Lo sguardo della Luna

di KakashinoSharingan
(/viewuser.php?uid=894130)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il clan maledetto ***
Capitolo 2: *** Una luce che rischiara le tenebre ***
Capitolo 3: *** Salto nel buio ***
Capitolo 4: *** L'alternanza tra notte e giorno ***
Capitolo 5: *** Splenderemo a modo nostro ***



Capitolo 1
*** Il clan maledetto ***


CAPITOLO I
Il Clan Maledetto
In un periodo di difficoltà economica, nei sobborghi poveri di Kumo divenne prassi comune abbandonare i bambini neonati da parte di quelle famiglie che avevano difficoltà a tirare avanti. In quel periodo, il governo del villaggio seppure alle strette per via della crisi, finanziò la costruzione di un edificio che fungesse da casa a quei bambini abbandonati. La costruzione era molto semplice, però offriva i servizi di base per crescere i bambini, prima di affidarli all'Accademia Ninja. In alcuni casi però i bambini venivano educati fino alla maggiore età nella struttura, affinché imparassero un mestiere oppure che continuassero a lavorare all'interno di essa.
 
«Abbiamo un nuovo ospite!» Una donna correva gridando fra i corridoi, tenendo in braccio una bambina di pochi mesi e svegliando tutte le altre incaricate all'istruzione degli orfanelli.
Una ragazza la raggiunse poco dopo con un rotolo in mano: «Dimmi tutto, che annoto nel registro» disse sbadigliando.
La donna mise la bambina delicatamente su un tavolo: «Non sappiamo chi l'abbia lasciata qui, ma visto il vestitino che porta, direi che non viene dai quartieri poveri.»
«Tutto qui?» la ragazza sembrò delusa, e si avvicinò alla neonata a sua volta. La prese in braccio, e in quel momento un foglio di pergamena scivolò a terra. Lo prese in mano, leggendo ad alta voce: «La bimba si chiama Mitsuki. Spero che possiate averne cura più di quanto possa fare io. Farò in modo di mandare fondi alla vostra struttura per ricambiare il favore. Hazuki Koyama.»
Rimase a fissare il foglio qualche istante, poi chiese perplessa: «Ma questi Koyama poi... li hai mai sentiti?»
L'altra donna si asciugò un rivolo di sudore: «Sei troppo giovane, non puoi ricordare. Quello è il vero nome del clan maledetto, i manipolatori della mente. A causa loro anni fa accadde un putiferio al governo, è colpa loro se sta andando tutto a rotoli. Ho sentito che solo ascoltando la loro voce si è soggiogati alla loro volontà» cadde in ginocchio, la testa fra le mani. La ragazza guardò la piccola Mitsuki che dormiva beata: "Chissà se possiede davvero un potere così terribile."
Da quel giorno all'orfanotrofio venne creata una sezione speciale, in cui crescere Mitsuki tenendola a distanza dagli altri bambini. Le stesse governanti avevano paura ad avvicinarla, e quando la bimba iniziò a parlare la faccenda peggiorò. In poche avevano il coraggio di ascoltare le sue brevi frasi, e lei dal canto suo imparò a rivolgersi agli altri il meno possibile. Guardava gli altri bambini giocare in giardino, mentre lei era chiusa nella sua stanza a studiare pile e pile di libri. Non riusciva a capire perché lei fosse diversa, fino a quando non lesse il suo cognome in un libro di storia contemporanea.
Parlava del clan Koyama, e dei disordini politici del decennio precedente. Lesse avidamente quelle righe mentre piangeva bagnando tutte le pagine. Ma poco le importava, almeno aveva capito chi era veramente.
 
