L'ombra di Konoha

di 22Mavi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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L'OMBRA DI KONOHA
                                                                                           


           


 
«Portatelo dentro»
 
La voce greve rimbombò nella gremita sala del palazzo.Il popolo di Konoha era in subbuglio, da giorni non aspettavano altro; si erano tutti radunati per vederlo.
Per vedere il Traditore. Immobili erano stati disposti in due ampie file umane, lasciando giusto lo spazio necessario per farlo passare.Ogni centimetro era occupato da un nobile della corte con il suo seguito di dame, alfieri, cavalieri. I loro occhi erano sgranati, avidi e impauriti.Si percepiva dell'elettrizzante attesa nell'aria.
Giravano voci contrasti a Konoha.C'era chi diceva di averlo visto morire sul campo di battaglia, assassinato dal suo stesso fratello.C'era chi sosteneva invece che, invocando Susanoo, aveva annientato tutti cavalieri del re, per essere poi pateticamente catturato con un inganno, l'ennesimo.Ultima, ma non meno importante, era la voce riguardo alla sua disfatta per mano della sorella e del fratello.Qualunque fosse stata la verità, non importava, infondo al popolo di Konoha non era mai interessata la verità.
Le pesanti porte si aprirono lentamente e davanti a loro finalmente comparve il traditore : imbavagliato, incatenato, umiliato.




 

Tocco la mia bocca e tengo a freno la lingua
Non sarò mai il tuo prescelto
Sarò a casa, nascosto al sicuro
Beh, puoi tentarmi se non vedo la luce del giorno

 



 

La luce lo colpì a tradimento, e barcollò, disorientato, mentre veniva condotto con violenza all'interno dell'enorme sala.
Gli occhi gli bruciavano terribilmente a causa di quelle strane gocce che gli avevano iniettato qualche ora prima, privandolo del tutto dei suoi poteri oculari.
Mise un piede davanti all’altro con indolenza, pronto a fulminare chiunque osasse guardarlo.Sebbene non avesse più l'uso dello Sharingan e del Rinnegan tra le migliaia di persone che assistevano all’atroce umiliazione, calò il silenzio non appena il Principe Rinnegato fece il suo ingesso.
Tutto tacque.Era bastato un solo sguardo per far cessare quel fastidioso brusio.



Mano a mano che percorrevano il grande salone dove l’avrebbero giudicato - lo stesso in cui Naruto sarebbe stato incoronato, un giorno - la concentrazione di spettatori aumentava sempre di più.I passi delle guardie e i suoi, alteri e sprezzanti, avevano sostituito il mormorio della folla.
Il condannato manteneva uno sguardo di ghiaccio, gli occhi neri erano puntati in alto, verso l'imponente trono dorato dove sedeva il Re, accerchiato da consiglieri, figli e guardie.
Più si avvicinava a loro più il suo sguardo si assottigliava, divenendo quasi ferino.Scrutava con immobilità ogni volto, in particolare quelli prostrati di suo fratello e sua sorella.
Quando giunsero finalmente al loro cospetto, le guardie che lo scortavano cercarono di farlo inginocchiare, con forza.
Riluttante dovette assecondare il loro volere, poggiando un ginocchio sul marmo lucido, in segno di rispetto verso Minato.
Una smorfia di disgusto accompagnò la sua sottomissione mentre le catene di ferro tiravano intorno ai suoi polsi arrossati.


«Liberategli la bocca» 

La voce del Re riecheggiò tonante tra le mura del palazzo.Gli occhi azzurri, fermi su suo figlio, erano annebbiati da malinconia.
«Sasuke Uchiha, sei accusato di alto tradimento.Conosci la sentenza per i crimini da te commessi. Se non fosse stato per i tuoi fratelli, il Consiglio ti avrebbe condannato alla pena capitale.La loro intercessione è l’unico motivo per cui tu sei ancora in vita.»La folla era in un silenzio austero, attenti a non farsi sfuggire il minimo particolare seguivano i movimenti labiali del re, le espressioni del principe e della principessa, gli occhi affilati del traditore.Più per depravata curiosità che per reale coinvolgimento.Quanti di loro 
desideravano vederlo morto? Probabilmente tutti, gli stessi che tempo addietro lo veneravano ossequiosi chiamandolo "Principe".



 

Il richiamo sulla mia carne era troppo forte 
Trattengo la scelta e l'aria nei miei polmoni
Meglio non respirare che respirare una bugia
Perchè quando mi sono aperto ho vissuto in una menzogna

 
 
 

 
Lo sguardo di suo padre era indecifrabile, ma quello di Naruto era trasparente.Era ferito, dispiaciuto, in altre parole irritante.Alla sinistra del Re c’era anche lei,Sakura.
Lo fissava con il viso leggermente tirato e sebbene apparisse altera e composta, come si addiceva alla sua posizione, Sasuke notò che qualcosa nei suoi occhi era cambiato : si erano in qualche modo appannati, perdendo quella luce che invece lui ricordava.Avvertì il suo sguardo insopportabile quanto quello di Naruto, ma in un modo diverso.
Distolse rapidamente gli occhi da sua sorella, avvertendo un dolore acuto al centro del torace, gli sembrava di avere una pietra nel petto, fuoco nei polmoni.
«Trascorrerai il resto dei tuoi giorni chiuso in carcere, nessuno potrà farti visita. La tua pena è l'isolamento eterno...almeno fin quando non dimostrerai qualcosa al tuo regno, alla tua famiglia» l’ultima parola fece accendere gli occhi del traditore.L'iride destra si allargò assumendo le forme inquietanti dello Sharingan ipnotico.
Tra i cortigiani, quelli abbastanza vicini da poter scorgere il suo sguardo infernale, si levò un grido di terrore, ma nessuna delle sue abilità colpì il re e il consiglio. 
«Riceverai ogni dieci giorni delle gocce ad entrambi gli occhi, tale farmaco è stato creato appositamente per te Sasuke Uchiha»
L'anziano del consiglio scandì bene il suo cognome.Sprezzante fu il tono in cui pronunciò Uchiha«Non hai più alcun potere» aggiunse mostrando un borioso sorriso.
Sasuke continuò a fissarlo tagliente, riuscendo a incutergli un timore tale da sciogliergli immediatamente quell'espressione gratificante sulle labbra raggrinzite. 

«Non hai niente da dire in tua difesa, Sasuke ?» 
La voce ora era quella di suo padre, lo guardava diritto negli occhi e al traditore sembrò di scorgere un'ombra di speranza e fiducia in quell'azzurro così contrastante rispetto al suo nero. Rimase in silenzio, non perché avesse dolore alla mascella imbavagliata per ore e ore, ma perché così aveva deciso.
Si limitò a sorridere, un sorriso bellissimo e terribile, folle e allo stesso tempo spietato. Sasuke ascoltò compiaciuto il sommesso fragore che percorse la folla. 
Trovò gratificante, se non inebriante, la confusione che era scaturita da un suo semplice movimento di labbra.Erano tutti così atterriti e disorientati.
Che creature stolte e insignificanti, pensò guardandosi intorno.



 
 

Non parlerò dei tuoi peccati
C'era per lui una via d'uscita
Ma lo specchio non la mostrava 
I tuoi valori erano tutti delle pallottole

 





«Portatelo via» aggiunse il Re Minato rassegnato e stanco. 
Le mani di Sakura iniziarono a tremare impercettibilmente e gli occhi verdi fuggirono dallo sguardo rammaricato di suo padre.Il Principe Naruto, l'eroe di Konoha, gli si avvicinò sussurrandogli piano qualcosa all’orecchio.
«Aspettate!» disse perentorio alle guardie che già stavano strattonando l'Uchiha «Il Principe e la Principessa desiderano accompagnarlo personalmente»
Un bisbigliante boato si sollevo dalla folla quando Sakura e Naruto scesero l’enorme scalinata di marmo lucido.Sembravano essere le uniche persone al mondo a non temerlo, eppure più volte aveva tentato di ucciderli.La calca sussultò nel momento in cui il salvatore di Konoha e la coraggiosa sorella affiancarono il folle.
Si inoltrarono in silenzio assoluto nelle viscere del palazzo, fino alla cella a lui destinata.



 
 

Ma, oh il mio cuore, era imperfetto
E riconoscevo la mia debolezza
Quindi stringi la mia mano
Non consegnarmi all 'oscurità

 





La sensazione di avere gli occhi puntati su di lui risultò più fastidiosa di quanto avesse creduto, ma l'umiliazione maggiore la provò quando fu proprio suo fratello ad aprire la porta di ferro «Mi dispiace Sas’ke» disse Naruto con degli occhi talmente buoni e sinceri da fargli venire il voltastomaco.
Sasuke lo fulminò.Non aveva bisogno del suo “dispiacere”, sapeva che il Consiglio non sarebbe stato tanto misericordioso con lui.
«Ti dispiace per cosa fratello? Per avermi destinato a una vita in cella?...immagino che dovrei ringraziarvi, entrambi, per aver commosso i cuori puri degli anziani del Consiglio, evitandomi la pena capitale…»
Li guardò tagliante, indignato per la sua insopportabile impotenza «Avrei preferito morire! » aggiunse sprezzante.
Vide una solitaria lacrima rigare il viso pallido e tirato di sua sorella.Ma prima che potesse indugiare troppo sulla sua figura Naruto le afferrò la mano allontanandola definitivamente da lui.
Finalmente solo si sedette a terra, poggiò la testa sul muro gelido alle sue spalle e chiuse gli occhi, emettendo un lungo e profondo sospiro carico di significati.
Era stato talmente vicino dall’avere tutto che avvertiva il sapore della vittoria ancora sulla sua lingua,girando lo sguardo però si accorse di non avere più niente.La sua sfilata tra la gente di Konoha era stata così degradante e patetica che nemmeno la paura che aveva letto nei loro animi era riuscita a consolarlo.Era arrabbiato, talmente tanto da pensare di non poterla contenere tutta.Aveva fallito come figlio del re, come gloria di Konoha, ma aveva anche fallito come incubo.Non era più niente.L'unica consolazione ora, era il silenzio e il buio che lo avvolgevano.Sasuke aveva sempre amato l'oscurità a cui si sentiva particolarmente affine, quasi fosse il suo stesso figlio.Lui, per cui essere un figlio, era stata una condanna sin dalla nascita.Inquieto, si addormentò sognando una terribile vendetta.



 

Perciò striscio sulla mia pancia finchè il sole non tramonta
Non indosserò mai la tua corono spezzata
Ho intrapreso questo viaggio ed ho imprecato fino alla fine
Ora in questo crepuscolo, come osi parlare di grazia

 

 
 
 
 
                                                 ¤                                                  





«Non permetterò che lo lascino marcire in carcere»
Sakura stringeva un lembo del lungo vestito di seta.Lo sguardo preoccupato di Naruto era rivolto ai tetti di Konoha, il paese che amava e che suo fratello aveva cercato di devastare.«Naruto…» Sakura si avvicinò posando le dita sul suo braccio coperto dalla tunica porpora «Noi dobbiamo salvarlo…» 
«Lo so» rispose amorevole e si voltò verso di lei, accarezzandole una guancia liscia. 
Il Sole di Konoha era sempre stato un po' geloso delle premure che la sua sorellina riservava all’altro fratello, quello che con loro non aveva niente in comune, dai colori, al carattere.
Ma Sakura, da quando era al mondo, vedeva le cose sotto una luce diversa.I suoi occhi erano in grado di penetrare l'anima, scovandone le paure, le angoscie e i desideri più remoti e segreti.Lei,aveva intuito qualcosa di particolare in Sasuke.Lui, Naruto, non era stato così acuto.I silenzi di suo fratello, i suoi sbalzi di umore, la sua costante ricerca di approvazione da parte di Minato, non erano stati rilevanti,o almeno non abbastanza da capire. Eppure il rapporto che lo legava a Sasuke era sì conflittuale, ma sopratutto di vero e sincero amore.Aveva fatto di tutto per proteggerlo e avrebbe continuato a farlo. L'Ombra di Konoha aveva cercato di impossessarsi del potere, aveva tentanto di ucciderlo, di assassinare suo padre e sua sorella Sakura, aveva raso al suolo la capitale e l'intero regno, aveva seminato il panico e l'orrore tra la sua gente.Ma lui continuava a volergli bene, continuava ad avvertire quel pesante dolore al cuore quando la mente danzava tra i ricordi della loro infanzia.
«Nostra madre non lo avrebbe mai permesso» disse Sakura interrompendo il suo flusso di memoria.
«Il Re non può muoversi contro il Consiglio.Ancora mi domando come siamo riusciti a evitare la pena di morte» La gola della principessa si strinse al solo pensiero di vedere Sasuke inginocchiato difronte la ghigliottina. 
«Ho sempre rispettato le decisioni del Consiglio, Naruto.Ma ora i loro occhi sono offuscati dall'orgoglio e dalla paura.Nostro padre crede di aver perso Sasuke per sempre, 
ma io non ho intenzione di arrendermi.Dubito fortemente che nostro fratello abbia perso la ragione, anzi sono sono sicura che sia fin troppo lucido.Negargli di parlare con la famiglia potrebbe solo peggiorare le cose» 
«Hai sentito quello che ci ha detto prima? Avrebbe preferito morire, piuttosto che essere salvato da noi due, dalla sua famiglia» 
Sakura incastrò gli occhi verdi in quelli azzurri di Naruto. 
«Non sono ancora pronta a perderlo.E tu?»




 
Angolo autrice :

Innanzitutto grazie infinitamente! Perché se state leggendo queste parole, avete concluso  il primo capitolo. L'idea della fan fiction trae in parte ispirazione dalla canzone dei Mumford and sons "Broken Crown " soffermandomi distrattamente sulle parole, ho avuto l'illuminazione xD (l'intero testo tradotto è citato in questo primo capitolo) ora magari la citazione risulterà poco chiara, ma andando avanti con la storia tutto sarà rilevato.
 La storia avrà una forte componente drammatica,ma non mancherà qualche pizzico di erotismo,mistero e azione.L'ultima cosa,i nostri protagonisti sono degli adulti,ho immaginato Sasuke e Naruto più o meno sui 28 anni,Sakura qualcosina di meno.
L'immagine è presa da una splendida fanart[http://zephyrhant.deviantart.com/art/Commission-Justyne-403603719] che ho ricolorato (aggiungendo anche il  piccolo e amato rombo)

Dopo avervi ampiamente tediato con una serie di notizie che probabilmente poco vi importano, concludo sperando che  il capitolo vi sia piaciuto e  aspetto impaziente vostre considerazioni.
Un bacione forte.A presto!

22M.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 1





Un cattivo è la vittima la cui storia non è stata ancora raccontata





Si era svegliato di soprassalto e non si era subito reso conto di dove si trovasse, anche se ormai era a casa da settimane.
Almeno pensava fossero settimane, per quello che ne sapeva potevano anche essere passati mesi interi.
La stanza in cui era stato rinchiuso non era una cella come le altre, era più spaziosa e più comoda.Il Principe detenuto poi, poteva vantare un letto molto più grande  rispetto agli altri, e un vasto assortimento di libri per intrattenersi.Ma essendo totalmente priva di finestre, Sasuke non sapeva più riconoscere il giorno dalla notte.Sebbene gli fosse stato riservato tale trattamento regale, vi era anche l'altro lato della medaglia.Fuori la sua prigione infatti il traditore era "onorato" da un numero elevato di  guardie, forse il doppio rispetto agli altri malcapitati.Due di queste considerate tra i migliori combattenti di Konoha.
Il suo popolo dunque tremava di paura, magra consolazione per il traditore ormai privo di qualsiasi potere.Quantunque il pensiero di procurare tanto terrore, pur essendo impossibilitato a qualsiasi movimento , lo gratificassero oltremodo, quelle giornate intere in solitudine lo stavano facendo uscire pazzo.Era sicuro che di lì a poco avrebbe perso totalmente il senno.
Le ore si confondevano così come i giorni e le settimane.Il caro padre gli stava concedendo l'occasione di pensare.
E lui infatti pensava.
Pensava a come avrebbe voluto distruggerli tutti, a come avrebbe gioito davanti alla fiamme nere che divampavano terrificanti in ogni angolo di quel dannato regno.
Eppure c'era stato un momento della sua vita in cui non aveva odiato ma amato quella terra sempre verde e rigogliosa, in cui aveva riso tra le mura di quel glorioso palazzo
e in cui era stato felice con la sua famiglia.
Perse nuovamente il senso del tempo, mentre annoiato sfogliava le pagine ingiallite dei vecchi tomi.


Improvvisamente colse un rumore di passi leggeri ma decisi, alzò lo sguardo. Nell'ombra di quel luogo remoto, vide la sagoma di sua sorella.

«Lasciatemi passare» la sua voce era molto più dura di quello che lui ricordava
«Non si può, principessa.E' proibito»
«Il Re e il Consiglio hanno revocato l'impedimento.Ora il traditore può ricevere le visite della sua famiglia» le guardie si guardarono tra di loro titubanti.
Sakura continuò, irritata «Potete chiedere udienza direttamente al vostro Re, a mio padre, sottraendogli del tempo prezioso.O vi potete fidare della parola della vostra principessa, figlia del Lampo giallo e sorella del bambino della Profezia. Di colei che grazie alle sue ineguagliabili arti mediche, ha salvato tutte le vostre vite.»
Uno degli uomini più anziani fece cenno agli altri di liberarle la strada, ma la bloccò prima che potesse avvicinarsi ulteriormente alla porta della cella.
«Principessa Sakura non potete entrare dentro.E' troppo rischioso»
 Lo sapeva benissimo che era rischioso, ma non le importava, non le era mai importato.Annuì silenziosa e accennando un gesto veloce di mano ordinò loro di lasciarla sola.




«Sasuke» la sua voce uscì addolorata ed echeggiò nella solitudine di quel luogo.
Per un tempo interminabile non vi fu risposta.Poi comparve, velocissimo, difronte a lei.Era così alto che quasi si sentiva inghiottita dalla sua ombra.
La fissava con i suoi occhi, uno rosso e uno violaceo, entrambi particolarmente inquietanti nel buio della cella.
Tramante, infilò il braccio sottile tra le sbarre d'acciaio.Voleva sfiorargli la guancia, fargli sentire una  presenza umana, amica.
Ma non riuscì a toccarlo, lui non si avvicinò alla sua mano protesa.Rimase immobile con quello sguardo in grado di attraversare l'oscurità.
Ritrasse angosciata l'arto, appoggiando le dita sottili tra le fessure della porta di ferro.
«Perché sei qui?» disse gelido mantenendo lo sguardo fisso su di lei.
«Io volevo vederti»

Sasuke non rispose ma i suoi occhi oscillarono per un secondo «Volevi vedere il mostro in gabbia? Soddisfatta? » disse mentre allargava le braccia, mostrando la sua maestosa figura.Sakura sentì il  petto contorcersi, soffriva, soffriva terribilmente. «Sai che non è quello che voglio.Io ti libererò da qui, convincerò nostro padre e il Consig-» si interruppe perché lo vide fremere di rabbia nel momento in cui aveva pronunciato "nostro padre" .Di scatto sferrò un pugno alla griglia di ferro, facendola sussultare.
« Quanto sei ingenua sorella! Stai attenta a quello che desideri, non dovresti volere la mia libertà...perché non hai idea di quello che vorrei fare a te, a Naruto, a nostro padre.A tutti voi! E lo farò credimi...quando riuscirò a riavere i miei poteri e ad uscire di qua , accadrà.Rallegrati dunque Principessa di Konoha, nel vedere Sasuke Uchiha in catene!!» sibilò sprezzante.
Sakura si coprì la bocca con le mani, gli occhi verdi e grandi si stavano già riempendo di lacrime.Fu compiaciuto dalla sua reazione, crogiolandosi in quella piccola vittoria, ma consapevole del vuoto che stava crescendo piano piano dentro di sé. Le diede le spalle allontanandosi dalla sbarra di ferro che li divideva.
Passò del tempo prima che sua sorella riuscisse a ritrovare il coraggio di parlare, di emettere anche il minimo suono «I-io e Naruto stiamo convincendo il re e il Consiglio a proclamare un nuovo processo.Potresti essere messo alla prova e, in caso positivo, ricevere la grazia.Ma devi collaborare Sasuke! Devi dimostrarti pentito e afflitto, solo così riuscirai a uscire di qui» Sasuke si voltò verso di lei allibito. Era impazzita? Aveva capito o meno che le aveva appena augurato la morte? 
Restò in silenzio limitandosi a non lasciare i suoi occhi. I silenzi di Sasuke potevano essere un tormento tanto quanto le sue parole. E Sakura conosceva bene la forza di entrambe le opzioni, l'affilatura di entrambi i lati della lama.La vide deglutire per poi ricominciare con una nuova fermezza negli occhi verdi. «Ora il veleno dell'odio e della disperazione infetta le tue parole.Ma io ti conosco, tu non sei questo.Ascoltati Sasuke, fallo almeno per me» 
In un secondo si avvicinò alla grata, così tanto, che Sakura poté sentire il suo respiro affannato, rabbioso 
«TU NON SAI NIENTE! » le urlò furente.
Sakura sgranò gli occhi impaurita, ma non si mosse, non arretrò difronte alla sua aggressività.Era l'uomo più pericoloso di tutte le terre conosciute, aveva tentato più volte di uccidere la sua famiglia e probabilmente anche ora, se ne avesse avuto modo, lo avrebbe fatto. Ma Sakura non si sarebbe arresa, non così facilmente.


«
Madre, non dovete temere.Il mio posto nel mondo è accanto a lui, io non lo abbandonerò mai»
 

«Ora cosa te ne farai di te stesso e della tua solitudine?» ebbe l'ardore di chiedere con la voce rotta in gola.
Sasuke aveva assunto un'espressione di gelida calma, con una posa rigida che rendeva più tremendo il suo sguardo da belva sul punto di azzannare
«C'è sempre un prezzo da pagare» disse pacato.Gli occhi di Sakura, incredibilmente lucenti nell'oscurità delle prigioni, piansero lacrime.
Sasuke si ritrovò incredibilmente spaesato e debole.Poteva Sakura amarlo così tanto da perdonargli tutto, ogni errore, ogni follia?
Lei che non lo aveva mai ingannato, l'unica in quel palazzo che non aveva mai preferito Naruto a lui.
«Vai via, Sakura» non poteva reggere quello sguardo appannato, tormentato.Il rumore dei suoi singhiozzi gli stava riempendo il petto vuoto.
Lei si limitò a scuotere la testa, negandogli la richiesta.
«Non posso continuare a  vivere sapendo che tu passerai il resto dei tuoi giorni qui»

Gli parlava di vivere proprio a lui che aveva cercato di ucciderla.Di ucciderli tutti.
Fu colpito dalla sua sofferenza, sapeva di essere -ancora- importante per lei e Naruto, ma non fino a quel punto.Quanta bontà albergava in loro e quanta poca ce n'era in lui?
«Vattene» 
«Solo se mi prometti che se ci sarà un altro processo tu collaborerai! Non mi importa se sarai veramente pentito per quello che hai cercato di fare.Quello che conta è farglielo credere.Menti Sas'ke, menti come loro hanno mentito a te, a noi!» lo aveva urlato angosciata, arrabbiata, con le dita affusolate strette intorno alle sbarre d'acciaio.
Lo spronava a ingannare il Consiglio, a ingannare il suo stesso padre, solo per salvarlo da quella vita destinata alla totale solitudine, alla follia.
Dunque tra Konoha e il suo fratello traditore, pazzo e omicida lei avrebbe continuato a scegliere lui..Fu turbato da come quel pensiero lo avesse tanto rassicurato.
«D'accordo.Ora vai, prima che le guardie scoprano la tua di menzogna»
 Sakura chiuse gli occhi per un secondo, finalmente più serena.
Si mosse veloce percorrendo i corridoi buii di quei sotterranei.Sasuke si voltò giusto in tempo per vederla sparire.
Per un lunghissimo istante guardò la penombra che era rimasta al suo posto, lo spazio vuoto debolmente illuminato dalle candele.


Non c'era modo di scappare da quella prigione.
Sarebbe morto lì ,tra quelle gelide mura.Doveva agire come Sakura gli aveva suggerito, ma l'idea di ripudiare quello per cui aveva lottato tutti quegli anni, lo faceva sentire male.
Gli sembrava quasi patetico che suo fratello e sua sorella avessero pensato di riuscire a comandare la sua volontà a tal punto da fargli rinnegare ciò che era.
Il Vendicatore, il Traditore, il Principe Caduto, l' Ultimo Uchiha, l'Usurpatore.
Non era nella sua natura cadere così in basso da rimpiangere quello che aveva compiuto.
Forse non ne andava del tutto fiero, ma le sue azioni avevano un motivo, e non poteva girare il viso  e rinnegare le sue ragioni.
D'altro canto solo l'idea di passare il resto dei suoi giorni in quella prigione lo facevano impazzire più di quanto già non lo fosse diventato in quelle poche settimane di reclusione.
Urlò a squarcia gola mentre lanciava l'antica scrivania di legno contro al muro.Nessuna delle guardie osò entrare a vedere cosa stesse succedendo.



Anni prima

«Aspettatemi!»
«Sei troppo lenta sorella!» Naruto le fece una linguaccia e lei inarcò le sottili sopracciglia rosa, arrabbiata.
Il loro maestro di combattimento, Sir Kakashi Hatake, affiancava il suo biondo fratello. Sasuke invece aveva rallentato il passo e in poco tempo Sakura riuscì a raggiungerlo.
«Grazie» gli disse con il fiatone, lui le sorrise «Mi raccomando oggi dai il meglio di te Sakura !» «Certo fratello»
Quando arrivarono al campo di combattimento del palazzo, altri cavalieri erano nel bel mezzo dell'addestramento, ma non appena  i principi fecero la loro comparsa tutti interruppero gli esercizi abbassando il capo in segno di rispetto.A Naruto e Sakura piaceva essere al centro dell'attenzione, a Sasuke di meno, si sentiva sempre leggermente irritato in mezzo a tutta quella gente.
Fortunatamente a loro era destinato uno spazio separato, erano i figli del Re e non potevano allenarsi con i semplici cavalieri.

Il Re Minato però non voleva che anche la sua dolce figlia si esercitasse con i suoi fratelli. Sakura era una principessa non una guerriera, a lei erano riservati  altri oneri.
Ma la bambina lo aveva pregato, aggrappandosi al suo mantello, per giorni e giorni, e grazie alla mediazione della regina Kushina,le era stato concesso di allenarsi tre volte a settimana con loro.
Per Sakura quelli erano alcuni dei momenti più felici.

Sasuke eccelleva nell'arte della spada, vederlo duellare con il maestro Kakashi la ipnotizzava.Muoveva l'arma come se non pesasse nulla, con eleganza pari a nessuno, eppure era ancora poco più di un bambino.Cavalcava anche bene, non quanto lei, ma sicuramente meglio di Naruto. Quest'ultimo in compenso aveva ereditato però tutte le tecniche di combattimento del Fulmine giallo.
Sasuke, invece, non ne possedeva ancora nessuna. Per rimediare a quella mancanza, il loro maestro gli aveva insegnato il Chidori, che ora sapeva padroneggiare alla perfezione.
Sebbene quindi Sasuke eccellesse in tutto, era sempre un passo dietro al fratello, e questo lo tormentava.

C'erano dei giorni in cui Naruto si recava solo con il re Minato nel grande campo di addestramento e, orgoglioso, gli mostrava i suoi progressi.In quelle occasioni l'alone di gelo che Sasuke emanava naturalmente si acuiva, e lo sguardo nero si assottigliava. Osservando suo fratello, vedeva tutto quello che avrebbe sempre voluto essere: biondo, spensierato e forte come suo padre. Quindi stringeva appena i pugni e si ripeteva che lui lo avrebbe superato un giorno, e che quindi sarebbe stato lui e non suo fratello, ad essere scelto da suo padre come Re di Konoha. Ma la rabbia e il dolore non passavano facilmente, perché per quanto sapesse di essere in molte cose superiore a Naruto, per Sasuke  non esisteva peggior sconfitta del dover coesistere con ciò che non sarebbe mai potuto essere.
Sakura allora lo prendeva per mano, lo allontanava da quello spettacolo e lo conduceva nella grande biblioteca reale.
Ormai era diventata un'abitudine per loro due passare il tempo leggendo, studiando e ricercando.

Fu in uno di quei giorni che iniziò a perdere suo fratello Sasuke.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


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L'OMBRA DI KONOHA

Capitolo 2






La cattiveria nasce da sentimenti negativi come la solitudine, la tristezza e la rabbia

Viene da un vuoto dentro di te che sembra scavato con il coltello,
un vuoto in cui rimani abbandonato quando qualcosa di molto importante ti viene strappato via

Ryū Murakami




Non aveva visto più Sakura, lei non era ritornata. Evidentemente il suo inganno era stato scoperto; Oppure, semplicemente, aveva il terrore di fargli nuovamente visita.
Si ritrovò a pensare a lei più di quanto avrebbe voluto, domandandosi ripetutamente se fosse stata punita dal padre per la sua imprudenza e disobbedienza.
Perché la possibilità che lei non volesse più vederlo -aiutarlo- lo faceva sprofondare in un' angoscia che a stento riusciva a controllare.
La mente, infatti, iniziava a giocargli brutti scherzi.
Nelle rare occasioni in cui riusciva a prendere sonno, le memorie della sua crescita nel segno della vendetta e dell'odio si alternavano a quelle della sua infanzia innocente e spensierata.Ricordava, soffrendo terribilmente, le emozioni del suo giovane cuore, il sorriso di Naruto, l'abbraccio di sua madre.Ricordava tutto quello che aveva perso e che non avrebbe mai più avuto.Ma ciò che lo tormentava maggiormente, era una consapevolezza che cresceva man mano allo scorrere del tempo : Sarebbe destinato a morire lì.
E lui non voleva morire.Non prima di aver completato la sua vendetta.
Non gli sembrava giusto andarsene in quel modo, dimenticato in quelle quattro mura.
No, non lo avrebbe permesso! Lui non era finito, lui era ancora lì respirava, pensava, e loro non avrebbero avuto il tanto desiderato lieto fine.No non lo avrebbero avuto, il loro lieto fine, perché il cattivo non era stato sconfitto, non ancora.Cercò di calmare la sua mente, lasciando andare quei pensieri folli e disperati.
Si chiese da quando fosse diventato così emotivo e si ritrovò a pensare che forse lo era da sempre.Rise tra sè ; Sì, stava decisamente delirando.
Il tempo continuò a muoversi nel vuoto fino a quando le guardie scesero le scale per la solita ispezione giornaliera, portando nuove ombre nella poca luce sotterranea.
Sasuke le osservò, torvo.

«Che c’è, Uchiha? Cosa stai tramando lì rinchiuso come una bestia?» lo derise un soldato. Era lo stesso che aveva tentato di prendersi gioco di lui il giorno prima o quello prima ancora.Non ricordava bene.
Sasuke sorrise, perfido.
«Sicuro di volerlo sapere, omuncolo
Il secondino digrignò i denti. L’aggressività nei suoi occhi aveva una nota quasi infantile.
«Mi chiedo perché il re Minato non ti abbia mandato al patibolo, sarebbe stato un piacere vederti appeso al cappio»

Sasuke non era affatto abituato a sentirsi mancare di rispetto da qualcuno di così inferiore. Quella guardia doveva essere folle per rivolgersi a lui in quel modo. O forse, la prospettiva della sua reclusione a vita lo rendeva oltremodo ardito.Il principe sentì la rabbia travolgerlo come un fiume in piena. Se avesse potuto,  avrebbe spezzato la schiena di quello sciocco sfacciato con un solo movimento di braccia.
«Sai invece cosa sarà piacevole guardia? Vederti bruciare tra le fiamme nere del mio Amaterasu. Le scritture narrano che siano il fuoco stesso dell'inferno.Bruciano ininterrottamente per sette giorni anche quando tutto quello che è stato catturato è ormai ridotto in cenere. Sono io l'unico ancora in vita a poter utilizzare questa tecnica e dicono che questo fa di me  il Signore degli Inferi... può darsi che io lo sia, come può darsi di no. Ma una cosa è certa, guardia : Quando uscirò di qui, le lingue nere ti verranno a cercare e tu brucerai gridando il mio nome! Ricorda, non si scappa dall'Amaterasu e non si scappa dal Lucifero che lo invoca »
 
La minaccia sortì il suo effetto, perché la guardia strinse le labbra, paralizzato.Sasuke osservava divertito il modo in cui a fatica inghiottiva la saliva, il tremore delle sue mani che stringevano la spada.
Aveva quasi dimenticato come era inebriante l'odore della paura, quanto lo gratificasse il terrore che era in grado di scatenare. L'altra guardia, quella che era stata in silenzio e defilata, lo afferrò per la spalla scuotendolo nella sua armatura. «Smettila di tremare, idiota! Fin quando gli somministrano le gocce non ha alcun potere. E ora allontanati dalla sua cella, prima di fartela sotto» il giovane spaventato serrò la mascella e corse via obbedendo agli ordini del suo superiore.
«Non siete cambiato Principe Sasuke, la vostra lingua resta tagliente quanto la vostra lama» disse quello ironicamente, poi si sfilò l'elmo, facendo uscire i suoi ciuffi argentati
«Kakashi Hatake...costretto a badare a un prigioniero.Che brutta fine hai fatto Cavaliere Copia» disse mostrando un ghigno.Vide l'uomo sorridere sotto la maschera nera che, dopo tutti quegli anni, continuava a portare «Voi non siete un prigioniero qualunque...» rispose avvicinandosi alle inferriate della cella «A cosa devo l'onore, maestro? Per essere stato mandato qui...deve essere sicuramente  successo qualcosa» disse indagatore, furbo e sveglio anche quando la sua mente era annebbiata dal velo della pazzia.
Kakashi poggiò la schiena sul muro di pietra e incrociò le braccia davanti « Il re Minato mi ha chiesto di venire personalmente a controllare le vostre condizioni.E' preoccupato...»

 «Tsk...digli che può dormire sonni sereni, per il momento mi è impossibile recare alcun danno a lui e alla sua illustre discendenza » a Kakashi venne quasi da ridere ma si trattenne, quell'ironia pungente gli era fin troppo familiare.« Ho anche un messaggio da parte di Sakura» disse alzando lo sguardo sul traditore «Le è stato severamente vietato di scendere qui »

Era stata scoperta, questo era l'unico motivo per cui non era più venuta da lui. Certo, come aveva potuto dubitare? Se fosse dipeso da lei, Sakura avrebbe passato ogni ora davanti alla sua cella, pur di non farlo sentire solo.

« Mi ha chiesto di ricordarvi della vostra promessa»  aggiunse serio
«Ormai dovrebbe aver capito che di me non ci si può fidare» rispose scettico «Sapete come si comporta vostra sorella quando ci siete voi di mezzo...» sembrava lievemente rassegnato, anche se Sasuke potè scorgere un mezzo sorriso sotto la stoffa nera. Nessuno a Konoha poteva vantare di conoscere i principi quanto Kakashi, lui era  sempre stato con loro, dal primo all'ultimo giorno trascorso in quell'angustiante palazzo.
« Dovrebbe cambiare il suo modo di agire allora...» disse lievemente infastidito.
« Non si sfugge alla propria natura, Sasuke»

Anche se Kakashi aveva pronunciato quella frase come una semplice constatazione riguardante Sakura, Sasuke la sentiva dentro di sè come una condanna,  più pesante del giudizio di Minato, di Konoha, o di qualsiasi essere vivente.
"La sua natura" si era rilevata una prigione ben più terribile di quella in cui era stato confinato dal Re.
E Sasuke aveva sempre detestato le costrizioni, gli obblighi, le imposizioni, anche se provenivano da sé stesso.Rimasero in silenzio scrutandosi l'uno difronte all'altro.Poi entrambi si voltarono verso un nuovo rumore che aveva sostituito il silenzio delle prigioni. Un giovane servo percorreva le scale di pietra velocemente, avvicinandosi all'ex maestro « Sir Kakashi, i nuovi cavalieri devono prestare giuramento.E' necessaria la vostra presenza» disse con il fiatone « Arrivo tra un attimo» il ragazzino fuggì via dopo aver lanciato un occhiata spaventata e curiosa al terribile traditore.
« Che emozione...il giuramento dei cavalieri» disse l'Uchiha sarcastico e Kakashi questa volta non riuscì a trattenere una sommessa risata «Sicuramente meno emozionante di uno scontro con voi»

 Sasuke sorrise tra sè e sè al ricordo dei loro combattimenti, sia come  maestro e allievo che come nemici « Devo riferire qualcosa alla principessa?» aggiunse prima di dargli le spalle
«Dille che io rispetto tutte le mie promesse...sempre»
Kakashi accennò un assenso chinando il capo e se ne andò.
Si ritrovò solo come sempre e anche se faceva di tutto per dare a vedere il contrario, Sasuke iniziava ad annoiarsi. E la sua mente, contro ogni sua resistenza, cominciò nuovamente a perdersi nei ricordi del passato.

Sasuke non era mai stato come gli altri bambini della corte, conosceva bene la sensazione di essere diverso, ci conviveva sin da quando era poco più che un neonato.
All'inizio ci aveva fatto poco caso, protetto e coccolato dall'amore abbagliante di Kushina e Minato. Per i primi anni dell'infanzia si poteva dire che fosse stato sereno, se non addirittura felice,cullato in una bolla d'affetto e comodità.Poi, man mano che la sua intelligenza cresceva, la bolla aveva iniziato a riempirsi di crepe.
Dapprima erano imperfezioni sottili, trascurabili poi, in un comico crescendo, erano aumentate, fino ad inghiottire quella perfezione in un enorme buco nero.
Pur continuando ad affermare il loro affetto, tutti quanti – Minato,Kushina e Naruto– pretendevano che lui fosse come loro desideravano, senza accettare il semplice fatto che non sarebbe mai stato come loro.
Non poteva, ed era stanco di provarci.



Anni prima

Ogni loro passo riecheggiava sul marmo del castello.Tutto intorno il brusio della corte.
Sakura accennava eleganti saluti,il principe Sasuke invece aveva lo sguardo fiero e distaccato.Alla sua destra, la principessina, percepiva l'orgoglio del fratello bruciare quasi come se lei stessa stesse provando quel tormento : Naruto mostravo orgoglioso i suoi progressi al padre, mentre lui non era in grado di riprodurre alcuna tecnica del Fulmine giallo.
Naruto risplendeva illuminato dal sole della gloria, mentre Sasuke rimaneva nell'ombra.Si morse forte un labbro, per reprimere la frustrazione.
Entrarono nel loro nascondiglio, la biblioteca reale.Ogni volta che Sasuke metteva piede in quel luogo,aveva la netta sensazione di riuscire nuovamente a respirare, il suo animo si tranquillizzava tutto d'un tratto.Tentava di attribuire quel beneficio agli splendidi affreschi che ornavano il soffitto, all'odore dei libri antichi,o al silenzio rigenerante.Ma in cuor suo sapeva che la sua improvvisa calma derivava semplicemente dalla vicinanza costante di sua sorella.
Lo sapeva,ma non voleva accettarlo.
« Che ti va di leggere oggi Sas'ke-kun?» chiese facendo ondeggiare il vestito crema che indossava « Non lo so,decidi tu»

Sakura guardò tra gli scaffali, ormai avevano divorato la maggior parte dei tomi più interessanti. Poi la sua attenzione fu catturata dagli ultimi ripiani
« Che ne dici dici potremmo vedere lì» chiese indirizzando  ll dito verso scaffali più alti, quelli che si potevano raggiungere solo con la scala «Va bene, andiamo alla sezione di storia allora»

Sakura gli sorrise e afferrando la sua mano corse tra i vari settori.
Si vergognava anche solo a pensarlo, perché sapeva che  Sasuke in quel momento sarebbe dovuto essere con suo fratello e suo padre, a dimostrare quanto anche lui valesse.
Ma a lei piacevano troppo quei pomeriggi che passavano insieme immersi nelle letture, trasportati tra luoghi esotici, scoperte rivoluzionarie e storie leggendarie.
Aveva Sasuke tutto per sè e non poteva chiedere di meglio.Avvolte si preoccupava, perché ormai era consapevole che quello che provava per lui era un po' diverso dall'affetto che nutriva per Naruto.
E quel particolare legame che sentiva nei confronti di Sasuke cresceva con l'età.Le venne in mente di quando, insieme, lessero alcuni libri su una nobile famiglia italiana: i Borgia.
Lei, poco più che bambina, fu profondamente colpita dalla storia dei due fratelli Cesare e Lucrezia e glielo confessò sottovoce, pudica e ingenua. « Sas'ke, pensi che sia così immondo il loro amore?» Sasuke puntò i suoi occhi neri in quelli verdi della sorella « E' sbagliato Sakura...» la ragazzina abbassò, piena di vergogna, gli occhi sulle pagine « Già...» ammise soltanto.
Come poteva essere così stupida, era talmente ovvio che fosse sbagliato,pensò stringendo le dita intorno all'ampia gonna.
«Cesare non l'amava veramente...perciò è sbagliato»  «Perché pensi questo?»  «Perché se l'avesse amata non avrebbe mai permesso che andasse in sposa, lui l'ha manipolata per le sue ambizioni politiche» Lo sguardo di Sakura si intristì, quello che si immaginava invece, era  una classica tragedia d'amore .E allora si odiò, Sakura, perché ancora così ingenua ,sognatrice e romantica.
Poi, Sasuke le alzò  il mento delicatamente, così che i loro occhi potessero rincontrarsi di nuovo «Io non ti manderei mai in sposa a nessuno, Sakura »

Sentì chiaramente il suo cuore bloccarsi e gli angoli della bocca spostarsi involontariamente verso l'alto, dando vita a un enorme sorriso.
Non ci pensò due volte e allungando il collo gli diede un leggero bacio sulla guancia.Ricordò che quella fu una delle poche volte in cui vide la pelle diafana di Sasuke divenire rossa.

«Siamo arrivati! » disse Sasuke interrompendo i ricordi di Sakura sui Borgia.Il principe prese la scala e la posizionò così da poterci salire entrambi.Si aggrappavano l'uno all'altro ridendo allegramente mentre salivano gli scalini di legno. Arrivando all'ultimo scaffale notarono con delusione che erano perlopiù  tomi sulle più importanti  e nobili famiglie dei Cinque Grandi Regni. Indirizzarono la loro attenzione verso il Regno del Fuoco, e poi verso la sezione destinata alle nobili famiglie di Konoha, la capitale.
« Aburame, Akimichi, Hyuga, Inuzuka ,Nara...Sarutobi, Senju...che noia Sakura, non c'è niente di interessante qui»
 La ragazzina appoggiò un gomito sullo scaffale, afflitta.Poi sentì un lieve sussurro, quasi un sospiro. "Sakura" , ripeteva la strana voce.
 «Lo hai sentito?» chiese tirando la camiciola di suo fratello.
 «Cosa? »
 «Qualcuno ha pronunciato il mio nome...» disse guardandosi intorno.
«Non c'è nessuno, Sakura »
« Ma io l'ho sentito...»
«Te lo sarai immaginato » rispose guardando distrattamente alcuni libri.
"Vieni, sono qui" ripeté la voce sovrumana.Sakura sgranò gli occhi e girò lo sguardo verso quella voce che la richiamava.
Quel sussurro sembrava provenire da un libro, più  impolverato rispetto agli altri, posizionato all'estremità del ripiano.Non ci aveva fatto caso prima, sembrava essere comparso dal nulla.
«Aspetta! Ho trovato qualcosa...» Sasuke guardò incuriosito il pesante libro dalla copertina nera che la sorella portava in mano.
Un simbolo bianco e rosso era disegnato al centro della copertina di pelle
« Non ho mai visto questo stemma...» disse lei eccitata accarezzando con i polpastrelli l'insegna in rilievo.
« Storia e discendenza della nobile famiglia Uchiha...» lesse piano Sasuke aprendo la prima pagina
« Sembra interessante no?...» chiese la sorella sorridendogli allegramente.













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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


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L'OMBRA DI KONOHA

Capitolo 3






Come un ladro nella luce,non puoi nasconderti,
non puoi nasconderti dalla tua ombra
E non c'è bisogno di fingere che la perfezione sia tua amica
Perché siamo tutti rotti.
Tutti ci ritroveremo soli.





Qualcuno a palazzo diceva che il traditore fosse completamente impazzito a causa della prolungata solitudine. Ma Sakura credeva che il fratello non avesse smarrito il senno, bensì la sua mente si stava sfaldando a poco a poco, ferita dopo ferita. Sasuke era uno dei guerrieri più forti  delle terre conosciute, secondo solo a Naruto, ma il suo animo non era riuscito a sopportare quella cicatrice. Certo, era stato in errore nel suo modo di sfogare il tormento ricevuto, ma questa sua ostinazione nasceva da circostanze che il mondo attorno a lui aveva fatto sorgere.
Tutta Konoha ne era stata responsabile in qualche misura. Pochi però erano disposti ad ammetterlo, e avevano preferito indossare la maschera di un "lutto" ipocrita, aspettando che il tempo lavasse via quell'alone -quello sterminio Uchiha- dalla loro bella nazione del fuoco.

Si alzò di scatto dirigendosi verso il balcone spalancato.
Non riusciva più a sopportare il parlottio sottomesso che stava accompagnando  quelle ore di estenuante attesa. Sedute in cerchio nella grande stanza soleggiata infatti, le sue dame di compagnia non fingevano neppure di ignorare la situazione. Avevano abbandonato i loro lavori sulle ginocchia o al suolo e bisbigliavano senza sosta, piegando la schiena per avvicinarsi l’una all’altra.
Qualcuna si era addirittura alzata per raggiungere le altre compagne.
Erano passati tredici mesi da quando Sasuke era stato condotto in prigione e oggi finalmente era arrivato il giorno della sua "redenzione". Minato e il Consiglio avevano accettato la richiesta del giovane principe e della principessa : Sasuke quel pomeriggio sarebbe stato messo alla prova.
La porta delle sue stanze personali si aprì con rumore, Naruto le si avvicinava velocemente. Le dame si alzarono subito, inchinandosi e restando a tessa bassa. Il futuro Re fece loro un discreto sorriso, rendendo le gote delle  nobildonne rosse . 
« Buongiorno fratello »  gli venne incontro con la mano sospesa. Naruto gliela strinse al volo, dopo averla sfiorata con le labbra. Odiava tutta quella formalità che dovevano sostenere quando gli occhi della corte erano su di loro, più o meno la maggior parte  del loro tempo. « Offuschi il sole oggi, sorella » disse sorridendole e il viso gli si illuminò rendendo i suoi occhi azzurri più belli.
 
« Passeggiamo? »

I giardini del palazzo di Konoha erano annoverati come alcuni dei più lussureggianti del mondo, merito del clima favorevole e della sempreverde terra fertile. Durante le giornate di sole primaverile, Sakura trovava estremamente rilassante girare tra quelle fontane e quelle siepi. 
« Sei preoccupato? » chiese coprendo un poco la bocca con il ventaglio cremisi. In quella corte patinata e ricca, dovevano sempre celare le loro parole; spie del consiglio e complottisti potevano nascondersi sotto qualsiasi spoglia, dal nobile ossequioso all' amico più fidato « Nostro padre è disposto a concedergli la grazia, ovviamente se Sasuke ammetterà di dolersi delle sue azioni. Il Re non vuole che vinca l’orgoglio e l’arroganza. Ma io conosco nostro fratello, e temo che quando arriverà il momento, non sarà darà al re la risposta che desidera ».
«
Sir Kakashi mi ha assicurata che Sasuke manterrà la promessa. Sono mesi che è rinchiuso lì dentro, ormai dovrebbe aver capito che questa è l'unica soluzione...»
« Lo spero»  disse puntando gli occhi azzurri nei suoi verdi «....sarebbe bello riaverlo tra noi » aggiunse chiudendo appena le palpebre, accecato dal sole luminoso.





Su Konoha la luce era onnipresente.
Si rifletteva sui tetti di metallo lucido, splendeva sulle strade lastricate e rifulgeva sui volti perfetti dei suoi abitanti, rendendo tutto quanto ammantato da un'aura di perfezione irreale.
Eppure, dietro quella pace, quella bellezza, si nascondevano animi oscuri, opposti a quella luce.
Sasuke sapeva di essere uno di loro, ma era anche consapevole di non essere l'unico.
Certo, era stata una sua scelta quella di abbracciare la causa della vendetta, ma non poteva dimenticare tutto quello che gli era stato fatto per spingerlo in quella direzione. Tutto quello che era stato fatto al suo sangue. E il fatto che lui fosse stato punito, e loro vagassero ancora in quella luce, lo riempiva di rabbia, all'interno dell'oscurità in cui era stato relegato.

Quella prigionia, piuttosto che farlo riflettere sui suoi peccati, stava alimentando sempre di più la sua ira, il senso di disprezzo per il popolo ipocrita di Konoha e la fame di potere.
Come un leone in gabbia, era stremato e umiliato, ma pronto a sbranare i propri aguzzini non appena ne avesse avuto l'opportunità, ma c'era solo quel silenzio che trovava più logorante di una lenta agonia.

Sentì un  tuono, rimbombò in lontananza e sembrò rimbalzare sulle pareti della prigione come una palla di cuoio.
Sasuke sollevò la testa, come se i suoi occhi potessero ancora vedere oltre la roccia sopra di lui.
Chiuse gli occhi, respirando profondamente .Avvertiva, non sapeva nemmeno lui come, che l'aria fuori stava cambiando, caricandosi di umidità.
A breve, il temporale sarebbe iniziato.
Un secondo tuono, più vicino, gli riportò alla mente ricordi dolorosi, anche se lontani.



Anni prima

« Quindi questo Madara Uchiha ha fondato Konoha insieme ad  Hashirama Senju... »
 La voce acuta di Sakura era accompagnata da uno sguardo esterrefatto che seguiva velocemente  le pagine di quel vecchio libro.
« Mi domando perché non ne abbiamo mai  sentito parlare » disse lui pensieroso girando il foglio ingiallito.
Gli occhi neri furono attratti incredibilmente da un disegno: ritraeva due iridi rosse con delle inquietanti figure nere.

«
Sharingan e Sharingan ipnotico » lesse la sorella piano, quasi si trattasse di una formula misteriosa.
«Lo Sharingan è  l'arte oculare appartenente alla famiglia Uchiha, le radici della sua esistenza sono storicamente ben note all'interno della Foglia. Esso discende, come involuzione dell'Arte Oculare di Hagoromo Otsutsuki. Lo Sharingan può inoltre evolversi nello Sharingan Ipnotico. Esteticamente si presenta come un occhio con una colorazione tendente al rosso in cui vi sono i tomoe disposti attorno all'iride e alla pupilla, per un numero massimo di 3 tomoe partendo da uno per occhio. Ogni tomoe ha uno scopo diverso. A seconda del numero di tomoe lo sharingan dell'utilizzatore disporrà di diverse abilità: La precognizione dei movimenti futuri compiuti dagli avversari ,la visione dello scorrere del chakra attraverso i corpi , la possibilità di copiare varie tecniche dagli avversari.
Lo Sharingan non appare automaticamente alla nascita: tende invece a manifestarsi quando il portatore è soggetto a forti stress emotivi o in situazioni dove la sua vita è in pericolo.
Dopo la sua prima apparizione, il portatore può attivarlo o disattivarlo a suo piacimento .
Il livello e il potere di uno Sharingan è basato sul numero di Tomoe presenti sull'iride
»

Sasuke non poteva credere a quello che leggeva. Cosa era quella potentissima capacità oculare? Chi erano gli Uchiha, e perché nessuno ne aveva mai parlato?
« Questi occhi mi turbano...» lo raggiunse la voce di sua sorella minore che ne studiava attentamente le iridi rosse e nere disegnate su quelle vecchie pagine ingiallite.
Ci passò la falange sopra, seguendo le linee geometriche di quello che veniva chiamato "Sharingan ipnotico".
« Eppure, penso di non aver mai visto niente di più bello » aggiunse Sakura con voce bassa.Sasuke guardò il suo dito percorrere piano quelle strane figure.
« Continuiamo...» disse lui entusiata per aver finalmente trovato una lettura coinvolgente.
Sua sorella annuì distogliendo solo ora gli occhi dall'immagine, per portarli sul profilo elegante di suo fratello.E -come al solito- ne fu rapita.
Era bello, così bello da offuscare qualsiasi perfezione marmorea custodita in quel palazzo. E lei desiderava averla interamente per sè tutta quella enigmatica magnificenza.
« Perché mi fissi ? Sei fastidiosa » canzonò lui  continuando a guardare le pagine del libro.
Sakura sentì le guance infiammarsi con la stessa intensità di un fuoco estivo. 
« Non ti stavo fissando, egocentrico » mugugnò infastidita, muovendo con un gesto altezzoso i lunghi  capelli rosa.
 Sasuke la guardò afferrando tra l'indice e il pollice un ciuffo morbido di fiori di ciliegio. Glielo tirò appena, quel tanto da avvicinarle il viso.
« Non mi mentire » 
Sakura allora si morse il lato del labbro girando lo sguardo 
« Anche se ti stavo fissando, non sono tenuta a dirti il perché. Non posso certamente palesarti tutto quello che mi passa per la testa! » sbottò  con le guance ora meno arrossate e lo sguardo lievemente accigliato.
« Figurati se mi interessa sapere cosa passa per la testa di una principessa di quattordici anni. Ho di meglio a cui pensare » la schernì con un mezzo sorriso sulle labbra.
 
