Now I Just Sit in Silence

di Hobieroller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


 
Era sempre stato così, nel momento in cui cominciava a disegnare la sua mente si svuotava e riusciva a focalizzarsi sui pensieri davvero importanti, quelli su cui aveva bisogno di riflettere.
Quel giorno il pensiero era solo uno, ed era un pensiero che lo faceva stare male. Forse era per quel motivo che il disegno che si ritrovò sul foglio era confuso e a tratti marcati e scuri. Ma le sue preoccupazioni ed ansie si erano trasferite su quel pezzo di carta e per questo ora si sentiva un po’ meglio.
Nonostante tutto, quel pensiero non lo voleva abbandonare. Era un ricordo, che risaliva a qualche giorno prima.

Erano tutti insieme nel salotto di casa loro, era una delle poche serate che avevano libere e quindi decisero di fare una festa. Ora che anche Jungkook era ufficialmente autorizzato a bere si sentirono in dovere di aggiungere alla lista delle schifezze da comprare anche casse intere di birra.
Erano già alla seconda quando J Hope e Jimin proposero di giocare ad obbligo o verità, con l’approvazione di tutti che subito si misero rumorosamente a sedere intorno a loro. I due si guardavano con sguardi d’intesa come se stessero pianificando silenziosamente tutta la serata. Infatti così fu. A quanto pareva avevano preparato già da prima tutti gli obblighi e le domande da porre perché ogni volta non davano agli altri nemmeno il tempo di pensare che subito sparavano qualche sentenza ridendosela tra di loro.
Nonostante fosse la prima volta che Jungkook beveva davvero, non si sentiva sbronzo, solamente un po’ più leggero e sguaiato del solito. Quando venne il suo turno di dare una risposta il ragazzo scelse subito verità, considerando che gli obblighi precedenti erano stati terrificanti, come mangiare un panino con marmellata, pesce e salsa piccante.
“Glielo chiediamo?” disse Hoseok ridendo sotto i baffi
“cosa, Quello?”
“Esatto”
“Ci sto” Rispose dando il cinque all’altro.
Jimin allora fece una faccia complice e girandosi verso il più giovane gli chiese “Allora, sei un po’ troppo fra le nuvole in questo periodo… Quindi ci viene spontaneo chiederti: Ti piace qualcuno? Se sì vogliamo sapere chi, cosa, dove quando”
Hoseok scoppiò a ridere così violentemente che cadde dal divano, le guance arrossate per via della quarta birra. Arrivò quasi strisciando davanti al ragazzo e prendendogli le guance disse “Non puoi negare, Jungkookie” .
Quelle stesse guance che erano diventate rosse nel momento in cui aveva sentito pronunciare quelle parole. Rivolse uno sguardo fugace al resto del gruppo soffermandosi forse un po’ troppo sul volto sorridente di Yoongi.
“Se non lo dici entro dieci secondi ti tocca l’obbligo eh” Taehyung era talmente sovreccitato dal gioco che stava in piedi sul divano saltellando da un piede all’altro e all’occasione sorseggiando dalla bottiglia che aveva in mano. In quel momento stava puntando il dito contro Jungkook ridendo come solo lui poteva fare.
Il ragazzo era ancora prigioniero delle mani di Hoseok quando finalmente si pronunciò dicendo sottovoce “Preferisco l’obbligo”. J hope lasciò la presa guardandolo con un sorriso ancora più inquietante di quello che fece prima che Jimin gli facesse la domanda, e subito il più piccolo si pentì di quello che aveva detto, poteva semplicemente mentire nessuno l’avrebbe mai saputo. Perché non ci ho pensato prima?
Le sue preoccupazioni si fecero ancora più reali quando sentì l’urlo eccitato di Jimin che nel giro di un secondo aveva raggiunto Hoseok. I due – a meno di dieci centimetri di distanza dalla faccia di Jungkook – dissero all’unisono “Entra nello stanzino”.
“E rimanici, non fare domande” Jhope a quel punto lo stava già trascinando attraverso la stanza, dentro lo stanzino delle scope. Quando chiuse la porta, lasciando Jungkook al buio, il ragazzo non aveva ancora realizzato quello che era appena successo, e rimase a fissare quella porta incredulo, aspettando la sua fine.
Hoseok tornò al suo posto sul divano con quel sorriso sul viso che aveva da tutta la serata, come se fosse la sua espressione normale. “Allora, qui la cosa inizia ad essere davvero divertente, vero Jiminie? – il più giovane fece un cenno di assenso guardandolo con gli occhi illuminati, Hoseok continuò – Bene, tutti voi dovete sapere che quest’obbligo non è a senso unico. E’ infatti il nostro diamante, il fulcro della serata, la nostra migliore creazione. E ora dovreste anche ricordarvi che fra di voi c’è qualcuno che ha saltato un turno usando il suo passo. Quella persona si ricorderà che le abbiamo espressamente detto che non l’avrebbe passata liscia” Disse rivolgendo improvvisamente il suo sguardo verso Yoongi, che ascoltando le sue parole, si era nascosto sotto la coperta, facendo finta di essersi improvvisamente addormentato. Seokjin, il più grande dei ragazzi,  che era seduto di fianco a lui, iniziò a scuoterlo urlando “Yoongi non la scampi, non puoi continuare ad evitare queste cose per tutta la vita. La tecnica di trasformarsi in un sasso non funziona più, affronta le sfide!” a quel punto il suddetto sasso fece sbucare da sotto la coperta i suoi occhi fulminando Jin e dicendo “Cosa dovrei fare adesso?”.
Jimin, che era finito non si sa come sulle gambe di Hoseok, con un braccio intorno al suo collo, disse “Ahh questa era la domanda che tutti noi stavamo aspettando. Ecco, tu devi semplicemente entrare nello stanzino… e baciare Jungkook. Vogliamo un bacio. Vero.” A quella sentenza gli occhi di tutti e quattro gli altri ragazzi si strabuzzarono, in particolare quelli di Yoongi che aveva aggiunto a quella scena esilarante la sua bocca spalancata. Taehyung, che non aveva smesso di saltellare, si era già ripreso dallo stupore e iniziò a gridare “Vogliamo il bacioo, sì!”
“Non ci penso nemmeno” disse a quel punto Yoongi tornando sotto la sua copertina.
“Lo sai che non ti daranno pace vero?” Namjoon, che rimase pressoché tranquillo per tutta la serata guardò la vittima della situazione con occhi quasi di pietà “Fallo e basta” .
 
Jungkook non sapeva da quanto tempo stesse aspettando in quel maledetto stanzino, sentiva le grida ovattate provenienti dall’altro lato della porta, anche se non riusciva a distinguere quello che stavano dicendo. Stava cominciando a pensare che la punizione fosse semplicemente starsene lì, ascoltando loro che si divertivano. Ad un certo punto sentì dei passi avvicinarsi e si mise subito in piedi, aspettando che qualcuno aprisse la porta.
Si sarebbe aspettato davvero chiunque, tranne la persona da cui era scappato poco prima evitando la domanda della verità. Lo conoscevano davvero così bene Hoseok e Jimin?
Il suo cuore mancò un battito quando vide gli occhi scuri di Yoongi attraverso gli occhiali quadrati e troppo grandi per il suo viso, sotto quella frangia tinta di un nero quasi innaturale. Era chiaramente seccato da quella situazione ma non mancò di accennare un sorriso una volta incrociato lo sguardo del ragazzo nello stanzino. Senza distogliere il suo sguardo chiuse la porta dietro di sé. Lo spazio era talmente stretto che le punte dei loro piedi si toccavano.
“Cosa dovremmo fare?” riuscì a dire Jungkook in un fiato prima di ricominciare a sentire i battiti del suo cuore nelle orecchie, talmente forti che pensava gli dovesse scoppiare da un momento all’altro.
“Gli altri vogliono che ti baci” Jungkook sentì le sue ginocchia cedere e senza farlo notare si appoggiò con una mano al muro. Questi sono completamente impazziti, ohh appena esco di qui cosa faccio a quelle due bestie, loro non hanno idea. Yoongi però si affrettò a dire “Ma ovviamente non lo farò, non hanno prove di quello che stiamo facendo qui dentro” Dopo aver sentito quelle parole il più piccolo si sorprese nel sentire una piccola fitta di delusione dentro di sé. Lo voleva, ma allo stesso tempo non vedeva l’ora che quell’inferno finisse.
Sentirono improvvisamente una voce arrivare dal buco della serratura “Yoongi non la passi liscia, io vedo e sento tutto”.
“Cristo santo, HOSEOK!” Dopo aver sbattuto un pugno contro la porta Yoongi si rivolse a Jungkook, che ormai si era completamente attaccato al muro dietro di sé “Vabbè, facciamolo e basta, così la smettono di rompere i coglioni in questo modo” si avvicinò e prendendogli la testa fra le mani stampò le sue labbra su quelle di Jungkook. Il ragazzo non ebbe nemmeno il tempo di realizzare che il più grande era già dall’altro lato della stanza pronto ad aprire la porta.
“Yoongi, cosa non hai capito dell’espressione io vedo e sento tutto? Quello non era nemmeno lontanamente un bacio vero” si aggiunse un’altra voce “Ah, e per la cronaca, vi abbiamo chiusi dentro”
“Io vi ammazzo, fareste bene a tenervi quella chiave per sempre perché appena esco di qua non so cosa sarò capace di farvi” disse Yoongi sbattendo ancora i pugni contro la porta. Jungkook in tutto questo continuava a sperare di poter diventare un pezzo d’arredo, o direttamente fondersi con il muro scomparendo per sempre.
“Prima lo fai prima potrai uscire di qui ed avere la tua vendetta” Questa era la voce di Jin, bene pensò Yoongi anche lui ora ci si mette. Ancora non riuscendo a capire bene come facessero a guardare dentro lo stanzino si girò verso Jungkook ripetendo “fra un attimo avremo la nostra vendetta”.
Le sue labbra erano nuovamente premute su quelle del più giovane, ma questa volta il bacio era più profondo. Jungkook sentì la pressione della lingua di Yoongi sulla sua bocca che – non troppo controvoglia – aprì sentendo quella lingua toccare la sua. Un brivido gli percorse tutta la schiena e si ritrovò ad afferrare i capelli mossi dell’altro per sorreggersi, e per avvicinarlo di più. Il suo cervello aveva definitivamente smesso di funzionare e, nel momento in cui il più grande si staccò da lui così improvvisamente, per poco non cadde a terra preso dalle vertigini.
Non appena riprese le sue facoltà mentali sentì dall’altra parte della porta le urla di Jimin e Hoseok, che probabilmente avevano colto l’occasione per abbracciarsi, e successivamente sentì la chiave inserirsi nella serratura. La luce improvvisa gli stava facendo lacrimare gli occhi, quanto tempo era stato lì dentro?
Yoongi non lo degnò nemmeno di uno sguardo, si precipitò fuori verso quei due diavoli ma capendo che picchiarli non avrebbe fatto nessuna differenza e che sarebbe stato solo uno spreco di energie, decise di deviare i suoi passi e si buttò sul divano, riprendendo in mano la sua bottiglia di birra e bevendola tutta in un solo sorso.
Jungkook uscendo fece di tutto per apparire disinvolto e tranquillo, ma era sicuro che aveva la faccia più sconvolta della sua vita. Hoseok e Jimin erano di nuovo seduti sul divano, l’uno sull’altro, e stavano guardando qualcosa su un telefono che tenevano tra le mani. Il ragazzo si affacciò per vedere, curioso di quello che stessero facendo e vide lo schermo, con due figure completamente verdi che si stavano baciando. Erano lui e Yoongi. Avevano messo una fottuta telecamera collegata al telefono dentro lo stanzino. Esattamente da quanto tempo stavano pianificando tutto questo? Si sono veramente superati “E’ meglio se quel video lo cancellate immediatamente, perché se ora non ho le forze per strangolarvi, domani mi saranno tornate tutte”.
“Maknae non ci fai paura, lo sappiamo che non ci faresti mai del male. Ora torna al tuo posto, la serata è appena cominciata” Rispose Hoseok sorridendo di nuovo in quel modo.  Rivolgendo lo sguardo al bozzolo creato da Yoongi e la sua copertina, si arrese e tornò a sedersi, sperando di riuscire a fingere ancora per un po’ di non star per vomitare tutto quello che aveva mangiato dal nervosismo.
 
