La vita è come una rosa...effimera.

di paie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incidente ***
Capitolo 2: *** L'inizio del mio tormento. ***



Capitolo 1
*** L'incidente ***


Stavo al telefono con il mio amore già da un’ora ma non avrei mai smesso di ascoltare la sua incantevole voce. Edward, appena tornato dalla caccia, mi aveva chiamato e ora mi chiedeva cosa avrei fatto il giorno dopo.

<< Non lo so, amore, penso di andare al negozio di abbigliamento vicino la scuola e quello in cui lavora tua madre. Sta arrivando l’estate e ho bisogno di nuove magliette. >>

<< Vuoi che ti accompagni? O magari da consigliere? >> Rise. Era sempre così dolce, premuroso, amorevole nei miei confronti e lo amavo per questo. Sebbene non eravamo una semplice coppia, come invece credevano tutti, mi piaceva stare con lui, in qualsiasi ora della giornata. Non mi importava nulla che fosse un vampiro, lui era solo mio.

<< No tesoro, ti faccio la sfilata domani sera. >> Risi e presto lui mi fece compagnia.

<< E’ tardi, vai a letto amore mio. Ci vediamo domani. Passo io a prenderti? >>

<< Perché il tempo passa così velocemente? Uffa! Si, passa per le 19:00. Ti amo. >>

<< Ti amo anch’io. >>

Dopo aver posato la cornetta del telefono, mi consegnai nelle braccia di Morfeo.

La mattina dopo, mi svegliai di buon ora. Raggi solari penetrarono nella mia camera dalla finestra. Non potevo sperare di meglio per una giornata di controllato e calmo shopping!

Era il mese di aprile, la temperatura si era alzata rispetto agli altri giorni e poi c’era il sole. Tutto presagiva una giornata di caldo, quindi decisi di indossare un jeans leggero, una T-shirt a maniche corte e ballerine. Dopo aver appoggiato gli indumenti sul letto e preso il beautycase, mi chiusi in bagno a lavarmi, per poi uscirne trenta minuti dopo. Mi vestì con calma, non avevo fretta. Dopo essermi data un fugace sguardo alla specchio appeso al muro, scesi in cucina dove trovai mio padre intento ad addentare il cornetto.

<< ‘Giorno Charlie. >> dissi sorridendo, avvicinandomi al forno per prendere un cornetto caldo. << Dormito bene? >>

<< ‘Giorno Bells, di buono umore oggi? >> disse, alzando lo sguardo su di me. << Io ho dormito bene e tu? Per caso ieri sera eri a telefono con qualcuno? >>

<< Bene, grazie. Si, ero a telefono con Edward. >> dissi sbirciando curiosamente la faccia di mio padre dopo quella frase. Come sospettavo, lui fece un piccolo movimento con gli occhi. Sebbene io e Edward stessimo insieme ufficialmente da due anni, mio padre faticava ancora ad accettare l’idea che la sua piccolina fosse amata da un estraneo oltre che da lui. Che carino!

<< E che voleva? >>

<< Sentirmi forse? >> dissi con ironia. << Stasera sono invitata a casa sua, Esme e Alice mi stanno tramando qualcosa alle spalle. >>

<< Sono contento che ci siano anche  i coniugi Cullen e seguito, oltre a voi due. >> incredibile, mio padre era geloso!

<< Si, certo papà. Oggi non lavori? >>

<< Tranquilla, me ne sto per andare. Tu oggi hai da fare? >> disse, alzandosi dal tavolo e indossando la giacca appesa nell’ appendiabiti vicino alla porta.

<< Vado a comprare dei vestiti, niente di speciale comunque. >>

<< D’accordo, stai attenta comunque. Io vado, ciao Bells. >> disse, e uscì dalla porta.

Io finii di mangiare e poi di corsa, salii nel bagno per lavarmi i denti e darmi una passata di trucco.

