I sette tesori dell'Eternità

di Marian Yagami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Le due principesse ***
Capitolo 2: *** Il banchetto ***
Capitolo 3: *** Gita al lago ***
Capitolo 4: *** Il tuo innamorato segreto ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Le due principesse ***


Capitolo 1 
Le due principesse
 
Il corridoio buio era illuminato solo da una flebile luce, che pian piano si faceva sempre più intensa.
Lungo le pareti di pietra si stendevano due prolungate ombre scure, definite e tremolanti.
Un improvviso lampo squarciò il cielo, e attraverso una finestra illuminò a giorno il corridoio. Le due figure che lo percorrevano trasalirono, stringendosi tra loro, ma continuando imperterriti a camminare.
- Julie, tutto bene? – fece la figura più alta, un uomo.
Lei annuì con il capo, stringendo forte al petto un fagotto di stoffa bianca.
- E tu, Marian, come stai? – mormorò la donna, spostando un lembo della stoffa.
Da sotto, spuntò fuori un dolce visino di neonata, dalle guanciotte rosse e paffute, e un paio di splendenti occhi verdi.
La bimba sorrise, sbavando un po’, e facendo dei versi di approvazione.
- Almeno lei è tranquilla! Non capisce quello che sta accadendo... – sospirò Julie, sorridendo.
L’uomo si avvicinò ad una porta, chiusa con un grosso lucchetto arrugginito.
Toccò il lucchetto con un dito, e questo, all’istante si illuminò e si aprì.
- Vieni, Julie, tra poco saremo liberi! – disse l’uomo, spalancando la porta.
Una calda luce li avvolse...
 
 
- Miyuki! Miyuki sbrigati! – esclamarono Tomoe e Harumi.
Una ragazza bionda, dai brillanti occhi verdi, corse verso le due amiche, che la aspettavano impazienti.
- Scusate, ma davanti a questa meraviglia sono rimasta a bocca aperta! – si giustificò lei, sorridendo. 
Miyuki aveva quindici anni, e frequentava la prima superiore al liceo Kameyama di Tokyo.
Quel giorno, con la sua classe,  era andata a fare una visita educativa al vecchio castello posto su una collina fuori dalla metropoli. Era decadente e ricoperto di muschio verde sulla maggior parte della superficie, e addirittura una parte era crollata anni addietro, ma la parte rimasta, rispecchiava la vecchia bellezza medievale, quasi magica.
Era strano vedere una costruzione in stile europeo proprio li in Giappone, tra tutti quei templi orientaleggianti e le antiche dimore degli shogun.
Tuttavia, quella vista faceva battere forte il cuore di Miyuki, facendole immaginare storie di maghi e cavalieri, principesse e sortilegi.
- Ragazzi, da questa parte. – disse la professoressa, guidando gli alunni all’interno.
I ragazzi la seguirono fino all’ingresso, dove si fermarono.
- Hiro non è ancora arrivato? – disse una voce squillante a Miyuki.
La ragazza trasalì e si voltò, trovandosi faccia a faccia con un’altra ragazza, dai capelli bruni lunghi fino alle spalle e con gli occhi azzurro cielo.
- Hikari, non devi urlarmi nelle orecchie, sai che mi spaventi ogni volta! – esclamò Miyuki, traendo un sospiro di sollievo.
- Scusa tanto, sorellina, la prossima volta ti avviso, quando voglio spaventarti! – rise Hikari, spettinando Miyuki con una mano.
In effetti però, era vero, di Hiroyuki, il migliore amico di Miyuki e Hikari, non c’era neanche l’ombra.
- Ehi, sono qui! – esclamò una figura, che si avvicinava al castello di fretta e furia.
Finalmente era arrivato anche lui. Hiro era un ragazzo carino, simpatico, sempre allegro e...
- Sempre in ritardo!- disse la Miyuki sorridendogli. Hiro arrossì un poco.
 
 
Ad accogliere la classe arrivò una giovane donna, che indossava una divisa rossa da guida turistica.
- Benvenuti a tutti! Io sono la guida del castello, chiamatemi Nellie. Durante il nostro giro vi mostrerò antichi oggetti risalenti al XIII secolo, appartenuti agli abitanti di questa fortezza. –
I ragazzi seguirono diligentemente Nellie, che li conduceva per le varie ali del castello.
 
 
Miyuki si guardò intorno meravigliata.
Quei soffitti voltati... quelle pareti decorate con mosaici colorati, che rappresentavano scene non appartenenti alla tradizione nipponica... quegli archi a sesto acuto raffiguranti motivi di tralci e fiori... 
Era come se Miyuki avesse già visto tutto quello, sembrava un ricordo perso nella notte...
Eppure lei sapeva di non essere mai andata a visitare quel maniero, nemmeno con i suoi genitori...
Scosse la testa, smettendo di pensarci, seguendo il suo gruppo che si allontanava.
 
 
La guida portò i ragazzi in un grande salone rettangolare, dalle pareti intonacate di bianco, e l’alto soffitto affrescato.
- Che meraviglia! – mormorò Miyuki, sospirando.
- Ma fammi il piacere... – brontolò Hikari, ma anche lei dovette ammettere che quella sala toglieva davvero il fiato!
Le altissime finestre ad arco acuto erano ornate con vetrate colorate, e i colori si riflettevano sul pavimento creando bellissimo giochi di luce.
Sul fondo della stanza si trovava un palchetto, più alto rispetto alla pavimentazione, su cui si ergevano maestosi quattro troni.
Erano in legno bianco, decorati con motivi floreali dorati, e i morbidi cuscini di velluto erano rossi, con le nappe dorate.
- Quelli... – disse la guida, - sono i troni dei sovrani che un tempo regnavano su queste terre. Era una stirpe molto antica e prestigiosa, che dalla lontana Europa compì un lunghissimo viaggio fino a qui. I documenti che siamo riusciti a tradurre non ci spiegano il motivo di questo spostamento, ci dicono solo che i due sovrani, la regina Thalia e il re Diaspron, costruirono questo castello e il borgo che lo circondava in brevissimo tempo. Purtroppo con il passare del tempo il borgo è andato perduto, ma si può vedere ancora il suo antico perimetro... –
Miyuki ascoltava la guida, affascinata da tutta quella storia.
In realtà lei aveva già sentito il nome “Thalia” ma non ricordava ne dove ne quando. 
- Ma... Nellie... – chiese Hikari. – Questi sovrani che ha nominato erano solo due, no? Perché i troni sono quattro? –
La guida sorrise, lanciando uno sguardo un po’ misterioso nella direzione della ragazza.
- Beh, il re e la regina generarono due gemelle, e divenute adulte ereditarono il titolo di regine. Gli altri due troni erano destinati ai loro rispettivi sposi. Da allora i sovrani mantennero la tradizione di far salire al trono due donne, possibilmente sorelle. –
- Oooh! – fece Miyuki, sempre più conquistata da ciò che raccontava la guida.
 
 
Nellie mostrò ai ragazzi una teca di vetro, che conteneva quattro manufatti in oro. Erano quattro cerchietti in filigrana molto fini, cesellati con motivi di edera, e due di essi presentavano un piccolo cristallo colorato, uno di rosa e l’altro di azzurro.
La guida spiegò che erano le corone degli antichi sovrani.
Proseguirono la visita, e Nellie mostrò alla classe due manichini che reggevano dei bellissimi abiti in broccato, ricamati elegantemente ma non eccessivi nei particolari. Erano entrambi bianchi, con particolari rosa e azzurri, nel tipico stile medievale europeo.
Fecero un giro per i sotterranei del castello, dove si trovavano le prigioni e i magazzini per il cibo, visitarono le antiche botteghe, dove erano esposti gli attrezzi da artigiano e da fabbro.
 
 
- Nellie, qui cosa c’è? – chiese Hikari ad un certo punto. 
I ragazzi procedevano lungo un largo corridoio in pietra, su cui si aprivano molte porte in legno, rinforzate in ferro.
Una in particolare attirò l’attenzione di Hikari, perché era chiusa da un grande lucchetto d’ottone arrugginito.
- Oh, li... non c’è niente di interessante... è meglio che ti allontani... – fece la guida, vaga.
- Avanti, Nellie, ci dica cosa c’è qui, siamo tutti molto curiosi... – disse Hiro, con tono zuccheroso.
La ragazza si avvicinò alla grande porta, e vi poggiò una mano sopra.
- Va bene, ve lo dirò, ma è molto importate che voi non vi avviciniate più qui dopo di adesso. –
Trasse un sospiro e riprese a parlare.
- Vedete, ragazzi, si dice che in questa stanza, dimori... uno spirito. –
A quelle parole Miyuki sbiancò come un lenzuolo, mentre Hikari finalmente trovava qualcosa di emozionante in quella visita d’istruzione.
- Sapete, da quando io lavoro qui... – continuò Nellie, - mi è capitato varie volte di assistere a strani fenomeni... Per esempio... un giorno, dopo la chiusura, dovetti svolgere la ronda quotidiana per vedere se qualcuno si era attardato troppo ed era rimasto chiuso dentro il castello. Quando passai qui davanti sentii un rumore davvero molto strano. Allora aprii la porta e notai che la finestra era aperta. Corsi a chiuderla immediatamente, assicurandomi che fosse ben serrata, e mi accorsi che per spostare le pesanti ante ci volevano due mani. Mi chiesi allora come aveva fatto la finestra ad aprirsi da sola... La mattina dopo non potei resistere dall’entrare di nuovo in questa stanza. Quello che vidi mi tolse il fiato: la finestra era di nuovo aperta! –
I ragazzi si fissarono increduli l’un l’altro, chi terrorizzato, chi infervorato.
- Delle altre guide, c’è chi giura che abbia sentito dei passi provenire proprio da qui, e addirittura una voce, una melodiosa voce di ragazza... – concluse Nellie.
Hikari si avvicinò di soppiatto alla sorella...
- Miyukiiii... sono venuta a cercartiiii... – sussurrò, soffiandole nell’orecchio. 
La ragazza trattene uno strillo acuto, mentre i capelli le si drizzavano sulla nuca.
- Oh, per favore, Hikari, non mettertici anche tu adesso! Mi è già venuta abbastanza fifa ascoltando le storie della guida! –
- Non dirmi che hai paura dei fantasmi! Stavo scherzando! – rise Hikari, dando un colpetto sulla spalla della sorella.
 
 
- Ragazzi, dovete promettere una cosa. Dimenticate questa storia del fantasma e tutto il resto, e non avvicinatevi per alcun motivo a questa porta. Anzi, dimenticate anche questa! –
Dopo aver detto questo, Nellie condusse i ragazzi in un’altra ala del castello, dove un’altra guida si sostituì a lei.
Nellie salutò il gruppo, spiegando che doveva accogliere un’altra classe.
- Ora saliremo sulla torre maggiore, in cui sono conservati dei manoscritti risalenti all’epoca della regina Thalia... – spiegò la nuova guida.
Hikari fece un piccolo passo indietro, poi un altro e un altro ancora.
- Psss! – bisbigliò Miyuki, lanciando uno sguardo alla sorella.
- Torna qui! Dobbiamo salire sulla torre! –
Hikari scosse la testa, e, ghignando, fece ancora qualche passo indietro.
- Ma dove vai? –
La classe ormai era salita sulla torre, e non si era minimamente accorta dell’assenza delle due ragazze.
- Vado a sbirciare un po’ nella stanza del fantasma! –
- Cosa? Ma sei impazzita? Non ricordi più quello che  ci ha detto Nellie? – esclamò Miyuki, già terrorizzata.
- E da quando in qua io faccio quello che mi si dice? – rise Hikari, dirigendosi alla porta.
 
 
Hikari esaminò accuratamente il pesante lucchetto.
- Mhmh... questo lucchetto sarà una grana... – mormorò.
- Ma che peccato!- disse Miyuki con falso dispiacere. – Beh... mi dispiace molto...( bugia!) ma visto che è chiuso non possiamo farci niente... e... e poi se gli altri non ci vedono più si preoccuperanno... –
- Non tutto è perduto!- fece Hikari, togliendo una forcellina dai suoi capelli. Un lungo ciuffo le ricadde davanti agli occhi, e lei lo spostò con un soffio.
Inserì la forcina nella serratura e cominciò a girarla in tutti i sensi, fino a che non sentì scattare il meccanismo.
Si girò trionfante dalla sorella: il lucchetto si era aperto!
- A... aspetta, non vorrai mica... – mormorò Miyuki, intimorita, ma Hikari non la ascoltò nemmeno.
Con un piccolo sforzo tirò la maniglia di ottone, e la porta si schiuse.
 
 
Hikari rimase un po’ delusa.
Quella dove erano entrate era una semplice stanza per gli ospiti. Sulla destra si trovava un letto a baldacchino dalle coperte di velluto verde, mentre nella parete di fondo c’era un’ampia finestra alta fino al soffitto.
Infine, alla parete sinistra era poggiata una scrivania, alla quale era seduta una ragazza dai capelli neri.
- Ma tu... – fece per dire Hikari, quando sentì un tonfo alle sue spalle.
Si voltò e vide che Miyuki era sdraiata per terra, bianca come un cencio, con un’espressione di puro terrore sul volto.
- Ma tu sei Nellie, la guida! – concluse la frase Hikari. 
- Santo cielo! La principessa è svenuta!- esclamò la guida andando a soccorrere Miyuki.
- Probabilmente ti ha scambiata per un fant... come l’hai chiamata?- Hikari si voltò di scatto verso Nellie, e stranamente notò solo in quel momento come era vestita: portava un ampio vestito blu chiaro, con le maniche che arrivavano fin sopra il dorso della mano. L’abito terminava con una gonna con lo strascico.
- L’ho chiamata principessa! Perché, non sapete che voi...- la guida mise una mano davanti alla bocca. – I vostri genitori non vi hanno detto niente?- disse la ragazza stupita.
- Che cosa avrebbero dovuto dirci?- chiese Hikari con voce acida. – E comunque non credo che tu conosca i miei genitori... - disse rabbuiandosi.
La guida si schiarì la voce: - Bentornate, future regine di questo castello!-
 
 
- Che cosa? – esclamò Hikari.
Non poteva credere a quello che sentiva. Nel frattempo era riuscita a far sdraiare Miyuki su letto, e le faceva aria con una mano.
- Senti, se vuoi prendermi in giro fai pure, ma non puoi uscirtene fuori con una cavolata del genere! –
- Non è affatto uno scherzo! Non mi prendi sul serio?- disse la guida.
- E come potrei farlo? Secondo te una persona sana di mente crederebbe ad una storia del genere? Sei davvero svitata! –
Nellie si avvicinò alla porta, a con uno scatto la chiuse.
In quel momento Miyuki si riprese, e cercò di mettersi seduta.
- Stai meglio sorellina? Prova ad alzarti, ce ne andiamo da qui, questa tipa ha qualche rotella fuori posto... –
Miyuki si aggrappò ad Hikari, e riuscì a mettersi in piedi.
- Non potete più andarvene... – mormorò Nellie, con uno strano tono. – È troppo tardi  ormai... 
Hikari ebbe un brivido, mentre Miyuki, che non aveva capito niente, rimase a fissarla con un’espressione da ebete.
- Mi sono stufata di tutte queste stupidaggini!- disse Hikari, che prese per un braccio sua sorella e aprì la porta, ma...
 
