Salvate il Capitano Miller

di GELI93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** finalmente a casa ***
Capitolo 2: *** Cercare di dimenticare ***
Capitolo 3: *** 3 mesi dopo ***
Capitolo 4: *** Buio ***
Capitolo 5: *** Normandia ***
Capitolo 6: *** Amici ***
Capitolo 7: *** Il soldatino tedesco ***
Capitolo 8: *** Dal diario...... ***
Capitolo 9: *** Il Tedesco Americano ***
Capitolo 10: *** Prigionia ***



Capitolo 1
*** finalmente a casa ***


Era solo un puntino lontano appena percepibile che,di sicuro,un occhio meno allenato del suo,non sarebbe mai riuscito a scorgere.
Un puntino nero che si scagliava in uno sfondo color dei raggi del sole.
Gli bastò scorgere appena quel puntino che la sua bocca si dischiuse in un grande sorriso,casa...finalmente a casa.
Si,non poteva sbagliare,quella era la sua casa,uguale al giorno in cui l'aveva lasciata.

James aprì il finestrino e mise fuori la testa,il vento gli scompigliò i corti capelli biondi,urlò di gioia con tutto il fiato che aveva in gola,adesso che era tornato non aveva intenzione di perdersi un solo istante di quel paradiso.

Catherine stava lavando i piatti,l'unico rumore che regnava nella stanza,anzi in tutta la casa,erano solo i piatti che sbattevano nella superficie dell'acqua.
Non le sembrava vero,quando si ritrovava a pensare,ai giorni in cui i suoi quattro figli,ancora piccoli,strillavano per tutta la casa giocando ai soldati e lei che li urlava di non correre per le scale anche se tanto sapeva che era tutto inutile,e suo marito che le ripeteva di lasciarli divertire finchè erano bambini.

Ma ora suo marito non c'era più, e i suoi figli erano finiti a fare veramente i soldati...solo che quello non sarebbe più stato un gioco.

Sentiva sempre ritornare lo stesso dolore come di quel giorno quando pensava a quella mattina.....

Fritz,Tom,John morti durante lo sbarco,Ryan disperso.
Era giunto Marshall in persona ad annunciarle la disgrazia,da allora aveva solo saputo che avrebbero mandato una spedizione alla ricerca di suo figlio e che le sarebbero giunte al più presto notizie.

Silenzio.
Silenzio,da allora non c'era stato altro che silenzio,nè una lettera nè un telegramma nè una visita....non aveva avuto più notizie.
Era vivo,James?
Se si stava bene? Cosa aspettavano ad avvisarla?
Oppure,anche lui era morto ma non sapevano come comunicarle il quarto lutto?.
Che cosa doveve pensare?.


James scese dalla macchina che lo aveva scortato appena all'inizio del vialetto che lo avrebbe condotto a casa,addosso ancora la divisa militare,nella schiena lo zaino con le provviste e il fucile.
Così lo avevano recuperato e così lo avevano rispedito subito a casa,non potevano perdare neanche un momento,la vita di quel ragazzo era appena a un filo.

Gli stivali calpestarono la terra con decisione,una nuvola di polvere si alzò segnando il cammino del soldato Ryan.

Catherine alzò lo sguardo dai piatti e guardò fuori dalla finestra,i suoi pensieri furono interrotti da una strana cosa curiosa.

Un puntino.
un puntino lontano,adesso sempre più vicino.
riusciva a coglierne poco a poco ogni particolare,non era una macchina.
Era un ragazzo,un ragazzo alquanto giovane,almeno sembrava...
Catherine ne riusciva a distinguere ora il corpo,le gambe,enorme zaino,la divisa da soldato.

Il cuore cessò di battere,il piatto che reggeva in mano le scivolò frantumandosi nel pavimento...no...non poteva essere....

Si precipitò alla porta e la aprì con impeto,davanti alla soglia di casa stava un ragazzo dai capelli biondi.

Silenzio.

"ciao mamma...sono tornato.."
accadde in un attimo,gli occhi di Catherine si riempirono di lacrime, buttò le braccia attorno alle spalle del figlio iniziando a piangere tutte le lecrime che aveva trattenuto in quei mesi,di attesa,di speranza,e ora finalmente di gioia....l'unica parola che riuscì a bisbigliare tra le lacrime fu "James...".

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Capitolo 2
*** Cercare di dimenticare ***


"James,tesoro,il bagno è pronto..adesso devo uscire a fare la spesa,starò via tutta la mattina. Preparati da solo il pranzo,non credo di fare in tempo a tornare a casa per mezzogiorno". Da quando il figlio era tornato a casa Catherine era tornata a sprizzare energia da tutti i pori,nonostante la morte degli altri figli l'unica cosa che poteva fare ora era rallegrarsi per James,almeno lui era sopravvissuto. James sentì la porta sbattere,sua madre era uscita...finalmente,si alzò di controvoglia ed andò in bagno,proprio come aveva detto la madre...la vasca era riempita di acqua calda,ne poteva percepire il calore fin dalla porta. Sorrise,acqua calda....non ci era più abituano... Scosse subito la testa a quel pensiero,no,non poteva tornare indietro e ricordare,troppe erano le cose che cercava di dimenticare. si immerse nell'acqua calda,si era dimenticato quella sensazione piacevole e rilassante che si provava,chiuse gli occhi contro la sua volontà, e la mente iniziò a vagare...... Non sarebbero mai riusciti ad uscire vivi da quell'inferno, le munizioni erano contate e i tedeschi erano ormai vicini...se si concentrava riusciva a sentire i loro passi e il rombo del Panzer..anzi..dei Panzer in avvicinamento,un rombo continuo,minaccioso. Sapeva che sarebbe morto, sapeva che non avevano alcuna via di fuga. Era consapevole che,anche se fossero scappati ora era troppo tardi. Eppure lui non aveva paura,non voleva scappare....a suo fianco c'era il Capitano pronto a combattere e a difenderlo,e lui avrebbe fatto lo stesso. Il rombo ormai era vicinissimo..10..15 metri al massimo. Il fucile pronto,il dito nel grilletto,pronto a sparare. Fuoco. "NOOOOOOOOO!!!" James apre gli occhi urlando,di scatto si alza ed esce dalla vasca,le mani passano rapide il viso e il capelli,cerca di calmarsi,ascolta per vari minuti il suo respiro affannato. Riesce a tranquillizzarsi soltanto quando il suo respiro torna regolare,che sciocco era stato.... aveva giurato di non ricordare ed era cascato in un tranello così semplice. Non doveva più succedere,non sarebbe più successo. Con la mente vuota si diresse nella sua camera,si vestì quasi senza rendersene conto. Nonostante quel piccolo momento i giorni precedenti erano passati quasi senza incovenienti e la vita se possibile andava avanti quasi normale. Fuori c'era il sole,i raggi illuminavano i campi di grano che circondavano tutt'intorno la casa,Ryan si arrampicò nell albero di mele dietro al fienile. Lo facceva sempre da piccolo con i suoi fratelli,giocavano a chi riusciva a trovare la mela più bella. I suoi fratelli...Fritz,tom e John... John..era anche il nome del capitano Miller. Ryan scosse con più violenza il capo,di nuovo...di nuovo.. già nella testa stavano iniziando a raffiorare immagini,riuscì a scacciarle ancora prima che esse iniziarono ad apparire distintamente. In quel momento sentì la madre tornare,aveva fatto presto,più di quanto aveva detto. Sospirò di sollievo,almeno adesso avrebbe avuto altro a cui PENSARE...quelle poche volte che lo facceva. Il suo motto era:pensa il minimo indispensabile. Molti nel villaggio vicino lo credevano diventato demente per via di tutto quello che aveva vissuto in guerra..molti faccevano quella fine,sua madre sosteneva che era solo questione di tempo,James si doveva solo riabituare. Nessuno capiva come stavano in realtà le cose,nessuno lo avrebbe capito,a mala pena lui se ne rendeva conto. Non si poteva aspettare che ben presto.......