«Tipo a quanto sia insopportabile il tuo carattere? ...e smettila di trattarmi con una bambina, sono una donna ormai! Sembra che tutti se ne siano siano resi conto tranne te »

Sasuke strinse appena le labbra guardandola finalmente negli occhi. Davvero Sakura pensava che lui non si fosse accorto di quanto in quei pochi anni fosse cambiata?
Nel giro di un attimo, Sasuke aveva visto sotto i suoi occhi la sua dolce sorellina assumere le fattezze  di una donna.
L'aveva ascolta ridere con una malizia nata dalla consapevolezza di essere desiderata dai ragazzi.
L'aveva vista imporsi dimostrando un temperamento forte, vincente, ereditato da sua madre Kushina.
L'aveva vista studiare le arti mediche con un'intelligenza e una capacità pari a nessuno.
Certo sapeva che era cresciuta, semplicemente vederla ancora come una bambina era un modo per proteggersi e proteggerla.
« Per me resti una bambina » disse con eccessiva freddezza, mascherando la sua frustrazione.
Sakura capì che le lacrime sarebbero arrivate a breve, quindi serrò forte le palpebre e le spinse via. Perché una bambina avrebbe pianto, non una donna  e lei sarebbe voluta essere qualsiasi cosa davanti agli occhi di Sasuke tranne che una sciocca e infantile mocciosa.
« E' più facile così...» disse lei a voce bassa
«Che significa? » chiese sbuffando leggermente.
«Voglio dire che per un fratello maggiore è meno "doloroso" continuare a vedere la propria sorellina come una bambina, anche quando questa non lo è più. Perché una volta entrata nell' età adulta verrà corteggiata, con sempre più frequenza, fin quando non troverà il gentiluomo giusto che la sposerà, e lei sarà costretta a lasciare per sempre la casa familiare. Il punto di riferimento diventerà il marito, potrà contare su di lui per la protezione e l'amore di cui ha bisogno. Creerà la sua di famiglia, e il legame morboso con il fratello maggiore sarà solo un dolce ricordo dell'infanzia »
Mantenne gli occhi verdi nei suoi tenebrosi per tutto il tempo. Era soddisfatta di come aveva rigirato la situazione a suo favore, mettendo in luce un aspetto peculiare del suo rapporto con Sasuke :  la gelosia e la possessione che provava verso di lei da quando era piccola. Si fece sfuggire un piccolo sorriso trionfante, quando vide gli occhi del fratello vacillare sotto la sua naturale spigliatezza.
Ma fu per poco, perché le sue ossidiane iniziarono a brillare, mostrando un sorriso malizioso.
« Quello che dici, sorella, può valere per le altre, ma non per te...vuoi sapere perché? »
« Lasciami indovinare, perché nessuno vorrà in moglie una noiosa ragazzina dai capelli rosa? » domandò sarcastica.
Sasuke si avvicinò di più, mantenendo quel sorriso malizioso che Sakura tanto detestava-amava-
 
« Al contrario, i pretendenti ci sono, e in futuro stai certa saranno ancora più numerosi. Ma nessun uomo potrà mai essere il tuo punto di riferimento quanto lo sono io, il legame che avrai con tuo marito sarà sempre inferiore a quello che hai con me!  »
« Certo, perché il nostro è un legame di sangue. Te lo sei forse dimenticato, Sas'ke-kun? » chiese a sua volta maliziosa guardandolo negli occhi.
La mascella di Sasuke si strinse impercettibilmente.
Dimenticarlo? Quel dettaglio lo tormentava come un tarlo fa con il legno, scavando sempre più a fondo nel suo cuore, sempre più giù, fino a dilaniarlo.
Portò la testa all'indietro, facendo scivolare i lunghi capelli neri. 
« Come potrei dimenticare di avere lo stesso sangue di una mocciosa tanto noiosa ? » disse con un ghigno borioso e lei rise a voce alta, facendo brillare i suoi occhi verdi.

¤







Ascoltò il suono dei passi veloci avvicinarsi, il rumore delle armi che si muovevano.
Poi alzò lo sguardo : Le guardie nelle loro splendenti armature ,entrarono all'improvviso, tutte insieme circondandolo.
« Esigo delle spiegazioni » la guardai più anziana, l'unica che Sasuke conosceva perché al servizio degli Uzumaki da anni, lo guardò con disprezzo
« E' giunto il momento della verità,principe » Sasuke appoggiò la schiena sulla parete rivolgendogli uno sguardo di ghiaccio
« La verità dici? Quale verità, quella del tuo re? » rispose sprezzante mentre si alzava.Le guardie lo fissarono quasi spaventate, il suo viso era una maschera di odio.
« Risparmia le parole per il processo, Uchiha.» disse strattonandolo.Lo incatenarono e lo spinsero con arroganza fuori.
Sasuke si lasciò condurre senza opporre troppa resistenza. Se solo quel maledetto "incontro" non fosse avvenuto così presto, se avesse avuto più tempo, se avesse scoperto quale  tipo di farmaco gli era stato somministrato  per privarlo dei suoi poteri , allora forse sarebbe riuscito a capire come dileguarsi al momento del trasferimento dalla cella.
Ma il tempo dei sogni era finito, e senza nemmeno accorgersene era già uscito dalle viscere delle prigioni.
Un' intensa luce lo colpì agli occhi. Da quanto tempo era stato segregato nella più completa oscurità ?...probabilmente da sempre, lui ci era nato nel buio.
Il suo paese invece, Konoha, era un luogo di luce con poche tenebre. Lo stesso Minato era una luce, la Regina Kushina lo era stata, così come lo erano Sakura, Naruto, Kakashi, Jiraya, Tsunade...e l'elenco poteva continuare per molto. Sasuke però era un'ombra, anzi non una semplice ombra, era il buio che era sceso sull'intero reame.
Lui era l'oscurità della follia di chi ha smarrito ogni strada, il cui passato è una disperata menzogna.



 
Angolo autrice :

Buongiorno, credo che si dica " buongiorno"  dato che sono le
3: 17
Comunque ritaglio questo piccolo spazio innanzitutto per ringraziarvi, spero che la storia vi stia piacendo e se c'è qualche errore, consiglio, precisazione vi prego di farmelo sapere ^.^
In secondo luogo ci tengo ad avvisare che tra pochi giorni partirò per la France e non posterò ulteriori capitoli, ma ho quasi concluso la storia, quindi a fine agosto o inizi settembre continuerò a postare il seguito, con frequenza :)
Un pensiero particolare a  coloro che hanno trovato il tempo di recensire, grazie di cuore   sasusakusara7, meryl watase ,Viaggiatrice14 e  _AmeLilly_
Ringrazio tanto anche chi ha inserito la storia tra le preferite e/o seguite.E per finire quelli che si sono fermati anche solo a  leggere :)
Vi auguro a tutti una buona estate, ci vediamo presto un bacione forte! <3
,

22Mavi





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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 4




Siamo tutti impastati di debolezze ed errori;perdoniamoci reciprocamente le nostre sciocchezze:
questa è la prima legge di natura
Voltaire






Sakura strinse con forza i pugni, seguendo con gli occhi il drappello di guardie e il loro prigioniero.
Non lo vedeva da mesi e quando incontrò il suo sguardo ,quasi tremò. Sasuke era molto più magro di quello che lei ricordava, quasi scheletrico.
I vestiti che indossava lo facevano apparire ancora più gracile: nessun orpello dorato, nessuna insegna del proprio rango, nessuna armatura.
Tutto perduto, come il suo cognome, come molte altre cose...
I capelli erano incolti, lunghi, cresciuti nel disordine di filamenti neri : un intreccio buio fuori e dentro la sua testa. Gli ricadevano sul viso scavato, coprendogli l'occhio sinistro e a lei venne in mente
il quadro di Madara Uchiha, quello che suo padre le aveva mostrato dopo la ribellione e la fuga del fratello.

Giunto al cospetto della famiglia reale, dei cinque re e del consiglio, Sasuke fu fatto inginocchiare, anche questa volta non oppose resistenza, ma Sakura non potè far a meno di notare una certa rigidità nei suoi movimenti. Il Re Minato si alzò dal trono e  proseguì illustrando dettagliatamente i crimini compiuti da suo figlio.
Arrivando all'omicidio di Danzo Shimura, Sakura potè scorgere un sorriso affilato spuntare sulle labbra di Sasuke, e involontariamente rabbrividì per quel ghigno.
Quando il re tacque, una guardia gli diede il consenso per poter parlare 
« Grazie per il riassunto, padre. Sono così tante cose che inizio a far fatica a ricordarmele tutte. Anche voi avete qualcuno che prima di andare a dormire vi elenca i vostri misfatti?..» Vide gli altri Re corrugare la fronte o manifestare espressioni di dissenso. Minato però appariva tranquillo, ormai era abituato alla sua lingua affilata
«Sasuke, hai qualcosa da dire in tua difesa? »  «Vi siete dimenticato di specificare che le mie azioni sono state la conseguenza delle vostre menzogne e dei vostri omicidi! » proseguì con sdegno
«Se voi non mi aveste nascosto la mia vera discendenza...io non- »
«
Temo che le tue azioni non siano un effetto di ciò che hai scoperto, ma che siano insite nella tua natura, Uchiha. » era stato un anziano del consiglio a frenarlo.
Sasuke, interrotto, rimase un attimo con la bocca dischiusa e l’ira negli occhi,  prima di serrare le labbra in una smorfia amara.


"Non si sfugge alla propria natura"


«
Dite bene, nella mia natura. Quindi perché condannarmi per qualcosa che non dipende dal mio libero arbitrio? »
Sakura avrebbe voluto sorride, mostrare con  trionfo che la mente del fratello era più che lucida, ma le sue labbra non si mossero. Era folgorata dalla capacità di Sasuke di raggirare quel manipolo di vecchi complottisti. Anche dopo quell'intero anno incarcerato nel più completo isolamento, la sua dialettica era ineccepibile.
« Basta così! » tuonò Minato, rivolgendosi tanto al figlio quanto all'anziano.
«Sono stati commessi errori, molti errori...da entrambe la parti. Konoha ha pagato tragicamente per quello che ti è stato sottratto, Sasuke. Hai sferrato la tua vendetta sul tuo popolo, colpendo indiscriminatamente. Hai tradito la tua famiglia, hai assassinato e mentito. Hai tentato di uccidere i tuoi fratelli e il tuo Re» Sasuke apprezzò l'aver evitato la parola padre «Ora però siamo qui, l'uno di fronte all'altro. E io ti invito a rispondere con il cuore, non con l'orgoglio» si interruppe un attimo poi riprese «Tu, Sasuke Uchiha, rimpiangi tutte le tue scelleratezze? »
Sakura trattenne il respiro mentre realizzava che era arrivato il momento di scoprire se Sasuke l'avrebbe ascoltata oppure no. Cercò la mano di Naruto, che fino a quell’istante era rimasto immobile e in silenzio.
Il giovane Uzumaki gliela strinse forte mantenendo gli occhi azzurri fissi sul fratello. I secondi sembravano non passare mai.


Il traditore alzò la testa, guardò i quattro Re che avevano percorso miglia e miglia per assistere alla sua redenzione. Guardò il consiglio che chiaramente voleva solo vederlo in catene a vita.
Guardò la sua famiglia, speranzosa e tesa. Guardò Sakura i cui occhi verdi non lo avevano abbandonato per un secondo da quando era entrato in quella sala.
Stava per rispondere, ma un improvviso dolore acuto lo colpì alle iridi, sentì del sangue fuoriuscire e si portò entrambe le mani per coprire la vista che aveva iniziato ad appannarsi.
Un urlo gelido invase il salone.
Le guardie rivolsero le loro lame su di lui, preoccupati che avesse riacquistato i suoi poteri oculari, Minato si alzò allarmato dal trono , appoggiandosi ai braccioli .
« Principessa Saura !» Onoki, l'anziano Re della Regno della Terra tentò di fermarla, ma Sakura era già china sul traditore, che urlava in ginocchio coprendosi gli occhi.
Gli poggiò entrambe le mani sulle spalle, incurante della possibilità che potesse essere tutta una messinscena, un piano malvagio per tentare un -ennesimo-omicidio.
«Sasuke! Sono io guardami !» il principe grugnì dal dolore mentre allontanava le mani e indirizzava lo sguardo verso la sorella, lacrime di sangue sgorgavano impetuose dalle sue iridi.
« Non riesco a vedere !» urlò. Sakura intreccio le dita  nelle sue mentre  il fratello agonizzante si contorceva a causa degli spasmi sempre più violenti
«Padre, vi prego lasciate che io lo curi !» era disperata, tremava forse più di Sasuke. Naruto fu presto al suo fianco, l'Uchiha avvertì il suo braccio intorno alla schiena.
« Non ha ancora ammesso il suo pentimento !» intervenne un'anziana del consiglio «Morirà se lo richiudete di nuovo  lì dentro, tanto valeva condannarlo a morte! Oppure è proprio quello che state facendo con le vostre gocce?...» chiese irrispettosa e adirata. Un sommesso boato di sdegno percorse l'intero consiglio.
«
Maestà trasferitelo nelle sue stanze, ci metterò poco per sanare l'infezione.Voi sapete che sono l'unica in grado di farlo. Non lasciatelo morire qui....vi supplico » la voce le si ruppe in gola, strozzata dai singhiozzi che sentiva salirle dal cuore. Le sopracciglia del Re franarono in un'espressione di profondo sconforto. I suoi figli erano a terra, inginocchiati e supplichevoli.
Le loro vesti reali, con il simbolo degli Uzumaki cucito sopra, erano sporche del sangue del loro fratello, dell'altro suo figlio, quello che rischiava di morire lì davanti ai suoi stessi occhi.
« Aiutate la principessa Sakura a scortare il principe Sasuke nelle sue stanze » le guardie esitarono, scrutandosi intorno con timore.
Il Re puntò il dito contro di loro, alzando incredibilmente la voce 
« Avete sentito, guardie?! Scortate immediatamente i  miei figli!!» Le pareti del grande salone reale parvero tremare sotto il comando di Minato.


L'unica cosa che riusciva a sentire chiaramente era  il flusso verde del  chackra di sua sorella penetrargli direttamente nell'apparato visivo, era una sensazione rigenerante, che poco tempo prima aveva provato, quando lei gli aveva salvato la vita sul campo di battaglia. Parallelamente percepiva la sua voce morbida lontana, come se arrivasse, ovattata, da un luogo remoto e distante
« Andrà tutto bene, ti salverò Sasuke...non permetterò che tu muoia » ripeteva sua sorella accarezzandogli il viso.
Poi un tepore lo avvolse e sognò.
Sognò sua madre che lo abbracciava tranquillizzandolo, la regina Kushina era avvolta in una luce chiara
« Non è colpa tua, Sas'ke. La mia malattia era incurabile, non è stato il dolore per il tuo abbandono ad uccidermi. Riposa ora figlio mio, il tuo cuore ha bisogno di pace»  gli sussurrava all'orecchio.


Anni prima



La Regina, per una volta senza dame di compagnia, era intenta ad annodare tra loro i fili d'oro e d'argento.
Tutti i reami erano a conoscenza della straordinaria abilità della moglie del Lampo Giallo, le cui mani davano vita ad oggetti mirabili, chiunque vi posasse gli occhi infatti, ne rimaneva folgorato. Pioveva da giorni ormai e quando il temporale durava così tanto, l'intero castello non bastava a contenere i due principini.
I suoi figli erano ancora dei bambini e dove c'era l'uno c'era anche l'altro, sempre.
Giocavano tra le varie stanze del palazzo, con le loro spade di legno, sconfiggendo mostri e nemici immaginari.
Kushina sperava che non crescessero mai, che non scambiassero mai i loro nemici di fantasia con quelli reali.
Ma sapeva che il loro destino era quello di essere splendenti e impavidi guerrieri.
Che la guerra e la morte sarebbero diventate il loro pane quotidiano e che avrebbero provato il dolore e la disperazione troppo presto.


« Bambini, quante volte vi ho detto  di non giocare nelle mie stanze?»
Due paia di occhi innocenti,azzurri e neri,la osservarono dalla loro posizione dietro cassetti pieni di rocchetti e tessuti ricamati e srotolati.
«Siamo in missione mamma, i troll ci stanno inseguendo, dobbiamo nasconderci qui»
Naruto chiuse appena gli occhi emozionato e Sasuke, dietro di lui, si guardò intorno con sospetto : i troll potevano essere già arrivati.
Kushina ambiva a poter mettere sotto chiave tutto quello che erano in quel momento, tutto quello in cui credevano, tutto quello che ancora non avevano cominciato a chiedersi.
Avrebbe voluto chiudere tutto in una
scatola di cristallo, perfetta e indistruttibile.

«
Va bene ma vostra sorella dorme nella culla, cercate di non svegliarla!»
«
Voglio vederla ! » urlò Naruto e Sasuke prontamente gli tappò la bocca.
«Shh, dorme! » lo ammonì a voce bassa
Kushina accennò un dolce sorriso, si alzò abbandonando per un attimo il ricamo e li prese in braccio, uno posato alla sua sinistra, l'altro alla sua destra. Si avvicinò alla culla bianca di sua figlia,
la piccola neonata dormiva beatamente, ignara di quello che succedeva attorno a sè.
«Vedete come è bella? » disse notando gli occhi dei suoi gemelli illuminarsi
«E' ancora piccolissima » commentò Naruto sfiorandole piano la manina stretta nel minuscolo pugnetto.
«Noi la proteggeremo sempre, madre » aggiunse Sasuke, serio per la sua tenera età.
Kushina li riposò entrambi a terra stampando un bacio sulla fronte di ognuno.
Appena toccò il suolo, Naruto iniziò a correre per la stanza dicendo di voler portare a termine la missione contro i malefici troll; ma il suo fratellino sembrava meno entusiasta.
In poco tempo Naruto si annoiò, non voleva restare a guardare la mamma filare, e andò via alla ricerca di nuove avventure. Suo figlio Sasuke invece continuava a osservare le sue mani che intrecciavano i colori sgargianti dei filamenti.
«Non vuoi andare con tuo fratello? »
«
Preferisco guardarvi, madre»  rispose accoccolandosi vicino a lei.
Kushina amava ugualmente entrambi i suoi figli. Il cuore della madre batteva ad un unico ritmo. I suoi figli invece amavano diversamente. Naruto donava i suoi sentimenti liberamente, a tutti. Mentre l'amore di Sasuke era difficile da conquistare. Ma era un qualcosa che, se raggiunto, Sasuke avrebbe tenuto stretto per la vita, come la cosa più preziosa in terra.
Eppure in una parte remota del suo animo, lei era convinta di non meritare tutto quell'amore. La sincerità dei sentimenti di suo figlio Sasuke andava a cozzare con la rete di bugie in cui viveva, +
in cui loro lo avevano costretto a vivere. Non riusciva nemmeno a immaginare la reazione di suo figlio se avesse scoperto la verità.
Come avrebbe creduto ancora a loro, ai suoi genitori che lo avevano cresciuto sotto le coltri della menzogna?
Li avrebbe odiati?...avrebbe odiato anche lei ?
Presero forma nella sua testa, le ossidiane nere di Sasuke, fissarla con astio e delusione, e il cuore le si bloccò in gola.
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, ma continuava a sperare, a lottare contro un futuro già amaramente scritto.

«C'è qualcosa che non va madre?» chiese alzando i suoi splendidi occhi neri su di lei
«No, tesoro mio.» «Sicuro? » aggiunse indagatore.
Non c'era niente da dire, suo figlio era fin troppo sveglio e intelligente. Era capace di comprendere cose che altri bambini non avrebbero mai trovato.
Lo prese in braccio, posandolo sulle sue ginocchia e lui poggiò una guancia sulla sua spalla. Kushina gli accarezzò i capelli neri per poi stampargli un tenero bacio tra quei filamenti scuri.
Poi lo girò per poterlo guardare in viso, occhi negli occhi.
«Sasuke, ora sei solo un bambino, ma voglio che  quello che ti sto per dire, tu lo ricordi per sempre. Va bene?» il figlio annuì reggendo lo sguardo della madre
«Qualsiasi cosa accadrà in futuro, io ti amerò sempre immensamente, perché tu sei mio figlio e questo non cambierà mai. Ricordalo Sasuke, sei mio figlio e io ti continuerò ad amare per il resto della mia vita »  «Anche io vi amerò per sempre madre » disse arrossendo e la abbracciò con tutta la sincerità della sua giovane età, nascondendo il viso nel suo seno accogliente.



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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 5




Mostrami che sei umano,non ti spezzerai
ama le tue imperfezioni e vivi per i tuoi errori





Dita morbide percorrevano il profilo del naso, tracciavano il contorno della mandibola, spostavano i capelli che ricadevano sulla fronte,
accarezzavano lentamente le tempie. Quando l'indice di Sakura, perché sapeva che quella mano poteva solo appartenere a lei, si mosse sulle labbra seguendone la linea, 
Sasuke ebbe un sussulto involontario. Le bloccò in un attimo il polso ed aprì gli occhi, ma non vide niente. 
Con l'altra mano, quella che non stringeva con violenza , tastò la consistenza delle garze. 
«Finalmente ti sei svegliato»  «Cosa è successo?» chiese a voce alta, mantenendo il braccio della principessa sospeso.
«I tuoi occhi hanno subito una grave alterazione dovuta alle gocce che ti hanno somministrato. Ma non temere non hai subìto alcun effetto collaterale permanente»  «Quando riavrò la vista?»
«
 Presto, devi solo tenerli a riposo per qualche giorno.Tsunade ha apportato delle modifiche al farmaco, le nuove gocce non implicheranno dolori o danni» le disse dolcemente.
Le liberò il polso fino a quell'istante stretto, istintivamente, con eccessiva forza.

Si alzò dalla posizione supina, appoggiando la schiena al morbido cuscino di piuma d'oca. Non sapeva se l'essere stato in prigione per tredici mesi avesse reso il suo giudizio più mite, ma quello era il letto più comodo sul quale avesse mai riposato. Quando però sentì bussare alla porta, il suo copro s'irrigidì di scatto. 
«
Sas'ke! Ti sei svegliato....» era Naruto, lo aveva percepito ancor prima che parlasse. La sua voce era sinceramente emozionata e lui non la sopportava. « Come ti senti ?»
«Tralasciando l'incapacità visiva, l'essere senza potere, e il dover tollerare la tua presenza?» «Noto che hai riacquistato il giusto spirito» disse troppo allegro per i suoi gusti.
«Sakura, che hai fatto al polso?» chiese poi  preoccupato « Nulla» rispose Sakura coprendosi velocemente il segno violaceo con la mano
«
Sasuke ha bisogno di un bagno caldo, e non può farlo da solo...»aggiunse subito, cercando di distogliere l'attenzione.
«Chiamo la servitù» L'Uzumaki si era già spostato verso l'uscita, ma le parole di sua sorella lo bloccarono «Naruto, i servi hanno il terrore di lui, si rifiutano anche solo di entrare  in camera»
La risata di Naruto invase la stanza, rendendo l'Uchiha ancora più nervoso «Ma ora non può fargli nulla...» disse ridendo, ancora.  
«Lo so, ma preferirebbero essere frustati mille volte che entrare nel bagno soli con lui!» «Va bene allora ti aiuterò io»
 L'Uchiha, velocissimo, si scostò le lenzuola di dosso tentando di alzarsi dal letto, ma si riscoprì eccessivamente debole, tanto da perdere quasi l'equilibrio.
«
Non mi farò fare il bagno da te! Sono in grado di arrangiarmi da solo!» ringhiò secco 
«Dai Sasuke, non puoi- » « Mettimi le mani addosso e ti uccido, Naruto» lo interruppe stringendo con frustrazione i pugni 
«Fai come vuoi, sono stanco di venirti dietro Sasuke.» urlò il fratello sbattendo la porta della stanza.
 Intuì dal suono del suo respiro che Sakura aveva trattenuto per un attimo il fiato per poi far uscire l'aria con rumore.

«Appoggiati a me» disse calma prendendo il suo braccio e portandoselo sulla sua spalla. 
Sasuke non obiettò, sapeva di essere ancora troppo debole. Si puntellò su di lei il meno possibile,  non per gentilezza, ma per dimostrare che poteva -in parte- farcela anche da solo. 



Lo sentì immergersi nell'acqua calda con un sospiro mentre lei, di spalle, fissava la porta del bagno.
«Perché fai tutto questo per me?», le chiese facendola voltare verso di lui, la spugna stretta morbosamente in mano per tenere a freno l'agitazione.
«
Perché voglio prendermi cura di te» ammise. Sasuke tirò il viso per poi assumere un espressione glaciale « Guerra e morte è ciò che chiedo, non so cosa farmene delle tue cure»
Percepì il cuore serrato da una morsa mortale, ma la ignorò con forza e si sedette sul bordo della vasca dietro le sue spalle.
Sollevò il pesante vestito sopra le cosce e immerse le gambe nell'acqua calda, lo sentì trasalire.
«Ti do fastidio?»
Nessuna risposta.
Si chinò a immergere la spugna nell'acqua, e gliela passò lentamente dietro la schiena.
La pelle bianca era piena di cicatrici, molte -troppe- per quello che lei riusciva a sopportare.
«Sei dimagrito» disse percorrendo le scapole
«Sai sorellina, non ti nutrono a dovere quando sei un traditore folle che ha tentato di impossessarsi del trono e uccidere l'intera famiglia reale»
Sakura inghiottì rimanendo in silenzio, mentre le mani si intrecciavano tra i suoi lunghi capelli neri, lavandoglieli con cura.
Il viso di Sasuke iniziò a rilassarsi gradualmente mentre portava la testa all'indietro godendo del suo massaggio.
Il profumo di quei saponi era uguale a quello che usava quando viveva in quel palazzo, la stessa fresca fragranza di pini.
«Mi piacciono i tuoi capelli, anche se ora sono così lunghi» 
Intinse di nuovo la spugna nell'acqua, e gliela passò sul torace. Lui poggiò, senza remora,  la testa sul suo ventre allenato bagnandole la parte superiore del  vestito.
« Non dovresti essere qui, con me...»
« Preferiresti un ancella?»
Gocce d'acqua caddero nel silenzio
« Non è quello che intendevo»
Trattenne il respiro per l'imbarazzo, e immerse la spugna nell'acqua sfiorandogli l'ombelico per poi percorrere i quadratini perfetti dei suoi addominali alti.
«Temi che se a palazzo si venisse a sapere che ho fatto il bagno al Principe Rinnegato, il mio onore verrebbe distrutto?»
Silenzio.
«Il tuo onore è l'ultimo dei mie problemi»
«Un tempo non era così» rispose con un sussurro, passando la spugna sulle braccia e sulle spalle.
Sasuke non ribattè ma lei avvertì chiaramente le dita della mano sfiorarle la gamba, sotto la superficie dell'acqua. Una scarica elettrica le attraversò il corpo, contro la sua volontà.
«Tremi sorellina. Hai paura?» chiese allora con  voce sibilante 
«» ammise in un soffio e vide il labbro di Sasuke alzarsi in un angolo per quella risposta tanto sincera.
«Non ti posso fare alcun male ora, Sakura»
Gli passò la spugna morbida dietro la nuca, girando intorno al collo.I capelli bagnati le si attaccarono alle nocche, quasi come se quei filamenti neri potessero seguire il percorso delle sue vene.
«Non tremo per il male che potresti farmi;  tremo perché ho paura di quello che il mio cuore e il mio corpo desiderano.» confessò con voce bassa
«Non mi stuzzicare, sorella, non sono più il ragazzino che riusciva a tenere a bada le tue provocazioni.» 
La voce di Sasuke la colpì come una lama rovente, accendendole un fuoco violento che in breve tempo raggiunse le guance bianche. Si morse il labbro, per tentare di spegnere quel bruciore impazzito che le invadeva il corpo.
«Abbiamo finito» riuscì a dire combattendolo, uscì quindi dalla vasca e posò delle asciugamani di lino pregiato sul bordo
«Le asciugamani sono sulla tua sinistra» disse e girò veloce lo sguardo dall'altro lato.
Dal rumore dell'acqua capì che Sasuke era uscito, aspettò qualche minuto prima di rigirarsi verso di lui :  
Era all'impiedi con il telo posato sui fianchi, così in basso da mostrare l'iniziale peluria intima. I capelli neri, grondanti d'acqua, gli ricadevano lunghi  e luminosi sulle spalle ampie ed allenate. 
Gli occhi fasciati le fecero prestare attenzione ad altri particolari del suo viso, al suo naso perfetto ed elegante e alla sua bocca, sensualmente accattivante.

«Ti piace quello che vedi sorella?» disse improvvisamente facendola sobbalzare «Cosa?!» chiese sorpresa con le guance che sentiva nuovamente ribollire.
Come poteva sapere che lo stava fissando, era cieco. 
« Ti piace vedermi così vulnerabile?...addirittura impossibilitato a farmi un semplice bagno»
Sakura sospirò avvicinandosi a lui  «Ciò che mi piace è rivederti in queste stanze, con me al tuo fianco, fratello» disse seria. Poi posò una mano sulla sua schiena spingendolo appena verso l'uscita del bagno.
Naruto ricomparve proprio in quel momento 
« Diamine Naruto, quante volte te lo devo ripetere? Bisogna bussare prima di irrompere in una stanza !» disse spaventata dalla sua irruenza 
«Hai ragione, perdonami! Ma nostro padre ci aspetta...» Sakura si guardò allo specchio era perfettamente in ordine per recarsi dal re. «Le guardie sono fuori? »  
«Sempre, ma Sasuke deve venire con noi » «Perché? » chiese quest'ultimo profondamente infastidito 
«
Non lo so, ma così mi è stato ordinato. Sarà a porte chiuse comunque, nemmeno i vecchi del consiglio ci saranno» disse cercando di calmarlo. «Cos'è una riunione di famiglia » canzonò sarcastico
«
Forse...ora lascia che ti aiuti con i vestiti » disse Naruto amorevole. 
Sasuke non rispose, ma la sua frustrazione cresceva ogni ora che passava, non solo aveva perso ogni potere, ora non riusciva nemmeno più a vedere ed era costretto a dipendere da quei due.
Si limitò a maledire qualche dio mentre il fratello gli infilava le vesti eleganti.




Avevano percorso in religioso silenzio il tragitto dalle sue stanze a quelle dove li attendeva il Re. Dal momento in cui era venuto a sapere che Minato aveva convocato anche lui, senza gli occhi vigili del consiglio, 
si era prefigurato quell’incontro. Non era abile a creare illusioni solo all’esterno, ma anche all’interno di sé stesso, e la sua immaginazione procedeva rapida dando forma agli scenari a cui pensava. 
Nella sua testa aveva previsto un dialogo freddo e controllato, una marea di accuse a cui sarebbe stato chiamato a rispondere, e un baratro insormontabile tra lui e quello che era stato suo padre ; perciò, quando avvertì le braccia del re circondarlo, Sasuke scattò all’indietro, atterrito.
«Prima desiderate la mia morte, e poi mi volete stringere tra le braccia?» esclamò con ferocia.
«Sasuke, io non ho mai desiderato la tua morte» rispose pacato
«Voi, caro padre, avete schierato contro di me l'esercitò più forte che i cinque regni abbiano mai visto. Non siete riuscito ad uccidermi, ma non vuol dire che non lo avete desiderato.»
«Dovevamo fermarti in qualche modo...sai bene che l'esercito non è stato voluto da me, ma dal consiglio e dai quattro re. Eri diventato troppo pericoloso... dopo che hai mosso guerra contro Konoha e Suna,
nessuno ha più voluto ascoltare obiezioni...avevo le mani legate.
»
«Peccato però che vostro figlio Naruto non sia riuscito ad annientarmi. Altrimenti voi e il vostro popolo avreste potuto finalmente dormire serenamente, assassinando anche l'ultimo degli Uchiha»
«Sasuke, ascoltami...la tua visione è distorta dal risentimento e dal dolore. Io e la tua defunta madre ti abbiamo sempre amato come un figlio. Tu sei nostro figlio. Io e i tuoi fratelli abbiamo agito con ogni mezzo
 per evitare la tua, altrimenti, inevitabile condanna a morte. Non hai idea quanti accordi ho dovuto stipulare per farti sfuggire alla pena capitale. Tutti ti volevano morto...
»
«Non mi interessa cosa avete fatto...Piuttosto perché mi avete convocato?» mormorò a denti stretti. Non voleva sentir parlare di Kushina e del suo amore.
«Per parlare con mio figlio» disse semplicemente.
Rimase in silenzio,scacciando quell'odiosa sensazione di stanchezza emotiva.
«Ditemi voi di cosa desiderate parlare, padre» esclamò poi «Perché sono certo che tra tutto ciò che avrei da dirvi, non c’è nulla che vorreste sentire»
«Sasuke» esclamò rammaricato «neanche per un'istante ho desiderato la tua morte, non quando sei stato risucchiato dalla più cupa tra le tenebre, non quando hai cercato di compiere, con ogni mezzo possibile, 
la tua vendetta. Anche se le cose non sono andate nel modo in cui avremmo pensato, sono felice di aver potuto vedere questo giorno. Sono felice di ritrovarti a casa
»
Era lieto che in quel momento non era in grado di vederlo in viso, mentre parlavano l'uno difronte all'altro.
Perché le parole che gli rivolgeva il re, così calme, controllate e amorevoli lo facevano infuriare ancora di più. Sentiva un gran peso nel petto, dolore, forse.
«Cosa farò io ora?» chiese irritato.Ignorando quel nodo di emozioni contrastanti che avvertiva in gola.
«Sono riuscito a convincere il consiglio dicendogli che io stesso, durante i dolori acuti che ti hanno colpito gli occhi, ti ho sentito pronunciare parole di rimpianto e pentimento per tutto quello che hai fatto.
Kakashi Hatake, Sakura e Naruto hanno prestato giuramento davanti alla corte reale, riportando e confermando le tue parole di rimorso, dispiacere e rammarico.
»
Ricordava poco di quelle ore di tormenti e dolori, in cui i suoi occhi non avevano smesso un attimo di sanguinare. Ma sapeva benissimo di non aver pronunciato alcuna frase in cui esprimesse pentimento o rimpianto. Lo sapeva perché Sasuke stava per rispondere "No" alla domanda che gli aveva rivolto il padre.
A costo di marcire in quella prigione, lui non avrebbe mai rinnegato ciò per cui si era così battuto.
Quindi se in quel momento era lì, salvo e "libero", era per una sola ragione : Tutti avevano mentito per salvarlo. Non solo il Re, suo padre, aveva mentito al consiglio. Ma anche Naruto, Sakura e perfino il suo ex maestro avevano giurato il falso al cospetto della corte suprema. Atto che sarebbe stato definito, se scoperto, alto tradimento, gettando disonore e vergogna su tutta la famiglia reale Uzumaki.
Perché?...
Perché dopo tutto quello che lui aveva tentanto di fargli, loro erano ancora al suo fianco, pronti a sacrificare i propri princìpi per lui.
Riuscivano a vedere qualcosa di diverso nel suo animo talmente cupo e oscuro?
Avvertì la mano di Naruto sulla sua spalla. Seppur non lo vedeva sapeva che ora gli stava sorridendo. Il nodo in gola parve acuirsi.
«Sappiate comunque che mai mi sarei umiliato rinnegando ciò che ho compiuto».
«Lo so, ti conosco Sasuke...ma questo non mi ha impedito di sperare
»
Sasuke strinse le labbra in silenzio.Quello era il suo primo dialogo con Minato da quando aveva deciso di lasciare Konoha per sempre, da quando aveva capito che lui non sarebbe mai stato come Naruto, non avrebbe mai reso suo padre orgoglioso come invece era in grado di fare suo fratello.Non poteva renderlo orgoglioso, perché lui non era come loro, lui era un Uchiha.

«Volevo solo che tu sapessi che il mio affetto resta immutato.Con il tempo, quando sarai disposto ad accantonare il tuo odio e la tua sete di vendetta, spero che riuscirai a capire»
Sasuke restò in silenzio. C’erano troppe cose dentro di lui, e non riusciva ad esprimerne nemmeno una.
«Figlia mia» Il re si avvicinò alla principessa posando entrambe le mani sulle sue spalle sottili. «ora che finalmente la guerra è finita, ora che Sasuke è di nuovo qui tra noi dovrai rispettare il tuo giuramento»
La ragazza abbassò gli occhi, fissò il pavimento lucido e perfetto prima di rispondere 
«Si padre.»
«Mio tesoro» disse il re alzandole il viso e guardandola negli occhi «Sarà dura averti lontana da me»
Si sporse verso di lei abbracciandola calorosamente, ma quello che avvertiva Sakura, mentre appoggiava la guancia sul petto di suo padre, era solo freddo e paura.
Per quanto in quel momento il panico le stesse giocando brutti scherzi, sapeva da tempo a cosa era andata in contro e, consapevole, aveva accettato senza  replicare il suo destino.
«Cosa intendete con "lontana da me"?» il tono aspro di Sasuke sciolse l'abbraccio tra padre e figlia.
« 
Il nostro reame era ormai sull'orlo del crollo.I tuoi ripetuti attacchi avevano decimato il nostro esercito e il cibo bastava a stento a rifocillare gli uomini. Le donne iniziavano a morire di fame, così come i bambini e gli anziani. Tra le strade di Konoha c'erano più cadaveri che anime. Nostro padre,sotto le incessanti insistenze del Consiglio, si è visto costretto a cedere la mano di nostra sorella all'attuale re del Paese del Vento. L'alleanza tra Konoha e Suna, l'aiuto economico che ci è stato fornito, è stato possibile solo grazie alla promessa di un'unione tra Gaara del Deserto e Sakura della Foglia»
Calò un silenzio che pareva di marmo. La voce di Naruto era austera e Sasuke sapeva benissimo perché: Lo stava incolpando.
Era lui la causa di quel matrimonio combinato. Se lui non si fosse accanito così tanto contro la Foglia, Sakura non sarebbe stata costretta ad abbandonare il palazzo.
Ora invece doveva separarsi dalla sua terra natia, dalla sua famiglia, per sposare l'erede al trono di Suna. La furia dentro di lui rallentò, trasformandosi in un dolore sordo all’altezza del petto.
«Io non ti manderei mai in sposa a nessuno»
« E tu hai permesso che questo accadesse?» sibilò senza pensare contro l'eroe delle Foglia «Naruto si è opposto con tutte le sue forze. E' stata una mia scelta. Era l'unico modo per salvare il mio popolo» 
Sakura aveva la voce rotta e tremante. La mente di Sasuke correva come impazzita cercando di trovare un modo per accettare un simile compromesso. Ma, paradossalmente, gli pareva impossibile.
Ci doveva essere una via d'uscita. C'era sempre una seconda strada, un'alternativa, un bivio. 
«Vogliate scusarmi, ma sento il bisogno di ritirarmi nelle mie stanze.Sono improvvisamente nauseato» disse sarcastico  accennando un inchino «Lo accompagno io» avvertii la voce di Naruto vicino a lui «Se permettete, caro fratello, preferisco essere scortato dalle guardie» e girando i tacchi si incamminò verso l'uscita.



Anni prima


«Principessa Sakura...Principe Sasuke?Dove siete?!» una voce adulta interruppe la loro furtiva lettura.
Sakura repentina prese il libro con il simbolo bianco e rosso e se lo portò dietro la schiena.
 «Siamo qui,maestro!» disse urlando un poco mentre il fratello afferrò un altro libro e ne aprì a casaccio una pagina sul tavolo di legno antico. «Ancora qui a leggere? Vostra padre vi cercava, principe» «Non è con Naruto?» chiese Sasuke 
«No, ora il principe Naruto è da qualche parte nel castello. Il re Minato vuole trascorrere del tempo con voi, principe Sasuke»
 Sakura sorrise e notò che gli occhi bui di Sasuke avevano iniziato a brillare, anche se  il suo volto rimase impassibile «Andiamo allora» disse incamminandosi
«
Io rimarrò un altro po' qui» urlò appena, ma Kakashi si abbassò su di lei sorridendole
«La regina ha bisogno di parlare con voi, principessa. Le vostre letture dovranno aspettare»
«Andrò subito da lei allora» rispose veloce sperando che Sasuke portasse il suo maestro al più presto via da lì.
Suo fratello prese un lembo della veste dell'Hatake tirandolo verso di lui, Kakashi si fece portare via e finalmente Sakura potè riporre l'antico tomo sul ripiano a cui apparteneva.
Scese veloce le scale e con il cuore in gola si recò verso le stanze della madre.
Era convinta di aver scoperto insieme a suo fratello un segreto incredibile e fantastico, ignorando che quello fosse l'inizio della fine.



«Come stanno i tuoi fratelli Sakura?» la regina Kushina e sua figlia ricamavano, mentre le dame di compagnia si dilettavano intrattenendole con il suono dell'arpa e del flauto. 
«
Bene,madre. Naruto è  pieno di energie ed è ormai sempre più padrone delle tecniche di nostro padre. Sasuke invece non ha paragoni nell'uso della spada e dell'arco. 
Persino il maestro Kakashi dice di non aver mai visto una tale precisione
» La madre le sorrise «Ne sono lieta. E dimmi, mio tesoro, sono felici e sereni?» 
Sakura alzò gli occhi verdi sulla madre, i cui capelli quel giorno aveva deciso di lasciare liberi. Le onde rosso fuoco le ricadevano ribelli sulla schiena. 

«
Sì...litigano,come sempre, ma alla fine sono inseparabili» le dame mossero alcuni fogli dello sparito e la musica cambiò. «Eravate in biblioteca tu e tuo fratello?» chiese sorridendole mentre iniziava un altro colore sulla tela variopinta. Sakura annuì cercando di memorizzare i gesti della mano della madre. Lei non era molto capace a filare. «Cosa leggevate?» Sakura sussultò.
Avrebbe voluto dirle la verità, ma sentiva di non potere. Non sapeva nemmeno lei perché, ma le mentì.

«
Un libro su delle spedizioni in mare. C'erano dei disegni bellissimi su delle strane creature marine» «Ti piace passare il tempo con lui,vero?» la principessa arrossì involontariamente.
Ormai ne era consapevole, c'era qualcosa di sbagliato in quello che provava quando Sasuke era con lei, ma infondo "tutte le sorelle minori sono un po' innamorate dei fratelli maggiori"
La sua amica Ino così l'aveva rincuorata. Ma Sakura era sempre stata particolarmente intuitiva, e non era assolutamente convinta che quello fosse semplice affetto fraterno.
Da quando Sasuke era entrato nel pieno dell'adolescenza, lui e Naruto avevano iniziato a corteggiare le giovani dame, intrattenendosi con loro, scherzandoci. Ogni volta che Sakura assisteva a quelle scene, andando avanti con gli anni, sempre più frequenti, sentiva il suo cuore spezzarsi mille e mille volte. Ormai aveva capito che la sua gelosia non c'entrava affatto con il naturale amore tra
 fratelli e sorelle; mentre sorrideva alle conquiste di Naruto, odiava terribilmente quelle di Sasuke.
Le attenzioni che lui le riservava erano sempre le stesse, certo, ma a Sakura iniziavano a non bastare più, voleva essere una di quelle dame, ed era profondamente turbata da quei desideri scandalosi.
Poi però una notte dell'inverno passato, Sakura capì che non era l'unica a nutrire sentimenti proibiti.
Quella notte Konoha era completamente ricoperta dalla neve, evento straordinario per la capitale del regno, il cui clima era particolarmente mite e soleggiato.
La tempesta di neve aveva incorniciato il palazzo reale, tanto da farlo apparire come sospeso su delle nubi. Erano l'uno accanto all'altro illuminati dalle fiamme del camino.
Il coprifuoco di Kushina era scaduto da un pezzo, ma  nessuno dei due aveva intenzione di dormire, lo spettacolo era troppo unico e irripetibile.
Sakura aveva tredici anni e suo fratello Sasuke quindici 
«Se cadessi da cavallo non mi farei male, la neve attutirebbe il colpo» gli disse guardando fuori nella notte.
 Immaginando mondi e creature fantastiche risvegliate dai ghiacci
«Non ti faresti male lo stesso perché ci sarei io a prenderti» rispose protettivo «Non è vero non ti accorgeresti nemmeno che sono caduta» un velo di rabbia comparve sul suo volto, ma continuò a  fissare la neve «Perché dici così?» «Perché ti ho visto!! Perdi tempo dietro le gonne di quelle sciocche dame...ogni giorno ne corteggi una nuova ,alcune le baci anche...» disse piena di rabbia e gelosia. Sasuke la guardò di profilo, gli occhi verdi inseguivano i fiocchi di neve che si posavano sulla finestra ghiacciata. «Io penso a te quando bacio loro» confessò estremamente serio.
Lei avvampò, dimentica per un momento della gelosia, al solo immaginarsi tra le sue braccia, in balia delle sue carezze.
Poi lui scappò via, combattuto e spaventato per aver anche solo detto una cosa tanto oscena, e Sakura rimase sola a guardare la neve che quella notte non smise di scendere.


«
Sakura?» la madre si era chinata su di lei con curiosità accennando un sorriso amorevole «Hai sentito quello che ti ho detto?»
 Sakura annuì imbarazzata « Scusate madre ero distratta» Kushina le diede un piccolo bacio tra i capelli rosa «Dicevo che noto con piacere che tu e Sasuke passate molto tempo insieme»
«Sì, ma vorrei che anche lui mostrasse i suoi progressi a nostro padre» aggiunse con un tono di voce più sommesso e il viso dispiaciuto.
«
Madre, secondo voi perché Sasuke non ha ereditato alcuna tecnica di nostro padre?» Kushina la guardò allarmata, il battito le venne a mancare per un attimo.
«
Il destino ha voluto così figlia mia. Ma niente avviene mai per caso, il Fato ha altri progetti per Sasuke. Vedrai che presto troverà la sua strada»
«La sua strada?» «Sì, come tu e Naruto troverete la vostra. Ognuno ha il proprio preciso posto nel mondo.» «Ora promettimi una cosa,Sakura»La regina si specchiò nel verde ingenuo della figlia
«Qualsiasi strada Sasuke deciderà di intraprendere, tu e tuo fratello Naruto ,non dovrete mai abbandonarlo. Anche quando tutto ti sembrerà perso, ricorda che lui avrà sempre bisogno di voi due»
La principessa la interruppe aggrottando le sopracciglia rosa «Madre ,non temete. Io starò sempre al fianco di Sasuke, sempre!»
Kushina le sorrise, riacquistando un po' di fiducia in quel futuro che le appariva sempre più incerto. Riprese a intrecciare i fili tra di loro «Ne sono sicura, figlia mia»
aggiunse in un sussurro.


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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 6




Si sa che la fiamma del crudele Amore, quando è ancora tenue, col suo primo calore procura piacere,
 ma poi, alimentata dalla consuetudine, 
divampa in un incendio incontrollabile e divora completamente gli uomini
Apuleio






«Posso?» chiese dopo aver bussato. La risposta non arrivò, come d'altronde Sakura si aspettava, entrò quindi nella stanza, senza esitazione. 
Sasuke era sdraiato sul letto, le coperte riverse da un lato, la vestaglia da camera scaraventata a terra, il busto scoperto. 
Procedette lentamente, avvicinandosi al balcone e chiudendone le tende. La luce lo avrebbe infastidito troppo.
Si sedette sul bordo del letto, Sasuke avvertì il materasso muoversi un poco sotto il leggero peso della sorella.

«
Sono venuta per disinfettarti gli occhi, da oggi in poi non avrai più bisogno delle bende»
Sasuke non rispose, si mise solo a sedere girandosi appena verso di lei. Quel viso bendato, nel buio della stanza, le rallentò il battito. Si avvicinò ancora a lui e sfiorandogli la pelle iniziò a srotolare le garze. 
Cercava di essere il più delicata possibile e la premura con cui lo trattava, rendeva Sasuke più spossato di quanto già non lo fosse.
Tutta quell'attenzione lo distruggeva. Avrebbe preferito che lei disprezzasse anche il solo sfiorarlo. Sarebbe stato più facile. Meno snervante. Strinse le dita intorno alle lenzuola, frustrato, logorato . 
«Ti sto per levare l'ultima benda, la stanza è buia, ma potresti comunque avere fastidio» .Quando avvertì che anche l'ultima fascia era stata rimossa, tenne per un attimo gli occhi chiusi. 
Poi li riaprì piano, la vista era sbiadita, l'immagine di Sakura poco nitida. Li richiuse immediatamente per il forte dolore.
Sakura prese un unguento su cui aveva lavorato per giorni e glielo passò piano sulle palpebre serrate 
«Questo dovrebbe alleviarti il dolore, l'ho  preparato appositamente per te» disse guardandolo in viso.
Passarono diversi minuti di silenzio prima che Sasuke riaprisse gli occhi. 
Si fissarono 
«Sapevo che saresti riuscita a superare Tsunade» disse all'improvviso continuando a guardarla.
«La guerra mi ha aiutata a perfezionarmi...hai ancora fastidio?» 
«No» Sasuke si alzò e avvicinandosi al balcone aprì le tende. La luce lo colpì tremendamente e arretrò di fronte a tanta intensità. 
Sakura gli fu subito accanto 
«Non essere impaziente, i tuoi occhi devono ancora abituarsi» l'Uchiha annuì e tentò nuovamente di riaprirli. Questa volta l'incontro con la luce fu meno devastante. 
Si guardò intorno, perso, ma  consapevole della costante presenza di Sakura accanto a lui. Gli ci volle un attimo per rendersene conto, e il modo in cui il ricordo si insinuò nella sua testa fu quasi doloroso.
Era la sua stanza.
Come principe cadetto aveva a disposizione alcuni appartamenti, ma quella era proprio la sua stanza, dove aveva dormito da bambino e passato il tempo da ragazzo.
Rimase senza parole.
Lo colse alla sprovvista il pensiero di non essere più un prigioniero, e di essere tornato a casa.
«Non è cambiato molto dopotutto...» mormorò sua sorella. Sasuke si voltò di scatto verso di lei.
Sakura era in piedi con i capelli intrecciati lateralmente e un vestito scuro, lungo, che ricadeva morbido sul pavimento lucido.
In un attimo se la ritrovò tra le braccia, il viso rosso nascosto sul suo petto, le mani aggrappate alle sue spalle possenti. 

«
Non mi sembra vero di riaverti qui, con me» ammise singhiozzando. Un sasso nella gola le spezzò la voce.Sasuke rimase immobile, stordito.
L'ultima volta che l'aveva vista così da vicino, era sul campo di battaglia. 
L'ultima volta che l'aveva abbracciata, era in un'altra vita.
Non respinse la sua stretta, ma non la ricambiò, le braccia ricadevano ai lati del corpo, prive di movimento. Sentì ben presto la consistenza delle sue lacrime bagnargli il petto nudo. 
«Non c'è bisogno di piangere così» disse duro 
«
... temevo di averti perso per sempre» rispose alzando gli occhi su di lui. 
E quando li rivide, quei due smeraldi liquidi, Sasuke fu riportato indietro in un altro tempo. In una notte di luna piena in cui Sakura si aggrappava a lui singhiozzando e, supplicandolo di non scappare via,
lacrimava sul suo petto di giovane ragazzo.
 «Ora sono qui» disse serio continuandola a guardare.
Singhiozzò ancora e ancora, questa volta non per il dolore, ma per l'emozione di riaverlo lì con lei, così vicino, così concreto da sembrarle non reale. 
Sasuke rimase per tutto il tempo fermo, di marmo, ma ascoltò il suo pianto fino all'ultima lacrima.
«Sakura, devo vedere il re» mormorò  allontanandola, finalmente, da lui. «Sì, scusami...» le diede le spalle e indossò gli abiti regali riposti nel suo armadio.
Sakura lo guardò attentamente mentre si chiudeva attorno al collo il mantello nero. Lui la superò veloce avviandosi verso la porta 
«Sasuke» la sua voce lo bloccò, facendolo voltare appena.
Gli occhi di Sakura erano lucidi e la pelle splendeva sotto i raggi del sole che entravano nella  camera. 

«
Che c'è?» chiese con freddezza «Bentornato a casa» disse semplicemente con amore.
«Questa non è la mia casa». 
Aprì la porta.
C’erano delle guardie poco distanti, ma sapeva che ovunque fosse andato lo avrebbero seguito sentinelle che non sarebbe mai riuscito a vedere.
Affrontando a testa alta la propria fasulla libertà, uscì dalla stanza e si incamminò per il castello.
Non aveva fatto particolare attenzione alle sue condizioni fisiche durante la prigionia ma, mentre percorreva defilato i grandi corridoi lucidi del palazzo, scorse fugacemente il suo riflesso sulla superficie delle pareti. Intravide un volto sciupato e l'angoscia nello sguardo, e per un attimo il pensiero di essere tornato a Konoha in quelle condizioni gli suscitò un’umiliazione feroce.
Non fece nemmeno in tempo a riemergere dai propri pensieri che si ritrovò Naruto al suo fianco. 
«Fratello!» disse cercando di mantenere il suo passo 
«Non sono tuo fratello» «Lo sei invece, che ti piaccia o no»  rispose aggrottando le sopracciglia bionde «Non mi piace affatto, ma questo lo sai già» Naruto sospirò 
«Dove stai andando?» «Da nostr...dal Re» «Ma lui non c'è» Sasuke si fermò irritato. 
Intanto chi attorno a loro non manteneva gli occhi fissi a terra lanciava sguardi di puro terrore. Il Traditore aveva riacquistato la vista e si aggirava tranquillamente nel palazzo, era prevedibile che leggesse paura e indignazione. E d'altronde se ne rallegrava. 
«Quando tornerà?» «E' fuori per una battuta di caccia, tornerà all'alba di domani.» «Giusto in tempo per salutare sua figlia» commentò sprezzante
«Sakura passerà solo quattro giorni a Suna, per la festa del fidanzamento. Poi le nozze si svolgeranno qui a Konoha» 
Aveva voglia di urlare. Dentro era tutto un groviglio di ira e frustrazione. Quel matrimonio, per quanto non fosse che un dettaglio, gli bruciava terribilmente. 
Ma il suo unico dovere era vendicarsi dei torti subiti, e non c’era posto per i sentimenti in tutta quella faccenda. La sua vendetta sarebbe stata più efficace se nessuno avesse sospettato alcunché, e quindi, chiaramente, doveva stare al gioco e accettare il matrimonio come volevano loro, per tranquillizzarli, perché si illudessero che lui non fosse più un pericolo.
 Era tutto molto semplice. Perché quel nodo nello stomaco, allora? 
«Ho tentato di trovare un modo per evitarlo, ma sembra impossibile» 
«
Evidentemente non ti sei sforzato abbastanza, Naruto.»
«Infatti sei tornato giusto in tempo, sei tu quello che di solito aveva trovate geniali. Pensa a qualcosa e salva nostra sorella 
Non ho tempo per questo, pensò 
«Mi sono dimenticato di avvisarti, anche io mi sposerò!» Sasuke alzò un sopracciglio «Con chi la rampolla degli Hyuga ?»
«
Precisamente! Come hai fatto a capire?» 
Sasuke voltò la testa giusto per lanciare uno sguardo storto  «Ho tirato a indovinare» disse sarcastico.
«L'ultima volta che l'hai vista era una ragazzina, adesso invece dovresti vedere che...» Naruto fu interrotto proprio sul più bello con le mani a coppa davanti al petto e un'espressione da ebete in faccia.
«Inconsueto trovarvi insieme a battibeccare» Sakura era davanti a loro con tre dame di compagnia un poco dietro a lei.
Le fanciulle guardarono per un attimo l'Uchiha, poi abbassarono velocemente gli occhi, intimorite tanto dalla sua pericolosità quanto dalla sua bellezza.

«
Parlavamo di...donne, sorella» disse Naruto riacquistando il decoro proprio di un futuro Re 
«Ma per quanto belle possano essere, nessuna mai raggiungerà te, sorella» aggiunse baciandole la mano «E tu cosa ne pensi Sasuke, non trovi che Sakura sia il fiore più bello di Konoha?» disse prendendola sotto braccio.«Il mio parere poco conta, Naruto. Ma sono sicuro che il Re di Suna, la pensi allo tuo stesso modo»
Sakura rise, mascherando l'angoscia che le lacerava il cuore.
 Non voleva rovinare la sua vita con un matrimonio combinato, proprio lei che aveva creduto che si sarebbe sposata solo per amore. 
Si ricordò di un tempo, quando era  poco più che bambina, in cui aveva pensato che forse un giorno sarebbe scappata lontano con suo fratello Sasuke, dove
 il loro amore non avrebbe destato orrore. 
Ma con gli anni si era resa conto che non sempre i desideri possono essere soddisfatti, e allora cambiano nome. Diventano sogni. 
Li aveva rinchiusi dentro di sé, in posti dov’era difficile cercare e dove provava a non guardare mai. Adesso non poteva fare a meno di pensare a quello che aveva desiderato e a ciò che invece aveva ottenuto.
Per qualche strana legge dell’universo, ora che suo fratello era tornato da loro, dalla sua famiglia, lei doveva abbandonarli.
Gruppi di cortigiani iniziarono a circondarli e Sakura si girò alla ricerca del suo viso, ma Sasuke sembrava scomparso nel nulla.