 
Davanti ai loro occhi increduli, sfilarono un corteo di cameriere indaffarate. Portavano pile di abiti, alcune anche il piumino per spolverare, e alcune si fermarono davanti a loro.
- Siete tornate principesse! Finalmente!- disse una.
- Come siete vestita strana, principessa...- fece un’altra.
- Ma come? Questo castello non era un museo? Pensavo fosse disabitato!- esclamò Miyuki tutta animata. Hikari invece andò su tutte le furie: - Voglio andare viaaaa! Fammi tornare subito dai miei compagni!!!-
- Non si può, bambine. - disse una voce alle loro spalle. Le ragazze si voltarono e videro...
- Mamma!- dissero in coro. – Che ci fai tu qui?-
- Io, modestamente, sono la regina di questa catapecch... voglio dire, di questo meraviglioso castello! Uahahaha!- disse la mamma, con la risata da maniaca.
Le due sorelle si guardarono sconcertate.
- Non dirmi che anche tu fai parte dello scherzo!- disse Hikari sgomenta. Infatti anche la madre aveva un vestito in stile medievale, e portava una strana pettinatura.
- Non è uno scherzo! Come te lo devo dire? Ora te lo dimostrerò.- la mamma chiuse le mani a coppa davanti a se, all’altezza del viso.
Improvvisamente le sue mani si illuminarono, formando una piccola sfera luminosa, che mandava scintille tutto attorno.
Miyuki e Hikari fissarono quel prodigio con gli occhi spalancati, incredule ma anche affascinate. 
Poi, in quell’istante, alcune scintille magiche colpirono un arazzo appeso alla parete, che prese fuoco in un attimo.
Le ragazze si ritrassero, mentre la mamma, con un altro incantesimo estinse le fiamme.
- Umpf, tanto quell’arazzo non mi era mai piaciuto! – affermò, lasciando le figlie di stucco.
- M... mamma... da quando in qua tu riesci a... – balbettò Miyuki, ma Hikari la interruppe.
- È ovvio che sono trucchi da prestigiatore! Non prenderci in giro anche tu, mamma! –
La donna scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli castani.
- Non mi credete ancora? – sospirò. – Allora questo fugherà ugni dubbio... –
Giunse di nuovo le mani davanti a se, questa volta a forma di corolla di un fiore.
Nell’incontro tra le dita cominciò a convergere un turbine di aria, poi Miyuki e Hikari iniziarono a fluttuare e vennero avvolte dal turbinio. I loro abiti cominciarono ad allargarsi e a prendere una nuova forma.
Lentamente il turbine le posò per terra, e quando finalmente si dissolse, le due ragazze indossavano degli eleganti abiti medievali.
- Hikari! Hai visto? Questa è una magia! Nostra madre fa le magie!- esclamò Miyuki incredula.
- Già, già, ho notato, ma... PERCHÉ MAI DEVO AVERE UNA GONNA?- gridò la sorella, facendo ondeggiare le pieghe del suo abito color cielo.
- Perché è quello che si conviene ad una principessa, ovvio, no?- disse la mamma con un sorriso!
Miyuki si guardava intorno, e non credeva ai suoi occhi. – Mi sembra un sogno!-
- Vorrai dire un incubo...- mormorò Hikari.
- Bene, visto che io non servo più vado a finire la mia partita con la PS2! Ciao!- fece Nellie, poi rientrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle.
Le due sorelle si lanciarono uno sguardo, poi fissarono la madre.
- Credo che tu ci debba delle spiegazioni. – disse Miyuki. 
La mamma annuì con il capo. – Allora seguitemi... da questa parte... –
 
 
La mamma portò le due ragazze in una stanza ampia e spaziosa.
- Questa è la sala del parlamento.- spiegò.
Al centro della stanza c’era un lungo tavolo ovale, circondato da numerose sedie. Nell’ultima sedia in fondo, era seduta una figura.
Era una ragazza, dai capelli e gli occhi rossi. Portava un velo verde sopra la testa, che però non copriva il viso. Indossava un abito con le maniche larghe, la gonna lunga, e tra le mani teneva una sfera. Questa sfera era poco più piccola di un pallone da calcio, e galleggiava nell’aria.
La ragazza all’improvviso alzò lo sguardo, e fece per dirigersi verso le principesse con un sorriso stampato in faccia, ma inciampò sull’orlo dell’abito e si spiaccicò per terra.
Miyuki e Hikari si mossero per aiutarla, ma lei alzò veloce la testa e si rimise in piedi. Due rivoli di sangue scorrevano dalle sue narici, ma lei sorrideva come se niente fosse.
- Tutto bene?- fece Miyuki, avvicinandosi sconcertata.
- Non c’è problema!- disse la ragazza. Si passò una mano davanti al naso, e senza neanche sfiorarlo, quando la tolse tutto tornò normale, senza neanche una macchiolina.
- Io sono Ylia! Tanto piacere!-
- Piacere! Io sono Miyuki!-
- E io Hikari!-
- In realtà...- disse la mamma, – I vostri veri nomi sono Marian per Miyuki e Luce per Hikari...- 
- Che cosa? E non potevi dircelo da quando siamo nate?- esclamò Luce.
- Vedete, è una faccenda complicata... - fece la mamma con aria grave.
- Sedetevi, vi racconteremo la storia.- disse Ylia.
 
 
“ Tanti secoli fa, i regni della magia si trovavano sulla Terra, e umani ed esseri magici coabitavano e interagivano tra loro.
Questa convivenza pacifica durava da tanti anni, finché accade un evento irreparabile.
A quel tempo, il regno degli elfi era governato dalla regina Thalia. La regina Thalia era amata e benvoluta da tutti, e non c’era principe, re o imperatore sia umano che non, che non desiderasse averla come sposa. Un giorno, la regina accettò la proposta di matrimonio di un bellissimo principe delle terre del nord. Una settimana prima delle nozze, però, conobbe un giovane uomo, Diaspron, che di mestiere faceva il medico. I due, purtroppo si innamorarono e Thalia decise di annullare il matrimonio. Il principe, infuriato e pieno di gelosia, mandò dei sicari al villaggio per cercare di uccidere il medico, invano. La regina lo protesse grazie alla sua magia, e insieme scapparono in un posto lontano, proprio in Giappone.
I mortali, nel frattempo vollero vendetta, e scatenarono una feroce guerra contro il popolo degli elfi. Questi ultimi, dal canto loro si scagliarono contro la regina e il suo compagno, ritenendoli responsabili del conflitto.
La guerra coinvolse soprattutto i mezz’elfi, nati dall’unione di umani ed elfi. Considerati mezzosangue, non vennero accolti ne da una fazione ne dall’altra, e anzi, vennero perseguitati. La loro unica speranza fu di raggiungere la regina Thalia e Diaspron, che nel frattempo avevano costruito un castello nei pressi dell’antica Edo, l’attuale Tokyo.
Uno sfortunato giorno le due fazioni scoprirono il rifugio di Thalia e cercarono di distruggerlo. La regina fece allora un’azione che ancora oggi condiziona la vita di ognuno di noi. Trasportò il suo borgo in un’altra dimensione e la sigillò grazie ad un oggetto tanto potente quanto pericoloso che creò lei stessa: il “Drago di Cristallo”! ”
Il Drago di Cristallo è un diadema di cristallo, che è conservato nei sotterranei di questo castello. Al suo interno è contenuto il potente spirito di un drago, che permise alla regina Thalia di sigillare questa dimensione e a proteggerla. Ancora oggi, per permettere gli spostamenti tra le varie dimensioni, si utilizza questo enorme potere. La stanza attraverso cui siete passate è appunto una sorta di ascensore tra il nostro mondo e la Terra. È necessario entrarvi e chiudere le porta, per essere condotti qui.
E adesso si comincia a parlare di voi...
Dopo questa divisione, è accaduto un fatto molto drammatico per noi. Gli umani hanno iniziato a dimenticare la magia. Tutti i loro problemi non potevano più essere risolti con i nostri incantesimi, e si sviluppò un malcontento generale. La gente si affidava alla scienza, e l’ insoddisfazione cresceva. Quello che non potevano sapere era che questo malcontento, nella nostra dimensione prendeva forma e diventava un essere pensante.
Fu così che nacquero le Forze Oscure.
Queste Forze riversarono su di noi tutto l’odio degli umani, che in tanti anni trascorsi era aumentato notevolmente, tanto che sedici anni fa tentarono di distruggere questo regno. Era proprio quando nascesti tu, Marian.
Quando però io e Will fuggimmo, le Forze Oscure non si rassegnarono, e aspettarono il momento buono per attaccare. Da quel momento, in questo regno ci furono molti attacchi, tutti respinti, fortunatamente, ma ultimamente si stavano facendo più intensi... 
 
 
Miyuki e Hikari, anzi, Marian e Luce, fissarono la madre con un misto di sconcerto e incredulità.
- Quindi... vorreste dirci che se tutta questa storia è vera, noi siamo in pericolo di vita? – chiese Marian.
- Non dire sciocchezze! Secondo te avrei fatto in modo di ricondurvi qui se sapevo che eravate in pericolo di vita? Sarei una madre degenere! – esclamò la mamma, indignata.
- Veramente quello lo sei già! – mormorò Luce. 
- Ti ho sentita, sai? – sibilò la madre.
Marian non capiva. – Ma allora perché ci hai riportate qui? Secondo quello che ci hai detto eravamo più al sicuro sulla Terra, no? –
- Ylia è una veggente. Ha avuto una premonizione su voi due... – disse la mamma.
Marian e Luce si voltarono verso la ragazza, che sorrideva allegramente.
- Ha visto nel futuro. – continuò la madre. – Ha visto che voi riuscirete a portare la pace nel nostro mondo! –
 
 
Le ragazze rimuginarono un po’ su tutto quello che era stato loro rivelato.
- Però è ancora incredibile! Fin da piccola il mio sogno era quello di diventare una principessa... - ammise Marian. – Ma ora che lo sono c’è qualcosa che non quadra... mi sembra che non sia reale, mi sembra un sogno... -
- Però ti piace?- chiese Luce ammiccando.
Marian ci pensò un po’ su.
- Si!- rispose alla fine.
In quel momento, Luce si bloccò.
- Che hai tesoro? – chiese la mamma.
La ragazza fissò lo sguardo azzurro in quello della donna.
- Mi è venuto in mente un pensiero improvviso... – mormorò. – Io non posso essere la seconda principessa... –
- Perché mai? – fece la mamma.
Luce abbassò lo sguardo, rattristandosi.
- Lo sai benissimo... non sono tua figlia... – disse.
La mamma le si avvicinò e le poggiò le mani sulle spalle.
- Anche se non sei mia figlia biologica, io e papà ti abbiamo adottata perché ti volevamo bene come fossi sangue del nostro sangue. Tu sei la nostra polpettina, e nulla cambierà questo fatto, nemmeno la successione al trono. –
Luce cercò di trattenere le lacrime, mentre anche Marian le si avvicinava.
- Se tu non diventi principessa con me, ti immagini che noia? Non ci sarebbe nessuno che mi fa spaventare, o che mangia dal mio piatto, oppure che mi fa tanto ridere! - esclamò la ragazza, circondando con un braccio le spalle della sorella.
La mamma si alzò e all’improvviso disse: - Bene, smettiamola con tutte queste svenevolezze! Dobbiamo fare i preparativi per il banchetto!-
Marian e Luce si guardarono negli occhi.
- Di che banchetto stai parlando? – chiese Marian.
- Ma è ovvio, no? Di quello per il festeggiamento del ritorno delle principesse! –
Le due sorelle si guardarono negli occhi.
- Che cosa? – esclamarono all’unisono.
La madre rise, con fare civettuolo.
- Ylia vuoi venire con noi?- chiese Luce.
Ma Ylia si era bloccata. Era in piedi con gli occhi vuoti e le mani che penzolavano. La sua sfera fluttuava davanti a lei, e si illuminava dei colori dell’arcobaleno.
- Due ragazzi... - disse Ylia con voce posseduta. – Dai capelli colore del fuoco e color... melanzana, due fratelli... proteggeranno le principesse a costo della vita... -
Poi la ragazza si accasciò su una sedia e riprese coscienza.
- Cosa mi è accaduto?-
- Hai avuto una premonizione Ylia. - disse la regina.
 
 
 
 
Che ne dite? Movimentato, come primo capitolo!
Sono sempre io, Marian! Non la Marian di cui avete letto, è ovvio, lei è tanto diversa da me (ma forse non troppo)... sarà meglio presentarvela, non credete?
 
Breve intervista a Marian
 
Puoi dirmi il tuo nome completo?
Mi chiamo Marian Yagami, anche se sulla Terra il mio nome era Miyuki.
Quanti anni hai? Quand’è il tuo compleanno?
Ho quindici anni, quasi sedici... il mio compleanno è il 14 febbraio, il giorno di San Valentino.
Oh, che carino! Quindi il tuo segno zodiacale è l’acquario, giusto?
Esattamente!
Quanto sei alta? 
Accidenti, non me lo ricordo esattamente... circa un metro e sessanta, credo...
E quanto pesi? 
Ma che domande mi fai(arrossisce)? Uff, te lo dico... cinquantaquattro chili...
Come hai gli occhi? E i capelli?
I miei occhi sono verde scuro, con qualche tono smeraldo, e i capelli sono biondi, lunghi fino alla schiena.
Colore preferito?
Uhm... rosa. Ma mi piacciono anche tutti gli altri colori...
A che cibo non potresti mai rinunciare?
E me lo chiedi? Al cioccolato, soprattutto quello bianco!
Puoi dirci qualcosa di te?
Dunque... sono molto affettuosa, cerco sempre di dare un aiuto a chi me lo chiede, anche se a volte è molto difficile...
Mi piace cucinare, ma molto meno mettere a posto! Adoro anche fare lunghe passeggiate, soprattutto quando pioviggina.
Ho una paura matta di ragni e fantasmi, anche se molti (compresa mia sorella) trovano queste fobie assolutamente da mocciosi! Povera me!  ç__________ç
Grazie per questa breve intervista, puoi lasciarci una tua foto?
C... che cosa? Oddio, che vergogna! Mhmh... va bene, eccola!



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Capitolo 2
*** Il banchetto ***


Capitolo 2
Il banchetto
 
Luce era insolitamente silenziosa, seduta su una delle eleganti sedie della sala del parlamento.
Alzò gli occhi solo quando un cavaliere entrò nella sala, facendo un profondo inchino, e si diresse verso la regina.
- Maestà, mi avete fatto chiamare? – disse l’uomo.
La regina annuì. – Ranselot, prendi una squadra e perlustrate l’intero regno. Dovete assolutamente trovare due fratelli. Uno ha i capelli rossi, l’altro viola. È molto importante, quindi fate in fretta. E soprattutto non spaventateli, mi raccomando! –
- Regina, forse io potrei andare con i soldati... Dopotutto ho visto quei ragazzi, potrei avere altre visioni che potrebbero guidarci da loro... - propose Ylia.
- Perfetto, allora. – disse la regina Julie. – Prendete questa. Quando avrete trovato i ragazzi, vi teletrasporterà tutti qui. –
La donna aprì la mano, con il palmo verso l’alto, e subito vi apparve sopra una spilla a forma di fenice. Aveva il corpo dorato, e la punta delle ali e della coda, rosse come il fuoco.
Ylia prese la spilla, appuntandosela al petto, e assieme al cavaliere uscì dalla stanza.
 
