And if it had been different?

di Horse_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Otto settimane. ***
Capitolo 2: *** Nove settimane. ***
Capitolo 3: *** Dodici settimane. ***
Capitolo 4: *** Dodici settimane (2) ***
Capitolo 5: *** Dodici settimane (3) ***
Capitolo 6: *** Dodici settimane (4). ***
Capitolo 7: *** Dodici settimane (5). ***
Capitolo 8: *** Quattordici settimane. ***
Capitolo 9: *** Quattordici settimane (2) ***
Capitolo 10: *** Quattordici settimane (3). ***
Capitolo 11: *** Quindici settimane. ***
Capitolo 12: *** Quindici settimane (2) & Sedici settimane. ***
Capitolo 13: *** Sedici settimane (2) ***
Capitolo 14: *** Sedici settimane (3). ***
Capitolo 15: *** Diciassette settimane. ***
Capitolo 16: *** Diciotto settimane. ***
Capitolo 17: *** Diciotto settimane (2). ***
Capitolo 18: *** Ventuno settimane. ***



Capitolo 1
*** Otto settimane. ***


Otto settimane.

Quando scopre di essere incinta il mondo le crolla addosso. Continua a ripetersi che non può essere possibile, che non può essere toccato a lei, che quel bastoncino bianco stia mentendo, ma, dopo aver provato altre tre volte, sa che quella è la verità. Candice la guarda… Non sa nemmeno lei come la stia guardando, Nina sa solo che si sente sicura con la sua migliore amica affianco. Sicura fino ad un certo punto, perché tutta questa sicurezza sparisce quando… Quando si rende conto di essere effettivamente incinta. Avrebbe avuto un bambino. Da piccola aveva sempre immaginato la sua vita, un lavoro, una casa, un uomo da amare e dei bambini. Una casa ce l’aveva, il lavoro pure (era quello dei suoi sogni, adorava fare l’attrice), l’uomo da amare c’era, ma non era più suo. Quando si era messa insieme a Ian aveva capito che quello sarebbe stato l’uomo della sua vita, ma era ancora troppo giovane e un po’ la sua vita voleva godersela, c’era tempo. C’era tempo per fare ogni cosa, c’era tempo per il matrimonio e per i bambini, ma, evidentemente, Ian non era stato del suo stesso avviso e si erano lasciati. Poi, però, avevano cominciato ad andare a letto assieme perché… Perché era impossibile per loro stare distanti; poi lui si era messo con Nikki (una delle sue migliore amiche, cosa che, evidentemente, non era più) e avevano deciso di darci un taglio, ma erano ricaduti sullo stesso errore ancora e ancora e ancora. Sembrava andasse tutto bene, era veramente felice Nina. Felice in una maniera contorta, ma lo era, aveva ancora lui, poi, però, tutto era cambiato. Ian aveva chiesto a Nikki di sposarlo perché troppo pentito per quello che stava facendo, che entrambi stavano facendo con l’andare continuamente a letto insieme, e aveva detto a Nina di finirla lì, che lui non poteva continuare così.

“Amo Nikki, Nina, non posso… Non possiamo andare avanti così.”  le aveva detto e Nina si era vista il mondo crollare addosso, credeva che si fosse ancora qualcosa da recuperare, ma evidentemente si sbagliava.

Avrebbe voluto ribattere, ma non l’aveva fatto. Ian, da quel momento, aveva innalzato un muro con lei e non si era fatto vedere -o comunque quando la vedeva cambiava strada, letteralmente. Sul set le cose erano diventate ancora più gelide e… Non ce la faceva più. Il cast si era rotto, spezzato. C’è chi stava dalla sua parte e chi da quella di Ian e Nina continuava a non capire: perché se loro due dovevano stare divisi anche la loro famiglia, perché lo era, si era divisa? Sembrava di essere all’interno di una guerra con due schieramenti. Quando si erano lasciati era stato brutto, gelido, ma il cast era rimasto unito per entrambi… Ora, invece, da quando si è introdotta Nikki, tutto si è frantumato. Ovviamente c’era anche chi stava nel mezzo, Paul per esempio. Paul era l’unico di cui Nina si fidava, insieme a Candice. Gli altri erano altalenanti.

Ora, però, non avrebbe fatto altro che attirarsi le ire addosso di tutti. Dio, era incinta e quel bambino era di Ian, lo stesso Ian che avrebbe dovuto sposarsi tra cinque mesi con un’altra donna, una donna che non era lei.

 

«Nina, hey, ti prego, dimmi qualcosa, qualsiasi cosa.»
 

Ma Nina non sa veramente cosa dire, vorrebbe solo sparire, il più lontano possibile. Vorrebbe teletrasportarsi in qualche isola Caraibica e non tornare mai più. Cosa poteva fare? Un bambino, una piccola creatura da crescere, per lei è troppo. Non è in grado nemmeno di occuparsi di se stessa, figuriamoci di un bambino, un suo bambino. E’ ancora così immatura, è ancora una bambina, e si sarebbe immaginata tutto questo più avanti, con qualcun altro. Suo figlio sarebbe cresciuto nel caos più totale perché la sua vita lo era. 

La sua mente inizia ad elaborare tutte le possibili soluzioni a questo problema e ce ne sono veramente tante.

Due la colpiscono in maniera particolare. 

Aborto.

Adozione.

Ma così come la colpiscono velocemente, altrettanto velocemente le scaccia dalla sua mente. Non è in grado di prendersi cura di un bambino, ma non avrebbe mai potuto ucciderlo, non doveva pagare per un suo errore. Non reputava errore il bambino, reputava errore essere andata a letto con Ian. Nemmeno l’adozione era un opzione plausibile perché non ce l’avrebbe mai fatta. Portare in grembo un bambino per nove mesi e poi abbandonarlo sarebbe stato troppo struggente, non ne era in grado.

Aveva paura però, tantissima paura. 

 

«Nina, mi sto preoccupando, ti prego.>> la implora Candice.

«Che cosa dovrei dirti?» sbotta la bulgara alzandosi di scatto in piedi sotto lo sguardo attonito di Candice. «Tutto questo è un incubo, solo un brutto incubo…»

«Andrà tutto bene, vedrai, andrà tutto bene.»

«No, niente andrà bene.»

 

Si lascia andare così, mentre calde lacrime iniziano a bagnarle il volto.

 

 




















 

                                                     * * *






















 

Candice è riuscita a rassicurarla, ma la paura è ancora costante. Ha paura di ogni cosa, di qualsiasi cosa.

Ha paura di Ian, di come possa prenderla.

Ha paura degli altri, del loro giudizio.

Ha paura della sua famiglia, di quello che potranno pensare di lei.

Ha paura, lei stessa ha paura. Non sa come si fa la madre, ha paura di non riuscire a crescere suo figlio nel modo giusto. Ha soltanto ventisei anni, eppure diventerà già madre. Ci sono donne che diventano madri ancor più giovani di lei, ma lei non si sente pronta, eppure dovrà conviverci.

 

«Come farò a dirglielo?»

 

Per prima cosa dovrà dirlo a Ian, è ovvio. Questa è la sua più grande paura, non sa nemmeno da dove iniziare, non sa cosa fare.

 

«Non posso rovinargli la vita così.» continua ancora.

«Non è questione di rovinare vite, Nina, ci siete dentro insieme.» puntualizza Candice accarezzando il braccio scoperto dell’amica. «Ci siete dentro insieme e lui ha diritto di saperlo, i bambini si fanno in due.»

«Lui ha un matrimonio programmato, Can! Si sta per sposare e io sono incinta

 

Un brivido le percorre la pelle, ma decide di ignorarlo. Sono passate tre ore da quando ha scoperto di essere incinta e si sta… Abituando all’idea, si. Nina sa per certo che le ci vorrà del tempo, ma piano piano si sta abituando. 

Quello che la preoccupa ora è fare i conti con la realtà, una realtà che le farà tanto male.

 

«Tu sei incinta, è vero, ma per metà. E’ dentro anche lui a tutto questo, che gli piaccia o no. Il padre è tanto importante quanto la madre, si prenderà le sue responsabilità.»

 

E Nina vuole veramente credere a Candice, cerca di convincersi che la sua amica abbia ragione, ma sa che non è così. Ian ha sempre reagito male alle notizie sconvolgenti e questa lo è. Sarà la notizia più sconvolgente della sua vita.

 

«Quello che ti consiglio è prenderti una settimana di pausa, o almeno qualche giorno. Ti farà bene, vi farà bene.»

«Non posso prendermi una settimana di pausa, Candice, dobbiamo girare e-»

«Non ti sto dicendo di smettere per sempre, credo che tu abbia bisogno di raccogliere un po’ le idee e di decidere sul da farsi. Potremo andare da qualche parte insieme, mi sembra un’ottima idea, che ne dici?»

 

Nina la guarda titubante, ma non dice nulla. Non scuote nemmeno la testa o annuisce, rimane immobile.

Sarebbe tutto troppo sospetto, tutto questo è troppo sospetto. Ha bisogno di staccare un po’ la spina, però. Ne sente veramente il bisogno. E’ da un anno che corre avanti e indietro, a destra e a sinistra, senza mai fermarsi e una pausa le farebbe comodo. Si tratterebbe di scappare per un po’, almeno per qualche giorno, cercando di non affrontare la realtà.

Ha bisogno di qualche giorno di tranquillità perché sa che prima o poi dovrà affrontare tutto questo, dovrà farlo. 

Andrà con Candice, lo farà, e quando tornerà, quando avrà preso coraggio, dirà a Ian della gravidanza, e anche ai suoi genitori. 

Per ora ha solo bisogno di un po’ di tranquillità, per se stessa e per il bambino che porta in grembo.

O bambina.

 

«Credo che staccare la spina, per almeno un po’, mi farà bene.» annuisce la giovane ragazza sospirando.

«Potremo andare su una SPA, per fare qualcosa di tranquillo.» le suggerisce Candice e Nina annuisce massaggiandosi le tempie. «Quando pensi di andare dal ginecologo? Si, insomma, per vedere come procede.»

«Ho bisogno di un po’ di tempo per metabolizzare tutto questo. Quando mi renderò effettivamente conto di quello che mi sta succedendo lo farò, promesso. Lo devo al bambino e me lo devo.»

 

Candice annuisce solamente e prende in mano il suo cellulare. 

Dopo due ore hanno finalmente deciso quale sarà la loro meta, la meta della loro mini-vacanza, Boston. La bionda se n’è andata con la promessa di ritrovarsi il giorno dopo e Nina, dopo aver gettato il bastoncino (quel piccolo pezzo di plastica che le ha cambiato per sempre la vita), si sdraia a letto, esausta. Lynx sale sul letto, sotto lo sguardo amorevole di Nina, e le si avvicina piano, alla ricerca di attenzioni. La guarda per qualche istante, poi mette le zampe anteriori sopra la pancia della ragazza e quest’ultima la caccia via. Avrebbe potuto fare del male al bambino. Non sa molto sulla gravidanza, non sa praticamente nulla, non si è mai informata. Sa soltanto che il bambino è protetto da una sorta di sacco, ma non vuole comunque correre rischi, non può. La maglietta le si è leggermente sollevata e Nina si perde ad osservare la pelle candida che le ricopre la pancia. Istintivamente, senza nemmeno pensarci, la mano destra si appoggia sopra il suo ventre e un piccolo sorriso, a metà tra l’eccitato e il malinconico, le compare sul volto. Lì dentro c’è suo figlio, il suo bambino.

Avrebbe fatto di tutto per essere una brava madre, avrebbe cresciuto suo figlio, con Ian o senza Ian. 



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E' da un po' sinceramente che ci stavo pensando e colpita un po' dalla noia, un po' dall'ispirazione, ho deciso di buttarla giù. Sostanzialmente volevo creare una vera e propria storia, ma alla fine ho optato per una serie di momenti che racconteranno un andamento alternativo di quella che è la storia principale.
Racconterò la "storia" per mesi, fino alla nascita dei bambini (ovviamente saranno sempre due!) e poi il periodo che seguirà la nascita, ovviamente selezionerò alcuni momenti che riterrò la pena scrivere. Non ci sarà quindi la famosa sera, quella in cui Ian lascia andare Nina, ma Ian verrà a conoscenza di diventare padre e beh... Volevo creare qualcosa di alternativo.
Spero che tutto ciò abbia successo, io l'idea di continuare ce l'ho, spero solo che sia apprezzata ^^
Avrei voluto metterlo ieri, ma, ahimè, non era giornata, non dopo tutto quello che è successo con la strage di Parigi. Penso che ieri non sia stata giornata per nessuno, vedere -e sentire- tutto quello che è successo ci fa solo riflettere e capire in che mondo di schifo siamo. Ormai la Francia è diventata un bersaglio a causa della sua integrazione culturale (non è assolutamente da fargliene una colpa, è bello integrare uomini e donne di tutte le culture, perchè siamo tutti uguali), e, purtroppo, da quanto è stato detto, il prossimo obiettivo è Roma. Spero solo non accada nulla di grave, lo spero con tutto il cuore. Siamo uguali, in fatto di essere uomini e donne, ma non simili perchè, sinceramente, dopo tutto quello che è successo, mi verogno di appartenere alla razza umana.
#PrayforParis.

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Capitolo 2
*** Nove settimane. ***



Nove settimane.

Aveva trovato una scusa e Julie l’aveva assecondata, aveva lasciato partire lei e Candice per cinque giorni, continuando a sostenere che avessero veramente bisogno di una pausa ed era stato un tocca sana, per entrambe. Avevano staccato la spina per cinque giorni, si erano divertite, in quantità comunque moderata, ed avevano fatto finta che nulla fosse successo e che Nina stessa non fosse incinta. Non era stato facile perché la mora aveva dovuto combattere con continue nausee e mal di testa, ma tutto era andato per il meglio, grazie a Candice era riuscita a rilassarsi, almeno un po’.

Ora Nina è tornata sul set e non sa cosa fare, ha solo due opzioni: entrare come un fulmine e rifugiarsi nel suo camerino fino all’inizio delle riprese, oppure tornare a casa a mettersi a letto. La seconda opzione è la più allettate visto che sente la testa pulsare e i muscoli indolenziti e sta quasi per tornare indietro quando la voce di Kat la blocca.

 

«Nina, buongiorno. E’ da un po’ che non ti si vede in giro.»

 

Kat non voleva utilizzare un tono così pungente, ci aveva veramente provato, ma purtroppo lo aveva fatto facendo storcere il naso a Nina. Erano diventate incredibilmente fredde, quelle due. Qualcosa si era rotto e la bulgara continuava a non capire, credeva che fosse una bella amicizia, la loro, ma evidentemente si sbagliava. Da quando lei e Ian si erano lasciati aveva cominciato a guardarla in modo strano, quasi a rinfacciarle quanto fosse stata codarda a lasciare un uomo d’oro come lui e da quando era entrata in scena Nikki le cose erano peggiorate, drasticamente. Eppure sentiva perfettamente che l’amicizia che avevano creato quelle due non era vera, glielo leggeva sugli occhi. Kat era semplicemente innamorata di Ian, o comunque aveva una grossa cotta per lui, lo capiva da come lo guardava, era lo stesso sguardo che ha -aveva- Nina quando lo guardava, era impossibile non rimanere affascinati da quell’uomo.

 

«Uhm, si, buongiorno anche a te.»

 

La voce di Nina è uscita più tranquilla, più dolce, e lei stessa ne rimane sorpresa. Il suo pensiero è un altro, non ha tempo e voglia di pensare a lei.

 

«Dove siete andate di bello tu e Candice?»

 

Le domanda ancora la Graham. Nina scuote la testa e sbuffa leggermente stringendosi sul suo cappotto blu scuro. Perché è così in vena di domande alle otto di mattina? Lei è così stanca, addormentata, e ha ancora incredibilmente sonno. 

 

«Boston.» le risponde Nina afferrando la maniglia con la mano. «Scusami Kat, ma sono in ritardo, devo andare.»

 

E la ragazza corre dentro senza nemmeno preoccuparsi dell’altra che la sta ancora osservando perplessa. Non appena la bulgara entra sul set si rilassa impercettibilmente e si tira giù la cerniera del giubbotto sospirando. Se prima era decisa ad andare dritta nel suo camerino ora ha solamente voglia di un the caldo e magari di qualche biscotto visto che, a causa delle continue nausee, la sua colazione è andata a finire sul water. Si dirige verso la mensa, l’enorme sala da pranzo in cui tutti ogni volta mangiano, ed entra chiudendosi la porta alle spalle. Il suo sguardo corre sul bancone e quando incontra Grace gli angoli della sua bocca si sollevano facendo spazio ad un sorriso raggiante.

 

«Neens, bentornata.» la saluta raggiante. «Com’è andata a Boston?»

«Bene, grazie. Ne avevo veramente bisogno.»

 

Nina si siede sulla sedia accanto al bancone appoggiandoci sopra i gomiti e mettendo la testa sui palmi aperti delle mani. 

 

«Hai qualcosa da mangiare?» le domanda poi la bulgara andando alla ricerca con lo sguardo di qualcosa di commestibile. «E anche un the?»

«Tutto quello che vuoi, tesoro. Non hai fatto colazione?»

«Ero di fretta.»

 

Si scusa la ragazza inventando una bugia. Un quarto d’ora dopo si aggira per il corridoio con una tazza di the fumante sulla mano destra e una brioche al cioccolato sulla mano sinistra in direzione del suo camerino. Non appena entra nel suo camerino la sua truccatrice, nonché una delle sue migliore amica, Erika, la guarda con disappunto perché è in ritardo.

 

«Sei in ritardo di cinque minuti.»

«E’ un miracolo, ho fatto di peggio.» le risponde Nina cercando di sorridere mentre addenta la brioche.

«Tu che mangi? Di prima mattina?» le domanda sconcertata Erika sapendo bene quanto la sua migliore amica tenesse alla linea.

«Questa mattina non ho fatto colazione, tutto qui.» le risponde la ragazza con un’alzata di spalle appoggiando tutto quello che aveva sulle mani nel tavolino dietro di se. «Ora muoviamoci, o faremo tardi, ancora.»

 



























 

                                                                   * * *


























 

 

«No Nina, non così. Devi metterci più convinzione e quella non era la battuta giusta. Dovevi dire Dobbiamo andarcene via di qui, subito e non qualcuno prima o poi verrà a liberarci. Quella battuta era dopo. E’ la terza volta che la sbagli.»

 

Julie la sgrida con la mani sui fianchi scuotendo la testa mentre Nina sospira per l’ennesima volta passandosi una mano sui capelli. Paul la guarda preoccupato. Stava andando tutto bene fino a quando la sua testa non ha cominciato a pulsare e lo stomaco ha cominciato a contorcersi, ma non può vomitare lì, non davanti a tutti. 

 

«Lo so, io non-»

«Forza, cominciamo un’altra volta. Cerca di impegnarti.» taglia corto la produttrice.

«Posso… Possiamo fermarci un attimo? Un minuto, non di più.» la prega Nina torturandosi il labbro inferiore con i denti. «Uno solo.»

 

Julie rimane leggermente interdetta per la richiesta della sua attrice, la stesse attrice che ha sempre voluto ripetere le scene almeno due volte e anche con la febbre a quaranta non si ferma anni, sempre quella stessa attrice le sta chiedendo di fermarsi e sembra sul punto di svenire. 

La produttrice acconsente preoccupata e la ragazza, dopo qualche secondo, sparisce dietro la porta nera della stanza. Si appoggia contro il muro con la schiena cercando -tentando- di ritornare lucida e far si che la testa smetta di girare. Poco dopo sente una mano appoggiarsi delicatamente sulla sua spalla, in cerca di spiegazioni. Nina non ha nemmeno bisogno di guardare per capire che si tratta di Paul, lo immagina.

 

«Stai bene?» le domanda infatti.

 

La ragazza annuisce sospirando cercando di reprimere un conato di vomito. Ha vomitato poche volte in vita sua, solo in casi estremi come febbre troppo alta o virus intestinale, il destino le si sta ritorcendo contro. 

 

«S…Si, sono solo… Stanca. Vado a sciacquarmi la faccia, torno subito.»

«Vuoi che ti accompagni? Non hai una bella cera, Neens.» cerca di convincerla l’uomo.

«No, non serve.» gli risponde la mora. Ha bisogno di stare da sola per un po’, senza nessuno. «Torno tra un po’, grazie.»

 

Nina si stacca dal muro e si incammina lentamente verso il suo camerino cercando di non destare sospetti. Paul la osserva titubante, poi scuote la testa. Sa che c’è qualcosa che non va, ma decide di non forzarla, però rimane comunque preoccupato, non è più la Nina di una volta.

La mora, non appena svolta l’angolo, inizia a correre e qualche secondo dopo è già nel suo camerino a riversare anche l’anima dentro il water. Quando l’ultimo conato le lascia un po’ di tregua si lascia scivolare contro il muro.

Che cosa ha fatto di male per meritare tutto questo? 

Niente, ha solo continuato a rimanere legata all’uomo che ama pagandone così le conseguenze.

 




























 

                                                                   * * *


























 

Non appena Paul vede Candice uscire dalla sala numero 5 l’afferra per il braccio portandola distante da orecchie indiscrete. La bionda rimane interdetta mentre fissa l’amico troppo pensieroso.

 

«Devo ricordarti che sono già sposata?»

«No, non serve. E no, non voglio appartarmi qui con te, devo solo chiederti una cosa e non voglio che» si blocca per qualche istante guardandosi attorno. «nessuno senta.»

«E’ successo qualcosa?» gli domanda la bionda.

«Pensavo potessi dirmelo tu.» le suggerisce. «Nina.»

«Nina?»

«E’ da un po’ di giorni che è strana… E oggi si è comportata come se fosse in un altro mondo, sono… Preoccupato…»

 

La bionda spalanca per qualche secondo la bocca, poi, grazie al suo lavoro, mette su un’espressione sorpresa. Paul per qualche istante ci casca, ma alla fine capisce l’intento della bionda e la mette alle strette.

 

«Dimmi la verità, Candice

«Verità? Quale verità? Nina non ha niente che non va.» gli assicura la bionda.

«Sono preoccupato Candice, non scherzare. E’ da settimane che è così, ho paura che abbia qualcosa di grave.» continua ad insistere.

«Paul, Nina non ha niente che non va, è solo… Lasciale del tempo.»

«Del tempo per cosa?» la incalza. «Se le serve del tempo vuol dire che c’è qualcosa

«Paul, io non so… Okay, non posso dirti niente.» si corregge dopo l’occhiataccia dell’attore. «Se vuoi sapere qualcosa chiedilo a lei, altrimenti quando sarà il momento te lo dirà.»

«E’ malata? E’ così grave?»

«No, non è malata. Devo andare Paul.»

 

Candice lo liquida così, lasciandolo da solo in mezzo al corridoio. 

Perché viene escluso sempre da tutto? Che cosa ha fatto di male? 

E proprio mentre pensa che la giornata non potrebbe andare peggio è costretto a ricredersi un attimo dopo, non appena vede sbucare dalla porta della sala 4 Ian parecchio nervoso.

Cerca di fare finta di niente, ma ormai è troppo tardi.

 

«Hey, Paul.»

«Ian, ciao.» lo saluta il più giovane. «Va tutto bene?»

«Uhm.» borbotta il moro passandosi una mano tra i capelli. «I preparativi per il matrimonio mi stanno distruggendo e… Dannazione, dov’è Nina? Devo girare una scena con lei, è l’ultima.»

«E’ andata in camerino per…» Paul si blocca indeciso se continuare o meno. «Non si è sentita molto bene, credo che le faccia bene staccare per qualche minuto.»

«Le sta bene, poteva fare a meno di andare in giro mentre gli altri lavorano.» mormora un po’ troppo duro mentre Paul indurisce leggermente il mento. Ian si addolcisce leggermente, cercando di cambiare discorso. «Senti Paul, volevo sapere, si, insomma… Io e Nikki l’altro giorno stavamo parlando del matrimonio e beh… La mia scelta è caduta su di te. Vorresti essere il mio testimone

 

Ian sorride all’amico, mentre Paul sgrana velocemente gli occhi. Testimone? Testimone di Ian al suo matrimonio?

Dio, non è nemmeno sicuro di andarci, non vuole fare un affronto a nessuno. Con nessuno ovviamente intende Nina. Candice non ci sarebbe andata, l’aveva già espresso liberamente, e Phoebe non era molto d’accordo, ma comunque avrebbe seguito Paul su qualsiasi cosa, infondo lei non contava molto sul loro legame di fratelli -che ultimamente aveva cominciato ad allentarsi.

Così, mettendolo in questa posizione, l’ha praticamente obbligato ad andarci. Come può dirgli di no proprio ora?

 

«Io il tuo testimone?» domanda infatti il castano. «Ero convinto che avresti scelto tuo fratello.»

«Già, ma lui non è molto sicuro di venire, è parecchio impegnato ultimamente.» gli spiega Ian mentre i suoi occhi azzurri si adombrano. Paul intuisce che c’è qualcosa che non va, ma decide di non chiedere. «E mi farebbe veramente piacere che lo fossi tu, sempre se per te non è un problema.»

«No, nessun problema, anzi. Mi fa veramente piacere che tu me l’abbia chiesto, solo che non me lo aspettavo, tutto qui.»

 

Paul cerca di sorridere meglio che può e Ian ricambia, entusiasta.

 

«Sei mio fratello, Paul, a chi altro avrei potuto chiedere?» gli domanda Ian abbracciandolo di slancio. «Grazie.»

«Non c’è di che.»

 

Ian si stacca dall’amico e si gratta leggermente il capo.

 

«Se vedessi Nina, le potresti dire di muoversi e di venire a girare la scena con me? Avrei fretta, parecchia.» gli dice l’uomo dagli occhi di ghiaccio.

«Sicuro, si.» annuisce distrattamente l’altro.

«Grazie Paul, ci vediamo dopo.»

 

Ian lo saluta così andandosene. Si è cacciato in un bel pasticcio e chissà che cosa gli avrebbe detto Phoebe.

 

Nina si è addormentata sul divanetto di pelle del suo camerino senza nemmeno accorgersene. Era troppo stanca perfino per muovere qualche passo ed è crollata. E’ Julie a trovarla così; aveva deciso di cercarla preoccupata del suo ritardo e l’aveva trovata addormentata come una bambina.

Dopo essersi passata una mano tra i capelli, aveva deciso di far girare le altre scene per andare avanti e non se l’era sentita di svegliare la ragazza, sebbene avesse bisogno di lei.

Ma ora, dopo due ore, c’era bisogno di lei per una scena importante e non poteva saltarla.

La ragazza si sveglia di soprassalto non appena sente che qualcuno la sta chiamando e non appena si scontra con il viso della sua produttrice sa di avere i minuti, secondi, contati.

 

«Scusa Julie, non mi sarei mai dovuta addormentare.» borbotta Nina con sguardo di scuse alzandosi velocemente dal divanetto. «Corro subito a giare le scene che mi mancano.»

 

Prima che la ragazza possa allontanarsi Julie l’afferra per un polso e la fa sedere nuovamente, posizionandosi poi accanto a lei.

La scruta preoccupata.

 

«Nina, va tutto bene?» le domanda infatti. «Mi sembri strana ultimamente.»

«Va tutto bene, si.» le risponde la ragazza abbozzando un finto sorriso.

 

Julie inclina leggermente la testa e socchiude leggermente gli occhi capendo perfettamente la bugia dell’attrice.

 

«Sei una brava attrice, ma una pessima bugiarda. E’ successo qualcosa? Stai poco bene?»

«Sto bene, davvero.» ribatte Nina sospirando leggermente. «Sono solo stanca, è un brutto periodo.»

«Già, l’ho visto. E non mi riferisco per come reciti. Sai che con me puoi parlare di qualsiasi cosa. Qualsiasi.» le ricorda la produttrice.

«Lo so.» le sorride la ragazza. «Ma non c’è nulla che non va.»

 

Julie sta per ribattere, ma si blocca nell’esatto momento in cui il cellulare di Nina vibra leggermente e lo schermo si illumina. La ragazza lo afferra repentinamente e un secondo dopo si maledice. Sullo schermo lampeggia il classico promemoria con su scritto visita ginecologica e lei se l’era dimenticato, ovviamente. Candice l’aveva aiutata a prendere appuntamento, ma aveva avuto troppe cose per la testa per pensare. 

L’appuntamento è tra un’ora.

 

«So che è tanto quello che ti sto chiedendo, ma… Potrei avere il pomeriggio libero? O almeno un’ora?» le domanda lieve la ragazza.

«Nina, dovremo girare le ultime scene, siamo già in ritardo.» le risponde la produttrice.

«Lo so, un’ora soltanto. Un’ora e mezza anzi, dopo girerò quello che mi manca.» la supplica l’attrice.

 

Non può saltare la visita, ha già rimandato parecchio ed è il momento di fare i conti con la realtà, ne ha bisogno. Ormai è sicura di essere incinta -glielo dicono i sintomi e gliel’ha detto il test- ma ha bisogno di sapere se sta andando bene, se lui, o lei, sta bene. Julie acconsente rassegnata e la mora, dopo aver afferrato il giubbotto, la ringrazia con lo sguardo dirigendosi fuori dal suo camerino.

 


























 

                                                                    * * *

 


























 

E’ seduta su una sedia verde da venti minuti e il cuore le batte veloce. Ha provato a leggere una rivista, per tranquillizzarsi, ma non ci è riuscita. Dopo solo due minuti aveva cominciato a sfogliare le pagine freneticamente e alla fine, per non romperla, aveva deciso di metterla giù. 

Controlla per l’ennesima volta l’ora sul cellulare e sospira affranta. Perché ci stanno mettendo così tanto? Non fa nemmeno in tempo a rimettere il cellulare nella borsa che un’infermiera, sui cinquant’anni, chiama il suo nome.

Ha detto signorina Dobrev, è lei per forza. Nina si alza in piedi leggermente traballante e l’infermiera, capendo il suo disagio, le sorride incoraggiante.

 

«Venga pure con me, mi segua da questa parte.»

 

Nina le sorride di rimando e segue l’infermiera gentile lungo un corridoio e poi si fermano entrambe sulla porta. L’infermiera bussa due volte e, dopo aver sentito Avanti, apre la porta ed invita Nina con lo sguardo ad entrare. La bulgara, leggermente intimidita, si fa avanti comunque e l’infermiera si chiude la porta alle spalla lasciandola da sola con la ginecologa. Si aspettava una donna vecchia, scorbutica e magari anche bassa, non una ragazza un po’ più vecchia di lei e dallo sguardo gentile. E bionda, le ricorda molto la sua amica.

 

«Vieni Nina, accomodati pure. Io sono Layla.» l’invita la donna indicandole la sedia. «Posso darti del tu? So che dovrei comportarmi in maniera formale, ma non voglio essere troppo rigida.»

«Si, certo.» le sorride la mora.

«Candice mi ha spiegato che hai già fatto il test, no?» le domanda la bionda mentre l’altra annuisce leggermente più rilassata. Le ispira fiducia e ne ha veramente bisogno. «Prima di fare gli esami voglio sapere come ti senti. Nausee? Stanchezza?»

«Nausee si, tante. Principalmente la mattina e alla sera, prima di andare a dormire, qualche volta anche durante la notte.» le spiega Nina leggermente rassegnata. Questa era una di quelle notti, non aveva dormito per niente. «Ultimamente mi sento molto stanca, ma non posso permettermi di staccare la spina.»

«E invece è sbagliato.» l’ammonisce la ginecologa scuotendo la testa. «Soprattutto nei primi mesi è importante il massimo riposo. Ricordati che il tuo corpo sta sostenendo un peso enorme, non ci sei più solo tu. Per quanto riguarda la stanchezza posso prescriverti delle vitamine per rafforzare il tuo sistema immunitario e, di conseguenza, quello del bambino.»

«Credo sia perfetto.»

«Hai dolori?» continua la ginecologa. «Crampi? Mal di stomaco?»

«No, per ora no. Solo mal di schiena, tutto qui.»

 

La ginecologa annuisce e si alza dalla sedia invitando Nina a fare lo stesso.

 

«Mi sembra che tutto stia procedendo bene, ma, ovviamente, adesso faremo l’ecografia per vedere se è tutto apposto. Stenditi pure sul lettino.»

 

Nina fa quanto ordinato dalla ginecologa e il suo cuore inizia a battere sempre più forte. Prova una strana sensazione. E’ in ansia, ma non vede l’ora di sapere -di vedere- quello che succederà. Ha visto qualche film con qualche donna incinta con ecografie e cose varie, ma non ha mai fatto nulla di simile ed è strano.

Layla le si avvicina con uno strano tubetto tra le mani e uno strano oggetto.

Cos’è?

 

«Non preoccuparti.» le sorride la ginecologa. «Non ti farà male. Ora ti spalmerò il gel e potremo vedere il bambino, sentirai solo freddo, ma non ci posso fare nulla. Puoi pure tirarti su la maglietta.»

 

Nina, dopo un attimo di esitazione, si scopre il ventre e distende le mani lungo i fianchi. Non appena la bionda le spalma sulla pancia il gel un brivido le percorre la schiena. E’ gelato, è tutto quello che pensa la ragazza, ma non dice nulla.

 

«E’ il tuo primo bambino, non è vero?»le domanda dolcemente.

«Si e non so nulla di bambini.»

«Imparerai, vedrai. Tutte impariamo.»

 

Layla inizia a muovere la sonda dell’ecografo sull’addome della ragazza e, dopo qualche istante, sullo schermo del macchinario appare un piccolo puntino che fa sgranare gli occhi a Nina.

 

«Congratulazioni Nina, ti presento tuo figlio

 

Tuo figlio.

E’ davvero quello suo figlio? Il suo bambino? Quel piccolo fagiolino è davvero dentro la sua pancia e sta crescendo con lei, per lei?

Guarda per qualche secondo la ginecologa e, dalla sua faccia, capisce che è tutto vero.

E’ veramente incinta. Prima lo sapeva, si, ma ora è reale, quello è suo figlio, il suo bambino. E si accorge di avere le guance bagnate (si, sta piangendo!) quando Layla le porge un fazzoletto che accetta quasi in imbarazzo.

Sta piangendo perché… Non lo sa neanche lei, ma sicuramente è un sentimento più che positivo. E’ felice.

Lui, o lei, è dentro di lei e sta crescendo. E’ ancora piccolo, ha le dimensioni di un fagiolo, ma c’è.

 

«Sta bene, vero?»

 

E’ la prima domanda che Nina le fa. 

 

«Cioè… Si può sapere se sta bene… Vero?» balbetta incerta.

 

Layla le sorride e annuisce divertita.

 

«Sta bene, sei alla nona settimana circa. Vuoi sentire il battito del bambino?»

 

Nina sgrana gli occhi e annuisce entusiasta.

E si ripromette di doversi informare di più su tutto questo. Davvero si può già sentire il battito?

Non fa nemmeno in tempo a domandare nulla che nella stanza si diffonde un tum-tum che cattura immediatamente la sua attenzione. Ne rimane incantata, non parla più, si concentra solamente sul battito di suo figlio. Vivo, ha un cuore che batte.

 

«Quindi sta bene, vero?» domanda Nina dopo un po’ in maniera un po’ troppo apprensiva. «Se ci fosse qualcosa di strano, me lo diresti, giusto?»

«Certamente, puoi stare tranquilla. Sta bene, state entrambi bene.» le risponde pacata la ginecologa. «Una cosa, però. Dovresti riposarti per quanto mi hai detto prima, è importante. Sei di due mesi quindi. La data prevista per il parto è a novembre, visto che siamo a fine aprile. Fine novembre per la precisione.»

 

La bulgara annuisce ancora, incapace di staccare gli occhi dallo schermo. Si sarebbe riposata e l’avrebbe detto a chi meritava di sapere, ora aveva soltanto bisogno di elaborare tutta la situazione e godersi un po’ di tempo in pace.

 

 

 

_________________________________________________________

 

Buona domenica a tutte e buone feste!

Scusatemi se non ho aggiornato così tanto in fretta come speravo, ma ho avuto dei problemi (come ho già spiegato) con la storia originale, ma finalmente ho risolto tutto ed eccomi qui anche con questa, anche se questo capitolo era pronto da quasi una settimana.

Sono contenta che questo esperimento piaccia, prima di farlo avevo intenzione di farne una storia, ma ho preferito fare questo perché secondo me è meglio così, tanto i momenti più importanti, almeno per me, ci saranno tutti.

Andremo avanti a settimane, che alcune volte corrisponderanno a mesi, come una vera propria storia e… Ringrazio le cinque fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, anche primo, e spero di ritrovare gli stessi fantastici pareri (e magari qualcuno in più!) :)

Candice e Nina sono ritornare da Boston, la vacanza dello scorso capitolo, e la gravidanza continua il suo corso manifestandosi sempre di più, come giusto che sia. In questa mini-storia ovviamente ci saranno anche gli altri personaggi e altre dinamiche, da come avete visto. Kat, e il rapporto praticamente inesistente con Nina, Paul, preoccupato per Nina, Ian, preoccupato solo del suo matrimonio, Julie e qualche altro. Nei prossimi capitoli vedremo come Nina dirà tutto a Ian, e quando, e anche alla sua famiglia e a tutto il resto. Ovviamente, non aspettatevi rose e fiori.

Niente, non ho nient’altro da dire ahahaha

Alla prossima <3

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Capitolo 3
*** Dodici settimane. ***


Dodici settimane.

E’ maggio ormai e l’aria si è fatta incredibilmente più calda. Si può girare benissimo in maglietta a maniche corte e pantaloncini corti e il cambio armadio è ormai imminente.

E’ quello a cui sta pensando Nina mentre osserva i vestiti sparsi sul letto. E’ in estremo ritardo, ma ha altri problemi a cui pensare e comunque non è colpa sua. Quella mattina si era svegliata relativamente presto per arrivare in orario, o quantomeno un’ora decente, sul set ma, come ogni volta, aveva dovuto passare circa un’ora in bagno a rigettare anche quello che non aveva mangiato. Ieri aveva avuto la seconda visita ginecologica e non sembravano esserci problemi, a parte il fatto che era leggermente sotto stress -e per questo Layla le aveva raccomandato, più ordinato, riposo- e un tantino sottopeso, ma stava recuperando in fretta visto tutto quello che mangiava. La visita, comunque, era andata abbastanza bene e la ginecologa le aveva spiegato che, molto probabilmente, nei prossimi giorni, o prossime settimane, anche le nausee sarebbero sparite lasciando posto alla stanchezza. La fine delle nausee sarebbe stato un grande traguardo visto che non le permettevano di fare praticamente nulla. L’altro giorno Julie l’aveva beccata e la mora se n’era uscita con la scusa di un virus intestinale, che le aveva fatto guadagnare qualche giorno a casa, ma non sapeva per quanto le scuse sarebbero potute andare bene. La pancia aveva già cominciato a crescere e cominciava a notarsi leggermente, forse più che leggermente, visto che la bulgara era sempre stata magra.

Ora è di tre mesi, tre mesi e qualche giorno per la precisione, e se fosse stata sola al mondo sarebbe andato tutto bene, ma non è così. Nessuno sa della gravidanza a parte Candice. Oh, anche Riawna lo sa. E l’aveva quasi uccisa. Sebbene l’avesse avvertita solo per telefono, la sua amica l’aveva quasi fatta fuori.

Erano state due ore al telefono, ma, come migliore amica, non l’avrebbe mai abbandonata. Entrambe erano state concordi, più la bionda a dire la verità, sul fatto che Nina avrebbe dovuto dirlo al più presto ai suoi genitori, fratello compreso, e al padre di quel povero bambino, o bambina. La sua amica, così come l’altra bionda, Candice, era convinta fosse una femmina, mentre Nina era convinta del contrario, ma alla mora sarebbe andata bene qualunque cosa, bastava che fosse sano, con una testa, due occhi, due mani, due piedi, un naso e due orecchie.

 

«Lynx, togliti di lì, sono già in ritardo!» la sgrida Nina.

 

La gatta si era distesa su una maglia rossa e aveva tutta l’intenzione di starsene lì. Il vestito era totalmente fuori discussione, troppo attillato e metteva in risalto le curve, L’aveva sempre usato, ma non era molto adatto per la situazione. Opta per una maglia a maniche corte larga, abbastanza larga da coprire tutto, e un paio di jeans. Sembra soddisfatta dei jeans, veramente, ma deve cambiare idea quando passa a chiudersi il bottone.

I jeans non si chiudono.
 

«Fantastico…» borbotta stralunata.

 

E’ in ritardo ed i pantaloni non le si chiudono. Peccato che nell’armadio abbia solo quella taglia e se questi non si chiudono per ovvietà succederà anche agli altri. Perché non ha decido di prendere dei jeans con l’elastico? Tutta colpa di sua madre e di Candice. 

Quindici minuti dopo (e intanto il ritardo è aumentato, ancora) è pronta per uscire di casa. Alla fine ha optato per un normale vestito che le arriva alle ginocchia, uno dei tanti che usa di solito, non troppo stretto sul ventre e che non mette in risalto nulla.

 




























 

                                                               * * *




























 

E’ arrivata sul set con un ritardo di quarantacinque minuti e Julie, o Kevin, oppure Caroline, l’avrebbero uccisa. Aveva fatto ritardi anche peggiori, il suo record era di circa due ore e trentasette minuti, ma ultimamente le erano state concesse così tante cose che non era semplicemente giusto.

 

«Buongiorno ritardataria.» la saluta una voce alle sue spalle.

 

Paul.

Nina si volta verso l’amico e gli sorride passandosi una mano sui capelli. Capelli che ha tentato più volte di sistemare rinunciandoci del tutto.

 

«Sono così tanto in ritardo?» gli domanda.

 

Paul, da gentiluomo qual è, le apre la porta e l’invita ad entrare. La mora lo ringrazia con lo sguardo.

 

«Abbastanza, ma hai fatto di peggio, no?» le risponde ridacchiando. «Il tuo record è di due ore e quaranta, vero?»

«Due ore e trentasette, non barare.» ridacchia la ragazza al suo indirizzo. «Julie ha detto qualcosa?»

«No, solo che devi recuperare circa dodici ore di scene.» le risponde il ragazzo.

 

Nina impallidisce di colpo e sospira pesantemente. Dodici ore di scene?

Sapeva bene cosa significava. Aveva da girare normali scene, quindi comunque ore e ore sul set, più quelle dodici ore. Perché aveva voluto rimanere a casa? Sarebbe stato meglio andare sul set anche presa delle nausee. Non che adesso non le avesse, ma aveva avuto una settimana dove la colpivano continuamente.

 

«Tutto bene, Neens?» le domanda Paul preoccupato.

«No, solo» la ragazza si blocca sospirando. «… Sei sicuro che siano dodici ore? Non sono un po’ tante?»

«Suvvia, una volta hai girato per diciannove ore consecutive. E poi si, ultimamente sei mancata spesso.» le fa notare l’amico. «Sei sicura che vada tutto bene? Non è da te mancare così tanto. So che hai avuto un virus, stai bene?»

«S… Si, sto bene.» le risponde atona. «Ora devo andare.»

 

L’amico annuisce, ma poi la blocca un’altra volta.

 

«Ti ricordi cosa c’è questa sera? Abbiamo la cena a casa mia.» le ricorda l’amico.

 

Cena? Cena a casa di Paul? Quando glielo aveva detto?

 

«Cena?» domanda l’attrice.

«Te l’ho detto due settimane fa.» obietta l’attore ridacchiando. «Te ne sei già dimenticata?»

 

La mora annuisce facendo scuotere la testa a Paul. Nina non era mai stata puntuale, era una pecca che aveva sempre avuto, ma era l’unica a ricordarsi ogni cena o ogni festa del cast, anche quelle organizzate all’ultimo secondo.

 

«E’ alle nove, a casa mia.» le ricorda Paul accarezzandole amorevolmente un braccio. «Ti ricordi almeno dov’è casa mia?»

«Paul, mi stai prendendo in giro?» gli domanda Nina offesa. 

«Ultimamente hai la testa sulle nuvole, voglio essere sicuro che non sbagli appartamento. O via. O Stato.» le sorride l’amico cercando di tirarla un po’ su di morale.

«Non so nemmeno se verrò.» ribatte scocciata la mora con un cambio d’umore repentino. «Devo andare.»

 

Paul rimane immobile a fissarla allontanarsi da lui. Non voleva farla arrabbiare, la sua intenzione era quella di risollevarla il morale con qualche battuta. Odiava vederla spaesata e non felice. Quella ragazza era stata per quasi cinque anni con il sorriso sulle labbra, arrivando perfino a contagiare i più musoni, come lui, ed ora era perennemente scontenta. E arrabbiata. E strana. Perennemente arrabbiata, scontenta e strana.

L’attore la rincorre lungo il corridoio prendendola per una mano.

 

«Nina, non volevo offenderti, stavo solo-»

«Non importa, questa mattina non ho… Non ho voglia di scherzare, va bene?» ribatte la mora passandosi una mano sui capelli. «Devo andare, Paul, davvero, al limite ci vediamo dopo.»

 

L’uomo annuisce, capendo perfettamente che per la sua amica quella effettivamente non è una buona giornata, o semplicemente è quel periodo del mese, non sapendo però quanto si stesse sbagliando.

 

«Va bene, promettimi che ci penserai però.» la richiama dolce l’attore. «Phoebe ha tanta voglia di vederti, ultimamente non abbiamo più tempo di stare insieme tutti noi.»

 

Nina annuisce, poi sparisce dentro il suo camerino chiudendosi la porta alle spalle. All’interno c’è Ericka, con le mani sui fianchi pronta per farle una ramanzina colossale, come se avesse ancora tre anni, e alcuni truccatori dietro di lei.

 

«Quarantacinque minuti di ritardo, fantastico.» la saluta l’amica. «Dobbiamo recuperare tantissimo tempo e ho la netta sensazione che domani dovrai venire qui prima di tutti.»

«Non dirmelo nemmeno.» sospira l’attrice sedendosi sulla sedia, non prima di essersi tolta via la giacca. «Dopo parlerò con Julie.»

 

Mezz’ora dopo è pronta per girare, con trucco perfetto e capelli acconciati. Nel camerino sono rimaste solo lei ed Ericka, da sole. L’amica sta frugando tra gli abiti alla ricerca di quello giusto per girare.

Avrebbe avuto la prima scena con Candice e con Kat. Solo pensare a quella donna le vece accapponare la pelle, ma è obbligata a farlo, per lavoro. L’attrice prende dalla borsa un’aspirina e, dopo averla gettata su un bicchiere pieno d’acqua, la beve tutta in un sorso. E’ partita di casa con un mal di testa tremendo e la schiena cominciava a dolerle un’altra volta; non era il modo migliore per cominciare la giornata.

 

«Non è ancora passato il virus?» le domanda preoccupata Ericka. «Saresti dovuta rimanere a casa qualche giorno in più, si vede che non stai ancora molto bene.»

«Così dopo avrei avuto da recuperare un mese di scene.» mormora l’attrice afferrando il vestito che l’amica le sta porgendo. «Preferisco terminare quello che mi manca.»

 

La ragazza annuisce, poi afferra il suo cellulare, che aveva iniziato a squillare qualche secondo prima.

 

«Nina, devo andare, Julie ha bisogno di me in un altro camerino.» l’avvisa. «Finisci da sola?»

«Non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a vestirmi.» le sorride l’attrice. «Vai pure.»

 

La truccatrice le sorride, poi se ne va lasciandola da sola. Nina sospira sollevata, sarebbe stato parecchio imbarazzante vestirsi di fronte a lei. Non per l’atto in se, l’aveva sempre fatto, ma per quello che avrebbe potuto vedere. Era sempre stata magra, e sempre attenta alla linea, e ora la pancia si vedeva. Qualsiasi persona avrebbe potuto pensare a qualche chilo in più, ma non la sua amica, si sarebbe accorta che c’era qualcosa che non andava. 

Non fa nemmeno in tempo a cantare vittoria che una chioma bionda si appropria del suo camerino.

Candice.

 

«Non appena ho saputo che avresti lavorato sono corsa subito da te.» le dice l’amica senza nemmeno salutarla, troppo preoccupata per la mora. «Come stai? Julie ha detto che avevi un virus, ma io e te sappiamo che non è così.»

«Ho avuto qualche giorno peggiore rispetto ad altri. La nausea non mi lasciava tregua e non sarei mai potuta venire al lavoro così.» le risponde la mora iniziando a togliersi il vestito.

 

La bionda concorda con l’amica e si siede sul divanetto accanto a lei. Ma, proprio mentre Nina si sta infilando il vestito, la bionda la blocca con un urletto eccitato che la fa voltare di scatto. Nina guarda Candice stralunata, mentre quest’ultima sta guardando adorante il suo ventre.

 

«Ma quella… Ma quella è una pancia.» urla quasi la bionda all’indirizzo dell’amica, mentre le sue mani sono già pronte ad accarezzarle il ventre. «Posso?»

 

La mora annuisce incapace di contenere l’eccitazione dell’amica.

 

«Si, è la mia pancia.» le risponde.

«No, no.» la bionda scuote la testa. «Tu non capisci! Qui dentro c’è mia nipote

 

Nina non obietta nemmeno sulla questione del mia. Candice continuava a sostenere che fosse una femmina e la mora non se la sentiva di contraddirla. Scosse la testa soltanto.

 

«Non è ancora proprio un bambino, Candice.» le dice Nina.

«Oh, non fare la dura o la saputella. Ho visto come ti sei guardata la pancia quando sono entrata. Per te è un bambino proprio come lo è per me.» rimbecca la bionda.

«Certo che è un bambino, solo che per ora è semplice pancia, non è ancora ben formato.» le risponde piccata la mora.

«Oh, ma lo so. Una piccola bambina.» sospira estasiata Candice.

«O bambino. La tua amica ginecologa ha detto che riusciremo intorno al quarto mese a distinguere il sesso.» sospira affranta la bulgara.

«Sei da poco entrata nel terzo mese, giusto?» le domanda la bionda e la mora annuisce. «Allora non manca poi molto. L’hai detto a qualcuno?»

 

La mora abbassa lo sguardo. In tre sapevano della gravidanza: lei, Candice e Riawna. Non sapeva proprio come dirlo ai suoi genitori. L’avrebbero uccisa. E che cosa avrebbe detto poi?

“Sono incinta perché io e Ian ci siamo divertiti andando a letto insieme.

Non era nemmeno da pensare una cosa del genere. Che cosa si sarebbe inventata? Avrebbe prima dovuto dirlo a quel qualcuno, quel qualcuno che tra meno di un mese si sarebbe sposato.

 

«A Riawna.» le risponde Nina mentre finisce di infilarsi il vestito. Candice la guarda grave. «Lo so, ma io non… Mi ci vuole ancora del tempo, va bene?»

«Quanto tempo? Tra meno di un mese c’è il suo matrimonio e dovresti dirglielo prima

«E a cosa servirebbe?»

«Ha diritto di saperlo e questo lo sai meglio di me.» la rimprovera la bionda. «Almeno mollerebbe quel cavallo e starebbe con te.»

La mora si alza di scatto e si allontana bruscamente dall’amica.

 

«No, assolutamente no. Non voglio che stia con me per questo bambino, lo capisci? Con questa notizia gli rovinerò la vita per sempre e non… Non voglio rovinare tutto, non quando ci sono di mezzo altre persone.»

«Puoi dire il nome, sai?» sottolinea Candice al suo indirizzo. «Nikki non ci ha pensato due volte andando a letto con Ian il giorno dopo la vostra rottura. Bella amica, eh? Ed ha avuto anche il coraggio di consolarti, quella figlia di buona donna. E Ian non ha pensato minimamente al fatto che ti avrebbe potuto ferire, no? Perché lui sapeva benissimo che lo amavi ancora

 

Nina gela di fronte al discorso dell’amica e il mondo le crolla addosso un’altra volta. Che cosa diavolo sta dicendo? Ian… Ian non l’avrebbe mai fatto, era così distrutto quando si erano lasciati per colpa sua. Lei non voleva sposarsi subito, non voleva una famiglia così presto, voleva continuare con il suo lavoro (cosa che, evidentemente, ora non potrà più fare). Lei non sapeva questo

E Candice se ne rende conto quando finalmente, dopo aver finito di parlare, alza lo sguardo sulla mora e la trova praticamente gelata di fronte a lei con gli occhi lucidi. Nina sta a malapena respirando.

Era stato Paul a dirlo a Candice. Ian l’aveva detto a Paul dopo essersi ubriacato e gli aveva raccontato di come si sentisse incredibilmente in colpa. Non era perfettamente sobrio quando era andato a letto con Nikki, ma l’aveva fatto. Ian, dopo aver lasciato Nina, si era chiuso in casa per più di dodici ore e dopo ore di compianti era arrivato alla conclusione che forse, con un po’ di alcol, la delusione sarebbe passata. Era andato in un bar distante di Atlanta, in uno di quelli veramente nascosti, e aveva iniziato ad ubriacarsi. Lì aveva incontrato Nikki, sua vecchia conoscenza, che aveva appena divorziato con il marito ed era… Successo.

