Quando tutto cambia

di Dea Agnesa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 1 ***
Capitolo 2: *** Cap. 2 ***
Capitolo 3: *** Cap. 3 Prima parte ***
Capitolo 4: *** Cap. 3 Seconda parte ***
Capitolo 5: *** Cap.4 Prima parte ***
Capitolo 6: *** Cap. 4 Seconda parte ***
Capitolo 7: *** Cap. 5 ***
Capitolo 8: *** Cap. 6 ***
Capitolo 9: *** Cap. 7 ***
Capitolo 10: *** Cap. 8 ***
Capitolo 11: *** Cap. 9 ***
Capitolo 12: *** Cap. 10 ***
Capitolo 13: *** Cap. 11 ***
Capitolo 14: *** Cap. 12 ***
Capitolo 15: *** Cap.13 ***
Capitolo 16: *** Cap. 14 ***
Capitolo 17: *** Cap. 15 ***
Capitolo 18: *** Cap. 16 ***
Capitolo 19: *** Cap. 17 parte prima ***
Capitolo 20: *** Cap. 17 parte seconda ***
Capitolo 21: *** Cap. 18 ***
Capitolo 22: *** Cap. 19 ***
Capitolo 23: *** Cap. 20 ***
Capitolo 24: *** Cap. 21 ***
Capitolo 25: *** Cap. 22 ***
Capitolo 26: *** Cap. 23 ***
Capitolo 27: *** Cap. 24 ***
Capitolo 28: *** CAPITOLO EXTRA ***
Capitolo 29: *** Cap. 25 ***
Capitolo 30: *** Cap. 26 + extra ***
Capitolo 31: *** Cap. 27 ***



Capitolo 1
*** Cap. 1 ***


Tutto andava bene.

Per la prima volta poteva ammettere che la sua vita era “quasi perfetta”.

Alexander Gideon Ligthwood, o semplicemente “Alec”, era seduto ad un tavolo di un noto locale di Londra il “The London Pub” con i suoi migliori amici Clary, Simon, Jonathan e i suoi fratelli Isabelle e Jace.

Tutti insieme stavano festeggiando la fine dell'anno scolastico e la consegna dei diplomi avvenuta poche ore prima.

Quello era stato un anno davvero molto impegnativo, la Highgate Wood School, nonostante non potesse di certo essere considerato tra gli istituti privati più facoltosi di Londra, vantava un corpo docente particolarmente severo e soprattutto negli ultimi mesi prima del diploma erano riusciti davvero a dare il meglio di loro, assegnando, senza pietà, progetti e ricerche di approfondimento, come se quello che si doveva studiare non fosse già abbastanza.

Poter mettere la parola “fine” a questo periodo delle loro vite era paragonabile ad una sorsata di acqua fresca dopo mesi passati nel deserto.

Alec con il sorriso sulle labbra e un bicchiere di birra in mano, osservava uno per uno i suoi amici.

Jace non era suo fratello di sangue, infatti era stato adottato da piccolo dopo la morte dei suoi genitori, questo non sminuiva il profondo legame che li univa, di fatto entrambi si consideravano più che fratelli, il loro legame era talmente forte che entrambi avrebbero dato la vita l'uno per l'altro se fosse stato necessario.

Quando entrambi avevano avuto circa 7 anni, Jace era stato preso di mira da un ragazzino che frequentava la loro stessa scuola.

Questo trovava particolarmente divertente sottolineare il fatto che Jace non fosse un Lightwood e che Alec e Isabelle non fossero davvero suoi fratelli.

Jaca che in quegli anni era un bambino molto chiuso, reduce da poco della scomparsa dei genitori e catapultato in una città sconosciuta, era anche incapace di difendersi. Così un giorno Alec prima di entrare in classe lo prese da parte, trascinandolo dentro un ripostigliogli delle scope, e gli disse che se anche era vero che loro non erano nati dalla stessa mamma e lo stesso papà, saranno fratelli perchè sceglieranno di esserlo e non perchè sarà imposto da legami di sangue.

Quel giorno decisero che il loro legame sarà più forte di qualsiasi altro, così forte che quando uno dei due starà male l'altro lo saprà immediatamente e correrà in suo aiuto.

Questa unione speciale la chiamarono “legame Parabatai”.

Adesso probabilmente entrambi non ricorderanno più questo termine usato da piccoli, ma l'essenza di quello che si promisero quel giorno li accompagna tutt'oggi.

Nonostante questi bei principi e l'affetto che li unisce, Jace a volte riusciva davvero a far imbestialire Alec comportandosi da cretino con le ragazze.

Lui era il capitano della squadra di football del liceo, non c'era da stupirsi infatti se sfruttasse questa sua posizione per rimorchiare (non che ne avesse bisogno, essendo particolarmente affascinante le ragazze gli avrebbero ronzato attorno anche se fosse stato un barbone).

Questo però non doveva far pensare che fosse il classico bel biondo palestrato e senza cervello.

A scuola aveva sempre vantato una buona media, che riusciva a mantenere durante l'anno grazie ad un pizzico di studio e ad una buona dose di faccia tosta, che faceva sempre sorridere i prof.

Cosa dire di sua sorella Isabelle, o Izzy per gli amici, era sicuramente la ragazza più avvenente di tutta la scuola.

Nonostante lei e Alec fossero gemelli non potevano essere più diversi, sia fisicamente che caratterialmente.

Se Alec poteva essere definito un ragazzo pacato, riflessivo e introverso, sua sorella al contrario era esuberante avventata e impulsiva.

Ma la sorella era molto di più di feste ,alle quali si trascinava abitualmente i fratelli, e abiti firmati.

Lei era la guerriera alla quale Alec sapeva di potersi appoggiare in caso di difficoltà, era la mano gentile che lo accarezzava quando era triste e la confidente a cui apriva il suo cuore quando aveva bisogno di sforgarsi.

Senza di lei, infatti, non avrebbe mai saputo accettare la sua omosessualità.

Quando glielo disse, seppe subito che lei non lo avrebbe mai giudicato ne criticato, soprattutto non lo avrebbe spinto ad aprirsi al mondo fino a quando non si sarebbe sentito pronto lui stesso.

Per queste ragioni l'amava profondamente.

Jonathan d'altro canto, era un ragazzo eccezionale, i due si erano conosciuti solo due anni prima e quello che colpì subito Alec fu la semplicità con la quale riuscì ad essere suo amico.

In realtà non dovrebbe sorprendere tutto questo, visto che Jonathan veniva considerato da tutti come “il ragazzo perfetto”. Aveva l'innata capacità di farsi amare da tutti, era uno di quei tipici ragazzi che sapeva sempre cosa dire e come comportarsi riuscendo ad uscire da vincente in ogni situazione.

Alec si trovava spesso ad osservarlo quando amabilmente discuteva con gli altri, sperava in cuor suo un giorno di poter avere anche solo un decimo della sicurezza e dello charm che aveva l'amico.

Come se non bastasse era anche lo studente migliore della scuola, posto che prima del suo arrivo era detenuto da Alec, non che questo fosse un problema per lui, anzi credeva fosse appagante avere qualcuno con cui confrontarsi.

A volte pensava seriamente che senza l'aiuto di Jonathan e dei lunghi pomeriggi passati a studiare, non sarebbe mai riuscito a mantenenere una media abbastanza alta da poter fare domanda e sperare di essere ammesso ad Harvard.

Clary invece era uno scricciolo dai capelli lunghi e rossi come il fuoco, anche se all'apparenza poteva apparire timida era invece capace all'occorrenza di tirar fuori gli artigli, diventando una vera forza della natura.

Si erano conosciuti durante il secondo anno di liceo e dal preciso momento in cui i suoi occhi si posarono sulla figura di Jace fu chiaro a tutti, tranne al diretto interessato ,che non avrebbe guardato allo stesso modo nessun ragazzo.

E fu così per tutti quegli anni, rimase ad osservarlo in maniera discreta aspettando il momento in cui lui si fosse accorto di lei e l'avrebbe vista con occhi diversi di quelli con cui si guarda una semplice amica.

Ad oggi però non ebbe fortuna.

Insieme a Simon si occupavano del giornaletto della scuola, lei più che altro scriveva gli articoli mentre lui era il fotografo ufficiale, pronto ad immortalare ogni scoop con la sua “Canon EOS 700D”.

Ma la cosa davvero interessante di Simon era che faceva parte di una band, certo non paragonabile a grandi band di successo ma in fondo avevano solo 18 anni e come diceva sempre Jonathan per incoraggiarli “da qualche parte si deve pur cominciare”.

Infatti da qualche parte avevano iniziato, precisamente dal locale serale in cui lavorava Jonathan, grazie a lui erano riusciti ad avere un contratto per suonare una sera a settimana.

Se solo avessero smesso di cambiare il nome alla band ogni mese forse sarebbero anche stati presi più sul serio. Quel mese erano “Le bestie del rock”.

    -Alec...ehi alec!- lo chiamò Jace scrollandolo leggermente.

    -eh?..oh si scusami, ero sovrappensiero-

    -Lo vedo fratello, non starai ancora pensando a cosa ne sarà della tua vita se non verrai ammesso ad Harvard?!-

    -Per l'angelo Alec!- disse Isabelle battendo forte le mani sul tavolo – Ci siamo appena diplomati, dovremmo solo pensare a come trascorrere ogni sera da qui fino al primo giorno di college!-

    -Non è quello che fai già abitualmente?- chiese Alec

    -Piuttosto- si intromise Clary, mentre Isabelle faceva la linguaccia a suo fratello – dove andremo questa sera per festeggiare?-

    -Fanno una...- Simon deglutì un boccone di patate fritte e continuò -...mega festa al Pandemonium-

    -Come fai a mangiare così tanto?- chiese Alec sgomento osservando il piatto stracolmo di cibo sul tavolo di fronte a Simon.

    -Che volete?!- rispose questo alzando le spalle- Sono in fase di crescita...e poi quando sono felice mangio- fece un sorriso a 32 denti ai suoi amici e si fiondò di nuovo sul cibo.

Clary e Jonathan ridevano di gusto mentre Alec continuava a osservarlo corrucciato.

    -Ragazzi per piacere, parliamo di cose serie..- disse Isabelle sistemandosi i capelli e sporgendosi verso il tavolo per continuare a parlare. Non fece però in tempo a proferire parola che un coro di voci la fermò.

    -Cosa vi mettete questa sera?- Alec, Jace e Jonathan imitarono nello stesso momento la voce di Isabelle.

Clary scoppiò a ridere portandosi le mani davanti alla bocca per trattenersi mentre Isabelle guardava tutti con sguardo truce.

    -AH, AH, AH- fece lei mettendo su il broncio e incrociando le braccia al petto – Ma come siete divertenti! FORSE sarei dovuta uscire con Abbie Morgan e il suo gruppo invece di venire a mangiare con voi!-

    -Abbie Morgan!?- fece Simon sconvolto- Quell'oca giuliva che è andata a letto con TUTTA la squadra di football del liceo?-

    -In realtà non con tutti...io me ne sono tirato fuori- rispose calmo Jace dopo aver rubato una patatina dal piatto di Simon.

Calò il silenzio. Tutti guardavano il biondo con le sopracciglia inarcate chiaro segno che non credevano ad una parola di quello che aveva detto.

    -Oh andiamo! Ho anch'io una dignità sapete!?- rispose Jace rosso in volto e borbottando tra sé mentre gli altri continuavano a ridere divertiti.

Ad un certo punto furono distratti dal suono di un cellulare.

    -È il mio- disse subito Alec mentre toglieva il cellulare dalla tasca dei pantaloni e rispondeva.

    -Alec...- era la voce di Maryse, la madre di Alec.

    -Mamma?...che succede?- fece Alec avendo subito avvertito qualcosa di strano dal tono della voce di sua mamma.

    -Dovete tornare a casa-

Maryse cercava di mantenenere un tono di voce calmo ma suo figlio capì subito che probabilmente la madre aveva appena pianto.

    -Mamma dimmi cosa succede?! Tu stai bene?e Max?- Alec si alzò dalla sedia di scatto mentre gli amici lo guardavano allarmati.

    -È...è...Max...si tratta di Max, tornate a casa subito!- rispose Maryse che ora non riusciva più a trattenere i singhiozzi.

    -Max?! Mamma cosa?!- chiese Alec con il panico che cominciava ad affiorare nei suoi occhi blu.

Sua madre non rispose, aveva già riattaccato, e Alec rimase in piedi di fronte a tutti con il cellulare ancora all'orecchio e le ultime parole di sua mamma che gli rimbombavano nella testa.

Si tratta di Max.

Si tratta di Max.

Si tratta di Max.

-Max...- bisbigliò Alec ripensando al suo fratellino che aveva visto solo poche ore prima, quella stessa mattina prima di uscire per andare alla cerimonia di consegna dei diplomi.

 

                                                                                          * * * * *

 

    -Andiamo Izzy, esci da quel bagno!!- disse uno spazientito Alec, con la camicia ancora sbottonata e i capelli tutti arruffati, mentre bussava forte alla porta del bagno.

    -Ancora qualche minuto è ho finito- urlò Isabelle.

Poi si sentì il chiaro rumore di un asciugacapelli che veniva azionato.

Ecco perfetto!ora ci vorrà una vita pensò Alec che aveva cominciato a battere la testa nella porta.

Poi alzando la voce, per farsi sentire dalla sorella nonostante il rumore, disse:

-Izzy ti prego, è da un'ora che sei chiusa qui e io non ho ancora neanche lavato i denti!-

-Vai nell'altro bagno- tagliò corto lei.

-Nell'altro bagno ci sta da un'ora Jace!- replicò Alec esasperato mentre tra uno sbuffo e l'altro si allontanava di mala voglia dalla porta.

Cominciava davvero a prendere in considerazione l'idea di andare a casa di Jonathan per preparasi, tanto avrebbe solo dovuto attraversare la strada e sicuramente l'amico sarebbe stato felice di dividere il bagno con lui.

Sarà meglio che avverta Clary e Simon che faremo ritardo...o che probabilmente non arriveremo mai.

Tornò in camera sua e mandò un messaggio veloce ai suoi amici. Appena appoggiò il cellulare sul comodino sentì una porta aprirsi e pensando fosse Isabelle che usciva dal bagno si precipitò fuori dalla stanza.

Non fu sua sorella quella che vide nel corridoio ma suo fratello Max, ancora in pigiama e a piedi scalzi.

-Max! Cosa ci fai in piedi? Torna a letto che prendi freddo-

- Non voglio, mi annoio a letto!e poi ora voi andate via e mi lasciate solo- piagnucolò il bambino.

Alec si avvicinò a lui gli scompigliò i capelli e lo fece rientrare in camera aiutandolo a rimettersi a letto. Poi ispezionò veloce la stanza e afferrò una piccola sedia di plastica gialla che usò per sedersi ai piedi del letto.

-Max non puoi venire, ne abbiamo già parlato ieri sera, prima deve abbassarsi la febbre e poi potrai di nuovo uscire a giocare- disse Alec guardando il fratello negli occhi, il quale nel frattempo abbassò la testa e prese a torturare un lembo del pigiama.

-Ma ora sto bene...ho preso le medicine-

-Sei un piccolo testone! Il dottore ieri ha detto che devi stare a casa, vuoi guarire no?allora fa il bravo e stai qui-

-Ho paura a stare solo-

- Max, sappiamo entrambi che questa è solo una scusa, e poi non sarai solo, verrà Lydia a farti compagnia...ti piace Lydia no?-

-Si....è simpatica- si arrese il bambino.

-Tornerò presto te lo prometto- disse Alec baciando il fratellino sulla fronte e mettendo a posto la sediolina.

Stava per uscire quando Max lo richiamò.

-SI?...- disse Alec riavvicinandosi al fratello.

- Fratellone...non è che...potresti controllare sotto il mio letto?- Disse Max con la voce ridotta ad un sussurro e il viso rosso per l'imbarazzo.

Alec trattenne una risata e si avvicinò al letto per dare un'occhiata veloce.

-Niente di niente qui sotto- disse riemergendo da sotto il letto – tranne un mucchio di giochi- nel dirlo mostrò a Max una action figures di Naruto che teneva stretta in mano.

-...e...nell'armadio?- continuò Max.

- Max ma cosa ti prende? Non hai mai creduto ai mostri sotto al letto o all'uomo nero nell'armadio-

- Il fatto è che...ho fatto un brutto sogno...qualcuno mi osservava mentre dormivo!-

- Max i sogni non possono farci del male...non sono reali- cercò di rassicurarlo Alec.

- Ma questo sembrava vero!- esclamò allarmato il fratellino.

Proprio in quel momento si sentirono dei passi in corridoio e la voce altisonante di Isabelle esclamare:

- Aleeec, il bagno è libero!-

- Devo proprio andare adesso o oggi non mi diplomerò!- disse Alec scompigliando i capelli a Max e uscendo veloce dalla stanza.

- Ciao....- disse tristemente Max con la manina.

Alec però era già fuori dalla stanza.

 

 

                                                                                                *****

 

Subito dopo la telefonata Alec uscì svelto dal locale con gli amici alle calcagna.

Gli sembrava di agire come un automa, non sentiva quello che Isabelle gli chiedeva e non si accorse di aver urtato un cameriere facendogli rovesciare le ordinazioni né di essere uscito dal pub senza aver pagato.

Fermò al volo un taxi e salì insieme ai fratelli, mentre di sfuggita coglieva gli sguardi allarmati dei suoi amici che lo guardavano cercando di capire quello che stava succedendo.

Durante il tragitto riferì a Isabelle e Jace il contenuto della chiamata, loro lo guardavano senza però osare dir nulla. Solo dopo qualche minuto Jace cercò di rompere il silenzio infondendo un po' di speranza ai fratelli.

-Andiamo ragazzi..non sarà nulla di grave!...forse quella piccola peste si è fatto male, lo sapete che non riesce mai a stare fermo...si sono sicuro che sta bene!-

Alec non aveva il coraggio di rispondere, non voleva esprimere a parole quello che pensava realmente.

Conosceva bene sua madre, non l'aveva mai sentita così sconvolta, neppure dopo il divorzio con suo padre.

Maryse Lightwood era una donna forte, razionale e austera, affrontava tutto con gran coraggio e suo figlio era sicuro che se non fosse successo qualcosa di davvero preoccupante non sarebbe stata così sconvolta.

I tre fratelli sulla macchina si tenevano per mano per farsi forza a vicenda ma quando arrivano vicino casa Isabelle li lasciò andare per rivolgersi all'autista.

-Scusi perchè si ferma?! Non siamo ancora arrivati!-

- Non posso procedere oltre, non vedi?...la polizia sta bloccando il passaggio- rispose questo spazientito.

A quelle parole Alec scese dalla vettura seguito dai fratelli, mentre Jace pagava e Isabelle si copriva la bocca spalancata con le mani quello che si presentò di fronte agli occhi blu del ragazzo fu solo caos.

C'erano parecchie macchine della polizia con i lampeggianti accesi, alcuni vicini curiosi che raccolti in gruppetti parlottavano di quello che era successo, sul vialetto di casa era parcheggiata un'ambulanza.

Alec vide sfrecciare sua sorella verso la madre che poco distante stava parlando con degli agenti, appena vide Isabelle scoppiò in lacrime.

Poco distante invece c'era il commissario di Scotland Yard, un uomo alto e con sguardo severo,il suo nome era Robert Ligthwood ed era il padre di Alec.

Discuteva con gli agenti della scientifica, quando notò Alec che lo osservava gli fece un cenno ma il figlio voltò svelto il viso facendo finta di non averlo visto.

La testa cominciava a girargli, tutto quello che stava vivendo sembrava un brutto sogno e aveva freddo nonostante la temperatura mite degli ultimi giorni.

Prese un bel respiro e sentì due agenti che gli passavano accanto per dirigersi verso la macchina parcheggiata accanto ad Alec. Tese le orecchie e provò ad ascoltare cosa si stavano dicendo.

-La stanza è interamente coperta di sangue, sul muro, sul letto...è uno schifo, sembra sia stato sgozzato un maiale!- disse uno di questi.

Fu a quel punto che Alec fece qualcosa che mai si sarebbe aspettato conoscendo bene la sua indole pacata. Fu come un impulso a cui non riuscì a resistere.

Si scagliò come una furia verso l'agente che aveva appena parlato, scaraventandolo verso la portiera della macchina e tenendolo fermo con tutta la forza che aveva.

-MA COSA CAZZO?!- tuonò l'uomo.

Appena finì di parlare si vide arrivare un pugno all'altezza dello zigomo.

-È DI MIO FRATELLO CHE STAI PARLANDO, FIGLIO DI PUTTANA!- urlò Alec già pronto a sferrare un altro pugno.

-ehi, moccioso! Allontanati da lui!- gli intimò l'altro agente tirano fuori la pistola e puntandola verso alec.

Per tutta risposta Alec invece che allontanarsi e allentare la presa spinse ancora più forte l'uomo che ora si trovava completamente bloccato tra Alec e la macchina.

-Lasciamo andare, Alexander- disse una voce calma e sicura che Alec conosceva bene.

Si girò e vide suo padre, nel suo impeccabile completo, con una sigaretta in bocca.

- Commissario! Questo ragazzo..- iniziò a parlare l'agente che aveva estratto la pistola e che ancora era puntata verso Alec.

- Si da il caso che “il ragazzo” sia mio figlio- disse indicandolo con un cenno, poi continuò con voce dura – E abbassa quella pistola, idiota!-

- Ma signore...ha colpito l'agente Smith!-

- Taci!- disse il signor Lightwood spazientito, poi si voltò verso il figlio – Per l'amor del cielo Alexander, vuoi LASCIARLO!?-

Alec, controvoglia, mollò la presa, massaggiandosi il braccio con il quale fino a quel momento aveva tenuto fermo l'uomo.

Il signor Ligthwood gli si avvicinò, buttò a terra la sigaretta dopo una lunga “tirata”, lo prese per un braccio e lo trascinò via, sotto gli sguardi pieno di astio dei due agenti.

- Hai appena conosciuto i due agenti più idioti di Scotland Yard- spiegò il padre fermandosi e guardando Alec negli occhi – Smith è il peggiore dei due, ha il grilletto facile! Ma è il nipote del sovrintendente quindi...-

- Non me ne frega un...- si fermò un attimo, guardò suo padre e continuò -...NIENTE!....papà cosa sta succedendo?!...dov'è Max?-

Nel pronunciare il nome del fratellino trattenne a stento le lacrime che gli bruciavano gli occhi.

- Alexander siediti- disse il padre indicando il marciapiedi.

- Non voglio sedermi!! voglio sapere cosa sta succedendo?-

- Come preferisci- disse il signor Lightwood accendendosi un'altra sigaretta.

Alec rimase in attesa osservando il padre, avrebbe voluto urlare e strattonarlo solo per vedere in lui una qualsiasi reazione, sarebbe andata bene una qualsiasi emozioni che lo rendesse più umano. Invece tutto quello che si ritrovò fu una spiegazione fredda e distaccata.

- Max è scomparso, non abbiamo idea di dove sia e sembra che nessuno abbia visto niente-

Il commissario di Scotland Yard fu chiaro e conciso come era sua abitudine.

- Ma...ma il sangue?! E ..l'ambulanza?-

- l'ambulanza era per la ragazza, Lydia Branwell-

- Lydia? Ma sta bene?!- chiese Alec allarmato

- Alexander la signorina Branwell...è morta-

oh no! Oh mio Dio Lydia!

Alec non poteva credere alle sue orecchie, non voleva crederci. Non poteva dire di essere legato a quella ragazza ma la conosceva ormai da un paio di anni, ogni tanto faceva da baby sitter a Max, era sempre molto gentile e dolce con il suo fratellino.

-E il sangue..quello di cui parlavano quegli agenti?!- chiese Alec

- La scentifica lo sta analizzando ma sappiamo con certezza che non è della ragazza, adesso sarà meglio che torni da tua madre, ti starà cercando-

- e Max??non si sa niente di lui?come fate a dire che è scomparso e che non è...- le parole gli morirono in gola.

- Non è stato trovato il corpo – rispose il padre distogliendo lo sguardo.

Alec non credeva a quello che stava sentendo, solo l'idea del corpicino di Max privo di vita gli fece venire un capogiro e la nausea. Sentiva in bocca il sapore della bile, avrebbe voluto voltarsi e vomitare pure l'anima e invece suo padre parlava come se nulla fosse, come poteva essere così impassibile?

- MIO DIO, ma ti SENTI?! Stai parlando di tuo figlio! Come puoi essere così insensibile? Non hai un briciolo di umanità!- disse disperato Alec

- Le amozioni ci rendono deboli, Alexander- disse suo padre, che adesso sembrava infastidito – come pensi possa essere di una qualche utilità qui se i miei giudizi venissero offuscati dai sentimenti?! Come pensi sia diventato commissario di Scotland Yard, con la compassione? Pensi che con l'umanità ritroverò mio figlio?!- tirò una boccata di fumo dalla sigaretta ancora accesa e si massaggiò le tempie.

- Non stai lavorando adesso, stai parlando con me!ah e si..grazie oggi mi sono diplomato!-

Queste parole gli uscirono dalla bocca come fossero veleno, fino a quel momento neanche si era reso conto di essere arrabbiato con suo padre.

- Questo atteggiamento è da immaturi Alexander, mi aspettavo più buon senso da parte tua- dopo di ciò si voltò per andarsene.

Fece solo qualche passo che Alec lo costrinse a fermarsi.

- Sai fare solo questo...andartene...come quando hai lasciato la tua famiglia- Alec non riuscì più a trattenere le lacrime che ora scendevano silenziosamente nel suo volto.

È colpa tua...mi hai lasciato

Il signor Ligthwood si voltò verso il figlio ma non fece in tempo a rispondergli che arrivò di corsa un giovano ragazzo, di qualche anno più grande di Alec, con un paio di occhiali tondi e spessi e un blocco per appunti in mano.

- Signore! Commissario signore! Si sta radunando una cerchia di giornalisti e il sovrintendente vuole parlare urgentemente con lei- disse il giovane, tutto d'un fiato e sistemandosi gli occhiali.

- Maledetti avvoltoi! Digli di sparire- rispose

- Al sovrintendente?!- chiese allarmato il ragazzo mentre prendeva febbrilmente appunti.

- NO emerito idiota! Al sovrintendente riferisci che sarò da lui appena finirò di parlare con mio figlio-

- Figlio...- sussurrò il ragazzo scrivendo l'ultima parola sul foglio, poi corse via.

Ci fu un imbarazzante silenzio in cui Alec cercò di asciugarsi le lacrime con le maniche della maglietta. Odiava farsi vedere così debole da suo padre.

Poi incrociò le braccia al petto e disse:

- Sembra quasi vero quando lo dici...-

- Quando dico cosa?- rispose suo padre che cominciava a perdere la pazienza.

- Che sono tuo figlio, quando in realtà non ti è mai importato niente di me!-

I tratti del viso del signor Ligthwood si addolcirono per un'attimo e se anche per una frazione di secondo Alec potè giurare di aver riconosciuto suo padre in quel volto e non il commissario di Scotland Yard. Quello stesso padre che gli aveva insegnato ad andare in bici sul vialetto in cui si trovavano in quel momento.

- Alexander tengo molto a te e ai tuoi fratelli, quello che è successo tra tua madre e me...è complicato...ma voi siete i miei figli e io vi proteggerò sempre.

- Non mi pare ti stia riuscendo bene-

Alec si pentì subito di quello che disse, ma proprio non era stato in grado di trattenersi, non sapeva se fosse perchè era sconvolto dalla perdita di Max o perchè semplicemente aveva bisogno di qualcuno da incolpare.

È colpa tua...mi hai lasciato.

- Alexander...-

Suo padre fece qualche passo per avvicinarsi ad Alec ma questi indietreggiò e portò una mano avanti per bloccare qualsiasi possibilità di contatto.

Osservò suo padre e solo in quel momento si accorse di quanto fosse invecchiato dall'ultima volta che lo aveva visto. Cominciavano a comparire dei capelli bianchi, aveva delle rughette agli angoli degli occhi e la postura che prima era perfettamente dritta adesso appariva più curva, sembrava più...stanco.

È colpa tua...mi hai lasciato.

- Cosa vuoi che faccia?- chiese suo padre, quasi come una supplica, chiudendo gli occhi.

- Trova Max- disse semplicemente Alec

Suo padre sospirò e annui, poi con le spalle curve e senza dire una parola si voltò e andò via.

Alec a quel punto si lasciò andare ad un pianto disperato inginocchiandosi a terra e tenendosi la testa tra le mani.

È colpa tua...mi hai lasciato.

È colpa tua...mi hai lasciato.

È colpa tua...mi hai lasciato.

È colpa mia Max...ti ho lasciato...è tutta colpa mia.

 

 

 

 

 

Ed eccoci qui XD arrivati alla fine del primo capitolo, spero vi sia piaciuto :)!

questa è la seconda fan fiction che scrivo, mi vergogno a dirlo ma la prima è da una vita che l'ho iniziata e non è ancora finita, sono un disastrooooo! Infatti mi ero ripromessa di finirla assolutamente solo che ero troppo impegnata con l'università e non riuscivo proprio a concentrarmi, e voi vi starete chiedendo : e per questa invece il tempo l'hai trovato?

In effetti è stata una cosa strana, mentre studiavo ho pensato a tutta la storia! Poi ho preso un quaderno e ho iniziato a scrivere...e a scrivere...e a scrivere, vi dirò che ho già scritto i primi tre capitoli XD, l'unico stress è doverli riscrivere al pc :( ..ma pazienza!

Cooomunque per qualsiasi consiglio o critica o altro scrivetemi pure, lasciate una recensione che fa sempre piacere :).

ah se per caso vi state domandando dove si è cacciato Magnus...tranquilli arriverà presto!

Al prossimo capitolo allora!

 

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Capitolo 2
*** Cap. 2 ***


Era passato quasi un mese da quel fatidico giorno in cui era scomparso Max, il fratellino di Alec, da allora la famiglia Lightwood non si dava pace.

Soprattutto Alec viveva tormentato dai sensi di colpa, pensava che se non lo avesse lasciato solo quella maledetta mattina le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso.

O forse sarei morto anche io come Lydia.

Sospirò portandosi una mano tra i capelli e senza fretta si alzò dal letto.

Per un attimo lanciò uno sguardo alla sua immagine riflessa nel vetro della finestra chiusa, non poteva certo dire di essere un bel vedere, anzi aveva un aspetto pessimo, con profonde occhiaie, più pallido del solito e la barba non fatta da una settimana.

Gran parte dell'aspetto debilitato era dovuto al fatto che la notte non riuscisse proprio a chiudere occhio, quelle poche ore in cui riusciva a prendere sonno erano tormentate da incubi in cui vedeva suo fratello morto in un lago di sangue oppure strane presenze che lo scrutavano nel buio della sua camera.

Aprì la finestra per far entrare un po' di luce e di aria fresca in quella stanza che nelle ultime settimane era diventata la sua “fortezza della solitutine” , così l'aveva denominata Simon.

Mai nome fu più appropriato, rifletteva benissimo lo stato d'animo in cui si trovava Alec, si sentiva...solo.

Si avvicinò alla sua scrivania, stracolma di articoli e ritagli di giornali, ormai non faceva altro che leggere. Una pagina in particolare attirò la sua attenzione.

 

 

Scotland Yard brancola nel buio

 

Del piccolo Max Lightwood, 7 anni anni, non si sa nulla dal 23 giugno dello scorso mese. Robert Lightwood, commissario di Scotland Yard e padre del bambino così dichiara : “stiamo facendo tutto il possibile per ritrovarlo, adesso toglietevi dai piedi e lasciateci fare il nostro lavoro”. Eppure verrebbe da chiedersi se il commissario Lightwood stia davvero facendo tutto ciò che è in suo potere per ritrovare il figlio visto che attualmente non ci sono stati avanzamenti nelle indagini....continua PAG. 7

 

di Camille Belcourt

 

Alec non prosegui nella lettura ma staccò, con un colpo secco, la pagina dalla rivista di cronaca e la lanciò nel cestino della carta straccia, poi prese un altro giornale di qualche giorno e ricominciò a leggere.

 

Max Lightwood, sequestrato per vendetta?

 

Max Lightwood, il bambino scomparso ormai da due settimane sta forse pagando a causa del lavoro del padre? Noto commissari di Scotland Yard.

È questo quello che molti si domandano.

Gisella Mclion, 68 anni, vicina di casa dei Lightwood e intima amica della signora Lightwood, così risponde alla nostra domanda su che idea si sia fatta della spiacevole vicenda : “Conosco molto bene Robert e Maryse, sono brave persone, ma Robert ha messo dietro le sbarre così tanta gente che probabilmente si sarà fatto un mucchio di nemici”.

Quindi è possibile che il rapimento del bambino non sia altro che un modo per vendicarsi di Robert Lightwood?

Staremo a vedere, per ora però nessuna notizia ufficiale...continua PAG. 10

 

di Camille Belcourt

 

 

Ebbe il tempo di finire di leggere quest'ultima riga che sentì bussare alla porta, senza sollevare gli occhi dalla rivista disse:

- Non ho fame-

- Alec, sono Jace!-

- Entra- disse Alec mentre riordinava i fogli sparsi davanti a sé.

Jace aprì la porta con uno scatto e appena vide Alec storse il naso in un chiaro segno di disgusto e incrociò le braccia al petto osservando corrucciato il fratello.

- Alec ma ti sei guardato allo specchio?!- chiese Jace osservando il fratello ancora in pigiama.

- Si un'attimo fa- rispose senza interesse e non rivolgendogli la minima attenzione.

Jace chiuse la porta e a grandi passi si avvicinò a lui. Lo costrinse a guardarlo voltandogli il viso in malo modo, tenendolo fermo con una mano.

- Alec, fai schifo! Sembri un barbone, stai tutto il giorno dentro questa stanza, non mangi quasi nulla e...puzzi!-

Alec rimase turbato da quelle parole, osservava Jace a bocca aperta, non si sarebbe mai aspettato che gli dicesse quelle cose. Forse non si stava prendendo molta cura di se nell'ultimo periodo e sicuramente non mangiava con molto appetito ma il suo fratellino era scomparso e sinceramente l'aspetto esteriore era l'ultimo dei suoi pensieri e soprattutto non era affatto vero che stava tutto il giorno in camera.

Ogni giorno usciva per comprare il giornale e poi tornava in camera ...dove aspettava che un altro giorno finisse.

Ok ok non sto uscendo moltissimo.

Cosa ancora più importante, come si permetteva a dire che puzzava?! Aveva fatto una doccia sicuramente la sera prima...o forse quella prima ancora, o forse era stato tre giorni fa?

Alec allontanò la mano di Jace che ancora lo teneva fermo e chinò la testa per annusare la sua maglietta, poi alzò il viso esterrefatto.

- Oh mio Dio! Puzzo come nostra zia Francine- esclamò scioccato.

- No fratello- disse Jace prendendogli le mani tra le proprie – tu puzzi come lo zio Ferdinand-

- Ma se è morto!- disse Alec

- Appunto...- rispose Jace

- Ma smettila!- esclamò Alec divertito alzandosi dalla sedia e sistemandosi sul letto dove venne raggiunto subito dal fratello.

- Almeno sono riuscito a farti sorridere- disse Jace sorridendo a sua volta e mettendogli una mano sulla spalla.

- Mi dispiace- disse Alec arrossendo e tornando serio – Non voglio farti preoccupare, lo so che mi sono estraniato da tutto e da tutti da quando...e successo-

- Lo so...ci stiamo tutti male, ma dobbiamo restare uniti Alec, soprattutto adesso! Izzy ha bisogno di te, con me non riesce a confidarsi e la mamma si è buttata a capofitto sul lavoro per cercare di distrarsi, ieri sera non è tornata neppure per cenare...non te ne sei accorto?-

Quelle parole gli caddero addosso come un macigno, come poteva essere stato così egoista da pensare solo al suo dolore senza curarsi degli altri? Si sentiva un verme, la sua famiglia gli era sempre stata vicina, adesso lui non si accorgeva neppure che la sera prima sua madre non era in casa per la cena.

- Jace..io...non so che dire...mi vergogno così tanto- nel dire questo si chinò e si coprì il volto con le mani.

- ehi!- disse Jace scompigliandogli i capelli – Non è successo niente, vogliamo solo che torni quello di prima-

- Se solo ritrovassimo Max, mi sento così impotente!-

Jace sospirò alzandosi dal letto e si avvicinò alla scrivania scrutando con la fronte corrugata gli articoli che poco prima stava leggendo Alec, ne prese uno a caso e iniziò a leggere ad alta voce:

- Il piccolo Max è stato ucciso?..sappiamo davvero poco del caso Ligthwood, ma molti si chiedono se ci siano speranze di ritrovare il bambino ancora vivo. Scotland Yard non vuol fare trapelare niente, questo significa forse che sono vicini alla risoluzione del caso o che invece, molto più plausibile, siano lontani anni luce....- Jace si voltò arrabbiato verso Alec – Questa è solo spazzatura! E indovina da chi è stato scritto? Da Camille Belcourt! Quella perfida cagna ce l'ha con la nostra famiglia perchè non gli abbiamo rilasciato un'intervista, papà ha fatto di tutto per far tacere i gironalisti ma lei non demorde!!- strappò con forza il foglio che teneva in mano,aveva gli occhi che avrebbero fulminato chiunque gli si fosse avvicinato e una vena sul collo che pulsava.

- Lo so che vuole solo un po' di notorietà screditando Scotland Yard! Ma in fondo non ha tutti i torti..o no? Non mi pare che stiano facendo progressi.

- Dovresti avere un po' più di fiducia Alec!- disse Jace additandolo

- In chi? In nostro padre?-

Jace non fece in tempo a rispondere perchè venne fermato da uno squillo del cellulare del fratello. Alec lo prese dal comodino e dopo una veloce lettura del messaggio che gli era appena arrivato disse:

- É Jonathan-

- Che vuole?- chiese Jace

- Dice che deve parlarmi...sembra importante-

- È preoccupato per te, come tutti noi. Mi ha chiamato un paio di volte nelle ultime settimane perchè non rispondevi ai suoi messaggi-

- Credo proprio che andrò a vedere cosa ha da dirmi- disse Alec alzandosi energico da letto.

- Si ma prima vai a farti una doccia!-

- Vai via!!- disse Alec ridendo mentre spingeva Jace fuori dalla porta.

 

 

 

L' appuntamento che Jonathan aveva fissato era per quel pomeriggio alla 17.00, in un noto bar di londra, il “Bistrò”, in Elia Street.

Nonostante Jace gli avesse fatto notare la trascuratezza nella quale viveva da qualche settimana, Alec uscì di casa dopo una veloce doccia senza preoccuparsi dei capelli che “sparavano in ogni direzione” e indossando una vecchia t-shirt di un triste color melanzana sbiadito.

Arrivò al bar con parecchi minuti di anticipo e decise di aspettare fuori l'arrivo di Jonathan. Quel pomeriggio il sole splendeva e il cielo era di un bel colore azzurro senza neanche una traccia di nuvole, eppure la temperatura non era particolarmente calda, vi era un gradevole venticello che scompigliò ancor di più i capelli ad Alec.

Decise di sedersi in una panchina lì vicino e chiuse gli occhi qualche minuto per godersi il calore del sole sulla pelle. Stava quasi per assopirsi quando una mano gentile lo scosse piano. Aprì gli occhi e vide Jonathan chino su di lui che gli sorrideva.

Il suo amico era come al solito impeccabile, i capelli molto chiari erano lisci e soffici, perfettamente pettinati, e nonostante l'abbigliamento molto semplice riusciva comunque a non passare inosservato. Era alto quasi quanto Alec e aveva un fisico asciutto e atletico, Alec sospettò che riuscisse a trovare il tempo di andare in palestra nonostante lo studio e il lavoro.

La prima volta che si incontrarono la ricordava bene, ancora adesso quando ci pensava non poteva che sorridere per la figura da idiota che aveva fatto...

 

*****

 

 

-Manda Izzy, lei è molto più brava di me ad interagire con le persone!- disse Alec seduto sul divano del soggiorno con un libro in mano.

- Alexander tua sorella è chiusa in camera sua a decidere quale look sfoggiare questa sera e sai bene che ci impiegherà tutto il pomeriggio! Per piacere...- disse sua madre di fronte a lui con sguardo supplichevole.

- ok ok, dov'è quella bestiolina?- chiese Alec sospirando forte e alzandosi

- L'ho messo dentro uno scatolo...in cucina-

- Mamma! È solo un gattino, perchè l'hai chiuso dentro uno scatolo!?soffre messo lì!- esclamò Alec sconvolto dirigendosi velocemente verso la cucina, con sua mamma alle calcagna.

- Non soffre, ai gatti piacciono gli spazi angusti e bui!- si giustificò sua madre.

- Quelli sono i vampiri!- disse Alec mentre individuava lo scatolo posto sopra una sedia e si avvicinava per aprirlo.

All'interno vi era un piccolo gattino grigio tutto tremante che miagolava tristemente. Appena Alec lo prese in braccio cominciò a fare le fusa e ad aggrapparsi con le unghie alla sua maglietta.

- Lo sai che non mi piacciono i gatti in casa, sporcano e lasciano peli dappertutto! E poi questo gatto sono sicura appartenga alla famiglia che si è trasferita nella casa qui di fronte.-

- Non ne sono così convinto, è da ieri sera che il gattino è qui con noi e nessuno è venuto a cercarlo!-

- Alexander Gideon Lightwood tu adesso porterai quel gatto dai loro padroni e la questione è chiusa!-

La questione fu davvero chiusa perchè sua madre dopo aver lanciato uno sguardo intimidatorio girò i tacchi e andò via.

- É ora di andare piccoletto- disse Alec rivolgendosi al gattino che ora sonnecchiava sulla sua spalla.

Non voleva davvero rinunciare all'animale, ma non aveva altra scelta, nonstante avesse detto il contrario a sua mamma anche lui era convinto che il gattino appartenesse ai suoi nuovi vicini.

Qualche giorno prima infatti fu svegliato di buon'ora da un forte trambusto e avvicinandosi barcollante alla finestra vide un grosso camion dei traslochi e una bella signora, che non poteva avere più di 40 anni, trascinare scatoloni pesanti dentro casa.

Da quel giorno non vide più nessuno ne entrare ne uscire dalla casa, anche se non poteva certo metterci la mano sul fuoco considerando che non passava tutto il giorno a spiare i vicini tra le tende del soggiorno, come altri di sua conoscenza.

Isabelle e Max infatti erano intenzionati a scoprire tutto il possibile sui nuovi vicini misteriosi, arrivando perfino ad utilizzare un binocolo per poter guardare meglio dalla sua camera.

Non riuscirono a scoprire granchè comunque, fino alla sera prima quando Isabelle tornando tardi da una festa intravide un ragazzo alto che attraversava la strada e entrava in casa.

Alec ripensando a tutto questo percorse il vialetto e arrivò subito di fronte alla porta dei suoi vicini pronto a bussare, rimase però con la mano sospesa in aria pensando a mille possibili scuse per tenersi il gatto, quando però non riuscì a inventarsi nulla di convincente tirò un sospiro e bussò forte un paio di volte.

Poco dopo la porta si aprì di scatto e Alec alla vista del ragazzo che si trovò davanti arrossì leggermente e chinò il volto.

Il ragazzo in questione poteva avere la stessa età di Alec, era davvero molto bello con gli occhi scuri e profondi in contrasto con i capelli chiarissimi.

- Posso aiutarti?- chiese il ragazzo sorridendo affabile

- Ah si..io...ecco..- balbettò Alec che all'improvviso scordò il motivo per cui si trovava li e andò nel panico.

Il biondo si appoggiò allo stipide della porta, incrociò le braccia al petto e studò Alec con un sorrisetto divertito sul volto.

- Io sono Alec!- disse velocemente Alec, dandosi dello stupido subito dopo.

Stupido, stupido Alec! Ma che ho nel cervello?!

- Immagino tu non sia venuto per dirmi come ti chiami- rispose l'altro coprendosi la bocca con uns mano per non dare a vedere che stava ancora sorridendo.

- No..no di certo- fece Alec abbassando la voce in un sussurro.

Avrebbe tanto voluto che il terreno sotto i suoi piedi si aprisse in una voragine per sprofondarci dentro e togliersi da quella situazione così imbarazzante.

- Comunque io mi chiamo Jonathan, è un piacere conoscerti- disse allungando una mano verso Alec.

Fu in quel momento che Alec si accorse che il ragazzo aveva la maglietta e le mani sporche di ….Oh mio Dio!

Indietreggiò di qualche passo e sul viso si dipinse un'espressione terrorizzata.

Ma è sangue!?

Jonathan per un'attimo rimase stupito da questo atteggiamento, poi si guardò i vestiti e le mani e colse al volo il problema. Cambiò subito espressione e avvicinandosi minacciosamente ad Alec disse:

- Questo non avresti davvero dovuto vederlo-

- No..no..io non ho visto niente- balbettò Alec paralizzato sul posto ma desideroso di correre via.

Jonathan si fermò a pochi centimetri dal moro e con grande sorpresa di quest'ultimo scoppiò a ridere, la sua risata era limpida e cristallina, ad un certo punto si abbassò leggermente tenendosi le mani sull'addome.

Alec rimase lì con la bocca aperta.

- Ahahahahahahah oh cavolo, non riesco a smettere! Avresti dovuto vedere la tua faccia- disse Jonathan asciugandosi le lacrime dagli occhi con il dorso della mano.

Alec adesso lo stava fulminando con lo sguardo.

- Non pensavo proprio che mi avresti creduto, scusa davvero!- continuò Jonathan adesso profondamente dispiaciuto nonostante avesse ancora un sorrisetto divertito sul volto.

- Cioè TU..stavi SCHERZANDO?! Ho creduto fossi un killer!- Alec alzò il tono della voce

- Devi ammettere però che sarebbe stato un po' inverosimile, e poi dalla tua faccia hai creduto anche che questo fosse sangue- disse indicandosi la maglietta – ma è solo pittura! Sto pitturando la mia camera- spiegò con disinvoltura.

- Pittura?- chiese Alec ancora poco convinto

- Già-

- Ma è così..rosso..rosso sanguinolento!-

- Si in effetti non era questo il colore che avevo in mente, ma pazienza!- disse Jonathan facendo spallucce.

- Quindi è..pittura?...pittura pittura?-

- ehm si..senti che ne dici di sederti un'attimo?- Jonathan gli si avvicinò e gli fece cenno di sedersi sui gradini di fronte alla porta. - Resta qui, arrivo subito.- e scomparse dentro casa.

Alec si guardò intorno sperando che nessuno avesse assistito a quella scena, soprattutto i suoi fratelli perchè era sicuro che lo avrebbero preso in giro per sempre se avessero saputo la figura da deficente che aveva appena fatto.

Dopo pochi minuti Jonathan riapparve con degli abiti puliti, dei semplici pantaloni di tuta e una t-shirt nera di cotone, e battendo alcuni colpetti sulla spalla di Alec gli si sedette a fianco.

- Va meglio?- chiese rivolto ad Alec

- Si meglio...scusa per prima, non sono sempre così, davvero!-

- Tranquillo, non avrei dovuto farti uno scherzo simile, è stato davvero poco simpatico.-

Appena pronunciate quelle parole tra loro cadde il silenzio. Alec era troppo in imbarazzo per parlare, sia per la figura da idiota che aveva appena fatto, sia per la vicinanza del ragazzo che lo metteva a dir poco in soggezione.

Fu Jonathan a rompere per primo quell'imbarazzante momento.

- Allora- disse indicando il gattino tra le braccia di Alec – Immagino sia “quello” il motivo per cui sei qui-

Alec finalmente concentrò la sua attenzione sul gatto che dormiva beato incurante di tutto quello che era successo.

- Esatto! Ho trovato questo gattino davanti casa ieri sera...non l'avevo mai visto in zona e ho pensato fosse tuo-

Ma spero proprio di no!

- Si è il mio-

Ecco, lo sapevo! Mai una gioia!

- Ah...allora immagino che tu lo rivoglia- disse triste Alec

- Sai cosa? Puoi tenerlo!-

- Cosa?- disse sorpreso Alec – No,no, non potrei mai farlo, è tuo!-

- Questo micio è un trovatello, l'ho salvato dalla strada qualche settimana fa ma non posso tenerlo, stavo giusto cercando qualcuno a cui darlo e pare che con te stia davvero bene, guarda ti adora- disse Jonathan indicando il gattino che adesso faceva le fusa.

- Wow...non so che dire se non grazie, ah solo una cosa...se dovesse capitarti di parlare con mia madre potresti dirle che non hai mai visto questo gatto in vita tua?-

- Nessun problema- disse Jonathan sorridendo.

Passarono tutto il pomeriggio a ridere e chiacchierare insieme, Alec si meravigliò di quanto semplice fosse parlare così con qualcuno che non fosse Jace o Isabelle.

Jonathan sembrava molto a suo agio mentre raccontava qualcosa di sé e non mostrava titubanza nel sostenere lo sguardo di Alec, d'altro canto anche il moro riuscì a sciogliersi subito, tanto che quando le loro gambe si sfiorarono per un'istante non sussultò come gli capitava sempre quando un ragazzo lo toccava inavvertitamente.

Aveva sempre avuto questa terribile timidezza verso i ragazzi da quando aveva capito di essere gay, quasi come se avesse la sensazione che questi potessero scoprire il suo segreto anche solo parlandoci per più di 5 minuti insieme.

Quando il gattino cominciò ad essere irrequieto Alec capì che era il momento di tornare a casa.

- Credo sia ora di andare adesso-

- Certo- rispose Jonathan alzandosi e allungando una mano verso Alec per aiutarlo ad alzarsi a sua volta.

- Sai credo che ricorderò per sempre la terribile figura che ho fatto oggi! Devo esserti sembrato patetico -

- Per niente, anzi mi ha fatto piacere parlare con te, non conosco nessuno in questa città- disse Jonathan mettendosi le mani in tasca

- Senti questa sera io e miei fratelli andremo ad una festa, per me è una tortura ma sono sicuro che se ci fossi anche tu potrei sopportarlo, vorresti venire?-

- Si, sarò felice di essere la tua ancora di salvezza questa sera-

- Perfetto, allora a questa sera!- disse incamminandosi, poi si voltò e disse : - ah e quella vernice è orrenda, mette i brividi, sono sicuro sia la stessa che utilizzano nei film horror!-

- ahhahahah, sai credo di aver letto da qualche parte che in alcuni film hanno utilizzato sangue di maiale per rendere tutto più realistico-

- Ma è disgustoso!- Fece Alec visibilmente disgustato

- Già..a questa sera allora-

A quel punto entrambi si andarono incontro e con molta disinvoltura si abbracciarono, come se fossero amici da una vita e mentre Alec stava già attraversando la strada per tornare a casa si sentì chiamare e quando si girò verso Jonathan lo vide sorridere.

- Ehi Alec..- gridò Jonathan- penso che ridipingerò la stanza di blu-

Alec ci pensò un'attimo poi con un ampio sorriso sulle labbra disse:

- Ottimo, mi piace!-

Lo salutò con un cenno della mano e si voltò per andasene sentendo ancora su di sé lo sguardo penetrante di Jonathan.

 

*****


E con questo finisce il secondo capitolo :) spero vi sia piaciuto.
Nel prossimo scopriremo cosa voleva Jonathan e ci sarà anche Magnus!
Se vi va lasciate qualche recensione che fa sempre piacere.
Auguro a tutti buon natale :) 

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Capitolo 3
*** Cap. 3 Prima parte ***


Appena gli occhi di Alec incontrarono quelli di Jonathan si alzò di scatto e lo salutò con un abbraccio, un semplice gesto d'affetto che ormai era diventata una consuetudine tra i due amici.

- Ehi ma sei uno straccio!- disse Jonathan allontanandosi quanto bastava per poterlo squadrare meglio ma continuo a mantenere il contatto fisico con una mano sulla sua spalla.

- Si...Jace me l'ha gentilmente fatto notare- rispose abbassando gli occhi e ridacchiando.

In quel momento passarono accanto ai due amici, due ragazzine, una aveva dei lunghi capelli biondi tenuti fermi ma un cerchietto rosso a pois mente l'altra degli occhiali spessi e dei capelli molto ricci, portavano uno zainetto sulle spalle e entrambe non arrivavano neppure alle spalle dei ragazzi. Alla vista della mano di Jonathan sulla spalla di Alec e della loro vicinanza scoppiarono in una risatella isterica.

Alec pensò che probabilmente lui e Jonathan erano stati scambiati per una coppia di fidanzati che si rincontrano dopo un periodo di lontananza.

O forse lo stai pensando tu....disse una vocina dentro la sua testa.

Qualsiasi cosa fosse stato si vergognò profondamente e si allontanò, forse un po' troppo velocemente dal suo amico.

- Ehm..che ne dici se entriamo?- disse Alec arrossendo e indicando il pub alle loro spalle.

- Certo, sarà un bene per te mettere qualcosa sotto i denti!-

Jonathan non parve accorgersi dell'irrigidimento di Alec di poco prima e entrambi entrarono nel locale. Alec si avvicinò ad un divanetto accostato alla parete, abbastanza intimo, e ci si sedette osservando l'amico che prendeva posto di fronte a lui.

Non riusciva proprio a capacitarsi del comportamento che aveva tenuto qualche istante prima alla vista delle ragazzine, in fondo non avevano fatto niente che non avessero fatto almeno altre 1000 volte da quando si conoscevano. Jonathan era sempre stato un tipo piuttosto “fisico”.

Ma era stato davvero il comportamento di quelle due amiche che aveva sconvolto Alec o la possibilità di considerare Jonathan il suo fidanzato?

Scacciò questi pensieri quando arrivò al tavolo una cameriera molto carina a chiedere cosa volevano prendere.

- Per me un caffè- rispose cordialmente Jonathan.

- Lo stesso per me..grazie- disse Alec velocemente.

- LUI prende un Hamburger- si intromise Jonathan.

- Ma anche no! Mi basta un caffè-

- e una porzione di patatine fritte- disse Jonathan rivolgendosi alla cameriera che nel frattempo scriveva le ordinazioni su un piccolo blocco per gli appunti.

- Altro?- disse la ragazza.

- Si una birra- aggiunse Jonathan dopo averci pensato su un'attimo.

- Scusate!?- protestò Alec attirando l'attenzione – IO sono QUI!-

- Tra poco vi porto tutto- disse la cameriera rivolgendosi a Jonathan.

Non prestò la minima attenzione ad Alec e andò via a passo svelto. E poi cos'era quello sguardo lascivo che aveva lanciato a Jonathan?!

- Mi hai portato qui per farmi ingozzare?!- chiese Alec infastidito.

- Non solo- rispose Jonathan mentre recuperava da dietro la tasca dei pantaloni un foglio tutto spiegazzato.

- Cos'è?- chiese Alec curioso.

- Il motivo per cui ti ho voluto vedere-

Alec osservò il foglio ora aperto e appoggiato sul tavolo di fronte a lui.

Era un semplice foglio strappato probabilmente da una rivista di cronaca, dallo spessore della carta e dai bordi rossi a piè di pagina Alec poteva giurare che fosse del “London Press”. Ormai si poteva dire un esperto visto che passava tutti i giorni a leggere quotidiani, settimanali e periodici di vario genere con la speranza di trovarci qualcosa.

- Jon credimi non c'è articolo che io non abbia letto da qui ad un mese- sospirò Alec.

- Questo allora non l'avrai letto sicuramente, risale a parecchi mesi fa-

- E a cosa mi dovrebbe ser...-

- Sta a sentire- lo interruppe Jonathan prendendo il foglio in mano e cominciando a leggere:

- Magnus Bane, 29 anni nato a New York, conosciuto anche come il “Sommo Stregone” e noto investigatore privato è davvero il “mago” dei crimini irrisolti. Laureatosi ad Harvard con il massimo dei voti, Bane decide di non rimanere nel suo paese natale, nonostante le già innumerevoli collaborazioni con la polizia del posto, ma di spostarsi di continente in continente. Chi lo conosce ricorderà le sue più famose imprese come “Il caso dell'uomo di Somerton” o “ L'omicidio di Samantha Koch” e “Il killer di bambini a Osaka”. Per chi invece ancora non conosce il “Sommo Stregone” troverà interessante lo special a lui dedicato con un'intervista esclusiva a pag. 21 e 22.-

Jonathan finì di leggere e alzò lo sguardo dal foglio in attesa che Alec dicesse qualcosa.

Ma Alec continuava a fissarlo stranito senza capire cosa volesse realmente da lui. L'unica parola che uscì dalle sue labbra fu un “grazie” quando la cameriera portò le loro ordinazioni e andò via.

- Sembra appetito l'hamburger- disse Alec mentre allungava il braccio per prendere il bicchiere di birra e bere.

- Alec!- disse Jonathan bloccandogli il braccio.

- Cosa?!-

- Magnus Bane!- esclamò esasperato Jonathan passandogli il foglio che aveva appena letto.

Alec lo prese con poca convinzione, cosa gli importava di quel Magnus Bane quando le sue priorità erano altre? Oltre all'articolo, che aveva ascoltato qualche minuto prima , vi era in prima piano il volto di un bel ragazzo, probabilmente di origini asiatiche, con i capelli neri nonostante qualche ciocca rossa che gli ricadeva sul viso e dei bei occhi verdi. Alec lesse la didascalia e scoprì chein quella foto vi era proprio Magnus Bane.

- Allora?- lo spronò Jonathan

- Troppi glitter- rispose Alec osservando l'abbigliamento un po' troppo brillante di Magnus.

Dalla lettura dell'articolo Alec ricordava di aver capito che l'uomo avesse 29 anni, ma lui non gliene avrebbe dati più di 25. Aveva di certo uno stile eccentrico soprattutto per gli standard di Alec, però doveva ammettere che fosse davvero molto attraente.

- Alec per piacere, non capisci?è un famoso investigatore privato...parecchio bravo da quello che si dice!...- fece una breve pausa poi continuò -Lui ritroverà Max!-

- Non sei serio..vero?- chiese Alec sconvolto.

- Mai stato più serio – disse Jonathan incrociando le braccia al petto.

Alec non sapeva cosa dire, osservava Jonathan che aveva uno sguardo risoluto, convinto di ciò che aveva appena detto e speranzoso che anche Alec approvasse quell'idea.

Forse non è poi un'idea così cattiva...pensò Alec.

- Ma Jon...questo Bane è in giro chissà dove a risolvere casi...è scritto lì- indicò il foglio.

- Invece no!- esclamò entusiasta Jonathan – Come ti dicevo l'articolo risale a mesi fa, ieri ho fatto una ricerca in rete e pare che il nostro uomo abbia comprato un appartamento proprio qui a londra-

- Non avrei neppure i soldi per assumerlo- disse Alec preoccupato passandosi una mano tra i capelli.

- Quello non è un problema, ho dei soldi da parte...sai per il college...- disse Jonathan.

- Non potrei mai chiedertelo!! non userò i tuoi risparmi! Non se ne parla!- rispose Alec categorico.

- Non me lo stai chiedendo infatti, te li offro spontaneamente-

- Senti vediamo prima se accetta il caso, poi potrei trovare qualche lavoretto- disse Alec mettendo fine a quella discussione.

- Allora è deciso, ti invio per sms il suo indirizzo- rispose Jonathan maneggiando già il suo cellulare.

Qualche secondo dopo Alec sentì la vibrazione dalla tasca dei Jeans che annunciava l'arrivo del messaggio. Era fatta.

Prima che potesse parlare arrivò la cameriera carina che li aveva serviti portando il conto piegato su un piccolo vassoio, dopo averlo lasciato sul tavolo andò via.

I due amici si squadrarono per un millesimo di secondo e entrambi si fiondarono ad afferrare il foglietto con il conto. Jonathan ebbe la meglio.

- Faccio io- disse aprendo il foglio.

Al suo interno, oltre al totale delle consumazioni, trovò un bigliettino con scritto “Per il bellissimo ragazzo” e un numero di cellulare. Dopo averlo letto lo passò ad Alec.

- Credo che questo sia per te- disse Jonathan.

- No te lo assicuro...è per te, la cameriera non ti toglieva gli occhi di dosso.

- Come vuoi adesso mangia però- gli disse Jonathan spingendogli il piatto più vicino.

Tra un boccone e l'altro Alec pensò che forse Magnus Bane avrebbe davvero ritrovato suo fratello, doveva almeno tentare perchè non poteva continuare a stare a casa senza far niente. Ma quello che più si insinuava nella sua mente era altro.

Jonathan credeva davvero che lui fosse bellissimo?

 

 

 

Ciao a tuuutti :) spero stiate passando delle belle feste, io sto mangiando un pò troppo ma è davvero difficile resistere a tutte queste prelibatezze *.*.

Tornando al capitolo XD ho deciso di dividere il terzo capitolo perchè è bello lungo e poi volevo aggiornare prima della fine dell'anno :).

Finalmente si è capito chi è Magnus Bane però ancora Alec non ha avuto il piacere  di incontrarlo, ma manca poco!

Spero davvero che questa storia possa piacere e come al solito ricordo a tutti che mi farebbe piacere ricevere qualche recensione perchè i consigli o le critiche sono importanti per migliorare.

Alla prossima :) 

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Capitolo 4
*** Cap. 3 Seconda parte ***


La mattina dopo Alec si svegliò di buon'ora. Dopo l'incontro con Jonathan si sentiva rinvigorito e pieno di speranza, quello che prima gli era parso un piano folle adesso prendeva pian piano forma.

La sera prima, subito dopo aver cenato, corse in camera sua deciso a cercare in rete qualche ulteriore informazione su questo fantomatico “sommo stregone”.

Se davvero doveva assumerlo voleva prima essere sicuro che quello che era riportato sull'articolo letto il giorno prima fosse vero, e se ci si potesse fidare a tal punto da investire i risparmi di Jonathan destinati al college.

Quello che trovò gli bastò per dissipare ogni dubbio; a quante pareva Magnus Bane era davvero un portento nel suo campo. Sebbene gran parte delle informazioni che riuscì a scovare nel web fossero scritte in lingue straniere (non tentò neppure di tradurre un sito in coreano in cui vi era un'ampia biografia della sua vita) non gli fu difficile capire che quell'uomo così giovane aveva già alle spalle una sfilza di successi investigativi.

Ebbe un po' di perplessità quando su un sito di gossip francese vide una foto scattata in una discoteca che ritraeva Magnus Bane avvinghiato a due donne prosperose, mentre in un'altra , probabilmente scattata nello stesso locale, si trovava addormentato su un divanetto di pelle con in mano una bottiglia di liquore.

Peccato che Alec fosse troppo stanco per sforzarsi a tradurre cosa ci fosse scritto, anche se dando di sfuggita un' occhiata al titolo riportato sopre la prima foto “ La vie d' exces de Magnus Bane” potè giurare che non fosse nulla di buono, ma chiuse il computer e andò a letto.

Era già lavato e vestito quando in silenzio scese al piano terra per far colazione. Non voleva svegliare Izzy e Jace che ancora dormivano profondamente e poi non credeva fosse una buona idea rivelargli quello che aveva deciso di fare, non perchè non si fidasse di loro ma Jace era troppo impulsivo e sua sorella era davvero pessima a mantenere i segreti e se l'idea di assumere un investigatore privato fosse giunta alle orecchie di loro madre non ne sarebbe stato sicuramente entusiasta, poteva già sentire la sua voce nella testa:

Alexander Gideon Lightwood! Ti vieto in maniera categorica di perder tempo con un ciarlatano a cui interessano solo i soldi!

No, era decisamente meglio che sua madre non lo venisse a sapere.

Riempì una tazza di corn flakes e poi ci verso dentro il latte. Quando stava per sedersi al tavolo della cucina vide arrivare in fretta Izzy ancora in pigiama e con i capelli legati disordinatamente in una coda di cavallo alta, evidentemente si era appena svegliata, aveva delle leggere occhiaie e il mascara del giorno prima era sbavato.

- Cosa ci fai sveglio a quest'ora e pronto per uscire?- chiese sua sorella con fare investigativo.

- Io mi sveglio sempre presto la mattina e cosa ti fa pensare che stia uscendo?- rispose Alec iniziando a mangiare la sua colazione.

- Hai messo i vestiti buoni e ti sei lavato...e quello che sento è il profumo che ti ho regalato per il tuo compleanno- disse Isabelle mentre annusava l'aria intorno ad Alec.

- Volevo solo essere in ordine, che male c'è? Tu e Jace siete agghindati come se andaste ad una festa anche quando fate le pulizie in casa!-

- Mmmmmh- fece Izzy strizzando gli occhi in due fessure, poi sorrise, tirò fuori dalla tasca della vestaglia un cellulare ed esclamò trionfante: - Quindi non c'entra nulla con Magnus Bane, giusto?-

Per poco Alec non si strozzò con il latte che gli era andato di traverso, inizò a tossire forte e a battersi una mano sul petto. Aveva le lascrime agli occhi.

- Cos..chi?? No no..no..non so proprio chi sia questo Grandius Bane- cercò di mentire Alec.

- Ah, no?e perchè, di grazia, hai il suo indirizzo nel tuo cellulare?- chiese Izzy sventolando il cellulare davanti agli occhi del fratello.-

Alec cercò di afferrarlo ma la sorella, prontamente, lo nascose dietro la schiena.

- Izzy, hai letto i miei messaggi?!-

- Ovvio che l'ho fatto!- disse Iizzy senza nessuna traccia di rimorso nella voce – Ieri sera mi sei sembrato strano, troppo entusiasta, perciò mi sono insospettita...ero molto preoccupata-

- Si,come no!- disse sbuffando Alec – è che sei una grande impicciona!-

- Si si come vuoi – disse impaziente la sorella, ridando il cellulare ad Alec che se lo mise subito nella tasca dei pantaloni, spingendolo giù il più possibile.

Quando alzò gli occhi vide sua sorella chiaramente eccittata, con gli occhi luminosi e un sorriso a 32 denti, batteva le mani e saltellava come una bambina.

- Izzy?...-

- TU! Conosci Magnus Bane?! Oh ti pregooo Alec presentamelo!- disse la sorella facendo gli occhioni dolci e battendo più volte le lunghe ciglia.

- No di certo! E poi mi sembra che lo conosci molto più di me- chiese Alec esterrefatto.

- Ma certo, chi non lo conosce? È famoso!- poi iniziò a numerare con le dita tutte le sue imprese – Lo sapevi che molti stilisti l'hanno pregato per indossare i loro capi alle sfilate? E che è uno tra gli uomini più sexy del mondo secondo WomanMagazine? E sapevi che parla ben 8 lingue? E poi ...-

- Ed è un famoso investigatore!?- continuò Alec.

- Ah si...non ho mica detto che è perfetto- disse la sorella facendo spallucce.

Alec sospirò rassegnato, a quel punto non poteva più tenere nascoste le sue intezioni, tanto in un modo o nell'altro Izzy lo avrebbe scoperto ugualmente, perciò cominciò a raccontarle tutto partendo dall'incontro con Jonathan.

Alla fine le fece promettere di non raccontare nulla alla madre nè a nessun altro.

- Puoi fidarti di me, fratellone! Da questa bocca non uscirà nulla!-

Alec non era convinto per niente di quest'ultima affermazione ma era inutile preoccuparsene adesso, quindi fece un sorriso incoraggiante a sua sorella.

Dopo qualche secondo vide sua madre entrare in cucina, sembrava di fretta, era vestita con un tailleur elegante grigio, in una mano teneva il cellulare dall'altra la sua ventiquattrore.

- Giorno ragazzi, già svegli? Io sono in ritardissimo, mi aspettano in ufficio.- disse la madre senza guardare i figli e dirigendosi veloce al frigorifero.

Ci guardò dentro un'attimo poi prese una vaschetta di plastica trasparente e se la mise in borsa.

- Non pranzi a casa oggi?- chiese Izzy osservandola

- No cara ho un sacco di lavoro da sbrigare-

Izzy non disse più nulla e abbassò gli occhi.

La madre si fermò di scattò alla vista di Alec.

-Alec, come mai sei così elegante? Vai da qualche parte?- chiese sorpresa

Alec si scambiò uno sgardo veloce con la sorella poi rispose con nonchalant :

-Ma no mamma, ti sbagli sono vestito normalmente, vero Izzy?-

-eh?.. oh si..si mamma, vedi finalmente Alec ha accettato i miei consigli di moda-

Maryse guardava attentamente i suoi figli che annuivano insistentemente per rafforzare la loro spiegazione.

- Cosa mi nascondete voi due?!- chiese appoggiando la borsa sul bancone della cucina.

- ehm...vedi mamma...- Izzy si schiarì la gola e continuò – Alec ha un appuntamento.

Alec si girò talmente di scattò verso la sorella che si fece male al collo.

- Ma davvero?- chiese la madre, che sembrava essersela bevuta – Ma bene! Mi domandavo proprio quando avresti portato a casa una giovane conquista, e chi è la fortunata? Scommetto che è Clary, ti gira sempre intorno!-

No veramente gira sempre intorno a Jace e io mi trovo in mezzo! Pensò Alec.

Izzy parve illuminarsi.

- Esatto! È proprio Clary! È da anni che gli fa la corte!- esclamò.

- Come non potrebbe, è un così bel ragazzo- disse sua mamma guardando con amore Alec – Solo un po' timido forse....-

Alec non osava fiatare, stava solo meditando vendetta verso la sorella che nel frattempo lo guardava come per dire “ prova a ribattere”.

Dopo quella che parve un'eternità Maryse si riscosse dai suoi pensieri, guardò l'orologio e sbiancò.

- Ora sono davvero in ritardo!-

Si avvicinò per dare un bacio ai loro figli e poi uscì velocemente dalla porta, prima che la varcasse Alec la sentì chiaramente dire “Il mio bambino sta crescendo”.

Prima ancora che Alec potesse parlare Izzy si tappò le orecchie.

- Izzy!!!- gridò Alec, rimasto con la bocca aperta come un'ebete – Un'appuntamento??ma davvero? Non ti è venuto nient'altro in mente??-

- Avresti preferito che gli dicessi che l'appuntamento era con ...mmmm fammici pensare- Izzy fece finta di riflettere- con Jonathan?-

- Questo cosa...che c'entra Jonathan adesso?- chiese Alec arrossendo.

- Sai fratellone, è da un po' che volevo chiedertelo... non è che ti piace Jonathan, vero?- disse con un sorrisetto malizioso.

Alec cominciava a sentir caldo nonostante fosse vestito leggero.

- Sai che ti dico? Non ti rispondo!...- disse alzandosi e posando la tazza con cui aveva fatto colazione nel lavandino della cucina. L'avrebbe lavata dopo, adesso voleva solo uscire da quella stanza e allontanarsi dalle domande “scomode” di Izzy.

- Come vuoi...comunque avresti il mio consenso, ha proprio un bel culo- disse la sorella sognante.

- Ma allora fidanzatici tu!- esclamò sconvolto Alec.

Poi si girò per andar via con la voce di sua sorella che gli urlava dietro “Non vuole mica me!!”.

Era già tardi e Alec voleva andare subito a parlare con Magnus Bane, cercava di pensare solo a quello che gli avrebbe detto per convincerlo a lavorare al caso ma più tentava di concentrarsi su questo più pensava al fondoschiena del suo amico.