Nei mesi successivi si esercitò di nascosto ad incanalare il chakra nella gola, quando le sorveglianti la chiudevano in stanza per la notte. Accumulare chakra non era molto difficile, il problema sorgeva quando provava a parlare: provava fitte di dolore atroci e di conseguenza iniziava a tossire, rilasciando tutto il chakra. Ogni notte stava sveglia ad allenarsi fin quando la voce non le diventava roca.
Un giorno mentre era da sola in giardino a guardare il cielo, sentì un rumore provenire da dietro la siepe. Tremando arretrò, quando all'improvviso dai cespugli sbucò una ragazzina che doveva avere circa la sua età. Aveva i lunghi capelli biondi raccolti con un fiocco, e il vestitino all'apparenza molto costoso tutto sporco di fango.
«Che hai da guardarmi così? Mica ti mangio» le disse quella sorridendo. Poi le porse una mano: «Mi chiamo Chitoge, e sto scappando da quel barboso di un'insegnante di musica. Tu come ti chiami?»
Mitsuki abbassò lo sguardo, non sapendo come comportarsi. Poco dopo rispose: «Le maestre non vogliono che parlo con gli altri bambini.»
Chitoge la guardò storto: «E perché mai scusa?»
Mitsuki alzò le spalle. Chitoge allora le si sedette accanto iniziò a raccontare: «Sai, io vengo da una famiglia molto ricca. Loro vogliono che io impari le arti e diventi una donna raffinata. Ma io voglio fare il ninja, quindi durante le lezioni di musica scappo sempre! Anche tu dovresti fare così!»
Mitsuki la guardò, stupita: «Ma non ti puniscono poi?»
«Sì che mi puniscono, però mi diverto lo stesso.»
Mitsuki riprese la sua espressione perplessa. Chitoge allora le prese le mani e iniziò a cantare una ninna nanna. Mitsuki chiuse gli occhi, e per la prima volta nella vita si sentì tranquilla insieme a qualcuno. Scivolò lentamente nelle dolci braccia del sonno.


Note dell'autrice
Dopo una lunga assenza, rieccomi finalmente qui!
In questo prequel alla crossover "Gli angeli bianchi e lo spadaccino di Kumo" ho voluto approfondire i personaggi di Mitsuki, Chitoge e Shaoran per come li vedo inseriti nell'universo di Naruto. Innanzitutto ci tengo a ringraziare supersara89, senza il consiglio della quale non avre potuto iniziare questa mini-long.
Ho voluto restare il più fedele possibile ai personaggi originali e alla loro backstory. Per questo ho affidato Mitsuki a un orfatrofio, in cui le viene impedito di cantare (come la nonna glielo impedisce nel manga). Inoltre le fitte di dolore quando accumula il chakra nella gola e la tosse che ne deriva sono un accenno al suo tumore.
Chitoge diciamo che prende il posto di Eichi, che non sono riuscita a inserire in questo progetto per infiniti motivi, primo fra tutti la lunghezza della storia.
Spero di avervi incuriositi almeno un po'. Tenterò di pubblicare a cadenza regolare ogni venerdì!

Un saluto!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Una luce che rischiara le tenebre ***


CAPITOLO II
Una luce che rischiara le tenebre
Mitsuki dopo l'incontro con Chitoge aveva preso ad allenarsi ancora più duramente. Non riusciva a capire perché quella ragazzina fosse così determinata a disobbedire ai suoi genitori a costo di ricevere una punizione. Non capiva come mai, ma aveva voglia di rivederla, per farle infinite domande su come fosse la vita fuori dall'orfanotrofio. Ormai Mitsuki aveva raggiunto l'età per enrare all'Accademia, ma quando ne aveva fatto richiesta a una delle sue tutrici era stata punita severamente.
Ogni tanto, durante i suoi esercizi notturni, Mitsuki provava a cantare la ninna nanna di Chitoge con il chakra accumulato in gola, e scoprì che quell'azione era molto meno dolorosa di quanto non lo fosse parlare.
Quando un giorno d'estate trovò Chitoge appollaiata sul davanzale della sua finestra le corse incontro e la abbracciò con tanta foga da rischiare di farla cadere di sotto.
«Volevo così tanto rivederti!» esclamò, scoppiando in lacrime.
Chitoge entrò nella stanza e intimò Mitsuki ad abbassare la voce: «Non dobbiamo farci scoprire.»
Da quel giorno le due si incontrarono molte volte di nascosto nella sua stanza. Chitoge le raccontava del mondo di fuori, di com'era riuscita a convincere i suoi genitori a mandarla all'Accademia Ninja e di com'erano le lezioni. Le insegnò le posizioni delle mani per le tecniche di base, e dopo averla sentita cantare la sua ninna nanna le insegnò anche molte altre canzoni.
«Sai, Mitsuki, hai una voce meravigliosa!» le disse un giorno. La ragazzina arrossì, in imbarazzo: «Sai, credo che se riuscissi a cantare con la forza del chakra, potrei  scappare anche io come fai tu.»

