I sette tesori dell'Eternità di Marian Yagami (/viewuser.php?uid=60045)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Le due principesse ***
Capitolo 2: *** Il banchetto ***
Capitolo 3: *** Gita al lago ***
Capitolo 4: *** Il tuo innamorato segreto ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 - Le due principesse ***
Capitolo
1
Le
due principesse
Il
corridoio buio era illuminato solo da una flebile luce, che pian piano
si
faceva sempre più intensa.
Lungo
le pareti di pietra si stendevano due prolungate ombre scure, definite
e
tremolanti.
Un
improvviso lampo squarciò il cielo, e attraverso una
finestra illuminò a giorno
il corridoio. Le due figure che lo percorrevano trasalirono,
stringendosi tra
loro, ma continuando imperterriti a camminare.
-
Julie, tutto bene? – fece la figura più alta, un
uomo.
Lei
annuì con il capo, stringendo forte al petto un fagotto di
stoffa bianca.
-
E tu, Marian, come stai? – mormorò la donna,
spostando un lembo della stoffa.
Da
sotto, spuntò fuori un dolce visino di neonata, dalle
guanciotte rosse e
paffute, e un paio di splendenti occhi verdi.
La
bimba sorrise, sbavando un po’, e facendo dei versi di
approvazione.
-
Almeno lei è tranquilla! Non capisce quello che sta
accadendo... – sospirò
Julie, sorridendo.
L’uomo
si avvicinò ad una porta, chiusa con un grosso lucchetto
arrugginito.
Toccò
il lucchetto con un dito, e questo, all’istante si
illuminò e si aprì.
-
Vieni, Julie, tra poco saremo liberi! – disse
l’uomo, spalancando la porta.
Una
calda luce li avvolse...
-
Miyuki! Miyuki sbrigati! – esclamarono Tomoe e Harumi.
Una
ragazza bionda, dai brillanti occhi verdi, corse verso le due amiche,
che la
aspettavano impazienti.
-
Scusate, ma davanti a questa meraviglia sono rimasta a bocca aperta!
– si
giustificò lei, sorridendo.
Miyuki
aveva quindici
anni, e frequentava la prima superiore al liceo Kameyama di Tokyo.
Quel
giorno, con la sua
classe, era andata
a fare una visita
educativa al vecchio castello posto su una collina fuori dalla
metropoli. Era
decadente e ricoperto di muschio verde sulla maggior parte della
superficie, e
addirittura una parte era crollata anni addietro, ma la parte rimasta,
rispecchiava
la vecchia bellezza medievale, quasi magica.
Era
strano vedere una
costruzione in stile europeo proprio li in Giappone, tra tutti quei
templi
orientaleggianti e le antiche dimore degli shogun.
Tuttavia,
quella vista
faceva battere forte il cuore di Miyuki, facendole immaginare storie di
maghi e
cavalieri, principesse e sortilegi.
-
Ragazzi, da questa
parte. – disse la professoressa, guidando gli alunni
all’interno.
I
ragazzi la seguirono
fino all’ingresso, dove si fermarono.
-
Hiro non è ancora
arrivato? – disse una voce squillante a Miyuki.
La
ragazza trasalì e si
voltò, trovandosi faccia a faccia con un’altra
ragazza, dai capelli bruni
lunghi fino alle spalle e con gli occhi azzurro cielo.
-
Hikari, non devi
urlarmi nelle orecchie, sai che mi spaventi ogni volta! –
esclamò Miyuki,
traendo un sospiro di
sollievo.
-
Scusa tanto,
sorellina, la prossima volta ti avviso, quando voglio spaventarti!
– rise Hikari,
spettinando Miyuki con una mano.
In
effetti però, era
vero, di Hiroyuki, il migliore amico di Miyuki e Hikari, non
c’era neanche
l’ombra.
-
Ehi, sono qui! –
esclamò una figura, che si avvicinava al castello di fretta
e furia.
Finalmente
era arrivato
anche lui. Hiro era un ragazzo carino,
simpatico,
sempre allegro e...
-
Sempre in
ritardo!- disse la Miyuki sorridendogli. Hiro arrossì un
poco.
Ad
accogliere la classe arrivò una giovane donna, che indossava
una divisa rossa
da guida turistica.
-
Benvenuti
a tutti! Io sono la guida del castello, chiamatemi Nellie. Durante il
nostro giro
vi mostrerò antichi oggetti risalenti al XIII secolo,
appartenuti agli abitanti
di questa fortezza. –
I
ragazzi
seguirono diligentemente Nellie, che li conduceva per le varie ali del
castello.
Miyuki
si
guardò intorno meravigliata.
Quei
soffitti voltati... quelle pareti decorate con mosaici colorati, che
rappresentavano scene non appartenenti alla tradizione nipponica...
quegli
archi a sesto acuto raffiguranti motivi di tralci e fiori...
Era
come se
Miyuki avesse già visto tutto quello, sembrava un ricordo
perso nella notte...
Eppure
lei
sapeva di non essere mai andata a visitare quel maniero, nemmeno con i
suoi
genitori...
Scosse
la
testa, smettendo di pensarci, seguendo il suo gruppo che si allontanava.
La
guida portò
i ragazzi in un grande salone rettangolare, dalle pareti intonacate di
bianco,
e l’alto soffitto affrescato.
-
Che
meraviglia! – mormorò Miyuki, sospirando.
-
Ma fammi
il piacere... – brontolò Hikari, ma anche lei
dovette ammettere che quella sala
toglieva davvero il fiato!
Le
altissime
finestre ad arco acuto erano ornate con vetrate colorate, e i colori si
riflettevano
sul pavimento creando bellissimo giochi di luce.
Sul
fondo
della stanza si trovava un palchetto, più alto rispetto alla
pavimentazione, su
cui si ergevano maestosi quattro troni.
Erano
in
legno bianco, decorati con motivi floreali dorati, e i morbidi cuscini
di
velluto erano rossi, con le nappe dorate.
-
Quelli...
– disse la guida, - sono i troni dei sovrani che un tempo
regnavano su queste
terre. Era una stirpe molto antica e prestigiosa, che dalla lontana
Europa
compì un lunghissimo viaggio fino a qui. I documenti che
siamo riusciti a
tradurre non ci spiegano il motivo di questo spostamento, ci dicono
solo che i
due sovrani, la regina Thalia e il re Diaspron, costruirono questo
castello e
il borgo che lo circondava in brevissimo tempo. Purtroppo con il
passare del
tempo il borgo è andato perduto, ma si può vedere
ancora il suo antico
perimetro... –
Miyuki
ascoltava la guida, affascinata da tutta quella storia.
In
realtà
lei aveva già sentito il nome “Thalia”
ma non ricordava ne dove ne quando.
-
Ma...
Nellie... – chiese Hikari. – Questi sovrani che ha
nominato erano solo due, no?
Perché i troni sono quattro? –
La
guida
sorrise, lanciando uno sguardo un po’ misterioso nella
direzione della ragazza.
-
Beh, il re
e la regina generarono due gemelle, e divenute adulte ereditarono il
titolo di
regine. Gli altri due troni erano destinati ai loro rispettivi sposi.
Da allora
i sovrani mantennero la tradizione di far salire al trono due donne,
possibilmente sorelle. –
-
Oooh! –
fece Miyuki, sempre più conquistata da ciò che
raccontava la guida.
Nellie
mostrò ai ragazzi una teca di vetro, che conteneva quattro
manufatti in oro.
Erano quattro cerchietti in filigrana molto fini, cesellati con motivi
di
edera, e due di essi presentavano un piccolo cristallo colorato, uno di
rosa e
l’altro di azzurro.
La
guida
spiegò che erano le corone degli antichi sovrani.
Proseguirono
la visita, e Nellie mostrò alla classe due manichini che
reggevano dei bellissimi
abiti in broccato, ricamati elegantemente ma non eccessivi nei
particolari. Erano
entrambi bianchi, con particolari rosa e azzurri, nel tipico stile
medievale
europeo.
Fecero
un
giro per i sotterranei del castello, dove si trovavano le prigioni e i
magazzini
per il cibo, visitarono le antiche botteghe, dove erano esposti gli
attrezzi da
artigiano e da fabbro.
-
Nellie,
qui cosa c’è? – chiese Hikari ad un
certo punto.
I
ragazzi
procedevano lungo un largo corridoio in pietra, su cui si aprivano
molte porte
in legno, rinforzate in ferro.
Una
in
particolare attirò l’attenzione di Hikari,
perché era chiusa da un grande
lucchetto d’ottone arrugginito.
-
Oh, li...
non c’è niente di interessante... è
meglio che ti allontani... – fece la guida,
vaga.
-
Avanti,
Nellie, ci dica cosa c’è qui, siamo tutti molto
curiosi... – disse Hiro, con
tono zuccheroso.
La
ragazza
si avvicinò alla grande porta, e vi poggiò una
mano sopra.
-
Va bene,
ve lo dirò, ma è molto importate che voi non vi
avviciniate più qui dopo di adesso.
–
Trasse
un
sospiro e riprese a parlare.
-
Vedete,
ragazzi, si dice che in questa stanza, dimori... uno spirito.
–
A
quelle
parole Miyuki sbiancò come un lenzuolo, mentre Hikari
finalmente trovava
qualcosa di emozionante in quella visita d’istruzione.
-
Sapete, da
quando io lavoro qui... – continuò Nellie, - mi
è capitato varie volte di assistere
a strani fenomeni... Per esempio... un giorno, dopo la chiusura,
dovetti
svolgere la ronda quotidiana per vedere se qualcuno si era attardato
troppo ed
era rimasto chiuso dentro il castello. Quando passai qui davanti sentii
un
rumore davvero molto strano. Allora aprii la porta e notai che la
finestra era
aperta. Corsi a chiuderla immediatamente, assicurandomi che fosse ben
serrata,
e mi accorsi che per spostare le pesanti ante ci volevano due mani. Mi
chiesi
allora come aveva fatto la finestra ad aprirsi da sola... La mattina
dopo non
potei resistere dall’entrare di nuovo in questa stanza.
Quello che vidi mi
tolse il fiato: la finestra era di nuovo aperta! –
I
ragazzi si
fissarono increduli l’un l’altro, chi terrorizzato,
chi infervorato.
-
Delle
altre guide, c’è chi giura che abbia sentito dei
passi provenire proprio da
qui, e addirittura una voce, una melodiosa voce di ragazza...
– concluse
Nellie.
Hikari
si avvicinò
di soppiatto alla sorella...
-
Miyukiiii... sono venuta a cercartiiii... –
sussurrò, soffiandole
nell’orecchio.
La
ragazza
trattene uno strillo acuto, mentre i capelli le si drizzavano sulla
nuca.
-
Oh, per
favore, Hikari, non mettertici anche tu adesso! Mi è
già venuta abbastanza fifa
ascoltando le storie della guida! –
-
Non dirmi
che hai paura dei fantasmi! Stavo scherzando! – rise Hikari,
dando un colpetto
sulla spalla della sorella.
-
Ragazzi,
dovete promettere una cosa. Dimenticate questa storia del fantasma e
tutto il
resto, e non avvicinatevi per alcun motivo a questa porta. Anzi,
dimenticate
anche questa! –
Dopo
aver
detto questo, Nellie condusse i ragazzi in un’altra ala del
castello, dove
un’altra guida si sostituì a lei.
Nellie
salutò il gruppo, spiegando che doveva accogliere
un’altra classe.
-
Ora
saliremo sulla torre maggiore, in cui sono conservati dei manoscritti
risalenti
all’epoca della regina Thalia... –
spiegò la nuova guida.
Hikari
fece
un piccolo passo indietro, poi un altro e un altro ancora.
-
Psss! –
bisbigliò Miyuki, lanciando uno sguardo alla sorella.
-
Torna qui!
Dobbiamo salire sulla torre! –
Hikari
scosse la testa, e, ghignando, fece ancora qualche passo indietro.
-
Ma dove
vai? –
La
classe
ormai era salita sulla torre, e non si era minimamente accorta
dell’assenza
delle due ragazze.
-
Vado a
sbirciare un po’ nella stanza del fantasma! –
-
Cosa? Ma
sei impazzita? Non ricordi più quello che
ci ha detto Nellie? – esclamò Miyuki,
già terrorizzata.
-
E da
quando in qua io faccio quello che mi si dice? – rise Hikari,
dirigendosi alla
porta.
Hikari
esaminò accuratamente il pesante lucchetto.
-
Mhmh...
questo lucchetto sarà una grana... –
mormorò.
-
Ma che
peccato!- disse Miyuki con falso dispiacere. – Beh... mi
dispiace molto...( bugia!)
ma visto che è chiuso non possiamo farci niente... e... e
poi se gli altri non
ci vedono più si preoccuperanno... –
-
Non tutto
è perduto!- fece Hikari, togliendo una forcellina dai suoi
capelli. Un lungo
ciuffo le ricadde davanti agli occhi, e lei lo spostò con un
soffio.
Inserì
la
forcina nella serratura e cominciò a girarla in tutti i
sensi, fino a che non
sentì scattare il meccanismo.
Si
girò
trionfante dalla sorella: il lucchetto si era aperto!
-
A...
aspetta, non vorrai mica... – mormorò Miyuki,
intimorita, ma Hikari non la
ascoltò nemmeno.
Con
un
piccolo sforzo tirò la maniglia di ottone, e la porta si
schiuse.
Hikari
rimase un po’ delusa.
Quella
dove
erano entrate era una semplice stanza per gli ospiti. Sulla destra si
trovava
un letto a baldacchino dalle coperte di velluto verde, mentre nella
parete di
fondo c’era un’ampia finestra alta fino al soffitto.
Infine,
alla
parete sinistra era poggiata una scrivania, alla quale era seduta una
ragazza
dai capelli neri.
-
Ma tu... –
fece per dire Hikari, quando sentì un tonfo alle sue spalle.
Si
voltò e
vide che Miyuki era sdraiata per terra, bianca come un cencio, con
un’espressione di puro terrore sul volto.
-
Ma tu sei
Nellie, la guida! – concluse la frase Hikari.
-
Santo
cielo! La principessa è svenuta!- esclamò la
guida andando a soccorrere Miyuki.
-
Probabilmente ti ha scambiata per un fant... come l’hai
chiamata?- Hikari si
voltò di scatto verso Nellie, e stranamente notò
solo in quel momento come era
vestita: portava un ampio vestito blu chiaro, con le maniche che
arrivavano fin
sopra il dorso della mano. L’abito terminava con una gonna
con lo strascico.
-
L’ho
chiamata principessa! Perché, non sapete che voi...- la
guida mise una mano davanti
alla bocca. – I vostri genitori non vi hanno detto niente?-
disse la ragazza
stupita.
-
Che cosa
avrebbero dovuto dirci?- chiese Hikari con voce acida. – E
comunque non credo
che tu conosca i miei genitori... - disse rabbuiandosi.
La
guida si
schiarì la voce: - Bentornate, future regine di questo
castello!-
-
Che cosa? –
esclamò Hikari.
Non
poteva
credere a quello che sentiva. Nel frattempo era riuscita a far sdraiare
Miyuki
su letto, e le faceva aria con una mano.
-
Senti, se
vuoi prendermi in giro fai pure, ma non puoi uscirtene fuori con una
cavolata
del genere! –
-
Non è
affatto uno scherzo! Non mi prendi sul serio?- disse la guida.
-
E come
potrei farlo? Secondo te una persona sana di mente crederebbe ad una
storia del
genere? Sei davvero svitata! –
Nellie
si
avvicinò alla porta, a con uno scatto la chiuse.
In
quel
momento Miyuki si riprese, e cercò di mettersi seduta.
-
Stai
meglio sorellina? Prova ad alzarti, ce ne andiamo da qui, questa tipa
ha
qualche rotella fuori posto... –
Miyuki
si
aggrappò ad Hikari, e riuscì a mettersi in piedi.
-
Non potete più andarvene...
– mormorò
Nellie, con uno strano tono. – È
troppo
tardi ormai...
–
Hikari
ebbe
un brivido, mentre Miyuki, che non aveva capito niente, rimase a
fissarla con
un’espressione da ebete.