 

 

 

Dopo poco più di mezz'ora Alec si trovava di fronte alla porta dell'investigatore.

Si guardò intorno un po' titubante. Non era abituato a prendere certe iniziative, forse avrebbe fatto meglio a chiedere a Jace o a Jonathan di accompagnarlo, loro sapevano sempre cosa dire e come gestire le situazioni e poi piacevano alla gente.

Cominciavano a sudargli le mani e si maledisse mentalmente per aver indossato una camicia leggera, indumento non proprio indicando in caso di sudorazione eccessiva.

Respira Alec, respira si disse per tranquillizzarsi.

Era sicuro che tempo fa avesse letto qualcosa sulle tecniche di rilassamento, un certo Schultz sosteneva che attraverso degli esercizi "mentali" si potevano ottenere delle modificazioni corporee che a loro volta sarebbero state in grado di influenzare anche la mente.

Mente e corpo sono collegati, mente e corpo sono collegati, mente e corpo sono collegati.

Forse avrebbe solo dovuto pensare a qualcosa di piacevole per sentirsi meglio.

Gli venne in mente suo fratello Max, così raccolse il coraggio, fece un bel respiro e suonò il campanello.

Rimase in attesa mordicchiandosi le labbra.

Sembrava non ci fosse nessuno in casa, ma invece che andar via suonò di nuovo il campanello. Non si sarebbe arreso proprio ora.

Poi all'improvviso sentì una voce rispondere al citofono, tuttavia non riuscì a capire quasi nulla poiché le parole erano coperte da un fischio acuto molto fastidioso.

Alec si avvicinò di più al citofono e provò a parlare:

- Ehm...signor Bane?-

- ChZZZZZZZ ?, mZZZZZZtZZZ?....CHI è?!- rispose una voce all'altro capo.

- Io...mi chiamo Alexander Lightwood, cerco Magnus Bane-

Il rumore adesso era più forte e stridulo e Alec si allontanò coprendosi le orecchie con le mani.

Poi all'improvviso il rumore cessò. Alec era sicuro che quello non fosse il modo migliore per iniziare un'incontro ma decise di approfittare del momentaneo silenzio per riprovare a farsi sentire.

- Mi.chiamo.Alexander....-

Il tentativo fu inutile perchè ricominciò quel fastidiosissimo fischio.

- Che tu sia maledetto, citofono diabolico! Per l'amor del cielo, chiunque tu sia, sali così che possa chiudere questo aggeggio!-

Questa volta Alec aveva sentito chiaramente la voce dell'uomo e appena ci fu il clack, che indicava l'apertura della porta si infilò dentro veloce, non voleva far innervosire Magnus facendosi attendere.

Arrivato in cima alle scale si aspettava qualcuno ad accoglierlo, ma non fu così, vide invece la porta di fronte a sé aperta, prendendola come un invito ad entrare varcò la soglia.

- è permesso?- chiese Alec rimanendo fermo all'ingresso e guardandosi intorno.

L'entrata si apriva su un grande soggiorno con il pavimento completamente nero, le piastrelle presentavano tuttavia dei piccolo brillantini argento che conferivano luce all'appartamento, le pareti erano molto semplici di una tonalità grigio opaca le pareti però erano pieni di cornici di diverse dimensioni, con svariate foto di luoghi che Alec non aveva mai visto. Al centro della stanze vi era un grande divano nero in pelle , svariati tappetti, un televisore molto grande su una parete e molte librerie con libri che parevano essere antichi. Quello che colpì realmente Alec furono i molti oggetti, sparpagliati per la casa, che dovevano essere la conseguenza dei molti viaggi fatti dall'investigatore e che davano un'atmosfera insolita alla casa. Se l'involucro dell'appartamento poteva essere definito elegante, tutto ciò che vi era all'interno dava un senso di caos, era come trovarsi in un negozio di souvenirs provenienti da tutto il mondo.

Ma se l'appartamento lasciò Alec a bocca aperta, il giovane uomo che vide entrare in soggiorno gli fece perdere il fiato.

Aveva già avuto modo di vedere Magnus Bane in qualche foto, ma trovarselo lì davanti mentre si avvicinava con disinvoltura attraversando la stanza era da infarto. Magnus aveva un paio di pantaloni neri leggeri e una camicia di lino bianco sporco con ricami verdi e dorati lasciata aperta sul davanti, ad ogni passo l'indumento si apriva leggermente lasciando intravedere il petto e l'addome scolpito. Quello che più catturò l'attenzione di Alec furono però i suoi occhi, di un magnifico color verde smeraldo messi in risalto da lunghe e folte ciglia nere. Pensò solo ad una parola per descriverli “ magnetici”.

Magnus si fermò al centro della stanza e sorridendo cordialmente disse:

- Mi scuso per prima ma il mio citofono presenta qualche difetto, immagino sia il caso di sostituirlo-

Alec continuava a fissarlo inebetito, così Magnus continuò a parlare.

- Comunque l'aspettavo solo domani...può portarlo su e lasciarlo qui all'ingresso poi provvederò io a spostarlo- disse Magnus indicando un punto vicino ad Alec in cui vi erano già alcune scatole.

Fu a quel punto che Alec si destò dal suo torpore, vi era qualcosa di profondamente sbagliato in quella conversazione.

- Ehm...signor Bane..- si avvicinò di qualche passo – Io..non so di cosa stia parlando-

- Lei non è il corriere?- chiese l'altro sorpreso.

- Direi di no...- rispose Alec

Magnus si avvicinò e lo scrutò attentamente da capo a piedi facendo arrossire Alec che come risposta incrociò le braccia al petto per schermarsi da quegli occhi curiosi.

- Decisamente no...non sei il corriere- disse Magnus non togliendo gli occhi di dosso ad Alec. Questo cercò di uscire da quella situazione imbarazzante che si era creata e schiarendosi la voce disse:

- Signor Bane se posso rubarle qualche minuto avrei bisogno di parlarle-

- Ma certo, sono stato davvero poco cortese, ti prego entra e chiudi la porta- poi si diresse ad un piccolo angolo bar, che Alec non aveva notato entrando, e disse – Posso offrirti qualcosa da bere?-

- Grazie..solo..solo un bicchiere d'acqua- rispose Alec seguendolo.

Magnus riempì un calice di vetro azzurro con dell'acqua e lo passò ad Alec che ancora si guardava intorno curioso.

Poi gli si avvicinò di più e mettendogli una mano alla base della schiena lo guidò verso il grande divano al centro della stanza. Alec a quel gesto si irrigidì, il cuore fece una capriola e per poco non inciampò sui suoi piedi. Si trovava un po' troppo vicino a quell'uomo che lo incuriosiva e intimoriva allo stesso tempo, non ricordava di aver mai avuto una sensazione simile ad un semplice gesto, eppure con Jonathan si abbracciavano spesso e non gli capitava di avvertire quella spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco.

Adesso che era a pochi centimetri di distanza poteva avvertire il profumo speziato e il tocco delicato dell'uomo, avrebbe voluto avvicinarsi di più ma appena pensò questa cosa si allontanò un po' affrettando il passo verso il divano.

- Come hai detto che ti chiami?- chiese Magnus mentre si sedeva in una poltrona accavallando le gambe.

- Alexander Lightwood- rispose Alec, subito dopo bevve un sorso di acqua fresca per cercare di abbassare la temperatura corporea che si era improvvisamente alzata a livelli preoccupanti.

- Interessante...- commentò Magnus osservandolo attentamente.

- Signor Bane ..- tentò di parlare Alec

- Chiamami Magnus – disse mentre faceva un gesto impaziente con la mano.

- Ok Magnus...stavo dicendo-

- Quanti anni hai?- continuò Magnus non lasciandogli il tempo di parlare.

- Io..18, ma che importanza ha?-

Quell'incontro stava prendendo davvero delle pieghe inaspettate, Alec non avrebbe mai pensato che Magnus fosse così ...poco professionale, se non avesse avuto la certezza che era davvero un bravo investigatore sarebbe andato via senza pensarci due volte.

- Curiosità- rispose solamente Magnus che ora era pensieroso.

Era il momento di interrompere quel teatrino.

- Si...senta signo..ehm..Magnus, non vuole sapere perchè sono qui?-

- Oh ma so già perchè sei qui, occhi blu- disse Magnus facendogli l'occhiolino

Si sta prendendo gioco di me...

- Bene, e perchè sarei qui?-

- Vedi biscottino, devi sapere che si viene da me principalmente per due motivi- disse Magnus indicando il numero con le dita – O per l'uno o per l'altro, a volte per entrambi, a malincuore scarto una ragione – così dicendo abbassò un dito – perciò sei qui per l'altra-

- Mi sembra davvero improbabile che ci siano solo due ragioni per cui si dovrebbe venire qui!- disse Alec che adesso cominciava davvero ad impazientirsi.

- Ho detto “principalmente” due...- sorrise Magnus-... e poi giovane Lightwood anche io leggo i giornali, chiunque in città sa della scomparsa del figlio più piccolo dell'ispettore di Scotland Yard-

Alec rimase spiazzato, in effetti non doveva essere stato così difficile associare il suo nome al caso del bambino scomparso, questo in effetti era un bene almeno non avrebbe perso tempo a dargli spiegazioni.

- Bene..direi...quindi sa già perchè mi trovo qui, ho bisogno di qualcuno che ritrovi mio fratello, se ha letto i giornali sapra anche che la polizia non sta facendo passi avanti-

- Ti sembro così vecchio? Dammi del tu ti prego o il mio ego ne risentirà-

- MAGNUS- alzò la voce Alec, poi sospirò e disse – Accetti il caso?-

- Mi dispiace non mi è possibile- rispose Magnus calmo guardandosi le unghie

Per quella che gli sembrò la centesima volta quel giorno Alec rimase con la bocca aperta. Aveva tenuto in conto che l'investigatore potesse anche non accettare ma in cuor suo sperava che quella giornata si sarebbe conclusa diversamente. Aveva investito tutta la speranza che gli era rimasta in quell'uomo, senza di lui sarebbe stato come dire addio per sempre a Max. Non poteva accettarlo.

- Se il problema sono i soldi non devi preoccuparti, posso pagarti, dimmi quanto vuoi?- lo pregò Alec

- I soldi non sono un problema, credimi-

- E allora...cosa? Stai già lavorando ad un caso?- continuò Alec senza capire

- Senti posso consigliarti un mio collega molto preparato, abbiamo frequentato lo stesso college, anche lui è uscito con il massimo dei voti, si chiama...-

- IO voglio TE!- gridò Alec, pentendosi subito di aver pronunciato una frase così ambigua.

- Ne sono onorato biscottino, ma non posso- Magnus sembrava un po' dispiaciuto per come stavano andando le cose.

Alec si schiarì la gola, poteva ancora convincerlo.

- Ho bisogno del più bravo, ho bisogno di te...ti prego...farò qualsiasi cosa- l'ultima parola uscì dalle labbra di Alec un po' incrinata, si sentiva un nodo in gola, stava tremando e aveva gli occhi lucidi.

Non riuscì a sopportare di guardare Magnus negli occhi così abbassò il capo.

Magnus lo osservava, aveva in volto un'espressione davvero rammaricata, stava per allungare una mano e appaggiarla nel braccio ma la ritrasse quando Alec alzò la testa per affrontarlo nuovamente, al centro dei suoi occhi sembrava ardesse fuoco.

Sei un guerriero pensò Magnus

- Alexander, non posso aiutarti, vedi io non sono più un'investigatore, ho chiuso con quella roba-

Alec si alzò di scatto dal divano, il movimento brusco fece rovesciare l'acqua rimasta nel bicchiere fino a quel momento.

- E questo quando lo avresti deciso?!! prima o dopo che te lo chiedessi?! Se sapevi già il motivo per cui sono qui perchè mi hai fatto perdere tempo?! È un GIOCO per te questo!?

- Alexander calmati, so come ti senti in questo momento- Magnus si alzò a sua volta cercando di tranquillizzarlo – parlerò personalmente con l'amico di cui ti parlavo, si chiama Ragnor Fell, lui ti saprà aiutare, credimi è bravo quanto me!-

- IO.NON.VOGLIO.RAGNOR.FELL!!- Alec adesso alzò la voce, non si curò di apparire un pazzo o un maleducato – Ho passato un mese da schifo, ok?! E mi vieni a dire che sai cosa si prova a perdere una persona che si ama e non poter far nulla per riaverlo!se solo avessi le tue capacità le userei per aiutare gli altri invece che stare a CASA a non far NIENTE!-

Alec finì di sfogarsi e rimase fermo respirando forte e guardando Magnus che ora aveva le sopracciglia corrugate e sembrava profondamente infastidito. I due si trovavano l'uno di fronte all'altro, Magnus non era di molto più alto di Alec eppure emanava un'aura che lo faceva apparire molto minaccioso, completamente diverso rispetto a qualche minuto prima.

- Adesso che hai finito il tuo sfogo- disse Magnus, con voce fredda, prendendo il bicchiere che Alec teneva ancora in mano e appoggiandolo sul tavolino del salotto – ti invito ad uscire da questa casa e ti consiglio di non parlare più di cose che non conosci!-

Alec non ci pensò due volte, aveva bisogno di uscire da lì. Si precipò fuori dalla porta e non smise di correre neppure quando arrivò fuori.

Correva veloce e così i suoi pensieri, non poteva credere a quello che aveva fatto, da dove arrivava tutta quella rabbia che sentiva uscire fuori come lava in un vulcano. Si fermò quando comincò a sentire le gambe doloranti, non sapeva neppure dove si trovava. Con il fiatone si appoggiò ad un muro, avrebbe voluto piangere e gridare allo stesso tempo. Sapeva bene cosa aveva fatto, aveva mandato a puttane la sua unica possibilità di riavere Max. 

Sono uno stupido...proprio uno stupido



 

Questo è il capitolo in cui finalmente si fa vedere Magnus, spero sia di vostro gradimento :)

Cercherò di aggiornare al più presto, nel frattempo mando un bacino a tutte le persone che seguono la storia,chi l'ha messa tra le preferite e chi l'ha recensita. Al prossimo capitolo 

 

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Capitolo 5
*** Cap.4 Prima parte ***


Non poteva credere di essere ancora lì a pensare a quello che era accaduto con quel ragazzo. Magnus aveva passato tutto il girono ad arrovellarsi il cervello sulla conversazione che aveva avuto quella mattina, quando un bel giovane dagli occhi blu era entrato nella sua vita e nella pace che dopo tanto tempo era riuscito a riottenere.

Adesso era sera tarda e nonostante avesse una fame da lupi non era riuscito a mettere nulla nello stomaco per tutto il giorno. La verità è che non avrebbe voluto ferire il ragazzo a quel modo.

Forse era stato un po' troppo brusco, lo ammetteva senza problemi, ma non avrebbe mai permesso a nessuno di giudicare le sue scelte. Aveva sempre cercato di aiutare gli altri, a volte senza neppure chiedere nulla in cambio, adesso voleva solo aiutare sè stesso a dimenticare, per quanto fosse possibile, e sopratutto a mantenere “quella” promessa.

Glielo aveva giurato.

Ma allora perchè stava così male?

Non faceva altro che ripensare al dolore che aveva letto negli occhi del ragazzo, al disprezzo e alla disperazione quando aveva capito che Magnus non lo avrebbe aiutato e tutto questo non lo faceva dormire, non riusciva a mangiare, ne a distrarsi in alcun modo...non riusciva a respirare...

Lanciò da una parte il telecomando che aveva in mano, era inutile stare di fronte alla tv, nessun programma l'avrebbe distratto dai suoi pensieri.

Si alzò in fretta e furia, senza neppure spegnere il televisore, afferrò le chiavi di casa e una giacca leggera e uscì di casa.

L'aria fresca della sera gli sferzò il viso e Magnus ebbe un brivido, si strinse di più nella giacca e alzò il colletto per avere più riparo dal freddo poi affrettò il passo. Tornare a casa era fuori discussione.

Dopo quella che sembrò la passeggiata più lunga e solitaria della sua vita decise di entrare in un pub per bere qualcosa, almeno se si fosse ubriacato ben benino avrebbe smesso di sentirsi in colpa, e poi cominciavano a fargli male le gambe.

Promemoria per me, per tornare a casa chiamare un taxi.

Appena entrò nel locale avvertì subito l'odore di alcool e di sigarette, si guardò intorno prima di andare a sedersi. Il posto era abbastanza spazioso, aveva qualche tavolo accostato alle pareti e al centro vi erano due biliardi abbastanza malconci. Generalmente Magnus optava per luoghi più chic ma questo era perfetto per il momento, sembrava abbastanza tranquillo e comunque non ci sarebbe rimasto molto.

Appena si accomodò al bancone si avvicinò una cameriera intenta a ripulire il piano con uno strofinaccio, aveva lo sguardo duro e masticava, con la bocca aperta, una chewing gum. Aveva molti tatuaggi sulle braccia scoperte, un trucco pesante agli occhi e dei lunghi capelli neri lisci.

- Cosa ti porto, tesoro?- chiese questa facendo un cenno a Magnus.

- Quello che ti pare, basta che sia forte- rispose Magnus.

La cameriera, con un sorrisetto furbo sulle labbra, si abbassò per prendere da sotto il banco una bottiglia di liquore che Magnus non conosceva. Ne versò un po' in un bicchierino e glielo avvicinò.

Magnus lo soppesò per un istante, scrutandolo con gli occhi, era un liquido cristallino, anche l'odore era abbastanza neutro. Poi lo buttò giù tutto d'un fiato.

Cazzo!

Era davvero forte. Di sfuggita vide la cameriera che se la rideva sotto i baffi.

- Non posso crederci!- disse una voce dietro le spalle di Magnus- Magnus Bane! Sei proprio tu?-

Si girò di scatto, quella voce la conosceva bene nonostante non la sentisse da anni ormai.

- Robert! Robert Lightwood!- sorrise Magnus stringendo la mano all'uomo.

- Non sapevo fossi tornato a Londra, da quanto non ci vediamo? Saranno passati 4-5 anni, no?- chiese Robert che nel frattempo si era seduto accanto a Magnus.

- 6 anni...- rispose nostalgico Magnus.

- Credevo ti fossi stabilito a tokyo, cosa ti porta qui?-

- Sono successe ..delle cose, e tu vecchio? Cosa ci fai in questo posto?- chiese Magnus indicando il pub.

- Vengo qui ogni tanto..per pensare e bere qualcosa...-

Robert chiamò la cameriera e si fece portare una bottiglia di whisky, ne versò un bicchiere stracolmo per lui e un altro per Magnus.

- Allora..- disse Robert scolandosi il contenuto del bicchiere- ..stai lavorando ad un caso?-

- No...- anche Magnus bevve un piccolo sorso - Ho smesso..-

- Mmmmh peccato...avevi gran talento-

- Robert, non fingere! - disse Magnus prendendogli al volo il bicchiere prima che lo riempisse di nuovo.

- Ehi!- fece Robert cercando di riprenderselo – avevi davvero talento!-

- Non intendevo quello, lo so di essere il migliore....parlo di tuo figlio Max-

- L'hai saputo allora....- rispose con un sorriso amaro.

- L'ultima volta che ti ho visto in questo stato è stato quando hai divorziato con tua moglie- gli disse Magnus, questa volta prendendogli anche la bottiglia.

- Sto bene Bane!- rispose secco Robert.

- Se lo dici tu...a che punto siete con le indagini?avete sospetti?-

Magnus sapeva che era il caso di non tornare sull'argormento “divorzio” già in passato avevano avuto modo di parlarne. Più che altro Magnus parlava e Robert ascoltava, non era mai stato un tipo molto loquace Robert Ligthwood. Preferiva tenere per sè i suoi segreti.

- Niente...-risposte Robert rammaricato – non abbiamo niente...-

- Come sarebbe a dire niente?- rispose Magnus corrugando le sopracciglia – hai sicuramente una pista...-

- Non capisci Bane....non ho niente...non ho più niente- Robert si coprì il volto con le mani.

- Robert?-

- Ordini dall'alto...- Robert si girò per guardare Magnus negli occhi, i suoi erano lucidi – Mi hanno tolto il caso e l'hanno archiviato-

Robert Lightwood, l'uomo forte e sicuro di sé adesso di fronte a Magnus mostrava la sua fragilità, l'impotenza e la solutidine della sua vita che cominciavano a essere dei fardelli troppo pesanti da sopportare.

- Tua moglie lo sa?..i tuoi figli?- chiese Magnus con un nodo alla gola.

Lo stava facendo ancora, si stava lasciando coinvolgere.

- Maryse è una donna intelligente, sono sicuro che ormai l'avrà capito...ai ragazzi non ho detto nulla...-

Magnus pensò ad Alec, a quella speranza che gli aveva letto negli occhi e al suo dolore per aver perso il fratello.

- Robert, ha il diritto...HANNO il diritto di sapere!- disse Magnus sconvolto.

Robert abbassò gli occhi e non rispose, prese una banconota dal portafogli e la appoggiò sul bancone.

- Ci si vede in giro, Bane....- disse con voce bassa e roca.

Prima di andarsene si riprese la bottiglia di whisky. Magnus lo seguì con gli occhi fino alla porta.

Robert si è arreso, gli disse una voce nella testa.

- Ti sei arreso, vecchio mio- disse Magnus parlando tra sé.

- Come scusa?- gli chiese la cameriera che si era appena avvicinata per prendere i soldi lasciati da Robert.

- Ti sei arreso come in passato...- continuò Magnus

- Non ho capito!!- disse la cameriera alzando il tono della voce.

Aveva messo le mani sui fianchi e guardava di traverso Magnus continuando a masticare forte la chewing gum.

Magnus la guardò senza però guardarla realmente, poi appoggiò dei soldi vicino al bicchiere e disse :- tieni il resto!- e si alzò per andarsene.

Dopo soli due passi tornò indietro e rivolgendosi alla ragazza, che adesso guardava controluce i soldi di Magnus, disse:

- Sai tesoro, saresti anche carina se la smettessi di masticare con la bocca aperta, è davvero poco fine per una ragazza!-

La ragazza arrossì e non disse nulla.

Adesso era ora di tornare a casa.

Era ora di fare quello che sapeva fare meglio.

Uscì dal pub sorridendo.

Sarà l'ultima....questa sarà l'ultima, pensò.

 

 

Alec vagò per la città tutta la mattina, dopo essere uscito di corsa da casa di Magnus.

Aveva provato più volte a chiamare Jonathan per raccontargli cosa era accaduto e sfogarsi un po', ma l'amico non rispondeva alle sue chiamate così all'ennesimo brontolio del suo stomaco decise di tornare a casa.

Prima di entrare sperò con tutto il suo cuore che Isabelle non fosse in casa, non era proprio dell'umore adatto per sottoporsi al suo interrogatorio.

Aprì la porta e sentì un'allegro chiacchiericcio provenire dalla cucina.

Oggi non sono proprio fortunato.

Cercò di salire in camera senza farsi sentire ma prima di arrivare alle scale sua sorella gridò:

- Alec? Sei tu? Vieni, siamo in cucina!-

Alec sospirò rassegnato e si diresse in cucina. Quando fu abbastanza vicino alla porta sentì odore di bruciato e di fritto...la mano restò ferma alla maniglia, non aveva il coraggio di aprire, sapeva già cosa avrebbe visto entrando.

Ad un certo punto la porta si aprì di scatto e Alec si trovò di fronte Jace.

- Non pensare neanche di svignartela!- disse Jace afferrandolo per la maglietta e tirandolo dentro.

Come aveva sospettato sua sorella stava cucinando.

Poco distante da Isabelle c'era Simon che guardava con aria preoccupata verso la cucina, quando vide Alec congiunse le mani in preghiera e mimò con le labbra le parole “aiuto”. Seduta ad una sedia vide anche Clary.

- Ehm..Izzy, cosa fai?- chiese Alec

- Non lo vedi, sciocco! Sto cucinando per i miei fratelli, come fareste senza di me?- sospirò Isabelle mentre girava qualcosa di informe dentro una padella.

- Si ma....perchè!?- chiese Alec disperato

Non fu la sorella a rispondere ma Jace che dopo aver trascinato dentro Alec si era seduto vicino a Clary.

- La mamma ha chiamato poco fa...ha detto che non torna per pranzo-

Alec si avvicinò alla penisola della cucina e prese una mela dal cesto della frutta.

- E comunque oggi è un giorno speciale....- disse Isabelle sorridendo

- Ah giusto!- fece Simon – com'è andato l'appuntamento con Magnus?-

Alec sgranò gli occhi e fece cadere la mela dalla mano la quale rotolò a terra finchè Jace non la afferrò e gli diede un morso.

- Izzy!!!- disse Alec esasperato.

- Senti io l'ho detto solo a Jace!- rispose Isabelle protestando

Alec si girò furioso verso Jace, che fece spallucce e disse:

- Ero con Clary quando mi ha chiamato per dirmelo...-

- E ovviamente Clary l'ha detto a Simon...che bello!- disse Alec mettendo il broncio.

- A tavola ragazzi, è pronto!- disse Izzy portando i piatti e disponendoli sul tavolo della cucina.

Tutti presero posto, e guardarono sconsolati quelli che sembravano parti di animali fritti. Nessuno aveva il coraggio di iniziare a mangiare.

- Allora – disse Jace rivolgendosi ad Alec – vuoi dirci cosa è successo questa mattina? Sei andato da questo Magnus Bane?-

Alec guardò Clary che cercò di infilzare la forchetta nel cibo ma questo, troppo duro, scivolò via dal piatto e finì su quello di Simon.

- Si ci sono andato – sospirò Alec – ma non è andata come avevo immaginato...-

- Non ti avrà molestato!!?- chiese Jace afferrando d'istinto un coltello.

Adesso Simon e Clary stavo litigando silenziosamente. Simon cercava di rimettere il cibo sul piatto di Clary e lei tentava di spostargli la mano senza farsi vedere da Isabelle.

- Ma cosa dici?? perchè avrebbe dovuto molestarmi!?- chiese Alec

Simon si arrese e rispose alla domanda di Alec precedendo Jace.

- Abbiamo letto che è un Don Giovanni e che gli piacciono sia gli uomini sia le donne, io lo trovo davvero forte in realtà, cioè...se mi piacessero anche gli uomini avrei molta più scelta no?.. si credo che se potessi scegliere preferirei essere bisex...-

Tutti lo osservavano, lo conoscevano abbastanza da sapere che avrebbe iniziato a farneticare.

- Ehi non sto dicendo di essere bisex!...a me piacciono le donne...- adesso cominciava a gesticolare – si insomma..le loro..- e indicò il suo pettò – e i capelli lunghi ..e la pelle liscia – e si accarezzò il volto – non bacerei mai nessuno con la barba...mi irrita le labbra-

- Ti prego basta! - disse Jace interrompendolo con una mano, poi si girò versò Alec – perchè è andata male?-

Alec guardò i suoi amici, stavano tutti aspettando che dicesse qualcosa.

- Lui...non ha accettato il caso, non è più un investigatore -

Non era necessario dirgli proprio tutto. Non andava fiero della sfuriata che aveva fatto a casa di Magnus.

- Non ci posso credere!- si lamentò Isabelle

- Già!! - disse Jace allontanando il piatto – sapete che vi dico!? Mi è pure passata la fame!-

Isabelle gli lanciò un'occhiataccia.

- Ha detto che conosce un altro investigatore...un suo amico...un certo Ragnor Fell-

continuò Alec.

- Sei proprio sicuro che non possa cambiare idea?- chiese Clary

- Credo di si...ho provato a convincerlo ma non c'è stato verso- rispose Alec

- Io dico che non hai sfoderato le armi giuste- gli disse Isabelle facendo l'occhiolino.

- Che genere di armi?- chiese Clary curiosa.

Isabelle li guardò tutti con sguardo malizioso e disse :- Quelle della seduzione, ovviamente!-

Simon scoppiò a ridere.

- “Alec” e “seduzione” non staranno mai nella stessa frase!- disse Simon.

Alec per tutta risposta gli lanciò un pezzo di pane.

- Alec non sedurrà proprio nessuno – disse Jace categorico – ci andrò io a parlare con Bane, lo convincerò usando altre armi – e strinse forte il coltello nella mano.

Alec avrebbe voluto rispondergli che ormai non vi era nessuna speranza, ma prima che potesse farlo Simon gridò. Tutti si voltarono verso di lui. Aveva una piccola lacrima ad un occhio e si teneva la bocca con le mani.

- Si è rotto un dente!- esclamò spaventato.

- Oh andiamo, non essere ridicolo! Fammi vedere- disse Isabelle avvicinandosi a Simon e spostandogli le mani gentilmente.

Mentre Isabelle e Clary erano impegnate con Simon Jace si avvicinò ad Alec e gli sussurrò:

- Izzy mi ha detto che Magnus è davvero un bravo investigatore, che potrebbe ritrovare Max....Alec lui è...-

- La nostra speranza- completò Alec.

Come aveva potuto arrendersi così? Ora che finalmente aveva un modo per ritrovare Max non se lo sarebbe lasciato sfuggire. Sarebbe tornato da Magnus e l'avrebbe convinto.

Stava già decidendo le sue prossime mosse quandò gli schiamazzi dei suoi amici lo riportarono al presente.

- Non ho più un dente!- piagnucolava Simon

- Non è assolutamente vero!- protestò Izzy – si è solo leggermente smussato un canino-

Simon cercò di specchiarsi sul cucchiaio.

Alec si alzò dal tavolo mentre tutti lo guardavano con aria interrogativa.

- Alec, dove vai!?- chiese Izzy.

- Da Jonathan..al cellulare non mi risponde..voglio raccontargli cosa è successo questa mattina-

- Cosa gli dirai?- chiese Jace quando Alec era quasi alla porta.

- Di insegnarmi qualche “tecnica di persuasione” perchè domani torno da Magnus.-

Disse questo e uscì dalla stanza, gli altri si guardarono sorridendo.

- Allora...chi vuole una pizza?- chiese Jace.

 

 

 

Vorrei scusarmi per il ritardo!sono davvero molto impegnata in questo periodo!come al solito ringrazio tutti quelli che mi seguono e spero che il capitolo sia  di vostro gradimento :) diciamo che è un  pò da transito questa parte ma il prossimo sarà dedicato ai malec!!

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Capitolo 6
*** Cap. 4 Seconda parte ***


- P..pronto?- fece una voce impastata dal sonno.

- Catarina!!- esclamò allegro Magnus.

- Magnus?...che ore sono?- rispose la donna passandosi una mano fra i capelli.

- Le 6.30 e oggi è una magnifica giornata, il sole è già sorto e la temperatura è piacevole, vorrei andare al mare...comunque cosa ci fai ancora a letto?-

Magnus quella mattina sprizzava energia da tutti i pori, non era solito alzarsi così presto, invece adesso, contro ogni aspettativa, aveva già fatto una lunga doccia e preparato una gustosa colazione, gli era tornato l'appetito rispetto al giorno precedente.

- Ho fatto il turno di notte IO! Sono a pezzi....- si mise un po' più comoda nel letto e prese il cellulare con l'altra mano – come mai sembri così felice?-

- Speravo che me lo chiedessi...- iniziò Magnus entusiasta prima che venisse brutalmente fermato dall'amica.

- ALT! Ti avverto subito che se si tratta ancora di quel ragazzo dai “magnifici occhi blu” non voglio più parlarne! Lo so che ti sei sentito in colpa ma hai preso una decisione...-

- É esattamente di questo che si tratta!- disse Magnus, mentre con la mano libera cercava di sistemare dei libri, riposti dentro uno scatolone, nella libreria già stracolma.

- Mi sfugge qualcosa...- gli disse Catarina senza capire dove Magnus volesse arrivare.

- Amica mia, tieniti forte perchè...ho un lavoro!- gli disse soddisfatto.

- Tu? Ma se non hai mai lavorato in tutta la tua vita- adesso Catarina sistemò il cuscino alla testata del letto e si appoggiò sopra.

- Scusa come ti permetti? E quando ho risolto tutti quei casi cosa facevo secondo te, conversazione? C'è un duro lavoro dietro-

- Come dici tu, allora cosa fai adesso? Il pompiere? - a quell'immagine Catarina scoppiò a ridere.

- Sai è sempre un piacere parlare con te...per quanto starei benissimo tutto sudato e con la divisa da pompiere mi spiace comunicarti che non intendevo quello! Ho un caso...ho deciso di accettare il caso-

Catarina rimase in silenzio per qualche secondo, la risata si era fermata bruscamente.

- Cat?-

- Magnus....no! No no no! Non puoi ricominciare, lo sai bene! Sei stato tu stesso a dirmelo, ricordi? Queste sono state le tue testuali parole “ Catarina io non sarò più un'investigatore e se mai vacillassi in questa mia decisione sarà compito tuo rimettermi sulla retta via”-

- Io non parlo in maniera così boriosa!-

- Mag....-

- Catarina devo farlo!....questo sarà l'ultimo caso che risolvo, sarà il caso con cui chiuderò la carriera -

Catarina si passo una mano sul volto, sospirò e disse : - É per il ragazzo?...lo stai facendo per lui?-

Magnus non rispose subito, in mano teneva un libro da collezione sulle poesie greche, lo appoggiò ad una mensola e si sedette a terra, con la schiena appoggiata al muro.

- Non lo so Cat...forse lo faccio per me...forse per lui...che differenza fa?-

- Non voglio vederti star male Magnus...- gli disse dolcemente l'amica.

- Lo so...-

- Ti voglio bene Mag -

- Pure io Cat-

- Hai detto a quel ragazzo che accetti il caso?-

- Mmmm ecco cosa dovevo fare questa mattina- rispose pensieroso

- Magnus!! pensi di dirglielo a caso già risolto?!-

- Non c'è bisogno che lo chiami io perchè oggi verrà lui stesso da me- rispose compiaciuto Magnus.

- Buona notte Magnus- esclamò sconcertata Catarina

Magnus sorrise – Notte Catarina- e chiuse la chiamata.

 

 

 

Ed eccolo di nuovo lì, di fronte a quella maledetta porta.

Il giorno prima uscendo di corsa aveva giurato che non ci avrebbe mai più messo piede e invece adesso gli sembrava di vivere un dejavu. Si sentiva nervoso perchè sapeva esattamente cosa doveva fare ma non aveva idea di come farla.

Quando, il giorno prima, chiese a Jonathan come potesse far cambiare idea a Magnus l'amico gli disse solamente che non esisteva un modo reale, non era un 'esame, non vi erano libri che si potessero studiare prima, l'unica cosa che gli consigliò fu di restare calmo e essere sincero.

Sull'essere sinceri non vi erano problemi, ma restare calmi non era così semplice.

Suonò il campanello e sentì subito la porta che si apriva. Magnus aveva aperto senza chiedere chi ci fosse? Forse aspettava visite...

Chissà cosa dirà quando mi vedrà di nuovo...probabilmente mi caccerà via...

Alec salì le scale con mille dubbi nella testa e quando arrivò in cima, alzando gli occhi, vide Magnus appoggiato allo stipide della porta.

- Alexander, sei in ritardo! - gli disse Magnus precedendolo dentro casa – Seguimi e chiudi la porta-

Tra tutti i modi in cui Magnus poteva accoglierlo questo era senza dubbio quello più inverosimile. Alec rimase un'attimo spiazzato e fermo sul posto. Non era sicuro che gli avesse detto di seguirlo, forse aveva detto di andar via? Probabilmente aveva capito male.

- Alexander non stare lì imbambolato!- lo chiamò da dentro casa Magnus.

Non aveva capito male.

- Ma..ma non avevamo un appuntamento...no?- chiese Alec mentre entrava in casa e chiudeva la porta.

- Non mi risulta – gli disse Magnus osservandolo con un sopracciglio alzato, poi si voltò e andò verso un corridoio sulla destra – Seguimi Alexander, il tempo è denaro e io vengo pagato ad ore -

Alec seguì di corsa Magnus, che procedeva a passo di marcia, preso com'era da quell'inaspettato risvolto della situazione non si rese neppure conto di quanto grande fosse in realtà la casa. Stavano percorrendo un corridoio stretto, ai lati di questo vi erano stanze rigorosamente chiuse. Quando arrivarono alla fine Alec pensò che Magnus andasse a sbattere contro la parete perchè di fronte a loro non vi era nessuna porta, invece svolto improvvisamente a sinistra e salì una stretta scalinata a L. il piano superiore era più piccolo di quello inferiore e aveva il tetto spiovente, Alec immaginò si trovassero in mansarda. Quando Magnus si fermò di colpo di fronte ad una porta Alec , che per tenere il passo di Magnus stava quasi correndo, gli sbattè addosso.

Magnus non disse nulla ma si girò per guardarlo. Erano molto vicini. Ad Alec sembrava che il suo cuore nel petto fosse un po' troppo rumoroso, sperò che l'altro non lo sentisse.

Da quella vicinanza poteva osservare i suoi occhi, ci si specchiò all'interno e si perse tra il verde e le pagliuzze d'oro. Osservò ogni singolo dettaglio, dall'intensità del verde degli occhi, alle ciglia lunghe e nerissime, alla sua pelle di un bel color ambra, al ciuffo di capelli che gli ricadeva sul viso..alle sue labbra. Si domandò che sapore avrebbero avuto, che sensazione avrebbe provato ad appoggiare le sue su quelle, se lui, che non aveva mai baciato nessuno, fosse stato capace di farlo bene.

Bastava così poco per saziare la sua curiosità, doveva solo fare un passo e l'avrebbe baciato, un piccolo passo...

Magnus gli appoggiò le mani alle spalle e lo spinse delicatamente di un passo, poi si voltò e aprì la porta che era chiusa a chiave.

Alec ritornò subito in sé e si maledisse mentalmente per quello che stava per fare, se non l'avesse spostato avrebbe baciato Magnus...

L'avrei fatto?!

- Accomodati – gli disse Magnus mettendosi di lato e facendolo entrare.

- S..si ...grazie...- Alec gli passò accanto, rosso in viso.

La stanza si rivelò essere un studio, in fondo vi era una bella scrivania ampia in legno intagliato, di fronte ad essa due poltrone nere, mentre ai lati vi erano due librerie identiche.

Magnus prese posto nella scrivania e aspettò che anche Alec si sedesse.

- Allora..- disse Magnus mentre da un cassetto tirava fuori un taccuino in pelle – volevo parlarti del caso, è necessario che io ti faccia alcune domande... -

- Aspetta!- lo interruppe Alec illuminandosi – cioè ..vuoi dire che accetti il caso?-

- Si – rispose Magnus come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

- E pensare che ero venuto per cercare di farti cambiare idea – disse Alec tutto felice.

- Sapevo che saresti tornato – gli sorrise Magnus.

- Cosa ti serve sapere? Voglio aiutarti il più possibile! -

- Perchè non inizi dal principio?...ah non saltare niente, adoro i dettagli -

Alec cominciò a raccontargli della mattina in cui scomparve suo fratello, la mattina in cui lui e i suoi fratelli avevano ricevuto il diploma. Magnus ogni tanto lo interrompeva per fargli qualche domanda o avere dei chiarimenti. La conversazione si spostava tra gli argormenti più disparati, sulla sua famiglia, i suoi amici, il divorzio dei suoi.

- É davvero necessario tutto questo?- gli chiese Alec quando Magnus gli domandò se avesse la fidanzata.

- Te l'ho detto Alexander, sono i dettagli che condiscono la storia quello che cerco davvero- gli disse Magnus mentre prendeva appunti sul suo taccuino.

- Ok ….non ho la ragazza...- si arrese Alec

- La tua ultima storia?- gli chiese Magnus, aveva posato la penna e non scriveva più.

- Io...ma che importanza ha?!-

Quando Magnus alzò un sopracciglio e lo incalzò a rispondere Alec si coprì il volto con le mani.

- Non sono mai stato fidanzato! Va bene, adesso? Abbiamo finito?!- rispose appoggiando le braccia alla scrivania e sprofondandoci il viso.

- Non è motivo di vergogna Alexander, non sei interessato ad impegnarti in una relazione seria e preferisci semplici avventure..sei giovane non c'è nulla di male...- gli disse Magnus riponendo i suoi appunti nel cassettino della scrivania.

Alec alzò il viso esasperato, quell'uomo credeva che lui fosse uno sciupafemmine a cui interessava solo portarsele a letto?

- Ma cosa hai capito?! Io non ho mai...io non ho avuto...- Alec cercava di spiegarsi ma avere Magnus di fronte che lo guardava con quegli occhi curiosi non aiutava di certo.

Ad un certo punto, visto il silenzio di Magnus, esclamò :- Non ho mai fatto sesso con nessuno! Né nient'altro, Per l'angelo!-

Rimasero a fissarsi per qualche secondo Alec che respirava forte cercando di riprendere il controllo e Magnus sorpreso da come questo aveva reagito.

- Per l'Angelo? Che imprecazione è?- chiese Magnus ridendo.

- Aaah ma smettilaaaa!- gli disse Alec ridendo a sua volta e lanciandogli una matita presa da un portapenne d'ottone.

Magnus afferrò al volo la matita prima che potesse colpirlo e proprio in quel momento gli squillò il cellulare. Lo prese, guardò lo schermò e si alzò.

- Scusa devo rispondere- gli disse uscendo dalla porta e lasciando da solo Alec.

Alec pensò che nonostante l'aria stravagante Magnus dovesse essere davvero una brava persona. Si rilassò sulla poltrona pensando a quando poco prima, dopo avergli confessato di non aver mai fatto sesso , l'uomo avesse cambiato argomento per non metterlo in imbarazzo, alleggerendo così l'aria pesante che si era creata.

Davvero carino da parte sua...pensò sorridendo tra sé e sé.

 

 

 

Magnus era uscito dalla stanza in cui c'era Alec ed era entrato in un'altra che fungeva da stanza per gli ospiti, arredata in maniera semplice. Lì aveva chiuso bene la porta e aveva risposto sussurrando:- Pronto?-

- Perchè rispondi così?- gli fece il verso Catarina

- Di là c'è Alexander e non voglio che senta!- gli spiegò Magnus sedendosi sul letto.

- Chi? Occhi blu?- gli chiese Catarina

- Si...allora hai quello che ti ho chiesto?-

- Si mio caro...e sono stata celere, come puoi notare, visto che il messaggio me l'hai inviato solo qualche ora fa- si vantò Catarina.

- E questo è essere celere per te?- gli chiese Magnus

- Bella riconoscenza! Lo sai quello che sto rischiando per te?-

- Lo sai che ti amo tesoro, ora fai delle foto dei documenti e mandameli!- gli rispose frettolosamente Magnus lanciando un'occhiata verso la porta.

- Come vuoi...ma non troverai niente, la ragazza è stata strangolata con un laccio- gli disse Catarina, si sentivano pagine che venivano sfogliate.

- Tu mandale! devo avere tutti i pezzi del puzzle se lo voglio comporre...ora devo andare- gli disse Magnus.

- Sei tu l'esperto- sospirò Catarina

- Ah Cat...- magnus aveva di nuovo abbassato la voce.

- Conosco questo tono lagnoso...cosa è successo?-

- Sto deragliando-

- Sai Magnus io non vorrei mai essere nella tua testa, perchè impazzirei! Anche uno psicologo impazzirebbe...- gli disse lei esasperata

- Sto deragliando dai binari della professionalità! Il treno è in corsa e non riesco a fermarlo...ho fatto delle domande personali ad Alexander, domande che non mi servono per risolvere il caso!-

- E perchè l'avresti fatto?-

- Volevo conoscerlo...mi incuriosisce...prima c'è stato un momento in cui...- sospirò prima di ricominciare a parlare – Cat io...stavo quasi per baciarlo-

- Magnus...- Catarina era desolata, non sapeva cosa dire.

- Lo so Catarina...è ancora un ragazzo e si è affidato a me per ritrovare suo fratello!non ha mai avuto una fidanzata, non ha mai fatto sesso, non è gay...e... dovresti vederlo!è di una bellezza disarmante, tra l'altro neppure se ne rende conto, e ha un cuore puro...io non posso...- Magnus si fermò e si coprì il volto con la mano.

- Sei rovinato amico mio...sei rovinato- gli disse solamente l'amica.

- Devo tornare da lui -

- Domani fatti sentire però!- gli raccomandò Catarina con il tono tipico di una madre preoccupata.

- Certo...a domani-

Magnus rimase con lo sguardo fissò nel display del suo cellulare per qualche secondo, poi lo rimise in tasca e uscì dalla stanza.

 

 

 

 

 

Ciao a tutti, ho aggiornato un po' prima del previsto :) nel prossimo capitolo succederà qualcosa di interessante e ci sarà molta malec nell'aria. Come al solito ringrazio tutti coloro che seguono la mia storia, spero davvero di non deludervi!

Cercherò di aggiornare presto, alla prossima! Ah ovviamente se vi fa piacere o per qualsiasi dubbio lasciatemi una recensioncina XD.

 

 

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Capitolo 7
*** Cap. 5 ***


Era passato qualche minuto e ancora Magnus non era tornato dalla chiamata ricevuta poco prima. Alec per tutta risposta si alzò dalla sedia e curiosò un po' nello studio. Si sentiva euforico, non avrebbe mai pensato che sarebbe stato così facile far cambiare idea a Magnus. Riflettè su questa cosa, mentre si avvicinava ad un mobiletto di legno antico con molti oggetti che non aveva mai visto prima, e in effetti lui non aveva fatto niente per convincerlo ad accettare il caso...e allora perchè aveva cambiato idea improvvisamente?

Gli vibrò il cellulare. Lo sfilò dalla tasca e vide che Isabelle gli aveva inviato un sms.

Da Izzy, 19.10 :

ehi fratellone! Allora!?? hai convinto Magnus?

Alec sorrise felice e inviò subito la risposta a sua sorella.

Si! in reltà non ho dovuto fare nulla, quando sono arrivato aveva già cambiato idea! Non è strano?

La risposta arrivò subito, Alec non riusciva a capire come facesse Isabelle a rispondere così velocemente ai messaggi.

Da Izzy, 19.12 :

Chi se ne frega!! Lo sapevo che non poteva dire di no di fronte ai tuoi occhioni dolci!

Alec alzò gli occhi al cielo, la conversazione poteva finire la per quanto gli riguardava però sua sorella gli mandò un altro messaggio.

Da Izzy, 19.13 :

Questa sera la Band di Simon suona, io Clary e Jace ci andiamo...tu sei dei nostri?

Guardò verso la porta, Magnus non era rientrato. Non sapeva se l'interrogatorio fosse finito ma pensò fosse meglio aspettare che tornasse prima di decidere se prendere impegni. Perciò rispose a sua sorella così:

Non so..sono ancora da Magnus...

Mentre aspettava che rispondesse prese in mano una ciotola di metallo al cui interno vi era un bastoncino di legno con l'impugnatura in pelle, si domandò cosa fosse mentre se la rigirava tra le mani.

Da Izzy, 19.14 :

Sei ancora lì!? Ho forse interrotto qualcosa?! Ok non voglio saperlo adesso, ma domani devi raccontarmi tutto!!

Alec stava per risponderle che non era successo niente di quello che immaginava lei. Con una mano digitava sul cellulare mentre l'altra teneva ancora la ciotola. Fu in quel momento che Magnus entrò nella stanza. Alec lo guardò un po' imbarazzato e posò subito l'oggetto al suo posto, non voleva che credesse che stava curiosando tra le sue cose, anche se era esattamente ciò che stava facendo.

- Scusa se ti ho fatto aspettare, ti piace quella campana Tibetana?- chiese Magnus avvicinandosi e prendendo la ciotola.

- Oh si..si...bella..la campana- rispose Alec stranito. Magnus poteva chiamarla come gli pareva ma quella era una ciotola, tra l'altro molto simile a quella che Alec usava per far colazione.

- Non hai idea di cosa sia, vero?- chiese Magnus sorridendo.

- No ...assolutamente..- ammise Alec

- É uno stumento musicale..- allo stupore del ragazzo Magnus gli si avvicinò ancora, con delicatezza gli prese il cellulare dalle mani e gli diede la campana – L'ho acquistata qualche anno fa in Tibet, vorresti provare a suonarla? È ottima per rilassarsi.

- I..io non saprei da dove iniziare..- rispose Alec incerto

- Guarda è semplice – Magnus si posizionò dietro Alec e gli prese le mani tra le sue per guidarlo meglio – Prendila con la mano sinistra..ecco così..- disse mentre le loro mani sinistre tenevano l'oggetto – Poi con la destra impugni il bastoncino..- la mano di Alec lo prese mentre quella di Magnus gli teneva con delicatezza il polso.

Quel giorno Alec stava vivendo troppe emozione insieme, non era abituato ad un contatto così intimo con un altro ragazzo. Poteva sentire il respiro di Magnus sul collo provocandogli dei brividi lungo la schiena, le sue braccia poi lo avvolgevano quasi come un abbraccio. Istintivamente Alec arretrò di qualche centimetro per sentire la sua schiena aderire perfettamente al torace di Magnus.

Il suo cuore era a mille e sperò di non apparire troppo impacciato perchè sapeva bene che quando era in imbarazzo gli risulatava problematica la coordinazione degli arti.

- Devi solo farlo scorrere lungo il bordo...- gli sussurrava Magnus- Così...delicatamente -

Dopo qualche giro la campana cominciò a emettere alcuni suoni, dapprima apparve un po' stonata ma con l'aiuto del movimento che Magnus gli suggeriva la stanza si riempì di onde sonore armoniose. Alec non aveva mai sentito niente di simile. Preso dall'emozione di aver prodotto un suono così dolce fece scivolare un po' troppo verso il basso il bastoncino che teneva in mano e il suono si increspò diventando stridulo.

- Scusa ...- fece Alec.

- Non importa, serve un po' di pratica per riuscire a suonarla bene, sei stato bravo in effetti- gli disse incoraggiante Magnus allontanandosi e riponendo la campana Tibetana al suo posto.

Alec riprese il suo cellulare e se lo mise in tasca un po' imbarazzato, non riusciva a guardare Magnus negli occhi perchè dentro di sé aveva sperato che non allontanasse le sue braccia e che quel contatto potesse durare più a lungo, andandose aveva distrutto quella bolla di calore e sicurezza nella quale Alec si stava rifugiando.

- Sai..- continuò Magnus – suonare quest'arnese mi mette sempre appetito, che ne dici di farmi compagnia per la cena?-

Alec ne fu piacevolmente sorpreso. A quanto pare anche all'investigatore faceva piacere passare del tempo insieme.

- Si, si mi farebbe piacere – sorrise Alec

- Perfetto! – gli rispose Magnus mentre apriva la porta e con un gesto galante della mano invitava Alec a precederlo – Vorresti mangiare fuori o ti fidi delle mie doti culinarie?-

Alec uscì dalla stanza e cominciò a percorrere lo stesso percorso fatto per arrivare nello studio.

- Dopo aver assaggiato le cose che cucina mia sorella non ho più paura di nulla!- commentò, mentre di tanto in tanto lanciava qualche sguardo dietro di sé per essere sicuro che Magnus lo stesse seguendo.

- Spero di superare le aspettative – gli disse Magnus.

Arrivarono al soggiorno e Alec si fermò perchè non sapeva dove fosse la cucina, così Magnus lo precedette.

- La cucina è di qua- gli disse

La cucina rispetto alle altre stanze della casa non era particolarmente grande ma sembrava dotata di tutti i comfort. Tutto era perfettamente pulito e in perfetto ordine, non sembrava che venisse usata spesso.

Appena entrarono Alec sentì qualcosa sfrecciare tra le sue gambe, abbassò lo sguardo e fece appena in tempo a vedere un grazioso gatto dagli occhi vivaci che spiccò un salto sul tavolo e miagolò forte per richiamare a sé l'attenzione.

- Oh eccoti finalmente splendore!- disse Magnus rivolto al micio, poi si girò verso Alec – Ti presento Presidente Miao-

Alec guardò il gatto che ricambiò lo sguardo, aveva gli stessi occhi magnetici del suo padrone.

- Ma che bel micio che sei!- gli disse Alec accarezzandogli la testa e facendogli qualche grattino sul mento. Il gatto parve apprezzare molto perchè cominciò a fare delle fusa molto forti.

- Te la cavi con i gatti, gli piaci molto!- gli disse Magnus che si gustava la scena estasiato.

- Ho un gatto anche io – gli rivelò Alec voltandosi verso Magnus e interrompendo il contatto con il gatto.

Il Presidente Miao parve non gradire l'interruzione, i gatti si sa amano essere al centro dell'attenzione, così si acquattò per prendere bene le distanze e spiccò un saltò sulla spalla di Alec, aggrappandosi forte.

Alec fu sorpreso da questo gesto ma riuscì a tenere fermo il micio sulla sua spalla senza farlo cadere.

- Presidente!- si indignò Magnus – Che modi!-

- Non ti preoccupare – gli rispose Alec, posizionando meglio il gatto per farlo stare più comodo – Posso tenerlo in braccio mentre tu prepari -

Magnus sospirò – Ha sempre avuto buon gusto- disse indicando il gatto.

Alec arrossì e si schiarì la voce tossicchiando. Rimase in silenzio senza sapere cosa dire. Come al solito fu Magnus a rompere il silenzio.

- Allora, ti piace il messicano?- gli chiese lui mentre cominciava a tirar fuori dalla cucina tutto il necessario per cucinare – Pensavo di preparare delle quesadillas e del pollo borracho-

- Si per me va bene – gli rispose Alec.

I minuti passavano, chiacchierando del più e del meno, mentre Magnus preparava la cena e Alec passeggiava in lungo e largo per la cucina cullando il micio che dormiva beato tra le sue braccia. Ogni tanto si fermava ad osservare Magnus. Nonostante l'uomo fosse molto gentile e cercasse di metterlo a suo agio in ogni modo, Alec si sentiva un po' in soggezione, aveva una sorta si timore reverenziale verso di lui. Sentiva che dentro di sé stava nascendo qualcosa, l'attrazione che provava era chiara e questo lo spaventava perchè non erano sentimenti che aveva mai provato con nessuno. Più parlavano insieme e più si rendeva conto che l'interesse verso questo investigatore non nasceva solo dalla sua bellezza ma Alec voleva davvero sapere di più di lui, voleva conoscerlo.

- Tu hai..hai viaggiato molto?- gli chiese Alec.

- Si, direi di si, mi è sempre piaciuto visitare posti nuovi e risolvere misteri – gli rispose Magnus alzando lo sguardo una volta verso Alec e poi concentrandosi di nuovo nella cena.

- Ma se ti piace così tanto il tuo lavoro perchè la prima volta che ci siamo visti mi hai detto che non eri più un'investigatore?-

Magnus si arrestò di colpo. Non guardava Alec e si girò di spalle per prendere dei piatti dalla credenza.

- Scusa..non devi rispondermi se non vuoi -

- No tranquillo...- gli disse Magnus rivolgendogli un sorriso – Solo che è una storia abbastanza noiosa, non vorrei rovinare questa splendida serata, ti spiacerebbe apparecchiare la tavola? Qui ho quasi finito.-

In realtà Alec era sicuro che qualsiasi storia gli avrebbe raccontato non si sarebbe di sicuro annoiato, ma aveva capito che Magnus non aveva intenzione di condividere quell'informazione con lui.

E perchè dovrebbe? Non siamo così intimi...

intimi...

A quella parola Alec si perse nei pensieri, immaginò lui e Magnus stesi su di un divano a baciarsi appassionatamente, le loro mani che scorrevano sui corpi per scoprirsi e ..

- Alexander?-

- Si!..si ti aiuto volentieri- si riscosse Alec

- É sorprendente con quale facilità ti perdi sognando ad occhi aperti, mi piacerebbe fare un giro dentro la tua testolina-

- Non c'è nulla di speciale, credimi!- gli rispose Alec che nel frattempo cercava di scaccarsi di dosso il gatto che si era agganciato con le unghie alla maglietta.

Magnus vedendo la difficoltà del ragazzo gli venne in aiuto prendendo il Presidente Miao – Andiamo Presidente, molla la presa!-

Magnus e Alec cercavano in tutti i modi di togliere le zampine, dapprima delicatamente poi con più convinzione, ma il risultato fu solo che indispettirono il gatto il quale per tutta risposta saltò giù sul pavimento provocando una vistosa lacerazione nella maglietta del ragazzo.

- Oh Alexander, sono mortificato!- disse Magnus appena vide la maglietta rovinata, poi rivolgendosi al gatto – Cattivo Presidente! Questa sera niente cena per te!-

Per tutta risposta questo lo guardò con aria di sufficienza e uscì dalla cucina con eleganza.

- Non è niente, non importa..era comunque da buttare-

- Non posso permetterti di andar via così- gli disse Magnus evidentemente dispiaciuto per l'accaduto – Per piacere va in camera mia, è l'ultima porta a destra prima delle scale, e prendi dall'armadio una maglietta, così potrai cambiarti-

- Ma no, non è il caso davvero!- disse Alec mentre già Magnus lo spingeva fuori dalla cucina.

- Insisto!-

Con un' ultima spintarella Alec fu fuori dalla cucina.

Possibile che si cacciasse sempre in quelle situazioni imbarazzanti?

Approfittò della momentanea assenza dell'investigatore per chiamare sua sorella e avvertirla che non sarebbe uscito con loro quella sera.

Era quasi arrivato alla stanza che Magnus gli aveva indicato quando Isabelle rispose.

- Proooonto?- fece la sorella

- Izzy...questa sera rimango a cenare con Magnus-

- Oooooh già un appuntamento?? ma quanto correte?-

- Non è quello che pensi!!-

- Si si ...domani dettagli!!e non distrarlo troppo dal suo lavoro!-

- Ciao Izzy!-

Alec chiuse la chiamata e entrò nella stanza. Non rimase stupito della stravaganza di questultima. Era molto ampia, tutto l'arredo dal copriletto, alle tende, ai tappeti richiamava lo stile orientale, le tonalità erano calde, dal rosso molto scuro all'arancione. Il letto era a baldacchino e Alec notò che era stato rifatto alla bell'e meglio. Scoprì inoltre che Magnus non possedeva un semplice armadio ma una cabina armadio piena di vestiti di ogni genere.

Stava cercando qualcosa di sobrio quando sentì un miagolio dietro di sé.

- Ah sei tu- disse Alec sedendosi a terra e allungando una mano per accarezzare il gatto – Sai è colpa tua se mi trovo in questa situazione! Almeno potresti aiutarmi a trovare qualcosa di estremamente semplice dalla miriade di vestiti che ci sono qui, che dici?-

Il gatto lo guardò intensamente sedendosi a sua volta e inclinando la testa di lato.

- Immaginavo- rispose Alec

Stava per alzarsi quando vide il gatto cercare di farsi spazio tra una pila di indumenti abbandonati in un angoletto.

- Oh no!- Alec si fiondò su di lui, cercando di prenderlo – No no no non puoi dormire qui...credo...dai su, fa il bravo!-

Miracolosamente Alec riuscì a toglierlo dai vestiti prima che potesse rovinarli, ma il micio tirava con la zampina un lembo di stoffa blu.

- Non ti sembra di aver fatto già abbastanza danni- gli disse Alec dolcemente prendendo l'indumento che si scoprì essere una semplice t-shirt blu elettrico.

- Oh – fece Alec sorpreso – è una t-shirt...e non ha lustrini...ne strane cose che brillano...bene...- poi prima che il gatto sgattaiolasse via gli disse – Grazie Presidente Miao-

Si infilò in fretta la nuova maglietta e prima di uscire dalla stanza si guardò allo specchio. Fortunatemente la taglia sembrava giusta, in fondo Magnus era solo poco più alto di lui, però per i suoi gusti era fin troppo attillata. Fece una smorfia contrariata e tornò in cucina.

La tavola era già stata apparecchiata accuratamente, al centro vi era anche un semplice vaso di cristallo con all'interno un'unica rosa bianca.

- Alexander, eccoti!- gli disse Magnus appena lo vide entrare – Accomodati, la cena è pronta!-

Alec appoggiò la sua maglietta, che teneva in mano, nello schienale della sedia e prese posto. - Grazie per avermi prestato...- indicò l'indumento che indossava - ...questa-

- Non ricordavo neppure di averla – gli rispose Magnus osservandola – Credo sia un regalo di Cat...- disse mentre passava il piatto ad Alec e lui prendeva posto - ...io sono per cose più...- ci pensò un'attimo – ...meno discrete-

Alec abbassò lo sguardò.

- Cat...è la tua fidanzata?- gli chiese ostentando nonchalant e iniziando a mangiare.

Magnus lo osservò a lungo prima di rispondere.

- No, è una buona amica...- gli rispose, poi indicò il piatto - ..ti piace?-

- Molto..solitamente non mangio piccante ma questo è delizioso!- si complimentò Alec.

- Mi fa piacere-

Mangiarono in silenzio per un po', poi Magnus si rivolse ad Alec:

- Mi domandavo una cosa..-

- Dimmi..- gli rispose Alec smettendo di mangiare.

- Perchè volevi che fossi per forza io a risolvere il caso?-

- Perchè sei il migliore!- gli rispose subito Alec.

Magnus rimase un'attimo spiazzato dalla sincerità del ragazzo. Il modo in cui diceva esattamente ciò che gli passava per la testa era, senza dubbio, una rarità.

- Si..si lo sono- ridacchiò Magnus

- E tu...cosa ti ha fatto cambiare idea?-

- Ma tu splendore, come avrei potuto dirti di no, ti sei visto? Sei terribilmente sexy!- Magnus gli fece l'occhiolino e si alzò per prendere qualcosa dal frigorifero.

Alec pensò che fosse bravo a sviare l'attenzione dalle domande scomode, non credeva minimamente che il motivo reale fosse quello, anche perchè lui non poteva essere comsiderato sexy.

Quando Magnus tornò al tavolo portò con sé una bottiglia di Tequila e due bicchierini.

- Il Techila è perfetto per questa cena, non trovi?- gli chiese Magnus riempiendo i bicchieri e passandone uno ad Alec, il suo aveva una piccola quantità di bevanda rispetto a quello che Magnus aveva tenuto per sé.

- Io..non so se dovrei bere..- dissi Alec dubbioso prendendo però quello che gli passava l'uomo.

- Non lo dirò a nessuno, promesso!- rispose Magnus sorridendo malizioso

Maledetto sorriso seducente...pensò Alec.

- Andiamo Alexander...- gli disse Magnus alzando il bicchiere ad altezza occhi e guardando Alec – Al mio tre beviamo insieme tutto -

- Eh??!!- fece Alec allarmato. Se al posto suo ci fosse stato Jace non avrebbe esitato minimamente, ma lui non aveva mai bevuto alcolici e neppure ci teneva a farlo se il risultato doveva essere ritrovarsi piegati sul water di un bagno.

Diciamo che Izzy e Jace non avevano dato il buon esempio.

- Uno...- disse Magnus

- A..aspetta...non credo sia..-

- Due...-

- ..una buona idea..-

- Tre!- Magnus si portò il bicchiere alla bocca e bevve in un sol sorso.

Al diavolo! Pensò Alec. Prese anche lui il bicchiere e lo imitò.

Avrebbe preferito morire, quello che sentì fu come una colata di lava giù fino allo stomaco. Cominciò a tossire forte.

- Per l'Angelo!! ma quanti gradi ha?!!- chiese Alec con le lacrime agli occhi.

- Adoro questa espressione!- rispose Magnus divertito

- Mi volevi morto?!- continuò Alec cercando di mantenere un tono serio ma in fondo profondamente divertito, anche se non lo avrebbe mai ammesso.

- Suvvia non essere melodrammatico, te ne ho versato solo un goccio...anche se non sembra sono responsabile e adesso sei sotto la mia tutela-

- Allora ti libero da questo onere- gli disse Alec sorridendo e alzandosi – Si è fatto tardi e sarà meglio che torni a casa -

- Mi sembra giusto – rispose Magnus alzandosi a sua volta e accompagnandolo all'ingresso.

- Grazie comunque per la serata..e per la maglietta, appena l'avrò lavata te la restituirò-

- Ne ho così tante che una in meno non farà la differenza – gli fece Magnus con un gesto della mano – E poi dona molto di più a te che a me -

Erano di fronte alla porta che portava alle scale. Alec aveva già la mano sulla maniglia ma ebbe un attimo di esitazione, si girò verso Magnus e lo guardò negli occhi.

- Lo ritroverai?- gli chiese

Magnus sapeva bene a chi si riferiva – Certo...la prossima volta che verrai a trovarmi avrò sicuramente qualche informazione da darti-

- Promesso?- chiese Alec allungando una mano per farsela stringere e suggellare la promessa.

- Non siamo un po' grandi per queste cose?- chiese sorridendo Magnus.

Alec non si mosse.

- Te lo prometto Alexander- gli disse Magnus stringendogli la mano.

- Bene...- disse Alec mettendosi le mani in tasca – Allora vado -

Magnus gli aprì la porta per farlò passare e prima che potesse mettere piede sul primo gradino gli disse:

- Attenzione ai malintenzionati, i ragazzetti beneducati come te sono le loro vittime preferite-

Alec non si voltò per rispondergli ma lo salutò con un cennò della mano.

Quella giornata era stata ricca di sorprese, non si era mai sentito così felice insieme a qualcuno che conosceva appena eppure Magnus gli infondeva un senso di sicurezza e tranquillità che mai nessuno era riuscito a fargli provare prima.

Niente e nessuno avrebbe potuto rovinare quella serata.

 

 

 

 

 

 

Ed ecco qua, come al solito i capitoli che ho in mente sono sempre troppo lunghi quindi alla fine li divido. Vi anticipo che qualcosa rovinerà la serata U.U ….in questo capitolo ho voluto dare spazio ai Malec, perchè sono loro i protagonisti di questa storia e devono avere il modo di passare del tempo insieme e conoscersi.

Ringrazio tutti quelli che mi seguono e mi supportano lasciandomi delle recensioni, ovviamente ringrazio anche chi semplicemente perde 5 minuti del suo tempo a leggere :). Aggiornerò il prima possibile, è già tutto nella mia testa devo solo trovare il tempo di scrivere!

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cap. 6 ***


Alec era appena andato via e Magnus appoggiò la fronte alla porta chiusa. Non poteva negare che quel ragazzo così semplice gli fosse entrato nel cuore con estrama facilità, ma d'altro canto aveva anche un lavoro da fare e non voleva perder tempo.

Avrebbe dovuto prendere le informazioni che gli servivano e poi mandare a casa il giovane invece contro ogni aspettativa lo aveva invitato a cena.

Cosa pensava di ottenere facendo così? Alexander era solo un suo cliente, come tanti altri, e si era rivolto a lui per aiutarlo a ritrovare il fratellino scomparso, solo questo era ciò che voleva dall'investigatore e nient'altro. Era meglio che se lo mettesse in testa prima di fare qualcosa per cui poi si sarebbe pentito.

Andò in camera sua per cambiarsi gli abiti, per quello che aveva in mente quella sera serviva un look particolare. Indossò un semplice completo nero opaco e una camicia grigia. Si guardò allo specchio mentre si sistemava il colletto e si scoprì ancora a pensare ad Alec.

Sono un adulto irresponsabile...pensò.

Prima di uscire aprì il cassetto del comodino alla destra del letto e prese la sua Colt Python 357 Magnum, la guardò un po' e poi la nascose all'interno della giacca.

Diede un'ultima sistemata ai capelli e uscì.

Appena arrivò in strada chiamò un taxi e gli diede il nome del locale in cui doveva andare, spiegandogli bene come arrivarci, era quasi sicuro che l'uomo non lo conoscesse. Il taxista non partì subito invece si voltò incerto verso Magnus, a quanto pare al contrario di ciò che aveva pensato il posto lo conosceva bene.

- È sicuro che vuole andare proprio lì?- chiese l'uomo.

- Sicuro – rispose Magnus.

- Ecco è che...lei mi sembra straniero...forse non lo sa...ma non è un locale raccomandabile -

- È il posto perfetto allora – rispose cordiale Magnus – Se non le spiace, potremmo andare adesso?-

- S..si ..si certo- rispose questo mettendo in moto.

Il Palace Looking non era sicuramente un posto raccomandabile, questo Magnus lo sapeva bene. Era un pub segreto nel quale potevi accedervi solo se conoscevi la parola d'ordine, frequentato dalla peggior clientela che londra potesse offrire, assassini, stupratori, spacciatori. Il locale in sé forniva solo un comodo appoggio per poter discutere in intimità e senza la paura che qualche poliziotto stesse lì ad ascoltare.

Non ci volle molto ad arrivare, quel quartiere non era molto frequentato e il taxi non trovò troppo traffico.

Magnus pagò e andò, con passo sicuro verso l'entrata del pub; una porticina nera anonima con uno spioncino all'altezza occhi. Non fu necessario bussare, magnus individuò subito delle telecamere appena arrivò, ciò voleva dire che controllavano da quelle se vi era qualcuno all'ingresso. Dopo un paio di secondi lo spioncino si aprì.

- Se non conosci la parola d'ordine non puoi entrare – disse un uomo con voce roca e dura.

- Dì al tuo capo che Magnus Bane è qui-

Non passò molto prima che la porta si aprisse. Un uomo alto di colore si fece da parte mentre Magnus entrava.

Dall'ultima volta che aveva visto il pub non era cambiato molto. L'atmosfera era sempre quella da “Grande Gatsby”, musica leggera di sottofondo, luce soffusa, divanetti in pelle nera e moquette rossa.

Non gli ci volle molto per individuare il proprietario di quel posto. Era seduto in un posto riservato insieme a due ragazze che gli stavano praticamente addosso. Magnus gli si piazzò davanti.

- Raphael, ma che piacere rivederti!-

- Il piacere è solo tuo, Bane! Ho vissuto in pace in questi anni senza di te -

- Anche tu mi sei mancato esplendor- gli disse Magnus sedendosi, poi si rivolse alle ragazze – Vi spiace lasciarci soli?-

Le due ragazze guardarono Raphael il quale con un cenno le fece andare via.

- Allora è vero che sei tornato? – chiese Raphael

- Non farmi credere che non ne sapevi nulla; Ragnor te l'avra detto il giorno stesso in cui il mio aereo è atterrato!- gli rispose Magnus divertito.

- Mi domandavo quando saresti venuto a romper mis bolas, ed eccoti qui -

- Non mi sembra che ti sia mai dispiaciuto avermi tra le palle – gli rispose con sguardo sexy Magnus.

- Non fare quella faccia da pervertito, mi Dios! Qualcuno potrebbe fraintendere!- si accalorò Raphael – Dimmi cosa vuoi e poi vattene, ho degli affari da gestire io! -

- Lo vedo lo vedo – disse Magnus guardandosi attorno, il locale era pieno di gente-

Quindi ti vanno bene gli affari, ti trovi bene in mezzo a questa gentaglia? - gli chiese Magnus prendendo un sorso di vino rosso dal bicchiere di Raphael.

- Non ricominciare con questa storia – gli rispose l'altro seccato – Sai bene che non faccio nulla di illegale! Quello che fanno i clienti fuori dal mio locale non è affar mio -

Magnus rispose alzando le mani in segno di resa.

- Raphael la mia non è una visita di cortesia – continuò Magnus – ho bisogno di informazioni-

Raphael non rispose e lo guardò accigliato. Furono interrotti da una ragazza carina, con un vestito provocante e dei capelli molto ricci rossi.

