La principessa delle stelle e il drago di fuoco

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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La principessa Lucy ***
Capitolo 3: *** Divertimento al mare... o forse no ***
Capitolo 4: *** La mia magia ***
Capitolo 5: *** Amici di vecchia data ***
Capitolo 6: *** Caccia la tesoro ***
Capitolo 7: *** Il bambino del bosco ***
Capitolo 8: *** Il dono del Re degli Spiriti Stellari ***
Capitolo 9: *** L'amicizia di un drago! ***
Capitolo 10: *** Scuse finalmente! ***
Capitolo 11: *** La calma prima della tempesta ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Capitolo 1- Prologo
 
C’era una volta, nel prosperoso regno di Magnolia, una coppia di sovrani che governavano saggiamente il loro popolo e tutte le creature residenti in esso. Non c’erano distinzioni, ogni persona e animale era ben accetto nel loro regno che si estendeva dalle bianche montagne a ovest fino al cristallino mare al sud; la loro terra era inoltre circondata da boschi che ne segnavano i confini.
Il loro, era il regno più armonioso, di rado si univano alle battaglie di altri reami o combattevano di propria iniziativa. Preferivano vivere tranquilli ma questo non significava che non possedevano un esercito o che fossero del tutto intoccabili dagli eventi che si svolsero allora.
A quel tempo una guerra imperversava in tutto il continente, una guerra sanguinaria ma diversa dalle altre. I sovrani di Magnolia sapevano che questa orrenda battaglia stava mietendo più vite di quelle che si erano calcolate e portava con sé distruzione e morte ovunque andasse.                                                                                                          Nei loro cuori però la speranza era ancora viva dato che ci volevano molti giorni di viaggio, se non settimane, affinché si arrivasse al loro regno.
Magnolia era il reame più remoto del continente ma anche il più bello perché comprendeva la moltitudine di realtà che si presentavano negli altri. Mari, laghi, montagne, tratti di deserto, lagune, fiumi, pianure, campi immensi, boschi… potevi trovare questo e altro nel regno di Magnolia.
Ma il motivo della loro grande fama erano principalmente due.                                                                                                                                                                                  

Il primo riguardava la cittadella e il palazzo reale. La città era costruita intorno a una montagna di media altezza che aveva una visuale di tutto ciò che si trovava nel loro grande territorio, compresi alcuni villaggi nelle periferie. Le case dei nobili erano costruite con pietre resistenti, quelle della borghesia con mattoni mentre quelle del popolo con mattoni d’argilla. Nonostante fossero in montagna, c’erano molte zone piane e verdi non solo verso valle ma anche più in alto dove sorgevano fattorie e coltivazioni di diverso tipo.
Il palazzo reale era suggestivo.                                                                                                                                                                                                                                   Si raccontava che era stato costruito dai primi che esplorarono il territorio che decisero di intagliare letteralmente l’edificio nel ghiaccio eterno e indistruttibile di quella montagna che spiccava da sola nel bel mezzo del bosco, a metà strada tra il mare e le catene montuose. Quando fu finito, il capo della tribù con sua moglie e i suoi tre figli lo abitarono fino agli attuali sovrani di Magnolia.
Nel continuo succedersi di generazioni, il palazzo reale venne migliorato dai migliori architetti e artisti e costruttori del continente che ad ogni nuovo sovrano aggiungevano un arricchimento come dono alla famiglia reale.                                       

In principio, le pareti di puro ghiaccio riflettevano quello che si trovava al di fuori ovvero tutto il maestoso cielo sopra di esse e le opere della terra sotto di esse: ma non solo.
Infatti, essendo incolori, assumevano tonalità di colori diversi in base all’intera giornata; e non si poteva predire se i colori che avrebbe assunto domani fossero uguali a quelli di ieri. Si narrava che il riflesso potesse essere visto senza fare male agli occhi persino dagli abitanti delle periferie del regno con la stessa intensità di come si vedevano da vicine!
Erano l’orgoglio del reame.
Nel corso del tempo però, prima che il terzo figlio del primo sovrano morisse, degli stranieri supplicarono il re di coprirle con più strati di mattoni e infine con dei muri di marmo e di cristallo colorato per far sì che la struttura originaria fosse ben coperta e che rimanesse nascosta per sempre.
Nessuno seppe mai perché il palazzo di ghiaccio fu sostituito con uno di pietra e marmo anche se ci furono parecchie ipotesi sul perché il re diede ascolto a quegli estranei di cui si persero le tracce. Ad esempio una parte della popolazione pensò che il ghiaccio avesse iniziato a creparsi a causa del calore in eccesso che proveniva dai loro corpi che, aggiunto a quello del Sole, aveva dato via al processo di scioglimento; l’altra credeva che ci fosse il pericolo che alcune popolazioni barbare ancora in cerca di terra da coltivare, vedendo i riflessi colorati prodotti dal ghiaccio, potessero invadere quel giovane reame portando guerra e terrore al fine di conquistarlo.
Infine, dato che il re non volle dare spiegazioni al riguardo di questa sua decisione, il popolo finì per credere a questa versione soprattutto perché, prima di spirare l’ultimo respiro, il re aveva fatto promettere a suo figlio che, d’ora in poi, Magnolia non sarebbe mai stato un regno aggressivo, che non si sarebbe mai immischiato con le altre guerre spargendo sangue ma che avrebbero combattuto solo per difendere la loro terra da minacce che rischiavano di romperne l’armonia.                                                                   Aveva aggiunto inoltre che chiunque, sempre rispettando le sopra citate condizioni, avrebbe avuto il diritto di abitare nel loro regno contribuendo al suo sviluppo.
Il secondo motivo per cui Magnolia era un continuo brulicare di vita e commercio era il cielo notturno.


Nessuna città poteva venire comparata alla vista meravigliosa che si poteva avere dalla cittadella di Magnolia una volta che calava la notte. Non era permesso accendere delle lanterne la sera perché c’era luce sufficiente per poter vedere.
La maggior parte dei locali aveva a disposizione una terrazza dove si poteva sia mangiare sia ammirare la magnifica volta celeste che si presentava alla gente tutte le belle notti.
Miriadi di stelle, costellazioni, galassie, nebulose e comete danzavano dal tramonto all’alba illuminando quel velo scuro con altrettanti colori, stupendo ogni volta il popolo di Magnolia che non si abituò mai a quello splendore.
Quell’anno però successe qualcosa di inaspettato che nessuno si sarebbe mai immaginato.
Sotto quell’immenso cielo stellato, in un’eclissi totale di Luna, l’erede al trono di Magnolia nacque precisamente a mezzanotte in punto: era una bellissima bambina che venne chiamata Lucy.
Questa notizia viaggiò non solo per il regno ma anche per tutto il continente tanto che i re degli altri reami partirono non appena la lettera del ricevimento arrivò alle loro corti. La cerimonia fu sfarzosa, tutti ammiravano e adoravano la bellezza delicata della principessa Lucy e auguravano alla piccola una lunga e felice vita. Sarebbe bello dirvi che tutto proseguì per il meglio, che la principessa crebbe come una perfetta fanciulla osservata orgogliosa dai suoi genitori ma purtroppo vi mentirei. Infatti, quando la reggente compì due anni, la guerra bussò alle porte del regno di Magnolia.

Interi campi furono rasi al suolo e decine di uomini, donne e bambini furono uccisi dalla furia omicida di questo nemico che attaccava ogni mese in posti sempre diversi e allo stesso tempo. Il re di Magnolia non poté chiudere gli occhi davanti a quell’insana carneficina e inviò per tutto il continente messaggeri che portarono alle corti l’invito della seduta di guerra.
Con orrore, il re e la regina scoprirono che non erano popoli barbarici e sanguinari quelli che avevano attaccato il loro pacifico regno. Creature ben peggiori, che fino a quel momento avevano vissuto nell’ombra di leggende ormai dimenticate, erano apparse e non se ne sarebbero andate facilmente.
I draghi.
Si, i draghi non erano più leggenda, erano una realtà crudele che avrebbe sparso il sangue di molti innocenti.
Nonostante quello che avevano fatto, il re tentò di parlare pacificamente con loro, di almeno capire il motivo di quell’attacco. Il drago nero come le tenebre che parlò con lui gli spiegò con arroganza che tutto il continente che gli umani avevano occupato era di loro proprietà fin dai tempi più antichi e che spettava a loro di diritto. Il sovrano chiese allora di trovare un accordo tra le due parti così da poter coabitare in armonia gli uni con gli altri e per un attimo credette di poterci riuscire.                                                     Ma il drago propose qualcosa di insostenibile per lui.
In cambio della pace, i draghi avrebbero smesso di devastare i reami se lui e sua moglie avrebbero consegnato la principessina come sacrificio.                                                                               

Udendo queste parole il re impallidì e tentò di negoziare qualsiasi altra cosa: terre, cibo, gioielli, animali… tutto, ma non la sua bambina!
Il drago fu irremovibile e il re, infuriato, prese la sua fedele lancia e la tirò con precisione nell’occhio del mostro che ruggì dal dolore. Strappò la lancia dal suo occhio e cercò di colpire il re che però, nonostante la velocità disumana con cui venne lanciata, la schivò. La creatura ruggì ancora e fece questa promessa mentre il suo occhio destro si chiudeva per sempre.
-Ricordati queste parole umano! Un giorno riuscirò ad arrivare al tuo castello e, mentre l’Inferno reclamerà ogni persona del tuo popolo che si troverà intrappolata dentro le sue fiamme dannate, ferirò più volte con i miei stessi artigli tua figlia prima di dilaniarla con i miei denti! La ucciderò dopo averti incenerito con il mio fiato bollente così che mentre urlerà dal dolore tu non potrai far niente per salvarla! E una volta che l’avrò inghiottita, il potere delle stelle sarà mio!-
E mentre la sua risata agghiacciante rimbombava nel cielo, si crogiolò della rabbia cieca che vide sul volto del re.
-Questa è la realtà insulso umano, la pace e l’armonia sono solo delle illusioni che svaniscono come fumo. Eri felice che tua figlia fosse nata e, guarda un po’, io me la prenderò con la forza strappando a te e a tua moglie la gioia di vederla crescere.                                                                                                                                               Non importa quanti soldati arruoli o dove tu la nasconda perché alla fine io la troverò comunque e distruggerò tutto quello che si troverà fra me e quella prelibata carne fresca piena di succulento sangue mischiato a polvere stellare.                                                                                                                                                                                         Arrenditi perché l’unico che può fermare un drago è un drago e nessuno dei miei simili, dopo quello che mi hai fatto, accetterà mai di proteggere la principessina Lucy.-
Dopo che il drago nero se ne fu andato, ogni uomo del regno si arruolò per proteggere la principessa da quell’orribile destino.
La guerra durò pochi mesi data la supremazia assoluta dei draghi che attaccavano senza sosta e in massa ogni metro del regno di Magnolia. Il palazzo venne distrutto così come la maggior parte del territorio del reame ma molti cittadini sopravvissero e ben presto ripopolarono le terre che tornarono piano piano alla normalità.

Nonostante questo però il re e la regina morirono in circostanze misteriose e tutti credettero che erano stati uccisi da quel drago nero mentre cercavano di proteggere con tutte le loro forze la loro bambina fino all’ultimo. Quando i soldati irruppero nella stanza bloccata dalle macerie trovarono i due sovrani ai piedi del letto in un mare di sangue mentre la principessa non aveva nemmeno un graffio, dormiva beata tenendo in mano un mazzetto di chiavi di finto oro.
Proprio quando stavano spostando i cadaveri dei suoi genitori si svegliò e dopo aver dato solo un’occhiata in giro scoppiò a piangere. Pianse per un giorno intero e non volle vedere nessuno anche perché se qualcuno le si avvicinava gli lanciava contro qualsiasi cosa trovasse a portata di mano. Quella notte una guardia sentì qualcuno parlare dentro la tenda della principessa ma appena entrò non trovò nessuno, tranne la principessa che si era addormentata serena sempre tenendo strette quelle dodici chiavi dorate.

Al trono succedette il fratello del defunto che promise di prendersi cura del regno di Magnolia e di proteggere la principessa con la sua vita.
Dopo vari mesi tutto tornò come prima anche se nessuno seppe spiegare perché i draghi si ritirarono improvvisamente durante quell’ultima, sanguinaria battaglia. La vita tornò a scorrere come sempre e con lei anche la principessa crebbe. Suo zio e la corte le mentirono dicendo che i suoi genitori erano in viaggio per tutto il continente per questioni urgenti e che sarebbero stati via parecchio tempo e così la bambina aspettava con ansia il loro ritorno.

Anche se a volte si sentiva sola, Lucy aveva delle persone con cui parlare, persone che nessuno conosceva a parte lei e non facevano parte degli amici immaginari creati dai bambini. No, queste persone erano reali e si occupavano di lei come se fosse la loro sorellina.
Però Lucy non poteva sapere che al suo ottavo compleanno avrebbe fatto un incontro con un’insolita persona che si sarebbe poi rivelato come un amico ma anche come un nemico agli occhi dei suoi parenti: Natsu.
Con lui, Lucy si sentiva molto bene e si dimenticava di tutti i suoi doveri di principessa e le regole dell’etichetta reale.
Si sentiva solo… Lucy.
Ma quest’innocente amicizia si trasformerà in qualcosa che potrebbe spazzare via tutto e che li metterà in pericolo entrambi. Il ritrovamento di qualcosa di estremamente importante e segreto metterà sottosopra la vita di quei due giovani che si vedranno costretti a fermare qualcosa più grosso non solo di loro ma anche dei draghi che si ritroveranno minacciati dal pericolo dell’estinzione.
Alla fine Lucy dovrà fare una scelta: scatenerà il suo potere controllandolo o arderà in esso fino a consumarsi insieme a Natsu, ai draghi, ai suoi amici e a tutto il suo regno?

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Capitolo 2
*** La principessa Lucy ***


Capitolo 2- La principessa Lucy
 
-Principessa!- l’urlo spaventato della tata albina risuonò in tutto il castello mentre quest’ultima correva da ogni parte cercando la piccola principessina che, ancora una volta, era sparita dal castello probabilmente prima che il Sole sorgesse. Anche le guardie imperiali e i servitori cominciarono a muoversi in gruppi per trovare la reggente al trono che sembrava essere scomparsa come un fantasma. Di solito non si sarebbero preoccupati più di tanto dato che era una scena che capitava quasi tutti i giorni ma mancava poco al ricevimento dei principi degli altri reami per la sua festa di compleanno che si sarebbe tenuta la sera successiva: la principessina doveva prepararsi.
La tata corse a perdifiato in cucina e chiese ai cuochi –L’avete vista passare qui per caso?- ma questi dovettero scuotere il capo, la piccola non si era fatta vedere in cucina per chiedere una tazza di fragole appena raccolte come colazione. La ragazza sospirò sconsolata mentre riprendeva la sua corsa verso la biblioteca dove le dissero la stessa cosa. Allora scese nel giardino e controllò le fronde di ogni albero prima di passare alle stalle.
Niente, la principessa era sparita e il re suo zio si sarebbe arrabbiato moltissimo se quella bambina di quasi otto anni non si sarebbe presentata puntuale nella sala del trono alle dieci esatte.
Si appoggiò a una parete per riprendere fiato e per pensare. Dove si sarebbe potuta nascondere la principessa? All’improvviso una lampadina le si accese in testa e tirando su il vestito ricominciò a correre, questa volta ai padiglioni delle torri più alte, sperando che la piccola non si fosse cacciata in qualche guaio.
 
                                                        ***
 
La principessina in questione si stava dirigendo anch’essa alle torri ma non attraverso i corridoi del palazzo reale. Anni fa aveva scoperto che in ogni angolo del castello c’erano passaggi segreti ormai dimenticati, che lei esplorava costantemente ricalcando con l’inchiostro i punti mancanti della mappa che aveva trovato in un grande libro in biblioteca. Per questo spariva senza lasciare traccia, nella sua stanza c’era un doppio fondo segreto nel suo armadio che portava praticamente dappertutto e appena lo aveva scoperto non faceva che scomparire per parecchie ore percorrendo i corridoi stretti e polverosi.
E in quanto allo stato d’animo, di certo non era spaventata. Al suo fianco infatti, c’era un giovane ragazzo, forse ventenne, con uno smoking nero sbottonato, camicia bianca e cravatta rossa; portava un anello d’oro e degli occhiali. Ma la cosa più strana era che tra i suoi spettinati capelli arancioni spuntavano due orecchie feline anch’esse color arancione. Teneva in una mano una lacrima-torcia che illuminava il pavimento davanti a loro mentre la piccola osservava attenta la mappa.

-Loki-Leo qui la mappa s’interrompe per poco e incomincia di nuovo. Credo che non ci saranno svolte questa volta ma che dovremo continuare a proseguire dritto.- gli disse la piccola mentre gli mostrava la mappa in cerca di approvazione. Il ragazzo sorrise quando lo chiamò ‘Loki-Leo’: anche se le aveva detto di chiamarlo solo Loki non c’era stato verso di farle cambiare idea. Quella piccolina lo avrebbe imparato col tempo ma invece di rimarcarla come faceva tempo prima annuì –Lo credo anch’io, oggi non ci saranno sorprese. Quanto manca al passaggio?- le chiese sbirciando il percorso -Siamo vicini, manca poco.- gli rispose la bambina per poi inclinare la testa –Sei stanco? Vuoi che torniamo indietro? C’è il passaggio che sbuca nel corridoio per il Padiglione della Musica, così poi quando ti sei riposato possiamo continuare.- il sorriso di Loki si allargò mentre le scompigliava i capelli –Dovrei chiederlo a te.- -Io sto benissimo, ho mangiato di nascosto qualche fragola prima e ce ne ho qualcuna qui anche per dopo. Voglio farti una sorpresa!- ribatté la principessa prima di tirargli la mano fino al passaggio.
Il ragazzo sbatté qualche volta gli occhi confuso –Che cosa vuoi farmi vedere principessina?- la bambina ridacchiò mentre spingeva un mattone con tanta muffa –Questa parte del castello mi è proibita perché ci sono le cavalcature alate dei soldati. Tutti dicono che sono cattive ma io non ci credo perché quando le persone cadono loro le prendono sempre.- mentre la porta scivolava nella pietra la piccola proseguì convinta –Se fossero davvero cattive non li prenderebbero giusto?- -Sono d’accordo con te.- la logica della principessa era ancora ristretta dato che era solamente una bambina ma era molto sveglia, non si lasciava ingannare con semplici trucchetti. E quando s’impuntava su qualcosa, era molto testarda e non c’era verso di farle cambiare idea. Non era viziata, era solo curiosa e in un modo o nell’altro lei avrebbe soddisfatto la sua curiosità, con o senza il permesso delle persone di corte o delle guardie.                                                                                                                                 

-E se anche una di quelle creature provasse a farti male, ci sono io che ti proteggo.- le ricordò Loki mentre uscivano dal passaggio che si chiuse alle loro spalle –Lo so, per questo non ho paura.- gli rispose sorridendo la bambina prima che qualcosa con delle piume bluastre attirasse la sua attenzione.
Il suo visino roseo si accese di emozione quando capì di che animali si trattavano –Grifoni! Loki-Leo, sono grifoni di montagna!- esclamò al settimo cielo osservandoli rapita –Già, che sorpresa!- concordò con lei incantato dalla bellezza di quelle creature. La principessa distolse subito lo sguardo dai grifoni per poi posarlo su Loki –Non è questa la sorpresa che volevo farti vedere!- sbottò incredula che il ragazzo non l’avesse capito –Ah no? Allora quale sarebbe?- le domandò allora. La piccola gli sorrise enigmatica e si avvicinò al grifone con le penne bluastre che l’aveva attirata prima.
Procedeva con cautela e il grifone la inquadrò; era una creatura con la testa, le zampe anteriori e le ali d’aquila (molto grandi, quasi due metri e mezzo di apertura alare), il corpo, le zampe posteriori e la coda da cavallo. La piccola gli sorrise semplicemente tendendo verso il becco una manina sempre guardata da Loki che sarebbe intervenuto a una minima mossa pericolosa del grifone che però non sembrava avere cattive intenzioni.
Osservava con la testa inclinata quella piccola bambina che gli si avvicinava piano piano con un sorriso sincero in volto; il grande rapace allungò il becco verso la principessa che glielo accarezzò con delicatezza prima di fare qualche altro passetto in avanti per potergli toccare il piumaggio bianco e blu scuro. La bambina gli abbracciò poi il muso e il grifone si alzò in piedi con lentezza, facendola dondolare avanti e indietro mentre lei ridacchiava contenta.

Quando la mise giù, la principessa indicò a Loki la schiena del grifone –Andiamo a volare!- la richiesta della piccola gli fece sgranare gli occhi –Sei sicura? Non hai paura dell’altezza?- la principessina sembrò confusa dalla sua domanda –Perché dovrei avere paura? Se dovessi cadere, te e lui mi salverete. E poi ho sempre voluto volare, mi fa sentire vicina alle stelle!- aggiunse piroettando su sé stessa. Loki si mise una mano fra i capelli sorridendo esasperato alla bambina –Sai benissimo che tu hai già delle stelle vicino a te.- -Certo che lo so, però siete sempre voi che venite da me. Per una volta voglio venire io da voi, non so nemmeno com’è il vostro castello!- sbuffò contrariata la bambina lanciando un’occhiata arrabbiata a Loki che scoppiò a ridere –Quando sarai più grande potrai venire da noi tutte le volte che vorrai, promesso!- -Davvero?- esclamò la piccola mentre Loki la posava sulla schiena del grifone, davanti alle ali –Ovvio, alla mia principessa preferita potrei mai mentire?- le disse prima di venir abbracciato da lei –Grazie mille Loki-Leo!- il ragazzo ricambiò la stretta prima di issarsi anche lui sulla groppa del grifone. Quest’ultimo camminò verso l’uscita e ad un tratto cominciò a correre finendo per balzare nel vuoto; per qualche attimo caddero ma poi il grifone spalancò le immense ali e prese quota.
-Ecco Loki-Leo! Era questa la sorpresa che volevo farti vedere!- gridò la principessa allargando le braccia come per accogliere il vento. Loki era impressionato, la vista che c’era dall’alto del regno di Magnolia era magnifica… era come se lo stesse guardando davvero dalle stelle!                                                                                                              

Vide che la cittadella brulicava di vita mentre le persone andavano al mercato o a fare le loro commissioni; vide le campagne dorate e i contadini che stavano facendo pascolare le mandrie seguite a vista dai cani; vide i boschi e sentì il suono degli uccelli che li abitavano e lo scroscio del fiume che diventava una cascata per poi proseguire il suo viaggio; vide le montagne innevate e le loro verdi valli; e vide il mare cristallo a sud e gli sembrò di scorgere qualcosa che sbucava fuori dall’acqua.                                                                                                                                                    –Guarda, quella è una balena!- la bambina distolse subito lo sguardo dalla cascata e pose l’attenzione verso il mare. I suoi occhi marroni si spalancarono mentre si lasciò sfuggire un ‘Wow!’ che fece sorridere Loki che scoppiò a ridere insieme alla principessa che lo guardava felice. Ma una voce preoccupata e spaventata interruppe il loro momento di pace –Principessa!- la tata albina della bambina stava aggrappata al balcone che dava sulla postazione dei grifoni mentre alcuni uomini si stavano preparando per andarla a riprendere.
Loki chiese al grifone di tornare mentre lui si accucciava per non essere visto –No, Loki-Leo non voglio tornare a terra!- si lamentò la principessa con il ragazzo –Mi dispiace ma la tua tata è veramente preoccupata: inoltre se i soldati dovessero vedermi ti toglierebbero le nostre chiavi.- non voleva farla diventare triste ma questa era la verità. Nessuno era a conoscenza del segreto delle ‘finte chiavi d’oro’ della principessa se non lei stessa e nessuno avrebbe dovuto saperlo fino a quando lei sarebbe cresciuta. Loro avevano il compito di assisterla e proteggerla fino ad allora.                                                                                                                                    

Gli occhi della principessina si stavano inumidendo così Loki si sbrigò a dirle –Ehi, noi non andiamo da nessuna parte, non ti lasceremo mai sola. Ok?- le sorrise furbo -Domani sera ti aspetta un regalone da parte nostra, ci saremo tutti e ti porteremo a fare un giro in un bosco speciale quando tutti saranno distratti.- -Sul serio?- -Certo, però devi promettermi che farai la brava fino a domani d’accordo? Non andrai da nessuna parte e ascolterai la tua tata capito?- le porse il mignolo e lei lo strinse con il suo, suggellando il patto –Te lo prometto.- e Loki sapeva che l’avrebbe mantenuto.
Stava già iniziando a scomparire quando la piccola lo chiamò ancora –Loki-Leo?- -Sì, mia principessa?- -Ti è piaciuta la sorpresa che ti ho fatto?- il ragazzo dai capelli arancioni le scompigliò i capelli biondi –Mi è piaciuta moltissimo Lucy.- prima che sparisse, Lucy gli regalò un grande sorriso radioso. Mentre volava verso casa, vide che il grifone atterrava delicatamente sulla pedana e che strideva contento per le carezze e i complimenti che Lucy gli stava facendo.
Si ritrovò a sorridere fra sé e sé: quella piccola ribelle lo stupiva sempre, non importa chi avesse davanti, sembrava essere amata da ogni creatura sul pianeta.                                                 “Persino un drago selvaggio, avendola davanti, diventerebbe un agnellino.” Si disse divertito non sapendo quanto le sue parole sarebbero diventate realtà.
 
 
                                                             ***
 
[Lucy]
Quando il grifone blu toccò la pedana, si accucciò permettendomi di scendere e io lo accarezzai –Sei davvero bello, bello e gentile. Grazie per il volo signor grifone!- l’animale mi becchettò piano l’orecchio stridendo contento e io ridacchiai. In quel momento la mia tata mi venne incontro tutta preoccupata e affannata –Lucy!- e mi allontanò dalla creatura –Ma sei diventata pazza?! Lo sai quanto mi hai fatto preoccupare?! Che diamine ti è saltato in mente di venire quassù, salire su un grifone e svolazzare in cielo senza che qualcuno ti accompagnasse?! Se cadevi potevi morire Lucy!- mi sgridò la mia tata impaurita –Mira, mi dispiace per non aver detto nulla ma volevo vedere cosa c’era in questa torre.- mi scusai io –E poi, il signor grifone non mi ha fatto nulla, anche se fossi caduta mi avrebbe presa di nuovo. Non li hanno addestrati per questo?- chiesi poi alla mia tata che dovette sospirare rassegnata –Si Lucy, li hanno addestrati anche  per questo. I grifoni però sono cavalcature per i soldati, sono educati a difendere il castello di Magnolia dagli attacchi. Non sono creature con cui una bambina possa giocare.- mi spiegò seria la mia tata.
Io lanciai uno sguardo al grifone azzurro che avevo cavalcato: i suoi occhi color ambra non erano quelli crudeli di una creatura da battaglia, erano gentili e generosi. Avrei voluto controbattere però sapevo che sarei stata l’unica a pensarla in questo modo. Avrebbero detto che ero solo un bambina, che certe cose non potevo capirle, che avrei compreso il perché quando sarei stata più grande.
Tutte bugie. Io capivo benissimo, non serviva che mi si parlasse come se fossi ancora una poppante. Stavo per compiere otto anni, stavo già diventando grande e solo tra altri dieci avrei dovuto ambire alla carica di regina.

Non vedevo l’ora che arrivasse quel giorno, avrei cambiato un sacco di cose che non mi piacevano e sulla lista che mi stavo preparando avrei aggiunto anche il punto in cui i grifoni non avrebbero più dovuto essere trattati come animali da guerra ma anche come nostri amici.
Per adesso però, dovevo rimanere tranquilla quindi mi limitai ad abbassare lo sguardo e a sussurrare dispiaciuta –Non volevo farti preoccupare Mira, ero solo curiosa di vedere cosa ci fosse qui sopra, scusami.- la mia tata sorrise e mi abbracciò stretta stretta prima di rimettersi in piedi e prendermi per mano –Ti perdono, però la prossima volta lascia almeno un biglietto in cui scrivi dove stai andando così io non correrò per il castello a perdifiato per trovarti.- lo ripeteva sempre, ma io non le davo mai ascolto. Mi dispiaceva farla preoccupare così, però non potevo lasciare che comparisse all’improvviso vedendo Loki-Leo o uno degli altri. Per il momento dovevo disobbedirle e tener segreta l’esistenza che le mie chiavi d’oro erano magiche.
Prima di uscire da quello che d’ora in poi chiamerò come Padiglione dei Grifoni, chiesi alla mia tata –Mira puoi dire al soldato di quel grifone di non sgridarlo o fargli del male? Lui ha solo esaudito il mio desiderio, gliel’ho chiesto io se poteva portarmi a volare.- ero a conoscenza che alcuni dei cavalieri residenti a palazzo non trattavano con cura le proprie cavalcature. Durante le mie passeggiate attraverso i corridoi del castello, avevo scovato dei forellini che servivano per guardare dagli occhi di alcuni quadri tappezzati in modo strategico in ogni angolo del mio castello.                                                                                                                            

L’anno scorso avevo visto come un povero pegaso veniva picchiato con una frusta dal suo cavaliere. Non sapevo come mi avesse notato, ma il cavallo guardava dolorante nella mia direzione, nitrendo disperato. Avevo pregato Scorpio di fermare l’uomo e lui gli aveva tirato addosso la sabbia che usciva dal suo pungiglione. I cavalieri erano accorsi a vedere cos’era quel trambusto e avevano trovato il povero pegaso a terra pieno di tagli mentre il suo soldato era qualche metro più in là coperto di sabbia con la frusta ancora in mano. Il comandante della sua squadra lo espulse all’istante e ordinò che il pegaso riposasse finchè non sarebbe del tutto ristabilito. Sempre di nascosto, lo passavo a trovare tutti i giorni, coccolandolo e facendogli mangiare il fieno e bere l’acqua che gli portavano. Gli avevo persino presentato Scorpio dicendogli che era lui che doveva ringraziare. Il pegaso gli aveva starnutito in volto e tutti e tre dopo un attimo di silenzio eravamo scoppiati a ridere! Scorpio gli stava decisamente simpatico! Poi il pegaso era stato affidato alle cure di un ragazzo che era entrato da poco nell’esercito e adesso sapevo che stava meglio di prima, aveva trovato un amico che si prendeva realmente cura di lui.

La mia tata annuì e riferì la mia richiesta alle guardie aggiungendo la parte in cui il re si aspettava che ogni grifone fosse in perfetta forma per l’esercitazione di quella stessa sera per i nostri ospiti. Tirai un sospiro di sollievo: essendo ancora piccola non avevo molta autorità anche se tutti sapevano che ero l’unica reggente al trono e che la mia parola valeva molto di più di quella di mio zio, il re. Certo, ora come ora, non potevo essere in grado di decidere se un uomo era colpevole o no o di firmare dei trattati oppure di stabilire leggi: tutti questi caratteri noiosi d’ufficio aspettavano a mio zio in sostituzione di mio papà, ancora via insieme a mamma per lavoro.
Come ogni anno speravo che arrivassero per il mio compleanno però una sensazione che non sapevo da dove venisse mi diceva che non sarebbero mai arrivati.                                                         “Sarò solo stanca per essermi alzata presto. Mamma e papà torneranno e chissà quanti regali mi porteranno! E quante storie avranno da raccontarmi!” mi dissi prima di accorgermi che ero nella mia stanza, che la mia tata mi aveva fatto indossare un vestitino bianco con tanti fiorellini, che mi aveva acconciato i capelli e che mi stava per mettere il diadema d’oro sulla testa –Mira, che cosa stai facendo?- le domandai mentre mi spingeva verso lo specchio –Ma come, non ti ricordi? Oggi devi ricevere i principi invitati alla tua festa di compleanno.- appena sentii quelle parole mi bloccai -Eeeehh?!- prima che potessi anche solo pensare di scappare, la mia tata mi prese il polso e mi trascinò letteralmente fuori dalla porta –Non vai da nessuna parte, il ricevimento comincia tra mezz’ora minuti e tu devi essere nella sala del trono in orario.- -Mira, non voglio incontrare i principi!- piagnucolai tentando di liberarmi.                                                                                                                  
–Perché non li vuoi incontrare? Magari tra loro ci sarà anche il principe dei tuoi sogni.- mi disse con un sorriso.                                                                                                                                         –Io non lo voglio un principe! E poi quelli pensano solo a sé stessi!- ribattei con forza –Inoltre si vantano un sacco, parlano sempre loro e non prendono in considerazione le mie parole! E pretendono anche di diventare i miei fidanzati cercando di baciarmi!- -Chi è che cerca di baciare la mia sorellina?- domandò un soldato con un mantello nero sbucando fuori dal corridoio. Quella voce la riconobbi subito; con uno strattone liberai il mio polso dalla presa della mia tata e saltai in braccio al soldato.
-Laxus!- -Ben svegliata Lucy!- mi salutò prendendomi al volo –E buongiorno anche a te, Mirajane.- disse sorridendo alla mia tata che rispose al suo sorriso –Ciao Laxus, come stai?-                         -Non c’è male. E tu?- le chiese a sua volta.                                                                                                                                                                                                                                                     -Ho avuto un risveglio da incubo grazie alla piccola diavoletta che hai in braccio ma adesso sto meglio.- gli rispose.                                                                                                                                   –Laxus, incenerisci i principi con i tuoi fulmini! Non voglio incontrare quegli idioti!- lo implorai disperata, sperando che almeno lui mi ascoltasse. Laxus scoppiò a ridere –Sono molto tentato, nessuno può permettersi di baciare la mia sorellina.- -Lo farai sul serio allora?- -Mi piacerebbe però il re mi manderebbe via dal castello. Vuoi che me ne vada?- mi domandò poi.
-No, tu resti qui a incenerire i cattivi e a giocare con me!- gridai abbracciandolo stretto –Però non voglio rimanere da sola con i principi, non li sopporto.- gli dissi –Facciamo così allora: tu incontri i principi e poi sai dove ti porto?- -Dove?- -Al mare con gli altri.- rispose a bassa voce guardando se ci fosse qualcun altro oltre a loro. Io lo abbracciai ancora una volta prima che la mia tata si rivolse a me –Forza Lucy, dobbiamo andare alla sala del trono.- stavo per scendere ma Laxus le disse –Mirajane, sei sovraccarica di compiti da svolgere. La porto io da Sua Maestà.- -Laxus, grazie per il pensiero ma tu devi disporre le guardie; io ho solo da controllare poche cose, ce la faccio.- -Mirajane, ho già dato ordini ai miei uomini, sono già disposti lungo tutto il perimetro del castello e della sala del trono.- le sorrise divertito –Non preoccuparti, non la farò scappare da palazzo.- la mia tata si arrese –Va bene, allora la lascio nelle tue mani.- prima di correre via verso le cucine gli sorrise serena –Grazie Laxus per la tua disponibilità, ti devo un favore.- -Non c’è di che Mira.- le rispose guardandola girare l’angolo.

-Sei arrossito. Ti piace Mira!- gli feci notare ridacchiando e con mia sorpresa lui tentò di dire qualcosa ma mosse la bocca come un pesce –Allora ti piace sul serio!- esclamai contenta –M-Ma cosa dici Lucy? Non sono quel tipo di ragazzo.- cercò di ribattere ma io non ci cascai –Tutte bugie, ti mostri duro e freddo solo davanti agli altri ma quando c’è Mira nei paraggi sei sempre sorridente anche se cerchi di nasconderlo. La verità è che sei innamorato di lei!- urlai prima che potesse mettermi una mano sulla bocca.                                                                                                               –Sssh! Non urlare così forte Lucy!- mi sgridò a bassa voce –D’accordo, forse mi piace Mira per come mi ha sempre trattato da quando sono arrivato qui però voglio che tu non dica niente a nessuno ci siamo capiti?- parlava molto velocemente ma io capii ogni cosa –Stai tranquillo, io so mantenere i segreti, di me ti puoi fidare Laxus.- gli promisi sorridendogli e lui tirò un sospiro di sollievo mettendomi a terra e prendendomi per mano –Forza, dobbiamo darci una mossa altrimenti arriveremo in ritardo.- “E farai una brutta figura agli occhi di Mira.” Dissi tra me e me ridendo.
Laxus era un ragazzo muscoloso di diciotto anni, con capelli gialli dritti in testa e occhi verde smeraldo dove, sul sinistro, spiccava una cicatrice a forma di fulmine. Gli avevo chiesto dove se l’aveva fatta ma mi diceva sempre che era una storia complicata che mi avrebbe raccontato più avanti. Portava sempre una giacca nera che teneva sulle spalle come se fosse un mantello e oggi aveva una maglietta rossa e pantaloni marroni. Lui non indossava mai l’armatura come la maggior parte dei nostri soldati per due ragioni. Primo, diceva che era scomodissima e che gli impediva anche i movimenti più semplici. Secondo, perché lui era un mago. Per la precisione un mago in grado di controllare i fulmini. Insieme a Gildarts, era uno dei maghi più forti del regno di Magnolia.

Era arrivato qui a palazzo insieme a mio zio che l’aveva subito promosso a mia guardia personale e capo del gruppo di maghi formatosi quando io ero ancora molto piccola. Quelli scelti per rimanere al castello erano tutti miei amici fin da quando ne ho memoria e passavo con loro la maggior parte del mio tempo. Alcuni avevano la mia età, come Gray e Levy; altri erano più grandi, come Laxus e Mirajane.
Mirajane era una ragazza di diciassette anni, con lunghi capelli argento che le arrivavano al sedere e grandi e dolci occhi blu. Era già la mia tata quando mio zio salì al trono ed era sempre stata gentile e affettuosa con me. Anche lei era una maga e la sua magia era sia affascinante sia spaventosa: sapeva trasformarsi in un vero demone quando era molto arrabbiata!
Lui la conobbe durante le mie prime scappatelle mattutine. Per dirla in poche parole, si scontrarono, lui rimase in piedi mentre lei cadde a terra; scusandosi, l’aveva aiutata ad alzarsi ed erano rimasti a guardarsi negli occhi per un po’ troppo e Laxus non aveva lasciato la sua mano né Mira aveva fatto nulla per toglierla dalla sua presa. Vennero interrotti dai passi ticchettanti delle armature dei soldati che si stavano avvicinando e con uno scatto si erano subito separati, arrossendo moltissimo.
Sapevo tutto questo perché per puro caso, passavo di lì accompagnata da Virgo e in quell’occasione scoprii l’esistenza di quei forellini dei quadri così guardai tutta la scena e sentii le loro conversazioni balbettanti. Erano davvero molto teneri insieme e Laxus si era persino proposto di aiutarla a cercarmi in giardino. Quel giorno deviai il percorso e mi arrampicai su un albero aspettandoli con un piano in mente, perfezionato dall’intervento di Gemini. Sapevo arrampicarmi grazie alle lezioni di Loki-Leo (visto che sembrava l’unico che sapeva come fare) e non avevo problemi nemmeno a scendere solo che quel giorno avrei finto di avere paura per dare a Laxus la possibilità di colpire Mira. E fu un successo!
Appena li vidi uscire dal portone, cominciai a gridare e a piangere chiamando la mia tata che corse subito verso l’albero. Ne avevo scelto uno non troppo alto né troppo basso così da rendere impossibile la salita a Mira per il suo vestito troppo lungo: infatti fu Laxus a issarsi fino in cima e a portarmi giù. Mi ero rannicchiata contro il petto di Laxus continuando a tremare mentre lui cercava di rassicurarmi. Quando fummo a terra azzardai un’occhiata sopra la sua spalla che Mira prese per terrore; allungai le mani verso di lei e Laxus mi mise in braccio alla mia tata che mi cullò preoccupatissima. Alla fine quando smisi di piangere, Mira tentò di ringraziare Laxus che cercava di dirle che aveva solo fatto il suo dovere ma entrambi balbettavano quindi agii io al loro posto. Non essendo più in braccio a Mira, la spinsi verso Laxus che agendo di riflesso la prese fra le sue braccia. Erano imbarazzatissimi e cercavano di scusarsi a vicenda per chissà cosa e allora io, salendo su una roccia all’altezza delle loro spalle, passai sotto le loro braccia e li ‘abbracciai’ ringraziandoli. Dopo qualche attimo mi abbracciarono anche loro e dopo quella volta riuscirono a parlarsi senza più quell’imbarazzo delle prime volte e fu così che io divenni per Laxus la sua sorellina.

-Lucy?- la voce di Laxus mi riscosse e io lo guardai in faccia –Eh? Cosa?- -Possibile che tu non abbia capito nulla di quello che ti è stato spiegato da Albert?- scosse la testa rassegnato –Sei sempre con la testa fra le nuvole.- -Scusa, stavo solo pensando a una cosa.- dissi dispiaciuta. Lui mi sorrise –Fa niente, se queste regole sono irritanti per me, per te saranno noiosissime. Comunque, ti riassumo quello che ha detto.- si accucciò alla mia altezza –Non è difficile; appena chiamano il tuo nome, le porte si spalancano e tu dovrai camminare fino al trono, accanto a tuo zio. Poi ti girerai verso i principi, loro ti faranno il baciamano e quando avranno finito tu ti siederai sul trono mentre tuo zio farà il discorso di apertura. Dopodiché sei libera fino a domani sera. Tutto chiaro?- -Sì.- gli risposi ma, prima che si alzasse, lo tirai per la manica.
–Non voglio essere da sola lì dentro e non voglio parlare con i principi dopo.- gli dissi a bassa voce.                                                                                                                                                   Laxus mi sistemò una ciocca di capelli che era finita fuori posto –Non sarai da sola, io sarò proprio dietro di te fino alla fine della cerimonia. Ti porterò via subito appena sarà finita, inventando una scusa.- -Promesso?- -Promesso.-
-La principessa Lucy Layla Heartfilia.- chiamò una voce dall’interno mentre le porte iniziavano a spalancarsi.
-Stendili tutti sorellina.- mi sussurrò con un sorriso di sfida Laxus mettendosi al mio fianco ma due passi dietro di me. Deglutii silenziosamente prima di prendere un profondo respiro e calmarmi.
Io ero più matura di loro, ero la principessa del regno di Magnolia.
Ero Lucy.
Se addentrarmi nei tunnel oscuri del mio palazzo non mi spaventava, perché avrei dovuto avere paura di un branco di principi viziati?
Come mi aveva insegnato tempo prima Mira (e Capricorn), raddrizzai la schiena e mi stampai in faccia un’espressione tranquilla accennando un piccolo sorriso.                                                           “Devi scegliere tu se condividere il tuo sorriso con qualcuno. Nessuno ti obbliga a mostrare chi sei veramente.” Mi aveva detto un giorno Capricorn quando gli avevo chiesto se era davvero necessario che sorridessi a tutti.
Ebbene, a quel branco di vanitosi io non avrei mostrato niente di me e ciò sarebbe valso con tutti da questo momento fino alla mia morte.

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Capitolo 3
*** Divertimento al mare... o forse no ***


Capitolo 3- Divertimento al mare… o forse no.
 
Appena varcai le porte, capii subito che la cerimonia sarebbe stata molto lunga e molto noiosa. Avanzai fino al mio trono senza degnare nessuno di uno sguardo; solo quando mi girai i miei occhi vagarono per la sala gremita da tutte quelle persone nobili. I principi degli altri regni, a parte qualche mia vecchia conoscenza, erano tutti in prima linea e mi guardavano come una bestia osserva la sua preda. Proprio come mi aspettavo, si misero a parlottare fra di loro o con i loro genitori indicandomi e impartendo ordini come se fossero loro i padroni di questo palazzo. Mio zio non era ancora entrato (cosa abbastanza strana) e subito la sala del trono si riempì di un vociare fastidioso.
Avrei voluto urlare, azzittire tutti ma a) non mi avrebbero dato ascolto e b) l’etichetta m’imponeva di rimanere impassibile davanti a qualsiasi risvolto avesse avuto la cerimonia. Alcuni principi (quelli che classificai come i più stupidi) si stavano già avvicinando con disinvoltura con delle espressioni bramose.                                                                                                                                         “Se ci fosse una fontana o anche un bicchiere d’acqua, evocherei Aquarius per toglierli di mezzo ma non credo che ne sarebbe troppo contenta.” Pensai rassegnata e piena di disgusto. Quei principi venuti da altri reami non erano degni di portare la corona. Per fortuna, prima che potessero parlare o che io potessi anche solamente alzare una mano per dare al primo che si avvicinava uno schiaffo, un fulmine apparso dal nulla si abbatté a terra davanti a me e segnò una linea che andava da destra a sinistra.
Non mi voltai nemmeno. Sapevo che avrei visto Laxus nella sua espressione da soldato: impassibile, perennemente irritato, imponente, minaccioso e percorso da scariche elettriche.
I principi indietreggiarono impauriti ma uno di loro ebbe il coraggio da ribattere –Tu non t’impicciare, sei solo un inutile guardia!- appoggiato ovviamente dai genitori che cominciarono a protestare sonoramente anche appoggiati dai loro amici nobili.
Mi arrabbiai moltissimo e con mio grande piacere vidi mio zio venire scortato nella sala del trono da Evergreen, Fried e Bickslow, i tre inseparabili compari di Laxus. Si facevano chiamare ‘Raijinshu’ e quando lavoravano in gruppo erano davvero spaventosi. Mio zio, Lisandro Heartfilia, chiese esterrefatto –Che sta succedendo?- tutto si ridusse al silenzio mentre lui squadrava la stanza.                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Rompendo almeno una decina di regole dell’etichetta, presi la parola –E’ in atto una grave mancanza di educazione Sua Maestà. I qui presenti principi- e lanciai uno sguardo disinteressato a coloro che avevo davanti –stavano ignorando le regole che impongono l’arrivo del sovrano per l’inizio della cerimonia e si sono fatti avanti come se abitassero da sempre in questo palazzo. Dato che i genitori non facevano nulla per impedir loro di infrangere l’usanza e che nella sala del trono in molti non stavano prestando attenzione, Laxus ha dovuto intervenire come meglio ha creduto. E questo giovane principe- continuai guardandolo malamente –ha osato insultare la mia guardia del corpo, intimandole di non impicciarsi, appoggiato dai suoi genitori.-
Tutti erano sbalorditi, nella sala del trono era calato il silenzio.
Ovvio, nessuno aveva potuto immaginarsi la fragile principessa Lucy intervenire. I nobili del mio regno e i re, amici di vecchia data di mio padre, mi sorrisero. Tutti gli altri mi guardavano con rabbia.
-E’ vero ciò che dice mia nipote?- chiese mio zio a Laxus –La principessa non mente.- rispose con quel suo tono autoritario da guerriero solitario, guardando negli occhi il suo re. Esultai tra me e me; mio zio si fidava ciecamente di Laxus, lo lodava per la sua forte lealtà alla corona. Laxus odiava le ingiustizie e non avrebbe mai chiuso un occhio su di esse.

