di affermarlo.
-Kidd- parlò Law con il suo solito tono piatto e calmo –Tieniti le tue considerazioni per te-
Non voleva certo che si mettesse a seminare il panico per la Radura.
In risposta quello battè la mano a palmo aperto sul tavolo di legno duro e si alzò dal suo posto per chinarsi verso il moro trovandosi con il viso a pochi centimetri dal suo.
-Solo perché tu hai paura, stupida faccia di caspio- masticò tra i denti, gli occhi ridotti a fessure –Non significa che io me ne starò fermo mentre andiamo incontro a chissà cosa-
Zoro e Sabo si alzarono subito per intervenire, il verde aveva anche già appoggiato una mano sulla spalla del rosso, ma non fu necessario. Appena finito di parlare quello si alzò e uscì dalla cucina.
Sabo fissò Law, attento.
Da quando Kidd aveva subito la Mutazione non era più stato lo stesso, nessuno lo era dopo. Era già abbastanza difficile da sopportare, figuriamoci quando quello che subisce la Mutazione e cambia atteggiamento è il tuo migliore amico. Era questo che era successo a Law e Kidd. Difficilmente, in mezzo a tutta quella paura e confusione, si creavano legami solidi e loro due ci erano riusciti. Ma era andato tutto in frantumi.
I pensieri del biondo furono interrotti dall’arrivo di una nuova voce a lui sconosciuta, la voce di una ragazza.
-Buon giorno a tutti-
Distratto dai suoi pensieri si voltò per vedere la nuova arrivata.
Si trovò di fronte una ragazza dai capelli azzurri e la pelle candida come la neve che li osservava chiaramente in imbarazzo e con gli occhi ancora pieni di confusione e tante domande. Vedendola lì, all’apparenza tanto fragile da ricordargli un bambola di porcellana, non potè non pensare che sembrasse totalmente innocua. Come poteva comportare una minaccia per loro?
-Tu devi essere Bibi-chan!- un ragazzo biondo con le sopracciglia a ricciolo arrivò tutto esaltato al loro tavolo portando con sé dei piatti stracolmi di cibo, ma prima che potesse raggiungere l’interessata delle sue attenzioni Nami lo intercettò prendendolo per un orecchio.
-Sanji-kun! Ti avevo detto di non spaventare la pive!-
-Oh, hai ragione Nami-swan!-
Durante quello scambio di battute Rufy approfittò della distrazione del cuoco per rubare dell’altro cibo dai piatti che aveva con sé e ne diede un po’ anche ad Ace.
-Ah no!- fece Sabo intercettando il cibo destinato al ragazzo lentigginoso al suo fianco che lo guardò a metà tra il deluso e l’arrabbiato.
-Noi dobbiamo andare- aggiunse alzandosi dal tavolo e guardando l’orologio nero e sottile che aveva al polso.
-Caspio, hai ragione!- rispose il moro guardando l’ora a sua volta, dimentico del torto appena subito.
-Buona fortuna!- urlò loro Nami, mentre si allontanavano, lasciando finalmente andare Sanji.
-Grazie!- fece Ace voltandosi mentre Sabo alzò semplicemente una mano in segno di saluto.
-Ah!- aggiunse Ace, dopo pochi metri –Benvenuta, Fagio!- poi uscì dalla cucina.
Tutti fissarono Bibi, come se si aspettassero qualcosa da lei. Quella rimase interdetta ma prima che potesse chiedere spiegazioni Nami rise e la prese per un polso facendola sedere accanto a sé nei posti lasciati vuoti.
-Non preoccuparti, sempre il nostro gergo-
-Senti, Fagio-
Bibi, che ormai stava capendo un po’ il senso di quelle bizzarre parole, si girò verso il ragazzo moro che l’aveva chiamata.
-Fa’ colazione, quando hai finito ci vediamo fuori per il tour- aggiunse alzandosi e uscendo anche lui dall’edificio.
-Tieni, mia adorata- fece il cuoco lasciando un piatto davanti alla turchina.
-Cuoco, ho fame- si intromise Zoro senza nemmeno guardarlo.
-Tu hai già avuto la tua razione, marimo- si scaldò il biondo guardandolo con ira.
Bibi, invitata dal buon profumo proveniente dal piatto, iniziò a mangiare, osservando le varie persone presenti nella stanza e pensando a ciò che le aveva detto il moro.
-Ma esattamente- si rivolse a Nami –In cosa consiste il tour?-
-Ah il tour!- si intromise un ragazzo dai capelli mori e ricci e il naso lungo che si era avvicinato al tavolo insieme a Rebecca –Che gran esperienza! Peccato per Law che io sapessi già tutto!- fece con aria saputa.
-Davvero???- gli domandò Rufy, incredulo –Quindi tu ricordi qualcosa!-
Usop lo guardò, incerto se convenisse proseguire o meno quella farsa.
-Smettetela, per favore- li placò Nami –O le metterete solo maggior confusione-
-Durante il tour Law ti spiegherà dove siamo e cosa facciamo- le spiegò brevemente Rebecca.
-Bene così- fece la rossa alzandosi –Avanti, andate a lavorare, sfaticati-
-Non prendo ordini da una pive- fece Zoro che, nonostante tutto, si era alzato anche lui.
-Sì certo- lo canzonò Nami dandogli un pugno sulla spalla mentre si avviavano all’uscita.
-È meglio se andiamo anche noi- fece Rebecca, facendo segno a Usop e Rufy di imitarla.
-Buona fortuna!- fece il nasone a Bibi prima di uscire.
Rimasta sola al tavolo Bibi consumò rapidamente la sua colazione. Il suo spavento iniziale si era un po’ placato vedendo come le persone in quel posto si comportavano pacificamente. E ora che il timore l’aveva abbandonata la curiosità si era impadronita di lei.
Bevve un bicchiere di succo per mandar giù la colazione e uscì all’aperto.
Si guardò intorno, osservando nuovamente il luogo in cui si trovava. Le mura svettavano alte tutto intorno, il campo era pieno di ragazzi che si dirigevano in luoghi diversi, probabilmente pronti a iniziare le loro attività. Si accorse che erano tutti ragazzi, vide solo Rebecca allontanarsi verso la fattoria e gli orti insieme a Usop. Erano tutti adolescenti, non c’erano adulti né bambini. Tutti tra i 14 e 18 anni. Con una fitta di mal di testa si rese conto di non ricordare quanti anni avesse lei. La cosa le mise stranamente tristezza. Ripensò a Nami e Rebecca: probabilmente la rossa era più grande tra le due. Era anche più grande di lei?
Scosse la testa nel tentativo di scacciare quei pensieri. C’erano cose più importanti a cui pensare, per esempio capire dove era e perché.
Cercò con lo sguardo nella folla alla ricerca del ragazzo alto e moro, la prima persona che aveva visto in quel luogo. Lo individuò proprio di fronte a sé dall’altra parte della Radura, all’ombra del muro, che parlava con un ragazzo dai capelli rossi.
La turchina si diresse nella loro direzione osservandoli. Si accorse che il ragazzo rosso era quello che il giorno prima, appena arrivata, l’aveva guardata male. Un senso di irritazione si impossessò di lei.
Avvicinandosi ancor di più si rese conto che i due parlavano animatamente: i visi a pochi centimetri, gli occhi del moro ridotti a fessure, la sua bocca quasi non si apriva come se stesse parlando a denti stretti. Il rosso, invece, parlava più animatamente, la collera era percepibile in ogni suo movimento e il suo sguardo traboccava rancore.
A qualche metro da loro la ragazza si fermò, decidendo che fosse meglio non intromettersi.
Il rosso si stava sbracciando e indicava l’edificio alle spalle della ragazza. Tra un gesto e l’altro si voltò e la vide. Il suo sguardo si indurì fissandosi su di lei e un campanello di allarme si accese nella ragazza.
Il ragazzo andò verso di lei, minaccioso, con il moro alle calcagna che lo richiamava.
Bibi fece un passo indietro, spaventata, ma poi si fermò. Cosa voleva? Lei non lo conosceva nemmeno, che motivo aveva di comportarsi in quel modo? Rimase ferma al suo posto e ricambiò lo sguardo, irritata da quel comportamento.
Quando le fu arrivato di fianco si voltò e scandì le sue parole.
-Ti tengo d’occhio, Fagio-
Detto ciò la sorpassò e se ne andò.
Bibi non disse una parola e gli regalò un’occhiata di puro disprezzo mentre la sorpassava.
-Lascialo stare-
Era stato il moro a parlare mentre si calava un cappello maculato sul capo.
-Dai andiamo- si mise a camminare facendole cenno di seguirlo –Inizia il tuor-




Angolo di Calypso
Hola!
In questo capitolo vediamo i radurai (non tutti), nel prossimo avremo maggiori informazioni sulla Radura.
Se chi non conosce Maze Runner non capisce alcune cose (tipo cosa sia la Mutazione che qui è citata) non preoccupatevi, è tutto regolare. man mano avremo tutte le risposte alle nostre domande :)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto, hanno deciso di seguire la storia o hanno recensito il primo capitolo. sono contenta che l'inizio vi sembri promettente, spero di non deludervi :)
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Il tour ***


Il tour

Law e Bibi passeggiavano nella Radura. L’aria era fresca e il sole tiepido. Avrebbe potuto essere un bellissimo momento di pace e tranquillità se non fosse che la ragazza era tormentata dalla curiosità, dubbi, domande.
-Facciamo così- esordì il moro dopo alcuni momenti di silenzio in cui aveva riordinato i pensieri –Ti spiego come funziona qui, con calma arrivo a dire tutto. Se qualcosa non ti è chiara alla fine chiedi pure. Ok?-
-Va bene- rispose semplicemente l’altra.
Il moro la fissò per un attimo.
-Non sei di molte parole- profferì.
Bibi si sentì colpita da quel commento.
-Mi piacerebbe potertelo dire- rispose, ricambiando lo sguardo. Era vero: non ricordava nulla di sé, nemmeno i tratti della sua personalità. Non sapeva esattamente se fosse estroversa o introversa, chiacchierona o taciturna, espansiva o timida. Ma sapeva che quelle cose sarebbero uscite fuori col tempo. O almeno lo sperava.
-Già- fece l’altro tornando a guardare di fronte a sé –Allora, questa è la Radura ed è il luogo in cui viviamo- spiegò indicando tutto intorno a sé.
-Nei quattro angoli puoi osservare il Casolare- fece, indicando il grande e sgangherato edificio di legno -Contenente la cucina, l’infermeria  qualche stanza da letto. Dall’altra parte abbiamo i campi coltivati. Da quella- indicò l’angolo opposto al Casolare -la fattoria con gli animali, il mattatoio, gli orti e dall’altra parte, in quel bosco, le Faccemorte-
-Faccemorte?- domandò Bibi sollevando la testa di scatto sentendo quella parola che aveva un che di macabro.
-Sì, il nostro cimitero- spiegò solamente Law.
La ragazza rabbrividì. Perchè mai un luogo pieno zeppo di adolescenti nel fiore degli anni aveva bisogno di un cimitero? Decise che non voleva pensarci.
-La parola chiave da fissarsi in testa per vivere qui è solo una- proseguì il moro -Ordine. Fa’ quello che devi, segui le regole, non fare casino. Chiaro?-
-Cristallino-
Law ghignò appena.
-Bene così- commentò –Per fare ciò ognuno di noi ha il suo ruolo e ognuno di noi si impegna ogni giorno in quello. Ogni lavoro è importante e fondamentale per la nostra sopravvivenza. Ci sono i Costruttori, gli Spalatori, gli Insaccatori, i Cuochi, i Geografi, i Medicali, i Velocisti, gli Scavatori, gli Squartatori. Ogni gruppo ha un Intendente, un capo cui fare riferimento. Da domani, o anche da oggi pomeriggio volendo, inizierai a provare i vari ruoli, uno al giorno, per individuare quello più adatto a te-
-Tu sei un Intendente?- esordì Bibi, anche se sapeva di dover fare le domande alla fine.
Ma il moro sembrò passarci sopra, incuriosito da quella strana domanda, tra tutte quelle che avrebbe potuto porgli.
-La cosa ti sorprenderebbe?-
Bibi ci pensò un po’ su.
-È che mi chiedevo se tu fossi il capo… generale, o che so io. Oppure un Intendente-
Law ghignò, con un po’ di orgoglio.
-Considerami pure il capo se vuoi. Sono l’Intendente dei medicali, comunque-
-Che sarebbero dei dottori?-
-Esatto-
Bibi si trovò a sorridere pensando allo strano gergo di quei ragazzi.
Sentì la tensione sciogliersi ancora di più
Le piaceva l’idea di avere qualcosa da fare tutto il giorno tutti i giorni e forse capiva anche perché fosse così importante. Ma aveva bisogno di ulteriori spiegazioni per esserne certa.
-Continua- esortò il ragazzo a proseguire con un sorriso.
I lineamenti del ragazzo, invece, si fecero più duri.
-Tutti noi ci siamo trovati nella tua situazione. Ci siamo svegliati in quella Scatola senza ricordi. Non sappiamo chi ci abbia mandato e perché ma sappiamo che qualcuno l’ha fatto di proposito- fece una pausa –Noi li chiamiamo i Creatori. Loro ci forniscono materiale e provviste una volta a settimana e, una volta al mese, un nuovo Fagio che si aggiunge al nostro gruppo-
Bibi si fermò a considerare quelle parole. Qualcuno li aveva mandati lì cancellandogli la memoria per uno scopo, ne era certa, altrimenti che senso avrebbe avuto tutta quella organizzazione e attenzione ai dettagli? Ma quale poteva essere? Il suo sguardo tornò sulle mura. Erano alte, grigie, imponenti, ricoperte d’edera verde e rigogliosa. Vederle lì, a circondare tutto lo spazio, impedendo la vista di un qualsiasi orizzonte, provocava un senso di claustrofobia.
-Quei muri,- chiese, indicandoli –servono a tenere noi dentro o qualcosa fuori?-
Law la osservò, interessato da quella domanda tanto arguta. Decise di sfruttare quella conversazione per conoscere meglio la nuova arrivata e le sue capacità.
-Secondo te?- le domandò.
Lei lo guardò. Dal suo tono capì che non era sarcastico o derisorio, era sinceramente interessato alle sue considerazioni. Stava iniziando a capire meglio quel ragazzo. Non era inquietante, come aveva pensato al primo momento, semplicemente molto riflessivo e misurato.
Tornò a concentrarsi sui muri.
-È molto più probabile che servano a tenere fuori qualcosa-
Law proseguì a camminare
-È quello che pensiamo anche noi-
-Però ci sono delle aperture- notò Bibi osservando le quattro fenditure nelle mura, una per parete.
-Quelle sono Porte, si chiudono ogni notte-
-Per tenere fuori quel qualcosa, immagino- aggiunse la ragazza raggiungendo il muro a cui si erano avvicinati.
Sovrappensiero toccò la parete ricoperta di edera verdeggiante. Senza quasi pensarci parlò.
-Il muro di destra scivola fino a raggiungere quello di sinistra chiudendo così le aperture-
Silenzio.
Dopo alcuni istanti Bibi si rese conto di quello che aveva appena detto e una nuova fitta di mal di testa la raggiunse. Non sapeva spiegarselo. Non aveva mai visto quelle Porte chiudersi. Forse aveva parlato a vanvera facendo ipotesi assurde. Si voltò per cercare conferme o smentite nel ragazzo, ma quello la stava guardando a occhi sgranati ma dopo poco si riprese e tornò al suo fare composto.
-Ieri sera dormivi- disse, a metà tra una domanda e una affermazione –Come fai a saperlo?-
Bibi rimase un attimo interdetta.
-Io… non lo so…-
Il ragazzo rimase a studiarla, pensieroso.
-Ricordi qualcosa del tuo passato?-
La turchina scosse la testa, sconsolata.
-Se ricordi qualcosa, la minima cosa, devi dircelo. Ok?-
Bibi lo guardò stranita. Non capiva quel suo tono quasi di accusa.
-Sarebbe una cosa cattiva se io ricordassi qualcosa?-
-No- rispose subito il ragazzo –Sarebbe una cosa diversa dal solito e un possibile indizio. Potrebbe sicuramente esserci d’aiuto nel capire come siamo arrivati qui e come andarcene-
Bibi abbassò lo sguardo sulla sua mano ancora nell’edera.
-Perché non usate quelle Porte per uscire? Dove portano?-
Law si voltò a guardare una delle Porte.
-Al Labirinto-
Bibi si sentì raggelare. Erano intrappolati in una Radura nel bel mezzo di un Labirinto?!
-I velocisti sono coloro che si occupano di uscire durante il giorno e cercare una via di fuga, un’uscita-
Il panico si impossessò nuovamente della ragazza.
-E in più di due anni non l’avete trovata?-
Il ragazzo la guardò con sguardo ammonitore.
-Credi sia facile? Il Labirinto cambia ogni notte-
Bibi si lasciò andare appoggiando la spalla al muro di edera. Erano in una Radura nel mezzo di un Labirinto, come topi, cavie da esperimento. Qualcuno li aveva messi lì, senza apparenti vie di fuga.
Perché? Che senso aveva? Isolarli da tutto e tutti ma fornendo loro il necessario per vivere.
-Non ha senso- si lasciò sfuggire, quasi in un soffio, con lo sguardo perso nel vuoto.
-È strano per tutti, soprattutto all’inizio, ma devi imparare a conviverci-
La ragazza rimase in silenzio ancora alcuni istanti, riordinando tutte le informazioni che aveva ricevuto.
-I velocisti escono solo di giorno giusto?- domandò.
-Sì-
-E cosa succede se escono di notte?- chiese ancora.
Law la scrutò per un attimo prima di risponderle.
-Nessuno è mai tornato per raccontarlo-
Bibi tornò a guardarlo, inorridita.
-Cosa c’è là fuori?- la voce le uscì quasi in un soffio.
-Noi li chiamiamo Dolenti- rispose il ragazzo –Mostri per metà bestie e per metà macchine. Fidati, non vuoi incontrarli. Ma finchè rimarrai qui sarai al sicuro-
Law rimase a osservarla mentre lei boccheggiava in cerca d’aria o forse in cerca di risposte o di qualcosa di sensato cui aggrapparsi. Ma purtroppo c’era ben poco di razionale cui fare riferimento.
-Il tour è finito. Se non hai altre domande, visto che è presto, ti manderei a lavorare-
-Solo una- fece lei voltandosi completamente verso di lui e guardandolo dritto negli occhi –Il ragazzo dai capelli rossi…-
-Kidd- la interruppe Law.
-Kidd, perché sembra odiarmi?-
Tra tutte le cose assurde che era venuta a sapere quella proprio non se la spiegava. Erano tutti nella stessa situazione, che senso aveva darle contro? Vide Law scuotere piano la testa.
-Non preoccuparti per lui, è solo un po’ strano. Tutto qui-
Bibi soppesò per un attimo le sue parole finchè non decise di lasciar correre, anche se non ci credeva fino in fondo.
-Bene così. Visto che siamo a metà mattinata ti farei iniziare dalla cucina per oggi, così puoi aiutare Sanji a preparare il pranzo-
 
Dopo aver lasciato Bibi alle cure esageratamente premurose ed esaltate di Sanji, Law si recò in una piccola stanza del Casolare adibita a studio centrale. L’arredamento era composto semplicemente da una scrivania, un paio di sedie e una libreria sgangherata che conteneva vari appunti e conoscenze che i Radurai avevano raccolto nei mesi.
Vi trovò Nami, intenta a scrivere appunti sul suo “diario di bordo”, così lo chiamava lei, che aveva iniziato fin dal giorno in cui era arrivata lì allo scopo di raccogliere tutte le informazioni che riguardavano la Radura nella speranza che, un giorno, sarebbero tornate utili.
Quando sentì la porta aprirsi alzò lo sguardo, sorpresa. Poche persone usavano quella stanza e nessuna di loro andava a disturbarla quando faceva quel lavoro. La sua sorpresa aumentò quando vide entrare Law che, di solito, a quell’ora se ne stava in giro per la Radura a controllare che tutto filasse liscio, oppure impartiva lezioni ai poveri medicali.
Lo vide avvicinarsi alla finestra e rimanere lì a fissare fuori togliendosi il cappello e ravviandosi i capelli corvini con una mano.
Qualcosa non andava, Nami lo sapeva. Lo conosceva abbastanza per capirlo e per capire che quei comportamenti, seppur apparentemente normali, nascondevano qualcosa.
E lo conosceva abbastanza anche per capire che se avesse aspettato che fosse lui a parlare sarebbero morti in quella caspio di Radura.
-Che hai?- domandò, continuando però a scrivere.
-La Fagiolina. È strana-
La ragazza alzò lo sguardo, incuriosita.
-Che altro è successo?-
-Conosceva il movimento dei muri nonostante non lo avesse mai visto-
Nami rimase spiazzata.
-Cioè? Sapeva che cambiano posizione ogni notte?-
Il ragazzo scosse il capo.
-No. Ha capito come si chiudevano le Porte-
La rossa ci riflettè un po’ su. Nessuno mai prima d’ora lo aveva intuito da subito. Era troppo bizzarro vedere un intero muro di quelle dimensioni spostarsi di lato, figurarsi pensarlo senza averlo mai visto o sentito parlare. Il muro di destra, da cui sporgevano dei piloni posti a intervalli regolari, si spostava con un rombo fragoroso verso quello di sinistra che mostrava delle cavità fatte apposta per accogliere quei piloni.
-In più,- proseguì il ragazzo –è troppo… calma. È spaventata, come tutti all’inizio, ma sembra accettare tutto ciò che le viene detto con troppa facilità. Come se le cose non le fosse totalmente nuove-
-Credi che ricordi qualcosa?-
-Non so. Lei smentisce-
Per qualche minuto il silenzio calò nella stanza.
-La vedi come Kidd? Credi che sia una minaccia?
Law ghignò ma senza rispondere.
-Per me non è una persona cattiva- sentenziò Nami voltando la pagina del suo diario.
-Nemmeno per me- fece il moro voltandosi a guardarla –Però devo ammettere che è diversa da noi-
-Quindi credi ci stia mentendo?-
-No- scosse nuovamente il capo –Ha qualcosa di particolare ma credo ne sia del tutto inconsapevole. Non dubito del fatto che abbia subito quello che abbiamo subito noi ma ha qualcosa di speciale, nel bene o nel male-





Angolo di Calypso
Hola a tutti!
Con questo capitolo iniziamo a inquadrare maggiormente la Radura. Se avete dubbi, domande, perplessità chiedete pure.
Io intanto sono emotivamente svuotata perchè è appena uscito un prequel Maze Runner e l'ho letto tipo in 24 ore e niente... never a joy!!! Maledetto Dashner!
Alla prossima!

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Capitolo 4
*** Norme, regole, gerarchia ***


Norme, regole, gerarchia

Quel giorno per Bibi passò tranquillamente.
Dopo un iniziale approccio leggermente appiccicoso e insistente Sanji, l’Intendente dei cuochi, si era rivelato un ragazzo gentile e simpatico con cui era piacevole passare il tempo e conversare. Osservandolo la ragazza aveva compreso perché fosse lui il capo in cucina: metteva passione e impegno in ogni pietanza che preparava e riusciva a creare piatti gustosi e articolati a partire dai pochi e semplici ingredienti che avevano a disposizione dalle loro piantagioni e dai rifornimenti dei Creatori. In più aveva molto occhio per le porzioni e le quantità e sapeva far rispettare la sua autorità. Un paio di volte era capitato che Rufy si intrufolasse in cucina lamentando una fame insostenibile e il biondo l’aveva scacciato bacchettandolo con un cucchiaio di legno.
Durante i preparativi del pranzo e della cena le spiegò meglio le varie attività della Radura e i vari ruoli. Sentendone parlare Bibi non seppe dire quale lavoro le sembrasse adatto a lei ma era ansiosa di provarli così da poter trovare il suo posto e dare il suo contributo alla comunità. Le poche parole di Law e Nami in merito erano state più che sufficienti: comprendeva perfettamente la necessità che tutto funzionasse, che ognuno facesse la sua parte. Non era solo questione di ordine fisico e materiale ma anche mentale. Se ognuno faceva il suo lavoro non aveva il tempo di lasciarsi andare a sconforto e sentimenti negativi. Se tutto procedeva come doveva era più facile mantenere alto l’umore.
Verso sera, prima del tramonto, Sanji le concesse una pausa e lei uscì appena fuori dal Casolare per prendere aria e bearsi della brezza fresca. Vide dei ragazzi rientrare nella Radura dalle quattro Porte, alcuni li aveva visti quella mattina a colazione ma non sapeva come si chiamassero, e, pochi minuti dopo, vide le Porte chiudersi. Come lei stessa aveva detto qualche ora prima il muro di destra scivolò sulla pietra fino a ricongiungersi con quello di sinistra. Nel guardarli l’ormai più che familiare fitta di mal di testa la colse. Così decise di rientrare e finire il suo lavoro odierno.
La cena e la serata passarono tranquillamente e non appena le fu possibile andò in camera a coricarsi, sfinita dalla giornata di lavoro, dalle mille informazioni ricevute e da uno strano senso di tristezza e angoscia. Prima che potesse rendersene conto si addormentò.
Il mattino dopo fu svegliata da una Rebecca sorridente che le diceva che quel giorno l’avrebbe passato con lei negli orti.
Dopo una colazione abbondante e spensierata le due ragazze, insieme a Usop, si diressero verso i campi dove Binz, l’Intendente degli orti, suddivise il lavoro e affidò Bibi nelle mani di Rebecca.
-È ingiusto- si lamentò il nasone mentre iniziavano a lavorare tra i filari –Perché io il primo giorno ho dovuto passarlo attaccato al culo di Binz e tu no?-
Bibi lo guardò un po’ confusa, non capendo perché quella cosa fosse importante.
-Perché è una ragazza- spiegò semplicemente Rebecca raccogliendo gli attrezzi da lavoro.
Quando vide gli sguardi sconcertati dei due proseguì a spiegare.
-Bè… Siamo poche ragazze qui e alcuni sono talmente teste di caspio da credere che siamo diverse, più fragili, non so come spiegarlo- si fermò in cerca delle parole corrette –Come se dovessimo essere trattate in maniera diversa dagli altri. Perciò quando possono preferiscono affidarci alle cure l’una dell’altra-
Bibi ripensò al momento in cui era arrivata nella Radura, quando Law era sceso nella Scatola aspettandosi di trovare un ragazzo ma, trovando lei, aveva preferito far intervenire Nami. Ma per lei come era stato? Nami era stata la primissima ragazza.
-Che bella sploff, la prossima volta mi travesto da donna- bofonchiò Usop allontanandosi da loro per compiere il suo dovere.
Rimaste sole Bibi decise di toccare quell’argomento, incuriosita.
Si inginocchiò per strappare le erbacce, come le era stato detto dall’Intendente, prima di parlare.
-Dev’essere stata dura per Nami. Arrivare qui e scoprire di essere la sola ragazza-
Sentendo Rebecca ridacchiare sollevò il viso verso di lei.
-Credo che li abbia messi in riga a calci- spiegò –Quando sono arrivata io per i primi giorni erano tutti intimoriti da me e non osavano avvicinarsi. Poi Rufy mi ha un po’ spiegato-
La turchina la guardò con interesse, aspettando che proseguisse.
-Dopo che Law le ebbe fatto fare il tour lei si è chiusa in una stanza per giorni e non ne voleva sapere di uscire. Forse era spaventata, turbata e i ragazzi erano certo confusi e non sapevano che pesci prendere. Inutile dire che alcuni si spazientirono dicendo che era pazza ma i più decisero di aspettare. Quando finalmente uscì dalla stanza si mise a dettar legge, dicendo che voleva una stanza tutta per sé, un bagno tutto per sé e che se qualcuno l’avesse importunata l’avrebbe pagata cara-
Le due ragazze risero immaginando la scena della rossa inferocita. Rebecca fu la prima a tornare seria.
-Credo che in quei giorni di isolamento fosse davvero spaventata e abbia cercato ogni modo possibile di andar via o mettersi al sicuro. Non dev’essere stato facile per lei ritrovarsi da sola in un posto sconosciuto con una trentina di ragazzi-
-Una trentina?- Bibi fu sorpresa da quel dettaglio –Non avete detto che ne arriva uno al mese e che lei è arrivata dopo un anno?-
-Sì- replicò l’altra –Ma all’inizio si ritrovarono qui in venti, senza ricordi, senza nulla, e poi iniziarono ad arrivare gli altri-
La turchina provò a immaginare come potesse essere stato svegliarsi lì insieme ad altri venti sconosciuti, con nessuna risposta e mille domande. Dovevano aver avuto una grande forza d’animo per creare quella comunità tanto efficiente.
-Nami mi ha anche detto- proseguì la rosa senza interrompere il suo lavoro –Che poco dopo il suo arrivo gli Intendenti fecero un’Adunanza in cui decisero due cose. La prima, che Nami divenisse un Intendente. La seconda che non c’era spazio per le relazioni amorose nella Radura-
Bibi si accigliò e portò lo sguardo sul viso della rosa che aveva un che di rattristato.
-Probabilmente volevano correre ai ripari nel caso fossero arrivate altre ragazze e avere una ragazza come Intendente era comodo. In più Law voleva evitare qualsiasi tipo di confusione o conflitto tra i Radurai perciò ha deciso questa seconda regola. Aveva paura che una relazione avrebbe creato scompiglio, nel caso non fosse funzionata o nel caso si creassero triangoli amorosi-
Bibi riportò lo sguardo sul lavoro che stava facendo, pensierosa.
In effetti doveva essere stato un bello shock. Dopo un anno passato unicamente in compagnia di altri ragazzi vedere una ragazza apparire dal nulla non doveva essere stato facile, specialmente contando che quelli erano tutti adolescenti in pieno sviluppo sessuale e tempesta ormonale.
Davanti a queste riflessioni si sentì quasi sollevata di sapere che c’era uno come Law in quel posto. Dal poco che aveva visto e sentito sembrava un ragazzo molto maturo e responsabile, capace di riflettere prima di agire così da poter prendere la decisione migliore non solo per sé stesso ma anche per tutti gli altri radurai.
-Come funziona la gerarchia qui?- chiese alla rosa decisa a capire ancora più a fondo come funzionava quella piccola comunità.
Rebecca lasciò andare le cesoie che stava usando per potare una pianta di pomodori e si raccolse i capelli in una lunga treccia, accaldata dal sole che stava salendo.
-I componenti del gruppo originale si occupano di guidare e gestire la Radura. Praticamente all’unisono hanno scelto che Law fosse il capo. Pare che quando si sono risvegliati qui, colti dall’amnesia, sia stato il primo a riprendersi, a rimboccarsi le maniche e a coordinare il lavoro degli altri-
Mentre parlava la turchina tornò a immaginare i primi giorni in cui la Radura prendeva vita.
-Zoro è il vice e Sabo viene dopo di lui. Anche se da quando è arrivata Nami anche lei ha preso spazio nella cerchia dei leader- aggiunse sorridendo. Intanto Bibi tentava di ricollegare i nomi che sentiva alle persone che aveva visto. Zoro doveva essere il ragazzo coi capelli verdi ma non riusciva a ricordare alcun Sabo.
-A parte questo ci sono gli Intendenti che sono i capi di ogni gruppo di lavoro, come Binz- proseguì indicando con la testa il ragazzo che controllava delle piante all’interno di una serra poco distante.
-Law è l’Intendente dei medicali, Sanji dei cuochi, Sabo dei velocisti, Zoro dei costruttori, Kidd degli squartatori, Nami dei geografi, Rufy spalatori e Brook degli insaccatori- elencò.
Le due ragazze proseguirono il loro lavoro parlando ogni tanto del più e del meno o di altre spiegazioni sulla Radura e i radurai.
Poco prima di pranzo Binz chiese a Bibi di portare la verdura che Usop aveva raccolto in cucina da Sanji così la ragazza prese il grosso cesto e si incamminò verso il Casolare sudando per il peso del suo carico e per il sole ormai alto che picchiava forte sulla sua nuca.
A metà strada avvenne qualcosa.
Dalla Porta del Labirinto che si trovava alla sua sinistra, quella Occidentale, vide uscire un ragazzo di gran fretta per poi accasciarsi al suolo dopo essere entrato nella Radura di appena qualche metro.
Senza pensarci due volte la ragazza abbandonò il cesto per terra e si mise a correre verso il ragazzo, colta dall’ansia e dall’apprensione per quel che poteva essergli successo. Avvicinandosi notò i suoi capelli biondi e riconobbe di averlo già visto nella Radura.
-Ehi!- fece avvinandosi, il tono allarmato dalla preoccupazione –Stai bene?-
Giunta vicino a lui lo vide voltarsi in posizione supina, il petto e le spalle che si alzavano rapidamente mentre prendeva fiato, gli occhi chiusi, il volto accaldato e madido di sudore.
-Sì- rispose, socchiudendo gli occhi per guardare il suo interlocutore –Dammi un attimo- richiuse gli occhi e riprese a respirare in cerca di ossigeno e la turchina si inginocchiò vicino a lui.
Cosa gli era preso? A quanto sapeva i velocisti tornavano nella Radura solo poco prima del tramonto. Che fosse successo qualcosa là fuori? Si mise a osservarlo attentamente per essere sicura che non avesse ferite di alcun genere ma, a parte una vecchia cicatrice sull’occhio sinistro, non ne trovò. Il suo sguardo cadde sullo zaino nero che il ragazzo aveva lasciato lì vicino e intravide il tappo di una bottiglietta d’acqua così si porse per prenderla e porgergliela.
Avvertendo quei movimenti il biondo aprì gli occhi e si ritrovò la ragazza che gli porgeva la bottiglietta d’acqua con un sorriso gentile in volto. Istintivamente le sorrise di rimando e si sollevò sui gomiti, ancora tremante per lo sforzo.
-Grazie Fagio- disse afferrando il contenitore e svuotandolo in un solo sorso.
-Bibi- puntualizzò lei quando ebbe finito di bere.
-Vero, scusa. Abitudine- rise il ragazzo –Io sono Sabo-
Bibi ripensò un attimo a quello che le aveva detto Rebecca poco prima e riconobbe il ragazzo biondo come Intendente dei velocisti e uno dei leader della Radura.
-È successo qualcosa?- gli domandò mentre lui si metteva seduto a gambe incrociate. Sentendo quella domanda si acciglio e portò il suo sguardo preoccupato sulla Porta da cui era uscito.
-Ho visto un Dolente- mormorò, quasi più a se stesso che in risposta a lei.
-Pensavo uscissero solo di notte- fece lei portando lo sguardo nella stessa direzione e cambiando inconsciamente posizione per allontanarsi dalle alte mura.
-Raramente si fanno vedere di giorno e ultimamente succede sempre più spesso-
A quelle parole la testa di Bibi prese nuovamente a martellare in modo familiare e fastidioso. Non ne poteva più di quel dolore intermittente. Fissò i muri con le sopracciglia aggrottate. Il Labirinto la terrorizzava ma al contempo l’attirava. Non riusciva a spiegarsi quell’assurdo binomio di sensazioni. Da un lato avrebbe voluto scappare il più lontano possibile di esso, dall’altro sentiva di doverne sapere di più.
-Speriamo che Ace stia bene-
Quasi non si accorse che il ragazzo aveva parlato e tornò a concentrarsi su di lui.
-Devo riferirlo a Law-
Bibi vide il ragazzo che tentava di rimettersi in piedi con faccia sofferente e prontamente si alzò e gli porse una mano per aiutarlo ad alzarsi. Il biondo afferrò il suo avambraccio e la ringraziò.
-Quel Dolente deve avermi proprio spaventato se devo farmi aiutare da una pive-
Bibi lo guardò farle la linguaccia divertito e, capendo che la stava solo prendendo in giro, rispose allo scherzo spintonandolo leggermente con la spalla mentre si avviava a recuperare il cesto di verdura che aveva abbandonato in mezzo alla Radura.
Proprio nel momento in cui si stava chinando a raccoglierlo una sirena acuta e insistente prese a suonare per tutta la Radura. D’istinto, la ragazza si porto le mani a tapparsi le orecchie e si voltò verso l’altro raduraio per capire cosa stesse succedendo. Lo trovò accigliato, ma non allarmato, e questo la tranquillizzò un po’.
-Che succede?- gli domandò, urlando per farsi udire sopra il rumore assordante.
-È la Scatola- rispose semplicemente l’altro avviandosi verso il centro della Radura.





Angolo di Calypso
Hola miei cari!
Avrei dovuto aggiornare un paio di giorni fa ma purtroppo sono stata parecchio impegnata, perdonatemi!
Vi informa che fino ad ora iquesti capitoli sono serviti per presentare e spiegare la situazione, l'ambiente, i personaggi, ma dal prossimo entreremo maggiormente nel vivo, ci saranno novità e un po' più di azione. In più mi discosterò leggermente dalla storia originale di Maze Runner.
Colgo l'occasione per ringraziare davvero di cuore tutti coloro che leggono e seguono la storia, coloro che la recensiscono e coloro che si sono lasciati coinvogere e intrigare da questa ff (sempre tutto merito di Maze Runner, non mio!).
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
Alla prossima!

