Sherlock's apprentice

di CassandraBlackZone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un pomeriggio con zio Sher e... Billy ***
Capitolo 2: *** Il 25 dicembre non è Natale ***



Capitolo 1
*** Un pomeriggio con zio Sher e... Billy ***


Non sai quanto mi dispiace Billy, ma purtroppo le opzioni sono solo due, ovvero, io o te. Non c’è molta scelta e, secondo una mia accurata riflessione, in una possibile votazione vincerei ineguagliabilmente io, sicché il mio voto varrebbe dieci volte il tuo. Sinceramente parlando, piuttosto che tenere quel terremoto dalle dita appiccicose impregnate di cioccolato, preferisco lasciarla a te, che sembri aver più autocontrollo.
Io avrei già preso il mio frustino, invece di cercare di mantenere la calma catalogando i miei mignoli congelati.
Non che ti odi, non sia mai, ma sai come sono fatto. Con i bambini non ci so fare.
Confesso che ero quasi convinto che sarebbe stato facile, sai? Essendo la figlia di John ero nell’idea che sarebbe stato come… avere lui vicino: tranquilla, composta, seduta sulla poltrona a leggere insulsi libri di favolette al posto del giornale.
Spero tanto che tu stia leggendo i miei pensieri, Billy, altrimenti tutto questa conversazione risulterebbe inutile e da folle, come se non lo fossi già. Sai, temo che abbia preso un po’ dalla mamma Mary.
«Zio Sher.»
Odio quando mi chiama così. Respira, Sherlock. Respira. «Dimmi pure.»
«Perché stai fissando dei ghiaccioli a forma di mignoli?»
Oh, dimenticavo. Ricordami che non devo mostrare queste cose a una bimbetta di sette anni, o forse me lo aveva già chiesto John di farlo. Ora non mi ricordo. Quanto odio anche dimenticare.< «Cosa vuol dire catagare?»
«Catalogare. Piccola peste. Si dice catalogare, e vuol dire ordinare. In parole povere.»
«Oh, ho capito.»
Hai capito davvero? Ciò mi stupisce, ma è anche ammirevole.
«Allora li stai mettendo in ordine alfabetico?»
«No, li ordino in ordine di putrefazione.»
«Putrefazione… quando si ammuffiscono?»
«No. Quando tanti bei vermi mangiano la carne dall’interno.» Magari così la smette di infastidirmi. Tu che dici, Billy?
«Oh, io adoro i vermi!»
Altro appunto: ai bambini curiosi piacciono vermi, formiche, api e altre schifezze morte. Dovrei scrivere un blog sull’argomento, sto ricavando un bel po’ di materiale in un solo pomeriggio.
«Zio Sher?»
Ed ecco l’ennesima provetta sul pavimento. Controllo, Sherlock. Controllo. Frena il desiderio di compiere un omicidio. «Piccolina… vedi di fare attenzione. Le tue piccole manine potrebbero rischiare di venir liquefate dall’acido.» Tranquillo, Billy. È semplice acqua quella in questo becher. È giusto per spaventarla.
«Balle.»
La serietà nei suoi piccoli occhi color nocciola mi preoccupa, amico mio. Che cosa ha appena detto? «Come dici, scusa?»
L’indice incredibilmente minuscolo della piccola peste indica il becher. Lo sta indicando, Billy!
«Quello lì dentro non è acido.»
Pensa, Sherlock. Pensa. Un intero palazzo mentale e non lo usi come si deve. Sostanza incolore… incolore. Ah! Trovato!! «Be’, certo che non è acido. Ma è un potente alcol! E se te lo facessi bere un po’ per farti dormire? Ti andrebbe?»
«Altra balla.»
«Tua madre ti ha proprio allevata bene.»
«La mia mamma lo usa sempre per lavare, e non sento la puzza.»