- Raphael- fece lei appoggiandosi con i gomiti allo schienale della poltrona – Perchè non mi presenti questo tuo amico? - chiese maliziosamente.

- Non vedi che stiamo parlando!- gli rispose Raphael

- Hai promesso che mi sarei divertita questa sera!- piagnucolò la ragazza.

- Ti farò divertire baby, appena questo “signore” avrà sloggiato, adesso vai!- gli disse Raphael che stava cominciando a perdere la pazienza. Ogni volta era la stessa storia, quando c'era in giro Magnus tutti gli occhi erano puntati su di lui. Raphael si voltò brusco verso di lui.

- Allora cosa ti serve?-

- Sei più attraente quando sei collaborativo – gi sorrise Magnus ricevendo in risposta un'occhiataccia – Allora.... cosa mi sai dire del figlio dei Lightwood?il bambino scomparso..-

Raphael lo guardò fisso – Non so niente -

- Raphael andiamo...sai tutto di chi frequenta questo tugurio, vuoi dirmi che non ti è arrivato nulla alle orecchie?-

- Io mi faccio i fatti miei, non voglio crearmi nemici per niente!-

- Allora qualcosa la sai – sorrise Magnus

- Maldido- sussurrò - ...senti io non so molto, ma c'è qualcuno che potrebbe chiarirti le idee – disse Raphael guardandosi intorno.

- Chi è ?- chiese Magnus avvicinandosi a Raphael.

- Lo vedi quel tipo? – disse guardando verso un gruppo di uomini.

Magnus si voltò per capire a chi si riferisse l'amico. Poco distante vi erano degli uomini corpulenti che bevevano birra.

- Quello con i tatuaggi?- chiese Magnus.

Rafhael annuì. Magnus lo vide assestare una sonora pacca sul sedere ad una cameriera che passava di lì e ridere del gesto con i suoi compari. Poi l'uomo si alzò e si diresse verso il bagno.

Bingo! Pensò Magnus alzandosi a sua volta.

- Ehi! - lo fermò Raphael tenendogli un braccio – Cosa diavolo credi di fare?-

- Vado alla toilette - gli rispose tranquillo Magnus.

- No che non ci vai!! non voglio casini nel mio locale!-

- Non fare entrare nessuno finchè non esco- disse Magnus liberandosi dalla presa.

- Bane!!- mormorò Raphael – Ritorna aquì!!- . Ma Magnus era già troppo lontano per sentirlo.

Quando entrò nel bagno l'uomo con i tatuaggi si girò verso la porta tirando su la lampo dei pantaloni. Non si avvicinò verso il lavabo per lavarsi le mani.

- Cazzo ti guardi, mezza merda!- gli disse questo rivolgendosi a Magnus.

- Ho delle domande da farti – gli disse Magnus bloccando l'uscita

- Sai dove puoi mettertele le domande che mi vuoi fare!? Su per quel buco del culo rachitico che ti ritrovi, frocio di merda! E ora spostati!- gli disse questo avvicinandosi con aria minacciosa.

- Sapevo che sarebbe stato necessario usare la forza- rispose Magnus mentre si rimboccava le maniche piegandole con cura.

L'uomo lo guardò stranito con la bocca aperta, si domandava se Magnus avesse qualche ritardo mentale o semplicemente quella sera volesse morire.

- Ti ho detto che DEVI SPOSTARTI! - gli urlò prendendolo per il davanti della camicia.

Tutto accadde in un attimo. Magnus gli prese il braccio che lo teneva per la camicia e glielo storse forte, gli sferrò un pugnò nello stomaco e mentre l'uomo tossiva per l'urto Magnus lo prese per i capelli alzandogli il viso e gli sferrò un calciò nelle parti basse. L'altro cadde a terra gridando. In un attimo di lucidità strisciò verso la parete opposta per mettersi al riparo.

- Odio essere toccato senza permesso- disse Magnus avvicinandosi – e poi questa è una camicia di sartoria Italiana, ne sono molto affezionato-

- Vaffanculo!!- gli gridò quello con le lacrime agli occhi.

Magnus tirò fuori la pistola da sotto la giacca e la puntò verso l'uomo ancora rannicchiato a terra.

- Odio anche le persone volgari- gli disse

- Ehi ehi ehi amico, calma!- gli rispose l'altro alzando le mani – Io neanche ti conosco, cosa vuoi da me!?-

- Ora va meglio – gli disse Magnus continuando a tenergli la pistola puntata contro – Dimmi cosa sai su Max Lightwood, il bambino scomparso un mese fa -

- Non so niente – rispose un po' troppo in fretta

- Non dovresti mentire se hai di fronte una pistola che potrebbe farti molto male -

L'uomo rise in maniera molto sgradevole poi disse :

- Non mi ucciderai!-

- Chi ha detto che voglio ucciderti? Ti libererò solo di qualcosa che non ha nessuna utilità per te – disse puntatogli la pistola verso la patta dei pantaloni.

- Non ti credo, pezzo di merda!- gli rispose l'uomo facendosi più spavaldo

Magnus per tutta risposta premette il grilletto. L'uomo gridò rannicchiandosi ancora di più, ma dopo alzò il visò scoprendo di non sentire dolore. Non era uscito nessun proiettile.

- AHAHAHAH – si mise a ridere quello – Era scarica!! Sei morto schifoso stronzetto! - gli disse cercando di alzarsi.

Magnus gli sferrò un calcio dritto in faccia. Si sentì un crack simile ad un qualcosa che si rompeva e l'uomo gridò forte tenendosi il naso che gocciolava sangue.

- Non ho detto che puoi alzarti – disse Magnus mentre apriva il tamburo della pistola – Ah ecco ...- disse guardando i proiettili - ..ne mancava uno! Il prossimo colpo non fallirà-

- Io non ti dirò niente – gli disse quello digrignando i denti.

- Allora sei stupido proprio come sembra-

- Se ti dicessi qualcosa potrei cominciare a scavarmi la fossa!!- gli rispose cercando di tamponarsi il naso.

Magnus lo guardò impassibile e con estrema calma prese un fazzolettino bianco di stoffa dalla giacca e glielo lanciò.

- Mettiamola così : se adesso mi dici quello di cui ho bisogno ti lascerò vivere e avrai tutto il tempo di lasciare il paese e cambiare identità, se invece non mi dici nulla morirai in questo bagno...pensaci bene-

L'uomo sostenne per un po' il suo sguardo poi abbassò gli occhi sconfitto.

Magnus sorrise soddisfatto.

 

 

 

Alec stava per arrivare a casa, passeggiava fischiettando e pensando alla promessa che Magnus gli aveva fatto quella sera. La prossima volta che si fossero visti avrebbe sicuramente avuto qualcosa da dirgli sul ritrovamento di suo fratello. Certo non era il caso di illudersi troppo ma aveva come un sesto senso che lo spingeva a stare tranquillo e a fidarsi di quell'uomo.

Quandò arrivò di fronte alla porta prese le chiavi dalla tasca dei pantaloni e aprì piano la porta. La casa era immersa nel silenzio. Probabilmente sua madre stava già dormendo.

Gli prese quasi un colpo quando arrivato al primo gradino della scala si aprì all'improvviso la luce del corridoio; Maryse era ferma all'entrata del soggiorno con le braccia incrociate.

- Mamma...sei sveglia!- disse Alec rivelando l'ovvio.

- Già...- disse sua madre guardandolo intensamente.

- Ok..io sono stanco...vado in camera- gli rispose il figlio un po' incerto.

- Tu non vai proprio da nessuna parte, prima mi dici dove sei stato!-

Pensadoci bene Alec non aveva avvertito sua madre che sarebbe tornato tardi ma gli sembrava strano che si arrabbiasse per questo. Non voleva neanche mentirgli ma non poteva dirle che era stato con Magnus, perciò sfoderò la sua migliore faccia tosta e disse :

- Io..ecco..ero ..- Pensa in fretta pensa in fretta! - Ero ..con Clary! Si ero con Clary!-

- Credevo che lei Jace e Isabelle andassero a sentir Simon suonare questa sera- rispose impassibile la madre.

- Si..intendevo che eravamo insieme..tutti insieme, poi mi sono sentito stanco e ho deciso di tornare a casa-

- Quindi tra te e Clary va tutto bene?- chiese la madre

- Oh si..si tutto bene-

- E allora mi spieghi perchè oggi, quando l'ho incontrata al supermercato con sua mamma, non aveva idea di cosa stessi parlando quando le ho detto che ero felice che uscisse con mio figlio!?-

Alec sbiancò e non riuscì a trovare nulla da dire.

- Alexander, cosa mi stai nascondendo?- continuò Maryse.

- Ma niente...niente davvero! -

- Sei nei guai?- chiese sua mamma.

- No mamma! Sto bene ..va tutto bene!- Alec cominciava ad agitarsi.

- E allora perchè menti? Perchè non vuoi dirmi dov'eri questa sera? Tu non hai mai mentito Alexander!-

- Mamma..- Alec sentiva un nodo in gola.

- Dopo Max adesso anche questo...prima sei stato rinchiuso in camera e non volevi parlare con nessuno, adesso esci e torni a casa tardi , inventi una presunta relazione con Clary..io non capisco- sua madre era sconvolta.

- Mamma ti prego...-

- Ti droghi? - chiese d'impulso Maryse.

- No!! mamma no te lo giuro!! non è niente di tutto questo!-

- E allora spiegami tu quello che ti sta succedendo perchè io non lo capisco Alexander- disse sfinita.

Alec sospirò, ormai non poteva più tenere nascosto quello che stava facendo. Non voleva far preoccupare sua madre, non dopo tutto quello che stava passando.

- Ok mamma...solo non dare di matto, va bene?-

Sua madre rimase in attesa di avere spiegazioni.

- Bene ecco...come sai la polizia non sta facendo progressi nel trovare Max...- sua madre ebbe un piccolo sussultò ma non disse nulla e Alec continuò – Così io e Jonathan abbiamo pensato che assumere un investigatore privato avrebbe fatto la differenza, che avrebbe velocizzato le indagini...e così l'ho fatto-

- Hai fatto COSA Alexander?- chiese sua mamma sbarrando gli occhi.

- Ho assunto un ..un investigatore privato-

Sua madre sembrò rabbonirsi e guardò il figlio come se avesse 5 anni.

- Alec tesoro, capisco che tua sia sconvolto per quello che è accaduto, ma questi uomini sono dei farabutti che ti incantano con promesse che non potranno mantenere, credi davvero che quest'uomo che hai assunto possa far meglio della polizia?-

- Mamma a questo punto credo che anche io potrei far meglio della polizia, sembra quasi che non stiamo facendo nulla!-

- Domani andrò personalmente a Scotland Yard, va bene?- disse sua mamma avvicinandosi e mettendo una mano sul braccio del figlio – Ora lascia fare a me, dammi il numero di questo investigatore chiamerò io per dirgli che non abbiamo bisogno del suo aiuto-

- Mamma io non ...non voglio...credo che Magnus possa davvero aiutarci!- disse Alec cercando di far ragionase sua madre.

Maryse si spostò bruscamente dal figlio guardandolo con gli occhi sbarrati.

- Cosa..cosa hai detto?- sussurrò Maryse

Alec parve non capire – Che può esserci d'aiuto!-

- CHI hai assunto, Alexander?- gridò sua madre.

- Magnus...Magnus bane- rispose Alec.

Sua madre si girò bruscamente e appoggiò una mano al muro per sorreggersi.

- Mamma..cosa succede?- chiese Alec preoccupato

Maryse si girò verso il figlio, aveva il volto impassibile ma dagli occhi Alec vide come dei lampi di odio, arretrò spaventato, non aveva mai visto sua madre così, non sembrava lei.

- Tu non vedrai mai più quell'uomo Alexander, hai capito?! MAI Più!!-

Ma cosa stava succedendo? Perchè Maryse era così contraria all'idea che Magnus potesse aiutarli?

Alec scosse la testa incredulo, forse la madre sapeva qualcosa che lui ignorava. Tutto quello di cui era sicuro in quel momento era che non gli avrebbe impedito di vederlo, niente di quello che avrebbe raccontato gli avrebbe fatto cambiare idea su Magnus.

 

 

 

 

 

Buona sera a tutti ;) nel prossimo capitolo si saprà perchè Maryse si è così infuriata quando Alec ha fatto il nome di Magnus. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, abbiamo visto Magnus in stile badass XD ovviamente preciso che non avrebbe mai ucciso quell'uomo ma era necessario fare il “duro”! Allora al prossimo capitolo, se volete lasciare qualche recensione mi fa taaanto piacere :D.

 

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Capitolo 9
*** Cap. 7 ***


Si trovava di fronte a sua mamma e nel cervello gli passavano tantissimi pensieri ma non riusciva a formularne neanche uno, vedere quella reazione così furiosa da parte di Maryse gli fece perdere l'uso della parola.

- Ti ha fatto qualcosa?- gli chiese sua madre, guardandolo con espressione dura.

- Cos..no! Non mi ha fatto nulla!- rispose incredulo Alec.

Avrebbe voluto che quella conversazione si interrompesse al più presto, era davvero surreale come si stava comportando sua mamma.

- Cosa avete fatto insieme fino a quest'ora?- continuò Maryse.

- Mamma tutto questo non ha senso...- Alec provò a farla ragionare.

- DIMMELO!!- gridò Maryse. Allo sguardo sconvolto del figlio cercò di calmarsi e continuò dicendo: - Alec...dimmi la verità, ti ha toccato? Ha approfittato di te?-

Quello era il colmo, Alec non aveva intenzione di fare quel tipo di conversazione con nessuno figuriamoci con sua madre.

- Ma no! Non mi ha mai..sono...sconvolto! Come puoi pensare queste cose?!- Alec si appoggiò al passamano delle scale, aveva bisogno di un appiglio per non crollare.

- Tu non lo conosci Alec, è un pervertito! Uno schifoso pervertito... e io non gli permetterò di avvicinarsi a mio figlio!-

- Adesso basta, non voglio più ascoltarti!! Magnus è un brav'uomo!-

Sua madre sorrise sarcastica e si passò una mano nei capelli.

- Un brav'uomo dici? È un maiale che va letto con altri uomini, non c'è nulla di buono o di naturale in questo!-

Alec arretrò come se mille pugnali lo avessero colpito. Come poteva sua madre giudicare sbagliato o addirittura innaturale stare con un altro uomo? Come avrebbe reagito se avesse saputo dell'omosessualità del figlio?

- Mamma...- Alec sentiva la gola secca, deglutì e parlò cauto - ...lo odi perchè va a letto con gli uomini? Pensi sia disgustoso che due uomini si innamorino?-

- Tu non puoi capirlo Alexander!- tagliò corto sua madre.

- Cosa non capisco? Mamma l'amore è amore, non importa se è tra due uomini o tra un uomo e una donna!-

- Quello non è AMORE!! è solo lussuria..passare da un uomo all'altro..rovinare famiglie – quest'ultima parola gli uscì dalle labbra come un sussurro.

- Cosa vuoi dire?...- chiese Alec

- Niente – rispose subito Maryse.

- Rovinare famiglie...cosa intendevi?- insistette Alec.

Maryse lo guardò negli occhi, i suoi erano lucidi.

- Ha rovinato la nostra...ti basta come risposta?- gli disse.

 

 

 

*****

 

Quella sera Maryse si sentiva davvero esausta, dopo aver messo a letto il piccolo Max scese in cucina per farsi una camomilla, aveva un gran mal di testa e avrebbe voluto andare a dormire ma Robert non era ancora tornato dal lavoro. In quel periodo stava davvero poco a casa, sapeva che voleva ottenere una promozione a lavoro e per questo lo aveva giustificato per tutte le sue assenza ma adesso c'era qualcosa che gli era arrivato alle orecchie per cui non poteva più far finta che tutto andasse bene. Decise di aspettarlo, aveva bisogno di parlare con suo marito senza che i bambini sentissero.

Quando Robert entrò dalla porta sul retro trovò sua moglie in cucina, che ripuliva una mensola.

- Maryse, tesoro...è tardi per le faccende, non credi?- disse Robert mentre si toglieva la giacca e si sedeva esausto in una sedia.

- Ti aspettavo – rispose lei.

- Mi spiace fare tardi ogni sera, quando sarò commissario cambieranno le cose- si passò una mano sul viso - ....i bambini?- chiese

- Dormono...- Maryse smise di pulire e si girò per affrontare il marito – Con chi eri?-

- Lavoravo...che domande mi fai?-

- Ti ho chiesto con chi eri non cosa facevi!- lo rimbeccò lei.

- Con quel ragazzo...te ne ho già parlato, Magnus Bane-

- Passi un po' troppo tempo con quel ragazzo!- gli disse lei incrociando le braccia.

- Maryse dove vuoi arrivare? Sono stanco, vorrei andare a letto – rispose Robert accasciandosi più comodamente sulla sedia, la quale fece uno scricchiolio.

- Voglio arrivare al fatto che è strano che passi tutte le sere fino a tardi con quel Bane, invece che stare con tua moglie-

Robert la guardò divertito, possibile che sua moglie fosse gelosa?

- Mi sta aiutando con un caso tesoro, te l'ho detto...è un giovane molto promettente e se risolverò questo caso potrò avere la promozione- cercò di spiegare il marito.

- È mezzanotte passata!! che aiuto può darti a quest'ora!?- Maryse cercava di mantenere un tono di voce basso ma avrebbe tanto voluto gridare.

- Non posso far sapere al lavoro che mi faccio aiutare da uno che va ancora al college! Possiamo vederci sono quando finisco di lavorare...adesso...- disse alzandosi – vado a letto-

- Ti piace?- gli chiese sua moglie a cui ora tremava la voce.

Robert sospirò – Sa il fatto suo..è giovane ma già molto in gamba- gli rispose

- Non intendevo quello!!...- Maryse prese un lungo respiro prima di continuare – Andate a letto insieme?-

Robert non rispose subito, rimase spiazzato da quello che sua moglie gli aveva appena chiesto.

- Cosa?! Ma come ti vengono in mente certe cose? Potrebbe essere mio figlio, per chi mi hai preso?-

- So che tipo di locali frequenta...ha una certa reputazione...va a letto sia con uomini che con donne -

- Perchè dovrebbe importarmi con chi va a letto?!- rispose Robert che cominciava a perdere la pazienza.

Sua moglie gli si avvicinò percorrendo la cucina a grandi falcate. Afferrò il cappotto di suo marito e mettendoglielo davanti al naso gli disse:

- E questo!?? ho sentito il profumo appena sei entrato! E ieri sera il tuo cardigan aveva dei glitter sopra!-

- Tesoro calmati...- gli disse Robert prendendogli il cappotto dalle mani – hai frainteso, credimi-

- No..no non ho frainteso, è tutto molto chiaro invece – disse lei voltandosi

- No che non lo è! Questa sera io e Magnus eravano appostati vicino ad un locale, era tardi e faceva freddo...così gli ho dato la mia giacca! Sicuramente sarà rimasto il suo profumo..-

- Non ti credo!- rispose Maryse.

- Maryse...cosa vuoi dire?...non puoi credere davvero ...-

- Voglio che prendi le tue cose e vai via-

- Ma è assurdo!! chi ti ha messo in testa queste cose?! - Robert cercò di avvicinarsi alla moglie ma questa non gli e lo permise.

- Va via...inventerò qualcosa io ai bambini..- disse imperturbabile Maryse.

- Sei solo stanca, ti capisco, domani mattina vedrai che ...-

Maryse non aspettò che suo marito finisse di parlare, gli lanciò uno sguardo ferito e uscì dalla cucina lasciandolo solo.

 

 

*****

 

- Come ha potuto rovinare la nostra famiglia?!..- chiese Alec

- È il motivo per cui ho lasciato tuo padre – rispose Maryse.

- Mamma io non capisco...continuo a non capire come..-

- Lui e Magnus avevano una relazione –

Alec si inginocchiò a terra scuotendo la testa e poi tastando con le mani si allungo fino al primo gradino della scala, dove si sedette. Il suo sguardo era perso nel vuoto avvertiva solo sua mamma poco distante da lui, immobile, che lo fissava.

Quando era più piccolo aveva provato di tutto per farsi spiegare da sua madre il motivo per cui aveva lasciato Robert ma lei era stata sempre molto chiara, non voleva che se ne parlasse, il motivo del divorzio era un argomento taboo in casa Lightwood.

Crescendo si era dato delle motivazioni realistiche, probabilmente non vi era un vero motivo scatenante ma solo incompatibilità caratteriale. Poteva accettare che i loro genitori non si amassero e pensandoci non gli sarebbe neppure importato che il padre avesse avuto una relazione omosessuale, se gliene avesse parlato Alec più di tutti avrebbe capito cosa significava fingere di essere qualcuno che non si era.

Quello che più gli faceva male adesso era che Magnus non gli avesse detto nulla. Era quello il motivo per cui aveva accettato il caso? Per questo era così gentile con lui? Forse lui e suo padre si frequentavano ancora. Appena formulò questo pensiero sentì una morsa al cuore e una fitta allo stomaco, si coprì la bocca con la mano.

Chiuse gli occhi, e pensò a Magnus, alle sensazioni che aveva provato standogli vicino e alle speranze che erano nate nelle profondità del suo cuore. Pensò al suo sorriso, a quegli occhi che lo guardavano come se potesse leggergli dentro, alle sue mani delicate...era stato solo un ragazzo ingenuo.

- Mi dispiace che tu l'abbia saputo così, non avrei mai voluto dirtelo- disse sua madre mettendogli una mano sulla spalla – Ora capisci perchè non devi avvicinarti a quel ..a quel ..-

- A quel cosa, mamma?- chiese Alec arrabbiandosi.

Poteva anche essere vero quello che aveva appena scoperto, ma cosa cambiava? Sapere che gli aveva mentito sul motivo per cui aveva deciso all'improvviso di aiutarlo non toglieva il fatto che del suo aiuto aveva bisogno, cosa importava il motivo quando tutto ciò che contava era ritrovare Max?

- Alexander forse sei troppo sconvolto in questo momento..-

- Si forse lo sono, ma allo stesso tempo non mi sono mai sentito più lucido!- disse Alec alzandosi e spostando la mano a sua mamma – Io ho assunto Magnus per ritrovare Max, non mi importa con chi sia andato a letto e con chi ci vada tutt'ora...quello che voglio è riavere mio fratello e lui può farlo!-

- Lo riavremo, ma senza il suo aiuto! Mi fa schifo pensare che possa anche solo parlare con te! Te lo ripeto per l'ultima volta Alexander tu non dovrai mai più avere a che fare con lui, l'argomento è chiuso!-

- Fammi capire mamma, cosa ti fa così schifo, pensi che possa indurmi con la forza ad andare a letto con lui?- chiese Alec. Per la prima volta sentiva dentro di sé la forza di affrontare sua madre. Non aveva più voglia di mentire, le bugie non facevano altro che distruggere i rapporti.

- Non rivolgerti a me con quel tono!..sei cambiato, non mi sembri più tu..- rispose sua mamma contrariata dall'atteggiamento di ribellione di suo figlio.

- Si è vero, sono cambiato...sono “innaturale”...- disse Alec non distogliendo lo sguardo da sua mamma.

- Cosa stai dicendo?cosa vuoi dire!?- chiese la madre strizzando gli occhi.

- Sono gay ...- rispose il figlio

Maryse si portò una mano alla bocca e lo guardò incredula.

- Ti faccio schifo?- chiese Alec.

Su rispondi mamma...basta che tu mi dica che sono sempre tuo figlio,che questo non cambierà niente...

Sua madre però non rispose. Continuò a guardarlo come se avesse di fronte a sé un fantasma.

Non poteva più sopportare quella tensione, non riusciva a mantenere lo sguardo su sua madre che stava lì impassibile. Pensò subito a Isabelle e a Jace, a quanto gli sarebbero stati vicini in quel momento, a come lo avrebbero difeso a spada tratta, ma adesso era solo ed era esattamente come doveva essere perchè quella era sua battaglia e per la prima volta nella sua vita voleva essere in grado di affrontarla da solo.

Non disse nulla quando uscì di casa né sua mamma cercò di fermarlo, nonostante con la mano sulla maniglia Alec avesse esitato prima di uscire sperando che in un lampo di lucidità sua mamma riprendesse in mano la situazione. Il silenzio alla domanda che gli aveva fatto valeva più di mille parole.

Fuori faceva freddo e i grossi nuvoloni scuri che si avvicinavano presagivano l'arrivo di un temporale. Alec stava camminando senza sapere dove andare, non sarebbe tornato a casa, avrebbe solo voluto avere qualcuno vicino in quel momento.

Cominciarono a cadere gocce d'acqua ma lui continuò a camminare. Muoversi lo aiutava a non pensare troppo a quello che era appena successo, lo aiutava a non crollare. Il marciapiede era quasi deserto, ogni tanto vedeva scorgeva qualcuno correre con un ombrello in mano o dei giovani che mezzi ubriachi chiamavano un taxi.

La pioggia si faceva sempre più fitta, il suo rumore scrosciante riempiva le orecchie di Alec che si fermò e si concentrò solo su quello.

Plunc, plunc,plunc

L'acqua era sempre più battente, poteva sentirla penetrare nei vestiti e gocciolare sui capelli.

Plunc, plunc, plunc

La maglietta che Magnus gli aveva prestato era ora completamente zuppa e la sentiva aderire perfettamente al suo corpo.

Plunc, plunc, plunc

Avvertì un brivido lungo la colonna vertebrale. Chiuse gli occhi.

Li riaprì di scatto quando un uomo corpulento lo urtò per sbaglio, aveva un impermeabile marrone e teneva sulla testa un giornale per proteggersi dalla pioggia, quando finì contro Alec si scusò e corse via.

La pioggia adesso veniva giù così forte che quasi gli copriva la visuale, tutto attorno a lui era solo acqua...un tuono gli fece alzare il volto e spostare i capelli che gli ricadevano pesanti sul volto.

Dietro di sé sentì una macchina accostare ma non si girò, i fari lo illuminavano parzialmente. Non era sulla strada, cosa volevano da lui? Non potevano lasciarlo in pace solo 5 minuti?

E poi uno sportello che sbatteva e una voce.

- Alexander?-

Alec non rispose. Chiunque l'avesse chiamato gli corse incontro spruzzando acqua da tutte le parti, poi gli si parò davanti e lo prese per le spalle scuotendolo.

- Alexander? Cosa ci fai qui?-

Fu in quel momento che alzò il viso e lo vide, riconobbe i suoi occhi, li avrebbe riconosciuti anche tra la folla. Quando capì che le mani di Magnus lo stavano toccando cercò di divincolarsi e allontanarsi da lui.

- Ehi!!- fece Magnus cercando di farlo stare fermo – Ma cosa ti prende?-

- Lasciami!- gli rispose Alec.

- Non ci penso proprio- disse Magnus mentre lo prendeva quasi di peso e lo faceva entrare dentro il taxi.

Quando si ritrovò scaraventato sul sedile posteriore smise di agitarsi e guardò male Magnus, il quale si stava sfilando la giacca e prima che Alec potesse impedirglielo gliela appoggiò sulla testa e avvicinandosi provò ad asciugargli i capelli.

- Ma cosa fai, sta fermo!- gli disse Alec.

- Alexander sei zuppo, voglio solo limitare i danni!- gli rispose Magnus.

- Sto bene...- Alec cercava di tenergli ferme le mani.

Magnus si spazientì per quel comportamento senza senso, gli tenne fermo il viso con una mano costringendolo a guardarlo e gli disse:

- Alexander, va tutto bene...- con la mano libera gli accarezzava rassicurante il braccio – Lasciami fare-

Alec annuì e si limitò ad osservarlo mentre con la giacca tentava di asciugarlo.

Aveva un'espressione concentrata e preoccupata allo stesso tempo, anche lui si era un po' bagnato, anche se mai quanto Alec. Un ciuffetto di capelli gli ricadevo sul volto e all'estremità, proprio sulla punta, vi era una goccia indecisa se cadere o rimanere adagiata lì. Alec, senza pensarci gli spostò i capelli in modo tale che l'acqua non gli finisse nell'occhio.

A questo gesto Magnus gli sorrise e gli afferrò la mano, prima che potesse ritrarla, e poggiò un bacio delicato sul dorso. Il cuore di Alec si spezzò, capì in quel momento che non avrebbe mai potuto odiare quell'uomo.

Il taxi si fermò, Alec guardò fuori dal finestrino. Erano di fronte casa di Magnus.

 

 

 

 

Bene e anche questo capitolo è finito :) Maryse è uscita allo scoperto, ha spiegato perchè non può vedere Magnus XD e Alec ha avuto il coraggio di dirle che è gay. Nel prossimo capitolo vedremo un po' il confronto che ci sarà tra Alec e Magnus.

Spero continuiate a seguirmi e a lasciarmi qualche recensione. Un bacio :* al prossimo aggiornamento!

 

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Capitolo 10
*** Cap. 8 ***


Quando scesero dal taxi ancora fuori pioveva forte, Magnus coprì alla meglio Alec con la sua giacca, gli mise un braccio intorno alle spalle e lo guidò verso la porta.

Mentre Magnus infilava le chiavi nella serratura, fece scudo ad Alec con il suo corpo in modo tale che solo l'investigatore venisse a contatto con l'acqua. Alec rimase piacevolmente sorpreso nello scoprire questi piccoli gesti di protezione da parte di un uomo che a detta di sua madre era un pervertito e un poco di buono.

Quando varcarono la porta e iniziarono a salire le scale Alec si sfilò la giacca di Magnus, che era ormai anch'essa zuppa, e si scrollò l'acqua dai capelli mandando goccioline dappertutto.

- Odio i temporali estivi!- disse Magnus mentre precedeva Alec dentro casa.

Magnus gettò le chiavi di casa su un mobiletto all'ingresso e si sfilò la fondina in cui era agganciata la pistola. Quando si voltò verso Alec lo vide ancora all'ingresso, fermo davanti alla porta.

- Alexander?....puoi entrare, non ho intenzione di mangiarti- gli disse Magnus sorridendo.

- No è che...ti sporcherò l'appartamento- e si indicò platealmente.

Magnus lo osservò divertito. Quel giovane ragazzo si preoccupava di un po' di acqua a terra, era adorabile.

- Entra dai – gli disse Magnus raggiungendolo e tirandolo per un braccio – Ma cosa ci facevi fermo sotto la pioggia? Credevo che fossi andato a casa!-

- Ci sono andato infatti- gli rispose distogliendo lo sguardo.

- E poi hai pensato bene di fare una passaggiata notturna sotto la pioggia?-

- Senti..- gli rispose Alec stizzito, voltandosi verso di lui – Tu sei tanto bravo a fare domande ma quando si tratta di dare risposte mi sembri abbastanza restio-

- È il mio lavoro, dolcezza – gli rispose Magnus scherzando.

- Non è divertente..non più – disse serio Alec -

Magnus lo guardò senza capire. Poche ore prima stavano cenando insieme, e quando si erano salutati Alec sembrava felice e rilassato, adesso era chiaro che qualcosa lo turbava.

- Ascolta Alexander, adesso ti prendo dei vestiti asciutti e ti chiamo un taxi, domani sarò a tua disposizione se vorrai farmi delle domande – gli sorrise incoraggiante e continuò – Si è fatto tardi ormai, è il caso che torni a casa -

Quindi era così che aveva intenzione di liquidarlo, cercando di rabbonirlo mandandolo a casa. Gli dava su i nervi che venisse trattato come un bambino.

- Scusa se sono un peso per te! A casa comunque non ci torno... ma non preoccuparti chiamo un amico e tolgo il disturbo!-

Magnus lo guardò serio e si avvicinò a lui, con la sua estrema eleganza, lo costrinse a guardarlo e gli posò una mano sul petto, all'altezza del cuore.

- Non sei un peso per me, Alexander, non pensarlo minimamente!-

Mentre gli parlava, con la mano lo spingeva delicatamente indietro fino a che la sua schiena non toccò la parete e restò bloccato tra il muro e l'uomo.

Alec lo guardò ipnotizzato e deglutì.

- Non so cosa mi hai fatto, o come tu ci sia riuscito, ma se mi sto rialzando è grazie a te! Se ho deciso di risolvere questo caso è perchè vederti perso mi taglia il cuore. Mi puoi credere, Alexander?-

Alec rimase con la bocca aperta mentre Magnus gli poggiava una mano sulla guancia e gli carezzava uno zigomo con il pollice.

Vedendo che il ragazzo non gli rispondeva gli rifece la domanda:

- Mi puoi credere?-

Alec si passò la lingua sulle labbra, ormai secche, e disse:

- S..si...credo di si -

- Bravo cucciolo – sorrise Magnus.

Alec arrossì come un peperone e abbassò lo sguardo, sentiva il corpo andare a fuoco e non si sarebbe stupito se i vestiti bagnati avessero cominciato ad evaporare.

- Cosa vuoi fare questa sera?- gli chiese Magnus, sempre con quel sorriso provocante sulle labbra.

Alec lo sapeva che se non si fosse spostato immediatamente sarebbe morto.

- In..in ..che senso?- balbettò Alec.

- Questa sera comandi tu, cosa vuoi fare?- gli chiese Magnus.

È meglio che tu non lo sappia...pensò Alec

- Ho..ho bisogno di parlare con te...e non voglio tornare a casa-

Magnus parve soddisfatto e si allontanò. Quandò le sue mani si staccarono dal corpo di Alec questo sentì di poter respirare di nuovo a pieni polmoni.

- Allora è deciso. Prima però vai a fare una doccia calda e poi potremo parlare -

- Non vorrei disturbare...- Alec sembrava incerto.

- Non si discute – Magnus lo prese per mano e lo guidò verso il bagno.

Alec capì di essere inerme contro Magnus. Non riusciva ad opporsi, bastava che l'uomo gli sorridesse e Alec diventava come argilla nelle sue mani, pronto ad essere modellato.

Arrivati di fronte al bagno Magnus lo fece entrare e gli disse:

- C'è tutto quello che ti serve, fai pure con calma io vado a prenderti dei vestiti di ricambio-

Poi uscì e lasciò Alec solo a guardare il suo riflesso smarrito nello specchio di fronte.

Non aveva mai fatto la doccia in un bagno che non fosse il suo e sapere che si trovava sotto lo stesso tetto con Magnus lo metteva a disagio.

Cominciò a sfilarsi i vestiti, ancora completamente bagnati, e si accertò che la porta fosse ben chiusa. Stava per entrare nella doccia quando sentì bussare alla porta.

- Ho portato i vestiti, posso entrare?- chiese Magnus.

- Ehm...no...un'attimo..- rispose Alec agitandosi. Si guardò in giro alla ricerca di un asciugamano. Proprio a fianco della doccia vi era un mobiletto con una pila di candidi asciugamani bianchi, Alec tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò per prenderne uno, tutto sarebbe andato magnificamente se non avesse inciampato sul tappeto colpendo forte il ginocchio sull'anta del mobile e facendo così cadere tutti gli sciugamani.

- Va tutto bene li dentro?!- chiese Magnus.

- SI!!- Alec aveva le lacrime agli occhi per il dolore mentre risistimava il disastro che aveva fatto – Cazzo..- sussurrò pianissimo.

- Alexander..??-

- Va tutto bene!! Non entrare, arrivo!!- afferrò un asciugamano, se lo avvolse bene attorno alla vita e aprì , di uno spiraglio, la porta lasciando intravedere solo il viso.

- Immagino tu ti renda conto che sono un uomo, Alexander – gli disse Magnus sogghignando.

- Eh?...si...si certo- rispose Alec senza capire.

- So bene come sono fatti i maschietti lì sotto, visto che lo sono anche io-

Alec arrossì – Si ma...è diverso...-

- Comandi tu questa sera, dolcezza – gli rispose Magnus ridendo – Vuoi che passi dopo?-

- No, puoi darmi i vestiti – Gli disse Alec infilando una mano attraverso la porta e afferrando i vestiti che Magnus gli passava.

- Faccio una doccia anche io e ti aspetto di là, ok?- disse Magnus

- Si si..a dopo!-

Alec chiuse forte la porta e ci si appoggiò contro, poteva vedere nella sua mente il volto sorridente di Magnus che si allontanava. Doveva averlo preso proprio per un incapace che si vergognava di farsi vedere nudo.

Era inutile rimuginarci sopra. Entrò veloce dentro la doccia, facendo una smorfia di dolore per il ginocchio un po' ammaccato, e chiuse gli occhi rilassandosi mentre l'acqua calda gli scorreva sul corpo.

Quando finì di lavarsi fece attenzione a non sporcare il bagno e si asciugò bene. Prese i vestiti che Magnus gli aveva portato che si rivelarono essere dei pantaloni di tuta in cotone morbido grigi e una maglietta nera con scritto “ Stay Happy” al centro, in rosa. Magnus fu così preciso da portargli anche un cambio di intimo, dei boxer blu scuro di Calvin Klein. Quando li vide sentì di andare in iperventilazione, ma consapevole che i suoi erano inutilizzabili li indossò.

Quando uscì dal bagno andò verso il soggiorno ma di Magnus non c'era traccia. Entrò anche in cucina ma neppure lì lo trovò, notò invece che i piatti che avevano utilizzato per mangiare erano ancora esattamente lì dove li avevano lasciati. Ad Alec venne l'impulso di lavarli, odiava il disordine. Si affacciò dalla porta per vedere se Magnus stava arrivando, non si vedeva e la casa era in silenzio, per cui si rimboccò le maniche e iniziò a mettere le stoviglie sul lavandino della cucina. Probabilmente Magnus stava ancora facendo la doccia e Alec preferiva fare qualcosa per tenersi impegnato, anziché aspettarlo rigirandosi i pollici o immaginandolo mentre si lavava.

Non che ci fosse molto da pulire, in realtà, a parte le poche cose che avevano utilizzato quella sera. In effetti quella cucina era così linda e pulita che dava l'impressione non venisse usata mai.

Non poteva credere che fino a qualche ora prima erano insieme in quella stanza a mangiare e scherzare e adesso Alec era a conoscenza di un passato di Magnus che avrebbe tanto voluto non sapere.

Da quello che ricordava dall'articolo che gli aveva fatto leggere Jonathan, Magnus dopo il college aveva lasciato Londra, possibile che questa decisione fosse legata alla relazione che aveva con suo padre?

Non sapeva proprio cosa pensare, non dubitava che Magnus fosse una brava persona, ma sua mamma era così convinta che fidarsi di lui fosse un grave errore che Alec adesso si sentiva con le spalle al muro. Fidarsi, nonostante tutto, o scappare ora che ne aveva la possibilità? E se anche fosse andato via, come avrebbe fatto da solo a ritrovare Max?

Alec sospirò pensieroso mentre con uno strofinaccio asciugava i piatti che aveva appena lavato.

- Alexander...?!!- fece Magnus appena entrò in cucina e vide Alec nelle vesti di perfetta donnina di casa.

- Oh...io...ho visto che non avevi riordinato ..e così l'ho fatto io- rispose semplicemente Alec, come se fosse la cosa più normale del mondo.

- Ma dolcezza, non era il caso – gli rispose Magnus togliendogli un bicchiere dalle mani – Domani mattina avrebbe sistemato tutto Margie -

- Chi? - chiese Alec

- Diciamo che mi aiuta nelle faccende domestiche...-

Alec lo guardò con le sopracciglia inarcate.

- Brandire una scopa..o uno strofinaccio non è mai stato il mio forte – spiegò Magnus.

- Bhe, domani Margie avrà di meno da lavorare – disse Alec sorridendo.

- Te ne sarà grata – rispose a sua volta Magnus – Allora Alexander, sbaglio o volevi parlarmi?-

- Si, si esatto! -

- Gradisci del the?- gli domadò Magnus mettendo a riscaldare dell'acqua. Alec lo guardò contrariato, aveva appena pulito.

- Si ..va bene..Ma Magnus vorrei farti alcune domande!- gli disse Alec impaziente.

- Si certo, latte o zucchero? -

- Magnus!!-

- Vada per lo zucchero -

Alec guardò verso l'orologio in cucina, erano l' 1.46 , poi si voltò verso Magnus che fischiettava mentre preparava il the. Si sarebbe prospettata una lunga notte.

Quando Magnus ebbe finito, prese le due tazze con la bevanda calda , e invitò Alec a seguirlo in soggiorno. Alec si accomodò sul divano e ripensò che l'ultima volta, nonché la prima, in cui si era seduto lì non era finita molto bene.

Magnus gli passò la tazza e gli disse:

- Allora, cosa hai da dirmi-

- Bene...- Alec si schiarì la gola – In realtà vorrei farti delle domande -

- Mmm, te ne concedo tre! - gli rispose accavallando una gamba e guardando la reazione di Alec con interesse.

- Sono...saranno sufficienti! - Bevve un sorso di the, il calore era confortante e lo incoraggiò a proseguire. - Tu conosci mio padre?-

- Si...passa alle altre due – gli rispose Magnus

- Cosa c'è tra te e lui? - continuò Alec

- Amici di vecchia data...- Magnus posò la sua tazza e si piegò in avanti per essere più vicino ad Alec, poi continuò – Andiamo Alec, dimmi esattamente ciò che vuoi sapere-

- Dopo che abbiamo finito di cenare..sono tornato a casa – iniziò a raccontare Alec, ogni tanto si fermava per vedere la reazione di Magnus, ma lui era impassibile – Quando mia madre mi ha visto rientrare ha voluto sapere dove fossi stato....io gli ho detto che ero con...la mia ragazza...- Alec arrossì e si fermò

- Tua madre non sa che mi hai assunto quindi....perchè non glielo hai detto?-

- Sapevo che non avrebbe approvato....e avevo ragione, alla fine gli ho dovuto dire la verità e quando ha saputo che avevo chiesto a te di ritrovare Max...è andata su tutte le furie...-

Magnus non rispose, guardava solo accigliato Alec.

- Ha detto che non devo più vederti...perchè non sei una persona raccomandabile -

- È questo che ti turba? Pensi possa farti del male? - gli chiese Magnus

- No..no tu non mi faresti del male...- gli disse Alec arrossendo. Magnus gli sorrise incoraggiante.

- Il fatto è ...- continuò Alec senza avere il coraggio di guardare Magnus negli occhi - ...che mia mamma non vuole che io ti frequenti perchè...da quello che mi ha detto...tu sei la causa del divorzio tra lei e mio padre -

- Scusa...- Magnus era stupido e insieme mortificato – Cosa?!...io la causa? E come avrei fatto divorziare i tuoi, per grazia? -

- Ha detto che tu e mio padre...eravate amanti-

- Io e Robert, amanti?? - Magnus avrebbe voluto scoppiare a ridere ma di fronte alla serietà di Alec non volle mancargli di rispetto – Non avrei mai potuto esserlo, Alexander! A quei tempi Robert era come un padre per me...gli devo molto in realtà, mi ha tolto da un gran bel casino -

- Mia madre sembrava davvero convinta però – insistette Alec.

- Strano in effetti...Tuo padre non mi ha mai voluto dire il motivo del divorzio- disse Magnus pensieroso.

- Come hai conosciuto mio padre?- chiese Alec

- È successo parecchi anni fa..- Magnus si fermò, quando vide che Alec lo guardava interessato continuò a raccontare – Ai tempi io ero ancora uno studente del college, mentre tuo padre lavorava a Scotland Yard ed era prossimo a diventare commissario. Avevo una relazione segreta, in effetti, ma non con tuo padre – rise piano Magnus.

- E con chi? - la curiosità di conoscere il passato di Magnus lo stava divorando.

- Colton Atherton ...ti dice niente questo nome?-

Alec era sicuro di aver già sentito quel nome, poteva mettere la mano sul fuoco che non si trattasse di una persona dello spettacolo, cercava di passare in rassegna tutti i volti noti e di associarci questo nome eppure non gli veniva in mente nulla.

- Io credo...di averlo già sentito-

- Eri molto giovane quando il suo nome finì su tutti i giornali – gli spiegò Magnus, poi si appoggiò con la schiena al divano, per stare più comodo, e si perse nel suo racconto – Prima di diventare “famoso” era il mio professore, io e lui stavamo insieme, ma non voleva che si venisse a sapere. A me andava bene così, non mi piaceva sbandierare la mia vita privata...e per lui avrei fatto anche molto altro. Non so dirti se fosse davvero amore, o una semplice infatuazione. Quando lo vidi per la prima volta rimasi incantato dalla sua bellezza e dai suoi modi, era un vero leader, avrebbe potuto farti fare ciò che volevi semplicemente guardandoti. Aveva una sorellina, Emily, una ragazzina molto intelligente, era lui ad occuparsene perchè i genitori erano morti anni prima in un incidente.-

- Oh ..è terribile – commentò Alec

- No, Alexander, è terribile ciò che accadde dopo – disse Magnus i cui occhi erano ora velati di dolore. - Capitava delle volte che mi chiedesse di andare a prendere Emily all'uscita da scuola, perchè lui era impegnato, io ci andavo volentieri, e lei non faceva che parlarmi. Credo gli piacessi perchè mi raccontava di tutto...davvero di tutto, la sua fantasia non aveva limiti, diventai il suo confindente preferito – Magnus sorrise nostalgico, ma non c'era gioia in quel sorriso tirato – Un giorno quando andai a prenderla a scuola la vidi cambiata, non poteva essere la stessa bambina, era taciturna e quando provai a prenderla per mano si allantò spaventata...ho fatto di tutto per capire cosa ci fosse che non andava ma non riuscì a farla parlare. Colton mi rassicurò dicendomi che probabilmente sentiva la mancanza dei genitori, perchè il giorno prima a scuola avevano dovuto fare un tema descrivendo chi per loro fosse un eroe e tutti i bambini avevano parlato del loro papà.-

Alec gli strinse il braccio con una mano per incoraggiarlo a continuare, a questo gesto Magnus gli sorrise e continuò. - Qualche giorno dopo mi venne a far visita tuo padre, me lo ritrovai nella mia stanza, non lo avevo mai visto, mi disse di essere di Scotland Yard e che doveva farmi alcune domande. Non ero preoccupato, in fondo non avevo nulla da nascondere, a parte la relazione con il mio professore, ma dubitavo fosse d'interesse a Scotland Yard con chi andassi a letto. Restai sorpreso di scoprire che il motivo, invece, era proprio quello. Mi fece un sacco di domande su Colton, inizialmente cercai di sorvolare sul fatto che il nostro rapporto andasse oltre i limiti che ci si aspetta tra studente e docente, ma tuo padre era in gamba, sapeva già cosa c'era tra noi. Non potei più negare così gli dissi tutto quello che voleva sapere.-

- Ma cosa volevano da lui?- chiese Alec.

Magnus alzò il volto verso di lui ma i suoi occhi erano fissi oltre Alec. Ci mise un po' prima di rispondere.

- Lui era...era indagato per pedofilia- Magnus si chinò, appoggiando i gomiti sulle ginocchia e ricominciò a parlare –

- Ecco dove avevo già sentito il suo nome! - esclamò Alec – anche se ero piccolo mi ricordo che fu uno scandalo, ne parlavano tutti i telegiornali!-

- Già....tuo padre mi disse che era da mesi che lo teneva d'occhio. Non aveva però le prove necessarie per incastrarlo, ma se io avessi collaborato avrebbe potuto sbatterlo in cella con un biglietto di sola andata. Inizialmente fui titubante, non volevo credere a quello che mi stava dicendo. Tuo padre capì che avevo bisogno di qualcosa che mi smuovesse dall'idea di perfezione che mi ero fatto su di lui...e seppe quale tasto toccare.-

- Cosa..cosa ti disse?- chiese Alec completamente preso dal racconto.

- Si trattava di Emily...- a Magnus gli si spezzò la voce e si coprì il volto con le mani.

Alec sentì una spiacevole sensazione alla bocca dello stomaco. Non aveva bisogno che Magnus continuasse a spiegare, aveva già capito cosa era successo a quella bambina.

Fino a qualche ora prima aveva pensato che Magnus potesse essere stato l'amante di suo padre e un bugiardo, adesso vedeva solo la sofferenza che a distanza di anni ancora pesava su di lui, e non potè che spazzare via tutte le cose che gli aveva detto sua madre. Si spostò verso l'uomo, ancora chino, e gli passò un braccio attorno alle spalle.

- Se non te la senti non devi continuare...non importa cosa ha detto mia mamma, si sbaglia!-

- No tranquillo...posso continuare – gli rispose Magnus, si schiarì la gola – Ovviamente accettai di aiutare tuo padre, a quanto pareva il caro Colton aveva iniziato a frequentarmi solo per incastrarmi! Non gli importa di me, voleva far credere che fossi io il pedofilo, per questo mi chiedeva di andare a prendere spesso sua sorella a scuola. Fu solo grazie a tuo padre se riuscimmo a fermarlo prima che mi incastrasse...gli devo molto...inoltre grazie a lui il mio nome non venne mai associato a quello di Colton. Tuo padre ottenne la promozione e io mi liberai di quella piaga.-

- Cosa...cosa ne fu di Emily?-

- Venne affidata ai servizi sociali...andai spesso a trovarla ma...non tornò mai come prima, le ferite erano troppo profonde...alcune cose non si possono dimenticare, non puoi far finta che non siano mai accadute, puoi solo imparare a convivere, consapevole che ti hanno cambiato per sempre -

- Mi dispiace – disse solamente Alec.

- Non è colpa tua – gli rispose Magnus accarezzandogli il volto.

- Si ma...se non ti avessi chiesto dei miei genitori tu non avresti ricordato questa storia – insistette mortificato Alec.

- Fa parte di me, Alexander...come ti ho detto certe cose non si dimenticano -

- Eppure qualcosa non mi torna..- disse Alec – Se non sei stato tu il motivo del divorzio, perchè i miei si sono lasciati? E se non eravate davvero amanti perchè mio padre non ha cercato di salvare il suo matrimonio?-

- Non lo so Alexander, tuo padre non mi ha mai voluto dire il motivo del divorzio...- rispose Magnus – Non ho insistito mai per saperlo -

- Ormai è successo...- Alec alzò le spalle – Non mi cambierebbe nulla saperlo -

Magnus tirò vicino a sé Alec e si misero più comodi sul divano, gli passò un braccio attorno alle spalle e Alec si appoggiò a lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.

- Come sono i rapporti con tuo padre? - gli chiese Magnus.

- Rapporti è una parola forte – sbuffò Alec appoggiando la testa sul braccio di Magnus e chiudendo gli occhi. Chissà che ora si era fatta.

- Sono sicuro che ti vuole bene- Mentre Magnus parlava giocherellava con i capelli di Alec – è una brava persona...mi ha sempre dato ottimi consigli -

- Mmmm- disse Alec che grazie alle carezze di Magnus sui capelli si stava assopendo – Magnus?-

- Si?-

- Ti ho fatto più di tre domande – osservò Alec divertito.

- Si è vero, mi hai ingannato Alexander e non è da tutti -

Alec fece una risatina e Magnus continuò:

- Di sopra ho una camera per gli ospiti – gli disse ,chiudendo a sua volta gli occhi ma continuando a muovere la mano tra i capelli di Alec.

- Mmmm- rispose di nuovo Alec .

- Ricordi quando ti ho detto del compito che la scuola aveva assegnato ad Emily...quello in cui doveva descrivere il suo eroe..-

- Mmmm -

- Aveva descritto me...- disse Magnus

- Mmmm...che cosa dolce...-

- Si, davvero dolce ….Alec cosa è successo, di preciso, questa sera a casa tua?

Alec non rispose e dopo un po' anche Magnus si addormentò.

 

 

 

 

 

 

Questo capitolo è venuto un pò più lungo rispetto agli altri, spero non vi abbia deluso. Probabilmente ci metterò un pò di più ad aggiornare la prossima volta perchè devo completare la tesi :( ....Ringrazio tutti coloro che stanno seguendo la mia storia, grazie davvero di cuore. Come al solito vi invito a lasciare qualche recensione, anche delle critiche, qualsiasi cosa..vorrei capire se sto procedendo bene, alla prossima :*

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Capitolo 11
*** Cap. 9 ***


Stava davvero troppo bene per aprire gli occhi, se li avesse tenuti chiusi avrebbe potuto far finta, ancora per un po', di trovarsi nel suo letto, in camera sua, e che tutto ciò che era accaduto la sera prima fosse solo un sogno.

Dopo circa una settimana dalla scomparsa di Max, Alec aveva fatto un sogno curioso. Nel sogno rientrava a casa dopo essere andato ad una festa con Izzy e Jace e, come spesso accadeva, aveva trovato il suo fratellino ad aspettarli guardando la tv. Tutto sembrava perfettamente normale. I suoi fratelli erano tutti lì, che ridevano e scherzavano. Eppure vi era qualcosa di profondamente sbagliato, Alec lo sapeva. Non poteva essere vero perchè suo fratello Max era scomparso.

Quella notte, svegliandosi con le lacrime agli occhi, non voleva rinunciare a quell'attimo di gioia che aveva provato rivedendolo, perciò aveva provato a riaddormentarsi velocemente per potersi immergere di nuovo in quel sogno. Nonostante fosse solo un'illusione non voleva rinunciarci.

Adesso sapeva bene che se avesse aperto gli occhi avrebbe dovuto rinunciare a quel dolce tepore in cui si trovava.

Alec e Magnus erano distesi sul divano, il divano era abbastanza grande per farli stare entrambi. Alec era adagiato sopra Magnus, con la testa sul suo petto, mentre un braccio di Magnus era avvolto attorno alla vita di Alec, tenendolo stretto, l'altro pendeva inerte da un lato, toccando con le dita il tappeto, le loro gambe erano intrecciate.

Alec aprì piano gli occhi, notò che la stanza era in penombra, percui non potè stabilire se fosse già mattina. La casa era silenziosa, rimase stupito del fatto che non si sentisse nessun rumore provenire da fuori.

Richiuse gli occhi e si concentrò sui respiri calmi e regolari di Magnus. Scoprì che era piacevole sentirli rimbombare sul suo orecchio, poteva già avvertire la tensione andar via per lasciare il posto a una piacevole calma e passività.

Si vergognava a star lì, approfittando della situazione. Probabilmente erano entrambi così stanchi la sera prima che erano crollati senza rendersene conto. Dormire abbracciati non era stata una scelta consapevole. Si ricordava vagamente che Magnus gli avesse parlato di una stanza per gli ospiti, questo voleva dire che l'uomo non aveva davvero intenzione di dormire vicino a lui. Doveva spostarsi. Si, doveva proprio farlo.

Eppure passavano i minuti e Alec non si allontanava. Da quando era diventato così intraprendente? Se lo avesse detto a Izzy non ci avrebbe mai creduto.

Sentì la presa attorno alla sua vita farsi più forte e si irrigidì senza però dare l'impressione che fosse sveglio.

- Mmmh..- mugugnò Magnus. Senza aprire gli occhi disse:- Alexander?-

- Si..?- rispose Alec guardando verso Magnus.

Perfetto, ora mi chiederà che cavolo ci faccio sopra di lui! Pensò Alec

- Che ore sono? - chiese invece l'altro, continuando a mantenere gli occhi chiusi.

- Ehm...- Alec si guardò intorno cercando un orologio, poi si ricordò che la sera prima aveva visto che Magnus aveva un orologio al polso, perciò prese il braccio di Magnus che pendeva dal divano e guardò l'ora.

- Sono le...7.25- rispose Alec.

- È tardi..o un impegno questa mattina-

- Scusa se..ti ho praticamente schiacciato..- disse Alec puntellandosi sui gomiti per alzarsi, Magnus però rafforzò la presa per non farlo andar via, facendo diventare rosso il povero Alec che non sapeva come comportarsi.

- Resta – gli disse Magnus.

- Ma..non sono pesante?- provò Alec

- Mi piace questo peso – rispose Magnus sorridendo.

- Magnus...ma stai ancora dormendo? Non starai sognando?- chiese Alec notando che Magnus non accennava ad aprire gli occhi, eppure avrebbe tanto voluto vederli. Come se gli avesse letto nel pensierò l'uomo aprì gli occhi mandando in tilt il giovane che cominciava a sentire brividi in zone in cui non avrebbe voluto sentirli (almeno non in quella determinata situazione).

- Giorno, occhi blu – gli disse Magnus

Al mattino presto, con poche ore di sonno, poteva essere così seducente? Alec pensò che sicuramente fosse una grazia concessa a pochi. Lui la mattina aveva sempre i capelli ingestibili, quasi come se la notte avesse dormire dentro un uragano e non dentro un letto. Magnus invece era perfetto.

- G..giorno..- Alec si rese conto di fissare Magnus come se non avesse mai visto un altro uomo nella sua vita, così distolse subito lo sguardo.

- Ti muovi durante il sonno, sai?- disse Magnus – A quanto pare ti piace essere “attivo”-

- Cosa?!..no io ..ma non è vero!- esclamò Alec

- Hai mai dormito insieme a qualcuno?- chiese l'uomo divertito.

- No!-

- E allora come fai a dire che non è vero!?-

- Lo so e basta! - rispose Alec mettendo il broncio – Immagino che tu, invece, abbia dormito con molti -

Magnus si fece serio, afferrò Alec con entrambe le mani e con una energica spinta lo portò più vicino al suo viso. I loro nasi si sfiorarono e Alec avvertirò il respiro caldo di Magnus. Guardò le sue labbra, avrebbe voluto avvicinarsi ma non ne aveva il coraggio. Quando l'uomo si mosse verso di lui ebbe l'impressione che anche lui volesse baciarlo, invece appoggiò la sua fronte a quella di Alec.

- Non così tanti come immagini, Alexander – gli rispose Magnus in un sussurro.

- Scusa, non volevo offenderti – rispose subito Alec.

- Ssssh – gli fece Magnus, tracciando con un dito i contorni delle sue labbra – Va tutto bene-

- Magnus ...-

Alec restò pietrificato, quando , pronunciando quel nome sentì la sua voce uscire roca. Il suo corpo era caldo, sentiva dei brividi di piacere e un rigonfiamento nei pantaloni che gli fece immediatamente intuire cosa stesse succedendo.

Non poteva stare lì, sopra Magnus, se ne sarebbe accorto di sicuro, erano praticamente incollati.

Cercò di alzarsi, era visibilmente imbarazzato. Magnus gli prese una mano per trattenerlo.

- Alec...cosa succede?- gli chiese questo preoccupato.

- Vado..vado solo un'attimo al bagno-

Alec si staccò da lui e corse veloce verso il bagno. Appena arrivò si chiuse dentro e si accasciò a terra coprendosi il volto con le mani.

Fa che non se ne sia accorto, fa che non se ne sia accorto...ripeteva Alec

Non sarebbe mai più uscito da quella stanza. Non aveva il coraggio di affrontare Magnus dopo quello che era appena successo. Adesso l'unico desiderio che aveva era affogarsi nella tazza del bagno.

- Alexander? Mi sembra di vivere un dejavu...immagino che non mi aprirai la porta- gli disse Magnus dopo aver bussato alla porta.

Alec non rispose.

- Mi stai facendo preoccupare Alec..ti prego...- gli disse Magnus, si avvertiva dalla voce che era addolorato – Non era mia intezione farti del male...non lo farò mai più, non ti toccherò più, ma parlami ti prego..-

Alec alzò il viso di scatto sentendo quelle parole. Quindi Magnus credeva che Alec fosse scappato perchè non sopportava di star così vicino a lui? Ma se era esattamente l'opposto, le sue attenzioni gli piacevano fin troppo, tanto che non riusciva a controllarsi.

Avrebbe voluto dire qualcosa ma la voce non accennava ad uscire. Sapeva che Magnus era ancora dietro la porta che aspettava che Alec gli aprisse o lo mandasse a quel paese. Ma lui non fece ne l'uno ne l'altro.

- Alexander...è colpa mia, sono stato uno sciocco, mi potrai perdonare?-

Ancora niente, solo il silenzio.

Se poteva perdonarlo per cosa? Magnus era la cosa più bella che poteva capitargli, sopratutto in quel periodo in cui aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse a non perdere la speranza. La sera prima era stato così dolce ad aprirsi con lui, non era tenuto a farlo eppure si era confidato, non aveva esitato neanche per un attimo.

Era tutto così confuso adesso, non riusciva a pensare lucidamente.

- Ehi, Alec...-

- Sto bene...davvero sto bene, solo ho bisogno di un attimo- disse Alec.

- Ok, allora io adesso vado a cambiarmi e esco, questa sera però dobbiamo parlare, va bene?-

- Si...si questa sera...-

- Bene...ti lascio il mio numero sul mobile all'ingresso, se hai bisogno di me chiamami...e Alec?-

- Dimmi...-

- Mi dispiace...d'ora in poi sarò il tuo investigatore e basta, non mi prenderò nessuna libertà, te lo prometto- disse questo e andò via.

Alec sentiva i suoi passi allontarsi e non seppe spiegarsi il perchè ma gli venne da piangere.

Restò in bagno finchè non sentì la porta di casa chiudersi, poi prese i suoi vestiti, che durante la notte si erano asciugati e si vestì. All'interno della tasca dei pantaloni vi era ancora il suo cellulare, quando lo prese notò con orrore che era spento e non voleva saperne di riaccendersi, probabilmente era filtrata dell'acqua e lo aveva danneggiato. In quel momento il cellulare era davvero l'ultimo dei suoi pensieri ma senza non poteva neppure avvertire Izzy o Jace del perchè non fosse in casa. Sospirò avvilito e si avvio verso l'uscita. Prima di aprire la porta prese il bigliettino con il numero di Magnus che era appoggiato vicino all'ingresso.

Era riuscito solo a fare un casino con lui, lo aveva lasciato andar via pieno di sensi di colpa per qualcosa che non aveva fatto. Non si sentiva violentato o violato in nessun modo, non lo aveva costretto a fare qualcosa con la forza, lui voleva averlo vicino, in realtà avrebbe voluto averlo più vicino.

Con la testa piena di mille pensieri si era riuscito ad allontanarsi ancora poco dal quartiere in cui viveva l'investigatore, quando si sentì chiamare.

- Alec!! Ehi Alec!!- Gridò Jonathan mentre attraversava la strada correndo. Ci era mancato poco che venisse colpito da un'auto, il conducente abbassò il finestrino maledicendo i giovani che non prestavano attenzione alla strada.

Alec fece appena in tempo a girarsi che Jonathan gli si fiondò tra le braccia. La forza dell'impatto li fece cadere entrambi a terra.

- Jon..?- disse Alec con una smorfia di dolore.

- Ma che fine hai fatto?? mi hai fatto ...ci hai fatto morire di preoccupazione! - Jonathan era sopra Alec seduto a cavalcioni, aveva il volto stremato – Izzy mi ha detto che ieri sera hai litigato con tua mamma e sei andato via, dove sei stato? Come stai? Abbiamo provato a chiamarti ma il tuo cellulare è spento!-

- Oh..si..a proposito del cellulare, si è rotto temo -

- Ma chi se ne importa, ne compreremo un altro. Alec ...stai bene? Solo questo conta per me...ero..ero così preoccupato-

Alec non aveva mai visto il suo amico così sconvolto, si sentì male a vederlo così a causa sua.

- Sto bene adesso – gli disse abbracciandolo forte – Non devi preoccuparti -

Jonathan si strinse a lui strizzandogli la maglietta con le mani e tirò su con il naso.

- Non farlo mai più..-

- Non lo farò ...-

Rimasero in quel modo alcuni minuti, poco importava di quello che avrebbe pensato la gente vedendoli a terra.

- Jon? -

- Si ..- disse Jonathan alzandosi e aiutando Alec a fare altrettanto – Scusa se ti ho buttato a terra -

- No, non era questo...potresti prestarmi il cellulare? Chiamo Izzy...-

- Cavolo mi ero dimenticato! Ti stanno cercando tutti, ci siamo divisi per far prima...- gli disse passandogli il cell.

Alec lo prese e digitò veloce un messaggio per sua sorella. Poi si rivolse al suo amico e disse :- Andiamo? Gli ho detto di raggiungerci al London Cafè, sto morendo di fame-

- Si – gli sorrise Jonathan – ho un certo appetito pure io-

 

 

 

 

Il taxi si fermò, Magnus pagò e scese.

Si sistemò la giacca e si guardò intorno, ancora a terra si potevano scorgere i resti dei giornali bagnati che il vento e la pioggia del giorno prima avevano lasciato in giro. Adesso il sole era alto nel cielo e vi erano solo alcune nuvole solitarie che si allontanavano adagio, senza fretta. Magnus alzò il volto e prestò particolare attenzione ad una che assomigliava in maniera impressionante ad un lupo.

Un lupo che insegue la preda..

Chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie. Quello che aveva fatto meno di un'ora prima con Alec era sbagliato, era questo che si ripeteva dal momento in cui aveva lasciato la casa. Non poteva metterlo così a disagio tutte le volte che erano insieme, poteva benissimo leggere l'imbarazzo che provava quando gli si avvicinava eppure continuava a inseguirlo, come un lupo insegue la sua preda. La sua giovane e innocente preda.

Quella mattina aveva forzato troppo la mano, si era davvero spinto troppo in là. Tenerlo abbracciato in quel modo e guardarlo in modo languido lo aveva sicuramente spaventato. Alec era troppo educato e timido per tirarsi subito indietro ma questo non era un buon motivo per approfittare di quella situazione. Oh non gli avrebbe mai fatto del male, questo mai, non lo avrebbe mai toccato senza il suo consenso, ma anche quelle sottili avances non erano di certo caste.

Si stava avvicinando verso l'abitazione che aveva di fronte quando sentì il cellulare squillare. Pregò che fosse il ragazzo, voleva sentire la sua voce, rimase deluso quando vide che era Catarina.

- Cat...che piacere- rispose

- Non sembra- disse lei contrariata.

- No, scusa, è che ...è un brutto momento- disse Magnus guardando la strada e mettendo una mano in tasca.

- Dormito male?- chiese lei

- No..in realtà non dormivo così bene da quando...- Magnus si fermò

- Ti sono serviti i documenti che ti ho inviato?- chiese rapidamente lei per cambiare argomento.

- Non molto in realtà. La ragazza è stata strangolata con un laccio, è morta per asfissia...c'erano anche lividi sulle braccia sicuramente ha lottato contro l'aggressore, immagino non fosse in programma che venisse uccisa, evidentemente si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.- concluse Magnus

- Quindi le indagini procedono male?-

- Anche qui ti sbagli, mia cara amica. Procedono anche troppo bene.-

- Cosa?davvero? - Catarina era entusiasta, poi disse sospettosa – E perchè non sembri felice?-

- Adesso non posso parlare – disse Magnus guardandosi attorno circospetto – Mi faccio sentire io -

-Non giocare al piccolo investigatore con me, Magnus bane! È da quando sei tornato a londra che non ti vedo, mi manchi...anche Ragnor dice che non ti sei fatto vivo-

- Lo so, lo so..mi farò perdonare mia crocerossina-

- Non penserai di cavartela adulandomi?- gli rispose ridendo Cat – Non sono una delle tue tante conquiste, non ci casco! Piuttosto che mi dici del ragazzo...Lightwood-

- Non è il momento Cat, davvero -

- Cosa gli hai fatto??-

- Sono un gentleman, mia sospettosa amica -

- L'ultima volta che ci siamo sentiti il ragazzo era vergine, lo è ancora Magnus?-

- Ma...CATARINA! - rispose sconvolto Magnus – Pensi davvero che potrei attentare alla sua virtù? Mi hai preso per una bestia, forse? È un ragazzo così dolce e delicato che non mi sognerei mai di fargli del male!-

- Ah ti piace! - gli disse lei

- Non ho detto questo!- rispose Magnus esasperato.

- Invece ti piace, se fosse il contrario non ci avresti pensato due volte prima di portartelo a letto!-

- La nostra amicizia finisce qui, Catarina-

- ahahahah, certo certo...fai il bravo con il bimbo. Torno a lavoro – gli disse questo e riattaccò.

Magnus guardò il cellulare scioccato. Poi con in volto ancora un'espressione corrucciata si avvicinò di nuovo alla casa e bussò. Si accorse subito che la porta era aperta. Che fosse successo qualcosa? Si maledisse per non aver portato con sé la pistola. Varcò la soglia cercando di fare meno rumore possibile, la casa non era illuminata, tutte le finestre erano chiuse e vi era parecchio disordine come se qualcuno fosse entrato e avesse curiosato in giro non preoccupandosi di riodinare.

Attraversò il soggiorno, e si spostò per andare nelle altre stanze quando si sentì afferrare da dietro. Qualcuno stava cercando di strangolarlo. Magnus colpì l'avversario con una gomitata alle costole, che lo fece indietreggiare, e prima che l'altro potesse rispondere all'attacco lo bloccò contro il muro.

- Robert?!!- fece Magnus mollando la presa.

- Bane, che diavolo ci fai a casa mia?- rispose Robert, massaggiandosi la pancia.

- Dovevo parlarti...- gli disse Magnus aiutandolo a sedersi su una sedia.

- Colpisci forte – gli fece notare Robert

- Scusa, vuoi che ti porti all'ospedale? -

- No no...starò bene- gli fece un gesto con la mano

- Ma cosa è successo qui?- chiese Magnus indicando la casa messa a soqquadro.

- Evidentemente non piaccio alla gente-

- Sospetti di qualcuno?- gli chiese Magnus mentre prendeva una sedia, rovesciata a terra, e si sedeva.

- Di molti e di nessuno...- rispose sospirando Robert - ...mi passi quella bottiglia?- gli chiese indicando una bottiglia di liquore.

- Prima dimmi cosa sta succedendo -

- Oh va bene – gli rispose Robert – Mi sono licenziato -

- Tu...cosa?!- Magnus lo guardò incredulo – Ma il tuo lavoro..era tutto per te!-

- C'è qualcosa di più importante del lavoro...l'ho capito troppo tardi- disse Robert abbassando il capo.

- Robert..se è per tuo figlio..-

- Lo ritroverò Magnus, gliel'ho promesso...non mi ha mai chiesto niente..niente...solo questo- farfugliò Robert

- Di chi stai parlando? A chi l'hai promesso?-

- A mio figlio..ad Alexander – rispose Robert chiudendo gli occhi e stringendo i pugni.

- Si ...- disse Magnus sorridendo – è difficile dirgli di no -

Robert lo guardò senza capire, ma lo conosceva da troppo e sapeva che il più delle volte quello che diceva era sconosciuto ai più, perciò senza indagare ulteriormente si alzò e afferrò la bottiglia che Magnus non gli aveva passato.

 

 

 

Buonaseeera :) ebbene vediamo che Robert finalmente si vuole dare una mossa invece di piangersi addosso e bere come un ubriacone (ah no quello continua a farlo). Magnus è assillato dai sensi di colpa mentre Alec è assillato da altri sensi ( è pur sempre un giovine ragazzo di 18 anni u.u ). In questo capitolo è ricomparso anche Jonathan, il poveretto stava per prendere un colpo immaginando dove fosse finito Alec...Comunque nel prossimo capitolo vedremo un po' perchè Robert ha avuto la malsana idea di licenziarsi, con sta crisi poi! Bene finisco ringraziando tutto coloro che mi seguono e chi trova sempre il tempo per mettermi una recensione, grazie davvero :). Un bacio :* alla prossima.

 

 

 

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Capitolo 12
*** Cap. 10 ***


Magnus, con le braccia incrociate e gli occhi ridotti a fessure, stava osservando Robert mentre finiva di scolarsi la bottiglia di liquore.

