La fiera dell'incipit

di slice
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** in cui il venerdì sera è dedicato agli universi paralleli ***
Capitolo 2: *** In cui Konoha ha ancora bisogno di Uchiha ***
Capitolo 3: *** In cui Kyuubi se la ride e qualcuno torna ad avere tre anni ***
Capitolo 4: *** In cui la gente si dimentica che Kakashi ha otto cani ***



Capitolo 1
*** in cui il venerdì sera è dedicato agli universi paralleli ***








#1


Venerdì sera un chuunin della divisione di decriptazione è uscito dall'ufficio urlando come un invasato e gli ANBU, accorsi per il trambusto - e perché il chuunin era pur sempre un ninja addestrato che sapeva di dover seguire il protocollo - si sono trovati davanti un enorme complicato sigillo su tutta la parete portante.
Dieci minuti dopo, quella mostruosità ha iniziato a pulsare vistosamente e in pochi secondi ha sputato delle persone.

Ibiki osserva il sigillo da vicino, segue con gli occhi i kanji e l'intricato disegno che fa da supporto, poi sposta lo sguardo sui sigilli di contenimento. Dietro di lui la stanza è spaziosa e scura, silenziosa come non lo era mai stata.
Nel mezzo c'è un tavolo, tre sedie da una parte e tre dall'altra. Una lampada pende dal soffitto proprio al centro, abbastanza alta per non limitare la visuale, abbastanza bassa per circoscrivere l'alone luminoso.
“Complicato,” commenta, risalendo l'arco percorso da inchiostro e strinature da chakra, “la fortuna del principiante, immagino.”
Yamanaka sospira, alle spalle di Morino. La sua sedia è quella nel mezzo e Inoichi sospetta che non sia un caso, ma se ne guarda bene dal farlo notare; le persone come Ibiki fanno cose solo per vedere se riescono a infastidirti, così poi sono legittimate a indagare. Conosce bene quei sotterranei e la gentaglia che li abita, e non lo ritiene un punto a suo favore.
Lui e Ibiki hanno passato una vita tra quelle mura, eppure ancora non avevano visto niente di simile. Se qualcuno gli avesse predetto quel fine settimana... Probabilmente si sarebbero dati malati.
Sul lato opposto della grande stanza c'è una porta. Acciaio, spesso e rinforzato, appena messo, li divide dal resto del reparto e dell'edificio. La maniglia scatta, l'acciaio gracchia e poi la porta cigola appena. Si apre per rivelare Kakashi.
“Allora!” Inoichi batte le mani una volta per attirare l'attenzione e sciogliere l'atmosfera. “Ricapitolando: non sapete cosa sia successo, non stavate facendo niente di insolito, non siete spie,” e indica Ibiki con il pollice, alle sue spalle, “non sapete perché siete qui, non avete niente in contrario a collaborare e non volete altro che tornare a casa.”
Uno Shikaku, un Chouza e un Inoichi, che chiaramente non è lui, annuiscono in modo asincrono, dalle tre sedie al di là del tavolo.
“Ti sei dimenticato di dire che non hanno problemi a rivelare dati sensibili sulla loro Konoha.”
Nel silenzio che ha appena creato, Hatake sventola un sacchetto di patatine.
Yamanaka uno gli lancia un'occhiata esasperata, Morino raddrizza la schiena rigidamente e Akimichi due allunga una mano per afferrare il pacchetto.
Kakashi sorride e inclina la testa di lato, felice di stuzzicare il can che dorme. Consegna le patatine e prende posto al tavolo.
“Giusto,” dice Inoichi, infine, “visto che non è uno scambio culturale, lo conterei come atto di buona fede.”
“Ah!” esclama Ibiki, voltandosi.
Si avvicina al tavolo e scruta Shikaku a fondo per dei lunghi secondi, poi si siede.
Ibiki è convinto di avere a che fare con spie munite di molta fantasia e che l'intricato sigillo alle sue spalle sia null'altro che una tecnica spazio-temporale, non dissimile da quella del Secondo - probabilmente un teletrasporto dai sotterranei del palazzo dell'Hokage a un bunker di kiri - ma che non abbia niente a che vedere con mondi paralleli. In ogni caso, se dovesse esistere un altro Ibiki, sarebbe sicuramente d'accordo con lui nel procedere con la massima cautela e non farsi abbindolare dalla sconcertante somiglianza con shinobi della foglia. Dopotutto, alcune tecniche di trasformazione sono poco usate perché definitive, ma hanno il vantaggio di non lasciare traccia.
Ibiki vorrebbe aggiungere altro, ma la Godaime ha detto di usare delicatezza, ché non vogliono scatenare una guerra inter dimensionale, e lui tiene la lingua schiacciata sul palato per contenersi.
Osserva, scruta, calcola. Rosica. Hatake deve morire.
Kakashi, ignaro solo per un terzo, tira fuori un foglio e lo porge capovolto agli altri due, senza guardarli. Nello stesso istante si rivolge all'insolito Ino-Shika-Cho che ha davanti.
“Siete liberi di andare,” comincia - intanto Inoichi uno ha cercato di prendere il documento, ma Ibiki lo ha afferrato per primo. “Da nessuna parte senza una scorta, con nessuno che non sia una scorta, non senza essere reperibili.”
Yamanaka uno sospira e poi si massaggia una tempia.
“Sono andato bene?” chiede Hatake, impenitente.
Morino borbotta qualcosa di molto scortese, appollaiato nella sua posizione, il volto scuro e arcigno, le spalle curve e i pugni stretti sul foglio al punto da fare delle grinze.
“Siete stati assegnati a Nara,” tuona, scontento, “congratulazioni e fuori dai piedi.”







