il falco, la colomba e il corvo

di DryJ
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***
Capitolo 4: *** Capitolo III ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo V ***
Capitolo 7: *** Capitolo VI ***
Capitolo 8: *** Capitolo VII ***
Capitolo 9: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 10: *** Capitolo IX ***
Capitolo 11: *** Capitolo X ***
Capitolo 12: *** Capitolo XI ***
Capitolo 13: *** Capitolo XII ***
Capitolo 14: *** Capitolo XIII ***
Capitolo 15: *** Capitolo XIV ***
Capitolo 16: *** Capitolo XV ***
Capitolo 17: *** Capitolo XVI ***
Capitolo 18: *** Capitolo XVII ***
Capitolo 19: *** Capitolo XVIII ***
Capitolo 20: *** Capitolo XIX ***
Capitolo 21: *** Ultimo Capitolo- XX ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 PROLOGO


Regione: Irlanda del nord
Contea di Ulster
Giovedì 20 Dicembre, anno 1235
Ora dei vespri

 

Una porta spalancata.
Un grido disperato.
Sangue.
Sangue ancora fresco.
Sulle pareti, sul pavimento. Ovunque.
Una figura stava accasciata al suolo, rozzamente scomposta, la gola solcata da un profondo taglio, sul volto vi era ancora impressa l'ombra di un terrore folle.
Le due giovani erano lì ormai da un'ora a giudicare dalla luce. Cassandra aveva urlato fino a ferirsi la gola, aveva urlato così tanto da sentirsi mancare per poi decidere di assecondare il suo corpo, lasciandosi scivolare e ora stava seduta per terra stringendosi forte al petto, oramai esanime, dell'uomo. Piangeva in silenzio, quasi a non voler disturbare quel macabro sonno in cui era scivolato quello che la mattina era stato suo padre. << Presto, presto! Non possiamo tardare oltre! Non abbiamo più molto tempo, dobbiamo proseguire e raggiungere il molo prima che faccia buio o saremo spacciate!>> disse Sèlene, sua sorella maggiore, che in quel momento raccattava tutto quello che poteva con fare nervoso e ansioso per infilarlo in malo modo dentro delle sacche abbastanza capienti ma mal ridotte dagli anni e dall'umido.
Il sole era arrivato ormai al capolinea e ricordava loro che, adesso, avevano davvero poco tempo.
Cassandra non sembrava udire le parole concitate di sua sorella, si limitava a restare immobile a fissare un punto remoto nel nulla della loro piccola e povera dimora, quasi del tutto rasa al suolo. Fogli, libri, sedie ed i pochi mobili che ornavano la casa erano sparsi qua e là per tutta la stanza.
Sèlene aveva impiegato tutta la sua forza di volontà per ricacciare indietro le lacrime e reagire. Avrebbe voluto piangere, avrebbe voluto urlare, si sarebbe voluta lasciar andare al dolore ma non erano quelli il tempo e il luogo adatti per farlo. Doveva salvare se stessa e sua sorella, lo aveva promesso e non poteva venire meno al suo giuramento. Angosciata, gettò uno sguardo fuori dalla finestra rendendosi conto che se non si fossero sbrigate anche loro avrebbero incontrato lo stesso destino del loro povero padre.
<< Coraggio! Dobbiamo andare, non possiamo più restare qui!>> la giovane, nervosa, prese la sorella minore di peso e saldamente l’afferrò per le braccia staccandola dal corpo con non poca fatica, nonostante ella fosse minuta e apparentemente fragile oppose tutta la forza e la resistenza di cui disponeva in quel momento, suo malgrado, senza successo. Non voleva abbandonarlo, non di nuovo.
La ragazza la scosse con forza per cercare di farla tornare presente a se stessa. << Lo capisci sì o no che se non andiamo via ora ci verranno a prendere e tutto quello che lui ha fatto per noi sarà stato vano? Vuoi infangare così la sua memoria e il suo coraggio? Io non credo.>> la guardò, vederla ancora così assente le fece salire il sangue al cervello << Cassandra ti prego devi collaborare, papà non vorrebbe questo e tu lo sai!>> le disse quasi urlandole addosso ormai preda dell'ansia, senza smettere di scuoterla.
Questa sì limitò a voltarsi verso di lei alzando leggermente la testa per incrociare lo sguardo cupo e severo di sua sorella, annuì in silenzio, si sciolse dalla stretta e raccolse la sacca che le era stata assegnata, se la caricò in spalla, si calò il cappuccio del mantello sulla testa e fu pronta.
Sèlene ringraziò il cielo, si caricò a sua volta il bagaglio sulla spalla, pregando tutti gli dei che conosceva, supplicandoli di proteggerle e assisterle in quel viaggio disperato.
Uscirono dalla porta sul retro arrivando alla piccola stalla ove riposava tranquillo il loro unico cavallo. La creatura si rizzò subito non appena le vide entrare, pigramente si avvicinò alla staccionata per farsi accarezzare. Era anziano ma era la loro unica speranza. << Mi dispiace Gar ma niente coccole per te oggi>> disse Sèlene mentre gli accarezzava il muso e il collo robusto. L'animale le rispose con uno sbuffo agitando la criniera e la ragazza non poté fare a meno di sorridergli. Il tempo però scorreva veloce e dovevano correre, così aiutata da Cassandra sellarono il cavallo e assicurarono le sacche ai due lati dell'animale. Infine salirono in groppa, la sorella minore davanti e l'altra dietro tenendo il controllo sulle redini. Entrambe non poterono non guardandosi intorno con paura, sentendosi braccate e osservate da mille occhi invisibili.
Sèlene fece un respiro profondo, per poi spronare il cavallo al galoppo, incitandolo con la voce.
In brevi istanti sì allontanarono, lasciando quello scenario di morte alle loro spalle. Attraversarono il bosco per arrivare in aperta radura, erano esposte e questo le rendeva bersagli facili. Senza indugiare oltre e con il cuore a mille continuarono a galoppare senza mai voltarsi indietro, le stavano seguendo, sentivano lo scalpitio degli zoccoli sempre più forte dietro di loro. Sèlene incitò maggiormente l'animale, sentiva la creatura schiumare e i suoi muscoli arrivare fino allo spasimo per la grossa fatica. Pregò con tutta se stessa.
Aveva paura e così poco tempo, il sole era ormai del tutto calato e le ombre dietro di loro aumentavano.
Qualcosa sibilò accanto alla sua guancia per andare poi ad infrangersi contro un albero poco più avanti.
Bruciore fu quello che lei sentì. Un rivolo di sangue le scese caldo fino al mento. Strinse i denti imponendo a se stessa e a Gar di mettere più distanza possibile.
Cassandra davanti a lei si rannicchiò verso il collo del cavallo per evitare di essere colpita a sua volta.
Fu la cavalcata più lunga di sempre.
Raggiunsero il molo giusto in tempo. Ansanti si gettarono giù dal destriero, slegarono i bagagli con mani tremanti e dopo aver liberato e ringraziato la creatura corsero a perdifiato verso il barcaiolo, un uomo alto, grosso e sporco.
Le squadrò da capo a piedi, sospettoso e restio per il fatto che le due arrivarono trafelate e che non accennarono ad abbassarsi i cappucci per farsi vedere in viso. Sèlene però, dal canto suo, non gli diede il tempo di porre domanda alcuna, gettandogli tra le mani una piccola sacca contenente delle monete d'argento. Il barcaiolo ne valutò il contenuto con occhio critico e solo dopo alcuni secondi che parvero interminabili le lasciò salire a bordo. Le ragazze si incamminarono a passo svelto sulla scaletta che consentiva di raggiungere il ponte della nave, si guardarono intorno alla ricerca di un posto appartato dove stare, individuandolo quasi subito accanto ad alcune botti sotto una piccola copertura creata da alcune travi che a loro volta andavano a formare la tettoia di quella che probabilmente era la cabina del capitano.
Rimasero li, distanti da tutti gli altri passeggeri. Si accovacciarono proteggendosi dalla pioggia imminente, strette l'una all'altra in silenzio, assaporando il loro amaro dolore. Diedero un ultimo sguardo alla riva consce del fatto che, con molte probabilità, non avrebbero più rivisto la loro amata terra.
Alcuni uomini sganciarono le ultime cime permettendo così alla nave di incamminarsi lenta con le vele che si gonfiavano e muovevano col passare del vento.
Era una nave mercantile non tanto grande e non sicuramente una delle più veloci, ma qualsiasi cosa sarebbe andata bene per loro se questa avesse dato la possibilità di allontanarsi da lì.
Il sangue si gelò nelle vene e il cuore saltò nella gola di entrambe quando i loro sguardi scorsero, sopra una collina poco distante dal molo, cinque uomini vestiti di nero che montavano cavalli neri. Uno si sporse più degli altri e impennò il cavallo con rabbia. Istintivamente le sorelle si strinsero ancora visibilmente provate, nessuna delle due riuscì a staccare gli occhi da quelle figure nere come la notte.
L'unica magra consolazione che avevano era la soddisfazione di aver posto non poca distanza tra loro ed i cacciatori.
Una volta raggiunto il mare aperto le giovani si rilassarono, Cassandra si adagiò con la testa sulle gambe di sua sorella, Sèlene portò la testa all'indietro posandola contro le assi della copertura, chiuse gli occhi ascoltando il ticchettio delle gocce sul legno e si abbandonò alla stanchezza.
La Francia, era questa la meta, tutto quello che i pochi soldi racimolati con fatica dal padre avevano permesso loro di scegliere. Ed ora quella terra, nuova e sconosciuta a cui si erano preparate per mesi per apprenderne la lingua, le stava attendendo.

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


I CAPITOLO

 

Regione: Piccardia-Artois
Feudo dei Montmayeur, Châtel-Argent
Francia Nord-Occidentale
Venerdì 28 Dicembre, anno 1235
Ora prima

 

Marc si era destato presto quel giorno, cullato da quel pacifico silenzio che avvolgeva l'interno borgo.
Il canto dei galli però non si fece attendere molto, partendo dalla piccola corte per poi raggiungere e svegliare una gran parte della servitù di Châtel-Argent.
Aprì le pesanti imposte della finestra per guardare quel meraviglioso paesaggio invernale. La neve era ovunque e tingeva di bianco ogni cosa, le mura di cinta, le piccole case al di sotto dell'alta corte, le botteghe, gli alberi. Lasciava decisamente senza fiato.
Una folata di vento gelido lo percorse, insinuandosi fin dentro le ossa e facendolo rabbrividire.
Posò le mani sulla pietra del cornicione osservando il dileguarsi delle tenebre e il sorgere del sole, ammirandone i colori che lentamente tingevano il cielo di calde sfumature rosse, arancioni e gialle, inaugurando così un nuovo mattino.
Quanto gli era mancato quel luogo. Aveva fatto ritorno a casa solo poche ore prima dopo due lunghi anni passati nella capitale francese accanto al re, per ultimare l'apprendistato e per motivi puramente politici. Tuttavia aveva detestato il caos della capitale, così affollata e chiassosa, ma ora era finalmente a casa sua.
Quel giorno avrebbe avuto pochi compiti da eseguire e il restante tempo libero a sua disposizione lo avrebbe dedicato ai famigliari, al lungo racconto di quei due anni come cavaliere del re e a se stesso. Soprattutto a se stesso.
Rimase a fissare quelle immense distese immergendosi mentalmente in quel candore, così tanto da perdere la cognizione del tempo.
L'irruzione di un paggio lo riportò presente a se stesso facendolo trasalire. Il giovane servo arrossì mortificato, convinto di aver disturbato chissà quali pensieri << Mio signore il vostro bagno ed i vostri vestiti sono pronti se volete seguirmi >>.
Di tutta risposta Marc gli fece un cenno con la testa staccandosi dal cornicione.
Si fece lavare allargando e lasciando penzolare le braccia al di fuori della grande tinozza di rame. Intanto avevano fatto il loro ingresso altri paggi portando con se tutto il necessario per la preparazione del proprio signore.
Terminato il bagno si vestì da solo congedando i servi, "devono essere nuovi, non li ho mai visti prima d'ora" pensò lui mentre terminava di allacciarsi la cintura.
Uscì dalla stanza entrando così nel corridoio, scese le scale di pietra che lo portarono al grande salone. Si era preparato in anticipo per recarsi alla prima messa ma prima desiderava salutare la sua adorata famiglia, e con passi sicuri si recò verso il portone.
Li ad attenderlo vi erano sua madre, Donna e Noelle De Sancerre, queste ultime lo salutarono con gioia.
<< Figlio adorato!>> esordì Isabeau voltandosi per incrociare il cammino del giovane. Era bella come sempre, nonostante alcuni piccoli segni del tempo erano comparsi qua e là ai lati dei suoi occhi. Lo abbracciò con forza e calore, dandogli il ben tornato con tutto l'amore di cui disponeva.
<< Madre- rispose il giovane chinandosi per stringere a sua volta la donna tra le braccia- sono davvero felice di rivedervi >> si staccò leggermente per permettere alla madre di guardarlo e accarezzarlo dolcemente con commozione.
<< Hai lasciato che nostra madre s'impensierisse attendendo le tue rare missive, fratello! >> disse Michel, simulando un rimprovero alquanto mal riuscito poiché lo tradì il suo stesso sorriso.
Isabeau si fece da parte permettendo così al giovane di andare a stringere forte suo fratello.
<< Non passerà giorno in cui rimpiangerò la tua dannata precisione! >> fece eco Marc dando al fratello una sonora pacca sulla spalla. Il suo sguardo però corse alla ricerca di suo padre.
<< E’ già andato- disse la madre anticipando così ogni sua domanda- i Sancerre sono giunti poco dopo di te e hanno avuto giusto il tempo di posare i loro averi >>.
<< E per quale motivo monsieur De Sancerre e suo figlio sono andati prima di tutti? >> chiese Marc pensieroso.
<< Il conte premeva tanto per parlare di affari con tuo padre e lui non ha saputo rifiutare l'invito, di conseguenza ci ha anticipati per poter parlare da solo con loro. Ah, non prendere il loro mancato saluto come un'offesa- aggiunse la donna- sapevano che saresti rientrato a tarda notte, stanco e provato dal viaggio, quindi hanno preferito non disturbarti e lasciare i convenevoli per quando saresti stato più fresco >> concluse lei posando una mano sul braccio del ragazzo e sorridendogli con dolcezza.

***

Una volta terminata la messa, nel cortile vicino all'arena che le guardie usavano per allenarsi, i due amici si rincontrarono salutandosi vigorosamente, entrambi felici di essersi ritrovati.
Il giovane Sancerre, ormai quasi del tutto identico a suo padre, aveva sorpreso non poco il giovane falco confessandogli la sua profonda ammirazione e la mancanza che aveva provato durante la sua assenza. Sentire Nicolas parlare di sentimenti in quel modo così apparentemente diretto fece sorridere il giovane soprattutto notando che, con la crescita, aveva ereditato anche il carattere focoso di Etienne, i suoi occhi brillavano e l'emozione trapelava dalla sua voce.
I giovani furono raggiunti poi dai due conti, Sancerre salutò Marc con lo stesso ardore di sempre per poi lasciare posto ad Ian.
<< Marc, sono felice di vederti >>.
<< Anche io padre >> rispose il giovane.
<< In questi due anni sei mancato molto a tutti noi- ribatté il Falco, spostando lo sguardo dal figlio all'imponente ingresso del castello ancora in lontananza- nonostante la mancanza sono stato più che fiero di immaginarti accanto al re di Francia- sorrise apertamente- ma lasciati dare un'occhiata, ancora poco e mi supererai in altezza! >> concluse il conte dando poi al figlio un forte abbraccio. Visti così erano quasi impossibile distinguere quale fosse il padre e quale fosse il figlio.
Marc godette appieno di quell'abbraccio, suo padre era fiero di lui e questo non poteva non renderlo visibilmente emozionato.
Si sciolsero dall'abbraccio, Ian continuava a sorridergli felice e divertito nel vedere come il ragazzo veniva coccolato dai saluti amorevoli e ammirati della piccola popolazione che risiedeva all'interno delle mura e che ancora quel giorno non aveva avuto il piacere di incontrare il piccolo Falco.
La gente si aspettava tanto da lui, era l'erede dell'adorato Jean Marc De Ponthieu e la nuova vicinanza con il re aveva inciso in lui una nuova austerità e, talvolta, un pizzico di sfacciataggine in più camuffata però dalla virtuosa modestia con la quale i genitori l'avevano forgiato durante la crescita.
Il giovane era sorpreso da quelle attenzioni ma non poté fare a meno di sentirsi compiaciuto. Quella gente lo salutava quasi come faceva con suo padre, quando tornava trionfante dopo una missione importante o dopo una lunga lontananza da Châtel-Argent. Avrebbe forse mai raggiunto la sua gloria?
Avrebbe mai eguagliato l'onore e la grandezza di suo padre?
Queste domande non lo abbandonavano mai, era difficile convivere con la consapevolezza di avere un padre come lui. Certo, ciò che aveva fatto durante il tempo trascorso a Parigi l'aveva reso glorioso donando ulteriore prestigio al suo casato. Aveva potuto conoscere altri giovani come lui e stringere rapporti per eventuali alleanze future, ma questo bastava per farlo sentire all'altezza del grande Falco d'Argento?
Questo ancora non lo sapeva, ma era certo che gli anni e l'esperienza l'avrebbero forgiato fino a farlo diventare un uomo di valore.
Giunti all'interno del castello i loro sensi vennero conquistati totalmente dal profumo della ricca colazione che troneggiava sul grande tavolo imbandito a dovere nella grande sala.
 

Da qualche parte nel feudo dei Montmayeur
Venerdì 28 Dicembre
Ora nona

Sèlene guardava l'immensa distesa bianca che si stendeva a perdita d'occhio davanti a lei. Pensierosa, si era arrampicata sopra l'albero che aveva ritenuto più stabile per avere miglior visibilità e ora stava in piedi sopra alcuni rami per poter scrutare al meglio la strada da percorrere.
La neve alta aveva coperto quasi del tutto la via principale ma se si fossero sbrigate sarebbero arrivate prima del coprifuoco, evitando la bufera e la chiusura dei portoni esterni facenti parte della prima cinta muraria << Coraggio siamo quasi arrivate, il borgo non dovrebbe distare poi così molto da qui >> disse lei ad alta voce per farsi sentire dalla sorella che si trovava al di sotto.
<< Non ti credo! Avevi detto la stessa cosa ieri mattina e io non mi sento più i piedi >> aveva brontolato Cassandra alzando la testa per guardare in alto. Ormai si trascinava del tutto priva di forze dietro la sorella che però, a differenza sua, non sembrava avvertire la stanchezza o i morsi della fame e procedeva a passo svelto pur di non passare un'altra notte all'addiaccio. << Smettila di lamentarti ormai manca davvero poco >> le rispose Sèlene scendendo dalla sua precaria postazione con incredibile agilità e rimettendosi il bagaglio sulla spalla.
Camminavano da giorni in quella terra sconosciuta senza vedere una sola anima per miglia e ora quell'immenso castello che scorgevano in lontananza riaccese nei loro cuori la speranza di poter dormire al caldo e con la pancia piena.
"Già il cibo, come faremo? Non abbiamo il becco di un quattrino, né per quello né per pagare un posto dove dormire" pensò sconsolata Sèlene.
<< Non temere qualcosa ci inventeremo ne sono sicura >> la voce di Cassandra la riscosse dai suoi pensieri, la giovane aveva intuito le preoccupazione dell'altra e cercava di confortarla come meglio poteva.
Si sorrisero e ripresero il cammino, decidendo di costeggiare la strada per evitare di esporsi troppo ad eventuali pericoli.
Le ore passavano lente così come il loro passo, la stanchezza era evidente in entrambe adesso.
Un rumore sordo, diverso dagli altri le fece sobbalzare, non erano i soliti animali, era qualcosa più pericoloso, si voltarono alla ricerca della fonte senza però scorgere niente. Sèlene afferrò la mano di Cassandra stringendola forte, accelerarono il passo. "Non può essere, non possono averci già raggiunte" pensò lei turbata.
I rumori si fecero più frequenti e vicini, prima dietro di loro, poi ai loro lati, sembravano circondate nuovamente.
<< Non guardarli, qualunque cosa accada non voltarti per nessuna ragione al mondo siamo intesi? >> aveva sussurrato la giovane alla sorella più piccola.
Cassandra dal canto suo aveva annuito senza trovare il coraggio di parlare. Ancora una volta stavano scappando, ancora una volta braccate come bestie, quell'incubo non voleva abbandonarle ma voleva trascinarle nelle tenebre insieme a lui.
Un sibilo arrivò preciso alla gamba della piccola Cassandra che con un grido di dolore cadde riversa a terra annaspando nella neve, l'improvviso contatto con il freddo infierì su di lei come se mille aghi le ferissero il viso.
Sèlene si sentì morire, la raggiunse alzandole gonna e sotto gonna per controllare, aveva un lungo taglio nello stinco. La neve intorno alla ferita si tinse di rosso rapidamente. Volevano giocare con le loro prede e ucciderle lentamente. "Bastardi" pensò Sèlene a denti stretti, aiutò la sorella ad alzarsi << Riesci a camminare ancora per un po'? Le mura non sono lontane >> le disse quasi supplicandola di resistere ancora, Cassandra confermò di potercela fare guardandola negli occhi con decisione e così ripresero la loro corsa.
Le mura distavano ormai davvero poco ma dietro le loro spalle si proiettava uno spettacolo terribile: le due ragazze in testa con l'incombente minaccia di cinque uomini disposti a piramide che cavalcavano rabbiosi verso di loro accorciando le distanze, i cavalli schiumavano per la fatica, i respiri ansanti delle giovani formavano nuvole irregolari nell'aria, i cuori in gola.
Correvano, correvano con disperazione, le gambe dolevano, la ferita di Cassandra lasciava chiazze sulle neve e le strappava lamenti a intervalli regolari.
Qualcosa saettò sopra la testa di quest'ultima è colpì il braccio sinistro di Sèlene, lei non emise un suono e continuò a correre.
Le mura, così imponenti si stagliarono davanti alla ragazze, con sollievo entrambe videro che i portoni erano ancora aperti e vi si lanciarono dentro senza fermarsi nemmeno ai richiami delle guardie. Continuarono a correre evitando le botteghe, le persone e le bancarelle, non sentivano nulla se non i loro respiri e il battito del cuore che martellava nelle orecchie.
Si voltarono indietro solo dopo aver raggiunto uno spiazzo in quella che, a giudicare dalla differenza delle strutture, doveva essere l'alta corte, non videro i loro aguzzini, avevano evitato di seguirle all'interno. Lentamente smisero di correre e si accasciarono a terra tossendo con forza per il grande sforzo.
La gente le guardava con timore, sedute per terra, con gli abiti logori, insanguinate, sporche e provate, ma questo a loro non interessava, erano salve per un pelo.
Ansimavano con la bocca aperta e inspiravano a pieni polmoni quell'aria fredda e densa. Le teste pesanti e doloranti, le ferite bruciavano, i muscoli tremavano, la fame chiamava. Sèlene ritornò presente a se stessa dopo attimi interminabili, si voltò per guardarsi intorno notando che si era formata una piccola folla curiosa di gente del posto riunitasi davanti a loro due.
Odiava quella sensazione, odiava essere osservata con così tanta insistenza da persone che non facevano altro che giudicarla senza scrupoli. Con dolore si mise in piedi trascinando con se Cassandra quasi priva di sensi. << Dobbiamo cercare un posto appartato dove riposare, qui non possiamo stare, coraggio andiamo >> sussurrò dolcemente la ragazza alla sorellina mentre le sistemava il cappuccio sul viso.
Diedero una prima occhiata in giro, alla ricerca di un posto riparato e distante da tutti quegli occhi, la folla si aprì al loro passaggio vedendole avvicinarsi, a bassa voce mormoravano sommessamente cose a loro incomprensibili seguendole con lo sguardo.
Si aggirarono per le piccole strade, guardinghe cercavano di non attirare l'attenzione, ma lì dentro tutti conoscevano tutti, loro erano delle straniere e questo lo si capiva con poco sforzo dato che giravano alla cieca ormai da parecchi minuti.
Trovarono un piccolo fienile, lo raggirarono entrando così in una via deserta, stretta a tal punto che un uomo poteva passarci solo camminando di lato.
Si acquattarono lì, coperte e protette dal retro di altre botteghe. Cassandra si adagiò esausta crollando addormentata quasi subito. Sèlene invece, rimaneva vigile a fare la guardia e, nascosta, cercava di avvistare un venditore distratto da avvicinare e derubare per poter mettere qualcosa sotto i denti. Ma presto il suo occhio infallibile fu attirato da un'anziana donnina che, con passo traballante, continuava ad andare avanti e indietro per la stessa via e fermandosi sempre davanti alla stessa bancarella chiedeva sempre allo stesso venditore le stesse identiche cose. Costui, spazientito per l'ennesima richiesta, la mandò via in malo modo, la signora si allontanò dispiaciuta, non comprendendo il motivo di quel trattamento.
"Deve aver perso il carretto con tutte le rotelle" si disse lei ridacchiando. Lentamente si allontanò dal nascondiglio, non prima di essersi assicurata che la sorella fosse al sicuro e, arrivando alle spalle della vecchietta, esordì << Signora, ve ne prego, potete aiutarci? Io e mia sorella ci siamo perdute, non sappiamo dove andare e siamo affamate. Se poteste essere così gentile da indicarci un luogo dove ristorarci o, magari, facendo appello al vostro buon cuore, potreste darci voi stessa un po' di ospitalità, noi ve ne saremo immensamente riconoscenti >> sfoggiò la sua faccia più sofferente e melodrammatica per cercare di far breccia e catturare così il cuore della nonnina.
Questa in un primo momento rimase a fissarla con un'espressione indecifrabile, poi le sorrise apertamente << Oh oh ma certo bambina, vi accompagno io in un posto adatto a voi >> rispose la signora, non potendo rifiutarsi davanti ad una richiesta così sentita ed esplicita.
"Colpita e affondata" pensò la ragazza, nascondendo un sogghigno. << Che il signore ve renda merito, voi ci state salvando la vita >> rispose Sèlene.
Si premurò che la vecchia le attendesse e si allontanò per correre a prendere Cassandra che si svegliò di soprassalto, sentendosi scuotere dalla sorella. << Presto, forse ho trovato un luogo sicuro dove passare la notte, muoviti! >> disse la giovane senza lasciarle il tempo di rispondere.
La ragazzina si alzò a fatica appoggiandosi al muro che costeggiava il fienile << Mi auguro che tu non abbia avuto una delle tue solite grandi idee >> fece eco Cassandra mentre, goffamente, zoppicava verso di lei, rimettendosi in spalla il bagaglio che in quel momento le pesava come un macigno.
<< Vedrai questa volta mi sono superata >> le rispose la sorella maggiore sorridendo radiosa.
Raggiunsero la donna che le attendeva al lato della strada per evitare di intralciare il cammino altrui. Era bassissima, ricurva su se stessa, innumerevoli rughe le solcavo il volto e le mani, una piccola crocchia le teneva raccolti i morbidi capelli candidi. Sorrise alla due non appena le localizzò.
<< Eccoci signora >> disse Sèlene con un sorriso luminoso, alla quale la vecchia contraccambiò con uno tenero e semi sdentato.
E fu li che Cassandra capì. Si voltò di scatto verso la sorella al suo fianco, con un'espressione sconvolta e attonita, la bocca aperta in un moto di stupore. << Sei un'avvoltoio, una persona orribile! No ma che dico, tu non sei una persona, sei un mostro! Ti stai approfittando di una povera vecchina e mi stai mettendo in mezzo in questa situazione rendendomi tua complice! E sai una cosa? Hai ragione, ti sei proprio superata questa volta. Ma che ti ha detto il cervello si può sapere? >> Cassandra soffocava i rimproveri, impedendo agli altri di sentire per rivolgerli solo ed esclusivamente a Sèlene che, noncurante di quello che le veniva detto, camminava dietro la vecchia con espressione più che soddisfatta.
Attraversarono l'alta corte per giungere nuovamente il livello più inferiore. Passarono davanti a tantissime botteghe e case per poi finalmente raggiungere quella dell'anziana. Era piccola, in alcuni punti il legno del tetto era marcio.
Le ragazze guardarono la casa senza dire una parola. Sèlene teneva la testa piegata di lato con un sopracciglio alzato, la fronte corrucciata e le braccia conserte. Si voltò a guardare la sorella che di tutta risposta le rivolse uno sguardo severo aprendo una mano per indicare la struttura, come per dirle "Lo vedi? Ecco, sentiti in colpa!" Ma a questo muto rimprovero, la ragazza le rispose con un alzata di spalle.
Cassandra, spazientita ancora una volta dalla spregiudicatezza della sorella raggiunse la donna senza indugiare oltre. Sèlene rimase a guardarla scuotendo la testa per poi seguirla a sua volta.
La vecchina le accolse con calore, dividendo con loro il suo poco cibo, una zuppa di pane nero, verdure e legumi, osservandole divertita nel vedere cotanta voracità. Nel mentre preparò loro dei giacigli con della paglia rinsecchita, adagiandoli vicino al camino.
Cassandra si era offerta di aiutarla ma la ferita alla gamba bruciava e le urgeva una medicazione. Tutto quello che poterono fare fu lavare entrambe le ferite e fasciarle con dei lembi del tessuto che strapparono dai loro mantelli.
Poco prima del pasto notturno, dalla porta fece capolino una donna che sgranò gli occhi alla vista delle due ragazze distese vicino al piccolo camino.
La donna si voltò verso quella che, evidentemente, doveva essere sua madre. Questa prese l'anziana in disparte soffocando le grida e rimproverandola per aver nuovamente aperto la porta a dei vagabondi.
Cassandra continuava a saettare occhiatacce a sua sorella, unica colpevole di tutto quel macello.
<< Per stanotte potete restare ma domani all'alba vi voglio fuori da qui sono stata chiara? >> aveva tuonato la figlia dell'anziana verso di loro senza osare avvicinarsi.
<< Certamente signora, non si accorgerà nemmeno di averci viste >> aveva risposto Cassandra prontamente.
La donna aveva annuito ed era sparita per mangiare e mettere a letto sua madre.
I primi raggi del sole filtrarono pigri attraverso le imposte consunte delle finestre e si posarono sul viso delle giovani.
La casa era apparentemente tranquilla, da fuori potevano già udirsi le prime voci, il borgo si stava svegliando.
Le giovani si alzarono con lentezza sistemando i loro giacigli, si lavarono e vestirono. Erano pronte ad uscire di casa quando la porta si spalancò e delle guardie fecero irruzione afferrandole in malo modo.
Dietro di loro la figlia dell'anziana le guardava con disprezzo.
Le ragazze, indignate e spaventate, cercarono di spiegare e far valere le loro ragioni opponendo resistenza, ma gli uomini non accennarono ad un dialogo civile o a lasciarle andare. << Ora ve la vedrete con il conte. Avete saltato il controllo imposto all'ingresso, vi siete approfittate di una vecchia malata e sicuramente l'avete pure derubata! >> disse una delle guardie mentre le trascinavano come criminali per tutta la città.
Cassandra, terrorizzata, guardò gli uomini. Avevano rischiato il tutto e per tutto pur di restare libere e vive, ma ora erano state catapultate in una situazione probabilmente peggiore di quella precedente. Tutto per cosa? Per un po' di cibo ed un luogo dove passare la notte.
In meno di 5 minuti si trovarono in una cella buia, fredda e umida, sedute per terra, legate, in attesa del signore del castello che avrebbe deciso la loro sorte.<< Ti odio! Per colpa tua finisco sempre in guai come questi! È stato davvero un piano geniale >> disse Cassandra alzando la voce ormai esasperata, guardava sua sorella con occhi fiammeggianti di rabbia. Ringraziò mentalmente le catene che la tenevano stretta e la dividevano da lei, altrimenti le sarebbe saltata al collo riempiendola di botte.
<< Vedi di calmarti, se non fosse stato per me a quest'ora chissà dove avremmo dormito >> rispose Sèlene dando il via ad uno dei loro soliti litigi.

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


II CAPITOLO

 

Ian, apparentemente tranquillo, scendeva la scalinata buia e umida che portava alle segrete. Il tanfo di chiuso attanagliava la gola e pungeva la narici salendo fino al cervello ma lui non ci fece caso, ormai abituato e incupito da quella notizia improvvisa.
Numerose erano le denunce di stregoneria in quei tempi e lui doveva compiere il suo dovere, tutelando così la sicurezza dei suoi famigliari e della sua gente. Ovviamente, da uomo moderno, sapeva perfettamente che quelle erano solamente credenze popolari dettate dall'ignoranza e alimentate dalla religione, ma ormai recitava un ruolo da nobile medievale saldamento ancorato anche a quelle piccole cose che facevano parte dello spettacolo.
Giunse in un ambiente soffocante e intriso di muffa, l'umido provocava della condensa che colando dal soffitto macchiava la nuda pietra delle pareti. Inoltre il buio smorzato dalla luce di rade torce contribuiva a rendere l'ambiente ancor più malsano.
Ian si diresse subito verso la cella con passo sicuro e impose loro il silenzio piantandosi davanti alle sbarre, ciò interruppe bruscamente il litigio delle prigioniere.
Si bloccarono e si voltarono lentamente verso di lui, rimasero a guardarlo rapite dal suo fascino ma intimorite dalla sua presenza. Deglutirono rumorosamente attaccandosi al fondo della cella con paura, senza però staccare gli occhi da lui.
<< Siete accusate di stregoneria e furto >> disse freddo come il ghiaccio. Puntò lo sguardo su quella che sembrava la più grande di età e aggiunse << L'Inquisizione provvederà a voi, a meno che non riusciate ad essere abbastanza convincenti da potervi guadagnare la libertà >>.
Stregoneria, questa parola ferì il cuore delle ragazze come un'incisione sulla carne viva, istintivamente si voltarono l'una verso l'altra non trovando le parole adatte per cominciare quel discorso, facendo così aspettare il conte e incrementando anche i suoi dubbi.
Sèlene si fece coraggio, si alzò in piedi avvicinandosi di più alle sbarre ma senza esporre il viso alla luce tremolante delle torce. << Mio signore, noi siamo innocenti. Veniamo da molto lontano, siamo ferite, provate, affamate e stanche. Abbiamo chiesto asilo ad una gentile signora che ce l'ha offerto, ma non per questo possiamo essere accusate di stregoneria o di furto. Potete controllare le nostre tasche e i nostri bagagli voi stesso, non abbiamo rubato niente >> disse la giovane. Ella parlò con uno strano accento, lo fissò con intensità sperando comprendesse anche solo lontanamente il loro stato d'animo.
<< Dunque perché la figlia dell'anziana che vi ha ospitate afferma il contrario? >> disse lui, e con le mani strette l'una all'altra dietro la schiena prese a camminare avanti e indietro davanti alla cella, incentivando la loro angoscia.
<< Non sappiamo perché quella donna ci abbia accusate di ciò, ma noi siamo innocenti >>.
<< Bene allora perquisirò personalmente i vostri averi- si bloccò e voltandosi verso la sua interlocutrice aggiunse con voce ferma- da dove venite? >>.
La giovane attaccò le mani alle sbarre, adesso sporgendosi di più e puntando i suoi occhi affusolati e taglienti contro quelli del falco. Avevano l'iride leggermente più grande del normale, di un argento brillante tanto da sembrare una colatura di quello stesso materiale o del ferro prima di essere lavorato. << Noi siamo francesi, nostro padre collaborava come spia per la Francia e faceva il doppio gioco con gli Inglesi, siamo cresciute nella lontana contea di Ulster in Irlanda, mio signore >> concluse la giovane.
Cassandra tremò da capo a piedi sentendo trapelare quelle parole così gravi dalle labbra di sua sorella per rivolgersi ad uomo così potente, l'ennesima bugia su di loro e sul loro povero padre.
Ian sostenne lo sguardo di quella ragazza che mano a mano diventava sempre più misteriosa, non poté mentire a sé stesso, quegli occhi lo turbavano. << Dunque, se è vero ciò che dici, il re di Francia dovrebbe essere a conoscenza della vostra situazione e di conseguenza sapere chi sia vostro padre, dato che da quello che mi stai facendo intendere lavorava per la corona, o sbaglio? >> ribatté Ian sopprimendo con stizza quella sensazione fastidiosa per mantenere la freddezza con la quale aveva intenzione di portare avanti l'interrogatorio.
Cassandra si sentì mancare udendo le parole del conte e dovette sedersi sulla rozza panca di legno che stava a ridosso della parete di pietra, per evitare di crollare al suolo.
Sèlene invece stentava a mantenere saldo il suo autocontrollo << Chiedete pure al Re e anche al Papa se questo vi fa stare più tranquillo, noi non abbiamo nulla da nascondere! >> disse lei prontamente continuando a fissarlo, stava camminando sui carboni ardenti, una sola parola sbagliata e le avrebbero condannate a vita.
Ian la fulminò con lo sguardo, voltandosi di scatto nella sua direzione.
Se così fosse stato, a cena, la sera precedente, Marc avrebbe riferito loro anche questo particolare o comunque sarebbe venuto a saperlo da suo fratello Guillaume, in quanto feudatario maggiore e vicino alla famiglia reale. Come lui del resto, anche tutti gli altri feudatari ne sarebbero poi venuti a conoscenza e ciò che diceva la ragazza sembrava non reggere.
Ma allora perché quella giovane sprovveduta aveva osato con tanta faccia tosta affermare quell'assurda teoria con tale spavalderia? Forse il re aveva taciuto quell'informazione in quanto estremamente segreta? In tal caso però anche le due ragazze sarebbero state a conoscenza di quel segreto, sarebbero state sotto la protezione delle autorità francesi e, di conseguenza, si sarebbero guardate bene dal farlo trapelare. Ma forse quella per loro era una situazione estrema e, per un motivo o per un altro, si trovavano costrette a confessare.
<< Perché siete in Francia? E soprattutto, perché nei miei domini? >> chiese truce.
<< Siamo giunte fino a qui poiché nostro padre è stato scoperto e assassinato dagli inglesi. Avrebbero ucciso anche noi ma siamo riuscite a scappare in tempo. Arrivammo sulla costa francese all'alba del 23 Dicembre. Stavamo lontano dalla strada per paura di essere prese di mira da qualche malvivente, purtroppo per noi siamo state aggredite da un gruppo di briganti e come se non bastasse tra di loro vi erano anche alcuni degli aguzzini di nostro padre, pensavamo di averli seminati ma ci sbagliavamo miseramente. Così per disperazione ci siamo insinuate all'interno della vostra cittadina per poterci salvare, è stata la prima cosa che abbiamo visto >>. La ragazza, imperterrita, continuava a rispondere prontamente ad ogni domanda, spacciando quelle bugie inventate di sana pianta sul momento come assoluta verità, rischiando il tutto e per tutto.
Cassandra dal canto suo non poteva che sentirsi sempre peggio, non voleva più ascoltare quella conversazione, Sèlene le stava portando verso morte certa.
Lui rimase a guardarla dall'alto della sua statura, erano solo delle ragazzine spaventate catapultate in una realtà che non le apparteneva, con gli abiti consunti e quei grossi panni sporchi che avvolgevano il loro capo sembravano tutto fuorché pericolose, ma logicamente non aveva ancora avuto la possibilità di potersi fidare delle due. Di certo non poteva permettersi di allevare due serpi in seno e quindi doveva prima di tutto accertarsi che quelle giovani non fossero a loro volta delle spie mandate dagli inglesi.
Si allontanò il tanto giusto per ordinare ad una delle guardie di portargli il prima possibile gli averi delle prigioniere e per far convocare Donna.
"Devo riuscire a convincerlo, è astuto ed è molto più acuto di quanto immaginassi, ma io devo esserlo più di lui o saremmo spacciate" pensò Sèlene torturandosi le mani mentre misurava lo stretto spazio della cella con passi nervosi.
Cassandra piangeva in silenzio rannicchiata in un angolino, con il viso rivolto verso il muro, dando le spalle alle sbarre.
Dopo pochi minuti di assenza, Ian tornò con in mano i bagagli rovinati delle ragazze.
Fece liberare il piccolo tavolo che le guardie solitamente usavano per distrarsi con qualche gioco e dopo averlo fatto spostare davanti alle due, in modo così da permetterle di vedere. Chiese alla guardia che gli aveva procurato le sacche di reggerne prima una mentre con l'altra mano teneva una delle torce precedentemente staccata dalla parete per poter avere una luce più diretta. Così facendo la svuotò e lo stesso fece dopo con la seconda.
Nelle luride sacche vi erano pochi oggetti, qualche libro, dei fogli di pergamena, una stecchetta di carboncino che plausibilmente utilizzavano per scrivere. Questo incupì ancora una volta la mente di Ian facendogli intuire che le due sapessero sia leggere che scrivere ed era quindi probabile che non fossero comuni popolane.
Inarcò un sopracciglio quando tirò fuori delle ampolline di varie grandezze e colori, le dispose sul tavolo lanciando un'occhiata alle ragazze.
Lo sguardo della sua interlocutrice fu indecifrabile.
Donna raggiunse Ian poco dopo e si avvicinò a sua volta per controllare la situazione.
<< Sono state denunciate come streghe da una popolana, penso sia stato a causa di queste- indicò le ampolle sul tavolo- puoi controllarne il contenuto? >> chiese il conte all'amica.
Sèlene strinse la presa sulle sbarre sbiancando le nocche "Quella maledetta ha frugato tra le nostre cose, dannata" pensò con rabbia.
Donna annuì, si accostò al tavolo, con mano delicata prese una boccetta dal vetro blu, lunga e squadrata. Rimosse il tappo di sughero, ne odorò il contenuto. Prima però non poté non osservare le due giovani, incrociando così lo sguardo contrito di Sèlene, per poi voltarsi verso Ian lanciandogli una muta domanda. << Chi di voi soffre di epilessia? >> disse rivolta alle due.
La giovane rimase colpita da quella domanda e dal fatto che avesse intuito senza indugi l'erba racchiusa all'interno, si voltò leggermente verso la piccola e disse con voce grave << Lei, mia signora >>.
Donna rivolse uno sguardo a Cassandra sporgendosi di poco poi indirizzarne uno ad Ian, molto eloquente. Prese l'ennesima ampolla, la scrutò con attenzione prima di odorarne il contenuto. Fece la stessa cosa con tutte quelle posate sul tavolo per poi elencare con sicurezza tanti tipi di piante medicinali: verbena, valeriana, cren, arnica, altea, mugo e altre.
Ian ascoltava in silenzio mentre rimetteva gli oggetti nelle sacche, curandosi di non rovinare i loro pochi oggetti, e le rispose << Ti ho disturbata soprattutto per chiederti di controllare queste due ragazze. Hanno detto di essere ferite >>. Ordinò poi alla solita guardia di aprire la cella per permettere così alla donna di poter compiere il suo dovere di esperta curatrice.
Conoscendolo, Donna riconobbe in lui qualcosa, un particolare interesse verso quelle ragazze, altrimenti non si sarebbe preoccupato della salute di due normali prigioniere.
Una volta che si fu avvicinata abbastanza da poter vedere la giovane in volto, lo stomaco le si contorse in una morsa angosciata, si voltò a cercare Ian e lui, di tutta risposta. ricambiò il suo stato d'animo, comunicandole la stessa sorpresa che ebbe provato pochi attimi prima che lei li raggiungesse.
Etienne fece irruzione nelle segrete con passi pesanti << Moglie! Non voglio che tu scenda da sola in luoghi del genere! Credevo di avertelo già detto >> la rimproverò ad alta voce.
<< E io non voglio che tu ti faccia massacrare durante la mèlee, eppure lo fai lo stesso, quindi direi che siamo pari >> rispose Donna di tutto tono senza nemmeno voltarsi.
Dopo che la guardia si fu scansata, entrò dentro la cella chiedendo alle ragazze di mostrarle le ferite, loro non se lo fecero ripetere due volte, decidendo di collaborare.
Cassandra, ancora provata dalla paura e dal pianto, con evidente disagio incussole dalla presenza dei tue uomini, alzò la gonna quanto bastò per mostrare il grosso taglio che le attraversava buona parte dello stinco.
Donna lo guardò con occhio critico ed esperto chinandosi alla sua altezza, "E’ davvero un brutto taglio" pensò la nobile. Ma subito il suo occhio fu attirato da un curioso particolare, intorno alla profonda ferita si erano formate delle vesciche con tanto di piaghe tipiche di una bruciatura, lo stesso aveva Sèlene nel braccio. << Con cosa vi hanno colpite? >> chiese la donna senza smettere di analizzare le ferite.
<< Frecce e pugnali >> fece eco la più grande delle giovani.
Donna alzò lo sguardo verso Sèlene e senza staccare l'attenzione da lei fece cenno ad Ian di entrare a guardare con i suoi occhi, mostrandogli le bruciature.
<< Vi hanno colpite con armi infuocate o roventi allora, non si spiegano le bruciature >> esordì Ponthieu sempre più sospettoso.
<< Nella corsa non ci siamo accorte di questo, il nostro solo pensiero era metterci al sicuro >> continuò imperterrita Sèlene. Cassandra non riusciva a spiccicare
parola né tantomeno a guardare in viso i tre nobili.
<< Quali strani banditi userebbero mai questo tipo di armi >> disse Etienne dall'esterno della cella, rimanendo a braccia conserte e poggiandosi alla parete con la schiena.
<< Mi hai anticipato, amico mio >> gli rispose il Falco mentre rivolgeva a Sèlene uno sguardo severo che le fece comprendere che qualcosa del racconto non lo aveva convinto.
<< Assassini mio signore, come già dissi al conte poco fa, insieme a quei banditi vi erano anche gli assassini di nostro padre >> continuò lei mantenendo un autocontrollo notevole.
Cassandra continuava a restare a testa bassa, evitando anche di pensare.
Donna infine si alzò poiché era tornata ad inchinarsi per controllare nuovamente la gamba della più giovane che sembrava messa davvero male. << Vanno medicate immediatamente Jean, ma prima di poterlo fare hanno bisogno di un bagno, al contrario le ferite si infetterebbero lo stesso creando il doppio del danno >> disse in conclusione la dama con sicurezza guardando l'uomo ed il marito.
Li, sia Cassandra che Sèlene sbiancarono.