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Capitolo 5
*** Nuovo arrivo ***


Nuovo arrivo

-Come la Scatola?- chiese Bibi correndo dietro al biondo –Non avete detto che arriva solo una volta alla settimana?-
-Già- fece lui quando lo ebbe affiancato –Ed è anche insolito che arrivi a quest’ora-
Il ragazzo strinse le labbra mentre si avvicinava a grandi falcate alla Scatola. Non riusciva a spiegarsi quell’avvenimento, ma di certo non era nulla di buono.
Quando ormai mancavano pochi metri alla meta vide anche Nami uscire dal Casolare e avvicinarsi di corsa, Kidd arrivava dal macello e Zoro e Law comparvero da chissà dove. Qualche altro raduraio, incuriosito, si stava avvicinando.
-Tu che ci fai qui?- gli chiese Nami con le sopracciglia aggrottate affiancando lui e Bibi e avvicinandosi alla Scatola.
-Te lo spiego dopo- rispose semplicemente il biondo. Quando vide che anche gli altri lo osservavano con fare indagatore sollevò una mano nella loro direzione per congedare le loro domande. C’erano cose più importante cui pensare.
-Cosa sta succedendo?- domandò Zoro quando tutti furono giunti ai bordi della Scatola.
-Nulla di buono, sicuramente- sibilò Kidd lanciando una fugace occhiata carica d’odio a Bibi che, in quel momento, si sentiva quasi di troppo. Si rese conto di essere insieme al gruppo che guidava la Radura, che prendeva le decisioni e dettava legge e si chiese se non fosse il caso che se ne andasse. Ma nessuno, oltre al rosso, sembrava far caso alla sua presenza e, in più, altri radurai si stavano avvicinando.
Nami prese a mordicchiarsi la pellicina di un’unghia, lo sguardo fisso sulla Scatola. Law e Zoro si scambiarono una lunga occhiata prima di incrociare le braccia al petto in attesa.
Dopo pochi minuti la sirena cessò di suonare, indizio che la Scatola era arrivata, lasciando un silenzio assordane nelle orecchie di tutti.
Kidd e Sabo si abbassarono per afferrare le porte ed aprirle. Una nube polverosa ne fuoriuscì.
Tutti sbirciarono dentro, incuriositi, mentre Zoro calava giù una corda per il nuovo arrivato e Law si accucciava sul bordo.
-C’è un ragazzo- disse.
Nami si stagliò dietro di lui.
-Non mi sembra cosciente- sentenziò.
Bibi sbirciò dentro la Scatola. Vide la sagoma di una persona sdraiata scompostamente per terra e una strana sensazione di inquietudine si impadronì di lei. Istintivamente fece un passo indietro.
Il moro saltò nella Scatola per controllare.
-Ehi…- lo sentirono rivolgersi al nuovo venuto –Caspio!- lo udirono imprecare poco dopo.
-Law, cos…?- tentò di domandare qualcuno ma fu prontamente interrotto dal ragazzo nella Scatola.
-CHOPPER! Vieni qui!-
A quel richiamo un ragazzino minuto dai ricci castani che era giunto insieme a Rufy saltò sull’attenti e si calò nella Scatola.
Passarono alcuni secondi senza che nessuno, dentro o fuori la Scatola, dicesse qualcosa.
-Law! Si può sapere che caspio succede?- si spazientì alla fine Kidd.
-È morto- sentirono dire a Law dopo alcuni istanti di silenzio. Tutti trattennero il respiro a sentire quella rivelazione sconvolgente e si scambiarono sguardi preoccupati.
-Gli hanno sparato- proseguì.
A quelle parole Nami, Sabo e Kidd si sporsero maggiormente per guardare con i loro occhi mentre Zoro saltò nella Scatola per aiutare a tirare fuori il corpo. Furono calate altre corde e con l’aiuto di tutti, sia dentro che fuori la Scatola, il corpo del ragazzo venne tirato fuori e steso a pochi passi. I radurai, in silenzio, fecero spazio per far avvicinare Law che osservò con attenzione il corpo alla ricerca di qualcosa che potesse essergli sfuggito nell’oscurità.
Bibi si sporse con la testa oltre la spalla di alcuni ragazzi per poter vedere qualcosa.
Vide il corpo alto e slanciato di un ragazzo, jeans chiari e una maglietta bianca che, però, era macchiata di sangue che si propagava da un foro al centro. Dovevano avergli sparato proprio in mezzo allo stomaco. Tremò al solo pensiero. Si spostò per poterlo vedere in volto. Era un ragazzo della loro età, i capelli biondo cenere corti e una cicatrice sull’occhio.
Nel vederlo la testa di Bibi prese a pulsare e dolere come mai prima, per quanto ricordasse, al punto che una forte nausea la colse e le ginocchia le tremarono facendole perdere l’equilibrio. Senza che se ne rendesse conto si ritrovò inginocchiata a terra con le mani ad afferrarle saldamente il capo.
-Ehi! Che hai?- sentì Rebecca, che non sapeva dire quando fosse arrivata, chinarsi accanto a lei.
La turchina sollevò il capo e davanti a sé in mezzo alla folla vide gli occhi dorati di Kidd che la scrutavano con attenzione e sospetto. La ragazza percepì che, se non voleva passare guai, doveva mantenere un comportamento normale.
-Nulla- rispose, alzandosi a fatica –Dev’essere un colpo di sole-
Rimanere in piedi e apparentemente disinteressata fu difficilissimo. Le ginocchia le tremavano ancora, la testa sembrava scoppiare e non poteva lasciar andare la minima smorfia di dolore perché il rosso non la perdeva d’occhio un istante mentre Law e Chopper analizzavano il corpo.
Perché stava reagendo in quel modo? Cosa stava succedendo? Che la vista di un cadavere l’avesse sconvolta così tanto?
-Zoro, Kidd, portiamolo al Casolare- fece il moro alzandosi in piedi.
I due non se lo fecero ripetere due volte. Afferrarono il corpo e si avviarono verso l’edificio. Appena si furono allontanati a sufficienza, seguiti da Chopper, Nami, Sabo e Sanji, scoppiarono domande tra il resto dei radurai.
Tutti si domandavano chi fosse, cosa gli fosse successo, perchè fosse arrivato in quel momento, che significato avesse tutto ciò. Bibi sentiva a malapena le voci concitate di Rebecca e Usop accanto a sé.
Lei si sentiva confusa. Non voleva sapere nulla di quel ragazzo ma qualcosa dentro di lei le diceva che ne sapeva anche troppo di lui. Non sapeva proprio spiegarselo e il mal di testa non aiutava di certo.
Si allontanò dalla folla, confusa, per prendere un po’ d’aria e, senza accorgersene, si ritrovò sui bordi della Scatola che nessuno si era premurato di chiudere. Il suo sguardo vi cadde dentro e un luccichio sul pavimento catturò la sua attenzione.
Incuriosita si calò dentro, nonostante non si fidasse delle sue condizioni fisiche. Si chinò a raccogliere l’oggetto e trovò un paio d’occhiali con la montatura sottile e le lenti viola di cui una era rotta.
Li raccolse e sentì un groppo salirle in gola rendendole difficile respirare.
Che avesse davvero preso un colpo di sole?
Strinse quegli occhiali tra le mani e sentì di doverli restituire a quel ragazzo. Strano pensiero da rivolgere a un morto sconosciuto.
Uscì dalla Scatola e si incamminò verso il Casolare ignorando tutti i commenti che sentiva intorno a sé.
Una volta all’edificio si diresse verso l’infermeria che Nami le aveva mostrato nei giorni precedenti. Mentre saliva le scale che portavano al piano superiore sentì un gran vociare provenire dalla stanza.
Trovò la porta aperta e si affacciò.
Dentro era il caos.
Chopper si affaccendava vicino al corpo del ragazzo: gli avevano tolto la maglietta e lo stava ripulendo dal sangue per esaminare meglio la ferita. Law si divideva a metà tra il prestare attenzione al lavoro del piccolo raduraio e la discussione con Kdd e Nami i quali gesticolavano ampiamente mentre dall’altra parte della barella su cui era posto il corpo stavano Zoro e Sabo che lo fissavano ipnotizzati scambiandosi qualche parola ogni tanto.
Bibi riuscì a cogliere qualche pezzo della conversazione animata che avveniva nella stanza.
-Sta andando tutto a rotoli!- stava dicendo Kidd.
-Caspio! Ce ne siamo accorti! Smettila di ripeterlo!- fece Law esasperato passandosi una mano sugli occhi.
Nami roteò gli occhi al cielo e si voltò dall’altra parte portando così i suoi occhi sulla turchina.
-E ti dico che quella…- le parole di Kidd furono interrotte dalla rossa che gli poggiò una mano sul braccio.
-Forse è meglio se facciamo un’Adunanza per discuterne- chiarì con tono eloquente la ragazza.
L’attenzione di tutti, meno quella di Chopper, si diresse verso l’ingresso della stanza, verso Bibi.
-Che ci fai qui, pive?- chiese Zoro indicandola con la testa.
-Io… Ho trovato questi nella Scatola- rispose lei porgendo gli occhiali a Sabo che era il più vicino.
-Ha ragione Nami, facciamo un’Adunanza- sentenziò Law separandosi dal gruppo e dirigendosi all’uscita –Vado a chiamare Sanji, Rufy, Binz e Brook. Ci vediamo tra cinque minuti-
Uscendo dalla porta e passando accanto a Bibi la guardò di striscio. Quella si fece da parte per far passare tutti.
Nami le rivolse un sorriso tirato, Sabo le prose nuovamente gli occhiali indicando con la testa il letto dietro di lui. L’ultimo che si apprestava ad uscire fu Kidd che si fermò di fronte a lei con aria vagamente minacciosa. Bibi decise di non farsi intimidire e si erse dritta e fiera davanti ai suoi occhi inquisitori.
-Lo conosci?- chiese solamente. Non c’era bisogno che specificasse per capire di chi stesse parlando.
-No- rispose seccamente la ragazza senza scostare gli occhi dai suoi per quanto paura le facessero.
Il rosso sembrava star per aggiungere altro ma una voce dalle scale lo richiamò.
-Muoviti testapuzzona!- era Zoro.
Kidd masticò qualche insulto tra i denti prima di uscire.
Bibi si rilassò sul posto e si lasciò andare a un sospiro.
-Scusami- si era quasi dimenticata del ragazzo che c’era nella stanza e che ora le stava rivolgendo la parola mentre si puliva le mani con una pezza –Potresti rimanere qui un attimo a sorvegliarlo? Devo chiedere una cosa a Brook prima che inizino l’Adunanza-
-Certo- rispose la ragazza con fare cordiale.
Quando fu rimasta sola si voltò a guardare il corpo del nuovo arrivato.
Era estremamente pallido. Chissà da quanto era morto. La ferita era stata completamente ripulita lasciando ben evidente un foro di proiettile nel mezzo della pancia.
Bibi si avvicinò e si lasciò andare su una sedia lì accanto.
Lo osservò meglio in viso e una tristezza quasi insopportabile si impadronì di lei. Era un bel ragazzo, giovane. Sembrava non meritare assolutamente quella fine. Perché era successo?
Più lo guardava più Bibi si sentiva triste, sconsolata, quasi devastata. Era come se la stesse prendendo sul personale. Ma quello per lei era solo uno sconosciuto. Eppure, sin dal primo momento in cui l’aveva visto, qualcosa in lei era scattato e le diceva che quello non era uno sconosciuto, che in qualche modo le era familiare. Ma non si ricordava minimamente di lui, era solo una sensazione. Sensazione avvalorata da quel mal di testa persistente, da quella tristezza quasi soffocante.
Cosa voleva dire? E perché non si sentiva sicura a parlarne con gli altri? Perché si sentiva minacciata da Kidd?
Perché quel povero ragazzo aveva fatto quella brutta fine?
Appoggiò delicatamente gli occhiali rotti sul comodino che affiancava il letto e sollevò una mano verso il suo viso a sistemare le ciocche bionde che ricadevano disordinate sulla fronte.
Lì, sconvolta dagli ultimi avvenimenti, dalle sue sensazioni ed emozioni, dai suoi dolori, iniziò a piangere.








Angolo di Calypso
Hola miei cari!
Ci tengo a ringraziarvi di tutto cuore!! Ringraziare voi che seguite la storia con tanta passione, curiosità, piacere e che recensite con parole cariche di affetto e complimenti. Davvero, sono commossa e proprio non so come ringraziarvi decentemente :)
Ovviamente ringrazio anche chi legge silenziosamente nella speranza che la storia, e anche questo capitolo, vi stiano piacendo! :D
E niente, null'altro da aggiungere.
Auguro a tutti un buon ponte e soprattutto un buon Lucca Comics per chi ci va! Io ci sarò, domenica sarò vestita da Sabo in versione femminile perciò se mi incrociate fermatemi e salutatemi!!! :D
Alla prossima!

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Capitolo 6
*** Adunanza ***


Adunanza

-In qualità di raduraio in comando dichiaro aperta questa Adunanza- sentenziò Law in modo solenne.
Dopo pochi istanti afferrò la tesa del cappello con due dita per calarlo maggiormente sugli occhi.
-Perché devo dire questa sploffata ogni volta?!- borbotò.
Zoro, alla sua sinistra, si limitò a rispondere con un’alzata di spalle mentre si sistemava meglio sulla sgangherata sedia di legno. Nami, alla sua destra, fece un sorriso sarcastico mentre scuoteva leggermente il capo.
L’Adunanza era un rituale che si usava spesso all’interno della Radura. Tutti gli Intendenti si isolavano in una stanza per discutere di un qualche argomento importante, come infrazioni delle leggi, problemi, cambiamenti.
Nella stanza non vi era niente se non tre tavoli posti a ferro di cavallo e delle sedie poste lungo un bordo in modo che tutti gli Intendenti potessero vedersi tra di loro.
-Come sapete- proseguì il moro –Quest’oggi è arrivata la Scatola con 4 giorni d’anticipo rispetto al solito e, in più, portava con sé un ragazzo morto-
Un silenzio tombale cadde sulla stanza.
-Questi sono i fatti. Ovviamente non abbiamo spiegazioni di questo avvenimento, non sia mai che i Creatori ci rendano le cose facili-
Qualche sorriso ironico comparve a quel commento.
-Ma credo sia il caso discuterne insieme per cercare di riordinare le idee-
-Vorrei aggiungere- prese la parola Kidd, sporgendosi a poggiare gli avambracci sul tavolo –Che non è l’unica stranezza che abbiamo per le mani. La Fagiolina è arrivata non dopo un anno ma solo dopo 4 mesi rispetto all’ultima ragazza-
Quelle parole suscitarono cenni di assenso col capo di alcuni e roteamento d’occhi ad altri.
-Che- proseguì quello –Aveva una scritta sul braccio: la parola “Codice”-
Mentre parlava, Nami prendeva incessantemente appunti su un block notes con lo scopo di segnare tutto quel che veniva detto durante l’Adunanza, come ogni volta.
-Ok- fece Law –Qualcuno vuole sollevare altre questioni così aggiorniamo l’ordine del giorno?-
Sabo si schiarì la gola.
-Sabo!- saltò su Rufy, come se lo vedesse per la prima volta –Che ci fai qui?-
-Appunto- prese a parlare il biondo –Sono tornato prima perché ho trovato un Dolente nel Labirinto, vicino alla Scarpata-
Sguardi incuriositi si posarono su di lui.
-Come sapete è molto insolito vederne di giorno e ultimamente sta capitando davvero molto spesso e, allarmato, sono tornato per dirvelo-
-Tsk, fifone- lo canzonò Zoro con un ghigno, ma Sabo lo ignorò.
-Spero solo che gli altri velocisti non l’abbiano incontrato..- disse quasi in un sussurro.
-Ho visto Marco prima di venire qui- fece Brook –ha detto di aver sentito la sirena della Scatola ed è tornato pensando ci fosse qualche problema.
-Già, anche Ace ha detto la stessa cosa- aggiunse Binz.
-A quanto pare i velocisti non sono solo muscoli- lo stuzzicò Kidd incrociando le braccia al petto.
-Piantatela- sibilò Nami a denti stretti facendo immediatamente tornare l’ordine.
-Bene così- fece Law, cercando di raccogliere i pensieri –Qualcuno ha qualcosa da dire? Qualche idea su cosa stia accadendo?-
-Io- prese nuovamente la parola il rosso –La ragazza è una minaccia. Io l’ho vista nella Mutazione-
Chi non aveva ancora sentito quella storia lo osservò interessato, gli altri si mossero sulla sedia nervosi.
-Lei era lì, con i Creatori. Non c’è da fidarsi. Stava con quelli che ci hanno messo qui, che ci hanno cancellato la memoria, che ci tengono in questo Labirinto infestato di bestie immonde. Non farà altro che portarci problemi, come sta già accadendo-
-Lei è come noi. Non ricorda nulla- ribattè la ragazza.
-Come puoi esserne certa? Essere sicura che non ci stia mentendo?-
-Sembra sincera- aggiunse Law ricevendo un cenno d’assenso da Rufy.
-Mi fa piacere che tu abbia tanta fiducia nelle tue capacità di osservazione- fece il rosso, sarcastico –ma non è una prova valida-
Tutti si guardarono, confusi e curiosi.
-E la parola che aveva sul braccio? Non ricorda nulla?- proseguì Sanji.
Nami scosse il capo –Purtroppo no-
-Cosa potrebbe significare?- domandò Binz.
-Purtroppo credo qualsiasi cosa- aggiunse Brook.
Mormorii si sparsero per la stanza, ipotesi sul significato di quella parola.
-Un’altra cosa- aggiunse Law, a malincuore. Sapeva che quanto stava per dire sarebbe stato compromettente per la ragazza e a favore dell’ipotesi di Kidd ma non poteva tenere qualcosa nascosto agli altri Intendenti.
-Il primo giorno che era qui, senza averlo visto, ha riconosciuto il funzionamento delle Porte del Labirinto-
Nuovi mormorii, più accesi e animati di prima, scoppiarono tra i presenti.
Sabo, dal canto suo, sgranò gli occhi e schiuse leggermente la bocca. Com’era possibile? Era un movimento impensabile, che sfidava ogni legge della fisica. Come poteva qualcuno pensare che un intero muro, così grande, si spostasse scivolando sulla pietra verso l’estremità opposta? Tutti loro erano rimasti sconvolti quando l’avevano visto la prima volta, quando si erano risvegliati in quel posto senza il minimo ricordo. Ricordava di esserne stato spaventato e affascinato allo stesso momento, il che aveva contribuito a spingerlo a volersi inoltrare in quel luogo misterioso diventando così il primo Velocista.
-E mi stai dicendo che non è sospetta?! Che non ricorda nulla?! Ma sei scemo o cosa?- la voce eccessivamente alta di Kidd lo portò al presente. Il rosso si era alzato dalla sedia e riversava tutta la sua collera su Law.
-E cosa vorresti fare?- rispose quello con tono più calmo, ma per chi lo conosceva era evidente che stesse perdendo la pazienza –Che la torturiamo per obbligarla a parlare? Per cosa? Per dei sospetti infondati?-
Il rosso stava per replicare ma quello glielo impedì proseguendo.
-Come hai detto tu, non abbiamo prove, né in un senso né nell’altro. Io non ho la minima intenzione di mettere sotto torchio una ragazza che si è ritrovata qui, senza memoria, senza nulla, spaesata e confusa come eravamo tutti noi quando siamo arrivati qui! Non mi comporterò in modo così meschino senza avere delle valide ragioni per farlo. Lei non ha fatto nulla di male da quando è arrivata qui, nulla-
Il moro fece passare i suoi occhi glaciali su tutti i presenti prima di proseguire.
-Questo è il mio pensiero. Qualcuno ha qualche soluzione da proporre?-
-Gattabuia. Una settimana. Senza cibo- fece Kidd, risedendosi.
-Ma allora sei proprio una faccia di caspio!- intervenne Nami prima che chiunque altro potesse farlo –Non se ne parla. Non ha fatto nulla di male, non avremmo alcun motivo di trattarla come una criminale-
-Ma non si può negare che in lei ci sia qualcosa di sospetto- fece Binz. Brook, al suo fianco, annuì.
-Forse sarebbe il caso di tenerla d’occhio- aggiunse il ragazzo scheletrico.
Cenni di assenso si sparsero nella stanza.
-Qualcun altro vuole dire qualcosa?- domandò il moro.
Quando nessuno parlò proseguì.
-Bene così. Allora direi che d’ora in poi la terremo tutti d’occhio, in modo discreto. Cerchiamo di capire se ricorda qualcosa o se, in qualche modo, ci stia mentendo-
Tutti annuirono, chi più convinto chi meno.
-Io lo sto già facendo- sentenziò il rosso –E anche oggi si è comportata in modo sospetto. Quando abbiamo tirato il ragazzo fuori dalla Scatola ha avuto una reazione esagerata-
-Oh cielo- fece Nami, passandosi esasperata una mano sugli occhi –Non mi pare una cosa così strana. Non capita tutti i giorni di vedere un morto. In più si trova qui solo da un paio di giorni vedere che arriva qualcuno morto non dev’essere proprio il massimo-
-Kidd, abbiamo capito che non ti fidi di lei, ma cerchiamo di andare oltre ora- aggiunse Zoro.
Law annuì, grato al suo vice per quell’intervento pacato e costruttivo di cui non sapeva se lui ne sarebbe stato capace in quel momento.
-Prima ho controllato il corpo. È morto per un ferita da arma da fuoco allo stomaco, è morto dissanguato nella Scatola-
-Cosa potrebbe significare?- domandò Rufy.
-Secondo me- prese la parola Sanji –C’è stato un problema tra i Creatori-
-In che senso?- si accigliò Nami.
-Non lo so. In tre anni si sono comportati sempre nello stesso modo e ora ci arriva la Scatola in un momento diverso dal solito con un ragazzo morto. Davvero molto strano. Che motivo avrebbero?-
Tutti sembrarono soppesare quelle parole.
-E se fosse una specie di avvertimento?- fece Sabo, dopo averci rimuginato.
Tutti i presenti lo guardarono, chi sorpreso, chi preoccupato, chi incuriosito da quell’affermazione.
-Ehi, non lo so- fece il biondo sulla difensiva sollevando le mani davanti al volto –Sto cercando di tirare fuori qualsiasi ipotesi possibile per avere un quadro completo-
Law scosse il capo.
-Purtroppo credo che su questo possiamo farci davvero poco. Non abbiamo indizi e nessun tipo di certezza-
-Quindi direi che le ipotesi più plausibili siano un problema tra i Creatori, un messaggio per noi, o un errore di qualche tipo. Onestamente l’ultima la scarterei- Nami fece il punto della situazione.
-Nel frattempo che ne facciamo del corpo?- chiese Brook, Intendente degli insaccatori.
Un brivido di terrore si propagò sulla schiena di tutti i presenti a quel commento raccapricciante.
-Direi che dovremmo seppellirlo alle Faccemorte- fece Zoro.
-Dovremmo fare qualche rito?- domandò Rufy.
-No- scosse la testa Law –Non credo sia il caso. Non sappiamo nemmeno chi sia e non voglio creare troppo scompiglio tra i Radurai-
-Troppo scompiglio?- Saltò su Nami, offesa –Come se trovare un cadavere nella Scatola non crei abbastanza scompiglio!-
La ragazza fulminò il moro con lo sguardo.
-E dovremmo portare rispetto per i morti. Anche se non era uno di noi avrebbe potuto esserlo-
-Nami ha ragione- si intromise Sabo –Non possiamo ignorarlo. Sarebbe solo peggio per l’umore di tutti-
-Ok- fece subito Law, tentando di riparare all’errore –Ma una cosa semplice-
-Ah pensavo volessi ordinare dei fiori- commentò sarcasticamente Kidd.
-Direi di farlo subito, stasera- fece Law, ignorandolo.
-Certo, così da domani puoi fingere che non sia mai successo- fece Nami, sottovoce, in modo che solo il diretto interessato al suo fianco potesse sentirla. Lui le regalò uno sguardo severo mentre lei scriveva gli ultimi appunti.
-Passiamo al problema Dolenti- proseguì il moro guardando Sabo –raccontaci-
-C’è poco da dire, in realtà. Ho visto il Dolente che se ne stava vicino alla Scarpata e mi sono allontanato prima che si accorgesse della mia presenza. Non smaniavo di un incontro ravvicinato con uno di quei cosi, dopo quello di due settimane fa-
Era vero che nell’ultimo periodo si erano intensificati gli avvistamenti di quelle bestie. Sabo era riuscito a scappare miracolosamente illeso. L’attenta conoscenza del Labirinto gli era stata d’aiuto. Anche Marco ne aveva visto uno la settimana prima ma quello, fortunatamente, non sembrava essersi accorto minimamente di lui. Un altro velocista era rientrato nella Radura terrorizzato un mese prima. Tutto molto strano dopo tre anni di avvistamenti sporadici.
-A parte questo nulla di nuovo nel Labirinto?- domandò Zoro.
Il biondo scosse la testa, desolato.
-Ci stavo pensando da un po’- fece Law, sporgendosi verso il velocista –Voglio venire nel Labirinto-
Tutti lo guardarono, sconcertati.
-Perché?- chiese Rufy.
-Non ti fidi quando ti dico che non c’è nulla di nuovo?- lo stuzzicò Sabo.
-Non è questo- ghignò Law, sapendo che l’amico lo stava solo prendendo in giro –Sai che ci tengo a verificare le cose con i miei occhi-
Kidd grugnì.
-Va bene. Se proprio ci tieni a rischiare la vita domani ti porto con me- rispose il biondo, sorridendo.
-Bene così- rispose Law per poi sbirciare sopra la spalla di Nami quanto aveva scritto –Ricapitolando: domani entro nel Labirinto con Sabo per controllare se è tutto al suo posto. Stasera seppelliremo il ragazzo arrivato oggi. D’ora in poi teniamo d’occhio la Fagiolina. La cosa non dovrebbe essere difficile dato che deve ancora provare alcuni lavori per decidere dove inserirla e quindi starà a stretto contatto con gli Intendenti-
I vari Intendenti annuirono.
-Bene così. L’Adunanza è conclusa-

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Capitolo 7
*** Sogni o ricordi? ***


Sogni o ricordi?

I radurai erano tutti raccolti nel bosco delle Faccemorte, il nome che i ragazzi avevano dato al loro cimitero, raccolti in rispettoso silenzio. Bibi si stupì nel constatare che ci fossero almeno una decina di lapidi. Erano tutti ragazzi giovani, come potevano essere morti?
Ma evitò di avvicinarsi e indagare. Stette in disparte, lontano dalla lapide e lontano da Law che dirigeva il modesto rito funebre. Non voleva avvicinarsi più di quanto non fosse necessario. Più pensava al ragazzo che era stato appena seppellito più si sentiva triste e svuotata. Non sapeva spiegarselo e, perciò, preferiva starne alla larga.
Qualche ora prima, quando gli Intendenti avevano finito la loro riunione e Brook e un altro ragazzo si erano presentati in infermeria per prendere il corpo, lei gli aveva consegnato gli occhiali rotti che aveva trovato nella Scatola raccomandandosi che li seppellissero insieme a lui. Non sapeva perché, ma sentiva che era importante. In più preferiva che venissero sotterrati per non cedere al desiderio di conservare gelosamente quell’oggetto, cosa che non avrebbe fatto altro che rattristarla maggiormente, lo sapeva.
La turchina quasi non si accorse delle poche parole di circostanza che il capo della Radura stava dicendo per onorare il defunto.
Quella sera andarono tutti a dormire presto. L’umore generale era decisamente basso e non c’era certo da stupirsi.
Bibi si coricò nella speranza che l’indomani si sarebbe sentita meglio.
 
-Non ne posso più!- Bibi stava quasi urlando, frustrata.
Si trovava in una stanza scura e angusta.
-Bibi-
Un ragazzo dai capelli biondo cenere, una strana cicatrice sull’occhio e degli occhiali dalle lenti viola la prese per le spalle.
-Non possiamo farci niente-
Bibi sentì le lacrime pizzicarle gli occhi.
-Si che possiamo! Che senso ha continuare? Non abbiamo informazioni o cambiamenti rilevanti da mesi!-
-Lo so- fece lui, nel tentativo di tranquillizzarla –So che ti dispiace vedere tanta sofferenza, ma…-
-Ma un cavolo!- lo interruppe lei –Dobbiamo far finire tutto questo!-
-Sai come la pensano i Creatori. Finchè non capiranno che il Labirinto è un codice non usciranno di lì-
La turchina lo guardò, sconsolata e affranta, in cerca di una soluzione o qualcosa da controbattere. Ma non ce ne fu bisogno.
-Ascoltami- proseguì il ragazzo avvicinando il viso al suo e circondandoglielo con le mani –Voglio che mi prometti una cosa-
-Cosa?- domandò lei con la voce spezzata.
-Che non farai nulla di avventato- disse lui guardandola intensamente negli occhi.
Bibi rimase zitta qualche istante prima di ribattere.
-Te lo prometto, Koza-
Il ragazzo inarcò le labbra in un sorriso storto prima di avvicinare la bocca a quella di lei.
Si baciarono e la Bibi del presente, quella che stava sognando, quella che era nella Radura, sapeva che quello era solo uno dei tanti baci che si erano dati. Un dolore insopportabile la colpì a quella rivelazione al punto da portarla a svegliarsi.
Ma, appena prima di aprire gli occhi, la scena cambiò e l’immagine che le rimase impressa dietro le palpebre era ben diversa. Era lei che si scriveva la parola “codice” sul braccio.

 
Bibi si svegliò di soprassalto, tirandosi a sedere sul letto. Aveva il fiato corto, era madida di sudore e anche le guance erano bagnate, segno che doveva aver pianto.
Cosa aveva sognato?
Ancora confusa guardò fuori dalla finestra e si accorse che non era ancora giorno, il cielo stava appena iniziando a schiarirsi. Doveva mancare poco all’alba.
Decisa scostò le coperte e scese dal letto per uscire dalla stanza. Aveva bisogno d’aria e di camminare per riprendersi e non voleva certo che Nami e Rebecca la vedessero in quello stato. Non poteva esserne certa, ma doveva avere proprio una pessima cera.
Uscì dal Casolare e subito la colse una brezza fresca che a contatto col sudore la fece tremare.
Si guardò intorno e individuò una torretta poco distante e decise che sarebbe stato il luogo perfetto in cui rifugiarsi indisturbata.
Si arrampicò sulla struttura di legno e una volta in cima si sdraiò sul pavimento ad osservare il cielo che si schiariva sempre più.
Cosa aveva sognato?
Possibile che quel ragazzo morto l’avesse sconvolta tanto? Al punto da sognarlo?
Si portò le mani a coprirsi il viso, frustrata.
Non poteva essere rimasta tanto turbata dalla morte di uno sconosciuto.
Koza. Ora grazie alla sua immaginazione lo sconosciuto aveva anche un nome.
Un pensiero la colse all’improvviso.
L’ultima cosa che aveva visto era lei che si scriveva sul braccio e tutto combaciava con la scritta che si era ritrovata il primo giorno.
Che quello fosse più di un sogno? Che fosse forse un ricordo?
Ciò significava che anche tutto il resto lo era?
Seguendo quell’ipotesi lei e quel ragazzo si conoscevano ed erano anche più di semplici conoscenti, probabilmente erano fidanzati.
Quel pensiero la colpì con violenza facendole venire un groppo in gola.
Se quello era davvero un ricordo allora il suo ragazzo era morto.
Scosse la testa con decisione. Non voleva nemmeno pensare ad una simile possibilità.
Anche se non lo aveva riconosciuto, anche se non si ricordava di lui e dei sentimenti che provava per lui realizzare una cosa del genere era comunque difficile.
Decise di concentrarsi su ciò che si erano detti. Anche se, in realtà, aveva poco senso.
Di cosa stavano parlando?
Avevano nominato i Creatori e il Labirinto. Pareva che lei fosse contro il volere dei Creatori.
Quindi li conosceva? Cosa aveva a che fare con loro? Tutti i radurai conoscevano i Creatori prima di andar lì?
Ma quelle erano tutte ipotesi. Non poteva dar per scontato che un sogno contenesse informazioni reali.
Però c’era quella scritta, “codice”. E Koza aveva detto che il Labirinto era un codice.
Ma come poteva un insieme di muri e sentieri essere un codice?
Forse avrebbe potuto chiedere qualcosa di più a un velocista. Loro ne sapevano sicuramente più di chiunque altro del Labirinto.
Ma l’idea di raccontare a qualcuno il suo sogno la spaventava. Avrebbero potuto prenderla per pazza, riderle in faccia, o aver paura di lei, ritenerla responsabile di qualcosa.
Mentre si perdeva in quei pensieri sentì il rombo che preannunciava l’apertura delle porte.
Si mise a sedere a vide un paio di figure in attesa davanti a ciascuna delle quattro Porte. Davanti a quella più vicina individuò Sabo e… Law?! Cosa ci faceva lui lì? Non era un velocista.
La conversazione che aveva avuto il giorno prima con Sabo le tornò in mente e ricordò del Dolente. Con tutto quello che era successo dopo si era dimenticata totalmente di chiedere ulteriori informazioni in merito. Probabilmente Law voleva controllare qualcosa on i suoi occhi.
Quando tutti entrarono di corsa nel Labirinto Bibi prese a scendere dalla torretta.
Aveva bisogno di una doccia e di mettere qualcosa nello stomaco. Era decisa ad impegnare la sua giornata nell’attività che l’aspettava così che non avesse modo di ripensare al suo sogno e ai pensieri che le frullavano in testa.
Poco dopo entrò nella sala in cui tutti erano intenti a mangiare.
-Bibi!- la salutò Rebecca da lontano, sorridendo e agitando la mano –Ti sei svegliata presto oggi- le fece notare quando l’ebbe raggiunta al suo tavolo.
-Già- disse semplicemente lei sforzandosi di sorridere mentre prendeva posto tra Usop e Nami.
-Cosa devo fare oggi?- chiese alla rossa.
-Mi pare che oggi tocchi agli spalatori. Speriamo solo che Rufy se ne ricordi- rispose lei, poco convinta della seconda parte della frase.
Zoro arrivò in quel momento sbuffando e lasciando malamente il piatto sul tavolo, accanto a Rebecca.
-Meno male che Law si assenta poche volte. Non mi piace fare la parte del capo, troppe responsabilità e poco svago-
-Già, è proprio da incoscienti lasciare tutto nelle tue mani- lo canzonò Nami
-Perché? Dov’è andato?- si informò Rebecca.
-In effetti non è che ci siano molti posti in cui andare qui- aggiunse Usop.
-È andato a dare un’occhiata nel Labirinto- spiegò Zoro.
-Ogni tanto gli piace andare a dare una controllata- proseguì Nami prima che il ragazzo potesse dire troppo. Non voleva allarmare i radurai con la storia del Dolenti, non finchè non fosse strettamente necessario.
Bibi si guardò intorno. Gli altri ragazzi apparivano tranquilli e sereni, sembravano aver dimenticato quanto accaduto il giorno prima. Forse era un bene, ma lei non riusciva a passarci sopra tanto facilmente. Eppure sentiva il bisogno di farlo. Sperava che Rufy arrivasse presto per portarla a lavorare.
Sembrò che Nami le avesse letto nel pensiero.
-Rufy!- lo chiamò alzandosi in piedi per farsi notare da un ragazzo moro che Bibi ricordò di aver già visto.
Quello arrivò sorridendo e prese posto vicino a Usop per consumare la sua colazione.
-Ti ricordi che oggi la Fagiolina è con te?-
Lui la guardò per un attimo interdetto e rispose prontamente con un “ok” prima di tornare a concentrarsi sul suo cibo.
Lentamente tutti si dileguarono per iniziare le loro attività e Bibi si unì a Rufy che le spiegò il ruolo degli spalatori. Erano un po’ i tutto fare, facevano tutti i lavori di cui ci fosse bisogno come scavare i fossati negli orti, pulire i bagni, controllare che la Radura fosse pulita e ordinata.
La pulizia dei bagni portò via loro buona parte della mattinata e Bibi fu contenta di aver le mani impegnate. In più Rufy era di ottima compagnia, amava scherzare e chiacchierare. Riuscì anche a risollevare il morale alla ragazza al punto che si segnò a mente quell’aspetto del suo carattere così da ricordarsene la prossima volta che avrebbe avuto bisogno di tirarsi sù.
Il suo buon umore era talmente contagioso che la convinse ad essere sua complice nel rubare qualcosa da mangiare dalle cucine. Quando Sanji la scoprì, ovviamente, non fece troppe storie, dicendo che alle sue tre dee tutto era concesso.
-D’ora in poi manderò sempre te!- disse il moro ridendo mentre mangiava delle polpette.
-Ah! Quindi mi hai usata!- lo schermì la ragazza ridendo.
-Dai, avevo fame- ribattè l’altro, con sincerità e candore, non cogliendo l’ironia nella sua voce –Nami non mi aiuta mai, anzi, mi sgrida sempre. E Rebecca è sempre negli orti-
-Non preoccuparti. Io ruberò il cibo per te e tu farai altro per me-
-Che cosa?- chiese il ragazzo, incuriosito.
-Nulla- rispose lei, scuotendo il capo.
Finchè Rufy fosse stato così allegro e solare avrebbe adempito al loro patto senza nemmeno saperlo.
Dopo aver svolto qualche altro lavoretto nella Radura finalmente arrivò il tramonto.
Bibi era stanca ma serena, non poteva chiedere di meglio.
Insieme a Rufy si stava incamminando verso il Casolare quando videro Zoro davanti a una delle Porte intento ad osservarla, le braccia incrociate al petto. Subito il moro si diresse verso di lui.
-Ehi, Zoro! Ho trovato un modo per rubare dalla cucina!- esordì dandogli una pacca sulla schiena.
Bibi sorrise raggiungendoli ma subito cambiò espressione quando vide quella di Zoro. Era visibilmente preoccupato e ansioso. Anche Rufy se ne accorse.
-Che succede?- domandò il moro diventando subito serio, come mai la ragazza lo aveva visto.
-Manca poco alla chiusura delle Porte e Law non è ancora tornato-
Anche gli altri due rivolsero lo sguardo nella stessa direzione.
Poco dopo Nami si unì al gruppo.
-I velocisti sono tornati. Tutti tranne Sabo-
-Che era con Law- annuì Zoro.
Bibi iniziò a preoccuparsi vedendo l’apprensione degli altri tre. Probabilmente non c’era nulla di buono in quella situazione. Doveva essere successo qualcosa.
Il tempo passava e ancora nessuna traccia dei due.
I radurai rimasero silenziosamente in attesa mentre il gruppo aumentava. Arrivarono anche Kidd, Ace, Marco e altri radurai.
-Eccoli!- urlò Rufy improvvisamente indicando in fondo al corridoio che si stagliava di fronte a loro. Due figure si stavano avvicinando.
Sospiri di sollievo si sollevarono dal gruppetto lì riunito ma durò poco, per due ragioni.
I due sembravano avere qualche problema, pareva che uno stesso trascinandosi dietro l’altro. In più il rombo delle Porte in movimento si fece sentire.
-Qualcosa non va- commentò Kidd osservandoli.
Si erano avvicinati di un poco e ora si vedeva perfettamente che Sabo arrancava trascinando Law, il braccio del moro sulle spalle del biondo.
-Muoviti Sabo!- urlò Ace per incitarlo.
In quel momento le Porte presero a muoversi.
Nami sollevò lo sguardi sui muri, terrorizzata.
-Dobbiamo aiutarli!-
Fece qualche passo avanti con l’intenzione di andare loro incontro ma Zoro la fermò afferrandole saldamente il polso.
-Conosci le regole- disse severamente –Nessuno entra nel Labirinto se non i velocisti-
Prima ancora che finisse la frase due figure sfrecciarono loro accanto entrando nel Labirinto. Ace e Marco, entrambi velocisti, erano entrati nel Labirinto andando incontro ai due in difficoltà. Quando li ebbero raggiunti afferrarono Law sollevandolo da terra e corsero verso la Radura.
Fortunatamente, unendo le forze di tutti e tre, riuscirono a superare le Porte prima che fosse troppo difficile passare e prima di essere schiacciati.
Adagiarono Law per terra appena fuori dalle mura.
-Sabo! Cosa è successo?- domandò Zoro avvicinandosi al ragazzo inginocchiato a terra che cercava di riprendere fiato.
Quello sollevò lo sguardo su di lui.
-È stato punto-