L’odore. Accidenti a me. Grazie tante archivio al settimo piano. «Ok, va bene. Non è alcol. Allora cos’è?» Sono arrivato all’esasperazione. Mi è passata pure la voglia di tagliare le falangi ai mignoli. A questo punto accetto qualsiasi tipo di risposta.
«È acqua.»
Mi vedi da lì, Billy? In questo momento la mia faccia è completamente contorta da un’espressione di puro stupore. Uno di quelli sinceri. Tanto quanto quello che ho provato quando John mi chiese di fargli da testimone. «Come fai a sapere che è acqua?»
«Ti ho visto prendere questo becher e riempirlo d’acqua.»
«Come puoi vedere ho moltissimi altri becher, e hanno tutti una sostanza incolore simile all’acqua. Come fai a dire che questo non contiene del vero acido o qualcos’altr-…»
In punta di piedi, la piccola prende il becher allungando per bene il braccio destro e lo appoggia vicino alla mia mano sinistra «Quando era vuoto l’ho sporcato di cioccolato qui» indica una strisciolina marrone sul bordo.
Non è per vantarmi, Billy… ma io sapevo perfettamente che la piccola peste avesse sporcato i miei becher. Non crederci pure, me ne infischio di ciò che pensi. A volte.
«Sveglia. Molto sveglia. Lo devo ammettere, piccola Watson, per aver un cervello così piccolo sei preparata. Ammirevole.»
«È un complimento?»
Ma certo che è un complimento. Cos’altro poteva essere se non un complimento? Billy, aiutami.
«Certo…. Sì, era un complimento.»
«Allora grazie, Zio Sher.»
«Potrei di grazia sapere chi ti ha insegnato ad essere così sveglia?»
«Hm…»
Io non riesco proprio a capirla, Billy. Riesci a vederla? Si sta guardando attorno come… come… un cane che rincorre la sua coda! Dovrebbe essere una scena divertente, ma perché io non la trovo per niente divertente? Io la trovo frustrante!
«Billy.»
Sì. Proprio te. Sto fissando proprio te. Piccolo traditore che non sei altro, che te ne stai su quel caminetto dal giorno in cui ti ho raccolto – non esattamente, visto che ti ho dovuto riprendere da un cassonetto tempo fa-; mentre se ne stava beatamente seduta sul divano tu le infondevi di nascosto tutta la saggezza di cui disponi. Oh, giuro che non la passi liscia, giuro che ti uso per…
«Toc toc. Posso entrare, signor Holmes?»
«Zio Billy!»
Oh. Questo… non l’avevo calcolato «Buon pomeriggio. Billy
«Perché quel tono di disappunto, signor Holmes?»
«Perdonami, ragazzo mio. Sono solo adirato per un altro Billy, e oggi il nome Billy mi irrita.»
«Oh. Mi spiace.»
«Non preoccuparti. Ti porti via la moc-… volevo dire… la piccola Watson?» sorridi, Sherlock. Sorridi.
«Sì. Il signor Watson era sicuro che non saresti resistito nemmeno una mezz’ora. Perciò ha chiamato me, e visto che ero nei paraggi…»
«Cielo, no! Ma cosa frullerà mai nella testa di John? Io adoro stare con lei! Ne abbiamo passate tante in quest’ora!»
«Si sbaglia.»
«Come dici?»
«Lei l’ha tenuta per quindici minuti.»
Promemoria: ricordarmi di bruciare tutti i volumi sul concetto di tempo dal mio palazzo mentale.
«Be’, che dire. Se è il dottor Watson ad averlo deciso. Non posso che salutare la piccola.»
Sii composto. Tieni le mani dietro la schiena. Mento in alto e petto in fuori. Non abbassarti alla sua altezza, rischieresti un abbraccio improv-… Le… gambe… non ci avevo minimamente pensato. Di nuovo.
«Ciao ciao, zio Sher. Ho passato i quindici minuti migliori della mia vita.»