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Capitolo 3
*** 3 mesi dopo ***


Il profumo di uova e salsicce fritte inondava la stanza, James aspirò a fondo..si..quella si che era vita. "James..mi stavo chiedendo..sempre se sei d'accordo..perchè non cerchi un lavoro? Al villaggio qui attorno..o in città ci sono tante cose che potresti fare..." "mi stai dicendo che me ne devo andare?" le chiese il ragazzo alzando lo sguardo dal piatto "no..no è solo che...James..sei giovane,hai una vita davanti..la stai solo sprecando se fai così. Perchè non pensi anche a..non so..a divertirti..a qualcosa..a trovarti una rag.." "ecco mamma questo è il problema.. non posso permettermi di pensare..". si alza di scatto scocciato,aveva ragione,nemmeno la madre lo poteva comprendere "ma dove vai la col.." "vado in camera,non ho fame.." non la lasciò nemmeno finire la frase,era già in camera sua. Catherine si abbandonò in una sedia,passò la mano negli occhi con un movimento stanco...stava sbagliando tutto con Ryan...cosa poteva fare...da quando era tornato se lo sentiva sempre lontano,distante,assente...non sapeva come comportarsi con lui..forse non avevano tutti i torti quelli del villaggio,forse era veramente impazzito. James diede un calcio al muro,la radio nel tavolino sussultò e le trasmissioni s'interruppero per un istante.. stupido,stupido..ecco cos'era..uno stupido. "riportiamo ora notizie dal fronte americano in Normandia.."..... chissà cosa pensava sua madre di lui,che era pazzo si,di sicuro..che la guerra lo aveva fatto uscire di senno "ieri notte un nuovo attacco da parte della seconda divisione WaffenSS ha colpito le truppe di sorpresa.."..... Ma non era colpa della guerra se era così,si sentiva così perchè aveva dovuto abbandonare tutti...la squadra che lo aveva salvato.....Reiben,Horvath,Caparzo,Wade,Jackson,Upham.... "tra i numerosi prigionieri fatti dai tedeschi è presente anche il capitano John Miller.." ..il capitano Miller.... ..........................Il capitano Miller??. James alzò di scatto la testa,non aveva capito male,era sicurissimo di quello che aveva sentito,si precipitò ad alzare il volume della radio,poco mancò che rovesciò il tavolino. "é successo questa mattina durante uno dei tanti assalti dei tedeschi,sembravano essersi definitavamente ritirati, ma sono sbucati all'improvviso,secondo la squadra del capitano,Miller avrebbe cercato di avvanzare da solo verso i bunker dei tedeschi per cercare di farli saltare in aria ma quest.....". James spense la radio,aveva sentito troppo... si sedette al bordo del letto,la testa fra le mani,sentiva ancora nella sua testa la voce della radio......Capitano Miller...prigioniero....tedeschi....questa mattina... Il ricordo non potè non affiorargli in mente,e per una volta lo lasciò invadere la sua memoria... Il capitano Miller era di fronte a lui,il resto della squadra poco distante a fumare, il capitano sorrideva..non lo aveva mai visto sorridere in quel modo,serenamente, d'istinto anche James sorrise,sopra di loro continuavano a passare i caccia americani "i nostri angeli.." disse Miller guardando il cielo,risero insieme di quelle parole, subito però il Capitano tornò serio "Ryan...và,è giunto il momento,devi tornare a casa,l'aereo sta aspettando te" "ma..capitano..non vi posso abbandonare qui,non dopo tutto quel.." "niente storie soldato!Credi che sia venuto fino qui rompendomi quasi l'osso del collo per più di venti volte per venire a pescare dall'inferno te sano e salvo per poi sentirmi dire che non vuoi tornare a casa? Sarà meglio che ti muovi.." "ma sign.." "niente signore... Meritatelo Ryan,meritatelo..."...... James alzò la testa bionda,solo allora si era reso conto di quanto doveva al Capitano Miller. Pensava davvero che avrebbe potuto dimenticare tutto? Fingere che non sia successo nulla? Fingere che magari loro non stavano morendo? Che Miller stava bene o che non lo aveva mai conosciuto?... Credeva davvero che bruciare la sua divisa,spezzare il fucile,distruggere l'elmetto con il martello fosse servito a qualcosa? Si sentì invadere dalla vergogna,ma come aveva potuto far quello? Dopo tutto quello che doveva a Miller..... Non aveva mai agito d'impulso,ma quella situazione era troppo grave per valuterne i pro e i contro e lui sapeva quale era l'unica cosa da fare. Prese carta e matita,ne aveva sempre nellaa sua camera,così non sarebbe stato costretto a scendere e vedere sua madre,sapeva che per quello che le stava per fare non sarebbe mai riuscito a guardarla negli occhi. "Cara mamma,molto probabilmente se tutto sarà andato per il meglio,quando leggerai questa lettera io sarò lontano, imbarcato in una nave con altri soldati in viaggio per la Normandia. Ti prego non cercarmi,ti prego non piangere quando leggerai questa lettera. Non sono andato a morire,mamma,non sono pazzo. Il capitano Miller,l'uomo che mi ha salvato la vita e alla quale sarò sempre grato,è in grave pericolo. é mio compito salvarlo,sò che non sarai d'accordo..che non spetta a un "ragazzino" (come mi consideri ancora tu)questo compito,ma solo allora quando ci sarò riuscito o almeno che ci avrò provato sarò in pace con me. Non pregare per me mamma, prega per i miei fratelli,prega per i miei amici che sono là a combattere,prega sopratutto per Miller....prega per quelli che sai che sono in pericolo e non per me che stò bene. Questo non è un addio mamma, e se lo dovesse essere consolati che me ne vado felice; che Dio ti assista; Per sempre tuo, James Ryan.".