Mio zio percorse il tratto che lo separava dal trono e osservò i reggenti e i sovrani venuti dagli altri regni con uno sguardo duro –Devo forse ricordarvi che io sono solo di passaggio su questo trono? Devo forse ricordarvi chi avete davanti a voi? Devo ricordarvi come bisogna comportarsi davanti a un membro della famiglia reale?- fece una piccola pausa –Non credo che nelle vostre corti vi trattino in questo modo e mi dispiace rimproverare i miei ospiti ma questo non posso non interpretarlo come un atto di ribellione nei confronti del governo di Magnolia.- un mormorio agitato percorse la folla, il padre di quel ragazzo che aveva insultato Laxus parlò –Vostra Maestà, parlo a nome anche degli altri re e vi posso dire che sono enormemente dispiaciuto per ciò che è accaduto. Non avremmo dovuto lasciare che i nostri figli agissero così. Mi scuso a nome mio e di mio figlio per l’insulto rivolto sia alla guardia sia all’atteggiamento di maleducazione nei confronti della principessa. Vi assicuro che non accadrà più.-
Avrei voluto sbuffare e alzare gli occhi al cielo ma feci uno sforzo e mantenni la mia espressione impassibile. Quelle scuse erano false, si mostravano dispiaciuti solo per non divenire nemici di Magnolia. A quanto mi aveva raccontato Levy, Magnolia era uno dei regni più fiorenti e importanti di tutto il continente e, nonostante fossimo di animo pacifico, il nostro esercito era il più efficiente e meglio organizzato di tutti gli altri. Quasi tutti gli altri regni avevano firmato dei trattati di pace con noi ma altri no, anche se non avevano mai provato a sferrare un attacco.                                           “Paura.” Mi dissi “Hanno tutti paura di noi, che cerchiamo di essere amici di tutti e di non ricorrere alle armi.”
Mio zio rimase in silenzio per qualche istante prima di parlare –Nonostante sia ancora una bambina, la parola della principessa vale più della mia.                                                                               Non sarà ancora incapace di trarre giudizi, ma la parola della principessa è legge.                                                                                                                                                                                   Non saprà ancora come usarlo, però è la principessa a detenere il potere reale sia in questo castello sia in tutto il regno di Magnolia.                                                                                                     Perciò portate rispetto alla futura regina di Magnolia.- le parole di mio zio erano dure ma almeno aveva chiarito chi comandava a palazzo.
Poi si rilassò e fece un gesto con la mano, come se dovesse scacciare una mosca –Ma adesso basta con i rimproveri, non mi piace dover litigare con i miei ospiti, le vostre scuse sono accettate.- e si girò verso Laxus e me –Dimentichiamoci quest’episodio e diamo inizio alla cerimonia. In segno di pace saranno proprio questi principi a porgere per primi gli omaggi a mia nipote. Non le dispiace vero, Vostra Maestà?- nonostante fossi tentata di rifiutare e andarmene da quella stanza a passo di marcia, mi costrinsi a pensare positivo: se avessero provato a infastidirmi, Laxus e i Raijinshu li avrebbero inceneriti; se invece tutto fosse andato bene, alla fine di quest’Inferno, sarei andata insieme ai miei amici al mare a godermi un pomeriggio di pace e tranquillità. Così, mandando giù la risposta poco raffinata che mi stava salendo in gola, cercai di fare un piccolo sorriso –Affatto, anch’io vorrei scusarmi per il modo sgarbato con cui sono intervenuta poco fa.-

Fu orribile.
E terribilmente noioso.
Per i seguenti quindici minuti, non dovetti fare altro che ringraziare i principi per i loro omaggi rispondendo ‘Anch’io sono lieta di fare la vostra conoscenza.’ O ‘E’ un piacere avervi qui oggi.’ E poi dovetti ascoltare l’interminabile discorso di mio zio che ringraziava tutti per la loro presenza per la festa del mio ottavo compleanno, del programma per quei due giorni le visite guidate di Magnolia e bla bla bla.

Finalmente, dopo un’ora e un quarto di inutili chiacchiere, la cerimonia fu sciolta e io, nel modo più elegante possibile, scesi dal trono; appena ci fu confusione e tutti furono distratti, saltai sulla schiena di Laxus che mi nascose sotto la sua giacca. Insieme ad Fried, Bickslow ed Evergreen, uscimmo dalla sala del trono per poi andare nella vecchia sala delle armi dove ci aspettava il solito baccano.
Era il nostro covo segreto dove ci riunivamo per passare insieme la maggior parte del tempo. Era in disuso da parecchio tempo e si credeva che fosse ormai bloccata e instabile ma in realtà non era così. L’avevo trovata insieme a Cana perché lei stava cercando un luogo dove nascondere i suoi liquori: mi era piaciuta subito perché avevo trovato un passaggio segreto nascosto al lato della parete delle armature. Alla fine avevamo deciso di condividere questo nostro segreto con la banda e da allora ci ritrovavamo tutti qui per discutere o parlare oppure giocare.
Ovviamente la prima regola della nostro gruppo diceva ‘Non svelare mai la collocazione del nostro quartier generale a persone al di fuori della nostra banda.’
-Siamo arrivati Lucy.- mi avvertì Laxus e io potei scendere dalla sua schiena. Eravamo nel retro del giardino, dove c’erano le stalle dei pegasi. Nello sgabuzzino per gli attrezzi c’era una botola che appariva solo se si diceva una parola che però variava da mago a mago e che nessuno avrebbe mai dovuto sentire.
-Zodiaco.- recitai a un tono di voce talmente basso che sembrava che non avessi nemmeno aperto bocca. Invece le mie parole fecero scattare il meccanismo magico (quale sia non lo so) e la botola apparve con un tenue bagliore. Appena tutti scesero di almeno cinque scalini, essa si chiuse da sola. Scendemmo per altri quarantanove scalini e percorremmo un corridoio buio fino ad arrivare ad una porta di ferro arrugginito dove battei la mano quattro volte e diedi un calcio in basso a destra. Un trillo acuto, paragonabile a uno scampanellio argenteo, echeggiò nel tunnel fino a cessare dopo poco.

La porta finalmente si aprì e una voce alquanto irritata sbottò –Era ora, se ci mettevate ancora un po’ saremmo partiti senza di voi!- -Gray, non è colpa loro se seminare i principi è sempre una faticaccia.- rispose la ragazzina dai capelli scarlatti con indosso un’armatura al ragazzo dai capelli neri e in mutande –E mettiti qualcosa addosso.- aggiunse poi con un sospiro mentre l’altro cacciava un urlo sorpreso e si rimetteva pantaloni e maglietta. Io ridacchiai mentre una furia dai capelli color indaco mi si fiondava addosso –Lu-chan!-                                                                         -Levy-chan!-                                                                                                                                                                                                                                                                                                     -Com’è andata la cerimonia?- mi chiese curiosa.                                                                                                                                                                                                                                           –Non ne parliamo per favore, se sento nominare ancora la parola ‘principi’ mi verrà un attacco isterico.- tagliai corto mentre andavo a cambiarmi dietro un paravento in legno d’acero.                       –E’ andata così male?- domandò ancora.                                                                                                                                                                                                                                                       –E’ stato tutto noioso ma l’inizio… all’inizio avrei voluto schiaffeggiarli tutti quanti!- dissi a denti stretti mentre appendevo il mio vestitino a fiorellini e ne mettevo uno molto semplice rosa confetto.     –E’ strano che tu voglia menar le mani. Dev’essere successo qualcosa che ti abbia fatto arrabbiare moltissimo.- questa volta la parola era passata a Lisanna, la sorella minore di Mira. A parte il taglio di capelli e l’età, erano due gocce d’acqua. Stessi capelli, stessi occhi, stesso carattere sensibile. Le loro magie però erano lievemente differenti.

-Erano maleducati come al solito ma stavolta hanno esagerato. Posso sorvolare il fatto che non mi riconoscano ancora come la legittima erede al trono, cosa a cui sono abituata e che più di tanto non m’interessa…- -Non dire scemenze Lucy.- fu Laxus a interrompermi –Sappiamo tutti quanto ci tieni a essere considerata dalle persone nobili del regno…- -Ma non per quei motivi che pensano tutti.- lo azzittii di rimando –A me il ‘potere’ non interessa e non mi importa se mi giudicano una persona diversa da quella che sono.L’unica cosa che detesto nel mio ruolo da unica e legittima sovrana di Magnolia- dissi con sprezzo –è che devo rimanere impassibile davanti a tutto.- -L’etichetta prevede questo.- mi ricordò Bisca appoggiata da Mira che era arrivata in quel momento –Sono le regole, Lucy, non potevi opporti ad…-                                                                                                                                                                                                                                                         –Ma quello stupido ha additato Laxus come inutile guardia!- sbottai al limite della rabbia –Non voglio essere costretta a rimanere impassibile davanti a queste cose come se non me ne importasse nulla di voi!-
Il silenzio calò e solo in quel momento compresi che avevo alzato troppo la voce. Kinana lo ruppe pochi minuti dopo –Quando partiamo?- il tono di voce era teso ma il cambio di argomento distrasse tutti che iniziarono a pressare i Raijinshu per farli andare a prendere i grifoni. Per quanto volessi ordinar loro di rimanere qui e rispondermi, lasciai cadere il tema e cercai di sembrare interessata al libro che mi stava descrivendo Levy.
Di lì a dieci minuti, eravamo già in volo diretti verso sud, dove il mare cristallino di Magnolia ci stava invitando a solcarlo. Essere una principessa aveva i suoi vantaggi, perché l’angolo migliore della Spiaggia Profondo-Blu era tutto per noi. Appena atterrammo, non aspettammo nemmeno gli ‘adulti’: ci togliemmo i vestiti rimanendo in costume da bagno e corremmo tutti quanti nell’acqua. Ad un primo impatto era freddina ma dopo, muovendosi di qua e là e passando le ore, divenne calda.

C’eravamo io, Gray, Levy, Erza, Juvia, Cana, Jet, Droy, Kinana, Lisanna, Elfman, Fried, Bickslow, Evergreen, Laxus, Mira, Bisca e Alzack. Mira dovette minacciarci per farci mettere la crema solare ma alla fine continuammo a giocare e a divertirci tutti quanti. La mattina, dalle undici fino a mezzogiorno e mezzo, andammo in perlustrazione dei fondali marini alla ricerca di grotte e di animali nuovi per poi fare una gara a chi riusciva a raccogliere il maggior numero di conchiglie in cinque minuti. Poi mangiammo sotto gli ombrelloni dove le ragazze discuterono di gossip, i ragazzi bisticciavano e si prendevano a pugni tra loro e i più grandi parlavano di tecniche magiche o problemi che si presentavano sia a palazzo sia nel nostro regno. Per un po’ prestai attenzione alle chiacchiere delle mie amiche ma appena cercarono di chiedermi chi mi piaceva le guardai contrariata. Risposi loro che non mi interessava nessun ragazzo e, nonostante le loro suppliche, il concetto era sempre lo stesso. Dopo qualche altra domanda rinunciarono e l’argomento che scelsero fu davvero interessante tanto che attirò l’attenzione di tutti.
I misteri di Magnolia.

Da lì in poi tutti parlarono almeno due volte ciascuno, ognuno con la propria storia da raccontare e gli altri che ascoltavano in silenzio fino alla fine prima di domandare o di correggere perché anche lui la sapeva ma era diversa e cercavamo di vedere quale versione era la più realistica. Io rimasi sempre in silenzio, ascoltando interessata e curiosa facendomi una lista di quello che avrei potuto scoprire facendomi aiutare da Loki-Leo e dai suoi amici.                                                                                                                                                                                                                                 Un piccolo sorriso fece capolino sulla mia bocca quando Gray insinuò che ci fossero dei passaggi segreti nel castello che portavano in tutto il regno di Magnolia ma fui svelta a nasconderlo perché mi chiese –Tu non ne sai niente?- feci finta di pensare –L’avevo domandato a mio zio ma lui mi ha detto che dieci anni fa tutti i passaggi furono distrutti perché fecero crollare il castello dopo un terremoto violentissimo. Da allora le stanze che ci sono adesso, a parte il nostro quartier generale, sono state costruite nei punti in cui il palazzo era più fragile e gli antichi corridoi sono stati rimodernati e sono quelli che vediamo oggi. Mi ha detto che la pianta è stata cambiata ma di pochissimo e anche se qualcuno dovesse scoprire un corridoio, quello non porterebbe da nessuna parte anzi, finirebbe in un vicolo cieco.- Gray si lamentò insieme ad altri perché avremmo potuto giocare agli esploratori e trovare un tesoro nascosto. Per fortuna, nessuno era più concentrato su di me e io potei sospirare silenziosamente.
Non era esattamente una bugia per completo. Dopo aver scoperto i passaggi del castello e averne esplorati almeno cinque, mi era venuto il sospetto che qualcun altro avrebbe potuto esserne a conoscenza. Così, chiesi a mio zio se esistevano dei corridoi nascosti, come nelle favole che mi leggeva Mira da bambina. Lui ridacchiò e poi mi raccontò ciò che avevo detto agli altri. Però non ero sicura che fosse davvero ignaro della loro esistenza: a volte avevo il presentimento che dietro la sua posizione transitoria di re ci fosse qualcosa di grosso, qualcosa che si sarebbe rivelato distruttivo sia per me sia per il regno di Magnolia.                                                                                               

E non era una sensazione che avevo solo di tanto in tanto ma ogni volta che lo vedevo sentivo un formicolio percorrermi la schiena e speravo di uscire dalla stessa stanza in cui stava al più presto possibile. A volte, mi ero trovata a scoprirlo a sorridere in un modo inquietante mentre lanciava uno sguardo significativo verso il mio ritratto. Nonostante mi dicessi che avevo letto troppi libri consigliati la Levy, il fatto che non mi fidassi di mio zio rimaneva sempre.

I miei pensieri furono interrotti proprio da Levy che aveva preso la parola –Io credo che il mistero che dovremmo affrontare come investigatori sia quello di Lucy.- quando tutti mi fissarono e io ero altrettanto sconcertata: mi irrigidii pensando che aveva intuito come potevo sparire come un fantasma e comparire nei luoghi più riservati o pubblici senza che le guardie o la servitù mi vedessero.  –Che cosa intendi Levy?- chiese Fried confuso come tutti gli altri –Le chiavi di Lucy.- disse prendendole dalla mia cintura e sollevandole –Io mi sono sempre chiesta da dove provenissero o cosa potessero aprire. Potrebbero avere anche un potere magico.- spiegò la mia amica prima che Gray gliele strappasse di mano per osservarle –A me non sembrano niente di che.- mormorò prima di passarle a Jet e Droy –Sono un oggetto senza valore che Lucy tiene fin da quando è nata.- continuò appoggiando la testa alla mano. Ignorai completamente l’espressione trionfale di Juvia verso la sottoscritta (la sua ‘rivale in amore’) perché da quando Levy mi aveva preso le chiavi, tutti avevano iniziato a sparare opzioni a caso sul loro utilizzo e le stavano analizzando una ad una, testando la loro resistenza con la loro magia!

Cercai di dire ai miei amici di ridarmele o almeno di riprendermele da sola ma loro non mi prestavano attenzione e mi spintonavano indietro. Non so cosa mi fece esplodere.                                                                                                                                       
Forse era perché ero ancora infuriata con i principi che avevano offeso Laxus.                  
Forse era perché nessuno mi ascoltava mai.                                                                      
Forse era perché avevano ignorato la mia sfuriata di prima contro quelle stupide regole.                                                                                                                              
Forse era perché ne avevo abbastanza di essere sempre io quella che doveva essere accondiscendente con tutti.                                                                                           
Forse era perché ero semplicemente stanca di giocare al ruolo dell’ingenua principessa.                                                                                                                       

Per qualunque fosse stato il motivo, gridai –SMETTETELA!- e di nuovo il silenzio calò sovrano. Mi feci strada con furia verso le mie chiavi e le strappai di mano ai miei amici: le controllai scrupolosamente e fu un bene per loro che non avevano nemmeno un singolo graffio, altrimenti sarei esplosa sul serio. Quando mi voltai a guardare i volti dei miei amici, mi resi conto che avevo alzato la voce una seconda volta e che essa aveva assunto il tono di un ordine di un re dinanzi ai suoi servi.

Io non avevo mai usato quel tono con i miei amici, fin da subito mi ero imposta di fingermi una bambina qualsiasi in loro compagnia, senza che mi parlassero dandomi del lei o facendomi scegliere sempre il gioco. Mi ero detta che almeno con loro avrei potuto essere considerata alla pari di qualsiasi altra bambina della mia età invece di essere vista come una persona che ti avrebbe fatto passare il resto dei tuoi giorni in una cella. Adesso avevo infranto la mia regola e mi sentivo uno schifo.
Levy, Kinana, Juvia e Lisanna mi guardavano terrorizzate; Gray, Jet, Droy ed Elfman avevano delle espressioni tesissime e sembrava che non si azzardassero a respirare; Laxus, Mira, Erza, Bisca, Fried, Alzack e Bickslow erano più che altro sconcertati.

“Hanno paura di me ora.” Quando questo pensiero sfiorò la mia mente, sentii subito le lacrime premere per uscire. Mi strinsi le chiavi al petto e corsi verso quel pezzo di scogliera che si affacciava sul mare, dividendo la spiaggia e tagliando a picco sul mare. Lì, mi aggrappai alle rocce per non cadere nell’acqua alta e, tenendomi, iniziai a piangere silenziosamente. Ero stata una stupida, avrei dovuto spiegare subito, fin dalla prima volta che mi chiesero delle mie chiavi, che erano troppo importanti per me, che erano l’unico ricordo che avevo dei miei genitori, che erano come un portafortuna, che mi confortavano nei momenti più brutti. Invece no, ero rimasta zitta e ormai tutti pensavano che ero solo una poppante che non riusciva a staccarsi da un ornamento futile come quello.

D’improvviso, un’onda si sollevò e prima che potessi fare qualcosa, mi ritrovai sott’acqua e in balia dei flutti. Non riuscivo a pensare, l’unica cosa che facevo era stringere sempre di più le mie chiavi per impedirmi di perderne anche solo una. All’improvviso, proprio quando non avevo più fiato, venni sospinta verso l’alto e appena fui all’aria, tossii con forza.
-Guarda cosa mi tocca fare prima del mio appuntamento.- quella voce… io sapevo benissimo di chi era quella voce. Alzai gli occhi e mi ritrovai a fissare il viso irritato di Aquarius –Che cosa stai pensando di fare? Vuoi impedirmi di vedere Scorpio piccola mocciosa? Eh?- mi domandò con un’espressione pericolosa in volto a cui però non ci feci caso -A-Aquarius…- -Non balbettare, mi fai saltare i nervi!- sbottò stizzita continuando a osservarmi con quell’espressione irritata. Ero in piedi sulla sabbia mentre lei si ergeva con la coda tra l’azzurro e il blu nell’acqua. Aveva come sempre il pezzo sopra del costume blu, esattamente come il colore dei suoi occhi mentre i capelli erano azzurri e un tatuaggio nero che le andava da una spalla all’altra; aveva un diadema che le circondava il capo ed era ornata con braccialetti d’oro; sottobraccio, aveva il suo vaso da dove poteva sparare getti d’acqua dalla potenza distruttiva.
-Allora? Che hai da guardare mocciosetta?- era sempre stata sgarbata e io di solito sarei stata impaurita, avrei dovuto scusarmi per averla fatta venire o che non avevo intenzione di rovinarle il rapporto con Scorpio. Invece adesso non riuscivo a fare a meno di essere felice che fosse venuta a salvarmi. Tentai di trattenere le lacrime ma non ci riuscii: corsi verso Aquarius e le abbracciai la coda mentre piangevo e singhiozzavo con tutta la forza che avevo.
                                                        
                                                                ***
 
Lucy stava piangendo come una disperata e Aquarius non sapeva cosa fare; la bambina l’aveva spiazzata completamente. Cercando di darsi un po’ di contegno, la allontanò dalla sua coda e si abbassò alla sua altezza –Datti una calmata e dimmi perché diamine eri quasi in fondo agli abissi quando ti ho trovata.- quando era agitata diventava più brusca e sbrigativa del solito. Lucy singhiozzava tremando tutta e stringendo convulsamente le chiavi al petto tanto che le nocche erano diventate bianche. Era davvero spaventata, non poteva carpirle le informazioni con lo stesso metodo che usava sempre. Dannazione, quella bambina era la sua protetta! Doveva sapere cosa era successo e assicurarsi che tornasse al castello sana e salva e fare rapporto a Loki il più presto possibile.
Sospirò rassegnata. Addio appuntamento con Scorpio.

All’improvviso i suoi occhi si posarono subito sulle chiavi: il modo con cui la bambina le stringeva poteva essere un indizio. Decise di partire da lì –Mocciosetta, ascoltami bene. Adesso tu ti siedi e mentre ti calmi io ti faccio delle domande a cui dovrai rispondere solo un gesto della testa. La muovi in su e in giù per un sì o da destra a sinistra per un no. Tutto chiaro?- Lucy mosse lentamente la testa in su e in giù e si sedette, restando sempre vicina ad Aquarius. Erano nell’acqua bassa e il mare era tranquillo. Aquarius aveva scelto un posto al riparo da occhi altrui e molto lontano dalle spiagge affollate. Erano in una grotta affacciata sul mare dalle pareti erose dall’acqua che durante l’alta marea saliva. Il sole non era più a picco quindi doveva essere passato da un po’ mezzogiorno: a giudicare dalla temperatura dell’acqua erano quasi le quattro e mezza di pomeriggio.
Prima di iniziare, Aquarius diede ancora un’occhiata a Lucy. Non aveva ancora smesso di piangere però tremava più lievemente: aveva solo il costume addosso. Una parte era strappata ma non c’erano graffi o botte quindi poteva dedurre che un’onda l’aveva trascinata in acqua e il suo vestito si era impigliato nelle rocce e che lì era rimasto. Questo avrebbe spiegato perché aveva percepito che la vita di Lucy era in pericolo. L’acqua era il suo dominio dopotutto, non succedeva niente senza che lei lo venisse a sapere. Appoggiò la sua anfora di fianco e cominciò con le domande.

-Sei venuta al mare da sola?- scosse la testa.                                                                    
–Eri insieme a qualcuno?- annuì.                                                                                        
–Erano persone del castello?- altro si.                                                                                  
–Ti sei allontanata per curiosità?- no.                                                                            
–Eri arrabbiata?- si.                                                                                                                 
–Centrano le chiavi?- si.
Ok, una pista ce l’aveva e si stava già facendo un’idea su cosa potesse essere successo. Intanto, Lucy si era calmata e, nonostante gli occhi rossi, aveva smesso di piangere.
-Mocciosetta, guardami.- la bambina alzò lo sguardo su di lei –Sei venuta al mare con i tuoi amici appena finita la cerimonia coi principi, avete giocato e pranzato. Mentre aspettavate di tornare in acqua, stavate chiacchierando e ad un certo punto qualcuno ti prende le chiavi. Tu ti sei arrabbiata, te le sei riprese e ti sei allontanata fino alla scogliera dove un’onda ti ha sorpresa e ti ha trascinato in acqua.- ci volle qualche minuto di silenzio ma alla fine Lucy cominciò a raccontarle quello che era successo e la versione di Aquarius risultò esatta. La cosa che la sorprese di più fu il fatto che la bambina avesse alzato la voce. Certo, sapeva dai racconti degli altri che l’alzava anche se si arrabbiava ma una sfuriata vera e propria non se l’aspettava minimamente. Lucy era troppo buona per arrivare a strepitare contro qualcuno.

-Si può sapere cosa ti è preso? Non è da te comportarti così.- le disse la sirena e la piccola pose lo sguardo sull’orizzonte –Non lo so… però mi sento stanca.- Aquarius aggrottò le sopracciglia –Che diamine vorrebbe dire che ti senti stanca?- -Credo… credo che tutti mi stiano mentendo.- la risposta di Lucy scioccò la sirena talmente tanto che per un istante pensò che la stesse prendendo in giro. Ma lo sguardo della piccola era vacuo e non sembrava che stesse davvero guardando l’orizzonte: sembrava triste e sola in un modo che la fece preoccupare.
–Perché ne sei convinta?- lei scosse la testolina bionda –Non è che ne sia convinta del tutto, è come quella sensazione che ho quando sono in presenza di mio zio.- -Di che sensazione parli?- -Ce l’ho da sempre, è come se mi tenesse all’oscuro di qualcosa di grosso che potrebbe travolgere non solo la mia vita ma anche quella del regno. E ho l’impressione che abbia a che fare con il crollo del castello di dieci anni fa.- quest’informazione incuriosì la sirena –Il castello era crollato?-
-Ah-ah. Lo zio ha detto che gli antichi corridoi del castello l’avevano fatto crollare a causa di un terremoto molto forte e che gli architetti poi l’avevano riprogettato cambiando di poco la pianta. Ogni volta che chiedo a mio zio se era per quello che i miei genitori sono partiti per il viaggio, lui mi risponde sempre che stavano cercando oggetti che avrebbero ridato prestigio al nostro regno.- spiegò Lucy prima di scuotere la testa –No, i miei genitori non possono essere morti, mi mandano un regalo ogni anno e la scrittura è la loro. Controllo sempre le lettere che avevano scritto ed è sempre la loro.- la bambina sbadigliò e Aquarius seppe che avrebbe dovuto riposare.                                                                                                                                                                                                   La sfuriata di prima e lo spavento che aveva avuto l’avevano sfiancata.

Fece ritrarre l’acqua intorno a Lucy e appoggiò la testa della bambina alla sua coda mentre sotto di lei appariva un salviettone bianco –Adesso è meglio che dormi, è stata una brutta giornata quindi chiudi gli occhi e riposati.- le ordinò ma la bambina la chiamò –Aquarius?- -Che c’è ancora?- Lucy si voltò verso di lei, le chiavi ancora strette al petto –Quando mi sveglierò ci sarai ancora?- l’aveva sussurrata appena quella domanda ma Aquarius aveva capito ogni parola –Secondo te lascio una mocciosa come te da sola? Vorrei andarmene da Scorpio ma se non ci sono io a sorvegliarti a vista combini una marea di guai e la sottoscritta dovrebbe tornare a salvarti il fondoschiena rovinando definitivamente il suo appuntamento.- la risposta era stata piuttosto brusca e menefreghista ma Lucy non mise il broncio o ricominciò a piangere.
Semplicemente sul suo volto si aprì un sorriso radioso e dopo pochi minuti si addormentò completamente.
Aquarius notò che l’espressione del suo viso era serena e distesa. Non sembrava lontanamente vicina a quella che aveva visto poco prima, vuota e rassegnata. Si concesse solo questa riflessione prima di contattare Loki per fargli un resoconto di quello che era successo. Dato che Lucy si era ritrovata in acqua, lei era stata la prima a sentire che era in pericolo ma anche gli altri erano molto preoccupati per lei.
-Avevo ragione allora. Quando non ti ho vista, ho subito pensato che fossi andata a controllarla.- le disse Loki dopo aver tirato un sospiro –Per fortuna Lucy non si è fatta niente e sta bene.- -Aspetta a cantar vittoria Loki, c’è una cosa che non ti ho ancora detto e che potrebbe essere dannosa.- -Di cosa parli?- la voce del ragazzo si fece carica di tensione e Aquarius gli riferì per filo e per segno ogni parola detta da Lucy e del suo strano comportamento.                                                                                   

–Qui c’è qualcosa di strano.- disse infine Loki –La pianta del castello non può essere stata cambiata di così poco. Sono ormai più di cinque anni che percorriamo quei tunnel e non ne abbiamo percorsi neanche la metà. Se ci sono anche dei corridoi che portano alla cittadella o addirittura ai confini del regno, la cosa più logica che mi possa venire in mente è che siano stati creati per far fuggire la famiglia reale in estremo caso di pericolo.- -Magnolia è un regno troppo pacifico per necessitare di un sistema complicato di gallerie sotterranee. In tutti questi anni, gli unici ‘pericoli’ sono stati ladri o qualche vicino che faceva il pettegolo.- commentò acida Aquarius –Ma non è questo l’unico punto su cui sono scettica. Un terremoto avvenuto dieci anni fa e che ha distrutto il palazzo. Non sembra anche a te che questa cosa sia praticamente impossibile?-
-Devo darti ragione. Ho consultato i libri della biblioteca e ho fatto qualche ricerca. Il castello di Magnolia è stato costruito nei minimi dettagli dai migliori architetti di tutto il continente che lo hanno progettato in grado di resistere ad ogni evento naturale o artificiale. Anche se quel terremoto fosse stato violento, il palazzo non sarebbe comunque crollato per intero.- l’appoggiò Loki –Non posso non darle torto se non si fida dello zio: Lucy sarà ancora una bambina ma non è stupida.-                                                                                                                                     

-Ma questa bugia non sconvolgerebbe la sua vita più di tanto.- Aquarius si morsicò il labbro inferiore prima di parlare –Ho il sospetto che riguardi il motivo per cui i suoi genitori non tornano a casa. Andiamo, non crederai veramente che siano in giro per il mondo a cercare chissà quali oggetti per dare prestigio al loro regno! Sappiamo entrambi che Magnolia è il regno più ricco di tutto il continente: ha paesaggi di ogni tipo, non c’è mai stata una crisi che riguardasse la moneta, la vita è salutare e i commerci vanno sempre alla grande. Un paio di oggetti in più non farebbero comunque la differenza. E questo mi fa dubitare anche sui regali che riceve ogni anno.- sbottò irritata.
-Anche secondo me questa storia puzza di bruciato ma la cosa che mi preoccupa maggiormente è se Lucy sospetta qualcosa.- ammise Loki passandosi una mano tra i capelli arancioni –Se quello che ha detto si rivelasse vero, se c’è davvero più di quello che sembra dietro quella bugia e tutti le stessero mentendo sulla sorte toccata ai suoi genitori, potrebbe essere troppo per lei. Sappiamo entrambi che è forte ma questo potrebbe spezzarla.- le parole del ragazzo rispecchiavano la pura verità.

Aquarius posò lo sguardo su Lucy che dormiva ancora beata sopra la sua coda e non poté fare a meno di infuriarsi –Aquarius, questo fa arrabbiare anche me ma non possiamo permetterci errori.- -Le stanno mentendo Loki, è chiaro come il Sole che non le diranno nulla. Alimenteranno le speranze della bambina che prima o poi le vedrà frantumarsi davanti ai suoi occhi. Se questa farsa si dilunga, lei soffrirà molto di più.- disse quasi ringhiando la sirena con uno sguardo pericoloso negli occhi –So quello che stanno facendo e ti assicuro che vorrei spiegarle come stanno realmente le cose ma non possiamo farlo. Non adesso.- Aquarius avrebbe voluto ribattere ma sapeva che aveva ragione Loki. Se Lucy si fosse svegliata e lei le avrebbe detto che i suoi genitori erano dispersi, non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose.
-Allora cosa facciamo? Le mentiamo anche noi?- domandò stizzita mentre il mare rispondeva alla sua rabbia, creando le prime onde –Dobbiamo farle capire che noi staremo sempre dalla sua parte e che ci saremo sempre quando avrà bisogno di noi. Mentre la terremo d’occhio come facciamo tutti i giorni, cercheremo anche delle informazioni su cosa possa aver creato scalpore nel regno di Magnolia dieci anni fa.- le spiegò mettendosi a posto gli occhiali mentre le esponeva serio un suo dubbio –Ho il brutto presentimento che questa storia non verrà a galla facilmente e che sarà più complicata di quanto non sembri adesso.- -Lo credo anch’io ma ti posso assicurare che qualcuno finirà affogato e che nessuno di voi potrà impedirlo.- gli intimò minacciosa Aquarius mettendo mano alla sua anfora –Appena tornerai ne discuteremo tutti insieme e assegneremo i ruoli. Questa storia ha troppe domande senza risposa ma sono sicuro che su una cosa saremo tutti d’accordo.- negli occhi di Loki passò un lampo omicida –Chiunque ci sia dietro tutto questo, la pagherà cara.- e con questa nota felice, la conversazione fu chiusa.

Aquarius non ebbe nemmeno il tempo per calmarsi che Lucy si mise a sedere di colpo cacciando un urlo terrorizzato. La sirena fu presa alla sprovvista e l’unica cosa che le venne da fare in quel momento fu quello di imprecare –Dannazione mocciosa, mi hai fatto prendere un colpo! Si può sapere…- non poté finire la frase perché la bambina si fiondò tra le braccia di Aquarius impaurita –Ho visto un drago! Ho visto un drago che mangiava mamma e papà!- la sirena dovette trattenersi dal darle una sberla. Per un eterno momento aveva pensato che avesse sentito la sua conversazione con Loki.
Cercò di allontanarla ma non c’era nulla da fare. Si assicurò che nessuno la stesse vedendo in quel momento e con una certa esitazione l’abbracciò mentre con una mano le accarezzava i capelli biondi –E’ stato solo un brutto sogno mocciosetta, quindi datti una regolata.- con lentezza, Lucy si staccò e si sedette di nuovo sul salviettone emettendo respiri profondi. Dopodiché si calmò e si sfregò gli occhi –Scusa se ti ho fatta preoccupare, non volevo.- la sirena borbottò scocciata –Ci mancherebbe altro.- Aquarius si alzò e, presa sottobraccio l’anfora, le disse –Muoviti mocciosa, ti riporto dai tuoi amici.- Lucy non si mosse ma abbassò lo sguardo sulle sue chiavi -Adesso che ti prende?-

-Secondo te sono cattiva Aquarius?- la domanda che le pose le fece sbarrare gli occhi dallo stupore –Che razza di domanda è?- -Mi ero ripromessa che con loro non avrei mai usato quel tono e che non avrei usato la mia posizione sociale per ottenere quello che volevo io. Però quando mi hanno preso le chiavi e se le sono passate di mano in mano testandole con la loro magia, ho chiesto di ridarmele ma loro non mi ascoltavano e io sono scoppiata.- mormorò sommessamente la bambina –Ho praticamente scavalcato i loro sentimenti e mi sono presa quello che volevo e me ne sono andata. Non avrei voluto farlo però… però in quel momento avevano tutti paura di me.- qualche lacrima cadde sulle chiavi d’oro ma Lucy stava facendo del suo meglio per non tornare a piangere.
Aquarius comprese con un certo stupore che non lo stava facendo per darsi un contegno ma perché a lei le lacrime non piacevano per niente. Era vero, le persone piagnucolone non le sopportava ma Lucy era un’eccezione, che lo volesse ammettere o no.

Lei era la prima che aveva evocato. Quando era apparsa, aveva visto quella bambina piangere disperatamente sopra un letto improvvisato chiamando a gran voce la madre mentre una donna da fuori dalla porta della tenda tentava di dirle che non c’era perché era partita per girare il mondo insieme a suo padre. Allora aveva capito che la piccola non l’aveva evocata intenzionalmente usando una formula ma aveva aperto la sua porta solo grazie a quella immensa tristezza. Poi erano apparsi anche tutti gli altri nove come se non fosse niente, anche loro evocati da quel mare di lacrime. Quando li aveva visti e dopo esser state fatte le presentazioni, avevano iniziato a giocare lì con lei in quella tenda e subito quelle lacrime si erano trasformate in una risata cristallina.
Avevano giocato fino a sera a nascondino, ad acchiapparella, al lupo, ai pirati e ai dottori per poi prendere il tè con i peluche della bambina. Non aveva cenato perché aveva lì con lei una riserva di fragole e dolci che condivise con loro. Quando però fu il momento per lei di andare a dormire, tornò a piangere credendo che non li avrebbe più rivisti. Loro non sapevano cosa rispondere: quella volta, lei era riuscita a evocarli per puro caso e non c’era la certezza che ci fosse riuscita di nuovo. L’unica che non credette a questo fatto fu Aquarius.

Come allora le si parò davanti e le disse –Smettila di piangere e guardami.- quando la bambina alzò lo sguardo Aquarius le tese le loro chiavi con aria scocciata –Queste chiavi sono collegate a noi, ogni volta che vorrai potrai chiamarci e noi arriveremo da te, non importa dove tu sia quindi bada bene a tenerle sempre con te.- Lucy sbarrò gli occhi ricordandosi anche lei delle parole della sirena e prese le chiavi agganciandole alla cintura azzurra che le aveva fatto apparire Aquarius. Quando si alzò in piedi la sirena la guardò con severità –Quelle chiavi sono importanti per te no? Allora non ti devi scusare con un branco di idioti per averle prese senza il tuo consenso e che non capisce cosa ti lega a loro. Non devi dare spiegazioni se non vuoi darle quindi non sentirti in colpa per il fatto che loro abbiano frainteso. Hai tutto il diritto di sentirti arrabbiata.- Aquarius si girò e dopo qualche secondo le tese la mano.
Lucy faceva andare lo sguardo dalla mano al volto della sirena come se non capisse. Allora Aquarius fece qualcosa di veramente strano data la sua personalità. Sorrise a Lucy –La maggior parte degli umani sono volubili, i loro rapporti sono fragili e i loro sentimenti cambiano in relazione a quello che vogliono.                                               
Noi invece non siamo così. Ci affezioniamo troppo alle cose, alle persone, e non li dimentichiamo mai. I nostri sentimenti sono più forti e più duri del ferro, la nostra lealtà non vacilla mai se ben riposta.                                                                               
Tutto in questo mondo passa e le amicizie cambiano come le stagioni.                                                                                 
Quindi Lucy non dimenticare mai questo.- il sorriso di Aquarius si fece più ampio –Non importa cosa succederà, se alla fine di tutta questa confusione vedrai le persone andarsene, mentirti, ferirti o lasciarti sola, non devi mai piangere.                   
Quando avrai bisogno di noi, anche semplicemente perché vuoi compagnia, ricordati che queste chiavi sono la prova del legale indissolubile che c’è tra te e le stelle.- Lucy guardò le chiavi come se le vedesse per la prima volta.                             
- Chissene frega di quello che la gente pensa o dice di te, per noi rimarrai sempre la nostra piccola e testarda Lucy.                                                                                          
Di noi ti puoi fidare perché ci saremo sempre per te, Lucy, e non ti tradiremo mai. Quindi non temere nulla e nessuno; ti proteggeremo quando sarai in pericolo e ti consiglieremo quando sarai confusa. Non lasceremo mai il tuo fianco, nemmeno quando tutto il mondo l’avrà fatto. L’abbiamo promesso no? E tu sai molto bene che le promesse delle stelle sono per sempre.- le ricordò divertita dalla sua espressione commossa –Quindi muoviti o ti lascio qui, mocciosetta.- finì bruscamente Aquarius iniziando a fluttuare sul mare.

Lucy si asciugò gli occhi e corse da Aquarius, prendendole la mano che lei non aveva ancora ritratto. Nonostante il mare fosse agitato, lei ormai non aveva più paura. Grazie alla magia della sirena, poteva camminare tranquillamente sull’acqua senza sprofondare e le onde le nascondevano da sguardi indiscreti anche se erano al largo. Durante il ritorno non si scambiarono una parola ma a Lucy non le importava, era al settimo cielo nonostante il momento dell’Aquarius gentile era finito. Quello che le aveva detto prima era sufficiente.
La sua felicità però sfumava man mano che si avvicinavano al lido in cui erano atterrati quella mattina lei e i suoi amici. Aquarius le fece fare un giro lungo per non essere vista ma appena arrivarono abbastanza vicino alla costa, si accorsero che non c’era nessuno eccetto ombrelloni, secchielli, giochi e vestiti. Non erano tornati al castello perché i grifoni erano ancora lì vicino, legati alle rocce anche se era chiaro che erano impensieriti per via del mare agitato. Tra loro Lucy scorse il grifone che aveva cavalcato con Loki ore prima che appena notò la bambina iniziò a gracchiare contento.

Lucy lo salutò con una manina mentre si avvicinava tranquilla e gli accarezzava il piumaggio prima di rivolgere nuovamente l’attenzione su Aquarius –Bene, hai già trovato il modo per tornare al castello senza fare chilometri di strada a piedi quindi deduco che sia tempo per me di tornarmene da Scorpio.- -Digli che mi dispiace per il vostro appuntamento e che la prossima volta vedrò di stare più attenta quando sarò in spiaggia.- -Ti diverti a scherzare con me mocciosa?- chiese minacciosa Aquarius –Non volevo prenderti in giro Aquarius, scusa.- -Per stavolta ti sei salvata ma la prossima volta che fai del sarcasmo, ti spedirò in orbita.- le intimò picchiettando sulla sua anfora.
Lucy trattenne una risatina divertita –Ok, ho capito.- poi però un velo di tristezza le adombrò gli occhi –Dovrei rimanere qui ad aspettarli? Chissà quanto saranno preoccupati.- -E’ per questo che ti senti sempre male, pensi troppo ai sentimenti degli altri e lasci in disparte i tuoi. Per una volta decidi senza prendere in considerazione lo stato d’animo altrui. Cosa vuoi fare tu?- sbottò stizzita la sirena mentre stava cominciando a sparire –Aquarius!- la fermò Lucy –Che c’è ancora?- chiese sgarbata prima di venire di nuovo abbracciata dalla bambina. Lucy sollevò la testa e le rivolse un sorriso sereno –Grazie per avermi salvata, e dì grazie a tutti per esserci sempre. Vi voglio bene, lo sapete vero?- Aquarius rimase in silenzio per qualche secondo prima che un sorriso un po’ sbruffone e un po’ divertito le disegni le labbra –Sì, lo sappiamo benissimo.- e detto questo scomparve lasciando dietro di sé una fresca brezza marina.
Lucy rimase per qualche attimo ancora a osservare il mare prima che si accorgesse che il Sole stava per scomparire del tutto nell’acqua. Si trovò a mettere insieme tutte le sue cose nella sua sacca e di scrivere un biglietto breve ai suoi amici. Si assicurò che fosse ben visibile e saldo sotto le conchiglie.

Prendo in prestito uno dei grifoni. Sto bene e sto tornando al castello. Non venite in camera mia, devo riflettere su un paio di cose.    Lucy.

Poi si mise sopra al costume un suo vestito di riserva, controllò che ci fossero tutte le chiavi legate alla sua cintura blu e si avvicinò al grifone blu. Lo liberò, gli tolse redini e sella e gli saltò in groppa, stando attenta a non fargli male all’attaccatura delle ali. Sciolse anche gli altri grifoni ma ordinò loro di rimanere sulla spiaggia per aspettare gli altri e, cosa strabiliante, loro la ascoltarono, annuendo con la testa da rapace. Il grifone gracchiò quella che Lucy prese per una domanda –No, Loki-Leo non c’è e io vorrei tornare al castello. Mi potresti dare un passaggio?- per tutta risposta, la creatura cominciò a correre sulla sabbia prima balzare su una pietra, spalancare le ali e prendere il volo.
La spiaggia pian piano si rimpicciolì sotto i suoi occhi e quando furono abbastanza in alto e il vento cominciò a scompigliarle i capelli, Lucy allargò le braccia e si lasciò andare ad un urlo entusiasta, sentendosi libera.

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Capitolo 4
*** La mia magia ***


Capitolo 4- La mia magia.
 
Venti minuti dopo, furono in vista del castello. C’era la nebbia, una fortuna dato che non sarebbe stata avvistata facilmente. Il problema erano le due guardie che stavano facendo un controllo rapido dei grifoni sellati “Allora manca poco al turno della pattuglia volante.” Si disse la bambina mentre facevano il giro della torre. Non poteva atterrare perché avrebbero fatto troppe domande e lei non voleva mettere Laxus e gli altri nei guai ma non poteva nemmeno aspettare che tutti i soldati se ne andassero dato che il portellone verrebbe chiuso dall’interno. All’improvviso però un’idea la folgorò e decise di metterla in pratica: prese una delle sue chiavi e mormorò a bassa voce –Gemini ho bisogno del tuo aiuto per uno scherzo.- con un puff,  due esserini blu identici (tranne per il colore di pantaloncini) alti trenta centimetri comparvero a mezz’aria chiedendo all’unisono –Di quale scherzo parli?- Lucy sorrise maliziosa. Sapeva che Gemi e Mini adoravano gli scherzi e che non avrebbero detto di no alla sua proposta.

–E’ molto semplice. Dovete spaventare quelle due guardie e, visto che c’è la nebbia, l’effetto sarà ancora più terrificante. Penseranno che siete dei fantasmi.-                                
-Ci permetti davvero di spaventarli?-                                                                                      
-Non ho altra scelta, non posso permettere che mi facciano domande scomode. Potrete continuare finchè io non avrò aperto il passaggio dove mi seguirete entrambi.-                                                                                                                              
-E i grifoni chi li calma? Se si agitano troppo arriveranno delle guardie.-                                                                                                       
-A questo penserà lui.- dissi accarezzandolo –Dirà a tutti che non devono preoccuparsi e di fare in modo di essere posseduti da voi fino a quando non ci sarà campo libero. Poi, quando saremo nel passaggio, torneranno ai loro posti e assumeranno un’aria pacifica quando le altre guardie arriveranno.- fece una piccola pausa –Allora? Ci state?- i due non esitarono nemmeno –Certo che si!- e volarono dentro le stalle dei grifoni.

Lucy e il grifone aspettarono qualche attimo prima di atterrare; quando scese dalla groppa dell’animale, la bambina dovette trattenere una risata nel vedere quello che i suoi amici avevano causato in pochi attimi. Le guardie erano impaurite e stringevano le loro armi in modo quasi morboso, guardandosi intorno con occhi impauriti: improvvisamente Gemi e Mini comparvero da una nube di nebbia mormorando –Piri-piri, pi-kiri.- i due uomini urlarono come delle femminucce, scappando dall’altra parte della torre con Gemi e Mini che li seguivano come ombre. Gli animali scalpitarono agitati ma con un paio di versi gracchianti, il grifone blu calmò tutti che sembrarono subito entusiasti di prendere parte allo scherzo.
Perciò, sotto l’esperta guida di Gemi e Mini, quella messinscena divenne talmente terrificante che le due guardie, dopo un po’ di sballottamenti e grida acute, si rannicchiarono in un angolo a piagnucolare istericamente. Lucy era arrivata al passaggio e stava per aprirlo quando Gemi e Mini le porsero un mantello bianco con qualche sbavatura di salsa rossa –E’ il momento del gran finale.- le dissero solamente e la bambina accettò con un ghigno. Tornò in groppa al grifone e si mise sulla testa il lenzuolo mentre l’animale avanzava con lentezza verso i due uomini che, appena la videro, iniziarono a supplicarla tremanti notando anche gli altri grifoni alle loro spalle.
Erano due ragazzi sui vent’anni che avevano sul petto lo stemma di reclute in addestramento. Un po’ le dispiaceva di far loro questo però si stava divertendo come una matta quindi il senso di colpa passò in secondo piano. Quei lamenti erano troppo bambineschi per appartenere ormai a due adulti e la stavano disturbando.                                                                                                                         

–Fate silenzio.- disse con una voce sibillina e graffiante che non le apparteneva ma non ci fece caso. Gemi e Mini avevano usato una delle loro magie illusorie –Chi di voi mi ha svegliata dal mio eterno sonno?- le guardie balbettarono frasi sconnesse e, sapendo che non avrebbe ottenuto nessuna risposta completa, Lucy li interruppe brusca –Ora basta, mi sono stancata di giocare con dei mortali rimbecilliti come voi.- aveva visto Gemi e Mini davanti a lei, nascosti da un banco di nebbia, pronti per chiudere in bellezza –Vi presento il mio amore. Sapete, a lui piace giocare con il cibo bello fresco. Spero che vi divertirete a giocare insieme.- appena finì, un enorme serpente lungo tre metri e dalla pelle olivastra e putrefatta sbucò dalla nebbia, strisciando verso i due uomini che terrorizzati più che mai, dopo averlo visto aprire le grandi mascelle e aver mostrato sia la lingua biforcuta sia le due zanne insanguinate, scattarono in piedi e corsero urlando come due pazzi giù per le scale.

Gemi e Mini tornarono normali e insieme a Lucy scoppiarono a ridere. La bambina si tolse il lenzuolo ‘insanguinato’ e scese dalla groppa del grifone che le becchettò piano l’orecchio –Sono contenta che ti sia divertito anche tu. Tieni,- gli disse dopo averlo accarezzato –appena le guardie arrivano trotterella verso di loro e consegna questo foglio.- poi, mentre il passaggio si apriva, sorrise agli altri grifoni –Grazie a tutti per aver contribuito allo spettacolo. Appena tornerete dal pattugliamento farò in modo di farvi trovare delle ciotole piene di carne.- gli animali gracchiarono contenti e infine, Lucy, Gemi e Mini imboccarono il passaggio che si chiuse silenzioso alle loro spalle.
 
                                                             ***
 
[Lucy]
-Sei stata fenomenale Lucy!- si complimentarono in coro Gemi e Mini fluttuandomi accanto –Io non ho fatto nulla di che, siete voi che siete stati bravissimi. Quel serpente sembrava così reale che avete fatto venire la pelle d’oca anche a me.- ribattei io sorridendo loro –Quegli effetti non ci sarebbero stati se l’idea non ti fosse venuta.- -Allora siamo stati fenomenali tutti e tre, io per l’idea e voi per gli effetti speciali.- conclusi vedendo la loro ostinazione. Estrassi la mappa dalla tasca segreta della mia sacca e, invece di andare in camera mia, feci una deviazione per un corridoio che scendeva verso il basso.
Mini se ne accorse e mi chiese –Dove stai andando?- -Se non mi ricordo male questo passaggio porta alla stanzetta dietro alla biblioteca. L’avevo scoperta con Capricorn e conteneva dei libroni polverosi pieni di storie antiche. Ne vorrei prendere uno.- -E perché vorresti leggerli?- mi domandò Gemi mentre svoltavamo a sinistra e poi a destra. Restai qualche attimo in silenzio prima di parlare –Non sono sicura di voler rivedere Levy e gli altri domani, sono ancora arrabbiata con loro. Vorrei starmene da sola ancora per un giorno, senza vedere nessuno di loro per schiarirmi le idee.- mormorai ad un tono di voce sempre più basso. All’improvviso, Gemi e Mini mi vennero addosso e cominciarono a farmi il solletico fino a quando non riuscii più a respirare per colpa delle risate.