Della tua vita? Addirittura? In sette anni hai frequentato elementari, medie, liceo e università così da riuscire a trovare un lavoro, fare carriera, trovare la tua dolce metà, fare tanti bambini, vederli crescere, guidarli, invecchiare e morire? Che dire, ragazza mia, complimenti.
«Mi lusinghi. Di solito odiano stare con me. Dovresti seguire il mio consiglio; non venire più.»
«Balle, zio Sher.»
Cielo, Billy… perché deve sempre sorridermi così…  così… non trovo la parola adatta…
«Lei non vedeva l’ora di venire qui, lo sa?»
«Come?»
«Diceva che le sarebbero bastati due minuti di tempo con lei per ritenersi soddisfatta.»
«Soddisfatta? Di cosa?»
«Di conoscerla, signor Holmes.»
Billy. Ho davvero una strana sensazione. Mi sono girato un attimo verso l’ormai-non-più-tossico Billy, e la piccola ha iniziato a guardare dai piedi alla testa, finendo col sorridermi per l’ennesima volta. Che mi stia…
«Alla prossima, zio Sher!»
«Alla… prossima.»
«Bene, signor Holmes. La saluto.»
«Un attimo, Billy.»
«Sì?»
Be’, altro Billy, è il caso di chiederglielo. No? «La stai allenando come si deve?»
«Come lei mi ha chiesto di fare, signor Holmes.»
«Già. I risultati si vedono. Ma vacci piano. Non voglio rovinarle l’infanzia.»
«D’accordo, signor Holmes. Ti va un gelato, piccola?»
«Sì!»
Gelato. Il classico amo per i bimbetti come lei. Anche se sono quasi sicuro che non è e non sarà una bimbetta qualsiasi. Sentirla cantare mentre scende le scale conferma ancor di più la mia tesi: è davvero brava a fingere di essere una finta tonta. Caro Billy, devo sperare che venga preparata nei migliori dei modi. Qui sarebbe in pericolo, lo so bene, ed è per questo che l’affido nelle cure di Billy, che è altrettanto bravo.
Le dita mi hanno stancato. Credo che mi berrò una bella tazza di tè, mentre penso a ciò che la piccola dovrà affrontare.
Sì, Billy. Hai capito perfettamente bene. The game is on.

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Dunque... salve.
Sebbene Natale sia finito da un bel pezzo (circa 30 minuti) ti auguro per l'ultima volta un felice Natale, caro EFP. In occasione di queste feste, ho deciso di fare qualcosa che avrei dovuto fare tempo fa.
Per chi non lo sapesse, originariamente queste due one-shot erano divise (la prima la pubblicai nel 2014 e la seconda nel 2015), ma in questi giorni ripensai a queste due storie e, rileggendole, mi hanno ricordato l'idea di scrivere una storia che avesse come protagonista la figlia di John e che fosse l'apprendista di Sherlock. Sarà perché ormai si avvicina la tanto attesa quarta stagione e che ormai si sa il nome della piccola ( Se le fonti sono corrette è Rosamund Mary Watson), ma sta di fatto che ho deciso di provare a proseguire le avventure di Sherlock e la piccola Watson.
Ci vorrà del tempo, poiché purtroppo ho in ballo altre storie (E sono parecchio indietro...), ma appena avrò organizzato le idee che ho in testa, proseguirò.
Detto questo... spero di non avervi annoiato, grazie per aver letto queste due one-shot e a presto!

Baci

Cassandra

 

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Capitolo 2
*** Il 25 dicembre non è Natale ***


Questo è sicuramente un evento storico da segnare su un taccuino o, come nel mio caso, da archiviare nella sezione posta al quinto piano sotto l’etichetta:Natale della famiglia Watson. Tu, Billy, attieniti alla tua fedele memoria fotografica. Non che tu possa fare altro.
Solitamente Mary e John iniziano a litigare di prima mattina: lo so perché solitamente il buon vecchio Bill Wiggins, detto Billy, mi porta la  ormai non così piccola Watson qui, mentre quest’anno sembra che abbiano preferito farlo durante il momento del pranzo.