Anni prima


«
Maestro Kakashi!
» Sakura correva verso di loro, il viso illuminato dal sole estivo e i capelli lasciati sciolti, ondeggianti alle spalle. 
I suoi due fratelli e il suo maestro erano intenti ad allenarsi

«
Principessa?» 
«Che c'è Sakura? Non vedi che io e Naruto ci stiamo esercitando?»
La ragazza ignorò lo sguardo severo del fratello maggiore e si rivolse direttamente al suo interlocutore, sfoderando uno dei suoi sorrisi che con gli anni aveva imparato essere una delle armi più efficaci «Aiutatemi a tirate con l'arco, maestro»
«Siete già brava, non avete  bisogno di me» Sakura imbronciò le labbra piegando le braccia davanti al seno non più acerbo. 
«Desiderate una principessa debole che non è in grado di trafiggere il cuore del nemico?» 
Sasuke alzò gli occhi al cielo 
«Mi sembra che tu sappia trafiggere molti cuori invece, cara sorella» Sakura colse l'ironia, sapeva a cosa si riferiva suo fratello Sasuke.
Pretendenti alla sua mano iniziavano a venire da tutto il regno e oltre. Famosa ormai era la bellezza della figlia del Re Minato.
«Andiamo, principessa. Vi aiuterò se questo vi renderà felice» le disse il maestro sorridendole. 
Tutti e quattro raggiunsero il campo di tiro.


Percepì il respiro di Kakashi sul suo suo collo mentre le teneva ferme le braccia, tese quanto la corda dell'arco che lei tratteneva
«Abbassate un po' il gomito...» Sakura seguì l'indicazione,  lo sguardo fisso sul pannello di legno che avrebbe dovuto centrare.
«Scoccate» disse in un sussurro al suo orecchio. Lasciò la presa e la  freccia si scagliò perfettamente nel cerchio rosso disegnato dal loro maestro.
Tirò altre tre volte da sola, e tutte le frecce centrarono lo stesso medesimo punto.
Sakura si voltò verso Kakashi e verso i suoi fratelli che stavano assistendo alla sua breve esercitazione. Sorrise radiosa guardandoli con affetto. 
«Sarai un perfetto arciere, sorellina» le disse Naruto orgoglioso, Sasuke invece aveva uno sguardo di ghiaccio e rimase in silenzio fissando prima lei e poi il Cavaliere Copia.
Infine si voltò di scatto 
«Ora basta giocare, torniamo ai nostri allenamenti!» interruppe perentorio allontanandosi.
Kakashi le rivolse un sorriso malinconico quando notò i suoi occhi verdi incupirsi per la rabbia e l'umiliazione e, insieme a Naruto, seguì il principe.
Prima però le stampò un bacio affettuoso sulla fronte, e in quell'istante Sasuke si voltò a guardarli.Vide le guance di Sakura divenire rosse, e un sorriso dolce spuntare sulle labbra.
.




Passeggiava con Ino, quando tra i corridoi del palazzo sentì qualcuno pronunciare il  nome di suo fratello maggiore, Sasuke. 
«L'avete visto stamane? Si è scontrato con il Cavaliere Copia !» diceva quello che dalla voce era presumibilmente Kiba Inuzuka.
«Sembrava così arrabbiato e pericoloso» mugugnò Hinata Hyuga. Fu allora che Sakura decise di avvicinarsi, tirandosi dietro la fidata compagna. 
«Di cosa parlate?» interruppe con eccessivo trasporto, gli amici. «Principessa Sakura» dissero all'unisono inchinandosi. «Niente di rilevante, chiacchiere futili» intervenne Shikamaru Nara. 
«So che è sconveniente origliare, amici. Ma mi sono imbattuta per caso nella vostra conversazione, e ho sentito dire da qualcuno di voi che mio fratello si è scontrato con Sir Kakashi, vi prego raccontatemi» tutti sembravano intimoriti, sopratutto la timida Hinata, ma Shikamaru prese in mano la situazione.
«Stamane il principe Sasuke ha deciso di interrompere l'allenamento con il principe Naruto, per potersi esercitare direttamente con il Cavaliere Copia.
Vostro fratello sembrava particolarmente arrabbiato. Commentavamo, dunque, lo scontro di oggi e la forza che il principe Sasuke ha dimostrato tenendo testa a Sir Kakashi
»
«Perché ha deciso di battersi proprio con il Cavaliere Copia?» chiese curiosa la sua amica Ino
«Non sembra esserci un apparente motivazione
» sospirò lady Hinata stringendo le dita l'una nell'altra.
Sakura tornò sui suoi passi sotto gli occhi preoccupati dei suoi compagni e percorse di nuovo il corridoio, di corsa, sollevando la gonna per non inciampare.
Arrivò a una grande finestra e scostò le tende con il cuore in gola.
Si sporse oltre il parapetto, sotto di lei si stagliava il grande viale alberato. Guardò attentamente e poi lo vide, seduto sotto una quercia.
In quel momento Sasuke alzò lo sguardo verso di lei e i loro occhi si incatenarano.


¤




«
Vieni con me» disse tirandolo per la mano 
«Dove?...non possiamo andare in biblioteca , devo allenarmi!» 
«Vieni e basta, solo per poco, te lo prometto » insisteva continuando a tenergli la mano stretta. Sasuke sbuffò ma assecondò la sua richiesta, riluttante. 
Sakura lo strattonò, portandolo lontano dalla folla, dai cavalieri, dal mondo. 
E  lui senza nemmeno accorgersene si lasciò condurre, perché sua sorella  aveva la capacità di fargli dimenticare tutto, perfino la sua rivalità con Naruto.
Si fermò dopo, in un luogo silenzioso dei giardini del castello, sotto un antico arco di roccia. All'ombra di quella giornata soleggiata, una mano di Sakura si tuffò tra i suoi capelli neri facendoseli passare tra le dita sottili. I loro volti, vicinissimi e respiri umidi e pesanti si confondevano nella penombra creata dall'arcata. 
Sasuke rimase impassibile, gli occhi puntanti nel suo verde. Dentro però avvertiva un oceano in  tempesta;
per lui infatti  non bastava nemmeno un suo sorriso particolare, né un vero e proprio ammiccamento. 
Era  sufficiente vederla passeggiare per un corridoio, vederla avanzare verso di lui, 
i capelli rosa come  fiori di ciliegio, i seni chiusi in un corpetto troppo stretto e dondolanti ad ogni suo passo, le labbra rosse ed un poco screpolate sull'angolo sinistro 
(quello che mordicchiava quando era nervosa), gli occhi attenti e vigili, intelligenti,  come nessuna li aveva. 
Ecco, era tutto questo, riassunto in una sola visione, in solo due passi verso di lui, in una sola frase, a farlo crollare.

«
Perché mi hai portato qui?» chiese infastidito 
«Sono a conoscenza del tuo duello con il maestro Kakashi, e so anche quello che hai fatto a Rock Lee» disse seria con gli occhi incollati nei suoi.
Si allontanò un po' da lei, ma non troppo.
 «Rock Lee è caduto nel fiume» rispose cupamente. 
«Sappiamo entrambi che non è così...tu hai deciso di sfidarlo in duello perché non sopportavi l'idea di vederlo continuamente intorno e hai dovuto sfogare in qualche modo la tua frustrazione.
Una volta sconfitto, non ti è bastato e  lo hai spinto nel fiume...
» si dimostrò più matura e coraggiosa rispetto ai quattordici anni che aveva, rendendo agghiacciante lo sguardo di Sasuke. 
Aveva paura. Era stato scoperto, da lei che non avrebbe mai dovuto saperlo. 
«Pensi che abbia agito per gelosia? Davvero sei convinta che mi sia fatto guidare da un gesto tanto capriccioso?!» la voce gli uscì aggressiva e rabbiosa, ma Sakura non la percepì così.
Gli spostò un ciuffo di capelli arrivato vicino alle lebbra, sfiorando con i polpastrelli  la  pelle bianchissima del suo viso serio 

«
Non lo penso, io lo spero» sussurrò con le guance appena arrossate. 
Sasuke la fissò in silenzio per un tempo che alla Principessa sembrò eterno.
Poi  le dita si mossero da sole per toccarle il collo nudo, procurandole un tappeto di brividi che le scossero tutto il corpo; 
scivolarono sulle spalle coperte dal leggero tessuto indugiando su questo per poi continuare il percorso.
La fissava, gli occhi socchiusi, un misto di di dolore ed estasi nelle iridi lucide. 
Lo sfregare delle mani sulla stoffa produsse un fruscio morbido e ipnotico, il suo respiro trattenuto le accarezzava le labbra. 
La ciocca nera  gli era nuovamente ricaduta sul viso e danzava a ogni sua sillaba.
 
«
Sakura...» sussurrò velatamente. Sembrava  il più dolce e innocuo degli amanti, e celava  bene dietro la dolcezza il pericolo; 
Nella penombra ben presto la distanza divenne esile, inusuale, piacevole. Ma sbagliata, tremendamente sbagliata. 
Una vicinanza maledetta, uno sfiorarsi di pelle, che trasformò l'innocenza di un gesto in un peccato orribile. 
Sakura socchiuse gli occhi assaporando le labbra di suo fratello che aveva tante -tante- volte desiderato e sognato. 
Capì che dopo quel passo avevano inevitabilmente attraversato la soglia, quello era un contatto malato, impuro. 
Ma lo desiderava, lo desideravano entrambi. 
Scoprì ben presto che i suoi baci le facevano girare la testa e accelerare i battiti, evocando irripetibili visioni.
Abbandonarsi ora era azzardato e sopratutto proibito, ma contro ogni resistenza quello sfiorarsi di bocche divenne più possessivo,
 perse quell’innocenza che non aveva mai posseduto, per diventare più carnale e famelico.
Sei mio fratello, sei il mio sangue, la mia ragione, la mia infanzia, ora sarai anche la mia dannazione pensò quando Sasuke immerse le mani nei suoi capelli , morbidi e setosi, 
stringendola di più al suo corpo. Sfiorarsi, toccarsi, baciarsi ora era una necessità cui non riuscivano a dare un nome, a  cui non si ribellavano più. 
Tremò leggermente, Sasuke, a causa del desiderio.O del timore. Non lo sapeva.
"Cosa stiamo facendo?" Avrebbe dovuto gridare, ma non lo fece, continuò a baciarla ad assaporarla. 
Perché in realtà da troppo tempo non desiderava fare altro."E' mia sorella!" una voce urlò nella sua testa.
Ma non le diede ascolto, le labbra di Sakura- di sua sorella- erano più forti delle grida di condanna.


«
Sasuke, Sakura...dove siete?» la voce di Naruto arrivò lontana ma non quanto avrebbero voluto. 
Sasuke si staccò da lei, il respiro era ancora pesante, ma si calmò presto. 
Si guardarono negli occhi colpevoli.
Ora era devastato , Sasuke, per il groviglio di sensazioni contrasti che quel bacio gli aveva fatto nascere. 
Certo, aveva già avuto esperienze con  delle giovani e nobili dame, aveva perso anche la verginità con una di loro,
 ma quello che aveva provato baciando sua sorella minore, non era paragonabile a niente. 
Si sentì morire così dilaniato, sopraffatto da quel desiderio, da quell'amore, da quell'immondo peccato che, lo sapeva, li avrebbe fatti bruciare all'inferno, insieme. Per sempre. 
Ma Sakura mise a tacere la sua ragione e, prima di raggiungere Naruto, si avvicinò di nuovo a lui.
Si alzò sulle punte per arrivare l'altezza del fratello e gli rubò un altro bacio. Sasuke portò la mano sulla sua vita cinta dal corsetto e strinse, disperato, intorno alla stoffa del bustino.
Poi lei si allontanò , lo guardò un' ultima volta, e gli occhi verdi sembrarono sussurrargli nello stesso tempo mille cose proibite, mille paure, speranze, sogni, incubi.
Fece scivolare il lungo vestito e corse via verso il loro fratello, Naruto. 
Sasuke socchiuse gli occhi, rimase nell'oscurità di quel portico di roccia. Sakura aveva già raggiunto Naruto, i loro capelli, biondi e rosa, risplendevano sotto il sole.
Sasuke d' istinto
guardò le sue mani, colpevoli di voler esplorare posti indicibili ; 
non solo le sue, entrambe le loro mani erano sporche del peccato che avevano commesso, ma non esisteva rammarico, non c’era pentimento. 
E allora si chiese come poteva esserci perdono per coloro che non provavano rimorso.




 
Angolo autrice :

Buonasera care lettrici/lettori , eccoci arrivati al momento tanto critico : "Il bacio" !
Dal punto di vista cronologico, l'ultimo flashback avviene giorni dopo l'allenamento con l'arco di Sakura.
Devo ammettere che ho avuto un po' di difficoltà a scrivere questo capitolo,
l'amore incestuoso non è proprio un argomento facile e non volevo sminuire il terrore,il dubbio e la disperazione che
accompagna una scelta del genere.(Certo Sakura e Sasuke non sono fratelli, ma loro pensano l'esatto contrario)
Ho cercato quindi di rendere quanto meglio potessi il contrasto tra ciò che i nostri protagonisti
vogliono disperatamente e ciò che la ragione dice loro. Il timore di compiere un passo del genere, 
e la necessità impellente di realizzare quello che i loro cuori bramano.
Spero di essere riuscita nell'impresa :) 
Non so cosa dire, insomma mi auguro che la storia vi stia piacendo, io ce la sto mettendo
tutta e continuerò a impegnarmi :) 
Un bacione forte e grazie a chi ha recensito, seguito, inserito tra preferite e quant' altro.
A presto!

22M.
P.S ovviamente Rock Lee non è morto anneggato nel fiume, è stata semplicemente una perfida scaramuccia di Sasuke.
 E' un tipo vendicativo, lo sappiamo

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 7




Arcano è tutto,
fuor che il nostro dolor
Giacomo Leopardi






Mentre attraversava il castello, fuggendo dagli sguardi di quella gente falsa e ipocrita, Sasuke non si rese subito conto di dove i suoi piedi lo stessero portando.
Con la mente altrove, era arrivato fino all'ala del palazzo che dava agli appartamenti della Regina. Si guardò intorno, come perso in chissà quale incubo, ma poi lo vide : il ritratto di sua madre.
Si sforzò a non alzare gli occhi sull'immagine e, serrando la mascella, si voltò con rabbia.
Non voleva guardare ma il ricordo si insinuò ugualmente nella sua mente spezzata; l'istante in cui era venuto a sapere della sua morte, un altro brandello di luce aveva abbandonato l'animo di Sasuke.

Quel  pomeriggio il paesaggio intorno a lui, così diverso da quello del Regno del Fuoco, era arido e desolato e la poca vegetazione veniva continuamente piegata dal forte vento proveniente da est.
Distante dai suoi uomini, Sasuke si stava allenando, come ogni giorno.
Sottoponeva costantemente il suo corpo a  uno sforzo, da molti considerato sovrumano, al fine di raggiungere la meta tanto agognata : la morte di Naruto, la caduta di Minato, la conquista del trono di Konoha. Ormai padrone di tutte le tecniche degli Uchiha, Sasuke attendeva solo il momento propizio, poi avrebbe agito.
I suoi sottoposti si avvicinarono lentamente, in silenzio, con la testa bassa e lo sguardo fisso a terra.
Sasuke si era -ovviamente- reso immediatamente conto della loro presenza ma non interruppe l'esercitazione, continuò a lanciare frecce, fendendo l'aria con spade, pugnali e calci.

«
Mio Signore» aveva sussurrato uno dei tre. Sasuke si limitò a guardarlo con la coda dell'occhio, saltando da una parte all'altra per evitare gli attacchi di Suigetsu.
«Come osi disturbare il mio allenamento!» disse mentre lanciava una palla di fuoco suprema sul compagno temporaneamente distratto, che all'ultimo si protesse innalzando uno scudo d'acqua.
L'uomo strinse l'elmo sotto al braccio, poi continuò 
«Perdonatemi principe, ma ho notizie urgenti da Konoha»
con quelle poche parole l'attenzione di Sasuke fu richiamata, il corpo si immobilizzò e lo sguardo si accese. «Parla»
«
La regina Kushina è morta questa notte, mio signore» Sasuke serrò la mascella, per poco la spada non gli cadde dalle mani. Assottigliò lo sguardo «Ne sei sicuro?» chiese con un tono di voce piatto.
«Sì, mio signore. I nostri infiltrati a Konoha hanno partecipato ai funerali popolari»
La guardia vide chiaramente gli occhi neri di Sasuke Uchiha vibrare, e presto il suo Sharingan assumere una nuova forma, come un fiore rosso a sei punte.
L'uomo sapeva di cosa si trattava. Una volta reclutati nell'esercito, infatti, erano stati anche informati sulle capacità, nascoste e non, dell' Uchiha, e quello a cui stava involontariamente assistendo era
il risveglio dello Sharingan Ipnotico, ne era certo. Spostò subito lo sguardo, terrorizzato.
Sasuke strinse le dita intorno all'impugnatura della spada e, come un felino, saltò sulle teste dei tre malcapitati. In un istante li sgozzò, urlando.
Cadde poi in ginocchio con il viso sporco del sangue dei suoi compagni.
Suigetsu guardò le sue spalle, coperte dal leggero tessuto blu scuro, tremare visibilmente e si allontanò, comprendendo che quel giorno Sasuke non avrebbe avuto alcuna voglia di continuare l' allenamento.
Girandosi scrutò le tre teste rotolate sul suolo e, con un'espressione di disgusto sul volto, lo lasciò solo con i suoi morti.
Il dolore gli strinse la gola con mani crudeli, facendolo rimanere inginocchiato, con nessuna forza o voglia di rialzarsi.
La Regina di Konoha era morta, la moglie di Minato, la madre di Naruto e Sakura. Gli animi di tutto il regno sarebbero stati dilaniati, gli stessi comandanti, l'esercito, il re e il principe, sarebbero stati impreparati difronte a un eventuale suo attacco. Era tutto perfetto, ora doveva agire!
Sognava di recidere quei legami da tempo, sforzandosi di cancellare dalla memoria i ricordi del passato, ed ora che una delle componenti della famiglia tanto odiata era morta,
Sasuke avrebbe dovuto solo gioire, libero da quei sentimenti che con odio avvertiva pulsare ancora sotto la carne insensibile.
Ma no, Sasuke non ce la faceva, in quel momento non riusciva a fingere.
E quindi eccolo, sotto le mentite spoglie di un leone e senza un vero posto da poter chiamare Casa, a cui appartenere.
Non era più un Uzumaki, non lo era mai stato infondo, ma in quel momento non sentiva nemmeno di essere quello che così tanto pensava di voler essere.
Non era figlio, né estraneo, non provava amore né odio, né risentimento o pietà.
Chi era?
Esisteva?
Forse sì, perché se sentiva tanto dolore, doveva esistere.
Pianse allora lacrime che non sarebbero mai arrivate,
scagliò maledizioni che non uscirono mai dalle sue labbra serrate,
si graffiò il viso, si strappò i capelli, ma le sue mani non si mossero.
Ebbe quasi la tentazione di arrendersi, perdersi completamente e smettere di lottare per la vita. Sarebbe stato così facile, così rassicurante. Mai l'oblio gli era parso una strada tanto sublime.
Lentamente, pezzo dopo pezzo, ogni singolo frammento di ciò che lui era stato venne distrutto.
Il nuovo Sasuke, ora, desiderava soltanto non aver mai amato. Quando si rialzò, svuotato da ogni emozione, un solo monito lo spinse a continuare a vivere.
Si sarebbe liberato di tutti, e poi non avrebbe più sofferto.

Riemerse dai ricordi solo quando capì di aver raggiunto, involontariamente, la sua cripta.
Sentì improvvisamente freddo, e si chiuse nel mantello nero che lo avvolgeva. Procedette con cautela, quasi misurando i passi.
Quando se la ritrovò difronte, l'imponente statua di marmo illuminata dal fuoco di due candele, pensò che non le rendesse giustizia, lui la ricordava molto più bella.
«Madre» disse in un sussurro accarezzandole il viso, troppo freddo. Ritrasse la mano come  scottato «Perdonatemi» aggiunse abbassandosi sul regale sepolcro.


Anni prima

Quella notte decise di andare da solo in Biblioteca, non perché non volesse Sakura con sé, anzi.
Ma proprio per ciò che era accaduto tra loro, lo scorso pomeriggio, Sasuke non si poteva concedere di irrompere nelle sue stanze nel cuore della notte.
Più volte si era ripetuto, nelle ore che avevano seguito quel dannato gesto, che Sakura era sua sorella, solo quello, e che mai più si sarebbe spinto così in là.
Ma per quanto quel proposito fosse da rispettare, Sasuke sapeva che quel bacio avrebbe cambiato il loro rapporto per sempre.
Doveva stare lontano da lei, non trascorre più ore su ore nella sua sola compagnia, perché per quanto Sakura fosse un angelo intoccabile, lui non era riuscito a non desiderarla,
a non tenere a freno il suo istinto. Tutt'ora nella parte più remota di se, Sasuke bramava strapparle sospiri sommessi che un fratello non avrebbe mai dovuto volere da una sorella,
voleva le sue labbra e la sua pelle morbida con una vergogna lancinante.
Serrò gli occhi con forza, tremando al solo pensiero che sua madre e suo padre scoprissero quello che si nascondeva nel suo cuore.

Come avrebbero reagito a quell'amore malato?
Lui che voleva essere così ardentemente stimato e apprezzato da Minato, sarebbe diventato la sua più grande delusione.
Un figlio, un mostro, che amava segretamente la sorella minore.

E, inevitabilmente, Sasuke, detestò tutto in quel momento.
La vita, che aveva fatto sì che Sakura fosse sua sorella e che complicava sempre le cose.
Il suo folle amore che lo rendeva cieco di fronte alla ragione, al buon senso.
Ed il suo cervello, che non riusciva ad obbligare il suo cuore a vedere Sakura in un altro modo, come sarebbe dovuto essere.
Ma soprattutto Sasuke odiava se stesso, ancora così infantile, ancora così egoista , e la sua bocca, che non era riuscito a tenere ferma
e che adesso aveva rovinato il dolcissimo rapporto con la sorella.

Non avrebbe dovuto baciarla, sarebbe dovuto rimanere in silenzio e tenere per sé i propri sentimenti.
Ma non l’aveva fatto, ed ora il rimorso gli squassava il corpo, lacerandolo in mille pezzi dall’interno.

Continuò a camminare piano tra gli immensi corridoi del palazzo, di tanto in tanto incontrava qualche guardia che gli riservava il formale saluto militare,
nessuna chiaramente osò chiedere dove o cosa stesse facendo.

Il temperamento del principe Sasuke, così diverso dal bonario e gaudente principe Naruto, era ben noto ai servitori.
Prese il libro proprio dove la sorella lo aveva lasciato giorni prima e continuò l'attenta lettura.
Lesse della fondazione di Konoha ad opera di Madara e  Hashirama, degli scontri che ebbero successivamente, e dell'abbandono del grande Madara.
Lesse della fondazione di un organo di controllo affidato esclusivamente agli Uchiha,
e delle continue ribellioni scaturite dal ruolo di secondo piano che ricoprivano all'interno della Foglia.
Lesse del gesto avventato del Re che, impaurito dalla loro straordinaria potenza, ordinò di confinarli ai margini della capitale per poter monitorare meglio i loro sempre più pericolosi progressi.

Lesse del capo di quella famiglia, Faguku Uchiha, e del colpo di stato che aveva tentato di organizzare per poter, finalmente, governare su Konoha. Come doveva essere da tempo.
Lesse dell'intervento di due Uchiha, Itachi e Shisui, annoverati come veri eroi, per aver sventato l'attentato alleandosi con la corte e tradendo il loro stesso sangue.
Lesse poi della decisione di Danzo Shimura di far sparire definitivamente gli Uchiha, per il bene della pace e del Regno.
Gli occhi avidi, curiosi e impauriti percorrevano velocissimi  pagine su pagine, ingabbiando nella mente tutta quella mole di informazioni:
 Nomi, fazioni, organizzazione e poteri di quella famiglia tanto rilevante.

Arrivò fino alla fine del libro, il penultimo capitolo narrava delle vicende avvenute la notte del 7 Giugno.
Scoprì con orrore che l'intera famiglia Uchiha era stata massacrata, più di 300 rappresentati tra linee dirette e non erano stati uccisi nel sonno dai cavalieri del Re, capitanati dal primo ministro Shimura e da altri due anziani consiglieri Koharu e Homura.
«Sas'ke...» la voce di sua sorella lo interruppe facendolo sobbalzare. Pensava di essere solo lì
«
Che ci fai ancora qui?...è quasi l'alba» chiese sedendosi acconto a lui
«Dovevo sapere...» rispose semplicemente «E tu che ci fai qui?» lei sbadigliò appena poi lo guardò seria
«
Mi sono svegliata all'improvviso, ho fatto un incubo...succedevano cose terribili...tu eri...diverso» era un po' agitata, Sasuke lo aveva capito da subito.
«Sono venuta a cercarti nelle tue stanze, ma i servitori mi hanno detto che eri via, quindi ho capito che l'unico posto in cui potevi essere era questo»
«Và a dormire ora, era solo un sogno» disse aspro, tentando di dissuaderla. Non doveva restare sola con lui, doveva andare via.
«Non ho più sonno...dimmi, cosa hai scoperto?» chiese seria. Sasuke tentennò un attimo «Non sono affari che ti riguardano, ragazzina. Torna a letto!»
«Se non fosse stato per me non avresti mai trovato questo libro! Dimmi cosa hai letto o lo farò da sola» concluse sporgendosi verso di lui.
Sasuke indietreggiò quando il petto di Sakura, coperto dala leggerissima stoffa delle vesti da camera, si scontrò con il suo braccio.
«Smettila di urlare, non ti avvicinare, e ti dirò tutto»
Iniziò quindi  a riassumerle quello di cui era venuto a conoscenza in quelle ore di lettura. Vide gli occhi di Sakura allargarsi inorriditi quando arrivò all'estinzione degli Uchiha.
«Come è possibile che i nostri antenati abbiano permesso tutto questo?...Il Re in questione era nostro nonno Hiruzen, lui...come ha potuto permettere che venissero uccisi degli innocenti?»
«Non lo so, credo che questo Danzo e gli altri due consiglieri non gli abbiano dato scelta, o forse anche nostro nonno Hiruzen era d'accordo...»
Sakura non lo ricordava bene, quando il vecchio Re morì lei era solo una bambina. Ma era sempre stato gentile e buono con tutti, nonché considerato uno dei più grandi re che Konoha avesse avuto...
come era possibile che avesse approvato una soluzione tanto terrificante?
«Credi che nostro padre sappia qualcosa?»
Il silenzio calò tra di loro.
Entrambi sapevano che Minato era già grande all'epoca dei fatti, ed entrambi dedussero che probabilmente era a conoscenza di tutto quello che era successo alla famiglia Uchiha.
«Tutto questo è vergognoso» disse Sakura indignata «Perché nessuno ne ha mai parlato? Perché non ci sono quadri, statue o qualsiasi altra cosa che ricordi gli Uchiha?...»
«Fingono che non sia mai accaduto... infondo questi Uchiha non sono mai piaciuti a nessuno. Gli antichi Romani lo facevano in passato, si chiama Damnatio memoria, si tratta della cancellazione di ogni ricordo di una persona, distruggendone qualsiasi traccia che potesse tramandarla ai posteri, come se non fosse mai esistita. Si operava sopratutto per i nemici di Roma, cosa non molto diversa da quello che hanno tentato di fare qui a Konoha»
Sakura rimase in silenzio, avrebbe preferito non prendere mai quel libro tra le mani.«Manca ancora l'ultimo capitolo...» commentò il fratello girando la pagina.
Scoprirono che la fine del libro era un elenco di tutti i nomi degli Uchiha conosciuti con annesse riproduzioni di alcuni quadri che li ritraevano.
La loro attenzione fu catturata dall'ultima immagine.
Si trattava di  un ordinario ritratto di famiglia: Tutti indossavano abiti eleganti, dato l'elevato rango, ed erano disposti in modo ordinato e preciso.

L'uomo al centro era designato come Faguku Uchiha, capostipite della famiglia, la moglie Mikoto Uchiha era alla sua destra con in braccio un neonato, sulla sinistra c'era il loro primo figlio, un giovanissimo Itachi Uchiha
«Il nome del bambino non è riportato...c'è scritto solo secondogenito Uchiha» disse Sakura scrutando l'elenco che seguiva l'immagine.
Sasuke apparve stranamente colpito da quei ritratti, non solo quello di Faguku ed eredi, ma anche da quelli di tutti gli altri componenti, tra antenati più o meno diretti.
C'erano delle costanti che accomunavano tutti i membri della famiglia Uchiha : Pelle bianchissima, tratti del viso severi ed eleganti, capelli ed occhi neri come una notte senza luna.
In qualche modo tutti si assomigliavano, un po' come gli Uzumaki, i cui colori erano il biondo e il rosso.
Un pensiero inquietante iniziò a districarsi nella sua mente.

Il battito iniziò ad accelerare, la salivazione divenne minima e il respiro gli si bloccò in gola.
Si alzò di scatto dalla sedia avvertendo un dolore acuto ad entrambi gli occhi.

«Cosa succede Sasuke?» il ragazzo serrò le palpebre per un secondo.
Quando le riaprì Sakura vide che i suoi occhi avevano assunto una colorazione interamente rossa, al centro gravitavano due tomoe nere.



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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 8




Mai come quando amiamo prestiamo il fianco alla sofferenza 
Sigmund Freud








«Sapevo che ti avrei trovato qui» la voce di Naruto arrivò piano alla sua destra. Sasuke si rialzò continuando a fissare la statua della Regina.
Rimasero in silenzio, entrambi, l'uno al fianco dell'altro. 
«Prima di spirare per l'ultima volta, nostra madre mi ha consegnato una lettera» Sasuke lo guardò cacciare da un tasca interna della tunica un foglio stropicciato e ingiallito dagli anni passati 
«Mi ha fatto promettere sul letto di morte di consegnartela, era sicura che saresti tornato prima o poi»
«Io non sono tornato, sono stato sconfitto e catturato» disse sprezzante. «Sei stato catturato, sì, ma ora non sei più un prigioniero...» 
Sasuke lo guardo iroso 
«Credi che non sia più prigioniero solo perché non sono ancora segregato nei sotterranei? Ti svelo un segreto fratello,
il mio passato è una prigione ben più terribile di quella in cui  sono stato confinato da tuo padre
»
«
Non credere di essere l'unico ad aver sofferto, Sasuke» disse Naruto serio. 
L'Uchiha scattò su di lui facendolo sbattere sul muro di pietra 
«COSA NE SAI TU DELLA SOFFERENZA?» urlò a un palmo dal suo viso.
Gli occhi azzurri dell'Uzumaki ressero lo sguardo cupo e carico d'astio del fratello
«L'ho provata tra queste mura quando tu sei andato via. Quando ho saputo quale strada avevi deciso di intraprendere, quando hai tentato di ucciderci tutti,
e quando ho dovuto scontrarmi con te, con te che eri e sei ancora  mio fratello! Tutti abbiamo sofferto, tu, io, nostro padre, nostra sorella, nostra madre! 
» gridò.

Sasuke lo lasciò andare dopo averlo strattonato un'altra volta contro la fredda parate. Naruto si sistemò la casacca rossa, tirandola verso il basso, poi gli  allungò la lettera. 
Sasuke l'afferrò stringendola tra le mani 
«Lasciami solo 
» 
disse più calmo. Naruto annuì silenzioso e dopo aver sfiorato amorevolmente il sepolcro uscì dalla cripta. 
Sasuke fissò intensamente la luce delle candele, poi si decise e aprì la busta. Gli occhi tremavano mentre leggeva le parole di sua madre.

"Mio adorato Sasuke, se stai leggendo questa  lettera vuol dire che io non ci sono più, ma sopratutto che tu sei nuovamente a casa, con tuo fratello, con Sakura e con tuo padre. 
So che le mie parole ti sembreranno ipocrite, ma le persone che ti sono vicine rappresentano la tua famiglia, come io sento ancora di essere tua madre. 
Tu sei mio figlio, e lo sarei per sempre, perché nell'istante in cui ti ho adagiato sul mio petto e ho guardato nei tuoi occhi neri l'ho saputo,
il mio amore per te non avrebbe avuto limiti e confini.
Ti scrivo non solo per rinnovarti il mio infinito affetto, ma anche per parlarti di quelli che sono stati i tuoi antenati. Del tuo sangue.
La nobile famiglia Uchiha discende direttamente da Indra Ootsuki primogenito di Horomo conosciuto anche come l'eremita delle sei vie della trasmigrazione.
Fin dalla tenera età, Indra dimostrò delle capacità straordinarie, la sua forza e la sua abilità  erano talmente superiori alla media da renderlo ineguagliabile. 
Suo fratello minore Asura, lo amava e lo ammirava così profondamente, da considerarlo come il più grande modello da seguire, e fu  solo grazie a un costante allenamento, a uno sforzo sovrumano,
che riuscì a raggiungere il livello di competenze di Indra.
Quando giunse l'ora di Horomo Ootsuki, questi però decise di eleggere come suo successore il secondogenito, la cui natura collaborativa credeva avrebbe portato il mondo alla pace.
 Indra, accecato dalla gelosia e dal risentimento, dichiarò guerra al fratello per impossessarsi della corona che credeva gli appartenesse legittimamente.
Sebbene entrambi i fratelli morirono sul campo di battaglia, le loro anime non abbandonarono le nostre terre e la loro guerra fratricida attraversò i millenni. 
I due fratelli si  reincarnarono infatti, prima  in Madara e Hashirama, successivamente in te e tuo fratello Naruto. 
Ma probabilmente questa storia ,mio Sasuke, tu già la conosci. 
Quando eri solo un bambino ti affiancavi a tomi già altamente complessi ed enigmatici e sono sicura che crescendo le tue letture siano diventate sempre più difficili e critiche. 
Quello che non sai però è cosa accadde la notte del massacro degli Uchiha. 
Sebbene Minato risiedesse nel consiglio ristretto del Re, la sua parola di giovane principe non riuscì a sorpassare il coro degli anziani del consiglio.
Il Lampo Giallo si oppose con tutte le sue forze alla soluzione proposta da Danzo Shimura, ma suo padre, il Re Hiruzen, stanco e ammalato si affidò al suo consigliere più fidato.
Il Principe Minato decise allora di seguire, in incognito, la delegazione di cavalieri incaricati dell'atroce sterminio. 
Quando arrivò al tuo palazzo, per Mikoto e Faguku non c'era più niente da fare, trovò invece  tuo fratello maggiore, Itachi, ferito mortalmente per proteggerti. 
Tu eri solo un neonato, vittima innocente della paura. Minato uccise i suoi stessi uomini per salvare te e tuo fratello, ma purtroppo Itachi Uchiha perì tra le sue braccia. 
Ti nascose urlante sotto al  mantello e, galoppando tra la tempesta, ti portò qui da me. Quella stessa notte nacque Naruto. 
Per salvaguardarti dai consiglieri, dai complottisti e da coloro che temevano gli Uchiha e che avevano cospirato per porre  fine della discendenza di Indra, decidemmo di nascondere a tutti la tua vera identità. 
Durante il massacro dunque io partorii due gemelli.
Le vostre differenze emersero lentamente, ma erano aspetti mutevoli che vi tenevano uniti anche più di quanto vi tenessero separati. 
Vincolati da un legame millenario, ciò che mancava ad uno era presente nell'altro. Avendo radice l'uno nell'altro, tu e Naruto siete facce complementari della stessa medaglia. 
Io e Minato ci siamo quindi illusi che crescendo insieme lo scontro fratricida ereditato dai vostri antenati, Indra e Asura, potesse essere evitato. 
Ma abbiamo fallito.
Accecati dal sogno di pace e dall'amore che nutrivamo per voi, abbiamo sperato di poter andare contro il Fato, abbiamo mentito sui tuoi natali, nascondendoti la tua vera discendenza,
solo per  preservarvi da un futuro quanto mai doloroso.
Io ho sempre saputo che prima o poi tu saresti venuto a conoscenza della verità, che saresti fuggito e che avresti vissuto nel sogno di realizzare una vendetta contro coloro che avevano sterminato la tua vera famiglia. 
Ma se tu lo vorrai, in alternativa al compimento di questo proposito, ci sarà un' altra strada, una seconda via. 
Nonostante le apparenze, tu hai sempre posseduto una purezza straordinaria e fin da bambino desideravi che qualcuno ti amasse per ciò che eri. E con Sakura, lo so, hai vissuto i tuoi momenti più belli.
Lei ti rassicurava, lei ti consolava, lei ti abbracciava quando credevi di essere solo. E, se le darai l'occasione, sarà lei a sanare le tue ferite e placare le tue angosce. 
Sara lei,  qualsiasi cosa accadrà , a rimanere con te. Sempre. 
Perché Sakura è molto più di quello che tu credi, e di quello che lei pensa. Sakura è la luce che ti proteggerà dall'odio e dall'oblio. 
Fai entrare l'amore nel tuo cuore Sasuke, il futuro ha gloriosi progetti per te, ognuno ha il suo posto nel mondo e il tuo non è ancora stato deciso, puoi ancora tornare indietro e salvarti, figlio mio. 
Io ti amo e ti amerò sempre. 
Tua madre, la regina Kusina. "

Strinse la lettera nel pugno ed ebbe quasi il desiderio di stracciarla. Poi desistette.
Prima di lasciare la cripta riguardò la statua di marmo della Regina, un velo momentaneo coprì il suo sguardo imperscrutabile.


Anni prima

Era  la prima volta che a Sasuke e Naruto  era stato permesso di lasciare il castello per un vero pattugliamento insieme ai cavalieri. 
Questo era  il  regalo che Minato gli aveva promesso per il loro quattordicesimo compleanno.
Sebbene i fratelli Uzumaki non avessero ancora completato l'addestramento, aspettavano  quel momento da sempre.
Sasuke si voltò verso Naruto che cavalcava alla sua destra. Suo fratello rideva e sembrava spensierato. 
Lui invece era attento e vigile, non voleva dare l'impressione di prendere sotto gamba il compito affidatogli, suo padre doveva essere fiero di lui.
Quando il suo maestro Kakashi gli rivolse un breve cenno di capo, Sasuke spronò il cavallo con i talloni, tenendo il passo dei cavalieri e il viso alto e fiero.



Quel giorno Sakura era seduta accanto al camino, nelle sue stanze.
Osservava le mani abili di lady Hinata, seduta di fronte a lei, mentre infilavano con destrezza il nuovo filo nella cruna dell'ago.
Quando riprese il lavoro,  Sakura riuscì  già a vedere la silhouette del principe in miniatura che Hinata  stava ricamando all'angolo del fazzoletto.
Non poteva certo dire lo stesso del proprio lavoro. Stavano ricamando la medesima figura, seguendo il medesimo modello, ma il lavoro di Hinata era infinitamente più preciso e ordinato del suo.
Oltre che, naturalmente, quasi concluso.
Abbandonò con un sospiro il suo fazzoletto, insieme ad ago e filo, sul tavolino, e si alzò in piedi, dirigendosi alla finestra più vicina.

«Non avete più voglia di ricamare, mia Signora?» le domandò  rispettosamente, seguendo il suo movimento con lo sguardo.
Sakura stirò le labbra in un sorriso sarcastico.
«Credo di non avere mai avuto voglia di ricamare, Hinata. E ti prego non essere così formale con me.»
Hinata nascose una risatina discreta dietro una mano. Ma Sakura non rise continuò a guardare fuori la finestra, sentiva qualcosa, un presentimento di sciagura.
«Siete preoccupata per i principi, Principessa?» domandò 
Sakura non si voltò. Lo sguardo verde era ancora perso fuori.
«Avverto qualcosa nell'aria» disse in un sussurro.



Kakashi fermò la pattuglia all'improvviso e con un gesto della mano  fece cenno agli uomini di mettersi in ascolto. 
Sasuke tese l'orecchio, d'un tratto nervoso e spaventato, ma non era in grado di udire nulla.

«Non si sente niente» mormorò Naruto confuso in direzione di Kakashi che  gli rivolse uno sguardo serissimo.
«Non è mai un buon segno» gli rispose.

I banditi comparvero dal nulla: ci  fu un boato di grida disumane, prima, poi il clangore delle armi, e infine loro – gli uomini. 
I volti era contorti dalla furia e dall'odio, le spade sguainate, le mazze che roteavano minacciosamente sopra le loro teste.
«A morte i figli del re!» urlò uno di loro, sferrando il primo attacco.
Sasuke impallidì, la sua mente era  una confusione ronzante del nulla più assoluto. Si guardò intorno allarmato, gli uomini di suo padre  stavano difendendo lui e Naruto. 
Strinse lo sguardo e vinse il panico, riacquistando lucidità estrasse la spada dal fodero.
Guardò verso Naruto immobilizzato sul posto, incapace di reagire, la sua spada era solo un peso morto e dimenticato sul fianco sinistro. 
Vide Kakashi strattonarlo per un braccio e trascinarlo via, lontano dalla traiettoria di una freccia scoccata da dietro un albero poco lontano.
«Naruto!»  urlò, gli occhi spaventati di suo fratello girarono veloci verso di lui, «Naruto, la spada!»
Il tempo di guardar davanti a se e Sasuke mise a fuoco l'immagine terrificante del volto di un bandito con la spada levata contro di lui, pronto a colpire, a scuoterlo definitivamente.
Il primo fendente lo colpì di striscio ad un braccio, ma Sasuke riuscì a parare il secondo.
Il clangore del ferro era assordante, e il polso tremava per la pressione esercitata sulla lama dalla forza straordinaria del suo avversario.
Nessuno degli uomini di suo padre aveva mai combattuto così contro di lui. 
Senza regole, senza rispetto, senza cavalleria. Senza alcun riguardo per il suo status, per la sua età, per la sua inesperienza. 
Senza altro scopo se non quello di trasformare l'avversario in un corpo senza vita che sarebbe stato lasciato a marcire alla fine del combattimento.
Sasuke non aveva mai combattuto così, ma in quel momento non aveva scelta. Quindi non potè far altro che parare un colpo dopo l'altro.
Il respiro affannoso, le braccia che dolevano, ogni singola briciola di concentrazione a sua disposizione impegnata in un combattimento impari.
Sasuke continuò a indietreggiare e  al suo avversario bastarono pochi secondi per costringerlo con la schiena contro un albero.
Le lame delle due spade premevano con forza l'una contro l'altra. Sasuke urlò, sforzandosi di mantenere la pressione sulla lama. Urlò la sua paura e la sua frustrazione.
Ma ad un tratto il mantello di Kakashi entrò nel suo campo visivo all'improvviso, verde e meraviglioso come un miraggio.

Con un avversario tanto esperto che lo incalzava, il bandito non poté che allontanare la sua attenzione da Sasuke e concentrarsi sugli attacchi serrati di Kakashi, permettendogli così di riprendere fiato, ma il Principe non perse un istante. Rotolò a terra con rapidità sotto il braccio dell'uomo – come provava a fare tutti i giorni al campo di allenamento, come gli uomini di suo padre gli dicevano, forse per lusingarlo, forse no, che era così abile a fare – e si rialzò  in piedi alle sue spalle.
Con un grido di rabbia e di eccitazione, Sasuke conficcò la spada in profondità nella schiena del bandito. 
L'uomo sussultò, e la sua tunica presto si inzuppò di sangue.
Sasuke osservò ad occhi sgranati l'uomo barcollare sul posto, poi  un gorgoglio insensato gli fuoriuscì dalla bocca insieme a un fiotto di sangue.

Il braccio ferito iniziò a bruciare solo quando la frenesia era ormai scemata, e Sasuke volse lo sguardo intorno a sé.
Gli si presentò alla vista, squallido e impenitente, il macabro spettacolo di almeno una ventina di corpi rimasti a terra come il suo avversario a combattimento terminato.
Ricoperti di sangue, mutilati, morti.
«Naruto, fratello! » urlò a squarcia gola correndo tra i cadaveri. Lo vide in lontananza con le ginocchia a terra e Sir Iruka al suo fianco. Singhiozzava con una mano davanti alle labbra.



Sakura socchiuse gli occhi verdi sino a renderli due fessure, sforzandosi di individuare la figura del principe nella confusione di punti che è il suo lavoro di ricamo
Scosse il capo con forza e afflitta porse il suo lavoro a Hinata con uno sbuffo.
«Cos'ho sbagliato, Hinata?» domandò avvilita.
«Niente, principessa Sakura»  rispose  dopo un breve silenzio. 
Poi ruotò il fazzoletto in maniera che potesse vederlo anche Sakura
«Vedete? Lo schema è giusto. Alcuni punti sono un po'... imprecisi, è vero, ma sono certa che, una volta che avrete iniziato a ricamare il mantello, il principe sarà riconoscibile. Ecco qui» 
L'amica chiuse il punto della principessa e scambiò il filo grigio con quello rosso, per poi porgerle di nuovo ago e filo. 
«Provate a fare il mantello, ora, e vedrete come- Oh! Oh, no! Principessa Sakura!»

Sakura ritrasse lentamente il dito dall'estremità appuntita dell'ago.

Fu con un curioso senso di distacco che Sakura osservò la goccia di sangue formarsi sulla punta del dito indice. 
Guardò, come si trattasse di uno spettacolo che non la riguardava, la goccia scarlatta che tremava appena sulla punta del dito per poi staccarsi all'improvviso e cadere, pesante, 
gravida di significati ancora soltanto potenziali, sul fazzoletto ricamato.

E fu proprio il contrasto nitido del sangue quasi nero contro il contorno grigio dell'armatura che le permette finalmente di individuare, inaspettatamente, la figura del principe sul fazzoletto.

«Il Principe è avvolto in un mantello di sangue» , disse Sakura distrattamente, accarezzando con l'indice insanguinato la piccola figura ricamata.

Le servì qualche istante per rendersi conto che non aveva minimamente idea da dove provenissero quelle parole, quei pensieri. 
Non si trattava di qualcosa che aveva intenzione di dire, che aveva pensato di dire, eppure non era mai stata tanto certa della verità di una sua affermazione prima d'ora.

Il Principe  è avvolto in un mantello di sangue. 

Sakura incrociò gli occhi sgranati di Hinata e si alzò in piedi di scatto, strappando all'amica una debole protesta.

«Principessa, vi siete ferita,» provò a obiettare in tono allarmato. «Lasciate che vi ripulisca- »

«No»  la interrompe con il fazzoletto insanguinato ancora stretto tra le dita. 
Sakura resse il lungo abito tra le mani, sporcandolo di sangue a sua volta, e corse alla finestra. 
Lanciò un'occhiata in direzione della foresta, ma inutilmente. Non c'era nessuna carovana  in avvicinamento, non c'era nessuna traccia di lui.
Non sapeva perché non avvertiva il pericolo per Naruto, non sapeva perchè gli erano uscite quelle parole di bocca. 

Il Principe ricamato è avvolto in un mantello di sangue.
Sakura non sapeva cosa significavano realmente quelle parole.

«
Hinata, ti prego lasciami sola ora»
La giovane esitò sulla soglia, tormentandosi con le dita l'orlo di una manica.
«Ma principessa, non è forse meglio se io- »
«Vai, te ne prego » le sorrise debolmente, per convincerla. E lady Hinata la guardò preoccupata, poi sparì dietro la porta. 



Sasuke avanzava a testa alta accanto a Sir Kakashi, come richiedevano le apparenze – perché un principe non piangeva, un principe non si nascondeva –
ma quando nel cortile del castello uno stalliere prese in consegna il suo cavallo, e i cavalieri si accodarono a Sir Kakashi per riferire a Minato dell'attacco, Sasuke scoprì di volerli seguire a tutti i costi.
Si spaventò di se stesso perché in cuor suo desiderava vedere lo sguardo deluso e infuriato di Minato nell'udire del terrore che  aveva paralizzato Naruto sul campo di battaglia prima, dell'orrore che lo aveva tormentato poi, costringendo i cavalieri del re a rimetterlo nuovamente in piedi con la forza.
Ma Kakashi si voltò a guardarlo ormai in cima alle scale del cortile 
«Andate a farvi visitare da Lady Tsunade, Sasuke, siete ferito!»
Sasuke annuì, attese la scomparsa dei cavalieri e di suo fratello oltre il portone, e salì le scale del cortile a sua volta. Un servitore gli venne  incontro, ma Sasuke allontanò con un gesto brusco della mano il sussulto del suo sottoposto alla vista del sangue che gli macchiava una manica dell'armatura.
«Sto andando da Tsunade a farmi visitare, non ho bisogno di te,» disse con esasperazione, prendendo a salire la rampa di scale che conduceva  ai piani superiori.
Ma non appena il servitore non fu più in vista, Sasuke cambiò strada e, invece di proseguire per la torre, percorse quasi di corsa il corridoio del terzo piano fino a raggiungere la porta dove attendeva  Minato. Si nascose dalle guardie per ascoltare la voce di suo padre. 
«Non essere mortificato Naruto, sei ancora giovane ed era solo il tuo primo combattimento»
«
Padre, se Sasuke non me lo avesse urlato contro, non sarei nemmeno riuscito a sfoderare la spada...»
Minato poggiò un mano sulle spalle tremanti del figlio «Naruto, anche io quando ero giovane impallidii difronte al mio primo scontro...»
«Ma Sasuke, lui è stato così...coraggioso e forte, non ha tentennato un attimo quando ha ucciso quel bandito. Io invece sono crollato a terra alla sola vista dei cadaveri...
non potrò mai essere re, padre. Sasuke è infinitamente più adatto di me. 
»
«Tu e tuo fratello siete diversi Naruto, ma entrambi siete nati per essere Re. La sua tenacia e il suo coraggio non lo rendono però migliore di te. 
Ricordati Naruto, ciò che conta veramente per essere un buon regnante non è il numero di persone che uccidi in battaglia, ma la misericordia che alberga nel cuore...
vedrai la prossima volta andrà meglio! Ora và, assicurati che tuo fratello stia ricevendo le giuste cure e poi portalo da me"

Sasuke si allontanò infuriato. Non sapeva nemmeno lui perché desiderava  così tanto scorgere della delusione negli occhi di suo padre.
Corse, la ferita al braccio bruciava, ma era qualcos altro a fargli più male. 
Entrò nella sua stanza senza bussare, sapeva che lo stava aspettando. 
La Principessa era in piedi al centro della camera, un fazzoletto bianco stretto in mano.
Sasuke si sentì il cuore in gola, e parte di lui avrebbe voluto semplicemente buttarsi a terra ai piedi di sua sorella, piangere, e domandarle perché – perché – perché  non riusciva mai a essere l'uomo che suo padre voleva che fosse. Perché toccava sempre a lui dimostrare qualcosa, e quello che dimostrava non era mai abbastanza.
Ma era troppo orgoglioso, affinchè  le cose potessero essere così semplici. 
Quindi si limitò ad accennare con un gesto vago della mano al fazzoletto che lei teneva in mano, su cui era visibile una grossa chiazza rossa, e domandò in tono distaccato,
come se non gli importasse: 
«Cosa ti è successo?» Sakura nascose rapidamente il fazzoletto in una tasca del vestito.
«Un incidente mentre ricamavo» rispose senza guardarlo. «E a te?»
Sasuke abbassò lo sguardo sulla sua manica insanguinata.
«Lo stesso.»

Sasuke si compiaque del piccolo sorriso che Sakura gli offrì.

«Quanto sei stupido, Sasu » gli disse, e gli si fece più vicina, esitante.
Sasuke si sentì tremare quando lei gli sfilò un vambrace dal braccio ferito chinandosi per appoggiarlo delicatamente a terra. 
Mani di seta, pensò Sasuke nuovamente, mentre lei gli arrotolava la manica all'altezza del gomito.
Il contrasto netto tra il rosso sporco della sua ferita e le mani bianchissime di lei, che lo accarezzavano leggere, lo colse di sorpresa e lo fece sussultare.

Sasuke notò solo in ritardo che la punta delle dita di Sakura era ancora  coperta di sangue.  
Con un brivido pensò il proprio sangue mescolarsi a quello di lei .
Sasuke pensò a loro due, e al divenire una cosa sola. Non riusciva a smettere di tremare. Loro, fratello e sorella.
«Cosa succede?» gli domandò Sakura a voce bassissima, senza guardarlo, tutta la sua attenzione concentrata sulla ferita sul suo braccio.

«Ho...» Sasuke si interruppe deglutendo visibilmente. «Siamo stati attaccati prima...io...non ho esitato, ho... ucciso un uomo...pensavo che non ci sarei riuscito, invece è stato così naturale....
l'ho trapassato senza rimorso nè terrore....c-cosa c'è che non va in me?
»
Sasuke scosse la testa, due lacrime di frustrazione scesero a rigargli il viso, a bagnargli l'armatura che ancora indossava.
Alzò lo sguardo a incontrare gli occhi di lei e li scoprì lucidi di lacrime a stento trattenute. 

«
L'ho ucciso, Sakura. L'ho ucciso con la mia spada. Non ho tentennato, mentre Naruto...lui era atterrito...» la voce di Sasuke si spezzò, e lui non pensò più a nulla mentre compiva 
quell'ultimo passo che lo portò tra le braccia di lei. Sakura allora lo strinse al petto, forte, forse troppo forte per una principessa, ma cosa importava ? 
Quando erano insieme, loro non erano un principe e una principessa – non lo erano mai stati.
Erano solo... loro. Erano loro. E forse fu per questo che nella stretta soffocante dell'abbraccio di Sakura gli riuscì così facile tornare a respirare.
«Hai fatto quello che dovevi, Sasuke » gli disse ferma «Non c'è niente che non vada in te, ti sei difeso. Sei stato coraggioso» continuò con la voce dolce e rassicurante 
«
Solo quello che dovevi »  ripeteva con convinzione come se Sasuke non l'avesse sentita. «Sono orgogliosa di te, Sasuke.»

Le labbra fredde di lei contro la sua fronte sporca di fango, di sangue, di sudore, furono il perdono gelido di cui Sasuke aveva bisogno come dell'aria che respirava.
Sasuke la strinse a sé e respirò il profumo dei suoi capelli, saggiò con le dita la morbidezza del suo abito, della sua pelle al di sotto della stoffa.
«Il mio Principe ricamato » mormorò Sakura, la voce soffocata contro la sua pelle. «Sei il mio Principe ricamato avvolto in un mantello di sangue.»
E Sasuke non aveva idea di cosa significasse, ma non lo domandò. Tra le braccia di lei, era pronto a diventare qualunque cosa Sakura volesse che lui fosse.





Angolo autrice :

Buonasera a tutti!
Colgo l'occasione per chiarire alcune situazioni che forse possono risultare fraintendibili.
La Regina Kushina sa molte cose, sul passato ma sopratutto sul futuro. 
Sapeva che Sasuke avrebbe tentato di ucciderli, di impossessarsi del potere eccecc. nel momento stesso in cui lo
ha "adottatto" ma nonostante questo non è riuscita a non amarlo con tutto il cuore.
Perchè lei è in grado di vedere "altro", così come la figlia Sakura.