-Gemi! Mini! Basta vi prego!- gridai tra le risate, cercando di allontanarli –Se ci prometti che sorriderai e non penserai più a quello che è successo oggi, allora noi la smetteremo!- mi risposero di rimando all’unisono –Va bene, lo prometto!- promisi e loro smisero di solleticarmi. Tossicchiai un paio di volte e mi rimisi in piedi dove fissai per un po’ i due; questa volta fu il mio turno di ridere. Li presi entrambi e, tenendoli fermi con un braccio, li ripagai con la stessa moneta.
Rimanemmo lì a ridere tutti e tre per qualche minuto e poi mi accompagnarono in quella stanzetta dove presi un libro polveroso, il primo che mi attirò, insieme a un libricino sopra di esso. Mi scortarono in camera mia elencandomi tutti i possibili scherzi che venivano loro in mente in quegli istanti chiedendomi cosa ne pensavo. A volte dicevo solamente che erano abbastanza perfidi mentre altre volte aggiungevo qualcosa per dar quell’effetto che sembrava mancare.

Scostai l’anta del mio armadio di poco, guardando se ci fosse qualcuno nella mia stanza. Appena fui certa che non ci fosse nessuno, mi precipitai alla porta e la chiusi lasciando dentro la chiave. Salutai Gemini, assegnandoli un ultimo incarico, che sparì in una nuvoletta dorata e mi appoggiai alla porta, ripensando a ciò che era successo quel giorno.
-Forse dovrei andare al nostro quartier generale e aspettarli lì per scusarmi…- mi dissi a bassa voce –Sono scappata senza dire nulla e non sono tornata da loro. Mira si starà preoccupando moltissimo, forse sta addirittura piangendo pensando che la colpa sia la sua. I ragazzi poi staranno dando di matto, se non tornano con me Laxus e gli altri sarebbero nei guai solo per un mio capriccio. Sì, forse dovrei…- le parole di Aquarius però mi echeggiarono nella testa insieme anche a una sensazione sempre repressa. La rabbia.
Digrignai i denti mentre mi staccavo dalla porta per andare alla finestra –Eh no, non lo faccio stavolta. Sono sempre io quella che deve chiedere scusa e starmene zitta. Cosa credono, che possa perdonarli per sempre?- strinsi i pugni –No, questa volta dovranno loro chiedermi scusa perché io ho cercato di riprendermi le mie chiavi con gentilezza ma loro non mi hanno ascoltato. Si sono persino permessi di giudicare il mio legame con loro senza conoscere come stavano le cose quindi perché dovrei farmi avanti io?- mollai la presa sui pugni e andai al mio armadio. Mi tolsi il mio vestito e il mio costume prendendo invece la mia canottiera per andare a dormire e la indossai –Aquarius ha ragione, devo smetterla di essere così servizievole nei loro confronti. Va bene una volta, due, tre, ma non per sempre perché anche la mia pazienza ha un limite. E quel limite sono le mie chiavi.- dissi alla me stessa dello specchio –Non li voglio vedere domani, non voglio che la sorpresa che mi vogliono fare Loki-Leo e gli altri venga rovinata dal mio malumore.-

Presi il libro che ripulii e una scodella di fragole, appoggiai le mie chiavi al cuscino di fianco al mio e m’infilai nel letto. Mi appoggiai alla spalliera del letto e lo aprii mentre ingoiavo un cucchiaio di buonissime fragole. L’introduzione parlava solo dell’autore, che aveva fatto parecchi studi, che aveva testato le varie possibilità di quella magia su di sé e che aveva trovato alcuni metodi efficaci per liberare la vera essenza di essa. Saltai tutta la parte dei ringraziamenti e arrivai finalmente al primo capitolo, dove finalmente venne citato il nome della magia utilizzata dal mago.

La Magia degli Spiriti Stellari.

C’era un’immagine stilizzata di un uomo che sollevava una chiave gialla verso il cielo notturno mentre una costellazione splendeva. Sotto di essa ce n’era un’altra e accanto all’uomo si trovava un ragazzo con le orecchie feline arancioni che assomigliava tantissimo a… -Loki-Leo!- avevo indovinato perché la didascalia a fianco diceva chiaramente ‘Lo Spirito Stellare del Leone, Leo, il leader degli Spiriti Stellari.’
Spalancai gli occhi: non sapevo che questa fosse una magia, mi ero semplicemente abituata a vederli sparire e comparire appena li chiamavo, credevo… non sapevo nemmeno io a cosa credevo! D’istinto strinsi le chiavi che si trovavano accanto a me ma poi le lasciai di scatto costringendomi a prendere qualche respiro profondo; non che avessi paura ma non volevo che accorressero da me solo perché ero eccessivamente agitata da questa notizia. Ingoiai altri tre cucchiai di fragole per poi cominciare a leggere i primi paragrafi del capitolo uno.

-‘La Magia Celestiale, o anche Magia degli Spiriti Stellari, non è molto diffusa dato che il mago in sé ha sì potere magico, ma lo utilizza chiamando da un’altra dimensione uno spirito che ha il dovere di proteggerlo da qualsiasi pericolo in grado di nuocerlo e prendere parte alle battaglie da lui combattute. Questa magia non è molto nota perché il mago ha solo un mezzo per chiamarli dal loro mondo: le chiavi d’oro e d’argento.                                                                         
C’è una netta distinzione fra i due tipi.                                                                         
Quelle d’argento servono per poter far giungere su Earthland, il nostro mondo, Spiriti Stellari minori (come il Cane Minore Nicola) sono facili da trovare dato che ce ne sono molte copie sparse per il continente e nelle altre terre. Le più rare sono quelle color dell’oro, uniche nel loro genere, dodici in tutto.

Il più potente Spirito Stellare è il Re degli Spiriti Stellare che non può essere evocato dato che non ha una chiave e che nessuno ha mai visto.
Vengono chiamate come le Dodici Chiavi d’Oro dello Zodiaco perché permettono agli Spiriti Stellari più forti di apparire in questo mondo: sono denominati i Dodici Spiriti dello Zodiaco che rappresentano appunto le dodici costellazioni zodiacali.
Aries dell’Ariete.                                                                                                                   
Taurus del Toro.                                                                                                                 

Gemini dei Gemelli.                                                                                                         
Cancer del Cancro.                                                                                                              
Leo del Leone.                                                                                                                       
Virgo della Vergine.                                                                                                            
Libra della Bilancia.                                                                                                              
Scorpio dello Scorpione.                                                                                          
Sagittarius del Sagittario.                                                                                                  
Capricorn del Capricorno.                                                                                             
Aquarius dell’Acquario.                                                                                                       
Pisces dei Pesci.                                                                                                                                    

I loro poteri sono differenti l’uno dall’altro così come le loro capacità, i loro caratteri e la loro forza.

Per questo, una volta in possesso di almeno due o tre chiavi, bisogna fare attenzione. Evocare uno Spirito forte richiede già una buona parte dell’energia del mago; evocarne due vuol dire fornire altra energia continuando a mantenere in forze l’altro; chiamarne tre è molto rischioso. Spesso, il mago consuma troppo potere magico fino a quando esso si esaurisce, portandolo alla morte.   Alcuni hanno persino tentato di evocare tutti gli Spiriti in loro possesso e si sono uccisi anch’essi. Quindi se voi che state leggendo siete un Mago degli Spiriti Stellari, vi prego di prestare la massima cautela quando chiamate i vostri Spiriti. Se siete talmente spericolati di rischiare la vostra vita solo per una futile sfida contro voi stessi, gli Spiriti non avranno nessuna colpa per la vostra morte.- ero confusa.
Mi ricordavo perfettamente che la prima volta che conobbi Loki-Leo e gli altri c’erano tutti e dieci e io non mi sentivo affatto stanca. Se era vero quello che diceva l’autore, com’era possibile che io fossi ancora viva?

La spiegazione era scritta nella pagina dopo –Ci sono tre diversi tipi di evocazione: l’evocazione volontaria tramite la formula, l’evocazione voluta dallo Spirito e l’evocazione involontaria.                                                                                                
L’evocazione volontaria tramite formula è il procedimento corretto per chiamare lo Spirito. La formula, inizialmente, è uguale per tutte e dodici le chiavi ma ognuna ha un nome specifico da pronunciare.

L’evocazione voluta dallo Spirito consiste nell’apparizione non richiesta volontariamente di quest’ultimo. In parole semplici lo Spirito compare senza che il suo padrone non l’abbia chiamato usando le sue proprie forze.
L’evocazione involontaria avviene quando il possessore della chiave prova un qualsiasi sentimento in maniera tanto forte e vivida che lo Spirito in suo possesso (senza o sotto contratto) riesce a percepirla e accorre sul posto usando la propria energia. Alcuni ipotizzano che se una chiave finisse in mano ad un bambino, questi potrebbe esercitare liberamente la sua volontà sullo Spirito senza sottoscrivere un contratto, facendolo comparire solamente chiamandolo per nome, fino all’età adulta, quando avrà raggiunto una certa maturità. È però molto rischioso non aver ancora fatto un contratto con lo Spirito perché se la chiave dovesse finire in altre mani che stipulerebbero delle condizioni, lo Spirito in questione si vedrebbe costretto a obbedire a questo nuovo padrone. Per questo il contratto con gli Spiriti Stellari è così importanti: a meno che il mago non decida liberamente di liberarli, fino alla sua morte gli Spiriti Stellari dovranno ubbidire ad ogni suo ordine senza opporsi.- chiusi lentamente il libro e lo appoggiai sul comodino. Rimasi a fissare un punto nel vuoto per chissà quanto tempo prima che qualcosa scattasse in me.
Scostai di scatto le coperte, scesi dal letto con un balzo e a cominciai a frugare nella mia sacca in cerca della mappa. La tirai fuori e scrutandola trovai un posto ideale dove potermi nascondere per tutto il giorno seguente, un angolino all’aperto ma ben nascosto. Preparai sulla mia scrivania una lista di tutto quello che mi sarebbe servito e appesi alla sedia il completo che avrei usato il giorno dopo. Poi, presi il libro e lo misi nell’angolo più remoto della stanza e gli gettai sopra un cuscino che lo coprisse per intero –Non voglio più vederti fino a domani.- borbottai arrabbiata prima di iniziare a camminare avanti e indietro per la stanza continuando a pensare a quello che c’era scritto.

Nonostante fosse scritto da un autore rispettabile, il modo in cui sembrava rivolgersi agli Spiriti Stellari con i verbi ‘ubbidire’ e ‘possedere’ e con parole come ‘ordine’ non mi piaceva per niente. Pareva che li volesse fare apparire… anzi, li voleva far apparire come oggetti molto potenti che non avevano sentimenti e che si potevano usare come schiavi -Loro non sono oggetti che puoi utilizzare fino a quando non diventano inutili, non sono servi che puoi usare in qualsiasi modo per poi licenziarli e mandarli via perché non servono più.- mormorai quasi ringhiando rivolta al libro, come se lui potesse sentirmi. Ma più della rabbia per il modo di pensare dell’autore, si agitava in me un profondo stato di preoccupazione e paura.
Quel giorno lontano, loro mi avevano promesso che mi avrebbero sempre protetta e che sarebbero stati sempre con me e Aquarius aveva ribadito il concetto poco prima… però io mi portavo sempre in giro le mie chiavi, le avevo sempre in bella mostra e non avevo capito quanto imprudente fossi stata.

-Se qualcuno le riconoscesse come dieci delle Dodici Chiavi d’Oro dello Zodiaco, potrebbe fare troppe domande, mettere in giro delle voci e in quattro e quattr’otto il palazzo potrebbe venire invaso da fanatici collezionisti e persone senza scrupoli che le vorrebbero comprare a qualsiasi prezzo pressando da ogni dove e mio zio le vorrà vendere di sicuro per ricavarci qualcosa e io allora dovrei lasciare il palazzo, crearmi un falso nome e ricominciare da capo facendo la cameriera in qualche pub!- ok, stavo andando in paranoia, ne ero consapevole.
Però persino i miei amici avevano notato che c’era del misterioso in quelle dieci chiavi d’oro che mi portavo sempre appresso senza rivelare mai a nessuno il perché non me ne separavo mai! La cosa doveva rimanere segreta a tutti i costi –Non posso mentire per sempre e non posso nemmeno mettere su una storia così convincente che non li faccia destare dei sospetti. L’unica cosa che mi viene in mente e che potrei fare è tentare di creare delle copie finte da portare legate alla mia cintura ogni volta che andrò in giro mentre quelle vere le avrò nascoste però sempre con me. Potrei chiedere a Gemini però credo che la sua magia delle illusioni non potrà creare qualcosa di concreto.- controllai le mie chiavi, riflettendo sul da farsi –Nessuno dei miei Spiriti è in grado di ricreare qualcosa, mi ci vorrebbe un mago-pittore…- appena la parola fuoriuscì dalle mie labbra, seppi subito a chi dovevo chiedere aiuto. C’era solo un pittore tanto bravo che poteva creare dai suoi dipinti delle copie perfette di ciò che è ritratto. Avrei voluto andare subito da lui ma non lo feci per un semplice motivo; era fuori città e sarebbe tornato solamente domani sera.

Improvvisamente sentii dei passi lungo il corridoio che convergevano verso la porta della mia stanza; capii subito di chi si trattava. Veloce, nascosi la mappa nella sacca che misi sotto al mio letto insieme al completo, presi il libro da sotto quel cuscino e lo infilai sotto l’armadio per poi entrare nel letto, nascondere le chiavi sotto il mio cuscino e regolare il fiato con respiri profondi e tranquilli e mi misi ad aspettare.

Un vociare di sottofondo cresceva sempre di più -Ssshh! Abbassate la voce, Lucy sarà a dormire adesso.- colei che li aveva azzittiti era Erza mentre qualcuno stava girando la maniglia, ma invano –Ha chiuso la porta e sono abbastanza sicuro che avrà lasciato dentro la chiave.- aveva constatato Bickslow –E che sarà mai? Congelo la serratura e così possiamo entrare.- questo era sicuramente Gray. Per un terribile attimo avevo pensato che glielo lasciassero fare ed io ero già pronta a scappare per infilarmi nel passaggio segreto del mio armadio ma più i secondi passavano più mi resi conto che non sarebbe successo nulla.

Infatti una voce dolce disse –Lasciamola in pace.- -Mira…- -Ascoltatemi bene, che nessuno venga a fare visita a Lucy domani. Se avrà voglia di farsi vedere sarà una sua scelta, non possiamo obbligarla.- -Perché dici così quando sei tu quella che si è catapultata subito qui nee-chan?- domandò Elfman alla sorella maggiore.
-Lei non si deve scusare di nulla, siamo stati noi che l’abbiamo ferita. Quelle chiavi dovranno pur rappresentare qualcosa di molto importante per lei altrimenti non le porterebbe sempre con sé. Se non ha voluto darci spiegazioni sul perché ci tenga così tanto vorrà dire che è un argomento molto delicato per lei. Non vuole vederci e non credo che intrufolandoci nella sua stanza nel cuore della notte possa renderla felice. Quindi ora tutti voi ve ne tornate a casa insieme ai Raijinshu e domani non state addosso a Lucy. Quando sarà pronta per ascoltarci, allora ce lo farà sapere. E ora buonanotte a tutti.- non se ne andarono subito, esitarono un attimo ma poi sentii i loro passi che si allontanavano fino a scomparire.

-Non hai risposto alla domanda di tuo fratello.- la voce di Laxus mi fece sobbalzare. Credevo che se ne fosse andato! Dovevo stare più attenta, se avessi voluto sgattaiolare via dalla mi camera proprio in quegli istanti di silenzio sarei stata beccata. Comunque non ci fu risposta da fuori ma io ero sicura che fosse rimasta lì anche Mirajane. Come se avesse voluto darmi ragione, sentii Laxus mormorare con una voce dolce –Mira, su non fare così.- uscii dal letto silenziosamente e, usando la voce di Laxus per coprire il rumore, tolsi la chiave per sbirciare dalla serratura.
Si vedeva poco e niente, però notai che erano molto vicini “La starà abbracciando.” Dedussi ed ebbi ragione perché la mia tata si strinse di più a Laxus che tentò di consolarla –Lo so che sei preoccupata però non devi darti la colpa per quello che è successo.- -Ha alzato la voce Laxus… sono stata la sua tata fin da quando era piccola e non l’ho mai sentita usare quel tono. E la sua fuga poi! Ha cavalcato un grifone fino al castello senza sella e finimenti! Avrebbe potuto cadere oppure sarebbe stata avvistata da loro che l’avrebbero di sicuro rapita portandola nelle loro grotte e…- non finì la frase. Prima Mira aveva usato il suo solito tono di voce ma stavolta riuscivo a capire che era totalmente terrorizzata. Laxus le disse –Mira, loro sono scomparsi da otto anni, non ne abbiamo più notizie e sono sicuro che non si troverebbero mai troppo vicini al regno. Inoltre tutti alziamo la voce prima o poi, Lucy non è diversa da tutti gli altri. Secondo me è stressata da quella stupida cerimonia e da tutte quelle regole dell’etichetta. Sarà anche una principessa ma dover eseguire ogni singolo appunto ogni singolo giorno senza mai sbagliare o protestare non è adatto a una bambina.- inclinai un po’ la testa.
Era davvero per la faccenda di seguire l’etichetta che mi sentivo così stanca e frustrata? Mmmh, forse era vero, infondo odiavo eseguire quelle stupide regole però ero sicura che non era quello il motivo.

-Se ci fosse qualcosa che non andava me lo avrebbe detto. Sa che a me può confidare tutto. E in questo periodo è sempre così distratta ed estraniata dal mondo…- rispose Mira a Laxus –Forse so perché si è arrabbiata per quelle chiavi.- mi irrigidii ma non mi mossi –Per qualunque sia il motivo, adesso non ti farà bene restare ferma sulla soglia della sua camera. A te più di tutti serve una bella dormita e poi l’hai detto tu no? Quando la rabbia di Lucy si placherà, sarà lei stessa ad ascoltare le nostre scuse. Vedrai che ci perdonerà.- la consolò Laxus e Mira lo ringraziò –Hai ragione Laxus, grazie di tutto.- ero sicura che gli avesse fatto un sorriso felice perché balbettò -M-Ma figurati.- dopodiché se ne andarono anche loro.
Non mi ero accorta di avere un piccolo sorriso sulle labbra mentre rimisi a posto la chiave e mi infilai di nuovo sotto le coperte. Laxus aveva ragione, inutile negare che io li perdonerò anche stavolta però non cederò dopo un giorno. Una volta per farmi perdonare da Gray mi ci è voluta una settimana. Ebbene, io avrei creato un nuovo record: ora che avevo quel libro fra le mani avrei passato tutte le mie giornate a leggerlo capitolo per capitolo e poi avrei fatto una pausa di ricerca in compagnia dei miei Spiriti Stellari. Forse avrei potuto convincerli ad accompagnarmi giù alla cittadella per vedere il mercato e le sue bancarelle e mangiare in una locanda di sera quando il cielo notturno faceva la sua meravigliosa apparizione.

Strinsi le chiavi al petto mentre lentamente i miei occhi si appesantivano. Domani mi aspettava un regalo fantastico da Loki-Leo e gli altri, ne ero sicura, non mi avrebbero mai deluso, ogni regalo che mi avevano fatto era stupendo e gelosamente custodito nel mio baule. Chissà cosa avrebbero escogitato quest’anno, ero proprio curiosa di saperlo.
“Chissà se mamma e papà ci saranno…” nonostante questo pensiero mi passò per la testa una vocina lo azzittì subito “La tua famiglia la stai stringendo proprio ora.” Sarà stata la sonnolenza o chissà cos’altro perché mi sentii rispondere mentre sprofondavo nel sonno –E’ vero… non sono più sola.- sorrisi sebbene ci fosse ancora qualcosa che mi mancava e che non riuscivo ad inquadrare.
Le campane suonarono la mezzanotte e l’ultima cosa che vidi fu la miriade di stelle che si affacciavano dalla mia finestra.
In quell’attimo fui davvero felice, perché finalmente avevo scoperto di essere una maga e di sapere che la mia magia era collegata alla stelle che tanto adoravo.
 
                                                            ***
 
Intanto nel Mondo degli Spiriti Stellari…
-Chi è che ha ferito  Lucy-san? Lo ridurrò in pezzettini!- un grande toro bianco con macchie nere impugnò la sua scure appoggiato simultaneamente dai suoi amici che a loro volta stavano esprimendo il loro disprezzo creando un gran casino. Un ragazzo dai capelli e dalle orecchie arancioni tentò di parlare per azzittirli ma venne preceduto da una sirena blu che sbottò scocciata -Finitela di urlare come degli scalmanati!- dalla sua anfora si produsse un rumore poco invitante e tutti, per non finire affogati, ritennero opportuno chiudere la bocca.
-Non crediate di essere gli unici che in questo momento vogliono andare su Earthland e dare una lezione a quegli idioti quindi tacete e ascoltate Loki.- li rimproverò la donna scoccando un’occhiataccia al gruppo. Loki si schiarì la voce -Ehm… grazie Aquarius. Prima di procedere, qualcuno ha qualche domanda? Se si, allora vi prego di farla uno alla volta.- una ragazza dalla pelle bianca come il latte e capelli rosa alzò timidamente la mano e Loki dovette trattenere un sorriso –Dimmi Aries.- -Mi dispiace… però vorrei che rispiegaste per bene cosa è successo. Aquarius-san ha borbottato la maggior parte delle frasi e abbiamo capito poco… scusate.- disse mormorando con lo sguardo basso.

Loki la guardò con dolcezza ma si riprese subito –Per farla breve, Lucy è caduta in mare a causa di un’onda mentre si trovava attaccata alla scogliera. Aquarius l’ha salvata e dopo averla condotta al sicuro mi ha contattato riferendomi le parole di Lucy. Aveva un comportamento strano, sembrava stremata e aveva come l’impressione che chiunque le stesse mentendo fin dalla nascita. Ha menzionato pure la scomparsa dei suoi genitori, il crollo del castello di dieci anni fa per colpa di un terremoto e la sua ricostruzione che ne aveva cambiato di poco la pianta. Poi Aquarius l’ha consolata e riaccompagnata a casa dove adesso si trova grazie alle informazioni di Gemini che era stato chiamato da lei.- concluse Loki aspettando le reazioni dei compagni che non tardarono ad arrivare.

Virgo, sempre imperturbabile, chiese –Che cosa ci faceva la Hime sulla scogliera?- -I suoi amici le avevano preso le chiavi, ci stavano giocando, Lucy ha dovuto urlare per farsi ascoltare, si è sentita in colpa, si è allontanata, ha pianto, è rimasta sospesa sulla scogliera fino a quando un’onda non l’ha sorpresa e l’ha trascinata in mare dove Aquarius l’ha salvata.- Loki aveva parlato molto velocemente perché era consapevole che a) i suoi compagni lo avrebbero interrotto già alla prima virgola e b) perché se avesse riascoltato ancora una volta quella storia non sarebbe riuscito a mantenere il suo sangue freddo e avrebbe guidato tutti gli altri su Earthland per colpire quegli storditi che avevano ferito Lucy.
Sagittarius aveva gli occhi spalancati –Avevano preso le chiavi di Lucy?-                                
Scorpio aveva un’espressione incredula dipinta in volto –Lucy ha alzato al voce?- Cancer fece schioccare le forbici –Si è sentita in colpa-ebi?-                                        
Capricorn esclamò interdetto -Lucy-sama ha pianto?-                                            
Taurus muggì infuriato –Li riduco a brandelli!-                                                                         
Gemini e Aries invece erano rimasti nel silenzio più assoluto mentre Virgo aveva solamente stretto i pugni per la rabbia. Aveva collegato gli avvenimenti ma cercava comunque di darsi un contegno –Non so cosa mi disturbi di più.- la vibrazione della sua voce mise a tacere tutti quanti che si voltarono curiosi e attenti verso di lei che continuava a guardare negli occhi Loki e Aquarius –Se gli amici della Hime l’hanno fatta soffrire o se tutta la corte le tenga nascosto cos’è successo nel suo passato.- Aquarius incrociò le braccia tetra mentre scoccava un’occhiata di fuoco a Loki –Se persino Virgo è così arrabbiata allora io potrei riproporti il mio piano perfetto.-

Loki le restituì uno sguardo severo e irremovibile –Se noi piombassimo nel suo mondo e dessimo una lezione a quegli idioti, Lucy ci chiederebbe perché l’abbiamo fatto e, dato che è molto sveglia, ci chiederà il vero motivo per cui siamo intervenuti. Cosa faremo in quel momento? Le diremo che sospettiamo che i suoi genitori siano dispersi e che i suoi regali di compleanno siano fasulli?- il ragazzo scosse la testa prima di guardare in faccia ognuno dei suoi amici –So bene che più si allungherà questa menzogna più lei soffrirà e credetemi quando vi dico che anch’io ho voglia di dare una scazzotata ai suoi tutori. Però non voglio metterle davanti una realtà che forse anche noi abbiamo frainteso perché in questi casi le ipotesi sono quattro: sono davvero in viaggio, l’hanno abbandonata, sono andati in missione e per questo non sono rintracciabili o sono morti.- fece una pausa prima di concludere –Vorrei prima avere delle risposte e poi comunicargliele. Sarà difficile, lo so, però almeno noi saremo sinceri con lei, non ci comporteremo come i suoi amici umani.- tutti concordarono su questo punto -Aquarius hai fatto quello che ti avevo chiesto?- disse rivolgendosi alla sirena che annuì -In parole povere le ho detto che anche se si ritroverà da sola alla fine del mondo, noi ci saremo sempre al suo fianco e quindi non deve temere niente perché noi la proteggeremo sempre e perché è la nostra piccola Lucy. Mi ha detto inoltre di dirvi grazie mille perché ci siamo sempre e ha detto anche che ci vuole tanto bene.- mormorò Aquarius senza guardare nessuno.

Scorpio scoppiò a ridere mentre passava un braccio intorno alle spalle di Aquarius –We are! Lucy è troppo fantastica e tu sei troppo adorabile quando fai così.- la sirena diventò rossa ma si strinse a Scorpio senza protestare. Gemi e Mini dissero in coro –E’ vero, oggi ci ha anche dato il permesso di spaventare due guardie con i nostri trucchi! E lei è stata eccezionale!- Capricorn annuì accennando a un piccolo sorriso -Lucy-sama è sempre buona con noi.- -Lo sguardo dolce di Lucy-san mi smuuuuove!- gridò Taurus con gli occhi a cuoricino –E’ una brava persona moshimoshi!- disse Sagittarius salutando nessuno in particolare – Cancer esclamò –Ha gusto in fatto di acconciature-ebi!- -La Hime mi permette di indossare anche i costumi nei tunnel sotterranei.- aggiunse Virgo facendo una posa da modella -Non ci da mai ordini, è sempre così gentile.- disse Aries ridendo per il buffo commento di Cancer e Virgo.
Loki guardava soddisfatto e felice i suoi amici che stavano ridendo “Lucy porta sempre allegria con sé.” Pensò prima di rabbuiarsi di nuovo. Una mano gli si appoggiò sulla spalla –Non ti preoccupare Leo, risolveremo il mistero e stasera faremo felice Lucy. La faremo sentire speciale come lei ci fa sentire unici.- Aries gli sorrideva dolcemente e lui ricambiò il sorriso. Lei era l’unica che gli sapeva leggere dentro ed era l’unica che usava il suo vero nome cosa che non lo infastidiva assolutamente. Anche i suoi amici gli sorridevano e così lui ritrovò il suo buon umore.
Batté le mani –Bene, adesso vi darò le indicazioni su cosa cercare su Earthland e successivamente cosa dovete fare per la festa di Lucy.- e così cominciò a dare indicazioni e istruzioni con maestria, sempre affiancato da Aries.

Diede inoltre un compito speciale a Gemini che ne risultò entusiasta.
Prepararono tutto il necessario e Virgo incartò i regali.
Loki sorrise in cuor suo.
Sì, Lucy sarebbe tornata a sorridere anche se non sapeva che lo avrebbe fatto sotto un cielo stellato molto speciale che nessun umano prima di allora aveva mai visto.
 
                                                           ***

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Capitolo 5
*** Amici di vecchia data ***


Capitolo 5- Amici di vecchia data.
 
[Lucy]
Appena un raggio di sole illuminò la mia stanza, mi svegliai stiracchiandomi –Tanti auguri a me.- dissi a me stessa sbadigliando. Uscii dal letto e aprii le tende, ammirando l’alba che colorava il cielo di rosa e arancione. Presi il completo che avevo gettato sotto il letto la sera prima con la mia sacca e me lo misi. Non era niente di principesco: si trattava di una canottiera con un semplice motivo floreale con dei pantaloncini corti neri. Attaccai le chiavi alla cintura, posi il libro nella sacca, tolsi la chiave dalla serratura aprendo la porta e scrissi un biglietto che lasciai sul letto in bella vista.

Starò via tutto il giorno ma ritornerò prima della cena.                                                   
Non cercatemi perché non mi troverete.


Presi la mappa e scomparii dentro il mio armadio, stando attenta a richiudere bene il doppio fondo. Non chiamai nessuno dei miei amici, volevo rimanere sola per leggere con calma quel libro. Prima di andare alla mia meta però feci una deviazione in cucina dove trovai due cuochi che stavano sfornando delle ciambelle ripiene. Aspettai fin quando si girarono di schiena per modellare il pane e, senza far rumore, sgattaiolai dove c’era il carrello. Ne rubai quattro e presi anche una bottiglia di acqua bella fresca che mi sarebbe servita; infine tornai nel passaggio proprio quando i cuochi si girarono vedendo che quattro ciambelle erano scomparse.
Riposi tutto nella sacca e poi imboccai i vari corridoi che mi portarono ad un’apertura nella parete ben nascosta dai rami degli alberi in fiore. Inoltre era impossibile da notare perché si trovava sopra la stalla dei pegasi. Mi sedetti lì e ripresi la lettura da dove l’avevo terminata mentre mi pappavo una ciambella ripiena di marmellata di lamponi e more. Era ombreggiato e quindi girava anche un filo d’aria fresca.

Passai lì l’intera giornata fino al pomeriggio tentando di capire di cosa parlava l’autore descrivendo in almeno tre capitoli e nei minimi dettagli  come avveniva il passaggio volontario o voluto dello Spirito dal suo mondo al nostro e della loro gerarchia nonché della loro legge (e qui mi ero pure divorata la seconda ciambella ripiena di marmellata di ciliegie per aiutarmi a concentrarmi). Era talmente pieno di paroloni e formule matematiche che ad un certo punto la testa mi pulsava da matti. A quel punto decisi di fermarmi e di concedermi qualche minuto di pausa mangiando la terza ciambella, questa volta al cioccolato. Dopo aver bevuto anche un sorso d’acqua, appoggiai la testa alla parete chiudendo gli occhi, ascoltando il fruscio del vento fra le foglie e i nitriti dei pegasi nelle stalle e assaporando l’odore dei fiori e dei frutti.
Quando il mal di testa passò e mi sentii molto più calma, decisi di far un giro a salutare i pegasi: dato che oggi ci sarebbe stata la festa per il mio ottavo compleanno, tutte le guardie avrebbero dovuto (a turno) ricevere le predisposizioni per la serata e le istruzioni in caso succedesse qualcosa dal semplice ricco ubriaco alla catastrofe naturale. Avevo origliato le conversazioni dei soldati di sotto e così seppi che tra poco toccava a loro. Aspettai pazientemente che ogni singola guardia e stalliere fosse uscito, mi calai sul tetto della stalla, scesi a terra ed entrai dalla finestrella lasciata aperta.
Quello che vidi mi spiazzò completamente.

Tra due cavalli alati ce n’era un terzo, coperto dalle loro ali, ma più piccolo e che si reggeva a malapena sulle zampe. Appena metabolizzai come sarebbe stato possibile il mio volto si aprì in un grandissimo sorriso –Zeus, Nyx avete avuto un cucciolo! Siete diventati mamma e papà!- i due nitrirono gioiosi e Zeus mi fece cenno di avvicinarmi. Era un bellissimo e possente pegaso color nuvola temporalesca (con sfumature dal bianco al grigio) dagli occhi limpidi come il cielo estivo mentre Nyx era una femmina sinuosa dal manto nero come la notte con dolci occhi marroni. Li accarezzai entrambi prima di accucciarmi ed osservare il piccolo che mi guardava con altrettanta curiosità.
Aveva il manto dello stesso colore della madre se non più scuro e gli occhi erano cristallini quanto quelli del padre. Era un puledro stupendo.
-E’ davvero un bellissimo cucciolo.- mi complimentai con i genitori che si sfregarono i musi amorevolmente –Quanto ha? Cinque giorni? Una settimana?- chiesi e Zeus batté due volte lo zoccolo a terra, indicando la mia seconda domanda -Ha già un nome?- Nyx scosse la testa –Posso darglielo io?- Zeus indicò la dispensa e io scoppiai a ridere –So cosa vuoi vecchio farabutto, vuoi le zollette di zucchero. Vediamo se ho capito. Io posso dargli il nome se poi ti darò la tua merendina preferita?- il pegaso mi sbuffò in faccia e io compresi che il patto era quello. Alzai gli occhi al cielo divertita –E va bene, accetto le condizioni.- e per fargli capire che con me non doveva scherzare gli soffiai addosso. Ci rimase malissimo e Nyx scrollò la criniera divertita mentre io gli facevo una linguaccia. Però Zeus non aveva ancora finito perché mi mordicchiò una ciocca dei miei capelli tirandomeli ma prima che potessi fare la stessa cosa con la sua criniera, Nyx lo tirò per un orecchio e lui mi lasciò andare, conscio che se non l’avrebbe fatto la cavalla glielo avrebbe staccato.

Risi divertita –Ti adoro!- le abbracciai il collo per poi fare la stessa cosa con Zeus –Adoro anche te, vecchio farabutto.- lui sbuffò come se la cosa fosse ovvia. Ridacchiai e infine mi concentrai sul piccolo che stava ancora cercando di tenersi in equilibrio sulle quattro zampe, riflettendo attentamente –Ti serve un nome che ti descriva ma che metta in risalto le tue capacità. Mmmh…- all’improvviso il cucciolo fece una cosa che un giovane puledro non avrebbe mai potuto fare dopo più o meno una settimana di vita.
Riuscì a rimanere in equilibrio sulle zampe e, dopo aver spalancato le piccole ali nere, si alzò da terra di trenta centimetri sbattendole tre/quattro volte per poi cadere a terra dieci secondi dopo. Certo, non rimase in aria un minuto intero però la maggior parte dei cuccioli di pegaso riusciva a usare le ali dopo un mese, in casi molto rari dopo due settimane e mezzo… ma dopo una settimana? No, decisamente questo piccolo era un prodigio.
I suoi genitori lo guardavano straniti e immobili.

Qualcosa nella mia testa fece click  e io seppi come chiamarlo. Lo rimisi in piedi e lo guardai sorridente in quegli occhi limpidi –Ti chiamerai Blackjack. ‘Black’ per il colore del tuo manto e ‘jack’ perché sei un asso, una carta vincente. Sono sicura che da grande diventerai il pegaso più forte, bello e coraggioso di tutti!- il nome sembrò piacergli perché mi tirò una ciocca dei miei capelli e mi strofinò il suo musetto sulla mia guancia.
Lo sollevai in aria senza fargli male ed esclamai raggiante –Benvenuto in famiglia Blackjack!- il piccolo nitrì la sua gioia e insieme a lui anche Zeus, Nyx e gli altri pegasi lì presenti. Lo rimisi a terra e mi alzai chiedendo ai cavalli –Allora, chi vuole una zolletta di zucchero?-loro batterono gli zoccoli a terra e scrollarono le criniere. Aprii la dispensa e portai fuori un sacchetto pieno di zollette e le loro ciotole che riempii con acqua fresca. Presi anche delle mele perché sapevo che erano il cibo preferito di Nyx.

Zeus mi tirò per la collottola della maglietta e io caddi in mezzo a lui e alla sua compagna. Mi voltai preoccupata per poter aver ferito il cucciolo ma con mio grande sollievo lo sentii accomodarsi fra le mie gambe. Però appena mi girai verso di lui, lo colsi mentre stava cercando di bucare il sacchetto con i denti –Non ci credo!- esclamai ridendo come una matta –Sei identico a tuo padre! Diventerai un drogato di zollette di zucchero come lui!- a Zeus questo non piacque e così tentò di portarmi via il sacchetto ma io, conoscendolo, lo precedetti –Ah-ah, non si fa così Zeus, fai il bravo o non ti rimarrà nemmeno una zolletta.- lo avvertii scherzosamente agitandogli contro il dito. Subito quel gran ruffiano abbassò le orecchie e mi fissò con gli occhi dolci –Non funzionerà.- gli dissi prima di notare che anche Blackjack mi stava fissando allo stesso modo -Eh no, questo è un colpo basso!- brontolai cercando di mantenere il broncio il più a lungo possibile.
Fallii miseramente perché pochi attimi dopo Zeus stava mangiando le sue zollette dalla mia mano, provocandomi dei fremiti di solletico. Nyx mangiava tranquilla le sue mele ed io finii la mia quarta ed ultima ciambella con dentro la marmellata di fragole, mentre lui e Blackjack divoravano le zollette. Ne aveva lasciate alcune al figlio il quale aveva infilato la testa nel sacchetto che avevo adagiato a terra –Blackjack!- lo richiamai con un sorriso in volto mentre sua madre lo allontanava trascinandolo per la coda –Rettifico. Tu sei già un drogato di quelle zollette, sei persino peggio di tuo padre.- il quale, per non farsi superare dal figlio, mi rubò il sacchetto, scattando in piedi.

-Zeus, ridammi quelle zollette.- gli dissi alzandomi anch’io e avvicinandomi al pegaso che fece alcuni passi indietro –Non te lo dirò una seconda volta.- lo avvertii guardandolo seria e lui mi restituì uno sguardo malizioso. Rimanemmo a fissarci  per un po’ prima che io mi slanciai verso di lui che, avendo capito le mie intenzioni, si scostò per poi correre fuori, in giardino –Zeus!- lo inseguii e quel vecchio farabutto si fermava ogni volta per poi scostarsi e trottare via. Ad un certo punto si unirono a noi anche Nyx e Blackjack, solo che la madre, invece che stare dalla mia parte come il figlio, fece combutta con Zeus.

Io e Blackjack dovemmo correre avanti e indietro marcando Zeus e Nyx che si lanciavano il sacchetto. Dopo un po’, il piccolo mi lanciò uno sguardo d’intesa e io capii cosa voleva che facessi. Lui aveva continuato a premere solo su un fianco della madre, spingendola ad avvicinarsi a Zeus. Gli feci l’occhiolino e anch’io iniziai ad adottare la sua tattica.
Infatti i due pegasi adulti si stavano avvicinando sempre di più e, quando Nyx stette per lanciare, Blackjack fece finta inciampare e venirle addosso. Avendo visto il figlio e per non fargli male, il lancio di Nyx fu molto alto. I due pegasi, ancora presi dal gioco, non si erano accorti di essere vicinissimi e, appena il sacchetto cominciò a scendere e i due si alzarono sulle zampe posteriori credendo di precederci, io e Blackjack saltammo loro addosso. Grazie all’effetto sorpresa e al peso del libro dentro la mia sacca, li cogliemmo impreparati e in un attimo rovinammo a terra. Zeus e Nyx erano ai lati con me e Blackjack al centro.

Io ridevo come non mai, non riuscivo a smettere, e con me rideva anche il piccolo per lo scherzo ben riuscito. Nyx era contrariata e ci lanciò un’occhiata del tipo ‘Potevate farvi del male stupidi!’ ma svanì subito, dopo aver visto lo sguardo che Zeus aveva lanciato al figlio. Era divertito e un po’ scocciato perché era stato atterrato da due bambini però aveva uno scintillio negli occhi, era felice e in qualche modo fiero  di noi due e non capii il perché. Non chiesi spiegazioni, non ne avevo il bisogno in quel momento. Volevo solo godermi quell’attimo con loro.

Zeus e Nyx erano molto importanti per me.
Erano i pegasi dei miei genitori.

Mira mi aveva raccontato che la prima che volta che si erano incontrati mia madre era stata assalita da quattro loschi figuri. Uno aveva provato a prenderla ma, prima che mio padre o Zeus avessero potuto muovere un muscolo, Nyx era comparsa e aveva dato un poderoso calcio a quello per poi impennarsi e allargare le ali. Mia madre aveva calmato la sua cavalla e aveva consegnato ai signori i suoi orecchini, la sua collana e i suoi due braccialetti. Aveva capito dalle loro esitazioni che non erano cattive persone, erano disperati perché non sapevano come sfamare le loro famiglie. Mio padre era rimasto colpito dal buon cuore di mia madre e così aveva deciso di conoscerla, non rivelandole però di essere il principe del regno. Dopo due mesi che continuavano a vedersi, si innamorarono l’uno dell’altra e decisero di fidanzarsi.

Passarono quattro anni e giunse la festa per il compleanno del principe che avrebbe scelto la sua futura moglie dato che aveva raggiunto i diciotto anni. Mio padre aveva chiesto a mia madre di aspettarlo quella sera vicino alla fontana e che l’avrebbe riconosciuta dalla collana che lui le aveva regalato: era un ballo in maschera e l’identità del reggente, come da tradizione, sarebbe rimasta segreta entro mezzanotte. Quando arrivò il momento, avevano danzato insieme tutta la notte fino al momento dello smascheramento del principe. Fu così che mia madre scoprì che lui era il prossimo sovrano di Magnolia; non era arrabbiata, era solo sorpresa e un poco impaurita dato che le nozze si sarebbero celebrate un mese dopo.
Il passo da nobildonna a regina aveva spaventato mia madre ma lei amava troppo mio padre e così, con lui al suo fianco che la sosteneva, era riuscita a superare quell’inquietudine.
Divennero dei sovrani amati e rispettati in tutto il regno.
Zeus e Nyx non avevano mai lasciato il loro fianco: infatti anche al loro matrimonio, Zeus era sempre accanto a mio padre e Nyx portò mia madre all’altare; l’abito bianco immacolato contrastava il dolce nero del manto della cavalla e Mira mi disse che in quel momento mio padre credette che mia madre fosse una dea scesa in terra.
Quando poi i miei genitori partirono, i due pegasi ricoprirono il loro ruolo.
Prima di diventare amica di Laxus, Gray e tutti gli altri, passavo la maggior parte del mio tempo con loro permettendomi di salire in groppa per fare delle cavalcate nel giardino. Difatti, nessuno a parte me poteva avvicinarsi a loro, nemmeno mio zio.

La prima volta che Zeus lo aveva visto, aveva scalpitato rabbiosamente e si era parato davanti a me spalancando le ali. Anche Nyx mi si affiancò ma la sua reazione fu più calma anche se non credo di poterla definire così. Non dimenticherò mai l’occhiata che lanciarono a mio zio quel giorno: negli occhi cristallini del pegaso risplendeva una nitida fiamma di rancore mentre quelli della cavalla lo squadravano con odio. Zeus non si fidava di lui e nemmeno Nyx.
Comunque, il fatto che Nyx avesse avuto un cucciolo mi riempiva di felicità perché il veterinario di corte aveva detto con rammarico a mia madre che lei non era particolarmente fertile e che le possibilità che rimanesse incinta erano quasi pari a zero.

-Sono davvero felice per voi.- dissi sorridente ai pegasi mentre ridacchiavo per colpa di Blackjack che mi si era sdraiato sulla pancia. Lo accarezzai dietro alle orecchie e lui mi sbuffò addosso, prima di chinare la testa e appoggiarla al mio petto. Dopo pochi minuti si addormentò e Nyx lo fece scendere delicatamente dal mio stomaco. Ci alzammo e Zeus posò suo figlio sulla schiena della cavalla; il pegaso poi mi offrì la sua groppa e io ci salii senza esitazione.
Iniziarono a camminare senza una meta precisa per il nostro immenso giardino fino ad arrivare nella parte dedicata agli alberi di ciliegio, i miei preferiti in assoluto. All’improvviso però mi sorse una domanda –Sono l’unica a sapere della nascita di Blackjack?- Zeus annuì –Gli altri pegasi non lo sanno?- annuì di nuovo e io chiesi ancora confusa –Perché lo volete tenere nascosto?- nei suoi occhi si accese l’odio e io capii che aveva qualcosa a che fare con mio zio. Solo a lui rivolgeva quello sguardo cupo.
-Vi serve un posto dove nascondervi allora, le stalle non vanno bene.- dissi solamente mentre consultavo la mia mappa. Un luogo chiuso non era l’ideale quindi cercai se ci fosse una specie di grotta qui attorno e dopo qualche attimo la trovai. Non era nemmeno tanto lontana –Zeus, Nyx andate da quella parte.- li feci svoltare dietro ai ciliegi dove quella parte del muro era tutta rivestita dall’edera. Toccai un tassello del muro sopra al quale crescevano dei fiori bianchi e quello si aprì. Lo attraversammo e qualche minuto dopo giungemmo all’aperto dove ci attendeva un piccolo boschetto e una scalinata fatta di roccia. La mappa indicava in quella direzione e così scendemmo ancora fino ad arrivare davanti ad una grandissima radura nascosta sul fianco della montagna, con piante, animali, insetti, fiori, frutti, un piccolo fiumiciattolo e anche una grotta nascosta dai rampicanti.

-Wow…- mormorai scendendo dalla groppa di Zeus e dando un’occhiata intorno –Questo posto è perfetto, vi da tutto ciò che vi serve per vivere e anche un grande spazio aperto per giocare e volare!- dissi allargando le braccia per accogliere il vento che mi sferzava il volto –Vi piace?- domandai loro voltandomi.
Nyx mi strofinò il suo naso sulla mia guancia mentre Zeus mi tirò una ciocca di capelli. Ridacchiai accarezzando i loro musi: adoravano quel posto. In quel momento, le campane batterono le sei e mezza di pomeriggio. Mi lasciai sfuggire un gemito.
Nonostante non avessi nessuna voglia di tornare, dovetti salutarli promettendo che sarei venuta il giorno dopo. Zeus mi accompagnò fin dentro le mura e io lo abbracciai, non sapendo nemmeno perché. Lui mi sbuffò addosso ma poi mi strofinò il muso contro la mia guancia. Sapevo che mi stava facendo gli auguri di compleanno e, mentre tornava nel passaggio, io gli sorrisi –Grazie mille Zeus.- poi mi voltai e corsi verso le stalle. Mi issai a fatica e tornai dentro i passaggi del castello che ripercorsi fino in camera mia.

Nascosi la borsa nel mio baule ed entrai nel mio bagno personale, aprendo l’acqua della vasca. Mi tolsi i vestiti, aggiunsi i sali e m’immersi sentendo subito la fatica diradarsi. Sospirai di sollievo mentre mi lavavo i capelli e mi mettevo una crema dolcissima e profumata. Restai in ammollo per almeno mezz’ora.                               
Quando fui pronta, uscii dalla vasca e mi coprii con un asciugamano bianco: mi asciugai i capelli fino a quando diventarono asciutti e poi me li pettinai per bene per togliere i nodi che si erano formati.

Infine tornai in camera dove trovai appoggiato sul letto il vestito e gli accessori che avrei dovuto indossare. Capii immediatamente che era stata Mira a portarmelo di nascosto senza entrare in bagno. Scacciai quel pensiero per rimanere nello stato di tranquillità che avevo acquisito in bagno e senza fretta mi vestii.
Il tutto mi fece sembrare bellissima.
L’abito era bianco panna con un motivo floreale, senza maniche e con il corpetto stretto. I guanti erano coordinati e lunghi fino al gomito, portavo una catenina che aveva un piccolo ciondolo argento a forma di bocciolo di rosa e avevo degli orecchini identici. Avevo delle ballerine bianche con ghirigori d’argento. Su un foglio lì accanto, Mira mi aveva lasciato le istruzioni per farmi l’acconciatura che io seguii passo per passo. Alla fine, avevo i capelli trattenuti in una complicata crocchia che lasciava cadere solo due ciocche ai lati del viso con accenni di trucco sugli occhi e lucidalabbra roseo sulla bocca.
Erano quasi un quarto alle nove e di lì a poco mi sarebbe venuto a chiamare un servo che mi avrebbe scortata nel Padiglione degli Specchi, il padiglione più grande del palazzo dove avvenivano i balli e gli incontri più importanti.

Tentai di provare a sorridere allo specchio ma mi usciva una smorfia disgustata quindi ci rinunciai. Sotto l’abito nascosi la cintura azzurra di Aquarius con attaccate le chiavi (e la mappa per ogni evenienza): c’erano i nobili di tutto il continente riuniti, non potevo permettere che qualcuno potesse formulare ipotesi sulla provenienza o sull’utilizzo delle mie chiavi.
Bussarono alla porta e io diedi il permesso per entrare. A dare una batosta al mio umore già nero, ci fu Laxus nei suoi soliti vestiti da guerriero con la giacca sulle spalle, affiancato dai Raijinshu. In mezzo a loro, c’era un servo che stava cercando di non darsela a gambe per la paura -Q-Questa è la vostra scorta, Sua Maestà. Il b-ballo comincerà fra poco.- disse tentando di non balbettare l’uomo.
Decisamente non ero dell’umore adatto, avrei voluto sbattere la porta in faccia a tutti e cinque in questo istante ma dovevo mantenere la calma.                                    
“Pazienta ancora per qualche ora, poi verranno Loki-Leo e gli altri che ti porteranno via.” mi dissi nella mente prima di concentrare la mia attenzione sulla mia scorta. Congedai l’uomo che si allontanò con passo svelto e con grazia uscii dalla mia camera, ostentando un’espressione neutra e guardando sempre avanti a me.
Non rivolsi alcuna parola a Laxus, Evergreen, Fried e Bickslow che stavano camminando proprio dietro di me come previsto dall’etichetta. Nonostante fossi ancora arrabbiata, mi accostai al loro: non li stavo perdonando però questa era una mia abitudine per disubbidire a quelle regole almeno per poco.