***

Le due si ritrovarono in una stanza ben illuminata dal sole, ormai già alto nel cielo. Li finalmente potevano respirare l'aria pulita e profumata dai sali da bagno che fuoriuscivano dall'acqua contenuta nelle due grosse tinozze di rame sulla loro sinistra. A destra invece vi era un letto ricco di preziose lenzuola con coperte fresche e pulite. Pregiati e pesanti tessuti venivano utilizzati come tendaggi che adornavano le finestre avvolgendole con merletti e ricami, smorzando i freddi lastroni di pietra presenti in tutto il castello. Sul fondo della stanza invece era stato allestito un tavolino con degli attrezzi e unguenti che Donna avrebbe abilmente adoperato per curare e ricucire le ferite di Cassandra e Sèlene.
Le giovani rimasero immobili al centro della stanza osservando ogni particolare che i loro occhi potessero percepire. "Qui dentro ci possiamo entrare entrambe e stare in piedi senza fatica" pensò Sèlene accarezzando gli intagli sul bordo laterale del camino alla sua destra, affascinata.
Cassandra non si mosse di un solo passo timorosa di rovinare, anche solo camminando, qualsiasi oggetto, compreso il tappeto sotto i suoi piedi.
Donna fece capolino nella stanza per prima, seguita da Isabeau, Noelle e alcune serve, interrompendo i pensieri delle due malcapitate colte di sorpresa.
Le nobildonne erano state precedentemente informate da Ian del mistero che aleggiava attorno alle due fuggitive e alla loro storia, di conseguenza cercarono di comportarsi con il massimo della naturalezza per quanto fosse loro possibile.
Cassandra e Sèlene si sentivano più spaesate e impaurite di prima, fosse stato per loro sarebbero tornate in quella schifosa cella per stare al sicuro dietro le pesanti sbarre di ferro. Ora invece si trovavano al cospetto di tre contesse che non si sarebbero risparmiate dal giudicarle. Cassandra manteneva la mente occupata lanciando silenziose maledizioni contro sua sorella poiché si trovano lì solo per colpa sua.
Le serve sotto ordine di Donna spogliarono le due ragazze senza troppo garbo gettando i loro abiti sporchi in un cesto impagliato e le aiutarono ad entrare nelle tinozze. Ma quando una di loro si accinse a sciogliere il nodo del turbante che circondava la testa di Cassandra, quest'ultima che dava le spalle sia alle dame sia alle serve, lanciò istintivamente un urlo e si allontanò portandosi le mani alla testa come per proteggersi dalle mani della donna, si mise al contrario dentro la tinozza ora guardando tutti i presenti con indignazione.
<< Perché tutti questi problemi? Dobbiamo ripulirvi da capo a piedi. Obbedite e questo che, a quanto pare, voi considerate un supplizio terminerà presto! >> aveva sbottato Donna spazientita mettendosi le mani sui fianchi.
Le serve non se lo fecero ripetere per non far infuriare la loro focosa signora così simile al suo nobile marito e con forza slegarono i turbanti gettandoli tra i panni sporchi delle due, pietrificandosi poco istanti dopo.
Una chioma folta e mossa di lunghissimi capelli blu come il mare incorniciò il volto pallido di Cassandra che con sofferenza e vergogna si portò le mani al viso, cercando nel suo piccolo di proteggersi da quegli sguardi che conosceva fin troppo bene. Una chioma liscia e argentea invece ricadde disordinata sulle spalle di una Sèlene fuori di se dalla rabbia.
Le serve si allontanarono impaurite pregando il signore.
Donna era sconvolta e si voltò a guardare Isabeau e sua figlia cercando di intuire i loro stati d'animo.
La prima si fece il segno della croce ma la giovane De Sancerre smise di parlare fissando a turno le giovani. Fece un passo in avanti tra lo sconcerto generale, con un guizzo di curiosità in quegli occhi vispi ereditati da suo padre. << Da dove venite davvero voi due? >> chiese, combattuta tra il cedere alla tentazione di passare le dita tra quei capelli che all'apparenza le giungevano morbidi e invitanti, o rimanere li in cerca di un nascondiglio adatto nel caso in cui, quelle che sembravano in tutto e per tutto due servitrici del demonio, avessero attaccato.
Cassandra continuava a tenere le mani in alto a nascondere la faccia, Sèlene invece puntò il suo sguardo argenteo sulla ragazza e con una freddezza spietata parlò << Veniamo da molto lontano madame, vi preghiamo di non dire a nessuno quello che avete visto altrimenti ci uccideranno, sempre che non lo facciate voi ora >> concluse con uno sguardo serio e deciso, penetrò fin dentro le ossa della giovane Sancerre.
Cassandra aveva iniziato a piangere piano, i suoi nervi insieme al suo autocontrollo cedettero sotto quell'ennesimo problema.
Il viso di Donna era terreo, come era possibile? Doveva senz'altro esserci una spiegazione più logica. Nonostante nella sua testa vorticassero milioni di domande e possibili teorie, si limitò ad annuire in silenzio.
Nel mondo moderno aveva visto tante volte circolare ragazze con capelli dai colori particolari, frutto di soldi e tempo spesi in svariate tinte e saloni di bellezza. E a meno che quelle ragazze non provenissero dal suo stesso tempo e avessero, anch'esse, avuto problemi di cui ricordava bene con Hyperversum, quel loro aspetto non poteva spiegarselo così su due piedi.
Isabeau le lanciò un'occhiata complice. Sapeva di lei e di Ian e sperava davvero fossero come loro. Lo preferiva, piuttosto che saperle streghe.
Si avvicinò alle giovani sorprendendo ancora una volta Donna, mostrandole il suo temperamento controllato e sicuro << Quali sono i vostri nomi? >> chiese dolcemente.
<< Io mi chiamo Sèlene e lei è mia sorella Cassandra, mia signora >> rispose la ragazza senza abbassare lo sguardo dalla castellana.
Donna andava avanti e indietro per la stanza, pensando e ripensando a tutte le teorie possibili che potevano saltarle in mente. << In che anno siete nate? >> chiese lei burbera avvicinandosi ad Isabeau.
<< Io nel 1215, mentre lei nel 1219 >> le risposte della giovane erano sempre sicure e taglienti, come il suo sguardo. Era chiaro che volesse proteggere se stessa e sua sorella minore, per questo cercava di mostrarsi forte e risoluta.
Nessuno rivolse più una parola alle giovani.
Dopo averle vestite e medicate con cura, Donna si lavò il sangue dalla mani in un recipiente carico di acqua che veniva sorretto da una nuova serva comparsa da dietro la porta. << Molto bene, adesso attendete qui >> furono le ultime parole della donna dai capelli rossi, prima di lasciare la stanza seguita a ruota dalla figlia, dalla dama simile ad un angelo e dal corteo di serve ancora terrorizzate.

***

Le ragazze stavano sedute sul grande letto che troneggiava padrone della stanza, rendendosi conto che solo quella camera era grande quanto tutta la loro casa. "Nobili spocchiosi" pensò Sèlene sprezzante.
Erano lì in silenzio, Cassandra passava timidamente una mano sulle morbide coperte assaporandone con il palmo le trame e la delicatezza, Sèlene invece guardava fuori dalla finestra perdendosi nella vastità di ciò che vedeva. Nessuna osava dire nulla all'altra. Le castellane erano scomparse dietro la porta dicendo loro di aspettarle, dopo essere state levate, medicate, pettinate, ricucite e vestite quali altre torture dovevano sopportare?
Ian aprì lentamente la porta della stanza. Era cupo perché la moglie e l'amica l'avevano raggiunto preoccupate, Isabeau aveva esordito con: << È necessario che tu veda qualcosa >>. L'espressione di Donna, comunque, non aveva aiutato i suoi dubbi a divenir più leggeri.
Una volta che vide le due giovani, ogni tentativo di mantenere calma e freddezza venne abbattuto dal loro aspetto.
Chiese alla due donne che lo seguivano di entrare in stanza con lui e di richiudersi la porta alle spalle. "Probabilmente con Isabeau e Donna si sentiranno più tranquille" pensò mentre si avvicinava cauto.
<< Mi piacerebbe conoscere i vostri nomi e la vostra vera identità >> non a caso rimarcò quella parola.
Sèlene si drizzò in piedi, avevano chiamato il conte e ora questo le avrebbe gettate in pasto alle torture di inquisitori, boia e sarebbero state vittima di altre terribili vicissitudini, come la morte per annegamento o peggio, sul rogo. << Lei è Cassandra e io mi chiamo Sèlene, siamo sorelle. Vi prego non chiedeteci altro, non capireste >>. Concluse così la ragazza che saettava occhiate a tutti e tre i presenti, restia poiché si era sentita messa con le spalle a muro dalla presenza dell'uomo.
<< Non osare dire a me cosa potrei capire o meno, ragazzina >> rispose secco il Falco. In quel momento i suoi occhi parevano tanto glaciali quanto quelli di Sèlene.
Questa volta guardò Cassandra e si rivolse a lei << Ora ditemi la verità, altrimenti non potrò aiutarvi >>. Quell'ultima affermazione suonò dura come il resto delle sue parole, ma più vera che mai.
Cassandra lo guardò bene per la prima volta alzando il viso, gli occhi grandi ed innaturali più di quelli di Sèlene, color del mare, si puntarono in quelli del Falco. << Se voi dite sul serio allora noi parleremo >> esordì lei con voce delicata e tremante.
<< No Cassy! Non possiamo fidarci di loro, non possiamo fidarci di nessuno >> disse prontamente Sèlene quasi ringhiandole addosso, ma lei non ci badò e rivolgendo ad Ian l'ennesimo sguardo da cerbiatto supplichevole iniziò << Noi non siamo altro che il frutto di un amore impossibile. Nostro padre non lavorava per il re, non era una spia ma solo un povero contadino. Durante un normale giorno di lavoro andò al ruscello per riempire dei secchi d'acqua da portare alle mucche, incontrò una ninfa dei boschi priva di sensi riversa a terra vicino alla riva, inizialmente scappò via lasciandola lì, ma poi torno indietro corroso dal senso di colpa, la raccolse portandola in casa. La curò per come poteva assistendola giorno e notte, così se ne innamorò perdutamente e si unì a lei pochi giorni dopo il suo risveglio. Nostra madre lo amava, sembrava aver accettato l'idea di vivere tra i mortali. Ci diede alla luce ma più il tempo e gli anni passavano, più lei si spegneva, soffriva. Era uno spirito della natura lei, era pura e così un giorno sparì nel nulla abbandonandoci. Papà ci crebbe come poté ma con l'avvento delle guerre sempre più frequenti che imperversavano da sud e le tante invasioni che percossero la nostra antica terra, fummo costretti a nasconderci nell'entroterra del nord. Viaggiammo con tante altre persone che abbandonarono i villaggi nativi ormai non più sicuri o distrutti dagli inglesi e così restammo lì in apparente tranquillità. Noi avevamo costruito la nostra casa lontano dal nuovo villaggio che si era formato, papà aveva detto che così saremmo state più al sicuro. Poi un giorno qualcuno ci trovò, uomini orribili si spacciarono per missionari, ogni giorno li trovavamo davanti alla nostra porta. Un giorno mentre nostro padre non era in casa, Sèlene aprì la porta, ci videro e tentarono di catturarci, ci nascondemmo nel bosco. Fanno parte di un ordine sacerdotale apparentemente innocuo, ma chi li conosce sa quanto sia spietato. Si fanno chiamare i Karstharm, il loro unico scopo è distruggere, contaminare e appropriarsi di quella poca magia pura che ancora esiste nelle nostre terre. Minacciarono più volte nostro padre e lui ci nascose ancora più lontano ma questo non bastò, sapeva che ci avrebbero ritrovato e così lavorò giorno e notte per guadagnare il denaro necessario per mandarci qui, dovevamo partire con lui ma lo uccisero prima e così partimmo da sole >> fece un respiro profondo, mordendosi il labbro inferiore mentre lacrime calde le colavano lente lungo le guance bianche, ogni parola pesava come un macigno sul cuore della ragazzina facendola soffrire ad ogni pausa o respiro.
Sua sorella la osservava di sottecchi.
Ian serrò la mascella, inspirò a fondo, non avrebbe mai voluto dirlo ma dovette. << Dimostramelo >> avanzò, dopo un breve silenzio.
Sèlene sgranò gli occhi e così fecero anche Donna ed Isabeau dietro di lui.
Cassandra respirò ancora profondamente, alzò la mano tenendola chiusa a pugno. Dopo alcuni secondi la aprì e ne fece uscire una piccola fiammella azzurra, successivamente la abbassò ma questa rimase a galleggiare nell'aria pigramente, girando su se stessa e proiettando nel suo piccolo raggio d'azione una tenue luce bluastra.
Isabeau tentò di rimanere calma nonostante il sudore freddo iniziasse a trapelare dalla sua pelle. Donna rimase sconvolta, tutte le sue credenze scientifiche furono spazzate via in un attimo. Le sua testa non ragionava più e le sue gambe si mossero da sole, raggiungendo l'amico per guardare meglio da sopra la sua spalla.
Ian rimase a guardare la fiammella. Gli ricordava terribilmente il modo in cui la mela di Hyperversum fluttuava in aria. Ora aveva avuto la conferma che qualcosa di magico esisteva. E si sentiva confuso.
<< Perché non vi siete difese con l'aiuto della vostra...magia? >> chiese, non sapendo quale altra domanda porre.
<< Non siamo abbastanza forti, non possiamo sostenere uno scontro con loro, sono esperti e la magia a cui si affidano é oscura e malvagia. Inoltre la mia natura mi impedisce di fare del male, io curo la gente, posso purificare fiumi, boschi, proteggo, dono la vita a piante, animali, e con più studio forse, anche alle persone >> fece una pausa, scossa da alcuni singhiozzi.
<< Basta così Cassy >> disse Sèlene a denti stretti stringendo forte i pugni.
<< Dobbiamo proteggerle Jean! >> avanzò Isabeau.
Ian prese a camminare verso la finestra con una mano sotto il mento, riflettendo. << E per proteggerle dobbiamo tenerle qui. Possiamo far in modo che i loro capelli non vengano visti. Ma i loro occhi? >> rispose lui voltandosi verso Donna e la moglie.
<< Potremmo dire che sono nate con delle alterazioni genetiche, come accade agli albini i capelli come la pelle e tutto il resto perde il suo pigmento naturale. Potremmo dire che i colori che loro due hanno sono dovuti al fatto che le ragazze, magari, hanno provato a tingersi i capelli con degli elementi vegetali estratti da erbe e fiori o anche dai minerali stessi pestati fino a ridurli polveri sottili per poi essere uniti con degli unguenti fissanti >> rispose Donna esperta e altrettanto pensierosa seguendo Ian con lo sguardo, nessuna delle ragazze capì quel discorso, insieme ad Isabeau che era altrettanto attonita.
Ian notò i loro volti perplessi e disse << Significa che avete ereditato una malattia da qualche vostro parente. Possiamo usare questa scusa- poi tornò a Donna- Sei certa che la storia degli impacchi di erbe coloranti regga? >>
<< Ho studiato e mi sono informata tempo addietro quindi secondo me, se la inserissimo in un discorso strutturato ad oc, potremmo coprirle senza problemi >> rispose Donna mettendosi a braccia conserte.
Quella notizia aveva decisamente sconvolto anche Ian. Non appena aveva visto quella fiammella fluttuare lentamente in aria, soprattutto dopo che ne fu Cassandra la fautrice, le sue credenze sulla magia tornarono più vivide che mai insieme al ricordo della sua prima volta nel medioevo. Hyperversum l'aveva catapultato in quel mondo costringendolo a vivere una vita non sua che solo poi aveva imparato ad apprezzare ed amare. Poteva quindi comprendere appieno le giovani fuggitive, in una realtà non loro, attorniate da sconosciuti di cui non conoscevano l'affidabilità. E per come poteva doveva assolutamente aiutarle, il senso dell'onore e quello morale ne avvertivano il bisogno. Lui, a suo tempo, aveva avuto la fortuna di ricominciare grazie a Guillaume che aveva creduto in lui nonostante tutto. Dovevano averla anche loro.
<< Eravate dirette da qualche parte in particolare? >> chiese avvicinandosi ed assumendo un'espressione più rassicurante.
<< No. >> rispose di getto la piccola alzando di poco la testa indirizzandola verso quella di Ian, quei dolci occhi sovrumani e impauriti gli rivolsero un silenzioso grido d'aiuto.
<< Avremmo continuato a vagare, ci saremmo fermate in un villaggio dopo averne valutato la sicurezza per poi iniziare una vita nuova >> disse questa volta Sèlene arrabbiata con sua sorella per aver detto la verità, facendola vergognare come una bambina per la sua bugia, per la prima volta non guardò nessuno.
<< Allora starete qui nel mio castello fino a quando non troveremo un modo e un luogo definitivo per farvi stare al sicuro- rispose guardando anche la moglie, cercando conforto e coraggio- ma voglio darvi la possibilità di pensarci, di discuterne tra voi e scegliere. Tra qualche ora vi verrà portato proprio in questa stanza il vostro pasto, se non vorrete presentarvi pubblicamente giù nella sala per pranzare con noi. In questo caso comprenderò la vostra decisione >>.
Le due giovani, incredule nel sentire le parole appena proferite dal conte non poterono fare altro che annuire. Sèlene si affrettò e parlò prima che i nobili uscissero nuovamente per lasciarle sole << Mio signore, voi siete un uomo molto acuto e sapendo che non abbiamo un posto dove stare saprete anche che sarebbe stupido, insensato e pericoloso per noi dirvi che vorremmo andare via. Ci state offrendo il vostro aiuto e noi lo accettiamo di buon grado, ma non ci presenteremo mai ai pasti o a qualsiasi altro vostro trastullamento da signori feudali. Credo che sia meglio stare lontane da orecchie e occhi indiscreti, potremmo vivere tranquilli sia noi che voi e metterci in sesto senza troppe preoccupazioni e senza disturbarvi o turbarvi in qualsivoglia modo >> lo guardò riacquistando la sicurezza e la sfacciataggine di sempre.
Ian sollevò un sopracciglio leggermente irritato da quell'atteggiamento prepotente << Se vi propongo un'attività del genere- ribatté- è perché penso possa momentaneamente distrarvi dai vostri mali interiori e di conseguenza farvi rilassare >>.
<< Vi ringraziamo del pensiero mio signore ma saremmo noi a decidere se parteciparvi o meno, con tutto il rispetto noi non facciamo parte di corti o grandi castelli, siamo contadine e potremmo involontariamente mettervi in imbarazzo davanti ai vostri ospiti >> continuò lei, sopprimendo rapidamente il tono inviperito che stava emergendo fuori dalle sue labbra per un soffio.
<< Il mio vuole essere un consiglio per il vostro benessere. In questo castello cercheremo di farvi stare al meglio e vi proteggeremo a prescindere dal vostro aspetto e dalla vostra natura. Ma non accetto e tantomeno tollero gli atteggiamenti irrispettosi, madame Sèlene >> con quel tono severo e d'ammonimento si diresse verso la porta seguito da Donna ed Isabeau. << Per rimanere qui dovrete imparare la parte che madame De Sancerre ha avanzato per il vostro vivere serenamente >> aprì la porta facendo passare avanti le dame per poi seguirle fuori dalla stanza, le donne imboccarono il corridoio per allontanarsi. << Buon riposo mie signore >> disse infine esibendosi in quello che era un perfetto ed elegante inchino chiudendo la porta.
Sèlene fu punta sul vivo, "Vorrebbe insegnarmi come ci si comporta? Tutti così i nobili, si credono portatori di saggezza e dispensatori di verità" si disse lei, girò sui tacchi stizzita, raggiunse il letto sedendosi nel bordo del lato destro, sbuffando si tolse le scarpe e i vestiti gettandoli per terra con malagrazia per poi coricarsi coprendosi fino al naso e godendo di quel tepore.
Cassandra aveva risposto al saluto con un cenno del capo e anche lei si era messa a letto accanto alla sorella, le diede le spalle e sprofondò in un sonno senza sogni.

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Capitolo 4
*** Capitolo III ***


CAPITOLO III

 

Per l'ennesima volta in quei due giorni, Nicolas passò davanti a quella stanza per dirigersi nella sua. Poteva essere come tutte le altre, con una porta in legno come tutte le altre. Ma non per lui.
Varie voci giravano per il castello, espandendosi a macchia d'olio, voci riguardanti le ospiti che vivevano li dentro e che per nulla al mondo sarebbero uscite. Consumavano i loro pasti segregate e le poche serve autorizzate a portarglieli avevano confidato alle colleghe di aver avuto un incontro ravvicinato con delle creature del demonio.
Ovviamente non si spiegava il motivo per il quale il conte Di Ponthieu tenesse nel suo castello due creature tanto pericolose.
A volte aveva poggiato l'orecchio al legno scuro della porta per cercare di captare qualche verso grottesco o ruggito gutturale, ma sempre senza successo.
Quella volta fu diverso.
Appena superata la stanza, sentì la voce di due fanciulle che non parevano avere nulla di infernale. Dal tono di voce con il quale comunicavano avrebbe detto stessero discutendo animatamente, se non proprio litigando.
La curiosità fu tanta per cui in un primo momento poggiò l'orecchio alla porta per ascoltare ma si rese conto, con una nota di vergogna, che quello non era affatto un comportamento che si potesse addire ad un futuro cavaliere. “I cavalieri affrontano dubbi, ombre e nemici sempre di petto”, così ripeteva sempre suo padre.
Poggiò la mano sulla maniglia di ferro, richiamò a se tutta la delicatezza di cui poteva disporre per non farsi sentire, con un gesto aprì leggermente, facendo in modo che solo una fessura gli permettesse di guardare dentro ma non di essere visto. La visuale però non era delle migliori, la porta aveva impercettibilmente scricchiolato facendolo sudare freddo e non poteva permettersi un ulteriore rumore che avesse potuto attirare l’attenzione delle ragazze, quindi si accontentò di quella fessura sperando di essere fortunato e scorgere qualcosa in più.
"Ovviamente- si disse- se le fanciulle dovessero essere svestite richiuderei senza indugio alcuno".
Due figure si mossero, ma la scarsa luce che filtrava dalla camera non gli permise di vedere meglio e la cosa lo irritava non poco.
La mano che gli si posò sulla spalla lo fece sobbalzare.
<< Nicolas! Non dovresti spiare in questo modo barbaro! >> lo rimproverò Michel.
<< Ho sentito delle voci concitate e ho temuto stesse accadendo qualcosa! >> tentò di difendersi il giovane Sancerre invano davanti allo sguardo fisso dell'amico.
Basito dal suo comportamento, l'altro rispose << Avresti potuto bussare con i dovuti modi e lasciarle la loro intimità, come mio padre comanda! >>.
<< Ho sentito la voce sconosciuta di un uomo- mentì- ho temuto fossero in pericolo >>. Distratto da Michel, Nicolas non si era reso conto che aveva perso il controllo della presa sulla maniglia e aveva così aperto ulteriormente la porta della stanza.
Inesorabilmente, i rimproveri del giovane De Ponthieu giunsero fin dentro disturbando la discussione delle ragazze.
Sèlene si voltò di scatto verso la porta, Cassandra intravedendo i due giovani dietro le spalle della sorella non perse tempo e si nascose dietro una delle grosse tende, spaventata.
La più grande si avvicinò alla porta, minacciosa, con gli occhi piccoli di rabbia e più taglienti che mai. << Si può sapere che diavolo succede qui? Vi siete per caso persi dentro il castello? Se è così, vi do un consiglio spassionato, portatevi dietro una mappa così la prossima volta eviterete di invadere le stanze degli altri- si voltò verso Nicolas, se avesse potuto lo avrebbe incenerito con il pensiero - O per caso siete venuti sin qui di proposito perché volevate vedere i mostri del demonio di cui tanto si parla, mi sbaglio? >> ruggì lei per poi guardare anche Michel. Quello che loro si ritrovarono davanti non fu altro che una ragazza di una bellezza spiazzante, alta e sinuosa, la pelle diafana come quella di una perla, spettinati capelli argentati e occhi ora di un grigio sbiadito, ora bianchi come il latte, ora brillanti e inquietanti, la luce delle candele e il suo oscillare sotto gli spifferi d'aria ne alteravano il colore. Labbra invitanti, rosse e piene erano contorte in una smorfia strafottente. Indossava un abito semplice nero come la notte risaltando i colori del suo incarnato inconsueto. << Allora?- li canzonò lei- La mamma non vi ha insegnato che è maleducazione fissare? >> tuonò ancora, mettendosi a braccia conserte e battendo nervosamente la punta del piede per terra.
<< Hey!- sbottò Nicolas, colto sul vivo- ho temuto stesse accadendo qualcosa ed ero pronto ad intervenire! >> aggiunse infine con incredulità e un lieve timore, avendo realizzato solo in quel momento quell'aspetto così inusuale e per lui quasi insensato.
Anche Michel si riprese dallo stupore << Mia signora, sono mortificato per ciò che è appena accaduto e che le vostre orecchie hanno dovuto udire- disse con una mano sul petto, riferendosi all'evidente bugia che Nicolas continuava imperterrito a riproporre- non vi disturberemo ulteriormente. Passate una buona notte >>.
Di tutta risposta Sèlene sbatté con forza la porta chiudendola a chiave dall'interno facendone vibrare i cardini esterni.
<< Chi erano? >> chiese Cassandra facendo sbucare solo la testa turchina scarmigliata e tanto buffa. << Due idioti, nulla di importante. Volevano curiosare come del resto cercano di fare tutti gli altri >> le rispose la sorella accigliata. "Sono passati solo due giorni e già non ne posso più di stare qui" si disse mentre andava ad affacciarsi alla finestra aprendola, chiuse gli occhi lasciandosi accarezzare dal vento fresco e facendo rabbrividire la sorella che si era piazzata davanti al camino per riscaldarsi.

***

La luna era alta in cielo ormai già da parecchio.
Cassandra non era riuscita a chiudere occhio.
Era stanca di stare rinchiusa in quella stanza per volere di sua sorella. Presa dall'insonnia si accertò che lei dormisse profondamente, scivolò cauta giù dal letto cercando di non emettere nemmeno un suono. Si infilò le scarpe, prese in prestito la veste pesante che avevano consegnato a Sèlene usandola a mo di vestaglia, essendo fisicamente diversissime le ricadeva enorme sulle spalle; non perse tempo ad acconciarsi i capelli e li lasciò sciolti, così lunghi da arrivarle a metà coscia, si voltò ancora una volta accertandosi che Sèlene dormisse ancora.
Prese coraggio ed uscì dalla stanza.
Era emozionata, la sua testa viaggiava a briglia sciolta pensando a quali meraviglie avrebbe potuto vedere. Lei non era mai stata dentro un castello come quello, non era mai stata dentro ad una vera casa figuriamoci dentro un posto del genere e non poteva certo perdersi un'occasione simile, non le sarebbe mai più ricapitato nella vita.
Passo dopo passo scese ai piani inferiori cercando di non incrociare nessun servitore, guardia, famiglio o nobile. Effettivamente non aveva una meta precisa, non sapeva come orientarsi, era tutto così grande; si fermò a riflettere e dopo aver superato una delle tante finestre che davano ai cortili decise di optare per uno dei giardini. L'unico modo però, era passare per il salone d'ingresso e uscire dal portone che, sicuramente, era uno dei più sorvegliati. Sospirò pesantemente, amareggiata. Si acquattò nelle scale sopra la sala, gettò uno sguardo al di sotto per vedere la situazione, si sentiva una ladra eppure non stava andando a rubare nulla, lei non era sua sorella. Non poté fare a meno di ammirare la bellezza di quel luogo, li si tenevano sontuosi banchetti con tanto di balli.
"Quanto mi piacerebbe danzare qui" si disse malinconica.
Un movimento però attirò la sua attenzione, le guardie che controllavano l'ingresso parlottavano tra loro amichevolmente, erano distratte e il portone era aperto quanto bastava per poterci far passare un corpo esile come il suo.
Così decise, si incamminò stando rasente al muro nascosta dall'ombra. La porta era sempre più vicina e lei non vedeva l'ora di uscire. Prese coraggio, sgattaiolò fuori passando dietro la schiena di una delle due guardie senza farsi vedere e in un lampo fu libera. Corse qualche metro per allontanarsi quanto bastava dagli uomini che chissà cosa tutto le avrebbero fatto o detto trovandola lì a quell'ora di notte da sola per di più a zonzo per il castello.
La neve era alta e gelida, i suoi piedi affondavano ad ogni passo, ma a lei non importava, era riuscita a ritagliarsi un po' di tempo lontano da quella camera soffocante e da quell'arpia di sua sorella. "Di giorno deve essere ancora più bello, non oso immaginare come diventerà in primavera o in estate" pensò lei ammirando il paesaggio innevato che le si presentò davanti, si strinse nelle spalle la veste da camera e iniziò a camminare tra gli alberi dalle candide fronde.
<< Nicolas sveglia!- sussurrò Noelle mentre scuoteva il fratello con le mani poggiate sulle sue spalle- svegliati! Mi devi accompagnare! >>.
<< Domani >> rispose infastidito lui, con la bocca impastata dal sonno.
<< No adesso! Ho visto una cosa che potrebbe interessare pure te! >>
L'attenzione e la curiosità di Nicolas si accesero come una lampadina, risvegliando lo di colpo << Di cosa si tratta? >> rispose mettendosi a sedere e strofinandosi gli occhi con il medio e il pollice della mano destra.
La sorella afferrò il suo mantello dalla poltrona lanciandoglielo addosso << Ti attendo fuori, fa presto! >>.
Una volta fuori dalla stanza i gemelli si diressero verso la scalinata che li avrebbe poi portati al piano inferiore.
<< Ho visto una delle ospiti del conte De Ponthieu uscire fuori in giardino >> disse Noelle.
<< Come ha fatto a eludere la sorveglianza? >>.
<< Erano distratti e lei in silenzio è riuscita a sgusciar via >>.
<< E tu come hai fatto a vederla? >> chiese nuovamente Nicolas.
<< Beh, non avevo sonno e ho pensato di sgranchirmi le gambe >>.
Le guardie, per la fortuna dei giovani Sancerre, erano ancora distratte dai loro frivoli discorsi per cui a turno riuscirono ad uscire all'esterno.
La temperatura invernale e notturna strappò a Noelle un lamento strozzato costringendola a stringersi nel suo mantello.
Nicolas si guardava intorno, non sapeva bene se cercare la ragazza dalla chioma argentea o l'altra, anche se non l'aveva mai vista. La scarsa luce inoltre non aiutava affatto.
Si sentì trascinare per un braccio, la sorella lo portò dietro un albero << Eccola è lì! >> mormorò lei alzando la mano e puntando il dito per indicargli la posizione.
Cassandra era accovacciata sulle ginocchia stando ai piedi di uno dei tanti alberi, in mano teneva un uccellino dall'ala ferita che gocciolava sangue macchiando la neve.
Lei lo accarezzò delicatamente prima di coprirlo con la mano destra, la piccola creatura stava rigida come un cubetto di ghiaccio, respirava a malapena alzando e abbassando il petto piumato. Si accertò che nessuno stesse osservando o fosse nei paraggi, chiuse gli occhi concentrandosi, sussurrò qualcosa più volte in una lingua incompressibile e dal suo palmo fuoriuscì una tenue luce rosata. Durò per qualche attimo, alzò la mano e l'uccellino si rizzò subito in piedi cinguettando felice e sano.
Lo lasciò andar via felice anche lei di aver aiutato un anima gentile.
Noelle trasalì e il fratello non fece in tempo a tapparle la bocca per evitare emettesse qualsiasi tipo di suono, si era irrigidito per la paura tanto da dimenticare il freddo.
Cassandra si voltò allarmata verso la loro direzione, sgranò gli occhi e il suo viso divenne dello stesso biancore della neve. Non riuscì a spiccicare una singola parola e rimase a fissarli spaventata mentre sudore freddo le colava lungo la schiena, congelandola "Sono finita" pensò col cuore che pulsava in gola.
Noelle uscì dal nascondiglio automaticamente mettendo le mani alte e bene in vista, il suo corpo si mosse quasi del tutto da solo e lei si rese conto di dover fare qualcosa per tamponare quella brutta situazione. Avanzò con gambe tremanti e non seppe riconoscere se fosse più per il freddo o la paura. << Ciao Cassandra >> le disse titubante ,avvicinandosi lentamente.
Anche Nicolas saltò fuori sistemandosi accanto alla gemella, come per tener meglio d'occhio la situazione e intervenire in caso di bisogno, si maledì tra se per non aver portato almeno un'arma.
La ragazzina indietreggiò turbata, guardò Noelle poi Nicolas accanto a lei e ora il suo colorito da cinereo si tinse di tutte le sfumature esistenti di rosso. << Mia...mia signora, voi...voi non dovreste stare in giro qui fuori, po...potreste ammalarvi. Io...io ora devo andare, vi auguro una...una buona notte >> rispose lei cercando di troncare sul nascere quella conversazione e con il cuore a mille si voltò e fece per andarsene.
<< Non dirò niente! >> le rispose di getto la giovane De Sancerre per poi correggersi immediatamente voltandosi verso il fratello << Non diremo niente >>.
Nicolas aveva sgranato gli occhi e la fissava incredulo, quella era una strega! Come poteva nascondere la sua natura evitando di denunciarla?
<< Se il Falco D'Argento vi tiene qui nel suo castello significa che c'è un buon motivo >> disse ancora Noelle.
Il ragazzo si morse il labbro inferiore, la gemella aveva certamente intuito i suoi pensieri e aveva risposto indirettamente anche a lui con quell'ultima affermazione. E non aveva tutti i torti 
<< Lo giurate sui vostri nomi, miei signori? >> rispose Cassandra dopo essersi bloccata per voltarsi ora lentamente verso i giovani nobili. << Mia sorella dice che non dobbiamo fidarci di nessuno qui, che ci tradirete alla prima occasione. Vorrei potermi fidare di Monsieur Jean, di voi e di tutti gli altri. Ma chi come me convive con questo dono e maledizione sa che non è mai prudente farlo, io però vorrei provare ad essere diversa, ad essere normale e camminare alla luce del sole con tranquillità come fate voi madame, a testa alta senza temere di incrociare lo sguardo altrui >>. Si contorse le mani durante tutto il discorso, rivolto più a lei che ai gemelli, era angosciata ed era in chiaro conflitto con se stessa. Li guardò, avvicinandosi.
Noelle sorrise stringendosi ulteriormente nel mantello << Non oso nemmeno immaginare quanto voi due vi sentiate sole e abbandonate, ma io e la mia famiglia nutriamo una stima e una fiducia profonda nei confronti del signore di questo castello, quindi so per certo che non sarete un pericolo per nessuno di noi e, insomma, vorrei che voi vi troviate bene almeno per il periodo del vostro soggiorno presso Chatel-Argent >>
Quelle parole colpirono Cassandra con la forza di un pugno. Nessuno le aveva mai parlato con così tanta gentilezza e nessuno l'aveva mai guardata come ora Noelle stava facendo. Non sembrava avere paura di lei o se ne aveva la stava camuffando davvero bene e questo la commosse. Si avvicinò ancora arrivandole a pochi passi di distanza, le prese delicatamente una mano tra le sue ancora calde dal precedente "incantesimo". << Le vostre parole mi riscaldano il cuore madame, dico sul serio, siete gentile come il Falco, sua moglie e vostra madre, non esistono molte persone del vostro stesso rango come voi. Sono al vostro servizio se mi accetterete, mi piacerebbe passare più tempo in vostra compagnia e magari, chissà, potremmo diventare amiche >> le sorrise con sincero affetto e una visibile commozione. I suoi grandi occhi blu brillavano di emozione e invitavano l'osservatore a perdersi dentro quella vastità suadente e pericolosa come il mare.
Nicolas avendola abbastanza vicino poté notare che rispetto a sua sorella erano il giorno e la notte, Cassandra era minuta e fragile, i suoi lineamenti erano dolci, angelici e rassicuranti, piccole fossette ai lati della bocca le segnavano le guance ad ogni sorriso e delle piccole lentiggini le puntellavano il tenero naso arricciato all'insù. Sembrava una madonna in tutto e per tutto, a parte per gli azzurri capelli che lunghi e setosi avvolgevano una buona parte del suo corpo.
Deglutì timoroso di fronte a tutta la sua persona, senza riuscire a pensare o a fiatare, fissò quegli occhi che gli arrivarono fastidiosamente inquietanti nonostante in quel momento fossero estremamente dolci. La grandezza innaturale degli iridi lo spaventava.
Distogliendo lo sguardo disse << Distrarrò le guardie e voi rientrerete >>.
E così fecero.
Nei giorni a seguire, la giovane De Sancerre andava a trovare molto spesso Cassandra. Aveva mantenuto la promessa fattale donandole compagnia in cambio della sua, pure Noelle si sentiva sola in quel castello e non erano rare le volte in cui era annoiata.
Con la giovane ospite del Falco invece aveva la possibilità di parlare, di scambiare opinioni e farsi raccontare qualcosa della terra natia della ragazza e la sorella, sapeva fosse una terra antica e magica, come tante storie affermavano e Cassandra era stata più che felice di raccontargliene di nuove.
Avevano iniziato quindi a darsi appuntamento davanti alla stanza delle due per poi andare in uno dei tanti salotti o nei giardini esterni, ma anche semplicemente per fare di nascosto una passeggiata la notte tra i corridoi del castello.
Nicolas invece non era d'accordo affatto. La sorella stava frequentando una strega fatta e finita passando assieme a lei la maggior parte del tempo. Fosse stata una dama da compagnia l'avrebbe accettato, ma quella sconosciuta era dotata di poteri magici e per certo era devota al demonio. Era sicuro che la fiducia di Noelle sarebbe stata presto ricambiata con qualche brutta fattura.
Così una sera, dopo cena, decise di attenderla fuori dalla sua stanza per parlarle e dare sfogo alle sue ansie.
Sapeva sarebbe uscita a momenti per raggiungere Cassandra.
La porta si aprì e quando la ragazza, sorpresa, gli domandò il motivo della sua presenza, lui rispose << Volevo parlarti a proposito della fuggitiva >>.
Noelle rimase stupita dal tono serio con il quale il fratello le si stava rivolgendo. << Cosa mi vuoi dire? >>.
<< Voglio dirti di non fidarti di lei, è pur sempre una strega nonostante la sua bella faccia. Beh non proprio bella ma hai capito >>.
<< Per l'amor di Dio, Nicolas! È sola e spaventata! Monsieur Jean ha detto che... >>
<< Che possiamo fidarci, si- la interruppe lui bruscamente con un gesto della mano- ma le streghe hanno la capacità di distorcere la realtà e lo sai! Potrebbe o potrebbero averlo incantato! >>.
<< Oh ma insomma! Cosa mai vorrai saperne tu di streghe e magia, dato che l'unica cosa strana che tu abbia mai visto è stata un bacio appassionato tra nostra madre e nostro padre >> ribatté lei infastidita.
<< Quindi vuoi farmi credere di saperne più di me?- le puntò un dito contro minaccioso- è già troppo che la notte tu esca con... >>.
<< Sono abbastanza adulta, caro fratello, da poter decidere quali dame della corte frequentare- stavolta fu lei a interrompere la sua frase- non ho bisogno di te che fai la parte di nostro padre. Tu hai già i tuoi amici, permettimi di averne anche di miei. Con permesso >> a testa alta si allontanò dopo aver chiuso la porta, andando nella direzione della stanza dell'amica.
<< Se vedrò comportamenti scorretti, nostro padre sarà il primo a saperlo >> le disse lui a denti stretti mentre la guardava andar via.
<< Sono una donna che sa badare a sé stessa, Nicolas de Sancerre- rispose lei pacatamente mentre continuava a camminare- e un vero cavaliere sa quando tacere e come rivolgersi a una donna. Tu non sai fare ne l'uno ne l'altro >>.
Lui avrebbe voluto raggiungerla, afferrarla per i capelli e schiaffeggiarla a mano piena ma si trattenne. Si limitò a maledirla mentalmente imboccando il corridoio per dirigersi in camera sua.
Una serva che stava tranquillamente salendo ai piani superiori per portare l'occorrente per la notte ai signori del castello, osservò in silenzio il litigio tra i due fratelli restando nascosta nel buio delle scale di servizio che solitamente venivano adoperate dalla servitù. Dopo che il giovane conte si fu allontanato. Quella sorrise tra se, soddisfatta per aver colto quelle preziose informazioni e si diresse nella sua direzione con tutta tranquillità.

***

La cittadina all'interno delle mura era ormai rintanata nei propri locali, gli unici a scorrazzare fuori per le ronde notturne erano i soldati dei Ponthieu e dei Sancerre e qualche ubriacone che si spostava da una taverna all'altra.
Era una notte tranquilla, il vento freddo penetrava fin dentro le ossa strappando più volte qualche imprecazione ad alcune guardie che circolavano di vedetta sopra le mura di cinta del castello e che ogni tanto si soffermavano a parlare con qualche compagno.
Ma lontani dalla loro vista, due uomini in nero si aggiravano indisturbati tra le vie dell'alta corte. Erano rimasti nascosti dal pomeriggio, dopo essere entrati con un carretto spacciandosi per commercianti venuti da lontano, si erano fatti riconoscere e registrare utilizzando false identità, una volta lontani dal posto di blocco avevano pagato una stalla per nascondere il cavallo ed il carretto in modo così da potersi aggirare leggeri e invisibili.
Erano abili e veloci e per loro quello era un gioco da ragazzi. Si appostarono davanti al portone principale, studiarono la situazione ritenendo poi che era impossibile passare da lì inosservati poiché sarebbero stati visibili a tutta la sorveglianza. Così decisero di aggirare il castello, raggiungendo l'entrata secondaria che veniva utilizzata dalla servitù.
"Troppo facile" fu il pensiero che si generò nella testa di Bard. Si voltò e fece un gesto al suo compagno che annuì in silenzio. Cogliendo l'opportunità tapparono la bocca a due guardie mezze assonnate che stavano pigramente appese alle loro lance, furono rapidi e letali. Un taglio netto e dalle loro gole iniziò a fluire una quantità di sangue inaudita.
Adagiarono i corpi a terra dietro l'angolo del muro, li spogliarono e fecero lo stesso sostituendo i loro vestiti con quelli delle sentinelle. Presero i corpi di peso e recitando come dei veri maestri portarono i cadaveri verso il portone principale.
<< Che diavolo è successo? >> tuonò uno degli uomini dei Sancerre di ronda li.
<< Abbiamo trovato questi due balordi che cercavano di eludere il nostro controllo entrando dal retro di sevizio, hanno opposto resistenza così abbiamo tagliato loro la gola, stiamo andando a gettarli fuori dalle mura, saranno un ottimo pasto per i lupi >> disse Bard con voce glaciale, tra i due era il più alto e il più grosso.
La guardia alzò un sopracciglio con disappunto, si voltò verso il compagno, uno dei Ponthieu, che ricambiò il suo dissenso ma si limitò a dire << D'accordo, domani lo riporteremo a rapporto al conte e comunque fate presto! >>.
I due uomini annuirono e si diressero verso la piccola porta che consentiva alle guardie di uscire al di fuori della corte per le ronde esterne. Gettarono i corpi poco più distante e rientrarono subito dopo.
Era fatta e adesso dovevano solo trovare le ragazze.

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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


Capitolo IV


Erano passate due settimane ormai da quando le dame di compagnia della piccola Marianne erano giunte a Chatel-Argent.
Michel aveva avuto occasione di sentire che, oltre a svolgere i doveri che quel ruolo richiedeva, le avrebbero insegnato anche a leggere e scrivere, ma ancora non erano uscite dai loro appartamenti.
Suo padre aveva ordinato di non disturbarle in alcun modo in quanto ferite e provate, doveva essere accaduto qualcosa di grave per averle portate a stare quattordici giorni lontane da tutto e tutti.
Era venuto a conoscenza anche della disgrazia che Dio aveva inflitto loro, rendendole albine. Alcune serve nelle cucine sostenevano che avesse donato loro uno sguardo in grado di oltrepassare la carne e le ossa ma soprattutto che fosse capace di leggere gli oscuri segreti dell’anima di chiunque osasse guardarle troppo a lungo. Madame De Sancerre invece aveva parlato di erbe e minerali con cui una di esse aveva osato tingere i propri capelli nel tentativo di sembrare una persona comune, ma senza successo.
Prese congedo, alzandosi dalla tavola a cena ormai terminata, si diresse a grandi passi verso le scale che conducevano ai suoi alloggi al piano superiore.
Prima dell'ultimo pasto della giornata aveva ricevuto una missiva da parte di Célèste De Grandprè e suo malgrado fu costretto ad aspettare fino a quando non fosse stato solo per poterla leggere.
I due si sarebbero dovuti sposare presto. Aveva chiesto la mano della fanciulla a suo padre ed entrambi i conti avevano accondisceso alla loro prossima unione; lui ogni volta che ne aveva la possibilità rivolgeva a lei i suoi pensieri più intimi, spesso si perdeva nel ricordo dei suoi occhi, al ricordo del suo dolce profumo e della sua elegante presenza.
Imboccò il corridoio.
Era da parecchio tempo che non aveva più avuto l’opportunità di vederla e di godere della sua compagnia, ma tra i due vi era un ricco scambio epistolare che aiutava ad accorciare le distanze, annullando il tempo, lo spazio e i giorni che li separavano. Quella lettera, come le precedenti, sapeva di buono, sapeva di lei e lui si perse nel suo raffinato profumo poggiando la pergamena sotto il naso ed inspirando a fondo, chiudendo gli occhi, tentando di immaginarla.
Cassandra cenò, come di consueto, in camera con sua sorella che restava ancora piuttosto restia all'idea che lei se ne andasse a zonzo per il castello e che, specialmente, intraprendesse conoscenze con "quella gente". Così li etichettava, ai suoi occhi erano tutti uguali.
Ma non per la sorella, non dopo aver conosciuto Noelle e la sua amicizia.
Ignorando così per l'ennesima volta i suoi avvertimenti, uscì dalla stanza con il suo amato libro sotto braccio dirigendosi nel comodo e silenzioso salotto che si trovava al secondo piano, vicino alla loro stanza. Si recava li ogni notte per poter leggere con tranquillità.
Raggiunse la sala, felice di non trovarvi nessuno. "Saranno ancora tutti al piano terra a cenare e bere" pensò lei. Accese una candela per farsi luce, poggiandola in un piccolo tavolino ovale accanto alla poltrona che l’avrebbe ospitata, dall’alta spalliera in legno con grossi braccioli tondeggianti, interamente rivestita di pelle e puntellata nei bordi da spesse borchie di metallo circolare. La spostò con non poca fatica davanti al camino, si accoccolò nella seduta e iniziò a leggere perdendosi nella sua fantasia.
Passò un'ora, la candela si era consumata per una buona parte. Volse uno sguardo intorno a se, lentamente si levò sbadigliando appena, stiracchiò i muscoli indolenziti, sistemò le cose come le aveva trovate al suo arrivo, prese il libro e come sua brutta abitudine riprese a leggere senza guardare davanti a se.
Una volta varcata la soglia qualcosa di duro la urtò scaraventandola a terra e facendole volare tutto quello che teneva in mano. Sbatté contro il duro pavimento con un verso di dolore, alzò lo sguardo incrociando quello del giovane Falco. Sgranò gli occhi, in quel momento di un blu profondo e inquietante rendendoli ancora più inumani, nel trovandoselo davanti. Lo fissò con la bocca semiaperta per lo spavento e lo stupore nel aver realizzato chi fosse.
Michel si ritrovò davanti una ragazzina dalla spettinata chioma blu costretta in due lunghe e folte trecce. Pallida come la luna nonostante le sue guance stessero lentamente assumendo tante sfumature di rosso.
Imbarazzata si alzò rapidamente con qualche lamento dovuto alla caduta << Vi chiedo umilmente perdono mio signore, mi sono distratta e non vi ho visto entrare, spero di non avervi fatto male >> disse lei spicciandosi a recuperare il suo libro da terra. Lo guardò di sottecchi mortificata, paonazza dalla vergogna ma anche per il fatto che trovava fosse davvero bellissimo.
Michel in un primo momento rimase attonito, solo quando lei ormai si era già rimessa in piedi lui le porse la mano, ovviamente in ritardo. Il suo sguardo si puntò su di lei, sapeva del bizzarro colore dei capelli ma non immaginava fosse così intenso, sapeva del suo sguardo ma non si aspettava fosse così strano. Non aveva mai visto nulla del genere quindi non riuscì nemmeno a controllare l'espressione cupa che comparse sul suo volto. << Chiedo venia, Madame. Sono mortificato. Buona notte >> si affrettò a risponderle per poi superarla.
Lei s'irrigidì notando la sua espressione, abbassò istintivamente la testa stringendosi forte al petto quel piccolo libro, il suo unico tesoro. Non rispose al giovane ma si gettò spedita nel corridoio, correndo veloce per rientrare dove sua sorella la stava aspettando.
Soffriva, soffriva tanto ogni volta che qualcuno la guardava in quel modo, facendola sentire un mostro. Non aveva chiesto lei di nascere così ma avrebbe dovuto conviverci per il resto della sua vita, marchiata a fuoco da tutto e tutti, senza poter avere amici, senza mai poter essere amata.
Entrò dentro la camera chiudendo forte la porta. Si cambiò in fretta e furia infilandosi dentro il letto e dando le spalle a Sèlene che la guardava interrogativa.
Non dormì quella notte, nella sua testa rimaneva vivido il disgusto che aveva recepito dai bellissimi occhi del giovane conte. Così umani e normali. “Normale” quanto avrebbe voluto esserlo.
Michel, ancora scioccato da quella vista, entrò in camera sua chiudendosi la porta alle spalle e dopo essersi tolto gli stivali e acceso una candela si stese sul letto. Avrebbe avuto tutto il tempo di leggere e rileggere la missiva della sua adorata prima che i servi facessero capolino nella stanza e prepararlo per la notte.