I luoghi e i personaggi non mi appartengono, ma se potessi scegliere vorrei Ibiki e la sala degli interrogatori. Non c'è lucro e, se qualcuno se lo sta chiedendo, se potessi scegliere ci sarebbe.



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Capitolo 2
*** In cui Konoha ha ancora bisogno di Uchiha ***








#2


Il locale è pieno, nonostante sia terribilmente presto.
Shisui si lascia andare a un enorme sbadiglio e, tirando indietro la testa, mostra l'ugola a chi gli è seduto davanti.
“Grazie.” dice chi gli è seduto davanti.
Lui emette un verso ambiguo che può sembrare un “sì, scusa, sono un maiale” o anche un “uh, giusto! Ci sono altre persone intorno a me”, Sasuke non ne è sicuro, ma entrambe le opzioni lo fanno incazzare.
È proprio per via della sua espressione che Itachi fa servire prima lui, appena arriva la cameriera.
“Uh, caffèh...” biascica Shisui, capace di suonare stanco ed entusiasta insieme.
“Dovresti provare a non fare così tardi, la sera,” brontola Sasuke.
Il piatto di suo fratello è misero e lui si allunga per dargli altra frittata.
“Oppure,” risponde l'altro, alzando un dito, “potremmo smetterla di incontrarci qui alle presto meno venti quando non abbiamo niente da fare tutto il resto del giorno.”
“Dobbiamo incontrare i nostri guardiani fuori dalla tenuta,” si intromette Itachi, “ordini dell'Hokage.”
Madara osserva la scena con un misto di insofferenza e disgusto.
“Che bravo soldatino,” commenta, con un volume tale da far pensare che parli con se stesso.
Itachi lo ignora e passa il polpo al cugino.
“E chi ci tocca, oggi?”
“Ho letto che non si parla con la bocca piena, Shisui san.”
Sasuke grugnisce, massaggiandosi la fronte come se fosse un vecchio stanco e infastidito dalla vita. Madara lancia un'occhiata al nuovo venuto e poi torna a mangiare. Shisui storce la bocca.
“Perché mi chiami Shisui san se poi mi riprendi su tutto?”
L'élite sorride.
“Sai san,” lo saluta Itachi.
“Oggi vi è permesso di allenarvi perché io e Sakura faremo doppio turno!”
C'è un attimo di silenzio al tavolo, il tempo necessario affinché Shisui si strozzi con il caffè.
Itachi gli dà un paio di pacche sulle spalle; dall'altra parte del tavolo, Sasuke invece gli lancia un'occhiataccia prima di parlare con Sai senza nemmeno guardarlo.
“E per cosa, di grazia?”
A quella domanda Sai alza una mano e comincia a spuntare dita.
“Rafforza il legame tra i componenti del clan, rileva lo stress, occupa il tempo...”
Sasuke lo interrompe sgarbatamente, chiedendogli quando diamine arriverà Sakura.
“Ah,” trilla Sai, che è preparato anche per questa domanda, “sarà qui a momenti!” e si siede.
Sai si siede sulla panca accanto a Madara: mette una mano sul bordo del tavolo, si abbassa al livello della seduta e spinge più avanti, con una culata leggera e inesorabile, il culo di Madara.
Sasuke emette un mugugno indignato, all'essere schiacciato tra il suo antenato e il muro, Madara invece spalanca gli occhi e poi si volta ad assottigliarli addosso al tizio pallido che gli si è appena spalmato sul fianco, invadendo il suo spazio vitale. Nemmeno Hashirama è mai stato così poco attento; e Hashirama era quello appiccicoso.
Sakura per fortuna appare mezzo secondo dopo.
“Buongiorno a tutti!” trilla, prima di spostare lo sguardo sulla posizione del compagno.
“Sai,” comincia, paziente, “ti ricordi quella discussione sugli spazi vitali altrui?”
“Uh?”
Sai sembra confuso, ma nondimeno si alza dalla panca e le sorride. Lei sorride di rimando per rinforzare atteggiamenti positivi.
“Oggi ci alleniamo!” dice, cambiando atteggiamento e tono, “sono entusiasta di poter far parte dell'evento.” e batte le mani insieme.
Madara sogghigna, giacché è ovvio che si sia entusiasti alla prospettiva di allenarsi con lui, Sasuke si spalma una mano sulla faccia, Shisui ridacchia e Itachi le sorride.