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Capitolo 4
*** Buio ***


I corridoi erano stretti,bui,angusti...o forse gli sembravano così perchè teneva gli occhi socchiusi. Aveva la sensazione che lo stessero trascinando,sentiva i piedi strusciare contro il cemento duro,avvertiva una strana pressione alle braccia..gli sembrava come se glieli stessero premendo due..quattro paia di mani.... Cercava di ricordare, ma tutto quello che vedeva nella mente erano immagini sfocate di una battaglia,si ricordava di lui e del suo fucile puntato contro un tedesco,stava per premere il grilletto e poi...buio. Non sapeva cosa era successo nè dov era,attorno a lui sentiva delle voci,prima sommesse poi sempre più chiare, eppure,per quanto si sforzasse non riusciva a capire quello che dicevano eppure..erano voci umane! Voci maschili! Che stava diventando pazzo?. Improvvisamente sentì le mani che lo sorreggevano lasciarlo,improvvisamente,avvertì che qualcuno lo spinse... che se lo fosse immaginato? Un colpo secco mettallico poi il rumore di qualcosa che girava e uno scatto,una chiave forse? Se ne stava disteso per terra,non riusciva a muoversi,gli occhi chiusi,si trovava in una specie di dormiveglia,la testa girava vertiginosamente. La sola cosa che gli diede la forza di reagire e di aprire gli occhi fù il terribile odore di fogna che impestava quel luogo. Buio,la prima cosa che vide fu un'oscurità assoluta e caldo, molto caldo; a poco a poco,quando finalmente gli occhi riuscirono ad abituarsi iniziò a scorgere i lineamenti di quel posto. Delle pareti ricoperte di muschio percorrevano pochi metri fino a terminare in un unico e grande muro,dei riccioli di acqua le percporrevano cadendo dal soffitto,acqua verdognola,probabilmente marcia;davanti a lui un grande cancello di ferraglia mezza arruginita ma probabilmente ancora ben solita. Con estrema lentezza si avvicinò alle sbarre,le tirò,le spinse,appoggiò di peso il corpo,che ancora sentiva intorpidito,tentò perfino per quello che riusciva a dare un calcio ma nulla,la ferraglia non si scalfiva. Lentamente,come l'acqua che scivolava dalle pareti,si fece strada nella sua mente l'unica e alquanto terribile spiegazione del perchè si trovava lì. I suoi dubbi furono confermati quando vide un raggio puntato contro il suo viso,si coprì gli occhi con la mano destra,la socchiuse piano quando si fù abituato completamente alla luce. Dietro le sbarre, con una divisa verde addosso, l'elemetto calato sugli occhi appena visibili,stava un soldato, un ghigno deformava la sua bocca rendendo la faccia grottesca, nella divisa,nel petto in alto a sinistra vi era cucita un'aquila dorata con le ali spiegate. Le pupille di Miller si dilatarono a quella vista,non aveva più dubbi,la verità era reale quanto letale... era finito nelle mani dei tedeschi. "Cazzo!" fu il suo unico pensiero prima di scivolare di nuovo nell'incoscenza,avvolto di nuovo dal buio.

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Capitolo 5
*** Normandia ***


L'odore del mare giungeva fino al ponte della nave,così come gli schizzi delle onde,un soldato alla sua destra imprecò sottovoce togliendosi l'elmetto. Attorno a lui tutti volti pallidi e tesi,sembrava essere tornati al D-Day,tutti dovevano avere circa la sua età o almeno dimostravano pochi anni di più di lui. Quelli più vecchi erano i sergenti e..i capitani. James sorrideva,non sapeva perchè... Forse era per l'aria fresca? Per il sole? Il mare? Forse perchè aveva ritrovato sè stesso e stava per andare dai suoi amici?. Bè amici...forse era troppo come termine,Reiben non lo poteva sopportare..non capiva perchè ce l'aveva sempre con lui..il sergente era sempre serio,non che non sapesse scherzare... Caparzo e Mellish erano una coppia assolutamente straordinaria,i migliori comici del fronte..se non gli unici...avevano sempre la battuta pronta... I suoi pensieri furono improvvisamente interrotti dalla voce di un sergente "HOLLAR" "PRESENTE SIGNORE!" "FRANK" "SI SIGNORE". "Accidenti..non ci voleva.." pensò James mordendosi il labbro superiore..l'appello! A questo non ci aveva pensato! lo avrebbero scoperto! si era imbarcato clandestinamente...un colpo di fortuna, troppa,sembrava strano che filasse tutto così liscio. Per fortuna dietro di lui c'era la porta che conduceva alla stiva,l'unica soluzione,non ci pensò nemmeno una volta..non si diede nemmeno la pena di non fare rumore;con il rumore che c'era nessuno l'avrebbe notato. La stiva puzzava,James si tappò il naso,del pesce doveva essere andato a male,decisamente,e anche da molto tempo... ma non era tempo di fare i schizzinosi. Trovò la porta di un piccolo stanzino,fortunatamente era aperta,dentro c'erano delle scope e dei detersivi...decise di sistemarsi lì..almeno non puzzava da pesce... si sedette in uno dei tanti scatoloni che ricoprivano il pavimento. Si tolse l'elmetto,le tempie pulsavano leggermente ma tanto da provocargli un leggero fastidio...chissà se sua madre aveva trovato la lettera...si disse che probabilmente era così,dopotutto da quanti giorni era in viaggio? Cinque? Dieci? una ventina?. Non lo sapeva,aveva perso la cognizione del tempo,ma non gl'importava,doveva solo giungere il più presto possibile in Normandia,trovare la squadra,partire,salvare Miller. Già,detto così sembrava facile,eppure i problemi c'erano.... Dove avrebbe trovato la squadra? Come si sarebbe presentato? Come avrebbero reagito gli altri? E se,non riusciva nemmeno a pensarci, erano morti? Se Miller era morto? e sopratutto dove lo avrebbe cercato?. Cercò di scacciare via tutte quelle domande dalla testa, le avrebbe affrontate qando sarebbe giunto il momento. La notte scorsa aveva sognato Miller,le immagini del loro ultimo ricordo si erano sovrapposte a nuove,mai vissute, Miller imprigionato,Miller picchiato a sangue dai tedeschi,Miller fucilato da loro.Si era svegliato completamente zuppo di sudore da quell'incubo. In lontananza sentiva il infrangersi delle onde sulla barca,il dondolio sembrava cullarla,poteva quasi avvertire in sottofondo una dolce ninnananna cantata,forse dal mare?. Senza rendersene conto appoggiò la testa alla parete e chiuse le palpebre. La luce gli ferì gli occhi la prima volta che gli aprì,gli chiuse nuovamente,questa volta sollevò le palpebre con più delicatezza,sopra di lui c'era il neon della lampada,era disteso per terra "strano" pensò alzandosi,quando si era addormentato era sicuro di essere stato seduto. Ancora più strano era il fatto che la nave non ondeggiava più..forse era ancora intontito,aprì la prta dello stanzino ed uscì,il puzzo da pesce lo riportò alla realtà,da là non proveniva alcun rumore. Aprì la porta che dava sul ponte,deserto,la nave era completemente deserta arrenata in una spiaggia..dunque erano arrivati. "ma quanto ho dormito?" si domandò James scendendo dalla fiancata,i piedi affondarono nella sabbia,s'inginocchiò e ne prese una manciata nella mano,l'aria fredda gli s'insinuò nel colletto della divisa;si era prprio in Normandia. c'era una piccola collinetta di sabbia,la superò quasi correndo,inciampò in un sasso per la troppa foga e concluse la discesa ruzzolando,si alzò completamente impiastrato di sabbia. Stava per imprecare quando rimase a bocca aperta davanti alla scena che si presentava ai suoi occhi,un mare,un oceano di soldati stava davanti a lui,dei più diversi reggimenti..."NO!" si ritrovò quasi sul punto di urlare..come avrebbe potuto trovarli in mezzo là? Ecco,era il momento di affrontare la prima domanda,come gli avrebbe trovati?... Quasi contemporaneamente sentì delle voci poco distante da lui "Upham! Possibile che non hai ancora capito che.." "si signore scusi signore..." "Jackson il mio fucile..." "Caparzo rottura di pal.." "dov'è Wade? Wadeeeeee!!!". "SERGENTE HORVATH! UPHAM! JACKONS! REIBEN! CAPARZO!" cinque teste si voltarono contemporaneamente verso quel ragazzo che correva affannato verso loro.