Quel bacio.
Jungkook non si rese conto che, mentre era tornato con la mente a quel fatidico giorno, aveva riempito il disegno di lacrime. Erano lacrime di frustrazione, non di tristezza. Da quella sera non aveva fatto altro che pensare alle labbra di Yoongi sulle sue, al modo in cui, avvicinandosi, i loro corpi per un attimo si erano toccati. La cosa che lo rendeva più nervoso in quei giorni era stato il fatto di non essere più riuscito ad avere un contatto con lui. Non appena lo guardava o gli rivolgeva la parola Jungkook entrava nel panico e rispondeva secco, o semplicemente non rispondeva. Era straziante, perché aveva paura di star rovinando il loro rapporto.
La porta della sua stanza si spalancò improvvisamente “Ehi Jungkookie, sono arrivati gli altri ragaz- oddio, stai piangendo” Taehyung non esitò un attimo vedendo il suo amico piangere, corse da lui e prendendolo per le spalle lo costrinse a guardarlo negli occhi, poi lo abbracciò. Subito Jungkook si rilassò fra le braccia di Tae , sapeva sempre come farlo stare meglio nei momenti difficili. Odiava le persone che si mettevano a fare l’interrogatorio sui motivi delle tue sofferenze, gli bastava qualcuno che lo confortasse, come faceva lui.
“Io non ce la faccio più, continuo a pensarci”
“Io lo so qual è un modo per smettere di pensarci, ma conoscendoti mi tireresti qualcosa addosso”
“Spara”
“Vai e parlaci. Punto.”
“Sì, e che cosa gli dovrei dire? ‘ehi, sai che mi piaci davvero e non smetto di pensare al nostro bacio nello stanzino?’ certo, contaci”
“E’ esattamente quello che devi fare. Non puoi continuare a starci così male, la cosa sta diventando troppo seria”
“Come mi suggerisci di farlo?”
“Entra in camera sua e diglielo, più semplice di così non si può” E dicendo questo gli prese una mano per tirarlo su e lo trascinò fuori la porta insieme a lui, Jungkook che cercava di ribellarsi alla presa dell’amico finì per arrendersi. Forse, forse Taehyung aveva ragione, prima o poi avrebbe dovuto farlo. “Okay, lo faccio. Ora lasciami andare però… Vado da solo” Tae a quel punto gli stampò un bacio sulla guancia e lo lasciò andare, tornando in salone da dove si sentivano provenire più voci del normale, non ci fece caso, e con la testa bassa si avviò verso la camera di Yoongi.
Non trovò il coraggio di bussare, ma Dio quanto avrebbe voluto farlo. Nel momento in cui aprì la porta sentì il suo cuore fermarsi in un istante, ciò che si ritrovò davanti fu la coltellata finale. Il volto di Yoongi era coperto, l’unica cosa visibile erano le gambe, su cui c’era un ragazzo biondo che stava letteralmente divorando le labbra dell’altro. Le sue sporche mani gli stavano scompigliando i capelli e quelle di Yoongi erano scomparse sotto la maglietta bianca del ragazzo.
Avrebbe voluto urlare, sbattere la porta, fare una scenata.
Ma tutto quello che fece fu indietreggiare, e chiudere lentamente la porta. Senza fare rumore, senza disturbare quel momento. Quel momento che avrebbe potuto essere suo.

 





Salve, volevo dirvi da subito che questa ff avrà 5 capitoli e che con molta probabilità riuscirò a postare 
settimanalmente, quindi in caso vi fosse venuta voglia di continuare a leggerla potete stare tranquilli.
E' da un bel po' che sto lavorando su questa storia e ci tengo abbastanza da sperare che a qualcuno piacerà.
Nonostante tutto sono una persona che si fa prendere subito dalle ansie quindi per favore fatemi 
sapere se vi piace, e se quindi dovrei continuare a postare.
un bacio, flà <3

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


L’unica cosa che sentiva era il fischio nelle sue orecchie mentre correva per i corridoi della casa cercando di arrivare alla porta d’ingresso. Doveva uscire da lì, aveva bisogno d’aria.
Arrivato in salone, vide una decina di persone girarsi verso di lui e le sentì parlare, con voci ovattate. Il fischio sempre presente. Si fermò per un attimo, le vide senza guardarle davvero e ricominciò a correre verso la porta.
Era fuori. Il fischio lentamente si trasformò in stordimento, i polmoni iniziarono a bruciare. Non riusciva a respirare. Appoggiandosi sul muro al lato della strada boccheggiò in cerca di aria, le lacrime iniziarono a rigargli il viso.
La vista che si appannava a ogni tentativo di inalare più aria. Poi il buio.
Sentì le gambe cedere sotto il suo peso. L’odore dell’asfalto sporco e bagnato fu l’ultima cosa che riuscì a percepire.
 
 
I Bangtan non avevano mai molto tempo libero per poter uscire da soli o con amici, ed è per questo motivo che di amici all’infuori della loro famiglia ne avevano pochi. Fra questi c’era un gruppo in particolare, i Got7, con cui avevano iniziato ad avere un rapporto più stretto, erano forse i primi con i quali avevano legato così tanto. Ogni volta che i due gruppi, per una strana coincidenza, avevano tempo libero trovavano il modo per vedersi.
Certo, c’erano membri che avevano legato di meno e altri di più. Hoseok, dalla prima volta che si erano incontrati, si era appropriato del maknae e ballerino Yugyeom. Avrebbero potuto andare avanti per giornate intere ballando senza nemmeno rendersene conto, si divertivano insieme. La stessa cosa era successa a Namjoon con Jackson Iperattivo Wang, ma al contrario. Il primo incontro era stato scioccante per Namjoon, dopo neanche quindici minuti che lo conosceva lo aveva abbracciato come se nulla fosse. Ma non era una persona con cui si stancava di stare, conoscendolo meglio aveva scoperto il suo lato serio con cui poteva conversare per ore. Ogni giorno che stavano insieme Namjoon si sentiva sempre più vicino a lui.
Quel giorno avevano organizzato una grigliata a casa loro, Jin e Namjoon erano appena tornati dal supermercato in cui avevano comprato carne che sarebbe bastata per trenta persone, mentre loro erano solo quattordici. Ma una volta ogni tanto uno strappo alla costante dieta era necessario. Trovarono Taehyung, Hoseok e Jimin sul divano, con gli occhi puntati al televisore giocando a qualche videogioco, in un insolito silenzio dovuto alla concentrazione.
“Ehi, sono le sei e mezza, fra poco dovrebbero arrivare. Aiutateci a preparare le cose” Jin recitando il ruolo di mamma del gruppo, a cui ormai si era abituato, passò accanto al divano scompigliando i capelli a Jimin che di rimando grugnì senza perdere la sua concentrazione.
“Dobbiamo finire la missione, cinque minuti e spegniamo promesso” Hoseok sembrava rinvenuto dal suo trance da videogioco e sorrise velocemente a Jin che non poté fare a meno di risorridergli.
 
Nel momento in cui gli ospiti arrivarono si creò la confusione più totale. Jackson entrò urlando con una bottiglia di spumante in mano, già pronto a fare festa. Hoseok corse verso Yugyeom saltandogli addosso, e Jimin, andò subito verso Jaebum gridando un saluto esaltato. Jinyoung entrò con il suo solito sorriso e le braccia aperte pronto ad abbracciare chiunque gli si fosse parato davanti, e in quel caso si imbatté in Taehyung, che non rifiutava mai un bell’abbraccio.
Appena si calmarono le acque, si sedettero. Alcuni sul divano bianco davanti al televisore, che tra l’altro aveva ancora la schermata del videogioco aperta, e altri per terra visto che non entravano tutti in un solo divano.
Jackson aveva deciso che sarebbe stata una buona idea sedersi sulle gambe di Namjoon che, imbarazzato, cercava di chiedere aiuto agli altri attraverso lo sguardo, invano. Sei carino, simpatico, intelligente… Insomma tutto quello che vuoi. Solo una domanda: Ma perché devi toccarmi così tanto? Realizzando quanto fosse strana e inusuale quella situazione il ragazzo non poté fare a meno di arrossire, soprattutto quando Jackson lo guardava e scherzava sul fatto che “fossero una bella coppia insieme”. Ah se non la smette di guardarmi in quel modo. Mi fa venire i nervi. Per quale motivo sono così agitato oggi? Tranquillo Namjoon, tranquillo. Si dovrà pure alzare prima o poi.
Cercando di pensare ad altro, Namjoon si guardò intorno, osservando gli altri divertirsi e scherzare tranquillamente. C’era qualcosa di sbagliato, mancava qualcosa, ma in quel momento non riusciva a concentrarsi, con il ragazzo sopra di lui che aveva iniziato a muoversi come un bambino sulle sue gambe. Ah ecco! Jungkook e Yoongi non ci sono, dove sono finiti?
Poiché, a quanto pareva, era impossibilitato ad alzarsi chiese a Taehyung di andare a chiamare Jungkook. Yoongi – si era ricordato in quel momento – gli aveva detto che sarebbe sceso verso le sette perché aveva da fare in studio.  Il più piccolo sicuramente era in camera loro a sentire la musica o a disegnare, nel suo mondo, perso in una dimensione senza tempo né spazio.
Come previsto Yoongi entrò in quel momento, aveva i capelli neri un po’ arruffati come se si fosse appena svegliato, gli occhiali poggiati sul naso erano leggermente storti, per un attimo si appoggiò sullo stipite della porta senza dire niente, come se si stesse godendo la visione dei suoi amici tutti insieme, poi qualcuno però lo notò.
“Ah eccoti, stavamo aspettando solo te!” disse alzandosi dal tappeto Mark, il ragazzo con i capelli ossigenati, che fino a quel momento era stato tranquillo e in silenzio. Andò verso di lui e lo abbracciò, Yoongi per un attimo rimase interdetto ma poi ricambiò l’abbraccio.
“Ehi Mark hyung, come mai oggi hai tutta questa vitalità? Ti sei perfino alzato, potrei commuovermi” disse Jinyoung facendo finta di asciugarsi una lacrima.
 “Stai zitto tu – poi si rivolse nuovamente a Yoongi ignorando l’amico – allora, mi avevi promesso che mi avresti fatto ascoltare qualche pezzo nuovo oggi, andiamo?” Era davvero strano vedere Mark di quell’umore, stava letteralmente saltellando su se stesso per l’eccitazione. Si vedeva che provava un’ammirazione speciale nei confronti del lavoro di Yoongi.
“Certo – sul viso di Yoongi si aprì un sorriso spontaneo – Vieni, andiamo” Lo prese per mano e lo trascinò per il corridoio, in cui qualche secondo dopo scomparvero, diretti verso la camera di Yoongi.
Dopo quell’episodio gli altri ragazzi iniziarono a parlare di quello che avrebbero mangiato quella sera, e tra morbida e succulenta carne piccante, costolette di maiale e spiedini di agnello c’era davvero l’imbarazzo della scelta. Namjoon sentì il suo stomaco brontolare all’idea di tutto quel cibo, quindi decise di iniziare a preparare.
“Vengo con te Joonie ah, ti aiuto a preparare il barbecue” disse Jackson con un sorriso a trentadue denti.
“Ahh Jackson, quante volte ti ho detto di non chiamarmi così?” rispose sbuffando e prendendo la mano tesa dell’altro, che già era in piedi. Iniziarono a tirare fuori la carne ponendola su dei grandi piatti.
In quel momento Taehyung tornò dicendo che Jungkook non si sentiva bene e che li avrebbe raggiunti dopo poco tempo e si mise a sedere accanto al ragazzo che si faceva chiamare BamBam.
Qualche minuto dopo sentirono dei passi provenire dal corridoio, qualcuno stava correndo. Il maknae arrivò completamente sudato e affannato, lo sguardo completamente perso, come se in quella stanza non ci fosse nessuno.
Namjoon allora preoccupato andò verso di lui posando il piatto sul piano della cucina.
“Tutto bene Jungkookie?” probabilmente il più piccolo non lo sentì nemmeno, riprese a correre verso la porta e uscì da casa.
Dopo attimi di silenzio in cui tutti si guardarono confusi qualcuno trovò il coraggio di porre la domanda che tutti si stavano chiedendo “Ehi che cos’è appena successo?” Disse Yugyeom, seduto vicino a Hoseok, con un sorriso a malapena accennato, un po’ nervoso.
Taehyung, mugugnando qualcosa che assomigliava a “forse lo so io”, si alzò di scatto e corse verso la porta, seguendo il suo amico.
 