-
Mi sono
stufata di tutte queste stupidaggini!- disse Hikari, che prese per un
braccio
sua sorella e aprì la porta, ma...
Davanti
ai loro occhi increduli,
sfilarono un corteo di cameriere indaffarate. Portavano pile di abiti,
alcune
anche il piumino per spolverare, e alcune si fermarono davanti a loro.
-
Siete tornate principesse!
Finalmente!- disse una.
-
Come siete vestita strana,
principessa...- fece un’altra.
-
Ma come? Questo castello non era
un museo? Pensavo fosse disabitato!- esclamò Miyuki tutta
animata. Hikari
invece andò su tutte le furie: - Voglio andare viaaaa! Fammi
tornare subito dai
miei compagni!!!-
-
Non si può, bambine. - disse una
voce alle loro spalle. Le ragazze si voltarono e videro...
-
Mamma!- dissero in coro. – Che ci
fai tu qui?-
-
Io, modestamente, sono la regina
di questa catapecch... voglio dire, di questo meraviglioso castello!
Uahahaha!-
disse la mamma, con la risata da maniaca.
Le
due sorelle si guardarono
sconcertate.
-
Non dirmi che anche tu fai parte
dello scherzo!- disse Hikari sgomenta. Infatti anche la madre aveva un
vestito
in stile medievale, e portava una strana pettinatura.
-
Non è uno scherzo! Come te lo devo
dire? Ora te lo dimostrerò.- la mamma chiuse le mani a coppa
davanti a se,
all’altezza del viso.
Improvvisamente
le sue mani si illuminarono, formando una piccola sfera luminosa, che
mandava
scintille tutto attorno.
Miyuki
e
Hikari fissarono quel prodigio con gli occhi spalancati, incredule ma
anche affascinate.
Poi,
in
quell’istante, alcune scintille magiche colpirono un arazzo
appeso alla parete,
che prese fuoco in un attimo.
Le
ragazze
si ritrassero, mentre la mamma, con un altro incantesimo estinse le
fiamme.
-
Umpf,
tanto quell’arazzo non mi era mai piaciuto! –
affermò, lasciando le figlie di
stucco.
-
M...
mamma... da quando in qua tu riesci a... –
balbettò Miyuki, ma Hikari la
interruppe.
-
È ovvio
che sono trucchi da prestigiatore! Non prenderci in giro anche tu,
mamma! –
La
donna
scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli castani.
-
Non mi
credete ancora? – sospirò. – Allora
questo fugherà ugni dubbio... –
Giunse
di
nuovo le mani davanti a se, questa volta a forma di corolla di un fiore.
Nell’incontro
tra le dita cominciò a convergere un turbine di aria, poi
Miyuki e Hikari
iniziarono a fluttuare e vennero avvolte dal turbinio. I loro abiti
cominciarono ad allargarsi e a prendere una nuova forma.
Lentamente
il turbine le posò per terra, e quando finalmente si
dissolse, le due ragazze
indossavano degli eleganti abiti medievali.
-
Hikari!
Hai visto? Questa è una magia! Nostra madre fa le magie!-
esclamò Miyuki incredula.
-
Già, già,
ho notato, ma... PERCHÉ MAI DEVO AVERE UNA GONNA?-
gridò la sorella,
facendo ondeggiare le pieghe del suo abito color cielo.
-
Perché è
quello che si conviene ad una principessa, ovvio, no?- disse la mamma
con un sorriso!
Miyuki
si
guardava intorno, e non credeva ai suoi occhi. – Mi sembra un
sogno!-
-
Vorrai
dire un incubo...- mormorò Hikari.
-
Bene,
visto che io non servo più vado a finire la mia partita con
la PS2! Ciao!- fece
Nellie, poi rientrò nella stanza e si chiuse la porta alle
spalle.
Le
due
sorelle si lanciarono uno sguardo, poi fissarono la madre.
-
Credo che
tu ci debba delle spiegazioni. – disse Miyuki.
La
mamma
annuì con il capo. – Allora seguitemi... da questa
parte... –
La
mamma
portò le due ragazze in una stanza ampia e spaziosa.
-
Questa è
la sala del parlamento.- spiegò.
Al
centro
della stanza c’era un lungo tavolo ovale, circondato da
numerose sedie.
Nell’ultima sedia in fondo, era seduta una figura.
Era
una
ragazza, dai capelli e gli occhi rossi. Portava un velo verde sopra la
testa,
che però non copriva il viso. Indossava un abito con le
maniche larghe, la
gonna lunga, e tra le mani teneva una sfera. Questa sfera era poco
più piccola
di un pallone da calcio, e galleggiava nell’aria.
La
ragazza
all’improvviso alzò lo sguardo, e fece per
dirigersi verso le principesse con
un sorriso stampato in faccia, ma inciampò
sull’orlo dell’abito e si spiaccicò
per terra.
Miyuki
e
Hikari si mossero per aiutarla, ma lei alzò veloce la testa
e si rimise in piedi.
Due rivoli di sangue scorrevano dalle sue narici, ma lei sorrideva come
se
niente fosse.
-
Tutto
bene?- fece Miyuki, avvicinandosi sconcertata.
-
Non c’è
problema!- disse la ragazza. Si passò una mano davanti al
naso, e senza neanche
sfiorarlo, quando la tolse tutto tornò normale, senza
neanche una macchiolina.
-
Io sono Ylia! Tanto
piacere!-
-
Piacere! Io sono
Miyuki!-
-
E io Hikari!-
-
In realtà...- disse la
mamma, – I vostri veri nomi sono Marian per Miyuki e Luce per
Hikari...-
-
Che cosa? E non potevi
dircelo da quando siamo nate?- esclamò Luce.
-
Vedete, è una faccenda
complicata... - fece la mamma con aria grave.
-
Sedetevi, vi
racconteremo la storia.- disse Ylia.
“
Tanti
secoli fa, i regni della magia si trovavano sulla Terra, e umani ed
esseri
magici coabitavano e interagivano tra loro.
Questa
convivenza pacifica durava da tanti anni, finché accade un
evento irreparabile.
A
quel
tempo, il regno degli elfi era governato dalla regina Thalia. La regina
Thalia
era amata e benvoluta da tutti, e non c’era principe, re o
imperatore sia umano
che non, che non desiderasse averla come sposa. Un giorno, la regina
accettò la
proposta di matrimonio di un bellissimo principe delle terre del nord.
Una
settimana prima delle nozze, però, conobbe un giovane uomo,
Diaspron, che di
mestiere faceva il medico. I due, purtroppo si innamorarono e Thalia
decise di
annullare il matrimonio. Il principe, infuriato e pieno di gelosia,
mandò dei
sicari al villaggio per cercare di uccidere il medico, invano. La
regina lo protesse
grazie alla sua magia, e insieme scapparono in un posto lontano,
proprio in
Giappone.
I
mortali,
nel frattempo vollero vendetta, e scatenarono una feroce guerra contro
il popolo
degli elfi. Questi ultimi, dal canto loro si scagliarono contro la
regina e il
suo compagno, ritenendoli responsabili del conflitto.
La
guerra
coinvolse soprattutto i mezz’elfi, nati dall’unione
di umani ed elfi.
Considerati mezzosangue, non vennero accolti ne da una fazione ne
dall’altra, e
anzi, vennero perseguitati. La loro unica speranza fu di raggiungere la
regina
Thalia e Diaspron, che nel frattempo avevano costruito un castello nei
pressi
dell’antica Edo, l’attuale Tokyo.
Uno
sfortunato giorno le due fazioni scoprirono il rifugio di Thalia e
cercarono di
distruggerlo. La regina fece allora un’azione che ancora oggi
condiziona la
vita di ognuno di noi. Trasportò il suo borgo in
un’altra dimensione e la
sigillò grazie ad un oggetto tanto potente quanto pericoloso
che creò lei
stessa: il “Drago di Cristallo”!
”
Il
Drago di
Cristallo è un diadema di cristallo, che è
conservato nei sotterranei di questo
castello. Al suo interno è contenuto il
potente spirito di un drago, che
permise alla regina Thalia di sigillare questa dimensione e a
proteggerla.
Ancora oggi, per permettere gli spostamenti tra le varie dimensioni, si
utilizza questo enorme potere. La stanza attraverso cui siete passate
è appunto
una sorta di ascensore tra il nostro mondo e la Terra. È
necessario entrarvi e
chiudere le porta, per essere condotti qui.
E
adesso si
comincia a parlare di voi...
Dopo
questa
divisione, è accaduto un fatto molto drammatico per noi. Gli
umani hanno
iniziato a dimenticare la magia. Tutti i loro problemi non potevano
più essere
risolti con i nostri incantesimi, e si sviluppò un
malcontento generale. La
gente si affidava alla scienza, e l’ insoddisfazione
cresceva. Quello che non
potevano sapere era che questo malcontento, nella nostra dimensione
prendeva
forma e diventava un essere pensante.
Fu
così che
nacquero le Forze Oscure.
Queste
Forze
riversarono su di noi tutto l’odio degli umani, che in tanti
anni trascorsi era
aumentato notevolmente, tanto che sedici anni fa tentarono di
distruggere
questo regno. Era proprio quando nascesti tu, Marian.
Quando
però
io e Will fuggimmo, le Forze Oscure non si rassegnarono, e aspettarono
il
momento buono per attaccare. Da quel momento, in questo regno ci furono
molti
attacchi, tutti respinti, fortunatamente, ma ultimamente si stavano
facendo più
intensi... ”
Miyuki
e Hikari, anzi,
Marian e Luce, fissarono la madre con un misto di sconcerto e
incredulità.
-
Quindi... vorreste
dirci che se tutta questa storia è vera, noi siamo in
pericolo di vita? –
chiese Marian.
-
Non dire sciocchezze!
Secondo te avrei fatto in modo di ricondurvi qui se sapevo che eravate
in
pericolo di vita? Sarei una madre degenere! –
esclamò la mamma, indignata.
-
Veramente quello lo
sei già! – mormorò Luce.
-
Ti ho sentita, sai? –
sibilò la madre.
Marian
non capiva. – Ma
allora perché ci hai riportate qui? Secondo quello che ci
hai detto eravamo più
al sicuro sulla Terra, no? –
-
Ylia è una veggente.
Ha avuto una premonizione su voi due... – disse la mamma.
Marian
e Luce si
voltarono verso la ragazza, che sorrideva allegramente.
-
Ha visto nel futuro. –
continuò la madre. – Ha visto che voi riuscirete a
portare la pace nel nostro mondo!
–
Le
ragazze rimuginarono
un po’ su tutto quello che era stato loro rivelato.
-
Però è ancora
incredibile! Fin da piccola il mio sogno era quello di diventare una
principessa...
- ammise Marian. – Ma ora che lo sono
c’è qualcosa che non quadra... mi sembra
che non sia reale, mi sembra un sogno... -
-
Però ti piace?- chiese
Luce ammiccando.
Marian
ci pensò un po’
su.
-
Si!- rispose alla
fine.
In
quel momento, Luce si
bloccò.
-
Che hai tesoro? –
chiese la mamma.
La
ragazza fissò lo
sguardo azzurro in quello della donna.
-
Mi è venuto in mente
un pensiero improvviso... – mormorò. –
Io non posso essere la seconda
principessa... –
-
Perché mai? – fece la
mamma.
Luce
abbassò lo sguardo,
rattristandosi.
-
Lo sai benissimo... non sono tua figlia...
– disse.
La
mamma le si avvicinò
e le poggiò le mani sulle spalle.
-
Anche se non sei mia
figlia biologica, io e papà ti abbiamo adottata
perché ti volevamo
bene come
fossi sangue del nostro sangue. Tu sei la nostra polpettina, e nulla
cambierà
questo fatto, nemmeno la successione al trono. –
Luce
cercò di trattenere
le lacrime, mentre anche Marian le si avvicinava.
-
Se tu non diventi
principessa con me, ti immagini che noia? Non ci sarebbe nessuno che mi
fa
spaventare, o che mangia dal mio piatto, oppure che mi fa tanto ridere!
- esclamò
la ragazza, circondando con un braccio le spalle della sorella.
La
mamma si alzò e
all’improvviso disse: - Bene, smettiamola con tutte queste
svenevolezze!
Dobbiamo fare i preparativi per il banchetto!-
Marian
e Luce si
guardarono negli occhi.
-
Di che banchetto stai
parlando? – chiese Marian.
-
Ma è ovvio, no? Di
quello per il festeggiamento del ritorno delle principesse! –
Le
due sorelle si
guardarono negli occhi.
-
Che cosa? – esclamarono
all’unisono.
La
madre rise, con fare
civettuolo.
-
Ylia vuoi venire con
noi?- chiese Luce.
Ma
Ylia si era bloccata.
Era in piedi con gli occhi vuoti e le mani che penzolavano. La sua
sfera
fluttuava davanti a lei, e si illuminava dei colori
dell’arcobaleno.
-
Due ragazzi... - disse
Ylia con voce posseduta. – Dai capelli colore del fuoco e
color... melanzana,
due fratelli... proteggeranno le principesse a costo della vita... -
Poi
la ragazza si
accasciò su una sedia e riprese coscienza.
-
Cosa mi è accaduto?-
-
Hai avuto una
premonizione Ylia. - disse la regina.
Che
ne dite?
Movimentato, come primo capitolo!
Sono
sempre
io, Marian! Non la Marian di cui avete letto, è ovvio, lei
è tanto diversa da
me (ma forse non troppo)... sarà meglio presentarvela, non
credete?
Breve
intervista a Marian
Puoi
dirmi il tuo nome completo?
Mi
chiamo Marian Yagami,
anche se sulla Terra il mio nome era Miyuki.
Quanti
anni hai? Quand’è il tuo compleanno?
Ho
quindici anni, quasi
sedici... il mio compleanno è il 14 febbraio, il giorno di
San Valentino.
Oh,
che carino! Quindi il tuo segno zodiacale è
l’acquario,
giusto?
Esattamente!
Quanto
sei alta?
Accidenti,
non me lo
ricordo esattamente... circa un metro e sessanta, credo...
E
quanto pesi?
Ma
che domande mi
fai(arrossisce)? Uff, te lo dico... cinquantaquattro chili...
Come
hai gli occhi? E i capelli?
I
miei occhi sono verde
scuro, con qualche tono smeraldo, e i capelli sono biondi, lunghi fino
alla
schiena.
Colore
preferito?
Uhm...
rosa. Ma mi
piacciono anche tutti gli altri colori...
A
che cibo non potresti mai rinunciare?
E
me lo chiedi? Al
cioccolato, soprattutto quello bianco!
Puoi
dirci qualcosa di te?
Dunque...
sono molto
affettuosa, cerco sempre di dare un aiuto a chi me lo chiede, anche se
a volte
è molto difficile...
Mi
piace cucinare, ma
molto meno mettere a posto! Adoro anche fare lunghe passeggiate,
soprattutto
quando pioviggina.
Ho
una paura matta di
ragni e fantasmi, anche se molti (compresa mia sorella) trovano queste
fobie assolutamente
da mocciosi! Povera me! ç__________ç
Grazie
per questa breve intervista, puoi lasciarci una tua
foto?
C...
che cosa? Oddio,
che vergogna! Mhmh... va bene, eccola!
|
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Capitolo 2 *** Il banchetto ***
Capitolo
2
Il
banchetto
Luce
era insolitamente silenziosa, seduta su una delle eleganti sedie della
sala del
parlamento.
Alzò
gli occhi solo quando un cavaliere entrò nella sala, facendo un
profondo
inchino, e si diresse verso la regina.
-
Maestà, mi avete fatto chiamare? – disse l’uomo.
La
regina annuì. – Ranselot, prendi una squadra e perlustrate l’intero
regno.
Dovete assolutamente trovare due fratelli. Uno ha i capelli rossi,
l’altro
viola. È molto importante, quindi fate in fretta. E soprattutto non
spaventateli,
mi raccomando! –
-
Regina, forse io potrei andare con i soldati... Dopotutto ho visto quei
ragazzi, potrei avere altre visioni che potrebbero guidarci da loro...