Infatti, quando dovemmo svoltare l’angolo per arrivare davanti alle porte, fecero qualche passo indietro. Una cameriera che stava per entrare mi guardò felicissima –State benissimo stasera Sua Maestà.- le sorrisi –Grazie mille.- quando fu sparita dall’altro lato, mi concessi un sospiro silenzioso. Mi ero già stancata di quella festa ancora prima di avervi partecipato. Non ebbi opportunità per scappare perché proprio in quel momento mi chiamarono.

-La principessa reggente al trono del regno di Magnolia, Sua Maestà Lucy Layla Heartfilia.-

Le porte si spalancarono e io feci il mio ingresso, obbligando il mio viso ad assumere un’espressione serena. Come se fossi davvero entusiasta di essere lì, circondata da principi idioti e nobili pettegoli. E la cosa peggiore era che dovevo scegliere un pretendente per aprire le danze!
Appena arrivai alla fine della scalinata di marmo bianco, i pretendenti fecero qualche passo in avanti e la mia sicurezza vacillò. Ma solo per un attimo.                    
Difatti, vidi una chioma bionda che mi si avvicinava e degli occhi blu che mostravano senza ritegno un ghigno divertito e irritante che l’etichetta avrebbe dovuto abolire –Ma guarda come siamo desiderate stasera, di solito ti igno…- non finì il commento perché ricevette una gomitata da un ragazzo con i capelli neri legati in una coda alta e gli occhi rossi ristretti –Sii gentile.- mi sarebbero parsi uguali a tutto quel branco di stupidi se non avessi notato la cicatrice sbieca sopra il sopracciglio del biondo e retta sul setto nasale del moro.

Li riconobbi all’istante e un sorriso di sollievo mi solcò le labbra –Sting! Rouge! Allora ci siete anche voi stasera.- erano i principi del regno di Sky, uno dei reami che confinavano con noi a nord. Li conobbi per la prima volta cinque anni fa, a Natale. Erano entrambi reggenti al trono perché erano gemelli anche se non si direbbe mai dalle loro differenze fisiche e caratteriali. Sting era impulsivo e arrogante mentre Rouge era impassibile e distaccato. Nonostante i primi tempi, alla fine compresi che avevano un lato sensibile, nascosto dalla loro apparenza.
Rouge mi sorrise timidamente –Certo, non avremmo mai perso la vostra festa di compleanno.- -Inoltre io so già chi sceglierà.- disse con uno sguardo provocatorio mentre indicava il suo raffinato completo blu cobalto e oro, più sgargiante di quello nero e argento del fratello. Annuii con vigore –Infatti appena vi ho visto ho subito pensato che il mio compagno per aprire le danze sarebbe stato Rouge.- la mascella di Sting cadde al suolo ma io lo ignorai porgendo la mano al moro –Sempre che sia d’accordo ovviamente.- lui boccheggiò un paio di volte per poi riprendere la sua solita aria calma e fredda.

Prese con delicatezza la mia mano –Se è una richiesta dalla principessa in persona allora sarò felice di accontentarla.- mi portò al centro del salone dove l’orchestra cominciò a suonare il minuetto. Tutti ci stavano osservando ma a me non importava perché ero concentrata su Rouge che aveva le guance leggermente imporporate per il fatto che aveva una sua mano sul mio fianco anche se era previsto nelle pose di questo ballo.
Dato che non potevamo parlare, strinsi per un attimo la presa sulla sua mano per attirare la sua attenzione. Quando mi guardò, gli sorrisi e con gli occhi gli indicai un punto. Appena mi fece fare una giravolta, poté vedere uno Sting imbronciato che stringeva talmente forte i denti che tra poco li avrebbe scheggiati borbottando quella che sapevo era una serie di insulti verso me e il fratello per la figuraccia che gli avevamo fatto fare davanti a tutta quelle gente. Rouge ridacchiò silenziosamente e finalmente lo sentii rilassarsi. Quando il nostro ballo finì, ci facemmo a vicenda un inchino mentre tutta la sala batté le mani.
Da quel momento, il ballo di gala cominciò.

Rouge mi portò verso le sedie e io lo ringraziai di cuore: sapeva che non mi piaceva per niente parlare con i nobili. Mi sedetti cercando di non lasciarmi cadere come un sacco di patate e in quel momento arrivò Sting con un cipiglio molto arrabbiato –Che c’è? Non sei soddisfatto della mia scelta?- gli chiesi serafica e lui, come previsto, sbottò –Perché non hai scelto me? Ti sono pure venuto a salvare da quegli scocciatori ed è così che mi ripaghi?- -In realtà siete arrivati nello stesso momento ma il dettaglio che ha concretizzato la mia scelta definitiva è stato il comportamento educato di Rouge.- gli risposi pazientemente senza mai distogliere lo sguardo.
Stava per ribattere quando una mano entrò nel mio campo visivo –Sarei onorato se Sua Maestà potesse concedermi questo ballo.- non mi girai nemmeno perché aveva riconosciuto la voce del mio interlocutore –Sono spiacente ma in questo momento sono stanca e mi vorrei riposare.- -Insisto, quindi la prego di seguirmi in pista.- insistette tentando di prendermi la mano.
Sting però bloccò la cosa sul nascere, afferrandogli il polso –Non hai sentito cosa ha detto?- -Lei si tolga di mezzo, non sono affari che la riguardano.- rispose sgarbatamente l’altro –Se hai intenzione di obbligare Lucy in una scelta che non vuole, allora sono anche affari nostri.- ribatterono Sting e Rouge all’unisono. “Mantieni la calma, mantieni la c…” –Come osate rivolgervi alla principessa dandole del tu, lurida prole di Sabertooth?- mi mossi senza saperlo.                                      

Si udì un sonoro chak  ma la musica in quel momento l’aveva coperto dato che i musicisti stavano svolgendo una parte piena di accordi e note tutte di seguito e senza pause quindi nessuno si voltò.
Sulla guancia pallida del principe spiccavano rosse le cinque dita della mia mano. Tentò di lanciarmi uno sguardo furente ma sbarrò gli occhi di fronte alla mia espressione rabbiosa –Allora, chiariamoci perché ora sono davvero fuori di me.                  
Qui dentro, tu non sei un principino viziato che comanda a destra e a manca come se fossi a casa tua.                                                                                                              
Qui, ti trovi nel mio palazzo, a casa mia, sei un ospite che ha l’obbligo comportarsi educatamente verso gli altri invitati e verso la famiglia reale.- feci un passo avanti puntandogli un dito al petto e lui indietreggiò insieme ai suoi compari che avevo appena notato –Vedi di capire che qui, tu non hai nessun potere, non puoi costringere nessuno a seguirti nei tuoi infantili svaghi meno che mai la sottoscritta.  Qui, tu non hai voce in capitolo e nessuno accorrerà da te per un torto come sarebbe invece se fossi alla tua corte.                                                                                 
Qui, invece, se tu commetti un torto verso i miei amici, stai sicuro che verrai sbattuto fuori da palazzo per mio ordine e la fama di tuo padre o la sua amicizia con mio zio non serviranno a nulla.- avanzai ancora di un passo e socchiusi gli occhi.

-Se c’è una cosa che odio profondamente sono i principi viziati come te che vengono a casa mia come se fosse già la loro reggia, pretendendo di essere serviti e riveriti e che osano addirittura insultare il personale domestico come se fossero delle inutili formiche davanti a un gigante.                                                                            
Beh, ficcati in quella testa che non me ne starò buona a guardarvi coprire di insulti la mia corte e i miei amici come se niente fosse.                                                                  
Qui la principessa sono io e non mi farò comandare a bacchetta da un branco di cavernicoli rozzi che non sanno nemmeno cosa sia la buona educazione.                    
Perciò, e questo vale anche per i tuoi compari, osa ancora crederti superiore a me o a insultare qualcuno che mi è caro e ti giuro sul nome della mia famiglia che verrai spedito fuori dal mio reame testando personalmente quanto sia potente il fulmine dell’inutile guardia contro cui ti sei messo. E ora sparite dalla mia vista prima che cambi idea e gli chieda di fare una dimostrazione di fuochi artificiali adesso.- dire che scapparono con la coda fra le gambe sarebbe un eufemismo.
Presi un respiro profondo, chiusi gli occhi e mi ricomposi congiungendo le mani sul mio abito. Quando li riaprii mi accorsi che non solo Sting e Rouge mi stavano fissando increduli, ma anche Mira, Laxus e gli altri mi guardavano allibiti.               

Non mostrai nessun interesse per quel risvolto e, tenendo ostinatamente la testa alta, m’incamminai con grazia fra le persone, salutandole educatamente e rispondendo alle loro domande. Passando davanti al tavolo del buffet, presi non vista una coppetta di fragole con sopra il gelato alla panna, un biscotto e una spruzzata di cioccolato al latte. Infine, uscii su uno dei balconi alzando istintivamente lo sguardo alle stelle, pregando che qualcuno mi venisse a prendere da quell’orribile ballo di gala.
Mi appoggiai al muretto e senza staccare lo sguardo da quel cielo stupendo, cominciai a mangiare il mio dolce. Non avevo nemmeno notato che davanti a me c’erano due gatti, uno dal pelo bordeaux con una giacchetta blu e uno verde con un costume da rana rosa costellato da macchie nere, entrambi con aluccie bianche che mi stavano guardando da chissà quanto tempo. Sospirai rassegnata al cielo notturno –Quanto vorrei avere le ali e andarmene di qui…- -Ogni desiderio di Sua Maestà è un ordine!- esclamò una voce e prima che potessi abbassare lo sguardo qualcosa mi aveva preso da dietro e mi stava sollevando in aria –Anche Frosch la pensa così!-

Riconobbi all’istante quelle voci e, girando la testa, finalmente vidi i due gatti -Lector! Frosch!- Lector mi lanciò uno sguardo furbetto –Sorpresa di vederci Lucy-san?- -Abbastanza, non credevo che veniste anche voi.- un sorriso mi solcò le labbra –Però sono felice di avervi visti.- mi riportarono sul balcone dove avevo lasciato il mio dolce. Si posarono sulla balaustra e le loro ali scomparvero.
-Lucy!- Frosch mi si accoccolò sul petto dove lo tenni con un braccio; Lector invece mi si arrampicò sulla spalla e gli accarezzai la testolina con la mano libera –Sei più profumata del solito Lucy-san, di solito non hai un odore così gradevole.- scherzò il gatto bordeaux con un ghigno e io mi trattenni dall’alzare gli occhi al cielo –Non cominciare anche tu, stasera proprio non sono in vena di sentire i commenti tuoi e di Sting.- gli dissi impassibile. Frosch mi chiese con la sua vocetta tenera –Va tutto bene?- -Sembri triste Lucy-san, successo qualcosa lì dentro?- domandò anche Lector, accortosi del mio sguardo -Starò bene solo quando tutti quegli stupidi principi saranno fuori dal castello, non li sopporto più. Se ne vedo ancora uno, giuro che potrei scoppiare.- sbottai infastidita prima che due voci presero parola.

-Tu sei già scoppiata Lucy, non credo che possa andare peggio di così.- Rouge aveva aperto bocca e quando mi voltai lo vidi con un’espressione neutra -Cos’era quello? Non ti ho mai vista così infuriata, anzi non credevo nemmeno possibile che tu potessi arrabbiarti così tanto o prendere a schiaffi qualcuno.- mi chiese stupito Sting indicando con il pollice la sala. Socchiusi gli occhi –Sai com’è, anch’io ho dei sentimenti e non vedo il motivo di tenermeli dentro per paura di ferire gli altri, soprattutto dei soggetti come quelli.- la mia voce assunse un calmo tono gelido -Ne ho abbastanza di essere considerata la principessina tutta panna di questo regno, troppo ingenua e innocente, perché se devo mettere la mia dignità e i miei sentimenti in secondo piano per accontentare gli altri allora preferisco parlare come uno scaricatore di porto. Sarà anche rude ma le cose le dice con chiarezza e una volta sola. Inoltre, ho già sentito ieri quell’idiota dare a Laxus dell’inutile guardia davanti ai miei occhi, sentirlo insultare anche voi non mi è piaciuto per niente. Adesso che ci penso, avrei voluto dargli anche un pugno, solo per chiarire che non deve più farsi vedere dalla sottoscritta.- chiusi e riaprii gli occhi e l’espressione dei due draghi gemelli era cambiata.

Da semplice stupore era passata a una grande fierezza verso i miei confronti. Sting scoppiò persino a ridere e mi mise un braccio intorno alle spalle (Lector si era arrampicato sulla mia testa) –Questa è la Lucy che abbiamo conosciuto quando eravamo bambini!- io sbattei le palpebre un paio di volte –Eh?- -La Lucy che conoscevano era sì, una cortese principessa, ma sapeva mettere in riga chiunque sgarrasse con quel tono di voce e quell’occhiata che hai lanciato prima a quei fessi.- mi spiegò Rouge con un sorriso –Non so se ti ricordi come battibeccavi con Sting.- -Oddio, adesso che mi ci fai pensare tutti correvano ai ripari quando cominciavamo a litigare!- ricordai sorridendo –Lucy-san ha sempre risolto le cose pacificamente.- concordò Lector appoggiato da Frosch –Anche Frosch la pensa così!- Sting, che stava bevendo, si bloccò e sputò tutto con gli occhi strabuzzati –Ma che state dicendo? Questa maniaca mi lanciava addosso ogni cosa che le capitava a tiro! Una volta mi ha pure tirato addosso un tavolino in legno! Se non mi fossi accucciato mi avrebbe beccato in testa!- protestò il ragazzo cercando aiuto dal fratello.
-Guarda che eri tu che la stuzzicavi, se rischiavi di morire è solo colpa tua. E poi Lucy ci è sempre andata piano.- gli rispose secco Rouge schierandosi dalla mia parte cosa che fece infuriare Sting –Ci andava piano? Ma sei stupido o cosa? Una volta mi ha tirato addosso tutto un set da cucina e mirava intenzionalmente ai miei occhi e ai miei gioielli di famiglia!- Rouge e Lector dissero in coro –Io non ricordo nulla del genere.- volevano assumere un aria seria ma invece stavano trattenendo una risata, cosa che non sfuggì al biondo che balzò addosso al fratello mentre il gatto bordeaux si rifugiò da me.

Si stavano prendendo a botte e si stavano insultando a vicenda rievocando degli episodi imbarazzanti quando io non ce la feci più e scoppiai a ridere. Loro si fermarono di botto: Rouge era per terra dove stava mordendo un braccio di Sting e gli stava tirando una guancia mentre Sting gli era sopra e stava strattonando la coda del fratello mentre gli schiacciava la guancia con uno stivale nero. Era una scena troppo divertente tanto che risi ancora più forte. Ci misi un po’ per smettere ma alla fine, quando finii, il biondo era appoggiato con i gomiti alla balaustra con un ghigno malizioso in volto e il moro aveva le braccia incrociate e un leggero sorriso sulle labbra.
Il faccino capovolto di Lector entrò nella mia visuale –Finalmente hai recuperato il buonumore Lucy-san, Sting-kun era preoccupato che dopo due anni senza vederti fossi cambiata un pò.- -Lucy è felice Rouge!- i due allargarono un pochino il loro sorriso e io sorrisi loro. Mi posizionai in mezzo ai fratelli, questa volta tutti e cinque demmo le spalle alla festa che si stava svolgendo all’interno e cominciammo a parlare del più e del meno.

-Come va il vostro allenamento?- chiesi curiosa –Perché ti interessa?- mi domandò Rouge –Quando siete stati al castello l’ultima volta, mi avete detto che il vostro istruttore sarebbe stato un drago. Sono curiosa di sapere com’è.- spiegai semplicemente rimanendo un po’ confusa nel vederli non capire cosa volevo dire. I due si guardarono e Sting prese la parola -Sei… sicura?- -Certo perché lo chiedi?- poi notai che i loro sguardi non volevano incontrare il mio e compresi che c’era qualcosa che li turbava –Ehi, che c’è?- nessuna risposta –Ragazzi, lo sapete che a me potete dire tutto.- li incitai.

-Non… non vorremmo che la gente del regno pensasse che la reggente s’interessi delle questioni di Sabertooth e che…- -Ma per favore! Credete davvero che m’importi di questi pettegolezzi?- sbottai azzittendo Sting che mi guardò incredulo assieme al fratello e ai due gatti –Ne avevamo già discusso no? Non m’importa se voi siate i membri di quella gilda o del fatto che abbiate un drago come maestro, mio padre e mia madre si fidavano delle decisioni dei vostri genitori e io non vedo il motivo per dubitare delle vostre. Anche se tutti credono che i draghi siano malvagi e sanguinari, voi siete ancora tutti interi e sani di mente quindi perché dovrei preoccuparmi per la mia immagine davanti all’alta società? E poi, trovo che il fatto di allenarsi con un drago sia fantastico!- mi stavano fissando allibiti da un po’ e io cominciai a sentirmi a disagio.

Tutto d’un tratto, mi ritrovai Sting e Lector appiccicati alla mia gonna, che versavano fiumi di lacrime con un’espressione ebete in volto e che piagnucolavano cose insensate del tipo “Sono fiero di insultare una persona come te, Lucy!” e “Nonostante alcuni difetti fisici, sei sempre la migliore Lucy-san!” Cercai di togliermeli di dosso ma ad ogni passo che facevano loro strisciavano a terra e continuavano a dire –Ti seguiremo per sempre, o nostra regina!- un brivido mi percorse tutto il corpo.
-Rouge, ti prego toglimeli di dosso!- supplicai rivolta al moro ma invano. Aveva la stessa espressione mezza triste e mezza felice del fratello e si unì ben presto a lui, aggrappandosi alla gonna del mio abito –Non vi lasceremo mai andare, o nostra regina!- esclamarono in coro, stringendo la presa.
-Frosch, aiutami!- mi rivolsi disperata al gatto che era tra le mie braccia ma quello che vidi mi ghiacciò il sangue. Frosch stava dormendo tranquillamente e con un sorrisetto in volto –Svegliati Frosch, non è il momento più adatto per dormire!- lo scossi fortemente ma niente, lui non si svegliava –E voi piantatela di dire frasi a caso!- strillai rivolta ai tre che continuavano a dire cavolate.
Mi guardai intorno ma non c’era nessuno che potesse correre in mio aiuto e ora mi ritrovavo con un gatto beatamente addormentato fra le mie braccia e tre maniaci che stavano risalendo la mia gonna ancora con quell’espressione inquietante in volto.
Rivolsi uno sguardo alle stelle e chiesi supplicante “Ragazzi, venitemi a salvare vi prego…”
 
                                                             ***

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Capitolo 6
*** Caccia la tesoro ***


Capitolo 6: Caccia al tesoro.
 
Sarebbe andato avanti ancora per un po’ quella… ehm, dimostrazione di affetto se Sting non se ne fosse uscito chiedendo alla principessa di divenire la sua donna.                  
Lucy non la prese molto bene e infatti, dopo essersi ripresa, aveva dato un pugno in testa sia a Lector sia a Rouge, lasciandoli un bel bernoccolo, per poi mandare il biondo in orbita con un poderoso calcio dove fa più male –Stammi lontano, lurido pervertito!-
Quando i tre tornarono in vita, trovarono una Lucy molto arrabbiata con attorno un’aura nera molto inquietante –Provate di nuovo ad attaccarvi a me, anche solo a sfiorarmi con un dito, e non sarò così clemente con voi. Sono stata chiara?- con i suoi occhi marroni assottigliati e il pugno contratto vicino al volto, i tre non videro altra soluzione che non fosse quella di indietreggiare di qualche passo alzando le mani davanti a sé -C-Cristallino…- balbettarono flebilmente.
Lucy prese un respiro profondo per ricomporsi e, quando si fu calmata, li spronò –Allora? Volete dirmi cosa fate quando vi allenate?- la loro risposta fu bloccata dagli undici rintocchi e mezzo delle campane. Sia i fratelli sia la principessa s’irrigidirono ma non se ne accorsero.

-Noi dobbiamo andare, domani ci aspetta una giornata faticosa quindi dobbiamo tornare il prima possibile a palazzo.- disse Rouge prendendole Frosch dalle braccia –Anch’io devo lasciare la festa, dopo quello che è successo e questa vostra scenata da idioti devo assolutamente andare a letto, non ce la faccio più. Mi accompagnate almeno fino alle scale?- chiese Lucy affiancandosi ai due fratelli –Se vuoi venire con noi, ti conviene fidarti di noi.- le rispose enigmatico Sting porgendole una mano mentre lui e Rouge si rivolgevano verso gli altri balconi.
La bambina alzò accigliata un sopracciglio –Ma voi sapete che io mi fido di voi.- -Allora non avrai problemi per quello che ti aspetterà in seguito.- replicò con un sorriso sbruffone il biondo appoggiato dal fratello –Conosciamo un modo efficace ma spericolato per evitare tutta quella baraonda.- le confessò non molto chiaramente il moro che sistemò Frosch dentro una sacca spuntata da chissà dove. Lector si era infilato anche lui in una saccoccia che pendeva al fianco di Sting.

Gli occhi di Lucy brillarono quando sentì la parola spericolato –Ditemi cosa devo fare.- disse con risolutezza afferrando la mano di Sting che l’aiutò a salire sulla balaustra insieme a loro. Il biondo la fece aggrappare alla sua schiena, facendole tenere le braccia e le gambe allacciate –Devi ricordati solo tre cose: tieniti forte, non guardare giù per nessun motivo e soprattutto non gridare. Il tuo balcone si trova ad est vero?- le domandò Rouge dopo averle detto quelle tre semplici ma strambe regole –Sì, ma cosa centra il fatto di non gridaaaaaAAAH… mfp!- i due fratelli stavano saltando di balcone in balcone raggiungendo anche quelli a lunghezze o altezze impossibili per un essere umano.
Lucy era stata sul punto di caciare un urlo ma con una mano si era tappata la bocca chiudendo fortemente gli occhi mentre con l’altra aveva artigliato con un forza la giacca blu e oro del biondo che intanto ridacchiava contento –Ehi, se me la sciupi me ne ricompri altre dieci Lucy.- Rouge aveva solamente detto con un pizzico di divertimento nella voce –Non fare la fifona, apri gli occhi e guarda in alto.- la principessa si tolse per prima cosa la mano dalla bocca e poi aprì lentamente un occhio.

Rimase stupita da quel cambio di prospettiva: le pareti del palazzo erano scure e tutto intorno era immerso nell’oscurità della notte. Le stelle brillavano lucenti in cielo danzando senza fine attorno a una lattea Luna piena e alla Prima Stella, la Stella Polare. Quella sera poi, Lucy ebbe l’impressione che fossero più luminose del solito e quel presentimento la fece sorridere a tutto spiano. Alzò una mano senza timore e cominciò a salutare dieci costellazioni di sua conoscenza che spiccavano in tutta la volta celeste.
-Chi stai salutando Lucy?- la voce di Sting la riportò con i piedi per terra. Si accorse che erano arrivati sul suo balcone di marmo bianco screziato di nero e che non era più sulla schiena del biondo. Lui e Rouge la osservavano curiosi –Stavo salutando le stelle.- rispose semplicemente la principessa senza capire perché non l’avessero capito subito –E perché le salutavi?- chiese il moro confuso.

Lucy rise divertita –Per ringraziarle, è ovvio.- -Perché ringrazi le stelle?- la principessa girò su sé stessa facendo frusciare l’abito e allargò le braccia –Per esserci sempre, per aver stretto un legame indissolubile con me. Lassù tra le costellazioni maggiori, ci sono stelle che veglieranno sempre su di me e che troveranno sempre il modo di farmi sorridere. Come voi, come Laxus e gli altri, sono la mia famiglia.- disse come se questo spiegasse ogni cosa.
-Certo che sei strana forte, Lucy.- borbottò Sting grattandosi la testa. La principessa sorrise loro, scuotendo la testa dentro di sé: non avrebbero potuto capire e questo le stava bene.                                                                                                                                 
Avrebbe deciso lei se e quando rivelare il suo segreto più importante, per il momento non c’era bisogno di ulteriori spiegazioni.

I due fratelli la salutarono e in un attimo sparirono nel buio della notte, di sicuro balzando da un balcone all’altro come prima. La bambina entrò in camera sua, conscia di avere si e no quindici minuti per arrivare alla sua meta. Prese con sé la sua sacca e, tenendo davanti a sé la sua mappa, cominciò a correre a perdifiato per i passaggi segreti del suo castello. Tornò nel posto di quella mattina e, accertandosi che non ci fosse nessuno, scese sopra le stalle per poi balzare a terra. Camminò velocemente fino al passaggio segreto dietro agli alberi di ciliegio dove si guardò alle spalle per essere certa di non essere seguita prima di premere sul mattone coperto dai fiori bianchi; la porta segreta si rivelò e lei entrò spedita dentro il tunnel buio. Quando uscì di nuovo all’aria aperta, scese velocemente i gradini che la separavano dalla radura alzando l’abito per non inciampare. Arrivò vicino all’entrata della grotta dove Zeus stava rincorrendo Blackjack, osservato da una Nyx serena e compiaciuta.

Il piccolo si fermò di botto annusando l’aria intorno a sé, dopodiché corse verso la fonte dell’odore fino a balzare addosso a Lucy che si ritrovò a terra –Anch’io sono felice di rivederti piccolo.- mormorò la principessa spostando il pegaso che le stava in piedi sulla pancia. Appena si rialzò, trovò Zeus e Nyx che la stavano fissando con severità –Che c’è? Non scapperei mai dalla festa del mio compleanno se non ci fosse un buon motivo.- disse Lucy sulla difensiva mettendo le mani davanti a sé.
Zeus la incitò con lo sguardo a spiegare per quale buon motivo fosse evasa dal castello in piena notte. Lucy prese un respiro profondo –Quello che vi sto per mostrare è il mio segreto più grande. Di voi mi fido, siete come dei genitori per me e mi avete vista crescere, mi avete sostenuta quando cadevo e mi avete sempre fatto sentire a casa, come se mamma e papà non se ne fossero mai andati.- mostrò le dieci chiavi d’oro che risplendettero alla luce della Luna –E’ una faccenda delicata e vi sarei grata se non deste di matto o li aggrediste.- si scostò dagli alberi fino ad arrivare nel centro della radura dove i tre pegasi la stavano guardando curiosi.

Proprio quando iniziarono i dodici rintocchi della mezzanotte, Lucy si portò le chiavi al petto mentre un dolce venticello estivo la circondava sciogliendole la crocchia e facendole frusciare il vestito. La bambina chiuse gli occhi e una calda luce dorata proveniente dalle dieci chiavi illuminò la notte. Lucy riaprì gli occhi e con un gran sorriso radioso esclamò toccando una ad una le sue chiavi –Aries! Taurus! Gemini! Cancer! Loki-Leo! Virgo! Sagittarius! Scorpio! Capricorn! Aquarius! Forza ragazzi non siate timidi, devo presentarvi qualcuno d’importante!- si udì il suono di un campanello che precedette una luminosa cascata di luce. Improvvisamente i dieci Spiriti Stellari chiamati a raccolta emersero da quella luce disposti tutt’intorno a Lucy.

Il vento cessò e la luce scomparve; la bambina attaccò le chiavi alla cintura e marciò fino ai pegasi. Zeus e Nyx erano praticamente paralizzati mentre Blackjack stava annusando la coda di Aquarius –Blackjack, vieni qui.- lo chiamò Lucy trattenendo una risatina davanti all’espressione guardinga della sirena che aveva già messo mano all’anfora. Il piccolo pegaso sbuffò infastidito ma poi trotterellò dalla bambina che fece scorrere lo sguardo sui suoi Spiriti Stellari –Un momento, dov’è Loki-Leo?- chiese agitata non vedendolo fra loro.
-Mi ha chiamato mia principessa?- Lucy si voltò verso la voce e sorrise sollevata quando vide comparire fra gli alberi Loki che la salutava tenendo una mano nella tasca dei pantaloni –Ti stavo tenendo d’occhio al ballo e devo dire che mi hai lasciato a bocca aperta. Non credevo che da bambina fossi così manesca.- la prese in giro ridacchiando apertamente quando la vide arrabbiarsi –Senti, questa è una violazione della privacy bella e buona. Non puoi origliare le mie conversazioni  o spiarmi…- Lucy si accorse di qualcosa e subito la sua espressione indignata divenne preoccupata –Ti ha visto qualcuno? Se Laxus ti ha notato mentre mi guardavi potrebbe pensare che tu sia uno stalker o un rapitore che si è infiltrato a palazzo, e se non mi trova potrebbe pensare che tu mi abbia rapita e metterà a soqquadro tutto il castello e i suoi dintorni e potrebbe venire a conoscenza di questo posto e…- Lucy stava andando (di nuovo) in paranoia e Loki, un po’ sorpreso di questo fatto, la prese per le spalle e la rassicurò –Ehi ehi, stai tranquilla Lucy, non mi ha visto nessuno e nessuno verrà qui. Quindi prendi un bel respiro e spiegaci perché ci hai fatto apparire qui.- la principessa fece come le aveva detto Loki e quando si fu tranquillizzata, prese per mano il ragazzo e lo portò davanti ai due pegasi.

-Loki-Leo, ragazzi, vi voglio presentare Zeus e Nyx, i pegasi dei miei genitori, e loro figlio Blackjack.- li presentò Lucy –Volevo che conosceste Zeus e Nyx perché fin da quando ero piccola loro sostituiscono i miei genitori. Prima di conoscere Laxus e gli altri, passavo la maggior parte del tempo con loro. Mi hanno vista crescere e mi sono sempre stati accanto, esattamente come voi. Dato che nessuno saprà ancora per molto il segreto delle chiavi, volevo che in qualche modo i miei genitori ne fossero al corrente.- spiegò con un piccolo sorriso Lucy. Loki la guardò con tenerezza però notò che i due pegasi stavano fissando la bambina con uno sguardo triste, quasi fossero… colpevoli. “Che loro sappiano qualcosa sulla scomparsa dei genitori di Lucy?” si domandò Loki ordinandosi di fare due chiacchiere con loro in privato dopo quella notte.
Aries venne avanti –E’ un piacere conoscervi Zeus-sama, Nyx-sama e Blackjack-sama.- disse con un inchino rispettoso –Meglio che lasci stare il –sama, Aries altrimenti Zeus si monta la testa.- replicò Lucy ridacchiando prima che Zeus le tiri una ciocca –Vedi che ho ragione io vecchio farabutto?- lo rimbeccò la bambina tirandogli a sua volta la criniera. Nyx fermò con un solo nitrito il pegaso che si limitò solo a sbuffare stizzito: la cavalla fece qualche passo in avanti e si abbassò in un inchino seguita poi da Zeus.

Lucy era al settimo cielo e infatti li abbracciò entrambi prima che Nyx le diede dei colpetti con il muso –Sì, starò attenta e li ascolterò, promesso.- mentre Capricorn la prendeva in braccio, la bambina li salutò con una mano prima di accorgersi che lei e lo Spirito si erano trasportati in un luogo molto diverso e molto lontano dal palazzo. Si trovavano al limitare del bosco settentrionale, parecchio lontani dal castello e dalla città di confine: di lì in poi fino alle montagne, quello spazio, nonostante reclamato sotto la tutela del regno, era considerato terra di nessuno e zona incolta e pericolosa, piena di bestie selvagge e sanguinarie che attaccavano di notte e di giorno chiunque si trovasse tra quegli alberi.

Lucy però non era convinta di ciò perché gli Spiriti Stellari non l’avrebbero mai portata in quel luogo se fosse stato davvero pericoloso; inoltre, aveva sempre desiderato esplorare quelle montagne ma lo aveva solo sognato mentre le guardava dal balcone della sua camera. In quel momento però, quando Capricorn l’aveva fatta scendere, si chiese come avevano fatto ad arrivare così lontano in così poco tempo –Abbiamo usato uno dei nostri trucchi per coprire questa distanza.- le rispose Loki intuendo i suoi pensieri –Hime, le piace il look che le abbiamo scelto?- le domandò Virgo tenendole davanti un grosso specchio apparito da chissà dove. Lucy si guardò e rimase a bocca aperta per quel cambio repentino -Come…- -Per usare quel trucco dovevamo passare per una dimensione spazio-temporale diversa che ammette solo abiti come questo, moshimoshi.- le spiegò Sagittarius portandosi una mano alla fronte nel suo consueto saluto –Allora? Ti piace?- le domandò Scorpio mentre Cancer faceva schioccare le forbici, ansioso di sapere il giudizio sul taglio di capelli che le aveva applicato.

Lucy fece una giravolta su sé stessa, facendo frusciare il suo nuovo vestito, completamente attonita.
Il colore dell’abito era un misto fra l’azzurro chiaro e il bianco, senza maniche, lungo fino ai piedi in una gonna ampia abbastanza per permettere di correre liberamente, stretto in vita da tre cordicelle argentee le cui lunghe estremità seguivano i movimenti del vento. I piedi erano scalzi, ogni traccia di trucco era scomparsa.
Alla caviglia sinistra e al polso destro tintinnavano dei braccialetti d’oro bianco; sotto la spalla destra portava un bracciale color zaffiro che aveva raffigurati in oro i dieci segni zodiacali delle sue chiavi; aveva una collana lunga con un ciondolo circolare fatto a mano con su dipinto nei minimi dettagli, da entrambi i lati, la volta notturna che sembrava muoversi quando lei se la girava fra le mani; le rose che aveva come orecchini erano state rimpiazzate da due candide piume bianche. L’ornamento che trovava più bello però era quello che le circondava la testa.
Era una fascia larga due dita, composta da tre fasci, uno bianco, uno nero e uno azzurro ghiaccio, che teneva fermi ai lati del viso i suoi capelli acconciati in una morbida treccia lunga fino a metà schiena ornata da dei piccoli ma profumati fiori di un colore che mischiava il blu e l’azzurro chiaro.

Lentamente Lucy distolse lo sguardo dallo specchio per guardare gli Spiriti Stellari che la stavano fissando tutti con apprensione. La principessa si fece forza per parlare –Se mi piace?- disse osservando un’altra volta il vestito e restando in silenzio. Aries si fece avanti timida –Se vuoi cambiare qualcosa che non ti piace, puoi farlo, basta che ci pensi… mi disp…- -A me non piace, io lo adoro! E’ meraviglioso!- l’esclamazione della bambina interruppe Aries che si dovette invece preoccupare di rimanere in piedi dopo che Lucy le si era fiondata addosso per abbracciare lei e gli altri.
Quando anche Aquarius si lasciò abbracciare, a Lucy venne un’idea –Forse una cosa si può migliorare.- Aries aveva detto che poteva farlo quindi perché non tentare? Si mise davanti allo specchio e concentrandosi immaginò che i colori dei segni zodiacali fossero ognuno un colore diverso.

Rosa per Aries; bianco e nero per Taurus; blu scuro e arancione per Gemini; rosso carminio per Cancer; arancio per Loki; blu accesso per Virgo; rosso e bianco per Scorpio; verde scuro per Sagittarius; bianco per Capricorn e azzurro per Aquarius.

Diede un’ultima occhiata e annuì al suo riflesso –Ora si che è perfetto!- volteggiò ancora una volta per auto-convincersi che quell’abito era reale prima di porre una domanda che voleva fare dall’inizio –Perché mi avete portato qui?- -Che senso avrebbe una festa di compleanno a sorpresa se vedessi subito il luogo e i regali?- le chiese Scorpio divertito mentre Cancer le porgeva una vecchia mappa ingiallita. La principessa la srotolò con cura e si mise a controllare il sentiero indicato che si divideva in cinque rami, quattro dei quali s’interrompevano esattamente al limitare del bosco –Non è completa. Solo un sentiero è riportato mentre gli altri sembrano come svanire all’interno del bosco.- disse Lucy guardando i suoi amici.
Taurus annuì –Ci sei andata vicino Lucy-san ma è più complicato di così.- -Cioè?- -Ci sono precisi periodi dell’anno in cui si può percorrere questi sentieri e uno di questi è proprio il giorno del tuo compleanno che indica questo percorso, il quarto, quello che attraverseremo stasera.- le spiegò Aquarius indicando con il dito il sentiero –Voi li conoscete tutti i sentieri?- chiese Lucy incuriosita –In un certo senso sì, anche perché quando abbiamo trovato la mappa ci è sembrata una buona idea per presentarti alcuni amici.- rispose un po’ impacciato Loki non accorgendosi che a quelle parole Lucy si era messa in allerta.

Era molto improbabile che avessero coinvolto nella sua festa di compleanno degli umani dato che facevano di tutto pur di non farsi vedere da loro.                                 
Poteva trattarsi di animali che rappresentassero i loro simboli zodiacali: dopotutto erano tutti collegati a creature terrene o nate dalle leggende.                                     
L’unica soluzione che sembrasse reggersi in piedi era collegata in qualche modo alle chiavi d’oro o d’argento. Stando al suo libro, le chiavi d’argento erano pressoché facili da trovare perché ne esistevano parecchie copie diffuse in tutto il continente perciò era possibile che alcune si trovassero nel bosco per motivi a lei ignoti.                                                                                                                                 
Oppure poteva trattarsi delle ultime due chiavi d’oro, quelle che aprivano i Portali dello Zodiaco di Libra e Pisces. Però qualcosa le diceva che non doveva sperarci troppo.
Sarebbe stato bello conoscere Libra e Pisces, questo sì, ma non si aspettava di trovarli così facilmente. Inoltre aveva già dieci chiavi d’oro, per il momento non sentiva il bisogno di trovarle e chiudere il cerchio.

-Quindi mi state proponendo una specie di caccia al tesoro?- domandò ancora la principessa osservandoli –In pratica devo trovare il luogo della festa e l’oggetto misterioso indicato senza il vostro aiuto.- aggiunse seguentemente –Noi ti staremo osservando e terremo lontani gli ospiti indesiderati. Per qualsiasi motivo puoi chiamarci e noi ti accompagneremo.- le assicurò Loki prima di sorprendersi vedendo la bambina scuotere la testa –E’ un po’ come orientarsi nei corridoi del castello solo che qui siamo all’aperto. Devo solo attenermi alle indicazioni della mappa e stare attenta a non sbagliare percorso.- batté una mano il mazzo di chiavi  appeso alle cordicelle e sorrise –Non preoccupatevi, me la caverò alla grande.- detto questo controllò la strada indicatale dalla mappa e si mise in cammino non prima di salutarli con la mano per poi sparire nel folto degli alberi.
Gli Spiriti Stellari si sollevarono da terra e cominciarono a tenere d’occhio Lucy che camminava senza fretta e controllando ogni tre per due la mappa e il paesaggio circostante decidendo se doveva ancora avanzare o deviare a destra o a sinistra.
La caccia al tesoro era cominciata!
 
                              ***

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Capitolo 7
*** Il bambino del bosco ***


Capitolo 7- Il bambino del bosco.
 
[Lucy]
“Mamma mia, è tutto buio!” pensai per niente terrorizzata da quell’oscurità. All’improvviso un ramo si spezzò e io mi irrigidii tutta guardando lentamente a destra e a sinistra. Ok, ero parecchio spaventata ma non avrei mai chiamato Loki-Leo e gli altri: il mio orgoglio mi impediva con forza di chiamarli o di cacciare un urlo ad ogni rumore che sentivo. E ovviamente aveva ragione perché il rametto che si era spezzato era proprio sotto il mio piede. Controllai per quanto possibile che non fosse entrata una spina e m’imposi di continuare ad avanzare.
Avrei tanto voluto accendere una torcia però temevo che potesse richiamare chissà quali animali e quindi facevo totale affidamento alla luce prodotta dalla Luna e dalle stelle. Procedevo lentamente perché avevo paura di perdermi e perché se fossi andata ad un passo spedito mi sarei schiantata come minimo contro un albero. Più che altro avevo seguito la mappa fino all’ultimo punto indicato che diceva di girare a destra dopo una quercia con tutto il tronco coperto dal muschio poiché avevo la testa piena di pensieri.
Pensavo soprattutto all’insulto rivolto a Sting e Rouge riguardante la gilda di Sabertooth che si era instaurata nel loro regno molti anni fa. Una gilda era un luogo in cui i maghi potevano riunirsi e ricevere incarichi per aiutare le persone da cui avrebbero ricevuto un compenso. Ne esistevano in tutto il continente ma questa era stata una delle più disprezzate fin dal suo riconoscimento per il semplice fatto che i reggenti al trono erano allenati fin da bambini da un drago.

I sovrani del reame di Sky, i genitori di Sting e Rouge, erano sempre stati i migliori amici di mia madre e mio padre. Ascoltando i pettegolezzi dell’alta società, si vociferava che i miei genitori erano al corrente del drago che Sabertooth e Sky nascondevano ma che non ne avessero mai fatto parola con nessuno perché convinti che fosse innocuo. Inutile dire che tentarono di allontanarlo; il regno di Sky ricevette pressioni perfino dal reame di Era, sede del Concilio Magico, ma nonostante le numerose ispezioni fatte da esso, il drago c’era ancora.                                
Così Sky divenne uno dei regni più isolati e additati del continente ma, tralasciando queste voci, mio zio non aveva spezzato l’antica amicizia che c’era tra i nostri due reami perciò il regno di Rouge e Sting aveva il supporto economico di Magnolia.
La cosa che però non riuscivo a capire era perché la gente provava così tanto disprezzo e paura nei confronti non tanto di quel drago ma di tutti i draghi.
Quando ero piccola e avevo iniziato a girovagare per i corridoi segreti del castello, sentivo sempre la servitù che malediceva quelle creature per ogni minima cosa. E non sto affatto scherzando!

C’era stata una strage? Colpa dei draghi.                                                                               
C’era stato un incendio? Colpa dei draghi.                                                                        
Una casa era crollata? Colpa dei draghi.                                                                       
Avevano rapinato la banca dietro l’angolo? Colpa dei draghi.                                                   
Il taglio di capelli era orrendo? Colpa dei draghi.                                                           
Non ti andava il forno? Colpa dei draghi.                                                                        
Non avevi vinto il primo premio per il giardino più ordinato e pulito del vicinato? Colpa dei draghi.                                                                                                                        
Litigavi con qualcuno? Colpa dei draghi.                                                                                      
Ti ammalavi? Colpa dei draghi.                                                                               
Inciampavi? Colpa dei draghi.                                                                                                                
Ti spezzavi un’unghia? Colpa dei draghi.                                                                            

Questi erano solo vari esempi ma potrei continuare all’infinito!
Col tempo poi questo tormentone stranissimo era sparito ma quando avevo più o meno tre/quattro anni, mi rinchiudevano nel castello fino a quando quel determinato ladro non veniva catturato e imprigionato. Ogni volta che sparivo o andavo in giardino perché stanca di quella prigionia, Mira piangeva disperatamente tremando tutta, Laxus veniva rimproverato per l’inefficienza delle sue guardie e mio zio mi sgridava arrabbiatissimo dicendomi che non pensavo affatto alla mia vita.

Ora che ci pensavo con più attenzione, tutte quelle apprensioni erano iniziate proprio quando mio padre e mia madre erano partiti per il viaggio e, a dire il vero, non erano ancora finite. Come si spiegherebbe la preoccupazione di Mira? Dovrebbe essere ormai abituata alle mie scappatelle ma ogni volta mi cercava come se potessi essere in serio pericolo di vita. In effetti, la conversazione con Laxus avuta davanti alla mia stanza potrebbe avere qualcosa a che fare con tutto questo.
Aveva temuto che dei misteriosi loro mi avrebbero rapita e portata nelle loro grotte mentre Laxus la stava tranquillizzando dicendole che quei loro erano scomparsi da otto anni e che non si sarebbero mai azzardati a vivere vicino al regno.

Durante la festa avevo notato che Laxus e gli altri stavano tenendo d’occhio Sting e Rouge e che li fissavano con dell’espressioni che rispecchiavano molto bene il disgusto e la rabbia; loro non li conoscevano quindi non potevano odiarli per fatti personali ma a volte il loro sguardo cadeva su di me e ritornava da loro più infiammato di prima ed ero abbastanza sicura di averli visti incupirsi ancora di più quando quello stupido principe aveva detto ‘lurida feccia di Sabertooth’.                   
Qualcosa scattò nella mia testa e improvvisamente mi bloccai.

E se entrambi i fatti fossero collegati con i draghi? Ma non aveva senso, perché i draghi avrebbero dovuto rapirmi? E perché Laxus e gli altri sembravano provare rancore verso di loro? E tutto questo che cosa aveva a che fare con la partenza dei miei genitori? E con me? Perché dovrebbero temere che i draghi potrebbero nuocermi? Che fosse successo qualcosa di cui mi tenessero all’oscuro? Qualcosa che riguardava l’anno in cui i draghi scomparvero? E se sì, perché lo starebbero facendo? Se invece non ci fosse sotto niente, cosa avevano fatto i draghi in passato per destare così tanta paura in tutto il continente? E perché tra tutte le persone presenti avrebbero scelto me?

-Aaarrgh! Non ho nessuna risposta e per giunta adesso sono più confusa di prima! Dannazione!- urlai infuriata al cielo pestando il piede a terra –Qualunque cosa stia succedendo lo scoprirò. Qui ci sono troppe contraddizioni e vicoli ciechi, le informazioni che possiedo coinvolgono così tanti argomenti che non posso attenermi a nessuno schema per adesso.- mi dissi convinta lanciando uno sguardo alle stelle –Dicono che i draghi siano malvagi e danno loro colpa di tutto ma io non credo che siano nel giusto. Dopotutto, Sting e Rouge sono allenati da un drago e a quanto visto stasera non sono fuori di testa e non hanno ferite che potrebbero farmi pensare che il drago in questione sia pericoloso. Inoltre i miei genitori non erano affatto preoccupati della presenza del drago quindi perché dovrei nutrire dei sospetti?- chiesi a nessuno in particolare continuando a guardare le stelle –Forse scoprirò qualcosa che potrebbe mostrare alla gente la bontà di queste creature. Un po’ come i grifoni, che tutti pensano essere solo cavalcature di guerra e non amici fidati. Vorrei tanto vederne uno e magari farci anche amicizia.- un sorriso mi solcò il volto e strinsi un pugno –Troverò qualcosa e appena lo mostrerò agli altri tutti dovranno rimangiarsi ciò che dicevano dei draghi era tutta una menzogna. Sono sicura che siano delle creature meravigliose e buone.- fiduciosa di ciò che proclamai alle stelle, tornai con lo sguardo a terra e mi accorsi di non sapere dove mi trovassi.

Controllai la mappa per vedere se ci fossero dei segni che mi aiutassero ma non ce n’era nessuno. Mi voltai per tornare sui miei passi però non avevo idea da dove fossi venuta. Ero talmente persa nei miei pensieri che non avevo fatto caso a dove mi stavo dirigendo! Inoltre avevo la sensazione che qualcuno mi stesse osservando fin da quando ero entrata nel bosco!
Il panico mi assalì e stavo per chiamare a gran voce Loki-Leo e gli altri quando mi diedi un forte pizzicotto sul braccio –Calma, devi restare calma.- presi qualche respiro e, nonostante avessi una gran paura e il cuore continuasse a battere velocemente nel mio petto, tentai di ricordarmi cosa avevo letto sull’orientamento notturno -A-Allora, se non sbaglio dovrei cercare la Prima Stella, la Stella Polare, che si trova all’estremità della coda dell’Orsa Minore. La Prima Stella indica sempre il nord mentre il luogo indicato nella mappa si trova ad sud, quindi alla sua destra.- alzai lo sguardo ma le fronde degli alberi non mi permettevano l’intera visione del cielo –Devo salire più in alto altrimenti girerò in tondo.- infilai la mappa tra le cordicelle che mi stringevano la vita e mi avvicinai ad un albero.