Fuori dalla casa era già deserto. Maledisse il suo amico per riuscire a correre così velocemente. Prima di andare in una direzione a caso, e rischiare di perderlo definitivamente, Taehyung ispezionò i dintorni per cercare qualche indizio, ma non trovò nulla.
Si avventurò nella strada più isolata dell’incrocio, sicuramente Jungkook stava cercando un posto in cui poter stare da solo.
Mentre si avvicinava vide un’ombra poggiata al lato della strada, il sole era già basso dietro i palazzi. Aveva paura di avvicinarsi, ma allo stesso tempo sentiva il bisogno di farlo. Quell’ombra, man mano che andava avanti diventava sempre più familiare. Arrivato a qualche metro di distanza, lo riconobbe. Era Jungkook, per terra. Sembrava stesse dormendo.
“Kookie svegliati – disse, scuotendogli la spalla – amico, ti prego” Con tutte le forse che aveva in corpo riuscì a sollevargli la testa, con sollievo vide che respirava ancora. Debolmente, ma respirava. Taehyung notò una pozzanghera a pochi centimetri da loro e istintivamente prese un po’ d’acqua con le mani a gliela spruzzò in faccia, Jungkook lentamente aprì gli occhi in una fessura, mise una mano sul viso di Tae.
“Hyung” disse sussurrando. Il più grande quasi scoppiò a piangere vedendo il suo amico ridotto in quello stato, lo mise più dritto fra le sue braccia e lo abbracciò.
“E’ tutto a posto, ci sono io. Ti voglio bene Jungkook, sei il mio migliore amico. Non farti del male in questo modo, meriti di essere felice” Aiutò il ragazzo a mettersi in piedi, aveva ancora lo sguardo un po’ perso.
“Come ci sono finito per strada?”.
“Me lo chiedo anch’io” Sorreggendolo con il braccio, lo riportò lentamente verso casa. Entrarono passando dal retro, non voleva che gli altri disturbassero Jungkook in quel momento. Lo portò verso la sua stanza e lo aiutò a sdraiarsi sul letto. Lo guardò negli occhi, aveva lo sguardo ferito, come se avesse perso una parte di sé. “Mark” sussurrò prima di addormentarsi.
Il più grande rimase un attimo a fissarlo interdetto cosa c’entra ora Mark?
Rivolse un ultimo sguardo all’amico dandogli un bacio sulla fronte prima di uscire dalla stanza per lasciarlo riposare.
Nel momento in cui mise piede nel salone capì tutto.
Mark. Mark non c’era. Yoongi non c’era. No. Non poteva essere.
Mentre tutti gli chiedevano come stesse Jungkook e cosa fosse successo il suo unico pensiero era quello. “Dove sono Yoongi e Mark?”
Hoseok lo guardò confuso, evidentemente gli aveva appena posto un’altra domanda che lui non aveva ascoltato. “Sono in camera di Yoongi a sentire la musica, ma questo cosa c’entra esattamente? Stavamo parlando di Jungkook”.
“Appunto” Rispose scappando dagli occhi indagatori di Hoseok, si sedette di nuovo sul divano prendendosi la testa fra le mani. Ciò che era appena successo l’aveva scosso e aveva ancora l’adrenalina in corpo, cominciò a pensare che fosse colpa sua, in fondo era stato lui a convincere Jungkook ad andare a dichiararsi in quel preciso momento. Non si sentiva per niente bene, in quel momento non c’era nulla che sembrava stare al proprio posto, e lui era decisamente troppo empatico per poter reggere una situazione del genere.
Ancora perso nei suoi pensieri non si rese conto che la maggior parte della compagnia si era già spostata all’esterno, nel giardino, dove il barbecue già iniziava a fumare. Erano rimasti solo Hoseok, Jimin, Yugyeom e Jaebum, ma non ci volle molto prima che anche loro si alzassero per rispondere al richiamo della carne.
“Ehi, vieni fuori con noi Tae” Hoseok si avvicinò a lui sorridendo, guardandolo in un modo che gli fece capire che sapeva come si stava sentendo, ma capendo che non aveva voglia di parlarne gli chiese semplicemente di seguirli. Gli tese una mano e Taehyung ci pensò per un po’ prima di afferrarla sorridendo di rimando al suo hyung.
“Andiamo a riempirci di costolette” disse lui in risposta. Ogni volta non si capacitava di quanto quel ragazzo fosse bravo a tranquillizzarlo, anche con un semplice sguardo.  
Namjoon stava iniziando a mettere sui piatti la carne, e gli altri erano intorno a lui come cagnolini affamati, ad osservare le costolette e gli arrosticini con il grasso che ancora sfrigolava su di essi. Appena li posò sul tavolo ci fu una vera e propria lotta fra i più piccoli per accaparrarsi i primi piatti, mentre Jin prese il suo piatto con tutta tranquillità dalle mani stesse di Namjoon che intanto, ovviamente ne stava preparando altri.
Nel momento in cui Taehyung azzannò un pezzo di agnello dallo spiedino, fecero la loro comparsa nel giardino Yoongi e Mark. Yoongi aveva un sorriso quasi inquietante stampato in faccia, mentre Mark aveva le guance e le orecchie arrossate. Anche lui stava sorridendo, ma in modo più nascosto, come se si vergognasse di qualcosa. Lo so io di cosa si vergogna, questo qui.
“Ehi, siete vivi allora? Quanto ci voleva a sentire un paio di canzoni?” Disse Jinyoung alzandosi dal tavolo per andare da loro, mise un braccio sulle spalle di Mark per portarlo al posto vicino al suo. Yoongi inconsapevolmente li seguì, sedendosi accanto a Mark. Taehyung non poté fare a meno di fissare tutta la scena con un’espressione decisamente troppo esplicita di disgusto. Mantenne quell’espressione per tutta la sera, visto che quei due non smisero un secondo di guardarsi, o fare battute che solo loro due capivano  ridendo come una coppietta felice. Che schifo.
 
Jungkook era sveglio da cinquantacinque minuti, e ormai aveva memorizzato ogni singola crepa e imperfezione del soffitto sopra di sé. Ogni tanto sentiva il frastuono della cena provenire dal corridoio e si sentiva sempre più in colpa per non aver partecipato. Nonostante il senso di colpa non riusciva – o non voleva – alzarsi dal letto, soprattutto se pensava a chi ci sarebbe stato in quel giardino.
Non riusciva ancora a credere di aver reagito in quel modo, era stato esagerato anche per lui che da sempre aveva avuto problemi di ansia e attacchi di panico, che con il tempo – almeno così pensava – era riuscito a controllare.
Quel ragazzo mi consumerà.
Ritrovandosi ancora una volta a pensare a Min Yoongi si rese conto che quella che pensava fosse una semplice cotta adolescenziale, evidentemente non poteva essere solo quello. La sensazione che provava nel petto quando parlavano, o semplicemente stavano vicini era qualcosa che non pensava di aver mai provato prima. L’episodio di quella sera fu la conferma di ciò che aveva paura di ammettere da ormai troppo tempo.
Non si ricordava nemmeno come fosse iniziato tutto. A Jungkook era sempre piaciuto, fin dall’inizio. I suoi modi di fare lo avevano attirato, il fatto che potesse essere arrabbiato con il mondo il secondo prima di sembrare una fatina che voleva giocare e scherzare con tutti. Con il tempo sentiva che il legame fra di loro si faceva più forte, e Jungkook iniziava a rendersi conto che voleva di più da lui. L’amicizia non gli bastava, ma era l’unica cosa che aveva, e non aveva intenzione di rovinarla con le sue stupide storie da ragazzina in fase adolescenziale.
Poi ci fu il bacio nello stanzino. Fu un momento magico, perfetto. Almeno per lui. Yoongi lo aveva fatto solo per il gioco, lo sapeva, e lo aveva accettato.
Nei giorni seguenti iniziò l’oblio in cui cadde Jungkook, fino a quella sera. In cui aveva raggiunto il fondo.
Continuava a tornargli alla mente quell’immagine fissa di Yoongi coperto dalla testa di Mark, che si baciavano. Mark era con le sue gambe attorno ai fianchi del suo Min Yoongi.
Si rigirò nel letto affondando la faccia nel cuscino per poi far uscire dalla sua gola un urlo di sfogo, che si protese forse per troppo tempo. Le lacrime avevano ricominciato a scorrergli sulle guance.
La sua era perlopiù la frustrazione di non poterlo avere, non solo perché adesso c’era Mark di mezzo, ma anche perché erano un gruppo, e nei gruppi queste cose non si fanno. E’ sbagliato. Si finisce per litigare e per rovinare il rapporto fra tutti i membri.
 
Era ancora con la faccia nel cuscino quando sentì qualcuno bussare alla porta. Deve essere Taehyung.
“Sì, avanti” disse con voce ovattata. La porta si aprì e Jungkook non si curò nemmeno di girarsi per vedere chi effettivamente fosse, era troppo stanco emotivamente per poter muovere anche solo la testa.
“Ehi – la voce lo fece rabbrividire, e la mano che gli si pose sulla spalla ancora di più – gli altri sono andati via”
Jungkook finalmente riprese le sue capacità motorie e si alzò, mettendosi seduto sul letto, a gambe incrociate.
Davanti a lui c’era Min Yoongi, con un sorriso un po’ timido sul volto, come se avesse avuto paura di disturbarlo. Gli stava porgendo qualcosa, sembravano due piatti di plastica posti l’uno sopra l’altro. L’odore che usciva da quei piatti era qualcosa di indescrivibile, l’avrebbe riconosciuto tra mille: Arrosticini di agnello.
Gli occhi di Jungkook si illuminarono. Non solo stava per mangiare arrosticini, ma era stato Yoongi a portarglieli.
“Ecco, ho pensato che potessi avere fame, visto che sei rimasto tutto il tempo qui” Disse porgendogli il piatto. Jungkook lo prese, per poi appoggiarlo accanto a sé e istintivamente si lanciò tra le braccia del più grande abbracciandolo, dimenticandosi per un istante quello che aveva visto.
“Grazie Hyung, sei un angelo” Sentì Yoongi soffiare una risata e sentì anche la sua mano accarezzargli i capelli – in modo totalmente fraterno, per Yoongi – La pelle di Jungkook si riempì di brividi.
Erano tornati l’uno davanti all’altro, Yoongi continuava a sorridere e Jungkook si sentiva ogni secondo più debole.
“Il nostro maknae deve mangiare, ti devi mantenere in forze. Sennò poi finisce che dobbiamo portarti all’ospedale” Jungkook non capiva se il più grande stesse scherzando o no.
“Hyung, ho saltato solo un pasto, di certo non morirò per questo. E poi ora ho questi” disse sorridendo e prendendo uno spiedino dal piatto.
“Gli spiedini sono sempre la soluzione”.
Si fece sempre più vicino e poggiando la mano sulla sua coscia gli disse “Io non ti chiederò cosa è successo stasera, se vorrai dirmelo io sono qui. L’importante per me è sapere che adesso stai bene”.
Jungkook sentì una fitta al cuore, appesantita dal fatto che sapeva che le parole di Yoongi fossero semplicemente di preoccupazione fraterna, familiare. Di nessun altro tipo.
No, non stava bene. Non stava bene per niente.
Ma in quel momento, con la persona di cui aveva appena scoperto di essere innamorato, si sentiva sereno. Senza pensieri, né preoccupazioni.
Erano solo lui e Yoongi. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