-
propose Ylia.
-
Perfetto, allora. – disse la regina Julie. – Prendete questa. Quando
avrete
trovato i ragazzi, vi teletrasporterà tutti qui. –
La
donna aprì la mano, con il palmo verso l’alto, e subito vi apparve
sopra una
spilla a forma di fenice. Aveva il corpo dorato, e la punta delle ali e
della
coda, rosse come il fuoco.
Ylia
prese la spilla, appuntandosela al petto, e assieme al cavaliere uscì
dalla
stanza.
-
Luce, che hai? – chiese Marian.
La
ragazza alzò lo sguardo vero la sorella. – Niente, non preoccuparti...
-
mormorò.
Marian
continuò a fissare Luce, pensierosa. Sapeva che qualcosa non andava, ma
non
capiva che cosa...
Dopo
un’intera giornata passata girovagare per il castello, le due ragazze
sentirono
improvvisamente la stanchezza pesare sulle loro spalle.
La
madre le condusse allora alle loro camere, due belle stanze dai
soffitti a
volte, poste una di fianco all’altra, arredate in stile gotico.
-
Ma è fantastica! – mormorò Marian.
Si
avvicinò alla grande vetrata colorata che si apriva su un piccolo
balcone, e vi
si affacciò.
Il
meraviglioso paesaggio che si poteva ammirare era molto diverso da
quello che
lei era abituata a vedere.
I
prati e i boschi si estendevano per metà dell’orizzonte, perché l’altra
metà
era occupata da una distesa scura e brillante, che Marian non
distingueva con
il buio.
Ma
poi capì: era il mare!
L’acqua
cristallina avanzava e si ritirava, trasportata dalla marea, e
diffondeva un
profumo che ricordava l’estate.
Marian
inspirò l’aria salmastra, e alzò lo sguardo al cielo.
Quello
che vide le tolse il fiato.
Uno
spicchio di luna, molto più grande del normale, splendeva al centro
della volta
celeste, contornata da miliardi di puntini brillanti.
-
Quante stelle! – sussurrò la ragazza, poggiando i gomiti sulla
balaustra del
balcone, e reggendosi la testa con le mani.
Si
voltò alla sua destra, e vide che nel balcone a fianco al suo era
occupato.
-
Luce! Anche tu guardi le stelle? Prova a contarle, sono tantissime!
Io... –
-
Marian! – esclamò Luce, abbassando
lo sguardo, stringendo un pugno.
La
ragazza si sporse verso di lei, preoccupata.
-
Luce, sicura di star bene? Insomma... anche prima... – mormorò Marian.
La
sorella annuì.
-
Tu te ne accorgi sempre, vero, Marian? – sospirò la brunetta,
sorridendo
amaramente.
Marian
abbassò lo sguardo.
-
Aspetta un attimo. – disse, poi corse fuori dalla sua camera ed entrò
in quella
della sorella.
La
raggiunse al balcone e le mise una mano sulla spalla.
-
Dimmi tutto, adesso. –
-
Marian... io voglio tornare a casa.
– disse Luce, secca.
La
sorella sgranò gli occhi. Non poteva essere! Forse aveva sentito male...
-
Che cosa? – riuscì a mormorare.
-
Hai capito. –
-
No che non ho capito! Perché vorresti andartene? –
-
Perché questo non è il nostro mondo!
Io voglio tornare alla mia città, alla mia casa... –
-
Ma Luce... – Marian strinse i pugni, cercando le parole. – Ora è questo
il
nostro mondo! Tutte queste persone... hanno bisogno del nostro aiuto...
–
-
Tutte queste persone? - gridò Luce, incredula. – Tu
non le conosci
nemmeno tutte queste persone! Noi siamo qui da mezza giornata, te ne
rendi
conto? E all’improvviso qualcuno ci dice che dobbiamo salvare
il mondo e cose del genere! –
Marian
non seppe cosa dire.
Non
aveva mai sentito Luce rivolgersi a lei in quel modo.
Anche
Luce se ne accorse.
-
Marian... senti... –
-
Aspetta. – fece la sorella. – Io so come ti senti. Tuttavia, dal primo
momento
in cui ho messo piede in questo castello, io ho sentito
nel profondo della mia anima, che qualcosa mi legava a
tutto questo. Come un filo invisibile che mi tiene qui ancorata... –
Luce
sospirò.
-
Ma... i... io ormai ho già deciso. Stanotte riattraverserò il
passaggio. –
Marian
arretrò, rattristata.
-
Se è quello che hai deciso... – mormorò, prima di uscire dalla stanza.
Un
raggio di sole filtrò attraverso le spesse tende della finestra, e
colpì Marian
in pieno volto.
Lei
strizzò gli occhi, disturbata, poi li aprì di scatto.
Si
guardò intorno, ammirando le tende del baldacchino e i mobili antichi.
-
Allora non ho sognato! È la realtà! – mormorò, scendendo dal letto e
guardandosi intorno.
La
sua allegria durò poco, però, ricordandosi delle parole di Luce,
pronunciate la
sera prima.
-
A quest’ora sarà già a casa... – si disse.
Marian
si fece un bagno e indossò uno degli abiti in stile medievale che trovò
dentro
il suo armadio, poi uscì dalla camera e imboccò un corridoio e si
diresse alla
sala da pranzo.
Quando
entrò nella stanza, notò che al tavolo apparecchiato era già seduta la
mamma.
-
Oh, tesoro! Ti sei ricordata la strada? – sorrise la donna.
Marian
annuì, prendendo posto.
-
Mamma... devo dirti una cosa... – mormorò la ragazza, pensando alla
sorella.
-
Cosa, tesoro? – chiese Julie, ma Marian non poté terminare la sua
frase, poiché
un tonfo fece sussultare le due.
La
porta della sala da pranzo venne spalancata, e da essa entrò nella
stanza...
Luce!
Gli
occhi di Marian si illuminarono a quella vista, mente Julie invece
assunse
un’espressione assolutamente inorridita.
-
Buongiorno, donne! Che si mangia? – esclamò Luce, sedendosi vicino a
loro.
-
Ehm... tesoro... Luce... cosa... cosa ti è successo stamattina? –
chiese la
mamma preoccupata.
-
Fherfhè? – bofonchiò la ragazza, masticando una fetta enorme di pancake.
-
Co... come, perché? Non hai visto come ti sei vestita? Sembri
uno stalliere! –
Luce
si esaminò da capo a piedi.
Indossava
un camicione bianco infilato dentro pantaloni in tela marroni, a loro
volta
infilati dentro un bel paio di stivali neri.
-
Senti, mamma... ho aperto l’armadio e mi è venuto un infarto! C’erano
un
mucchio di abiti fru fru e scarpe con il tacco e... insomma... non
avrei messo
quegli abiti per niente al mondo. Così ho cercato un po’ in giro e ho
trovato
questi. – spiegò.
Marian
proruppe in una risata, mentre la mamma cercava di spiegarsi dove aveva
sbagliato nel far capire a sua figlia che era una femmina.
In
quel momento qualcuno bussò alla porta, e Julie si alzò, andando a
ricevere
l’ospite.
-
Luce! – esclamò Marian, appena la madre si fu allontanata. – Sei
tornata! –
La
ragazza sorrise divertita. – In realtà non me ne sono mai andata! –
-
Che cosa? –
-
Sono arrivata fino alla porta del teletrasporto, ma quando ero li
davanti...
non ce l’ho fatta... non mi sono sentita di abbandonarti qui. Ho deciso
di
aiutarti in questa tua... “mania” di aiutare le persone. –
Marian
gettò le braccia al collo della sorella, entusiasta.
-
Oh, Luce! Grazie, grazie!!! –
-
Ragazze! – esclamò la mamma. – Ho un’ottima notizia per voi. I due... tizi della visione di Ylia saranno qui
entro stasera! –
Le
due sorelle si guardarono stupite.
-
Faranno in tempo per il banchetto! –
Le
due sorelle si guardarono ancora più stupite.
-
Il banchetto!!! – esclamarono.
Avevano completamente dimenticato la festa che si organizzava in loro
onore.
-
Esatto, e per tale occasione è necessario che voi seguiate un corso intensivo di buone maniere! –
annunciò Julie, sorridendo alle figlie.
Marian
e Luce si guardarono negli occhi, sconcertate, non sapendo se ridere o
piangere
In
effetti, durante tutta la mattinata, mentre le due ragazze erano
impegnate a
camminare con pesanti tomi sulla testa, o a dover imparare a
comportarsi a
modo, al castello si notava un certo viavai di persone, affaccendate a
rassettare, organizzare, addobbare.
La
grande sala da ballo venne spazzata, il parquet venne lucidato e le
vetrate vennero
fatte brillare come cristalli.
I
tavoli della cena vennero disposti lungo le pareti, e decorati con
tovaglie
bianche e ornamenti floreali.
-
Tutto questo mi disgusta... – mormorò Luce.
-
Ma che ci fate ancora qui? – esclamò la mamma, vedendo le figlie che
perdevano
tempo in giro. – Correte a prepararvi! Il banchetto inizierà tra poco!
–
Marian
si chiuse la porta della camera alle spalle, e corse a farsi un lungo
bagno riposante
nella vasca di porcellana. I delicati profumi dei sali riempirono la
stanza,
mentre l’acqua tiepida bagnava la pelle candida della ragazza.
Dopo
quell’ attimo di rilassatezza, Marian uscì dalla vasca, aprendo
l’armadio e
ammirando i numerosi abiti che vi erano sistemati.
Ce
n’erano di ogni tipo: semplici, sfarzosi, di ogni forma e colore.
Ma
uno in particolare colpì la sua attenzione.
Era di
colore rosa, con le maniche sbuffanti che lasciavano scoperte le
spalle, e il
corpetto con i lacci scendeva dritto fino ai fianchi, per proseguire
con la
gonna, che scendeva fino ai piedi.
Scelse un paio do
scarpette col tacco un po’ alto,
infine si pettinò i capelli, ne raccolse qualche ciocca con un
fermaglio a
forma di rosa, lasciando il resto dei capelli sciolti e mossi, sulle
spalle.
Stava per uscire dalla
stanza, quando dal corridoio
provenirono degli strani suoni.
Si affacciò all’uscio
della porta, facendo uscire
la testa solo un poco.
Nel mezzo del
corridoio c’era Ylia, che era caduta
per terra, e due ragazzi, dai capelli rossi e viola, che aiutavano ad
alzarsi.
“Che buffa!” si disse
Marian, trattenendo un
sorriso. “Spero non si sia fatta male!”
In quel momento, il
ragazzo con i capelli rossi
alzò la testa, e i suoi occhi blu profondo incontrarono quelli della
principessa.
La ragazza arrossì
violentemente, avvertendo una
strana sensazione. Chiuse la porta di scatto e vi si appoggiò con le
spalle. Ma
chi era? Non l’aveva mai visto al castello! Eppure aveva una strana
sensazione,
come se lo conoscesse da sempre...
Luce uscì dalla sua
stanza infuriata come una
bestia. Si diresse verso la sala del parlamento, dove la aspettavano
tutti.
Spalancò la porta con uno scatto e si avviò verso la madre.
- IO ODIO I VESTITI!
Guarda cosa ho dovuto fare!-
così dicendo alzò la gonna del suo abito azzurro cielo, facendo vedere
che
sotto portava un paio di pantaloncini corti.
- Morirò di caldo! Non
potevo mettermi un paio di
jeans come al solito?!- continuò Luce.
- Ehm... cara... -
disse la mamma imbarazzata,
indicando il fondo della sala. In quel punto, infatti, c’era Ylia,
accompagnata
da due affascinanti ragazzi.
Luce si bloccò
immediatamente. Le si ghiacciò il
sangue nelle vene dall’imbarazzo.
Proprio in quel
momento la porta si aprì, ed entrò
Marian, tutta affannata e con una scarpa in mano.
– Scusa il ritardo
mamma! Mi sono persa, e con
queste scarpe non si può nemmeno correre... ma... Luce, che ci fai con
i
pantaloni sotto il vestito? -
Infatti la ragazza era
rimasta paralizzata, ancora
con la stoffa dell’abito tra le mani e con le gambe scoperte. Lasciò
subito
andare il tessuto e si lisciò le pieghe, tutta rossa in viso. Nel
frattempo
Marian si rimise la scarpa.
- Ragazze, dopo varie
ricerche, abbiamo trovato le
vostre “guardie del corpo”!- disse Ylia, trascinandosi dietro i due
ragazzi che
Marian aveva notato nel corridoio.
- Io sono Yann, vostre
maestà!- disse con un
inchino il ragazzo con i capelli viola.
- Io invece sono Rei!-
disse l’altro.
“ Ecco il suo nome”
pensò Marian, osservandolo con
discrezione.
- Bene, se ora ci
siamo tutti, non ci resta che recarci
alla festa, manchiamo solo noi... – disse la regina, incamminandosi.
La sala da ballo era
già gremita di gente, che fossero
nobili o popolani.
Era stato invitato
proprio tutto il borgo, e si
aspettava solo l’arrivo degli ospiti d’onore per iniziare la cena.
Prima che Marian e
Luce potessero entrare, però, la
madre le bloccò, facendole entrare in una piccola stanza.
- Che ci facciamo qui?
– esclamò Luce, guardandosi
intorno.
La regina Julie si
avvicinò ad un piedistallo
coperto da un drappo rosso, e prese due oggetti, che poi nascose dietro
la
schiena.
- Prima di farvi
conoscere al Regno di Eternal, è
importante che voi riceviate il simbolo distintivo delle principesse. –
così
dicendo mostrò alle ragazze ciò che nascondeva.
Erano le due corone in
filigrana che Marian e Luce
avevano visto sulla Terra, durante la loro visita scolastica, il giorno
prima.
Julie porse il diadema
con la pietra rosa a Marian
e quello con la pietra celeste a Luce.
Marian rimase
affascinata da quell’oggetto, quasi
intimorita, mentre nella mente di Luce, una sola parola riempiva il
piccolo
spazio presente... ORO!!!
- Su, ora
sbrighiamoci, siamo già in ritardo!
- esclamò la regina.
- Aspetta. – fece
Marian, bloccando la madre per un
braccio.
- Era da ieri notte
che volevo chiedertelo, ma la
stanchezza e tutto il resto me l’hanno fatto dimenticare. Dov’è papà?
Insomma,
non è “da questa parte”, vero? –
La madre scosse la
testa, sorridendo. – No. Vostro
padre è ancora sulla Terra. Credo che sia impegnato a spiegare la
vostra
improvvisa scomparsa e altre cose del genere, ma sarà qui appena
possibile. -
Le ragazze si misero
le coroncine in testa ed entrarono
nella sala, precedute dalla madre.
L’ambiente esplose in
applausi fragorosi e
festeggiamenti, mentre Marian arrossiva e Luce si pavoneggiava.
Il banchetto fu
delizioso: c’erano antipasti di
ogni genere, primi secondi e contorni, piatti di carne, di pesce,
verdure,
frutta e infine il dolce.
Le due sorelle non
erano abituate a tutto questo,
ma grazie ai consigli della mamma, che le aveva assillate tutta la
mattina con
il galateo e quant’altro, riuscirono almeno a non combinare nessun
pasticcio.
Perfino Luce, che in
genere mangiava come un
maialetto, riuscì a non sporcare nemmeno un lembo del suo prezioso
abito.
Al termine della cena,
un’ orchestra iniziò a
suonare delle ballate, e le note dei flauti e delle arpe si diffusero
per tutta
la sala. La regina Julie venne garbatamente invitata ad aprire le danze
da un
cavaliere, e lei accettò. Numerosi ragazzi si presentarono invece
davanti a
Luce, cercando di convincerla ad accettare un loro invito, ma lei negò
ogni
volta, compiaciuta però dal fatto di attirare così tanti ragazzi.
Marian era seduta in
un angolo della tavola, cercando
di non farsi notare.
- Principessa, voi non
ballate? – esclamò una voce,
facendola sussultare.
Rei e Yann le si erano
affiancati senza che lei se
ne accorgesse.