 


Angolo di Calypso:
Zan zan zaaaaan!
Le cose si complicano e qualcuno è un po' nei guai... Ne vedremo delle belle (ovviamente si fa per dire!)
Un caloroso ringraziamento a coloro che seguono la storia con curiosità e passione crescente. Spero di non deludervi con l'andamento della storia :)
Se avete domande, dubbi, perplessità, nn esitate a chiedere (rileggendo questo caipitolo ho avuto l'impressione che qualcosa fosse poco chiaro)
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** Dolenti ***


Dolenti

Con quelle parole di Sabo il tempo sembrò fermarsi. Tutti rimasero paralizzati nell’udire quella notizia, persino Bibi che non sapeva cosa significasse, ma l’allarme nella voce del biondo era ben udibile.
Zoro spezzò l’incantesimo iniziando a dare ordini.
-Marco, corri ad avvisare Chopper e i medicali! Kidd e Ace, portate Law al Casolare-
Tutti fecero quanto gli era stato ordinato. Marco scattò verso il Casolare, Ace a Kidd presero Law uno sotto le ascelle e l’altro per le gambe e iniziarono a muoversi verso l’edificio seguiti da Nami che studiava il corpo del moro in cerca di ferite.
Zoro si inginocchiò vicino a Sabo per controllare come stesse e chiedergli cosa fosse successo.
-Rufy- disse Bibi, ancora paralizzata –Cosa gli è successo?-
-È stato punto- rispose lui, un’espressione seria in volto.
-E cosa vuol dire?- domandò lei voltandosi a guardarlo.
-Se vieni attaccato da un Dolente quello ti inietta un veleno- spiegò, sistemandosi il cappello di paglia in testa.
Bibi trattenne il fiato, sconvolta. Aveva paura di fare la domanda successiva.
-Morirà?- gli uscì quasi in un soffio.
Il ragazzo le rivolse un sorriso rassicurante prima di rispondere, anche se la preoccupazione non aveva abbandonato del tutto i suoi occhi.
-No. Gli somministreranno il Dolosiero e attraverserà la Mutazione. Ma alla fine starà bene-
-Voi due- si intromise Zoro prima che potessero dire altro –Aiutate Sabo ad andare in infermeria-
I due si mossero senza farselo ripetere una seconda volta. Si avvicinarono al biondo che aveva un’aria stravolta. Bibi pensò di non aver mai visto qualcuno più stanco. Lo presero per le braccia e se le passarono intorno alle spalle e si mossero più velocemente che poterono verso l’edificio. Zoro li precedette di corsa, ansioso di verificare come stesse il loro capo.
-Tu stai bene? Sei ferito?- gli chiese la ragazza, preoccupata.
-Non preoccuparti- rispose il biondo, con aria seria –Prima preoccupiamoci di Law-
Rufy non disse una parola, il che sembrò molto strano alla turchina ma le permise di capire che la situazione era grave: il moro era di indole aperta e solare ma ciò non significava che non capisse la gravità delle situazioni, anzi, e reagiva diventando improvvisamente serio e responsabile. Ma, in base a ciò che le aveva detto poco prima, non era tanto grave da essere in pericolo di vita. Che quella che loro chiamavano Mutazione fosse anche peggio? Di cosa si trattava?
Giunsero rapidamente al Casolare. Dentro era il caos.
I Radurai erano raccolti al piano terra e un chiacchiericcio continuo e confuso riempiva l’aria. Dappertutto volavano domande su cosa fosse successo. Fortunatamente non si accorsero della presenza di Sabo, altrimenti lo avrebbero sommerso di domande.
Appena entrati Rufy si incamminò verso le scale che portavano ai piani superiori, in direzione delle stanze adibite a infermeria.
Mentre salivano la rampa delle urla giunsero alle loro orecchie, urla raggelanti che fecero venire i brividi a tutti e tre.
Giunti al pianerottolo capirono che le urla arrivavano dalla stanza più vicina. Vi si affacciarono.
Law era steso sul letto ed era quasi impossibile pensare che poco prima fosse svenuto e che lo avessero trascinato lì di peso. Ora si dimenava, urlava, non stava un attimo fermo. Tutti intorno a lui cercavano di immobilizzarlo. Ace gli teneva le braccia al di sopra della testa, sul cuscino, Kidd gli immobilizzava le gambe e Zoro era praticamente steso sul suo torace per tenerlo fermo. Nami, vicino al viso del capo, urlava per sovrastare le sue grida nel tentativo di farlo ragionare. In un angolo chopper e un altro ragazzo armeggiavano con delle fiale e siringhe.
Non appena videro la scena Rufy si fiondò dentro la stanza per dare una mano. Sabo perse l’equilibrio e Bibi quasi rischiò di farlo cadere ma strinse la presa sulla sua vita e riuscì a evitare a entrambi una rovinosa caduta.
-Direi che qui siamo di troppo- constatò la ragazza –Meglio se ti porto nell’altra stanza-
Il biondo non rispose, si limitò ad annuire con il capo.
Si mossero con cautela fino alla stanza successiva, quella che aveva occupato Koza il giorno prima.
Una volta dentro Bibi fece accomodare il ragazzo sul letto che vi sedette appoggiando la schiena al muro, chiudendo gli occhi, stravolto.
Bibi lo osservò. Oltre alla stanchezza sembrava davvero malconcio. Era sporco di terra e sangue, innumerevoli graffi gli percorrevano il viso e le braccia e anche la maglietta era strappata in vari punti.
-Forse è meglio se vado a chiamarti un medicale..- valutò Bibi avviandosi già alla porta.
-No- fece il biondo, risoluto –è meglio che si occupino di Law ora. È molto più urgente-
Bibi lo guardò con un misto di tristezza e dolore. Gli faceva molta pena, lì stanco e sofferente accasciato contro il muro.
Si guardò intorno. Non era un medicale e non sapeva nulla di medicina ma almeno lavare e disinfettare delle ferite lo sapeva fare. Non ricordava di averlo mai fatto prima eppure ricordava come si facesse. Un’altra dimostrazione della strana amnesia che affliggeva tutti.
Trovò un lavandino con vicino una bacinella piena di asciugamani puliti. La riempì e si avvicinò al letto.
-Che vuoi fare?- le domandò Sabo, un po’ scettico.
-Aiutarti. Credo che i medicali ne avranno per molto di là-
Bibi non poteva saperlo per certo, ma le urla di Law erano un ottimo indicatore.
-Hai già fatto la prova con i medicali?-
La ragazza sospirò scocciata guardandolo dritto negli occhi.
-Credi davvero che non sappia disinfettare delle ferite superficiali?- lo ammonì portando le mani sui fianchi.
Quello in risposta abbozzò un sorriso stanco.
-E va bene- si arrese. Si spostò e si posizionò sul bordo del letto di fronte a Bibi.
La ragazza immerse l’asciugamano nell’acqua e prese a tamponare la pelle del ragazzo per pulire il misto di sangue e sporco.
Rimasero in silenzio mentre lei ripuliva le sue braccia ma quando passò al viso, dove due tagli rosso accesso svettavano sulla fronte e il mento, lei sentì il bisogno di parlare. Vedendo tutta la tristezza e il dolore che albergavano nei suoi occhi sentiva che era il caso di farlo parlare.
-Vuoi parlare di quello che è successo?- le parole le uscirono quasi in un sussurro.
Lui sollevò lo sguardo e la guardò negli occhi, dal basso in alto. Bibi quasi perse il fiato per tutta la sofferenza che leggeva in quegli occhi. Temeva quasi di poterci annegare. Fortunatamente lui tornò a guardarsi le scarpe.
-Abbiamo incontrato un Dolente, di nuovo vicino alla Scarpata- prese a spiegare –Appena l’abbiamo visto ci siamo fermati e abbiamo deciso di allontanarci ma quello deve averci sentito. Quando si è accorto di noi ha iniziato a rincorrerci-
Bibi notò che stava stringendo i pugni fino a sbiancarsi le nocche.
-Per scappare ci siamo anche dovuti arrampicare sull’edera, credo che la maggior parte dei miei graffi derivino da quello. A un certo punto senza che ce ne accorgessimo ci siamo divisi-
Si fermò, come alla ricerca della forza per proseguire.
Bibi, intanto, aveva finito di pulire le ferite.
-Il Dolente ha seguito lui. Appena mi sono accorto che non eravamo più insieme l’ho cercato seguendo i versi del Dolente, ma quando sono arrivato era già troppo tardi. Ho visto il Dolente che lo pungeva e poi se ne andava, lasciandolo lì svenuto. Non riesco a spiegarmi perché non lo abbia ucciso-
La ragazza rimase a guardarlo, immobile. Le si stringeva il cuore in una morsa vedendolo così addolorato. Sentiva il bisogno di rassicurarlo, consolarlo, ma non sapeva se ci sarebbe riuscita.
-Bè, direi che è un bene che non l’abbia ucciso-
Fu interrotta da qualcuno che entrava furiosamente nella stanza.
Era Chopper. Dedicò loro solo una rapida occhiata prima di catapultarsi verso un armadio e cercarvi dentro qualcosa.
-Scusami, Sabo. Appena finisco arrivo da te- fece trapelato entrando quasi interamente nell’armadio.
-Non preoccuparti C…- stava per ribattere il biondo ma Bibi lo interruppe.
-Chopper, dove sono disinfettante e cotone? Per le ferite superficiali posso pensarci io-
Il ragazzino si voltò a guardarla solo per un secondo.
-In quel mobile- disse soltanto indicando una vetrinetta alle sue spalle.
Poco dopo, mentre già la ragazza cercava quello che le serviva, il ragazzo uscì dalla stanza con quelle che sembravano delle corde.
La ragazza tornò dal suo paziente e osservandolo si ricordò una cosa.
-Devi togliere la maglietta, così posso controllare tutte le ferite-
Il ragazzo si tolse l’indumento con disinvoltura e senza protestare.
Bibi recuperò l’asciugamano e ripetè la stessa operazione di prima. Un taglio più profondo degli altri era ben visibile sotto il costato. Doveva fargli molto male.
Quando ebbe finito inumidì il cotone col disinfettante.
Gli prese un polso così da poter disinfettare il braccio e non appena lo sfiorò col cotone il ragazzo sobbalzò e diede un pugno sul materasso con la mano libera.
-Lo so che brucia, ma devi resistere!- lo rimproverò Bibi pensando che la sua reazione fosse dovuta al medicinale, ma quando lo guardò in faccia si sorprese. Aveva la bocca distorta in un ringhio di rabbia e gli occhi lucidi minacciavano di far trapelare qualche lacrima.
-È colpa mia!- si lasciò sfuggire tra i denti –Non avrei mai dovuto portarlo con me! Non ha la preparazione di un velocista, non conosce il Labirinto, era scontato che sarebbe finita così!-
Un altro pugno sul materasso. Sabo si stava sfogando liberando tutti i suoi sensi di colpa.
-Avrei dovuto stare più attento, fare maggior attenzione a non separarmi da lui! Era mio dovere!-
La ragazza lo guardò, sconsolata, e gli appoggiò dolcemente una mano sulla spalla.
-Sabo, è inutile darsi la colpa, perché non ne hai. Se proprio dobbiamo incolpare qualcuno sono i Creatori che ci hanno mandato qui-
Il ragazzo la guardò, gli occhi ancora più lucidi.
-Io non vi conosco molto bene, sono qui da poco, ma da quel che ho visto Law mi sembra un ragazzo molto assennato e intelligente e credo ci abbia riflettuto molto bene prima di decidere di entrare nel Labirinto-
Il biondo abbassò lo sguardo. Sapeva quanto Law fosse razionale ma rimaneva il fatto che era stato punto mentre lui avrebbe dovuto aiutarlo.
-Sì, ma..- cerco di ribattere, ma fu prontamente interrotto.
-E da quel che ho visto tu mi sembri molto responsabile e scrupoloso. Non avresti mai messo la vita di qualcuno a rischio e sono certa che se le condizioni non vi fossero state così avverse saresti sicuramente riuscito a salvarlo-
Bibi non sapeva da dove le uscivano quelle parole, se davvero fossero frutto delle sue osservazioni di pochi giorni. Quello che sapeva era che non riusciva a vederlo soffrire in quel modo, doveva consolarlo.
Vide delle lacrime sfuggire sulle sue guance e, senza pensarci, si sedette vicino a lui e lo abbracciò, spingendo la testa del ragazzo sulla sua spalla.
-Mi dispiace- lo senti mormorare mentre iniziava a singhiozzare.
La turchina gli accarezzò i capelli, conscia che quello sfogo gli fosse necessario per liberare tutta la paura, preoccupazione, stress, ansia e nervosismo che aveva accumulato a causa di quella situazione.
-Mi hanno detto che chi passa la notte nel Labirinto non sopravvive- disse la turchina continuando ad accarezzargli i capelli –Tu sei riuscito a portarlo qui prima che si chiudessero le Porte. Gli hai salvato la vita-
A quelle parole i singhiozzi del biondo si fecero più forti e anche lui si strinse a lei in modo quasi disperato circondandole la vita con le braccia.
Rimasero in quella posizione per minuti che sembravano interminabili.
Non vi era alcun imbarazzo tra di loro.
Sabo non aveva mai avuto troppi problemi a esternare i suoi sentimenti anche se, effettivamente, non si sarebbe mai messo a piangere di fronte agli altri Radurai come Kidd, Zoro o Ace. Ma forse con Nami e Rebecca lo avrebbe fatto e sentiva che anche di Bibi poteva fidarsi.
Dal canto suo, la ragazza, stava semplicemente consolando una persona che ne aveva estremo bisogno, che aveva impellente necessità di sfogarsi e sentirsi confortato. Poco importava che il ragazzo fosse a petto nudo e ricoperto di ferite.
Quando finalmente si fu calmato Sabo si separò da lei e le regalò un timido sorriso al quale lei contraccambiò prima di rimettersi in piedi e riprendere in mano cotone e disinfettante.
Quando Chopper, poco dopo, entrò nella stanza, tutte le ferite del velocista erano state disinfettate e Bibi lo lasciò nelle mani del medicale per un controllo più esperto e per le eventuali medicazioni.
Uscì dal Casolare, all’aria fresca della sera, accompagnata dalle grida strazianti di Law.







Angolo di Calypso
No, ma cosa dite? Non ho una cotta stratosferica per Sabo! Ma cosa andate pensando? Credo semplicemente che sia perfetto! Sensibile, responsabile, simpatico, gentile, carino. Nulla di che.
E noooo non shippo SaboBibi come se non ci fosse un domani, proprio no!
Spero non me ne vogliate a male per questo crack pairing è solo che da un po' penso a loro come coppia e credo che sarebbero davvero perfetti insieme e non ho potuto fare a meno di sfruttare questa long che, nonostante sia prevalentemente avventura e suspence, ho voluto arricchire con un briciolo di sano e puro ammore. Poi, sia chiaro, Sabo e Koala sono praticamente canon e chi sono io per andare contro il volere di Oda-sensei?! *peace*
Detto ciò, domando perdono per il lieve ritardo ma in questa settimana la real life è stata davvero devastane! Poi in realtà, vista l'impazienza (assolutamente gradita!) che mi mostrate nelle recensioni pensavo di accorciare il tempo tra un aggiornamento e l'altro ma purtroppo questa settimana mi è stato impossibile. Anche settimana prossima sono un po' incasinata ma poi spero di riuscire ad accontentrvi :)
Bom, ho finito. Spero anche questo capitolo vi sia piaciuto almeno un po'.
Alla prossima!
*affonda nei feels con la sua nave SaboBibi*

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Capitolo 9
*** Sentimenti ***


Sentimenti

Quando Bibi uscì dal Casolare lasciò andare il fiato. Non si era resa conto di essere tanto tesa. Ma, del resto, era inevitabile. L’aria che si respirava nella Radura era talmente tirata da essere quasi irrespirabile e le urla strazianti di Law non erano d’aiuto.
Fece qualche passo fuori dalla porta portando le braccia sopra la testa per stiracchiarle. Poco distante, nel crepuscolo della sera, intravide due persone sul limitare del bosco.
Una delle due stava fumando una sigaretta.
La turchina corrugò la fronte a quella constatazione quasi non avvertendo il consueto mal di testa. Era la prima volta che vedeva qualcuno fumare lì. In realtà, per quanto ricordava, poteva anche essere la prima volta che vedeva qualcuno fumare. Come ci arrivavano lì delle sigarette?
Incuriosita si avvicinò.
Quando fu abbastanza vicina si accorse che la figura seduta a terra con la schiena contro un albero, le gambe piegate davanti a sé e le braccia stese sulle ginocchia, una sigaretta in bocca che gli illuminava lievemente il viso e che creava pennacchi di fumo che salivano verso l’alto, era Sanji. Vicino a lui, in piedi, con una spalla appoggiata al tronco del medesimo albero stava Rebecca, lo sguardo fisso a terra. Stavano entrambi in silenzio.
-Ehi- li salutò Bibi per informarli della sua presenza.
L’altra ragazza le sorrise per accoglierla mentre il biondo si tolse la sigaretta dalle labbra.
-Come sta Law?- le chiese.
La nuova arrivata si lasciò andare a terra a gambe incrociate.
-Onestamente non lo so. Stavo aiutando Sabo a medicarsi-
Il silenzio calò di nuovo tra loro. Bibi poteva leggere chiaramente la tristezza nei loro occhi.
Era davvero una situazione difficile. Non era facile vedere un proprio compagno in quello stato, specialmente quando quella persona è il capo che gestisce e manda avanti tutto.
-Forse voi potete aiutarmi- fece, nella speranza che parlare potesse essere d’aiuto –Potete spiegarmi cos’è la Mutazione?-
Anche Rebecca si sedette vicino a loro mentre Sanji lasciava andare una nuvoletta di fumo.
-Quindi gli hanno iniettato il Dolosiero?- chiese.
La turchina annuì.
-Quando un Dolente ti punge ti inietta un veleno e l’unico rimedio è il Dolosiero, anche se la guarigione non è così immediata. A Law spettano due o tre giorni di febbre alta e sofferenza, dovremo sorbirci le sue urla ancora per un po’. E, come se non bastasse, quando si sveglierà non sarà più lo stesso- spiegò il biondo.
-Cosa intendi?- domandò Rebecca guardandolo incuriosito. Lei era nella Radura da poco, non aveva mai assistito a una Mutazione.
-Pare che chi attraversa la Mutazione riacquisisca dei ricordi-
A quelle parole entrambe le ragazze rimasero sbalordite. Bibi stava per dire qualcosa quando il biondo proseguì.
-Ma nessuno di loro ne vuole mai parlare, anche a distanza di tempo. Pare che siano troppo shockati per farlo-
-Ma se avessero informazioni rilevanti?- si scaldò Rebecca sporgendosi verso di lui.
Quello scosse il capo.
-Spero non siano così sciocchi da tenerci nascoste informazioni che potrebbero aiutarci a uscire da qui. Comunque abbiamo già provato in tutti i modi di farli parlare ma non c’è stato verso-
Le due ragazze abbassarono il capo, demoralizzate. Avevano intravisto un barlume di speranza che era subito svanito nel nulla.
-Chi altri ha subito la Mutazione?- domandò Bibi osservando Sanji spegnere la sigaretta contro una pietra poco distante dalla sua mano.
-Kidd e un altro paio di ragazzi che non sono più qui per poterlo raccontare- rispose quello.
La turchina sentì raggelarsi il sangue nelle vene.
-Cosa gli è successo?- domando Rebecca, la voce spezzata.
Si chiese come fosse possibile che fosse lì da quattro mesi e non sapesse quelle cose.
-Uno è impazzito. Ha infranto la nostra legge più importante ed è entrato nel Labirinto e non lo abbiamo più visto tornare. L’altro…- il ragazzo si interruppe, domandandosi quanto e come fosse il caso di dire –Diciamo che non ha retto lo stress e la paura- optò per un modo delicato di svelare l’amara verità del suicidio del Raduraio. Stava pur sempre parlando con delle fanciulle, non voleva turbare i loro animi innocenti –Sono argomenti di cui preferiamo non parlare-
Intanto, Bibi, stava metabolizzando il fatto che Kidd avesse subito la Mutazione. Forse quello poteva spiegare il suo strano comportamento che, effettivamente, non era solo nei suoi confronti. Certo, verso di lei aveva un astio insensato e smisurato ma in molti le avevano detto che non era da prendere troppo sul serio.
-Dai- fece Sanji sollevandosi in piedi e spazzolandosi i pantaloni dalla terra e dall’erba –è meglio se andiamo a dormire- porse una mano alle due ragazze per aiutarle ad alzarsi.
Era stata una giornata emotivamente pesante e sarebbe stato meglio per tutti loro riposare perché il giorno dopo sarebbero stati senza il loro capo e avrebbero dovuto dimostrargli che sapevano cavarsela anche senza di lui.
Quando raggiunsero il Casolare Zoro e Sabo dissero a tutti che, per quella notte, era meglio che anche chi dormiva dentro dormisse fuori. Infatti, dato il clima sempre mite, molti radurai dormivano nel bosco e, per evitare di sorbirsi tutta la notte le urla di Law, era meglio che tutti dormissero fuori.
Così, Bibi e Rebecca che solitamente condividevano una delle poche stanze del Casolare con Nami, presero dei sacchi a pelo e si sistemarono nel bosco vicino a Rufy ed Ace.
Il mattino dopo furono svegliate dalle prime luci dell’alba e dal rumore delle Porte che si aprivano.
Bibi non sapeva quale lavoro avrebbe dovuto provare quel giorno, nessuno le aveva detto nulla e nessun Intendente era andato a cercarla. Finita la colazione si era messa alla ricerca di Zoro per domandarglielo quando incontrò Chopper che le disse che quel giorno avrebbe dovuto provare il mestiere dei medicali ma, essendo il loro Intendente fuori uso, era meglio rimandare.
Così la ragazza decise di passare la giornata negli orti aiutando Rebecca e Usop. Di certo a Zoro non sarebbe importano, aveva ben altro a cui pensare, e Nami non si vedeva da nessuna parte. La misteriosa sparizione della ragazza la incuriosì per tutto il giorno finchè, arrivati a cena, non espresse i suoi dubbi.
-Ragazzi, ma Nami dov’è?- domandò, seduta al tavolo con Rebecca, Rufy, Ace e Marco.
-Sorveglia Law- spiegò Ace –Zoro ha ordinato che qualcuno stesse con lui costantemente e l’avvisasse del minimo cambiamento-
-Quindi non sta mangiando?- domandò sbalordito Rufy.
Senza pensarci due volte la turchina si alzò e si diresse verso Sanji a chiedergli una porzione in più da portare a Nami.
Salì le scale con un vassoio con tutte le pietanze e si sorprese di non sentire le urla di Law. Aveva passato tutta la giornata fuori quindi non aveva idea di quando avesse smesso.
Arrivò alla porta della stanza in cui il capo era convalescente e stava per entrare ma, quasi d’istinto, si fermò.
L’aria che si respirava nella stanza aveva un che di intimo, personale, e sentiva che se fosse entrata avrebbe varcato un limite invisibile. Rimase sulla porta a osservare.
Law era disteso sul letto, immobile, pallido, madido di sudore e sembrava molto più magro del giorno prima, per quanto fosse possibile. Aveva un respiro affannoso e ogni tanto un arto o la testa scattavano incontrollati. Accanto al letto, su una sedia, stava Nami: era persa in contemplazione, non staccava un attimo gli occhi dal volto del moro. Reggeva in mano un asciugamano che ogni tanto utilizzava per asciugare la fronte e le guance sudate del ragazzo.
Bibi rimase rapita dall’intensità di quel momento. Con quei gesti Nami stava esprimendo molto più che semplice preoccupazione e cura. C’era un affetto smisurato nei suoi gesti attenti e nei suoi occhi stanchi e cerchiati dalle occhiaie.
Ancora ferma sulla porta si perse a pensare.
Per quante leggi vigessero in quel posto, per quante l’Adunanza potesse decretarne, c’erano cose che non potevano controllare. Una di quelle erano i sentimenti. Certo, era stato utile e ragionevole fissare una legge che impedisse le relazioni amorose nella Radura, ma sperare di anticipare e controllare i sentimenti di una persona era impensabile.
Nami era lì da più di un anno, non c’era da meravigliarsi se aveva stretto con tutti loro dei legami diversi. C’erano persone con cui era amica, persone che non sopportava, persone che erano i suoi confidenti, persone di cui si fidava. E poi, c’era qualcuno per cui provava qualcosa di più di un semplice affetto fraterno. Non poteva farci niente.
Bibi si perse a pensare su quanto potesse essere difficile quella situazione per lei, obbligata a seguire la regola proposta proprio dal ragazzo per cui provava qualcosa.
Chissà se anche Rebecca aveva una situazione simile? Chissà se sarebbe mai successo a lei? Lei che già una volta aveva avuto un fidanzato e che era morto. Un fidanzato di cui però non ricordava nulla, nemmeno il sentimento che provava per lui. Chissà se sarebbe mai stata in grado di riprovare quel sentimento.
-Ha smesso di urlare da un po’, ma credo che a breve riprenderà-
La voce di Nami la svegliò dallo stato di trance in cui era caduta.
La rossa la stava guardando con un sorriso stanco e gentile in volto.
-Ti ho portato da mangiare- annunciò l’altra entrando nella stanza e ricambiando il sorriso.
Appoggiò il vassoio sul comodino.
-Nami, non vuoi riposarti un po’?- domandò all’altra, seriamente preoccupata per il suo benessere. Ma quella scosse il capo con decisione.
-No, sto bene-
Nei suoi occhi c’era determinazione.
-Grazie per avermi portato da mangiare-
Le due ragazze si scambiarono un lungo sguardo e Bibi potè dire di aver sentito un po’ di complicità tra loro, come se ora condividessero un segreto. Cosa più importante, Nami si fidava di lei.
Lasciò giù i piatti e recuperò il vassoio prima di lasciare la stanza.
Scesa al piano di sotto tornò in cucina dove non trovò più nessuno se non Sanji e qualche altro raduraio che stavano sistemando la stanza, così decise di uscire all’aperto.
Una volta fuori vide che nel mezzo della Radura gli altri ragazzi avevano acceso un falò e vi stavano tutti intorno, ridendo, scherzando, bevendo, qualcuno anche cantando. Chissà dove avevano imparato quelle canzoni, se se le erano inventate e se davvero fossero mera invenzione e una reminiscenza di un ricordo.
Probabilmente, dopo gli ultimi giorni e i tanti avvenimenti, tutti avevano bisogno di rilassarsi e tirare il fiato.
Si diresse verso di loro quando qualcuno le arrivò alle spalle.
-Pive!- la salutò qualcuno dandole una pacca sulla spalla.
Era Sabo. Proveniva dalle docce e infatti aveva ancora i capelli umidi.
-Ciao, Pive- ricalcò il tono su quell’ultima parola nel tentativo di fargli capire che la infastidiva quel nomignolo, ma ottenendo come unico risultato quello di farlo sorridere divertito.
-Volevo dirti una cosa- fece poi, tornando serio, incamminandosi insieme a lei verso il falò.
-Dimmi-
-Volevo ringraziarti per ieri-
La ragazza lo guardò.
-Per avermi aiutato con le ferite e…- fece una pausa, lievemente imbarazzato al ricordo –Per tutto il resto-
-Figurati- fece lei prima di dargli una leggera spallata come già una volta aveva fatto –Non negherei mai il mio aiuto a un povero pive come te- lo canzonò.
Quello la guardò con gli occhi sbarrati, fingendosi offeso, ma poi, quando ebbero raggiunto il gruppo, le scompigliò i capelli dispettosamente.
Si avvicinarono dove stavano Rebecca, Rufy, Ace, Usop, Marco, Chopper.
Rufy avevano in mano una scodella piena di polpette che si contendeva con Ace al suo fianco; Rebecca e Marco chiacchieravano in modo disteso e rilassato; Usop raccontava qualcosa con grande enfasi al piccolo Chopper che pendeva dalle sue labbra.
Sabo si sedette su un tronco tagliato e disteso che fungeva da panchina e Bibi si sedette per terra accanto alle sue gambe con la schiena appoggiata al legno. Si rilassò contro la superficie dura ascoltando le conversazioni intorno a lei.
Marco stava raccontando a Rebecca un aneddoto della Radura precedente all’arrivo della ragazza, di uno scherzo che avevano fatto in piena notte a un povero Fagio appena arrivato e che il biondo aveva cercato di sventare non essendo d’accordo con quella crudeltà gratuita.
Usop riferiva a Chopper una macabra descrizione di un suo incontro notturno con un gruppo di Dolenti che, ovviamente, aveva avuto la peggio davanti alla superiorità del ragazzo. Ovviamente era una frottola, ma il ragazzino non sembrò accorgersene.
Davanti a lei Rufy e Ace stavano litigando per il cibo. Rufy allungava le braccia lontano dall’altro per tenere la scodella fuori dalla sua portata ma quello lo aveva preso per il collo, stringendolo con un braccio, e gli stava strofinando le nocche sul capo. Si vedeva che erano molto amici e che quello era solo un momento di una lunga serie di momenti simili.
Bibi si trovò a sorridere guardando la loro spensieratezza.
-Bisticciate proprio come due fratelli- le uscì di bocca senza che se ne accorgesse.
Tutti si zittirono e la guardarono.
Usop chinò il capo, Rebecca passava lo sguardo tra lei e i due ragazzi, Ace le sorrise lievemente e Rufy scoppiò in una fragorosa risata.
-Per quanto ne sappiamo- disse il ragazzo con le lentiggini –Potremmo anche esserlo-
Bibi lo guardò e appena registrò le sue parole sgranò gli occhi e si portò una mano a coprirsi la bocca.
-Oh cielo! Scusatemi!-
Che stupida che era stata! Non aveva pensato che quello era un commento indelicato. Nessuno di loro sapeva nulla del proprio passato, della propria famiglia, di quello che facevano e di chi erano prima di andare lì.
-Io sarei sicuramente il maggiore!- esordì Ace per scacciare l’imbarazzo continuando la sua lotta con l’altro.
Bibi si portò le gambe al petto, chiudendosi a riccio per la misera figura appena fatta.
Sabo, accanto a lei, le passò una mano sul capo, ma non come prima per dispetto bensì con dolcezza, una carezza per rassicurarla.
-Non preoccuparti- le bisbigliò all’orecchio chinandosi verso di lei –Sono cose a cui tutti pensiamo, non è certo la prima volta-
La ragazza sollevò lo sguardo incerto su di lui.
-E poi lo sai. I pive come te hanno ancora molto da imparare-
Le sorrise per farle capire che non la stava prendendo in giro ma che stava solo cercando di rincuorarla e lei gliene fu grata.
-A volte mi chiedo come mi sono procurato questa cicatrice..- fece con fare pensieroso passandosi una mano sull’occhio sinistro. In effetti Bibi non si era mai chiesta se se la fosse fatta lì nella Radura o precedentemente. Prima che potesse dire qualsiasi cosa fu interrotta.
-Perché ci hanno mandato qui?-
Le parole di Rebecca raggelarono tutti che, nuovamente, si zittirono e catalizzarono i loro sguardi in un unico punto.
Il commento di poco prima l’aveva destabilizzata, risvegliando in lei i tanti dubbi e domande che tutti si facevano e che solo chi era lì da tanto aveva imparato a gestire.
Sospirò scrollando il capo.
-Scusatemi, non volevo rovinare l’atmosfera. E so che nessuno ha una risposta, però…-
Non terminò la frase.
-Abbiamo tante teorie in merito- disse Marco, sedendo più dritto. Forse era il caso di affrontare quell’argomento, soprattutto in presenza degli ultimi arrivati, come Rebecca, Usop e Bibi.
Sabo annuì –I Creatori potrebbero essere dei sadici che si divertono a mandare qui la gente.
-E che senso avrebbe mandarci provviste e ciò di cui abbiamo bisogno?- domandò Usop, indignato da quell’ipotesi.
Il biondo si strinse nelle spalle.
-Per divertirsi ad osservarci vedendo cosa facciamo-
-Osservarci?- domandò Bibi.
-Non hai mai visto le scacertole?- le chiese Chopper.
Lei scosse il capo, confusa.
-Sono delle piccole telecamere argentate che hanno una forma a metà tra uno scarafaggio e una lucertola che se ne vanno in giro per tutto la Radura- spiegò Rebecca.
-E sopra hanno scritta la sigla W.I.C.K.E.D- aggiunse Rufy.
-Che è da dove vengono i Creatori- spiegò Ace.
-E crediamo che con quelle loro ci spiano- concluse Sabo.
-È normale che tu non le abbia ancora viste- spiegò Marco –Sei qui da troppo poco-
-Aspettate- li interruppe Bibi portando le mani davanti al volto –Mi state dicendo che chi ci ha mandato qui, i Creatori, ci osserva costantemente?-
Ricevette segni d’assenso con la testa.
Ora capiva perfettamente la domanda dell’altra ragazza.
-Perché? A che scopo?- si scaldò.
-Un’altra ipotesi- esordì Ace –è che siamo tutti dei criminali e che questa sia una sorta di punizione, una prigione-
Bibi lo guardò sconcertata. Era assurdo. Erano tutti dei ragazzini, cosa mai potevano aver fatto per finire lì?
Il suo sguardo ricadde sul piccolo Chopper, evidentemente turbato da quel discorso, e la turchina rifiutò totalmente quell’idea. Era impensabile.
-Se così fosse non ci avrebbero dato una via di fuga- s’intromise Usop.
-Ti riferisci al Labirinto?- domandò Sabo.
Il nasone annuì e i tre velocisti si scambiarono un rapido sguardo.
-Già, ma non è così facile trovarla-
-Quindi voi credete che il Labirinto sia per noi una via di fuga?- chiese la turchina.
-Per forza- fece Ace –Un Labirinto ha sempre un’uscita-
-Noi velocisti usciamo tutti i giorni mica per niente. Lo mappiamo- spiegò Sabo.
-Da quasi tre anni- aggiunse Marco.
La bocca di Bibi si spalancò. Da tre anni studiavano quel Labirinto e ancora non avevano trovato un’uscita? Vedendola in difficoltà Ace giunse in suo aiuto.
-Il fatto è che il Labirinto cambia, ogni notte, per questo non è così facile-
Il silenzio cadde nuovamente sul gruppo mentre ognuno rifletteva su quanto appena detto.
Bibi mise insieme tutte le nuove informazioni. I Creatori, o WICKED, li avevano mandati nella Radura, senza ricordi, un posto circondato da un Labirinto che probabilmente nascondeva una via di fuga e li teneva sotto stretta osservazione.
-E se- fece, tentennante –Questa fosse una sorta di prova da superare? Voglio dire, che senso ha mandarci qui, darci i mezzi per sopravvivere, osservarci e darci una possibile via di fuga?-
-Sì, abbiamo pensato anche a questo- disse Marco –Ma rimangono comunque tutte ipotesi-
-Avete mai provato a usare la Scatola come via di fuga? Da lì si dovrebbe arrivare ai Creatori!- fece Usop con tono trionfante.
Tutti, meno Bibi, scossero la testa.
-Ci abbiamo provato- spiegò Sabo –E, no, non è una via di fuga-
-È solo la via per una morte certa- fece Marco.
-Fatti un giro alle Faccemorte, pive- aggiunse Ace.
Usop sbiancò, terrorizzato all’idea del cimitero, ma prima che qualcuno potesse aggiungere altro furono interrotti dall’arrivo di Zoro.
-È ora di dormire pive-
Il gruppetto si alzò in piedi, chi polemizzando, chi sbadigliando, chi mettendosi a chiacchierare allegramente con Zoro che si avviò con loro verso il bosco, come se gli argomenti tetri di prima non ci fossero mai stati.
Mentre entravano nel folto degli alberi, al buio, Bibi si trovava in fondo al gruppo.
Improvvisamente, mentre cercava di capire dove stesse andando e tentava di evitare gli alberi, qualcuno la afferrò saldamente da un braccio e la fece voltare bruscamente.
Confusa si ritrovò a pochi centimetri dal viso pallido di Kidd, i suoi occhi dorati brillavano di una luce sinistra.
-Adesso anche Law vedrà chi sei veramente- sibilò –E tu verrai esiliata-
Così come era arrivato se ne andò, dileguandosi nel buio tra i tronchi degli alberi.
Un collegamento si formò improvvisamente nel cervello di Bibi. La Mutazione dava ricordi e Kidd l’aveva subita. I suoi sogni, i suoi ricordi, la collegavano in qualche modo ai Creatori. Che lui l’avesse vista con loro? Per questo ce l’aveva tanto con lei?