Non mi appartengono né personaggi né luoghi e non c'è lucro... La mia vita non ha senso.



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Capitolo 3
*** In cui Kyuubi se la ride e qualcuno torna ad avere tre anni ***








#3


Kakashi si lascia andare all'indietro fin quando la schiena non aderisce alla sedia, ispeziona il tavolo e si acciglia. Davanti a lui, la sua cena fuma, ma si è dimenticato di portare in tavola l'acqua. Sospira.
La sua missione è stata una corsa contro il tempo, semplice, ma pesante; è stanco e anche il pensiero di alzarsi di nuovo, quando si è appena seduto, lo fa sentire male. Stringe gli occhi e si alza comunque. L'acqua è sul piano della cucina, poco distante dalla sua posizione, Kakashi fa qualche passo, ma non ha il tempo di metterci le mani sopra che avverte delle voci provenire dal portone d'ingresso.
“Quanto sei duro...”
“Oh, basta! Ho capito!”
“Certo, sembri proprio uno che ha capito.”
Naruto sbuffa, poi bussa alla porta.
Kakashi sospira e la sua intera figura viene scossa dall'azione: chiude gli occhi, abbassa la testa, le spalle si alzano e si abbassano per poi tendersi di nuovo subito dopo. Si lancia quindi nella direzione opposta, rassegnato a vedere la semplice serata diventare un buco nero per le sue ultime energie.
A quel punto apre la porta di scatto, per evitare di cedere alla tentazione e fingere di non essere in casa.
“Ah, Kakashi sensei, ecco, la cosa è questa...”
“L'eroe di Konoha ne ha fatta una delle sue.”
“Sssh, Sas'ke!” soffia, prima di tornare su di lui, “Il fatto è che...”
Il jounin sospira, stressato.
“Cos'è quello?”
Improvvisamente tutta l'attenzione è sul petto di Naruto, a cio'' che si stringe addosso, avvolto in quello che sembra essere un lenzuolo.
“Eh, questo è il problema.”
Sasuke sospira e Naruto gli lancia un'occhiataccia, deciso a rispondergli a tono anche quando non dice niente; Kakashi previene il battibecco spostandosi di lato, con un cenno del capo che li invita a entrare.
Il jinchuuriki, immediatamente dimentico di tutti gli insulti che aveva sulla punta della lingua un attimo prima, annuisce greve ed entra subito nell'appartamento con un'espressione seria; come se quello fosse il primo passo verso la risoluzione del problema. Sasuke lo segue, il suo cipiglio severo non muta neanche dopo che ha chiuso la porta dietro di sé.
Naruto si precipita sul divano e lui lo segue con un passo più sedato, giusto per non rimanere fermo all'entrata.
Kakashi li asseconda. Sta per mettersi seduto a sua volta quando, appena il jinchuuriki ha poggiato rozzamente il culo sul divano, il suo bagaglio emette un suono irritato. Kakashi si blocca un momento con il culo per aria, prima di decidere che può almeno sedersi e dare di matto da lì.
“Posso sapere cos'è quello, ora?” dice, scocciato.
Pensava, fino a un momento prima, che qualsiasi cosa fosse, nonostante la sua stanchezza, avrebbe fatto questo sforzo e li avrebbe aiutati, visto che non sono andati da Iruka sensei, da Sakura o da Tsunade sama e che si sono invece, a quanto sembra dal loro aspetto, precipitati da lui. Poi Naruto ha spostato parte del lenzuolo e il copianinja ha capito perché non sono andati dal loro insegnante dell'accademia.
Iruka sensei ha gli occhi chiusi, il respiro regolare, la fronte contratta e il pollice in bocca. Rimane rannicchiato contro Naruto e, ora che ci fa caso, Kakashi lo sente fare dei lievi rumori mentre si succhia il piccolo pollice.
“Stavamo...”
“No.”
“Sì, stavamo! Stavi anche tu, Sas'ke!”