- Oh, no, io... non
conosco queste musiche... non
so... – balbettò la ragazza, imbarazzata.
- E allora ve ne state
qui nascosta, dico bene? –
rise Yann.
Marian sorrise. – In
un certo senso. –
- Siete molto diversa
da come ci aspettavamo, e
anche vostra sorella... – disse Rei.
- Hai proprio ragione,
fratello... – mormorò Yann,
fissando lo sguardo su Luce, che in quel momento rideva sguaiatamente
dall’altra parte del tavolo.
- Siamo troppo...
moderne, vero? – fece Marian.
I due fratelli
annuirono.
- Ma guardi che non
l’ho detto in senso negativo! –
si affrettò a precisare Rei. – Penso che sia una bella cosa, no? –
- Assolutamente! Però
vi prego di una cosa ragazzi.
Non datemi del lei. Io sono semplicemente Marian. Come mia sorella è
semplicemente Luce, d’altronde! Se vi sentisse darle del lei, penso che
riderebbe per una settimana! –
Yann lanciò nuovamente
uno sguardo verso la
ragazza, che ora cercava di allontanare un ragazzo appiccicoso
minacciandolo
con un pugno.
“ Che ragazza dolce e
delicata...” si disse il
ragazzo dai capelli viola, assumendo un’espressione di beatitudine.
Proprio in quel
momento, Luce si avvicinò ai tre
ragazzi.
- Oooooooooooooooh,
che stanchezza! – esclamò,
sedendosi di fianco a loro. – È tutto come a scuola! Orde di ragazzi
che mi
seguono come api dietro il miele! –
- A scuola sei una
star? – rise Rei.
- Oh, certo! Sono il
capitano della squadra di
pallavolo e sono anche “La ragazza più bella del liceo”! – spiegò lei,
facendo
finta di darsi grandi arie.
- Era ovvio che fossi
tu la più bella... vo... voglio
dire... che bello! Poi un giorno mi spiegherai cos’è la pallavolo, ok?
– fece
Yann.
- I nostri due mondi
sono molto diversi, vero? –
chiese Marian ai due fratelli.
- Non tanto, in fondo.
Ma noi conosciamo molto bene
il vostro mondo, mentre voi purtroppo non potete dire lo stesso del
nostro... –
disse Rei.
- Che vuoi dire? –
chiese la brunetta.
- Beh, molti mezz’elfi
di questo o altri regni si
trasferiscono sulla Terra, quindi da questa parte arrivano notizie su
tutto: come
si vive, cosa si fa, eccetera. – spiegò Yann.
- Però qui non ci sono
automobili e altre cose
“tecnologiche”... – fece Marian.
- Esatto. Noi
preferiamo vivere così, in
semplicità. Chi ama la tecnologia va a vivere sulla Terra e si finge
umano,
altrimenti correrebbe il rischio di farsi spuntare le orecchie a punta.
–
- Si, mamma ci
accennava di questo particolare... –
- E poi...- rise Yann,
- ...noi non abbiamo bisogno
di telefonini all’ultima moda o cose simili! Per vederci anche se siamo
lontani, basta fare un incantesimo, o usare uno specchio magico, e per
andare
da un posto all’altro ci sono i cavalli, oppure un incantesimo di
teletrasporto
o un amuleto... –
Mentre i ragazzi
chiacchieravano e si divertivano,
una figura si faceva largo tra gli ospiti, spostandoli a suon di
spintoni.
Era un ragazzo di
circa vent’anni, dai corti
capelli color nocciola che prendevano una strana piega sulla fronte, e
gli
occhi viola e penetranti.
Sarebbe stato un
ragazzo carino, se non fosse stato
tutto imbellettato e inguainato in abiti pomposi.
I litri di profumo in
cui si era probabilmente
immerso irritavano il naso delle persone circostanti, che erano
costretti ad
allontanarsi per prendere una boccata d’aria.
Arrivò davanti ai
quattro ragazzi e si fermò.
- Principesse! –
esclamò, prostrandosi in un inchino.
Marian e Luce si
guardarono negli occhi, indecise
se ridere in faccia a quello sconosciuto, salutarlo o tapparsi il naso
a causa
della pungente fragranza.
- È un grande onore
fare la vostra conoscenza. –
- Anche... per noi...
– mormorò Marian, trattenendo
un sorriso.
- Eeeeeh, di un po’.
Chi sei? – fece Luce, con la
sua solita eleganza.
Il ragazzo fece un
gesto melodrammatico,
poggiandosi una mano sulla fronte.
- Perdonate questa
terribile svista, madamigelle! Io
sono il Principe Yuri di
Eternal, cugino vostro e della vostra leggiadra madre! –
Luce lo guardò,
sbalordita. “ Questo è proprio un
deficiente!!!”
- Spostati contadino!
– disse Yuri, rivolto a Rei. – Vorrei chiedere alla principessa Marian
se
gradisce danzare con me. –
- Spiacente!- esclamò
Luce, furiosa per come era
stato trattato il ragazzo. – Mia sorella ha già accettato l’invito di quel contadino (senza
offesa, Rei)! -
Marian e Rei
lanciarono uno sguardo fulminante
verso la ragazza, che sorrise maliziosa, poi si guardarono negli occhi,
arrossendo.
Rei accennò un
sorriso, imbarazzato, e allungo una
mano verso Marian.
Lei, un po’ esitante,
posò la sua mano su quella
del ragazzo, che la strinse delicatamente, e condusse la ragazza al
centro
della sala, dove altre coppie già ballavano.
- Che scema, mia
sorella! – esclamò Marian, che
cercava di guardare gli altri ballerini per seguire i passi.
- Mi fa ridere, sai?
Però se non fosse stata lei a
prendere l’iniziativa, penso che te l’avrei chiesto io di danzare con
me. –
- Oh... beh... –
mormorò Marian, arrossendo e
abbassando lo sguardo.
- Aspetta! – esclamò
Rei. – Cerca di seguire me. –
disse, riferendosi al ballo.
- In effetti non sono
un bravo ballerino, ma
diciamo che me la cavo... – rise.
Con il braccio destro
cinse i fianchi della ragazza,
avvicinandola a se, mentre la mano sinistra teneva delicatamente quella
destra
di Marian.
Lei chiuse gli occhi,
poggiando dolcemente la testa
sul petto di Rei, facendosi trasportare dalle antiche note che secoli
prima
venivano suonate da driadi e satiri, e che quella notte venivano
intonate solo
per loro.
“ Sembra un sogno...”
pensò Marian, inspirando il
profumo del ragazzo. “ Sono qui, tra le braccia di un quasi
sconosciuto, ma non
vorrei essere in un altro posto per nulla al mondo!”
Improvvisamente, un
cristallino rumore di vetri
infranti eccheggiò per la stanza, attirando l’attenzione di tutti.
I musicisti smisero di
suonare, e tutte le persone
si voltarono verso la grande vetrata, che era spaccata in miliardi di
piccoli
frammenti sparsi per tutto il pavimento.
Poi tutti lo videro, e
fu il panico.
Un enorme, gigantesco
ragno peloso si stava
arrampicando su per il muro, ed era riuscito ad entrare nella sala,
schioccando
le sue tenaglie mortali e agitando alcune delle sue otto lunghe zampe. La sua testa era coperta
di minuscoli occhi
neri che riflettevano la luce dei lampadari, e scrutavano ugni persona
in cerca
della sua preda.
La gente iniziò a
gridare convulsamente e a cercare
una via di fuga da quel luogo.
Il principe Yuri balzò
fino alla porta della sala e
se la diede a gambe come una femminuccia, urlando con voce molto poco
virile.
Le guardie si misero
in formazione e puntarono le
lance contro il mostro, e qualcuno tentava di scagliare anche sfere di
energia
e incantesimi, ma sembravano non avere effetto.
La regina Julie, in
prima fila, scagliava potenti
sfere magiche, seguite da pochi coraggiosi che osavano affrontare il
mostro.
Luce e Yann erano
addossati alla parete,
schiacciati contro di essa dalla folla in fuga.
- Voglio aiutare la
mamma!!! – gridò la ragazza, ma
lui la bloccò, con la sua forte stretta.
- Non puoi andare! Non
sai ancora utilizzare i tuoi
poteri! E poi io ho il compito di proteggerti, e non ti lascerò andare!
–
Nello stesso momento,
il ragno gigante lanciava
ragnatele contro poveri malcapitati, che restavano ancorati al suolo
senza via
di scampo.
Marian era ferma in
mezzo alla sala, pietrificata.
Voleva scappare,
correre il più lontano possibile,
ma le sue gambe non si muovevano, erano come ancorate al suolo.
Non capiva cosa le
stesse gridando Rei, perché il
terrore non la faceva ragionare.
I suoi occhi erano
fissi su quel mostro, che si
avvicinava pian piano.
Poi, qualcosa la fece
scuotere dalla sua paralisi
di paura. Qualcosa di caldo che si espandeva nel suo cuore, partendo
dalla mano
destra.
Girò lentamente la
testa per capire di cosa si
trattasse, e scoprì che Rei le stava stringendo una mano, incitandola a
scappar
via.
- Forza, cerca di
reagire, ti prego! – gridava Rei,
sconvolto.
Strinse ancora più
forte la mano della ragazza,
intrecciando le dita con le sue.
Marian lo fissò negli
occhi.
- Si, andiamo. –
disse, convinta.
Tenuta ancora per mano
con Rei, si intrufolò tra la
folla che scalpitava per fuggire, ma tra spintoni e gente che correva,
i due
ragazzi furono travolti e separati.
Marian si ritrovò da
sola, impaurita, spinta in
ogni direzione dalla gente che scappava.
Poi una mano le si
aggrappò al braccio, facendola
trasalire.
- Ehi, sono io! –
esclamò Luce, strattonandola.
- Muoviti! Da questa
parte! – continuò.
Le due sorelle
riuscirono finalmente a raggiungere
la grande porta, ma Luce, improvvisamente, inciampò nell’orlo del suo
abito, e
cadde rovinosamente.
Marian arrestò la
corsa, chinandosi ad aiutarla.
- Luce alzati, forza!-
le gridò, ma si accorse
troppo tardi di ciò che stava accadendo.
Le guardie erano
stremate, e non riuscivano più a
contrastare quella tarantola gigante, che con una zampata li sparpagliò
come
soldatini di piombo.
Con le sue lunghe
zampe pelose, si diresse verso
Marian e Luce.
- Dai, tirati su!
Muoviti! – esclamò di nuovo
Marian, ma appena alzò lo sguardo, vide il mostro.
Torreggiava sopra di
loro, schioccando le tenaglie
con fare minaccioso.
Marian sbarrò gli
occhi davanti a quella scena.
Tremava come una foglia, e il suo cuore batteva all’impazzata, ma poi
pensò a
sua sorella...
Senza neanche
riflettere si parò davanti a Luce
proprio mentre il ragno spalancava le tenaglie per colpire.
La ragazza mise le
braccia davanti a se e unì le
mani.
Da queste scaturì una
forza smisurata, che si
concentrò in un potente getto di energia.
Luce osservava ad
occhi spalancati, mentre Marian convogliava
tutte le sue forze contro quella creatura orribile, che
emetteva un grido stridulo a causa del
dolore.
Con le zampe anteriori
tentava di contrastare
l’incantesimo, fino a quando non riuscì più a proteggersi da tutta
quell’energia, e si disintegrò, trasformandosi in una grande nuvola di
fumo nero,
che si dissolse pian piano.
Marian trasse un
profondo respiro, voltandosi per
vedere se la sorella stesse bene, poi si accasciò al suolo, svenuta.
Una figura nell’ombra
stringeva un pugno con forza.
-Questa non ci voleva,
è più forte di quello che
pensassi!-
Quando Marian riaprì
gli occhi, si ritrovò sdraiata
nel suo letto, con le coperte tirate fino al mento.
Ai piedi del letto
erano appoggiati Luce, Yann e
Rei. Appena videro che si era risvegliata si precipitarono tutti vicino
a lei.
- Quanto ho dormito?-
chiese Marian a bassa voce.
- Un giorno intero!-
le disse Yann.
- Mamma ci ha spiegato
che sei svenuta perché hai
utilizzato troppa energia tutta insieme e il tuo fisico non era
abituato...-
disse Luce, sorridendo.
- Ma... cosa è
successo? – chiese ancora la
ragazza, mettendosi seduta.
- Hai fatto il tuo
primo incantesimo. – spiegò Rei,
sorridendo dolcemente.
“ Il mio primo
incantesimo...” pensò Marian.
- Già, ma...come ho
fatto? Insomma, io ho sentito
una forza spingermi a fare qualcosa per proteggerti... – mormorò a Luce.
- Beh, i primi
incantesimi degli elfi nascono da un
fatto di coscienza... – disse Yann.
Rei scosse la testa. –
Qui si tratta di qualcosa di
più della coscienza. È il profondo affetto che lega te e Luce, che ti
ha
permesso di proteggerla... –
Marian e Luce si
fissarono, sorridendo complici.
- Se non ci fossi tu!
– rise Luce, contagiando la
risata anche agli altri tre amici.
Sono
tornata (dopo millenni di
assenza... ç.ç)!
Scusate
infinitamente, ma tra
esame di maturità e varie pratiche per l’iscrizione all’università...
Ma
ora sono qui, no? Con un nuovo
capitolo dove abbiamo conosciuto due gran bei ragazzi! XD
E
finalmente un po’ d’azione...
Grazie
infinite a DolceGg94 e
evening_star, e anche grazie a Manu, che mi segue sempre! ^^
E
ora, passo a presentarvi la cara
sorellina...
Breve
intervista a Luce
Come
ti
chiami?
Ma sei scema (povera
autrice... ç.ç)? Me l’hai dato
tu questo nome! Mi chiamo Luce (anche se sulla Terra ero Hikari)
Yamamoto. Ho
il cognome diverso da quello della mia famiglia, perché sono stata
adottata
quando ero piccola.
Quanti
anni hai?
Ne ho 15, li compio il
10 agosto.
Segno
zodiacale?
Leone! Si capisce, no?
È il miglior segno
zodiacale!
Seeeeeeee...
Comunque... Quanto sei alta?
Uno e sessantadue! Lo
so, non sono altissima,
eppure questo non mi ha impedito di entrare nella squadra di pallavolo!
E
quanto
pesi?
Dunque...
cinquantacinque chili, se non mi sbaglio...
Di
che
colore sono i tuoi occhi e i tuoi capelli?
Occhi azzurri, come il
cielo, e capelli castani,
molto scalati, che arrivano quasi alle spalle.
Qual
è il
colore che preferisci?
L’azzurro, ovvio!
A
che
cibo non rinunceresti mai?
Cibo?
Ahahahahahahah!!! Mi piace tutto. Io
ingurgito ogni tipo di cosa commestibile, ad ogni ora del giorno, e se
fosse
per me mangerei anche durante il sonno! Tanto non ingrasso nemmeno se
mi pagano!
Parlaci
di te...
Allora... Sono molto
allegra, e adoro scherzare e
ridere.
Mi piace molto giocare
a pallavolo, ma mi piacciono
anche tutti gli altri sport...
Voglio molto bene alla
mia famiglia adottiva, in
particolare a Marian, senza la quale non sarei la ragazza allegra che
sono
adesso.
Grazie
mille per averci prestato un po’ del tuo tempo, puoi darci una tua foto?
Yessss! Mi raccomando,
trattala bene. Questa foto
mi è stata fatta dalla mia sorellina...
|
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Capitolo 3 *** Gita al lago ***
Capitolo
3
Gita
al lago
-
Vedete qui? Questo è il confine nord del regno di Eternal, dove si
trovano i
Monti Ghiacciati.-spiegò Yann, seguendo il percorso su una grande carta
geografica di pergamena, appesa alla parete.
Marian
e Luce, assieme a Rei e Yann, erano nel grande salone della biblioteca,
una
grande stanza di cui due pareti erano coperte da grandi scaffali, colmi
di
libri di ogni genere e dimensione. La parete in fondo, invece, era
decorata con
un’ampia vetrata che si apriva sul giardino.