Presi la borsetta, mi riguardai nello specchio i mi dissi: << Sono pronta. >>

Scesi le scale velocemente e chiusi la porta di casa. Quel giorno, le vie erano affollate, la gente aveva seguito il famoso detto latino, carpe diem, approfittando di quella bella giornata per fare qualche passeggiata. Camminavo lenta, mi guardavo intorno con cuore felice, era una bellissima giornata! Qui e lì salutai qualche signora e con alcune mi fermai a scambiare due paroline, per essere gentile. Finalmente l’estate stava arrivando e con se oltre il relax, le belle giornate come quella. Il primo negozio che avevo deciso di visitare si trovava a due isolati prima della scuola, era piuttosto conosciuto a Forks e i vestitini, sebbene pochi, erano carini. Il locale occupava tutto l’angolo ed era molto pulito e ordinato. Quando entrai, la proprietaria che svolgeva anche il compito di cassiera, mi sorrise. Era simpatica, alta, magra, teneva i capelli raccolti in uno chignon, e indossava sempre bigiotteria in concordanza ai vestiti. Poteva avere al massimo venticinque anni. Mi salutò educatamente e mi invitò a visitare gli scaffali, cosa che accettai molto volentieri. Le magliette erano a dir poco fantasiose, colorate, di tutte le misure, con paillette o semplici. Mi piacquero molto tutte. Mannaggia, mi sarebbe servito il giudizio di Edward in quel momento! La giovane mi si avvicinò, sempre col sorriso sulle labbra.

<< Salve, le serve aiuto? >>

<< Salve, si direi di si. Il nuovo arrivo mi piace molto ma non posso comprare tutto! Sono indecisa. >> spiegai velocemente.

<< Se vuole, posso darle qualche consiglio io. >>

<< Mi servirebbe molto, grazie! >>

Un capo dopo l’altro, le provai tutte e alla fine, grazie all’aiuto della ragazza, decisi cosa prendere: due magliette identiche una arancione e una verde, una magliettina con scollo a V azzurrina e un’altra rosa. Dopo aver pagato e salutato, uscii dal negozio per dirigermi verso quello in cui lavorava Esme, la mia cara “suocera”. L’ esercizio si trovava a cinque isolati più sotto di casa mia, accanto il supermercato. Prima di andarci però decisi di posare le buste nel salotto, per sistemarle al mio definitivo ritorno. Tornata sulla strada, attraversai i versanti sulle strisce proprio come mio padre mi aveva insegnato. Ne stavo attraversando uno ora, quando un rombo mi fece paralizzare in mezzo alla strada. Una macchina era sbucata dalla traversa, correva e quando mi vide fu troppo tardi. Lo stridore delle ruote sull’asfalto significarono un inutile tentativo di frenata. Mi prese in pieno, saltai sul davanti sbattendo la testa sul vetro per poi ricadere sull’asfalto e rotolargli sopra. Un terribile mal di testa mi prese, non riuscivo a capire cosa fosse successo, non riuscivo a vedere. Sentivo scivolare sul mio viso lacrime di sangue. probabilmente. Urli, una folla di gente si era radunata lì, intorno a me. Poi d’improvviso, una donna con la faccia a forma di cuore, pallida come un cadavere, avvolta tutta con panni scuri porsi di fronte ai miei occhi: Esme, mia suocera. Vidi le persone chiedere come stavo e altri chiamare l’autoambulanza.

<< Bella, mi senti piccola? >> chiedeva lei, preoccupata. Provavo a rispondere ma nessun suono usciva dalla mia bocca o semplicemente non muovevo le labbra. Dolore, confusione, paura. Tremavo.

<< Bella! Bella, rispondimi! >>

Non vidi più niente, anche il dolore finì. Intorno a me scorgevo solo oscurità che mi inghiottì facendomi perdere la coscienza.

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** L'inizio del mio tormento. ***