 
- Luce, che hai? – chiese Marian.
La ragazza alzò lo sguardo vero la sorella. – Niente, non preoccuparti... - mormorò.
Marian continuò a fissare Luce, pensierosa. Sapeva che qualcosa non andava, ma non capiva che cosa...
 
 
Dopo un’intera giornata passata girovagare per il castello, le due ragazze sentirono improvvisamente la stanchezza pesare sulle loro spalle.
La madre le condusse allora alle loro camere, due belle stanze dai soffitti a volte, poste una di fianco all’altra, arredate in stile gotico.
- Ma è fantastica! – mormorò Marian.
Si avvicinò alla grande vetrata colorata che si apriva su un piccolo balcone, e vi si affacciò.
Il meraviglioso paesaggio che si poteva ammirare era molto diverso da quello che lei era abituata a vedere.
I prati e i boschi si estendevano per metà dell’orizzonte, perché l’altra metà era occupata da una distesa scura e brillante, che Marian non distingueva con il buio.
Ma poi capì: era il mare!
L’acqua cristallina avanzava e si ritirava, trasportata dalla marea, e diffondeva un profumo che ricordava l’estate.
Marian inspirò l’aria salmastra, e alzò lo sguardo al cielo.
Quello che vide le tolse il fiato.
Uno spicchio di luna, molto più grande del normale, splendeva al centro della volta celeste, contornata da miliardi di puntini brillanti.
- Quante stelle! – sussurrò la ragazza, poggiando i gomiti sulla balaustra del balcone, e reggendosi la testa con le mani.
Si voltò alla sua destra, e vide che nel balcone a fianco al suo era occupato.
- Luce! Anche tu guardi le stelle? Prova a contarle, sono tantissime! Io... –
- Marian! – esclamò Luce, abbassando lo sguardo, stringendo un pugno.
La ragazza si sporse verso di lei, preoccupata.
- Luce, sicura di star bene? Insomma... anche prima... – mormorò Marian.
La sorella annuì.
- Tu te ne accorgi sempre, vero, Marian? – sospirò la brunetta, sorridendo amaramente.
Marian abbassò lo sguardo.
- Aspetta un attimo. – disse, poi corse fuori dalla sua camera ed entrò in quella della sorella.
La raggiunse al balcone e le mise una mano sulla spalla.
- Dimmi tutto, adesso. –
- Marian... io voglio tornare a casa. – disse Luce, secca.
La sorella sgranò gli occhi. Non poteva essere! Forse aveva sentito male...
- Che cosa? – riuscì a mormorare.
- Hai capito. –
- No che non ho capito! Perché vorresti andartene? –
- Perché questo non è il nostro mondo! Io voglio tornare alla mia città, alla mia casa... –
- Ma Luce... – Marian strinse i pugni, cercando le parole. – Ora è questo il nostro mondo! Tutte queste persone... hanno bisogno del nostro aiuto... –
- Tutte queste persone? -  gridò Luce, incredula. – Tu non le conosci nemmeno tutte queste persone! Noi siamo qui da mezza giornata, te ne rendi conto? E all’improvviso qualcuno ci dice che dobbiamo salvare il mondo e cose del genere! –
Marian non seppe cosa dire.
Non aveva mai sentito Luce rivolgersi a lei in quel modo.
Anche Luce se ne accorse.
- Marian... senti... –
- Aspetta. – fece la sorella. – Io so come ti senti. Tuttavia, dal primo momento in cui ho messo piede in questo castello, io ho sentito nel profondo della mia anima, che qualcosa mi legava a tutto questo. Come un filo invisibile che mi tiene qui ancorata... –
Luce sospirò.
- Ma... i... io ormai ho già deciso. Stanotte riattraverserò il passaggio. –
Marian arretrò, rattristata.
- Se è quello che hai deciso... – mormorò, prima di uscire dalla stanza.
 
 
Un raggio di sole filtrò attraverso le spesse tende della finestra, e colpì Marian in pieno volto.
Lei strizzò gli occhi, disturbata, poi li aprì di scatto.
Si guardò intorno, ammirando le tende del baldacchino e i mobili antichi.
- Allora non ho sognato! È la realtà! – mormorò, scendendo dal letto e guardandosi intorno.
La sua allegria durò poco, però, ricordandosi delle parole di Luce, pronunciate la sera prima.
- A quest’ora sarà già a casa... – si disse.
Marian si fece un bagno e indossò uno degli abiti in stile medievale che trovò dentro il suo armadio, poi uscì dalla camera e imboccò un corridoio e si diresse alla sala da pranzo.
Quando entrò nella stanza, notò che al tavolo apparecchiato era già seduta la mamma.
- Oh, tesoro! Ti sei ricordata la strada? – sorrise la donna.
Marian annuì, prendendo posto.
- Mamma... devo dirti una cosa... – mormorò la ragazza, pensando alla sorella.
- Cosa, tesoro? – chiese Julie, ma Marian non poté terminare la sua frase, poiché un tonfo fece sussultare le due.
La porta della sala da pranzo venne spalancata, e da essa entrò nella stanza... Luce!
Gli occhi di Marian si illuminarono a quella vista, mente Julie invece assunse un’espressione assolutamente inorridita.
- Buongiorno, donne! Che si mangia? – esclamò Luce, sedendosi vicino a loro.
- Ehm... tesoro... Luce... cosa... cosa ti è successo stamattina? – chiese la mamma preoccupata.
- Fherfhè? – bofonchiò la ragazza, masticando una fetta enorme di pancake.
- Co... come, perché? Non hai visto come ti sei vestita? Sembri uno stalliere!
Luce si esaminò da capo a piedi.
Indossava un camicione bianco infilato dentro pantaloni in tela marroni, a loro volta infilati dentro un bel paio di stivali neri.
- Senti, mamma... ho aperto l’armadio e mi è venuto un infarto! C’erano un mucchio di abiti fru fru e scarpe con il tacco e... insomma... non avrei messo quegli abiti per niente al mondo. Così ho cercato un po’ in giro e ho trovato questi. – spiegò.
Marian proruppe in una risata, mentre la mamma cercava di spiegarsi dove aveva sbagliato nel far capire a sua figlia che era una femmina.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, e Julie si alzò, andando a ricevere l’ospite.
- Luce! – esclamò Marian, appena la madre si fu allontanata. – Sei tornata! –
La ragazza sorrise divertita. – In realtà non me ne sono mai andata! –
- Che cosa? –
- Sono arrivata fino alla porta del teletrasporto, ma quando ero li davanti... non ce l’ho fatta... non mi sono sentita di abbandonarti qui. Ho deciso di aiutarti in questa tua... “mania” di aiutare le persone. –
Marian gettò le braccia al collo della sorella, entusiasta.
- Oh, Luce! Grazie, grazie!!! –
 
 
- Ragazze! – esclamò la mamma. – Ho un’ottima notizia per voi. I due... tizi della visione di Ylia saranno qui entro stasera! –
Le due sorelle si guardarono stupite.
- Faranno in tempo per il banchetto! –
Le due sorelle si guardarono ancora più stupite.
- Il banchetto!!! – esclamarono. Avevano completamente dimenticato la festa che si organizzava in loro onore.
- Esatto, e per tale occasione è necessario che voi seguiate un corso intensivo di buone maniere! – annunciò Julie, sorridendo alle figlie.
Marian e Luce si guardarono negli occhi, sconcertate, non sapendo se ridere o piangere
 
 
In effetti, durante tutta la mattinata, mentre le due ragazze erano impegnate a camminare con pesanti tomi sulla testa, o a dover imparare a comportarsi a modo, al castello si notava un certo viavai di persone, affaccendate a rassettare, organizzare, addobbare.
La grande sala da ballo venne spazzata, il parquet venne lucidato e le vetrate vennero fatte brillare come cristalli.
I tavoli della cena vennero disposti lungo le pareti, e decorati con tovaglie bianche e ornamenti floreali.
- Tutto questo mi disgusta... – mormorò Luce.
- Ma che ci fate ancora qui? – esclamò la mamma, vedendo le figlie che perdevano tempo in giro. – Correte a prepararvi! Il banchetto inizierà tra poco! –
 
 
Marian si chiuse la porta della camera alle spalle, e corse a farsi un lungo bagno riposante nella vasca di porcellana. I delicati profumi dei sali riempirono la stanza, mentre l’acqua tiepida bagnava la pelle candida della ragazza.
Dopo quell’ attimo di rilassatezza, Marian uscì dalla vasca, aprendo l’armadio e ammirando i numerosi abiti che vi erano sistemati.
Ce n’erano di ogni tipo: semplici, sfarzosi, di ogni forma e colore.
Ma uno in particolare colpì la sua attenzione.
Era  di colore rosa, con le maniche sbuffanti che lasciavano scoperte le spalle, e il corpetto con i lacci scendeva dritto fino ai fianchi, per proseguire con la gonna, che scendeva fino ai piedi.
Scelse un paio do scarpette col tacco un po’ alto, infine si pettinò i capelli, ne raccolse qualche ciocca con un fermaglio a forma di rosa, lasciando il resto dei capelli sciolti e mossi, sulle spalle.
Stava per uscire dalla stanza, quando dal corridoio provenirono degli strani suoni.
Si affacciò all’uscio della porta, facendo uscire la testa solo un poco.
Nel mezzo del corridoio c’era Ylia, che era caduta per terra, e due ragazzi, dai capelli rossi e viola, che aiutavano ad alzarsi.
“Che buffa!” si disse Marian, trattenendo un sorriso. “Spero non si sia fatta male!”
In quel momento, il ragazzo con i capelli rossi alzò la testa, e i suoi occhi blu profondo incontrarono quelli della principessa.
La ragazza arrossì violentemente, avvertendo una strana sensazione. Chiuse la porta di scatto e vi si appoggiò con le spalle. Ma chi era? Non l’aveva mai visto al castello! Eppure aveva una strana sensazione, come se lo conoscesse da sempre...
 
 
Luce uscì dalla sua stanza infuriata come una bestia. Si diresse verso la sala del parlamento, dove la aspettavano tutti. Spalancò la porta con uno scatto e si avviò verso la madre.
- IO ODIO I VESTITI! Guarda cosa ho dovuto fare!- così dicendo alzò la gonna del suo abito azzurro cielo, facendo vedere che sotto portava un paio di pantaloncini corti.
- Morirò di caldo! Non potevo mettermi un paio di jeans come al solito?!- continuò Luce.
- Ehm... cara... - disse la mamma imbarazzata, indicando il fondo della sala. In quel punto, infatti, c’era Ylia, accompagnata da due affascinanti ragazzi.
Luce si bloccò immediatamente. Le si ghiacciò il sangue nelle vene dall’imbarazzo.
Proprio in quel momento la porta si aprì, ed entrò Marian, tutta affannata e con una scarpa in mano.
– Scusa il ritardo mamma! Mi sono persa, e con queste scarpe non si può nemmeno correre... ma... Luce, che ci fai con i pantaloni sotto il vestito? -
Infatti la ragazza era rimasta paralizzata, ancora con la stoffa dell’abito tra le mani e con le gambe scoperte. Lasciò subito andare il tessuto e si lisciò le pieghe, tutta rossa in viso. Nel frattempo Marian si rimise la scarpa.
- Ragazze, dopo varie ricerche, abbiamo trovato le vostre “guardie del corpo”!- disse Ylia, trascinandosi dietro i due ragazzi che Marian aveva notato nel corridoio.
- Io sono Yann, vostre maestà!- disse con un inchino il ragazzo con i capelli viola.
- Io invece sono Rei!- disse l’altro.
“ Ecco il suo nome” pensò Marian, osservandolo con discrezione.
- Bene, se ora ci siamo tutti, non ci resta che recarci alla festa, manchiamo solo noi... – disse la regina, incamminandosi.
 
 
La sala da ballo era già gremita di gente, che fossero nobili o popolani.
Era stato invitato proprio tutto il borgo, e si aspettava solo l’arrivo degli ospiti d’onore per iniziare la cena.
Prima che Marian e Luce potessero entrare, però, la madre le bloccò, facendole entrare in una piccola stanza.
- Che ci facciamo qui? – esclamò Luce, guardandosi intorno.
La regina Julie si avvicinò ad un piedistallo coperto da un drappo rosso, e prese due oggetti, che poi nascose dietro la schiena.
- Prima di farvi conoscere al Regno di Eternal, è importante che voi riceviate il simbolo distintivo delle principesse. – così dicendo mostrò alle ragazze ciò che nascondeva.
Erano le due corone in filigrana che Marian e Luce avevano visto sulla Terra, durante la loro visita scolastica, il giorno prima.
Julie porse il diadema con la pietra rosa a Marian e quello con la pietra celeste a Luce.
Marian rimase affascinata da quell’oggetto, quasi intimorita, mentre nella mente di Luce, una sola parola riempiva il piccolo spazio presente... ORO!!!
- Su, ora sbrighiamoci, siamo già in ritardo! -  esclamò la regina.
- Aspetta. – fece Marian, bloccando la madre per un braccio.
- Era da ieri notte che volevo chiedertelo, ma la stanchezza e tutto il resto me l’hanno fatto dimenticare. Dov’è papà? Insomma, non è “da questa parte”, vero? –
La madre scosse la testa, sorridendo. – No. Vostro padre è ancora sulla Terra. Credo che sia impegnato a spiegare la vostra improvvisa scomparsa e altre cose del genere, ma sarà qui appena possibile. -
 