Sapeva anche dei sentimenti di Sasuke nei confronti di Sakura e viceversa, ed è proprio questo aspetto che la porta
ad avere fiducia in quello che avverrà. Sakura potrà essere la luce della redenzione, il lato chiaro della forza insomma xD
Per quanto riguarda il flashback, avviene prima del bacio e quindi ovviamente, prima della scoperta del libro sugli Uchiha.
"Avvolto in un mantello di sangue" è un qualcosa che forse accadrà, o che è già accaduto, o che è stato
interpretato male o semplicemente non accadrà.
Insomma lo scoprirete solo vivendo :D


Non ho nient'altro da dire e quindi per il momento vi mando un bacio!
A presto <3
22M.



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 9


Non so cosa sia peggio:
non sapere chi sei ed essere felice,
 o diventare quello che hai sempre voluto essere,
 e sentirsi solo

Daniel Keyes







Erano anni ormai che viveva con un solo pensiero.
Vendetta!
Sempre solo in sua compagnia, sempre curvo sotto il suo peso, sempre raggelato dalla sua presenza.
Un tempo, gli sembrava esser passati secoli, era uno come gli altri. La sua mente, giovane e fervida, era piena di fantasie, di sogni.
Ora però era imprigionata in una sola idea. Un' idea cruenta, implacabile.
Un unico pensiero, un' unica convinzione, un' unica certezza : Vendetta.
Qualunque cosa facesse, era sempre lì, quel pensiero infernale;
come uno spettro solitario e geloso che scaccia ogni distrazione, che lo scrolla con le mani gelide quando vuole voltare la testa dall'altro lato e chiudere gli occhi,
che lo ossessiona da sveglio, che lo spia nel suo sonno convulso , che riappare nei suoi sogni più neri.
Ma se fino a quel momento, quel pensiero lo aveva spronato, sollevandolo nei momenti di frustrazione e di dubbio, ora lo faceva sentire solo stremato.

La lettera di sua madre gli aveva fatto riaffiorare alcuni aspetti -debolezze- del suo carattere che con gli anni aveva imparato a sotterrare sotto l'odio e il rancore.
C'era un'altra strada, aveva scritto, bisognava solo "aprirsi alla luce"...
Ma lui non la voleva quella luce, si era ripromesso di non tentare più di essere come loro, non ci sarebbe mai riuscito e infondo non voleva nemmeno esserlo. O forse si?

Percorse veloce i corridoi scarsamente illuminati da quei pochi raggi di sole che riuscivano a penetrate le nuvole.
Si sentiva incredibilmente stanco, voleva  tornare nelle sue stanze, chiudere gli occhi e smetterla di pensare -pensare- e pensare.
Guardandosi intorno, dopo tutto quel tempo lontano da casa, non poté far a meno di notare le innumerevoli insegne che abbellivano le altissime pareti del palazzo.
Lo stemma della casata Uzumaki svettava sullo sfondo arancione del tessuto. Persino quel minimo dettaglio cromatico era l'esatto opposto di quello del suo sangue.
Dai balconi aperti scorse i vessilli e le bandiere sventolanti sulle torri e immaginò, per un attimo, il simbolo rosso e bianco degli Uchiha al posto del vortice che troneggiava in ogni angolo del castello.
Il cielo si inscurì sempre più, eliminando anche l'ultimo raggio. Le parole di Kushina furono immediatamente sostituite. Pensieri cupi e rabbiosi si rimpossessarono della sua mente.
Il  suo sguardo si fece più aguzzo, quasi ferino, e una vampata d’irritazione lo avvolse: avrà la sua vendetta, li sottometterà tutti, nessuno escluso.
Doveva solo destare il minimo sospetto :
accettare senza obiettare le gocce che giornalmente gli venivano somministrate, cercare di sembrare più accondiscendente e innocuo possibile, così da riottenere la fiducia di quegli idioti.
Dopo avrebbe agito.
Avrebbe strisciato, sì, ma non come un verme, mai come un verme!
Avrebbe strisciato perché è quello che fanno le serpi; come un serpente avrebbe atteso il momento propizio e poi sarebbe scattato, conficcando le zanne nel punto in cui fa più male,
e il  suo veleno avrebbe iniziato il rapido viaggio verso i loro cuori troppo buoni.
Perché adesso il trono non gli bastava più; ciò che voleva ora era la loro impotenza, l’adorazione dettata dalla paura di essere in bilico sul filo del rasoio,
e se per ottenerla avrebbe dovuto ucciderli uno per uno, così sarebbe stato.
Farà di tutto purché possa raggiungere il suo scopo. In fondo, il fine giustifica i mezzi, e questo lo aveva  imparato a sue spese.

Crogiolandosi in quella vendetta così familiare e rassicurante per il suo cuore, lo sguardo fu catturato da un movimento lento di fili rosa che ondeggiavano.
E il pensiero, suo malgrado, fu nuovamente illuminato : Sakura.
Sakura che sarebbe andata via, Sakura che avrebbe sposato Gaara della sabbia. Un nodo all'altezza dello stomaco comparve improvvisamente e la rabbia fu sostituita dall'angoscia.
Sua sorella allontanò lo sguardo dal viso sorridente della sua dama di compagnia e si accorse della presenza dell'Uchiha.
Erano l'uno davanti all'altro.
«Buongiorno, Principe Sasuke»  remissiva, la bionda dama, accennò un inchino. Sasuke la ignorò, continuò a guardare sua sorella il cui vestito quel giorno era particolarmente scollato, rosso e vistoso.
Si riscoprì paradossalmente debole sotto i suoi occhi verdi. Avrebbe voluto cavarglieli, quei maledetti occhi, sarebbero stati la sua rovina, lo sapeva.
Perché non riusciva a sottrarsi?
Aveva deciso di lasciarsi tutto alle spalle, di farli soffrire tutti quegli Uzumaki, ma tutto quello a cui pensava Sasuke, quando incontrava quei due occhi verdi, era solo quanto la desiderasse.
Sakura congedò la giovane accompagnatrice e con  pochi passi si avvicinò a lui.
Strangola ! Stringi quel collo bianco, liberati di quegli occhi!  Urlò una voce nella sua testa.
Ma Sakura continuò a guardarlo fin quando, esitante, infilò un braccio sotto il suo 

«
Andiamo via» disse alzandosi un po' sulle punte, per potergli sussurrare all'orecchio. Sasuke inarcò impercettibilmente un sopracciglio
«Dove?» chiese suo malgrado.
«Accompagnami nei giardini»


¤




«Il tempo sta cambiando...a breve pioverà»
Il viso di Sakura era rivolto verso l'alto, scrutava il cielo coperto da pesanti nuvole cariche di acqua.
Sasuke la guardò silenzioso. Lei era al suo fianco, stretta al suo braccio, e passeggiavano in quei giardini come se il tempo si fosse fermato all'età di quindici anni.
Incontrarono alcuni nobili sulla loro strada, e lui osservò il gelo nei loro gesti e la paura nei loro occhi con un’attenzione quasi morbosa, come a voler farsi del male.
Devo andarmene da qui, pensò dopo aver oltrepassato il terzo drappello di nobildonne indignate.
Aveva creduto di essere abbastanza forte da poter sopportare quelle facce, quegli sguardi, quelle parole, ma il problema era che lui non poteva sopportarli.
Non ne era mai stato capace, nemmeno prima, ed era inutile che continuasse a ripetersi di potercela fare. Non sarebbe mai stato in grado di ignorarli.
Avrebbe voluto ucciderli tutti.

Sakura strinse appena le dita intorno al suo braccio, Sasuke voltò nuovamente gli occhi su di lei. Un sorriso debole, malinconico comparve sul viso della Principessa.
Sakura sapeva quello che suo fratello provava, lo aveva sempre saputo.
«Sei così bello...e magnetico» Era seria e combattuta mentre lo scrutava al suo fianco. Sasuke odiava -amava- sentire gli occhi di Sakura su di lui. «Non dire sciocchezze»
«Ti imbarazzi Sas'ke?» chiese al suo orecchio. «Non sfidarmi, ragazzina» rispose lui secco facendole spuntare un sorriso sulle labbra.

Rimasero in silenzio, ancora e ancora.

«Domani partirò per Suna, Sasuke» disse all'improvviso.
Sasuke assottigliò gli occhi bloccando i piedi per terra.
«E questo dovrebbe interessarmi?»
«Dimmelo tu, Sasuke» rispose riprendendo a camminare.
Con l'altra mano, quella non poggiata sul suo braccio, la vide accarezzare una rosa bianca, soffermandosi sulla morbidezza dei petali.
Quanto erano delicate quelle mani, le cui dita sottili, bianche, seguivano le forme del fiore. Quelle stesse mani che, tempo addietro, lo accarezzavano immergendosi nei suoi capelli scuri.
«A Suna non crescono i fiori...» disse lei d'un tratto «e avranno una regina il cui nome è Sakura...paradossale no?» aggiunse con gli occhi appena lucidi.
Sasuke la fissò e improvvisamente si sentì talmente pieno di rabbia e di amarezza che ebbe l’impulso di smettere di camminare e restare lì dov’era. Gli sembrava di soffocare.
Invece continuò a procedere accanto a lei, la mente altrove, un nodo nel petto.
Non riuscì a dire niente, niente di tutto quello che gli ronzava nella testa, nel cuore. 

«Mi dispiace, ti annoio con tutte queste idiozie...» commentò a voce bassa, sorridendogli  amaramente e la prima goccia le colpì proprio la guancia bianca, assumendo la forma di una lacrima.
Un fulmine anticipato da un boato percosse il cielo, e la pioggia cominciò a scendere, prima lentamente poi sempre più violenta colpì i loro corpi immobili.
Sebbene cominciasse ad infittirsi, loro non si mossero.
Sakura anzi aprì le braccia, alzò il viso all'insù e sorrise sotto l'acqua. Il vestito ormai fradicio si attaccava al suo corpo seguendone la linee sinuose e mature.
Ma quello che colpì Sasuke era il volto, disperato e bellissimo.

«Sakura...» lo pronunciò così, quel nome, senza pensare, come una preghiera, una invocazione. L'afferrò per un braccio, tirandola verso di lui .
Le fece perdere l'equilibrio, e involontariamente lei gli finì completamente addosso. Sasuke sentì, con un brivido, i loro corpi, coperti dalle vesti pregne di acqua piovana, aderire perfettamente.
Abbassò lo sguardo su di lei e ancora una volta ammirò le sue chiome di seta e i tratti femminili del suo viso, ora completamente bagnato, anche se non sapeva dire se da lacrime o da pioggia.
Quando furono occhi negli occhi, respiro nel respiro, Sakura ebbe la sensazione che il cosmo si fosse fermato ad assistere quel loro momento.

«Principessa Sakura!» un'anziana governante correva veloce verso di loro con due ombrellini in mano.
Sakura non si girò nemmeno a guardarla, mantenne gli occhi verdi sul viso fradicio di Sasuke, sui sui capelli neri grondanti di acqua, sui suoi lineamenti.
«Ti prego, stanotte vieni nelle mie stanze» gli disse in un sussurro prima di  correre verso l'anziana serva. Sasuke notò il viso preoccupato della vecchia donna indugiare su di lui.
I suoi occhi, un misto di orrore e terrore, lo fissavano con disprezzo. Quella vecchia lo aveva sempre osservato torva, da quando era solo un bambino.
Tentava di dividerli, quando li sorprendeva a giocare insieme, sostenendo che la principessa non doveva intrattenersi troppo con lui, già grande e uomo.
Quindi  prendeva  la sua Sakura e la portava via da lui.
Ora Sasuke le osservò entrambe allontanarsi, come era accaduto in passato, mentre ogni goccia che si infrangeva sul suolo gli parve rimbombare nelle sue orecchie.
Chiuse gli occhi alzando il viso, nello stesso modo in cui aveva fatto lei prima. Non vide più niente di quello che gli era intorno, ad accompagnarlo c'era solo il rumore della pioggia.
"Senza tamburi, senza musica, sfilano funerali
a lungo, lentamente, nel mio cuore: Speranza
piange disfatta e Angoscia, dispotica e sinistra
infilza nel mio cranio il suo vessillo nero"



Anni prima

La fissavano occhi rossi con piccole virgole concentriche. Il viso bianco di Sakura era una maschera di terrore, la principessa trattenne un urlo indietreggiando.
«Tu...tu sei»  
«
NON LO DIRE!» gridò lui disperato.
Due guardie entrarono velocemente nella biblioteca, allarmate dai rumori improvvisi.

«
Principe Sasuke, Principessa, state bene? Cosa è successo? »
«Ma cos-...» disse uno dei due guardando gli occhi del suo Principe «Andiamo a svegliare il Re, mio signore voi non state bene!»  preoccupato raggiunse Sasuke.
Il Principe alzò lo sguardo infernale sui loro visi allarmati 
«Avvicinatevi ancora e avrò le vostre vite, o almeno una delle due»  sibilò a denti stretti.
Quando uscirono, con entrambe le mani rovesciò una delle antiche scrivanie della biblioteca. La sua furia ormai era incontrollabile.
«Fratello...ti prego, fermati» Sasuke voltò di scatto il viso verso di lei. Sakura piangeva e tremava ,tremava di paura, per lui.
Ora Sakura lo vedeva chiaramente, lui era l'erede perduto della famiglia che aveva terrorizzato il suo regno.
«Fratello? Quale fratello? Non vedi sciocca ragazzina chi hai sotto gli occhi?!»  disse a voce bassa ,gli occhi rossi annebbiati da lacrime di dolore.

«Sasuke»  la voce di Minato spezzò la notte del palazzo di Konoha, una voce addolorata, come mai Sasuke aveva sentito.
Suo padre era davanti a lui ancora con le vesti da camera, Kushina al suo fianco stringeva le mani l'una nell'altra.
«Calmati, figliolo» aveva detto sua madre, con gli occhi pieni di lacrime.
«Calmarmi madre?...come potete chiedermi di calmarmi? Rispondetemi piuttosto! CHI SONO IO?»
«Sei nostro figlio»  le parole di suo padre -no non suo padre- di Minato, colpirono la sua anima come frustate. Non gli credeva e non gli avrebbe mai più creduto.
«IO NON SONO VOSTRO FIGLIO, NON LO SONO MAI STATO!» una sola lacrima riuscì a vincere la sua resistenza, rigandogli il viso bianco.
«Ho lottato per esserlo, e sfido chiunque in questo regno ad affermare che io non ci abbia provato. Desideravo così tanto essere come VOI mi volevate,
...ma per quanto mi sforzassi non era mai abbastanza.
"Uno solo di voi potrà ascendere al trono, ma entrambi siete nati per essere Re" così ci dicevi ed io, che sono sempre stato più intelligente del vostro stupido erede, ero quasi del tutto certo,
 che il trono di Konoha sarebbe toccato a Naruto anziché a me. Sapete perché lo supponevo?
Perché con gli anni ho  imparato a cogliere i vostri  sguardi colmi d’orgoglio destinati a mio fratello, e purtroppo, ho colto anche le occhiate di sufficienza che invece lanciavate a me.
E infondo ho imparato a conviverci, ho compreso che Naruto sarebbe stato sempre un gradino al disopra di me; che io, Sasuke, avrei costantemente vissuto nella sua ombra.
Nonostante ciò, non mi sono mai arreso e ho continuato a credere di poter diventare, un giorno, il figlio perfetto :
 Quello che avrebbe conquistato il vostro rispetto, che vi avrebbe reso orgoglioso davanti al popolo di Konoha, che avrebbe ereditato -prima o poi- le vostre tecniche migliori....
ma amara sorpresa, questo futuro mi è stato negato nello stesso momento in cui sono venuto al mondo.
Perchè io non sono un Uzumaki, sono un Uchiha...
e voi non avreste mai potuto sopportare di vedere seduto sul vostro trono l'unico erede ancora  in vita della famiglia che il vostro vile sangue ha sterminato nel più barbaro dei modi!
»

Era furente. Le sue dita sottili e affusolate tremavano per la troppa collera, col fiato corto e gli occhi rossi assottigliati in due fessure fissava quello che un tempo aveva creduto suo padre.
«Sasuke, ti prego, il tuo sdegno è sensato e legittimo. Ma lasciami spiegare...»
«NO! Non voglio sentire una sola parola in più dalle vostre labbra d'inganno. Mi avete fatto crescere nella frustrazione di non essere mai all'altezza, e invece io ero all'altezza,
lo sono all'altezza, sono nato per esserlo! E voi mi temevate, temevate che un Uchiha riuscisse a superare vostro figlio, ad essere l'erede degno di Konoha.
Ma questa è una promessa Minato, vendicherò il mio sangue e farò crollare il vostro regno, per sempre!
»
Sotto gli occhi di Kushina prese vita l'incubo che tormentava le sue notti  di mezza luna. Ma la profezia parlava chiaro, sapeva che quel giorno sarebbe arrivato prima o poi.
Corse veloce, disperata, verso suo figlio. Si inginocchiò difronte a lui, con un dolore al cuore che non poteva trattenere
«Sasuke, ti prego ascoltami. Sì, tu sei un Uchiha. E nel tuo sangue scorre il potere della maggiore tra le famiglie nobili della Foglia.
 Scoprirai possedere doti straordinarie, l'Amaterasu, il Suasanoo... e molto altro. Diverrai grande, il più grande forse.
 Potrai essere tutto questo, e lo sarai.
Ma tu sei anche mio figlio. Sarai per sempre mio figlio, e questo non lo dovrai mai scordare,
qualsiasi sia la via che stanotte intraprenderei, io sarò sempre accanto a te. Sakura sarà sempre la tua luce
»
Sasuke girò lo sguardo verso sua sorella, l 'amore proibito che gli aveva lacerato lo spirito.
Lo fissava, piccola e impaurita come non lo era mai stata. Levò lo sguardo dai suoi occhi cristallini  quando un' altra luce entrò nella stanza.
«Ch-che succede? Ho sentito le guardie parlare fuori le mie stanze...perché siete tutti qui?»
Naruto, ancora assonnato e con una candela in mano, era appena entrato nella biblioteca complice dell'atroce verità .Un sorriso affilato comparve sulle labbra dell'Uchiha.
«Eccolo, finalmente. Il futuro re di Konoha...Naruto Uzumaki!»  rise, lugubre dando vita alla trasformazione da principe a folle .
«Accade, fratello che presto io e te ci scontreremo. Io ti ucciderò e reclamerò quello che è mio e che mi è stato sottratto!» aggiunse sprezzante, Naruto lo fissò incredulo
«Sa-sasuke...ma cosa stai dicendo? I...i tuoi occhi, io...non ti capisco...io»
«Certo che non mi capisci, quando mi hai capito tu, fratello mio?...troppo intento a goderti il sole lucente della tua grandezza, per prestare attenzione al silenzioso Sasuke...
ma le cose cambieranno...vedrai cosa farò, diverrò il tuo incubo Naruto, ti farò provare quello che io sto provando ora!
»

Spinse via Minato che cercò di avvicinarsi

«
Tramite te il mondo sarebbe dovuto arrivare alla pace. Morirei per difendere la tua vita, credimi Sasuke! Io ti amo, ti ho sempre amato!» gli urlò disperato il Re cercando di trattenerlo.
«NO! NON VI CREDO PIU' ! Io sono nato dal sangue che VOI avete sparso in una guerra senza fine, mi credevate mezzo per la pace? Bene diventerò arma di guerra e distruzione.
Rallegratevi, padre, perché avete cresciuto colui che porrà fine al vostro regno.
»

Guardò sua madre, Kushina si sporse in avanti prendendogli la mano fredda, gli accarezzò una guancia liscia guardandolo diritto negli occhi e Sasuke non si sottrasse a quel tocco materno,
con lei no, non poteva.
«Perdonaci, Sasuke» gli disse dandogli un bacio sulla fronte.
Sasuke avvertì il vuoto sotto i suoi piedi, gli occhi pungevano come spilli infuocati per le lacrime che volevano continuare ad uscire ma che lui tratteneva violentemente.
Ormai allo stremo della sua forza, guardò per un secondo quella che era stata la sua famiglia e si scaraventò fuori.
 


«
Padre, ma cosa è accaduto?» Naruto guardava i visi dei suoi genitori che, prostrati, fissavano la schiena di Sasuke allontanarsi sempre di più tra i corridoi del loro castello.
«Come avete potuto?» urlò Sakura contro Minato e Kushina. Le sopracciglia erano incurvate rendendo il suo sguardo verde rabbioso come non mai.
Si Allontanò dalle braccia della madre e corse fuori, rincorrendo il suo Sasuke.
«Fermo Naruto, lasciala andare. Sasuke vorrà vedere solo lei, prima di lasciarsi dietro il suo passato.»
Kushina mantenne le dita affusolate sulle spalle di suo figlio, Minato al suo fianco annuì, una lacrima scese nello stesso momento sul viso dei regnanti.





«Sasuke! Fermati» urlò, afferrandolo per un braccio.
«Lasciami» grignò lui, e Sakura sciolse la stretta obbedendo alla voce roca di suo fratello maggiore.
«
C-che stai facendo?» sapeva perfettamente, Sakura, quello che stava accadendo, ma non voleva crederci. Non poteva.
«Vado via. Non passerò un altro istante qui»  disse sistemando meglio la sella del suo stallone dal manto corvino.
Era stato un regalo di suo padre per il sedicesimo compleanno.
"In tutto il Regno del Fuoco non vi è cavallo migliore, scorre del sangue nobile in questo destriero dal manto color ossidiana, e io lo dono a te, figlio mio.
Il tuo sangue nobile riuscirà a domare questo stallone" gli aveva detto sorridendo.

Avvertì gli occhi punzecchiare in maniera fastidiosa, la sua vita era un' intera macabra bugia, come sarebbe riuscito a continuare a vivere?
Se avesse potuto, si sarebbe strappato il cuore dal petto con le sue stesse mani.


«
Ti prego non farlo! Non lasciarmi qui da sola»
Sasuke non si voltò serrando la briglia intorno al muso del destriero 
«Smettila, Sakura!» gridò quando la Principessa lo strinse da dietro
«No! Non andare, o se non puoi restare, portami con te!» Sasuke inspirò forte tra quelle braccia e chiuse gli occhi.
«Potremmo scappare insieme, andare via da qui...ricominceremo da capo, allontanandoci dalle loro bugie»
Riaprì gli occhi, la vendetta era ciò che desiderava, non una vita d'amore.
«Non essere sciocca.» le rispose sprezzante e, con un movimento elegante e altero, montò sul cavallo.
«
Ti amo Sasuke, ti ho sempre amato sebbene tu fossi mio fratello.
E mi sono sentita talmente colpevole nel provare un sentimento così impuro, che avvolte ho sperato di morire per poter alleviare la mia pena.
Ma ora è diverso...ti prego se anche tu mi ami, fammi venire con te! Non riuscirò più a vivere se ora tu andrai via!
»
Sasuke fissò quegli occhi verdi che lo guardavano tremanti. La pelle diafana di Sakura, come madreperla, era baciata dai chiari raggi lunari, risplendendo di una luce rassicurante. 
«Non c'è posto per te. Nel tuo sangue scorre il loro stesso sangue...» disse soltanto, ma a Sakura non bastò.
Schiuse le labbra per replicare, ma era scivolata in un turbine di instabilità e gelo e nessuna voce usciva dalla sua gola. Si aggrappò allora al suo mantello, lo tirò verso il basso.
Il suo Sasuke era troppo alto, troppo distante, su quel cavallo nero.

«
Torna da me, Sasuke. Quando tutto sarà finito, torna da me! Io ti amerò per sempre, te lo giuro.»
Il Principe le mise una mano dietro la schiena, sollevandola un poco.
Si chinò su di lei baciandole le labbra che sapevano di lacrime, con il presentimento che quella sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe stretta a sé.
Indugiò nel suo bacio, riscoprendo un po' di pace. Quando si allontanò da lei un dolore al petto iniziò a divorarlo da dentro, azzannandogli il cuore .
«Te lo prometto Sasuke, qualsiasi cosa accadrà io ti aspetterò. Ti aspetterò...lo giuro»
Sasuke la guardò negli occhi, così luminosi e vivi rispetto ai suoi, ma fu per poco.
In un attimo si
raddrizzò sulla sella e con un rapido e serrato movimento di briglia voltò il cavallo e galoppò.
La sua fuga fu accompagnata dall' urlo straziante di sua sorella.
Ormai lontano, al bosco di Konoha fu concesso di vedere le lacrime rigare il viso dell'ultimo degli Uchiha.



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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


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cap 11
L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 10



Tutta la varietà, 
tutta la delizia,
 tutta la bellezza della vita 
è composta d’ombra e di luce
Lev Tolstoj








Sakura ascoltò i propri passi risuonare lentamente, mentre procedeva verso la sala del banchetto. Non aveva idea di come facesse a muoversi, né di cosa la trattenesse dal voltarsi e tornare nella sua stanza. 
Il cuore le pulsava convulsamente nel petto, ma i pensieri erano limpidi : L'indomani mattina sarebbe partita all'alba per raggiungere Suna.
Per quattro giorni sarebbe stata costretta a mostrare sorrisi di circostanza, inchini, riverenze e, sopratutto, avrebbe simulato gioia e emozione per il fidanzamento e l'imminente matrimonio
che si sarebbe svolto poi a Konoha. Si ritrovò a pensare che in realtà avrebbe dovuto fingere per molto più di quattro giorni; tra qualche ora la sua intera vita si sarebbe tramutata in una calcolata finzione.

Continuò a camminare. Un lontano brusio proveniente dalla sala dei festeggiamenti affiorò al suo udito, mescolandosi al silenzio innaturale che regnava nei corridoi. 
Le superfici dei grandi passaggi marmorei erano lucide e levigate, e Sakura osservò per un attimo la propria immagine riflessa sulla parete, senza riconoscersi. 
L'abito che Ino Yamanaka le aveva consigliato di indossare era realmente splendido, ma lei avrebbe preferito qualcosa di meno attraente, più consono al suo reale stato d'animo.
La contessa Yamanaka aveva però talmente insistito su quanto una donna dovesse apparire meravigliosa l'ultima sua notte da nubile, che Sakura non aveva avuto la forza di contrastarla. 
Magari a lui sarebbe piaciuto.

La parete si confuse tra complicati intarsi e il suo riflesso sparì; Varcò la soglia e si trovò davanti la sala, illuminata e festosa, gremita di gente.
Ogni singolo individuo nella stanza, si voltò verso di lei nel preciso istante in cui entrò. 
Avvertiva mille occhi catapultati su di lei,  sulle sue spalle, sulle curve dei suoi seni, sul ventre piatto e sui fianchi fasciati dall'argento della stoffa. 
Con un sorriso tirato e la mano posata sul braccio di Naruto continuò a procedere e, ad ogni suo passo compito, il vestito morbido le frusciò tra le gambe lunghe, creando un effetto ipnotico e seducente. 
Quando finalmente raggiunse il suo posto a sedere, alla destra di suo padre, emise un impercettibile sospiro carico di significati. 

Il tavolo di legno, imbandito splendidamente, era stato posizionato in orizzontale così che la famiglia reale potesse aprire il banchetto e guardare, o meglio farsi ammirare, da tutti gli invitati disposti nei restanti e numerosi tavoli. Sakura si guardò intorno, alla ricerca dei suoi occhi, ma tra tutti quegli invitati, lui non c'era;
d'altronde non si aspettava nulla di diverso, sebbene in cuor suo ancora viva fosse la speranza di rivederlo prima di abbandonare il castello .
Le voci degli invitati rimbombavano tra le pareti, riempendole fastidiosamente i timpani. Ma per quanto fossero alte e possenti, non riuscivano a sovrastare quelle dei suoi pensieri, che più forti di ogni altra cosa, giravano vorticosamente nella sua testa. 
Guardò il bicchiere ormai vuoto e con un gesto invitò il coppiere a riempirglielo nuovamente. 
Mentre fissava apatica il liquido rosso scuro scendere dalla brocca d'oro, immaginò per un istante di avvelenare il futuro Re di Suna, il giorno stesso delle nozze. 
Nessuno avrebbe mai potuto sospettare di lei - delicato fiore di Konoha- e  dunque una volta morto, sarebbe stata libera di sposare chi voleva, di sposare Sasuke. 
Quasi le venne da ridere all'idea, aveva ormai ventiquattro anni e ancora sognava ad occhi aperti. 
Non avrebbe mai ucciso Gaara della Sabbia, non ne sarebbe stata capace, e sopratutto non avrebbe mai sposato Sasuke.

«Sorella, Rock Lee vorrebbe dedicarti un brindisi» Sakura si voltò verso il giovane cavaliere, sorrise e alzò il calice in alto. 
«Alla Principessa Sakura, la cui partenza già dilania i cuori di Konoha» 
Il coro si levò riempendo l'immensa sala, e i bicchieri di cristallo si scontrarono all'unisono quando dalle bocche dei commensali si innalzò il grido "Alla Principessa"

Sarebbe dovuta essere la sua festa, ma per quanto l'acclamassero e brindassero per lei, Sakura non riusciva a dissimulare l'angoscia che l' attanagliava. 
Non ce la faceva proprio, a fingere, non era mai stata brava a farlo, neanche quando era solo una bambina. Sbuffò, guardando lontano, cercando di distrarsi.
C'erano tutti i suoi amici che, radiosi, non perdevano l'occasione di sorridere. Solo Lady Hinata era silenziosa, come sempre, ma non smetteva nemmeno per un attimo di  guardare il suo futuro marito, 
che rideva più forte di tutti e mangiava come un leone. Era così fortunata, l'erede degli Hyuga, a poter sposare l'uomo che amava, pensò fissando l'indefinito.
E accompagnata da quella riflessione iniziò ad avere freddo, sebbene nella sala la temperatura fosse assolutamente confortevole. 
Bevve l'ennesimo bicchiere di vino, tuttavia non riuscì a migliorare il proprio stato, niente sarebbe riuscito a rendere quel momento meno doloroso. 

D'un tratto Minato, seduto al suo fianco, si voltò verso di lei. Forse gli altri non lo avevano capito, trascinati dalle rime dei menestrelli e dai fiumi di vino. 
Ma lui conosceva sua figlia e Sakura sembrava essere sull’orlo dell'urlo più disperato. 
Ogni cosa di lei gridava che non voleva stare lì, che gli sguardi che aveva addosso la ustionavano anche solo sfiorandola, e che quella che si presentava non era la vita che voleva, né lo sarebbe mai stata.
Non riusciva a sopportare ulteriormente di vederla in quello stato. Aveva un doloroso peso al petto per colpa di quegli occhi verdi  persi nel vuoto. 
«Naruto, porta tua sorella fuori di qui» gli disse a bassa voce. Il Principe lo guardò interrogativo, ebbro di vino rosso. 
«Io non posso abbandonare i miei ospiti, ma tu puoi accompagnare Sakura fuori. Non riesco a vederla così...» ammise rammaricato.

Naruto si alzò, sorrise ai commensali e la prese delicatamente per un braccio, catturando la sua attenzione.
«Andiamo» le disse all'orecchio, alzandola e trascinandola via.
Sakura lo lasciò fare, indolente. Non aveva realizzato subito il suo gesto. Sembrò riprendersi solo dopo qualche passo.
«Non posso andare via» protestò senza convinzione.
«È la tua festa e decidi tu quando andartene» ribatté Naruto. Lei non disse altro.
Quando raggiunsero l’ampio porticato al di fuori della sala, lontani dal brusio, dalla luce e dal calore, suo fratello si fermò.
«Sakura» le disse all’improvviso, sollevandole il volto per poterla guardare negli occhi.
«Che c'è?» chiese irritata
C’era una disperazione talmente feroce nello sguardo di lei che quasi lo stordì.
«Nostro padre è in pena per te, e lo sono anche io ora che ti guardo negli occhi, ti prego smettila di apparire così frustrata».
«Non posso Naruto!»
Naruto la guardò triste 
«Conosco Gaara, ho combattuto più volte al suo fianco. E' valoroso, leale ed è ha anche una bella presenza...sarà un buono sposo vedrai»
Sakura assottigliò lo sguardo fissandolo negli occhi chiari.
«Non mi interessa niente di tutto ciò....»
«Beh sempre meglio che avere come marito un vecchio re balbuziente...»
 «Stupido...» disse in un sorriso.
Naruto le accarezzò la guancia sorridendole amorevolmente 
«Va' nelle tue stanze. Dirò che eri stanca e preferivi riposare prima del viaggio»
«Non credi che sarà opportuna la mia presenza?» 
Naruto la guardò ancora, poi le stampò un delicato e amorevole bacio sulla fronte
«Ci penso io, non ti preoccupare di nulla.»



Solo quando raggiunse le sue camere buie ebbe la sensazione di riuscire nuovamente a respirare. 
Spalancò il balcone inspirando forte a contatto dell'aria gelida che, entrando  nella stanza, mosse con vigore le tende bianche.
Rimase per un tempo indeterminato a fissare il panorama e ad ascoltare i richiami oscuri degli animali notturni. L'aria della notte era particolarmente fredda, ma in quel momento Sakura desiderava solo il lungo abbraccio di quel cielo scuro puntellato da luminosissime stelle. Così facendo si sentiva in qualche modo più vicina a lui, paradossalmente infatti, quei corpi celesti dotati di luce propria, le ricordavano Sasuke. Condividevano con lui un fascino freddo e distante, entrambi erano un qualcosa cui non si sarebbe mai potuto realmente arrivare, ma che allo stesso tempo non si può fare a meno di ammirare e desiderare di capire.  

Quando finalmente si girò, per svestirsi e andare a dormire, incontrò due occhi, uno nero l'altro violaceo, che la fissavano nell'oscurità.
Con un tonfo nel cuore, naufragò nelle conformazioni concentriche del Rinnegan.
«Sasuke...» sospirò «da quanto tempo sei qui ?» 
«Da prima che tu arrivassi...come da te richiesto, sono venuto a porgerti visita ad ora tarda»
Sakura lo fissò, poi rivolse nuovamente il suo sguardo alla foresta invasa dall'oscurità. 
Pensò che Sasuke sarebbe stato più a suo agio in quei boschi popolati da creature sinistre e silenziose che in quelle mura splendenti.

«Perché mi hai chiesto di venire» disse dopo, alzandosi dalla cislonga posta al centro della camera da letto.
«Perché voglio trascorre del tempo con mio fratello prima di lasciare il palazzo» rispose continuando a dargli le spalle. 
In quell'istante, non sapeva nemmeno lei il perché, Sakura avvertì il gelo penetrargli direttamente nelle ossa. 
Strinse le braccia intorno al corpo, per riscaldarsi, rendendosi conto della presenza di Sasuke appena dietro le spalle, era fuori al balcone con lei. 
Le sfiorò la nuca scoperta, facendo passare la mano fredda sulla pelle. Sakura sobbalzò al contatto, sentendo la pelle bruciare nel punto in cui l'aveva toccata.

«Non sono tuo fratello» disse roco. 
Sakura chiuse gli occhi, piegando leggermente la testa per assecondare quella carezza, beandosi del suo tocco.  
«E ringrazio gli dei che tu non lo sia» avvertì la presa di Sasuke più salda, le dita stringersi all'altezza dell'attaccatura dei capelli che erano stati raccolti in alto. 
Sakura si voltò di scatto per poterlo guardare in viso, catturandolo con i suoi occhi verdi. Nell'istante in cui li incontrò, Sasuke pensò che avessero la stessa bellezza di uno sconfinato prato mosso dal vento. 
No, non era vero, erano molto più belli di qualsiasi altra cosa terrena. 
La vide allungare piano il collo bianco, mantenendo lo sguardo fisso nel suo. Poi, con la bocca appena socchiusa, gli sfiorò le  labbra serrate
«Hai bevuto»
Disse allontanando il viso e indurendo il proprio cuore. Scacciò quelle immagini passate, quella danza di ricordi, che era nata al solo toccare leggermente le sue labbra. 
Ma non appena riportò gli occhi su di lei si rese conto di non poter scacciare proprio nulla. 
Di nuovo avvertì quel nodo nello stomaco, quella pugnalata gelida. 
«So bene quello che desidero, il vino non c'entra nulla, Sasuke» disse, arrabbiata per quell 'insinuazione. 

«Dedica il tuo tempo al riposo, Sakura. Ne trarrai di certo un guadagno maggiore.» rispose aspro voltandosi appena, ma lei lo trattenne senza esitazione.
«Quando sei andato via, temevo che quella fosse l'ultima volta in cui avrei visto il tuo viso, così ho riempito la mia memoria di te per non scordare mai più i tuoi lineamenti...
ho vissuto per tutti questi anni nel tuo ricordo, e ora sono stanca di riposare, Sasuke...
» 
L'Uchiha strinse la mano intorno alla ringhiera del balcone, con violenza, quasi a volerle spezzare. 
«La persona che ha occupato i tuoi ricordi, non esiste più.»
Sakura serrò le labbra, spostò lo sguardo sulla sua mano sottile ed elegante. La stessa che aveva ucciso tante -tante- e tante persone.
«Eppure i tuoi occhi, la tua voce, le tue mani sono sempre le stesse»
Sasuke allontanò lo sguardo rivolgendolo lontano, al buio della notte che gli è tanto cara. «Non essere ingenua... sai perfettamente che così facendo soffrirai ulteriormente» disse con gli occhi persi. 
Sakura gli strinse le dita intorno al braccio coperto dal cotone bianco. Lo tirò appena, obbligandolo a guardarla in faccia. 
«Soffrirò se respingerai ulteriormente il mio amore. Se tu rappresenti un problema per te stesso, non puoi pretendere di rappresentarlo anche per me. 
Sono riprovevole, lo so, ma a me non  interessa cosa hai fatto, non mi interessa quante vite hai stroncato, non mi interessa cosa sei , né chi sei, Sasuke Uzumaki, Sasuke Uchiha, il Traditore.
Il mio amore per te è immutato,... io
» si interruppe per un secondo, deglutendo a fatica «io sento di appartenerti da sempre, non vi è alcun posto in cui vorrei e dovrei essere se non con te.
Di qualsiasi cosa siano fatte le nostre anime. Io so che la mia e la tua sono unite dal medesimo destino 
» 

E così dicendo, divenne un confine misero quello che divise i loro visi.
I loro respiri si fusero in un solo sospiro, un respiro che si perdeva fra le labbra che respingevano e quelle che pregavano.
L'impercettibile spazio di una piuma, li separava. 
Sasuke allora fu consapevole, con rabbia, che i sentimenti erano un veleno a cui il suo cuore non era ancora immune. 
Nonostante avesse tentato con tutte le sue forze di purificarsi, li sentiva pulsare sotto lo sterno in un vortice di rabbia, insofferenza e delusione che lo confondeva e lo rendeva ancora più vulnerabile di quanto volesse ammettere.
Sasuke respirò profondamente per non perdersi nei contorni delicati che caratterizzavano il viso di lei. 
Ma a malapena sentiva il vento freddo soffiare, come se non fosse davvero in quel luogo, ma solo una proiezione distorta, il debole riflesso di un ricordo.
E forse era così, perché la persona che Sasuke sentiva di essere in quel momento sarebbe dovuta essere morta molto tempo prima, precipitata in un abisso senza fine, inseguita da una bugia violenta e mortale come una coltellata.
«Verrai risucchiata dalla mia ombra» le disse stringendole la vita coperta dalla stoffa argentata. 
«Le ombre non sono meno importanti delle luci» sussurrò avvicinando ancora di più le labbra a quelle dell'Uchiha. 
Con quelle poche parole Sasuke sentì ogni resistenza sciogliersi. Avvertì il suo corpo d'un tratto sfiancato e corrotto dalla solitudine e dal dolore secolare che aveva macchiato prima l'anima di Indra, poi quella di Madara, ed infine la sua. 
«Non abbandonerò l'oscurità...» apostrofò sulle labbra morbide «ma  per stanotte, reclamo la tua luce Sakura» aggiunse con un tremito 
«Sono nata per donarti luce, Sasuke Uchiha» sussurrò prima di affogare tra la sua bocca.

Sasuke la strinse a se con  forza, eliminando qualsiasi distanza. E sentì un dolore antico e assopito nel petto, un sensazione dimenticata tra le pieghe del suo animo. 
Il corpo di Sakura emetteva un calore tale da renderlo sovrumano, divino quasi. A tempi lontani risaliva l'ultima volta in cui aveva assaggiato le sue labbra, e la sensazione di averla di nuovo in quel modo lo terrorizzavano, rendendolo fragile e disorientato. 

Sasuke amava da sempre la sella e la briglia, e Sakura, che conosceva tutte le callosità da soldato delle sue mani, arrendevole gli permise di scivolare sulla gonna.
Il bacio si fece più famelico e vorace, gonna e sottogonna non furono una barriera sufficiente a intralciare le sue mani frementi, né quella sua volontà con cui desiderava piegare persino la Natuna affinché i suoi sogni di guerra e vendetta si realizzassero. La trascinò con impeto dentro la stanza, portandola sul letto ancora pieno di cuscini ricchi e ricamati. 
Sakura respirò veloce sulle sue labbra e con un movimento leggero, sfilò la casacca del principe lasciandolo a torso nudo. 
Portò una mano calda, sul suo petto, sul suo cuore, che lentamente scese, timida, verso il basso.
Si sentiva affamata quanto lui, affamata di amore perduto e della felicità che pareva esser destinata a non raggiungere mai.
Entrambe le cose sembravano essere alla sua portata ma lei non riusciva mai  davvero ad afferrarle e farle proprie.
E quando Sakura iniziò a slacciargli il pantalone nero, Sasuke non ci vide più. 
La voltò con un gesto rapido e aggressivo, e con il respiro accelerato e caldo sulla sua spalla nuda, velocemente le slegò il corsetto stretto. 
Lo allargò quel tanto da permettergli di infilare una mano e toccarle il seno morbido, stringendo, forse troppo, perché lei si fece uscire un gemito pesante. 
Iniziò a baciarle la schiena ora completamente scoperta e inspirò il dolce profumo della sua pelle, uguale a quello di quando era solo un'adolescente. 
La voltò nuovamente, sentendo il bisogno impellente di guardarla negli occhi. 
Il corpetto ormai era scivolato via, Sakura indossava solo la gonna ampia, il seno nudo si muoveva a ritmo del suo respiro affannato, ma gli occhi erano lucidi, sul punto di versare lacrime. 

«Cosa ti succede?» chiese alzando le labbra dal suo corpo. «Nulla...scusami» gli disse riavvicinandosi alle sue braccia. 
«Parla!» sbottò, rabbuiandosi al solo pensiero che lei avesse cambiato idea, che la possibilità di giacere con il Traditore si fosse rivelata più macabra del previsto. 
«Io...non voglio trascorrere la mia vita al fianco di Gaara del Deserto, sento il mio cuore sanguinare al pensiero di separarmi un'altra volta da te » confessò con gli occhi pieni di lacrime.
Lo sguardo di Sasuke si incupì assottigliandosi  
«No.» disse secco. Con violenza la fece stendere completamente sul letto e con una mano le strinse dolorosamente i polsi, tenendoli uniti al di sopra della sua chioma rosata.
«No, tu sei mia» urlò, con crescente rabbia. «Mia, mia, mia.» continuava a dire catturandola di nuovo in baci irruenti fatti di morsi, lingue e saliva. 
«Nessun altro, Sakura. Dovessi anche uccidere l'umanità intera, non sarai di nessun altro.»
Ora lo diceva con disperazione, e gli occhi assunsero una tonalità più calda liberandole le mani.
La guardava catturato dalla bellezza altera del suo corpo nudo, dalla strana luce che emanava la sua pelle chiara, dal diverso bagliore delle iridi. 
Le baciò, con una dolcezza inconsueta, la pelle bianca del collo, le clavicole e i seni. Mentre lei portando la testa all'indietro e stringendosi a lui, sentì un fuoco avvampare tra le gambe bianche e tremanti.

Occhi dentro occhi, e pelle su pelle, Sasuke arrotolò con impeto le gonne fino a sopra la vita e, alla fine le allargò le gambe rapido e deciso ma senza dolere, e l’aria fredda che entrò dal balcone aperto, le fece passare un brivido di febbre dalla nuca lungo tutta la schiena.
«Non ti farò male» le disse con il fiato rotto, ma sembrò più dirlo a se stesso che a lei. 
La principessa sorrise teneramente toccandogli i capelli neri. 
«No, non me ne farai.» sussurrò rincuorandolo, perché lei era certa che non gliene avrebbe fatto.
Quando lo sentì - il dolore della carne lacerata- si morse un labbro, facendolo sanguinare, per trattenere l'urlo. 
Entrambi respirarono forte, guardandosi, e restarono fermi, per interminabili secoli di secondi. 
Sasuke chiuse gli occhi, e cercò la bocca di Sakura serrandola in un bacio appassionato e profondo. 
Le mise una mano dietro la schiena per spingersi più a fondo, e lei gettò indietro la testa, perdendo il respiro.
Le bocche ansanti, spalancate dalla sorpresa, una sull'altra, quando quel gesto lo fece affondare dentro Sakura fino all'ultimo.
Si guardarono, di nuovo, sgomenti. 
Nessuno dei due disse una parola, perso com'era negli occhi dell'altro a cercare di riprendere il controllo del respiro.
Dentro Sakura, il dolore e il piacere si scontrarono come onde di fiumi in piena, non appena Sasuke iniziò a muoversi. 
Il ritmo era dolce e incerto, come se il Principe avesse bisogno di abituarsi al pensiero. 
Sasuke infatti non ricordava più la prima volta che aveva fatto l'amore, e di sicuro non si trattava di amore in senso stretto: gli sembrò quella, la prima in assoluto. 
Un fuoco imperituro e dispettoso gli bruciava in testa, togliendogli la cognizione di tutto ciò che non era lei, lei stretta intorno a lui, lei bagnata per lui, lei ubriaca di lui, ogni centimetro di pelle di quella donna che apparteneva soltanto a lui. 
Lo sapeva da sempre, anche se aveva cercato di sotterrarlo in quegli anni :
Lui sarebbe morto, per lei. Avrebbe raso al suolo Suna, per lei. Avrebbe demolito l'Universo dalle fondamenta, per lei. 
E questo lo faceva infuriare all'inverosimile.
Sciocco, debole, vulnerabile... Uchiha

Sakura sentì spilli infuocati trafiggerle i lombi, si aggrappò alle braccia di lui e due lacrime roventi le inumidirono i lati degli occhi. 
Seppur così dissimili, così dannatamente diversi.
Opposti.
Opposti come il tempo e lo spazio.
Come la creazione e la distruzione.
La vita e la morte.
Il sogno e la realtà.
Tutto sembrava combaciare in maniera perfetta in quel momento:
La coscia tesa al di sopra del fianco del Traditore, la mano di lui che le affondava nella pelle, arrossando i contorni dei punti in cui le dita afferravano la carne,
il movimento di fianchi ora deciso e serrato, gli sguardi profondi e incastrati l'uno nell'altro, e infine i loro gemiti che fondendosi insieme, raggiunsero la luna, unica testimone di quell'unione proibita. 
Sasuke, incapace di ritrovare il senno, stava scivolando in un vortice, tra le sue carni, e più si sforzava di sottrarsi, più ci finiva dentro. Era disorientato, perso, annientato in lei.
«Sa...Sasuke» pronunciò stringendosi di più a lui. 
Il Traditore alzò il viso, prima perso tra l'incavo del suo collo e i capelli rosa, parve essere richiamato da un abisso di solitudine da quella voce, come un antico incantesimo avvertì il suo nome riecheggiare tra le mura delle stanza. Il corpo di Sakura illuminato dai raggi lunari splendeva di una luce ultraterrena, non naturale, trasportando gli occhi di Sasuke in un mondo diverso e sconosciuto. 
Le afferrò la mano stringendo le dita intorno alle sue, tanto da rendere le nocche bianche. 
Sakura sentì il suo respiro affannato, i suoi occhi appannati  dal desiderio e dalla disperazione, e al suo orecchio arrivò un silenzioso 
«Sakura»

¤





Dopo, le si stese addosso, e appoggiò la testa sulla sua spalla per riprendere fiato, respirando i suoi capelli.
Lei voltò il viso madido di sudore e cercò la sua bocca, dolcemente. Con sorpresa, Sasuke, ricambiò il bacio, mordendole appena il labbro inferiore. 
Per non pesare ulteriormente sul suo corpo, l'Uchiha si scostò, e stendendosi di fianco a lei si passò una mano sugli occhi.
La testa continuava a girargli come stordita. 
Sakura si tirò su un gomito accanto a lui e passò le labbra sul suo torace sudato, all'altezza del cuore. Sospirò a labbra chiuse appena sotto il suo collo e poi quasi cessò di respirare,
perché stava vivendo un momento impossibile. Fino ad allora quell’istante era esistito solo nella sua testa. 
Era un momento così bello che lei aveva quasi avuto paura di crederci quando lo aveva pensato, e viverlo non era meno spaventoso che immaginarlo; 
e allora restò ferma di fianco a lui, in perfetto silenzio, come per paura che il minimo sussurro potesse spezzare l’illusione e riportarla dentro ad una realtà dove Sasuke non era con lei. 
Non sentiva più nemmeno il battito del cuore infrangersi contro il petto. Tutto era sospeso dentro di lei.
Era stata così totalizzante quell'unione di corpi, di anime, da farla ancora tremare. 
Non era stato solo per il piacere e il dolore, era un qualcosa che non riusciva pienamente a comprendere, aveva avvertito talmente tante cose avvinghiata tra le sue braccia, mentre lui si muoveva in lei. 
L'amore, la disperazione, la luce e l'oscurità, la serenità e il tormento, la vita e la morte, la rinascita e l'oblio.

Alzò gli occhi verdi su di lui che sembrava preso da chissà quale pensiero, forse non molto diverso dal suo. 
«Ti senti bene?» gli chiese 
«Pensi che mi stanchi così facilmente?»
«Intendevo altro...io, come dire? Ho una strana sensazione...è come se stanotte avessimo cambiato il corso degli eventi, come se qualcosa nell' Universo fosse mutato»
Sasuke incollò gli occhi neri su di lei, più o meno coperta dal lenzuolo di seta.
«Che cosa sei?» disse fissandola. 
Sakura allargò le iridi, sorpresa da quella strana domanda.
 
«La Principessa di Konoha, la figlia di Minato e Kushina e l'erede di Lady Tsunade» rispose con un sorriso. 
«Che altro?» chiese ancora, serio, con gli occhi nei suoi. 
«Non lo so...» rispose sinceramente. 
La dolcezza e l'innocenza le trasfiguravano i lineamenti, sempre, anche in quel momento, mentre si avvicinava a lui, mezza nuda, in quel modo erotico e sfrontato.  
«Che altro, mi chiedi ?» disse sulle sue labbra, posizionandosi con le gambe a cavalcioni su di lui. Sasuke le arpionò le cosce stuzzicandole il collo. 
«Sì, cosa sei, Sakura?»
«Tua» sospirò abbassandosi gradualmente su di lui, per poi accoglierlo, di nuovo.
Sasuke si lasciò sfuggire un rantolo di piacere, chiuse gli occhi e gemette nell'istante in cui lei contrasse i muscoli.
Si odiò per essere diventato così fragile a causa di una donna. E allora aumentò il ritmo, perché era lui a decidere come e quando, sempre.
Le voleva fare male, forse, almeno un po', quindi le afferrò i capelli e le morse il collo, con rabbia.
«Cosa mi hai fatto» le disse stringendole i capelli.
Sakura non ebbe nemmeno il tempo di decifrare quelle parole, perché u
n'onda incontrollabile le sottrasse il respiro dal petto e scese, come una tempesta infuocata, dal cervello giù per i fianchi, fino all'ombelico.
Quel misto di dolore e lussuria nelle iridi verdi di Sakura, gli annebbiò gli occhi gonfiando il suo ego già saturo.
«Sasuke...»
O no, no! Non pronunciare il mio nome così, maledetta! Pensò sentendo il brivido dell'eccitazione incendiarlo.
E allora, ormai accecato dalla rabbia, dalla lussuria, dalla consapevolezza di quanto quella donna tenesse il suo cuore e il suo corpo serrato in pugno, la sollevò da sopra di lui, senza sforzo.
Fuori controllo, la costrinse carponi e si spinse in lei più a fondo che poteva, senza preoccuparsi.
Si mosse dietro di lei con irruenza e violenza, trattenendo il piacere tra i denti. Non voleva lasciarsi andare di nuovo, ma un gemito uscì comunque dalle sue labbra.
«Ti prego, fa' piano»
«Non prendo ordini da te» le rispose, con la voce rotta dall'eccitazione. Gli piaceva da morire, tutta quella sofferenza, quell'arrendevolezza di Sakura.
Era così stretta che gli faceva quasi male, con foga le tirò i capelli inarcandole la schiena e si piegò anche lui, poco in avanti per guardarle il viso arrossato.
Sakura girò appena gli occhi verdi su di lui, baciandolo con dolcezza.
Quel gesto inatteso, sconvolse Sasuke. Lasciò che la lingua di lei si facesse strada tra la sua bocca e che la mano delicata si posasse leggera sulla sua che stringeva con eccessiva forza il fianco morbido.
Lasciò che rallentasse il ritmo, rendendolo meno aggressivo e rabbioso, poi con una mano scivolò tra le sue gambe in un punto sensibile.
La sentì gemere nella sua bocca come in preda a una febbre, per poi svuotarsi all'unisono, persi l'uno nell'altro.


Ripreso il naturale ritmo respiratorio e cardiaco, Sasuke girò lo sguardo su di lei che con gli occhi chiusi era distesa al suo fianco. Percorse il suo corpo, arrossato nei punti in cui lui l'aveva afferrata.
«Ti ho fatto male» disse rompendo il silenzio. Sakura aprì le palpebre, e lo fissò, sebbene il suo tono fosse duro, lei percepì senso di colpa e premura in quelle poche parole.
«Tu mi fai male e mi fai bene, Sasuke. E io amo ogni aspetto del tuo essere»
«Perché? Perché qualsiasi cosa io faccia il tuo modo di agire è sempre lo stesso
«Perché non posso fare altrimenti, passerò il resto dei miei giorni amandoti»
Sasuke registrò ogni parola e allungò il braccio, stringendola a sé, Sakura adagiò la testa sul suo petto, spargendo i capelli rosa sui suoi muscoli.
«Mai l'alba mi è parsa tanto odiosa» disse chiudendo nuovamente gli occhi. Sasuke le accarezzo i capelli, con una delicatezza che aveva sperato di non possedere più.
«Ora riposa Sakura. Aspetterò al tuo fianco l'arrivo del dannato sole»
Quando lei si addormentò, le baciò una tempia e, involontariamente, le disse all'orecchio.
«Farei qualsiasi cosa per te, qualsiasi»
Sapeva perché lo aveva detto in quel momento, quando lei immersa nel sonno non poteva sentirlo, ma sapeva che quella sarebbe stata anche la promessa di una vita.