***

La mattina seguente, dopo essersi fatto lavare e abbigliare dai paggi, si diresse con tutti gli altri alla cappella per seguire la prima messa.
Fu proprio lì, ascoltando la predica del parroco, che ripensò alla giovane con cui si era scontrato la sera precedente, ma soprattutto pensò alla reazione di lei e alla sua espressione appena lui si era accorto del suo aspetto. La consapevolezza di non aver reagito bene e di non essere riuscito a nasconderlo si fece forte tanto da far nascere in lui un profondo senso di colpa.
Questo pensiero lo accompagnò per tutta la mattinata facendolo ragionare anche sul modo migliore per farsi perdonare da quella povera ragazza.
Dopo pranzo si recò all’allenamento con l'arco nell’arena poco distante dal portone principale, niente di meglio di quel perfezionamento della tecnica al freddo per ristabilire i sensi.
Dopo una decina di frecce scoccate, un cardellino si posò sul paglione. Michel gli si avvicinò per mandarlo via con un gesto della mano e in quel momento una folata di vento piuttosto forte fece oscillare la chioma degli alberi, attirando la sua attenzione su di essi.
Chatel-Argent era ricca di arbusti che in inverno non appassivano mai, il che rifletteva la natura del suo padrone, forte e invincibile.
Quel castello era sempre stato ricco di vegetazione perfettamente curata, sotto la direzione di sua madre; d'un tratto ebbe come un'illuminazione. "E se le regalassi dei fiori?" si chiese, ma quella era più una domanda retorica che un vero e proprio dilemma.
Rientrò al castello chiamando a se un servo, aveva bisogno di qualcuno che glieli procurasse. Quando le due sorelle sentirono bussare alla loro porta, pensarono subito che la cena, quella sera, fosse arrivata incredibilmente in anticipo. Sèlene era coricata sul letto in orizzontale con la testa penzolante dal bordo mentre leggeva un libro, come Cassandra faceva a sua volta davanti al camino. Questa si voltò di poco per guardarla << Tocca a te aprire oggi, ieri mi sono alzata io! >> le ricordò con un sorrisetto soddisfatto mentre continuava a stare accovacciata al calduccio.
La sorella si alzò di malavoglia e aprì la porta sbuffando.
Michel le sorrise sopprimendo la sorpresa, riconobbe che non era la ragazza della sera precedente quindi disse, dopo averla salutata elegantemente con un cenno del capo << Cerco vostra sorella, ho bisogno di parlarle >> in mano teneva un mazzo di rose rosse.
Sèlene alzò un sopracciglio assumendo un'espressione divertita e aprendo maggiormente la porta lo accolse << Prego, prego, entrate pure e fate come se foste a casa vostra >> si fece da parte e quasi Cassandra si strozzò con la sua stessa saliva. Sgranò gli occhi e balzò in piedi, affrettandosi a fare un inchino decente, disse << Mio...mio signore! A cosa devo la vostra visita? >> alzò lo sguardo perdendosi nella sua bellezza.
Sèlene se ne accorse subito e non poté fare a meno di rabbuiarsi.
<< Mia signora- rispose lui entrando in stanza- questo è un umile omaggio per domandarvi scusa. Vi ho arrecato offesa con la mia reazione, ieri sera. Vorrei provare a farmi perdonare >>.
La maggiore, di tutta risposta, guardò Michel con un'espressione incredula e con la mano sinistra chiusa a pugno che le copriva parte della bocca spalancata.
Cassandra strinse con forza il bordo della spalliera della poltrona cercando di non svenire per la forte sorpresa. Mai prima d'ora qualcuno le aveva fatto un regalo, meno che mai un uomo, in questo caso era stato un uomo che andava oltre le sue aspettative. Timida si avvicinò, avvampando come fuoco, allungò le piccole mani verso il mazzo afferrandolo con visibile emozione << Mio signore io...io non so cosa dire, sono bellissimi e voi non dovevate davvero. Non ve ne faccio una colpa, sono abituata a questo genere di reazioni >> si affrettò a dire per non restare imbambolata lì davanti come un’ameba.
Volse lo sguardo verso quegli occhi nocciola che l'avevano fatta impazzire, il cuore le batteva così forte che temeva potessero udirlo in tutto il castello.
Da un lato Michel fu sollevato nel vederla accettare di buon grado le sue scuse, dall'altro si dispiacque. La ragazza aveva appena detto che quel tipo di eventi le capitavano spesso e non poté non sentirsi terribilmente in colpa per averle dimostrato tanta debolezza e ignoranza. << Potremmo passare del tempo assieme- le disse, conscio del fatto che le due si sentissero sole- ovviamente mi rivolgo anche a voi >> aggiunse voltandosi verso Sélene, volgendole un sorriso dolce.
<< Ne sarei onorata, Monsieur! >> disse Cassandra di getto, quasi per paura che quella proposta potesse durare un misero istante per non ripresentarsi mai più. Strinse forte il mazzo di fiori al petto guardandolo trasognante.
Sèlene gli rivolse in risposta al suo portamento da principe delle favole uno sguardo eloquente che oscillava fra il disgustato e l'orrido << Vi ringrazio per il vostro generoso invito ma io ne faccio volentieri a meno, mia sorella ha un chiaro debole per voi e lungi da me essere il terzo incomodo >> rispose lei divertita e maliziosa come suo solito, ottenendo quello che voleva, ovvero, vedere la sorellina diventare del medesimo colore del petto di un pettirosso.
<< Se non vi dispiace, io tornerei alle mie faccende >> continuò lei superando i due per gettarsi con davvero poca grazia sul letto tornando alla sua posizione precedente, riaprendo il suo libro e accavallando le lunghe gambe con tutta la naturalezza di questo mondo.
Michel tornò su Cassandra, evitando di rispondere alla battuta per non di mettere in ulteriore imbarazzo la giovane davanti a se che faceva di tutto pur di restare salda sulle gambe. << Prima di cena passerei a prendervi, madame. E saremo lieti di avere entrambe alla nostra tavola, se vorrete >> guardò fugacemente Sèlene per controllare la sua reazione.
<< Saremo felici di esserci >> , << Saremo felici di non esserci >> dissero le ragazze in contemporanea, Cassandra si voltò verso verso la sorella rivolgendole un muto rimprovero.
Sèlene arricciò le labbra, percependo lo sguardo di entrambi su di se, rimase immobile nella sua posizione continuando a leggere senza degnare nessuno dei due della sua attenzione ignorandoli con classe.
<< Si, noi ci saremo, stasera a cena! >> ringhiò a denti stretti Cassandra, scandendo le parole ma senza cancellarsi dal viso quel suo dolce sorriso, quella frase raggiunse le orecchie dell’altra in modo inquietante, strappandole un brivido. Tornò a rivolgersi a Michel con una ritrovata pacatezza << Potete avvertire che ci saremo anche noi e vi ringraziamo tanto per l'invito, siete stato gentile >> lo guardò sfiorandogli una mano che poi ritrasse subito, imbarazzata dalla sua stessa audacia. Camuffando il suo gesto, prese a lisciarsi le pieghe della gonna << Prima di cena ci troverete pronte >> concluse mordendosi il labbro inferiore in chiara soggezione, non sapeva come comportarsi.
<< Allora a stasera >> disse lui che, con un garbato cenno del capo e un lieve inchino prese congedo, chiudendo la porta.
Cassandra sospirò trasognante, era stato un fulmine a ciel sereno. Rimase impalata davanti alla porta stringendo ancora forte il mazzo di fiori , "Magari gli piaccio" si disse e un guizzo di eccitazione le attraversò i grandi occhi vispi.
Fu il libro che Sèlene le tirò a riportarla alla realtà, con una mira impeccabile la prese direttamente in testa strappandole un grido di dolore e questa correndo a massaggiarsi il punto dolente domandò con voce sottile e dolorante << E questo per cos'è? >>.
<< Questo è perché mi hai obbligato ad accettare l'invito di quel damerino e poi perché devi smetterla di farti queste fantasie inutili, ricordati chi sei, ricordati cosa sei, lui non ti vorrà mai. L'amore non esiste per quelle come noi, fattene una ragione e vivrai bene senza soffrire inutilmente. >> rispose Sèlene cupa, rabbuiando così anche Cassandra che si chinò per raccogliere il libro e adagiarlo sul letto accanto a lei. In silenzio prese un piccolo vaso, lo riempì con dell’acqua, ci inserì le rose e lo posizionò sul comodino accanto a se.

***

Come promesso, il giovane De Ponthieu si presentò davanti alla porta della loro stanza poco prima di cena e con educazione bussò.
Fu la stessa Cassandra ad aprire la porta, le serve le avevano portato il vestito color pesco che aveva disperatamente chiesto in prestito a Noelle, ormai la considerava la sua unica grande amica e lei fu più che lieta di consegnarglielo, inoltre non aveva nulla che potesse addirsi ad una cena dentro un un’importante castello in compagnia di alcuni dei feudatari maggiori di Francia. Si era sciolta i capelli legandosi due ciuffi dietro la testa, la sua bellezza non aveva eguali, così dolce e angelica. Le guance le si tinsero di un tenue rosa alla vista del giovane. << Mio signore, avete passato una buona giornata? >> disse lei con un piccolo inchino grazioso.
Il ragazzo le sorrise di rimando << Una giornata come tutte le altre, madame, ma oggi abbiamo voi a cena quindi terminerà in maniera differente. Vostra sorella non verrà? >> aggiunse infine non vedendola e cercandola con lo sguardo da sopra la testa della piccola.
La ragazzina aprì la bocca per rispondergli ma Sèlene la precedette con il suo arrivo. << Avanti andiamo, ho fame e il mio cervello è ormai del tutto spento >> disse lei incitandoli ad incamminarsi.
"Come se non lo fosse sempre" pensò Cassandra sentendosi a disagio per il suo comportamento.
Scesero a cena accompagnate da Michel, entrambe con lo stomaco stretto in una morsa dolorosa e in preda all'ansia.
Sèlene lo camuffava bene come del resto faceva con tutte le sue emozioni, Cassandra invece era più trasparente di un ruscello in estate.
Giunsero nella sala che avrebbe accolto il sontuoso pasto e davanti all'ingresso i presenti che ancora non avevano avuto la possibilità di vedere le giovani ammutolirono. Donna, Noelle e Isabeau, mortificate, sorrisero a Michel e alle due ospiti. La voce di madame De Montmayeur ruppe quel silenzio imbarazzante << Siamo onorati di avervi a cena con noi >>.
Ian disse rivolto ai suoi nobili ospiti mentre Michel spostava cavallerescamente la sedia per far accomodare Cassandra << Queste deliziose fanciulle hanno dovuto passare dei brutti momenti durante il viaggio per giungere qui a Chatel-Argent. Ho chiesto loro di seguire la piccola Marianne negli studi e di far lei compagnia, hanno avuto bisogno di molto riposo. Stasera ci delizieranno della loro presenza >>.
Intanto Michel aveva chiesto a Marc di far accomodare Sèlene, e così il giovane fece, mormorandole un elegante saluto.
Sèlene lo guardò meravigliata, “E questo dove lo nascondevano?” pensò e con finta galanteria accettò il suo aiuto scoccandogli occhiate penetranti e a dir poco lascive, tanto da far imbarazzare Cassandra al suo fianco ancora una volta.
La cena si presentò inaspettatamente piacevole nonostante la tensione iniziale.
Sèlene era un pozzo senza fondo, mangiava e beveva qualsiasi cosa le passasse davanti senza mai smettere di scoccare qualche occhiata maliziosa verso quel bel cavaliere dagli occhi color cielo.
Sua sorella invece, mangiava e beveva con grazia e compostezza, parlava con Noelle e ogni volta che poteva rivolgeva a Michel uno speciale sorriso che non sfuggiva agli occhi di Donna la quale, senza farsi notare, lo indicava a Ian che ricambiava con sguardo incuriosito.
Marc notò subito l'atteggiamento focoso con cui Sèlene si approcciava a lui e più la cena andava avanti, più la cosa lo divertiva incredibilmente. A Parigi aveva conosciuto tante donne e ragazze con cui poi era andato a letto, ma nessuna di quelle giocava con tanto ardore con sguardi, parole e gesti come faceva lei in quel momento.
La cena durò a lungo, Etienne trovava sempre una buon pretesto per far sì che essa venisse prolungata e che gli ospiti rimanessero incollati a tavola.
Una volta che Donna riuscì a convincerlo a lasciar andare i commensali ostaggi, tutti poterono alzarsi, chi per ritirarsi in camera sua e chi per completare i propri doveri di padroni di casa, come Isabeau e Ian.
Michel si avvicinò a Marc << Accompagnamo madame Cassandra e madame Sèlene nella loro stanza? >> gli propose.
<< D'accordo >> asserì l'altro alzandosi dalla sedia.
Entrambi quindi si avvicinarono alle giovani che nel mentre erano state avvicinate da una Noelle su di giri. Non appena però quest'ultima vide arrivare i giovani Ponthieu prese congedo con un'elegante riverenza, sentiva che poteva nascere dell'interesse tra i quattro e, nonostante fremesse dalla curiosità, decise di lasciar spazio ai ragazzi imponendo a Nicolas di accompagnarla nella sua camera.
Gli occhi di Sèlene si animarono all'istante, sfoderò il suo sorriso migliore, si sistemò il corsetto e andò incontro ai due falchi con andamento sinuoso << Non ci hanno ancora presentati ufficialmente- disse lei rivolte a Marc- Se mi avessero detto per tempo che avremmo condiviso lo stesso tetto non mi sarei rintanata in camera >> concluse alzando e abbassando il sopracciglio sinistro con malizia.
Cassandra mortificata le andò dietro e rivolse a Michel delle scuse silenziose.
Lui comprese il suo disagio e le sorrise per rassicurarla. Come non poteva? Quella ragazza era così sfacciata e tutto in lei faceva pensare ad una volgare popolana piuttosto che ad una dama per bene. Lei e Cassandra erano davvero il giorno e la notte.
Marc sorrise divertito porgendole il braccio << Madame, il mio nome è Marc de Ponthieu e lui è mio fratello minore Michel >>
<< Si ho già avuto il piacere di conoscere vostro fratellino, ora però vorrei avere il piacere di conoscere voi- rispose lei accostandosi al suo braccio- Perciò vi propongo una cosa, vi andrebbe di mostrarmi i vostri giardini? La notte è giovane, noi lo siamo e io ho bevuto così tanto vino da sentirmi particolarmente accaldata >> continuò guardandolo.
Cassandra sospirò irritata << Sappi che io andrò a letto adesso, fuori fa freddo quindi vedi di copriti come si deve per piacere e non tardare troppo perché altrimenti ti chiuderò fuori e dovrai dormire per terra come i cani >> disse lei, “Ma non credo sarà un problema per te vero?” pensò subito dopo rivolgendo alla sorella un sorriso che andava al di là del macabro e che la fece rabbrividire, approfittandosene si attaccò ulteriormente al braccio del bel conte.
Marc annuí senza darle troppa corda davanti agli altri.
<< Vi siete trovata a vostro agio, madame? >> domandò Michel a Cassandra, mentre lei teneva la mano poggiata sul braccio che lui le porgeva conducendola verso la scala che avrebbe permesso loro di raggiungere la stanza della giovane.
<< Mi sono trovata davvero molto bene, ammetto di aver passato un bel po' di tempo in preda all'ansia e con lo stomaco sottosopra ma dopo il primo bicchiere di vino è stato decisamente tutto più semplice >> rispose lei prima di voltarsi a guardarlo, desiderava con ardore incrociare quegli occhi e cogliere anche solo per un misero istante l’occasione di potersi abbandonare alla sensazione di vuoto che le attanagliava il ventre ogni volta che li fissava, fremeva d'emozione al solo contatto con la stoffa che copriva il muscolo del braccio forte e prestante del giovane.
<< Almeno non avete perso il controllo delle vostre inibizioni come vostra sorella, con tutto il rispetto >> rispose in seguito il ragazzo con un mezzo sorriso.
<< Vi sembrerà strano ma lei è così anche quando non beve- ridacchiò portandosi leggermente una mano davanti alla bocca- spero però non offenda o manchi di rispetto vostro fratello >> rispose la ragazza rivolgendogli uno sguardo preoccupato.
Con immenso dispiacere per Cassandra giunsero presto nel lungo corridoio.
<< Quando inizierete con mia sorella? >> domandò lui curioso.
<< Dovremmo iniziare domani mattina! Ho già preparato tutto il necessario e seguendo lo schema che ho pianificato dovrebbe svolgersi tutto senza problemi >> concluse lei orgogliosa, alzando il mento con fierezza.
"Nonostante le sia stato affidato il pesante fardello del suo aspetto sin dalla nascita, ha un viso davvero molto bello" pensò lui intento ad osservarla mentre l’illuminazione a intermittenza delle torce appese alle pareti scorreva sulle loro figure e l’ambiente circostante. << Dovete essere davvero due brave insegnanti, mio padre esige sempre il meglio per noi >> rispose Michel continuando a camminare con passo sicuro.
<< Speriamo solo di essere all'altezza delle aspettative, non vorremmo ritrovarci cacciate dal castello o messe alla gogna per un errore grammaticale di vostra sorella >> disse lei ridendo di gusto. Una risata cristallina e gioiosa capace di contagiare anche l’uomo più burbero.
Lui sorrise di rimando e così continuarono a scambiarsi qualche parola fino a giungere alla stanza.
<< Dunque ci vedremo domattina per la prima messa >> le disse lui aprendole cavallerescamente la porta.
Cassandra ricambiò il suo sorriso superandolo di poco stando sulla soglia << Sarò felice di vedervi anche domani e tutti gli altri giorni della settimana, fino a quando potremmo restare >> lo guardò con il cuore carico di emozione, rimanendo così per un tempo che le sembrò infinito.
Il passaggio di una serva dietro la schiena del giovane la fece tornare sulla terra, arrossì, credendo di essere stata sconveniente << Bene io...ecco, adesso devo andare. Vi...vi auguro una buona notte Monsieur >> si affrettò a dire lei mettendo una mano sulla porta per chiuderla il prima possibile, conscia in quel momento, di essere diventata un pomodoro.
Michel si congedò con un elegante inchino augurandole a sua volta la buona notte e deciso, si diresse verso la sua stanza.
"Deve aver sofferto tanto" si disse. Il pensiero che persone crudeli e ignoranti avessero potuto maltrattarle e denigrarle in malo modo lo caricò di rabbia. "Come può la gente trattare in questo modo barbaro due ragazze così sfortunate?! Come possono aver trattato così una ragazza come Cassandra?- pensò ancora- È così dolce e genuina, è così bella che non le si potrebbe dir nulla!". Come a voler richiamare a se dei momenti precisi, pensò ai sorrisi che lei gli dedicava, era stata bene con loro e con lui soprattutto, ciò gli scaldò il cuore. Ma il ricordo Célèste De Grandprè gli si parò vivido e forte nella mente e non poté fare a meno di pentirsi subito, quei pensieri gli parvero d’un tratto sbagliati ed irrispettosi, lui amava lei e la sua testa non doveva nemmeno avvicinarsi all'idea di un'altra donna.
Entrò nella sua camera e vi trovò già pronti alcuni paggi intenti a preparargli tutto l'occorrente per la notte.

Marc e Sèlene camminavano tra i giardini innevati del castello, indisturbati.
<< Ebbene, per quale motivo non volevate uscire, mia signora? >> disse il giovane Falco girando la testa nella direzione della ragazza.
Lei sorrise guardando davanti a se, si passò una mano tra i capelli cercando di controllarli dal vento << Noi non siamo arrivate qui sotto l’auspicio di una buona stella Monsieur, siamo in terra straniera e dobbiamo guardarci le spalle a vicenda- si sistemò il mantello sulle spalle- Scherzi e provocazioni a parte, io sono restia nei confronti di tutti voi, non mi piacciono le persone e difficilmente mi fido di qualcuno, non mi fido nemmeno della mia ombra, con i tempi che corrono non posso permettermelo e sinceramente devo ancora abituarmi al fatto di dover stare qui per badare ad una bambina. E’ stato uno shock dopo la convalescenza apprendere questa lieta notizia >> concluse con una nota sarcastica e si voltò a sua volta verso di lui. Tuttavia, stranamente seria, riacquistò l’immancabile e caratteristico sguardo tagliente e penetrante, il suo cambio d'umore fu drastico e spiazzante.
Il ragazzo decisamente sorpreso le rispose << Ma come può essere? Mio padre e mia madre, addirittura dama De Sancerre, hanno detto che siete giunte sin qui dall'Irlanda per occuparvi di mia sorella. Cosa intendete con le vostre parole? >>.
"Porca miseria ladra! Mi sono dimenticata di quella storia! Che asina!" si disse chiudendo gli occhi, annuì e raccogliendo la sua lucidità si affrettò a correggersi << Intendo dire che la traversata non è stata semplice mio signore. Le rivolte, le conquiste e le guerre civili imperversano nella nostra terra. Abbiamo rischiato non poco, tanto che vostro padre per paura di far giungere insieme a noi anche altri problemi di natura più incisiva, che si sarebbero poi insediati dentro il cuore della vostra perfetta cittadina, si stava rifiutando di accettarci. Dobbiamo a vostra madre il nostro soggiorno >> mentì lei con naturalezza e annuendo con vigore per darsi manforte “Dannato vino”.
<< Dunque dovrete seguire mia sorella per ricambiare l'ospitalità- rispose pensieroso- o il motivo è un altro? >>.
<< Siamo le dame di compagnia di vostra sorella per ripagare il gentile e misericordioso buon cuore di Madame De Montmayeur, che altri motivi dovrebbero esserci? >> la ragazza gli rivolse un falso sguardo interrogativo. Pian piano però i suoi occhi vagarono sopra tutta la figura del giovane, soffermandosi in alcuni punti particolarmente allettanti come per esempio le sue labbra, le sue braccia, il suo petto e senza però farsi notare, gettò fugacemente uno sguardo anche sotto la cintura.
Marc non proseguì oltre, non sapeva il motivo per il quale il padre e la madre avessero taciuto a lui e Michel quella losca faccenda. Non volle turbarla in alcun modo quindi decise di cambiare discorso. << Dunque d'ora in poi potremo godere della vostra presenza durante tutti i pasti della giornata e magari anche durante la prima messa >> chiese scostandosi una ciocca di capelli dal viso.
Quella ragazza era bella e interessante, lei sembrava volere qualcosa in particolare da lui e niente più di quello e a lui questo divertiva ed eccitava.
<< Oh non abbiate dubbi, potrete godere della mia persona in ogni momento della giornata >> disse lei maliziosa, prima di accennare una risata sincera e divertita. Si sorprese lei stessa di quello che aveva appena fatto, non rideva così da molto tempo. Scrollò le spalle come per riacquistare il controllo di se. << Ditemi di voi, Conte >> lo guardò sfiorando nel contempo i rami di un albero e facendo ricadere la neve sul camminamento.
<< Sono diventato cavaliere due anni fa e da allora ho vissuto a Parigi, alla corte del Re per completare l'apprendistato e risolvere con lui e altri nobili alcuni screzi politici, son tornato qui pochi giorni dopo il Santo Natale. Questa è stata la parte più interessante della mia vita, il resto sono anni passati da scudiero e sotto le punizioni di mio padre a causa dei miei atteggiamenti e comportamenti da ragazzino scellerato- rispose sorridendo- Mi spiace non potervi raccontare alcuna avventura >>. "Già, a parte una" pensò, ricordando quella passata con Alexandra. Evitò di aprire quell'argomento, troppe ferite ancora sanguinanti solcavano il suo cuore.
<< Magari quando saremo più, come dire, intimi, mi racconterete della vostra avventura segreta >> disse lei, come se avesse intuito i suoi pensieri, avvicinandosi e puntandogli un dito sul cuore penetrandolo fin nel profondo con i suoi occhi pallidi e un mezzo sorriso spavaldo che le incorniciava le labbra ancora rosse per il troppo vino.
Passarono insieme una buona parte della notte a parlare fuori nei giardini o sopra i bastioni.
A lei lui piaceva, fisicamente era il suo uomo ideale. Ma l'esperienza l'aveva marchiata a fuoco sulla pelle e rimproverandosi tornò a controllare le sue emozioni. "Non si ripeterà un'altra volta," si disse stizzita e dopo averlo salutato si congedò nella sua camera trovandola...chiusa a chiave!
La ragazza rimase allibita davanti alla serratura perfettamente sigillata. "Piccola bastarda l'ha fatto davvero" pensò, maledicendo Cassandra con tutte le formule e lingue che conosceva. "Tu e quel tuo faccino tenero! Sei la figlia del demonio!". Irritata si guardò intorno, si tolse il mantello riponendolo su una spalla e si diresse a grandi passi verso uno dei salotti situati nel suo piano. Si addormentò nel divano, furiosa.

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Capitolo 6
*** Capitolo V ***


Capitolo V
 

I giorni si susseguirono veloci così come le settimane, le due giovani adempivano impeccabilmente ai loro compiti di dame da compagnia del piccolo pulcino della famiglia De Ponthieu.
Cassandra eccelleva in tutte le materie letterarie come latino, scrittura, francese nonostante non fosse la sua lingua madre, inglese, ecc.
Sèlene, dal canto suo, gliele cedeva volentieri. Nonostante fosse dotata di un intelletto dal potenziale non indifferente detestava stare china sui libri e preferiva dedicarsi ad attività ben diverse, più pratiche, come ad esempio la musica. Intratteneva la piccola Marianne con qualsiasi strumento lei desiderasse sentire, dal flauto al liuto all'arpa, ogni tanto accompagnata da sua sorella alla voce, quando questa riteneva fosse opportuno allontanarsi dallo schema prestabilito.
Quando invece erano libere di godersi una sana e meritata pausa, Cassandra si dirigeva in tutta fretta negli appartamenti di Noelle e Sèlene usciva dal portone principale del castello, si dirigeva nell’arena poco distante e stava lì a gustarsi gli allenamenti dei soldati, soprattutto quelli di Marc.
Le piaceva soffermarsi ad osservarlo tirare di scrima, concentrato, preciso, veloce e potente.
Un giorno afferrò la spavalderia a due mani e decise di farsi avanti, raggiungendo l'area con passi sicuri. << È possibile procurare una spada o un arco per una signora che desidera cimentarsi nella vostra arte? >> domandò lei rivolta ai presenti con il suo solito sorriso strafottente.
Provocò non poco sconcerto e disappunto vestita com'era: un corsetto sorretto da spesse bretelle di ferro battuto e cuoio marrone dalla scollatura molto generosa, poco sotto le spalle due pesanti bracciali di metallo incisi a rilievo con motivi chiaramente celtici, pantaloni del medesimo tessuto e colore e un paio di stivali alti fino a metà stinco, anch’essi della stessa tonalità, mettevano in risalto le gambe lunghe e sode. Si tolse il mantello ignorando il freddo pungente, lanciandolo senza troppi preamboli addosso ad una guardia ancora imbambolata in posizione di difesa con la bocca semi aperta che sobbalzò, sentendoselo arrivare addosso. Il suo abbigliamento succinto lasciava scoperta molta più pelle di quanto, a giudicare dalla faccia di alcuni, potesse essere tollerato in una donna.
Si guardò intorno in attesa, con le mani sui fianchi. Un soldato, non tanto convinto, le porse la sua spada.
Lei la impugnò, la rigirò tra le mani, verificandone la pesantezza e la saldezza dell’impugnatura, menò due fendenti all’aria per controllare l’equilibrio e quando fu pronta chiese ad un altro di tirare con lei.
Aveva una tecnica imperfetta sotto molti punti di vista, si era sempre allenata da sola o con suo padre, le rare volte in cui poteva, ma di certo un contadino poteva insegnare ben poco.
Era agile e grazie ai suoi riflessi rapidi riusciva a schivare o parere quasi ogni colpo. Durante un attimo di respiro tra l’alternarsi di un attacco, una parata, e un contrattacco, si voltò avvertendo che qualcun altro oltre a loro si allenava li. Quando il suo sguardo incontrò la schiena di Marc coperta solo da una camiciola madida di sudore che, in base al movimento, si incollava alla pelle, si perse in un bicchier d'acqua e non badando al nuovo assalto del soldato cadde a terra rovinosamente imprecando in tutte le lingue che conosceva.
Il giovane Falco a occhi chiusi studiava la posizione del proprio corpo, passando da varie poste ad attacchi veloci e precisi, non si era accorto di nulla tanto era forte la concentrazione del momento.
"Dannato, tu e pure lui con quella sua schiena" si disse spazientita, mettendosi seduta per terra e togliendosi la polvere da vestiti e capelli.
Fu quando una delle guardie chiamò la ragazza mortificato correndole incontro per aiutarla a rialzarsi che il giovane Falco si destò dalle profondità del suo allenamento. Si voltò e vedendo la scena andò nella stessa direzione dell'uomo che, in quel momento, chiedeva a Sèlene come stesse. << Cosa è accaduto? E perché siete vestita così? >> si informò lui. Non era la prima volta che vedeva una donna con dei pantaloni, la sua reazione dunque fu molto più contenuta rispetto a quella degli altri, soprattutto perché era certo che lei l'avesse fatto per attirare l'attenzione e non volle così darle la soddisfazione di aver fatto centro.
La ragazza rivolse alla guardia uno sguardo canzonatorio prima di afferrargli la mano con poca grazia, si voltò verso Marc con un sorriso radioso << Mio signore, buongiorno- si scostò una ciocca di capelli dal viso con nonchalance- Se vi riferite al mio completo, lo indosso sempre tranne quando la situazione non lo richiede espressamente, i vestiti cerco di lasciarli il più possibile alla mia dolce sorellina! >> rispose lei ridacchiando e fulminando poi il soldato che aveva osato atterrarla vedendolo passare accanto al conte.
<< E questa sarebbe la situazione? Pensavo foste con madame Cassandra per seguire mia sorella, o se ne occuperà solo lei d'ora in poi? >>. Era evidente che avesse intenzione di stuzzicarla e la cosa lo divertiva, soprattutto avendo intuito qualche sfumatura del suo carattere.
<< No- rispose lei con una nota stizzita- Ci dividiamo i compiti, lei fa la teoria e io la pratica, non perdo tempo dietro inutili libri polverosi >> concluse infine con un movimento rapido del sopracciglio, già irritata.
<< Pratica?- chiese lui- Non sapevo le assegnaste anche qualcosa di pratico e fisico. O questa è una cosa che piace esclusivamente a voi, madame? >>. Aggiunse una nota piccante alla sua domanda il che fece comprendere ai soldati attorno che dovevano tornare ai loro allenamenti, possibilmente allontanandosi per lasciare un po' di privacy ai due.
Lei voltò lentamente la testa nella sua direzione colpita da tanta sott'intesa "audacia" << Dipende da che tipo di pratica parliamo, modestamente e non per vantarmi, sia chiaro, sono particolarmente abile con ogni lavoro manuale...e non solo >> disse con voce suadente avvicinandosi di poco e squadrandolo senza vergogna alcuna.
<< Vi ci vedo in particolar modo abile nel suonare il flauto >> rispose prima di togliersi la camicia, lasciando così la ragazza senza parole, troppo concentrata ad ammirare quella visione. Rinserì la spada nel fodero e aggiunse << Vogliate scusarmi, adesso è il caso che io rientri >> con un cenno del capo si allontanò dando spazio ad Ian, giunto in quel momento, che le mise una mano sulla spalla, facendola sussultare.
<< Madame, vogliate seguirmi >> le disse.
Sèlene deglutì con forza sentendo la mano del Falco, alzò gli occhi su di lui voltandosi di poco e annui leggermente, timorosa di aver combinato qualche danno a livello morale di chissà quale gravità. E senza dire una parola si limitò a seguirlo.
Una volta dentro il salone, il conte le disse in tono severo << Non vorrei essere io a dirvi che certi abbigliamenti sono sconsigliati in ambienti popolati da soli uomini, madame, comprendete? Non vorrei mai corressero voci sulla natura sconsiderata di una delle bambinaie della figlia del Falco e son sicuro che non lo vorreste nemmeno voi, dico bene? Senza parlare inoltre del rispetto che avete mancato ad uno dei miei soldati lanciandogli con malagrazia il vostro mantello, come fosse un qualsiasi servo >>.
Lei lo fissò, sentì le guance infiammarsi per la vergogna di essere stata punta sul vivo e per essere stata rimproverata come una bambina di cinque anni. << Io...ecco...mi dispiace, questo è...il mio carattere e non posso farci molto, però da oggi presterò più attenzione, monsieur >> bofonchiò lei con disagio, tenendo lo sguardo fisso altrove.
Lui annuí, questa volta sorridendo << Non son d'accordo con voi, madame. Potete controllarvi e son certo ci riuscirete. Quando avrete dubbi sui nostri usi e costumi non esitate a chiedere >>.
Lei concordò con lui rimanendo in estremo silenzio e fissandosi la punta degli stivali con le mani dietro la schiena. Poi si esibì in un piccolo inchino sghembo e si congedò dal conte raccogliendo la sua rimanente dignità e dirigendosi verso i suoi appartamenti con passi pesanti.
Nel frattempo Marc si era recato nella sua stanza per rinfrescarsi a dovere. Aveva riempito la tinozza con dell'acqua già pronta portatagli dai suoi paggi e disposta dentro un secchio li accanto. Aveva preso un bel respiro e immerso il volto, doveva schiarirsi le idee. Quella ragazza l'aveva fatto eccitare terribilmente in quei giorni, ma soprattutto poco prima, quando con il suo succinto abbigliamento e le sue occhiate feline l'aveva provocato sfacciatamente.
Riemerse e dopo essersi passato una mano tra i capelli corvini ed essersi denudato, si lavò velocemente e accuratamente il resto per poi rivestirsi in fretta e furia ed uscire dalla stanza. Era certo che appagando l’appetito sessuale che lo attanagliava in quel momento la sua testa avrebbe smesso di pensarci.
Quando Sèlene giunse davanti alla sua stanza vide il giovane Falco poggiato con una spalla sulla porta di legno.
I capelli bagnati erano incollati su collo e spalle, alcune ciocche gocciolavano sulla camicia pulita bagnandola e mettendo in mostra il canale tra i pettorali scolpiti ed evidenziati dalle braccia conserte. Le sorrise con un cenno del capo.
La ragazza rimase spiazzata nel trovarselo li così, lo squadrò da capo a piedi con un sopracciglio sollevato, si avvicinò con passo misurato e quando gli fu abbastanza vicino disse con voce melliflua << Credevo di aver capito che la vostra camera si trovasse al terzo piano, nell'ala ovest >> si ripiegò il mantello sull'avambraccio e fermò un ciuffo di capelli argentei dietro l'orecchio.
<< Fortunatamente la mia memoria funziona ancora al meglio, madame- rispose staccando la spalla dal suo appoggio- Mi ha semplicemente incuriosito il pensiero di sentirvi suonare e ho pensato che solo presentandomi da voi sarei riuscito a soddisfare questo...desiderio, comprendete? >>.
<< Comprendo perfettamente mio signore, prego allora, fate come se foste a casa vostra >> disse lei superandolo ed entrando nella stanza. Gettò il mantello sopra la poltrona accanto al camino e restando di spalle afferrò una brocca poggiata sul piccolo tavolo e versò un pò di vino in due calici, si voltò per raggiungerlo porgendogliene uno e aggiunse << Non dimenticate di chiudere la porta, sarà un’esibizione privata >> si morse il labbro inferiore prima di sorseggiare dal suo calice.
Marc assieme al primo sorso la chiuse e in seguito andò verso la finestra, chiudendo di poco le imposte ricreando così un’atmosfera soffusa << Quali strumenti sapete suonare, madame? >> domandò lui stando appoggiato ora al bordo del tavolo.
Lei a sua volta si sedette sul bordo del letto. << So suonare il liuto, il flauto, l'arpa e tanti altri, voi quale vorreste sentire? >> rispose lei accavallando le gambe e ammirando la sua figura comunque ben definita nonostante la tenue luce.
<< Stamani vi dissi che avrei goduto nell'ascolto del flauto >> per lui era una novità giocare in quel modo e la cosa non faceva altro che incrementare il suo desiderio. << Sorprendetemi >> aggiunse avvicinandosi a lei e posando il calice sul comodino accanto al letto.
Sèlene non poté fare a meno di sorridere, si alzò con calma, lo raggirò e posò la sua coppa sul piccolo tavolo, tornò a voltarsi verso di lui, gli mise una mano sul petto e di tutta risposta lo spinse facendolo coricare sul letto e in un attimo gli fu sopra carponi prima di sedersi piano sul suo bacino << Ahimè, mi sono resa conto di non avere il mio flauto qui, evidentemente lo ha mia sorella, voi potete procurarmene uno nuovo? >>.
<< Probabilmente riuscirete a trovarlo voi da sola, madame >> rispose mentre passava le mani sulle sue gambe fino a portarle lungo i suoi fianchi per sistemarla meglio e in modo tale da farle sentire la sua eccitazione.
La ragazza gli sorrise in risposta stringendo le cosce sul bacino, gli tolse la camicia gettandola dove capitava. Passò le mani sul quel petto che le faceva dimenticare anche il suo stesso nome, sentendo i brividi sulla pelle di lui, lo guardò dritto negli occhi. "Lo desidero" si disse prima di insinuare una mano dietro il suo collo attirandolo a se per baciarlo con tutta la passione che sentiva.
Lui rispose a quel bacio che gli sciolse i nervi ma che al contempo rese i suoi muscoli più turgidi, soprattutto quelli del basso ventre. Mentre continuavano a tenersi incatenati con quel bacio rovente, lui le slacciò frettolosamente i lacci del corsetto liberando il suo seno dalla stretta di quel tessuto per poi passarci avidamente le mani.
Lei lo lasciò fare, intrecciò le mani tra i suoi capelli ancora bagnati attaccando il seno al petto di lui e godendo di quel contatto. Si allontanò di poco per lasciarlo respirare, lo guardò perdendosi in quel cielo azzurro, il fiato corto e pesante, gli leccò le labbra bramosa di lui e del suo sapore. Il suo essere disinibita andava oltre tutte le etichette sociali e morali che lui conosceva. Passò la sua lingua sul collo possente del giovane prima di morderlo più volte in svariati punti, lo fece anche sul petto, sull'addome e sulle braccia, riempiendolo di segni rossi. Lo stava marchiando a vivo come per sigillare la proprietà di quel corpo che desiderava.
Lui si rese conto poco dopo che l'indomani quei morsi sarebbero stati visibili. Quella donna non poteva lasciarglieli, nessuna donna doveva lasciargli una cosa del genere, non dopo che Alexandra se n’era andata lasciandogliene uno ben più doloroso. L'afferrò per il collo invertendo le posizioni, ora lui era sopra che le slacciava gli attillati pantaloni continuando a tenerla bloccata in quel modo.
La ragazza aprì la bocca rivolgendogli uno sguardo indecifrabile. Fece vagare le mani che andarono a ricercare la sua cintura, slacciandogliela rapidamente.
Era diventato rabbioso e la cosa la eccitava. Tutto di lui la eccitava, il fatto di far parte di due realtà completamente differenti, di far parte di due culture diverse, di due mondi così lontani tra loro.
Lo fissò dritto negli occhi mentre sentiva forte la potenza della sua mascolinità.
Con entrambe le mani Marc le sfilò i pantaloni inchinandosi fino a raggiungere la sua intimità. Prima un bacio, poi due, poi tre, la sua lingua iniziò a giocare con lei mentre questa volta la teneva saldamente per le cosce. "Sarà solo un gioco" si disse, dopo averle dato un morso nell'inguine.
Presto alle sue orecchie arrivò la conferma che il suo operato stava strappando alla ragazza non poca goduria, le sue gambe erano ricoperte di brividi.
Sèlene irrigidì i muscoli delle gambe, gli passò la mano sinistra tra i capelli stringendoli forte. Con la mano libera gli graffiò le spalle, affondando le unghie nella carne. Si morse le labbra, era bravo ed esperto e lei lo desiderava per se, tutto solo per se.
Marc si asciugò la bocca col dorso della mano e passò a darle baci sulla pancia alternandoli a morsi dati con sempre più forza. Rizzando nuovamente il busto, si posizionò meglio tra le sue gambe per poi entrare dentro di lei, accompagnando il movimento con la stretta della mano destra sul seno pieno della giovane.
Questa strinse la presa sulla sua schiena grande e forte, girò la testa di lato lasciandosi andare al piacere, ne aveva bisogno, dopo tutto quello che era successo in quel mese aveva bisogno di lasciarsi andare, di gridare, di sfogarsi. Lo morse ancora, lo graffiò più e più volte godendo dei suoi lamenti. Era bello e lei lo voleva. Strinse la presa delle gambe sui suoi fianchi spostandolo di lato, senza dargli il tempo di reagire e fu lei questa volta ad invertire le posizioni prendendo il controllo del ritmo.
Dopo averla squadrata per bene, grazie alla visuale data dalla posizione in cui si trovava, si lasciò andare gemendo a bassa voce e chiudendo gli occhi. Tante volte l'aveva fatto a Parigi, ma nessuna era così passionale, nessuna aveva il suo corpo sinuoso, nessuna lo faceva rabbrividire in quel modo. Un buon motivo per tornare più volte a godere dei suoi servigi, in futuro.
Continuarono così godendo l'uno del corpo dell'altra, il piacere era intenso e annullava ogni pensiero.
Un sottile grido spaventato li raggiunse poco prima del momento di soddisfazione più grande, riportandoli alla realtà.
Sèlene spalancò gli occhi voltandosi alla ricerca della fonte, Marc si mise seduto.
Cassandra li guardava con entrambe le mani davanti alla bocca e spostava gli occhi da lei a lui sempre più sconvolta. << I...io, mi...mi dispiace non, non pensavo ci fosse qualcuno >> si affrettò a dire lei, restando impalata davanti a loro.
Sèlene strinse i denti in un moto di rabbia e disse con un furioso sarcasmo << Ti ringrazio infinitamente mio dolce cuore di panna, hai rovinato il momento migliore, quindi a meno che tu non voglia unirti a noi ti chiederei gentilmente di uscire in modo da poterci rivestire, anche perché il conte qui ha perso tutta la passione >> si voltò a guardare anche lui, irritata, e Marc di tutta risposta la fulminò con lo sguardo.
Cassandra si precipitò fuori dalla porta senza farselo ripetere oltre, mortificata.
Sèlene sbuffò pesantemente alzandosi da sopra il giovane Falco. Raccolse i suoi vestiti infilandoseli con ira.
Lo stesso fece lui che però disse << Madame, mi piacerebbe vedervi ancora. Potremmo darci appuntamento nella mia stanza. Li per certo non ci disturberà nessuno >>.
Lei si mise le mani dietro il collo alzandosi i capelli per toglierli da sotto il colletto, offrendo alla vista del ragazzo un simbolo nero, all’apparenza un tatuaggio formato da segni incomprensibili, impresso sulla pelle bianca di lei. << D'accordo so dove dormite, mi farò trovare lì quando ne avrò voglia, monsieur >> disse poi voltandosi e sorseggiando un altro po' di vino lanciandogli sguardi carichi di lussuria.
Lui rise di gusto e chiese andando verso la porta << Quando ve ne andrete, madame? >>
A quella domanda il volto di lei si rabbuiò, si girò dandogli le spalle aprendo la finestra per far circolare l’aria e rimuovere l’intenso odore tipico del sesso che si era creato << Non lo so, ma spero il più tardi possibile >> rispose lei con voce cupa non potendo fare a meno di pensare a tutto quello che lì fuori le attendeva. Morte.
<< Lo spero anche io madame, buona giornata >> uscì dalla stanza lasciando la porta aperta. Vide Cassandra che ancora attendeva li fuori, rossa come un peperone. Le disse con un sorriso sincero << Mi spiace abbiate dovuto assistere ad una scena tanto intima >>
La ragazza lo guardò per poi distogliere lo sguardo quasi immediatamente, bofonchiando qualcosa prima di rientrare nella sua stanza.

***

I giorni passarono lenti, l'inverno era sempre più rigido governando quelle giornate di costante pioggia. Era passato quasi un mese da quando erano giunte al castello.
Cassandra stava sempre in compagnia di Noelle o del principe Michel, Sèlene invece stava chiusa nella sua solitudine.
Ma dopo aver scoperto con non poco stupore l'interesse che il figlio maggiore del Falco nutriva nei suoi confronti, ritrovò un sentimento che non provava più da molti anni. Era stranamente felice, le sue attenzioni la rendevano così, stava bene con lui perchè aveva il potere di non farle pensare a nulla, il suo corpo si rilassava e la tensione svaniva in un lampo sotto le sue mani forti e ruvide. Dopo il primo incontro interrotto da Cassandra non avevano perso altro tempo, durante le giornate si provocavano con sguardi, parole e inviti sottintesi e non appena avevano tempo davano il via ai loro incontri clandestini, unendosi per ore. Si vedevano regolarmente nella camera del conte o nella torre nord che solitamente restava disabitata.
Una sera come tante altre passate a mangiare nella sua stanza, Sèlene si alzò, si lavò e senza farsi vedere da serve o peggio, dal signor conte, raggiunse gli appartamenti del ragazzo. Rimase li in attesa, seduta sul letto con i vestiti raccolti sulla sedia.
La porta si aprì non troppo tempo dopo, Marc fece capolino nella camera e non appena la vide sul suo volto si disegnò un sorriso più che compiaciuto. << Stavo proprio pensando a voi, madame Sèlene- le disse chiudendo la porta e levando gli stivali aggiunse- Desideravo vedervi >>. Nonostante il sorriso e il tono gentile, lei notò che negli atteggiamenti era più brusco del solito. Gli stivali erano stati sfilati in malo modo e lo stesso, ora, con la camicia impregnata d'acqua e sudore. Fuori nevicava e lui non si era comunque fatto abbattere dal tempo per allenarsi prima di raggiungere i famigliari e gli ospiti per la cena.
Lei si mise seduta sui talloni << E io mi domandavo quanto tempo impiegassi per giungere fin qui >> disse lei, sottolineando la confidenza che si era presa in quel momento. Si avvicinò stando carponi, si drizzò sulla schiena baciandogli il petto e il collo, mordicchiandolo qua e là, sapeva gli piacesse. Lo guardò, gli passò una mano tra i capelli facendo sfiorare il seno sul petto di lui. Sorrise mentre fissava quegli occhi così stranamente rabbiosi quel giorno. Lo baciò senza indugiare oltre legandogli le braccia intorno al collo.
Lui rispose, caricando il bacio di forza e passione, ma non lo fece durare troppo. L'afferrò per le spalle e la spinse a coricarsi, senza darle modo di reagire la fece voltare a pancia in giù.
Lei poté sentire la forza di lui sulle proprie natiche che subito dopo ricevettero un vigoroso morso ciascuna. La costrinse a mettersi nuovamente a carponi insinuandosi nella sua intimità senza troppi problemi, spingendo con forza.
Qualcosa ribolliva dentro di lui e lei poteva notarlo nello sguardo scintillante.
A sua volta la giovane inarcò la schiena attaccando il busto alle lenzuola, mordendole per soffocare le grida di piacere che lui le provocava. Girò la testa di lato cercando di scorgere il suo volto. Voleva vederlo, voleva averlo, indomabile, forte, violento.
Il ragazzo la fece voltare nuovamente padroneggiandola ancora con la stessa foga, si sporse su di lei poggiando il busto al suo e nascondendo il volto tra i suoi capelli. Provava un piacere intenso, lei gli faceva girare la testa come dopo una pesante bevuta di vino mediterraneo, il profumo di quella ragazza ancora misteriosa per lui era una droga. << Alexandra... >> mormorò tra un gemito e l’altro.
Sèlene sgranò gli occhi, la rabbia le montò alla testa rapida e potente, lo allontanò in malo modo e con tutta la forza e la rabbia cieca che sentiva, menò uno schiaffo sulla guancia del giovane.
Il rumore si dilagò nella stanza facendo calare un silenzio freddo. Lo guardava rossa in volto con gli occhi sgranati ancora più caliginosi e bianchi da far paura. << Alexandra?? >> ringhiò lei a voce alta, il petto le si alzava e abbassava rapido, come se l'aria non le bastasse.
Lui si allontanò e collerico rispose << Questi non sono affari vostri. Non so per chi mi abbiate preso o per cosa abbiate scambiato questi momenti ma è un mero passatempo. Credevo fosse così anche per voi >>. Era certo che non avrebbero continuato quindi si alzò dal letto e si rivestì velocemente
<< Sono fatti miei se permetti, tu sei affar mio da quando sei entrato nel mio letto la prima volta, forse prima poteva essere un mero passatempo certo, ma questo non ti dà il diritto ne ora ne mai di chiamarmi con il nome di un'altra, hai capito? >> urlò questa volta lei su di giri alzandosi e rivestendosi a sua volta << Chi ti credi di essere, ah? Vieni a letto con me e pensi ad un'altra? Quante altre volte è successo? Rispondi! >> incalzò, continuando ad urlargli addosso e picchiandolo sulle braccia e sulla schiena per farsi guardare.
Con un’impeto di violenza Marc l'afferrò per i polsi bloccandola e stringendo la presa, avrebbe volentieri ricambiato i suoi schiaffi ma non si sarebbe mai permesso di alzare le mani su una donna << Non mi da il diritto di chiamarti con il nome di un'altra ma nemmeno la possibilità di legarmi anche un minimo alla tua persona >> le disse, dandole stavolta del tu pure lui, più per furia che per confidenza
Lei gli sorrise con amarezza quasi ridendogli in faccia. Fu una frazione di secondo, i suoi occhi divennero totalmente neri, li richiuse subito per scacciare via quella sensazione che conosceva fin troppo bene. Stava perdendo il controllo, Marc le aveva fatto male e quello che più la faceva infuriare era che a lui non interessava. << Sei uguale a tutti gli altri, non sei niente senza tuo padre, solo un ragazzino viziato che gioca a fare l'uomo e non sa rendersi conto che non riesce a superare un palese rifiuto da una puttana qualsiasi >> disse dimenandosi sotto la sua stretta.
Fu frutto della sua immaginazione? Forse la rabbia mista alla stanchezza aveva creato quell'allucinazione. Lasciò la presa su di lei. << Tutte uguali voi femmine, semmai. Credete che basti finire a letto assieme per far innamorare un uomo. Ci vuole ben altro e non certo qualcosa come il tuo atteggiamento. Ti porterà a stare sola, ti porterà in un baratro e così facendo trascinerai con te anche chi ami- rispose ad alta voce- Ora ti prego di uscire, non vorrei che facendoti rimanere tu possa pensare ad un futuro matrimonio >>
<< Tu non sai cosa significhi essere soli- sbottò lei, superando di parecchi toni la voce del ragazzo- Tu non hai idea di cosa significhi vivere come vivo io, ci sono nata dentro quel baratro e ci resterò per tutta la vita, sono condannata e non posso cambiare il mio destino. Tu non sai nulla di me e mai saprai niente >> vomitò quelle parole con irruenza, la voce tremante e provata, gli occhi lucidi per il nervoso. Serrò la mascella e deglutì cercando di ingoiare quell'ennesima batosta, gli rivolse uno sguardo carico di disprezzo, delusione e d’immensa tristezza mai vista in quegli occhi tanto freddi.
Senza attendere risposta uscì rapidamente sbattendo con forza la porta.
"E chiediti il perché" pensò lui in risposta all'ultima affermazione di Sèlene.
Non avrebbe mai dovuto cedere, non si sarebbe mai dovuto presentare quel giorno in quella stanza ne avrebbe dovuto ricambiare gli sguardi e le avances. Era chiaro che Alexandra sarebbe stata difficile da dimenticare, soprattutto dopo come l'aveva rapito, dopo come se n'era andata, dopo come l’aveva lasciato e dopo che non ebbe più fatto sapere nulla di se, e il fatto di aver detto il suo nome così apertamente l'aveva turbato. Gli era capitato parecchie volte di pensare a lei durante un rapporto con altre donne ma mai l'aveva detto ad alta voce. Sarà stato per la passione travolgente del momento, forse per la foga e l'intesa che c'era tra i due, quella volta come tutte le altre.
In un frangente si pentì di aver perso l'occasione di finire nuovamente a letto con quella ragazza che lo aveva preso così tanto ma si ridestò immediatamente da quel pensiero parsogli subito ridicolo e insensato.
Si distese sul letto posando un braccio sugli occhi, gli venne in mente Michel che per farsi perdonare da Cassandra le aveva regalato un mazzo di fiori. "Lo farei anche io se solo fossi certo che lei non s’illudesse per niente" pensò lui con un sospiro pesante.
Sèlene procedette spedita verso la sua camera, avrebbe voluto distruggere ogni cosa le capitasse a tiro e urlare fino a ferirsi la gola. Spalancò la porta di legno facendola vibrare sotto lo schianto con la pietra, si sedette nel letto, " Lei ancora non c'è" pensò notando l'assenza di Cassandra.
La ragazzina infatti era in compagnia di Noelle e Michel, stavano tranquillamente passeggiando nei giardini prima di salire ognuno nelle rispettive stanze quando qualcosa lentamente si fece strada dentro la sua testa e nel suo corpo. Le parole dei due compagni le arrivarono ovattate, le loro immagini distorte e offuscate, per far spazio ad altre ben più spaventose.
"Oh no, non ora, non ora" pensò nel panico. Barcollò poggiandosi a una delle colonne del portico, chiuse gli occhi sperando di scacciare quella sensazione opprimente. Sudava freddo, tremava, l’aria sembrava impossibile da respirare e il petto iniziò a dolerle, le immagini si susseguirono rapide: fuoco, fiamme, grida, sangue. Cadde a terra scossa da forti spasmi con gli occhi bianchi.
Noelle gridò tenendo le mani davanti alla bocca.
<< Va subito a chiamare aiuto! >> le ordinò Michel che intanto si era chinato sulla ragazza per cercare di farla riprendere in un modo che però nemmeno lui conosceva.
La giovane Sancerre quindi corse dentro tenendo sollevata la gonna dell'abito << Madame Cassandra sta male! Madre! Aiuto! >>
Donna si alzò subito dalla tavola raggiungendo la figlia e disse rivolgendosi alla ragazza che stava portando via i taglieri con il cibo terminato << Presto chiama subito sua sorella e dille di raggiungerci immediatamente nei giardini >>.
La sguattera chinò il capo in segno di intesa, ma fu superata da un'altra serva arrivata a castello da poco tempo che, con passo sicuro, si avviò negli appartamenti delle due sorelle. Entrò nella stanza avvertendo Sèlene che si allarmò e dopo aver recuperato l'ampolla contenente il siero di Melissa scese con tutta la velocità che possedeva. Arrivò nei giardini e il cuore le si strinse in una morsa d'acciaio: Madame De Sancerre le stava tenendo la lingua per evitare che morisse soffocata.
Le si chinò vicino, stappò l'ampolla e versò un po' del contenuto giù per la gola della sorellina. Le convulsioni si attenuarono piano sotto l'effetto della medicina facendola svenire del tutto.
Sèlene la prese in braccio, ringraziò tutti e senza aggiungere altro la portò via.
Donna guardò i ragazzi, baciò la figlia sulla fronte e accarezzò la spalla di Michel << Siete stati bravi, se non aveste agito tempestivamente sarebbe morta in pochi istanti. Ora sarà meglio che andiate a letto, domani potrete andare a darle un saluto >> disse lei impensierita. Li condusse dentro il castello, si avvicinò al marito ad Ian ed Isabeau spiegando la situazione senza poter però nascondere il suo turbamento, "Saranno normali attacchi epilettici o c'è qualcosa di più profondo legato alla loro natura?" pensò tra se.