 
Le ragazze si misero le coroncine in testa ed entrarono nella sala, precedute dalla madre.
L’ambiente esplose in applausi fragorosi e festeggiamenti, mentre Marian arrossiva e Luce si pavoneggiava.
Il banchetto fu delizioso: c’erano antipasti di ogni genere, primi secondi e contorni, piatti di carne, di pesce, verdure, frutta e infine il dolce.
Le due sorelle non erano abituate a tutto questo, ma grazie ai consigli della mamma, che le aveva assillate tutta la mattina con il galateo e quant’altro, riuscirono almeno a non combinare nessun pasticcio.
Perfino Luce, che in genere mangiava come un maialetto, riuscì a non sporcare nemmeno un lembo del suo prezioso abito.
Al termine della cena, un’ orchestra iniziò a suonare delle ballate, e le note dei flauti e delle arpe si diffusero per tutta la sala. La regina Julie venne garbatamente invitata ad aprire le danze da un cavaliere, e lei accettò. Numerosi ragazzi si presentarono invece davanti a Luce, cercando di convincerla ad accettare un loro invito, ma lei negò ogni volta, compiaciuta però dal fatto di attirare così tanti ragazzi.
Marian era seduta in un angolo della tavola, cercando di non farsi notare.
- Principessa, voi non ballate? – esclamò una voce, facendola sussultare.
Rei e Yann le si erano affiancati senza che lei se ne accorgesse.
- Oh, no, io... non conosco queste musiche... non so... – balbettò la ragazza, imbarazzata.
- E allora ve ne state qui nascosta, dico bene? – rise Yann.
Marian sorrise. – In un certo senso. –
- Siete molto diversa da come ci aspettavamo, e anche vostra sorella... – disse Rei.
- Hai proprio ragione, fratello... – mormorò Yann, fissando lo sguardo su Luce, che in quel momento rideva sguaiatamente dall’altra parte del tavolo.
- Siamo troppo... moderne, vero? – fece Marian.
I due fratelli annuirono.
- Ma guardi che non l’ho detto in senso negativo! – si affrettò a precisare Rei. – Penso che sia una bella cosa, no? –
- Assolutamente! Però vi prego di una cosa ragazzi. Non datemi del lei. Io sono semplicemente Marian. Come mia sorella è semplicemente Luce, d’altronde! Se vi sentisse darle del lei, penso che riderebbe per una settimana! –
Yann lanciò nuovamente uno sguardo verso la ragazza, che ora cercava di allontanare un ragazzo appiccicoso minacciandolo con un pugno.
“ Che ragazza dolce e delicata...” si disse il ragazzo dai capelli viola, assumendo un’espressione di beatitudine.
Proprio in quel momento, Luce si avvicinò ai tre ragazzi.
- Oooooooooooooooh, che stanchezza! – esclamò, sedendosi di fianco a loro. – È tutto come a scuola! Orde di ragazzi che mi seguono come api dietro il miele! –
- A scuola sei una star? – rise Rei.
- Oh, certo! Sono il capitano della squadra di pallavolo e sono anche “La ragazza più bella del liceo”! – spiegò lei, facendo finta di darsi grandi arie.
- Era ovvio che fossi tu la più bella... vo... voglio dire... che bello! Poi un giorno mi spiegherai cos’è la pallavolo, ok? – fece Yann.
- I nostri due mondi sono molto diversi, vero? – chiese Marian ai due fratelli.
- Non tanto, in fondo. Ma noi conosciamo molto bene il vostro mondo, mentre voi purtroppo non potete dire lo stesso del nostro... – disse Rei.
- Che vuoi dire? – chiese la brunetta.
- Beh, molti mezz’elfi di questo o altri regni si trasferiscono sulla Terra, quindi da questa parte arrivano notizie su tutto: come si vive, cosa si fa, eccetera. – spiegò Yann.
- Però qui non ci sono automobili e altre cose “tecnologiche”... – fece Marian.
- Esatto. Noi preferiamo vivere così, in semplicità. Chi ama la tecnologia va a vivere sulla Terra e si finge umano, altrimenti correrebbe il rischio di farsi spuntare le orecchie a punta. –
- Si, mamma ci accennava di questo particolare... –
- E poi...- rise Yann, - ...noi non abbiamo bisogno di telefonini all’ultima moda o cose simili! Per vederci anche se siamo lontani, basta fare un incantesimo, o usare uno specchio magico, e per andare da un posto all’altro ci sono i cavalli, oppure un incantesimo di teletrasporto o un amuleto... –
 
 
Mentre i ragazzi chiacchieravano e si divertivano, una figura si faceva largo tra gli ospiti, spostandoli a suon di spintoni.
Era un ragazzo di circa vent’anni, dai corti capelli color nocciola che prendevano una strana piega sulla fronte, e gli occhi viola e penetranti.
Sarebbe stato un ragazzo carino, se non fosse stato tutto imbellettato e inguainato in abiti pomposi.
I litri di profumo in cui si era probabilmente immerso irritavano il naso delle persone circostanti, che erano costretti ad allontanarsi per prendere una boccata d’aria.
Arrivò davanti ai quattro ragazzi e si fermò.
- Principesse! – esclamò, prostrandosi in un inchino.
Marian e Luce si guardarono negli occhi, indecise se ridere in faccia a quello sconosciuto, salutarlo o tapparsi il naso a causa della pungente fragranza.
- È un grande onore fare la vostra conoscenza. –
- Anche... per noi... – mormorò Marian, trattenendo un sorriso.
- Eeeeeh, di un po’. Chi sei? – fece Luce, con la sua solita eleganza.
Il ragazzo fece un gesto melodrammatico, poggiandosi una mano sulla fronte.
- Perdonate questa terribile svista, madamigelle! Io sono il Principe Yuri di Eternal, cugino vostro e della vostra leggiadra madre! –
Luce lo guardò, sbalordita. “ Questo è proprio un deficiente!!!”
- Spostati contadino! – disse Yuri, rivolto a Rei. – Vorrei chiedere alla principessa Marian se gradisce danzare con me. –
- Spiacente!- esclamò Luce, furiosa per come era stato trattato il ragazzo. – Mia sorella ha già accettato l’invito di quel contadino (senza offesa, Rei)! -
Marian e Rei lanciarono uno sguardo fulminante verso la ragazza, che sorrise maliziosa, poi si guardarono negli occhi, arrossendo.
Rei accennò un sorriso, imbarazzato, e allungo una mano verso Marian.
Lei, un po’ esitante, posò la sua mano su quella del ragazzo, che la strinse delicatamente, e condusse la ragazza al centro della sala, dove altre coppie già ballavano.
- Che scema, mia sorella! – esclamò Marian, che cercava di guardare gli altri ballerini per seguire i passi.
- Mi fa ridere, sai? Però se non fosse stata lei a prendere l’iniziativa, penso che te l’avrei chiesto io di danzare con me. –
- Oh... beh... – mormorò Marian, arrossendo e abbassando lo sguardo.
- Aspetta! – esclamò Rei. – Cerca di seguire me. – disse, riferendosi al ballo.
- In effetti non sono un bravo ballerino, ma diciamo che me la cavo... – rise.
Con il braccio destro cinse i fianchi della ragazza, avvicinandola a se, mentre la mano sinistra teneva delicatamente quella destra di Marian.
Lei chiuse gli occhi, poggiando dolcemente la testa sul petto di Rei, facendosi trasportare dalle antiche note che secoli prima venivano suonate da driadi e satiri, e che quella notte venivano intonate solo per loro.
“ Sembra un sogno...” pensò Marian, inspirando il profumo del ragazzo. “ Sono qui, tra le braccia di un quasi sconosciuto, ma non vorrei essere in un altro posto per nulla al mondo!”
 
 
Improvvisamente, un cristallino rumore di vetri infranti eccheggiò per la stanza, attirando l’attenzione di tutti.
I musicisti smisero di suonare, e tutte le persone si voltarono verso la grande vetrata, che era spaccata in miliardi di piccoli frammenti sparsi per tutto il pavimento.
Poi tutti lo videro, e fu il panico.
Un enorme, gigantesco ragno peloso si stava arrampicando su per il muro, ed era riuscito ad entrare nella sala, schioccando le sue tenaglie mortali e agitando alcune delle sue otto lunghe zampe.  La sua testa era coperta di minuscoli occhi neri che riflettevano la luce dei lampadari, e scrutavano ugni persona in cerca della sua preda.
La gente iniziò a gridare convulsamente e a cercare una via di fuga da quel luogo.
Il principe Yuri balzò fino alla porta della sala e se la diede a gambe come una femminuccia, urlando con voce molto poco virile.
Le guardie si misero in formazione e puntarono le lance contro il mostro, e qualcuno tentava di scagliare anche sfere di energia e incantesimi, ma sembravano non avere effetto.
La regina Julie, in prima fila, scagliava potenti sfere magiche, seguite da pochi coraggiosi che osavano affrontare il mostro.
Luce e Yann erano addossati alla parete, schiacciati contro di essa dalla folla in fuga.
- Voglio aiutare la mamma!!! – gridò la ragazza, ma lui la bloccò, con la sua forte stretta.
- Non puoi andare! Non sai ancora utilizzare i tuoi poteri! E poi io ho il compito di proteggerti, e non ti lascerò andare! –
Nello stesso momento, il ragno gigante lanciava ragnatele contro poveri malcapitati, che restavano ancorati al suolo senza via di scampo.
 
 
Marian era ferma in mezzo alla sala, pietrificata.
Voleva scappare, correre il più lontano possibile, ma le sue gambe non si muovevano, erano come ancorate al suolo.
Non capiva cosa le stesse gridando Rei, perché il terrore non la faceva ragionare.
I suoi occhi erano fissi su quel mostro, che si avvicinava pian piano.
Poi, qualcosa la fece scuotere dalla sua paralisi di paura. Qualcosa di caldo che si espandeva nel suo cuore, partendo dalla mano destra.
Girò lentamente la testa per capire di cosa si trattasse, e scoprì che Rei le stava stringendo una mano, incitandola a scappar via.
- Forza, cerca di reagire, ti prego! – gridava Rei, sconvolto.
Strinse ancora più forte la mano della ragazza, intrecciando le dita con le sue.
Marian lo fissò negli occhi.
- Si, andiamo. – disse, convinta.
Tenuta ancora per mano con Rei, si intrufolò tra la folla che scalpitava per fuggire, ma tra spintoni e gente che correva, i due ragazzi furono travolti e separati.
 
 
Marian si ritrovò da sola, impaurita, spinta in ogni direzione dalla gente che scappava.
Poi una mano le si aggrappò al braccio, facendola trasalire.
- Ehi, sono io! – esclamò Luce, strattonandola.
- Muoviti! Da questa parte! – continuò.
Le due sorelle riuscirono finalmente a raggiungere la grande porta, ma Luce, improvvisamente, inciampò nell’orlo del suo abito, e cadde rovinosamente.
Marian arrestò la corsa, chinandosi ad aiutarla.
- Luce alzati, forza!- le gridò, ma si accorse troppo tardi di ciò che stava accadendo.
Le guardie erano stremate, e non riuscivano più a contrastare quella tarantola gigante, che con una zampata li sparpagliò come soldatini di piombo.
Con le sue lunghe zampe pelose, si diresse verso Marian e Luce.
- Dai, tirati su! Muoviti! – esclamò di nuovo Marian, ma appena alzò lo sguardo, vide il mostro.
Torreggiava sopra di loro, schioccando le tenaglie con fare minaccioso.
Marian sbarrò gli occhi davanti a quella scena. Tremava come una foglia, e il suo cuore batteva all’impazzata, ma poi pensò a sua sorella...
Senza neanche riflettere si parò davanti a Luce proprio mentre il ragno spalancava le tenaglie per colpire.
La ragazza mise le braccia davanti a se e unì le mani.
Da queste scaturì una forza smisurata, che si concentrò in un potente getto di energia.
Luce osservava ad occhi spalancati, mentre Marian convogliava tutte le sue forze contro quella creatura orribile,  che emetteva un grido stridulo a causa del dolore.
Con le zampe anteriori tentava di contrastare l’incantesimo, fino a quando non riuscì più a proteggersi da tutta quell’energia, e si disintegrò, trasformandosi in una grande nuvola di fumo nero, che si dissolse pian piano.
Marian trasse un profondo respiro, voltandosi per vedere se la sorella stesse bene, poi si accasciò al suolo, svenuta.
 
 
Una figura nell’ombra stringeva un pugno con forza.
-Questa non ci voleva, è più forte di quello che pensassi!-
 
 
Quando Marian riaprì gli occhi, si ritrovò sdraiata nel suo letto, con le coperte tirate fino al mento.
Ai piedi del letto erano appoggiati Luce, Yann e Rei. Appena videro che si era risvegliata si precipitarono tutti vicino a lei.
- Quanto ho dormito?- chiese Marian a bassa voce.
- Un giorno intero!- le disse Yann.
- Mamma ci ha spiegato che sei svenuta perché hai utilizzato troppa energia tutta insieme e il tuo fisico non era abituato...- disse Luce, sorridendo.
- Ma... cosa è successo? – chiese ancora la ragazza, mettendosi seduta.
- Hai fatto il tuo primo incantesimo. – spiegò Rei, sorridendo dolcemente.
“ Il mio primo incantesimo...” pensò Marian.
- Già, ma...come ho fatto? Insomma, io ho sentito una forza spingermi a fare qualcosa per proteggerti... – mormorò a Luce.
- Beh, i primi incantesimi degli elfi nascono da un fatto di coscienza... – disse Yann.
Rei scosse la testa. – Qui si tratta di qualcosa di più della coscienza. È il profondo affetto che lega te e Luce, che ti ha permesso di proteggerla... –
Marian e Luce si fissarono, sorridendo complici.
- Se non ci fossi tu! – rise Luce, contagiando la risata anche agli altri tre amici.
 
 
 
Sono tornata (dopo millenni di assenza... ç.ç)!
Scusate infinitamente, ma tra esame di maturità e varie pratiche per l’iscrizione all’università...
Ma ora sono qui, no? Con un nuovo capitolo dove abbiamo conosciuto due gran bei ragazzi! XD
E finalmente un po’ d’azione...
Grazie infinite a DolceGg94 e evening_star, e anche grazie a Manu, che mi segue sempre! ^^
E ora, passo a presentarvi la cara sorellina...
 
Breve intervista a Luce
 
Come ti chiami?
Ma sei scema (povera autrice... ç.ç)? Me l’hai dato tu questo nome! Mi chiamo Luce (anche se sulla Terra ero Hikari) Yamamoto. Ho il cognome diverso da quello della mia famiglia, perché sono stata adottata quando ero piccola.
Quanti anni hai?
Ne ho 15, li compio il 10 agosto.
Segno zodiacale?
Leone! Si capisce, no? È il miglior segno zodiacale!
Seeeeeeee... Comunque... Quanto sei alta?
Uno e sessantadue! Lo so, non sono altissima, eppure questo non mi ha impedito di entrare nella squadra di pallavolo!
E quanto pesi?
Dunque... cinquantacinque chili, se non mi sbaglio...
Di che colore sono i tuoi occhi e i tuoi capelli?
Occhi azzurri, come il cielo, e capelli castani, molto scalati, che arrivano quasi alle spalle.
Qual è il colore che preferisci?
L’azzurro, ovvio!
A che cibo non rinunceresti mai?
Cibo? Ahahahahahahah!!! Mi piace tutto. Io ingurgito ogni tipo di cosa commestibile, ad ogni ora del giorno, e se fosse per me mangerei anche durante il sonno! Tanto non ingrasso nemmeno se mi pagano!
Parlaci di te...
Allora... Sono molto allegra, e adoro scherzare e ridere.
Mi piace molto giocare a pallavolo, ma mi piacciono anche tutti gli altri sport...
Voglio molto bene alla mia famiglia adottiva, in particolare a Marian, senza la quale non sarei la ragazza allegra che sono adesso.
Grazie mille per averci prestato un po’ del tuo tempo, puoi darci una tua foto?
Yessss! Mi raccomando, trattala bene. Questa foto mi è stata fatta dalla mia sorellina...
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Gita al lago ***


Capitolo 3
Gita al lago
 
- Vedete qui? Questo è il confine nord del regno di Eternal, dove si trovano i Monti Ghiacciati.-spiegò Yann, seguendo il percorso su una grande carta geografica di pergamena, appesa alla parete.
Marian e Luce, assieme a Rei e Yann, erano nel grande salone della biblioteca, una grande stanza di cui due pareti erano coperte da grandi scaffali, colmi di libri di ogni genere e dimensione. La parete in fondo, invece, era decorata con un’ampia vetrata che si apriva sul giardino.
- Sul serio? Io credevo che il nostro regno fosse molto più grande... invece in quella carta sembra una castagna! – esclamò Luce un po’ delusa.
- Nella botte piccola c’è il vino buono! – rise Marian, strizzando l’occhio alla sorella.
- E voi, ragazzi, da dove venite? – chiese poi, ai due fratelli.
Rei si avvicinò alla cartina, e posò il dito su un grande pezzo di terra, separata dal regno di Eternal da una larga striscia di mare.
- Noi veniamo da qui, dall’Impero di Oracolo, da un piccolo villaggio che si chiama Yuma. –
Yann annuì. – Già. – disse. – Si trova ad un giorno di viaggio da qui, è un bel posticino. –
- Ma anche qui ci sono dei posti davvero belli! – fece Rei. – Quando eravamo piccoli, nostro padre ci portava spesso nei suoi viaggi di commercio qui nel regno di Eternal, e se c’era anche la mamma andavamo a fare dei pic-nic nei boschi. –
- Che bello... – sorrise Marian.
- Ho un’idea! Che ne dite di fare anche noi un pic-nic? – propose Yann. – Vi va bene, domani? –
Le due sorelle annuirono, sorridenti.
 