Edward   POV

Ero appoggiato sul mio divano, intento a leggere Cime Tempestose. Non che fosse il mio libro preferito, ma volevo accontentare la mia ragazza, Bella, che ci andava pazza. Il mio telefono iniziò a squillare e, senza badare a chi fosse, risposi.
<< Pronto? >>
<< Edward >>, disse Esme, mia madre. Il suo tono di voce era basso e balbettante. Stava piangendo. Mi misi seduto, stranito dal comportamento di mia madre. Non era da lei chiamarmi mentre era a lavoro. E poi, conoscendola, se parlava in quella maniera, voleva dire che era successo qualcosa, qualcosa di brutto. << Non so come sia successo, la macchina…Bella…sangue…>>. Non riusciva a formulare una frase ma dentro di me, qualcosa scattò. Che cosa volevano dire quelle poche parole? Era successo qualcosa a Bella? Alla mia Bella? Speravo di no con tutto me stesso.
<< Mamma, per favore dimmi dove sei. >>
<< Al lavoro. >>
Chiusi il cellulare e di corsa raggiunsi il garage. Salì sulla Volvo, accesi il motore e partì. Correvo più di quanto dovevo su quella strada ma, in quel momento non m’importava nulla. Volevo solo sapere la verità, sapere cos’era successo a Bella sempre se le era successo qualcosa proprio a lei.
Ci misi meno di cinque minuti per raggiungere mia madre e quello che visti, fu terribile. Una macchina rovesciata, sangue dappertutto e una folla riunita in cerchio. Scesi dalla macchina, le mie gambe tremavano ma sapevo che era solo una cosa psicologica. Vidi arrivare due ambulanze, mentre io mi avvicinai a Esme.
<< Mamma, cos’è successo? >>
Per risposta ebbi solo un singhiozzo. Poi la folla si aprì e vidi ciò che temevo di più: Bella, insanguinata, stesa sull’asfalto senza sensi. Mi sentì morire, per la seconda volta. Perlustrai col mio potere la mente di mia madre e rividi l’incidente. Tremai terrorizzato. Fregandomene di tutto e di tutti, mi avvicinai alla mia ragazza e la presi sulle mie braccia. Respirava, era ancora viva. Provai a chiamarla, urlando perfino ma lei non mi rispose. Due infermieri mi dissero di appoggiarla sul lettino per portarla in ospedale ed io, incapace di reagire, feci come dissero. Salì sulla Volvo con mia madre e mentre lei parlava con Carlisle che si trovava a caccia, io seguivo il veicolo con le serene accese.
<< Edward forse è meglio avvertire Charlie >>, propose Esme. Io non risposi.
Raggiunto l’ospedale, vidi mio padre che ci raggiunse velocemente. Esme gli spiegò meglio la situazione ma a me non importava nulla. M’interessava solo Bella, e come un morto vivente, entrai nell’edificio seguendo quegli uomini che portavano la mia ragazza da una stanza all’altra. Mio padre si mise all’opera subito. Charlie ci raggiunse a sirene spiegate e si scaravento dentro l’edificio come un uragano. Iniziò a tartassare di domande mia madre che, poverina, cercava di tranquillizzarlo e a spiegargli la situazione in un modo meno crudele e doloroso. Io ero completamente assente. Percepivo tutto ma tutto mi era estraneo. Non so quante ore passarono ma a un certo punto, mio padre uscì dalla sala operatoria. Charlie gli si gettò quasi di sopra, coprendolo di domande. Mia madre gli si avvicinò subito sempre più preoccupata. Io, invece, alzai semplicemente il capo. Non avevo bisogno di parlare. Gli lessi tutto. I miei fratelli, che nel frattempo ci avevano raggiunto, mi si avvicinarono e Jasper cercò di utilizzare il suo potere per tirarmi fuori da quel baratro in cui stavo precipitando sempre più velocemente. Ma lo spinsi via, volevo soffrire, meritavo di soffrire. Era colpa mia, dovevo accompagnarla e invece l’ho lasciata al suo fato! “Sono un mostro, sono un mostro, sono un mostro…”, mi ripetevo nella mente.
<< Edward, per favore, non reagire così… >>, piagnucolò Alice, triste.
<< Vedrai che supererà anche questa difficoltà, Bella è forte! >>, provò a dire Emmet, speranzoso. Io, per risposta, gli ringhiai contro.
Nostro padre ci raggiunse, posò una mano sulla mia spalla e disse: << Figliuolo, c’è ancora una possibilità, può ancora svegliarsi. Non perdere la speranza. >>
<< Carlisle, Bella è in coma! E lo hai detto anche tu che rischia di non svegliarsi mai più! Che speranza c’è, allora?! >>, gridai, sopraffatto dal dolore.
<< Bella è sempre stata una ragazza forte, so che le possibilità di un possibile risveglio sono molto poche ma ci sono persone che sono riuscite a uscire da esso. Vedrai che standole accanto, riuscirà a svegliarsi. Finché c’è anche solo una possibilità, tu devi crederci. Devi farlo per lei e per te. Ce la farete, insieme. >>
Non seppi cosa rispondere e abbassai di nuovo il capo.
<< Abbi fiducia, figlio mio. >>

Da quel giorno iniziò il mio tormento.


Ciao! Eccomi tornata con l’aggiornamento. Che ne dite? Ho espresso bene il dolore che prova Edward? Fatemi sapere.


Confusina_ 94: sono contenta che ti piace come inizio, spero di non averti delusa. L’incidente è un momento brutto ma cruciale, in questa storia. Non voglio anticipare nulla. ^^ baci.
Lorelaine86: come hai richiesto, ho aggiornato. A causa di impegni non riesco ad aggiornare velocemente. Spero che il cap ti piaccia, fammi sapere se vuoi. Baci.
Ringrazio le persone che hanno messo la storia tra i preferiti e tra i seguiti e naturalmente, i lettori. Ho bisogno del vostro incoraggiamento.

P.s.: mi farebbe piacere ricevere sia commenti che critiche, non mi reputo una grandissima scrittrice e perciò, i vostri consigli mi possono essere utili.


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