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Capitolo 7
*** Capitolo VI ***


Capitolo VI
 

<< Come sta? >>.
<< Ancora dorme, ma sembra stare un po' meglio, ha smesso di sognare >> .
<< Comprendo. Sembra un angelo quando dorme >>.
Quelle voci giunsero ovattate alle orecchie di Cassandra, poi sempre più chiare e distinte, Noelle e Sèlene erano accanto al letto nella loro solita stanza.
La luce calda proveniva da una candela accanto a lei adagiata sul comodino e dal camino accesso e scoppiettante il cui odore si mischiava a quello dei fiori freschi che Michel, accanto alla finestra, le aveva portato come omaggio.
Cassandra apri leggermente gli occhi, sbattendoli più volte. La voce di sua sorella le arrivava ora molto più chiara e dolce << Hi my dear sweetie pie, how are you? >> disse lei sorridendole nonostante l’ansia.
La giovane non rispose subito, fece vagare lo sguardo intorno alla camera, apri la bocca per parlare ma la riscoprì secca.
<< Acqua, vuole dell'acqua, Noelle avvicinala >> disse Sèlene rivolta alla ragazzina. Dopo che la contessina le porse il calice lei le sollevò il capo e l'aiutò a bere. Si staccò sempre senza smetterle di sorriderle e di accarezzarla, ma Cassandra sembrava disorientata << Fuoco, fuoco >> disse a bassa voce.
Sèlene sgranò gli occhi voltandosi leggermente a controllare Michel << Non ora cuore di panna... >> fece per dire lei ma subito Cassandra la interruppe riacquistando un po' di voce << Fuoco, Sèlene, fuoco. Ho visto fuoco, era ovunque, io...io l'ho visto! >> disse scattando in avanti e afferrando la sorella per le spalle, uno sguardo folle e disperato sul viso.
Michel si avvicinò subito temendo per l'incolumità della più grande e cercò di tranquillizzare Cassandra << È tutto finito- le disse dolcemente- qualsiasi cosa abbiate visto, ora non c'è più >>.
<< Cosa significa ciò che hai visto? >> chiese Noelle sempre più preoccupata, facendosi più vicina
Lei continuava a fissare la sorella stringendo la presa e ripeté << C'era fuoco, fuoco e fiamme ovunque. La...la gente urlava, io...io ero lì, delle persone erano morte le ho viste in fiamme buttarsi dai bastioni. Ho paura che arrivi, ho paura che accadrà presto, ho paura che accadrà qui >> disse in un soffio prima di scoppiare in lacrime.
Sèlene era terrea, contrasse la mascella sudando freddo. Cassandra aveva avuto una nuova visione più vivida del solito. Guardò Noelle e Michel sperando in cuor suo che non avessero compreso le sue parole.
Lo sguardo che le lanciò Noelle fu eloquente, lei conosceva la natura di Cassandra e quindi aveva intuito che tutta quella faccenda fosse collegata alla magia dentro di lei.
Lo stesso non si poté dire per Michel che non essendo al corrente della vera identità delle ragazze pensò subito, preoccupato, ad un qualche effetto collaterale dovuto al brutto attacco avuto la sera prima.
Sèlene le accarezzò la testa e disse a bassa voce << Ora devi riposare, vedrai non sarà nulla >> si alzò lentamente e fece segno a Noelle di seguirla, si voltò verso Michel e aggiunse in tono freddo << Posso affidarla a te per un po'? >>.
<< Assolutamente >> rispose deciso lui rinforzando la risposta con un sicuro cenno del capo.
Una volta che Noelle si ritrovò da sola con Sèlene si rese conto di non saper cosa dire, ma forse era più la paura di sapere la verità su quella visione e la soggezione che le impartiva quella donna che le impediva di parlare.
Sèlene camminava silenziosa accanto a lei, una volta uscita dalla stanza riacquistò uno sguardo rabbioso, corrucciato e cupo. << So che tu sai qualcosa e apprezzo il fatto che non abbia detto nulla a nessuno, ma tradisci la fiducia di mia sorella e ti ucciderò con le mie mani >> sibilò a denti stretti, voltandosi leggermente nella sua direzione.
Noelle rabbrividì ma il suo onore venne messo in gioco << Non permetterti di rivolgerti a me in questo modo barbaro solo perché sei grande e grossa due volte più di me!- sbottò incontrollata- Io sono una donna d'onore e non mi permetterei mai di tradire una mia amica! E non tradirei neanche te nonostante il tuo detestabile carattere! Quindi modera il linguaggio, fallo con chi vi sta vicino perché nessuno è da dare per scontato! >> si allontanò infastidita e con passo veloce. << Tornerò dopo cena a far visita a Cassandra >> disse infine.
Sèlene rimase ad osservarla mentre questa procedeva spedita verso il suo corridoio.
Era tardi ormai, non avrebbe disturbato il conte in quel momento, "Magari lo trovo in atteggiamenti intimi con la moglie, così sarà la volta buona che mi manda al rogo" si disse. Aveva bisogno di camminare, non sarebbe scesa a cena, come del resto non fece più dopo il litigio con Marc.
Uscì nei giardini passando per le cucine, le donne la evitavano, tutte tranne una che la seguì con lo sguardo fino a quando non si fu allontanata.
La giovane strega non voleva incontrare nessuno, tantomeno non voleva incontrare lui.
Camminò senza una meta precisa, stando sola con i suoi pensieri, i suoi dolori, le sue responsabilità e le sue angosce. Si sedette sul lastricato di uno dei porticati ascoltando il silenzio e lasciandosi andare alle lacrime e i singhiozzi che da ormai tanto tempo aveva represso.
Da lontano, la stessa serva che l’aveva notata passare nelle cucine, la osservava acquattata nell’ombra.
<< Come vi sentite? >> chiese Michel alla giovane Cassandra mentre ravvivava il fuoco per far in modo che lei patisse il freddo il meno possibile.
Il pianto si era attenuato grazie ai modi di quel giovane che l’aveva consolata dolcemente, lasciandole solo delle grosse lacrime che le scendevano lente sulle guance.
<< Un po' meglio vi ringrazio >> disse lei alzando la testa verso di lui, aveva uno sguardo perso, impaurito, la sua folta chioma era spettinata, il suo viso provato, gli occhi rossi e gonfi di pianto ma nonostante tutto, sotto la luce del camino e della luna che filtrava dalla finestra, la sua bellezza mozzava il fiato.
Lui si avvicinò piuttosto imbarazzato sedendosi sul bordo del letto non troppo distante da lei, le sorrise dolcemente cercando di dissimulare quel disagio e posando una mano sul suo avambraccio << Deve essere dura per voi- le disse- Questa malattia non vi lascerà tranquilla un attimo, immagino >>. Il suo sguardo era dolce e comprensivo, era evidente che quel ragazzo tutto potesse avere nel cuore tranne la malignità della maggior parte degli uomini.
Più lui la guardava così più lei si sentiva sciogliere sotto i suoi occhi. Si perse in quello sguardo, avrebbe voluto lasciarsi andare, toccarlo per abbracciarlo, per baciarlo. Lui era diverso da tutti, era unico e lei lo amava già, lo aveva amato da quando si erano urtati accidentalmente. Respirò a fondo sentendo come uno sciame intero di farfalle volare impazzite dentro il suo stomaco << Purtroppo dovrò conviverci per tutta la vita, però voi Monsieur non dovete preoccuparvi per me. Io me la cavo- gli sorrise teneramente- Andate a cenare ve ne prego, non ho fatto nulla per meritarmi la vostra attenzione e la vostra premura >> disse infine, non riuscendo a nascondere la grande tristezza che provava e lentamente le lacrime ripresero a scorrere veloci.
Con i pollici Michel cancellò quelle gocce di pianto << Tutti si meritano un po' di attenzioni, madame, soprattutto chi come voi ne ha passate tante ed ha un cuore gentile nonostante tutte le avversità. Non piangete perché è ciò che vuole chi rema contro di voi >> le rispose con il cuore carico della stessa tenerezza che l’aveva appesantito in quegli istanti e che in quel momento si era fatta più forte.
Lei arrossì visibilmente, la stava toccando, mai nessun uomo l'aveva toccata a parte suo padre ma era completamente differente. Lo guardò con intensità afferrandogli la mano e stringendola delicatamente. Non voleva sembrare una poco di buono ma aveva bisogno di quel contatto, si avvicinò quanto bastava per legargli le braccia intorno al busto, abbracciandolo e posando la testa sul suo petto così caldo, forte e confortevole.
Lui sorrise nonostante quel gesto così impetuoso l’avesse colto di sorpresa, timidamente la strinse ricambiando quell'abbraccio che chiedeva aiuto << Dirò che non siete in forze per scendere a cena quindi vi farò portare qui il necessario. Avete bisogno di riposare e io non voglio trattenervi oltre facendovi rattristare e affaticare ulteriormente >> le disse mentre si alzava piano slegandosi dolcemente da quell’abbraccio.
Lei lo lasciò andare a malincuore, annuì soltanto, evidentemente era troppo gentile e cavaliere per dirle che non voleva essere toccato in quel modo. Si allontanò scivolando di più dentro le coperte pesanti, gli sorrise riconoscente e fissò la sua schiena fino a quando non fu scomparso dietro la porta. Il sorriso svanì in un battito di ciglia, si girò su di un fianco dando le spalle alla porta e si coprì fin sopra la testa.

Sèlene si era rialzata dopo chissà quanto tempo. Era il caso di andare a parlare con il signore del castello.
Raggiunse nuovamente le cucine tenuta sempre sotto controllo da quella serva fin troppo sfacciata ed accorgendosi della sua presenza si voltò a guardarla infastidita.
La donna la fissò ancora in modo enigmatico con i suoi iridi eterocromatici, un occhio nero come le piume di un corvo e uno di un azzurro sbiadito e pallido. Si fissarono in silenzio, l’una che studiava l’altra. La serva accennò un mezzo sorriso divertito evidenziando alcune cicatrici sul viso, una orizzontale alla base superiore del collo del naso, una sotto la guancia sinistra e l’altra che partiva da sopra il sopracciglio destro arrivando fin sotto l’occhio.
“Questa mi mette i brividi- pensò Sèlene- ma che gente ci vive qui dentro?” e guardandola un’ultima volta tornò a dare la priorità a cose di massima urgenza.
Raggiunse la sala, il cuore le saltò in gola alla vista di Marc che continuava a bere il suo vino come se niente fosse, lei mantenne uno sguardo corrucciato sperando che nessuno notasse il fatto che aveva smesso di piangere da poco. Non lo degnò ulteriormente di uno sguardo e procedette spedita, le sue informazioni erano molto più importanti di una cena e di lui, aveva aspettato abbastanza. Salutò i Sancerre e i Ponthieu, si voltò verso Ian e disse, attirando così l’attenzione dei presenti << Mio signore, perdonate la mia scortesia ma ho delle cose davvero molto urgenti da comunicarvi e non posso aspettare oltre >> lo guardò, infastidita nel sentirsi così tanti occhi puntati addosso.
Etienne si fece attento ma rimase deluso non appena i due si allontanarono, intuì che la questione sarebbe stata momentaneamente fuori dalla portata del suo udito.
<< Cosa è successo? >> le chiese il Falco preoccupato, una volta che furono in disparte, lontano da occhi e orecchie indiscreti.
Lei prese a tormentarsi le mani guardandosi intorno << Mia sorella non ha avuto un attacco epilettico bensì una visione e anche abbastanza chiara. Ha visto un castello andare a fuoco, ha descritto persone che correvano in fiamme gettandosi dai bastioni, ha detto che lei era lì e ha paura che si tratti di questo posto >> disse a bassa voce per poi aggiungere con nota angosciata << Le sue visioni non sbagliano mai mio signore, e voi dovevate saperlo >> concluse infine tetra.
Un brivido freddo percorse Ian da capo a piedi. Si guardò intorno come per esorcizzare quel pensiero osservando come in quel momento la vita al castello proseguiva tranquilla come sempre. << Entro quanto si avverano solitamente queste sue visioni? >> chiese cupo, portando nuovamente l'attenzione sulla sua interlocutrice.
<< Dipende, non possiamo saperlo mai con certezza, può accadere domani come tra un mese o tra chissà quanti anni >> rispose prontamente lei notando e comprendendo il nervosismo di lui. "Come dargli torto, gli ho appena detto che mia sorella ha visto il suo prezioso castello andare in fiamme, è già troppo che non mi sviene tra le braccia" pensò lei.
<< Ho bisogno di sapere di più, ho bisogno di più particolari. Devo conferire con tua sorella, Sèlene. Ora è in grado di parlare? >> si era mosso automaticamente pensando a mille teorie su come sarebbe mai potuta accadere una simile catastrofe, camminando nella direzione della stanza assegnata alle due fin dall'inizio e portando con sé la giovane accompagnandola in avanti con una mano tra le scapole.
<< Penso di sì mio signore, ma dubito possa dirvi più di quello che vi ho detto io >> rispose lei seguendolo senza obbiettare.
Quando giunsero nella camera, Cassandra era seduta accanto al tavolo e mangiava in solitudine. Questa si alzò immediatamente non appena vide Ian, inchinandosi << Mio signore a cosa devo la vostra visita? >> disse, guardandolo timorosa.
<< Cara Cassandra, ho saputo della tua visione e son giunto a chiederti di più. Vorrei chiederti di descrivermela, vorrei ti concentrassi e mi dicessi con estrema precisione tutto ciò che hai visto >> le si era avvicinato facendola accomodare nuovamente, l'ultima cosa che voleva in quel momento era indebolirla nuovamente. Temeva che per lei sarebbe stata dura ma c'era in gioco l'incolumità delle persone che vivevano a Chatel-Argent, comprese loro due.
Lei s’irrigidì e spostò lo sguardo tra Ian e sua sorella, lentamente si sedette e iniziò << Mio signore, vorrei esservi più d'aiuto ma tutto quello che ricordo ora è confuso. Ho visto un corridoio, non saprei dire quale fosse ma c'erano voci, grida, il fuoco era ovunque e delle persone correvano coperte di fiamme dalla testa ai piedi, si lanciavano dai bastoni- fece una pausa chiudendo gli occhi per cercare di far riaffiorare la memoria- Ricordo che qualcuno ha gridato “est”, il fuoco veniva dall'ala est presumo >> concluse infine guardandolo seria.
Lui non si diede neanche il tempo di sospirare nonostante l'angoscia lo attanagliasse, chiedendogli lo stomaco. S'inchinó di fronte a lei poggiando sui talloni e le mani sulle ginocchia << Sai se fuori fosse giorno o notte? Conosci il mese? >> sperava in qualche sensazione profonda di lei per comprendere almeno in che periodo si sarebbe svolto. Ovviamente sperava con tutto il cuore non si trattasse di Chatel-Argent anche se era certo che quelle ragazze non si sarebbero potute spostare altrove, non ce ne sarebbe stato il motivo.
Lei scosse la testa << No mio signore mi dispiace infinitamente, so solo che io ero lì e c'era freddo- spostò lo sguardo altrove come se stesse rivivendo il momento- Ricordo che nevicava perché le finestre erano spalancate ed entrava neve dentro il corridoio >> disse lei guardandolo adesso dritto negli occhi, era angosciata perché sapeva di non poter essere d'aiuto.
Lo sguardo dell’uomo andò automaticamente alla finestra mentre le mani si congiungevano stringendosi l'una all'altra. Era da Novembre ormai che nevicava e non avrebbe smesso fino ai primi di Marzo, inoltre nella visione di Cassandra la neve entrava dalle finestre quindi sarebbe dovuto capitare durante una tempesta e quella supposizione non lo fece sperare in positivo dato che quel tipo di fenomeni climatici avvenivano con particolare frequenza durante quel periodo dell'anno, essendo il più freddo e rigido. << Non ricordi volti o voci familiari? >>.
<< No monsieur mi dispiace, ricordo ombre e nulla di più >> rispose lei sospirando.
La stessa donna che aveva osservato Sèlene nelle cucine e che aveva udito il litigio dei giovani Sancerre, origliava ora la loro conversazione al sicuro nell’ombra, stava in piedi sulla soglia ed era rimasta lì ad ascoltare. Senza attendere oltre richiuse la porta con cautela e andò via. "Un attentato al castello dunque, interessante" pensò ella andando verso le cucine con passo sicuro e un profondo sorriso folle.
Ian tornò in piedi annuendo. La ringraziò e si scusò per aver interrotto il suo pasto, così importante per rimettersi in sesto. Si voltò verso la sorella << È il caso che mangi qualcosa anche tu >> le disse dandole un affettuoso buffetto sul naso.
Sèlene rimase a dir poco sbigottita dal gesto del conte e guardò Cassandra di rimando prima di sedersi accanto a lei e mangiare qualcosa.
Una volta fuori Ian chiuse la porta e rimase lì a braccia conserte con lo sguardo rivolto verso una delle torce appese alla parete. I suoi pensieri si persero nella fiamma che illuminava una porzione di corridoio, immaginò con raccapriccio le grida, la gente disperata correre da una parte all'altra in preda al terrore, la morte. Quale sarebbe potuta essere la causa? Qualche scintilla? Qualche incidente causato da persone distratte? E perché nell'ala est? Era forse una coincidenza o vi era qualcosa di più? Il solo pensiero di non riuscire a controllare la situazione gli fece accapponare la pelle, il solo pensiero di perdere qualcuno a lui caro gli provocò un nauseabondo nodo alla gola.
Il passaggio di una serva lo ridestò dai suoi pensieri, per cui tornò sui suoi passi dirigendosi verso i Sancerre e la moglie. "Devo avvertire Donna e Isabeau" si disse, entrambe erano a conoscenza della natura delle ragazze e venendo a conoscenza di una notizia del genere avrebbero prestato più attenzione anche loro.
Giunse nel salone e non poté fare a meno di incrociare gli sguardi interrogativi delle due donne e dell'amico. << Vi devo parlare delle condizioni di salute di madame Cassandra >> disse alle dame, cercando però di comunicar loro tramite lo sguardo che c'era qualcosa di più.
<< Se per una volta parlaste chiaro anche di fronte a me non sarebbe male! >> rispose Etienne visibilmente seccato, quando si trattava di quelle sconosciute calava sempre un velo di mistero tra il Falco, Isabeau e la sua adorata moglie.
Donna si voltò a guardare il marito con uno sguardo eloquente. << D'accordo, poi andrò a controllarla per accertarmi delle sue condizioni. Attacchi come quello che ha avuto lei non sono leggeri, specialmente con un fisico esile come il suo, le ripercussioni sul sistema nervoso vengono amplificate >> disse lei rivolta ad Ian dimenticandosi che sia suo marito che Isabeau non potessero comprendere il senso del discorso.
<< Oh ma insomma moglie! Parla chiaro, cosa è questo affare nervoso di cui parli?! >> chiese Etienne sempre più infastidito dal linguaggio che lei utilizzava di tanto in tanto con Ian. Tra i due c'era troppa intesa e non poteva sopportarlo.
Isabeau invece intuì si potesse trattare di qualcosa di conosciuto solo nel mondo da cui il marito e l'amica provenivano quindi si limitò ad ascoltare senza disturbare, avrebbe chiesto spiegazioni in un momento più consono.
<< Parla del cervello. Donna è intelligente ed esperta, lo sai- rispose Ian ad Etienne cercando di tranquillizzarlo- Quindi usa termini più complicati per abitudine >>.
<< Già, e tu come conosci il significato? >> rispose l'altro con una smorfia contrariata.
<< L'ha già detto in passato e ho chiesto spiegazioni- tagliò corto- In ogni caso ho bisogno di voi, mie signore. Vogliate seguirmi >>.
Donna annuì con assenso, accarezzò la guancia e poi la spalla del marito alzandosi << Non temere caro, tornerò presto! >> gli disse prima di posargli un tenero bacio sulle labbra, si staccò sorridendogli e si allontanò seguendo Ian ed Isabeau.
Non le portò nella stanza delle ragazze ma in una lontana e li raccontò alle due, per filo e per segno, la visione di Cassandra, esponendo anche le sue teorie.
Donna disse << Ian sei sicuro di portati fidare di quello che ha visto una ragazzina? Strega o chi che sia? >> si mise a braccia conserte perplessa.
Ian scosse il capo << Non posso esserne completamente sicuro ma non posso nemmeno prendere alla leggera ciò che ha detto di vedere >>.
<< Abbiamo visto cosa è capace di fare, non è strano nemmeno che possegga le capacità per poter prevedere gli avvenimenti futuri >> disse a sua volta Isabeau e Ian le sorrise dolcemente, aveva seguito il corso dei suoi pensieri dicendo esattamente ciò che avrebbe detto lui da lì a poco.
<< Non voglio accada nulla di male a chi amo- continuò lui perdendosi negli occhi rassicuranti della moglie- Quindi dobbiamo tenere i sensi vigili, tutti quanti >>. Il pensiero di perdere in un battito di ciglia la sua famiglia, il suo unico vero amore, gli rinnovò il nodo alla gola. Non poteva permettersi alcun errore ne distrazione.
Isabeau ancora una volta percepì ciò che il marito provava, gli accarezzò dolcemente una spalla per tranquillizzarlo, annuendo alla sua affermazione.
Donna annuì a sua volta << Va bene allora terremo gli occhi aperti, in ogni caso sarà meglio tornare da Etienne, prima che prosciughi tutte le riserve di vino che avete >> affermò per sdrammatizzare congedandosi così dai coniugi lasciandoli soli.
<< Vedrai che andrà tutto bene, amor mio >> mormorò Isabeau avvicinandosi al marito e tenendogli quel viso che tanto amava tra le mani. L'avrebbe seguito ovunque, anche attraverso il fuoco di quella visione.
Lui da parte sua fu grato di non essere solo in quel castello. Il semplice fatto di avere una moglie era scontato per molti uomini, esattamente come la loro fiducia e la loro lealtà, ma per lui non era così. Ringraziava ogni mattina e ogni notte di aver trovato una donna come lei disposta a combattere accanto a lui, non solo per lealtà ma soprattutto per amore. Di tutta risposta le donò un dolce bacio sulle labbra per poi posare la fronte su quella di lei.

***

La mattina seguente un servo interruppe la piacevole chiacchierata che Ian ed Etienne tenevano durante una bevuta davanti al camino della grande sala.
<< Mio signore- disse il giovane- E’ appena arrivata una missiva da parte del Re di Francia >>. Ian lo congedò ringraziandolo e, rompendo il sigillo di cera lacca, aprì la missiva.
Etienne si fece silenzioso e attento, sporgendosi verso l'amico per leggere con i suoi occhi senza dover aspettare con impazienza che glielo comunicasse lui. << Il Re ci invita alla festa della nascita del suo primogenito! >> disse alzandosi in piedi a gran voce, carico come sempre.
<< Esatto >> rispose Ian freddamente, ma Etienne non se ne accorse nemmeno tanta era la sua gran voglia di partire per festeggiare.
<< Stando alla data, è nato tre giorni fa. Chiede la nostra presenza a Parigi tra 10 giorni >> disse nuovamente Ian.
<< Benissimo, vado ad avvertire Donna e i ragazzi >> Sancerre si allontanò con ampie falcate lasciando l'altro da solo.
Ian rilesse più volte il contenuto di quelle righe mentre l'angoscia provata la sera prima tornò più forte.
Temeva che la premonizione di Cassandra potesse avverarsi proprio durante il loro soggiorno a Parigi, nella dimora del Re o al castello durante la sua assenza. Era certo che ne lui ne i famigliari sarebbero morti a causa di un incendio, ma non poteva esser altrettanto sicuro della propria incolumità e di quella di Isabeau, Marc, Michel e Marianne. In quel momento si maledisse per non aver letto quel dannato libro miniato fino in fondo, almeno avrebbe potuto sapere di più e comportarsi di conseguenza, sempre che fosse possibile modificare il corso degli eventi e quindi la storia.
Pensò ad ogni sorta di scusa, ogni sorta di sotterfugio, ma nessuno fu abbastanza valido e logico per poter rifiutare quell'invito così importante, ne sarebbe andato del suo onore e di quello del suo casato, quindi si alzò per andare a scrivere di suo pugno la risposta: i Ponthieu, accompagnati dai Sancerre, avrebbero accettato l'invito.

***

Sette giorni dopo ogni cosa era al proprio posto, Etienne e i famigliari erano già all'esterno. Gli ultimi servi raggiunsero Ian dopo aver caricato i carri che avrebbero trasportato gli abiti e gli averi dei nobili.
Il Falco raggiunse Cassandra e Sèlene con due veli, uno per ognuna << Mi spiace proporvi ciò ma devo chiedervi di indossare questi finché non sarete al sicuro nella vostra stanza al castello del Re. Dovreste attirare meno attenzione possibile, sia per voi stesse che per chi viaggia con voi >>.
Le ragazze guardarono i veli, comprendevano il motivo e le preoccupazioni del conte ma questo non impedì loro di soffrirci. Li indossarono prima di coprirsi con i mantelli e di essersi calate i cappucci sul viso. Ringraziarono Ian e raggiunsero il loro cavallo. Montarono in sella come la prima volta. Sèlene dietro reggeva le redini e Cassandra davanti, entrambe furono scosse dallo stesso brutto ricordo. La maggiore si sistemò meglio sulla sella aspettando che Ian si decidesse a partire. Non aveva più intrapreso rapporti con nessuno. Si era chiusa in un silenzio ostile e il fatto di viaggiare al fianco di Marc la irritava, il loro cavallo sbuffò altrettanto nervoso.
<< Smettila, lui lo sente >> disse Cassandra accarezzando il collo possente dell'animale e sussurrandogli all'orecchio parole in una lingua antica che vennero percepite da quest’ultimo come una dolce melodia e subito si tranquillizzò scuotendo docile la criniera.
<< Riuscireste a tranquillizzare anche un esercito prima di una battaglia, madame Cassandra >> disse Marc accostandosi a loro in groppa al suo cavallo, spostò lo sguardo su Sèlene e aggiunse << Io e Michel abbiamo il compito di starvi accanto durante il viaggio, per proteggervi e accertarci che madame Cassandra non stia male nuovamente >>. Era stranamente tranquillo, il suo sguardo non era risentito e sorrideva illuminando così il suo bellissimo viso. Avrebbe voluto però chiederle scusa e vedere che avrebbe viaggiato con la sorella non avrebbe fatto altro che prolungare questo pensiero. Si era comportato da sciocco, se n'era reso conto, a prescindere dall'attaccamento istantaneo di lei. Avrebbe dovuto attendere la prima sosta o la successiva ancora ma in ogni caso sperava di non attendere troppo a lungo.
Cassandra sorrise dolcemente attraverso il velo << Vi ringrazio per le vostre gentili parole e per il vostro interesse riguardo a mia salute monsieur, non dovete preoccuparvi però, mia sorella basta e avanza, lei si prende cura di me da quando ho memoria >> rispose lei con altrettanta dolcezza.
L’altra dal canto suo era sempre più irritata dalla presenza del giovane Falco, avrebbe voluto saltargli addosso e schiaffeggiarlo ancora e ancora, ma si limitò a soffocare ogni istinto, stringendo forte le redini sbiancando le nocche.
Partirono dopo pochi minuti e raggiunsero la prima sosta dopo tre ore di viaggio.
Sèlene scese per prima e aiutò Cassandra a smontare da cavallo, si alzò il velo infastidita, raggiunse la carovana di serve che distribuivano il cibo ai signori e ai soldati, prese la sua parte e si allontanò per mangiare qualcosa in disparte.
Quello fu il momento giusto per Marc che si alzò con totale nonchalance e andò a sedersi accanto a lei, sperando non gli tirasse qualche pugno coperta dalla solitudine di quel momento.
<< Verrò subito al dunque- esordì- Vorrei chiederti scusa per come mi sono comportato >>.
<< Bene, ora sono sicura che ti sentirai decisamente molto meglio, puoi tornare a pensare alla tua amata Alexandra con qualche altra donna, per quanto mi riguarda puoi andare al diavolo >> rispose lei glaciale senza smettere di mangiare e senza degnarlo di uno sguardo.
<< Bene, ora che ho fatto la cosa giusta, ovvero chiederti scusa, starò sicuramente meglio nonostante abbia la certezza di non aver fatto la cosa più corretta in passato. Ma son sicuro anche di non aver dato false speranze a nessuno. Le false speranze son nate da sole. Buona giornata >> detto ciò si allontanò prima che lei potesse rispondere, tornando da Nicolas e Michel.
Quest'ultimo in particolare si allontanò per raggiungere Cassandra e, offrendole ciò che stava sgranocchiando lui in quel momento. le chiese a bassa voce sporgendosi verso di lei << Madame, sapete per caso cosa è accaduto tra vostra sorella e mio fratello? Lui non ne vuole parlare >>. La partenza per Parigi l'aveva reso carico, per lui era la prima volta nella capitale ma soprattutto alla corte del Re. L'emozione che provava si poteva percepire a pelle e i suoi occhi dolci come cioccolata parevano quelli di un bimbo che cavalca per la prima volta.
Lei non poté non guardarlo trasognate, più stava in sua compagnia più i suoi sentimenti crescevano. Cassandra gettò una sguardo fugace verso Marc e poi verso sua sorella in lontananza e a bassa voce disse avvicinando il viso a quello di Michel << Neanche lei vuole parlarmene ma dalle poche cose che sono riuscita ad estrapolarle, ho capito che lui durante la loro consueta intimità ha pronunciato il nome di un'altra donna, Alexandra mi pare fosse e Sèlene non l'ha presa per niente bene >> concluse guardandolo da vicino.
Lui storse il naso << Alexandra è la figlia di un amico di nostro padre, abita molto lontano. Poco più di due anni fa lui s'innamorò di lei e lo stesso fu per Alex ma a causa di varie vicissitudini lei andò via per tornare in patria e non fece più ritorno, non gli diede le vere motivazioni per le quali non potesse stare con lui e questo gli fece male >> si sedette accanto a lei e guardando il fratello da lontano aggiunse << Nonostante questo, il modo con cui continua a guardare vostra sorella è singolare, proprio non riesco a comprenderlo >>.
Cassandra guardò Marc per poi tornare su Michel e, sempre a bassa voce, disse << Comprendo, soffre ancora molto, si vede che è come se gli fosse stato strappato un pezzo di cuore- fece una pausa tornando a guardare il ragazzo- Mia sorella quando aveva 15 anni era decisamente molto differente, direi irriconoscibile, era gentile, buona ed ingenua. S’innamorò di un uomo che viveva nel nostro stesso borgo, era più grande di lei e sembrava esserne altrettanto innamorato. Un giorno le diede appuntamento vicino alla piazza del mercato per portarla a casa sua e presentarla alla famiglia. Lei si presentò li e lo attese per molto, molto tempo, ma quando lui arrivò non lo fece da solo. Era in compagnia di altri 5 uomini. Lei spaventata non perse tempo e scappò ma loro riuscirono a prenderla, la picchiarono e abusarono di lei per tutta la notte continuando anche quando perse i sensi- sospirò con dolore volgendosi a guardare la sorella- La trovammo abbandonata nella stalla, era nuda, tumefatta e sporca. Mio padre cercò di fare il possibile per ottenere giustizia ma fu tutto inutile. Da quel momento lei cambiò dal giorno alla notte, divenne fredda, rabbiosa, arrogante e spietata con tutti, uomini e donne non facevano differenza. Con gli anni è migliorata ma ancora le viene difficile fidarsi o aprirsi con le persone, penso l’abbia voluto fare con vostro fratello perché le piace tanto e perché con lui si trova bene, me lo disse qualche settimana fa. Lui le faceva dimenticare ogni cosa e non pensava a nulla, penso che quel gesto abbia risvegliato in lei qualcosa di negativo, come un'ennesimo abbandono o inganno, non saprei, è difficile comprendere ciò che pensa >> concluse lei abbassando lo sguardo.
<< Un uomo dovrebbe sempre prendersi cura della propria donna. Bestie schifose, Dio li punirà duramente, sempre che non l'abbia già fatto- si voltò a guardare Sèlene, con i pugni serrati e un'espressione contrariata- Nessuno merita una cosa simile >>. La sua espressione e le sue parole erano sincere, Michel era buono e lo si vedeva subito, era in netto contrasto con Marc che pareva un monello cresciuto troppo in fretta. << Spero voi possiate vivere serenamente d'ora in poi- si voltò nuovamente verso di lei- Ve lo meritate >>.
Erano nuovamente vicinissimi, solo quel velo sul volto di Cassandra li separava e pareva separare anche i loro mondi, troppo distanti e diversi.
Lui però la guardava negli occhi come se quel pezzo di stoffa non esistesse, si perse nell'immensità di quello sguardo che chiedeva aiuto anche se sorridente. In quel momento volle stringerla a sé per scacciar via tutte le sue paure, per farle comprendere che non era sola. Ma subito gli tornò alla mente Célèste, ci sarebbe stata anche lei a Parigi. Erano destinati a sposarsi e lui non poteva illudere Cassandra in quel modo tanto barbaro, quindi si limitò a sorriderle dolcemente.
Lei ricambiò quel sorriso con emozione. "Avrà capito cosa provo per lui? Saprà cosa questo significa per me? Spero con tutto il mio cuore di si" pensò lei continuando a guardarlo, perdendosi in quegli occhi nocciola.
Quando la pausa terminò, Sèlene si avvicinò alla sorella issandola sulla sella per poi salire dopo di lei, sospirò e ricalò il velo sul viso.
Il viaggio si presentò tranquillo e senza intoppi. Arrivarono nella capitale la mattina del terzo giorno, in perfetto orario.
La capitale era in subbuglio per la nascita del principe, tutti sapevano inoltre della festa che stava organizzando il Re quindi non appena i Ponthieu e i Sancerre varcarono le porte della città con il loro seguito, il popolo scoppiò in grida di giubilo salutando non solo i nobili ma anche la servitù.
Cassandra era esaltata e si guardava intorno fremendo di curiosità.
<< Vedi di non lanciarti giù dal cavallo per inseguire i mercanti intesi? >> disse Sèlene dietro di lei con un mezzo sorriso, divertita nel vederla così.
Michel si avvicinò alle due e disse << Salutate anche voi, questa festa è anche per noi! >>.
Anche Marc era particolarmente allietato nel vedere il fratello così esaltato.
<< Non ci penso nemmeno >> fu la risposta di Sèlene, Cassandra invece si limitava a sorridere con tutta la felicità che sentiva.
“Ci sarà da divertirsi qui” pensò tra se la misteriosa serva che osservava la scena con occhio interessato e un macabro sorriso.

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Capitolo 8
*** Capitolo VII ***


Capitolo VII
 

Città: Parigi
Venerdì 4 Febbraio 1235
Ora terza

Erano arrivati alla corte del Re a Parigi ormai da due giorni.
Bard si aggirava per i corridoi mantenendo alto il suo travestimento, poco più lontano Rickard faceva lo stesso. Avevano avuto modo di studiare gli angoli a loro accessibili del castello, indisturbati. Si guardarono stando nei capi opposti del corridoio dove risiedevano i Ponthieu, i Montmayeur e i Sancerre. Il piano era già stato studiato nei minimi dettagli. Quella notte avrebbero attaccato, ucciso le ragazze, e si sarebbero dileguati nella notte approfittando del caos della festa e di quello creato dal loro diversivo.
La mattinata si svolse tranquilla, tutti erano ignari di quello che di lì a poche ore si sarebbe scatenato.
Nel pomeriggio alcune serve entrarono per iniziare a preparare le ragazze, Cassandra era radiosa e felicissima, sua sorella si faceva vestire a malavoglia e quando furono pronte scesero nel grande salone con i veli calati sul volto e i capi coperti.
Sèlene era vestita totalmente di nero con qualche punto luce dato dai ricami in fili argentati, aveva quasi pestato i piedi in terra ma era riuscita ad ottenere quello che desiderava con un piccolo compromesso, se doveva indossare un abito quello doveva essere principalmente nero. Dentro il suo vestito aderente si accostò ad un cameriere prendendo due coppe di vino entrambe per lei e con forzata eleganza si allontanò restando in disparte e lontano da quello che detestava di più: le relazioni sociali.
Cassandra invece, più esaltata che mai, andò alla ricerca di Noelle e Michel facendosi largo tra la miriade di nobili presenti nel castello, euforici per l’attesa apparizione del Re Luigi IX.
In quei due giorni Michel fremeva come un animale costretto in una gabbia troppo piccola, non poteva più aspettare. I Grandprè ancora non erano giunti a Parigi a causa di complicazioni avvenute prima della partenza che avevano portato loro via parecchio tempo, ritardando così la loro venuta. Ma sarebbero arrivati giusto in tempo per la festa quella notte. "L'attesa aumenta il desiderio" gli ripeteva spesso Marc, e lui era certo che il fratello avesse ragione. Erano passati parecchi mesi da quando lui e Célèste si erano visti l'ultima volta, aveva pensato che lo scambio epistolare tra loro sarebbe bastato per tamponare la mancanza ma si sbagliava. A momenti sarebbero arrivati e lui avrebbe ammirato la sua amata in uno dei suoi meravigliosi abiti.
Ma la voce di Cassandra in quel momento riuscì a distorcere l'immagine di Célèste. Si voltò verso di lei e si stupì del suo stesso pensiero, "È bella anche col capo coperto" e lei non poté fare a meno di notare la sua espressione sbalordita nel vederla vestita in quel modo tanto elegante. La ragazzina si fece largo tra la folla agitando la mano e sbilanciando il peso su una gamba issandosi sulla punta del piede nella sua direzione per farsi vedere dal giovane cercando di aggiungere qualche centimetro in più alla sua altezza, gli si avvicinò dopo aver aggirato non pochi nobili e nobildonne. Gli sorrise candida scostando di poco il velo per farsi vedere in viso dal ragazzo << È tutto così incredibile, non ho mai visto in vita mia il castello di un vero Re e mai mi sarei aspettata di partecipare ad una festa come questa >> disse con voce squillante e carica d’emozione.
Aveva un grazioso abito rosso e blu con gigli d'oro finemente ricamati, ampie maniche si aprivano sotto e sopra il gomito arrivando fino a terra, permettendo così di mostrare altre maniche aderenti, puntellate di bottoncini, che terminavano con una punta sul dorso delle mani; indossava una collana, forse troppo lunga per il suo collo minuto dato che aveva dovuto far fare più giri alla corda per far sì che le stesse bene, al termine di questa vi era un ciondolo color amarena che le ricadeva sulla morbida scollatura.
Continuò a sorridere, questa volta arrossendo dopo aver guardato tutta la figura di Michel.
Questo indossava una preziosa tunica bordeaux impreziosita sul colletto e sulle maniche da foglie nere e dorate, abilmente cucite dalle migliori sarte della Francia in modo da ricreare un sottile gioco di tridimensionalità e ombreggiatura; lo stesso era per le morbide brache che terminavano all’interno di preziosi stivali neri.
<< Siete davvero bellissimo mio signore >> aggiunse lei, intrecciandosi le mani davanti alla vita.
Lui si esibì in un elegante inchino, sollevò il capo e rispose << Anche voi siete bellissima madame >>. Le si accostò porgendole il braccio << Non bevete troppo, vi vedo già su di giri e non voglio immaginare cosa potreste fare dopo! >> aggiunse in tono scherzoso, guardandola ammirato.
"Perché il mio cuore batte così forte?" si chiese lui, non appena lei poggiò la mano delicata sulla stoffa della sua manica. Poteva sentire il dolce calore e il profumo di lei di fiori d’arancio che arrivava delizioso al suo naso, inebriandolo. La testa gli giocava brutti scherzi e lui doveva cercare di resistere.
La risata cristallina della fanciulla gli arrivò immediatamente alle orecchie << Non berrò più di un bicchiere ve lo prometto! >> rispose lei ancora con un grande sorriso, arricciò il piccolo naso evidenziando così anche le sue lentiggini << Sèlene me l'ha proibito prima di voi, e non voglio farla arrabbiare dato che è più nervosa del solito >> aggiunse poi guardandolo. "Vorrei restare così per sempre" pensò lei.
In quel momento arrivò Noelle a infrangere i sogni amorosi di Cassandra, esordì con una riverenza per poi prendere a braccetto la ragazza << Vieni con me, ti faccio conoscere alcune persone!- disse all’amica - La porto via ma non odiarmi >> concluse infine con una risatina, rivolgendosi a Michel. Lui ricambiò il sorriso con un cenno del capo.
La giovane Sancerre la portò verso un gruppo di giovani nobildonne presentandola come protetta del Falco e sua grande amica.
Li Cassandra fece la conoscenza di Elodie De Ponthieu, figlia di Guillaume, il fratello maggiore del Falco, Eugenie De Courtenay e tante altre. Passarono del tempo a parlare quando l'attenzione di Noelle fu attirata da una giovane ragazza dagli occhi scuri e i capelli castano chiaro, un sontuoso abito blu e bianco e un elegante portamento. Alla sua destra vi era un uomo molto simile a lei, alla sinistra un’altra ragazza minuta e dall’aria altezzosa << Quella è Célèste de Grandprè, figlia di Henri de Grandprè mentre l’altra è sua sorella Bèatrice- sussurrò a Cassandra- Ho sentito girare delle voci a Chatel-Argent, alcune serve dicevano che i suoi genitori e quelli di Michel stanno organizzando loro un matrimonio! Però non so se crederci, a volte son solo voci di corridoio infondate >>.
Gli occhi di Cassandra si dilatarono, il cuore le cadde dentro lo stomaco e avrebbe giurato di averlo sentito rompersi in mille frammenti al suono di quelle parole, ma forse Noelle aveva ragione, forse erano solo insignificanti pettegolezzi. Strinse forte la presa sul braccio dell'amica e seguì con lo sguardo la giovane Grandprè che camminava leggiadra come una fata, pregando con tutto il cuore che non si fermasse vicino al suo amato Michel. Quando però li vide avvicinarsi l'uno all'altra, emozionati di essersi rivisti, felici di poter stare insieme, innamorati l'uno dell'altra, li, si sentì morire.
Lui, dopo un profondo inchino ricambiato dalla giovane dama con un'elegante riverenza, le porse il braccio e la portò al centro della sala in cui le danze erano già state avviate da un pezzo.
Célèste lo guardava come se fosse lui il vero Re del castello, così bello ed energico, così solare e prestante e lui, dal canto suo, la stringeva e la guardava come non volesse più farla andare via, sorridendole amabile. Ma qualcosa si muoveva inesorabile dentro la sua testa, qualcosa che poi scese lentamente sul cuore. Mentre la guardava nei suoi ricordi si insinuava lo sguardo ingenuo e brillante di Cassandra. Uno sguardo che più volte gli aveva scaldato l'anima e che l'avrebbe portato a stringerla tra le sue braccia per un tempo infinito. "Non può andare così, lei se ne andrà e io sono già promesso ad un'altra".
Sèlene aveva ragione, si era illusa come una stupida solo perché lui era stato gentile, si allontanò da Noelle trattenendo a stento le lacrime. Si affrettò per uscire fuori dalla marmaglia urtando uomini e calpestando gli abiti ad altre donne ma a lei non interessava ed ignorava i richiami che le mandavano dietro, il corsetto le sembrava così stretto da toglierle il fiato e il petto le doleva come se fosse stato trafitto da mille pugnali. Uscì e si gettò di corsa su per le scale.
Sèlene la vide e si affrettò a seguirla allarmata. La raggiunse fin dentro la loro camera, lei seduta sul letto piangeva sommessamente, l’altra la guardò con dispiacere "Quanto stai soffrendo ora, nessuno lo sa" pensò prima di sedersi accanto a lei per stringerla forte al petto. Le accarezzò dolcemente la testa i suoi lunghi capelli ancora raccolti in una crocchia per essere nascosti dal velo. Li liberò con delicatezza. << Vedrai, presto torneremo a casa e vivremo in pace tu ed io, ne sono sicura >> le disse, senza credere nemmeno lei alle sue parole. Rimasero li, in quel buio rischiarato solo dalla fredda luce della luna, sole, incomprese, con un passato da dimenticare, un presente incerto e doloroso e senza futuro.
Bard e Rickard erano ai lati della sala e osservavano silenziosi la scena. Era il momento di agire, le ragazze si erano isolate. Si guardarono con intesa, lentamente si allontanarono dalle loro postazioni, nessuno badava a loro. Si incontrarono sulle scale e salirono ai piani superiori, approfittando del chiasso e dalle distrazioni della festa. Raggiunsero l'ala est del castello, uccisero le guardie che incontrarono tappando loro la bocca per soffocare i lamenti ed eventuali grida d’allarme.
Entrarono nella torre, Bard si chinò per disegnare qualcosa sul pavimento di pietra con un gessetto rosso. Una Volta che ebbe terminato pronunciò delle parole a bassa voce tenendo la mano poggiata sopra il sigillo e un vivace fuoco rosso sangue iniziò a spargersi per tutte le mura della torre.
Si allontanarono rapidi, il fuoco ci avrebbe messo poco per arrivare a bruciare tutta l'ala est e l'ala ovest.
Imboccarono rapidamente il corridoio per dirigersi nell'ala sud, dove stavano i Ponthieu, identificarono la camera delle ragazze e senza indugi sfondarono la porta.