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Capitolo 6
*** Amici ***


Cinque teste erano scattate in direzione di James appena avevano sentito la sua voce. Dieci paia di occhi lo fissavano,lo sguardo fermo,il corpo impietrito. James notò con piacere che nessuno dei suoi compagni era cambiato,un largo sorriso illuminò il suo volto,adesso era finalmente nella sua vera casa. "Ryan?" la voce strozzata del sergente lo fece scattare verso la sua direzione,se ne stava là impalato,la bocca aperta,la sigaretta che poco fà stava accendendo era caduta a terra. "Sergente Horvath! Si,sono io!" annunciò lui,nella sua voce si poteva scorgere una punta d'orgoglio. "Cosa diavolo ci fai qui?" a parlare,anzi quasi ad urlare era stato Reiben,non gli lasciò il tempo di rispondere, lo strattonò per un braccio e lo portò dentro a una tenda lì vicino, fu inevitabile la caduta a terra. "Ti ho detto cosa ci fai qui,piccolo maledetto,non ti è bastato che abbiamo rischiato la vita per te una volta? Perchè sei qui,rispondi!",James poteva percepire tutto l'odio che Reiben provava per lui da quelle parole,s'aspettava quella reazione. "Reiben...calmati.." disse Jackon appoggiandogli una mano sulla spalla,lui e Caparzo erano appena entrati," lo stai terrorizzando a morte,non aprirà bocca se continui così!" "E che dovrei fare Jackon? Accoglierlo a braccia aperte! Ma lo vedi! Io...questo...dopo tutto..." "calmati" questa volta aveva parlato Caparzo,sapeva essere più convincente, forse per via della sua mole enorme...... "Prima di tutto" riprese Jackson impiantando i suoi occhi, incredibilmente azzurri,sul viso di James "bisognerà dargli da mangiare e controllare che non sia ferito,avremo modo di parlargli questa sera,con tutta la nostra compagnia,nel frattempo nessuno dovrà sapere di lui qui... Caparzo,porta fuori Reiben e chiama Wade". James fu totalmente sbalordito da Jackon,non se lo ricordava affatto così calmo e deciso,chissà..forse la questione del capitano aveva cambiato un pò tutti.... Quando Caparzo fu uscito piombò il silenzio nella tenda, "grazie..." mormorò infine James "perchè sei qui?" ogni traccia di benevolenza era sparita dal viso del cecchino,era arrabbiato quanto Reiben,ma sapeva controllarsi meglio. In quel momento la tenda si aprì di nuovo. In piedi stava un ragazzino,non dimostrava più di diciotto anni,sia l'elmetto da soldato che la fascia che portava al braccio sinistro erano sovrastate da una croce rossa. "soldato Ryan!?" esclamò, la cassetta delle medicine gli cadette dalle mani. "Controlla che non sia ferito..." Jackon uscì senza aggiungere altro. Il ragazzino si fiondò nelle braccia di James "James! James sei tu! che felicità! Ma...ma come...." anche lui era incredulo,ma riusciva ad avertirne la sincera felicità. "Sembra proprio che tu non abbia ferite di alcun tipo....tranne un taglio nel ginocchio destro..sei caduto giusto?" "Wade.." lui alzò la testa,era sorprendente come fossero dolci i suoi occhi nocciola nonostante qualsiasi fosse la situazione. "Cos è successo al capitano...." a quelle parole Wade riprese a disinfettargli il taglio senza più dire nessuna parola,James poteva però avvertire un vago tremito nelle sue mani; "questa sera..." lo sentì mormorare. Nessuno dei due parlò più. Dopo cena,una zuppa e del pane,si riunirono sotto la tenda. Il Sergente sembrava aver ripreso il controllo di sè, lo stesso però non si poteva dire di Reiben, oltre a Upham, Wade Jackon e Caparzo era giunto anche Mellish. "Spiegati" lo invitò il sergente (apparentemente calmo) "ho preso la prima barca dei..dei rinforzi,quando hanno fatto l'appello mi sono nascosto nella stiva....poi.. poi..devo essere addormentato o svenuto..non sò...quando mi sono svegliato eravamo arrivati qui..e vi ho trovato.." un suono provenne dall'angolo in cui stava Reiben "addormentato? possibil.." "Reiben!" tagliò corto Horvath. "Ma il perchè..mi sfugge..." James a quella richiesta rimase in silenzio "Miller.." Wade rispose al posto suo. Un silenzio,ancora più pesante degli altri, scese nuovamente. Un singhiozzo ruppe quel vuoto.Era Upham. "timothy,perch.." "perchè piange? Sai perchè Ryan?" Reiben scattò in piedi avvicinandosi al caporale che nascondeva il viso nelle mani " è tutta colpa di questo cretino se Miller è stato catturato dai crucchi" "ma la radio ha detto che...". "Balle" sputò lì Reiben "uno dei tanti attacchi che di continuo ricevavamo da ormai qualche mese,incredibile come quei crucchi siano tenaci....ad ogni modo.... Upham era,diciamo,in difficoltà con il suo fucile.." "non aveva il coraggio di sparare..." Horvath non fece nemmeno finta di non sentire Reiben. "John ha cercato di aiutarlo ma..." non servì che continuasse. "Io non ho altro d'aggiungere,credo che,cosa che voi sapete meglio di me,non ci sia altro da fare che....insomma...un'unica..soluzione..dobbiamo..dobbiamo portare indietro Miller" James non sapeva dove aveva trovato quel coraggio,ma se ne pentì quasi subito. "é un suicidio.." "troppo pericoloso.." "Miller non approverebbe.." "no,no.." "INSOMMA! MA CHE DISCORSI SONO QUESTI! VOI..VOI..NON VE NE RENDETE CONTO! VOI..IO PER PRIMO..DEVO LA VITA A QUELL'UOMO..ED è COSì CHE LO RINGRAZIATE? ABBANDONANDOLO ALLA PRIMA DIFFICOLTà? è..è.. MI VERGOGNO IO PER VOI". Il volto di James era completamente rosso,la sua timidezza era completamente andata via,a quelle parole non aveva più potuto stare zitto, " e cosa proponi?" "di andarlo a cercare..trovarlo..portarlo a cas...si...si è un suicidio.. lo so,ma gli devo la vita,e preferisco morire nel tentativo di salvargli la vita che morire senza averci provato". "Ha fegato il ragazzo" intervenne Caparzo "credo proprio che mi ha convinto,faremo vedere cosa valiamo veramente al capitano e cazzo! Al costo di ammazzare tutti quei dannati crucchi lo riporteremo qui!" "se la metti così io ci sto, ho un conto in sospeso con quei bastardi..." intervenne Mellish. "Vengo anche io,voglio dimostrare che non sono inutuile.. è colpa mia se Miller è stato preso" "e senza un cecchino poi..." "avrete bisogno di un medico.." "sarebbe tutto inutile se mancasse il sergente,e poi in una compagnia di fuori di testa come voi..." tutti guardarono Reiben "cosa? cosa guardate me a fare?....... Si,vengo vengo!Ho capito! Non voglio che Caparzo mi picchi di nuovo". James sorrise,in fondo fino adesso tutto era andato bene.

