Partner

di ___Page
(/viewuser.php?uid=663813)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Istinct ***
Capitolo 2: *** Fever ***



Capitolo 1
*** Istinct ***


 
INSTINCT





C’erano tante cose che Nick Wilde non avrebbe dovuto fare e sapeva che non avrebbe dovuto fare ma che finiva per fare lo stesso.
Per esempio, chiudersi nell’ufficio del Capitano Bogo dopo aver attraversato di corsa l’intera centrale di polizia era sicuramente una cosa da non fare ma il corpo aveva smesso di rispondere quando aveva individuato una porta che si potesse chiudere a chiave e che non fosse quella di un bagno, sotto cui Judy si sarebbe potuta infilare tranquillamente per raggiungerlo.
In effetti, se Nick stava facendo una cosa da non fare era solo per non fare un’altra cosa da non fare. Stare vicino a Judy.
Faceva male solo pensarlo ma dopo quello che era accaduto non aveva alternative. Tanto più che era stata una reazione istintiva. Quando quella mattina la coniglietta era entrata allo ZPD, salutando con un allegro “Buongiorno! Avete visto Nick?”, Nick si era lanciato dalla propria scrivania verso il corridoio senza guardare in faccia nessuno, scontrandosi con Wolford, rovesciando il caffè a McHorn per poi entrare in scivolata nell’ufficio, passando giusto giusto tra le gambe del Capitano.
Molto antisgamo, Nick, davvero molto antisgamo.
-Wilde!-
Il vocione chiaramente furibondo del bufalo lo fece sobbalzare. Immobile in mezzo alla stanza e con il respiro affannato, Nick si guardò intorno alla ricerca di qualcosa che facesse al caso suo, per poi trascinare la sedia al di qua della scrivania di Bogo e bloccarla in obliquo sotto la maniglia della porta.
-Esci dal mio ufficio, dannato canide con il distintivo!-
-Ehi Capitano, che succede?!-
Clawhauser.
-A quanto pare Wilde oggi ha voglia di giocare a guardie e ladri.- rispose Bogo, soffiando dal naso e alcuni attimi di silenzio seguirono la sua risposta. Anche da dentro l’ufficio, anche in ansia come si sentiva in quel momento, Nick non ebbe difficoltà a vedere con l’occhio della mente il tondo ghepardo guardare alternativamente la porta e il Capitano, la porta e il Capitano, infilandosi in bocca una, due, tre ciambelle. -Si è chiuso nel mio ufficio e non vuole uscire!- sbottò il bufalo.
-Davvero? E come mai?-
-Non ne ho idea, Clawhauser.-
-Certo che è proprio strano. Ehi Judy! Tu sai per caso perché Nick si è chiuso nell’ufficio del Capitano?-
Il sangue di Nick gli si gelò nelle vene e sgranò gli occhi terrorizzato. Maledetto Clawhauser! Che imparasse a farsi gli affari propri!
Ma ormai era tardi. A quelle parole l’espressione di Judy era passata dal sorpreso al determinato, con una punta di irritazione, e la coniglietta era tornata sui propri passi, imboccando il corridoio che portava all’ufficio, le zampette chiuse a pugno.
Senza troppe cerimonie, si accostò alla porta e bussò decisa due volte. -Nick! Che cosa fai lì dentro? Vieni fuori!-
La volpe rabbrividì e si raggomitolò su se stessa, le zampe a tenere piegate le larghe orecchie rosse mentre prendeva a dondolare con gli occhi sbarrati dal terrore.
-Devi stare lontana da me, Carotina!- esclamò con urgenza e una punta di implorazione.
La voce non sembrava nemmeno la sua e Judy fece un passo indietro, presa in contropiede. Cosa gli prendeva?
Ma Nick non aveva nessuna intenzione di collaborare perché non aveva nessuna intenzione di raccontare ad alta voce il momento di quella mattina in cui il mondo gli era crollato addosso, anche se non riusciva a smettere di rievocarlo nella sua testa.
Sapeva che non avrebbe mai dovuto prendere un appartamento con Judy, sapeva che dopo amici e partner diventare coinquilini era tirare troppo la corda ma soprattutto sapeva che non avrebbe dovuto mai addormentarsi accanto a lei. Non sapeva cosa gli fosse preso ma non ci voleva un genio per spiegare perché si era svegliato con zanne e artigli sfoderati e sopra di lei, che lo aveva guardato con i suoi occhioni viola sgranati e colmi di paura.