Pollo speziato alle mandorle saltato nel wok, insaporito con salsa di soia, zenzero, cipolle, olio di semi e riso pilaf: piatto classico cinese preparato da un delizioso ristorante cantonese proprio vicino a casa Watson.
Sì, Billy. È appena entrata la tua cara amica, la giovane Watson,  e si sta proprio sedendo sulla poltrona vicino a te, contento?
«Fammi indovinare… tavola del water?» è un classico. Successo almeno tre volte qualche anno fa. Ho rischiato la pelle io stesso.
«C’eri quasi, zio Sher.»
Spiacente, cara giovane Watson, ormai zio Sher è un privilegio che ti lascio più che volentieri. D’altronde, ho altra scelta ormai?
«Hm… Pistola della mamma?» caso più raro, ma pur sempre plausibile.
«Faccio prima a dirtelo io: tavola del water e pistola appoggiata sul lavandino.»
«Uh, questo è un colpo basso.»
«Tu non dovevi essere dai nonni e Mycroft?»
«Zio Myc, ti prego. Ricordo con piacere la sua esilarante espressione dell’anno scorso» era stato il miglior regalo di Natale mai ricevuto. «Comunque… sono ammalati di mononucleosi, contagiosa da quel che ho saputo, visto che l’hanno attaccata allo zietto .»
«Oh, mi dispiace.»
«Un po’ povero come pranzo di Natale. Non trovi?»
«Non tanto quanto il tuo fish and chips.»
Touché. «Riuscirete mai a festeggiare un Natale come si deve?»
«Ne dubito fortemente.»
«Come siamo pessimisti. Billy?»
«Sul camino, come al solito. Carino il cappellino.»
Visto Billy? Facevi tante storie per non metterlo. Ci sono anche le renne ricamate.
«Sai bene di che Billy parlo…»
«Sai bene che stavo scherzando. Amici e parenti. Il suo primo Natale tranquillo. Dopo tutti quelli che ha passato con me fino ai miei quindici anni, era ora che ne festeggiasse uno decentemente.»
«Archivio?»
«Come?»
«Nel tuo palazzo mentale, mi sembrava ovvio. Dove hai archiviato tutte le informazioni che hai ricavato per cercare i suo parenti?»
«Ah…ecco.»
Oh, ti prego… non dirmelo di nuovo.
«È… in restaurazione.»
Come non detto. «Piccola Watson, il palazzo mentale lo devi costruire poco per volta, ogni singola informazione la devi subito etichettare in un archivio, così da non dimenticare.»
«Io non ho la memoria eidetica come te.»
«Ma la puoi sempre sviluppare. Che cosa ho fatto con te finora?»
Ed ecco che ruota occhi e testa, proprio come il buon vecchio John fa con me. È incredibile quanto ora gli assomigli. Sto davvero invecchiando, Billy. L’ho notato solo ora che ha sedici anni ed è una splendida ragazzina con lo stesso e splendido carattere di John e la personalità frizzante di Mary: il connubio perfetto.
Come passa veloce in tempo. Te lo ricordi, vero Billy? La prima volta che venne a stare con noi aveva a malapena sette anni. Eravamo pure convinti che fosse passata almeno un’ora o due (ripensandoci… mi sono dimenticato di bruciare i volumi con la voce tempo).
«Giocato a memory con i tuoi vecchi casi di omicidio.»
«Un perfetto esercizio per la memoria e anche la vista. È molto importante anche prestare attenzione ad ogni tipo di particolare. Facciamo un esempio.» Bel modo di iniziare a festeggiare il Natale, vero Billy? Non ho mai amato queste feste così commerciali basate su fare e ricevere regali (salvo chi sa che è in origine il cosiddetto giorno in cui è nato Gesù Cristo) , ma certi giorni sono utili per questo genere di cose. Sono curioso di vedere come se la cava la ragazzina dopo alcuni miei insegnamenti .«Osserva questa foto. Morgan Zerk. È un uomo o una donna?»