Noelle si aggirava tra i nobili intenti a chiacchierare e quelli che avevano preso parte alle danze, cercava Cassandra timorosa si fosse persa o messa nei guai in quel castello così grande e caotico. Temeva soprattutto che qualcuno potesse vedere il suo vero aspetto creando ulteriore scompiglio o, nel peggiore dei casi, facendole del male. Raggiunse i corridoi quando un forte odore di bruciato le attanagliò i polmoni mozzandole il fiato. << Cassandra! Cassandra dove sei?! >> gridò in preda al panico.
Qualcosa stava bruciando e lei e altre persone potevano essere in pericolo, ebbe la conferma ai suoi pensieri quando dei servi e dei nobili sbucarono da un corridoio quasi investendola. Il terrore era troppo e nessuno aveva badato a lei. Udì un grido poco più lontano, "Cassandra!" pensò rabbrividendo, si mise a correre in quella direzione sentendo una seconda volta il grido ma trovò solo una giovane nobildonna nel totale panico. In quel punto il fuoco era alto e avanzava velocemente. Noelle si trascinò dietro di peso la giovane strattonandola più volte per farla reagire finché non trovò Nicolas che correva verso di loro << Ti ho vista correre da questa parte è ho pensato volessi morire! Andiamo via! >> gridò lui.
<< Non trovo Cassandra! >> rispose lei disperata, ma lui non rispose prendendo entrambe per i polsi e trascinandole via con se.

Cassandra urlò per lo spavento, scese dal letto per allontanarsi il più possibile << Tana per voi sgualdrine, adesso chiuderemo i conti una volta per tutte >> disse Rickard con un macabro sorriso mentre lentamente sguainava una lunga spada su cui incise vi erano numerose rune nere.
Bard afferrò il suo grande martello, entrambi erano pronti ad attaccarle.
Sèlene si mise davanti a sua sorella per difenderla << Non abbiamo paura di voi, luridi maiali >> disse questa con astio cercando di tenere testa ai due.
Gli uomini risero grottescamente e con uno scatto si lanciarono su di loro, Sèlene spinse lontano Cassandra sperando di darle la possibilità di arrivare alla porta ma questa fu afferrata da Bard che le menò un forte schiaffo di rovescio facendole sbattere il lato della fronte contro lo spigolo del comodino accanto al letto, alzò il braccio per colpirla con il martello ma questo si scontrò contro la barriera che lei era riuscita ad evocare.
<< Lasciala stare bastardo, non toccarla, non toccarla!! >> strillò sua sorella nonostante Richard dietro di lei la tenesse saldamente bloccata con una corda sottile intorno alla gola. Lei si dimenava come una furia, ferendosi con lo stesso filo che le procurò un lungo taglio rosso dalla quale iniziò a colare lento un rivolo di sangue.
Cassandra era a terra, sovrastata da Bard che cercava di distruggere la sottile barriera cristallina della ragazza menando pesanti colpi con il suo martello. Non ci mise molto, la protezione si frantumò con un'esplosione di schegge rendendola vulnerabile, l'urlo di lei fu la goccia che fece traboccare il vaso ormai stracolmo di Sèlene. Nelle sue braccia, rapide e veloci, le vene si tinsero di nero, risalendo fino al collo per poi raggiungere il viso e i lati degli occhi, ormai completamente neri. Le bastò poco, divenne fumo nero e sgusciò via dalla presa di Rickard che iniziò a guardarsi intorno imprecando.
<< Dov'è andata?! Dov'è andata?! >> gridò Bard contro di lui su tutte le furie.
Sèlene apparve dietro il suo aguzzino, lo afferrò per il collo standogli alle spalle, quello iniziò a tremare, il sangue gli sgorgò rapido dalla bocca, dalle narici e dagli occhi. Lo sollevò in alto godendo di quella atroce sofferenza. Stava assorbendo la sua linfa vitale e quando la prosciugò sino all'ultima goccia, dalla mano della ragazza fluì veloce una fiamma nera che si attaccò al corpo dell'uomo bruciandolo e rendendolo cenere in pochi minuti.
Bard si allontanò dal suo raggio d'azione ma lei ormai era fuori di se, tornò fumo e si piazzò davanti a questo, ad un soffio dal viso. << Io sento che tu puzzi di paura adesso >> disse Sèlene con una voce infernale e roca. Gli mise una mano in faccia conficcando le unghie dentro la sua carne, la vita scorreva rapida tra le sue dita e più scorreva più lei si sentiva forte e viva. Aprì gli occhi prima di gettarlo in terra coperto di fiamme.
Cassandra era terrorizzata e stava rannicchiata dietro un mobile, Sèlene annusò l'aria come un’animale. Altra vita, ne voleva altra.

Ian corse nuovamente dentro cercando Sèlene e la sorella che mancavano all'appello. Aveva portato tutta la sua famiglia nel cortile esterno quando Noelle si era messa a correre verso di lui accompagnata dal fratello e l'aveva supplicato di cercare Cassandra.
Il cuore batteva nel petto quanto un martello sull'incudine, aveva l'impressione potesse uscirgli fuori dal petto. Cercava le due giovani gridando i loro nomi, uno per volta.
Giunse in un corridoio che si affacciava per una parte all'esterno destro del castello quando l'immagine che gli si presentò davanti gli mozzò il fiato e la paura s'impossessò di lui.
La neve entrava dalle imposte spalancate spinta dalla bufera che da poche ore aveva sorpreso Parigi. Il fuoco era soffocante e con crudeltà mangiava pareti e persone, le poche che riuscivano a correre si gettavano a terra rotolando o direttamente dalla finestra per porre fine al loro efferato supplizio.
"La visione" pensò lui con gli occhi che lacrimavano per il fumo.
La visione di Cassandra si era avverata, ma non a Chatel-Argent come lui aveva pensato, bensì li alla corte del re.
<< Cassandra! >> gridò ancora, ma un esplosione di fiamme davanti a lui lo costrinse a indietreggiare e poi a fuggire. Percorse altri corridoi finché poté ma alla fine fu costretto a tornare indietro, amareggiato.
Tornò fuori con la speranza di vederle ma incontrò Michel e Marc, il secondo chiese << Le hai trovate? >>. Il padre scosse la testa voltandosi nuovamente verso il macabro spettacolo di fuoco alle sue spalle.

Sèlene si avvicinò alla sorella puntando il volto trasfigurato davanti al suo. << Guarda! Ho trovato un topolino >> disse in tono inquietante.
La piccola cercò di scappare ma fu tutto inutile, l’altra l'afferrò saldamente per il collo sollevandola come aveva fatto con Rickard. Cassandra urlava forte e cercava di dimenarsi, strinse la mano della sorella con le sue, supplicandola di tornare presente a se stessa, ma lei non sentiva. La giovane le stava portando via la vita esattamente come aveva fatto pochi istanti prima con quegli assassini, Solo quando ne fu quasi totalmente priva, qualcosa in Sèlene si riaccese. Sbatté più volte le palpebre, vide il viso pallido e smorto di Cassandra solcato dal sangue che le fuoriusciva dal sopracciglio spaccato, dagli occhi, dal naso e dalla bocca. Mollò la presa urlando con terrore e lasciandola cadere a terra come un sacco vuoto, si buttò su di lei tremando per il panico che dilagava nella sua testa e nel suo cuore. "Che cosa ho fatto? Sono un'assassina!" si disse disperata, chiamò aiuto ma la voce le morì in gola. Si alzò prendendola in braccio, la piccola era apparentemente senza vita. Uscì dalla stanza cercando di evitare le fiamme.
Una mano le si posò sulla spalla facendola trasalire, si voltò per trovarsi davanti una delle serve del Falco. L'aveva vista nelle cucine di Chatel-Argent.
Aveva lunghi capelli neri, il volto ornato da alcune cicatrici sparse qua e là, un occhio nero come la notte e uno bianco come la neve che la fissavano impassibili << Presto da questa parte, seguimi se vuoi salvarle la vita >> disse e senza aspettare risposta l’afferrò per le spalle conducendola in un'uscita segreta che portava al retro del castello.
Il vento freddo le punse il viso facendola tremare il doppio. Ancora sul suo corpo erano evidenti i segni di quello che era stata. Accompagnata dalla serva raggiunse Ian e tutto il suo convoglio.
<< Mio signore la ragazzina ha bisogno d'aiuto immediato >> disse la serva toccando Ian sulla spalla, che aveva guardato la scena con un tuffo al cuore.
Sèlene si avvicinò barcollando, continuava a tenere stretta a se la sorella, uno sguardo folle e disperato aleggiava sul suo viso facendolo vagare su Ian, Isabeau, Etienne e i suoi figli, su Michel e infine su Marc, le parole del ragazzo le riecheggiarono vivide dentro la testa "Entrerai in un baratro e ci trascinerai coloro che ami". << Sono sono stata io, le ho fatto male, le ho fatto male, sono stata io >> si ripeteva incessantemente mentre Marc la prendeva di peso per le spalle allontanandola. Donna si mise le mani davanti alla bocca, allucinata, si voltò verso delle sue guardie intimando loro di prendere Cassandra e una volta ubbidito si allontanarono insieme alla contessa.
Sèlene cadde sulle ginocchia scossa dai singhiozzi mentre si guardava le mani che con estrema lentezza tornavano normali.
Marc scivolò assieme a lei seguendo il movimento per attutire la sua caduta, le fissava il volto e le braccia. Aveva visto. Erano vere le sciocchezze che dicevano le serve e Nicolas de Sancerre? Era certo che non fosse l'effetto del fumo e tutta la situazione era abbastanza equivoca. Continuando a tenerla per le spalle la scosse e le chiese a bassa voce e a denti stretti << Cosa le hai fatto? Come è accaduto? >>.
Lei continuava a piangere imperterrita, si portò le mani al viso cercando in qualche modo di nascondersi. Era estremamente fragile, così diversa dalla Sèlene che tutti avevano sempre visto. << Io.....io le ho fatto male- ripeté con voce rotta dai singhiozzi- Le ho fatto male, se dovesse morire sarebbe tutta colpa mia, come accadde a Tom >> continuò a parlare tenendo le mani premute sul viso.
Lui le prese prese il volto tra le mani costringendola prima a scoprirlo e chiese ancora << Chi è Tom? Come le hai fatto del male? Dimmelo Sèlene, ho visto quei segni sul tuo volto e sulle braccia, ora parla! >> temeva davvero potesse essere ciò di cui tutti parlavano, una strega. Non sapeva se stesse mentendo in quel momento, mettendo così in scena una tragedia o se avesse in qualche modo perso il controllo di sé stessa.
Lei chiuse gli occhi piangendo ancora, portò le mani sulle braccia del ragazzo, stringendo il tessuto delle maniche con disperazione e a bassa voce rispose, sperando che solo lui potesse sentirla << Ci hanno attaccate, due uomini, insieme ad altri ci inseguono dall'Irlanda e sono giunti sino a qui. Vogliono ucciderci, io...io dovevo proteggere Cassy, così...così ho ceduto! Marc ho ceduto. Li ho uccisi tutti e ancora sento la loro vita scorrere dentro le mie vene. È questo che sono, è questo che faccio >> posò la testa sul petto del giovane, cercando conforto nonostante sapesse che l'avrebbe mandata via o uccisa per la confessione rilasciata.
Invece lui d'istinto la strinse a se, una mano intrecciata tra i suoi capelli, l'altra sulla schiena. Sentiva il bisogno di proteggerla nonostante quella rivelazione così terribile, nonostante la paura si fosse impossessata di lui facendolo rabbrividire.
Sèlene lo strinse forte con tutta la disperazione che aveva, sentiva il bisogno di quel contatto, sentiva il necessario bisogno che qualcuno la stringesse e che fosse lui quel qualcuno, poiché era l'unico in grado di tranquillizzarla e lei lo sapeva bene.
Michel intanto aveva provato a seguire Donna ma la madre l'aveva bloccato << È meglio che madame De Sancerre stia tranquilla per ora, dirà lei quando sarà il caso di visitare Cassandra >>.
"Sempre che sia ancora viva" pensò il giovane carico d'angoscia. Era maledettamente preoccupato e pregò il Signore affinché potesse rivederla. Ancora un volta sentì qualcosa dentro di lui crescere e quel qualcosa aveva le sembianze e il profumo di Cassandra.
Ian ed Etienne intanto si erano allontanati per raggiungere Luigi IX che fortunatamente era illeso, così come la moglie Margherita di Provenza e il piccolo principe.
<< Cosa è accaduto? >> chiese rabbioso il re.
<< Al momento nessuno ha visto nulla di sospetto, Vostra Maestà >> rispose Ian.
<< Ma state certo che troveremo il colpevole e lo faremo impiccare! >> continuò rabbioso Etienne.
<< Una parte del mio castello è ancora agibile, non appena l'incendio verrà spento rientreremo e ci riuniremo >> ordinò Luigi. Era stato intaccato il suo onore e i colpevoli non potevano passarla liscia.

Ancora un minuto più tardi e Cassandra sarebbe morta tra le braccia di sua sorella. Donna si recò verso il suo gruppo e disse, tra il fiato sospeso dei presenti << La ragazza è viva, per miracolo ma è ancora viva. Purtroppo non sappiamo quando si risveglierà ma l'importante è che ora sia al sicuro >> sorrise stancamente.
Etienne la strinse forte, fiero della grande abilità della moglie. "Senza Donna molti di noi sarebbero spacciati" pensò grato.
Michel e Noelle si sorrisero mentre quest'ultima cercava di ricacciare indietro i brividi della tensione.
Sèlene chiuse gli occhi felice di apprendere quella notizia.
Donna le si accostò, la prese per le spalle facendola alzare << Ora devo curare anche te, il taglio che hai sul collo ha preso anche fin troppa polvere e deve essere medicato >> concluse intimandole di seguirla.
La giovane annuì e a testa bassa procedette dietro di lei.

Malessere, caldo, angoscia, immagini confuse si susseguivano una dietro l'altra, la testa sembrava volesse esploderle da un momento all'altro. Altre immagini, questa volta più vivide, sangue, paura, gli occhi di sua sorella fissi sui suoi, morte.
Urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, mettendosi seduta, stava sudando, il respiro era veloce, le mancava l'aria. Si guardò le mani, si toccò il viso madido di sudore "Sono viva?!" si chiese incredula. Sèlene era riuscita a fermarsi in tempo e questo la sollevò. Chiuse gli occhi tornando a coricarsi sul letto posando la testa sul morbido cuscino.
Si trovava in una stanza che non aveva mai visto prima. Il caminetto era accesso per riscaldare il vano e illuminarlo dolcemente, l'arredamento sembrava quello del castello del re, simile a Chatel-Argent ma molto più prezioso e costoso. Le imposte erano chiuse e Cassandra non poté dire con precisione in quale momento della giornata si fosse risvegliata, ne quando. Di tanto in tanto qualcuno passava davanti alla porta della stanza, finché non entrò lentamente Noelle accompagnata da Nicolas che in mano teneva un mazzo di fiori. << Fa silenzio, non dobbiamo disturbarla >> mormorò la giovane al fratello mentre chiudeva la porta.
<< Noelle? Nicolas? >> disse lei piano voltandosi leggermente verso la porta. Dolorante si mise seduta poggiando la schiena alla spalliera del letto.
La giovane Sancerre le sorrise raggiante ma non fece in tempo a rispondere che Cassandra subito le domandò << Posso chiederti l'immenso favore di aprire un po' le finestre? Mi manca l'aria >>.
Una volta che lei obbedì, l’altra chiuse istintivamente gli occhi accecata da quella luce improvvisa. Lentamente li riaprì sbattendoli più volte, guardò i gemelli e notando i fiori che Nicolas teneva in mano non poté fare a meno di rivolgergli un tenero sorriso stanco.
Lui timidamente si avvicinò porgendoglieli.
<< Siamo felici che ti sia svegliata, siamo stati tutti in pensiero- disse Noelle sedendosi nel bordo del letto- A turno venivamo qui a farti visita, hai dormito per tre giorni >>.
Cassandra allungò le mani verso quelle di Nicolas, si portò i fiori sotto il naso assaporando il loro dolce profumo. << Non dovevate disturbarvi così tanto >> disse spostando lo sguardo su entrambi << Sèlene, lei...lei come sta? >> chiese visibilmente preoccupata.
<< Lei sta bene ma è terribilmente in pena per te, ora togliamo il disturbo e andiamo ad avvertirla >> rispose l'amica.
In quel momento entrò piano anche Michel, ma non appena vide gli amici e Cassandra sveglia sorrise e si chiuse la porta alle spalle. Anche lui aveva un mazzo di fiori, ma decisamente più bello e romantico di quello di Nicolas, tanto da far vergognare quest'ultimo. << Bentornata tra noi, Cassandra >> le disse avvicinandosi.
Lei di tutta risposta non riuscì a controllare il suo cuore mortalmente ferito. Gli rivolse uno sguardo deluso e inviperito << Vi ringrazio per il pensiero monsieur, non dovevate disturbarvi, sono molto belli ma trovo che siano più adatti alla vostra amata Célèste >> disse con una nota di irritazione allungando le piccole mani verso il mazzo che lui le porgeva.
Tra loro calò il gelo, Cassandra non lo guardava, anzi sembrava lo rifiutasse.
Nicolas, intimidito dalla tensione, lanciò un'occhiata alla sorella indicando la porta con il capo, questa comprese e disse << Bene, andiamo da Sèlene. Io e mio fratello togliamo il disturbo >>. E così fecero, dileguandosi piuttosto di fretta.
Michel li seguì con lo sguardo finché non scomparvero dietro la porta, poi tornò su Cassandra perplesso dal suo atteggiamento così diverso e restio << Qualcosa non va, madame? >> le chiese rimanendo fermo nello stesso punto, a debita distanza.
<< Non c'è nulla che non vada, monsieur, solo non vorrei portarvi via del tempo prezioso che potete passare con la vostra dolce promessa >> disse rimarcando il concetto mentre si sporgeva di poco per sistemare i fiori sul comodino accanto a lei. Era irritata, gelosa, triste, sofferente, si era illusa e lui con i suoi modi gentili e premurosi aveva alimentato le sue illusioni. Tornò seduta guardando un punto indefinito tra le coperte.
Lui dal canto suo la sentiva distante e ciò non gli piacque affatto. Sentì un piccolo vuoto dentro che prima non percepiva, si sarebbe voluto avvicinare per recuperarlo ma si rese conto che la ragazza provava qualcosa di profondo per lui e lui, forse, lo stesso. Si era comportato sempre bene con lei cercando di farla stare tranquilla e farla sentire a casa in un luogo sconosciuto e troppo pericoloso per una fanciulla così fragile, ma questo suo atteggiamento premuroso era stato scambiato per amore e lui non seppe nemmeno più se quello potesse essere davvero ciò che aveva sempre creduto di fare, ovvero un normale comportamento da gentiluomo, oppure interesse di un altro tipo.
<< Tolgo il disturbo anche io. Spero possiate riprendere presto la vita quotidiana con tutti noi >> detto questo uscì dalla stanza.
Cassandra scoppiò in lacrime non appena udì la porta richiudersi, le aveva trattenute per tutta la durata del loro colloquio. Era viva, ma avrebbe preferito morire pur di tornare in quella orribile realtà. Non le importava se Michel stesse udendo i suoi singhiozzi, anzi lo sperava, in modo da fargli comprendere quanto era stato crudele con lei. Si addormentò senza accorgersene.
Sèlene entrò piano nella stanza, la guardò dormire << Perdonami per quello che ti ho fatto, farò in modo che tu possa vivere felice senza di me >> sussurrò, accarezzandole i capelli. Aveva già preparato le sue cose da giorni ormai. Prese carta, calamo e piuma e vergò delle parole con rapidità, in ultimo si firmò, richiuse la lettera posandola sul tavolo davanti al letto. La guardò ancora e ancora prima di imboccare la porta e uscire. Si calò il cappuccio sul viso e si diresse veloce verso l'uscita. "È l'unico modo che ho per proteggerla e per proteggere tutti gli altri" si disse cercando di infondersi coraggio. Superò il portone principale, i giardini poi il secondo portone e infine fu fuori.

Cassandra si svegliò che la notte era già calata sul palazzo. Si mise seduta strofinandosi gli occhi con le mani. Scostò le coperte e si alzò, dovette poggiare una mano sul muro per sorreggersi e contrastare il forte capogiro. Tornò padrona di se, fece qualche passo per verificare che le sue gambe fossero in grado di sorreggerla. Si avvicinò al tavolo, il piccolo foglio ripiegato attirò la sua attenzione, lo aprì e fece scorrere la vista sulle parole.
"Mio dolce cuore di panna,
Non sono brava con le parole e nemmeno con le dimostrazioni d'affetto, ora che ci penso non sono brava in niente. Ti scrivo queste parole per dirti che ti amo più della mia stessa vita e non riesco a convivere con il fatto di averti ferita così in profondità. Vado via, non so dove ma andrò lontano, con la speranza di poterti dare una vita normale. Loro mi troveranno e, se tutto andrà come penso, non opporrò resistenza, così forse ti lasceranno libera di vivere la tua vita.
Tua Sèlene"
Si sedette di peso sulla sedia li accanto, rilesse più volte la lettera, il cuore le faceva male, non poteva vivere senza di lei, non poteva. Era tutto ciò che aveva, loro erano una famiglia. Strinse forte il pezzo di carta tra le mani convulsamente, si alzò rapida e per quanto le fosse concesso si vestì e preparò i poveri bagagli. "Moriremo insieme" si disse.
Uscì dalla stanza di corsa facendo spaventare le serve che stavano camminando in quello stesso corridoio. Scese giù nel salone, il mantello calato sul viso. Andava alla ricerca di Noelle, voleva salutarla prima di non rivederla mia più.
La giovane Sancerre stava andando in quel momento alla festa che si teneva nella grande sala che fortunatamente non era stata intaccata dal fuoco.
Dopo l'incendio erano partite tempestivamente le indagini per la ricerca del colpevole, tenendo occupati per la maggior parte del tempo i feudatari maggiori di Francia. Il re alla fine aveva deciso che per allentare la tensione di quei giorni, la festa per la nascita del principe sarebbe dovuta continuare.
<< Cassandra, sei tu? >> chiese la giovane vedendola arrivare.
Lei le fece segno di avvicinarsi, stava nascosta dietro alcune colonne e quando la ragazzina le fu abbastanza vicino, Cassandra l'abbracciò con forza e disse al suo orecchio << Sto andando via, Sèlene è scappata chissà quando e ho paura che possa essere finita nei guai, non credo ritorneremo, volevo solo dirti che ti voglio bene e che sei la mia unica amica >> si sciolse dall'abbraccio guardandola dritta negli occhi con i suoi, lucidi e commossi.
Noelle la guardava sconvolta << No!- esclamò- Non puoi! È troppo pericoloso! Aspetta che finisca la riunione tra Sua Maestà e i conti, dirai tutto a loro! >> l'afferrò disperata per le spalle << Da sola non puoi far nulla, inoltre sei ancora debole! >> si guardò intorno in cerca d'aiuto.
<< No!- fu lei questa volta a dirlo, i suoi lineamenti teneri comunicavano decisione e una forza mai vista prima- Lei è tutto ciò che ho, lei è la mia famiglia, siamo sole al mondo, non abbiamo più nessuno, capisci perché devo andare? Se aspetto ancora potrebbe essere troppo tardi! >> disse lei afferrandola a sua volta per le spalle. << Abbi cura di te >> aggiunse infine sciogliendosi dalla stretta e correndo via per uscire dal castello.
In quel momento vide Michel di spalle intento a danzare con Célèste. Assieme erano davvero belli e i loro abiti abbinati li facevano sembrare la coppia perfetta, lui vestito di nero con dei particolari di un blu intenso, lei con un abito prevalentemente blu e delle preziose rifiniture nere.
Cassandra si soffermò su di loro, interrompendo la sua fuga, li osservò a lungo. "Perfetti" pensò con amarezza, i suoi occhi si spostarono su Michel, il suo sorriso più radioso era dedicato esclusivamente a lei, deglutì e si inumidì appena le labbra con la lingua sentendole improvvisamente secche a quella vista. "Sei stato una perfetta illusione” si disse ancora, accettando quella situazione che la consumava nel profondo. Sistemò il bagaglio sulle spalle e riprese il suo cammino con passo più veloce per allontanarsi da lui e dal suo amore il prima possibile, ricacciando indietro le lacrime che pizzicavano gli occhi.
Noelle si fece prendere dal panico, si guardò intorno ma nessuno dei conti era presente a causa della riunione che il re aveva indetto il giorno prima.
In quel momento uscì Marc dalla sala in cui l'inchiesta ormai procedeva da ore, la contessina gli corse contro prendendolo in disparte in maniera decisamente poco elegante.
<< Cassandra e Sèlene sono scappate! >>.
<< Cosa?- rispose lui con uno stupore al limite dello shock- Quando è successo? >>.
<< Cassandra poco fa, Sèlene molto prima di lei perché vuole salvare la vita alla sorella minore! E lei l'ha seguita! >>.
"Stupide, si faranno ammazzare" pensò Marc in un moto rabbioso, strinse pugni e denti facendo saettare lo sguardo sui presenti, volevano cacciarsi nei guai per una colpa non loro e Sèlene stava trascinando con se anche Cassandra. Ma era certo ormai, avrebbe trascinato anche lui. Sarebbe andato a cercarle.
Si mosse verso il corridoio che portava alle stanze con Noelle che gli trottava dietro e che stentava a tenere il passo.
<< Cosa facciamo? >> chiese lei.
<< Tu nulla, io vado a cercarle e a riportarle indietro >>.
<< Ma non puoi andare da solo! >>.
<< Andare dove? >> chiese Nicolas comparso dietro di loro dopo, li aveva seguiti percependo che qualcosa stesse andando storto.
<< Le sorelle son scappate e Marc sta andando a riprenderle! >> rispose lei.
<< Non puoi andare da solo! Vengo con te, questa non me la posso perdere >> era eccitato, erano passati due anni dalla sua prima avventura e il sangue dei Sancerre, appresa la notizia, iniziò a ribollire nelle vene infervorandolo e la conferma data da Marc non fece altro che caricarlo ulteriormente.
<< D'accordo- disse infatti il giovane Falco- Ma cerca di controllarti ed obbedire >>.
Marc si cambiò indossando abiti più comodi, mise sulle spalle il mantello e allacciò la spada alla cintura. Lo stesso fece Nicolas nella propria camera.
Intanto Michel, dopo aver terminato di ballare con Célèste e averla lasciata a nobildonne sue amiche, andò a cercare suo fratello e il giovane Sancerre per proporre loro di fare un giro nei torrioni insieme a Laurent De Bar e altri compagni d’arme, aveva bisogno di prendere aria anche a causa del troppo vino ingerito.
Dopo aver setacciato la sala e l'esterno si decise a tornare dentro, li vide i due coperti dal mantello seguiti da Noelle.
<< Dove andate ragazzi? >> chiese incuriosito dall'abbigliamento comodo e le spade che era riuscito a scorgere sotto i mantelli, ma soprattutto dalle facce torve.
Un volta che Noelle spiegò tutto anche a lui, Michel riempì il petto d'orgoglio << Più siamo, meglio sarà! Verrò anche io ma dobbiamo avvertire il re, nostro padre e il conte de Sancerre >> il solo pensiero di Cassandra da sola, al freddo ed esposta a mille pericoli lo fece star male.
<< In questo momento non possiamo disturbarli- disse Marc- Ero con loro alla riunione e ne avranno davvero per molto tempo, non possiamo aspettare tanto >>.
<< Sarò io a spiegare la situazione una volta terminato- rispose Noelle- Ora andate o rischierete di far tardi >>.
Si diedero appuntamento alle scuderie e Michel corse nella sua stanza cambiandosi d'abito e preparando il necessario in fretta e furia, indossò il mantello e si diresse al punto d'incontro. Il suo cavallo era già stato nutrito da Nicolas e sellato da Marc, Noelle aveva portato loro qualche provvista, presa di nascosto dalla gigantesca dispensa del re.
Una volta pronti uscirono, il freddo era pungente ma la loro fretta li distraeva dalla temperatura. Superarono le mura senza troppi intoppi nonostante stesse per scattare il coprifuoco, liberi di farlo in quanto nobili e guidati dal giovane Falco, il cavaliere del re.

Luigi IX, che mostrava maestosità già a prima vista nonostante fosse un semplice coetaneo di Marc, uscì per primo dalla sala in cui fino a quel momento si era svolta la riunione tra il regnante e i conti per procedere con le indagini sull'incendio al castello.
Noelle aveva avvertito la madre e Isabeau su quanto accaduto due ore prima: Marc, Michel e Nicolas erano partiti a cercare Cassandra e Sèlene.
Non appena dalla sala uscirono anche Ian ed Etienne, le tre si precipitarono da loro cercando però di non sembrare troppo allarmate per evitare di attirare eccessiva attenzione su di sé. Li portarono in disparte e una volta accertatesi della tranquillità del luogo, presero a raccontare la vicenda con i particolari che Noelle di tanto in tanto aggiungeva, come per specificare la gravità della situazione e l'apprensione nei confronti dei tre ragazzi e delle due fuggitive.
Ian aveva prestato attenzione durante tutto il racconto ma la punta del piede che faceva battere ritmicamente tradiva la calma che anche lui avrebbe voluto mostrare per non destare sospetti. << Non appena sarà possibile andremo a cercarli >> disse all’amico accanto a sé.
Etienne invece era palesemente fiero dei giovani Ponthieu e del figlio tanto che, contrariato ma sorridente, rispose << Jean ti preoccupi troppo, ormai sono uomini e devono farsi le ossa per poter prendere il nostro posto quando saremo abbastanza rimbecilliti da non ricordarci nemmeno il nostro nome e da non reggerci in piedi! >>.
<< Etienne ha ragione Jean, sicuramente avranno già trovato Cassandra e in ogni caso sono guidati da Marc e con lui sono più che al sicuro >> disse Donna seria toccando un braccio del marito. "Che Dio li aiuti e vegli su di loro" pensò però tra se.
Etienne rimase sbalordito, Ian e la moglie quasi quanto lui. Donna gli aveva appena dato ragione e ciò, oltre a non capitare praticamente mai, gli riempì il petto d'orgoglio.
<< Concordo con loro due, hanno bisogno di fare esperienza. Spero solo non finiscano per cacciarsi definitivamente nei guai >> disse Isabeau, preoccupata, con una mano sulla guancia.
Ian sospirò, avevano ragione tutti e tre e lui poteva solo ammettere a sé stesso di essere stato apprensivo e per certi versi di non essere ancora entrato totalmente nella mentalità di un padre medievale. Ormai i suoi figli e Nicolas erano uomini per quell'epoca e doveva trattarli come tali.
<< D'accordo >> rispose dopo quel breve momento di riflessione, “Manderò solo una spia per accertarmi della loro situazione. Spero solo riesca a trovarli”.
Detto questo, Ian si avviò nei torrioni in cui era certo di trovare il suo sottoposto, aguzzò la vista cercandolo anche da lontano. << Karl! >> esclamò nel vederlo. << Ho bisogno del tuo aiuto, dovresti andare a cercare i miei figli e Nicolas De Sancerre in qualità di spia. Vorrei seguissi le loro mosse per intervenire solo nel momento di estremo bisogno, posso contare su di te? >> gli chiese camminando verso di lui.
Un uomo dalla corporatura pari a quella di una montagna, carnagione tipicamente mediterranea e lunghi capelli neri legati in una stretta treccia si voltò nella sua direzione e gli andò incontro
<< Mio signore permettetemi di consigliarvi qualcuno di più adatto su cui ripongo la mia totale fiducia >> disse l'uomo guardando il suo signore dritto negli occhi dopo averlo salutato con deferenza << Me lo permettete? >> aggiunse poi.
<< Sai che ripongo parecchia fiducia in te, Karl. L'importante è che costui porti a termine la missione senza mai farsi notare. Attendo tue notizie >>, detto ciò tornò indietro non prima di aver accennato col capo chino degli umili ringraziamenti. Si fidava davvero di quell'uomo, lo conosceva da meno di un decennio ma si era subito rivelato un soldato valoroso e dall'innata predisposizione per la strategia militare.
Karl annuì e si chinò in segno di rispetto e profonda gratitudine per le parole del suo signore. Si congedò dirigendosi verso gli alloggi delle serve. Entrò senza bussare o attendere una qualsiasi risposta, si guardò intorno, una camera povera e fredda, dentro apparentemente non sembrava esserci nessuno.
<< Bonjour!- una voce impastata e vivace gli arrivò alle orecchie- Ugisberta è assente in questo momento >> disse una donna sdraiata su una delle brande attaccate alle pareti.
L’uomo sorrise compiaciuto, ecco la serva che gli interessava << Avrò modo di incontrarla più tardi, ma non so perché immaginavo di trovarti qui a poltrire. Avanti alzati, ho un compito per te >> la ammonì lui lanciandole un cuscino addosso.
<< Vacci piano Karl, prima dimmi di che si tratta poi vedrò se accettare o meno, lo sai che i miei servigi costano caro >> disse quest'ultima continuando a stare coricata ignorando il cuscino e mangiando una morbida focaccina.
<< Si tratta del Falco, vuole che qualcuno vada a cercare i suoi figli e il figlio di Sancerre, penso che si siano dati all'avventura insieme a quelle due >> concluse infine.
Detto fatto, la curiosità della ragazza scattò, si alzò in piedi e disse << Benissimo andrò a cercarli >>.
<< Il conte ha anche detto che non devi farti vedere >> rispose Karl appoggiato al muro con le braccia conserte.
<< E tu da quando hai questi dubbi? Sai benissimo che non mi ha mai visto nessuno >> rispose lei togliendosi l'abito di copertura e sfoggiando un completo di cuoio nero come la notte. La sua figura non si sarebbe notata di certo. Non tanto alta, capelli neri come la pece, fisico allenato, addome piatto, gambe muscolose, segno di numerosi allenamenti. Aprì il povero armadio che era stato affidato a lei e alle sue compagne e da un doppio scomparto tirò fuori un rotolo di pelle contenente una serie di coltelli di mille dimensioni diverse, a lama grossa, fine, ricurva, smussata, seghettata e di altro tipo, dardi avvelenati e non, lacci per soffocare e molte altre armi di uso comune per un sicario esperto.
Una volta pronta mise il mantello sulle spalle e si levò un panno nero fino a coprire il naso, lasciando solo gli occhi bene in vista << Sarò di ritorno prima dei ragazzi >> disse prima di uscire rapida dalla porta.
Karl sorrise ancora soddisfatto e si affrettò per uscire dalla stanza tornando ai suoi doveri come se nulla fosse accaduto.

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Capitolo 9
*** Capitolo VIII ***


Capitolo VIII
 

Precedentemente la sorella, poi lei. Non potevano lasciarsele scappare.
Prima di uscire dalla città i tre si fermarono per chiedere conferma a qualche paesano e si, due persone minute con i cappucci calati sul volto erano uscite da Parigi in momenti distanti l’una dall’altra. Correvano, ma forse non era ancora troppo tardi per recuperare la più piccola.
Una volta fuori dalle mura cercarono delle tracce che fortunatamente la nevicata improvvisa non aveva ancora del tutto cancellato, portavano alla foresta. Spingendo i cavalli al galoppo l'avrebbero trovata subito.
Non ci misero molto ad intravedere l'esile figura di Cassandra, nonostante il poco lasso di tempo si era allontanata con una certa velocità e si stava dirigendo proprio in quella selva che al buio pareva essere inquieta.
Anche lei seguiva delle invisibili tracce quando sentì dei cavalli avvicinarsi e timorosa si diede alla fuga. Corse più veloce che poté, si infilò nel bosco sperando non si addentrassero per seguirla. Si appoggiò ad un albero in preda al panico, il fiato le mancava per il forte sforzo e un dolore lancinante al fianco la fece accasciare a terra stroncandole ogni forza rimastale, non aveva avuto abbastanza tempo per riprendersi del tutto dall'ultima brutta esperienza avuta a causa della sorella.
Il rumore di zoccoli in quel momento si unì al battito veloce e nervoso del suo cuore.
<< Cassandra! Cassandra sono Michel! >> gridò il giovane sul cavallo che rimaneva sulla destra.
Lei alzò di scatto il capo riconoscendo quella voce, si voltò di poco per scorgere oltre gli alberi i tre cavalli, poggiò la schiena sul tronco che l'aveva sorretta. La paura era sparita, ma una nuova angoscia si impossessò di lei. Tutto quello che aveva cercato di fare era di evitarlo una volta per tutte e adesso avrebbe dovuto parlarci per chissà quanto tempo. << Cosa siete venuti a fare qui? >> si limitò a chiedere lei non appena i tre ragazzi si furono avvicinati.
<< Siamo venuti a salvare te e tua sorella >> rispose Nicolas. Questo si era sempre tenuto a debita distanza da Cassandra e Sèlene ma quell'esperienza non se la sarebbe persa per nulla al mondo, un'avventura che sperava potesse dargli emozioni forti.
Michel saltò giù da cavallo e la raggiunse afferrandola per le spalle << Stai bene? >> le chiese, ma senza attendere risposta la sollevò tra le braccia per poi issarla sul destriero.
Lei non seppe cosa dire o fare, se non guardare i ragazzi che erano venuti in suo soccorso, apprensiva. << Vi ringrazio monsieur ma posso camminare, il bosco è fitto e fra poco dovremmo continuare a piedi >> disse lei rivolta principalmente a Michel, cercando di mantenere alto il muro che si era creato tra loro.
Lui sospirò tra se, aveva illuso una giovane senza volerlo, solo con i suoi modi gentili. << Finché sarà possibile userete il cavallo, avete bisogno di molto riposo >>.
<< Sapete dove è andata vostra sorella? >> chiese poi Marc, intimando a Michel con lo sguardo di rimontare a cavallo.
<< No, ancora non lo so con certezza- rispose lei voltandosi verso Marc- In ogni caso non possiamo restare esposti per molto, dobbiamo trovare un posto dove passare la notte e non ci rimane più molto tempo >> si strinse nel mantello rabbrividendo a quelle parole.
Procedettero fino a quando il bosco consentì loro la traversata a cavallo.
Cassandra si affrettò a scendere ignorando l'aiuto di Michel, riportò il cappuccio sulle spalle, si guardò intorno alla ricerca di qualcosa. "Non ho altra scelta" si disse e senza preoccuparsi ulteriormente delle conseguenze aprì la mano e una leggera fiammella azzurra si gonfiò nel suo palmo prendendo le sembianze di una pallina di fuoco grande quanto una mela. Sussurrò qualcosa verso la creatura per poi lasciarla andare, quella fluttuò in aria per qualche secondo e poi decisa si avviò per la sua strada. Cassandra si voltò verso i suoi compagni << Dobbiamo seguirla, lei ci condurrà in un posto sicuro qui nel bosco, così potremmo riposare senza problemi >> disse incamminandosi per prima.
I tre rimasero li impalati a guardare ora la ragazza, ora la fiammella azzurra che si allontanava. Michel si fece il segno della croce e gli altri due lo imitarono senza pensarci due volte.
<< Lo dicevo io che sono delle streghe calzate e vestite! >> disse Nicolas deciso rompendo il silenzio per poi avviarsi nella direzione della giovane, portando con sé il cavallo tenuto per le briglie.
Marc ricordò l'aspetto di Sèlene, le sue braccia, il suo volto, ricordò le sue parole ed iniziò a pensare che effettivamente Nicolas potesse avere ragione. Cassandra, stando a ciò che la sorella maggiore aveva confessato, aveva rischiato di morire a causa di una perdita di controllo. Lei, al contrario, ancora non aveva dato dimostrazione di crudeltà e temeva non ci sarebbe voluto ancora molto.
Il giovane si mosse dopo Michel che teneva d'occhio la ragazzina, aveva deciso, le avrebbe chiesto spiegazioni.
Dopo una mezz'ora di cammino arrivarono in uno spiazzo, la pallina di fuoco galleggiò ancora pigra nell'aria per poi raggiungere la sua padrona scomparendo dentro il palmo della sua mano.
<< Possiamo accamparci qui stanotte, è sicuro e protetto >> affermò lei andando a poggiare il suo sacco ai piedi di un grande albero. Questi erano disposti in cerchio intorno ai ragazzi e i rami robusti ed alti coprivano loro le teste con una cascata di foglie.
Cassandra si sedette vicino al suo bagaglio in silenzio senza guardare direttamente nessuno dei tre.
Marc si apprestò ad accendere il fuoco al centro di quella sorta di sistema di fortificazione naturale, guardava Cassandra di sottecchi e notò subito che il fratello faceva lo stesso, fino a quando non decise di alzarsi e sedersi davanti a lei, porgendole della carne secca e del formaggio aromatizzato alle erbe. << Non credevo avessero ragione le serve quando parlavano della vostra natura magica >> le disse piano, per evitare che gli altri due sentissero.
Lei sollevò lo sguardo su di lui, titubante allungò una mano accettando quello che le offriva. Si portò un pezzo di carne alla bocca masticandolo lentamente, non rispose alle sue parole, effettivamente non sapeva cosa dirgli oltre ad un << Grazie >> appena sussurrato, riferito al cibo.
Lui rispose con un cenno del capo e un sorriso titubante. << Siamo i soli a sapere della vostra natura? Quale è la verità, Cassandra? >> le chiese timidamente addentando il formaggio e sistemandosi meglio sull’erba.
Lei continuò a mangiare in silenzio poi si fece coraggio e disse << Si siete gli unici insieme a vostro padre, vostra madre, dama de Sancerre e Noelle, ma non comprendo di quale verità parliate >> lo guardò scostandosi di poco il cappuccio dal viso.
<< Voi siete giunte sin qui dall'Irlanda solo per mia sorella? O c'è dell'altro? >> le domandò avvicinandosi di poco, si sporse impercettibilmente inclinando il capo di lato per cercare guardarla in viso.
<< Siamo giunte nel vostro feudo per puro caso, siamo delle normali contadine, ci stavano inseguendo e ci siamo nascoste all'interno delle mura della bassa corte con la speranza che non ci seguissero. La figlia di un'anziana, che ci ospitò la notte del nostro arrivo, ci denunciò per stregoneria la mattina dopo, ovviamente dopo aver frugato nei nostri bagagli e notando le ampolle con le erbe che ci portiamo dietro da quando siamo partite. Vostro padre ci ha ascoltate e ha deciso di proteggerci, ancora non so perché e così c'ha dato una copertura, ma invece quegli uomini sono riusciti ad intrufolarsi dentro il castello e ci avrebbero ucciso se Sèlene non l'avesse fatto con loro per prima >> disse lei tutto d'un fiato per poi riprendere a mangiare.
Lui annuí tornando alla posizione originaria e abbassando lo sguardo << Nostro padre a volte sembra avere dei segreti molto grandi che condivide solo con nostra madre e ogni volta che essi riaffiorano dai ricordi lui diventa cupo. Era esattamente così quando siete arrivate voi, immagino che vi abbia salvate e protette per questo motivo. Credo trovi qualcosa in comune tra la sua e la vostra esistenza. Nessuno pensa siate cattive persone- sollevò nuovamente lo sguardo su di lei- Soprattutto per quanto riguarda te, si vede che sei una creatura pura >> Michel arrossì all'istante, le aveva dato istintivamente del tu e nonostante tutto la cosa non gli dispiacque, lo fece anzi sentire più vicino a lei.
Di tutta risposta Cassandra annuí, poco convinta dalle sue parole. Lo squarcio che aveva sul cuore era davvero troppo doloroso. << Vi ringrazio per le vostre parole monsieur, siete sempre stato buono e gentile con me. Tuttavia ho da rimproverarvi una cosa- lo fissò con intensità penetrandolo fino all'anima- Avrei gradito sapere per tempo che voi siete di un'altra donna, sarebbe stato più semplice per me >> concluse senza smettere di guardarlo. Soffriva terribilmente e glielo si leggeva in faccia.
Lui annuí << Si, hai ragione, mi rendo conto di aver agito scioccamente- rispose- Non mi sono accorto del sentimento che nutrivi per me e ti avrei comunque dovuta tenere a distanza, nonostante il mio temperamento e il mio carattere siano questi con chiunque, nessuno escluso >>. "Perché proprio con lei doveva capitare?", pensò Michel, dopotutto non era colpa sua se la ragazza era stata ingenua e lui, dal canto suo, non aveva fatto nulla per farle credere di essere interessato. O forse lei l'aveva colpito sin dal primo istante e lui non l'aveva voluto ammettere? La situazione si complicava.
Lei rimase a fissarlo per poi distogliere lo sguardo e puntarlo sullo sfondo alla sua sinistra, asciugandosi velocemente una lacrima capricciosa. << Mi dispiace, ma questo accade quando nessuno ti da affetto e non appena trovi una persona buona e gentile ti viene difficile non legarti ad essa, desiderando di averla tutta per te. Non ho mai conosciuto il calore di mia madre perché ci lasciò quando ero molto piccola, mio padre a casa non c'era mai perché lavorava lontano e rientrava ogni tanto e ora che è morto rimpiango ogni singolo momento che non ho potuto passare con lui- fece un respiro profondo, le lacrime erano diventate incontrollabili- Speravo di poter vivere tranquilla e condurre una nuova vita in questa terra straniera, non pretendevo di vivere normalmente ma almeno in pace. Invece non ho trovato che dolore e rifiuto >> chiuse gli occhi lasciandosi andare a quell'enorme tristezza.
Lui non poté più resistere, doveva abbracciarla e così fece, stringendola al petto. << Finché sarò in vita nessuno ti farà del male >> quelle parole gli uscirono spontanee seguendo il corso dei pensieri, il cuore prese a battergli forte nel petto e lei poté percepirlo.
Marc, dopo quella scena, non ebbe il cuore di disturbarli, voleva potessero mangiare tutti e quattro assieme attorno al fuoco ma preferì lasciarli a quella conversazione intima.
Cassandra fu spiazzata da quel gesto, restò con gli occhi sbarrati e le mani bloccate a mezz'aria. Percepiva il suo cuore, il suo calore e il suo profumo. Chiuse gli occhi, posò le mani sulla sua schiena per qualche secondo poi lentamente lo allontanò << Fa male. Per favore....per favore...non è giusto >> disse con voce flebile e roca.
Lui volle baciarla e stringerla ancora tra le sue braccia ma si rese conto di non potere, non in quel momento. Doveva riconquistare la sua fiducia ma non sapeva come, sapeva ci sarebbe voluto molto tempo ma doveva riuscirci, nonostante il timore che lei potesse allontanarsi ancora si faceva più forte.
<< Voi due colombelli, venite a mangiare insieme a noi! >> disse a quel punto Nicolas, nauseato da quella cornice.
Cassandra spostò lo sguardo su Sancerre e Marc e senza farselo ripetere si alzò, con passo leggero si sedette tra loro due davanti al fuoco << Domani mattina cercherò di rintracciare mia sorella in modo da poterla trovare e raggiungere in breve tempo, il solo pensiero che ora lei sia da sola chissà dove mi angoscia >> disse guardando Marc.
<< Angoscia tutti >> le rispose lui ricambiando il suo sguardo.
<< A me no, sono cavoli suoi se si caccia nei guai- sbottò Nicolas guardando Cassandra- Senza offesa >>.
<< Non sia mai che tu pensi una volta a ciò che dici! >> lo rimproverò Michel.
<< Prima di dormire metterò in ulteriore sicurezza la zona, così ognuno di noi potrà dormire tranquillo >> concluse lei troncando la conversazione.
I ragazzi prepararono i loro giacigli per la notte mentre Cassandra, alzandosi in piedi aveva preso a passeggiare per un poco percorrendo il perimetro di quello spiazzo protetto. Dopo qualche attimo alzò le mani chiuse gli occhi ed evocò una barriera di cristallo trasparente che avvolse tutta la zona. << Vi auguro una buona notte>> disse poi rivolta ai ragazzi e si avvicinò nel giaciglio che aveva scelto accoccolandosi tra le radici dell'albero stringendosi nel mantello. Rannicchiata in quel modo aveva le stesse dimensioni del suo bagaglio.
Nicolas si mise dalla parte opposta rispetto alla ragazza, Marc accanto al fuoco e Michel tra questo e la postazione di Cassandra girato verso di lei per tenerla d'occhio, timoroso potesse accaderle qualcosa nonostante la resistente protezione magica a cui lei aveva dato vita.
Dopo quella creazione i tre erano rimasti ancora più turbati ma Michel aveva cercato di mantenere il sangue freddo e vedere Cassandra per ciò che realmente era, non una strega malvagia ma una buona, fragile e dal cuore immenso.