Non aveva alcuna importanza quanto lui desiderasse che non fosse così, quanto lei lo rassicurasse che era molto più di quello. Nick aveva capito in quel momento che l’istinto di un predatore non si sopprime facilmente. Non sarebbe bastato un distintivo, come non era bastata la divisa da scout, per cambiare la sua natura. E sapeva anche perché il problema aveva iniziato a presentarsi solo ora.
Che cosa si aspettava? Vivere ventiquattr’ore su ventiquattro con un coniglio, la sua preda prediletta, non poteva che risvegliare quella natura predatrice che era solo sopita in lui.
Doveva stare lontano da Judy, non c’era altra soluzione, o avrebbe finito con il ferirla.
Il problema era che Judy non sembrava affatto intenzionata a stare lontana da lui.
-Nick andiamo. Qualunque cosa sia successa sono certa che non è irreparabile.- insistette la coniglietta, parlando più dolcemente attraverso la porta.
Scambiò un’occhiata preoccupata con Ben e il Capitano quando non ricevette risposta e si portò una zampa alla fronte, sospirando. La giornata era già iniziata male con Nick che era scappato via dal loro appartamento sordo a qualsiasi richiamo e ora la evitava senza un apparente motivo. Che cosa…
Un pensiero improvviso la colpì e si girò verso la porta a occhi socchiusi. Possibile che Nick non ricordasse cosa fosse successo? Forse nella confusione aveva completamente scordato l’incubo, forse… forse…
Oh per tutti i tuberi! Possibile che Nick fosse così ottuso da pensare seriamente di averla aggredita?!
-Nick…- lo chiamò di nuovo e si schiarì la gola prima di proseguire, non senza un’occhiata di striscio a Ben e Bogo. -Nick, per caso sei lì dentro per via di quello che è successo stamattina?-
Il rumore che fece la volpe nel trattenere il fiato fu una risposta più che sufficiente.
-Nick non mi hai aggredita…-
-Carotina…-
-No! Nick, dico sul serio! Non mi hai aggredita! Stavi facendo un brutto sogno e io ti ho svegliato ma ti garantisco che non ce l’avevi con me.-
Lentamente, Nick si voltò verso la porta lasciando scivolare le zampe giù dalle orecchie. -Ma… ma avevo zanne e artigli sfoderati…-
-Beh sì ma ce l’avevi con il telecomando, ecco.- mormorò, dispiaciuta di rivelare tutti quei dettagli davanti al Capitano.
Nick sgranò gli occhi incredulo, cercando di rievocare qualcosa di quel fantomatico incubo ma nella sua testa era tutto troppo confuso. -E allora perché ero… a-ehm… s-sopra di te?-
Le guance di Judy presero fuoco e lanciò un’altra occhiata in tralice a Ben e Bogo, senza celare una punta di fastidio stavolta. Non era abbastanza chiaro che fosse ormai diventata una conversazione privata, per non dire intima?! Non potevano andare a farsi un giro?!
Ma tanto ormai il danno era fatto e poi non poteva dire al Capitano di levare le tende, così prese un profondo respiro e chiuse gli occhi prima di rispondere. -Non ne sono sicura al cento per cento ma è altamente probabile che stessi cercando di proteggermi, visto che continuavi a ripetere “Lascia stare Judy”.- disse tutto d’un fiato.
-Awwwwww! Che cosa dolce!- esclamò Clawhauser, intrecciando le zampe e accostandole alla guancia.
Judy si passò una zampa sul muso. Che imbarazzo, santa semina!
Fortunatamente, il rumore della sedia che veniva strisciata via e della serratura che scattava le diedero altro a cui pensare. Improvvisamente incurante della presenza di Ben e Bogo, trattenne il fiato impaziente, il suo unico pensiero poter vedere Nick e accertarsi che stesse bene.
Orecchie basse e una zampa ad accarezzarsi il coppino, la volpe finì di aprire la porta e lanciò un’occhiata di sottecchi al bufalo. -Mi scusi Capitano.- mormorò abbacchiato, la coda tra le gambe.
Bogo incrociò le zampe al petto e soffiò dal naso tumido, un’espressione severa sul volto. -Per questa volta te la cavi con un avvertimento Wilde. Rifallo e ti relego ad ausiliario del traffico per un anno, chiaro?- sbraitò senza lasciargli nemmeno il tempo di rispondere prima di entrare nel proprio ufficio, sbattendo violentemente la porta.