Nel frattempo, la sua tutrice le dava lezioni di cucina. All'orfanotrofio avevano ancora tutti paura di lei e della sua abilità nascosta, quindi quella di chiuderla in cucina sembrava a tutti la soluzione migliore. Mitsuki non si lasciò scorraggiare da questo, e tentò di imparare il più possibile, dimostrandosi sempre disponibile nei confronti di tutti.
"Magari un giorno anche loro mi capiranno" pensava, mentre sbucciava chili e chili di verdura. Ma la certezza che Chitoge sarebbe tornata ancora a insegnarle cose nuove le faceva sempre tornare il buon umore, quindi per quanto le venissero affidati incarichi pesanti e noiosi riusciva sempre a portarli a termine.

La ragazza infatti iniziò a venirla a trovare specialmente di notte, per poterla affiiancare durante i suoi allenamenti.
«Come sono andata?» chiese Mitsuki, dopo aver provato qualche tecnica di base.
Chitoge la guardò, stupita: «Hai un controllo del chakra pazzesco. Eppure ci alleniamo così poco!»
Mitsuki arrossì: «In realtà, mentre sono in cucina, mi alleno ad accumulare il chakra nella gola. Non dico nulla ovviamente, o mi scoprirebbero, però ormai riescoa mantenerlo per un certo tempo!»
«Allora perché non provi a cantare?» le chiese Chitoge, eccitata da quel discorso.
Mitsuki si guardò attorno: «Adesso?»
«Perché no? La tua stanza è così isolata che non si accorgono nemmeno dei nostri allenamenti!»
Mitsuki la guardò e vedendola sorridere si decise a provare.
Iniziò ad accumulare il chakra e quando raggiunse una notevole quantità iniziò a cantare.
La voce però le usciva bassa e roca nonostante si stesse sforzando di cantare forte.
«Prova a rilasciare il chakra nel canto! Con le tecniche funziona così, rilasci tutta la potenza nel colpo» le suggerì Chitoge, vedendola nel panico.
Mitsuki cercò allora di seguire il suo consiglio. All'iniziò la voce non mi migliorò, ma pian piano rilasciando chakra divenne sempre più limpida.
Quando terminò la canzone si rivolse a Chitoge per chiederle com'era andata. Però quando la vide stesa a terra con le mani premute sulle orecchie e gli occhi sbarrati le corse accanto: «Chitoge, cos'hai?» le chiese, terrorizzata.
«Il tuo canto... hai un genjutsu molto potente...» sussurrò, prima di svenire.

Dopo quell'episodio Mitsuki non volle più cantare di fronte a Chitoge, nonostante questa la rassicurasse di continuo: «Ho sbagliato io, non ero pronta. Sono capace di sciogliere i genjutsu ed è giusto che tu capisca di cosa sei capace!»
Proseguendo con gli allenamenti Mitsuki imparò diverse posizioni delle mani che le permettevano di direzionare il suo genjutsu e mostrare agliavversai immagini precise.
"Con questo un giorno riuscirò a seguirti, Chitoge, te lo prometto."


Note dell'autrice

Ciao!
Mi scuso innanzitutto del breve ritardo, spero di aver recuperato senza causare troppi disturbi.
In questo capitolo ho voluto approfondire il legame fra Mitsuki e Chitoge. Il fatto che Mitsuki cantando mentre accumula chakra non senta dolore è un po' una rappresentazione della sua trasformazione in Full Moon della serie originale. Inoltre qui scopre la vera potenza nascosta nella sua voce, yay!!

Spero che l'andamento calmo della storia sia azzeccato. Vista la brevità e la trama che volevo mettere in scena ho costruito capitoli lenti apposta, quindi spero di aver scelto bene!
 