Al suo risveglio Cassandra si ritrovò accanto al fuoco, Marc era già sveglio e pronto a ripartire mentre gli altri due ancora dormivano.
Lei sbatté più volte le palpebre per abituarsi alla luce. Si alzò domandandosi come avesse fatto ad allontanarsi così tanto dalla sua postazione durante il sonno. << Buongiorno >> disse ancora assonnata rivolta a Marc già in piedi, aprì il suo bagaglio togliendo fuori un vestito, lo stesso che indossava il giorno della sua partenza. << So che c'è un lago qui vicino, andrò a fare un bagno ma non ci metterò molto, ho bisogno di rinfrescare la mente perciò non lasciatemi qui >> aggiunse con un sorriso mentre si dirigeva nella direzione che le occorreva.
Non appena fu sparita tra gli alberi, Marc lanciò un sassolino a Michel centrandolo in testa. << Hey, la tua bella è andata a fare un bagno, vuoi approfittare della situazione, si o no? >> gli disse in tono canzonatorio non appena il fratello ebbe sollevato il capo per la sorpresa.
<< Sei un cafone Marc, non smetterò mai di dirtelo. Sveglia Nicolas! >> disse Michel infastidito.
<< Sancerre, hai russato tutta la notte >> lo rimproverò Marc.
<< Ho dormito male >> rispose il giovane con la bocca impastata, già sveglio.
Riuscirono a prepararsi e fare colazione prima che Cassandra tornasse.
Questa rientrò quando ormai i giovani avevano ultimato il loro pasto. Si chinò sulle ginocchia, i capelli bagnati le inumidivano la stoffa, piegò il vestito vecchio infilandolo nuovamente dentro la sacca e si alzò guardando i ragazzi. << Io sono pronta, appena siete disponibili possiamo ripartire >> disse rivolgendo loro un caloroso sorriso.
Tutti e tre si alzarono prendendo i cavalli, Marc le porse del cibo involto in un panno bianco << Non bisogna mai saltare il primo pasto della giornata >>.
<< Da che parte andiamo adesso? >> chiese Nicolas dopo aver bevuto un sorso di vino dalla borraccia.
Lei gli sorrise di rimando prendendo il panno bianco, lo svolse e ne addentò timidamente il contenuto poi si voltò verso Nicolas e disse << Ora vi mostrerò la via >> ripiegò il panno conservandolo nella sacca. Raggiunse i resti del focolare, prese un ramo quasi totalmente bruciato e iniziò a tracciare dei segni nel terreno intorno a se. Una volta terminato il disegno del sigillo allungò le mani in avanti, i palmi uniti stando con la sinistra sotto e la destra sopra, chiuse gli occhi e iniziò a parlare in quella lingua sconosciuta. Gli alberi mossero le loro fronde come scossi dal vento e un lamento antico aleggiò nell'aria. Quando fu il momento aprì gli occhi divenuti completamente bianchi, insieme ad essi aprì le mani e una sottile striscia d'aria si condensò tra di esse proiettando un susseguirsi di immagini viste dall'alto per poi precipitare in un punto preciso.
Sèlene si stava muovendo verso nord ma non era sola, qualcuno la seguiva standole a debita distanza.
Cassandra si riscosse sentendosi prosciugata da tutte le forze recuperate durante il sonno, si asciugò con la manica del vestito il rivolo di sangue che le fuoriuscì dal naso e disse << Nord, dobbiamo andare a nord e dobbiamo fare in fretta >> si alzò raggiungendo nuovamente i ragazzi.
Nicolas avanzò per prima distanziando Cassandra, lo seguì Marc sempre più sconcertato da tutta quella magia e infine Michel. Quest'ultimo però si era avvicinato prima alla fanciulla porgendole un fazzoletto << Immagino che sia uno sforzo immane ciò che fai >> le disse, poi le prese il bagaglio appendendolo accanto al proprio sul cavallo.
Lei gli accennò un sorriso << Una magia come quella richiede molta concentrazione e una quantità d'energia altrettanto importante, io ho potuto mantenere il collegamento per poco tempo poiché non mi sono ancora del tutto ristabilita e tra la barriera e questo sono praticamente a secco >> rispose tamponandosi con il fazzoletto. Si guardò intorno non sapendo su quale cavallo salire.
<< Allora devi evitare di affaticarti, ti prego di salire sul mio destriero >> le rispose aiutandola, aveva soprattutto colto la palla al balzo vedendo la titubanza di lei nei confronti dei tre mezzi di trasporto.
Cassandra si fece issare sulla sella, si calò il cappuccio sul viso.
Dopo molte ore di camminata e il pranzo passato a cavallo, la ragazza intimò ai ragazzi di fermarsi. << Più avanti c'è un fiume e dovremmo attraversarlo quando gli animali saranno più in forze, perciò consiglio di accamparci qui >> disse poi, scendendo dalla groppa dell'animale e facendo vagare lo sguardo alla ricerca di uno spiazzo che potesse accoglierli.
Una volta trovato poco distante dalla rotta presso una grande e antica quercia, i quattro poggiarono i propri averi attorno a quello che sarebbe stato il punto per il falò che Marc si accingeva a preparare.
Nicolas guardò il cielo e disse << Tra non molto tramonterà il sole, io ho bisogno di un bagno perché stamane non ho fatto in tempo dato che la signora qui presente ci ha messo una vita! >>.
<< Ti sei svegliato tardi come al solito, se non fosse stato per Marc saremmo partiti senza di te >> rispose Michel infastidito dalla faccia tosta dell'amico, per aver incolpato ingiustamente la giovane.
<< Concordo con Michel ma anche con te- aggiunse Marc- Un bagno ti serve amico mio, il mio cavallo in confronto profuma di rose >> un sorriso da sbruffone fece capolino sul suo volto, mentre soddisfatto aggiungeva legna al fuoco che bruciava vigorosamente.
<< Spero tu non stia insinuando ciò che penso, Ponthieu! Questo è odore di uomo vero!- rispose Nicolas puntando il dito contro l'amico- Ma non mi sorprende che tu non lo conosca! >> era evidente stesse perdendo le staffe e Marc si divertiva nel vederlo così, la gente non scherzava quando diceva fosse la versione giovane di Etienne De Sancerre.
<< Non fate gli spacconi di fronte a una fanciulla, animali! >> li ammonì Michel, bloccando ogni tentativo di entrambi di continuare quella discussione insensata e infantile.
Cassandra non poté fare a meno di sorridere davanti ad una scena del genere e ringraziò mentalmente Marc per aver cominciato. << Andate tutti io preparo qualcosa da mangiare, così quando ritornerete potrete godere un po' di cibo caldo >> disse rivolgendo ai presenti un dolce sorriso. Così fece infatti, si prodigò a prendere delle provviste rubate dalle cucine e le mise sul fuoco.

I tre giunsero al fiume. Quel tratto era piuttosto tranquillo e libero da correnti e il rumore dell'acqua che scorreva placidamente era piuttosto rilassante.
Nonostante il freddo ci si tuffarono senza ripensamento alcuno, lasciando gli abiti in riva e rimanendo totalmente nudi. Dopo un breve nuotata decisero di uscire tornando sulla terraferma tramite un'insenatura rocciosa che facilitava l'uscita dall'acqua.
Marc allora colse l'occasione per informarsi sulla situazione sentimentale del fratello, quindi mentre si accingeva ad indossare nuovamente i pantaloni chiese di getto << Come va con Cassandra? >>.
Il respiro di Michel si bloccò prima poter rispondere dando così la possibilità a Nicolas di precederlo << Perché gli hai chiesto come va con Cassandra e non con Célèste? >> la curiosità l'aveva portato a rallentare ciò che stava facendo, osservando prima l'uno poi l'altro.
La risposta di Michel venne interrotta nuovamente, questa volta da quella del fratello << Devi sapere che il signorino qui presente prova qualcosa per la nostra dolce fattucchiera. Me ne parlò pochi giorni fa >>.
<< Michel! Il senno ti sta abbandonando?- sbottò il giovane Sancerre, scioccato- Sapendo di essere stato promesso a madame De Grandprè ti innamori di una strega inglese? >>.
<< Prima di tutto è irlandese. E comunque si, credo di provare qualcosa di profondo per lei- mise la camicia e poi il mantello, terminando di vestirsi- Quando osservo Célèste non sento lo stesso, Cassandra mi scalda il cuore quando mi guarda e la sua risata cristallina mi rende felice ogni volta che la sento, soprattutto quando son consapevole di essere stato io a farla ridere in quel modo >> arrossì visibilmente e se ne rese conto, per cercare di nasconderlo quindi calò il cappuccio sulla testa.
Nicolas alzò gli occhi al cielo e rispose laconico << Pregherò per te giovane Ponthieu, perché ne avrai bisogno non appena sarà libera di vivere la sua vita e vorrà la sua libertà lontana dalla sorella >>.
Michel sospirò pesantemente, non gli serviva affatto quella discussione e la cosa che lo infastidiva di più era di certo il fatto che fosse stato Marc ad aprirla, sapendo quanto fosse delicata per lui quella situazione. Sollevò il viso verso il fratello e sbottò << E a te come va con Sèlene, caro fratello? >>.
Marc perse il suo sorriso e Nicolas si voltò verso quest'ultimo per squadrarlo da testa a piedi con una smorfia di sdegno disegnata sulla bocca ed un'espressione sconvolta comunicata dagli occhi << Marc, avresti almeno potuto scegliere una signorina un tantino più femminile da corteggiare! >> gli disse.
<< Corteggiare? Oh, ma lui ha già approfondito la conoscenza in maniera impeccabile con quella fanciulla >> rispose Michel, prendendosi lui questa volta gioco del fratello.
Nicolas, ancora a torso nudo, aprì le braccia in cerca di spiegazioni da accogliere.
<< Credo di essere sulla stessa barca di Michel ma a differenza sua io non credo di poter più rimediare. Adesso torniamo da Cassandra >> Marc aveva dato una risposta secca alimentata dal senso di colpa, dalla rabbia e dalla preoccupazione che nutriva nei confronti di quella ragazza scapestrata e indomabile. La doveva salvare a tutti i costi.
Cassandra si era spostata per raccogliere altra legna e cercare qualche fungo da unire alla carne e alle patate, il vociare proveniente dalla riva del fiume l’aveva attirata e senza farlo del tutto intenzionalmente si era trovata ad ascoltare, nascosta, i discorsi dei tre futuri feudatari, distogliendo poi lo sguardo imbarazzata nel vederli seminudi.
La ragazza però era rimasta a bocca letteralmente aperta, le parole che aveva sentito pronunciare da Michel l'avevano sconcertata e avevano aumentato il suo senso di disagio nei suoi confronti. Si affrettò a tornare sui suoi passi precedendo i ragazzi per evitare di farsi trovare nei paraggi e risultare sconveniente e, probabilmente, anche maleducata.
Al loro ritorno i giovani la trovarono intenta a cucinare della carne con contorno di patate, funghi e alcune bacche succose.
<< Vi sentite meglio ora? >> chiese lei cercando di sembrare il più naturale possibile.
Tutti e tre si sedettero attorno al fuoco per finire di asciugarsi e scaldarsi.
Intanto Marc aveva annuito e Nicolas si era complimentato con lei per il delizioso profumo di quella cena che prometteva davvero bene.
Cassandra si sentì osservata da Michel ma quando se ne accorse, lui ormai aveva già distolto lo sguardo.
Il ragazzo, dopo aver parlato più o meno apertamente con gli amici, sentiva la mente più libera e le idee più chiare. Voleva riconquistarla, sperando non fosse troppo tardi.
Lei cercò di non mostrare il suo imbarazzo per aver origliato. "Sono comportamenti da Sèlene questi" si disse contrariata con se stessa. Si avvicinò noncurante alla postazione di Michel e disse allungandogli la borraccia e un po' di quello che aveva cucinato << Sarai affamato >> disse con un mezzo sorriso.
Lui annuí << Grazie Cassandra >> le rispose guardandola direttamente negli occhi.
<< Credo tu ci debba delle spiegazioni >> le disse però Marc serio.
Michel lo guardò storto per fargli comprendere che non era il momento adatto ma l'altro era irremovibile.
La ragazza annuí con un sospiro, si sistemò meglio nel suo posto, li osservò e disse << Sono a vostra disposizione per rispondere ad ogni domanda vorrete pormi >> era chiaramente a disagio, sperava di non dover mai affrontare quel discorso ma era giunto il momento e loro meritavano di sapere.
Marc e Nicolas le fecero domande sulle sue origini, sul motivo per il quale lei e la sorella fossero al castello e altre spicciole per sopprimere qualche altra piccola curiosità, ricevendo come risposta tutto ciò che Ian, Isabeau, Donna e Noelle già sapevano a insaputa dei giovani.
Date quelle notizie l'atmosfera si fece più tesa, conoscere tutta la verità era decisamente diverso dal vivere in mezzo ai dubbi.
Michel la guardava di sottecchi percependo il suo disagio, posò una mano su quella piccola e morbida di lei accarezzandone il dorso con il pollice, il suo sguardo valeva più di mille parole. Voleva tranquillizzarla e proteggerla dal suo stesso stato d'animo << Hai un animo gentile, sappi che nessuno di noi ti considera una minaccia >> le disse, "Soprattutto io" pensò.
La ragazzina sussultò nel sentire la mano calda e grande del giovane sulla sua, Michel si stava rendendo sempre più audace nei suoi confronti. Si voltò di poco verso di lui << È raro se non impossibile trovare persone buone come voi, ci avete accolto senza badare alle conseguenze. Come già spiegai ai vostri genitori, io non posso fare del male a nessun essere vivente, la mia natura me lo impedisce, posso curare, proteggere e tanto altro di affino, non dovete temere nulla da me >> disse guardando prima l’oggetto dei suoi sogni e del suo dolore e poi anche gli altri due.
Nicolas rise tra se, vedere Michel in quelle condizioni era esilarante, sapendo soprattutto quanto fosse ingenuo per non rendersi conto che tra loro non sarebbe stato possibile costruire un futuro: un nobile e una contadina, i loro genitori non gliel'avrebbero mai permesso.
Marc pensava alla stessa cosa ma a differenza del giovane Sancerre era preoccupato per il cuore del fratello e della ragazza.
Cassandra, una volta terminato il pasto, si alzò per erigere una nuova barriera e in seguito fare due passi, perdendosi nei suoi pensieri. Era rimasta colpita dal discorso di Michel e non avrebbe mai pensato che uno come lui potesse interessarsi ad una come lei. "Forse, magari, potremmo stare insieme" pensò, ma l'immagine di Célèste la travolse come una mandria impazzita, "Smettila! Non essere stupida, è solo confuso, non è me che vuole in realtà. E poi siamo di due ranghi diversi, lui è nobile e io non sono niente" si disse con rabbia mentre si tormentava le mani nervosamente.
Passarono la notte intorno al fuoco e i tre ragazzi, nonostante la protezione magica, con le armi strette in pugno come era abitudine per un guerriero fare. Di tanto in tanto si svegliavano per tenere tutto sotto controllo mentre Cassandra si lasciava cullare dalla sua fiammella, l’unica capace di non farle pensare a nulla, aiutandola a sprofondare in un sonno, per sua fortuna, senza sogni.


*Nota delle Autrici*
Ciao a tutti, siamo J e G e finalmente siamo giunti all'VIII capitolo (che fatica XD!!)
Questa è la nostra prima FanFiction e siamo felici di vedere che alcuni di voi hanno recensito dei capitoli (grazie infinite U_U)
Continuate a commentare per farci sapere le vostre opinioni, noi ve ne saremo riconoscenti!!! 
Ci vediamo settimana prossima con il IX, stay tuned e buona lettura 

<3

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Capitolo 10
*** Capitolo IX ***


Capitolo IX
 

La mattina seguente, dopo essersi rinfrescati e rifocillati a dovere, ripartirono seguendo la strada indicata il giorno precedente dalla magia di Cassandra. Tornarono al fiume e con mezz'ora di cammino giunsero al punto in cui la traversata sarebbe stata più veloce ma non per questo semplice a causa del letto tortuoso.
La ragazza sollevò lo sguardo per controllare la zona e i suoi occhi furono attirati da una colonna di fumo nero che si alzava lenta verso il cielo. << Che cosa c'è li da quella parte? Voi lo sapete? Marc? >> chiese indicando lo strano fenomeno e guardando il giovane Falco ricordando i suoi due anni passati nella capitale.
<< Il villaggio di Saint Marcus >> rispose lui cupo.
A giudicare dal colore e dalla lentezza con la quale il fumo si alzava in cielo, qualche incendio aveva smesso di bruciare relativamente da poco.
<< Credi siano state le persone che inseguono tua sorella? >> chiese Nicolas a Cassandra.
<< Credo questo ma credo molto di più sia stata opera sua- disse cupa- Dobbiamo sbrigarci, è possibile che lei sia ancora li e non possiamo tardare oltre >> continuò la ragazzina agitandosi in sella davanti a Michel che saldamente le cingeva i fianchi per impedirle di cadere.
Ripresero il cammino con gli animali al galoppo, Cassandra sussurrava parole, a Michel incomprensibili, all'orecchio del cavallo e questo si sforzava il più possibile per rispettare il suo volere.
Uscirono dal bosco con velocità trovandosi davanti un paesaggio di morte e desolazione. La radura ed alcuni alberi che si erano stanziati lontano dalla brughiera erano completamente bruciati, neri come il carbone insieme ad un'intero villaggio. Le case, le botteghe, le strade, il fuoco aveva mangiato ogni cosa.
Cassandra guardò la scena senza parole, si gettò giù dal cavallo gridando il nome della sorella.
Quest'ultima stava priva di sensi perfettamente illesa, al centro di quella che poche ore prima era stata la piazza del mercato, insieme ad altri due corpi abbrustoliti.
Marc lanciò il cavallo al galoppo superando la giovane e saltando giù dall'animale prima che esso potesse fermarsi. Si chinò su Sèlene cercando di svegliarla tramite schiaffi leggeri sulle guance e l'invocazione del suo nome. Si voltò verso Cassandra in cerca di una spiegazione prendendo la ragazza tra le braccia.
Nicolas e Michel si fecero il segno della croce e mentre quest'ultimo recitava una preghiera per i defunti, il giovane Sancerre si avvicinò ai corpi carbonizzati precedentemente accanto a Sèlene. << Lei può fare questo >> mormorò cupo.
La ragazzina stava accanto a Marc e rovistava nel suo bagaglio alla ricerca di qualcosa che potesse aiutare Sèlene a rinvenire << Lei può fare molto di più Nicolas, il suo potere si nutre di altro potere, di vita, di anime. Tutto quello che può accrescerlo lei lo assorbe e credo che oggi abbia assorbito troppe anime per il suo massimo >> le girò il viso più bianco del solito. Le vene nere erano ancora visibili in tutta la pelle scoperta. << Dobbiamo allontanarci da qui, così potrò curarla al sicuro da occhi e orecchie indiscrete >> aggiunse spostando lo sguardo su Marc.
Il cavaliere annuì e si diresse a passo spedito verso un agglomerato di case, sperando di trovarne almeno una agibile.
Non ci volle molto, Sancerre individuò un posto apparentemente sicuro ed entrarono in una delle abitazioni meno pericolanti.
Marc chiese al fratello di togliergli il mantello e stenderlo in terra e una volta fatto ci mise la giovane, poggiandole sotto la testa il proprio bagaglio.
Nicolas chiuse tutte le imposte tranne una, troppo bruciata e rovinata, e ci si mise di guardia tenendo la mano sull'elsa della spada nascosta sotto il mantello, Michel alla porta d'ingresso.
<< Vuoi usare la tua magia curativa? >> le chiese Marc titubante.
<< Si, ci voglio provare, spero solo di essere in grado di fare qualcosa di utile per lei >> disse senza voltarsi. Si chinò in ginocchio restando dietro la testa di Sèlene, allungò le mani verso la testa toccandole la fronte, chiuse gli occhi e iniziò a parlare. Dopo alcuni minuti quelle parole acquistarono una nota ripetitiva trasformandosi in una macabra litania. Una luce rosata apparve sotto le mani di Cassandra mentre questa continuava imperterrita parlando più forte.
Sèlene scosse leggermente la testa, poi un braccio come fosse infastidita, la litania diventò più forte, irritando ciò che momentaneamente stava assopito dentro la giovane.
Accadde tutto velocemente, Sèlene spalancò gli occhi ancora completamente neri, alzò il braccio e con il movimento di due dita scaraventò Cassandra contro la parete della stanza utilizzando una forza misteriosa e invisibile, la fanciulla si accasciò al suolo dolorante.
L'altra si mise seduta, piegò il collo scrocchiandolo su entrambi i lati e si alzò in piedi senza badare ai tre attorno a se.
Marc sguainò la spada e a seguire Michel e Nicolas, tesi come corde di violino.
<< Sèlene, ora sei al sicuro con noi. Ci riconosci? >> le chiese il giovane Falco muovendosi con cautela per posizionarsi davanti a lei << È tutto a posto, Cassandra ti voleva curare >>. Non sapeva come avrebbe potuto reagire a quelle parole, temeva di non poter contrastare un possibile attacco, soprattutto se magico.
Lei rimase immobile, si voltò lentamente nella sua direzione attirata dalla sua voce, divenne fumo e si materializzò dinnanzi a lui, ad un soffio dal suo viso << Certo che mi ricordo di te, come potrei dimenticare il tuo viso e il tuo sapore? >> disse lei con voce distorta ed infernale. Gli passò le mani sulle braccia, si mise in punta di piedi e lentamente gli leccò la guancia prima di afferrarlo con forza per le spalle e scaraventarlo contro il fratello. << Torniamo a dove eravamo rimaste mio dolce topolino che ne dici? >> aggiunse poi rivolgendosi a Cassandra, parandosi di fronte a lei << Andiamo a farci un giro, ti va? >> aggiunse macabra prima di afferrarla per i capelli e trascinarla verso la porta.
Cassandra urlava e si dimenava << Michel, ti prego aiutami!!- gridò disperata verso di lui - dovete tramortirla! È l'unico modo! Vi prego! >> continuò ad urlare per il dolore mentre cercava nel suo piccolo di arrestare la camminata della sorella.
Michel incoccò e scoccò ad una velocità incredibile verso Sèlene, graffiandole volutamente un braccio e durante la distrazione che Michel riuscì ad ottenere grazie a quel tiro, Marc balzò in avanti afferrandola per i capelli e strattonandola via mentre Nicolas con un leggero calcio con il collo del piede indirizzato alla mano di questa riuscì a farle mollare Cassandra.
La ragazza ormai furiosa riuscì solo a sentire un forte colpo sulla nuca e poi nuovamente buio, Marc la sorresse prima che potesse cadere rovinosamente a terra.
Cassandra chiuse gli occhi, si alzò da terra e istintivamente abbracciò Michel che l'aveva soccorsa senza ripensamenti. Gli buttò le braccia al collo stando appesa a lui.
Le vene nere sparirono velocemente come tanti serpenti intenti a rientrare rapidi nelle loro tane. Marc ancora la teneva tra le braccia fissando laddove prima vi erano state impresse quelle significative testimonianze della sua vera natura.
Era così bella e pericolosa allo stesso tempo.
<< Che diavolo aveva tua sorella? >> chiese Nicolas ancora carico di adrenalina puntando un dito contro la fanciulla ancora tra le braccia di Michel.
Cassandra lasciò andare lentamente la presa sul collo del ragazzo, si affrettò ad allontanarsi da lui visibilmente imbarazzata per il gesto impulsivo. << Quella che avete appena visto è Gerka, almeno mia sorella la chiama così. È la parte oscura che vive in lei, ogni volta che perde il controllo diventa così, la Sèlene che conosciamo si assopisce restando bloccata in profondità e quando questa parte esce fuori, bhe si può fare ben poco, o si scappa o si accetta l'idea della morte- fece una pausa e prese a camminare per la stanza- Tanti anni fa, quando Sèlene aveva sette anni, ci trovavamo ancora nel nostro primo villaggio. Lei era andata a giocare al fiume con altri bambini, sembrava tutto tranquillo quando arrivò Tom Furko, un ragazzone tutto muscoli quanto idiota che iniziò a prenderla in giro per il suo aspetto e tutti gli altri bambini lo seguirono a ruota. Lei cercò di non badarci e decise di tornare a casa, ma Tom la afferrò per il braccio storcendoglielo, allettato dalle grida di incitamento degli altri. Non sappiamo come andò precisamente, lei dice di non ricordare, sta di fatto che perse la testa e lo uccise. Da lì in poi fu un susseguirsi di incidenti simili, così mio padre la portò da un Druido, l'ultimo di un'intero ordine. Questo le impresse sulla pelle due rune fondendole insieme, una è Ur che significa "resistenza" e l'altra è Thurs cioè "protezione e difesa della mente”, lo fece con la speranza di bloccare il suo potere. Ma crescendo è diventata più forte e quel sigillo non credo durerà ancora a lungo >> aggiunse lei mostrando ai presenti il collo della sorella, la pelle intorno al tatuaggio era divenuta sanguigna e viola.
In quel momento Marc ricordò di aver già visto quei simboli sul collo della sua amante durante uno dei loro amplessi ma non vi aveva dato troppo peso, convinto fosse tradizione irlandese. Se l'avesse saputo prima, probabilmente non si sarebbe avvicinato a lei in maniera così intima ma ormai era in ballo e la cosa, infondo, non gli dispiaceva così tanto.
<< Quindi appena si sveglia dobbiamo tramortirla nuovamente? >> chiese Nicolas avvicinandosi alla ragazza priva di sensi.
<< No, non ce n'è bisogno, vedi la sua pelle? È tornata come prima, quindi la sua parte oscura è rintanata in profondità e lei ora è solo svenuta- disse la ragazzina accarezzando dolcemente i capelli della sorella- Vorrei tanto salvarla dal suo destino ma si è chiusa in se stessa per così tanto tempo, comprensibile dopo tutto quello che ha passato sulla pelle e nello spirito >> guardò Marc << Mi disse che tu la facevi stare bene e che con te non pensava a niente >> aggiunse con un sorriso amaro.
Lui automaticamente strinse Sèlene tra le braccia, si rese conto che si stava comportando esattamente come aveva fatto Alexandra. Lui non sapeva se quest'ultima avesse mai davvero provato reale interesse nei suoi confronti ma era certo di provare a sua volta qualcosa per Sèlene. Voleva proteggerla e tenerla con se. Abbassò nuovamente lo sguardo sul volto della giovane per poi rispondere << È il caso di allontanarci da qui, riposare e rientrare a Parigi >>.
Cassandra annuì convinta << Dobbiamo stare attenti però, è possibile che qualcuno ci stia osservando in questo momento, qualcosa mi dice che non siamo soli >> rispose lei e senza aspettare oltre richiuse il suo bagaglio, si tolse il mantello porgendolo a Marc << Avvolgila con questo, serve più a lei che a me >> disse guardandolo decisa.
Marc annuí ed obbedì calandole anche il cappuccio sul volto, in seguito chiese a Nicolas di aiutarlo a mettere il proprio, ancora in terra dal precedente tentativo di far risvegliare Sèlene.
Michel però lo fece vergognare mortalmente per aver dimenticato le buone maniere, come un ladro davanti all’evidenza di essere stato beccato. Questo infatti gli aveva lanciato uno sguardo torvo e aveva cinto le spalle di Cassandra con il proprio mantello facendo in modo che entrambi potessero scaldarsi.
Nicolas non poté fare a meno di guardarlo divertito, era palese il fatto che il giovane Ponthieu stesse utilizzando quella nobile scusa per stare molto più vicino alla ragazzina.
Cassandra arrossì alla sola idea di avere il mantello di Michel sulle spalle, era così grande che, nonostante fossero in due li sotto, le faceva da strascico. Sentiva il suo profumo e gioì di quel indiretto e caldo abbraccio.
Uscirono dalla casa e guardandosi intorno guardinghi optarono per tornare nel bosco seguendo la fiammella di Cassandra. Ella li portò davanti all’entrata di una grande caverna.
<< Ah bene, dormiremo al calduccio oggi >> disse la fanciulla allontanandosi dalla protezione del cavaliere al suo fianco per riassorbire la creatura che danzava felice nell'aria. Indicò a Marc un punto dove posare la sorella, si inchinò trafficando con alcune erbe ed unguenti. Le si accostò e le fece bere una poltiglia verdastra << Dovrebbe svegliarsi tra qualche ora, se tutto va bene >> guardò i compagni e senza aspettare oltre si prodigò a preparare qualcosa per la cena.

Stavano mangiando tranquilli quando Sèlene lentamente dietro di loro si svegliò mettendosi a sedere con una mano a coprire gli occhi, stordita.
Nicolas fu il primo ad accorgersene, si voltò verso di lei e fece per dire qualcosa quando Marc, intuendo si fosse svegliata, si voltò di scatto verso la ragazza e vedendola seduta si avvicinò a lei preoccupato. Le mise una mano sulla guancia e le chiese a bassa voce, come per non disturbare ulteriormente immaginandola sua confusione << Sèlene, come ti senti? Ora sei al sicuro con noi >>.
Cassandra si voltò a sua volta con il cuore più leggero nel vederla sveglia.
La giovane invece alzò lo sguardo su di lui, non disse niente per una buona manciata di secondi, poi si decise << Mi sento come se una mandria di tori mi avesse investita >> allontanò la sua mano dalla guancia << Non toccarmi- aggiunse- non voglio nulla da te >> lo guardò con la stessa rabbia e delusione che ebbe il giorno del loro litigio.
Marc ritrasse la mano, non seppe cosa dire ma continuava a fissarla risentito.
Michel salvò la situazione, raggiunse infatti Sèlene e porgendole del cibo su un piccolo tagliere di fortuna disse << Ha cucinato Cassandra quindi è molto saporito. Dovresti mangiare per rimetterti in forze, ne hai bisogno- aveva accompagnato quel gesto con un dolce sorriso- Siamo contenti che tu stia bene >> concluse infine.
Marc tornò al suo posto senza aggiungere una singola parola con le sopracciglia corrucciate a simboleggiare il suo malumore ma fece scalare Nicolas lasciando un significativo spazio vuoto davanti al fuoco, accanto a se.
Sèlene guardò Michel con intensità << Grazie >> mormorò prima di alzarsi lentamente per andare a sedersi nel punto libero, mangiò in silenzio osservando il fuoco.
Cassandra provò a parlarle ma fu tutto inutile, il silenzio nella quale si stava rintanando ormai da tempo stava assumendo la forma di una grossa massa nera che piano piano la avvolgeva completamente e lei ne soffriva terribilmente.
Una volta terminato il suo pasto si alzò tornando nel posto nella quale si era svegliata, si avvolse nel mantello e si accovacciò li in disparte con lo sguardo perso, Cassandra sospirò pesantemente con le lacrime agli occhi.
Marc di tanto in tanto si voltava verso l'altra, era anche colpa sua se lei adesso si isolava in quel modo. Voleva rimediare come Michel aveva fatto con la piccola Cassandra ma non era bravo con le parole come lui e Sèlene non era disponibile come la sorella minore. Eppure doveva fare qualcosa.
Michel si avvicinò alla sua bella, sedendosi accanto a lei << Cosa ti turba? >> le chiese mentre le poggiava nuovamente il proprio mantello sulle spalle, questa volta senza condividerlo ma lasciandolo tutto per lei.
La ragazzina alzò la testa leggermente sorridendogli, si strinse nel mantello apprezzandone la consistenza e il profumo, sospirò ancora << Ho paura per lei, sento che si sta allontanando sempre di più e temo possa diventare irraggiungibile, io non posso permetterlo >> disse lei mettendo una mano sul ginocchio di Michel.
A quel contatto lui quasi trasalì, colto alla sprovvista. Quella giovane l'aveva sorpreso con quel gesto così audace in contrasto con il suo carattere timido, ma non disse nulla a riguardo lasciando che lei lo toccasse, avvicinandosi ed abbattendo a poco a poco il muro che era stato costruito. << Vedrai che riuscirai nel tuo intento, inoltre non sei sola quindi anche io e mio fratello, se avrà smesso di fare il cafone, cercheremo di aiutarla >> rispose, poi posò la mano su quella di lei intrecciando le dita con le sue.
Lei gli sorrise avvicinandosi ulteriormente e posando la testa sulla sua spalla, stringendogli di poco la mano.
Sèlene li osservava in silenzio, si alzò di scatto irritata da quella vista e si diresse verso l’uscita dalla grotta << Devo camminare >> fu la sua unica giustificazione.
I presenti la seguirono con lo sguardo, chi perplesso, chi dispiaciuto, chi sofferente.
<< Vai dalla tua adorata, Marc! >> esclamò Nicolas, rendendosi conto all'ultimo momento che l'amico ci aveva già pensato da solo.
Le fu dietro in pochi secondi, le si affiancò << Cosa è successo in quel villaggio? >> le chiese, dopo qualche attimo di silenzio preso per misurare bene tono e parole.
<< Di certo non è una cosa che voglio raccontare a te adesso, sei davvero un pessimo conversatore, come del resto un pessimo amante >> disse lei fulminandolo con lo sguardo mentre tirava un calcio ad un sassolino immaginando fosse la sua testa.
<< Senti- le disse sbottando e voltandosi totalmente verso di lei interrompendone la marcia- Ho commesso un grave errore, me ne rendo conto, sto anche provando a rimediare con te ma tu rifiuti tutto a prescindere senza nemmeno darmi la possibilità di farlo, mi rifiuti esattamente come fai con il mondo esterno. A questo punto se non vuoi venire nella mia direzione posso comprenderlo continuando però a provarci, ma non tenere questo atteggiamento del cavolo con tua sorella perché ha rischiato la vita per te, per venire a salvarti, perché ti ama più della sua stessa vita e tu la stai ringraziando tenendo il silenzio e dandole le spalle. Ti consiglio di cambiare atteggiamento perché sei ancora in tempo per cambiare le cose >>.
<< No adesso sentimi tu- rispose lei parandoglisi davanti- Io ti ho permesso di entrare nel mio letto perché ti volevo e mio malgrado ancora ti voglio. Ti ho permesso di entrare nella mia testa e nonostante non volessi, anche nel mio cuore, permettendoti così di farmi del male. Ci sono già passata, sono stata illusa in modo decisamente molto più violento e non voglio più sentirmi così- ridacchiò lei in modo del tutto privo di allegria- Ma certo, tu sei esperto di illusioni non è vero? Alexandra ne è la prova schiacciante, ma dimmi cavaliere, vuoi farti perdonare con la speranza di tornare a giocare con me rimanendo fedele al pensiero che hai di lei?- sorrise con amarezza avvicinandosi ancora- Te lo dissi una volta e te lo ripeto adesso, tu non sai nulla di me, tu non sai quanto dolore ho visto, inflitto e patito e quanto ancora ne vedrò e procurerò. Cassandra é tutto ciò che mi rimane e se me ne sono andata un motivo c'è- si guardò intorno distogliendo lo sguardo per qualche istante- Il solo pensiero di poterle fare del male mi uccide, darei la mia vita per lei e lo farei senza pensarci anche adesso ma devo proteggerla in primis da me stessa, perché voglio che lei abbia la vita e riceva l'amore e l'affetto che non ho ricevuto io. Lei, al contrario di me se lo merita >> concluse guardandolo stando a pochi passi da lui.
<< È incredibile quanto tu cerchi di mettermi in bocca parole che non ho mai detto! Io parlo per quello che vedo, parlo di una persona che con la scusa della sua sofferenza ha il terrore di reagire per migliorare il rapporto con se stessa e con gli altri. So cosa ti è accaduto, Michel mi ha detto tutto e al solo pensiero mi sale il sangue al cervello, non ti meritavi una cosa del genere, nessuno se la merita. Ma non puoi continuare a usarla come scusa per evitare di metterti davanti alla verità. Proprio perché ami tua sorella dovresti andare lì e ringraziarla, dovresti andare lì e stare con lei invece di permettere a qualcun'altro di consolarla e farla stare bene. Lei ha bisogno di te e tu la stai allontanando senza nemmeno avere la decenza di parlarci- prese un respiro profondo- E per la cronaca, ragazzina, non ti voglio per divertirmi. Ti voglio e basta >>. "L'ho detto davvero?" pensò, guardandola negli occhi sentiva di volerlo sul serio ma l'avrebbe anche volentieri strozzata li, su due piedi.
Sentendo quelle parole Sèlene s'irrigidì sgranando gli occhi, sapeva una cosa così intima e dolorosa di quel tortuoso passato che cercava di dimenticare senza successo, Cassandra aveva parlato troppo come era suo solito fare quando entrava in armonia con una persona. Sospirò pesantemente continuando a stargli davanti << Credi che io non ci abbia provato? Ogni volta che ho provato ad aprire il mio cuore, ogni volta che ho provato a guardare le persone in modo diverso, l'ho finita col soffrire più di tutti gli altri e ogni volta che accadeva un pezzo di me moriva, ho provato anche con te e cosa ne ho guadagnato? Altro dolore, quindi dimmi, come posso essere propensa ancora nonostante tutto questo?- chiese aprendo di poco le braccia per indicare tutto intorno a loro- Cassandra vuole stare con Michel perché ne è innamorata pazzamente e per quanto io mi renda conto che nulla di quello che lei spera sarà possibile non ho il cuore di spezzarle le ali >> disse prima di rivolgergli un rinnovato sguardo attonito mentre il cuore le sobbalzò più rapido nel petto, dopo aver realizzato di aver udito quelle parole, aggiunse incredula << Tu mi vuoi? Spiegati meglio per piacere >>.
Lui distolse lo sguardo, a disagio sia per aver detto una cosa del genere, sia per aver ricevuto quella domanda. Il cuore aveva parlato per la testa ma la testa ora lo faceva tacere. << La vita è piena di delusioni e bisogna farci l'abitudine ed andare avanti- rispose comunque- Tu devi fare esattamente quello che devo fare io. Per tua sorella, beh, potresti parlarci esponendole il tuo punto di vista. È una ragazza intelligente e lo prenderà in considerazione. Tutto il resto verrà da se >>.
<< Non sviare il punto falchetto, rispondi alla mia domanda- disse lei seria e più irritata di prima- Con mia sorella so io quando parlarci e come, ora le lascio godere Michel e domani vedrò cosa fare >> concluse puntandogli addosso uno sguardo glaciale. << Guardami in faccia e rispondimi >> aggiunse irremovibile, voleva una risposta, non l’avrebbe fatto muovere prima di averla ricevuta e questo Marc lo sapeva bene.
<< Semplicemente il mio cuore mi dice di prenderti ora e baciarti fino a togliere il fiato ad entrambi, la mia testa invece mi dice di rientrare dentro perché siamo troppo diversi e distanti per far sì che possiamo avere un futuro assieme >> era tornato con lo sguardo piantato sugli occhi di lei. Averla così vicina non lo aiutava a fare la scelta giusta, strinse i pugni per cercare di darsi un contegno ma quelle labbra carnose e rosse erano più invitanti di qualsiasi altro pensiero.
Di tutta risposta lei si avvicinò velocemente e con rapidità gli passò una mano dietro la nuca, intrecciò le dita tra i suoi capelli e lo attirò a se baciandolo con tutta la forza e la disperazione che aveva. Voleva sentirlo, voleva perdersi tra i sensi che lui le mandava in subbuglio, fece vagare la lingua avida dentro la sua bocca concretizzando i pensieri di lui.
A quel punto nella testa di Marc non vi fu più spazio per alcun dubbio, si chinò leggermente flettendo le ginocchia per cingerle la vita con le braccia e sollevarla fino a farle avere il volto alla sua stessa altezza, lasciandole i piedi a penzoloni. Aveva risposto subito al bacio, senza ripensamenti. In quel momento la bramava e non si sarebbe scollato da lei se non per riprendere fiato e baciarla nuovamente. E così fece.
Sèlene si teneva stretta a lui e sbilanciandolo con il suo peso lo fece attaccare ad un albero continuando a baciarlo sempre con più foga e desiderio << Ti voglio adesso, qui >> disse lei in un soffio tra un bacio e l'altro.

Dentro la grotta, i presenti restavano in silenzio, preoccupati per il fatto di aver smesso di colpo di udire l'animata discussione che si svolgeva all'esterno.
<< Forse uno dei due ha ucciso l'altro >> avanzò per primo Nicolas, rompendo quel mutismo.
Cassandra si alzò lentamente, preoccupata si sporse fuori dall'entrata e subito ritornò dentro rossa in volto, sedendosi nuovamente accanto a Michel << Credo...credo che sarà meglio non disturbarli, ho come la sensazione che sarà una lunga conversazione la loro >> disse schiarendosi la gola, non riuscendo a mascherare la sua emozione.

Marc si guardò intorno in cerca di un luogo più appartato, la mise giù e la portò dietro alcuni cespugli piuttosto alti: sarebbero stati perfetti per coprire i loro corpi. Non perse nemmeno tempo, si tolse il mantello e lo stese in terra poi prese lei facendola coricare e posizionandocisi sopra. Riprese a baciarla mentre la toccava avidamente da ogni parte e i suoi occhi diventavano languidi e scintillanti. Aveva desiderato a lungo che quel momento si ripresentasse tanto che la giovane poté percepire la sua vigorosa eccitazione intrappolata nei pantaloni.
Lei, ansimante per la foga, gli slacciò il gilet di pelle trapuntato e fece lo stesso con la tunica sottostante. Gli accarezzò il petto per poi baciarlo e morderlo qua e là, si alzò la gonna scoprendo le gambe per tornare coricata di schiena slacciandosi i lacci del corsetto che aveva davanti, lo aprì offrendo alla vista del ragazzo il seno morbido e pieno.
Marc chiuse gli occhi assaporando il profumo della sua pelle e accarezzandola con umidi baci. Passò le labbra socchiuse attorno ai seni per poi arrivare al centro, sui capezzoli, e stuzzicarli con la lingua, intanto si era slacciato le brache liberando la sua potenza. Tornò su baciandole le labbra ancora una volta, ancora avidamente.
Lei rispose al bacio legandogli le gambe in vita. Insinuò una mano dentro i suoi vestiti graffiandogli la schiena, lo attirò di più verso di se e portò la sua virilità ad entrare in lei strappandole un gemito che non riuscì a soffocare, posò la fronte su quella di lui prima di baciarlo per l’ennesima volta.
Marc iniziò a spingere ritmicamente godendo di quel movimento, le affondò il volto tra la spalla destra e il collo gemendo con voce grave e calda. Le sue mani si insinuavano ovunque incrementando la sua eccitazione e portandolo ad aumentare di velocità.
Lo stesso faceva Sèlene, lo toccava ovunque senza timore alcuno, dalle spalle alle braccia alla schiena e dagli addominali fino alle natiche. Posò la testa sulla spalla forte di lui mordendogli la stoffa, soffocando i gemiti ed intimandogli di non smettere.
I muscoli dell'addome del giovane Falco s'indurirono ulteriormente e mano a mano che il tempo passava, il suo busto s'inarcava all'esterno per accogliere il piacere che si faceva più intenso fino al momento in cui le prese il volto tra le mani, passandole un pollice sulla bocca schiusa dalla quale fuoriuscivano gemiti più alti, e guardandola negli occhi raggiunse l'apice del piacere trascinando anche lei in quel vortice d'intenso godimento. Dovette tapparle la bocca per attutire il suo ultimo grido di piacere, per evitare che gli altri sentissero.
Lei sgranò gli occhi travolta dalle emozioni, si accartocciò tra le sue braccia scossa dai brividi e col fiato corto, lo strinse facendolo coricare sopra di lei e facendogli posare la testa sul suo cuore che batteva all'impazzata dentro di lei.
Dopo un paio di minuti che entrambi passarono ansimando, Marc sollevò il capo e la guardò, si perse nei suoi occhi. Decise di baciarla e si abbandonò nuovamente nelle sue labbra. << Dobbiamo rientrare, ti prenderai un malanno >> le mormorò in seguito con la voce ancora lievemente roca. Quindi si mise seduto riallacciando ciò che lei aveva slacciato e la aiutò a rivestirsi.
Lei sistemò alla bell'e meglio alzandosi poco dopo e portando con se il mantello, lo scosse rimuovendo l'erbetta attaccatasi nel retro e glielo rimise addosso legandoglielo con cura prima di posargli un altro bacio sulle labbra, strappando così al ragazzo un sorriso compiaciuto e divertito.
Rientrarono come se niente fosse, Sèlene si sedette in disparte pronta ad addormentarsi ricreando con maestria quella caratteristica espressione rabbiosa che le incorniciava il volto quasi ogni giorno.
Cassandra guardò Marc con un sorriso discreto come per dirgli "Io lo so che avete fatto" e senza proferire nulla si alzò preparando il suo giaciglio per la notte.
Michel invece gli aveva lanciato un'occhiata confusa, come potevano mettere da parte così velocemente i loro problemi e i loro screzi? Si voltò a guardare Sèlene con la stessa perplessità, caratterialmente era così diversa da Cassandra che faticava a credere fosse sua sorella, erano letteralmente il giorno e la notte. Si stese poco lontano dal fuoco per lasciare a Cassandra il posto più caldo.
Sèlene lo guardò di rimando prima di stendersi e lanciare verso Marc pensieri e occhiate che solo lui poteva comprendere, gli sorrise assicurandosi che nessuno la notasse e si coricò raggomitolandosi al caldo.
Cassandra invece si coricò accanto a Michel girandosi di fianco in modo da poterlo guardare, coprì entrambi con il mantello che lui le aveva ceduto. Gli sorrise timida, da quella distanza il ragazzo riusciva a percepirne il profumo e il respiro caldo sul collo e sulle guance.
Nicolas guardò la scena con occhio critico: quei quattro non facevano altro che illudersi, si stavano spezzando il cuore a vicenda e ancora non se ne rendevano davvero conto. Che futuro ci sarebbe stato per loro? E perché continuavano con quegli inutili atteggiamenti avendo davanti a se la risposta così chiara?
Contrariato si stese accanto al fuoco, addormentandosi quasi subito.
La spia mandata da Karl aveva osservato ogni cosa, stando appollaiata comodamente tra i rami di una quercia. "Tutto questo è davvero interessante, tra le sorelle e i falchi scorrono sentimenti alquanto forti, chissà cosa ne penserà il Sommo Padre" pensò tra se con un ghigno mentre addentava una mela. La sua missione sembrava conclusa e l'indomani sarebbe tornata sui suoi passi per precedere i giovani al rientro. 