«Scusa ma perché…»
«Uomo o donna?»
«Nessuno dei due.»
Impressionante. Davvero impressionante. Hai visto, Billy? Ha risposto dopo dodici decimi di secondo. Alziamo la posta in gioco. «Alzati e spiega perché.»
Purtroppo per lei, la obbligo a posare il suo amato pollo saltato in padella per gironzolare per la stanza. Altra lezione: imparare ad essere sicuri in se stessi e quindi non sembrare un pezzo di legno.
«È evidente che è una persona di mezza età. Può trarre in inganno il suo volto, quindi è facile scambiarlo per un uomo, ma è evidente che sta indossando una camicia da donna dal modo in cui è abbottonata oppure, se uno è proprio bravo, anche dalla marca: questa è da donna, lo so perché anche mia mamma ne ha alcune.»
«Bene. Va avanti.»
«Deduco che Morgan Zerk è una persona intersessuale dalla nascita. Il nome Morgan è un nome unisex adatto sia per uomini che donne.»
«Non è abbastanza.»
«Vicino alla tua poltrona ci sono diversi raccoglitori etichettati. Pazienti intersessuali - ultimi vent’anni, probabilmente li hai chiesti alla zia Molly o comunque a qualche tua conoscenza. Sul tuo schermo del pc ci sono diverse radiografie di genitali di un intersessuale. Questo è quello che sono riuscita a dedurre entrata qui.»
Spettacolare. Come ben sai, Billy, io non sempre mi stupisco, ma la giovane Watson è davvero capace di sorprendermi. Persino più di te durante Halloween.
«In restaurazione, eh?»
«In parte. Sto aggiungendo anche altri piani.»
«Poco per volta, giovane Watson. Poco per volta. È vero che non hai notato sui raccoglitori elementi che ti avrebbero effettivamente fatto risalire a Molly, ma anche così va bene. Sei sulla buona strada.»
«Io odio il Natale, zio Sher.»
Oh cavolo, Billy… Voce bassa, sopracciglia aggrottate e un improvviso cambio dell’argomento. Non sono un buon segno. Sii delicato, Sherlock. Delicato. «Be’, cosa ci si può aspettare da una festa come il Natale? Saprai di certo che il nostro simpatico Babbo Natale sia rosso grazie alla Coca-cola.»
«Papà ha rinfacciato alla mamma la chiavetta.»
Billy, aiutami. Temo di non potercela fare. La sua voce inizia a tremare e cerca disperatamente di non piangere.
«Lui aveva promesso che non ne avrebbe più parlato. Mai più. La mamma era rimasta immobile, incapace di rispondere e io, per paura, sono uscita senza dir loro dove sarei andata.»
«Sarà meglio chiamarli, allora.»
«Di solito papà mi chiama. Evidentemente stanno ancora litigando.»
Oh no, le cose si mettono male. In certi casi che cosa dovrei fare? Il rapporto con i miei genitori era e tutt’ora è stabile, non so bene come mi debba comportare. Billy, prima di rimanere solo un teschio eri un uomo anche tu, che cosa faresti in questo caso?
«Probabilmente se adesso decidessi di scappare di casa non se ne accorgerebbero nemmeno.»
«Non dire più una cosa del genere!»
Oh diamine. Da dove è uscita questa voce? Sono stato veramente io? Quanto tempo ci ho messo in media? Nemmeno cinque millesimi di secondo, forse l’ho persino preceduta. Perché sono arrabbiato?
«Zio… Sher?»
«Ascoltami bene. I tuoi genitori hanno saputo di te perché l’ho dedotto io al loro matrimonio e credimi, appena l’hanno saputo, tuo padre si è arrabbiato con se stesso perché non l’aveva capito per primo, ma d’ altronde era il suo matrimonio, è del tutto comprensibile. Tua madre invece stava andando nel panico perché nel mentre beveva vino. Ok, forse questo non c’entra molto visto che ancora John non sapeva nulla di Mary, ma dopo una lunga riflessione tuo padre decise tassativamente di non guardare la chiavetta, di buttarla nel camino e di continuare a vivere con tua madre.»