Un saluto!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Salto nel buio ***


CAPITOLO III
Salto nel buio
Le visite di Chitoge a Mitsuki si fecero sempre meno regolari una volta che la ragazza venne promossa all'Accademia Ninja e divenne una genin di Kumo a tutti gli effetti. Le ragazze però riuscivano a vedersi almeno tre volte al mese e Mitsuki attendeva sempre con impazienza che Chitoge entrasse dalla finestra della sua camera.
Quando la ninja non si fece vedere per più di due mesi, però, Mitsuki iniziò a preoccuparsi. Non sapeva se le fosse successo qualcosa durante una missione, oppure se semplicemente si fosse stancata di lei.
Un giorno, in pieno pomeriggio, la finestra della sua camera si spalancò e una ragazza vestita di bianco entrò rapidamente. A una prima occhiata non aveva quasi riconosciuto la sua amica: sembrava dimagrita ed era piuttosto pallida.
«Chitoge, che ti è successo?» quasi urlò mentre le correva incontro, abbracciandola non troppo forte per paura di farle del male. Si accorse che l'amica era anche coperta di lividi. L'aiutò a sdraiarsi sul letto, quasi scoppiando in lacrime.
Chitoge le sorrise: «Tranquilla, Mitsuki, sto bene. Mi dispiace di averti fatta preoccupare, però non potrò trattenermi molto.»
«Certo che puoi, voglio aiutarti a costo di farmi punire!» esclamò Mitsuki in risposta.
Chitoge scosse la testa, per poi dire: «Se ti scoprissero non andresti incontro a una semplice punizione.»
Mitsuki la guardò, perplessa: «Che intendi dire?»
«Mi hanno bandita da Kumo» mostrò il coprifronte, sul quale era stata incisa una lunga linea orizzontale «e quindi ora sto scappando dalla polizia, non più dal mio insegnante di musica» concluse la frase ridacchiando. Poi però si accorse dell'espressione triste dell'amica, quindi si ricompose: «Tranquilla, sto bene davvero. Solo volevo salutarti prima di darmi alla macchia.»
Mitsuki ricacciò indietro un singhiozzo: «Come sarebbe a dire darti alla macchia? E poi io ti conosco, non potresti mai fare qualcosa di male!»
Chitoge sospirò: «Infatti, è proprio questo il punto. Non ho fatto niente.»

Raccontò all'amica il motivo della sua condizione. Il padre di Chitoge apperteneva a una delle famiglie più ricche di Kumo e pur non avendo un titolo nobiliare superava molti aristocratici in quanto a proprietà. Chitoge non si era mai chiesta la fonte della ricchezza del padre, dandola sempre per scontata. Un giorno però venne a sapere di un giro d'affari che suo padre conduceva assieme a un uomo di Kiri sotto il nome di Gato Corporation. Aveva già sentito quel nome, era molto famosa come azienda di trasporti e per la prima volta era stata orgogliosa di suo padre.
Però con il passare del tempo aveva iniziato anche a sospettare che ci fosse qualcosa che suo padre si ostinava a tenerle nascosto. Per scoprire di cosa si trattasse aveva fatto in modo di seguirlo durante i numerosi viaggi d'affari, fingendosi interessata alla successione nell'azienda, e assistendo quindi ad alcune delle trattative. Tuttavia non era riuscita a raccogliere abbastanza prove, e dall'altra parte non se la sentiva di condannare suo padre senza essere perfettamente sicura di un suo coinvolgimento nei loschi affari di Gato.

«Semplicemente mi ero illusa che mio padre facesse parte solo del giro d'affari legale della Gato Corporation. La polizia di Kumo mi ha condannata per il mio silenzio, e merito di pagarne le conseguenze. Sono morte delle persone a causa delle azioni di mio padre.» guardò l'amica con aria stanca, senza mostrare particolari emozioni.
Mitsuki a quel punto si alzò in piedi: «A me non interessa quello che la polizia di Kumo pensa di te. Tu mi hai aiutata tanto, e sappi che se avrai bisogno di qualcosa mi troverai sempre qui. Sarei molto felice di vederti ancora, Chitoge!»
«Anche io, Mitsuki» le rispose l'altra, prendendole la mano.
«Allora devi promettermi che tornerai ancora» la incalzò Mitsuki, non convinta.
«Sì, te lo prometto.»