Da quel giorno Paul non aveva più guardato Ian allo stesso modo, provando un forte risentimento nei suoi confronti, ma aveva deciso comunque di non rompere quell’amicizia perché teneva a Ian, come ad un fratello, e aveva sperato che tutto si sistemasse. E alla fine Paul aveva iniziato a perdonarlo, perché non aveva fatto del male a lui, comunque, sebbene lo avesse fatto alla ragazza che considerava sua sorella. Ian aveva pregato Paul di non dirlo a nessuno, e l’uomo dagli occhi verdi aveva acconsentito, sapendo bene a chi si riferisse con quel nessuno. Poi lo aveva detto a Candice, solo a lei, ma quest’ultima era convinta che Paul lo avesse detto anche Nina perché meritava di sapere.

E Nina, di tutto questo, non sapeva nulla. Era passato un anno da tutto quello che era successo, Paul ci era passato sopra, Candice non aveva più tirato fuori il discorso, Ian aveva cominciato a tenere una doppia relazione -di cui solo Candice era a conoscenza- e Nina era arrivata fino a quel momento ignara di tutto.

 

«Nina, scusami, io… Io ero convinta che Paul te l’avesse detto, non sapevo che…» balbetta la bionda cercando di far riprendere Nina, ma questa non la sta più ascoltando.

 

Nina sta cercando di elaborare quello che le è appena stato detto, quello che ha appena scoperto. Ian l’aveva tradita. E dopo aveva pure avuto il coraggio di tornare da lei cercando di convincerla a cambiare idea. Nina aveva rifiutato perché non si sentiva pronta, come la prima volta, e lui alla fine aveva ceduto. 

Ma lui era ritornato da lei dopo averla tradita.

 

«Non dire più nulla, non… Non parlare, ti prego.» la blocca la mora appoggiandosi al muro per non cadere a terra. Avrebbe pensato a tutto, ma non a un tradimento da parte di Ian. Ma doveva aspettarselo visto che andava a letto con lei mentre aveva un’altra donna ad aspettarlo a casa. «Non dire niente

 

Candice abbassa lo sguardo e si sente terribilmente in colpa, avrebbe dovuto tenere la bocca chiusa, ma, come ogni volta, non era riuscita a rimanere zitta rovinando tutto.

Nina scivola contro il muro sedendosi per terra con la testa tra le mani. Sebbene lei e Ian non stessero più insieme faceva male. Nell’ultimo anno stava davvero sopportando troppe cose -Ian insieme a Nikki, Ian che le sbatteva in faccia la propria felicità e il proprio matrimonio dopo averle detto di chiudere definitivamente i rapporti, lei stessa incinta del bambino di Ian- e non era più in grado di andare avanti. E faceva male perché non se lo sarebbe mai aspettata; perché, mentre lei continuava ad incolparsi -e per un nanosecondo aveva anche pensato di dargliela vinta, ma poi ci aveva ripensato perché non era quello che lei voleva- della fine della loro storia, lui andava a letto con una delle sue migliore amiche. Ma, la cosa peggiore, era il fatto che fosse tornato indietro, scusandosi. Molto probabilmente l’aveva fatto per avere la coscienza pulita e perché si sentiva in colpa. E sporco. Sporco e incredibilmente in colpa.

La bionda si alza dal divano e si siede accanto all’amica.

 

«So che non vuoi che io dica niente, ma non… Non posso vederti così per colpa mia, lo capisci? Ho sbagliato, ma in un modo o nell’altro lo saresti venuto a sapere.» le sussurra Candice accarezzandole un braccio nudo. «So che avresti dovuto saperlo prima, ma io… Forse Paul se n’è dimenticato…»

«Ci si può dimenticare una cosa del genere?» domanda Nina a denti stretti guardando l’amica negli occhi. «Avrebbe fatto meno male prima, sai? Perché non sarebbe successo quello che è successo. Ora mi trovo nei casini per colpa sua. E no, non sto reputando questo bambino un errore, solo non… Non avrei fatto quello che ho fatto… E non dovrei nemmeno sentirmi così, solo-»

 

E Nina scoppia a piangere così, senza un motivo. Anzi, un motivo c’è. Ci sono tanti motivi, ma, proprio perché sono così tanti, non sa nemmeno perché sta piangendo. E gli ormoni, maledetti ormoni. La ginecologa l’aveva avvertita che sarebbe stata imprevedibile e lo era… Non vuole piangere, eppure lo sta facendo. Lo sta facendo e non riesce a controllarsi. Non vuole farlo, come non voleva essere sgarbata con Paul, anche se, dopo tutto quello che le aveva detto Candice, se lo meritava.

Nina avrebbe parlato con lui, sicuro. 

 

«Penso siano… Siano un insieme di cose…» singhiozza la ragazza. «E gli ormoni. Perché le donne incinta hanno gli ormoni? E ho voglia di castagne.»

 

La bionda guarda l’amica come se fosse impazzita. Aveva visto vari film su donne incinta e in preda agli ormoni, ma averne una, reale, era completamente differente.

Castagne? Quelle si trovano in autunno e loro sono quasi in estate. 

Dove le avrebbe trovate delle castagne?

All’improvviso la mora scoppia a ridere. Un secondo prima stava piangendo e ora ride.

 

«Nina?» la chiama spaventata la bionda.

«Le castagne si trovano solo in autunno.» continua a ridacchiare. «E non lo so, non ho nemmeno voglia di castagne. Ananas. Pizza all’ananas.»

«Nina, spero tu ti renda conto che non puoi avere una pizza, per di più all’ananas, alle nove di mattina. E’ illegale una cosa del genere.» la richiama Candice tentando di non ferire l’amica, ma comunque felice, o più rilassata, che abbia smesso di pensare al tradimento.

«Lo so, ma ho voglia comunque di una pizza all’ananas. Possiamo prendere una pizza all’ananas?» le domanda Nina facendole gli occhioni dolci.

«Dopo, molto dopo.» sospira la bionda passandosi una mano sui capelli. «Ora credo che dovremo andare, okay? Dopo pensiamo alla pizza. Ora al massimo le brioche, non all’ananas però.»

 

La mora annuisce alzandosi in piedi. 

Candice si dirige fuori dal camerino, ma la voce di Nina la blocca.

 

«Pensi che mi amasse ancora quando mi ha tradito? O che mi abbia mai amato almeno?»

 

La voce di Nina risulta stridula e la ragazza sembra sul punto di piangere. Ancora.

 

«Sono sicura di si, per entrambe le risposte.» le risponde Candice guardandola negli occhi. «Penso che tu gli debba parlare, per entrambe le cose

 




























 

                                                               * * *





























 

Sta lavorando da cinque ore consecutive e comincia a sentirsi stanca. Le fanno male i piedi, la schiena e sta cominciando ad avere la nausea. E’ lì che capisce di doversi fermare. Ha girato tre scene e ne ha recuperate quattro di quelle vecchie, ma non ce la fa più. Per questo, dopo l’ennesima scena terminata, si getta sul divanetto di casa Salvatore distrutta e accaldata. Tutto aveva cominciato a girare leggermente e aveva dovuto stendersi, solo un attimo.

Julie e Paul l’affiancano preoccupati.

 

«Nina, ti senti bene?» le domanda la produttrice.

«Si, ho solo un po’… Ho mal di testa.» le risponde la mora. «Ed ha cominciato a girare tutto.»

«Va bene, tesoro, hai dieci minuti di pausa. Vuoi che ti vada a prendere dell’acqua con lo zucchero?» le domanda amorevolmente Julie.

«S-si, grazie. Dopo posso parlarti?» le domanda la giovane.

 

La bionda annuisce, per poi allontanarsi a chiedere a uno della crew dell’acqua con dello zucchero.

Paul le passa una mano sulla fronte, preoccupato, ma Nina si scosta da lui.

 

«Devo parlare anche con te.»

 

Paul la guarda preoccupato.

 

«Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.» le risponde subito.

«Anche tu sai che puoi dirmi qualsiasi cosa, Paul.» gli risponde l’attrice assottigliando gli occhi. «Eppure non l’hai fatto.»

«Che cosa stai dicendo?» le domanda Paul non capendo.

 

Julie, ormai, li ha quasi raggiunti.

 

«Dopo, ora devo parlare con qualcun altro.» gli risponde.

«Ecco a te.» la produttrice porge il bicchiere a Nina. «Abbiamo venti minuti di pausa, sei sicura di farcela?»

 

La mora annuisce, sorseggiando piano l’acqua con lo zucchero cominciando a sentirsi leggermente meglio.

 

«P-posso parlarti?» le domanda Nina con la voce leggermente tremolante. «Devo dirti una cosa.»

«Certo, perché no. Andiamo nel mio studio?» le domanda la bionda sorpresa dal tono titubante, e grave, dell’attrice.

 

Nina annuisce e, dopo aver guardato per l’ultima volta Paul, segue Julie lungo il corridoio. E’ lì che lo vede. Non lo vedeva da un bel po’, ultimamente non avevano più avuto scene insieme perché lei non si era sentita molto bene, e avrebbe preferito che la cosa rimanesse tale ancora per molto. Lo sguardo di Ian incontra quello di Nina e rimane leggermente spiazzato. L’uomo capisce subito che c’è qualcosa che non va con lei, lo sente nell’aria, nella pelle, eppure non la ferma. Saluta entrambe con un sorriso, un po’ più veritiero per la produttrice, un po’ meno per la mora. Nina, invece, incolla gli occhi su di lui e rimane per qualche istante immobile.

Ci sarebbero così tante cose da dirgli, eppure non riesce nemmeno a salutarlo. E il ricordo di quello che le ha detto Candice qualche ora prima si affaccia prepotente, ma non fa comunque nulla. Lo guarda solo… Con disgusto, poi, sotto lo sguardo sbigottito dell’uomo, segue la produttrice nello studio.

Le due si accomodano all’interno. La bionda dietro la scrivania, nella classica sedia girevole di pelle grande quanto un armadio, e la mora di fronte a lei. 

Nina si sta già pentendo di essere entrata con Julie per dirle quello che… Quello che sta succedendo. Avrebbe voluto aspettare, ancora, ma aveva bisogno di dirlo a qualcuno che non fosse sua coetanea -o parente o Ian- e per discutere sul lavoro. Perché doveva semplicemente iniziare a diminuire le ore e per un’altra cosa, di cui non era assolutamente sicura. Stava semplicemente pensando si smettere, di dare un taglio a tutto. E poi con l’imminente arrivo del bambino l’idea aveva cominciato a concretizzarsi sempre di più.

 

«Julie… Devo… Devo parlarti di una cosa.» balbetta piano Nina, mentre la produttrice la guarda preoccupata.

 

Julie aveva già capito che c’era qualcosa che non andava, e si era domandata cosa, ma non lo aveva capito, continua a non capire tutt’ora. Però è contenta che Nina ne sia venuta a parlare con lei, vuol dire che si fida. 

 

«Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa e che rimarrà tra noi.» le sorride dolcemente la bionda, mentre Nina si morde nervosamente il labbro. Le mani sono appoggiate lì, sulla pancia, dove Julie non può vederle. «E’ da un po’ che sei strana.»

«Io… Sono incinta

 

 

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Lo so che mi odiate, ma credo che Ian venga a scoprire tutto nel prossimo capitolo. Se non è sul prossimo sarà sicuramente su quello successivo, ma prima avevo bisogno di Julie. Julie che, anche nell’altra storia, è stata circa la terza persona a scoprirlo, per mano di Nina.

Questo capitolo è un’alternanza di leggerezza e di tristezza, almeno credo. La nostra bulgara sta cominciando a “lottare” contro gli ormoni e con i vestiti che stanno cominciando a diventare stretti, ma in gravidanza, è normale u___u

Paul è stato il primo ad essere preso di mira, se non si era notato, povero ragazzo. Lui era convinto di tirarla su di morale invece ha fatto peggio, anche se ha commentato con una banalità, ma si sa che anche la piccola cosa può scatenare una furia. La seconda è stata Candice, nel bene e nel male. Si, abbiamo scoperto che cosa ha combinato Ian e di come si sia avvicinato a Nikki. Ho fatto uno spoiler anche per la prossima storia, ma la reazione di Nina, lì, non sarà tragica come in questa, anche perché, mentre nell’altra sono passati più di otto anni e una montagna di cose dette-non dette, qui è ancora tutto agli albori. Nina ovviamente non l’ha presa bene, lo rinfaccerà a Ian successivamente, ma è passata dalla rabbia/tristezza alle voglie delle castagne e dell’ananas. Si, esiste sul serio la pizza all’ananas e, non vorrei offendere gusti altrui, ma do di stomaco solo a pensarci >.<

Nina parlerà (o urlerà) anche con Paul, sempre nel prossimo capitolo, che sarà il continuo di questo, visto che scopriremo anche cosa avrà da dire Julie al riguardo.

Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, auguro a tutte voi un Buon Anno!

Alla prossima <3

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Capitolo 4
*** Dodici settimane (2) ***


Dodici settimane.

Julie fissa Nina per qualche istante, poi scuote la testa, ma non con amarezza, c’è della consapevolezza nel suo sguardo e questo stupisce Nina.

 

«Sei incinta?» domanda.

 

Nina annuisce soltanto, non risponde. E’ troppo preoccupata della sua reazione, anche se si aspettava di peggio. Non che pensasse che Julie l’avrebbe mandata fuori a calci, solo che gli avrebbe detto dell’irresponsabile, ma per ora non era successo niente di tutto quello.

 

«Di quanto?» le domanda ancora.

«Tre mesi e… E qualche giorno.» le risponde Nina abbassando lo sguardo.

 

Julie non dice più nulla, si alza semplicemente dalla sedia e, prima che Nina possa rendersene conto, l’abbraccia di slancio. Non appena la ragazza sente due forti braccia avvolgerla alza la testa guardando la sua produttrice confusa. Okay, questo non se lo aspettava.

Nina, seppur titubante e leggermente imbarazzata, ricambia la stretta della bionda sospirando pesantemente. Si è tolta un peso, anche se quello più grande è ancora lì.

Ian.

 

«Da quanto lo sai?» le domanda Julie dolcemente accarezzandole una guancia.

«Un mese, circa.»

 

La bionda sgrana gli occhi e la guarda severamente.

 

«Immaginavo che qualcosa non andasse in te e avevo avuto questo sospetto quando ti ho beccata in bagno a vomitare, ma avresti dovuto dirmelo prima!» la sgrida. «Non dovresti nemmeno lavorare nelle tue condizioni.»

«Non sono malata, sono solo incinta.» le dice Nina abbozzando un sorriso. 

«Questo lo so, ma dovresti avere le ore di lavoro limitate e invece hai lavorato per cinque ore consecutive, oggi.» la riprende ancora.

«Sto bene, sono solo un po’ stanca.»

«E poco fa ti girava la testa e chissà cos’altro. Avresti dovuto dirmelo prima, avrei capito tante cose.» sospira la produttrice prendendo una sedia e sedendosi accanto a lei.

«Mi ci è voluto un po’ per… Elaborare tutto…» mormora la ragazza accarezzandosi delicatamente la pancia da sopra il vestito. «Credo mi ci vorrà una vita per rendermene conto. E avevo paura…»

«Di cosa?» le domanda Julie.

«Di essere giudicata.» mormora la ragazza.

 

Julie scuote la testa e la guarda per qualche istante senza dire nulla. Lei non avrebbe mai giudicato Nina, la vedeva come una sorella. O come una figlioccia. Più l’ultima. L’aveva vista crescere sotto i suoi occhi, non avrebbe mai potuto giudicarla.

 

«Sai che non ti giudicherei mai, ti voglio troppo bene per farlo.» le dice, infatti, la bionda. «Chi altro lo sa? Candice, giusto?»

«Si, lei. Come-»

«Ultimamente ti è stata molto appiccicata.» ridacchia la bionda. «Tutto torna.»

 

Rimangono entrambe per qualche secondo in silenzio, poi è Nina a parlare.

 

«Mi aspettavo un altro tipo di domanda.» le dice sincera.

«Chi è il padre?» intuisce Julie. «Mi sembra abbastanza ovvio chi sia il padre e anche che non lo sappia, giusto?»

«Giusto.» annuisce la giovane. 

«E non hai intenzione di dirglielo?» le domanda Julie.

 

Nina la guarda spalancando gli occhi. Cosa? 

Certo che aveva intenzione di dirglielo, solo che non sapeva quando e come dirglielo.

 

«Ho intenzione di dirglielo. Sai anche tu quanto…» la ragazza si blocca un attimo mordendosi il labbro. «Quanto desideri un figlio, ma sai anche come reagisce quando capita qualcosa di inaspettato e questo lo è.»

«Non ti farebbe mai del male.»

«Non più di quanto ne abbia già fatto.» mormora la ragazza inquieta. «Ma non voglio parlare di questo ora.»

«Sai che prima o poi dovrai farlo?» la richiama dolcemente Julie. «E sarebbe meglio prima del matrimonio.»

«Lo so.>> sospira la ragazza. «Devo solo trovare il… Momento adatto

 

La bionda annuisce, poi si alza dalla sedia.

 

«Avrai gli orari diminuiti, okay?»

«Ma come facciamo con le altre scene?» le domanda Nina preoccupata.

«Alcune le taglieremo, altre le gireremo.»

«Non voglio che vengano tagliate scene a causa mia

«E io non voglio che ti succeda qualcosa, vi succeda qualcosa.>> le risponde sicura Julie guardandola negli occhi. «Credo non sia una cosa semplice portare una gravidanza avanti, anche se non l’ho mai provato sulla mia pelle.»

«Non dirmelo…» borbotta la ragazza passandosi una mano dei capelli. «Non voglio che nessuno lo sappia, almeno per ora.»

«Va bene, dirò loro che abbiamo cambiato i piani e non faranno domande.>> la rassicura dolcemente la bionda. «Nina, posso dirti una cosa?»

 

Nina annuisce sospirando.

 

«Devi dirglielo, è un suo diritto saperlo. E il prima possibile, più avanti andrai, peggio sarà.»

«Io… Lo so, solo… Ti prometto che glielo dirò, ma non oggi.» mormora la giovane attrice abbassando lo sguardo.

«Non te lo sto dicendo per obbligarti, tesoro.» le dice Julie accarezzandole una guancia. «Devi pensare al bene di tuo figlio, va bene? Credo abbia diritto di crescere con un padre.»

«Oh, dopo che glielo dirò non mi vorrà più vedere.»

«Non dire così, ha sempre voluto un figlio.» l’ammonisce la produttrice.

«Peccato che io sia la donna sbagliata, sta per sposarsi e rovinerò tutto con questo bambino, ma capisco anche che abbia il diritto di saperlo, altrimenti si arrabbierà il doppio. Glielo dirò prima del matrimonio, devo solo trovare il momento giusto

«So che lo farai.» le sorride Julie. «Ami già questo bambino più di te stessa, so che prenderai la scelta giusta.»

 

Julie appoggia una mano sopra quella di Nina, posizionata precedentemente dall’attrice. Il suo sguardo cade lì, non si è nemmeno accorta di averlo fatto prima. Sorride, di un sorriso dolce e materno.

 

«Puoi andare a casa se vuoi, non voglio che tu ti senta male. Questa sera abbiamo anche la cena a casa di Paul, ti converrebbe riposare.»

«Sto bene, mi è passato tutto.» la rassicura la giovane. «E devo parlare anche con Paul. Non so se verrò questa sera.»

«E invece dovresti venire, ti farà bene. E non preoccuparti per lui, Paul ha detto che non ci sarà, è troppo impegnato con il matrimonio per concedersi dello svago.»

«Non mi importa se verrà.» le risponde Nina.

«So che ti importa, ma lascerò correre. Andiamo.»

 



























 

                                                               * * *





























 

«Ti prego, dimmi che Julie non ti vuole licenziare.»

 

E’ la prima cosa che gli dice Paul non appena la ragazza arriva nella sala 3. Nina aggrotta le sopracciglia, puoi scuote il capo.

E’ ancora arrabbiata con lui e deve assolutamente parlargli.

 

«No, non mi vuole licenziare, abbiamo parlato di una cosa.» gli risponde Nina sospirando e il suo sguardo cambia. La ragazza guarda Paul per qualche istante, poi serra la mascella. «Cosa che devo fare anche con te.»

«Perché tutti oggi mi devono parlare?» sospira frustrato l’uomo.

«Oh, sappi che per te non andrà a finire bene.»

 

Nina prende Paul per un braccio e, molto poco delicatamente, lo trascina fuori dalla stanza 3.

Paul si blocca e Nina fa lo stesso.

 

«Che cosa ti ho fatto?» le domanda Paul.

«Che cosa non hai fatto, piuttosto. Ma questo non è il posto adatto per parlare, non voglio che qualcuno senta.»

 

Paul guarda la ragazza con un misto di paura, rassegnazione e anche curiosità. Che cosa doveva dirgli? Lui non aveva fatto niente, almeno da quello che si ricordava. L’uomo segue Nina in silenzio e in poco tempo arrivano nel camerino di quest’ultima. La ragazza, dopo che entrambi sono entrati, chiude la porta a invita Paul a sedersi sul divanetto. Nina, invece, rimane in piedi, con entrambe le braccia incrociate al petto.

 

«Okay, sono parecchio turbato.» comincia così Paul, passandosi una mano tra i capelli. «Che cos’è che non ti ho detto?»

«Oh, è successo così tanto tempo fa che ricordarlo sarà difficile, no?» sbotta la ragazza facendo qualche passo all’indietro.

«Che cosa? Ti ho sempre detto tutto, Nina, non fare così.» la rimbecca Paul incrociando le braccia al petto.

«Peccato che tu ti sbagli.» ringhia la ragazza. «Mi fidavo di te, Paul!»

«Se è per il fatto che Ian mi ha chiesto di fargli da testimone posso spiegarti, io non vole-»

«Non c’entra quel dannato matrimonio, Paul!»

«Allora se è per il fatto che voglio chiedere a Phoebe di sposarmi, non l’ho ancora detto a nessuno.» l’uomo dagli occhi chiari si blocca, dandosi una pacca sulla fronte. «Ma questo non lo sa nessuno, quindi penso che tu non voglia sapere questo. Dio, che cosa ho detto.»

 

Nina sgrana leggermente gli occhi e per qualche secondo, più di qualche secondo, si dimentica del reale motivo del perché sono lì.

 

«Vuoi chiedere a Phobe di sposarti?» gli domanda Nina mentre i suoi occhi si illuminano. Non erano lì per quel motivo, ma era comunque una cosa fantastica. Gli occhi della mora si fanno leggermente lucidi per le commozione, maledetti ormoni. «Ma è fantastico!»

«Si, ma non lo deve sapere nessuno e… Vorrei chiederglielo un po’ più avanti, sai, magari quest’estate, quando si saranno calmate un po’ le acque.» le spiega l’attore mentre sorride dolcemente al ricordo dell’amata. L’amava così tanto. «Ma non dovevo comunque dirlo, che stupido!»

«Oh, ma non lo dirò a nessuno…» mormora Nina offesa.

«So che non lo farai, non posso rovinare una sorpresa così.» la rassicura l’attore. «Ho intenzione di portarla o a Parigi o a Venezia, ma penso più quest’ultima. Per creare l’atmosfera adatta.»

«Sono sicura che le piacerà.» lo rassicura l’attrice sorridendo. Paul e Torrey erano carini insieme, innamorati, ma lui e Phoebe erano tutta un’altra cosa. Sprigionavano amore e tenerezza da tutti i pori ed erano perfetti per stare insieme. 

«Comunque… Perché te l’ho detto?» le domanda Paul confuso.

 

E lo sguardo di Nina si rabbuia una seconda volta. E pensare a tutto quello che era successo, a tutto quello che le era stato nascosto, le fece venire rabbia.

Si sentiva tradita da entrambe le parti.

Paul alza lo sguardo verso l’amica e rimane spiazzato nel vederla in quello stato. Che cosa avrebbe mai potuto nasconderle di così grave? Poi, però, collega tutto. Candice e Nina che sono rimaste dentro il camerino di quest’ultima per lungo tempo, la mora scossa, lo sguardo che le ha lanciato e quelli che le sta lanciando ora.

Candice le aveva detto tutto!

E la conferma arriva con la domanda della ragazza.

 

«Perché non mi hai detto che Ian mi ha tradita?»

 

E Paul, dopo averla guardata per qualche istante negli occhi addolorati, abbassa lo sguardo, anch’esso addolorato. E non avrebbe mai voluto dirlo a Nina, perché non meritava di saperlo, non meritava di sapere quello che Ian aveva fatto perché non voleva ferirla. Ed era convinto che, con il tempo, tutto quello che era accaduto sarebbe stato presto dimenticato, ma, evidentemente, non è così. Paul l’aveva fatto per proteggerla, perché aveva paura di quello che sarebbe potuto accadere. Nina aveva passato un brutto momento dopo la separazione e aggravarla di quel peso sarebbe stato devastante. Ma l’attore si rende conto che è stato peggio così. Forse, se l’avesse saputo prima, avrebbero fatto in tempo a chiarire, mentre Ian, codardo com’era, aveva preferito non dire niente e iniziare una relazione con l’altra, perché si sentiva sporco, un traditore, e con i sentimenti in subbuglio.

Quello che l’uomo non sapeva è che Ian aveva fatto anche di peggio. Ian aveva continuato ad andare a letto anche con Nina. La colpa era di entrambi, ma la colpa più grande era non riuscire a stare lontani. Ma ora Ian era in grado di farlo e Nina si domandava continuamente il perché. Aveva decido di sposarsi perché voleva fare qualcosa nella vita, ma perché dimenticarla? Non avrebbe mai trovato una risposta.

 

«Nina, io l’ho fatto per il tuo-»

«No, Paul, non dirmi che l’hai fatto per il mio bene perché queste sono tutte stronzate!>> lo accusa l’attrice puntandogli il dito contro. «Ogni volta che qualcuno cerca di fare qualcosa per il mio bene va sempre a finire male.»

«Non volevo ferirti, non volevo rovinarti. Dio, Nina» Paul si blocca qualche istante con lo sguardo pieno di dolore. Non voleva perdere sua sorella, perché ormai la considerava tale, per una cazzata fatta da un altro. «non ti avevo mai vista così e dirti quello che aveva fatto… Ti avrebbe distrutta…»

«Avrebbe fatto meno male prima, Paul.» mormora la ragazza con voce rotta.

«No, avrebbe fatto più male. Era una situazione delicata, ora non avete più niente in comune.» tenta di farla ragionare l’uomo.

«Ed è qui che ti sbagli.» urla la ragazza con le lacrime agli occhi. «Ora abbiamo qualcosa in comune più di quanto lo avevamo prima. Sono incinta, dannazione, come puoi dire che non abbiamo nulla in comune?»

 

E Paul gela nel posto per l’intensità della notizia. 

Ha veramente capito ‘incinta’?

Che diavolo avevano combinato entrambi? Per qualche istante il castano crede sia uno scherzo, sembra una cosa inconcepibile per lui, ma quando incontra nuovamente gli occhi della ragazza capisce che, quando gli è stato detto, è la verità. 

Nina era incinta e non si poteva tornare più indietro.

 

«Cosa vuol dire incinta?» domanda ingenuamente, sperando di aver sentito male.

 

Ma alla fine Paul ha capito che è la verità, solo che non riesce a rendersene conto. Il suo sguardo cade sul ventre della ragazza, mentre quest’ultima ci appoggia una mano sopra, protettiva. Paul era convinto che fosse soltanto ingrassata -cosa che gli avrebbe fatto assolutamente bene!- non questo. L’uomo inclina leggermente la testa provando ad immaginare, capire, come sia successo. E’ ovvio che sa come nascono i bambini -e no, non è la storia della cicogna o del cavolo o dell’ape che impollina il fiore o qualsiasi altra storia-, lui stesso aveva provato con Torrey, ma non concepisce il fatto che lei possa essere incinta, di Ian poi. Quando erano andati a letto insieme quei due?

 

«Sai cosa vuol dire incinta, Paul.» gli risponde la ragazza, a metà tra una crisi di nervi e il stizzito.

«Quindi… Dentro lì» l’uomo indica la pancia della mora. «sta crescendo un bambino? Ed è di Ian?»

«No, è il figlio del postino, contento?» ringhia la ragazza lasciandosi cadere sulla sedia. 

 

Le sta scoppiano la testa, in una sola giornata ha affrontato l’argomento già troppe volte per i suoi gusti. 

 

«Okay, domande stupide, non… Non è il figlio del postino. E si… So cosa vuol dire incinta, credo. Si, suppongo di si.» si blocca non appena si accorge di star balbettando. «Si, so cosa vuol dire, si.»

«La smetti di balbettare? Mi stai dando sui nervi.» lo ammonisce la ragazza sbuffando irritata.

«Si, ormoni, ho afferrato.»

 

Rimane per qualche attimo in silenzio, poi si alza dal divano passandosi una mano dai capelli, realizzando, forse, la gravità della situazione.

 

«Ma vi rendete conto in che guaio vi siete cacciati? Siete due idioti!»

 

E’ la prima cosa che dice Paul quando effettivamente si accorge di quello che hanno combinato entrambi. Gli ci è voluto un po’ per elaborare la cosa, ma ci è arrivato, più o meno.

 

«Va bene darmi dell’idiota, questo te lo concedo, ma mio figlio non è un guaio, come l’hai definito tu.» gli urla contro Nina rabbiosa. «Abbiamo fatto un errore, è vero, ma ormai lui è qui e non posso cambiare nulla, non voglio farlo.»

«Hai idea di che cosa comporti avere un figlio adesso? Da Ian?» le domanda lui.

«Pensi che non ci abbia pensato? Pensi che non abbia pensato al fatto che rovinerei tutto se glielo dicessi? So anche io questo, ci sto pensando da più di un mese!»

«Lo sai da più di un mese e me lo vieni a dire solo ora?» le domanda Paul risentito.

«Si, perché sapevo che avresti reagito così e non ero molto in me per sentire le tue lamentele.» ribatte la donna.

«Non sono lamentele queste, Nina, santo cielo! Avrei dovuto capirlo, avevo tutto sotto il naso e non mi sono accorto di nulla… Non proprio, Candice mi ha depistato, ma questo è un altro discorso.» mormora l’uomo passandosi una mano tra i capelli. «Non reputo questo… Bambino un guaio, quello l’avete fatto voi. Diamine, perché siete andati a letto insieme? Eravate ubriachi?»

 

Nina abbassa lo sguardo non riuscendo più a sostenere quello di Paul. Non gli avrebbe detto del perché fosse andata a letto con lui. Non il fatto del perché lo amava ancora, perché era così, ma sul fattore amici di letto, perché una cosa del genere poteva esistere solo nei film per quanto stupida fosse, ma sia lei che Ian l’avevano fatto e, in questo momento, se ne stava pentendo amaramente, oltre al fatto di provare anche una sorta di vergogna.

 

«Non… Non ti conviene saperlo, okay? Ma non stiamo parlando di questo.» taglia corto Nina.

«Come no? C’è un motivo se è accaduto questo e preferirei sentirlo ora, visto che siamo sull’argomento.»

«Ti basta sapere solo questo. Se vuoi sentire altro va’ dal tuo amico.»

«Che mi ha nascosto di stare per avere un figlio, da te.» conclude Paul guardando la ragazza negli occhi. Ma, quando questa alza lo sguardo su di lui, Paul capisce che Ian non sa nulla. «Come… Come non lo sa?»

«Io non ho detto nient-»

«Il tuo sguardo parla per te! Quando hai intenzione di dirglielo? Si sposa tra tre settimane!» le ricorda Paul visibilmente agitato.

«Glielo dirò quando troverò il momento giusto!» si difende Nina.

«Capisci che, ragionando così, il momento giusto non arriverà mai?» le domanda l’amico avvicinandosi a lei.

«Non so cosa fare…» mormora la ragazza prendendosi la testa tra le mani. «Non so quando dirglielo…»

 

Paul si inginocchia di fronte alla ragazza, visibilmente più calmo, e le accarezza una guancia.

 

«Deve saperlo, questo lo sai meglio di me. Non può venirlo a scoprire mentre sei un travaglio, o peggio, mentre stai per partorire, perché non avrai nemmeno fiato per parlare visto quanto fa male.» le dice mentre Nina lo guarda sotto shock. «Ho assistito mia sorella alla nascita di mio nipote e non è stata una cosa piacevole, ecco.»

 

La ragazza gli tira un pugno sulla spalla, indignata.

 

«Non voglio sapere nulla di quello che è successo, va bene? Mancano ancora sei mesi, più o meno, e sono già preoccupata di mio, non voglio ancora pensarci.»

 

L’attore alza le mani in segno di resa sorridendo al suo indirizzo. Nina si è leggermente calmata e ora sembra più rilassata. 

 

«Andrà tutto bene per entrambe le cose, d’accordo?» le dice dolcemente Paul mentre Nina sospira. «Se ti serve qualcosa basta chiedere.»

«Non sei più arrabbiato con me?» gli domanda Nina.

«Non sono mai stata arrabbiato con te, mi hai lasciato solo sconvolto… Parecchio sconvolto.» si corregge l’uomo dagli occhi verdi. «E mi hai fatto prendere un colpo, ma non potrei mai essere arrabbiato con te, non quando ti serve aiuto. Sai che su di me puoi sempre contare, vero?»

 

L’attrice annuisce sorridendo.

 

«Ecco, quindi se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, non esitare a contattarmi. Se vuoi un bicchiere d’acqua, una ciambella, del succo, della pasta, un panino-»

«Paul, grazie, ma ora non entrare in modalità mamma chioccia.»

«A proposito di mamma chioccia… Tua madre lo sa?»

 

Le labbra di Nina si stringono in una riga sottile e Paul, questa volta, capisce subito.

 

«Perché mi fai sempre domande così difficili?»

«Ma quindi non lo sa nessuno? A parte me e Candice, intendo.»

«Anche Julie e Riawna.» precisa la ragazza. «E basta, per ora.»

 

Paul porge la mano a Nina che lo fissa confusa.

 

«Dai forza» l’invita l’amico. «ti accompagno a casa.»

 

Nina gli afferra la mano e in mezzo secondo si ritrova in piedi di fronte a Paul.

 

«Sono incinta, non invalida.»

«E io sono un uomo accorso a salvare una donzella in difficoltà.» le risponde Paul ilare. «Ho sentito prima Julie borbottare qualcosa sul fatto di lasciarci il pomeriggio libero per prepararci a questa sera, quindi andiamo.»

«Non è che Phoebe diventi gelosa? Sai quanto le voglio bene, non voglio che si faccia strane idee.»

«Anche lei te ne vuole e si fida di te. Le ho raccontato che ultimamente eri strana, sono sicuro che capirà. Poi potrai spiegarglielo tu questa sera.» le dice Paul.

«Mi stai obbligando a venire a casa tua?»

«Un po’, forse.» ridacchia l’attore. «Forza, ti farà bene svagarti un po’ e non preoccuparti, cucinerò qualcosa per te e per mio nipote

 

Nina lo fissa per qualche istante, dubbiosa.

 

«Si, sarà un maschio, me lo sento.»

«Anche io la penso come te.» sorride la ragazza poggiando la mano sopra il piccolo rigonfiamento. «Candice no, ma va bene così.»

«Lascia parlare la biondina.» le dice Paul con un’alzata di spalle sfiorandogli leggermente il ventre. «Gli insegnerò io stesso a giocare a football. Mio nipote è interessato alle macchine, mi rifarò con lui.»

 

La ragazza ride, di una risata sincera, e Paul ride con lei, felice per la gioia dell’amica. L’avrebbe aiutata, se lo meritava, anche se, in cuor suo, sapeva che presto sarebbe nato un putiferio tra lei e Ian, li conosceva entrambi.

 

«Pensi che Paul sia un bel nome per il bambino? Dovrebbe avere il nome dello zio, non ti pare?» le domanda Paul aprendo la porta del camerino, facendo così passare la ragazza.

«Paul, andiamo!» ridacchia lei tirandolo per un braccio.

 

_________________________________________________________

 

Siamo ancora a dodici settimane e, come detto nello scorso capitolo, questo è un continuo di quello precedente. Il prossimo sarà il continuo di questo (?) e si, non preoccupatevi, scoprirete anche la reazione di Ian, che molto probabilmente sarà alla fine del capitolo lol 

In questo capitolo sostanzialmente Nina ha detto del suo attuale stato a due persone veramente importanti, a chi meritava di sapere. Julie, come nell’altra storia, era scontato che lo venisse a sapere, l’elemento di novità è stato Paul, ma andiamo per gradi.

Julie non prende male la notizia, all’inizio rimane solo un po’ sconvolta, ma qualcosa aveva cominciato ad intuire, perché Nina non ha nascosto molto bene i sintomi -o comunque li ha nascosti meglio che ha potuto, ma non ha potuto fare praticamente nulla. La donna bionda è sempre stata un po’ la confidente di Nina (me le immagino così anche nella realtà!) e ha deciso di supportare la giovane come meglio può, cominciando a ridurre gli orari di lavoro e a concedere alcune libertà, cosa che non passerà inosservata a qualcuno. Anche lei, come Paul dopo, insiste su un unico punto, cosa che Nina farà presto, se non poco dopo aver parlato con entrambi. Paul, invece, è quello rimasto più sconvolto. Conosce bene entrambi, ha imparato ad amare entrambi, e sa che entrambi si sono rovinati la vita. Non reputa il bambino un errore, l’errore è quello che hanno fatto Ian e Nina andando a letto insieme, ma d’ora in avanti sarà palese visto che c’è un bambino di mezzo. Paul è quello più razionale, ma comunque non avrebbe mai potuto abbandonare Nina perché sa che ha bisogno di lui, lui è l’unico in grado di tirarle su il morale. Spero di essere riuscita a sottolineare il loro rapporto. I prossimi che lo sapranno saranno i genitori di Nina, devo ancora decidere se prima o dopo Ian, vedrò prossimamente. 

Basta, sostanzialmente non ho nient’altro da dire :)

Ringrazio le sette fantastiche ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e chi sta inserendo la storia tra le varie liste!

Non dimentichiamoci che domani è il compleanno della mia -nostra- adorata Nina, ventisette anni e non sentirli. Mannaggia, è cresciuta tantissimo *^*

Era così piccolina quando ha girato il pilot e ora ha già ventisette anni. In più oggi è giunta la notizia che girerà, insieme a Ruby Rose ed altri attori importanti, in XXX3. Fino a questa mattina sembrava una cosa incerta, ma a quanto pare oggi la produttrice del fil ha dato proprio la conferma su Nina, sono così felice per lei, se lo merita *__* E orgogliosa, tanto orgogliosa! *^*

Okay, basta, perché se inizio a parlare di Nina non smetto più.

Grazie ancora, alla prossima ^^ 

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Capitolo 5
*** Dodici settimane (3) ***


Dodici settimane (3).

«Queste le prendo io.»

Le dice Phoebe entrando in cucina. Nina si guarda le mani ormai vuote. Un secondo prima aveva delle bottiglie e un secondo dopo non aveva più nulla.

La ragazza rotea gli occhi al cielo, mentre l’altra ride. 

 

«Non posso portare nemmeno delle bottiglie?» le domanda Nina.

«No.» scuote la testa Phoebe. «Ordini di Paul.»

«Posso ucciderlo? O addormentarlo? Non mi fa fare nulla.» sbuffa la ragazza sedendosi sulla sedia. «Voglio darvi solo una mano.»

«Sei un ospite.» ridacchia l’altra.

«Un ospite volenteroso. Ti prego. Non è giusto che facciate tutto voi.» ribatte l’attrice bulgara.

«Ripeto, sei un ospite e gli ospiti non fanno nulla.» la rimbecca sorridendo l’attrice di The Originals.

«Solo perché sono incinta non vuol dire che non possa far nulla!» sbuffa ancora.

«Tanto a minuti arriveranno tutti. Non puoi per qualche minuto goderti un attimo di riposo?»

«Stai diventando troppo uguale a Paul.» ribatte l’attrice di The Vampire Diaries sorridendo all’indirizzo dell’amica. «E, per la cronaca, la cosa mi preoccupa parecchio.»

 

Phoebe scoppia a ridere, seguita a ruota da Nina. Anche lei sapeva del suo attuale stato e l’aveva presa più o meno come Candice, tutto l’opposto di Paul. Ma ora era diventata uguale a lui, non le permetteva di fare nulla.

E Nina si sta annoiando a morte. Paul e Phoebe, giustamente, sono impegnati a sistemare la casa per l’imminente arrivo degli altri e lei non ha niente da fare.

 

«Phoebe, ti prego.»

«Nina, se ti stai annoiando gioca con Gatto*.» le dice Phoebe indicando il gatto. «Guarda, lui non si sta lamentando.»

«Perché è un gatto.» puntualizza l’altra. «E poi… Come si fa a chiamare un gatto, Gatto? Non capirò mai Paul.»

«Non chiederlo a me.» ridacchia Phoebe.

 

Il diretto interessato entra in cucina con altre due borse piene di patatine e vari snack. L’altro diretto interessato, il gatto, non appena lo vede, inizia a miagolare in cerca di cibo.

 

«Tesoro di papà, il tuo nome è fantastico!» lo elogia Paul mentre il gatto si struscia contro il suo braccio. «Le donne non capiscono proprio niente.»

 

Phoebe e Nina roteano gli occhi, mentre l’uomo di casa si preoccupa di dar da mangiare al gatto. 

 

«Posso almeno mettere le patatine sui piatti?» domanda Nina.

«Va bene, almeno questo te lo concedo.» annuisce Paul mentre Gatto, tutto felice, si dedica ai suoi croccantini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il resto del cast era arrivato, mancava qualcuno, ma perché non era potuto venire. Tra le mancanze c’era anche Ian e questo rese Nina più sollevata dal previsto. Non ce l’avrebbe fatta ad affrontarlo, non ci sarebbe riuscita e basta. Come poteva guardarlo ancora sapendo quello che aveva fatto e quello che le stava succedendo?

Phoebe, Candice e Nina sono in cucina e, mentre le prime due stanno preparando gli alcolici, l’altra sta mangiando patatine e pop-corn.

 

«Come vi invidio.» sospira Nina osservando le altre due bere del vino. «Non posso bere nulla.»

«Per un po’ ti accontenterai di aranciata, succo, coca-cola e acqua, non è male su.» le sorride Candice sedendosi accanto all’amica.

«Per te forse no, per me si.» le dice la bulgara.

«Non puoi bere proprio nulla?» le domanda Phoebe indicando gli alcolici. «Nemmeno un goccio?»

«No,» Nina scuote la testa. «nulla, niente di niente. Non posso toccare alcolici e, per quanto mi dispiaccia, lo farò per il suo bene.»

«Quando è la data presunta della nascita?» domanda ancora Phoebe.

«Fine novembre, più o meno. Sperando che vada tutto bene.» le risponde la futura mamma accarezzandosi distrattamente il ventre. «Non voglio che qualcosa vada male.»

«Non essere così pessimista.» la rimprovera bonariamente Candice rubandole una manciata di pop-corn beccandosi, così, un’occhiata assassina da parte di Nina. «Andrà tutto bene. E non vedo l’ora che nasca, verrà sommersa da vestitini.»

 

Phoebe guarda Nina sotto shock.

 

«Perché non mi hai detto che è una femmina?» le domanda poi.

«Non è una femmina, non so cosa sia.» le spiega Nina scuotendo la testa in direzione di Candice. «Candice è convinta che lo sia, non io.»

«Per me è femmina allora!» le assicura Phoebe. «Ma ve la immaginate una bambina con i capelli di Nina e gli occhi di Ian? Sarebbe fantastica!»

 

Se prima Nina stava sorridendo, ora i suoi occhi si rabbuiano e le labbra si chiudono in una linea sottile. Phoebe, una volta resasi conto di aver pronunciato il nome di Ian e di come l’amica si sia rabbuiata, le chiede scusa con lo sguardo. Le tre rimangono in silenzio per qualche minuto, minuti che sembrano ore, poi la bulgara si alza in piedi.

 

«Nina, mi dispiace, non volevo nominarlo, è solo-»

«Phoebe, non preoccuparti, non è colpa tua.» la rassicura Nina cercando di sorriderle. Non è colpa di Phoobe se pensare a Ian la fa stare male. «Non importa, va tutto bene. Candice, se vuoi puoi finire i pop-corn, non ho più fame.»

 

Nina ritorna in sala dagli altri, tentando di calmarsi e di pensare ad altro. Non appena entra in sala Julie le rivolge uno sguardo preoccupato, ma, proprio mentre le si sta avvicinando, Claire l’abbraccia di slancio. Le due non si vedevano da un po’ di tempo e la bionda era così felice di rivedere l’amica. Nina si scioglie in quell’abbraccio e lo ricambia volentieri. Aveva imparato molte cose in quegli anni, ma, quella più importante, era la famiglia. Nel bene e nel male tutti loro erano una grande famiglia.

 

«Quando sei arrivata?» le domanda sorridendo Nina.

«Dieci minuti fa, stavo per raggiungervi.» le sorride la bionda staccandosi da lei. «Paul mi ha detto che state preparando da bere.»

«Sei sempre alla ricerca di alcolici!» la punzecchia la mora ridacchiando, poi si guarda attorno. «Il tuo fidanzato?»

«Paul, Daniel e Joseph l’hanno rapito.» le spiega Claire sorridendo.

«Povero ragazzo, io inizierei a preoccuparmi se fossi in te.» ridacchia Nina.

 

Phoebe e Candice compaiono alle loro spalle e salutando in modo caloroso la vampira Originale.

 

«Dovrei essere io quella a preoccuparmi, il rapporto di Paul e Daniel mi fa veramente paura!» ridacchia Phoebe, ma con una nota di paura nella voce.

 

Le altre tre ridacchiano divertite.

 

«Non puoi non ammettere quanto siano carini insieme, però.» la punzecchia Candice, mentre le altre due annuiscono.

«Carini sono carini, non lo metto in dubbio, ma alcune volte mi spaventano. Abbiamo in camera una sagoma di Daniel, ed è parecchio inquietante!»

«Sul serio?» ride Nina.

«Si,» annuisce sconsolata Phoebe. «quel genio del mio fidanzato ha perso una scommessa con Joseph e Matt Davis e ci è andato di mezzo Daniel.»

«Non proseguiamo oltre, vi prego.» le blocca Candice indicando con il capo i diretti interessati che si stanno dirigendo verso di loro. «Non parliamo di scommesse, altrimenti non finiscono più.»

 

Anche Paul, Daniel, Joseph e Matt -il fidanzato di Claire- affiancano il gruppetto delle donne. Paul affianca Phoebe, mentre Matt affianca Claire. 

 

«Quando voi quattro siete insieme bisogna allarmarsi. State preparando qualcosa?» domanda Joseph con il suo magnifico accento inglese.

«Chi? Noi?» ridacchia Nina. «Stavamo semplicemente conversando.»

«Come se le donne potessero ‘semplicemente conversare’.» sospira teatralmente Daniel.

 

Al gruppo si aggregano i due Michael, Danielle, Riley e Chris. 

 

«Oh mio Dio, Daniel senza smoking, mi sto preoccupando!» interviene ilare Chris.

«Ecco un altro spasimante di Paul.» borbotta Phoebe fin troppo forte.

«Già, sto cominciando ad essere geloso.» lo rimbecca Daniel avvicinandosi a Paul, per poi rivolgersi a quest’ultimo. «Hai troppe persone che ti contendono.»

«Ma sai che ho occhi solo per te.» gli risponde Paul fingendosi adorante.

«Prendetevi una camera, ragazzi!» interviene Candice fintamente scandalizzata.

 

Gli altri scoppiano a ridere, mentre Paul da un dolce bacio a Phoebe. E Nina si perde qualche istante ad osservarli e sorride felice per entrambi. Sapeva che cosa aveva passato Paul con Torrey e dopo la separazione per un periodo non era stato più lo stesso. Sapeva che quel matrimonio era troppo affrettato, ma Paul, all’epoca, era felice e lo era anche lei; poi, quando era finito tutto, il suo amico era entrato in un tunnel buio e solo con Phoebe era riuscito a vedere la luce. Phoebe era fatta per lui, nessuno poteva dire il contrario. 

 

«Guardate cos’ho trovato!» esulta Julie sollevando in aria un DVD dall’aria familiare. Nina aguzza lo sguardo per cercare di vedere qualcosa, ma non ci riesce perché Steven, sbucato dal nulla, la sta quasi strozzando.

«Mi sei mancata così tanto!» esordisce così il piccolo Gilbert.

 

Nina, sebbene apprezzi l’abbraccio del fratello, è costretta ad allentare la presa perché l’ha stretta in una morsa.

 

«Anche tu, ma mi stai soffocando!» gli dice la ragazza.

 

Il ragazzo si stacca guardandola ridacchiando.

 

«Ero convinto che ti piacessero gli abbracci così. Me ne vado via per un po’ e cambi già idea?» le domanda ilare.

 

Nina gli sorride scuotendo la testa. In quel momento non era semplicemente il caso.

 

«Certo che li adoro, ma alcune volte sei troppo irruente.» gli sorride la ragazza mascherando un po’ di preoccupazione. «Ma da dove sei saltato fuori?»

«Sono arrivato cinque minuti fa, ma eravate troppo impegnati a parlare.» 

 

Il tono di Steven è fintamente afflitto e questo fa ridacchiare Nina.

 

«Allora, lo vediamo?» domanda Julie dal nulla.

 

Solo allora Nina e Steven notano quello che sta effettivamente accadendo. Alcuni dei membri del cast si sono già seduti sul divano eccitati, mentre la bionda produttrice tiene ancora tra le mani quel DVD. Nina lo riconosce e sorride malinconica: è la prima stagione, l’inizio del loro viaggio insieme.

Un coro di grandi si si alza nella stanza e la produttrice, soddisfatta, consegna il famoso disco a Paul che lo inserisce nel videoregistratore.

 

«Che episodio mettiamo?» domanda alla ricerca di qualche proposta. «Non possiamo guardarli tutti.»

«Guardiamo 162 Candeline e l’aria di felicità che ha Stefan per il suo compleanno!» ridacchia Michael Malarkey.

 

Paul gli rifila una gomitata mormorando uno Stronzo, mentre gli altri scuotono la testa ridacchiando.

 

«I figli dei dannati!» avanza la proposta Matt Davis. «Oppure Isobel

«Una delle tue tante mogli morti insomma!» ridacchia Michael Trevino e gli altri scoppiano a ridere. «Povere donne.»

 

Nina ride un po’ meno mentre il cuore aumenta leggermente i battiti. Si stavano spingendo troppo in avanti con gli episodi e sperava, in cuor suo, che non si sarebbero spinti oltre.

La ragazza canta troppo presto vittoria.

 

«Il giorno della fondazione! Dio ragazzi, che episodio!» esclama sognante Kat sbucando dal nulla.

 

Da dove veniva fuori lei? Il giorno della fondazione? No, non avrebbe più riguardato certi episodi. Nina lancia uno sguardo omicida di sottecchi a Kat che non passa inosservato né a lei e né a Candice. La bionda, così come i vecchi membri del cast, sapeva bene che cosa significava per la bulgare quell’episodio, per lei e Ian. Nella scena tra Damon e la finta Elena, ovvero Katherine, i due, anche dopo lo stop di Kevin, avevano continuato a baciarsi presi dalla passione e solo in un secondo momento, con l’intervento di Kevin stesso e la crew, si erano staccati parecchio imbarazzati e accaldati. Due mesi dopo si erano messi insieme. I nuovi membri, la gran maggioranza, annuisce, non sapendo che cosa aspettarsi, mentre tra quelli vecchi cade il gelo leggermente.

Candice, però, ancora una volta, interviene in aiuto della amica.

 

«E se vedessimo il Pilot? Eravamo così piccoli e carini. Magari poi potremo vedere anche quello di The Originals, un po’ per uno.»

«Mi sembra un’ottima idea.» interviene Michael Trevino. 

«Non possiamo vedere direttamente The Originals?» domanda Paul sconsolato. 

«Eh no, caro, eri così carino.» lo rimbecca Phoebe dandogli un colpetto sulla spalla.

«E con il ciuffo così ingellato!» interviene Daniel facendo ridere tutti.

«Vediamo il Pilot, su.» decreta Julie invitando Paul a schiacciare il primo episodio, poi guarda Nina. «Neens, a te va bene il Pilot

 

La ragazza, ancora leggermente turbata, annuisce distrattamente e Paul, dopo averle lanciato uno sguardo tra il preoccupato e il confuso, fa partire l’episodio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Paul aveva preparato ogni cosa possibile e immaginabile sulla Terra. Dopo aver finito di vedere i due Pilot, si erano riuniti tutti a mangiare, anche se il termine “abbuffarsi” forse era quello più appropriato. La fama di Paul, insomma, si era fatta valere ancora una volta. Le ragazze erano in cucina a sistemare i dolci su dei piattini, mentre Nina stava continuando a mangiare dei grissini. Avrebbe vomitato entro la fine della serata, ma aveva continuamente fame.