 
- Ecco, è questo il posto. – disse Yann.
Si trovavano a pochi chilometri dalla città di Esmerelda, la capitale del regno di Eternal.
Arrivati su una sporgenza montuosa, i ragazzi poterono ammirare il paesaggio.
Davanti a loro si estendeva una vastissima distesa d’acqua, circondata da una fitta foresta rigogliosa.
- Ma è stupendo! – esclamò Marian, non avendo mai visto un posto del genere.
Da una stradina bianca, fatta di ciottoli, scesero fino alle sponde del lago, dove sistemarono le loro cose.
Stesero sull’erba un grande telo quadrettato e vi poggiarono sopra un cesto di vimini pieno di cibo per il pranzo.
- È ancora presto, che ne dite se prima di mangiare facessimo un giretto nei dintorni? – propose Luce, guardandosi intorno.
- Si, è un’ottima idea! Qui vicino c’è un posto che vi piacerà molto, ragazze. – disse Rei.
 
 
I quattro entrarono nel folto del bosco. Le fronde non permettevano il passaggio della luce, per questo vi era un’atmosfera cupa, e ogni pianta o arbusto aveva riflessi azzurrini. I ragazzi faticavano ad evitare i cespugli e i rami sporgenti, guidati da un’intensa luce calda che proveniva da chissà dove.
Ad un certo punto la foresta si aprì in una piccola radura. Il prato era ricoperto di fiori profumati, e proprio al centro si trovava un pozzo, costruito con dei blocchi di pietra squadrati e poggiati a secco.
Attorno al pozzo, volteggiavano strani esserini, che emanavano una forte luce colorata.
- Sono lucciole?- chiese Marian, non riuscendo a staccare gli occhi da quello spettacolo meraviglioso.
- Fate!- rispose Rei, anche lui ipnotizzato da quella vista.
Ora che osservavano bene, anche le due sorelle riuscivano a notare le piccole ali aggraziate di quelle creature, che si muovevano veloci e le trasportavano in dolci danze in aria. Erano tutte femmine, ed avevano fattezze di adolescenti, ovviamente in miniatura...
I loro abitini richiamavano i colori della natura, così come le ali. Erano vestite di verde bosco, di giallo o arancione, di rosa e fucsia e di celeste e blu.
Si alzavano in volo, facevano giravolte e piroette e poi tornavano giù, tra i fiori.
Diffondevano una luce che faceva rimanere incantato qualsiasi osservatore.
Improvvisamente, una fatina vestita di verde interruppe la danza: aveva qualcosa di importante da riferire alle sue amiche.
Subito dopo le creaturine si dispersero, come spaventate da qualcosa, mentre la fata verde volò velocemente in direzione dei ragazzi, che erano nascosti dietro un cespuglio.
Fu un attimo, e la fatina si scontrò violentemente con il naso di Luce.
- Oddio! Un insetto!- gridò la ragazza, che correva in tondo come una scema.
- Ehi, dico, io sono una fata!- disse questa staccandosi dal viso di Luce.
La ragazza rimase sbigottita. Scrutò la fata da tutte le parti, la prese in mano, la rigirò, e cercò anche di tirarle le ali.
- Non sono mica un pupazzo! Hai capito?- gridò la fata divincolandosi. Luce si scusò e la liberò.
- Ma voi siete dei mezz’elfi, giusto?- disse la fatina.
- Certo che lo siamo!- rispose Yann.
La fatina assunse un’espressione entusiasta: - Allora potreste aiutarci!-
 
 
I ragazzi si guardarono negli occhi, increduli.
- Avete capito cosa dovete fare? – chiese la fatina, volteggiando attorno alle loro teste.
Tre di loro annuirono, mentre Luce assunse un’espressione assorta.
- Mh... ragazzi... secondo voi una scimmia è capace di far roteare un ippopotamo sulla testa? –
Marian, Rei e Yann caddero per terra, increduli del fatto che nel cervello di Luce i criceti avevano smesso di girare nella ruota e avevano iniziato a spulciarsi.
- Ma che domanda è? – esclamarono, rimettendosi in piedi. –
- Scusate, eh! Ma è un quesito che mi ha colto così, e volevo una risposta! – si giustificò Luce.
- Su, su! Meno chiacchiere! Ho bisogno di voi! – ribadì la fata, svolazzando nervosa.
- Si, si. Siamo pronti! – fece Marian.
I ragazzi si misero uno di fianco all’altro.
- Ricapitolando... – enunciò la creaturina, volando avanti e indietro come fosse un generale.
- Numerose fate sono prigioniere sul fondo del lago, catturate da un mostro malvagio che le rapisce per appropriarsi dei loro poteri. Io posso riuscire a farvi respirare sott’acqua, ma vi prego, salvate le mie sorelle! –
I ragazzi annuirono, e si avvicinarono alle sponde, dove piccole onde si infrangevano sui ciottoli levigati.
- State più vicini.- disse la fata. Chiuse gli occhi e giunse le mani, aprendole come la corolla di un fiore. Mormorò alcune parole incomprensibili, e i ragazzi furono avvolti da spruzzi e getti d’acqua, che li trascinarono sotto la superficie del lago.
I ragazzi sentirono fremere il proprio corpo, come se avessero dei brividi caldi; era una sensazione piacevolissima, ma allo stesso tempo avevano una gran paura, perché mancava loro l’aria, ed erano sicuri che non sarebbero riusciti a resistere ancora.
Pian piano i quattro cominciarono a sentire gli occhi pesanti, e cadendo in un sonno profondo, vennero inghiottiti dagli abissi.
 
 
Il primo a riaprire gli occhi fu Rei. Era sdraiato supino, con le braccia aperte.
Tentò di alzare la testa, e si accorse di trovarsi sul fondo del lago, ma (cosa ancor più strana) si accorse anche di poter respirare l’ossigeno contenuto nell’acqua. Quando si fu perfettamente seduto, quasi gli occhi gli uscirono fuori dalle orbite. Al posto delle sue gambe infatti spiccava una squamosa coda di pesce, di colore blu scuro.
Tentò di muoverla, e vide che rispondeva agli impulsi proprio come le gambe, perciò decise di alzarsi e provare a nuotare. A stento riusciva a muoversi decentemente, ma poi si accorse dei suoi amici ancora addormentati, e corse da loro.
Si avvicinò a Marian, restando a fissarla intensamente.
Anche lei, dalla vita in giù aveva una lunga coda di pesce, ma di colore rosa – fucsia.
Il seno era coperto da una fascia dello stesso colore, fermato dietro la schiena con una conchiglia. Ad ogni respiro il petto della ragazza si alzava impercettibilmente.
Rei sfiorò la spalla della ragazza, che per lo spavento si alzò di scatto.
- Ti sei spaventata? Scusa! Ero io... - disse il ragazzo arrossendo.
- Non preoccuparti... è che... mi hai colta di sorpresa... – rispose lei, abbassando lo sguardo, imbarazzata anch’essa.
Nel fare ciò, si accorse anche lei del cambiamento delle sue gambe.
- Ma... non è possibile! Io... sono una sirena? – esclamò, entusiasmata, e con un guizzo si alzò.
Anche per lei ci fu bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla coda di pesce, ma alla fine riuscì a nuotare come fosse la cosa più naturale del mondo.
 Nel frattempo anche gli altri si erano ridestati e stavano prendendo conoscenza con la propria coda. Quella di Luce era di colore azzurro ghiaccio, così come la fascia, mentre quella di Yann era dorata.
 
 
- Come facciamo ora per trovare le fate? Non sappiamo neanche dove ci troviamo... – fece notare Yann pensieroso.
- Pssss... ehi! Quaggiù!-
Una voce chiamava i ragazzi da dietro una foresta di alghe. Loro si avvicinarono, e videro una piccola trota che si aggirava tra il fogliame.
- Finalmente!- disse questa. – Io so chi potrebbe sapere dove sono le fate... chiedete alla tinca, proprio dietro quella roccia!-
I ragazzi si lanciarono sguardi meravigliati.
- Un pesce che parla? – esclamarono.
- Vi stupite? Parlano cani e porci, perché io non potrei? –
I ragazzi, sempre più stupiti, si scusarono, e percorsero la direzione indicata dalla trota.
 
 
- Ehm... mi scusi... signora Tinca... è in casa?- chiese cortesemente Marian.
- In primo luogo... - disse una calda voce maschile, - ... non sono una signora. In secondo luogo... non si interrompono i pesci per bene mentre stanno facendo toeletta!-
Tutti i ragazzi arrossirono per la figuraccia.
- Ci scusi... - dissero con un filo di voce.
- Allora? Per cosa siete venuti a disturbarmi?-
- Sa per caso dove sono imprigionate le fate?-
Il signor Tinca assunse un’aria pensierosa. – Ummmh... fatemi pensare... si... credo di averlo sentito dire dalla signora Carpa! Certo! Andate da lei. Si trova là in fondo.- rispose, e tornò ai suoi “affari”.
I ragazzi arrivarono davanti a un piccolo complesso di rocce, ricoperto da uno strato di alghe.
- Signora Carpa... signora Carpa... - chiamò Luce, - Speriamo sia davvero una signora, stavolta – disse poi.
Da un buco coperto di alghe sbucò una bella carpa di colore rosso acceso.
- Salve amici!- disse con voce dolce. – Vi serve qualcosa?-
Da un buco più in alto sbucarono fuori cinque piccole carpe, che volteggiarono attorno ai ragazzi facendogli il solletico. Si misero a ridere.
- Bambini! Tornate dentro! Scusateli, è che non capita spesso di avere gente nuova qua sotto... -
- Sa per caso dove sono le fate?- chiese Rei.
- Oh! Le fate! Provate dal pesce gatto, abita al piano di sopra. A proposito, volete una fetta di torta? Ne ho appena sfornata una.-
- No grazie signora, siamo di fretta.- disse Yann, e insieme agli altri andò dal pesce gatto.
 
 
In una rientranza della roccia, stava sdraiato un vecchio pesce gatto, con due baffoni lunghi e bianchi, che sonnecchiava.
- Signore.- chiamò Yann a bassa voce. – Signore.-
- Non ho un trombone!- disse il vecchio pesce con voce rauca e fischiettante.
I ragazzi si guardarono con aria interrogativa. Ma che stava dicendo?
- Scusi, sa per caso dove sono le fate?- chiese Marian.
- Rate?- rispose il pesce gatto. – Sono dieci anni che non pago le rate!-
-Questo pesce è proprio sordo!- riconobbe Rei.
- Tordo? Mi dispiace, ma non sono pratico del mondo di sopra, men che meno degli uccelli... - rispose il pesce, che evidentemente non aveva capito una parola.
- STIAMO CERCANDO LE FATE!!!- gli gridò Luce in un orecchio.
Il pesce strabuzzò gli occhi per lo spavento: - Non c’è bisogno di urlare, ci sento benissimo, io! Le fate sono imprigionate in una grotta che si trova in quella direzione, verso est, capito?- poi si riaddormentò come se niente fosse.
 
I ragazzi nuotarono per un lungo tratto, prima di scorgere in lontananza la sagoma di una caverna sottomarina.
Il pesce gatto aveva davvero ragione, ma la cosa che più sorprese i ragazzi, erano gli oggetti che si trovavano fuori dalla grotta.
Proprio fuori dall’entrata, infatti, erano sparsi tesori di ogni genere: monete d’oro, anelli, bracciali, corone, pietre preziose di ogni tipo e dimensione.
I quattro rimasero senza fiato, aggirandosi tra tutte quelle meraviglie.
- Chissà come avranno fatto ad arrivare fin qui! Voglio dire, non credo che qualcuno ce le abbia gettate di proposito... – disse Yann, mentre gli altri annuivano.
Luce si guardò intorno, e, senza essere notata, corse subito a tuffarsi tra tutto quell’oro, nascondendo qualche bracciale o diamante nel reggiseno.
 
 
La caverna appariva oscura e minacciosa.
- Dovremmo entrare in quell’antro tenebroso?- chiese Marian diventando blu per la paura.
- Penso di si. - fece Rei, poggiando una mano sulla spalla della ragazza, per farle coraggio.
L’interno della grotta era ricoperto di alghe e di piccoli molluschi. I ragazzi nuotavano piano, e arrivarono ad un punto in cui la luce non riusciva ad arrivare, per questo per un tratto procedettero al buio.
All’improvviso in lontananza scorsero una fievole luce azzurra.
Seguendola, i quattro arrivarono ad una stanza tonda. Al centro della stanza si trovava un enorme uovo di vetro, con in cima un’apertura, chiusa da un tappo d’oro a forma di fiore. La luce proveniva dall’interno dell’uovo, dove erano disposte centinaia e centinaia di bolle d’aria.
- Dentro quelle bolle ci sono le fate!- disse Yann.
 