Un silenzio imbarazzato scese nel corridoio e Nick lanciò un’altra occhiata di sottecchi, stavolta a Judy, che lo fissava con un sopracciglio sollevato e battendo veloce una zampa sul pavimento.
-Carotina io…- cominciò Nick, per poi girarsi verso destra e fulminare con gli occhi il ghepardo. -Clawhauser, non hai niente di meglio da fare? Che so, ingozzarti di ciambelle, scaricare qualche app sul tuo cellulare, dimagrire!-
-Nick!- lo ammonì Judy.
-Non preoccuparti Judy!- la fermò Clawhauser, avviandosi per tornare alla propria postazione a passo di danza. -Nulla può toccarmi oggi! Quello che ho sentito ha reso questa giornata indimenticabile! Io adoro le storie d’amore!- esclamò, sculettando sull’ultima frase, prima di sparire dietro l’angolo, lasciando Nick e Judy soli, imbarazzati e senza parole.
-Aaaahhhh… Ehm…- cominciò la volpe. -Ecco f-forse dovremmo… dovremmo…- gesticolò sconnesso.
-Cominciare il servizio…- completò Judy, altrettanto in difficoltà ed evitando il suo sguardo.
-Sì ecco sì! O-ottima idea Carotina!-
-Allora a-andiamo eh, che ne dici?!- concluse la coniglietta, avviandosi a sua volta per lasciare il corridoio ma fece solo pochi passi prima di accorgersi che Nick non la stava seguendo.
Si voltò perplessa e preoccupata verso il proprio partner. -Ehi Nick…- cominciò con l’intenzione di chiedergli se stesse bene ma fu preceduta.
-Judy… Volevo ringraziarti…- ammise Nick, lisciandosi il pelo tra le orecchie con una zampa. Ancora più perplessa, Judy si voltò completamente verso di lui. -Sai per… per credere così tanto in me e per… coprirmi sempre le spalle.- concluse sollevando finalmente il muso e regalandole un ghigno pieno di gratitudine.
Il cuore di Judy perse un battito e la coniglietta sgranò gli occhi prima di rilassarsi e sorridere a sua volta.
Volpe ottusa che non era altro.
Senza pensare, Judy ripercorse 
a ritroso la poca distanza che aveva già coperto e scoccò un bacio sulla guancia di Nick, lasciandolo interdetto. Trattenne una risatina quando vide la sua espressione e poi si affrettò di nuovo verso l’uscita del corridoio.
-Dai andiamo.- lo incitò, scuotendo appena il capo, le guance accaldate.
Ah, Nick Wilde. Un giorno o l’altro sarai la mia rovina.
      

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Fever ***


FEVER
 




Nick sorrideva spesso.
Era un dato di fatto, una caratteristica innegabile che saltava subito agli occhi di tutti coloro che si prendevano la briga di dargli retta per più di un paio di secondi. E tutti si accorgevano, in un altro paio di secondi, che definirlo sorriso era quanto di più sbagliato al mondo. Il novanta per cento delle volte quello di Nick era un saputo ghigno che avrebbe fatto saltare i nervi anche a un bradipo. In poche parole, Nick era in grado di mandarti ai pazzi in sei secondi netti.
Per quanto vederlo sorridere fosse qualcosa di prevedibile, indovinare i motivi nascosti dietro al suo ghigno era tutta un’altra faccenda. Solo qualcuno capace di leggerlo come un libro aperto e particolarmente portato alla risoluzione di enigmi e rompicapi sarebbe stato capace, con tempo e con allenamento, di indovinare quando si trattava di un ghigno soddisfatto, un sorriso sincero o una facciata per difendersi.
Ma, in quel momento, l’agente Judy Hopps non era in grado di indagare sul sorriso di Nick perché, in quel momento, l’agente Judy Hopps era impegnata a lottare contro l’influenza fulminante che l’aveva colpita.
Non che ci fosse qualcosa di divertente in quella situazione – a parte i grugniti di Bogo quando Nick gli aveva comunicato al telefono che la sua coppia preferita di agenti sarebbe rimasta a casa proprio nel giorno in cui gli toccava il turno come ausiliari del traffico – ma, appurato che Judy non era in pericolo di vita, non poteva fare a meno di trovarla assolutamente adorabile tutta arruffata e raggomitolata sotto due coperte di pile.