 

«Secondo me ci starebbe bene un brindisi.» interviene Claire.

«Si, dovremmo fare queste serate più spesso!» conclude Danielle afferrando un bicchiere di champagne.

«Siete due alcolizzate, lasciatevelo dire.» interviene Candice scuotendo la testa. «Quello è per il dolce.» 

«Che male c’è se ne assaggiamo solo un po’?» domanda innocentemente Leah. 

«Dovremmo brindare si, non capitano tante serate di questo genere.» si intromette Kat.

 

Phoebe, sconsolata, distribuisce ad ogni ragazza un bicchiere, Nina compresa. 

 

«Quindi, a cosa brindiamo?» domanda la padrona di casa.

«A più serata come queste e… All’amicizia, si.» annuisce Candice soddisfatta.

 

Tutte le ragazze, sorridendo, sollevano i bicchieri e, dopo aver mormorato All’amicizia fanno scontrare i bicchieri tra di loro. L’unica che non beve, anche se ha comunque partecipato al brindisi, è Nina.

 

«Tu non bevi?» le domanda Claire stranita. 

 

Nina alterna lo sguardo dalla bionda al bicchiere non sapendo cosa fare. Perché se n’è accorta? 

 

«Questa sera non ho intenzione di bere, non vorrei finire per ubriacarmi.» risponde la bulgara cercando di essere convincente.

 

Peccato che non era risultata convincente nemmeno alle sue orecchie.

 

«Con un bicchiere?» domanda Danielle sorridendole. «Mi ricordo l’ultima volta che abbiamo fatto una gara di bevute e tu… Tu sei quella che trattiene meglio l’alcol.»

 

Si ricordava quella gara e ricordava come ne erano uscite tutte. Sorrise all’idea, ma non poteva comunque.

 

«Brinderò con del succo, o con dell’aranciata. E’ uguale, no?» le risponde la ragazza versandosi del succo su un altro bicchiere.

«Almeno una che ha messo la testa apposto.» interviene Phoebe. «Mi sembra un’ottima idea smettere con l’alcol.»

 

Nessuna fa in tempo a ribattere perché vengono fermate dal suono del campanello. Phoebe aggrotta le sopracciglia. Chi poteva suonare alle dieci di sera? Erano tutti lì, non mancava nessuno. Forse erano Kevin e Caroline che se si erano aggiunti all’ultimo minuto, non sarebbe stata la prima volta.

 

«Chi può essere a quest’ora?» domanda Phoebe a nessuna in particolare.

«E’ casa tua, non possiamo saperlo.» ridacchia Candice.

 

Tutte le ragazze, Nina compresa, si alzano dalle sedie, lasciando così perdere i loro bicchieri, e si dirigono in sala. Nina si aspettava chiunque, ma non lui e lei. Ian e Nikki entrano all’interno della sala e tutti li salutano cordialmente e in allegria, mentre Nina tenta di nascondersi dietro a Candice, fallendo miseramente. Paul aveva detto che non ci sarebbe stato, eppure lui era lì, con sua moglie. Nina fa una smorfia, ma fortunatamente nessuna la nota.

 

«Alla fine abbiamo cambiato idea, scusateci per il ritardo.» esordisce così il corvino.

«Non preoccupatevi, siete ancora in tempo per il dolce.» sorride loro Paul, ma Nina percepisce nel suo tono una nota tagliente, ma anche questo nessuno sembra notarlo. «Stavamo proprio per iniziare a mangiarlo.»

 

Kat intanto ha già raggiunto Nikki e qualcuno ha iniziato a parlare con Ian di qualcosa che Nina non percepisce, ma che nemmeno gli interessa. La ragazza vuole solo andare via, il più lontano possibile da quel posto e Paul sembra capirlo.

 

«Potete pure sistemarvi con gli altri, fate come se foste a casa vostra. Io vado a prendere il dolce.» continua poi voltandosi verso la porta della cucina. Afferra Nina per la mano e, prima che la ragazza possa dire qualcosa, la trascina via con se. «Nina mi aiuterà a portarlo.»

 

In pochi secondi ritornano in cucina e l’uomo di casa si chiude la porta alle spalle.

 

«Non sapevo che sarebbe venuto, aveva detto che non ce l’avrebbe fatta, devi credermi.»

«Io non ho detto nulla.» gli fa notare la ragazza, anche se non stava apprezzando la loro presenza.

«Ma il tuo sguardo parla per te. Mi dispiace, io non posso mandarlo via e-»

«Paul, questa è casa tua e non ti obbligherò di certo a mandarlo via, se è questo che vuoi sapere. Me ne andrò io.» gli risponde la ragazza passandosi una mano sui capelli. «Comincio ad essere stanca e mi fanno male i piedi, sebbene abbia addosso un paio di ciabatte.»

«Non te ne devi andare perché c’è lui, non puoi rovinarti la serata perché è arrivato.» obietta Paul contrariato avvicinandosi a lei. «Sei qui, con noi

«Non capisci, Paul… Se fosse stata un’altra situazione sarei rimasta, ma ora non posso. Non riesco nemmeno a guardarlo negli occhi sapendo quello che sta succedendo…»

«E allora fai finta che non ci sia. Mi sembra che ti stessi divertendo fino a poco fa, è da tantissimo tempo che non stiamo tutti insieme.» cerca di convincerla Paul.

«Sono solo stanca, Paul, davvero.» sospira stancamente la ragazza. Lo è davvero, non vede l’ora di tornare a casa, a casa sua, e gettarsi nel letto. 

 

Paul prova a ribattere, ma la voce squillante di Candice lo blocca.

 

«Di là stanno aspettando il dolce.» mormora Candice mordendosi il labbro inferiore. «E volevo avvertirvi che io torno a casa, domani devo andare presto sul set.»

«Candice, posso venire anche io con te? Qui mi ha portato Paul, ma comincio ad essere stanca anche io.» le domanda gentilmente Nina.

«Non devi neanche chiederlo, io… Ho immaginato che volessi tornare a casa.» le sorride l’amica.

 

Sebbene Candice non avesse sentito nulla era arrivata subito alla conclusione che Nina volesse tornare a casa sua. Aveva visto benissimo come aveva reagito all’arrivo di Ian e la comprendeva. Gli altri in sala non si erano accorti di nulla -qualcuno, chi conosceva bene Nina, forse aveva fatto finta di nulla- e andava bene così.

 

«Mi dispiace che sia andata a finire così.» le dice Paul.

«Mi sono divertita questa sera.» gli sorride Nina sincera. «So che posso sembrare infantile, ma semplicemente non me la sento, tutto qui.»

 

Paul annuisce e tutti e tre tornano in sala, con il primo che tiene tra le mani il dolce.

 

 

«Ce ne avete messo di tempo!» esclama Michael Malarkey. «Diteci la verità, volevate mangiarvi tutto il dolce.»

«Ho preparato io il dolce, quindi ritieniti fortunato ad averne una fetta.» lo punzecchia Paul appoggiando il vassoio sul tavolo. 

 

Ian, all’ingresso dei tre in sala, alza lo sguardo verso il gruppetto, mentre la moglie è impegnata a parlare con Phoebe -che sta tentando in ogni modo di staccarsi da lei-, e lo punta su Nina per qualche istante. La vede vicino a Candice e serra leggermente la mascella. Non aveva fatto altro che ignorarlo e lo stava facendo ancora. Non era questo però ad irritarlo, era il fatto che stesse snobbando anche sua moglie. A lui non importa -almeno un po’, forse troppo, si-, ma sua moglie odia tutta questa situazione.

 

«Noi ce ne andiamo, ci vediamo domani.» avvisa Candice seguita a ruota da Nina.

«Non rimanete?» domanda Steven dispiaciuto. «Nemmeno tu, Nina?»

«Sono stanca e domani mi devo alzare presto, preferisco tornare a casa.» gli sorride cercando di essere convincente, ma dallo sguardo che si scambiano alcuni membri del cast non è affatto riuscita nel suo intento.

«Non ci sono più i tempi di una volta.» borbotta Joseph scuotendo la testa. «Andavamo a casa alle quattro di notte come minimo.»

«Siamo semplicemente diventando vecchi.» gli risponde Daniel.

«Parla per te, brother.» gli risponde a tono Joseph suscitando qualche sorriso.

 

Nikki, intanto, ha smesso di parlare con Phoebe e ascolta la conversazione degli altri. Non bisognava essere dei geni per capire che Nina se ne stava andando a causa sua e del suo futuro marito, l’avevano capito tutti, eppure nessuno aveva detto nulla e aveva fatto finta di crederci. E questo la indispettiva parecchio perché, secondo lei, qualcuno sarebbe potuto intervenire. Ian, intanto, serra la mascella frustrato. Sono davvero arrivati al punto di non poter più stare nella stessa stanza? Sono davvero arrivati al punto di non potersi più vedere? Ultimamente non avevano avuto scene insieme, ma cosa sarebbe accaduto allo show? Stava per sposarsi con un’altra donna e non era giusto che finisse tutto così. Era consapevole di averla ferita, l’aveva fatto, però non avrebbe potuto fare altrimenti. Lui doveva andare avanti con la sua vita, costruirsi una famiglia, cosa che la ragazza bulgara non aveva mai voluto. Allora perché Nina lo guardava con così tanta ostilità? 

Quando rialza lo sguardo, per cercare nuovamente quello della mora, è già sparita dietro la porta insieme a Candice.

 

«Tesoro, va tutto bene?»

 

La domanda di Nikki gli arriva ovattata e lui, ancora frustrato e confuso, annuisce distrattamente.

 

 

 

Due giorni dopo.

 

 

Nina è arrivata presto sul set, quando ancora non c’è praticamente nessuno. Deve recuperare alcune scene e Julie, per farla andare a casa presto, aveva deciso di farla venire un po’ prima e la ragazza ha fatto di tutto per arrivare in orario. Julie le stava concedendo troppo e non voleva tradire ancora di più la sua fiducia, poi ci avrebbe guadagnato. Si aspettava di tutto per quel giorno, ma l’ultima cosa che si sarebbe aspettata, una volta entrata in camerino, è trovare Ian seduto nel suo divanetto.

Gli sguardi dei due si incrociano ed, entrambi, si perdono ad osservarsi l’un l’altro.

 

 

 

 

 

 

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*Paul ha un gatto che si chiama Gatto :’)

 

Scusatemi per il ritardo (?), ma ultimamente ho avuto tempo e diciamo che ho preferito tirarmi avanti con qualche capitolo, molti capitoli. Ho appena finito di scrivere il nono capitolo, quindi adesso la pubblicazione dovrebbe essere più scorrevole. Lo so che vi avevo promesso una cosa, o comunque l’avevo accennata, ma accadrà tutto nel prossimo capitolo! Mi serviva un capitolo di passaggio, un po’ leggero, per far aumentare qualche dubbio in più su alcuni membri del cast e per mostrarvi il rapporto gelido, o quasi, tra Ian e Nina. Ovviamente chi c’è a fianco di Ian se non la sua futura (?) moglie? 

Ringrazio le quattro ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, sono contenta che questa storia vi piaccia come l’originale, alcune hanno detto che quasi la preferiscono ahahaha

Oltre a Ian, nei prossimi capitoli, verranno a conoscenza del fatto anche i genitori di Nina e con qualcuno ci sarà qualche problema.

Sostanzialmente non ho molto da dire, alla prossima :)

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Capitolo 6
*** Dodici settimane (4). ***


Dodici settimane (4).

«Cos… Cosa ci fai nel mio camerino?»

 

E’ la prima cosa che domanda la ragazza sulla difensiva. Che cosa ci faceva Ian nel suo camerino? Non le parlava da tempo, alla ragazza sembravano secoli, e stava andando bene così. No, non è vero, ma la mora non poteva fare altrimenti. Da quando si sono lasciati per la seconda volta -ovvero da quando Ian ha deciso che era meglio smettere di andare a letto insieme perché amava veramente Nikki- non si erano praticamente più parlati, tralasciando le scene che erano obbligati a girare.

E lui si sarebbe sposato tra tre settimane. Aveva invitato tutti al matrimonio, tranne lei. Ovviamente non ci sarebbe andata, non si sarebbe fatta ancora del male, ma l’aveva snobbata ancora e questo la faceva morire dentro.

 

«Julie mi ha detto di venire a parlare con te.» le risponde l’uomo.

 

Nina sente le gambe cedere e sgrana gli occhi, leggermente impaurita. 

Julie non può averglielo detto, non può averlo fatto.

L’uomo dagli occhi azzurri alza lo sguardo sulla ragazza e la guarda confuso. La vede tremare leggermente ed è diventata improvvisamente pallida.

 

«Sei sicura di stare bene?» le domanda, poi.

«Io, non…» la ragazza cerca di controllare la voce e smettere di balbettare. «Che cosa… Per che cosa?»

«Per una scena.» decreta Ian infine e la ragazza riprende a respirare normalmente, mentre Ian diventa ancora più turbato. «Caroline vuole girare una scena al matrimonio di Alaric e Jo e vuole sapere se ne siamo d’accordo. Io personalmente no, non vorrei che Nikki ci rimanesse male.»

 

Perché la sua futura moglie ci dovrebbe rimanere male? E’ un attore e deve svolgere il suo lavoro, indipendentemente dal volere degli altri, ma Ian è troppo succube di quella donna. Stava diventando sempre meno professionale e il problema è che non se ne accorgeva.

 

«Io non so nulla.» mormora infine la ragazza mordendosi il labbro inferiore. E’ agitata, vuole che se ne vada via da lì. «Non so di che cosa stai parlando.»

«Non hai letto il copione che ti ha dato ieri Julie?» le domanda l’uomo.

«Oggi devo girare metà scene, ho imparato quello che mi serviva.» esala la ragazza sempre più nervosa.

«Io ero convinto che le girassimo tutte, visto che io domani non ci sono.» le dice Ian teso.

«Oggi ho mezza giornata libera.» mormora la ragazza abbassando lo sguardo.

«Uh, davvero? Peccato che io nei prossimi giorni sia parecchio impegnato e abbia scene anche con gli altri. Quindi dobbiamo recuperare tutte le scene che abbiamo perso, più quelle nuove.» sbotta l’uomo. «Sei un’attrice, ma ultimamente sei sempre in giro a farti gli affari tuoi, invece di svolgere il tuo lavoro.»

 

La ragazza rimane spiazzata di fronte alle parole di Ian. La stava davvero criticando nel suo modo di recitare quando lui, poco prima, non voleva girare una scena per colpa della sua fidanzata? Ma dov’era la coerenza?

 

«Mi stai davvero criticando?»

«Sto solo dicendo la verità.» sibila l’uomo alzandosi in piedi nervoso. «E più di qualcuno lo sta pensando.»

«Oh, fammi indovinare… Kat? Ormai quella donna sta diventando la tua tirapiedi.» ringhia la ragazza guardando rabbiosa Ian.

«Non dovresti parlare così di una tua collega.»

«Tu l’hai appena fatto con me.» gli risponde a tono la ragazza. «Ho i miei motivi per essere così scostante.»

«E quali sarebbero questi importanti motivi? Sentiamo, sono curioso.»

 

Sono incinta sarebbe un buon motivo per cominciare, eppure la ragazza abbassa lo sguardo. Non glielo avrebbe detto qui, non dove tutti avrebbero potuto sentirlo. Glielo avrebbe detto in privato, da un’altra parte, non sul set. Voleva che fossero da soli perché presagiva già la sua reazione e la ragazza, in cuor suo, sapeva che avrebbe reagito male. Avrebbe rovinato il suo matrimonio.

 

«Non ne parlerò certamente con te. Vuoi girare quelle scene? Bene, facciamolo, almeno dopo non giudicherai più il mio lavoro.» mormora la ragazza ferita. «Ora puoi pure andartene, qui abbiamo finito.»

 

Ian percepisce il tono ferito della ragazza e, rendendosi effettivamente conto di quello che sta accadendo, se ne pente subito all’istante. Ultimamente è stressato, nervoso, agitato, e questo di certo non lo aiuta. E il comportamento della ragazza non ha fatto altro che peggiorare la situazione, ma non avrebbe dovuto prendersela con lei. I preparativi per il matrimonio lo stavano facendo andare fuori di testa.

 

«Nina, io-»

«No, puoi pure andartene.» lo liquida la ragazza.

«Mi dispiace, non dovevo prendermela con te, solo… Ultimamente sono nervoso, okay? E tutto questo non aiuta.»

«Pensi che io non abbia i miei problemi?» gli domanda la ragazza debolmente. «Anche io sono nervosa, stressata, ma non me la prendo con persone che non c’entrano nulla!»

«Mi dispiace, va bene? I preparativi del matrimonio mi stanno facendo andare fuori di testa, non avrei dovuto prendermela con te, davvero.» si scusa ancora, cercando di controllarsi.

«Non mi interessano i preparativi del matrimonio.» gli risponde la ragazza a tono, dandogli le spalle. «E se non vuoi andartene dal mio camerino, me ne andrò io.»

 

La ragazza apre la porta per andarsene, ma la mano forte dell’uomo dietro di lei la blocca tirandola nuovamente dentro e chiudendole la porta alle spalle. Nina percepisce una scossa e trema leggermente, sentendo troppo la vicinanza di Ian.

 

«Me me andrò, giustamente è il tuo camerino.» gli risponde l’uomo lasciandola finalmente andare, così che Nina possa di nuovo tornare a respirare, aprendo nuovamente la porta. «Tu non c’entri con i miei malumori, quindi scusami. Ci vediamo dopo.»

 

La ragazza non gli risponde nemmeno, lo lascia andare così. Una volta che Ian ha chiuso la porta si appoggia contro il muro sospirando. Che cos’aveva quell’uomo di male? Non l’avrebbe mai capito e, intanto, non sapeva più come dirgli di aspettare suo figlio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sono quasi le sei di sera ormai e Nina ha un’ultima scena da girare, con Ian. Tutti gli altri sono andati a casa -perché avevano già finito di girare o perché alcuni avrebbero girato questa notte- e nella sala numero 7 è rimasta solo lei, insieme a Julie e alcuni della crew. La schiena le duole tantissimo ed è esausta. Ha fatto parecchie pause oggi, ma la scene che ha girato sono state tutte molto intense. Si appoggia una mano dietro la schiena e fa una smorfia.

 

«Va tutto bene?» le domanda dolcemente Julie.

«Mi fa male un po’ la schiena, ma starò bene.» le sorride la ragazza cercando di lenire la sua preoccupazione.

«Dovresti essere a casa già da quattro ore.» le fa notare la produttrice. 

«Lo so, ma dovevo girare queste ultime scene, altrimenti mi avrebbe tenuto il muso per il resto dei suoi giorni.» sospira la ragazza sedendosi sulla poltrona. Chiude gli occhi e sente i muscoli rilassarsi. «Va bene così.»

«Ian? Devo parlare con quell’uomo.» sbuffa la bionda.

«Lascialo perdere, credo sia molto nervoso ultimamente.» mormora la ragazza scuotendo leggermente il capo. Si accarezza distrattamente il ventre, sorridendo. Il sorriso svanisce e la mano scatta via quando Ian fa il suo ingresso in sala. «Eccolo.»

«Sono pronto, possiamo cominciare.» interviene così.

 

Nina si alza stancamente dalla poltrona, mentre Julie annuisce. I membri della crew, che prima erano impegnati a sistemare le telecamere, si mettono in posizione. La scena sembra scorrere veloce e tutto nella norma, fino a quando Nina non comincia a vedere tutto sfuocato. Tenta di continuare a parlare, ma alla fine si blocca e barcolla leggermente. Anche Ian si blocca e la osserva confuso. Non sapeva che ci fosse quella scena in programma, ma quella non era scena. Quando se ne rende conto alla ragazza sono già cedute le gambe e sarebbe finita a terra se Ian non l’avesse presa al volo tra le braccia. Ian la guarda preoccupato, mentre la giovane è sul punto di abbandonarsi completamente.

 

«Hey, Nina, non» le tira dei colpetti sulla guancia, mentre anche Julie e il resto della crew li circondano preoccupati. «chiudere gli occhi. Resta qui, Nina.»

«Andatemi a prendere dell’acqua, qualcosa!» urla agitata la produttrice a nessuno in particolare.

 

Un giovane membro della crew si stacca dal gruppetto e sparisce dalla loro visuale alla ricerca di qualcosa che possa farla stare meglio. Nina, intanto, comincia di nuovo a vedere bene e fa una smorfia notando il viso di Ian vicino al suo. 

 

«Nina, Nina…» cantilena Ian severamente preoccupato per la ragazza. «Guardami, stai bene?»

 

La ragazza solleva appena lo sguardo su di lui e annuisce debolmente. Intanto il ragazzo della crew è già tornato in sala e sta porgendo un bicchiere d’acqua fresca alla ragazza che, seppur debolmente, accetta volentieri. Lo afferra piano e cerca di mettersi seduta, ma le braccia forti dell’uomo accanto a lei la tengono sdraiata.

 

«Dovresti rimanere per qualche altro minuto stesa, credo.» le dice scrutandola preoccupato. 

«Voglio solo bere… Dell’acqua.» mormora la ragazza facendo il contrario di quello che Ian le ha detto. Si solleva piano, cercando di mettersi seduta, e, quando ci riesce, seppur con qualche difficoltà, beve il bicchiere d’acqua. Sta già cominciando a sentirsi meglio. «Sto bene, è solo stato un… Mancamento…»

 

L’ultima parte della frase le esce preoccupata. Non è preoccupata per se stessa, ma per il bambino, non le era mai capitato di svenire. Soffriva ancora delle nausee, era quasi sempre stanca ed aveva mal di testa, tralasciando quello alla schiena e alle caviglie, ma non questo. Avrebbe chiamato Layla e le avrebbe chiesto un consulto, non voleva che gli accadesse nulla di male.

 

«E’ la prima volta che ti succede?» le domanda Ian ignorando le sue parole. «E’ per questo che ultimamente non vieni più sul set? Sei malata

 

Nina si accorge solo in un secondo momento che nella stanza non c’è più nessuno. Sono solo loro due, tre, contando anche il bambino, ma solo uno di loro sa della sua esistenza. La ragazza è ancora seduta per terra, mentre l’uomo è in piedi che la scruta preoccupato.

Sarebbe il momento perfetto -quasi perfetto- per dirgli la verità, ma c’è ancora qualcosa che la blocca. Perché non riesce a dirglielo?

 

 

«Io» sono incinta. «non sono malata, no. Sono solo… Sono solo un po’ affaticata, tutto qui. Sto bene.»

 

La ragazza si alza da terra e, dopo pochi istanti, barcolla di nuovo, molto probabilmente perché si è alzata in piedi un po’ troppo velocemente. Ian, che lo aveva previsto, le è subito dietro e l’aiuta a rimanere in piedi.

 

«Non mi sembra che tu stia bene.» le risponde l’uomo rimarcando l’ultima parola. 

«Mi sono alzata troppo velocemente.» esala la ragazza scuotendo leggermente la testa. «Finiamo qui, dopo andrò a casa.»

«A quanto pare non finiremo niente qui.» le risponde Ian guardandosi attorno.

«Okay, io… Si…»

 

La ragazza, sentendosi finalmente salda sui suoi piedi, muove qualche passo ed afferra il giubbotto di jeans che aveva appoggiato precedentemente sulla poltrona. Ian, intanto, non ha ancora smesso di guardarla e questo la sta facendo agitare sempre di più.

La ragazza ha paura che si sia accorto di qualcosa, ma, proprio mentre sta per andarsene, la voce di Ian la blocca.

 

«Mi dispiace di averti costretto a rimanere qui fino a tardi.» esala pentito. «Se avessi saputo che stessi male, non lo avrei fatto.»

«Non sto male, sono solo…» incinta. Non è difficile da dire, eppure non ce la fa. Prende un respiro profondo, molto profondo, e lo guarda negli occhi. Ha bisogno di dirglielo, ormai è un peso troppo grande da mantenere, ma non lo avrebbe fatto qui. «C’è… C’è una cosa che devo dirti, è importante.»

 

Lo sguardo di Ian si fa subito più attento. Percepisce la tensione -e anche l’ansia- della ragazza e cerca di capirne il perché.

Passano alcuni secondi, che si trasformano in minuti, e intanto il silenzio regna sovrano. Quando Ian capisce che la ragazza non andrà avanti, decide di intervenire.

 

«Cosa devi dirmi?» le domanda.

«Non qui, io» la ragazza si blocca mordendosi il labbro a sangue. Perché si è incastrata così da sola? «non posso farlo qui, no.»

«E’ una cosa… Segreta?» domanda Ian aggrottando le sopracciglia parecchio confuso. «Che cosa mai dovresti dirmi di così segreto?»

«Ti prego, non… E’ una cosa importante, ma non posso farlo qui…»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nina è a casa, da sola. E’ seduta in divano, con una coperta attorno alle spalle, una tazza di latte sopra il tavolino e Lynx sopra le sue gambe. E sta leggendo. 

Cosa fare mentre si sta aspettando.

Nina non avrebbe mai voluto leggerlo, ma Candice l’aveva praticamente obbligata a comprarlo e l’aveva fatto. In più Layla le aveva consigliato di comprare qualche libro sulla gravidanza e il post, le avrebbe fatto bene sapere più cose possibili e ne aveva bisogno. Stava imparando piano piano a conoscere cose nuove e aveva letto che i mancamenti erano normali.

Ovviamente aveva telefonato anche alla sua ginecologa e, dopo alcune domande, le aveva detto di stare tranquilla perché era normale, ma comunque l’aveva invitata a passare nel suo studio il giorno seguente, almeno sarebbe stata tranquilla.

La ragazza mora controlla per l’ennesima volta l’orologio e sospira. Si sta innervosendo. Ian sarebbe arrivato attorno alle 21.30 e mancavano ancora dieci minuti e lei… Lei non sa se sarà in grado di dirgli tutto. Julie prima l’aveva accompagnata a casa e si era trattenuta un po’ con lei; avevano cenato insieme e la bulgara le aveva detto quello che aveva intenzione di fare e la sua produttrice l’aveva incoraggiata. Secondo lei Ian non avrebbe reagito così male -almeno non troppo.

La ragazza, stufa dell’attesa, si alza dal divano e, dopo aver fatto scendere Lynx dalle sue gambe e nascosto il libro sotto la coperta, va in camera a mettersi un pigiama. Proprio mentre si sta infilando la maglia si blocca e rimane incantata a vedere la sua immagine riflessa sullo specchio. Ormai è così tanto abituata ai cambiamenti del suo corpo che non ci sta facendo più caso, ma ora, solo con la biancheria intima, vede perfettamente una piccola collina al posto della sua pancia. E’ visibile, ma comunque in grado di essere nascosta con una maglia larga. La ragazza si perde ad osservare il suo ventre, lì, dove sta crescendo suo figlio, e sorride emozionata. Non era stata una gravidanza programmata, aveva ancora difficoltà ad accettarlo e a dirlo ad alta voce, ma suo figlio (o figlia!) è già presente e non può non esserne che orgogliosa. Si appoggia una mano sulla pancia e la lascia lì. L’avrebbe detto a Ian, meritava di sapere di diventare padre. L’uomo aveva sempre voluto un figlio e magari avrebbe rovinato ogni cosa, ma la ragazza sapeva -sperava- che non avrebbe mai abbandonato suo figlio. Magari ce l’avrebbe avuta a morte con lei, ma suo figlio no. 

I suoi pensieri vengono interrotti dal campanello. Nina sgrana gli occhi e si sente improvvisamente più agitata che mai. Si infila velocemente la maglia e un paio di shorts, visto che ora sta morendo dal caldo -quando cinque minuti prima aveva freddo- e va ad aprire la porta. Si aspetta Ian, invece, quella di fronte a lei è una donna. Sua madre.

 

«M…Mamma?» balbetta la ragazza leggermente incredula e spaesata. 

 

Perché sua madre è lì? Non che non le faccia piacere averla lì, con lei, visto che abitano a chilometri di distanza, ma non se lo aspettava. E non era programmato. Ed era lì e stava per arrivare Ian e lei doveva sganciare la bomba. E sua madre non sapeva che lei fosse incinta e Nina aveva intenzione di aspettare qualche giorno ancora per dirglielo. 

 

«Perchè sei qui?» domanda ancora mentre sua madre aggrotta le sopracciglia.

«E’ in questo modo che saluti tua madre?» la rimprovera bonariamente Michaela. 

 

Nina, ancora incredula e spiazzata, l’abbraccia, stando attenta ad evitare troppo contatto e questo, in un primo momento, fa insospettire la più vecchia.

La ragazza si sposta dalla soglia di casa sua ed invita sua madre ad entrare. La donna, dopo aver guardato ancora la figlia, entra in casa portandosi dietro la valigia.

 

«Sembra che tu non abbia piacere ad avermi qui, con te.» le dice Michaela leggermente preoccupata dal comportamento della figlia. «Volevo farti una sorpresa gradita, anche se avrei voluto avvertirti prima. E’ da giorni che provo a chiamarti, mi stai per caso evitando?»

«Cosa? NoSi. La sta evitando perché, se le avesse risposto, avrebbe capito che c’era qualcosa che non andava. Era riuscita ad eludere tutto per messaggio, ma per telefono era completamente diverso. «Non ti sto evitando, mamma.»

«Ah si? Nikolina Costantinova Dobreva, sarai pure un’ottima attrice, e credimi, lo sei, ma non sai mentire a tua madre. Pensi che non mi sia accorta che c’è qualcosa che non va in te?» le domanda la donna scrutandola attentamente, poi addolcisce lo sguardo. «Almeno mi sembra che tu sia in ottima salute, tesoro. Finalmente hai messo su un po’ di peso, hai delle belle guance. Sei sempre stata eccessivamente magra, tesoro mio, ma ovviamente tu non ascolti mai tua madre…»

«Mamma.» Nina rotea gli occhi al cielo sbuffando. 

«Comunque… Sono qui per un altro motivo.» la donna guarda seriamente negli occhi la figlia minore. «Perché non hai risposto alle mie chiamate?»

«Ho risposto ai messaggi.» le fa notare la ragazza passandosi nervosamente una mano sui capelli. «Ho quasi ventisette anni, so cavarmela da sola.»

«Ventisei, tesoro, appena compiuti. O quasi. Ma non stiamo parlando della tua età, ora. Hai risposto ai miei messaggi perché, evidentemente, c’è qualcosa che stai nascondendo. E no, non dirmi che non è vero perché è da quando che sono entrata qui che continui a non guardami negli occhi.» le dice la donna preoccupata. «Che cosa c’è? Sono tua madre, sai che puoi dirmi qualsiasi cosa.»

 

La ragazza rimane zitta, immobile, non sapendo che cosa dirle. Sta iniziando a sudare freddo ed è agitata. Tra poco sarebbe arrivato Ian e sua madre è lì. Ha bisogno di parlare con lui da sola. Deve già affrontare un problema, non vuole affrontarne due su un colpo. 

 

«Qualcosa è successo, okay.» ammette infine esasperata la ragazza. «Ma… Non posso parlarne ora, devo… Te lo dirò, promesso, ma, non ora… Io… Devo parlare con qualcun altro

«E questo qualcun altro è in grado di risolvere questo problema?» le domanda Michaela preoccupata e leggermente risentita. «Voglio aiutarti.»

«Per ora non c’è… Non c’è niente che tu possa fare, devo solo dirglielo

«Dirlo a chi?»

 

La ragazza non risponde e Michaela capisce che sua figlia non le dirà nulla, per ora. Ma l’avrebbe obbligata, dopo.

 

«Ho capito, va bene. Fa’ quello che devi fare, ma dopo mi devi raccontare qual è il tuo problema.» le risponde dolcemente Michaela, mentre la ragazza annuisce cercando di rilassarsi.

 

Pochi istanti dopo lo schermo del suo cellulare si illumina e la ragazza nota il nome di Ian. Un messaggio. Le sue mani scattano subito ad afferrare il cellulare, ancor prima che sua madre possa accorgersi di qualcosa.

Semplice. Conciso.

Tra cinque minuti sono lì.

La ragazza non gli risponde nemmeno, si alza solo sul divano, nel quale si erano precedentemente sedute, e afferra una giacca pesante per coprirsi. Sono in maggio, ma di sera fa pur sempre freddo. Si accorge di essere in shorts, ma non avrebbe comunque tempo per cambiarsi.

 

«Deduco che tu aspetta la persona giù, no?» le domanda la madre accennando il sorriso.

«E’ una cosa»

«Non devi spiegarti con me, almeno non questo.>> le sorride dolce Michaela accarezzandole una guancia. «Se succede qualcosa, chiamami.»

«Okay.»

 

La ragazza le sorride per l’ultima volta, poi, dopo essersi infilata un paio di scarpe comode, si chiude la porta alle spalle. Non sa quanto tempo ci mette a scendere i gradini del palazzo, ma, quando arriva in fondo alle scale, ha la tensione a mille. Avrebbe voluto dirglielo in casa, al caldo -perché ora sta tremando di freddo-, ma c’è sua madre e ha veramente bisogno che siano da soli. Una volta arrivata fuori dal palazzo si siede sui gradini e aspetta. Aspetta per minuti che sembrano ore, ma, quando lo vede finalmente arrivare, il cuore le si blocca sul petto e sussulta leggermente. Ian, intanto, non appena la vede seduta sui gradini, aggrotta leggermente le sopracciglia. Non si aspettava di trovarla lì.

 

«Ciao.»

 

E’ Nina stranamente la prima a parlare. 

 

«Ciao.» le risponde Ian grattandosi la nuca, in imbarazzo. Che cosa deve dirle? Ci ha pensato per tutto il giorno e non ha trovato alcuna risposta. «Non hai freddo in… Pantaloncini corti?»

 

Non che gli dispiacesse vedere le gambe nude di… No, si sarebbe sposato tra meno di tre settimane, ma era pur sempre un uomo. 

 

«Oh, io… Ero in ritardo e poi… Poi mi sono accorta che era ora, e… No, comunque no. Cioè si, ma non… Non importa.» balbetta la ragazza e Ian aggrotta ancora di più le sopracciglia.

 

Nina è sempre stata una ragazza diretta e quando inizia a balbettare c’è sempre qualcosa che non va e Ian l’ha capito. E’ da un po’ che c’è qualcosa che non va.

 

«Quindi… Perché mi hai fatto venire qui alle nove e mezza di sera?» le domanda Ian con sguardo stanco.

«Facciamo due passi, ti va?» gli domanda la ragazza e l’uomo, capendo che la cosa si sarebbe protratta per le lunghe, annuisce.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Stanno camminando per il parco. Non uno di quelli affollati, è quello preferito di Nina. Quello in cui va quando ha bisogni di pensare, di riflettere e di imparare delle battute.* E’ il suo posto preferito tra tutti e gli trasmette pace. Di notte poi è ancora più calmo. Una piccola fontana che zampilla acqua è l’unico rumore, alternato ogni tanto da qualche folata di vento. I due sono in silenzio, godendo uno la compagnia dell’altro. Nina sempre più agitata, Ian sempre più confuso. 

E’ Ian che decide di rompere il silenzio. Non ne può semplicemente più. Ha dovuto raccontare una bugia alla sua futura moglie per venire da lei e ha bisogno di capire, di sapere. A quest’ora avrebbe potuto essere già a letto con Nikki, invece è con lei. Si era ripromesso che non le sarebbe mai più stato vicino, togliendo il lavoro, eppure era ancora lì.

 

«Perché mi hai fatto venire qui, Nina?»

 

La ragazza, persa nei suoi pensieri, sussulta spaventata. L’ha fatto venire qui per dirgli del bambino, ma ora è bloccata e non riesce a dire nulla. E’ sul punto di inventarsi una scusa e di andarsene, quando la mano salda di Ian le afferra un polso.

 

«Perché continui a tentennare, Nina?» le domanda ancora, pronunciando per la seconda volta il suo nome in così poco tempo. «Siamo qui da quasi venti minuti a camminare e devi ancora dirmi il perché. Se è per questa mattina per la scena, mi dispiace. So che non devo mescolare vita privata e lavoro, ma è più forte di me.»

«No, non è per questo.»

«Mi sembra che tu ci sia rimasta parecchio male, invece. Sono sicuro che sia per questo. Abbiamo deciso di andare avanti, no? Mi sembra che fossimo d’accordo.»

 

La ragazza caccia indietro le parole e si morde la labbra a sangue. Lei non è mai stata d’accordo su nulla, ma con lui non ha mai avuto voce in capitolo. Sempre e solo lui, lui con le sue decisioni.

Non ha potuto ribattere quando si sono lasciati perché “Sto diventando vecchio, ho bisogno di una famiglia” e quando hanno smesso di frequentarsi in modo molto intimo perché “Non è giusto che io tradisca Nikki così, la amo e voglio sposarla”. Non ha avuto voce in capitolo su niente.

 

«Non sono mai stata d’accordo con te su alcune cose…» mormora la ragazza.

«Evidentemente abbiamo sempre avuto visioni differenti sulle cose.» sospira l’uomo arrestando il suo passo facendo frenare bruscamente anche la ragazza. «Mi dispiace per tutto quello che sta accadendo, tu non meritavi questo. E mi dispiace anche per il matrimonio, insomma… L’invito, io… Non ho voluto infierire…»

 

Davvero stava tirando fuori ancora la storia del matrimonio? Non si poteva fare un discorso completo con lui senza che andasse a finire sul matrimonio. Era felice, bene, ma a lei non interessava nulla del suo matrimonio, a nessuno interessava. Matrimonio, matrimonio, sempre matrimonio. Come poteva formulare una frase completa così?

 

«Non sarei venuta comunque.» taglia corto la ragazza scoccando la lingua. Riprende a camminare, nervosamente. «So che ti fa piacere che io non venga e fa piacere anche a me, non te lo nascondo.»

«Non dire così, siamo amici

«Amici? Davvero? Da quando in qua siamo amici? Solo perché siamo andati a letto insieme non vuol dire che siamo amici.» sbotta la ragazza alzando gli occhi suoi suoi. «Abbiamo smesso di essere amici tanto tempo fa.»

«Non devi comportarti così solo perché adesso amo un’altra donna.» le dice Ian iniziando a scaldarsi.

«Puoi amare chiunque, non mi importa.» gli risponde Nina stringendo le mani a pungo. Perché finiscono sempre per litigare? Non è mai riuscita a spiegarselo. «Ogni cosa non ruota attorno a te. Perché in ogni cosa metti sempre in mezzo la tua vita? Siamo più di sette miliardi al mondo, non esisti solo tu.»

 

Quelle parole feriscono l’uomo, ma non demorde.

 

«E allora smettila di guardarmi come se ci fosse ancora qualcosa a tenerci legati, perché non è così.» le risponde Ian, cercando di ferirla.

«Aspettare tuo figlio basta come motivazione?» gli domanda la ragazza, in un misto di rabbia e rassegnazione.

 

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*Nina ha più volta ammesso di andare in un parco vicino casa quando ha bisogno di imparare delle scene difficili e per stare tranquilla. 
 

 

Buonasera a tutte :)

Eccomi qui con un altro capitolo e non troppo in ritardo, infondo era già pronto, bastava solo ricontrollarlo.

Contente? Nina ha sganciato la bomba a Ian e… Ne vedremo delle belle u.u

Ian reagirà da Ian, come al solito (-.-’), e le cose si complicheranno un po’, ma non posso svelarvi poi molto. Il loro rapporto qui è come all’inizio della mia altra storia, infatti non fanno altro che litigare e ferirsi l’uno con l’altro. Ian è parecchio tormentato e confuso, molto confuso, e la notizia non farà altro che scombussolarlo di più.

Finalmente vediamo Michaela e, dai prossimi capitoli, compariranno anche Alex, fratello di Nina, e Kostantin, il padre.

Ringrazio le cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie, davvero ^^

Ora mi dileguo, devo recuperare la puntata di Arrow, The Flash e Chigago Med ^^’

Alla prossima <3

 

 

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Capitolo 7
*** Dodici settimane (5). ***


Dodici settimane (5).

Ian la guarda scioccato. E confuso. Parecchio confuso. E terrorizzato. Parecchio terrorizzato. Rimane zitto per qualche secondo, continuando a ripetersi, come una mantra, di aver sentito male perché non può essere la verità quella che le sta dicendo. Hanno smesso di andare a letto insieme più di tre mesi fa e… Non è semplicemente possibile.

 

«Dimmi che stai scherzando.» mormora solamente. «Dimmi che mi hai portato qui per farmi uno scherzo.»

 

Nina lo guarda scioccata e ferita. Davvero pensa che sia uno scherzo? 

E’ nella fase dell’incredulità e dell’accettazione continua a ripetersi la mora. 

Ma quando Ian continua a rimanere zitto, immobile come un pezzo di ghiaccio, la mora scuote la testa, mentre un magone le sale in gola.

Respira piano, prima di parlare, indietreggiando di qualche passo, mentre gli occhi di Ian diventano quasi glaciali, fanno paura.

 

«Non potrei mai scherzare su una cosa del genere.»

 

Ian incassa il colpo e le mani gli iniziano a tremare. La ragazza di fronte a lei, Nina, è incinta di suo figlio. Ha messo incinta una ragazza e ne sta per sposare un’altra, tra meno di tre settimane.

L’uomo continua a ripetersi che non è possibile, che non sta accadendo. Perché proprio a lui? Ha sempre desiderato dei figli, ma non così. Non con una donna con cui non è nemmeno fidanzata, non con una donna che non è sua moglie, non semplicemente con Nina. Gli aveva sempre detto di non volere figli e ora… Ora è incinta.

Non può semplicemente essere vero, non può.

 

«No, non» Ian si porta le mani tra i capelli, mentre inizia a boccheggiare rendendosi effettivamente conto di quello che sta accedendo. «puoi essere incinta, non puoi!»

 

Nina si morde le labbra a sangue, incassando i colpi dell’uomo. Si è immaginata per tutto questo tempo ogni tipo di reazione e questa è quella che… Sapeva sarebbe accaduta e quella che la terrorizza di più. E la mora sa, in cuor suo, che andrà peggiorando.

Quello che le fa più male non è tanto il come la sta trattando, ma come sta trattando suo figlio. La reazione è palese, lui non lo vuole.

 

«Si che posso…» mormora la ragazza alzando gli occhi verso i suoi. Gli occhi di Nina sono ricolmi di lacrime. «E lo sono, io… Non… E’ successo.»

«E’ successo?» urla l’uomo strappandosi quasi i capelli. «E’ successo? Hai idea di che cosa implichi questo? Mi sposo tra tre settimane, mi sposo. E sto per avere un figlio. Non da mia moglie, ma da te. Non sarebbe dovuto accadere, non deve accadere.»

«Lui è qui.» ringhia ferita Nina portandosi la mano sul ventre, coperto dal giubbotto. «Lui è qui e questo non può cambiare, non voglio.»

«Tu non vuoi, ma io lo voglio. Non posso avere un bambino ora!» urla Ian. «Hai idea di che cosa tu abbia combinato? Avevi detto di prendere la pillola!»

 

Ian è furente di rabbia, che sta continuando ad aumentare.

Non può diventare padre ora, semplicemente non può. Lui non può volere quel bambino, no.

 

«Ed è vero… Io…» la ragazza inizia a balbettare. «Non… Non so cosa sia successo… Capita che la pillola a volte non funzioni e credo che… Gli effetti si siano annullati perché ho avuto l’influenza… Io non lo volevo…»

 

Delle lacrime scendono sulle guance della ragazza, ma queste non fanno impietosire Ian, che è diventato irremovibile.

 

«Non volevi?» urla ancora più forte. «Mi hai incastrato, dannazione!»

 

La ragazza indietreggia ancora e sospira, pesantemente. Il cuore le batte velocemente sul petto e ha bisogno d’aria, ha smesso perfino di respirare. Lei non avrebbe mai voluto questo, non aveva fatto nulla. L’influenza aveva semplicemente annullato gli effetti e… Loro erano andati a letto insieme e… Incinta. Ma non l’ha fatto apposta, semplicemente non lo sapeva.

Che motivo avrebbe avuto di incastrare Ian quando lui le aveva esplicitamente detto di volersi sposare con un’altra donna? La ragazza voleva allontanarsi da lui, non rimanerci legata a vita.

 

«Non ti ho incastrato!» urla Nina, ancora più forte dell’uomo. «Hai idea di cosa implichi un bambino? La mia vita, la nostra vita, sarà sempre legata a lui e non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Avevo una carriera davanti e tanti anni di spensieratezza da vivere quindi, se pensi che ti abbia incastrato, sbagli di grosso. L’ultima volta che ho controllato c’era scritto che i bambini si fanno in due, non sono solo io il colpevole.»

 

Si sente in colpa, ma non l’avrebbe mai dato a vedere.

 

«La tua vita, io non voglio questo bambino.» decreta Ian infine, allontanandosi sempre di più da lei. «Non posso rovinare il mio matrimonio, semplicemente non posso.»

«Non puoi…» Nina smette di respirare mentre viene attraversata da un singhiozzo incontrollato. «Non puoi abbandonare tuo figlio. Non ti sto chiedendo di tornare con me, non me ne importa più nulla di noi, voglio solo che questo bambino cresca con un padre.»

 

E i singhiozzi di Nina diventano incontrollabili, mentre Ian la guarda per l’ultima volta.

 

«Mi dispiace, non posso.»

 

E la lascia così, sola, in una giornata primaverile di maggio, con un fardello enorme che dovrà portare per tutta la vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sono quasi le undici quando la mora torna a casa ed è soltanto l’ombra di se stessa. Dopo che lui se n’è andato si è lasciata cadere sul terriccio umido del parco e le ci sono volute tutte le sue forze per alzarsi, cercare di riorganizzare le idee, e trovare finalmente la strada di casa. Quando apre la porta sua madre è seduta sul divano, che la sta aspettando piena di domande. Ha capito che cosa c’è che non va, sua figlia è stata troppo prevedibile. Non appena la vede, immersa nel buio, solleva il libro, quello che Nina stava leggendo prima, in attesa di spiegazioni, ma quando la ragazza arriva vicino alla fonte di luce, trova soltanto l’ombra di sua figlia. Nina alza lo sguardo verso sua madre e non reagisce nemmeno quando vede il libro che sta tenendo in mano. La ragazza sa che sua madre ha capito, sa che è incinta, ma non ha la forza di dire niente.

 

«Non questa sera, ti prego…» riesce solo a mormorare.

 

La ragazza le volta le spalle e se ne va in camera sua, senza preoccuparsi di dirle nulla. Si chiude in camera a chiave, non volendo essere disturbata, e, non appena tocca il letto, ci crolla sopra lasciandosi andare in un piano incontrollabile. Michaela non la segue nemmeno, perché conosce sua figlia. Sa che nei suoi momenti più bui non vuole parlare con nessuno e sa anche che, se andasse da lei, peggiorerebbe la situazione. Decide di lasciarla sola con il suo dolore e nel buio della stanza sorride.

Sarebbe diventata nonna. Non avrebbe mai abbandonato sua figlia e suo nipote, per nulla al mondo.

 

 

Quando la sveglia suona la ragazza apre semplicemente gli occhi. Non ha dormito, per ovvie ragioni. E’ stata tutta la notte sveglia a crogiolarsi su se stessa. Ha pianto, perché non è pronta per fare la madre, ma comunque non avrebbe mai fatto del male a suo figlio, e perché non è in grado di dare a suo figlio nemmeno un padre. L’unica cosa che chiedeva era stabilità per il bambino, nulla di più. Ha riflettuto a lungo, sebbene scossa ancora da singhiozzi, su cosa avrebbe dovuto fare e, soprattutto, su cosa sarebbe stata in grado di fare. Ha fatto di tutto per darsi tutta la colpa, per cercare di comprendere la scelta di Ian e il fatto di non volere il bambino, il loro bambino, perché aveva fatto di tutto per comprenderlo, ma non aveva trovato nessuna soluzione. Ha provato a chiudere gli occhi, ad abbandonarsi a Morfeo, ma ogni volta che ci provava le immagini della sera prima le tornavano in mente. Immagini crude, dove Ian le urlava contro di non volere quel bambino, sangue del suo sangue, per uno stupido matrimonio, quando lui ha sempre desiderato dei bambini. L’unica spiegazione che la ragazza ha trovato è quella che fosse scosso, parecchio, ma, quando illumina la schermata del cellulare, e non vede nessun suo messaggio o chiamata, sa che quella è la sua decisione e che non tornerà indietro. Una notte è tanta per pensare, lei lo ha fatto, ma a lui non importava nulla del loro bambino.

I soldi non le mancavano, l’avrebbe cresciuto da sola. E se in futuro sarebbero mancati avrebbe continuato con la recitazione, era disposta persino a trovare un lavoro per suo figlio. Avrebbe concluso la stagione di The Vampire Diaries -se fosse stata ancora in grado di tornare sul set- e si sarebbe presa una lunga pausa, voleva stare accanto a suo figlio per i primi anni, voleva vederlo crescere e supportarlo in qualsiasi cosa. Sarebbero stati lei e lui, lui e lei. Molto probabilmente se ne sarebbe andata via da Atlanta, prima o poi qualcuno di esterno si sarebbe accorto della gravidanza e sarebbe stata la fine. Ora l’importante è che suo figlio stesse bene. La ragazza si scosta la maglia dal ventre e vi ci appoggia una mano sopra. Lo accarezza piano, delicatamente, e si perde ad osservare quel rigonfiamento. Nel libro aveva letto che i bambini iniziano a muoversi attorno al quinto-sesto mese e lei non vedeva l’ora. Non vedeva l’ora di stringerlo tra le braccia. Non è pronta per fare la madre, ma avrebbe imparato insieme a suo figlio ad esserlo. Lei avrebbe imparato da lui, lui da lei. 

Viene distolta dai suoi pensieri quando sente qualcuno battere sulla porta. Sua madre. La ragazza sospira, indecisa sul da farsi. Nina ha capito che sua madre è arrivata alla conclusione che fosse incinta e non sa come comportarsi. Non sembrava che l’avesse presa male, a parte che non aveva voluto parlare con lei. La ragazza si alza dal letto e, dopo aver titubato per qualche istante, va alla porta e la apre. Nina ritorna a letto, mentre la porta continua a rimanere chiusa.

Sente solo la voce di sua madre provenire dall’altra parte.

 

«Posso entrare, tesoro?»

«Entra.» risponde la ragazza abbastanza forte affinché Michaela possa sentirla.

 

La donna entra piano all’interno della stanza della figlia voi un vassoio pieno di cibo. Ci sono delle brioche, delle fette-biscottate con la marmellata di fragole, la preferita della ragazza, e con la cioccolata, del succo, del latte e tante altre prelibatezze. Lo stomaco di Nina, per quanto possibile, si contorce per il profumo, ma non per la nausea. Ieri sera non ha mangiato molto in preda all’ansia ed ora sta morendo di fame. Lei e il bambino stanno morendo di fame. E’ sempre stata una mangiona, ma nell’ultimo periodo mangiava tantissimo, quasi come se avesse due bambini. Ma uno le bastava, era anche troppo.

 

«Ti ho portato la colazione.» le sorride Michaela appoggiando il vassoio sopra il letto. La donna si siede accanto alla figlia. «Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere, come quando eri piccola.»

 

La ragazza le sorride e la ringrazia con lo sguardo. Afferra una brioche e i suoi occhi si illuminano. Calde, appena fatte.

 

«Non sono più piccola, ma mi fa piacere comunque.» mormora la ragazza addentando la brioche.

 

Michaela ridacchia, poi le fa una carezza sulla guancia.

 

«Sei comunque la mia bambina.» le risponde la donna dolcemente.

 

Entrambe rimangono per qualche minuto in silenzio. Minuti nei quali Nina approfitta per mangiare più cose possibili. Di tutto quello che c’era prima ora è rimasto ben poco e continua comunque ad avere fame.

Sebbene abbia sempre mangiato abbastanza, è sempre stata attenta alla linea. E’ sempre andata in palestra per smaltire il cibo, o comunque ha sempre fatto esercizio fisico, ma ora non può.

Il silenzio viene interrotto da Michaela stessa.

 

«Ti va di… Di parlare di quello che è successo ieri sera?» le domanda dolcemente, mentre Nina abbassa istintivamente lo sguardo.

 

Parlare?

Di ieri sera?

Effettivamente sua madre aveva tutto il diritto di sapere quello che stava accadendo, ma comunque l’aveva già scoperto. Ora non aveva più importanza.

 

«Hai già scoperto quello che… Quello che c’era da sapere…» mormora lieve la ragazza.