Note dell'autrice

Ciao!
Eccoci qua col capitolo capitolo terzo, un pochino più breve degli altri, ma siccome viene spiegato finalmente il motivo per cui Chitoge è considerata una traditrice a Kumo, ho pensato di non aggiungere ulteriori colpi di scena. Siamo già a metà storia, e non posso nascondere di essermi affezionata a questa piccola trama.
La situazione familiare di Chitoge l'ho costruita sia per ricordare la sua famiglia di gangster in Nisekoi, sia per collegare questo crossover alla serie principale di Naruto, dando anche qualche coordinata temporale (seppur indiretta).
Ringrazio tutti i lettori e recensori per il supporto!
 
Un saluto!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'alternanza tra notte e giorno ***


CAPITOLO IV
L'alternanza fra notte e giorno
Con il passare dei mesi Mitsuki iniziò a perdere la speranza di poter rivedere la sua amica. Per lei ogni giorno seguiva il precedente esattamente uguale e la trovava sempre impegnata in cucina. Era diventata abbastanza brava e riceveva spesso complimenti dai bambini più piccoli, quelli che ancora non erano stati educati ad odiarla. Lei però non disprezzava la possibilità che le era stata offerta ed era felice di potersi guadagnare da vivere in maniera onesta.
Spesso la sera si ritrovava a pensare a Chitoge, a come facesse l'amica a procurarsi da mangiare e dove passasse la notte. Qualche sera aveva lasciato la finestra aperta, sperando che l'amica potesse entrare di soppiatto.
Però non riuscì a rivederla prima di un anno. Quel giorno faceva un gran freddo e si accorse di lei perché bussava insistentemente alla finestra. Corse ad aprire e Chitoge scivolò dentro, tremando come una foglia: «Ci manca solo che si metta a nevicare!» borbottò fra sé, stringendosi nel cappotto.
Mitsuki iniziò a piangere e corse a prenderle una coperta: «Chitoge, sei tornata!»
«Certo, io le mantengo le promesse!» le fece l'occhiolino. Dopo averla abbracciata le chiese: «Dai, raccontami come è andato quest'anno!»
Mitsuki si rabbuiò, stringendosi nelle spalle: «Non troppo bene ad essere sincera. Sono felice di avere un posto in cui stare, ma mi odiano tutti.»
«Anche per te deve essere stata dura eh? Nonostante tutto siamo entrambe sole» constatò Chitoge, incupendosi a sua volta. Ma poi si sforzò di sorridere: «Non ci vediamo mai, sarebbe meglio parlare di cose allegre. Mitsuki, perché non mi canti qualcosa?»
Nonostante gli sforzi per tirare su il morale all'amica, Chitoge ottenne esattamente l'effetto contrario.
«Sai, io non posso più cantare» confessò Mitsuki, scossa dai singhiozzi «mi hanno messo questo, che mi blocca il chakra» sollevò un braccio, mostrando un bracciale in metallo.
Chitoge fissò lo stano aggeggio: «Ma questo cosa centra? Io intendevo cantare normalmente!»
«La verità è che ho scoperto di non saper cantare senza incanalare chakra. Non ne uso tanto come per attivare un genjutsu, però mi serve comunque.» spiegò, abbassando lo sguardo.
«Bastardi. Se ne pentiranno!» urlò Chitoge, assestando un colpo al bracciale che si ruppe in due parti. I frammenti caddero al suolo mentre un dispositivo nascosto si attivò, iniziando a suonare.
Chitoge allora prese Mitsuki per un braccio e si lanciò dalla finestra, correndo a perdifiato fino al limitare del bosco. Si accorse che Mitsuki ansimava: «Oh, cavolo, scusami! Non ho nemmeno pensato che tu non hai ricevuto l'addestramento ninja!»
«Tranquilla» le rispose l'altra, riprendendo fiato «dovrò farci l'abitudine, immagino, visto che ormai indietro non ci posso tornare»
Si incupì. Dopo qualche istante di silenzio chiese all'amica: «Cosa faremo per sopravvivere?»
«Ti sembrerà impossibile, ma ho pensato anche a questo. Esiste una gilda illegale che accoglie nukenin da ogni villaggio e organizza missioni per punire le ingiustizie ignorate dai governi. Volevo unirmici, ma accettano solo team e non ninja che lavorano in proprio» le spiegò Chitoge, un luccichio negli occhi.
«I-Illegale?» Mitsuki deglutì preoccupata.
Chitoge la canzonò: «Non dirmi che hai capito solo quello del mio discorso! Punire le ingiustizie! Questo mi interessa.»
Mentre discutevano si avviarono verso il covo della gilda, visto che restare a Kumo sarebbe stato in ogni caso pericoloso.