I due gruppi casualmente si ritrovarono a lavorare insieme. Dovevano preparare una coreografia per l’esibizione annuale degli awards e tutti erano eccitatissimi all’idea, beh in realtà non proprio tutti. Avevano un mese di tempo, e la coreografia era abbastanza complicata quindi erano costretti a dover provare tutti insieme per essere impeccabili.
Per il primo giorno di prove si erano trovati nelle sale prova dei Got7, era una struttura abbastanza grande con sale attrezzate e vari salottini, dove potersi riposare.
Gli altri ragazzi li stavano già aspettando in sala prove e i saluti come al solito furono calorosi, leggermente esagerati. Il coreografo doveva ancora arrivare quindi ne approfittarono per fare casino, in fondo era da quel famoso giorno che non si vedevano. C’erano sicuramente tantissime storie e novità da raccontare.
Quando il coreografo entrò nella stanza scese un improvviso silenzio, si erano tutti girati verso la porta e lo fissavano aspettando che desse loro dei compiti; poi iniziarono a riscaldarsi mentre lui parlava dell’esibizione e di quali piani aveva per la coreografia.
“Bene, allora. Stanotte mi è venuta un’idea fantastica e pensavo che sarebbe bellissimo realizzarla, sarete l’highlight della serata. Nessuno si potrebbe mai scordare di voi dopo quel giorno!” disse lui infervorandosi sul discorso, stava letteralmente alzando le braccia al cielo con fare molto teatrale.
“Quale sarebbe questa idea?” Jinyoung con la sua espressione saccente lo guardava aspettando una risposta.
“Vi dividerete a coppie. Cosa c’è di più perfetto di lavorare con due gruppi da sette persone? La coreografia sarà uguale per tutti, solo che i Bangtan avranno un ruolo e i Got7 un altro”.
Si guardarono tutti un po’ perplessi ma comunque eccitati all’idea di iniziare a lavorare insieme.
“Ho deciso che le coppie le farete voi, dovrete sentirvi in sintonia con il vostro partner. A una sola condizione… Jhope e Yugyeom non potranno stare insieme, obbiettivamente farebbero sfigurare gli altri” aggiunse ridacchiando.
I due presi in causa si guardarono sconsolati, poiché in quei cinque minuti avevano già silenziosamente deciso che sarebbero stati insieme.
“Yoongi ah” Yoongi si voltò verso la voce che l’aveva chiamato e si ritrovò Mark a un palmo dal naso “Stiamo insieme vero? Vero?”
Alzando gli occhi al cielo, ma comunque sorridendo gli mise un braccio attorno al collo “Certamente, come potrei fare altrimenti?” con una mano gli scompigliò i capelli biondi mentre l’altro cercava di divincolarsi dalla sua presa.
Le coppie erano state fatte – Nel momento in cui Namjoon e Jackson si guardarono all’unisono si capì che sarebbero stati insieme, erano tutti abbastanza soddisfatti – perciò iniziarono a esercitarsi.
La coreografia era del genere “uccidiamo le fan con tanto fanservice e movimenti sexy”, ma, in effetti, c’era da aspettarselo. Non che a Yoongi dispiacesse vista la scena che gli si presentava davanti.
Era strano come quel giorno Mark fosse entrato a far parte della sua vita. Un minuto prima erano in camera sua a parlare di musica, l’altro erano a faccia a faccia con gli occhi fissi negli altri. Lui con l’improvvisa voglia di avere quelle labbra carnose che sorridevano maliziosamente.
Da quel momento era stato ancora più strano, si erano rivisti più volte da soli, ma non avevano mai avuto un vero e proprio appuntamento. Era più una relazione del tipo “Ci vediamo a casa tua quando non c’è nessuno, o in quel parco isolato lì in fondo”, il rapporto andava bene così. Era solo attrazione fisica, almeno per lui.
 
“Sei proprio sicuro di volerci far fare questa mossa?” chiese Jin quasi impaurito quando il coreografo mostrò quel passo che era davvero troppo esplicito, per Jin consisteva nel mettersi di schiena davanti a Yugyeom e con le braccia prendergli il collo mentre si abbassava lentamente. Yugyeom rideva sotto i baffi, abbracciò Jin da dietro facendolo saltare di qualche metro, diventò completamente rosso in faccia e il più piccolo non poté più nascondere la risata. “Oh sì che sono sicuro, è la mossa cardine. Oh se le fan moriranno per questo, voi non avete idea”.

Mark stava sorridendo a uno Yoongi imbarazzatissimo davanti a lui che lo guardava attraverso i suoi occhiali, i capelli – che ora erano diventati verde menta – erano troppo lunghi e gli ricadevano sugli occhi. Le guance rosse mentre guardava Mark pensando a ciò che avrebbe dovuto fare davanti a tutti. “Vieni dai proviamo tutto da capo, poi aggiungeremo la mossa” Yoongi si avvicinò a lui e ricominciarono a ballare. Non poté fare a meno di diventare sempre più paonazzo in viso, ogni minimo movimento che facevano erano più vicini e gli capitò più volte di percepire la presenza incombente di Mark dietro di lui. “Fra poco dovremmo andare in pausa, e sai… io avrei visto un-”.
“Bene ragazzi, siete stati quasi perfetti, vi voglio così sempre. Ora facciamo dieci minuti di pausa così possiamo continuare e dare il massimo!” Il coreografo finalmente decise di fare la pausa e tutti quanti si buttarono per terra sfiniti.
Mark non finì nemmeno la frase, prese Yoongi per il polso e lo trascinò con sé fuori dalla sala da ballo, in uno dei salottini relax. Aprì una porta semi nascosta accanto al televisore ed entrarono.

Ma perché finisco sempre negli sgabuzzini con qualcuno?  
Mark non aspettò nemmeno che la porta fosse completamente chiusa, gli si buttò addosso baciandolo con foga, mettendogli le mani nei capelli per avvicinarselo sempre di più, come se non ne potesse avere abbastanza.
“Sai, ti avevo sottovalutato, non pensavo ballassi così bene” Mark sussurrava all’orecchio infiammato di Yoongi, che con un sorriso rispose “L’ho fatto solo per te”.
“Hai fatto centro direi” Mark stava respirando sul suo collo, con le mani sotto la maglietta sudata.
Non si resero conto di aver passato mezz’ora in quello sgabuzzino – quindi venti minuti in più di quanto avrebbero dovuto – fino a quando non uscirono, e si trovarono davanti tre persone che nel frattempo stavano cercando di chiamarli al telefono.
 

 
Dopo due minuti in cui Jungkook era rimasto sdraiato per terra a riprendere fiato decise di andare a prendere qualcosa da mangiare alla macchinetta che avevano nel salotto. In quel momento vide Hoseok e Yugyeom che uscivano dalla stanza e li seguì, probabilmente anche loro stavano andando dalla stessa parte.
Arrivarono insieme nel salotto, Jungkook prese una barretta dietetica dalla macchinetta e si mise sul divano verde accanto ad Hoseok. Stavano parlando del più e del meno, Jungkook non li stava nemmeno ascoltando veramente, era di nuovo perso nella sua mente e nei suoi pensieri. Ma una parola lo fece ridestare dal suo trance: Yoongi.
“Cosa scusa?” Jungkook senza nemmeno pensarci si intromise nel discorso.
“No stavo dicendo, Anche voi avete notato che c’è qualcosa fra Yoongi e Mark vero? Ho pure sentito che sono usciti da soli altre volte” Yugyeom aveva gli occhi illuminati, quell’espressione tipica delle persone quando si raccontano pettegolezzi.
“Ah, già. Non è solo qualcosa” rispose Jungkook di nuovo fra i suoi pensieri. Yoongi. La mente continuava a tornare su quell’unico nome, e ogni volta era come una coltellata al cuore. Una ferita perennemente aperta. Ma sapeva che era tutto sbagliato, si odiava per pensare ancora a lui. Non aveva speranze, per lui sarebbe sempre rimasto il suo fratellino; e poi, obbiettivamente, come pensava di poter competere con Mark raggiodisole Tuan?
“Terra chiama Jungkookie, ci sei?” si spaventò quando aprendo gli occhi, che aveva involontariamente chiuso, si ritrovò la faccia di Hoseok ad un palmo dalla sua con quel suo sorriso a trentadue denti. “Sono passati dieci minuti dobbiamo tornare in sala”.
Quasi come un automa si alzò dal divano e seguì i due ragazzi davanti a lui. Tornato nella sala prove diede una rapida occhiata agli altri e subito si accorse che qualcosa, o meglio qualcuno, mancava. Dove sono quegli stupidi capelli menta? Continuava a guardarsi in torno, perso Ovviamente dove sono anche quelli biondi. Che domande inutili ti fai Jungkook.
“Bene, possiamo ricominciare. Siamo tutti?” Il coreografo rientrò nella sala più vivace che mai. Subito si sentì una risata soffocata “Mancano Mark e Yoongi” Jimin stava continuando a ridere sotto i baffi, dando delle gomitate a JB che era seduto accanto a lui.
“Dove sono andati?” Questa volta Jimin non riuscì a trattenere la risata e Jungkook lo fulminò con lo sguardo. L’ansia che saliva ogni secondo di più. “Non lo so, in un posto comodo immagino” Ora anche JB stava ridendo, tutti lo stavano facendo. Jungkook si costrinse a ridere, o almeno sorridere, insieme agli altri. Ma era una maschera, una maschera che era stato costretto a mettersi molto tempo fa.  
Il coreografo però non ne era molto contento, non poteva sopportare qualsiasi forma di ritardo, e quei due minuti erano decisamente troppo.
Passarono dieci minuti nella sala, aspettando che si facessero vedere. Poi il coreografo esplose “Andate a cercarli, per Dio. Appena li vedo gli tiro le orecchie fino a staccargliele”.
Jungkook era intenzionato a rimanere lì, nella sala, senza dare troppo nell’occhio e aspettare che gli altri trovassero i due. La paura di ritrovarsi davanti una scena come quella dell’altra volta era troppa.
Ovviamente niente andava mai come voleva. Si sentì tirare per un braccio, Hoseok era già con il telefono in mano pronto con il numero di telefono di Yoongi, ma giustamente aveva bisogno di una spalla per fare una semplice telefonata e certamente quella spalla doveva essere Jungkook. “Hyung ma cosa fai? Lasciami”.
“No, andiamo, vieni con me. Se li cerchiamo tutti insieme li troviamo prima. Tu prova a chiamare Mark” Nel frattempo aveva afferrato anche Jimin e stavano andando verso il salotto dai divani verdi.
“E’ inutile, smettete di chiamarli… Hanno lasciato i telefoni qui” Taehyung li guardava dalla sala prove con i telefoni ancora squillanti in mano.
Nel momento in cui attaccarono, sentirono una porta aprirsi. Era una porta in fondo al salotto, probabilmente lo sgabuzzino. Dietro quella porta c’erano i due ricercati. Yoongi si stava sistemando gli occhiali sul naso e Mark era diventato ancora più rosso di prima. Andarono lentamente verso gli altri tre ragazzi, in imbarazzo.
“Quanto siamo in ritardo?” chiese Mark.
Ma come risposta ricevette una risata sguaiata da parte di Jimin e dei io lo sapevo soffocati. Hoseok non poteva far a meno di ridere dietro Jimin, ma intanto gli dava delle pacche sulla schiena per farlo smettere. Jungkook li fissava. Fissava Mark. Fissava la maglietta di Yoongi, era infilata per metà nei suoi pantaloni, come se si fosse sbrigato a vestirsi. Aveva voglia di vomitare.
Non ci riusciva. Non riusciva a non pensare a Yoongi con qualcun altro, vedeva dietro le sue palpebre scene scorrere come se fossero un nastro. E non riusciva a non starci male, per quanto ci provasse.
Non di nuovo. Non di nuovo, per favore. Si sentiva mancare il respiro, aveva le vertigini. Appoggiandosi alla testa del divano riuscì a controllare meglio il suo corpo. Quando sentì di nuovo l’aria entrare nei polmoni, e la vista tornare nitida, scappò quasi inciampando da quel salotto.
Avrebbe avuto voglia di correre via per sempre da quel posto, ma il lavoro veniva prima di tutto, quindi tornò nella sala prove in cui gli altri li stavano aspettando. Hoseok aveva mandato a tutti un messaggio per avvertirli.
“Ehi, ricominciamo?” Youngjae si era avvicinato a Jungkook sorridente, pronto per continuare le prove in coppia, ignaro di tutto ciò che stava passando il ragazzo in quel momento.
Era il momento di riutilizzare la maschera. Gli sorrise “Certo, andiamo”.
 