- Ah, scusa – gli disse Robert sollevando le sopracciglia e accorgendosi dello sguardo dell'investigatore– ne volevi?-

- No, mio vecchio amico, ho gusti più raffinati – gli rispose Magnus.

- Meglio, ne rimane di più per me – disse Robert alzando le spalle.

- Robert...lungi da me dubitare del tuo operato...- iniziò Magnus gesticolando - ..ma come credi di mantenere la tua promessa se stai a casa a bere come un ubriacone?-

Robert si fermò dall' appoggiare la bocca alla bottiglia, guardò Magnus come se gli avesse dato uno schiaffone in pieno viso, poi abbassò gli occhi mortificato.

- Comunque..- Magnus sospirò – perchè ti sei licenziato?-

Quella domanda fu in grado di scuotere il signor Ligthwood che sbattè la bottiglia forte sul tavolo e assunse uno sguardo duro.

- Non potevo più stare lì, Magnus! Tutta Scotland Yard è corrotta, non hanno mosso un dito per ritrovare mio figlio!-

- Sono accuse forti quelle che muovi – gli rispose Magnus avvicinadosi interessato e corrugando la fronte.

- Adesso posso anche essere diventato un relitto – gli spiegò Robert con un sorriso amaro sulle labbra – ma sai bene quali sono i miei ideali, lottare per la giustizia, far rispettare la legge...-

- Dura Lex, Sed Lex...- citò Magnus

- Già ..- Robert si voltò verso Magnus, guardandolo negli occhi – Ma quale legge abbandona un bambino?-

- Mi avevi detto che ti hanno tolto il caso, vero?- domandò Magnus.

- Si..io e l'agente Garroway non potevamo crederci quando è arrivato il comunicato dal sovrintendente.-

- Vedi ..- disse Magnus accavallando le gambe – anche a me è sembrato sospetto, sopratutto quando mi sono reso conto di quanto banale fosse il caso.-

- Cosa intendi dire? -

- Esattamente quello che ho detto...-

- E da quando ti occupi di questo caso, esattamente?!- gli domandò Robert alzando la voce.

- E da quando non chiedi aiuto agli amici nei momenti di difficoltà?- fece Magnus mantenendosi calmo.

- Io...non sapevo neanche che fossi in città..- mugugnò Robert.

- Puoi fare di meglio che inventare queste stronzate, sai bene che se anche fossi stato all'altro capo del mondo sarei tornato, se tu me l'avessi chiesto -

Robert rimase mortificato, non gli seppe rispondere e anziché rimanere lì con lo sguardo pungente di Magnus che lo osservava, si alzò e gli voltò le spalle andando verso la finestra.

Magnus si passò il volto tra le mani, non avrebbe voluto essere così diretto, sapeva bene cosa stava provando Robert, ma non poteva permettere che le sue debolezze lo annientassero così. In fondo a quel negativismo e a quella passività c'era ancora l'uomo che aveva conosciuto un tempo.

- Conosci Bob Patel e Will Walsh?- chiese Magnus.

- Mmm..- fece Robert voltandosi verso l'altro – due delinquentelli locali...sono stati dentro qualche anno fa per spaccio..-

Magnus si alzò e andando verso Robert gli mise una mano dentro la tasca della giacca, prendendogli l'accendino. Lo fece scattare e disse :

- Perfetto, avevo proprio voglia di uno spinello -

- Bane..?- chiese Robert senza capire

- Io sto scendendo in pista, vecchio..- gli disse Magnus – vuoi unirti alle danze?-

Robert lo squadrò per un po', con sguardo indecifrabile, poi si riprese l'accendino, sorrise soddisfatto a Magnus e gli rispose:

- Prendo la pistola..-

 

 

 

Alec e Jonathan erano seduti ad un tavolo del London Cafè, in attesa che arrivassero i loro amici. Jonathan era seduto di fronte ad Alec e gli sorrideva dolcemente, da quando si erano incontrati quella mattina non faceva altro che parlare di cose allegre, senza chiedere ad Alec per quale motivo avesse litigato con la madre. Questa era una delle cose che Alec preferiva del suo amico, non faceva mai domande, aspettava che fosse l'altro a volersi confidare, in questo modo faceva si che gli altri si sentissero sempre a proprio agio con lui. Forse questo era uno dei motivi per cui Alec era riuscito a legarsi a lui così tanto in appena due anni, non ricordava vi fosse mai stato un solo giorno in cui avessero litigato, in effetti, ragionando Jonathan non aveva mai litigato con nessuno, neppure a scuola.

- Ehi, Alec – gli disse Jonathan – perchè mi fissi?-

- Scusa, scusa – rispose Alec sorridendo – Pensavo solo...noi due non abbiamo mai litigato vero?-

- Non mi pare. Ma è positivo no?-

- Si, lo è ...- Alec arrossì quando continuò a parlare – Sai non te l'ho mai detto, ma io tengo molto a te...-

Jonathan parve spiazzato. Alec non era mai riuscito ad esprimere i suoi sentimenti e sentirlo parlare adesso così gli riempiva il cuore di gioia. Si protese in avanti per sfiorare una mano ad Alec ma non osò dire nulla per paura che l'amico si interrompesse.

- Mi sei sempre stato vicino, anche adesso con... quello che è successo, quindi ecco...- prima di proseguire prese il bicchiere per bere un sorso d'acqua ma appena appoggiò le labbra al bordo lo tirò subito via.

- Ahi!! - disse toccandosi le labbra con una mano.

- Che succede? - chiese Jonathan togliendogli la mano dalle labbra per vedere meglio.

Il labbro inferiore di Alec aveva un piccolo taglio da cui usciva una goccia di sangue. Jonathan afferrò il bicchiere e lo esaminò alla luce, vide che era scheggiato sul bordo, poi si voltò di nuovo verso Alec che adesso teneva premuto un tovagliolo sul taglio.

- Il bicchiere è rotto, adesso mi sentiranno!- disse Jonathan alzandosi.

Alec lo prese per un braccio facendolo sedere.

- Non importa, davvero. È solo un piccolo graffio..-

- Sei sicuro?..-

- Certo, vado al bagno a lavarmi le mani e arrivo – gli disse Alec mentre si alzava.

Il taglio non era profondo, Jonathan si preoccupava sempre eccessivamente pensò Alec mentre andava verso il bagno degli uomini. Si avvicinò allo specchio per esaminare meglio la ferita, la sentiva bruciare un po' ma aveva passato di peggio. Da piccoli lui e Jace erano davvero delle pesti, succedeva quasi sempre che uno dei due tornasse a casa con qualche livido o taglio anche molto profondo.

Mentre stava lavando le mani sentì la porta del bagno aprirsi e alzando lo sguardo vide riflesso sullo specchio l'immagine di una donna molto bella, aveva dei lunghi capelli biondi lisci e degli abiti che, anche ad un profano della moda, non potevano non ispirare un impeccabile buon gusto.

Alec si girò e con garbo disse:

- Signorina ha sbagliato, questo è il bagno degli uomini -

- Oh lo so bene – gli disse lei avvicinandosi ancheggiante su dei tacchi molto alti.

Il ragazzo si domandò perchè le donne sentissero la necessità di torturarsi i piedi solo per apparire più alte, come se non bastasse la donna che aveva davanti non ne aveva bisogno visto che vantava già un'altezza considerevole.

- Ehm...allora perchè è ancora qui?- gli chiese lui.

- Sei il figlio di Robert, vero?- gli domandò lei, che ora era a pochi passi da Alec.

- Si...lei chi è? Conosce mio padre?-

- Non bene come vorrei, non mi ha mai voluto concedere un' intervista-

adesso che i due erano vicini Alec scrutò meglio il suo viso, la sua bellezza era disarmante, per quanto lui apprezzasse altri tipi, non poteva certo negarlo, eppure il suo sorriso era troppo furbo, i lineamenti duri e gli occhi cattivi.

- Lei..lei è Camille Belcourt, vero?- disse Alec additandola.

- In carne ossa e completo Chanel – gli rispose lei avvicinandosi di più.

Alec indietreggiò finchè potè ma ben presto si trovò schiacciato sul lavandino.

- Non ho nulla da spartire con lei, mi faccia passare -

- Quanta fretta, ragazzino – gli rispose lei maliziosamente – Speravo che noi due avremmo potuto trovare un'accordo-

Alec cercò di spostarsi a destra per poter uscire da quella situazione ma la donna si appoggiò a lui di peso inchiodandolo di nuovo al suo posto.

- Senta, io non le dirò nulla, sta perdendo solo il tempo!-

- Sei carino sai? - gli disse lei passandogli un dito sul viso – Mi piacciono i tuoi occhi chiari e innocenti...- poi passò le mani sopra il suo petto- ...posso esaudire i tuoi desideri più nascosti – si leccò le labbra – basta che tu lo chieda...- la sua mano si fermò alla cintura dei pantaloni di Alec.

- Non c'è nulla che voglio da lei!- gli disse Alec bloccandogli la mano.

Lei lo guardò con odio e si allontanò, poi forzò un sorriso e tirò fuori dalla borsa un biglietto da visita.

- Siamo solo partiti con il piede sbagliato. Qui c'è il mio numero, puoi chiamarmi per qualsiasi cosa.- gli sorrise guardandolo dall'alto in basso – se la tua ragazza non ti soddisfa vieni da me – e gli passò il biglietto.

Alec non lo prese, invece si girarono entrambi verso la porta appena questa si aprì. Alec tirò un sospiro di sollievo quando vide entrare Jonathan.

- Alec..cosa sta succedendo? Ho visto che non tornavi..- gli chiese avvicinandosi senza togliere gli occhi da dosso a Camille.

- Ma cosa mangiate voi giovani d'oggi? - disse lei guardando Jonathan

Nessuno dei due rispose e Alec si avvicinò al suo amico che gli mise una mano dietro la schiena e lo accompagnò alla porta. Prima che potessero uscire Camille parlò di nuovo.

- Siete molto amici voi due?-

- Cosa le importa?- gli domandò Alec

- Niente...forse prima ho sbagliato a formulare il mio invito – continuò lei ora con uno sguardo diverito.

- Alec ma cosa...- iniziò Jonathan

- Avrei dovuto dirti : se “il tuo ragazzo” non ti soddisfa puoi venire da me -

- Cosa vuole insinuare?!- Alec strinse i pugni e fece per andarle incontro ma Jonathan lo fermò.

- Andiamo via Alec! - gli disse lui.

Camille si mise a ridere di gusto. Mentre uscivano Jonathan si voltò verso di lei e prime di chiudere forte la porta gli lanciò uno sguardo che bloccò le sue risate.

Alec si incamminò svelto verso il tavolo, fumante di rabbia mentre Jonathan gli andava dietro tenendo il passo.

- Alec, ma chi era quella?- gli chiese Jonathan sedendosi di fronte a lui.

- Quella...- Alec si fermò trovando la parola adatta – scrofa di Camille Belcourt!!-

Jonathan soffocò una risata per l'epiteto utilizzato da Alec. Sapeva che il suo amico non amava utilizzava parole volgari.

- La giornalista?-

- Si...- prese una bella boccata d'aria per calmarsi.

- Cosa voleva da te?- continuò Jonathan.

Alec non fece in tempo a rispondere. Isabelle, seguita a ruota da Simon, si stava avvicinando svelta al loro tavolo. Appena la vide si alzò e lei lo abbracciò.

- Alec, ma dove sei stato??- piagnucolò lei

- Ti dirò tutto, tranquilla – gli rispose il fratello baciandole la testa – Jace, dov'è?-

- Sta per arrivare, è insieme a Clary – gli disse Izzy che si teneva ancora aggrappata al fratello manifestando la chiara intenzione di non volersi staccare.

Nel frattempo Jonathan aveva fatto spazio a Simon aggiungendo una sedia e dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.

Izzy alzò il viso verso il fratello e gli disse:

- La mamma non ha voluto dirmi cosa è successo...ma sai che io sono sempre con te, vero?-

- Lo so, Izzy, lo so -

- Alec!!-

Alec si voltò e vide arrivare suo fratello, a passo di marcia, che lo indicava con fare minaccioso. Al suo fianco vi era Clary. Appena si fermarono di fronte al tavolo Jace si piazzò con le mani sui fianchi e guardò Alec con un misto di ostilità e sollievo mentre Clary nel frattempo salutava tutti, con il suo solito sorriso solare.

- Vuoi spiegarmi dove DIAVOLO sei stato questa notte?? - gli chiese Jace.

Alec mantenne il suo sguardo inflessibile solo per qualche secondo, poi con un sorriso allungò la mano per afferrarlo dal polso e lo trascinò per un'abbraccio collettivo insieme alla sorella.

- Sto bene Jace, tranquillo!- gli disse Alec

- Non te la cavi così...voglio sapere cosa è successo- gli disse Jace liberandosi dell'abbraccio e prendendo posto, seguito anche da Isabelle.

- In effetti..ho molte cose da dirvi – disse Alec rivolgendosi a tutti

- Siamo qui per questo – rispose Simon emozionato – Per mettere luce sulla tua misteriosa fuga notturna. Un po' come in Harry Potter e il prigioniero di Azkaban, quando Harry va via da casa dei suoi zii! Non avrai mica visto un gramo lì fuori, vero? -

- Un...che?- chiese Alec disorientato.

- Un grosso cane nero...- spiegò Simon disegnando una sagoma con le mani – O forse sei incappato in un covo di vampiri, che ti hanno ucciso bevendo tutto il tuo sangue e ...-

Isabelle lo bloccò con una mano.

- Perchè non cominci spiegandoci perchè hai litigato con nostra madre? Lei è stata irremovibile, non ci ha voluto dire niente – gli disse Izzy

Alec guardò uno per uno i suoi amici, sapeva che poteva fidarsi di ognuno di loro e non aveva senso tenerli all'oscuro perchè la verità sarebbe saltata fuori prima o poi.

- Bene – iniziò Alec, prendendo un po' d'aria – La mamma ha scoperto che ho ingaggiato Magnus per ritrovare Max, e come immaginavo non era per nulla contenta, ma per un motivo che non mi sarei mai immaginato...- Alec si fermò, tutti lo guardavano attentamente senza fiatare – Vedete, nostra madre...è convinta che in passato..Magnus e nostro padre abbiamo avuto una relazione ...-

- Ma...che schifo!!- fece Simon. Quando vide che tutti si voltarono verso di lui arrossì e cercò di giustificarsi – Insomma..non schifo per la relazione in sé...ma vostro padre..è vecchio...- Izzy lo fulminò con lo sguardo – Non vecchio vecchio...insomma è un bell'uomo...non per me, io ho altri gusti...ma immagino che piaccia..-

Izzy per l'ennesima volta lo bloccò con la mano.

- Nostro padre e Magnus bane?io non ci credo!- disse lei semplicemente.

- Per questo sei scappato? - chiese Jace – Avresti potuto aspettare che rientrassimo, insieme avremmo chiarito questa situazione -

- Non...non è stato solo questo – disse Alec abbassando gli occhi.

Sua sorella gli strinse la gamba con una mano e gli sorrise dolcemente per incoraggiarlo a continuare.

- Ragazzi..vedete..io ho gli ho detto che..- chiuse gli occhi, poi li riaprì e guardò tutti come per dire “ non mi importa cosa penserete di me” - Sono gay-

Tutti si scambiarono un'occhiata, non dissero nulla. Il primo a parlare fu Jace.

- E vuoi dirmi che è per questo che sei andato via?-

- Bhe..io...-

Alec rimase spiazzato dal comportamento dei suoi amici. Per anni si era sempre vergognato di quello che era, aveva fatto di tutto per tenerlo nascosto perchè temeva che dire la verità li avrebbe allontanati e adesso invece erano tutti lì e sembrava non gliene importasse niente.

- Forse il problema non è la dichiarazione in sé..- cercò di spiegare Clary – ma come ha reagito Maryse ...-

Ed ecco che la piccola pel di carote aveva colto in pieno qual'era il problema. Clary era così, calma e riflessiva, non si esponeva quasi mai nei problemi ma quando lo faceva quello che diceva era quasi sempre corretto.

- Ha solo fatto Coming Out, non ha mica detto di essere un sociopatico...cosa vuoi che gli abbia detto Maryse... – gli rispose Simon sorridendo.

- Ha detto che gli faccio schifo – si intromise Alec

- Che cosa?!- fece Jonathan spalancando gli occhi

- No...- disse Jace incrociando le braccia e negando con la testa – No..non lo direbbe mai-

- Ha proprio detto “mi fai schifo”?- chiese Izzy chiaramente turbata.

- Non l'ha detto apertamente, ma non ha neanche negato – spiegò Alec.

- Non me lo sarei mai aspettato da tua madre – disse Jonathan

- Comunque c'è dell'altro..- disse Alec

- BANG, un colpo di scena dopo l'altro!- disse Simon

- Ma chi lo ha invitato?- chiese Jace dando una sberla dietro il collo a Simon.

- Alec continua..- disse Clary alzando gli occhi al cielo

- Insomma...sapete che dopo tutto questo sono andato via di casa. Avevo troppe cose per la testa, la storia della relazione tra nostro padre e Magnus mi tormentava, non potevo credere che fosse davvero successo..ma quello che più mi ha deluso è stata la reazione di nostra madre quando gli ho detto di essere gay. Ero davvero sconvolto. Ha cominciato a piovere forte, in men che non si dica mi sono ritrovato completamente fradicio e in mezzo alla strada. La verità è che non sapevo cosa volevo fare o dove volevo andare...poi ad un certo punto mi ha visto Magnus...e ecco...siamo andati a casa sua, è lì che ho passato la notte-

- Cosa?! Io lo ammazzo quello!- disse Jace stringendo i pugni – Avresti dovuto chiamare me! Non andare a casa di uno che neanche conosci! -

- Non sono un ragazzino, Jace!- gli rispose Alec – e Magnus è una brava persona...non mi farebbe mai del male...-

- Gli hai chiesto di nostro padre?- chiese Izzy

- Si, mi ha detto che non ha mai avuto una relazione con lui. Si sono conosciuti parecchi anni fa. Nostro padre lo ha aiutato in ..un'occasione -

Alec era pronto a dire tutto quello che lo riguardava ai suoi amici, ma non voleva confidare una storia tanto privata che non gli apparteneva. Magnus si era fidato di lui e avrebbe fatto in modo di mantenere quelle informazioni solo per sé.

- Tu gli credi? - chiese Izzy seria

- Si..si, credimi Izzy, sono sicuro...non hanno avuto una storia – rispose Alec

- Allora gli credo anche io – confermò Izzy sorridendogli

- Se dici che ci si può fidare, gli credo pure io – intervenne Jace.

Alec sorrise riconoscente ai suoi fratelli. Non aveva mai dubitato di loro e si vergognò da morire a non aver mai detto niente a Jace della sua omosessualità. Il problema non era il fratello, in realtà, ma solo lui e la sua maledetta insicurezza in qualsiasi cosa.

- Adesso cosa farai?- gli chiese Clary

Alec ragionò un'attimo su quest'ultima domanda. In effetti non aveva pensato a cosa avrebbe fatto e dove sarebbe andato. Non voleva incontrare la madre, non si sentiva ancora pronto, ma non poteva di certo ritornare da Magnus dopo quello che era successo.

- Io..io non lo so. Non ho intenzione di tornare a casa-

- Puoi stare da me se vuoi...- gli disse Jonathan alzando le spalle – Non ho una camera degli ospiti ma ti posso cedere la mia...io dormirò sul divano, non è un problema per me -

- Ah ...in realtà – disse Izzy – credo non sia un problema tornare a casa -

- Perchè?- chiese Alec sospettoso

- La mamma, questa mattina, è andata via – disse lei abbassando la voce – ha detto che per un po' andrà a stare da un'amica, così puoi tornare a casa -

- Ha detto così? - chiese Alec

- Lo so che ha sbagliato, Alec! Ma ti vuole bene. Era a pezzi questa mattina, immagino non abbia chiuso occhio tutta la notte- gli spiegò Izzy.

Alec non rispose. Forse aveva ragione sua sorella, e si sentiva in colpa per aver fatto preoccupare la madre ma questo non toglieva il dolore che gli aveva provocato quando lo aveva lasciato andare senza fermarlo...senza neppure una parola. L'avrebbe perdonata, era pur sempre sua madre, ma aveva bisogno di tempo.

- Ragazzi io devo andare, ho le prove con la band – disse Simon alzandosi.

- Vengo con te – disse Clary

- Ehi..aspetta! E il nostro appuntamento?- chiese Jace

- Mi hai fatto aspettare anni, adesso tu potrai aspettare un giorno, no?- gli disse lei con un sorriso furbetto sulle labbra. Jace li osservò andare via con la bocca aperta.

- Appuntamento?- chiese Alec – mi sono perso qualcosa?-

- Niente, solo che finalmente Jace ha aperto gli occhi – rispose Izzy

- Vado pure io...ho delle cose da fare- disse Jonathan, salutando Izzy e Jace. Poi rivolgendosi ad Alec gli disse:- Se cambi idea, sai dove abito – disse sorridendo, e andò via.

- Allora torni a casa?- gli chiese la sorella

- Immagino di si...-

- Perfetto, questa sera vi preparo qualcosa di speciale- sorrise lei

Jace e Alec si scambiarono un'occhiata.

 

 

Allora so bene che questo capitolo non ha avuto molti colpi di scena, era più che altro di passaggio, ma sappiate che il prossimo sarà BANG ..come ha detto Simon XD. Inoltre sarò un poco più lenta perchè ho un sacco di impegni in questa settimana :( abbiate pazienza. Ringrazio tutti voi che leggete la mia storia, spero che continuiate a farlo! Io continuerò a scrivere :) .

P.s ma avete visto l'ultima puntata del telefilm??! XD il primo appuntamento Malec!!

 

 

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Capitolo 13
*** Cap. 11 ***


Il modo in cui Isabelle cercava di tirar su il morale era la peggior condanna che Alec potesse immaginare. Subito dopo che i loro amici se ne furono andati, ebbe la brillante idea di passare il pomeriggio insieme ai suoi due fratelli per fare shopping. Lei poteva così sentirsi libera dalle buste ingombranti dei suoi acquisti, Jace poteva dar sfoggio della sua vanità incontrastata e Alec...bhe Alec poteva soffrire in silenzio.

Già dopo aver finito dal primo negozio, in cui rimasero per almeno un'ora, cominciò a fargli male la testa. Mentre Isabelle provava un'infinità di vestitini, Alec era seduto a terra con lo sguardo perso nel vuoto, a far da guardia ai loro acquisti.

Alzò lo sguardo quando Jace arrivò con alcuni capi tra le braccia. Prese una camicia azzurra, dal mucchio, e gliela mostrò.

- Che ne pensi?- chiese Jace

- Carina...- disse semplicemente Alec

- Ti starebbe bene -

- No, Jace...non sono dell'umore per provare vestiti, e poi ne ho già, non me ne servono altri – gli rispose Alec

- I tuoi vestiti fanno schifo, Alec. - gli disse Jace sedendosi al suo fianco.

- I vestiti devono assolvere ad un solo compito : vestire! I miei vanno più che bene- gli disse Alec.

- Questa maglietta però – gli indicò Jace rivolgendosi alla t-shirt di Alec – ha anche il compito di far risaltare il tuo fisico. Solitamente utilizzi maglioni larghi e vecchi...questa per quanto semplice non è il tuo stile, inoltre è Louis Vuitton che immagino tu non sappia neppure chi è -

Alec osservò la maglietta che Jace gli aveva indicato. In effetti non era sua, era la maglietta che gli aveva prestato Magnus. Quella mattina aveva indossato gli abiti che aveva il giorno prima, nonostante fossero un po' spiegazzati, si erano asciugati completamente e non era il caso chiedere altri prestiti a Magnus.

Pensare a lui lo rendeva nervoso. Non avrebbe dovuto lasciarlo andare senza prima chiarire cosa era successo. Seppure si vergognava da morire era giusto che Magnus non si prendesse le colpe per qualcosa che non aveva fatto. La loro relazione, in effetti, era complicata. Alec si sentiva terribilmente incuriosito da lui, per la prima volta provava un'interesse vero e auntentico, senza contare le reazioni incontrollate del suo corpo. Ma lui era solo un ragazzo, mentre Magnus era un uomo. Nonostante si fosse dimostrato gentile nei suoi confronti non poteva certo sperare di piacergli davvero. Aveva viaggiato per il mondo, fatto esperienze che Alec poteva solo sognare, e chissa quante relazioni aveva già avuto.

Come se non bastasse, adesso l'investigatore aveva chiaramente deciso di intrattenere solo una “relazione lavorativa”. Questo voleva dire che non avrebbero più cenato insieme, Alec non avrebbe più saputo nulla sul passato di Magnus, non avrebbero più dormito insieme...

E perchè diavolo dovrebbe dormire con te? Non sei il suo ragazzo...non sei niente

Alec sentiva un nodo alla gola, se la schiarì prima di rivolgersi a Jace.

- Non..non è mia la maglietta -

- Lo sospettavo...è di quel tale, Magnus Bane?- gli disse Jace

- Si...- rispose solo Alec

- Alec, sai che per qualsiasi cosa puoi parlare con me vero?io non sarò un granchè a dare consigli, però...sono il tuo parabatai, ricordi?-

- Credevo l'avessi dimenticato!- si illuminò Alec – è passato così tanto tempo, eravamo solo dei bambini...ora è tutto diverso.-

- Noi due non siamo cambiati, e io ci sarò sempre – gli disse Jace mettendogli una mano sulla spalla.

- Jace io ...volevo chiederti una cosa ..- Alec diventò rosso improvvisamente.

- Spara! - gli sorrise lui.

- Tu credi che...due persone molto diverse possano...stare insieme?-

- Stai parlando di te e Jonathan? - chiese Jace con voce sicura e un sorrisetto malizioso sul volto.

- Co..cosa?! Jonathan?- chiese Alec stupito – Ma no...lui per me è come un fratello. Forse c'è stato un momento in cui ho creduto di poterlo amare ma poi quando ho conosciuto ...- si fermò e guardò Jace sperando che lui capisse.

- Alec, ascolta- gli disse Jace stringendogli più forte la spalla – Io non so se due persone completamente diverse possano stare insieme, sinceramente non mi sento un esperto in relazioni sentimentali, però una cosa la so...chiunque avrà l'onore di avere te nella sua vita sarà un ragazzo fortunato, perchè, anche se non lo vedi, sei davvero una bella persona...-

- Io?!- disse Alec scettico – Stiamo parlando di Alexander Ligthwood, il ragazzo nell'ombra, non sono né bello né simpatico...una volta forse ero il primo della scuola, poi è arrivato Jonathan e così...non sono niente -

Jace non fece in tempo a rispondere perchè si piazzò di fronte a loro Isabelle, raggiante in un abito bianco lungo. Fece una giravolta e disse:

- Allora, come sto?-

- Izzy il tuo tempismo è impeccabile!- gli disse Jace alzandosi.

- Stai bene, dovresti prenderlo – gli rispose Alec

- Ooooh sei il mio fratellone preferito, non come l'altro!- gli disse Isabelle saltandogli al collo.

- Guarda che l'altro è qui! - gli fece notare Jace.

- Oh Jace, non ti avevo visto – disse Isabelle facendo la finta sorpresa.

- Al diavolo, vado a provare questi vestiti –

Alec sorrise divertito mentre Jace, dopo aver dato una spintarella a Izzy, andò dritto verso il camerino canticchiando.

 

 

 

 

Quando il taxi si fermò di fronte casa, erano già le 17,35. Alec aiutò sua sorella con le buste, tra cui quelle della spesa. A quanto pareva Isabelle era convinta che quella sera avrebbe preparato lo sformato e una torta al cioccolato.

Metre stavano per entrare in casa Alec si sentì chiamare.

- Ehi Alec!- era Jonathan che gli correva incontro.

- Noi entriamo – gli disse Jace lanciandogli un'occhiata che Alec non riuscì a interpretare.

- Jon, spero che tu abbia passato un pomeriggio migliore del mio – gli disse Alec appena Jonathan si fermò davanti a lui.

- Shopping pazzo con Izzy e Jace? - gli chiese lui

- Gia, e tu? Che hai fatto?- gli chiese Alec appoggiandosi con le spalle alla porta.

- Oh, il solito...- disse lui scrollando le spalle

- Vuoi fermarti a cena? Ma ti avverto, cucina Izzy! -

- In realtà sono venuto per darti questo – gli rispose lui passandogli uno scatolino che aveva tenuto in mano fino a quel momento.

- Per me? - chiese Alec sorpreso

- Si...dai aprilo – lo incitò impaziente Jonathan

Alec tolse la carta che avvolgeva il pacchetto, così come gli aveva detto l'amico, quando vide cosa conteneva restò però senza parole.

- Ti piace? - gli chiese Jonathan vedendo che Alec non parlava.

- Mi hai comprato un cellulare nuovo...-

- Il tuo ormai era andato...ho pensato che ti avrebbe fatto piacere – gli spiegò Jonathan.

- Ma..ma..- Alec non riusciva a trovare le parole – Jon, non posso accettarlo! Ti sei già offerto di pagare..-

- Alec – lo interruppe l'amico – Prendilo e basta -

- Senti andiamo al negozio dove l'hai comprato, lo restituiremo e ti ridaranno i soldi!- gli disse Alec scollandosi dalla porta pronto a muoversi.

Jonathan lo bloccò prima che potesse fare più di due passi, gli teneva le mani strette alle sue. Alec per la prima volta lo vide esitante e insicuro.

- Jonathan? -

- Non è solo per quello se sono qui – gli disse lui

- Ti è successo qualcosa? Stai male?- gli chiese Alec accalorandosi.

- Sto bene. È per oggi...per quello che mi stavi dicendo prima di tagliarti con il bicchiere ...-

- Si, bhe, credevo che lo sapessi – disse Alec tirando un sospiro di sollievo. Era convinto che il suo amico non stesse bene, invece era solo rimasto sorpreso dalle parole di Alec. Non poteva certo dargli torto, lui non era il tipo da esternare l'affetto che provava agli altri.

- Io...no...come potevo saperlo? Ci speravo in realtà...ma non avrei mai creduto...Devo dirti che non so se avrei trovato il coraggio di parlartene se oggi non ti fossi esposto. Ho sempre pensato che non fossi pronto..-

- Jonathan..-

Jonathan lo guardò negli occhi e gli appoggiò le mani sul petto. Alec restò spiazzato quando capì cosa stava succedendo. L'amico si stava avvicinando pericolosamente al viso di Alec. I suoi occhi erano chiusi e Alec non avrebbe voluto dargli quel dispiacere ma quello sarebbe stato il suo primo bacio e non era destinato a lui. Poteva essere sciocco da parte sua, forse troppo romantico ma voleva che il primo bacio fosse destinato a una persona per cui provava qualcosa.

Alec con tutta la delicatezza che riuscì a trasmettere fermò Jonathan quando erano così vicini da potersi sfiorare le labbra.

- Jonathan...c'è stato un malinteso – gli disse Alec mortificato – Io ci tengo molto a te, ma come un fratello...era questo che cercavo di dirti oggi..-

Alec in una frazione di secondo riuscì a leggere il dolore negli occhi dell'amico passare come un lampo.

- Oh...certo..- disse Jonathan allontanandosi da Alec come se si fosse bruciato con un ferro rovente – io..scusami..fa finta che non ti abbia detto niente, per favore! -

- Jonathan mi dispiace...sei il mio migliore amico -

- Anche tu – gli rispose lui distogliendo lo sguardo – Devo andare adesso..-

- Apetta! - gridò Alec afferradolo per il gomito – Non posso accettare il tuo regalo, soprattutto adesso ...-

- Non te l'ho comprato per convincerti a metterti con me, l'ho fatto perchè sapevo che ne avevi bisogno...e mi ha fatto piacere – gli rispose l'amico – Devo proprio andare adesso ..-

Alec lo vide andar via a testa bassa e con le mani in tasca. Sentì la porta dietro di sé che veniva aperta, sbucò la testa di Isabelle che si guardava intorno.

- Jonathan si ferma per la cena? - le chiese lei incurante di ciò che era appena successo.

- No, Izzy...non si ferma- gli rispose lui con un nodo in gola.

 

 

Quella sera Alec non riuscì a mandar giù nulla , nonostante quasi miracolosamente la cena non era del tutto immangiabile. Non faceva altro che tornargli in mente il volto distrutto di Jonathan. Possibile che Alec gli piacesse e lui non si fosse accorto mai di nulla?

Con la scusa di andare a farsi una doccia lasciò Jace e Izzy soli a finire di cenare. Salì in camera con passo pesante, appena fu vicino al letto ci si buttò di sopra e chiuse gli occhi. Non si era mai sentito così stupido e inutile come in quel momento, in un solo giorno aveva ferito due persone che con lui erano sempre state buone. Si alzò di scatto e andò verso l'armadio cominciando a svuotarlo, solo per avere qualcosa da fare, qualcosa che riuscisse a distrarlo. Iniziò a togliere tutti i vestiti dai cassetti, poi dalle grucce, buttando tutto a terra. Quando finì di sfogarsi sembrò che il suo armadio fosse scoppiato vomitando tutto il contenuto sul pavimento. Guardare quello che aveva combinato non lo fece sentire meglio, anzi , lui che era un'amante dell'ordine non riuscì a sopportare la vista di quel caos così prese uno per uno i suoi vestiti e piegandoli ordinatamente li rimise nell'armadio.

Guardò l'ora nel suo nuovo cellulare. Le 19,51.

Digitò il numero di Jonathan, che conosceva a memoria, e si mordicchiò le unghie mentre aspettava e pregava che rispondesse.

Uno squillo

Un altro

Ancora uno

Chiamata terminata

Jonathan non voleva rispondere. Non voleva parlare con lui. Si coprì il volto con le mani, si massacrò i capelli sospirando forte e provò a richiamare. Il cellulare era spento. Sentì grattare la porta, si alzò per aprirla e abbozzò un sorriso quando vide entrare il suo gatto, con sguardo indispettito e la coda dritta.

- Scusa tanto, Church...- disse prendendolo in braccio – sto trascurando pure te ultimamente, vero?-

Il gatto gli strofinò il muso sulla mano e fece le fusa.

- Fa tutto schifo!- disse sedendosi su letto – vorrei poter cancellare questo mese...vorrei che Max fosse qui, vorrei poter amare Jonathan...-

Si distese sul letto sotto le coperte, abbracciando il gatto che sembrava soddisfatto dalle attenzioni che stava ricevendo. Chiuse gli occhi e si fece cullare dalle sue fusa, non si rese conto di essersi addormentato ancora vestito.

Si trovava in un bosco, la vegetazione era fitta e per poter camminare doveva farsi spazio tra i cespugli e l'erba alta. Aveva paura di quello che avrebbe potuto trovare. Quel posto era buio e troppo silenzioso, sembrava non vi fosse altro essere vivente oltre ad Alec. Era opprimente e gli mancava l'aria, gli alberi gli rubavano l'ossigeno e cominciò a correre per potersi allontanare da quell'oscurità. Seguì un sentiero sconnesso e riuscì ad arrivare in una radura, era luminosa e al centro di essa vi era un tavolo da giardino bianco, con due sedie. Alec si avvicinò e notò che vi era una busta sopra, non c'era scritto nulla, perciò non l'aprì...non era per lui, se lo fosse stata ci sarebbe stato scritto il suo nome.

- Puoi aprirla se è quello che vuoi -

Alec si girò di scattò e si ritrovò di fronte Magnus, vestito di bianco, con i suoi inconfondibile occhi verdi e quel bellissimo sorriso malizioso.

- No...non voglio aprirla -gli rispose

- Fa paura vero? - gli chiese Magnus rigirandosi la busta tra le mani.

- No...-

- Lo so che ciò che non conosciamo può far paura, ma rinunciare a conoscere fa ancora più paura – continuò Magnus guardando la busta.

- Magnus...non capisco...è solo una busta -

Magnus gli sorrise amaramente e gli mise tra le mani la busta, poi il suo viso si contorse per il dolore e dalle labbra gli uscì un rivolo di sangue. Caddè a terra, senza rumore come se il suo corpo fosse leggero come una piuma. Nel posto in cui c'era Magnus adesso si trovava Jonathan, aveva in mano un pugnale, sporco del sangue di Magnus. Alec si portò una mano alla bocca e si appoggiò al tavolo dietro di lui.

- Oh mio Dio! J..Jonathan...cosa hai fatto?-

- Dammi la busta Alec – gli disse lui

Alec guardò la busta che teneva in mano e poi guardò il suo amico. Non voleva lasciare Magnus ma non aveva altra scelta, doveva difendere quella busta. Si girò e iniziò a correre, sempre più forte nonostante le sue gambe fossero pesanti. Dietro di sé sentiva Jonathan, gli sembrava che fosse vicinissimo.

- Alec!!-

- Alec!!-

- Alec!!-

- Alec, svegliati!!-

Isabelle gli stava tirando le coperte, cercando di scuotere il fratello.

- Izzy...che succede?- gli chiese Alec con il cuore che ancora batteva forte a causa del sogno.

- Ooh mio Dio, Alec!! Alzati presto!- strillò emozionata sua sorella.

Alec la guardò, aveva ancora i capelli arruffati ma i suoi occhi erano svegli e lucidi di gioia. In quel momento arrivò correndo Jace, per poco con inciampò addosso a Church che stava sgattaiolando via dalla stanza.

- Ma che succede!!?- chiese fermandosi di fronte ai fratelli.

- Mi ha appena chiamata la mamma ...- disse Izzy estasiata non riuscendo più a smettere di sorridere – Ha..Hanno ritrovato Max!-

 

 

 

 

 

Bene, il capitolo finisce qui. Finalmente Jonathan aveva avuto il coraggio di dichiararsi ma non gli è andata tanto bene u.u purtroppo è stato friendzonato di brutto, il suo piccolo cuoricino si è spezzato anche perchè era da due anni che sbavava dietro Alec. E poi finalmente è stato ritrovato Max...povera creatura, lontana da casa per un mese. A quanto pare Magnus e Robert si sono dati da fare, sarà stata una lunga notte per loro mentre altri (Alec) l'hanno passata dormendo alla grande. Vorrei ringraziare tutti :) grazie grazie grazie! Se potete lasciatemi qualche recensione che mi fa tanto piacere. Alla prossima :*

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Capitolo 14
*** Cap. 12 ***


Appena arrivarono di fronte alla reception dell'ospedale, e gli fu detto in quale stanza avrebbero trovato Max, Izzy lasciò la mano ad Alec e si precipitò verso le scale. Alec non riusciva a credere a quello che stava succedendo, era così sorpreso ed emozionato insieme che non riusciva a pensare lucidamente. Il suo cervello non voleva collaborare ma fortunatamente le sue gambe continuavano a muoversi, sarebbe stato complicano venire trascinato dai suoi fratelli, quando formulò questo pensiero gli uscì una risatina. Da quando fu svegliato, quella mattina presto, da Izzy e gli fu detto che finalmente era stato trovato Max non faceva altro che trovare divertente tutto ciò che lo circondava. Tutto attorno a lui appariva più bello. La donna alla reception, nonostante i capelli poco curati e le occhiaie, gli apparve come un'angelo quando gli disse il numero della camera, e mentre salivano, correndo le scale, urtarono un uomo basso e senza capelli che rischiò di cadere, e Alec scoppiò a ridere. Arrivano di fronte alla porta numero 102 senza nemmeno accorgersi che Maryse e Robert erano lì, poco distanti, a parlare con dei medici. Isabelle si fiondò nella stanza e Alec e Jace la seguirono.

Il sole illuminava la stanzetta, che se non fosse stato per i palloncini appesi dappertutto e i fiori di tutti i colori, sarebbe apparsa tristemente spoglia.

Max era sul letto, sveglio, e teneva in mano un fumetto. Era esattamente come lo ricordava, sembrava quasi che non fosse passato un mese, i suoi occhi vivaci e il suo sorriso innocente erano sempre lì . Stava bene, era solo un po' più magro, ma stava bene.

- M..Max..- scoppiò a piangere Izzy, lanciandosi letteralmente sul fratellino.

- Izzy, mi soffochi!- fece lui cercando di scansare la sorella che adesso iniziò a tempestargli il volto di baci.

Alec e Jace si avvicinarono al letto e lo abbracciarono senza sapere cosa dire. Era strano non ricordarsi come si parla. In quel lungo mese Alec pensò a tutte le cose che avrebbe voluto dire a suo fratello prima che scomparisse e a tutte quelle che gli avrebbe detto quando lo avrebbe ritrovato, eppure adesso erano tutti in silenzio, abbracciati stretti. Gli occhi di Jace erano luci e Alec lo conosceva abbastanza bene per sapere che stava lottando internamente per non piangere.

Fu proprio Max il primo a parlare.

- Guardate – disse mostrando il fumetto che aveva in mano – Me lo hanno portato questa mattina! È il volume NUMERO 1 di Batman...ORIGINALE! Deve valere un sacco di soldi...non so chi me lo manda..-

Poi cominciò a parlare a raffica di tutti i fumetti da collezione che avrebbe voluto possedere. Alec si stupì di come il bambino riuscisse a parlare tranquillamente, non aveva idea di cosa gli era successo in quel mese ma pensò fosse meglio non chiedere, e Izzy e Jace dovettero pensare la stessa cosa perchè non dissero nulla.

Poi ad un certo punto disse:

- Non vedo l'ora di tornare a casa, quei vecchi babbioni che mi hanno rapito mi davano da mangiare delle schifezze! Ad un certo punto ho creduto che la cuoca fosse Izzy...-

Jace scoppiò a ridere e gli scompigliò i capelli. Alec e Izzy invece si scambiarono un'occhiata veloce.

- Max..- cominciò Izzy – Tu ..hai visto i tuoi rapitori?-

- Non in faccia...- rispose lui alzando le spalle – Avevano il passamontagna...comunque li hanno presi questa notte, quando mi hanno liberato -

- Chi li ha presi?- chiese Alec desideroso di informazioni

- Papà e un'altro signore...- disse Max – Avreste dovuto vedere, è successo proprio come nei film! L'uomo insieme a papà ha buttato giù la porta, dove mi tenevano chiuso a chiave, poi uno dei vecchi babbioni ha cercato di fermarlo ..- Max raccontava con gli occhi spalancati e gesticolando con le mani – è riuscito a fargli cadere la pistola dalla mano e l'ha buttato a terra. E sapete cosa ho fatto io? Sono andato e gli ho dato un calcio! È grazie a me se l'altro, poi , è riuscito a stenderlo...e sapete cosa mi ha detto?-

- No, cosa?- gli sorrise Izzy

- Ha detto “Andiamo, piccolo guerriero” - rispose Max tutto compiaciuto.

Tutti si voltarono quando dalla porta entrò un'infermiera che portava delle lenzuola pulite.

- Ragazzi, dovete andare adesso. Vostro fratello deve riposare-

- Ma io sto bene!! - si lamentò Max

- Siamo qui fuori, Max – gli disse Jace – tu prova a dormire un po', ci vediamo dopo ok?-

Jace e Izzy uscirono e lasciarono Alec ancora seduto sul letto.

- Alec..?- gli disse il bambino

- Si ..- gli sorrise Alec

- Non mi lasci più...vero?-

Ad Alec gli si strinse il cuore, gli fece così male che quasi pensò gli stesse scoppiando.

- Non ti lascerò mai più, Max – gli rispose con la voce roca – Mai più...-

L'infermiera, che fino a quel momento era rimasta in disparte, si avvicinò e mise una mano sulla spalla di Alec.

- Stai tranquillo – gli rispose cordiale – Qui starà bene, mi prenderò cura io di lui -

Alec la osservò. Il suo volto era gentile e anche la voce aveva un bel timbro dolce. Guardò il cartellino identificativo che aveva appuntato sul camice. Si chiamava Catarina Loss.

- Grazie..- gli disse Alec alzandosi.

Quando uscì vide subito Jace e Izzy parlare piano con Maryse, lei quando si accorse di Alec distolse lo sguardo. Ci sarebbe stato il momento per chiarire con sua madre, adesso cercava un'altra persona. Si voltò a destra e sinistra lungo il corridoio, si incamminò verso gli ascensori e lo vide lì, mentre le porte si aprivano e lui ci entrava. Alec si intrufolò dentro, ci mancò poco che venisse schiacciato dalle porte che si chiudevano.

- Alexander!- fece suo padre sgranando gli occhi.

Alec per tutta risposta lo abbracciò. Forse in maniera goffa e incerta, ma lo fece.

- Grazie...per avermi riportato Max..- gli disse mentre scioglieva l'abbraccio.

- Oh..- fece Robert imbarazzato – Non è niente, non è niente-

- Max mi ha raccontato quando sei andato a prenderlo...eri insieme all'agente Garroway?-

- L'agente Garroway? No, no. Con un vecchio amico...tu non lo conosci. Si chiama Magnus Bane. -

- Ah...- disse Alec distogliendo lo sguardo – Credo di averlo...sentito nominare -

- Non voglio mentirti Alexander...- gli disse suo padre serio – E non voglio prendermi meriti che non mi appartengono..- sospirò e abbassò lo sguardo – è stato merito di Bane se abbiamo trovato Max, lui ha fatto tutto il lavoro...-

Alec guardò suo padre. Gli sembrava diverso da come lo ricordava. Non sapeva spiegarsi come, ma qualcosa aveva cambiato Robert.

- Non importa...- gli disse Alec – Tu eri la... è questo che conta -

- Grazie, figliolo – gli rispose Robert.

L'ascensore si fermò. Alec precedette suo padre facendosi spazio tra le persone che stavano aspettando per salire.

- Papà, ci sono alcune cose che volevo chiederti – gli disse Alec mentre si dirigevano verso l'uscita.

- Che ne pensi se ne parliamo a cena, una di queste sere?- gli domandò Robert.

- Si..si sarebbe splendido..- rispose Alec sorpreso.

- Mi faccio sentire io allora. Adesso devo andare a Scotland Yard...ci sono alcune cose che devo sistemare -

Erano arrivati di fronte ad un taxi che probabilmente Robert aveva chiamato prima di uscire.

- Ok, a presto allora – lo salutò Alec.

Alec seguì con lo sguardo la macchina finchè non voltò l'angolo. Poi scattò il più veloce possibile verso un taxi che stava passando in quel momento, lo bloccò alzando le braccia e si fiondò all'interno. Prese il cellulare e digitò un messaggio veloce a Isabelle.

Per Isabelle:

Sto andando da Magnus

Aveva come un sesto senso. Se era stato davvero Magnus a risolvere il caso, così come Alec gli aveva chiesto, perchè non era lì? Perchè non era stato lui ad informarlo? Possibile che non volesse più avere niente a che fare con lui?

Si sentì deluso. Era arrabbiato con lui, non avrebbe dovuto lo sapeva bene, eppure era così che si sentiva. Magnus avrebbe dovuto essere con lui in quel momento. O forse no? Non lo sapeva in realtà. Si sentì talmente confuso e frustrato che diede un pugno al sedile di fronte.

- Ma che fa?! - gli gridò l'autista – è forse pazzo? -

- Mi scusi, mi scusi – si affrettò a dire Alec.

- Lo dico io – bofonchiò l'autista – i giovani d'oggi sono tutti drogati!-

- Io non sono un drogato! -

- Nessun drogato ammette di esserlo – gli rispose l'autista, poi accostò il taxi e gli disse – Siamo arrivati...- si girò verso Alec guardandolo torvo – e per te tariffa maggiorata!-

- Cosa?!- chiese Alec non potendo credere alle sue orecchie.

- Per i danni inferti al mezzo – spiegò l'autista.

- Ma quali danni!?- gli gridò Alec perdendo la pazienza.

Non sentì quello che l'uomo gli rispose perchè la sua attenzione fu attirata dalla porta di Magnus che era visibilmente aperta. Diede i soldi, senza neppure contare quanti fossero, al tassista e scese avvicinandosi alla casa. Salì le scale a due gradini alla volta e quando si fermò sul pianerottolo vide delle valige vicino alla porta dell'appartamento, anch'essa aperta. Entrò come una furia e si fermò al centro del soggiorno.

- Magnus?- chiamò.

Nessuna risposta. Fece per andare verso il corridoio che portava alla sua camera quando una signora, grassottella e bassina uscì dalla cucina, con un scopa e un panno in mano.

- Giovanotto, posso aiutarla?- gli chiese lei dolcemente.

- Oh..io..scusi se sono entrato..è che..cercavo Magnus – gli spiegò Alec

- Il Signor Bane è di sopra, nel suo studio – gli spiegò lei

- Ah ..ok..-

- è venuto a salutarlo prima che parta?- gli domandò lei.

- Che??..parte? E dove va?- gli chiese Alec agitato.

Non poteva andarsene.

- Torna in Giappone...- la donna si avvicinò – Siete molto amici? -

- No...non lo so...non ci conosciamo da tanto- rispose Alec.

La donna lo scrutò attentamente, poi gli diede una spintarella e gli disse :

- Vai a salutarlo...sono sicura che gli farà piacere-

Alec andò verso lo studio di Magnus, sapeva che doveva attraversare il corridoio, superare la camera da letto e prendere la scala piccola e quasi nascosta sulla destra. Quella casa, nonostante ci fosse stato solo un paio di volte, gli sembrava già così familiare.

Si fermò davanti alla porta chiusa. Le mani gli tremavano. Sapeva che quello sarebbe stato un addio e immaginare di non poterlo rivedere più spazzava via, in un solo attimo, la felicità che aveva provavo solo poche ore prima quando aveva rivisto suo fratello. Alec si domandava se una persona potesse entrare tanto facilmente nella propria vita e nel proprio cuore e poi uscirne così...in un battito di ciglia.

Si fece coraggio ed entrò senza bussare. Magnus era girato di spalle e stava riponendo dentro uno scatolo, appoggiato sulla scrivania, alcuni oggetti. Sembrò non accorgersi che qualcuno fosse entrato, tanto era assorto dai suoi pensieri.

- Magnus...- disse piano Alec

- Alexander...- gli disse lui girandosi, il suo volto era sorpreso e triste allo stesso tempo – cosa ci fai qui?-

- Sono...sono venuto a ringraziarti..per Max- gli spiegò Alec

- Sono stato assunto per quello, non devi ringraziarmi – gli rispose Magnus

Aveva un tocco freddo e distaccato, un tono non da Magnus. Alec avrebbe voluto gridare e scuoterlo per farlo tornare come era prima.

- Si..certo...- disse Alec asciugandosi le mani nei pantaloni. Odiava quelle maledette mani, erano inutili e ingombranti, non sapeva dove metterle. Se le avesse lasciate libere, ciondoloni lungo le braccia avrebbe assunto un'aria troppo sciatta, se le avesse messe in tasca, invece, un'attaggiamento troppo spavaldo...per chi si sentiva triste, spaventato, arrabbiato, ansioso e insicuro come dovevano essere tenute le mani?

- Stai partendo?- gli chiese Alec guardando Magnus che continuata a riporre cose dentro lo scatolone.

- Si, vado a Tokyo – gli rispose lui

- Non ti ho ancora pagato ...- gli ricordò Alec – anzi, non so neppure quanto ti devo dare -

- Non devi preoccuparti del denaro. Tecnicamente quando mi hai assunto non ero più un'investigatore, perciò non sarebbe onesto accettare dei soldi – gli spiegò Magnus mentre sceglieva quale tra due libri riporre dentro lo scatolo.

- P..perchè fai così?- gli chiese Alec, la voce gli tremava.

- Così... come?-

- Non mi guardi...- spiegò Alec.

- Sono molto impegnato Alexander. Tra qualche ora ho l'aereo e vorrei anche trovare il tempo per riposare prima di partire -

Alec rimase pietrificato da tanta freddezza. Quando aveva perso Max aveva creduto che non ci fosse niente di peggio, niente che gli avrebbe fatto più male al cuore, invece si era sbagliato. Adesso lo sapeva come si era dovuto sentire Jonathan quando lui lo aveva rifiutato. Non riusciva più a guardarlo, gli faceva troppo male. Si girò e si voltò per andare via.

- Alexander..-

Alec si fermò con la mano sulla maniglia. Rimase in ascolto con le lacrime che già sentiva affiorare.

- Fà attenzione, ok?- gli disse Magnus.

Chiuse gli occhi e lasciò scendere le lacrime, poi senza dire una parola uscì fuori e chiuse la porta. Si fermò per riprendere fiato. Appoggiò le mani alla parete e chinò la testa. Quindi era finita così. Magnus era dietro quella porta, così vicino e così distante allo stesso tempo.

Gli tornò alla mente il sogno che aveva fatto quella notte. Ricordò Magnus, così bello in quel completo bianco. Il suo sorriso dolce e i suoi occhi luminosi...ricordò le sue labbra e quello che gli disse “ rinunciare a conoscere fa ancora più paura” …

Certo che i sogni erano davvero strani, da qualche parte forse aveva letto che i sogni sono i nostri desideri incosci. Non ci aveva mai capito molto di queste cose. Troppo astratte. Lui era per le cose concrete.

E poi ...pensò Alec ...rinunciare a conoscere cosa?

Alzò il volto. E poi decise di farlo, non volle pensarci a lungo, ne a come l'avrebbe fatto ne alle conseguenze, agì e basta.

Rientrò nella stanza, lasciando sbattere la porta forte contro il muro, Magnus si girò aggrottando le sopracciglia. Si fermò solo un secondo, sulla soglia, respirando forte, poi attraversò la stanza afferrò Magnus da un braccio e lo baciò. Fu troppo violento e si fece male al taglio sulle labbra che ancora non si era chiuso del tutto, ma non gli importava. Non era sicuro che lo stesse facendo bene, era impacciato e troppo rigido, ma non si sarebbe fermato. Quello era il suo primo bacio, non si sarebbe mai aspettato che fosse così...un bacio rubato. Si staccò da Magnus ancora con il fiatone, l'uomo lo guardò.

- Non avresti dovuto farlo – gli disse

- Scusa...scusa...è che..- iniziò Alec

Le sue balbettanti scuse vennero bloccate da Magnus che, con un braccio lo afferrò per la vita, e con l'altro fece spazio sulla scrivania, buttando tutto a terra. Alec sentì qualcosa che andava in frantumi. Venne fatto straiare sulla superfice fredda e liscia della scrivania e Magnus gli andò di sopra, senza però schiacciarlo. Vederlo così sensuale, mentre si muoveva su di lui, fece venire in mente ad Alec una pantera, pronta ad attaccare la preda che , senza più speranza, giaceva inerme ad attesa della fine. Magnus gli fermò il viso con una mano, reclinò la testa e lo baciò. Lui sapeva esattamente quello che faceva. Il bacio era impaziente, di desiderio represso, ma dolce allo stesso tempo. Quando Magnus si spostò dalla bocca per baciargli la linea della mascella, Alec finalmente potè respirare, fino a quel momento aveva trattenuto il fiato per l'emozione. Magnus nel frattempo gli lasciava una scia di baci umidi lungo il collo, gli spostò il colletto della maglietta e gli diede un lieve morso sulla spalla. Alec ancora una volta non seppe cosa fare con le mani, eppure a Magnus veniva tutto così naturale. Tornò sulle sue labbra, le assaggiava, le laccava e lo esplorava...non era invadente e frettoloso, riusciva infatti a guidare Alec che ben presto acquisì più sicurezza e riuscì a prendere lo stesso ritmo di Magnus. L'uomo si fermò, solo il tempo di guardarlo negli occhi, forse per assicurarsi che Alec fosse sicuro di quello che stavano facendo, poi infilò una mano sotto la maglietta del ragazzo, la fermò sul cuore. Alec chiuse gli occhi e socchiuse la bocca, l'uomo non riuscì a trattenersi dal baciarlo di nuovo mentre con la mano lo accarezzava seguendo la linea del collo, poi la spostò sul suo petto che si muoveva su e giù veloce, e poi scese in basso, facendo più pressione quando arrivò vicino alla cintura dei pantaloni. Alec si aggrappò forte, circondando le spalle di Magnus e lo baciò più intensamente. In risposta Magnus schiacciò completamente il suo bacino a quello di Alec, muovendosi ritmicamente. Dalle labbra di Alec uscì un rantolo roco. Un suono che non aveva mai sentito e appena ne capì l'entità portò le mani alle labbra e diventò tutto rosso.

Magnus si fermò e si allontanò un po' da Alec.

- Ehi, cucciolo – gli sorrise Magnus – tutto ok?

- S..si...possiamo..scendere?. - gli chiese Alec ancora più rosso di prima.

Magnus scese dalla scrivania e aiutò Alec a fare altrettando, tenendolo per mano. Alec finì con i piedi sopra il computer portatile di Magnus.

- Mi dispiace...- si scusò prendendolo da terra.

- Lascia stare..- gli disse Magnus prendendoglielo dalle mani e appoggiandolo alla scrivania. Alec evitava di guardarlo negli occhi. - Scusa se sono stato troppo...impulsivo-

- No,no ...tu sei stato ...sono io che..-

- Tu ...- gli disse Magnus avvicinandosi e prendendolo per i fianchi – sei stato perfetto. Sei bellissimo, Alexander – gli disse lasciandogli un bacio sul naso.

- No, sono un imbranato – gli rispose lui.

- No che non lo sei!- gli disse Magnus accarezzandogli il viso – Fidati di me. I tuoi gemiti farebbero eccitare anche un santo.-

- Magnus, ti prego!!- disse Alec nascondendo il suo viso nell'incavo del collo di Magnus.

Magnus lo abbrocciò e si mise a ridere. Gli diede un bacio sulla testa e gli disse:

- Tesoro ascolta, io tra qualche ora devo andare..-

- Vai via..lo stesso!?- disse Alec allontanandosi ferito da Magnus

- Devo farlo...mancherò solo qualche giorno -

- Ma perchè?-

Magnus lo guidò verso la una sedia libera, lo fece sedere e poi si inginocchiò davanti a lui.

- Alexander, cosa ti ha detto tuo papà del caso di tuo fratello?-

- Niente..non abbiamo avuto il tempo di parlare. Ma Max ha detto che avete prese i rapitori...l'avete fatto, no?-

- Si. Ma quegli uomini erano solo delle pedine sacrificabili nella mani di un abile giocatore. Ho ragione di credere che andando a Tokyo avrò delle risposte. -

- Perchè qualcuno dovrebbe fare tutto questo per un bambino?- chiese Alec esasperato.

Magnus gli baciò una mano. - Non lo so. Ma ho intenzione di scoprirlo.-

Alec, ci pensò un po' su. Cercò di concentrarsi sulle informazioni che Magnus gli stava dando ma era difficile dopo quello che era appena successo. Quello che sapeva era che non poteva permettere a Magnus di rischiare la vita, se chiunque vi fosse dietro non aveva scrupoli a rapire un bambino non ne avrebbe neanche avuti a far del male a Magnus. Si trattava della sua famiglia, di suo fratello...

- Portami con te – gli disse Alec

- Cosa ?- chiese Magnus alzandosi.

- Portami con te a Tokyo!- ripetè Alec alzandosi a sua volta e fronteggiando Magnus.

 

 

Ragazzi ultimamente sto aggiornando abbastanza velocemente U.U sono soddisfatta di me stessa. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, finalmente Max è al sicuro però a quanto pare i problemi non sono risolti...Alex si è dato una mossa, sono orgogliosa di lui, però quest'idea di andare a Tokyo con Magnus...chissà cosa succederà XD. Ditemi cosa ne pensate, quali sono le vostre impressioni? Il capitolo vi è piaciuto? Vi ringrazio tutti e spero che la storia continui ad appassionarvi. Alla prossima :*

 

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Capitolo 15
*** Cap.13 ***


Se qualche anno prima avessero chiesto ad Alexander Lightwood se fosse stato capace di prendere armi e bagagli e partire con un uomo che conosceva solo da pochi giorni, la sua risposta sarebbe stata “Forse”. Si, perchè Alec, nonostante fosse sempre stato un ragazzo semplice, timido e a cui non piacciono i cambiamenti repentini, era anche convinto che nella vita contasse molto il detto “Mai dire mai”. Però, nonostante su alcune scelte si potesse anche cambiare idea, su altre era sicuro di essere fermo e deciso. Una di queste era che non sarebbe mai salito su un aereo. Ma si sbagliava.

In fondo, parliamoci chiaro, esistono modi migliori di volare. Era questo che rispondeva a chiunque gli chiedesse il perchè del suo odio verso gli aerei. Certo non si poteva parlare proprio di odio. Ma Alec non sopportava di restare chiuso dentro quel veicolo, senza potersi alzare, senza neppure poter aprire il finestrino e prendere una boccata d'aria. E poi succede, che senza nemmeno accorgentene, ti ritrovi in volo, ad un'altezza spropositata, senza sapere neppure cosa stai sorvolando. Ti giri verso il finestrino e non vedi nessun paesaggio, tutto è statico, senza cambiamenti, solo l'azzurro del cielo o qualche nuvola.

- Ha bisogno di qualcosa, signore?- gli chiese una hostess con fare garbato.

Signore?? pensò Alec

- Ah, no la ringrazio...- gli rispose Alec.

La donna guardò Magnus, addormentato sul sedile accanto ad Alec, lanciò uno sguardo eloquente al ragazzo per dire “se sta dormendo non lo disturbo” e andò via.

Anche Alec si voltò per guardare Magnus. Aveva la testa appoggiata al finestrino e stava dormendo placidamente, i suoi respiri erano calmi e regolari. Non riusciva davvero a capire come facesse ad essere così tranquillo. Se fosse successo qualcosa, come un'avaria al motore, sarebbero precipitati senza possibilità di salvezza. Viaggiare su un treno o in macchina ti da perlomeno l'illusione del controllo, di poter credere di avere il destino di ciò che succederà nelle tue mani, ma sull'aereo sei impotente, completamente alla mercè di quel trabiccolo. Si guardò intorno impaziente, se almeno avesse avuto qualcosa da fare forse il viaggio sarebbe stato più piacevole, ma tutto era mortalmente noioso. Si agitò impaziente sul sedile e cominciò a canticchiare e a muovere una gamba velocemente.

- Alexander...- disse Magnus tenendogli ferma la gamba con una mano.

- Scusa, ti ho svegliato?-

- Love my life di Robbie Williams mi ha svegliato – gli rispose lui sorridendo – Canti bene -

- Scusa...è che non so che fare, tu che fai quando viaggi in aereo?- chiese Alec voltandosi verso Magnus per osservarlo meglio.

- Dipende...vado in bagno- disse sorridendo maliziosamente e chiudendo gli occhi.

- In bagno – ripetè Alec

- Se ho la compagnia giusta -

Alec lo guardò stranito.

Magnus si mise a ridere e si avvicinò a lui per lasciargli un bacio delicato sulle labbra.

- Angelo, è un viaggio di quasi 12 ore..-

- 12 ore??!- chiese Alec sconvolto

- Non te lo avevo detto?-

- No!!- fece Alec accasciandosi sul sedile.

- Colpa mia...- gli rispose Magnus stiracchiandosi. Poi passò il suo cellulare ad Alec – Tieni, ascolta un po' di musica. Io sono distrutto, lasciami riposare un altro po' e poi sarò tutto tuo -

Magnus prese la mano di Alec incrociando le sue dita a quelle del ragazzo, si sistemò sul sedile e chiuse gli occhi. Non poteva certo biasimarlo, anche se non conosceva i dettagli del salvataggio di suo fratello poteva immaginare la nottata che Magnus aveva passato insieme a suo padre. Non avevano avuto modo di parlare, ne di quello che era successo tra di loro ne del perchè Magnus avesse deciso di andare a Tokyo. Perchè proprio in Giappone?che collegamento poteva esserci con quello che era successo a suo fratello?

Prese il cellulare di Magnus, amava come l'uomo gli prestava le sue cose, come se fosse una cosa abituale, come se si conoscessero da una vita. Andò nella PlayList e si meravigliò di quante canzoni ci fossero. Ne avviò una che non aveva mai sentito, probabilmente straniera, e chiuse gli occhi. La canzone era molto bella, ritmata e dava un senso di forza, non capiva le parole ma si ritrovò lo stesso a viaggiare con la fantasia. Sembrava una melodia adatta a darti la forza prima di compiere un'impresa nuova, quando non sai quello che ti aspetta e tutto ti fa paura. Un po' come quello che stava vivendo lui, ripensò a come sole poche ore prima aveva affrontato sua madre per l'ennesima volta, in quel momento avrebbe voluto avere questa canzone come sua personale colonna sonora.

 

*****

 

Non fu affatto facile convincere Magnus a far andare Alec con lui in Giappone. Gli sembrava un'idea troppo avventata, che non poteva essere presa così su due piedi, per non parlare del fatto che Alec era solo un ragazzo e il figlio di un suo caro amico. Tutto questo metteva l'investigatore in una posizione alquanto scomoda. E a lui i ruoli di responsabilità non gli piacevano, gli stavano stretti. Sicuramente era in grado di badare a se stesso ma avere Alec con lui voleva dire vivere con la perenne ansia che potesse capitargli qualcosa. Allo stesso tempo, anche pensare che si sarebbe dovuto dividere da quel ragazzo, non era un'alternativa allettante. Perciò dopo tante insistenze e la convizione che, anche se non fosse andato con Magnus, Alec avrebbe comunque preso l'aereo per Tokyo il giorno successivo, l'uomo non potè far altro che accettare.

Magnus aveva insistito per accompagnare Alec a casa in modo tale che potesse fare le valigie, mentre il taxi li aspettava di sotto parcheggiato nel vialetto.

- Allora, questa è la tua camera?- gli chiese Magnus in piedi al centro della camera di Alec, mentre questi ficcava dentro una valigia i suoi vestiti.

- Si...è abbastanza ordinaria- gli rispose Alec mentre appallottolava un paio di pantaloni e li infilava in un borsone. -

- In verità si può capire molto di una persona guardando il posto in cui vive -

- Se lo dici tu..- fece spallucce lui – Magnus, quanti cambi dovrei portarmi? Hai detto che staremo via solo qualche giorno...-

- Ah, si ...- disse Magnus, voltandosi svelto verso Alec con un dito sollevato – A proposito di questo, non ho idea di quando torneremo...-

- Ma...quando mi hai detto che partivi mi avevi rassicurato dicendo che saresti mancato per poco!-

- Piccola bugia – disse Magnus unendo le dita e distogliendo lo sguardo.

- Cioè, mi stavi prendendo in giro per tenermi buono!?- si accigliò Alec.

Magnus si avvicinò a lui, guardandolo intensamente, e fece unire i loro corpi tirandolo per i passanti dei pantaloni. Poi gli sussurrò all'orecchio:

- Io non ti “prendo” in giro, Alexander, per quello preferisco un comodo letto a due piazze. -

Alec ci mise un po' prima di capire il doppio senso, quando riuscì a coglierne il senso diventò tutto rosso e Magnus si allontanò mettendosi a ridere.

- Biscottino non posso sapere quanto tempo mi ci vorrà per fare le indagini, potrebbero passare un paio di giorni o anche un mese. Ma tu potrai tornare a casa quando preferisci -

- No, starò con te!- gli rispose ancora imbronciato Alec.

- Come preferisci..- gli disse Magnus sorridendogli. Poi si spostò verso la finestra e rimase a guardare fuori con sguardo assorto finchè la porta della camera si aprì sbattendo forte.

Entrambi ebbero un sussulto per il rumore improvviso e si voltarono a guardare chi era entrato. Si trovarono di fronte una Maryse particolarmente furente.

- Tu!- disse indicando Magnus – Esci immediatamente fuori dalla stanza di mio figlio!-

- Immagino che questa sia una decisione che spetta a suo figlio, non certo a lei!- gli rispose Magnus.

- Mamma...che cosa ci fai qui?- gli chiese Alec

- Tua sorella mi ha detto che ..che stai per partire!- gli rispose sua mamma fuori di se – con...quello!!-

- “Quello” si chiama Magnus!- gli rispose Alec – E si...stiamo andando a Tokyo!-

Sua madre rise sprezzante – Si, certo. Perchè credi che te lo lascerò fare?-

- Non te lo sto chiedendo, mamma, ho già preso la mia decisione...ci andrò!-

Sua madre strinse i pugni e si rivolse a Magnus – Non te lo lascerò portare via, non ti permetterò di mettere le tue luride mani su mio figlio!-

- E, per curiosità, come pensa di impedirmelo? Incatenandomi al letto?- gli rispose Magnus avvicinandosi.

Maryse sgranò gli occhi e serrò le mani a pugno.

- Magnus, andiamo!- disse Alec prendendo la valigia. Prima di uscire si fermò di fronte a sua mamma e gli disse :- Mamma...hai rischiato di perdere un figlio un mese fa...adesso vuoi perderne un altro?-

Sua madre non gli rispose e Alec uscì. Magnus gli andò dietro ma prima di varcare la porta si girò e poggiandosi un dito sulle labbra disse:

- Ah e per la cronaca...le mie “luride mani” hanno già toccato suo figlio -

Poi Alec tornò indietro, lo prese per mano e lo trascinò via prima che sua madre potesse strozzarlo.

 

*****

 

Magnus si mosse nel sonno e adagiò la sua testa sulla spalla di Alec. Lui strinse più forte la presa sulla mano dell'uomo e si avvicinò per poterne sfiorare il braccio. Sentire il suo calore gli dava sicurezza. Tutto era successo così velocemente che non aveva neanche avuto la possibilità di salutare i suoi fratelli, i suoi amici...Jonathan. Quando pensava a lui gli si stringeva il petto, sentiva una morsa soffocante e un nodo alla gola. Avrebbe voluto salutarlo, solo per assicurarsi che stesse bene. Non poteva dargli ciò che voleva però questo non voleva dire che lo avrebbe allontanato, sapere dei sentimenti che provava per lui non cambiava niente. Rimaneva il suo migliore amico. Se avessero avuto il modo di parlare, le cose si sarebbero sistemate, forse Jonathan avrebbe scoperto che non era davvero innamorato di Alec, che provava solo un affetto molto forte che era stato scambiato per amore.

Alec non vedeva l'ora di poter scendere da quel maledetto aereo per chiamarlo. Aveva bisogno di sentire la sua voce, di sapere che al suo ritorno lui sarebbe stato lì ad aspettarlo e che niente sarebbe cambiato tra di loro.

Magnus girò il volto all'interno del collo di Alec e gli diede un bacio, soffermandosi un po' più a lungo per sentirne l'odore. Alec ebbe un brivido e chiuse gli occhi. Magnus si spostò con le labbra e gli catturò un lobo dell'orecchio. Adesso poteva anche morire, non gli importava di precipitare.

- Signori, tra poco verrà servita la cena, gradite nel frattempo un aperitivo?- chiese la hostess.

Alec cercò di farsi piccolo piccolo, per quanto fosse possibile nel suo metro e 89. sperò che la hostess non avesse notato quello che stavano facendo. Non era abituato a certe effusioni in pubblico ne tantomeno lasciarsi andare a quel modo.

- Lo gradiremmo, grazie- rispose Magnus

- Io sto bene così..- disse Alec ancora rosso in viso.

- Non vuoi farmi compagnia?- gli domandò Magnus persuasivo

- Va bene...uno anche per me allora- disse Alec alla hostess solo per farla andare via il prima possibile. Quella annuì e andò verso altri passeggeri.

- Hai..dormito bene?- gli chiese Alec

- Magnificamente, la tua spalla è un ottimo cuscino – gli rispose lui

- Mi fa piacere – gli sorrise Alec.