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Capitolo 7
*** Il soldatino tedesco ***


Non riusciva a muovere neanche un muscolo, qualsiasi movimento che facesse si sentiva il corpo in fiamme. "Maledetta Gestapo.." riuscì a pensare,ogni sera,da quando lo avevano catturato,lo prelevavano,lo mettevano a petto nudo e lo frustavano nel vano tentativo di fargli confessare qualcosa. "Quale essere vostri piani?" gli continuava a ripetere un tedesco,ma lui taceva sempre,e le frustate non tardavano a farsi sentire,ma mai apriva bocca,stringeva i denti e non si lasciava sfuggire neanche un gemito. Nonostante tutto però sembrava che non volevano che morisse, quando lo riportavano nella cella,veniva sempre qualcuno che gli medicava le ferite,ma lui non ci facceva caso,era sempre mezzo svenuto. Una sera però trovò la forza di girarsi e di guardare in faccia chi fosse,non potè non nascondere la sorpresa. Un ragazzino,doveva avere sedici anni,era chino su di lui, il buio era troppo per poter vedere meglio quella figurina; questo appena vide che Miller lo stava scrutando si allontanò con un balzo,non tardò che arrivasse un'altra guardia,assestò a Miller un colpo in faccia con il calcio del fucile facendogli perdere conoscenza. Stanamente una sera non lo erano venuti a prelevare per torturando, "forse hanno deciso finalmente di farmi fuori.." pensò quasi con sollievo,in quel momento sentì dei passi avvicinarsi, si..molto probabilmente doveva essere così. Più sentiva i passi avvicinarsi più prendeva considerazione che la sua morte era vicina,non avrebbe più rivisto la sua squadra...gli sarebbero mancati... non avrebbe più fatto ritorno a casa,per un attimo s'immaginò il momento in cui portavano la bandiera americana a sua moglie dicendogli che lui era morto da eroe.... o peggio.. se i tedeschi non lo avessero ucciso ora forse lo avrebbero deportato....quella si che sarebbe stata una brutta fine. Ma tanto ora cosa importava? La sua fine era prossima e,se doveva morire,meglio che sucedesse il più presto. "Ma ti sentì John? senti quello che dici,ma sei veramente tu?" pensò con un mezzo sorriso,in fondo,era stanco di quella vita nonostante una parte di lui gli urlava di reagire. Una luce lo accecò, "proprio come il primo giorno che sono arrivato...",sentì la serratura della cella scattare,qualcuno entrò,la ferriglia si richiuse. Scostò la mano dagli occhi e....rimase a bocca aperta. Davanti a lui c'era il ragazzino che lo medicava sempre,la luce della lanterna che era appoggiata a terra gli permise di osservarlo meglio. Occhi azzurri,viso pallido e magro,divisa troppo grande per lui,dei ciuffi di capelli biondi facevano capolino da sotto l'elmetto,anch'esso troppo grande. "Un perfetto Ariano....", nè lui nè il ragazzino si mossero. Miller notò che reggeva tra le mani un vassoio con una piatto di zuppa,del pane e dell'acqua,sentì il suo stomaco protestare a quella vista...chissà da quanti giorni non mangiava.... "Prendere tu" mormorò il ragazzino porgendogli il vassoio,l' accento tedesco era molto evidente, Miller prese il vassoio continuando a osservarlo,si concentrò sul cibo solo quando ebbe appoggiato il vassoio sulle sue ginocchia.......che fosse avvelenato?. "No avvelenato,nein" sembrava che gli avesse letto nel pensiero,non sapeva se credergli o no,ma la fame era troppa e si mise a mangiare. éra tutto veramente buono,finì a una velocità folle,tanto che si sentiva la gola bruciare per via della minestra calda. Quando ebbe finito si accorse che quel piccolo soldato si era seduto di fronte a lui e lo osservava, non con odio, ma con una sincera curiosità..forse anche con una certa pietà;"cosa c'è sotto? Perchè mi hai portato da magiare visto che non è avvelenato?" "noi non tu morire di fame" " dove sono?" "festa..". Allora ecco perchè non c'era nessun altro là e perchè non lo avevano torturato..stavano festeggiando..che cosa? Cosa potevano star festeggiando? Avevano preso nuovi territori? Avevano rispedito a casa i suoi compagni americani? Gli avevano fatti fuori tutti? Avevano..perso?. "Compleanno nostro Capitanen.." sembrava ancora che gli leggesse nella mente,così allora era solo per un compleanno....Miller si sentì in parte sollevato...non avevano deciso di farlo fuori..ma questo significava che dal giorno dopo avrebbe continuato a subire torture... Il soldatino sembrava non avere intenzione di muoversi,quasi aspettasse qualcosa,che lo avessero mandato giù per controllare che non scappasse?. No,impossibile,avrebbero mandato un soldato migliore..non un ragazzino..ma,dopotutto,i crucchi erano capaci di ogni cosa... "Sei qui per controllare che non scappa?" gli chiese poi, non si fidava per niente..eppure c'era qualcosa in quel esserino..." sono troppo piccolo....avere mandato me qua.." certo,troppo piccolo per partecipare una festa..considerando quello che potevano fare..l'avevano mandato lì da lui. S'alzò senza fare rumore,Miller quasi non se ne accorse,prese il vassoio e uscì dalla cella,lo vide esitare "altri non volere che tu mangiare,essere io che evere portato te qualcosa....se sarepere quello che ho fatto io..me punire...Guten Nacht.... io mi chiamare... Amon.." detto questo s'allontanò imbarazzato. Miller era sempre più confuso....che strano ragazzino.... eppure aveva l'impressione che lo avrebbe rivisto molto presto....