Il viaggio durò qualche giorno, e una volta giunte a destinazione la trovarono gremita di gente di ogni età. L'unica cosa che li accomunava era la linea orizzontale sul coprifronte.
«A proposito di coprifronte!» Chitoge si portò una mano alla testa «Mitsuki, mettilo. L'ho trovato all'Accademia, e ho cancellato il simbolo di Kumo.»
Mitsuki sgranò gli occhi: «Vorresti dirmi che lo hai rubato?»
«Preso in prestito» la corresse, facendole l'occhiolino.
Una donna delle dimension di un armadio andò loro incontro: «Ehilà, piccolette! Che cosa vi porta qui?» chiese con voce gutturale.
«A Kumo non ci vogliono più» Chitoge fece spalluce. La donna rimase a fissarle a lungo, poi fece loro cenno di seguirle.
Le condusse lungo un corridoio, di fronte a una porta in legno: «Abbiamo qui ospite un nukenin di Kumo solitario. Voi potreste conoscerlo, se non vi spiace vorrei che faceste squadra con lui.»
Il tono della donna sembrava più un ordine che un'offerta, e le due ragazze si videro costrette ad accettare. Aprirono la porta, e Chitoge cacciò un urlo: «Ma tu sei Shaoran Li!»


Note dell'autrice

Ciao! Ringrazio tutti coloro che stanno seguedo questa storia, spero sia di vostro gradimento!
Ed eccovi finalmente svelato come mai anche Mitsuki è diventata una nukenin (ok, tecnicamente non sarebbe proprio una nukenin visto che non è mai stata una ninja, però alla fine il suo ruolo è quello).
Il bracciale per il controllo del chakra, e il fatto che lei senza non riesca a cantare (anche se er cantare senza genjutsu ne usa davvero pochissimissimo) sono sempre una metafora del fatto che in Full Moon lei non riesce a cantare a meno che non sia nella sua "forma idol". La liberazione dal bracciale dovrebbe invece indicare quando alla fine della serie il suo nome sbiadisce dalla lista dei messaggeri di morte.
Ed entra finalmente in scena anche il terzo membro del team Full Moon, Shaoran Li. Per il suo background vi chiedo di pazientare fino al prossimo capitolo, che sarà anche l'ultimo. Un pochino mi dispiace di essere già quasi alla fine di questa mini-serie!
Un saluto!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Splenderemo a modo nostro ***


CAPITOLO V
Splenderemo a modo nostro
I tre si guardarono per qualche istante, poi il ragazzo si alzò. Portava una lunga tunica verde e in cintura aveva una fascia gialla, nella quale si trovava la spada che lo aveva reso tanto famoso.
«Chitoge, lo conosci?» chiese Mitsuki.
L'altra la guardò con un sopracciglio accigliato, come a chiedersi se l'amica stesse bene: «Perché tu no? Lui è quello che ha rubato la spada al Raikage!»
«Davvero saresti un ladro?» Mitsuki sgranò gli occhi, rivolta al ragazzo.
Quello sospirò, dando le spalle alle ragazze: «Questo è quello che pensa tutta Kumo. Io non ho rubato proprio un bel niente!»
«Non mi dirai anche tu che lo hai preso in prestito!» Mitsuki era sconvolta, era già il secondo furto della giornata che le veniva fatto passare come una cosa normalissima. Iniziava a chiedersi se non avesse fatto meglio a restare all'orfanotrofio.
A sentire quelle parole Shaoran sorrise: «Ma che stai dicendo? Comunque mi sono solamente ripreso ciò che mi spetta di diritto.»
Dopo averci rimuginato un po' su, Chitoge chiese: «In che senso scusa?»
Shaoran invitò le due ragazze a prendere posto nella stanza, poi iniziò a raccontare.