 
Nell’oscurità non illuminata dalla luce magica brillarono due occhi rossi.
- Avvicinati principessa, avvicinati!-
 
 
- Cerchiamo di svitare il tappo.- disse Luce.
La ragazza andò vicino all’uovo e tirò il fiore d’oro con tutte le sue energie, ma questo non si mosse neanche di un millimetro.
- Forse ci vuole la forza di un uomo... - suppose Rei, e anche lui tentò l’impresa, fallendo.
- Se provassimo tutti insieme?- propose Marian, che mise le sue mani sul tappo. Gli altri la guardarono, poi le sorrisero con un cenno di assenso. Rei si avvicinò e mise le sue mani su quelle della ragazza, e così fecero Yann e Luce.
Dalle mani dei ragazzi si sprigionò un’aura colorata dai colori dei loro spiriti, che svitò la chiusura in un attimo, e tutte le bolle si liberarono tra quel luccichio di colori, illuminando la stanza a giorno.
Le bolle iniziarono a muoversi da sole, guidate da una forza magica verso l’uscita della grotta.
- Grazie ragazzi!- disse una fata da dentro la sua bolla. – Da ora in poi ce la caveremo da sole. Per ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per noi, potete prendere i tesori che volete!-
 
 
I ragazzi uscirono dalla caverna. – Avete visto che cosa è accaduto un attimo fa?- disse Yann.
- E’ successo perché eravamo uniti!- affermò Marian.
- Ed ora... ARRICCHIAMOCI!- gridò Luce con gli occhi sbrilluccicanti.
Improvvisamente Marian impallidì: - Luce, scappa! Sbrigati!- gridò, con le lacrime agli occhi.
La ragazza si voltò, e proprio dietro di lei si stagliava una figura mostruosa, con le sembianze di un uomo, ma con la pelle verde e squamosa e con le branchie proprio sotto due buchi che dovevano essere le orecchie. Aveva mani e piedi palmati.
La creatura alzò un braccio, e scatenò una forte corrente d’acqua, che scagliò contro i ragazzi.
Luce si accovacciò gridando, e attorno a lei si materializzò una barriera protettiva che schivò il colpo.
Gli altri, invece, presero l’attacco in pieno, e caddero sulla sabbia senza forze.
Luce volse la testa e vide i suoi amici riversi.
I suoi occhi si spalancarono e diventarono vuoti, mentre le sue lacrime si fondevano con l’acqua circostante.
Corse subito da Marian cercando di svegliarla, ma invano.
- Sorellina! Svegliati! Non fare scherzi! – gridava, sconvolta, scuotendo la ragazza per le spalle, ma i suoi occhi non accennavano a riaprirsi.
La creatura si avvicinò e mise le sue mani palmate  sulle spalle di Luce.
Avvicinò la sua testa spaventosa all’orecchio della ragazza e le sussurrò: - Sei incapace ed egoista! Come sempre hai pensato prima a te stessa e non ti sei ricordata che avevi degli amici in pericolo! Sei spregevole... ma... non ricordi? E’ già successo in passato... -
Luce ricordava eccome.
“Anche in quella situazione non sono riuscita a proteggere le persone che amavo!”
 
 
Ricordo che era inverno...
Avevo appena cinque anni.
Era il giorno del compleanno della mamma.
Io, la mamma e il papà ci stavamo incamminando verso il ristorante in cui avremmo cenato, ma non ci arrivammo mai, perché accadde un fatto che mi segnò per tutta la vita.
Attraversando la strada, non ci accorgemmo di un tir che veniva dalla nostra destra, e lui non si accorse di noi...
I miei genitori morirono sul colpo, mentre io, straordinariamente, non mi feci un graffio.
Nemmeno i medici che mi visitarono, riuscirono a capire perché io fossi incolume.
Allora non sapevo di possedere simili poteri, ma è stato grazie a loro che mi sono salvata.
La cosa che non mi perdonerò mai, però, è il fatto che non sono riuscita a salvare la mamma e il papà!
 
 
- Sei una persona inutile... - sussurrò il mostro all’orecchio di Luce, mentre lei era accovacciata con le mani sulla testa e gli occhi serrati, troppo disperata anche per piangere.
- Non è affatto vero!-
- Chi ha parlato?- gridò il mostro girandosi di scatto.
- Sono stato io. - rispose Yann.
- Luce non merita di sentirsi dire queste cose. Lei è la persona più solare e simpatica che conosca, e se magari ha lasciato delle persone in difficoltà non lo ha fatto intenzionalmente. Anche se la conosco da poco tempo so che Luce ha un cuore buono... -
Il mostro si spazientì, e con un potente colpo scaraventò Yann a vari metri di distanza, facendogli perdere i sensi.
- Come hai osato colpirlo?! - esclamò Luce rialzandosi di scatto.
- ORA BASTA!!! – gridò, avvertendo una nuova forza che le scorreva nelle vene, un’energia che la animò nel profondo del cuore.
Si parò davanti al mostro, sprigionando dal corpo un’aura mistica, che fece arretrare la creatura.
Questo, per difendersi da quell’influenza benefica lanciò un incantesimo verso Luce, che si chinò per schivarlo, ma la scia dell’incantesimo sfiorò la testa della ragazza, e le bruciò le punte dei capelli, accorciandoglieli di un palmo.
Luce si fermò improvvisamente: - I... i miei capelli! I miei poveri capelli!!!- si mise a gridare.
Si voltò verso il mostro con lo sguardo furente di un toro.
- Ora mi hai fatto davvero arrabbiare!- ringhiò, mentre sulla sua mano si formava una piccola sfera di energia.
- Ora vedremo se sono davvero così inutile come dici!!!- e così dicendo scagliò quell’incantesimo contro il mostro, che lo avvolse come una pellicola e lo disintegrò in mille pezzettini.
 
La ragazza non credeva ai propri occhi.
- Ho... ho fatto una magia!!!- esclamò, esultando.
Improvvisamente le forze la abbandonarono, facendola sentire molto stanca.
“ Sarà perché è la prima volta che uso i miei poteri...” pensò, “ Ma ora non devo perdermi d’animo, i ragazzi hanno bisogno di me!”
Si avvicinò a Yann e controllò che non avesse ferite.
Si sorprese del fatto che era rimasta incantata a fissarlo.
In effetti, dal poco tempo che si conoscevano, lui aveva avuto modo di comprendere la ragazza molto bene, dato il carattere molto espansivo di Luce, mentre lei, di Yann sapeva poco e niente...
Così addormentato, sembrava proprio un angioletto.
Cercò di alzarlo con delicatezza, e notò che l’acqua ne faceva diminuire il peso, quindi per lei sarebbe stato più facile trasportarlo.
Mise le braccia del ragazzo attorno al suo collo e iniziò a nuotare.
Stando così vicini, Luce riusciva a sentire i battiti del suo cuore, che andavano all’unisono con quelli di Yann.
Ripensò alle parole che aveva detto il ragazzo.
È la persona più solare e simpatica che conosca... Luce ha un cuore buono...
La ragazza avvampò. “ Ma cosa mi viene in mente adesso!!!”
Nel frattempo Yann aveva ripreso conoscenza, e, ritrovandosi tra le braccia di Luce, rispose all’abbraccio.
Lei sussultò.
- Che stai facendo?! – esclamò, imbarazzata.
Yann rise. – Tu mi abbracci, e allora anche io ti abbraccio! – spiegò semplicemente.
- Io non ti sto abbracciando! Ti sto solo... ehm... trasportando, ecco. – disse Luce, ma anche a lei scappò da ridere, non sapendo il perché.
I due si staccarono, e nuotarono insieme verso l’alto.
- Accidenti! – mormorò Luce. – Sento freddo sul collo! –
In quel momento Yann si accorse che i capelli della ragazza erano diventati cortissimi,e non arrivavano nemmeno a coprirle il collo.
- Ma... che è successo ai tuoi capelli? – esclamò lui, incredulo.
- Non farmici pensare! È stato quel maledetto mostro! Adesso ci vorranno secoli per farli tornare come prima! –
- Su, non prendertela! Sei carina ugualmente! –
- Lo so! – fece lei, sbattendo le ciglia.
Risaliti in superficie, Luce disse: – Yann, tu trova la fatina che ci ha trasformati, io vado a recuperare gli altri, ok?-
Il ragazzo annuì, mentre lei tornava a rituffarsi negli abissi.
 
 
Marian aprì gli occhi leggermente, e vide di fianco a se il viso tranquillo di Rei, addormentato e rilassato.
La ragazza sorrise, stiracchiandosi.
- No... – mormorò il ragazzo, ancora addormentato. – No, ti scongiuro! Non farlo! –
Vedendolo così agitato, Marian gli si avvicinò, cercando di svegliarlo.
- Rei! Svegliati, stai facendo un incubo! –
La mano del ragazzo era a pochi centimetri da quella della ragazza.
Lei allungò prima un dito, poi il resto della mano, e sfiorò quella di Rei.
Il ragazzo aprì gli occhi.
- Buongiorno...- mormorò.
Marian nascose la mano dietro la schiena. – F... finalmente ti sei svegliato!-
Lui rise. – Già, quel colpo mi ha davvero stordito! – disse, massaggiandosi la testa.
- E anche quel mostro, immagino. Nel sonno dicevi qualcosa come “non farlo”, e cose del genere... – rise Marian.
Rei si rabbuiò, abbassando la testa.
- No. – disse. – Non c’entrava niente con il mostro... –
Vedendo quell’espressione corrucciata, la ragazza non si sentì di chiedere spiegazioni.
- Ma... dove sono finiti Luce e Yann? – fece all’improvviso, guardandosi intorno.
Anche Rei se ne accorse, dimenticando i suoi tristi pensieri.
- Forse saranno qua attorno... ad arricchirsi, come ha detto prima tua sorella! – rise.
La mano di Rei affondò nella sabbia, e sentì qualcosa sotto le dita. Lo prese e vide che era un anello.
– Oh, guarda cosa ho trovato!-
- Che carino!- disse Marian.
L’anello era costituito da una semplice strisciolina d’argento, decorata con una pietra lilla sfaccettata.
- Lo vuoi? Dopotutto la fata ha detto che possiamo prendere quello che vogliamo!-
Marian era un po’ indecisa. – Beh, io... -
Rei glielo porse, convincente.
A quel punto Marian accettò.
Allungò la mano per prenderlo, quando le loro dita si sfiorarono.
Lei ritrasse la mano, ma Rei la trattenne gentilmente, tenendole l’indice con il proprio.
Marian avvampò, non riuscendo, o non volendo, lasciare quel contatto.
 - Raagaazziii! Che state facendooo?- chiese Luce, comparendo alle spalle dei due.
I ragazzi trasalirono, separandosi all’istante.
- N... non facevamo a... assolutamente niente... - balbettò Marian.
Luce li squadrò dall’alto in basso con sguardo indagatore.
- Sul serio?- fece, poco convinta.
- Assolutamente!- rispose Rei tutto rosso.
- Mhmh... non me la contate giusta... - disse Luce, nuotando verso la superficie.
 
 
I ragazzi vennero finalmente ritrasformati dalla fata, nel senso che la loro coda di pesce scomparve, sostituita con le loro gambe, poi decisero di tornare al castello, ritenendo che per quel giorno avessero già avuto la loro dose di stress.
Yann trasportava il cestino del pranzo ancora pieno, e dietro di lui, Luce divorava panini rubati di nascosto.
 
 
Marian era sdraiata nel letto della sua camera, ripensando a quello che era successo sul fondo del lago.
“ Perché Rei non lasciava la mia mano? Non che non mi facesse piacere, ma vorrei sapere il perché...”
In quel momento bussarono alla porta.
Era Luce. – Posso entrare?- chiese.
- Certo!- rispose la sorella.
La ragazza entrò, aprì le braccia e si lasciò cadere a peso morto sul materasso.
Entrambe guardavano il soffitto, prese dai loro pensieri.
- Sai, dopotutto questo taglio di capelli sta cominciando a piacermi, anche se è stato causato da un mostro... – disse Luce, passandosi le mani tra le ciocche castane.
- Già, ti sta molto bene, rispecchia il tuo carattere!-
- Ho parlato con la mamma. – sospirò Luce, dopo un attimo di silenzio.
- Le ho raccontato tutto quello che è successo. Lei pensa che quel mostro non si trovasse li per caso... insomma, che sia stato mandato per noi... -
Marian rabbrividì.
- Vuoi dire che quel mostro ci aspettava? –
Luce annuì. – Si. Credo che ci abbiano teso una trappola. E questo vuol dire solo una cosa: chiunque lo abbia mandato, sapeva che noi ci saremmo recati al lago, e quindi può essere qualcuno che ci sta attorno o che addirittura conosciamo... –
- Oppure qualcuno che ci tiene d’occhio... – mormorò Marian.
- Anche... – fece la sorella.
Le due ragazze sospirarono.
- La cosa che mi dispiace di più è aver lasciato tutto quel ben di Dio sott’acqua. Anche quello che avevo racimolato, l’ho perso durante il combattimento... –
Marian rise.
- Certo che sei davvero strana! Un attimo fa parlavamo di mostri e adesso ti viene in mente il tesoro! -
- Ovvio! Adesso resterò tutto il giorno con il pensiero fisso di tutto quell’oro che mi chiama dal fondo del lago. Luceee... Luceee... Vedi Marian? Mi sta chiamando! -
Le due ragazze risero insieme.
“Non mi importa di quello che abbiamo lasciato la sotto.” pensò Marian, “Perché il tesoro più importante è qui, nella mia mano!”
Il piccolo anellino d’argento, infatti, circondava il suo anulare destro.
 
 

 




Eccomi di nuovo tra i vivi!
Perdono infinito per l’assenza (anche se credo che in pochi sentirete la mia mancanza…)!!!
In questo periodo non ho internet, e sono costretta ad andare in biblioteca per poter navigare un po’, ma con gli impegni universitari mi è difficile anche questo… T^T
So che sembrano banali scuse, ma è la verità…
Vorrei aggiornare più spesso…
Comunque, oggi sono qui, ed è questo l’importante, no?
In questo terzo capitolo abbiamo finalmente scoperto il passato di Luce, che è stato molto doloroso, ma il grande affetto di Marian e della sua famiglia l’ha fatta sentire davvero amata!
Abbiamo scoperto anche delle cose molto importanti per quanto riguarda i sentimenti dei quattro... ma sarà davvero così come si crede? O il futuro riserverà nuove sorprese?
x dolceGg94: non devi minimamente scusarti!!! Se non riesci a leggere in tempo è perché posto i capitoli ogni morte di Papa! Anche io sarei morta alla vista di un ragno del genere, perché davvero non riesco a sopportarli, nemmeno quelli microscopici che sembrano granelli di sabbia! Mi fa piacere che adori l’azzurro e il segno del leone, vuol dire che un po’ somigli a Luce. ^^
Anche a me piace l’azzurro, ma preferisco di gran lunga il rosa, proprio come Marian (sarà perché l’ho creata io? XP)
Davvero questa storia ti piace sempre più?
Me feliceee!!! XDD
Bene... con le note abbiamo finito, allora è tempo di una nuova presentazione!
 




Breve intervista a Rei
 
Come ti chiami?
Il mio nome è Rei Yamazaki
Quanti anni hai?
Ne ho 16, ma il 20 aprile ne faccio 17.
Che bello, in primavera! Quindi il tuo segno zodiacale è...
L’Ariete! Mi piace molto, come segno (forse perché è il mio?).
Anche a me piace molto. Piuttosto... quanto sei alto?
Un metro e settantanove.
Caspita! Sei molto alto! E quanto pesi?
Dovrei essere sui sessantacinque... più o meno...
Di che colore hai gli occhi? E i capelli?
I miei occhi sono blu scuro, mentre i capelli sono rossi (non arancioni, proprio rossi!), un po’ corti e sempre spettinati...
Wow, sei suscettibile sul colore della tua chioma! Ok, qual è il colore che preferisci?
Il bianco, anche se mi si addice di più il nero... Il bianco mi fa dimenticare i problemi.
Cucciolo! Va bene... Quale cibo preferisci di più?
Beh... ci sono tante cose che mi piacciono... ma quello che preferisco mangiare sono i dolci! Sono davvero un goloso cronico, e non rinuncio mai ad una fetta di torta o ad un pasticcino! Tanto poi smaltisco mentre lavoro...
Ah, lavori? Raccontaci un po’ di te...
Beh... allora... sono simpatico, un po’ timido (dipende dalla persona che ho davanti), e anche un inguaribile romantico, solo che non riesco a fidarmi totalmente delle persone, purtroppo è un mio difetto...
Un altro mio difetto, chiamiamolo così, è che sono realista... Non riesco a credere fino in fondo nei sogni e nelle fantasie, perché ho scoperto fin da piccolo come funziona il mondo...
*sospira, poi sorride di nuovo*
Come ho detto prima sono golosissimo!
Mi piace girovagare nei boschi vicino al mio villaggio, e andare a caccia o a pesca con mio padre e Yann.
Perfetto! Ora sappiamo un po’ di cose su di te... Vuoi lasciarci una tua foto, o un ritratto... insomma... i mezz’elfi usano oggetti terrestri?
*ride* Si, noi mezz’elfi conosciamo gli oggetti terrestri, e a volte li usiamo, ma la maggior parte delle volte preferiamo usare la magia, al posto della tecnologia. Perciò, possiamo ottenere dei ritratti che sembrano fotografie facendo semplici incantesimi.
Ecco un ritratto che mi ha fatto la mamma...