 
Angolo autrice :

Buonasera care lettrici, l'aggiornamento questa volta è arrivato con lieve ritardo rispetto al solito, ma mio nonno non è stato molto bene
quindi sono stata parecchio impegnata;
in questi giorni cercherò di rispondere anche alle recensioni lasciate nello scorso capitolo, che sono state tutte fantastiche!
Grazie davvero per l'affetto che mi avete dimostrato, sono immensamente felice che questa storia vi stia piacendo ancora e che piano piano
si aggiungono anche nuovi sostenitori :)
Sto veramente amando raccontare questa storia, darle forma nella mia testa e poi scriverla e tentare di trascinarvi dentro e farvi
vivere l'universo a cui ho dato immagine nei miei pensieri.
Spero di riuscirci e spero che voi stiate sentendo qualcosa, e che questo ne compensi i difetti che so essere molti.
Vi ringrazio mille e mille volte per aver letto, recensito, seguito e inserito la storia tra le preferite e, ovviamente, per i vostro sostegno.
Ci sentiremo presto, un bacio forte <3

22M.
P.s se credete che il capitolo sia eccessivamente dettagliato, alzerò il rating da arancione a rosso. Fatemi sapere ;)





 


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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 11



Ma lascia almeno
ch’io lastrichi con un’ultima tenerezza
il tuo passo che s’allontana.
Vladimir Majakovskij





Sasuke stese una mano sulle lenzuola umide.
Dalla finestra aperta spirava una brezza leggera che scuoteva delicata le tende.
L'alba era giunta.
Girò il viso alla sua destra, il corpo di Sakura era caldo ed emanava il familiare leggero chiarore: la pelle sembrava bruciare di una fiamma quieta, le linee sinuose delle vene sottili, il respiro calmo, la seta del lenzuolo che la copriva quel tanto che bastava a tenere nascoste le ossessioni più profonde del Principe, quelle tra le sue gambe. Il ventre teso, l'ombelico che seguiva il ritmo regolare del respiro.
Sasuke lo sfiorò con le dita, sentendo prendere corpo dentro di sé una fiamma antica quanto lui. Si alzò di scatto come bruciato, indossò i pantaloni e uscì fuori al balcone che dava ai giardini.
Inspirò forte quando il vento soffiò tra i capelli neri.
Quel giorno il sole sembrava voler comparire con troppo anticipo. Ma le nuvole glielo impedivano, catturando i raggi che lottavano per lacerarle.
Con la mente persa, si accorse che Sakura era lì con lui solo quando avvertì le sue braccia cingergli, da dietro, la vita.
La principessa gli stampò un lento bacio sulla spalla nuda.
Sasuke chiuse gli occhi inspirando di nuovo, sentiva che qualcosa era cambiato in lui dopo quella notte, un nuovo proposito stava sostituendo il suo desiderio di vendetta e distruzione.
«Le mie dame saranno qui a momenti...» esordì lei trattenendo le lacrime tra le lunghe ciglia.
Sasuke si girò bloccandole le spalle con entrambe le mani. La guardò negli occhi
«Troverò un modo, Sakura.» .
La principessa gli sorrise malinconica, guardandolo negli occhi scuri 
«Ci siamo svegliati all'alba Sasuke, ma il nostro destino si è svegliato secoli prima di noi due»
Sasuke le accarezzò il viso con delicatezza, e Sakura gli prese la mano che si era posata sulla sua guancia. Se la portò sulle labbra morbide baciando le punte fredde delle sue dita affusolate,
poi la pressione di Sasuke aumentò e in un attimo avvicinò il viso della principessa al suo, serrando la bocca nella sua.
Avvertì le mani di Sakura aggrapparsi con disperazione alle sue spalle, graffiando quasi la sua pelle scoperta.
Presero a baciarsi con irruenza, a cercare i corpi, le lingue, la pelle con una frenesia drammatica.
I baci asfissiati non fecero sentire loro l'iniziale, discreto bussare alla porta, perché quel desiderio incontrollabile, quell'attrazione perpetua, avevano ormai reso le orecchie sorde ai colpi del buonsenso.
Sasuke la spinse sulla colonna portante della stanza e, sollevandola tra le braccia, le alzò le cosce allacciandosele intorno alla schiena.
Ben presto il lenzuolo che celava le nudità della donna cadde, scoprendola del tutto, e Sasuke non riuscì a fermarsi, affondò tra le sue gambe con un rantolo.
Il bussare divenne  più insistente, parallelamente al ritmo del bacino dell'Uchiha.
In preda a quell'incontenibile piacere, Sakura strinse le dita tra i suoi capelli neri, mentre Sasuke le teneva un mano sulla bocca, trattenendone i gemiti che lei altrimenti non sarebbe riuscita a contenere. 
Una voce da dietro la porta ruppe quel momento. 
«Principessa?»
Sakura spalancò gli occhi verdi, prima semichiusi dall'estasi, e allarmata guardò Sasuke. Si scostò con riluttanza da lui che tentava ancora di trattenersi tra le sue gambe, e corse verso la porta, prima rialzando da terra il lenzuolo macchiato dal sangue verginale della notte trascorsa «Chi è che sollecita alla mia porta?»
La voce uscì spezzata dal respiro ancora accelerato, provocando un mezzo sorriso sulle labbra di Sasuke.
«
Mi-mia signora, perdonate la mia intrusione, sono Margherita...devo aiutarvi con le preparazioni, la carrozza vi attende»
Sakura controllò il respiro affannato e ammorbidì il tono 
«Stamattina non ho bisogno del tuo aiuto Margherita, farò il bagno da sola...»
«
Come desiderate Principessa, vogliate ancora perdonare la mia insolenza» quando sentì ormai i passi della serva lontani, si calmò: non erano stati scoperti.
Sasuke le fu un'altra volta vicino, la strinse da dietro immergendo il viso nei capelli profumati da oli ed essenze.

«
Sasuke...» avvertì già la gola stringersi e le lacrime raggiungere gli occhi chiari.
«
Lo ucciderò se sarà necessario» le sussurrò all'orecchio. Sakura sgranò lo sguardo voltandosi, di nuovo, verso di lui. Gli afferrò il viso posando la fronte su quella dell'Uchiha.
«
No, ti scopriranno, e a quel punto niente e nessuno potrà evitarti la pena capitale»
«Non mi interessa, ucciderò chiunque voglia ostacolarmi, abbatterò tutto l'esercito di Suna se necessario, e ti riavrò con me»
Neanche il tempo di concludere la frase, che neggli occhi d'ossidiana emerse un'ombra sinistra e malvagia.
«
NO! Attendi quattro lune, al sorgere del sole sarò di nuovo qui»
«Per sposarti!» gridò lui furioso allontanando il viso dalle sue mani tremanti.
 Sakura strinse il lenzuolo che le copriva il corpo nudo e scosso. Quasi corse per avvicinarsi di nuovo a lui che le dava le spalle.
Lo abbracciò con una forza tale che Sasuke arrivò a pensare che una morte del genere sarebbe stata dolce e rasserenante.

«
Io devo vestirmi, Sasuke. Devo andare ...ma tu promettimi che non farai nulla...giuramelo!»
 Sasuke non la guardò, i capelli neri gli coprivano parte del  viso rendendolo più bello di quanto Sakura potesse sopportare.
«Promettilo!» urlò con le lacrime che scendevano irrefrenabili sulle guance. Sasuke decise di non voltarsi, raccolse i suoi vestiti sparsi per la camera sotto gli occhi angosciati della principessa.
Poi strinse con violenza la maniglia d'oro della porta. 
«Ti ho desiderata quando pensavo che fossi mia sorella, lottando contro un sentimento che credevo impuro, proibito e depravato. Ho tentato di resistere, ma non ce l'ho fatta. Quando ho scoperto la mia vera discendenza ho odiato il tuo sangue Uzumaki, e ho provato ad odiare anche te, ma ho nuovamente fallito miseramente. E ora che sei finalmente mia, mi chiedi di prometterti di rimanere qui, imprigionato in questo palazzo senza muovere un dito per riaverti? »
«
No Sasuke, ti prego non attaccare Suna! Io non voglio vite spezzate in nome del tuo amore»
«Cio' che tu vuoi non conta nulla, Sakura...io non abbandonerò i miei propositi tanto facilmente.» aggiunse prima di sbattere la porta della camera e lasciarla.


¤






Sakura  sapeva che sarebbe accaduto. Accadeva sempre, era il loro destino - anime pellegrine, condannate a una lontananza che aveva il sapore amaro della sconfitta -

Sapeva che sarebbe accaduto, eppure la lacerava lo stesso - come la scorsa volta, come ogni volta - .
Perché la voragine che la sua assenza le lasciava nel petto era tutto quello che le rimaneva di lui.
 E lei si aggrappava ad essa, la accettava, quasi la desiderava, perché era quanto di più vicino a una presenza che riusciva ad avere, ora che erano separati di nuovo.
Guardò fuori il finestrino della carrozza, il paesaggio cambiare lentamente. I boschi fioriti di Konoha appena dietro di lei e l'immensità dell'ignoto davanti.
Avvertì i respiri farsi pesanti, faticosi in una maniera che ormai le era troppo familiare, troppo legata a lui.
Le sembrò di doversi ricordare anche di respirare, quando il peso della sofferenza che l'avvolgeva riuscì ad avere la meglio sul suo corpo, forte ma debole.
Chiuse gli occhi verdi, bloccando nella mente quella notte di luna piena.
L'amaro destino aveva deciso così per loro: dalla nascita il loro amore era stato impossibile.
Prima fratello e sorella, poi nemici mortali e ora amanti separati.
Quindi lo avrebbe dovuto accogliere come un miracolo, quel ricongiungimento notturno, ma a Sakura non bastava, l'unica risposta che riusciva  a trovare nel cuore era "Non è abbastanza"
Eeclamava -ancora- la sua ombra con una disperazione tale da sentire il cuore graffiargli sotto la pelle, scalpitare e  sanguinare di dolore.



Sasuke guardò fuori, gli avevano appena somministrato le quotidiane gocce, e questa volta non aveva avuto nemmeno la forza di lanciare occhiate glaciali.

Era arreso, sconfitto, morto.
Dal cielo cominciarono a scendere, di nuovo, gocce pesanti d'acqua, come il pomeriggio precedente in cui l'aveva vista danzare sotto la pioggia con il viso proteso verso l'infinito.
Quel giorno però il cielo piangeva le lacrime che lui aveva versato dentro di sè, in silenzio, per la sua principessa, che lo aveva lasciato ancora-ancora, ancora e ancora- pellegrino infelice,
a custodire il suo dolore con tutto l'amore che sentiva pulsare incontrollabile in ogni cellula del corpo, in attesa del suo ritorno.
L'ennesimo ritorno, l'invocata rinascita, in attesa della nuova fioritura di quella lontana primavera interrotta.
Ma quel giorno, Sasuke non ce la faceva. Quel giorno no.
Quel giorno non poteva far altro che chiudere la porta al mondo e nascondersi sotto le coperte
Contorcere il viso spigoloso in pieghe di dolore, ormai troppo familiari, consumato nel dolore millenario,
che il destino -avido di sensazioni,di vita,avido di singhiozzi,lutti e disperazione- non riusciva a decidere a far terminare.



Due anni prima

Ricamato su uno sfondo nero, il vessillo bianco e rosso degli Uchiha, ondeggiò nel cielo, dove nubi oscure contendevano l'orizzonte a squarci di azzurro.
Una folata di vento si staccò dalla pianura e risalì fino alla collina trapassandoli, fredda come una falce di cristallo.
Uno spiraglio di sole fece scintillare migliaia di elmi, elettrizzando il corpo di Sasuke.
Il momento era arrivato finalmente, lo sentiva nelle narici, nelle orecchie, scivolare inesorabile attraverso le vene inebriandolo oltremodo.
«Miei uomini, davanti a voi vedo l'esercito del lampo giallo, conosco i loro strateghi, sono astuti, i migliori forse. Ma non riusciranno a batterci in una spianata come questa. Qui no.
Qui non scambierei uno dei miei con dieci dei loro!
»
Un boato si levò, facendo scartare di lato lo stallone di Sasuke, con uno strattone alle redine, lo riportò in posizione di fronte a loro.
«Hanno massacrato il mio sangue nel cuore della notte, uccidendone bambini e donne indifese! Ma oggi si scontreranno con un esercito armato e pronto!
Quindi gloriose belve, andate al passo con le insegne e le loro urla di guerra diventeranno presto urla di terrore.
Niente potrà privarvi oggi della vittoria,perché al finire della giornata tutto ciò che vedete là in fondo sarà nostro.Vi do la mia parola
»

L'entusiasmo dell'esercito, composto da uomini fedeli agli Uchiha ,dai cavalieri di quelle nobili famiglie che desideravano ardentemente sovvertire il potere degli Uzumaki e da mercenari reclutati in ogni angolo del mondo, esplose in un urlo che ripercosse di manipolo in manipolo. Sasuke si guardò intorno e con uno sguardo di soddisfazione negli occhi furbi, lasciò riecheggiare intorno a lui l'eco bellicoso del suo nome. 
«Sasuke, Sasuke, Sasuke!! »
Indossò l'elmo, squadrò i suoi sottoposti, Yahgo e Suigetsu e urlò a tutto lo schieramento a pieni polmoni
«Vi chiedo tre nemici a testa! Tre! Me li darete?»
Il terreno sembrò vibrare sotto la risposta dei diecimila. Il Principe Rinnegato sguainò la spada, brandendo al cielo
«
Ricordate, voi non siete uomini, voi non avete nulla di umano. Siete statue ricoperte di ferro, e come tali devono vedervi. Non possono nulla contro di voi, verranno avanti e vedranno un muro di scudi, armature ed elmi. Un muro di acciaio senza paura e senza pietà. -Ora mio scudo, siete pronti a combattere, ?»
«
Lo siamo, Principe Uchiha! » La risposta si alzò sopra una foresta di lance alzate.
«Ricordate, il Principe Naruto deve essere mio!»
Sasuke rivolse il cavallo al nemico e si allontanò dallo schieramento, come per sfidare da solo l'esercito di suo padre.
"Esci fuori, Naruto" pensò tra sè. Arrestò il maestoso cavallo dalla criniera nera e puntò la spada verso i nemici, cercando con lo sguardo suo fratello
"Vieni a prendermi! Vieni a prendermi, fratello, se vuoi il tuo regno!"



«
Figliolo»  Minato guardava suo figlio Naruto, splendente nella sua armatura argentata.
«
Questa volta non riusciremo a batterli »
«
Ma padre- »
«No, fammi finire. L'esercito di Sasuke è più organizzato e numeroso rispetto all'anno passato, e il terreno non ci aiuterà. Devi scontrarti direttamente con tuo fratello, questo è l'unico modo per evitare la totale disfatta, per limitare il più possibile la perdita dei nostri uomini. Per quanto abbia cercato di evitarlo la realtà è solo una :Voi due siete nati per questo, così è iniziato e così deve finire.
 Ashura e Indra devono scontrarsi, di nuovo.
»
«
Sì padre, sconfiggerò Sasuke e lo riporterò a casa »
Minato sorrise appena infilandosi l'elmo. «Sii prudente Naruto.Non sono pronto a perdere un altro figlio»
Naruto alzò il braccio chiudendo il pugno «Non temete per me padre, difendete il vostro esercito, tornerò presto e riporterò Sasuke! »
Il giovane Uzumaki girò il cavallo verso Kakashi che stava incitando la sua schiera di uomini.
«
Condurrò Sasuke lontano da qui, ci scontreremo da soli. Ma se dovesse capitarmi qualcosa, Sakura lei...»
Si bloccò perché avvertì la voce tremare, aveva paura, lo si leggeva negli occhi chiari. Kakashi poggiò una mano sulla sua spalla, con l'altra teneva ferme le redini del cavallo.
«
Non vi preoccupate Principe, come vostra sorella anche io ho piena fiducia in voi »
Naruto annuì e girando il viso finalmente lo vide. Suo fratello Sasuke, sull'imponente cavallo nero, scendeva dalla collina e galoppava verso di loro.
Con lo Sharingan attivato scrutava le prime file alla sua ricerca. Un brivido gli attraversò la schiena scuotendolo nell'armatura.
Si mosse verso di lui, prima piano poi spronò il suo destriero.
"Eccomi, fratello"  pensò incontrando il suo occhio rosso.

¤







Sakura arrivò protetta dall'armatura d'acciaio con il suo cavallo bianco. Si guardò intorno alla ricerca dei suoi fratelli, ma ciò che vide fu solo una scena di devastazione e orrore umano indicibile, difficilmente immaginabile. Le affilatissime aste piegavano elmi e corazze, per poi penetrare nella carne non più protetta dal metallo. Gli uomini urlavano cercando di svellare la lama conficcata nel proprio corpo, mentre venivano sommersi dalla massa terrorizzata dei compagni. A centinaia cadevano sul terreno bagnato o nelle pozze d'acqua, già agonizzanti o semplicemente perché non riuscivano più a tenersi in piedi in quel caos. Il sangue si spargeva dappertutto, schizzando dalle arterie e dalle ferite aperte.
Sakura aveva assistito a tutta la scena : Al momento del corpo a corpo le schiere assoldate da Sasuke infatti, avevano scagliato le lunghe aste contro i disorientanti e barcollanti uomini della Foglia, affrontando a spada tratta le linee esterne dell'esercito di Minato. Essendo liberi di muoversi avanti e indietro, Suigetsu aveva guidato i suoi soldati all'attacco incalzante : con le spade colpirono braccia, colli e gambe, stracciando gli arti scoperti dalle armature. Il sentiero in breve tempo si era trasformato in una massa di cadaveri mutilati o di corpi che si contorcevano negli ultimi sussulti.
Il sangue ora scorreva a piccoli rivoli per terra, fino alla palude, impregnando il campo di battaglia.
L'esercito di Sasuke Uchiha stava vincendo, ormai era più che evidente. Anche se di tanto in tanto un gruppetto di cavalieri riusciva a organizzarsi per respingere gli assaltatori, ferendone o uccidendone qualcuno, si trattava di episodi sporadici di breve durata. Pochi erano coloro che riuscivano a dare un reale contributo all'esercito mutilato, gli stessi uomini con cui Sasuke si era allenato, o aveva giostrato, tempo addietro. Ma non bastava, l'esercito assoldato dall'Uchiha era più forte, organizzato, e assetato di sangue.
Lo si leggeva nei loro occhi, quando alzavano le grida di guerra o quando sventolavano i vessilli della casata Uchiha.
Sakura vide che in quel trambusto il vortice Uzumaki era squarciato nel terreno paludoso mentre il ventaglio Uchiha si ergeva glorioso sulla collina.
Scese da cavallo e si chinò a terra, il mantello bianco che la ricopriva si sporcò del sangue dei suoi compagni toccando il suolo martoriato.
Liberando la mano dal guanto, si morse un dito e disegnò velocemente con il suo sangue la traccia geometrica sul terreno, facendo aderire completamente il palmo al centro del disegno.
In un istante comparve sotto i suoi piedi la Regina delle Lumache, Katsuyu.

«
Signora Katsuyu, la prego aiuti il mio popolo...gli uomini di mio padre cadono come foglie d'autunno. La prego salvi i figli di Konoha»
La Lumaca gigante assecondò la richiesta della giovane evocatrice, e dividendosi in milioni di piccole copie, strisciò tra le schiere dell'esercito curando quei pochi che ancora respiravano.
«Principessa!» Kakashi correva verso di lei, la maschera di tessuto nero ormai in brandelli, l'armatura squarciata e mezza distrutta, il respiro affaticato.
«
MAESTRO!» urlò abbracciandolo con trasporto «Sono così felice di vederti salvo!» gli disse posando le mani sulle sue ferite
«
Siete riuscita ad evocare Katsuyu, sono fiero di voi principessa...» tossì sputando un po' di sangue mentre le sorrideva amabilmente.
«Salverete tutti noi» aggiunse perdendo l'equilibrio, dalla ferita al fianco infatti sgorgava a fiotti del sangue denso e scuro.
Aspettava da tanto un riconoscimento del genere, ma ora quello che importava era altro.
Lo fece sdraiare a terra e iniziò a rimarginare, attraverso il chacrka, la lesione. 
«Maestro, dove sono Naruto e Sasuke?» chiese allarmata.
Vide il viso del Cavaliere Copia crollare in un'espressione di sconforto mentre Sakura lo circondava con le braccia per aiutarlo a rialzarsi, la ferita era infatti già stata abilmente rimarginata.
Le urla di dolore intanto, arrivavano dal campo di battaglia con minor frequenza grazie all'intervento di Katsuyu.

«
Si stanno scontrando lontano da qui...» Sakura sgranò gli occhi indirizzando lo sguardo verde all'orizzonte.
«
Io devo andare da loro»
«Verrò con voi, Principessa »
Sakura
annuì, afferrò la mano del suo maestro e salì con lui sul cavallo.








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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 12



Il linguaggio esercita un potere occulto,
come la luna sulle maree
Rita Mae Brown





Si raggirava inquieto nella sua stanza e, fugace, lanciava di tanto in tanto sguardi fuori il balcone spalancato, come se potesse rivederla lì dove soleva passeggiare.
Quanto tempo era passato dalla sua partenza?
Minuti? Ore? Giorni? 
Sasuke aveva completamente perso la cognizione del tempo, ugualmente era accaduto un anno prima, quando era imprigionato nelle segrete del castello. 
Ma se all'epoca poteva giustificare il suo disorientamento alla mancanza di finestre, ora, invece, era del tutto interiorizzata quella sensazione di impotenza e dissociazione;
quindi come spiegarla?
L'aver perso Sakura lo aveva portato a un tale stadio dissociativo? 
Non lo sapeva, ma di una cosa era certo : Tale era la confusione da impedirgli addirittura la corretta elaborazione della realtà, di quello che doveva fare. 

Una voce nella sua testa ripeteva che era tutto perfetto ora che aveva perso - di nuovo- la sua unica fonte di luce,
e che era quello il momento adatto per schiacciare tutti nel più silenzioso ed atroce dei modi. 
Ma un' altra voce, meno vigorosa ma ugualmente limpida nella sua testa, gli diceva che non poteva, non doveva lasciarla andare. 
Sasuke odiava quel flusso di pensieri opposti e  sarebbe stato così facile assecondare la prima voce... così da zittire una volta e per tutte l'altra -decisamente più fastidiosa -
Ma per quanto si sforzasse, non riusciva a tenere a freno la sua mente che, liberandosi come un cavallo indomato, correva in qualsiasi direzione, cercando una qualunque soluzione che garantisse il ritorno di Sakura. 

Ben presto quindi, agli occhi di Sasuke, una sola divenne la via per assecondare quella seconda voce, quel volere che si ribellava alla sua ragione.
Avrebbe ucciso Gaara del Deserto. 

Certo, questo piano aveva un grandissimo difetto, ne era consapevole.
Tale difetto non nasceva dal compiere un omicidio- per Sasuke infatti la vita del Re di Suna valeva nulla in confronto al suo futuro con Sakura- 
né tanto meno perché macchiandosi del sangue di Gaara sarebbe andato inevitabilmente contro i valori della Principessa Uzumaki. 
No, non erano quelli i punti deboli del suo programma.
Piuttosto l'assassinio di Gaara della Sabbia avrebbe comportato irrimediabilmente alla rinuncia della sua vendetta.
Una volta scappato da Konoha, avrebbe raggiunto in anonimato Suna, Sakura lo avrebbe protetto nascondendolo nel castello e lui al momento giusto, nel cuore della notte, avrebbe compiuto l'omicidio,
poi sarebbero fuggiti. Sembrava essere tutto perfetto...ma dopo? 
Dopo non ci sarebbe stato alcun perdono, ovviamente, dunque sarebbero stati costretti a fuggire lontano, oltre i confini del mondo, dove non li avrebbero mai trovati, e lui avrebbe abbandonato una volta e per tutte i suoi sogni di vendetta e gloria. Ma ammesso che sarebbe riuscito ad accantonare il suo "regolamento dei conti", Sakura lo avrebbe perdonato per quell'ennesima atrocità compiuta ai danni del Re di Suna?
In cuor suo Sasuke sperava che col tempo ci sarebbe riuscita, lui avrebbe rinunciato alla sua spietata e prelibata rivincita per lei, e lei avrebbe rinunciato ai suoi stupidi e sentimentali princìpi per lui. 
E quindi, per un secondo, l'immaginazione di Sasuke, sbrigliata dai freni della critica e della "ragione", costruì una  fantasticheria paradossale, costruì una vita fatta solo di loro due, senza ombre, lutti, bugie. 
E con dolore, gli apparve più desiderabile della vendetta e del potere.

 

Ma all'improvviso 
il freddo invase le mura dell'appartamento reale ,  come un dente gelato si conficcò nella carne di Sasuke, e svegliandolo da quella patetica illusione, rabbrividì visibilmente.
Le tende si mossero a contatto con il vento destando la sua attenzione, e un serpente dalle scaglie bianche comparve sul marmo lucido della sua camera. 
«Sasuke Uchiha» sibilò il rettile dagli occhi rossi.
Sasuke assottigliò lo sguardo fissando la creatura che lentamente si avvicinava.
 «Chi ti ha mandato?» chiese dubbioso. 
«Orochimaru è vivo, Principe Uchiha» disse strisciando verso i suoi piedi. 
Non celò la sorpresa nell'udire quella notizia. Era sicuro che fosse stato ucciso dal Lampo Giallo, almeno era quello che aveva ascoltato dalle guardie durante la sua prigionia. 
«Dove è ora?» 
«
In uno dei suoi nascondigli, riprendendosi dalle ferite inflitte da Minato Uzumaki» 
Sasuke si prese un attimo per riordinare le idee. Non di certo per l'emozione di saperlo vivo, l'Uchiha infatti odiava quell'uomo quasi quanto odiava la sua famiglia, ma diversamente da questi ultimi, 
Orochimaru lo aveva aiutato a concretizzare il suo sogno, allenandolo per anni e fornendogli una completa conoscenza delle arti Uchiha.
«Dunque, come agiremo?» chiese fissando la serpe albina
«Quando sarà completamente guarito, attaccherà prima Suna con il tuo esercito- che ti è ancora fedele Principe e attende solo nuove direttive- . Una volta conquistata la capitale del Regno della Sabbia marcierà verso Konoha e voi, mio signore, finalmente riuscirete ad impossessarvi di ciò che è vostro e vi spetta di diritto» sibilò salendo sulla sua gamba, Sasuke avvertì un brivido al contatto di quella pelle squamosa che si attorcigliava intorno al suo corpo. 
«
Quando la luna coprirà il sole, capirete che è giunto il momento : l'eclissi segnerà lo scenario della vostra vendetta. Orochimaru entrerà a Konoha e voi guiderete l'assalto finale, liberandovi finalmente di coloro che vi hanno ingannato»
Sasuke allungò il bracciò così da permettere al serpente di girarci intorno e raggiungere l'altezza del suo viso
«Porti liete novelle, fidato amico» disse avvicinandosi alla testa serpentina, sfoderando un sorriso glaciale e inquietante. 
Guardò fuori il balcone: 
La giornata era troppo limpida per i suoi gusti, doveva scendere la notte, portando il buio -la coperta- che lo avvolgeva per difenderlo dal freddo, da quel freddo che non era sulla pelle, ma nel cuore.
Sasuke amava la notte, che era gentile con le creature smarrite ed evitava di dare giudizi. 
La notte lo accettava perché lui l'accettava, perché Sasuke non le ricordava quanto essa fosse niente in confronto alla bellezza del giorno. 
Perché essa proteggeva la luna che rincorreva sempre la sua nemesi luminosa, il sole, senza mai riuscire a raggiungerlo. 
«Puoi dire al tuo padrone che sarò pronto» commentò lasciando andare via il serpente bianco e, con passi decisi, dopo aver indossato la divisa nobiliare, uscì dalle stanze.



Il pavimento color ocra era illuminato dalla luce che penetrava attraverso grandi arcate di pietra ornate da delicati drappeggi dorati. 
Il lungo mantello nero pece tracciava nell'aria linee invisibili e sinuose.
Una domestica vestita di stracci e intenta a lucidare il pavimento, non appena lo vide, si inchinò riverente, timorosa delle conseguenze che ne sarebbero seguite se non l'avesse fatto.
Su quel viso così freddo e calcolatore, sempre attento a non rivelare le sue brame, comparve un sorriso orgoglioso.
Percorse i corridoi velocemente finquando non arrivò difronte agli appartamenti di Minato,  le guardie gli rivolsero il saluto militare ma non gli liberarono la strada.
«Lasciatemi passare, devo parlare con il Re» le guardie di tutta risposta, serrarono le lance, incrociandole davanti alla porta delle stanze reali. 
«Principe, non abbiamo l'autorizzazione» l'Uchiha serrò le labbra cercando di mantenere la calma 
«Come, prego?» sibilò stringendo lo sguardo. Poi avvertì la mano possente di Naruto dietro il suo collo coperto dai capelli neri .
«Mio fratello vuole parlare con il Re e voi glielo negate? Non capite che evento raro sia!» disse sorridendogli.
Sasuke spostò la coda dell'occhio verso il suo profilo luminoso, trattenendo una smorfia di irritazione per quell'eccessivo entusiasmo che dimostrava.
«V-vogliate perdonarci Principe Naruto, noi no-non sapevamo se-»
«Stavate solo eseguendo gli ordini. Ora che il malinteso è stato chiarito, liberatemi la strada» li interruppe Sasuke, dissimulando l'odio.
Doveva dare una buona immagine di sè, da quel momento in poi tutti avrebbero dovuto credere alle sue buone intenzioni. 
Naruto fu il più colpito dalla sua risposta poco ostile e sorrise ancora di più -se possibile-.
Entrando negli appartamenti  si trovarono subito Minato davanti. 
«Naruto, Sasuke! Che piacere vedervi, insieme» Sasuke si voltò verso suo fratello che continuava a sorridere, e sbuffò leggermente ripetendosi di sopportare tutta quella messa in scena. 
«Minato, sono venuto da voi perché ho importanti notizie» il Re gli indicò una poltrona su cui accomodarsi, Sasuke accettò l'invito chinando leggermente il capo. 
«Dimmi, Sasuke» «Sono venuto a conoscenza di cose che vi riguardano da vicino, in particolare mi riferisco all'incolumità del vostro regno» 
«Cosa Sasuke?...dicci tutto» disse Naruto sporgendosi dalla sua sedia. 
«
Calma, Naruto. Come ben sapete sono cambiate parecchie-, come dire?... situazioni... in questi anni, e io non vi dirò niente se non avrò qualcosa in cambio»
Naruto si portò una mano tra i capelli biondi, rassegnato. 
«Cosa desideri in cambio delle tue informazioni, Sasuke?» chiese serio Minato.
«Cosa potrebbe volere, padre, se non il trono?» rispose Naruto con un mezzo sorriso . 
Perspicace, fratello, ma non è ancora il momento per questo, pensò Sasuke. 

«
Il trono non mi interessa più, Naruto. E' altro ciò che desidero» 
«Avanti allora, cosa brami Sasuke?» incalzò Minato. 
Sulle labbra dell'Uchiha comparve un sorriso mellifluo, incrociò le gambe l'una sull'altra con un rapido movimento elegante. 
«La mano di vostra figlia Sakura» 
L'espressione di Naruto fu esagerata come si aspettava: gli occhi azzurri sgranati, la bocca spalancata, le dita strette intorno ai braccioli rossi. 
Il Re invece lo aveva semplicemente fissato, quasi come se si aspettasse una richiesta del genere
«Ma...cosa dici Sasuke!? Sakura è nostra sorella! » Sasuke portò indietro la testa, esasperato «TUA sorella, Naruto!!» gridò.
«Siamo cresciuti insieme, avevi 17 anni quando abbiamo scoperto la verità, questo non vuol dire che Sakura non sia tua sorella!»
«
Idiota, Sakura non è mia sorella! Non ho alcun legame di sangue con lei, né con te, o con tutti voi! Forse, in passato, tu sei stato mio fratello, te lo concedo; ma ti assicuro Naruto, che lei per me non è mai stata una sorella» 
Lo sguardo di Naruto divenne ancora più incerto, non capiva o più probabilmente faceva finta di non capire. 
«Sakura è promessa sposa a Gaara della Sabbia, sai bene Sasuke che non posso annullare il loro fidanzamento» disse pacato Minato.
L'Uchiha continuò a sorridere e alzandosi dalla poltrona, iniziò a camminare in circolo per la stanza, con entrambe le mani strette dietro la schiena elegante. 
Completamente vestito di nero, Sasuke era una pantera che girava intorno alle sue prede.
«Ciò di cui sono a conoscenza, Minato, riguarda direttamente anche il Regno della Sabbia. La minaccia che incombe su di voi, incombe ugualmente anche su Suna.
Il Re Gaara sarà felice di accettare questa mia proposta, o anche se non lo sarà, dovrà accettarla per forza : Cosa penserà il popolo di Suna quando verrà a sapere che il loro Re ha sacrificato la loro incolumità per mantenersi stretta la futura mogliettina? Come si può definire Re, un essere che asseconda i propri capricci e non garantisce pace e serenità al regno? 
Da quello che so, Gaara della Sabbia è un uomo coscienzioso e un buon governatore, sono sicuro che saprà prendere la decisione giusta, d'altronde come ho già detto le mie informazioni valgono la salvezza della sua gente, sarebbe folle respingere la mia proposta. E, lo sappiamo, qui il ruolo del folle appartiene ad uno solo
» concluse con il sarcasmo che lo contraddistingueva.
Minato  osservò attentamente suo figlio mentre esponeva il suo ragionamento, più che logico. Non sapeva come agire, di una sola cosa era certo, i sentimenti che Sasuke provava per sua figlia erano sinceri, e quella, forse, sarebbe stata l'unica loro salvezza.
«Perché vuoi Sakura?» chiese improvvisamente dopo un lungo silenzio. Sasuke si bloccò guardandolo finalmente negli occhi azzurri 
«Avanti, padre, avete davvero bisogno di una risposta? Siete cieco fino a questo punto...» chiese con una nota di disprezzo. 
«Non odiavi gli Uzumaki? E chi o casa sarebbe questa "minaccia" che incombe su noi e su Suna?»  interruppe Naruto fissandolo. 
«Certo che vi odio! Ma sono disposto a mettere da parte il rancore, pur di averla con me!» alzò un po' la voce, facendosi portare eccessivamente dall'ardore. 
Ma in un attimo riassunse il controllo, regolarizzando il respirò già accelerato.
«Per quanto riguarda la seconda domanda, figlio di Minato, un vecchio nemico desidera tornare a farvi visita, un uomo che per la seconda volta avete creduto morto...»
«Orochimaru...» mormorò il Re con gli occhi lievemente preoccupati. 
Sasuke rimase in silenzio a fissarli, padre e figlio sembravano smarriti, confusi, e con l'ego che cresceva si rese conto che lui sarebbe divenuto per loro l'unico rimedio. 
Con vera tranquillità, dettata dalla sua superbia, e con finta accondiscendenza, dettata dal ruolo che doveva recitare, concluse il suo monologo.  
«Pensateci, mio Re. Convocate il Consiglio, se lo reputate necessario. Ma sarà tutto a vostro favore : proteggerete il vostro regno, garantirete la salvezza al Paese della Sabbia, e forse, rimedierete al danno inflitto alla mia famiglia. Un matrimonio tra un Uchiha e un' Uzumaki potrebbe rappresentare un passo decisivo verso la tanta agognata pace che reclamavate quando mi avete portato qui!» 
Scacco matto, pensò Sasuke chiudendo appena gli occhi, assaporando l'inizio della sua rivincita.
Passarono alcuni minuti, un tempo interminabile fatto di sguardi e silenzi, prima che Minato riaprisse bocca. 
«D'accordo, Sasuke. Oggi stesso convocherò il Consiglio, ci riferirai tutto quello che sei venuto a sapere e solo allora manderò un corvo a Suna, dove spiegherò dettagliatamente la situazione.» 
disse non lasciando i suoi occhi neri. 
«Saggia scelta, Minato» rispose abbandonando le stanze del re Uzumaki.


¤






Il clima di Suna era più caldo e afoso di quanto si immaginasse e quelle rare ore serali di frescura le accoglieva come una benedizione.
Il palazzo reale era decisamente notevole, e la corte relativamente ben predisposta verso la loro futura regina. 
Ma Sakura, in quei due giorni, non era assolutamente riuscita ad abituarsi a quella diversità di usanze, sapori, costumi. 
Probabilmente se il suo cuore fosse stato sereno non avrebbe trovato tante difficoltà, si sarebbe integrata perfettamente, allietandosi con il gusto dei vini speziati coni i bellissimi vestiti leggeri dai colori terra che le regalavano. Ma no, lei non riusciva ad accogliere quella sua nuova vita, sapeva che non vi era rimedio o soluzione, e che sarebbe stato meno straziante accettare una volta e per tutte il suo futuro, ma tutto dentro di lei era un grido avvilito di insoddisfazione ; e la morte, forse, sarebbe stata l'estrema pace che tanto desiderava.
O forse no, perché Sasuke sarebbe stato definitivamente avvolto dall' oscurità.

«Un paesaggio estremamente diverso da quello di Konoha...» la voce di Gaara la fece sobbalzare nel silenzio dell'immenso terrazzo del castello. Si girò verso di lui inchinandosi. 
«Sire» mormorò rialzandosi quando le fu al fianco. «Mi auguro che gli appartamenti siano di vostro gradimento, così come i vestiti che vi ho fatto confezionare» 
«Lo sono, maestà, grazie... vostra sorella è una preziosa compagnia e una fidata amica, è lei che mi ha mostrato come indossarli »
Rispose abbassando leggermente gli occhi quando notò lo sguardo di Gaara sul suo corpo poco coperto dalle stoffe di Suna.
La moda infatti era leggermente diversa da quella di Konoha, a causa dell'eccessivo caldo, la maggior parte degli abiti regali lasciva interamente scoperte la schiena e le braccia. 
«Siete una perfetta Sunaiana, e sono certo che sarete anche una splendida Regina» le disse serio 
«Vi ringrazio, maestà, mi auguro sopratutto di divenire un buon regnante, almeno la metà di quanto lo siete voi» rispose perdendosi nel paesaggio sabbioso fatto di immense dune. 

Era lievemente a disagio, non tanto per la presenza di Gaara, quanto piuttosto per la certezza che non sarebbe mai riuscita ad amarlo.
Ogni volta che lo avrebbe baciato, o peggio, sarebbe stata un' enorme menzogna, avrebbe recitato, per tutto il tempo, e la sua intera vita di lì a poco si sarebbe trasformata in una gloriosa messinscena. 
E sentiva di non meritarlo quel futuro, né tanto meno lo desiderava per il suo prossimo marito; 
Sakura e Gaara infatti  si conoscevano già  prima della promessa di fidanzamento, da piccoli avevano giocato insieme, da adolescenti avevano danzato ai ricevimenti e banchetti, lui e Naruto erano buoni amici,
come del resto lo erano lei e Temari, e i loro regni avevano combattuto insieme contro il Traditore. Ma con l'avvento della guerra, i lieti incontri e i festeggiamenti erano finiti e non si erano più visti per anni. 
Quello che lei ricordava come un principino silenzioso e isolato, ora era un Re rispettato e onorato. 
«Parlate già come una vera Regina di Suna» le disse posando la mano sulle sue dita serrate al davanzale. I loro occhi, dai colori tanto simili, si incontrarono nell'istante in cui le loro mani si sfiorarono, Sakura gli sorrise e quando lui ricambiò, capì rassegnata che non era l'unica a fingere. Entrambi non volevano quell'unione, entrambi avevano altro nel cuore.


Anni prima 

Attraversava ormai il bosco da giorni, ma non era ancora riuscito a trovarne l'uscita. 
Quella selva infatti sembrava infinita e, di notte, particolarmente pericolosa e sinistra. Gli alberi, talmente alti da creare un soffitto verde, circondavano totalmente il misero ruscello nel quale lo stallone si stava abbeverando, rendendo quasi nullo il  senso dell'orientamento di Sasuke. Ma non sapendo ancora dove andare e cosa fare della sua vita, a Sasuke l'idea di perdersi in quella foresta non gli sembrò così male infondo. D'improvviso il suo udito sviluppato colse un suono,  un rumore, forse cinghiali o cervi, che ben presto avrebbero riempito il suo stomaco.
Scattò sui piedi e prese una freccia dalla faretra allacciata alla schiena, pronto a centrare l'animale.
Ma quello che gli si parò davanti agli occhi non era un semplice animale. 
Un serpente giallo, molto più grande rispetto alla media, uscì dal cespuglio. Il cavallo nitrì, spaventato, ma Sasuke non si mosse, nè colpì il rettile. 
Fu quasi rapito da quel sinistro rettile e rimase immobile ad osservarlo strisciare, finquando, dalla stessa siepe, comparve un uomo.  

«
Ben fatto, Velenus, lo hai trovato» disse quello accarezzandogli il muso. 
«Chi sei?» chiese l'Uchiha puntandogli l'arco. L'uomo dai lunghissimi capelli neri, gli sorrise languido. 
Sasuke pensò di non aver mai visto niente di più inquietante : quell' essere dalla pelle particolarmente bianca, somigliava più alla creatura alla sua destra che a un comune umano. 
«Ti aspettavo da tanto tempo, Sasuke Uchiha» disse avanzando di un passo verso di lui. 
Quando sentì pronunciare il suo nome, il suo vero nome, la mano che tendeva l'arco vacillò per un secondo.
Come faceva a sapere il suo cognome? La notizia era già uscita da Konoha? Gli davano la caccia? 
Fu breve l'istante di panico, Sasuke balzò all'indietro e attivò lo Sharingan
«Se sai chi sono allora  non ti conviene sfidarmi, sciocco! » ringhiò. 
«Bene...riesci già ad attivare lo Sharingan a questa velocità! Per una volta le scritture dicono il vero.»
Sasuke lo guardò, smarrito. 
«Ti staccherò quella lingua una volta e per tutte, mi hai stancato» sibilò a denti stretti sguainando la spada.
«Non sono tuo nemico, Uchiha» disse alzando le mani in segno di resa. 
«
Perchè dovrei crederti?»
«Perché abbiamo un comune un obbiettivo...» Sasuke abbassò la lama prima pericolosamente vicina al losco individuo, e assottigliò lo sguardo. 
«Te lo chiederò per un'ultima volta. Chi sei?»
«Sono colui che ti aiuterà a realizzare la tua vendetta» 
«
Cosa ne sai della mia vedetta?» gli urlò in faccia spingendo nuovamente la lama sul suo collo bianco «Avanti, parla o giuro che ti uccido, mostro!» 
L'uomo chiuse per un secondo gli occhi gialli, poi riaprendoli lo guardò serio.
«Sono stato anche io un cavaliere della Foglia, Sasuke. Ero l' allievo prediletto di Hiruzen Serutobi, mi definivano "Leggenda"» 
Sasuke spalancò le orbite, non riuscendo a contenere lo stupore. «Come è possibile? Tu sei stato ucciso...» commentò, improvvisamente conscio di chi si trovasse difronte. 
L'uomo sorrise di nuovo 
«E tu fino a pochi giorni fa credevi di essere il figlio del Re Minato. Non tutto quello che si dice a Konoha rispecchia il vero, Uchiha» 
Sasuke scostò definitivamente la lama mantenendo lo sguardo sul volto dell'interlocutore 

«
Cosa vuoi da me, Orochimaru?» chiese sprezzante. 
«
Voglio essere il tuo maestro, insegnarti  le tecniche di combattimento appartenute agli Uchiha  e voglio renderti potente, il più potente che il mondo conosciuto abbia mai visto.» 
«Perché? E cosa ti fa pensare che accetterò?»
«
Perché io ho bisogno del tuo potenziale,  e tu hai bisogno di qualcuno che ti sappia insegnare ciò che è da sempre appartenuto ai tuoi avi.»
Sasuke rise, sarcastico.
« Ma per favore, credi che me la beva? Non ho tempo da perdere!» sbottò allontanandosi da lui.
«Dimmi Sasuke dove andrai ora? Credi che quello che chiamavi Padre non abbia già mandato un schiera di cavalieri a cercarti, per riportarti a "casa"? Cosa credi che succederà a Konoha quando si verrà a sapere che non sei un Uzumaki ma che sei l'ultimo degli Uchiha?
Il Consiglio manderà i suoi sicari ad ucciderti, tutti ti daranno la caccia, e credimi sono pochi quelli che non ti vogliono morto. Tu rappresenti l'ultimo sangue Uchiha, sanno quanto sei potente e quanto potresti divenire pericoloso. Credimi Sasuke, so come ti senti ora-
»
Il ragazzo si voltò di scatto, trattenuto dalle sue parole.
«No! Tu non sai niente! Io non sono come te!» urlò con frustrazione.
Sasuke conosceva il nome di Orochimaru, sapeva quanto forte e instabile quell'uomo fosse, Minato gli aveva detto che era stato cacciato da Konoha per dei macabri esperimenti che aveva condotto su altri cavalieri del regno, testava quali modifiche il corpo umano potesse sopportare e sfruttare, cercava quindi di allungarne il più possibile gli effetti,  al fine di raggiungere l'immortalità.
Era un uomo malvagio, corrotto e sadico.
«Sai quello che ti è stato detto, ma questo non vuol dire che tu conosca la verità sul mio conto. Credimi, Sasuke, i nostri obbiettivi sono comuni. Ti fornirò un esercito, insieme distruggeremo Konoha, cancelleremo la stirpe di Minato e avremo la nostra rivincita sul paese che non ci ha mai accettato, che ci ha umiliato e rinnegato per tutti questi anni. Con me non sarai costretto a nasconderti, non dovrai far finta di essere un Uzumaki. Sarai un Uchiha, il più forte che abbia calcato questa terra »
Sasuke rimase in silenzio fissandolo, incerto su cosa dire o fare.
Non si fidava di quell'uomo, ma aveva scelta? Era solo, senza alleati, e sopratutto senza la capacità di saper sfruttare ciò che era insito nel suo sangue.
Il resto ora poco importava, la storia che Minato gli aveva raccontato su Orochimauru poteva essere vera, come non, e lui non si sarebbe fatto sfuggire quell'occasione.
Avrebbe tratto vantaggio da  quel pazzoide che sembrava conoscere le tecniche della sua famiglia e poi, se necessario, lo avrebbe abbandonato, e se non glielo avrebbe concesso, allora lo avrebbe ucciso.
«Hai parlato di "scritture" cosa dicono? Perché parlano di me?» 
La "Leggenda" rise leggermente e i suoi occhi gialli si accesero.
«
Quante domande, Principe! Ma dovrai attendere prima di ricevere le risposte che cerchi...ogni cosa ha suo tempo. Ora  sei tu che devi darmi una risposta...dimmi, Sasuke, accetti la mia proposta?»




 
Angolo autrice :

Buonasera a tutti, siamo arrivati  ad un momento per me essenziale della storia.
Ovvero come Sasuke è riuscito a sopravvivere dopo la fuga da casa, come ha sviluppato le sue doti Uchiha,
e come ha avuto i mezzi per dichiarare guerra.
Tutto ciò è stato possibile solo grazie a Orochimaru!! -che personalmente adoro come personaggio-
Ho pensato ad Orochimaru quasi come ad un Palpatine per Anakin Skywalker, insomma un maestro, un manipolatore.
Che si serve della straordinaria forza del discepolo, alimentandolo con l'odio e il rancore che già nutre verso Konoha.
Che altro dire, da questo capitolo si inizia a capire chela persuasione è diventata una caratteristica anche
dell'Uchiha, il quale ha in mente un piano davvero machiavellico.
-ecco giustificata la frase ad inizio capitolo-
Bhè spero che la storia continui a piacervi, un bacione forte e ancora un grazie infinite a chi mi sta sostenendo!

22M
.
P.S Dato lo scarso tempo che ho oggi, domani risponderò a tutte le recensioni lasciate lo scorso capitolo- grazie ragazze!-
 (-AmeLilly_ , Hanasaku, Vivyx, kry333, ValeUchiha) <3



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 13



Ma poiché gli uomini sono cattivi
e non manterrebbero nei tuoi confronti  la parola data,
neppure tu- Principe- devi mantenerla con loro
Niccolò Machiavelli





Il borbottio del Consiglio ormai andava avanti da ore, anche se indubbiamente la scelta poteva essere una sola.
Con riluttanza infatti i vecchi consiglieri erano stati costretti ad ammettere che la proposta di Sasuke fosse inconfutabilmente necessaria per la salvaguardia del regno, ma questo, ovviamente, non voleva dire che si fidassero dell'Uchiha. Piuttosto erano lontani anni luce dalla fiducia e, bisbigliando tra  loro, sopra le scalinate della sala del trono, lo guardavano con astio e disprezzo.
I più non si curavano nemmeno di celare le parole, anzi alzavano il tono per farsi ascoltare da lui e da Minato.

"Ci tradirà, come ha sempre fatto! "
"Non dovete fidarvi di lui, maestà, quell'Uchiha approfitterà della situazione per il suo tornaconto"
"Chi ci dice che non stia facendo il doppio gioco? Forse tutte le informazioni che ci ha dato su Orochimaru sono false, come la sua anima!"
"Ci sta ingannando, sire! Sulla mappa ci ha mostrato da dove attaccherà l'esercito di Orochimaru, ma sono sicuro che quando porterete le nostre armate in quel punto, non troverete nessuna schiera nemica. Sono stati alleati fino ad adesso, e lo sono ancora! L'Uchiha ci sta sviando con le sue parole!"
E queste erano solo alcune delle accuse che gli venivano mosse.

«Ma che buona reputazione che avete Principe. Il Consiglio ha sempre delle parole rassicuranti per voi»
Sasuke lo guardò con la coda dell'occhio, mal celando una smorfia. 
«Lo sai bene, maestro, qualsiasi cosa faccia sono e sarò sempre il nemico» disse piatto.
Kakashi rimase in silenzio limitando a ricambiare lo sguardo, perché il suo ex pupillo aveva ragione.
Sasuke sarebbe sempre stato mal visto, quantunque avesse agito in maniera retta, l'alone di odio e sfiducia che perseguitava la sua figura non sarebbe scomparso facilmente.
Kakashi, avrebbe voluto spiegare a tutti che in realtà non era lui ad essere cattivo, ma che erano stati gli altri a imporgli questo ruolo. Voleva dire loro che non era stata colpa sua se era nato con il cognome Uchiha e se rispetto agli altri konohaiani fosse incredibilmente più forte. E far loro capire che si sbagliavano, poiché lui non era mai stato il mostro della situazione, né la vittima; semplicemente un attore a cui avevano assegnato una parte che non gli si addiceva ma che recitava alla perfezione, una pianta come la altre, ma coltivata male. Avrebbe voluto dire loro tutto questo, ma avvolte anche lui non ci aveva creduto, ed aveva visto Sasuke per come appariva : Uno spietato vendicatore in cerca di distruzione. Ma ora, se quello che diceva era vero, se il suo piano contro Orochimaru si fosse rivelato giusto, allora tutti avrebbero dovuto fare silenzio e ammettere l'errore. Kakashi sperava che le cose andassero proprio in quel modo, ma una parte di sè era sicura che non sarebbe finita così.

«
Quindi sposerete Sakura, eh?»
«Così pare...invidioso?» chiese con un tono estremamente familiare all'Hatake.
Kakashi accennò un mezzo sorriso coperto dalla stoffa nera.
«Ho sentito dire che la sua carrozza arriverà a breve, ci sarà anche il Re di Suna con lei. Vuole parlare direttamente con voi»
Il Cavaliere Copia fissò il profilo di Sasuke per scorgere una qualsiasi espressione, ma il suo viso era indecifrabile. Si limitava a guardare con gelo e distacco davanti a sè.
La possibilità di essere scoperto, non lo toccava minimamente. Non perché non avesse paura di essere condannato, una seconda volta, per altro tradimento, ma perché sapeva di essere intelligente, scaltro e molto più astuto di tutti quegli omuncoli senza cervello dediti solo alla più vergognosa adulazione. Se ingannare tutta Konoha, uccidere coloro che lo avrebbero contrastato, avrebbe significato portare a buon fine i suoi piani, lui l'avrebbe fatto senza alcun rimorso sulla coscienza. Anzi desiderava talmente tanto estirpare quella foschia di leccapiedi e finta benevolenza, che non poteva fare a meno di storcere il naso e domandarsi se lì dentro i veri ingannatori non fossero loro, anziché lui.
Comunque aveva già programmato tutto, niente poteva andare storto.
Nessuno questa volta sarebbe riuscito a mandare in fumo i suoi piani, i tasselli iniziavano a combaciare, e presto lui avrebbe avuto la sua vendetta.

«Sasuke, maestro Kakashi!»
Naruto percorse con ampie falcate la sala fino a raggiungere Sasuke e Kakashi. Era seguito da un tozzo e bizzarro omino, un suo servitore probabilmente, che lo guardava in quel modo estremamente falso e stucchevole che Sasuke tanto detestava.
«Mi è stato riferito che il Consiglio ha accettato la tua proposta, sono felice!» disse in un sorriso posando una mano possente sulle sue spalle.
«Lo sono anche io» rispose, e mai le sue parole erano state tanto vere.
«Spero solo che tu sappia quello che stai facendo...» aggiunse il futuro re con una serietà spiazzante.
Sasuke girò gli occhi su di lui solo in quel momento. Cosa stava insinuando quell'imbecille?
«So sempre quello che faccio, Naruto» gli disse mal celando l'astio.
«Mi auguro che quello che ci hai detto sia vero, che intendi realmente combattere Orochimaru al nostro fianco, e che tutto questo non sia stato solo un abile piano per ingannarci tutti e tradirci. Lo spero per te Sasuke, perché altrimenti significherebbe che ormai non vi è più nulla di giusto nell'uomo che sei ora. E lo spero anche per Sakura, che ne morirebbe di dolore.»

Chissà, forse Naruto non era poi così stupido come voleva far vedere, pensò fissando l'Uzumaki. Be’, questo non faceva altro che rendere le cose più interessanti.
Diceva che non gli credeva? Ottimo. Era proprio quello che voleva!
Adesso era il momento di dare carta bianca a tutte le sue doti d’attore e da ingannatore: sarebbe riuscito a rifilargli un discorso così commovente e fraterno che, in un modo o nell’altro, Naruto avrebbe finito non solo col credergli, ma si sarebbe perfino fidato di lui. Perché, in fondo, si sa: la fiducia è l'arma più pericolosa e, se manovrata a dovere, può diventare letale.