Forse una pausa di silenzio può servire a farla ragionare. Tu che dici, amico mio? La vedo pensierosa, ma decisamente più rilassata.
«È vero, lui l’aveva promesso, e lo farà per sempre. È stato in guerra, è stato un soldato e quindi sa cosa vuol dire onore. Per qualcuno il Natale può essere il momento perfetto per le cose buone, mentre per i tuoi genitori il momento per sfogarsi liberamente, tutto qui.»
La perplessità le circonda la mente. Che cosa curiosa. Ma la cosa più curiosa è che io non sto smettendo di parlare. Che cosa mi succede? Solitamente ricorro al semplice e diretto sarcasmo, ma questa volta… la rabbia ancora non mi abbandona.
«Probabilmente per te non avrà alcun senso, ma non ha senso solo se ti ostini a rimanere nella logica di quegli sciocchi amanti di queste feste balorde. Ogni Natale si comportano così, ma a chi importa? Per loro ogni giorno che lo passano con te è Natale, il giorno della tua nascita è stato Natale, i tuoi primi passi, il tuo primo giorno di scuola. Tutto. Tranne per il 25 dicemb-…»
Io e la mia dannata boccaccia. È mai possibile che debba uscire qualcosa di… strano proprio in casi come questo? O sarà… colpa del Natale? Era decisamente meglio quando mi abbracciava le gambe. Ora che arriva benissimo al petto non è per niente piacevole. Billy, fai qualcosa!
«Grazie.»
Oh no. Sta piangendo. Le sento. Sento le lacrime sulla mia camicia. Che cosa ho fatto? Devo contraccambiare, Billy? Guarda che io lo faccio. Ecco. Ora avvicino piano la mano destra – non so perché, ma sono nervoso – e ora… la sinistra. Fatto.
«Ehm… ok… non ho ben capito, ma… ok.»
«Balle, zio Sher.»
«Ah no, ora sono davvero confuso.»
«Fai sempre il finto tonto, ma alla fine sai come tirarmi su di morale.»
«Su di morale? E in che modo l’avrei fatto?»
«Taci, zio Sher e continua ad abbracciarmi.»
Questa è l’adolescenza, Billy. Questa è l’adolescenza. Prendi nota.
«Ehm… sai, io credo che sia il caso che tu risponda al telefono. Due vibrazioni veloci equivale ad un messaggio, dico bene?» La giovane Watson si stacca da me. Salvato dal buon vecchio John. Tempismo perfetto.
«Oh… è vero. È papà.»
«Bene. Che cosa dice?»
«Dice… che hanno risolto. Hanno fatto pace.»
«Beh, un altro momento da ricordare. Ci hanno messo davvero poco. È buon passo avanti. No?»
Non so perché, ma vederla sorridere mi costringe a ricambiarla volontariamente e non forzatamente come sono solito fare davanti ai posteri. Annota anche questo, Billy: odio il Natale.
«Be’, lascia che ti butti via questo pranzo di Natale scadente, e vai a goderti un buon pollo ripieno alle erbe di mamma Mary.»
«Zio Sher?»
«Dimmi pure.»
«Non… vuoi pranzare con noi?»
Oh, non guardarmi così, piccola Watson. Sai bene che con me non funziona. Ok, è successo una volta, ma ti ricordo che avevi dieci anni. Non mi inganni. «Mi dispiace, ma aspetto delle persone. Dovrebbero arrivare a momenti.»
«Ah, capisco. Èh… allora io vado.»
«Salutameli tanto.»
«Certo! Grazie di tutto, zio Sher!»
«Di nulla.»
«Ah, zio Sher!»
«Hm?»