«Lo so, ma ho bisogno di sentirlo anche da te. Avrei dovuto sentirlo da te, invece che saperlo da sola. E’ per questo che ultimamente eri così schiva? Hai avuto paura?» le domanda Michaela con la voce leggermente incrinata.

 

La più vecchia vuole solo che sua figlia si apra con lei, non vuole giudicarla. Se è successo vuol dire che Nina era in grado di intendere e di volere e che era del tutto intenzionata a prendersi le sue responsabilità.

Nell’ultimo mese ha sempre sospettato che ci fosse qualcosa che non andasse in sua figlia, ma mai si sarebbe immaginata questo. Ma era accaduto e ora non si poteva più tornare indietro.

 

«Io lo so…» mormora la ragazza e gli occhi le diventano improvvisamente lucidi. E’ di nuovo sul punto di piangere. Ormoni ed emozioni contrastanti. «Avrei voluto, ma non… Prima dovevo accettarlo. Semplicemente dovevo imparare a gestire tutto.»

«E hai imparato?» le domanda dolcemente Michaela.

«Non lo so…»

«Non lo vuoi?»

 

Nina alza la testa di scatto e guarda la madre stranita. Ha davvero pensato che possa uccidere suo figlio?

Questo mai.

 

«Non potrei mai ucciderlo, non posso farlo.» le risponde.

«E di che cosa avevi paura?» le domanda dolcemente Michaela. «Del mio giudizio?»

 

La ragazza non risponde e alla madre non servono altre parole. Sua figlia è sempre stata una ragazza che affronta tutto in maniera difficile, una che fa saltare fuori le difficoltà in qualsiasi cosa. Ma Michaela è lì per aiutarla. Dovrà spiegarle tutto, come è accaduto -anche se è in grado di arrivarci da sola-, perché è accaduto e quando è accaduto, ma è lì, per lei. Per loro.

 

«Non potrei mai giudicarti su questo. Già il fatto di prenderti le tue responsabilità e di non volerlo perdere è una prova di grande forza e maturità. Non potrei farlo, sono solo orgogliosa di te.»

 

La ragazza sgrana gli occhi, sbalordita. Veramente sua madre è orgogliosa del fatto che sia incinta di un uomo che non le sarà mai lontanamente vicino?

 

«Sei orgogliosa del fatto che mi sia fatta mettere incinta da uno sconosciuto?» le domanda la ragazza.

 

Perché ormai Ian per lei è diventato uno sconosciuto. Senza ma e perché.

 

«Sono orgogliosa di te perché sei riuscita ad affrontare tutto da sola. Sai quante ragazza, nella tua situazione, decidono di mettere a tacere il problema?» le domanda la madre guardandola negli occhi.

«Lui non è un problema.» la blocca la ragazza.

«Lo so che per te non è un problema.» le sorride dolce la madre. «Ma per tante ragazze, nella tua stessa situazione, lo è, anche bello grosso. Ma tu hai semplicemente deciso di tenerlo ed hai affrontato tutto questo da sola.»
«Non avrei mai potuto uccidere questo bambino, è pur sempre mio figlio.» mormora Nina e un sorriso le affiora sul volto.

«Lo so, tesoro, lo so. E si, sono orgogliosa di te perché ti sei assunta le tue responsabilità, indipendentemente da tutto. Sono rimasta spiazzata quando l’ho scoperto perché mi immaginavo di diventare nonna più… Avanti… Sono sempre stata convinta che il primo sarebbe stato tuo fratello, ma mi sbagliavo. Ma non posso esserne che contenta. La mia bambina diventerà mamma.» 

 

E la voce di Michaela esce strozzata per l’emozione. Gli occhi di Nina si fanno ancora più lucidi e le due si abbracciano. Forte. Non si sa chi delle due abbia abbracciato l’altra, ma si stringono forte, entrambe. Michaela alza la testa dalla spalla della figlia e appoggia una mano sopra il ventre di quest’ultima.

 

«E non è uno sconosciuto, no?» le domanda piano, mentre sente Nina irrigidirsi. «Ian non è mai stato uno sconosciuto per te.»

«Come-»

 

La ragazza non riesce nemmeno a formulare la domanda.

 

«Non sei mai stata brava a nascondere le tue cose.» sorride ironicamente la madre. «E con questo non vuol dire che abbia frugato tra le tue cose. Ho trovato un’ecografia accanto al lavello ed è lì che ho avuto la conferma. L’ho semplicemente guardata e accanto c’erano i risultati dell’analisi ed è saltato fuori il nome di Ian. Non penso di conoscere nessun altro.»

 

Nina, nei giorni precedenti, aveva fatto un test del DNA. Non perché non fosse sicuro della sua paternità, perché lei, durante tutta la sua vita, non era mai andata a letto con nessuno che non fosse Ian. Era stato il suo primo e… Ed era sempre stata convinta che sarebbe stato anche il suo ultimo. L’aveva fatto per lui, principalmente. La reazione peggiore che la ragazza si aspettava era quella della paternità, ma le cose sono andate ancora peggio.

Ed è stata incredibilmente stupida, si dice. Ha nascosto il libro e non l’ecografia.

Genio.

 

«E penso che tu… Che tu abbia immaginato cosa sia andata a fare ieri sera.» constata la ragazza.

 

La donna annuisce.

 

«E immagino anche quale sia stata la sua risposta.» le risponde Michaela accarezzandole un braccio.

«Lui…» la voce della ragazza si incrina drasticamente. «Lui non lo vuole questo… Non lo vuole… Io volevo solo… Volevo solo che avesse… Un padre…»

«Shh… Non preoccuparti, andrà tutto bene…»

 

E Nina scoppia a piangere sulla spalla della madre.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Qualche giorno dopo.

A differenza di sua madre, suo padre e suo fratello non l’hanno presa nei migliori dei modi. Più il primo. Michaela aveva tentato in tutti i modi per cercare di ammorbidirlo, ma non ce l’aveva fatto. Era sempre stato un uomo dalla mentalità molto chiusa e, quando ha saputo che sua figlia era incinta di un uomo che non stava nemmeno con lei, era semplicemente ceduto. Michaela non riusciva a spiegarselo. Era convinta che avrebbe reagito male, ma non così. Non parlava a sua figlia da qualche giorno ormai e la situazione si era raffreddata. Alex era in posizione neutrale, invece. Non appoggiava né uno e né l’altro. Da una parte non accettava la scelta di suo padre, ma dall’altra nemmeno quella di Nina. Era semplicemente convinto che sua sorella si stesse semplicemente rovinando la vita, ma stava comunque cercando di mantenere un buon rapporto, sebbene Nina si fosse accorta di tutto. Alex non gli aveva detto quello che provava, ma Nina glielo aveva semplicemente letto nello sguardo.

Certo, sapeva che non sarebbe stato tutto rose e fiori, ma non così. 

La ragazza, ora, ha solo sua madre dalla sua parte ed è semplicemente distrutta. Non si aspettava compassione, ma almeno appoggio.

In più Julie continuava a tempestarla di messaggi sul perché non si facesse vedere sul set e lei le aveva semplicemente detto che stava male ed era vero. Non male fisico, ma male interiore. Aveva ricevuto parecchie batoste negli ultimi giorni e non aveva la forza di andare avanti. Julie non sapeva che l’avesse detto a Ian, nessuno lo sapeva, a parte la sua famiglia. E forse suo padre si era arrabbiato per quello che lui aveva detto, principalmente per quello.

 

«Tesoro, dove hai intenzione di preparare la stanza per il bambino?»

 

La domanda le arriva dolce e la ragazza si trova costretta ad alzare la testa dal piatto. Oggi non ha mangiato molto, come negli altri giorni. Troppi pensieri, troppa ansia e troppa stanchezza accumulata.

Michaela ha posto la domanda per cercare di alleggerire la tensione. E’ da mezz’ora che sono tutti seduti a tavola, senza dire una parola. Nina sta giocando con il cibo sul suo piatto, Michaela sta osservando la situazione, mentre Alex è del tutto indifferente, o quasi, e Kostantin… Lui semplicemente sembra che porti solo rancore.

 

«Non lo so…» mormora la ragazza appoggiando la forchetta sul piatto.

«Potremo decidere insieme, vuoi?» le domanda ancora la madre sperando che gli altri due intervengano e sotterrino l’ascia di guerra. «Tuo padre potrebbe preparare la culla, sai quanto sia bravo a lavorare con il legno.»

 

Nina guarda per qualche istante la madre, poi di sottecchi il padre. Quest’ultimo non risponde, anzi, scuote leggermente il capo.

La ragazza, indispettita, si alza di scatto dalla sedia facendola stridere per terra. Getta con stizza il tovagliolo sul tavolo e si allontana di qualche metro.

 

«Evidentemente non vuole farlo.» dice la ragazza afferrando la giacca appesa all’appendiabiti. «Se non siete felici della mia gravidanza mi sta bene. Potete pure andarvene seduta stante, non starò qui a trattenervi, mamma esclusa. Buona serata.»

«Dove vai?» le domanda Michaela preoccupata. «E’ sera ormai.»

«Ho bisogno di schiarirmi le idee e… Ho bisogno di parlare con Candice. Non preoccuparti, starò bene.»

 

Guarda per qualche istante la madre, poi esce di casa sbattendo la porta.

 

«Noi tre dobbiamo parlare, ora.» ringhia Michaela guardando suo marito e suo figlio. 

 

 

_____________________________________________________________

 

 

Eccomi qui dopo quasi una settimana e mi stupisco anche io del tempo record, si. 

Il fatto è che, stranamente, non avevo niente da fare, così ho deciso di aggiornare e boh… Avevo bisogno di togliermi dalla testa quello che è successo questa mattina :/

Nina e Austin si sono lasciati :’(

Sono in lutto nazionale, capitemi. Erano troppo belli insieme, finalmente Nina aveva trovato la felicità e ora… Svanito tutto. A quanto pare è successo tutto per motivi lavorativi e troppi impegni, ma non mi esprimo più di tanto. Se stai bene con una persona puoi organizzare la tua vita anche al di sopra degli impegni lavorativi, quindi molto probabilmente c’era dell’altro. Magari è solo un periodo di pausa e si rimetteranno assieme (cosa che spero!) o magari no.

Magari Nina torna con Ian, i divorzi esistono eh! Okay, questo è uno sogno irrealizzabile, ma l’importante è credici. #Niansurvive.

Comunque, torniamo al capitolo. Ian ha scoperto tutto, cioè Nina gli ha detto tutto e bum… Ha reagito malissimo, si. Ve l’avevo detto, quindi non incolpatemi di nulla. Avevo detto che Ian avrebbe reagito da Ian e così è stato, l’ho sempre reputato un tipo abbastanza impulsivo.

Lui non vuole il bambino, o è convinto di non volerlo, questo lo capirete prossimamente, perché in qualche modo cambierà per sempre la sua vita e tutto quello che ha progettato è andato distrutto. 

Neanche sul fronte famiglia Nina se la passa bene perché solo la madre ha reagito nel migliore dei modi. Amo Michaela, giuro *^*

Qualcuna si aspettava un modo di reagire diverso, ma ho cercato di adattarlo bene o male a quello che è accaduto nell’altra storia, mentre Kostantin e Alex non molto, ma cambieranno idea, entrambi.

Nel prossimo capitolo accadrà qualcosa che cambierà le carte in tavola, in meglio e in peggio. 

Non dico nulla :/

Ringrazio le fantastiche cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima ^^

 

PS: Ho in cantiere un’altra Nian, lo so, sono un caso disperato.

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Capitolo 8
*** Quattordici settimane. ***


Quattordici settimane.

«Dammi qua, tesoro, faccio io.»

 

Kostantin blocca sua figlia, che stava tentando di prendere uno scatolone troppo pesante. L’uomo lo solleva senza alcuna fatica e lo appoggia sopra il divano.

 

«Ce l’avrei fatta anche da sola…» si imbroncia la ragazza.

«Lo so, ma l’hai sentita tua madre? Se quando torno becco Nina in atto di fare qualcosa vi mando fuori di casa.» borbotta Kostantin, scimmiottando la voce della moglie.

«Mamma crede che sia invalida.» ridacchia Nina. «Sono in grado di fare tutto, ancora.»

 

L’uomo ridacchia con la figlia, mentre suo fratello sbuca con altri due scatoloni tra le braccia. Il più vecchio l’attira a se in un abbraccio paterno.

 

«Ti senti meglio?» le domanda il padre facendo una smorfia. «Non ti ho vista molto bene prima.»

«Nausee.» sospira stancamente la ragazza. «In teoria dovrebbero finire attorno al terzo mese, ma ci sono alcuni casi, frequenti comunque, in cui continuano anche più a lungo. Spero solo non siano costanti.»

«Io penso che siano state tutte le schifezze che hai mangiato ieri. Troppa cioccolata.» ridacchia invece il fratello. 

«Non sei affatto simpatico.» borbotta Nina tirandogli dietro una scatoletta di cartone. «Sei solo geloso perché non te ne ho dato nemmeno un pezzo.»

 

 

 



 

 

 


 

«Possiamo parlare?»

 

Nina è fuori, nel terrazzo. E’ una settimana ormai che tutto è statico. Suo padre le parla a stento, sua madre è sempre lei ed Alex ha accettato la situazione. Voleva solo vederla felice ed aveva capito che questo bambino poteva essere la sua felicità. Era entrato in fissa che fosse un maschio e gli aveva già comprato delle macchinette e delle tutine azzurre, verdi e blu. Voleva essere lo zio migliore, aveva detto, e aveva cominciato a tirarsi avanti. Lui e Paul ne avevano parlato ed erano entrati in competizione, mentre Candice e Phobe erano fermamente convinte che fosse una femmina. Aveva detto loro quello che era successo con Ian e aveva impedito loro di fare qualsiasi cosa. Era una cosa loro, non degli altri, e comunque non voleva obbligarlo a prendersi le sue responsabilità. Ormai era evidente che non volesse più avere a che fare con lei. Era passata una settimane e lui… Lui semplicemente niente. Il nulla più totale. Julie le aveva detto che non andava più nemmeno sul set e dava la colpa al matrimonio, ma Nina aveva capito che era per lei. Si stavano semplicemente evitando a vicenda.

 

«Di cosa?» gli domanda aspra Nina senza nemmeno voltarsi. Ha capito di chi si tratta. «Di come mi sia fatta mettere incinta e di come tu non sia contento di ciò? Arrivi tardi, ormai lo sono.»

«Puoi… Puoi semplicemente ascoltarmi?» le domanda l’uomo lieve. «Ho bisogno di parlarti.»

«Se sei qui per accusarmi di nuovo non mi interessa. Sono stufa di questa situazione, ma va bene così, no? Ho capito, sono stata stupida e per tutta la vita dovrò fare i conti con quello che ho fatto, ma questo non può cambiare.»

«Voglio solo parlare e mi farebbe piacere che tu mi ascoltassi.» le risponde piano Kostantin appoggiandosi alla ringhiera, accanto alla figlia. «Posso?»

«Dì quello che hai da dire, veloce.»

 

Kostantin sgrana leggermente gli occhi, colpito dalla durezza della figlia, ma se lo merita dopo tutto quello che le ha detto, fatto. Sostanzialmente non è che abbia detto -e fatto- poi così tanto, si è solo mostrato indifferente e non ben propenso ad accettare la cosa. Ha reagito male, ma tutto perché ha semplicemente capito che sua figlia non avrebbe avuto la vita che ha sempre desiderato. Nina aveva mollato tutto per la recitazione ed ora, con un bambino, avrebbe dovuto smettere di fare quello che le piaceva. Sua figlia aveva ventisei anni ed era giusto che si godesse la vita, cosa che con un bambino non avrebbe mai fatto. Sapeva quanto spericolata fosse sua figlia, quanto amasse la vita fatta di divertimento, ed ora era semplicemente costretta ad abbandonare tutto per il bambino. Suo nipote. 

L’uomo ha reagito male pensando a quello che avrebbe perso la figlia, non fermandosi nemmeno un attimo a vedere come stava affrontando tutto questo. Non aveva mollato di un centimetro e aveva messo al primo posto suo figlio. L’ha capito soltanto dopo. Gli ci è voluto un po’ di tempo, ma l’ha capito. In quei sette giorni ha visto come sua figlia aveva affrontato tutto, di come fosse cambiata, in meglio. E l’aveva vista davanti allo specchio, quella mattina, con la maglia leggermente sollevata, mentre si fissava il ventre con espressione crucciata ed ad un certo punto aveva riso. E lui non l’aveva mai vista più felice di così. E si era perso ad osservare e a pensare a come sarebbe stato avere un piccolo Dobrev per casa correre spensierato e lui si era semplicemente sciolto. E se sua figlia era felice, lo era anche lui. Se n’era reso conto troppo tardi. Forse.

 

«Mi dispiace, mi dispiace per quello che ho detto e che non ho detto, per quello che ho fatto e non ho fatto. Sono tuo padre e, invece di sostenerti, ti ho voltato le spalle.» l’uomo sospira stringendo con forza la ringhiera. La ragazza non dice nulla. «Non mi perdonerò mai per questo comportamento.»

«Se sei qui perché ti ha mandato la mamma puoi pure andartene.»

«Io e tua madre non ci parliamo da giorni e lei non sa che sono qui… Ho solo capito di aver sbagliato. Ho sbagliato con te, ho sbagliato con la mia bambina e con mio nipote, o mia nipote. Non mi perdonerò mai per questo sbaglio perché… Invece di sostenerti in questo momento di difficoltà io… Ho aggravato la situazione.»

 

Nina non interviene, semplicemente ascolta. 

 

«Non ti dico di perdonarmi subito, voglio solo che tu sappia che se tu sei felice lo sono anche io. Ho cambiato idea perché… Perché mi sono semplicemente reso conto che è questo che tu vuoi. Vuoi il tuo bambino ed io ero convinto che fosse solo un modo per rovinarti la vita, ma non è così. Come padre voglio il meglio per te, volevo che ti godessi appieno la vita, come hai sempre voluto fare, e ho visto questo bambino, questa tua scelta, un ostacolo alla tua felicità. Ma questa mattina, quando ti ho visto davanti allo specchio, ridere, serena, ho capito quanto mi fossi sbagliato. Mi stai dando un nipotino, o una nipotina, e non potrei esserne più felice.»

 

E Nina l’ha già perdonato nel momento esatto in cui si è avvicinato a lei, ma, sentire queste parole, l’ha fatta sentire ancora più leggera. E suo padre era stato sincero, come poche volte. Tutto quello che aveva detto era perché lo sentiva, lo provava, e la ragazza non poteva che esserne felice. Aveva bisogno di suo padre e finalmente quest’ultimo l’aveva capito.

La ragazza si volta verso suo padre e lo abbraccia, mentre Kostantin ricambia l’abbraccio con il cuore colmo di gioia.

 

«Mi dispiace, tesoro, mi dispiace tanto…»

«L’importante è che ora tu sia qui, ho bisogno di te, papà.»

«Lo so ed è per questo che starò al tuo fianco, fino a quando me lo permetterai.»

 

 

 

 




 

«Sei ingorda…» borbotta il ragazzo incrociando le braccia al petto. «Sembra che tu mangi per tre, non per due

«Se non la smetti di importunare tua sorella te ne andrai fuori di casa.» lo minaccia perentorio il padre, mentre anche Michaela fa il suo ingresso in casa.

«Tesoro» inizia quest’ultima. «sei sicura di farcela qui da sola?»

«Mamma, andrete via solo per qualche giorno.» la rassicura la ragazza sedendosi sulla sedia, esausta. E’ da questa mattina che le fa male la schiena ed è più stanca del solito, forse perché non ha dormito molto la notte prima. Ha anche qualche piccolo dolore al basso ventre, ma spera, prega, che non sia nulla di preoccupante. La prossima visita ginecologica è tra tre giorni, non vuole scomodare Layla per nulla. «Starò bene, staremo bene. Questa sera verranno anche Candice e Phoebe, va bene così.»

«Va bene, ma se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa, chiama me o tuo padre.» le risponde Michaela posandole un bacio tra i capelli.

 

La ragazza annuisce, mentre Alex fa una smorfia.

 

«O me, tuo fratello, ci sono anche io.» le fa notare.

«Si, ma non mi fido molto di te.» ridacchia Michaela all’indirizzo del figlio. «Forza, andiamo.»

 

Alex non dice nulla, perché si becca un’occhiata dal più vecchio della famiglia, e, insieme ai genitori, saluta la sorella. Sarebbero tornati per qualche giorno a Toronto per sistemare alcune cose e poi si sarebbero trasferiti ad Atlanta, in una casa che avevano comprato precedentemente per stare vicino a Nina ancora all’inizio di The Vampire Diaries.

I tre se ne vanno e finalmente la ragazza può tirare un sospiro di sollievo. Non che non le facesse piacere avere la sua famiglia accanto, ma era stata per così tanto tempo abituata ad avere la casa in completo silenzio che non le sembrava vero. Deve sistemare alcune cose e questa sera sarebbero venute da lei Phoebe e Candice. Le ragazze si erano offerte di passare un po’ di tempo con lei e non aveva potuto rifiutare. Volevano discutere principalmente di come arredare la camera e, sebbene Nina avesse detto loro più volte che mancassero ancora più di quattro mesi, non l’avevano ascoltata. Non sa neppure se è un maschio o una femmina, non ne trovava il senso. La pancia sta crescendo sempre di più e ormai è abbastanza evidente, come una pancia di quasi quattro mesi, forse un po’ di più. La ragazza dava alla colpa al cibo, mangiava veramente tanto, anche se dopo tutto, o quasi, andava a finire del water. Layla diceva che era normale e Nina le credeva. 

La ragazza, dopo aver accarezzato Lynx, ormai sua compagna di solitudine, si alza dalla sedia e va in bagno, bisognosa di farsi una doccia.

 

 

Esce dal box doccia 45 minuti dopo, completamente rilassata ed è come se i nervi le si fossero sciolti, completamente. Ha avuto proprio bisogno di quella doccia, l’ha aiutata a lenire lo stress e tutta la preoccupazione. Una domanda le rimbombava in testa da qualche giorno, una domanda che sua madre le aveva fatto.

Edna lo sa?

No, non lo sapeva, o almeno credeva che lui non le avesse detto niente. Michaela sosteneva che Edna dovesse saperlo e forse era un po’ di parte perché le due donne si erano sempre adorate. Una cosa brutta era il fatto che anche loro avessero troncato i rapporti, ma entrambe lo avevano fatto per il bene dei figli, i loro figli. E la giovane bulgara non sa cosa fare. Edna sarebbe diventata nonna, per l’ennesima volta, e anche lei aveva il diritto di saperlo, ma se lui non voleva avere niente a che fare con il suo bambino e lei non voleva complicare le cose. Se ne sarebbe pentita per sempre, ma se lui non voleva intrecciare le loro vite, tenendo all’oscuro tutti, avrebbe rispettato la sua scelta. 

La ragazza afferra il phone, e dopo essersi seduta sul letto, inizia ad asciugarsi i capelli. Fa abbastanza caldo, ormai giugno è alle porte, anche se mancano ancora quasi due settimane, e decide di non asciugarli completamente. E’ quando appoggia il phone che sente il campanello suonare.

Aggrotta le sopracciglia e, dopo essersi tolta l’asciugamano dal corpo e essersi infilata la biancheria, una maglietta bianca e un paio di pantaloncini corti, corre, per quanto può, ad aprire la porta. 

 

«P-Paul?» lo saluta la ragazza. «Non ti aspettavo qui.» 

«Sono arrivato su un brutto momento?» domanda l’uomo leggermente preoccupato.

«No, no.» gli sorride la ragazza. «Vieni, entra pure.»

 

La ragazza si scosta e lascia entrare l’amico.

 

«Volevo passare a salutarti per sentire come stavi.» ridacchia l’uomo mentre la ragazza gli fa cenno di accomodarsi. «Sarei passato questa sera, ma Phoebe me l’ha impedito.»

«Perché?» domanda divertita la ragazza.

«Perché ha detto che sennò mi sarei trattenuto involontariamente e che questa sera sarà una serata per sole ragazze.» borbotta l’uomo scuotendo la testa.

 

La ragazza si siede accanto a lui, sulla sedia.

 

«Oh, beh, ha ragione, ma non mi sarebbe comunque dispiaciuto. Comunque grazie per essere passato, mi ha fatto piacere.»

«Ultimamente Julie ci sta tenendo sotto torchio per recuperare alcune scene e mi dispiace vederti poco.» ammette il ragazzo.

 

Julie, per alcuni fattori, aveva dovuto cambiare alcune scene e Nina non aveva nemmeno potuto ribattere. Si era fatta promettere, però, che sarebbe andata sul set quando non ci sarebbero state altre persone ad interferire con lei.

 

«Mi dispiace che siano dovute cambiare delle cose.»

 

La mora abbassa lo sguardo, dispiaciuta.

 

«Non è colpa tua.» le sorride Paul con tono confortante. «Sta comunque uscendo quello che avevamo previsto dall’inizio, con la serie, intendo.»

«Oh, beh, non che nella realtà sia andata poi così diversamente…»

«Non ha telefonato?» domanda l’uomo.

«No, sono passate due settimane.» mormora la ragazza mordendosi il labbro inferiore. Sospira tristemente e, sebbene si era ripromessa di non soffrire più per lui, continuava a farlo. «Non accadrà più nulla.»

«Dovrei parlargli io, invece. Sta facendo una cazzata colossale e credo che qualcuno debba farglielo notare. Io, magari.» interviene Paul.

«Tu non farai nulla, Paul.» gli dice la ragazza.

«Va bene così, non mi sarei aspettata nulla di diverso.»

«Lui ha sempre voluto un figlio!» sbotta Paul e la ragazza sobbalza. «Scusami, non ce l’ho con te.»

«Credi che non lo sappia?» domanda con voce rotta la ragazza. «Evidentemente è sempre stata solo una cazzata, o perché sono io. Penso più quest’ultima parte, credo voglia rigettare tutta la sua rabbia su questo bambino.»

 

La ragazza si appoggia una mano sulla pancia, sospirando. Aveva sempre imparato una lezione: se commetti un errore, ne paghi le conseguenze? Perché era da sola in tutto questo? Non che reputasse questo bambino un errore, amava suo figlio, ma reputava errore quello che era accaduto tra loro due.

Eppure era lei a portarne il peso, in ogni senso.

 

«E’ cresciuta ancora.» mormora Paul sorridendo e indicando la pancia. «Non ti vedo per una settimana ed è… Cresciuta.»

«Mi stai dicendo che sto diventando una balena?» domanda leggermente stizzita la ragazza. «Perché se stai cercando un modo carino per dirlo questo… Non lo è.»

«Non intendevo quello, Nina.»

«Oh, si che lo intendevi!» si impunta la ragazza.

«Non sei una balena, sei solo incinta!» precisa il ragazzo cercando di trovare un modo per scusarsi, anche se non ne aveva bisogno. Davvero gli ormoni amplificavano ogni cosa così tanto? «Ho solo detto che sta crescendo perché il bambino sta crescendo.»

«Così può andare bene.» gli sorride la ragazza come se non fosse successo nulla. «Non pensi che sia troppo grassa, quindi? Ci stavo pensando prima e non so… Non è un po’ grande? Non si vede moltissimo, ma è comunque grande.»

«Cioè… Fammi capire…» mormora l’uomo aggrottando le sopracciglia. «Non si vede moltissimo, ma è comunque grande?»

«Ti sembra di quattro mesi?»

«Non lo so, sinceramente non saprei.» mormora Paul grattandosi la fronte.

«Come non lo sai? Tua sorella è stata incinta!»

«Lo so, ma non ci ho mai fatto caso, insomma… Non mi ricordo mese per mese… Non mi ricordo nemmeno quello che ho mangiato ieri a colazione, figurati se mi ricordo come fosse mia sorella quando era incinta.»

«Meno male che c’è Phoebe con te, povera ragazza…» mormora Nina scuotendo la testa. «Non sono grassa, quindi?»

«No, hai solo della pancia perché sei incinta. E credo che la tua pancia sia giusta

«Farò finta di fidarmi…» mormora la ragazza facendo una smorfia. 

 

Ha appena sentito un’altra fitta nel basso ventre, proprio sotto l’ombelico. 

Paul se ne accorge e la fissa preoccupato. 

 

«Hai male da qualche parte? Cosa ti succede? Ti senti bene?»

«Paul, calmati, sto bene, ho solo avuto un crampo.» lo rassicura la ragazza, cercando di rassicurare anche se stessa.

«Solo un crampo?» domanda isterico il ragazzo.

«E’ normale, durante la gravidanza è normale. Forse dovrei rallentare un po’.»

«Già, dovresti.» interviene il ragazzo. «Hai l’aria stanca.»

«Ultimamente non dormo molto…» mormora lei.

«Dovresti farlo, invece.» le suggerisce l’amico. «Vuoi che rimanga qui, in caso succedesse qualcosa?»

«Che cosa dovrebbe mai accadermi? Starò bene, è solo stanchezza. Mangio qualcosa e cerco di dormire un po’, anche se è presto.»

«Sicura?» domanda Paul.

«Sicura, mamma chioccia

 

L’uomo sorride.

 

«Questa sera dirò a Phoebe di farti dormire anche con dei sonniferi, se serve.» le dice Paul alzandosi dalla sedia. «Per qualsiasi cosa sono qui, sappilo.»

«Lo so, Paul.» le sorride dolcemente la ragazza. «E ti sarò sempre grata per questo. E… Mi dispiace, per tutto… Ho rovinato la vostra amicizia e io-»

«No, non hai rovinato nulla. Ha fatto tutto lui, da solo. Ha chiuso con me e ho già detto che non sarò io il suo testimone, al matrimonio. Phoebe è d’accordo con me.»

«Non devi farlo perché sono io

«E’ proprio perché sei tu che lo sto facendo, Neens. Ti voglio troppo bene, sei una sorella per me. E lo faccio anche per me e per tutto quello che sta facendo. Non sei tu la colpa, è lui. Riposati ora, ne hai bisogno.»

«Lo farò, grazie

 
























 

                                                               * * *
























 

 

Sono le cinque e Candice e Phoebe sarebbero dovute arrivare verso le otto e mezza. Ha cercato di dormire un po’, ma alla fine non ci è praticamente riuscita. Ha continuato ad avere dei crampi per gran parte della giornata e ha passato il resto della mattinata in bagno per le nausee. Quel giorno si sentiva uno schifo e aveva perfino deciso di rimandare la serata tra ragazze, ma in qualche modo sentiva di averne bisogno, aveva bisogno di distrarsi quindi aveva deciso di non dire nulla alle due ragazze. 

Nina si siede sul divano, esausta. Non ha fatto praticamente nulla per tutto il giorno, eppure è come se avesse corso una maratona. Sa che i primi mesi della gravidanza sono quelli più difficili, si è stanche senza far niente, ma oggi è peggio degli altri giorni, ma non se lo sa spiegare. E come se qualcosa stesse andando storto, ma non è in grado di spiegarsi che cosa. La ragazza si ammonisce, auto-convincendosi di essere troppo pessimista. Afferra il cellulare, per controllare che ci sia qualche chiamata, ed effettivamente ce ne sono, ma non di chi si aspettava. Ci sono anche alcuni messaggi di sua madre, suo fratello, Candice, Phoebe e Paul. Risponde a tutti, in particolare modo alla madre e a Paul, rassicurando entrambi sulle sue condizioni. Si alza stancamente dalla sedia e, dopo aver dato da mangiare a Lynx, la quale stava reclamando le sue attenzioni, si dirige sulla stanza accanto alla sua. Non appena apre la porta sorride ed entra. E’ praticamente vuota, ci sono soltanto alcuni scatoloni per terra ed è completamente bianca. Nina si siede al centro della stanza, appoggiando la schiena contro il muro e mettendosi una mano sulla pancia. Quella sarà la futura camera di suo figlio. Avrebbe potuto scegliere qualsiasi stanza libera, ma, per ovvie ragioni, aveva scelto quella più vicina alla sua. Afferra uno scatolone e lo apre.

Tutine e vestitini. I primi che afferra sono rosa e sorride, ridacchiando. Sono abbastanza vecchi, sono i suoi. Sua madre aveva avuto piacere di portarglieli, era convinta che fosse bello che suo figlio avesse qualcosa di suo. Ovviamente Michaela era convinta che fosse una femmina, ma, in caso contrario, c’erano comunque dei colori neutri e i vestiti di suo fratello. Tira fuori un album fotografico e se lo appoggia sulle gambe. Inizia a sfogliarlo e sorride, ripercorrendo tutta la sua infanzia. Ci sono foto sue di quando era piccolissima, appena nata, o comunque di qualche giorno. La prima volta che ha iniziato a mangiare le famose pappe per neonati e, dalla sua faccia schifata, capisce che non fossero un granché, i suoi primi passi. Su quella foto aveva undici mesi, circa, e stava correndo, o ci stava provando, dietro a suo fratello che si divertiva a scappare via. Anche suo figlio sarebbe stato così? Sarebbe stato un bambino normale? Avrebbe cercato di fargli sia da madre e da padre, avrebbe fatto qualsiasi cosa per lui. O lei.

 

«Lynx, mi hai fatto prendere un colpo!»

 

La ragazza sobbalza, non appena sente la testa della gatta appoggiarsi contro la sua coscia. La gatta non sembra spaventata del suo tono, anzi, continua a strusciarsi contro di lei in cerca di coccole, che alla fine Nina ricambia.

 

«No, Lynx, questi non si toccano.» la sgrida la ragazza non appena l’animale avvicina le zampe ai vestitini. «E’ meglio che li metta distante dai tuoi artigli, o che tu esca da qui, forza, andiamo.»

 

La ragazza prende il gatto con qualche problema ed esce dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle. 

Lynx miagola qualcosa di incomprensibile, molto probabilmente in segno di protesta, così la ragazza la mette giù sul divano, non prima di averle fatto una dolce carezza sulla testa. Le comincia a fare male la schiena, per questo decide di stendersi a letto. 

E’ quello che fa. Si stende a letto, ma continua a farle male la schiena e i crampi alla pancia continuano ad essere un po’ più forti. Perché sta così male? Si gira su un fianco, per cercare di lenire il dolore, ma non passa comunque. 

Anzi, continua ad avere sempre più male. Prova a respirare a fondo, cercando di calmarsi, e per qualche istante il dolore passa. Ma poi riprende, più forte di prima, tanto da farle venire gli occhi lucidi. E’ come se qualcuno le stesse tirando calci sul ventre, sempre più forti, tanto da farle mancare il respiro. Non le danno tregua, si fanno sempre più forti, tanto da farla impazzire. Vorrebbe alzarsi, fare qualcosa, cercare aiuto, ma il dolore è troppo forte. 

Un grido le muore in gola quanto sente qualcosa di liquido e appiccicoso sulle gambe, sta succedendo qualcosa. Non appena scosta le coperte dal suo corpo, rimane paralizzata. Quello che c’è sulle sue gambe, e che sta fuoriuscendo da lei, è sangue. Rosso sangue. C’è qualcosa che non va, c’è qualcosa che non va con il suo bambino. Calde lacrime cominciano a scendere sulle sue guance e la testa diventa sempre più pesante, come se fosse sul punto di svenire, ma combatte con tutte le sue forze per rimanere sveglia. Deve avvertire qualcuno. Un’altra fitta la colpisce forte, ancora più forte delle precedenti e non riesce a trattenere un grido. Afferra il cellulare e, sebbene qualsiasi momento fosse difficile in quel momento, riesce ad arrivare alla rubrica. Cerca ad ignorare il dolore, ci sta provando, ma è troppo forte. Respira affannosamente e scorre la rubrica, mentre le palpebre, per l’ennesima volta, cominciano a farsi più pesanti. Il primo nome che le balza in testa è quello di Ian, ma accantona subito la risposta, lui non le avrebbe risposto e lei ha bisogno di aiuto. Sua madre non sarebbe mai arrivata in tempo, per questo decide di chiamare Candice. 

La bionda risponde, al secondo squillo.

 

-Hey, Nina, ciao! Ho fatto una torta alla cioccolata, di quelle che piacciono a te. La porterò questa sera, poi dimmi che non ti vizio.-

 

La voce di Candice risulta allegra, ma l’allegria sfuma non appena Nina le risponde dolorante e sempre più debole.

 

-Candice… Il bambino… C’è… C’è del sangue… Fa male Candice, ti prego…-

-Come del sangue? Il bambino, cosa?- domanda Candice, mentre l’ansia è alle stelle. Nina non le risponde, mentre cerca di trattenersi dall’urlare. Fa male, fa troppo male. -Nina, rimani con me, okay? Sarò lì in due minuti.-

-Ti prego… Il bambino… Non posso perderlo… Io…-

-Arrivo Nina, rimani con me.- le urla la ragazza, avvertendo il tono debole dell’amica. -Non chiudere gli occhi, non chiedere gli occhi Nina, mi hai capita?-

 

Ma Nina chiude lentamente gli occhi, abbandonandosi all’oblio.

 

 

 

 

 

________________________________________________________________

 

Scusatemi per il leggero ritardo, ma ultimamente sono stata concentrata su altre storie, ma comunque eccomi qui :)

Ringrazio subito le fantastiche sei ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e a cui risponderò a breve e chi continua a inserire la storia tra le varie liste.

Se l’ultimo capitolo era stata una bella batosta per Nina… Anche questo non lo è da meno, ma non odiatemi, però. Sostanzialmente l’ultima parte avreste dovuto aspettarvela, visto che è accaduta anche nell’altra storia, quello che sarà un po’ diverso sarà la nascita, che ho già scritto in questi giorni. Mi sono emozionata troppo a scriverla *^*

Capitolo ricco di conversazioni quindi… Con un flashback capiamo cos’è accaduto tra Kotantin e Nina e di come il primo abbia cambiato completamente opinione sulla situazione e di come sia pronto a supportare la figlia. Ha sbagliato, l’ha ammesso, ed ora sosterrà sua figlia in qualsiasi cosa, non perché si sente obbligato, ma perchè, giustamente, è suo padre e vuole farlo. Altra conversazione importante con Paul su una vena quasi comica, ma che comunque mette in luce di come i rapporti con Ian si siano freddati…

L’ultima parte del capitolo penso che non debba essere commentata, alla prossima ;)

 

PS: Ho ripreso la mia Delena, se vi va passatela a leggerla e a lasciarmi qualche parere ^^

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Capitolo 9
*** Quattordici settimane (2) ***


Quattordici settimane.

«E’ tutta colpa mia…»

 

E’ la prima cosa che dice Paul non appena mette piede in ospedale, seguito da Phoebe. Perché aveva ascoltato Nina? Non avrebbe dovuto darle ascolto, sarebbe dovuto rimanere con lei. Candice non gli risponde nemmeno. E’ seduta su una sedia, con la testa tra le mani. Quando Nina aveva smesso di parlare era entrata in panico e aveva chiamato l’ambulanza, poi era corsa da lei. Era riuscita ad entrare all’interno della casa con le chiavi di riserva, che Nina le aveva precedentemente lasciato, ed aveva trovata la ragazza prima di sensi e dalla vita in giù piena di sangue. Lì Candice aveva capito. Qualche minuto dopo era arrivata l’ambulanza e l’avevano portata subito in ospedale, con Candice appresso. Nina non aveva ripreso conoscenza per tutto il tragitto e, non appena avevano varcato la soglia dell’ospedale, Candice l’aveva persa di vista, i dottori l’avevano portata semplicemente via. E la bionda è lì, da un’ora, aspettando di ricevere notizie, ma nessuno le sta dicendo nulla ed ha paura che stia succedendo qualcosa di grave. La bionda ha provato a chiamare Michaela, Alex e Kostantin, ma nessuno dei due aveva risposto, molto probabilmente perché erano ancora in aereo. Quando si era ripresa aveva chiamato Paul, pregandolo di venire.

 

«Dove sono?» domanda Phoebe allarmata da tutto questo motivo. «Come stanno?»

 

Candice solleva lo sguardo su Phoebe e Paul, con gli occhi ricolmi di lacrime.

 

«Non so nulla, io…» la bionda si blocca, stringendo le mani a pungo così forte da farsi quasi male. «L’ho trovata… Lei non… Non si svegliava e c’era del sangue, tanto sangue, penso… Il bambino, penso che»

«No, non dirlo.» la blocca Paul duro. «Il bambino starà bene, staranno entrambi bene.»

«Nessuno dice nulla… Non so cosa pensare…» mormora Candice con voce incrinata.

«Sicuramente stanno entrambi bene, ne sono sicura.» interviene Phoebe cercando di essere convincente, ma non lo è. Anche la sua voce esce rotta di dolore al solo pensiero che possa essere successo qualcosa a Nina e al bambino. O a Nina. O al bambino. «Non può essere successo qualcosa di grave.»

 

Un’altra mezz’ora scorre lenta, i minuti sembrano diventare ore, anni. Il lento scorre lento e, ogni qualvolta provino a fermare un dottore per chiedere informazioni, ricevono sempre le stesse risposte. La prima a rompere il silenzio è Phoebe che, timidamente, avanza una proposta. Non vorrebbe farlo, lui non se lo merita, ma è pur sempre il padre e deve sapere che cosa sta accadendo a suo figlio, se c’è ancora un bambino.

 

«Dovremmo dirlo a Ian. Quello che sta succedendo, intendo.»

«Ma sei impazzita?» scattano Candice e Paul.

«Non dovremo dire nulla.» continua Candice, passandosi stancamente una mano sulla fronte. «A lui non importerebbe comunque.»

«Non mi interessa se gli importa o no.» mormora Phoebe, torturandosi il labbro. «Credo che debba saperlo comunque, forse… Se lo sapesse, lui se ne renderebbe conto…»

«Ha avuto due settimane per rendersene conto, è evidente che non vuole suo figlio. So già quale sarebbe la sua risposta, se gli telefonassimo. Butterebbe giù o direbbe qualcosa sul fatto di essere troppo impegnato per il matrimonio, quel codardo.» sputa Candice, scuotendo la testa.

«Mi dispiace, tesoro, ma» Paul sospira, i nervi ancora in tensione. Non gliene frega niente di Ian, vuole solo avere notizie su Nina e sul bambino. «questa volta sono d’accordo con Candice.»

«E questa volta io sono d’accordo con me stessa. Molto spesso ci rendiamo conto di tenere effettivamente a qualcosa quando siamo sul punto di perderla e, se Ian sapesse quello che sta succedendo, sono sicura che si renderebbe conto di quello che effettivamente gli sta accadendo. Con questo non lo sto difendendo, sto solo dicendo che anche lui può essere rimasto parecchio… Sconvolto. Lo so anche io che ha avuto due settimane per rendersene conto e, sia chiaro, sarò sempre dalla parte di Nina, ma gli uomini sono così stupidi, senza offesa per te, Paul, che molto spesso non si rendono conto di quello che accade intorno a loro e, invece di affrontare i problemi, scappano. E’ quello che ha fatto Ian e nessuno può farmi cambiare idea, quindi per me deve saperlo.»

 

Paul guarda la sua ragazza, con faccia sconvolta e seria. Non ha mai visto Phoebe così. Lei è una di quelle che lo odia più di tutti, dopo tutto quello che è successo. Lei e Nina sono sempre state legate, si conoscono da molto tempo e, da quando lei si era messa insieme con Paul, quel legame era diventato ancora più forte. Non avrebbe mai perdonato Ian, anche per principio -perché Phoebe riteneva ignobile il suo comportamento nei confronti di suo figlio-, ma voleva fare comunque un tentativo.

 

«Chiamiamolo.» decreta Paul guardando la sua ragazza, per poi correggersi. «Chiamalo. Io con lui non ci voglio parlare, ma capisco che… Che abbia il diritto di saperlo. E’ l’ultima possibilità che gli do, dopo ha chiuso con me.»
«Paul, non puoi dirlo sul serio!» sbotta Candice attirandosi sguardi irati da alcune infermiere e alcuni pazienti. «A lui non importa niente né di Nina e né, soprattutto, del bambino. Nina non lo vorrebbe.»

«Molto probabilmente non lo vorrebbe, hai ragione. Molto probabilmente ci ucciderà anche per averlo fatto, perché so che lo farà, ma Phoebe ha ragione. Ultimo tentativo, poi con noi ha chiuso.» le risponde Paul, facendo un cenno alla sua ragazza di prendere il cellulare. «Ora l’importante è che Nina e il bambino stiano bene, conta solo quello.»

 

 
























 

                                                                 * * * 




























 

«Dov’é?» urla una voce alle loro spalle. Paul, Candice e Phoebe si voltano di scatto verso l’uomo. «Dove sono? Dov’è?»

 

I tre erano convinti di trovarsi un uomo a metà tra l’apatico e il disinteressato, erano veramente convinti di questo, ma non si sarebbero mai aspettati di trovare Ian in quelle condizioni. Quando Phoebe gli aveva telefonato e gli aveva detto a grandi linea di quello che era successo, Ian era stato praticamente zitto e poi aveva interrotto la linea. Phoebe, in quel momento, si era pentita della sua scelta, ma non si sarebbe mai aspettata questo. Ian, era lì, in piedi di fronte a loro, con la faccia intrisa di dolore e preoccupato come non lo era mai stato, che continuava a ripetere dove fosse Nina. Sembrava parecchio trasandato, ma nessuno si soffermò sui particolari.

 

«Ditemi dov’è!» continua Ian alzando il tono della voce. «Devo sapere come stanno, io… Dov’è Nina, dov’è mio figlio?»

«La vuoi smettere di urlare, per la miseria?>> gli urla contro Paul. «Sei qui da mezzo minuto e vorrei già tirarti un pugno in faccia cosa che, in realtà, meriti!»

 

Paul tira a Ian un pugno in faccia, forte, preciso, tanto da far accasciare il secondo quasi a terra. Qualcuno si è voltato ad osservarli e sta fissando i due uomini in modo scandalizzato. Ian accusa il colpo, ma non reagisce, sa di esserselo meritato, per questo, quando solleva di nuovo lo sguardo sugli occhi furenti dell’amico, non dice nulla. Abbassa solo lo sguardo, vergognandosi profondamente per tutta la situazione. Ian sapeva di aver sbagliato, aveva sbagliato tutto a dir la verità, ma non si sarebbe mai immaginato di poter perdere suo figlio. Erano state due settimane dure per lui, si era chiuso in se stesso continuando a tormentarsi sul da farsi e su quello che aveva fatto. Quando Nina gli aveva detto di essere incinta aveva agito d’istinto, accecato dalla rabbia. Rabbia contro Nina, anche se dopo, a casa, immerso nella solitudine, si era reso conto di quanto fosse colpa sua, non di Nina. Rabbia contro se stesso, per quello che era riuscito a fare. Aveva messo incinta una donna, ma ne stava per sposare un’altra. Aveva costretto Nina, che aveva sempre detto di non voler avere figli prima dei trent’anni, ad un peso così enorme e lui, accecato da tutti questi sentimenti e dalla paura, l’aveva abbandonata. E per due settimane si era torturato per questo, ma non aveva avuto il coraggio di ritornare sui suoi passi. Ma ora… L’aveva fatto perché stavano male, entrambi, Nina e suo figlio, il loro bambino.

 

«Signori, vi prego, questo non è il luogo adatto per prendersi a botte.» li rimprovera un’infermiera dopo aver visto la scena. «Se dovete farlo siete pregati di andare fuori dall’ospedale.»

«Lo faremo più tardi, ora devo sapere come stanno. Dov’è Nina?» domanda Ian a nessuno in particolare. «Mio figlio, lui… Lui sta bene, vero?»

 

L’ultima domanda la rivolge a Paul con occhi intrisi di dolore. L’uomo dagli occhi verdi vorrebbe infierire ancora, ma non lo fa. Odierà sempre Ian per quello che ha fatto, ma non l’ha mai nemmeno visto così distrutto. 

Una voce, però, li riscuote tutti dai loro pensieri. Candice, Paul, Ian e Phoebe si voltano verso il dottore, che ha accanto una donna.

 

«Layla, ti prego, dimmi che stanno bene…» la prega Candice con lo sguardo.

 

Ian osserva le due donne. Chi è Layla?

La donna sospira a Ian si sente mancare la terra sotto i piedi. Perché non parla?

 

«Nina ha rischiato un aborto. Distacco della placenta.»

 

E’ tutto quello che dice la ginecologa, mentre i quattro si gelano all’istante. Rimangono fermi, immobili, nessuno guarda l’altro.

 

«Se ha rischiato, vuol dire che»

«Per fortuna è stata portata in tempo in ospedale. Se fosse arrivata qualche minuto più tardi, molto probabilmente non ce l’avremmo fatta… Abbiamo salvato il bambino sul filo del rasoio, ora la situazione è stabile.» dice Layla.

«Stanno bene, quindi?» domanda Ian con voce tremante. «Stanno entrambi bene?»

«Più o meno si, diciamo di si.» sospira la ginecologa. «La minaccia d’aborto è stata causata dal troppo stress. Ci sono state situazioni particolari in questo periodo?»

 

Nessuno risponde, ma Ian si sente gli occhi puntati addosso. E’ lui la causa della quasi morte di suo figlio? Non se lo sarebbe mai perdonato.

 

«Si.» risponde Candice quasi tetra. «Ma staranno bene, vero?»

«Abbiamo fatto anche degli esami del sangue e ci sono dei risultati poco… Chiari…» spiega la ginecologa, osservano le persone davanti a se, mentre  il medico annuisce. «Terremo Nina per qualche giorno in ospedale, per assicurarci che stia bene. Ovviamente, quando tornerà a casa, dovrà stare a riposo forzato per almeno due settimane.»

«Lo farà, sicuramente.» interviene Paul.

«Cosa vuol dire risultati poco chiari?» domanda Ian alla ginecologa. «Se sono salvi, entrambi, che cosa c’è che non va?»

«Il bambino sta bene, anche Nina sta bene. Poco chiari vuol dire che alcuni risultati dell’analisi sono alterati, ma non è nulla di grave.»

 

Layla non va più a fondo del problema, ha notato qualcosa dall’ecografia, qualcosa di cui sospettava già da un po’ di tempo, ma vuole dare la notizia soltanto quando ne sarà sicura.

 

«Come fa a dire che non è nulla di grave?» sbotta Ian, beccandosi un calcio da Paul.

«La ragazza e il bambino stanno bene, è questo l’importante. Capita che, durante la gravidanza, ci siano alcuni valori che non corrispondono agli esami, ma con i dovuti trattamenti tornerà tutto a posto.»

«E’ sveglia?» domanda Phoebe.

«Non ancora, dormirà almeno fino a questa sera, le abbiamo dato alcuni farmaci per conciliarle il riposo, ma se volete potete pure andare nella sua stanza, uno alla volta.» li avverte il medico.

 

 

 

 

Ian continua a camminare avanti e indietro, impaziente. Avrebbe voluto entrare per primo nella stanza di Nina, ma Candice, Phoebe, Paul e Julie, arrivata non appena saputo dell’accaduto, glielo avevano impedito. Avevano parlato di diritti su Nina e di quanto fosse una grazia per lui essere lì, con loro, e avevano impedito che obiettasse, ma lui aveva bisogno di andare dentro alla stanza per parlare con Nina, sebbene non si fosse ancora svegliato.

 

«Fermati, ti prego, mi stai facendo venire il mal di mare.» gli intima Julie.

«Io» si blocca per qualche istante e tenta di bloccare anche il suo corpo. «Okay, scusami.»

«Non puoi sederti un attimo?»

«Preferisco stare in piedi.» le risponde appoggiandosi contro il muro. «Ho bisogno di entrare nella stanza, ho bisogno di vederla.»

«Uh, te ne ricordi solo ora?»

«Mi sento già in colpa, voi non fate altro che aggravare la situazione.»
«Ed è troppo poco, dopo tutto quello che hai fatto.» sbotta Julie. Non si è mai arrabbiata con nessuno, ama Ian, ma non tollera quello che ha fatto a Nina. «Ti rendi conto di quello che sarebbe potuto accadere?»

«Credi che non lo sappia?» le domanda Ian, astioso. «So anche io che è colpa mia se Nina ha rischiato di perdere nostro figlio! E non me lo perdonerò mai.»

«Nostro figlio?» gli domanda Candice in tono di scherno. «Finalmente Ian Somerhalder si è reso conto di quello che gli sta capitando, gente. E’ un vero miracolo.»

«Smettetela, entrambe.» interviene Paul uscendo dalla stanza di Nina, insieme a Phoebe. Se n’erano leggermente infischiati della regola uno alla volta. «Puoi andare da lei, ma sta ancora dormendo.»

«Io… Grazie…» mormora Ian abbassando il capo.