«
Ho aspettato a lungo questo momento, Naruto...» Cominciò, la voce ridotta a un sussurro e gli occhi colmi di finta benevolenza « mi sono sempre sentito particolarmente legato a Sakura, in un modo strano che non riuscivo a capire ed accettare. Quando ancora credevo di esserle imparentato ho odiato me stesso per provare dei sentimenti del genere, vergognandomi oltremodo. Ma ora che finalmente sono riuscito ad avere la possibilità di sposarla, non me la lascerò sfuggire tanto facilmente....Non le farei mai del male...» su quello, sfortunatamente, non c'era alcun bisogno di fingere.
Perché per quanto cercasse di negarlo, prima che si presentasse il serpente con il messaggio di Orochimaru, Sasuke aveva realmente pensato di abbandonare tutto: la vendetta, la distruzione della dinastia Uzumaki, la sconfitta di Naruto; solo per preservare Lei. Ma poi, i piani si erano rilevati così perfetti, che era stato impossibile per lui non cedere alla tentazione di portare a termine quello per cui aveva vissuto tutti quegli anni.
«So che è difficile fidarsi, sopratutto dopo quello che ho fatto alla tua gente, a tuo padre, e a te...sopratutto a te, di cui- lo ammetto- fin da bambini, sono sempre stato un po' invidioso. Ma...»
Disse quelle parole cercando di apparire il più credibile possibile: doveva convincerlo, avere la sua fiducia. Non poteva fallire.  E d'un tratto, vide gli occhi di Naruto vacillare, segno che ormai era in procinto di cedere, e fu allora che decise di dargli il "colpo di grazia" : quello che avrebbe firmato la sua vittoria.
«Ma come ho continuato a percepire un legame con Sakura  per tutti questi anni, questo vale anche per te. Ho cercato di ucciderti per liberarmi dell' affetto fraterno che sentivo mio malgrado, ma ho fallito...non ti ho ucciso e continuo a volerti bene, Naruto. Quindi non dubitare mai di quello che sento per te e Sakura»
Concluse, e per un momento, guardando negli occhi cristallini di suo fratello, sentì le viscere contorcersi. Durò solo un istante, giusto il tempo di un battito di ciglia e di dirsi che non era il momento di farsi prendere dai sentimentalismi, ma ciò che provò in quell'attimo fu come la sensazione del ricevere un pugno in pancia ben assestato. Non lo avrebbe mai ammesso a se stesso, ma lui, nonostante tutto, voleva davvero bene a Naruto e quindi sapere di stare per "tradirlo", di nuovo, per quanto potesse dire il contrario, non lo lasciava affatto indifferente.
Ma ormai era troppo tardi per i rimorsi.
E quando guardò di nuovo dentro gli occhi azzurri del fratello, Naruto gli fece un mesto sorriso poggiandogli la mano dietro il suo collo coperto dai capelli neri
«Grazie, ho aspettato a lungo questo giorno, fratello» Gli disse semplicemente, e per Sasuke quelle parole furono come una pugnalata.
Era un paradosso, constatò, perché era stato lui a volere tutto quello; eppure, non riuscì a togliersi di dosso quell’orribile sensazione, quasi di sporco, di viscido.
«Per quanto possa interessarti, voglio che tu sappia che io non ho mai dubitato di te Sasuke. Per tutto questo tempo ho sempre saputo che il vero te, quello con cui sono cresciuto, con cui ho giocato, litigato e riso, fosse sopravvissuto. E ora ne ho l'assoluta certezza»
Ti prego smettila di dire queste cose, sciocco! Pensò avvertendo una fastidiosa sensazione di nausea. Aveva voglia di vomitare e una parte di sè, forse proprio quella a cui aveva fatto riferimento Naruto, desiderò scappare via da tutta quella situazione che lui stesso aveva creato.
«E ora abbracciami!» scherzò Naruto, cercando di smorzare il fastidioso silenzio che si era venuto a creare.
Sasuke rise, per finta, -almeno si illudeva che fosse finta - e gli diede una leggera pacca sul petto, un gesto fraterno che gli uscì quasi naturale.
Ritrasse la mano, scosso da quanto era stato facile "immedesimarsi" nel ruolo del buon fratello. Guardò in alto verso il trono, sentendo il suo sguardo.
Minato infatti li stava scrutando con la stessa espressione d'amore che Sasuke ricordava da bambino; strinse la mascella improvvisamente turbato dalla miriade di emozioni opposte che provava in quel momento, li odiava, li odiava tutti! Perché lo facevano sentire ancora così debole, e bisognoso di affetto, lo stesso ragazzino che rincorreva con affanno il loro sole, senza mai raggiungerlo veramente.
Minato lo guardava come un eroe, un eroe che non era mai stato, ma che aveva così sperato da adolescente di diventare.
Sasuke si ritrovò a pensare
alle parole del suo autore, Machiavelli. "meglio essere temuti che amati" diceva, e Sasuke sotto un certo punto di vista era d'accordo.
Ma ora pensava che a volte chi era amato poteva fare più paura di quello che Machiavelli avrebbe mai potuto immaginare



Poi, la porta che dava alla sala del trono si aprì e Sasuke ebbe un involontario sussulto. Cercò colei che lo tormentava, ma quello che vide non gli piacque.
Gaara, Re della Nazione del Vento e protettore di Suna, camminava con passi lenti e decisi verso di loro, seguito da alcuni dei suoi cavalieri ricoperti dalle armature proprie del suo regno.
I vessilli stretti tra le mani, e la clessidra, il simbolo del Villaggio della Sabbia, cucita sulle vesti.
Naruto gli andò incontro non trattenendo la gioia nel rivedere il suo caro e vecchio amico.
«Maestà» disse in un sorriso stringendogli la mano che il Signore del Deserto ricambiò con affetto. «Principe Naruto, è sempre un piacere rivederti»
Sasuke rimase immobile con Kakashi poco distante, ad assistere a quello scambio di inutili cordialità, fremeva di impazienza mista a rabbia, aveva voglia di urlare.
Dove era Sakura? Dove era quello che aveva richiesto in cambio di ciò che sapeva su Orochimaru?
Strinse il pugno quando finalmente Gaara e Naruto si avvicinarono.
«Sasuke Uchiha, di cui il solo pronunciare il nome rende insonni le notti del mio popolo» commentò guardandolo.
Sbagliato, non solo del tuo popolo, pensò il Traditore.
Si portò una mano ampia al petto, chiudendo leggermente gli occhi.
«Maestà, così mi mettete in imbarazzo» recitò con falsa modestia, facendo indignare tutto il Consiglio per quella risposta tanto sfacciata.
Naruto intervenne proprio nel momento opportuno, posando una mano sulla spalla del gemello. 
«Sasuke ha importanti notizie, Gaara. Il suo aiuto sarà prezioso per proteggere i nostri reami»
Sasuke si divincolò dalla stretta del fratello e con straordinaria eleganza e compostezza si rivolse direttamente al re Minato e al Consiglio che lo circondava.
«Non erano questi gli accordi, mio Re. Mi avevate promesso la mano di vostra figlia Sakura, ma io qui vedo solo il tracotante Re di Suna senza la sua dolce promessa sposa»
Minato chiuse appena gli occhi, come se avesse il peso dell'intero mondo sulle spalle, e in parte era vero, quella trattativa si stava dimostrando più complicata di quanto credeva.
«Vostra figlia è stata scortata dalle sue dame di compagnia direttamente nelle sue stanze. Non vi sarà alcun accordo, almeno non prima di ascoltare con le mie stesse orecchie ciò che il Traditore promette»
Gaara aveva raggiunto Sasuke, e parlava a Minato con fermezza.
Sasuke sentì il sangue ribollire nelle vene, le mani strette nei pugni per nasconderne i brividi di rabbia.
Inspirò con il capo chino e gli occhi serrati.
Espirò, la mente ora lucida e controllata.
Sii volpe e leone, volpe per riconoscere le trappole, leone per impaurire i lupi.
Ripeteva domandosi.
«Vi dirò tutto quello che volete» disse girando il viso verso di lui, lo guardò negli occhi chiarissimi, contornati dal marcato trucco nero.
«Bene» intervenne Minato rompendo quella guerra di sguardi. «Accomodatevi Re Gaara. Naruto e Sasuke, anche voi, sedete qui con me.» Si alzò dal trono invitando gli altri a prendere i propri posti.


Apparentemente sembrava una tavola rotonda, un colloquio alla pari in cui si sarebbe discusso delle questioni cruciali per i Reami del Vento e del Fuoco.
Nessuno sapeva con certezza cosa Sasuke celasse veramente dentro la sua mente buia, potevano ipotizzare certo, ma in ogni caso erano davanti a un vicolo cieco, non vi era scelta se non quella di fidarsi di lui.

«
Quindi Orochimaru ti crede ancora suo alleato?» chiese il Re di Suna con le mani intrecciate sulle gambe.
«E' quello che ho detto» rispose secco.
«Non ti ha riferito però quando avrebbe attaccato Suna e Konoha?»
«No, mi ha semplicemente mandato a dire che era vivo e che, una volta riacquistate le forze necessarie, muoverà il mio esercito contro le vostre armate»
«Forse non gli ha dato altre informazioni perché non si fida ciecamente di lui...forse ha capito che ora è dalla nostra parte»  tentò di giustificarlo, Naruto, rivolgendosi direttamente a Gaara
«Sempre se Orochimaru sia vivo, e sempre se tutto quello che ci ha detto l'Uchiha non sia solo frutto della sua distorta e manipolatrice mente»
Sbottò un anziano guerriero del Consiglio. Sasuke rimase in silenzio sotto lo sguardo apparentemente distaccato di Kakashi.
«Già una volta abbiamo commesso il medesimo errore; Pensavamo che Orochimaru fosse morto, e invece si era solo nascosto, non aspettando altro che allenare Sasuke. Lo ha accolto sotto la sua apparente ala protettrice, quando Sasuke credeva di non avere più nessuno al mondo, e lo ha plasmato nell'odio e nel rancore, annegandolo nel buio e nella distruzione totale. Una volta pronto e cresciuto nel pieno delle forze, lo ha scagliato contro di noi per i suoi fini malvagi.  Io non permetterò che questo Consiglio prenda nuovamente una decisione sbagliata, come è accaduto in passato sotto il regno di mio Padre ai danni della nobile famiglia Uchiha. Io credo a quello che Sasuke ci ha detto, mi fido di lui.  E questa è l'occasione per rimediare ai nostri sbagli, amici.» disse improvvisamente Minato che per tutta la durata delle disquisizioni era rimasto in silenzio.
Sasuke avvertì il cuore bloccarsi e la gola stringersi. Si rese conto di iniziare a perdere il controllo della situazione e si maledì per questo: solo i deboli non riescono a dominare le emozioni.
Di nuovo, la voglia di urlare lo colpì come una vampata d’aria calda quando Minato gli rivolse un cenno di capo, un incoraggiamento, un apprezzamento, una riconoscenza che lui aveva sognato e sperato per così tanto tempo; e per un momento, Sasuke si sentì così male da non riuscire nemmeno a respirare. L’aria gli parve essersi fatta di colpo pesante, opprimente, e l’unico colore che riusciva a vedere in quel momento era il nero: il nero per il dolore, nero per il sangue che aveva versato e che avrebbe versato, nero per la trappola di bugie e tradimenti che stava creando, nero per la morte che sarebbe arrivata per tutti loro, per mano sua. Tutto era nero. Eppure Sasuke desiderava altri colori, più caldi e rassicuranti, l'azzurro degli occhi di Minato e di Naruto, il rosa dei capelli morbidi di Sakura, il bianco della sua pelle candida, il rosso delle onde infuocate di sua madre Kushina.
Sasuke ne aveva abbastanza di tutto quel nero.

«
Bene, allora se questa è la vostra decisione Minato, mi adeguerò. Anche io ripongo la salvezza del mio regno nelle vostre mani, Principe Uchiha»
Con quelle parole Sasuke smise momentaneamente di ascoltare il cuore e di vivere nel passato.
I sentimenti sono nuovamente le debolezze che ha sconfitto, e quello che conta ora è che  hanno abboccato, ce l'ha fatta!
Gaara non lo aveva ancora chiamato con l'appellativo "Principe" ed ora invece, seguendo l'esempio di Minato, si dimostrava collaborativo e accondiscendente.
Inconsapevolmente sulle labbra di Sasuke nacque un sorriso, uno di quello che se potesse un lupo farebbe dopo aver addentato la sua preda.
Sasuke sentì nuovamente riaccendersi dentro di se la fiamma del potere, era riuscito a soggiogare tutti quanti che, con estrema facilità, erano irrimediabilmente caduti nella sua tela. Come si era prefissato, aveva fatto leva sui loro punti deboli, sull'amore sconfinato di Naruto e sul senso di colpa di Minato, e li aveva piegati ed utilizzati per i suoi fini. Nella sua mente prese vita il futuro che lo attendeva : Suo il trono, il rispetto e il potere che da anni disperatamente sognava, Sua la gloria di aver sconfitto una volta e per tutte Orochimaru, Suo l'onore di aver cercato di difendere la vita di Minato e Naruto - ma ahimè senza successo- e Sua l'unica donna che desiderava, con cui ricreare la famiglia che gli era stata sterminata.
Sasuke capì che quella volta ci sarebbe riuscito, avrebbe avuto finalmente la sua Vendetta.

Dal Consiglio si sollevarono, di nuovo, svariate proteste più o meno composte. Ma bastò una mano di Minato per zittirli tutti. L'unica a cui fu concesso di parlare fu Lady Tsunade, una delle Leggende, maestra di Sakura e amica storica di Jiraya, ucciso nella guerra che lui aveva scatenato.
«Maestà, sapete quanto anche io desidero la disfatta di Orochimaru, ma vi prego non dimenticate cosa la guerra ci ha sottratto e sopratutto chi è stato ucciso in questo conflitto impietoso. Ricordate anche quanto vale la parola di un bugiardo »
Tsunade pronunciò quelle parole in maniera misurata, scandendo bene l'ultima frase. Era fiera e calma come una leonessa, e forse tra tutti quei consiglieri lei era l'unica che Sasuke apprezzasse veramente, per la tenacia e la determinazione che aveva sempre dimostrato.
«Avrete la vostra rivincita su Orochimaru, Lady Tsunade, questa è una promessa» sibilò accattivante rendendo sottile lo sguardo dorato della donna. Era sul punto di replicare, ma le porte della sala del trono si aprirono lentamente interrompendo la sua protesta.
«Mio Signore non siamo riusciti a trattenerla- » disse con rammarico una delle guardie vicino al portone. Poi fece la sua comparsa, in un abito dello stesso colore della vento, pallido e infinito.

«
Sasuke»

La voce femminile arrivò suadente e morbida come un panno di seta spessa che scorre su un mobile di legno: tutti i maschi nella sala del trono rabbrividirono, volenti o nolenti.
E quel suono scalò anche i capillari di Sasuke, insinuandosi come miriadi di piccoli aghi nelle sue vene.
Quindi eccolo, di nuovo, Impotente... Debole... Sasuke...
Dillo ancora... per me.
Sasuke... Sasuke...
Perfino i vecchi guerrieri che costituivano il Consiglio, arroccati intorno al trono, ebbero un lievissimo, palpabile sussulto di seduzione all'udire quel nome così odiato per anni ed anni.
Sakura, splendida e turbata, camminò verso il punto della sala in cui si stava consumando l'alterco, quasi scivolando sul pavimento, priva di peso. Sasuke avvertì gli occhi di tutti pesarle addosso, avidi, e le rivolse uno sguardo sagace. Aveva ripetuto il suo nome, con quell'identica voce, ancora e ancora tra lenzuola ridotte a un contorto mucchio di pieghe umide. Lo aveva ripetuto sotto di lui fino allo sfinimento, arpionando la stoffa che ricopriva il letto, affondando le unghie nella sua schiena, stringendogli forte le cosce intorno ai fianchi. Un piacere sinistro con un vago retrogusto di trionfo gli si insinuò nei pensieri, e si sentì infinitamente superiore a tutti quegli uomini. Per una volta nella vita, si sentì veramente superiore a Naruto. Solo lui poteva averla, dove e quando voleva. Lui soltanto. Anche lo sguardo, perennemente freddo di Gaara, era fermo su di lei, sull'onda che il suo vestito creava a ogni suo passo.
Quando raggiunse le scalinate si inchinò al cospetto del Re della Sabbia e di suo padre, poi alzò gli occhi verdi su di lui, che era immobile.
«Dunque, miei signori, sono stata ridotta a vile merce di scambio?»
Questa volta la voce uscì molto più severa, ma non meno seducente per Sasuke che se avesse potuto l'avrebbe fatta sua sposa proprio in quel preciso momento, per poi trasportarla nelle sue stanze e perdersi tra le sue gambe. Gaara scese la scalinata in fretta sotto gli occhi vigili e sprezzanti di Sasuke. Le prese una mano inchinandosi davanti a lei.
«Principessa Sakura, mai vi avrei voluto riservare un simile oltraggio, ma non c'è stata scelta. L'accordo era chiaro : la vostra mano all'ultimo degli Uchiha, in cambio della salvezza del mio Regno»
Sakura abbassò gli occhi verdi sul Re di Suna che era inginocchio con la testa bassa davanti a lei.
«Mio Signore, alzatevi vi prego, non è a voi che rivolgo il mio sdegno» disse dolce sorridendogli.
Sasuke sentì un brivido percorrergli la spina dorsale.
Il suo "sdegno" quindi era rivolto a lui? Come osava, quella piccola ingrata?
Sasuke le rivolse un sorriso sadico, i suoi occhi neri erano divenuti due spietati tizzoni ardenti.
«Sorella, sono dovuto scendere a patti con i tuoi familiari, con cui sai bene non scorre buon sangue, pur di averti come sposa. Dovresti essere più riconoscente, ho assopito i miei rancori, per te»
Disse, ma gli occhi di Sakura non sembravano sereni. Che non si fidasse di lui?
Quindi continuò ammorbidendo la voce -come meglio poteva-
«Non svilirti definendoti merce di scambio, quando invece diverrai colei che mi aiuterà a portare agli antichi fasti il mio cognome»
Un sommesso boato di indignazione percorse l'intero Consiglio, Naruto sbuffò leggermente roteando gli occhi. Sasuke scese piano le scalinate e si portò vicino a lei, guardandola con la coda dell'occhio.
Le guance di Sakura si erano già lievemente imporporate.
«Sei spudorato!" disse a voce bassa quando lui le cinse la vita con un braccio.
«E questo ti piace da morire, non è vero sorellina?»
Rispose al suo orecchio, sfiorando con il naso la pelle d'oca.
Sakura serrò le labbra, allo stesso tempo sdegnata e attratta dalla sua sfrontatezza.
«Sakura, mia adorata. Hai obiezioni circa questo matrimonio con Sasuke Uchiha?»
Minato si era alzato dal trono e la guardava con il quotidiano bagliore d'amore.
«No, padre.»
Sasuke mantenne le labbra serrate, ma Sakura avvertì le dita stringersi appena intorno alla sua vita nel medesimo istante in cui lei aveva acconsentito.
«Principessa, aspettate vi prego, voi siete consapevole a cosa andate incontro? Il fascino dell'Uchiha vi ha potuta fuorviare ma vi assicuro, quell'uomo non è il fratello che voi ricordate! Quell'uomo è tutto ciò che di male c'è in terra...è un mostro assetato di sangue e vendetta. Già in passato a cercato di uccider - »
«Basta così»  disse lei in un tremito, interrompendo l'anziano guerriero del Consiglio.
«Come vi permettete di rivolgervi in questo modo? Quest'uomo, questo mostro, come voi lo definite, vi sta aiutando! Certo ha commesso degli errori, ne sono consapevole e non intendo giustificarli, ma quanti di voi ne hanno commessi di imperdonabili quanto i suoi? C'è davvero bisogno che rammenti tutto quello che il Cosniglio ha complottato e ordinato in questi anni, ancor prima della mia nascita? Sasuke Uchiha sta percorrendo la via della redenzione e voi non fate altro che ostacolare i suoi già incerti passi! So benissimo qual'è l'uomo che ho accettato di sposare, e ne vado fiera. Io scelgo l'ultimo degli Uchiha, lo sceglierò sempre, ogni giorno, finché avrò vita! » Così dicendo si sporse e poggiò un casto bacio sulle labbra di Sasuke. Gli occhi di tutti, come una maledizione, si puntarono su di loro.

Sakura aveva cercato di controllarsi, davvero aveva provato a rimanere in silenzio, ma invano. Le parole le erano uscite come un fiume in piena e non era riuscita a fermale.
Non riconosceva in sé la donna che lo aveva baciato davanti a tutti, davanti a suo padre. Sasuke ora la guardava in silenzio, con un bagliore di soddisfazione nelle iridi d'ossidiana, ma c'era anche dell'altro che Sakura aveva timore di decifrare. Il Consiglio invece era ammutolito, solo Tsunade sembrava non essere sconvolta dall'ardore della sua discepola.
Sakura si inchinò con una mano al petto, per placare quel battito convulso.
«Perdonatemi Padre, ho bisogno di aria. Spero di rivedervi presto, Maestà» aggiunse con un secondo inchino rivolto a Gaara, che come gli altri sembrava una statua di cera.
Detto questo lanciò un'ultima occhiata a Sasuke, per poi rivolgere la schiena a tutti allontanandosi a grandi passi dalla sala.
Quando la sua figura femminile scomparve oltre l'enorme porta, Minato sospirò in un mezzo sorriso.
«Qualcuno di voi ora potrebbe dire che Sasuke ha corrotto il carattere  dolce e remissivo della Principessa Sakura. Ma io so che non è così, in lei vedo la Regina Kushina, riconosco la medesima forza e l'implacabile amore con cui lo ama.» disse semplicemente.
Sasuke guardò il punto in cui la principessa era scomparsa con un pesante macigno al petto. Aveva detto che  sarebbe stato facile? Bene, ora si sarebbe rimangiato tutto.
Perchè in quel piano diabolico, così meticolosamente ingegnato, in  quel disegno che era diventato perfettamente nitido nella sua mente, Sasuke non aveva fatto i conti con una componente essenziale : avrebbe ingannato anche lei? Una volta uccisi Minato e Naruto, una volta salito al trono, sarebbe riuscito a guardarla negli occhi verdi e a mentirle? Con quale coraggio le avrebbe detto che sì, lui veramente aveva provato a salvarli, ma che sfortunatamente suo padre e suo fratello erano rimasti comunque vittime dell'aggressione di Orochimaru?
E Sasuke ebbe d'un tratto paura. Paura che nel momento decisivo non sarebbe riuscito a scegliere quale strada intraprendere, paura che si sarebbe fatto annientare dalla Luce.

Sakura si fermò solo quando raggiunse uno dei porticati esterni, il cuore le batteva convulsamente, ma non per la vergogna, un altro sentimento si era insinuato nelle sue membra. Paura.
Sakura aveva paura perché una parte di lei gridava che Sasuke non li stava affatto aiutando, che lo sapeva perfettamente che stava architettando un piano malvagio, che lei lo conosceva troppo bene per credere che aveva rinunciato alla vendetta in nome del suo amore. Ma Sakura aveva paura anche di se stessa e di quanto quel pensiero terribile  non riuscisse del tutto a sconfortarla, perché bilanciato dall'incontenibile felicità di divenire sua sposa. Unita per sempre con l'unico uomo che avesse mai amato.
Sakura aveva paura perché non sapeva quale futuro l' attendeva, e quale sarebbe stata la sua scelta in caso di bivio. Paura che si sarebbe fatta sedurre dall' Oscurità.



Anni prima 

Era seduto intorno al fuoco, le voci dei soldati che ridevano, bevevano e giocavano a carte gli arrivavano lontane, quando il suo maestro gli lanciò un libro che Sasuke afferrò al volo.
Se lo rigirò distrattamente tra le mani, era piccolo con una pesante rilegatura in cuoio.
«Cos'è questo?» chiese alzando un sopracciglio
«E' il tuo regalo di compleanno, su' aprilo» accennò Orochimaru. Non ricordava nemmeno che era il suo compleanno pensò sfogliando le prime pagine.
Il Principe di Niccolò Machiavelli, lesse sulla prima pagina ingiallita. 
«Lo conosci?» Sasuke alzò distrattamente lo sguardo sul suo pallido interlocutore.
«Sì, ho studiato un po' di letteratura italiana quando ero... » a casa «a palazzo. Ma non l'ho mai letto» riprese a sfogliare lentamente captando qua e là qualche frase sparsa.
«Machiavelli è un luminare, Sasuke. Un provocatore, in esilio, come noi due.»
Sasuke lo vide alzarsi e avvicinarsi a lui, il fuoco intanto proiettò ombre scure sui cavalli e sui pochi uomini alle loro spalle.
«E' uno spregiudicato politico, un maestro che ci dice che per chi governa -o governerà-  è meglio essere temuti piuttosto che amati, che è meglio imporre la forza piuttosto che applicare le leggi, che non ci si deve allontanare dal bene quando è possibile, ma entrare doverosamente nel male quando opportuno....perché ciò che conta per il Principe, Sasuke, è la capacità di indirizzarsi secondo il vento della fortuna e il cambiare delle situazioni, di modificare il fine sorvolando sui mezzi.»
La voce di Orochimauru  era melliflua; sembrava colare nell'aria come un rivoletto untuoso, ma aveva un che di gelido e sibilante che gli fece rizzare, suo malgrado, i capelli sulla nuca.
«Dì, ti piace?» chiese con tono allegro mentre, scompigliandogli un po' i capelli, si rialzò.
Ora sembrava tutt' altra persona rispetto a quella di pochi attimi prima.
«Sì, grazie maestro» disse con freddezza abituale.
«Bene, leggilo! Vedrai che ne trarrai grande giovamento, questo libro è un manuale figliolo»
«Sì maestro, lo farò» disse posizionando il piccolo libro nella sacca.
Orochimaru sorrise lievemente per poi raggiungere il suo sottoposto, Kabuto. Prima però si voltò nuovamente verso il suo discepolo 
«Eh, Sasuke!» cominciò, attirando la sua attenzione.
L'Uchiha alzò lo sguardo nero su di lui. 
«Buon diciannovesimo compleanno» aggiunse solo.



Sasuke finì il libro stesso quella notte. Quando Orochimaru si era chiuso nella sua tenda, Sasuke si era allontanato dal restante gruppo- chiassoso e ubriaco- , aveva acceso un fuoco per conto suo, e si era immerso nella lettura. Aveva scoperto che "Il Principe" era un libro sì breve, ma profondo, inquietante e per certi versi oscuro.
L'Uchiha da subito era stato affascinato dall'autore, dalle sue parole così conturbanti, ma era stato il  XVIII capitolo, dedicato alla "Lealtà del Principe", a illuminarlo ; in quel capitolo Machiavelli svelava alcuni fra gli aspetti più sconvolgenti e segreti del potere del Principe. Affermava che questi, all'occorrenza, doveva essere bestia oltre che uomo, doveva essere in grado di simulare e doveva potersi muovere con competenza nel regno del male. Al principe era richiesto di fare "quel che occorre per vincere e conservare il potere" e dunque, in caso del bisogno, anche uccidere;
 Non a caso come esempio additato al lettore, Machiavelli utilizzava Cesare Borgia, uomo assai capace nel mentire, corrompere e trucidare. Ma Sasuke, da lettore impegnato e profondo qual'era, aveva colto qualcosa di estremamente sbagliato nel ridurre il contenuto del libro a quelle efferatezze, in quanto il potere del principe si basava anche sul consenso, assicurando ai propri sudditi il maggior vantaggio possibile dalle crudeltà commesse e "ben usate". Dunque colui che governava doveva suscitare timore senza odio, dato che, scriveva Machiavelli, era possibile essere temuti e nello stesso tempo non odiati. L'arte di governare sembrava dunque per Sasuke, trovare un punto di equilibrio fra gli antitetici condizionamenti della vita reale. Un principe di qualità avrebbe dovuto  essere in grado di destreggiarsi tra amici e nemici, consiglieri e adulatori, tra aspirazioni di pace ed esigenze di guerra, oltre che far uso della forza e ricerca dei consensi.
Sasuke avrebbe imparato a servirsi delle qualità della volpe e del leone perché "coloro che si limitano ed essere leoni non conoscono l'arte di governare" .
E la necessità di governare servendosi dell'astuzia, della forza e della crudeltà scaturiva da un qualcosa esterno al principe e precisamente dal fatto che gli uomini stessi, secondo Machiavelli  risultavano essere pieni di difetti e di vizi. Gli uomini, scriveva l'umanista, erano ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, timorosi dei pericoli, avidi dei guadagni e, come se non bastasse, Malvagi.
E Sasuke lo sapeva bene quanto gli uomini potessero essere crudeli e vili, dunque la malvagità del principe non era che una conseguenza delle malvagità altrui.  Nel potere non poteva esistere un partito del bene capace di prelevare servendosi esclusivamente di strumenti onorevoli e leale, la stessa condizione umana non lo consentiva. Le esperienze di Machiavelli, nelle quali Sasuke aveva ormai già proiettato le sue, gli avevano insegnato che "i prìncipi che hanno tenuto poco conto della parola data e ingannato le menti degli uomini, hanno anche saputo compiere grandi imprese e sono alla fine riusciti a prelevare su coloro che si sono fondati sulla lealtà" .
E con una risata sadica, Sasuke si ritrovò a pensare che sarebbe diventato colui che aveva promesso a Sakura di non essere mai, un Principe ben peggiore di Cesare Borgia.




 
Angolo autrice :

Buonasera , mi dispiace per l'aggiornamento lievemente in ritardo rispetto al solito :(. (ma insomma l'importante è che arrivi)
Utilizzo questo spazio per scusarmi con la povera anima del sommo Machiavelli, ma il suo libro mi ha ispirata per
creare il "mio" Sasuke, quindi non potevo non inserirlo. Mi vergogno tanto per averlo degradato fino a questo punto xD
Un bacione forte a chi mi sta seguendo <3

22M
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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 14



Perché la luce sia splendente, ci deve essere l'oscurità
Francis Bacon





Sakura, rintanata in una delle sue camere, era distesa sul tappeto rosso fuoco, con gli occhi chiusi e le mani perfettamente giunte in grembo, un' abitudine che si portava dietro da bambina.
Ci si chiedeva come potesse trovare comoda una posizione del genere, che ricordava più quella di un cadavere che di una donna che riposa, eppure lei ripeteva che in quella particolare collocazione si sentiva bene, sognava e lo spirito si rilassava; Ma quel giorno Sakura non riusciva ad avere visioni felici.
Con le palpebre serrate, la sua mente veniva proiettata nel bel mezzo di una battaglia :

All' interno di una fredda foresta del Nord, sotto un'incessante nevicata, due lupi, uno bianco come la neve e uno nero come la notte, si preparavano ad attaccare.
Rabbia/ Avidità/ Orgoglio era l'uno
Verità/ Compassione/ Amore l'altro.
Duali, come Paradiso e Inferno, i due lupi ringhiavano ogni istante l'uno contro l'altro.
Poi, d'improvviso, scattavano e, azzannandosi con violenza, si strappavano a vicenda una parte.
La neve venne tinta del rosso vermiglio del loro sangue e Sakura capì che non era il lupo migliore che vinceva,
ma quello che riusciva ad alimentarsi.

Il rumore dei passi, sempre più vicini, sul pavimento la fece sussultare, spalancò gli occhi e tese le orecchie. Quando sentì la porta aprirsi trattenne quasi il fiato, ma rimase immobile nella stessa posizione.
Richiuse leggermente gli occhi quando Sasuke le arrivò al fianco, abbassandosi sui talloni.
Il mantello nero si distese intorno a lui, aprendosi morbido come seta sull'enorme tappeto rosso.
Sebbene in silenzio, Sakura sentiva i suoi occhi neri fissarla da sotto i capelli liscissimi che gli ricadevano sul viso.
Prendendo coraggio si girò a guardarlo con aria di sfida.
«Finalmente ti ho trovata» il tono caldo e suadente, aveva una nota di rimprovero che non sfuggì a Sakura.
«Mi cercavi? Sono sempre stata qui »
«Nascosta  nelle tue stanze come accadeva da bambina, quando ti spaventavi per un incubo, o peggio.» disse mantenendosi abbassato, gli occhi fissi su di lei.
«Non sono spaventata. Avevo solo bisogno di riflettere» commentò senza inflessione di tono.
«Hai riflettuto, dunque?» chiese con un accenno di sarcasmo.
Sakura chiuse di nuovo le palpebre lentamente, respirando profondamente.
«Non come avrei voluto» disse poi.
Il silenzio prolungato di Sasuke fu più eloquente di mille parole. Dopo si alzò sui piedi, sistemandosi il colletto del mantello.
«L'idea di sposarmi ti terrorizza a tal punto da doverti rintanare?» chiese interrompendo il silenzio.
Sakura rivolse lo sguardo verso di lui, e accennò un sorriso.
«Credimi, sarebbe tutto molto più facile se fosse così»
Sasuke non trattenne un mezzo sorriso, le prese la mano e la tirò su da terra in un gesto fluido che la portò vicina a lui.
La guardò in modo divertito sistemandole delle ciocche rosa che erano uscite dalla mezza coda chiusa in un nastro blu.
«Hai messo su un bel teatrino prima, davanti a tutto il Consiglio, a tuo padre, tuo fratello, al tuo -ormai non più- promesso sposo del Deserto, persino davanti alla tua illustre maestra Senju-»
«Smettila Sasuke, sei crudele!» lo interruppe, cercando di allontanarsi. Ma lui la trattenne, con fermezza. Una mano le strinse la vita e l'altra si spostò dalla lunga schiena al collo sottile ed elegante, leggermente piegato in una posa che sapeva di attesa. Le affusolate dita di Sasuke ne percorsero l'intera linea, accarezzando con l'indice e il medio l'incavo tra la base e le spalle, le uniche parti di corpo non celate dal vestito.
«Lo so...» disse continuando il percorso sul braccio, sfortunatamente coperto dalla stoffa.
«Non avrei dovuto dire quelle cose, sono stata una sciocca»
«Di certo hai sconvolto i presenti, io stesso non avrei saputo fare di meglio» aggiunse con un sorriso accattivante mentre avvicinava le labbra alle sue, ma Sakura voltò il viso, negandosi.
«Che diavolo ti prende Sakura?» disse sprezzante a causa del  suo rifiuto.
«Non trattarmi come una stupida Sasuke, non trattarmi come loro...»
Lo sguardo di Sakura aveva una fermezza tale da renderlo insopportabile, Sasuke percepì chiaramente tutta la sua rabbia.
«Non so di cosa tu stia parlando, ragazzina» commentò abbandonando la stretta.
«Sasuke...» disse in un sussurro «E' la verità?»
L'Uchiha girò appena il viso, quel poco da mostrarle a stento il profilo del naso.
«Tu, tu...non ti fidi di me!» disse solo pieno di ira.
«Io mi fido di t-»
«BUGIARDA» urlò all'improvviso scattando. «Non eri tu quella che diceva "sceglierò sempre l'ultimo degli Uchiha?"»
«Ed è la verità! Io ti amo Sasuke»
«Dimostralo» disse tra i denti.
Sakura si avvicinò con lentezza, quando fu abbastanza vicina posò la mano sul  petto di Sasuke, all'altezza del cuore.
«So chi sei realmente, sono cresciuta con quel bambino. Ma con il tempo ho imparato a conoscere anche la malinconia, il tormento e l'odio dell'uomo che sei oggi. Non allontanarmi Sasuke, sono semplicemente preoccupata per te»
«So badare a me stesso» disse guardando il palmo della sua mano chiara, ancora aperto sul suo petto duro.
«Forse l'uomo sì, ma il bambino ancora no. Lui hai bisogno di me più di quanto tu intendi ammettere» disse e Sasuke avvertì una sensazione di calore nel cuore, sotto la sua mano.
«Sono sceso a patti con il Consiglio, con tuo padre, per riportarti qui. Non conta niente questo per te?» chiese allontanando la sua mano con un gesto brusco.
«Certo, e sono felicissima di essere di nuovo con te! E' proprio questa mia felicità a spaventarmi, sono dilaniata Sasuke...ho paura di non riuscire a riconoscere più ciò che è giusto da ciò che non lo è» ammise «Vorrei così tanto lasciarmi andare e smetterla di pensare ad altro se non a te, a noi...»
Sasuke la guardò negli occhi, si riavvicinò a lei, abbassando il viso.
«Allora fallo» sussurrò sulle sue labbra dischiuse per poi  poggiare lentamente la bocca sulla sua.
E appena ne sentì la consistenza, tutto scomparve nella mente di Sakura. Accettò quel bacio, perché per una vita intera si era sentita angosciata, alla disperata ricerca di salvare il suo amore che tutti dicevano perduto per sempre, e ora dopo tutto quel tempo, la voglia di toccarlo, baciarlo, sentirlo su di lei, era troppo forte per non assecondarla.
In poco tempo, Sasuke portò le dita sui lacci del vestito, velocemente li allargò per avere accesso alla sua pelle calda.
«Ti ho sognata ogni notte da quando sei andata via» disse con la voce roca, smorzata dal desiderio. «Anche io...» rispose con impeto, portando entrambe le braccia intorno al suo collo.
Bastò poco affinché i respiri diventassero più veloci, interrotti, bollenti. Sakura, impaziente, gli aprì il mantello, lasciandolo cadere a terra.
Sasuke, con abilità, aprì tutto il prezioso abito, che cadde ai suoi piedi lasciandola solo con la sottoveste, bianca e completamente trasparente.
Con la mano sulla sua vita l'allontanò appena per ammirarla : I capezzoli già turgidi sfioravano il tessuto leggerissimo, le spalle forti e ossute si muovevano a ritmo di un respiro smorzato, gli occhi languidi e splendenti lo fissavano pregandolo di farla sua in quell'istante. La riavvicinò accarezzandole la schiena, per poi scendere giù seguendo il profilo del sedere.
Sakura tremò contro suo volere, e prese lentamente a baciargli il collo, con le labbra roventi e la lingua umida che seguivano i sospiri carichi di Sasuke. Succhiando la pelle chiara del Traditore, con un gesto veloce, gli sfilò la cottardita grigia. Si prese un attimo per guardare le numerose cicatrici sul petto, scolpito dagli allenamenti, dalla guerra e dal dolore, per poi iniziare a giocare, sfacciata come mai lo era stata, con l'apertura dei suoi calzoni e infilare le dita oltre l'orlo.
«Sei imbarazzata»  soffiò lui, notando il rosso vermiglio che le colorava il viso. Eccitato, fece salire la mano sulla coscia scostando con poca grazia il tessuto leggero della sottoveste per arpionare la carne liscia.
«E questo ti piace da morire, non è vero fratellino?» disse in un sorriso malizioso, ripetendo le stesse parole che lui  le aveva sussurrato all'orecchio nella sala del trono.
«Non hai idea quanto» ammise con la voce rotta, mentre velocemente e senza preavviso infilò la mano tre le sue gambe.
Il corpo di Sakura rispose a quel tocco bagnando immediatamente le dita del Traditore, che continuavano ad accarezzare e spingere la sua intimità. I gemiti sommessi ovattarono l'udito di Sasuke che, afferrandola per un fianco, la trascinò sulla cislonga, senza che la sua mano lasciasse un secondo l'apertura calda della sua femminilità. Si stese su di lei e le morse il collo, strappandole un lamento di dolore e piacere.
Sakura si rese conto che era talmente eccitata da non pensare nemmeno più alla possibilità che lui avesse mentito a tutti, costruendo un astuto doppiogioco.
Bastava  poco per perdere il controllo e divenire totalmente incosciente. Era diventata creta nelle mani di quell'uomo.
«I vecchi del Consiglio... ti credono pura ed illibata, raggirata dal losco Traditore, cosa direbbero se ti vedessero adesso... con il corpo che mi implora di prenderti...»
Le disse sadico, tra morsi e baci.
Ma sebbene le sue parole fossero lame affilate, Sakura non riusciva a mettere a tacere i propri gemiti, si sentiva impazzire.
Perché, nonostante quelle frasi la mettessero in difficoltà, ciò che il suo spirito la spingeva a fare era semplicemente affidarsi?
Perché, nonostante una parte di lei voleva fuggire il più lontano possibile da lui, ciò che in realtà spasimava era il restare ad assaporare quel tocco abile ?
Sakura si era sempre considerata -ed era parimenti lodata- come una ragazza particolarmente assennata, coscienziosa e giudiziosa ma ora riusciva solo a pensare alle sensazioni che lui le dava, a come si sentisse finalmente bene, felice, amata, desiderata come aveva sognato per troppi anni.
E quindi al diavolo tutti, al diavolo Konoha, i complotti, le vendette, le guerre. Al diavolo il mondo intero, se significava essere stretta tra le sue braccia per l'eternità.
Al diavolo tutto per lui, al diavolo la sua moralità, i suoi valori, la sua anima.
«Perderei la ragione... pur di aver...ti con... me, Sa...su...ke» articolò a fatica, aggrappandosi al suo collo quando lui la penetrò con un unico movimento.
Ed era vero, perché un briciolo di luminosità già aveva lasciato la sua anima. Inconsapevolmente Sakura stava sfamando la sua parte oscura, celata, ma comunque presente in ogni essere umano.
Possesso, egoismo, risentimento vincevano.
E, sotto quell' incessante nevicata, la guerra tra i lupi andava avanti, Sakura strappava un altro brandello di se stessa.

Quelle parole rotte, impregnate di sudore e sesso, uscite dalle labbra gonfie di Sakura, accompagnarono le spinte di Sasuke, e il desiderio divenne incontenibile divorando le viscere degli amanti.
Sakura inarcò sinuosamente la schiena al passaggio della sua mano per poi sospirare quando questa raggiunse e strinse i suoi glutei.
«Ah...Sas..» la voce non le uscì perché ormai stava abbandonando qualsiasi controllo su se stessa, sul proprio respiro e sui gemiti di piacere che provava.
Sakura si stava dimostrando incredibilmente debole e schiava della carnale passione che stava vivendo, e le sembrava di avvicinarsi troppo a un qualcosa: qualcosa che l' aveva sempre affascinata come le infinite sfaccettature e imperfezioni di quell'uomo che amava ma che, rispetto a se stessa e a quello che incarnava, considerava un pericoloso nemico al quale non si sarebbe mai sottomessa.
Rialzò la mano, prima stretta tra i cuscini sopra la sua testa e tentò di posarla sul petto del Principe per frenare le sue spinte, ma invano;
Perché le scosse di piacere l' attraversarono con una potenza incredibilmente intensa, tanto da farle tremare, al tempo stesso, le cosce e il bacino sotto l'assalto dei suoi lombi.
Ogni suo sensuale gesto era una catena che la imprigionava nella lussuriosa cella che lui stava creando, ed i suoi languidi sospiri erano gli anelli che la tenevano salda ai suoi polsi.
E non voleva privarsene.
Non voleva fuggire... non più.
«Non smettere...»  un inusuale sospiro lasciò le sue labbra socchiuse nella foga dei gemiti che ormai si susseguivano in ripetizione: tremante, incerta... intimorita... mentre le mani si rialzavano e, con lo stesso tentennamento, si posavano sui suoi fianchi, chiudendosi e premendo su di essi nel bisogno che ormai aveva manifestato.
«Non ne ho alcuna intenzione, Sakura»  le sussurrò con provocazione sensuale  all'orecchio, continuando a spingersi in lei con una foga violenta che lasciava comunque costantemente spazio all'attenzione che il Principe riservava solo alla sua dolce sorella.
La visione di Sakura, così imbevuta di piacere, così gradualmente abbandonata a lui, era eccitante e dolce al tempo stesso...in quel momento, senza rimpianti, si sarebbe arreso a lei, concedendole ciò che nessuno al mondo avrebbe mai potuto ottenere, accettando e riconoscendo quella luce che sembrava assopita da anni nel suo spirito.

Sakura d'improvviso sentì un tonfo al petto, una forza che non  riusciva ad identificare le si smorzò nel ventre, per risalirle il petto come se avesse dei tentacoli.
"Brava Sakura... abbandonati..." - sussurrò una voce ad un orecchio, nella sua testa. Mentre Sasuke ghermiva possessivamente il suo bacino, che fece rialzare per arrivare sempre più dentro lei.
"Liberati di te stessa..." - concluse quel  sospiro femminile e lascivo; le fiamme del camino che illuminavano l'ambiente aumentarono in concomitanza con i sospiri pesanti che Sasuke non riusciva a reprime.
Un immenso gelo pervase immediatamente  il corpo della Principessa, la quale spalancò gli occhi con un'espressione allarmata sul viso perché non capiva a chi appartenesse quella voce, e quella richiesta era qualcosa su cui non aveva minimamente riflettuto e che la metteva in difficoltà perché significava concedere  molto più di quanto era disposta.
"No... non... non posso..." - pensò appena tra i gemiti che comunque non riusciva a trattenere per via dell'estasi sempre più intensa e vicina.
Non conosceva esattamente cosa possedeva e cosa quindi quella voce chiedeva, sua madre le aveva solo detto che era il Dono della Luce, e che quello appartenente a Sasuke era ugualmente antico, quanto il Tempo stesso e, sotto certi versi, incredibilmente più potente e maestoso, come colui che lo possedeva.
"...non chiedermi questo..."
Un' ultima implorazione quando ormai il suo cuore aveva già preso un battito incontrollabile, come una parte oscura del suo stesso spirito che, a sua volta, si stava risvegliando, richiamata.
Chiuse gli occhi e la sua fronte si corrucciò quasi cercasse di tenere a bada qualcosa divenuto ormai incontrollabile, ma il piacere che si stava diramando dentro di lei la stava già spingendo a lasciarsi andare inevitabilmente.
"Non devi averne paura, Sakura" - la incoraggiò la voce troppo simile alla sua... Era lei stessa a elaborare quei pensieri?
"Lascia la Luce! Non ti dimostrerai debole per questo... sarai solo più... libera...e ti sentirai sempre meglio. Accetta l'oscurità! "
"No... no, io non..." - ancora un tentativo di ritrarsi da parte di Sakura che parve però soltanto un eco lontano a confronto dell'immensa potenza della tentazione.

Poi, d'un tratto, il sussurro di Sasuke la salvò.
«Sakura» disse solo con voce roca, accarezzandole i fianchi e baciandole il collo mentre l' avvolgeva con il calore del suo corpo.

Sakura lo guardò e non poté fare a meno di ammirare lo splendore di quella creatura  che la sovrastava, ammantata di quell'alone mistico e oscuro
 
«Sa..sasuke, non voglio...perdermi. Aiutami...» ansimò mentre un'altra fitta di piacere le investiva i lombi.
Sasuke fu percorso da un tremito, non capiva, ma sapeva che nemmeno lui lo voleva.
«Non lo permetterò» sussurrò al suo orecchio. «Non...hai.. niente da temere, tr..a le mie braccia» 
Sakura annuì sorridendo lievemente. Non temeva Sasuke, nè ciò che la passione poteva portare, ma temeva se stessa e quanto avrebbe rinunciato per lui.
Le sue movenze si fecero meno veloci ma più intense, il contatto fra i loro corpi e i loro spiriti sempre più saldo e piacevole...
«Io...ti amo Sakura» le disse combattuto, fissandola negli occhi.
Sakura sentì il cuore mancarle di un battito, era la prima volta che Sasuke le diceva di amarla, e così senza accorgersene, il verde limpido delle sue iridi rilucette e la pelle assunse un bagliore caldo e argenteo che investì anche Sasuke che rimase con un'espressione confusa e intimorita come se, nonostante tutto, quel naturale ed intenso contatto tra loro lo turbasse profondamente.
Sakura sorrise, amabilmente, perché non appena Sasuke aveva pronunciato quelle poche lettere, aveva sentito diradarsi dentro di sè, nelle vene, una luce purissima e chiara come la luna, e quando sentì anche Sasuke concedersi al calore della sua luce, avvolse il Principe, che si ergeva sopra di lei, in un abbraccio reso ancor più intimo dall'aumentare dell'intensità del bagliore ammaliante di cui si erano avvolti.
Ormai smarriti in quel turbinio di sensazioni,  smisero infine di pensare a se stessi, ai propri passati, a ciò che erano diventati nel tempo.
Null'altro esisteva nei loro "essere" se non quello potente e radioso dell'altro che lambiva e si fondeva col proprio, ed anche i loro corpi parvero allora assumere la stessa liquida movenza.
Ad un tratto Sakura alzò una mano e la posò d'istinto sulla guancia di lui, con le falangi a rasentare il suo profilo, osservando il suo volto splendente quasi che non lo riconoscesse.
Socchiuse la bocca per parlare ma ne uscirono solo sospiri dell'estasi dei sensi che stava per esplodere dentro di lei.

Sasuke continuò a guardarla negli occhi semichiusi, accarezzandole le labbra dischiuse con il pollice;  accompagnando quel gesto a movimenti secchi, veloci e profondi dentro di lei, mentre la loro luce si fondeva, riscaldando e avvolgendo completamente i corpi di entrambi, che contribuì a far fremere e vibrare.
Oltre i sospiri e la carne, oltre quell'unione pura e mistica, le labbra di Sakura si inclinarono in un dolce sorriso e da esse scivolò quel solo sussurro...
«Siamo...un'unica anima...in un unico corpo ora...»
I contorni della realtà materiale di quel momento svanirono, perduti dietro l'immensità dell'Eterno che si stava sprigionando.
Ed, incontrollabile, Il tripudio dell’orgasmo l’investi simultaneamente, con le fronti imperlate e le bocche schiuse in un lamento vittorioso.

Quando Sakura posò, sospirando appena, la testa sul petto lievemente sudato di Sasuke capì che la guerra tra i due lupi era avvenuta dentro di lei così come avveniva dentro Sasuke, e che stava a loro decidere qual'era il lupo da saziare e che, forse, entrambi ne sarebbero usciti vivi.



Avevamo da sempre combattuto per qualcosa, ma in quel momento eravamo la stessa cosa, metà nell'ombra, metà illuminati dalle fiamme.
E la sua oscurità era divenuta la mia luce.





Anni prima 


Lei aveva detto loro di non farlo, lei glielo aveva fatto notare che poteva essere pericoloso, aveva detto loro che avrebbero dovuto non farlo, lei li aveva avvertiti.
Sakura aveva l’espressione più scura in volto che riusciva a mostrare una bambina di undici anni, la fronte corrugata, le labbra tese in una smorfia, le braccia congiunte al petto mentre scendeva il più rapidamente possibile dalla scogliera. Non poteva andare troppo veloce, aveva addosso un vestito color porpora che le intralciava i movimenti, i capelli lunghi rosa intrecciati per formare una treccia che le circondava l’intera testa con delle ciocche che continuavano ad andarle davanti alla faccia per via del vento che c’era quel giorno. Gettava continuamente uno sguardo verso l’acqua lì sotto, aspettando che comparisse una testa bionda e una nera, ma non succedeva.
Il cuore di Sakura cominciò a battere più forte man mano che passavano i minuti e lei si sbrigava a scendere, le iridi verdi fisse sull’acqua.
Niente. Non si muoveva nulla.
L’espressione precedente diventò preoccupazione, lei gliel’aveva detto ai suoi fratelli che continuavano a non ascoltarla, a fare di testa propria, a escluderla da quei stupidi giochi pericolosi.
Ma in quel momento, mentre correva in discesa nonostante fosse imprudente, non pensò neanche lontanamente al fatto che ancora una volta avesse avuto ragione lei, bensì che non riusciva più a vedere i suoi fratelli.


"Quando diventerò Re, guiderò la mia  flotta attraverso i mari più pericolosi, sconfiggerò pirati e mostri marini e infine scoverò tutti i tesori nascosti nei relitti" aveva detto Naruto guardando l'orizzonte. I capelli corti mossi dal vento estivo, gli occhi azzurri che riflettevano i raggi del sole di quell'infinita estate.
"Tsk... ma per favore, se non hai nemmeno il coraggio di nuotare a largo" lo aveva deriso suo fratello Sasuke, con un espressione di scherno sul viso perfetto;
e Sakura suo malgrado si era fatta uscire una stupida risatina.
"Ma se potrei buttarmi anche dalla scogliera!"
"Bene! Allora fallo" gli aveva detto Sasuke con un ghigno.
Sakura aveva assistito centinaia di volte a quei battibecchi e a quelle stupide sfide che sembravano divertirli tanto, ma buttarsi dalla scogliera le sembrava un po' troppo esagerato rispetto al solito.
"Ehi! Ma dove state andando, mica fate sul serio?" aveva urlato inseguendoli.
"Guardami Sakura, io non ho paura di niente" aveva risposto suo fratello maggiore, girando  la testa bionda verso di lei.
"Aspetta Naruto!" aveva urlato affrettando il passo, alzandosi il vestito lungo nel quale inciampava.
Quando finalmente li raggiunse erano all'estremità del dirupo, scrutando il mare agitato.
"Non...fate gli stupidi, è troppo...pericoloso" aveva detto riprendendo fiato.
"Io non ho paura...forse Sasuke ne ha" lo provocò Naruto che aveva già iniziato a sfilarsi gli stivali di cuoio.
"Tsk... facciamo a chi si butta prima?!" aveva incalzato imitando il suo gemello biondo.
"Smettetela! Potete farvi davvero male... E' troppo alto!"
"Allora...al mio tre!" l'avevano ignorata, come al solito.
"Fermi, vi prego!"
"Uno" aveva detto Sasuke portando un piede scalzo indietro, per darsi la spinta necessaria.
"No! Finitela, finitela!!" aveva urlato lei con la faccia più arrossata per la paura e la rabbia.
"Due..." gli aveva sorriso Naruto, mostrando i canini affilati.
"TRE" avevano urlato all'unisono, per poi lanciarsi nel vuoto.
Sakura aveva gridato terrorizzata. sporgendosi dal dirupo fino a vedere le loro teste sempre più piccole -data l'eccessiva altezza- scomparire tra la spuma del mare.