Le mani mi tremavano per questo salii più lentamente del solito: quando fui in cima, rimasi in piedi su un ramo che sbucava oltre le fronde mentre mi tenevo ad un altro. Scrutai attentamente il cielo per qualche minuto ma alla fine trovai l’Orsa Minore e la Prima Stella che puntava verso le vette delle montagne –Bene, l’est si trova da quella parte.- mi dissi guardando alla mia destra –Da qualche parte dovrebbe esserci una cascata ma io non…- mi ero sbilanciata troppo e il ramo a cui mi ero aggrappata non resse. Si spezzò all’improvviso e io caddi giù dall’albero.
L’urlo stava per uscire dalla mia gola ma qualcosa mi prese da dietro e fermò la mia caduta appena in tempo. Volteggiò in aria per qualche istante prima di scendere i sette metri che ci separavano dal suolo. Appena mi lasciò a terra crollai in ginocchio premendo una mano sul cuore che stava battendo all’impazzata.
Sentii dei passi avvicinarsi e istintivamente m’irrigidii pronta a mettere mano alle chiavi. I passi si stavano facendo più veloci e io mi misi contro il tronco dell’albero squadrando ogni centimetro di quell’oscurità. Tutto d’un tratto però sentii un movimento sopra di me e, alzando la testa, notai che delle pupille rosse mi stavano osservando. Il suo possessore balzò giù dal ramo finendo proprio davanti a me e io chiusi gli occhi terrorizzata.

-Oi, stai bene?- spalancai gli occhi e li posai sulla figura davanti a me. Una piccola fiammella rossa stava danzando sulla sua mano e gli illuminava il volto. Era un bambino che sembrava avere circa la mia età forse un anno più grande dalla pelle poco più scura della mia, scarmigliati capelli rosa ciliegio e con al collo una sciarpa(?) che sembrava essere composta da scaglie(?). Mi stava scrutando con i suoi grandi occhi verdi con curiosità e sospetto. Al suo fianco fluttuava un gatto azzurro dagli occhi neri con in spalla una piccola saccoccia verde.
-Sei come Lector e Frosch… sei un Exceed!- mi ritrovai a esclamare osservando stupita quel gatto. “Fantastico Lucy, non potevi trovare niente di più intelligente da dire!” mi dissi mentalmente dandomi della stupida. Però mi sentii almeno in dovere di ringraziarlo –Grazie per avermi salvata da quella caduta.- il gatto blu e il bambino si stupirono e restarono in silenzio per qualche secondo ma alla fine l’interpellato rispose –Non c’è di che. Ti avrei lasciata più dolcemente a terra se non fossi così pesante.- strabuzzai gli occhi. Che cosa aveva detto?!

-Sei fortunato che tu non sia Lector altrimenti ti avrei rifatto il contropelo.- borbottai tentando di darmi un contegno –Comunque passerò sopra a questo tuo commento. Posso almeno sapere il nome del mio salvatore?- chiesi con voce innocente. Se questo Exceed aveva almeno metà dell’egocentrismo di Lector allora adulandolo avrei potuto ricavare qualcosa. Con grande sollievo, il gatto blu fece un sorrisetto malizioso e mi rispose allargando più che poteva le aluccie bianche –Certamente. Io sono il Grande Happy.- -Piacere di conoscerla Grande Happy.- dissi educatamente chinando il capo restando al suo gioco. Però percepii che il bambino mi stava ancora fissando così gli chiesi senza troppi giri di parole –Si può sapere cos’hai tanto da fissarmi? Non è educato e a me da molto fastidio quindi ti sarei grata se la smettessi.- ok, forse non avrei dovuto essere così scortese con uno sconosciuto in mezzo ad un bosco ma se avesse continuato a fissarmi così mi sarebbe salita l’ansia.

Il bambino si riscosse e cercò di mormorare imbarazzato delle scuse. Io gli sorrisi –Scuse accettate, non preoccuparti. Ah, e sto bene grazie per l’interessamento.- gli dissi rispondendo alla sua iniziale domanda –Come ti chiami?- dopo un attimo di silenzio il bambino rispose –Mi chiamo Natsu.- -Piacere di conoscerti Natsu, io sono Lucy.- mi presentai alzandomi in piedi –Piacere Lu…ce.- disse a fatica Natsu –No Natsu, non è Lu-ce ma Lu-cy.- lo corresse sillabando i nomi Happy e Natsu cercò di riprovare a dire il mio nome facendo delle smorfie buffissime.

Notando che stava facendo un po’ di fatica, lo fermai –Ehi, non mi importa essere chiamata Lucy o Luce, vanno bene entrambi.- Natsu sembrò sollevato da questa alternativa e smise di borbottare –Ad ogni modo Lucy, cosa ci fai nel bosco? Questo posto non è adatto ai bambini.- mi chiese Happy e io alzai un sopracciglio –Ma davvero? Non lo avrei mai detto.- gli risposi sarcastica prima di sospirare –Scusate, è che sono in ansia. I miei amici mi hanno dato questa mappa per arrivare in un luogo. Ero quasi arrivata quando ho cominciato a confabulare con me stessa e sono arrivata qui non so nemmeno da che direzione.- confessai mostrando loro la mappa e indicando la cascata –Stavi andando alla Cascata d’Iris? Noi conosciamo quel posto.- mi disse Natsu e io sbarrai gli occhi –Sul serio?- -Sì, se vuoi ti accompagniamo.- a quelle parole, abbracciai di slancio Natsu –Mi fareste un grande favore! Grazie, grazie mille!- sentendolo irrigidirsi mi scostai subito –Scusami se ti ho infastidito, mi è uscito spontaneo.- mi scusai prima che sia lui ad abbracciarmi per poi staccarsi –Come lo chiamate voi questo gesto?- mi domandò inclinando la testa.

“Voi?” mi chiesi prima di rispondergli cauta -Abbraccio.- il volto di Natsu s’illuminò in un sorriso a trentadue denti –Allora non siamo così diversi!- mi prese la mano sempre con il sorriso in volto –Dai vieni, non siamo poi così lontani dalla Cascata d’Iris.- io annuii soltanto, ancora abbagliata da quel sorriso. Sarà stata una mia impressione ma avrei giurato che i suoi canini erano più affilati e lunghi degli altri. Riuscii a riprendermi e ad abituarmi al suo passo così camminammo vicini per tutto il tragitto.

-Come mai conoscete questo bosco?- domandai curiosa, ripensando a quel ‘voi’ –Beh, mi sembra scontato conoscerlo dato che abitiamo qui.- disse come se fosse ovvio Happy -Ma… tutti nel regno dicono che questo posto sia infestato di creature pericolose.- replicai allibita –Tu sei un abitante del regno di Magnolia?- chiese Natsu fermandosi e voltandosi verso di me. In quel momento era molto serio e io dovetti farmi forza per annuire –E che ci fai lontano dalle città?- domandò ancora il bambino stringendo la presa sulla mia mano –Te l’ho già detto, sono qui perché devo incontrare i miei amici alla Cascata d’Iris.- risposi cercando di non infuriarmi –Perché dovrei crederti? Perché non dovrei pensare che tu sia una di quei cacciatori che invadono questo luogo per cercarci? O che tu sia solo una stupida che vuole raccogliere le prove della nostra esistenza?- m’irrigidii stringendo i pugni.

-Mi stai paragonando a quegli uomini senza scrupoli?- gli chiesi con un filo di voce –Ascoltami bello, non so perché tu sia così sospettoso o perché parli di me e di te come se fossimo due razze diverse ma lascia che ti avverta. Prova di nuovo a paragonarmi a coloro che uccidono poveri animali innocenti per il contrabbando e un calcio nei tuoi gioielli di famiglia non te lo toglie nessuno.- entrambi strabuzzarono gli occhi per la sorpresa -E per la cronaca,- con uno strattone mi liberai dalla presa di Natsu -non sono qui per cercare chissà quali prove, io non sono una pettegola. Ma ovviamente anche se lo giurassi voi non mi credereste quindi non cerco nemmeno di convincervi.- mi allontanai di qualche passo prima di voltarmi verso di loro –Invece di sparare accuse a caso contro una persona, dovreste almeno cercare di conoscerla un po’ altrimenti non avrete mai degli amici. E ora se volete scusarmi, troverò da sola la Cascata d’Iris. Tornatevene a casa vostra, mi dispiace di avervi fatto perdere tempo.- detto questo, marciai spedita nel folto degli alberi allontanandomi il più possibile.
Tentai di calmarmi ma più ci provavo più digrignavo i denti per la rabbia.                     

Avevano davvero osato definirmi uguale ad una mercenaria?!                                       
Avevano davvero pensato che io fossi lì per stanarli?!                                                    
Come si erano permessi di giudicarmi così negativamente solo perché ero un’estranea?! Avrei potuto anch’io sparare sentenze dato che erano spuntati all’improvviso dal bosco!

-Siete come tutti gli altri, voi non sapete niente di me!- ringhiai a denti stretti spostando un ramo e ritrovandomi  davanti a un albero ricoperto dal muschio. Lo riconobbi e in un istante presi la mappa: dovevo proseguire diritta ancora per qualche chilometro e sarei arrivata a destinazione. L’improvvisa curiosità per il tesoro di quel luogo mi fece dimenticare l’incontro con quello strano bambino e del suo gatto maleducato. Camminando, ebbi modo di vedere alcuni uccellini che tornavano al nido e pipistrelli che si rincorrevano nel cielo.
Ad un certo punto vidi persino un cerbiatto cercare di raggiungere un frutto posto su un ramo molto alto. Mi avvicinai cautamente all’animale che mi osservò attento mentre salivo e scendevo dall’albero per portargli il frutto. Glielo lasciai a terra e indietreggiai di qualche passo per lasciargli il suo spazio e quando iniziò a mangiarlo sorrisi voltandogli le spalle. Non feci nemmeno qualche metro che me lo ritrovai davanti e prima che potessi parlare strofinò il suo muso sulla mano con cui avevo preso il frutto. Ridacchiai divertita e lo accarezzai per qualche istante per poi salutarlo mentre balzava via.

Dopo essermi arrampicata su una sporgenza rocciosa abbastanza alta facendo attenzione a non mettere mani e piedi in tane di vipere, gli alberi cominciarono a diradarsi fino a diminuire sulla sommità. Scostai un paio di cespugli e mi ritrovai davanti uno dei posti più suggestivi che avevo mai visto.

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Capitolo 8
*** Il dono del Re degli Spiriti Stellari ***


Capitolo 8- Il dono del Re degli Spiriti Stellari.
 
Ero completamente senza parole.
La cascata era davvero imponente e maestosa e l’acqua ricadeva in una conca di media grandezza per poi sfociare in un piccolo fiume che pian piano s’ingrandiva sorpassando le città e volgendosi verso il mare. Io mi trovavo sulla sommità della cascata dove girava anche una dolce brezza che mi scompigliava i capelli.
Avevo gli occhi puntati sull’acqua della conca perché era talmente cristallina e pura che rifletteva con estrema precisione e chiarezza quel pezzo di cielo che si trovava sopra di lei. Quando trovai la forza per distogliere lo sguardo, alzai la testa verso il cielo stellato.
Nonostante fosse lo stesso, c’era qualcosa di diverso dal vederlo dal mio balcone al palazzo reale. Con il suono dell’acqua che rimbombava nelle mie orecchie e il vento che giocava con i miei capelli e il profumo del bosco nelle narici, mi sembrava più immenso e stupendo. Sebbene mi sentissi piccola in confronto a quegli astri scintillanti, ero completamente a mio agio sotto quel velo scuro. Se dovevo essere onesta fino in fondo, mi sentivo sì entusiasta, ma dietro all’entusiasmo c’era una malinconia senza pari.

Fin da piccola avevo sempre desiderato poter diventare una stella e volare libera per quel bellissimo cielo notturno ma ovviamente essendo un’umana avevo sempre dovuto tenere i miei piedi ben saldi a terra anche perché se avessi anche lasciato trapelare questo mio sogno i principi non mi avrebbero mai osato chiedere di diventare la loro fidanzata. Per carità non che non avessi pensato più volte a questa eccellente possibilità per togliermeli di torno; non l’avevo mai adottata soprattutto perché non volevo che Mira, Laxus e tutta la corte fossero rimpiazzati.
E non era una paura irrazionale, avevo sentito chiaramente mio zio che ne parlava con il suo braccio destro. Aveva detto esplicitamente che se loro non avessero svolto appieno il loro lavoro per trasformarmi da una piccola peste demoniaca a un’aggraziata principessa, li avrebbe mandati via da palazzo. Per questo avevo dovuto abbandonare la mia natura da bambina pestifera e (un tantino) manesca per cercare di eseguire i consigli e le regole imposte dall’etichetta. Ovvio, non avevo rinunciato alle mie scappatelle mattutine ma finchè avessi continuato a comportarmi come una principessa fatta e finita non dovrò rinunciare a quelle mie passeggiate insieme ai miei Spiriti Stellari.

Scossi piano la testa con un piccolo sorriso sulle labbra prima di tornare ad ammirare quella coltre di stelle dai colori splendenti per non so quanto tempo.
-Ti stai godendo la vista?- non c’era bisogno di girarmi per sapere che dietro di me aveva Loki-Leo, così mi limitai ad annuire -Mocciosetta.- questa volta dovetti per forza voltarmi, altrimenti Aquarius si sarebbe alterata. Lei mi guardò per qualche secondo prima di parlare di nuovo –Hai superato la prima fase della caccia al tesoro, ora ti attende però la ricerca. Quello che stai cercando si trova sul fondo di questa conca che è in realtà molto profonda. Raggiunge i due metri e mezzo di profondità e ovviamente un umano non può riuscirci. Ma tu non sei un’umana qualunque perché hai addosso quel vestito che abbiamo creato tutti noi e che quindi possiede una parte dei nostri poteri.- spiegò Aquarius seriamente.
Non doveva nemmeno dire perché avevano deciso di donare all’abito un decimo dei loro poteri, sapevo perfettamente la risposta.

-Dato che l’acqua è profonda e visto cosa è successo ieri,- continuò lanciandomi un’occhiata carica di significato –ho pensato che sarebbe stato utile in futuro di rendere capace quell’abito affinché crei una bolla d’aria invisibile agli occhi altrui che ti permetta di respirare anche in acque profonde. Inoltre, se tu lo vorrai, potrai decidere di bagnarti prima di risalire in superficie perché finchè non esprimerai questo volere, tu stessa e l’abito resterete completamente asciutti dalla testa ai piedi.- guardai meravigliata il mio vestito prima di rivolgere un sorriso ad Aquarius e agli altri –E’ fantastico… grazie mille!- mi avvicinai alla sporgenza e guardai in basso. Un brivido di freddo mi percorse la schiena: saranno stati dieci metri forse più. Stavolta, nonostante il mio orgoglio mi imponesse di stare zitta, chiesi titubante –Non devo buttarmi da qua vero?- -Certo che no Lucy.- -Non ti chiederemo mai di buttarti da quest’altezza.- mi rassicurarono Gemi e Mini e io trassi un sospiro di sollievo. “Non oggi, ma un giorno sarò capace di saltare da qui.” Mi ripromisi seguendo gli Spiriti Stellari fino alla base della cascata.

Verso riva l’acqua era anche bassa ma dopo qualche metro si abbassava improvvisamente. Rimasi immobile per qualche attimo prima di buttarmi sott’acqua pensando intensamente che volevo che la barriera per l’ossigeno si attivasse e che i miei vestiti non si bagnassero affatto. Quando provai a respirare e mi accorsi che non entrava acqua dalla mia bocca, realizzai con entusiasmo che ero riuscita ad utilizzare il potere di Aquarius. Aprii gli occhi ma tutto quello che vidi era il buio. Non potevo muovermi alla cieca, dovevo assolutamente fare luce. Naturalmente non potevo usare il fuoco quindi dovevo trovare qualcos altro. Ma cosa? L’unica fonte di luce che potrebbe permettermi di vedere sott’acqua sarebbero i raggi del Sole che in questo momento erano più deboli dato che si trovavano dietro alla Luna. Nessuno dei miei Spiriti Stellari poteva produrre… invece ce n’era uno che poteva produrre luce.
Loki-Leo.

Tre anni fa stavamo percorrendo uno dei tanti passaggi del castello e ad un certo punto la torcia si spense. In quel tratto non ce n’erano di altre ma Loki-Leo mi rassicurò –Non ti preoccupare, procuro io la luce.- dopo un attimo lo sentii dire –Bagliore di Regulus.- e allora della luce si sprigionò dai suoi anelli d’oro, illuminando tutto il tunnel.
Forse potevo usare anch’io quel potere ma dovevo stare attenta perché avrei potuto disattivare per sbaglio la bolla d’ossigeno. Decisi di risalire un pochino così da trovarmi vicina all’aria in caso di necessità e quando credetti di essere nel punto giusto, assunsi la posa di Loki-Leo.
Piegai il braccio destro a novanta gradi stringendo il pugno e posi la mano sinistra tra il braccio e la spalla. Presi un paio di respiri e chiusi gli occhi tentando di concentrarmi. Mi ricordai che nella costellazione del Leone, effettivamente c’era una stella di nome Regulus, famosa per la sua accecante luce. Dovevo solo appellarmi a Regulus, chiedendogli di farmi prendere parte a quella sua immensa luce.                                                                                                                                    

Quando mi sentii pronta esclamai convinta –Bagliore di Regulus!- una calda luce si produsse all’interno della bolla d’ossigeno e io aprii gli occhi.
Rimasi stupefatta nel scoprire che ero io stessa a risplendere di luce –Wow! Chissà cosa dirà Loki-Leo dopo!- mi dissi sorridendo compiaciuta del mio successo. La luce c’era, la bolla era intatta e io volevo a tutti i costi scoprire se la mia intuizione fosse giusta. Cominciai a nuotare verso il fondo osservando rapita pesci differenti che al mio passaggio si nascondevano in piccoli buchi o tra delle piantine verdi che potevano benissimo essere imparentate con le alghe del mare.

Una volta arrivata sul fondo, perlustrai attentamente tutto il perimetro della conca tre volte senza però trovare nulla. L’illuminazione mi arrivò quando udii il ribollire dell’acqua che cadeva; così nuotai verso il punto in cui si trovava il getto della cascata e lì trovai qualcosa d’interessante. C’era un cumulo di massi proprio sotto il getto che sembrava essere messo lì per nascondere qualcosa.
Avevo già una mezza idea su come fare a spostarli solo che era un po’ rischioso. Mi dissi che non avevo altre opzioni e che dovevo almeno tentare perciò ordinai alla bolla di restringersi fino a diventare della stessa forma del mio corpo tagliando però fuori le mani. La sfera fece come le avevo detto e me ne accorsi anche perché sentivo che le mie mani erano bagnate fuori da essa; e poi ridussi un pochino la luce che emanavo. Infine mi concentrai di nuovo a fondo fino a quando, appoggiando i piedi al fondale fatto di sassolini, sollevai la prima pietra portandola su un lato della conca. “Barriera di ossigeno di Aquarius. Luce di Loki-Leo. Forza di Taurus.” Mi ripetevo questo mantra nella mente per non perdere la concentrazione però percepivo che mi stavo lentamente stancando quindi dovevo assolutamente sbrigarmi.
Quando anche l’ultimo masso fu rimosso, mi sentivo davvero stanca e la vista mi si stava offuscando così presi quello che c’era sotto le rocce e cominciai a nuotare verso la superficie. Smisi di avere la forza di Taurus e lasciai che la bolla tornasse come prima. Mano a mano che mi allontanavo dal fondo, permisi che la luce si affievolisse fino a scomparire del tutto. Ero vicinissima al bordo e così allungai una mano per issarmi quando qualcuno me la strinse e mi tirò fuori dall’acqua facendo esplodere con un pof  la bolla.

Mi ritrovai in braccio a Capricorn che mi chiese –Come si sente Lucy-sama?- ero stanchissima, come se avessi corso per tutto il regno senza fermarmi manco una volta, però non volevo che si preoccupassero cosa che già stavano facendo dato che avevano dell’espressioni molto apprensive. Mi presi qualche secondo per fare qualche piccolo respiro e poi risposi sorridendo –Sto benissimo, sono solo un pochino stanca.- -Lo credo bene! Hai usato tre poteri contemporaneamente ed è la prima volta che usi quell’abito. Sei stata fenomenale Lucy.- si complimentò Scorpio facendomi l’occhiolino.

-Ti è servita la mia forza Lucy-san?- mi chiese Taurus flettendo i muscoli come per mettersi in posa –Sì, moltissimo.- ridacchiai vedendolo muggire contento gridando ai quattro venti che mi era stato utile. I miei occhi caddero su Aquarius che, dopo avermi osservato per qualche attimo, sbuffò –Non male per una dilettante usare in quel modo la bolla.- le sorrisi felice perché anche se a modo suo si stava congratulando con me. Mi girai verso Loki-Leo tutta entusiasta –Hai visto? Sono capace di usare il Bagliore di Regulus proprio come te!- lui mi scompigliò i capelli ridendo –Sei stata bravissima, non pensavo che ti ricordassi del Bagliore di Regulus.- in quel momento mi stavano guardando tutti e Loki-Leo continuò –In teoria quell’incanto avrebbe dovuto avvolgerti soltanto le mani, invece ti ha avvolto tutta.- -Ho sbagliato qualcosa?- domandai credendo di aver sbagliato la procedura o di essermi messa in pericolo da sola.
Loki-Leo scosse la testa e quando alzò gli occhi verso di me, mi stupii per ciò che vidi –La tua luce era calda e dolce, non accecava nemmeno.                                               
Splendevi più di una stella, più di Regulus.                                                                                                    
Eri meravigliosa.- aveva un’espressione d’orgoglio negli occhi, e non solo lui ma anche tutti gli altri mi guardavano in altrettanta maniera.                                                    

Mi sentivo talmente felice che i miei occhi stavano già diventando lucidi. Mi feci forza e ricacciai indietro le lacrime prima di donare ai miei Spiriti Stellari il mio sorriso più bello.
In quel momento qualcosa di argento scivolò fuori dalla mia mano e cominciò a fluttuare a mezz’aria davanti a me mandando dei riflessi argentei. Con mia grande gioia e sorpresa, seppi che era una delle chiavi d’argento di cui parlava il libro. Allungai elettrizzata la mano prendendola per l’estremità e pronunciai sicura –Apriti Portale del Canis Minore! Nicola!- si udì il suono di un campanello e dopo qualche secondo mi ritrovai in braccio quello che sembrava un piccolo pupazzo di neve con mani e piedi che tremava tutto, dai piccoli occhi neri e con un naso conico marroncino. Esterrefatta lo vidi alzare le braccine verso di me e dire –Pun-pun!-

Rimasi immobile per qualche istante e poi lo sollevai in aria contentissima –Santo cielo ma lo sai che sei un amore?- -Puuun!- risi divertita –Ho deciso, d’ora in avanti ti chiamerò Plue. Ti piace come nome?- il piccolino annuì sorridendo -Pun-pun!- gli sorrisi anch’io girandolo verso gli altri –Saluta tutti gli altri Plue!- -Pun-pun!- salutò lui e io mi misi a ridere per quel suo strano modo di comunicare.                           
Però mi accorsi gli Spiriti Stellari mi guardavano interdetti e io non capivo il perché –Come mai siete così silenziosi?- -In verità, sono sorpreso anch’io.- disse lentamente una voce roca e profonda che sembrava provenire da ogni direzione. Aries, come tutti gli altri, aveva gli occhi sbarrati –Non può essere…- sussurrò con gli occhi alzati al cielo. Pure io li alzai e ciò che vidi fu spettacolare.

Il vento si era fermato mentre l’acqua della cascata veniva sollevata verso l’alto restandosene a mezz’aria.
Le stelle avevano preso a risplendere con maggiore intensità e sembrava che si moltiplicassero a vista d’occhio.
Scesi dalle braccia di Capricorn e feci qualche passo sempre tenendo in braccio Plue che guardava sorpreso ciò che stava succedendo. In qualche modo però io sapevo che cosa stava accadendo, anzi sapevo molto bene chi  stava arrivando.
Sorrisi entusiasta al cielo stellato –Re degli Spiriti Stellari!- sopra di noi infatti, comparve un uomo gigantesco che aveva due lunghi baffi bianchi e che indossava un’armatura e una stella sull’elmo. Aveva le braccia incrociate e un’espressione seria in volto ma nonostante ciò non avevo paura di lui. Emanava un’aura rassicurante e sprigionava un calore soffuso nell’aria, come se fosse lui stesso una stella.                                                                                                                                                   

Il Re degli Spiriti Stellari guardò in basso, verso di me –Vecchia amica, tu devi essere Lucy.- -Sì, sono io. E’ un piacere conoscerla, Re degli Spiriti Stellari.- mi presentai educatamente facendo anche un piccolo inchino.
-Ero curioso di conoscere l’umana di cui i miei vecchi amici parlavano tanto.- disse il Re degli Spiriti Stellare –E sono curioso di sapere come fai a conoscere la mia identità e la formula che ha aperto la porta di Nicola.- aggiunse seguentemente. “Ahi, mi ha beccata.” Pensai imbarazzata ma risposi sinceramente –Ho letto un libro sugli Spiriti Stellari che ho preso da un deposito abbandonato dietro la biblioteca quando Gemini mi ha accompagnato nella mia stanza ieri sera.- mi feci forza ed andai avanti –Leggendo il primo capitolo ho scoperto che tutti voi siete Spiriti Stellari e che vivete in un mondo parallelo al nostro; ho letto dell’esistenza delle Dodici Chiavi d’Oro dello Zodiaco, uniche nel loro genere, e delle molte chiavi d’argento; ho trovato anche un accenno su di lei, che è il più forte Spirito Stellare e che è a capo di tutti gli altri; e c’era persino un paragrafo sui passaggi degli Spiriti Stellari dal vostro mondo al nostro che si dividevano nell’evocazione volontaria tramite la formula, l’evocazione voluta dallo Spirito e l’evocazione involontaria.- spiegai togliendo il libro dallo zaino e mostrandolo.

-Nella teoria non ci ho capito niente,- ammisi un tantino in imbarazzo –ma so a grandi linee le differenze dei tre tipi.                                                                       
Nell’evocazione volontaria, bisogna effettivamente usare una formula che varia da Spirito a Spirito.                                                                                                   
Nell’evocazione voluta dallo Spirito, è lo stesso Spirito a forzare il Portale e venire su Earthland.                                                                                                             
Nell’evocazione involontaria invece, è il mago degli Spiriti Stellari a forzare il Portale dei suoi Spiriti senza pronunciare la formula o provando un’emozione talmente forte che i suoi Spiriti captano nonostante siano in un mondo diverso.- dissi abbassando il libro e guardando la copertina rovinata.
-Avrei voluto dirvelo però non volevo perdervi.- mormorai a bassa voce con la testa china –Hime, che cosa dice? Non l’avremmo abbandonata solo perché stava leggendo un libro su di noi.- mi disse Virgo inclinando leggermente la testa –Non è per quello è che… qui dice che chi non ha ancora stipulato il contratto, se perde le chiavi, perde anche i suoi Spiriti perché non sono legati a lui. E inoltre, non volevo mostrarvi il libro perché… perché l’ha scritto Karen Lilica.- sussurrai colpevole non osando alzare lo sguardo sui miei amici.

-Ho fatto qualche ricerca perché mi sembrava di averlo già sentito questo nome e ho scoperto che era ex maga degli Spiriti Stellari. Ho letto sulla sua biografia che vi maltrattava e che vi trattava come oggetti e che vi usava nelle sue lotte o nei suoi affari personali senza contare i vostri sentimenti e io non volevo dirvelo perché avevo paura che vi avrebbe fatto ricordare brutti momenti e…- una mano si posò sul mio capo accarezzandolo delicatamente.
Alzai piano lo sguardo e vidi Loki-Leo piegato alla mia stessa altezza con dietro tutti gli altri –Lucy, la vicenda con Karen è acqua passata, ora noi abbiamo te e questo basta per farci dimenticare tutte le angherie che abbiamo subìto con lei.                              
Inoltre, ti abbiamo promesso che non ti avremmo abbandonato giusto? Quindi non ti preoccupare, noi verremo sempre da te.                                                                                 
Sei la nostra piccola principessa pestifera no?- mi guardavano tutti amorevolmente e io non riuscivo più a trattenere le lacrime. Qualcuna scivolò giù sulle mie guance e io allora non vidi più un motivo logico per non catapultarmi tra le braccia di Loki-Leo che, dopo il momento di sorpresa, mi abbracciò mentre tutti gli altri si abbassavano alla mia altezza anche per accarezzarmi la testa o darmi un buffetto sulla guancia o per dirmi di calmarmi. Non è che piangevo come una pazza ma qualche singhiozzo isterico ci fu.

-Vecchia amica.- sentendomi chiamare dal Re degli Spiriti Stellari, mi diedi un po’ di contegno asciugandomi le ultime lacrime e mi scostai da Loki-Leo quel tanto che bastava per trovarmi in piedi davanti al Re. Quest’ultimo rimase un minuto intero in silenzio e io stavo cominciando a preoccuparmi per quello che mi avrebbe potuto dire o peggio, per quello che mi avrebbe potuto togliere. Dopotutto, era colui che deteneva l’ordine nel mondo degli Spiriti Stellari ed era suo compito pensare alla felicità degli Spiriti. Perciò aspettai senza dire una parola.
-Vecchia amica,- esordì il Re degli Spiriti Stellari –devi sapere che da molto tempo stavo considerando di far sparire le chiavi d’oro e d’argento dal mondo degli esseri umani proprio per risparmiare quel tipo di sofferenze ai miei vecchi amici.- impallidii sentendo quella frase ma continuai a sperare che non avesse voluto dire nulla –Dopo che la loro precedente padrona morì, continuavo a domandarmi se non fosse la cosa giusta da fare. Da anni i miei vecchi amici continuavano a subire le stesse angherie in modo più o meno grave dai loro padroni e stavo per richiamare le loro chiavi dal mondo umano fino a quando non avessi creduto che l’umanità fosse cambiata.- spiegò il Re degli Spiriti Stellari con la sua cadenza lenta –Il mio progetto doveva cominciare cinque anni fa quando però udii che i miei vecchi amici avevano trovato una nuova padrona che a quanto pareva sembrava trattarli con il dovuto rispetto. Così mi decisi ad aspettare per vedere se il corso delle cose sarebbe cambiato: nel caso in cui non sarebbe cambiato, allora avrei richiamato nel nostro mondo ogni singolo Spirito Stellare.- la mia ansia stava lentamente sfociando nella paura e non sapevo quanto altro tempo sarei riuscita a non tremare.                                      

Il volto del Re degli Spiriti Stellari era ancora serio e non c’era la minima traccia di un sorriso “Oddio, forse…” ogni mio possibile pensiero paranoico venne interrotto dalle parole del capo degli Spiriti.
–Vecchia amica, sei nata con molte benedizioni e in una notte di eclissi lunare, dove tutti gli astri delle 88 costellazioni erano presenti. Hai dimostrato che ci tieni molto ai tuoi Spiriti Stellari, che li consideri come amici anzi, come una famiglia; ammetti i tuoi torti e dai ascolto ai loro consigli; confidi le tue paure e i tuoi dubbi e ti fidi ciecamente delle loro parole. D’altra parte, i miei vecchi amici sembrano ormai essersi molto legati a te e, a quanto ho visto e sentito nel nostro e nel tuo mondo, sono pronti a proteggerti da tutto ciò che potrebbe farti del male. Infatti, per questo vostro incrollabile legame,-continuò il Re –voglio concederti un contratto e un dono speciale.- a queste parole sbarrai gli occhi, ormai più confusa di prima.

Le stelle presero a brillare ancora di più e una dolce musica lontana iniziò a risuonare nell’aria mentre il Re degli Spiriti Stellari parlava –Il contratto consisterà in questo: fino a quando non imparerai ad usare nel modo corretto la magia, le chiavi che possiedi non potranno essere usate da nessun altro al di fuori di te. E se dovessi perderle o ti venissero rubate, esse torneranno da te dopo un’ora umana. Inoltre, ordino ai miei vecchi amici che, una volta finito l’allenamento, dovranno portarti nel mondo degli Spiriti Stellari.- il mio cuore cominciò a battere sempre più velocemente mentre il mio cervello cercare di rielaborare quello che aveva detto -C-cioè potrò vedere casa vostra? Potrò vedere il vostro mondo e gli altri Spiriti?- chiesi frastornata –Oh, potrai fare di meglio. Potrai entrarci tutte le volte che vorrai.- per poco non ebbi un infarto –Cosa?!- -Potrai entrarci tutte le volte che vorrai. Sono sicuro della mia decisione vecchia amica, ho visto in te un animo buono che non verrà mai corrotto… quindi, non vedo perché negarti l’ingresso al nostro mondo.- ripeté il Re degli Spiriti Stellari con un sorrisone in volto. In quel momento non potei fare a meno di guardare verso i miei amici e notai che stavano tutti osservando prima il loro capo e poi me con uno sguardo misto tra stupore, incredulità e gioia.
Improvvisamente sentii nascere dentro di me una risata e non riuscii a trattenerla. Cominciai a ridere di gusto e di felicità mentre balzavo addosso alla prima persona che mi capitò a tiro (in questo caso Cancer) –Avete sentito? Potrò venirvi a trovare! Imparerò ad usare la vostra magia! Staremo sempre insieme!- le mie esclamazioni ebbero il potere di farli tornare in sé tanto che ci ritrovammo tutti abbracciati. Come me ridevano tutti e qualche lacrimuccia scappò ad Aries, Sagittarius e Taurus.

Quando ci fummo in parte calmati, il Re degli Spiriti Stellari parlò ancora una volta –Il mio dono di compleanno però comprende anche nel portare in questo luogo un piccolo pezzo del nostro mondo.- per un attimo pensavo che scherzasse ma all’improvviso quella bellissima melodia cominciò a diventare sempre più nitida fino a quando non racchiuse dentro le sue dolci note la cascata e tutto lo spazio intorno al quel piccolo laghetto. In più nell’aria apparirono una moltitudine di bolle multicolore assieme a mille lucine splendenti; l’aria stessa sembrò colorarsi di vivaci sfumature tra il lilla e il blu; le stelle sembravano essersi fatte più vicine tanto che credetti di poterle finalmente toccare.

Mi portai le mani davanti alla bocca tanto ero ammaliata da quello spettacolo –E’… E’ meraviglioso.- non riuscii a trovare una parola che potesse davvero enfatizzare la bellezza di ciò che si era presentato ai miei occhi così l’unica cosa logica che mi venne in mente in quel momento era quello di ringraziare l’artefice di tutto ciò.
Alzai la testa e sorrisi piena di gratitudine al Re –Grazie mille, Re degli Spiriti Stellari!- -Non devi ringraziarmi vecchia amica. Sono io che ti devo ringraziare per esserti presa cura dei miei vecchi amici.- le mie guance si tinsero leggermente di rosso per l’imbarazzo. Non è da tutti i giorni ricevere un ringraziamento dal Re degli Spiriti Stellari che ti parla considerandoti importante.
-Vecchia amica,- mi richiamò il Re –non potrai mai rivelare a nessuno ciò che vedrai nel mondo degli Spiriti Stellari altrimenti sarai espulsa da esso per sempre. Se davvero vorrai condividere quest’informazione, fa che sia un giovane o una giovane di grande fiducia.- l’avvertimento mi arrivò forte e chiaro.                                                         

Lo Spirito aveva ragione; a quanto pareva c’erano già molte persone che stavano dando la caccia alle chiavi per usare gli Spiriti per i propri scopi ma se si venisse a sapere che si poteva persino andare nel loro mondo sarebbe accaduta una catastrofe e il Re avrebbe fatto scomparire le chiavi da Earthland. Comprese le mie.
-Re degli Spiriti Stellari, comprendo la sua preoccupazione e quindi le prometto che non rivelerò alcuna informazione riguardo il vostro mondo se non a persone di cui davvero mi fido e mi consulterò con i miei Spiriti per vedere se anche loro sono convinti della mia scelta.- promisi al Re che annuì soddisfatto mentre iniziava a scomparire.
-Sono sicuro che ci rivedremo in futuro, vecchia amica, sono curioso di scoprire i tuoi progressi.- “Lo sono pure io.” pensai.                                                                                  
–Lascia che le stelle ti guidino fino al tuo destino.- mi disse prima di svanire nell’aria –Lo farò!- gli urlai mentre l’acqua cadeva di nuovo nella conca e il vento tornava a spirare. Per un attimo temetti che la magia finisse ma non successe niente di tutto ciò e io tirai un leggero sospiro di sollievo prima che Sagittarius mi chiese –Lucy diamo il via alla festa, moshimoshi?- -Ma certo che sì!- risposi subito elettrizzata -We are! Che il party inizi!- esclamò Scorpio lanciando una raffica di sabbia che, dopo essersi dispersa, mostrò tutti i preparativi.

C’era una lunga tavolata con sopra dolci di ogni tipo e la torta, rigorosamente fatta con cioccolato, panna e fragole, con otto candeline azzurre che aspettavano solo di essere spente. Legati a dei palloncini trasparenti con dentro delle lucciole che galleggiavano c’erano i regali che avrei scartato seguentemente.                                           
La cosa più buffa però era vedere tutti i miei amici Spiriti con il comune cappellino colorato in testa e con delle trombettine in bocca che suonavano ogni tre per due. Cominciai a ridere come una matta e quando finalmente mi calmai mi cantarono la canzoncina di buon compleanno intorno alla torta, incitandomi ad esprimere un desiderio una volta che mi accinsi a spegnere le candeline. Non lo rivelai a nessuno, perché altrimenti non si sarebbe mai avverato.
Mi riempii il piatto un po’ con tutto anche perché al ballo di gala non avevo mangiato proprio niente a parte quella coppetta di gelato. Tutti i dolci erano buonissimi ma la torta era davvero squisita, le fragole avevano un sapore paradisiaco insieme al cioccolato al latte che mi piacque oltre ogni dire. Quando chiesi chi avesse preparato tutte quelle cose buone, scoprii che era stato Capricorn, che aveva una passione per la cucina. Lo ringraziai di tutto cuore e mi feci dire come faceva a preparare delle fragole così buone.
Poi passai ai regali.

Taurus mi lanciava in aria verso i palloncini e io dovevo prendere il primo regalo che mi capitava più vicino e trascinarlo con me fino a terra dove lo avrei scartato. Alla fine, ricevetti un cuscino morbidissimo da parte di Aries; una piantina di un fiore molto raro da Cancer (a cui piaceva il giardinaggio); da Sagittarius un arco fatto in legno di ciliegio con una faretra piena di frecce normali e ‘a sorpresa’; Gemini invece mi regalò uno speciale mantello che poteva cambiare colore per mimetizzarmi perfettamente con ogni ambiente; Aquarius mi donò un braccialetto fatto di conchiglie bellissime che tintinnavano lievemente portando con sé il rumore delle onde del mare; ricevetti una frusta magica chiamata Flueve d’Etoile da Virgo; da Capricorn ebbi un libro che parlava dei miti legati alle costellazioni zodiacali; da Taurus ricevetti un paio di stivali da cowgirl maculati; Scorpio invece mi diede delle bombe di sabbia ultra-concentrate da usare nei casi di emergenza; e infine Loki-Leo mi regalò una boccetta con dentro un liquido dorato estratto dalla luce di Regulus che poteva avere degli effetti sia curativi sia distruttivi.

Pensavo che fossero finiti ma ne rimanevano ancora due in aria e belli grandi a giudicare dal pacchetto. Taurus mi lanciò in aria e io afferrai quello a destra, il più vicino a me e lo portai con me. Lo scartai sempre in braccio allo Spirito e constatai che era una specie di mappamondo tutto blu scuro tanto quanto il cielo notturno. Mi spiegarono che era un mappamondo molto speciale perché invece di ritrarre la terra e gli oceani, rifletteva il firmamento del cielo proiettandolo sull’ambiente circostante se si voleva. Si accendeva e si spegneva solo sfiorandolo con la mano di qualcuno che aveva in sé la magia delle stelle. Una volta attivato mostrava nei minimi dettagli la volta celeste quasi fosse una mappa per orientarsi.                          
Mi dissero di premere su una costellazione e così io scelsi la prima che mi cadde all’occhio ovvero quella della Vergine. Mi apparve un ingrandimento di essa dove venivano spiegate le sue caratteristiche base come la sua distanza dalla Terra, da cosa deriva il suo nome e le sue stelle più importanti mentre nell’aria suonava una musichetta che iniziava tranquilla per poi andare sempre più veloce quasi come se rispecchiasse il carattere dello Spirito. Ma alla fine, dopo qualche secondo di silenzio, la miniatura di Virgo prese il posto della costellazione e mi domandò inclinando di lato la testa –E’ l’ora della punizione Hime?- come da abitudine risposi di no e allora la mini Virgo mi sorrise salutandomi con la mano prima di scomparire.
Stavo per parlare ma Taurus mi lanciò in aria un’ultima volta dove io afferrai il mio ultimo regalo morendo dalla curiosità di vedere cosa c’era dentro. Tutti stavolta stavano in silenzio e così io aprii la scatola trepidante.
Rimasi a bocca aperta.

Dentro, c’erano dei peluche di media grandezza che rappresentavano i miei Spiriti, fatti dagli stessi come più credevano.
Aquarius aveva un’espressione subdola mentre teneva sotto mano l’anfora da cui sembrava fuoriuscire l’acqua.                                                                                   
Sagittarius stava facendo il suo solito saluto stando sull’attenti con quel suo strambo costume da cavallo marrone.                                                                                            
Virgo aveva la sua normale espressione impassibile, postura dritta e le mani tenute sulla gonna bianca e nera.                                                                                                  
Aries era un piccolo ma lanoso ariete con un sorriso timido ma solare sul muso.                                                                                                                            
Capricorn invece aveva tenuto fede all’origine del mito della sua costellazione infatti per metà era una capra ma le sue zampe posteriori erano state sostituite da una coda di pesce: l’unico dettaglio aggiuntivo e divertente erano la divisa da maggiordomo e gli occhiali neri che indossava sempre.                                                        
Taurus era lo stesso e si esibiva nella sua solita posa quando compariva, cioè flettendo i muscoli e mostrando l’ascia che aveva sulla schiena.                                   
Cancer era un granchio rosso carminio e marroncino con le sue inseparabili forbici e gli occhiali da sole.                                                                                                            
Loki-Leo aveva il suo solito sorriso sbruffone e il suo comune scintillio combina guai negli occhi.                                                                                                                
Gemini era lo stesso di sempre, con i due che si davano il cinque.                               
Scorpio aveva le braccia incrociate davanti al petto con il pollice, l’indice e il mignolo alzati di entrambe le mani e con un sorrisetto malizioso in volto.

-Perché…?- -Ti abbiamo promesso che ci saremmo sempre stati e se potessimo staremo con te ogni giorno tutto il giorno e non solo qualche ora lo faremmo ma non possiamo stare troppo tempo nel mondo umano.- -Per questo ti abbiamo regalato il mappamondo stellare e i peluche: loro ci saranno sempre per darti conforto quando non potrai chiamarci.- mi spiegarono Gemi e Mini.
Dopo averli osservati per quella che parve un’eternità, finalmente trovai un po’ di voce -Minna… non so cosa dire… mi piacciono tantissimo!- esclamai commossa e felice mentre li abbracciavo uno ad uno con tutta la forza che avevo in corpo. Aquarius sbuffò irritata –Non credere che sia già finita, mocciosa. Prima di riaccompagnarti a palazzo ci saranno i fuochi d’artificio.- sbarrai gli occhi mentre tutti e dieci gli Spiriti sparavano in aria.
Il cielo notturno si riempì di colori e scintille che sembrava fossero della stessa lucentezza delle stelle per molto tempo.

Io sorridevo e ridevo mentre gli Spiriti facevano a gara di chi produceva il fuoco d’artificio più grande o chi gli dava la forma più strana e originale. Poi giocammo a nascondino, ai mimi e facemmo una gara di nuoto a coppie nei pressi della cascata dove vinsero Virgo ed Aquarius dato che quest’ultima tentò di affogarci tutti. Ci fu anche una mini lotta tra Loki-Leo, Cancer, Taurus e Capricorn e una gara di tiro al piattello dove gareggiavano Scorpio, Aries e Sagittarius. Io e Gemini invece li intralciavamo usando i nostri migliori scherzi illusionistici e non.                          
Insomma ci divertimmo tantissimo e saremmo andati avanti per ore ed ore ma sfortunatamente si avvicinava l’alba e dovevano riportarmi al castello. Appena ci allontanammo di poco però l’incantesimo del Re degli Spiriti Stellari svanì e la radura tornò come prima: ci rimasi male ma mi dissi che quando avrei padroneggiato bene la magia degli Spiriti Stellari avrei rivisto quel magico luogo.

Stavolta il viaggio di ritorno lo percorremmo con calma e sorvolammo tutti i villaggi e le città fino alla cittadella di Magnolia. Io ero in braccio a Virgo e stavo cercando in tutti i modi di seguire le conversazioni con gli altri ma avevo le palpebre che mi stavano diventando sempre più pesanti proprio quando Loki-Leo stava raccontando cosa era successo al ballo di gala. Ridacchiai vedendo le espressioni scioccate e incredule dei miei amici mentre confermavo ogni cosa. Quando arrivammo in camera mia era già mezza addormentata ma tentavo ancora di rimanere sveglia.
Quando mi misero sotto le coperte biascicai -Domani… voglio iniziare l’allenamento…- -Lucy, domani no. Prima dovremo rimanere un po’ nel mondo degli Spiriti Stellari per capire da dove farti iniziare ma ti prometto che inizieremo molto presto.- questa era la voce di Loki-Leo e io annuii –Va bene...- abbracciai qualcosa e mentre cadevo nel sonno li ringraziai –Grazie per la festa… è stata bellissima. Mi sono divertita tantissimo…- prima di chiudere le palpebre li sentii salutarmi –Buonanotte principessina, fai sogni d’oro.-
E mi addormentai con un sorriso felice in volto.
 
                                                           ***

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Capitolo 9
*** L'amicizia di un drago! ***


 
                                   Capitolo 9- L’amicizia di un drago!
 
Da quella magica sera passarono due mesi.
Come promesso a Lucy, gli Spiriti Stellari cominciarono a insegnarle a usare la Magia Celestiale partendo dal fatto di potenziare la sua energia così che non si stanchi troppo in fretta. Non era facile e ci voleva tempo e dedizione; per questo ogni volta che iniziavano gli allenamenti Capricorn si assicurava che Lucy impiegasse un’ora intera sia all’inizio sia alla fine per quell’esercizio. Inoltre la principessa si esercitava prima di andare a letto e appena si alzava la mattina.
Aveva scoperto che l’energia degli Spiriti Stellari era molto diversa da quella che emettevano gli esseri umani e restava sempre affascinata quando le percepiva entrambe allo stesso tempo.
In seguito al potenziamento, uno alla volta gli Spiriti le insegnavano ad usare al meglio la loro invocazione in base alla situazione in cui si trovava e i loro poteri. In più Loki volle che imparasse le basi del combattimento corpo a corpo e che facesse degli esercizi per irrobustire il suo corpo così che non cedesse troppo presto alla fatica.

Non era stata una scelta facile soprattutto perché sia lui che i suoi amici non volevano che Lucy desse troppo nell’occhio. Insomma, una principessa che combatte come se fosse una mercenaria non si era mai vista: di sicuro avrebbe portato lo zio a tenerla d’occhio ventiquattr’ore su ventiquattro obbligandola a rimanere al castello fino a tempo indeterminato; e loro sapevano che a Lucy, l’esser controllata a bacchetta, non andava giù.
No, voleva che sapesse difendersi nel caso estremo in cui loro non avrebbero potuto proteggerla. Sapevano che Lucy sapeva badare a sé stessa ma sarebbero stati più tranquilli sapendo che avrebbe potuto stendere chiunque avrebbe fatto un passo falso verso di lei.
A Lucy questa svolta non disturbò più di tanto: certo, non che avesse un debole per i combattimenti però riusciva a comprendere che quegli insegnamenti le sarebbero serviti in futuro quindi non si lamentò.

Un’altra cosa che le venne insegnata fu il modo in cui usare l’abito.                                  
Esso aveva due nature: poteva mutare forma e colore a seconda di come lo voleva Lucy come normale vestito per fare una passeggiata o altro; l’altra faccia della medaglia era l’Abito Stellare. Era appunto un abito in grado di potenziare sia lo Spirito Stellare sia il mago Celestiale e possedeva un'unica e permanente forma per ognuno degli Spiriti. Però se il mago decideva di ricorrere all’Abito Stellare doveva stare attento a quale usare perché non poteva mischiare due Abiti Stellari insieme. La Magia Celestiale era ben diversa dal Riequipaggiamento che ti permetteva anche di usare un tipo di armatura insieme a un altro tipo di arma.