- Presi dalla frenesia del viaggio non abbiamo avuto modo di parlare. Sei ancora convinto della scelta che hai fatto?- chiese Magnus

- Si, voglio sapere cosa c'è dietro a questa storia. Chi ha rapito Max e perchè.- Alec era risoluto quando parlava, voleva che Magnus non avesse dubbi su ciò che fosse importante per lui . E quello che era importante per lui era sapere che suo fratello fosse al sicuro.

- Tuo fratello, Max...- Magnus sorrise quando continuò a parlare – è un tipetto tosto -

- Si, lo è. Non si lascia scoraggiare da niente ed è molto più maturo di quello che sembra. A volte, quando Izzy e Jace tornavano tardi da una festa, lui si fiondava all'ingresso e li sgridava. Gli diceva che erano degli sconsiderati per tornare a casa a quell'ora -

Magnus si mise a ridere. - Non ha mai sgridato te?-

- Io non sono mai tornato a casa tardi...Mentre Izzy e Jace uscivano, io preferivo rimanere sul divano insieme a Max a guardare la tv.-

- Loro lo sanno che sei gay?- gli chiese Magnus.

- Ah...ecco...Izzy lo sapeva già da un bel po', mentre Jace l'ha saputo solo ieri. Non ho mai avuto il coraggio di parlarne con nessuno. Quella sera che ho litigato con mia madre, dopo che mi ha detto di te e mio padre, io non sono riuscito a trattenermi, così gliel'ho detto...- Alec si fermò e guardò negli occhi Magnus – Lei mi ha...guardato con disgusto -

- Alexander...è ...- Magnus era così dispiaciuto che non sapeva cosa dire.

- Uno schifo..- gli suggerì Alec.

- Si, lo è...- gli disse accarezzandogli il braccio – Ma vedi, a volte i genitori hanno bisogno di tempo, per accettare queste cose...tua mamma capirà lo sbaglio che ha commesso -

- Sicuro, soprattutto dopo...questo – disse indicando l'aereo ma riferendosi a tutta la situazione.

- è per questo che non hai mai avuto una relazione, perchè ti vergognavi ad accettare la tua omosessualità?

- Bhè...immagino sia anche questo...ma anche perchè nessuno mi ha fatto mai sentire...quello che sento con te- balbettò Alec

Magnus si avvicinò a lui e appoggiò la sua fronte a quella del ragazzo. Bruciava come se avesse la febbre e l'uomo sorrise pensando a quanto innocente e sincero fosse. Ripensò al loro primo bacio, quella mattina nel suo studio, al modo in cui nonostante l'inesperienza Alec si fosse affidado a lui, lasciandosi andare. Non avrebbe dovuto spingersi troppo oltre, non così presto, non voleva bruciare le tappe con lui. Per Alec era tutto nuovo. Prima di spostarsi gli diede un bacio all'angolo della bocca.

- Magnus...- disse Alec schiarendosi la voce - Stavo pensando, ma dove alloggeremo a Tokyo?-

- Avevo prenotato una stanza al Grand Hyatt. Se vuoi puoi dividerla con me, sennò provvederò a trovartene un'altra.-

- Possiamo...dividerla- disse Alec arrossendo di nuovo. - Però dividiamo le spese -

- Perchè vuoi pagare la metà?- chiese Magnus

- Non voglio approfittare. Già mi hai pagato il viaggio...e stai lavorando praticamente gratis...-

- Alexander ti ho già detto che i soldi non sono un problema per me...-

- Neanche per me. Posso pagare una stanza d'albergo. Quanto potrà costare, 50 sterline a notte?-

- In Giappone si paga in Yen...- gli spiegò Magnus

- Ah..si...vabbè...- Alec fece spallucce – Quanti Yen sono 50 sterline?-

- Alexander, lascia che paghi io l'albergo -

- Non se ne parla. È deciso! - fece Alec, soddisfatto.

Magnus sospirò guardandolo preoccupato.

 

 

 

Anche questo capitolo è fatto ;) . Come avrete notato è abbastanza tranquillo, nessuna novità eclatante, ma ci devono anche essere dei momenti di tranquillità XD. Magnus e Alec devo avere il tempo di parlare e conoscersi bene. Spero che vi sia piaciuto, se avete suggerimenti o lamentele non esitate a scrivermi. Ho preferito aggiornare subito però adesso probabilmente il prossimo capitolo sarà caricato intorno a venerdì/sabato della prossima settimana, non credo proprio di riuscire a ritagliarmi del tempo prima. Ringrazio tutti i recensori ormai veterani che mi scrivono da sempre ;) ringrazio i nuovi :* e anche chi segue la mia storia. Alla prossima :D

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Cap. 14 ***


Durante il viaggio in taxi, che avrebbe portato Magnus e Alec all'hotel Hyatt, l'investigatore rimase in rispettoso silenzio. Ammirava lo stupore e la meraviglia con cui Alec osservava la città, con una mano appoggiata al finestrino e il viso che scattava da una parte e dall'altra per cogliere quanti più particolari potesse da una macchina in corsa. Per l'uomo non vi era più nulla di eccezionale in quella grande metropoli, avendoci vissuto per un paio di anni ormai aveva perso gran parte del fascino che possedeva, ma per chi, come Alec non si era mai spostato oltre i confini dell'Inghilterra doveva essere assolutamente strabiliante. Ad ogni grattacielo o edificio si girava entusiasta verso Magnus chiedendo “Cos'è quello?” o “Possiamo andarci lì?”. Quel ragazzo l'aveva completamente stregato, nonostante fosse consapevole che il tempo per fare i turisti fosse poco, giurò a sé stesso che a costo di dover fare le sue indagini di notte avrebbe portato Alec ovunque gli avesse chiesto.

Quando il taxi si fermò e presero i bagagli, Alec si guardò intorno e con aria smarrita chiese:

- Magnus, perchè ci siamo fermati qui?-

- Cosa intendi? - chiese Magnus

- Non stavamo andando in albergo?- chiese Alec – Qui vedo solo edifici..-

- Biscottino, voltati – Magnus lo fece girare lentamente. - Siamo arrivati, è quello l'hotel -

Per un'attimo Alec pensò che Magnus stesse scherzando, ma quando vide che l'uomo si dirigeva sicuro verso l'entrata non ebbe dubbi che fosse serio. L'hotel Hyatt non era esattamente quello che, nell'immaginario di Alec, poteva essere descritto come albergo. Quello era un'edificio in stile moderno, mastodontico, con ampie vetrate e strutturato su tre colonne tra loro congiunte, in altezze differenti. Il volto di Alec si alzò verso l'alto per seguire il profilo dell'albergo. Si coprì gli occhi per il sole. Vide Magnus che camminava a passo svelto, quasi volesse scappare da qualcosa. Alec sbuffò e lo fermò tirandolo per un braccio.

- Magnus!?-

- Si, biscottino – fece Magnus, l'ultima parola arrivò alle orecchie del ragazzo un po' troppo dolce e sospetta.

- Sarebbe QUESTO l'albergo da 50 sterline a notte?!-

- Lo hai detto tu, biscottino -

- Ma tu non hai negato!!quanto costa una camera qui?!- chiese Alec nervoso.

- Una camera? - Magnus alzò le spalle – Non ne ho idea -

- Ma...scusa come puoi non saperlo?!-

Magnus distolse lo sguardo e ad Alec venne un brutto presentimento.

- Hai...hai prenotato ...una suite?- chiese temendo la risposta.

- Alexander, che importanza ha?- gli disse Magnus mettendogli le mani sulle spalle – Prenoto sempre una suite quando viaggio, che posso farci? Mi piacciono le comodità -

- E quanto...- Alec deglutì – precisamente, quanto costa una suite...a notte?-

- In sterline?- tentò di temporeggiare Magnus guardandosi attorno nella speranza che qualcosa potesse attirare l'attenzione di Alec.

- SI Magnus, in sterline!-

- Ehm...mille..- gli occhi di Alec si spalancarono – e duecento...circa...- concluse Magnus.

- Milleduento sterline!?- la voce ad Alec uscì strozzata – Io..io non potrei permettermi di stare neppure nello sgabuzzino delle scope di questo posto!! Oh mio Dio, casa mia deve esserti sembrata una catapecchia! -

- Alexander, per piacere! Casa tua è adorabile...TU sei adorabile!- gli disse fermandogli il viso con una mano. - Possiamo entrare adesso? Stiamo dando spettacolo qui fuori -

- Si...entriamo- gli rispose Alec sconfitto.

Appena arrivarono all'entrata un uomo alto e distinto si avvicinò per prendere i loro bagagli ma Magnus gli fece un cenno e questo tornò indietro. Alec ipotizzò che Magnus volesse rendere più “normale” possibile l'ingresso in un albergo che di normale aveva ben poco. Si ritrovarono all'estremità di un lungo e ampio salone, molto illuminato grazie ad un lampadario di cristallo che troneggiava sopra le loro teste. Il pavimento era in lucido legno scuro e su quattro lati dell'ingresso vi erano colonne alte in marmo bianco.

Magnus disse ad Alec di aspettarlo vicino agli ascensori mentre lui andava a parlare con l'addetto alla reception. Alec fece come gli venne detto, mentre attraversava il salone si sentì osservato, vide che tutti gli ospiti della struttura avevano un che di raffinato ed elegante e pensò che probabilmente si stessero domandando cosa ci faceva una come lui in un posto come quello. Si pentì amaramente di non aver prestato più attenzione a quello che aveva infilato nel suo borsone. Ci pensò un po' su e arrivò alla conclusione che se anche avesse selezionato attentamente i vestiti da portare non avrebbe comunque fatto molta differenza. Avrebbe dovuto prendere qualcosa in prestito dall'armadio di Jace, ma ormai non si poteva tornare indietro. Trascinò il suo borsone, adagiato sulla spalla, e una delle valigie di Magnus, mentre le altre due erano rimaste all'uomo, e lo aspettò vicino all'ascensore. Si sentì un po' tagliato fuori dal mondo mentre ascoltava una conversazione tra due uomini poco distante da lui, non capiva nulla di quello che stavano dicendo.

Dopo qualche minuto arrivò Magnus, invitò il giovane a salire sull'ascensore, fece passare prima una ragazza giovane e carina e poi salì lui.

- 何階彼女が行きますか?(a che piano va lei?)- chiese Magnus educatamente.

- 45階に、感謝 ( Al 45esimo piano, grazie )- le rispose la ragazza.

Alec rimase in silenzio e a disagio mentre l'ascensore saliva verso il piano indicato. Magnus invece ogni tanto gli lanciava un'occhiata, nonostante il giovane se ne fosse accorto fece finta di niente, pensò che probabilmente l'uomo si fosse pentito di averlo portato con lui e che il suo aspetto trascurato l'avrebbe messo in imbarazzo. Si guardò nei lunghi specchi illuminati alle pareti interne dell'ascensore, aveva delle profonde occhiaie perchè sull'aereo non era riuscito a chiudere occhio per tutta la notte, aveva il timore che se si fosse addormentato si sarebbe risvegliato all'altromondo. Inoltre i suoi capelli erano un groviglio nero disordinato, i suoi vestiti sciatti, il suo portamento poco elegante e quella maledetta luce lo faceva apparire più pallido di quanto già non fosse.

Quando la ragazza scese al suo piano, Magnus si girò verso di lui.

- Alexander?- gli chiese preoccupato – Qualcosa ti turba?-

- No...no, sto bene- mentì Alec.

Dopo quella che parve un'eternità l'ascensore si fermò di nuovo e Alec seguì Magnus verso la porta della loro camera. La numero 162. L'uomo passò la tessera metallica all'interno della fessura che si trovava al posto della maniglia e appenà varcò la porta la stanza si illuminò. Si spostò di lato, con un sorriso incoraggiante ad Alec, e lo fece passare.

Ok, questa non è una stanza, è un appartamento! Pensò Alec mentre si fermava e poggiava a terra il suo borsone massaggiandosi la spalla.

L'arredo era moderno e sofisficato, di fronte vi era un'ampia vetrata che portata ad una veranda esterna. Il pavimento era simile a quello dell'ingresso, solo poco più chiaro, al centro della stanza era adagiato un grande divano in pelle e in un angolo del soggiorno vi era un pianoforte nero lucido. Non volle neppure immaginare come fossero il letto e il bagno.

- Alexander...- gli si avvicinò Magnus – dii qualcosa ..-

- Bhe...è bellissima...mi sento fuori posto – gli confidò lui

- Non essere sciocco – gli rispose lui mentre spostava le valige. - Cosa vorresti fare? Hai fame? -

- No, veramente volevo riposare un po'...sono a pezzi, prima però farei una doccia -

gli rispose lui.

- Fai pure, io sistemerò i vestiti – disse allegramente Magnus mentre apriva le sue valigie.

Alec andò a cercare il bagno roteando gli occhi. Probabilmente sistemare e guardare i propri vestiti doveva essere uno dei passatempi preferiti di Magnus. Appena trovò il bagno rimase piacevolmente colpito nello scoprire che al centro di questo vi era una vasca idromassaggio grande abbastanza per ospitare due persone. Non aveva mai fatto il bagno in una vasca del genere e non vedeva l'ora di riempirla di acqua fino al bordo e immegersi. Tutto sommato cominciava ad apprezzare gli agi di quella suite. Si divertì a consumare quasi tutto il bagnoschiuma formando una schiuma spessa e soffice. Si sfilò veloce i vestiti e si beò quando sentì i suoi muscoli rilassarsi a contatto con l'acqua calda. Chiuse gli occhi e si rilassò. Dopo qualche minuto Alec sentì bussare alla porta.

- Alexander, angelo?- disse Magnus.

- Ehm..si?- chiese Alec mettendosi seduto dritto

- Io esco, vado a salutare il direttore dell' albergo, il signor Kimura. È un mio caro amico. Così tu puoi rilassarti in tranquillità.-

- Mi...mi lasci solo? - disse Alec.

Magnus non rispose subito, dopo qualche secondo disse : - Vuoi che resti?-

- Si...per favore...-

- Va bene biscottino, ti aspetto di là, a meno che tu non voglia che ti faccia compagnia nella vasca..- prima che Alec potesse rispondere Magnus aggiunse subito :- Ovviamente sto scherzando, tranquillo -

- No..puoi..- disse Alec a bassa voce

- Cosa?- chiese Magnus

- Puoi venire se vuoi...- disse alzando il tono della voce Alec.

Appena si rese conto di quello che aveva appena fatto si coprì il volto con le mani vergognandosi da morire. Quello era davvero lui? Non si riconosceva più. Decise che non avrebbe più spostato quelle mani dal volto, non aveva il coraggio di guardare Magnus negli occhi e ormai non poteva più tirarsi indietro. Sentì il rumore della porta che si apriva e richiudeva e i passi leggeri di Magnus sul parquet.

Alec si irrigidì quando lo sentì vicino.

- Alexander?- Magnus si era inginocchiato per essere alla stessa altezza del ragazzo e poterlo guardare negli occhi.

- Mmm – mugugnò Alec con il volto ancora coperto.

Magnus gli spostò dolcemente le mani e lo costrinse a guardarlo.

- Guarda che non dobbiamo fare nulla- gli disse

- N..no?-

- Certo che no – gli disse Magnus sorridendogli e spostandogli i capelli dal viso. - Mi permetti di fare una cosa?-

- Cosa?- chiese Alec guardandolo mentre si alzava e si sedeva sul bordo della vasca dietro di lui.

- Ssssh- gli sussurrò Magnus all'orecchio – Fidati di me. Rilassati e appoggia la testa qui. Bravo così. Ho visto che avevi la spalla dolorante, ti faccio un massaggio, va bene?-

Alec si tranquillizzò enormemente sapendo che Magnus non avrebbe fatto il bagno con lui e soprattutto che la schiuma molto densa impediva che si vedesse alcunchè.

Magnus posò le sue mani sulle spalle di Alec e iniziò a muoverle con una lieve pressione. Alec chiuse gli occhi e sospirò compiaciuto. Non osava dir nulla per paura che Magnus smettesse, perciò rimase in silenzio a godersi tute quelle attenzioni che non aveva mai ricevuto da nessuno, fino a quel momento. Magnus alzò il viso di Alec e gli tirò indietro i capelli bagnandoli con le mani e pettinandoglieli con le dita, prese poi un po' di shampoo e cominciò a massaggiargli la testa formando una schiumetta leggera che avvolse l'aria di un'aroma agrumato. Fece attenzione, quando gli risciacquò i capelli, che la schiuma non gli finisse negli occhi. Le mani di Magnus erano gentili e calde e si prendevano cura del ragazzo come se fosse un tesoro di estremo valore, dalla testa scesero sul collo, sulle spalle e proseguirono lunghe le braccia per poi tornare indietro e rifare la strada all'inverso.

- Magnus?-

- Dimmi, Angelo-

- Hai vissuto molto in Giappone?- gli chiese Alec

- Un paio di anni, come mai mi fai questa domanda?-

- Così...mi sembra che tu lo sappia parlare bene – osservò Alec

- Non è così difficile come può sembrare, se vuoi posso insegnartelo?- gli disse Magnus.

Alec fu felice di sentirglielo dire, e non perchè gli importasse di imparare una nuova lingua, ma perchè proporglielo voleva dire che Magnus pensava a loro come una coppia anche nel futuro più prossimo, o almeno abbastanza per imparare a parlare il Giapponese. Se fosse così Alec giurò a se stesso di metterci anni prima di imparare, anzi probabilmente anche molto di più.

- Come mai proprio il Giappone? Perchè hai deciso di vivere qui?-

Magnus prima di rispondere impresse un po' più forza su un punto della spalla che aveva un muscolo un po' contratto. Alec lo sentì subito sciogliersi.

- All'epoca stavo con una ragazza del posto – spiegò Magnus

- Poi vi siete lasciati?- chiese curioso Alec

- No...no, Alexander...lei è morta- disse Magnus fermando le mani e poggiandole ai lati della vasca.

Alec, che aveva la testa sollevata come l'aveva lasciata Magnus, aprì gli occhi di scatto e si ritrovò a perdersi in un paio di occhi verdi velati di tristezza. Alzò le mani e circondò il volto di Magnus.

- Mi dispiace Magnus...non avrei dovuto chiedertelo-

- Non importa, non lo potevi sapere- rispose lui prendendogli una mano e spostandola dalla guancia alle labbra.

Alec lo afferrò dal davanti della maglietta e lo fece abbassare. Le loro bocche si incontrarono e non importava che la posizione non fosse tra le più comode perchè scoprirono che combaciavano alla perfezione. Le labbra bagnate di Alec e quelle calde e sicure di Magnus si assaggiarono a lungo. Alec non era bravo con le parole, ne credeva lo fosse con i baci, ma cercò ugualmente di trasmettere qualcosa all'uomo: la voglia di conoscerlo, il desiderio di sentirlo, la speranza per loro in un futuro e la paura di perderlo. Quando si fermarono Alec aveva gli occhi chiusi.

- Aprili- gli disse Magnus.

Alec obbedì.

- Sono così belli – commentò Magnus.

Alec arrossì per il complimento e Magnus gli sorrise.

- Finisci il tuo bagno, occhi blu. Io ti aspetto di là – gli disse Magnus.

Alec lo seguì con lo sguardo e appena uscì dal bagno chiudendosi dietro la porta ne sentì già la mancanza.

 

 

Va bene avevo detto che non avrei aggiornato prima di venerdì/sabato della prossima settimana e invece...eccomi qui. Spero sia una gradita sorpresa per chi mi segue e aspetta impaziente il nuovo capitolo. Comunque da questo che è appena scritto cosa abbiamo scoperto? Che Magnus ha soldi a palate (beato lui) che sa fare i massaggi (beato Alec) e qualcosa sul suo passato...in realtà in questi capitoli sto cercando di dare delle gioie ai nostri Malec perchè dopo ...ops stavo per fare spoiler XD . Ok, se vi va lasciatemi qualche recensione, vorrei conoscere il vostro parere sul capitolo o sull'intera storia. Alla prossima :*

 

 

 

 

 

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Capitolo 17
*** Cap. 15 ***


Allora, cari lettori, prima di iniziare a leggere volevo avvertire che potreste trovare dei contenuti di natura sessuale, ora io non ho messo il rating rosso perchè non sono molto pratica di queste cose, perciò non so se deve essere inserito solo in caso di scene di sesso. In ogni caso io vi ho avvertito XD. Buona lettura.

 

 

 

 

Dopo essere uscito dalla vasca ed essersi vestito, Alec non ci pensava nemmeno di andare a letto e dormire, nonostante fosse visibilmente a pezzi Magnus era riuscito decisamente a risvegliarlo, anche fisicamente, e poi riflettè che sarebbe stato uno spreco perdere la giornata a letto per non parlare del fatto che lo stomaco cominciava a far male dalla fame. Magnus, da brava guida turistica, lo portò in quello che , a suo dire, era uno dei migliori ristoranti di Tokyo. Alec fu sollevato nello scoprire che non si trattava di un ristorante super lussuoso, considerando il posto in cui alloggiavano non sarebbe stato un pensiero così sbagliato, bensì un localetto piccolo ma accogliente, che riuscì a dare un senso di intimità maggiore tra di loro. Nella scelta dei piatti Alec si affidò totalmente a Magnus, sia perchè non capiva cosa ci fosse scritto nel menù, sia perchè doveva ammettere di non essere molto pratico nella cucina orientale. Qualche volta aveva mangiato cinese, insieme a Jonathan perchè sapeva che l'amico ne andava pazzo, ma lui aveva gusti più semplici e tradizionali.

Pensare a Jonathan gli faceva ancora male. Da quando aveva tentato di baciarlo non si erano più visti ne sentiti. Prima di partire Alec aveva tentato più volte di chiamarlo senza però avere successo. Il fatto che il cellulare risultasse libero ma Jonathan non gli rispondesse doveva voler dire solo una cosa: non voleva parlargli. Cercò di tranquillizzarsi pensando che quella sera avrebbe chiamato Isabelle e forse lei avrebbe potuto dargli notizia del suo amico.

Magnus doveva aver notato, dall'espressione assorta di Alec, che qualcosa non andava bene, così gli domandò:

- Non ti piace?- Magnus indicò il piatto di Alec.

- Come?- Alec guardò prima Magnus e poi il piatto che aveva di fronte – Oh, no...è...mi piace, davvero!-

- E allora cosa ti frulla in quella testolina? È difficile per te nascondere quello che provi, te lo si legge in faccia.-

Alec spostò il suo piatto, aveva perso l'appetito, e tirò un lungo sospiro prima di cominciare a parlare.

- Il fatto è che ho ferito un mio caro amico...il mio migliore amico, e ora lui non vuole parlarmi -

- Può capitare tra amici che ci siano dei disguidi. A meno che lui non ti abbia beccato a letto con la sua fidanzata..- disse Magnus diventato improvvisamente pensieroso – In quel caso ti consiglio di stargli alla larga. Potrebbe volersi vendicare incendiando il tuo armadio...un favoloso completo Issey Miyake distrutto...che orrore...-

- Ehm...- Alec non era sicuro di chi stessero parlando, ma non volle chiedere - Non sono andato a letto con nessuno, lo sai bene -

- No, certo- rispose Magnus tornando alla realtà.

- Comunque, lui ha cercato di baciarmi e io ...non potevo illuderlo, così l'ho respinto -

- Hai fatto la cosa giusta, Alexander. Il tuo amico ha bisogno di tempo, ma vedrai che quando si sentirà pronto, tornerà – Magnus gli sorrise incoraggiante – Ci tieni molto a lui?-

- Si...si, è importante per me -

- Devo essere geloso ?- scherzò Magnus.

- No, quello che provo per lui è diverso da quello che sento per te...- gli rispose serio Alec.

Alec per quanto giovane e inesperto potesse essere riusciva sempre, con la sua innocenza e sincerità, a lasciare senza parole l'uomo. Magnus lo osservò mentre tirava fuori dai pantaloni il portafogli.

- Il pranzo lo offro io! - gli disse Alec con un tono che non ammetteva repliche.

Appena lo aprì e tirò fuori i soldi si rese immediatamente conto di un piccolo particolare a cui non aveva ancora pensato. - Magnus...io ho solo sterline – disse in tono disperato.

- Lo so, biscottino -

- Ma volevo pagare io il conto e poi pensavo di portare qualcosa a Max...- aggiunse afflitto Alec – Potremmo andare in banca a cambiarli...mi ci porteresti?-

- Potrei in effetti – gli rispose Magnus picchiettandosi un dito sulle labbra – Ma ho una soluzione migliore -

- E sarebbe? - chiese Alec

- Te li cambierò io -

- Tu? -

- A meno che tu non voglia fare ore di fila in banca invece che visitare questa GRANDE città -

- Ehm...no -

- E allora dammi – disse sbrigativo Magnus allungando la mano.

Alec appoggiò i soldi sul suo palmo teso. L'uomo li contò con le sopracciglia inarcate e muovendo le labbra, poi se li mise in tasca e consegnò ad Alec altre banconote prese dal suo portafogli. Non era necessario che Alec sapesse che l'importo datogli da Magnus era nettamente superiore di quello che l'uomo aveva ricevuto da lui.

- Ecco, adesso puoi fare i tuoi acquisti. Che ne dici se ti portassi ad Harajuki? Sono sicuro che lì troverai qualcosa per tuo fratello. -gli disse Magnus alzandosi.

- Fai strada – rispose entusiasta Alec.

Magnus aiutò Alec a pagare il conto, non avendo ancora destrezza con i soldi giapponesi, poi uscirono e si incamminarono verso la metropolitana più vicina.

 

 

 

Quando rientrarono all'albergo, Alec non si reggeva in piedi. Aveva passato una delle giornate più belle della sua vita. Tokyo era una città meravigliosa, piena di luci e colori, e Alec era un calderone completamente vuoto pronto ad essere riempito con qualsiasi cosa attirasse la sua attenzione. Aveva trascinato Magnus in lungo e in largo, per negozi, vie affollate e musei. Fu felice di aver preso qualcosa per ognuno dei suoi fratelli, e anche un regalo per Magnus. Sapeva bene che l'uomo avrebbe potuto comprarsi tutto quello che desiderava, ma con quel gesto voleva solo che sapesse che Alec gli era davvero grato per tutto quello che stava facendo per lui.

Appena arrivarono nella suite Magnus si lasciò cadere sfinito sul divano.

- Sono esausto -

- A chi lo dici – disse Alec sedendosi vicino a lui

Magnus si girò e gli sorrise – Doccia e letto?- propose

- Doccia e letto- confermò Alec stiracchiandosi – Ma dovrai prendermi con la forza o non mi alzerò da questo divano -

- Mettiamola così – gli disse Magnus avvicinandosi ad Alec e passandogli un dito sul petto – Se non ti alzi ti prenderò con la forza SU questo divano -

Alec spalancò gli occhi e si alzò di scatto – Vado prima io – disse e scomparì nel bagno.

 

 

 

Alec era seduto con le gambe incrociate, a letto. Magnus gli aveva prestato il suo portatile e lui stava cercando di mettersi in contatto con Isabelle via Skype.

Fece partire la chiamata e restò in attesa guardandosi nella webcam. In bagno aveva rinunciato a sistemare i suoi capelli indomabili e adesso cercava di appiattirli con le mani, ma senza successo.

- Aleeeec! - l'immagine di sua sorella apparve in tutto il suo splendore mentre muoveva la mano per salutarlo.

- Ehi, Izzy! - sorrise Alec – e Jace e Max? -

- Jace è uscito con Clary e Max sta già dormendo, ma mi ha detto di dirti di tornare presto e portargli una Figures..qualcosa, non ho ben capito -

- Una action figures... può stare tranquillo, gli ho comprato un sacco di cose! E ho un regalo pure per te.-

- Per me??!!- esclamò Isabelle felice – E cos'è?!-

- Veramente mi ha consigliato Magnus...è un foulard Gucci...ehm con dei fiori -

- Oh-mio-Dio! Non vedo l'ora di averlo! - disse Isabelle – Ma come hai fatto a permettertelo?-

- Non so...- Alec alzò le spalle – Non capisco bene il valore dello Yen -

- E l'albergo, com'è? Dormirete insieme? E Magnus adesso dov'è? Oh mio dio è tutto così emozionante!-

- Izzy, ti prego! Potrebbe sentirti. È al bagno a lavarsi...e si, dormiamo insieme...ma non succederà niente...insomma...noi due non faremo...- Alec diventò rosso.

- Oooh fratellone – rispose lei con gli occhi lucidi per l'emozione – Io credo proprio che questa notte sarà la più bella della tua vita!-

- Non faremo nulla!- gli disse Alec cercando di non farsi sentire, poi si passò una mano nei capelli e chiese :- Izzy...volevo chiederti...tu credi che, insomma, Magnus si aspetta che noi due..-

- Alec, non devi fare nulla se non ti senti pronto. Magnus capirà...-

- Non so se sono pronto...lui mi piace...ma non credi che sia presto?-

- Tesoro non posso dirti io se..-

- Aspetta!- la bloccò Alec. Aveva sentito la porta del bagno che si apriva. - Izzy ti devo lasciare, sta arrivando Magnus!-

- Ok, ma ricorda la protezione -

- Si, ciao!!- rispose Alec chiudendo la chiamata.

Alec si alzò veloce dal letto e andò a posare il pc di Magnus. Quella conversazione l'aveva reso irrequieto e come se non bastasse non era neppure riuscito a chiedere a sua sorella di Jonathan. Ritornò verso la camera da letto, con lo sguardo basso e quando lo rialzò si sentì paralizzato. Si fermò come se avesse appena visto un fantasma e nel banale tentativo di dimostrare di avere un passo sciolto, inciampò sul tappeto e quasi finì a terra. Si rialzò subito proprio mentre Magnus si voltava. L'uomo era in piedi e stava regolando la temperatura attraverso un pannello nella parete. Aveva addosso solo l'intimo, dei boxer stretti neri, e un'asciugamano sulle spalle. I suoi capelli scuri e umidi facevano risaltare il verde degli occhi. Quando vide Alec si girò e gli disse:

- Alexander, va bene la temperatura così? Sentì freddo? -

Alec avrebbe voluto dirgli che non avrebbe sentito freddo neppure se avesse dormito dentro un igloo, perchè stava andando letteralmente a fuoco.

- Io..sto bene, non ho freddo...sto benissimo -

Magnus lo guardò per un attimo con le sopracciglia corrugate. Alec guardava dapertutto fuorchè verso Magnus.

- Solitamente dormo così – gli spiegò Magnus – ma se preferisci metto qualcosa per coprirmi -

- No, no...tu hai pensato che io..che a me desse fastidio? no..no,no,no ...puoi dormire come vuoi..- gli rispose Alec ostentando nonchalance.

- Va bene allora – gli rispose divertito Magnus – ci mettiamo a letto? -

- Certo..-

Alec e Magnus si infilarono sotto le coperte. Magnus sembrava perfettamente a suo agio mentre sistemava il cuscino. Alec invece era rigido, guardava il soffitto e non osava muoversi.

- Alexander, non stai respirando – osservò Magnus.

- Cosa? Ma no...che dici...-

Magnus alzò le coperte e scrisciò nel letto per avvicinarsi ad Alec, quando furono abbastanza vicini gli mise una mano sulla pancia.

- Voglio che ti calmi, Alexander...sei spaventato a morte-

- Scusa...- disse solo Alec

- Dov'è finito quel giovane ragazzo che è entrato nel mio studio, come una furia, e mi ha baciato?- gli domandò Magnus accarezzandogli una guancia.

- Credo sia rimasto a Londra...- tentò Alec

- Io lo vedo qui ma qualcosa lo blocca. Ti metto a disagio?-

- NO, Magnus...sono io che ...penso troppo...-

- A cosa?- gli domandò Magnus

- A un' infinità di cose.- sospirò Alec – Al fatto che io non ho nessuna esperienza, che non so come approcciarmi a certe cose, che sono patetico perchè vederti prima mi ha fatto morire, che ti voglio ma ho anche paura, che tu sei sexy e che io ...-

- Ehi, ehi biscottino – lo fermò Magnus – Ascoltami, tu sei perfetto così come sei e farò tutto ciò che vuoi per farti stare meglio -

- Voglio fare l'amore con te –

- Tranne questo- precisò Magnus

- P..perchè non vuoi? Non ti piaccio?- chiese Alec che stava andando nel panico

- Mio dolce angelo – gli disse Magnus prendendogli una mano e portandosela alle labbra – Io vorrei farti molte cose – gli leccò un polpastrello - Ma non questa notte – gli baciò la fronte – Perchè mi piaci troppo – e lo baciò sulle labbra.

- Quindi...non vuoi farlo con me perchè ti piaccio troppo?- chiese confuso Alec.

- Esatto -rispose Magnus che si lasciò cadere sul letto, disteso di schiena.

Rimasero i silenzio per un po', il braccio sinistro di Alec che toccava quello destro di Magnus. Entrambi guardavano il soffitto. Entrambi si domandavano cosa pensasse l'altro. Alec si morse il labbro e si girò verso Magnus, si appoggiò a lui e lo baciò. Magnus ricambiò quel bacio inaspettato con un gemito di sorpresa. Poi Alec si abbassò per baciargli il collo e leccargli un lobo dell'orecchio. Magnus gli sfiorò una spalla con una mano e l'altra la affondò tra i suoi capelli, il profumo dolce dello shampoo lo avvolse e sospirò beato. Senza staccargli le labbra dal collo Alec, con mani tremanti, cominciò ad esplorargli il petto, fermando le sue dita sui capezzoli dell'uomo. Il sapore di Magnus e i suoi respiri irregolari fecero intensificare le sensazione che Alec stava vivendo. Gli piaceva poter sentire il corpo di lui sotto le sue mani, il suo profumo, e voleva sentire di più. Senza riuscire a fermarsi salì sopra di Magnus, sentì che si irrigidiva e lo fermò tenendolo per le spalle.

- Alexander, non credo sia una buona idea- gli disse Magnus.

- Io credo di si – gli rispose Alec, abbassandosi per baciarlo di nuovo.

Magnus gli circondò la vita con un bracciò e ribaltò la posizione. Adessò il corpo di Alec era schiacciato da quello dell'uomo, le loro gambe intrecciate e il bacio divampava sempre più intensamente.

- Stai giocando con il fuoco, occhi blu – gli disse Magnus prima di alzargli la maglietta e prendere tra le labbra un capezzolo del ragazzo.

I pensieri si fecero confusi, sentì un calore inondarlo, ormai senza controllo si strofinò contro Magnus.

- Alexander...- la voce di Magnus suonò come una supplica.

Alec sentì l'evidente eccitazione dell'uomo, che spingeva contro la sua. Sapeva che doveva fermarsi, il cervello glielo stava urlando, ma l'unica risposta che venne dal suo corpo fu allargare le gambe e strofinarsi sensualmente e di più contro il membro di Magnus.

L'uomo appoggiò la sua fronte a quella del ragazzo e ansimò forte.

- Alexander, fermati...se continui così mi farai venire -

Alec non si fermò e prese una mano di Magnus guidandola verso il suo corpo, pericolosamente vicina all'elastico dei pantaloni.

Magnus aprì gli occhi di scatto e con un ringhio di frustazione spostò la mano e la affondò nei capelli di Alec, poi abbassò il viso incontrando la sua lingua con la propria, baciandolo con forza tanto che i loro denti si scontrarono e lasciando il ragazzo senza fiato.

- Magnus..- gemette Alec.

Magnus gli lasciò solo il tempo di riempirsi d'aria i polmoni e ricominciò a baciarlo. Poi lo abbracciò, avvinghiandolo con le braccia e tornò alla posizione iniziale, con Alec sopra e lui sotto. I vestiti cominciavano ad essere un inutile intralcio e Alec cercò di sfilarsi la maglietta, Magnus lo aiutò a togliersela, tirandola da sopra e gettandola poi a terra. Le mani dell'uomo gli accarezzarono la schiena e Alec si straiò su di lui per sentire la sua pelle nuda a contatto con quella di Magnus. Entrambi avevano il respiro affannato. Tornare indietro era impossibile.

Poi, con una certa urgenza, Magnus gli afferrò i fianchi e ne guidò i movimenti. Alec gridò abbandonando la testa sulla sua spalla. Si sentiva morire di piacere e al diavolo tutte le sue insicurezze, abbassò una mano e gliela appoggiò sul membro dell'uomo, non osando però spostare i boxer.

- Oh Dio, si!- gridò Magnus sollevando le mani e afferrando la testata del letto tanto forte da farsi male.

Alec a sua volta ebbe un fremito e insieme raggiunsero l'orgasmo. Magnus lo abbracciò forte prima che potesse spostarsi ma Alec non ne aveva intenzione, si abbandonò sull'uomo esausto, accoccolando il viso nell'incavo del suo collo. Rimasero così mentre i loro respiri tornavano regolari.

- Forse dovrei spostarmi...ti sporcherò - disse Alec sollevandosi

- Non ti azzardare a muoverti da qui – gli disse Magnus avvinghiandosi più forte.

Alec sorrise, appoggiò la sua testa su di lui, chiuse gli occhi e piombò in un sonno pesante senza sogni.

 

 

 

 

Eccomi qua, con un nuovo capitolo u.u ….ve lo devo dire, inizialmente non avevo proprio pensato ad inserire quel pezzo di “coccole un po' audaci”, è stata una decisione audace da parte mia, però ho riflettutto parecchio e ho pensato: Allora, parliamoci chiaro, due giovani ragazzi che si vogliono, a Tokyo, in una suite, di notte, che fanno? Si guardano in faccia? Mmmm non credo proprio.

Diciamo che questo sarà necessario anche per il capitolo che verrà dopo (non lo faranno, premetto). Con questo capitolo finiscono le gioie.

Adesso vorrei sapere cosa ne pensate voi. Siate indulgenti vi prego. Al prossimo capitolo :*.

P.s. Non mi sono dimenticata del regalo che Alec ha fatto a Magnus, nel prossimo capitolo si vedrà XD.

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Cap. 16 ***


- Uccidimi, Magnus -

- Non essere tragico, Alexander. Non è poi così male!- gli rispose Magnus mettendogli una mano alla base della schiena per invitarlo ad avanzare.

Il locale era gremito di gente, che si muoveva ritmicamente sulla pista da ballo, altri bevevano e ridevano in compagnia, qualcuno era appartato a scambiarsi effusioni. La musica alta e le luci forti, psichedeliche, conferivano a quel posto un aspetto dinamico, anche semplicemente stare seduti dava un senso di movimento. Magnus guidò Alec verso un divanetto privato, lontano dalla musica assordante.

Prima che l'uomo potesse sedersi un coro di voci isteriche lo chiamarono.

- しかしマグナス命とり!ああ、それは彼です!! (Ma è Magnus Bane! Oh è proprio lui!!)-

Un gruppo di ragazze giovani, potevano avere non più di 25 anni, si avvicinarono saltellando verso Magnus, lui appena le vide sorrise e allargò le braccia.

- 女の子、あなたをもう一度見て良いです!(Ragazze, che piacere rivedervi! )- disse Magnus.

Le giovani ragazze gli si fiondarono tra le braccia, abbracciandolo e baciandolo. Alec le guardò infastidito. Una tra queste notò lo sguardo di disapprovazione di Alec.

- あなたとかわいい男、マグナスは誰ですか?私はプレイできますか?( Chi è il ragazzo carino insieme a te, Magnus? Posso giocarci?) - gli chiese.

- いいえ、彼は私のもの、最愛の人です( No, lui è mio, tesoro. )- gli rispose Magnus.

- あなたはすべてのこの時間どこに行っていましたの?私たちはあなたを逃しました!(Ma dove sei stato per tutto questo tempo? Ci sei mancato!)- gli disse un'altra ragazza del gruppo.

- 周囲には、ここで少し少しのルーツを持っていない知っている、ビスケット( In giro, un po' qua un po' la. Sai che non ho radici biscottino.)- gli disse Magnus mentre spostava una mano della ragazza che stava diventando troppo invadente.

- それでは、上のダンスに行こう!(andiamo a ballare dai!)- disse una strattonando il braccio di Magnus.

- さあ!! ( Si dai!) - aggiunge un'altra tirandolo per l'altro braccio.

Magnus sospirò e girandosi dispiaciuto verso Alec gli disse:

- Un ballo e torno subito da te –

Magnus venne trascinato via verso la pista da ballo. Alec mise il broncio e si sedette incrociando le braccia. Magnus era, se possibile, ancora più bello mentre si muoveva in mezzo alla sala circondato dalle ragazze. Sembrava che quando c'era lui tutto il resto venisse oscurato. Si muoveva con grazia e sinuosamente e in men che non si dica riuscì ad attirarsi tutti gli sguardi di chi c'era attorno, uomini e donne, che si spostarono per guardarlo ballare. Era un aspetto di Magnus che il ragazzo non conosceva, in effetti non sapeva poi molto di lui. Lo osservava ipnotizzato mentre con un gesto fluido si sfilava il gilet che aveva sopra la camicia. La folla attorno lo acclamava e lui sorrideva compiaciuto e sicuro di se stesso.

Siamo così diversi...pensò Alec

Lui non si sarebbe mai sognato di ballare davanti a tutti quegli sconosciuti, o di ballare da solo, o di ballare in generale. Non faceva per lui. Preso com'era dai suoi pensieri non si accorse che qualcuno gli si sedette accanto.

- Attira troppo l'attenzione, quel coglione!-

Alec si girò di scatto a quelle parole. Si trovò, seduto vicino a lui, un giovane uomo sulla trentina. Era più alto di Magnus e molto muscoloso. Aveva la pelle abbronzata, i capelli scuri e gli occhi di un azzurro fin troppo chiaro. Non rientrava nei gusti estetici di Alec, ma non si poteva certo dire che fosse brutto, anzi. Gettava qualche occhiata veloce a Magnus e poi si guardava attorno nervoso.

- Ehm...chi sei?- gli domandò Alec

- Mi chiamo Adrian Sauer. Magnus non ti ha parlato di me?- gli rispose questo.

- Mi ha detto che doveva incontrarsi con qualcuno questa sera...-

- Tu sei il ragazzino che si è portato da Londra?- gli domandò questo continuando a fissare Magnus.

- Non sono un ragazzino!- gli rispose Alec infastidito.

- Come ti pare – gli fece quello voltandosi per guardarlo – Non mi sembri a tuo agio qui -

- In effetti odio questi posti – gli confermò Alec

- E perchè sei venuto allora?-

Alec gli lanciò un' occhiataccia. Poteva anche essere amico di Magnus ma era davvero un rozzo insopportabile. Non gli rispose e pensò con nostalgia a quella mattina, quando si svegliò tra le braccia di Magnus.

 

*****

 

Era tarda mattina e Alec e Magnus non avevano intenzione di alzarsi da quel comodo letto. Nel corso della notte, avevano cambiato più volte posizione ma sempre rimanendo a stretto contatto. Adesso Alec era disteso di schiena e Magnus gli era accanto, a pancia in giù, con il viso affondato nel cuscino e un braccio sopra lo stomaco del ragazzo. La sua testa scattò verso l'alto quando sentì il suo cellulare squillare. Allungò un braccio e lo prese dal comodino, rispose a voce bassa per non svegliare Alec, che ancora dormiva tranquillo al suo fianco.

- Pronto?-

- Sei un porco, un bastardo porco lascivo! Sei tornato in Giappone?-

- Adrian...- sospirò Magnus – Che bello sentire la tua soave voce -

- Fanculo, Magnus!-

- Sono in Giappone solo da un paio di giorni, come hai fatto a saperlo?- gli domandò Magnus, passandosi una mano sul viso per svegliarsi.

- Come ho fatto!? Credi di poter essere uno che passa inosservato? Tu e i tuoi vestiti sgargianti e il tuo culo sculettante!- gli rispose l'altro alzando il tono della voce.

- Credevo ti piacesse il mio culo – sorrise Magnus – Comunque abbassa la voce, non sono solo -

- Con quale puttana sei finito adesso?-

- Adrian, cosa vuoi?-

- Dobbiamo vederci...questa sera-

- Solito posto?- chiese Magnus

- Si...a stasera -

Adrian chiuse la chiamata e Magnus lanciò il cellulare di lato. Quando si girò vide che Alec era sveglio e lo stava osservando.

- Alexander, sei sveglio?-

- Con chi parlavi?- gli chiese

- Mmmm – fece Magnus strusciando il viso sul petto del ragazzo – Un amico -

- E...c..cosa voleva?- disse Alec arrossendo.

- Non so, mi deve parlare...ci vediamo questa sera – gli disse Magnus bloccandogli le mani sopra la testa e baciandolo.

- Vengo anche io?- domandò Alec

- Certo, biscottino. Ma adesso vuoi perdere tempo a parlare?-

Alec non rispose ma si perse tra i baci e le carezze di Magnus.

 

 

*****

 

Videro Magnus che si avvicinava, aveva la fronte imperlata di sudore ma in viso un sorriso soddisfatto. Si buttò stancò sul divano passando un braccio sulle spalle di Alec e lasciandogli un bacio veloce sulla testa.

- Adrian..- lo salutò Magnus – Hai già conosciuto Alexander?-

- Ihre hure? (è la tua puttana) - domandò Adrian

- Ehi! - fece Alec – ha detto che sono una puttana!-

Magnus scoppiò a ridere.

- Scusalo Alexander, ha dei modi un po' rudi ma è un' ottima persona, davvero – gli spiegò Magnus.

- Come vi pare, io vado a prendermi qualcosa da bere – gli disse Alec alzandosi e andando via.

Cercò di superare quella massa di gente, per arrivare incolume al bar. Le ragazze che prima avevano salutato Magnus lo guardavano ammiccanti, Alec sperò che non si avvicinassero, così affrettò il passo e cercò di passare inosservato. Arrivò al bancone e ci si aggrappò come fosse uno scoglio e lui si sentisse portare via dalla marea. Cercò di attirare l'attenzione di un giovane barman.

- Ehm...scusa, puoi darmi una birra?- gli disse Alec

- どうやって?(Come?)- gli rispose questo avvicinandosi per sentire meglio.

- Ah cavolo...- fece Alec – ehm...Bīru o ataemasu ( dare birra)?- provò Alec.

Un uomo sulla quarantina, alto, di origini asiatiche si avvicinò ridendo.

- Sei inglese? - gli chiese con uno strano accento

- Si...- rispose Alec guardandolo

L'uomo guardò il barman e gli disse :- 彼はビールの男をもたらします(porta una birra al ragazzo) -

La birra arrivò in men che non si dica.

- Grazie...- rispose Alec diffidente.

- Figurati- fece l'uomo alzando le spalle – Sei qui con Magnus Bane?-

- Si, lo conosci?-

- Chi non lo conosce – sorrise l'uomo – è suo questo posto – disse indicando il locale.

- Suo?!- esclamò Alec – Non mi ha detto niente.-

Adesso Alec cominciava a capire come facesse Magnus ad avere così tanti soldi. Se l'era domandato un paio di volte e in effetti non riusciva a spiegarsi come un semplice lavoro da investigatore potesse fruttargli così tanto.

- Non è un tipo che parla molto di sé agli altri. Preferisce tenere al sicuro i suoi segreti – gli disse l'uomo.

- Che genere di segreti?- indagò Alec avvicinandosi per sentire meglio la voce dell'altro.

- Tu non sai niente di “lei”? - domandò l'uomo scrutandolo attentamente.

- Lei chi? Non so niente...-

- Bhe, se Magnus non te ne ha parlato non credo sia corretto da parte mia dirtelo – gli disse scrollando le spalle.

Alec si sentì mortificato e non disse una parola. L'altro ogni tanto lo guardava.

- Comunque sono qui perchè devo passare delle informazioni a Magnus. So che sta lavorando ad un caso. Puoi dirmi dov'è?-

- Sta parlando con un suo amico...cosa devi dirgli?-

- Qui fuori, sul retro, c'è un uomo che dice di avere delle informazioni importanti da dare a Magnus. Ma non so se posso parlarne con te -

- Puoi fidarti! Magnus sta lavorando al caso di mio fratello, io sono Alexander Lightwood. Se ha qualcosa da dire può dirla a me -

- Non lo so...ha detto che vuole parlare con Magnus – gli rispose insicuro l'uomo.

- Si bhe, Magnus è troppo occupato a ballare con le ragazze e a intrattenere rapporti con amici discutibili ...- rispose innervosito Alec – Fai parlare me con questo tizio. -

L'uomo lo guardò per un po', poi sospirò e disse :- Va bene, seguimi -

Alec si alzò, abbandonando sul bancone la birra ancora intatta, e seguì l'uomo verso l'uscita sul retro. Attraversarono prima il corridoio che portava ai bagni.

- Perchè ci aspetta fuori?- chiese Alec

- Immagino abbia paura di farsi vedere da qualcuno -

Arrivarono di fronte ad una porta nera. L'uomo la spinse e una ventata di aria fredda travolse Alec che rabbrividì.

 

 

 

Magnus e Adrian si guardavano senza parlare. Magnus picchiettando le dita sul tavolo e Adrian tenendo le braccia incrociate. Fu Magnus il primo ad aprir bocca.

- Avresti potuto essere più delicato con Alexander -

- Non sapevo conoscesse il tedesco!-

- Non lo sapevo neanche io, ma ti pare una giustificazione?-

- Non rompere, Magnus...- gli disse lui battendo un pugno sul tavolo – Te ne sei andato, dopo quello che è successo, senza dire una parola...e ora ti vedo tornare con quel ragazzino! Quanti anni ha? 16-17?-

- Ne ha 19 – rispose Magnus a denti stretti.

L'uomo fece una risata di scherno.

- 19...da quando ti piacciono i ragazzini?-

- Lui è diverso, Adrian...è importante per me – gli rispose serio Magnus.

Adrian scosse la testa incredulo. Prese l'accendino che aveva nella tasca dei pantaloni e se lo rigirò tra le mani.

- Avevi detto che non avresti più fatto l'investigatore...- gli fece notare il suo amico.

- Non lo sono più infatti -

- Scopriamo le carte Magnus, anche perchè le tue le conosco bene. Su cosa hai indagato a Londra?-

Magnus non parve sorpreso da quello che gli disse Adrian, piuttosto fece un cenno ad una cameriera e gli ordinò da bere.

- Ragnor mi ha mandato a Tokyo e poi ti ha chiamato?- chiese Magnus

- Mi ha detto del caso di quel bambino...che tu ti sei messo in mezzo per risolverlo. Io mi metterò in mezzo per fartelo lasciare -

- Ho iniziato il lavoro, Adrian, e lo porterò a termine -

- Non questa volta, amico mio. Questa battaglia non la puoi vincere -

La cameriera portò a Magnus un drink. Lui lo prese senza guardarla e lo appoggiò sul tavolo. Aveva le sopracciglia corrugate e scrutava Adrian cercando delle risposte sul suo volto.

- Ragnor mi ha detto che ha visto il sovrintendente di Scotland Yard parlare con un certo Genjo Maeda, il vicepresidente delle industrie Toyobo.- gli disse Magnus .

- Si...e tu ti sei precipitato qui in Giappone- osservò Adrian

- Non sono uno sciocco, Adrian, so bene che a capo delle industrie Toyobo, c'è Valentine Morgenstern. -

- Certo che lo sai, e sai anche chi comanda?-

- La Yakuza ovviamente. Mi è sembrato strano che il vicepresidente delle industrie Toyobo fosse a Londra, a confabulare con il sovrintendente di Scotland Yard e guarda caso la polizia fa archiviare il caso di un bambino scomparso – gli disse Magnus bevendo il suo drink.

- Magnus...- sospirò Adrian – Hai trovato quel bambino...cosa vuoi di più?-

- Non ho scoperto cosa c'è sotto.- gli sorrise Magnus – Cosa può volere la mafia Giapponese da un bambino? Perchè prendersi tanto disturbo per archiviare il caso?-

- Non è al bambino che sono interessati – disse Adrian abbassando la voce – Valentine Morgenstern vuole estendere lo spaccio di droga e di armi, sta stipulando accordi con la Corea del nord...a Londra aprirà un'industria tessile, che gli servirà da copertura per preparare un nuovo tipo di droga, più forte e a costi contenuti. Probabilmente si sta già ingraziando la polizia del posto.-

- Come fai a sapere queste cose?- gli domandò Magnus.

- So anche altro...- gli rispose Adrian distogliendo lo sguardo – Devi andartene Magnus, è pericoloso per te stare qui -

- Tranquillo, nessuno sa che ho risolto io il caso a Londra. Pensano sia stato Robert Lightwood, il commissario di Scotland Yard.-

- Loro lo sanno. Sanno che Magnus Bane sta indagando...e non ti permetteranno di mettergli i bastoni tra le ruote.-

- è impossibile, a parte Alexander nessuno lo sa...-

- Io lo so – gli rispose Adrian

- Ti affiderei la mia vita e anche a quello stronzo di Ragnor che te l'ha detto – gli disse Magnus.

- Non me l'ha detto Ragnor,o almeno non tutto...ho pestato a sangue uno per farmi dare più informazioni – gli spiegò Adrian

- Quindi...loro sanno che sono qui e che sto indagando sul caso?!-

- Lo sanno...-

Magnus si guardò attorno spaventato. Ma non era di lui che si preoccupava.

- Alexander...dov'è Alexander?!- sussurrò

 

 

 

Anche questo capitolo è finito. Le cose cominciano a farsi movimentate :). Spero che vi sia piaciuto, lasciatemi qualche vostra recensione per sapere se sto andando bene o se la storia fa schifo XD. Alla prossima, baci.

 

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Capitolo 19
*** Cap. 17 parte prima ***


Alec uscì fuorì ed ebbe un brivido di freddo che gli percorse tutta la schiena. Dietro di sé avvertiva la presenza dell'uomo che lo aveva aiutato al bar. Scese un paio di scalini e si fermò ad osservare il vicolo di fronte. Era buio, l'unica fonte di illuminazione proveniva dalla strada adiacente, da cui Alec sentiva anche i rumori del traffico. Ebbe l'improvvisa voglia di tornare indietro. Da quando era arrivato a Tokyo non si era mai separato da Magnus e ora si sentiva insicuro, ma ormai non aveva scelta, poteva farcela anche da solo, non sarebbe stato difficile. Ascoltare le informazioni, tornare dentro e riferire tutto a Magnus. Poteva farcela.

- Dov'è l'uomo con cui devo parlare?- chiese Alec guardandosi in giro.

Come per rispondere alla sua domanda, un uomo in completo nero, con i capelli lunghi e unti e un tatuaggio che gli copriva l'orecchio e gran parte del collo, uscì dal buio, andando incontro ad Alec, con un sorrisetto beffardo sul volto.

- 彼は男ですか?(è lui il ragazzo?)- chiese questo all'altro.

- それは彼であります(Si è lui )- gli rispose.

- Scusate, ma io non capisco il Giapponese!- disse Alec indietreggiando.

I due uomini sorrisero. Erano pericolosamente vicini. “Pericolosamente” perchè ad Alec venne in mente proprio questo termine?

- Perdonaci, siamo proprio dei maleducati – rispose l'uomo del bar.

- É carino- disse l'altro guardandolo avidamente.

- Io torno dentro!- fece Alec voltandosi per andarsene.

L'uomo del bar scattò in avanti, veloce, e afferrò Alec da dietro bloccandogli le braccia e schiacciandolo.

- Ehi, che fai?!! lasciami!- gridò Alec che cercava di divincolarsi.

- Tu non vai da nessuna parte!- gli rispose questo avvicinando la sua bocca all'orecchio di Alec.

Alec cercava in tutti i modi di liberarsi dalla presa, ma l'uomo era più alto e più muscoloso, lo teneva talmente stretto che sentì le costole incrinarsi.

- Abbiamo un messaggio da consegnare a Magnus Bane – disse l'altro. Tirò dalla tasca un coltello lungo e affilato – E non ho della carta in cui scriverlo...- sorrise malefico – Penso che userò la tua bella pelle chiara per inciderlo sopra -

Alec sgranò gli occhi e cominciò a scalciare per non far avvicinare l'uomo con il coltello.

- Lasciatemi! Che cosa volete da me!?- gridò Alec

L'uomo che lo teneva fermò ringhiò infastidito e gli appoggiò una lama sulla gola.

- Stai zitto, moccioso! Fai un passo falso e ti squarcio la carotide -

Alec si zittì all'istante e chiuse gli occhi disperato, cercando di reprimere le lacrime. Gli venne lacerata la maglietta, scoprendo il torace liscio e chiaro.

- Sei così invitante. - gli disse l'uomo dai capelli unti, toccandolo avidamente – Dopo averti deturpato la pelle mi divertirò un po' con te -

La porta dalla quale erano usciti si aprì di scatto e Alec ebbe un balzo al cuore. Magnus era lì, con una mano sulla maniglia, ansimante per aver corso e con la camicia mossa dal vento. Quando i loro occhi si incrociarono Alec seppe di essere salvo.

- Il ragazzo è mio – disse Magnus scendendo le scale – Non mi piace quando vengo privato di ciò che mi appartiere -

- Oh, ma noi te lo ridaremo...quasi illeso, Bane. Adesso non ti avvicinare, o lo ammazzo!- gli intimò l'uomo che aveva strappato la maglietta ad Alec.

Magnus avanzò con le mani sollevate e lanciando ogni tanto uno sguardo veloce ad Alec per assicurarsi che stesse bene.

- Sono disarmato – gli fece notare lui – Prendete me e lasciate andare lui. È me che volete no?- mentre gli si avvicinava Magnus cominciò a sbottonarsi la camicia – Sto molto meglio io a petto nudo. Andiamo, divertitevi con me -

I due uomini si scambiarono un'occhiata, presi alla sprovvista dalla richiesta di Magnus. Poi accadde tutto in un'attimo, Alec vide prima Magnus sorridere dopo aver lanciato un'occhiata alla sua sinistra, poi guardarlo facendogli l'occhiolino. Il ragazzo con tutta la forza che aveva in corpo si spinse indietro colpendo con la testa l'uomo che lo teneva fermo. L'impatto fu talmente forte che per un'attimo ebbe un capogiro, poi si sentì afferrare dal gomito e venne, letteralmente, lanciato da Magnus in un angolo lontano dalla rissa. Alec cadde a terra, la testa gli faceva male ma alzò il capo per vedere cosa stava succedendo. Non sapeva da dove fosse sbucato, ma al fianco di Magnus era arrivato Adrian che, con una forza che non si sarebbe mai immaginato, afferrò per il collo l'uomo dai capelli unti e lo buttò a terra. L'altro che si teneva la bocca insaguinata con una mano, cercava di colpire Magnus con la lama del coltello. Adrian si avvicinò a passo pesante e lo sguardo furente, bloccò la mano dell'uomo e gli diede una gomitata in pieno volto.

- Mi sono rotto il cazzo ti salvarti il culo, Magnus!- gli disse puntandogli un dito contro – E chiudi quella camicia, PerDio!-

Magnus scoppiò a ridere – Ti piace quello che vedi? -

- Vai – gli rispose rimboccandosi le maniche – Mi occupo io di loro -

- Adrian ...-

- VAI! Prendi il ragazzino e andate!- gli urlò Adrian.

Magnus dopo una breve esitazione, si voltò per andare a sollevare Alec da terra.

- Ce la fai?- gli chiese

- S..Si...mi gira solo un po' la testa-

- Sei stato bravissimo – gli disse Magnus tenendolo per la vita.

Quando rientrarono nel locale sembrava che nessuno si accorgesse di loro, la gente continuava a divertirsi, incosapevoli di quello che era appena successo a pochi passi da loro.

- M..Magnus...- Alec era sconvolto, solo adesso cominciava a realizzare quello che quegli uomini gli avrebbero potuto fare.

- Dobbiamo andare Alexander – gli rispose Magnus trascinandolo fuori.

- Magnus!!-

L'uomo sentendo la voce strozzata di Alec si fermò, per guardarlo. Aveva gli occhi lucidi e tremava.

- Alexander – gli disse Magnus prendendogli il volto tra le mani – Nessuno ti toccherà, non glielo permetterò, va bene? Si? - Alec fece si con la testa – Adesso sbrighiamoci -

Magnus fermò un taxi, fece salire prima Alec e poi entrò lui.

- ハイアットホテルでは、今!(Al Hyatt Hotel, subito!)- gli disse al tassista.

- Magnus...mi dispiace, è tutta colpa mia! - gli disse Alec coprendosi il volto.

- No, tesoro – rispose Magnus cullandolo tra le braccia – La colpa è mia, ma non ti succederà niente. Niente-

Durante tutto il tragitto, non fecero altro che tenersi abbracciati. Alec pian piano riuscì a tranquillizzarsi, più si allontanavano da quel vicolo più riusciva a riprendere lucidità. Tutti i dettagli di quell'ultima ora gli affioravano nella mente più vividi che mai. Ricordava perfettamente il volto dei suoi aggressori, le braccia dure che lo tenevano fermo, lo sguardo di malefico divertimento dell'uomo che voleva approfittarsi di lui, la puzza di sigarette che emanava, le sue mani che lo toccavano. Si strinse più forte a Magnus.

Quando il taxi si fermò Magnus scese per primo, pagò distrattamente, e guidò Alec fino all'ingresso dell'Hotel, guardandosi sempre attorno. Mentre camminavano per raggiungere gli ascensori, Alec cercava di coprire la sua maglietta ridotta a brandelli. Non voleva dare nell'occhio, guardò Magnus, anche lui aveva ancora la camicia aperta, ma sembrò non farci caso, il suo viso era una maschera di dolore e preoccupazione nonostante cercasse di non darlo a vedere. Probabilmente stava pensando al suo amico, Adrian, che era rimasto da solo a vedersela con quei due uomini. Ad Alec non piaceva molto, aveva un qualcosa che gli faceva rizzare i peli sulle braccia, un aspetto feroce. Quella era esattamente la parola con cui l'avrebbe descritto. Quando l'aveva visto combattere, gli era parso che gli piacesse far del male, era rude e aggressivo. Magnus sapeva anche difendersi bene, ma al contrario di lui, quella grazia che lo contrastingueva nella vita quotidiana, si rifletteva anche nel modo in cui lottava. Era fine ed elegante anche quando sferrava un pugno. Combatteva per difendersi, Adrian combatteva per uccidere.

Appena arrivarono in camera Magnus andrò dritto verso l'armadio cominciando a togliere i vestiti di Alec e buttandoli sul letto.

- Magnus?-

- Alexander, prendi la valigia e metti dentro le tue cose. Fai presto -

Alec fece come gli aveva detto. Cominciò a mettere dentro tutto quello che gli capitava a tiro, in maniera automatica.

- Stiamo andando via?- gli chiese quando la sua valigia fu quasi pronta.

- No, TU stai andando via. Torni a Londra – gli rispose Magnus che nel frattempo stava trafficando con il suo cellulare.

- Cosa??- disse Alec – Io non me ne vado senza di te! -

- Il tuo volo è stato prenotato – gli rispose lui mettendosi il cellulare in tasca.

Alec era rosso di rabbia e guardava Magnus senza credere a quello che gli aveva appena detto.

- Io non mi muovo di qua, non puoi obbligarmi -

- Alexander, non puoi rimanere con me, è pericoloso -

- Chi erano quei tizi? Cosa volevano da te? Se ha a che fare con mio fratello devo saperlo!-

- É meglio che tu non lo sappia. Adesso torni a casa, vivi la tua vita e dimentichi quello che è successo. Il caso di tuo fratello è chiuso, è a casa e sta bene. -

Ma cosa stava succedendo? Magnus non poteva davvero dirgli quelle cose. Come poteva pretendere che Alec tornasse a casa come se niente fosse. Pensava davvero che bastava rimandarlo a casa come un pacco postale?

- No, Magnus! Non ci torno a casa...rimango con te. Lo so che sei preoccupato per quello che è successo, ma farò più attenzione. Te lo prometto!- Alec si avvicinò all'uomo prendendogli una mano e cercando di farlo ragionare.

- Non capisci. È troppo pericoloso e se stai con me non riuscirò a proteggerti!-

- Insieme possiamo farcela...noi due...-

- Non c'è nessun NOI, Alexander!- gli gridò Magnus. - Mi dispiace che tu ti sia illuso ma è ora che torni a casa -

Alec sarebbe dovuto rimanere colpito da quelle parole, eppure guardò Magnus con sicurezza. Sapeva quello che stava cercando di fare l'investigatore, non era la prima volta che cercava di allontanarlo. La prima volta che si baciarono nel suo studio, voleva proteggersi dai sentimenti che sentiva per il giovane e così aveva interpretato un ruolo, lo stesso che stava interpretando adesso. Voleva apparire un uomo freddo e senza sentimenti ma Alec gli aveva saputo leggere il cuore e niente lo avrebbe fatto vacillare dalle sue convinzioni. Poteva anche sbattergli in faccia la porta cento volte, ma lui l'avrebbe riaperta. Staccò la sua mano da quella dell'investigatore, e quando questi fece per allontanarsi Alec gli circondò il collo con le braccia.

- Puoi dirmi quello che vuoi. - gli sussurrò Alec – Che sono solo un ragazzino, che non posso capire quello che sta succendendo, che non ci tieni a me...feriscimi quanto ti pare. Io non ti lascio. -

Magnus rimase immobile. Il suo cuore batteva forte, Alec lo teneva talmente stretto che poteva sentirlo. Chiuse gli occhi quando anche Magnus lo abbracciò e cominciò a spingerlo delicatamente con il corpo verso la parete. Alec affondò le sue mani nei capelli di Magnus, aveva bisogno di sentirlo vicino, voleva toccarlo e baciarlo. Luomo doveva avere lo stesso desiderio perchè afferrò la sua camicia e se la sfilò, fece la stessa cosa con la maglietta di Alec. Quando la schiena del giovane toccò il muro avvertì il freddo della superfice.

- Alexander – gli disse Magnus tenendogli la testa ferma con una mano- Tu non sei un ragazzino...- i suoi occhi erano lucidi mentre parlava – sei il mio angelo -

- Allora fammi stare al tuo fianco..- gli rispose Alec

Magnus gli rispose con un bacio. Le loro bocche si incontrarono dapprima dolcemente poi sempre con più desiderio. Alec emise un gemito che venne smorzato però dalla bocca di Magnus. L'investigatore gli alzò una gamba e fece aderire i loro corpi mezzi nudi. Si staccò da lui e lo guardò come se volesse imprimere nella memoria ogni dettaglio del ragazzo.

- Tesoro, devi fidarti di me. Torna a Londra, io ti raggiungerò il prima possibile -

- No..- rispose Alec riavvicinandolo e baciandolo di nuovo. Fu di nuovo Magnus a staccarsi.

- Alexander, ti prego...non rendere le cose più difficili. Credi che per me sia facile lasciarti andare? Ma devo fare ciò che è necessario per proteggerti. E mi dispiace dirtelo ma tornerai a Londra anche contro la tua volontà – gli sorrise Magnus.

- Niente mi farà cambiare idea..- gli rispose Alec

Magnus lo inchiodò al muro, con un po' troppa forza.

- Hai la testa più dura di un mulo! Dannazione, Alexander!-

Prima che Alec potesse rispondere sentirono bussare alla porta. Rimasero immobili trattenendo il fiato. Poi altri colpi più forti e una voce.

- Magnus..sono io, apri cazzo!-

Era la voce di Adrian. Alec roteò gli occhi al cielo, avrebbe capito che fosse lui anche solo per l'utilizzo dei termini volgari. Magnus corse ad aprire.

- Hai fatto più tardi del previsto, stai perdendo colpi – lo salutò Magnus.

Adrian non gli rispose e andò dritto a buttarsi sul divano. Era stravolto, aveva un taglio nella coscia, i pantaloni erano macchiati di sangue, così come le sue mani. Si accese una sigaretta e si accasciò sul divano per riprendere fiato. Magnus e Alec si avvicinarono, quando lui li notò a petto nudo disse:

- Ho interrotto qualcosa?-

- Si- rispose Alec

- No!- aggiunse Magnus – Cosa è successo? - chiese ad Adrian.

- Uno è scappato...mi dispiace Magnus -

- E l'altro?- chiese Alec

Adrian e Magnus non gli risposero. L'investigatore si passò una mano tra i capelli e si sedette vicino ad Adrian.

- Alexander deve andarsene – disse Magnus tenendosi la testa fra le mani e guardando a terra.

- Cosa vuoi che faccia? - gli chiese Adrian.

- Scusate! Io non vado da nessuna parte!- si piazzò davanti a Magnus – Credevo che fosse chiaro ormai!-

Adrian lo guardò con rabbia, si alzò di scatto sovrastandolo.

- Sei solo un ragazzino viziato! Non possiamo pensare anche a te, non lo capisci?!-

- Ma chi ti ha chiesto niente!?- gli urlò Alec.

- Siete in pericolo, COGLIONE CHE NON SEI ALTRO! Se sei così desideroso di andare all'altromondo posso pensarci io, ADESSO! -

Alec strinse i pugni e fece per avvicinarsi a lui ma Magnus si mise in mezzo.

- Adesso basta!- disse lui. Guardò con serietà sia Alec che Adrian.

- Adrian, puoi aspettarci fuori?- chiese Magnus.

L'amico sbuffò e andò via. Magnus si voltò verso Alec, in piedi di fronte a lui, che tremava di rabbia. Gli si avvicinò, lo prese per le mani e lo fece sedere sul divano.

- Ti chiamerò ogni giorno – gli disse Magnus dolcemente, accarezzandogli il volto.

- No -

- Tornerò presto, da te – continuò Magnus

- No,no..no – Alec negava con la testa.

Magnus gli prese il volto tra le mani, tenendoglielo fermo. Lo baciò sulla fronte, vicino all'occhio destro e a fior di labbra.

- Fammi sistemare le cose, poi staremo insieme -

- Ho paura che se ti lascio adesso non ti rivedrò più – gli confessò Alec

- Non mi succederà niente – gli sorrise Magnus – Te l'ho detto, tornerò da te...tornerò sempre da te -

Alec lo guardò scoraggiato. Sapeva che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea e non voleva essere un peso per lui. Perchè era questo, in effetti, un peso. Un ragazzo inutile che non era capace di difendersi da solo.

- A che ora è l'aereo?-

- Tra poco – gli sorrise incoraggiante Magnus. Lo fece alzare e insieme andarono verso l'armadio per mettersi qualcosa addosso.

 

 

 

 

Ciao a tutti lettori :) spero che il capitolo vi sia piaciuto, lo divido in due parti così posso aggiornare prima sennò dovevate aspettare che finissi anche l'altra parte. Spero che vi sia piaciuto. Grazie di tutto :* per le recensioni, per seguire la storia, per averla messa tra le preferite...graaaaziiie :D. Cosa pensate che succederà adesso? Alec viene rispedito da Magnus a Londra...pensa sia più al sicuro, voi che ne dite? E Adrian, che opinione vi siete fatti di lui? Nella prossima parte del capitolo ci sarà ancora ihihihi spero che non vi stia sulle scatole come sta ad Alec.

 

 

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Capitolo 20
*** Cap. 17 parte seconda ***


Uscirono fuori dall'hotel tenendosi per mano. Magnus che quasi trascinava Alec, il quale tentava ancora di bisbigliargli i motivi per il quale era meglio restare insieme. Non erano reali motivazioni logiche, ma sperava ugualmente che l'uomo potesse cambiare idea. Si avvicinarono alla strada in cui vi era Adrian sopra una moto da corsa nera, che li aspettava. Alec non se ne intendeva molto di moto, ma quella era nera e grande, abbastanza bella e pericolosa insieme.