Quando arrivò al termine della scogliera, aveva le guance colorate di rosa, il respiro più affaticato e i capelli scompigliati.
Non urlò il nome dei suoi fratelli, non ce ne fu bisogno visto che loro erano lì.
Erano completamente fradici, dalla testa ai piedi, ma stavano sorridendo; quel sorriso imbecille che per un solo secondo fece tentennare Sakura che si stava dirigendo verso di loro con la furia in volto che aveva sostituito le lacrime di paura. Era tentata di dargliela vinta, di sorridere a sua volta, ma cacciò via quell’impulso non appena si avvicinò ai fratelli.
«Sasuke e Naruto Uzumaki, vi  rendete conto di quello che avete appena fatto? Di quello che dirà nostro padre non appena lo saprà?! » li fissò.
Uno sguardo carico d’ansia e preoccupazione, ma anche di rabbia. Perché lo avevano fatto, ma  non dovevano assolutamente farlo ancora.
«Era pericoloso! Se ci fossero stati degli scogli sotto? Eh? Sareste morti, ecco cosa!» il tono di voce della ragazzina si alzò, succedeva sempre così quando era arrabbiata, soprattutto quando i suoi  fratelli non l’ascoltavano e continuavano a fare di testa loro, incuranti dei pericoli.
E Sasuke e Naruto se ne restavano lì, con quello sguardo divertito sul volto.
«Oh Saku, calmati, stiamo bene, siamo vivi» il ragazzino con gli occhi neri scoppiò in una risata.
«Non per molto, quando lo saprà nostra madr- » ma la frase di Sakura venne bloccata da Naruto, che aprì i  palmo delle mani e mostrò a sua sorella quello che avevano trovato.
Erano tre semplici conchiglie, niente di elaborato, ma erano perfettamente integre.
«Le abbiamo trovate mentre risalivamo.Una vicina all'altra, nel bel mezzo degli abissi, come noi tre» spiegò il ragazzo, stringendosi nelle spalle e allungando la mano che teneva le conchiglie verso la sorella. «Tieni, una è per te.»
 Sakura poteva avere tutto quello che voleva, aveva bracciali, abiti, collane, tutte cose che erano invidiate e desiderate dal resto delle donne e bambine del paese, ma mentre suo fratello  gli porgeva quella conchiglia e le loro mani si sfioravano, realizzò che valeva molto di più di tutti quei preziosi gioielli che teneva nella propria camera, perché era un regalo di Naruto e Sasuke.
L’avevano trovata e l’avevano raccolta per lei. Mentre pensava a questo, suo fratello Sasuke la stava fissando.
«Non ti devi preoccupare per noi  Sakura, sappiamo badare a noi stessi» le disse.
«Mi preoccuperò sempre per voi! Siete comunque degli incoscienti e con molta probabilità lo sarete anche da grandi» ma stavolta lo disse con la voce più bassa, un sussurro lieve, continuando a rigirarsi il regalo tra le mani.
«Tienila con te» ripeté Naruto, mentre le sue le mani si misero su quelle di Sakura, chiudendogliele delicatamente e racchiudendo la conchiglia tra le dita della sorella.
«Finché ce l’avrai, noi saremo sempre con te e non ti dovrai preoccupare più.» quel contatto durò qualche minuto, e rimasero lì con le mani strette l’uno nell’altra.
Suo fratello Naruto sapeva sempre come farla tranquillizzare, come farla mettere a proprio agio. Dopo un po’ tolse la mano, stringendo ancora la conchiglia
«Allora voi terrete le altre due?»
«Certo, ognuno ha la sua. Così anche quando saremo lontani, ascoltando il rumore del mare, ci ricorderemo di non essere soli, ma di poter contare sempre l'uno sull'altro» rispose Naruto in un sorriso genuino, Sasuke era al suo fianco e anche se non sorrideva come suo fratello, i suoi occhi risplendevano della medesima luce mentre stringeva la sua conchiglia tra le mani. 
Non se lo spiegava ma le veniva quasi da piangere, era così felice che il cuore le pulsava frenetico.
« Non pensate che non lo dica lo stesso a nostro padre!» li canzonò lei sorridendo, e facendo una smorfia subito dopo iniziò a dirigersi verso il castello estivo, con Naruto e Sasuke completamente bagnati al seguito, che ridenendo facevano ridere Sakura a sua volta.
Naruto Sakura e Sasuke ridevano con la certezza infantile che mai niente sarebbe riuscito a scalfire i loro sorrisi.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 15



Mi è sacra.
Ogni desiderio in sua presenza tace.
 Non posso dire cosa succede in me quando le sono vicino;
mi pare che tutta l’anima si riversi nei miei nervi.
 Johann Wolgang Goethe






«Abbiamo terminato Principessa»
Le aveva detto una delle sue cameriere non appena aveva finito di sistemarle il diadema tra i capelli. Solo in quel momento Sakura aveva alzato lo sguardo davanti a sé, quasi intimorita.
L'immagine che vide allo specchio le smorzò il respiro. Il suo viso e i suoi occhi verdi erano luminosi più del sole, rifulgeva di una bellezza straordinaria.
«Sei...stupenda» Commentò con emozione la figura bionda alle spalle.
Sakura notò un lieve rossore sulle guance chiare di Ino mentre gli occhi azzurri dell'amica si riempivano di lacrime malamente trattenute.
«Non piangerò, altrimenti farò piangere anche te e rovineremo il tuo splendido visino» le disse quando Sakura le prese le mani tra le sue.
«Mi sembra quasi irreale...» sussurrò quest'ultima in un sussurro pudico.
«Ti ricordi quando eravamo piccole e sognavamo il giorno dei nostri matrimoni ?» Sakura annuì, le mani strette in quelle dell'altra, gli occhi verdi puntati nei suoi.
«Litigavamo perché entrambe immaginavano Sasuke al nostro fianco» continuò con un sorriso dolce sulle labbra piene.
«
E quando correvamo da lui, con le corone di fiori tra i capelli, a chiedergli quale delle due avrebbe voluto sposare, lui ci guardava con dolorosa indifferenza "Non disturbate i miei allenamenti per una cosa tanto ridicola!" rispondeva la maggior parte delle volte, e noi con dispiacere e imbarazzo scappavamo via.»  «Che bambino perfido» commentò Sakura ridendo al ricordo della loro infanzia fianco a fianco.
«Sì lo era, ma sebbene ci dicesse quelle cose, i suoi occhi neri quando incontravano i tuoi, assumevano una sfumatura diversa, talmente diversa rispetto al solito da farmi pensare -a me che ero solo una bambina di 9 anni- di voler avere come sposo un bambino che mi avesse guardata con lo stesso sguardo con cui Sasuke ti fissava...»
Suo malgrado anche gli occhi di Sakura si stavano riempiendo di lacrime, con forza sbatté le lunghe ciglia per trattenersi.
«Quando poche settimane fa mi hai confessato che lo avresti sposato, ti ho sorriso e ti ho detto "Congratulazioni amica mia!" baciandoti e abbracciandoti.
Sembravo felice, ma in realtà non lo ero. Dentro di me ruggivo, pensavo che un assassino come lui non sarebbe mai riuscito ad amarti come meritavi, e che tu eri una sciocca a fidarti di lui, troppo innamorata per riuscire a vedere quanto marcio quell'uomo fosse! Ho pensato che ti stava solo usando o che lo avrebbe fatto prima o poi ; ho pensato che sicuramente fingeva, e che ti avrebbe ferita dimostrandosi per come era veramente...ho pensato tutto questo e molto altro, lo ammetto. Ma la mia preoccupazione nasceva solo dall'infinito affetto che nutro nei tuoi riguardi, e mai e poi mai avrei permesso che ti fosse fatto del male, ancora.
» disse velocemente con lo sguardo nel suo. «Poi però, qualche giorno dopo, l'ho visto passeggiare con Naruto. Il portamento naturalmente aristocratico, il passo deciso, il mento alto e la bocca serrata in un'espressione ferma e altera, gli occhi freddi, spenti ...vuoti. Pensai tra me e me che era bello sí, forse più bello di quanto ci saremmo immaginate da piccole, e che se era stato il sogno di ogni bambina del regno, ora con grandissima probabilità lo era ancora per ogni donna ; ma che mai sarebbe riuscito a renderti felice! Troppo preso da se stesso e dal suo risentimento per poter prestare le dovute cure alla sua sposa. Eppure in quel preciso istante, mentre formulavo quei pensieri, notai qualcosa cambiare nei suoi occhi. Si erano accesi. Il nero aveva assunto una tonalità diversa, come il moto delle maree, o il fruscio delle foglie d'autunno. Vidi nei suoi occhi qualcosa che riconobbi subito e indirizzai lo sguardo al punto preciso che lui stava fissando; e quindi ti scorsi mentre sorridevi e li raggiungevi a grandi passi. Stetti ancora lì, spettatrice nascosta di quell'incantesimo, il viso di Sasuke era sempre una maschera di inespressività e i suoi gesti rimanevano minimi e calcolati, ma i suoi occhi cantavano promesse d'amore eterno, gratitudine, affetto, dolcezza, compassione e rispetto, cantavano della speranza di un nuovo inizio, del dolore di una separazione e della felicità del ricongiungimento, sussurravano questo e molto, molto altro... E allora capii che la tua felicità era racchiusa in quegli occhi neri e che Sasuke, nonostante tutto, ti guardava ancora come quando avevamo 9 anni, e che io, nonostante tutto, credevo ancora che la vera espressione di gratitudine e amore fosse racchiusa negli occhi di Sasuke quando guardavano te»
Concluse in un sorriso che rese il suo viso ancora più bello -se possibile-
«Ino...» mugugnó allora Sakura fiondandosi tra le sue braccia, la strinse forte a sé immergendo il viso tra i lunghi capelli biondi «Grazie, non sai quanta pace mi hanno donato le tue parole »
Ino ricambiò quella stretta e una lacrima le rigò la pelle bianca della guancia  
Il discreto bussare alla porta sciolse il caldo abbraccio. Una giovane dama rivolse un gentile sorriso 
«Vi attendono Principessa, è giunto il momento» Sakura e Ino si guardarono per un intenso istante per poi raggiungere mano nella mano l'uscio della stanza da letto.






Era tradizione che la sposa passasse i tre giorni precedenti il matrimonio lontano dal futuro marito, tre giorni durante i quali si sarebbe progressivamente lasciata alle spalle la sua vecchia vita, preparandosi ad accoglierne una nuova. Ma per Sasuke quei giorni di attesa erano stati tremendi. Il primo giorno forse era stato il peggiore. Quando un attendente si era presentato di buon’ora alla sua porta, chiedendogli di seguirlo per prendere parte ad una serie di procedure e di tradizioni, Sasuke aveva quasi minacciato di ucciderlo, e l’altro per poco non se n’era andato via di corsa. Dopo era arrivato Naruto, al quale Sasuke non aveva riservato un trattamento migliore. Alla fine comunque era stato lui stesso a convincersi, non perché avesse messo in campo una qualche argomentazione, ma soltanto perché Sasuke si era reso conto che la sua resistenza sembrava quasi un capriccio e per non perdere la propria dignità, aveva acconsentito stoicamente a partecipare a quelle insulse procedure. Ma la sua mente era volata altrove per tutto il tempo, pianificando ulteriormente le sue azioni malvagie una volta portato a termine il matrimonio.
Del secondo giorno Sasuke ricordava un glaciale scambio di sguardi con alcuni membri Consiglio, intenti a supervisionare i preparativi dell’evento. Si era dileguato un attimo dopo, ma Sasuke aveva continuato a sentirsi addosso gli occhi del Consiglio. Parlavano di ingratitudine e di diffidenza. Guarda come sei ingrato, dicevano. Noi ti abbiamo salvato, e tu hai ancora quella faccia.
Arrivò alla sera del terzo giorno così ricolmo di rabbia da non riuscire nemmeno a dormire. Sentiva quella stessa pulsazione sorda all’altezza del cuore che lo aveva spinto in urla la prima notte che aveva passato in cella, quando era stato riportato a palazzo. Si affannò a soffocare tutto, emozioni, ricordi, idee. Se solo la sua immaginazione si fosse fermata per un istante, se solo lo avesse lasciato in pace.
Invece, appena chiudeva gli occhi si vedeva davanti Sakura che gli veniva data in moglie, Sakura che gli stava accanto durante i festeggiamenti, Sakura  che lo seguiva nelle loro nuove stanze.
Avrebbe voluto pensare alla sua vendetta, lasciarsi ossessionare dai piani di rivalsa, e invece continuava a vedere lei.
Con sforzo, si dedicò con tanta minuzia a soffocare ogni pensiero che alla fine riuscì ad addormentarsi.
La mattina dopo si svegliò intontito, di controvoglia. Realizzò con calma che era il giorno del suo matrimonio, e con calma gli si annodò lo stomaco.
Rifiutò l’aiuto che gli venne offerto da alcuni attendenti che aveva ricevuto il compito di aiutarlo a prepararsi. Sì vestì da solo e con solennità, come se stesse indossando l’armatura prima di una battaglia, quando guardò il suo riflesso allo specchio si sentì per un attimo emozionato .
Era pur sempre il giorno del suo matrimonio.

Attese l’inizio della cerimonia in una sala i cui intarsi dorati erano troppo carichi e splendenti per i suoi gusti. Naruto lo raggiunse poco dopo. Probabilmente aveva avuto la brillante idea di fargli compagnia.
Sasuke era già pronto a cacciarlo, ma nell’osservare come si era tirato a lucido e il sontuoso mantello arancio non riuscì a trattenere un ghigno.
«Ti trovo a tuo agio, come damigella d’onore» commentò. Naruto parve offendersi per un istante, ma poi un grande sorriso si dipinse sul suo volto.
«Però non aspettarti che ti regga lo strascico» replicò fingendo malamente di essere ancora serio. Poi la sua espressione mutò di nuovo, e batté la mano sulla spalla del fratello in un gesto che era solo affetto.
Sasuke avrebbe voluto sentirsi in qualunque altro modo tranne che così, perché quel fratello lui lo odiava, lo odiava così tanto da aver tentato di ucciderlo, ma in quel momento sentiva solo l’amarezza pungente che si prova quando ci si trova davanti a qualcosa che si è perduto per sempre. Avrebbe voluto cancellare l’amore dal viso di Naruto con un pugno ben assestato, ma invece sorrise in risposta.
Aveva sempre capito quello che Naruto pensava ancora prima che lui stesso se ne rendesse conto, e lo capiva anche adesso. Naruto stava dicendo che gli dispiaceva.
Che sapeva che aveva trascorso dei momenti tremendi, ma che da quel momento in poi tutto sarebbe andato per il verso giusto, perché anche lui ora gli era accanto ed erano di nuovo insieme, tutti e tre.
E Sasuke, con suo immenso orrore, gli stava rispondendo.
Non era certo, però, di quale fosse la risposta che gli illuminava gli occhi.
L’amarezza gli rimase ben impressa sotto la pelle anche quando le porte si aprirono e lui percorse al fianco di Naruto un breve corridoio, fino a sbucare all’aria aperta.


La cerimonia era stata allestita nei giardini, all’ombra di un grande frassino, il più antico di tutta Konoha, che avrebbe rappresentato l’albero della vita. Per permettere ai nobili di partecipare all’evento erano stati eretti sull’erba degli ampi spalti circolari. Anche alla popolazione comune era stato permesso prendere parte ai festeggiamenti, e la gente si era radunata ad una certa distanza dagli spalti.
Molti di loro sembravano sinceramente emozionati.
Tutti, nobili e plebei, stavano guardando verso di lui.
Sasuke li odiava. Nessuno di loro aveva spezzato una lancia in suo favore durante il processo, ma ora erano pronti a festeggiare il suo matrimonio. Li odiava tutti, li odiava da morire. Li odiava già da prima, ed era sicuro che, sotto a quegli opachi sorrisi di circostanza, anche loro lo odiassero.
Naruto lo accompagnò lungo il corridoio erboso fino ai piedi del frassino. Solo allora Sasuke si accorse del palco sul quale sedevano i regnanti delle Cinque Grandi Nazioni,  poco lontano. Incontrò lo sguardo di Gaara del Deserto, lo stava scrutando con quegli occhi gelidi e troppo chiari, ricambiò il tacito astio e con eleganza girò il capo davanti a sè. 
Strinse gli occhi per combattere il sole, e in quel momento la vide avanzare nel prato.

Gli attendenti di corte si erano dati da fare per esaltare l’aspetto della sposa, ma non avevano esagerato con lo sfarzo. Sakura indossava un abito semplice, chiaro e leggero.
 La luce del sole si rifletteva brillando sul rosa dei capelli e sui diamanti del diadema che portava sul capo, ma Sasuke non ci fece troppo caso. Era preoccupato a guardare lei, i suoi occhi.
Voleva sapere che cosa pensava, voleva sapere come stava. Voleva sapere se stava come lui.
Quando Sakura fu abbastanza vicina per permettergli di osservarla più attentamente, Sasuke si rese conto che la sua espressione era pura gioia. La bocca piegata  in un sorriso, che non riusciva a contenere, il collo dritto, la testa alta. E per un attimo anche sulle sue labbra comparve un sorriso. Quando Minato raggiunse il frassino insieme alla figlia, Sasuke capì che era arrivato il momento.
Lo sguardo di Sakura scivolò inavvertitamente nel suo, e Sasuke credette di annegarci dentro.
Non c'era alcuna angoscia o paura negli occhi di Sakura, quella che si prestava davanti al pubblico che adesso attendeva trepidante attorno a loro, era semplicemente una ragazza innamorata, forse la più innamorata del Regno.
Sasuke, suo malgrado, sentì qualcosa spezzarsi, e pensò fosse quel nodo di rabbia che sentiva nel petto, ma la sensazione gli rimase. Non capì mai che cosa si fosse spezzato veramente. Sapeva solo che in quel momento, davanti alla gioia che Sakura riusciva a malapena a combattere, non ce la faceva a sentirsi esasperato come sempre. Avrebbe voluto dirle che doveva avere paura di lui, non perché le avrebbe fatto del male fisico, questo no, ma perché peggio l'avrebbe ingannata, raggirata. Avrebbe voluto dirglielo, ma agli occhi di Sakura che non lasciavano il suo volto neanche per un attimo, Sasuke rispose solo con un intenso sguardo.

Minato appoggiò la mano della figlia su quella di Sasuke con un gesto pomposo, e Sasuke riuscì giusto a realizzare che persino il tocco della sua mano, lo lasciava interdetto.
Il sacerdote che gli stava davanti, sorrise loro, pronto a procedere con il rito.
Adesso si sentiva teso. Rimase in piedi, rigido, senza ascoltare le parole del sacerdote. Pensava a come si era immaginato quel momento, e a quanto fosse diverso da come aveva pensato.
Si ricordò con rabbia che le cose che accadono sono sempre diverse da come le si immagina. Forse sarebbe stato più semplice se non si fosse nemmeno reso conto di essere lì, ma lui si rendeva perfettamente conto di essere lì, sentiva i minuti scorrere, i raggi del sole sulla pelle, la mano emozionata di Sakura nella sua. Senza pensarci, la strinse più forte per calmarsi.
Sakura si voltò verso di lui e Sasuke guardò ancora i suoi occhi.
Perché proprio in quel momento doveva pensare alla trappola di bugie che aveva creato? Perché non riusciva a godersi appieno quell'incredibile vittoria che man mano stava conquistando?
Distolse lo sguardo, riconducendo la propria attenzione verso il sacerdote che stava dicendo qualcosa riguardo alla solennità del vincolo del matrimonio.
C’era solo una cosa che trascinava la sua rabbia in una sorta di malinconia, uno stato non meno doloroso, ma più dolce, ed era una cosa che aveva visto negli occhi di Sakura. Una cosa che solo lui poteva sapere.
Ai piedi di quell’albero , mentre si consumava il rito, Sakura si sentiva esattamente come lui.



Sakura alzò  la mano, appoggiandola sulla destra di Sasuke, per permettere al vecchio sacerdote di intrecciarvi sopra un nastro di raso rosso. Un’unione simbolica, una metafora del loro legame.
Sakura sollevò lo sguardo su Sasuke, sorprendendolo per una volta con gli occhi fissi a terra. Non sembrava sereno, i suoi occhi erano tormentati da demoni di cui non riusciva a liberarsi, di cui -forse- non voleva liberarsi. Ma lei ce l'avrebbe fatta, ne era capace, era abbastanza forte, perché lo era giusto? Si guardò per un attimo intorno, osservata da centinaia di occhi curiosi, oggetto di uno spettacolo di cui si sarebbe parlato per un po’. La povera vittima del Traditore, usata come mezzo per svelare complotti, piccola e ingenua bambolina nelle mani del Folle Uchiha. Pensò a quanta ipocrisia si celava dietro quelle occhiate.
Osservò ancora Sasuke. Era così che si era sentito, quando era stato condotto ai cancelli del palazzo con indosso le catene, e tutta la reggia si era affacciata alle finestre per guardarlo tornare?
Sasuke alzò lo sguardo e Sakura istintivamente abbassò il proprio.

Il sacerdote continuò a parlare, la mano aperta sopra quelle intrecciate degli sposi, e ad un certo punto Sakura sentì la mano di Sasuke stringere forte la sua.
Alzò lo sguardo, senza preoccuparsi di che cosa dovesse esserci sul suo volto, e incontrò gli occhi di Sasuke, seri e pensierosi.
Come sempre, parlavano. Non ne aveva mai avuto paura, e anche quella volta cercò di ascoltarli.
Era uno sguardo diretto, profondo, e pensò che volesse rassicurarla, forse. Sembrava impossibile, ma più lo guardava e più se ne convinceva.
 E allora sorrise, conscia però che  i suoi occhi erano più bravi di lei a esprimere le emozioni, in quel momento.
Poi improvvisamente Sasuke distolse lo sguardo da lei e disse qualcosa. Sakura sussultò. Erano le parole che dovevano essere pronunciate alla conclusione del rito. Era già tutto finito.
Ascoltò le stesse parole uscire dalla propria bocca senza quasi rendersi conto di pronunciarle, mentre il cuore le batteva a mille e le tappava la gola.
Ebbe l’impressione che stesse per esplodere, quando terminò di parlare e suo padre concluse solennemente la cerimonia.
Si voltò verso Sasuke, consapevole del bacio che come da tradizione doveva ricevere.
Nell’istante senza tempo in cui fissò Sasuke con il cuore in gola, pensò che quello sarebbe stato il loro primo bacio come marito e moglie.
Era forse un sogno? Era caduta vittima di un'abile illusione, e tutto ciò che stava vivendo era fasullo?
Sasuke mise a tacere i suoi pensieri, si sporse in avanti e la baciò, un bacio forse eccessivamente lungo e intenso,  rispetto al protocollo, ma a cui lei rispose immediatamente . Facendosi catturare dalle sua labbra e circondare dal suo braccio. Poi lui tornò al suo posto e si voltò verso la folla che aveva già iniziato ad applaudire. Sakura lo imitò, stordita. Mentre l'emozione del bacio si attenuava e il mare di gente sorrideva estatico, iniziò a rendersi conto della gravità nascosta nell’esultanza della gente. Le sembrò che tutto iniziasse a vorticarle intorno, e fu contenta della presa salda della mano di Sasuke nella sua.
Era così consapevole di quello che era appena successo da sentirsi quasi male.
Si era sposata, con Sasuke Uchiha.



Gli ci volle ogni briciola di autocontrollo per restare calmo, mentre davanti a lui la folla esultava. Esultava per cosa? Avrebbe voluto andare da loro, afferrarli per il bavero uno per uno e chiederglielo.
Invece rimase fermo dov’era, la mano di Sakura stretta nella sua in qualche modo a trattenerlo. Osservò la folla a lungo, paralizzato, la mascella serrata e il fuoco negli occhi.
Provò l’impulso fortissimo di starsene da solo, poi si ricordò che avrebbero dovuto essere loro a dare inizio ai festeggiamenti, e senza aspettare oltre si incamminò lungo il corridoio erboso portando Sakura con sé. Forse si mosse un po’ troppo velocemente, perché avvertì una leggera confusione subentrare alle esclamazioni esaltate della gente, ma non se ne curò affatto -come sempre-
«Tutto bene?»
La voce di Sakura lo sorprese tanto da farlo sussultare. Non la vedeva da solo tre giorni, ma gli sembrava di non sentire la sua voce da molto più tempo. Spostando lo sguardo su di lei notò una scintilla di comprensione nei suoi occhi.
«Mi infastidisce tutta questa gente falsa e ipocrita, desidererei che bruciassero, tutti.» ribatté, duro. Sakura abbassò lo sguardo. Sembrava delusa. Sasuke fece caso al piccolo broncio in cui si erano piegate le sue labbra, e si rese conto che gli era talmente familiare da scatenargli una tempesta di ricordi infantili. «Mi impegnerò ad ignorarli comunque» disse a bassa voce, quasi per scusarsi.
Sakura gli sorrise e si incamminarono verso il coperto.
La sala dove avrebbero avuto luogo i festeggiamenti era gigantesca. Le pareti erano lunghi porticati  e terrazze, e i raggi del sole inondavano la stanza. Sasuke, ovviamente, la giudicò subito troppo luminosa.
I pilastri erano così lucidi da potervisi specchiare, e lui evitò accuratamente di rivolgere lo sguardo verso il proprio riflesso.
Sakura gli stringeva ancora la mano, splendente e taciturna. Sasuke non sapeva se quel silenzio era dovuto a una qualche emozione negativa, decise comunque di ignorarlo.
Era troppo preso dalla rabbia. Era furioso perché non riusciva a godersi il suo matrimonio, a causa di quei pensieri sul futuro e a causa di quegli sguardi su di loro.
Ed era furioso perché Sakura pretendeva di cercare di capirlo pure in quel momento.


Quando i primi invitati si avvicinarono per congratularsi con gli sposi, Sasuke si rese conto di non essere in grado di ingoiare la rabbia e rispondere. Pensò che non ce l’avrebbe fatta a trattenersi e che li avrebbe davvero ammazzati tutti. Fu allora che Sakura ruppe il proprio silenzio e iniziò a salutare e ringraziare chiunque si parasse loro davanti, conversando con abilità e gentilezza in modo così convincente che Sasuke si voltò a guardarla, allibito. Sakura aveva intuito che si trovasse in difficoltà, ed era corsa in suo aiuto, come succedeva sempre, ogni volta. Lei era lì, qualsiasi cosa accadesse, sempre al suo fianco a sorreggerlo, a ricordargli che non era solo, non lo era mai stato e che da quel giorno lei sarebbe rimasta accanto a lui per l'eternità. Una sensazione di calore devastante crebbe nel suo petto e dopo un po’ iniziò anche lui a rispondere alle congratulazioni dei nobili, seppur con freddezza. Una parola, un cenno del capo, una specie di sorriso quando poteva.
Ma nonostante tutto dovette apparire veramente ostile, perché ad un certo punto le congratulazioni cessarono.
Sasuke tirò un sospiro, e anche Sakura gli sembrò sollevata. Una seccatura in meno. Ne mancavano ancora molte prima di arrivare a sera.
In quel momento qualcun altro entrò nel suo campo visivo. Qualcuno che non aveva ancora fatto loro i migliori auguri, e che con ogni probabilità intendeva farli proprio adesso.
Erano gli amici di Sakura, perchè sebbene un tempo avrebbe ammesso che erano stati anche i suoi, ora era completamente differente.
Li guardò attentamente, Ino Yamanaka e quel suo strano marito di cui non ricordava il nome, Shikamaru Nara e la sua sposa della Sabbia, Shizune Kato, Ten Ten e quell'imbecille di Rock Lee.
Chi più chi meno, avevano l’aria di chi non avrebbe mai voluto trovarsi in quella situazione. Sasuke sorrise amaramente: almeno su quello era d’accordo con loro.
Si inchinarono quasi simultaneamente.
«Le più sentite congratulazioni per la vostra unione» proclamò il Nara. Evidentemente era stata scelto come portavoce.
Sasuke scoccò un’occhiata, chissà probabilmente in verità tutti avrebbero voluto mettere in guardia Sakura piuttosto che congratularsi. Non era improbabile.
Sakura stava già per rispondere, ma lui la precedette. C’erano delle cose che voleva dire, e altre che voleva sapere.
«Sono estremamente lieto che approviate il legame tra me e Sakura» rispose. Era una frase assolutamente fuori posto, e lei si voltò di scatto verso di lui. Sasuke la ignorò.
Tutta la sua attenzione era concentrata su di loro. Non riusciva a smettere di sorridere, perché con quelle parole aveva ottenuto esattamente l’effetto sperato.
Tutti e otto si erano improvvisamente irrigiditi, gli occhi puntati su di lui come di fronte ad un terribile pericolo.
Rimasero in silenzio, e Sasuke si rese conto di averci visto giusto. Avrebbero voluto metterla in guardia.
Shikamaru ribatté senza distogliere lo sguardo.«Tutti noi confidiamo nella buona riuscita della vostra unione» disse scandendo bene le parole.
Sasuke capì subito, e si lasciò sfuggire una risata da mettere i brividi. Era una minaccia, quella, e nemmeno troppo velata. Lo leggeva negli occhi ostili di Shizune, nelle espressioni di pietra di Ino. Tuttavia, era una mossa azzardata. Se volevano davvero giocare quella partita, avevano trovato un avversario micidiale. Sasuke si concesse di godersi per un attimo la tensione tra gli sguardi, il caos negli occhi dei suoi nemici, i loro piccoli segnali di agitazione. Ne era compiaciuto, perché sapeva di essere stato lui a scoprire le carte in tavola, a dirigere il gioco.
Sakura fece un passo in avanti, e questa volta fu lei a precedere Sasuke.
«Le vostre congratulazioni ci fanno onore. Grazie amici» disse con tono deciso, accennando un inchino. Era un chiaro segnale che la conversazione era conclusa. Ino e gli altri si allontanarono titubanti, e Sasuke rimase lì, fremente, lo sguardo ancora fisso su quelli che una volta erano stati i suoi compagni di avventure. Fu il tocco gentile di Sakura a riportarlo alla realtà, e a ricordargli che era stata colpa sua se non era riuscito ad avere l’ultima parola nella conversazione. Si voltò bruscamente per dirle qualcosa a riguardo, ma non ci riuscì. Sakura lo stava guardando in modo tale da non permettergli di pensare.
Per la seconda volta in poche ore, rimase scosso dai suoi occhi.
«Dobbiamo prendere posto» gli stava dicendo. Sasuke si riprese, e guardò verso la grande tavolata. Era il momento del banchetto, ma tutti avrebbero aspettato loro per iniziare.
Il pensiero di dover fare un discorso o qualcosa del genere lo nauseava. Per qualche motivo non riusciva a controllarsi come faceva di solito. Si sentiva sul punto di esplodere da un momento all’altro.
Si voltò verso Sakura. Gli sembrò agitata, e nel vederla così Sasuke, paradossalmente, si tranquillizzò un po’.
«Sicura di non voler tornare indietro?...Essere la moglie del Traditore è stancante, lo so» le bisbigliò all'orecchio, sarcastico. Sakura trattenne una risata «Sono abbastanza forte, non temere» .
Sasuke lo sapeva, era forte sua moglie, ma abbastanza forte per sopportare tutti quegli sguardi e quelle malelingue? Abbastanza forte per sopportare il suo incredibile tradimento?
Con quel pensiero che gli attanagliava la mente pronunciò a denti stretti le poche parole di rito, bevvero all'unisono il primo sorso dai calici, e il banchetto ebbe inizio.


Scoprì di avere lo stomaco chiuso, perché Minato ancora non gli aveva rivolto la parola, ma qualcosa nel suo atteggiamento gli fece pensare che presto lo avrebbe fatto.
L’idea di dover sostenere un dialogo con suo padre gli fece passare del tutto l’appetito. Si rese conto che si era sentito soffocare fin da quando aveva messo piede nella sala.
Perciò, quando tra una portata e l’altra Sakura gli chiese se desiderava fare due passi con lei, accettò senza farselo ripetere. Il banchetto sarebbe durato ore e loro non erano tenuti a restare seduti per tutto il tempo. Si alzò e si allontanò insieme a lei prima che qualcuno potesse fermarli e fare loro qualche altra stupida congratulazione.
Si diresse verso la terrazza più lontana. Pensò che sarebbe stato piacevole conversare per un po’ con Sakura, lontano dall’allegria insopportabile degli invitati, ma dopo qualche istante si rese conto di aver completamente dimenticato un punto molto importante.
Il punto era che tutto era cambiato.
Non appena si trovò da solo con lei, non riuscì a dire neanche una parola. Rimasero entrambi in silenzio, incapaci di emettere un suono. Sasuke si perse a fissare l'orizzonte, come aveva già fatto troppe volte nelle ultime settimane. La rabbia montò rapidamente dentro di lui, un familiare fiume in piena, e si sentì di nuovo sul punto di esplodere.
«Non dobbiamo smettere di parlare solo perché adesso siamo sposati» disse all’improvviso. Era più che altro un pensiero che gli era sfuggito, ma Sakura si voltò subito verso di lui. Gli rivolse un piccolo sorriso.
«Hai ragione. È assurdo, ma io…»
«Hai paura».
Sakura sussultò «No».
Ma invece c'era qualcosa che le faceva veramente paura. Era il modo in cui si fidava di lui. Era il modo in cui tutte quelle malvagità compiute, sembravano non avere più importanza. Era il mondo in cui lo desiderava, e gli voleva bene, lo amava.
A Sasuke venne da ridere, perché le ricordava così tanto quando erano piccoli e lei si scusava sempre per il timore di aver detto qualcosa di sbagliato. La nostalgia gli bloccò la gola, e ancora una volta si sentì soffocare.
«Sei sempre stata una pessima bugiarda» mormorò, celando il magone «Ma credevo che fossi migliorata un po’ con gli anni».
«Con gli altri, forse. Ma non ho intenzione di mentire con te».
Era proprio una di quelle cose che solo lei avrebbe potuto dire. Sasuke la guardò. La voce era la stessa, le parole le stesse, anche gli occhi erano gli stessi di prima, eppure avvertiva chiara e forte la tremenda impressione che tutto fosse cambiato in lui. Perché le cose non potevano restare com’erano?
«È una promessa ammirevole, da parte di una moglie al proprio marito» disse, consapevole di infastidirla. Sul viso di Sakura si dipinse una smorfia.
«Lo avrei fatto anche se non ci fossimo sposati»
«Ne dubito»
«No. Lo sai che lo avrei fatto» replicò. «Questa volta sei tu il bugiardo.»
Sasuke rise, e Sakura gli rivolse un sorriso che gli fece pensare che forse no, le cose non erano cambiate perchè quando si trattava di lei, lui era sempre lo stesso.
Rimasero ancora un po’ sulla terrazza. Non si dissero molto, si sfiorarono con delicatezza, quasi per caso, ma non c’era l' imbarazzo nel silenzio, anzi. Era un bel silenzio. Riposante, in un certo senso.
Almeno finché Sasuke non si mise a pensare di nuovo che non andava affatto bene, che Sakura non poteva certo essere un’alleata nella sua vendetta e che avrebbe dovuto mettere subito una distanza tra sé e la sua sposa. Di sicuro, non avrebbe potuto mettere quella distanza se avesse continuato ad essere così gentile con lei, a preoccuparsi per lei, a guardare i suoi occhi e a provare nostalgia di quei momenti in cui lei cercava di rivolgersi a lui senza ferirlo, con una delicatezza tale da costringerlo a rispondere ancora, e ancora…
« Forse dovremmo tornare dentro, gli ospiti ci aspettano» disse poi lei posando la mano sul suo braccio e così acconsentì perdendosi di nuovo nei suoi occhi.
Tornò con Sakura nella grande sala, animato da sentimenti contrastanti. Quando la ragazza fu avvicinata da alcuni amici, tra i quali riconobbe Tsunade Senju e Hinata Hyuga, e si allontanò con loro per un momento, Sasuke non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi per indovinare la presenza alle sue spalle. Minato era lì, e gli stava chiedendo di parlare con lui. Sasuke avrebbe tanto voluto rifiutare, ma non poteva.
La prima cosa che Minato fece fu mettergli una mano sulla spalla, e Sasuke combatté disperatamente la tentazione di scrollarsela di dosso in un gesto rabbioso.
«So che questo è ciò che volevi, Sasuke» disse il Re. L’affetto che ammorbidiva la voce di suo padre gli faceva male. Apriva vecchie ferite. Sasuke non lo voleva ascoltare.
«Tua madre lo ripeteva sempre : "Sono fatti per stare insieme, caro. Prima o poi succederà, lo so." ma io non le credevo, o almeno facevo finta di non crederle, perchè voi eravate i miei figli e insomma sarebbe stato strano...».
Minato si interruppe imbarazzato e Sasuke lo fissò, in silenzio, soffermandosi su ogni aspetto di quel viso invecchiato, su ogni ruga, macchia o cicatrice che lui non conosceva. Eppure per quanto i segni del tempo e del dolore avessero modificato la fisionomia di quell'uomo, Sasuke lo trovava ancora troppo familiare, troppo vicino.
«Quello che sto cercando di dirti Sasuke, e che sono quasi del tutto sicuro che tu sia l'unica persona adatta per mia figlia, e che lei sia l'unica donna per te.» esclamò poi
«Ti auguro tutta la serenità del mondo, Sasuke. Tutta la pace che ti meriti, e tutto l'amore che io non sono riuscito a darti» concluse con un sorriso lasciando la sua spalla.
Sasuke sentì ancora la presenza della sua mano, e trattenne il pensiero su quanto sentiva freddo ora che non era posata più su di lui.
«Grazie, sire» disse solo, Minato gli sorrise ancora e fece per allontanarsi. Ma Sasuke, in un moto incontrollabile, lo trattenne. Minato si voltò, sorpreso.
«Voi...avete tentato di fare del vostro meglio con me, non ve ne fate una colpa per tutto quello che è successo. Infondo sono sempre stato una causa persa» confessò con amara sincerità. Gli occhi di Minato si velarono di malinconia, Sasuke sapeva che aveva voglia di abbracciarlo, ma il Re si trattenne. «Non sei mai stato una causa persa, sono io che non sono riuscito a capirti...e sono orgoglioso dell'uomo che sei oggi »  
Sasuke spalancò gli occhi e avvilito guardò a terra, perchè lo sapeva Minato avrebbe sicuramente riconosciuto la tragica espressione di chi vuole dire qualcosa, ma non riuscirà a dirla.
Gli diede le spalle e si allontanò a grandi passi con una morsa al cuore.

Si trovò improvvisamente davanti Sakura e l’impulso di abbracciarla quasi lo travolse. Si fermò, mentre lo sforzo di trattenersi lo faceva ritornare in sé stesso. La guardò, bellissima nel suo abito da sposa.
Poi notò l’espressione del volto, distesa e serena. Quando si girò a guardarlo, gli occhi di Sakura parlarono. Se non altro, lo facevano con lui. Lo avevano sempre fatto.
E quello che gli stavano dicendo in quel momento era che aveva udito ogni cosa.
Un' irrefrenabile rabbia lo travolse. Non è come pensate voi! Avrebbe voluto urlare, non c'è niente di cui essere orgogliosi! Io sono il vostro nemico, lo sarò sempre, e vendicherò la mia unica e vera famiglia, quella che voi tutti avete sterminato! Ma il fiume di collera si calmò non appena Sakura gli prese la mano e lui, suo malgrado, le accarezzò le dita per un istante.
«Non farti turbare dalle tue emozioni, Sasuke. E non ti far abbattere dai tuoi pensieri» disse con l'abituale dolcezza, e lui rimase in silenzio, stringendole più forte la mano.
Ben presto Naruto li raggiunse, radioso come poche volte. «Come siete romantici!» commentò guardando le loro mani intrecciate. «Idiota!» rispose Sasuke lasciando a malincuore la presa.
«Avanti, non essere timido! Non è mica una brutta cosa avere un cuore!»
«Ma Sasuke infatti non lo ha un cuore, giusto?» disse Sakura sorridendogli e lo spinse un po' con il gomito. Lui ghignò appena, guardandola con la coda dell'occhio.
«Che ne dici, vediamo chi riesce a mandare giù più coppe di nettare degli dei, fratello?» gli disse Naruto con emozione mal celata.
 Sasuke sentì di avere le vertigini, quella cerimonia stava mettendo a dura prova il suo muscolo cardiaco. Diresse comunque il suo sguardo in quello di Naruto 
«Tsk...non cresci mai eh?»
«Che c'è hai paura di ricevere un' umiliante sconfitta il giorno del tuo matrimonio?»
Sasuke sorrise prendendolo per la spalla. Si ripetè tra sè e sè che era solo per quella messinscena, che non implicava alcun vero affetto, che fingeva. Ma ormai lo sapeva, non era un bravo bugiardo, non con sè stesso.
«Se poi finisci barcollante nella scollatura di Tsunade, non prendertela con me» commentò mentre Naruto lo trascinava via, sotto gli occhi lucidi di Sakura.



Più tardi, quando i musicisti presero posto, la folla in tutta pompa si accalcò al centro dell'enorme sala - l'ennesima che avevano cambiato quel giorno- Sakura percepì il disagio di Sasuke, aprire le danze era sicuramente una cosa che gli dava parecchia noia, come molte altre cose. Si avvicinarono comunque, lei con la mano sopra alla sua, nel punto in cui i rumorosi ospiti avevano lasciato lo spazio per farli danzare.
Dietro ordine di un quanto mai ubriaco Naruto, i musicisti intonarono l'aria di danza. Sasuke le rivolse un inchino e le afferrò la vita stringendola a lui, e in quel momento i bisbigli arrivarono chiari alle loro orecchie. Sakura notò che le labbra si chiusero in un sorriso tagliente 
«Potremmo dargli uno spettacolo ben più scabroso" disse in un ghigno malizioso. Sakura rise, le guance arrossate dal vino e dall'imbarazzo.
Ballarono con la musica che li cullava avanti e indietro, trascinandoli in cerchi, leggeri come foglie nell'aria, belli come piume di pavone.
La mano di Sakura nella sua, i suoi occhi incastrati e i passi perfettamente sincronizzati, gli trasmisero una piacevole sensazione di appartenenza.
Ben presto Naruto si unì in quel ballo accompagnato da Hinata, seguiti a ruota da  Kakashi e Tsunade, Ino e Sai, Shikamaru e Temari.
Poi la notte arrivò, scese sullo splendido palazzo, insieme alle stelle e la luna. E con questa arrivò anche il momento dell'addio degli sposi.
Sakura e Sasuke si congedarono sotto gli occhi di tutti. La novella Uchiha aveva pensato che salutare le persone sarebbe stato bello e rimase delusa quando si rese conto che se a Sasuke riservavano occhiate ricolme di paura, per lei c’erano soltanto sguardi di compassione. Molti, quasi tutti, le parlavano come se fosse stata condannata a scontare qualche pena, rivolgendole la parola con precauzione e, talvolta, con diffidenza. Le sembrava di assistere ad un funerale, e non ad uno qualunque, ma il proprio - perché dietro alla voce di chi la salutava sembravano quasi nascondersi delle condoglianze.
I loro sguardi scivolavano da lei a Sasuke, implacabili e feroci.
Si impose di resistere. Una volta Sasuke le aveva detto che era importante non mostrarsi deboli, che doveva porsi al di sopra degli altri, e quindi si sforzò di restare impassibile e cortese.
Ma quando si sentì stringere la mano e si trovò davanti proprio Sasuke, vide nei suoi occhi che lui aveva capito benissimo.
«Andiamo», bisbigliò Sakura. Sasuke annuì e si allontanò insieme a lei.
Solo quando furono fuori Sakura si sentì abbastanza al sicuro da poter parlare liberamente. «Ci guardano tutti come se fossimo…», non riusciva a trovare le parole giuste. «…diversi».
«Non lo siamo?» rispose Sasuke senza guardarla. Le dava le spalle, appoggiato al davanzale.
«Non nel modo che intendono loro», replicò lei.
«Io sì». Sasuke si voltò appena. «E anche tu, adesso, perché sei mia moglie, sei un Uchiha».
Sakura si sentì in qualche modo ferita. Rimase in silenzio, e Sasuke proseguì.
«Tu però non sei nata per questo. Io invece sì. Non è il tuo destino, né lo sarà mai. Poco importa se il mondo non lo capisce».
Si avvicinò a lui quasi di corsa, perché riusciva a sentire che cosa c’era sotto quelle parole, ed era un significato terribile.
«Sasuke».
Lui non si girò. Sakura lo afferrò per il braccio e lo spinse a voltarsi. «Sasuke!».
Aveva la risposta a quelle sue frasi terribili, l’aveva proprio lì, in mezzo al petto, pulsante e splendida, ma non riusciva a trovare le parole. Allora, lo baciò.
E si accorse subito che ogni bacio che si scambiavano era sempre completamente diverso dai precedenti. Si allontanarono l'uno dall'altro solo quando una piccola congregazione - i reali, i parenti, una sacerdotessa - li raggiunse conducendoli fuori dalla stanza, mentre gli altri invitati proseguivano i festeggiamenti. Avrebbero continuato a celebrare anche senza di loro, in un gesto propiziatorio per la loro unione. Sasuke le sussurrò all’orecchio qualcosa in proposito, una battuta cattiva, e Sakura rise di gusto facendo indignare la vecchia sacerdotessa. Muovendo un passo dopo l’altro, sentiva il cuore esplodere in grandi, poderosi battiti, offuscandole l’udito, avviluppandola in un sogno. Niente di tutto quello che la circondava le sembrava reale. Sapeva che Sasuke la stava scrutando di sottecchi, ma continuò a camminare impassibile finché il gruppo non si fermò davanti all’ingresso dei loro nuovi appartamenti.
Qualche gesto della sacerdotessa, qualche parola di Minato, qualche battuta di Naruto sui libretti del maestro Kakashi. Sasuke le aprì la porta e se la chiuse alle spalle dopo che lei ebbe varcato la soglia.
La camera era molto grande, ammobiliata con sfarzo. Sakura poteva scorgere grandi finestre, un’ampia terrazza e due porte che dovevano condurre ad altre numerose stanze. Rimase immobile sulla soglia mentre Sasuke passava oltre, del tutto indifferente alla novità. Si tolse il mantello ed emise un sospiro di stanchezza. Sakura si rese conto di essere tremendamente stanca anche lei. Si sedette sul letto, ignorando le coperte sontuose.
«E' stato terribile» disse lui, iniziando a spogliarsi. «Ter-terribile?!» alzò un po' la voce, indispettita.
«Avanti non dirmi che ti sei divertita ad essere guardata, o meglio compatita da tutti i Cinque Regni?» Sakura iniziò a svestirsi, abbandonando parti  del vestito nuziale sul pavimento. 
«Certo che no, ma insieme agli sguardi di compassione e pietà, c'erano anche gli sguardi felici di Naruto, dei nostri amici e di nostro padre»
«Di tuo padre, prego» disse incrociando il suo sguardo nello specchio. «E sì molti mi guardavano come se fossi stata condannata al patibolo, ma altre mi lanciavano sguardi di pura invidia...»
Sakura scorse un sorriso allo specchio, mentre suo marito- le sembrava assurdo chiamarlo così- si sfilava l'elegante casacca blu. 
«Sul serio? Pensavo che dopo tutto quello che ho combinato, tu fossi l'unica a volermi ancora. Se sapevo di avere ancora successo, non ti avrei sposata»
«Idiota» rispose lei dandogli un leggero schiaffetto sulla schiena scoperta. Ma in un attimo Sasuke si voltò verso di lei imprigionandole il polso, Sakura sussultò per l'intensità con cui la stava guardando.
«Sei sicura di volere questo?» 
«Me lo chiedi ora perchè ormai non posso più tornare indietro?» rispose lei prendendolo in giro.
«Sono serio Sakura, hai pensato alla vita a cui andrai incontro, sei un Uchiha da oggi in poi...questo cognome comporta dolore, inimicizia, risentimento e sospetto» 
«Sasuke ne abbiamo già parlato...a me non importa, perchè sei così preoccupato?»
Sono preoccupato per te, per te che ti infetterai se passerai il resto dei tuoi giorni con me. Deglutì a vuoto. Doveva riprendere il controllo di sé stesso, doveva calmarsi, zittire la sua testa.
Così non andava bene, non andava bene per niente. Perché continuava a perdere di vista quello che era davvero importante?
Si voltò di scatto, abbandonando la presa e dirigendosi fuori il balcone.
«Sasuke, che cosa succede?»
Ancora una volta tentò di ignorarla. Dentro di sé, sentiva l’odio per Konoha bruciare senza consumarsi, come sempre; sentiva la rabbia divampare feroce alimentando il proprio desiderio di vendetta.
Era sempre sé stesso, pensò. Però voleva voltarsi, tornare da Sakura, sdraiarsi accanto a lei, baciarla e accarezzarla fino a scivolare nel sonno. Pensandoci, forse era troppo sè stesso. E non lo doveva essere.
Non poteva.
Negli ultimi giorni aveva pensato che, forse, quando avesse messo in atto il suo piano, lei sarebbe potuta restare al suo fianco. Non l’avrebbe mai abbandonato, lo avrebbe aiutato e sostenuto e insieme avrebbero ottenuto la rivalsa su chi aveva manipolato le loro vite. Ma non era sicuro di voler esporre Sakura ad un rischio così grande.
Sentì la mano di Sakura sfiorargli il braccio e si voltò senza opporre resistenza, ma quando se la trovò davanti realizzò che mai e poi mai avrebbe potuto chiederle di stare al suo fianco nella propria vendetta.
No, pensò, mentre ricominciava a perdere la presa su sé stesso. Sakura non avrebbe mai voluto niente di tutto ciò e lui avrebbe conquistato il trono ma si sarebbe ritrovato senza lei, solo come sempre era stato.
Lei si sporse in avanti piegando la testa nell'incavo del suo collo, Sasuke le sfiorò con il naso lo zigomo, chiuse le palpebre e inspirò il suo odore.
«Ricordi cosa diceva nostra madre?» gli disse.
« "
Ciò che rende il futuro meno spaventoso, è il conforto che troviamo nel creare il nostro destino insieme a qualcuno". Ed io ho scelto di legare il mio destino al tuo, qualsiasi cosa questo comporti.»
Sasuke si perse tra quelle parole e le sfiorò la curva della gola con le labbra. «Tu non sai cosa potrebbe comportare...» commentò a labbra socchiuse, che raggiunsero la piega delicata della mascella, facendola rabbrividire.
«Certo che lo so» rispose con serietà per poi sentirla trattenere il respiro, quando le labbra furono vicine al suo orecchio sinistro. 
Piegò appena la testa e si appoggiò contro la guancia di lei, inebriandosi di nuovo del  profumo della sua pelle. I suoi capelli odoravano di dolcezza e ciliegie, di dannazione e tormento.
«Ma mi fido di te» concluse portando gli occhi nei suoi, poi si allontanò dal suo corpo, rientrò nelle stanze chiudendosi nella veste di seta rossa.
E dentro di lui, da qualche parte molto in profondità, si annidò un terrore smisurato, lo stesso mondo buio in cui aveva passato il suo tempo aspettando la morte nelle prigioni del palazzo. In quel momento però non lo voleva vedere nè sentire. In quel momento cercava solo di pensare a come ogni piccolo ingranaggio fosse stato posizionato correttamente, pronto a funzionare e a mettere in moto la sua vendetta.
Era stato immobile a lungo, troppo a lungo, ma adesso che era ripartito non si sarebbe più fermato.
Era più forte di lui -pensava-.
Ne era attratto senza rimedio -ripeteva-.
Lui doveva vendicarsi e doveva vincere. Con un po’ di fortuna, avrebbe avuto entrambe le cose.
D’altronde, pensò lasciando il balcone per raggiungerla a letto, in battaglia poteva succedere qualunque cosa a chiunque. Anche a Naruto, o a Minato. Forse non avrebbe nemmeno dovuto ucciderli, e gli avrebbero fatto il favore di morire da soli.




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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


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L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 16



Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro.
Friedrich Nietzsche






 Potenza e adulazione la circondano. E' seduta sul trono, con la stessa corona di sua madre posata sul capo, Sasuke è vicino a lei, la mano stretta nella sua. 
Altero, regale e irraggiungibile guarda innanzi a se, sui capelli neri splendono zaffiri e rubini. 
Non vorrebbe distogliere lo sguardo da quella creatura così perfetta e potente, estasiato come mai Sakura lo aveva visto prima, ma una scena altrettanto gloriosa le si presenta davanti : La sala del trono è ricolma di stendardi blu sui quali il ricamo bianco e rosso del simbolo Uchiha fiammeggia come se fosse in vita. Giocolieri e circensi intrattengono i numerosissimi ospiti, che battono le mani e ridono gioiosi.
«Lunga vita al Re Sasuke e alla Regina Sakura, lunga vita agli Uchiha!» urlano tutti, e a lei spunta sul viso un sorriso felice.
 Si guarda intorno, ma non riesce a scorgere nessun viso amico tra quelli. 
«Sei contenta mia Regina?» Sasuke la scruta con soddisfazione, e un' ombra di cupidigia vela il suo sguardo. Sakura sente le fiamme divampare nel suo corpo, non appena ascolta quella voce ferma, non appena incontra quegli abissi oscuri. «Come non mai, mio amato Re» risponde con un sussurro cupo, avido, non suo. E immagina estasiata la sua lingua sui suoi seni, i suoi denti nella pelle, i respiri sotto la carne. 
Poi, come dal nulla, compaiano intorno a lei tre uomini incappucciati, ricoperti di sangue. In un attimo cadono ai suoi piedi. Si accasciano e pronunciano lamenti incomprensibili, rantoli e piagnistei. 
Ma nessuno se ne cura, nessuna guardia interviene, nessuno riesce a vederli, tranne lei. 
«Chi siete?» chiede chinandosi su di loro. Passano dei minuti di attesa silenziosa, gli uomini tremano. 
«Hai lasciato che lui ci uccidesse!» sibilano poi di risposta, mentre ragni e scorpioni escono dalle loro vesti, circondandola. 
Sakura balza in piedi, spaventata, fa cadere la corona di sua madre per terra e la vede rotolare con lentezza per tutte le scalinate. Si guarda le mani, grondano sangue viscido e denso. 
Impallidisce e indietreggia, sente la gola riarsa e l'aria bloccarsi, gli insetti della notte continuano a invadere il pavimento e Sakura urla, chiede aiuto, ma nessuno la sente. 
«Io..io non so di cosa parlate» balbetta tentando di pulirsi sul vestito, ma i festeggiamenti sono ancora più forti di prima e Sasuke non può aiutarla, non la vede, ammira sotto di se la corte che lo osanna. 
Sakura guarda con orrore il sangue che non se ne va dalle sua mani tremanti.
«Tu...tu dovevi redimerlo, era scritto! E invece sei stata sedotta dall'oscurità, dalla menzogna, sei diventata ciò che eri nata per debellare!»
I tre uomini hanno i volti coperti, ma le loro grida di maledizione hanno una disperazione tale da renderli mostruosi . E un urlo esce dalla gola di Sakura.
«Io...mi dispiace...io..., non sono abbastanza forte!» cerca di giustificarsi tra le lacrime. Si porta le dita sugli occhi, tentando di far sparire quegli uomini, ma finisce solo per sporcare anche le guance bianche e le labbra. Ora il viso è completamente intriso di sangue vermiglio. 
«Tu hai mentito a te stessa credendo alle sue bugie! Sapevi quale era la verità, ma hai preferito chiudere gli occhi  per il folle amore che provavi. Ci hai fatto uccidere tutti Sakura, ci hai ucciso tu, non lui!!TU HAI ABBANDONATO LA TUA ANIMA NELLE TENEBRE!» 
 


Sakura spalancò gli occhi. 