“Ero solo curioso, sei tu che lo hai fatto davvero.”
“Certo, perché tu sei il pollo che pensa le cose senza farle!”
“Certo, perché è evidente che sia meglio farle senza pensare!”
Kakashi guarda Iruka aggrottare la fronte, le sue palpebre si muovono e l'altra manina si stringe sempre più sulla maglia arancione di Naruto.
“Uno di voi due deve spiegare,” Kakashi assume un tono duro ma basso, “Partendo dall'inizio, possibilmente.”
Iruka sembra rilassarsi un po', appena li interrompe.
“Era una tecnica stupida ma innocua, l'ho modificata solo un po', pochino, lo giuro, eppure è successo... questo! Avevo chiesto consiglio a Kurama e non c'era nulla di sbagliato-”
Kakashi alza una mano, adesso memore del fatto che nessun inizio è abbastanza chiaro se raccontato da un chiassoso jinchuuriki agitato.
“Sas'ke?” risolve, lanciando un'occhiata ammonitrice all'indignazione che prende possesso dell'espressione di suddetto cercotero.
Uchiha sospira, lancia a sua volta un'occhiata a Uzumaki e infine si rivolge a Hatake.
“Voleva che il maestro fosse nostro coetaneo. Ha modificato una delle tecniche che ha trovato tra la roba di suo padre, aggiungendoci un timer: così Iruka sensei sarebbe stato costretto in quella forma, senza poterla sciogliere da solo e senza poter obbligare Naruto a farlo.”
Kakashi si lascia andare contro il divano, adocchiando il bambino.
“Adesso ha tutto un po' più senso,” mormora, mentre si stropiccia la faccia, “purtroppo.”
“Mi sono sempre detto che sarebbe stato figo se Iruka sensei avesse avuto la mia età, se fosse stato mio pari e non un insegnante. Però non pensavo che sarebbe successo questo!”
“Siamo tutti sicuri che non stessi pensando.”
“Sai, mi ricordo di un tizio con lo sharingan che mi ha assistito!”
Naruto lo urla con veemenza, tirandosi a sedere eretto sul divano e Iruka si sveglia di botto.
All'improvviso cala un silenzio carico di aspettativa.
Iruka alza una manina alla faccia, si stropiccia gli occhi, sbadiglia e indica Sasuke con l'altra.
“Sas'ke?” dice, la sua voce è piccola e roca, “zitto!”
Naruto scoppia a ridere, Sasuke si acciglia e Kakashi è troppo stanco e meravigliato per fare alcunché. Poi il bambino si guarda intorno e quando i suoi occhi si posano sul copianinja, lui sorride.
“K'kashiih!” strilla, deliziato. Un attimo dopo, la sua espressione si fa seria e si volta indietro per vedere Naruto, mentre tende due dita verso il jounin, “è stanco...”
Naruto ridacchia.
“È un po' stanco, sì,” dice, anche se non se ne era accorto prima che glielo facesse notare.
L'espressione di Naruto si fa tesa appena realizza le implicazioni, ma la voce di Sasuke lo distrae e quando il bambino si dimena dalla sua presa lui lo lascia andare.
“Credete che sia più cosciente dell'età che dimostra ora?”
Mentre lo dice Iruka zompetta da Kakashi, all'inizio instabile per la sonnolenza che ancora lo avvolge.
“Quale età dimostra, ora?”
“E che ne so!”
“Ottimo.”
Iruka si volta verso di loro e flesha tre dita per aria, prendendoli di sorpresa. Poi si aggrappa al ginocchio di Kakashi e tira su di nuovo la mano, facendogli cenno di abbassarsi.
Kakashi, che lo guarda con apprensione, curiosità e divertimento in dosi uguali, è dapprima poco incline ad assecondarlo, ma quando se lo trova davanti non riesce a far finta di niente. Si abbassa fino alla manina, poi quando quella afferra il suo coprifronte e tira forte, la sua vista si oscura del tutto.
“Dormi!”
In quel momento non riesce a trattenere lo sbuffo di una risata sorpresa, anche se il suono viene coperto da quella di Naruto.