Angolo di Calypso:
Hola!
Eh, avevate forse dubbi?! C'è la SaboBibi ma c'è anche un po' di LawNami! Giuro, solo un pochino! Ripeto che in questa storia l'amore e il romanticismo hanno un ruolo marginale, spicca solo in alcuni capitoli.
Un sacco di feels in questo capitolo, ci voleva proprio. Tra Law e Nami, Nami e Bibi, Rebecca e i suoi momenti di cedimento, Ace e Rufy. Spero di essere riuscita a trasmettere tutto.
Sempre sia lodato Oda-sensei che ci ha dato Marco!! Ti serve qualcuno che diriga un momento serietà e tenga insieme tutti i pezzi?! Ecco a voi Marco!
Ci tengo un sacco a ringraziare tutti coloro che seguono la storia, mi fa sempre tanto piacere sapere che vi sta coinvolgendo e appassionando tanto!
Alla prossima!

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Capitolo 10
*** Risveglio ***


Risveglio

Il giorno dopo Bibi fu letteralmente rapita da Zoro non appena finita colazione. Quel giorno avrebbe provato il lavoro dei costruttori.
L’Intendente le spiegò che nessuno le avrebbe mai imposto di svolgere un lavoro tanto duro ma che era giusto che lo provasse, che li provasse tutti; farneticò qualcosa su una certa ramanzina di Nami sulla parità dei sessi e che le donne potevano essere molto più forti di tante teste puzzone che c’erano lì.
Dal canto suo, la ragazza fu felice di provare quel mestiere. Si sentiva davvero utile alla comunità. In più poteva staccare il cervello da tutti i pensieri che le erano frullati nella mente quella notte facendola dormire poco e male. Tra tutti i discorsi che avevano fatto la sera prima il sonno ci aveva messo moltissimo a coglierla e, in più, due cose continuava a tornarle in mente in modo assillante: le parole di Kidd e il termine W.I.C.K.E.D che risvegliava in lei il consueto mal di testa.
Aiutò Zoro a risistemare delle mensole in cucina, alcune staccionate nella fattoria e, dopo pranzo, lo aiutò a tagliare della legna nel bosco che sarebbe stata utile in futuro per possibili riparazioni ai vari edifici della Radura.
Zoro ne approfittò per farle vedere precisamente tutti gli edifici presenti nella Radura: c’era il Casolare, che comprendeva al suo interno cucina, sala da pranzo, infermeria, alcune camere da letto e la stanza in cui gli Intendenti tenevano le Adunanze. Poi c’era la fattoria con il macello, i bagni, la gattabuia che era una sorta di prigione per chi trasgrediva le regole, e un altro strano edificio che ricordava una torre in miniatura senza finestre che si chiamava Stanza delle Mappe. Era dove i velocisti tenevano i loro appunti riguardanti il Labirinto. Effettivamente le era capitato di vedere i velocisti correre lì una volta tornati dal Labirinto ma non ci aveva mai fatto troppo caso.
Mancava poco all’ora di cena e stavano raccogliendo la legna per portala nel deposito del Casolare quando videro Chopper correre tutto trafelato nella loro direzione.
-Ehi, pive! Che succede?- lo accolse Zoro.
Quello si fermò a due passi da loro e si incurvò in avanti appoggiando i palmi sulle ginocchia per riprendere fiato.
-Law- ansimò –Si è svegliato-
Zoro sgranò gli occhi e lasciò cadere la legna a terra, pronto a precipitarsi al Casolare, ma prima che potesse muovere un muscolo quello continuò.
-E vuole parlare con te-
Non stava indicando Zoro, no. Stava indicando Bibi.
Lei guardò prima uno e poi l’altro, confusa, riconoscendo la stessa sensazione nei loro sguardi.
-Con me?!- domandò stupita sperando di riuscire a mascherare la nota di terrore nella sua voce.
-Muoviamoci- tagliò corto l’Intendente.
Non sapeva cosa Law potesse mai volere dalla Fagiolina ma era certo ci fosse un valido motivo.
Mentre i tre si avviavano verso il loro capo il cervello della ragazza non faceva altro che lavorare.
Law si era svegliato dalla Mutazione, un processo attraverso il quale si recuperavano alcuni ricordi della vita precedente alla Radura. Tutto ciò che lei ricordava di sé prima di quel luogo era che lavorava insieme ai Creatori.
Quasi inciampò quando, improvvisamente, mise insieme i pezzi.
Era possibile che Law l’avesse vista lavorare con loro. E non solo lui, anche Kidd l’aveva vista nella Mutazione. Ora capiva le sue parole della sera precedente e il suo comportamento scontroso nei suoi confronti. Lui l’aveva vista insieme alle persone che li avevano rinchiusi lì dentro senza ricordi. Non c’era da stupirsi che ce l’avesse con lei. E ora anche Law l’avrebbe pensata come lui, e Law era il capo. Non l’avrebbe più protetta dai modi scontrosi del rosso ma, anzi, sarebbe passato dalla sua parte. Probabilmente l’avrebbe chiusa in gattabuia a vita o magari anche esiliata, qualsiasi cosa volesse dire. Ma da come lo aveva detto Kidd non sembrava nulla di buono.
Più si avvicinavano al Casolare più l’agitazione in lei cresceva.
Cosa doveva aspettarsi? Rabbia? Odio? Muta indifferenza? Un terzo grado? Accuse?
Scosse il capo nel tentativo di calmarsi ma non servì a nulla.
I tre entrarono nel Casolare e salirono al piano superiore.
Quando arrivarono nella stanza di Law trovarono Nami che gli porgeva un bicchiere d’acqua. Il ragazzo era ancora pallido e scarno come Bibi lo aveva visto il giorno prima, le sue occhiaie erano ancor più marcate e profonde del solito, i suoi occhi grigi erano spenti, come un freddo banco di nebbia. Anche la rossa non era nelle migliori condizioni. Persisteva a sorridere, come se tentasse di ostentare sicurezza e trasmettere che tutto andava bene, ma nei suoi gesti era evidente del nervosismo.
-Caspio, pive! Mi hai fatto spaventare!- lo salutò Zoro andandogli incontro e dandogli una ferma pacca sulla spalla, sotto la quale il moro si piegò lievemente.
Quello, in risposta, gli rivolse un sorriso stanco ma sincero.
-Tranquillo, puzzone, sono tornato- lo schernì ghignando.
-Come stai?- gli domandò.
-Come se mi fosse passato sopra un Dolente- rispose l’altro sistemandosi meglio sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
-Dovrei parlare un attimo con la Fagiolina- esordì subito dopo, senza mezzi preamboli.
-E noi non possiamo sentire?- domandò Zoro, seriamente, indicando con un cenno della testa anche Nami.
-Per il momento è meglio di no- rispose il moro lanciandogli una lunga e significativa occhiata. I due si squadrarono per un minuto buono prima che Zoro si decidesse a parlare.
-Va bene. Andiamo-
Fece cenno a Nami e Chopper di seguirlo fuori dalla stanza e i due lo fecero senza guardare Bibi in volto. Si richiusero la porta alle spalle.
-Siediti- fece subito Law indicando la sedia su cui poco prima stava Nami.
La ragazza si avvicinò, riluttante, come se quel posto non le appartenesse, come se fosse un posto privilegiato per Nami che aveva vegliato su di lui instancabilmente per due giorni interi.
Ma si sedette lo stesso. Dal tono di voce di Law intuì che doveva ubbidire.
Rimasero in silenzio qualche minuto prima che Law iniziasse a parlare.
-Ti hanno spiegato cosa succede nella Mutazione?-
-Sì-
-Quindi sai che ora ho dei vaghi ricordi-
-Sì-
-Sfortunatamente nulla che possa aiutarci a uscire da qui-
Bibi chinò il capo, temendo che sarebbe arrivata una sfuriata.
-Ma tu forse puoi aiutarci-
La turchina sollevò di scatto la testa e guardò Law con occhi e bocca spalancati.
-Frena- la ammonì il moro raggelandola con uno sguardo –Tutto dipende se sarai sincera con me e se riuscirai a ottenere la mia fiducia. Un solo passo falso e ti mando a spasso coi Dolenti-
Bibi sentì i muscoli in tensioni. Voleva che lei fosse sincera. Cosa voleva che gli dicesse? Del suo sogno? Del fatto che conoscesse Koza? Delle sue strane sensazioni di familiarità con alcuni dettagli di quel luogo?
-Già il fatto che tu non mi abbia chiesto come potresti aiutarci significa che stai nascondendo qualcosa-
La ragazza faticava a sostenere lo sguardo duro e accusatorio del moro così lo portò altrove.
-Andrò al sodo, e spero tu faccia lo stesso- proseguì –Ti ho visto con i Creatori. Lavoravi con loro. Tu e il Fagio morto-
Law le lanciò una lunga occhiata penetrante.
-Vuoi dirmi qualcosa in merito?-
Bibi tentennò, incerta. Ma ormai c’era poco da fare. Se avesse mentito Law, e probabilmente anche Kidd, gliel’avrebbe fatta pagare. Tanto valeva essere sinceri.
-Ascolta- esordì, appoggiandosi allo schienale della sedia –Io non ricordo nulla, proprio come tutti voi. Però…-
Si interruppe, indecisa, mordicchiandosi un labbro. Law continuava a fissarla, immobile, in attesa.
-Ho fatto un sogno- sputò fuori, ormai incapace di tenerselo dentro –la notte in cui è arrivato quel ragazzo. All’inizio credevo fosse solo un sogno ma in realtà credo fosse una forma di ricordo. Io e Koza, il ragazzo morto, lavoravamo con i Creatori. Ma qualcosa non andava.. – scosse il capo. Non sapeva come esprimere a parole la sensazione di insofferenza e frustrazione che aveva provato nel sogno –Non so descriverlo. So solo che stavamo parlando ed è uscita fuori una frase-
Si fermò, incerta se proseguire. Non sarebbe stato facile, temeva la reazione di Law.
Quello la guardò, inarcando un sopracciglio.
-Lui… ha detto che il Labirinto è un codice-
Istintivamente si toccò il braccio nel punto in cui aveva trovato la scritta “codice” il primo giorno che era arrivata lì. Anche lui osservò quel punto, memore di quanto gli aveva riferito Nami quel giorno.
-E perché caspio non ce l’hai detto subito?!- proruppe –Ti rendi conto che qualsiasi informazione potrebbe esserci fondamentale per andare via da qui?!-
-È che avevo paura che non mi avreste creduto! E temevo sareste diventati sospettosi con me, come lo è Kidd!- tentò di difendersi la ragazza.
-Già, probabilmente anche lui ti ha visto nella Mutazione! E se ha visto anche tutto quello che ho visto io capisco molte cose del suo cambiamento…-
I suoi occhi sembrarono perdersi lontano e una smorfia di dolore e tristezza comparve sul suo volto.
-Cos…?-
-Lascia stare- la interruppe lui subito –E del fatto che hai riconosciuto il movimento dei muri nella chiusura delle porte che mi dici?-
Bibi scosse il capo.
-Non lo so, mi era venuto fuori e basta. So solo che alla volte alcune cose hanno un’aria familiare e questo mi fa venire un forte mal di testa-
-Tipo? Quali cose?- incalzò.
-Non so. I muri, il Labirinto, alcuni discorsi su questo luogo, il termine W.I.C.K.E.D.-
-È un’associazione- buttò lì Law.
Sembrava in procinto di aggiungere qualcosa ma boccheggiò, come se gli mancasse l’aria. Bibi stava per chiedergli se stesse bene quando quello si rilassò contro i cuscini chiudendo gli occhi e imponendosi di respirare regolarmente.
-I Creatori lavorano per un’associazione chiamata WCKED. E anche tu ci lavoravi-
Quasi a prenderla in giro, il mal di testa tornò a martellare il cranio della ragazza.
-Perchè sei qui?- il moro le porse la domanda fissandola con una tale intensità da metterla in soggezione.
-Lavoravi con loro, eri una di loro, perchè ti hanno mandato qui?-
Bibi ci riflettè per qualche secondo. Tutti loro avevano sempre pensato di essere stati mandati lì, e probabilmente per gli altri era così, ma sentiva che per qualche ragione per lei era diverso. Nel suo sogno aveva detto qualcosa sul voler cambiare le cose, che non sopportava più quella situazione; forse la sua era una sorta di ribellione ai Creatori ed era andata lì di sua spontanea volontà.
-Non credo mi ci abbiano mandato- condivise i suoi pensieri con il ragazzo -Credo di essere voluta venire io, volevo... sistemare le cose. Non so spiegartelo ma sento che volevo fare qualcosa che i Creatori non volevano fosse fatta-
Law non rispose per qualche secondo e rimase a fissarla immobile.
-Fammi pensare un attimo- disse poi, chiudendo nuovamente gli occhi.
Dopo alcuni minuti di silenziò si risollevò dai cuscini.
-Allora, tu lavoravi con i Creatori quindi dovevi necessariamente sapere di questo posto più di quanto ne sapesse ognuno di noi-
-Quindi nessuno di voi lavorava per loro- lo interruppe.
-No. Decisamente no- la fulminò con uno sguardo prima di proseguire –In più, tu sei in qualche modo riuscita a recuperare dei ricordi e le cose a te familiari ti stimolano, come se per te i tuoi ricordi fossero maggiormente accessibili che a noi-
Si grattò il mento, pensieroso.
-Quindi è possibile che con la giusta stimolazione tu possa recuperare altri ricordi-
Bibi rabbrividì davanti al suo tono di voce. Sembrava uno scienziato pazzo pronto a mettere in atto uno dei suoi assurdi esperimenti.
Mentre ancora stava meditando sentirono le Porte del Labirinto chiudersi e il ragazzo sembrò svegliarsi dal suo stato di trans.
-Ora rimedierai- esordì, fissandola con serietà.
-Come?!- domandò lei, incredula, strizzando gli occhi.
-C’è qualche possibilità che se tu entri nel Labirinto possa recuperare altre informazioni a riguardo, magari proprio inerenti a quel codice di cui parlavi-
-Come fai a dirlo?-
-Anche se mi sbagliassi non ha importanza, è pur sempre una possibilità. E questo me lo devi per averci taciuto questa cosa, pive- la ammonì puntandole contro un dito accusatorio.
-E in tutta onestà non credo di sbagliarmi. Solo guardando i muri hai avuto un ricordo. Se lavoravi con loro è possibile che tu sapessi molte cose sul Labirinto ed è possibile che entrandoci tu ricordi qualcosa-
-E come farei a entrare nel Labirinto?- protestò allargando le braccia. Ricordava che una volta Usop le aveva detto che nessuno provava il mestiere del velocista. Si diventava velocista solo per merito e dopo lungo tempo.
-Dirai a Sabo del tuo sogno-
Bibi sgranò gli occhi.
Non poteva farlo. Immaginava già la faccia delusa di Sabo quando avrebbe saputo che lei probabilmente aveva contribuito a mandarlo lì e che lo aveva osservato per tutto il tempo attraverso le scacertole. Scosse il capo energicamente.
-Ascoltami- riprese Law con tono duro –Non gli dirai tutto, non gli dirai che eri con i Creatori. Racconterai il sogno senza dire da che parte stavi-
-E perché mai dovrebbe credermi?- protestò.
-Puoi fidarti di lui- ghignò il moro –Se c’è la minima possibilità di andare via da qui la coglierà-
Qualcuno bussò alla porta facendo sobbalzare Bibi sulla sedia.
-E poi ti aiuterò io- proseguì velocemente –Ho detto a Chopper di mandarlo qui appena fosse tornato dal Labirinto-
Senza attendere risposta dall’interno la porta si aprì lasciando entrare il velocista di cui stavano parlando, sudato e ancora affannato.
-Ben svegliato pigrone!- salutò il capo dei radurai avvicinandosi al letto e prendendogli la mano in una goliardica stretta di mano con tanto di pacche sulle spalle che causarono smorfie di dolore sulla faccia del moro.
-Vacci piano, pive- lo ammonì il moro, ma senza smettere di ghignare divertito e felice di rivedere uno dei suoi più cari amici.
Bibi se ne stava zitta e immobile sulla sedia, terrorizzata di quello che a breve sarebbe successo.
Dopo che i due ragazzi si furono scambiati alcune frasi di convenevoli e di scherno il biondo sembrò accorgersi della ragazza e le rivolse un sorriso allegro al quale lei cercò di rispondere con un sorriso estremamente tirato.
-Siediti un attimo, Sabo- fece Law dopo un po’ indicando una sedia accantonata in un angolo –Vorremmo dirti una cosa-
Il velocista fece quanto gli era stato detto e la sua espressione divenne subito seria. Sì, era un ragazzo solare e incline al divertimento ma ciò non voleva dire che non fosse anche maturo e responsabile e non capisse quando fosse il momento di essere seri o di scherzare.
Law lo ringraziò mentalmente per aver subito capito che stavano per trattare un argomento importante.
-Nella Mutazione ho visto la Fagiolina…-
-Bibi- lo interruppe il biondo, lanciando una rapida occhiata alla ragazza posta dall’altro lato del letto. Lei lo guardò, stupita, ricordandosi di quando lei stessa lo aveva corretto in passato.
Il moro proseguì come se non fosse stato interrotto.
-E credo possa esserci d’aiuto per uscire da qui, o che comunque abbia delle informazioni importanti.
Sabo si voltò a guardare lei, un misto di serietà e curiosità negli occhi.
-Ecco…- iniziò lei, schiarendosi la gola –Il giorno dopo essere arrivata nella Radura mi sono accorta di avere una scritta sul braccio...-
L’altro annuì –“Codice”-
Bibi lo guardò, sorpresa. Non lo aveva mai detto a nessuno, l’unica ad averla vista era stata... Nami. Si diede mentalmente dell’ingenua per non aver pensato che la rossa avrebbe condiviso quell’informazione con gli altri Intendenti.
-Esatto. L’altra notte ho fatto un sogno-
Riportò velocemente quanto aveva sognato, dicendo che aveva parlato con il ragazzo che era giunto morto alla Radura e che nella conversazione avevano detto qualcosa sul fatto che il Labirinto fosse un codice.
-Non so dire se fosse un sogno o un ricordo, ma considerando la scritta potrebbe essere importante-
Aveva optato per quella opzione. Non rivelare che quella fosse la verità così da non dover dire come lei sapesse quelle cose.
Sabo sembrò soppesare le sue parole.
-Oltre a questo- aggiunse Law, e Bibi sentì gelarsi il sangue nelle vene –Credo sia necessario che lei entri nel Labirinto-
Il velocista sgranò gli occhi.
-Come? Perché?- chiese, allarmato.
-C’è la possibilità che quello fosse un ricordo- decise di stare al gioco della ragazza –E c’è la possibilità che se stimolata in modo adeguato ne recuperi altri-
Il silenziò ricadde sui tre finchè il velocista non espose i suoi dubbi.
-Se anche fosse, nessuno oltre ai velocisti può entrare nel Labirinto e nessuno diventa Velocista dopo nemmeno una settimana-
-lo so perfettamente- ribattè il moro –Ma potrebbe essere per noi un aiuto considerevole, una via d’uscita!-
Sabo scosse il capo.
-Questa cosa non piacerà, sai?
Bibi aggrottò le sopracciglia, confusa.
-Lo so- ammise Law –Ma dobbiamo tentare. Indirremo un’Adunanza per parlarne tutti insieme-
Il biondo sospirò, prevedendo una lunga e travagliata riunione.
-Vai a lavarti mentre noi avvisiamo gli altri Intendenti. Ci vediamo tra mezzora-
Il biondo si alzò e uscì dalla stanza senza aggiungere altro, visibilmente pensieroso.
-Fagio- Law richiamò l’attenzione di Bibi –Mi fido di te e del fatto che tu, come noi, non abbia ricordi- lo disse scrutandola con quei suoi occhi grigi –Anche se prima stavi con loro non ha più importanza; ora sei nella splof fino al collo con noi-

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Capitolo 11
*** Velocista ***


Velocista

In alcuni casi straordinari partecipavano all’Adunanza, oltre agli Intendenti, anche altri radurai. Questo era uno di quei casi.
Bibi si trovava su una sedia di legno dall’apparenza molto fragile posta nel centro della sala all’interno del ferro di cavallo formato dai tre tavoli così che tutti i presenti potessero vederla.
Si sentiva come a un interrogatorio, come se la stessero accusando di qualcosa. Stava seduta nervosamente sul bordo della sedia, le gambe incrociate e le mani infilate sotto le cosce.
-Dichiaro aperta questa Adunanza- esordì Law, incuriosendo Bibi per tutta quella formalità nel suo tono di voce.
-Diamo un caloroso bentornato al nostro capo che è sopravvissuto alla Mutazione!- disse Rufy subito dopo spezzando quell’aria di serietà causando applausi e fischi in tutta la stanza.
Il diretto interessato si schiaffò una mano sulla faccia, esasperato.
-Rufy, ti prego, non oggi- lo ammonì –Sono ancora convalescente-
Gli Intendenti risero prima di ritrovare la serietà.
-Allora, Fagio. Per la prima parte dell’Adunanza tu non puoi parlare. Esporrò io l’argomento e ne discuteremo, dopo potrai dire qualcosa, se vorrai Tutto chiaro?-
Bibi si limitò ad annuire, tesa.
-Bene così- fece Law per poi rivolgersi a tutti gli Intendenti –Come sapete la Mutazione permette di recuperare alcuni ricordi. Vi ho chiamati qui per dirvi che, per quel che ho visto, credo che la Fagiolina potrebbe aiutarci in qualche modo ad uscire da qui-
Tutti, meno Sabo e Bibi, lo guardarono con occhi sgranati. Kidd assottigliò lo sguardo, pronto a vedere dove l’altro sarebbe andare a parare.
-Come è stato detto l’altra volta, quando lei è arrivata qui aveva la scritta “codice” sul braccio. Lei stessa ha ammesso di aver fatto un sogno in cui il ragazzo che è giunto qui morto le diceva che il Labirinto è un codice-
Mormorii si levarono dappertutto per la sala. Erano tutti incuriositi e al contempo spaventati da quelle nuove informazioni.
-Ho modo di credere che quello fosse più di un sogno, che fosse un ricordo. Se ciò fosse vero la vista di quel ragazzo potrebbe aver risvegliato in lei dei ricordi e se vedesse qualcos’altro di familiare potrebbe riacquisirne altri- Law sapeva che stava camminando sul filo del rasoio. Era difficile convincere gli Intendenti senza dire loro tutta la verità. Come si poteva spiegare che per quella ragazza qualcosa della Radura fosse familiare omettendo il modo in cui ne fosse legata?
-Quindi credo sia il caso di mandarla nel Labirinto e vedere se ricorda qualcos’altro-
I mormorii si intensificarono e diverse conversazioni si aprirono da ogni parte. Law sapeva di doverli lasciar sfogare prima di ripristinare l’ordine.
-Fermi tutti!- si impose Zoro alzando le mani per placare gli altri Intendenti –Una cosa alla volta, per favore- fece rivolgendosi a Law –Prima di tutto, cosa hai visto nella Mutazione?-
-Nulla che possa esserci d’aiuto in questa sede-
Altri mormorii.
-Oh andiamo!- si alterò leggermente Zoro –Non può essere! Allora come fai a dire che lei potrebbe aiutarci?- fece, indicando Bibi seduta di fronte a loro.
-Il suo sogno ne è una prova- fece Law, ostentando sicurezza.
-Forza, Law, digli quello che hai visto-  si intromise Kidd, ghignando in modo quasi sadico –Dì loro quello che entrambi abbiamo visto-
Law strinse i pugni sotto il tavolo. Sapeva che Kidd sarebbe stata una gatta da pelare.
-Ripeto, non è imp…-
-Allora lo faccio io- lo interruppe il rosso sporgendosi sul tavolo per riuscire a vedere bene tutti quanti –La nostra cara Fagiolina qui stava con i Creatori, quelli che ci hanno mandato qui-
Nuove conversazioni si aprirono da ogni parte. Bibi stava per intervenire ma si fermò: non poteva parlare, e anche se avesse potuto non avrebbe saputo cosa dire per difendersi.
-Cosa ci fa qui uno dei Creatori?- domandava Binz.
-Che cosa significa?- chiedeva Rufy.
Law sbattè una mano sul tavolo per ristabilire l’ordine.
-Non ha alcuna importanza!- esordì, rivolgendosi a Kidd più che a chiunque altro –Non importa chi fosse prima, come non importa chi tutti noi fossimo prima. È arrivata qui, senza ricordi, come tutti gli altri, quindi ora è una di noi-
-Ti aspetti davvero che ci creda?- si scaldò il rosso.
-Non me ne frega un caspio di quello che credi!- lo ammonì Law alzandosi in piedi.
Tutti trattennero il fiato. Era raro vedere Law in quello stato di collera, sia dentro che fuori l’Adunanza. Dopo alcuni attimi sembrò ritrovare un po’ di calma.
-Quello che dovete capire è che lei non è un nemico- spiegò, guardando gli altri –è una di noi adesso, e se può aiutarci a uscire da qui lo farà-
-Puoi dire tutto quello che vuoi- Kidd lo guardò con aria di sfida –Io l’ho vista con i Creatori, lei ha contribuito a farci questo. Non mi fiderò mai di lei-
-Allora sei solo un povero sciocco- fece Law, risedendosi. Aveva ritrovato tutta la sua calma, il che fece arrabbiare ancor più il rosso che diede un calcio alla gamba del tavolo.
-Cerchiamo di mantenere la calma- Nami prese la parola –Le Adunanze esistono apposta per prendere delle decisioni insieme ed è normale che ci siano pareri divergenti-
Passò il suo sguardo ammonitore su entrambi, prima su uno e poi sull’altro.
-Bene così- fece Law –Proseguiamo?-
-Aspetta un momento- lo interruppe Sanji –Cosa significa che il Labirinto è un codice?-
A quella domanda in molti si voltarono verso Sabo, Intendente dei velocisti, il quale scosse il capo sconsolato.
-Ci ho pensato, ma non mi viene in mente nulla-
-Di solito un Labirinto ha una via d’uscita, cosa centra un codice?- fece Brook.
-È proprio questo che dobbiamo scoprire- spiegò Law –e credo che se la Fagio andasse nel Labirinto potrebbe esserci d’aiuto. È questo che dobbiamo decidere oggi-
Il silenzio calò sulla stanza mentre Bibi tremava all’idea di entrare in quel posto, un po’ per la paura e un po’ per l’impazienza di cui non riusciva a capacitarsi.
-Bene, allora io non sono d’accordo- esordì Kidd –Non manderei mai una persona pericolosa come lei nel Labirinto, potrebbe rovinare tutto o fare chissà cosa-
Bibi vide Nami prendere freneticamente appunti su un block notes mentre Law e Zoro trattenevano un sospiro di frustrazione.
-Bene così- si sforzò di dire il moro –Qualcun altro?-
-Non credete sia un po’ pericoloso mandare una fanciulla nel Labirinto?- domandò Sanji, al che Nami si passò esasperata una mano sugli occhi.
-Non ancora questa storia, Sanji, ti prego!-
-Più che altro non è minimamente preparata a fare la velocista- aggiunse Brook.
-Da quanto ho capito- fece Zoro –A noi basta che lei entri nel Labirinto per vedere se ricorda qualcosa. Non è detto che sarà velocista a vita-
-Quindi non deve propriamente svolgere il ruolo di un velocista- fece Binz.
-Esatto- puntualizzò Law.
-Per me è ok!- decretò Rufy –Se può aiutarci, perché non provare?-
-Voi siete tutti pazzi…- bofonchiò Kidd a un estremo del tavolo.
-Il velocista cosa ne pensa?- domandò Sanji voltandosi verso Sabo.
Quello se ne stava in silenzio, le braccia incrociate e lo sguardo fisso sul tavolo. Non aveva ancora detto molto.
-Bè, l’ultima volta che ho portato qualcuno nel Labirinto non è che sia andata proprio bene- fece, portando i suoi occhi in quelli di Law.
Era tremendamente preoccupato. Nell’ultimo periodo si stavano intensificando gli avvistamenti di Dolenti di giorno, un suo amico, nonché loro capo, aveva rischiato la pelle mentre era sotto la sua protezione e si erano salvati per miracolo. Con quale coraggio avrebbe ripetuto la stessa esperienza? E se fosse successo qualcosa anche a lei? Come avrebbe potuto portare quell’ulteriore peso sulla coscienza?
Però era anche vero che se c’era una possibilità di scoprire qualcosa di più sul Labirinto l’avrebbe colta. E se qualcuno di inesperto doveva entrare nel Labirinto voleva che fosse sotto la sua supervisione. Non avrebbe lasciato quella responsabilità e nessun altro velocista.
-Non è detto che debba succedere lo stesso- ribattè Law, guardando di rimando il biondo.
-Secondo me dobbiamo provarci. Non abbiamo nulla da perdere- sentenziò Zoro.
-Mi dispiace, io non me la sento di mandare Bibi-chan in quel posto. Magari potrebbe recuperare ricordi in un altro modo- Sanji espresse così il suo voto, ricevendo insulti e frecciatine da parte di Zoro che insinuava fosse un cuoco rammollito, al quale il biondo rispose che era uno scimmione senza cervello e sensibilità alcuna.
-Anche per me è no- fece Brook –Se Sabo non ha mai scoperto nulla in questi anni su un codice non vedo come potrebbe farlo una Fagiolina-
Kidd si risvegliò dal suo angolo. La situazione era in stallo e mancavano solo pochi voti.
-Per me vale la pena tentare- disse semplicemente Binz.
-Nami?- la interpellò Law.
Quella sollevò lo sguardo dai fogli su cui stava scrivendo per puntarlo negli occhi di Bibi che stava di fronte a sé.
La guardava con un’insistenza tale da essere quasi fastidiosa. La turchina pensò di vedervi anche rabbia, dolore, collera, sofferenza in quegli occhi e questo la spaventò.
Non le importava se Kidd non si fidava di lei, affatto, tanto il sentimento era reciproco. Ma l’idea che Nami, la prima persona che l’aveva realmente accolta lì, potesse non fidarsi di lei la fece soffrire. Non aveva fatto minimamente i conti con quella possibilità.
-Per me è no- disse, semplicemente, annullando il contatto visivo e tornando a concentrarsi sui suoi appunti.
-Vuoi motivare?- le domandò Law, alzando un sopracciglio.
In risposta la ragazza lo guardò con sguardo pieno di rabbia e rimprovero
-No- fu la sua secca risposta.
-Sabo, rimani solo tu- puntualizzò Rufy, come se non si fosse accorto di quello strano scambio tra la ragazza e il capo.
Il biondo sospirò grattandosi il capo, nervoso.
-Ho paura che possa essere molto rischioso, ma è anche vero che potrebbe essere una cosa importante. Quindi sì, secondo me dovrebbe entrare. A condizione che lo faccio con me- fece, volgendo lo sguardo su tutti i presenti.
-Bene così- fece Law, guardando i fogli di Nami alla sua destra –L’Adunanza ha deciso. La Fagiolina entrerà nel Labirinto-
-Propongo di cominciare domani- asserì Zoro.
-Condivido- aggiunse Rufy.
Intanto Kidd bofonchiava impropri sotto voce e Nami scuoteva il capo mentre finiva di scrivere, il che rattristò infinitamente Bibi.
-Vuoi dire qualcosa, Fagio?-
Scosse il capo. Non voleva ulteriormente aggravare la sua situazione.
Law indette la fine dell’Adunanza e tutti lasciarono la stanza.
Mentre si allontanavano in direzione della cucina Sabo l’affiancò per dirle che il giorno dopo la sveglia sarebbe stata molto presto. Era sorridente e cercava di metterla di buon umore o, quanto meno, di non spaventarla, ma lei non era affatto in vena, voleva stare sola, perciò lo congedò rapidamente.
Recuperò la sua cena e uscì all’aperto per consumare il suo pasto da sola seduta con la schiena contro un tronco al limitare del bosco.
L’indomani sarebbe entrata nel Labirinto. Chissà se davvero la cosa sarebbe stata utile a qualcuno. Chissà cosa l’aspettava dietro quelle grandi mura, se sarebbe stata capace di affrontarlo.
Alcuni avevano fiducia in lei, altri no.
Lei, dal canto suo, non sapeva cosa pensare in merito.
Se ne stava lì a rimuginare su quanto appena accaduto e su cosa l’aspettava quando vide tre figure avvicinarsi a lei.
-Abbiamo saputo che sei una velocista!- esclamò Usop fermandosi di fronte a lei.
La turchina sospirò, sconsolata –Non sono una velocista a tutti gli effetti, entro solo nel Labirinto- spiegò.
-Non importa, è comunque un grande onore- fece Chopper sedendosi di fronte a lei.
Bibi corrugò le sopracciglia, confusa da quell’affermazione. Cosa c’era di onorevole nel farsi ammazzare da bestie orride?
-Solo i migliori entrano nel Labirinto- le spiegò Rebecca piazzandosi accanto a Usop.
Bibi abbassò lo sguardo. Non si sentiva così tanto speciale. E il fatto che Nami non l’appoggiasse e non la credesse meritevole l’abbattè ancora di più
-Ho visto Nami. Sembrava molto preoccupata- proseguì Rebecca.
La turchina si accigliò.
-Cosa sapete dell’Adunanza?- domandò loro, curiosa di sapere fin dove gli Intendenti avessero raccontato i fatti.
Usop si strinse nelle spalle –Solo che hanno deciso di farti entrare nel Labirinto perché potresti esserci di aiuto, ma non hanno voluto aggiungere altro-
-Non preoccuparti, non ti chiederemo di dirci altro- spiegò gentilmente Chopper facendo sorridere la turchina di rimando.
-Bè comunque Nami più che preoccupata mi sembrava arrabbiata-
Rebecca si sedette di fronte a lei.
-Hai frainteso- disse con tono gentile.
Anche Usop si sedette tra i due amici.
-Una volta Nami era una velocista-
Bibi la guardò, sorpresa.
-Davvero?-
-Già. Ma mentre correva per scappare da un Dolente ha sbattuto la spalla contro un muro del Labirinto. È stato allora che Law ha deciso di nominarla Intendente dei geografi. Certo, la spalla è tornata normale e non è un grosso impedimento, ma un velocista deve essere sempre al top in quanto a forma fisica- spiegò la ragazza.
La turchina rimase in silenzio, pensierosa. Quindi Rebecca aveva ragione. Nami si era opposta non perché non si fidasse di lei, come Kidd, bensì perché si preoccupava per lei come anche Sanji e Sabo.
Si strinse le ginocchia al petto e provò un immenso sollievo nel sapere che la rossa si fidava di lei e che teneva a lei al punto da preoccuparsene.
Fu in quel momento che decise che non l’avrebbe delusa, che non avrebbe deluso nessuno di loro. Se c’era un modo per andare via da lì lei lo avrebbe trovato.