*

 
Era il giorno prima dell’esibizione. Avevano passato un mese intero insieme, provando e riprovando. I rapporti fra loro erano diventati ancora più stretti. Yoongi e Mark erano ormai una coppia di fatto. Per tutti gli altri era una cosa abbastanza strana, ma chi prima e chi dopo ci avevano fatto l’abitudine. Jimin almeno aveva smesso di ridacchiare come un bambino ogni volta che li vedeva insieme.
Jungkook era peggiorato. Ogni giorno era sempre più vicino al fondo. Si era chiuso in se stesso, e la maschera lo aiutava solo fino ad un certo punto. Era dimagrito, aveva smesso di andare in palestra convulsivamente. Era da settimane che gli altri non lo vedevano sorridere come era solito, delle sue battute non era rimasta neanche l’ombra. Le occhiaie sotto i suoi occhi evidenziavano anche la perdita del sonno.
Aveva iniziato ad odiare più se stesso che la situazione in generale. Si odiava per desiderare egoisticamente che Yoongi stesse male con Mark.
Yoongi. Lui era stato solo l’inizio. La punta dell’iceberg che lentamente aveva fatto riemergere cose che pensava essersi lasciato alle spalle. La sensazione di non essere nemmeno un essere umano, i pensieri che gli affollavano la mente e non lo lasciavano da solo.
Lui non pensava che sarebbe successo di nuovo, invece si sbagliava. Era ancora peggio.
 
 
Ultimo giorno prima dell’esibizione equivaleva anche a ultimo giorno di prove. Ormai la coreografia la sapevano talmente bene che potevano farla ad occhi chiusi, ma comunque il coreografo voleva la perfezione e allora li faceva provare, e riprovare per ore.
Quel giorno Jungkook aveva una strana sensazione addosso, come se dovesse succedere qualcosa di brutto, tanto per cambiare. Sentiva su di se gli occhi di tutti puntati, ma soprattutto di una persona. Mark.
Era sicuro che Mark lo stesse fissando, da tutto il giorno, e ciò non poteva far a meno di irritarlo. Aveva notato che il ragazzo era rimasto silenzioso, in disparte. Forse avranno litigato, ma Yoongi non sembrava triste o arrabbiato… Era il solito. Andava perfino di tanto in tanto vicino a Mark per dirgli qualcosa, ma l’altro sembrava non sentirlo. Avrà le sue cose la principessa. Subito si maledisse per aver pensato un cosa così velenosa, lui non era così. Lui amava le persone, non pensava mai nulla di così cattivo perché si sentiva in colpa come se le avesse dette ad alta voce. Ma con Mark non riusciva ad essere così gentile, soprattutto quando – a quanto pareva – non apprezzava la compagnia del suo ragazzo.
Quel giorno erano nel loro edificio, le case discografiche avevano predisposto i turni per tutto il mese. Erano quasi le sette di sera, ora in cui avrebbero dovuto finire con le prove. Erano sfiniti, soprattutto perché non pensavano che per una coreografia sola ci fosse bisogno di tutto quell’allenamento. Il coreografo si accorse della mancanza di voglia e forze del gruppo quindi decise di lasciare quest’ultimo giorno libero, o almeno l’ultima ora.
Non appena li lasciò liberi si diressero tutti verso le docce per lavarsi e poi uscire tutti insieme a mangiare e bere qualcosa.
“Jungkook” Una voce fredda lo chiamò dal fondo della sala, si girò e vide Mark in piedi con i pugni stretti sui fianchi. Cosa vuole adesso?
“Possiamo parlare un attimo? – Mark notò che insieme a Jungkook si era fermato anche Taehyung accanto al suo amico come se avesse chiamato anche lui – Da soli”.
Taehyung prima di voltarsi e andare via strinse la mano a Jungkook, un muto segno di incoraggiamento. Lui era l’unico che in quel periodo si era davvero accorto cosa gli stava succedendo, gli altri semplicemente accostavano il suo silenzio all’adolescenza “Sta solo crescendo, gli passerà”. Ma non dava loro la colpa, lui era abbastanza bravo a nascondere la maggior parte dello schifo che stava passando. Loro vedevano solo la superfice. Perfino il suo migliore amico non sapeva davvero tutto.
 
Si avvicinò lentamente all’altro cercando di non venire preso dall’ansia. A quanto pare doveva affrontare il “nemico”.
“Che c’è?”
Lo sguardo di Mark era diventato ancora più freddo, e lo fissava. Ma Jungkook aveva notato nel fondo dei suoi occhi una scintilla di paura, ma non di lui. Era simile alla sua in un certo senso, riconosceva quello sguardo. Era la paura di provare sentimenti.
“Ti ho visto. Ho visto come guardi Yoongi, come guardi noi e la cosa non mi piace per niente. Devi lasciarlo stare” Jungkook avrebbe avuto voglia di urlare non sto facendo niente, sto facendo di tutto per non pensarci. Ci sto provando, mi dispiace. Ma tutto ciò che riuscì a fare fu continuare a fissarlo.
“Tu non capisci Jungkook, o forse non vuoi capire: Noi due stiamo insieme, e se non ti va bene non è un problema mio – vedendo che Jungkook non rispondeva decise di continuare – Non potrai mai essere all’altezza di Yoongi, non starebbe mai con uno come te. Lui ha bisogno di qualcuno che lo faccia ridere, divertire, e sicuramente tu con quel muso lungo che ti ritrovi non riusciresti a farlo”.
Si avvicinò ancora di più a Jungkook, che era diventato pallido, le mani cominciarono a sudargli, un nodo in gola impediva ad ogni parola di fuoriuscire. Era troppo debole per affrontare una conversazione del genere, doveva solo aspettare che finisse.
“Allora che fai? Continui a fissarmi senza parlare come al solito? Sei proprio una persona insulsa. Io lo so cos’è successo tra voi due, quel giorno nello stanzino, e so anche cosa ne pensa Yoongi. Per lui non è stato altro che un gioco, una costrizione, non lo avrebbe mai fatto. Tu sei il suo piccolo fratellino Jungkook, e sempre sarà così. Levatelo dalla mente”.
Il suo volto ora era a un palmo dal naso di Jungkook, gli occhi freddi fissati nei propri “Io lo amo, e niente e nessuno me lo porterà via”.
Jungkook sentì il suo cervello spegnersi, non riusciva più a pensare a niente. C’era solo il vuoto in lui. Il cuore gli faceva fisicamente male, le pugnalate questa volta erano arrivate tutte insieme. Il nodo in gola minacciava le lacrime. Lui non voleva tutto questo, a lui andava bene così. Non voleva portarglielo via, voleva solamente morire da solo con la consapevolezza che non sarebbe mai stato suo. Ma Mark questo non lo sapeva, o non voleva capirlo accecato da Yoongi, e dal suo amore.
Abbassando gli occhi riuscì a sussurrare “Io non voglio” prima che la gola gli si chiudesse di nuovo. Nello stesso istante entrò qualcuno nella sala, e senza voltarsi lui sapeva. Sapeva che era lui.
Mark si allontanò e sorrise a Yoongi che si stava avvicinando a loro, risorridendo al suo ragazzo gli avvolse le spalle con il suo braccio. “Allora? Di cosa state parlando qui? E’ tardi dovreste andare a farvi la doccia”.
Mark si voltò verso di lui e gli lasciò un bacio sulla guancia per poi sorridere a Jungkook. Ha vinto, ora lo sa anche lui. Menomale che ora si sente in pace con se stesso.
Riprendendo lentamente le sue facoltà cognitive Jungkook guardò negli occhi Yoongi un’ultima volta “Che farei meglio a sparire” rispose. Si girò verso l’uscita non rendendosi conto di aver iniziato a correre, le lacrime gli rigavano il viso. Aveva bisogno di aria.
Correva, non sapeva dove si stava dirigendo, la vista era appannata.
Saliva le scale, continuava a salire.
Aprì la porta e una ventata d’aria lo travolse.

Io non sono abbastanza.

Fece un passo.

Non mi merito di stare qui.

Un altro passo.

Nessuno mi amerà mai, e per nessuno io sarò mai abbastanza.

Il vento era sempre più forte.

Nessuno sentirebbe la mia mancanza.

Un ultimo passo.

Yoongi, ti amo.
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 
“Ma cosa è successo?” Yoongi era rimasto a fissare la porta da dove era uscito il suo amico qualche secondo prima. Mark aveva abbassato lo sguardo, quando gli si avvicinò, Yoongi riuscì a capirne il motivo. Delle lacrime gli stavano cadendo dagli occhi, lentamente alzò lo sguardo “Yoongi io, ecco io… –  si asciugò le guance con la manica della felpa – so quanto sia sbagliato, ma non posso cambiare le cose. Io ti amo. E potrei aver detto delle cose cattive a Jungkook perché ero geloso, e avevo paura. Ho paura di questi sentimenti perché so come la pensi tu. So che per te io sono solo un divertimento, uno svago, ma purtroppo per me non è così. Non è mai stato così, mi sono attenuto alle tue condizioni pensando che sarebbe stata una consolazione, ma mi sono reso conto che non riesco più a sopportare questa situazione”. Le lacrime avevano ricominciato a scorrergli sul viso, guardava Yoongi in attesa di una risposta.
 
Ma l’altro in quel momento non riusciva a pensare alla persona davanti a lui, alla persona che gli aveva appena detto che lo amava. Il suo unico pensiero era rivolto a Jungkook. Ripensò a come era scappato nel momento in cui era arrivato, nel momento in cui Mark gli aveva baciato la guancia. Poche volte gli aveva visto quell’espressione in viso.
 
Ripensò a quando li avevano scoperti fuori dallo sgabuzzino, alle prove. C’era anche Jungkook. Hoseok e Jimin ridevano, Jungkook era andato via.
In meno di un secondo la verità lo schiaffeggiò come una secchiata d’acqua gelata. Come poteva essere stato così stupido? Come poteva non essersi accorto di nulla?
Jungkook era stato male. Lui stava attraversando di nuovo un brutto periodo, e Yoongi, che precedentemente era sempre stato accanto a lui, era sempre stato il primo ad aiutarlo, quella volta non si era nemmeno preso la briga di accorgersene. E la cosa peggiore era che stava male per lui.
 
Ebbe un flashback. Aveva trovato Jungkook nella doccia, l’acqua scorreva. Lui era seduto per terra, le gambe racchiuse nelle sue braccia. Tremava. Il contenitore delle sue pillole era stato svuotato sul pavimento. Yoongi scioccato corse verso la doccia, spense l’acqua e abbracciò Jungkook. Tra le sue braccia aveva smesso di tremare.
“Mi dispiace Mark, devo andare”. Lasciò Mark da solo nella sala prove e iniziò a correre per l’edificio. Controllò ogni angolo. Bagno, cucina, salone, ogni luogo immaginabile.
 
Jungkook non c’era.
Devo trovarlo.
Aveva un brutto presentimento e il peso che sentiva nel petto non era di aiuto.
 
Quasi sconfitto stava tornando verso la sala prove, aveva il respiro affannato, quando davanti a sé gli si pararono delle scale.
Le scale. Le scale per il tetto. A lui è sempre piaciuta l’altezza. Controllò la botola posta alla fine di esse e notò che si intravedeva una striscia azzurra di cielo, era aperta.
Si precipitò verso la scala a pioli e salì in meno di un secondo, spalancò la botola e si guardò intorno per trovarlo.
 