E innocua. Soprattutto innocua.
Assolutamente innocua e adorabile.
Non capitava spesso e Nick, oltre a voler fare il bravo migliore amico e il bravo coinquilino, non si sarebbe perso quello spettacolo per niente al mondo. Se non che forse la stava fissando da un po’ troppo e un po’ troppo insistentemente. Abbastanza insistentemente da rischiare di superare la sottile linea tra protettivo e stalker, il tutto senza smettere di sorridere.
Ecco quella era la parte più preoccupante. Il sorriso. Le sue stupide labbra si rifiutavano di seguire i suoi ordini e continuavano a stirarsi verso l’altro ogni volta che i suoi occhi si posavano anche solo per un attimo, anche solo per sbaglio, sulla piccola palla di pelo grigio e bianco, ogni volta che Judy mugugnava nel sonno o arricciava il naso o scuoteva un orecchio.
Nick stava sorridendo anche in quel momento e quando se ne accorse scosse energicamente il muso.
Doveva smetterla. Smettere di sorridere e smettere di fissarla perché, francamente, era inquietante e cominciava a darsi i brividi da solo.
Che poi non c’era nulla da guardare! Non era come se ci fosse qualcosa di interessante!
Insomma c’era solo Judy, ferma immobile sotto le coperte che ogni tanto tirava un calcio a caso e si rigirava e poi ogni tanto arricciava il naso, proprio come in quel momento, e…
Ma quanto era tenera?!
Sgranò gli occhi sconvolto quando, nella sua testa, la sua voce risuonò spaventosamente acuta, producendosi in un suono che mai e poi mai Nick sarebbe stato in grado di articolare.
-Clawhauser, esci dalla mia testa.- sibilò la volpe, tirandosi un pugno sulla fronte. Sospirò lasciando scivolare la zampa sul muso allungato. -Okay, Nicholas Wilde, è arrivato il momento di tornare in te. Hopps! Io vado a farmi una doccia!- annunciò a voce più alta, consapevole che tanto la coniglietta era così profondamente addormentata che non si sarebbe svegliata neppure se fosse esplosa una bomba. -Tu stai ferma e buona e non andare da nessuna parte, mi raccomando!- 
Le lanciò un’ultima rapida, incontrollabile occhiata da sopra la spalla prima di decidersi a voltarle la schiena e avviarsi per uscire dal loro piccolo salotto con angolo cottura.
-Fermo!-
Nick si bloccò, colpito dal tono autoritario che Judy aveva usato, nonostante la stanchezza vibrasse udibile nella sua voce. Ma non stava dormendo?
-Che succede, Car…- cominciò voltandosi con il suo caratteristico ghigno, già pronto a fare una battuta su quanto fosse incapace di stare senza di lui anche solo per dieci minuti ma le parole gli morirono in gola, sovrastate da un rumore rapido e insistente e per un attimo l’istinto di Nick gli suggerì di gettarsi a terra, visto che sembrava che qualcuno stesse scaricando la propria pistola nel loro salotto.
Ma ben lungi dal ritrovarsi di fronte a una pioggia di proiettili, Nick sgranò gli occhi verdi nel constatare che il baccano era provocato da niente meno che le zampe di Judy, intente a scalciare contro la testata del divano con tutta la forza residua che la sua migliore amica aveva in corpo. Ed era tanta, spaventosamente tanta per una che si era svegliata con una temperatura interna pari a quella che si registrava di solito a Savannah Central verso le due del pomeriggio.
-Fermati in nome della legge!- ordinò Judy nel sonno, continuando a sbattere le zampe sul mobile.
Il muso di Nick si rilassò, le palpebre si abbassarono nella sua solita espressione sorniona e la volpe tornò a ghignare, incrociando le zampe al petto, divertita. -Non riesci proprio a pensare a nient’altro eh?- la schernì e per un attimo temette di averla svegliata.
Si irrigidì quando Judy si girò bruscamente a pancia in giù, facendo scivolare a terra una delle due coperte, con la zampa protesa nella sua direzione, a cercare di afferrare l’aria.
Con un gesto fluido, Nick estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta e fece partire la registrazione. Ringraziò mentalmente Finnick per avergli regalato quel gioiellino ad altissima definizione per il suo compleanno, anche se aveva volutamente evitato di indagare dove e come il fennec si fosse procurato quel gingillo. In fondo se non sapeva nessuno poteva accusarlo di venire meno ai suoi doveri di poliziotto.