Poveretto il pazzo che ci sale sopra con Adrian al volante...pensò Alec.

Quando furono abbastanza vicini, Adrian prese il casco e lo lanciò ad Alec, che colto alla sprovvista, riuscì a non farlo cadere per un pelo.

- Salta su, ragazzino – disse Adrian indicando il posto a sedere dietro di lui.

- Cosa!??- rispose Alec guardando prima Adrian e poi Magnus, come se fossero dei pazzi – Io non vado con lui! -

- Alexander...vogliamo cominciare di nuovo questa discussione?- gli chiese esausto Magnus.

Alec lanciò un'occhiataccia ad Adrian e poi afferrò Magnus e si allontanarono, in modo tale che l'altro non sentisse. Poi Alec iniziò a parlare a bassa voce.

- Perchè devo andare con lui? Non mi piace Magnus, credo che potrebbe buttarmi giù dalla moto in corsa solo per farmi dispetto!-

- Tesoro, non ti farà del male. Siamo grandi amici, sono sicuro che farebbe di tutto per proteggerti-

- Si ma perchè tu non puoi venire? Credevo che mi avresti accompagnato!-

- In questo momento meno stiamo insieme e meglio è. Chiunque mi voglia, non avrà scrupoli a farti del male se sei con me...lo capisci Alexander?- gli chiese Magnus passandogli un pollice sullo zigomo.

- Diciamo..di si – gli concesse Alec

- Dai, andiamo -

Si avvicinarono di nuovo ad Adrian che li guardava con un misto di rabbia e malinconia. Prima che Alec salisse sulla moto, si girò veloce e diede un bacio a Magnus. Nonostante fosse stato frettoloso e un po' rude, Magnus gli sorrise dolcemente prendendogli il casco dalle mani e mettendoglielo sulla testa.

Il ragazzo fece un sospiro rassegnato e salì sulla moto.

- Ti conviene tenerti stretto. Vado veloce – gli disse Adrian mettendo in moto.

- Non ho intenzione di toccarti- gli rispose Alec

- Come ti pare. La vita è tua...-

- Adrian...- lo ammonì Magnus

- Non ti preoccupare Magnus, non morirà oggi. Non finchè è con me, almeno.- gli fece Adrian con un sorrisetto compiaciuto.

Quando partirono, Adrian alzò la moto da terra con un'impennata, e Alec fu costretto ad aggrapparsi a lui per non cadere.

Maledetto!

Quello che gli aveva detto era comunque vero. Il maledetto andava davvero veloce con la moto. Alec chiuse gli occhi. Sperava solo che il tragitto non fosse troppo lungo perchè non aveva intenzione di rimanere così vicino a quell'uomo per troppo tempo. Si stupì del fatto che nonostante la velocità, la guida di Adrian fosse fluida, e quasi Alec riuscì a rilassarsi, se non fosse stato che le mani gli si stavano congelando per via del vento freddo. Aprì gli occhi di scatto quando senti la mano di Adrian che gli spostava le mani fredde sotto la sua giacca di pelle. Alec restò spiazzato e avrebbe voluto spostarle ma Adrian gliele tenne ferme. Dopo un po' quando la sua mano torno a impugnare lo sterzo della moto Alec non le spostò. Era così sorpreso da quel gesto, che non fece neppure caso al fatto che stavano per arrivare all'aereoporto. Alec si vergognò a morte quando pensò che il corpo di Adrian, in effetti fosse molto bello. Il suo addome sembrava scolpito nella pietra, aveva il ventre piatto e ben definito dai muscoli, le spalle larghe ed era alto. Se non avesse avuto un carattere così indisponente sarebbe stato davvero un bell'uomo.

Quando arrivarono, Alec scese dalla moto con la testa che gli girava un po' e Adrian si offrì di portargli il borsone. Un altro gesto sospetto, non da lui. Alec lo guardava curioso. Forse sotto sotto anche lui aveva un cuore.

- Muoviti ragazzino, non sono bravo a fare il baby sitter -

Ok, è il solito stronzo.

- Si può sapere che problemi hai? - gli chiese Alec

- Mmm? -

- Non sono un ragazzino e anche io avrei preferito non essere qui con te!-

- Ma ci sei quindi siediti qui e aspetta, vado a prenderti il biglietto – gli rispose lui.

Possibile che Magnus avesse questo genere di amicizie? In quel momento, più di qualsiasi altra cosa, avrebbe voluto avere i suoi di amici. Sorrise pensando ad ognuno di loro. Simon non sarebbe riuscito a mantenersi serio neppure in situazioni di pericolo, perciò avrebbe allentato la tensione con una battuta. Izzy e Jace, i suoi due guerrieri, lo avrebbero protetto. Clary, con un sorriso dolce, lo avrebbe spronato a non lasciarsi abbattere. E infine Jonathan...lo avrebbe abbracciato. Gli mancava così tanto. Almeno tornato a Londra lo avrebbe rivisto.

- すみません、彼が知っている場所ベルリンへのフェリー?(Scusi, sa dov'è l'imbarco per Berlino?)-

Alec alzò il viso e vide un uomo anziano che lo guardava in attesa di una risposta.

- Ah ...scusi...può ripetere? -

Prima che l'anziano potesse aprir bocca arrivò veloce Adrian.

- Levati dai piedi! - gli ringhiò

Alec si alzò, con sguardo mortificato verso l'anziano che scappò via impaurito.

- Era necessario essere così maleducati?!- chiese ad Adrian.

- Siediti- gli rispose Adrian, prendendo posto a sua volta – il tuo volo è tra poco -

- Sarai felice di sbarazzarti di me! - gli fece notare Alec

- Non sai quanto -

- Così Magnus può essere tutto tuo, no? -

- Che?- Adrian si voltò incontrando gli occhi di Alec – Non sai niente di noi...non parlare di cose che non conosci -

- Hai ucciso quell'uomo vero? Quello che non è riuscito a fuggire – chiese Alec

- Ti importa?-

- Certo che mi importa! Non posso pensare che...a causa mia è morto un uomo!-

- A volte non hai altra scelta – gli rispose Adrian con voce priva di qualsivoglia emozione.

- La scelta è non uccidere -

- È facile parlare per te! Ma quando sei ad un passo dalla morte e l'unico modo che hai per salvarti è uccidere l'altro, non parleresti così! Questo non è un film, ragazzino. Non ci sono gli eroi che ti salveranno sempre! Sei stato fortunato oggi. Tieniti cara la vita perchè perderla è più facile di quanto puoi immaginare...è come un battito d'ali, in un millesimo di secondo non ci sei più -

- Poteva essere consegnato alla giustizia...-

- Alla giustizia...- Adrian rise amaramente – Sai cosa ti avrebbe fatto quell'uomo?prima ti avrebbe tagliuzzato ben bene e poi ti avrebbe scopato a sangue e lasciato agognante in quel vicolo. Dimmi, ragazzino, se avessi avuto la possibilità cosa gli avresti fatto?-

- Non lo avrei ucciso...- Alec rispose però con poca convinzione. Lo avrebbe ucciso? Sarebbe stato in grado di farlo?

- Allora sei uno sciocco...come lo era lui...- la voce di Adrian si abbassò e chiuse gli occhi.

- Lui chi?-

- Nessuno..-

- Hai...hai perso qualcuno?- gli domandò Alec.

Adrian voltò il capo. Quando ormai Alec non sperava più in una sua risposta l'uomo parlò, senza guardarlo in faccia.

- Mio fratello-

- Mi...mi dispiace tanto...non lo sapevo -

- Lui era come te – gli disse Adrian voltandosi – Era innocente. Uno sciocco con i tuoi stessi ideali...e a cosa gli è servito?- si prese la testa fra le mani e Alec gli mise una mano sulla spalla – Quella sera eravamo usciti per festeggiare la sua ammissione al college. Avevamo bevuto un po' e non ci rendemmo conto di essere seguiti. Un ladro da quattro soldi colpì mio fratello al fianco destro. Il sangue...usciva a fiotti...presi quel porco per la gola, lo avrei ucciso se mio fratello non mi avesse fermato. Poi lui scappò e mio fratello...aveva perso troppo sangue e l'ambulanza arrivò tardi.-

Alec non riuscì a dire nulla. Poteva immaginare il dolore che aveva passato perchè anche lui si era sentito perso pensando che non avrebbe più rivisto Max. Perciò quel suo essere sempre così sgarbato derivava da una ferita molto profonda. Sicuramente Magnus era a conoscenza di questa storia e gli stava vicino mentre lui era stato solo in grado di giudicarlo senza conoscerlo.

- Mi dispiace ma...tuo fratello non avrebbe voluto che tu uccidessi della gente. Farlo non ti aiuterà ad alleviare il dolore -

Adrian gli accarezzò la testa scompigliandogli i capelli e per la prima volta gli fece un lieve sorriso.

- Si...siete proprio gli stessi- si alzò – Andiamo, ragazzino, è ora di tornare a casa -

 

 

 

 

Ormai Adrian e Alec erano andati via da un bel pezzo. Magnus era fuori, sulla verandina della sua suite. Aveva le mani appoggiate alla ringhiera e osservava il cielo, domandandosi se Alec fosse già partito. Mandarlo via era stato più duro del previsto. Si sentiva come se avesse dato via una parte di sé, come un braccio, una gamba...o il cuore. Riusciva lo stesso a funzionare abbastanza bene, ma non in maniera efficiente come quando lui gli era accanto. La facilità con cui quel ragazzo aveva fatto breccia nel suo cuore era allarmante. Non sapeva ancora se stava facendo la scelta giusta a lasciarsi coinvolgere da quella storia, i suoi amici erano stati chiari dal persuaderlo a non aprire così presto il suo cuore ma tutto era avvenuto così velocemente che ancor prima che riuscisse a rendersene conto Alec era già diventato indispensabile per lui.

Rientrò dirigendosi verso l'angolo bar, per bere qualcosa. Fu in quel momento che vide un sacchetto rosso che fino a quel momento non aveva notato. Si avvicinò per prenderlo. Doveva averlo dimenticato Alec, probabilmente era un regalo per il fratello. Se lo rigirò tra le mani e prima che cadesse a terra afferrò una semplice busta bianca. Diceva “per Magnus”. Il suo cuore cominciò a battere più forte mentre con mani tremanti apriva la busta.

 

Caro Magnus, siamo appena tornati dal nostro pomeriggio di shopping e tu sei in bagno a fare una doccia, ti sento cantare “Relax, take it easy” di Mika...e penso a quanto sarebbe bello poterti sentire cantare sotto la doccia tutti i giorni. Dovrei chiamare mia sorella Izzy, ma prima voglio scriverti questa lettera per dirti quello che provo per te. Sono sempre stato pessimo con le parole, quando mi emoziono comincio a balbettare e dimentico quello che devo dire. Per questo motivo credo sia più semplice raccogliere le idee e metterle per iscritto. Devo confessarti che ho paura. Ho paura di quello che provo per te. Ti sembra sciocco? Fino a poco tempo fa non avevo idea di cosa volesse dire avere una persona dentro il cuore. Mi sentivo così sbagliato per quello che ero che credevo di non meritare la felicità. Poi ti ho conosciuto e...non so cosa mi hai fatto, forse scoprirò che in realtà sei uno stregone e che mi hai rifilato qualche strano intruglio per farmi innamorare di te...ah, cavolo, sono arrivato a dirti quello che sento prima del previsto. Ormai l'ho scritto. Io mi sono innamorato di te.

Ci sono così tante cose che vorrei scriverti, ma vanno così veloci dentro la mia testa che è difficile decidere a quale dare precedenza. Tu per me hai fatto così tanto che non so se potrebbe bastarmi una vita per sdebitarmi. Mi hai riportato Max e forse non ti ho mai ringraziato come si deve.

Ma quello che più è straordinario di te è che sei riuscito a farmi sentire importante...a me, capisci? Un ragazzo normale senza niente di interessante o di bello. Dici sempre che sono il tuo angelo ma in realtà sei tu la persona speciale che mi ha insegnato ad amare. Non voglio spaventarti con questa lettera, ti prego di non aver paura di dirmi che tutto quello che provo per te non è ricambiato, già il solo avermi fatto conoscere un amore così intenso è stata una fortuna, non potevo chiedere di meglio. Dopo averla letta non trattarmi in modo diverso da come hai sempre fatto.

Non allontanarmi. Non devi dirmi nulla.

Tuo, Alec

 

p.s. Non avevo idea di cosa regalarti, poi quando l'ho visto non ho resistito, i suoi occhi sornioni mi hanno ricordato i tuoi e la commessa mi ha detto che ( se ho capito bene) dovrebbe portarti fortuna. Ho pensato che tornato a Londra avresti potuto metterlo a casa...per ricordarti di questo viaggio insieme.

 

Magnus si accasciò a terra, aveva gli occhi lucidi e sentiva il suo cuore a pezzi. Aprì la confezione che chiudeva il regalo e scoprì che conteneva un grazioso Maneki- neko, un gatto in porcellana dagli occhi verdi con la zampina destra alzata. Sorrise e pianse allo stesso tempo. Avrebbe dato via tutti i suoi beni per avere ancora qualche minuto con Alec. Per poterlo baciare di nuovo, accarezzare, stringerlo a se e sentire le sue mani sul suo corpo. Si riscosse da quei pensieri quando sentì bussare alla porta. Si alzò riponendo con cura il regalo sul tavolo all'ingresso e prima di aprire si asciugò le lacrime.

- È partito?- chiese Magnus.

- Si – gli rispose Adrian spostando l'amico e entrando.

- Bene – sospirò Magnus

Adrian andò a versarsi un bicchiere di Whisky e quando arrivò Magnus gliene passò un bicchiere anche a lui. Poi si sedettero entrambi sul divano.

- Magnus se quell'uomo arriva da Valentine la mia copertura è saltata -

- Parli dell'uomo che è riuscito a fuggire? Pensi ti abbia riconosciuto? -

- Può darsi...non ne sono sicuro, era buio...ma se fosse così...-

- Dovresti andartene pure tu – concluse Magnus per lui

-So troppe cose...-

- Ma non abbastanza da incastrali – disse Magnus mortificato guardando l'amico.

- È da anni che gli sto dietro, finalmente cominciavano a fidarsi di me, cazzo!- sibilò Adrian a denti stretti

- Mi dispiace, se non fossi intervenuto..-

- Pensi che avrei lasciato che ti accadesse qualcosa?-

- Forse avresti dovuto – sospirò Magnus – hai buttato all'aria il lavoro di una vita -

- Per te lo rifarei...- rispose serio Adrian guardandolo negli occhi – Per te morirei, Magnus...lo sai – abbassò gli occhi.

Magnus si avvicinò a lui e piano gli sfiorò una guancia con la mano.

- Oh Adrian, mi dispiace così tanto -

- Per...per cosa? -chiese l'amico che ora, con Magnus così vicino, si sentiva a disagio.

- Non posso ricambiare i tuoi sentimenti – gli spiegò Magnus.

- Quali sentimenti?! Ti sei fottuto il cervello?...ti sbagli...- si alzò spostandogli la mano – Hai frainteso...e non guardarmi con quell'espressione compassionevole!-

Adrian si passò una mano fra i capelli, aveva il viso arrossato.

- Adrian...-

- Vado a lavarmi. Sono sporco di sangue -

Lasciò Magnus da solo e lui andò verso il bagno.

- Mi dispiace...- sussurrò Magnus

 

 

 

 

Scusate il ritardo ma sono impegnatissima con l'università, con la laurea imminente ho troppe cose da fare. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento anche se non è un capitolo Malec. Ditemi cosa ne pensate :) . al prossimo aggiornamento :*

 

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Capitolo 21
*** Cap. 18 ***


Tutto questo non ha senso…PenSò Magnus.
Non riusciva a stare seduto senza far niente, così, mentre aspettava che Adrian uscisse dal bagno, si mise a fare avanti e indietro nel soggiorno della suite. Tutta questo aveva qualcosa che non andava. Non aveva senso rapire un bambino. Magnus non faceva altro che ripetersi mentalmente tutte le informazioni che aveva per cercare di capire dove stesse sbagliando. Per prima cosa il rapimento del piccolo Max da parte di due criminali da 4 soldi, l’incontro tra il vice-presidente delle industrie Toyobo e il sovrintendente di Scotland Yard con conseguente archiviazione del caso, ora anche le informazioni che gli aveva dato Adrian. Il presidente della Toyobo, Valentine Morgenstern, a capo della Yakuza Giapponese, interessato ad aprire una fabbrica a Londra da usare come copertura per il traffico d’armi e lo spaccio di droga.
Aveva tante informazioni ma non riusciva a trovare il filo conduttore. Un’altra cosa di cui proprio non riusciva a capacitarsi era come avevano fatto a scoprire che Magnus Bane si era interessato al caso. Era stato chiaro con Robert che il suo nome non sarebbe dovuto essere associato al ritrovamento del bambino. Adesso che la Yakuza sapeva che i loro affari potevano essere in pericolo non lo avrebbero lasciato stare.
-
Adrian uscì dal bagno, avvolto da un accappatoio, e si piazzò di fronte a Magnus.
    - Mmm – fece Magnus sovrappensiero.
    - Verrai con me!- disse tutto d’un fiato l’amico.
    - Cosa?-
    - Andiamo in Germania. Se restiamo qui saremo in pericolo entrambi!-
Magnus gli sorrise, gli diede una pacca su una spalla e uscì sul balcone. Adrian lo seguì con sguardo ostinato. Avrebbe fatto di tutto per proteggere Magnus, come lui aveva fatto di tutto per proteggere Alec.
    - Non posso scappare per sempre Adrian – gli rispose Magnus sentendolo dietro di sé.
    - Ti verranno a cercare –
    - É vero…- disse Magnus calmo guardando il cielo
    - Ok…- Adrian battè una volta le mani – Deciso: vado e uccido Valentine! Morto lui nessuno si preoccuperà più di te, si scanneranno per prendere il suo posto.-
Magnus ridacchiò – Vorresti uccidere Valentine?-
    - Se questo ti salverà allora lo farò!-
    - Non sono questi gli ordini che ti hanno dato…piuttosto non dovresti fare rapporto su quello che è successo questa sera?-
    - Al diavolo gli ordini! Adesso dobbiamo pensare a te!-
Magnus si voltò serio verso il suo amico. Nel corso della sua vita era stato fortunato, sotto quel punto di vista, aveva conosciuto davvero delle brave persone, ottimi amici. Non avrebbe davvero potuto chiedere di meglio. Ora che era arrivato al capolinea gli piaceva ricordare i momenti passati con lui. Momenti che forse non sarebbero più tornati.
    - Magnus…perché non parli?-
Era questo quello di cui si pentiva di più. Non aver salutato i suoi amici. Pensare che forse non li avrebbe più rivisti gli fece salire un groppo in gola. Quelle sere passate a bere qualcosa tutti insieme gli sembravano solo vecchi ricordi.
    - Magnus…- Adrian gli si avvicinò
Se Alec poteva essere al sicuro nulla aveva importanza. La sua vita non aveva importanza. Sapeva a cosa andava incontro, eppure, stranamente non aveva paura. Non aveva paura della morte, ma di quello che si sarebbe perso…con lui. Non lo aveva vissuto abbastanza,  conosceva troppe poche cose su quello splendido ragazzo. Avrebbe voluto fargli visitare il mondo, vedere su di lui lo sguardo incantato di quando impara cose nuove, avrebbe voluto fare colazione ogni mattina perdendosi nei suoi occhi, sentire la sua risata, farlo arrossire…viverlo.
    - Adrian…sto bene- gli disse Magnus superandolo e andando a sedersi sul divano.
Dopo un attimo di smarrimento Adrian lo seguì.
    - Allora…risolveremo questa faccenda insieme?- chiese l’amico un po' titubante.
    - Certo – gli sorrise Magnus.
    - Bene!! Ottimo! Allora domani mattina decideremo il da farsi –
    - Puoi restare qui questa notte, si è fatto tardi- gli rispose Magnus alzandosi.
    - Va bene, dammi un cuscino che mi sistemo sul divano.-
    - Non essere sciocco, il letto è grande…vieni- gli rispose indicando la stanza da letto con un cenno del capo.
I due si misero a letto senza dire una parola. Magnus non avrebbe voluto mentire ad Adrian ma non aveva altra scelta, l’amico non l’avrebbe mai lasciato ad affrontare da solo questa faccenda. L’indomani mattina Magnus sarebbe andato da solo ad affrontare Valentine.
 
 
 
Era strano essere a casa, disteso sul suo letto, nella sua stanza. Si guardava attorno e nonostante fosse mancato solo per un paio di giorni gli sembrava che fosse passata un’eternità. Una volta quello era il posto in cui si sentiva più al sicuro, il suo piccolo rifugio in cui si chiudeva quando voleva pensare o stare da solo…adesso si guardava attorno e si sentiva in gabbia. Si tormentava ad aver lasciato Magnus. Da quando aveva messo piede sull’aereo sentiva un vuoto nel cuore. Era una sensazione stranissima che non avrebbe saputo spiegare, ma lui  sentiva che il suo posto era al fianco dell’investigatore. Appena pensò a lui il suo cuore cominciò a battere forte. Gli aveva detto che presto sarebbe tornato a Londra, da lui, ma quanto vi era di sincero in quelle parole? Magnus non aveva voluto dirgli niente delle indagini che stava svolgendo, non aveva idea di chi erano gli uomini che li avevano aggrediti e ancor peggio non riusciva a capacitarsi dell’interesse che dei criminali potevano avere in un bambino.
Tutto questo non ha senso…
Alec si coprì il volto con il cuscino. Prima che partisse Adrian lo aveva preso da parte e gli aveva raccomandato di non parlare a nessuno di quello che era successo a Tokyo. Questo voleva dire che non poteva parlarne neanche con Izzy e Jace. Pensare di tenergli segreta una cosa del genere lo uccideva.
La porta della sua stanza si aprì forte e prima che riuscisse a togliersi il cuscino dal volto venne sommerso da un corpo pesante e un abbraccio stritolante.
    - Oh Alec, che bello rivederti!! Ma perché sei tornato? Cos’è successo? Quando ho letto il messaggio in cui mi dicevi di essere a casa mi è venuto un colpo! Stai bene? Mi sei mancato così tanto!-
    - Izzy…sto soffoca..ndo- rispose Alec che cercava di riemergere dal cuscino che ora era premuto sulla sua faccia. Sua sorella glielo afferrò e lo buttò a terra.
    - Perché sei a casa?- gli chiese Isabelle, spostandosi sul letto e mettendosi seduta a gambe incrociate
    - Bhè…ecco- tentò di spiegare Alec.
Jace arrivò in quel momento, dirigendosi minaccioso verso Alec.
    - Cosa ti ha fatto?! Dimmelo Alec!- gli intimò Jace
    - Cosa mi ha fatto chi?!-
    - Magnus!! Io lo ammazzo!-
    - Non mi ha fatto niente!!-
    - No?- Jace sembrava sorpreso – E allora…perché sei tornato? Credevo ti stessi divertendo –
    - Io…volevo solo tornare – gli rispose Alec diventando rosso, mentire non era proprio il suo forte – E poi Magnus aveva degli affari da portare a termire…tra qualche giorno dovrebbe tornare pure lui –
Isabelle e Jace lo guardarono con le soppracciglia inarcate. Il fratello poi prese la sedia e la avvicinò al letto per sedersi vicino ad Alec, che rimase nel letto con Izzy.
     - Alec…se è successo qualcosa…qualcosa  che ti ha turbato…- disse Jace, cercando a modo suo di essere delicato – puoi parlarne con noi…-
Possibile che Jace sapesse dell’aggressione? Si domandò Alec.
    - No…non…perché mi chiedi queste cose?- chiese Alec agitandosi.
    - Alec  – intervenne Izzy – sappiamo che Magnus è un uomo, con più esperienza di te…-
    - Anche Max ha più esperienza di lui – sogghignò Jace
    - Jace!!!- lo rimproverò Izzy che poi si voltò di nuovo verso Alec che guardava i due come se fossero pazzi – Dicevo…Magnus ha una certa fame – all’occhiata di Alec la sorella aggiunse in fretta – Oh è davvero una brava persona, questo non lo metto in dubbio…ma forse…io e Jace pensavamo…non ti ha costretto a fare qualcosa, vero?-
     - Cosa doveva costringermi a fare?!-
     - Sesso Alec, parliamo di sesso!- gli spiegò Jace.
     - Io…- Alec era sconvolto – Io SO di cosa parlavate! E non credo siano cose che vi riguardano!-
     - Ci sembrava solo strano che fossi tornato così presto senza neppure avvertire – tentò di spiegare Izzy – Sembra quasi che tu sia scappato via da qualcosa –
     - Già – intervenne Jace – Io me ne intendo di sesso – si vantò lui – Ma non so quasi nulla del sesso tra due uomini…ma immagino sia doloroso, perciò se ti ha fatto del male…-
     - OH MIO DIO! Non voglio iniziare questa conversazione con voi! Non voglio iniziarla con nessuno!- rispose Alec ormai in preda al panico.
Jace e Izzy insieme erano sicuramente più minacciosi dei due uomini che lo avevano aggredito.
    - Va bene va bene – si arrese Jace alzando le mani – Ma per qualsiasi cosa io ci sono!-
    - Grazie! Ma non ce ne sarà bisogno!-
I tre rimasero così in silenzio per un po'. Poi Isabelle si colpì la fronte con il palmo della mano e esclamò:
    - Piuttosto, mi stavo quasi dimenticando…- guardò Alec con gli occhi che gli brillavano – Perché non ci ha detto che sei stato ammesso ad Harvard!?-
    - Cosa?-
    - Si la lettera…Max l’ha trovata dentro il cassetto della scrivania – gli spiegò Isabelle.
    - Oh quella…-
La lettera che gli annunciava che era stato ammesso ad Harvard gli era arrivata già da un bel pezzo. A quei tempi non pensava altro che a suo fratello Max e l’idea di andare al college non lo entusiasmava. Poter entrare ad Harvard era sempre stato uno dei suoi più grandi sogni, nei pomeriggi passati a studiare insieme a Jonathan i due fantasticavano di come sarebbe stato bello se entrambi avessero avuto la possibilità di frequentare un college così rinomato. Alec non aveva dubbi che Jonathan avrebbe potuto ottenere tutto ciò che voleva dalla vita ma lui non era mai stato convinto delle proprie capacità. Adesso che aveva ottenuto ciò che per anni aveva desiderato, stranamente, pensava che non fosse più così importante. Adesso che tutto era cambiato, pensare di dover andare via e stare lontano da Magnus non era tra le sue priorità.
    - Io…mi sono dimenticato di dirvelo. Perché Max curiosava in camera mia? Di solito non entra se non gli do il permesso.- chiese Alec
    - Ecco vedi…- Iniziò Izzy - …a proposito di Max…-
    - Sta bene?!- scattò Alec.
    - Si si, sta bene…però…non vuole più dormire nella sua stanza – spiegò Izzy
    - Gli ho proposto di dormire insieme – aggiunse Jace – Ma non ha voluto…- continuò con un sorrisetto sulle labbra – Dice di essere grande per dormire insieme a me –
    - Però stare qui – Izzy indicò il letto di Alec – lo fa sentire al sicuro –
    - Quindi adesso si è stabilito nella tua stanza – concluse Jace.
    - Non importa – Alec sorrise – può prendere la mia stanza…io andrò a dormire nella sua-
Era impensabile credere che quello che aveva passato non avesse delle conseguenze. Max era un bambino meraviglioso, intelligente e molto più maturo rispetto alla sua età ma per quanto cercasse di far finta di essere grande e di non aver paura restava pur sempre un bambino di 8 anni che era stato rapito e chiuso in una stanza per più di un mese.
Izzy scoppiò a ridere così senza motivo, Alec e Jace si voltarono per guardarla mentre lei cercava di asciugarsi le lacrime in modo tale che non le si sbavasse il mascara.
    - Che succede?- chiese Alec che contagiato dalla sorella stava ridendo anche lui.
    - Stavo pensando…- Izzy cercava di farsi spiegare tra una risata e l’altra – Che Max…quando Jace gli ha proposto di dormire insieme e venuta da me e mi ha detto…- prese fiato – Che non dormirebbe mai con Jace, perché non ha la minima intenzione di svegliarsi insieme a lui e ad una donna con le poppe grosse –
    - Ma che cosa?!- Jace era rosso in viso – Non è vero te lo stai inventando!!-
    - Giuro che è vero!-
    - Non farei mai una cosa del genere!-
    - Se non ricordo male l’hai già fatto – gli disse Alec
    - Si quando ti sei portato a casa...come si chiamava…Chanel?-
    - Chantal!- la corresse Jace
    - Si insomma “quella”…hai cercato di nasconderla dentro la stanza di Max quando hai sentito che stava arrivando mamma –
    - Era la stanza più vicina, e poi Max dormiva!-
    - No che non dormiva…e l’ha vista!-
    - Ho sconvolto Max – disse Jace strabuzzando gli occhi .
  Isabelle ricominciò a ridere e Jace, infastidito, raccolse il cuscino che era a terra e la colpì in piena faccia. Poi tutte avvenne in un attimo, Alec si ritrovò coinvolto in una battaglia di cuscini.
 
 
 
In quelle poche ore che erano rimasta Magnus non chiuse occhio, non faceva altro che pensare che solo fino alla sera prima divideva quel letto con Alec e adesso invece avrebbe potuto non rivederlo più. Si voltò. Adrian dormiva profondamente. Il letto era parecchio grande ma lui sembrava occuparlo tutto nel suo metro e 94 e l’ammasso di muscoli. Magnus gli si avvicinò e gli sussurro:- Mi dispiace Adrian ma non posso permetterti di morire per me- poi si alzò piano senza farsi sentire e andò a cambiarsi i vestiti. Se doveva essere la sua fine voleva essere ben vestito. Quando fu soddisfatto del suo look lasciò la stanza. Aveva deciso di portarsi dietro la sua pistola, non perché credeva che gli sarebbe servita, ma perché più che un’arma era per lui un portafortuna. Lo aveva sempre tirato fuori dai guai, chissà che anche adesso potesse avvenire il miracolo.
Uscì dall’hotel consapevole di essere osservato. Quando arrivò quasi alla strada un uomo in completo nero lo fermò.
    - あなたは氏マグナス命とりがありますか?( è lei il signor Magnus Bane?)-
Magnus si fermò mettendosi le mani in tasca.
    - すべての私の素晴らしさで ( In tutta la mia magnificenza )-
  - あなたが私に従ってください氏モルゲンシュテルンが待っています (Il signor Morgenstern la sta aspettando, la prego di seguirmi )- gli rispose l’uomo, impassibile, indicandogli una limousine.
   

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Capitolo 22
*** Cap. 19 ***


 - あなたが私に従ってください氏モルゲンシュテルンが待っています (Il signor Morgenstern la sta aspettando, la prego di seguirmi )- gli rispose l’uomo impassibile indicandogli una limousine.
Magnus guardò alla sua destra e in effetti, parcheggiata poco distante, vi era un’ elegante limousine nera.
    - このような快適な通行を受け入れないようにする方法
(Come non accettare un passaggio così comodo?) - gli rispose Magnus.
I due si avvicinarono alla vettura, l’uomo in completo gli aprì cordiale lo sportello e lo invitò ad entrare. Magnus non si stupì nel trovare all’interno della limousine altri due uomini, nello stesso identico completo nero, che lo osservavano con sguardo truce.
    - おはよう、紳士、見つけることができませんリムジンに乗っための素敵な一日?(Buongiorno, signori, giornata meravigliosa per fare un giro in limousine non trovate?)- chiese Magnus, mettendosi comodo.
Gli uomini lo guardarono ma non risposero. Il viaggio fu silenzioso e non particolarmente lungo. Gli uffici delle industrie Toyobo si trovavano al centro di Tokyo, e l’hotel era in un’ ottima posizione per raggiungere rapidamente i posti più turistici della città, per cui dopo circa 15 minuti la limousine si fermò. Magnus aspettò che lo sportello gli venisse aperto e quindi scese con grazia sistemandosi i capelli con una mano. Si guardò intorno, a causa dei vetri oscurati non aveva notato che la limousine si era introdotta in un parcheggio sotterraneo. Dietro di sé sentì che anche i due uomini , con cui aveva condiviso il viaggio, scendevano e si piazzavano ognuno ad un suo lato, per averlo sotto tiro.
    - あなたが同行する私に従うかどう氏ベイン氏モルゲンシュテルンの事務所は、42階にあります ( Signor Bane, l’ufficio del signor Morgenstern si trova al 42esimo piano, se vuole seguirmi la accompagno )- gli disse l’autista.
    - 私は選択肢がないとは思わないし、道路に直面しています ( non credo di avere altra scelta, quindi faccia strada)- rispose Magnus.
Seguì l’uomo, con gli altri due perennemente alle calcagna, fino ad un ascensore. Appena si fermarono proprio davanti, l’uomo passò una tessera magnetica e gli sportelli dell’ascensore si aprirono. Magnus pensò che quello, decisamente, non era l’ingresso per i visitatori.
Conosceva Valentine solo di fama, come tutti in Giappone. Sapeva che era un uomo astuto, che non scendeva a compromessi per avere ciò che desiderava. Si era creato un impero in Oriente, partendo dal nulla. Se non fosse che i suoi soldi erano più sporchi della spazzatura in una discarica, probabilmente sarebbe potuto essere considerato un grande uomo.
Peccato che i tuoi soldi sono bagnati di sangue…pensò Magnus.
Arrivarono rapidamente al 42esimo piano. Quando mise piede fuori dall’ascensore rimase colpito dalla luce che emanavano le pareti del piano. Tutto era stato verniciato in oro. Lo stile era molto rococò, decisamente pacchiano per i gusti di Magnus, che storse il naso disapprovando.
Percorsero un breve corridoio e si fermarono di fronte ad una porta.
    -で来ることができる、氏モルゲンシュテルンが待っています (Può entrare, il signor Morgenstern è già stato avvisato del suo arrivo) – gli disse l’uomo, poi aggiunse, prima che Magnus potesse abbassare la mano sulla maniglia - ああ、私は彼が私に彼の銃をお届けしたいと思い、あなたが武器で氏モルゲンシュテルンのオフィスに入ることを許可されていません (Ah gradirei che mi consegnasse la sua pistola, non è permesso entrare nell'ufficio del signor Morgenstern con delle armi) –
Era ovvio, Magnus non si sarebbe aspettato niente di diverso. Si sfilò la pistola dalla giacca e gliela consegnò. Si fermarono a fissarlo finchè non si decise ad entrare.
Lo studio rispecchiava esattamente i gusti dell’esterno. Elegante fino alla nausea. Seduto alla scrivania, con dei documenti in mano, vi era Valentine. Un uomo raffinato dagli occhi furbi e un sorrisetto malvagio. Quando vide Magnus si alzò in piedi allargando le braccia.
    - Signor Bane, è un piacere averla qua. So che è di origini inglesi perciò mi permetta di usare la sua lingua natale. Ma la prego non stia lì in piedi, venga a sedersi. –
    - Devo ammettere che sarebbe stato davvero inglorioso morire in un sotterraneo sporco e lugubre, ma sinceramente lo avrei preferito a questo… – Magnus indicò l’arredamento - …sfarzo.-
    - Credevo che a lei lo sfarzo piacesse molto, devo essere stato informato male – gli rispose Valentine imitando il movimento di Magnus che prendeva posto nella poltrona di fronte a lui.
    - Lo sfarzo si, ma questo posto non ha classe. Potrei consigliarle un ottimo arredatore di interni –
    - Davvero divertente – rispose Valentine con una risatina falsa – le piace scherzare signor Bane. Piuttosto io odio le formalità, può chiamarmi Valentine. –
    - Bene, allora Signor Morgenstern…- disse Magnus ignorando platealmente la richiesta di Valentine e appoggiando i gomiti sui braccioli della poltrona e unendo le dita delle mani – Come pensa di farmi fuori?-
Valentine lo guardò dritto negli occhi, sorridendo – Ma per chi mi hai preso, signor Bane? Per un criminale?-
    - È decisamente controproducente far finta di non esserlo. Ci farà solo perdere tempo. So dei suoi affari a Londra, dello spaccio di droga e di armi. –
In quel momento Valentine scoppiò a ridere. Magnus aggrottò le sopracciglia, non riuscendo a capire cosa ci trovasse di così divertente.
    - Lei SA esattamente ciò che io voglio che sappia- gli spiegò Valentine.
    - E che beneficio può darle che io conosca questi traffici illeciti?-
    - Traffici illeciti?- Valentine sorrise – Non c’è nessun traffico illecito signor Bane-
    - E la fabbrica a Londra? L’incontro tra il vice presidente della sua azienda  e il sovrintendente di Scotland Yard? Il rapimento di un bambino? Questo mi vuole dire che sia “niente”?-
    - Il suo amico dei servizi segreti perciò le ha raccontato un po' di cose, peccato che le informazioni che ha in suo possesso siano false. Non ho mai pensato di aprire una fabbrica a Londra. Ho già stipulato degli ottimi accordi con la Russia. E la storia del bambino …diciamo che è stato solo un piccolo inconveniente-
    - Ma allora…- Magnus si sedette più rigido.
    - Vede signor Bane, lei è un ottimo investigatore, ma ancora giovane e per certi versi inesperto. Seguo le sue imprese da anni e devo ammettere che, soprattutto alcune, le ha risolte con molto ingegno. Mi spiace dirle che questa volta è stato un mero burattino nelle mie mani, senza tralasciare il suo amico tedesco e il giovane che si è portato da Londra-
    - Alexander!- Magnus strinse i pugni – Lui non c’entra nulla in questa storia!-
    - Qui si sbaglia ancora una volta. Lui è “essenziale” in questa storia-
    - È un bene che sia lontano dalle sue grinfie allora. L’ho rispedito a Londra- rispose Magnus soddisfatto.
    - Che è proprio dove dovrebbe essere.- gli rispose Valentine, poi continuò -  “Quando il nemico cerca il vantaggio, getta l’esca per ingannarlo. Quando è in confusione, attaccalo. Quando il nemico è potente, stai in guardia. Quando è forte, evitalo. Quando è infuriato, provocalo. Attaccalo quando è impreparato. Fai la tua mossa quando meno se lo aspetta.”-
Magnus si alzò talmente in fretta dalla poltrona che la rovesciò a terra con un gran fracasso.
    - Non ti permetterò di fargli del male! Dovrai uccidermi adesso perché se non lo farai ti strozzerò con le mie stesse mani!-
    - Signor Bane, la prego si sieda, questo atteggiamento non la porterà da nessuna parte, se volessi ucciderla l’avrei già fatto.-
Magnus riprese il suo solito contegno, sistemò la poltrona al suo posto e si sedette.
    - Se non vuole uccidermi che cosa vuole da me? Farò tutto ma lasci in pace il ragazzo-
Valentine sorrise ancora soddisfatto – Il ragazzo non è negoziabile temo-
   - Che interessi ha la Yakuza verso un ragazzo di 19 anni? Lui non sa niente di tutto questo!-
   - Qualcuno a cui tengo particolarmente lo vuole- Valentine alzò le spalle – Che posso farci? Sono un uomo generoso-
   - Allora, considerando che non farò niente per lei…può anche uccidermi-
   - Perché deve essere così melodrammatico, signor Bane? Non trovo piacere ad uccidere la gente, nonostante ciò che pensa, a volte è stato necessario lo ammetto, ma comprenderà che devo salvaguardare i miei affari. Adesso però ho trovato un modo più ingegnoso per sbarazzarmi delle persone come lei –
    - E sarebbe?-
Magnus temeva la risposta che avrebbe sentito, ma ormai voleva vederci chiaro in quella faccenda.
    - È un piccolo composto di mia invenzione, il Dop.03 . Vede mi diletto nella creazione di droghe sintetiche. Qualche tempo fa ho scoperto una reazione interessante, somministrandone una piccola dose il Dop.03 ha le medesime funzioni di alcuni noti allucinogeni, niente di particolare quindi, però aumentando esponenzialmente le dosi la sostanza distrugge i neuroni coinvolti nella memoria. Quindi perché sporcarsi le mani nell’uccidere i miei nemici quando posso fargli dimenticare anche come si chiamano?-
    - Questo è quello che vuole fare? Cancellarmi la memoria?- chiese Magnus disgustato dall’uomo che si trovava davanti.
    - Ci pensi, signor Bane, grazie a me rinascerà. Non sarà più un investigatore ma lavorerà per me, metterà le sue strabilianti risorse al mio servizio-
    - Non lo farò mai!-
    - Non credo abbia scelta. Le sto offrendo molto più di quello che dovrei- gli rispose spazientito Valentine.
La porta dell’ufficio si aprì e gli uomini di Valentine entrarono minacciosi. Magnus si alzò per fronteggiarli ma loro furono più veloci, lo afferrarono e gli premettero sulla bocca un pezzo di stoffa bagnato. Ben presto sentì le forze venirgli meno e la testa farsi pesante.
Cloroformio…pensò Magnus prima di sprofondare in un sonno pesante.
 
 
 
Era passato solo un giorno da quando Alec erano tornato a Londra e già gli sembrava che tutto quello che aveva vissuto con Magnus fosse solo un sogno. Come si era immaginato l’investigatore non l’aveva chiamato, neppure per sapere se il viaggio fosse andato bene, questo contribuiva a rendere ancora meno reale quei giorni trascorsi a Tokyo. Quel pomeriggio Alec, stanco di stare a casa a rimuginare su queste cose, andò a correre al St James’s Park, abitudine che negli ultimi tempi aveva perso.
Si fermò con il sudore che gli imperlava la fronte e il torace che si alzava e abbassava per il fiatone. Era decisamente fuori forma. Quando si spostò i capelli dal volto vide in una panchina lì vicino due persone familiari. Strizzò gli occhi, per proteggerli dal sole e riconobbe Jace e Clary, seduti molto vicini che si baciavano. Non si sorprese, aveva già capito che i due si frequentavano, e non volendo disturbare i due piccioncini si girò per andarsene.
    - Alec! Ehi Alec –
Alec si voltò. Clary si stava sbracciando per salutarlo.
    - Alec dai, vieni!- lo chiamò Jace.
Mentre si avvicinava, osservò suo fratello illuminato dai raggi del sole. Era da un po' che non si fermava a guardarlo. Era sempre stato bellissimo ma adesso il suo solito sorriso spavaldo era diverso, guardava Clary e il suo sorriso era pieno d’amore. Si sentì un po' invidioso pensando a come loro due potessero uscire come una normale coppia, senza nessun timore, mentre lui rischiava di farsi ammazzare e forse non avrebbe più rivisto Magnus.
   - Ragazzi -li salutò Alec – Non voglio disturbarvi. Sono venuto solo per allenarmi un po' –
   - Ma cosa dici? non ci disturbi per niente. – gli rispose Jace alzandosi – Vado a prendere qualcosa da bere, volete qualcosa?-
   - Solo dell’acqua – gli chiese Clary.
   - Per me niente – aggiunge Alec.
   - Ok vado.- disse, poi rivolgendosi ad Alec – Ti affido Clary, controlla che nessuno gli metta gli occhi addosso –
   - Ehm…Ok –
Jace gli diede una pacca sulla spalla e andò verso il bar interno al parco.
   - Da quando stiamo insieme Jace è un po'…geloso – gli spiegò Clary arrossendo.
   - Immagino voglia dire che ci tiene a te. In passato non ha mai provato reale interesse per nessuna. Certo ci usciva e tutto…ma quando la storia finiva non gli importava.- gli rispose Alec sedendosi vicino all’amica.
   - E tu invece?- gli sorrise Clary dandogli una spintarella con una spalla.
   - Io, cosa?-
   - Andiamo…tu e Magnus Bane! State insieme?-
   - Oh…ecco…non so se stiamo insieme…insieme!- cercò di spiegargli Alec.
   - Non ne avete parlato?-
   - Non c’è stato il tempo…è accaduto tutto così in fretta-
Magnus e lui potevano essere considerati una coppia? In effetti non ci aveva mai pensato. Come avrebbe presentato l’uomo ai suoi amici? Pensare a lui come il suo fidanzato lo emozionava, ma Alec era talmente nuovo a questo genere di cose che non aveva idea di come l’altro vedesse il loro rapporto.
    - Quando tornerà a Londra avrete tutto il tempo di chiarirvi. Basta che tu gli dica quello che provi per lui. –
    - Bhe, questo l’ho già fatto…gli ho scritto una lettera in cui …- Alec arrossì – gli spiegavo quanto è importante per me –
    - E lui cosa ti ha risposto?-
    - Niente – vedendo l’espressione confusa di Clary continuò – Sono andato via prima che potesse leggerla.–
Alec si rabbuiò.
    - Ehi...- Clary gli mise una mano sul braccio e gli sorrise – Sono sicura che lui prova le stesse cose…e tornerà da te-
Alec la guardò negli occhi, nei suoi sinceri occhi verdi così diversi dalla tonalità profonda di Magnus. Gli mancava così tanto che si sentiva morire. Se non fosse tornato tra qualche giorno sarebbe andato a riprenderselo.
 
 
 
 
 
Allora ragazzuoli, ho aggiornato abbastanza velocemente perché sono a casa con la schiena bloccata, nonostante la mia giovane età mi sento un rottame -.- , quindi ho pensato “che faccio adesso tutto il giorno?” uscire non se ne parla che cammino come un robot quindi tanto vale scrivere la fanfiction XD. Diciamo che la storia sta per giungere alla sua fine, mancheranno ancora dei capitoli (non so precisamente quanti) quindi mi piacerebbe sapere cosa ne pensate, avete delle aspettative? Vi è piaciuto l’incontro con Valentine? Fatemi sapere 😊

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Capitolo 23
*** Cap. 20 ***


Clary era ancora seduta sulla panchina del parco, a guardare due bambini che giocavano con un cagnolino, quando arrivò Jace con in mano due bottigliette d’acqua. Ne passò una a Clary e si sedette.
    - Alec?- domandò Jace non vedendo suo fratello.
    - È andato via qualche minuto fa – spiegò Clary.
    - Come ti è sembrato?-
    - Cosa intendi?-
    - Ha detto che va tutto bene, che con Magnus non ci sono problemi, eppure…credo che mi stia mentendo – rispose Jace sospirando.
    - Quindi credi che…abbia litigato con Magnus?-
    - Non lo so…lo vedo così teso, sempre pensieroso…-
    - Mi ha detto che ha confidato i suoi sentimenti a Magnus in una lettera ma non sa se sono ricambiati perché è andato via prima che lui potesse rispondergli. Forse è in ansia per questo…-
    - Clary io…non lo so, ma se quell’uomo si azzarda a farlo soffrire…- rispose Jace stringendo i pugni.
    - Ehi – lo rassicurò lei mettendogli una mano sulla spalla – Alec è grande, sa badare a sè stesso. Non puoi proteggerlo sempre, ci sono cose che deve risolvere da solo.-
    - È mio fratello, Clary!-
    - Certo e capisco che tu non voglia vederlo soffrire, ma se ci sono davvero dei problemi tra lui e Magnus devono risolverli tra di loro…-
    - Forse hai ragione tu, ma lo terrò comunque d’occhio!-
    - E se invece si trattasse di Jonathan?- chiese Clary
    - Jonathan?-
    - Alec mi ha detto che Jonathan lo sta evitando – rispose lei facendo spallucce – Per questo motivo è andato via. Vuole andare a parlargli. –
    - Jonathan che evita Alec? Scherzi? Lo adora…-
I due rimasero un po' in silenzio ad osservare i due bambini di prima, che adesso gridavano rincorsi dal cane, il quale evidentemente era stanco di farsi trattare come un giocattolo. Poi Jace si voltò verso Clary. I suoi capelli rossi erano mossi dal vento e sul viso aveva un’espressione serena, ridacchiava gustandosi la scena dei bambini.
    - Sto pensando una cosa- disse lui
Clary si voltò verso di lui e notò con imbarazzo che la guardava attentamente.
    - Che cosa?- domando lei.
Jace la afferrò per il polso e se la portò sulle gambe, cingendole la vita con un braccio.
    - Sei troppo distante – gli disse Jace
Clary arrossì ma sorrise compiaciuta – E così va meglio?- gli chiese.
    - Ancora non ci siamo – gli disse Jace prima di metterle una mano dietro il collo e baciarla. Il bacio fu dolce e lento, quando Jace staccò le sue labbra da quelle della ragazza la abbracciò forte. – Così va meglio –
Clary si allontanò per poterlo guardare.
    - E pensare che fino ad un mese fa ero invisibile per te-
    - L’importante è che adesso siamo insieme, io e te, e non ho intenzione di lasciarti andare – gli disse Jace.
Clary sorrise, gli mise le braccia attorno al collo e lo baciò forte.
 
 
 
Era stanco di questa indifferenza da parte del suo amico. Quella mattina, Alec, svegliatosi di buon’ora e avendo visto dalla finestra del piano di sopra Jonathan uscire di casa a capo chino non ci pensò due volte a scendere velocemente le scale, cosa che mandò a sbattere sua sorella sulla parete e quasi travolse il gatto. Fece il più in fretta possibile per poterlo raggiungere e parlarci ma quando arrivò in strada dell’amico non c’era neppure l’ombra.
I tanti tentativi falliti di poterlo stanare quando usciva o rientrava in casa portarono Alec a reputare che l’unica alternativa fosse andare a trovarlo al lavoro. Jonathan da un annetto infatti, lavorava part-time come Barman nello stesso locale in cui di tanto in tanto si esibiva la band di Simon. Lì non avrebbe potuto evitarlo o almeno lo sperava. Dopo tutto quello che aveva passato negli ultimi giorni Alec sentiva il bisogno di parlare con lui.
Entrò nel locale guardandosi intorno. Jonathan era al bancone e stava servendo un gruppo di ragazze che gli gettavano occhiatine di apprezzamento. Era talmente intento a lavorare che non notò Alec che prendeva si sedeva in un posto libero proprio di fronte a lui.
    - Potrei avere una birra?- chiese Alec
    - Arriva subito – rispose Jonathan senza alzare gli occhi.
Quando riempì il bicchiere e lo appoggiò sul bancone i suoi occhi si incrociarono con quelli di Alec e rimase di sasso.
    - Alec! Cosa ci fai qui?- chiese lui.
    - Bevo una birra – rispose lui alzando il bicchiere – e vorrei sapere perché il mio migliore amico mi evita e non risponde alle mie chiamate –
Jonathan parve imbarazzato.
    - Non ti sto evitando Alec, sei tu che te ne sei andato a Tokyo senza neppure salutare!-
    - Oh…vedi è successo tutto molto in fretta – tentò di spiegare Alec arrossendo.
    - Lascia stare, non importa!- gli rispose secco l’amico.
    - Sembrate proprio una vecchia coppia sposata da anni-
Entrambi si voltarono. Una ragazza giovane e bassina si avvicinò a Jonathan. Alec ricordava si chiamasse Beth, lavorava anche lei in quel locale e aveva gli stessi turni di Jonathan. Chissà perché.
    - Jonathan, ci sarebbe da prendere uno scatolone sul retro, potresti farlo tu? Per me è davvero troppo pesante – cinguettò la ragazza.
Alec alzò gli occhi al cielo.
    - Si ci penso io, tanto qui ho finito – rispose Jonathan lanciando una breve occhiata ad Alec.
    - Aspetta, Jonathan!- gridò Alec alzandosi ma l’amico andò via senza voltarsi.
Alec si sedette amareggiato con la ragazza che lo scrutava con interesse e un sorrisetto irritante sul volto.
    - Beth – la salutò Alec sperando di poter aspettare il ritorno dell’amico senza la sua compagnia.
    - Alec – fece lei continuando a sorridere.
    - Ti serve qualcosa?- sospirò il ragazzo
    - No, in realtà mi domandavo una cosa-  rispose lei sogghignando.
    - Non vedo l’ora di saperlo –
    - Vedi, mi domandavo, se fosse stato difficile per te, un ragazzo così timido e riservato, fare coming out –
    - C…cosa?- disse Alec, guardando adesso la ragazza con occhi spalancati.
    - Si insomma, io non avrei mai detto che tu fossi gay…tutta materia prima sprecata-
    - Io non sono…chi ti ha detto…perché dici una cosa del genere?-
Alec era visibilmente imbarazzato. In  quell’utimo mese era riuscito a fare notevoli passi avanti ammettendo con sé stesso di essere gay e soprattutto di fronte a sua mamma e i suoi amici, ma per farlo sapere già al resto del mondo non era ancora pronto.
     - Non dirmi che non l’hai letto – gli disse la ragazza con le sopracciglia sollevate.
     - Di che cosa stai parlando?!-
     - Dell’articolo che Camille ha scritto sul suo blog!- vedendo l’espressione smarrita di Alec la ragazza prese gongolante il suo cellulare – Immagino che i tuoi “amici”, se così possono essere definiti,  abbiano voluto tenertelo nascosto ma io credo sia più giusto che tu lo legga…non c’è bisogno che mi ringrazi, mi piace aiutare la gente, sono fatta così –
Dopo essersi vantata passò il suo cellulare ad Alec che lo prese con mani tremanti. Lui neppure sapeva che quella vipera di Camille avesse un blog, e anche se lo avesse saputo di certo non gli sarebbe importato, quella donna era capace solo inventarsi storie per calunniare la gente.
Alec trovò subito quello che gli interessava e iniziò a leggere in fretta scorrendo con il dito sullo schermo del cellulare.
 
DALLA RUBRICA “PETTEGOLEZZI TRA AMICHE”
LA VITA SEGRETA DI ALEXANDER LIGHTWOOD: DA TIMIDO VERGINELLO AD ABILE SEDUTTORE.
 
Ben ritrovati cari lettori con un altro articolo della rubrica “pettegolezzi tra amiche” che noto con piacere stia ricevendo molto consensi. Sapete che è una gran gioia per me girovagare in città alla ricerca di qualche succulento scoop da proporvi, ebbene proprio oggi mi sono imbattuta, casualmente, in qualcosa che sono sicura troverete davvero interessante. Sapete che ormai da tempo sostengo che Robert Lightwood, EX commissario di Scotland Yard (chi volesse saperne di più vi invito a leggere il mio articolo “Ha tirato troppo la corda? Robert Lightwood fine di una carriera”) abbia degli scheletri nell’armadio, fin troppi e tutti accatastati. Adesso posso sostenere con convinzione che probabilmente la cattiva influenza del padre abbia corrotto anche il figlio, Alexander Lightwood. Il giovane sembra essere un ragazzo modello, ottimi voti, educato, con la fedina penale pulitissima… eppure nasconde qualcosa. Questa mattina avevo proprio voglia di rilassarmi, dopo una lunga nottata di lavoro (lo faccio solo per voi miei adorati fans) ho deciso di andare a prendere un the caldo al London Cafè, non avrei mai immaginato di fare un incontro simile. Mentre mi dirigo verso il bagno sento degli inequivocabili “suoni” provenire dal bagno degli uomini, e quì si cada nell’indecenza, in quanto come ben sapete il London Cafè è frequentato anche da famiglie, cosa sarebbe successo se in quel momento fosse entrato nel bagno un bambino? Non potevo permettere che accadesse, così ho aperto la porta pronta a dire che sarebbe opportuno fare certe cose a casa propria. Vi lascio immaginare chi mi ritrovo davanti. Esatto, proprio Alexander Lightwood, mezzo nudo insieme ad un biondino. Come se quello non fosse abbastanza, il giovane mi ha anche afferrato dal polso e spintonata dentro. Devo ammettere che mi sono spaventata, ma tranquilli porto sempre con me lo spray al peperoncino. Non voleva farmi del male, ho scoperto subito, ma si è offerto di “concedersi a me” senza giri di parole, se non avessi detto a nessuno quello che avevo visto. Non so per chi mi avesse preso, ma io non metto a tacere la verità e non mi faccio di certo corrompere. Voglio dare un consiglio a questo ragazzo, come potrebbe fare una sorella maggiore: sei libero di frequentare ragazzi o ragazze, ma ci sono cose che devono essere fatte nell’intimità di una casa e non in luoghi pubblici.
Sembra che il figlio abbia più scheletri nell’armadio rispetto al padre, basti vedere come si veste. Consiglio: togli gli scheletri e fatti un guardaroba nuovo.
Baci baci da Camille.
Al prossimo pettegolezzo.
 
Alec non poteva credere a quello che stava leggendo. Per sicurezza lo riguardò più e più volte.
    - Allora? Chi è il biondino che era al bagno con te? Muoio dalla curiosità…in fondo a questo punto non ha più senso mentire, non trovi?- gli disse Beth riprendendosi il cellulare.
Alec non riusciva a parlare. Quello era davvero troppo. Ricordava bene quel giorno e l’articolo non riportava nulla di vero. Ma soprattutto in quanti lo avevano letto?
    - Alec?! Perché non parli!?- gli chiese lei infastidita.
    - Non ho niente da dirti!- gli rispose Alec guardando la ragazza con odio.
    - Guarda non ci vedo nulla di male se ti piacciono i ragazzi, ma fare una proposta del genere a Camille solo per impedirle di scrivere l’articolo…-
    - Io non ho fatto nessuna proposta!!-
    - Ma quindi ...- Beth sembrava non ascoltarlo – ti piacciono sia le donne che gli uomini, o Camille era un’eccezione?-
    - Non toccherei una donna come Camille neanche se mi puntassero contro una pistola, talmente mi disgusta!-
     - Non sei nella posizione per parlare di lei così, è stata una gran signora a non denunciarti!-
    - Ma stai SCHERZANDO?! Denunciarmi per cosa? Non l’ho mai toccata!- rispose Alec che iniziava a innervosirsi.
    - Ma avresti voluto, vero? Magari ti sarebbe piaciuto fare una cosa a tre con quel tuo amichetto –
    - Adesso BASTA! Questo è davvero ridicolo!- parlò forse un po' troppo forte, tanto che chi era seduto lì vicino si girò a guardarlo – Ok è vero sono GAY, e con questo?! Chi mi conosce sa che quell’articolo dice solo cazzate e di quello che pensano persone come TE non me ne frega niente!- girò le spalle per andarsene ma poi ci ripensò e tornò a rivolgersi alla ragazza – E sai cosa ti dico? Sono innamorato di un ragazzo…e il suo nome è MAGNUS BANE!-
Beth si portò una mano a coprire la sua bocca spalancata in segno di sorpresa ma i suoi occhi guardavano oltre Alec. Il ragazzo si voltò e vide dietro di lui Jonathan che lo guardava con un’espressione che non gli aveva mai visto prima, era immobile e i suoi occhi assenti.
    - Jon…- la voce di Alec era carica di dispiacere – Io…te lo avrei detto…-
L’amico prima che Alec gli si potesse avvicinare scappò via. Ancora una volta Alec lo guardò andar via con il cuore spezzato.
 
 
La testa gli scoppiava e la spalla gli faceva male. Magnus provò ad aprire gli occhi, le sue palpebre erano pesanti e la prima cosa che riuscì ad avvertire era il freddo del pavimento in cui si trovava. Cercò di tirarsi su a sedere ed ebbe un capogiro. Si prese la testa con una mano nella speranza che il dolore scomparisse. Dopo un paio di respiri profondi aprì gli occhi e si guardò attorno. Si trovava sul pavimento di una stanza, senza nessun mobilio, senza finestre, senza luce. Si rese conto che non era una vera stanza ma una cella, al posto della porta vi erano delle sbarre di ferro. Si tastò il corpo con le mani per assicurarsi che non vi fossero ferite, quando fu certo di stare bene si trascinò fino alla parete per appoggiarsi con la schiena e lasciarsi andare ad una risata disperata. Si era cacciato in situazioni assurde nella sua vita ma mai quanto questa.  Ripensò a tutto a quello che era successo con Valentine e sapere che i ricordi affioravano facilmente alla memoria gli fece tirare un sospiro di sollievo. Quindi lo stronzo ancora non lo aveva drogato. Non voleva perdere i suoi ricordi, ma soprattutto non voleva perdere Alec. Chiuse gli occhi ripensando al suo adorato occhi blu, a quanto volesse vederlo o semplicemente sfiorarlo. I suoi occhi si spalancarono quando, nel silenzio, sentì dei passi di qualcuno che si avvicinava e seppe che il momento in cui il ragazzo sarebbe uscito per sempre dalla sua vita si stava avvinando.
 
 
Alec ritornò a casa con i nervi a fior di pelle. Sicuramente Izzy e Jace erano a conoscenza dell’articolo eppure non gli avevano detto nulla. Impossibile che una cosa del genere venisse dimenticata. Gliene avrebbe dette quattro a tutti e due.
Entrò come una furia e si fermò all’ingresso.
    - IZZY, JACE DOVE SIETE!!?-
Dalle scale Alec vide scendere Max e cercò di assumere un’espressione neutra. Non voleva farsi vedere arrabbiato dal fratellino.
    - Fratellone, che succede?-
    - Niente, Izzy e Jace non ci sono?-
    - Sono usciti…sei arrabbiato? Sei tutto rosso in viso –
    - No, va tutto bene Max…- gli sorrise Alec.
Max lo guardò attentamente, si avvicinò al fratello prendendolo per mano e insieme si sedettero sulle scale. Alec guardava Max con le sopracciglia alzate e un sorrisetto stampato sul viso.
    - Hai saputo dell’articolo?- gli chiese a bruciapelo Max.
    - TU…anche tu l’hai letto??- chiese sgomento Alec
    - Certo…- rispose tranquillo Max
    - Max…io…devi credermi non farei mai nulla…mi dispiace così tanto che tu l’abbia letto ma ti giuro che è tutto falso!-
    - Si lo so…-
    - Lo sai?-
    - Non bisogna credere a tutto quello che si legge- fece spallucce Max.
    - No…hai proprio ragione – sorrise Alec.
    - Io Jace e Izzy siamo dalla tua parte. Non ti basta?-
    - Mi basta. Certo che mi basta.  Grazie Max- gli rispose Alec abbracciandolo.
Sciolse l’abbraccio quando sentì un messaggio sul suo cellulare. Sperò con tutto il suo cuore che fosse Magnus. Non lo era, ma la delusione prese il posto della sorpresa quando vide che il mittente era Jonathan. Aprì il messaggio con il cuore che gli batteva forte, forse voleva dirgli che la loro amicizia era finita o che era profondamente deluso dal suo comportamento o che non voleva più avere a che fare con lui…ma nulla di tutto questo poteva essere peggiore di quello che c’era scritto in realtà.
 
Ho preso il tuo amichetto, se vuoi rivederlo vivo vieni da solo alla vecchia fattoria degli Holton, fuori Londra. Niente polizia o lo faccio a pezzi. Hai un’ora.
 