Era lì, aveva la schiena rivolta verso di lui. Era sul bordo del tetto, bastava un altro passo. Solo uno.
“Jungkook” Yoongi l’aveva quasi sussurrato, ma il ragazzo si voltò verso di lui. Lo guardò dritto negli occhi, la bocca si contorse in un sorriso. Voltò di nuovo lo sguardo verso il basso. Un piede si alzò leggermente da terra.
“Jungkook, ti prego” Yoongi stava correndo. Il tempo sembrava essersi dilatato, e Jungkook sembrava sempre più lontano.
“Ti amo” sentì sussurrare dalla bocca di Jungkook. Era vicino, era arrivato.
Yoongi era lì per lui.
 
Gli afferrò un braccio e lo scaraventò sul pavimento del tetto allontanandolo il più possibile dal cornicione. Il ragazzo alzò la testa verso di lui, piangeva.
“Perché l’hai fatto?” Urlò.
Yoongi strabuzzò gli occhi, si aspettava di tutto, ma non la rabbia. “Cosa scusa?”
“Perché dovrei continuare a vivere? Non sono nessuno, non penso di essere nemmeno un qualcosa. Io, io non mi merito tutto questo. Non mi merito di respirare, io non sono abbastanza”. Guardò di nuovo negli occhi Yoongi e poi scoppiò a piangere. Era ancora per terra.
Yoongi si inginocchiò davanti a lui, lo prese per una spalla per farlo alzare. Lo guardò negli occhi e si accorse di star guardando il vero Jungkook. Il suo volto, senza nessuna maschera a coprirlo. Ed era distrutto.
I sensi di colpa lo stavano dilaniando, era colpa sua se si era ridotto in quel modo. Aveva bisogno di lui, ma lui era sparito. Sentì il respiro bloccarsi nella gola e prima che riuscisse a rendersene conto stava piangendo.
Si era seduto davanti a lui, sul pavimento del tetto. Non riusciva a distogliere lo sguardo dall’espressione di Jungkook.
 
“Smettila, tu sei importante. Sei importante per il gruppo, pensa alla tua famiglia. Pensa a me, senza di te io non so cosa sarei. Senza di te il mondo non girerebbe nel verso giusto. Sei la nostra forza, e non permetterò che tu la dia vinta a nessuno.” Jungkook continuava a guardarlo con gli occhi pieni di lacrime.
“Non voglio vivere in un mondo in cui non posso averti”.
Yoongi lo guardò con occhi sgranati, non si aspettava che sarebbe stato così diretto. Nella sua mente l’idea che si era fatto non era ancora stata confermata, fino a quel momento. E sentirselo dire davanti a sé fece un effetto strano.
 
Si era avvicinato un po’, con la sua mano accarezzò la guancia di Jungkook asciugandogli le lacrime. Non si era mai reso conto di quanto lo facesse stare bene anche solo con la sua presenza, solo in quel momento, quando quella presenza stava per essere spazzata via, riuscì a capire. Lo guardò per la prima volta con occhi differenti. Ma era davvero la prima volta?
Gli occhi di Yoongi si erano posati sulle sue labbra, non riuscì più a pensare a niente. Solo che in quel momento erano loro due, e nessun altro.
Era ormai talmente vicino che i loro nasi quasi si sfioravano. Jungkook era rimasto fermo, incapace di credere a quello che stava accadendo.
Yoongi posò le sue labbra su quelle di Jungkook debolmente, come se avesse paura del suo stesso gesto. Sentì il corpo di Jungkook irrigidirsi sotto il suo tocco, poi la sua mano poggiarsi sulla spalla.
Sentì che lo stava spingendo via, lo respingeva. Yoongi per la sorpresa e anche per la forza con cui il più piccolo l’aveva spinto, perse l’equilibrio e cadde con la schiena sul pavimento.
 
“Ma come ti permetti?” Jungkook si era alzato. La sua espressione era cambiata, intravedeva quasi una nota di disgusto nei suoi occhi.
“Pensi che sia divertente prendersi gioco dei miei sentimenti? Credo che ormai tu l’abbia capito che non si tratta di uno scherzo per me, non è mai stato così.
Da quel giorno io ho capito qualcosa di importante. Ho capito che mi piacevi davvero. E per te cos’è stato? Uno stupido gioco. Una costrizione.”
Yoongi si riuscì ad alzare, ora erano l’uno davanti all’altro. Illuminati dalle luci del tramonto.
“Cosa stai dicendo?”
 
“Oh, adesso non fare il finto tonto. Me l’ha detto Mark cosa hai pensato. Io sono e sarò sempre il tuo piccolo fratellino, quel bacio non era vero. Purtroppo i sentimenti possono anche non essere corrisposti, e io sono solo uno stupido che non riesce a lasciarti andare”.
 
“Jungkook io non ho mai detto niente del genere lo giuro. Mark si è inventato tutto. Io non pensavo riuscisse ad arrivare fino a questo punto. Io… Non lo so quel bacio è stato strano. E tutt’ora a volte ci ripenso. Mi è piaciuto, in quel momento mi sembrava come se fosse l’unica cosa giusta, l’unica cosa che mi avrebbe fatto sentire bene. Però quando siamo usciti mi è crollata addosso la realtà: Era un gioco. E mi sono autoconvinto di questo fino a questo momento. Fino a quando non ti ho guardato negli occhi”.
 
“Ormai non c’è più niente da dire, tu stai con una persona che ti ama e io non conto niente”. Jungkook lentamente si stava allontanando da lui, stava tornando verso la porta.
 
“E se io non amassi lui? Io non l’ho mai amato, da subito avevamo chiarito la nostra situazione, solo che adesso le cose per lui sono cambiate e non voglio illuderlo con una finta relazione felice” Yoongi lo seguì prendendolo per un braccio per farlo voltare verso di lui.
Jungkook si scostò bruscamente, e come se non avesse sentito quello che Yoongi gli aveva detto continuò “Non farlo più. Non baciarmi più. Io non ti merito, e tu sei fidanzato. Cerca di non ferire quella persona invece che cercare di salvare me e compatirmi” Spalancò la porta e mise il primo piede sullo scalino, si girò un ultima volta verso Yoongi “Non parlarmi, non guardarmi. Io non esisto”.
 
Se non lo avesse conosciuto bene Yoongi avrebbe pensato che fosse arrabbiato con lui, ma sapeva che non era così. Era ancora arrabbiato con sé stesso e pensava che allontanandosi da lui avrebbe risolto la situazione. Con la frase “Non esisto” non intendeva “Non esisto più per te, cancellami dalla tua vita”, era una vera constatazione. Per Jungkook la sua esistenza era inutile. E Yoongi questo non poteva sopportarlo.
“Fermo!” Urlò mentre si rendeva conto che non poteva chiuderla così. Non poteva lasciarlo andare.
Jungkook alzò la testa fermandosi sulle scale e diede il coraggio a Yoongi di continuare.
“Torniamo a casa, insieme. Gli altri sopravvivranno senza di noi”.
“Non ce n’è bisogno hyung, posso stare da solo. Tu vai, e divertiti” Accennò un sorriso, come se l’ultima mezz’ora non fosse esistita.
“Permettimi almeno di accompagnarti” Jungkook non disse nulla e continuò a scendere le scale, Yoongi capì che aveva acconsentito anche se non lo voleva dire ad alta voce.
 
Dopo aver detto agli altri, che avevano appena finito di prepararsi, che lo avrebbe accompagnato a casa perché non si sentiva bene  si avviarono. Yoongi era più tranquillo nel lasciarlo a casa visto che avevano scoperto che anche Taehyung era tornato perché neanche lui stava molto bene. Stavano camminando l’uno vicino all’altro, senza dire una parola. Ma non c’era tensione, per un attimo sembrò davvero che non fosse successo nulla.
Erano arrivati davanti al portone e Jungkook iniziò a salire le scale, poi si girò verso Yoongi.
“Grazie, per avermi accompagnato… E per tutto” scappò dentro senza aspettare una risposta. Yoongi accettò i suoi ringraziamenti a cuore aperto, se l’aveva ringraziato implicitamente per avergli salvato la vita, voleva dire che già si era pentito, almeno in parte, di quello che stava per fare.
Forse toccare il fondo gli era servito, forse ora poteva cominciare a risalire.
 
Yoongi tornò dagli altri e notò Mark in disparte rispetto al gruppo, il cappuccio gli copriva gli occhi. Provò una fitta di dispiacere, dopotutto ci teneva a lui, anche se non in quel modo.
Era tornato da loro lasciando Jungkook da solo per un motivo. E doveva andare fino in fondo.
 
 
Jungkook salì le scale per arrivare nel loro appartamento. Aveva la sensazione di essersi svegliato da un incubo.
Quando entrò trovo Taehyung avvolto in una coperta sul divano a guardare la tv. “Jungkook che ci fai qui? Non sei andato alla cena con gli altri?”
Lo sguardo di Jungkook si rabbuiò e Taehyung capì che era successo qualcosa da quando l’aveva lasciato da solo con Mark. “Cos’è successo? Cosa ti ha detto quello?”
“Non è lui, almeno non direttamente. Sono io” Si era avvicinato al suo amico lentamente, e quasi come se stesse raccontando di qualcun altro disse “Io, Taehyung io… credo di aver tentato il suicidio”.
 
Dirlo ad alta voce gli fece tornare in mente ogni cosa, ogni sensazione provata. E anche un senso di nausa. Taehyung si era alzato dal divano, ora era davanti a lui. Gli occhi spalancati.
Non sapeva cosa dire, si sarebbe immaginato tutto tranne quello. “Come?”
Continuava a fissarlo, incredulo. Gli occhi che si riempivano di lacrime. Non riusciva a credere a quello che gli aveva appena detto. In un attimo si immaginò come sarebbe stata la sua vita se Jungkook fosse riuscito a farlo, ma non ci riusciva. Ripensò ad ogni cosa fatta insieme a lui, al loro primo incontro, non riusciva a concepire lo stare senza di lui.
Prima di ricevere una risposta dall’amico lo abbracciò, continuando a piangere sempre più forte. Decise che non l’avrebbe più lasciato, non poteva.
Jungkook lo strinse a sé, era molto vicino al ricominciare a piangere ma far vedere a Taehyung che stava piangendo sarebbe stato ancora peggio. Dopo un po’ lo allontanò dolcemente. Deglutì, fece segno a Taehyung di rimettersi a sedere con lui e si decise a rispondere alla domanda “Sono andato sul tetto, ero lì. Ero pronto.”
 
“Cosa- Cosa ti ha fermato?” Con la manica della felpa cercò di asciugarsi le lacrime.
 
“Yoongi. Divertente come alla fine torni sempre allo stesso argomento vero? E’ stato lui a salvarmi, mi ha trovato. Ma in quel momento non avevo niente in testa, solo tanti rimbombi e parole cattive. L’ho accusato per avermi salvato la vita”.
Continuavano a tornargli flash del tetto, e non riuscì più a trattenersi. Scoppiò a piangere. Un pianto disperato, in quel momento si rese conto di tutto, di quello che era realmente successo. “Hyung non volevo, è stato un attimo. Ma quell’attimo è stato sufficiente per farmi andare avanti, quasi fino in fondo. Se non ci fosse stato lui, io avrei fatto lo sbaglio più grande della mia vita”.
 
Abbracciò di nuovo forte Taehyung che a sua volta lo stava tenendo stretto, come se non lo volesse più lasciare “Ci sono io adesso, sfogati con me. Se ti liberi di tutto potrai ricominciare da capo”.
“Come ho potuto solo pensare di lasciarti da solo? Come ho fatto a non pensare a te, a tutti voi? Sono stato egoista” Si asciugò le lacrime sulla felpa di Taehyung “Mi dispiace hyung, mi dispiace tanto”.
 
Taehyung si riprese a fatica dagli avvenimenti accaduti solo in quei dieci minuti, e decise che doveva essere forte, per sorreggere entrambi.
“Dai, spiegami cos’è successo dopo con Yoongi. Poi lasciamoci tutto alle spalle”.
Jungkook gli spiegò per filo e per segno quello che accadde sul tetto, e ad ogni parola si sentiva ancora peggio. E quando raccontò del bacio gli rivennero in mente le sue parole, solo in quel momento riuscì a capire che la sua non era semplice pietà. Era qualcosa che nemmeno lui sapeva ancora cosa fosse.
 