In quei due mesi Lucy aveva fatto passi da gigante, dimostrando di impegnarsi e di voler imparare sempre cose nuove. La principessa aveva una buona predisposizione per la Magia Celestiale e i suoi Spiriti erano fieri di lei e riportavano ogni progresso al Re degli Spiriti Stellari esattamente come lui aveva ordinato.                                     
D’altro canto Lucy prendeva molto seriamente i suoi allenamenti non solo perché voleva vedere il mondo degli Spiriti Stellari ma anche perché così sarebbe diventata più forte e avrebbe protetto le persone che le erano care.
Dopo le prime settimane in cui si era abituata a quegli sforzi, tutto stava filando liscio come l’olio. Il posto in cui avevano deciso di impostare il suo ‘addestramento’ era la Cascata d’Iris che offriva tutto ciò che serviva alla bambina per ottimizzare i suoi esercizi.

Quel giorno di inizio settembre Lucy stava correndo verso la radura dietro al castello per andare alla Cascata d’Iris nonostante Loki le avesse detto che quel pomeriggio non avrebbero fatto nulla per lasciarla riposare. Aveva provato a starsene in camera sua a leggere un libro ma proprio non riusciva a concentrarsi! Ormai era abituata ai ritmi frenetici degli allenamenti e voleva assolutamente fare una breve corsa almeno per sgranchirsi le gambe. Difatti quella mattina aveva dovuto presenziare insieme a suo zio davanti ai mercanti che erano arrivati da un lungo viaggio in mare fino a Magnolia per i loro commerci e che volevano rendere omaggio alla famiglia reale così come da tradizione.
Ma non era stata la parte peggiore. A Lucy piacevano i mercanti perché portavano sempre qualcosa di diverso e curioso dai loro viaggi: quello che detestava era dover anche rimanere nella sala del trono mentre uno dei tanti contabili di corte snocciolava una serie di cifre su ogni bene materiale venduto il mese precedente. Si era trattenuta dall’urlare a quell’uomo di starsene zitto e proprio quando stava per scoppiare quello aveva finito il suo lungo monologo. A quel segnale Lucy si era congedata dallo zio prima che avesse potuto convincerla a rimanere anche per una riunione ed era corsa via in camera sua gridando -Libertà!- una volta lontana dalla sala del trono.

Si era tolta l’abito smeraldino e aveva indossato una semplice canottiera lilla con dei pantaloncini scuri prendendo inoltre la sua sacca e mettendoci dentro un cambio e qualche dolcetto. Ora, era arrivata davanti alla grotta dei tre pegasi che stavano giocando allegramente. Appena Blackjack la vide, le si lanciò addosso buttandola a terra in un attimo. Lucy rise divertita –Ciao anche a te, Blackjack.- gli disse grattandolo dietro alle orecchie –Vedo che stai cominciando a rimanere in aria per più di cinque minuti. Bravissimo piccolo!- si complimentò con lui alzandosi in piedi mentre il cucciolo nitriva fiero di sé.
Zeus e Nyx trottarono verso di lei e Lucy li abbracciò entrambi –Oggi niente allenamento, lo so, però volevo fare una corsetta.- rispose allo sguardo confuso della cavalla –Non starò via tanto, prima del tramonto di sicuro ritorno.- li rassicurò prima di cercare nella sua borsa –Vi ho portato un po’ di zollette di zucchero, delle mele fresche e del buon latte appena munto.- disse mettendo a terra le mele per poi versare il latte nelle loro ciotole e dividere a metà le zollette che aveva recuperato quella mattina dalla cucina. I pegasi nitrirono contenti e la bambina sorrise loro prima di dirigersi verso il portale che l’avrebbe condotta alla cascata.
L’aveva trovato sulla mappa e le era sembrata una buona idea per arrivarci senza passare sempre dalla dimensione degli Spiriti Stellari facendo spendere una parte della loro energia appena arrivati su Earthland.

Cominciò a correre nel folto degli alberi pensando intensamente alla Cascata d’Iris e in un turbine di colori splendenti arrivò alla sua destinazione in un battibaleno. Si stiracchiò ben bene mentre osservava i piccoli arcobaleni creati dall’acqua della cascata e dal Sole. Le foglie degli alberi stavano già iniziando a cadere e a colorarsi di rosso, giallo e marrone donando all’ambiente una nuova anima.                                    
“Chissà come sarà quando ci sarà la neve.” Pensò Lucy mentre appoggiava lo zaino su una pietra togliendosi le ballerine e cominciare la sua corsetta. Il percorso era sempre lo stesso e girava intorno alla cascata, partendo da sotto di essa e arrivando in cima dove l’acqua cadeva verso il basso. Conosceva quella strada a memoria così si perse a guardare il paesaggio che scorreva di fianco a lei.
Stava quasi per arrivare alla sommità dato che il terreno stava cominciando ad andare in pendenza. Alzò gli occhi al cielo senza preoccuparsi di guardare davanti a sé osservando le nuvole che viaggiavano su quel telo azzurro e che passavano sopra il Sole, lasciando macchie scure sulla terra e zone illuminate dai raggi che riuscivano a passare il bianco strato. Non si fermò sulla sommità perché balzò su un ramo molto grande di una quercia che cresceva lì in parte dove si aggrappò ad esso e si tirò su.

Appoggiò una mano al tronco e rimase immobile mentre guardava rapita lo scrosciare dell’acqua che cadeva nel laghetto in fondo. Un leggero venticello scompigliò le fronde dell’albero e i capelli ormai sciolti della bambina che dovette togliersi una ciocca che le era finita in bocca. Rimase nella stessa posizione per un altro paio di minuti prima di scendere dall’albero, appoggiare una salvietta su una roccia e immergersi nell’acqua ancora tiepida. Nuotò per un quarto d’ora sulla superficie prima di immergersi utilizzando la bolla d’aria quando non ce le fece più a trattenere il respiro. Rimase ferma lì guardando verso la superficie dove filtravano i raggi solari e dopo poco decise di tornare su.
Si avvolse nel salviettone rossiccio andando a recuperare la sua sacca prima di sedersi su una roccia piatta e abbastanza grande vicino alla cascata. Si strizzò i capelli biondo grano e cominciò a rivestirsi, mettendosi addosso una maglietta rosso carminio e dei pantaloncini corti marroni, per poi asciugarsi i capelli con una salvietta e raccogliendoli, ancora un pochino umidi, in una coda alta. Prese dalla sua sacca un sacchettino di fragole insieme a un limone, una scodella, qualche bustina di zucchero e un coltello. Le tagliò a fettine, le gettò nella scodella, le mise sopra limone e zucchero e cominciò a mangiarle pregustando come sempre il loro insuperabile sapore.

Si stava godendo il Sole che filtrava dalle nubi, le sue fragole, il rumore dell’acqua, senza nessun pensiero che interrompesse quella sua bellissima tranquillità quando udì un basso brontolio. Dapprima pensò di essersi sbagliata ma quando sopraggiunse ancora due volte, non riuscì più a tornare nello stato in cui era prima.
Nonostante la sua pace interiore fosse stata brutalmente spezzata e la sua voglia di vendetta stava premendo per far uscire il demone, si disse che almeno doveva capire se fosse una persona o un animale. Era più probabile che fosse un animale che una persona però non poteva abbassare la guardia. Posò la sua scodella sulla roccia e si alzò in piedi, scrutando lo spazio intorno a lei e, quando il brontolio si ripresentò più forte di prima, mise mano alla sua frusta –Chi è là? Ti avverto, se non esci subito ricorrerò alle maniere forti.- detto questo srotolò la frusta e la fece schioccare nell’aria. Ci furono attimi di silenzio e proprio quando si stava per muovere, i cespugli si mossero lasciando il posto a due figure che aveva completamente rimosso dalla mente –Di nuovo voi?!- si sentì esclamare con accenno di rabbia mista ad incredulità.
Erano il ragazzino dell’altra volta e quel suo gatto blu maleducato!

-Che diavolo ci fate voi due qui?- esclamò presa alla sprovvista prima di scattare in posizione pronta per attaccare al minimo accenno di minaccia –Ehi, non ti agitare! Ti stavamo solo tenendo d’occhio.- risponde il bambino uscendo insieme al gatto dal cespuglio –Volevo vedere se fossi una di quei cacciatori spietati che vogliono ucciderci tutti quanti.- -Quindi mi stai dicendo che mi hai spiata per due mesi interi?!- urlò furibonda la bionda facendo schioccare la frusta che fece prendere uno spavento a quei due che arretrarono alzando le mani –Maledetti impiccioni, avete visto cose che non avreste mai dovuto vedere! Nessuno deve venire a sapere dell’esistenza dei miei amici, meno che mai degli sconosciuti!- balzò giù dalla roccia e avanzò verso di loro –Non vi permetterò di separarmi dalla mia famiglia, ho faticato tanto per arrivare a questo punto e non vi permetto di buttare tutto all’aria e di ferire ancora una volta i miei amici sperimentando i loro poteri con test che li fanno soffrire!- -Non farei mai del male ai tuoi amici. Gli Spiriti Stellari esistono fin dalla nascita del mondo esattamente come noi, le nostre regole vietano l’uccisione di esseri così antichi e spettegolare con qualsiasi altro essere sulla loro posizione o poteri.- replicò infervorato il rosato, arrabbiandosi con la piccola che lo credeva capace di una cosa così crudele –Natsu!- lo chiamò preoccupato il gatto blu. Purtroppo Natsu capì troppo tardi l’avvertimento.

Lucy si fermò all’istante quando vide il corpo del rosato mutare.                      
All’improvviso però qualcosa scattò nella sua testa e tutto ebbe più senso. Il modo in cui si riferiva a loro due come se fossero di due razze diverse, la sua energia magica che rispecchiava quella umana ma che al contempo aveva qualcosa che la faceva apparire più ancestrale e devastante… ormai era tutto chiaro e Lucy seppe in anticipo in cosa si stava per trasformare mentre gli spuntavano ali color rubino, piccole corna, la coda, gli artigli e la sua pelle veniva ricoperta in certi punti da squame.
-Natsu… tu sei un drago.-
 
                                                                    ***
[Natsu]
-Natsu… tu sei un drago.- “Maledizione, non ho saputo tenere a freno la mia rabbia e ora lei ha visto cosa sono realmente!” mi rimproverai mentre incrociai i suoi occhi spalancati. Ad un certo punto non riuscii più a reggere il suo sguardo e mi coprii la faccia con le mie mani che si erano ricoperte di squame cremisi dove le unghie si erano allungate in neri artigli.
-Ehi, hai paura di farti vedere come sei in realtà da un’umana? Guarda che sei tu quello più potente qui, riusciresti a battermi in un battibaleno se tentassi di attaccarti.- le sue parole mi stupirono soprattutto perché non avvertivo nessun sentore di paura, terrore od odio provenire da lei. Azzardai uno sguardo e me la ritrovai più vicina di prima, con la frusta legata alla cintura.
Mi stava fissando con curiosità –Perché non mi guardi in faccia? Credi che abbia paura di voi?- scosse la testa prima di sospirare rassegnata –Come potrei avere paura di coloro che mi hanno salvato la vita e che mi hanno indicato la strada per la Cascata d’Iris?- -N-Non hai paura di me?- chiesi balbettando abbassando le braccia –Neanche un po’!- affermò la bionda avviandosi verso la roccia sopra cui era seduta –Dai venite, avrete fame visto che i vostri stomaci stanno facendo tutto questo baccano.- sbattei qualche volta le palpebre rimanendo immobile –Neh Natsu, secondo te è pazza? Ci possiamo fidare?- mi chiese Happy un po’ preoccupato dalla reazione tranquilla della bambina.

L’osservai ancora per un po’ mentre stava frugando nella sua sacca.                             
L’avevo tenuta d’occhio per due mesi interi aspettando di vederla commettere un passo falso che mi avrebbe portato a dare l’allarme agli altri.                                             
L’avevo guardata ogni giorno allenarsi con gli Spiriti Stellari, parlare, scherzare, ridere e arrabbiarsi con loro e puntualmente ogni mio dubbio su quella bambina svaniva appena se ne tornava a casa.                                                                                   
Era un’umana dalla natura innocente e gentile.

Tuttavia… -Pazza credo che lo sia veramente, però ci possiamo fidare.- nonostante le regole che mi avevano ripetuto fino alla morte, io volevo conoscere quella strana bambina che non era scappata davanti ad un drago temendo per la sua vita. Happy mi seguì e insieme ci sedemmo sulla roccia insieme a lei che intanto aveva tirato fuori una fetta di torta al cioccolato e una brioche alla marmellata di albicocca. Vedendo che non ci muovevamo ci incitò –Forza, non le ho tirate fuori perché le possiate ammirare. Servitevi pure, io ho già mangiato.- presi la fetta di torta e le diedi un morso -Uoh! E’ buonissima!- esclamai sgomento prima di mangiarmela tutta.

In quel momento mi accorsi che la bambina si era tuffata in acqua e che dopo qualche attimo, era tornata con un pesce fra le mani che tese a Happy –Eccoti, credo che il pesce sia il tuo cibo preferito.- Happy le volò addosso abbracciandola forte e ringraziandola prima di sedersi e mangiare contento il pesce.                                              
–Come hai fatto a capirlo?- le chiesi sorpreso –Guardava i pesci con uno sguardo a dir poco famelico e così ho pensato che gli piacessero.- rispose semplicemente mentre mi porgeva un fazzoletto –Tieni, hai il volto sporco di cioccolata.- -Oh, grazie.- quando mi pulii tornai a guardare la bambina che stava però fissando con interesse le parti del mio corpo trasfigurate in quelle di drago.
-Posso chiederti perché non ti sei spaventata?- le domandai curioso –Cioè, di solito le persone dovrebbero almeno urlare come degli idioti, farsi dei segni di scongiuro, svenire, gridarmi ‘Vade retro Satana!’ lanciandomi l’acqua santa o qualsiasi altra cosa che non sia rimanere fermi nella stessa posizione e guardarmi tranquillamente.- la bionda sorrise ridacchiando leggermente –Te l’ho già detto Natsu. Tu ed Happy mi avete salvato la vita due mesi fa, non vedo perché dovrei temere per la mia incolumità con te, anche se sei un drago.- -Ah davvero?- -Scusalo Lucy, ma ha poca memoria e a volte è un po’ tonto.- disse Happy tappandosi la bocca per cercare di non ridere –Allora sei tu, Luce!- esclamai ricordandomi non prima di aver lanciato un’occhiata di fuoco a Happy che lasciava chiaramente inteso che avremmo discusso della sua boccaccia larga più tardi e da soli.

–Scusami per l’altra volta, non avrei dovuto dirti quelle cose.- lei scosse la testa –Fa niente, scusami per prima, non avrei dovuto tirare fuori la frusta e minacciarti.- -E’ acqua passata, non preoccuparti.- in quel momento mi venne un’idea geniale –Ehi, io ti faccio una domanda a cui devi rispondere e poi tu la fai a me una che ti passa per la testa e io rispondo, così ci conosciamo meglio.- Luce sembrò rifletterci su e poi approvò la mia idea –Va bene, ci sto. Comincia tu, Natsu.- -Quanti anni hai?- -Ne ho otto e tu?- -Dieci, qual è il tuo colore preferito?- -L’azzurro e il tuo?- -Il rosso.- continuammo così per parecchi minuti, facendo un sacco di domande che riguardavano svariati argomenti, parlandone anche, per poi arrivare a quelle personali.
-Hai fratelli Luce?-                                                                                                                 
-No, sono figlia unica. Tu invece?-                                                                                     
-Beh, non sono proprio fratelli di sangue però li considero come tali. Diciamo che siamo come un’unica grande famiglia.-                                                                               
-Dev’essere davvero bello sentirsi come una famiglia…-                                                   
-Perché tu non ti senti come in una famiglia insieme ai tuoi genitori e ai tuoi amici?- avevo notato che si era intristita tutto d’un tratto e volevo sapere perché.               

La vidi alzare lo sguardo verso il cielo che si stava rannuvolando –E’ molto… complicata la situazione a casa mia. I miei genitori sono assenti praticamente da sempre, di mio zio non mi fido e non parlo con i miei amici da due mesi.- rimasi colpito da quest’affermazione –Come mai?- Happy mi diede una gomitata e io mi accorsi di aver fatto una domanda troppo personale –Oh, scusa non sono affari miei.- Luce scosse la testa –No, mi fa bene parlarne con qualcuno. Diciamo che ne ho bisogno.- -Allora io ed Happy ti ascolteremo e proveremo a tirarti su il morale, giusto Happy?- -Aye sir!- esclamò il mio compagno strappando un piccolo sorriso a Luce.

Così ci raccontò che i suoi genitori l’avevano lasciata da sola quando era appena nata per girare tutto il continente in cerca di oggetti che avrebbero dato prestigio al loro regno e che le mandavano regolarmente un regalo per il suo compleanno. Suo zio era il fratello di suo padre ed era diventato suo tutore e sembrava un tipo a posto ma Luce credeva che dietro questa sua facciata ci fosse qualcun altro; aveva questa sensazione da anni ormai da quando Zeus e Nyx, i pegasi dei suoi genitori, non si erano lasciati avvicinare dall’uomo a cui avevano mandato sguardi di puro odio. Con i suoi amici aveva litigato due mesi fa, il giorno prima del suo compleanno perché avevano definito il legame tra Luce e le sue chiavi come infantile e avevano tentato di testare le chiavi usando la loro magia su di esse. Lei si era arrabbiata e aveva alzato la voce con loro prima di pentirsene e correre via sulla scogliera dove era stata sbalzata in mare da un’onda. Da quella sera, dopo aver parlato con Aquarius, lo Spirito della costellazione dell’Acquario, era tornata la bambina turbolenta di una volta ma non aveva più avuto occasione di parlare con i suoi amici perché non si faceva vedere dalla mattina alla sera.

Aveva finito il racconto e io finalmente potei parlare dato che Happy mi aveva sempre tappato la bocca quando volevo farlo –Mi dispiace per te, non dev’essere stato facile crescere senza i tuoi genitori accanto. Se non ti fidi di tuo zio allora stai in allerta, paranoia o no, l’istinto può rivelarsi molto utile per capire cosa frulla nella testa di una persona. Per quanto riguarda i tuoi amici… secondo me è arrivato il momento di perdonarli. È vero, hanno sparato cavolate sul tuo rapporto con le chiavi degli Spiriti ma hanno anche dimostrato che ci tengono a te e che vorrebbero che tutto torni come prima.- -Io li voglio perdonare, nonostante tutto voglio loro molto bene, ma non voglio essere io a chiedere scusa per prima. L’ho fatto troppe volte anche quando non era mia la colpa. Voglio delle scuse sincere ma al contempo non voglio che ci scusiamo perché ho paura che cambi il nostro rapporto tutto per colpa della nostra differenza sociale.- sbottò Luce abbracciandosi le ginocchia. Alzai un sopracciglio confuso –Differenza sociale? Si può sapere di che ceto appartiene la tua famiglia? Ne parli sempre vagamente.- -Potrei farti la stessa domanda visto che hai sviato il discorso dei fratelli all’inizio per ascoltare tutto il mio monologo.- replicò lei centrando in pieno un punto debole.
Sospirai divertito –A quanto pare a entrambi non ci piace parlare delle nostre origini.- un’idea mi balenò in mente e balzai in piedi –Luce, alzati e dammi la mano.- lei mi guardò curiosa mentre faceva come le avevo detto –Perché?- feci incendiare la mia mano e lei tentò di sottrarsi, ma solo per un istante. Incrociò il mio sguardo e nonostante avesse un pochino di agitazione non sembrava impaurita.              

–Noi draghi non parliamo della nostra famiglia perché ci sono regole che ce lo vietano, solo i nostri amici più fidati e il nostro clan ne sono a conoscenza. Più la famiglia è importante, più il clan deve mantenere la riservatezza con gli estranei. Tra le famiglie reali però, quelle a capo dei clan, è d’obbligo conoscere anche le famiglie reali degli altri clan così da non incappare in inutili guerre fra di noi.- le spiegai serio –I draghi non hanno più contatti con gli umani dall’ultima guerra anche se in passato era diverso, però c’è sempre qualche eccezione alla regola. Per questo i draghi hanno un modo per segnalare ai loro simili che quell’umano è speciale e che non deve essere toccato. Utilizzano il loro elemento per imprimere sulla pelle dell’umano un marchio che in base alla loro appartenenza a un clan cambia. Se il marchio s’imprime vuol dire che sei davvero speciale e che posso fidarmi di te, in caso contrario vorrà dire che non potrò parlarti mai più.- Luce aveva ascoltato attentamente il mio discorso e a quanto sembrava lo stava rielaborando –Quindi questo marchio sarebbe come… il simbolo dell’amicizia di un drago?- -Esattamente e solo i draghi e gli umani che l’hanno ricevuto possono vederlo.- affermò Happy –Allora dopo dovrò metterti alla prova per vedere se posso fidarmi di te fino in fondo, Natsu. E se la supererai allora entrambi ci dovremo delle presentazioni ufficiali.- mi disse Luce con uno scintillio negli occhi –Accetterò qualunque cosa mi proporrai.- le dissi elettrizzato prima che la fiamma che circondava le nostre mani si tingesse di qualche sfumatura dorata e si espandesse sempre di più, avvolgendoci entrambi.
-Che sta succedendo Natsu?- domandò terrorizzato Happy ma dopo qualche attimo tutto tornò normale e la fiamma si spense.                                                                  

Ora sul polso di Luce c’era impresso il marchio del mio clan.
Le sorrisi soddisfatto –Sapevo che ti si sarebbe impresso.- sorrise pure lei sfiorandosi il polso con le dita dell’altra mano prima di tornare a guardarmi –Adesso tocca a me.- -Sono pronto.- le risposi sogghignando. In quel momento un tuono squarciò l’aria e iniziò a piovere sempre più forte. Luce scoppiò a ridere e balzò sulle pietre fino a salire su un ramo di media grandezza di un albero molto alto che costeggiava la Cascata d’Iris che si stagliava oltre la chioma dell’albero.
-Lucy! Ma sei impazzita?! Non bisogna stare vicino agli alberi quando c’è un temporale! Potrebbe caderti un fulmine addosso!- le urlò Happy mentre io arrivavo sul suo stesso ramo –Ecco la mia prova.- mi disse Luce ignorando Happy –Dovrai rimanere qui sopra per cinque minuti…- -Natsu, è una follia! Scendete immediatamente prima che un fulmine vi becchi!- implorò spaventatissimo Happy –Ora sì che sono tutto un fuoco!- esclamai euforico prima che lei mi interrompesse –Non mi hai lasciato finire Natsu. Dovrai rimanere qui sopra per cinque minuti e ballare con me sotto la pioggia.- -B-Ballare?- balbettai credendo di aver capito male ma lei aveva già cominciato.

Saltellava e girava su sé stessa con le braccia aperte e gli occhi chiusi, con la faccia rivolta al cielo scuro mentre un lampo illuminava ogni cosa. Il ramo traballava sempre di più e io non avevo nemmeno iniziato a ballare –Luce, non so come si fa! Io non so ballare!- cioè, io sapevo ballare, a casa mia c’erano tante di quelle feste che non potevi non imparare a ballare, però mi vergognavo a farlo di fronte a lei. Mi sorrise con dolcezza e venne davanti a me –Cominciamo da qualcosa di semplice Natsu. Metti una mano qui- mi fece mettere la mia mano sinistra sul suo fianco mentre lei appoggiava la sua mano destra sulla mia spalla –e con l’altra prendi la mia mano.- unimmo le nostre mani –Anche i passi sono semplici, basta che ti muova un po’ avanti, un po’ indietro e un po’ a destra e a sinistra.- deglutii non sapevo nemmeno perché e Luce ridacchiò –Forza deve essere il maschio a guidare la femmina in questo ballo.- guardai in basso ma lei mi richiamò e cominciò a muoversi trascinando con sé anche me che presto ci feci l’abitudine così da condurre io –Bravissimo Natsu,- si complimentò Luce con me prima di mollare la presa e distanziarsi un pochino –ora però fammi vedere come balli da solo.- provai a muovere qualche passo ma per qualche strano motivo mi vergognavo da morire
-Ehi, non ti azzardare a guardare indietro.- incrociai lo sguardo con il suo e vidi che un mi stava guardando divertita -Sei tu che stai guardando indietro.- ribattei io stizzito ma lei mi sorrise raggiante –Zitto e balla con me.- ricominciò a ballare come prima e io cercai di seguirla però non ci riuscivo.                                                            

–Natsu, non devi ballare come un principe.- mi fece notare lei –Non sforzarti di essere ciò che non sei.- -Tu vieni da un ceto alto no? Ma quello non mi sembra un ballo fatto da una famiglia aristocratica.- replicai un po’ confuso e un po’ infastidito per come riusciva a leggermi così facilmente.                                                                        
Fece di nuovo quel sorriso radioso che sembrò più luminoso delle stelle –Guardati intorno Natsu. Vedi palazzi o case decorate nei minimi dettagli? Vedi ricevimenti e ospiti vestiti di tutto punto ballare il valzer?- scoppiò a ridere quando la pioggia aumentò d’intensità bagnandola tutta mentre il vento faceva ondeggiare i suoi capelli biondi ormai umidi.
–Qui non c’è niente di tutto questo. Posso essere una dama d’alta società in quel contesto ma perché farlo adesso?- i suoi occhi color cioccolato risplendevano -Non ho nessuno che mi controlla, che m’impone regole su regole da seguire e non devo starmi a preoccupare dei pettegolezzi delle dame e dei lord.- fece una giravolta su sé stessa –Capisci cosa voglio dire?- -Ehm…- iniziai senza sapere come dirle che non avevo capito niente di niente.
Luce non si arrabbiò anzi, rise divertita –Non imitare chissà quale principe solo perché io vengo dal regno qui a fianco e avrò partecipato a un’infinità di balli di gala fin da quando ero piccola.- si avvicinò a mi indicò un punto sopra di noi.             
Tra le nubi temporalesche si vedeva un’unica stella che brillava intensamente nonostante quel tempaccio.                                                                                               

–Io non sto ballando come una dama aristocratica.- Luce la fissò con gioia prima di tornare a guardarmi –Sei un drago no?- al mio cenno del capo lei sorrise radiosa –Allora mostrami come solo i draghi sanno ballare liberi nell’aria e io ti mostrerò come solo una stella sa ballare libera per tutta la volta celeste.-
Questa sua affermazione detta con tanta emozione, mi fece finalmente muovere. Le sorrisi a mia volta, cominciando a ballare come se fossi a una delle tante feste del mio clan. Pieno d’euforia le presi la mano e insieme ballammo a modo nostro, io forse un po’ rudemente e lei con grazia ma entrambi ci mettemmo energia da vendere; anche Happy si unì a noi, ignorando finalmente il temporale che stava imperversando intorno a noi, girandoci attorno o ballando con Luce alcune volte.

Ridemmo, sorridemmo e ballammo per un tempo che mi parve interminabile.
Luce era appena scoppiata a ridere perché io stavo litigando con Happy che non voleva cedermi il posto di suo accompagnatore quando successe. Una ventata d’aria più forte delle altre fece traballare violentemente il ramo su cui eravamo. Io riuscii a mantenere l’equilibrio con Happy che si aggrappò alla mia sciarpa ma Luce mise male un piede e scivolò giù dall’albero.
-Lucy!-                                                                                                                                    
-Luce!-                                                                                                                                       
-Natsu!- urlò lei terrorizzata ma io mi ero già buttato in picchiata appena l’avevo vista cadere. La raggiunsi in fretta e l’abbracciai stretta guardando le rocce che si avvicinavano rapidamente. Solo in quel momento mi ricordai un fatto molto importante che avevo tralasciato: non ero ancora capace di volare.                                   
Mio padre aveva detto che casi come il mio erano unici, perché oltre a non saper volare, non avevo totalmente il controllo della mia parte draghesca che compariva a suo piacimento ogni volta che provavo un’emozione troppo intensa. –Non devi forzare il processo Natsu, quando sarà il momento ti riuscirà naturale, devi solo aspettare.- mi ripeteva sempre mio padre ogni volta che tentavo di volare.

-Aspettare un corno, non permetterò che Luce si faccia del male! Quindi apritevi stupide ali!- urlai inferocito contro le mie ali e con un ruggito queste si spalancarono, fermando subito la nostra caduta. Planai dolcemente sulla roccia di prima, riparata dalla pioggia dove c’era la borsa di Luce e lì atterrai, richiudendo le ali sulla schiena.
-Oi Luce, stai bene?- le chiesi subito preoccupato prima di sentire che stava piangendo silenziosamente –Mi dispiace…- sussurrò con la voce rotta dai singhiozzi –Non sapevo che tu non sapessi volare e io ti ho costretto a seguirmi sopra quel ramo nonostante piovesse. Mi dispiace tantissimo Natsu, se ti fossi fatto del male per salvare me io…- -Ehi, non è stata colpa tua.- le dissi io interrompendola –Mi ero dimenticato che non sapevo volare e ho accettato la sfida senza pensarci. Ti devo ringraziare sai? Senza questo piccolo incidente, non avrei mai imparato a volare; e comunque non avrei mai permesso che ti facessi male per colpa mia quindi adesso basta piagnistei e fammi di nuovo quel sorriso che avevi prima mentre stavamo ballando.- la incitai scostandola un pochino da me mettendole le mani sulle spalle mentre Happy le si accoccolava sul petto. Luce prese con un braccio Happy e con l’altra mano si asciugò le lacrime prima di sorridere sinceramente quando si fu calmata.

-Ora è meglio che vada, avevo promesso a Nyx e Zeus che sarei tornata per il tramonto e chissà come si staranno preoccupando. Se non mi vedono prima dell’ora di cena sarà la volta buona che mi proibiscano di tornare qui.- mi disse mettendosi la sacca sulle spalle e accarezzando dietro le orecchie Happy che sembrava apprezzare quelle attenzioni –Non stiamo dimenticando qualcosa?- le feci notare io e lei sbuffò fintamente esasperata –Non ho dimenticato la mia promessa Natsu, non ho la memoria corta come te.- -Verrai qui anche domani?- le domandai di getto ignorando ciò che aveva detto –Certo che domani vengo, ma ci potremo parlare solo dopo l’allenamento con i miei Spiriti.- -A me va bene, domani ci attendono un sacco di spiegazioni alle presentazioni di oggi.- -Già, hai ragione.- concordò con me prima di passarmi Happy che si mise a volare al mio fianco –Comincio io.- si offrì Luce e io non ebbi niente da obiettare.
Si mise davanti a me e prese un profondo respiro.

-Io sono Lucy Layla Heartfilia, principessa e reggente al trono del regno di Magnolia.-

Rimasi a bocca aperta tanto che la mascella toccò il suolo.                                                
Una principessa?! Quella bambina scalmanata era una principessa?!                                   
Luce però non aveva ancora finito.
-Ti sono grata Natsu per avermi salvato la vita. Se fossi a palazzo ti darei di sicuro qualcosa di più ma sarei felice se accettassi questo come segno della mia amicizia.- mi porse lo stesso salviettone rossiccio che aveva usato prima –Sei bagnato e non vorrei che tornassi a casa tua con qualche malanno per colpa mia. Non è molto però…- -Va benissimo Luce, dopotutto è il pensiero che conta no?- le dissi prendendo il salviettone dalle sue mani sorridendoci a vicenda. Ora però toccava a me e sentivo il cuore martellarmi agitato nel petto. Comunque, presi anch’io un respiro profondo e sganciai la bomba.

-Io sono Natsu Dragneel, principe e reggente al trono del Clan dei Draghi di Fuoco.-
Toccò a Luce spalancare gli occhi e rimanere in silenzio. Quando si riprese mi disse –Avevo immaginato che avessi un ceto sociale alto ma l’idea di principe dei draghi di fuoco… mi sembrava troppo assurda.- ammise sinceramente e io sospirai sollevato. Avevo temuto che si sarebbe spaventata ma così non era stato.
Le sorrisi –Luce, tu hai già il marchio come segno della mia amicizia però ti posso promettere questo. Non importa cosa succeda, sei una mia nakama speciale e io ti proteggerò sempre.- davanti alla sua espressione commossa la rassicurai alzando il pollice –Ho già di mio un udito molto fine in più con il marchio posso sapere dove ti trovi. Quindi non esitare a chiamarmi quando ti servirà una mano, il drago arriverà in men che non si dica dalla sua principessa.- gli occhi di Luce erano lucidi –Davvero?- -Davvero!- in un attimo me la ritrovai addosso, che mi abbracciava con forza.

-Grazie mille Natsu.- mi sussurrò con il volto contro il mio petto.                                         
–Grazie anche a te, Luce.- le risposi ricambiando la stretta.                                                   
–Ehi, ci sono anch’io!- protestò vivamente Happy facendosi strada a forza per entrare nell’abbraccio –Sicuro, grazie mille anche a te Happy per avermi salvata l’altra volta. Ti prometto che domani potrai avere non uno, ma tre pesci freschi appena pescati come premio contento?- -Aye! Natsu, dovresti essere più gentile come Lucy!- mi rimproverò Happy e tutti e tre scoppiammo a ridere.                                
Poi dovetti salutare Luce che correva fra gli alberi fino a scomparire in un portale che l’avrebbe riportata a casa.
Infine, mi avvolsi nel salviettone donatomi da Luce e, inspirando il suo profumo, iniziai a volare verso casa, impaziente di vedere la faccia che avrebbe fatto mio padre quando gli avrei detto che finalmente avevo imparato a volare.
                        ***

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Capitolo 10
*** Scuse finalmente! ***


Capitolo 10- Scuse finalmente!
 
[Lucy]
Attraversai il portale di corsa non prima di aver salutato Natsu e Happy.                             
La pioggia era arrivata a Magnolia ma era più lieve di quella che c’era nella foresta. Mentre alzavo gli occhi al cielo, ripensai a quella sensazione di calore avuto quando Natsu mi aveva presa durante la caduta. Era come se fosse stato addestrato a sopportare vampate di calore fin troppo alte per dei comuni mortali; non che il suo corpo scottasse, solo trasmetteva un confortante calore che ti faceva dimenticare il freddo portato dalla pioggia.
Beh, dopotutto proveniva dal Clan dei Draghi di Fuoco, doveva essere abituato a ignorare il freddo. Aveva indosso solamente un gilè nero aperto davanti e senza maniche, dei pantaloni leggeri bianchi che si stringevano poco sotto il ginocchio con un nastro dal colore uguale al gilè e dei sandali dello stesso colore. L’unica cosa che stonava era la sciarpa a scaglie di drago bianche che portava al collo.                    
Come minimo se lo avessi portato sul Monte Haboke non avrebbe battuto ciglio con un abbigliamento del genere!

Posai lo sguardo sul mio polso e con le dita della mano sinistra accarezzai il marchio che avevo impresso. Non era niente di complicato, c’erano solo delle fiammelle nere e rossastre che lo circondavano mentre all’interno però c’era come il simbolo del Clan; una fenice infuocata che risorgeva in tutta la sua maestosità dalle ceneri. Sorrisi senza accorgermene pensando a quando avevamo ballato sotto la pioggia: adesso che ci pensavo avrei potuto anche usare la bolla di Aquarius per non bagnarmi ma in quel momento il pensiero mi era passato di mente.
Mi ero sentita bene come non mai nella mia vita, non credevo di poter ridere e sorridere e divertirmi così tanto con dei perfetti sconosciuti dato che avevo passato sempre del tempo con i miei Spiriti Stellari e con i miei amici…

A quel pensiero mi rabbuiai, ma solo per un istante. Avevo già deciso cosa avrei fatto in tal merito, l’unica cosa che mi serviva era solo una scusa per incontrarli. Ormai si tenevano a distanza, Mira entrava in camera solo quando io o ero in bagno o sparivo e, nonostante volessi andare dritta da loro, il mio orgoglio me lo impediva. E non potevo nemmeno andare nel nostro covo segreto dicendo “Voglio che mi chiediate scusa.” anche perché mi ero ripromessa di usare quel tono solo per le occasioni di emergenza. Era chiaro che non l’avrei potuto evitare per tutta la vita ma per adesso non mi dispiaceva limitare i casi in cui avrei dovuto usarlo.

La pioggia aumentò per poi ritornare come prima anche se un lampo illuminò il cielo subito seguito da un fragoroso tuono producendo un fulmine che saettò fra le nubi.
Il mio pensiero tornava ancora a prima, quando io, Natsu ed Happy ballavamo su quel ramo sotto quel temporale e a tutto quello che successe seguentemente.                      Avevo immaginato i draghi come creature enormi ma sagge, con un carattere distaccato e calmo… ridacchiai divertita al pensiero che dopo aver avuto a che fare con Natsu la mia visione della loro natura sia stata sfasciata completamente. Però qualcosa mi bloccò.
Qualcosa d’importante.
Io non avevo ancora visto un vero drago. Natsu era quello che gli si avvicinava di più ma non ne aveva assunto completamente le sembianze. Era come… un mezzo drago, qualcosa che era sia umano sia drago.                                                                       
“Ma allora cos’è veramente Natsu?” mi domandai promettendomi di chiederglielo domani.

Un nitrito mi riportò alla realtà seguito da qualcosa di nero che mi si fiondò addosso come una furia –Blackjack!- esclamai facendo attenzione a non scivolare indietro. Il piccolo pegaso nitrì ancora come se fosse arrabbiato con me prima che Zeus trotterellò verso di me. Deglutii terrorizzata quando mi puntò quel suo sguardo temporalesco su di me -M-Mi sono addormentata…- mentii spudoratamente facendo un passo indietro mentre anche Nyx mi fulminò con un’occhiataccia. Abbassai il capo immaginando quanto fossero stati in pensiero per me vedendo che non tornavo.
-Mi dispiace…- sussurrai realmente dispiaciuta prima di essere coperta con l’ala di Zeus che mi fece un cenno verso le scale che portavano al castello. Nyx strofinò il suo naso sulla mia guancia e Blackjack mi diede una leccata sulla mano prima di seguire la madre verso la loro grotta. Feci il percorso di ritorno con Zeus che mi lasciò davanti alle mura: mi tirò la coda con forza e io compresi che quella fosse la mia punizione. Premetti il tassello giusto e il passaggio segreto si aprì; prima di entrare il pegaso mi sbuffò contro e io lo abbracciai salutandolo; poi entrai.
Per scaldarmi usai il Bagliore di Regulus che illuminò tutto il tunnel e mi donò calore anche se i miei vestiti si asciugavano con lentezza. “La prossima volta che esco dovrò portarmi dietro un mantello.” Mi dissi prima di ritrovarmi dentro i giardini del castello. Controllai che non ci fosse nessuno e feci per correre nel passaggio sopra le stalle dei pegasi quando mi accorsi che non avevo nessuna voglia di tornare dentro il palazzo.

Nonostante il temporale stava aumentando anche qui al centro del regno, mi arrampicai sul ciliegio più alto, che troneggiava su tutti gli altri, su un ramo molto robusto dove mi appoggiai al tronco.                                                                             
Era un ciliegio molto speciale per me e molto particolare in sé: i suoi fiori non erano rosa ma bensì un misto fra l’azzurro e il blu ed erano molto profumati. E per il fatto che fosse speciale per me… era legato al fatto di quella sua particolarità.                                
Sì, io ero una principessa ma non avevo scelto lo stesso stile di vita delle eredi precedenti.
Il mio ruolo era fondamentale per il sostentamento del regno di Magnolia e non avrei rinnegato il trono una volta giunta la maggiore età.                                             
Però… io non sarei rimasta placidamente nel castello senza sperimentare alcun divertimento o senza legare con nessuno. Mi sarei mossa, avrei fatto impazzire la servitù, avrei giocato fino a sera ma avrei anche studiato e imparato le regole dell’etichetta… cosa che attualmente stavo facendo.
Quel ciliegio mi era sempre piaciuto perché rispecchiava la mia diversità da tutti i miei predecessori.

“Un drago… ho fatto amicizia con un drago.” Ridacchiai aprendo gli occhi e puntandoli in cielo verso quelle nuvole grigiastre e cariche di pioggia. Era inutile, nonostante cercassi di concentrarmi su qualcosa il mio pensiero continuava a virare verso il marchio sul mio polso. Un colpo di vento improvviso fece staccare alcuni boccioli che cominciarono a danzare in aria, intorno a me.                                                   

Li osservai meravigliata sorridendo ogni volta che mi accarezzavano le guance o il naso e ridendo ogni qualvolta che si spostavano solamente sfiorandoli con le dita.
Saranno passati pochi minuti quando percepii che qualcuno mi stava fissando con insistenza. I miei occhi si posarono all’ingresso del giardino e in un attimo impallidii; Mirajane e Laxus mi stavano guardando immobili. Come se l’incanto fosse stato spezzato, i petali di ciliegio caddero al suolo; inorridendo mi accorsi che intorno a me c’era ancora un leggero alone dorato provocato dal Bagliore di Regulus che era ancora attivo. Lo tolsi immediatamente mentre mi alzavo in piedi per scendere; forse fu quel mio gesto che li fece tornare in sé visto che Mirajane corse verso il ciliegio dicendomi di stare tranquilla che sarebbero venuti a prendermi.
Non sapevo perché ma questo suo atteggiamento ultraprotettivo mi scocciò; senza ascoltare i suoi avvertimenti mi calai giù dall’albero con agilità e saltai a terra dal ramo più basso, proprio davanti a loro.                                                                                          

La pioggia stava diventando sempre più intensa creando pozzanghere qua e là e il vento spirava sempre più gelido; nessuno sano di mente sarebbe rimasto fuori di casa in quelle condizioni, ma io non volevo ancora rientrare nel castello perché sapevo che sarebbe scomparsa. Sentivo che quella ventata di libertà che Natsu mi aveva lasciato intravedere sarebbe scomparsa appena avrei varcato il portone del mio palazzo.
“No, non voglio…” vacillai vedendo ormai la mia casa come un luogo di oppressione, dove ero legata con delle invisibili catene d’oro che mi relegavano a un destino che non volevo per davvero. Regole su regole, riunioni a cui presenziare, volti sconosciuti che ti sorridevano fintamente, balli di gala da danzare con una persona estranea, pretendenti visti raramente… era una vita agiata e con poche preoccupazioni, questo sì, però io non volevo questo, non volevo essere costretta a passare la mia vita passivamente dietro quattro mura.
“Io voglio essere libera come Natsu! Io voglio…” se non l’avessi vista, credo che quei folli pensieri mi avrebbero indotta ad abbandonare il castello e cercare rifugio nel bosco, chiedendo a Natsu di portarmi con lui.

Chissà se le cose sarebbero migliorate… o se avrebbero portato ancora più caos nel mondo.

In quel momento una farfalla dalle ali verdi entrò nel mio campo visivo catturando completamente la mia attenzione. Volteggiava in aria con tranquillità senza badare alle forti gocce di pioggia che le cadevano pesanti su quelle delicate ali del colore… del colore degli occhi di Natsu. Questo accostamento mi riscosse in tempo per notare che la farfalla stava facendo dei giri su sé stessa come invitandomi a seguirla. Quando la raggiunsi, mi volò intorno sbattendomi le ali sugli occhi e solleticandomi il naso prima di svolazzare verso l’entrata del giardino, fermandosi a metà strada per aspettarmi. Ridacchiai leggermente e la seguii, ignorando di inzupparmi i piedi scalzi con l’acqua fredda delle pozzanghere.
Giocava con me, girandomi attorno, posandosi sul mio naso e solleticandomi le guance, e mi portò davanti al portone del mio castello; sbatté le ali sui miei occhi come saluto e poi se ne volò via. Per un attimo rimasi confusa da quel suo comportamento ma infine compresi che pure lei, come me, aveva degli altri compiti da svolgere. Anche Natsu era un principe, non potevo credere che non esistessero regole nel suo Clan e che passasse tutto il suo tempo a farsi gli affari suoi. Mi uscì uno sbuffo divertito immaginandolo volare a destra e a sinistra facendo vedere le sue nuove ali a tutta la sua corte.

-Forza, entriamo.- dissi più a me stessa che a Laxus e Mirajane che di sicuro mi stavano guardando attoniti per questo mio strano comportamento. Entrammo nel grande atrio di marmo bianco illuminato dai candelabri dorati che pendevano dal soffitto decorato da tanti ghirigori di colori caldi e io mi diressi verso la scalinata camminando sul freddo pavimento come se niente fosse. Avrei congedato la mia tata e la mia guardia del corpo per imboccare uno dei passaggi del prossimo corridoio ma non ebbi il tempo di farlo: un folto gruppo di persone uscì da una delle tante porte usate dalla servitù chiamando a gran voce Mira e Laxus.

Si gelarono sul posto appena mi videro e su di noi scese un silenzio alquanto imbarazzante e teso: non osavano guardarmi negli occhi e per questo mi sentii male. Non ero un’estranea, mi conoscevano da anni e dovrebbero sapere che io non mi azzarderei mai a dare ordini a destra e a manca contro la loro volontà.                               
“A quanto pare mi sbagliavo…” a questo pensiero strinsi con forza il pugno che non portava la mia sacca fino a farmi sbiancare le nocche. Avevo tutte le intenzioni del mondo di gridar loro che potevano andare a cagare e correre via quando sentii dei passi riecheggiare giù per le scale –Dove sei stata fino ad adesso Lucy?- in quel momento se non mi fossi controllata mi sarei lasciata sfuggire qualcosa di veramente poco fine dalla mia bocca.

Mio zio mi stava guardando severamente e io seppi che dovevo trovarmi in fretta una scusa che reggesse. Chinai colpevole il capo –Ero fuori in giardino zio.- -Con un tempo come questo? Vuoi ammalarti Lucy?- sbottò lui arrabbiato –Non volevo questo zio. Oggi pomeriggio volevo uscire e così ho fatto una passeggiata per il giardino solo che mi è venuto sonno e mi sono addormentata. Mi sono svegliata poco fa.- mentii usando il mio tono più dispiaciuto –Mira e Laxus mi hanno già sgridata per essere uscita senza avvisare nessuno e per aver saltato la cena. Per punizione non mangerò più i dolci preparati dai cuochi per una settimana e che stasera me ne starò chiusa in camera mia senza cena. Sono davvero dispiaciuta di ciò che è successo, non accadrà più.- mi scusai infine facendo un inchino.

Mio zio si rilassò di un poco ma il suo sguardo rimase immutato –Sono felice di vedere che tu capisca la gravità della tua azione- “Gravità della tua azione?” mi chiesi sorpresa nella mia mente “Ho solo saltato la cena, mica ucciso qualcuno!” –e mi ritengo soddisfatto nel vedere che Laxus e Mirajane agiscano severamente quando disubbidisci alle regole. Almeno loro si ricordano che, nonostante tu sia l’erede al trono, non sei come tutte le altre.                                                                              
Non puoi permetterti di comportarti come una ragazza di campagna, certe libertà non puoi averle. Comprendi che mi preoccupo per te, vero Lucy?- mi domandò lui con uno sguardo compassionevole negli occhi che celava una sorta di sadico piacere.
Irrigidii tutto il corpo a quelle parole, sentii gli occhi pizzicarmi e mi morsi l’interno guancia: non avrei permesso che mi vedesse in un momento di debolezza.        

Mantenni la testa alta e non scostai lo sguardo da quello di mio zio –Comprendo perfettamente zio. Ora, se vuoi scusarmi, faccio ritorno nelle mie stanze.- sibilai gelidamente e senza aspettare il suo consenso presi a salire le scale. Quando gli passai accanto e lo superai, digrignai i denti e affrettai il passo.
Più distanza mettevo tra me e quelle persone senza cuore, meglio sarei stata.
 
***
 
La principessa sbatté malamente la porta della sua camera e come una furia lanciò la borsa sul suo letto –Basta, non ne posso più di tutte queste schifose regole del cavolo! Giuro che da domani mi comporterò da principessa viziata ricordando a tutti che se non esaudiscono un mio desiderio gli farò tagliare di netto la testa!- sbottò sbattendo il cassetto della sua scrivania dove aveva posto la mappa e buttando a terra gli abiti bagnati prima di prendere a camminare avanti e indietro.