 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Il tuo innamorato segreto ***


Capitolo 4
Il tuo innamorato segreto
 
Ylia camminava come fluttuando, con espressione da pera cotta in faccia.
Salutava tutti con un sorriso beato, e non le importava dove mettesse i piedi e nemmeno se inciampasse più spesso del solito.
- Ehm... che ti succede? – chiese Marian, che con la sorella passeggiava nel giardino del palazzo.
Ylia era appunto inciampata in un cespuglio, e si stava rialzando, ripulendosi dalle foglie.
- Niente, perché? – rispose lei, con voce zuccherosa. – Tutto bene! – disse.
- Sembri un po’ strana, in effetti... – constatò Luce, esaminandola da ogni parte.
Ylia sospirò soddisfatta. – Forse è a causa di questa... – mormorò, mostrando alle ragazze una lettera scritta su carta raffinata e profumata.
- Possiamo? – fece Marian.
Ylia annuì.
Luce aprì la lettera, e lesse ad alta voce.
- Cara Ylia, tu forse non sai chi sono, ma io ti conosco molto bene... Ti osservo da molto tempo, ormai, e finalmente ho trovato il coraggio di scriverti. Dal primo momento che ti ho vista, non ho più smesso di pensare a te... Da quando mi sveglio al mattino, al momento in cui vado a dormire la sera, i miei pensieri sono sempre rivolti a te, e anche durante il sonno, i miei sogni sono riempiti dal tuo bellissimo viso, e dai tuoi morbidi capelli... Perciò ho deciso di farti sapere che sei la più bella ragazza che io abbia mai visto, e che il mio cuore batte solo e soltanto per te. Per ora, non trovo il coraggio di mostrarmi a te di persona, perciò affido i miei sentimenti a queste poche righe. Spero di averti resa felice, svelandoti tutto il mio amore, firmato il tuo innamorato segreto. –
Quando Luce finì di leggere, Ylia aveva un’espressione sognante, e Marian tratteneva le lacrime per la commozione.
- Oh, Ylia! Hai un ammiratore segreto! – esclamò la ragazza, abbracciando l’amica.
- Secondo me... – intervenne Luce, - questo, più che ammiratore mi sembra un maniaco! –
- Perché dici così! – la rimproverò la sorella.
- Io dico semplicemente quello che penso. E io penso che questo tipo sia ossessionato, altro che innamorato! Non hai letto quello che ha scritto nella prima riga? Io ti conosco molto bene... Questo vuol dire che ti spia! Ti segue quando tu nemmeno te lo immagini... –
- Smettila, Luce! – esclamò Marian. – Così la spaventi! Ylia, non ascoltare quello che dice mia sorella. Questo tipo è innamorato di te, quindi ora bisogna solo scoprire di chi si tratta... –
Ylia sorrise, annuendo.
- Certo, non datemi ascolto! Tanto arriverà il momento in cui verrete da me piangendo, e io vi dirò: ve l’avevo detto! - ribadì Luce, rientrando al castello.
- Dai, aspetta! Non andartene! Stai qui con noi! – la chiamarono Marian e Ylia, ma la ragazza le salutò con la mano, proseguendo per la sua strada.
 
 
- Secondo lei è tutto così facile! Le persone sono tutte buone e care... – mugugnò Luce, camminando spedita verso la sua stanza.
- Ehi, Luce, che borbotti? – fece Yann, che proveniva dalla direzione opposta, seguito da Rei.
- Ciao. – disse lei secca, proseguendo, ma poi si fermò, tornando indietro.
- Scusate se vi ho salutato in quel modo... –
Rei sorrise. – Sei di cattivo umore? – chiese.
La ragazza scosse la testa. – No... è che a volte mia sorella ha delle idee assurde... Voi cosa pensereste se vi arrivasse una lettera in cui c’è scritto: ti osservo da tanto tempo, non faccio che pensare a te, bla bla bla... –
- È arrivata una lettera del genere a Marian? – chiese Rei allarmato.
- No, è arrivata a Ylia. – rispose Luce.
Il ragazzo sospirò di sollievo.
- Beh, io penserei che qualcuno sia innamorato di me... – suppose Yann.
- Oh, no! Tu la pensi come Marian, allora! – sospirò la ragazza.
- A me farebbe un po’ paura, invece... sapere di essere osservati da tanto tempo non è una bella sensazione... – ammise Rei. – Con quello che si sente in giro, non bisognerebbe fidarsi tanto... –
- Quanto siete diffidenti! Io invece penso che sia una cosa tenera! Sicuramente si tratta di una persona timida che non ha il coraggio di parlarle, e allora si limita ad ammirarla da lontano... – sostenne Yann, sognante.
- Sei davvero un caso disperato, Yann. Se la pensi a questo modo vai a crogiolarti nel fuoco dell’amore assieme a mia sorella! – gridò Luce, arrabbiata.
- Nooo! – esclamò Rei. – Vo... voglio dire... – fece, avvampando, - Non c’è bisogno di litigare, no? –
Luce parve non sentire nemmeno quello che aveva detto Rei, ma incrociò le braccia al petto e se ne andò.
- Beh... è andata così... – sospirò Rei. – Ti chiedo solo una cosa, fratellino... ti prego, non andare a crogiolarti nell’amore con Marian! –
Yann non rispose.
Era bloccato come una statua, e la sua espressione era un misto di disperazione e incredulità.
Rei schioccò le dita un paio di volte, ma il fratello era proprio inebetito.
- Mi ha risposto male... – riuscì a mormorare Yann, esterrefatto.
 
 
Poco dopo, i ragazzi raggiunsero Marian e Ylia nel giardino, dove raccontarono di aver avuto anche loro una discussione con Luce.
- A volte è davvero irritante. – fece Marian. – Non è forse lecito poter sognare un po’? –
Yann era ancora una statua inanimata, mentre Rei sembrava pensieroso.
- È anche vero però che è meglio tenere gli occhi aperti... Voglio dire... potrebbe sul serio essere un malintenzionato... –
Marian sgranò gli occhi. – Beh, allora anche tu la pensi così? –
Il ragazzo assunse un’espressione sconsolata.
Gli dispiaceva deludere Marian, ma comunque quella era la sua opinione, e non poteva cambiarla...
 
 
Il mattino seguente, a colazione, le cose non erano affatto cambiate.
I ragazzi, che erano seduti tutti allo stesso tavolo, in un grande soggiorno, e nessuno aveva il coraggio di guardarsi negli occhi.
Luce mangiava come una disperata, ed era riuscita a spazzolarsi da sola un intero prosciutto affumicato.
Marian sospirava, e lanciava sguardi sconsolati ai suoi amici.
Yann era ancora sconvolto dal giorno prima, e ogni volta che guardava verso Luce, il respiro gli si smorzava, e non riusciva più a mangiare niente.
Ad un certo punto bussarono alla porta, e un cameriere in un’ elegante livrea blu si presentò davanti a Ylia.
- Una consegna per lei. – disse, porgendo un gigantesco mazzo di gigli bianchi alla ragazza.
Luce si alzò di scatto, lanciando un’occhiata glaciale verso i fiori, poi uscì dalla stanza senza dire niente.
Ylia parve rattristarsi, ma poi la sua attenzione fu di nuovo catturata dai fiori, che la attirarono con il loro intenso profumo.
- Guarda! C’è un biglietto! – esclamò Marian, indicando un foglietto di pergamena che usciva dalle foglie.
Ylia lo lesse con gli occhi, e la sua espressione si fece sempre più emozionata ed impaziente.
- Allora? – fece l’altra, interessata.
La ragazza avvampò, boccheggiando.
- Vuole incontrarmi! – mormorò.
Marian saltò su dalla sedia, colta alla sprovvista da quella notizia.
- Che cosa? Ma allora ti devi preparare! Devi farti bella! – esclamò, facendo alzare anche l’amica, e uscendo insieme dalla stanza.
Yann e Rei rimasero da soli, senza sapere cosa fare.
- Fratello... – disse Yann, sconsolato. – Secondo te Luce mi odia? –
 
 
- Ecco fatto! Sei perfetta! – disse Marian, orgogliosa del suo lavoro.
Ylia si guardò allo specchio, osservandosi da ogni minimo lato.
I suoi capelli rossi erano raccolti sulla nuca, con qualche piccolo ricciolo che usciva dall’acconciatura, che le davano un’aria romantica.
Marian l’aveva truccata e l’aveva aiutata a scegliere l’abito che avrebbe dovuto indossare.
- Non servirebbe un altro po’ di trucco, secondo te? – fece Ylia, esaminandosi.
L’amica negò categoricamente. – Assolutamente no! Sei stupenda, dico davvero! –
Ylia sospirò, elettrizzata. – Sarà meglio andare, allora. – disse.
Le due ragazze uscirono dal castello, incamminandosi per i giardini.
- Ha scritto che vuole incontrarmi al pergolato delle rose... – fece Ylia, che iniziava ad innervosirsi. – E se poi lui non mi piacesse? Se è troppo basso, o troppo alto? Se è troppo biondo o troppo bruno? O peggio! Se fosse come ha detto Luce? –
- Adesso smettila! – esclamò Marian, spingendola a camminare più in fretta. – Vedrai che andrà tutto bene! Lui sarà fantastico eccetera. –
Ormai il pergolato si scorgeva in lontananza, e si notava che vicino ad esso c’era una figura in piedi.
Era un ragazzo alto, vestito elegantemente, e aveva qualcosa in mano, probabilmente un regalo per Ylia.
La lontananza era troppa per poter scorgere i tratti del suo viso, ma si notava distintamente che i suoi capelli erano biondi e fluenti, e risplendevano al sole.
- Ora ti lascio. Vai e conquistalo! – fece Marian, dando una pacca sulla spalla all’amica.
Mentre Ylia si faceva coraggio, e incedeva verso il suo ammiratore, Marian tornò indietro, per lasciare i due in intimità.
“ Che buffo!” si disse la ragazza, “ Avrei giurato che quel tipo fosse il principe Yuri, ma è impossibile! Se fosse davvero lui sentirei la puzza della sua acqua di colonia fino a qui!”
 
 
Luce si aggirava frenetica per i corridoi, finché non s’imbatté casualmente in Rei.
- Oh! Cercavo proprio te! – esclamò lei, e con la sua solita finezza ed eleganza, lo prese dal colletto della camicia e se lo trascinò dietro fino ad una cassapanca nel corridoio, dove lo fece sedere.
Lui, un po’ terrorizzato, le chiese che cosa le fosse preso.
- Devi aiutarmi. – disse Luce.
Rei sbatté le palpebre più volte. Aveva forse capito male?
- Cheee? E per cosa dovrei aiutarti? – esclamò.
- Senti, posso chiederlo solo a te, perché la pensiamo esattamente allo stesso modo. Anche tu hai dei dubbi sull’ammiratore segreto di Ylia, no? –
Il ragazzo annuì.
- Bene! È per questo motivo che ho bisogno di te. Voglio smascherarlo. –
- Senti, Luce... –
- No! Fammi finire! Anche a me piacerebbe credere che questo tizio sia davvero innamorato di lei, ma non è così. Lo sento. –
Rei sorrise, divertito. – Sei preoccupata per Ylia? –
Luce arrossì un po’, voltandosi per non farsi vedere in viso.
- Beh... solo un pochino... – ammise, incrociando le braccia al petto.
Il ragazzo si alzò, sistemandosi la camicia. – Va bene, ti aiuterò. –
 
 
Marian sedeva su una panchina del grande giardino, e sfogliava una margherita con aria sognante.
Sentendo dei passi dietro di lei, si voltò di scatto, nascondendo il fiore.
- Yann! Sei tu! Credevo fosse... ehm... non fa niente... –
Lui rise. – Credevi fosse Rei? –
- Nooo! Cosa te lo fa pensare? – negò la ragazza, scuotendo energicamente la testa.
Yann rise, seguito poi da Marian.
Il ragazzo si sedette vicino a lei, un po’ nervoso.
- Marian senti, posso farti una domanda? –
- Certo! Dimmi pure! –
Yann fece un sospiro. – Secondo te, Luce mi odia? –
 
Marian gli lanciò uno sguardo divertito, e poi scoppiò a ridere.
- Ma che dici! – esclamò. – Lei non ti odia affatto! –
Gli occhi di Yann si illuminarono improvvisamente, e sul suo volto si aprì un gigantesco sorriso, che andava da un orecchio all’altro. Saltò su dalla panchina e si mise ad esultare e a ridere come un bambino.
- Ma... – si fermò un attimo, colto da un pensiero improvviso, - Sei sicura? Insomma, sia ieri che oggi si è comportata molto freddamente, e ieri mi ha anche risposto molto male... –
Marian scosse la testa.
- Non ce l’aveva contro di te. Era arrabbiata e basta. –
Yann non riusciva a capire. – Arrabbiata? Se l’è presa così tanto per l’ammiratore di Ylia? –
- No, non tanto per quello, più per il fatto che non le diamo ragione... Lei odia avere torto! – spiegò lei.
Il ragazzo era incredulo.
- Era arrabbiata... per questo? –
Marian annuì. – In verità è una cosa che mi diverte molto... –
- A me invece ha terrorizzato!!! – ammise Yann, sorridendo a denti stretti.
- Vedrai che si sistemerà tutto. – disse la ragazza. 
 