“Non voglio starci male di nuovo, vorrei solo riuscire a gestirla in modo migliore. Perché so che purtroppo non è possibile dimenticare un amore da un giorno all’altro. Vorrei solo non esserne ossessionato, per poter ricominciare. Prima o poi passerà, deve passare”.
“Non pensi che anche lui magari possa aver scoperto qualche tipo di sentimento verso di te?”
“Probabile, ma non è un vero sentimento. E’ dato dalle circostanze. Fatti due calcoli: mi ha baciato solo sotto costrizione e in uno dei miei momenti peggiori. Non è quello che vuole davvero”.
“Questo non puoi deciderlo tu Jungkookie”.
“Non ho speranze, e non voglio averle. Mi va bene così”.
 
Taehyung si alzò di nuovo dal divano tendendo una mano verso Jungkook “Andiamo a dormire, siamo tutt’e due stanchi e domani abbiamo un’esibizione”.
Jungkook stava per andare verso la sua camera ma Taehyung lo fermò. “Non penserai mica di farmi dormire tutto solo? Vieni da me, stiamo insieme”
“Va bene” disse Jungkook trascinando le pantofole sul pavimento, ma in realtà si sentiva sollevato per la proposta.
Entrarono nella loro stanza, c’erano vestiti ovunque. Taehyung li buttò per terra per liberare il letto. Si misero sotto le coperte e nel giro di cinque minuti si addormentarono abbracciati.
 
 
Yoongi e gli altri erano arrivati alla pizzeria, ma in quel momento il cibo era l’ultima cosa a cui stava pensando. Doveva parlare con Mark. Aveva bisogno di chiarire immediatamente quella situazione.
 
Entrarono nel locale e presero posto. Erano tutti contenti di essere finalmente arrivati al fatidico giorno, dopo tutto l’impegno dell’ultimo mese si meritavano una bella ricompensa.
Fu per quel motivo che Yoongi decise di non parlare con Mark subito, decise di far finta di niente per tutta la cena per non creare problemi agli altri. L’avrebbe solo ignorato, anche se si sentiva uno stronzo notando come Mark ogni tanto cercasse il suo sguardo anche solo per una frazione di secondo.
Dopo cena lo avrebbe accompagnato a casa, e avrebbe parlato con lui. Da solo, senza platea.
La cena si rivelò abbastanza tranquilla, gli altri riuscirono a farlo distrarre un po’. Ma arrivò il momento dei saluti e iniziò a sentire un peso nel petto crescere sempre di più. Doveva farcela.
 
“Yoongi hyung andiamo, vieni con noi?” Jimin gli aveva messo un braccio sulle spalle per far sì che lo seguisse, i loro amici si stavano già allontanando dividendosi dal gruppo. Stava per perdere l’unica occasione che aveva.
“No, vi raggiungo dopo. Accompagno Mark a casa” il più piccolo lo guardò storto e poi lo lasciò andare.
“Come vuoi, però sbrigati che fra poco non ne avrà più bisogno. A dopo!” si allontano accelerando il passo per riunirsi con gli altri.
 
Anche lui aumentò il passo per raggiungere Mark che stava per salire in macchina con Jaebum, riuscì ad arrivare appena in tempo. “Mark aspetta!”
Il ragazzo si girò di colpo come se si fosse spaventato. “Cosa c’è?”
“Ti accompagno a casa, ho bisogno di parlarti”.
“D’accordo. – si girò verso il suo compagno – Jaebum vai senza di me, vi raggiungo a casa” Sorrise nervosamente e chiuse la portiera della macchina, che partì.
 
Erano soli, finalmente.
“Allora, dov’è la tua macchina?”
“In realtà sono venuto a piedi, facciamoci una passeggiata” Mark si sorprese ma acconsentì subito.
“Di cosa mi vuoi parlare?” Nonostante il tono freddo che cercava di tenere, Yoongi notò che aveva paura, la voce gli tremava come se stesse per scoppiare a piangere.
“Innanzitutto volevo chiederti scusa per non averti risposto prima, ma ci sono stati vari motivi. E anche abbastanza gravi – non aveva intenzione di dire a Mark quello che era successo, ma come minimo gli doveva delle scuse – Poi volevo risponderti”.
Mark lo stava guardando concentrato in attesa che ricominciasse a parlare.
“Mark, io ti avevo detto fin da subito cosa provavo per te, e cosa fosse la nostra relazione. Però so che non si possono nemmeno negare dei sentimenti, non potevi opprimere quello che provavi per me, e lo capisco.
L’unica cosa che non capisco veramente è il perché hai dovuto inventarti delle cose su di me per ferire Jungkook. Non hai pensato che magari lui stesse passando quello che stai passando tu, o anche peggio?
Ti sei comportato da egoista, ma soprattutto ti sei comportato da fidanzato geloso. E tu sapevi benissimo che non lo eri, e non lo sei mai stato”.
 
Mark ora aveva lo sguardo basso, mentre camminavano. Ascoltava le parole di Yoongi e assimilava, senza dire una parola perché sapeva che il discorso non era ancora finito.
“Io non voglio illuderti, per me il rapporto è rimasto lo stesso, e sarei uno stronzo se continuassi a stare con te solo perché mi sento obbligato. Mi dispiace davvero, non volevo che andasse a finire così. Io sto bene con te, mi diverto, ma purtroppo non nel modo in cui vorresti tu”.
 
Alzò la testa e guardò Yoongi negli occhi, smise di camminare e fece cenno anche all’altro di fermarsi.
 
“Mi dispiace. Mi dispiace davvero per quello che ho detto a Jungkook, spero di non avergli creato molti problemi, non era mia intenzione. Mi sentivo minacciato, e stavo impazzendo.
Yoongi, io lo sapevo, l’ho sempre saputo che non ero ricambiato. Avevo una piccola speranza che stando con me in quel modo ti fossi accorto di provare qualcosa, ma non è successo. E io non posso incolparti per questo, la vita va così. E apprezzo molto di più quello che stai facendo, piuttosto che illudermi continuando a stare con me.
Puoi comportarti come se non fosse mai successo niente, io starò bene. Continueremo a comportarci da amici, anche per il bene dell’amicizia che hanno gli altri”.
 
Yoongi aveva sottovalutato Mark, non avrebbe mai pensato che l’avrebbe presa così bene, così filosoficamente. Era contento di come fosse andata a finire, ed era contento che potessero continuare ad essere amici. Anche se naturalmente niente sarebbe stato come prima.
In silenzio avevano ricominciato a camminare ed erano arrivati davanti casa di Mark. Yoongi riprese a parlare, guardando Mark negli occhi “Mi dispiace Mark, davvero. Spero che i nostri rapporti non si rovineranno dopo tutto questo”.
“Tranquillo, come ti ho detto mi passerà” Rivolse a Yoongi un sorriso triste prima di girarsi per aprire il portone.
Yoongi lo prese per una spalla e lo costrinse a rigirarsi verso di lui, lo abbracciò.
“Ti voglio bene Mark, non scordartelo mai”.
“Anche io, Yoongi. Non potrei”.
Si staccò dal più grande lentamente e senza dire nient’altro entrò nel portone.
 
 
Era fatta. Si sentiva molto più leggero dopo quella conversazione, ora doveva solo prendersi cura di Jungkook.
Decise di prendere un taxi per tornare a casa, era troppo stanco e aveva camminato fin troppo quel giorno. Quando arrivò non trovò nessuno in giro, evidentemente erano già andati tutti a dormire.
Aprì, senza fare rumore, la camera di Jungkook e Namjoon ma dentro c’era solo una persona, e non era Jungkook.
 
Si fece prendere dal panico in un attimo e si catapultò verso la stanza di Taehyung, Hoseok e Jimin. C’erano solo due letti occupati, ma notò anche che nei letti c’erano più di due persone.
Hoseok e Jimin erano sotto le coperte, insieme. Jimin era abbracciato all’altro, sembrava che avesse i tentacoli per quanto si era avvinghiato.
E poi sul letto di Taehyung c’era lui, e Jungkook. Stavano dormendo insieme, nella stessa posizione e quasi respirando allo stesso modo. Sembravano davvero dei gemelli. Yoongi non poté fare a meno di sorridere a quella scena.
 
Si avvicinò a Jungkook e lo guardò dormire, il suo viso era rilassato. Gli accarezzò debolmente la guancia prima di uscire dalla stanza per andare nella sua.
Il suo viso fu l’ultima cosa che rivide nella mente prima di addormentarsi.
 
Un pensiero continuava a sovrastare tutti gli altri.
 
Era bellissimo. 








 
Buonasera :D 
Scusate se ci ho messo tanto a pubblicare questo capitolo ma avendo iniziato le lezioni all'università
è stato un po' un casino.
Spero che per voi sia valsa l'attesa.
Un bacio, Flà <3

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Il giorno dell’esibizione era finalmente arrivato. I due gruppi s’incontrarono nel backstage, pronti per esibirsi. Mancavano due gruppi e sarebbe arrivato il loro turno, l’adrenalina e l’ansia cominciavano a farsi sentire. C’era tensione nell’aria, e non era dovuta completamente all’esibizione.
Anche se Mark e Yoongi avevano deciso che non sarebbe cambiato nulla, e che non ci sarebbe stato imbarazzo fra loro si poteva comunque percepire un’aura di distacco che stava influenzando anche gli altri. I gruppi non riuscivano a stare bene e scherzare come il solito. Ma forse era troppo presto per sperare di far finta che nulla fosse successo, Speravano che il tempo avrebbe aggiustato tutto.
 
Ovviamente tutti erano venuti a conoscenza dell’accaduto. Dalla parte di Mark non poteva essere altrimenti visto che era entrato in casa piangendo mentre tutti erano in salone. Si era chiuso in camera sua e non era uscito più, gli altri avevano capito senza nemmeno aver bisogno di parlare.
Per quanto riguardava i Bangtan, Yoongi la mattina aveva raccontato a Hoseok quello che era successo, poi era entrato Jimin e la voce non ci mise tanto a spargersi. Jungkook e Taehyung furono gli ultimi a svegliarsi e quindi a sapere della notizia. Jungkook si era limitato ad abbassare lo sguardo continuando a bere il suo caffè, non sicuro di come si sentisse davvero a riguardo.
 
Una voce li chiamò dal backstage. Era arrivato il momento di salire sul palco. Jungkook prese un respiro profondo, pronto per esibirsi. Guardò automaticamente nella direzione di Yoongi. Stava andando da Mark, prendendo posizione sul palco, il loro imbarazzo era evidente. Non riusciva a distogliere lo sguardo da loro, da lui mentre pensava ancora al giorno precedente. Continuavano a passargli davanti agli occhi momenti di lui e Yoongi sul tetto, Mark che lo insultava, Taehyung che lo abbracciava, era come se fosse una pellicola che non aveva fine.
Chiuse gli occhi nel momento in cui sentì la musica dell’introduzione partire, cercò di concentrarsi il più possibile sull’esibizione sperando di non fare errori. Il lavoro doveva sempre essere al di sopra di qualsiasi problema.
La musica partì, e Jungkook iniziò a ballare riuscendo a svuotare la mente.
 
Era andato tutto bene, l’esibizione aveva fatto impazzire il pubblico ed erano tutti soddisfatti del loro lavoro. Erano tutti nel salotto del backstage, l’adrenalina stava cominciando a fare spazio alla stanchezza, nessuno parlava molto.
Jungkook e Yoongi erano casualmente finiti vicini sul divano ma Jungkook fece di tutto per evitare il contatto visivo. Non sapeva minimamente come comportarsi dopo quello che avevano passato, dopo quello che si erano detti. Aveva paura di rovinare tutto, anche se probabilmente non parlandogli ed evitandolo l’avrebbe sicuramente fatto. In fondo lo sapeva di non essere bravo nelle relazioni sociali, figurarsi con una persona così importante come Yoongi per lui.
Però aveva notato una cosa. Anche Yoongi lo guardava, non sempre, ma ogni tanto percepiva il suo sguardo su di lui. Non riusciva ancora a capire se la cosa gli facesse piacere o se lo mettesse a disagio, soprattutto perché non conosceva il motivo di quegli sguardi.
 