-Comprendo tutto, ma adesso mi sono rotta! Se voglio uscire da queste mura, uscirò da queste mura e non sarà di certo lui a fermarmi! Altro che ‘gravità della tua azione’- ripeté usando la voce dello zio –gliela faccio vedere io cos’è qualcosa di grave e quel qualcosa gli arriverà dritto in faccia!- disse alzando le braccia al cielo per la rabbia –E ha avuto anche la sfacciataggine di dirmi che non posso prendermi certe libertà dandomi della ragazza di campagna!- enfatizzò stringendo il pugno destro fino a farlo sbiancare mentre una vena le pulsava sulla tempia –Le libertà che mi voglio prendere non sono di tua competenza vecchio decrepito ed essere una ragazza di campagna, in confronto a questa schifosa vita di corte, con persone che credevo essere mie amiche ma che non mi comprendono e un parente di cui non mi fido per niente, non mi dispiacerebbe affatto!- ululò fumando d’ira verso la porta prima di dare un calcio all’armadio borbottando –Andatevene tutti a quel paese, schifosi voltagabbana del cavolo!-

Si sedette sul letto a gambe e braccia incrociate –Ma come si permettono? Prima siamo amici per la pelle, poi deridono le mie chiavi e adesso hanno la faccia tosta di non osare guardarmi in faccia e di temere per una mia vendetta quando dovrebbero sapere benissimo che io non sono quel tipo di persona?- si chiese tra sé e sé –Ecco perché non voglio vederli e la colpa è solo mia per averci creduto per tutti questi anni. Che stupida aver anche preso minimamente in considerazione l’idea che nonostante fossimo di due ceti sociali differenti avessimo potuto essere amici.- si rimproverò irritata prima di porre lo sguardo fuori dalla finestra –Due mesi sono passati e le loro scuse non si sono ancora viste… credo che sia ora di smetterla di illudermi.- disse curvando le spalle per poi allungarsi verso uno dei due bauli ai piedi del letto per cercare qualcosa da mangiare nelle sue scorte di dolci quando sentì bussare alla porta.

Dato il suo umore nero, non ebbe nessuno problema a sbraitare –Chiunque ci sia lì fuori, non importa se sei mio zio o chissà quale altra persona sulla faccia di Earthland oppure un Dio sceso in terra, vattene subito da qui perché non sono dell’umore adatto e non so come potrei reagire se non te ne vai in questo preciso istante!- per un momento credette che gli scocciatori se ne fossero andati ma si sbagliava dato che tornarono a bussare –Chi diavolo è adesso?!- urlò al limite dell’umana sopportazione. Sarebbe esplosa se non avesse udito la risposta –Sono io.- sbarrò gli occhi al riconoscere la voce di Mirajane ma si riprese abbastanza in fretta –Vai via di qui, non voglio vedere nessuno.- disse la principessa con un tono di voce con ammetteva repliche –Posso entrare? Vorrei parlare con te.- la rabbia di Lucy tornò a scorrerle nelle vene –Beh, io non voglio parlare con te quindi lasciami da sola.- ribatté aspra la bambina dando le spalle alla porta –Per favore Lucy, è una cosa importante che vogliamo che tu…- -Basta, non voglio ascoltarvi!- sbottò infuriata –Avete un bel coraggio a farvi avanti dopo due mesi in cui mi evitate! Cosa credete, che io sia stupida? Non importa quanto io cerchi di andare d’accordo con voi, non conta quanto io m’impegni a essere gentile e disponibile, avete paura di me perché sono la principessa!- -Noi non…- -Piantala di mentire, ho visto come mi avete guardato al mare dopo che mi ero ripresa le mie chiavi e come mi avete fissato prima! E dire che ho fatto tanto per voi, che ho rinunciato alla mia felicità per farvi rimanere qui al castello, seguendo tutte quelle stupide e inutili regole del galateo!- la smentì subito alzando ancora la voce.

-Smettetela di illudermi, ne ho piene le scatole di dover sempre tenere in conto i vostri sentimenti lasciando da parte i miei! Sono stufa di non essere presa sul serio da persone che si definiscono miei amici che non si fidano di me e che mi trattano ancora come se fossi una bambina! Sono stanca di porgere le mie scuse sempre per prima e di aspettarle quando tocca a voi scusarvi con me! Mi sono rotta di sentirmi dire come dovrei o non dovrei essere, venire offerta come tributo per qualcuno di quegli inutili principi solo perché lo dice uno stupido pezzo di carta ammuffito e vedere i miei sogni e desideri essere infranti solo perché appartengo alla famiglia reale!                                                                                                                                               
Io non sono nata per fare i vostri comodi!                                                                    
Anch’io ho cose che voglio fare e posti da visitare senza essere sempre guardata a distanza!                                                                                                                                  
Anch’io sono libera e non starò seduta solo perché un vecchio stupido me lo ordina, io voglio vivere la mia vita facendo le cose che voglio fare e andare dove voglio senza qualcuno che mi soffochi!                                                                                     
Principessa o no, non permetterò a nessuno di intralciare i miei sogni o di allontanarmi dai miei amici, dovessi andare contro mio zio per riuscirci!                          
E non permetterò che persone come voi mi buttino sempre giù di morale, fingendosi mie alleate quando in realtà l’unica cosa che vogliono siano dei privilegi una volta che io salirò al trono!                                                                                                       
Trovatevi un altro passatempo e dite a mio zio di restare fuori dai miei affari perché avete finito di scherzare con la sottoscritta!                                                                                      
L’assenza di mamma e papà non vi da il permesso di decidere per la mia vita quindi andate via, uscite da essa! Fate finta che tutti questi anni passati insieme siano solamente stati lo stupido sogno di una bambina abbandonata dai propri genitori come se niente fosse che li ricorda però con amore attraverso le chiavi che le hanno lasciato come promessa e che è cresciuta grazie alle amorevoli cure di Zeus e Nyx, ai giochi con Sting e Rouge e agli insegnamenti di stelle che hanno sempre vegliato su di lei!
-

Ecco, tutto quello che pensava era uscito dalla sua bocca mentre era ancora girata di spalle. Aveva il fiatone e le bruciavano gli occhi ma in un certo senso si sentiva più leggera. Erano anni che non si sfogava così liberamente e tutto il peso dei silenzi che aveva avuto sulle spalle svanì di colpo. La sfuriata, nonostante ne avesse un pochino perso il controllo, le aveva fatto bene e si sentiva più tranquilla. In quel momento avrebbe potuto percorrere di corsa tutta Magnolia con l’energia che le scorreva in corpo: era euforica e sentiva il bisogno di scaricare tutta quella forza che le stava percorrendo il corpo altrimenti non sarebbe riuscita a chiudere occhio.

-Posso parlare ora?- la voce di Mira le raggiunse le orecchie molto tempo dopo ricordandole che dietro a quella porta c’era lei e (molto probabilmente) gli altri. Essendosi calmata in parte grazie a quello sfogo, tirò un sospiro rassegnato sapendo che l’albina non si sarebbe smossa da lì neanche se fosse cascato il mondo perciò le accordò il permesso di parlare sempre tenendo un tono freddo e distaccato, ancora dubbiosa delle sue intenzioni –Parla pure.- -Perché non ce lo hai detto prima come ti sentivi?- domandò dopo qualche attimo di silenzio. Lucy fece un verso di scherno –Certo come no, e voi mi avreste ascoltato come avete fatto due mesi fa quando mi ero arrabbiata perché quello stupido principe aveva insultato Laxus. Per favore Mira, se sei qui solo per cercare di trovare una scappatoia alle mie affermazioni ti consiglio vivamente di rinunciare perché tanto non troverai nulla che ti possa essere utile. Sono stanca, è stata una lunga giornata e ora vorrei andarmene a dormire quindi gradirei che voi…- -Perché hai detto che hai rinunciato alla tua felicità per farci rimanere al castello?-

A questa domanda la bambina s’irrigidì ma si riprese in fretta, passandosi rassegnata una mano sugli occhi “Allora il caro zio non si fida così tanto di Laxus. Questa mi giunge nuova ma a pensarci bene è in un qualche modo sensato. Laxus avrebbe contestato gli ordini di mio zio o me lo sarebbe venuto a dire subito dopo oppure l’avrebbe rivelato a Mira e agli altri che mi sarebbero stati ancora più addosso finché io non lo avrei scoperto da sola.” Ragionò la piccola socchiudendo gli occhi per contenere l’ira appena un’idea si fece strada nella sua mente “Non so come diamine ha fatto ma credo che quando ero nei corridoi anni fa, lui sapesse che ero nascosta e che abbia detto di proposito quelle cose.” Un verso stizzito le uscì dalla gola comprendendo che il suo istinto le aveva già fornito una risposta, seppur incompleta.

-Lucy?- la voce di Mira la fece tornare alla realtà e così si decise, dopo ancora alcuni attimi di esitazione, cosa doveva dire –Mio zio ha minacciato di farvi andare via dal castello se io non mi fossi comportata come una degna principessa.- semplificò la principessa e, prima che gli altri potessero anche solo fiatare, continuò esasperata e rassegnata –L’ho sentito per sbaglio e mi sono spaventata perché non volevo che ve ne andaste. Perciò mi obbligai a interpretare ogni giorno la parte della principessa moderata imparando le regole dell’etichetta. A volte volevo mandare all’aria tutto e tornare quella di prima ma mi ripetevo che non avrei mai anteposto la mia felicità alla vostra sicurezza così ho continuato a nascondermi dietro la maschera della regale principessa di Magnolia.- un sorrisetto le affiorò sulle labbra –Avevo dimenticato come ci si sentiva quando mi comportavo da piccola peste anche se tornavo me stessa quando giocavamo insieme o mi portavate a vedere qualcosa fuori da Magnolia. Mi sono detta ‘Ehi, finchè continuerò a comportarmi bene, lo zio non annullerà le nostre gite e non cambierà nulla. Tutto resterà esattamente com’è. Posso farcela.’ E così sono andata avanti fino ad adesso. Non vi ho detto nulla perché non volevo farvi preoccupare, soprattutto dopo che abbiamo litigato, e nonostante ce l’abbia un po’ con voi non darei mai l’opportunità a mio zio di farvi andare via, dovessi inventarmi chissà quali scuse per coprirvi.- chiuse gli occhi –Siete la mia famiglia, non potrei mai arrivare a odiarvi. Se doveste andare via anche voi come hanno fatto mamma e papà, credo che vi seguirei anche se sono debole e piccola. Avrei troppa paura di essere lasciata di nuovo sola al mondo per…- non riuscì nemmeno a finire la frase che la porta si spalancò di botto.

Aveva già iniziato a girare la testa per vedere cosa stava succedendo che due braccia esili e pallide la abbracciarono con foga. Il suo campo visivo fu invaso da lunghi capelli bianchi e il suo olfatto colse un profumo familiare alla vaniglia. Si era irrigidita però sentendo il suo nome venire pronunciato mentre l’albina stava piangendo e avvertendo che altre persone la stavano stringendo, si sciolse completamente. Non aveva capito di stare già piangendo ma gli occhi tornarono a bruciarle mentre si nascondeva nell’abbraccio della ragazza.                        
Mirajane la stringeva a sé con forza e versava copiosamente lacrime cristalline, sussurrando scuse su scuse all’orecchio della bambina promettendole che non sarebbe mai rimasta sola. Insieme a lei piangevano anche le altre bambine (ed Elfman) mentre i maschi si limitavano solo a darle della stupida per aver anche solo pensato che l’avrebbero abbandonata. Laxus invece si limitò solo ad accoglierla tra le braccia con un’espressione amorevole in viso dicendole che per niente al mondo avrebbe lasciato la sua sorellina.

Lucy venne abbracciata da tutti e da tutti ricevette delle scuse più che sentite. Le spiegarono anche il perché della loro reazione al mare e di poco prima: avevano solamente temuto di essere andati troppo oltre e di averla ferita in modo da farsi odiare da lei. Non erano stati spaventati dal suo ruolo, ma avevano avuto il timore che la loro amicizia fosse rimasta danneggiata seriamente. Le domandarono scusa perfino di aver insultato le sue chiavi e Lucy fu felice di sentire che erano più che sinceri. Da sopra la spalla di Mirajane che la stava cullando fra le sue braccia, intravide la costellazione del Leone brillare placidamente e un sorriso felice le si formò sulle labbra.                                                                                                         
La sua famiglia era di nuovo unita.
 

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Capitolo 11
*** La calma prima della tempesta ***


11 –La calma prima della tempesta.
 
Quella mattina Lucy si svegliò accaldata. Non capiva come potesse avere così caldo ma, dopo essersi stropicciata gli occhi, si accorse che sentiva un peso sopra la sua pancia. Lentamente si girò a pancia in su e, alzando di poco la testa, vide che sopra il suo stomaco c’erano due braccia. Completamente sveglia guardò a destra e a sinistra trovandosi Mirajane e Laxus profondamente addormentati così come tutti i suoi amici.
Le ci volle qualche secondo per ricordarsi della sera prima e un sorriso felice le solcò le labbra, sollevata di aver fatto finalmente pace con loro: sapere che i suoi amici resteranno al suo fianco la faceva sentire sicura e non avrebbe permesso a niente di rompere il loro legame. Lo sguardo però le cadde sul suo polso dove c’era il marchio nero e rosso che le aveva impresso Natsu solamente il giorno prima e le venne in mente, rivedendo i pensieri che le erano passati per la testa, che sapeva poco e niente sui draghi se non quelle due cose che le aveva confidato il bambino spiegandole di quel bizzarro simbolo di amicizia.

Un pensiero improvviso le sfrecciò nella mente frantumando la gioia che l’aveva risvegliata. Facendo il più piano possibile, sgusciò fuori dalle coperte e, stando attenta a non fare rumore, aprì e richiuse le ante del suo armadio e del passaggio che si trovava in esso. Percorse i bui corridoi di corsa diretta verso la biblioteca -Dovrà pur esserci qualcosa…- borbottò la bambina mentre frugava di corsia in corsia, di scaffale in scaffale alla ricerca di qualcosa con evidente affanno. La biblioteca di Magnolia era una delle più grandi esistenti nel continente e al suo interno ci si poteva trovare tutto su ogni disciplina, sport, religione o cultura presente nel mondo. Tutti i reparti erano di dimensioni notevoli e uno dei più grandi era quello sulla mitologia: sirene, fate, folletti, giganti, chimere, orchi, grifoni, fenici… c’era tutto quello che si voleva sapere su ogni creature –buona o cattiva che fosse- catalogato ordinatamente in ordine alfabetico dalla A alla Z in ogni lingua possibile, dialetti compresi.
Sorpassò le prime tre sezioni e si diresse decisa verso quella targata con la D trascinandosi dietro la scala. Salì su di essa e cominciò a ispezionare tutti gli scaffali, passando di libro in libro per trovare quelli sui draghi. Dopo aver passato le dracene e qualche altro animale, esultò quando vide la scritta ‘Draghi’ su dei volumi anche se aveva cantato vittoria troppo presto. Infatti, quando cercò di prendere il primo che le si era presentato davanti, si scontrò contro qualcosa e tutti i libri di quello scaffale caddero all’indietro alzando una nuvola di polvere. Lucy sgranò gli occhi prima di mordersi la lingua per non dire qualcosa di poco raffinato: ciò che aveva davanti era solo un cartonato che riproduceva fedelmente i libri che una volta erano stati su quegli scaffali.
Si stava giusto chiedendo se non fosse stato suo zio a farli sparire quando udì la voce di Mira che la chiamava. Allarmata, rimise a posto il cartonato, spinse via la scala e corse all’inizio della corsia stampandosi in faccia un’espressione assorta proprio quando Juvia la trovò. Una volta che apparirono tutti, la sua tata volle ovviamente sapere cosa ci faceva in biblioteca –Stavo andando a prendere un libro sui grifoni però mentre passavo mi sono accorta che non mi avete mai raccontato o letto nulla sui draghi e così volevo vedere se riuscivo a trovare un libro che ne parlasse.- rispose nel tono più innocente possibile. Quella poteva essere una buona occasione per capire come mai quando era piccola tutti parlassero male dei draghi, perché i suoi amici avevano guardato con odio Sting e Rouge e come mai Mirajane e Laxus temessero che potessero rapirla.
Appena aveva pronunciato la parola drago, tutti si erano irrigiditi e, se possibile, la sua tata era diventata più pallida del solito. Lucy finse di non accorgersene ma scorse i pugni chiusi di Laxus essere percorsi da silenziose scariche elettriche: non riusciva a vederli tutti però notò che Gray aveva la mascella contratta mentre Erza aveva in volto un’espressione terrificante, come quando le rubavano o schiacciavano una fetta di cheesecake. Lucy chiese fingendosi confusa –Ho detto qualcosa di male?- -Scusa Lucy, sono solo rimasta… sorpresa dalla tua risposta.- le disse titubante Mirajane una volta ripresasi –Comunque, non credo che troverai nulla qui. I draghi ormai si sono tutti estinti e con loro i racconti che li riguardavano sono bruciati nell’incendio che distrusse il palazzo anni fa. A quanto ne parlavano gli anziani, non erano poi creature così interessanti come di solito si crede, non avevano nulla di speciale che li distinguesse dalle altre creature.- aggiunse la tata con un sorriso tirato che non convinse per niente Lucy.

Ormai era chiaro che le stesse mentendo e la cosa irritò non poco la giovane principessa. Non avrebbe mai dubitato della parola di Sting e Rouge, credeva fermamente che un drago li stesse addestrando. A che altro collegare il disgusto che la gente riservava per loro? Non erano principi illegittimi, non erano dei furfanti, non avevano fatto nessun colpo di Stato, erano solo dei bambini suoi coetanei che venivano additati come pericolosi solo perché era una creatura leggendaria ad addestrarli. Inoltre, aveva visto con i suoi occhi Natsu trasformarsi in un drago ed era certa che le avesse detto la verità sul suo clan e sul suo status sociale. Il marchio che ormai era impresso sul suo polso destro non era una sua immaginazione, quello era il simbolo dell’amicizia di un drago.
Era chiaro che le stessero nascondendo qualcosa e lei avrebbe scoperto che cosa, dovesse scappare tutte le notti da palazzo per cercare nelle altre biblioteche se anche Natsu non le avesse dato tutte le risposte che cercava.
Sebbene fosse irritata dal comportamento dei suoi amici poche ore dopo aver fatto pace, si dipinse in faccia un’espressione accondiscendente e si fece portare via dalla biblioteca. Fecero colazione tutti insieme nel salone dato che suo zio era assente e in seguito si diressero in giardino per fare una lunga passeggiata. Lucy evitava ogni domanda che le rivolgevano su dove fosse stata e cosa avesse fatto ogni giorno da quando avevano litigato. Nascose il fatto di essere una maga, che le sue chiavi fossero magiche, che si era allenata lontano dal castello e che, ovviamente, aveva fatto amicizia con un drago che le aveva salvato la vita e le aveva fatto dono di un marchio impresso sul suo polso che loro non potevano vedere. Semplicemente, minimizzò la cosa dicendo che era sempre stata in compagnia di Zeus e Nyx: sapeva che non avrebbero indagato oltre perché era risaputo che i momenti passati con i pegasi dei suoi genitori erano molto preziosi per lei e che non li avrebbe mai raccontati tranne quando avrebbe deciso di farlo.

Rigirò così le domande e venne a conoscenza non solo dei pettegolezzi e delle voci di paese ma anche i movimenti delle gilde e dei lavori che si stavano svolgendo a Crocus, la magnifica capitale del Regno di Fiore, per inaugurare uno grandissimo stadio -chiamato Domus Flau- in cui avrebbero dato il via a un torneo annuale per dimostrare quale gilda fosse la più forte. Sebbene il progetto sarebbe stato terminato nell’arco di cinque anni, la gente stava già discutendo quale tra le tante gilde costruite in tutto Fiore fosse la migliore. Lucy, però, non aveva dubbi su quale fosse la numero uno: certo, sapeva che ce n’erano anche altre forti e talentuose -come Lamia Scale, Mermaid Heel, Blue Pegasus, Quatro Cerberus- ma nessuna avrebbe mai potuto competere con la gilda di Magnolia.

Fairy Tail.

Oltre a favorire il settore immobiliare con costanti ordini di tavoli e sedie, erano una gilda allegra e movimentata, sempre a combinare guai durante le loro missioni. Davano non pochi grattacapi al Consiglio della Magia avente sede ad Era che era sempre incerto se sciogliere definitivamente la gilda perché, sebbene ne combinassero di tutti i colori, avevano dei maghi eccellenti e promettenti che un giorno avrebbero potuto dare un contributo importante alla società. In più, il Master Makarov Dreyar era uno dei Dieci Maghi Sacri, un gruppo di individui con poteri sbalorditivi, delle leggende, uomini rispettabili e contro cui quelli del Consiglio non vorrebbero scatenare uno scontro.
Lucy adorava il Master Makarov non solo perché Laxus era suo nipote ma anche perché lo considerava come un nonno. Quando aveva una giornata libera e suo zio era troppo impegnato per pensare a cosa lei stesse facendo, i Raijinshu l’accompagnavano a Fairy Tail dove le dava il bentornata il solito trambusto degli scontri tra i propri membri. Nemmeno aveva il tempo di sbattere le palpebre che i suoi amici erano già coinvolti in quelle lotte che mettevano a soqquadro la gilda fino a quando il Master non diceva di smetterla.
Lucy era intrigata dalla vita che si svolgeva alla gilda: ogni giorno era una nuova avventura in città o luoghi diversi, che fossero famosi o dispersi, per compiere missioni una dopo l’altra aiutando le persone in difficoltà. Aveva chiesto molte volte al Master se, una volta cresciuta, avesse potuto entrare a far parte di Fairy Tail ma, nonostante facesse finta di non vedere le espressioni stupite, preoccupate o esitanti dei membri, sviava sempre il discorso e così non le rispondeva mai. Lucy notava che c’erano delle volte in cui Mirajane e Laxus si avvicinavano al Master bisbigliando cose che lei non riusciva mai a sentire. Ciononostante, poteva ben immaginare che le parole che gli rivolgevano erano in qualche modo collegate al ruolo che avrebbe ricoperto una volta raggiunta la maggiore età.
Abbandonarono poi l’argomento per giocare a guardie e ladri dove Laxus, Erza, Mirajane e i Raijinshu avrebbero ricoperto il primo ruolo mentre tutti gli altri sarebbero dovuti scappare evitando di essere imprigionati. Durante i sessanta secondi di vantaggio prima che il gioco cominciasse, Lucy e i suoi compagni si sparpagliarono per tutto il giardino. La principessa aspettò che gli altri la superassero per arrampicarsi su una quercia vicino alla postazione delle guardie, nascondendosi fra le fronde. Appena quel minuto fu finito, iniziarono i primi scontri e Lucy non riuscì a trattenere un ghigno malizioso.

I giochi che proponevano non erano come quelli a cui giocavano i bambini comuni: per non farsi catturare, Gray, Lisanna e tutti gli altri potevano ricorrere alla magia. Fin da bambina era una dei primi –se non la prima- ad essere eliminata e non si era mai fatta tanti problemi. Aveva sempre temuto che se avesse chiesto aiuto a Loki-Leo o agli altri li avrebbe esposti a domande indiscrete e pressanti non solo dei suoi amici ma anche di suo zio che avrebbe potuto toglierle. Ora però, grazie al dono che aveva ricevuto dal Re degli Spiriti Stellari, si sentiva fiduciosa.
Mise mano alle sue chiavi quando vide Elfman correre nella sua direzione con l’adrenalina che le scorreva nelle vene –Ok minna, facciamogli vedere cosa significa lavoro di squadra! Capricorn!- esclamò la principessa mentre si lanciava giù dal ramo atterrando l’albino che non si aspettava di essere preso alle spalle. Tentò di prendere il suo assalitore ma Lucy era già sgusciata via e il povero ragazzo venne messo k.o da Capricorn che l’aveva colpito alla base della nuca. La principessa gli sorrise prima di correre verso il luogo in cui stavano avvenendo gli altri scontri. Qualcosa le sfrecciò contro da dietro dei cespugli e Taurus apparve velocemente davanti a lei distruggendo con un pugno un blocco di ghiaccio davvero grande: gli sussurrò un grazie mentre la voce di Gray si avvicinava sempre di più. Il corvino scostò i cespugli con un ghigno in volto, pronto a scoprire chi si celava lì dietro e che aveva distrutto il suo ghiaccio ma non trovò altro che un buco scavato nel terreno.

Lucy ridacchiò silenziosamente nel sentire le lamentele di Gray, nascosta dall’oscurità della galleria scavata prontamente da Virgo. Lo Spirito vestito da cameriera la guardava con la sua espressione impassibile –E’ l’ora della punizione, Hime?- la sua domanda rimbalzò sulle pareti con un rimbombo che difficilmente non si sarebbe sentito in superficie: infatti, Gray lo udì e gridò qualcosa a qualcuno. Per qualche attimo non successe nulla ma all’improvviso una grande quantità d’acqua cadde nella galleria. Lucy era pronta ad usare la sua bolla d’aria ma Aquarius apparve davanti a lei, risucchiando tutta l’acqua nella sua anfora mentre Virgo si era già messa all’opera per scavare una via d’uscita.
Stava osservando come Aquarius non facesse la minima piega per contrastare quel flusso d’acqua quando delle braccia la sollevarono da terra –We are! Pronta per una fantastica entrata a sorpresa?- le chiese Scorpio prendendola per mano –Si!- esclamò entusiasta la principessa. Ad un cenno dello Spirito, Aquarius sorrise malignamente e rispedì al mittente tutta l’acqua che aveva accumulato nella sua anfora. Ebbe solo un paio di secondi per immaginarsi la faccia stupita di Juvia prima che Scorpio gridasse –Sand Buster!- puntò il suo pungiglione verso il basso e in un attimo vennero sparati in aria, su per la galleria che Virgo aveva creato. Quando Lucy aprì gli occhi, si trovò sulle spalle di Scorpio nell’occhio di un ciclone di sabbia talmente fitto che li nascondeva alla vista delle persone. La principessa non riuscì a trattenere una risata euforica –E’ fantastico!- lo Spirito ghignò, soddisfatto di esser riuscito a stupire la principessa –Lucy!- lo sferzare del vento e della sabbia attutiva i rumori ma la bambina riconobbe la voce preoccupata di Mirajane. Sbiancò quando vide l’illuminarsi di una luce nerastra fuori dalla cortina del ciclone –Attento!- urlò allo Spirito che la lanciò verso l’alto prima di scomparire in una luce dorata.

Il raggio di Mirajane ruppe il velo di sabbia ma il ciclone si stava già afflosciando su sé stesso data la mancanza di Scorpio. Lucy raggiunse il punto massimo consentito dal lancio dello Spirito e si sarebbe trovata in caduta libera se non fosse stato per una soffice nuvola di lana rosa che fluttuava in balìa delle correnti aeree –Aries!- lo Spirito comparve al suo fianco appena udita la sua chiamata. Stava cercando di spiegare per l’ennesima volta ad Aries che non doveva scusarsi ogni volta che faceva qualcosa quando si udì un crepitio e l’aria si riempì dell’odore di ozono. Lucy fece cadere a pancia in giù Aries mentre i suoi occhi vagavano in quel diluvio color mattone: sperò con tutto il cuore che Laxus stesse mirando nella direzione sbagliata perché non avrebbe permesso che gli Spiriti le facessero da scudo incassando i suoi fulmini. Un luccichio attirò al sua attenzione ma troppo tardi si accorse che due saette stavano colpire la nuvola di lana di Aries. Le strinse la mano, pronta per balzare nel vuoto con lei per schivare l’attacco ma non ce ne fu alcun bisogno.
Proprio mentre stava per saltare, si sentì lo scampanellio di un campana e in un attimo Taurus riapparve davanti a lei impugnando la sua scure con cui rispedì al mittente le saette. Non era ancora finita però. Dirette sempre di lei sebbene dalla direzione opposta, fendevano l’aria quattro spade molto affilate: non ci voleva una grande intuizione per capire che appartenessero ad Erza. Taurus non avrebbe potuto pararle perché era troppo impegnato a bloccare gli attacchi di Fried, Bickslow ed Evergreen. Stava di nuovo contemplando l’idea di buttarsi giù trascinando con sé anche lo Spirito quando quattro frecce sibilarono nell’aria andando a deviare le spade che caddero nel vuoto –Siete fenomenali!- si complimentò Lucy osservando l’abilità di Taurus e Sagittarius nel neutralizzare gli attacchi dei suoi amici nonostante la sabbia stesse ancora vorticando nell’aria.

Fu allora che si accorse che c’era qualcosa di strano in quella tempesta di sabbia. In teoria, una volta che Scorpio fosse tornato nel Mondo degli Spiriti Stellari, sarebbe dovuta scomparire gradualmente nell’arco di un paio di minuti, esponendola infine agli occhi dei suoi compagni: eppure era ancora lì che girava quasi sospinta da un proprio. A quel pensiero si aprì in un sorriso divertito –Gemini.- disse fingendosi esasperata; solo loro avrebbero potuto un’illusione talmente ben fatta come quella. Infatti, quasi a volerle dare ragione, i due spiritelli le apparvero ai lati curiosi di sapere cosa ne pensava del loro nuovo trucco –Perfetto come sempre.- non c’era altro modo per descrivere la loro capacità illusionistica. Ecco perché Taurus e Sagittarius erano sembrati tanto tranquilli nel bloccare quei colpi: una volta che si capisce che lo scenario è solo un’illusione, si può guardare attraverso di essa senza problemi, tornando a vedere l’ambiente circostante. Sebbene fosse una delle loro illusioni però, non era un buon pretesto per restarsene con le mani in mano. I suoi amici non erano stupidi e non poteva dire quanto tempo ci avrebbero messo a capire che un ciclone di sabbia nei giardini reali era un evento che difficilmente sarebbe potuto accadere. Per allora avrebbe dovuto escogitare un piano per permetterle di nascondersi assieme ai suoi Spiriti… anche se un’idea ce l’aveva già in testa.
-Cancer!- chiamò la principessa e in un attimo lo Spirito accorse alla sua chiamata accompagnato dalle sue fidate forbici –Hai bisogno del mio aiuto, ebi?- -Devi modellare la lana di Aries affinchè risulti un pupazzo uguale a me.- gli spiegò e, dopo nemmeno novanta secondi, si ritrovò davanti una bambola identica a lei –Gemini, dalle un po’ di colore.- una volta che fu colorata, Lucy la studiò con occhio critico anche se sapeva che quel fantoccio era perfetto. Un sorriso malizioso si aprì sul volto della principessa: quella sarebbe stata una buona occasione per fare un piccolo scherzetto ai suoi amici che, nonostante tutto, non sembravano intenzionati a parlarle dei draghi. “Solo questo, poi la smetterò.” Si disse la bambina prima di spiegare cosa avrebbero dovuto fare.
Intanto, qualche metro più in basso, la lotta era stata interrotta a causa di uno scopo comune: tutti avevano udito la voce di Lucy provenire dentro quel tornado di sabbia e ora stavano cercando di una via d’accesso per entrarvi senza rischiare di spezzarsi l’osso del collo. All’improvviso qualcosa sbucò fuori dalla sabbia e cominciò a dirigersi a grande velocità verso terra urlando spaventata –Lu-chan!- gridò impaurita Levy vedendo l’amica precipitare al suolo. In men che non si dica, Mirajane si era già trasformata e, insieme a Laxus, aveva preso al volo la piccola poco prima che toccasse terra.

–Lucy!- esclamò preoccupato il mago del fulmine mentre l’albina la stringesse a sé –E’ tutto ok piccola mia, ci sono io qui con te.- le sussurrò sollevata che non fosse ferita. Ad un tratto la principessa prese a tremare come se fosse in preda ad un attacco epilettico e Mirajane, preoccupata, la guardò in faccia, sbiancando –Siete stati fregati. Stavolta ho vinto io.- quelle furono le uniche parole che udirono prima che la piccola esplose in tanti colorati coriandoli. Il panico si impossessò dei due ragazzi che stavano per precipitarsi all’interno del ciclone ma proprio quest’ultimo iniziò a collassare su sé stesso. Sia coloro che erano in aria sia chi era rimasto a terra si riparò il volto con le mani, aspettando di essere investiti da quella montagna di arena rossa e di venire sballottati chissà dove ma niente di tutto ciò avvenne. Si udì una risata divertita e immediatamente alzarono tutti gli occhi al cielo, stupendosi di come non ci fosse nessuna traccia del tornado che poco fa stava imperversando furiosamente. Lucy gridò qualcosa e subito l’attenzione degli altri si focalizzò su di lei, pronti a salvarla nel caso stesse per precipitare o essere rapita. Non si sarebbero mai immaginati che la situazione fosse ben diversa da come la credevano.

Si sentì il suono di campanelli e undici figure si stagliavano contro la luce del Sole così da vanificare ogni tentativo di un riconoscimento; solo le ombre che erano proiettate a terra avrebbero potuto essere d’aiuto ma erano così strane che i ragazzi non riuscivano a capire cosa potessero essere. Quelle persone iniziarono a discendere e, mano a mano che una di esse scompariva in quelle che sembravano lucciole dorate, lanciarono a terra quelli che sembravano avvertimenti: frecce infuocate con dei messaggi che appena letti svanivano, turbini di sabbia e acqua, una scure, della lana rosa che sibilava come se fosse un serpente… cose strane, magie mai viste che, però, li tenevano all’erta.
A una quindici di metri dal suolo, ancora contro luce, era rimasta solo una figura, quella che, nella siluette, assomigliava di più a un essere umano tralasciando quei due triangoli che aveva in testa.
Qualcosa brillava sulla sua mano e, sebbene fosse uno sconosciuto e, per quanto li riguardava, un possibile nemico, sembrava che tenesse la mano di Lucy, quasi fosse il suo cavaliere, come se la volesse aiutare a scendere da cavallo. La figura spostò il suo sguardo verso il basso, dove erano riuniti gli amici della principessa protetti da Laxus e Mirajane in prima linea. Gli venne da ridere vedendoli così aggressivi e pronti a difendere la bambina da un fantomatico nemico quando non pochi giorni fa la ignoravano completamente. Ci sarebbe voluto molto tempo prima che riconquistassero la sua fiducia. Però, invece di scendere e dare un pugno al mago del fulmine che in primis avrebbe dovuto occuparsi della sua sicurezza, scelse di mettere in chiaro le cose –Se vengo ancora a conoscenza che Lucy ha pianto a causa vostra, non me ne starò buono come ho fatto in questi due mesi. Fatele del male e vi giuro su tutte le costellazioni che compongono il firmamento che non guarderò in faccia niente e nessuno che non ne uscirete illesi.- li avvertì minaccioso prima di fare un profondo baciamano e di ammiccare alla giovane principessa che gli sorrise sia esasperata che divertita sopra alla cavalcatura. Ma questo loro, ovviamente, non poterono vederlo.

Per un momento, inoltre, sembrò che la principessa fosse caduta e stesse precipitando. Laxus e Mirajane erano pronti per tornare in aria ma nella frazione di un battito di ciglia la bambina era ancora in sella al pegaso così che credettero che fosse stato solo un gioco di luce. Nessuno infatti si era accorto della terza persona la cui ombra era proiettata sulle mura del castello, una figura con delle ali e una coda che si stava dirigendo veloce verso una stanza nelle torri ad est. Lucy, invece, era atterrata illesa e serena sull’erbetta del giardino subito raggiunta dai propri amici –Lucy!- chiamò preoccupata la tata tornando normale e correndole in contro in capo al gruppo. Non poté avvicinarsi oltre perché Zeus s’impennò scalciando irritato –Ehi, buono!- gli disse Lucy tenendosi aggrappata alla sua lunga criniera grigia. Il pegaso girò la testa verso di lei e la principessa si ritenne fortuna ad essergli in groppa perché altrimenti le avrebbe potuto strappare i capelli, altro che tirarglieli per gioco. L’occhiata che le stava rivolgendo era facile da interpretare: gli doveva una spiegazione e gliela doveva dare subito. Peccato che lui non sarebbe cascato nel discorso delle traveggole suggestionate dalla luce del Sole quindi non le rimaneva che raccontare tutto e dargli una spiegazione più che logica della cosa. Eppure, per quanto odiasse nascondere qualcosa a Zeus, dentro di sé sentiva che quell’argomento era troppo… non lo sapeva neanche lei di cos’era troppo! Solo, non riusciva a parlarne, le parole non volevano uscire dalla sua bocca per quanto lei ci provasse. Così, dato che l’approccio diretto non funzionava, tentò almeno di allontanarsi dai suoi amici per affrontare quel discorso –Mi dispiace, non posso parlartene qui con loro, lo tratterebbero peggio di quanto facciano con Sting e Rouge. Se poi Loki-Leo e gli altri lo sapessero, non mi farebbero più uscire per incontrarlo sulle montagne e… woah!- esclamò presa alla sprovvista la bambina che si dovette aggrappare con tutte le sue forze alla criniera del pegaso che dopo un nitrito furioso si era alzato repentinamente in volo.
                                                                      
                                                                       ***
 
[Lucy]
Zeus stava sorvolando la parte est del castello facendo spericolate acrobazie in aria, scartando, frenando e accelerando a tale velocità che avevo chiuso gli occhi per la troppa paura di cadere –Basta! Smettila Zeus, così mi fai paura!- gli urlai impaurita stringendo ancora di più la criniera nonostante mi facessero malissimo le mani. “Che diamine gli sta succedendo?” Zeus non si era mai comportato in quel modo, non avrebbe mai fatto qualcosa per spaventarmi di proposito e nemmeno così tanto! Era come se si fosse dimenticato che ci fossi anch’io sulla sua schiena e si stesse sfogando in proposito a qualcosa. Serrai ancora di più gli occhi e sperai con tutto il cuore che Nyx notasse Zeus: a quel punto, era l’unica che potesse calmarlo. Se neanche lei ci fosse riuscita, allora avrei dovuto raccogliere quanto mi rimaneva di coraggio e saltare sulla sua groppa da cui avrei chiesto aiuto ai miei Spiriti Stellari. Non avrei permesso alle guardie di legarlo e sedarlo, non avrei permesso che mio zio lo vedesse così -Luce!- al suono di quella voce spalancai gli occhi e alzai il volto: Natsu si stava per lanciare in picchiata con Happy al seguito. Vedendolo arrivare, stranamente mi ero sentita sollevata e, per un attimo, avevo avuto la certezza che tutto si sarebbe risolto per il meglio. Era ovvio che avessi cantato vittoria troppo presto.

Zeus nitrì e io lo guardai attonita perché avevo riconosciuto quel suono breve e profondo. Spaventata sulle possibilità di quanto quell’ipotesi potesse rivelarsi corretta, cercai i suoi occhi e, una volta trovati, mi sentii inevitabilmente precipitare. I suoi occhi, che di solito erano di un vivace e brillate azzurro, erano spenti e vuoti, nulla era rimasto del suo carattere giocoso e saggio. S’era andato e al suo posto erano riaffiorati una rabbia e un rancore che non avevano mai smesso di tormentarlo in tutti quegli anni. Fu allora che compresi che ruolo avevo io in quel momento e, quando sentii il ruggito di Natsu le cui mani si erano incendiate, mi rimase ben poco tempo per avere paura –Natsu no!- gli gridai mentre mi raddrizzavo e tiravo la criniera di Zeus che gli stava andando incontro.
Natsu, avendomi per fortuna sentita, aprì di scatto le ali così da rallentare la caduta mentre Zeus nitriva infastidito sbilanciandosi all’indietro –Lucy!- -Luce!- urlarono i due spaventati -Non intromettetevi!- sbottai invece io che dondolavo nel vuoto aggrappata alla criniera del pegaso che ora si trovava a testa in giù –Non credere di poterti sbarazzare così facilmente di me.- lo avvertii dandogli uno strattone che apprezzò davvero poco. Cominciò allora ad andare a zigzag per togliermi di dosso e, quando vide che non funzionava, mi riportò sulla sua groppa con l’intento di disarcionarmi –Avvicinati… ancora una volta… Natsu e giuro… che ti strappo le ali!- lo minacciai vedendolo per l’ennesima volta pronto a intervenire. Sebbene la frase l’avessi detta a singhiozzo a causa di quei repentini cambi di posizione, il mio avvertimento fu efficace e Natsu si tenne a distanza. Era un problema della mia famiglia quello, non avrei permesso che qualcun altro di intromettesse e risolvesse la situazione al posto mio. Un altro nitrito però attirò la mia attenzione così, sempre reggendomi come meglio potevo ai fianchi di Zeus e alla sua criniera, alzai il viso verso il cielo dove vidi una macchia scura dirigersi velocemente nella nostra direzione –Nyx!- esclamai sollevata ma mi resi subito contro dell’errore commesso. Zeus si bloccò di colpo e invertì a sua corsa, puntando dritto su Nyx che non si era ancora accorta di com’era relamente la situazione –Come se te lo lasciassi fare!- strattonò ancora la sua criniera e si sbilanciò verso destra così da farlo ruotare su sé stesso e mancare la cavalla. Nyx nitrì con disapprovazione e io sentii lo stomaco precipitare fino a terra quando Zeus tentò di nuovo di andarle contro una, due, tre, parecchie altre volte. Io continuavo a strattonargli la criniera e ad agitarmi sulla sua groppa per impedirgli di colpirla ma non sarei potuta andare avanti per sempre. Sebbene avessi l’adrenalina che mi scorreva a più non posso nelle vene, le mie dita si stavano intorpidendo a causa del freddo e la testa aveva cominciato a girare per colpa di tutte quelle acrobazie folli. Nyx era confusa dal comportamento di Zeus e questo la rendeva un obiettivo facile anche perché rimaneva sempre nei paraggi, preoccupata che io potessi cadere.

Ad un tratto Zeus provò un’altra volta a togliermi di dosso sgroppando improvvisamente e per pochissimo non persi la presa sulla sua criniera –Luce!- -Fermo Natsu!- inutile, per quanto lo avessi potuto minacciare o supplicare in quel momento, Natsu non aveva nessuna intenzione di arretrare. Fu in quel momento che Nyx si voltò verso di lui e Zeus partì alla carica per non sprecare quell’occasione. Stavolta non avrei potuto semplicemente spostarlo strattonandogli la criniera quindi, sussurrandogli delle scuse, mi arrotolai la mano destra nei suoi crini argentei e allungai la sinistra per afferrargli un orecchio e stringerlo più forte che potevo. Per mio grande sollievo Zeus s’impennò in aria, chiaramente infastidito da quel trattamento che gli stavo riservando ma era ormai chiaro che ne aveva avuto abbastanza di me. Con potenti colpi d’ala, cominciò a salire sempre di più dove le nubi impedivano la vista del cielo e oltre esse, credendo che così, finalmente, mi sarei tolta dai piedi.

-Non seguitemi!- urlai a Natsu e Nyx poco prima di sparire in un turbinio di nuvole grigie cariche di pioggia. Lì sarebbe stato impossibile distinguere Zeus e sarebbe stato più probabile che un fulmine mi beccasse in pieno visto come rimbombavano. Adesso avevo brividi in tutto il corpo e il respiro affannoso a causa della carenza di ossigeno data dall’altezza raggiunta. Zeus tentò di riproporre tutte le sue acrobazie ma al primo scatto sbandò totalmente e si dovette fermare un attimo per riprendere fiato e ritrovare la lucidità. Allungò la testa verso la groppa e sbuffò infuriato nel vedermi ancora sopra di essa –Eh, mi dispiace ma… la cocciutaggine l’ho presa da te…- ridacchiai divertita prima di tossire fortemente. Sorrisi amaramente, ero consapevole dei limiti che stavo superando a mio rischio e pericolo ma era più forte di me –Gomenne  Zeus, so che non vorresti che mi impuntassi in questo modo e se fossimo in un contesto diverso mi avresti quasi strappato via una buona manciata di capelli per questa mia testardaggine però non posso farci niente…- mi dovetti interrompere per un nuovo attacco di tosse e, dato che ero fuori dalla portata di Nyx e Natsu, mi concessi di accasciarmi sul suo forte collo. Non potei fare a meno di inspirare il suo odore che, nonostante tutto quello che stava succedendo, era rimasto lo stesso: pioggia e vento che si scatenavano dando vita a una tumultuosa tempesta che avrebbe spazzato via lo sporco.
Era sempre stato così con Zeus. Dal momento in cui i miei genitori se n’erano andati lasciandomi sola, se non fosse stato per Nyx e Zeus, forse non sarei più uscita dalla mia stanza e non avrei mai curiosato in giro per il castello con gli Spiriti Stellari o addirittura avere il coraggio di aprirmi con Sting e Rouge e disubbidire a mio zio sull’essere una principessa tutta panna. Non sarei diventata la bambina scatenata che ero, che a costo di soddisfare la propria curiosità e avere delle risposte andava contro le regole e i divieti che il mio ruolo mi imponeva. Era merito loro se sapevo camminare sulle mie gambe e se non ero cresciuta come una banale principessa viziata, se sapevo rialzarmi quando cadevo e non perdevo la fiducia in me stessa e la speranza quando tutto sembrava andare a scatafascio. Erano loro che mi avevano cresciuta, che non avevano mai lasciato il mio fianco e che mi amavano a discapito di tutto e tutti. Se Nyx aveva curato le mie ferite con la dolcezza e l’affetto che solo una madre può dare a una figlia, Zeus mi aveva letteralmente tirato fuori a spintoni dal vortice nero che mi stava trascinando a fondo. Era stato rude, irruento e a volte non aveva avuto un minimo di tatto ma era stato quel suo lato a conquistarmi e farmelo amare in un attimo. All’inizio mi era sembrato insopportabile visto che era sbrigativo, orgoglioso e cocciuto però, mano a mano che il tempo passava, mi accorgevo di quanto in realtà mi volesse bene. Non mi aveva permesso di deprimermi quando ero solo una poppante perciò io non gli avrei permesso di riportare alla luce vecchie storie che ormai non contavano più nulla.

Uno scossone mi riportò alla realtà e così aprii gli occhi a cui non sfuggì un piccolo guizzo di azzurro: fu allora che mi risvegliai completamente e osservai meglio Zeus. Sbatteva le palpebre e scuoteva la testa come se stesse avendo un conflitto interiore. In quel momento mi accorsi di quanto il mio respiro era affannato e sbarrai gli occhi quando l’idea di aver pronunciato ad alta voce quelle frasi mi si affacciò nella mente. Se così era stato, qualcosa nelle mie parole –una frase, una parola- aveva innescato quella reazione perciò, se avessi toccato di nuovo quella corda, avrei avuto una chance di riportarlo alla normalità. Avevo appena preso fiato per iniziare quando un lampo nero ci passò accanto di striscio; credetti che si trattasse di Nyx che aveva finalmente compreso la situazione ma, guardandolo più attentamente, quella macchia che appariva e scompariva nelle nuvole grigie era troppo piccola per poter essere la cavalla. Strabuzzai gli occhi quando mi resi conto di chi fosse ma non ebbi nemmeno il tempo di aprir bocca perché Blackjack cominciò a vorticare intorno al padre dandogli dei colpi con la coda e nitrendo fortemente. L’aggiunta di un altro seccatore non giovò alla lotta che stava avendo Zeus dentro di sé, anzi, peggiorò la situazione. Se si contava che aveva usato gran parte delle sue energie per tentare di togliermi di torno e se si aggiungeva il fatto che ci trovavamo in aria forse da mezz’ora e che l’ossigeno a disposizione non fosse della stessa quantità che c’era più in basso, le ali di Zeus, per quanto potenti fossero, stavano giungendo al loro limite. Sentivo il suo battito contro le mie gambe e sapevo che non c’era tempo. O lo facevo tornare in sé subito o ci saremmo spiaccicati al suolo come una cometa attratta dal campo gravitazionale del pianeta. Però come potevo fare senza ferirlo fisicamente o psicologicamente? Vedendo Zeus agitarsi per rimanere fermo in aria, Blackjack curvò e cominciò a dirigersi verso il padre a tutta velocità –No!- gli urlai ma ormai non aveva nessuna possibilità di fermarsi in tempo dato che le sue ali non erano ancora abbastanza forti per poter svolgere quella manovra. In quegli attimi, fu come se tutto si stesse muovendo al rallentatore.

Zeus che, troppo confuso e stanco, s’impennava imbizzarrito mentre stava per colpire con uno zoccolo la testa di Blackjack che stava cercando in tutti modi di fermarsi am che, inesorabilmente, sarebbe finito sulla traiettoria delle zampe del padre. Vidi con grande chiarezza quello che sarebbe successo dopo: Black jack sarebbe precipitato, Nyx l’avrebbe seguito senza pensarci una seconda volta e Zeus pure ma per un motivo totalmente diverso quale la perdita completa di energie; e io con lui. Magari Natsu e Happy avrebbero tentato di salvarmi finendo per cadere anche loro. Beh, io non avevo la benché minima intenzione di lasciare che questo accadesse per cui, anche allora, non ebbi tempo per pensare alla paura.           Lasciai andare la criniera e mi slanciai in avanti, placcando Blackjack stando attenta a non colpirgli le ali, e un attimo dopo stavamo già cadendo: Zeus ci seguì subito dopo visto che l’avevo sbilanciato. Alla confusione e alla stanchezza si aggiunse anche la rabbia per essere stato beffato da una ragazzina e, invece di tentare di riprendere quota, Zeus continuò a cercare di colpirci con i suoi zoccoli nitrendo furiosamente. A quel punto qualcosa scattò dentro di me tanto che mi voltai a mezz’aria e spalancai un braccio per proteggere il piccolo pegaso mentre con l’altro lo tenevo vicino a me.