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Capitolo 11
*** Capitolo X ***


Capitolo X

 

<< I due piccioncini avranno passato una buona notte, secondo voi? >> chiese Nicolas, addentando del formaggio con foga dettata dalla fame mattutina.
Sèlene si sedette vicino al giovane Sancerre, sembrava stranamente di buon umore e rubando un pezzo di carne secca a Marc e un pezzo di fontina dalla mano di Nicolas, lasciando quest’ultimo a bocca asciutta, disse << Secondo me si stavano sognando a vicenda, per non dire altro ovviamente >> sorrise addentando la carne e alzando le sopracciglia in un’espressione di lasciva intesa.
Marc annuí trattenendo una risata.
I tre osservavano Michel e Cassandra che ancora dormivano beati, coricati su di un lato e rivolti l'uno verso l'altra, con le fronti che si sfioravano teneramente.
<< Dovremmo svegliarli però, non possiamo lasciarli dormire ancora per molto >> aggiunse la ragazza rivolta a Marc.
Iui si sporse verso Michel, stese il braccio e lo scosse con vigore toccandogli la spalla. Questo si svegliò lentamente nonostante le maniere brusche del fratello. Aprì piano gli occhi cercando di abituarsi alla luce e non appena vide davanti a sé Cassandra, così vicina e angelica, sorrise dolcemente. Le accarezzò una guancia dandole un leggero pizzicotto << Buongiorno >> mormorò. Non si accorse dell'espressione a metà tra lo stupore e il divertimento dei tre compagni di viaggio, svegli li vicino.
Lei si destò piano, aprendo gli occhi e sbattendoli più volte, sorrise di rimando al giovane ricambiando il suo saluto, anche per lei era come se gli altri tre non esistessero. Fissò il bellissimo cavaliere davanti a se e il desiderio di baciarlo si presentò più forte che mai, ma Nicolas si schiarì la gola per disturbare volutamente quel momento così romantico.
Michel sgranò lentamente gli occhi arrossendo di botto, sollevò il busto poggiando sul gomito e guardando gli altri tre diede il buongiorno anche a loro, mascherando il suo imbarazzo alla bell'e meglio.
Cassandra scattò seduta a sua volta e guardò i presenti con gli occhi sbarrati e il viso rosso.
<< Potete fare le porcherie in un secondo momento, adesso è il caso che voi facciate colazione e vi prepariate- disse Marc, prendendosi gioco dei modi pudici dei due- Torniamo a Parigi >>.
La giovane strega si alzò in piedi sistemandosi il vestito << Si, si ora sarà meglio rientrare >> si sedette vicino alla sorella che le scarmigliò i capelli con affetto facendola diventare ancora più piccola << You should eat something honey moon and obviously you can take my meat >> le disse porgendole la sua porzione di carne secca. << Thanks sister >> rispose dolcemente lei mentre addentava la carne lanciando di sottecchi non pochi sguardi a Michel che ricambiava con altrettanti sorrisi trasognanti.
Una volta terminato di prepararsi soffocarono il fuoco con della terra in modo da evitare che si sollevasse del fumo e non permettere a qualche malintenzionato di localizzare con facilità la loro posizione.
Si avviarono, ognuno col proprio mantello ad eccezione di Cassandra che si riparava dal freddo con quello di Michel, assieme a lui.
Erano in viaggio da poche ore quando una bufera di pioggia e neve li sovrastò con tutta la sua violenza.
<< Dobbiamo trovare un posto sicuro se non vogliamo morire affogati >> disse a voce alta Sèlene per farsi udire nonostante il frastuono provocato da pioggia, vento e tuoni.
Quel temporale non aveva nulla di normale, come era possibile che potesse nevicare e piovere assieme, tra l'altro con una tale intensità?
Marc era preoccupato per il suo gruppo, quel contrattempo non ci voleva affatto e non potevano permettersi di rimanere troppo tempo in quelle foreste selvagge.
Cassandra si era stretta forte al busto di Michel come se fosse la sua sola ancora di salvezza e lui cercava di proteggerla dal freddo in mille modi.
Erano tutti fradici dalla testa ai piedi e i cavalli faticavano a procedere.
<< Non troveremo mai un riparo con questa tempesta!- gridò questa volta Nicolas- La forza del vento sta aumentando sempre di più, l'unico posto sicuro era la grotta! >>.
<< Nessuno poteva prevedere una cosa del genere! Dobbiamo procedere, non possiamo tornare indietro ora! >> rispose Marc, anche lui cercando di farsi sentire il più possibile
.<< Dobbiamo muoverci e cercare di superare il fiume altrimenti sarà impossibile la traversata, non possiamo nemmeno aggirarlo >> continuò Sèlene imperterrita.
Più i minuti passavano più la situazione diventava critica, dei fulmini caddero a poca distanza da loro scagliando la loro potenza su alcuni alberi, mandandoli a terra in fiamme e spaventando a morte i cavalli tra cui quello di Nicolas che disarcionò il suo padrone per poi finire schiacciato sotto il peso di un altro albero.
Il giovane Sancerre emise un grido strozzato, c'era mancato davvero poco, sarebbe finito anche lui sotto quella trappola mortale.
Marc afferrò Sèlene per un braccio tenendola accanto a sé, in questo modo aveva la situazione sotto controllo, Michel teneva Cassandra davanti a loro e Nicolas era in testa. Questo non si era voltato dopo l'incidente ma non per questo non soffriva per la perdita del suo adorato destriero. << Sarà inutile!- disse voltandosi per farsi sentire- Ci metteremo troppo anche correndo, siamo al buio! Provare ad attraversare il fiume sarà un suicidio! >>.
<< Proviamo a seguire la luce allora! >> urlò a sua volta Cassandra, aprì la mano e come sempre la piccola fiammella uscì fuori adagiandosi sul suo palmo
<< Non va bene Cassy, lei è troppo debole come illuminazione e ci serve qualcosa di più grande! Riesci ad ingrandirla? >>. << Ci provo! >> disse di rimando la ragazzina, si concentrò per quanto potè e la pallina s'ingrandì di poco, Cassandra la guardò delusa.
<< Muoviamoci non possiamo stare fermi qui come stoccafissi, moriremo! >> continuò Sèlene a gran voce.
Ripresero il cammino, i cavalli erano sempre più affaticati e spaventati dai tuoni, dalla tempesta e dai fulmini che cadevano sugli alberi provocando violente esplosioni di fuoco. Nonostante i lampi illuminassero macabri la zona intorno ai ragazzi mostrando la pericolosità alla quale andavano incontro, grazie a quella fiammella riuscivano a proseguire con meno problemi, anche se per brevi tratti.
Giunsero al fiume durante la sua piena più terribile, attraversarlo sarebbe stato rischioso, la corrente li avrebbe spazzati via come ramoscelli.
Sèlene istintivamente afferrò la mano di Marc mentre con occhi spaventati guardava il corso d'acqua che imperversava violento e trascinava via qualsiasi cosa osasse interferire con il suo cammino.
Cassandra si strinse di più alla vita di Michel se doveva morire almeno lo avrebbe fatto affianco all'uomo che amava.
<< Dobbiamo trovare un modo! >> disse Sèlene stretta alla mano di Marc.
Questo guardò i cavalli poi il suo gruppo. Un'idea gli attraversò il cervello come un lampo: si sarebbero salvati tutti o forse nessuno ma doveva comunque provare. << Nicolas, libera i cavalli da ogni ingombro! Devono essere leggeri per la traversata! >> ordinò e il giovane obbedì, nel mentre Ponthieu si era tolto il mantello e con la spada prese a tagliarne lunghe strisce.
Michel capì subito il suo piano e, dopo essersi scusato con Cassandra, fece lo stesso. I ragazzi poi arrotolarono a due a due quei pezzi di stoffa creando delle corde di fortuna abbastanza resistenti anche grazie al fatto che fossero totalmente inzuppate. Si fecero aiutare dalle streghe a legarle tra loro per le estremità e in seguito se le legarono alla cintura. << Ragazze, legatele strette in vita. Nicolas, tu sarai con me e Sèlene. Tu Michel sarai con Cassandra >>
<< Marc stiamo andando verso morte certa! Questa cosa non è sicura! Ci sono mille e uno possibilità che i nodi cedano e che il tessuto si sfrangi >> urlò Sèlene in preda al panico stringendosi al suo braccio.
Cassandra fece lo stesso con Michel pregando tutti gli dei che conosceva.
Marc si voltò verso di lei e le strinse in malo modo il nodo << Non si sfrangerà perché è bagnato, è più resistente perché ne abbiamo unito due. Fidatevi di me >> la baciò con forza poi procedette forzandola a camminare, dietro di loro Nicolas recitava il Padre Nostro.
Michel e Marc misero piede in acqua per primi, il primo quasi perse l'equilibrio ma poi prese un respiro profondo concentrandosi sulla meta e sull'incolumità di Cassandra, il secondo incitava i compagni a resistere e procedere, l’acqua gelida penetrava fin dentro le ossa strappando non pochi lamenti ad ognuno di loro.
La corrente proveniva dalla loro destra, quindi decisero di tenere i cavalli a sinistra per evitare di venire trascinati da essi nel caso in cui non avessero resistito alla potenza dell'acqua.
Un primo nitrito disperato si levò al di sopra del fracasso provocato dal fiume in piena e dal temporale. Anche il secondo destriero venne trascinato dalla corrente.
Marc sbottò, ringhiando per la rabbia, quest'ultima alimentò l'adrenalina che sprigionò più forza scaricandola nelle gambe.
Nicolas avanzava imprecando e Michel cercava di tenere Cassandra sopra la superficie dell'acqua essendo assai bassa di statura e questa, per quanto poteva, cercava di controllare un minimo la corrente recitando un susseguirsi di parole, lo stesso faceva Sèlene per darle manforte ma la tempesta era troppo forte per loro due e non riuscirono ad ottenere grandi risultati.
Dall'altra sponda del fiume assisteva alla scena la spia invitata da Karl, imprecò più volte perché non poteva permettersi di lasciar morire i ragazzi. Si controllò addosso ed ebbe un'idea: prese la sua corda e si avvicinò alla roccia più appuntita che riuscì ad individuare con l'unico occhio buono. Si accovacciò li accanto e la sfregò contro la superficie, un taglio di coltello si sarebbe riconosciuto mentre una corda rovinata e sfrangiata poteva passare per un puro miracolo piovuto dal cielo, così in tutta fretta la rovinò all'estremità e l'assicurò alla base di quella roccia per poi gettarla vicino alla sponda sperando che i ragazzi la notassero. Rimase lì in attesa nel buio.
<< Siamo salvi! >> esclamò Michel indicando una fune poco distante da lui e da Marc.
Questo acquistò speranza e sforzandosi ancora a trascinare i due dietro di sé e combattere contro la corrente, la afferrò tirando più che potè, ferendosi le mani. Michel dopo qualche passò si voltò verso Cassandra, l'afferrò e la trascinò con forza verso a sé tenendola in vita con un braccio poi si aggrappò alla cintura di Marc, spingendolo per aiutarlo a risalire la riva franante permettendogli in questo modo mettersi in salvo.
Il giovane Falco agguantò la mano del fratello e quella di Sèlene tirandoli entrambi con forza, i muscoli dell’addome e delle braccia si gonfiarono per le sforzo immane, strinse i denti soffocando per metà un grido molto più simile ad un ringhio.
Sèlene riuscì a mettersi in salvo per seconda e Michel dopo di lei gettando sulla riva Cassandra.
La sponda cedette in una frana che colpì le gambe di Nicolas facendogli perdere l'equilibrio, questo si ritrovò con la testa sott'acqua e la corda di fortuna che lentamente si allentava a causa del suo peso.
Dall'altra parte i ragazzi gridavano per farsi sentire da lui e tiravano assieme.
Un lembo di ciò che una volta era il mantello di Marc si srotolò.
Sancerre lottò contro la corrente riemergendo e prendendo il fiato a grandi boccate. L'ultimo lembo di tessuto che legava la sua cintura alla salvezza si slegò rimanendo in mano a Marc e gli altri.
Nicolas gridò per lo spavento ma Michel lo afferrò per una manica sporgendosi al limite, con una mano teneva l'amico e con l'altra la cima legata alla roccia.
Sèlene ne vide chiaramente i filamenti saltar via, quell'ancora di salvezza probabilmente sarebbe stata la causa della morte di due di loro se non di tutti e tre.
Michel tirò con energia, il fratello afferrò l'avambraccio dell'amico con due mani e tirò con tutta la forza che riuscì a trovare in quel momento tanto disperato.
Nicolas riuscì a mettere il busto sulla riva e in quel momento la corda trovata poco prima si spezzò rimanendo in mano al giovane Falco. Era in salvo, tutti erano in salvo.
Cassandra si gettò tra le braccia di Michel stringendolo con vigore << Ho avuto paura di perderti >> sussurrò spontaneamente al suo orecchio ricevendo poi a sua volta un lungo abbraccio.
Sèlene posò la testa sulla spalla di Marc e lentamente scoppiò in una risata euforica tremando da capo a piedi. << Te la sei vista brutta Sancerre >> disse tra le lacrime.
Lui la guardò poi si voltò verso il fiume rabbrividendo, la violenta corrente aveva portato via i loro cavalli e stava per fare lo stesso con loro ma soprattutto con lui, se non fosse stato per i suoi amici. In ogni caso sarebbe stata un'avventura da raccontare.
<< È il caso di andare >> ordinò subito Marc.
Tutti concordarono e si misero in piedi continuando a procedere, Sèlene si affiancò al suo cavaliere e disse << Dobbiamo trovare un riparo e far asciugare i vestiti, di questo passo prenderemo una polmonite fulminante >> si voltò a guardarlo, Cassandra concordò con lei, in effetti non aveva tutti i torti.
<< Se troveremo un'altra caverna in cui trovare riparo, si. Ma finché la tempesta non si arresterà e finché non saremo fuori dalla foresta non potremo fermarci- rispose indicando con un movimento del braccio tutto ciò che li circondava- Qui non è sicuro! >> come conferma a pochi passi da loro, su un gruppo di alberi, cadde un’ennesimo fulmine strappando alla terra un boato di sofferenza.
Cassandra strinse il suo povero bagaglio e annuì nonostante il freddo le stesse penetrando e congelando ossa e arti.
Camminarono per ore sotto la tormenta.
Un branco di lupi li osservava silenziosi e invisibili, approfittando del caos della tormenta. Quando fu il momento uno di loro saltò fuori sovrastando Nicolas con la sua mole notevole, Cassandra urlò facendo voltare tutti e il suo grido venne seguito da quello di dolore del ragazzo.
Il lupo aveva azzannato la spalla del giovane e puntava gli altri con i suoi occhi rosso sangue. Intorno a loro ne comparvero altri accerchiandoli.
Le ragazze in quel momento capirono, si guardarono e all'unisono dissero con voce tremante dalla paura, avendo realizzato la situazione << È lei! >>.
Michel di tutta risposta scoccò una freccia che però un’improvvisa folata di vento fece schiantare contro un albero.
Marc sguainò la spada subito dopo, avvicinandosi lentamente alla bestia e cercando di distrarla gridandole addosso.
Il fratello ebbe il tempo di scegliere una postazione per avere il vento a favore e scoccò una seconda freccia centrando il lupo sul collo.
La creatura strinse la presa sulla spalla di Sancerre, sembrava che quell'attacco non lo avesse nemmeno scalfito.
<< Marc devi tagliarli la testa, fallo! Così lei perderà il contatto fallo! >> gridò Sèlene nella sua direzione lanciando un palla di fuoco nero addosso ad un’altro lupo, le fiamme gli si attaccarono subito al pelo.
<< Perché non si muove?! >> urlò Nicolas dopo un secondo grido di dolore.
Marc approfittò dell'insolita immobilità dell'animale per scattare su di lui con un fendente secco. La testa rotolò giù liberando Nicolas che portò la mano opposta sulla spalla come per contenere il dolore.
Michel corse verso di lui e rassicurandolo lo aiutò a sollevarsi.
Cassandra scattò in avanti e raggiunse Nicolas << Fammi vedere la ferita >> gli disse spostandogli di poco la mano.
Sèlene diede un calcio al corpo del lupo e disse a denti stretti << Bastarda! Adesso agisce da sola?! >> si voltò a guardare il bosco scorgendo nel buio altri occhi. << Siamo circondati >> aggiunse con un tuffo al cuore guardando Marc.
Altri lupi infatti avanzarono pronti ad attaccare.
"Dannazione, di questo passo non rientreremo mai" pensò la donna in nero nascosta nell'ombra. Si acquattò meglio salendo agilmente su un albero pregando che non crollasse sotto un fulmine, tirò fuori dalla tasca della sua giubba una cerbottana e vi inserì un dardo avvelenato, mirò e centrò il primo lupo approfittando della battaglia che Marc aveva ingaggiato contro uno di loro.
Alla fine caddero uno ad uno, tra le frecce di Michel, la spada di Marc e i dardi della spia. Quando la situazione poté definirsi nella norma la donna scese dal suo nascondiglio e avanzò precedendoli, silenziosa e veloce.
Ripresero la loro marcia nuovamente a passo spedito, guardandosi più volte le spalle per accertarsi di non dover ripetere l'esperienza di Sancerre.
<< A chi vi riferivate prima? >> chiese Marc alle ragazze, probabilmente era il momento meno opportuno per domandare una cosa del genere ma lui doveva sapere.
<< Alla gran sacerdotessa- rispose prontamente Sèlene che procedeva accanto a lui, alla sua stessa andatura- Lei è la fondatrice della setta che ha sterminato e prosciugato quasi tutta la magia esistente nelle nostre terre. È una donna crudele, nessuno l'ha mai vista ma desidera ucciderci e prendere i nostri poteri da anni ormai- fece una pausa col fiato corto- Lei è detentrice di un potere dalla forza inesauribile e altrettanto terribile, per quello siamo fuggite. Non abbiamo avuto il tempo nemmeno di seppellire nostro padre >> sussurrò quell'ultima frase con dolore guardando dritta davanti a se.
Nessuno rispose, nemmeno Nicolas che avrebbe voluto imprecare a voce alta, ma tacque per rispetto. Avrebbero comunque avuto tutto il tempo di parlarne con tranquillità a Parigi, sempre che fossero tornati vivi e vegeti.
La tempesta continuava imperterrita, la fiammella di Cassandra ancora attiva indicò loro una via dove, nascosta tra gli alberi caduti, vi era una grotta abbastanza grande per tutti, certo Marc non si sarebbe potuto ergere in tutta la sua statura ma meglio di nulla. Entrarono lì dentro e Cassandra accese un fuoco al centro della cavità, era bello, vivace e azzurro, come lei.
Marc fece sedere Nicolas accanto a quella particolare fonte di luce chiedendogli di spogliarsi in modo da fargli controllare la ferita alla spalla, ovviamente lo aiutò essendo anche il giovane impossibilitato a muoverla più di un certo tanto a causa dei dolori lancinanti.
Michel intanto era rimasto davanti a quella bellissima magia, incantato dal colore, era un fuoco così bello da aspettarsi fosse stato creato da Cassandra ma al contempo così pericoloso da dubitare fosse proprio opera sua.
Cassandra si avvicinò a Sancerre, lo fece sedere accanto al fuoco e disse con occhio critico << Posso aiutarti almeno un minimo, non ti garantisco una guarigione totale ma smetterà di sanguinare e ti farà meno male, ma promettimi che non andrai in escandescenza >> e senza perdere altro tempo mise le mani sopra la ferita senza toccarla direttamente. Rimase in silenzio con gli occhi chiusi e piano piano una luce rosata apparve sotto le sue mani.
Nicolas fu invaso da una sensazione di calore e benessere data dal dolore che lentamente diminuiva nonostante guardasse la scena con occhi sbarrati, la fuoriuscita di sangue si era ormai arrestata. << Facesti lo stesso con quel piccolo uccello a Chatel-Argent >> le disse, attirando così l'attenzione dei presenti.
Michel si voltò con una strana espressione, "Quando mai hanno avuto la possibilità di condividere qualcosa all'insaputa di tutti?" si domandò.
Cassandra arrossì visibilmente << Bhe diciamo che è la stessa cosa anche se per un uomo richiede più energia, comunque ho quasi finito >> rispose a disagio per cercare di sviare l'argomento, sentendosi gli occhi di tutti puntati sulla nuca.
<< Grazie >> mormorò lui distogliendo lo sguardo da quella magia che lo disturbava così tanto, nonostante le fosse grato.
Nel frattempo Michel aveva tolto dalla sacca fradicia le ultime provviste posizionandole davanti al fuoco, Marc aveva fatto lo stesso e in seguito aveva tolto gli abiti per farli asciugare e scaldarsi.
Il più giovane dei Ponthieu si avvicinò a torso nudo a Cassandra mostrando una quasi inaspettata muscolatura ben allenata << Devi mangiare qualcosa davanti al fuoco >> le disse porgendole una mano per invitarla a seguirlo.
Lei arrossì alzandosi dopo aver finito con Nicolas, rimase a fissarlo titubante, gli mise una mano sul petto, si avvicinò e alzandosi in punta di piedi posò le labbra sulla sua guancia per poi allontanarsi rapida << Grazie, mi hai salvato la vita non so quante volte oggi, ti devo tutto >> disse a bassa voce andando poi accanto al fuoco.
<< Non avrei mai potuto lasciarti al tuo destino >> le sorrise dolcemente lui, raggiungendola e accarezzandole il mento con un dito, avrebbe voluto baciarla ma quello non era ne il luogo ne il momento, sarebbe stato troppo squallido per una creatura meravigliosa come Cassandra e lui non era come Marc.
Quest'ultimo, avendo udito i ringraziamenti della ragazzina, disse a sua volta << Dimentichi che non siete nella vostra terra, in mezzo a quei farabutti pronti a gettar fango su chi ha più bisogno d'aiuto. I nostri genitori ci hanno abituati a dare una mano al prossimo, esattamente come Dio comanda >>.
<< Già, soprattutto se costoro rispecchiano appieno i vostri gusti amorosi >> disse a sua volta il giovane Sancerre ancora seduto, demolendo il discorso dell'amico e prendendosi gioco di lui e del fratello.
Di tutta risposta Sèlene gli batté una mano sulla spalla ferita, chinandosi alla sua altezza e continuando a battere sul punto dolente << Oh povero Nicolas, sei geloso perché loro due hanno trovato qualcuno con cui fare coppia mentre tu rimani a bocca asciutta? >> disse esibendosi in una faccia tutt'altro che dispiaciuta.
Cassandra sorrise ancora a Michel unico elemento che le interessava. Si avvicinò al fuoco tremando a causa dei vestiti fradici appiccicati addosso.
<< È il caso che si spogli, Michel. Si prenderà davvero un accidente se rimarrà con quegli abiti >> disse Marc al fratello mentre Nicolas e Sèlene in sfondo discutevano, punzecchiandosi a vicenda.
Il giovane arrossì visibilmente e rispose, rivolgendosi però alla ragazza accanto a sé << Non appena si sarà asciugato il mantello di Nicolas, userai quello per coprirti. Ora però dovresti dare retta a mio fratello >>.
<< E anche Sèlene dovrebbe spogliarsi e scaldarsi davanti al fuoco! >> avanzò ancora Marc, questa volta alzando la voce per farsi sentire dalla diretta interessata e bloccare al contempo quella stupida discussione.
Sèlene si voltò verso di lui << Quindi ci dobbiamo spogliare e rimanere nude davanti a voi tre dato che nulla di quello che abbiamo può servire per coprirci a parte il mantello mio, quello di Cassy e quello di Sancerre che sono ancora fradici?- rispose alzando un sopracciglio e indicando con il braccio quello che avevano- Io non ho problemi se a riscaldarmi sei tu ma, ahimè, non siamo soli >> aggiunse con una smorfia contrariata storcendo il naso.
Cassandra nel frattempo evitando di guardare i presenti aveva iniziato a slacciarsi i lacci del corsetto.
<< Non si mette problemi lei e lo fai tu?- le rispose Marc indicando con il pollice ciò che la sorella già faceva- Noi tre abbiamo già messo ad asciugare le camicie quindi non ci vorrà molto prima che possiate metterle per coprirvi, dovreste solo togliervi la parte più pesante del vostro abbigliamento >>.
<< Non vi toccheremo neanche con un dito, promesso >> disse a sua volta Michel con una mano sul petto, rosso in volto. Cassandra li accanto si spogliava e lui non aveva idea di come comportarsi ne da che parte guardare per evitare di apparire ancora più impacciato.
Questa, più rossa ancora, aveva continuato a slacciare i lacci per togliersi poi l'intero abito carico d'acqua, rimase con i mutandoni bianchi e il corsetto intimo, stando rannicchiata davanti al fuoco evitando di incrociare lo sguardo di qualcuno dei ragazzi, Sèlene rimase sconvolta da quella rivelazione e senza aggiungere altro si spogliò anche lei sedendosi accanto alla sorella, guardandola divertita per poi guardare Michel.
Chi non aveva mangiato nulla lo fece in quel momento, conversarono soprattutto per abbattere la tensione che si era creata a causa della semi nudità delle due sorelle.
Una volta che le camicie dei giovani Ponthieu si furono del tutto asciugate, finirono addosso alle ragazze per coprirle ulteriormente.
Attesero che tutti i capi tornassero asciutti prima di coricarsi e dormire.
Come di rito, i tre giovani impugnarono le armi tenendole sul petto o accanto a sé e facendo stare le fanciulle accanto al fuoco ma dalla parte opposta rispetto all'entrata della caverna.
Sèlene sgattaiolò accanto a Marc attaccandosi a lui e facendogli mettere un braccio intorno alla vita, si assicurò che tutti dormissero prima di baciarlo con passione più volte e si addormentò tra le sue braccia con il rumore sordo della pioggia a fare da sottofondo.

***

La notte seguente i cinque varcarono le mura più esterne di Parigi. I ragazzi avevano aiutato Sèlene e Cassandra a coprire grossolanamente i capelli sotto il cappuccio del mantello.
La corte più esterna era deserta, la popolazione si era già ritirata nelle abitazioni dopo la solita sfrenata giornata di lavoro pesante. I comignoli della maggior parte di esse già fumava da un pezzo e da alcune imposte aperte fuoriusciva un delizioso profumo di cibo.
I compagni di viaggio non mangiavano decentemente da giorni ormai e quella moltitudine di odori provocò in loro un'incontrollabile fame che si manifestò tra acquolina e crampi allo stomaco.
<< Come faremo ad entrare dentro il castello? >> esordì Sèlene accostandosi a Michel e Marc e guardando entrambi curiosa di sapere il loro piano infallibile.
Michel le sorrise galante e disse << Non è poi così difficile, le guardie ci riconosceranno >>.
<< Riconosceranno soprattutto Marc- aggiunse Sancerre con saccente sicurezza- È stato qui a Parigi per due anni in qualità di cavaliere di Luigi IX >>.
Il giovane Falco infatti si era fatto riconoscere senza troppi problemi, elencando anche chi viaggiava con lui.
Non ebbero troppe difficoltà quindi ad accedere al castello nonostante l'assenza dei cavalli avesse lasciato perplessi i soldati a guardia delle mura.
I ragazzi furono fatti accomodare nei loro alloggi, un servo corse verso la camera del conte e bussando con discrezione disse attraverso la spessa porta << Mio signore, perdonate l'ora ma i suoi figli sono rientrati! >>.
Ian saltò giù dal letto letteralmente vestendosi in fretta e furia, uscì dalla stanza e incontrò Etienne, avvisato anche lui del rientro di Nicolas.
I ragazzi erano nel salone davanti al fuoco, infreddoliti e provati.
<< Cosa vi dice il cervello? >> tuonò a gran voce il Falco rivolgendosi in tono severo a tutti e cinque.
Cassandra sussultò mettendosi in piedi e rivolgendogli un profondo inchino << Vi prego mio signore, é solo colpa mia e di mia sorella se i vostri figli e il figlio del conte Sancerre si sono allontanati senza avvisare, volevano aiutarci e la colpa è solo nostra. Vi prego non punite loro >> disse alzando la testa e tenendo le mani strette a pugno davanti al petto.
Ian, sorpreso dalla difesa che Cassandra aveva preso dei ragazzi tacque. La osservò torvo, osservò anche Sèlene allo stesso modo e in seguito gli altri << Mangerete e vi riposerete, domattina ne parleremo bene >>.
<< Nicolas è ferito >> disse Michel.
Etienne rimase a guardare il figlio cercando di mantenere il controllo, gli avrebbe voluto chiedere di raccontargli ogni cosa nutrendo la sua sete di curiosità << Forza figliolo, ti porto da tua madre >> disse invece.
Nicolas infatti si allontanò augurando con riverenza una buonanotte a Ian e a quelli che fino a qualche minuto prima erano stati i suoi compagni di viaggio.
Donna andò incontro al marito e al figlio stringendo quest'ultimo al petto << Ho sentito che sei stato ferito! Vieni dentro e fammi vedere immediatamente! >> disse in tono rabbioso ma non per questo non preoccupato. Gli mise una mano sulla schiena facendolo entrare nella stanza sua e di Etienne.
Sèlene e Cassandra fecero altrettanto congedandosi nei loro appartamenti, lasciando soli Marc e Michel davanti al furioso sguardo del Falco.
<< Avete compiuto un gesto nobile ma altrettanto sconsiderato. Andate nelle vostre stanze. Parleremo dopo la colazione, domani >> e fu così che anche i giovani Ponthieu filarono ognuno nella propria camera consci di ricevere, tra non molte ore, una strigliata con i fiocchi.

Dopo una dormita goduta a fondo, dopo giorni passati sul pavimento duro e al freddo, i ragazzi si destarono e prepararono per partecipare alla prima messa e in seguito all'abbondante colazione che li attendeva.
Le sorelle si fecero trovare già accomodate al tavolo, capi coperti, pulite e vestite di tutto punto. Temevano l'arrivo del Falco e la loro sorte non appena l'uomo avesse aperto bocca. << O ci uccide, o ci caccia per sempre, o ci fa schiave e ci vende al mercato >> disse Sèlene alla sorella mentre addentava una fetta di crostata ai mirtilli. Questa si limitò a mangiare il suo pezzo di dolce in ansia.
Giunsero i tre ragazzi e Noelle dietro di loro che accelerò il passo per raggiungerle più velocemente, si sedette accanto a Cassandra << Dovete assolutamente raccontarmi per filo e per segno ciò che è accaduto >> disse, in preda alla curiosità.
Marc e Michel si esibirono in un elegante inchino dedicato alle due giovani, sui loro volti si dipinse un sorriso e stranamente quello di Marc era dolce almeno quanto quello del fratello.
Giunsero anche Ian ed Etienne con le rispettive consorti.
<< Ed ecco qui riuniti i compagni d'avventura!- disse Etienne, carico come sempre- Ebbene mie signore, mi piacerebbe conoscere la vostra versione dei fatti, come si è comportato mio figlio? >>.
Donna non poté fare a meno di sorridere davanti all'allegria del suo amato.
Sèlene si alzò in piedi seguita da Cassandra per salutare i feudatari e risedendosi disse << Mio signore, per quello che ho potuto vedere è stato molto coraggioso, ha rischiato di affogare, per un pelo non è stato schiacciato sotto il peso di un albero crollato per causa di un fulmine, è stato disarcionato dal suo cavallo ed è stato azzannato da un lupo- sorrise sarcastica voltandosi verso l'amico- Però a lui non dispiaceva affatto la situazione! >> concluse portandosi alla bocca una mora.
Donna fulminò Nicolas con lo sguardo ma questo non la notò nemmeno, sfoggiando anzi il suo sorriso più fiero.
Il padre di tutta risposta rise, fiero anch'esso degli avvenimenti che il figlio aveva superato portando a casa solo "qualche insignificante graffio".
<< Ciò non toglie siano stati degli incoscienti, nessuno escluso >> disse Ian a sua volta, dando un secondo assaggio di ciò che avrebbe detto ai ragazzi da li a poco.
Infatti dopo la colazione convocò i suoi figli e il giovane Sancerre che dovette subire doppia razione di rimproveri, dopo quelli di sua madre.
<< Come ho già detto, siete stati incoscienti >>.
<< Non avevamo altra scelta, padre >> disse Marc in risposta.
<< Voi eravate alla riunione con il re- aggiunse Michel- Abbiamo fatto ciò che era in nostro potere e le abbiamo portate in salvo >>.
<< Avete fatto una cosa nobile ma stupida al contempo. Potevate portare con voi qualcuno per darvi manforte, un gruppo più solido probabilmente avrebbe evitato di ridurvi in questo stato. Senza contare che qualcuno di molto potente cerca Sèlene e Cassandra e se aveste avuto a che fare con loro per voi sarebbe stata la fine, ma immagino lo sappiate già >> aggiunse Ian, ora più cupo e severo.
I tre tacquero, omettendo di proposito la questione della donna che, secondo le giovani streghe, avrebbe tentato di ucciderli attraverso quella serie di eventi verificatisi durante il viaggio di ritorno.
Passò altro tempo prima che Ian lasciasse andare i ragazzi, facendo quasi scoppiar loro la testa con la sua paternale.
Una volta liberi, i tre si separarono ognuno per la propria strada.
In seguito vennero convocate Cassandra e Sèlene.
Le due si presentarono al cospetto del Falco, Cassandra si guardava la punta dei piedi e si tormentava le mani con angoscia, Sèlene invece era più turbata che mai, Marc aveva detto a suo padre del villaggio? Che cosa le avrebbe riservato il conte in quel caso? La sua mente vorticava in un turbine di pensieri facendole scoppiare la testa. Guardò Ian pronta ad affrontare la situazione.
<< Perché siete scappate? >> chiese secco Ian, mentre guardava fuori dalla finestra con le mani dietro la schiena.
<< Perché volevo salvare Cassandra da me stessa, non volevo mi seguisse, ho agito per come il mio cuore mi ha consigliato >> disse Sèlene prontamente, fissando la schiena di Ian.
<< Salvarla da cosa di preciso? >> chiese nuovamente secco.
Forse le domande poste in questo modo facevano parte di una tattica o forse l'uomo era davvero troppo arrabbiato per permettersi qualche pausa di riflessione.
<< Salvarla da Gerka, da quello che sono. Non vi ho mai detto che tipo di magia aleggia dentro di me- si morse le labbra- Distruzione, oscurità, morte, io sono questo mio signore >> disse ancora continuando a fissarlo, strinse i pugni per darsi coraggio, Cassandra la osservava attonita.
<< Perché allora non sei scappata prima?- si voltò verso di lei- Hai provocato tu l'incendio che ha distrutto buona parte del castello e portato via con se vite innocenti? >>.
<< No mio signore, non sono stata io, ero con Cassandra in quel momento lei può confermare. Due degli assassini che ci hanno inseguito fino in Francia si sono intrufolati qui portando le divise delle vostre guardie e di quelle dei Sancerre. Io li ho uccisi e per poco non uccisi anche lei- indicò la sorella- Non sono scappata prima perché ero convinta di non arrivare a tanto. Ma quando ho visto Cassy in pericolo ho ceduto alla rabbia e così Gerka è uscita >> sudava freddo, vederlo così serio e perentorio la spaventava.
Ian si avvicinò continuando a tenere le mani dietro la schiena << Ragazze, vi costa molto essere chiare almeno con me? Siete sotto la mia protezione e per poter adempiere a questo compito devo essere a conoscenza di qualsiasi cosa, ne va della mia faccia. Ora dovete dirmi tutto ciò che non mi avete mai detto e pretendo la verità. Sedetevi >> detestava essere preso in giro, soprattutto da chi lui stesso aiutava.
Le ragazze si sedettero.
<< Cosa volete sapere di preciso? >> azzardò Cassandra con voce timorosa e sottile.
<< Tutto ciò che sapete, tutto ciò che avete scoperto e tutto ciò che non mi avete detto per timore. Voglio sapere di questa Gerka, voglio sapere tutto, voglio essere preparato a qualsiasi altro evento futuro >> si sedette davanti a loro in attesa, i suoi occhi puntati ora su Cassandra ora sulla sorella.
<< Gerka sono io mio signore, la chiamo così perché nella nostra lingua significa "orrore", quando lei esce io sono inerme e assopita, può distruggere qualsiasi cosa senza il minimo sforzo- strinse le mani l'una all'altra, nervosa- Quando uscii dal palazzo due uomini mi raggiunsero in breve tempo. Scappai per seminarli e mi rifugiai nel villaggio di Saint Marcus. Mi nascosi per un po' e quando pensai si fossero allontanati mi presero alle spalle, ingaggiammo battaglia e quello che accadde dopo che Gerka uscì non lo ricordo. So solo che il villaggio ora non esiste più, insieme ai suoi abitanti >> Sèlene abbassò la testa facendosi piccola piccola.
Ian deglutì, davanti a sé aveva una ragazza che non sapeva controllare se stessa, un pericolo pubblico. Se solo avesse perso il controllo avrebbe potuto annientare Parigi e i suoi abitanti, probabilmente in meno di un'ora. << Quindi non appena l'istinto di sopravvivenza o qualche emozione forte provoca in te la perdita del controllo, fuoriesce questa cosiddetta Gerka. Che tu sappia, vi è qualche modo per contenerla o eliminarla del tutto? >> aveva abbassato la voce per evitare che qualcuno potesse sentire anche un minimo quella conversazione così altamente pericolosa.
<< Per eliminarla del tutto bisognerebbe uccidermi. Io non posso farlo da sola, c'ho provato in passato ma Gerka me l'ha impedito- alzò le maniche del vestito mostrando a Ian le cicatrici bianche e nette che aveva sui polsi- Per controllarla mi è stato impresso sulla pelle un sigillo ma credo stia perdendo tutto il suo potere >> disse ora, voltandosi e mostrandogli il tatuaggio dietro il collo.
Lui si alzò e la raggiunse per vedere meglio sia le cicatrici che il simbolo << Ripassando in qualche modo il sigillo oppure creandone uno nuovo o più potente si può risolvere? >> chiese sempre più preoccupato.
<< Si certo credo proprio di sì, ma non saprei a chi domandare, bisogna essere esperti e molto potenti per eseguire un simile rito. Non è cosa da poco, lo chiedemmo ad un Druido, l'ultimo della sua specie ma è stato ucciso dalla Gilda della sacerdotessa alcuni giorni prima della nostra partenza >> continuò Sèlene mantenendo salda a stento la sua ansia.
<< E immagino che ormai non sia sopravvissuto nessuno in grado di fare una cosa del genere, nella vostra terra >>.
<< Da quello che sappiamo non esiste più nessuno, a parte la Gran Sacerdotessa, lei è al di là di ogni immaginazione. Persone che hanno assistito ad un assaggio del suo potere sostengono che sia persino più forte di Dio >> disse Cassandra guardando Ian dritto negli occhi.
<< Questo è perché si hanno i dubbi su quali siano i limiti del potere di Dio, nostro Signore- rispose stizzito ma profondamente impressionato dalle parole della giovane- In ogni caso conoscete il nome di questa donna? Sapete dove trovarla? >>.
<< No conte, non sappiamo che aspetto abbia e nemmeno il suo nome. In pochissimi l'hanno vista ma non hanno mai avuto il coraggio di descriverla >> continuò lei tenendo le mani sul grembo.
<< Dobbiamo assolutamente trovarla, manderò qualcuno in Irlanda per far in modo di chiederle aiuto sotto compenso >> rispose deciso. Voleva aiutare a tutti i costi Sèlene e la sorella ma soprattutto evitare che si ripresentasse la parte maligna della giovane per creare così scompiglio e mettere in pericolo se stessa e gli altri.
<< Questo è impossibile, la Gran Sacerdotessa è più malvagia dello stesso demonio, lei vuole ucciderci e c'ha provato di suo pugno quando eravamo dentro la foresta. Il temporale, i lupi, era tutto controllato da lei, ne siamo certe >> disse questa volta Sèlene guardando il suo signore con decisione.
Lui s'incupì ulteriormente, una forza inumana aveva attentato alla vita delle sue protette, dei suoi figli e di Nicolas e poco si poteva fare per contrastarla se non usare magia ancora più potente, immaginò. << Perché quel lupo ha attaccato Nicolas e non voi? >> chiese.
<< Non sappiamo il perché ma sicuramente era un'avvertiment, e il fatto che si sia spinta lei personalmente a farlo non ci fa stare tranquille, chi ci dice che non decida di presentarsi qui? >> continuò lei più tra se che rivolta ad Ian.
Il Falco annuí << O addirittura a Chatel-Argent. Dovete sapere che domattina partiremo per tornare a casa, potrebbe anche presentarsi li >>.
"Casa?" Pensarono contemporaneamente le ragazze, il conte aveva appena dichiarato il suo castello come casa davanti a loro due, includendole in qualche modo nella famiglia. Si guardarono e non poterono non sorridergli.
<< Grazie >> mormorò Sèlene con sincerità, riferendosi alla sua uscita.
Dopo qualche secondo passato a domandarsi quale fosse il motivo di quei ringraziamenti, comprese e sorrise di rimando. L'aveva detto spontaneamente e con estrema onestà, le sentiva più simili a sé di chiunque altro e non poteva lasciarle al loro destino in quel mondo pericoloso e crudele. << Ora andate a riposare e non osate più fare nulla di avventato >>.
Le streghe s'inchinarono con rispetto e sollevate andarono nella loro camera per rilassarsi un poco.

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Capitolo 12
*** Capitolo XI ***


Capitolo XI

Il giorno seguente, i preparativi per la partenza dei Ponthieu e dei Sancerre, iniziati la sera precedente, erano già stati conclusi alle prime luci dell'alba. Le due famiglie avevano partecipato alla prima messa e Ian aveva chiesto al Signore protezione per il loro viaggio, in seguito avevano fatto colazione assieme a Luigi IX. Una volta terminato il pasto, tutti si prepararono per uscire dal castello.
Sèlene e Cassandra si stavano dirigendo verso l'uscita seguendo il convoglio di famigli e servi, quando quest'ultima fu attratta da Michel intento a conversare con Célèste De Grandprè. Lui le dava le spalle e la sua prestanza fisica copriva la contessa impedendo così alla giovane strega di leggerne il labiale o comprendere, almeno dalle espressioni facciali, cosa si stessero dicendo.
Cassandra si soffermò a guardare la scena, lasciando che sua sorella e il resto del seguito la superassero, con il cuore e lo stomaco sottosopra. "Cosa le starà dicendo? La starà salutando? Le starà dicendo che la ama o che le mancherà?" Queste domande la tormentavano turbandola più del dovuto.
Passarono un rientro tranquillo e piacevole, tuttavia Cassandra non riusciva a rasserenarsi, il rapporto con Michel era tornato rigido e freddo dopo la loro avventura nel bosco, il suo cervello la riportava sempre alla consapevolezza che lui avrebbe sposato Célèste e che non ci sarebbe stato posto per lei nel suo cuore.
Michel da parte sua risentiva di quella freddezza tornata a pesare tra i due, aveva provato durante il viaggio a riavvicinarsi ma senza successo. Immaginò fosse a causa di quella conversazione avuta con la figlia di Grandprè, lei doveva aver visto qualcosa e sicuramente il suo atteggiamento era stato influenzato da quello.
Cosa pensava di lui in quel momento? Lo detestava? Aveva deciso di darci un taglio ed allontanarsi definitivamente?
Quella pesante situazione non gli lasciava in pace la mente che in quel momento riusciva a produrre solo pensieri angoscianti.

***

Arrivarono al castello nel pomeriggio, Sèlene era felice di essere ritornata in un posto che stava iniziando ad apprezzare e, voltandosi a ricercare la figura di Marc, ad amare. Si diresse a grandi passi verso la loro camera seguita da una Cassandra tutt'altro che di buon umore.
<< Dovresti parlargli chiaramente >> Sèlene aveva esordito di punto in bianco facendo sobbalzare la sorellina assorta nei suoi pensieri.
<< E cosa dovrei dirgli? È promesso Sèlene, non può andare così, io sono una contadina e lei una contessa, non reggo il confronto >> rispose lei svuotando il suo bagaglio e sistemando le cose nella sua parte dell’armadio.
<< Secondo me stai sbagliando, agisci, vivi un pochino Cassy, tu lo desideri più di qualsiasi altra cosa al mondo e chissà magari anche lui ti desidera, pensaci >> concluse in risposta Sèlene scostandosi i capelli dal viso per poi richiudere il baule e sistemarlo sotto il letto.
Cassandra non proferì altre parole e continuò a sistemare le sue cose tornando presente dalle sue paure e insicurezze.

Per ironia della sorte, anche Marc e Michel si trovarono a parlare della dolce Cassandra, il fratello minore espose tutti i suoi dubbi e i suoi timori riguardo quella situazione così preoccupante.
<< È tutto meno spinoso di quanto tu creda, fratellino- gli disse Marc mettendogli una mano sulla spalla, fuori dalla porta della stanza di quest'ultimo- Lei ha un disperato bisogno d'amore e d'affetto, ha bisogno di attenzioni e in particolare delle tue. Chissà cosa starà frullando ora nella sua testa, timore, preoccupazione, angoscia, pensieri di ogni tipo, ma in ogni caso il suo principale pensiero sei tu, glielo di legge in faccia. E anche nei tuoi occhi vedo la luce quando parli di lei o quando la guardi >>.
Michel aveva distolto lo sguardo timido, il fratello probabilmente aveva ragione.
Marc continuò imperterrito << Va da lei, parlale e rassicurala, falle capire quanto sia importante per te, falle capire che le salveresti la vita ogni santo giorno anche solo dicendole che l'ami e che è tua e non solo in presenza di una tempesta e di un fiume in piena >>.
Michel riportò nuovamente lo sguardo sul fratello, come ravvivato annuí. Aveva avuto ragione in tutto, dalla prima parola del suo discorso fino all'ultima.
Lo ringraziò con un vigoroso abbraccio e filò in camera sua a riordinare i pensieri oltre ai bagagli, suo fratello aveva fatto gran parte del lavoro aiutandolo a mettere insieme ogni minimo pezzo di ciò che avrebbe voluto fare. D'un tratto si sentì stupido e cieco, perché non ci aveva pensato prima? La questione del matrimonio con la giovane De Grandprè aveva giocato un ruolo fondamentale in quella vicenda il che aveva creato una fitta nebbia davanti ai suoi occhi che gli aveva impedito di vedere le cose per come erano in realtà: semplici.
Ora doveva solo trovare il momento più adatto per parlarle, pensò che dopo cena sarebbe stato perfetto ma aveva bisogno dell'aiuto di Marc, doveva allontanare Sèlene per parlare in pace e tranquillità con Cassandra.

La cena arrivò presto e così anche la sua fine.
Sèlene si alzò poco dopo aver finito di mangiare seguita a ruota da Cassandra che aveva cercato di dissimulare il suo malcontento.
<< Vado in camera, tu mi raggiungi dopo? >> disse la piccola alla sorella.
<< Si- rispose subito lei- Starò un po' in giardino e ti raggiungerò tra un poco >> concluse con un sorriso.
Cassandra annuì e dopo averla salutata si diresse nelle sua stanza.
Michel gioì nel notare che le sorelle si erano separate autonomamente, chiese a Marc di intrattenere Sèlene spiegandole la situazione.
Pochi minuti dopo che Cassandra fu nella sua stanza, qualcuno bussò alla porta e quando aprì si ritrovò davanti Michel che non le diede nemmeno il tempo di realizzare quale tipo di emozione e sentimento potesse provare in quel momento.
<< Posso parlarti? >> le chiese titubante.
La ragazzina rimase spiazzata sulla soglia, fissandolo più terrorizzata che altro. << Certamente >> disse invitandolo ad accomodarsi.
Una volta dentro chiuse la porta ed accese il camino avvicinando di poco la mano alla legna e schioccando pollice e medio creò una scintilla che poi divenne fuoco.
L'ansia iniziava a farsi sentire, che cosa voleva dirle? Aveva solo mille ipotesi e nessuna di quelle andava a suo favore. Si sedette ai piedi del letto << Dimmi pure >> continuò, esortandolo a cominciare.
Michel prese un respiro profondo e si avvicinò a lei sedendocisi accanto. << Vorrei parlarti del nostro rapporto- esordì- Da quando ci conosciamo, tra noi è scattato subito qualcosa, lo sto realizzando solo adesso. Prima la mia mente era offuscata da Célèste De Grandprè e dall'obbligo del nostro matrimonio e non mi rendevo conto nemmeno dei miei sentimenti. Insomma, mi sono accorto che non posso fare a meno di pensare a te ogni giorno e che non posso fare a meno di vederti e starti accanto. Più ti sto vicino più mi accorgo che il mio cuore batte all'impazzata e che voglio stringerti al petto. Ogni volta che ti ho vista soffrire avrei voluto baciarti e soffocare le tue lacrime, ma voglio baciarti anche quando sul volto hai dipinto quel tuo bel sorriso. Adoro la tua voce Cassandra, adoro il tuo profumo e il tuo tocco. Adoro anche proteggerti ed è quello che ho intenzione di fare, mio padre capirà. Célèste ha già capito... >>. "Ti prego, non mandarmi via" pensò lui, conscio del possibile fatto di non averla convinta con quel discorso che gli parve d'un tratto così sciocco.
Cassandra ascoltò le sue parole con gli occhi sbarrati rendendoli inquietanti. Si voltò per guardarlo, che cosa le aveva appena detto? Aveva capito bene o il suo cervello era in vena di scherzi di cattivo gusto? Il cuore le batteva così forte da farle male. Le sue mani si mossero da sole cercando il suo volto e le labbra cercarono quelle di lui.
Lo baciò con tutto l'impeto che quel discorso le aveva creato, la sua mente e la sua ragione erano state messe fuori gioco, ora esistevano solo loro due e nient'altro. Lo baciò ancora e ancora, sempre più avida della sua persona e del suo amore, con euforia gli gettò le braccia al collo, supplicandolo di non lasciarla. Si allontanò dal suo viso restandogli a pochi millimetri << Ti ho amato dal nostro primo incontro >> disse la ragazzina in un soffio.
Lui la strinse nuovamente a se baciandole ora la fronte e le tempie, ora le guance. Ce l'aveva fatta, le aveva detto cosa provava, si era dichiarato e lei non lo aveva affatto rifiutato, lo aveva accolto a braccia aperte con quel dolce bacio.
<< Ti amo >> le sussurrò all'orecchio prima di riprendere a baciarla, questa volta con più decisione.
Ci volle ben poco per rendersi conto che entrambi erano finiti stesi sul letto, lei sotto e lui sopra.
Cassandra si prese un momento per ammirarlo permettendogli di perdersi nei suoi occhi, era bello, dolce, amorevole e premuroso, tutto quello che lei aveva sempre sognato. Gli allungò le mani sul collo dimenticando ogni timidezza, era lì davanti a lei e lei aveva necessità di amarlo e di essere amata. Lo attirò verso di se baciandolo, un bacio morbido e umido. Schiuse di poco le labbra permettendo così alla lingua di incontrare quella di lui, calda e irresistibile.
I baci di Michel si persero sul collo di Cassandra, così bianco e candido, e seguirono la linea sinuosa della spalla per poi deviare sulla pudica scollatura, tastando ogni centimetro di quel piccolo seno, profumato e morbido. Il tocco delle sue mani grandi e calde era diventato inarrestabile come il tocco delle labbra su quella pelle irresistibile, passava sui fianchi bramoso ma non per questo squallido. Scese giù fino alle cosce e alle ginocchia, Michel la voleva e non riusciva più a fermarsi, non voleva. Le dita incontrarono l'orlo dell'abito, lui la guardò con occhi languidi. << Posso? >> le chiese afferrandolo con un barlume di timidezza negli occhi nocciola.
Cassandra annuì guardandolo attentamente, si slacciò i lacci del corsetto rimuovendo così il pesante strato di tessuto, rimase con indosso i mutandoni e una camiciola candida. Sentiva le guance in fiamme ogni volta che lui la toccava o baciava, quelle sensazioni erano nuove per lei, un po' provava paura ma quando si soffermava sul suo viso ogni nuvola scompariva rapidamente. Si accomodò meglio sul letto, prese coraggio ed un respiro profondo, si slacciò i cinturini che le sorreggevano la biancheria e infine si sfilò la camiciola, distolse lo sguardo. Era la prima volta che stava nuda davanti ad un uomo. "E se il mio corpo non dovesse piacergli?" pensò prima di posare lo sguardo timido su lui, tremante e languida.
Il cuore di Michel prese a battere più forte, un fremito percorse ogni angolo del suo animo e con uno sguardo ebbe l'impressione di trasmetterlo anche a lei. Erano lì, soli, accaldati e finalmente insieme, nessuno sarebbe entrato nel loro piccolo mondo. Si slacciò velocemente la camicia mostrandole il torso scolpito e perfetto come lei lo ricordava. Le fece aprire piano le gambe per mettersi più comodo e lei poté così avere la prova che il ragazzo godeva di ciò che vedeva e di ciò che stava accadendo. << Sei meravigliosa >> le sussurrò all'orecchio con la voce resa lievemente roca dall'eccitazione e facendola sussultare, scossa dai brividi. Le baciò dolcemente un seno tenendo l'altro con la mano e stuzzicandone il capezzolo con due dita, non sapeva esattamente come si facessero quelle cose ma quello era esattamente ciò che desiderava fare. La mano poi scese fino alla pancia e a quel punto la seguirono anche i suoi baci. "È talmente perfetta che ho paura di rovinarla" pensò, per quello faceva piano e la toccava con delicatezza, le pareva talmente fragile che aveva timore di romperla sotto il suo tocco inesperto.
Lei piegò le gambe portandogli una mano tra i capelli e un'altra sulla schiena per poi spostarle sulle guance accarezzandolo, gli sollevò il viso e si mise seduta baciandolo. Le sue labbra erano tutto ciò che aveva sempre desiderato e ora che le aveva provate sentiva di non poterne più farne a meno. Gli portò una mano sulla nuca tornando coricata ed invitandolo a seguirla, portando entrambi a rimanere incatenati in quel bacio. Le gambe fini di lei erano strette ai fianchi di Michel e tremavano d'emozione. Attraverso quei baci lui cercò di tranquillizzarla e in seguito portò indice e medio sulla sua intimità, massaggiandola dolcemente. Sentiva i pantaloni diventare sempre più stretti quindi con l'altra mano li slacciò abbassandoli il tanto giusto per liberarsi.
La guardò in volto sperando di vedere un consenso, non voleva esagerare in nessun modo, voleva farla sentire a suo agio. Attaccò ulteriormente il petto a quello di lei come volesse percepirne il battito cardiaco.
Cassandra gli mise le mani sulle spalle, il respiro le si fece pesante, lento ed irregolare. Strinse la presa sulla sua pelle lasciandosi sfuggire un gemito basso. Le piaceva ciò che lui le stava facendo e il modo in cui glielo stava facendo. Sussurrò il suo nome più volte godendo di quel tocco. Allargò istintivamente le gambe per invitarlo ad entrare in lei, << Fammi tua >> sussurrò facendo sfiorare la punta del naso contro la guancia del ragazzo.
Michel sussultò, annuí baciandole dolcemente la bocca e s'insinuò in lei schiudendo le labbra in preda ad un piacere unico. Spinse piano per evitare di farle troppo male, poi lo fece ancora e ancora non potendo resistere a quella calda, bellissima, nuova sensazione. Strinse le coperte contraendo i muscoli del busto e delle braccia gemendo a bassa voce e invocando il nome di quella ragazza che per lui, in quel momento, era tutto.
Cassandra posò la fronte nell'incavo perfetto del suo collo, gemeva contro la spalla stringendolo a se, il dolore di quella prima volta era forte ma non quanto il piacere e l'amore che provava per lui e che in quel momento tanto intenso era cresciuto a dismisura. Fece vagare le mani sul corpo contratto del ragazzo, tracciando la forma dei muscoli gonfi per lo sforzo, lasciandosi cullare dal suo respiro pesante contro il proprio viso e da quel movimento.
Si unirono per tutta la notte dichiarandosi apertamente l'uno all'altra. Ora si appartenevano.