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Capitolo 8
*** Dal diario...... ***


13 agosto,Normandia,1944. Siamo partiti,ancora non mi sembra vero di essere riuscito a convincere tutti. Siamo scappati,di notte,abbiamo fatto attenzione a non farci vedere da nessuno. Non è stato complicato,il sergente conosceva meglio di noi tutto l'accampamento,provviste,medicine,munizioni,una mappa e una bussola sono le uniche cose che siamo riusciti a prendere,è già molto. Così il viaggio ha avuto inizio..... Non ho paura,nè di morirè nè di fallire... L'unica mia preoccupazione è che Miller sia ancora vivo... Dio,esaudisci questo mio desiderio,fa che Miller non muoia. Abbi pietà di me,perchè io non l'avrò con i miei nemici... Soldato, James Francis Ryan. 13 agosto,ore 19:30,1944. Signore,non abbandonarmi in questa ora. O mia forza,guida la mia mano quando sarò davanti al nemico. Dammi la forza di premere il grilletto,dammi la forza di continuare. Perchè io sono un'arma nelle tue mani,perchè io sono nelle tue mani. La notte scende,inevitabile,oscura,m'avvolge nelle sue spire. Signore,fa che questa notte non scenda su di me definitivamente. Verrà un giorno in cui il mondo finirà nel fuoco e nel ghiaccio. Signore,fa che muoia quando il mondo finirà nel ghiaccio,perchè di fuoco ne ho visto già troppo. Cecchino, Jackon. 15 agosto, sud est Normandia,1944. Questa missione è una fregatura, la vita stessa lo è. Perchè? Perchè ho accettato di venire,perchè non mi sono tirato indietro quando potevo? Perchè devo essere così debole?. Piove,da almeno tre giorni,la pioggia scende lenta nei muri della casa diroccata in cui siamo riparati. Nessuno sà della nostra fuga,o viaggio, penseranno che abbiamo disertato,che siamo dei traditori,che abbiamo tradito. Magari penseranno che ci siamo uniti ai crucchi, Dio! Peggio della diserzione! Ho già rischiato la vita per il soldato Ryan,quando mi annunciarono che dovevo partire per quella missione,mi ricordo, non provavo nè caldo nè freddo. Anche io sono legato a Miller,lo ammetto. Ma se solo uno dei miei compagni dovesse morire, lo giuro su Miller,non esiterò a fare fuoco su Ryan. Adesso dovrò bruciare questa pagina,sia perchè nessuno la deve leggere,sia perchè confidarsi con un foglio di carta è da bambini. Giuro un'ultima cosa, se i crucchi dovessero puntare i loro dannati fucili su Ryan,io,non mi opporrò. Finalmente faranno una cosa giusta. Mitragliere, Reiben. 20 agosto,pressi di Caen,1944. Ho paura,ho molta paura. Ieri notte siamo passati vicini a un accampamento tedesco, delle sentinelle ci hanno visto,Jackon non ha esitato a fare fuoco,erano crollati entrambi ancora prima di sentire lo sparo e di aprire bocca. Sono andato subito a controllare,entrambi erano circondati da una pozza di sangue vischiosa,calpestarla è stato inevitabile,per uno di loro non c'era più niente da fare. L'altro respirava ancora,appena mi sono inginocchiato su di lui con la cassetta del pronto soccorso,Reiben mi ha allontanato bruscamente "cosa diavolo vuoi fare? Non vorrai curare questo bastardo? Lascialo morire,è il minimo che si meritano" la sua voce era colma di rabbia repressa. Non riuscì ad avvicinarmi al poveretto in agonia per circa mezz'ora,Reiben godeva nel vederlo soffrire, se veramente i tedeschi sono dei mostri,in quel momento allora chi era veramente la vittima e chi il carnefice?. Quando lo medicai,ormai era già troppo tardi,l'unico sollievo che potevo dargli era praticargli un'inezione di morfina,la morte sarebbe giunta rapida e indolore. "Perdono..." sentì il tedesco mormorare prima di chiudere gli occhi definitavamente,avevo giurato a me stesso di resistere,ma fu più forte di me. Iniziai a piangere come un bambino. Reiben iniziò a picchiarmi. Nessuno si accorse di nulla. Era notte,e facceva troppo buio perchè qualcuno si accorgesse dei miei lividi. Disteso a terra,mentre gli altri dormivano,guardavo le stelle,incapace di prendere sonno... Ripensavo a quel tedesco...forse ho sbagliato a soffermarmi troppo.... era un nemico,da fare fuori,da uccidere,perchè,se non lo avessimo fatto noi..sarebbero stati loro a ucciderci... Ma è questo il prezzo che si deve pagare? Quell'uomo poteva avere una famiglia..una moglie,dei figli..... E che cosa avrebbero aspettato quella povera donna e quei bambini ora?. Ho 18 anni,e sono in guerra. Ho 18 anni,e sono giovani,ma mi sento vissuto e morto già da tempo. Continuai a piangere quella notte e piango ancora ora. Cosa mi devo aspettare ora? non riesco nemmeno a formulare la domanda "cosa mi aspetterà poi?". Perchè ho sempre timore che quel poi non arrivi mai.... Dal diario del Dott.Irwin Wade.