Zeus si fermò guardandomi sospettoso, come se potessi giocargli un brutto tiro anche mentre stavo precipitando –Avanti, che cosa diamine aspetti? Non volevi colpirmi per averti quasi strappato la criniera e per averti stritolato un orecchio?- gli urlai allora fregandomene del vento che infuriava nelle mie orecchie –Se questo ti farà sentire meglio, calpestami quanto ti pare e piace, basta che ritorni in te! Io ti rivoglio indietro!- sapevo che Zeus mi stava guardando ma le lacrime mi  offuscavano la vista e non riuscivo a vedere altro che nuvole grigie e nere che s’illuminavano a causa dei lampi –Perché continui a tormentarti con tutto questo? Perché ti stai facendo del male da solo? Perché dubiti di te stesso? Quante altre volte devo ripetertelo? Non m’importa niente di ciò che hai fatto in passato, non me n’è mai importato nulla! In tutti questi anni ci sei sempre stato, mi hai insegnato tante cose, mi hai sempre sostenuta, mi hai sgridata, mi hai fatto i complimenti, mi hai aiutato a superare le mie paure, hai giocato con me, mi hai consolata, mi hai sempre tirato su di morale! Non mi hai mai fatto mancare nulla, meno che mai l’amore che avrebbe dovuto darmi mio padre! E sai che c’è? Quando ho visto Blackjack la prima volta, mi sono sentita gelosa di lui!- ormai ero partita in quarta e non mi sarei fermata per nulla al mondo -Che lui sia vostro figlio naturale lo so bene e avevo paura che ormai io sarei stata accantonata… secondo te chi è che mi ha fatto capire che questo non sarebbe mai successo? E’ stato un vecchio pegaso farabutto che mi ha tirato i capelli come suo solito per estorcermi le zollette di zucchero che tanto gli piacciono!- la voce mi si stava incrinando e, per quanto cercassi di darmi un contegno, quella nota non si poteva coprire con i capelli che nascondevano le mie lacrime -Hai idea di quante cose ho scoperto perché tu mi hai insegnato a non farmi bloccare dalla paura? Hai idea di quanto, in questi anni, mi sia sentita come la bambina più felice del mondo perché accanto a me c’eri tu? Hai una vaga idea di quanto io ti voglia bene? Ti sei sempre fatto in quattro per proteggermi e mi hai tirata fuori a forza da quello schifoso vortice in cui stavo cadendo quando mamma e papà se ne sono andati. Non mi hai permesso di piangermi addosso rischiando di farti odiare da me quindi ho tutto il diritto di sbatterti fuori da quelle inutili pare mentali che ti stai facendo perciò apri bene quelle orecchie perché non ho intenzione di ripetertelo!- presi un bel respiro fino a quando sentii che i miei polmoni non potevano più contenere altro ossigeno e con la mano libera mi tirai indietro i capelli dalla faccia cosicché mi potessi vedere bene.

-La mia mamma e il mio papà non se ne sono mai andati da qua e so che non lo faranno mai! La mia mamma è la più dolce e la più bella del mondo, è nera come la notte più serena e i suoi occhi sono del colore della cioccolata più buona di tutta la terra! Il mio papà è il più forte e il più veloce di tutti, luminoso come la Luna che comanda sovrana la notte, impetuoso come una tempesta e giocoso come lo splendente cielo azzurro estivo! Mi hanno dato tutto l’amore che non avrei mai ricevuto senza di loro e mi hanno pure fatto il dono di avere un fratellino fantastico e intelligente anche se ne combina una ogni tre per due quindi il re e la regina di Magnolia possono anche starsene dove sono perché io ho già tutto quello di cui ho bisogno! Perciò, ti prego… Restituiscimi mio padre, Perseus! Ridammelo, ti supplico! Ho bisogno del mio papà!- questo gridai con tutto il fiato che avevo in gola prima di mettermi a singhiozzare.

Questa era la verità, i miei genitori potevano anche non tornare più a Magnolia, avevo già una famiglia che si prendeva cura di me. Avevano preferito partire alla volta del mondo invece che rimanere con me, si erano persi interi anni della mia vita quando avrebbero potuto passarli insieme a me. I miei amici, Sting e Rouge, Natsu e Happy, i miei Spiriti Stellari, Nyx, Blackjack e Zeus mi erano più che sufficienti, non avevo bisogno di estranei che avrebbero cercato di creare un legame con me dopo sei anni di silenzio totale. Il vuoto e le ferite che avevano lasciato ormai erano scomparse come se non fossero mai esistite. Adesso che avevo ritrovato i miei amici, che Sting e Rouge mi erano venuti a trovare, che avessi fatto amicizia con Natsu, che stessi imparando a diventare una Maga degli Spiriti Stellari, mi mancava solo di far sapere ai miei veri genitori quanto significassero per me.

Sbucammo fuori dalle nuvole proprio in quel momento e in pochi secondi vidi arrivare di gran carriera Nyx ed Happy subito superati da Natsu che cercò di afferrarmi un braccio ma io non glielo permisi. Feci un giro su me stessa e gli consegnai Black jack che stava scalciando per rimanere con me –Portalo da Nyx!- gli gridai –Sei impazzita se pensi che ti lasci precipitare!- mi ringhiò contro lui ma io non avevo tempo per discutere –Qui non sei nel tuo regno, principe, ma nel mio quindi fai come ti dico e fidati di me!- gli ordinai allora prima di mostrargli il marchio impresso sulla mia mano –Questo me lo sono guadagnata o la prova di ieri era solo una finzione?- -Certo che no!—Allora smettila di preoccuparti e assicurati che mio fratello torni da mia madre sano e salvo! Dille di credere in me!- vedevo l’esitazione sul viso di Natsu che non accennava a spostarsi –Ti ho fatto una promessa, Luce, ho giurato che ti avrei protetta a qualunque costo quindi te lo puoi scordare che stia in disparte a guardarti mentre ti sfracelli al suolo!- a quelle parole, non so perché, mi venne da ridere -Non sarà di certo una così banale caduta dal cielo a fermare l’esistenza di una stella!- prima che potesse controbattere gli misi in braccio Blackjack e lo spinsi via tornando a cadere. La mia mente aveva cominciato a lavorare come una pazza nel tentativo di individuare quale forma dell’Abito Stellare avrei dovuto assumere mentre il suolo si avvicinava sempre di più. La forza di Taurus e Loki-Leo le scartai così come i colpi di forbice di Cancer, la sabbia di Scorpio, le frecce di Sagittarius, l’acqua di Aquarius, i poteri illusionistici di Gemini e le abilità da scavatrice di Virgo. Avrei potuto usare l’agilità di Capricorn per rallentare la caduta aggrappandomi ai rami degli alberi rimediando qualche graffio, massimo una slogatura, ma con me c’era anche Zeus. Anche ipotizzando che arrivassi a terra prima di lui, mi cambiassi velocemente e usassi la forza di Taurus, c’era da considerare la velocità con cui stava cadendo che aumentava di metro in metro: anche chiamando lo Spirito, avrei potuto provocargli molte fratture interne, se non peggio! L’unica alternativa sembrava usare la lana di Aries come cuscino per attutire la caduta ma non ero sicura di riuscirne a produrne così tanta in così poco tempo per impedirci di creare un cratere nel suolo e romperci l’osso del collo. Stavo cedendo al panico proprio quando mi sentii tirare indietro per il colletto della maglietta. Credevo fosse Natsu tornato per salvarmi ed ero già pronta per prenderlo a pugni per quella sua testaccia prima che il mio sguardo incontrasse dei limpidi occhi azzurri, un colore immacolato e talmente chiaro che in molti credevano che fosse sinonimo di freddezza e distacco. No, quello era l’azzurro di un imprevedibile e birichino cielo estivo che, da una splendida giornata di Sole, poteva portare un impetuoso temporale.

Zeus mi guardò fissa negli occhi per degli interminabili secondi prima di annuire; vedendo quel gesto, sentii il mio viso aprirsi in un mega sorriso e in un attimo tutte le mie preoccupazioni svanirono nel nulla –Facciamolo!- gli dissi mentre una luce mi avvolgeva tutta, modellando il mio Abito Stellare dell’Ariete composto da degli stivaletti beige, una gonnellina e una canottiera color panna, e un cerchietto lilla che mi tirava indietro i capelli. Le mie chiavi tintinnavano allegramente appese al mio fianco e in quel momento seppi che anche i miei Spiriti erano con me: percorsa da una nuova scarica di adrenalina, gridai a Zeus che ero pronta. Racimolando quelle poche forze che gli erano rimaste, Zeus mi prese per la collottola e aprì al massimo le ali contraendo i muscoli affinchè non si chiudessero o si piegassero al vento che avrebbe potuto slogarle a non meno di una settantina di metri dal suolo. La terra si avvicinava sempre più rapidamente ma io presi un bel respiro profondo e chiusi gli occhi per concentrarmi. Pregai Hamal, una delle stelle principali della costellazione dell’Ariete, chiedendogli di prestarmi la sua forza così come aveva fatto Regulus qualche due mesi prima. Una calma assoluta s’impadronì di me e mi sembrò di sentire il morbido vello di un giovane agnello che mi solleticava il volto. Immaginai quella stessa morbidezza avvolgerci entrambi e proteggerci da ciò che il mondo ci avrebbe riservato. Le urla di Natsu e Happy, i nitriti spaventati di Nyx e Blackjack non scalfirono minimamente la calma che mi aveva invaso: si stavano preoccupando per niente. Io ce l’avrei fatta.
Appena i fruscii delle foglie degli alberi mi giunsero alle orecchie, aprii piano gli occhi e allargai le braccia mentre i mie palmi s’illuminavano di bianco. Gli alberi ci venivano incontro con i rami protesi verso l’alto come per accoglierci a braccia aperte ma ormai la magia era incominciata. L’ultima cosa che vidi prima che tutto fosse inghiottito nell’oscurità furono gli sgargianti colori delle foglie autunnali che cadevano al suolo galleggiando serene nel vento.
 
                                                               ***
 
-…e …uce!- la principessa mugugnò infastidita da quella voce che le stava rovinando il sonno e si rigirò in quel dolce buio e morbido. Stava facendo un sogno fantastico, lei e i suoi Spiriti stavano facendo mangiare la polvere ai suoi amici a nascondino che non avevano nemmeno idea di quello che stava realmente accadendo. Poi era arrivato Zeus e avevano fatto un’entrata in scena spettacolare ed era apparso anche Natsu che l’aveva presa prima che potesse cadere e poi -…ce …Luce!- Zeus aveva perso il controllo ed era caduto dal cielo con lei che aveva attivato l’Abito Stellare dell’Ariete grazie al quale aveva creato una barriera lanosa attorno a loro per impedire che si sfracellassero al suolo.
Lucy spalancò all’istante gli occhi, completamente sveglia, e in quel momento un debole raggio di Sole penetrò nel guscio di lana mostrando il volto di un preoccupatissimo Natsu che la prese per un braccio tirandola fuori a forza. Una volta di nuovo all’aperto, la bambina non fece nemmeno in tempo a guardarsi attorno che Happy le si fiondò tra le braccia mentre Natsu l’abbracciava forte –Meno male che stai bene!- soffiò estremamente sollevato che la principessa non fosse rimasta ferita –Eheh, te l’ho detto che una stella non si sarebbe fatta nulla per una caduta così banale.- ridacchiò la bambina venendo subito sgridata da Happy che le dava dei piccoli pugnetti sul petto con le lacrime agli occhi, ancora spaventato da quello che avrebbe potuto succederle. Lucy gli accarezzò la testolina per tranquillizzarlo senza dire nulla sotto lo sguardo attento, sollevato e orgoglioso(?) di Natsu. All’improvviso però si udirono dei nitriti e allora la principessa tornò in sé –Zeus!- chiamò preoccupatissima mollando Happy in braccio al bambino e mettendosi a correre per raggiungere il pegaso.

Scostò un paio di rami e cespugli e vide Nyx e Blackjack che osservavano apprensivi Zeus che si stava alzando in piedi ripiegando con cura le ali esauste sulla schiena. Fece per nitrire così da rincuorare la cavalla e il cucciolo quando i suoi occhi si posarono su di lei. Le sue iridi erano specchi d’acqua, limpidi e sereni come se li ricordava, aveva il portamento fiero di un guerriero infaticabile e il cuore amorevole del più buono degli uomini. Era la roccia su cui poggiava tutta la sua vita, il modello che voleva tentare di raggiungere una volta cresciuta, colui a cui affidava ogni suo sogno e desiderio –Papà…- era suo padre.

Vedendolo lì, in piedi, sano e salvo, decise che ormai poteva anche smetterla di fare la coraggiosa: infatti, in un paio di secondi, cominciò a piangere a dirotto mentre accorciava la distanza tra lei e il pegaso abbracciandogli il collo. Non riuscì a dire nulla a causa dei forti singhiozzi che le scuotevano il petto e le bloccavano la gola ma ad un certo punto si ritrovò seduta fra Zeus e Nyx e con Blackjack accoccolato fra le sue gambe all’interno della grotta sotto il castello. Le lacrime, che racchiudevano lo spavento preso per quel volo spericolato e la paura che il pegaso non sarebbe più tornato come prima, le rigavano ancora le guance ma Nyx le stava asciugando sfregando contro le sue gote il naso che gliele solleticava leggermente, strappandole così un piccolo sorriso mentre Blackjack la fissava, se curioso per quella sua reazione o preoccupato non lo sapeva dire. La bambina si girò verso Zeus che la guardava attentamente, gli occhi azzurri che tentavano di celare la frustrazione e la rabbia che provavano per loro stessi. Lucy riusciva quasi a vedere le paure del pegaso che, sebbene fosse vicino, sembrava assistere alla scena in disparte, quasi non fosse degno di poterle stare accanto.

La principessa avanzò verso di lui stando sulle ginocchia fino ad abbracciargli il muso –Perseus ti ha lasciato tornare. Ha capito che ormai il suo tempo si è concluso, che non è più necessario che tu combatta come un tempo. Avrei tanto voluto ringraziarlo per averti condotto fin qui, per ciò che ti ha fatto diventare.- gli sussurrò guardandolo fisso in uno dei suoi chiari occhi –E’ ora che tu accetti il tuo passato, che tramuti ciò che hai imparato allora in qualcosa che potrebbe servire un giorno a me o a Blackjack per sopravvivere. Non sarà facile né bello ma almeno provaci, confida nel fatto che ci saremo noi a farti tornare indietro, che non gli permetteremo di farti ancora del male.- gli disse accarezzandogli il collo senza mai scostare lo sguardo –Ricordi cosa ti ho promesso quel giorno? Ti ho promesso che avrei reso fieri i miei genitori diventando la più brava delle principesse. Beh, mi dispiace, non ce la faccio.- confessò un tantino imbarazzata la bambina prima di riprendere, però, con determinazione -Sono consapevole di non essere il tipo di principessa che ci si aspetterebbe ma non ci posso fare niente. Sono stanca di questa farsa, se devo indossare una maschera e tacere per farmi piacere ai principi e ai lords, non ci sto. Che parlino alle mie spalle, che spettegolino, che mi additino come “ragazza cresciuta in una stalla”, non faranno altro che spronarmi a comportarmi come al solito. Non dico di non voler seguire le indicazioni dell’etichetta ma non permetterò che mi usino per i loro piani solo ricorrendo a un vecchio foglio di carta spiegazzato. Mi rispetteranno e mi disprezzeranno ancora di più per il semplice fatto che non mi farò mettere i piedi in testa da nessuno, perché non avrò paura di dimostrare quanto valgo, quanto in realtà l’essere stata “cresciuta in una stalla” mi abbia reso non solo più forte ma chi io sia oggi. Perciò che anneghino nelle loro false speranze, ingegnando chissà quale piano per accaparrarsi le ricchezze del mio regno o per prenderne il comando… si accorgeranno troppo tardi che li ho già fregati da tempo e che non potranno fare nulla per cambiarmi. Dopotutto, non è forse impossibile controllare la corsa delle stelle?- dire che Zeus fosse rimasto scioccato sarebbe ben poco. Era rimasto completamente attonito.

Fin da quando il re e la regina se n’erano andati, il suo compito era stato quello di proteggere la loro bambina, quella nanerottola che si reggeva a malapena in piedi, che se ne stava sempre nella sua tenda da sola e che aveva paura a parlare con qualcuno. Da allora aveva fatto quanto aveva potuto per far sì che crescesse in forze, magari qualche volta era stato severo ma solo perché voleva che capisse che in alcuni momenti avrebbe potuto contare unicamente su sé stessa. Adorava quella bambina ed era sempre felice quando veniva a trovarlo ma fin dall’inizio era stato consapevole che pian piano avrebbe dovuto farsi da parte: non era suo padre, non era nemmeno un uomo, non poteva pretendere che gli venisse concesso di occuparsene per completo. Così l’aveva osservata da lontano, senza intervenire direttamente nelle sue giornate, lasciando a lei la scelta di andare da lui o rimanere con i suoi amici, sebbene fosse stato duro l’imporsi di rimanere nell’ombra e di agire solo in situazioni di emergenza. Non si fidava per niente del reggente ma confidava che Mirajane e Laxus avrebbero saputo sorvegliarla al meglio dentro il castello. Lui aveva solo il dovere di proteggerla nel caso qualcuno volesse attentare alla sua vita. Perciò, quella mattina, vedendola con quel bambino, un odio antico gli aveva percorso tutto il corpo. Loro gli avevano tolto la sua famiglia, non gli avrebbe permesso di portargli via ciò che di più prezioso aveva al mondo. Così a causa di quel rancore e di quella paura, aveva perso il controllo rischiando di far del male a colei che aveva giurato di proteggere. Doveva aspettarsi che l’avrebbe sorpreso -in tutti quegli anni ci era sempre riuscita- ma non avrebbe mai potuto pensare a ciò che era effettivamente successo.

Sebbene lui avesse perso il controllo e l’avesse sballottata di qua e di là, non si era fatta prendere dal panico anzi, aveva mantenuto un sangue freddo davvero impressionante. Chiunque, nel bel mezzo di quelle acrobazie, per la paura, si sarebbe abbandonato ai suoi movimenti finendo infine per cadere di groppa ma lei non solo si era opposta, gli aveva fatto tirato criniera e orecchio per impedirgli di colpire Nyx e Blackjack. E c’era da aggiungere che si era subito parata davanti al cucciolo quando aveva intuito che avrebbe potuto beccarlo con uno zoccolo, senza curarsi del fatto che sarebbe stata in balìa della gravità da sola. Inoltre, si era rifiutata categoricamente di mettersi in salvo affidando invece Blackjack a quel bambino. Per non parlare di come aveva creato in pochissimo tempo quella bolla protettiva di lana!
La guardò come se fosse la prima volta che la vedesse; da dove arrivava quel sorriso sbarazzino di chi era stato colto a fare uno scherzo? E quel luccichio che le illuminava gli occhi? Da dove proveniva quel modo di porsi, quell’atteggiamento di sfida, quella calma glaciale con cui l’aveva affrontato poco prima? Da quando possedeva quella grinta, quella voglia di cambiare le cose? Dov’era finita quella nanerottola troppo timida per parlare anche con un suo coetaneo, che non riusciva ad addormentarsi la notte, che ogni volta che cadeva piangeva come una fontana alzando le braccine verso di lui perché al consolasse, che cercava la sua approvazione, che aveva paura di qualunque cosa non avesse mai visto, che si affidava a lui, che giocava assieme a lui, che gli regalava piccoli ma luminosi e speciali sorrisi che nessun altro tranne lui avrebbe mai potuto ammirare?

Dov’era quella nanerottola insicura, impacciata e impaurita che aveva bisogno della sua protezione e delle sue cure? Non era possibile che quella bambina che gli stava davanti fosse lei eppure era lei, non c’erano dubbi, il calore che emanava era lo stesso. Aveva distolto un attimo l’attenzione da lei ed eccola camminare a testa alta fra la gente, senza farsi mettere i piedi in testa da nessuno ma mantenendo quel suo carattere gentile, iperattivo e altruista. Aveva ragione chi diceva che il tempo era una gran carogna.

Zeus sbuffò rassegnato prima di mordicchiare una ciocca di capelli della principessa che protestò sonoramente anche se in fondo non ce l’aveva con lui e Lucy seppe che tutto era tornato alla normalità. In lontananza si udivano le campane della Cattedrale di Kardia suonare e la bambina fece ritorno alla realtà –Il pranzo!- esclamò all’improvviso saltando in piedi in un batter d’occhio –Accidenti, avevo promesso a Levy che avremmo mangiato insieme oggi e Mira mi ucciderà se arrivo in ritardo.- disse tra sé e sé camminando avanti e indietro in cerca di una soluzione. Zeus, Nyx e Blackjack poterono quasi veder brillare sopra la sua testa una lacrima di luce –Ma certo!- si voltò verso i tre cavalli con gli occhi spalancati –Un pic-nic! Se Mira sapesse che avevo già in programma un pic-nic con voi, di sicuro non se la prenderebbe e io avrei salva la vita.- Nyx le lanciò un’occhiataccia e un nitrito di rimprovero ma ormai la bambina non stava più ascoltando –E’ un’idea perfetta, geniale! Ma che sto facendo ancora qui, devo andare subito in cucina!- saltellò fino all’entrata della loro grotta prima di girarsi e puntare il dito su Zeus –Tu non ti muovere da qui, non ti azzardare a muovere nemmeno un solo muscolo mi hai capito? Domani farò chiamare Polyuschka per farti dare una controllata alle ali e vedere se è tutto a posto quindi per il momento lascia da parte quella tua aria orgogliosa e fatti coccolare da Nyx e Blackjack. Dopotutto non sei più giovane, vecchio farabutto, quindi faresti meglio a riposarti.-gli ricordò ridacchiando Lucy prima di sparire dalla loro visuale.

La bambina chiamò Natsu ed Happy e, nel tragitto che portava fino al tunnel segreto nelle mura, gli disse che sarebbe entrata da un passaggio nascosto nelle cucine, avrebbe rubato un paio di panini, prosciutto, dolci, acqua, latte, mele e zuccherini per un pic-nic coi fiocchi: una volta entrati nella rete di gallerie segrete del palazzo, sempre controllando la mappa, Lucy gli spiegò come mai Zeus aveva avuto quell’improvviso attacco d’ira. Quando era solo un cucciolo –di qualche anno più grande di Blackjack-, era stato prelevato dalle foreste in cui viveva con il suo branco e portato in un covo di luridi allibratori che guadagnavano la maggior parte dei loro profitti grazie alle lotte in gabbia fra animali, non importava di quale tipo o se erano della stesse specie le creature che combattevano fra di loro. Sta di fatto che di quei tempi i cavalli normali rendevano poco e i loro incontri non entusiasmavano il pubblico così un allibratore aveva avuto l’idea di provare a far gareggiare a sorpresa un pegaso dato che giravano delle voci sulla loro resistenza e forza. Per scoprire se quei pettegolezzi fossero veri, appena Zeus fu arrivato da loro, i suoi aguzzini lo buttarono in una gabbia in compagnia di un gruppo di cani rabbiosi, s’intascarono la chiave e lo mollarono lì. Tornarono solo a sera inoltrata con l’allibratore sopracitato che, sentendo dei tonfi, corse a controllare di persona cosa stava succedendo.

Il manto argenteo di Zeus era schizzato da macchie di sangue rappreso mentre gli zoccoli continuavano a schiacciare il cranio ormai spaccato dell’ultimo cane che aveva tentato di azzannarlo: era solamente un cucciolo, non aveva mai dovuto lottare per sopravvivere né tantomeno uccidere un altro essere vivente per rimanere in vita. Quel tic che lo portava a sbattere gli zoccoli era solo la conseguenza di un processo psicologico: qualcosa nella sua mente si era spezzato, qualcosa era nato per proteggere quel cucciolo di pegaso che non sapeva difendersi, lo shock aveva creato un’altra entità che aveva tutti i requisiti per sopravvivere. Quel giorno nacque Perseus, il Distruttore, il campione che arricchì all’inverosimile quell’allibratore che lo allenava personalmente ad essere brutale e letale e che assisteva ad ogni suoi incontro. L’aveva trasformato in una macchina assassina cinica e implacabile il cui unico scopo era quello di continuare a bagnarsi nel sangue dei suoi avversari. E avrebbe continuato così se un giorno, nella sua stessa cella, furono gettati due cuccioli di pegaso, fratello e sorella, il primo dal manto marrone e la seconda beige.
La cavalla non riusciva ad alzarsi, la zampa era piegata in modo innaturale e il fratello cercava di aiutarla ma Zeus sapeva, dopo sei anni passati in quel posto, che sarebbe morta presto e in modo cruento: a quell’uomo non servivano animali difettosi e magari l’aveva gettata nella sua gabbia perché fosse lui a finirla. Così aveva cominciato ad avvicinarsi quando il pegaso si era volto verso di lui nitrendo all’impazzata per farlo stare indietro; Zeus non era di certo arretrato ma ero rimasto sorpreso nel vedere quel piccolo pegaso tentare di proteggere la sorella. Però, appena udì il latrare furioso di un cane e il ringhiare di un orso, anche il cucciolo prese a tremare e allora Zeus ne approfittò per sferrare due potenti calci alle sbarre della gabbia accompagnati da un lungo nitrito infastidito dopo il quale calò il silenzio più assoluto: chiunque riuscisse a sopravvivere per più di una settimana lì dentro sapeva che era lui che comandava. Udendo i versi terrorizzati dei due animali, aveva sbuffato divertito e si era preparato davanti all’entrata della gabbia dove, pochi istanti dopo, era venuto a prenderlo l’allibratore accompagnato da due aguzzini per la sua prossima gara.

Una volta tornato, era coperto dal sangue della sua ultima vittima, un ippogriffo che gli aveva dato parecchio filo da torcere: era stanco, voleva dormire per bene ma qualcuno occupava il suo giaciglio. Lanciò un nitrito furibondo al che i due pegasi si svegliarono di soprassalto, impauriti dal terribile aspetto di Zeus che troneggiava sopra di loro. Anzi, la piccola aveva una paura tremenda ma il fratello lo guardava incuriosito, quasi non capisse come mai il suo mantello fosse sporco e perché se l’era presa così tanto per un giaciglio. Quello sguardo innocente lo fece andare in bestia, non voleva rivivere i ricordi antecedenti alla sua cattura, non voleva qualcuno che gli ricordasse costantemente cosa gli avevano portato via quel giorno. In quel momento passarono davanti alla sua gabbia l’allibratore e un paio di aguzzini che ghignavano vedendo Zeus infastidito dalla presenza dei due cuccioli mentre il loro capo gli prometteva che avrebbe dovuto sopportare quelle pesti solo per qualche giorno, giusto il tempo di decidere cosa farsene. Fu allora che si rese conto di ciò che significava il fatto di avere due cuccioli di pegaso nella stessa cella e, a quel punto, qualcosa dentro di lui si mosse. Scattò verso le sbarre della gabbia e sbatté gli zoccoli con forza sopra di esse facendo spaventare gli aguzzini e sussultare l’allibratore: anni fa aveva rinunciato a combattere per sé stesso ma non avrebbe permesso che altri cuccioli subissero ciò che aveva dovuto sopportare lui. Era quello che voleva trasmettere con quel suo scatto repentino ma nessuno di quegli uomini lo comprese, anzi, credettero che se ne volesse disfare al più presto.

Dopo l’aver trovato una lince nella gabbia una volta tornato da una gara, l’aver sentito che nell’acqua data ai due cuccioli ci fosse qualcosa di tossico e l’aver impedito che attirassero il pegaso fuori dalla gabbia con una carota, aveva deciso di tenerli sott’occhio. Non si avvicinò mai troppo a loro, non li toccò e nemmeno li consolò una volta, dovevano avere paura di lui e provare disgusto e rabbia per ciò che era diventato, per ciò che si era lasciato diventare. Fatto sta che una notte, lo svegliò il nitrito del pegaso che preoccupato stava davanti alla sorella che gemeva in modo angustiante. A Zeus era bastata un’occhiata per individuare che la causa era in quello che aveva bevuto: tornato dall’ennesimo combattimento, aveva trovato la sua ciotola vuota ma, troppo stanco, si era detto che ne se erano dimenticato. Invece, quella cavallina che nemmeno si sapeva reggere in piedi gliel’aveva bevuta tutta perché aveva capito che qualcuno voleva avvelenarlo.
Zeus voleva mettere qualcosa sotto gli zoccoli, tornare nell’arena e combattere così da dimenticarsi quello che aveva permesso accadesse, però, in quel momento, una figura apparve alla luce della Luna coperto da un lungo mantello, aveva armeggiato un po’ con la serratura che si era aperta ed era entrato, trovandosi la strada sbarrata da lui. Non si fidava degli uomini, li odiava perché lo avevano reso un mostro che non sapeva fare altro che uccidere, ma, incredibilmente quella sera, permise che quell’umano portasse via la cavalla. Non l’aveva minacciato né l’aveva bastonato: aveva guardato in che condizioni era la gabbia fino a che il suo sguardo non era passato su di lui e alle macchie di sangue che incrostavano il suo manto grigio ormai sporco; l’aveva guardato negli occhi senza paura e l’aveva supplicato di lasciargli prendere la cucciola e di portarla da un bravo medico che le avrebbe salvato la vita. Inoltre, quando se ne stava per andare, si era voltato ancora una volta verso di lui e l’aveva pregato di resistere ancora per qualche giorno perché sarebbe ritornato e li avrebbe liberati tutti. Erano solo parole, parole dette da un essere umano per giunta, ma Zeus aveva visto che nel suo sguardo c’era solo una rabbia genuina per quello che aveva visto.

-Quell’uomo era il principe di Magnolia.- Natsu ed Happy sbarrarono gli occhi esclamando in coro –Tuo padre?!- la bambina ridacchiò mentre si sistemava la cesta con dentro tutto quello che avevano rubacchiato nella cucina –Aveva ricevuto una soffiata e quindi era andato a controllare di persona. Tornò come aveva promesso pochi giorni dopo con un’intera armata ai suoi ordini. Quando entrarono nell’arena, Zeus stava combattendo contro tutti gli altri vincitori: l’allibratore voleva che tutte le prove fossero in qualche modo cancellate e quindi aveva indetto l’ultimo spettacolo. Se Zeus fosse riuscito ad ucciderli tutti quanti, avrebbero sparato a lui e al cucciolo altrimenti, se fosse caduto prima, avrebbero semplicemente lasciato che gli animali finissero il loro lavoro e se la sarebbero data a gambe. Sono arrivati in tempo ma pure i soldati hanno faticato non poco per mettere fine a tutta quella baraonda. - spiegò Lucy svoltando a destra –Perché? Che è successo?- alla domanda dell’Exceed blu, il volto della principessa di rabbuiò –Quando combatte, Perseus non ha riguardi per nessuno, continua a colpire l’avversario finchè questo non smette di muoversi. Adora fare del male agli esseri viventi, ama vedere le sue vittime agonizzanti e coperte di sangue ai suoi piedi. Lui vive di questo, non conosce nessun altro stile di vita perché è stato creato con l’unico scopo di proteggere Zeus, quel cucciolo di pegaso strappato via alla propria famiglia e costretto ad uccidere per rimanere in vita. L’arena era il suo palcoscenico e quella sera non si tirò indietro solo perché c’era più di un avversario che voleva fargli la pelle. Potete immaginare cosa accadde quella notte.- disse amaramente la bambina guardata a vista da Natsu.
-Li ha uccisi tutti.- dedusse e la principessa annuì –Fu una carneficina. Il suolo era un immenso lago di sangue e Perseus aveva appena dato un poderoso calcio al cranio di un orso grosso il doppio di lui che rovinò a terra, ormai morto. I soldati che non erano impegnati a catturare quelle schifose carogne erano talmente terrorizzati a quella vista che stavano per uccidere anche lui ma non erano in grado di arrivare ad una distanza ravvicinata per finirlo con le lance perché scalciava come un matto. Il cucciolo gli si era parato davanti e lui pensava che fossero venuti ad ammazzarlo per cui non si fece nessun problema a sfondare un paio di armature.- -Aspetta, credevo che stessimo parlando di Perseus.- la fermò Happy visibilmente confuso –Ha ragione, come mai non ha attaccato anche il pegaso?- domandò Natsu –Perseus lo avrebbe di sicuro ferito ma Zeus si era promesso di proteggerlo perché in qualche modo lui si rivedeva in quel cucciolo. Sarebbe stato forzato a combattere, a uccidere per rimanere in vita proprio com’era successo a lui. Stava lottando contro Perseus, contro sé stesso, per impedirgli di fargli del male e questa sua battaglia interiore non gli faceva capire più niente, confondeva i buoni dai cattivi.- rispose Lucy prima di continuare -Fortunatamente il principe si era accorto di ciò e quindi intervenne prontamente, prima che i suoi soldati commettessero qualcosa di irreparabile. Alla fine bruciò quel luogo, tornò a palazzo e fece giustiziare quei mostri.- -E il cucciolo e sua sorella? Che fine hanno fatto? E come ha fatto Zeus ad ambientarsi se odiava gli uomini?-Lucy si pose un dito sulle labbra, facendo segno a Natsu e Happy di stare in silenzio mentre sbirciava da sopra il tetto delle stalle. Quando si fu accertata che non ci fosse nessuno nei paraggi, cominciò a scendere ma il bambino l’afferrò e la depositò a terra superando quell’altezza grazie alle sue ali, esattamente come aveva fatto quando erano entrati. La piccola lo ringraziò prima di condurlo di nuovo al passaggio segreto che conduceva fuori dalle mura.

Una volta che furono dentro e che fu attivato il bagliore di Regulus che la fece letteralmente brillare, Lucy proseguì nel suo racconto –Il principe si assicurò che vennero curati e, quando si furono completamente ristabiliti, li fece tornare dal loro branco. Mentre Zeus… beh, anche se era tornato in forze era ancora un pericolo per sé stesso e per gli altri. Aveva passato sei anni dentro a quell’Inferno, Perseus aveva acquisito troppa libertà e poteva scatenarsi anche sentendo un odore che gli ricordava quella prigione. Così il principe decise di rieducarlo sebbene tutti a corte gli consigliassero di porre fine alle sue sofferenze…- -Luce, perché lo chiami “principe” e “re”?- quella semplice domanda fattale da Natsu la fece fermare e una smorfia le disegnò le labbra –Tutti credevano che fosse impossibile che Zeus superasse il suo trauma, davano per scontato che Perseus avrebbe sempre preso il sopravvento sulla sua psiche. Ebbene, contro ogni previsione, lui ci riuscì. Lo provocava, lo incitava a distruggere oggetti che trovava in una sala che aveva adibito a quello scopo e a colpirlo se ci riusciva: Perseus rispondeva a quelle sfide ma il principe riusciva sempre a sfuggirgli e ad atterrarlo; avrebbe voluto evitarlo ma nei primi tempi fu necessario per parlargli. Solo questo faceva. Gli parlava francamente perché sapeva che Zeus era una creatura intelligente. Aveva subìto un grosso shock, era stato torturato e indotto a uccidere altri essi viventi ma questo non significava che nel profondo lui fosse cattivo. E glielo ripeteva fino allo sfinimento, rischiando di prendersi uno zoccolo in mezzo agli occhi ogni volta che gli si avvicinava. Sai questo a cosa ha portato?- il bambino scosse la testa -Un giorno, Zeus salvò il mio ormai defunto nonno, rompendo una bottiglia di vino che era stata avvelenata. Durante un ballo, salvò il principe mettendo fuorigioco dei mercenari assoldati per ucciderlo. E quando li aveva sbattuti a terra, non l’aveva fatto con la brutalità e la ferocia di Perseus, non l’aveva fatto per uccidere. L’aveva fatto per proteggere il principe, per proteggere colui che aveva creduto in lui nonostante avesse fatto cose orribili.- Lucy strinse i pugni, le mani che le tremavano -L’ha salvato Natsu, gli ha donato una casa, una famiglia e l’amore a cui era stato tolto quando era solo un cucciolo. Gli ha dato tutto, gli aveva promesso che non se ne sarebbe mai andato perché sapeva che lui era il motivo per cui aveva deciso di rimanere a palazzo e di diventare un guerriero che avrebbe protetto il regno e la famiglia reale; perché solo il principe era in grado di sopprimere Perseus; perché nessun altro avrebbe mai potuto comprendere meglio di lui cosa aveva passato e quali incubi lo tormentavano la notte, la paura che tutto quello che stava vivendo gli venisse tolto da sotto gli occhi una seconda volta. Gliel’aveva promesso Natsu, aveva giurato che non l’avrebbe abbandonato e invece…- la principessa lasciò cadere la frase ma i due sapevano bene come sarebbe finita.

-Io non ricordo nulla di loro, ero molto piccola dopotutto. Zeus però aveva passato anni interi al suo fianco, difendendolo da ogni pericolo e sostenendolo in ogni momento, ridendo e scherzando come solo loro sanno, non chiedendo nulla più che lui rimanesse al suo fianco e quel… verme cos’ha fatto? E’ partito per il mondo per trovare chissà quali tesori per arricchire il regno! Ma se il fatto di essere stata mollata alle cure della corte quando ero solo una poppante per tutti questi anni mi ha fatta ribollire di rabbia, non avete idea di quanto sia infuriata per ciò che ha fatto a Zeus! La mia sofferenza, in confronto alla sua, non è niente ma nonostante questo mi ha cresciuta, è grazie a lui se sono arrivata a questo punto.- -Lucy, mi dispiace che ti abbia lasciata da sola ma…- -Lui non sarà mai mio padre!- sbottò di colpo Lucy spaventando Happy che si riparò dietro Natsu –Se n’è fregato di me, ha preso baracca e burattini e se n’è andato quando avevo solo due anni! Anche se tornasse, quell’uomo non può pretendere che gli salti in braccio una volta varcate le porte del palazzo, quel verme bugiardo non è degno di essere chiamato padre! Che ci provi a tornare a Magnolia, che ci tenti pure! Finchè le stelle continueranno a brillare nel cielo e io camminerò sotto di loro, non entrerà mai più a palazzo!- detto questo, il silenzio calò fra di loro come un macigno. Dopo qualche attimo, Lucy prese un profondo respiro, raddrizzò la schiena e s’incamminò verso la fine del tunnel; scese le scale di pietra attenta a non inciampare nelle crepe e corse verso la grotta. Ma, prima di superare i cespugli che la separavano dai pegasi, consapevole del fatto che Natsu l’avrebbe comunque sentita, sussurrò -Zeus non sa che io conosco tutta la storia, Mira cambiava sempre i fatti quando la raccontava così prima che sigillassero al camera dei reali sono entrata e ho dato una sbirciata ai diari del re. Ti sarei grata se non gli dicessi nulla di ciò che hai sentito finora.- dopodiché la principessa s’impose di pensare a qualcosa di allegro, si stampò un sorriso in faccia e raggiunse la grotta.
Quello che vide le riempì il cuore di felicità: Zeus aveva la testa appoggiata al collo di Nyx che gli stava spostando un ciuffo mentre Blackjack stava giocando con la coda del padre che la spostava da una parte all’altra. Quando la videro, Nyx le rivolse uno sguardo dolce, Blackjack le trotterellò incontro e Zeus, alzando la testa, le fece un cenno ben chiaro a cui la bambina non poté far altro che sorridere. Vedendola così raggiante, Natsu si chiese se in realtà Lucy non avesse ragione: sarebbe davvero stato giusto che, una volta che i suoi genitori fossero tornati dal loro viaggio, quei tre pegasi avrebbero dovuto farsi da parte per permettere alla bambina di passare il tempo con la sua famiglia d’origine? Eppure non era mica giusto dare alle persone una possibilità? Dopotutto, chiunque commetteva errori e non era neanche necessario allontanare i pegasi da lei come non c’era bisogno di arrivare a scelte tanto drastiche come il chiudere fuori da palazzo i sovrani del regno. Però, perché aveva una strana sensazione al riguardo ogni volta che la principessa parlava dei suoi genitori? E che cos’era quell’odore sgradevole che circondava tutto nel castello?
-Natsu! Happy!- il gatto blu gli cadde sulla testa e così il bambino si riscosse. Lucy li stava chiamando nella grotta dove aveva allestito su di una coperta tutto ciò che avevano preso dalle cucine: Blackjack si sarebbe già gettato sul cibo se sua madre non lo avesse fermato. Deglutì ma il groppo di agitazione che aveva in gola non scomparve; sapeva perfettamente che i due pegasi stavano controllando ogni sua minima mossa. Lucy aveva alzato gli occhi al cielo e gli era venuta incontro prendendolo per mano –Mamma, papà, questi sono Natsu ed Happy. Provengono dal clan dei draghi di fuoco di cui Natsu è il principe.- Zeus e Nyx la guardarono sconcertati ma la principessa continuò tranquilla –Ci siamo conosciuti la sera del mio compleanno quando mi hanno aiutata ad orientarmi sulle montagne. Li ho rivisti solo ieri vicino alla Cascata d’Iris dove mi hanno salvata quando sono scivolata rischiando di cadere da un ramo.- Lucy lanciò loro uno sguardo prima di sorridere a Zeus –Saranno anche un tantino strambi ma non sono cattive persone.- i due risposero al sorriso della principessa prima di tornare seri davanti allo sguardo penetrante del pegaso grigio.

Zeus distolse presto lo sguardo dall’Exceed arrivando a studiare nei minimi particolari l’aspetto draghesco del bambino fino a raggiungere i suoi occhi verdi. Natsu non abbassò lo sguardo e lo guardò dritto in quelle iridi azzurre che avevano visto il bello e il brutto del mondo, e che racchiudevano la sua anima di guerriero instancabile e di padre premuroso. Era consapevole che, se l’avesse giudicato come essere pericoloso per l’incolumità di Lucy, lo avrebbe allontanato dal castello ma non era minimamente intenzionato a rinunciare a lei: Lucy era una sua nakama, per nulla al mondo l’avrebbe abbandonata. “Voglio ancora ballare con lei sotto la pioggia.” A quel pensiero, qualcosa gli si accese nel petto per cui tenne la testa alta e, sempre guardandolo fisso, gli mostrò la coda e allargò silenziosamente dietro di sé le ali mentre ricambiava la stretta di Lucy che gli era ancora accanto. Zeus l’aveva notato e fu in quel momento che ebbe come una visione immersa in una luce dorata contornata da delle fiamme cremisi.

Un giovane drago e una giovane principessa stavano combattendo fianco a fianco contro un drago oscuro il cui ruggito portava con sé disperazione e morte. La principessa risplendeva di una calda luce dorata che sembrava le venisse ceduta dalle chiavi che le ruotavano attorno; il drago rosso, invece, spiegava le sue immense ali e, ruggendo, proteggeva la principessa con il suo fuoco. Sebbene il mondo intorno a loro stesse cadendo a pezzi, entrambi –l’una circondata dai colori del Paradiso, l’altro attorniato da quelli dell’Inferno- non arretravano di un passo. La speranza brillava nei loro occhi più luminosa di una gemma assieme a qualcos altro che imperversava nei loro cuori come una tempesta.

Il volto di Lucy s’illuminò e in un attimo saltò addosso a Natsu ridendo felice mentre il bambino ricambiava assieme ad Happy. Da sopra la sua spalla, Natsu rimase stupito quando, abbassando la testa, muto lo ringraziò per aver aiutato i suoi figli quella mattina. Una volta risollevato lo sguardo però, il bambino vide nei suoi occhi una silenziosa richiesta a cui Natsu prestò giuramento. Zeus non si preoccupò se quel giovane drago aveva capito il perché gli aveva chiesto ciò che gli aveva chiesto, una volta che fosse diventato grande avrebbe compreso da sé. Per il momento avrebbe dato fiducia a Lucy e imparato ad accettarlo come suo amico ma da quel giorno in poi avrebbe pregato affinché quel drago le rimanesse vicino negli anni a venire. Non era sicuro che loro avrebbero potuto farlo e a Lucy sarebbe servito qualcuno che le ricordasse di andare avanti qualunque cosa fosse successa.

Il pic-nic di quel giorno fu ciò che ci voleva per tirare su il morale a Zeus che, con grande felicità di Lucy, era tornato ad essere il solito farabutto di sempre. Blackjack, inoltre, aveva fatto amicizia con Natsu ed Happy anche se sembrava preferisse di più le coccole della principessa che fu sollevata nel vedere che i suoi genitori avevano dato una possibilità a Natsu sebbene fosse un drago. Una volta poi giunto il pomeriggio, Lucy salutò la sua famiglia per attraversare assieme ai suoi due amici il portale che conduceva alla Cascata d’Iris dove si sarebbe dovuto allenare con gli Spiriti Stellari. Natsu ed Happy le promisero di arrivare dopo che Loki e gli altri se ne fossero andati così da poter parlare prima di doversi separare ma quella fu una mezza bugia. Infatti, i due tornarono a casa loro però Natsu non ce la faceva ad aspettare che le ore passassero quindi, seguito dal fedele Exceed che, anche lui, voleva tornare da Lucy, prese subito il volo verso la Cascata d’Iris dove, nascosti in un cespuglio o fra le fronde degli alberi, osservarono l’allenamento della principessa: quando poi questa ebbe finito, aspettarono qualche minuto prima di sbucare fuori dal loro nascondiglio fingendo di essere appena atterrati.

Sdraiati tutti e tre sull’erba con lo sguardo rivolto al cielo, cominciarono a parlare delle loro magie, dei loro amici, dei loro gusti, di tutte quelle piccole e grandi cose che i bambini si confessavano fra di loro. Happy elencò tutti i modi possibili per catturare, cucinare e mangiare un pesce mentre Natsu le spiegò che aveva questa doppia natura di mezzo-drago perché lui era stato adottato dal Re dei Draghi di Fuoco, Igneel, che gli aveva insegnato la magia del Dragon Slayer; Lucy, invece, gli parlò dei suoi poteri in qualità di Maga degli Spiriti Stellari e gli mostrò le capacità dell’Abito Stellare fattole in dono dai suoi cari amici. Da lì iniziarono a sfidarsi, per esempio, a chi tratteneva più a lungo il respiro sott’acqua –Lucy vinse solo perché aveva utilizzato la bolla di Aquarius- o a chi riusciva a centrare una serie di bersagli messi tutti in fila –la vittoria fu di Natsu solo perché con il suo fiato rovente li incenerì tutti-.
E poi, quasi volessero ricominciare da dove avevano interrotto il giorno precedente, ballarono. Ballarono sul ramo su cui Natsu si era guadagnato la fiducia della bambina; Lucy provò l’ebbrezza di danzare in aria tenuta saldamente dal piccolo Dragon Slayer mentre Natsu si entusiasmò nel ballare sott’acqua, protetti dalla bolla d’ossigeno creata dalla bambina; danzarono infine sulla salda terra che li sosteneva ad ogni loro passo e che li sorresse quando, dopo l’ennesima giravolta, caddero ridendo tutti e due sull’erba verde con Happy che, a causa di tutti quei giramenti, non riusciva più ad alzarsi. Si sorpresero tutti e tre quando, finite le risa, si accorsero che era scesa la sera e che le lucciole avevano accompagnato il loro ultimo ballo, legandoli indissolubilmente come faranno più avanti.

Che cosa misteriosa e sfuggevole il tempo… Che cosa complessa e rigida il destino…
Magari, se qualcuno li avesse visti giocare e ridere insieme quel giorno lontano, osservando attentamente come le differenze tra umani e draghi erano talmente sottili, forse ci sarebbe stata una svolta, un cambiamento.
Magari, se Lucy avesse deciso il giorno prima di scappare via, tutto si sarebbe aggiustato.
Magari, se Natsu avesse chiesto al padre chiarimenti su quell’odore che aleggiava per tutta Magnolia, avrebbe potuto metterla in guardia e la catastrofe si sarebbe potuta fermare.
Magari, se avessero dato peso a quel presentimento, non si sarebbe arrivati a tutto quel dolore.
Perché molte cose mutano; tutto cambia continuando a unirsi, separarsi, connettersi e dividersi ancora e ancora. È il normale processo delle cose, alcune avrebbero portato a sereni equilibri e altre a crudeli disordini.
… ma era davvero giusto che andasse così? Era davvero giusto che due ragazzini come loro dovessero affrontare tutto quello?
Era davvero giusto che Natsu non avrebbe potuto far parte della vita di Lucy per parecchio tempo dopo quell’incidente? Che prendesse quella scelta così dolorosa alla sua età?
E Lucy? Era davvero giusto che, ora che le cose si erano aggiustate, le venisse inflitto un così duro colpo? Era davvero giusto che abbia dovuto sopportare quell’immenso dolore da sola?
Magari, se quel giorno avessero espresso quelle sensazioni, tutto quello non sarebbe successo e non si sarebbero dovuti dire cose tanto spregevoli l’uno con l’altra, rinfacciandosi colpe che non avevano.
Però se avessero scelto un’altra strada, sarebbero arrivati davvero così lontano? 

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