-
Sul serio? Io credevo che il nostro regno fosse molto più grande...
invece in
quella carta sembra una castagna! – esclamò Luce un po’ delusa.
-
Nella botte piccola c’è il vino buono! – rise Marian, strizzando
l’occhio alla
sorella.
-
E voi, ragazzi, da dove venite? – chiese poi, ai due fratelli.
Rei
si avvicinò alla cartina, e posò il dito su un grande pezzo di terra,
separata
dal regno di Eternal da una larga striscia di mare.
-
Noi veniamo da qui, dall’Impero di Oracolo, da un piccolo villaggio che
si
chiama Yuma. –
Yann
annuì. – Già. – disse. – Si trova ad un giorno di viaggio da qui, è un
bel
posticino. –
-
Ma anche qui ci sono dei posti davvero belli! – fece Rei. – Quando
eravamo
piccoli, nostro padre ci portava spesso nei suoi viaggi di commercio
qui nel regno
di Eternal, e se c’era anche la mamma andavamo a fare dei pic-nic nei
boschi. –
-
Che bello... – sorrise Marian.
-
Ho un’idea! Che ne dite di fare anche noi un pic-nic? – propose Yann. –
Vi va
bene, domani? –
Le
due sorelle annuirono, sorridenti.
-
Ecco, è questo il posto. – disse Yann.
Si
trovavano a pochi chilometri dalla città di Esmerelda, la capitale del
regno di
Eternal.
Arrivati
su una
sporgenza montuosa, i ragazzi poterono ammirare il paesaggio.
Davanti
a loro si
estendeva una vastissima distesa d’acqua, circondata da una fitta
foresta rigogliosa.
-
Ma è stupendo! –
esclamò Marian, non avendo mai visto un posto del genere.
Da
una stradina bianca,
fatta di ciottoli, scesero fino alle sponde del lago, dove sistemarono
le loro
cose.
Stesero
sull’erba un
grande telo quadrettato e vi poggiarono sopra un cesto di vimini pieno
di cibo
per il pranzo.
-
È ancora presto, che
ne dite se prima di mangiare facessimo un giretto nei dintorni? –
propose Luce,
guardandosi intorno.
-
Si, è un’ottima
idea! Qui vicino c’è un posto che vi piacerà molto, ragazze. – disse
Rei.
I
quattro entrarono
nel folto del bosco. Le fronde non permettevano il passaggio della
luce, per
questo vi era un’atmosfera cupa, e ogni pianta o arbusto aveva riflessi
azzurrini. I ragazzi faticavano ad evitare i cespugli e i rami
sporgenti,
guidati da un’intensa luce calda che proveniva da chissà dove.
Ad
un certo punto la
foresta si aprì in una piccola radura. Il prato era ricoperto di fiori
profumati,
e proprio al centro si trovava un pozzo, costruito con dei blocchi di
pietra
squadrati e poggiati a secco.
Attorno
al pozzo,
volteggiavano strani esserini, che emanavano una forte luce colorata.
-
Sono lucciole?-
chiese Marian, non riuscendo a staccare gli occhi da quello spettacolo
meraviglioso.
-
Fate!- rispose Rei,
anche lui ipnotizzato da quella vista.
Ora
che osservavano
bene, anche le due sorelle riuscivano a notare le piccole ali
aggraziate di
quelle creature, che si muovevano veloci e le trasportavano in dolci
danze in
aria. Erano tutte femmine, ed avevano fattezze di adolescenti,
ovviamente in
miniatura...
I
loro abitini
richiamavano i colori della natura, così come le ali. Erano vestite di
verde
bosco, di giallo o arancione, di rosa e fucsia e di celeste e blu.
Si
alzavano in volo, facevano
giravolte e piroette e poi tornavano giù, tra i fiori.
Diffondevano
una luce
che faceva rimanere incantato qualsiasi osservatore.
Improvvisamente,
una
fatina vestita di verde interruppe la danza: aveva qualcosa di
importante da
riferire alle sue amiche.
Subito
dopo le
creaturine si dispersero, come spaventate da qualcosa, mentre la fata
verde
volò velocemente in direzione dei ragazzi, che erano nascosti dietro un
cespuglio.
Fu
un attimo, e la
fatina si scontrò violentemente con il naso di Luce.
-
Oddio! Un insetto!-
gridò la ragazza, che correva in tondo come una scema.
-
Ehi, dico, io sono
una fata!- disse questa staccandosi dal viso di Luce.
La
ragazza rimase
sbigottita. Scrutò la fata da tutte le parti, la prese in mano, la
rigirò, e
cercò anche di tirarle le ali.
-
Non sono mica un
pupazzo! Hai capito?- gridò la fata divincolandosi. Luce si scusò e la
liberò.
-
Ma voi siete dei
mezz’elfi, giusto?- disse la fatina.
-
Certo che lo siamo!-
rispose Yann.
La
fatina assunse
un’espressione entusiasta: - Allora potreste aiutarci!-
I
ragazzi si
guardarono negli occhi, increduli.
-
Avete capito cosa
dovete fare? – chiese la fatina, volteggiando attorno alle loro teste.
Tre
di loro annuirono,
mentre Luce assunse un’espressione assorta.
-
Mh... ragazzi... secondo
voi una scimmia è capace di far roteare un ippopotamo sulla testa? –
Marian,
Rei e Yann
caddero per terra, increduli del fatto che nel cervello di Luce i
criceti avevano
smesso di girare nella ruota e avevano iniziato a spulciarsi.
-
Ma che domanda è? – esclamarono,
rimettendosi in piedi. –
-
Scusate, eh! Ma è un
quesito che mi ha colto così, e volevo una risposta! – si giustificò
Luce.
-
Su, su! Meno
chiacchiere! Ho bisogno di voi! – ribadì la fata, svolazzando nervosa.
-
Si, si. Siamo
pronti! – fece Marian.
I
ragazzi si misero
uno di fianco all’altro.
-
Ricapitolando... –
enunciò la creaturina, volando avanti e indietro come fosse un
generale.
-
Numerose fate sono
prigioniere sul fondo del lago, catturate da un mostro malvagio che le
rapisce
per appropriarsi dei loro poteri. Io posso riuscire a farvi respirare
sott’acqua, ma vi prego, salvate le mie sorelle! –
I
ragazzi annuirono, e
si avvicinarono alle sponde, dove piccole onde si infrangevano sui
ciottoli
levigati.
-
State più vicini.-
disse la fata. Chiuse gli occhi e giunse le mani, aprendole come la
corolla di
un fiore. Mormorò alcune parole incomprensibili, e i ragazzi furono
avvolti da spruzzi
e getti d’acqua, che li trascinarono sotto la superficie del lago.
I
ragazzi sentirono
fremere il proprio corpo, come se avessero dei brividi caldi; era una
sensazione
piacevolissima, ma allo stesso tempo avevano una gran paura, perché
mancava
loro l’aria, ed erano sicuri che non sarebbero riusciti a resistere
ancora.
Pian
piano i quattro cominciarono
a sentire gli occhi pesanti, e cadendo in un sonno profondo, vennero
inghiottiti dagli abissi.
Il
primo a riaprire
gli occhi fu Rei. Era sdraiato supino, con le braccia aperte.
Tentò
di alzare la
testa, e si accorse di trovarsi sul fondo del lago, ma (cosa ancor più
strana)
si accorse anche di poter respirare l’ossigeno contenuto nell’acqua.
Quando si
fu perfettamente seduto, quasi gli occhi gli uscirono fuori dalle
orbite. Al
posto delle sue gambe infatti spiccava una squamosa coda di pesce, di
colore blu
scuro.
Tentò
di muoverla, e
vide che rispondeva agli impulsi proprio come le gambe, perciò decise
di
alzarsi e provare a nuotare. A stento riusciva a muoversi decentemente,
ma poi
si accorse dei suoi amici ancora addormentati, e corse da loro.
Si
avvicinò a Marian,
restando a fissarla intensamente.
Anche
lei, dalla vita
in giù aveva una lunga coda di pesce, ma di colore rosa – fucsia.
Il
seno era coperto da
una fascia dello stesso colore, fermato dietro la schiena con una
conchiglia.
Ad ogni respiro il petto della ragazza si alzava impercettibilmente.
Rei
sfiorò la spalla
della ragazza, che per lo spavento si alzò di scatto.
-
Ti sei spaventata?
Scusa! Ero io... - disse il ragazzo arrossendo.
-
Non preoccuparti...
è che... mi hai colta di sorpresa... – rispose lei, abbassando lo
sguardo, imbarazzata
anch’essa.
Nel
fare ciò, si
accorse anche lei del cambiamento delle sue gambe.
-
Ma... non è
possibile! Io... sono una sirena? – esclamò, entusiasmata, e con un
guizzo si
alzò.
Anche
per lei ci fu
bisogno di un po’ di tempo per abituarsi alla coda di pesce, ma alla
fine
riuscì a nuotare come fosse la cosa più naturale del mondo.
Nel
frattempo
anche gli altri si erano ridestati e stavano prendendo conoscenza con
la
propria coda. Quella di Luce era di colore azzurro ghiaccio, così come
la
fascia, mentre quella di Yann era dorata.
-
Come facciamo ora
per trovare le fate? Non sappiamo neanche dove ci troviamo... – fece
notare
Yann pensieroso.
-
Pssss... ehi!
Quaggiù!-
Una
voce chiamava i
ragazzi da dietro una foresta di alghe. Loro si avvicinarono, e videro
una
piccola trota che si aggirava tra il fogliame.
-
Finalmente!- disse
questa. – Io so chi potrebbe sapere dove sono le fate... chiedete alla
tinca,
proprio dietro quella roccia!-
I
ragazzi si
lanciarono sguardi meravigliati.
-
Un pesce che parla?
– esclamarono.
-
Vi stupite? Parlano
cani e porci, perché io non potrei? –
I
ragazzi, sempre più
stupiti, si scusarono, e percorsero la direzione indicata dalla trota.
-
Ehm... mi scusi...
signora Tinca... è in casa?- chiese cortesemente Marian.
-
In primo luogo... -
disse una calda voce maschile, - ... non sono una signora. In secondo
luogo... non
si interrompono i pesci per bene mentre stanno facendo toeletta!-
Tutti
i ragazzi
arrossirono per la figuraccia.
-
Ci scusi... -
dissero con un filo di voce.
-
Allora? Per cosa
siete venuti a disturbarmi?-
-
Sa per caso dove
sono imprigionate le fate?-
Il
signor Tinca assunse
un’aria pensierosa. – Ummmh... fatemi pensare... si... credo di averlo
sentito
dire dalla signora Carpa! Certo! Andate da lei. Si trova là in fondo.-
rispose,
e tornò ai suoi “affari”.
I
ragazzi arrivarono
davanti a un piccolo complesso di rocce, ricoperto da uno strato di
alghe.
-
Signora Carpa...
signora Carpa... - chiamò Luce, - Speriamo sia davvero una signora,
stavolta –
disse poi.
Da
un buco coperto di
alghe sbucò una bella carpa di colore rosso acceso.
-
Salve amici!- disse
con voce dolce. – Vi serve qualcosa?-
Da
un buco più in alto
sbucarono fuori cinque piccole carpe, che volteggiarono attorno ai
ragazzi
facendogli il solletico. Si misero a ridere.
-
Bambini! Tornate
dentro! Scusateli, è che non capita spesso di avere gente nuova qua
sotto... -
-
Sa per caso dove
sono le fate?- chiese Rei.
-
Oh! Le fate! Provate
dal pesce gatto, abita al piano di sopra. A proposito, volete una fetta
di
torta? Ne ho appena sfornata una.-
-
No grazie signora,
siamo di fretta.- disse Yann, e insieme agli altri andò dal pesce gatto.
In
una rientranza
della roccia, stava sdraiato un vecchio pesce gatto, con due baffoni
lunghi e
bianchi, che sonnecchiava.
-
Signore.- chiamò
Yann a bassa voce. – Signore.-
-
Non ho un trombone!-
disse il vecchio pesce con voce rauca e fischiettante.
I
ragazzi si
guardarono con aria interrogativa. Ma che stava dicendo?
-
Scusi, sa per caso
dove sono le fate?- chiese Marian.
-
Rate?- rispose il
pesce gatto. – Sono dieci anni che non pago le rate!-
-Questo
pesce è
proprio sordo!- riconobbe Rei.
-
Tordo? Mi dispiace,
ma non sono pratico del mondo di sopra, men che meno degli uccelli... -
rispose
il pesce, che evidentemente non aveva capito una parola.
-
STIAMO CERCANDO
LE FATE!!!- gli gridò Luce in un orecchio.
Il
pesce strabuzzò gli
occhi per lo spavento: - Non c’è bisogno di urlare, ci sento benissimo,
io! Le
fate sono imprigionate in una grotta che si trova in quella direzione,
verso
est, capito?- poi si riaddormentò come se niente fosse.
I
ragazzi nuotarono
per un lungo tratto, prima di scorgere in lontananza la sagoma di una
caverna
sottomarina.
Il
pesce gatto aveva
davvero ragione, ma la cosa che più sorprese i ragazzi, erano gli
oggetti che
si trovavano fuori dalla grotta.
Proprio
fuori dall’entrata,
infatti, erano sparsi tesori di ogni genere: monete d’oro, anelli,
bracciali,
corone, pietre preziose di ogni tipo e dimensione.
I
quattro rimasero
senza fiato, aggirandosi tra tutte quelle meraviglie.
-
Chissà come avranno
fatto ad arrivare fin qui! Voglio dire, non credo che qualcuno ce le
abbia
gettate di proposito... – disse Yann, mentre gli altri annuivano.
Luce
si guardò
intorno, e, senza essere notata, corse subito a tuffarsi tra tutto
quell’oro,
nascondendo qualche bracciale o diamante nel reggiseno.
La
caverna appariva
oscura e minacciosa.
-
Dovremmo entrare in
quell’antro tenebroso?- chiese Marian diventando blu per la paura.
-
Penso di si. - fece
Rei, poggiando una mano sulla spalla della ragazza, per farle coraggio.
L’interno
della grotta
era ricoperto di alghe e di piccoli molluschi. I ragazzi nuotavano
piano, e
arrivarono ad un punto in cui la luce non riusciva ad arrivare, per
questo per
un tratto procedettero al buio.
All’improvviso
in
lontananza scorsero una fievole luce azzurra.
Seguendola,
i quattro
arrivarono ad una stanza tonda. Al centro della stanza si trovava un
enorme
uovo di vetro, con in cima un’apertura, chiusa da un tappo d’oro a
forma di
fiore. La luce proveniva dall’interno dell’uovo, dove erano disposte
centinaia
e centinaia di bolle d’aria.
-
Dentro quelle bolle
ci sono le fate!- disse Yann.
Nell’oscurità
non
illuminata dalla luce magica brillarono due occhi rossi.
-
Avvicinati
principessa, avvicinati!-
-
Cerchiamo di svitare
il tappo.- disse Luce.
La
ragazza andò vicino
all’uovo e tirò il fiore d’oro con tutte le sue energie, ma questo non
si mosse
neanche di un millimetro.
-
Forse ci vuole la forza
di un uomo... - suppose Rei, e anche lui tentò l’impresa, fallendo.
-
Se provassimo tutti
insieme?- propose Marian, che mise le sue mani sul tappo. Gli altri la
guardarono,
poi le sorrisero con un cenno di assenso. Rei si avvicinò e mise le sue
mani su
quelle della ragazza, e così fecero Yann e Luce.
Dalle
mani dei ragazzi
si sprigionò un’aura colorata dai colori dei loro spiriti, che svitò la
chiusura
in un attimo, e tutte le bolle si liberarono tra quel luccichio di
colori,
illuminando la stanza a giorno.
Le
bolle iniziarono a
muoversi da sole, guidate da una forza magica verso l’uscita della
grotta.
-
Grazie ragazzi!-
disse una fata da dentro la sua bolla. – Da ora in poi ce la caveremo
da sole. Per
ringraziarvi di tutto quello che avete fatto per noi, potete prendere i
tesori
che volete!-
I
ragazzi uscirono
dalla caverna. – Avete visto che cosa è accaduto un attimo fa?- disse
Yann.