Il cuore batteva freneticamente contro la cassa toracica, la gola era tremendamente secca e gocce di sudore freddo imperlavano la sua fronte. 
Si guardò intorno allarmata, riconoscendo pian piano la stanza da letto. Le ci vollero diversi minuti per placare il terrore e rendersi conto che ciò che aveva visto non era reale.
Si voltò inquieta tra le lenzuola tiepide, una cosa a cui nonostante fossero passate settimane dalla prima notte di nozze, non era affatto abituata. 
Sasuke dormiva su un lato vicino a lei; la schiena si alzava e si abbassava lentamente. Si voltò piano, per guardarlo muoversi leggermente nel calore delle coperte; fu tentata di passargli una mano tra i capelli, ma il  braccio si fermò a metà strada tra lei e lui, che le dava le spalle. La matassa di capelli neri si apriva sul cuscino chiaro, quei fili scuri, fatti di un materiale ben più puro della seta della federa, li amava con una forza devastante. Come amava tutto quello che li circondava. 
La voce cupa, rimbombò nella sua testa, scuotendola con terrore. 
"Per il folle amore che provavi, ci hai ucciso tu, non lui!!TU HAI ABBANDONATO LA TUA ANIMA NELLE TENEBRE!" 
Chiuse gli occhi con forza sentendo un brivido salirle fino al collo, smorzandole il respiro. Il cuore le riprese a battere convulsamente, mentre un pensiero inquietante si districava nella sua mente: Avrebbe pugnalato a morte se stessa – o almeno, una parte di se stessa – in cambio di una vita al fianco di Sasuke?
Si avvicinò a lui, esitante, e poggiò la fronte sulla sua schiena sospirando a labbra chiuse . 
«Sei fastidiosa anche nel sonno» lo sentì sussurrare, con quella voce tagliente e venata di sarcasmo anche quand'era intorpidita dal sonno. Sorrise, sentendosi sollevata anche se non sapeva bene da cosa, e si distese, addosso a lui, puntando le mani sul materasso per guardarlo. Teneva ancora gli occhi chiusi, il viso ostinatamente girato di lato, ma i muscoli tesi in un sogghigno indicavano che era più che sveglio. Sakura gli piantò un bacio veloce sulla fronte e notò che i suoi capelli rosa gli solleticavano il viso. In assenza di reazioni, Sakura si chinò a strofinare il naso sulla sua guancia e poi gli crollò addosso, nascondendo la testa nell'incavo del suo collo e respirando tra i suoi capelli neri. Sentì la mano di lui poggiarsi sull'attaccatura della coscia e stringere delicatamente, fremendo.
«Non riesci a dormire?», le chiese, voltando la testa verso il soffitto.
Sakura si limitò ad annuire, come una bambina, e un po' sentiva di esserlo in quel momento. 
Sasuke la fece muovere e si stesero uno di fronte all'altra, i visi vicini e le mani che si toccavano quasi per caso tra di loro.
«Hai avuto un incubo?» disse guardandola negli occhi, riconoscendo il panico nel verde delle sue iridi.
Sakura chiuse le palpebre con forza, come per tenere a bada quelle immagini- quelle grida- che aveva udito e visto poco prima.
«Cosa hai visto?» La voce di Sasuke era apparentemente ferma, ma lei riuscì comunque a cogliere una sfumatura di preoccupazione.
Riaprì gli occhi, incontrando i suoi vicinissimi, attenti e profondi, maledettamente profondi.
«Non lo so....sembravano auspici, rivelazioni di un futuro...-» si interruppe stringendo le dita intorno al lenzuolo «... Sembrava  reale»
Sasuke rimase in silenzio limitandosi a fissarla, raccogliendole la lacrima che le stava scendendo inevitabilmente sulla guancia. 
«Parlamene» le disse sfiorandole appena le dita. 
«...noi regniamo su Konoha» iniziò con la voce ridotta a poco più di un sussurro. Riconobbe immediatamente negli occhi di Sasuke la fiamma di un' inquieta bramosia e le si annodò qualcosa nello stomaco, ma continuò. «La Sala del Trono è gremita di gente che ci osanna come i primi regnanti Uchiha, sembriamo felici e probabilmente lo siamo davvero, ma la morte mi divora. Dei cadaveri mi tormentano...Mi dicono che sono stata io ad ucciderli, che ho lasciato la mia anima alle tenebre, facendomi corrompere dall'oscurità. Le mie mani grondano di sangue e insetti notturni strisciano ai miei piedi, come infimi servitori- »
«Basta così» le disse solo tendendo i muscoli della mascella. Sakura girò il viso dall'altro lato, dandogli le spalle. 
Sebbene tentasse di affondare i singhiozzi nella morbidezza del cuscino, Sasuke riconobbe subito il sommesso tremolio delle spalle che accompagnava sempre i suoi pianti. 
L'avvicinò, allungando un braccio e portando la sua schiena sussultante contro il suo petto. E lei si rannicchiò a contatto del suo corpo infilando i piedi tra le sue gambe. Le baciò la parte di nuca scoperta dai lunghi capelli rosa, respirando il suo profumo di pesca.  
«Era solo un incubo...» sospirò sulla sua pelle accarezzandole con l'altra mano, quella non allacciata intorno alla sua vita, i capelli lunghi. Sakura non rispose, perché entrambi sapevano che i suoi sogni, non erano semplici proiezioni distorte della mente, ma presagi, terribili e oscuri. 
«E' stato orribile...» Sasuke la strinse, di più.  «E' passato ormai...»
Sakura allora si voltò, e con gli occhi chiusi appoggiò la fronte sulla sua, respirando piano.
«Lo è davvero?» 
Non era una domanda, era una coltellata in pieno petto, una constatazione la cui verità fece vibrare l'animo di Sasuke. 
Si sentì così insicuro che il dolore gli investì direttamente il cervello, serrandolo in una morsa. Chiuse gli occhi respirando a fondo. Sakura alzò il viso, poggiando la testa sul suo petto, l'orecchio combaciò perfettamente sul cuore del Traditore. Solo quando ascoltò quel battito sembrò ridestarsi completamente dall'incubo che aveva vissuto.
«Resta così» le disse posandole una mano sul capo rosa. «Co-come?» chiese perplessa  con gli strascichi ancora del pianto tormentato. 
«Resta così sul mio petto...voglio che tu ti riaddormenti ascoltando questo suono» 
Sakura spalancò gli occhi. Quella richiesta le dimostrava una purezza così assoluta da risultarle persino dolorosa, era figlia di una premura unica nel suo genere, una premura che aveva il retrogusto amaro della tortura. E, inevitabilmente, alla gioia si affiancò il dolore. Sakura pensò a quanto sciocca lei fosse : Come poteva accettare completamente quel percorso di dolore, di amore e di sangue?
Come poteva accettare colui che si era macchiato di peccati così grandi da essere imperdonabili?  E come poteva essere compresa colei che, pur scoprendo chi e cosa lui fosse, sceglieva di stargli comunque accanto? Nonostante tutto il dolore che lui aveva portato, tutto il sangue di cui si era sporcato. Sapere e rimanere con lui. Per quell'unica stilla di luce ancora viva in lui. Per quell'unica scintilla accettare tutto il resto. Amare il mostro. Ed esserne riamata indietro. Pensò che nonostante quella gentilezza che lui le donava, lei non sarebbe mai riuscita a chiudere occhio quella notte; non si rese conto che il battito di Sasuke l'accompagnò in uno dei sonni più sereni.


¤






«
Dunque, Principe Uchiha, a cosa si deve questo interesse per i fenomeni astronomici?» 
Il vecchio scienziato era completamente ingobbito su libri e strani strumenti sparpagliati sulla scrivania impolverata. La barba lunga e il naso aquilino gli davano quella certa solennità che lo rendevano allo stesso tempo una figura austera e misteriosa, l'età avanzata -più che avanzata- e la grandissima capacità scientifica gli conferivano poi un rispetto particolare, persino per uno come Sasuke -tendente da sempre a considerarsi superiore a chiunque- L'Uchiha lo scrutò in quella postura piegata e apparentemente fragile, si sforzò di ricordarlo differente, più giovane almeno, ma nelle sue memorie sembrava essere sempre stato così, perennemente vecchio, ricurvo e con la barba bianca. 
«Ho sempre avuto una particolare propensione per gli studi astronomici, forse non ricordate.» 
L'astronomo alzò solo ora lo sguardo dai libri, rivolgendogli un'occhiata severa. 
«Ricordo che quella che eccelleva in questa scienza era tua sorella! Tu invece sei presuntuoso e impertinente come quando eri ragazzo!» sbottò sistemandosi gli occhiali, mentre un colpo di tosse scuoteva tutto l'esile corpo.«Dunque la tua è semplice curiosità...» mugugnò allisciandosi la barba. Gli aveva dato del tu, ma Sasuke non se ne curò più di tanto. «Esattamente» ripose in un mezzo ghigno.
«Bhè la tua richiesta mi ha colto di sorpresa, devo ammetterlo. Di certo però non posso prevedere la prossima eclissi solare totale così, su due piedi,...dovrai darmi più tempo.»
 Sasuke annuì, consapevole che gli studi dell'Universo non fossero cosa da poco; Ma era impaziente, doveva capire quando Orochimaru si sarebbe mosso. Per quello che ne poteva sapere l'eclissi poteva avvenire tra un giorno come tra un anno. 
«Per quanto riguarda la seconda domanda che mi hai posto...»Iniziò il vecchio aprendo un immenso registro in cui Sasuke vide appuntate una quantità esorbitante di date, calcoli e disegni. Girò velocemente diverse pagine, le dita raggrinzite e rugose passavano velocemente in rassegna annotazioni su annotazioni. «Bene, ecco! » esclamò puntando il dito su un disegno preciso. «L'ultima eclissi solare totale è registrata il 14 Gennaio di quattro anni or sono» Sasuke spalancò gli occhi e si sporse sul registro dell'anziano scienziato. Lesse chiaramente la data con annesso schizzo : La Luna era interposta tra Terra e Sole, e quest'ultimo proiettava sulla Terra l'ombra della Luna. «Non è possibile...» mugugnò esprimendo ciò che doveva essere solo un pensiero. «Come scusa?» 
«Il 14...Gennaio... ne siete sicuro?» Il vecchio sbatté una mano sulla scrivania, con una forza tale da far tremare il legno. «Come osi?... Chiedere a me se sono sicuro!»
Sasuke rimase immobile a scrutare lo splendido disegno. Era sconvolto, e non poteva nasconderlo. 

«L' avresti uccisa! Cosa sei diventato Sasuke? Quando finirà questa follia?
»

«Se tu fossi meno presuntuoso, ricorderesti che le eclissi di Sole sono visibili solo da zone limitate nel mondo, sempre diverse; qui a Konoha l'ultima volta che l'uomo ha potuto assistere al totale oscuramento del Sole è stato il 14 Gennaio di quattro anni or sono, su questo non c'è alcun dubbio Uchiha!»
Il vecchio uomo aveva alzato gli occhi per portarli in quelli neri del suo sfacciato interlocutore, cogliendone lo sgomento e il turbamento. Rimase in silenzio, vedendolo chiaramente in difficoltà; era sicuro che quell'arrogante Principe Uchiha non fosse andato da lui solo per curiosità, ma evidentemente le notizie lo avevano sconvolto più del previsto. L'ultimo Uchiha si raggirava inquieto per lo studio, andando avanti e indietro, gli occhi fissi si spostavano da una direzione all'altra, freneticamente, sembrava un folle. Esasperato, l'astronomo si allisciò la canuta barba. «Forza, cosa vuoi chiedermi ragazzo!» disse allora sedendosi sull'enorme poltrona ricoperta di pelli d'orso. Solo allora Sasuke riprese a guardarlo, immobilizzandosi. 
«Quando avverrà l'eclissi, la Luna si frapporrà tra il Sole e la Terra, e l'ombra calerà su di noi. Non ci sarà più...luce, è esatto?»
 L'uomo lo fissò in silenzio, scrutandolo con gli occhi chiari e opachi. «E' esatto...ma solo in parte» disse poi, poggiando le mani sui braccioli. Sasuke scrutò il suo viso, invitandolo velatamente a continuare. 
«Il Sole proietterà l'ombra della Luna solo su Konoha, nel Regno del Vento, o della Terra, non si assisterà all'eclissi totale. E no Principe, la Luna non oscurerà il Sole; o per meglio dire, lo farà, ma sarà solo una nostra impressione. Il diametro del Sole è nettamente superiore rispetto a quello della Luna, l'unico motivo per cui noi vediamo il completo occultamento del Sole è perché la Luna è più vicina alla Terra. Ma ripeto, è apparente, il Sole non sarà mai oscurato veramente dalla Luna» concluse con un profondo colpo di tosse che lo fece lievemente ripiegare su se stesso. 

« Sasuke, ti pre...go...fer..mati
»

Delle voci richiamarono momentaneamente l'attenzione diel principe che buttò un occhio fuori la finestra spalancata. Era il primo giorno della raccolta delle mele, Sakura gli aveva chiesto di partecipare ai festeggiamenti, ma come al solito lui si era rifiutato. Risa e musica arrivarono tra i filari degli alberi fino alle sue orecchie, si allungò leggermente e vide donzelle danzanti in vaporosi abiti bianchi, molto simili alla sua divisa da prigioniero. Portò gli occhi neri più in là scorgendo Minato e Sakura che arrivavano a benedire la raccolta -un tempo era sua madre che si occupava di questo tipo di cerimonie- e intravide Naruto muoversi tra i festanti, il sole brillava tra le sue ciocche dorate. Sorrideva a tutti, e tutti di rimando gli sorridevano. Sarebbe stato amato dal suo popolo, probabilmente di più di quanto lo era Minato. Sarebbe stato amato come lui non lo sarebbe mai stato.

«
...ora va' devo studiare» Sasuke allontanò lo sguardo dalla scena festosa per riportarlo su quello accigliato dell'astronomo.  «Forza ragazzo, se continui a starmi tra i piedi non saprai mai quando avverrà la prossima eclissi solare!» sbottò facendolo parzialmente rinsavire dall'amarezza. «Sì...» riuscì solo a pronunciare allontanandosi dallo studio sepolto dai libri. 
Quando si chiuse la porta di legno pesante alle spalle, si appoggiò immediatamente alla colonna di pietra alla sua destra, quasi si aggrappò ad essa. Il respiro era veloce, la testa persa in innumerabili pensieri. L'ultima eclissi era avvenuta a Gennaio di quattro anni prima, per esattezza il 14...semplice coincidenza? No, Sasuke non credeva più alle coincidenze, c'era qualcosa di molto più spaventoso e potente dietro. Il caso non esisteva, tutto era già stato scritto, e la Luna lo seguiva in ogni passo della sua vita, tenendolo per mano quando si spingeva sempre più addentro l'oscurità, aiutandolo a spegnere ogni luce intorno a sè. Accecandolo con i sogni di vendetta, facendogli assaporare e desiderare il potere. E la prossima volta che avrebbe sfidato il Sole, oscurandolo, l'animo di Sasuke sarebbe stato marchiato per l'eternità.




«
Tutto bene, Principessa?» Sakura trovò la forza di girare appena il viso verso quello preoccupato di Hinata. «Non credo di sentirmi troppo bene, Hinata» ammise appoggiandosi all'albero alle sue spalle. «Lasciate che vi accompagni nelle vostre stanze...» . Nel silenzio del castello, riversato interamente fuori per la raccolta, Hinata guardava la sua amica. Ampie occhiaie circondavano i suoi splendidi occhi verdi, la pelle era pallida e il viso tirato in un espressione di dolore e preoccupazione. Aveva già visto Sakura in condizioni del genere, ma in quel momento l'esile figura della principessa, sembrava straordinariamente fragile, sul punto di spezzarsi in mille pezzi. «C'è qualcosa che vi preoccupa?» Sakura la guardò con affetto serrando le labbra in una smorfia che sarebbe dovuta essere un sorriso. Come poteva spiegare? E come poteva capire, la dolce Hinata, il suo infinito tormento? «Ho solo bisogno di riposare...» disse a voce bassa. Ma sapeva che non appena avrebbe chiuso gli occhi, la dannazione l'avrebbe tormentata. Non c'era Sasuke a scacciarla con il suono dei suoi battiti, e lei l' avrebbe dovuta combattere da sola. Hinata si limitò a rimanere in silenzio e quando arrivarono alle stanze spostò i cuscini dal materasso, l'aiutò a sedersi sul letto e chiuse lievemente le tende, agendo come una semplice dama di compagnia e non l'erede di una delle famiglie più nobili di Konoha. «Non disturbarti ulteriormente Hinata...va' a festeggiare con gli altri» «Lasciate che vi aiuti» rispose seria sedendosi accanto a lei sul letto. «Hai già fatto tanto, Naruto ti starà cercando» «No, non ho fatto nulla per voi. Vi prego, mi avete salvato la vita una volta, permettetemi di sdebitarmi almeno un minimo.» timida, le posò una mano sulla sua stringendogliela  e scoprendola fredda come quella di un cadavere. «Cosa vi tormenta? Vostro marito-» «No, Sasuke non ha fatto niente» per il momento, pensò con un brivido.  «Ho avuto solo uno spiacevole incubo...» Hinata le strinse più forte la mano, in passato era già accaduto che Sakura fosse tormentata da oscuri sogni, che nascondevano dietro presagi e temibili futuri. «Una parte di me preferirebbe morire piuttosto che vivere nella notte, un'altra però anela ardentemente l'oscurità e i suoi servitori...» Hinata spalancò leggermente gli occhi perlacei e la sua pelle fu percorsa da un brivido. «Qualcosa sta cambiando in me, Hinata,...e non so se sarà in grado di contrastarla» le rivolse uno sguardo spaventato, gli occhi verdi tremarono appena, e la giovane Hyuga senza esitazione l'abbracciò, vincendo la propria riservatezza. «Hanno cercato di piegarvi, ma voi avete sempre resistito alle avversità e ai dolori che la vita vi ha riservato. Niente è più forte della vostra tenacia...voi siete come le piante di bambù» Sakura la guardò con curiosità, provocando un lieve rossore sulle guance di porcellana di Hinata. 
«
Questa pianta ha una crescita decisamente insolita. Il suo progresso più che lento, sembra praticamente nullo. Nei primi anni è piccola, debole, fragile. Poi dopo quattro anni, svetta verso il cielo in un modo spettacolare, raggiungendo dimensioni notevoli. Il suo corpo diventa duro e fermo eppure ondeggia dolcemente nella brezza, mentre il suo tronco rimane saldamente radicato nel terreno sottostante. La sua base è solida, anche se si muove e ondeggia armoniosamente con il vento senza mai lottare contro di esso. Col tempo, anche il più forte vento si stanca, ma il bambù rimane ancora ritto in piedi, segue una naturale flessione verso le intemperie delle stagioni, si piega ma mai si spezza. E in inverno quando il peso della neve lo inclina sempre più, il bambù sembra sull'orlo di rompersi definitivamente, fino a quando però un giorno la neve divenuta troppo pesante, scivola via, e a quel punto la pianta scatta di nuovo verso alto, scostando tutta la neve rimasta. Il bambù, ha sopportato il pesante fardello della neve, ma alla fine la sua natura ha prevalso urlando "Io non sarò sconfitto". Ecco, voi possedete la stessa forza e la stessa tenacia del bambù... sono sicura che per quanto sareste sottoposta a fardelli pesanti, ignobili e dolorosi da sostenere e scacciare, riuscirete sempre a riergervi e sollevarvi. Io ho piena fede nelle vostre capacità e nella vostra inesauribile forza, e finquando lo vorrete non vi abbandonerò mai.»
Sakura assaporò tutte quelle parole pronunciate piano, quasi sottovoce, e una lacrime di riconoscenza e di stanchezza le uscì dagli occhi.
«Hai davvero una tale considerazione di me...» Hinata sorrise e si alzò dal letto, ma quando Sakura la vide allontanarsi, la trattenne con gentilezza.
«Posso approfittare ancora un po' della tua gentilezza?»
La giovane Hyuga sembrava sorpresa e felice 
«Credevo che volevate rimanere sola, che la mia presenza vi-» balbettò, ma Sakura le prese una mano rivolgendole uno sguardo carico di affetto e gratitudine.
«Sarei felice di averti ancora qui... vorrei restare in tua compagnia, se ciò non ti dispiace»

Dopo le confidenze di Sakura, dopo la paura e l'angoscia, più tardi delle risate calde, femminili, e delle confessioni pudiche. Nel tepore dell'ambiente leggero e familiare che si era venuto a creare, Sakura improvvisamente si alzò di scatto dal letto, correndo in direzione delle stanze da bagno. Hinata la seguì, raccogliendole i capelli rosa, mentre Sakura era piegata sul lavabo di ceramica.
Quando il malessere sembrò passato, Hinata l'aiuto ad alzarsi, lavandole con cura il viso pallido e prostrato.
«Scusami...deve essere stato uno spettacolo disgustoso»
 La Hyuga le prese un braccio e se lo portò sulle spalle, per poi farla adagiare sulla poltrona fuori le terrazze.
«Un po' d'aria mi farà bene, grazie!»
Si sedette al suo fianco porgendole un bicchiere d'acqua.
«Posso farle una domanda?»
«Certo»
«Avete spesso queste improvvise nausee?» «No, questa è la prima volta. Oggi è stata una giornata abbastanza pesante, mi sento particolarmente debole»
«...posso...controllare una cosa?»
«Ahah certo Hinata!» le rispose in una calda e sonora risata. Con stupore di Sakura però, l'amica attivò il Byakugan. Gli occhi vitrei si soffermarono sul suo ventre per poi divenire ancor più grandi a causa della sorpresa.
Euforica e con il battito accelerato, Hinata le prese una mano, sotto lo sguardo stupito della Principessa.
«Ho un po' di influenza?» «No, Sakura..» era la prima volta che si rivolgeva a lei senza inutili formalità. Ma l'emozione era troppa e sincera per poter prestare attenzioni a cose del genere.
«Sakura...sei incinta!»


 
Angolo autrice :

Rieccomi, finalmente! Innanzitutto spero che abbiate trascorso delle felici e serene feste, e che questo 2017 sia iniziato nel migliore dei modi :)
E' passato un po' di tempo dall'ultimo capitolo postato, ma mi sono dovuta occupare di tesi di laurea e altre cose noiose, quindi non ho avuto modo di aggiornare.
Inizialmente questo capitolo includeva anche il flashback sul "14 Gennaio di quattro anni or sono"...e quindi su cosa rappresenta questa data per Sasuke.
Ma ho deciso di inserirlo nel prossimo capitolo per dargli la giusta attenzione che merita.
(E comunque non so se si capiva o meno, ma le frasi in corsivo sono ricordi di Sasuke)
Ultimamente sono parecchio "in fissa" con la serie tv Penny Dreadful, dai toni decisamente oscuri e gotici, e la descrizione dell'incubo di Sakura trae spunto proprio
da queste atmosfere evocate dal programma. Lo ammetto, avrei voluto rendere la visione ancora più dark, ma ho desistito, forse in futuro ;)
Per il momento vi lascio con i tormenti e i sogni dei nostri protagonisti :)

Alla prossima Un bacione fortissimo a chi mi sta seguendo, grazie per esserci -ancora-<3

22M
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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


L'OMBRA DI KONOHA
           

Capitolo 17



Alle pulsioni di vita, vengono per la prima volta affiancate le pulsioni di morte, 
le cui manifestazioni hanno il carattere della distruttività contro se stessi o contro gli altri.
Sigmund Freud





Quando era piccolo Sasuke non credeva nel destino. Credeva invece che ognuno avesse la possibilità di cambiare ogni cosa nella vita, purché lo desiderasse veramente, e che il Fato fosse solo una delle ripetute ciance che le balie gli dicevano per mettergli soggezione e indurlo a non combinare guai. Anche sua madre, la sorridente Kushina, era solita raccontare quelle storie prima che lui e Naruto andassero a dormire, diceva che il destino era relegato alla terra, che nel momento stesso in cui si nasceva esso nasceva con noi, conducendoci in una strada già tracciata, come le radici degli alberi che via via crescono, formano intrecci e nodi sempre più intricati e fitti con altre radici; ma Sasuke non ci aveva mai veramente creduto. 
Crescendo le convinzioni del giovane Sasuke vennero in parte scalfite, la massima secondo la quale l'uomo "faber est suae quisque fortunae" andava contro la realtà dei fatti; se l'uomo è artefice del proprio destino, allora perché -per quanto si impegnasse- lui non riusciva a modificare il corso degli eventi? Non riusciva ad essere come suo padre, come Naruto? 
Divenuto ormai uomo, Sasuke arrivò alla constatazione che il Fato esisteva, e che non si poteva in alcun modo cambiare il corso inesorabile e causale degli avvenimenti, ma anzi ciò che conveniva era accettare quello che era, la sua natura. Se il destino l'aveva voluto così vendicativo, pericoloso e pieno d'odio, c'era una ragione, e non vi era alcuna libera volontà ma tutto avveniva perché così era stato già deciso. 
Il suo Clan era stato completamente distrutto affinché lui potesse essere raccolto e cresciuto dagli Uzumaki, Sakura aveva trovato il libro sugli Uchiha affinché lui scoprisse da solo la verità sui suoi antenati, Orochimaru l'aveva trovato e allenato, affinché potesse avere le forze necessarie per combattere Naruto e divenire una volta e per tutte la sua nemesi, e infine gli era stato donato l'amore di Sakura affinché fosse ulteriormente tormentato, per inculcargli la speranza che il suo destino -forse- potesse essere modificato solo dall'intervento provvidenziale degli dei, di Sakura, essenza stessa della Luce. 
Se poco prima però Sasuke aveva accettato questo suo percorso a testa alta, facendosi carico di quel ruolo che il fluire degli eventi lo aveva spinto ad assumere- quello di essenza stessa dell'Oscurità- ora dentro di lui si sentiva pieno d'ira; sotto una certa ottica infatti si vedeva quasi come una pedina in mano a una divinità sadica e capricciosa. In tutta la sua vita era mai stato veramente libero di scegliere, o ogni sua mossa era stata voluta per poterlo portare a una fine che tutt'ora gli appariva incomprensibile? Perchè, a Konha, ogni qualvolta la Luna oscurava il Sole lui, sebbene lontano dalle terre natie, commetteva un passo decisivo nella dannazione? E perché sua madre che gli raccontava sempre dell'inesorabilità del destino, nella lettera che Naruto gli aveva dato mesi prima, aveva scritto : " Se tu lo vorrai, in alternativa al compimento di questo proposito vendicativo, ci sarà un' altra strada, una seconda via. [...] ll futuro ha gloriosi progetti per te, ognuno ha il suo posto nel mondo e il tuo non è ancora stato deciso, puoi ancora tornare indietro e salvarti, figlio mio"
Dunque era libero di scegliere cosa essere? E nel caso lo fosse stato, quale sarebbe stata la sua scelta, cosa desiderava veramente divenire, cosa possedere con tutto se stesso? 
Serenità? Vendetta? Pace? Distruzione?...Potere?...Perdono.

«E tu...credi di conoscere il mio desiderio?»

 

14 Gennaio, 4 anni prima, Paese del Ferro 

Sakura non provava nulla in quel momento, nè rimorso, nè vergogna. Eppure aveva stordito i suoi giovani compagni -alcuni tra i migliori cavalieri di Konoha- lasciandoli tramortiti sul suolo innevato, aveva ingannato il capitano Yamato e il  maestro Kakashi, e aveva mentito anche a Naruto. Ma l'ingenua Sakura si ripeteva che quel comportamento aberrante era essenziale per la riuscita del suo piano : era giunto il momento di porre fine a quella follia, e la fine sarebbe arrivata attraverso le sue stesse mani.
Continuò a galoppare nell'aria gelida che la costrinse a chiudersi maggiormente nel lungo mantello bianco, facendole serrare gli occhi quando i mille spilli affilati del vento freddo le colpirono il viso, e il ronzio soffocato che sentiva nelle orecchie, altro non era che l'ululato del vento tra gli altissimi alberi della foresta; con tenacia però assottigliò lo sguardo in avanti, dalle labbra bianche e tremanti uscì un solo sospiro caldo. 
«Sei tu, sei qui Sasuke»
Lo aveva avvertito, era vicino. 




«
 SASUKE! » 
Un urlo a squarcia gola, troppo familiare, lo costrinse a sollevare lo sguardo. Se la ritrovò davanti, dall'altro lato del ponte distrutto. Le sopracciglia incurvate, lo sguardo fermo, il viso sudato per la corsa. Si maledisse per non aver avvertito immediatamente il suo chackra. Come aveva fatto ad essere così cieco, si era fatto trovare, proprio da lei. 

 
«...Sakura?» 
Quando girò il viso verso di lei, Sakura notò che appena sotto l'occhio destro vi era del sangue rappreso, che gli aveva  imbrattato la casacca bianca già lacerata. Era sporco e ferito, come se avesse appena terminato di duellare. Lo sguardo che le rivolse, carico d'astio, fu terribile da sostenere. Ciò che aveva davanti, era un uomo completamente diverso da quello che ricordava. 
La proiezione distorta e raccapricciante di colui che amava.

«Perché sei venuta da me?»
Sakura si riprese, inghiottì la saliva, e gridò per farsi sentire.
«Sasuke, fammi venire con te! Sto abbandonando Konoha!» terminò appena la frase e, decisa come lo era sempre stata, saltò per raggiungere l'altra parte del ponte, per raggiungere lui. 
Ora che erano più vicini, Sakura potè guardare con più attenzione la ragazza che, riversa su un fianco, sputava sangue ai piedi di Sasuke. Lui, ancora immobile, la guardava diritto negli occhi verdi. 

"Stupida ragazzina, pensi che me la beva?...faresti meglio a scappare, fuggi Sakura...non rendere le cose più difficili di quello che sono." 

 
«...e tu che ci guadagneresti a seguirmi? Non essere ridicola...» Vai via, dannazione.

La sua voce sprezzante era talmente simile a quella di quando era a Konoha, che Sakura pensò per un attimo che non ce l'avrebbe 
mai fatta. Che non ne era assolutamente in grado, e che infondo lei non lo voleva. Ma un secondo colpo di tosse della fanciulla rossa la ridestò. Doveva farlo.

«Sono seria! Da quando te ne sei andato...non ho fatto altro che rimpiangere di non aver avuto la forza di seguirti...» 
E quanta verità c'era in quella frase? Forse troppa per essere accettata persino da lei stessa. Pensò che convincente lo era, ma doveva sforzarsi ancora di più per riuscire veramente a  persuaderlo. 
Ma Sasuke in silenzio, si limitava a fissarla con scarso interesse.

«Farò tutto quello che desideri. Quello che conta è che non voglio avere più rimpianti!»

In quel momento, lo sguardo di Sasuke si fece più aguzzo, l'ira dipinse il suo volto e le sopracciglia nere franarono in un' espressione accigliata.


«E tu...credi di conoscere il mio desiderio?»
«Non importa...mi andrà bene qualsiasi cosa, farò tutto quello che- »
«Io voglio annientare Konoha! Questo è il mio desiderio!» la interruppe calcando con irrazionale calma il suo angosciante proposito. 
Fu' allora che la maschera che Sakura aveva assunto crollò e gli occhi verdi si allargarono per la sorpresa e la paura. 


«Davvero tu arriveresti a tradire Konoha per me?» il tono basso, fermo, glaciale, le fece accapponare la pelle. 
Ma, ingenua, continuò quella pagliacciata. 
«Certo! Se tu mi ordini di farlo io lo farò»

"Sei sempre stata una pessima bugiarda Sakura! Te la sei proprio cercata...ormai non si torna più indietro, sorella"


Un ghigno incurvò un lato delle labbra di Sasuke, mosse solo un passo verso di lei, rivolgendole uno sguardo sagace. 
«Molto bene...mettiamo alla prova questa tua volontà...»
Sakura inspirò ed espirò profondamente, quando Sasuke le rivolse una seconda occhiata. 
«Se vuoi che ti accetti al mio seguito...dalle il colpo di grazia!» disse indicando la ragazza in fin di vita.
Gli occhi di Sakura mantennero la stessa fermezza, sebbene dentro il panico fosse ingestibile. 
«Chi è?» 
«
Una del mio esercito, come vedi ora non mi è di alcuna utilità...tu saresti un ottimo rimpiazzo dopotutto»

Chi era l'uomo che aveva davanti? Sakura non lo riconosceva più, niente di quello che vedeva e sentiva apparteneva al suo Sasuke. Come poteva lasciare che degenerasse ancora di più? Lei 
doveva salvarlo, e quello era l'unico modo ormai. Si avvicinò lentamente a lui e alla sua sottoposta, trattenne quasi il respiro quando lo superò per raggiungere il corpo della ragazza.
Da quanto tempo non lo vedeva? Da quanto tempo non gli era cosi vicino...
Estrasse il pugnale dal fodero di pelle e chiuse appena gli occhi, quel tanto da suscitare il commento beffardo dell'Uchiha. 
«...che ti succede?Non mi dirai che non ne sei in grado?...»
Doveva agire senza perdere tempo, doveva girarsi in quel momento e conficcargli la lama nel torace, un unico movimento e tutto sarebbe finito.
Doveva uccidere Sasuke. Doveva farlo, ora! 

«Sasuke...fermati» un lamento flebile, una preghiera sommessa, uscì dalle labbra bianche della ragazza dai lunghi capelli rossi. Sakura ebbe il tempo minimo di razionalizzare cosa stesse succedendo, girò velocemente lo sguardo alle sue spalle e incontrò l'inferno nel vuoto degli occhi di Sasuke. La stava per trapassare, implacabile e senza pietà, come quando attaccava i manichini durante gli allenamenti a palazzo. Chiuse gli occhi...stava per morire per mano del contorto e raccapricciante riflesso del ragazzino con cui era cresciuta. Arrivò a pensare che probabilmente era meglio essere uccisa da lui, piuttosto che ucciderlo lei stessa.



Sentì prima una presa ferma sul suo polso, deviando con forza la traiettoria del suo attacco, poi lo vide : Kakashi e i suoi occhi; e lo sentì, rancoroso e a denti stretti. 
«Autentico intento omicida...sei caduto così in basso...Sasuke»
Cercò di replicare con un calcio, ma quello che ricevette dal suo maestro fu una risposta pronta e violenta che lo costrinse a indietreggiare. 
«Ahah...eccone un altro» commentò in un ghigno sadico e impudente, fissandoli entrambi con scherno e disprezzo.

«
Sasuke...sai che detesto dover ripetere più volte le stesse cose...quindi te lo dirò un'altra volta soltanto.Non lasciare che la vendetta si impadronisca di te...»

Una risata glaciale, spaventosa, uscì dalla bocca dell'Ultimo Uchiha. Echeggiò nell'enormità di quel luogo devastato dal conflitto, e rimbombò nel cuore di Sakura. 
«Itachi...mia madre...mio padre...IL MIO CLAN! VOI RIPORTATEMELI...RIPORTATEMELI QUA E VI PROMETTO CHE TUTTO QUESTO FINIRA'!»
Urlò tramutando il suo viso in una maschera di odio. 
«
...Non nutro alcuna voglia di ucciderti» disse allora Kakashi fissandolo. 
Fu allora che -se possibile- la voce di Sasuke divenne ancora più velenosa e agghiacciante. 
«Parli ancora come se potessi davvero uccidermi! Finiscila con questo patetico atteggiamento da maestrino. Kakashi...ti svelo un segreto...io sto tremando fino alle ossa dalla voglia che ho di sporcarmi le mani con il tuo sangue!»
Sakura ascoltò quelle parole senza muovere un muscolo, ma per la prima volta dopo tutto quel tempo, pensò che Sasuke fosse realmente e completamente perso e insalvabile.
E la disperazione le attanagliò le viscere con violenza

«Sasuke, ti pre...go...fer..mati » un gemito spezzato uscì involontariamente dalle sue labbra, crollò con le ginocchia a terra, piangendo tutte le lacrime che le erano rimaste.
D'un tratto quindi palesò tutta la sua debolezza, il dolore atroce che lui causava e di cui non si curava. Sasuke non fece altro che rivolgerle un occhiata infastidita, "Sei patetica" le dicevano i suoi occhi neri,"sei debole, ed inutile" ripetevano, per poi voltarsi sul suo maestro ed iniziare ad attaccarlo. 
Sakura ancora tremante e impaurita, tentando di curare quella giovane donna dai bei capelli rossi, ascoltava il violento cozzare delle armi, i salti e gli attacchi che i due si scagliavano l'uno contro l'altro, agguerriti e instancabili. E poco dopo, quando udì l'imprecazione di Sasuke, le grida di dannazione a causa dell'incapacità momentanea di usare le sue arti oculari, capì che era quello il momento di agire. Riprese il pugnale, armandosi del coraggio che credeva di possedere, e si avvicinò alle sue spalle, silenziosa come una gazzella. Non poteva più tirarsi indietro, era lei a doversi occupare di Sasuke. Cacciando la  forza necessaria per porre fine alla sua follia. Si sarebbe fatta carico di quel peso, lo avrebbe sopportato, perché per amore, per l'eterno e immortale amore che provava, ce l'avrebbe fatta.
La lama distava ormai pochi centimetri dalla schiena di Sasuke, la punta avrebbe centrato perfettamente il simbolo bianco e rosso degli Uchiha cucito sulla casacca.
Tremò appena Sakura, con le lacrime che ripresero a scendere copiose sulle guance bianche, le labbra tremolanti serrate quasi violentemente, per soffocare i vagiti di dolore. 
Doveva farcela, doveva affondare quel pugnale avvelenato e ucciderlo, ma...continuava a tremare e restare ferma.
"Muoviti...uccidilo...cosa stai aspettando?" Sapeva che era la cosa giusta da fare, per tutti, per il suo popolo, per la sua famiglia, per se stessa e anche per lui...e allora perché le mani non seguivano ciò che il suo cervello comandava?
Ma infondo...come aveva potuto credere di riuscire
veramente a farlo?
Come poteva stroncare la vita dell'uomo che con dolore inimmaginabile continuava ad amare, come poteva uccidere Sasuke ? 
Non era pronta per quello, e non lo sarebbe mai stata. 

E di quel tentennamento, così umano e sofferto, se ne approfittò Sasuke, che a causa di un singhiozzo malamente trattenuto divenne cosciente di quello che stava accadendo appena dietro di lui. 
Si girò di scatto incontrando i suoi occhi verdi pieni di lacrime, e con violenza le serrò la gola tra le dita.
La sollevò stringendo ancora più forte il collo bianco. 
Avvertiva sotto le dita l'incapacità di Sakura di respirare, annaspava tentando di racimolare un po' d'aria. 
No, non l'avrebbe uccisa soffocandola, ci sarebbe voluto troppo tempo, Kakashi sarebbe intervenuto di lì a breve, e forse sarebbe stato stesso lui a non riuscire fino in fondo a strapparle la vita in quel modo. Ci voleva qualcosa di più veloce, immediato. 
Quindi, le afferrò il pugnale che teneva ancora in mano, l'avrebbe fatta finita con la stessa arma con cui lei -la stessa bambina che lui aveva protetto nei momenti di pericolo, la stessa sorella con cui era cresciuto, la stessa ragazzina che gli aveva giurato eterno amore- aveva tentato di ucciderlo. 
Le avrebbe tagliato quella splendida gola -che manteneva lo stesso profumo e morbidezza che lui ricordava- il suo sangue gli avrebbe inzuppato la casacca bianca, pulendogliela con il suo candore, e così finalmente si sarebbe liberato anche dell'ultimo fardello, annegando nel sangue puro e incontaminato di Sakura. 
La lama era talmente vicina alla sua gola che Sasuke involontariamente trattenne il respiro, per la frenesia o per l'atroce disperazione poco importava, e non si rese conto -preso com'era dal tentato omicidio- che Naruto era appena dietro di lui. 
Suo fratello in un attimo afferrò Sakura tra le sue braccia, allontanandola dalla morte certa.

Sasuke sbattè le palpebre come per mettere a fuoco la figura davanti a sé, colui che gli aveva strappato Sakura dalle grinfie dell'oblio.
 Lo sguardo limpido di Naruto, mostrava una tale sofferenza, delusione e dolore, da fargli venire il voltastomaco. Pensava di star soffrendo? Cosa ne sapeva lui del vero dolore?


«L' avresti uccisa! Cosa sei diventato Sasuke? Quando finirà questa follia?» gli urlò con disprezzo. 
«Questa, che tu chiami follia, non è altro che la conseguenza di quello che TUO padre e il TUO villaggio hanno causato! » disse inalberandosi. 
«No, tu non sei questo... »
«E cosa ne sai tu? Sono diventato quello che il tuo popolo, i tuoi ministri, hanno deciso che io fossi, che la mia intera famiglia fosse! Cosa sono gli Uchiha, se non assassini e squilibrati?...
Non è questo che raccontano ai bambini per intimorirli?...non è questo che avete voluto tramandare? Quindi eccomi, fratello, il più folle tra gli Uchiha
»
«E per questo...uccideresti anche lei?...Sakura?»
 Il viso di Naruto era rosso per la collera, ma gli occhi sebbene infuriati erano lucidi sul punto di piangere, e la voce tremava appena, segno della disperazione più totale. 
Sasuke li guardò, suo fratello, sua sorella e il suo maestro, tutti e tre l'uno vicino all'altro. Guardò Sakura, con gli occhi rossi a causa del pianto, le gambe sottili tremolanti per il freddo, o più probabilmente per la paura, sciupata e fragile, spezzata.
«UCCIDERO' CHIUNQUE VOGLIA METTERSI SULLA MIA STRADA!!»

¤






«Sasuke...Sasuke?»
L'Uchiha alzò il viso dalla scrivania di legno sulla quale, fino a qualche attimo prima, pensava di aver semplicemente adagiato il capo. E invece si era completamente addormentato, senza alcun contegno, quasi come faceva Naruto quando era ragazzo. Con fastidio si maledì per aver fatto quel paragone con il nemico Uzumaki. Girò lo sguardo sulla mano di Sakura posata delicatamente sulla sua spalla.
«Ti sei addormentato...»

"E ho ricordato, ho ricordato tutto...e non sono in grado di sopportare questo ricordo."

«
A quanto pare»
«...urlavi» gli disse lei con dolcezza «Hai avuto un incubo?» 
«No, sto bene» mentì, alzandosi con il contegno che da sempre lo contraddistingueva. E voltandosi completamente verso di lei la vide tentennare. 
Con le mani strette l'una all'altra all'altezza del ventre, lo guardava diritto negli occhi, in un silenzio snervante. 
«Che c'è?» le chiese quindi annoiato. 
«Ho...devo dirti una cosa, Sasuke.»
L'Uchiha si portò due dita sulla tempia, massaggiandola. La testa gli scoppiava e un pesante nodo in gola, come un macigno, gli strappava l'aria. «Dimmi» 
«...non mi sono sentita molto bene questo pomeriggio e Hinata mi ha aiutata... Sono appena uscita dalle stanze di Tsunade» 
«Mmm... noto che ti senti meglio, altrimenti la tua Tsunade non ti avrebbe mai lasciata andare» disse con distrazione.
«Sì...» 
«
Bene, allora perché sei qui?» chiese lievemente infastidito dalla sua presenza, dopo quello che aveva rivisto, non aveva proprio alcuna voglia di vederla. Voleva rimanere solo, al buio, con i suoi pensieri e i suoi demoni. Sakura abbassò lo sguardo, si avvicinò a lui lentamente e gli prese la mano. Quando sentì la consistenza delle dita delicate di Sakura sulle sue, solo allora alzò nuovamente lo sguardo sul suo viso. «Sasuke...sono incinta» 
La novella Uchiha guardò gli occhi di suo marito spalancarsi, le dita sottili ed eleganti stringersi d'istinto tra le sue, come per aggrapparsi a lei. 
«Sei...incinta?» la voce vibrò per l'emozione, mentre l'improvvisa felicità che provava nel cuore si tradusse in una commozione quasi fisica. La vide annuire, con gli occhi verdi lucidi e le gote arrossate. 
«...Sasuke» sussurrò e la voce tremò di un affetto così profondo che sbaragliò ogni barriera nel suo cuore. Gli portò la mano ancora intrecciata nella sua sul ventre, che ora stranamente gli appariva lievemente più rotondo, e lui senza pensare lo accarezzò delicatamente, quasi timoroso, muovendo piano la stoffa leggera che copriva la sua pelle. 
«Nostro...figlio» pronunciò Sasuke piano, per quella gioia troppo intensa da soffocare. Raccolse poi una lacrima che era scesa lentamente dagli occhi di Sakura e le portò un braccio dietro la schiena, avvicinandola definitivamente a lui. «Io non merito tutto questo» disse a mezzavoce appoggiando la fronte sulla sua e chiudendo gli occhi. 
«
Non dire così...» rispose lei accarezzandolo, con i capelli neri che le si infilavano tra le dita. «Questo...» aggiunse riportando la mano del marito sulla pancia. «E' un nuovo inizio, e nessuno merita un nuovo inizio più di te»

Gridò dentro Sasuke, per il tormento. Cosa meritava veramente lui, se non le fiamme della dannazione? Quale futuro poteva assicurare a sua moglie e a...suo figlio...
Come avrebbe potuto crescere quel bambino, che esempio di padre sarebbe stato per quella creatura incontaminata? Lui...un assassino, un traditore. 
L'amarezza gli esplose dentro, velenosa, mescolando al presente i ricordi dolorosi del passato. Le parole di Sakura, sebbene così dolci, rimbombavano nella sua testa." Nessuno merita un nuovo inizio più di te"
Lui? Lui che come una serpe strisciava nel buio e orchestrava la più totale e terrificante vendetta.

«
Sarà odiato...perché sarà un Uchiha, e avrà come padre il peggiore tra tutti» disse quindi con rabbia e angoscia, immaginando già le occhiate, le voci, che avrebbero accompagnato ogni passo di suo figlio e rivide se stesso in quel bambino, allontanato e disprezzato. «Cosa? Questo è assurdo!» l'incredulità di Sakura rese il suo tono più aspro. Non aveva intenzione di lasciarlo sopraffare dai suoi tormenti, decise di affrontarlo a testa alta, determinata a ingaggiare battaglia, pronta a difendere l'uomo che amava.
«Pensi che Konoha lo accetterà? Unico...erede della famiglia odiata per così tanti decenni ? Sarà peggio del matrimonio, fingeranno tutti -come hanno sempre fatto- di essere felici della nascita, ma sotto trameranno contro il nostro bambino...» 
«Smettila Sasuke, non andrà così...sarà amato, e noi...noi lo proteggeremo!»
«E chi lo proteggerà da me?!...non gli mentirò, questo mai! Ma come affronterà il mio passato? Cosa leggerò nei suoi occhi quando scoprirà chi è veramente suo padre, e cosa ha fatto!» 
La disperazione dei naufraghi velava gli occhi di Sasuke e Sakura credette per un attimo che suo marito si stesse spezzando definitivamente. Provò un dolore così forte nel vederlo in quello stato che pregò gli dei affinché le dessero la forza di sostenerlo, ignara che quella forza lei l'aveva sempre posseduta.
«Soffrirà...ma non per la delusione, nè per la vergogna. Soffrirà per te, perché capirà tutto il dolore che hai patito, e sentirà la purezza del tuo animo. Sarà orgoglioso di avere un padre come te!»

Da una serpe come lui poteva nascere una colomba? Dimmelo Sakura, tu...ci credi? 
Sakura lo guardava negli occhi, ma Sasuke non riusciva a capire se gli stesse mentendo o meno. Tuttavia vedeva comunque qualcosa. La stessa fiera passione che aveva notato in lei anni e anni prima, e che era stata la sua rovina.
E strinse i pugni cercando di resistere alla tentazione di prenderla tra le braccia, guardarla negli occhi e dirle tutta la verità. Dirle che stava architettando la caduta di Minato e Naruto, dirle che mai aveva rinunciato alla sua vendetta, dirle che ancora anelava la morte di suo padre e suo fratello. Dirle che...da qualche tempo non sapeva più cosa fare. Dirle che era disperato...e terrorizzato. Invocare aiuto.

«
Non aver paura...» gli disse con una dolcezza che gli inebriò i sensi, evocando emozioni che per i suoi conflitti avrebbe fatto meglio a ignorare. 
Sasuke voltò appena lo sguardo fuori, verso il cielo sereno. Le nuvole si muovevano tranquille scivolando nell'aria. Quella normalità lo sconvolse. Evidentemente non erano consapevoli del dramma che si stava svolgendo poco più sotto di loro. 
«Come posso essere sicuro che non gli verrà fatto del male in questa corrotta Nazione del Fuoco?» 
La sua voce era rabbiosa, e Sasuke dovette concentrarsi per controllare le violente emozioni che lo stavano scuotendo. 
«La tua ira funesta dovrebbe essere di per sè già un buon motivo per dissuadere qualsiasi intento malvagio» le rispose in un sorriso sarcastico, cercando di alleggerire l'animo. Ma per un attimo Sakura si maledisse per quella battuta, perché scorse un lampo di dolore negli occhi neri di Sasuke, ma fu solo un istante. La determinazione rimpiazzò  immediatamente quella fugace visione. 
«Dovremmo crescere nostro figlio lontano da questa gente...o disfarci una volta e per tutte di loro!» 
Sakura spalancò gli occhi scostandosi appena da lui. 
«Come puoi dirmi una cosa del genere?»
«Come puoi pensare tu, che io non lo dica!» sbottò lui respirando a fatica.
«Non intendo scappare con mio figlio, dalla terra in cui sono nata e cresciuta. Dal nostro Villaggio»
«Che mi ha voltato le spalle anni fa! Che ha ordito lo sterminio del mio intero clan! Che mi ha ingannato!» commentò lui ad alta voce. 
«Sasuke...» si riavvicinò lei, tirandolo appena per incontrare di nuovo i suoi occhi neri. «Un bambino ha bisogno di stabilità, ha bisogno di amici, di amore!»

Quelle parole gli piovvero addosso come una cascata gelata. Lo sconvolgeva -ancora- la capacità di quella donna nel riuscire a fargli perdere la padronanza di sé. Sapeva bene ciò di cui un bambino aveva bisogno, lui aveva sentito il bisogno di essere amato durante tutta l'infanzia. Dunque poteva essere un buon padre? Sarebbe stato in grado di amare suo figlio nel modo giusto? E suo figlio lo avrebbe amato comunque, pur sapendo...?

«
Sarà felice qui, riceverà tutto l'amore di questo mondo e crescerà in serenità. Tu gli insegnerai tutte le tecniche Uchiha, ed io le arti mediche...avrà il meglio di noi due»

E ci credeva veramente Sakura...
Perchè infondo quello di Sasuke era stato veramente un tradimento? 
Potevano davvero condannarlo per quella scelta? 
Sakura non ci volle pensare, quello che sapeva era che loro, gli altri...quelli che non sapevano, non conoscevano veramente i suoi occhi. E non avrebbero mai avuto il coraggio di specchiarsi nell'oscurità per lavarne via la tristezza. Quella invece era la sua missione, da sempre. E lei non ne era mai stata impaurita, nè ora nè allora.

Con quelle calde rassicurazioni, improvvisamente Sasuke si sentì di nuovo bambino. Lo stesso ragazzino che in quelle stesse mura era in perenne attesa di un riconoscimento, che sotto quello stesso cielo, in piedi brandendo spade e pugnali, sognava di ereditare un giorno le tecniche di suo padre Minato, il grande e splendente Lampo Giallo. Aveva sperato e atteso per molti anni per poi, finalmente, allontanarsi violentemente da quell'inutile e ingannevole sogno.
«Che sia un lui o una lei, sarà cresciuto nell'amore, lontano dalle menzogne. Non c'è bisogno di scappare, noi affronteremo qualsiasi ostacolo o dolore, insieme...»

Lui o lei
. Ed ecco che nella sua testa, il bambino assunse un'identità, una forma concreta.
Sarebbe potuto essere una femminuccia con i capelli neri degli Uchiha e la tenacia di Sakura, o un maschietto dagli occhi verdi, dolce e con un sorriso sfrontato. 
L'immagine di lui, Sakura e il piccolo neonato gli occupò la mente. Una sensazione di tepore e calore gli avvolse il cuore, e Sasuke decise di lasciare andare momentaneamente quei terribili pensieri, e di abbandonarsi a quella pace. Accarezzò delicatamente Sakura, le sfiorò la guancia morbida e scese giù sul collo lungo sentendo con piacere la pelle di lei rabbrividire.
«Come fai?»  «A fare cosa?» chiese lei in un sospiro, presa da quelle carezze gentili e allo stesso tempo sensuali.
«A placare l'orrore che si nasconde dentro di me» 
«
Non mi basta» disse in un tremito procurato da un suo bacio dietro l'orecchio. «Non mi basta placarlo, io voglio cancellarlo o se non posso, voglio aiutarti a sopportarlo.»  
Avvicinò lentamente le labbra, con gli occhi fissi nei suoi, la mano aggrappata alla sua spalla stringeva tra le dita la stoffa della cottardita blu scuro.  
«Sono abbastanza forte, posso farcela sai?» pronunciò sulla sua bocca già socchiusa. 
«Si lo so» disse solo, per poi annegare in quel vortice di  labbra, speranza e timore.




Più lontano a Nord, in un covo sotterraneao, illuminato dal fuoco caldo delle numerose fiaccole, Kabuto era stato mandato a chiamare. Percorse il corridoio in silenzio per raggiungere la sua stanza, le sue gambe si muovevano meccanicamente ma con una certa frenesia che si sforzava di limitare, più volte si era recato lì per curare le braccia del suo Signore e tutte le volte gli aveva fatto uno strano effetto vederlo costretto in quella situazione, sapeva quanto il suo padrone stesse soffrendo per quella debolezza.
Entrò nella stanza, arredata con il minimo necessario, nello stile orientale che Orochimaru tanto amava. Sentì il rumore ripetuto di uno strusciamento e si girò in quella direzione. Un serpente strisciò fino a lui, gli sfiorò la caviglia con la pelle umida e squamosa, continuando a strisciare fino a sparire in un angolo non illuminato. Kabuto posò le erbe mediche sulla sua desta ed alzò il viso sulla figura di schiena, seduta a gambe incrociate su un enorme cuscino.
«Mi ha fatto chiamare? Vi ho portato le erbe mediche, mio signore» «, vieni» disse rauco per poi slacciare la cintura del kimono viola -veste che Kabuto apprezzava particolarmente sul suo signore- mostrando il corpo niveo e un fisico sottile, ma non esile. I capelli, una setosa cascata nera, gli scivolarono da un lato della spalla nuda creando agli occhi di Kabuto un piacevole contrasto. Il servitore deglutì a vuoto, senza un particolare motivo, o forse per tutti i motivi rimasti muti, inespressi. Si avvicinò definitivamente iniziando il suo lento e accurato lavoro di frizionamento dell'unguento sulla pelle bianchissima di Orochimaru, partì dalle mani passando ai i polsi e alle spalle, ripassando prima giù e poi sù numeroso volte, mentre la mente obbligava gli occhi a non indugiare troppo su quel corpo.
«
Sei sempre stato un fidato alleato, Kabuto, e senza alcun dubbio di notevole utilità. Sei un ottima spia, un ottimo medico e un grande combattente...»
«Grazie, mio signore»
«A breve potrò riutilizzare le braccia, sarò finalmente in grado di concludere l'assedio di Konoha ,
e questo lo devo sicuramente a te... Ma so bene che odi Sasuke Uchiha...tu lo vuoi morto, non è vero?» la voce era sibilante e profonda come al solito, ma quella volta l'effetto che ebbe sulla mente di Kabuto fu diverso. L'attendente infatti rabbrividì suo malgrado, perché era vero : lui detestava quell'ingrato Uchiha e desiderava con tutto il cuore vederlo morire, con sofferenze se possibile. Ma d'altra parte, Kabuto non era uno sprovveduto, sapeva perfettamente che in futuro Sasuke sarebbe dovuto divenire il nuovo contenitore per il suo maestro, e lui non era così sciocco da mettersi contro i voleri del suo signore. No, andare contro Orochimaru  non sarebbe stata una mossa intelligente.
«Non vi creerò problemi, se è questo che temete maestro» rispose senza emozione. Orochimaru si leccò le labbra risistemandosi il kimono sulle spalle bianche. Si girò verso di lui, fissandolo con i suoi occhi gialli e inquietanti per i più, ma non per Kabuto. «E' nel tuo interesse, mio caro» sibilò spostandogli un ciuffo argenteo dietro l'orecchio, sfiorando appena con le dita affusolate un suo zigomo.
«Ti strapperei gli occhi se venissi a sapere che hai tentato di sbarazzarti del mio contenitore» La voce arida e gelida fece accapponare la delicata pelle di Kabuto, che sentì una goccia di sudore freddo scendere lungo la schiena, si irrigidì mantenendo però gli occhi nei suoi. «Non oserei mai andare contro il vostro volere, maestro»
Orochimauru piegò la testa di lato facendo ondeggiare i lunghi capelli neri.
«Ho un compito da affidarti allora» sorrise, mostrando i denti bianchissimi e affilati, e accarezzò il capo di un serpente nero che gli si era avvicinato.

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