Personaggi e luoghi non mi appartengono. E, per aggiungere la beffa al danno, non c'è lucro!



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Capitolo 4
*** In cui la gente si dimentica che Kakashi ha otto cani ***








#4


Questa volta il gatto non viene semplicemente mollato in casa sua quando lui non c'è, bensì glielo riconsegna Shizune in persona.
Kakashi rimane immobile sulla porta, con un'espressione ostile visibile nonostante la maschera.
“Questo gatto assomiglia molto a quello che il Raikage ha regalato all'Hokage nel loro ultimo incontro,” dice.
Shizune accarezza l'animale tra le sue braccia, senza scomporsi.
“Perché lo è.”
Kakashi sposta il peso da una gamba all'altra e si appoggia allo stipite della porta senza sciogliere le braccia conserte. La fissa.
“Allora cosa ci faceva in casa mia, la settimana scorsa, tre giorni fa e ieri notte?”
“Tsunade sama non può occuparsene e ha investito di quest'onere, e questo onore, il suo più nobile shinobi.”
Si scrutano per un momento, uno minaccioso e l'altra imperturbabile.
Sono tutte cazzate, chiaramente. Entrambi sanno che il Raikage voleva dare della gattara all'Hokage senza scatenare un'altra guerra e che la Godaime non ama i gatti né che le venga dato della gattara senza poter scatenare un'altra guerra.
Kakashi si trova nel mezzo perché di ritorno da una missione, sporco, stanco, irritato, davanti al gatto e alla spiegazione della sua presenza, gli è scappata l'ovvia verità; prima si è preso una spillatrice in testa e poi ha cominciato a trovarsi il felino tra i piedi.
“Tre strade più avanti, 21 b.” Shizune alza un sopracciglio. Lui continua, “è dove abita Tenzo, il nobile shinobi.” dice, monocorde.
Shizune gli rivolge un'occhiata di biasimo.
“Lo so. E lo sai come lo so?”
“Perché hai un sordido affare con il nobile shinobi del 21 b?”
“No.” dice lei, secca ma non seccata, “Perché Tsunade sama sapeva che avresti cercato di incastrare Tenzo, ti informo che sono autorizzata a castrare tutti i cani randagi di Konoha, dovessi rifiutarti.”
Kakashi digrigna i denti.
“Mi piacerebbe vederti avere questa conversazione con gli Inuzuka.”
Shizune gli molla il felino in collo all'improvviso, tanto che lui è costretto ad afferrarlo alla rinfusa.
“Non affamarlo, non ucciderlo e non cercare di scaricarlo ad altri,” dice, prima di voltarsi e andarsene.
Kakashi ringhia e il gatto inizia a fare le fusa.







I luoghi e i personaggi non mi appartengono e (quindi) non c'è lucro. Gli errori mi appartengono tutti, invece.



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