 
 
 
 
Ciao a tutti scusate davvero se aggiorno tardi ultimamente ma a fine mese mi laureo e sto sclerando perché ho un sacco di cose da fare. Spero davvero di postare il prossimo capitolo prima della laurea perché sarà davvero un capitolo moooolto importante. Intanto spero che questo vi sia piaciuto, come al solito se volete darmi qualche opinione, suggerimento, critica…sarei felice di leggerli. Inoltre vorrei solo fare una piccola precisazione, in modo tale che si capisca meglio la storia, le vicende di Magnus e Alec non sono nella stessa linea temporale, consideriamo anche che Alec adesso è a Londra mentre Magnus è a Tokyo e già c’è una distanza di 12 ore. Praticamente quello che sta vivendo Magnus è accaduto un po' prima rispetto a quello che sta vivendo Alec. Non so se è chiaro XD. Vabbè alla prossima. Un bacioooo :*

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Capitolo 24
*** Cap. 21 ***


Sapeva che quello che stava facendo era molto stupido. Poteva sentire nella sua testa la voce dei suoi amici, come se fossero lì con lui, che gli intimavano di tornare indietro, che quella era solo una trappola. “Ovvio che fosse una trappola”  rispondeva lui, ma cos’altro avrebbe potuto fare, non poteva abbandonare Jonathan, non voleva che anche lui finisse in mezzo a quella storia ed era anche stanco di scappare. Di non sapere chi erano i suoi nemici. Finalmente avrebbe scoperto chi c’era dietro a tutta quella storia. Si sarebbe consegnato, avrebbe fatto quello che gli veniva chiesto. Tutto quello che voleva era che non venisse toccata la sua famiglia e i suoi amici. Per arrivare fino al posto che gli era stato scritto prese la macchina di sua madre, in fondo Maryse diceva sempre che doveva essere usata solo per le emergenze, e quella era un’emergenza. Spense il motore e scese cauto dalla macchina. Si guardò intorno ma non vide niente. La fattoria degli Holton era praticamente un rudere, e in effetti Alec non aveva idea in quale epoca fosse stata davvero una fattoria. A Londra, e soprattutto tra i giovani, tutti conoscevano quel posto perché si diceva fosse infestato dai fantasmi dei coniugi Holton, morti misteriosamente. Parecchi anni addietro lui e Jace, per vincere una scommessa, entrarono nel fienile e scattarono qualche foto. Non videro nulla di strano e niente accadde ma nonostante ciò non vollero avventurarsi dentro la casa.
Alec andò deciso verso i gradini dell’ingresso, era sicuro che chiunque gli avesse mandato il messaggio lo stesse aspettando all’interno. La porta era chiusa ma la maniglia marcia gli  permise di entrare senza forzarla. L’interno era come se lo aspettava. Esattamente come dovrebbe essere una vecchia casa abbandonata. I mobili all’interno erano antichi e il legno era pieno di scheggiature e buchi, probabilmente tutto il mobilio e la casa erano invasi da tarme. Quando fece qualche passo in avanti sentì echeggiare uno scricchiolio da sotto i piedi. Trattenne il respiro sperando che nessuno avesse sentito. O forse il sequestratore sapeva già che lui era lì? La casa, almeno al piano di sotto, sembrava deserta, gli spessi strati di polvere e le ragnatele gli fecero intuire che nessuno era passato da lì. Andò allora verso le scale che portavano al piano superiore. Il secondo gradino era in frantumi, il legno probabilmente aveva ceduto sotto il peso di qualcuno. Alec chiuse gli occhi e respirò profondamente. Quella era la strada giusta. Ad ogni passo cercava di fare meno rumore possibile. Il silenzio era inquietante e fu solo pensiero che Jonathan fosse in pericolo a dargli la forza di andare avanti. Quando arrivò in cima alle scale la prima cosa che pensò era di andare verso l’unica stanza che aveva la porta socchiusa. Se ci fosse stato qualcuno dentro avrebbe potuto sentirne le voci. Camminando accostato al muro arrivò fino a quella porta. Tese l’orecchio ma non sentì niente. Provò a guardare attraverso la fessura. Neppure il sole quel giorno voleva andargli in aiuto. Era ridicolo che in piena estate il cielo fosse completamente coperto da nuvoloni neri. Sembrava quasi che il clima volesse rispecchiare l’attuale stato d’animo del ragazzo. Grigio e pronto a far scoppiare una tempesta.
Non poteva star lì in attesa di essere scoperto, perciò spinse piano la porta che cigolò forte appena Alec la fece muovere. La stanza era completamente vuota e Alec spalancò gli occhi quando a terra, privo di sensi, vide…
    -Jonathan!!- disse Alec fiondandosi a terra vicino a lui. Prese il ragazzo e se lo rigirò tra le braccia. Non sembrava ferito e Alec tirò un sospiro di sollievo.
    - Ehi, Jon…svegliati, dai!- Alec tentava di scuoterlo.
Gli si fermò il cuore quando sentì la porta della stanza, che aveva lasciato aperta, sbattere violentemente. Si girò stringendo più forte l’amico ma non vide nessuno. Poi spostò lo sguardo al balcone che era completamente aperto e ipotizzò che fosse stato il vento a chiudere la porta. In ogni caso se vi era qualcuno in quella casa era impossibile che non avesse sentito il rumore, perciò dovevano andare via alla svelta. Quando si voltò verso l’amico notò con sollievo che aveva aperto gli occhi. Guardò Alec come se avesse visto un fantasma e cercò di allontanarsi dalla sua presa.
    - Alec…co..cosa ci fai tu qui?-
    - Sono venuto a prenderti, dai dobbiamo andarcene!- gli disse Alec ancora in ginocchio a terra cercando di strattonare l’amico per un polso.
    - No no no, devi andartene Alec! Devi andartene!-
Jonathan sembrava sconvolto.
    - Ma che dici?! Andremo via insieme, non ti lascio qui!-
    - No! Non capisci Alec…non capisci…- gli disse Jonathan afferrandolo per il davanti della maglietta – Devi andartene, prima che arrivi…devi…- Jonathan iniziò a singhiozzare.
Alec non era mai stato così sconvolto come in quel momento, si rendeva perfettamente conto che la situazione era rischiosa ma conosceva il suo amico e non era tipo da farsi intimorire da nessuno. Adesso invece era terrorizzato. Di chi aveva così paura?
    - Ok…Jonathan calmati, andrà tutto bene…adesso andiamo via –
    - Noooo!- Jonathan spinse con forza sul petto di Alec il quale cade con il sedere a terra – Devi lasciarmi qui!!-  
Jonathan sbarrò gli occhi, sorpreso dal suo stesso gesto violento, poi strisciò a terra, e  si rannicchiò in un angolo tenendosi la testa fra le mani.
    - J..jon…che sta succendo? ti hanno fatto qualcosa?- chiese Alec avvicinandosi di nuovo verso l’amico.
    - Sta arrivando…non voglio che ti succeda niente…Alec…- Jonathan continuava a piangere e a tenersi la testa – Mi dispiace…mi dispiace…-
    - Non mi succederà niente, non CI succederà niente. Ehi guardami ..- Alec prese il volto dell’amico fra le mani, nonostante cercasse di scansarlo - ..adesso andiamo via, INSIEME! Non mi muovo senza di te!-
Accadde tutto in un attimo. Jonathan ebbe un tremito e chiuse gli occhi. Quando li riaprì le sue pupille erano più dilatate, tanto che i suoi occhi sembravano completamente neri. Alec ci si specchiò rivedendo il suo viso preoccupato perdersi in quelle tenebre. Non seppe perché lo fece ma spostò le mani dal volto dell’amico come se si fosse ustionato. Fu un movimento inconscio, non dettato dalla ragione. Osservò in silenzio Jonathan e seppe che c’era qualcosa che non andava. Non piangeva più e sul viso aveva un lieve sorriso soddisfatto. Aspettò che fosse lui il primo a parlare e quello che disse gli fece fermare il cuore.
    - Alexander…finalmente ci conosciamo –
    - Jonathan, cosa stai dicendo?!- chiese Alec alzandosi di scatto.
Jonathan si alzò a sua volta, con calma e sicurezza, scrollandosi un po' di polvere dai vestiti.
    - Non sai da quanto aspetto questo momento, di poterti parlare e …- Jonathan si avvicinò ad Alec mettendogli una mano sul petto – toccare –
    - Perché parli come se non ci conoscessimo, cosa sta succedendo?- chiese Alec deglutendo
    - Perché non mi conosci Alexander…- rispose Jonathan spostando la sua mano fino al volto di Alec - …il mio nome è Sebastian –
Alec odiava lasciare che quella mano lo toccasse. Eppure si domandava il perché, non era la prima volta che quelle mani si posavano sul suo corpo. Forse tutta quella situazione era troppo per lui…non riusciva a capire cosa avessero fatto al suo amico ma sapeva che doveva portarlo in ospedale, il più lontano possibile da quel posto.
    - Tu sei…Sebastian? Ok senti Jonathan io non so quello che è successo ma adesso dobbiamo andare via non siamo al sicuro qui!-
    - Non ci succederà niente, sei al sicuro con me – gli rispose Jonathan/Sebastian.
    - Chi ti ha rapito potrebbe tornare!!-
 Jonathan/Sebastian scoppiò a ridere. Alec ebbe i brividi nel sentirlo. Era una risata priva di gioia…sembrava quasi fosse non umana, si sentì ridicolo a pensare una cosa del genere.
    - Sei sempre stato così ingenuo, è questo che amo di te Alexander. Questo mi ha colpito la prima volta che ti ho visto. – mentre parlava spingeva Alec verso il muro, finchè non riuscì a inchiodarlo con il suo corpo – I tuoi occhi sono così belli, chiari e limpidi come la tua anima. Non ho mai conosciuto una persona come te. Sei così puro. Mi piacerebbe… sporcarti – l’ultima parola gliela sussurrò nell’orecchio.
    - Jonathan …- Alec lo afferrò dalle spalle – Ti hanno chiaramente drogato, ma vedrai che…-
    - NON-SONO-JONATHAN!!- gli urlò Jonathan/Sebastian, il quale per la foga fece urtare la testa sul muro ad Alec. – Non potrei essere quel pietoso ragazzo. Quel bambino frignone non avrebbe mai fatto quello che ho fatto io!! È un debole…un incapace…ci ha messo due anni a dirti quello che provava per te, due anni di agonia perché a lui bastava solo poterti stare vicino mentre nel bagno si faceva le seghe pensando a te! Un codardo, ecco quello che è!!- disse digrignando i denti per la rabbia.
Alec riuscì a stento ad ascoltare quello che gli stava dicendo, il punto in cui la testa aveva colpito sul muro gli faceva male e la vista per un attimo si era fatta offuscata.
Sembrava che Jonathan/Sebastian non si fosse accorto di nulla perché continuò a parlare.
    - Vuoi sapere dov’è adesso il tuo caro amichetto? Chiuso dentro una stanza, buia…proprio qui – si indicò la testa – Non riesce più ad opporsi – si mise a ridere – Da quando gli hai spezzato il cuore è più facile prendere il sopravvento-
    - Io…- Alec si portò una mano dietro la testa, sentiva i capelli bagnati – Io non capisco…-
    - Sono stato io a rapire tuo fratello, Alexander! Era un piano perfetto, sapevo quanto ci tenessi a lui e io avevo bisogno di qualcosa che ti facesse soffrire in modo tale che sopraffatto dal dolore ti saresti lasciato guarire da me…-
    - Tu…hai rapito Max? ma come hai potuto?- Alec sentiva qualcosa di caldo colargli giù sul collo. Era sangue, la ferita alla testa doveva essere profonda ma quello che poteva fare adesso era cercare di farlo ragionare. I suoi discorsi non avevano alcun senso o forse era la testa che gli girava a rendere tutto surreale?
    - Non mi importava un cazzo di quel moccioso. Ma non l’avrei ucciso, mi serviva vivo. Te lo avrei riportato a casa e tu mi avresti amato per aver ritrovato il tuo fratellino scomparso. Ma Jonathan ha dovuto mettersi in mezzo!! Ha dovuto rovinare tutto consigliandoti di andare da quel detective…quel Magnus Bane…-
    - Jonathan!!!- alzò la voce Alec – tu e questo Sebastian siete la stessa persona, lo vuoi capire o no?? Tu non stai bene, dobbiamo andare in ospedale!-
   - ti sbagli Alexander – gli rispose lui bloccandogli le braccia sopra la testa – Condividiamo lo stesso corpo ma non siamo la stessa persona. – avvicinò con irruenza la sua bocca a quella di Alec e lo baciò. Alec cercò di opporre resistenza ma non aveva forze. Quel bacio non gli trasmetteva nessun sentimento d’amore ma solo possessione, era freddo e irrispettoso. Avrebbe voluto gridare. Con le poche forze che gli restavano riuscì a spingere via il ragazzo. Quello che aveva di fronte non era Jonathan, lui non gli avrebbe mai fatto questo.
    - Che cosa vuoi da me?- gli chiese Alec
    - Alexander è semplice…io voglio te e so che anche tu mi vuoi –
    - Non ti voglio…Sebastian –
    - Io non vorrei arrivare ad usare le maniere forti- gli disse Sebastian togliendosi dalla tasca dei pantaloni un coltello.
    - Non mi farai del male…so che non me ne farai – gli disse Alec
    - Ma certo che no...io ti amo Alexander –
Quelle parole sembravano veleno appena uscite dalla sue labbra. L’unica cosa che poteva fare era farlo parlare il più possibile, sperando che qualcuno lo andasse a cercare. Alec assunse un tono calmo quando gli rispose, nonostante stesse sudando freddo sia per i nervi tesi che per la ferita alla testa.
    - Chi mi ama? Sebastian o Jonathan?-
    - Sai è divertente – gli rispose Sebastian giocherellando con il coltello e facendosi sempre più vicino – Perché questa è l’unica cosa che ci accomuna, anche Jonathan ti ama…ma lui ha perso la sua occasione –
    - A..ancora non riesco a capire…questa cosa di te e Jonathan –
    - Non hai mai sentito parlare del disturbo dissociativo dell’identità?- gli chiese Sebastian sorridendo. Quando Alec negò con la testa continuò a spiegare – Mettiamola così: un bambino viene ripetutamente violentato da un uomo di cui si fidava. Il bambino non riesce ad accettare questo comportamento né a capirlo. Ma è comunque doloroso e terrificante perciò la sua mente conscia rimuove il fatto ma quei terribili ricordi non scompaiono, vengono solo chiusi dentro un cassetto e dimenticati. In questo modo il bambino può andare avanti proteggendosi da quel dolore. Ma quando l’abuso si ripete scatta la difesa dissociativa, emerge una parte nuova di sé che si stacca dalla personalità del bambino, si crea perciò una personalità a sè stante.-
    - Jonathan…lui…è stato violentato?- chiese Alec con un filo di voce.
    - Non sai davvero niente di lui, vero?- si mise a ridere Sebastian – Si…è stato violentato, parecchie volte anche. È stato allora che sono nato io. Lui era un debole, non aveva la forza di affrontare quella situazione.-
    - Che..cosa è successo?- balbettò Alec.
    - Jonathan ti ha mai parlato di nostro padre?-
    - Mi ha detto solo che…i suoi hanno divorziato quando lui era piccolo e non sa chi sia suo padre-
    - Falso. Nostro padre è Valentine Morgenstern, ne hai mai sentito parlare?-
    - No…-
    - Non è molto conosciuto a Londra. Lui è il presidente delle industrie Toyobo ed è anche a capo della Yakuza Giapponese. Quando Jonathan è nato sua madre è morta subito dopo il parto. Valentine non voleva avere un bambino tra i piedi, soprattutto in quegli anni in cui aveva sacrificato tanto per ottenere il potere. Un bambino sarebbe stata l’arma ideale per i suoi nemici se avessero voluto ricattarlo. Per cui non disse a nessuno che era suo figlio e lo affidò ad una governate che gli fece da mamma e un uomo, al suo servizio, che gli fece da papà. Jonathan ebbe un’infanzia felice fino ai 5 anni, non aveva idea che il suo vero padre fosse Valentine. Il finto padre di Jonathan svolgeva bene il suo lavoro, per i soldi si è disposti a fare di tutto, e Valentine lo pagava profumatamente per mantenere quel segreto. Ma più passavano gli anni, più quell’uomo, il falso padre, si sentiva attratto da Jonathan, finchè un giorno non ha resistito all’impulso…sai di cosa sto parlando, no? –
    - Lui…è stato lui ha…-
    - Oh si. La prima volta è successo proprio il giorno del suo quinto compleanno. Avresti dovuto vedere come frignava, cercava di coprirsi il volto con le mani sperando che tutto finisse presto. Non finì perché venne molestato ogni notte per mesi.- Sebastian parlava con una tale freddezza nella voce che ad Alec venne la nausea. – Dopo qualche mese di violenze all’uomo venne assegnato un incarico all’estero da Valentine e si assentò da casa per  due anni, nei quali Jonathan dimenticò l’accaduto, rimuovendolo dalla sua mente. La pace non durò a lungo quando l’uomo ritornò a casa si avventò di nuovo su Jonathan. Quello è stato il momento in cui si è spezzato qualcosa dentro di lui e sono emerso io.-
Alec non osava interromperlo, Sebastian aveva uno sguardo perso e i lineamenti del viso duri e immobili.
    - Sai…quell’uomo…quel porco…si atteggiava a padrone del mondo ma in realtà era patetico e senza spina dorsale. Così ho deciso di farlo sparire. Se non l’avessi fatto io l’avrebbe sicuramente fatto qualcun altro. Ho fatto un favore al mondo eliminandolo. Quella è stata la prima volta in cui ho potuto prendere il comando…ucciderlo è stato semplice, il mio cuore palpitava di gioia mentre aspettavo il momento di tagliargli la gola. Era come guardare un film. Ucciderlo mi ha dato così piacere, Alexander, ero davvero commosso nel guardarlo mentre si contorceva dal dolore sporcandosi del suo sangue…
    - Sebastian…-
    - Dicono che la vita delle persone sia sacra, io non ci trovo nulla di speciale negli altri…sono solo masse di carne e sangue…-
    - Sebastian…- tentò di nuovo Alec.
  Sebastian alzò lo sguardo e lo puntò verso Alec.
     - Tu sei diverso…- disse Sebastian guardandolo con interesse.
     - Lasciami andare, Sebastian –
     - Non è possibile. Tu sei mio adesso…- rispose Sebastian accorciando ancora di più le distanze e alzandogli il viso con la punta del coltello – …e poi non ho ancora finito la storia. Non fu facile per Jonathan accettare di avere me. Lui non voleva uccidere, credeva si potesse vivere in pace e armonia…era peggio di uno schifoso santo, le sue parole sembravano un sermone, predicava sempre il perdono…nostro padre decise di rivelarci la verità, lui sperava che Jonathan potesse essere il suo degno erede, ma scoprì presto che non c’era posto per lui nella famiglia. Portò Jonathan da uno psichiatra, voleva che facesse riemergere me e lui scomparisse, ma non ci riuscì,  non ero abbastanza forte…Jonathan mi impediva di uscire. Sono stati anni difficili per me…riuscivo a prendere il controllo solo per brevi momenti…la cosa davvero bella era che quando emergevo io Jonathan non se ne rendeva conto, aveva perdite di memoria di qualche ora. Sono riuscito a crearmi un legame con nostro padre senza che lui sapesse niente. La mia intelligenza era oltre i limiti e insieme siamo riusciti a creare un prototipo di una nuova sostanza in grado di cancellare la memoria. Quando Jonathan riuscì a capire quello che stavamo facendo scappò di casa insieme alla donna che l’ha cresciuto. Ed è venuto qui a Londra, sperando di crearsi una nuova vita lontano da nostro padre.-
    - Ci è riuscito! Qui ci sono persone che gli vogliono bene…ha degli amici…-
    - Non si è mai creato una nuova vita. Io ho continuato a mantenermi in contatto con nostro padre…è stato lui a far archiviare il caso di tuo fratello a Scotland Yard, lo sapevi? Non voleva che avessi la polizia tra i piedi…io gli ho detto che sarei tornato da lui appena avessi avuto ciò che bramo da tempo –
    - Sebastian non puoi obbligarmi a venire con te…appena avrò la possibilità scapperò. Non puoi davvero volere questo.-
    - Io so che non lo farai. Hai troppe cose da perdere –
    - Di cosa stai parlando?-
 Sebastian lo afferrò da dietro il collo e avvicinò i loro visi. Alec gli appoggiò le sue mani al torace per farlo stare lontano ma stava perdendo sangue, sudava freddo e non riusciva a mantenersi lucido.
    - Di Magnus Bane – gli sussurrò sulle labbra Sebastian.
    - Magnus!- Alec corrugò le sopracciglia e guardò con sfida Sebastian – Cosa gli hai fatto?! Dov’è?-
    - A tokyo, esattamente dove lo hai lasciato. Se n’è occupato il mio paparino. Probabilmente a quest’ora non si ricorderà più di te, nè di nessun altro. Io avrei voluto ucciderlo ma mio padre ha insistito…- fece lui alzando le spalle con disinteresse.
 Alec lo afferrò per la maglietta – Non devi toccarlo, hai capito?!-
Quello che passò negli occhi di Sebastian fu un lampo di odio, le sue narici si dilatarono e gli angoli della bocca si piegarono all’ingiù. Con il coltello provocò un lungo taglio sulla gamba del ragazzo che per il dolore gli cedette e cadde a terra.
    - Mi costringi ad usare la violenza Alexander, perché vuoi farmi diventare cattivo?-
Alec si premeva le mani sulla ferita per fermare il sangue, quel punto gli pulsava di dolore. Poi sentì Sebastian prenderlo di peso e farlo rialzare, appoggiandolo alla parete.
    - Io ti amo Alexander e nessuno può toccarti tranne me. Se farai quello che ti dico ti renderò felice.- lo costrinse ad alzare il volto – Dimmi che mi ami –
    - N..no – rispose Alec
Sebastian lo colpì di nuovo tagliandolo sul braccio. Alec gridò di dolore.
    - Dimmelo –
    - No!-
Un altro taglio lungo il torace. Alec gridava e stringeva gli occhi.
    - Non verrà nessuno a salvarti! Dimmi che mi vuoi! –
    - Non ..ti..vorrò mai –
    - DIMMELO!- lo tagliò sul ventre – Dimmelo!- sull’altro braccio – Dimmelo!- di nuovo sulla gamba. Alec si accasciò a terra, coperto di sangue. I tagli erano profondi e il dolore gli annebbiava i sensi. Puntò gli occhi su quelli di Sebastian e gli disse:
    - Puoi anche uccidermi ma non ti amerò mai. Io amo Magnus, voglio solo lui, solo le sue mani voglio sentire su di me…solo con lui voglio svegliarmi la mattina, condividere la mia giornata…sentire la sua risata e …baciare prima di andare a dormire la sera –
 Prima ancora che Alec potesse cogliere un segno, vide Sebastian affondare la lama del coltello sul suo stomaco. Rimase talmente stupito da quel gesto che per un paio di secondi gli sembrò che il tempo si fosse fermato, non avvertì neppure il dolore. Si trovava solo di fronte al nero di quegli occhi. Tossì e un dolore lancinante lo invase. Anche Sebastian sembrava incredulo di quello che aveva appena fatto, teneva Alec fermo al muro e guardava la lama che gocciolava sangue.
La porta della camera si aprì sbattendo nella parete. Entrambi si girarono a guardare chi era arrivato.
 
 
 
 
Va bene, è stata dura ma ho scritto questo capitolo. Mi ha lasciata con l’ansia per quello che è successo a Jonathan da piccino (porello) e quello che sta succedendo ad Alec…comunque ditemi voi cosa ne pensate. In questo capitolo c’è molta carne al fuoco, perché scopriamo che dietro tutto questo macello c’è Sebastian che altri non è che una personalità dissociata di Jonathan che si è creata nel periodo in cui lui subiva violenze…ho cercato di rendere Sebastian pazzo e malvagio, spero di esserci riuscita. Come sempre per qualsiasi cosa vi invito a lasciarmi una recensione. Il disturbo dissociativo dell’identità è a parer mio uno dei disturbi mentali più affascinante, anche se non ho trovato moltissimo materiale. Vorrei solo dire che in tutto questo Jonathan non ha nessuna colpa, povero cucciolo, è stato solo molto sfortunato nella sua vita. Vabbè…tocca a voi, esprimetevi XD.

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Capitolo 25
*** Cap. 22 ***


 
Sebastian si allontanò da Alec, il quale senza la presa ferrea dell’altro, che lo inchiodava al muro, cadde a terra senza forza. Quando la testa colpì il pavimento strinse gli occhi per il dolore. Tutto era molto confuso. Gli sembrava di essere chiuso dentro una bolla che attutiva i suoni e lo estraniava dal resto del mondo. Avvertiva delle voci, ma le sentiva lontane e irreali.
-Polizia! Getti l’arma a terra e alzi le mani!-
- Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà o farà potrà essere usata contro di lei in tribunale. –
Alec provò ad aprire gli occhi, cosa che gli costò una notevole autodeterminazione. C’erano uomini nella stanza. Chiuse di nuovo gli occhi. Sentì qualcuno che lo prendeva da terra e lo abbracciava. Il suo corpo era freddo e il tocco dell’altro era come avere il calore del sole su di sé, erano così piacevoli quelle carezze sul viso che non avrebbe più riaperto gli occhi. Voleva lasciarsi andare.
- Alexander! Mio Dio ti prego, apri gli occhi! Non mi lasciare…CHIAMATE UN’AMBULANZA!-
Alexander. Qualcuno lo stava chiamando. Avrebbe voluto dire che andava tutto bene ma le labbra non rispondevano al comando e le palpebre erano davvero troppo pesanti per essere aperte.
- Ti prego, ti prego…non ti arrendere…svegliati…-
Non si stava arrendendo, voleva solo dormire, riposarsi un po'. Chiunque fosse che non voleva lasciarlo riposare lo abbracciò forte e iniziò a piangere. La fronte di Alec era appoggiata sul suo collo e prima che potesse lasciarsi andare completamente fu invaso da un profumo familiare. Era speziato e confortante. Voleva assolutamente sapere di chi fosse, anche se dentro, nel profondo, conosceva già la risposta. Aprì lentamente gli occhi.
    - M..Magn..us..-
    - Alexander! Si sono qui…Hai aperto gli occhi, grazie al cielo! Andrà tutto bene, vedrai, tuo padre sta arrivando…e anche l’ambulanza sarà qui a momenti –
    - Sei…davvero…tu?- Alec alzò la mano per poter sfiorare il volto di Magnus e asciugargli le lacrime ma quando vide di averla sporca di sangue la fermò a mezz’aria. L’uomo accorgendosi del gesto gliela presa e se la portò al viso, chiudendo gli occhi.
    - Sono io…scusa per tutto questo, non ti lascerò mai più –
    - Fa male…-
Magnus gettò un’occhiata all’addome del ragazzo. Il sangue gli aveva inzuppato la maglietta ed era finito a terra, creando una piccola pozza. Si sfilò il foulard che aveva al collo e lo appoggiò premendo forte sulla ferita per impedire che perdesse ancora sangue.
    - Lo so tesoro, ma starai bene…non è così grave.-  Era una bugia e la voce di Magnus, nonostante ostentasse sicurezza, tremava -  Adesso andiamo in ospedale e quando starai meglio faremo un bel viaggio insieme, che ne dici? Ti porterò in Italia…visiteremo Parigi e…andremo…-
Alec sorrise e chiuse gli occhi.
    - Ehi, Alexander – Magnus gli prese il volto tra le mani – Apri gli occhi, guardami … devi stare sveglio…-
    - Sono…così…stanco – rispose Alec guardando Magnus.
    - Lo so, lo so – Magnus gli baciò la fronte – Ma ascolta la mia voce…-
L’uomo si voltò verso il balcone sentendo le sirene dell’autoambulanza che si avvicinavano. Quando riabbassò lo sguardo Alec aveva nuovamente gli occhi chiusi.
    - Dannazione, Alec…non ti lascerò andare via  - Magnus se lo strinse a sé, cullandolo tra le braccia – Non puoi lasciarmi…non lo sopporterei –
Voleva davvero poter ascoltare quella voce per sempre, restare tra le sue braccia ma ogni fibra del corpo di Alec gli supplicava di lasciarsi andare al torpore del sonno.
- Non mi lasciare…-
“Non ti lascio...”
- Alexander, ti prego…sei troppo importante per me –
“ Sono così felice che finisca così…tra le tue braccia…”
- Torna da me…torna da me…Alexander io …-
“Ti amo”
- …ti amo!-
 
Ma che cosa mi sta succedendo? Non sento più niente e l’oscurità intorno a me si fa sempre più fitta e impenetrabile. Non riesco a ricordare neppure dove mi trovo.
 
- È UN CASO URGENTE!-
- Maschio, 19 anni. Ferite multiple da arma da taglio sull’addome. Sta perdendo molto sangue! Preparate la sala operatoria!-
 
- Prepariamo il paziente per l’intubazione.-
- Tubo inserito. Lo collego al respiratore –
 
- Procedo con la saturazione dell’aorta addominale. Preparate il collegamento al supporto vitale.-
- Signore, la pressione sanguigna si è abbassata!-
- Preparate la trasfusione!-
- Lo stiamo perdendo!-
 
 
Alec aprì gli occhi. Si accorse subito di essere a terra e si sollevò mettendo a fuoco il posto in cui si trovava. Sbattè le palpebre un paio di volte, si strofinò anche gli occhi con una mano. Gli sembrava di aver dormito tantissimo. Non aveva idea di dove si trovasse nè di come fosse arrivato lì. Era steso su un corridoio, ai suoi lati vi erano porte chiuse. Non vedeva dove iniziasse il corridoio e neppure dove finisse. Gli sembravano dei semplici uffici. Era allarmato di non ricordare perché si trovasse in quel posto e per prima cosa si guardò e si tastò il corpo. Non aveva nessuna ferita. Almeno non era stato aggredito. Cercò di sforzarsi di recuperare il suo ultimo ricordo. Ma per quanto ci provava non aveva idea di quale fosse. Sapeva di chiamarsi Alexander Lightwood, di avere una sorella e due fratelli. I suoi erano divorziati e suo padre era il commissario di Scotland Yard. Era anche sicuro di essersi diplomato. La cerimonia del diploma era stato uno dei momenti più felici della sua vita, non avrebbe potuto dimenticarselo. Gli tornavano in mente anche alcuni episodi della sua vita. Lui Jace e Isabelle che tornano a casa tardi entrando dalla porta del retro per non far rumore. Lui e Clary che battono le mani a Simon che canta su un palco. Lui e Jonathan che studiano storia insieme. Eppure aveva una spiacevole sensazione, come se non riuscisse a ricordare qualcosa di estremamente fondamentale. Si alzò sospirando. Perlomeno stava bene e ricordava la sua famiglia.
Si avventurò lungo il corridoio. Dopo qualche passo notò una porta aperta, sulla targhetta affissa sul lato destro del muro vi era riportata la scritta “Ufficio Informazioni”.
Alec bussò piano ed entrò. La stanza non era molto grande e al centro della stessa vide, dietro una scrivania e molto indaffarato...
 - Jace!? Ma… che ci fai qui?- chiese Alec ancora più confuso di prima.
- Scusi?- fece questo rivolgendogli solo un breve sguardo.
- Jace…sono io, Alec! Smettila di prendermi in giro! È forse uno scherzo?-
- Senta, ho un sacco di lavoro da fare…non so chi sia questo Jace, quindi mi dica cosa vuole e vada via –
- Ma…tu sei…- Alec guardò meglio il ragazzo. Forse si era sbagliato, quello non era suo fratello…Jace aveva sempre avuto i capelli così dorati? Non lo ricordava. Non era sicuro di ricordare esattamente come fosse fatto il fratello. – Mi scusi…devo essermi sbagliato…-
- Ha bisogno di qualcosa? – chiese il Non-Jace.
- Si…io vorrei sapere dove mi trovo-
- Ah, per quello deve andare nell’altro ufficio.- il Non-Jace si alzò e diede un foglietto di carta ad Alec .- Ecco, dia questo all’impiegata. È l’ufficio n. 283…in fondo sulla destra –
- Ehm…ok- Alec prese il foglietto e fece per uscire, quando però lo guardò rimase basito, il foglio era bianco. – Mi scusi, ma questo foglio è completamente bianco!-
- Non dica sciocchezze e adesso vada- gli rispose il Non-Jace con un gesto impaziente della mano .
Alec uscì dalla stanza e si incamminò di nuovo lungo il corridoio. Ogni porta era numerata e non gli fu difficile trovare la 283. Bussò.
- Avanti –
Alec entrò. L’ufficio era esattamente come quello in cui c’era l’impiegato Non-Jace però seduta alla scrivania vide una ragazza. Aveva dei bei capelli neri mossi e un corpo formoso. Ad Alec ricordò sua sorella ma questa volta non avrebbe fatto lo stesso sbaglio come con il Non-Jace, quella non poteva essere Izzy.
- Salve, mi hanno detto di venire qui…- disse Alec passando il foglio alla Non-Izzy. Questa lo prese, con le sue mani affusolate, e lo guardò.
- Mi dispiace ma l’hanno mandata nell’ufficio sbagliato. Qui ci viene chi SA già dove si trova –
- Si…ok …- Alec si passò una mano tra i capelli, era frustrato da quella situazione – Senta io mi sono risvegliato nel corridoio – indicò il corridoio dietro di sé – ma non so come ci sono arrivato…perciò…- ci pensò un attimo prima di continuare a parlare – Non importa. Chiamo un taxi e torno a casa…-
- Ha già visto l’uscita?-
- No…sarà alla fine del corridoio, vero?- 
La Non-Izzy fece spallucce – Non lo so –
- Cioè mi sta dicendo che non sa dov’è l’uscita?!- chiese Alec più nervoso che mai.
- Sto dicendo che LEI non sa dov’è l’uscita!-
- Questo è ridicolo…io me ne vado.- rispose Alec uscendo sbattendo la porta.
Voleva andarsene da quella gabbia di matti. La cosa più semplice da fare era ritornare a casa, una volta lì tutto si sarebbe sistemato. Forse soffriva di sonnambulismo e non se n’era mai accorto. Affrettò il passo per arrivare alla fine del corridoio. Cominciava a sentirsi come un topo nella gabbia. Svoltava degli angoli sperando di trovare l’uscita ma ciò che vedeva erano solo altri corridoi, tutti uguali. Si prese la testa tra le mani e si inginocchiò a terra tremando. Avrebbe voluto piangere per il nervosismo. Tutto quello non poteva essere reale.
- Ehi, ragazzino!-
Alec si voltò verso quella voce. Un uomo, bello e muscoloso, si avvicinò a lui.
- Non sono un ragazzino!- gli rispose Alec. Quella conversazione gli dava l’impressione di averla già vissuta. Anche l’uomo di fronte a lui gli sembrava familiare.
- Come ti pare. Alzati dai – l’uomo gli diede una mano e Alec si alzò. – Cosa ti succede?-
- Io…è questo posto. Questo maledetto posto! Non riesco a trovare l’uscita –
- Mmm – l’uomo lo guardò – Credo tu debba andare su –
- Su? –
- Si, nell’ultimo ufficio…sull’attico. È lì che vanno quelli che non trovano l’uscita. –
- Non voglio andare in un altro stupido ufficio, voglio andarmene!- rispose Alec
- Senti ragazzino, smettila di frignare! Se vuoi andartene devi fare come ti dico!- gli rispose brusco l’uomo.
- Bene! – rispose Alec allargando le braccia – e come ci arrivo sull’attico? Non ci sono scale! Solo infiniti corridoi. –
- Ma che stai farneticando? C’è un ascensore proprio dietro di te!-
Alec si voltò e in effetti, proprio dove l’uomo stava indicando, c’era un ascensore.
- Ah…io…non l’avevo proprio visto…- gli rispose Alec arrossendo.
- Andiamo dai – gli disse l’uomo precedendolo.
Alec gli andò dietro affrettando il passo. Quell’uomo gli dava su i nervi ma almeno non sembrava pazzo come gli altri. Entrarono sull’ascensore e l’uomo premette il pulsante per andare all’ultimo piano.
Dopo un paio di secondi in silenzio Alec cominciò a parlare.
- Mi sono risvegliato qui…ma non so come ci sono arrivato…è come se… mi fossi perso – appena pronunciò quelle parole abbassò lo sguardo. Non sapeva perché le stava dicendo ad un uomo che aveva appena incontrato ma parlare con lui gli sembrava…giusto.
- Troverai l’uscita – gli rispose quello sollevandogli il volto con un dito – Devi solo ricordare…-
- Ricordare cosa?-
- Il motivo per cui vuoi andartene – gli spiegò l’uomo.
Le porte dell’ascensore si aprirono. Erano arrivati a destinazione. Alec uscì e si voltò per guardare l’uomo che non accennava a muoversi.
- Non vieni?- chiese Alec.
- Io …non sono ancora arrivato al mio piano- gli sorrise l’altro.
- Ma… che dici? Non ci sono altri piani, questo è l’attico!-
- Alec?-
- Si…- quel si gli uscì sussurrato. Non capiva perché ma aveva un nodo alla gola.
- Digli che non è stata colpa sua e che…l’ho sempre amato. Prenditi cura di lui- gli disse mentre le porte dell’ascensore si chiudevano.
- A..aspetta!! Di chi stai parlando?! E come sai il mio nome? –
Alec rimase pietrificato nel guardare quelle porte chiuse. Stava tremando e non sapeva il perché. Si voltò ancora scosso e andò verso la porta dell’ultimo ufficio. La sua mano era pronta a bussare ma la porta si aprì da sola. Entrò desideroso di avere risposte alle sue domande. L’ufficio era parecchio grande, con una scrivania al centro e dietro di essa una vetrata che dava su una veranda piena di piante. Una porta alla sua sinistra si aprì, l’uomo che ne uscì fece bloccare il cuore di Alec. Era bellissimo e sensuale. Quando i loro occhi si incontrarono Alec potè giurare che quella non era la prima volta che accadeva.
- Non trova l’uscita, vero?- gli chiese cordiale l’uomo avvicinandosi.
- Io…noi…ci conosciamo?-
- Pensa di conoscermi?-
- Non lo so…forse…è tutto così confuso –
- Si sieda, vuole una tazza di tè?-  disse l’uomo indicandogli una poltrona.
- No…no, grazie –
- Allora – iniziò l’uomo sedendosi di fronte a lui e accavallando le gambe – mi dica cosa le serve –
- C’era un uomo con me sull’ascensore – iniziò Alec muovendosi a disagio sulla poltrona – Ha detto…che doveva salire agli altri piani…ma cosa voleva dire?-
- Immagino volesse dire esattamente quello che ha detto –
- Perciò se tornassi sull’ascensore potrei salire pure io?-
- Se è quello che vuole –
- E …cosa troverei più su di questo piano?- chiese Alec
- Non lo so, dovrà scoprirlo da solo temo. Cosa vuole fare?-
- Voglio…tornare a casa…sono sicuro che qualcuno mi sta aspettando  - rispose Alec, anche se un po' tentennante.
- La sua famiglia?-
- Si, ma anche qualcun altro…- spiegò Alec che tentava in tutti i modi di ricordare. – Deve esserci un motivo se sono qui, se non ricordo come ci sono arrivato…forse ho preso una botta in testa…
- Certo, potrebbe essere… –
Alec sospirò impotente. Abbassò lo sguardo sembrandogli di vedere un’ombra. Si era sbagliato, non c’era nulla nella stanza. Si guardò le mani e rimase sorpreso quando notò fossero sporche di glitter. Non c’erano prima…o forse non ci aveva fatto caso.
Quando alzò lo sguardo l’uomo si era piegato in avanti passandogli un fazzoletto.
- Grazie…non capisco da dove arrivino –
Mentre Alec si ripuliva le mani pensava che in fondo non erano così male. Sicuramente lui non li avrebbe mai usati ma magari sui capelli di un bel ragazzo sarebbero stati affascinanti. Rise mentalmente a quel pensiero bizzarro. Adesso nessuno dei due parlava e Alec si mise a guardare l’ufficio in cui si trovava. Non aveva nulla di particolare, tutto era perfettamente pulito e ordinato. Dietro la scrivania vi erano degli archivi e vicino alla poltrona in cui era seduto una libreria con alcuni sopramobili e libri di diverso genere. La sua attenzione fu catturata da un oggetto in particolare.
- Le piace? – chiese l’uomo indicando l’oggetto – è una …-
- Campana tibetana – lo interruppe Alec continuando a osservare l’oggetto.
“è uno strumento musicale…l’ho acquistata qualche anno fa in Tibet”
Alec si voltò verso l’uomo che stava seduto placidamente di fronte a lui.
- Cosa…cosa hai detto?- chiese il ragazzo
- Non ho detto nulla –
- Qualcuno ha parlato, l’ho sentito!! –
“Andiamo Alexander, al mio tre beviamo insieme tutto!”
Alec si alzò di scatto e si guardò attorno.
- Adesso hai sentito?! Di nuovo quella voce!-
“Sei stato perfetto. Sei bellissimo Alexander”
- Non puoi non aver sentito!- disse Alec rivolgendosi spaventato all’altro.
“Io vorrei farti molte cose ma non questa notte. Perché mi piaci troppo.”
- ADESSO BASTA!- gridò Alec tenendosi la testa fra le mani – TU mi stai facendo qualcosa –
- Hai detto che vuoi trovare l’uscita. Per trovarla devi ricordare – gli spiegò paziente l’uomo.
- Devo ricordare cosa?? –
- Il motivo per cui vuoi tornare!- disse l’uomo alzandosi e avvicinandosi ad Alec. Era esattamente la stessa cosa che gli aveva detto l’uomo nell’ascensore.
“Non mi succederà niente, te l’ho detto tornerò da te…tornerò sempre da te”
- Sento la voce dentro la mia testa, sto impazzendo?- chiese Alec allarmato.
L’uomo prima di rispondergli gli tenne il viso fermo con le mani e i loro occhi si incontrarono, il respiro di Alec era accellerato e anche il suo cuore batteva all’impazzata.
- Calmati…non devi aver paura dei ricordi –
- Non ho paura…- Alec si perse nel verde e oro degli occhi che lo osservavano. – Questi occhi…-
- Questi occhi cosa?- chiese l’uomo mantenendo la presa sul ragazzo.
“Non mi lasciare”
- Non ti lascio – disse Alec spostando le mani che gli tenevano il volto fermo.
“Alexander io…ti amo”
- Ti amo anche io – disse Alec con le lacrime agli occhi. La consapevolezza di ciò che aveva dimenticato gli cadde addosso con la forza di una valanga. Si sentì sommergere dai ricordi e dalle emozioni. Ricordava ogni cosa…Jonathan a terra sul pavimento…Sebastian che lo accoltellava…il suo Magnus che lo stringeva al petto…
- Tu non sei lui …- gli disse Alec allontanandosi dall’uomo – Gli somigli ma…non sei lui…-
- Non sono lui – chiarì l’uomo che ora sembrava soddisfatto.
- Puoi indicarmi l’uscita?- chiese Alec.
- Penso che ora tu sia in grado di trovarla da solo- gli rispose l’uomo tornando dietro la scrivania.
Alec non voleva perdere tempo, a passo svelto andò verso la porta e l’aprì, prima di uscire chiese:- Questo è …un sogno vero?-
Non ci fu nessuna risposta così Alec si voltò ma nella stanza non c’era più nessuno.
Poco gli importava se fosse un sogno o altro, voleva solo tornare da lui. Corse verso l’ascensore e quasi non si stupì di quando al posto di questo si trovò davanti una grande porta con scritto “USCITA”. Sorrise e senza perdere tempo aprì la porta. Fu invaso da una luce forte e calda continuò ad avanzare con un solo pensiero nella testa: Magnus.
 
 
 
 
 
Salve a tutti, ammetto che questo capitolo sia un po' particolare. Alec tra la vita e la morte…mi è piaciuto molto scriverlo. Nel prossimo ci saranno un bel po' di spiegazioni soprattutto su come Magnus è riuscito a scappato e nonostante questo rimarranno alcuni interrogativi, giusto per lasciarvi sulle spine. Cosa ne pensate di questo capitolo? Pensate anche voi che Alec stesse sognando? 

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Capitolo 26
*** Cap. 23 ***


Alec cercò di aprire gli occhi, erano impastati dal sonno e si sentiva il corpo intorpidito.
    - Mag…Magn…us-
    - Alec! Alec, sono Jace! Izzy si è svegliato, vieni!-
Cominciava a mettere a fuoco quello che c’era intorno a lui, era in una camera di ospedale ma non riuscì a cogliere altri dettagli perché in men che non si dica il suo campo visivo fu occupato da qualcosa di soffice e scuro, dal profumo riconobbe la chioma della sorella, che lo abbracciava e piangeva sulla sua spalla.
    - Lo sapevo che ti saresti svegliato…i dottori non ci volevano dare speranze ma io lo sapevo…lo sapevo…-
Ad Alec gli si strinse il cuore a sentire i singhiozzi disperati di sua sorella, avrebbe voluto tranquillizzarla, dirle che tutto andava bene ma preferì circondarla con un braccio e tenerla stretta. Sospirò e rimase così, con il dolce peso della sua Izzy sul petto, a godersi quel momento di pace e sicurezza. Pensare che avrebbe davvero potuto morire e non rivederla più lo fece sentire male, si sentì mancare la terra da sotto i piedi e la abbracciò ancora più forte. Avvertì Jace alla sua destra che si soffiava forte il naso. Poteva solo immaginare quanto doveva averli spaventati. Non sarebbe mai dovuto andare da solo da Jonathan, come aveva potuto essere così sciocco da cadere in trappola? Se non fosse stato per…
    - Dov’è Magnus?- chiese Alec.
Sua sorella si spostò e si scambiò un’occhiata preoccupata con Jace. Ora che non aveva più gli occhi coperti dai capelli di sua sorella Alec potè guardare entrambi in volto. Si sentì ancora più in colpa di quanto già non fosse quando notò i segni di stanchezza su di loro. Avevano profonde occhiai, gli occhi rossi e gonfi e un colorito pallido. Fu Jace a rispondere alla domanda di Alec.
   - Ecco…Magnus…sta bene –
   - Si, sta bene – aggiunge Izzy annuendo.
   - Ah, ok. – rispose deluso Alec – Credevo solo che…insomma…fosse qui –
Ad aspettare che mi svegliassi.. concluse mentalmente.
Izzy assunse un’espressione mortificata mentre stringeva la mano del fratello.
    - Alec, lui voleva essere qui…- gli disse lei – ha fatto di tutto per poterti stare vicino ma…la mamma non l’ha permesso-
    - Cosa?!- disse Alec cercando di sollevarsi ma rinunciando subito con una smorfia di dolore.
    - Alec stai calmo, hai subìto un’operazione difficile e se ti muovi la ferita all’addome potrebbe riaprirsi – gli disse Jace.
    - Ok, ma cosa è successo?-
    - Avresti dovuto vedere – si intromise Izzy – è stato terribile. Mamma gridava da una parte e Magnus dall’altra. Papà ha cercato di far calmare la mamma ma lei continuava a dire che era colpa di Magnus se suo figlio rischiava la vita. Poi ha vietato ai medici di far entrare Magnus in questa stanza…loro non hanno potuto far nulla perché lui non è della famiglia…quindi è andato via –
    - Non posso credere che abbia fatto una cosa del genere! Da quanto tempo sono qui?- chiese Alec fumante di rabbia per quello che aveva fatto Maryse.
    - Tre giorni…- rispose Izzy abbassando gli occhi. Sembrava stesse per ricominciare a piangere e forse per questo parlò Jace.
    - Ma Magnus ha le sue fonti di informazioni, conosce le tue condizioni, vero Izzy? -
    - Si…Ti ricordi Catarina Loss?- chiese Izzy ad Alec
    - L’infermiera che si è occupata di Max quando era in ospedale?-
    - Proprio lei. A quanto pare è molto amica di Magnus, perciò lo tiene informato. –
    - Dovremmo chiamare i medici…dirgli che ti sei svegliato – disse Jace.
    - Va bene…-
Alec non vedeva l’ora di poter uscire da quell’ospedale. Non era stata colpa di Magnus se aveva rischiato la vita ma solo della sua stupidità. Ma cos’altro avrebbe potuto fare? Non avrebbe mai abbandonato Jonathan. Anche ora che sapeva tutta la verità non provava odio per lui ma solo un’infinita tristezza per quello che aveva passato nella sua vita.
   - Alec?- lo chiamò Jace prima di uscire dalla stanza – è vero quello che dicono…è stato Jonathan?-
    - Si…è stato lui – disse Alec abbassando gli occhi.
    - Quel figlio di puttana!- disse Jace uscendo.
Sua sorella, seduta nel letto accanto a lui, gli lanciava brevi occhiate. Alec la conosceva abbastanza bene per sapere che moriva dalla voglia di fargli delle domande.
    - Izzy…- la chiamò Alec – Ho un paio di cose da raccontarti …ma prima devi promettermi che appena uscirò da qui mi aiuterai a fare una cosa. –
    - Ma certo, Fratellone, tutto quello che vuoi – gli rispose raggiante lei.
 
 
 
 
Magnus era a casa disteso sul letto con un braccio sul viso a coprirgli gli occhi. Era da giorni che si era lasciato andare completamente, non poter andare all’ospedale a trovare il suo Alexander lo stava uccidendo. Se non fosse stato per Catarina probabilmente sarebbe entrato in quella maledetta camera di ospedale con la forza, ma lei precisando che così facendo avrebbe solo complicato le cose lo aveva fatto desistere. Durante il giorno riusciva a distrarsi in qualche modo, soprattutto grazie alle visite, indesiderate, di Raphael che a modo suo cercava di tirargli su il morale. Con “a modo suo” si intendeva portargli donne e per “tirargli su il morale” voleva dire tirargli su altro. La notte era un disastro, non riusciva a prendere sonno e appena chiudeva gli occhi solo per qualche minuto non vedeva altro che Alec a terra coperto di sangue. Riuscì a calmarsi solo dopo che Catarina, una mattina, lo chiamò informandolo che Alec si era finalmente svegliato. Appena l’amica pronunciò quelle parole Magnus scoppiò a piangere per il sollievo. Era talmente felice che non gli importava se non poteva vederlo, gli bastava sapere che stava bene, il resto non aveva più importanza. Le condizioni di Alec non erano l’unico pensiero che opprimeva Magnus. Cercava in tutti i modi di proteggersi, dimenticando ciò che era accaduto a Tokyo ma la sua era solo un’illusione. Far finta che non fosse accaduto non faceva diminuire il dolore che sentiva dentro. Si alzò dal letto e si guardò allo specchio. Non aveva mai trascurato il suo aspetto così tanto. I capelli erano in disordine e sorrise quando pensò a quanto assomigliassero a quelli di Alec. Addosso aveva solo una canottiera sgualcita e dei pantaloni da tuta, inoltre quella mattina non si era neppure fatto la barba. Si passò una mano sul viso, esausto. Quando sentì bussare forte alla porta si girò infastidito.
Adesso Raphael mi sentirà…pensò andando verso la porta per aprire.
Prima di aprire afferrò al volo il Presidente Miao che passava di là facendosi i fatti suoi e se lo portò in braccio. Aprì controvoglia aspettandosi l’amico e invece restò spiazzato per chi si trovò davanti.
    - Trace?-
    - Ma quale Trace, io sono Jace!-
    - Alexander sta bene?! -chiese Magnus mettendo giù il Presidente Miao.
    - Si, Alec sta benone…-
    - Ah…bene -rispose tornando a respirare Magnus. Poi notò che Jace aveva in mano una valigia. Guardò prima questa e poi il ragazzo – Ti serve qualcosa?-
    - Dov’è la tua camera?- chiese Jace.
    - Tesoro, mi dispiace…sei carino e tutto ma io sono interessato ad un altro Lightwood…sai, alto, occhi azzurri…-
   - Ma cosa hai capito?! – sbottò Jace – Non è mia questa, è di Alec!-
   - Alexander?- chiese Magnus senza capire.
   - Si…è di sotto. Izzy lo sta aiutando a salire le scale..-
Magnus appena sentì queste parole spalancò gli occhi e spostando con un braccio Jace di lato si fiondò sulle scale.
   - Ehi!- si indignò Jace.
Magnus non fece in tempo a formulare neanche un pensiero tanto scese velocemente dalle scale. Si fermò ansimando quando vide Alec. Aveva una mano appoggiata alla parete e l’altra attorno alle spalle della sorella. Quando alzò il viso e i suoi occhi chiari si fissarono su Magnus, questo sentì il suo cuore battere più forte. Non gli sembrava vero averlo lì, vederlo che stava bene, nonostante l’aria stanca e sofferente.
Alec gli sorrise e Izzy si mise in disparte, probabilmente pensando che volessero un momento per loro. Magnus si avvicinò a lui, gli sfiorò delicatamente il viso, quasi come se Alec fosse stato di cristallo e anche un lieve colpo avrebbe potuto mandarlo in frantumi.
    - Alexander…-
    - Sono stato appena dimesso – spiegò Alec – E ho pensato che…se per te va bene…-
    - Puoi restare qui quanto vuoi – rispose Magnus che ora aveva appoggiato le mani al petto di Alec.
    - Se non sono un peso…-
    - Non dirlo neanche per scherzo – lo ammonì Magnus prendendogli il volto tra le mani.
Izzy tossicchiò per ricordare ai due la sua presenza. Alec si voltò imbarazzato.
    - Andiamo, Alexander, ti aiuto a salire – gli disse Magnus circondando la vita di Alec con un braccio.
Alec non voleva dare l’idea che fosse uno che si lamenta per un nonnulla perciò strinse i denti e non disse nulla ma fare quelle scale non era per niente piacevole. Ad ogni movimento delle fitte di dolore al ventre gli mozzavano il fiato. Mentre loro salivano, piano, un gradino alla volta, Jace scendeva fischiettando.
    - Ho trovato da solo la camera…- gli disse a Magnus
    - Potevi lasciare la valigia all’ingresso- gli fece notare Magnus.
    - Avrei potuto si, ma dovevo accertarmi che tu fossi una persona rispettabile. Perciò ho curiosato un po' in giro. –
    - E cosa hai trovato, di grazia –
    - Nulla di compromettente per ora…ma ti tengo comunque d’occhio –
    - Jace…- gli disse Alec – non ti sembra di esagerare?-
    - Devo prendermi cura di te, Alec. Mi sono distratto un attimo e guarda cosa è successo…non permetterò che accada di nuovo –
    - Non lo permetterò neppure io – gli disse Magnus, sfidandolo a ribattere.
    - Bene…- disse Jace dando una pacca sulla spalla al fratello – Allora noi andiamo –
Izzy si avvicinò al fratello e lo abbracciò. – A presto fratellone. Verremo a trovarti –
    - Si, verremo, spesso!- precisò Jace guardando Magnus.
    - Oh Dio..- sussurrò quest’ultimo alzando gli occhi al cielo.
Alec guardò i suoi fratelli andare via. Gli era grato per aver appoggiato la sua decisione di non tornare a casa. Non avrebbe potuto stare neanche un giorno sotto lo stesso tetto di sua madre, non dopo tutte le delusioni che aveva ricevuto. Inoltre non aveva più intenzione di nascondersi né di perdere tempo. Avrebbe fatto quello che il cuore gli suggeriva di fare e adesso gli gridava di stare con Magnus, di godersi ogni istante con lui.
Magnus adesso lo stava praticamente portando di peso, su per le scale. Alec notò che anche su di lui si poteva leggere la preoccupazione in volto e lo stesso dolore che aveva visto nei suoi fratelli. Senza pensarci si avvicinò e lo baciò all’angolo della bocca, erano arrivati all’ingresso di casa e Magnus a quel gesto catturò le labbra di Alec con le sue. Fu un bacio dolce e disperato allo stesso tempo. Al contatto delle labbra calde sulle sue, Alec si rilassò tra le braccia di Magnus. Avrebbe potuto perderlo. In un attimo, per uno sbaglio, avrebbe potuto perdere tutto questo. Aprì gli occhi, voleva guardarlo, imprimersi nella mente tutto di lui, ogni dettaglio.
    - Tesoro…- gli disse Magnus – Vuoi riposare? Sei stanco?-
    - Ho riposato abbastanza – gli rispose Alec non staccando gli occhi da quelli di Magnus. Chiuse la porta di casa e sbattè, letteralmente, Magnus al muro. Il movimento fu però troppo brusco e imprecò per il dolore.
    - Alexander!- Magnus gli appoggiò delicatamente una mano sul ventre. – Non devi essere così impulsivo. Catarina mi ha detto che ci vorrà un bel po' prima che le ferite si chiudano completamente.-
    - Quelle alle braccia e alle gambe non sono così tremende. – spiegò Alec – Ma quella all’addome…è tremenda, ad ogni movimento ho fitte di dolore. –
    - Vuoi che ti prenda un antidolorifico? –
    - Sono allergico agli antidolorifici –
    - Cosa?! – chiese Magnus mentre accompagnava Alec verso la camera da letto. – Ci sarà qualcosa che puoi prendere!-
    - Non importa Magnus..- rispose Alec fermandosi. – Davvero…- aggiunse all’espressione preoccupata dell’uomo. – Adesso sto meglio. Posso fare una doccia? Puzzo di ospedale –
Magnus annuì e lo accompagnò fino in bagno.
    - Vai avanti io faccio una telefonata a vengo ad aiutarti – gli disse Magnus. Lo guardò entrare , camminando lentamente, poi si voltò e andò a recuperare il suo cellulare sa qualche parte sotto le coperte del letto. Fece partire la chiamata e non dovette attendere più di qualche squillo prima di sentire la voce di Catarina.
    - Magnus!- lo salutò allegra lei. – Piaciuta la sorpresa?-
    - Sorpresa? – chiese lui
    - Si, il tuo bimbo è con te no?-
    - Per carità Cat, non chiamarlo così, mi fai sentire  un pedofilo!- rispose indignato Magnus.
    - è molto carino comunque…capisco perché sei stracotto di lui – gli disse lei ridendo.
    - Si vabbè, mi prenderai in giro un’altra volta – tagliò corto lui – Ti ho chiamata per un altro motivo –
    - Dimmi –
    - Alexander è allergico agli antidolorifici! Cosa devo fare? Come posso prendermi cura di lui? –
    - Ah si…il tuo ragazzo è più testardo di te, e questo è tutto dire, doveva rimanere in ospedale per una valutazione allergologica per indagare la sua storia di reazione ai farmaci e identificare un farmaco alternativo da testare, ma lui non ha sentito ragioni. Voleva andare via. Voleva venire da te…sentiti responsabile. –
    - Grazie…Catarina, grazie…- rispose sarcastico Magnus. – Quindi cosa dovrei fare?-
    - Dagli il tuo antidolorifico speciale – rispose lei allusiva.
    - Fanculo, Cat! No davvero! Io sono seriamente preoccupato e tu mi prendi per il culo…-
    - Magnus – gli rispose lei cercando di essere seria tra una risata e l’altra – Alec starà bene. Il peggio è passato. Devi solo fare attenzione che non saltino i punti.- gli spiegò lei. Poi continuò maliziosa – Quindi niente “movimenti” –
    - Non posso promettertelo – scherzò Magnus, adesso che si era tranquillizzato. – Devo andare adesso. Grazie Cat. –
    - Se hai bisogno sai dove abito. A presto Mag – disse prima di riattaccare.
Magnus posò il cellulare sul comodino e andò in bagno ad aiutare Alec. Sapeva quanto il ragazzo fosse timido perciò bussò senza entrare.
    - Alexander, vuoi una mano?- chiese.
    - Si, entra –
Magnus aprì la porta e si fermò pietrificato. Alec era a torso nudo e  la sua bella pelle chiara era segnata da cicatrici, sulle braccia, una lunga e orizzontale sul petto, un’altra sul fianco. Ma quello che più gli tagliò il cuore fu vedere la ferita profonda, ancora fresca, poco più giù dello stomaco.
    - Ho…ho tolto le bende…- spiegò Alec – Se ti fa schifo vedere le ferite…puoi uscire…io me la cavo. –
    - Non mi fanno schifo, Alexander.- rispose lui avanzando verso Alec – Tu sei sempre il mio angelo…- fece scorrere una mano sul suo petto e la fermò sul cuore. - …solo che mi sento morire sapendo il fardello che ti porterai ogni giorno vedendo queste cicatrici. –
    - Tu rimarrai con me?- chiese Alec.
    - Sempre –
    - Allora sarà un peso che riuscirò a sopportare – gli sorrise Alec.
    - Non so cosa ho fatto per meritarmi un ragazzo come te – gli disse Magnus.
    - Ti ho solo creato problemi…- Alec voltò il viso, vergognandosi di guardare l’uomo negli occhi – Cosa…cosa è successo a Tokyo? – chiese tornando a fissarlo. – Perché non mi hai mai chiamato? –
    - Non ti basta avermi qui con te, adesso?-
    - No, Magnus…io DEVO sapere –
Magnus infilò una mano tra i capelli di Alec e gli avvicinò il viso. Alec poteva sentire il suo respiro e il suo calore. Voleva perdersi tra i suoi baci e le sue carezze. Chiuse gli occhi ma li riaprì subito appena Magnus parlò.
    - Ti dirò tutto quello che vuoi sapere. – gli rispose Magnus lasciandolo andare. – Adesso fai la doccia. -
    - Si…- Alec diventò un po' rosso. – Puoi aiutarmi a sfilare i pantaloni? Quando mi abbasso sento dolore. –
    - Certo – rispose calmo Magnus.
Quando le mani di Magnus si spostarono sui bottoni dei pantaloni, Alec trattenne il fiato e gliele bloccò con un gesto veloce.
    - Posso…posso aprirli io…-
Magnus lo guardò con interesse. Aveva avuto molto ragazzi, e ragazze, nella sua vita ma mai nessuno come Alec. Era a tratti timido e insicuro ma anche diretto e testardo. Magnus capiva che tutto quello era nuovo per lui, eppure a Tokyo aveva potuto conoscere la passione che ardeva dentro di lui. Il suo desiderio lo aveva travolto come nessuno mai era riuscito a fare.
Magnus lo lasciò fare, osservandolo mentre abbassava la zip dei pantaloni con mani tremanti e lasciava scorrere i pantaloni.
    - Non ti muovere – gli ordinò Magnus – ti aiuto io a toglierli – si abbassò e aiutò il ragazzo a sfilare l’indumento, prima da una gamba poi dall’altra. Cercò di non dare a vedere la preoccupazione quando notò un altro lungo taglio sulla coscia.
Si alzò e appoggiò le sue mani sui fianchi del ragazzo che sembrava stesse per svenire.
    - Alexander?-
    - Mmmh- mugugnò in risposta.
    - Ti vergogni di me?- gli sussurrò Magnus.
    - N..no…no, assolutamente!-
    - E allora perché non togli l’intimo?-
Alec assunse la sua espressione da “Credi che non ne sia capace” e con un solo gesto si abbassò i boxer, che caddero a terra scivolando sulle gambe del ragazzo.
Magnus abbassò lo sguardo e alzò immediatamente un sopracciglio.
    - Bhè, posso assicurarti che non hai niente per cui vergognarti…-
    - Magnus!!- si sconcertò Alec coprendosi con le mani. Un conto era spogliarsi di fronte a lui un altro essere guardato in quel modo. Già il cuore di Alec stava per scoppiare e vedere l’espressione lussuriosa di Magnus non aiutava.
    - Scusa – gli rispose divertito Magnus – Non ho resistito. Sono pur sempre un uomo. –
    - Non è divertente!- precisò Alec vedendo che l’altro si tratteneva dal non ridere.
    - Lo è, dovresti vedere la tua faccia…- e scoppiò a ridere. Le sue risate furono smorzate dalla bocca di Alec. Lo baciò in fretta, mettendogli dentro la lingua e l’uomo colto di sorpresa indietreggiò di un passo. Alec lo afferrò per la maglia facendolo tornare esattamente dov’era prima, vicino a lui. Gli circondò il collo con le braccia e fece aderire i loro corpi, sia perché si vergognava da morire a farsi vedere nudo e almeno così il suo corpo era in parte coperto, sia perché il contatto dei vestiti di Magnus sulla sua pelle lo mandava in estasi. Afferrò da sotto la canottiera dell’uomo e la tirò per sfilarglierla, smettendo di baciarlo solo per un attimo quando la stoffa passò sopra il suo viso prima di essere gettata a terra, l’altro si fece trasportare dall’irruenza del ragazzo ma quando le sue mani iniziarono ad allargare l’elastico dei pantaloni Magnus lo bloccò. Alec aveva gli occhi lucidi e respirava dalla bocca.
    - Alexander, cosa stai facendo?-
    - Tu vieni con me sotto la doccia – rispose veloce lui riavvicinandosi per baciarlo. Venne nuovamente fermato.
    - Non erano questi i piani. Hai detto che volevi farti una doccia, non hai mai accennato al fatto che dovessimo farla insieme. – gli rispose Magnus divertito e compiaciuto di come stessero andando le cose.
    - Le cose cambiano – gli rispose Alec. Lo guardò esitante poi sorrise.
Gli abbassò insieme i pantaloni della tuta e l’intimo, lo prese per il polso e insieme entrarono nella doccia.
 
 
 
Si si lo so ragazzi, non ho ancora dato delle spiegazioni importanti ma dopo i capitoli precedenti che sono stati troppo seri avevo bisogno di scrivere qualcosa di leggero XD . Capitemi. Spero comunque che il capitolo vi sia piaciuto, mi sembra sia venuto anche un poco più lungo del solito. Ovviamente siccome sono una carogna :3 ho interrotto il capitolo sul più bello. Ringrazio tantissimo tutti coloro che mi seguono, siete il mio sostegno :), grazie grazie e grazie. Alla prossima. Un bacio :*

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Capitolo 27
*** Cap. 24 ***


Alec sapeva che fare la doccia insieme si sarebbe trasformato in un vortice di baci e carezze. Gli fu difficile riuscire a mantenersi lucido mentre le mani di Magnus si stringevano attorno a lui facendo aderire i loro corpi nudi, ecco perché, nonostante il desiderio che cresceva impetuoso, non riuscì a capacitarsi di come Magnus fosse perfettamente a suo agio e sotto controllo. Probabilmente aveva già avuto esperienze simili perciò fare la doccia insieme a lui non aveva più l’ebbrezza della novità. Era semplicemente una copia sbiadita di qualcosa che aveva già vissuto, con amanti migliori e più esperti di Alec.
Il ragazzo era disteso sul letto di Magnus a tormentarsi con tutti questi pensieri. Dopo la doccia  aveva decisamente bisogno di distendersi e rilassarsi, perciò Magnus lo aveva accompagnato fino in camera e poi era scomparso nel suo bagno privato a , sue testuali parole, avviare il “processo di umanizzazione”. Aveva spiegato che in quei giorni si era lasciato troppo andare e aveva la necessità di prendersi cura di sé. Questo voleva dire per Alec, doverlo aspettare per ore.
In realtà non gli dispiaceva restare solo se questo si traduceva nel poter sonnecchiare nel letto di Magnus indisturbato. Essere disteso lì, nel posto in cui l’uomo dormiva abitualmente, era diverso che condividere il letto di un Hotel. Era molto più intimo. Si girò estasiato strofinando il viso sul cuscino, respirando il profumo di Magnus. Si sentì un po' una adolescente innamorata,  ma tanto nessuno poteva vederlo e poi stava troppo bene.
Aprì gli occhi quando sentì un lievissimo movimento proprio vicino al suo viso.
    - P…presidente Miao!!-
Il gatto lo guardava con sospetto e superiorità. Sembrava meravigliato che un'altra persona, che non fosse Magnus , dormisse in quel letto.
    - Bhè, non stavo facendo nulla di male…- si giustificò il ragazzo arrossendo.
Il gatto si girò, con calma ed eleganza, scese dal letto e si fermò sulla porta iniziando a miagolare. Alec sospirò e controvoglia si alzò dal letto per andare verso la porta del bagno. A Magnus piacevano le comodità e il lusso, ormai lo aveva capito, ma avere un bagno in camera, un altro bagno “per gli ospiti”, in cui avevano fatto la doccia e un altro al piano superiore sembrava esagerato ad Alec, abituato a dividere un solo bagno con i suoi fratelli e la madre. Bussò alla porta.
    - Entra, biscottino –
Alec aprì la porta. Guardò Magnus, che di fronte allo specchio si sistemava i capelli, e pensò che nessuno potesse essere più bello di lui. Si dimenticò perfino perché aveva bussato alla porta.
    - Ehm… - fece Alec scuotendosi. – ah…il Presidente Miao…credo, non so, forse ha fame…sta miagolando vicino alla porta. –
    - No, credimi – fece un gesto impaziente Magnus – cerca solo di attirare l’attenzione. È offeso con me. Per averlo lasciato solo quando siamo andati a Tokyo-
    - A proposito di Tokyo…-
    - Lo so, Alexander. – lo interruppe Magnus, facendogli segno di precederlo. – Andiamo in veranda. Ti farà bene prendere un po' d’aria e potremo parlare. –
Alec aveva così tante domande che non sapeva neppure da dove iniziare. In quei giorni che era rimasto chiuso in ospedale si era fatto raccontare da  Jace e Izzy come Magnus, subito dopo essere arrivato a Londra, si fosse fiondato a casa sua per cercarlo, ma aveva trovato solo il piccolo Max che gli aveva riferito che Alec era uscito di fretta prendendo l’auto della madre. Rintracciare poi la sua posizione grazie alla localizzazione GPS della macchina era stato un gioco da ragazzi. Anche suo padre, Robert, aveva contribuito a colmare, in parte, la sua curiosità quando Alec aveva voluto sapere che cosa fosse successo a Jonathan. A quanto pareva il ragazzo, a cui gli investigatori non erano riusciti a far confessare nulla, era stato rinchiuso in un istituto di igiene mentale. Non che gli agenti avessero davvero la necessità di parlare con lui quando bastava interrogare Alec. Il ragazzo aveva raccontato alla polizia la stessa versione della storia così tante volte ad un certo punto si domandò se fossero ottusi loro e lui non si sapesse esprimere.
    - Magnus?-
Erano appena usciti sulla veranda e Magnus aveva sistemato un cuscino ad Alec, su un divanetto di vimini, per farlo stare più comodo.
    - Stavo pensando una cosa – continuò Alec, mentre Magnus prendeva posto di fronte a lui. – Hai…Hai presente il ragazzo che …mi ha fatto questo?- disse indicandosi la ferita.
    - Il ragazzo con il disturbo di personalità?- chiese Magnus.
    - Si, bhè, per me non era un semplice ragazzo…ma…il mio migliore amico. So che è ricoverato in un ospedale psichiatrico. Vorrei andare a trovarlo.-
    - Alexander…- rispose Magnus, visibilmente agitato – So che credevi di conoscere quel ragazzo e ...- interruppe Alec, con un gesto della mano, quando lo vide aprire la bocca per ribattere. - …so anche che deve essere aiutato, ma è pericoloso. Gli agenti di polizia hanno trovato un diario segreto, nascosto sotto una trave in camera sua. In tutte quelle pagine non faceva altro che parlare di te. È ossessionato da te.-
    - Quello è Sebastian, Jonathan non mi farebbe mai del male…-
    - Alexander – lo interruppe Magnus – promettimi che starai lontano da quel ragazzo. –
    - Ma Magnus..-
    - Promettimelo! –
    - Si…va bene…come vuoi.- si arrese Alec, per niente convinto. 
Magnus si allungò e appoggiò la sua mano su quella di Alec. Il suo tocco era delicato e rassicurante.
    - Non voglio che tu corra più alcun rischio –
    - Certo.- sospirò Alec.  -Allora dimmi…cosa hai fatto dopo che sono andato via da Tokyo?-
Magnus gli fece un sorriso e lasciò andare la sua mano.
    - Ho letto la tua lettera. –
    - Oh..- Alec fu preso alla sprovvista e si irrigidì. Con tutto quello che era successo si era completamente dimenticato della lettera. – Io non sapevo…non credevo che tu…-
    - Per la cronaca – disse Magnus facendogli l’occhiolino – Era stupenda –
    - Grazie – gli rispose Alec arrossendo.
    - Ma …- proseguì Magnus - …scommetto che non è della lettera che vuoi parlare.-
    - No, no infatti, Jonathan…- Alec si fermò a riflettere poi continuò – Sebastian…mi ha detto che eri stato preso da Valentine, come hai fatto a scappare?-
    - Ero davvero nei guai, Alexander. Valentine mi avrebbe cancellato la memoria se non fossi riuscito ad andarmene e da solo non avevo nessuna possibilità…ma per fortuna sono stato aiutato. –
 
 
*****
 
Magnus, nonostante il corpo indolenzito si alzò di scatto al rumore dei passi. Qualcuno stava andando a prenderlo. Gli avrebbero cancellato la memoria e lui non avrebbe potuto impedirlo.
Un uomo si fermò davanti alle sbarre della cella.
    - Signor Bane?- lo chiamò questo.
Magnus si avvicinò circospetto. Arrivato a qualche centimetro di distanza riconobbe l’uomo che aveva di fronte. Era il conducente della limousine che lo aveva accompagnato da Valentine.
    - Vi serviranno più uomini se avete intenzione di cancellarmi la memoria.-
    - Sono venuto per liberarla –
Magnus lì per lì rimase spiazzato, poi scoppio a ridere.
    - Valentine mi crede davvero così ingenuo?-
    - Non lavoro per Valentine, signor Bane. –
Quell’uomo di così poche parole gli stava dicendo che lo avrebbe liberato, Magnus avrebbe dovuto approfittare senza pensarci troppo, eppure il suo sesto senso gli suggeriva di non fidarsi.
    - Per chi lavora allora? E perché mi sta aiutando?-
    - Non posso dirglielo adesso. Lo saprà a tempo debito.- gli rispose l’uomo.
    - E dovrei fidarmi? Chi mi assicura che non è uno sporco giochetto di Valentine?-
    - Ci pensi…cos’ ha da perdere?-
Magnus afferrò le sbarre con le mani, le strinse forte e guardò l’uomo negli occhi. Non voleva ammetterlo, ma aveva ragione. Non aveva altra alternativa che fidarsi e sperare che fosse sincero.
    - Va bene. – acconsentì Magnus – Mi faccia uscire.-
    - Ad una condizione. –
Magnus alzò le sopracciglia e fece una risata priva di allegria.
    - Certo, avrei dovuto aspettarmelo, c’è sempre una condizione. Cosa volete la te?-
    - Quando arriverà il momento lei dovrà andare dove le verrà indicato.-
    - Non capisco. –
    - Farà quello che le verrà chiesto. Non potrà tirarsi indietro. –
    - Non accetterò mai queste condizioni assurde. Preferisco lasciarmi cancellare la memoria. Può andare – rispose Magnus voltandosi.
    - Quindi è pronto a sacrificarlo…-
    - Di cosa sta parlando?!- ringhiò Magnus voltandosi e afferrando di nuovo le sbarre.
    - Del ragazzo. – quando l’uomo vide di avere di nuovo la piena attenzione di Magnus continuò a parlare. – Se accetta queste condizioni le assicuro che potrà andare a Londra a salvarlo. Senza di lei il ragazzo corre un grave pericolo.-
Magnus chiuse gli occhi impotente e appoggiò la fronte alle sbarre.
    - Non abbiamo tempo, signor Bane. Accetta o non accetta?-
    - Si…- Magnus deglutì – …ci sto. –
La cosa migliore in cui Magnus poteva sperare in quel momento era salvare Alec. In men che non si dica l’uomo aprì la cella con una chiave che recuperò dalla tasca della giacca.
    - Mi segua.- disse a Magnus.
Percorsero un corridoio freddo e spoglio, esattamente come la cella, e poi veloci lungo una scala in pietra.
   - Come ti chiami?- chiese Magnus all’uomo.
Questo sorrise per la prima volta e gli rispose :- Può chiamarmi Augustus. –
    - Bene, Augustus. Da che parte si va per uscire da questo inferno?-
    - Ci basterà raggiungere le scale dell’uscita d’emergenza…-
I due affrettarono ancora di più il passo guardandosi continuamente dietro per timore di essere scoperti. Stavano quasi per raggiungere le scale che un uomo gli si piazzò davanti. Con un movimento fulmineo tirò fuori una pistola. Magnus chiuse gli occhi quando sentì lo sparo. Ma non avvenne quello che si aspettava. Quando li riaprì vide l’uomo a terra e di fronte a lui Adrian che teneva con entrambe le mani una pistola.
    - Magnus!- pronunciò il suo nome con una tale ferocia da sembrare il ringhio di un lupo.
    - Si, lo so. – gli rispose Magnus sorridendo. – Ti sei rotto il cazzo di salvarmi la vita. –
Adrian lo raggiunse a grandi falcate e lo abbracciò forte.
    - Signori. – disse Augustus. – Mi spiace rovinate questo momento ma è il caso di non indugiare ulteriormente.-
    - Chi è questo imbecille?- chiese Adrian mentre tutti e tre aprivano la porta d’emergenza e scendevano le scale.
    - Augustus…- rispose Magnus. – E se tu fossi arrivato prima avrei evitato di stringere un patto con il diavolo. –
    - Se tu non mi avessi lasciato indietro tutto questo non sarebbe accaduto! Dovevamo andarcene quando te l’avevo detto! Ma no, tu sei Magnus Bane e non ragioni con la testa ma con quel tuo cazzo di uccello! –
    - Adrian! – rispose Magnus falsamente sconvolto. – Augustus ti prenderà per un villano. –
    - Signori, fate silenzio, per favore. – rispose Augustus quando arrivarono alla fine delle scale.
Si fermarono di fronte ad una porta chiusa con un catenaccio, Augustus prese un’altra chiave dalla tasca e la infilò nella fessura per aprire.
    - Lui si che si dà da fare. – disse Magnus indicando Augustus e rivolgendosi a Adrian.
     - Non rompere, Magnus. – gli rispose Adrian – Vado avanti io. – disse spingendo da parte Augustus e aprendo la porta.
Si trovavano nel parcheggio sotterraneo. Magnus lo riconobbe subito. C’erano parecchie auto e fin troppo silenzio.
     - Della macchina nera in terza fila vicino alla rampa d’uscita ho le chiavi – disse Augustus. – Dobbiamo prendere quella. –
    - Non vi sembra strano che…- iniziò Magnus ma le parole gli morirono in gola quando da dietro delle macchine saltarono fuori degli uomini armati.
Magnus diede una rapida occhiata. Dovevano essere almeno una dozzina. E a quanto pareva non sembravano intenzionati a parlare perché alzarono subito le pistole pronti a sparare.
Magnus, Adrian e Augustus si gettarono dietro un auto appena quelli cominciarono a far fuoco. Adrian si sollevò spiando cauto da dietro il nascondiglio e prendendo la mira premette più volte il grilletto. Magnus si guardò attorno. La macchina che aveva indicato Augustus era troppo distante per sperare di poterci arrivare senza finire pieni di buchi come un colabrodo.
    - Piano B. -disse Adrian e tirò fuori dalla giacca una piccola bomba a mano. – Chi è che non si dà da fare, adesso?-
    - Avanti, la tiri!- gridò Augustus.
    - Al mio tre la lancio e corriamo verso la macchina!- disse Adrian – Uno…due…- Adrian si alzò e lanciò con forza la bomba. – TREEEE!!-
Scattarono tutti e tre insieme. Il cuore di Magnus batteva furiosamente nel petto, sentì le grida degli uomini  prima che avvenisse il boato, che all’interno del parcheggio rimbombò rendendolo ancor più terrificante. Arrivarono alla macchina e Augustus passò subito dal lato guida. Magnus sentì uno sparo e si girò appena in tempo per prendere tra le braccia il corpo di Adrian. Guardò oltre il suo amico e vide in piedi poco distante da loro Valentine, con un misto di odio negli occhi e un sorriso compiaciuto per quello che aveva fatto.
    - Salga, Signor Bane, presto!!- disse Augustus mettendo in moto.
Magnus trascinò di peso Adrian dentro la macchina e chiuse forte lo sportello. Augustus partì lasciando un fischio stridulo sull’asfalto. Con il respiro corto Magnus voltò l’amico per poterlo guardare in volto. Aveva gli occhi socchiusi e la maglietta si stava tingendo di sangue all’altezza del cuore.
    - Adrian…- lo chiamò Magnus con gli occhi che già bruciavano per l’affiorare delle lacrime.
    - Cazzo, sto morendo…- biascicò Adrian.
    - No, non stai morendo! Non morirai…hai capito?!- gli rispose Magnus spostandogli una ciocca di capelli dal viso.
Adrian gli sorrise. – Ti ho salvato?-
    - Si…stiamo scappando…-
    - Bene…-
    - Adrian…non farlo di prego…resisti!- disse Magnus disperato quando l’amico chiuse gli occhi. – Chi mi toglierà dai casini se mi lasci?... –
L’amico non rispose. Magnus appoggiò una mano al suo petto e quando si accorse che il cuore non batteva più si lasciò andare in un grido pieno di disperazione.
 