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Capitolo 9
*** Il Tedesco Americano ***


L'uomo che era seduto dietro il tavolo,stava leggendo un documento,sfogliava,con noia evidente,le numerose pagine. In quel momento entrò un soldato,la divisa verde rigorosamente pulita e i stivali neri lucidati a dovere, solo il viso tradiva un'espressione alquanto ansiosa. "Come lo devo dire che non voglio essere disturbato?" l'uomo seduto non alzò nemmeno lo sguardo, "signore,la questione è di massima urgenza" solo allora l'uomo lo degnò di uno sguardo "allora? cosa c'è di così urgente? Vedi di sbrigarti...non ho tempo da perdere..",il tono non era di certo dei più garbati.... "Signore,questa mattina abbiamo trovato due sentinelle morte,un colpo di fucile dritto al cuore" "non vedo quale sia il problema" il soldato riamse a bocca aperta a quelle parole "signore! Ma significa che il nemico.." "se avrebbero voluto farci fuori lo avrebbero fatto... magari hanno voluto suicidarsi,ad ogni modo non erano altro che semplici soldati,come te,e ora sparisci,via!" il Generale fece un gesto stizzito con la mano;uscì senza farselo ripetere una seconda volta. "Stupido scemo,parla così solo perchè comanda lui... ma se fossi io..." il soldato diede un calcio ad una pietra,finì poco lontano dalla riva di un piccolo ruscello,il soldato vi si avvicinò istintivamente,non lo aveva mai notato. Appena fù sulla riva s'inginocchiò e,una volta tolto l'elmetto immerse la testa nell'acqua,aveva davvero bisogno di schiarirsi le idee,non poteva sopportare quel nuovo generale,lo faceva andare sempre fuori di testa,e sapeva che nemmeno lui gli stava simpatico. Osservò per un attimo i suoi corti capelli castani ondeggiare nell'acqua. Quando tirò fuori la testa si sentiva già più sollevato, si rimise il testa l'elmetto e,sdraiandosi nel prato,si mise a guardare il cielo. Pensò all'ultima volta che lo aveva fatto....doveva essere stato il giorno prima di partire in guerra...pensò a sua madre,a casa,ad aspettarlo..doveva scrivergli assolutamente una lettera. Chissà suo padre come stava,non lo vedeva da quando lui e sua madre erano andati a vivere in Germania,suo padre e suo fratello erano rimasti in America...all'epoca aveva solo sette anni,suo fratello dodici. Da allora non si erano più rivisti,chissà dove era in quel momento.... Si accorse che lo stavano chiamando solo quando sentì sei colpetti nell'elmetto, "ehi Franz! Ma che fai? sei morto?" "va via..." borbottò lui girandosi da un lato,il soldato che lo aveva interrotto si piegò sulle ginocchia. Franz si trovò davanti un ragazzo decisamente più grande di lui,il viso largo e roseo faceva un notevole contrasto con quello pallido e smunto di Franz, senza contare che aveva sempre un sorriso stampato sulle labbra..cosa che Franz non ricordava più l'ultima volta che aveva fatto un sorriso così sereno. "ti ho detto di andare via.." borbottò di nuovo girandosi dall'altra parte "ehi ehi ehi,ma come siamo lamentosi oggi.. nuova crisi esistenziale?" "Fritz,non è giornata.." "con te non è mai giornata...". Franz si mise seduto,le gambe incrociate, "ho avuto..diciamo.. una discussione con il Generale" "Franz! Ancora!? Lo sai che se continui così finirai davvero nei guai..." "lo so che non mi sopporta.." "ma tu non fai nulla di buono per farti prendere di buon occhio..". Franz sospirò non sapendo che altro aggiungere,la sera stava calando,una brezza leggera scompigliava la chioma degli alberi,ebbe un piccolo fremito,sotto l'elmetto i capelli erano ancora fradici; " a proposito de generale... mi ha mandato a chiamarti,ti vuole parlare" "ma se ci sono appena stato?" "appunto per questo", s'alzò con fatica, gli sembrava di avere il corpo intorpidito...forse si doveva essere addormentato.... Stava per raggiungere l'accampamento quando sentì Fritz posargli una mano sul braccio destro "cerca di controllarti,quando sarai davanti al generale,non dire niente di pungente..". Il generale camminava avanti e indietro per la tenda,aveva madato un soldato a chiamare il giovan già da una ventina di minuti,e non era ancora arrivato. "Un altro punto a suo sfavore" pensò con soddisfazione. Non lo sopportava,quel Franz,si prendeva troppe libertà,evidentemente quando c'era il vecchio generale era abiuato in un altro modo,ma adesso lì a comandare c'era lui, e non sopportava i soldati "indomabili". Senza contare che non era un vero tedesco,la madre si lo era,ma il padre era Americano..quando lo aveva saputo era rimasto semplicemente disgustato,senza contare il fatto che ogni mattina doveva vedere quel soldato dai capelli castani e gli occhi verdi in mezzo a centinaia di biondi dagli occhi azzurri. Un ibrido tra puri. Non doveva esistere,non nel suo esercito. E finalmente aveva trovato il modo di sbarazzarsi di lui. I suoi pensieri furono interrotti dall'arrivo del giovane, appena lo vide una smorfia di disgusto deformò la sua bocca, se fosse stato per lui lo avrebbe deportato all'istante,sfortunatamente non stava a lui decidere ciò... "mi hanno detto che mi voleva vedere..signore" gli sembrò di scorgere una vena di sarcasmo nell'ultima parola "si,esatto. La prossima volta vedi di fare prima, anche se non credo proprio che ci sarà" Franz rimase un attimo perplesso " come?" "te ne vai". Franz rimase muto per alcuni minuti,non riusciva a comprendere il significato di quelle parole,doveva aver capito male "domani mattina all'alba arrivano dei rinforzi,tu salirai sul camion e verrai spedito in Italia, non hai più nulla da fare qua" "perchè non dice semplicemente che mi vuole cacciare?",aveva promesso a Fritz e a se stesso che avrebbe mantenuto la calma,ma non aveva potuto immaginare che era stato convocato là per questo. Il generale alzò un sopraciglio "davvero credi questo?" "si, signore!" " ti dirò una cosa Franz, non esiste che nella mia squadra ci siano individui ibridi come te. Io voglio veri tedeschi,e non un mezzo Americano, ringrazia il cielo che almeno non sei ebreo, altrimenti saresti già morto" adesso che sapeva che non lo avrebbe mai più rivisto, il generale non si era trattenuto affatto. Vide,con piacere,un vago rossore colorare le guance del giovane,aveva fatto centro allora.. Franz scattò nel saluto, prima di uscire mormorò "non si libererà così facilmente di me..." "tu credi? Mi sembra dia averlo già fatto,sparisci,da ora non sei più sotto la mia protezione,non che tu lo sia mai stato". Quando Fritz entrò nella tenda del suo amico lo trovò seduto per terra,il tavolino e la brandina erano rovesciati per terra,comprensibile,aveva voluto sfogarsi "Franz,ho appena saputo, ti mandano in Italia" "a quanto pare..stavolta l'ho combinata grossa eh?",gli occhi erano arrossati "ha pianto.." notò Fritz ma non disse nulla. Franz si alzò,aveva riflettuto e aveva preso una decisione. Prese da sopra l'unica sedia che c'era lì (e che aveva risparmiato) una divisa nera e un cappello,anch'esso nero, a visiera,a Fritz gli s'illuminarono glio occhi a quella vista "la tua divisa da SS..",lui era solo soldato semplice, Franz annuì. Si cambiò la divisa indossando quella,dalla sedia poi prese un pugnale,nella lama vi si poteva leggere incisa la frase "il mio onore si chiama fedeltà",lo sistemò nel foderò che si trovava nella cintura. "Me ne vado" disse Franza uscendo,fuori ormai era notte, tutti gli altri erano nelle loro brande a dormire, uno strano silenzio regnava attorno "ma dove vai? I rinfor.." "credi davvero che me ne vada in Italia? Ma tu sei pazzo, no..resterò qua,e ti dirò...andrò a cercare quegli americani che sono stati qui ieri notte e porterò le loro teste al generale..voglio vedere dopo come mi tratterà". Fritz rimase in silenzio "vengo con te" "come?" Franz lo guardò a occhi sbarrati,stava per dirgli di no quando si ritrovò a pensare...lui era decisamente magro mentre il suo amico..decisamente robusto,e poi quegli americani dovevano essere in più di due.... "e sia, ma a una condizione,non essermi d'intralcio" Fritz gli sorrise, si trovò a suo malgrado a rispondergli. "Come faremo a trovarli?" Franz guardò il terreno,erano finiti proprio nel punto in cui le due sentinelle erano state uccise,guardò il terreno,gli sembrò di notare un luccichio,s'inginocchiò. Qualcuno dei soldati doveva aver pestato il sangue perchè s'era formata una lunga scia d'impronte "credo che sarà molto più facile del previsto.."