 

Paul non gli risponde, semplicemente si volta dall’altra parte e si siede accanto alla sua ragazza, sulle seggiole verdi dell’ospedale. Ian, abbattuto, si volta, dando le spalle a tutti, ed entra all’interno della stanza. Quello che lo accoglie è il silenzio, uguale a quello che ha ricevuto dalle persone fuori della stanza della ragazza, ma non è questo a fare più male. Quello che fa male è vedere Nina, distesa a letto, che sembra così indifesa. Ha la testa placidamente adagiata sul cuscino, con i capelli che le ricadono ai lati. Il respiro è lieve, ma regolare. Ha una flebo attaccata al braccio e alcune macchine collegate in qualche parte del corpo. Non riesce a capire dove, i fili continuano fin sotto le coperte. Prende una sedia accanto al comodino e la mette accanto al letto. Si siede accanto a lei, passandosi una mano tra i capelli. E’ incinta, aspetta suo figlio, e l’ha abbandonata. Se avesse reagito in maniera diversa magari lei a quest’ora non sarebbe lì, continua a ripetersi. In qualche modo sa di esserne la causa. Invece di esserle stato accanto e metterla a riposo forzato lui… Lui aveva fatto peggio. Nina gli stava facendo il regalo più bello che avesse mai potuto desiderare e, purtroppo, se n’è reso conto soltanto quando è stato sul punto di perderlo. Quando Phoebe gli aveva telefonato era uscito fuori di testa. Si era torturato per due settimane sul da farsi, aveva pensato a qualsiasi cosa, eppure, quando la fidanzata di Paul gli aveva detto che Nina era in ospedale e che c’erano stati dei problemi con il bambino, lui era stato attanagliato dalla paura. Paura di perderlo. Aveva sempre desiderato un bambino -questo era uno dei motivi per cui lui e Nina avevano litigato parecchio- e, quando ne aveva avuto l’occasione, per codardia, era semplicemente scappato. In questo momento, però, non gli importa più di niente e di nessuno, tranne di Nina e il bambino. Vuole così tanto quel bambino e gli farà da padre. Non perché si sente in colpa, anche se in questo momento è così, ma perché quello è suo figlio. Sangue del suo sangue, è stato lui a crearlo e non può abbandonarlo, semplicemente non può. 

Prende una mano di Nina tra le sue e ne accarezza piano il dorso. Che cosa le aveva fatto? Quella sera, quando Nina gli aveva detto del bambino, era completamente uscito di testa e non era più stato in grado di ragionare. Aveva perfino detto a Nina che quello era un problema suo, che non voleva prendersi nessuna responsabilità. Ian, ora, vuole solo prendere il muro a testate per tutte le idiozie che ha detto. 

Ian viene ridestato dai suoi pensieri quando sente la mano di Nina muoversi tra le sue. La ragazza apre piano gli occhi, quasi come se stesse facendo fatica. Nina non si accorge subito della presenza di Ian al suo fianco, ma, quando lo fa, ritira di scatto la mano, quasi come se fosse rimasta scottata dal suo tocco. Fa una smorfia non appena sente che qualcosa le sta pungendo il braccio, ma poi il respiro le si mozza in gola al ricordo di tutto quello che è successo. Le mani della ragazza finiscono di scatto sul suo ventre e guarda Ian terrorizzata.

L’uomo precede di qualche istante Nina.

 

«Sta bene, state entrambi bene.» cerca di rassicurarla Ian, mentre Nina, al suono della sua voce, vorrebbe solo scappare da lì, o cacciarlo via. In quel momento, però, la preoccupazione prende il sopravvento e non si concentra sulla sua voce, ma sulle sue parole. Sta bene? Il bambino sta davvero bene? Ian, vedendo che Nina continua a guardarlo con espressione poco credibile, tenta di nuovo di convincerla. «Te lo giuro, state bene.»

«Non mi importa di me, ma del bambino.» soffia la ragazza, guardando le mani intrecciate sopra la sua pancia. Alza lo sguardo su Ian. «Mi stai dicendo la verità? Ti prego, ho bisogno di sapere, io… C’era del sangue e faceva male e»

«Una dottoressa ha detto che… Ha detto che abbiamo rischiato di perdere il bambino, ma sono riusciti a salvarlo.» le spiega Ian e un sorriso, quasi emozionato, gli affiora sulle labbra. «E’ fuori pericolo, sta bene. Devono farti alcuni esami perché alcuni valori sono alternati, ma va tutto bene.»

 

Nina aggrotta le sopracciglia e si morde leggermente il labbro inferiore. Ha seriamente sentito un abbiamo in quella frase? E perché lui è lì? Nina non lo voleva lì. Da quando le aveva detto che il bambino era una sua responsabilità, lei aveva decido di tagliare ogni contatto con lui, ammesso che il cosiddetto si sarebbe interessato ad avere dei contatti con lei. Perché è lì?

La ragazza tenta di calmare i battiti accelerati del suo cuore e, quando è riuscita ad assestarsi, cerca di sistemarsi meglio sul letto, ma le braccia forti di Ian la trattengono.

 

«Credo che dovresti… Si, insomma… Rimanere un po’ sdraiata.»

 

La ragazza, con stizza, obbliga Ian a staccarle le mani di dosso e lo fulmina con lo sguardo.

 

«Non osare toccarmi.» sibila la ragazza, mentre Ian la fissa accigliato. «E vattene, non ti voglio vedere qui.»

 

Ian rimane spiazzato per qualche istante, non si aspettava una reazione così da parte di Nina, o forse sì. Okay, Ian sapeva perfettamente che se l’era andata a cercare e meritava questo trattamento.

 

«No, senti, noi dobbiamo parlare»

«L’ultima volta che abbiamo parlato sei stato molto chiaro.» gli ringhia contro Nina. «Quindi sei pregato di andartene, ora.»

«Noi dobbiamo parlare, devi ascoltarmi, ti prego.»

«Abbiamo già parlato abbastanza e, dal momento che lui o lei è una mia responsabilità, sei pregato di andartene.» ribatte la ragazza, guardandolo furente. «Non obbligarmi a chiamare la sicurezza, penso che ogni ospedale ne abbia una.»

«Non chiamare la sicurezza e» l’uomo sospira, frustrato. «dovresti calmarti, non fa bene né a te e né al bambino. La dottoressa ha detto che devi stare a riposo e limitare qualsiasi forma di stress.»

«E allora vattene, non voglio più vederti qui.»

 

La porta si apre di scatto, rivelando un Paul parecchio preoccupato. Quando si accorge della situazione serra leggermente una mascella, mentre scuote la testa. Sospira di sollievo, però, quando vede Nina che si è svegliata.

 

«Vi ho sentiti urlare e»

«Paul, mandalo via, ti prego…» lo implora Nina mentre Ian la guarda scioccato. 

«Ian, credo che tu te ne debba andare, ti ho già concesso troppo tempo.» gli dice Paul, dando man forte alla ragazza. 

«Non potete costringermi ad andare via.» ringhia Ian, più all’indirizzo di Paul che a Nina. «Io devo parlare con lei e non me ne andrò fino a che tutta questa storia sarà chiarita. Ho bisogno di parlarti, Nina.»

 

Paul guarda per qualche istante Nina, che lo sta ancora implorando di mandare via Ian, ma decide che non è suo diritto intromettersi nei loro affari. Paul sa che in questo momento Nina si sta comportando così perché è accecata dalla rabbia e sa anche che Ian non merita una possibilità, ma decide comunque di dargliela. Se è lì, in quella stanza, vuol dire che si è pentito di quello che ha fatto ed è giusto così.

 

«Credo che abbiate bisogno di parlare, tutti e due.» dice Paul voltandosi verso la porta. «Sarò qui fuori, non uccidetevi nel frattempo.»

 

La ragazza apre la bocca per dire qualcosa, ma Paul è già uscito chiudendosi la porta alle spalle. Ian si volta per l’ennesima volta verso di Nina, che non ha molto l’aria di voler parlare con lui.

 

«Non ti dico di perdonarmi perché, dopo tutto quello che ti ho detto, me lo merito, ma almeno ascoltami, okay?» le domanda Ian. Nina si volta dall’altra parte, non vuole ascoltarlo. Ian non demorde, ed inizia a parlarle, sebbene la ragazza sia voltata dall’altra parte. «Ho sbagliato e… Per quanto sia una cosa stupida da dire, io ho sbagliato veramente tutto con te, con voi. Desidero dei figli da sempre, ma questo già lo sai, no?»

 

La ragazza non gli risponde e così Ian continua a parlarle.

 

«Quando mi hai detto di aspettare nostro figlio mi hai completamente spiazzato, non me lo aspettavo e ho reagito male perché… Sai che reagisco sempre male quando una notizia mi spiazza, ma non avrei dovuto reagire così è solo che… Avevo un matrimonio da preparare, una quasi moglie a casa e sapere di aspettare un figlio da un’altra donna mi ha completamente fatto andare fuori di testa.» esala Ian, mentre i muscoli di Nina si irrigidiscono. Un’altra donna? E’ davvero diventata un’altra donna? Nina si morde le labbra, non stanno parlando di lei, ma del bambino. «Aspettare un figlio da te mi ha fatto andare fuori di testa perché sapevo, so, quanto non volevi un figlio adesso. E quando l’ho saputo non ero pronto, insomma… Mi sarei aspettato di tutto, ma non questo

 

Ian non sa di star aggravando la situazione. Nina vorrebbe dirglielo, ma non vuole parlare con lui. 

 

«Sono stato due settimane a pensarci e mi dispiace per tutto quello che ti ho detto, mi dispiace così tanto. Sono stato meschino e codardo. Il fatto è che» l’uomo si interrompe per qualche istante, alla ricerca delle parole adatte. «sono stato un codardo perché non ho voluto -non me la sono sentita- di prendermi le mie responsabilità ed è qui che ho sbagliato. Questo figlio è nostro, è tanto tuo quanto mio, anche io ho contribuito a donargli la vita ed è una mia responsabilità se adesso è qui. Quando Paul mi ha detto che abbiamo rischiato di perderlo ogni mia barriera è semplicemente crollata. E’ proprio vero che ci rendiamo conto di tenere a qualcosa quando siamo sul punto di perderla. Io voglio questo bambino, voglio prendermi ogni tipo di responsabilità su di lui, voglio esserci, voglio essere padre. Ovviamente con bambino intendo anche una bambina, perché è logico che se nascesse una bambina mi prenderei cura di lei, ma… Okay, forse sto divagando.»

E un sorriso, un po’ spontaneo, un po’ no, affiora sulle labbra di Nina, ma non lo da a vedere. Ian non si è neppure accorto che Nina si è voltata verso di lui e lo sta osservando.

 

«Semplicemente voglio essere padre, cercherò di essere un padre e di meritarmi questo bambino, perché è un dono quello che mi stai facendo. Voglio semplicemente essere il padre che questo bambino merita, senza tirarmi indietro, in nessun caso. Voglio essere il primo a vederlo quando nascerà, il primo, o secondo, quello lo cedo a te, a tenerlo in braccio non appena sarà qui, con noi, a scattargli le prime foto, a farlo addormentare, a cantargli qualsiasi stupida canzoncina per bambini. Magari uno dei primi ad assistere alla sua prima pappa e ad essere anche la sua mira, uno dei primi a vederlo camminare e magari a parlare. Dico uno dei primi perché, ovviamente» Ian si blocca alla ricerca dello sguardo della ragazza e, quando lo trova, completa la frase più sicuro. «ci sarai anche tu con me, con noi

 

Nina non si sarebbe mai aspettata quel anche tu. Si sarebbe aspettata un nome di qualsiasi altra persona, ma non il suo. E’ logico che ci sarebbe stata anche lei, sarebbe stata la madre, ma Ian voleva farlo, insieme. 

 

«E non intendevo tutto quello che ho detto, l’ho semplicemente detto perché sono rimasto sconvolto e… Sono stato un idiota, devo migliorare assolutamente il mio comportamento, avrei dovuto reagire in modo diverso.»

«Hai reagito così perché non» interviene Nina per la prima volta nel suo discorso. «sarebbe dovuto accadere, ma è successo.»

«E’ successo e non si torna indietro, questo lo so.» le sorride Ian, leggermente più rilassato. Non l’ha attaccato e non gli ha detto di andare via, è un buon segno. «E se potessi tornare indietro vorrei che capitasse ancora. Lo amo già, sai? Non so niente di lui, non so nemmeno di quanto sei, ma sapere che c’è, che lui c’è, mi riempie il cuore di gioia. Ti prometto che ci sarò, per entrambi. Anche per te perché sei una donna importante nella mia vita e»

«No, tu ci sarai per questo bambino, va bene. Sei suo padre ed è giusto così. Ci comporteremo come due persone civili che hanno in comune un figlio, ma non di più. Non voglio avere altri problemi.» Nina si interrompe per qualche istante, sospirando pesantemente. Già avrebbe creato una falda enorme al suo matrimonio, non vuole peggiorare la situazione. Inoltre vuole Ian solo per suo figlio, non per altro. Le parole di due settimane fa sono ancora forti nella sua testa, così come quelle di più di tre mesi fa “Amo lei, è ora di finirla, non possiamo continuare così, non c’è più niente tra di noi” e non è ancora pronta per lasciarsi tutto alle spalle. Ian si sarebbe avvicinato quanto basta per il bambino, non per lei. «Voglio solo che tu ci sia per il bambino, non voglio che un giorno tu ci sia e il giorno dopo non ci sia più. Non è un gioco con cui… Non ti puoi stancare.»

«Non mi stancherò, né di lui, o lei, né di te. Permettimi di esserti vicino, ti prego.»

«Ci sarai per il bambino, io sto bene così.» conclude Nina, guardandolo negli occhi.

 

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Buon inizio fine settimana a tutte ^^

Eccomi qui non troppo in ritardo con un capitolo di fondamentale importanza. Dopo un capitolo di totale assenza ricompare Ian. Non so come vi siate immaginate questo ritorno o chi avrebbe chiamato chi, ma io, personalmente, ho optato per Phoebe perché Paul e Candice sono -saranno- ancora troppo arrabbiati con lui. Non che Phoebe non lo sia, ma al momento è stata quella più razionale e credo che abbia detto parole più che giuste. 

Lui, sebbene si sia comportato da codardo ed in maniera spregevole, aveva il diritto di sapere e, come Phoebe stessa aveva predetto, è corso subito all’ospedale. Ian non ha reagito bene, ma si è assunto le sue responsabilità. Ha capito cosa vuol dire diventare padre, sebbene l’abbia sempre voluto, e che cosa comporterà tutto questo. Si è reso conto, alla luce dei fatti, di non voler perdere suo figlio e, in un momento pericoloso, è andato fuori di testa perché lui, a quel bambino, ci tiene davvero, così come a Nina. Nina, logicamente, non ha voluto parlare con lui all’inizio, arrivando perfino a pregare Paul di portarlo via (cosa che lui avrebbe fatto, ma poi, capendo quanto importante sarebbe stata quella “chiaccherata” ha deciso di non interferire maggiormente), ma poi si sono chiariti, più o meno. Nina non l’ha di certo perdonato, le parole che le ha detto sono troppo dure da mandar giù in un secondo, ma lo sta facendo per il bene di suo figlio. Il loro rapporto, comunque, avrà del tempo per evolvere ancora. 

Niente, sostanzialmente non ho nulla da aggiungere :)

Ringrazio le cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima <3

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Capitolo 10
*** Quattordici settimane (3). ***


Quattordici settimane.

-Mamma, si, stiamo bene, stiamo entrambi bene.- ripete la ragazza per l’ennesima volta. -Rassicura anche papà ed Alex, si.-

-Arriveremo il prima possibile, sapevo che non saremmo dovuti partire!- si incolpa la donna.

-Non è colpa tua, avrei dovuto… Rallentare un po’ i ritmi e… L’importante è che stia bene.-

-Candice mi ha detto tutto.-

 

La ragazza aggrotta le sopracciglia, mentre osserva Ian entrare nella sua stanza con una bottiglietta d’acqua. Perché le sta portando dell’acqua quando l’aveva chiesta gentilmente a Candice? O a Phoebe? O a Paul?

 

-Tutto in che senso?- domanda la ragazza. -E da quando Candice è diventata la tua confidente?-

-Da quando mi ha chiamato per dirmi che cos’era successo. Tutto nel senso che Ian sia lì, con te. Di come si sia precipitato non appena ha saputo, sai… Di quello che vi era accaduto.-

-Oh ehm… Si, lui sa e ora devo andare. Ti richiamo più tardi, ciao mamma.-

 

La ragazza chiude la chiamata, non lasciando nemmeno tempo alla donna di rispondere.

 

«Se volevi parlare con tua madre da sola potevi dirmelo, sarei uscito.» l’avvisa l’uomo, passandole la bottiglietta d’acqua che la ragazza afferra titubante.

«Perché l’hai portata tu?» domanda lieve la ragazza.

 

L’uomo sbuffa, sedendosi sulla sedia accanto a lei.

 

«Volevo sapere come stavi.»

«Me l’hai chiesto cinque minuti fa.» puntualizza la ragazza prendendo un sorso d’acqua. 

«La dottoressa di prima, di cui non ricordo il nome, ha detto che vuole farti un’ecografia e quindi sono venuto ad avvisarti…» mormora l’uomo deglutendo leggermente.

«Oh, Layla. Si… Okay.»

 

Ian guarda Nina leggermente imbarazzato. Si passa una mano tra i capelli e si gratta dietro la nuca. Nina lo guarda, in attesa di qualche parola. Percepisce che c’è qualcosa che l’uomo vuole chiederle e forse l’ha anche intuito, ma aspetta che sia lui a domandarglielo.

 

«Io mi stavo chiedendo se… Se non viene Candice e per te non c’è alcun disturbo e non… Non voglio allargarmi troppo, sai, però…»

 

La ragazza, esasperata, si porta le mani tra i capelli lasciando cadere la testa sul cuscino.

 

«Vuoi venire anche tu, non è così?» gli domanda la ragazza, mentre gli occhi di Ian si illuminano e annuisce, vigorosamente. Era tanto difficile chiederlo? «Era tanto difficile chiederlo?»

 

Vorrebbe dirgli di no, che è una cosa privata e che non se la sente -si sente perfino in imbarazzo-, ma, guardandolo, non ci riesce. Ha gli occhi pieni di speranza e non ce la fa a dirgli di no.

 

«Volevo solo sapere se ti avrebbe fatto piacere, non voglio… Non voglio pretendere troppo, ecco.»

«E’ anche tuo figlio, no? Chi sono io per impedirtelo?»

 





























 

                                                           * * *

































 

 

Nina è stesa su un lettino, con Ian accanto. Sono nello studio della ginecologa di Nina e Ian è visibilmente emozionato. Tra qualche istante potrà vedere suo figlio. 

Nina, invece, si sente quasi a disagio. E’ strano, non si sarebbe mai immaginata in una situazione simile con Ian accanto. 

 

«Vi ho portato qui per fare un’altra ecografia, per sicurezza.» comincia Layla, sorridendo ad entrambi. Sa che i due non stanno insieme, l’ha intuito e qualcosa era sfuggito a Nina, ma li trova perfetti insieme. «E per parlare delle analisi.»

«C’è qualcosa di grave?» domandano entrambi, all’unisono.

«Ho voluto fare delle analisi perché alcuni valori risultavano alterati e, se ho ragione, non è nulla di preoccupante.» risponde loro la ginecologa.

«E’ il se che mi preoccupa.» sospira pesantemente Nina, tremando visibilmente. Ha un paio di pantaloni del pigiama, visto l’ora tarda e la grazia di Phoebe di scegliere dei vestiti perché “Tanto sei in ospedale, in pigiama starai più comoda”, e una maglietta bianca, a maniche corte, abbastanza larga da non vedere quasi nulla. O quasi. Ian continua ad osservare la sua pancia da dieci minuti e… Non riesce nemmeno lui a definire quello che sta provando. La pancia c’è, la vede, non molto, a causa della maglia, ma c’è. «Siamo sicuri che stia andando tutto bene?»

«Sicuri.» le sorride Layla. «Facciamo un’ecografia, va bene? Qui il papà non sta più nella pelle.»

 

Ian, colto in fragrante, abbassa lo sguardo quasi imbarazzato, cosa poco normale per un uomo della sua età, mentre Nina lo fissa quasi ridacchiando. La ragazza, su ordine dell’ostetrica, si alza la maglia scoprendo la pancia. Ian rimane incantato a fissarla e cerca di fare un paragone con il corpo della ragazza prima. La pancia c’è, eccome se c’è. Nina era sempre stata magra e ora aveva una pancia. Non la riteneva grassa, lì dentro c’era il loro bambino. E quella pancia è adorabile, secondo Ian.

 

«Stai molto bene, così.» le sussurra all’orecchio Ian, mentre Nina si imbarazza leggermente. 

«Ho una domanda.»

«Sono qui per questo, Nina.» le sorride Layla.

«Per essere a quasi quattro mesi, non sono un po’ troppo… Grassa?» domanda Nina fissandosi la pancia.

«Non sei grassa, sei incinta.» puntualizza Ian, precedendo Layla.

«Ha ragione, non sei grassa. Ed è normale che la pancia inizi a crescere. Da quello che ho visto sei sempre stata magra e quindi è logico che risalti di più. Ma, dopo questa ecografia, credo che capirai molte cose.» risponde Layla.

«Quindi è normale.» constata Nina.

«Normalissimo.»

 

Nina rabbrividisce leggermente non appena Layla le appoggia sopra il gel e non si accorge nemmeno che Ian è sempre più emozionato. Il cuore dell’uomo batte all’impazzata e non fa altro che sorridere. Sta per vedere suo figlio e non vorrebbe essere in nessun altro posto. La ginecologa inizia a muovere l’ecografo, mentre gli sguardi di Ian e Nina sono stati rapiti dallo schermo. Nina sorride emozionata nel vedere per l’ennesima volta suo figlio, mentre Ian spalanca la bocca e rimane immobile. Quello è suo figlio ed è piccolissimo. Ma è suo. Il suo bambino. Ed è dentro la pancia di Nina, non gli sembra quasi possibile. Le mani gli tremano leggermente, per questo intreccia le dita e le appoggia sopra le sue gambe. Layla muove l’apparecchio più volte, mostrando il bambino da più angolazioni, poi sorride, vittoriosa.

 

«Sta bene, no?» domanda Nina, ancora preoccupata. «E’ lì, quindi vuol dire che sta bene.»

«Sta bene, si. Non notate qualcosa di strano?» domanda la ginecologa.

 

Ian e Nina aguzzano la vista, poi entrambi scuotono la testa. Se il bambino sta bene, perché deve esserci qualcosa di strano? si domandano entrambi.

 

«Gli esami sono stati una sorta di conferma. Sostanzialmente si dovrebbe scoprire nei primissimi mesi, ma a volte capita che lo si scopra a gravidanza avanzata, qualche mese più avanti. Sono eventi rari, ma possibili, e in modo assoluto unici. Dovrei farvi le mie congratulazioni.» mormora la ginecologa, sorridendo. Ogni dubbio è sparito, è più che evidente. Layla muove l’ecografo più a destra, cercando di mettere in luce quello che vuole far vedere. «Vedete la placenta, lì?»

 

Nina annuisce, sicura, Ian un po’ di meno. Non sa niente di queste cose, si limita solo ad osservare. Dovrà lavorare parecchio per imparare più cose possibili.

 

«Non vedete niente di strano? Guardate accanto.» li invita Layla.

 

Nina si porta le mani alla bocca, mentre gli occhi le si fanno più lucidi. Sta veramente vedendo un altro sacco? Il cuore comincia a batterle all’impazzata.

Ian guarda entrambe confuse, non capendoci niente.

 

«Oh mio Dio, è…»

 

Nina si blocca, incapace di parlare. Ian continua a guardarle, preoccupato.

 

«Congratulazioni, aspettate due gemelli

 

Il cuore di Nina batte ancora più velocemente di prima, mentre quello di Ian inizia a perdere qualche battito. Gemelli? Due bambini?

Le mani di Ian gli ricadono lungo i fianchi, mentre gli occhi di Nina si stanno inondando di lacrime per l’emozione. Due bambini, aspetta due bambini! 

 

«N-ne… N-ne siamo proprio sicuri?» domanda Ian, balbettando.

 

Layla annuisce, mentre l’entusiasmo di Nina decresce leggermente. Il tono di Ian è tra l’incredulo e… Non riesce a capire effettivamente la realtà di quel tono.

Non sembra felice, ma neppure scontento. Confuso, molto confuso.

 

«Sono due, proprio lì.» conferma la ginecologa indicando lo schermo. «Impossibile sbagliarsi.»

 

Nina guarda Ian, che ha la bocca ancora spalancata, e abbassa il capo. Se Ian prima era stato restio ad accettare un bambino, figuriamoci due. Perché per una volta non può filare tutto liscio?

Layla, percependo l’atmosfera, decide di lasciare da soli i due per un po’.

 

«Vi lascio un paio di minuti da soli, se c’è qualche problema sono qui fuori.»

 

Layla, con un sorriso rassicurante, esce dalla stanza lasciando da soli Ian e Nina. Nina continua a guardare lo schermo, diventato improvvisamente nero perché l’ecografo non è più sulla sua pancia, mentre Ian fa dei respiri profondi. 

La prima a parlare, inaspettatamente, è Nina.

 

«Mi dispiace, non avrei mai pensato che questo potesse accadere…» mormora la ragazza, torturandosi il labbro inferiore. «Davvero, mi dispiace…»

 

Ian la guarda confuso, non capendo il ragionamento. Poi fa mente locale e capisce dove la ragazza vuole arrivare e, soprattutto, il perché. 

 

«Se non hai nulla da dire lo capisco, si…» continua Nina, non avendo nemmeno il coraggio di guardare l’uomo negli occhi.

 

Ian, inaspettatamente, le appoggia una mano sul braccio e Nina si volta di scatto verso di lui. Rimangono per qualche istante così, poi Ian prende le mani di Nina tra le sue, grandi.

 

«Non devi dispiacerti, io… Non sono molto bravo in queste cose e sono rimasto sorpreso, ma non devi dispiacerti per questo. Avremo due bambini, no?» le domanda sorridendo, mentre la ragazza lo guarda confusa.

«Non sei arrabbiato, quindi?»

«Perché dovrei essere arrabbiato?»

«Non hai detto nulla, io pensavo-»

«Sono rimasto parecchio sconvolto, scioccato ed… Emozionato, certo. Non avrei mai pensato che potesse capitare a noi, questo. Sono eventi così rari che… Non avrei mai creduto che potesse capitare a noi, tutto qui.» le spiega Ian.

«Quindi sei… Felice?» domanda Nina.

«Felice? Molto più che felice!» le risponde Ian, aprendosi in un bellissimo e felicissimo sorriso. Accarezza il dorso della mano di Nina, senza nemmeno accorgersene. «Avremo due bambini, nostri.»

 

Ian ride leggero, mentre Nina sorride, non riuscendo ancora a lasciarsi andare con lui. Ian sembra notarlo, ma non fa domande.

 





























 

                                                          * * *

 





























 

«Siccome si tratta di una gravidanza monocoriale biamniotica, ovvero con una placenta e due sacchi, dovremo fare controlli più frequenti. Non stiamo più parlando di un bambino, ma di due, e visto il quasi aborto, è giusto così.» spiega Layla ad entrambi.

 

Nina è stata riportata in stanza ed ora è distesa sul letto, con Ian affianco. La ginecologa sta dando loro le ultime spiegazioni, prima di lasciarli per l’ennesima volta da soli.

 

«Ovviamente concorderemo tutte le date delle visite e degli esami.» continua la ginecologa, mentre Nina annuisce.

 

Sta ascoltando a grandi tratti quello che Layla le sta dicendo, tutta la sua attenzione è rivolta alla sua pancia e ai suoi bambini. Il corpo di una donna è pronto per un bambino, con i gemelli il tutto diventa un vero e proprio miracolo. E’ così felice e spaventata… Aveva avuto paura con un bambino solo, ora con due cambiava veramente tutto. 

 

«In generale ci sono dei rischi?» domanda Ian in piedi, accanto al letto di Nina. «Per una gravidanza gemellare, intendo.»

«Rischi sostanzialmente no. E’ come una gravidanza normale, con due bambini però. Naturalmente bisogna fare controlli più frequenti e bisogna essere molto accorti. Ovviamente ci sono delle differenza tra gravidanza normale e gravidanza gemellare, senza ombra di dubbio. Si tende ad essere più stanche, mangiare di più, la pancia sarà più grande, ovviamente deve esserci spazio per due bambini. Il fattore cruciale sostanzialmente è il momento della nascita, i gemelli nascono sempre prima.»

«Quanto prima?» domanda Nina preoccupata.

«Dipende da gravidanza a gravidanza, per i gemelli il massimo è trentotto settimane, se non ci sono problemi. Ma, essendo monocoriale biamniotica è la trentacinquesima, massimo trentaseiesima settimana. I bambini, altrimenti, potrebbero andare in sofferenza, o peggio, potrebbero esserci complicanze più gravi.» spiega Layla.

«Un mese prima, quindi?» domanda Ian, cercando di capirne di più.

«Si, sostanzialmente si.» conclude Layla, sorridendo ad entrambi. «Ora faresti bene a riposare, è stata una giornata parecchio impegnativa, no? Passerò domani a controllare e, vista la situazione, ti terremo in ospedale un po’ di più.»

«Quanto di più? Sono già stufa…» mormora la ragazza sbuffando pesantemente.

«Quanto basta.» la liquida Ian, scuotendo la testa.

 

Layla ridacchia, scuotendo la testa.

Mezz’ora dopo sono da soli, in stanza. Fuori è scattato il delirio non appena si è saputo della gravidanza gemellare e Candice, Phoebe e Julie erano andate completamente fuori di testa. Se n’erano andate via pochi minuti prima, lasciando Nina e Ian da soli.

Un brutto fatto si era trasformato in una bellissima notizia.

 

«Non hai mangiato nulla.» le fa notare Ian indicando il piatto quasi pieno. «Non dovresti che ne so… Abbuffarti?»

 

Nina sospira, appoggiando la testa sul cuscino. Il solo pensiero di mangiare quella cosa le dava il voltastomaco ed aveva vomitato così tanto negli ultimi mesi che non ne può più. Tutti sanno che il cibo dell’ospedale fa schifo e neanche per le povere donne incinta non cambiava.

 

«Si, ma non ho molta fame…» mormora la ragazza, distogliendo lo sguardo dal piatto.

 

Non gli avrebbe mai detto che sta morendo di fame. Voleva altro da mangiare, ma non sapeva come fare. Magari sarebbe andata lei stessa a prendere qualcosa, dopo. 

 

«Sei una bravissima attrice, ma una pessima bugiarda.» le fa notare Ian, scuotendo la testa. L’uomo si alza, osservando la ragazza distesa a letto. «Dimmi che cosa vuoi da mangiare.»

«Cosa?»

«Suvvia, so che hai fame, ma il cibo dell’ospedale fa schifo. Tecnicamente dovresti mangiarlo, ma va bene così, ti prenderò qualcosa.» le sorride Ian. «Mi prenderò tutte le colpe io, se è necessario.»

«Un panino potrà andar bene, grazie.» gli risponde Nina, leggermente imbarazzata.

«Solo?» domanda Ian, accigliato.

«Fai due… No, tre. Tre panini credo siano perfetti. Con prosciutto, formaggio e salame. Ovviamente non insieme.» gli risponde la ragazza, mentre Ian ridacchia. Ian fa per andarsene, ma la voce di Nina lo blocca sulla porta. «Ian?»

«Si?»

«Potresti prendere anche del gelato? Qualcosa di dolce, comunque. Gelato, si. Pensi che abbiano del gelato in ospedale?» domanda la ragazza.

«Penso di si, è quasi estate, e andrò al bar.» le risponde l’uomo, mentre la ragazza sorride, entusiasta.

«All’amarena, grazie.»

«Nina? Tu hai sempre odiato l’amarena.» le fa notare Ian.

«Lo so, ma… Ho voglia di amarena, non so spiegartelo.»

«Siamo già alle prese con le voglie, uhm?» le domanda Ian.

«A quanto pare.»

 

Venti minuti dopo Ian ritorna in camera con quatto panini -Nina ne ha chiesti tre, uno è per lui- e una vasca con del gelato all’amarena. Ovviamente al bar dell’ospedale non c’era il gelato all’amarena, quindi era stato costretto ad andare nella gelateria più vicina e sperava con tutto il cuore di non essere stato notato. Non appena apre la porta nota che Nina è distesa su un fianco, ad occhi chiusi, con le mani sulla pancia.

La testa della ragazza si tira su leggermente e, quando vede Ian, si strofina leggermente gli occhi.

 

«Credevo te ne fossi andato.»

«No, c’era coda al bar.» le spiega l’uomo, non sottolineando il fatto che fosse dovuto andare anche in gelateria. «Ma ho preso tutto.»

 

Ian le porge un panino, appoggia gli altri due con il gelato sopra il tavolino, ed inizia a mangiare il suo.

 

«Grazie per… Per essermi andato a prendere da mangiare, davvero…» mormora la ragazza addentando il panino.

«Eri affamata, è il minimo.»

«Non dovresti essere a casa a quest’ora? E’ tardi.» constata la ragazza.

«Pensavo di rimanere qui con te, da quello che ho capito i tuoi genitori saranno qui domani mattina.» mormora Ian, mentre la ragazza lo guarda confusa. «Me l’ha detto Paul.»

«Oh, ma non serve, posso stare pure da sola, non c’è problema…»

«Non vuoi che stia qui con te?» le domanda Ian, accigliato.

 

Non è che non lo volesse, Nina sapeva perfettamente che Ian aveva altri impegni.

Preparativi per il matrimonio, per esempio. Una quasi moglie a casa, un altro esempio.

 

«No, solo che… Sicuramente hai altri impegni.» si spiega la ragazza.

«Ora è importante la tua salute e quella dei bambini.» le sorride Ian, addentando il panino. «E poi credo che dovremo parlare di questo, no?»

 

La ragazza annuisce, iniziando a mangiare il secondo panino.

 

«Certo, potremo farlo anche domani mattina, capisco che tu abbia degli impegni, non voglio che tu rimanga indietro con la tua vita per me. Hai un matrimonio da preparare, no?»

 

Ian si fa improvvisamente più serio e sospira pesantemente.

Già, matrimonio. In queste due settimane aveva pensato anche a quello ed era arrivato ad una conclusione che, con quello che era accaduto quel giorno, si era andata solidificando: avrebbe rimandato tutto di qualche mese, forse anche dopo la nascita dei suoi figli. Ora si sarebbe dedicato anima e corpo ai bambini, non voleva che accadesse loro nulla di male. Nemmeno a Nina.

 

«Credo che verrà rimandato.» mormora poi Ian, mentre Nina lo guarda spalancando gli occhi.

 

La ragazza abbassa lo sguardo, fissandosi le mani raccolte in grembo. Perché ha intenzione di rimandare il matrimonio? è tutto quello che si domanda.

Per colpa mia, continua a pensare. Ian si sarebbe dovuto sposare tra cinque giorni e ora le sta dicendo che ha intenzione di rimandare il matrimonio.

Nina, in questo momento, si sta sentendo terribilmente in colpa. Se lei non avesse rischiato di perdere i bambini, tutto questo non sarebbe successo.

Ian, intuendo i pensieri della ragazza, la blocca ancor prima che possa parlare.

 

«So quello che stai pensando.» le dice, facendosi improvvisamente ancora più serio. «E non è colpa tua.»

«E allora perché lo stai facendo? Perché è evidente che lo stai facendo per me.»

«Lo sto facendo perché ho bisogno di starvi accanto e… Non lo sto facendo perché è accaduto tutto questo, a dir la verità ci sto pensando già da una settimana.» le spiega Ian, cercando di rassicurarla.

«E allora non farlo. Già abbiamo combinato un disastro, non facciamone uno più grande. Parlo per te, ovviamente.» mormora la ragazza tremando leggermente.

«Lo rimanderò, è una mia decisione. Ho bisogno di sapere che andrà tutto bene, ho bisogno di sapere e di vedere con i miei occhi come tutto questo procederà. Ho detto che voglio stare loro accanto, voglio starvi accanto e con un matrimonio e mille preparativi non potrò farlo.»

«In definitiva è colpa mia.» contesta la ragazza.

«Non è colpa tua, è colpa mia perché sono stato fin troppo precipitoso.»

 

Ian si blocca per qualche istante, lasciando la frase sospesa. Non specifica su cosa sia stato troppo precipitoso.

 

«Lo farò perché è quello che voglio. Ho bisogno di organizzare la mia vita d’ora in avanti e non è il momento giusto per fare quel passo

 

Ma, sebbene Ian tenti di rassicurarla, Nina continua ad incolparsi. Si sa da mesi ormai dell’imminente matrimonio, Ian si era dimostrato ogni giorno sempre più convinto ed ora… Ora non lo era più.

Perché? si domanda Nina. E poi era palese che Ian non avesse detto niente a nessuno della sua gravidanza, eccome se lo era. Non osava immaginare quello che sarebbe saltato fuori. Con lei, poi. Aveva praticamente fatto saltare il suo matrimonio e si era fatta mettere incinta -era accaduto per caso, ma lo era comunque- da Ian, l’avrebbe investita con la macchina, come minimo. Come massimo l’avrebbe uccisa e avrebbe gettato il suo corpo nell’oceano. Nina rabbrividisce a quel pensiero.

Continua a mangiare il gelato, cercando di non dar troppo peso a tutto quello che sta provando in quel momento.

Ian si fissa le mani, improvvisamente imbarazzato, non sapendo che altro dire. L’imbarazzo viene spezzato da Nina che sbarra gli occhi, diventando improvvisamente pallida. Ian la fissa, preoccupato. Nina si alza di scatto dal letto e, come meglio può, corre in bagno a rigettare anche l’anima dentro il water. Ian le corre dietro, preoccupato. Si abbassa alla sua altezza quando la trova riversa sul water a rigettare tutto quello che ha mangiato. Nina, invece, vorrebbe sprofondare dalla vergogna, ma non parla perché viene scossa da altri conati di vomito.

Riesce a biascicare qualcosa, tra un conato e l’altro, comunque.

 

«Non… Non dovresti vedere… Questo…»

 

Altri conati la colpiscono e Ian, non ascoltandola, le raccoglie i capelli in una coda di cavallo con un codino trovato sopra il lavandino. La ragazza gli rivolge uno sguardo di gratitudine, prima di accasciarsi stancamente contro il water. Aveva nuovamente lo stomaco vuoto.

I due passano qualche minuto in silenzio, poi Ian si alza da terra e, dopo aver bagnato un asciugamano, lo porge alla ragazza ancora a terra.

 

«Gr-grazie…» balbetta lei, mentre si pulisce la bocca e si sporge per tirare l’acqua.

«Chiamo un dottore?» le domanda Ian, preoccupato.

«N-no, è normale…» mormora la ragazza, cercando di alzarsi in piedi.

 

Prima che possa fare qualcosa, Ian la prende in braccio, ignorando le proteste della ragazza stessa. La tiene delicatamente, quasi per paura di romperla, e la scorta fino a letto, per appoggiarla poi e coprirla con le coperte. 

 

«Ora ci penso io a te.» le dice dolcemente, con una dolcezza che spaventa entrambi.

 

 

 

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Buona domenica a tutte e, sopratutto, buona Pasqua ^^

Come promesso nell’altra storia eccomi qui con il decimo capitolo. Colgo l’occasione per fare gli auguri di buon compleanno a niny90 e spero che il capitolo ti sia piaciuto.

Capitolo più allegro rispetto a quello precedente e bum… Nina e Ian hanno scoperto di diventare genitori di due gemelli. Ora, premetto di aver fatto numerose ricerche e di essermi informata, sempre attraverso Internet di una gravidanza gemellare. In teoria si dovrebbe scoprire di avere una gravidanza gemellare attorno all’ottava-nona settimana, ma tutto dipende dal tipo di gravidanza e se si tratta, in maniera particolare, di una gravidanza con una placenta e un sacco, una placante e due sacchi e così via… Sono zia di due gemelli (si, se vi stata domandando perché ho fatto si che ci fossero due gemelli è proprio per quello) e mia sorella, per esempio, non l’ha scoperto subito con la prima ecografia, ma dopo. E si, si trattava sempre di una gravidanza monocoriale biamniotica.

Terminata la spiegazione scientifica, più o meno, passiamo al capitolo. Nina è sempre quella, mentre quello ad essere cambiato è, appunto, Ian. Ian il quale, dopo il bello spavento che ha preso, si è reso effettivamente conto che sta per diventare padre e vuole fare di tutto per far si che i suoi figli, visto che ha scoperto essere due, e Nina stiano bene. La reazione alla notizia che fossero due potrà avervi turbato, ma, come lui stesso ha confermato, ne è felicissimo, solo che si era appena abituato a diventare padre di un bambino e saperne due è stato per lui un po’… Strano. Naturalmente non poteva saltare in braccio a Nina urlando felice. 

Il rapporto tra i due cambierà, un po’ per forza di cose e un po’ perché entrambi non hanno mai smesso di essere legati l’uno all’altro. Ma si sta già vedendo visto il modo in cui Ian si sta comportando e non lo sta facendo solo per i bambini, ma anche per Nina.

Notizia flash… Questo matrimonio non sa da fare. Ian ha deciso che il matrimonio verrà rimandato e quel credo è certo. Ci stava già pensando e questo ci fa capire che si sarebbe avvicinato a Nina e scusato sempre con la stessa anche se non fosse accaduto quello che è accaduto.

Ringrazio le cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima <3  

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Capitolo 11
*** Quindici settimane. ***


Quindici settimane.

E’ uscita dall’ospedale due giorni fa ed è molto più rilassata. Layla le ha detto di stare due settimane a riposo e, sebbene tutto questo vada contro la sua natura, è costretta ad ascoltarla. I suoi genitori, suo fratello, e perfino Ian, sono diventati dei generali spietati e non le permettono di fare nulla. La lasciano a malapena andare in bagno da sola o a tagliarsi la bistecca e Nina sta già impazzendo, ma sa che è per il suo bene e, soprattutto per il bene dei bambini, quindi non può lamentarsi. Niente movimenti bruschi, niente trasporti pesanti, niente stress e niente preoccupazioni. A dir la verità è parecchio preoccupata. Ed il motivo della sua preoccupazione è il giornale che tiene tra le mani. Il giornale di quella stessa mattina. Glielo aveva portato sua madre e a Nina era preso quasi un infarto. Su una delle prime pagine c’era lei mentre usciva dall’ospedale, scortata da sua madre e suo fratello, e in una foto c’era anche Ian. Non era di quello stesso giorno, molto probabilmente di qualche giorno prima, mentre si stava recando all’ospedale per lei. E le voci hanno cominciato a girare da allora. Tutti si stanno domandando perché lei fosse stata in ospedale e cosa ci facesse Ian lì. Avevano subito collegato tutto. Non il fatto che fosse incinta, ma che Ian fosse lì, per lei. I giornalisti stavano cominciano a fantasticare, così come i fans. E Nina non vuole questo. Già la sua gravidanza sta causando parecchi problemi, non vuole che qualcuno lo sappia al di fuori di amici e parenti più stretti. Ma per quanto ancora sarebbe stata in grado di nascondere tutto senza far trapelare nulla?

C’era chi aveva fatto trapelare l’ipotesi di una presunta gravidanza, ma sembrava impossibile.

Nulla è impossibile.

 

«Non devi farti così tanti problemi, nessuno scoprirà che cos’è successo.» le dice Candice, cercando di rassicurarla.

 

Candice è passata a salutarla ed hanno pranzato insieme. Le sta semplicemente facendo compagnia. I suoi genitori sono fuori e la ragazza ci ha messo circa mezz’ora a convincerli che con lei ci sarebbe stata Candice e che non le avrebbe fatto fare niente. Alex, invece, è partito nuovamente per Toronto, perché, giustamente, ha una vita lì. 

 

«Ne sei sicura?» le domanda Nina accigliata, sporgendosi per prendere la tazza di the. «Perché ho paura che, da un momento all’altro, tutti possano saperlo. Ho paura di svegliarmi e leggere sui social, o suoi giornali, che sono incinta. Lo so già da me, non serve che gli altri lo dicano e lo sappiano.»

«Anche se lo dovessero scoprire ormai il dado è tratto. Non ci possiamo fare nulla.» le dice Candice.

«Lo so, ma… Non voglio che si venga a sapere comunque.»

«Per quanto possa darti ragione e rassicurarti… Ho paura che prima o poi venga fuori.» le dice Candice, cambiando le parole di poco prima. E’ soltanto realista e, sebbene voglia rassicurare l’amica, deve prima guardare la realtà. «Ma andrà tutto bene.»

 

 

Nina si passa una mano tra i capelli e si lascia andare contro il divano.

 

«Verrà fuori un disastro, me lo sento.»

«Non essere così pessimista!» la rimprovera bonariamente Candice.

«Che cosa potrebbe accadere sennò?» le domanda Nina. «Ho rovinato un matrimonio ed ora sono incinta.»

«Nessuno sa del matrimonio, solo il cast e i parenti più stretti lo sanno.» le ricorda Candice sorseggiando del the.

«Lo so, ma resta comunque il fatto che si vociferava questa cosa da tempo! E Dio… Ci siamo lasciati tipo un anno fa, secondo te cosa arriveranno a capire?» le domanda Nina.

 

Candice inclina la testa di lato e socchiude leggermente gli occhi.

 

«Sei sicura di volere una risposta?» le domanda la bionda.

 

La mora scuote la testa esasperata e si appoggia entrambi le mani sulla pancia ormai evidente.

Due bambini, chi l’avrebbe mai detto. La mora ha un’altro appuntamento tra una settimana e uno quella dopo ancora. Layla le ha detto che in uno dei due appuntamenti molto probabilmente scopriranno il sesso dei bambini ed ormai, visto che tutti sanno della gravidanza, è partito una scommessa sul genere. Chi dice maschio o femmina, chi due femmine e chi due maschi. La ragazza freme dalla voglia di scoprirlo, ma quello che le importa di più è che siano entrambi sani e che stiano bene.

 

«Non oso immaginare a che tipo di conclusioni arriveranno…» mormora poi.

«Inventatevi una scusa, no?» propone Candice. «Tipo quella che avete detto a noi.»

 

Ian e Nina erano arrivati alla conclusione di dover inventare una scusa, e anche solida. Solo Candice sapeva effettivamente quello che c’era stato tra di loro, nessun altro ne era a conoscenza. Entrambi avevano optato per una delle classici e banalissime scuse. 

Eravamo ubriachi e non ci siamo resi conto di quello che abbiamo fatto. 

Praticamente nessuno ci ha creduto, ma fanno comunque finta di crederci, anche perché non vogliono sbilanciarsi più di tanto.

 

«E a cui nessuno crede.» termina Nina coprendosi la faccia con le mani.

«Non è una brutta scusa, dai…» la incoraggia Candice.

«Tutti ci credono perché è bene così.» le risponde Nina.

«Ma gli altri ci crederanno comunque. Non sanno quello che c’è dietro la vostra storia, non sanno degli sguardi che vi lanciavate sul set e quanta tensione sessuale da reprimere ci fosse tra voi due, non sanno che-»

«Okay.» la blocca Nina. «Non devi scendere nello specifico.»

 

Candice alza le mani in segno di resa e le due, per il bene di entrambe, decidono di parlare d’altro.

 

 




























 

                                                            * * *

 































 

Sua madre gliel’ha proposto e lei ha accettato, ha bisogno di cambiare aria per un po’. Non se ne andrà via per sempre, semplicemente non può, ma qualche settimana lontano da Atlanta le farà bene. Ovviamente partirà fra qualche settimana, quando si sarà ripresa del tutto e con il via libera da parte della sua ginecologa. Se ne andrà un po’ a Toronto con i suoi genitori, per qualche settimana, massimo un mese, perché ha bisogno di staccare la spina. Ovviamente chiederà consiglio a Layla per una ginecologa di fiducia, in modo da avere dei buoni e validi controlli anche a Toronto. Le manca troppo non vivere lì e finalmente potrà passare del tempo con Riawna, Julianne, Lauren e qualche altra fidata amica. Ha detto anche a loro della gravidanza e non l’hanno presa male (anche se le domande sono state più che lecite), anzi, le hanno dimostrato il massimo supporto, ma Nina non si aspettava nulla di diverso ed è proprio per questo che vuole loro molto bene. 

Non ne ha ancora parlato con nessuno, ma non lo farà per un bel po’, tanto non c’è troppa urgenza e nessuno le impedirà di andarci. Non sarebbe mica andata in guerra, sarebbe stata fuori Atlanta soltanto qualche settimana.

E’ nell’esatto momento in decide di mettersi a letto, visto che si sono fatte le dieci e si sente incredibilmente stanca, che qualcuno suona alla porta. Sua madre le ha appena mandato un messaggio con sui scritto che avrebbero ritardato, quindi scarta subito l’opzione.

E’ stupita quando si trova di fronte, con i capelli leggermente scompigliati a causa del vento. 

 

«Sono passato per sapere come… Come stavi, ecco.» le dice grattandosi la nuca.

 

Nina scuote leggermente il capo alla sua presenza, sembra tanto un ragazzino nel suo modo di fare così imbarazzato, ma lo lascia comunque entrare facendogli cenno di accomodarsi. Ian la ringrazia con lo sguardo ed entra in casa, mentre Nina si chiude la porta alle spalle.

 

«Sto bene, grazie.» gli risponde Nina. «Vuoi… Vuoi qualcosa da bere?»

 

Cerca di essere gentile e di rompere un po’ l’imbarazzo. Ormai hanno in comune solo dei bambini ed ogni volta che si trova in sua presenza si sente irrimediabilmente a disagio. Non dovrebbe, ma è così. Ormai hanno chiarito -ma a Nina le parole di Ian fanno ancora terribilmente male- e la situazione sta notevolmente migliorando, ma entrambi sanno che ci vorrà ancora molto tempo per sistemare le cose, se riusciranno a sistemarle.

 

«No grazie, sto bene così.» le sorride Ian. «Tu, piuttosto… Non dovresti sederti invece di stare in piedi?»

 

Il tono di Ian è preoccupato e la ragazza si ritrova a sbuffare e ad alzare gli occhi al cielo. Si sarebbe seduta subito, voleva solo essere ospitale. Ian indossa una maglietta a maniche corte, nera (ormai quello è diventato il suo colore da anni!), e non porta nessuna giacca con se. Nina è in pantaloncini corti, in maniche corte con una maglia parecchio aderente, e lo reputa un pazzo. Fuori è brutto tempo e fa freddo, sebbene siano in maggio, e lui è in maniche corte, senza giacca. Lei ha caldo perché è in casa, ma lui è un pazzo a girare così.

Ecco, mi preoccupo ancora per lui, si rimprovera la ragazza mentalmente.

 

«Mi siedo, mi siedo…» borbotta la ragazza sedendosi sul divano, di fronte all’uomo seduto sulla poltrona. 

«Hai mhm… Arredato molto bene la casa…» mormora l’uomo guardandosi attorno.

 

Non ci è mai stato qui. Ogni volta che hanno fatto quello che hanno fatto è successo a casa di Ian -dove vivevano entrambi, insieme, un tempo-, ma non hanno mai capito perché ogni volta si trovavano lì.

 

«Grazie…» mormora la ragazza. «Ma è praticamente così come l’ho comprata, ci ho aggiunto solo qualcosa.»

 

Ian non parla perché la sua attenzione è stata attirata da Lynx che gli si sta avvicinando diffidente. La gatta è sempre stata molto legata a Ian, ma ora risulta parecchio diffidente, come se fosse in grado di percepire quello che c’è -e c’era stato- tra i due. 

 

«Hey, ciao Lynx…» la saluta Ian allungando una mano verso di lei. 

 

La gatta si allunga verso l’uomo e gli annusa la mano, poi gli volta le spalle e, molto elegantemente, salta sul divano accoccolandosi accanto alla padrona alla ricerca di qualche carezza, che Nina si prodiga a darle.

 

«Non credo di starle molto simpatico…» mormora l’uomo guardando il gatto.

«Non è quello è solo che…» la ragazza si blocca alla ricerca delle parole giuste. Ammesso che ce ne fossero. «Non ti vede da un po’… Molto, direi, e sai com’è diffidente con le persone…»

«Si, penso che sia così. Già.» annuisce Ian, poi si guarda attorno.

 

Nina capisce chi sta cercando e decide di tranquillizzarlo.

 

«Non ci sono, sono sola in casa. Ma torneranno tra poco.» gli dice la ragazza.

 

I genitori di Nina, compreso Alex, non vedono più di buon occhio Ian, per ovvi motivi. Forse Michaela è leggermente più morbida nei suoi confronti, ma Kostantin, se potesse, lo ucciderebbe. Non l’ha detto esplicitamente a Ian, ma gliel’ha fatto capire da come lo guarda e, sebbene pensa di meritarselo, non vuole comunque rischiare la sorte.