 
*****
  
Magnus aveva lo sguardo perso nel vuoto e Alec gli si avvicinò mettendogli una mano sulla spalla.
    - Magnus?-
    - Mmm…- fece Magnus voltandosi verso Alec.
    - Dicevi che sei stato aiutato…- gli ricordò Alec. – Da chi? –
    - Ah …da un uomo…ha detto di chiamarsi Augustus. – rispose Magnus ancora scosso dai ricordi.
    - E perché ti avrebbe aiutato?- chiese Alec.
    - Forse era un mio ammiratore. – gli disse Magnus alzando le spalle. – Qualcuno nel mondo mi ama. –
    - Ma…- continuò Alec – Non è strano che non ti abbia chiesto nulla in cambio? E poi chi era? Come ha fatto a farti scappare?-
    - Alexander – disse Magnus lasciandogli una carezza sulla guancia. – Non importa chi era quell’uomo…adesso sono qui con te. –
    - Si…hai ragione. – gli sorrise Alec. – E Valentine?- chiese improvvisamente – Che fine ha fatto?-
    - Ho contattato i servizi segreti tedeschi che lo tenevano d’occhio già da un pezzo. Con la mia testimonianza avevano prove sufficienti per poterlo incastrare ma…è riuscito a scappare…- Alec intrecciò le sue dita a quelle di Magnus ma sembrò che l’uomo non se ne accorgesse. - …quel bastardo, figlio di puttana!- tuonò lui, stringendo la mano del ragazzo un po' troppo forte.
    - Ma…Magnus!-
    - Lo ha ucciso…davanti ai miei occhi!- continuò Magnus.
    - Chi? Chi ha ucciso?- chiese Alec voltandogli il volto e facendo incontrare i loro occhi. Quando Magnus si specchiò in quell’oceano azzurro tornò in sé, calmandosi. Allentò la presa dalla mano di Alec, senza lasciargliela.
    - Adrian…-
Da quando era accaduto non l’aveva mai detto ad alta voce. Dirlo ad altri lo avrebbe reso reale. Tenendolo invece dentro di sé poteva illudersi che non fosse successo davvero. Non era ancora pronto ad accettarlo e in generale era sempre stato un bravo attore, soprattutto quando si trattava di nascondere le sue emozioni, soprattutto il dolore. Ma di fronte ad Alec era impossibile. Dai suoi occhi sinceri e puri non poteva nascondersi.
    - Adrian è…Oh mio Dio, Magnus!- rispose Alec. – Non avevo idea…-
Magnus lo guardò. Prima che le lacrime potessero scendere copiose dalle sue guance si aggrappò ad Alec il quale lo abbracciò forte e gli accarezzò i capelli. Con mani dolci e un po' tremanti per via di quella notizia inaspettata. Rimasero così finchè Magnus non si calmò e anche quando fece per sciogliere l’abbraccio Alec non lo lasciò andare senza prima avergli dato piccoli baci sul volto, sentendo il gusto salato delle sue lacrime.
     - Magnus…- gli disse Alec e non sapeva neppure perché lo stava dicendo ma gli sembrava che dovesse farlo – Io…io credo che Adrian ti amasse. –
    - Lo so, tesoro. – gli rispose Magnus. Alec annuì imbarazzato.
    - Se io non…- Alec parlava con difficoltà e Magnus gli alzò il volto guardandolo incoraggiante – Se non ti avessi chiesto…di trovare Max…tutto questo non sarebbe accaduto. –
    - Sono felice di aver ritrovato Max. Non sentirti in colpa…-
    - Ma…in questa storia…hai perso così tanto!- continuò Alec.
Magnus gli prese il volto tra le mani, obbligandolo a guardarlo negli occhi, poi gli accarezzò le labbra con un pollice, seguendone i contorni.
    - Ma mi ha anche dato tanto – gli rispose a fior di labbra prima di baciarlo.
 
 
 
Eccomi di nuovo, ho perso tutto il pomeriggio per scrivere questo capitolo ma dovevo necessariamente pubblicarlo oggi perché probabilmente adesso prima della laurea non potrò scrivere. Quindi per il prossimo capitolo si dovrà aspettare alla prossima settimana. Spero che questo sia di vostro gradimento, non so se ci avete fatto caso ma Magnus non ha raccontato tutta la verità ad Alec u.u cattivello lui…inoltre ci sono altri miiiisteri XD scusate ma mi diverto troppo ad incasinare le loro vite. Stavo anche pensando ad un’ideuzza, per quando arriverò a 100 recensioni volevo scrivere un capitolo extra, scelto da voi lettori. Potreste dirmi se volete qualcosa in particolare e io lo scriverò. Fatemi sapere, sono pronta…penna in mano…o dita sulla tastiera 😊. 

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Capitolo 28
*** CAPITOLO EXTRA ***


 

CAPITOLO EXTRA

IL PRIMO INCONTRO TRA MAGNUS E ADRIAN

 

 

 

 

In mostruoso ritardo ma eccomi qui :). volevo solo precisare che questo, come avrete capito dal titolo, è un capitolo extra, quindi non ha nulla a che fare con la storia. Ho deciso di rendere omaggio ad Adrian, vista la sua dipartita, scrivendo qualcosa in più del suo passato e soprattutto come ha conosciuto Magnus.

L'ultima precisazione e poi vi lascio leggere, i dialoghi non credo sia il caso di scriverli in tedesco e poi aggiungere la traduzione in italiano, basta sapere che i personaggi sono a Berlino e parlano tutti tedesco (Magnus con un po' di difficoltà ma ai tempi era giovane u.u , considerate che sia lui sia Adrian avevano intorno ai 20-21 anni).

 

 

 

 

L'hotel Myer's a Berlino era decisamente la scelta ideale per chi voleva farsi perdonare dalla propria fidanzata. Adrian lo sapeva bene quanto fosse delusa da lui Monique, e non poteva certo darle torto. I due si erano conosciuti l'ultimo anno di scuola. Lei era sempre stata una ragazza molto forte e ambiziosa. Lui un ragazzo un po' rude e sempre in disparte. Nonostante Adrian fosse molto popolare nella scuola, dato il suo aspetto da vero macho, l'ultimo anno cominciarono a diffondersi voci della sua probabile omosessualità, sostenuta dall'evidente disinteresse di lui verso qualsiasi ragazza. La maggior parte degli studenti non volevano dar credito a tali voci, sia perchè non incarnava di certo lo stereotipo di ragazzo gay, sia perchè se avessero detto qualcosa lui probabilmente li avrebbe picchiati e nessuno sano di mente si sarebbe messo contro un ragazzo alto 1.90 e con muscoli ben definiti da anni passati ad allenarsi in palestra.

D'altro canto Adrian non aveva nessuna intenzione di alimentare di più quelle stupide voci e non poteva certo mettere a tacere tutta la scuola a forza di pugni, perciò la cosa più semplice da fare per lui era trovare una ragazza. Incontrò Monique nel momento giusto e quando i due cominciarono a frequentarsi i pettegolezzi sparirono all'istante.

Era consapevole che lei non fosse ciò che voleva davvero. Il problema stava nel fatto che neppure lui sapeva cosa desiderasse. A lungo si era domandato cosa ci fosse di sbagliato in lui. Non aveva mai avuto interesse per le ragazze ma neppure verso ragazzi. Eppure, nonostante quello che si poteva pensare, lui stava bene come stava. Si accettava per quello che era. Vivere senza amore non doveva essere poi così tragico, in fondo per “amore” sua madre si era sacrificata per salvargli la vita quando aveva solo 7 anni, se non l'avesse amato così tanto probabilmente non sarebbe morta. Adrian non era così stupido da farsi manipolare da quell'inutile sentimento. Voleva poter vivere la sua vita senza doversi legare davvero a qualcuno.

Si era ripromesso di non illudere Monique e lasciarla subito dopo il diploma, ma se hai un cuore buono l'amore riesce sempre a prendersi gioco di te e nonostante non fosse innamorato di lei non voleva vederla soffrire. Così passavano i mesi e lei cominciò a desiderare che il loro rapporto si evolvesse in qualcosa di più intimo. Fu quello che fece decidere ad Adrian di arruolarsi nell'esercito, scappava per non farla soffrire non capendo che così l'avrebbe fatta soffrire di più.

Monique era diventata per lui una cara amica perciò con quale coraggio avrebbe potuto dirle che non l'amava e che l'aveva presa in giro per tutto quel tempo?

L'anno che passò con l'esercito riuscì a fargli schiarire le idee. Lei non meritava questo. Non meritava di aspettarlo e doveva conoscere la verità.

Adrian aveva davvero pensato a tutto. Si sarebbero incontrati nell' Hotel, in una camera prenotata solo per loro, avrebbero cenato insieme senza essere disturbati e lui gli avrebbe raccontato tutto. Anche se questo “tutto” non sapeva neppure lui cosa fosse. Avrebbe detto di non provare interesse per gli uomini ma neppure per le donne. Lei come avrebbe reagito?

Adrian era seduto sul bordo del letto, non si era mai sentito così agitato. Per la prima volta si sarebbe confidado con qualcuno. Cercò di calmarsi quando sentì qualcuno bussare alla porta. Probabilmente era arriva Monique.

Andrà bene...lei capirà. Questa è la cosa giusta da fare.

Adrian si alzò dal letto, fece un bel respiro e andò ad aprire la porta.

- Monique...- disse lui sorridendo alla vista della ragazza. - ...sei bellissima. -

- Adrian!!- la ragazza si fiondò tra le sue braccia. - Mi sei mancato così tanto. -

Adrian gli lasciò un bacio sulla testa ma prima che potesse sciogliere l'abbraccio lei gli afferrò la maglietta, stringendola sul davanti e lo tirò vicino a sé per un bacio appassionato che lo costrinse ad abbassarsi un bel po'.

- Non credevo fossi tipo da organizzare una seratina così romantica. - gli disse Monique guardandosi intorno.

- Ah...si ecco, volevo che non venissimo disturbati. Ci porteranno la cena in camera se per te va bene. -

- Si è perfetto! - rispose lei con gli occhi che brillavano.

Si voltò raggiante verso Adrian e prendendolo per mano lo trascinò verso un divanetto di fronte a loro.

- Bhe..- iniziò Adrian - ..allora come va il lavoro?-

- Vuoi davvero parlare di questo?- chiese Monique guardandolo languidamente.

Adrian alzò le spalle.

- Non ci vediamo da mesi – continuò Monique mettendogli una mano sul petto – Hai appena finito il servizio militare...- con un dito iniziò a tracciare piccoli cerchietti - ...non vorresti...fare altro?-

- Ehm...Monique...veramente...- iniziò Adrian. Non riuscì a spiegarsi in tempo che la ragazza gli si era seduta sopra, facendo aderire i suoi fianchi a quelli del ragazzo.

- Aspettiamo da tanto...- gli disse Monique con un falso broncio. - ...non sei stanco di aspettare?-

- Ecco...è esattamente di questo che volevo parlarti. -

- Lo so – gli rispose lei incrociando le braccia attorno al suo collo – Volevi fare le cose per bene ed è per questo che mi hai portato qui. Anche se fai il duro sei proprio un romanticone Adrian. -

Cazzo...

Adrian cominciava ad andare nel panico. Monique aveva creduto che quella serata fosse stata organizzata per approfondire il loro rapporto...intimamente.

- Monique, ascolta!- disse Adrian afferrandola per i fianchi che la ragazza aveva iniziato a muovere.

- Mi sono sempre piaciute le tue mani...- gli disse lei. - Sono grandi e forti...mi chiedo come sarà quando mi accarezzerai... -

Adrian stava per rispondere quando gli sembrò di vedere un'ombra alla finestra. Fuori era quasi buio e probabilmente aveva visto male perchè sembrava proprio la sagoma di una persona. Ed era decisamente impossibile.

- Hai...hai visto?- chiese Adrian.

- Cosa?-

- Nella finestra...sembrava ci fosse qualcuno-

- Adrian – fece lei sbuffando – siamo al decimo piano. Non c'è nessuno fuori dalla finestra!-

- Mi era solo sembrato...-

Monique non lo fece continuare perchè premette la sua bocca su quella di Adrian che accolse il bacio un po' impreparato. La ragazza gli infilò le mani sotto la maglietta e gliela sfilò velocemente. Si staccò solo per spostarsi verso il collo, lasciando una scia di baci affrettati. Quando i suoi occhi si spostarono verso il basso disse :

- Hai fatto un tatuaggio?- chiese indicando un tatuaggio sul fianco del ragazzo. Era un disegno tribale che partiva dal fianco e proseguiva fino al basso ventre, sotto i pantaloni.

- Ah si...- disse Adrian sollevato che la ragazza si fosse distratta. - L'ho fatto qualche mese fa...-

- Mi piace...è sexy – disse lei sorridendo. La sua mano seguiva le linee del tatuaggio. - Chissà fin dove arriva...-

- Monique ...-

La ragazza infilò la sua mano dentro i pantaloni. Adrian la guardò restando immobile, già pronto a quello che sarebbe accaduto.

- Ma...- Monique sembrava non capire, era visilmente ferita. - ...non sei...eccitato...-

- Monique...vedi era per questo che volevo parlarti...- disse lui mentre la ragazza scendeva dalle sue gambe e si allontanava.

- Sei impotente?-

- No! Non sono impotente!...credo...- fece lui confuso.

- Oh mio dio!- disse lei prendendo la sua borsa e avviandosi verso l'uscita.

Adrian si alzò subito e in pochi passi la raggiunse, fermandola.

- Monique, ti prego...non volevo ferirti...-

- Non volevi ferirmi??!- si girò lei furiosa. - Da quanto sei...così?-

- Io ...da sempre..-

- Cosa?! E allora perchè ti sei messo con me?!-

Adrian non rispose. Lei lo guardò con gli occhi velati di lacrime, incrociò le braccia in attesa di una spiegazione.

- Io ti voglio bene Monique...- iniziò Adrian. - ...ma il mio corpo non sembra ascoltare ciò che gli dice di fare la testa. Ho provato davvero a desiderarti...non so perchè sono così...-

- Devo andare - rispose solo lei. Si voltò senza guardarlo e andò via sbattendo la porta.

Adrian rimase da solo ad osservare la porta chiusa di fronte a sé. Non avrebbe dovuto affezionarsi a lei. Veniva così riconfermato che l'amore porta solo alla sofferenza. Monique aveva la sola colpa di essersi innamorata di lui, di un ragazzo che non sapeva amare. Si voltò a capo chino e andò verso il divano dove aveva lasciato la maglietta. Prima di poterla prendere da terra fu nuovamente distratto da un movimento nella finestra. Questa volta si avvicinò aprendola. Guardò di fronte a lui e potè ammirare la città caotica e piena di luci.

- Ehi...-

- Cazzo!!!- fece Adrian portandosi una mano al cuore e voltandosi alla sua sinistra.

Sul cornicione vi era in piedi un ragazzo. Pressochè della sua stessa età. Aveva dei bei lineamenti aggrazziati, i capelli scuri, con qualche ciuffetto rosso e gli occhi verdi. Adrian aggrottò la fronte quando vide che in braccio teneva un gatto.

- Chi cazzo sei?!- gli disse lui.- E cosa ci fai sul cornicione!? Siamo al decimo piano!-

- Dovevo prendere questo gatto – spiegò il giovane.

Adrian capì dall'accento che doveva essere straniero.

- Un gatto...sul cornicione...- ripetè Adrian. - e come ci è arrivato?-

- Non lo so, ma immagino sia una storia interessante. Vuoi aiutarmi? Ho bevuto troppi drink e non sono sicuro della stabilità delle mie gambe. -

- Fanculo! Mi mancavi tu tra i piedi..- rispose Adrian allungandosi oltre la finestra per dare una mano al ragazzo. - Fai piano...cammina lentamente...-

- Sei molto premuroso – gli disse scherzando l'altro.

- Stai zitto e ...-

Ad Adrian si fermò il cuore quando una raffica di vento molto forte fece oscillare pericolosamente il ragazzo, che si irrigidì stringendo a sé il gatto.

- Sei arrivato! - gli disse sollevato Adrian quando riuscì ad afferrarlo per le spalle.

- Prendi il gatto...-

Adrian prese per la collottola il micio, un animaletto piccino e tremante, e lo adagiò a terra con delicatezza. Si voltò in fretta e sollevò senza nessuno sforzo il ragazzo, aiutandolo ad attraversare la finestra.

- Ora va decisamente meglio...- sospirò questo. Poi rivolse un sorriso seducente ad Adrian. - Grazie, ragazzo sexy. -

- Mi chiamo Adrian!- rispose lui chiaramente a disagio.

- La ragazza di prima è andata via? Ti ha lasciato in bianco? - chiese il ragazzo mentre si sistemava i capelli con disinvoltura.

- TU ci stavi forse guardando?!-

- Sono passato dalla tua finestra, non ho potuto farne a meno. - gli rispose facendo spallucce.

- Si certo! Ora vattene ho altro a cui pensare...- rispose Adrian afferrandolo per un braccio e spingendolo verso la porta.

- Sicuro di non volere un po' di compagnia? Mi sembri molto ...giù di corda – disse squadrandolo da capo a piedi e soffermandosi un po' troppo sugli addominali scolpiti.

- Starò alla grande quando te ne sarai andato! - disse Adrian arrossendo. Era la prima volta che si sentiva a disagio di fronte a qualcuno e non sapeva come gestire quello che provava.

- Se cambi idea... – disse quello aprendo la porta -... Ogni mattina faccio colazione al Kani Mani, puoi trovarmi lì – si voltò guardandolo con un sorrisetto giocoso sul volto. Abbassò lo sguardo quando sentì il micio che gli si strusciava sulla gamba.

- Oh mio babà al rum...- disse prendendolo in braccio. - Tu vieni con me. -

Adrian non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Tutto di quel ragazzo lo lasciava a bocca aperta, dal suo aspetto, così eccentrico però bellissimo ai suoi modi, elegani e sinuosi come un felino. Avrebbe voluto sapere chi era e cosa ci facesse lì a Berlino, ma non gli fece nessuna domanda si limitò a distogliere lo sguardo per non sembrare troppo interessato.

Il ragazzo intercettando il suo sguardo gli si avvicinò e sorridendo incastrò le dita nei passanti dei suoi pantaloni e guardò in basso, all'interno di essi.

- Ma...che CAZZO FAI?!!- gli chiese Adrian rosso in viso e sconvolto, spostandogli la mano.

- Ero curioso di sapere se il tatuaggio continuasse fino a ...lì – gli rispose divertito.

Adrian lo guardava ancora con un'espressione che un misto tra collera omicida e panico.

- Adesso devo proprio andare...- continuò il ragazzo allontanandosi camminando all'indietro, senza distogliere lo sguardo da Adrian. - Ah il mio nome è Magnus Bane...- gli fece l'occhiolino e si voltò . - Ricordalo!-

Adrian entrò in camera sbattendo la porta e appoggiandosi con la schiena. Aveva il fiatone come se avesse corso per ore e si sentiva agitato. Abbassò il volto con le sopracciglia alzate guardandosi il cavallo dei pantaloni che presentava un chiaro rigonfiamento.

- Oh...- disse solamente.

Andò verso il bagno per farsi una doccia...fredda. Il giorno dopo avrebbe chiamato Monique ma solo dopo essere andato al Kani Mani per una bella colazione.

 

 

 

 

 

 

Capitolo extra concluso. Spero vi sia piaciuto :) al più presto continuerò con la storia vera e propria. Mi farebbe comunque piacere sapere cosa ne pensate anche di questo, se l'idea dei capitoli extra vi piace potrei farne altri più in là.

Solo una piccola precisazione, affinchè non ci siano dubbi in proposito, tra Magnus e Adrian dopo questo primo incontro è nata una bella amicizia ma non hanno mai avuto una storia.

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Capitolo 29
*** Cap. 25 ***


Quella mattina, Alec, nonostante le insistenze di Magnus nel dover riposare per far guarire le ferite, decise di uscire per fare colazione con suo padre. Non ricordava quand'era stata l'ultima volta in cui poteva dire di averlo fatto, inoltre non riusciva più a restare chiuso in casa come un malato, benchè le attenzioni di Magnus lo rendessero più che felice. In effetti la convivenza con l'uomo superava di gran lunga le sue aspettative, non che avesse altri termini di paragone, ma vivere insieme a Magnus era stata la scelta migliore che aveva preso nella sua vita.

In quei pochi giorni che aveva passato a stretto contatto con lui aveva imparato a conoscerlo meglio, molte informazioni in effetti non erano trapelate durante il loro breve viaggio a Tokyo. Come, ad esempio, la totale incapacità di Magnus nel fare le faccende di case. Alec sapeva già che si faceva aiutare da una donna delle pulizie ma non aveva idea che l'aiuto consistesse nel doverla fare venire ogni mattina anche solo per lavare una tazzina del caffè. Ovviamente Alec gli vietò di chiamarla ancora, in quanto entrambi se la sarebbero cavata benissimo da soli, e poi si sentiva a disagio a dover far lavare le sue cose da una sconosciuta.

A Magnus piaceva dormire fino a tardi la mattina e Alec apprezzava i suoi tentativi di essere mattiniero per fargli trovare la colazione pronta una volta alzato...anche se la maggior parte delle volte era stato Alec ad alzarsi prima e portare la colazione a letto a Magnus.

Un'altra cosa che non avrebbe mai immaginato era che Magnus fosse apprensivo in maniera fin troppo esagerata. Non gli permetteva di fare quasi nulla per timore che potessero saltargli i punti e ovviamente uscire per fare una passeggiata era severamente proibito.

Ma quello che più di tutti gli fece sbarrare gli occhi dalla sorpresa era stato scoprire che Magnus avesse una macchina....e che macchina. Ricordò con un sorrisetto sulle labbra la conversazione che ebbero la sera prima:

 

 

Avevano appena finito di cenare e Magnus gli aveva ordinato di andare a sedersi sul divano a guardare la tv mentre lui sistemava la cucina. Alec arrancò a passo malfermo fino al divano e accese la tv, avrebbe voluto aiutare il compagno ma rinunciò subito all'idea quando questo gli lanciò un' occhiataccia.

Come immaginava non trovò nulla che potesse attirare la sua attenzione, era per questo che non guardava spesso la televisione, lo riteneva uno spreco di tempo. Sbuffò abbandonando il telecomando sul bracciolo del divano e guardandosi un po' attorno. Al solito Magnus lasciava tutte le sue cose in giro, in quello che lui definiva un “disordine ordinato”. Alec si alzò pensando di sistemare solo i libri che erano sparsi un po' ovunque. Ne prese due e li posò su una mensola che era già stracolma. Ad Alec piaceva leggere ma la maggior parte di quei libri era scritta in lingue straniere, ne prese uno che sembrava particolarmente antico ma lo posò immediatamente quando aprendolo vide lettere sconosciute, ipotizzò potesse essere greco, ma non ne era sicuro. Lo scaffale più alto della libreria era quasi vuoto perciò decise di posare qualche libro lì in modo tale da fare un po' di spazio nella parte sotto. Si allungò, con il braccio proteso verso l'alto, per poggiare due volumi con la copertina nera e gialla, non troppo pesanti. Si pentì subito di aver fatto quel movimento quando sentì una fitta all'addome.

- Ah!- fece Alec stringendo gli occhi e chinandosi.

- Alexander!-

Magnus si avvicinò velocemente ad Alec e lo aiutò a sedersi.

- Cosa stavi facendo?! Ti avevo detto di rimanere seduto!- disse Magnus alzandogli il volto e scrutandolo attentamente.

- Magnus ...- rispose Alec spostandogli le mani – Sto bene!-

- Non dovresti sforzarti. Catarina mi ha detto che potrebbe riaprirsi la ferita!-

- Magnus ti prego...- si lamentò Alec - ...è stata solo una fitta, adesso è passata...e comunque domani mattina esco, non riesco più a stare chiuso qui dentro!-

- Ma se non riesci neanche ad arrivare fino in bagno senza fare smorfie di dolore per tutto il tragitto! Come pensi di andartene in giro? E poi di grazia, dove vorresti andare? -

- Ho un appuntamento – rispose Alec accasciandosi sul divano e incrociando le braccia.

- Un appuntamento – disse Magnus alzando un sopracciglio.

- Con mio padre...facciamo colazione insieme domani mattina. -

- Va bene...- fece Magnus sospirando e prendendo il telecomando per cambiare canale. - Però almeno prendi un taxi, sarà impossibile per te andare in metropolitana. -

- Non ho i soldi per un taxi...- rispose francamente Alec.

- Non essere sciocco, Alexander, ti darò io i soldi -

- Assolutamente no! Mi sento già abbastanza un parassita così -

- Tesoro...- gli disse Magnus alzandogli il viso con un dito - ...ne abbiamo già parlato...-

E in effetti quella conversazione si era già verificata la sera prima, quando Alec informò Magnus che a breve avrebbe cercato un lavoro perchè era stanco di dipendere economicamente dagli altri.

- Si lo so...-

- Appena ti riprenderai andrai a cercare un lavoro se è quello che vuoi. - gli disse Magnus sorridendo incoraggiante.

- Il taxi comunque non lo prendo -

- Come ti pare. - rispose Magnus alzando gli occhi e tornando a concentrarsi sulla tv - Allora prendi la macchina. -

- Che? - Alec gli afferrò il telecomando dalle mani per attirare l'attenzione di Magnus - Quale macchina?! -

Magnus lo guardò come se fosse pazzo.

- Quella del vecchio stramboide che vive di fronte...- allo sguardo di Alec continuò subito – Ma la MIA ovviamente. -

- Ma...- Alec si voltò verso Magnus. - ...io non sapevo che avessi una macchina...non ...noi abbiamo usato un taxi per andare all'aereoporto...-

- Si, non la uso spesso- fece spallucce Magnus. - Mi piacciono le comodità...se ci sono altri che possono guidare al posto mio non vedo perchè non approfittarne, e poi trovare parcheggio è un incubo....-

- Magnus...giusto per informazione...- Alec tossicchiò – che macchina è? -

- Una porsche -

- Una...- Alec sgranò gli occhi – porsche?!! posso davvero guidarla?-

- Certo, biscottino – gli sorrise Magnus divertito.

- Wow...- Alec si lasciò andare sul divano. - Quando lo saprà Jace morirà d'invidia. -

- Soprattutto quando saprà che LUI non ha il permesso di toccarla. - precisò Magnus.

- Penso proprio che glielo dirò subito.- disse Alec ridendo.

- Prego. - Magnus gli passò il suo cellulare e Alec lo afferrò svelto digitando il numero di suo fratello.

 

 

 

Stava ripensando alle minacce che Jace gli aveva elencato, a meno che non convincesse Magnus a prestargli la macchina, quando prese una strada sulla destra che lo avrebbe portato vicinissimo al bar in cui doveva incontrarsi con Robert.

Guidare non era difficoltoso, nonostante avesse ancora dei movimenti abbastanza rigidi . Doveva ammettere però che quella mattina si sentiva più in forze che mai, probabilmente sia perchè era felice di vedere suo padre (fino a qualche mese prima non lo avrebbe mai detto) sia perchè stava guidando una macchina che era davvero stupenda.

Riuscì a trovare facilmente parcheggio e dovette ammettere di gongolare un po' troppo quando vide gli sguardi che i passanti lanciavano alla vettura dalla quale stava scendendo.

Appena entrò nel locale riuscì a individuare subito suo padre, seduto da solo a sorseggiare del caffè e leggere il giornale. Ricordò che quando lui, Jace e Isabelle erano piccoli suo padre, mentre facevano colazione tutti insieme, gli preparava piccole barchette di carta che poi facevano galleggiare sulla tazza del latte. Una morsa allo stomaco, non dovuta alla ferita, lo fece fermare di colpo.

Pensava di aver superato la lontananza di suo padre dalla famiglia ma forse per tutti quegli anni non aveva fatto altro che mentire a sè stesso.

- Sta cercando un posto in cui sedersi?- gli chiese una cameriera molto giovane.

- Ah ...no...sono con...-

- Alexander! - lo chiamò suo padre alzando un braccio.

- Scusi..- disse Alec alla cameriera e dirigendosi verso il padre che nel frattempo si era alzato.

- Figliolo...-

Robert si avvicinò al figlio e ad Alec per un istante parve che volesse abbracciarlo, ma il padre, goffamente, gli strinse solo la mano.

- Siedi siedi...- gli disse Robert indicando la sedia. - Come ti senti? La guarigione procede bene?-

- Si ...sto molto meglio. - gli rispose Alec. - Hai già fatto colazione? - gli chiese indicandogli la tazza di caffè fumante che il padre aveva lasciato vicino al giornale.

- Oh quello... - Robert si sedette – è solo uno dei tanti caffè che prenderò oggi. -

- Sei tornato a Scotland Yard? -

- Si, mi hanno chiamato sai? per scusarsi...e mi hanno dato un aumento. -

- Il tuo lavoro è importante per te...non dovevi lasciarlo. - fece spallucce Alec.

- Non potevo stare lì dopo quello che stavano facendo...- rispose Robert con sguardo duro. - Ma non parliamo di queste cose adesso. Ormai è passato...dimentichiamoci di tutta questa storia. Si? -

- Si...certo. - rispose Alec sorridendo debolmente.

- Allora...- iniziò Robert un po' a disagio. - Ho saputo che hai litigato con tua madre. -

- Oh...- Alec si agitò sulla sedia.

- Tranquillo, non devi parlarmene se non ti và...solo...- Robert sembrò ragionare su cosa dire. - ...cercate di chiarirvi, va bene? Tua madre è testarda e a volte può sembrare dura, ma ti vuole bene.-

- Papà ...- Alec guardò suo padre negli occhi. Forse quello non era il momento giusto o forse si...questo non lo sapeva, ma sapeva che era stanco di mentire e nascondersi perciò parlò a suo padre con più coraggio di quello che credeva avesse. - Papà...io sono gay...- Alec aspettò che l'altro assimilasse la notizia e poi continuò – Per questo ho litigato con la mamma...lei non ...non approva. -

- Vedrai che capirà...dalle tempo. -

- A te...non importa? -

- A me importa che tu stia bene, Alexander, e che sia felice...il resto non ha rilevanza. -

In quel momento Alec avrebbe voluto abbracciare suo padre e lo avrebbe fatto se non fosse arrivata la cameriera a prendere le ordinazioni. Ordinò quello che gli passò prima per la mente, sperando che la ragazza andasse via subito e li lasciasse soli.

- Quindi ...- insistette Alec. - Davvero non ti da fastidio?-

- Figliolo, ho commesso molti errori nella mia vita. Alcuni sono stati necessari, altri non ho potuto evitarli ma non me ne sono pentito, di altri avrei voluto che non accadessero mai...ho perso la mia famiglia, i miei figli...non vi ho visto crescere e solo nell'ultimo mese ho rischiato di veder morire due di voi. Pensi davvero che adesso mi preoccupi di che orientamento sessuale sia mio figlio?-

- Sai...- Alec si interruppe quando gli venne portata la colazione, poi continuò il suo discorso, commosso dalle parole del padre. - non ci hai perso...credo che farebbe piacere a Jace, Isabelle e Max poter passare del tempo con te. -

- Lo vorrei, davvero. -

- Che ne dici...la prossima settimana? Hai impegni? -

- Non ho impegni per i miei figli. -

Alec sorrise e iniziò a mangiare, non credendo di avere tutta quella fame. Fece in tempo solo a mandar giù qualche boccone di pancakes che gli arrivò un sms a distoglierlo dal cibo. Prese il cellulare, sbloccò lo schermo e guardò da parte di chi era messaggio.

Magnus...

Il messaggio riportava questo testo:

 

Allarme rosso. Se non vuoi che commetta un omicidio, o che mi uccida, torna a casa. Tua madre è qui.

 

 

 

 

 

 

 

Si la storia va avanti e no non sono morta...mi dispiace tantissimo aver fatto passare così tanto tempo ma purtroppo ho avuto alcuni problemi, a causa di questi non ho avuto né il tempo né la testa per mettermi a scrivere. Vi chiedo ancora scusa, sopratutto a tutti coloro che seguono la storia, probabilmente l'avrete anche dimenticata :( …

Proverò ad essere più costante ma sicuramente non potrò aggiornare velocemente come in passato perchè ho iniziato il tirocinio post laurea e sono impegnata tutti i giorni quindi cerco di mantenere gli aggiornamenti con un capitolo a settimana.

Alla prossima :*

 

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Capitolo 30
*** Cap. 26 + extra ***


Alec rimase per un attimo impietrito con la bocca aperta. Suo padre evidentemente notò che qualcosa non andava perchè chiese:

- Alexander...è tutto ok?-

- Mmm?- fece Alec alzando gli occhi verso il padre.

- Cosa succede? - chiese Robert indicando il cellulare. - I tuoi fratelli stanno bene? Max? -

- Si si, loro stanno bene. - disse subito Alec mentre digitava velocemente un messaggio. - Questo ...è...mi ha mandato un messaggio Magnus. -

- Bane? -

- Già...- disse cauto Alec.

- Cosa c'è tra voi due? - chiese Robert con un po' troppa tranquillità per Alec.

- Che...cosa? Cosa intendi? - rispose Alec distogliendo lo sguardo e arrossendo.

- La mattina prima che venissi dimesso dall'ospedale. - iniziò Robert. - Ho sentito parlare tua madre con il capo reparto dell ospedale intimandogli di non far entrare nella tua stanza “l'uomo glitterato dallo sguardo perverso”...- allo sguardo di disapprovazione di Alec, aggiunse subito Robert, alzando le mani – parole sue!....quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha lanciato uno sguardo che, credimi, nonostante sia un poliziotto, con un'arma sempre in tasca, ho temuto per la mia vita...-

- Si ...lo sguardo “che uccide” della mamma. -

- Poi prima di andarsene ha detto che “quel porco lussurioso stava deviando il suo bambino”...e ovviamente ha detto che è colpa mia. -

- Ma..- Alec strinse forte le mani sul bordo del tavolo. - ...non mi sta deviando!! e poi non è colpa tua! Ma cosa gli prende?! -

- Credo che in parte sia anche colpa mia. - rispose il padre con sguardo triste.

- Papà...-

- Lasciamo stare. - disse il padre con un gesto della mano. - Allora, devi andare? -

- Si...dovrei proprio andare. -

- Ti do un passaggio? - gli chiese Robert alzandosi e lasciando alcune banconote sul tavolo.

- Veramente ho la macchina. -

- Hai la macchina? E da quando?- chiese Robert sorpreso.

- Ehm...non è mia...è di Magnus. - disse mentre camminavano fianco a fianco verso l'uscita.

Erano appena usciti dal locale e Alec precedette suo padre verso la Porsche. Suo padre si guardava intorno, camminando con le mani in tasca, ma quando il figlio si fermò e tirò fuori le chiavi della macchina restò di stucco. Si passò una mano sul viso e disse, con un sorrisetto in volto :

- Una Porsche? Non si smentisce mai quell'esibizionista che non è altro...-

- Non la usa spesso, dice che è più rilassante per lui prendere un taxi. - disse Alec alzando le spalle.

Il padre lo guardò senza parlare. Rimasero così a studiarsi un po' a vicenda, Alec con le guance un po' arrossate e Robert con un'espressione indecifrabile in volto.

Fu il padre il primo a parlare e quello che disse fece spalancare gli occhi ad Alec per la sorpresa.

- Fa quello che ti rende felice, Alexander. Crediamo di avere tutto il tempo per realizzare i nostri sogni, per trovare la persona giusta, ma non è vero...tu stesso hai provato cosa significa essere sul punto di morire, quindi ricordati...vivi la tua vita al meglio, non accontentarti, non aver paura di mostrare quello che sei...- Robert appoggiò una mano sulla spalla del figlio e gli sorrise incoraggiante.

- Papà...- Alec aveva un groppo in gola che gli impediva di parlare.

Suo padre gli aprì lo sportello della macchina e lo spinse all'interno.

- Vai...il tuo ragazzo ti aspetta-

Alec rimase senza parole, avrebbe dovuto dirlo lui stesso al padre che stavano insieme ma non ne aveva avuto il coraggio. Adesso non era più necessario riuscire a trovare le parole giuste perchè Robert era riuscito a capire da solo come stavano le cose. Alec si chiese cosa lo avesse tradito, se il suo arrossire quando gli aveva detto che era stato Magnus a mandargli il messaggio o piuttosto il sorrisetto da ebete che gli incorniciava il viso ogni qualvolta pronunciava il suo nome.

Guardò suo padre mentre metteva in moto la macchina e si ripromise di dargli le dovute spiegazioni, lui meritava di sapere tutto.

Robert guardò il figlio andare via, con sguardo carico di preoccupazione.

È una strada tutta in salita quella che hai scelto, figliolo...pensò Robert girandosi e incamminandosi.

Si fermò dopo qualche passo per accendersi una sigaretta e osservò una coppietta di fidanzati passargli vicino ridendo animatamente.

Dovrò fare un discorsetto a Magnus uno di questi giorni...

 

 

 

Magnus era seduto sulla poltrana del soggiorno di casa sua, sbuffava infastidito e tamburellava le dita sul bracciolo, di fronte a lui, seduta con le gambe accavallate e le braccia conserte, vi era Maryse.

- Hai intenzione di rimanertene seduto là? - chiese questa con una falsa gentilezza che non gli apparteneva.

- Si, è esattamente la mia intenzione. -

- Hai molti difetti, Magnus, che se iniziassi ad elencarli invecchieremmo qui insieme...ma speravo che almeno ti avessero educato ad essere gentile e offrire una tazza di thè agli ospiti. -

- Agli ospiti graditi – sottolineò Magnus.

- Preparami una tazza di thè! - ordinò Maryse.

Magnus si alzò di scatto dalla poltrona, avrebbe voluto strangolare Maryse in quell'istante, ma invece si avviò a passo svelto verso la cucina. Più distanza vi era tra di loro meglio era. Non poteva essere sgarbato con lei, in fondo era la madre del suo ragazzo. Questo però non gli impedì, mentre preparava il thè, di immaginare tutti i modi possibili in cui avrebbe potuto ucciderla e poi sbarazzarsi del corpo.

Dopo un paio di minuti, Magnus tornò in salotto, diede a Maryse il thè e poi si sedette di nuovo al suo posto, osservando la donna che adesso si guardava attorno con un'espressione piena di disgusto nel volto, quasi come se Magnus vivesse nelle fogne.

- Casa tua è davvero...- Maryse cercò la parola giusta per definirla. - ...deliziosa. - il modo in cui lo disse non dava per niente l'impressione che la trovasse deliziosa.

- Senta, Maryse...- Magnus si piegò in avanti - ...non è necessario che ci intratteniamo con stupidi convenevoli. Sappiamo bene entrambi che lei non vorrebbe trovarsi qui e io preferirei dovermela vedere con un troll a mani nude...- Maryse lo guardò in cagnesco ma Magnus continuò. - ...dobbiamo solo aspettare che arrivi Alec, perchè è lui che sta cercando, no?-

- Mi dispiace deluderti Magnus...- pronunciò questo nome quasi come se lo avesse sputato, poi continuò .- ... non è con Alec che voglio parlare, ma con te!-

- Me? Se è venuta a dirmi che sono un pervertito e che mi ucciderà se sfiorerò suo figlio con un dito, sta solo perdendo il suo tempo. Io e Alec stiamo insieme.-

- Insieme..- bisbigliò Maryse. - Quanto pensi che rimarrà con te? Sei solo il primo ragazzo che gli ha mostrato di essere interessato a lui, ed è ancora così giovane...prestò capirà che non sei giusto per lui.-

- Questo lo faccia giudicare ad Alexander -

- Il tempo mi darà ragione. - rispose Maryse con un sorrisetto compiaciuto. - Ma adesso parliamo d'altro. Del motivo per cui sono qui.-

Magnus notò che Maryse non aveva neppure toccato il thè che gli aveva preparato, in effetti sospettò che gli avesse detto di volervo solo per fargli dispetto. Non aveva mai conosciuto una donna più indisponente di lei.

- Allora...- fece Magnus massaggiandosi le tempie. - perchè è qui?-

- Sapevi che Alec è stato ammesso ad Harvard?-

Quando lui non rispose Maryse continuò a parlare.

- Tra una settimana scadono le procedure di iscrizione ai corsi. Da quello che mi sembra di capire Alec non ha intenzione di frequentare il college...per stare con te!-

- Non gli ho mai chiesto di rinunciare al college!- scattò Magnus.

- Forse non palesemente...ma è quello che sta accadendo. Credevi di essere un bene per lui invece sei peggio di un cancro. Da quando ti ha conosciuto la sua vita sta andando a pezzi. Te lo sei portato a Tokyo, e Dio solo sa cosa gli hai fatto fare, quando è tornato a Londra ha rischiato di morire, adesso non vive più con la sua famiglia e ha deciso di rinunciare al college, che era il sogno della sua vita. Sai quanto a studiato per essere ammesso ad Harvard?-

Magnus, per la prima volta nella sua vita, era senza parole. Quel discorso gli cadde addosso con la forza di una valanga. Avrebbe voluto ribattere solo per togliere dal viso della donna quel sorriso malefico, ma davvero non trovava nulla da dire.

Maryse per quanto irritante potesse essere, stava dicendo solo delle grandi verità che Magnus aveva paura ad ammettere. Da quando aveva incontrato Alec era riuscito solo a metterlo in pericolo. Se si fermava a riflettere razionalmente sapeva che il ragazzo era ancora giovane e doveva fare le sue esperienza e probabilmente avrebbe avuto una vita più facile senza di lui, ma egoisticamente scacciava questi pensieri perchè aveva bisogno di lui. Non poteva e non voleva perderlo.

Sono un egoista...

- Sei un'egoista, Magnus. - disse Maryse alzandosi e avvicinandosi a lui.

- Io lo amo. - rispose semplicemente Magnus.

- Lo ami? -

- Si!- rispose con voce più ferma Magnus.

- L'amore è volere il bene dell'altra persona a discapito del proprio. Tu cosa saresti disposto a fare per lui?-

- Darei la mia vita per lui. -

- Per quanto sia allettante. - sospirò Maryse – Basterà che tu ...lo lasci libero di vivere la sua gioventù...senza di te. -

- Questi giochetti con me non funzionano! - rispose Magnus alzandosi a sua volta. - Non lo lascerò...non posso. -

- Per ora convincilo ad andare al college. - gli disse Maryse avviandosi verso la porta. - Vedrai che dopo un po' di tempo sarà lui a lasciare te. -

Magnus osservò Maryse uscire dall'appartamento sbattendo la porta alle sue spalle.

Il presidente Miao ,che fino a quel momento si era tenuto alla larga, si avvicinò e iniziò a strusciarsi sulla gamba del padrone.

- Cosa devo fare Presidente? - chiese Magnus continuando a fissare la porta di fronte a lui.

Il gatto miagolò in risposta.

- Già...penso che farò così. -

 

 

 

- EXTRA-

 

Ciao a tutti, per farmi perdonare la mia assenza durata circa un mesetto, ho deciso di inserire insieme al 26esimo capitolo anche un piccolo extra con protagonisti Alec e Magnus. Il tutto si verifica dopo qualche giorno da quando Alec si è stabilito a casa di Magnus ma prima dell'incontro di Alec con il padre.

Spero vi piaccia.

Buona lettura :*

P.s. Ah dimenticavo...verso metà potrebbe prendere delle sfumature da rating rosso u.u ...io vi ho avvertito.

 

 

Quel pomeriggio stava passando più lentamente di quanto Alec avrebbe immaginato. Si trovava nell'appartamento di Magnus da solo perchè l'altro era uscito per “delle compere” che il giovane era sicuro volesse dire andare a fare shopping folle per i negozi. Ovviamente Magnus gli vietò di andare in giro e gli suggerì invece di riposare e non sforzarsi troppo.

Riposare?! Mi sta crescendo la muffa sulla testa per quanto sto fermo! ...Pensò Alec.

Non gli sembrava neanche carino che l'uomo andasse fuori a divertirsi lasciandolo solo a casa, così, giusto per vendicarsi passò qualche ora a “riordinare” l'armadio di Magnus, cosa che lui a quanto pare odiava. Il modo in cui aveva suddiviso i capi seguiva una logica tutta sua e alquanto bizzarra. Alcuni canoni classici, come ad esempio “dividere per colore” o “ dividere per tessuto” erano stati sostituiti da “ vestiti da festa sexy” o “ vestiti per un primo appuntamento” o ancora “ vestiti per i giorni no”.

Alec aveva in mano un top di lustrini neri quando sentì la porta dell'appartamento aprirsi. Gettò l'indumento nell'armadio e uscì dalla camera.

- Magnus? - chiamò

- Il “Magnifico” !- esclamò Magnus sbucando da dietro un angolo con le braccia alzate. Sembrava entusiasta. Si avvicinò ad Alec e gli alzò il viso con un dito. - Sembri corrucciato. -osservò.

- Dici? - disse spazientito Alec spostandogli la mano. - Lo sai quanto sia snervante restare chiuso qui? -

Magnus appoggiò la busta, che teneva in mano, a terra e afferrò Alec per i fianchi, facendo aderire i loro corpi.

- Mi farò perdonare. -

- Si...ok...- Alec si schiarì la gola e continuò. - Cosa hai comprato? -

Magnus guardò la busta che aveva lasciato a terra e rispose:

- Oh vedrai. Ci ho messo un po' a trovare tutto l'occorrente ma alla fine ci sono riuscito. Adesso...- Magnus prese per mano Alec e recuperò i suoi acquisti - ...vieni con me. Aspettami in soggiorno mentre io preparo una cosa. Non dovrei metterci molto. -

Di nuovo solo ….Pensò Alec mentre si sedeva e aspettava il ritorno di Magnus.

L'espressione “non dovrei metterci molto” si tramutò e divenne solo “molto”, tanto che il giovane si era quasi appisolato quando sentì qualcuno che lo scuoteva delicatamente.

- Alexander?...svegliati...-

Alec aprì gli occhi e si stiracchiò mentre Magnus gli baciava la fronte.

- Scusa ci ho messo più del dovuto...non ricordavo perfettamente come dovesse essere fatta. -

- Di cosa stai parlando, Magnus?- chiese Alec sbadigliando.

- Di questa...-

Alec notò solo allora che l'uomo gli stava passando una tazza grande e fumante.

- Mi hai preparato una cioccolata calda o...- Alec prese la tazza che gli veniva passata. - ...del thè...bhè, grazie ma ...-

Si fermò di colpo quando l'odore del vapore denso gli arrivò al naso.

- Oh Dio!!- esclamò Alec allontanando la tazza con espressione disgustata. - Ma che è questa roba?!!-

- Vedi , Alexander, ci ho pensato e...-

- Avresti anche potuto non “pensare” se il risultato è stato questo!! - lo interruppe Alec coprendosi il naso con la manica della maglietta.

- Fammi finire. Ho pensato che avevi bisogno di qualcosa che alleviasse il dolore all'addome, siccome per te è impossibile prendere un antidolorifico o ritenuto che sarebbe stata un'idea prepararti qualcosa di “naturale” ...con nessuna controindicazione. -

- A parte vomitare anche l'anima dopo averla bevuta!!-

- Ho imparato a prepararla anni fa durante un breve soggiorno in Egitto. Una deliziosa infermiera del posto, mi ha detto che in passato era molto usata per alleviare i dolori da traumi e gentilmente mi ha lasciato la ricetta. -

- Tu sei pazzo! Tu e la deliziosa infermiera!! non berrò mai questo intruglio! -

- Non fare il bambino, Alexander, non ti farà male! - disse Magnus allungandosi per recuperare la tazza che Alec teneva a debita distanza. - Sono solo delle erbe...-

- Che puzzano di letame!!-

- Non essere sciocco, non è così tremenda!-

- Bene, allora perchè non la bevi tu?! -

- IO non ho il corpo tagliuzzato e dolorante!- rispose Magnus che aveva quasi bloccato le braccia ad Alec per farlo stare fermo.

- Per quello si può rimendiare! -

Entrambi si fermarono con il fiatone, respirando forte e guardandosi negli occhi. Magnus lo afferrò dal davanti della maglietta e avvicinò i loro visi.

- Vorresti tagliuzzarmi? - chiese ad Alec.

- No...- sussurrò Alec . - vorrei lasciarti con il corpo dolorante... -

Magnus sorrise e senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo gli tolse dalle mani la tazza, che adesso cominciava a raffreddarsi, e la appoggiò a terra.

- E come pensi di farlo? - chiese Magnus stuzzicandolo.

Alec per tutta risposta cominciò ad arrossire ma riuscì comunque a rispondere :

- Accetto suggerimenti...-

Magnus gli lasciò andare la maglietta e con la mano appoggiata al suo petto lo spinse delicatamente per farlo adagiare sul divano. I suoi occhi da predatore non lasciarono mai quelli di Alec, che cominciò a tremare e desiderare che Magnus si stringesse a lui. L'uomo sembrò leggergli nel pensiero perchè gli gattonò fin sopra , poggiando i gomiti ai lati del suo volto e carezzandogli le labbra con il pollice.

- Ti voglio sentire di più...- azzardò Alec stringendogli le braccia in vita e muovendo i fianchi.

- Alexander... - sussurrò Magnus. - Lascia fare a me...non muoverti troppo. Ti darò degli ottimi suggerimenti che poi mi aspetto tu esegua alla perfezione.-

Magnus guardò gli occhi di Alec che non erano del solito blu, ma più scuri e con le pupille dilatate. Erano occhi pieni di passione e bastò questo per far accendere il desiderio nell'uomo che si chinò così in fretta verso le labbra di Alec che lasciò questo senza fiato. Il bacio dapprima delicato diventò sempre più deciso e Alec si ritrovò in men che non si dica senza maglietta. Poco dopo anche quella di Magnus scomparve, lanciata da qualche parte oltre il divano.

Il loro toccarsi divenne subito frenetico e il bacio lungo e passionale non accennava a interrompersi. Magnus spostò la sua mano verso l'addome di Alec quando questo cominciò a muoversi e inarcarsi.

L'uomo interruppe il bacio solo per potersi concentrare sul collo del ragazzo, mordicchiandolo e posando di tanto in tanto qualche bacio delicato, quasi a volersi scusare dei marchi che gli stava lasciando.

La mente di Alec era così annebbiata che stava per supplicare Magnus di liberare la sua erezione dai pantaloni, quando l'uomo iniziò a tracciare una linea con la lingua che partiva dal suo collo e scendeva verso il basso.

Fu in quel momento che la mano di Magnus ,dagli addominali, si spostò verso i bottoni dei pantaloni di Alec e li aprì con fare esperto.

Alec nel frattempo cominciò ad agitarsi e a gemere in modo incoerente. Magnus si avvicinò al suo orecchio e gli sussurrò:

- Cosa vuoi, Alexander? -

- Baciami...- rispose lui avvicinando il suo volto per incontrare le labbra dell'altro.

Magnus però si spostò, non permettendogli di baciarlo, ricevendo un'occhiata stupita dal ragazzo.

- Ti darò un bacio ...diverso- sorrise malizioso Magnus.

Prima che Alec potesse formulare un pensiero coerente, su quello che Magnus gli aveva appena detto, lo vide abbassarsi e prendere in bocca tutta la sua erezione.

- Cristo! - gridò Alec stringendo gli occhi.

Magnus non si fermò, continuò a succhiare e leccare, anche quando Alec gli afferrò i capelli spingendo la testa dell'uomo ancora più in profondità.

- Aaaah...si... non smettere...- gemeva Alec.

Quando Magnus aggiunse anche la mano, alternando questa alla bocca, Alec seppe di non avere scampo. Sapeva di essere al limite.

- Ma...gnus...spostati. - disse Alec tra un gemito e l'altro.

Quando vide che l'uomo non lo ascoltava cercò di spostargli il volto tirandogli piano i capelli ma Magnus per tutta risposta gli spostò le mani bloccandole ai lati del suo corpo.

Alec cercò di trattenersi ma Magnus era maledettamente bravo. Poi l'uomo lasciandò andare le mani del ragazzo e con le sue gli afferrò il sedere per attirarlo più vicino e alzargli i fianchi. l'angolazione diversa fece si che il membro di Alec andasse ancora più a fondo nella gola di Magnus.

Quello che accadde dopo Alec non avrebbe potuto evitarlo neanche volendolo. Le sensazioni che provava erano così travolgenti e difficili da controllare che con un gemito sommesso e liberatorio si riversò all'interno della bocca di Magnus.

Una frazione di secondo dopo realizzò quello che era appena accaduto e si alzò di scatto puntellando i gomiti sul divano. Si trovò di fronte Magnus che lo guardava sorridendo soddisfatto e leccandosi le labbra.

- Magnus...non...non volevo...-

- Mmmm – fece Magnus attirandoso a sé e strusciandosi su di lui come un gatto che fa le fusa. - Sei delizioso... -

Alec ridacchiò, ancora un po' imbarazzato, e abbracciò Magnus.

- Ma non dovevo essere io a lasciarti con il corpo dolorante? - gli ricordò Alec.

- Chi ha detto che non lo farai...- gli rispose Magnus spostandogli una ciocca di capelli ribelle dalla fronte - ...ti sto solo facendo riprendere fiato. -

- Bene... - disse Alec con un grande sorriso stampato in faccia. - ...è decisamente meglio averti in casa che stare da solo. -

- Ci puoi giurare. -

Entrambi rimasero nel divano abbracciati a coccolarsi tutta la sera. Magnus non vedeva l'ora di mettere alla prova il suo occhi blu, ma per ora voleva solo godersi il suo calore e le sue carezze leggere sul corpo, per il resto ci sarebbe stato tempo. Avevano tutto il tempo del mondo...quello era solo l'inizio.

 

 

 

 

 

 

Ed eccomi qua, questa volta sono stata abbastanza veloce :) siete contenti dell'extra che ho aggiunto?? :D

Comunque ditemi la verità la state odiando Maryse, vero? XD ….

Come sempre, se vi va, lasciatemi qualche commentino.

Al prossimo capitolo :*

 

 

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Capitolo 31
*** Cap. 27 ***


-MAGNUS!-

Alec si precipitò dentro l'appartamento di Magnus. Per la fretta lasciò anche la porta aperta, ma era un dettaglio irrilevante in quel momento. L'uomo gli aveva mandato un messaggio intimandogli di tornare a casa perchè aveva ricevuto una visita, alquanto indesiderata. Si fermò al centro dell'appartamento con il fiatone, guardandosi attorno, aspettandosi di vedere sua madre.

- Magnus?...- disse Alec sorpreso.

Sembrava non ci fosse nessuno in casa e Alec stava per andare a sedersi perchè aver fatto le scale di corsa gli aveva procurato una fitta fastidiosa al fianco. Arrivò al divano e per poco non gli venne un colpo sentendo un gran frastuono proveniente dal piano di sopra. Sembrava che qualcuno stesse spostando i mobili.

Ne aveva passate davvero di tutti i colori in quegli ultimi mesi e se qualche ladro aveva avuto la brillante idea di entrare in casa non l'avrebbe passata liscia. L'idea che, in effetti, potesse esserci un comune ladro venne subito sostituita da un'ipotesi più sconcertante. Se fosse entrato qualche criminale? Qualcuno che voleva farla pagare a Magnus per aver ficcato il naso dove non doveva?

Alec strinse i pugni e andò verso le scale, cercando di non fare rumore. Dopo qualche passo tornò indietro e entrò nella camera di Magnus, si avvicinò al comodino, aprì il primo cassettino e afferrò la pistola. Se la rigirò in mano. Non aveva mai usato un'arma...e non l'avrebbe fatto nemmeno quel giorno (forse) ma era sempre meglio avere qualcosa con cui difendersi, le persone con cui aveva a che fare Magnus non scherzavano.

Ritornò sui suoi passi, mentre ancora al piano di sopra sentiva dei rumori. Prese il cellulare e mentre saliva piano le scale mandò un messaggio a Magnus.

 

Magnus, dove sei?! Credo ci sia qualcuno in casa!

 

I rumori provenivano dallo studio. Il cuore di Alec batteva forte nel petto e stava cominciando a sudare. Quando arrivò in prossimità della porta si fermò senza sapere cosa fare. Doveva sfondare la porta facendo un'entrata ad effetto? figurò se stesso che cercava di sfondare la porta con una spallata con il solo risultato di una porta ancora perfettamente chiusa e la sua spalla dolorante. Mentre formulava questo pensiero sentì dei passi e la maniglia della porta che si muoveva perciò con il terrore negli occhi si appiattì sulla parete, pronto ad assalire chiunque stesse per uscire dalla stanza.

Il tutto poi avvenne troppo velocemente. Alec non sapeva quello che stava facendo, eppure non poteva dire lo stesso del suo corpo. Appena la porta si aprì scattò in avanti e puntò la pistola ad altezza petto. Gli si fermò letteralmente il cuore quando vide di fronte a sé Magnus che con degli ottimi riflessi gli afferrò l'arma dalle mani.

- Alexander!!- fece questo con gli occhi spalancati.

- Magnus....- Alec riprese a respirare ma era lo stesso sconcertato. - Credevo...Oh mio Dio, avrei potuto spararti!!-

- Mi dispiace contraddirti, zuccherino, ma non ci sono proiettili in questa pistola. - gli rispose Magnus sorridendo.

- Si...vabbè.... non è questo il punto- balbettò Alec arrossendo.

- Tesoro perchè hai preso la pistola?- chiese Magnus stringendogli il braccio.

- Credevo ci fosse qualcuno in casa...credevo potessi essere...in pericolo.- Alec lo disse distogliendo lo sguardo imbarazzato.

- Ehi...- Magnus lo attirò a sé e lo abbracciò. - ...non c'è nessuno...sto bene.-

Alec si strinse all'uomo e chiuse gli occhi sospirando. Forse era stato troppo paranoico, ma chi poteva biasimarlo, entrambi avevano rischiato la vita fino a qualche settimana prima.

- Cosa stavi combinando, comunque?- chiese Alec sciogliendo l'abbraccio.

- Oh...ma niente, niente. - fece Magnus con la mano, come se stesse scacciando una mosca. Sembrava imbarazzato e Alec lo guardò con le sopracciglia alzate. Non lo aveva mai visto in imbarazzo. Poi i suoi occhi si spostarono all'interno della stanza e vide tutti i mobili spostati al centro, lasciando così le pareti libere e spoglie.

- Ehm...Magnus...- chiese Alec indicandoli. - Cosa hai fatto? -

- Volevo solo cambiare la disposizione dei mobili...- fece spallucce Magnus. - Mi aiuta a pensare...-

- Va bene, dai ti aiuto a rimettere a posto. -

- No, lascia perdere. Domani porteranno comunque l'arredo nuovo. - gli disse Magnus mentre spingeva Alec verso le scale.

- Questo non andava bene? Mi piaceva la scrivania. -

- Già ma ne ho vista una, qualche giorno fa, molto più bella. In legno di cipresso intagliata a mano, davvero favolosa! - gestilò Magnus.

- Si bhe....se lo dici tu. -

- Ti sei divertito con tuo padre?- chiese Magnus mentre si dirigeva verso l'angolo bar per farsi un drink. - Come sta il “vecchio”?-

- Sta bene...ma Magnus, dov'è mia madre?-

Magnus prima di rispondere gli passò un bicchiere con un bevanda di un bel colore oro che Alec però rifiutò.

- La tua “cara” madre è andata via.-

- Cosa voleva?-

- Probabilmente non aveva nessuno da importunare ed è venuta da me. -

- Andiamo, Magnus! -

- Tesoro dobbiamo parlare. Sediamoci. - disse Magnus andandosi a sedere sul divano. Alec lo guardava preoccupato.

- Ecco, lo sapevo! Cos'è successo? Ti ha minacciato? -

- Alec...calmati -

- Gli hai detto quello che facciamo? - chiese Alec spalancando gli occhi. - Non potrebbe sopportarlo Magnus! Sapere il genere di rapporto che ho con te la ucciderebbe! Credo sia meglio procedere con calma...farglielo capire un po' alla volta e ...-

- Alexandere!- lo interruppe Magnus. -Non ho detto nulla a tua madre...anche se aspetto l'occasione giusta per dirle come suo figlio sappia usare bene la bocca....sopratutto lì – disse indicando il suo basso ventre.

Alec arrossì come un peperone e guardò Magnus con uno sguardo omicida da “ Non oseresti”.

- Aspetto il pranzo di natale per questo, tranquillo. - continuò Magnus, divertito portandosi il drink alla bocca. Appena il bordo toccò le labbra dell'uomo, alec gli spinse il braccio e gran parte della bevanda gli finì addosso.

- Alexander!!- esplose Magnus con le braccia aperte e guardandosi la maglietta zuppa.

- Ops... - fece Alec per nulla dispiaciuto.

- Sai quanto mi è costata questa camicia!?- esclamò Magnus.

- Mmmm... - iniziò Alec pensieroso, scrutando la camicia color senape di Magnus. Era una semplice camicia in cotone. - ...50 sterline? -

- Io ti uccido!! - Magnus si slanciò verso Alec.

Alec si ritrovò in men che non si dica schiacciato dal peso dell'altro che cercava di strozzarlo. Occhi blu rideva di gusto mentre teneva ferme le mani di Magnus, che adesso aveva assunto un cipiglio divertito. Non riuscendo ad arrivare al collo del ragazzo per via delle mani bloccate optò per un'altra strategia. Con un sorrisetto malvagio si avvicinò con il volto all'altro e gli diede un morso alle labbra.

- Ahi!- disse Alec con sguardo sconcertato e portandosi una mano alle labbra. - Mi hai morso! -

- L'ho fatto -

- Dovrò punirti per questo! -

- Mi hai già punito abbastanza quando mi hai irrimediabilmente rovinato questa meraviglia. - rispose Magnus indicandosi la camicia.

- Io pensavo ad un tipo diverso di punizione...-

- Stupiscimi allora. -

- Ecco...potrei...-

Magnus non seppe mai cosa avrebbe potuto fare Alec perchè furono interrotti dal suono del citofono.

- Non aspettavo nessuno. - disse Magnus.

- Potrebbe essere ritornata mia madre. -

- Non è tua madre, Alexander. In ogni caso...- Magnus avvicinò le sue labbra al collo del ragazzo. - ...dove eravamo rimasti? -

- Non vai a vedere chi è ? -

- Sono impegnato. -

- Magnus...- sospirò Alec chiundendo gli occhi e godendosi i baci delicati dell'uomo.

Il citofono suonò di nuovo.

- Va bene, ho capito!- disse Magnus alzandosi di scatto dal divano. Fece qualche passo poi si voltò verso Alec. - TU non ti muovere da lì, non ho ancora finito con te. -

Alec pensò suonasse un po' come una minaccia ma non potè fare a meno di sorridere mentre osservava Magnus che andava a passo spedito verso l'ingresso. Non avrebbe davvero voluto trovarsi al posto del poveretto che stava aspettando fuori dalla porta. Magnus poteva essere molto minaccioso e vendicativo.

- Chi osa disturbarmi?! - chiese Magnus sollevando il ricevitore del citofono.

- ehm...sono Simon...Simon Lewis...sto cercando Alec. Izzy mi ha detto che abita qui adesso...-

- Mmmh, Izzy eh? - rispose Magnus sbuffando.

Alec fece capolino , in quel momento, dal soggiorno. Aveva i capelli tutti arruffati e Magnus dovette trattenersi per non saltargli addosso.

- Magnus, chi è ?-

- Un certo Siwon -

- Simon!!- gridò Simon all'altro lato del citofono.

- Dai fallo entrare...- disse Alec avvicinandosi.

- Devo proprio?-

- Si! - disse Alec premendo il pulsante per aprire la porta principale al piano di sotto. Poi aspettò, appoggiato con una spalla al muro, che l'amico salisse le scale.

- Penso che mi farò un altro drink ...- disse Magnus.

- E il secondo nel giro di neanche mezz'ora!- protestò Alec.

- No, è il primo tesoro. - rispose Magnus mentre voltava l'angolo e scompariva.

Alec si voltò sospirando appena vide Simon entrare.

- Ehi, amico. Ti trovo in forma!- disse Simon tutto sorridente.

- Mi sto riprendendo. Dai entra...vuoi bere qualcosa?-

- Certo -

Alec gli fece strada fino al soggiorno dove trovarono Magnus ad aspettarli, seduto su una poltrona, come se stesse posando per un servizio fotografico.

- Piacere di conoscerti Steven – disse Magnus sollevando il bicchiare che teneva in mano verso Simon.

- Veramente sarebbe Simon...- gli rispose lui.

Magnus fece spalluce e continuò a bere.

- Allora...- iniziò Alec guardando tutte le bottiglie di liquori di Magnus. - ...cosa vuoi?-

- Bellissimo questo angolo bar!- esclamò Simon guardando l'ampio rifornimento di alcolici di Magnus. - Quella cos'è? - chiese indicando una bottiglia rossa.

- Non ne ho idea...- ammise Alec.

- Bhe, assaggiamo! - disse allegro Simon sedendosi in una sedia alta di fronte ad ad Alec.

- Per quanto sarebbe divertente gustarmi la scena..- disse Magnus alzandosi di malavoglia dal divano - ...se non vuoi morire ti consiglio di non berlo. Quello è assenzio puro e ha 70 gradi. -

- 70 gradi?! - esclamò Simon – ci vai giù pesante, amico. -

- Non dirmi che davvero lo bevi? - disse Alec.

Magnus gli si accostò accanto e cominciò a tirar fuori bicchieri e varie bottiglie.

- Ne uso solo qualche goccia da aggiungere ai cocktail. Ora Steven, che ne pensi di un Cuba Libre? -

- Ehm...ok, sei tu l'esperto. -

- Come va con la band? - chiese Alec mentre Magnus preparava la bevanda.

- Alla grande. Sono venuto proprio per dirti che questa sera suoniamo al “The Harp”. Izzy Jace e Clary ci saranno, tu sei dei nostri? -

- Si, ovviamente. - rispose Alec. Poi si voltò verso Magnus. - tu Magnus? Ci vieni?-

- No, biscottino. Per oggi passo. - rispose Magnus mentre passava il drink a Simon

- Comunque ti cercavo anche per un'altra proposta. - sorrise Simon. - sto per passare da casa tua per prendere Max. Gli avevo promesso che l'avrei portato al London Super Comic Convention. Ti va di unirti a noi? -

- Certo! Volevo proprio passare un po' di tempo con Max! -

- Una fiera...del fumetto? - chiese Magnus alzando un sopracciglio. - siete seri? -

- Neanche te lo chiedo, Mag . - gli disse Alec sorridendo.

- Per questo ti amo, fiorellino. - gli rispose Magnus.

Alec rimase interdetto quando sentì le parole di Magnus. Era da tanto che sperava che l'uomo gli dicesse che lo amava ma di certo non si sarebbe mai aspettato che avvenisse così. Osservò Magnus che sembrava non essersi accorto di ciò che aveva appena detto oppure non gli dava la stessa importanza che invece gli attribuiva lui. Semplicemente stava scherzando. Ci stava pensando troppo e sapeva di essere arrossito, non andava bene.

- Allora...- disse Simon riportandolo alla realtà. - … andiamo?! -

- Ehm...si...si certo...-

- Grazie per il drink! Sembrava coca cola – disse Simon a Magnus.

- Il Cuba Libre è rum, cola e lime....anche se nel tuo ho messo molta cola e poco rum. Mi sembri già abbastanza esaltato senza bisogno dell'alcool.-

- Il tuo fidanzato è davvero un adulto responsabile. - disse Simon ad Alec.

- Non quanto dovrei. - rispose Magnus prima che potesse farlo Alec. Si rivolse poi a quest'ultimo. - Alexander prendi la macchina per...-

- Quale macchina? - lo interruppe Simon.

- Di Magnus...la Porsche che è parcheggiata di sotto ma non la userò, possiamo prendere un pullman. - spiegò Alec.

- No che non possiamo!- saltò su Simon. - Alec, tu hai una Porsche! Ti rendi conto?! -

- IO non ho proprio nulla! È di Magnus. -

- Tesoro, perchè deve essere sempre così complicato? Prendi la macchina e basta. Steven le chiavi sono all'ingresso prendile e vai...Alec arriva subito. -

Simon non se lo fece ripetere due volte, posò con un po' troppa forza il bicchiere che aveva in mano e poi scappò verso le scale.

- Va tutto bene? - chiese Magnus avvicinandosi ad Alec.

- Si...tutto bene...solo non voglio approfittare...-

- Intendevo prima. Mi sei sembrato strano...-

- No. Strano? Per niente...- disse Alec distogliendo lo sguardo. - Adesso vado, Simon mi sta aspettando. -

Cosa vuoi che ti dica Magnus? Vorrei che mi amassi...vorrei sentirtelo dire e non in quel modo patetico che hai usato poca fa e mi sento un'idiota a pensare queste cose!

- Ehi! - disse Magnus fermandolo – sei sicuro di stare bene? -

- Te l'ho detto, sto bene! -

- Ok. Quando torni ti devo parlare però. -

- Probabilmente farò tardi. -

- Io sarò qui. - gli sorrise Magnus.

Alec incrociò il suo sguardo e senza riuscire a trattenersi si avvicinò e gli diede un bacio rapido sulle labbra, poi si voltò e andò via.

 

 

 

 

 

Ebbene non sono morta e vi prometto che non abbandonerò la storia però purtroppo il mio unico pomeriggio libero è il sabato quindi è davvero difficile riuscire ad aggiornare velocemente :( . spero che il capitolo vi sia piaciuto, per qualsiasi domanda, critica, recensione, dubbio ecc non esitate a scrivere XD. Purtroppo i guai arriveranno e non saranno piacevoli...per ora è un momento di stallo diciamo, i nostri Malec sono appena usciti dai casini e non mi pare il caso di ributtarceli così presto.

p.s non so se avete notato e se seguite la serie ma manca pochissimoooo alla 2b *.*

 

 

 

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