Angolo di Calypso:
Hola!
Vi rubo solo un attimo per ringraziarvi <3 non ci sono parole per descrivere la carica che le vostre parole mi danno :) sono davvero felice che la storia vi stia appassionando tanto!
Alla prossima!

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Capitolo 12
*** Il Labirinto ***


Il Labirinto

-Sveglia Fagio, oggi è il gran giorno-
Bibi aprì faticosamente gli occhi. Le sembrava di essersi messa a letto solo un paio d’ore prime. Nella penombra della stanza, indizio che il sole non era ancora sorto e che quindi doveva essere davvero molto presto, riconobbe la figura di un ragazzo in piedi di fianco al suo letto, leggermente chinato su di lei. Riconobbe i capelli chiari di Sabo e il suo sorriso gentile. Gli rispose con un mugugno che di convinto aveva ben poco mentre registrava le parole che le aveva appena detto e capiva cosa volessero dire.
-Dai, ti aspetto di sotto- aggiunse dopo una breve risata e uscendo dalla stanza.
La ragazza chiuse nuovamente gli occhi e si crogiolò nel tepore delle coperte ancora qualche istante prima di scostarsele di dosso e mettersi seduta sul bordo del letto.
La paura le attanagliava lo stomaco in una morsa dolorosa ma sapeva di non avere scelta, sapeva di doverlo fare.
Guardandosi intorno notò Rebecca ancora addormentata nel suo letto. A quanto pare Sabo si era mosso con cautela per non svegliarla. Nami, invece, non c’era. Il suo letto era sfatto.
Prima che un’ondata di panico la portasse a nascondersi sotto il letto si alzò e prese a cambiarsi.
Quando scese trovò sulla porta d’ingresso del Casolare l’Intendente dei velocisti che l’aspettava e le fece cenno di seguirlo all’esterno.
Fuori il cielo si faceva sempre più chiaro, le Porte erano ancora chiuse.
Seguì il biondo sul retro del Casolare dove aprì una porta che la ragazza non aveva mai notato. Era chiusa a chiave ma Sabo ne possedeva una copia.
-Sei di poche parole ‘sta mattina- le fece notare il ragazzo portando fuori alcune cose dalla stanza.
Lei lo guardò e rispose con una semplice alzata di spalle. Aveva paura che se avesse aperto bocca quel groppo che sentiva in gola sarebbe uscito fuori, in un modo o in un altro.
Sabo la scrutò. Se ne stava lì, silenziosa, lo sguardo puntato per terra: era chiaramente spaventata, come tutti gli aspiranti velocisti erano al loro primo giorno. Ma ognuno reagiva a modo suo. Ricordò Ace e la sua iperattività nel voler strafare sin dal primo giorno, mascherando un nervosismo e un’impazienza ben evidenti a un occhio esperto; Marco e la sua mania di tenere tutto sotto controllo, sempre; Nami e i suoi nervi a fior di pelle che la facevano scattare quando svoltavano ogni angolo del Labirinto. Chissà come era apparso lui stesso da fuori: ricordava la sua curiosità e il miscuglio di emozioni tra lo spavento e l’ammirazione per quel luogo tanto misterioso.
Dopo tutto quel tempo aveva imparato che la cosa migliore per i novellini era distrarli, non farli concentrare sui loro pensieri.
-Che numero porti?-
Vide Bibi portare su di lui uno sguardo sorpreso.
-Avrai bisogno di scarpe da corsa per stare nel Labirinto- le spiegò sorridendo.
La turchina si sfilò una scarpa per leggere il numero riportato all’interno. Non ricordava nemmeno quale fosse.
-38-
Sabo recuperò un paio di scarpe nere e gliele porse.
-Provale, dovrebbero andare-
La ragazza si sedette per terra e si infilò le scarpe, persa nelle sue considerazioni. In effetti non sapeva molte cose del Labirinto.
-Quanto è grande il Labirinto? Se avete bisogno di scarpe da corsa immagino che non sia proprio una passeggiata nei boschi ad aspettarci-
-È molto grande, non so quantificarlo- rispose il biondo con aria pensierosa -In una giornata, correndo, riesco a raggiungere l’estremità e tornare indietro-
-Senza fermarti mai?!- domandò l’altra sconvolta.
Il ragazzo rise.
-Ma certo che ci fermiamo! Dovremmo pur mangiare e riprendere le forze! E, a proposito, dobbiamo passare dalla cucina a prendere qualcosa da mangiare- aggiunse lanciandole uno zaino che lei prese al volo.
-Ma prima...- il ragazzo rientrò nella stanza per uscirne poco dopo richiudendosi la porta alle spalle.
Si avvicinò a Bibi, ancora seduta per terra, e mise due lunghi coltelli nel suo zaino.
La turchina sbiancò. A cosa servivano?
-Sono per precauzione, nel caso incontrassimo qualche pericolo- rispose il biondo alla sua domanda inespressa.
Qualche pericolo. A quanto sapeva Bibi il Labirinto era infestato dai Dolenti, mostruose creature di cui sapeva ben poco, che erano solite uscire di notte ma ultimamente capitava di vederli anche di giorno. Sperava con tutto il cuore che quel giorno se ne sarebbero stati buoni e tranquilli.
-Forza, a breve le Porte si apriranno-
Alle parole dell’Intendente Bibi si alzò e lo seguì verso la cucina dove Sanji diede loro due razioni contenenti i panini per il pranzo e della frutta come spuntino. Sabo fu quasi costretto a trascinare via la ragazza che era stata letteralmente rapita dalle premuore del cuoco che si profilava in mille raccomandazioni.
Raggiunsero la Porta Occidentale e Bibi vide anche altri avvicinarsi alle altre Porte, circa un paio per ognuna. Guardò di fronte a sè le imponenti mura che si stagliavano verso il cielo ormai chiaro e, abbassando lo sguardo, vide due figure che li aspettavano di fronte alla Porta. Erano Law e Nami.
-Tutto pronto?- domandò il moro al velocista quando li ebbero raggiunti.
-Come sempre- rispose quello, sistemandosi meglio lo zaino sulle spalle.
-Ricorda, non c’è bisogno che percorri tutta la sezione come gli altri giorni- Bibi rimase in ascolto, non capendo esattamente di cosa stesse parlando -Basta che le fai fare un giro turistico-
Il biondo annuì serio.
-Tanto non credo che oggi ci sarebbe qualcosa di diverso-
-Già- asserì Law.
Mentre i due continuavano a parlare, scambiandosi considerazioni, Nami si avvicinò alla turchina.
-Ehi, non hai una bella cera- le sorrise, tentando di alleggerire la tensione -Spaventata?-
Bibi si lasciò scappare un sospiro, scuotendo il capo.
-Terrorizzata!-
La rossa le mise una mano sulla spalla e la strinse forte nel tentativo di infonderle un po’ di coraggio e sicurezza.
-Non preoccuparti, dovrai solo fare un giro e guardarti intorno. E se succedesse qualcosa non devi avere paura, Sabo è il migliore. Conosce perfettamente il Labirinto ed è forte e intelligente. Stagli sempre vicino e andrà tutto bene-
Mentre parlava lo sguardo di Bibi si concentrò sul viso del velocista ancora intento a parlava col medicale. Il suo viso comunicava molte cose: era disteso, rilassato, padrone della situazione, sicuro di sè. Parlava serenamente con Law come se stessero parlando del tempo ma nei suoi occhi si leggevano determinazione, serietà, risolutezza. Nami aveva ragione, doveva stargli vicino. E voleva stargli vicino.
In quel momento le Porte, tutte e quattro, si aprirono con un rombo assordante.
-In bocca al lupo!- urlò Nami per farsi sentire sopra il frastuono mentre ancora teneva la mano sulla spalla di Bibi. Lei la guardò, grata per il suo sostegno, e spinta dal moto di emozioni che le vorticavano dentro la abbracciò di slancio, stringendo le braccia intorno al suo collo. La rossa rispose stringendole la vita con la stessa intensità.
-Grazie- disse solamente Bibi al suo orecchio. Sperava che con quella parola e quel gesto riuscisse a comunicarle tutta la gratitudine che provava per lei, per averla accolta, difesa e per fidarsi di lei.
Si separarono scambiandosi un ultimo sorriso prima che Sabo desse una gomitata alla turchina e indicasse con la testa la Porta che ancora non aveva finito di aprirsi.
Con un rapido saluto a Law entrarono nel Labirinto correndo.
-Direi di correre piano, così riusciamo a percorrere un po’ di strada e tu riesci a guardarti intorno con calma-
Lei annuì mentre correva al suo fianco.
Alte mura ricoperte di edera verdeggiante li sovrastavano da entrambi i lati. Stavano percorrendo un lungo corridoio che terminava con una svolta a destra e una sinistra. Presero quella di destra e si trovarono in un altro corridoio identico che presentava però molte più diramazioni da entrambi i lati.
Un lieve capogiro colse Bibi che si portò una mano alla testa. Forse Law aveva ragione, forse con la giusta stimolazione avrebbe ricordato qualcosa. Correva tra quelle mura ma le sembrava di osservare il tutto da un’angolazione diversa, come se guardasse dall’alto. Un senso di vertigine la colse.
-Raccontami qualcosa del Labirinto- fece a Sabo, sicura che se fossero rimasti in silenzio sarebbe impazzita a causa di tutte quelle sensazioni.
-Il Labirinto circonda la Radura da tutti i lati. Possiamo immaginare il tutto come un grande quadrato diviso in altri 9 quadrati di cui la Radura è quello centrale. Quelli intorno sono le otto sezioni, c’è un velocista per ognuna che ogni giorno la percorre e la mappa-
Bibi cercò di immaginarne la struttura e le risultò estremamente facile.
-Contavo di farti vedere le mappe domani, ti sarà più facile capire-
Corsero ancora per qualche minuto, in silenzio. Il paesaggio intorno a loro era sempre lo stesso, eppure Sabo svoltava a destra e a sinistra con estrema sicurezza. La turchina aveva ormai imparato a convivere con il mal di testa.
-Avete detto che i muri cambiano- fece lei dopo un po’, aspettandosi di vedere un muro muoversi in quel momento.
-Sì. Ogni giorno la strada è diversa. Crediamo si muovano di notte, quando le Porte sono chiuse o nell’esatto momento in cui si stanno chiudendo. Tutti cambiano, meno quelli che conducono da una sezione all’altra- rispose lui -Domani con calma ti faccio un disegno del Labirinto così potrai capire meglio-
-In realtà mi sembra di capire tutto alla perfezione-
Il biondo le lanciò un’occhiata di sbieco mentre correvano fianco a fianco.
-Quindi il lavoro del velocista non consiste solo nel correre ma anche nel ricordare e studiare le mappe- continuò la ragazza.
-Esatto, ma di quelle ci preoccuperemo domani. Oggi concentrati solo sul Labirinto- mentre diceva questo l’Intendente rallentò fino a camminare e la ragazza fece lo stesso.
Si avvicinò a un muro e passò una mano sull’edera: riusciva a intravedere il muro grigio che vi stava dietro, ricoperto di crepe come se fosse lì da mille anni. Sembrava un’impresa colossale, difficile credere che fosse stato costruito da semplici esseri umani.
-Guarda!-
Al richiamo di Sabo si voltò verso di lui e lo vide indicare qualcosa sulla parete opposta. Non era spaventato nè allarmato.
-Quella è una scacertola-
Bibi guardò subito dove stava indicando, curiosa di vedere il mezzo tramite il quale i Creatori li spiavano. Videro un piccolo affarino argentato che somigliava tanto a uno scarafaggio troppo cresciuto con la coda da lucertola che scorrazzava tra l’edera sparendo a tratti dietro i tralci. Incuriosita corse verso di essa per vederla meglio ma quella era troppo veloce e si arrampicò su per il muro. Fece appena in tempo a vedere una luce rossa su quella che doveva essere la testa.
-Non si fanno certo prendere- ridacchiò Sabo alle sue spalle. Lei si voltò per regalargli un’espressione imbronciata, quando vide qualcosa poco distante sulla parete vicino cui si trovava prima.
-Cos’è quello?- domandò avvicinandosi. Sembrava una placca di metallo fissato al muro con delle scritte.
-Ah quello- sentì dire a Sabo -Non lo sappiamo, ma sono dappertutto nel Labirinto-
La ragazza si avvicinò alla placca di metallo lucida e scostò un tralcio d’edera per leggere quel che c’era scritto: World In Catastrophe: Killzone Experiment Department.
Una fitta di mal di testa, più forte di tutte quelle che aveva mai sentito nella sua vita, più forte di quando aveva visto Koza morto, la colse, tanto forte da farle sfuggire un gemito di dolore e tremare le ginocchia.
-Bibi!- Sabo la chiamò allarmato, avvicinandosi, ma lei sollevò una mano per fargli segno di fermarsi: aveva bisogno di pensare. Lui ubbidì.
Quelle parole. Era come se le avesse sentite mille volte e poi dimenticate. E ora, rivedendole, avevano risvegliato mille sensazioni. Non promettevano nulla di buono, affatto. Parlavano di morte, catastrofe, esperimenti. Cosa ci faceva lì una scritta del genere? Cosa voleva dire? Che quindi l’ipotesi dei radurai dell’esperimento fosse vera?
Il mal di testa era talmente forte da provocarle la nausea.
Tornò a concentrarsi sulla scritta.
C’era dell’altro. Tutte le parole avevano l’iniziale maiuscola. Messe insieme formavano la parola WICKED, cioè “malvagio”. Davvero un pessimo segno. Avrebbe dovuto sentirsi terrorizzata, e infatti così era, avrebbe dovuto voler allontanarsi da una cosa simile, ma invece sentiva che ci era più vicina di quanto potesse immaginare.
Improvvisamente si ricordò di quanto le aveva detto Law il giorno prima. WIOCKED era il nome di un’associazione, l’associazione dei Creatori, un’istituzione che aveva a che fare con catastrofi, morte ed esprimenti. E lei ne aveva fatto parte. Nulla, nulla di buono.
Mentre rifletteva su queste cose e combatteva contro il dolore non si accorse che Sabo le stava parlando, non si accorse dell’allarme nella sua voce, dei suoi richiami, finchè non la prese per un braccio. Con quel contatto riprese un po’ di coscienza sulla realtà e ciò che la circondava.
-Dobbiamo muoverci!- le disse Sabo scuotendola per le spalle prima di trascinarla letteralmente lungo il corridoio.
Bibi, intontita, si lasciò trasportare. Il suo cervello era diviso in due: una parte concentrata sulle informazioni appena apprese, l’altra registrava a mala pena gli stimoli che i suoi cinque sensi le inviavano: le mani di Sabo strette sulle sue braccia mentre la trascinava, i piedi che quasi inciampavano sul suolo di pietra, la necessità di bere, un lamento spaventoso che proveniva da poco lontano. Quello fece accenderle un campanello d’allarme in un angolo della mente ma non abbastanza da scuoterla da quella sorta di trance in cui era caduta. Non sentiva nemmeno la voce di Sabo che le parlava a poca distanza e cercava di riportarla alla realtà e spiegarle cosa stava accadendo.
All’improvviso, un lamento più forte degli altri, quasi un ruggito, giunse alle loro spalle e i due si voltarono a guardare.
Bibi rimase pietrificata. Quella che si trovò davanti era la creatura più mostruosa che avesse mai visto o anche solo potuto immaginare. Era un essere a metà tra un animale e una macchina, nulla che potesse esistere in natura. Sembrava un enorme lumacone con il corpo gibboso ricoperto di muco scuro e denso. Non aveva arti, testa o coda ed era grande quasi quanto un’automobile. Da ogni parte del suo corpo fuoriuscivano delle protuberanze letali: armi. Una sega circolare, una tenaglia, un artiglio, un braccio meccanico che schioccava, un ago minaccioso. Ogni dieci secondi circa, gli attrezzi rientravano nel corpo gelatinoso e venivano sostituiti da delle punte di metallo sulle quali il Dolente si appoggiava e le sfruttava per rotolare e muoversi in avanti per poi fermarsi. Procedeva così a scatti, tra rotolii e suoni metallici. Non era ben chiaro da dove fuoriuscisse quel lamento costante.
Quella vista orripilante fece riprendere Bibi del tutto. Sentì la peluria sulle braccia rizzarsi e l’istinto di sopravvivenza ebbe la meglio: iniziò a correre.
Si voltò con l’intenzione di fuggire il più lontano possibile da quell’essere tanto orrendo quanto letale. Una parte di sè sapeva che stava sbagliando, che doveva fermarsi a ragionare, che doveva aspettare e consultarsi con Sabo, che doveva trovare una soluzione migliore della fuga; ma la parte animale di lei, quella che ragionava solo in termini di vita o morte, ebbe la meglio. Corse più veloce che poteva, svoltando a caso nei corridoi del Labirinto. Aveva a mala pena sentito la voce del ragazzo che la richiamava ma poi doveva averla persa nella sua corsa disperata. Si diede della stupida: si era separata da Sabo, l’unico in quella situazione che avrebbe potuto aiutarla. Ritrovò un po’ di lucidità e si concentro su quello che sentiva senza mai fermarsi. I lamenti e suoni metallici del Dolente sembravano sempre troppo vicini, per quanto lei corresse, per quanto cambiasse costantemente direzione. La stava seguendo.
Un senso di disperazione si impadronì di lei mentre svoltava a caso nei corridoi. Doveva trovare una via d’uscita da quella situazione.
Improvvisamente si ritrovò in un corridoio più lungo degli altri, dritto, senza svolte, uguale al primo che aveva percorso appena dentro il Labirinto. Pensò di aver raggiunto le Porte che conducevano nella Radura ma ben presto si rese conto che si sbagliava. Di fronte a lei il corridoio terminava nel vuoto. Oltre il corridoio, oltre i due muri laterali, si stagliava solo il cielo fino all’orizzonte. Si avvicinò alla fine del passaggio e raggiunse un bordo di pietra, come se quello fosse il limite del Labirinto, il confine di un mondo quadrato anzichè circolare. Il cielo proseguiva anche sotto la linea dell’orizzonte, fin sotto i suoi piedi. Era impossibile: stava fissando il vuoto.
Un lamento alle sue spalle la fece voltare. Il Dolente stava percorrendo il corridoio rotolando verso di lei. Era talmente grande da occuparlo in tutta la sua larghezza non lasciandole alcuna via di fuga nè a destra nè a sinistra.
Con mani tremanti si sfilò lo zaino e ne estrasse uno dei due coltelli che le aveva dato il velocista. Sapeva che non avrebbe mai potuto avere la meglio su quella bestia ma cos’altro poteva fare? Aveva letteralmente le spalle al muro, anzi, al vuoto. Con i talloni sfiorava il bordo del Labirinto. Un passo falso e sarebbe caduta di sotto e il Dolente era ormai a pochissimi metri da lei.
La creatura si fermò a una distanza di cinque metri, facendo rientrare le punte metalliche ed estraendo le armi. Pur non avendo una testa o un muso Bibi capì che si stava preparando all’attacco. Sollevò il coltello tenendolo con entrambe le mani in quello che sapeva essere un patetico e impossibile tentativo di contrattacco.
Vide le appendici del Dolente rientrare nella carne e le punte spuntare fuori e la bestia iniziò a rotolare.
Accadde tutto rapidamente.
Nel momento esatto in cui la creatura iniziava a muoversi verso di lei con la coda dell’occhio vide Sabo: si era arrampicato sul muro alla sua sinistra sfruttando l’edera e, aggrappandosi prima ad un tralcio e poi ad un altro, si avvicinò a lei affiancando la creatura. Riuscì a superare il Dolente quando ormai era a un metro da lei. Rapidamente lasciò andare l’ultimo tralcio e, facendo leva sul muro con entrambi i piedi, si lanciò letteralmente su di lei, travolgendola nel suo salto e facendola andare a sbattere contro il muro opposto.
Bibi avvertì la sua schiena e la sua testa che sbattevano contro la parete e si ritrovò seduta con le spalle schiacciate contro il muro mentre il velocista le faceva scudo col suo corpo spingendoli entrambi contro il muro per evitare che una punta del Dolente li trafiggesse mentre rotolava verso il bordo. Bibi vide sopra la spalla del ragazzo la creatura che non riusciva a frenare la sua corsa e perdeva l’equilibrio cadendo nel vuoto. Ma la sua caduta durò poco. Dopo pochi metri sparì nel nulla e insieme a lui anche i suoi lamenti.
Anche Sabo si era voltato a fissare la scena.
Tutto intorno si fece improvvisamente silenzioso.
Bibi poteva percepire perfettamente il battito impazzito del suo cuore che pulsava in tutto il corpo: nella testa, nelle orecchie, nelle mani appoggiate sul pavimento di pietra. Percepiva il respiro affannato di Sabo e il petto schiacciato contro il suo che si alzava e abbassava freneticamente nel tentativo di riprendere fiato.
Non riusciva a distogliere lo sguardo dal punto in cui il Dolente era stranamente scomparso.
Dopo un minuto che sembrò interminabile il ragazzo si scostò da lei e la prese per le spalle.
-Come stai? Sei ferita? Mi dispiace Bibi, avrei dovuto proteggerti ma sei fuggita via e ti ho perso di vista...-
La ragazza riuscì finalmente a distogliere lo sguardo e puntò gli occhi nei suoi. Vide tutta la preoccupazione e la paura del ragazzo che si dissolvevano e lasciavano spazio al sollievo nel vedere che lei stava bene.
Quello era il segnale che ora erano al sicuro.
Come se il suo corpo non aspettasse altro i suoi occhi si riempirono di lacrime. Lacrime di frustrazione per tutta quell’assurda situazione della Radura, lacrime di paura per l’incontro con il Dolente, lacrime di sollievo perchè entrambi stavano bene, lacrime di rimorso per aver abbandonato Sabo e averlo fatto preoccupare, lacrime di gratitudine perchè era venuto a salvarla.
Come un fiume in piena scoppiò in un pianto incontrollabile. Si aggrappò con entrambe le mani alla maglietta del ragazzo e affondò il viso contro la sua spalla mentre i singhiozzi la scuotevano. Era felice che, nonostante tutta la paura e il terrore, lì con lei, a stringerla talmente forte da mozzarle il fiato, ci fosse Sabo.










Angolo di Calypso:
Eeeee niente, ho fangirlato da sola come una scema scrivendo quest capitolo. Sono pazza, lo so, ma non mi pento di nulla.
Un po' di informazioni, un'altro po' di confusione come se non ce ne fosse già abbastanza, un po' di feels. Che ve ne pare?
Alla prossima! :)

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Capitolo 13
*** Le mappe ***


Le mappe

Rimasero in quella posizione per minuti che sembravano ore. Seduti per terra, aggrappati l’uno all’altra, sfiniti fisicamente ed emotivamente, finchè Bibi non si tranquillizzò e non tornò padrona di se stessa.
-Torniamo a casa, ti prego- sussurrò staccandosi da lui e asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
Nonostante la situazione tesa Sabo riuscì a fare un lieve sorriso: non sapeva perché, ma trovava buffo e al contempo tenero che Bibi definisse la Radura “casa”, nonostante si trovasse lì con loro da così poco.
-Certo-
Il biondo fece per alzarsi in piedi, ma la ragazzo lo trattenne per una manica.
-Sabo- portò i suoi occhi umidi in quelli di lui -Grazie per avermi salvata-
Il suo cuore perse un battito e sentì una morsa dolorosa attanagliargli il petto. Credeva forse che l’avrebbe abbandonata? Che non avrebbe fatto di tutto per salvarla? Già una volta non era riuscito ad aiutare una persona per lui importante, non sarebbe successo un’altra volta.
Con un gesto spontaneo le prese il viso tra le mani e le diede un bacio sul capo -Non dirlo neanche per scherzo- le sussurrò tra i capelli.
Lei gli stinse dolcemente i polsi con le mani e, quando si fu staccato da lei, gli regalò un sorriso sincero.
-Andiamo- disse semplicemente e i due si alzarono e presero a camminare lungo il corridoio.
Fecero la strada a ritroso camminando, senza correre, uno di fianco all’altro, senza dire nulla, stravolti e svuotati.
Raggiunsero l’ultimo corridoio quando il sole era basso e mancava ormai poco più di mezzora alla chiusura delle Porte. Ad attenderli vi erano le stesse due persone che quella mattina li avevano congedati, Nami e Law, insieme a Zoro. Era come se fossero stati lì tutto il giorno in attesa del loro ritorno.
-Allora, come è andata?-
Law cercò di mascherare la speranza celata da quelle parole con il suo tono distaccato, ma subito capì dalle loro espressioni e dalle loro condizioni che qualcosa non era andato per il meglio.
-Bibi!- Nami fece un passo verso la ragazza, preoccupata.
-Cosa è successo?- domandò Zoro, scrutandoli.
Sabo scosse il capo.
-Forse è meglio lasciarla riposare e parlarne domani-
-Law- Bibi interruppe il velocista alzando lo sguardo sul moro- Credo abbia funzionato-
L’attenzione di tutti si concentrò su di lei.
-Cioè, non ricordo nulla, ma molte cose mi hanno colpita, mi sembravano familiari-
Raccontò loro dei collegamenti che aveva fatto riguardo la WICKED, dello stato di trance in cui era caduta che era stata la causa per cui non erano riusciti a fuggire in tempo dal Dolente, dell’attacco e del salvataggio di Sabo.
Quando ebbe finito tutti rimasero in silenzio. Law fissava un punto nel vuoto, pensieroso, accarezzandosi distrattamente il pizzetto. A quanto pare aveva ragione, il Labirinto era familiare a Bibi e le cose familiari avevano un effetto sul suo cervello, forse riuscivano a indebolire quell’amnesia di cui tutti erano affetti. Forse se non fossero stati attaccati dal Dolente sarebbe anche riuscita a ricordare qualcosa.
-Bene così- disse dopo un po’ -Direi che per oggi può bastare e ne avete passate anche troppe. Andate a riposare, domani ti faremo vedere le mappe-
Detto ciò Law se ne andò. Nami prese Bibi sottobraccio e la accompagnò nei bagni a farsi una doccia, le portò la cena nella loro stanza e la turchina le fu grata perchè non aveva le forze per stare in mezzo agli altri e sorbirsi le loro domande, e la lasciò sola così che potè andare a dormire presto. Appena toccò il letto si addormentò.
 
-Bibi-
A quel richiamo la turchina aprì gli occhi e, come la mattina precedente, trovò Sabo in piedi accanto al letto.
-Buon giorno- le sorrise.
-Buon giorno- bofonchiò lei con la voce impastata di sonno, sollevandosi su un gomito e sbadigliando.
-Ci vediamo di sotto per la colazione- fece il ragazzo prima di uscire dalla stanza.
Rebecca e Nami stavano ancora dormendo e Bibi si vestì cercando di non fare il minimo rumore per non svegliarle.
Nonostante avesse dormito tutta notte, senza nemmeno cambiare posizione, si sentiva ancora stravolta.
Scese al piano inferiore e si diresse in cucina dove fece colazione insieme a Sabo e Sanji. Fortunatamente il cuoco limitò le sue premure alla preparazione di una colazione saporita e abbandonante senza farle domande piene di apprensione. Forse qualcuno, probabilmente Sabo, l’aveva ammonito di lasciarla stare.
Quando ebbero finito lasciarono il cuoco alle sue faccende e uscirono dal Casolare per raggiungere la Stanza delle Mappe.
Il cielo sembrava più scuro del giorno prima, come se si fossero svegliati più presto.
Bibi non si accorse dello sguardo accigliato che Sabo aveva rivolto al cielo per tutto il tragitto prima di raggiungere il basso edificio a forma di torre privo di finestre. Per entrare vi era una pesante porta di metallo.
All’interno vi era un’unica stanza circolare, un grande tavolo quadrato nel centro, otto bauli posti lungo le pareti, due per parete, e un piccolo mobiletto.
Il velocista fece cenno alla ragazza di sedersi al tavolo mentre recuperava un foglio e una matita prima di prendere posto accanto a lei.
-Allora, questo è il Labirinto- le mostrò dopo aver tracciato qualche linea. Bibi si sporse per vedere meglio.
Un quadrato riempiva l’intera pagina ed era suddiviso in altri nove quadrati. In quello centrale aveva scritto “Radura” e aveva numerato gli altri in senso orario dall’1 nell’angolo in alto a sinistra all’8 a sinistra della Radura.
-Ci sono le nostre Porte- tracciò quattro tratti più scuri sui quattro lati della Radura -E le Porte all’interno del Labirinto che conducono alle sezioni 1,3,5 e 7- tracciò altri segni sui lati degli altri quadrati.
-Noi ieri siamo usciti dalla Porta Occidentale e siamo arrivati alla sezione 1 passando dalla 8- tracciò il percorso sul foglio con la matita -E il punto in cui siamo arrivati con il Dolente è la Scarpata, il limite del Labirinto-
-Il punto in cui il Dolente è scomparso?- chiese lei.
-Esatto-
-Anche tu l’hai visto scomparire, vero? Non è caduto fino in fondo-
-Già- asserì il biondo -Ma quel posto è talmente strano che non saprei cosa pensare-
-Non potrebbe essere in qualche modo una via di fuga?- incalzò la ragazza.
-No, ci abbiamo già provato- rispose solamente l’Intendente ma, davanti a uno sguardo incuriosito di lei aggiunse -Un ragazzo una volta ha provato a calarsi giù con una corda ma non c’erano appigli così è scivolato ed è precipitato nel vuoto-
-Oh...- riuscì a dire solamente lei. Che sciocca pensare che non avessero provato una cosa del genere.
-Già-
Sabo si alzò e si diresse verso una delle pareti.
-Come ti dicevo ieri, abbiamo un velocista per ogni sezione che ogni giorno viene qui e la mappa. Le mappe di ogni sezione sono chiuse in uno di questi bauli, uno per sezione, uno per velocista- ne aprì uno mentre anche Bibi si avvicinava.
Dentro riuscì a vedere centinaia di fogli ordinati con cura uno sopra l’altro. Il ragazzo ne prese uno dalla cima e glielo porse.
Riportava un quadrato dentro cui erano tracciate innumerevoli linee che segnavano altrettanti innumerevoli percorsi. In cima al foglio vi era scritto “Velocista: Sabo. Sezione: 1. Giorno: 856”.
Bibi spostò lo sguardo sui fogli nel baule e vide che portavano la stessa dicitura, solo un giorno diverso. Ne prese uno e lo confrontò con quello che aveva in mano. Le linee all’interno del quadrato erano posizionate in modo diverso.
-Tracciamo il movimento dei muri ogni giorno e ogni giorno la posizione è diversa da quello precedente. I muri cambiano con un ciclo continuo e costante che si ripete ogni mese-
-Cioè il giorno 1 è uguale al 31 e via dicendo?- chiese la ragazza.
-Esatto-
-Questo deve voler dire qualcosa...- disse lei sottovoce, più a se stessa che a lui, mentre il familiare mal di testa tornava a farle visita.
-E voi tenete i fogli delle sezioni separati?-
-Già-
-Avete mai provato a studiarle insieme? Cioè il labirinto per intero ogni giorno?-
-Sì, credo che le abbiamo provate tutte-
Bibi tornò a concentrarsi sui fogli. Il Labirinto è un codice. Cosa voleva dire? In più di 800 giorni non erano riusciti a trovare una via di fuga.
Mentre era persa nei suoi pensieri la porta si aprì con un tonfo.
-Cosa ci fai qui?!- era Law e fissava Sabo con un’espressione a metà tra il sorpreso e l’arrabbiato. Il biondo era altrettanto sorpreso dal tono accusatorio che il medicale aveva usato.
-Sto facendo vedere le mappe a Bibi, come avevamo deciso-
Il moro rimase qualche istante in silenzio prima di parlare.
-Non ti sei accorto di nulla-
Non era una domanda, bensì un’affermazione.
Fece cenno di seguirlo all’esterno.
I due si scambiarono uno sguardo interrogativo e seguirono il capo. Appena fuori Bibi si rese conto che qualcosa non andava. C’era troppa poca luce intorno. Sollevò lo sguardo sul cielo e trovò una cosa mai vista prima: un cielo grigio. Non ricoperto di nuvole o nebbia, semplicemente grigio, senza sole.
Nella Radura il clima non cambiava mai, la temperatura era sempre mite, non pioveva mai, c’era sempre un sole tiepido. Ma non quel giorno. Non c’era nulla a rischiarare l’aria e l’atmosfera era più grigia e cupa che mai. Grigio il cielo, grigie le mura. Bibi si guardò intorno e vide molti altri radurai che, come lei, fissavano il cielo sbigottiti.
Quando si era svegliata pensava solo che il sole dovesse ancora sorgere, ma si sbagliava. Com’era possibile che il sole fosse sparito?
-Devi far uscire i velocisti- stava dicendo Law a Sabo -Con un cambiamento così chissà che non sia cambiato qualcosa anche là fuori-
Il biondo annuì, cercando con lo sguardo i suoi sottoposti e individuandoli raggruppati poco distanti.
-E devi uscire anche tu-
A quelle parole Bibi tornò a concentrarsi su di loro.
-Manderò qui Nami per spiegarle le mappe, le conosce anche lei-
Sabo le lanciò un’occhiata di striscio prima di rispondere
-Va bene, tanto le ho già spiegato come funzionano-
-Bene così- fece l’altro prima di allontanarsi a passo di carica.
Il velocista stava per fare altrettanto quando la turchina lo trattenne, colta da un improvviso brutto presentimento.
-Stai attento- gli disse, stringendogli fermamente il polso.
Quello rispose sorridendo e stringendole rapidamente la mano.
-Non preoccuparti-
Si allontanò in direzione degli altri velocisti che lo accolsero con domande e pacche sulle spalle. Bibi rimase a osservarli finchè non arrivo Nami e le due ragazze rientrarono nella Stanza delle Mappe.
La turchina passò l’intera giornata chiusa in quella stanza, circondata da fogli pieni di linee che le mandavano insieme la vista e il mal di testa non aiutava. Nami passò la maggior parte del tempo con lei, aiutandola e assecondando le rade riflessioni che ogni tanto tirava fuori; un paio di volte si era allontanata per recuperare qualcosa da mangiare e controllare come andassero le cose nella Radura. Un paio di volte entrò Law per controllare come procedessero e non portava mai buone notizie. Riferì loro che la Scatola, che quel giorno sarebbe dovuta arrivare con i rifornimenti, era arrivata vuota e non era più scesa. Questo significava niente più provviste. I due Intendenti si persero nelle loro riflessioni sul fatto che niente più Scatola e niente più luce solare a illuminare i raccolti avrebbe significato un rapido declino della Radura. Mentre discutevano di queste cose e di come tranquillizzare i radurai, Bibi li ascoltava appena.
Era concentrata sulla moltitudine di fogli presenti in quella stanza. Le aveva provate tutte. Aveva estratto tutti i fogli della sezione 1 e disposti in ordine dal giorno 1 al 856 e aveva ritrovato lo schema che aveva riferito Sabo senza nessuna eccezione. Aveva provato a disporre sul tavolo i fogli delle 8 sezioni di ogni giorno in riga, in colonna, a quadrato come realmente erano, ma nulla. Solo quel maledetto mal di testa che non l’abbandonava mai e si intensificava sempre di più.
Sapeva di essere vicina ma sapeva che le mancava un tassello fondamentale per la risoluzione di quel dilemma.
I labirinti di solito hanno una via d’uscita ma loro non l’avevano mai trovata in tutto quel tempo. E se quel Labirinto non avesse avuto una via d’uscita?
Il Labirinto è un codice.
Le parole di Koza continuavano a tornarle alla mente.
“Codice” gli ricordava lettere, parole, numeri, messaggi criptati. Lo schema ripetitivo del movimento dei muri doveva necessariamente significare qualcosa ma non aveva trovato nulla che potesse esserle d’aiuto.
Se ne stava lì, da sola, seduta al tavolo con la testa tra le mani e il ripiano colmo di fogli, quando decise di arrendersi, per quel giorno. Non sapeva da quanto fosse lì. Rimise i fogli con cura nello stesso ordine con cui li aveva trovato nei bauli, attenta a non scambiare nessuna sezione e a mettere i giorni in ordine.
Uscì all’aperto stiracchiandosi con le braccia sopra la testa.
Il cielo grigio non l’aiutò a capire che ore fossero.
Intorno a lei percepì agitazione e fermento. Vide i radurai che facevano avanti e indietro da un posto all’altro dandosi un gran da fare trasportando casse piene di cibo e altre cose che non riusciva a vedere. Alcuni erano fermi davanti alle Porte e parlavano animatamente.
Bibi si incamminò alla ricerca di qualcuno che le spiegasse cosa stesse succedendo e in tutto quel via vai trovò Marco fermo, immobile, le braccia incrociate al petto, lo sguardo fisso sulla Porta Settentrionale che si stagliava di fronte a loro.
-Ehi, cosa succede?- domandò la ragazza quando lo ebbe raggiunto e affiancato.
Lui rispose senza distogliere lo sguardo.
-Le Porte. Avrebbero dovuto chiudersi quindici minuti fa-








Angolo di Calypso
Ciao a tutti!
No, non sono morta. Scusate il ritardo ma ho avuto due esami nel giro di una settimana e purtroppo il tempo per vivere scarseggiava :(
Ma ora finalmente sono in vacanza! Non temete, la storia prosegue normalmente.
In più vi faccio una mini mini anticipazione: ci sarà un piccolo regalo di Natale :D
Come sempre vi ringrazio per la passione con cui seguite la storia e anche per la vostra pazienza 
Alla prossima!