 

«Posso parlarti di una cosa?» le domanda Ian.

 

Nina si fa più seria e lo guarda attentamente, anche se un moto di preoccupazione la colpisce. Non capisce perché Ian dovrebbe parlare e perché abbia utilizzato quel tono serio. Si limita solo ad annuire.

 

«Per quanto riguarda i bambini, io… Vorrei parlarne con mia madre.» le dice Ian.

 

Nina sgrana gli occhi e lo guarda come se fosse pazzo. Non perché non voglia che Ian lo dica, ma perché era convinta che gliel’avesse già detto.

Ian sta per ribattere, fraintendendo tutto, ma Nina lo precede.

 

«Non gliel’hai ancora detto?» gli domanda, infatti.

 

Ian la guarda turbato, ma poi capisce di aver inteso male.

 

«Ero convinto che non ti avrebbe fatto piacere o che comunque prima avrei dovuto parlarne con te.» le dice Ian.

«Io non c’entro niente con il vostro rapporto. Ero convinta che gliel’avessi già detto, sinceramente.»

«No, non ho ancora detto niente a nessuno, tranne a una persona.» le dice Ian e Nina capisce a chi si stia riferendo.

«Oh, quello lo immaginavo, dovevi rivelare, ovviamente, il motivo del posticipo del matrimonio alla diretta interessata, si.» annuisce la ragazza, ma non domanda comunque come l’abbia presa. «Ed ero convinta che tua madre lo sapesse perché… Insomma… Ti saresti dovuto sposare tre giorni fa.»

«Ho inventato una scusa e le ho detto che sono successe alcune cose che… Che le avrei detto…» mormora Ian.

«E gli altri?» gli domanda Nina.

«Il cast già lo sa e gli altri parenti… Loro possono pure arrangiarsi…» borbotta l’uomo passandosi una mano sui capelli. «Non so che scusa abbia trovato Nikki, o se abbia rivelato loro la verità. Ma a quest’ora dovrebbe saperlo anche mia madre, perciò…»

«Magari lo sa e aspetta che tu glielo dica.» suggerisce Nina alzandosi dal divano.

 

Ian la guarda preoccupato, non per la sua affermazione, ma preoccupato per ogni suo minimo movimento.

 

«Che cosa stai facendo alzata?» le domanda, infatti.

 

Nina si volta verso di lui, con una mano sul pancione, e una sul fianco.

 

«Ho fame, okay? Non sto per morire.» gli risponde seccata.

«Dovresti stare a riposo forzato!» le ricorda Ian alzandosi dal divano e andandole vicino. «Ritorna seduta, forza.»

«Riposo forzato non vuol dire passare tutto il giorno tra il divano e il letto.» sbuffa la ragazza incrociando le braccia al petto. «E devo prendermi da mangiare.»

 

Ian le si avvicina ancora di più e si ferma a mezzo passo da lei.

 

«Tu ora andrai a sederti e ti prenderò io quello di cui hai bisogno.» le ordina.

«Non puoi dettare le tue regole a casa mia.» gli risponde la ragazza.

«Non potrei, ma non ho comunque intenzione di ascoltarti.» risponde l’uomo, indicandole con un cenno il divano.

«Peccato che nemmeno io abbia intenzione di ascoltarti.» gli risponde di rimando Nina fulminandolo con lo sguardo.

 

Ian fa per ribattere, ma decide di contare fino a dieci prima di rispondere. Non ha voglia e non vuole litigare con lei, vuole solo esserle d’aiuto. Ha già abbastanza problemi con la sua futura moglie/fidanzata incazzata/quasi ex moglie e ex fidanzata che l’ha letteralmente minacciato di mandarlo via di casa, non vuole avere altri problemi e crearne a Nina.

 

«Voglio solo aiutarti, ti prego.» le risponde Ian con una dolcezza che spiazza completamente Nina. «Voglio essere d’aiuto, fammi essere presente almeno un po’ nella tua vita.»

 

E, per quanto Nina voglia rispondergli di no, per quanto abbia voglia di dirgli Non voglio che tu ti intrometta sulla mia vita perché, per quanto tu abbia contribuito a concepire questi bambini e per quanto loro possano appartenere a te, io non voglio averti con me, decide di rimangiarsi ogni parole che ha pensato e si costringe ad annuire. Ian le sorride apertamente e lei, ormai obbligata, ritorna a sedersi sul divano.

 

«Cosa vuoi da mangiare?» le domanda Ian guardandola.

«Grissini e… Nutella, la Nutella non può mai mancare.» gli dice Nina soddisfatta.

«Non è che ti faccia male?» le domanda Ian preoccupato.

«Stai seriamente mettendo in dubbio le mie voglie? Voglio la Nutella.» gli dice Nina.

«Okay, Okay, te la prendo.» borbotta Ian alzando le mani in segno di resa.

 

Ritorna da Nina qualche secondo dopo con un barattolo di Nutella e un pacco di grissini. Porge tutto alla ragazza, che si mette a gambe incrociate sul divano, e si risiede sulla poltrona, di fronte a lei. 

 

«Grazie.» gli dice Nina, mentre è intenta ad immergere un grissino dentro la Nutella. 

 

Rimangono per qualche minuto in silenzio. Ian immobile e Nina che continua a mangiare indisturbata i grissini straripanti di cioccolata.

E’ Ian a rompere il silenzio.

 

«Non l’ha presa bene, comunque…» mormora l’uomo passandosi una mano tra i capelli. «So che avrei dovuto consultare prima te, ma non… Sono stato obbligato, sai…»

«Si… Capisco… Non devi preoccuparti di questo…» mormora la ragazza osservandolo per qualche istante. 

 

Le dispiace vederlo così, sembra stanco ultimamente, ma sa che non può fare nulla. Non dice nulla, non vuole obbligarlo a continuare.

 

«E… Si, non l’ha presa bene. Ho dormito per due giorni da Michael, visto che sua moglie non c’era.» continua Ian.

 

Ian, quel giorno, sarebbe voluto andare da Paul, ma non l’aveva fatto perché si era reso conto che il loro rapporto, per quanto solido fosse ancora, doveva tornare quello di una volta. Quello dell’anno prima. Da quando si è messo con Nikki il loro rapporto è cambiato, lo sanno loro e lo sanno tutti. Paul non ha mai apprezzato la scelta dell’amico, perché ha ferito irrimediabilmente anche Nina, ma non gliel’ha mai fatto pesare, perché secondo l’interprete di Stefan anche lui -Ian- ha bisogno di essere felice, anche se a lui Nikki non piace. 

 

«Mi dispiace, io… Non volevo creare tutti questi problemi.» mormora Nina immergendo nuovamente un grissino dentro la cioccolata.

«Non è colpa tua.» interviene Ian sicuro. Questa è l’unica cosa di cui è sicuro. «Come hai detto tu i bambini si fanno in due, perciò… La colpa è anche mia, anzi, solo mia. O avrei dovuto darci un taglio prima, ma i bambini non sarebbero qui e» Ian si blocca per qualche istante e osserva dolcemente la pancia di Nina, dove ci sono i loro bambini. «sebbene sia successo in modo anormale, non potrei mai rinunciare a loro… O semplicemente avrei dovuto dirle tutto, o perlomeno alcune parti.»

«O rifilarle la bugia che abbiamo detto a tutti.» continua Nina.

«O rifilarle la bugia che abbiamo detto a tutti, si, esatto.» annuisce l’uomo. «Ho sbagliato… Con entrambe.»

 

Nina sospira e si appoggia meglio con la schiena al divano. Sa che Ian ha sbagliato con entrambe e anche lei ha sbagliato perché aveva avuto tantissime volte l’opportunità di chiudere tutto, ma non ce l’ha mai fatta. Perché, in cuor suo, sa di provare ancora qualcosa per Ian, qualcosa di forte, ma continua a ripetersi che è sbagliato, ma semplicemente non vuole ammetterlo. Di Nikki ormai non le importa più nulla, lei stessa non si è fatta scrupoli a tradirla. Continuava a consolarla e poi andava a letto con lui. Si erano lasciati, è vero, ma fa ancora male. Male il tradimento, male tutto. E odierà Nikki per sempre, per quello che le ha fatto. 

 

«Sopratutto con te.» continua Ian e Nina alza la testa su di lui. «Non avrei dovuto dirti quelle cose, non avrei dovuto e basta. Non ho scusanti per quello che ti ho detto, non posso averne.»

 

L’uomo si blocca per qualche istante e si passa nervosamente una mano tra i capelli.

Nina rimane immobile, non dice nulla.

 

«Ho sbagliato tutto con te, dal principio. E Dio… Mi stai facendo il regalo più bello della mia vita e per poco non ho rovinato tutto.» continua Ian e a Nina sembra di vedere un uomo indifeso. Nina sa che si sta scusando e sa che è un evento raro. Lui si è scusato poche volte, così poche che non si possono quasi nemmeno contare sulle dita di una mano, e questo, in qualche modo, la fa sentire più sollevata. L’ha già fatto in ospedale, ma il fatto che continui a rimarcarlo sta ad indicare come sia così importante per lui farsi perdonare. Nina non l’ha ancora perdonato del tutto, non sa se lo farà mai, ma è comunque un buon inizio. «E lo so che non mi hai perdonato nemmeno lontanamente, lo capisco da come mi guardi.»

 

Nina spalanca gli occhi e la bocca, incredula. E’ davvero così facile capirla? Eppure è convinta di essersi comportata bene e di aver tirato fuori le sue migliori dote d’attrice. Ma quello che non sa è che per Ian lei è sempre stata un libro aperto, lui è in grado di leggerla come pochi.

 

«No, io non-»

«Non serve che inventi delle scuse, l’ho capito.» le sorride amareggiato Ian. «E me lo merito, lo comprendo. E lo sapevo, si… Ho sempre saputo che delle semplici scuse non ti sarebbero mai bastate. Hai ragione, pienamente ragione. Ti ho ferita, lo so, e per questo non mi perdonerò mai.»

«Se è per i bambini, Ian… Tu sei loro padre e… Non ti preoccupare, avrai tutto il diritto di stare con loro. Quello che è successo tra di noi è stato… Voglio dire che… Quello che c’è stato tra di noi, quello che hai detto, non influenzerà il tuo rapporto con loro, sarai sempre il benvenuto qui. Potrai venirli a vedere tutte le volte che vorrai, fermarti qui, potrai anche portarli con te qualche volta, se ti fa piacere. Loro sono anche i tuoi figli.» gli dice Nina. 

«Non ce l’ho con loro, so che me lo permetterai, tu non sei quel genere di persona.» le risponde Ian. «Sto parlando di te. Mi fa male vederci così.»

 

Nina si alza di scatto dal divano ed appoggia quello che aveva sopra le gambe sul tavolino di fianco a lei. Scuote la testa, frustrata.

 

«Cosa dovrei fare?» domanda la ragazza guardandolo negli occhi. «Fare finta che gli ultimi mesi non siano mai esistiti?»

«No, è solo che-»

«Ti ho detto che potrai fare liberamente il padre per i bambini, che cosa vuoi da me?» ribatte Nina. «Io non ti ho chiesto niente.»

«Sei pur sempre la madre dei miei figli! E ci tengo a te!» ribatte Ian avvicinandosi a lei.

 

La ragazza indietreggia di qualche passo, mettendo le distanze tra loro.

 

«Si, come no.» borbotta ironica. «Se ci avessi tenuto realmente a me, mi avresti detto come come stavano realmente le cose. Su tutto. Invece sono venuto a saperlo da altri

«Nina, ti prego… Siediti, non devi innervosirti, fa male a te e ai bambini.» le supplica Ian.

«Non sono nervosa, ho solo un’opinione diversa dalla tua, molto diversa.» ribatte la ragazza incrociando le braccia al petto. 

«Non volevo ferirti…» mormora l’uomo alzando gli occhi su di lei, addolorato.

«Avrebbe fatto meno male a sentirlo da te invece che da altri, Ian.» mormora la ragazza e improvvisamente i suoi occhi diventano lucidi. Non si è mai sfogata con lui, non si è mai sfogata contro di lui per tutto quello che è successo, e, sebbene questo non sia il momento più adatto, non riesce a farne a meno. «Ti costava così tanto dirmelo? Ti costava così tanto dirmi che stavi uscendo con lei? Che, pochi giorni dopo la nostra rottura, te la sei portata a letto? Ti costava così tanto dirmi che te la saresti sposata? Ti facevo così schifo da non riuscire nemmeno a parlarmi?»

 

Ian la guarda e si sente impotente. Non l’ha mai vista così, se non quella notte. E solo ora l’uomo si rende conto di quanto possa aver ferito quella ragazza, quella ragazza a cui tiene ancora immensamente, quella ragazza che costituisce per lui un mondo a parte, un mondo solo per lui. E no, non le ha mai fatto schifo, non voleva ferirla, ma non si è reso conto che, così facendo, ha fatto ancora peggio.

Nei primi tempi, dopo la loro separazione, sarebbe voluto tornare da lei in ginocchio, ma orgoglioso com’era aveva preferito non farlo. Una parte per orgoglio, una parte perché si faceva schifo da solo. Lui e Nikki quella sera si erano ubriacati, ubriacati forte. Lui era disperato per Nina, lei per la fine del suo matrimonio… Ed erano andati a letto insieme. E poi era nato qualcosa tra loro, ma Ian sa, per certo, che niente è paragonabili a quello che ha provato, prova, per Nina. Ma Nikki era, è, il suo porto sicuro.

 

«Non avrei voluto, io… Ero ubriaco…» balbetta Ian.

«Però hai continuato a farlo!» gli urla contro Nina con gli occhi grondanti di lacrime. «L’hai fatto e non hai più… Non hai più smesso… Io ti amavo, Ian, avrei trovato qualsiasi compromesso per te, ma tu… Tu hai fatto un disastro dietro l’altro…»

 

E un singhiozzo scuote la ragazza, seguito da un altro e un altro ancora. E Ian continua a guardarla impotente perché sa che ha ragione, su tutto. E si sente uno schifo, per quello che ha fatto e per come la sta facendo sentire. 

E, non sapendo cosa dire, cosa fare, semplicemente l’afferra per le spalle e l’abbraccia, facendo comunque ben attenzione a non schiacciarle la pancia. Nina cerca di opporsi da lui, perché non vuole questo. Non vuole averlo vicino, vuole solo che sparisca dalla sua vista, magari anche dalla sua vita per altri quattro mesi. Ian non si lascia abbindolare, la stringe solo più forte. Sopporta perfino i pugni che Nina continua a tirargli sul petto, ma non fanno male, la ragazza non ha neppure intenzione di fargli del male, è più frustrazione, rabbia repressa.

 

«Va bene, sfogati, va tutto bene…» le sussurra Ian mentre i singhiozzi di Nina si fanno più forti. 

 

E Nina non riesce più a rendersi conto se stia piangendo perché è arrabbiata con Ian o perché finalmente sia riuscita a dirgli tutto quello che aveva da dire. 

 

«Hai ragione, su ogni cosa…» continua Ian accarezzandole la schiena. «Sono stato un mostro con te, ma ti prometto che farò qualsiasi cosa per farmi perdonare, o per avvicinarmi almeno un po’ a te. E cerca di tranquillizzarti, non vi fa bene, non posso sopportare l’idea che possa capitarvi ancora qualcosa.»

 

E nessuno dei due parla più. Nina non urla più contro a Ian e quest’ultimo continua ad accarezzarle la schiena, cercando di farla calmare. I due rimangono fermi, immobili, ma non sanno che qualcosa, tra di loro, sta cambiando. 

 

 

____________________________________________________________________

 

Buona metà settimana a tutte, eccomi qui con l’ennesimo capitolo. Sostanzialmente è un continuo dell’altro, solo che sono passati alcuni giorni. Nina, finalmente, è uscita dall’ospedale ed è in piena salute, ma, come raccomandato, è obbligata a stare riposo forzato e tutti si impegnano per far si che lo faccia. La prima parte del capitolo rivela una paura importante, ovvero che il mondo scopra quello che è successo, cosa che, presto o tardi, accadrà. Mentre nell’altra storia (la storia madre di questa) ci sarà un modo un po’ strano per rivelarlo (non lo faranno assolutamente Ian e Nina, ma qualcun altro!), qui, ahimè, si scoprirà, com’è giusto che sia. Si è scoperto che scusa hanno tirato fuori Ian e Nina per spiegare quello che sia successo tra di loro, siccome solo Candice sa come siano andate effettivamente le cose, ma molti sembrano non averci creduto, perché ogni giorno hanno continuato a vedere comportamenti strani tra i due, ma comunque non fanno domande per rispetto nei loro confronti. La seconda parte del capitolo è quella più importante e sarà un po’ la base di quello che accadrà dopo. Nina, per un po’, andrà a Toronto con i suoi, perché ha bisogno di staccare la spina ed allontanarsi da Atlanta per riposarsi, ma, soprattutto, per riordinare un po’ le idee, cosa che nella città in cui vive è un po’ difficile che accada, diciamo che ha bisogno di prendersi una pausa e presto, o tardi, lo dirà anche a Ian.

I due intanto cominciano a passare del tempo assieme e Ian le rivela di non aver ancora detto niente alla madre, ma di aver detto tutto, per ovvi motivi, a Nikki, che non l’ha presa affatto bene. Non so cosa vi sareste aspettate voi, se un racconto così o flashback, ma meno la nomino più felice sono :’)

La futura presunta moglie di Ian, quindi, ha reagito nella maniera più logica possibile e i due non si parlano da qualche giorno, visto che Ian ha dormito da Michael. Anche qui viene messo in luce come il rapporto tra Ian e Paul sia cambiato e di come il primo si dovrà impegnare per farsi perdonare. E’ anche vero che sia una cosa tra Ian e Nina, ma, inevitabilmente, ci è andato a finire in mezzo anche Paul. Nina, in preda a ormoni, voglie e a cose non dette, urla a Ian tutto quello che aveva da dirgli, liberandosi così da un peso enorme. Gli ha gettato addosso tutta la sua frustrazione, rabbia, dolore, nel solo e unico modo che potesse fare. Nina, in pratica, negli ultimi anni si è tenuta tutto dentro ed è arrivata ad un punto di non potersi più trattenere. Ian è pentito, si è pentito amaramente già da tempo, e l’unica cosa che può fare, oltre a scusarsi, è starle accanto. 

Grazie alle cinque meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima <3

 

PS: Sentito che l’ottava stagione sarà l’ultima per la Graham? Era ora!

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Capitolo 12
*** Quindici settimane (2) & Sedici settimane. ***


Quindici settimane.

«E quindi… Avete litigato?» le domanda Phoebe, mentre sta facendo uno strano impasto che Nina non riesce a comprendere.

«Non è che abbiamo litigato…» mormora la ragazza.

 

Candice la guarda grave, mentre sistema le bottiglie sul tavolo.

 

«Dalla faccia di Candice non mi sembra.» le fa notare Phoebe, mentre la bionda annuisce con vigore.

«Io non ho capito com’è andata a finire dopo…» riprende il discorso Candice.

«Io non ho nemmeno capito com’è iniziata, se è per questo.» continua Phoebe.

 

Nina, rassegnata, si passa una mano tra i capelli. E’ seduta sul divano, con Gatto affianco, che ogni tanto reclama un po’ di coccole, mentre Phoebe sta cucinando chissà cosa e Candice sta preparando la tavola. Sono i primi di giugno e sono a casa di Paul e Phoebe; l’uomo di casa è fuori per delle commissioni e le raggiungerà a breve, insieme al marito di Candice, Joe, con le due bambine. 

 

«Devo farvi nuovamente il riassunto?» domanda esasperata Nina. Si appoggia una mano sulla pancia, mentre l’altra sta pigramente accarezzando il gatto bianco e grigio. «Vi ho già raccontato come sono andate le cose.»

«Hai parlato dicendo le cose a metà e… In conclusione… Non ci ho capito un bel niente.» interviene Candice, mentre Phoebe le da man forte.

«Okay… Ian è venuto a casa mia per sapere come stessimo, io e i bambini…» inizia Nina, mentre le due annuiscono serie. «E non mi ricordo di come siamo finiti per litigare, ha solo detto che si vuole avvicinare a me e tutte cose così…»

«E non è una bella cosa?» le domanda Phoebe smettendo di impastare.

«No che non lo è.» si impunta Nina. «Non lo è affatto. Gli ho ripetuto un milione di volte che può esserci per i bambini quando vuole, che cosa c’entro io?»

«E’ evidente che tenga a te.» le dice Candice.

«L’ha detto anche lui… O una cosa del genere…» mormora Nina mordendosi il labbro inferiore. 

«Lo sapevo!» esclama Candice sorridendo beffarda.

 

La bionda sistema anche l’ultima bottiglia, poi versa su una scodella delle patatine e ne mangia qualcuna, poi le passa a Nina, che le reclama. 
 

«E poi?» domanda Phoebe.

«Come e poi?» l’interrompe Candice. «Ha detto che ci tiene a lei.»

«Sei pur sempre la madre dei miei figli, ci tengo a te.» scimmiotta Nina, ricordando le parole di Ian. «Sono solo la madre dei suoi figli, ha ragione.»

«Non tiene solo a te perché sei la madre dei suoi figli.» le dice Candice fermamente convinta, mentre Phoebe non ribatte nulla, non sapendo cosa dire.

«Si che lo sono, Can. Si sarebbe dovuto sposare pochi giorni fa, ma ha rimandato tutto perché ho rischiato di… Di perd… Okay, è successo quello che è successo.» continua Nina.

«Perché tiene a te.» ribatte Candice.

«Molto.» continua Phoebe, decidendo di dar man forte alla bionda.

«Mi vede solo come un corpo che contiene i suoi figli, andiamo.» ribatte Nina portandosi alla bocca delle patatine che sgranocchia con gusto. E’ incinta, ha continuamente fame e per i prossimi quattro mesi sarebbe ingrassata, ormai non sta più attenta a cosa mangiare. «Mi sembra più che logico.»

«Non è quel tipo.» ribatte Candice.

«Da quando lo difendi?» le domanda la bulgara.
 

Anche Phoebe guarda la bionda con qualche dubbio.
 

«Non è che lo stia difendendo, sto solo cercando di analizzare la situazione, sai che non lo sopporto per quello che ti-vi ha fatto.» la rassicura la bionda.

«E poi… Poi ho riportato alla luce quello che è successo tempo fa, su come sia andata la nostra storia e tutto il resto… Non avrei dovuto, ma non ce l’ho più fatta, avevo bisogno di sfogarmi.» continua Nina.

«Gli ormoni tirano brutti scherzi.» sospira Phoebe, mentre Nina la fulmina con lo sguardo.

«Non è colpa mia se ho… Se ho le emozioni sballate…» borbotta la ragazza continuando a mangiare le patatine.

«No, certo che no, credo che tu abbia fatto bene a dirgli quelle cose.» approva Phoebe, mentre Candice annuisce.

«E poi?» domanda quest’ultima.

«E poi… Non ci ho capito molto… So solo… Mi ha abbracciata… Ed io… Ho tentato di staccarmi, ma non lo so… Siamo rimasti così, mentre lui continuava a scusarsi…»

 

La ragazza di Paul e la futura moglie di Joe si guardano allibite, poi guardano Nina sorprese. La ragazza alza le spalle noncurante.

 

«Come vi siete abbracciati?» domanda Candice.

«Quando due persone sono molto vicine, gettano l’una le braccia sull’altro…» ironizza la ragazza, anche se gli occhi le si fanno improvvisamente lucidi a quel pensiero.

 

Ormoni, di nuovo.

 

«Stai ironizzando?» le domanda Candice, poi, notando il cambio d’umore dell’amica, addolcisce il tono. «Non piangere…»

«Non sto piangendo, solo… Mi ha fatto un certo effetto…» mormora la ragazza passandosi una mano tra gli occhi. «E poi niente… Siamo rimasti così per un po’ di tempo, poi abbiamo sentito la macchina dei miei genitori e lui se n’è… Andato…»

«E non vi siete più detti niente?» domanda Phoebe.

«E’ successo solo ieri sera.» ribatte la ragazza. «Che cosa avremo dovuto dirci?»

«Oh, non lo so… Hai ragione, credo che un po’ di tempo vi faccia bene per pensare.» dice Candice.

«Non dobbiamo fare pause di riflessione, Candice.» sospira Nina, accarezzandosi distrattamente la pancia. In una sola settimana è cresciuta ancora di più. «Ci siamo chiariti, è tutto apposto.»

«Paul ha detto… Non ha detto molto, ma comunque me l’ha detto… Che Ian ha detto a lei che sei incinta.» interviene Phoebe.

 

Nina abbassa lo sguardo e improvvisamente ha perso l’appetito.

Si, l’ha detto anche a lei e la ragazza sa perfettamente che era inevitabile una cosa del genere. Ian è stato obbligato a dirle la verità, ha rinviato il loro matrimonio per Nina, la donna doveva sapere il perché di questo. E, logicamente, l’ha presa malissimo.

 

«Si, me l’ha detto.» sospira Nina, mentre le due si fanno più curiose. «Sta dormendo da Michael perché, giustamente, non l’ha presa bene. Non posso incolparla, anche io al suo posto avrei fatto lo stesso.»

«Già… E’ successo l’inevitabile…» mormora Phoebe.

«Lo sa qualcun altro?» domanda la bionda.

«Ormai lo sa mezzo mondo, Can. Mi auguro che non lo venga più a sapere nessuno.» le dice Nina.

«Già, hai ragione.» le sorride amaramente Candice, poi decide di cambiare discorso. «Allora… Quando avete la visita?»

«Tra qualche giorno e una anche la prossima settimana. In questa o la prossima dovremmo capirne il sesso.» le dice Nina sorridendo.

«Finalmente scoprirò se ho ragione.» le dice la bionda battendo le mani eccitata. «Voglio due femminucce.»

«Due femmine? Secondo me sono due maschi.» interviene Phoebe.

«Al massimo una coppia, un maschio e una femmina.» dice Candice scuotendo la testa. «Con due maschi andrai fuori di testa.»

«Non mi cambia sinceramente.» ridacchia Nina. «Stanno bene, questo è l’importante.»

 

Candice e Phoebe si guardano e sorridono anche loro all’indirizzo dell’amica.

 

«Dai, ammettilo che muori anche tu dalla voglia di sapere che cosa siano!» le dice Phoebe stuzzicandola.

 

«Okay, avete vero.» ride Nina, mentre anche le altre due scoppiano a ridere.

 


























 

                                                            * * *























 

Sedici settimane.

 

Tutti si sarebbe aspettata di trovare Nina alla sua porta, ma non lei. Non appena ha aperto la porta le è venuto mezzo infarto e il cuore ha cominciato a batterle un po’ più veloce.

Che cosa vuole da me? Continua a domandarsi da qualche secondo. Nina è sulla soglia, appoggiata alla porta, con tutti i muscoli in tensione, mentre Nikki è di fronte a lei.

Nina continua a domandarselo, ma sa, l’ha sempre saputo, che questo momento sarebbe arrivato, presto o tardi, perché doveva accadere.

 

«Penso che tu sappia perché io sia qui.»

 

E’ la prima cosa che le dice Nikki, fredda, immobile quasi quanto Nina.

La bulgara non parla, perché dovrebbe?

Ha tutte le ragioni del mondo per essere arrabbiata, ma non si può tornare indietro. Lei è incinta, i suoi bambini stanno crescendo dentro di lei, non può tornare indietro.

 

«Potresti almeno dire qualcosa.» continua Nikki fredda.

«Cosa dovrei dire? So perché sei qui, lo sai anche tu.» ribatte Nina con altrettanta freddezza.

«Non ti credevo capace di una cosa del genere.» continua Nikki, stringendo le mani a pugno. «Non vi credevo capaci di una cosa del genere.»

 

Nina sospira e ci pensa un po’ prima di rispondere. Lei e Ian hanno sbagliato, ne è consapevole, ne è sempre stata consapevole, ma Nikki non può venirle a fare questi discorsi quando, subito dopo essersi lasciati, è andata a letto con Ian. E’ vero che si erano lasciati, ma, da buona finta amica, si fingeva preoccupata per Nina e tentava di consolarla, quando ci andava a letto. Non ha fatto forse peggio lei? Nina non è una santa, ha sbagliato, ne è consapevole, hanno sbagliato. Sono andati a letto durante il periodo in cui Ian la frequentava e hanno deciso di smetterla quando lui ha voluto che le cose si facessero più serie. Tutti hanno sbagliato e non si può tornare indietro, quindi non è giusto che proprio lei, Nikki, venga a farle discorsi moralisti.

 

«Se hai problemi con Ian risolvili con lui, io non c’entro.» ribatte Nina serrando la mascella.

«Ho già risolto, con lui posso risolvere ogni cosa.» le dice Nikki, spostandosi i capelli dall’altro lato. «Perché lo amo.»

 

Buon per te, avrebbe voluto risponderle Nina, ma non dice nulla. Lo ama? Lo sa, anche lui ama lei, e Nina non vuole più finire all’interno di un triangolo. E’ stata per abbastanza tempo l’altra, ora non lo vuole più.

 

«Hai rovinato il mio matrimonio, sei contenta?» le domanda Nikki, frustrata.

 

Nina sbuffa, esausta. Se l’è posta anche lei stessa quella domanda e ne è profondamente stufa.

 

«Dovrei dirti che mi dispiace? Che non avremmo dovuto farlo? Lo penso anche io, si, ma non possiamo tornare indietro.» ribatte Nina e una sua mano, involontariamente, finisce sulla sua pancia. «Credo che tu lo capisca meglio di me.»

«Hai solo approfittato del momento!» l’accusa Nikki.

«Pensi che mi sia fatta mettere incinta di proposito?» le domanda Nina schifata. «Ma hai idea di quello che avrei voluto fare nella mia vita e che ora non potrò fare mai più?»

 

Nina non si sta pentendo assolutamente dei bambini, ma sa che, come ogni madre, la sua vita dipenderà dai sui figli, come quella di quest’ultimi dalla sua. Diventerà madre e ogni istante della sua vita sarà solo per i suoi figli, questo lo sa bene.

 

«Stiamo parlando di mettere al mondo dei bambini, non stiamo assolutamente parlando di giocattoli!» continua Nina indignata. «Puoi accusarmi di tutto, ma non di questo, assolutamente.»

«Hai rovinato il mio matrimonio!» urla Nikki.

 

Nina indietreggia leggermente.

 

«Hai detto che avete risolto, che lo ami… Che cos’altro vuoi da me?» le domanda Nina, cercando di calmarsi. 

«Voglio che tu te ne vada il più lontano possibile, almeno non mi rovinerai più la vita.»

 

E Nina ride, amaramente. La donna che ha di fronte le sta davvero chiedendo questo? Si sarebbe aspettata tutto, ma non questo. Le sta veramente chiedendo di andarsene? Quale persona al mondo sarebbe in grado di farlo?

Nina pensa che stia scherzando, ma, quando torna a guardare Nikki, capisce perfettamente quanto sia seria.

 

«E dovrei privare i miei figli del loro padre? Ian dei bambini?»

«Hai idea di quanto tu possa essere egoista? Stai costringendo Ian a fare cose… Stai costringendo me ad adattarmi ad uno stile di vita non mio… Mi obbligherai a crescere dei bambini non miei!» l’accusa Nikki.

 

Nina si fa improvvisamente più seria, più cupa. Lei non sta obbligando nessuno, Ian ha scelto per se stesso, per il bene dei bambini, che sono anche suoi e no, Nikki non li avrebbe cresciuti, di questo passo non avrebbe nemmeno mai permesso che li vedesse.

 

«Assolutamente no, sei tu che ti stai sentendo obbligata, perché, di questo passo, li vedrai lontana anni luce.» decreta Nina furente. 

 

Non è gelosa di Nikki (okay, forse un po’ lo è), ma odia tutto questo. Nina avrebbe permesso a Ian di portare i bambini con lui qualche volta, sapendo che ci sarebbe stata anche la sua presunta futura moglie, ma ora sta veramente degenerando tutto. Se Nikki parte già così, Nina non osa immaginare come potrebbe trattare i bambini.

 

«Ian non lo permetterebbe mai.» le fa notare Nikki, con un sorriso beffardo. 

 

E Nina questo lo sa, lo sa bene. 

 

«Questo lo so, ma la madre sono io e un po’ di decisione posso prenderle anche da sola. Non impedirò certamente a lui di vederli, non a te, ma non hanno bisogno di essere trattati con odio.» mormora Nina alzando finalmente lo sguardo su di lei. «Abbiamo solo dei bambini in comune, nient’altro.»

«Hai detto bene, avete solo dei bambini in comune, perché lui ama me, altrimenti sarebbe tornato con te invece di chiedermi di sposarlo. Il nostro matrimonio è solo rinviato, non annullato.» mormora Nikki inclinando leggermente la testa. «Pensa bene a quello che ho detto, non vorrei avere altri problemi in futuro.»

 

Detto questo la donna se ne va, prima ancora che Nina possa chiuderle la porta in faccia arrabbiata per tutte queste parole. Alla fine la chiude veramente, poi si lascia scivolare contro la porta e inizia a fissare il vuoto, con mille pensieri che le vorticano sulla testa. Le sue parole sono state cattive, molto cattive, ma c’è un fondo di verità. E’ davvero così egoista? Sta davvero costringendo Ian a tutto questo? Da una parte le sembra ovvio. Lui all’inizio non voleva un bambino, non voleva il loro bambino, poi è tornato sui suoi passi in preda ai sensi di colpa. Ma poi le aveva anche detto che lui voleva i bambini, che non avrebbe più potuto farne a meno, e Nina se n’è convinta, ma ora, con le parole di Nikki, le è crollato nuovamente il mondo addosso.

Lo sta davvero obbligando? Ian vuole i bambini solo perché si sente in colpa per quello che è successo loro? Se Nina non avesse rischiato di perderlo -perderli- sarebbe mai tornato sui suoi passi?

E si, Nina, per l’ennesima volta si sente in colpa.

 

























 

                                                             * * *






















 

-Tra meno di una settimana ci sarà la festa di fine stagione con il cast, lo sai, vero?- le domanda Julie.

 

Nina si stiracchia al meglio sulla poltrona e sbadiglia. Stanca si era alzata dal pavimento e si era messa sulla poltrona a leggere qualche libro su neonati, poi si è addormentata, troppo esausta per rimanere sveglia.

 

-Si, non è domenica?- le domanda Nina sporgendosi per bere dell’acqua.

-Si, esatto, alla casa sul lago, come ogni anno.- le conferma Julie e Nina la sente masticare qualcosa, molto probabilmente una ciambella. Dio, come voleva una ciambella! -Ci saremo tutti, o quasi. Daniel parte con sua moglie per Londra, trascorreranno qualche settimana a Londra con la piccola.-

 

Nina sospira, poi si alza dal divano per mangiare qualcosa. Sono quasi le nove di sera e senza accorgersene ha pure saltato la cena. Non è molto salutare, lo sa, però per oggi va bene. Mette il telefono in viva voce in modo da potersi preparare da mangiare senza fare l’equilibrista. Prende del pane e del prosciutto con del formaggio e inizia a farsi un panino, per poi terminare con una bella spruzzata di maionese. 

Tra poco sarebbero arrivati anche i suoi genitori per stare un po’ con lei. La vengono a trovare due-tre volte al giorno e sua mamma si arrangia per le faccende di casa, visto che a Nina è stato imposto il massimo riposo. I suoi genitori avrebbero voluto trasferirsi da lei, per aiutarla, visto tutto quello che è successo, ma hanno anche capito che la figlia ha bisogno di uno spazio suo, senza pressioni, ma comunque la tengono d’occhio e fanno il possibile, se non di più, per aiutarla. 

 

-Mhm?- borbotta Nina non capendo quello che Julie le sta chiedendo. E’ ancora parecchio addormentata. -Puoi ripetere?-

-Stai bene?- le domanda preoccupata il suo capo. -Ti sento assente.-

-Mi sono appena svegliata, mi sono addormentata mentre stavo leggendo qualcosa sui primi anni dei bambini.- ridacchia Nina. -Mi sa che dovrò rileggerlo.-

-Sei sicura? Non è che ti stai sforzando troppo? Massimo riposo, ricordi?- le domanda la produttrice. 

-Lo so, lo so, non voglio assolutamente che capiti di nuovo, mi sono solo addormentata. Comunque… Cosa mi avevi chiesto?- le domanda Nina.

-Se verrai, stai facendo di tutto per arginare la mia domanda.- le fa notare Julie.

 

Nina si morde le labbra e sistema il prosciutto e il formaggio nel frigo, insieme alla maionese. Se andrà? Molto probabilmente no. Non è mai mancata a nessuna festa del cast, nessuna, ma andarci quest’anno, con tutto quello che è successo, significa molto. E poi non ha molta voglia di trascorrere un intero pomeriggio e un’intera serata in compagnia di due persone in particolare. Se non fosse stata incinta molto probabilmente si sarebbe ubriacata per dimenticare, ma non può. Ian l’avrebbe visto anche sabato per la visita, non ci tiene a vederlo anche domenica, in più ci sarebbe stata anche lei e, a causa della conversazione che hanno avuto oggi, non è propensa a vederla. Contro Ian non ha niente, ma stare con lui dopo tutto quello che Nikki le ha detto, dopo tutto quello che l’ha fatta riflettere, è opprimente. 

 

-E’ una bella occasione per salutarci prima delle vacanze.- continua Julie.

-Casa mia è sempre aperta per te.- le fa notare Nina, dando un morso al panino. 

-Lo so, lo so, ma è una bella occasione per passare un po’ di tempo tutti assieme, sarebbe carino. E poi non hai mai saltato nessuna festa!- le ricorda dolcemente Julie.

-Proprio per questo penso di… Per quest’anno passo, davvero.- le dice Nina mordendosi il labbro aspettando la reazione del suo capo, che, tra l’altro, non tarda ad arrivare. 

-COME NON VIENI?- urla quasi Julie.

-Non me la sento, non… Non ho voglia, voglio stare tranquilla.- le risponde Nina. -Vi divertirete lo stesso anche senza di me.-

-Non è questa la questione, so che non è per questo. Hai sempre fatto schifo a mentire, lasciatelo dire.-

 

La ragazza sbuffa frustrata. Possibile che nessuno credesse mai alle sue bugie?

 

-E non sbuffare, sai che ho ragione.- la riprende Julie.

-Sembri mia madre.- puntualizza Nina.

-Sai che ti voglio bene come se fossi mia figlia, Neens, è per questo che mi preoccupo per te. Cosa c’è che non va?- le domanda dolcemente Julie. 

-Niente, davvero… Io… Non c’è niente che non va. Se cambierò idea te lo dirò, okay?- le dice Nina.

 

La ragazza sente il campanello suonare, segno che sono arrivati i suoi genitori.

Sospira. Salvata dal campanello.

 

-Ora devo andare, sono appena arrivati i miei genitori.-

-Non te la cavi così, ricordatelo. Al costo di torturarti scoprirò cos’hai.- la minaccia quasi Julie. -Puoi dirmi tutto, ricordalo.-

-Lo so… Grazie.- le dice Nina prima di salutarla ed attaccare. 



_____________________________________________________________________________________________

Mi dispiace enormemente per il ritardo, ma non starò qui a ripetervi le cause perchè ve ne ho parlato anche nell'altra storia, quindi non voglio annoiarvi più del dovuto. 
Capitolo che continua l'altro, precisamente dal giorno dopo. Candice e Phoebe torturano Nina per avere più informazioni possibili, che la ragazza è obbligata a dare loro. Candice sta tirando fuori la vena Nian shipper che c'è in lei, ma non ha comunque perdonato ancora Ian per quello che ha fatto a Nina, mentre Phoebe è più neutrale, a differenza di Paul.
Sostanzialmente la prima parte scorre veloce, per poi arrivare alla seconda che, secondo me, è veramente molto importante. Non vi ho mostrato il confronto tra Ian e Nikki, ma lo avete comunque capito, ma vi ho mostrato quello tra Nina e Nikki, che consideravo, ahimè, più importante da mettere, per due fattori: Nikki non sopporta tutto quello che sta accadendo ed incolpa Nina, poi non fa altro che rimarcare il territorio.
Ha agito come una normale donna gelosa del suo uomo, sebbene si ostini a paventare quanto lui la ami. Le parole di Nikki sono state dure e faranno riflettere duramente Nina. Lei si sente in colpa per tutto quello che sta accadendo (si, non solo Ian si sente uno straccio!) ed è convinta di star obbligando Ian a qualcosa più grande di lui e, per ora, è intenzionata a tenersi tutto dentro. Non è intenzionata a dirlo a Ian perchè non vuole creare altri problemi e non è sicura se Ian le potrebbe credere o meno, visto che si sta parlando comunque della sua futura moglie
Nina non andrà alla festa, non cambierà idea all'ultimo momento, nel prossimo capitolo vedremo comunque i due alle prese con la visita ginecologica e finalmente scopriranno il sesso. Niente di ecclatante visto che lo sappiamo già, ma lo sarà per loro :)
Ringrazio le sette fantastiche ragazze per le recensioni, alla prossima ^^

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Capitolo 13
*** Sedici settimane (2) ***


Sedici settimane (2).

Sono in macchina da qualche minuto e tra i due è calato un silenzio tombale. Ian è passato a prenderla, non avendo voluto ascoltare le proteste della ragazza su come fosse capace anche lei di guidare una macchina. Lui ha ripetuto sulla questione che dovesse riposarsi e lei, esasperata, gli ha ricordato come, guidando, non avrebbe fatto nessuna fatica, ma lui non ha voluto sentire storie. In realtà Nina non vuole trascorrere più tempo del necessario con lui, altrimenti capirebbe che cosa c’è che non va. Il discorso di qualche giorno fa, quello avuto con la sua futura moglie, l’ha turbata parecchio e ora non sa più cosa pensare.

Ian, però, che Nina la conosce meglio delle sue tasche, capisce al volo che cosa c’è che non va. Per un po’ rimane zitto, convinto -a torto, purtroppo- che la ragazza si sarebbe aperta con lui, ma poi decide di prendere in mano la situazione. 

 

«Che cosa c’è che non va?»

 

La domanda di Ian è forte, chiara, e Nina sobbalza alla sua voce. Ce l’ha con lei, è ovvio, visto che sono solo loro due in macchina. A dir la verità sono in quattro, ma i bambini, per ovvie ragioni, non fanno testo. Nina si fissa le mani, improvvisamente diventate molto interessanti, mentre Ian, dopo aver svoltato a destra, la guarda per qualche istante, per poi tornare a guardare la strada.

 

«Niente.» mormora Nina a denti stretti.

«Sei silenziosa, troppo.» le fa notare Ian sospirando. «Non sei mai stata così silenziosa.»

 

La ragazza non gli risponde e volta la testa fuori dal finestrino. Si perde ad osservare il traffico di Atlanta, mentre Ian continua a rimuginare su cosa possa averle fatto o detto. La sua mente ritorna a qualche giorno prima, quando Nina gli ha urlato contro tutte quelle cose e lui l’ha lasciata sfogare, capendo il suo bisogno. Eppure lui era convinto di aver risolto tutto lì, non che ci fosse qualcos’altro.

 

«Se è per l’altra sera io-»

 

Nina lo interrompe, prima che possa spingersi oltre.

 

«L’altra sera non c’entra niente. Ho solo… Ho solo una brutta giornata.»

 

Ian decide di non dire più nulla, sebbene non sia assolutamente convinto di quello che Nina continua a sostenere. Sa che c’è qualcosa che non va, l’ha capito, e non vuole che lei si tenga tutto dentro, ma sa anche di non essere ormai più il suo punto di riferimento e, con grande rammarico, accetta la sua scelta. Sebbene Ian voglia esserle vicino in tutti i modi possibili, si rende perfettamente conto che per Nina non è più quello di una volta, non è più l’unica persona con cui era in grado di confidarsi. Nina ha alzato un muro su di lui (lei lo sa, lui l’ha intuito) e non ha intenzione di farlo cadere, o almeno di non farlo cadere tanto facilmente.

I due continuano il loro viaggio in silenzio, con Nina che non ha nessuna voglia di parlare, e lui che continua a domandarsi come capire che cos’abbia la ragazza al suo fianco. Quando arrivano allo studio di Layla (la ginecologa di Nina ha uno studio privato e, visto gli ultimi risvolti con le foto sui giornali e le presunti voci su una loro storia, hanno preferito di non tornare più all’ospedale e andare nel suo studio, in una clinica privata), Ian parcheggia la macchina e, dopo essersi accertato che non ci sia nessuno, la spegne e, prima che Nina possa fare qualcosa, le ha già aperto la porta. Nina non dice nulla, un po’ sorpresa dal suo gesto, ma lo ringrazia comunque con lo sguardo, mentre afferra la borsa che contiene delle carte sui gemelli e sul suo stato di salute. 

 

«Hai ancora le nausee?» gli domanda Ian, mentre entrano all’interno della clinica. 

 

Vuole rompere il ghiaccio e, al tempo stesso, informarsi sul suo stato di salute, perché ci tiene veramente. 

 

«Q-qualche volta…»

«E’ una buona cosa, no? Si sono ridotte.» constata Ian, tenendole aperta la porta della clinica.

 

Entrambi entrano, mentre Nina annuisce.

 

«Si, è una buona cosa.» sospira la ragazza, accomodandosi su una poltrona rossa. 

 

Ian si siede accanto a lei, non sapendo bene cosa fare. Nina indossa un vestito azzurro, con una fantasia a fiori, e mette in risalto la sua pancia. A Ian fa ancora un certo effetto vederla così. Si è immaginato tante volte in questa situazione, ovviamente in una condizione più felice, ma trovarcisi dentro, in una condizione più che burrascosa, lo rendeva ancora turbato. Turbato in senso buono, naturalmente. Vedere Nina così è tutta un’altra storia. La ragazza è sempre stata magra e ora ha una pancia. Ian ha sempre reputato che avesse il corpo di una modella e glielo ripeteva spesso quando stavano insieme e quando Nina continuava a sminuirsi, ma le piace veramente anche così. Darebbe tutto per starle affianco e poter avere un contatto più diretto con i suoi figli, ma comunque non vuole chiederglielo, non vuole turbarla. E Ian sorride dolcemente quando vede Nina sorridere accarezzandosi la pancia. 

 

«Posso… Posso chiederti una cosa?» gli domanda Ian titubante. 

 

Nina alza la testa di scatto su di lui, mentre le mani rimangono sulla sua pancia. 

Che cosa vuole chiedermi? 

E’ quello che si domanda preoccupata la ragazza.

Lei annuisce piano, in attesa della sua domanda.

 

«Sei felice di questa situazione?»

 

La domanda di Ian lascia spiazzata Nina. Si sarebbe aspettata qualsiasi tipo di domanda, non quella. 

E’ felice di tutto questo? Si e no. Più no che si. L’unica nota positiva per lei sono i bambini, le persone che amerà di più al mondo. Il no, senza ombra di dubbio, prevale. Avrebbe voluto diventare madre più avanti, magari superati i trenta, perché avrebbe voluto godersi la vita il più a lungo possibile, per poi concentrarsi sui suoi figli. Avrebbe voluto sposarsi con un uomo che l’amava e, solo in quel momento, avrebbe voluto avere dei figli. Ora è incinta, di due gemelli (o gemelle), di un uomo che si sarebbe sposato tra meno di un anno (Nina sa che Ian ha rinviato il matrimonio, ma sicuramente lo avrebbe celebrato dopo la nascita dei bambini e non molto in là) e lei avrebbe condotto una vita da madre single. Non che le mancassero le risorse economiche, ma la sua vita stava continuando in maniera diversa da come aveva sempre sperato.

 

«Non te l’ho mai chiesto perché, dopo tutto quello che è successo, mi è sfuggito tutto di mano, ma mi sembrava giusto chiedertelo.» continua Ian, vedendo che la ragazza non gli risponde.

 

A discapito di tutto, Ian è il primo a chiederglielo. Tutti si sono preoccupati dei bambini e della loro situazione, ma mai se Nina fosse felice. Ovviamente non può tornare indietro, non lo farebbe mai perché ama già i suoi figli, ma apprezza la domanda di Ian.

 

«A metà.» gli risponde sinceramente, per la prima volta, Nina. «Lo avrei immaginato in situazione diversa.»

 

Ian non fa in tempo ad aggiungere nulla, perché una donna di mezza età, dai capelli biondi e gli occhi verdi, li chiama per la visita. Entrambi si alzano e, dopo essersi rivolti uno sguardo emozionato, entrano. Layla li saluta sorridente non appena entrano dalla porta e le presentazioni, per quanto riguarda il fronte Ian, non servono, visto che l’ha già conosciuto in ospedale. 

 

«Come stai, Nina?» le sorride Layla. «Hai riposato abbastanza?»

«Sto bene.» le sorride Nina. «E si, ho riposato abbastanza in queste ultime settimane.»

 

Ian apre la bocca per ribattere qualcosa, ma, senza che Layla se ne accorga, Nina gli tira un calcio sullo stinco, obbligandolo a chiudere la bocca. 

Layla fa accomodare Nina sul lettino e Ian, contro la volontà della seconda, la aiuta a distendersi.

 

«Ce l’avrei fatta anche da sola…» mormora Nina a Ian, che si è seduto al suo fianco, accanto al letto.

«Come hai passato questi giorni?» le domanda Layla accendendo la macchina. «Disturbi particolari?»

«Ancora qualche nausea, principalmente alla mattina.» sbuffa la ragazza. 

«E’ normale, a causa degli ormoni può capitare che si siano nausee anche dopo il terzo mese, non preoccuparti. Altro?» le spiega Layla.

«Per ora no, mi sento bene.» le dice Nina, mentre Ian ascolta tutto attentamente.

«Prendi le vitamine che ti ho prescritto?» le domanda Layla, mentre le versa il gel sulla pancia. 

 

Nina rabbrividisce, ma poi annuisce.

 

«Tre volte al giorno, mattina, pomeriggio e sera.» conferma la ragazza.

«Esatto, proprio come ti avevo detto. Siamo appena entrati nel quarto mese, sedici settimane e qualche giorno. Vorrei fare una precisazione, prima di cominciare. Può capitare che tra le sedicesima e la diciottesima settimana ci siano cali di pressione, quindi ti consiglio di non rimanere mai da sola.» le spiega la ginecologa. «Potrebbe anche non succedere, ma è meglio che tu lo sappia, affinché non vi capiti nulla.»

 

La ragazza annuisce leggermente in apprensione, mentre Ian si fa improvvisamente più serio. Layla inizia a muovere l’ormai familiare ecografo, mentre Nina tiene il fiato sospeso. Vuole sapere se i suoi figli stanno bene e magari scoprirne anche il sesso. La sua ginecologa le aveva accennato al fatto che lo avrebbero scoperto in questa visita o nella prossima, ma è troppo impaziente e aspettare altre due settimane l’avrebbe fatta andare fuori di testa.

 

«Perfetti, stanno benissimo entrambi. Sani, con un ottimo battito, e parecchio tranquilli.» spiega Layla ed entrambi, in sincrono, tirano un sospiro di sollievo e, inconsapevolmente, si scambiano uno sguardo di pura gioia. «Li hai già sentiti muoversi?»

«No, non ancora.»

 

Nina si guarda la pancia, poi sospira.

 

«Avrebbero dovuto farlo?» domanda leggermente più preoccupata.

«Tranquilla, è normale. Iniziano a muoversi attorno al quarto mese, ma è appena cominciato, quindi avranno tutto il tempo per farlo. Molto probabilmente sono pigri, o tranquilli.» le sorride Layla. Poi indica i bambini sullo schermo. «Sono ben formati, il loro piccolo cuore batte in modo ottimo, hanno tutte le dita dei piedi, delle mani e… Tutto quello che un bambino dovrebbe avere.»

 

I due annuiscono ancora più felici. Entrambi vogliono che i loro figli stiano bene.

 

«E Nina sta bene, no?» domanda Ian preoccupato, mentre la ragazza si volta sconvolta verso di lui. «Non capiterà più quello che è successo qualche settimana fa, vero?»

«Se seguirà quello che le è stato detto di fare, no.» gli sorride Layla, mentre Nina scuote leggermente la testa. Avrebbe potuto domandare a lei, non fare domanda a caso. «Quello che è successo qualche settimana fa non è stato colpa di nessuno, capita che nei primi mesi qualcosa possa andare storto, non è la prima e non sarà l’ultimo. L’importante è che siamo intervenuti subito scongiurando ogni pericolo.»

 

Ian annuisce più sereno, avendo voluto ascoltare qualche parere in più. Non che non si fidi di Nina, ma lei continua sempre a ripetergli che va tutto bene e lui non è mai tranquillo. Non può tenerla d’occhio costantemente ed è preoccupato per la sua salute, per quanto non riesca ad ammetterlo ad alta voce.