-Clawhauser…- stava mormorando ora Judy con voce lamentosa, allungando la zampa il più possibile. -…dammi una ciambella! Dai!-
-Oh porca…- imprecò Nick in uno sbuffo, ficcandosi quasi la zampa libera in bocca per trattenere le risa.
Okay, okay, sapeva che la cosa giusta da fare era piantare immediatamente di filmarla e controllare che la febbre non fosse aumentata di nuovo visto che stava delirando ma…
-Sgancia un donut, ghepardo sovrappeso!-
Nick collassò quasi a terra, tenendosi lo stomaco, attento a mantenere l’inquadratura nella giusta angolazione. Non poteva farsi sfuggire una simile occasione di ricattarla. Si sarebbe infuriata ma Nick sapeva che la faccia che Judy avrebbe fatto non avrebbe avuto prezzo e che ne sarebbe valsa la pena.
Judy cambiò di nuovo bruscamente posizione e Nick si avvicinò con passo felpato al divano, i sensi allerta.
-Ehi capo!- esclamò la coniglietta, agitandosi sotto la coperta ormai tutta appallottolata. -Lo sai qual è il colmo per un bue? Fare il muschio!- mugugnò per poi scoppiare a ridere, grugnendo con il naso intasato.
Il muso di Nick si contrasse in una smorfia di sofferenza. -Questa era davvero terribile, Carotina.- commentò, continuando a riprendere imperterrito, gli occhi socchiusi e il ghigno ancora sulla faccia, in attesa.
Moriva dalla voglia di scoprire chi sarebbe stato il prossimo. Fangmeyer? Wolford? Il sindaco Leonhart?
Oh, il sindaco sarebbe stato un colpo davvero grosso, considerò Nick, gongolando sul posto, mentre Judy cambiava di nuovo posizione. Stavolta, però, la coniglietta non si mosse a scatti per girarsi sul fianco ed emise un profondo e rilassato sospiro prima di parlare di nuovo.
-Nick…-
Per la seconda volta, Nick si irrigidì e trattenne il fiato. Le orecchie basse e i denti stretti, sbirciò oltre il telefonino, preoccupato. Aveva tutte le intenzioni di mostrare il video a Judy una volta che fosse guarita ma un conto era scherzaci sopra a posteriori, un conto era venire colto in flagrante in un momento in cui, tra l’altro, il suo primo pensiero sarebbe dovuto essere controllare che Judy non stesse collassando per la febbre.
Non esattamente il migliore amico di sempre.
Ma Judy dormiva, serena come non la vedeva da ore, gli arti abbandonati sui cuscini e un lieve sorriso quasi trasognato sul muso. Era chiaro che il momento delirante fosse terminato e, qualunque cosa stesse sognando, doveva essere molto piacevole. -Nick…- chiamò di nuovo. La volpe deglutì a vuoto, la gola improvvisamente arida e le guance accaldate. -…lo sai, vero, che ti adoro?-
Nick sgranò gli occhi, perfettamente immobile, freddato da quella domanda per alcuni secondi, quelli necessari a metabolizzare le parole di Judy. Abbassò le zampe lungo i fianchi, il cellulare ancora tra gli artigli, e si perse di nuovo a fissarla come poco prima.
Non seppe quanto tempo era passato quando si riscosse, sapeva solo che aveva ricominciato a sorridere con quel sorriso che, ne era certo, lo faceva sembrare un deficiente. Non che gli importasse.
Con un sospiro, riportò il telefonino ad altezza viso e cancellò il video che stava ancora registrando, ripose il cellulare in tasca, si avvicinò a Judy e sistemò la coperta in modo che la coprisse di nuovo dal collo in giù. -Se lo so? Sì, sì lo so.- mormorò, sollevando esitante una zampa.
E non sai quanto mi sento fortunato per questo.
Non che lo avrebbe mai ammesso ad alta voce.
Delicato come una piuma, posò la zampa sulla testa di Judy e a la accarezzò tra le orecchie, strappandole un sospiro soddisfatto. -Piccola, adorabile Judy Hopps.-
E chiunque avesse visto Nick in quel momento, anche senza conoscerlo, anche solo con una rapida occhiata, sarebbe stato in grado di affermare senza dubbio alcuno che il suo sorriso era, semplicemente, felice.  

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3600055