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Capitolo 14
*** Notte di paura ***


Notte di paura

Le Porte non si chiudevano, il che significava una cosa tanto semplice quanto terrificante: i Dolenti erano liberi di scorrazzare nella Radura.
Per quanto quelle imponenti mura significassero prigionia e impossibilità di scappare, erano sempre state un’utile difesa per i radurai che gli aveva permesso di dormire sonni tranquilli. Ma non era più così. Non si erano mai preparati ad affrontare un attacco in casa loro.
In quella situazione disperata, Law fece ricorso a tutto il suo carisma e alle sue doti di leader. C’erano due cose fondamentali da fare: creare delle barricate davanti alle Porte e trasformare il Casolare in una fortezza attrezzata per ogni evenienza.
Ordinò ai costruttori e agli spalatori, guidati da Zoro e Rufy, di occuparsi delle Porte; i cuochi, i medicali e gli scavatori si preoccuparono di rifornire il Casolare di tutto il cibo, le provviste e i medicinali possibili; i velocisti, aiutati dai geografi, trasportarono tutte le armi che vi erano nel loro sgabuzzino nel Casolare, pronti a combattere in caso di attacco e nel caso in cui le barricate non avessero retto; gli squartatori e gli insaccatori, guidati da Kidd e Brook, sigillarono ogni entrata, porta o finestra che fosse, del Casolare.
Law se ne stava nel mezzo della Radura ad osservare i suoi compagni all’opera. Il Casolare era ormai pronto, Kidd aspettava solo che entrassero tutti per chiudere la porta principale, e tutti ormai vi stavano facendo ritorno tranne i radurai che ancora si affaccendavano davanti alle Porte. Law sapeva che qualsiasi cosa avrebbero mai eretto davanti a loro non avrebbe fermato e tenuto fuori i Dolenti, ma non potevano certo stare lì ad aspettare di essere ammazzati senza fare niente o tentare di difendersi.
Ormai si era fatto troppo tardi, l’orario della chiusura delle Porte era passato da un paio d’ore, era troppo rischioso restare fuori.
-Zoro! Rufy!- urlò in direzione dei due Intendenti -Richiamate tutti e entriamo dentro!-
Non ci fu bisogno di ripeterlo due volte.
Entrarono tutti nel Casolare, quella notte nessuno avrebbe dormito fuori, e consumarono una cena tesa e silenziosa. Nessuno parlava, molti si stringevano gli uni agli altri, alcuni stavano in ascolto pronti a sentire i lamenti lontani dei Dolenti.
Dopo cena tutti i radurai vennero divisi sui vari piani e nelle varie stanze.
Bibi si trovò nella sua stanza con Nami, Rebecca, Marco, Sanji, Sabo, Zoro e Kidd che avevano recuperato dei sacchi a pelo per dormire.
Se ne stavano lì, chi seduto sui letti chi per terra, in silenzio, ognuno rinchiuso nelle sue paure a fissare il vuoto.
-Ok, così è insostenibile- se ne uscì Nami dopo un po’, alzandosi in piedi -Dovremmo per lo meno provare a dormire. Rimanere qui così non ha senso e ci porterà alla pazzia-
-La mocciosa ha paura- la canzonò Zoro, ma senza il solito tono divertito che contraddistingueva i loro bisticci scherzosi.
-No- rispose quella voltandosi verso di lui -La mocciosa è intelligente. È meglio non attirare l’attenzione tenendo la luce accesa e facendo rumore-
Detto ciò si diresse verso l’interruttore della luce e la spense. Nessuno obiettò.
Le tre ragazze si coricarono nei loro letti mentre i ragazzi si sistemarono alla bell’e meglio sul pavimento.
Bibi fu felice di vedere la testa bionda di Sabo per terra al suo fianco. La faceva sentire più sicura. Le faceva persino dimenticare che dall’altra parte della stanza c’era quell’odioso di Kidd.
-Ehi- si sentì richiamare dal bisbiglio del velocista e lo guardò -Scoperto qualcosa con le mappe?-
Lei scosse il capo.
-No. Solo tanto mal di testa come ieri-
Fece una pausa.
-Però credo di esserci vicina, mi manca un solo passaggio-
Rimasero in silenzio per qualche secondo.
-E nel Labirinto? Qualche novità?-
-No- rispose lui, girandosi sul fianco per guardarla meglio -I muri sono cambiati come al solito. Ma credo sia normale, visto che ieri sera e sta mattina le Porte hanno funzionato come al solito. Bisogna vedere se domani sarà cambiato qualcosa-
-Credi che i muri non si saranno spostati perchè le Porte non si sono chiuse?-
-Esatto-
Mentre parlavano vennero raggiunti dal suono basso e costante di qualcuno che russava, probabilmente Zoro.
-Credo anche che sia il caso di rimanere fuori di notte e studiare il Labirinto più a fondo-
Bibi strabuzzò gli occhi, sconcertata da quella affermazione. Nessuno era mai rimasto fuori di notte, chi passava la notte nel Labirinto moriva.
-Ormai stare qui o lì durante la notte non fa nessuna differenza senza le Porte a proteggerci-
Un brivido percorse la schiena della ragazza. Aveva ragione, erano tutti ugualmente in pericolo.
-Non credo che troverete qualcosa di nuovo, un’uscita- gli fece notare -Qualcosa mi dice che la chiave sta nel movimento dei muri-
-Che però forse non si muoveranno più- le fece notare Sabo.
-Già, ma abbiamo 800 giorni di mappe dalla nostra parte-
Il biondo rispose con un sorriso amaro e rimase in silenzio per un po’.
-Ho bisogno di credere che ci sia una via d’uscita-
Bibi lo guardò nel buio. Riusciva a leggere un’infinita tristezza nel luccichio dei suoi occhi. Poteva solo immaginare come si sentisse. Quel ragazzo, giunto lì senza ricordi, si era addentrato nel misterioso e minaccioso Labirinto alla ricerca di una fuga che portasse lui e i suoi amici fuori di lì e non aveva mai smesso di credere che esistesse per tutto quel tempo. Probabilmente era un’idea a cui si aggrappava disperatamente per tirare avanti, per varcare quelle Porte ogni giorno.
Avrebbe voluto consolarlo, allungare una mano per afferrare la sua e stringerla, ma non lo fece. Gli disse solo -Ti capisco- e i due ripiombarono in silenzio.
Passò molto tempo, in cui Bibi non avrebbe saputo dire se avesse dormito o meno, prima che iniziasse a sentire i lamenti lontani dei Dolenti. Le venne la pelle d’oca a causa dei ricordi che quei suoni risvegliavano in lei e si raggomitolò nel letto sperando che facendosi piccola piccola quei mostri non l’avrebbero notata.
I lamenti, e con loro lo sferragliare del metallo, si facevano sempre più vicini. Nella stanza nessuno fiatava ma Bibi era certa che fossero tutti svegli, in allerta.
Passò ancora del tempo finchè non sentirono il suono di legno che andava in frantumi poco distante. Le barricate delle Porte erano andate distrutte. I Dolenti erano nella Radura.
Tutti si tirarono a sedere e Sabo si avvicinò carponi alla finestra per osservare attraverso le fessure tra le tavole di legno che erano state fissate sulle finestre.
Con un cenno fece capire agli altri che le creature erano lì fuori e che si stavano avvicinando al Casolare.
Nami e Bibi, i cui letti avevano la testa che confinava con la parete della finestra, si spostarono sul bordo opposto del letto. Sanji si sedette vicino a Rebecca, la schiena contro la parete che confinava con il corridoio. Zoro si sedette sul letto della rossa mentre Marco, Kidd e Sabo strisciarono sul pavimento fino ad appoggiare la schiena al letto della rosa.
Rimasero in silenzio, in ascolto, in attesa che qualcosa accadesse.
La turchina sentiva perfettamente il suono delle punte metalliche che strisciavano sulla pietra con intervalli regolari, suono che si alternava al rumore delle appendici che uscivano ed entravano nel corpo del Dolente. Riusciva a immaginarli mentre avanzavano rotolando per poi fermarsi, come a calcolare la direzione da prendere, ed era sicura che anche Sabo, Marco e Nami se li stessero immaginando.
La loro stanza si trovava al piano superiore ma Bibi non sapeva se questo li avrebbe aiutati.
Si immaginò tutti gli altri radurai nelle stanze confinanti e sotto di loro nelle loro stesse condizioni, schiacciati in un angolo col fiato sospeso.
Rumore di altra legna che va in frantumi li raggiunse, questa volta più vicino, molto vicino, troppo vicino. Era il fianco del Casolare che andava in pezzi, la parte di fronte a loro lacerata, segno che le punte di metallo del Dolente si erano conficcate nella parete e che la bestia stava risalendo l’edificio rotolando verso l’alto.
La turchina sentì gli altri trattenere il fiato. Vide Rebecca nascondere il viso dietro la spalla di Sanji e Nami che conficcava le unghie nel braccio di Zoro con lo sguardo terrorizzato fisso sulla finestra.
Delle ombre sottili apparvero dietro le fessure delle assi poste sulla finestra. Erano le appendici, le armi del Dolente. Era proprio fuori dalla loro camera.
Bibi si mosse nervosa, sperando di allontanarsi ancora qualche millimetro dalla finestra.
-È TUTTA COLPA SUA!-
Tutti sobbalzarono, facendosi sfuggire anche qualche gridolino, quando Kidd si alzò in piedi urlando. Il rumore improvviso attirò il Dolente che sfondò la finestra con uno dei suoi artigli. Pezzi di vetro e legno si sparsero per la stanza mentre il corpo gibboso e ricoperto di muco denso e puzzolente della creatura faceva capolino dalla fenditura. Erano tutti concentrati su quell’immagine raccapricciante e nessuno si accorse in tempo di Kidd che attraversava la stanza in direzione di Bibi.
-Lei è la causa di tutti i nostri problemi-
Senza nemmeno avere il tempo di rendersi conto di quanto stava accadendo, la ragazza fu sollevata di peso dal letto dal rosso.
-E con lei se ne andranno anche loro!-
Kidd la stava trasportando verso il Dolente, tenendola da dietro e stringendole le forti braccia intorno alla vita. Lei, terrorizzata, cercò di divincolarsi, scalciando contro le sue gambe e cercando di liberarsi dalla sua presa, ma era troppo forte.
Gli altri radurai si ripresero dallo shock improvviso e si mossero tutti verso di loro nel tentativo di fermarli ma non abbastanza velocemente. Erano ormai vicini al Dolente e la distanza fu annullata da un braccio meccanico che terminava con tre artigli che scattavano a forma di mano che andò a sostituirsi alle braccia del rosso.
La presa metallica sulla sua vita era ancora più forte di quella del ragazzo e il Dolente iniziò a trascinarla verso il suo corpo deforme e scuro.
Bibi urlò, terrorizzata, e senti altre urla intorno a sè.
Aveva le braccia bloccate nella morsa e cercava di allontanare il busto dalla creatura mentre quella la sollevava per aria e l’avvicinava a sè. Sentì qualcosa afferrarle le gambe. Erano Sanji, Nami e Rebecca che cercavano di sottrarla alla presa del mostro ma quella era troppo forte e ormai il corpo della ragazza era entrato in contatto con quello della creatura che stava già facendo retromarcia per tornare all’aperto.
Più i radurai tiravano, più Bibi si scuoteva nel tentativo di ribellarsi, più la bestia aumentava la presa. La turchina sentì che la sua pelle veniva punta in varie zone: sul braccio, sulla coscia, sull’addome. Urlò per il dolore e la frustrazione.
Vide i tre radurai ancora aggrappati alle sue gambe, il volto contratto dallo sforzo. Vide Zoro e Sabo lottare contro Kidd per impedirgli di intervenire nuovamente, uno sguardo folle negli occhi del rosso. La vena di follia era anche evidente nella sua voce, nella sua risata sadica mentre la guardava negli occhi, la guardava soccombere. Alla vista di quel pazzo sadico che gioiva della sua imminente morte un urlo di rabbia le uscì dal petto, ma ormai stava perdendo le forze.
Vide Sabo tirare un pugno in faccia al rosso. Vide Zoro strattonarlo per la maglietta. E poi vide Marco: si avvicinò con sguardo furente brandendo quella che sembrava la gamba di una sedia e l’abbatté con forza e precisione sul braccio meccanico che immobilizzava Bibi, nel punto in cui era fissato al corpo del mostro. L’arto si stacco e cadde sul pavimento con un tonfo sordo e con lui anche la ragazza cadde sul pavimento.
Rebecca e Nami si lanciarono subito sopra di lei per allontanarla dalla finestra e mentre ciò avveniva sentì qualcosa che urtava contro le sue gambe. Era Kidd. Nella colluttazione contro gli altri due era indietreggiato e dopo una poderosa spinta di Zoro era inciampato sulle gambe della ragazza e ora stava inesorabilmente precipitando sul corpo del mostro che ormai stava uscendo dalla finestra. La creatura colse l’occasione al volo: si era lasciato sfuggire una preda, non avrebbe perso anche questa. Con una nuova appendice strinse il corpo del rosso contro il suo e prima che qualcuno potesse fare qualcosa uscì dal Casolare tra i lamenti e le urla del ragazzo.
Quella fu l’ultima cosa che Bibi vide. Tutto si fece scuro e con la poca lucidità che le rimaneva riuscì solo a registrare frasi sconnesse intorno a lei.
-Se ne stanno andando!-
-Bibi!-
-È stata punta!-
-Chiamate Law-
-Sabo! Dove vai?!-
-Portatela in infermeria e prendete il dolosiero-
-Bibi, attraverserai la Mutazione-

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Capitolo 15
*** Mutazione ***


Mutazione

Eruzioni solari.
 
Se ne stava alla sua postazione, la divisa bianca con la scritta nera WICKED sul petto indosso, i capelli turchini sciolti e ordinati sulle spalle. Stava osservando sullo schermo l’immagine in 3D del cervello del soggetto A13. L’area orbitofrontale era colorata, indice che vi era un maggior afflusso di sangue ergo attività cerebrale in corso. Ne prese nota sul pc che aveva di fronte e cambiò immagine per confrontare l’andamento della variabile sperimentale con quella di controllo.
 
Virus dell’Eruzione
 
Era di nuovo a quella postazione, stava guardando distrattamente alcune immagini della Radura. Le riprese erano mosse a causa del movimento delle scacertole. Sorrise. Era buffo come a volte si ritrovasse a utilizzare il gergo inventato dai soggetti.
 
Riprese del Labirinto. Vide Nami, la prima ragazza della Radura, una variabile interessante che da poco avevano deciso di inserire, scappare da un Dolente ma nella sua fuga andò a sbattere contro uno dei muri e si ferì alla spalla. Quasi le dispiacque per lei. Vide Ace correre in suo aiuto e trarla in salvo.
 
Vide Kidd svegliarsi dalla Mutazione. Aveva uno sguardo diverso. Un po’ le dispiacque per lui perchè sapeva quali ricordi gli avevano restituito e cosa questo avrebbe comportato.
 
Vide Law e Zoro passeggiare in un momento di pausa, in un momento di statica serenità.
 
Vide Chopper raggomitolato in un angolo a piangere, da solo, di notte. Era nella Radura solo da pochi giorni e un senso di profonda tristezza e colpa si insinuò per la prima volta nel petto della ragazza.
 
Vide Rufy, Sabo e Ace cenare insieme.
 
Vide Rebecca in cucina che aiutava Sanji a preparare il pranzo.
 
Vide il Dolente che attaccava Marco nel Labirinto. La ragazza si guardò intorno. Non c’era nessuno. Premette una serie di tasti e invertì i comandi del Dolente facendolo andare nella direzione opposta lasciando così scappare il ragazzo. Non sapeva perchè l’avesse fatto. Sapeva solo che voleva farlo, anche se non avrebbe dovuto.
 
Spaccati
 
Era nella mensa, seduta al tavolo con Koza. Quel giorno lei aveva il turno la mattina, lui il pomeriggio, ma la pausa pranzo erano liberi entrambi. C’erano poche altre persone intorno a loro.
-Che cos’hai?-
Bibi sollevò lo sguardo dai piselli con cui stava giocherellando distrattamente con la forchetta.
-Ti vedo più pensierosa del solito-
Il ragazzo le sorrise allungando una mano per prendere la sua, ma nel suo sguardo si celava preoccupazione.
La turchina cercò di sorridergli di rimando.
-Sto bene. È solo che non capisco che senso abbia proseguire con l’esperimento del Labirinto, abbiamo raccolto dati a sufficienza-
-Ma non abbiamo ancora una cura- le fece notare il biondo accarezzandole il dorso della mano.
-Già, ma forse non la otterremo mai così- ribattè lei.
-Abbi fiducia nella Cancelliera e nella WICKED-
Bibi abbassò lo sguardo, sconsolata. Forse era proprio questo che le mancava da molto tempo, la fiducia in quello che stavano facendo.
Koza le prese dolcemente la mano con entrambe le sue prima di parlare.
-So che sei preoccupata per le sofferenze che stanno provando i soggetti, ma quando sapranno perchè l’abbiamo fatto ci ringrazieranno. Noi lavoriamo per un bene superiore. Per la salvezza dell’umanità-
La turchina cercò di sorridergli. Sapeva che aveva ragione e apprezzava che cercasse di consolarla, ma ormai lei si era discostata troppo dal credo della WICKED.
-Ora devo andare a lavoro- disse il ragazzo prima di darle un bacio sulla mano e regalarle un occhiolino alzandosi da tavola.
 
-Questa è crudeltà-
Si sentiva frustrata, impotente. E il fatto che la sua interlocutrice se ne stesse lì ferma, immobile, le mani incrociate di fronte al viso, i gomiti appoggiati sulla scrivania, il perenne sorriso enigmatico in volto non era d’aiuto.
-Questo è accanimento contro i soggetti!- proseguì, stringendo i pugni sotto la scrivania -Abbiamo raccolto dati a sufficienza e non ci sono variazioni rilevanti da mesi ormai. Credo sia il momento di far finire questo esperimento e far uscire i soggetti dal Labirinto. Forse dovremmo provare qualcosa di diverso-
La mora si abbandonò sulla schienale della poltrona, le mani incrociate sul grembo.
-Sono d’accordo con te-
Bibi rimase spiazzata; era l’ultima cosa che si aspettava di sentire. La Cancelliera, il capo in comando della WICKED, che rinnegava un aspetto tanto importante della sua associazione.
-I soggetti ci sono stati di immenso aiuto, grazie a loro abbiamo raccolto dati preziosi anche se non abbiamo raggiunto una cura. Credo sia l’ora di ricompensarli per il loro sacrificio-
Fece una pausa in cui la turchina non parlò. Aveva timore ad interromperla.
-Purtroppo i miei colleghi non sono d’accordo, credono che ci basti solo proseguire con gli esperimenti per giungere alla conclusione-
La Cancelliera si alzò e superò la scrivania per appoggiarsi al bordo e fissare la giovane negli occhi, un’espressione seria in volto.
-Bibi, io ho le mani legate, non posso far cessare l’esperimento, ma...- un misterioso sorriso comparve sul suo volto -Diciamo che se qualcuno dall’interno riuscisse a risolvere l’enigma del Labirinto io non potrei farci niente. Nessuno potrebbe farci niente-
La turchina la guardò, sconvolta. Era praticamente impossibile che i soggetti capissero come uscire dal Labirinto senza un aiuto esterno, ed era impossibile comunicare con loro.
-Tu ti ricordi del codice che è stato nascosto nel movimento dei muri, vero?-
La Cancelliera la guardò con fare ammiccante.
-E credo ti ricorderai anche dove si trova la via di fuga-
Bibi la guardò con occhi e bocca spalancati, il germoglio della speranza aveva preso vita in lei.
Ora sapeva cosa fare.
E la Cancelliera era tacitamente dalla sua parte
 
WICKED è buono
 
Bibi correva per i corridoi dell’edificio cercando di muoversi il più rapidamente e silenziosamente possibile. Doveva raggiungere la Scatola senza che nessuno se ne accorgesse. Doveva entrare nella Radura e spiegare ai soggetti come uscire da lì.
Sapeva che sarebbe stata un’impresa ardua, che qualcosa avrebbe potuto andare storto, per questo aveva preso alcune precauzioni, come la scritta che aveva sul braccio.
Aveva lasciato una lettera in camera di Koza in cui gli spiegava il suo piano e le sue intenzioni. Il loro non era un addio ma un arrivederci; si sarebbero visti pochi giorni dopo quando lei avrebbe portato i soggetti fuori dal Labirinto.
Si avvicinò al salone della Scatola e sbirciò dentro. Non c’era nessuno.
Di soppiatto entro nella stanza.
La Scatola era una costruzione rettangolare fatta di metallo che saliva verso l’alto per pochi metri fino a raggiungere la Radura. Il congegno era programmato per far credere ai soggetti che la salita durasse molto più tempo, per disorientarli.
Si avvicinò alla parete di destra per prendere la scala che vi era appoggiata. La accostò alla Scatola così da potervi salire sopra, dove era posta l’unica entrata.
-Ferma lì!-
Bibi si immobilizzò, un piede già sul primo piolo.
Si voltò, lentamente. Si trovò di fronte una ragazza esile con i capelli biondi a caschetto e gli occhi azzurri e freddi come il ghiaccio. Impugnava una pistola e la puntava saldamente verso di lei. Era Valentina, come lei, una dipendente della WICKED.
La turchina alzò lentamente le mani. Doveva inventarsi qualcosa per spiegare la sua presenza lì. Lei non era addetta alla Scatola. Fece un sorriso tirato prima di parlare ma fu tutto inutile.
-Non fermerai l’esperimento-
Bibi si accigliò. Come faceva a saperlo?
-Ti ho sentito l’altra sera mentre parlavi con Koza- la bionda rispose alla sua tacita domanda -E sapevo che saresti stata tanto debole e patetica da fare qualcosa di così stupido, senza seguire il consiglio del tuo ragazzo- sottolineò l’ultima parola con un tono di scherno al che Bibi la fulminò con lo sguardo.
Prima che potesse dire o fare qualcosa, qualcuno la afferrò da dietro passandole un braccio intorno alla gola.
-Se proprio ci tieni ad andare nel Labirinto ti accontentiamo- era Mr 5 a parlare direttamente nel suo orecchio -Ma ci andrai esattamente come gli altri soggetti-
Infilzò il collo della turchina con una siringa iniettandole il filtro che cancella la memoria e che ben presto le fece perdere i sensi.
 
Malvagio è buono.
WICKED è buono.








Angolo di Calypso
Emh... Allora, questo capitolo serve a mostrare ciò che Bibi vive durante la Mutazione, alcuni ricordi del passato, flash e parole sconnesse. In parte risolve alcuni interrogativi (soprattutto sul passato di Bibi e su come sia giunta nella Radura) ma in compenso ne porta degli altri ahah. Spero di non avervi scombussolato troppo ahah
Ricordate che vi avevo accennato a un regalo di Natale? Ecco, è una OS che parla del Natale all'interno della Radura, in un universo parallelo in cui non stanno accadendo gli avvenimenti di questa long. Vi lascio il link 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3603529&i=1
Spero stiate passando delle buone feste e ringrazio tutti coloro che leggono la storia :)
Alla prossima!


 

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Capitolo 16
*** La Tana dei Dolenti ***


La Tana dei Dolenti

Buio.
Dolore.
Una sensazione infuocata nelle vene, come lava incandescente.
Fitte all’addome.
Una chiara luce dietro le palpebre.
Due persone che parlavano sommessamente.
Bibi conosceva quelle voci e doveva raggiungerle.
Fece uno sforzo sovraumano per aprire gli occhi.
Mise a fuoco la stanza in cui si trovava, l’infermeria. Accanto al suo letto vide Rebecca, i capelli disordinati, occhiaie scure sotto gli occhi, che parlava con qualcuno di fronte a lei. La turchina voltò la testa verso destra per individuare il suo interlocutore: Rufy.
Quel movimento non passò inosservato alla rosa.
-Bibi!-
Si lanciò letteralmente su di lei, abbracciandola. La turchina incassò il colpo stringendo l’amica, per quanto potesse fare con le poche energie che aveva.
-Ok, sono felice anche io di vederti. Ma mi stai facendo male!-
Rebecca si staccò subito da lei scusandosi infinitamente. L’addome della turchina bruciava là dove prima Kidd e poi il Dolente l’avevano afferrata.
Al ricordo del Dolente si guardò intorno, preoccupata.
-Sono contento che ti sei ripresa- disse Rufy. Bibi lo guardò. Era meno spensierato del solito, sembrava più serio e determinato -Vado a chiamare Law- fece alzandosi in piedi e uscendo dalla stanza.
Bibi tentò di sistemarsi meglio nel letto.
-Cosa mi sono persa?- domandò all’amica. Era curiosa e al contempo terrorizzata di sapere cosa era successo.
L’altra abbassò lo sguardo, triste.
-Sono passati tre giorni da quando sei stata punta. Ti abbiamo subito somministrato il dolosiero e hai iniziato la Mutazione- prese a spiegare -Di giorno ti tenevamo qui in infermeria mentre di notte ti spostavamo nella gattabuia dove eri più al sicuro di tutti noi-
Bibi si accigliò, un po’ confusa. Ma Rebecca non aveva finito di raccontare.
-I Dolenti sono venuti ogni notte e ogni notte hanno portato via una sola persona. Una soltanto. Attaccavano, prendevano e tornavano nel Labirinto-
Bibi lesse tutta la paura nei suoi occhi rosa. Poteva solo immaginare il terrore di sentire quelle bestie avvicinarsi e aspettare che mietessero la loro vittima. E poi sentirsi in colpa per essere felici che avessero preso qualcun altro.
Aveva paura a porre la domanda successiva.
-Chi...- mandò giù il groppo che aveva in gola -Chi hanno preso?-
Rebecca si passò una mano sugli occhi, stanca.
-La prima notte Kidd. Poi Binz e Kobi-
Bibi si trovava lì da troppo poco per conoscere bene quelle due persone, ma comunque si dispiacque per loro. Dal tono distaccato di Rebecca capì che anche lei non aveva un gran rapporto con loro.
-I velocisti sono rimasti nel Labirinto per un giorno intero, notte compresa-
La turchina sobbalzò, temendo che quella notizia significava solo altre morti.
-Sabo voleva analizzarlo a fondo ma non hanno trovato nulla. I muri sono fermi da quando le Porte hanno smesso di chiudersi-
Prima che potesse rispondere la porta si aprì all’improvviso ed entrò Law che, senza dire una parola o salutare nessuno, si avvicinò al letto.
-Come stai?- chiese a Bibi quando ebbe raggiunto il suo letto nel punto in cui prima si trovava Rufy.
-Sono stata meglio- rispose lei con un’alzata di spalle -E credo che anche per voi valga lo stesso- aggiunse vedendo le occhiaie più profonde del solito che marcavano il suo viso-.
-Già. Tempi duri per la Radura-
Prese una sedia e si mise comodo.
-Rebecca, potresti lasciarci soli?-
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e uscì.
I due rimasti si squadrarono per qualche minuto, in silenzio. Entrambi avevano subito la Mutazione. Entrambi avevano riacquisto dei ricordi. Ma Bibi era certa che quei ricordi fossero diversi perchè loro erano persone diverse e avevano un passato diverso. Ne era certa.
-Che cosa hai ricordato?- proruppe Law senza troppi preamboli.
-Un sacco di cose- rispose lei. Sapeva che doveva aprirsi con lui e lo avrebbe fatto. Ma doveva farlo anche con tutti gli altri.
-Avevi ragione, io stavo con i Creatori-
Fece una pausa.
-E so come uscire da qui-
Gli occhi di Law si dilatarono. Per un breve attimo Bibi pensò di aver visto un’ombra di preoccupazione e paura attraversare quegli occhi grigi ma in una frazione di secondo tornò alla sua solita espressione inespressiva.
-Voglio un’Adunanza. Tutti gli Intendenti devono sapere-
-Bene così- annuì Law prima di alzarsi in piedi.
 
Bibi si ritrovò sulla stessa sedia circondata da Intendenti come pochi giorni prima. Sembrava passata un’eternità, erano successe un’infinità di cose nel frattempo.
Un paio di sedie erano libere, nessuno le aveva tolte, come se il fantasma dei loro occupanti aleggiasse ancora tra loro. Kidd, Intendente degli squartatori, e Binz, Intendente degli scavatori. La turchina non riuscì a provare la minima compassione per la fine che aveva fatto il rosso dopo tutto quello che le aveva fatto. Aveva tentato di darla in pasto ai Dolenti. Si rifiutò di guardare in direzione della sua sedia.
Mentre gli Intendenti prendevano posto, Bibi constatò che stava rapidamente riacquistando le forze e decise di mettere insieme i pensieri prima di parlare.
Law e Zoro presero posto con fare serioso. Nami corse a salutarla con un rapido abbraccio e un bacio sulla guancia. Anche Sanji e Brook andarono da lei per salutarla e dirle quanto fossero felici che stesse bene, mentre Rufy e Sabo si limitarono a salutarla da lontano. La ragazza seguì con lo sguardo il velocista per tutto il tragitto fino alla sua sedia. Quando si sedette la guardò nuovamente e le regalò un sorriso e un occhiolino. Bibi sorrise, grata che stesse bene, e tornò a concentrarsi sul capo di fronte a lei.
-Saltiamo le formalità e andiamo subito al dunque. La Fagiolina ha recuperato un bel po’ di ricordi grazie alla Mutazione e vorrebbe condividerli con noi.
Gli occhi di tutti si concentrarono su di lei che prese un grosso respiro prima di parlare.
-Non so esattamente da dove partire..- disse un po’ incerta, ma poi si decise ad andare fino in fondo.
-I ricordi che ho recuperato riguardano principalmente il Labirinto e la mia vita poco prima di venire qui. Come avevamo ipotizzato e come Law aveva visto nella mutazione io facevo parte dei creatori, della WICKED-
Bibi si aspettò di ricevere accuse, commenti, insulti, ma ciò non accadde. Ormai non aveva più importanza chi fosse prima. Ormai era una di loro a tutti gli effetti.
-Lavoravo con loro, ma negli ultimi tempi mi ero ribellata. Sono entrata nella Radura con l’intenzione di aiutarvi a uscire da qui ma sono stata intercettata e mi hanno mandato qui con la memoria cancellata. Previdentemente mi ero scritta la parola “codice” sul braccio, ma evidentemente non è stato sufficiente perchè ricordassi-
Nessuno fiatava, aspettavano tutti in religioso silenzio che finisse la sua storia.
-Questo Labirinto è un...- tentennò, temendo le loro reazione -Un esperimento-
Vide qualcuno strabuzzare gli occhi, ma nessuno intervenne.
-Questa parte non mi è molto chiara- proseguì passandosi una mano sulla fronte -Sembra che serva a raggiungere una cura ma non so a cosa. C’era anche qualcosa riguardante le variabili ma non ho capito bene. Il mio compito era osservarvi tramite le scacertole e prendere nota delle vostre reazioni a delle variabili-
Scosse il capo, confusa dalle sue stesse parole.
-Ricordo anche come si esce da qui-
Tutti si sporsero maggiormente verso di lei.
-Ma non sarà facile, anzi-
-A questo punto credo che nessuno si aspettasse una passeggiata- sentenziò Zoro. Rufy e Brook annuirono.
-È nel Labirinto?- domandò Sabo.
La turchina annuì -Sì. Più o meno-
Si prese ancora un attimo prima di proseguire. Ora arrivava la parte difficile.
-La Scarpata. Avete sempre pensato desse sul vuoto, ma non è vero, è un’illusione ottica che nasconde un’entrata-
-Perchè parli di entrata e non di uscita?- domandò Law a cui non era sfuggita la strana scelta di parole.
-Perchè quello è il luogo che i Dolenti usano per entrare nel Labirinto. Potremmo definirla una Tana dei Dolenti-
Vide Brook scuotere il capo e Nami sbiancare.
-Ma è la nostra unica via d’uscita, non ne esiste altra. I Creatori non avevano programmato il Labirinto perchè esistesse un’uscita. Dobbiamo passare da lì-
-Aspetta- la interruppe Sanji -Abbiamo già provato a usare la Scarpata e non ha funzionato-
Bibi annuì -È vero, perchè l’uscita è molto piccola ed è nascosta da un’illusione ottica-
-Ha ragione- si intromise Sabo e tutti lo guardarono stupiti, Bibi compresa.
Il biondo sospirò e si ravviò i capelli prima di proseguire.
-Quando il Dolente ha attaccato me e Bibi l’abbiamo visto cadere nella Scarpata ma non è precipitato, è semplicemente scomparso. La cosa mi ha insospettito e incuriosito e rimuginandoci sopra una delle ipotesi che avevo era che fosse effettivamente la casa dei Dolenti. Quando ci hanno attaccato la prima notte e hanno preso Kidd li ho seguiti insieme ad Ace e abbiamo visto che sono spariti proprio alla Scarpata. Quando poi siamo stati fuori per un giorno intero l’abbiamo analizzata a fondo. Abbiamo lanciato dei sassi per fare delle prove. Alcuni precipitavano, altri scomparivano-
Erano tutti col fiato sospeso e pendevano dalle sue labbra.
-Esiste una piccola finestrella, larga circa due metri per due a una distanza di tre metri dall’orlo della Scarpata in cui le cose scompaiono. Credo sia quello di cui sta parlando Bibi-
-Esattamente- confermò la ragazza.
Tutti rimasero in silenzio per un po’, soppesando tutte quelle informazioni.
-Quindi ci basterebbe entrare lì dentro e saremmo liberi?- domandò Rufy.
-La fai troppo facile tu- fece Nami -Se davvero quella è la Tana dei Dolenti potrebbero essercene alcuni ad aspettarci-
-Sarebbe meglio farlo di notte, quando sono a spasso per il Labirinto- fece Zoro.
-Così li troveremmo sul nostro cammino- fece notare Sanji.
-Ci tengo a ricordarvi una cosa- esordì Law attirando l’attenzione di tutti -Non sarà facile- marcò ogni parola -A quanto ho capito i Creatori non vogliono che usciamo da qui quindi non ci renderanno le cose facili. Dovremo combattere contro quelle bestie ancora una volta e poi saremo liberi-
Fece una pausa prima di proseguire.
-E vi dico un’altra cosa. Anche quando saremo usciti, non sarà facile. Non aspettatevi la bella vita-
-Perchè dici così?- si accigliò Sabo.
Il moro scosse il capo.
-Vaghi ricordi della Mutazione. Poi il fatto che ci stiano usando per cercare una cura, la targhette sparse per il Labirinto che parlano di morte e catastrofe. Non preannunciano nulla di buono-
Tutti rimasero in silenzio prima che Law continuasse.
-Detto ciò. Siete tutti d’accordo che dovremmo provare a uscire da qui?-
Tutti annuirono e mormorarono il loro assenso, nessuno escluso.
-Bene così. Ogni Intendente parlerà col proprio gruppo e cercherà di convincerli. Tanto se rimaniamo qui verremo comunque uccisi uno a uno prima o poi, oppure moriremo di fame-
-C’è un’ultima cosa- Bibi, che era rimasta in silenzio per un po’, prese la parola -Una volta dentro la Tana ci sarà un codice da inserire, un codice che è stato nascosto dai Creatori nello schema di movimento dei muri, che ci servirà per disattivare i Dolenti e uscire definitivamente da qui-
Si voltò verso il velocista.
-Sabo, abbiamo bisogno delle mappe-







Angolo di Calypso
Eccomi qui ad aggiornare anche l'ultimo dell'anno :)
Spero passerete un bel Capodanno (spero migliore del mio!) e che il 2017 vi porti ciò di cui avete bisogno e ciò che desiderate :)
Vi ringrazio per accompagnarmi nell'avventura di questa long, di cui mi sono appena resa conto mancano solo 4 capitoli *sclera*
Alla prossima!