 

«Siete venuti qui anche per un’altra cosa, no?» domanda Layla, mentre indica i due bambini sullo schermo. «Essendo ben formati si può vederne anche il sesso ed è più che confermato cosa siano. Volete saperlo?»

 

Il cuore di Ian rallenta di qualche battito, per poi cominciare a battere ancora più veloce, mentre gli occhi di Nina si fanno improvvisamente più lucidi. Ormoni o no, è una cosa veramente emozionante. 

Nina, prima di fare qualcosa di cui potrebbe pentirsi, si volta verso Ian. Lei vuole saperlo, muore dalla voglia di saperlo, ma deve comunque tenere conto dell’uomo al suo fianco.

Ian vuole saperlo? 

 

«Tu vuoi saperlo?» gli domanda timidamente Nina, mentre continua ad osservare lo schermo. «Perché se non vuoi-»

 

Ian la interrompe e prende una sua piccola mano tra le sue. Nina si volta verso di lui, incontrando lo sguardo luminoso dell’uomo.

 

«Certo che lo voglio sapere.» ridacchia l’uomo. «Devo sapere se avrò a che fare con macchinine o bambole.»

 

La ragazza sorride, molto più felice, mentre Layla si prepara a dare la lieta novella.

 

«Mi sa che avrete parecchio lavoro da fare, tra macchinine e robot. Congratulazioni, aspettate due maschietti

 

Nina e Ian spalancano la bocca, sconvolti -in maniera positiva-, felici ed emozionati.

Avrebbero avuto due maschi, due gemelli maschi. Nessuno dei due è deluso, ad entrambi sarebbe andata bene qualunque cosa (anche se Nina ha sperato fino in fondo che fossero due maschi ed è stata accontentata). 

Due maschi. Sarebbero stati immersi in tutine blu, azzurre e verdi, macchinette, ruspe, robot e quant’altro. 

E in un momento il malumore di Nina viene spazzato via per la bella notizia. Ian e Nina si sorridono felici e orgogliosi, mettendo da parte dubbi e incomprensioni. In questo momento tutta la loro attenzione è rivolta verso i bambini.

 

«Avremo due maschietti…» mormora Ian, continuando a sorridere felice.

 

Nina gli sorride di rimando, con gli occhi leggermente lucidi. 

 

«Due bambini…» mormora Nina incantata mentre Ian le lascia una carezza sui capelli.

 






























 

                                                           *  *  *
























 

 

La ragazza entra in casa, tenendo ancora stretta tra le mani l’ecografia dei bambini, ed è seguita da Ian, il quale, dopo essersi richiuso la porta alle spalle, appoggia la borsa di Nina (si è offerto di portargliela, perché non voleva farla stancare ulteriormente, sebbene la ragazza gli avesse più volte detto come una semplice borsa non avrebbe potuto farla stancare) sul divano, accanto a Lynx. La gatta tira su svogliatamente la testa, poi si alza e si struscia contro il corpo della padrona, che le lascia qualche carezza.

 

«Dovremmo dirlo a qualcuno?» le domanda Ian, mentre Nina si volta verso di lui.

 

La ragazza aggrotta le sopracciglia e l’uomo si affretta a chiarire.

 

«Che sono due maschi.» precisa, infatti. «Non so… Hai intenzione di dirlo tra un po’?»

«Non è un segreto di stato.» sospira la ragazza sedendosi sul divano. Si toglie le ballerine, aiutandosi con i piedi, perché questi hanno cominciato a farle male. «Possiamo dirlo.»

«Okay, come vuoi.» le sorride l’uomo, mentre Lynx, dopo minuti interminabili, si avvicina a lui. Ormai la gatta ha cominciato a riabituarsi alla sua presenza, per questo si struscia anche contro il suo corpo. L’uomo, felice, le lascia qualche carezza sulla schiena. «Pensavo avessi intenzione di tenerlo tra noi ancora un po’.»

«Non mi cambia, come vuoi.» gli risponde la ragazza, con un’alzata di spalle.

«A me non cambia, facciamo come vuoi tu, lo diremo. Potremo annunciarlo domani sera alla festa, no?» le domanda Ian.

 

I muscoli di Nina, prima rilassati, si tendono, mentre la sua mascella si serra. 

Proprio ora doveva chiedermelo? Si domanda la ragazza. Nina ha deciso di non andare al party, ma voleva che rimanesse una cosa tra lei e Julie, non volendo, appunto, subirsi altre prediche o domande riguardo la sua decisione. 

Cosa può dire a Ian? Mentirgli no, quindi si trova costretta a dirgli la verità.

 

«Io… Io domani non ci sarò…» mormora la ragazza abbassando lo sguardo, in modo da non incontrare gli occhi dell’uomo.

 

L’uomo rimane sbigottito di fronte alla risposta della ragazza. Tutto quello che si domanda è perché non avesse intenzione di andare, anche perché lei, come ricorda l’uomo, ha sempre partecipato ai party di fine stagione, sono sempre stati un momento di ritrovo importante. E poi avrebbe potuto tenerla d’occhio, cosa che Ian, normalmente, non può fare. 

 

«Come… Come non ci sarai?» domanda l’uomo.

«Non… Non ci sarò.»

«E perché? E’ successo qualcosa? Ecco perché sei così strana…» mormora l’uomo appoggiando una sua mano sulla gamba della ragazza.

 

Nina trema leggermente a quel contatto, ma non alza comunque lo sguardo su di lui, avendo paura che, una volta fatto, Ian capisse il suo reale problema.

 

«So di non essere… So di non essere la tua persona preferita in questo momento, ma se… Se hai qualche problema, puoi parlarne con me, non voglio che tu ti tenga tutto dentro.» mormora l’uomo all’indirizzo della ragazza, mentre questa si morde il labbro inferiore. «Non fa bene tenerti tutto dentro, sai? L’altra sera abbiamo deciso di… Di provare ad essere di nuovo amici, no? Potremmo parlarne.»

«Non è successo niente, solo… Per quest’anno preferisco stare a casa.»

«Ne sei sicura? Perché posso accompagnarti io e, quando sei stanca, portarti a casa.»le propone l’uomo.

 

Nina scuote il capo con veemenza. Andare con lui? No. Fare mezz’ora di macchina con lui e la sua futura moglie, che la odia? Assolutamente no.

 

«Non serve, per quest’anno passo.» mormora la ragazza, per poi alzarsi dal divano. «Sto bene, sono solo un po’ stanca.»

«Sei sicura?» le domanda l’uomo preoccupato, alzandosi anche lui, con la paura che possa cadere da un momento all’altro.

 

In realtà sta bene, ma non ha voglia di parlare con lui, altrimenti potrebbe rivelargli cose che non vuole.

Ha solo bisogno di un po’ di riposo e di parlare con sua madre.

 

«Sicura, devo solo stendermi un po’. Puoi andare a casa, grazie… Per… Per oggi…» mormora la ragazza.

 

L’uomo annuisce, non dicendo nulla. E’ preoccupato per Nina e per il suo tormento, vorrebbe solo capire perché, da un giorno all’altro, si sia distanziata così tanto da lui. Ian era convinto che il loro litigio avesse migliorato la situazione, non peggiorato, e gli era parso veramente di aver acceso un barlume di speranza tra di loro.

Nina si chiude in camera e, poco dopo, anche Ian se ne va, lasciando entrambi in una marea di dubbi e incomprensioni.

____________________

 

 

Buon fine settimana a tutte, eccomi qui con il tredicesimo capitolo. Sinceramente non mi aspettavo di superare i dieci, ma, quando scrivo di Ian e Nina, non riesco a controllarmi. In più qui ci saranno anche i gemelli da piccini e… *___*

Ringrazio subito le cinque ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, come sempre siete fantastiche.

Capitolo incentrato unicamente su Ian e Nina e di come il loro rapporto stia cambiando. Una cosa devo premetterla, però. Nina non ce l’ha con Ian, non sa come affrontare la situazione e le parole di Nikki hanno avuto un certo peso. Se Nikki non fosse intervenuta il loro rapporto sarebbe andato in migliorando perché Ian tiene seriamente a Nina e farebbe qualsiasi cosa per lei, ma Nina ha cominciato ad innalzare un muro perché è convinta, a modo suo, che Ian si senti in qualche modo obbligato nei suoi confronti e nei confronti dei bambini e che, in qualche modo, gli stia rovinando la vita. Tante incomprensioni che verranno fuori piano piano, solo quando Nina si deciderà finalmente a parlare, ma, testarda com’è, sarà un po’ dura. Ian è preoccupato, ha percepito che c’è qualcosa che non va in lei, e ha capito che non è sui bambini, perché sa che glielo avrebbe detto. Dunque Ian sa che c’è qualcosa che la tormenta e farà di tutto per scoprirlo. Mi sento di precisare qualcosa, magari l’avrete intuito, ma… Ian non sa assolutamente nulla del fatto che Nikki sia andata da Nina, lui non c’entra niente. 

Il prossimo capitolo sarà un capitolo abbastanza pieno, ricordo che Nina andrà a Toronto per staccare un po’ la spina e Ian non sa nulla. Più avanti ovviamente sbucheranno anche Edna e Robyn, non possono assolutamente mancare ^^

Grazie ancora, alla prossima :)

 

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Capitolo 14
*** Sedici settimane (3). ***


Sedici settimane (3).

Candice, dopo l’ultima telefonata, le avrebbe tenuto il muso per più di un mese, ne è sicura. Le ha detto che non sarebbe andata alla festa di quella sera e la bionda l’ha tempestata di domande sul perché non volesse andarci e sul per chi. La mora le ha semplicemente risposto che non ha voglia di trascorrere una serata nel caos e nella confusione, anche se, dentro di lei, muore dalla voglia di trascorrere un po’ di tempo con tutti loro, la sua seconda famiglia, o comunque quello che n’è rimasto.

Candice allora ha tentato di convincerla di nuovo, ma Nina ha continuato a sostenere di non volerci andare, e allora la bionda le ha proposto una serata tra amiche, loro due, magari anche con Phoebe, ma giustamente Nina ha sostenuto che loro due -la futura signora King e la fidanzata di Paul- non avrebbero dovuto perdersi la festa per causa sua e l’ha praticamente obbligata a lasciarla a casa. 

Ora c’è sua madre con lei e Nina non si è nemmeno accorta che la sta osservando da un paio di minuti, pensierosa. Ha subito notato, da qualche giorno, che sua figlia sia strana, ma l’ha lasciata un po’ libera, ma ora si sta seriamente preoccupando. Per questo si siede nel divano accanto a Nina, prendendo le gambe di sua figlia e appoggiandole sulle sue, per parlarle. Nina guarda sua madre curiosa, e leggermente impaurita, poi abbassa il libro che le ha regalato sulla gravidanza, un altro. Ne sta consultando un po’ ed è arrivata circa al quinto mese, volendo andare a pari passo, più o meno, con la sua gravidanza, ma cercando comunque di tirarsi avanti. Nina non le ha ancora detto di sapere il sesso dei gemelli, lo avrebbe detto quando ci sarebbero stati anche suo padre e suo fratello.

 

«Com’è andata la visita ieri, tesoro?» le domanda dolcemente la donna.

«Bene.» le sorride la ragazza appoggiandosi una mano sul ventre ormai parecchio evidente, visto la gravidanza gemellare. «Ma te l’ho già detto ieri.»

«Lo so, ma voglio sapere qualcosa di più. Dai, racconta.»

«Stanno bene, anzi, alla grande. Layla ha detto che avrebbero già dovuto muoversi o comunque che dovrebbero farlo tra poco.» le spiega Nina inclinando la testa di lato. «Insomma… Dovrebbero iniziare attorno al quarto mese.»

«Tesoro, non preoccuparti.» le dice la donna accarezzandole dolcemente una guancia. «Sei appena entrata nel quarto mese, tra poco saremo a diciassette settimane, per alcuni bimbi ci vuole più tempo. Tu addirittura hai cominciato a muoverti alla diciottesima, quasi diciannovesima, settimana.»

«Così tardi?»

«Eri abbastanza pigra, tutto al contrario di adesso.» ridacchia la donna.

«Com’è? Sentire un bambino muoversi, intendo.»

«E’… Strano, ma allo stesso tempo… Meraviglioso. E’ come se avessi le farfalle nello stomaco, un movimento che inizia quando vuole e finisce quando vuole. Non fa male, è semplicemente meraviglioso e molto emozionante. Per ogni madre è diverso, comunque.» le spiega la donna e appoggia una mano sopra la pancia della figlia, accanto alle sue. «Poi loro sono due, hanno meno spazio. Ma arriverà anche per te quel momento, vedrai.»

«Sarò una brava madre per te? Non so nulla di bambini, al massimo ho preso in braccio qualche volta Marlon*, bambino adorabile, tra l’altro.» mormora la ragazza abbassando lo sguardo. «So a malapena prendermi  cura di me stessa.»

 

Michaela guarda per qualche istante la figlia, poi scuote la testa grave, non essendo assolutamente d’accordo con le parole di Nina.

La sua ragazza è cresciuta troppo in fretta, diventando matura oltre la sua età, diventando responsabile e in grado di prendersi cura di se stessa fin da giovanissima. Ha solo paura, una paura che ogni neomamma ha.

 

«Anche io mi chiedevo le stesse cose, sai? Quando ho scoperto di aspettare tuo fratello sono andata nel panico. Ero giovanissima, molto più giovane di te, ma poi… Poi ho realizzato che aspettare un figlio, averlo, è la cosa più bella del mondo. Quando mi hanno messo Alex tra le braccia ho capito che avrei fatto qualsiasi cosa per lui e che avrei fatto di tutto affinché fosse felice e protetto. La stessa cosa, ovviamente, è successa con te. Magari ero un po’ meno nel panico sapendo già cosa mi stava accadendo, ma anche quando ti hanno messa tra le mie braccia, vivace e urlante, ho capito che avrei fatto qualsiasi cosa per te. E’ normale avere paura, è un sentimento lecito. Non stiamo parlando di andare dal dentista o dal dottore, ma di una vita, in questo caso due, che dipenderanno completamente da una persona. E’ proprio la paura che ti rende una buona madre, tesoro, perché ti spingerà a fare il meglio possibile per loro.»

 

La ragazza socchiude la bocca, analizzando al meglio le parole che sua madre le ha appena detto. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi figli, avrebbe dato anche la vita per loro, se fosse stato necessario. Non avrebbe permesso a niente e a nessuno di fare loro del male e li avrebbe supportati su qualsiasi cosa. E capisce che sua madre ha ragione, che è lecito avere paura. Crescerà con loro. Mentre i suoi figli cresceranno lei imparerà ad essere madre, perché non si può, effettivamente, esserlo prima ancora di sperimentarlo.

E le parole di Michaela le hanno tolto un peso dal cuore, anche se c’è dell’altro. 

 

«Grazie, mamma, per… Per questo.»

«Sono tua madre, sai che se c’è qualcosa che ti turba sono pronta ad aiutarmi.» le sorride la donna accarezzandole una mano. Poi, però, la fissa elettrizzata. «Allora, cosa sono?»

«Cosa sono cosa?»

 

La donna guarda la figlia con un sopracciglio alzato, poi le indica la pancia.

 

«Maschi o femmine?» domanda Michaela.

 

La ragazza sorride, poi si passa una mano tra i capelli.

 

«Avrei voluto dirlo anche in presenza di papà e Alex.»

«Quindi lo sai e non mi hai ancora detto niente? Non sapevo di avere una figlia ingrata.» sbuffa la donna incrociando le braccia al petto. «Sono tua madre, dovrei saperlo per prima.»

«Ma non lo sa nessuno… Beh… A parte me e Ian, ma noi non contiamo.»

«Si è comportato bene ieri alla visita?» le domanda la donna.

 

La ragazza annuisce.

 

«E’ solo troppo apprensivo, ha sempre paura che qualcosa possa andare storto.» le spiega la ragazza.

«Tu no?»

«Si, ma lui è diverso. Se potesse mi legherebbe al letto e mi chiuderebbe in una campana di cristallo.»

«Non vuole che vi accada nulla, trovo che sia una cosa bella. Ha capito i suoi sbagli e ora vuole starvi accanto il più possibile.» le risponde Michaela. 

«A proposito di questo…» inizia la ragazza abbassando lo sguardo sulle sue mani, che sta torturando. «Pensi che… Pensi che Ian si senta costretto a fare determinate cose? Che si senta costretto a fare il padre?»

 

Michaela sobbalza colta alla sprovvista e capisce che c’è qualcosa in più che teme sua figlia, quel qualcosa che la rende triste da qualche giorno.

 

«Per quel che so, visto che ci sono passata anche prima di te, i bambini si fanno in due, tesoro. Entrambi avete deciso di prendervi le proprie responsabilità ed è un bene.» le dice Michaela.

«Lo so, ma… Lui all’inizio mi ha detto che non voleva questo bambino e in definitiva che non si sarebbe preso le sue responsabilità. Poi ha… Ha semplicemente cambiato idea.» le spiega la ragazza affranta.

«Tesoro, non ha semplicemente cambiato idea. Ian si è comportato male, veramente male, ma poi semplicemente ha capito quello che già sapeva, solo che la notizia l’ha destabilizzato. Ovviamente non lo sto giustificando, ma lui era convinto di sistemare la sua vita sposandosi. Si era costruito dei progetti che tu, con la tua notizia, hai infranto. Non è nemmeno colpa tua, sia chiaro, ma ormai lui aveva programmato una determinata cosa che poi non si è avverata.»

«Ma io ho sempre sostenuto che non dovesse annullare il suo matrimonio per questo.» ribatte Nina. «E’ come se… Se si sentisse obbligato e io… E io non voglio. Non voglio che a un certo punto della sua vita arrivi a… A odiarmi per quello che sta succedendo ora.»

 

E la ragazza nemmeno si è accorta di star singhiozzando. La donna l’abbraccia di slancio, facendo comunque attenzione al ventre della ragazza, e le accarezza la base della schiena, dolcemente, proprio come quando era più piccola. Come quando sua figlia aveva paura dei temporali e cercava rifugio tra le sue braccia. 

 

«Lui non si sente obbligato a fare niente e non ti odierà, gli stai facendo il regalo più bello della sua vita. Ora sembra un po’ strano pensarla così, ma è così, lo so per certo. Ha sempre voluto un figlio.»

«Voleva un figlio con la donna che amava e da sposato, non con la sua ex.» ribatte Nina tirando su con il naso, mentre le lacrime continuano a scenderle lungo le guance.

«Tiene ancora in un modo indescrivibile a te.» le dice Michaela, mentre Nina alza gli occhi al cielo. E’ stolta lei a non vederlo, quando tutti continuano a ripeterglielo, o tutti le stanno mentendo? «Si vede da come ti guarda.»

«Non illudermi, mamma.» borbotta la ragazza, poi si alza dal divano per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare.

 

Michaela scuote la testa, poi si alza per seguire la figlia, poiché non ha risposto alla sua domanda principale.

 

«Cosa sono? Non hai risposto alla domanda principale!» la richiama la donna.

 

Nina ridacchia divertita, mentre prende uno yogurt dal frigo.

 

«Sono due maschi.»

«Due… Maschi?» balbetta la donna e si copre la bocca per non urlare dalla gioia. Abbraccia la figlia, mentre questa sorride divertita. «Avrò due nipoti maschi!»

«Pensavo volessi due femmine.» le fa notare Nina sporgendosi per prendere un cucchiaino.

«L’importante è che siano sani! Mio Dio… Tuo padre ed Alex andranno fuori di testa, in senso positivo. Saranno gli uomini più felici della terra con due nipotini in giro.»

 

La ragazza scoppia a ridere e per la prima volta, dopo molto tempo, si sente rilassata e tranquilla e per qualche ora, grazie anche all’aiuto della madre, riesce a tenere fuori dalla sua testa ogni tipo di pensiero negativo.

 




























 

                                                                   * * *

 


























 

Quando ha dato la notizia a suo padre e ad Alex la ragazza non ha capito più nulla, se non che i due si stessero già organizzando su cosa fare una volta diventati abbastanza grandi da muovere qualche passo. Parlavano di insegnare loro ad andare in bicicletta, di giocare a baseball, calcio, basket e tanto altro. Kostantin stava già progettando di costruire loro una casetta in legno e tante altre cose. 

Nina è felice, felice che la sua famiglia abbia accettato di buon grado i gemelli e di come, sebbene suo padre all’inizio fosse restio sulla questione, ora ami già immensamente i suoi futuri nipotini. 

La ragazza ora è comodamente seduta sul divano, con Lynx sulle gambe, e sta leggendo qualche pagina del copione che Julie le ha inviato. Layla le ha detto che potrà riprendere a lavorare, ma non così tanto presto. Ha rischiato di avere un aborto poco più di due settimane prima e avrebbe ripreso a lavorare (visto che a giugno ci sarebbero state le meritate vacanze per tutti gli altri) a luglio. Deve finire di registrare alcune scene e, contro la volontà di Julie -che era arrivata a minacciarla di non darle il copione- ha deciso di voler terminare le ultime scene e magari di girarne anche di nuove. Non vuole mettere in pericolo i suoi figli, assolutamente, ma stare a casa, senza fare nulla di eclatante, la fa andare fuori di testa e così si sarebbe tenuta impegnata, poi Layla le ha detto che va bene, quindi non vede nessun aspetto negativo sulla cosa. Sua madre è stata d’accordo con lei, ma si è fatta promettere che non avrebbe esagerato, altrimenti l’avrebbe chiusa in casa fino alla nascita dei bambini.

Nina quasi non si accorge che qualcuno ha suonato il suo campanello se non fosse stato per la povera gatta che è balzata in piedi sulle sue gambe per lo spavento, perché evidentemente anche lei era assorta nei suoi pensieri. La ragazza fa scendere gentilmente Lynx dalle sue gambe, poi appoggia il computer sul tavolino accanto a lei e si alza in piedi, un po’ a fatica. La sua pancia è abbastanza grande e sa perfettamente che non è come quella di una normale ragazza al quarto mese, perché dentro di lei ci sono due bambini, e quindi sta iniziando a fare un po’ di fatica ad alzarsi e a piegarsi, ma ci dovrà convivere.

Va ad aprire la porta e, non appena vede chi è, spalanca gli occhi stupita.

Ian.

 

«Hey, ciao.» la saluta l’uomo, grattandosi la testa quasi imbarazzato.

 

La ragazza lo scruta attentamente e l’uomo fa altrettanto, regalandole però un sorriso dolce.

 

«Ciao.» lo saluta lei, leggermente in soggezione.

 

Che cosa ci fa qui? Non dovrebbe essere alla festa? E’ tutto quello che si domanda la ragazza.

 

«Sono passato a salutarti per vedere come stavi.» le dice l’uomo, mentre la ragazza lo fa entrare.

«Mi hai vista anche ieri…» mormora la ragazza mordendosi il labbro inferiore. 

 

Ian si toglie la giacca e l’appoggia sul divano, mentre la ragazza si perde per qualche istante ad osservarlo. E’ elegante. Indossa un paio di jeans neri, una camicia bianca e la giacca, quella che ha precedentemente appoggiato sul divano, nera. Il tutto abbinato con un paio di scarpe nere, classico di Ian. E’ pronto per andare alla festa, ovviamente.

 

«Lo so, solo… Ieri era ieri, oggi è oggi

«Non sto per morire Ian, mettitelo in testa.» sbuffa la ragazza scuotendo la testa.

«So anche questo, mi preoccupo solo per te.» le fa notare l’uomo.

«Uh… Beh… Grazie

 

Che cos’altro poteva rispondergli? E’ carino che lui si preoccupi per lei, ma tutto questo è ancora strano per Nina.

Solo allora la ragazza nota che l’uomo tiene con una mano una borsa di plastica.

 

«Ti ho portato del gelato. Passavo di qui e ho pensato che ti… Avrebbe fatto piacere mangiarne un po’. E’ quello della tua gelateria preferita, quella alla fine della strada. Richard’s…» mormora l’uomo tirando fuori la vaschetta di gelato. «E’ ancora la tua preferita?»

 

L’uomo la fissa preoccupato, mentre la ragazza annuisce sorridendogli. Non se lo aspettava. 

 

«Credevo di aver sbagliato.» le risponde Ian, porgendole la vaschetta di gelato. «Pistacchio, amarena, nocciola e cioccolato. Possono andar bene? Non ti è mai piaciuta molto l’amarena, ma… In ospedale ne avevi voglia e così… Ho pensato potesse andar bene anche ora.»

 

E Nina, quasi inconsapevolmente, sorride intenerita. Si sta davvero sforzando per far si che le cose tra loro tornino come prima. E’ ancora arrabbiata per tutto, ma sta cominciando a cedere, un po’ per volta. Non sa se sia colpa degli ormoni, che molto spesso la spingono a comportarsi in modo veramente molto strano, o perché si stia addolcendo.

 

«Va bene, non preoccuparti… Mi piacciono tutti… Anche se ultimamente penso che potrei mangiare qualsiasi cosa.» gli risponde Nina afferrando tue tazze pulite dallo scaffale. «Ne vuoi un po’? Non riuscirei mai a mangiarlo tutto.»

«Se la metti così… Accetto.» le sorride l’uomo e si siede sul divano, su invito della ragazza.

 

La ragazza, dopo aver aperto la scatola di gelato, ne mette una quantità abbondante sulle tazze e poi si siede sulla poltrona, di fronte a Ian, porgendogli una delle due tazze.

 

«E’ un copione, quello?» le domanda Ian turbato. Non ha potuto far a meno di notarlo, visto che il computer è di fronte a lui.

 

La ragazza annuisce e inizia a mangiare il gelato, preparandosi mentalmente alla predica di Ian. Sicuramente avrebbe iniziato con Ma sei pazza? Non puoi mica tornare a lavorare! Sei incinta!

 

«Ne sei sicura?» le domanda Ian inaspettatamente. «Nel tornare a lavorare dico.»

«Si, devo pur sempre portare a termine delle scene.» conclude Nina.

«La tua ginecologa ne è al corrente?» le domanda Ian.

«Si, ha detto che va bene. Ovviamente non adesso… Due settimane fa abbiamo… Ci vuole un po’ di tempo affinché possa continuare a riprendere completamente tutto quello che facevo prima… Però si, è d’accordo.» gli spiega Nina, leggermente rincuorata dal fatto che lui non le abbia ancora urlato dietro.

«Va bene, insomma… Se te la senti va bene, basta che non corriate alcun tipo di rischio, tutti e tre.» sospira Ian guardando la ragazza negli occhi.

 

I due rimangono per qualche istante in silenzio, a mangiare il loro gelato.

E’ Nina ad interrompere quel silenzio, per nulla imbarazzante questa volta.

 

«Mi aspettavo che ti opponessi con tutte le tue forze.» gli dice la ragazza.

«Una parte di me lo vuole. Ma l’altra parte, quella razionale» l’uomo le sorride, accarezzandole il dorso della mano. Inaspettatamente Nina non ritrae la mano, la lascia lì. «ha capito che impedirti di fare qualcosa è impossibile, perché tanto tu comunque la faresti lo stesso. Abbiamo deciso di cercare di tornare come prima, amici, no? Non voglio farti arrabbiare nuovamente e… Ami i nostri figli, così come li amo io, e so che non faresti nulla per metterli in pericolo.»

 

Nina lo fissa quasi sconvolta, colpita dalle sue parole. 

E’ lo stesso Ian di qualche settimana fa questo? Ora le sta vicino, la cerca più di quanto voglia essere cercata, e si preoccupa per lei. La tratta bene. La tratta come prima. Non che mesi fa la trattasse male, semplicemente non la trattava, non la calcolava.

Qualcosa sta veramente cambiando?

 

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*Marlon è il figlio di Michael Malarkey.


Buona domenica a tutte :)
Perdonatemi per il ritardo, ma sono stata parecchio impegnata nell'ultimo periodo, ora però ho cominciato, finalmente, ad avere un po' di tempo libero e tra le altre cose posso dedicarmi a portare avanti queste storie.
Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e mi dispiace tantissimo che le recensioni siano scese drasticamente in tutte le storie, forse non è stata una bella idea ampliare la storia madre, chissà... Comunque questa e l'altra verranno portate a termine, senza ombra di dubbio, anche perchè ci sono ancora ragazze che la seguono e che mi rendono felice di questo :)
Voglio dirvi che per la prossima settimana dal 30, domani, al 5 giugno, non aggiornerò nessuna storia perchè andrò a fare un torneo e ovviamente non porterò un computer con me, quindi gli aggiornamenti riprenderanno dalla settimana successiva.
Altro capitolo tranquillo che preannuncia un po' cosa accadrà in quello successivo. Nella prima parte abbiamo una chiaccherata madre-figlia, nella quale Nina chiede consigli alla madre e si apre con lei sui dubbi che l'affliggono, senza comunque rivelare chi è stato a metterglieli in testa. Michaela la consiglia come meglio può, felice che la figlia voglia avere consigli da lei, e Nina le rivela di aspettare due maschi e che non lo sa ancora nessuno, a parte lei e Ian, ovvio. 
Nella seconda parte abbiano Ian e Nina. Il primo, a quanto pare, non è andato, o comunque ritarderà, alla festa per accertarsi dello stato di salute di Nina. Ian, tra tutti, è quello che sta affrontando i maggiori cambiamenti. E' vero che la storia è più dal punto di vista di Nina, ma nemmeno lui conduce una vita facile e sta cercando di gestire un po' le cose. Nei prossimi capitoli vedremo anche come interagirà con la sua famiglia e con la sua presunta futura moglie e come apprenderà il fatto che Nina voglia andare a Toronto per un po' senza aver chiesto consiglio a lui. 
Ian, comunque, sta imparando a lasciare i propri spazi a Nina, anche se rimane comunque apprensivo nei suoi confronti. Nina sembra apprezzare ciò e i due stanno trovando una sorta di armonia che avevano perso, anche se c'è ancora qualche difficoltà.
Quello che li sta unendo sono i bambini, ma proprio loro faranno si, direttamente e indirettamente, che arrivino ad una conclusione ^^
Grazie ancora, alla prossima :3

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Capitolo 15
*** Diciassette settimane. ***


Diciassette settimane.

«Stai benissimo così!» trilla la bionda. «E hai una pancia. Con dentro i miei nipotini. Oh, dio. Non si può… Andare avanti nel tempo per farli nascere subito?»

 

L’uragano biondo di Julianne è entrato in casa della ragazza da appena dieci minuti, ma è come se fossero due ore da tutto il suo trambusto. Nina la guarda divertita seduta sul divano, mentre la bionda continua a parlare eccitata.

 

«E tu? Come stai? Sono stata via per così tanto tempo e… Mi sono persa tutto questo…» borbotta la ragazza.

«Jules, tranquilla. Sto bene e non preoccuparti, eri via per lavoro, non per egoismo.» le ricorda la mora.

«Lo so, però-»

«Nessun però.» le sorride la ragazza dolcemente. «Ci siamo sentite almeno due volte al giorno per telefono, per messaggio, per Skype e altro. Mi sei stata vicina come poche.»

«Okay, però» Julianne guarda Nina di sottecchi prima che possa interromperla ancora. «mi dispiace essere venuta solo ora. L’altra volta sono venuta in ospedale, ma alla fine sono dovuta correre via.»

«Lo so e lo apprezzo. Davvero, sono così felice che tu sia qui.» 

 

Nina abbraccia Julianne che ricambia entusiasta. Le due rimangono per qualche minuto abbracciata, godendo una della presenza dell’altra.

La prima a staccarsi è la bionda curiosa.

 

«Allora… Cosa sono?» 

 

Nina scoppia a ridere notando la faccia da bambina dell’amica.

 

«Non dirmi che non avete voluto sapere niente… Sai… Come quelle coppie che vogliono la sorpresa.» borbotta l’amica portandosi le mani sulla testa.

«Non sarei mai riuscita a resistere fino alla loro nascita…» le spiega Nina accarezzandosi la pancia dolcemente. «Sono due maschietti.»

 

La bionda spalanca la bocca e rimane zitta, cercando di capire se Nina stia dicendo la verità o meno.

Quando Nina ridacchia all’improvviso, capendo i problemi dell’amica, anche la bionda capisce che è la verità.

 

«Due maschi? Sei seria? Come farai con due maschi?» domanda sconvolta l’amica.

«Sono contenta che siano due maschi.» le risponde la bulgara.

«Anche io, non fraintendermi, ma… Due maschi… Wow…» continua la Hough a metà tra il curioso e l’eccitato. «Avrai un bel da fare, ma non preoccuparti, ci sarò anche io ad aiutarti. Hai preso le tutine? Hai preso le culle? E i passeggini? Uno doppio forse è meglio… E gli ovetti?»

 

Nina frena l’amica prima che possa fare altre domande. Tutine ne ha in abbondanza, perlopiù a colori semplici, sia da maschio e sia da femmina. Effettivamente, si ripete, deve andare a fare compere in abbondanza. E no, non ha ancora le culle, il passeggino e gli ovetti. E’ a diciassette settimane, ma si accorge di dover fare qualcosa e di non portarsi tutto all’ultimo.

 

«Dalla tua espressione direi di no.» conclude Julianne.

«Non ho avuto tempo. E poi sono stata messa a riposo.» le spiega l’amica. «Però è vero che non ho pensato ancora a nulla.»

«Domani ci andiamo. Puoi muoverti, vero? Prometto che non ti faccio stancare, posso portarti pure in braccio. In braccio no, ma… Magari in carrozzina.» inizia lo sproloquio la bionda.

«Sono incinta, non invalida.» le ricorda la mora sorridendole. «E sto bene. Ho già cominciato a muovermi.»

«Allora è perfetto. Non ti farò affaticare… No… Tu» la bionda si interrompe puntandole il dito contro, poi riprende seria. «dovresti andarci con Ian, non con me. Non dirmi che si sta comportando da stronzo ancora.»

 

Nina scuote la testa con veemenza. I due stanno instaurando uno strano rapporto. Nina sa che è per il bene dei bambini, entrambi non vogliono che crescano in un ambiente difficile, così stanno cercando di comportarsi bene a vicenda e di supportare l’altro, più o meno. E le cose hanno cominciato a migliorare nelle ultime settimane, in maniera particolare negli ultimi giorni. Dalla festa si sono legati ancor di più, o perlomeno Nina non si comporta più freddamente e in modo schivo con lui.

 

 

 

 

 

 

 

«Non verrò alla festa, Ian.» continua Nina imperterrita. «Tu vai, io ho deciso di rimanere a casa.»

«Ma perché? Lo so che non vuoi, ma potrebbe essere un’occasione per svagarti.»

«Cosa sai tu del mio metodo di svago?» ribatte piccata la mora incrociando le braccia al petto. «Ti ho dato una mano, non prenderti tutto il braccio.»

«Lasciamo stare i tuoi modi di dire e… Hai capito cosa intendo. Ti farebbe bene stare un po’ anche con gli altri.»

«Ma li vedo quasi ogni giorno. Julie, Paul, Phoebe, Candice, perfino i due Michael sono venuti a trovarmi l’altro giorno. Anche Matt.» continua la ragazza. «Sono stanca.»

«Andiamo in macchina, non a piedi. So che non puoi stancarti. Andiamo in macchina, ti prendo un braccio e ti siedi. Non vi accadrà nulla, sai che non metterei mai in pericolo voi tre. Quando sei stanca, poi, ti riporto a casa. Mi sembra un ottimo programma, no?»

 

La ragazza guarda l’uomo negli occhi. Saranno solo loro due in macchina. Poi dovranno affrontare tutti gli altri e le loro domande. Sul perché siano solo loro due e non ci sia anche la futura moglie di Ian. E poi suoi bambini. E non ha nulla da mettersi. E non vuole andare in giro e sembrare una mongolfiera. E’ vero che è incinta e porta dentro i suoi figli, ma ogni giorno che passa si sente sempre più grossa.

 

«Non ho niente da mettermi. E sono una mongolfiera. Non voglio uscire così.» borbotta la ragazza abbassando lo sguardo e sedendosi nuovamente sul divano.

 

Ian rimanere per qualche istante perplesso, poi collega tutto. Ora, sicuramente, è in preda agli ormoni e ai problemi della gravidanza.

E a lui non sembra una mongolfiera, è solamente incinta, ma ha anche capito che, alla ragazza, in questo momento non importa più di tanto. Il suo corpo sta cambiando e a tutte le donne fa sempre un certo effetto.

L’uomo si inginocchia di fronte alla ragazza e gli mette le mani sulle ginocchia. Nina tira su con il naso, tentando di mascherare gli occhi lucidi, mentre Ian le accarezza una guancia dolcemente.

 

«Non dire così. Sicuramente ci sarà qualcosa dentro il tuo armadio. Lì dentro c’è di tutto, scommetto che che ci entro mi ritrovo a Narnia.» le dice l’uomo cercando di tirarle su il morale. Quando la ragazza gli regala un mezzo sorriso Ian capisce di aver fatto centro. Ian alza una mano e la blocca a mezz’aria. Vuole appoggiare una mano sulla pancia prominente della ragazza, ma non sa se può, non vorrebbe rompere la linea sottile che si è venuta a creare, ma, vedendo che Nina non fa nulla, ci prova. Rimangono in silenzio per qualche istante, poi l’uomo l’accarezza piano orgoglioso. «E qui dentro ci sono i nostri figli. E tu non sembri una mongolfiera, stai solo facendo crescere i nostri bambini ed è una cosa bellissima.»

«Lo pensi davvero?» domanda la ragazza insicura, ma un po’ più tranquilla.

 

Per qualche istante i loro occhi si perdono l’uno nell’altra. Esistono loro, nessun altro. Ci sono solo loro, Ian e Nina. I problemi che hanno avuto, hanno e avranno rimangono fuori. 

Ian annuisce convinto sorridendo alla ragazza.

 

«Certo che lo penso davvero.» continua Ian, tenendo sempre la mano sulla pancia della donna di fronte a lui. Dopo qualche istante si alza e tende la mano a Nina, che, titubante, l’accetta. «Andiamo, forza. Non dovresti metterci molto a scegliere il vestito.»

 

E alla fine il non dovresti metterci molto si è rivelato il contrario. Ma Ian non gliene fa assolutamente la colpa perché capisce la situazione -ha cercato di mettersi nei suoi panni e ha capito. La giovane alla fine ha optato per un abito azzurro e bianco, che le arriva poco sopra il ginocchio, e un paio di ballerine bianche. E’ l’unico che sia riuscito ad andarle e a piacerle. All’inizio aveva optato per i tacchi, ma, dopo nemmeno due secondi, ha scartato subito l’idea perché, da qualche settimana, qualsiasi tipo di scarpe scomode, che prima avrebbe sopportato per ore, cominciano a farle male dopo neanche dieci minuti. Quando è uscita dalla sua camera e Ian l’ha vista è rimasto a bocca aperta e il suo cuore ha avuto un sussulto. E si è maledetto perché non dovrebbe reagire così, visto che ha una pseudo-fidanzata a casa e che in teoria diventerà la sua futura moglie, ma non ha potuto controllare la sua reazione. Il cuore, poi, ha cominciato a battergli ancora più velocemente prima, come ha sempre fatto quando sta con Nina e, tra l’altro, capita solo con lei. 

Alla fine, dopo aver discusso amabilmente altri dieci minuti, i due sono saliti in macchina diretti alla casa sul lago, non prima di aver scritto a Paul -Ian ha scritto a Paul- di stare per arrivare, lasciando così un Paul parecchio sconvolto davanti al telefono con quel stiamo. Ian gli aveva detto che sarebbe andato da solo e sa che Nikki è dai suoi genitori, quindi l’uomo dagli occhi verdi non ha impiegato molto tempo per capire chi fosse l’altro -l’altra. 

 

«Ian…» lo chiama la ragazza, indecisa se farlo o meno. Hanno stabilito di essere amici, sebbene lei provi ancora qualcosa di veramente forte per lui, ed ha visto che l’uomo tiene veramente ai bambini. Quando l’uomo le fa cenno di proseguire, curioso di quello che la donna al suo fianco ha da dirgli, prende fiato. «Molte volte mi hai chiesto se sono felice di questa situazione, ma… Tu… Tu ne sei felice?»

 

E la domanda spiazza completamente l’uomo. Si sente sorpreso e anche impaurito -prova paura. Sorpreso dalla domanda inaspettata e paura per alcune cose. Ha paura di non essere riuscito a dimostrarle di tenere veramente ai bambini che porta in grembo, e anche a lei. E si rammenta che debba impegnarsi di più. Paura che Nina possa credere cose non veritiere e, dalla piega che ha preso la domanda, sembra essere proprio così.

 

«So che all’inizio ho reagito male, come ti ho detto. Sono rimasto sorpreso e avevo un matrimonio da preparare e… E quello che è successo in passato è, appunto, passato. So che ci vorrà del tempo perché le cose tornino come prima e ne prendo atto. Hai ragione, me lo merito e lo comprendo. Ti ho ferita in molti modi, Nina, lo so e me ne pentirò per tutta la vita. Ma questo» l’uomo si ferma per qualche istante e indica la pancia della ragazza. «è il regalo più bello che potessi mai avere. Sai che diventare padre è sempre stato il mio sogno e ora si sta realizzando… Doppio.»

 

La ragazza sorride alle parole dell’uomo.

 

«Quindi non mettere mai in dubbio la mia felicità riguardante questo. Ne sono felicissimo!» continua l’uomo con la voce leggermente emozionata. E’ felice, davvero felice. Poteva capitare in molte altre situazione e lo scenario è quello più difficile, ma è felice. «Non voglio che tu ti senta oppressa da qualcosa.»

«Non lo sono, solo… Non ti senti obbligato a fare questo, vero? Perché si potrebbe fare in molti altri modi e-»

 

Ian, complice anche del semaforo appena diventato rosso, ferma la macchina e prende il volto della ragazza con le mani, obbligandola così a guardarlo negli occhi.

 

«Non mi sento obbligato a fare nulla, lo faccio perché lo sento.» la rassicura Ian accarezzandole con il pollice la guancia. «Lo faccio perché sono i miei, nostri, figli e perché tu sei la loro madre. E non mi sento obbligato a fare nulla.»

«Non lo dici per farmi contenta?» gli domanda piano Nina.

«Lo faccio perché ci sono dentro anche io, ricordi?» le dice Ian e un sorriso, a metà tra il divertito e il malizioso gli compare sul volto. «Io sono stato quello a fare il lavoro sporco.»

«IAN!» lo richiama Nina a metà tra il divertito e lo scandalizzato.

 

Ian ridacchia scuotendo la testa e poi, sentendo le macchine dietro di lui suonare, si accorge che il semaforo è verde ed è costretto a ripartire. I due trascorrono un viaggio tranquillo in macchina e si avvicinano ancora di più. Quando arrivano alla casa sul lago c’è un po’ di sgomento generale, di come i due siano insieme e da soli, senza terzi incomodi dietro. Nessuno però chiede nulla, capendo e sapendo di quanto la situazione tra i due sia diventata complicata, ma rasserenati dal fatto che non sembrano volersi ammazzare più. E quando, alla fine della festa, Ian e Nina annunciano di aspettare due maschietti scoppiano tutti quanti e si congratulano con entrambi.

Tutto sembra normale.

 

 

 

 

 

«Lui si sta comportando veramente bene…» mormora la ragazza sorridendo all’amica.

«Sul serio? Non devo andare a prenderlo a casa, vero?» le domanda preoccupata Julianne, sapendo cosa l’amica ha passato. «Puoi dirmi la verità, sono tua amica.»

«E’ la verità, Jules. Il nostro rapporto è ancora strano, ma per ora stiamo bene. Ci siamo chiariti e… Si sta comportando veramente bene. Mi viene a trovare praticamente tutti i giorni e mi tiene anche compagnia, mi porta spesso il gelato anche.» le spiega Nina.

«Ti compra con i dolci?» le domanda la bionda scandalizzata.

«Non mi compra affatto. Devo mangiare per tre e sai… Ho quasi sempre fame…» borbotta divertita la ragazza.

«Quello sempre.»

«Sai quello che intendo!» si difende la mora tirando dietro un cuscino all’amica che, prontamente, schiva. «Stiamo costruendo un bel rapporto… Insomma… Lui è carino con me ed io cerco di… Cerco di esserlo, di far si che il nostro rapporto sia normale.»

«Non voglio vederti soffrire ancora…» mormora la bionda abbracciando Nina. «Davvero… Voglio solo che si comporti bene.»

«Lo sta facendo, davvero. Il nostro rapporto è andato a rotoli… Ma ora ci stiamo riprendendo. E ha detto di essere felice.»

«Perché non dovrebbe essere felice? Ha sempre voluto dei figli.» le domanda Julianne.

«Come perché? Ci siamo lasciati due anni fa e beh… Sai… E’ capitato per caso e… Okay, non proprio per caso, ma, quello che voglio dire… Io non sono la sua compagna, non sono la sua futura moglie e-»

«Ma lo sei stata.» puntualizza la Hough.

«Okay, ma è diverso. E lui ha detto di non sentirsi obbligato…»

«Perché dovrebbe?» domanda ancora la bionda. «Lo so che sto facendo troppe domande, ma… Mi sto perdendo.»

«Nikki ha detto-»

«LEI HA DETTO COSA?» urla la bionda facendo sobbalzare la mora. «E’ venuta da te a parlarti o lui ha riferito?»

 

Nina si morde il labbro, intuendo perfettamente di essere entrata in un terreno pericoloso. Non l’ha detto a nessuno, nemmeno a sua madre, e voleva continuare a tenerlo per se, ma, vedendo Julianne guardarla truce, decide di svuotare il sacco.

 

«E’ venuta da me a parlarmi, ma-»

«Niente ma.» la blocca per l’ennesima volta la bionda. «Che diavolo ti ha detto?»

«Un po’ di cose… Di rovinare il matrimonio… E di questo ne sono consapevole anche io.»

«Non hai rovinato tu il loro matrimonio… Che poi devono ancora sposarsi quindi matrimonio cosa… Tu non hai fatto proprio niente… O comunque non solo tu… Anche Ian c’entra se è per questo…» le fa notare l’amica.

«Lo so, ma… Ha detto che lo ama e che lo sto costringendo a fare cose che non vuole e cose così…» continua Nina.

«Ne hai parlato con Ian?»

«Si, lui ha detto che… Che è felice, veramente felice. E’ contento di avere due bambini e di diventare presto padre. Conosco Ian e… Per quanto mi sia fatta problemi e probabilmente continuerò non stava mentendo…» le spiega la bulgara.

«Questo lo so, ma… Di quello che ti ha detto Nikki.»

«Cosa? No, non gli ho detto niente e deve rimanere così.»

 

A Julianne quasi cade il bicchiere dalla mano, mentre la mora la guarda in modo strano.

 

«Ragazza mia, lasciatelo dire in modo affettuoso, ma sei una stupida. Avresti dovuto dirglielo subito. Non può venire da te e minacciarti… Dirti cose che non sono nemmeno vere.» sbraita la bionda.

«Non mi crederebbe mai!» si impunta Nina.

«Tu dici?» le domanda la bionda con un sopracciglio alzato. «Quell’uomo pende dalle tue labbra e poi… Chi ti dice che crederebbe a lei? Qualche dubbio gli verrebbe.»

«Non voglio combinare casini.»

«Ma lasciare che quella donna ti insulti va bene?» le domanda Julianne appoggiandole una mano sulla gamba. «Dovresti parlare con lui, non ti fa bene tutto dentro. Mi pare che tu abbia già rischiato, no? E’ giusto che tu ti goda questa gravidanza, indipendentemente da come è stata provocata.»

 

 

 

 

______________________________________________________

Buon fine settimana a tutte :)

Perdonatemi per il ritardo, ma… Ho visto che la storia ha perso tantissime visualizzazioni ed avevo perso anche io un po’ la voglia, ma senza ombra di dubbio eccomi qui, l’ho iniziata e la porto avanti. In settimana aggiornerò anche Illegal love, mi sono portata un po’ avanti nel capitolo e spero di postare presto.

Ringrazio intanto le tre persone che hanno recensito lo scorso capitolo ^^

Capitolo tranquillo e siamo andate avanti di un’altra settimana. Vediamo Ian soltanto attraverso un flashback e credo sia il primo momento dolce che ho scritto dall’inizio, togliendo quando Nina è stata in ospedale. E’ stato il continuo dell’altro capitolo dove, alla fine, i due sono andati alla festa insieme. Ho preferito concentrarmi su loro due anziché su tutta la festa, mostrando di come pian piano si stiano avvicinando e Nina si stia sciogliendo con lui. Le intenzioni di Ian sono vere, non fa per accontentarla, da come avrete capito. Nina non l’ha ancora del tutto perdonato, le sue parole sono state veramente forti, ma sta tentando di creare con lui un buon rapporto e ci stanno abbastanza riuscendo, anche se nel prossimo capitolo avremo un altro mezzo litigio, come già anticipato. 

Julianne, migliore amica di Nina anche nella realtà, è passata a trovare la mora e a darle un po’ di sostegno, aiutandola a fare chiarezza su alcuni punti. Spero abbiate apprezzato la sua aggiunta alla storia, io l’ho trovata azzeccata!

Alla prossima :3

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Capitolo 16
*** Diciotto settimane. ***


Diciotto settimane.

Ha già preparato la valigia e tutte le cose di cui può avere bisogno. Partirà tra due giorni per Toronto e starà per circa due settimane a casa dei suoi genitori. Ha bisogno di staccare, letteralmente, la spina e di godersi un paio di settimane nella tranquillità più assoluta, senza pensare a che cosa l’aspetterà una volta tornata alla sua vita. Cercherà di lasciarsi gli ultimi mesi alle spalle, sebbene con se porti un fardello -in senso positivo, ovviamente- enorme. Aveva pensato di portare anche Lynx con se, ma poi, parlandone con sua madre e anche Candice, ha deciso di lasciarla proprio a quest’ultima, che si è offerta di prendersene cura mentre starà via. Partirà con sua madre e all’aeroporto a Toronto ci saranno suo padre e suo fratello ad aspettarla. 

Due sono i problemi che l’affliggono: dirlo a Ian e chi potrebbe vederla. La parte più difficile, sa, è dirlo a Ian. Perché, in cuor suo, sa che potrebbe dare di matto. Per quanto riguarda il secondo punto cercherà, in ogni modo, di fare le cose con più segretezza possibile. Starà in prima classe ed è riuscita a prenotarla solo per lei e sua madre per quel giorno e arriverà cinque minuti prima della partenza per un’entrata secondaria. Non avrebbe voluto farlo -comportarsi come se fosse una regina o chissà chi-, ma non è ancora pronta a rivelare al mondo intero quello che sta succedendo, anche se sa che, presto o tardi, verrà fuori. 

Si ripromette di dover parlare a Ian anche di questo.

Il timer suona, segno che la torta è praticamente cotta. Afferra due guantoni da cucina e, con non poca fatica, riesce a sporgersi in avanti quel tanto che basta per aprire il forno e tirare fuori la torta. Gli occhi di Nina brillano, sembra essere venuta fuori parecchio bene. La ragazza appoggia la torta sul tavolo e, dopo aver preso quello di cui ha bisogno, inizia a decorarla. Ci mette sopra della cioccolata e della panna e dei biscotti. 

 

«Lynx, perché mi guardi così?» dice alla gatta mentre questa la guarda con il muso appoggiato sulle zampe. «Sembra essere venuta fuori parecchio bene, guarda?»

 

La gatta osserva la sua padrona per qualche istante, poi sparisce in giro per la casa cercando di trovare qualcosa di più interessante.

 

«Tante grazie…» borbotta la ragazza scuotendo la testa, poi si accarezza il pancione e il suo sguardo cade sulla sua curva prominente. «Sono sicura che a voi piace, vero? Potete anche darmi un calcetto in assenso, basterebbe solo questo.»

 

Non si sono ancora mossi. E’ a diciotto settimane e non si sono ancora mossi. Layla le ha detto che può capitare, che magari si muoveranno più tardi, e il fatto che siano gemelli può far si che si muovono dopo, ma a Nina basterebbe solo un piccolissimo movimento.

Solo uno.

 

«Parli da sola ora?»

 

Domanda una voce divertita alle sue spalle. Il cucchiaio che teneva in mano cade a terra facendo un rumore assordante. 

Ian. 

Quello stesso Ian che ha le chiavi di casa sua -per ogni evenienza, come le ha detto lui. 

 

«Mi hai fatto prendere un colpo!» esclama la ragazza passandosi una mano tra i capelli mentre tenta di regolarizzare il respiro. 

 

Ian gli lancia uno sguardo di scuse e le sorride sghembo.

La ragazza fa per piegarsi e prendere il cucchiaio, anche se sa perfettamente di avere molta difficoltà, ma Ian la precede e un secondo dopo il cucchiaio è di nuovo sopra la tavola.

 

«Grazie.» lo ringrazia Nina. 