 
- Chi le ha consegnato i fiori, eh? Avanti, ci dica la verità! – gridava Luce, tenendo stretto il colletto del cameriere, che tremava atterrito.
- Luce, è meglio che tu la smetta... – bisbigliò Rei. – Lo stai terrorizzando... –
La ragazza mollò la presa, ricomponendosi.
- Io... – balbettò il cameriere, - ... non lo so... L’ho trovato all’ingresso delle cucine, e sul biglietto c’era scritto che era un regalo per la veggente... –
Rei ringraziò, trascinando a forza Luce il più lontano possibile.
- Siamo ad un punto morto... – sospirò la ragazza, mentre con l’amico usciva fuori in giardino.
Proprio in quel momento, dal folto degli alberi stava arrivando Ylia, e quando fu vicina a loro, si fermò.
Luce le si fece vicino, un po’ imbarazzata.
- Senti Ylia... ecco, io volevo scusarmi per tutto quello che ho detto... Il fatto è che ero preoccupata per te... –
Ylia le sorrise dolcemente, tranquillizzando l’amica.
- Non devi preoccuparti, non ce n’è bisogno! – disse. Con le dita giocherellava con un braccialetto che le circondava il polso. Era argentato, e aveva tanti piccoli pendenti a forma di cuore.
- Te l’ha regalato quel ragazzo? – chiese Rei, indicandolo.
Ylia annuì. – Si chiama Mark, ed è uno degli assistenti del fabbro... dice che un giorno mi ha incontrata nel borgo, e da allora non mi ha più dimenticata... –
Luce abbassò lo sguardo, maledicendosi per aver pensato tutte quelle cose cattive su quel ragazzo. Vedendo Ylia così felice dopo averlo incontrato, le venne una fitta al cuore.
In fondo voleva bene alla sua amica, non voleva litigare con lei.
- Scusami ancora. Spero che tu dimentichi le mie cattiverie. – disse Luce.
Ylia sorrise di nuovo, e Luce le diede un buffetto sul braccio.
A quel contatto, la ragazza si irrigidì, mentre Ylia si allontanava.
- Che ti succede? – esclamò Rei, vedendo l’espressione terrorizzata dell’amica.
- Lei... era... – mormorò, - era congelata come un cubetto di ghiaccio! –
 
 
I due ragazzi cercarono Marian e Yann dappertutto, e dopo averli trovati, si riunirono tutti in camera di Marian.
Luce era ancora un po’ scossa, e non sapeva come iniziare il discorso.
- Sorellina, che ti prende? – fece Marian, scuotendola un po’ per le spalle.
Luce puntò i suoi occhi azzurri in quelli verdi di Marian.
- Era congelata! E non dico semplicemente fredda o che, ma proprio congelata! E capisco anche che siamo in inverno, pure io ho il naso ghiacciato, ma lei era proprio un cubetto, capisci? Sembrava uscita dal freezer, dalla ghiacciaia, sembrava un surgelato! –
- Ferma, ferma, ferma... – fece Marian, tappando la bocca della sorella.
- Prima di tutto, inserisci il soggetto. –
Luce fece un respiro profondo. – Ylia. – disse.
- Ylia è un surgelato? – chiese Yann, e tutti lo guardarono male.
- Spiegaci cos’è successo. – chiese Marian a Rei, vedendo che Luce era tutta agitata.
Il ragazzo abbassò lo sguardo.
- Luce ha sfiorato Ylia, e si è accorta che lei era ghiacciata come... –
- Come un morto! – terminò la frase Luce.
Marian e Yann si guardarono perplessi.
- Andiamo a cercarla. – propose la ragazza.
 
 
Yann suggerì di dividersi in due gruppi per perlustrare il castello, perché i ragazzi erano già stati nelle stanze di Ylia, trovandole vuote.
- Luce, tu verrai con me nell’ala ovest, e voi due andrete nell’ala est. – disse il ragazzo.
Gli amici erano sbalorditi. Yann non era mai stato così deciso come in quel momento.
- O... ok... – mormorò Luce, confusa, non sapendo che altro dire.
 
 
Marian e Rei salivano una lunga rampa di scale.
- Marian, che hai? Sei silenziosa... – fece Rei, fermandosi.
La ragazza si bloccò, andando quasi a sbattere contro di lui.
- Non ho niente... sto bene... – mormorò, non riuscendo a guardarlo negli occhi.
Rei poggiò le mani sulle spalle di Marian, e lei inconsciamente alzò la testa, incontrando gli occhi zaffiro del ragazzo.
- Se c’è qualcosa che ti preoccupa, a me puoi dirlo. – fece lui, abbozzando un sorriso.
Anche Marian sorrise, poco convinta. – O... ok. Ora però... dovremmo continuare a cercare Ylia, non credi? –
- Hai ragione... – disse, e insieme continuarono a salire le scale.
In verità, qualcosa che preoccupava Marian c’era, ma non poteva assolutamente dirlo a Rei, perché era proprio lui la fonte della sua preoccupazione...
“ Ho capito che non sarò mai la sua ragazza ideale...” pensava. “ L’ho capito solo oggi, quando ho notato che abbiamo idee completamente diverse...”
 
 
Anche Yann era insolitamente silenzioso, mentre con Luce perlustrava le cucine.
- Dobbiamo sbrigarci, perché tra poco arriveranno i cuochi per preparare il pranzo... –
Il ragazzo fece un cenno impercettibile con la testa.
Luce si voltò a guardarlo.
- Non mi hai risposto. – disse.
Yann alzò la testa, sconsolato.
- Luce, - disse. – Tu mi odi? –
La ragazza sbatté più volte le palpebre.
- Io? – fece, guardandolo incredula, poi scoppiò a ridere a crepapelle. – Io non ti odio! Ma come ti è venuto in mente? –
Yann spalancò gli occhi, che sbrilluccicavano esageratamente.
- Sai, ho parlato con tua sorella, e anche lei mi ha detto che non mi odi, però io non ci ho creduto fino in fondo, volevo sentirlo dalle tue labbra... –
Luce sorrise. – E ora l’hai sentito, no? –
Il ragazzo le si avvicinò, e le prese una mano con la sua. – Si, ora lo so. – disse, dolcemente.
La ragazza arrossì improvvisamente, sciogliendosi dalla presa, ed evitando di guardarlo lo prese per la manica e se lo trascinò dietro.
- Forza, sbrighiamoci, o cambierò idea sul fatto di odiarti... –
 
 
- L’avete trovata? – chiese Marian a sua sorella.
I quattro ragazzi si erano ritrovati all’ingresso del castello, dopo aver perlustrato gran parte del maniero.
- Forse allora è nel giardino... – disse Yann, ma non riuscì quasi a terminare la frase, perché un rombo coprì la sua voce.
Come un tuono che si espandeva dalle nubi, quel frastuono si diffuse per tutto il regno, facendo tremare muri e persone.
- Cos’è stato? – esclamò Luce, guardandosi intorno.
In quel momento, il portone del castello si aprì lentamente.
Ne uscì Ylia, con passo fermo ed espressione neutra.
Le sue pupille erano completamente nere.
 
 
- Ylia! – esclamò Marian, correndo verso di lei, ma Rei la afferrò per un braccio, bloccandola.
- Non andare. – le intimò il ragazzo, tenendo fisso il suo sguardo su Ylia.
La ragazza si avvicinò ai quattro, con le braccia aperte, come se volesse abbracciarli, ma invece di farlo alzò le mani al cielo.
Comandate dal suo silenzioso ordine, sopra il castello si raggrupparono grosse nuvole nere, cariche di pioggia, da cui esplosero numerosi lampi.
Ylia guardò le nuvole, mentre una forte energia si concentrava attorno al suo corpo, facendole sventolare gli abiti e i capelli.
Poi, come se fosse sostenuta da fili invisibili, iniziò ad alzarsi dal terreno, e a fluttuare sopra i ragazzi.
Con una folata di vento, le porte e le finestre del castello vennero bloccate, relegando tutti gli abitanti all’interno.
- Ora non avremo più seccature, principesse. – disse Ylia, con una voce innaturale, mostruosa, che però usciva proprio dalla sua gola.
- Che ti è successo Ylia?! Torna da noi! –
- Ylia non esiste più! Adesso c’è il potere! – gracchiò in risposta la ragazza.
Allungò il braccio destro, e indicò Yann.
In quel momento il ragazzo si sentì pervadere da un forte dolore, che dal petto gli si estese per tutto il corpo. Lanciò un forte grido.
- Smettila! Che gli stai facendo?! – esclamò Luce, correndo a sorreggerlo.
Yann non riusciva a reggersi in piedi, tanto era forte lo spasmo, e continuava a gridare.
Marian e Rei non sapevano che fare: non avevano il coraggio di attaccare Ylia, anche se ormai non era più la ragazza di prima, ma allo stesso tempo non potevano far continuare l’agonia del loro amico.
Nel frattempo, Ylia aveva alzato anche l’altro braccio, e aveva indicato Rei.
Improvvisamente, anche a lui accadde quello che stava succedendo al fratello.
Con un grido lancinante, anche Rei si accasciò per terra, tenendosi il petto con le mani.
- Ti scongiuro! Smettila!!! – la pregò Marian, con le lacrime agli occhi.
- E ora, care principesse, toccherà a voi. – disse Ylia.
Luce alzò lo sguardo, infuriata. Non avrebbe mai abbassato la testa di fronte al nemico.
Fu in quel momento che lo notò.
Il bracciale che Ylia portava al polso, quello con i pendenti a forma di cuore, emanava un bagliore nero.
- Marian... – bisbigliò Luce, alla sorella, avvicinandosi. – Dobbiamo colpire il bracciale! –
- Cosa? Che stai dicendo? – mormorò lei, asciugandosi le lacrime.
- Fai come ti dico! – rispose Luce, poi prese la mano della sorella, e la strinse forte. – Non succederà niente, te lo prometto. –
Marian sospirò, annuendo.
- Preparatevi, preparatevi a morire. – ringhiò Ylia, e i suoi occhi divennero due nere fessure.
- Ora! – gridò Luce, e con Marian creò una sfera di energia, che venne scagliata sul bracciale.
Ylia emise un grido stridulo e agghiacciante, mentre alzava il braccio al cielo.
Il bracciale era stato colpito in pieno, e i pendenti d’argento avevano iniziato a vibrare.
Poi, con un lampo di luce, il braccialetto si spezzò in tanti piccoli frammenti, creando un’onda d’urto che spazzò l’area circostante fino a chilometri e chilometri.
 
 
Quando i ragazzi si svegliarono, si ritrovarono sdraiati nel prato, tutti e cinque vicini.
Aprirono gli occhi quasi contemporaneamente, e si ritrovarono assaliti da una folla di gente che si era assiepata tutt’attorno.
- Figlie mie! – gridò la regina, correndo a baciare ed abbracciare Marian e Luce.
- Mamma! – esclamarono le due, cercando di togliersela di dosso.
Quando finalmente ce la fecero, scoprirono che tutti, ma proprio tutti gli abitanti del castello, erano riuniti lì nel giardino.
- Ci avete fatto prendere un colpo! – continuò a gridare la regina, con un fazzoletto premuto sugli occhi.
Istintivamente, i ragazzi si voltarono verso Ylia.
La ragazza sembrava essere tornata quella di prima, i suoi occhi avevano ripreso il loro colore rosso naturale, e la sua voce era tornata normale.
- Ylia... – mormorò Marian.
La ragazza si voltò verso di lei, con gli occhi colmi di lacrime.
- Ragazzi, perdonatemi! Io... sono una stupida! –
- Nessuno lo pensa, Ylia. – disse Luce, sorridendole.
- Ma vi ho quasi ucciso! Non merito nemmeno che voi mi rivolgiate la parola!–
- Ma che dici! – esclamò Marian. – Sappiamo benissimo che non eri tu a fare quelle cose! È stato quel bracciale! –
- Il bracciale! – esclamò Ylia, improvvisamente illuminata. – Ma certo! Appena l’ho messo al polso mi sono sentita strana, come se non manovrassi più il mio corpo... –
- Non ricordi dove hai preso quel bracciale? – chiese la regina Julie, intromettendosi.
Ylia chinò il capo.
- Me l’ha dato un ragazzo... Ma non ricordo il suo viso, mi dispiace... So solo che si chiama Mark ed è un aiutante del fabbro... –
A quelle parole, Julie fece un cenno, e subito due guardie si diressero al borgo alla bottega del fabbro.
- Su, Ylia, non piangere, è tutto finito, no? Non si è fatto male nessuno, ed è questo che conta. – disse Rei, sorridente.
- Parla per te, caro fratellino! Io sono ancora tutto indolenzito! – esclamò Yann, massaggiandosi il petto.
- State zitti, voi due! Non è questo l’importante. L’importante è che IO avevo ragione! Chi è che ha avuto un brutto presentimento? Chi è che ha cercato di avvisare tutti? Io! Ricordate, Luce ha sempre ragione, anche quando non ha ragione! –
I ragazzi la guardarono increduli, scoppiando poi a ridere tutti insieme.
 
 
 
Sono tornata! Con un nuovo stupendo (?) capitolo!
Dopo millenni finalmente ho un attimo di riposo, e quindi ho pensato bene di aggiornare la mia storiella, che era da un po’ che non lo facevo... ^^
X dolceGg94: sono felicissima che la mia storia ti stia piacendo così tanto! XDD Ahahahahah!!! Beh, sul mostro marino mi sa che saremmo d’accordo entrambe!!! *o* Sei più simile a Rei? XD Non dovrei dirlo, ma è il mio personaggio preferito (ora tutti gli altri personaggi mi linceranno, lo so. U.U)!
p.s. Ovviamente non dicevo che non c’è nessuno che mi segue, era solo una battuta per dire che credevo foste in pochi! XDD Io sono strafelice che tu e tutti gli altri leggete il mio racconto e amate i miei personaggi! XD
X evening_star: innanzi tutto ringrazio anche per avermi sempre seguita... XDD
Sono molto contenta che Yann ti piaccia! In verità ho sempre paura di farlo sembrare un personaggio marginale, e questo un po’ mi rattrista, perché è un personaggio a cui tengo molto... Se per caso qualche volta l’ho trascurato, cercherò di rendergli maggior giustizia! XD
E ora, per stare in tema, è proprio il turno dell’intervista a Yann! ^^
 
 
Breve intervista a Yann
 
Come ti chiami?
Il mio nome è Yann Yamazaki.
Quanti anni hai?
Come le principesse ho 15 anni, e ne faccio 16 il 25 ottobre.
Il tuo segno zodiacale?
Scorpione!
Quanto sei alto?
Mh... un metro e settantasei, circa... Uffa, vorrei essere più alto...
Su, non dire così... in fondo sei comunque alto, e c’è gente più bassa di te... tipo io... vabbé, dicci, quanto pesi?
Dunque... sessantatre? Ma chi se lo ricorda! XDD
Ahahahahah! Ma no! Comunque... Di che colore sono i tuoi capelli? E i tuoi occhi?
Allora... i capelli sono corti e viola, esattamente come una melanzana! Gli occhi invece sono castani.
Ooh! Ne deduco che il viola ti piaccia parecchio!
Mh, in verità non tantissimo... Il mio colore preferito è il giallo. ^^
Sì! Bel colore! Molto estivo! E cosa ti piace mangiare?
Adoro la carne alla griglia! Con tutte quelle salsine... *ççç*
Zitto! Mi sta venendo fame!!! Ahahahahah! Dai, raccontaci qualcosa in più su di te.
Beh, che posso dire... Sono allegro, mi piace ridere! Sono un tipo abbastanza tranquillo, ma se c’è da fare baldoria sono il primo che “si butta nella mischia”!
Sono molto legato alla mia terra e alla mia famiglia, e sono davvero felice che Rei sia mio fratello, perché fin da piccoli ci siamo divertiti un mondo, insieme.
Una mia particolarità è che quando c’è qualche cosa (o qualcuno... <\\\<) che mi piace vengo totalmente assorbito da essa, come ipnotizzato. Purtroppo non ci posso fare nulla...
Bene, ora ti conosciamo un po’ di più, grazie! Puoi lasciarci un ritratto? Tuo fratello ci ha un po’ spiegato come funziona lì da voi...
Ah, si? XDD Ecco qui un mio ritratto, allora! ^^

 

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