-
E’ successo perché
eravamo uniti!- affermò Marian.
-
Ed ora... ARRICCHIAMOCI!-
gridò Luce con gli occhi sbrilluccicanti.
Improvvisamente
Marian
impallidì: - Luce, scappa! Sbrigati!- gridò, con le lacrime agli occhi.
La
ragazza si voltò, e
proprio dietro di lei si stagliava una figura mostruosa, con le
sembianze di un
uomo, ma con la pelle verde e squamosa e con le branchie proprio sotto
due
buchi che dovevano essere le orecchie. Aveva mani e piedi palmati.
La
creatura alzò un
braccio, e scatenò una forte corrente d’acqua, che scagliò contro i
ragazzi.
Luce
si accovacciò
gridando, e attorno a lei si materializzò una barriera protettiva che
schivò il
colpo.
Gli
altri, invece, presero
l’attacco in pieno, e caddero sulla sabbia senza forze.
Luce
volse la testa e
vide i suoi amici riversi.
I
suoi occhi si
spalancarono e diventarono vuoti, mentre le sue lacrime si fondevano
con
l’acqua circostante.
Corse
subito da Marian
cercando di svegliarla, ma invano.
-
Sorellina!
Svegliati! Non fare scherzi! – gridava, sconvolta, scuotendo la ragazza
per le
spalle, ma i suoi occhi non accennavano a riaprirsi.
La
creatura si
avvicinò e mise le sue mani palmate sulle
spalle di Luce.
Avvicinò
la sua testa
spaventosa all’orecchio della ragazza e le sussurrò: - Sei incapace ed
egoista!
Come sempre hai pensato prima a te stessa e non ti sei ricordata che
avevi
degli amici in pericolo! Sei spregevole... ma... non ricordi? E’ già
successo
in passato... -
Luce
ricordava eccome.
“Anche
in quella
situazione non sono riuscita a proteggere le persone che amavo!”
Ricordo che era
inverno...
Avevo appena cinque
anni.
Era il giorno del
compleanno della mamma.
Io, la mamma e il
papà ci stavamo incamminando verso il
ristorante in cui avremmo cenato, ma non ci arrivammo mai, perché
accadde un
fatto che mi segnò per tutta la vita.
Attraversando la
strada, non ci accorgemmo di un tir che
veniva dalla nostra destra, e lui non si accorse di noi...
I miei genitori
morirono sul colpo, mentre io,
straordinariamente, non mi feci un graffio.
Nemmeno i medici che
mi visitarono, riuscirono a capire
perché io fossi incolume.
Allora non sapevo di
possedere simili poteri, ma è stato
grazie a loro che mi sono salvata.
La cosa che non mi
perdonerò mai, però, è il fatto che non
sono riuscita a salvare la mamma e il papà!
-
Sei una persona
inutile... - sussurrò il mostro all’orecchio di Luce, mentre lei era
accovacciata
con le mani sulla testa e gli occhi serrati, troppo disperata anche per
piangere.
-
Non è affatto vero!-
-
Chi ha parlato?-
gridò il mostro girandosi di scatto.
-
Sono stato io. -
rispose Yann.
-
Luce non merita di
sentirsi dire queste cose. Lei è la persona più solare e simpatica che
conosca,
e se magari ha lasciato delle persone in difficoltà non lo ha fatto
intenzionalmente. Anche se la conosco da poco tempo so che Luce ha un
cuore
buono... -
Il
mostro si
spazientì, e con un potente colpo scaraventò Yann a vari metri di
distanza,
facendogli perdere i sensi.
-
Come hai osato
colpirlo?! - esclamò Luce rialzandosi di scatto.
-
ORA BASTA!!!
– gridò, avvertendo una nuova forza che le scorreva nelle vene,
un’energia che
la animò nel profondo del cuore.
Si
parò davanti al
mostro, sprigionando dal corpo un’aura mistica, che fece arretrare la
creatura.
Questo,
per difendersi
da quell’influenza benefica lanciò un incantesimo verso Luce, che si
chinò per
schivarlo, ma la scia dell’incantesimo sfiorò la testa della ragazza, e
le bruciò
le punte dei capelli, accorciandoglieli di un palmo.
Luce
si fermò
improvvisamente: - I... i miei capelli! I miei poveri capelli!!!- si
mise a
gridare.
Si
voltò verso il
mostro con lo sguardo furente di un toro.
-
Ora mi hai fatto
davvero arrabbiare!- ringhiò, mentre sulla sua mano si formava una
piccola sfera
di energia.
-
Ora vedremo se sono
davvero così inutile come dici!!!- e così dicendo scagliò
quell’incantesimo
contro il mostro, che lo avvolse come una pellicola e lo disintegrò in
mille
pezzettini.
La
ragazza non credeva
ai propri occhi.
-
Ho... ho fatto una
magia!!!- esclamò, esultando.
Improvvisamente
le
forze la abbandonarono, facendola sentire molto stanca.
“
Sarà perché è la
prima volta che uso i miei poteri...” pensò, “ Ma ora non devo perdermi
d’animo, i ragazzi hanno bisogno di me!”
Si
avvicinò a Yann e
controllò che non avesse ferite.
Si
sorprese del fatto
che era rimasta incantata a fissarlo.
In
effetti, dal poco
tempo che si conoscevano, lui aveva avuto modo di comprendere la
ragazza molto
bene, dato il carattere molto espansivo di Luce, mentre lei, di Yann
sapeva
poco e niente...
Così
addormentato, sembrava
proprio un angioletto.
Cercò
di alzarlo con
delicatezza, e notò che l’acqua ne faceva diminuire il peso, quindi per
lei sarebbe
stato più facile trasportarlo.
Mise
le braccia del
ragazzo attorno al suo collo e iniziò a nuotare.
Stando
così vicini,
Luce riusciva a sentire i battiti del suo cuore, che andavano
all’unisono con quelli
di Yann.
Ripensò
alle parole
che aveva detto il ragazzo.
È la persona più
solare e simpatica che conosca... Luce ha
un cuore buono...
La
ragazza avvampò. “
Ma cosa mi viene in mente adesso!!!”
Nel
frattempo Yann
aveva ripreso conoscenza, e, ritrovandosi tra le braccia di Luce,
rispose
all’abbraccio.
Lei
sussultò.
-
Che stai facendo?! –
esclamò, imbarazzata.
Yann
rise. – Tu mi
abbracci, e allora anche io ti abbraccio! – spiegò semplicemente.
-
Io non ti sto
abbracciando! Ti sto solo... ehm... trasportando, ecco. – disse Luce,
ma anche
a lei scappò da ridere, non sapendo il perché.
I
due si staccarono, e
nuotarono insieme verso l’alto.
-
Accidenti! – mormorò
Luce. – Sento freddo sul collo! –
In
quel momento Yann
si accorse che i capelli della ragazza erano diventati cortissimi,e non
arrivavano
nemmeno a coprirle il collo.
-
Ma... che è successo
ai tuoi capelli? – esclamò lui, incredulo.
-
Non farmici pensare!
È stato quel maledetto mostro! Adesso ci vorranno secoli per farli
tornare come
prima! –
-
Su, non prendertela!
Sei carina ugualmente! –
-
Lo so! – fece lei,
sbattendo le ciglia.
Risaliti
in
superficie, Luce disse: – Yann, tu trova la fatina che ci ha
trasformati, io
vado a recuperare gli altri, ok?-
Il
ragazzo annuì,
mentre lei tornava a rituffarsi negli abissi.
Marian
aprì gli occhi
leggermente, e vide di fianco a se il viso tranquillo di Rei,
addormentato e
rilassato.
La
ragazza sorrise,
stiracchiandosi.
-
No... – mormorò il
ragazzo, ancora addormentato. – No, ti scongiuro! Non farlo! –
Vedendolo
così
agitato, Marian gli si avvicinò, cercando di svegliarlo.
-
Rei! Svegliati, stai
facendo un incubo! –
La
mano del ragazzo
era a pochi centimetri da quella della ragazza.
Lei
allungò prima un
dito, poi il resto della mano, e sfiorò quella di Rei.
Il
ragazzo aprì gli
occhi.
-
Buongiorno...- mormorò.
Marian
nascose la mano
dietro la schiena. – F... finalmente ti sei svegliato!-
Lui
rise. – Già, quel
colpo mi ha davvero stordito! – disse, massaggiandosi la testa.
-
E anche quel mostro,
immagino. Nel sonno dicevi qualcosa come “non farlo”, e cose del
genere... –
rise Marian.
Rei
si rabbuiò,
abbassando la testa.
-
No. – disse. – Non
c’entrava niente con il mostro... –
Vedendo
quell’espressione corrucciata, la ragazza non si sentì di chiedere
spiegazioni.
-
Ma... dove sono finiti
Luce e Yann? – fece all’improvviso, guardandosi intorno.
Anche
Rei se ne
accorse, dimenticando i suoi tristi pensieri.
-
Forse saranno qua
attorno... ad arricchirsi, come ha
detto prima tua sorella! – rise.
La
mano di Rei affondò
nella sabbia, e sentì qualcosa sotto le dita. Lo prese e vide che era
un anello.
–
Oh, guarda cosa ho
trovato!-
-
Che carino!- disse
Marian.
L’anello
era
costituito da una semplice strisciolina d’argento, decorata con una
pietra lilla
sfaccettata.
-
Lo vuoi? Dopotutto
la fata ha detto che possiamo prendere quello che vogliamo!-
Marian
era un po’
indecisa. – Beh, io... -
Rei
glielo porse,
convincente.
A
quel punto Marian
accettò.
Allungò
la mano per
prenderlo, quando le loro dita si sfiorarono.
Lei
ritrasse la mano,
ma Rei la trattenne gentilmente, tenendole l’indice con il proprio.
Marian
avvampò, non
riuscendo, o non volendo, lasciare quel contatto.
-
Raagaazziii!
Che state facendooo?- chiese Luce, comparendo alle spalle dei due.
I
ragazzi trasalirono,
separandosi all’istante.
-
N... non facevamo
a... assolutamente niente... - balbettò Marian.
Luce
li squadrò
dall’alto in basso con sguardo indagatore.
-
Sul serio?- fece,
poco convinta.
-
Assolutamente!-
rispose Rei tutto rosso.
-
Mhmh... non me la
contate giusta... - disse Luce, nuotando verso la superficie.
I
ragazzi vennero
finalmente ritrasformati dalla fata, nel senso che la loro coda di
pesce scomparve,
sostituita con le loro gambe, poi decisero di tornare al castello,
ritenendo
che per quel giorno avessero già avuto la loro dose di stress.
Yann
trasportava il
cestino del pranzo ancora pieno, e dietro di lui, Luce divorava panini
rubati
di nascosto.
Marian
era sdraiata
nel letto della sua camera, ripensando a quello che era successo sul
fondo del
lago.
“
Perché Rei non
lasciava la mia mano? Non che non mi facesse piacere, ma vorrei sapere
il perché...”
In
quel momento bussarono
alla porta.
Era
Luce. – Posso
entrare?- chiese.
-
Certo!- rispose la
sorella.
La
ragazza entrò, aprì
le braccia e si lasciò cadere a peso morto sul materasso.
Entrambe
guardavano il
soffitto, prese dai loro pensieri.
-
Sai, dopotutto
questo taglio di capelli sta cominciando a piacermi, anche se è stato
causato
da un mostro... – disse Luce, passandosi le mani tra le ciocche castane.
-
Già, ti sta molto
bene, rispecchia il tuo carattere!-
-
Ho parlato con la
mamma. – sospirò Luce, dopo un attimo di silenzio.
-
Le ho raccontato
tutto quello che è successo. Lei pensa che quel mostro non si trovasse
li per
caso... insomma, che sia stato mandato per noi... -
Marian
rabbrividì.
-
Vuoi dire che quel
mostro ci aspettava? –
Luce
annuì. – Si.
Credo che ci abbiano teso una trappola. E questo vuol dire solo una
cosa: chiunque
lo abbia mandato, sapeva che noi ci saremmo recati al lago, e quindi
può essere
qualcuno che ci sta attorno o che addirittura conosciamo... –
-
Oppure qualcuno che
ci tiene d’occhio... – mormorò Marian.
-
Anche... – fece la
sorella.
Le
due ragazze
sospirarono.
-
La cosa che mi
dispiace di più è aver lasciato tutto quel ben di Dio sott’acqua. Anche
quello
che avevo racimolato, l’ho perso durante il combattimento... –
Marian
rise.
-
Certo che sei
davvero strana! Un attimo fa parlavamo di mostri e adesso ti viene in
mente il
tesoro! -
-
Ovvio! Adesso
resterò tutto il giorno con il pensiero fisso di tutto quell’oro che mi
chiama
dal fondo del lago. Luceee... Luceee... Vedi Marian? Mi sta chiamando!
-
Le
due ragazze risero
insieme.
“Non
mi importa di
quello che abbiamo lasciato la sotto.” pensò Marian, “Perché il tesoro
più
importante è qui, nella mia mano!”
Il
piccolo anellino
d’argento, infatti, circondava il suo anulare destro.
Eccomi
di nuovo tra i
vivi!
Perdono
infinito per
l’assenza (anche se credo che in pochi sentirete la mia mancanza…)!!!
In
questo periodo non
ho internet, e sono costretta ad andare in biblioteca per poter
navigare un
po’, ma con gli impegni universitari mi è difficile anche questo… T^T
So
che sembrano banali
scuse, ma è la verità…
Vorrei
aggiornare più
spesso…
Comunque,
oggi sono
qui, ed è questo l’importante, no?
In
questo terzo
capitolo abbiamo finalmente scoperto il passato di Luce, che è stato
molto
doloroso, ma il grande affetto di Marian e della sua famiglia l’ha
fatta
sentire davvero amata!
Abbiamo
scoperto anche
delle cose molto importanti per quanto riguarda i sentimenti dei
quattro... ma
sarà davvero così come si crede? O il futuro riserverà nuove sorprese?
x
dolceGg94: non devi
minimamente scusarti!!! Se non riesci a leggere in tempo è perché posto
i
capitoli ogni morte di Papa! Anche io sarei morta alla vista di un
ragno del
genere, perché davvero non riesco a sopportarli, nemmeno quelli
microscopici
che sembrano granelli di sabbia! Mi fa piacere che adori l’azzurro e il
segno
del leone, vuol dire che un po’ somigli a Luce. ^^
Anche
a me piace
l’azzurro, ma preferisco di gran lunga il rosa, proprio come Marian
(sarà
perché l’ho creata io? XP)
Davvero
questa storia
ti piace sempre più?
Me
feliceee!!! XDD
Bene...
con le note
abbiamo finito, allora è tempo di una nuova presentazione!
Breve intervista a Rei
Come ti chiami?
Il
mio nome è Rei Yamazaki
Quanti anni hai?
Ne ho
16, ma il 20 aprile ne
faccio 17.
Che bello, in primavera! Quindi il
tuo segno zodiacale è...
L’Ariete!
Mi piace molto, come
segno (forse perché è il mio?).
Anche a me piace molto.
Piuttosto... quanto sei alto?
Un
metro e settantanove.
Caspita! Sei molto alto! E quanto
pesi?
Dovrei
essere sui
sessantacinque... più o meno...
Di che colore hai gli occhi? E i
capelli?
I
miei occhi sono blu scuro, mentre
i capelli sono rossi (non arancioni, proprio rossi!), un po’ corti e
sempre
spettinati...
Wow, sei suscettibile sul colore
della tua chioma! Ok, qual è il
colore che preferisci?
Il
bianco, anche se mi si addice
di più il nero... Il bianco mi fa dimenticare i problemi.
Cucciolo! Va bene... Quale cibo
preferisci di più?
Beh...
ci sono tante cose che mi
piacciono... ma quello che preferisco mangiare sono i dolci! Sono
davvero un
goloso cronico, e non rinuncio mai ad una fetta di torta o ad un
pasticcino!
Tanto poi smaltisco mentre lavoro...