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Capitolo 17
*** Il codice ***


Il codice

L’Adunanza non era terminata, si era solo spostata nella Stanza delle Mappe dove Bibi, dopo aver chiesto a Sanji di portarle della carta oleata, stava seduta al tavolo circondata dagli Intendenti, chi in piedi chi seduto, che la osservavano con trepidazione e curiosità.
-Ho bisogno che mi passiate le mappe delle otto sezioni del primo giorno- esordì la turchina. Law, Nami e Sabo non se lo fecero ripetere due volte e subito le passarono quanto richiesto.
La ragazza afferrò i fogli e, senza dare spiegazioni, prese a ricalcare le mappe sulla carta oleata, attenta che i riquadri avessero tutti la stessa grandezza, cercando di fare un lavoro svelto e al contempo il più preciso possibile. Sapeva che sarebbe stato più facile far vedere piuttosto che spiegare.
-Ma cos...- cercò di domandare Zoro ma venne prontamente zittito da una gomitata del cuoco.
Finita la copia della sezione 8 del giorno 1 sovrappose le copie una all’altra, in ordine dalla sezione 1 alla 8. Le righe che rappresentavano i muri del Labirinto correvano su e giù per tutto il foglio ma alcune si sovrapponevano andando a creare così delle linee più scure che tracciavano una grande, chiara e inequivocabile lettera al centro del foglio: P.
Rufy e Brook si alzarono di scatto dalla sedia, sbalorditi. Law e Sabo si avvicinarono a Bibi per guardare meglio al di sopra delle sue spalle.
-Ogni giorno nasconde una lettera...-
La spiegazione della ragazza venne interrotta dal capo che, eccitato dalla scoperta, aveva già tratto le giuste conclusioni.
-Se procediamo con questo lavoro ne troveremo altre e quelle saranno il codice che ci farà uscire da qui-
La turchina annuì.
-Dovrebbero formarsi delle parole-
Senza bisogno che nessuno glielo dicesse, Sabo, Sanji e Nami recuperarono i fogli delle sezioni dei giorni successivi e imitarono il lavoro di Bibi.
-Io ho una I!- proclamò trionfante Nami.
-Una R- si aggiunse Sanji.
-E qui una A- affermò il velocista.
-Quindi ci basterà copiare tutte le mappe per avere il codice!- esclamò Rufy dirigendosi già verso i bauli contenenti le mappe per dare il suo contributo.
-No- lo fermò Law.
Tutti lo guardarono sconcertati.
-Noi Intendenti abbiamo un altro lavoro. Dobbiamo parlare con i radurai, dirgli quello che abbiamo scoperto e convincerli che andarcene è la decisione migliore-
Gli Intendenti lo guardarono. Erano tutti eccitati per la scoperta e trepidanti di scoprire il codice, ma sapevano che il moro aveva perfettamente ragione.
-Bibi, ti manderò qui qualcuno di fidato che ti aiuti a decifrare il codice-
I due si scambiarono uno sguardo e un cenno di intesa prima che il moro uscisse dalla stanza seguito dagli altri Intendenti. L’ultimo a rimanere indietro fu Sabo, che fissava ancora sconvolto i plichi di fogli su cui spiccavano le lettere.
-Non ci sarei mai arrivato...- sussurrò il biondo tra sè, non con il reale intento di farsi sentire dall’altra.
-È normale. I Creatori non volevano che fosse facile, i soggetti avrebbero dovuto sudarsi la libertà mostrando al massimo le loro capacità e la loro intelligenza-
La turchina si accigliò udendo le sue stesse parole. “Soggetti”. Aveva appena definito delle persone, le uniche persone di cui avesse ricordi reali e tangibili, le persone che l’avevano accolta nonostante tutto, dei soggetti, nulla più di cavie da laboratorio. Si sentiva disgustata da se stessa.
Il termine poco delicato non era sfuggito nemmeno al biondo che aveva indurito lo sguardo ma, vedendo il palese sconcerto e rimorso sul viso di lei, aveva lasciato correre ed era tornato alla sua solita espressione cordiale, passando anche sopra lo shock della scoperta.
-Tornerò ad aiutarti non appena mi sarà possibile- la salutò uscendo dalla stanza.
Passarono pochi minuti in cui Bibi procedette con la sua impresa prima che qualcuno entrasse nella stanza. Rebecca, Usop, Chopper e Marco la raggiunsero al tavolo fissando i fogli che vi erano sparsi sopra.
-Law ci ha mandato qui dicendo che dovevamo aiutarti in un compito importante e delicato- spiegò il biondo con gli occhi che saettavano tra i fogli -E che ci avresti spiegato tu cosa sta succedendo in questa caspio di Radura- aggiunse incrociando le braccia al petto e puntando finalmente i suoi occhi su di lei.
Bibi deglutì, spiazzata. Era già stato abbastanza difficile spiegare una volta quanto aveva ricordato nella Mutazione, non si aspettava e non sperava di doverlo fare una seconda volta.
Invitò i radurai a prendere posto al tavolo e, prima di ogni altra cosa, spiegò loro il lavoro che dovevano fare.
Lavorarono tutti in modo meticoloso, ordinato e preciso mentre ascoltavano in silenzio il racconto di Bibi che riportava loro quanto ricordato nella Mutazione: la WICKED, i Creatori, il suo ruolo prima di arrivare lì, l’esperimento del Labirinto, la Tana dei Dolenti nella Scarpata, la loro unica via di fuga, il codice. Raccontò proprio tutto: non se la sentiva di mentire loro, non dopo tutto quello che aveva fatto in passato. Non dopo aver osservato in silenzio la loro sofferenza per tutto quel tempo.
Mentre raccontava e tracciava linee senza sosta osservò un’ampia gamma di emozioni dipingersi sui volti dei radurai: la paura e il terrore di Usop, l’incredulità e il dolore di Rebecca, lo shock negli occhi del piccolo Chopper, la sofferenza e il peso della conoscenza nello sguardo di Marco.
Tutte cose che provava anche lei: dolore per la loro condizione, presente, passata e futura, paura per quello che avrebbero dovuto affrontare nonchè il peso del rimorso e del senso di colpa. Si chiese se mai si sarebbe liberata di quella sensazione, di aver fatto loro del male.
Per qualche minuto lavorarono in silenzio, gli occhi vacui che vagavano sui fogli e lungo le linee mentre ognuno elaborava mentalmente quanto appena appreso.
-Sembra un’impresa ardua- sentenziò Marco dopo un po’.
-Un’impresa suicida vorrai dire!- puntualizzò Usop, le mani che tremavano visibilmente.
-Credi che rimanere qui ad aspettare che i Dolenti vengano a prendere qualcuno ogni notte non sia altrettanto arduo e un atto suicida?!- domandò Rebecca, una nota di collera nella voce, di fronte alla quale Usop indietreggiò spaventato. Raramente capitava di vedere la rosa arrabbiata con qualcuno, ma era pur vero che quella situazione era fuori da ogni immaginario quindi ci si poteva aspettare di tutto da chiunque.
-Ma...- fece Chopper, che fino a quel momento se ne era stato in silenzio -Questo vuol dire che possiamo anche rimanere qui?-
Tutti lo fissarono ad occhi spalancati, Usop con un po’ di speranza e ammirazione verso il più piccolo che aveva avuto il coraggio di dire quanto anche lui voleva chiedere.
Il medicale chinò il capo davanti agli sguardi fissi degli altri.
-Ho capito che anche rimanendo qui moriremo. Ma non so se ho il coraggio di affrontare quelle bestie in modo così diretto, entrando nella loro tana, combattendo corpo a corpo-
-Chopper- lo richiamò Bibi e attesa a parlare finchè il ragazzino non ebbe rialzato lo sguardo e allora gli sorrise dolcemente -Abbiamo molte più possibilità di farcela se ce ne andiamo tutti insieme, uniti, pronti a proteggerci l’un l’altro piuttosto che rimanendo qui a impazzire dalla paura-
Lo pensava davvero. Se fosse stata da sola nel Labirinto non ne sarebbe mai uscita. Invece c’era stato Sabo che l’aveva aiutata. Era certa che con la collaborazione di tutti ce l’avrebbero fatta o, quanto meno, avrebbero avuto maggiori possibilità di farcela.
-Immagino che in questo momento gli Intendenti stiano parlando con gli altri radurai- affermò Marco
Bibi annuì -È così-
-Dobbiamo prepararci. Non abbiamo mai affrontato i Dolenti in modo così diretto, siamo sempre scappati da loro, ma le armi le abbiamo. E anche uomini forti e determinati che sanno quello che fanno- spiegò il biondo.
-Sono sicura che Law, Zoro e Sabo sapranno organizzare tutto al meglio- fece Rebecca.
-Spero che riescano a convincere tutti- disse Usop un po’ incerto.
La rosa lo guardò sorpresa e sorrise. Aveva temuto che sarebbe stato difficile convincere l’amico. Per quanto facesse lo spaccone sapeva quanto fifone fosse. Ma sapeva anche che, tra l’affrontare un tale pericolo con tutti loro e rimanersene lì da solo avrebbe deciso di seguirli.
-Se vai tu vengo anche io!- esclamò Chopper sollevando la matita che stava usando. Il nasone gli scompigliò i capelli sorridendo affettuosamente. Aveva sempre avuto un certo ascendente sul ragazzino e sperava davvero che sarebbe andato tutto bene, che sarebbero riusciti a proteggersi a vicenda.
Il loro lavoro proseguì per ore. Avevano trovato sei parole che si ripetevano in continuazione ma vollero continuare finchè non fossero stati sicuri di avere il codice esatto.
Bibi aveva appena finito di trascrivere le parole del codice su un foglio quanto la porta delle Stanza delle Mappe si aprì lasciando entrare Law, Nami, Sabo e Rufy, l’aria stanca di chi aveva discusso a lungo, ma mai stanca quanto quella dei ragazzi che ormai vedevano doppio a furia di tracciare linee.
-Come procede?- domandò il medicale passandosi una mano sul volto.
-Abbiamo decifrato il codice- fece Bibi con tono inespressivo passando il foglio al capo.
Quello lo afferrò prontamente e lo lesse in silenzio. Gli altri tre si avvicinarono a lui per fare lo stesso.
Il foglio riportava sei semplici parole in stampatello.
PIRATI - SANGUE - TESORO - MORTE -MARE - PREMI
-Wow! Pirati!- si illuminò Rufy.
-Tesoro?!- domandò Nami incuriosita.
-Scusatemi, nessuno nota la parte che cita morte e sangue?!- domandò il biondo, sollevando le spalle allibito.
Il moro ripiegò il foglietto e lo porse nuovamente alla turchina.
-Andiamo fuori. Ci sono alcune cose da discutere-
La ragazza si pose con cura il foglietto in tasca anche se aveva già memorizzato le parole e uscì per ultima dalla stanza. Appena fuori dalla porta trovò Nami ad aspettarla.
-Volevo dirti una cosa prima che tutta questa splof abbia inizio-
Bibi si fermò, preoccupata e curiosa allo stesso tempo.
-Non ce l’ho con te perchè stavi con i Creaotori. Non devi fartene una colpa- la rossa sorrise -L’importante è che tu sia venuta ad aiutarci. Dal primo momento che ti ho vista nei tuoi occhi ho letto tanto dolore e altruismo. Sono sicura che tu volessi davvero aiutarci e fossi davvero contro di loro-
La turchina la guardò, occhi e bocca spalancati. Era commossa, non sapeva cosa dire. Si sentiva in colpa: lei aveva visto le cose brutte che erano accadute ai radurai, aveva anche contribuito a farne accadere alcune, aveva visto Nami ferirsi durante la fuga e ora lei, proprio lei che avrebbe avuto tutto il diritto di odiarla, la stava perdonando senza che lei glielo chiedesse, perchè non avrebbe mai avuto il coraggio di chiederle una cosa simile. Era pronta a vivere tutta la vita consapevole di essere odiata da lei, la prima persona in cui aveva riposto fiducia e che aveva riposto fiducia in lei, sapendo che sarebbe stato giusto.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa vennero raggiunte da Rebecca che non si era allontanata di molto e aveva sentito tutto.
-Non sentirti in colpa. Non sei più la persona che stava con i Creatori e questo è l’importante. Nessuno potrebbe mai odiarti. È merito tuo se riusciremo a uscire da qui, ormai conta solo questo-
Bibi fissò le due ragazze davanti a lei che le sorridevano e la guardavano con affetto. Era davvero senza parole.
-Ragazze.... Io...-
Le mancava quasi il fiato.
Non sapendo come esprimere a parole tutta la sua riconoscenza annullò la distanza che la separava da loro e le abbraccio di slancio, circondando le loro spalle con le braccia, intrappolandole in una morsa forte e disperata. Subito sentì il gesto ricambiato da entrambe e si ritrovarono unite in un silenzioso abbraccio di gruppo ma che comunicava molto. Gli occhi di Bibi si inondarono di lacrime e anche quelli delle altre due si fecero lucidi.
-Spero davvero che riusciremo a uscire da qui- mormorò Rebecca.
-Sono sicura che ce la faremo- fece Nami, ma senza riuscire a nascondere il tremolio nella sua voce che tradiva la sua paura.
La turchina, ancora incapace di parlare, annuì e si separò da loro asciugandosi gli occhi con i dorsi delle mani.
-Forza, andiamo dagli altri- fece la rossa prendendo le due per mano e conducendole dagli altri radurai che erano tutti raccolti al centro della Radura.
Lei era un Intendente. Lei era la prima ragazza giunta nella Radura. Era compito suo prendersi cura di loro, nonostante le gambe le tremassero dalla paura e il suo cuore battesse all’impazzata. Non avrebbe mai mostrato loro quella debolezza e fragilità. Le avrebbe difese, fino alla fine.
Così come avrebbe difeso anche tutti gli altri suoi amici: Rufy e il suo sorriso allegro e ingenuo, Sanji e le sue premure affettuose, Sabo e i suoi modi sempre gentili. Persino Zoro e i suoi nomignoli fastidiosi. Ma soprattutto avrebbe difeso lui, quel ragazzo moro che la fissava avvicinarsi da lontano, stoico e inespressivo come sempre. Ma mai come in quel momento era necessario che fosse così, freddo e risoluto, per convincere i radurai all’azione.
Quando le ragazze ebbero raggiunto il gruppo, Law richiamò Bibi ad avvicinarsi a lui con un cenno della mano.
I due si ritrovarono in piedi di fronte a una folla di una trentina di radurai raccolti in attesa.
-Tutti voi siete stati resi partecipi delle nuove informazioni ottenute da Bibi durante la Mutazione- prese a parlare il moro camminando avanti e indietro, un gesto automatico per gestire lo stress e il nervosismo -Tutti voi siete stati lasciati liberi di decidere sul da farsi, se combattere o rimanere qui. Una decina di noi hanno deciso di rimanere nella Radura- lanciò un’occhiata al Casolare alle sue spalle dove il gruppetto di cui stava parlando si era rinchiuso -Senza rancore- aggiunse sottovoce, al punto che solo Bibi potè sentirlo.
Fece una pausa prima di proseguire.
-Ripetiamo il piano. Questa notte, quando i Dolenti saranno in giro per il Labirinto, noi entreremo nella loro tana e da lì raggiungeremo finalmente la nostra libertà. Probabilmente i Dolenti ci attaccheranno mentre ci dirigeremo alla loro tana e dovremo combattere. Ma abbiamo un vantaggio- il moro si voltò verso Bibi mentre proseguiva -La Fagiolina è riuscita a recuperare un codice che, una volta inserito nella Tana dei Dolenti, permetterà di disattivare quelle bestie schifose. Quindi il nostro compito, oltre a sopravvivere, sarà quello di permetterle di arrivare alla Tana sana e salva-
Bibi strabuzzò gli occhi. Quel discorso non le piaceva affatto. Sembrava che i radurai dovessero sacrificarsi per lei. Non era così, semmai doveva essere il contrario. Ma non ebbe il tempo di dire nulla che Law proseguì.
-Servono due persone che l’accompagnino, che l’aiutino e che la difendano nel caso nella tana ci siano altri Dolenti-
Questo era davvero troppo. Sembrava che stesse letteralmente chiedendo a qualcuno di morire per lei. Stava per dire qualcosa quando il moro continuò.
-Sabo. Tu conosci alla perfezione il Labirinto e i Dolenti. Te la senti?-
Ammutolita la turchina osservò il biondo alzarsi in piedi, così da poter essere udito e visto da tutti.
-No-
Bastò quella parola uscita dalle labbra del ragazzo per farle perdere un battito. Abbassò gli occhi, delusa.
-Appunto perchè sono Intendente dei velocisti il mio compito è quello di portarvi tutti fuori da qui. Io combatterò con tutti voi contro i Dolenti, metterò a vostro servizio le mie capacità, mi assicurerò che tutti superino la Scarpata-
Bibi risollevò lo sguardo, ammirata davanti a tanto altruismo, determinazione e onestà d’animo.
Si sentiva divisa in due: la parte egoista di lei lo voleva al suo fianco, non voleva separarsi nemmeno un momento da lui, per sentirsi protetta e proteggerlo. In quel poco tempo si era legata a lui in un modo che non avrebbe creduto possibile. Ma, dall’altra parte, non avrebbe permesso che quei sentimenti intralciassero la loro missione e dava ragione a lui: il suo posto era a capo e difesa dei radurai in fuga.
Il moro stava per dire qualcosa, una nota di disappunto nella sua espressione, ma il biondo proseguì.
-Indubbiamente permettere a Bibi di raggiungere la tana così da fermare i Dolenti è una delle nostre priorità e quindi propongo al mio posto un velocista con altrettanta esperienza: Marco-
L’interpellato, poco distante, annuì con determinazione.
-Bene così- approvò Law e Sabo si risedette.
-Qualcun altro?- domandò il moro guardandosi intorno.
Nel silenzio generale Bibi passò in rassegna il volto dei presenti e il suo sguardo si soffermò su Nami e Rebecca. Avrebbe sicuramente sofferto separandosi da loro e non potendo sapere come se la sarebbero cavate nella battaglia ma lei non poteva fare molto per loro: se un Dolente li avesse attaccati Marco si sarebbe concentrato su di lei lasciando indifesa l’altra. Sarebbero sicuramente state più al sicuro con gli altri radurai. Proseguendo con lo sguardo trovò Usop e Chopper seduti vicini, il terrore dilatava i loro occhi.
Avrebbe scelto uno di loro. Avrebbe portato uno di loro al sicuro e l’altro sarebbe rimasto a combattere spalla contro spalla con i radurai che avrebbero fatto di tutto per difendersi a vicenda.
-Usop- suggerì ad alta voce.
Quello sobbalzò sentendosi chiamato in causa.
Law passò lo sguardo tra lei e il nasone prima che il ragazzo dai capelli ricci annuisse, tremante.
-Bene così- annunciò Law -Abbiamo un paio d’ore per prepararci alla battaglia e alla fuga-

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Capitolo 18
*** La fuga ***


La fuga

Trentasette.
Trentasette erano i radurai che avevano deciso di sfidare i creatori. Di questi, Bibi ne conosceva solo una dozzina. Era stata nella Radura troppo poco per aver avuto il tempo di conoscere tutti e stringere rapporti con tutti. Per fortuna tutti quelli a cui teneva avevano deciso di ribellarsi per la loro libertà insieme a lei.
A queste cose pensava mentre se ne stava imbambolata in mezzo alla Radura, ripetendo in continuazione le parole del codice nella sua mente, con due lunghi e affilati coltelli che Zoro le aveva piazzato in mano senza troppe spiegazioni; del resto, non servivano.
Osservò i radurai intenti nei preparativi. Zoro, Law e Sanji distribuivano ogni sorta di arma: coltelli, bastoni, lance improvvisate, attrezzi solitamente usati nel macello e negli orti.
Sabo, Ace e Marco fornivano tutte le informazioni che avevano riguardo i Dolenti nella speranza che potessero rivelarsi utili in battaglia e per evitare che i radurai arrivassero totalmente impreparati allo scontro.
Rufy insegnava qualche mossa di lotta, imparata chissà dove e chissà quando, a Usop e Chopper che lo fissavano con occhi avidi cercando di apprendere tutto quello che diceva loro. Poco distante Bibi notò Rebecca che non toglieva gli occhi di dosso dall’Intendente mordicchiandosi le unghie con fare nervoso. E allora Bibi capì, trovò la risposta alla domanda che si era posta giorni prima, ormai sembrava passata un’eternità: così come Nami provava qualcosa per qualcuno, anche Rebecca non aveva potuto sottrarsi a quel sentimento imprevedibile.
La rossa continuava a passare da una persona all’altra controllando che fossero tutti equipaggiati e che tutti ricordassero quale fosse il loro compito. Andò anche da lei a spiegarle il piano nei dettagli. Sabo avrebbe aperto la corsa verso la Scarpata, Ace l’avrebbe chiusa mentre Marco sarebbe stato nel mezzo con lei. Il compito di tutti era quello di distrarre i Dolenti permettendo così a lei, Marco e Usop di raggiungere la Scarpata e saltare nella Tana dei Dolenti. Da lì in poi sarebbe toccato a lei inserire il codice e porre fine a tutto, poi tutti gli altri li avrebbero raggiunti.  Durante quelle due ore di preparazione Sabo era andato alla Scarpata insieme ad altri due velocisti e aveva reso visibile l’ingresso della Tana legando dei tralci d’edera a quelli posti vicino al bordo e lanciandoli all’interno del quadrato ottenendo così delle liane sospese nel vuoto che rivelavano l’ubicazione della Tana.
Il nervosismo era palpabile in ogni gesto che Nami compiva mentre parlava: il continuo sistemarsi una ciocca ribelle dietro l’orecchio, le fugaci occhiate lanciate intorno in direzione dei suoi amici, il mordersi il labbro inferiore ad ogni pausa.
Dal canto suo, Bibi se ne stava immobile ad osservare, in attesa che tutto iniziasse.
Vide Marco e Ace scambiarsi una goliardica stretta di mano accompagnata da forti pacche sulle spalle e facendosi reciproche raccomandazioni di stare attenti con la promessa che si sarebbero visti dall’altra parte. Il tutto senza mai smettere di sorridere.
Vide Zoro e Sanji lavorare spalla a spalla, scambiandosi occhiate d’intesa, mentre davano le ultime direttive ai radurai.
Vide Rebecca raggiungere Rufy e abbracciarlo di slancio, sussurrandogli qualcosa che Bibi non poteva udire, e iniziando a piangere mentre il ragazzo le accarezzava la schiena con un’espressione lievemente sorpresa in volto.
Vide Brook incitare Usop e Chopper facendo supposizioni su quanto sarebbe stata bella la vita fuori dal Labirinto.
Vide Nami e Law fare il punto della situazione parlando fitto, vicini l’uno all’altra.
Vide Sabo avvicinarsi a lei e si riscosse dall’immobilità in cui era caduta.
-Come va?- le chiese raggiungendola.
-Nella sploff fino al collo- rispose lei.
-Già, come tutti ultimamente da queste parti- ironizzò lui e la turchina rispose con un sorriso amaro.
-Con Marco sei al sicuro- aggiunse Sabo diventando improvvisamente serio -Gli affiderei la mia stessa vita-
Bibi rimase a fissarlo prima di rispondere con uno sguardo che voleva comunicare molto più di quanto potesse dire: la speranza che sopravvivesse, che sopravvivessero entrambi, il desiderio di averlo accanto e non perderlo mai di vista. Era sicura di poter leggere molto anche negli occhi di lui, un messaggio più profondo nascosto dietro quanto detto, ma non era il momento di indagare su una cosa simile, non dovevano deconcentrarsi, non in quel momento.
Così si limitò a dire -Anche i radurai sono al sicuro nelle tue mani-
Lo vide sorridere appena e inclinare il capo, il rossore sulle guance tradiva il suo imbarazzo.
-Lo spero...- rispose il biondo.
Si grattò il capo e le lanciò uno sguardo fugace prima di voltarsi e dirigersi verso gli altri radurai. Alla ragazza sembrò che volesse dire molto altro, fare molto altro. Senza pensarci lo richiamò.
-Sabo!-
Quello si fermò a due passi da lei, senza voltarsi.
-Fa’ attenzione-
Dopo pochi secondi lo vide girarsi appena, solo di profilo.
-Anche tu- disse per poi proseguire.
Passò ancora qualche minuto prima che Law richiamasse tutti a raccolta davanti alla Porta Occidentale, la stessa che aveva attraversato Bibi per entrare nel Labirinto. L’Intende dei medicali e quello dei velocisti se ne stavano di fronte a tutti, dando le spalle alla Porta, le armi sguainate. Bibi si avvicinò e ben presto fu raggiunta da Marco e Usop.
-Radurai!- esordì Law con tono alto -A questo punto rimane poco da dire. Lottate! lottate per la libertà! Sopravvivete! Andiamo a dare un pugno in faccia a quei caspio di Dolenti e a quelle teste puzzone di Creatori!-
Sollevò la lancia che teneva in mano urlando e i radurai lo imitarono, simili a un piccolo esercito. Anche Bibi si ritrovò a sollevarle il lungo coltello urlando contro il cielo grigio e scuro tutta la sua rabbia e frustrazione.
-Radurai!- questa volta era Sabo a urlare per farsi udire sopra le grida che non si erano ancora spente -Seguitemi! Non allontanatevi dai velocisti. Andiamo!-
Senza attendere risposta, lui e il moro si voltarono e si lanciarono nel Labirinto seguiti da tutti i loro compagni.
Man mano che si addentravano nel Labirinto si fecero sempre più silenziosi per timore di attirare l’attenzione dei Dolenti. Bibi correva in silenzio, Marco alla sua sinistra e Usop alla sua destra, circondata da tutti gli altri radurai. Vide Rebecca vicina a Rufy, Nami tra Sanji e Zoro. Sabo e Law in testa al gruppo che a ogni svolta rallentavano per sbirciare dietro l’angolo prima di buttarsi nel vicolo successivo.
Svoltarono più e più volte in quell’intrico di sentieri tra le alte mura ricoperte di edera. Bibi non seppe dire per quanto corsero. L’ultima volta un mal di testa potentissimo l’affliggeva impedendole di prestare attenzione alla strada e il tempo.
Dopo un lasso di tempo incalcolabile Law e Sabo si fermarono facendo arrestare tutti che si avvicinarono a loro.
Il moro si voltò, gli occhi sgranati.
-Ci stavano aspettando-
Bibi prese a sudare freddo. Il fatto di non averli visti in giro per il Labirinto era fin troppo bello. Probabilmente i Creatori sapevano cosa stavano facendo grazie alle scacertole e gli avevano preparato un’imboscata.
Sabo si voltò, pallido in volto.
-Siamo arrivati alla Scarpata, un solo corridoio ci separa dalla Tana dei Dolenti- fece una pausa e deglutì rumorosamente -In mezzo solo una quindicina di Dolenti a ostacolarci-
Un brusio spaventato si levò dai radurai.
Law sollevò le mani per attirare l’attenzione di tutti.
-Ormai è tardi per tirarsi indietro! Pronti a combattere!-
Si scambiò un’occhiata con il biondo che annui prima di parlare.
-Il piano è questo. Combattiamo con i Dolenti e teniamoli impegnati spingendoli verso i lati, verso i muri. Dobbiamo aprire un varco per permettere a Bibi, Marco e Usop di raggiungere la Scarpata-
Bibi vide i radurai annuire intorno a lei. Si scambiò una lunga occhiata sia con Nami che con Rebecca. Cercò di zittire la vocina nel suo cervello che si chiedeva quando e se le avrebbe riviste.
-Andiamo!- li richiamò Law.
I radurai si riversarono nel corridoio, camminando in silenzio.
Di fronte a loro erano posti in riga i Dolenti, una quindicina di bestie pulsanti, viscose, letali, immobili e silenziose. Bibi non credeva che potessero realmente essere così ferme e taciturne. Le varie appendici, armi, arti che fuoriuscivano dai loro corpi gibbosi e oleosi, anch’essi immobili.
Law si accigliò e non appena fece un passo avanti quelli presero vita. Le seghe circolari presero a girare, le tenaglie a scattare, gli aghi fendevano l’aria.
Il capo sollevò l’arma e si lanciò alla carica seguito da tutti gli altri.
Marco afferrò Bibi per un braccio per evitare che venisse portata via dalla folla.
-Aspettiamo il momento adatto, quando vedremo un passaggio nel mezzo-
Bibi e Usop annuirono in silenzio.
Fu una delle cose più difficili della sua vita stare lì a vedere altri combattere con quei mostri. Vide i radurai caricare contro i Dolenti, lanciare attacchi inutili che le bestie neutralizzavano senza fatica. Vide Zoro colpire il braccio meccanico di uno di loro che cadde a terra ma subito venne lanciato contro una parete da un’altra appendice. Immediatamente Sanji si lanciò all’attacco per vendicare il colpo subito dall’amico. Vide Rufy combattere senza sosta, infilzando il corpo del Dolente con la sua lunga lancia e tirando calci e tutte le appendici che si avvicinavano a lui o a Rebecca che faceva del suo meglio per difenderlo dai vari aghi e fendenti che gli volavano intorno. Law e Nami combattevano schiena contro schiena: lui usava un lungo coltello come fosse una spada e lei usava il bastone della sua lancia rudimentale per parare i colpi della bestia. Ace era stato sollevato in aria dalla presa di un artiglio e sbatteva la sua mazza on tutta la sua forza sul corpo del dolente, aiutato da Brook che gli dava man forte alle spalle della bestia.
C’era sangue dappertutto. Sangue, polvere, urla di dolore, urla strazianti provenienti dai radurai, lamenti dei Dolenti. Le urla si levavano alte per poi interrompersi bruscamente, indizio che il raduraio era stato sconfitto.
C’erano adolescenti feriti dappertutto, corpi esamini a terra, ragazzini lanciati per aria, radurai che attaccavano bestie con le loro misere armi.
Bibi tremava davanti a tutta quella scena. Non voleva più vedere nulla, non voleva sentire nulla. Voleva stringere gli occhi e tapparsi le orecchie con le mani ma Marco le strattonò la manica della maglietta prima che potesse muoversi.
-Là!- indicò un punto nel centro del corridoio.
La turchina osservò bene e lo vide. Un passaggio. Piccolo, ma pur sempre un passaggio.
Senza attendere risposta Marco la prese per mano e si lanciò nel mezzo della battaglia. Bibi afferrò Usop prima di essere trascinati via.
Si lanciarono in mezzo ai corpi dei Dolenti, in mezzo ai radurai che combattevano. Le appendici delle bestie schizzavano dappertutto. Un artiglio le prese di striscio la maglietta strappandogliela su un fianco e facendoglielo bruciare. Sentì Usop dietro di lei urlare, a metà tra il sorpreso e il dolorante, ma entrambi continuarono a correre. Marco schivò un fendente che passò appena sopra la sua testa.
Schizzi di sangue e materia scura, densa e oleosa raggiungevano i tre.
Sentirono le grida di incitamento di Law, Zoro e Sabo di continuare, di spingere i Dolenti verso le pareti.
Mancavano cinque metri al bordo della Scarpata.
Videro Chopper combattere valorosamente contro un mostro, aiutato da Sanji.
Tre metri.
Bibi schivò un ago che puntava alla sua spalla.
Un fendente raggiunse la coscia di Marco che urlò dal dolore ma non si fermò, si piegò appena continuando a correre, zoppicando.
Un metro.
Le urla erano insopportabili e strazianti. I rumori della battaglia ormai opprimenti.
In mezzo a quel caos un’immagine dell’ultima volta che era stata lì balenò nella mente di Bibi: il Dolente che caricava verso di lei, Sabo che compariva dal nulla a salvarla, il terrore seguito dal sollievo.
Il biondo raggiunse il bordo e si arrestò bruscamente. Lo stesso fecero gli altri due. In bilico sul baratro c’era poco tempo da perdere. Fissarono l’ingresso della Tana dei Dolenti reso evidente dai rampicanti.
-Vado prima io così se c’è qualche Dolente ad aspettarci lo tengo occupato- disse Marco a Bibi, urlando per farsi sentire sopra i rumori della battaglia -Poi tu e poi Usop-
Gli altri due annuirono e, senza esitazione, il velocista saltò dandosi il giusto slancio. Dovette stringere le braccia lungo il corpo per entrare dalla fessura senza sbattere gli arti da nessuna parte.
Appena fu scomparso Bibi piegò le ginocchia e si diede lo slancio con le braccia. Saltò e si infilò con i piedi nel riquadro.
Sprofondò nel buio e appena toccò una superficie solida rotolò di lato per non farsi schiacciare da Usop che sarebbe arrivato a breve. Appena le fu possibile si alzò e si guardò intorno. Erano in una stanza rettangolare più lunga che larga scarsamente illuminata. Il pavimento era ricoperto della stessa sostanza viscida che ricopriva i corpi dei Dolenti.
-Non credo ci siano Dolenti- disse Marco, poco distante da lei, mentre anche Usop faceva il suo ingresso.
-Dove devi inserire il codice?- le chiese.
Bibi si guardò intorno. Dai ricordi che aveva acquisito sapeva che doveva trovare un computer e, a meno di una decina di metri da loro, vide uno schermo illuminato incastrato nella parete e una tastiera fissata sotto.
-Lì!- urlò e subito si lanciò verso l’apparecchio. Appena mosse un passo la luce proveniente dalla fessura che dava sul Labirinto scomparve. La ragazza si voltò e vide il corpo gibboso e scuro di un Dolente entrare dalla fessura.
-Vai!- le urlò Marco incitandola a proseguire sguainando le sue armi pronto a combattere.
-Qui ci pensiamo noi!- aggiunse Usop imitando i gesti del velocista.
La turchina non se lo fece ripetere due volte. Tornò a concentrarsi sul computer e lo raggiunse quando già i due ragazzi avevano iniziato una battaglia contro il Dolente.
Trovò la tastiera e senza esitazioni iniziò a digitare il codice che aveva imparato a memoria.
PIRATI.
Premette invio sulla tastiera e la parola si illuminò di verde per poi sparire con un segnale acustico, segno che era stata accettata.
Bibi sorrise speranzosa. Avrebbe potuto fermare i Dolenti e aiutare tutti quanti.
SANGUE.
Accettata
TESORO.
Accettata.
Un secondo Dolente entrò nella stanza sul corpo ormai privo di vita del primo. Bibi non osava distrarsi e voltarsi per vedere come proseguiva la battaglia.
MORTE.
Accettata.
MARE
Accettata.
Un altro Doelnte entrò nella stanza. Ora erano due contro due.
-Bibi!- la richiamò Usop fissando il nuovo arrivato.
-Ci sono quasi!- urlò lei inserendo l’ultima parola.
PREMI.
Nulla.
Niente luce verde. Niente segnale acustico. Accigliata premette il tasto invio più volte ma nulla accadde. Cancellò la parola e la riscrisse ma niente. Possibile che avessero sbagliato a decifrare il codice? No. Si ripeteva in continuazione, l’avevano ritrovata più di una volta. Dove essere giusta, doveva!
-Cosa c’è che non va?- urlò Marco lanciando un attacco che rallentò il Dolente per una frazione di secondo.
-Non prende l’ultima parola!- gridò Bibi disperata tirando un pugno al muro accanto allo schermo.
-Premi!- gridò Usop -Forse devi premere quel pulsante!-
Bibi si voltò appena in tempo per vedere il moro che, nel bel mezzo dello scontro, la guardava indicando qualcosa ai suoi piedi. Abbassò lo sguardo e vide un grande pulsante rosso. Che stupida. Era talmente concentrata sul codice imparato a memoria da non pensare al significato delle parole.
Subito si inginocchiò e premette con forza il pulsante.
Un ronzio che andava scemando, uno di quei rumori che non ti rendi conto che c’è finchè non cessa, le comunicò che aveva funzionato, che quelle schifose bestie meccaniche si erano spente. Quella nuova forma di silenzio fu subito interrotta dal rumore di una porta scorrevole che si apre in fondo alla stanza buia, dalla parte opposta rispetto all’ingresso del Labirinto.
Sorridendo si voltò appena in tempo per vedere Marco saltare di lato per evitare di rimanere schiacciato dalla rovinosa caduta del Dolente e il secondo mostro accasciarsi a terra accanto al corpo inerme e senza vita di Usop.





Angolo di Calypso
Quando ho finito di rileggere il capitolo prima di pubblicarlo ho pensato "bom, primo morto" poi mi sono ricordata di Kidd, e di Koza, e niente, mi sono sentita un po' in colpa
Eh va bè.
Io ve lo dico: preparatevi....
Mancano solo due capitoli! DUEEEE!!! Non ce la posso fare.
Sostenetemi (emotivamente) fino alla fine che rischio di crollare.
Ringrazio tutti voi che leggete la storia <3
Alla prossima!

 

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Capitolo 19
*** Risposte ***


Angolo di Calypso
Questo capitolo è un po' più lungo degli altri perchè questo è IL CAPITOLO! Ciò signiica che è giunto il momeno che voi abbiate tutte TUTTE le risposte alle vostre domande.
Perciò sedetevi, silenziate il telefono, tenetevi forte e godetevi la lettura!
Questo avrebbe dovuto essere il capitolo conclusivo (in pratica la storia sarebbe finita con un finale aperto megagalattico) ma mi sono resa conto che mi avreste tipo ucciso perciò ho scritto anche un epilogo che sarà il prossimo nonchè ultimo capitolo, non temete.
Mi scuso per il ritardo nell'aggiornamento ma gennaio porta esami.
Buona lettura e alla prossima in cui mi dilungherò tantissimo con le note !