«Hai preparato una torta?» le domanda Ian curioso guardando la torta. «Ti sei data alla cucina?»

«Non avevo niente da fare.» gli dice la ragazza con un’alzata di spalle. «Tu perché sei qui?»

 

L’uomo la guarda per qualche istante prima di risponderle. Come può dirle che è andato da lei perché ha voglia di vederla?

C’è anche un altro motivo, ma è quello il motivo principale.

 

«Avevo… Ieri non ti ho vista e…» Ian si blocca e si da dell’idiota. E’ adulto e balbetta. «E volevo sapere come stessi.»

«Ma ci siamo comunque sentiti, più o meno.» gli ricorda la ragazza prendendo una forchetta e assaggiando la torta. E’ migliorata sicuramente, ha un buon sapore. «Vuoi un pezzo?»

«Non cerchi di avvelenarmi, vero?» le domanda Ian.

«No, è… Passabile… Cioè… E’ molto meglio delle altre.» borbotta la ragazza indicando la torta. 

 

Ian prende una forchetta, poi si siede accanto a Nina e immerge l’oggetto nella torta. Pochi istanti dopo se lo porta alla bocca e deve ammettere che non è niente male. Ian sa che Nina non è mai stata eccellente in cucina, ma questa volta è stata veramente brava.

 

«E’ buona! E’ venuta veramente bene.» si congratula l’uomo con lei. 

«Oh… Beh… Bene è una parola grossa…» borbotta Nina abbassando lo sguardo leggermente imbarazzata. «Magari passabile.»

«A me piace.» le risponde l’uomo. 

«Non stai dicendo una bugia, vero?» gli domanda la ragazza. 

«Assolutamente no.» la rassicura l’uomo prendendone un’altra forchettata. 

 

Nina annuisce, mentre lo sguardo di Ian si fa improvvisamente serio. La ragazza aggrotta le sopracciglia. 

 

«Tutto bene?» gli domanda Nina.

«Senti, io… Avevo pensato» tentenna Ian. «di parlarne con mia madre.»

 

Nina lo guarda ancora più confusa. Che cosa c’entra la madre di Ian?

Oh.

 

«Non gliel’hai ancora detto?» le domanda la ragazza sorpresa. «Ero convinta glielo avessi già detto.»

«No, insomma… Aspettavo proprio di parlargliene in questo periodo, se per te va bene.» le dice Ian.

«Uhm, okay.» concorda la mora.

«Viene giù tra quattro giorni e potremmo… Glielo dirò io, ma… Potresti esserci anche tu.» le spiega Ian-

 

Viene giù tra quattro giorni.

Per Nina non ci sarebbe nessun problema se non partisse per Toronto tra due giorni, cosa che Ian non sa e che la ragazza, visto i risvolti che sta prendendo la conversazione, deve dirgli.

 

«Tra… Tra quattro giorni…» balbetta la ragazza.

«Se non te la senti posso capirlo.» la rassicura Ian. «Ma sono sicuro che vorrà vedere anche te, dopo avermi ammazzato, si intende.»

 

E l’uomo ha pensato di strappare un sorriso alla ragazza, ma quest’ultima lo guarda un po’ in colpa.

 

«Ian, senti, devo dirti una… Cosa…» mormora la ragazza rigirandosi tra le mani la forchetta. Perché si sente così in ansia? «Non è definitivo, solo per un po’.»

«Solo per un po’ cosa? Cosa devi dirmi? Mi stai facendo preoccupare!» blatera l’uomo scuotendole leggermente le spalle.

«Oh… Ehm… Non è niente di grave, solo… Ho bisogno di staccare un po’ la spina.» conclude la ragazza guardandolo negli occhi.

«Quindi…?» la invita a parlare l’uomo.

«Starò via per un po’.»

«CHE COSA?» quasi lo urla l’uomo.

«Andrò a Toronto da mia madre per qualche settimana, per… Staccare un po’ la spina, cambiare aria. Ne ho bisogno.» conclude la ragazza guardando l’uomo e le sue reazioni.

 

Ian si alza di scatto dalla sedia facendola stridere a terra.

 

«E’ per qualcosa che ho fatto io, vero?» domanda l’uomo teso. «Perché non trovo altra spiegazione.»

«Tu non hai fatto nulla, ho bisogno di un po’ di tempo in tranquillità!» esclama la ragazza passandosi una mano tra i capelli.

 

Fa qualche passo per avvicinarsi all’uomo, ma poi capisce che è meglio rimanere ferma dov’è.

 

«Tranquillità? Qui ne hai anche troppa!» esclama l’uomo. «Sei servita e riverita e hai tutto quello di cui hai bisogno.»

«Ho bisogno di un po’ di tempo per mettere apposto le idee, okay?»

«Che idee devi mettere apposto?» sbotta l’uomo. 

«Da un momento all’altro la mia vita è stata stravolta e ho bisogno di qualche settimana lontana da qui. Non ti sto dicendo che rimarrò un mese, ma due settimane. Quattordici giorni, non cinquecento.»ribatte Nina mettendosi le mani sui fianchi.

«Anche la mia vita è stata stravolta, ma non scappo in un posto a quindici ore di macchina da qui!» sbotta Ian.

«Non sto scappando, ho solo bisogno di stare un po’ lontana da Atlanta. Dannazione, non vado mica in guerra!» gli dice la ragazza.

«Mi vuoi portare via i miei figli!» sbotta l’uomo.

 

Nina si blocca con la bocca aperta, non sapendo se scoppiare a ridere o urlargli contro. Lei non ha assolutamente intenzione di portargli via i bambini, si sta prendendo solo una vacanza.

 

«Dimmi che non sei serio!» esclama la ragazza. «Portarti via i bambini? Ma ti sei fumato qualcosa? Sto via solo per due settimane.»

«E non potrò vedere i miei figli per due settimane!»

«Come se potessi realmente vederli ora!» sbotta la ragazza. «Ogni ragione è buona per urlarmi contro.»

«Non è vero, sto facendo del mio meglio per starti dietro e alla prima occasione te ne vai!» urla l’uomo.

«Non sto scappando, Ian!» urla lei. «Sto via due benedette settimane, niente di più. Non sono il tuo cagnolino e non ho bisogno che tu mi stia appiccicato ventiquattro ore su ventiquattro. So cavarmela da sola.»

«L’ultima volta che sei rimasta sola hai quasi perso i nostri figli!» ribatte l’uomo.

«Perché tu non c’eri e te n’eri tirato fuori!» sbotta la bulgara puntandogli il dito contro. «E sono padrona della mia vita e decidere quando muovermi o meno!»

«Hai avuto quasi un aborto un mese fa, se te lo ricordi e dovresti stare a riposo, non scorrazzare in giro per il mondo!» continua Ian imperterrito.

«Layla è d’accordo, ne ho parlato prima con lei Mr so tutto io, è logico che non farei mai nulla per metterli in pericolo! Mi sembra di star parlando con un bambino.» gli ringhia contro Nina. «E Toronto non è il mondo, in meno di due ore in aereo sono già arrivata.»

 

Ian sta per ribattere, per sostenere ancora una volta di aver ragione, ma si blocca nell’esatto momento in cui la ragazza di fronte a lui si porta una mano sul ventre facendo una smorfia. L’uomo dimentica tutto quello che stava dicendo e un attimo dopo è affianco alla ragazza preoccupato. E’ in quel momento che capisce di aver esagerato.

Nina, invece, non parla. Non sa cos’è stato. E’ stato strano, non ha fatto male, è stato come una specie di crampo, ma non doloroso. Continua a tenere la mano lì, lì dove ha appena sentito quel colpetto.

 

«Stai male? Ti fa male da qualche parte? E’ tutta colpa mia.» blatera Ian avvolgendo un braccio attorno alla vita della ragazza. 

 

Ed è lì che Nina lo sente di nuovo. Un altro colpetto, un po’ più in basso, poi uno più su. 

Ian continua a guardarlo spaventato e scuote leggermente la ragazza, preoccupato che sia sotto stato di shock.

 

«Nina, parlami, ti prego…» la supplica mettendole entrambe le mani sulle spalle.

 

Nina, invece di parlare, sorride. Ha capito quello che sta accadendo. Gli occhi le si riempiono di lacrime, ma non sono lacrime di dolore o di preoccupazione, sono lacrime di gioia.

Prima che Ian possa dire di nuovo qualcosa la ragazza gli ha già preso una mano e la mette nel punto in cui prima c’era la sua. L’uomo continua a non capire, preoccupato. Nina preme la mano di Ian con la sua sopra la sua pancia e sta in attesa. E proprio in quel momento, quando quasi si rinuncia, lo sente per l’ennesima volta. 

L’ennesimo colpetto.

Ian si irrigidisce all’istante cercando di metabolizzare la cosa, ma la sua mano rimane comunque lì. Non ha ben capito che cosa sia appena successo, o l’ha capito, ma non riesce a crederci. 

 

«E’ stato… E’ stato un… Un calcetto?» balbetta Ian con la voce rotta dall’emozione.

«Credo proprio di si…» mormora la ragazza alzando lo sguardo su quello di Ian.

 

Entrambi hanno gli occhi lucidi.

Uno dei due bambini da l’ennesimo calcetto ed entrambi, ancora con le mani sul pancione della ragazza, sorridono emozionanti nello stesso momento. 

 

«Ti fa male?» domanda Ian poi preoccupato.

«No, è solo strano. Non fa male, è una sensazione bellissima.» gli spiega la ragazza.

«Un altro!» esclama Ian euforico.

 

Nina ridacchia divertita e improvvisamente tutto quello che è accaduto prima passa in secondo piano. Gli getta le braccia al collo, sorprendendolo. Ian, ormai completamente calmo, la stringe a se, facendo ben attenzione al pancione.

 

«Si sono mossi! Si sono finalmente mossi!» ride Nina, realizzando, finalmente quello che è accaduto.

«Si sono mossi si.» ridacchia l’uomo guardando la ragazza felice. «Pensi siano stati tutti e due?»

«Ne sono certa, certi provenivano dall’alto e altri un po’ più in basso. Hanno finalmente deciso di farci capire che ci sono…» mormora Nina dolcemente accarezzandosi il pancione.

«I nostri bambini si sono mossi…» mormora Ian dolcemente mettendo una sua mano sopra quella di Nina.

 

I due rimangono in silenzio per qualche istante, poi è Ian a parlare.

 

«Mi dispiace… Non… Non avrei dovuto reagire così.»

«Già, non avresti dovuto.» conclude la ragazza rimanendo comunque tra le braccia dell’uomo. «Ma va bene così, fa lo stesso.»

«Non avrei dovuto urlarti contro.»

«E io non avrei dovuto prenderla su personale.» conclude Nina.

«E’ solo che… Capisco che tu voglia andare via, ma…»

 

Le sarebbe mancata. Ian sa perfettamente che Nina gli mancherà. Non è arrabbiato perché va via, ma solo perché sa che gli mancherà e ormai è troppo abituato a vederla tutti i giorni. Non ha comunque coraggio per ammetterlo.

 

«Ma?»

«Ma va bene così.» si salva l’uomo. «Hai ragione, hai bisogno di staccare un po’ la spina.»

«Quindi per te va bene?» gli domanda la ragazza.

«E’ la tua vita, tua decisione. Non avrei dovuto urlarti contro tutte quelle cose, so che non metteresti mai in pericolo i nostri figli, me l’hai dimostrato tante volte.» la rassicura l’uomo. «E so che tu non vuoi scappare per portarmeli via, ho fatto solo un gran casino.»

«Già, non potrei mai fare una cosa del genere.» sottolinea la ragazza.

«Lo so.»

 

I due rimangono per qualche istante zitti e l’unico rumore è quello dei loro respiri.

 

«Lo dirai a tua madre?» gli domanda Nina.

«Glielo dirò.» le sorride il ragazzo. 

 

Un istante dopo la sveglia di Nina suona e la ragazza corre, per quanto può, a spegnerla.

 

«Hai messo una sveglia ora?» le domanda Ian divertito.

«Certo, tra cinque minuti ci sono le repliche di Grey’s Anatomy!» trilla Nina sedendosi sul divano, abbandonando così Ian e le torta al loro destino.

«Grey’s Anatomy, ancora quella roba?» le domanda Ian con un sopracciglio alzato.

«Non insultare Grey’s Anatomy!» lo rimprovera bonariamente la ragazza mentre accende la TV, sotto lo sguardo divertito dell’uomo. «E’ una parte importante della mia vita.»

 

Ian alza le mani in segno di resa.

 

«Quindi o la smetti di prendermi in giro e vieni qui, oppure vai a casa tua con i cani.» lo rimbecca Nina.

«Okay, non ti prendo più in giro.» la rassicura Ian sedendosi accanto alla ragazza. «E me ne sto buono qui.»

«Ti conviene!» lo minaccia la ragazza mentre, sullo schermo, appare la faccia di Derek Shepherd.

 

 

 

_________________________________

 

Buon pomeriggio a tutte :)

Eccomi qui con il sedicesimo capitolo. Come visto, abbiamo fatto un passo in avanti e siamo a diciotto settimane. Dai prossimi capitoli le cose si velocizzeranno un po’, ma non tralascerò affatto tutto quello che una coppia (anche se Ian e Nina non sono una coppia normale) dovrebbe fare per prepararsi all’arrivo di un bambino.

Nina è alle prese con la cucina, visto che praticamente non può fare nient’altro, e Ian si presenta a casa sua. Da come avrete capito ha le chiavi di casa sua per qualsiasi evenienza in modo che, se capiti qualcosa, lui possa raggiungerla più facilmente e senza problemi di chiavi. 

I due, dopo qualche parola scambiata, cominciano a litigare per una cosa che Nina non ha detto e che Ian ha preso sul personale. Nina, come già anticipato negli scorsi capitoli, parte per Toronto per un paio di settimane, per abbandonarsi gli ultimi mesi (per quanto possa, visto i due bambini che stanno crescendo dentro di lei) alle spalle. Ian, colto alla sprovvista, si scalda, non avendone motivo, e i due litigano. Ian non ne avrebbe avuto il motivo, ma si è preoccupato per i bambini, per Nina e perché gli farà strano non averla attorno per due settimane. Non ha il coraggio di dirlo ad alta voce, ma le mancherà. Nina, da come si è capito, ha ben chiaro i suoi sentimenti, ma, ovviamente, li nasconde e d’altronde è stata ferita più volte, mentre Ian è tra due fosse: una è la futura moglie (vedremo anche la loro vita) e l’altra è Nina. Ha proposto ad una di sposarlo, ma ha un’altra donna incinta dei suoi figli per la quale, evidentemente, ha dei sentimenti repressi e di cose non dette. Cosa importante, la più bella di tutte, è che finalmente i gemellini si sono mossi! Finalmente hanno fatto sentire che si sono anche loro. Ho pensato a lungo a come farlo, ma è stata l'unica scena che ho ritenuto abbastanza degna da inserire *_* 

Ringrazio le quattro persone che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima :)

 

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Capitolo 17
*** Diciotto settimane (2). ***


Nina gli manca, gli manca come l’aria. A Ian manca andare a trovarla a casa, fermarsi per un paio d’ore con lei, anche solo per tenerle compagnia, mentre guarda film strappalacrime ai quali non riesce a resistere. E’ via da solo tre giorni eppure gli sembra di impazzire. 

Ed è un male questo, lo sa, non fa altro che ripeterselo, eppure è così che si sente, vuoto. Ian non è stupido, sa che tutto quello che sta provando è sbagliato, eppure è così.

Si sente incredibilmente vuoto e solo senza di lei e l’altra donna, quella con cui anche ieri ha litigato non colma il vuoto che sente dentro di lui. Ormai litigano per qualsiasi cosa, pesantemente. E’ più Nikki ad urlare, lui ascolta in silenzio, talvolta scaldandosi anche, ma rimanendo comunque fermo nella sua posizione.

Che altro potrebbe fare?

Ha sbagliato, sa che la colpa è solo sua, eppure, sebbene la sua fidanzata (se lo è ancora) continui a rinfacciarglielo ogni volta che apre bocca, lui in colpa non si sente. 

Quello che hanno fatto lui e Nina è stato sbagliato, l’andare -e il continuare- a letto insieme, eppure lui, se potesse tornare indietro, continuerebbe a farlo. Si sono amati, si sono fatti del male, ma in un modo o nell’altro rimangono sempre legati.

Non si ricorda nemmeno per cos’hanno litigato ieri. Forse perché la pasta che lui stesso aveva preparato era troppo salata e Nikki si è arrabbiata e poi il discorso era caduto nuovamente . Lei, alla fine, se n’era andata sbattendogli la porta in faccia, andandosene molto probabilmente dai suoi genitori.

Che senso ha continuare a rimanere insieme?

E’ questa la domanda che Ian continuava a ripetersi da settimane. Ormai non si sentiva più a suo agio nemmeno a casa sua ed era una lotta continua con Nikki. Trovava conforto solo in Nina e la situazione era parecchio complicata. A Nikki aveva fatto una proposta di matrimonio, con tanto di anello, e si sentiva in debito nei suoi confronti, ma, come Paul stesso gli aveva detto, non poteva continuare così.

Lui e Paul, da qualche mese, avevano cominciato a parlare più civilmente, a costruire di nuovo un rapporto normale -rapporto che si era distrutto quando lui aveva spezzato, per l’ennesima volta, il cuore di Nina. Paul sapeva di non doversi mettere in mezzo tra i due, ma era più forte di lui, voleva troppo bene ad entrambi e vedere uno dei due ferito per colpa dell’altro lo mandava in bestia. La sua ramanzina, al tempo, l’aveva ricevuta anche Nina, perché Paul ha sempre voluto fare le cose eque e non prendere le parti soltanto quando faceva comodo. 

Lo sguardo allibito di sua madre, di fronte a lui, di certo non lo aiutava a pensare o a prendere una decisione.

Sua madre è arrivata poco più di dieci minuti prima e nel giro di poco tempo ha quasi rischiato due infarti. Uno del vedere il figlio stanco, sciupato e perso, l’altro quando suo figlio (lo stesso figlio che aveva cresciuto con dei buoni valori, secondo lei) le ha detto una cosa come io e Nina siamo andati a letto insieme.

 

“Tu e Nina cosa?”

 

La domanda di Edna è scioccata ed esce più come un urlo, che una vera e propria domanda.

Edna si ricordava Nina, come poteva dimenticarla? Non appena Ian gliela aveva presentata, ancora anni prima, se n’era completamente innamorata. Era una ragazzina in quel vestitino azzurro, alla loro annuale cena, così imbarazzata ad essere presentata alla famiglia del suo attuale ragazzo, eppure Edna l’aveva cominciata ad amare da subito, prendendola sotto la sua ala protettiva. Così aveva cominciato a considerarla come una sua seconda figlia e quando suo figlio, quello vero, l’aveva lasciata (o si erano lasciati, la donna doveva ancora capirlo, nonostante il tempo che fosse passato), ci era rimasta malissimo, perché aveva visto la luce negli occhi di entrambi, quella degli innamorati, gli innamorati veri, cosa che con Nikki, per quanto avesse imparato a volerle bene, non aveva mai visto.

Tra le due, Edna, preferiva assolutamente Nina, ma aveva deciso di imparare ad apprezzare la scelta del figlio ed era stato così, fino a quel momento. 

 

“Mamma, hai capito…”- borbotta Ian grattandosi i capelli, quasi imbarazzato, con sguardo colpevole.

“Avevo sperato di aver sentito male.”- ribatte Edna portandosi entrambe le mani nei capelli, per poi incrociare gli occhi di suo figlio, quegli stessi occhi così simili ai suoi. -“E perché me lo stai dicendo? Oh, si, ecco perché tu e Nikki vi scannate così tanto.”

 

Ian aggrotta le sopracciglia. E’ sicuro di non aver mai detto a sua madre dei suoi continui litigi con Nikki, solo a Robyn.

Robyn?

 

“Te l’ha detto quella pettegola di tua figlia?”- sbotta Ian.

“Che, tra l’altro, è tua sorella. Comunque si, me l’ha detto lei, e, a suo discapito, era preoccupata per te. E’ preoccupata per te.”- gli dice la madre, guardandolo dalla testa ai piedi.

“Le avevo detto di non dirtelo, dopo mi sentirà!”- sbotta comunque Ian, incrociando le braccia al petto. 

“Oh, signorino, non è certo colpa di tua sorella quello che hai combinato.”- lo ammonisce Edna schiaffeggiandogli un braccio. -“Hai idea di quello che avete combinato?”

 

E’ già arrabbiata così, figuriamoci quando le dirò il resto.

 

“E Nikki l’ha scoperto, non è vero?”- chiede ancora, poi si copre con entrambe le mani la bocca. -“Non dirmi che vi ha scoperto mentre-”

“Oddio, mamma, no!”- la blocca subito Ian, prima che possa spingersi troppo oltre. -“L’ha scoperto e basta.”

“E… Quindi… Cos’è successo dopo? Perché me lo stai dicendo? Avrei preferito non saperlo, Ian, veramente. Con tutto il bene che ti voglio questo non avrei voluto saperlo.”- gli dice Edna seriamente. -“Nina… Tu e Nina vi siete lasciati quasi due anni fa, urlandovi contro le peggiori cose, e… E mi vieni a dire questo?”

 

Ian sa che sua madre ha ragione, ma non può più tornare indietro, non con due bambini in dirittura d’arrivo.

Si, mancano ancora quasi quattro mesi, e sembra un infinità di tempo, ma non è così.

 

“E perché non hai sentito il resto della storia…”- mormora Ian, allontanandosi di qualche passo dalla madre, in modo da non essere sulla sua traiettoria e di non beccarsi qualcosa in testa. 

“Cosa ci può essere di peggio? Per quanto voglia bene a Nina, avete sbagliato, entrambi.”- gli ricorda la madre. -“Non l’avrai mica messa incinta, vero?”

 

E scoppia a ridere di gusto, non sapendo quanto abbia ragione. Ian, invece, non scoppia a ridere, ma rimane serio, immobile. Sua madre, convinta che anche il figlio scoppiasse a ridere, si ferma e lo osserva. Comprende solo qualche minuto dopo, visto che Ian non le dice nulla, di quanto in realtà ci abbia preso.

 

“La pillola non ha funzionato e-”

“E’ incinta, sul serio?”- gli chiede la donna con un fil di voce. -“Da… Da quanto?”

“E’ di… Diciotto… Quasi diciannove settimane…”- balbetta Ian, chinando il capo.

“E’ di quasi cinque mesi e me lo vieni a dire solo adesso?”- gli domanda Edna, profondamente delusa.

 

Delusa da suo figlio, in primis. Non tanto per la gravidanza inaspettata (sarebbe diventata nonna di nuovo, cavolo!), ma per il fatto di esserlo venuto a sapere solo ora.

 

“E’ solo che… Sono state settimane difficili, okay?”- le risponde Ian, cercando di liquidare la situazione.

“E Nina? Dov’è? Ho bisogno anche di parlare con lei. Dio, penserà che non la voglia più vedere, ma non è assolutamente così!”- blatera la donna.

“Mamma? Nina pensava te l’avessi già detto.”- le confessa Ian.

“Dio mio, non ti riconosco più. Ma come diamine ti sei ridotto? Pensavo di aver cresciuto un uomo, non un bambino. Molli la donna della tua vita, poco dopo ti metti insieme con un’altra, ma la tradisci con la tua ex e la metti pure incinta. Ma che problemi hai?”- gli domanda Edna alzandosi in piedi.

 

Ian indietreggia ancora di qualche passo, preoccupato.

 

“Ho sbagliato, okay? Ma non posso farci più niente ora. E’ capitato e… E mi sono assunto le mie responsabilità.”- sbotta Ian, passandosi una mano tra i capelli.

E’ capitato? Mi sono assunto le mie responsabilità? E’ il minimo, Ian. Se non l’avessi fatto ti avrei preso a calci nel sedere fino in capo al mondo. E’ un bambino, non un giocattolo.”- lo riprende Edna. 

“Questo lo so, stiamo parlando di qualcosa che ho creato io, non una fabbrica. Sono consapevole di quello che ho fa fatto, siamo consapevoli entrambi di quello che abbiamo fatto. E’ nostro figlio.”- si difende Ian, ben sapendo tutto quello che ha dovuto affrontare. -“Ma… Non mi sembri arrabbiata…”

“Arrabbiata? Con te lo sono, un sacco, ma come potrei arrabbiarmi per una notizia del genere? Sia chiaro, non approvo quello che avete fatto voi due, perché in teoria eri fidanzato, ma, diamine, diventerò nonna di nuovo!”- esclama la donna, con occhi piedi di gioia. -“E com’è? Dovreste già sapere se è un maschietto o una femminuccia? E Nina, come sta?”

 

Ian si porta le mani davanti e tenta di calmare la donna. Ha ammesso liberamente di essere arrabbiata con lui, ma è entrata in modalità schizzofrenia. 

 

“Mamma, un attimo, calmati, mi stai facendo troppe domande.”- la rimprovera Ian, sorridendo.

“Togliti quel sorriso dalla faccia, Ian Somerhalder. Con te sono arrabbiata, molto, quindi non rilassarti. Ora, però, non voglio sapere altro se non come stiano mio o mia nipote e Nina.”- lo rimbecca Edna, fulminandolo con lo sguardo.

“Oh ehm… Nina è a Toronto, dai suoi genitori, per due settimane. Ha deciso di ehm… Staccare un po’ la spina, tutta questa situazione cominciava a starle stretta…”- mormora Ian sospirando.

“La capisco, ha fatto una buona scelta, non è un bene che si senta pressata e stressata, non farebbe assolutamente bene a lei e al bambino, o bambina.”- concorda Edna, non con il figlio, ovviamente, ma con la decisione di Nina. -“E allora? Come stanno? E’ un maschio o una femmina?”

Maschio.”- ammette Ian e un sorriso gli affiora nel volto al ricordo di quando hanno scoperto che fossero due e due maschi e dei loro primi movimenti. -“Due maschi.”

“Due… Due maschi? Oh mio Dio… Due gemelli?”- balbetta Edna sconvolta, ma lo sconvolgimento lascia subito posto nuovamente alla gioia. -“Due nipotini? Due maschietti? Ma è una cosa meravigliosa.”

 

Ian ride, di una risata gioiosa, come non rideva da tempo. E sa che sua madre è arrabbiata con lui (non ne ha nemmeno tutti i torti) e non osa immaginare cosa gli diranno il fratello o la sorella, ma è felice che sua madre sia contenta dei suoi futuri nipotini.

Il pensiero corre a Nina e non vede l’ora di chiamarla, per dirle di aver parlato con la madre e di come lei ne sia contenta (ovviamente ometterà il fatto che Edna sia arrabbiata con lui).

 


































 

                                                                                * * *


































 

                                                               (Diciotto settimane)

 

 

Nina ride divertita, mentre Ian le racconta, via telefono, l’incontro con la madre. 

Le c’era voluto un po’ per rilassarsi, perché, a primo impatto, era andata in iperventilazione. A quanto pare, però, Edna non la odiava, anzi, aveva voglia di vederla -non vedeva l’ora. 

Ian, infatti, per più di dieci minuti ha continuato a rassicurarla sulla situazione e di come sua madre, trasferitasi per qualche giorno da lui, l’abbia sgridato per bene, buttandola sul ridere.

 

“Oh eh… Ha già tappezzato cosa mia di giornalini per bambini.”- le dice Ian, mentre Nina continua a ridacchiare. Si raccoglie i capelli in una crocchia disordinata, poi, dopo essersi infilata una maglia larga, si siede a gambe incrociate sul letto. -“Vedo blu ovunque. Ha già detto di aver visto due culle stupende e altre cose, tipo vestitini, scarpe… Sta correndo troppo. E’ troppo euforica, mi aspettavo altro.”

“Avresti preferito essere picchiato?”- gli domanda Nina, inarcando un sopracciglio. 

“Oh, sembrerà strano, ma mi ha tirato un bello schiaffo, dopo essere andata avanti mezz’ora a lodarmi sul fatto che diventerà nuovamente nonna. La sua giustificazione è stata qualcosa come te lo sei meritato.”- le spiega Ian stiracchiandosi leggermente. -“Ed è un po’ ironica la cosa… Quasi quarant’anni e le prendo da mia madre. Non picchierai i nostri figli a quarant’anni, vero?”

“Dipende da quel che faranno. Non sono molto d’accordo sulla violenza, comunque.”- gli risponde Nina, con un’alzata di spalle. Lei preferiva le parole alla violenza. Non parole cattive, parole nel senso di parlare e di far capire in che cosa si ha sbagliato. La violenza non è mai servita a nulla, secondo lei. -“Se avessero fatto una cosa del genere probabilmente sì. Abbiamo combinato un bel casino.”

 

L’ultima frase la dice quasi sussurrando, lasciandosi andare alla fine in un pesante sospiro. 

Si appoggia una mano sul ventre istintivamente. Da quanto è partita i bambini si sono mossi poche volte (cosa che Layla ha definito del tutto normale), ma ogni volta è stata come se fosse la prima. Sentirli dentro di lei, sentire che ci sono e si muovono, ogni volta le dava emozioni -ovviamente bellissime- diverse. Sua madre e suo padre erano rimasti con le mani nella sua pancia mezz’ora, quando li avevano sentiti muoversi per la prima volta. La stessa cosa, più o meno, che era capitata con suo fratello.

 

“Quello che è fatto è fatto, non possiamo più tornare indietro.”- le dice Ian e Nina, sebbene lui non possa vederla, annuisce. -“Ma dobbiamo vivere al momento e ora abbiamo due bambini, non ancora nati, ma abbiamo due bambini.”

 

E Ian è così diverso da quello di qualche mese fa. Non sa se sia solo perché è incinta o perché stanno condividendo qualcosa di nuovo, insieme, ma è cambiato, in meglio.

E’ semplicemente tornato quello di una volta, quello spensierato e divertente, e Nina spera che non sia solo temporaneo. 

Sta cominciando di nuovo a fidarsi di lui, ma sempre a piccoli passi, con il freno a mano tirato. Ha paura che possa tradire nuovamente la sua fiducia. Ian, d’altro canto, è ben consapevole di questo e lui non sta fingendo, cosa che Nina non sa. 

 

“Nina? Va tutto bene?”

 

Nina sente la voce di Ian e sussulta, sbattendo velocemente le palpebre. Si è persa nuovamente tra i suoi pensieri.

 

“Scusa, stavo… Niente, cosa stavi dicendo?”- balbetta la ragazza.

“Sei sicura di stare bene?”- le domanda Ian, titubante.

“Si, si, sto bene.”- lo rassicura Nina iniziando a giocherellare con il bordo della maglietta.

“Ti stavo chiedendo come… Come sta andando lì? Cioè, insomma… Se stai bene e se ti stai divertendo.”- balbetta quasi Ian.

 

Un sorriso affiora spontaneo sulle labbra di Nina e si ritiene fortunata che Ian non possa vederla.

 

“Si, sto bene e si, mi sto divertendo. Credo che mia madre abbia preso alla lettera il fatto che debba mangiare per tre.”- gli spiega Nina scuotendo la testa.

 

Se prima Nina riusciva a mangiare qualcosa e ad evitare i controlli di sua madre, ora non può più visto che ce l’ha ventiquattro ore su ventiquattro a casa. Le prepara porzioni enormi e la obbliga a finire tutto.

 

“Ti sta facendo mangiare un sacco?”- le chiede Ian divertito. -“Fa bene.”

“Penso più di un sacco.”- obietta la ragazza sistemandosi meglio il cuscino sotto la schiena. -“Vorrei vedere te con un piatto di pasta che di solito si divide in quattro.”

“Credo che mangiare un po’ di più ti faccia bene.”- le risponde Ian mettendosi finalmente sotto le coperte.

 

I due continuano a parlare di quello che hanno fatto durante il giorno. Entrambi sentono la necessità di dirlo all’altro. Quando Ian sente Nina sbadigliare decide di porre fine alla telefonata, in modo da permetterle di andare a letto.

 

“Chiamami se ti servisse qualcosa. Qualunque cosa.”- le dice Ian.

“Va bene, ma non fare troppo il drammatico.”- lo riprende Nina.

“Sono solo preoccupato.”- ribatte Ian.

“Non capiterà niente.”- conclude Nina spegnendo la lampada accanto a se.

“Lo spero.”- le risponde Ian, titubante. -“Buonanotte, Looch.”

 

E il cuore di Nina perde qualche battito nel sentire quel soprannome, quello che lui le ha dato tempo fa. Solo lui la chiamava così.

 

“Notte, Smoulder.

 

E il cuore di Ian fa lo stesso nel sentire il suo vecchio soprannome. Entrambi si addormentato con un sorriso sulle labbra e con il pensiero che, effettivamente, quello che stanno vivendo non è poi così male se sono insieme -non fisicamente, ma si sentono incredibilmente uniti.
 

_______________________________________________________

 

Buon fine settimana a tutte :)

Perdonatemi per il mostruoso ritardo, ma ultimamente non ho molto tempo e, visto che questa parte ha perso seguito, ho preferito continuare nel scrivere l’altra storia. 

Questo è un continuo dell’altro capitolo ed accade quello che Ian aveva intenzione di fare, ovvero dirlo alla madre.

Edna, che, giustamente, ne rimane sconvolta. Non si aspettava di certo un comportamento così dal figlio, come fa notare più volte e ne rimane delusa. E’ delusa con Ian, da come ha più volte ribadito, ma comunque è felice perché diventerà nuovamente nonna e la notizia di un bimbo porta sempre gioia. Avrebbe potuto reagire in altri modi, ma me la sono sempre immaginata come una persona mite e pacifica. 

Questo, ovviamente, non esclude che sia arrabbiata con il figlio e che sia contenta (bambino escluso) della situazione, perché comunque ritiene che quello che è stato fatto sia sbagliato. E non ha assolutamente torto perché, per quanto sia, i due hanno continuato ad andare a letto anche quando Ian stava uscendo con Nikki.

Importante quindi è questo pezzo e anche l’ultima parte. Voglio approfondire e farvi notare il modo in cui, pian piano, sta cambiando il rapporto tra Nina e Ian. Ian che passa dal non volerne sapere a preoccuparsi per ogni minima cosa (e il suo primo comportamento era stato dettato dalla paura, anche se comunque ha sbagliato) e comincia a cambiare anche nei confronti di Nina. Prima cercava di allontanarla da se e l’ha fatto (mettendo delle distante) per il suo bene e quello della ragazza, ma, adesso, ha capito che lei è una parte importante della sua vita -e lo sarà sempre- e comincia di nuovo ad essere quello di una volta e, pian piano, anche i suoi sentimenti repressi affiorano. Non è ancora stato spiegato il motivo per cui Ian ha allontanato Nina (ancor prima che la ragazza gli rivelasse di essere incinta) e verrà spiegato più avanti, ma è più o meno lo stesso motivo dell’altra storia -la storia madre, per intenderci.

Ian ha capito semplicemente che non può e non vuole allontanare Nina da se perché tiene ancora a lei. Nina, d’altro canto, non ha mai smesso di provare sentimenti per Ian ed è un po’ più diffidente e ci impiega di più a lasciarsi andare (ma come possiamo biasimarla dopo tutto quello che è accaduto?), ma anche lei sta cominciando ad essere un po’ meno dura nei suoi confronti.

Vedremo come procederà la situazione ;)

Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, alla prossima ^^

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Capitolo 18
*** Ventuno settimane. ***


Ventuno settimane.

 

“Non ce la faccio più, veramente…”- sbotta Ian, dopo l’ennesima litigata. Si passa una mano tra i capelli, esausto. -“Ogni cosa è buona per attaccarmi e il discorso finisce sempre .”

 

Nikki lo guarda e il suo sguardo diventa ancora più duro, di ghiaccio.

Ormai non c’è un giorno che i due non passino a litigare ed entrambi, purtroppo, lo sanno bene. Ian fa qualcosa di sbagliato, anche di poco conto, e lei si infuria e cominciano a litigare pesantemente ed ogni discorso va a finire su Nina. Nikki lo accusa di averlo tradito e, nonostante tutto, continui a pensare ancora alla sua ex invece che a lei. Ian, invece, per alcuni tratti rimane silenzioso, sapendo perfettamente quanto la donna abbia ragione, ma per altri tratti si arrabbia difendendosi e continuando a dirle che lei non l’ha mai perdonato e che molto probabilmente non lo perdonerà mai. 

 

“Perché ho l’impressione che tu non te ne sia pentito, nonostante tutto quello che dici!”- gli urla contro Nikki allontanandosi ancora di qualche passo da lui.

 

E Ian, per l’ennesima volta, rimane zitto.

Che altro avrebbe potuto dirgli? 

Le aveva già detto che non avrebbe dovuto tradirla, che è stato uno sbaglio, ma non si pente assolutamente di stare per avere due figli e, in cuor suo, anche se non l’ha ancora capito, non si pente di essere andato a letto con Nina mesi addietro.

Nikki lo guarda, ferita. Ha sempre saputo che nella loro vita, in un modo o nell’altro, sarebbe sempre aleggiato lo spettro di Nina (perché ancora molti continuavano a volerli insieme e perché Ian avrebbe continuato a lavorare con lei), ma in qualche modo si era messa l’anima in pace perché Ian avrebbe sposato lei, non Nina. Ma la situazione è cambiata nell’esatto momento in cui Ian le ha detto che sarebbe diventato padre e che la madre era Nina.

 

“Io… Io… Mi scuso con te ogni giorno per quello che ho fatto, non avrei dovuto tradirti perché il tradimento è una delle peggiori cose che esista, ma non posso pentirmi del fatto che avrò due bambini.”- le dice Ian guardandola negli occhi, serio. -“Non voglio.

“Non vuoi? E hai mai capito cos’è che voglio io? Eh, Ian? Non voglio questo!”- gli urla contro Nikki incrociando le braccia al petto. -“Tra poco non viviamo ormai più insieme, avrei voluto un’altra vita.”

“Non viviamo più insieme perché ogni scusa è buona per andare via di qui.”- le ricorda Ian ed è anche contento di ciò perché non la sopporta più, poiché ogni volta che si vedono litigano. -“Ci sono cosa che non avrei voluto fare o dire, eppure le ho fatte e le ho dette.”

“Io non voglio questo!”- urla Nikki e gli occhi le diventano improvvisamente lucidi. -“Non voglio prendermi cura di quei bambini! Non voglio avere niente a che fare con loro!”

 

E a Ian il respiro si blocca in gola. Non si aspettava certo che Nikki li amasse come figli suoi (erano di Nina, non di Nikki, appunto), ma dire di non voler avere niente a che fare con i suoi figli lo fa infuriare ancora di più. Ian sa cosa quelle parole vogliano dire, implica una scelta.

I suoi figli o Nikki e lui, ovviamente, non ha dubbi su chi scegliere, ma non sarebbe mai voluto arrivare a questo. Nina non lo voleva e Ian, pian piano, aveva anche tentato di portare la situazione con Nikki a prima che scoprisse che Nina fosse incinta, quando ancora erano felici (certo, Ian non era felice come con Nina, ma anche Nikki era di buona compagnia), ma, ad un certo punto, aveva capito che era impossibile ed ora ne è consapevole. 

 

“Mi stai mettendo di fronte a una scelta.”

 

Non è una domanda quella di Ian, ma una semplice affermazione.

Nikki lo guarda e non dice nulla, ma è consapevole anche lei di che significato abbiano le sue parole.

 

“Ormai tutto ruota intorno a lei e ai bambini, non esiste più un noi. Io ti amo, Ian, ma mi sembra di essere l’unica qui a farlo e io non voglio vivere la mia vita così, non posso essere messa in secondo piano per qualsiasi cosa. Prima viene Nina e i bambini, poi tutto il resto, no?”- sbotta Nikki dura assottigliando gli occhi.

 

E Ian, anche se non vuole ammetterlo, sa che ha ragione, seppur non sia giusto nei confronti di Nikki, perché lei avrebbe dovuto essere sua moglie, non Nina. Avrebbe dovuto prendersi cura di Nikki, non della mora bulgara, ma ultimamente era accaduto il contrario e non solo perché fosse incinta.

 

“Mi stai obbligando a fare una scelta, Nikki.”- tuona di nuovo Ian, guardandola negli occhi. -“Te o i miei figli? Mi stai dicendo di scegliere tra te e i miei figli!”

“Sai benissimo quello che ho detto, Ian.”- conclude Nikki. -“Se mi amassi veramente una scelta l’avresti già fatta o almeno il Ian che conoscevo l’avrebbe già presa.”

 

Ian chiude gli occhi per qualche secondo, poi li riapre di scatto e stringe i pugni, forte.

 

“Come puoi dirmi di conoscermi quando mi dici ciò?”- urla Ian sbattendo un pugno contro il muro. Questo trema. -“Mi stai dicendo di abbandonare due bambini, i miei figli!”

“Questo spetta a te, non a me.”- continua Nikki, sostenendo il suo sguardo.

“Se mi conoscessi davvero, come ritieni, sapresti perfettamente qual è la mia scelta ancor prima di chiederla.”- le risponde Ian tetro, capendo perfettamente che la loro relazione è arrivata al capolinea. -“Ho tentato di rimediare a quello che ho fatto, ma tu semplicemente non hai voluto.”

 

C’è un attimo di silenzio in sala, rotto soltanto dai loro respiri.

 

“Nei prossimi giorni tornerò a prendere le mie cose.”- conclude Nikki con un velo di amarezza.

 

Poi non dice più nulla, esce soltanto sbattendosi la porta alle spalle.

Ian, invece, rimane immobile a guardare la porta che si è appena chiusa, rilasciando un sospiro frustrato.

Per quanto quella donna fosse stata la sua ancora di salvezza nei suoi giorni più bui ed abbia portato un po’ di felicità al suo cuore distrutto non avrebbe mai potuto scegliere lei ai suoi figli.

I suoi figli vengono prima di tutto.

 






































 

 

 

 

                                                                                         * * *

 

 


































 

“Cos’è quella faccia?”

 

E’ la prima domanda che Edna gli chiede non appena varca la soglia di casa. E’ passata a trovare il figlio, di nuovo.

 

“Deduco che, dal tuo umore nero, come al solito, tu abbia litigato con Nikki.”- conclude Edna non ricevendo alcuna risposta dal figlio.

 

Ian alza finalmente gli occhi su sua madre e, dopo averla guardata per qualche istante, sospira pesantemente. Sua madre si siede accanto a lui sul divano e gli appoggia dolcemente una mano sulla gamba.

 

“Il motivo è sempre quello, non è così?”- gli chiede Edna comprensiva.

 

Non ha ancora accettato del tutto quello che suo figlio ha fatto, perché tradire è sbagliato, ma l’ha perdonato quasi subito perché ha capito dove ha sbagliato.

 

“Non dovreste smetterla?”- continua Edna guardando il figlio.

 

Robyn, non appena ha saputo della situazione, si è limitata ad un silenzio stampa di circa un giorno, poi, passato il tutto, ha detto qualcosa come sapevo che sarebbe accaduto prima o poi seguito da un puoi fare quello che vuoi, ma sai perfettamente chi ami veramente e una pacca sulla spalla, per poi uscirsene con un ho già iniziato a comprare qualcosa per i bambini.

 

“Abbiamo smesso, non accadrà più.”- sospira Ian guardando di fronte a se.

“Avete trovato un punto di accordo?”- gli domanda Edna.

 

Non è mai stato un mistero sul chi preferisse Edna -ovvero Nina-, ma lei vuole soltanto che suo figlio sia felice.

 

“Si, non ci vedremo più.”- conclude Ian, facendo sussultare sua madre. -“Io e Nikki intendo… Ci siamo lasciati.”

 

Sua madre non dice nulla, annuisce soltanto.

Che altro dovrebbe dire?

Che è felice? No, perché in questo momento suo figlio sembra parecchio giù, o forse sta riordinando soltanto le idee.

Rimangono zitti per qualche minuto, tempo nel quale Edna gli prepara un bel caffè. Alla fine i due si siedono a tavola e, dopo un attimo di indecisione, il corvino si decide a parlare.

 

“Stava diventando una situazione insostenibile, mamma.”- comincia Ian passandosi stancamente una mano tra i capelli. -“Non ce la facevo più.”

 

Edna gli sorride, comprensiva, mettendo una sua mano su quella del figlio.

 

“Lo so, tesoro, e se ritieni che la scelta sia giusta continua con la tua vita. Se sei contento di aver lasciato Nikki ben venga.”- continua Edna.

“Solo… La colpa è stata mia.”- le dice Ian.

“Sei stato il primo a sbagliare, è vero, ma hai tentato più volte di riparare tutto e lei ti ha sempre sbarrato la strada. Se si ama davvero, indipendentemente da tutto, si cerca di andare avanti insieme.”- gli dice Edna. -“Ci vorrà un po’ di tempo, ma devi andare avanti.”

“Oh, ma sono già andato avanti.”- le dice Ian incontrando i suoi occhi.

“Qual è il problema, allora?”- gli chiede la madre.

Io sono il problema.”- sbotta Ian. -“Ho combinato un casino dietro l’altro. Prima con Nina ed ora con Nikki. E poi diamine… Con Nina ho combinato più di qualche casino.”

“Non avevate risolto, voi due?”- gli chiede Edna.

 

O almeno è quello che ha capito.

 

“Si che l’abbiamo fatto, ma… La vedo quanto è distante!”- sospira Ian pensando a lei. -“Per quanto lei dica di avermi perdonato una parte di lei non l’ha fatto e, ahimè, non la biasimo. Ha ragione.”

“Vi siete feriti a vicenda, Ian, questo lo sai bene. Forse lei ne è uscita più ferita di te, ma dovete lavorare su questo, tra non molto dovrete avere una simbiosi perfetta per occuparvi dei vostri figli.”- gli dice Edna.

“Non è quello, è solo che… Che mi manca come l’aria… In… In questi mesi anni mi è mancata come l’aria… Ero convinto di aver trovato una persona con cui andare avanti e invece avanti non sono andato per niente…”- mormora Ian guardando la madre. -“E poi è accaduto questo e io… Non so nemmeno come comportarmi…”

La ami ancora, non è vero?”- gli chiede Edna.

 

E la domanda gli arriva addosso come un secchio di acqua gelida.

Se l’è domandato per due anni e non ha mai voluto darsi una risposta eppure quella domanda è ancora in grado di metterlo all’angolo.

E’ stato con tante donne, ma Nina è stata l’unica in grado di farlo sentire veramente vivo e nei tre anni che sono stati insieme ha potuto toccare quasi il cielo con un dito. Poi tutto è andato a rotoli. La proposta rifiutata, le scuse, l’andare a letto insieme e poi fino ad arrivare alla sfuriata che li ha portati ad allontanarsi.

Ian aveva sempre voluto una famiglia e dei figli, mentre Nina, essendo ancora giovane, avrebbe voluto sistemarsi seriamente qualche anno più in là, cosa che lui aveva interpretato come un rifiuto bello e buono. Poi lei aveva ricominciato ad avvicinarsi e a provare a far funzionare le cose e lui aveva capito come lei stesse mettendo da parte la sua felicità per stare con lui. Ian, in quel momento, l’ha amata ancora di più, ma, proprio per quello, aveva deciso di lasciarla andare perché era giusto che lei vivesse la sua vita libera ed, esasperato, era arrivato a litigare con lei. Da quella litigata passarono circa tre mesi e si parlarono per la prima volta quando Nina gli disse di essere incinta.

A differenza sua Nina è sempre stata uno spirito libero, sempre pronta a divertirsi e a girare per il mondo come una ragazzina. E Ian, in quel momento, aveva bisogno di stabilità, cosa che aveva trovato con Nikki, ma, per quanto si fosse ostinato ad andare avanti, lei non era mai stata Nina.

 

“Nikki non è mai stata Nina.”- sospira Ian, eludendo per qualche secondo la domanda della madre. -“Nina, lei… Non ho mai trovato nessun’altra come lei. Mi sono pentito ogni giorno per averla lasciata andare, per aver tentato di darle la vita che meritava.”

 

Ed Edna lo sa bene quello che Ian ha fatto. E sa bene quello che suo figlio prova perché non l’hai mai visto così vivo come era con Nina con qualcun’altra. 

 

“E invece penso che sia la scelta migliore che tu abbia fatto. Amare significa anche mettere la persona amata al primo posto cosa che tu hai fatto, ma evidentemente non era destino che voi due steste separati.”- conclude Edna dolcemente.

“Non credo nel destino.”- borbotta Ian finendo il suo caffè, ormai freddo.

“Oh, io invece ci credo, altrimenti come chiameresti questo?”- gli chiede Edna e, non avendo nessuna risposta dal figlio ridacchia deliziata. -“Se lei non si fida più di te o non si lascia andare come prima dovresti darle il modo di ricredersi.”

“A parole è così facile…”- mormora Ian.

“Vuoi perderla ancora, allora?”- gli chiede Edna.

“No, certo che no!”- esclama Ian. -“Solo-”

“A piccoli passi, Ian. Vi siete feriti troppo e soltanto il tempo spazzerà via tutto ciò di brutto che c’è stato tra voi. Tutto si sistemerà.”- lo rassicura Edna dandogli un bacio in fronte.

 

Ian rimane per qualche istante appoggiato alla spalla della madre, poi sospira malinconico.

 

“E se lei non mi volesse più?”- chiede.

 

E si sente stupido perché sembra essere tornato ragazzino.

 

“Fidati, figlio mio, che quello sguardo innamorato l’ho visto pochissime volte su una persona. Nina ha sempre avuto occhi solo per te.”- lo rassicura Edna, per poi concludere. -“Come tu hai sempre avuto solo occhi per lei.”

 

E Ian sa quanto sua madre abbia ragione perché Ian, dalla prima volta che ha visto la ragazzina, se n’è perdutamente innamorato.

Non crede nel destino, ma ha sentito fin da subito che Nina sarebbe stata la sua anima gemella.

Ed ora voleva riprendersela.

 

 

 

 

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Buona domenica a tutte e, con un giorno di ritardo, auguri di Buon Natale a voi e alle vostre famiglie.

Passato bene il Natale? Io benissimo, spero che anche per voi sia stato così ^^

Mi scuso per l’immenso ritardo (veramente immenso!), ma chi mi conosce sa che è stato un periodo veramente molto frenetico e mi ha permesso praticamente di andare avanti solo con la storia madre di questa perché i capitoli ce li ho praticamente quasi tutti scritti, a differenza di questa.

Quindi, dopo quasi due mesi, vi chiedo umilmente perdono. Prima di andare oltre ringrazio le tre meravigliose ragazze che continuano a recensire e che mi spingono a continuare :)

Capitolo incentrato solo ed esclusivamente su Ian, dopo interi capitoli incentrati su Nina e su entrambi. Secondo me è parecchio importante perché abbiamo visto la conclusione di un evento e l’aprirsi di un altro.

Ian e Nikki si sono lasciati, una scelta presa in comune. Il motivo, come avete capito, è sempre Nina e il tradimento. So che in questa storia il personaggio di Nikki è odiato, ma, comunque, il tradimento è qualcosa di veramente grosso da digerire. E’ anche vero che se ami profondamente una persona si cerca di andarle incontro (bisogna vedere fino a che punto) e quindi, evidentemente, non era destino. Nikki ha imposto a Ian una scelta ed è ovvio che Ian abbia scelto i suoi figli e non lei (un urrà per Ian!).

La seconda parte è incentrata sul rapporto madre e figlio, un po’ dove ci eravamo lasciate l’altra volta. Edna è importante per Ian e l’ho sempre vista un po’ team Nian (almeno per me), anche se son convinta, che, nella realtà, ami, giustamente, Nikki, che fa felice il figlio, ma qui siamo comunque in una storia. Ancora una volta è servito che qualcuno aprisse gli occhi a Ian perché lui è ben consapevole di quello che prova, ma fa difficoltà ad ammetterlo.

In maniera un po’ contorta abbiamo capito il perché della litigata tra Ian e Nina, che è lo stesso motivo dell’altra storia, quindi non mi allungo oltre. 

Ian ha percepito (non che ci voglia chissà chi) che Nina non si fida più di lui come prima (e l’abbiamo capito anche noi), ma già da tempo sta cercando di riacquistare la sua fiducia e pian piano, come abbiamo visto, ci sta riuscendo, ma la strada è ancora lunga da fare, ma ora Ian è più motivato che mai. Se Nina l’ha già ammesso a se stessa già da tempo che ami Ian, Ian l’ha ammesso ora, anche se l’ha sempre saputo.

Ian la ama ancora, l’ha sempre amata e l’amerà sempre e farà di tutto per riconquistarla e avrà vita difficile perché ora, nel cuore di Nina, ci sono soltanto i suoi figli *^*

Nel prossimo capitolo tornerà anche Nina, comunque.

Se non ci dovessimo sentire prima dell’anno nuovo… Buon 2017 a tutti!

 

 

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