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Capitolo 10
*** Prigionia ***


"Perchè tu non parla?" Amon smise di medicare le ferite sulla schiena di Miller,quest'ultimo si girò non avendo capito cosa intendesse "se tu parla loro basta ferire te"; Miller sospirò "Amon...non è così semplice", "allora spiega" disse lui riprendendo a medicare le ferite. "Vedi,se io parlo poi loro mi uccideranno,e io non vofglio morire,ne tradire i miei compagni" "ma miei amici perchè dovere uccidere te se tu parlare?" aveva pronunciato la parola amici con una certa riluttanza,quasi avesse cambiato la parola all'ultimo minuto. Dalla prima volta che gli aveva portato da mangiare,Amon si era sempre ripresentato,Miller non tardò a notare che si presentava sempre alla solita ora,quando ormai gli altri crucchi erano a dormire,probabilmente andava da lui di nascosto. "Tutti mi trattare male,perchè io essere piccolo,anche comandante,dire che io mi lamentare troppo" "Amon,come mai sai l'Americano?" a quelle parole il ragazzino era arrossito "io..avere letto libri...se altri sapere..me punire..". Miller si domandava sempre di più cosa ci facesse quel ragazzino in mezzo a quell'inferno, allora era vero che i crucchi utilizzavano qualsiasi mezzo per poter vincere, chissà quanti come lui..... La mano destra iniziò a tremare,era sempre così quando s'innervosiva.... "quanti anni hai?" "sedici" "da quanto tempo sei in guerra?" "un..mese" "hai mai combattuto?" "no..no nein..io..non so se mi piacere veramente guerra..a volte..vorrei tornare a casa mia" si guardò attorno,aveva paura che qualcuno lo potesse vedere o sentire. "é orribile,non foglio più stare qui,ho paura.." Miller vide gli occhi del ragazzino riempirsi di lacrime, per quanto incredibile fosse sentiva una grande pena per lui, non gl'importava che fosse tedesco,era ancora un bambino, e negli occhi vi poteva leggere solo terrore e smarrimento. Gli avrebbe detto sicuramente qualcosa per confortarlo se in quel momento non fosse arrivato un altro soldato,Miller lo riconobbe subito,era quello che aveva visto la prima volta che lo avevano buttato lì sotto e che gli aveva mollato un colpo in faccia con il calcio del fucile. Prese Amon per il colletto e si mise a sbraitargli qualcosa in tedesco,il ragazzino rispondeva appena "GESICHTER, DIE SIE SIND?" "I… I… wurde ich medizinisch behandelt, während ich bestellte den Kommandanten…",Miller riuscì a capire poco di quello che dicevano,gli pareva che gli stesse chiedendo che cosa ci facceva là. Il tedesco trascinò via Amon,prima però sputò in faccia a Miller. "Bastardo" pensò mentre sentiva la porta della prigione,o qualsiasi cosa fosse quell'edificio chiudersi. Di una cosa era certo,se mai sarebbe scappato di lì avrebbe fatto di tutto per portarsi dietro anche Amon.

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