La giovane Watson che si picchietta le tempie. Ti prego, dimmi le parole magiche che aspettavo.
«Lavori in corsi agli archivi al quindicesimo piano.»
Brava nipotina.«Buon Natale, giovane Watson.»
«Buon Natale, zio Sher.»
Ed eccola che se ne va correndo e scende a due a due le scale. No, gli ultimi quattro li ha saltati insieme. Raggiunge la porta e la sbatte come al solito.
Bene. Direi che è il momento di pensare alle cose serie. È il caso di assumere un atteggiamento risoluto davanti alla finestra, proprio come piace a me.
«Mi spiace avervi fatto aspettare in camera mia. Di solito viene di mattina.»
Caro Sherlock, stai invecchiando. Non ti sei nemmeno accorto che erano già nel tuo salotto, ma… devo ammettere che è ammirevole.
«Il suo palazzo mentale…»
«… è ancora in restaurazione.»
«Non si è nemmeno accorta,»
«o meglio, non ha dedotto la nostra presenza.»
«È ancora una novellina.»
«Voi fratelli gemelli omozigoti trovate esilarante finire frasi all’unisono?»
Lo ammetto. Il loro silenzio mi inquieta molto. Non riesco a capire se stanno cercando di cogliere il mio banale sarcasmo o stanno analizzando per l’ennesima volta il mio salotto. Nel caso l’ipotesi risultasse la seconda, be’… mi dispiace per voi, ma non troverete nulla di che.
«Comunque sia, lei era emotivamente distratta. Diversamente da voi è apparentemente una normalissima sedicenne.»
«Sappi, zio Holmes,»
«che per noi questo è…»
«… un complimento.»
«Signor Holmes, per voi, solo la piccola Watson ha il privilegio di chiamarmi zio.»
«Legalmente, zio Holmes,»
«sei il nostro patrigno
«È stato un colpo scorretto. Vostro padre sapeva che avevo quarantasette casi da risolvere in due ore, e lui ne ha approfittato.»
«È stato solo furbo
«Furbo o no, declino l’offerta di vostro padre. Come sempre.»
La situazione si sta facendo ridicola. Ho una marea di documenti da analizzare per il caro/la cara Morgan, non posso mettermi a badare un ragazzino e una ragazzina insolenti. Soprattutto se sono i figli di quell’essere.
«Sapete, mi sono sempre chiesto perché mi inviasse vostre foto dalla vostra nascita. Anche perché le ho sempre bruciate nel cammino fino ad ora.»
Curioso. Vedo con piacere attraverso il riflesso dello specchio stupore sui loro volti pallidi.
«Non era ovvio, zio Holmes
«Se fosse stato ovvio, non ve l’avrei chiesto, no?»
Un altro noiosissimo silenzio. Ragazzi miei, dovreste proprio imparare a sorridere di tanto in tanto, anche senza sentimento come faccio io, ma fatelo.
«Te ne deve una. Così ci ha detto.»
Prevedibile. Non è proprio capace di formulare frasi ad effetto.
È più forte di me, devo per forza mettermi a ridere. Ridi con me, Billy.
«Anche oggi non ci hai degnato di uno sguardo.»
«Purtroppo per te oggi dovrai guardarci per bene entrambi, perché…»
« …papà vuole sapere cosa ne pensi del regalo di Natale che ha fatto a noi.»
Quello stupido. Che cosa cerca di ottenere agendo in questo modo? Perché usare due pedine del suo stesso sangue nella sua scacchiera? Una mente più deviata del sottoscritto come la sua nasconde più segreti di quel che pensassi. Ma di certo, non mi troverà impreparato.
Non appena la restaurazione sarà completata, ne vedrai delle belle, vecchio mio.
«Ho già avuto modo di ammirare il vostro bel completo fatto su misura seguendo il modello del vostro paparino. A te, ragazzina, poteva almeno farti indossare una gonna, ma in compenso… quei teschi sulle cravatte danno un tocco di classe. Complimenti.»

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