Al tempo della fondazione di Kumo, il clan Li e il clan del Raikage erano le due famiglie più potenti del Villaggio della Nuvola. Avevano lavorato insieme per la costruzione del villaggio, che all'inizio era amministrato da esponenti di entrambe le famiglie grazie a un'assemblea degli aziani. Con la fondazione di altri villaggi ninja e lo stabilirsi del sistema dei kage, però, Kumo pensò che fosse meglio adeguarsi e adottare la stessa forma di governo. Era una strategia indispensabile per ottenere la stessa posizione degli altri villaggi e non essere lasciati indietro. Tuttavia il problema stava nello stabilire chi fra gli eredi delle due famiglie avrebbe dovuto occupare quella posizione. Nella famiglia Li c'era uno dei ninja più talentuosi di tutta Kumo, quindi gli anziani premevano affinché fosse lui a condurre il villaggio. Il clan del primo Raikage, dall'altre parte, voleva che fosse uno dei loro a rappresentare Kumo, in quanto la loro famiglia aveva fornito parecchi fondi economici al villaggio.
Ben presto la disputa si trasformò in una guerra civile, in quanto le fazioni a sostegno dei due candidati trovarono larga base popolare. Ciascuna delle due famiglie aveva posto come premio al vincitore il simbolo del clan: il Raikage aveva un'armatura molto resistente, forgiata con una lega di metallo unica al mondo, mentre Li disponeva di una spada in grado di condurre il chakra del fulmine senza fondersi.
I due si affrontarono in duello, ma a causa dell'intervento di un esponente della fazione del Primo Raikage, Li era stato ucciso. L'evento venne ovviamente taciuto nelle cronache ufficiali, il Primo Raikage salì al potere e la spada venne presa come bottino di guerra.

«Siete libere di credermi o meno, l'amministrazione di Kumo non lo ha fatto e l'attuale Raikage è troppo giovane per saperne qualcosa. La mia famiglia però è molto legata alle tradizioni, per questo noi non abbiamo dimenticato» accarezzò l'elsa della spada con dolcezza, come se contenesse dei ricordi preziosi al suo interno.
«Io ti credo!» esordì Mitsuki, con entusiasmo «Anche il mio clan ha una storia triste, quindi io sono con te, Shaoran!»
Chitoge annuì: «Da oggi lavoreremo in tre. Quale sarà il nostro primo obiettivo?»
Shaoran estrasse un rotolo dalla tasca: «Nel Paese del Fuoco si trova un daimyo che conduce affari illegali sottobanco, sfruttando la sua posizione di spicco. Pare sia coinvolto nel traffico di schiavi.»

Partirono quella stessa notte, illuminati dai raggi della luna piena.


Note dell'autrice

Ciao!
Questa breve storia è ormai giunta al termine. Nonostante sia la prima crossover a più capitoli che scrivo mi ritengo soddisfatta del mio lavoro, e spero che anche a voi sia piaciuta!
Ringrazio tutti i lettori che hanno seguito questa mini-long fino alla fine, Supersara89 senza la quale questa serie non sarebbe nemmeno iniziata e EragonForever che segue sempre tutti i miei lavori!
Ho voluto lasciare un finale aperto, che in realtà si ricongiunge alla one-shot scritta in precedenza, per lasciare una speranza verso il futuro. Questi tre personaggi hanno un passato triste, a causa di qualcun altro non hanno potuto vivere una vita pacifica e "normale", ma si sono costruiti con le loro forze una ragione di vita.

Un saluto! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3582901