 




Risposte

-USOP!-
Bibi si lanciò di corsa verso il corpo del ragazzo disteso a terra. A un paio di metri di distanza scivolò sulle ginocchia verso di lui sfruttando la sostanza oleosa che ricopriva il pavimento.
-Usop-
Lo prese per le spalle così da sollevargli il capo e scuoterlo leggermente; ma lui non reagiva. Non c’era più nulla da fare. Abbassò lo sguardo sul suo addome dove la maglietta beige che era solito indossare era tinta di rosso.
Lo lasciò andare delicatamente sul pavimento e i suoi occhi si riempirono di lacrime. Era morto per colpa sua, per la sua stupidità. Si era distratto per aiutarla, per dirle cosa fare, per dirle di premere il bottone, e quella distrazione gli era stata fatale, aveva subito un colpo mortale dal Dolente.
Sentì la mano di Marco posarsi sulla sua spalla in un gesto di conforto e di vicinanza e le lacrime scivolarono incontrollabili sulle sue guance.
Mentre piangeva il suo dolore, si rese conto che i rumori della battaglia erano cessati anche nel Labirinto. Nessun suono proveniva da sopra le loro teste.
Risoluta si alzò in piedi, asciugandosi frettolosamente gli occhi e le guance con le mani. Avrebbe rimandato a dopo i pianti e il dolore. Non avevano ancora finito. Dovevano ricongiungersi a tutti gli altri e uscire da quella stanza, andando così incontro ai Creatori.
Si voltò verso Marco e vide il viso e le braccia ricoperti di tagli rosso vivo, i pantaloni sporchi di sangue là dove era stato colpito mentre correvano verso la Scarpata. Fortunatamente sembrava una ferita superficiale.
Gli strinse rapidamente un braccio in un muto gesto di ringraziamento per l’appoggio nel momento esatto in cui qualcuno faceva il suo ingresso dall’alto.
I due si voltarono appena in tempo per vedere Zoro entrare nella stanza e atterrare di culo sul pavimento. Corsero ad aiutarlo ad alzarsi e a spostarsi prima che qualcun’altro entrasse. Dopo di lui toccò a Sanji.
Bibi aveva paura a porre loro qualsiasi domanda, a chiedere com’era andata. Per il momento si lasciò inondare dalla felicità di vederli sani e salvi e sia lei che Marco li abbracciarono rapidamente prima che entrasse qualcun’altro.
Un altro paio di ragazzi entrarono dopo di loro, entrambi malconci proprio come i due Intendenti e Marco. Tutti riportavano ferite e segni evidenti della battaglia.
Bibi vide entrare Nami, il volto e i capelli sporchi di sangue e terra, che prontamente si spostò e guardò in alto per veder entrare Law che atterrò gemendo e tenendosi il braccio destro con l’altra mano. Il sangue fluiva copioso sulla manica e Nami lo aiutò a spostarsi per evitare di venire schiacciato dagli altri radurai in arrivo. Zoro e Sanji corsero subito in suo soccorso e dopo averlo lasciato nelle mani dei due Nami corse incontro e Bibi e le due si abbracciarono strette, senza dire nulla.
Intanto altri radurai che Bibi non conosceva stavano entrando.
Le ragazze si separarono appena in tempo per veder entrare Rebecca che non appena le vide corse da loro, piangendo.
Rufy entrò dopo di lei aiutando Chopper che veniva dopo di lui.
Un altro paio di persone entrarono prima di udire il piccolo medicale urlare.
-Usop!-
Lo videro correre verso il corpo inerme dell’amico e chinarsi sopra di lui.
Bibi, con il groppo in gola, si congedò dalle sue amiche per raggiungerlo. Era compito suo consolarlo perchè era stata colpa sua se era morto.
Lo vide aggrapparsi alla maglietta del ragazzo steso per terra mentre con gesti febbrili cercava di controllare le funzioni vitali.
-Chopper- lo chiamò la turchina, in piedi dietro di lui -è tutto inutile. Lui-
-NON DIRLO!- la interruppe bruscamente il ragazzino senza voltarsi a guardarla e proseguendo la sua ricerca di segni di vita.
-Non dirlo. Non dirlo. Non dirlo- prese a mormorare tra sè dopo qualche secondo, dondolando avanti e indietro, piangendo tutte le sue lacrime sul corpo dell’amico.
Bibi chinò il capo, triste e piena di rimorso.
Avrebbe voluto dire o fare qualcosa ma non ci riuscì. Rimase lì ferma a fissare quella scena straziante.
Che stupidi che erano stati a pensare che ce l’avrebbero fatta tutti, che non avrebbero subito perdite. Quei mostri erano troppo per loro, troppo per chiunque.
Perchè mai i Creatori, la WICKED, facevano passare delle cose simili a dei poveri ragazzini? Davvero non c’era altro modo per ottenere quello che cercavano? Sentì risvegliarsi in lei la stessa rabbia, lo stesso dolore, la stessa indignazione che l’aveva spinta a ribellarsi.
Si voltò con le mani che tremavano per la collera.
In quel momento entrò un altro raduraio e lei si guardò intorno.
Erano circa una quindicina.
Quindici sopravvissuti sui trentasette che erano partiti.
Ma mancava ancora qualcuno.
La collera sparì lasciando spazio al terrore. Dov’era Sabo? Si avvicinò all’apertura fissando in alto in attesa di veder entrare qualcun altro. Il velocista aveva detto che si sarebbe assicurato che tutti entrassero nella Tana quindi era probabile che avesse deciso di entrare per ultimo.
E se invece non fosse mai entrato? Se non ce l’avesse fatta? Probabilmente nel tentativo di difendere qualcuno aveva avuto la peggio contro un Dolente.
Bibi sentì di nuovo le lacrime pizzicare gli angoli degli occhi.
Questo sarebbe stato troppo da sopportare, davvero troppo.
Ancora nessuno entrava.
Intorno a lei i radurai stavano iniziando a raggrupparsi e chiedere a Marco cosa fosse successo laggiù.
Lei si guardò intorno alla ricerca di una scala, qualsiasi cosa che potesse utilizzare per rientrare nel Labirinto e controllare.
Se Sabo era morto aveva bisogno di vederlo con i suoi occhi per potere accettare la cosa, per soffocare ogni minimo barlume di speranza.
Mentre ancora cercava con lo sguardo, qualcuno entrò dall’alto e atterrò proprio di fronte a lei.
Bibi guardò ai suoi piedi e vide un Sabo dolorante che si massaggiava il fondoschiena su cui era atterrato.
Senza nemmeno dargli il tempo di guardarsi intorno o ambientarsi si lanciò su di lui e lo abbracciò stretto, quasi soffocandolo.
Dopo un primo momento di confusione, appena ebbe riconosciuto la chioma azzurra che aveva occupato il suo campo visivo, Sabo ricambiò la stretta con forza, trascinandola verso di sè obbligandola così a sedersi anche lei sul pavimento sporco.
-Bibi- le sussurrò all’orecchio mentre le accarezzava i capelli, incapace di dire altro davanti al tumulto di emozioni contrastanti che si agitavano in lui.
-Sei vivo- bisbigliò lei tra le lacrime, affondando il viso nell’incavo del suo collo.
Rimasero in quella posizione finchè non furono interrotti dalla voce di Marco.
-Dov’è Ace?- chiese.
Bibi si separò dall’Intendente per guardare prima uno poi l’altro. Vide Sabo abbassare lo sguardo e scuotere appena il capo. In quegli occhi lesse una tristezza infinita, una tristezza dovuta a tante cose diverse: al dolore dovuto dall’aver perso un amico tanto caro, quasi un fratello. Il dolore per non essere riuscito a salvare uno dei suoi compagni. Il dolore dovuto al senso di colpa. Ace era un raduraio, un suo amico, un suo sottoposto. Era compito suo portarlo fuori di lì sano e salvo. Aveva fallito.
Bibi provò una gran pena per lui. Capì come poteva sentirsi: come lei si sentiva per Usop. Come lei si sentiva per tutti loro.
Si voltò e vide Marco passarsi una mano sul volto a nascondere l’espressione ferita e le lacrime imminenti. Rufy cadde in ginocchio, la bocca spalancata in un’espressione di puro terrore. I radurai si avvicinarono ai due per dargli il loro sostegno mentre Zoro si avvicinava a Bibi e Sabo per aiutarli a rimettersi in piedi.
-E Brook?- domandò al velocista il quale scosse il capo e mormorò un “mi dispiace” appena udibile. I due Intendenti appoggiarono la mano uno sulla spalla dell’altro come ad appoggiarsi a vicenda in quel dolore, condividendo insieme il peso di quella colpa.
-Fagio- sentendo la voce provata dallo sforzo di Law, Bibi si voltò e si ritrovò davanti il medicale sorretto da Nami con una smorfia di dolore in volto -E ora?-
La turchina si voltò verso l’altro capo della stanza e indicò nell’oscurità.
-Dopo aver inserito il codice ho sentito una porta aprirsi lì in fondo. Da lì arriveremo dai Creatori-
Law annuì, e il gesto sembrò costargli un immenso sforzo fisico.
Sabo e Zoro si scambiarono uno sguardo di intesa.
-Andiamo avanti noi- fece il verde superando Law e dandogli una pacca sulla spalla sana, seguito a ruota da Sabo che lo imitò.
Bibi si avvicinò a Marco, il volto ancora deformato dallo shock, era evidente che stesse cercando di darsi un contegno per poi sfogarsi in un secondo momento, e lo prese per un braccio tirandolo dolcemente.
Nami si incamminò sorreggendo Law, mentre Rebecca aiutava Rufy a rimettersi in piedi e Sanji faceva lo stesso con Chopper.
Il gruppo si incamminò verso la porta e, una volta superata, si trovarono in un’angusta anticamera dove, nella parete di fronte, li attendeva un foro circolare grande abbastanza perchè una persona vi entrasse seduta.
Zoro vi infilò dentro la testa per controllare.
-Sembra uno scivolo- comunicò agli altri voltandosi verso di loro.
Dopo aver scambiato un’occhiata e un’alzata di spalle con Sabo si infilò nell’apertura e si lasciò cadere giù.
Lo sentirono scivolare e subito il biondo lo seguì, non riuscendo però a trattenere qualche grido come aveva fatto Zoro.
Scesero tutti dal lungo, scuro e claustrofobico scivolo finchè non si ritrovarono ammassati gli uni sugli altri in una stanza totalmente differente da quella precedente. Un po’ più piccola, pareti, pavimento e soffitto bianchi, luci bianche che, dopo tutta quella oscurità, era accecante.
I radurai si rimisero in piedi non senza qualche difficoltà e barcollarono cercando di mettere a fuoco quanto li circondava.
Quando ebbe riacquistato la vista Bibi studiò lo spazio in cui si trovavano. Una stanza quadrata bianca, alle loro spalle lo scivolo, davanti a loro uno schermo gigante. Alla loro sinistra una porta blindata da cui provenivano colpi e voci attutite, alla loro destra una parete argentata opalescente. Vortici in movimento ricoprivano l’intera superficie come se non fosse del tutto solida bensì formata da un materiale denso e viscoso.
I radurai si strinsero gli uni agli altri, spaventati e indecisi sul da farsi.
L’attenzione della turchina fu catturata da un grande cerchio rosso lampeggiante che spiccava nel mezzo del grande schermo. Il mal di testa consueto la colse e lei, senza pensarci, si staccò dal gruppo e premette quel pulsante rosso sullo schermo touchscreen.
Il pulsante sparì e fu rimpiazzato dall’immagine di una donna sui trentacinque anni, bella, lunghi capelli neri e setosi, occhi azzurri di ghiaccio, una divisa bianca con la scritta WICKED in nero sul petto. Era la stessa donna che Bibi aveva ricordato nella Mutazione. Fece qualche passo indietro per tornare vicino agli altri e l’immagine, fino a quel momento statica, prese vita.
-Salve soggetti del Labirinto A- parlò la donna con voce chiara e decisa -Sono la Cancelliera Nico Robin a capo della WCIKED e vi comunico con gioia che l’esperimento del Labirinto è terminato-
La donna fece una pausa prima di proseguire.
-Ho molte cose da dirvi, cose che voi non sapete perchè vi sono state rimosse dalla memoria, perciò vi chiedo di prestarmi la massima attenzione perchè non le sentirete una seconda volta. Questo è un messaggio preregistrato e, purtroppo, non posso comunicare con voi di persona-
Un’altra pausa.
-Cominciamo dal principio-
L’immagine della donne si ridusse alla metà sinistra dello schermo mentre su quella destra presero a scorrere le immagini che descrivevano ciò che lei diceva.
-Anni fa il nostro pianeta è stato colpito dalle eruzioni solari, un fenomeno atmosferico impossibile da prevedere. Le eruzioni sono state così potenti da bruciare completamente tutta la zona di terra compresa tra i tropici del Cancro e del Capricorno lasciando dietro di sè soltanto morte e un vastissimo deserto dove è impossibile vivere. Il clima del resto del pianeta è stato completamente sconvolto e l’equilibrio degli ecosistemi totalmente devastato-
Le immagini mostrarono deserti, oceani sconfinati, temporali potentissimi.
-Come se non bastasse, un virus ha preso a diffondersi per la popolazione, un virus che è stato denominato virus dell’Eruzione. Chi lo contrae si ammala di una malattia degenerativa che porta alla pazzia. Il virus attacca gli esseri umani nel cervello, che noi chiamiamo Zona della Violenza. I primi sintomi sono irritabilità, scoppi d’ira, mancanza di lucidità. Chi si ammala non ha via di scampo, è destinato a impazzire lentamente e diventare quello che viene comunemente definito uno Spaccato-
Uomini e donne con abiti a brandelli, occhi folli, ferite aperte che lasciavano intravedere le ossa del cranio, che in alcune scene si azzuffavano tra loro passarono sullo schermo terrorizzando i ragazzi.
-I governi sopravvissuti alle eruzioni solari si sono uniti nel tentativo di trovare una soluzione al problema e da tale collaborazione è nata la nostra associazione, la WICKED, la World In Catastrophe: Killzone Experiment Department. Il suo scopo è quello di trovare una cura al virus dell’Eruzione così da poter risanare il mondo e per questo ha iniziato vari esperimenti e investito tutte le sue risorse nel progresso tecnologico. E qui entrate in gioco voi-
Le immagini furono rimpiazzate da scene della Radura in cui venivano anche inquadrati i radurai, attimi di vita ripresi dalle scacertole.
-Voi eravate soggetti che partecipavano all’esperimento del Labirinto. Eravate costantemente tenuti sotto controllo, non solo attraverso le nostre telecamere; anche il vostro cervello era tenuto costantemente sotto controllo attraverso dispositivi che vi sono stati impiantati prima di essere inseriti nell’esperimento. Persino il dolosiero era un modo per controllarvi, un modo per evitare che comunicaste agli altri i ricordi recuperati. Come ho detto il virus dell’Eruzione intacca il cervello, la Zona della Violenza, perciò per noi era fondamentale monitorare e analizzare i vostri schemi cerebrali, le vostre reazioni di fronte alle variabili che vi sottoponevamo, i vostri, per l’appunto, Schemi della Violenza-
Immagini dei Dolenti e del Labirinto passavano sullo schermo.
-Tutto ciò che avete vissuto erano variabili sapientemente messe a punto dai nostri scienziati. Tutto: le mura, le Porte che si chiudevano regolarmente, il clima stabile, la Scatola, i rifornimenti, il fatto che non aveste dei ricordi, le mura del Labirinto in movimento, la Mutazione, i ricordi ottenuti da essa. Tutto. Per stimolare gli Schemi della Violenza era necessario che voi viveste la violenza, ecco perchè il Labirinto era così spaventoso, ecco perchè era infestato dai Dolenti, ecco perchè essi vi attaccavano in determinate occasioni. Era tutto studiato. Tutto messo a punto per analizzare le vostre reazioni. Tutto.-
Le immagini sulla destra cessarono e il volto della donna tornò ad occupare l’intero schermo.
-Ci sono ancora delle cose che dovete sapere. Vi domando di prestare ancora attenzione prima di lasciarvi alla vostra nuova vita-
Fece una breve pausa in cui sospirò appena sbattendo le palpebre.
-È giusto che sappiate chi siete. Voi siete tutti orfani, tutti figli di persone morte a causa delle eruzioni solari o impazzite a causa dell’Eruzione. La WICKED vi ha accolto e, in cambio di avervi salvato da morte certa, vi ha chiesto di impegnarvi nei nostri esperimenti. Ma voi non siete solo questo. Voi siete anche immuni. Questo significa che il virus dell’Eruzione vive in voi ma non si manifesta. Siete immuni all’Eruzione. Non impazzirete mai. Per questo avevamo bisogno di voi: volevamo capire perchè il virus non aveva effetti sul vostro cervello, avevamo bisogno dei vostri Schemi della Violenza-
I ragazzi fissavano lo schermo imbambolati, incapaci di reagire in alcun modo, troppo impegnati ad assimilare ed elaborare le informazioni ricevute.
-Ora posso finalmente svelarvi cosa vi aspetta. Il mondo verte in una situazione critica, oserei dire disperata. Il 70% della popolazione è composta da persone affette dall’Eruzione, di cui più della metà hanno già raggiunto l’ultimo stadio della malattia: l’Andata. Il restante 30% ha creato degli insediamenti, delle metropoli, in prossimità dei poli e delle cime delle montagne dove vive nella paura, nel terrore e nella consapevolezza che prima o poi contrarrà la malattia che si diffonde per via aerea. Di questi solo l’1% è, come voi, immune-
La donna rimase zitta per una manciata di secondi durante i quali i ragazzi poterono percepire solo i loro respiri e i colpi attutiti che ancora provenivano dalla porta blindata alla loro sinistra.
-Il nostro motto è “la WICKED è buona”. Ed è vero. La nostra associazione nasce con un nobile obiettivo, quello di salvare la popolazione cercando una cura. Grazie a voi abbiamo ottenuto innumerevoli dati preziosi, ma ancora non abbiamo una cura. Di fronte a questo che alcuni ritengono un fallimento molti dei miei collaboratori erano dell’idea di proseguire con gli esperimenti, di andare più a fondo, di inserire nuove e sconvolgenti variabili: questo è il motivo per cui le Porte non si sono più chiuse, il sole è sparito e i rifornimenti non arrivavano più. Volevano spingervi al limite per ottenere nuovi Schemi della Violenza. Ma io sono dell’idea che il vostro contributo sia stato sufficiente e prezioso e che sia ora di mostrarvi la dovuta riconoscenza per il vostro sacrificio. Purtroppo sono davvero pochi quelli che la pensano come me. I più vorrebbero che voi collaboraste con noi e prendeste parte a un nuovo ciclo di esperimenti. Fortunatamente sono riuscita a rendere sicura la stanza in cui vi trovate, ma non so assicurarvi per quanto tempo non riusciranno a raggiungervi-
Molti dei radurai si voltarono verso la porta.
-Il mondo sta andando verso un declino inesorabile. Ma per voi immuni c’è ancora una possibilità. Dovete voltare le spalle a questo mondo e vivere la vostra vita. Dovete attendere che il mondo finisca a ricominci da capo per poi ripopolarlo. Per questa ragione ho disposto per voi una via di salvezza. Alla vostra destra vedrete un pass verticale. È un mezzo di teletrasporto di ultima generazione. Se lo attraverserete raggiungerete un’isola deserta e isolata che si trova nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico settentrionale. Lì nessuno potrà raggiungervi, nessuno potrà controllarvi, nessuno potrà obbligarvi a fare nulla. Potrete iniziare una nuova vita e permettere al genere umano di sopravvivere-
I ragazzi questa volta si voltarono a guardare la strana parete argentata.
-Avete cinque minuti di tempo per decidere di attraversarlo, dopodiche scomparirà, si autodistruggerà e nessuno potrà più raggiungere quell’isola. Spero sfrutterete la chance che vi ho dato-
Un count down rosso apparve nell’angolo in basso a destra dello schermo.
-Ho un ultima cosa da dire. Bibi-
La turchina sobbalzò sentendo il suo nome.
-Il tuo aiuto è stato fondamentale. Senza di te l’esperimento del Labirinto non avrebbe mai raggiunto una fine. Senza il tuo intervento così diretto i miei collaboratori non si sarebbero decisi ad accelerare i tempi della fine e io non avrei mai potuto agire come premeditavo da tempo predisponendo questo piano B per la salvezza dell’umanità. Mi dispiace per Koza-
Bibi perse un battito sentendo quel nome.
-Quando ha visto che eri entrata nel Labirinto è andato su tutte le furie. Si è opposto agli scienziati, voleva a tutti i costi raggiungerti, era riuscito ad arrivare alla Scatola ma nel tentativo di fermarlo è stato ucciso e sfruttato come variabile mandandolo nella Radura. Mi dispiace-
Robin fece un’ultima pausa prima di concludere.
-È giunto il momento di salutarci. Vi ringrazio per il vostro sacrificio e per l’aiuto che avete dato all’umanità. Sono fermamente convinta che nelle vostre mani sia racchiuso il destino del genere umano e sono certa che prenderete la scelta giusta. Vi chiedo solo di ricordare una cosa. Nonostante tutto il male che avete vissuto: WICKED è buona-
La donna rivolse loro un ultimo sorriso prima che lo schermo si spegnesse e tornasse nero, eccezione fatta per il countdown che segnava che mancavano ancora 3,42 minuti alla chiusura del pass verticale.
Conversazioni scoppiarono dappertutto tra i radurai: ognuno esprimeva i propri pensieri, dubbi e domande.
Bibi decise di prendere in mano la situazione e si staccò dal gruppo posizionandosi con le spalle al pass verticale.
-Ascoltatemi!- urlò e tutti si zittirono e si voltarono a guardarla -So che siete, siamo, confusi. Sono tante informazioni da metabolizzare, ma non abbiamo tempo da perdere. Lei è la Cancelliera Nico Robin, la donna che mi ha permesso di raggiungervi e di portarvi fuori dal Labirinto e ora ci sta offrendo la possibilità di una nuova vita. Io mi fido di lei-
Detto questo si voltò verso il pass verticale, decisa ad attraversarlo.
Fissò per un istante i vortici argentati che aveva di fronte, dopodiche chiuse gli occhi. Inspirò profondamente, sollevando le spalle, e lasciò andare lentamente il fiato con uno sbuffo. Con gli occhi ancora chiusi sentì qualcuno che gli afferrava la mano sinistra e si voltò, aprendo gli occhi sorpresa.
Sabo la stava guardando, sorrideva mentre intrecciava le dita alle sue.
-Io mi fido di te- le disse.
Bibi non potè trattenersi dal sorridere.
Entrambi si voltarono verso il pass verticale, fecero due passi avanti e lo attraversarono.
La sensazione fu quella di attraversare una parete di ghiaccio.

 

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Capitolo 20
*** Epilogo- Un mese dopo ***


Epilogo - Un mese dopo

La Cancelliera Nico Robin era stata sincera.
Tutti i radurai avevano raggiunto una splendida isola deserta indenni e, al termine del count down, il muro argentato alle loro spalle era scomparso, lasciando spazio unicamente alla natura incontaminata.
Aveva mantenuto la promessa. Avevano iniziato una nuova vita serena e spensierata come mai avrebbero osato sperare. Era ormai passato un mese da quando avevano lasciato il Labirinto.
Non fu difficile per loro ripartire da zero. Una volta giunti sull’isola a Law, Zoro, Rufy, Sabo e Sanji, ovvero i radurai originali sopravvissuti, era bastato scambiarsi un muto sguardo d’intesa per rimboccarsi le maniche e mettersi al lavoro per creare una nuova società, proprio come avevano fatto quando si erano risvegliati insieme senza ricordi nella Radura.
Erano passati solo un paio di giorni quando il loro paradiso terrestre venne scombussolato da un avvenimento inaspettato. Lo stesso muro grigio era ricomparso. Il primo a vederlo era stato Rufy che aveva subito allertato tutti che si erano posti di fronte al pass verticale con le armi sguainate pronti ad attaccare e difendere la loro nuova vita. Lo sconcerto li aveva immobilizzati quando un gruppo composto da una ventina di adolescenti, come loro, aveva superato il passaggio che era poi scomparso alle loro spalle.
Prima che chiunque potesse fare qualcosa Bibi, Law e Nami si erano fatti avanti facendo abbassare le armi ai loro compagni e interrogando i nuovi venuti.
Scoprirono così che venivano dallo stesso luogo, dalla WICKED, più precisamene dal Labirinto. Non il loro, no. Il Labirinto B. i ragazzi si erano seduti a parlare e così avevano scoperto che la WICKED stava portando avanti due esperimenti con i Labirinti quello A, dei radurai, e quello B, dei nuovi arrivati. La Cancelliera era riuscita a far terminare anche quel secondo Labirinto e mandare lì quel secondo gruppo di immuni.
Scoprirono che i Labirinti erano esattamente identici: stessa Radura, stesso Labirinto, stesse Porte, stessi Dolenti, stessa Scatola. Tutto. Una sola ma evidente differenza li contraddistingueva: nel Labirinto A erano tutti uomini e tre donne, in quello B tutte donne e tre uomini.
I tre ragazzi in questione, Bepo, Shachi e Penguin, erano stati ben felici di collaborare con Law e gli altri radurai, così da potersi sottrarre dai modi dispotici del loro capo: Boa.
I due capi dei due gruppi si erano subito messi d’accordo sul collaborare, sul creare una società basata sull’ordine. Erano intelligenti e sapevano che avrebbero dovuto convivere per molto, molto tempo.
Ognuno aveva un ruolo, ognuno faceva la sua parte e dava il proprio contributo per il bene degli altri.
Law, insieme a Chopper e a una ragazza di nome Kaya che era una dottoressa nel Labirinto B, si occuparono di studiare e raccogliere le erbe mediche che crescevano sull’isola. Si preoccuparono di curare tutte le ferite che i membri dei due gruppi avevano subito durante la fuga.
Nami, insieme a Bepo, Penguin e Margaret era partita alla scoperta dell’isola con l’intenzione di esplorarla e disegnarne una cartina dettagliata per poter studiare i luoghi migliori in cui insediarsi stabilmente, in cui cacciare, in cui coltivare.
Marco, con l’aiuto di Monet, aveva allestito in una radura nell’entroterra un cimitero con una lapide per ogni membro che entrambi i gruppi avevano perso non solo durante la fuga ma da quando avevano messo piede nei Labirinti. Era un posto visitato molto spesso da tutti. Avevano subito molte perdite e non avevano intenzione di dimenticare. Vi era una lapide anche in onore di Koza e Bibi non mancava mai di portarvi dei fiori.
Zoro e Rufy, con l’aiuto di Tashigi e Baby 5, si occuparono di progettare le nuove abitazioni e il loro futuro accampamento, gestendo e coordinando poi il lavoro di tutti.
Rebecca e Bibi, con Shirahoshi e Perona, si occupavano dell’agricoltura e dei raccolti, mentre Sabo, Shachi e Boa si preoccupavano di cacciare e pescare.
Sanji, aiutato da Violet, si premurava di sfamare tutti.
Ognuno diede il cento per cento e si impegnò al massimo. Nel giro di un mese avevano deciso dove stabilirsi, avevano costruito gli edifici di prima necessità, avevano avviato con successo l’agricoltura, la raccolta, la caccia e la pesca. Tutto funzionava come doveva sotto gli occhi vigili di Law e Boa. Ormai mancava solo di completare il loro piccolo agglomerato di case e tutti si impegnavano al massimo in quella missione.
Bibi se ne stava comodamente seduta sul dolce pendio erboso che separava le loro case dalla spiaggia su cui avevano pranzato tutti insieme avendo fatto un pasto a base di pesce, le gambe lievemente piegate e un sorriso a incresparle le labbra. Se ne stava lì, appena finito di mangiare, uno dei pochi momenti di pausa prima di riprendere il duro lavoro, a osservare le persone sotto di lei godendosi la brezza leggera che giungeva dal mare.
Marco, con il viso sereno e le mani affondate nelle tasche, passeggiava sul bagno asciuga, i piedi bagnati dall’acqua salmastra dell’oceano, parlando in modo disteso e rilassato con Monet e Kaya.
Rebecca stava convincendo Rufy a non mangiarsi anche le lische di pesce mentre Boa e Violet li osservavano con le lacrime agli occhi e Sanji si spalmava una mano sul volto con fare esasperato.
Il ragazzo moro ci aveva messo un po’ di tempo per riprendersi dalla morte di Ace, così come Chopper ci aveva messo un po’ per riprendersi dalla morte di Usop, ma finalmente entrambi stavano tornando lentamente alla loro allegria e spensieratezza, senza che però l’ombra di dolore abbandonasse mai per troppo tempo i loro occhi. Bibi era certa che per quello ci sarebbe voluto molto tempo.
Dal canto suo Sanji era contentissimo di essere circondato da tante donne da servire e riverire come delle dee.
Ormai non aveva nemmeno più il tempo di litigare con Zoro che era sempre impegnato a discutere con Tashigi e Baby 5, le quali si occupavano dell’edilizia nel Labirinto B. Il loro era un litigio continuo, per tutto, su ogni cosa, dalla locazione al materiale da usare. Fortunatamente c’erano Nami e Margaret a fare da mediatori.
-Ehi-
Una voce riscosse la turchina dai propri pensieri che si voltò a guardare il nuovo arrivato che si sedeva accanto a lei.
-Ciao- salutò Sabo e, quando si fu accomodato, appoggiò la testa sulla sua spalla sospirando serena.
-Come va con le piante?-
La ragazza arricciò il naso.
-Abbiamo trovato alcuni alberi da frutto e stiamo cercando di piantare dei semi più vicini alle nostre case. Secondo Rebecca e Shirahoshi funzionerà. Per le verdure, invece, dobbiamo ancora trovare una soluzione-
Sabo le cinse la vita con un braccio.
-Con la caccia invece?- gli domandò lei.
-Molto bene. Boa e Margaret sono davvero formidabili con arco e frecce. Ho quasi paura che se faccio qualcosa di sbagliato potrebbero usarli contro di me. In effetti in un paio di occasioni ho temuto per l’incolumità di Shachi-
I due risero ripensando alle varie scene in cui il ragazzo aveva fatto battute poco delicate e si era beccato occhiatacce e sfuriate dalla mora.
-Come sta Chopper?- chiese il biondo tornando serio.
Bibi sollevò appena le spalle.
-Ci vorrà ancora un po’ prima che si riprenda, ma ogni giorno va sempre meglio. Per fortuna ha trovato un ottimo compagno in Bepo. E Marco e Rufy?-
Il ragazzo sospirò.
-Marco molto meglio. Pare che in Monet abbia trovato uno spirito affine e si confidano molto a vicenda. Credo che anche lei abbia perso una grande amica. Per Rufy invece... ci vorrà del tempo. Ma per fortuna accanto a lui c’è Rebecca che non demorde mai-
-Sono sicura che prima o poi riuscirà a fargli capire quello che prova per lui e a conquistarlo- commentò lei sorridendo.
-E tu come stai?- chiese poi, sollevando il capo per guardare il ragazzo.
Lui la fissò intensamente negli occhi prima di rispondere.
-Molto meglio- disse per poi darle un delicato bacio sulla fronte.
-Quello che mi preoccupa è Zoro- aggiunse poi tornando allegro e spensierato -Ogni volta che lo incrocio mastica ingiurie contro quella Tashigi-
I due risero di gusto, come, fortunatamente, erano abituati a fare da quando erano giunti su quell’isola.
-Ehi voi due!-
Una voce proveniente dal basso li fece voltare verso la spiaggia, ma non li fece allontanare l’uno dall’altra.
Law li stava raggiungendo a passo di carica.
-È ora di tornare a lavoro- proclamò ergendosi di fronte a loro incrociando le braccia al petto -Sabo, pensavo di buttare giù qualche progetto per altre armi per la caccia e magari anche mezzi di trasporto. Potrebbero esserci utili per i raccolti, il materiale-
Il moro fu interrotto dall’arrivo di Nami.
-E smettila di infastidirli!- lo rimproverò con una finta espressione arrabbiata in volto.
Quello non colse lo scherzo e si voltò a guardarla con aria di rimprovero. La rossa si avvicinò a lui e appoggiandosi con entrambe le mani alla sua spalla si sollevò sulle punte dei piedi per sussurrargli all’orecchio -Tutti hanno bisogno di riposo prima o poi- dopo di che gli regalò uno sguardo malizioso prima di proseguire sul suo cammino e allontanarsi dai tre.
Bibi tentò di sopprimere una risatina dietro alla mano vedendo l’espressione sconcertata di Law che guardava in direzione di Nami boccheggiando, alla ricerca di qualcosa da dire o da rispondere a tono, con il volto molto più colorito del solito. Era proprio in difficoltà. Era evidente che ricambiasse i sentimenti della rossa ma l’ex medicale non era tipo da lasciarsi andare a sentimentalismi e romanticherie ma la ragazza lo stava sfinendo con i suoi sotterfugi e allusioni.
I due, ancora seduti per terra, lo videro tornare padrone di sè.
Law imprecò e afferrando la tesa del cappello se lo calcò maggiormente sul capo nascondendo gli occhi e le guance che si stavano imporporando.
-Dannate donne; l’ho sempre detto che ci manderanno alla rovina- bofonchiò voltandosi per tornare sulla spiaggia.
In quel momento arrivarono a passo di carica Bepo, Penguin e Shachi che, vedendolo, si illuminarono di gioia.
-Capo!- urlarono all’unisono richiamando la sua attenzione e andandogli incontro.
Il moro si paralizzò per poi fare dietro front e dirigersi nella direzione opposta.
-Oh caspio! Quasi rimpiango i Dolenti!- si lasciò sfuggire mentre superava Sabo e Bibi che ormai non riuscivano più a trattenere le risate.
I due erano senza fiato, con le lacrime agli occhi: raramente Law si mostrava così in difficoltà ed era sempre uno spettacolo.
Quando la ragazza ebbe ripreso fiato e si fu voltata per guardare il ragazzo trovò le sue labbra ad accoglierla che dolcemente si posarono sulle sue. Lei chiuse gli occhi e allungò una mano per passarla tra i capelli biondi dietro la nuca mentre lui l’attirava maggiormente a sè in un abbraccio. Bibi sorrise contro le sue labbra e rispose al bacio come ormai era abituata a fare da quando avevano iniziato la loro nuova e spensierata vita.

 





Angolo di Calypso
Ciao T.T
Ecco a voi le mie note che saranno certo lunghissime e tristissime.
In primis vi chiedo scusa per il mostruoso ritardo ma tra l’intensa sessione d’esami appena conclusa e l’attaccamento a questa storia che mi portava a non volerla concludere mai è stato davvero difficile, chiedo venia.
In secondo luogo, spuntare la casella “completa” è stato davvero doloroso T.T
Piccola nota sull’epilogo: un lieto fine! Io sono una da lieto fine, è più forte di me, e dopo tutte queste morti e dolore avevo proprio bisogno di un lieto fine! E in più un modo per ripopolare la terra ahaha.
Tra una cosa e l’altra, dalla prima stesura alla pubblicazione dell’ultimo capitolo è passato circa un anno. Caspita, un anno è davvero tanto! Non ci stavo nemmeno pensando che prima o poi la storia sarebbe finita, mi sembra ieri che ho pubblicato il primo capitolo, che Bibi si è risvegliata nella Scatola, perciò questa è stata quasi una doccia fredda!
Spero che la storia sia stata soddisfacente, che sia riuscita a dare risposta a tutti gli interrogativi che io stessa ho creato, di essere riuscita a rendere onore a Maze Runner così come anche ai personaggi di Oda.
Ma passiamo alle cose realmente importanti.
Vi voglio ringraziare. Tutti voi che avete letto e seguito la storia, chi dall’inizio alla fine, chi solo per qualche capitolo ma almeno significa che qualcosa vi è piaciuto. Vi ringrazio per avermi sostenuto, per esservi appassionati, emozionati, per esservi immedesimati in Bibi, aver sentito la sua confusione, la sua curiosità, la sua rabbia, il suo dolore, la sua determinazione. Così come anche la diffidenza di Law, la frustrazione di Kidd, il gran cuore di Nami, la gentilezza di Sabo manco fossero personaggi miei, sono proprio una megalomane fallita.
Trovo anche doveroso (e ovviamente lo faccio con piacere) dare spazio ad alcune persone. Ci tengo a ringraziare calorosamente cabin13, Silver sayan, Slendy, cola23, magicaemy per essere state dei recensori tanto costanti, appassionate, divertenti, coinvolte. Davvero, leggere le vostre recensioni era una gioia! Trovare recensori come voi è difficile e davvero vi ammiro perché io fatico ad essere costante nel recensire e so che è un mio difetto. Siete davvero dei tesori <3
Ovviamente ringrazio anche Sanjela_Vismoke, __Dreamer97, Giovannatuttapanna (ottimo nick xD), Alice Spades, LadyGwen92, zomi, momoallaseconda, Robin_Chawn_ya per aver inserito la storia nelle preferite/ricordate/seguite e/o aver recensito ogni tanto :D mi piacerebbe molto avere anche un vostro parere complessivo della storia ;)
Ultimo ma non per importanza ringrazio namirami, la mia beta per questa storia, che è stata la prima a darmi la spinta necessaria per decidermi a pubblicare questa storia :D
Insomma, grazie a tutti per avermi seguito in questa avventura <3
Non so quando ci rivedremo… al momento non ho molto in cantiere se non un paio di contest che prima o poi pubblicherò anche qui (vi dico solo PornFest….)
Ma sappiate che ovunque ci sarà una fan della SaboBibi io ci sarò! In stile bat-segnale, rinchiudetemi!
Alla prossima! <3

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