Dopo aver salutato tutti alla fine di quella lunghissima giornata, Tornarono a casa non vedendo l’ora di poggiare la testa sul cuscino.
Entrarono ancora silenziosi. Hoseok, Jimin e Taehyung andarono direttamente nella loro stanza dando la buonanotte a tutti; Namjoon, Jin e Jungkook si diressero verso la cucina per fare uno spuntino notturno. Yoongi mormorò quasi parlando con se stesso che sarebbe andato nel suo studio e sparì subito dopo.
Dopo aver mangiato Jungkook salutò gli altri e salì in camera. Non aveva veramente sonno, voleva solo stare da solo, riposarsi. Si sdraiò sul letto guardando il soffitto.
Stare da soli al buio di notte non era stata una buonissima idea. La pellicola ricominciò a scorrere, ma si focalizzava sempre di più su Yoongi.
 
Yoongi che lo chiamava mentre stava per fare l’ultimo passo;
 
Yoongi che lo trascinava via, gli parlava…
 
Lo baciava.
 
Scosse la testa cercando invano di smettere di pensare continuamente a lui, era frustrante.
Perché? Perché l’ha fatto? Continuava a chiedersi questo. All’inizio l’aveva subito etichettata come pietà, come circostanza.
Poi lentamente nella sua testa iniziarono a sorgere nuove scelte, continuava a pensare alle sue parole, a come l’aveva difeso davanti alle menzogne di Mark. Che a Yoongi hyung importi davvero di me?
Le scelte si erano fatte ancora più realistiche nel momento in cui Yoongi aveva lasciato Mark. Jungkook sapeva perché lo aveva fatto, gliel’aveva detto lui stesso, ma comunque dentro di sé sentiva che fosse anche a causa sua.
Si odiava per questo, si odiava per aver creato una storia falsa dentro la sua testa, e si odiava ancora di più per crederci. Odiava l’opprimente sensazione di quella piccola scintilla di speranza che s’insinuava tra la rassegnazione che era riuscito a costruire.
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato da quando aveva poggiato la testa sul cuscino, ma i pensieri non lo volevano liberare. Più pensava, più analizzava il comportamento di Yoongi, e più sorgeva in lui la malsana convinzione che dovesse riprovarci.
 
Passò altro tempo, forse addirittura ore intere. Jungkook era in piedi, davanti alla porta chiusa della sua stanza. Devo andare.
Era riuscito a capire che se non avesse risolto la questione definitivamente, non sarebbe mai riuscito ad andare veramente avanti. Preferiva sbatterci la testa un’ultima volta, soffrire per un’ultima volta, piuttosto che tornare a strisciare nel fango della sua stupida depressione semplicemente per non aver chiarito le cose, per essere rimasto appeso al filo di speranza che era cresciuto in lui.
Ne ho bisogno. Jungkook, esci da questa porta e vai. Sei pronto, sei pronto a soffrire di nuovo. E ne hai bisogno, per andare avanti. Deglutì e con un gesto deciso aprì la porta.
 
 
L’appartamento era tutto buio ormai, un’unica debole luce usciva dalla porta dello studio di Yoongi. Sapeva che l’avrebbe trovato ancora sveglio. Passò per il salone e per il corridoio camminando lentissimo, un lato di sé sperava di non arrivare mai alla porta, ma anzi, sperava di poter correre e tornare nella sua stanza. Ma il suo lato forte e decisivo riuscì a sovrastarlo.
La porta dello studio di Yoongi era davanti a lui. Si sentiva come se una forza respingesse il suo pugno dal legno, gli stava impedendo di bussare. Andiamo Jungkook, non fare il fifone proprio adesso.
Chiuse gli occhi e bussò debolmente. Aspettò una ventina di secondi ma non rispondeva nessuno.
Hai bussato troppo piano, stupido.
Bussò di nuovo, con più decisione. Sentì dei rumori provenire dall’interno e poi una voce.
 
“Chi è?” Chiese, aveva la voce raschiante come se fosse la prima volta che parlava da ore. Jungkook si paralizzò, ma riuscì comunque a rispondere con voce flebile.

 “Jungkook”

 Silenzio

 “Entra”
 
Prese un respiro profondo e aprì la porta.
Yoongi era sommerso di fogli scarabocchiati, il computer acceso aveva finestre su finestre aperte. Lui lo stava guardando. Aveva i capelli che andavano da ogni parte, con le cuffie che li rendevano ancora più spettinati. Gli occhiali erano scesi sul naso, mentre lo fissava, se li mise apposto tirando su con il naso.
Jungkook si rese conto troppo tardi che era rimasto sulla porta immobile, e che il più grande stava aspettando un suo movimento, una sua parola… Qualsiasi cosa.
Chiuse la porta dietro di sé e si sedette sul piccolo divano affianco la scrivania, non riusciva a far uscire una parola dalla sua bocca.
 
Yoongi era chiaramente a disagio, preso alla sprovvista dalla visita di Jungkook.
“Allora?” Chiese, forse un po’ troppo bruscamente.
“Ecco io – abbassò lo sguardo – Volevo parlarti, ma diciamo che sono venuto qua senza un piano preciso” Cercò di sorridere per alleviare la tensione ma gli uscì solo un ghigno inquietante.
Yoongi sorrise a sua volta e si voltò completamente con la sedia verso il divano.
“Beh, io non mi muovo da qui”
Jungkook non riusciva più a pensare a nulla di sensato, e stava per urlare dalla frustrazione. Quando in mente gli venne una domanda, una sola.
“Hyung, Perché hai lasciato Mark?”
Era una domanda cui aveva già risposto, e perciò sapeva cosa avrebbe detto. Ma gli serviva come trampolino di lancio per quello che voleva dirgli. Che poi in quel momento non avesse idea di cosa fosse era un altro conto.
Notò l’espressione di Yoongi cambiare, si tolse le cuffie dal collo e guardò Jungkook negli occhi, facendo un respiro profondo.
“Per te”
Jungkook sentì il suo cuore saltare un battito. Per te. Per me?
Non poteva aver detto sul serio.
“Come scusa?” Chiese completamente spaesato.
“Per te, Jeon Jungkook”
Okay, ora non poteva aver sentito male. Yoongi davanti a lui stava sorridendo, come se per lui fosse tutto chiaro. Mentre il più piccolo non riusciva nemmeno a pensare di poter rispondere. Si sentiva le guance e le orecchie in fiamme.
“Perché?”
Yoongi si alzò dalla sedia per mettersi vicino a lui, Jungkook sentì il battito del suo cuore aumentare sempre di più. Lo guardò, ma lui non stava ricambiando lo sguardo, si stava fissando le mani. Era nervoso.
“Dopo quello che è successo ieri – fece una pausa – non sono riuscito a pensare ad altro che a quello che ci siamo detti sul tetto. Continuavano a passarmi davanti agli occhi le scene, e più le guardavo più riflettevo” Si passò una mano fra i capelli, guardò per un istante Jungkook ma tornò subito con lo sguardo basso.
“Ti avevo detto che volevo lasciare Mark perché volevamo cose diverse, perché non provavamo gli stessi sentimenti. E in parte è vero, ma non avevo riflettuto su una cosa, non avevo pensato: Se è una cosa diversa da lui che voglio, allora cos’è che voglio?” Aveva alzato gli occhi, ora lo stava guardando e Jungkook completamente preso dalle sue parole incrociò il suo sguardo.
“L’unica cosa che mi veniva in mente eri tu, Jungkook. Continuavo a pensare al bacio, ai baci. E non riuscivo a capire perché mi sentissi così. Era come se volessi negare quello che stavo provando.
Anche se in realtà tuttora non so cosa provo”.
Gli sorrise, insolitamente timido. Jungkook riuscì a sorridergli di risposta spontaneamente, non sapeva da quanto tempo non succedesse.
Dieci minuti fa era entrato in quella stanza sicuro quasi al cento per cento che quella conversazione gli sarebbe servita a chiudere definitivamente il capitolo Yoongi dalla sua vita. Ma lui aveva appena sconvolto tutto. Non riusciva a credere che quello stupido barlume di speranza che gli era rimasto avesse ragione.
Il sorriso gli sparì dal volto velocemente. Non posso crederci, è impossibile.
“Hyung, io… non ci credo” disse semplicemente, distolse lo sguardo “Non è possibile” continuò parlando più con se stesso che con Yoongi.
“Cosa non è possibile? Secondo te non è possibile che io possa provare qualcosa per te?” Rispose quasi offeso.
“Vorrei crederci, davvero. Ma non ci riesco. Sai? Mi sono talmente abituato all’idea di un sentimento a senso unico che se penso alla possibilità dei sentimenti ricambiati, non lo so, mi sento preso in giro” i suoi occhi iniziano a bruciare. No, non ora.
Yoongi lo prese per le spalle, costringendolo a voltarsi verso di lui e a guardarlo “Mi dispiace Jungkook. Mi dispiace di dover essere arrivato fino a questo punto per rendermene conto, mi sono accorto di quanto davvero tenessi a te nel momento in cui stavo per perderti. E so che non è una cosa bella da dire, perché può essere scambiata per pietà, ma è successo davvero. E’ come se quel gesto estremo mi avesse aperto la mente, da quel momento in poi i miei pensieri hanno iniziato a vorticare confusi nella mia testa, ma solo uno era chiaro, cristallino. Ed eri tu”.
Jungkook continuava a fissarlo incredulo, ma lentamente stava iniziando ad assimilare quello che gli stava dicendo.
Yoongi continuò “Jungkook io, mi odio per essere stato cieco, per non aver capito che non stavi bene. Sono sempre stato accanto a te in questi anni, ma nel momento in cui avevi più bisogno di me, io non ci sono stato” gli prese le mani nella sue stringendole.
“Non ti incolpo per questo hyung, ho fatto tutto da solo” abbassò lo sguardo sulle loro mani, strinse ancora di più la presa involontariamente.
“No invece, è anche colpa mia. Non mi perdonerò mai per averti lasciato solo, e questo non puoi cambiarlo, mi dispiace” Gli rivolse un sorriso accennato.
 
Guardando nei suoi occhi Jungkook sentì che poteva credergli, doveva provare a lasciarsi andare, almeno quella volta. Anche se la paura di cadere non se ne andava.
Non sopportava sentire Yoongi odiarsi per quello che aveva passato, lui non aveva nessuna colpa se per una volta aveva deciso di vivere la sua vita.
“Tu non puoi odiarti, tu… Tu mi hai salvato la vita. – Un altro sorriso spontaneo gli appare sul viso – Non mi importa se non ci sei stato prima, non importa se sei stato assente. Hai fatto la cosa più importante, mi hai salvato. Questo vale più di qualsiasi motivo che ti sei dato per odiarti”.
I loro sguardi erano legati gli uni negli altri. Jungkook si sentiva tranquillo, a suo agio. Non era così a suo agio con Yoongi da quando si erano baciati la prima volta.
“Lasciamoci il passato alle spalle hyung, io ho toccato il fondo e sento già di poter riuscire a stare bene un giorno, se continuo a salire senza cadere. Voglio un nuovo inizio”
“Non ti lascerò solo, non di nuovo. Inizieremo insieme, cammineremo insieme. Ti va bene Jungkookie?” I loro volti si erano avvicinati quasi impercettibilmente.
“Va bene hyung” Jungkook sentì un brivido percorrergli tutto il corpo, si avvicinò ancora di più, non credendo fino in fondo a quello che stava accadendo.
“Te lo prometto” Yoongi fece il primo passo prendendo delicatamente la testa di Jungkook con una mano avvicinandolo a sé. Premette le labbra sulle sue sentendo il calore quasi scottante di esse.
Fu un bacio dolce, lento.
Fu un bacio senza pregiudizi, senza costrizioni.
Era il loro bacio.
Erano pronti a ricominciare, insieme.
 

 

Salve gente <3 
Innanzitutto mi dispiace davvero per non aver aggiornato per più di un mese nonostante avessi detto
che avrei aggiornato regolarmente.
Spero vi piaccia il finale di questa storia, grazie mille per aver letto.
A presto, Flà.
 
 
 

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