Ah, lavori? Raccontaci un po’ di
te...
Beh...
allora... sono simpatico,
un po’ timido (dipende dalla persona che ho davanti), e anche un
inguaribile
romantico, solo che non riesco a fidarmi totalmente delle persone,
purtroppo è
un mio difetto...
Un
altro mio difetto, chiamiamolo
così, è che sono realista... Non riesco a credere fino in fondo nei
sogni e
nelle fantasie, perché ho scoperto fin da piccolo come funziona il
mondo...
*sospira,
poi sorride di nuovo*
Come
ho detto prima sono
golosissimo!
Mi
piace girovagare nei boschi
vicino al mio villaggio, e andare a caccia o a pesca con mio padre e
Yann.
Perfetto! Ora sappiamo un po’ di
cose su di te... Vuoi lasciarci una
tua foto, o un ritratto... insomma... i mezz’elfi usano oggetti
terrestri?
*ride*
Si, noi mezz’elfi
conosciamo gli oggetti terrestri, e a volte li usiamo, ma la maggior
parte
delle volte preferiamo usare la magia, al posto della tecnologia.
Perciò,
possiamo ottenere dei ritratti che sembrano fotografie facendo semplici
incantesimi.
Ecco
un ritratto che mi ha fatto
la mamma...
|
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Capitolo 4 *** Il tuo innamorato segreto ***
Capitolo
4
Il
tuo innamorato segreto
Ylia
camminava come fluttuando, con espressione da pera cotta in faccia.
Salutava
tutti con un sorriso beato, e non le importava dove mettesse i piedi e
nemmeno
se inciampasse più spesso del solito.
-
Ehm... che ti succede? – chiese Marian, che con la sorella passeggiava
nel
giardino del palazzo.
Ylia
era appunto inciampata in un cespuglio, e si stava rialzando,
ripulendosi dalle
foglie.
-
Niente, perché? – rispose lei, con voce zuccherosa. – Tutto bene! –
disse.
-
Sembri un po’ strana, in effetti... – constatò Luce, esaminandola da
ogni
parte.
Ylia
sospirò soddisfatta. – Forse è a causa di questa... – mormorò,
mostrando alle
ragazze una lettera scritta su carta raffinata e profumata.
-
Possiamo? – fece Marian.
Ylia
annuì.
Luce
aprì la lettera, e lesse ad alta voce.
-
Cara Ylia, tu forse non sai chi sono, ma io ti conosco molto bene... Ti
osservo
da molto tempo, ormai, e finalmente ho trovato il coraggio di
scriverti. Dal
primo momento che ti ho vista, non ho più smesso di pensare a te... Da
quando
mi sveglio al mattino, al momento in cui vado a dormire la sera, i miei
pensieri sono sempre rivolti a te, e anche durante il sonno, i miei
sogni sono
riempiti dal tuo bellissimo viso, e dai tuoi morbidi capelli... Perciò
ho deciso
di farti sapere che sei la più bella ragazza che io abbia mai visto, e
che il
mio cuore batte solo e soltanto per te. Per ora, non trovo il coraggio
di
mostrarmi a te di persona, perciò affido i miei sentimenti a queste
poche
righe. Spero di averti resa felice, svelandoti tutto il mio amore,
firmato il tuo innamorato segreto.
–
Quando
Luce finì di leggere, Ylia aveva un’espressione sognante, e Marian
tratteneva
le lacrime per la commozione.
-
Oh, Ylia! Hai un ammiratore segreto! – esclamò la ragazza, abbracciando
l’amica.
-
Secondo me... – intervenne Luce, - questo, più che ammiratore mi sembra
un
maniaco! –
-
Perché dici così! – la rimproverò la sorella.
-
Io dico semplicemente quello che penso. E io penso che questo tipo sia
ossessionato, altro che innamorato! Non hai letto quello che ha scritto
nella
prima riga? Io ti conosco molto bene...
Questo vuol dire che ti spia! Ti segue quando tu nemmeno te lo
immagini... –
-
Smettila, Luce! – esclamò Marian. – Così la spaventi! Ylia, non
ascoltare
quello che dice mia sorella. Questo tipo è innamorato di te, quindi ora
bisogna
solo scoprire di chi si tratta... –
Ylia
sorrise, annuendo.
-
Certo, non datemi ascolto! Tanto arriverà il momento in cui verrete da
me
piangendo, e io vi dirò: ve l’avevo
detto! - ribadì Luce, rientrando al castello.
-
Dai, aspetta! Non andartene! Stai qui con noi! – la chiamarono Marian e
Ylia,
ma la ragazza le salutò con la mano, proseguendo per la sua strada.
-
Secondo lei è tutto così facile! Le persone sono tutte buone e care...
– mugugnò
Luce, camminando spedita verso la sua stanza.
-
Ehi, Luce, che borbotti? – fece Yann, che proveniva dalla direzione
opposta,
seguito da Rei.
-
Ciao. – disse lei secca,
proseguendo, ma poi si fermò, tornando indietro.
-
Scusate se vi ho salutato in quel modo... –
Rei
sorrise. – Sei di cattivo umore? – chiese.
La
ragazza scosse la testa. – No... è che a volte mia sorella ha delle
idee
assurde... Voi cosa pensereste se vi arrivasse una lettera in cui c’è
scritto: ti osservo da tanto tempo, non faccio che pensare a te, bla bla
bla... –
-
È arrivata una lettera del genere a Marian? – chiese Rei allarmato.
-
No, è arrivata a Ylia. – rispose Luce.
Il
ragazzo sospirò di sollievo.
-
Beh, io penserei che qualcuno sia innamorato di me... – suppose Yann.
-
Oh, no! Tu la pensi come Marian, allora! – sospirò la ragazza.
-
A me farebbe un po’ paura, invece... sapere di essere osservati
da tanto tempo non è una bella sensazione... – ammise
Rei. – Con quello che si sente in giro, non bisognerebbe fidarsi
tanto... –
-
Quanto siete diffidenti! Io invece penso che sia una cosa tenera!
Sicuramente
si tratta di una persona timida che non ha il coraggio di parlarle, e
allora si
limita ad ammirarla da lontano... – sostenne Yann, sognante.
-
Sei davvero un caso disperato, Yann. Se la pensi a questo modo vai a
crogiolarti nel fuoco dell’amore assieme a mia sorella! – gridò Luce,
arrabbiata.
-
Nooo! – esclamò Rei. – Vo... voglio
dire... – fece, avvampando, - Non c’è bisogno di litigare, no? –
Luce
parve non sentire nemmeno quello che aveva detto Rei, ma incrociò le
braccia al
petto e se ne andò.
-
Beh... è andata così... – sospirò Rei. – Ti chiedo solo una cosa,
fratellino...
ti prego, non andare a crogiolarti
nell’amore con Marian! –
Yann
non rispose.
Era
bloccato come una statua, e la sua espressione era un misto di
disperazione e
incredulità.
Rei
schioccò le dita un paio di volte, ma il fratello era proprio inebetito.
-
Mi ha risposto male... – riuscì a mormorare Yann, esterrefatto.
Poco
dopo, i ragazzi raggiunsero Marian e Ylia nel giardino, dove
raccontarono di
aver avuto anche loro una discussione con Luce.
-
A volte è davvero irritante. – fece Marian. – Non è forse lecito poter
sognare
un po’? –
Yann
era ancora una statua inanimata, mentre Rei sembrava pensieroso.
-
È anche vero però che è meglio tenere gli occhi aperti... Voglio
dire...
potrebbe sul serio essere un malintenzionato... –
Marian
sgranò gli occhi. – Beh, allora anche tu la pensi così? –
Il
ragazzo assunse un’espressione sconsolata.
Gli
dispiaceva deludere Marian, ma comunque quella era la sua opinione, e
non
poteva cambiarla...
Il
mattino seguente, a colazione, le cose non erano affatto cambiate.
I
ragazzi, che erano seduti tutti allo stesso tavolo, in un grande
soggiorno, e nessuno
aveva il coraggio di guardarsi negli occhi.
Luce
mangiava come una disperata, ed era riuscita a spazzolarsi da sola un
intero
prosciutto affumicato.
Marian
sospirava, e lanciava sguardi sconsolati ai suoi amici.
Yann
era ancora sconvolto dal giorno prima, e ogni volta che guardava verso
Luce, il
respiro gli si smorzava, e non riusciva più a mangiare niente.
Ad
un certo punto bussarono alla porta, e un cameriere in un’ elegante
livrea blu
si presentò davanti a Ylia.
-
Una consegna per lei. – disse, porgendo un gigantesco mazzo di gigli
bianchi
alla ragazza.
Luce
si alzò di scatto, lanciando un’occhiata glaciale verso i fiori, poi
uscì dalla
stanza senza dire niente.
Ylia
parve rattristarsi, ma poi la sua attenzione fu di nuovo catturata dai
fiori,
che la attirarono con il loro intenso profumo.
-
Guarda! C’è un biglietto! – esclamò Marian, indicando un foglietto di
pergamena
che usciva dalle foglie.
Ylia
lo lesse con gli occhi, e la sua espressione si fece sempre più
emozionata ed
impaziente.
-
Allora? – fece l’altra, interessata.
La
ragazza avvampò, boccheggiando.
-
Vuole incontrarmi! – mormorò.
Marian
saltò su dalla sedia, colta alla sprovvista da quella notizia.
-
Che cosa? Ma allora ti devi preparare! Devi farti bella! – esclamò,
facendo
alzare anche l’amica, e uscendo insieme dalla stanza.
Yann
e Rei rimasero da soli, senza sapere cosa fare.
-
Fratello... – disse Yann, sconsolato. – Secondo te Luce mi odia? –
-
Ecco fatto! Sei perfetta! – disse Marian, orgogliosa del suo lavoro.
Ylia
si guardò allo specchio, osservandosi da ogni minimo lato.
I
suoi capelli rossi erano raccolti sulla nuca, con qualche piccolo
ricciolo che
usciva dall’acconciatura, che le davano un’aria romantica.
Marian
l’aveva truccata e l’aveva aiutata a scegliere l’abito che avrebbe
dovuto
indossare.
-
Non servirebbe un altro po’ di trucco, secondo te? – fece Ylia,
esaminandosi.
L’amica
negò categoricamente. – Assolutamente no! Sei stupenda, dico davvero! –
Ylia
sospirò, elettrizzata. – Sarà meglio andare, allora. – disse.
Le
due ragazze uscirono dal castello, incamminandosi per i giardini.
-
Ha scritto che vuole incontrarmi al pergolato delle rose... – fece
Ylia, che
iniziava ad innervosirsi. – E se poi lui non mi piacesse? Se è troppo
basso, o
troppo alto? Se è troppo biondo o troppo bruno? O peggio! Se fosse come
ha
detto Luce? –
-
Adesso smettila! – esclamò Marian, spingendola a camminare più in
fretta. –
Vedrai che andrà tutto bene! Lui sarà fantastico eccetera. –
Ormai
il pergolato si scorgeva in lontananza, e si notava che vicino ad esso
c’era
una figura in piedi.
Era
un ragazzo alto, vestito elegantemente, e aveva qualcosa in mano,
probabilmente
un regalo per Ylia.
La
lontananza era troppa per poter scorgere i tratti del suo viso, ma si
notava
distintamente che i suoi capelli erano biondi e fluenti, e
risplendevano al
sole.
-
Ora ti lascio. Vai e conquistalo! – fece Marian, dando una pacca sulla
spalla
all’amica.
Mentre
Ylia si faceva coraggio, e incedeva verso il suo ammiratore, Marian
tornò
indietro, per lasciare i due in intimità.
“
Che buffo!” si disse la ragazza, “ Avrei giurato che quel tipo fosse il
principe Yuri, ma è impossibile! Se fosse davvero lui sentirei la puzza
della
sua acqua di colonia fino a qui!”
Luce
si aggirava frenetica per i corridoi, finché non s’imbatté casualmente
in Rei.
-
Oh! Cercavo proprio te! – esclamò lei, e con la sua solita finezza ed
eleganza,
lo prese dal colletto della camicia e se lo trascinò dietro fino ad una
cassapanca nel corridoio, dove lo fece sedere.
Lui,
un po’ terrorizzato, le chiese che cosa le fosse preso.
-
Devi aiutarmi. – disse Luce.
Rei
sbatté le palpebre più volte. Aveva forse capito male?
-
Cheee? E per cosa dovrei aiutarti? – esclamò.
-
Senti, posso chiederlo solo a te, perché la pensiamo esattamente allo
stesso
modo. Anche tu hai dei dubbi sull’ammiratore segreto di Ylia, no? –
Il
ragazzo annuì.
-
Bene! È per questo motivo che ho bisogno di te. Voglio smascherarlo. –
-
Senti, Luce... –
-
No! Fammi finire! Anche a me piacerebbe credere che questo tizio sia
davvero
innamorato di lei, ma non è così. Lo sento. –
Rei
sorrise, divertito. – Sei preoccupata per Ylia? –
Luce
arrossì un po’, voltandosi per non farsi vedere in viso.
-
Beh... solo un pochino... – ammise, incrociando le braccia al petto.
Il
ragazzo si alzò, sistemandosi la camicia. – Va bene, ti aiuterò. –
Marian
sedeva su una panchina del grande giardino, e sfogliava una margherita
con aria
sognante.
Sentendo
dei passi dietro di lei, si voltò di scatto, nascondendo il fiore.
-
Yann! Sei tu! Credevo fosse... ehm... non fa niente... –
Lui
rise. – Credevi fosse Rei? –
-
Nooo! Cosa te lo fa pensare? – negò la ragazza, scuotendo energicamente
la
testa.
Yann
rise, seguito poi da Marian.
Il
ragazzo si sedette vicino a lei, un po’ nervoso.
-
Marian senti, posso farti una domanda? –
-
Certo! Dimmi pure! –
Yann
fece un sospiro. – Secondo te, Luce mi odia? –
Marian
gli lanciò uno sguardo divertito, e poi scoppiò a ridere.
-
Ma che dici! – esclamò. – Lei non ti odia affatto! –
Gli
occhi di Yann si illuminarono improvvisamente, e sul suo volto si aprì
un
gigantesco sorriso, che andava da un orecchio all’altro. Saltò su dalla
panchina e si mise ad esultare e a ridere come un bambino.
-
Ma... – si fermò un attimo, colto da un pensiero improvviso, - Sei
sicura?
Insomma, sia ieri che oggi si è comportata molto freddamente, e ieri mi
ha
anche risposto molto male... –
Marian
scosse la testa.
-
Non ce l’aveva contro di te. Era arrabbiata e basta. –
Yann
non riusciva a capire. – Arrabbiata? Se l’è presa così tanto per
l’ammiratore
di Ylia? –
-
No, non tanto per quello, più per il fatto che non
le diamo ragione... Lei odia avere torto! – spiegò lei.
Il
ragazzo era incredulo.
-
Era arrabbiata... per questo? –
Marian
annuì. – In verità è una cosa che mi diverte molto... –
-
A me invece ha terrorizzato!!! – ammise Yann, sorridendo a denti
stretti.
-
Vedrai che si sistemerà tutto. – disse la ragazza.
-
Chi le ha consegnato i fiori, eh? Avanti, ci dica la verità! – gridava
Luce,
tenendo stretto il colletto del cameriere, che tremava atterrito.
-
Luce, è meglio che tu la smetta... – bisbigliò Rei. – Lo stai
terrorizzando...
–
La
ragazza mollò la presa, ricomponendosi.
-
Io... – balbettò il cameriere, - ... non lo so... L’ho trovato
all’ingresso
delle cucine, e sul biglietto c’era scritto che era un regalo per la
veggente...
–
Rei
ringraziò, trascinando a forza Luce il più lontano possibile.
-
Siamo ad un punto morto... – sospirò la ragazza, mentre con l’amico
usciva
fuori in giardino.
Proprio
in quel momento, dal folto degli alberi stava arrivando Ylia, e quando
fu
vicina a loro, si fermò.
Luce
le si fece vicino, un po’ imbarazzata.
-
Senti Ylia... ecco, io volevo scusarmi per tutto quello che ho detto...
Il
fatto è che ero preoccupata per te... –
Ylia
le sorrise dolcemente, tranquillizzando l’amica.
-
Non devi preoccuparti, non ce n’è bisogno! – disse. Con le dita
giocherellava
con un braccialetto che le circondava il polso. Era argentato, e aveva
tanti
piccoli pendenti a forma di cuore.
-
Te l’ha regalato quel ragazzo? – chiese Rei, indicandolo.
Ylia
annuì. – Si chiama Mark, ed è uno degli assistenti del fabbro... dice
che un
giorno mi ha incontrata nel borgo, e da allora non mi ha più
dimenticata... –
Luce
abbassò lo sguardo, maledicendosi per aver pensato tutte quelle cose
cattive su
quel ragazzo. Vedendo Ylia così felice dopo averlo incontrato, le venne
una
fitta al cuore.
In
fondo voleva bene alla sua amica, non voleva litigare con lei.
-
Scusami ancora. Spero che tu dimentichi le mie cattiverie. – disse Luce.
Ylia
sorrise di nuovo, e Luce le diede un buffetto sul braccio.
A
quel contatto, la ragazza si irrigidì, mentre Ylia si allontanava.
-
Che ti succede? – esclamò Rei, vedendo l’espressione terrorizzata
dell’amica.
-
Lei... era... – mormorò, - era congelata come un cubetto di ghiaccio! –
I
due ragazzi cercarono Marian e Yann dappertutto, e dopo averli trovati,
si
riunirono tutti in camera di Marian.
Luce
era ancora un po’ scossa, e non sapeva come iniziare il discorso.
-
Sorellina, che ti prende? – fece Marian, scuotendola un po’ per le
spalle.
Luce
puntò i suoi occhi azzurri in quelli verdi di Marian.
-
Era congelata! E non dico semplicemente fredda o che, ma proprio
congelata! E
capisco anche che siamo in inverno, pure io ho il naso ghiacciato, ma
lei era
proprio un cubetto, capisci? Sembrava uscita dal freezer, dalla
ghiacciaia,
sembrava un surgelato! –
-
Ferma, ferma, ferma... – fece Marian, tappando la bocca della sorella.
-
Prima di tutto, inserisci il soggetto. –
Luce
fece un respiro profondo. – Ylia. – disse.
-
Ylia è un surgelato? – chiese Yann, e tutti lo guardarono male.
-
Spiegaci cos’è successo. – chiese Marian a Rei, vedendo che Luce era
tutta
agitata.
Il
ragazzo abbassò lo sguardo.
-
Luce ha sfiorato Ylia, e si è accorta che lei era ghiacciata come... –
-
Come un morto! – terminò la frase Luce.
Marian
e Yann si guardarono perplessi.
-
Andiamo a cercarla. – propose la ragazza.
Yann
suggerì di dividersi in due gruppi per perlustrare il castello, perché
i
ragazzi erano già stati nelle stanze di Ylia, trovandole vuote.
-
Luce, tu verrai con me nell’ala ovest, e voi due andrete nell’ala est.
– disse
il ragazzo.
Gli
amici erano sbalorditi. Yann non era mai stato così deciso come in quel
momento.
-
O... ok... – mormorò Luce, confusa, non sapendo che altro dire.
Marian
e Rei salivano una lunga rampa di scale.
-
Marian, che hai? Sei silenziosa... – fece Rei, fermandosi.
La
ragazza si bloccò, andando quasi a sbattere contro di lui.
-
Non ho niente... sto bene... – mormorò, non riuscendo a guardarlo negli
occhi.
Rei
poggiò le mani sulle spalle di Marian, e lei inconsciamente alzò la
testa,
incontrando gli occhi zaffiro del ragazzo.
-
Se c’è qualcosa che ti preoccupa, a me puoi dirlo. – fece lui,
abbozzando un
sorriso.
Anche
Marian sorrise, poco convinta. – O... ok. Ora però... dovremmo
continuare a
cercare Ylia, non credi? –
-
Hai ragione... – disse, e insieme continuarono a salire le scale.
In
verità, qualcosa che preoccupava Marian c’era, ma non poteva
assolutamente
dirlo a Rei, perché era proprio lui la fonte della sua preoccupazione...
“
Ho capito che non sarò mai la sua ragazza ideale...” pensava. “ L’ho
capito
solo oggi, quando ho notato che abbiamo idee completamente diverse...”
Anche
Yann era insolitamente silenzioso, mentre con Luce perlustrava le
cucine.
-
Dobbiamo sbrigarci, perché tra poco arriveranno i cuochi per preparare
il
pranzo... –
Il
ragazzo fece un cenno impercettibile con la testa.
Luce
si voltò a guardarlo.
-
Non mi hai risposto. – disse.
Yann
alzò la testa, sconsolato.
-
Luce, - disse. – Tu mi odi? –
La
ragazza sbatté più volte le palpebre.
-
Io? – fece, guardandolo incredula, poi scoppiò a ridere a crepapelle. –
Io non
ti odio! Ma come ti è venuto in mente? –
Yann
spalancò gli occhi, che sbrilluccicavano esageratamente.
-
Sai, ho parlato con tua sorella, e anche lei mi ha detto che non mi
odi, però
io non ci ho creduto fino in fondo, volevo sentirlo dalle tue labbra...
–
Luce
sorrise. – E ora l’hai sentito, no? –
Il
ragazzo le si avvicinò, e le prese una mano con la sua. – Si, ora lo
so. –
disse, dolcemente.
La
ragazza arrossì improvvisamente, sciogliendosi dalla presa, ed evitando
di
guardarlo lo prese per la manica e se lo trascinò dietro.
-
Forza, sbrighiamoci, o cambierò idea sul fatto di odiarti... –
-
L’avete trovata? – chiese Marian a sua sorella.
I
quattro ragazzi si erano ritrovati all’ingresso del castello, dopo aver
perlustrato gran parte del maniero.
-
Forse allora è nel giardino... – disse Yann, ma non riuscì quasi a
terminare la
frase, perché un rombo coprì la sua voce.
Come
un tuono che si espandeva dalle nubi, quel frastuono si diffuse per
tutto il
regno, facendo tremare muri e persone.
-
Cos’è stato? – esclamò Luce, guardandosi intorno.
In
quel momento, il portone del castello si aprì lentamente.
Ne
uscì Ylia, con passo fermo ed espressione neutra.
Le
sue pupille erano completamente nere.
-
Ylia! – esclamò Marian, correndo verso di lei, ma Rei la afferrò per un
braccio, bloccandola.
-
Non andare. – le intimò il ragazzo, tenendo fisso il suo sguardo su
Ylia.
La
ragazza si avvicinò ai quattro, con le braccia aperte, come se volesse
abbracciarli, ma invece di farlo alzò le mani al cielo.
Comandate
dal suo silenzioso ordine, sopra il castello si raggrupparono grosse
nuvole
nere, cariche di pioggia, da cui esplosero numerosi lampi.
Ylia
guardò le nuvole, mentre una forte energia si concentrava attorno al
suo corpo,
facendole sventolare gli abiti e i capelli.
Poi,
come se fosse sostenuta da fili invisibili, iniziò ad alzarsi dal
terreno, e a
fluttuare sopra i ragazzi.
Con
una folata di vento, le porte e le finestre del castello vennero
bloccate,
relegando tutti gli abitanti all’interno.
-
Ora non avremo più seccature,
principesse. – disse Ylia, con una voce innaturale,
mostruosa, che però
usciva proprio dalla sua gola.
-
Che ti è successo Ylia?! Torna da noi! –
-
Ylia non esiste più! Adesso c’è il potere! – gracchiò in risposta
la
ragazza.
Allungò
il braccio destro, e indicò Yann.
In
quel momento il ragazzo si sentì pervadere da un forte dolore, che dal
petto
gli si estese per tutto il corpo. Lanciò un forte grido.
-
Smettila! Che gli stai facendo?! – esclamò Luce, correndo a sorreggerlo.
Yann
non riusciva a reggersi in piedi, tanto era forte lo spasmo, e
continuava a
gridare.
Marian
e Rei non sapevano che fare: non avevano il coraggio di attaccare Ylia,
anche
se ormai non era più la ragazza di prima, ma allo stesso tempo non
potevano far
continuare l’agonia del loro amico.
Nel
frattempo, Ylia aveva alzato anche l’altro braccio, e aveva indicato
Rei.
Improvvisamente,
anche a lui accadde quello che stava succedendo al fratello.
Con
un grido lancinante, anche Rei si accasciò per terra, tenendosi il
petto con le
mani.
-
Ti scongiuro! Smettila!!! – la pregò Marian, con le lacrime agli occhi.
-
E ora, care principesse, toccherà a voi.
– disse Ylia.
Luce
alzò lo sguardo, infuriata. Non avrebbe mai abbassato la testa di
fronte al
nemico.
Fu
in quel momento che lo notò.
Il
bracciale che Ylia portava al polso, quello con i pendenti a forma di
cuore,
emanava un bagliore nero.
-
Marian... – bisbigliò Luce, alla sorella, avvicinandosi. – Dobbiamo
colpire il
bracciale! –
-
Cosa? Che stai dicendo? – mormorò lei, asciugandosi le lacrime.
-
Fai come ti dico! – rispose Luce, poi prese la mano della sorella, e la
strinse
forte. – Non succederà niente, te lo prometto. –
Marian
sospirò, annuendo.
-
Preparatevi, preparatevi a morire.
– ringhiò Ylia, e i suoi
occhi divennero due nere fessure.
-
Ora! – gridò Luce, e con Marian creò
una sfera di energia, che venne scagliata sul bracciale.
Ylia
emise un grido stridulo e agghiacciante, mentre alzava il braccio al
cielo.
Il
bracciale era stato colpito in pieno, e i pendenti d’argento avevano
iniziato a
vibrare.
Poi,
con un lampo di luce, il braccialetto si spezzò in tanti piccoli
frammenti,
creando un’onda d’urto che spazzò l’area circostante fino a chilometri
e
chilometri.
Quando
i ragazzi si svegliarono, si ritrovarono sdraiati nel prato, tutti e
cinque
vicini.
Aprirono
gli occhi quasi contemporaneamente, e si ritrovarono assaliti da una
folla di
gente che si era assiepata tutt’attorno.
-
Figlie mie! – gridò la regina, correndo a baciare ed abbracciare Marian
e Luce.
-
Mamma! – esclamarono le due, cercando di togliersela di dosso.
Quando
finalmente ce la fecero, scoprirono che tutti, ma proprio tutti gli
abitanti
del castello, erano riuniti lì nel giardino.
-
Ci avete fatto prendere un colpo! – continuò a gridare la regina, con
un
fazzoletto premuto sugli occhi.
Istintivamente,
i ragazzi si voltarono verso Ylia.
La
ragazza sembrava essere tornata quella di prima, i suoi occhi avevano
ripreso
il loro colore rosso naturale, e la sua voce era tornata normale.
-
Ylia... – mormorò Marian.
La
ragazza si voltò verso di lei, con gli occhi colmi di lacrime.
-
Ragazzi, perdonatemi! Io... sono una stupida! –
-
Nessuno lo pensa, Ylia. – disse Luce, sorridendole.
-
Ma vi ho quasi ucciso! Non merito nemmeno che voi mi rivolgiate la
parola!–
-
Ma che dici! – esclamò Marian. – Sappiamo benissimo che non eri tu a
fare
quelle cose! È stato quel bracciale! –
-
Il bracciale! – esclamò Ylia, improvvisamente illuminata. – Ma certo!
Appena
l’ho messo al polso mi sono sentita strana, come se non manovrassi più
il mio
corpo... –
-
Non ricordi dove hai preso quel bracciale? – chiese la regina Julie,
intromettendosi.
Ylia
chinò il capo.
-
Me l’ha dato un ragazzo... Ma non ricordo il suo viso, mi dispiace...
So solo
che si chiama Mark ed è un aiutante del fabbro... –
A
quelle parole, Julie fece un cenno, e subito due guardie si diressero
al borgo
alla bottega del fabbro.
-
Su, Ylia, non piangere, è tutto finito, no? Non si è fatto male
nessuno, ed è
questo che conta. – disse Rei, sorridente.
-
Parla per te, caro fratellino! Io sono ancora tutto indolenzito! –
esclamò
Yann, massaggiandosi il petto.
-
State zitti, voi due! Non è questo l’importante. L’importante è che IO avevo ragione! Chi è che ha avuto un
brutto presentimento? Chi è che ha cercato di avvisare tutti? Io!
Ricordate, Luce ha sempre ragione, anche
quando non ha
ragione! –
I
ragazzi la guardarono increduli, scoppiando poi a ridere tutti insieme.
Sono
tornata! Con un nuovo stupendo (?) capitolo!
Dopo
millenni finalmente ho un attimo di riposo, e quindi ho pensato bene di
aggiornare la mia storiella, che era da un po’ che non lo facevo... ^^
X
dolceGg94: sono felicissima che la mia storia ti stia piacendo così
tanto! XDD
Ahahahahah!!! Beh, sul mostro marino mi sa che saremmo d’accordo
entrambe!!!
*o* Sei più simile a Rei? XD Non dovrei dirlo, ma è il mio personaggio
preferito (ora tutti gli altri personaggi mi linceranno, lo so. U.U)!
p.s.
Ovviamente non dicevo che non c’è nessuno che mi segue, era solo una
battuta
per dire che credevo foste in pochi! XDD Io sono strafelice che tu e
tutti gli
altri leggete il mio racconto e amate i miei personaggi! XD
X
evening_star: innanzi tutto ringrazio anche per avermi sempre
seguita... XDD
Sono
molto contenta che Yann ti piaccia! In verità ho sempre paura di farlo
sembrare
un personaggio marginale, e questo un po’ mi rattrista, perché è un
personaggio
a cui tengo molto... Se per caso qualche volta l’ho trascurato,
cercherò di
rendergli maggior giustizia! XD
E
ora, per stare in tema, è proprio il turno dell’intervista a Yann! ^^
Breve
intervista a Yann
Come
ti chiami?
Il
mio nome è Yann Yamazaki.
Quanti
anni hai?
Come
le principesse ho 15 anni, e ne faccio 16 il 25 ottobre.
Il
tuo segno zodiacale?
Scorpione!
Quanto
sei alto?
Mh...
un metro e settantasei, circa... Uffa, vorrei essere più alto...
Su,
non dire così... in
fondo sei comunque alto, e c’è gente più bassa di te... tipo io...
vabbé, dicci,
quanto pesi?
Dunque...
sessantatre? Ma chi se lo ricorda! XDD
Ahahahahah!
Ma no!
Comunque... Di che colore sono i tuoi capelli? E i tuoi occhi?
Allora...
i capelli sono corti e viola, esattamente come una melanzana! Gli occhi
invece
sono castani.
Ooh!
Ne deduco che il
viola ti piaccia parecchio!
Mh,
in verità non tantissimo... Il mio colore preferito è il giallo. ^^
Sì!
Bel colore! Molto
estivo! E cosa ti piace mangiare?
Adoro
la carne alla griglia! Con tutte quelle salsine... *ççç*
Zitto!
Mi sta venendo
fame!!! Ahahahahah! Dai, raccontaci qualcosa in più su di te.
Beh,
che posso dire... Sono allegro, mi piace ridere! Sono un tipo
abbastanza
tranquillo, ma se c’è da fare baldoria sono il primo che “si butta
nella
mischia”!
Sono
molto legato alla mia terra e alla mia famiglia, e sono davvero felice
che Rei
sia mio fratello, perché fin da piccoli ci siamo divertiti un mondo,
insieme.
Una
mia particolarità è che quando c’è qualche cosa (o qualcuno...
<\\\<) che
mi piace vengo totalmente assorbito da essa, come ipnotizzato.
Purtroppo non ci
posso fare nulla...
Bene,
ora ti conosciamo
un po’ di più, grazie! Puoi lasciarci un ritratto? Tuo fratello ci ha
un po’
spiegato come funziona lì da voi...
Ah,
si? XDD Ecco qui un mio ritratto, allora! ^^
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