Era notte inoltrata.
Sèlene sorrise malinconica fuori dalla porta della loro camera, si strinse nelle spalle e si diresse verso il salotto. Ora che Cassandra aveva trovato quello che aveva sempre sognato, forse, avrebbe potuto vivere felice.
"E io?". La situazione con Marc era strana, entrambi facevano finta di niente anche se dopo quella volta nel bosco non erano riusciti a parlare e stare abbastanza vicini, in disparte. Lui non aveva avuto la possibilità di far nulla di ciò che le aveva detto quella notte, "Penserà che sia bastato fare sesso tra i cespugli per dimenticare quello che è successo?" continuò a pensare sentendo una piccola macchia di irritazione fare breccia nel cuore. "Fino a quando non si deciderà a dimenticarla non potrà mai esserci nulla tra noi se non puro piacere fisico, si vede che ha timore di aprirsi e di tornare ad essere vulnerabile". Si coricò nel divano assorta nei suo pensieri, "'Non è giusto" pensò prima di addormentarsi rapidamente.
Durante il sonno sentì il rumore sordo di una porta che si chiudeva con un po' troppa violenza seguita da un'imprecazione.
Marc la posò sul proprio letto dopo aver calcolato male le misure col piede per chiudersi dentro la stanza. L'aveva trovata li nel divano, passando per caso, e aveva deciso di portarla in stanza con se immaginando Michel e Cassandra fossero ancora insieme.
Lei si svegliò di soprassalto, un po' in ritardo rispetto al rumore. Si guardò intorno sbattendo gli occhi più volte, guardò lui, si passò una mano tra i capelli << Che cosa faccio qui? >> disse con la bocca impastata.
Lui quasi si fece scappare una risata nel vederla così spontanea e genuina. << Sei in camera mia perché non volevo lasciarti dormire su quel divano scomodo >> le rispose mentre le sfilava le scarpette con estrema nonchalance.
<< Vuoi approfittarti di me? >> disse con un mezzo sorriso lei prima di coricarsi tra i cuscini contorcendosi in quella morbidezza, ne abbracciò uno << Mi sei mancato >> sussurrò contro la stoffa prima di lanciargli uno sguardo eloquente, le era mancato davvero.
Marc sorrise, intenerito da quella scena. Si spogliò e nel mentre disse << Mi sei mancata anche tu e si, mi piacerebbe approfittarmi di te >>. Ignorò il cambio per la notte lasciato dai servi e si diresse a carponi verso di lei, in intimo. << E tu ti lasceresti fare ciò che voglio oppure sei troppo stanca per una notte di fuoco e vorresti solo stare tra le mie braccia? >> aggiunse posandole un primo bacio sul collo.
Lei sorrise tenendo gli occhi chiusi, piegò il collo offrendogli la pelle << Io mi farei fare tante cose da te, a qualsiasi ora del giorno e della notte- aprì gli occhi per guardarlo tagliente- Tu vuoi solo questo da me, non è così? >> la sua voce si incrinò sotto la pressione del nervosismo che cercò di camuffare alla bell'e meglio senza però sottrarsi alle carezze della sua bocca.
Marc si bloccò e piantò gli occhi sui suoi << Io voglio tante cose da te ma tu non scappare più signorina- le afferrò il volto con una mano- Mi hai fatto arrabbiare davvero tanto, quasi dimenticavo di dirtelo >> le strappò il cuscino dalle braccia gettandolo lontano.
<< Ah io ti ho fatto arrabbiare?- sibilò Sèlene mettendosi seduta e allungando le mani per riprendere il cuscino- Se io ti ho fatto arrabbiare allora non immagini cosa tu abbia fatto provare a me e cosa ancora provo quindi non azzardarti a dire cose simili >> concluse stizzita.
<< Hey, stavo scherzando... Stai davvero pensando ancora a quella faccenda?- le rispose lui attonito- Pensavo la stessi superando >> sperava davvero non fosse vero ciò che le sue orecchie avevano appena sentito.
<< E secondo te basta fare sesso in un bosco per superare la faccenda? Stai parlando sul serio? >> disse lei aspra con sempre più nervosismo.
<< Hai ragione- rispose lui dopo un paio di secondi di silenzio- Non ci siamo visti abbastanza per poter riparare le cose. Però no, non ho mai pensato di tenerti buona con quell'avventura nonostante sia stata indimenticabile >> azzardò a darle un bacio sulle labbra.
Lei non si ritrasse, rimase ferma al suo posto ad osservarlo << Che cosa sono io per te?- disse ad un soffio da lui- E' da un po' che me lo chiedo, sii sincero >> puntò gli occhi di ghiaccio sui suoi.
Lui sospirò << Tu sei la donna che voglio con me ma al contempo ho timore di non poter realizzare questo desiderio a causa delle nostre diversità. Una volta che sarà tutto finito, una volta che sarete libere, cosa farete? Cosa farai? >> chiese infine. Quella conversazione spingeva entrambi a ragionare su se stessi, sull'altro e sulla coppia. Ma erano davvero una coppia?
"Noi non siamo niente" pensò lei fissandolo. << Se mai riusciremo ad essere libere allora torneremo a casa e li faremo quello che abbiamo sempre fatto, lavoreremo la terra e vivremo con semplicità, mentre tu e Michel vi sposerete con nobili contesse, accrescerete le vostre ricchezze, la vostra posizione sociale e sarete l'orgoglio dei vostri genitori- sospirò- Ecco cosa faremo ed ecco cosa accadrà >>.
<< D'accordo, allora mettiamola in questo modo: una volta finito tutto cosa vorresti fare? >> si rese conto che quell'aspettativa di vita non versava a loro favore, lui e Michel erano davvero destinati ad una vita nobile con una moglie d'alto rango. Lei e Cassandra invece no, suo padre le teneva a Chatel-Argent per proteggerle e probabilmente una volta terminata quella faccenda le avrebbe rispedite in Irlanda.
<< Vorrei essere amata, almeno una volta per davvero >> rispose lei parlando stavolta a cuore aperto, era una cosa di cui aveva un disperato bisogno e ammetterlo ad alta voce le faceva male. << Vorrei avere una famiglia, dei figli, vorrei vivere una vita emozionante e libera di mostrarmi per come sono realmente, vorrei smettere di nascondermi ma tutto questo per me è irraggiungibile, io non sono destinata ad avere una vita simile >> continuò a parlare guardando un punto fisso alla sua destra e portandosi le ginocchia al petto, sospirò affranta.
Marc ebbe un'idea << State facendo un buon lavoro con Marianne e son sicuro che mio padre non vi lascerà andare anche se questa storia giungerà al termine! Dovrete mantenere un profilo alto e la vostra partenza non farà altro che destare inutili sospetti. Ergo, essendo le protette del Falco d'Argento, potreste rimanere e chissà... magari sposarvi con qualche nobile. Non trovi? >> le prese il viso tra le mani, dolcemente la portò a guardarlo nuovamente. << Troveremo qualcosa, non voglio andiate via, non ti ci vedo lontana dalla Francia. Non ti ci vedo lontana da me >> si avvicinò per baciarla e questa volta con una tenerezza che lei non aveva mai visto in lui.
"Chi mai potrebbe avere il coraggio di sposare effettivamente me e Cassandra? Chi potrebbe avere il coraggio di addossarsi una simile seccatura?". Tuttavia non le importò, rispose al bacio mettendogli le mani intorno al collo, voleva vivere come faceva sua sorella dentro quel sogno ad occhi aperti, voleva sfruttare al meglio il tempo che le era stato concesso in quel castello.

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Capitolo 13
*** Capitolo XII ***


Capitolo XII

Due smeraldi che brillavano di una luce famelica fissavano il portone del castello che imponente la sovrastava, pelle di ghiaccio come il suo temperamento, una fitta e voluminosa chioma indomabile di ricci rosso sangue identici alle sue labbra, impostate in un sorriso elegante ed invitante, fuoriuscivano di poco da sotto il cappuccio calato sul viso tondo e perfetto. Formosa e prosperosa attirava su di se le fantasie più intime e nascoste di ogni uomo, avanzava con passo sicuro e deciso seguendo il percorso che il soldato le stava indicando, dietro di lei il suo uomo più fidato coperto anch'esso da mantello e cappuccio.
Una volta all'interno, raggiunse il salone dove il famigerato Falco d'argento la stava attendendo.
<< Mio signore vi presento la contessa Katrina Milleure >> disse la guardia rivolgendosi a Ian, dopo un inchino in segno di rispetto.
La donna si tolse il mantello sprigionando il suo fascino letale e mistico e mostrando così tutta la sua figura, i capelli le giungevano fino all'osso sacro, indossava un sontuoso abito rosso con preziose rifiniture nere, il suo sorriso si espanse alla vista del conte e con nobile portamento si avvicinò a lui esibendosi in un profondo inchino. << È un onore per me conoscervi Monsieur, vi ringrazio per avermi ricevuto >> disse lei con voce suadente e profonda prima di puntargli addosso quegli occhi preziosi e di rara bellezza, come lei.
Ian rimane sorpreso da quella donna, sicuramente non passava inosservata e nonostante il sorriso che le rivolgeva non provò a giudicarla, men che meno a fidarsi di lei, anche solo per un istante. Era sempre stato attento ai visitatori e in generale a chi lo circondava, ma da quando erano arrivate Sèlene e Cassandra era ancor più guardingo e rigido. << Lo è anche per me, madame Milleure- le disse alzandosi in piedi, rispettoso- Prego, accomodatevi >> e si sedette nuovamente dopo che lo fece anche lei.
Accomodatasi con garbo sulla sedia, accavallò le gambe e posando gli avambracci sui braccioli della sedia lo fissò con attenzione, lo stava studiando e cercava di inquadrare la sua indole. << La vostra fama vi precede Falco, è giunta sino alla nostra modesta contea- avanzò lei con lo stesso tono con il quale si era presentata- Quando mi sposai abbandonai la Francia e ora che mio marito è venuto a mancare ho colto l'occasione al volo per farvi ritorno, almeno per qualche mese- continuò con un ghigno- Inoltre ho sentito che nel vostro castello in questo momento risiedono le balie della vostra piccolina e so che provengono dalla mia stessa terra, è fantastico! >> aggiunse con un ampio sorriso, candido come la sua pelle.
<< I suoi informatori son certamente abili, per caso si trovavano fuori dalle mura di Chatel-Argent? In ogni caso, posso offrirvi aiuto, mia signora? >> chiese pacatamente nonostante quella situazione gli puzzasse già di bruciato.
Lei si lasciò scappare una risata << Siete molto sfrontato monsieur ed è una cosa che apprezzo in un uomo ma no, i miei uomini stavano con me nel mio castello, sono voci che circolano piuttosto velocemente come quella dell'attentato alla dimora del re, della morte della moglie del leone di Dunchester o quella della morte prematura del secondogenito di De Bar. Una gran brutta batosta, per una madre perdere un figlio è una cosa assai dolorosa, non oso immaginare cosa debba provare adesso quella povera donna- fece una pausa e soppesando le parole e osservando il suo interlocutore- Sono giunta sino a voi per chiedervi un aiuto, sono partita per una vacanza nella mia vecchia dimora ma durante il viaggio siamo stati saccheggiati e molti dei miei famigli e servitori sono stati brutalmente trucidati da uomini in nero che si aggirano in queste terre seminando il panico. Perciò vi chiedo solo un po' di ospitalità per rimetterci in sesto e per far riparare la mia carrozza >> la donna lo guardò supplichevole facendo appello alla sua umanità.
<< Per me è un piacere e un dovere potervi aiutare in questo modo, mia signora. Vi farò preparare una stanza e del cibo caldo in modo da potervi rimettere in sesto, quando sarete riposata vi porrò alcune domande, col vostro permesso chiaramente >> le disse infine.
<< Con molto piacere, sarò lieta di rischiarare i vostri dubbi e pensieri sul mio conto e su quello del mio convoglio mio signore- rispose prontamente la contessa rivolgendogli un mezzo sorriso- Vedo che i Sancerre risiedono qui, i loro vessilli sono appesi accanto al vostro, fremo dalla curiosità di conoscerli >>.
<< Dovrei esserne geloso, madame. Non siete la prima interessata a loro e non ne comprendo il motivo, dovendo essere sincero >> le disse con una nota di curiosità sul volto.
Katrina rise di gusto << Non fraintendete mio signore, voi siete davvero molto interessate e mi rammarico per il fatto che siate sposato ma vorrei conoscere i Sancerre per via di madame Donna, so che è abile nell'arte medica e dato che lo sono anche io, mi piacerebbe interloquire con lei >> rispose continuando a sorridergli affabile.
<< Bene allora, a cena avrete modo di conversare con dama De Sancerre >> si alzò per ordinare a una serva di preparare una stanza e uno spuntino per la donna, dato che l'ora di cena sarebbe stata ancora piuttosto lontana, non ci volle molto prima che una seconda serva entrasse per avvertire che tutto era stato accuratamente preparato. << Madame Milleure, vogliate seguirmi >> le disse infatti la giovane dopo una riverenza.
Lei si alzò sinuosa, salutò il conte ringraziandolo ancora e si apprestò a seguire la servetta.
Ian rimase colpito da due cose in particolare: la prima fu la morte della moglie di Geoffrey Martewall, era da tanto ormai che non aveva più avuto sue notizie e riceverne una del genere sul suo conto lo rattristò. "Pace all'anima sua" pensò. La seconda fu il peso della notizia della presenza di Cassandra e Sèlene a casa sua in confronto a tutte le altre, gli parve strano infatti che un fatto del genere potesse avere la stessa importanza o, almeno, provocare tanto scalpore quanto ne avevano provocato le altre. In seguito il flusso dei suoi pensieri cadde sulla richiesta della donna davanti a se, un attentato del genere non lo sorprendeva tanto soprattutto dopo ciò che era accaduto alle ragazze. Pensò quindi agli uomini che le volevano morte e non poté fare a meno di realizzare che madame Milleure fosse anch'essa irlandese. "Non è certo un caso che abbiano attaccato lei è i suoi uomini" si disse cupo.
La spia di Karl intanto osservava la scena dai piani superiori con occhi critico.
La giovane portò madame Milleure alla sua stanza, simile a tutte le altre. Le imposte erano state chiuse per contenere il calore sprigionato dal camino appena acceso, davanti ad esso una grande tinozza piena d'acqua calda e sali profumati attendeva la donna.
<< Abbiamo pensato potesse farle piacere un bagno rilassante, mia signora. Vi lascio a voi stessa >> disse la serva per poi allontanarsi con il capo chino in segno di rispetto.
Katrina la congedò con un sorriso. Quando la serva si dileguò dietro la porta, si avvicinò al piccolo tavolo sotto la finestra, versò un po' di vino nel primo calice che trovò li accanto, tornò indietro, lo posò per terra e si spogliò per immergersi nel tepore di quell'acqua perfettamente temperata, posò la testa sul bordo chiudendo gli occhi per rilassarsi, concentrandosi sullo scoppiettio del fuoco sul legno. Si prospettava un soggiorno incantevole e lei non poteva chiedere di meglio.
Qualcuno però bussò alla porta poco dopo distogliendola dal suo momento.
<< Avanti >> bofonchiò pigramente aprendo gli occhi e stando sempre immersa nella vasca.
Un uomo in nero la raggiunse piazzandosi davanti a lei, si tolse il cappuccio mostrando un volto maturo illuminato da accesi occhi azzurri e contornato da una chioma di capelli corvini che poggiavano docili sulle spalle.
<< Ah, Evan sei tu- disse lei sorridendogli appena, non minimamente preoccupata per il fatto che fosse nuda davanti ad uomo- Ponthieu è stato così gentile da ospitarci per un po' e io conto su di te per tenere tutto sotto controllo e riferirmi ogni singolo piccolo particolare, voglio sapere tutto ciò che accade qui dentro. Nonostante io sia nata qui, per me questa è una terra straniera e anche se il conte si è dimostrato così cordiale e accomodante noi non possiamo fidarci di nessuno, sono stata chiara? >> afferrò la coppa di vino che aveva posato sul pavimento accanto alla vasca sorseggiandone il contenuto.
L'uomo annuí poi aggiunse << Il Falco ha già chiesto di far riparare la vostra carrozza, milady. Nel giro di un giorno o due sarà pronta. Pare si sia preso subito a cuore la vostra situazione >>.
<< Si, ho avuto modo di intuire un minimo la sua indole e sapevo avrebbe agito così, in ogni caso non possiamo lasciare tutto al caso o inosservato perciò conto su di te, sarai i miei occhi e le mie orecchie >> rispose guardandolo.
<< Agli ordini milady, ma non credo avrete troppi problemi. Un uomo del genere non farà altro che proteggervi stando alla sua corte >> dopo un inchino si diresse verso la porta ed uscì chiudendola alle sue spalle.

Poco prima dell'ora di cena, qualcuno bussò discretamente alla stanza della nuova ospite. Isabeau aveva deciso di scortare Katrina Milleure fino alla sala in cui si sarebbe tenuto il pasto.
Quando quest'ultima aprì la porta si trovò davanti la padrona di casa che non perse tempo ad esibirsi in una rispettosa riverenza. << Buonasera, madame. Il mio nome è Isabeau de Montmayeur, moglie del Falco d'Argento Jean Marc de Ponthieu. Volevo scortarvi personalmente per iniziare a fare la vostra conoscenza >> disse soave.
Katrina sorrise alla dama << Madame, le voci sulla vostra bellezza non sono lontanamente paragonabili a quello che realmente siete- chiuse la porta affiancandola- il Falco ha davvero sposato un angelo del Signore >> disse in risposta, seguendola con passo misurato.
<< Siete troppo lusinghiera madame, anche se pensate esattamente ciò che penso io della vostra persona- rispose sorridente Isabeau- Ho saputo della vostra disavventura, in terra francese, ultimamente capitano vicende pericolose, oserei dire quasi macabre >> aggiunse in ultimo, con espressione preoccupata.
<< Madonna non angustiate il vostro bel viso, sono certa che vostro marito sistemerà ogni cosa e tutto tornerà come prima nel più breve tempo possibile >> disse la donna facendo vagare lo sguardo intorno a se ammirando il castello.
<< Lo spero tanto. Ma per ora spero possiate passare un tranquillo soggiorno, mio marito ha già pensato alla riparazione della vostra carrozza, al rifornimento di viveri e ad un posto in cui ospitare il vostro seguito >>.
Imboccarono la scalinata per scendere al piano di sotto.
<< Il conte è davvero un uomo incredibile, la sua fama ha solcato i mari e raggiunto anche la nostra isola, il suo è un titolo più che meritato >> continuò lei affabile.
Una volta dentro il salone Katrina si presentò ai Sancerre, apprezzando la prestanza fisica e l'aspetto di Etienne.
<< È un piacere fare la vostra conoscenza, Jean mi ha parlato di voi, ha detto che siete esperta in campo curativo >> disse Donna dopo essersi presentata a lei.
<< Il Falco infatti ha detto bene e ci terrei a scambiare quattro chiacchiere in privato da medico a medico con voi, madame >> rispose Katrina scostandosi una ciocca di riccioli dalla fronte.
<< Con molto piacere milady, non capita tutti i giorni di poter incontrare un'altra donna con i miei stessi interessi >> fece eco Donna con un luminoso sorriso.
<< Non posso darvi torto, avremo tanto di cui parlare >> concluse Katrina prima di accomodarsi.
Le due conversarono amabilmente ascoltate di tanto in tanto dai commensali, Etienne in particolare non comprendeva molto del discorso ma guardava la nuova ospite incantato da quella bellezza prosperosa e provocante, ma quando Donna se ne accorgeva saettava occhiate maligne nella sua direzione fulminandolo all'istante. Era una moglie gelosa e ogni qualvolta Etienne si lasciava tentare dalla sua indole maschile lei non perdeva occasione per fargli delle scenate degne di quel nome.
Dal canto suo però, Katrina non rifiutava gli sguardi del conte e li ricambiava con altrettanti discreti e invitanti.
La cena passò tranquilla e dama Milleure venne ampiamente ascoltata grazie al suo affascinante modo di porsi e discutere, ma soprattutto osservata in quanto oggetto di curiosità da parte dei giovani Ponthieu e Sancerre e da parte di Cassandra e Sèlene.
Queste ultime si scambiarono più di un'occhiata significativa, quella donna non convinceva nessuna delle due, casualmente un'altra persona della loro terra era piombata fino a lì e, sempre casualmente, capitata alla corte del Falco. A incrementare i loro dubbi era anche l'uomo in nero che la seguiva come fosse la sua ombra.
Quando i ragazzi poterono stare in disparte Sèlene diede vita ai suoi pensieri << Non so voi ma a me quella contessa non dice nulla di buono, ho la sensazione che non sia chi dice di essere >> si appoggiò con le braccia conserte ad uno dei cornicioni dei bastioni, Cassandra annuì e guardò Michel poi Marc e i gemelli.
<< Pensi possa essere una strega venuta a cercarvi? >> chiese Noelle preoccupata, abbassando la voce.
<< Credo si riferisca proprio alla fattucchiera che ha provocato quella violenta bufera e che ha ordinato a quei giganteschi lupi di attaccarci >> le rispose Marc, guardando poi Sèlene in cerca di conferma.
<< Si è di lei che parlo, non possono esserne certa perché nessuno l'ha mai vista, ma la cosa mi puzza parecchio, purtroppo non sono veggente come Cassandra ma il mio sesto senso mi dice che dobbiamo guardarci le spalle >> concluse con un'espressione cupa fissando i presenti.
La sorella si agitava spostando il peso da un piede all’altro stando ferma sul posto, in ansia, cercando il suo amato con lo sguardo.
<< Non preoccuparti mio cielo stellato- esordì Michel, notando la sua agitazione- Nessuno ti farà del male finché ci sarò io >> le si avvicinò stringendola a sé.
Marc sgranò gli occhi, "Cielo stellato? È ubriaco?" pensò sconvolto, in quel momento Nicolas non poté trattenere un'espressione disgustata.
<< Sento che sto per vomitare la cena >>. Sèlene si portò una mano davanti agli occhi al limite della repulsione.
Cassandra invece lo strinse forte di rimando posando la testa sul suo petto, sorridendo timida a Noelle come per comunicarle indirettamente “Poi ti spiego”.
Questa annuí sorridendo discretamente, sapeva della cotta di Cassandra per Michel ma da quel che poteva vedere immaginò fosse successo qualcosa durante la loro avventura alla quale lei, purtroppo, non aveva potuto partecipare.

***

Madame Milleure venne scrupolosamente seguita e assistita dai servi di Chatel-Argent nei giorni a seguire, inoltre Donna e Isabeau non perdevano occasione per farle compagnia e farla sentire meno sola e più a proprio agio.
Tre giorni dopo, durante il pranzo, il servitore di Katrina, che rispondeva al nome di Evan, si avvicinò alla tavolata e nella loro lingua madre le disse << Mi duole disturbarvi mia signora ma devo riferirvi una notizia importante >>.
Sèlene e Cassandra, che avevano compreso la frase essendo anch'esse irlandesi e parlando la lingua gaelica, si scambiarono un'occhiata.
Katrina si voltò a guardarlo e dopo aver posato sul tavolo il suo calice si alzò in piedi e disse rivolta ai commensali << Vogliate scusarmi miei signori ma devo conferire urgentemente con il mio ufficiale >> e congedandosi con un inchino si allontanò per parlare in disparte.
I convitati rimasti seduti si scambiarono occhiate perplesse e preoccupate, la faccia con la quale si era presentato l'uomo non era delle migliori e, al ritorno di Katrina, si resero conto di aver avuto ragione a pensare al peggio.
Katrina tornò a sedersi scura in volto << Uno dei miei servitori è stato trovato morto vicino alle stalle, i miei uomini stanno indagando, consiglio monsieur Jean di mandare anche i vostri uomini in ricognizione, è possibile che l’assassino sia ancora nei paraggi >> disse lei prendendo il suo calice e bevendone tutto d'un fiato.
Ian scattò in piedi, uscendo dal suo posto a tavola, si scusò con i presenti e andò subito a dare disposizioni. L'omicida era più vicino di quanto potesse immaginare e occorreva trovarlo e ucciderlo subito per evitare ulteriori morti, ma soprattutto per non allarmare troppo la piccola popolazione e chi stava all'interno del castello stesso. La cosa che lo rendeva particolarmente rabbioso però fu la presenza stessa di un criminale di tale pericolosità in circolazione e l'evidente scarsa attenzione da parte degli uomini della sua sicurezza.
<< Sono mortificato, madame >> disse il Falco a Katrina una volta terminata la spartizione dei suoi ordini.
<< Non crucciatevi, la cosa importante è trovare il colpevole e impiccarlo prima che uccida ancora- rispose lei accostandosi a lui sempre con lo stesso turbamento di poco prima- Non appena Sir Evan tornerà con qualcosa di concreto sarete il primo a saperlo >> aggiunse con un lieve sorriso cercando di tranquillizzarlo.
Ian annuí poi si guardò intorno, accertandosi che nessuno potesse ascoltare << Mi pare strano che cerchino di arrecarvi danno due volte nel giro di pochi giorni. Sicura non vi stiano cercando per qualche motivo a me sconosciuto? >> le chiese a bassa voce.
<< Mio signore io sono un libro aperto e non ho segreti o quant'altro di losco da nascondere, sono basita quanto voi dato che stiamo parlando del mio seguito >> disse altrettanto a bassa voce esibendo tutta la sua indignazione per l'accusa del conte.
<< Avete dei nemici, madame? Non sarebbe strano se essi vi avessero seguita per attaccarvi lontano dalla vostra casa, sfruttando la debolezza del viaggio >> chiese nuovamente lui dando libero sfogo alle domande e alle teorie che gli ronzavano nella testa.
<< Assolutamente no mio signore, io e il mio defunto marito siamo sempre stati amati e rispettati, non abbiamo mai seminato rancori tali da far nascere anche solo il pensiero di malevoli azioni, di conseguenza ripeto, no, non abbiamo nemici, voi invece? >> disse a sua volta fissandolo intensamente con i suoi occhi di quel verde smeraldo unico al mondo.
<< Io sì, ho dei nemici mia signora. Chiunque ne ha almeno uno, anche la semplice benevolenza attira odio. Ma non credo sia chi crea problemi a me a crearne anche a voi dato che siete stati attaccati prima di giungere qui >>. Il suo pensiero andò subito a Sèlene e Cassandra, e se qualcuno volesse uccidere i nuovi ospiti in quanto irlandesi? Quello sarebbe stato un problema e soprattutto una gran sfortuna per lui dato che, quasi a farlo a posta, tutti quelli che provenivano dall'Irlanda finivano a Chatel-Argent. O forse era tutto studiato?
<< Allora guardatevi le spalle monsieur, io farò altrettanto, stiamo andando incontro a giorni bui e non possiamo farci trovare impreparati alle conseguenze che ne seguiranno >> fece lei e con un inchino si congedò andando via, seguita dal suo uomo.
Ian tornò nuovamente al suo posto tra i commensali, disse sospirando << Hanno assassinato uno dei servi di madame Milleure >>.
Quella notizia creò ovvia sorpresa e una nota di raccapriccio tra i presenti.
Marc, Michel e Nicolas si voltarono automaticamente verso Cassandra e Sèlene. Le streghe si guardarono a loro volta non meno turbate.
Quando terminarono il pranzo, Sèlene si avvicinò a Donna cogliendo un momento in cui ella era da sola, per parlarle in privato. Era da qualche settimana che non era al massimo della sua forma, si sentiva strana, perennemente nauseata e fiacca, Donna l'ascoltò e la condusse nella sua camera per visitarla.
Katrina osservava la situazione da lontano e poco prima che la porta si chiudesse del tutto entrò a sua volta << Sono un medico anche io, magari due pareri saranno meglio di uno non trovate madame? >> disse con un mieloso sorriso.
Dama Sancerre guardò Sèlene poco convinta e la ragazza contraccambiò il suo sguardo, si voltò verso la donna non potendo rifiutare la sua proposta << Assolutamente milady, potete restare >>.
La ragazza non rispose e contrasse la mascella, nervosa.
La visita durò una buona quindicina di minuti e il responso fu allarmante ma Katrina l'aveva capito e riferito alla ragazza prima ancora che Donna se ne accertasse creando non poca agitazione nella ragazza e nella dama.
Alla fine Sèlene uscì fuori dalla stanza bianca come un lenzuolo, con lo sguardo perso e gli occhi sbarrati raggiunse i suoi appartamenti chiudendosi dentro.
Donna invece raggiunse Ian ed esordì a bassa voce << Jean posso parlarti lontano da tutti? Si tratta di Sèlene, è urgente >>.
"Oh cielo, cosa è successo adesso?" pensò Ian annuendo col capo, la portò lontano preoccupato per ciò che avrebbe potuto riferirgli, vista l'espressione cupa dell'amica.
<< Sarò breve, anche perché i giri di parole sono inutili in questo caso, Sèlene sta male da qualche settimana, ero insieme a madame Katrina e lei con un solo sguardo ha capito quello che aveva senza neanche toccarla o visitarla, il che può voler dire due cose: o è talmente abile ed esperta da riuscire a comprendere i mali dei suoi pazienti da lontano o non è chi dice di essere, perché io ho impiegato quindici minuti se non di più per comprendere che Sèlene è gravida >> disse Donna tutto d'un fiato guardandosi intorno, nervosa per essere stata sorpassata da Katrina e turbata per quella scoperta.
Ian rimase scioccato da entrambe le rivelazioni. Con quelle abilità, per quanto poteva saperne e per quanto la sua esperienza gli aveva insegnato, Katrina Milleure poteva benissimo essere una strega come Cassandra e la sorella. Ma la cosa forse peggiore era il fatto che Sèlene fosse gravida. << Di quanto è incinta? >> le chiese allarmato.
<< Di un mese o poco più, non mi ha voluto dire chi sia il padre, ho provato in tutti i modi a farglielo confessare ma è stata irremovibile- sospirò mettendosi le mani sui fianchi- Questo è un bel problema Ian, come lo risolviamo? >> Donna era davvero inquieta, questa notizia non portava nulla di buono.
<< Le darò un po' di tempo per riprendersi dalla notizia dato che immagino non l'abbia presa bene nemmeno lei. In seguito andrò a parlarci di persona sperando di riuscire a farmelo dire. Farò leva sulla fiducia altrimenti chiederò alla sorella. Voglio sapere se il tutto è stato consenziente o meno, se è capitato qui o chissà dove >>. Sperò con tutto il cuore, in quel momento, non fosse stato uno dei suoi figli nonostante il suo pensiero andò automaticamente a Marc. Aveva visto qualcosa di strano tra loro in quel periodo, atteggiamenti, sguardi, addirittura frecciatine e conoscendo il desiderio e la curiosità giovanile nei confronti del sesso, nonostante fosse un grosso tabù, non poté fare a meno di averne paura.
<< Già, spero vivamente che sia stato consenziente e non frutto di una violenza, ci manca solo questo >> rispose l’amica lasciandosi andare ad un altro sospiro.
Cassandra non aveva idea di cosa stesse accadendo a sua sorella, era preoccupata perché la vedeva chiusa in un forzato silenzio e il fatto che fosse alimentato da questo suo malessere continuo peggiorava di gran lunga la situazione. Le stava vicino per quanto poteva, sperando non le stesse accadendo nulla di grave. Non poteva far altro e si sentiva terribilmente impotente a tutto ciò.

***

La mattina seguente Ian, carico d'angoscia, andò a far visita a Sèlene. Si presentò davanti alla stanza delle giovani, bussando con discrezione.
La ragazza si alzò per andare ad aprire, non rimase stupita nel trovarlo lì dinnanzi alla sua porta, lo fece accomodare senza dire nulla. Lo raggiunse dopo essersi assicurata che nessuno fosse nei dintorni, chiuse la porta e disse con voce grave << Se siete venuto qui per sapere chi è il padre del bambino che porto in grembo, siete fuori strada mio signore, non ho detto nulla a madame De Sancerre e, con tutto il rispetto, non dirò nulla nemmeno a voi >> si sedette sulla poltrona di fronte al camino.
<< Perché Sèlene? Vorrei sapere, ne ho tutto il diritto. È stata una cosa consenziente da parte tua? >> le chiese sedendosi sul letto.
<< Per quello potete stare tranquillo mio signore, è stato più che consenziente, ma se permettete non avete il diritto di sapere con chi vado a letto e tantomeno non avete il diritto di sapere una cosa che riguarda la mia persona così in intimità >> disse senza guardarlo ma continuando a fissare il fuoco. La sua voce non aveva nessuna sfumatura emotiva, non era arrabbiata, stizzita o irritata, ma semplicemente apatica e fredda.
<< Siete nel mio castello e pretendo che certe cose mi vengano dette, soprattutto se accadono qui a Chatel-Argent o se, nel caso, riguardano i miei famigliari o le mie protette. Tu e tua sorella sapete perfettamente quanto io sia riservato >> cercò di mantenere la calma ma il fatto che non volesse collaborare incrementava in lui i dubbi.
<< Mi dispiace conte, non voglio offendervi o mancarvi di rispetto ma non dirò una parola. Nemmeno la frusta mi farà parlare, quindi vi prego lasciatemi vivere questa cosa da sola, non arrecherò problemi a nessuno, voglio solo stare in pace >> sospirò di poco come se stesse cercando di trattenere le lacrime. Era chiaro però che questo suo segreto la facesse soffrire, forse era rimasta incinta di un uomo che non ricambiava i suoi sentimenti o chissà cos'altro, il fatto era che non avrebbe parlato.
Ian annuí sconfitto e dopo un cenno d'intesa col capo, salutò e tolse il disturbo. L'unica strada possibile sarebbe stata parlare con Cassandra e farle domande sulla sorella e le sue relazioni.
Sèlene si lasciò andare ad un pianto doloroso. Quella situazione non ci voleva, era incinta, il bambino era di Marc e non avrebbe mai potuto dirlo a nessuno di loro, avrebbe infangato la reputazione del giovane e gli avrebbe accollato un bastardo. Inoltre Marc non la amava, lei lo sapeva e perciò il pensiero di andare via il più velocemente possibile si impossessò di lei più vivido che mai.

Intanto però Cassandra passava tutto il tempo con Noelle o Michel, ma ogni notte aveva appuntamento con quest'ultimo. Nel primo periodo si alternavano, lui andava nella stanza di lei e viceversa, ma da quando Sèlene si era trovata in quella situazione negativa gli incontri amorosi si svolsero esclusivamente nella stanza del giovane Falco. Era bello per lei stare in sua compagnia, specialmente come due amanti innamorati l'uno dell'altra. Non era mai stata così felice e lui non era da meno.

***

I giorni procedettero tranquilli per la maggior parte dei presenti a Chatel-Argent.
In particolare, dama Milleure faceva la conoscenza del castello abituandosi agli usi e ai costumi francesi molto più velocemente di quanto gli altri si aspettassero. Amava intraprendere interessanti conversazioni ed era un'abile osservatrice, proprio grazie a questo da un po' aveva notato il malessere di Cassandra e l'atteggiamento assente di Sèlene. Quest'ultima e il figlio maggiore del Falco, di tanto in tanto, discutevano e non mancava l'occasione per lei di udire qualche singhiozzo della ragazza o vedere il giovane con sguardo cupo e atteggiamento scontroso. Marc infatti non comprendeva cosa potesse avere la giovane e non riuscendo ad estrapolare informazioni si alterava.
Una sera in particolare Katrina notò chiaramente la forte preoccupazione di Cassandra, essa camminava nel corridoio del terzo piano con le mani giunte al petto e lo sguardo basso, pensava. Era appena uscita dagli appartamenti di Noelle De Sancerre e camminava senza una meta precisa.
<< Che cosa ti turba piccola colomba? >> disse in gaelico con voce calda la donna, affiancandola.
La giovane sussultò << Perdonatemi milady ma non vi ho sentita arrivare. Comunque sono preoccupata per mia sorella, sta male e non vuole parlare con me >> rispose sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Le mani di Katrina le cinsero le spalle << Tua sorella sta affrontando un brutto momento, per una ragazza così giovane, soprattutto senza sicurezza alcuna sul futuro, scoprire di essere incinta non è mai una bella cosa- sospirò- Nonostante sia nostro compito procreare, farlo così, al di fuori del matrimonio e con chissà chi, è a dir poco sconveniente, ma sono sicura che riusciremo a risolvere tutto >> rispose la contessa con un sorriso ambizioso voltando il capo per guardare la sua interlocutrice.
<< È gravida? Lei è gravida e non me l'ha detto? >> Cassandra si fermò di botto, la guardava con gli occhi sgranati, era sconvolta, non riusciva a credere alle parole proferite da Katrina.
<< Oh cielo, chiedo perdono, pensavo ti avesse messo al corrente della sua situazione >> rispose lei con un'espressione colpevole.
La ragazzina si limitò a guardarla ancora. Sèlene le aveva tenuto un segreto così grande e pericoloso, si erano giurate sincerità e lei aveva infranto quel giuramento. Si congedò dalla contessa con una riverenza e un saluto e procedette spedita verso i suoi appartamenti, rossa in volta per la rabbia.
Katrina sorrise tra sé e si diresse verso i giardini.
"È soddisfatta di aver messo Cassandra contro Sèlene?" pensò la spia che, nascosta nel buio, osservava a sua volta quella donna misteriosa e per lei alquanto sospetta. "Non esiste luogo in questo castello nel quale io non possa raggiungerti- pensò ancora- Scoprirò chi sei, costi quel che costi" e dopo un ultimo sguardo sparì dietro una porta segreta nascosta dalle spesse lastre di pietra delle pareti del corridoio.

La porta si spalancò funesta creando non poco frastuono << Perché non me l'hai detto? >> Cassandra era fuori di se dalla collera.
Sèlene si voltò verso di lei basita << Che cosa stai farneticando? >> chiese cercando di mantenere il sangue freddo nonostante il tono della sorella le facesse salire il sangue alla testa.
<< Non fare la finta tonta Sèlene! Me l'ha detto lady Milleure, sei incinta e tu non mi hai detto nulla? Come hai potuto tenermelo nascosto? >> continuò la ragazzina alzando il tono di voce, ma la sorella si alzò di scatto tappandole la bocca e allontanandola in malo modo dalla porta. << Sei forse uscita di senno per caso?! Come ti permetti di piombare così urlando in questo modo?! >> ora Sèlene era altrettanto furiosa.
<< Perché non me l'hai detto? >> sibilò imperterrita Cassandra che la fissava con astio e risentimento.
<< Semplicemente perché volevo tenerlo per me, é una cosa mia e non sono tenuta a condividerla con nessuno anche se sei mia sorella, cosa credi che sia facile da realizzare? Pensi sia facile iniziare a convivere con l'idea che dovrò crescere un bastardo senza il becco di un quattrino, da sola per di più? Pensi sia facile per me non dirlo a Marc? Non tutti vivono spensierati e nel mondo delle fate come fai tu Cassandra! >> disse minacciosa.
La ragazzina la fissò con gli occhi lucidi di rabbia, serrando i pugni per il nervoso.
<< Mi sembrava anche di averti detto che di quella donna non mi fido e tu avevi concordato, perciò per quale motivo ti metti a parlare con lei? >> continuò Sèlene puntandole uno sguardo severo addosso e fissandola dall'alto in basso.
<< Per il semplice fatto che ti sbagli su tre cose fondamentali, la prima è che non lo cresceresti da sola perché sono con te anche se tu non fai altro che mandarmi via, la seconda è che Marc ti aiuterebbe a sua volta perché sei importante per lui e perché in grembo porti suo figlio, lui non è come gli altri dovresti saperlo meglio di me e per terzo, la contessa Milleure è una brava donna e tu sei maligna, pensi sempre male del prossimo! Non ti fidi di lei perché non la conosci e non ti fidi neanche di me nonostante io sia tua sorella, ma questa volta ti sbagli! >> rispose sostenendo il suo sguardo.
<< Bene allora va' da lei e non osare farti vedere da me, intesi? Sei una civetta frivola, piagnona ed ingenua, svegliati sorellina e cresci, la vita vera è molto diversa da quella che vivi dentro il letto del tuo amante e sparisci, non voglio vederti un secondo di più >> urlò l'altra nera di rabbia, la congedò con una spinta che quasi la fece cadere per terra per poi sbatterle con violenza la porta in faccia, lasciandola li con i suoi rancori.
<< Sei solo una stupida Sèlene e ti pentirai molto presto per quello che ci stai facendo! >> urlò Cassandra contro la porta restando fuori dal corridoio incurante degli sguardi stupiti di alcune serve nei paraggi. In seguito realizzò e si allontanò velocemente piena di vergogna.

<< Ti vedo particolarmente accigliata in questo periodo, cara >> avanzò Isabeau a Donna mentre entrambe imboccavano il corridoio per tornare ognuna nella propria stanza.
<< Non lo nego Isabeau, sono successe alcune cose ultimamente, da quando quella donna é arrivata al castello, che mi hanno turbata in modo particolare. Dice di essere un medico ma è molto più abile del normale, sa dare una diagnosi prima ancora di avvicinarsi al paziente, è una cosa incredibile. E poi lancia troppe occhiate ad Etienne e la cosa mi sta mandando in bestia >> rispose Donna camminando nervosamente accanto all'amica.
Isabeau rallentò il passo voltandosi a guardare la sua interlocutrice << Che possegga abilità... non propriamente umane?- chiese, abbassando anche il volume della voce- Forse vuole portare tuo marito a commettere adulterio >> aggiunse apprensiva.
<< Non lo so e non saprei nemmeno come poterlo scoprire, ma se Etienne dovesse fare una cosa del genere dovrà farsi il segno della croce perché incontrerà la furia di un'intera crociata e nulla lo potrà salvare in quel caso >> rispose stringendo i denti e assottigliando gli occhi, era seccata da quella situazione, il solo pensiero che Etienne potesse tradirla la ossessionava.
<< Oh beh, se ti può consolare, ho notato che comunque tuo marito ti venera. Immagino quindi non penserà ad una cosa del genere nemmeno lontanamente >>. Nonostante lo pensasse davvero il suo pensiero andò a Ian, temeva che quella donna potesse ammaliarlo con il suo fisico curvilineo, le sue belle parole e la sua spiccata intelligenza e chissà, forse anche con la sua magia. Sempre che Katrina ne possedesse.
<< Me lo auguro per lui >> fu la risposta che dama Sancerre le diede prima di prenderla a braccetto, continuando a camminare e riacquistando un poco di tranquillità, parlare con Isabeau la aiutava sempre, erano grandi amiche e lei sapeva sempre cosa dire per rasserenarla.
Raggiunsero la stanza di Donna nella quale Etienne era già pronto per passare una notte di fuoco con la sua amata.
Isabeau dopo essersi congedata proseguì dritta accelerando il passo fino a quando uno strano rumore attirò la sua attenzione, proveniva da una delle camere poco distanti.
Si avvicinò lentamente cercando di far meno rumore possibile con i suoi passi, la porta era socchiusa quindi prese a sbirciare tenendo una mano posata sulla parete, trattenne il respiro, quella era la stanza di Katrina Milleure.
Evan, il suo servitore, era dietro la dama e le baciava avidamente una spalla che aveva appena liberato dai rossi capelli. L'abito della donna era ormai del tutto calato e lui non ci mise molto a farlo scivolare completamente, portando entrambe le mani sui seni prosperosi di Katrina. << Oh mia signora >> le disse prima di mordicchiarle l'orecchio, bramoso di lei.
Katrina teneva un braccio sollevato accarezzando il collo del suo amante, la testa piegata di lato, gli occhi chiusi e un sorriso compiaciuto stampato sul viso. << In ginocchio Evan >> disse poi con voce calda, girando il capo di poco per poterlo guardare un istante prima di mettergli una mano sulla spalla intimandogli di inchinarsi davanti a lei.
E così lui fece, s'inginocchiò e sollevò nuovamente lo sguardo su di lei. La guardava ammirato, innamorato ed eccitato.
Il sorriso della donna si espanse rapido e maligno sul viso, gli afferrò i capelli con una mano tirandogli indietro la testa, proprio con l'intento di fargli male << Sai quello che devi fare non è vero? Da bravo dunque, fa ciò che devi >> disse lasciando la presa. Si abbassò di poco alla sua altezza parandogli il calice davanti e facendogli bere del vino che gli colò ai lati della bocca scendendo rapido sul busto e macchiandogli la camicia, prima di baciarlo con prepotenza.
Dopo aver risposto, Evan si avvicinò al bacino della sua signora mantenendo la posizione sulle ginocchia, poggiò le mani sulle sue natiche e con la lingua iniziò a regalarle un piacere caldo e intenso. Da come la baciava, da come la toccava sembrava la bramasse da una vita intera.
Katrina intrecciò una mano tra i capelli dell'uomo, l'altra sulla sua spalla stringendo con forza la presa, godendo di quel tocco esperto. Lui sapeva bene dove toccarla, era diventato abile con il tempo, erano amanti fin da quando lei era approdata in terra irlandese per unirsi con il suo sposo e ora che si ritrovava sola poteva assaporare appieno la sua fedeltà e i suoi servigi. Aprì la bocca portando la testa all'indietro e lasciandosi sfuggire qualche gemito che si affrettò a soffocare per non dargli piena soddisfazione.
Evan si alzò in piedi lentamente continuando a baciarla, prima sul ventre poi sempre più su fino al seno e al collo. L'afferrò per i fianchi facendola poi mettere a cavalcioni sulla propria vita, la fece stendere sul letto e in piedi davanti a lei si spogliò dando sfoggio della sua muscolatura perfetta segnata da segni profondi a cui vecchie ferite avevano lasciato il posto. Dava le spalle alla porta e Isabeau poté notare una possente schiena solcata da una grossa cicatrice che univa la scapola destra e parte della natica sinistra.
Svestendosi davanti a lei fu quasi come se volesse mostrarle un prodotto di cui solo la sua signora potesse usufruire. La guardava come unico oggetto del suo desiderio ma la odiava al contempo perché lo teneva distante sentimentalmente facendogli corrodere l’anima.
Katrina lo osservava critica dalla sua posizione, gli passò avidamente le mani sull'addome per poi soffermarsi a giocare perversamente con la sua intimità. Lo fissò negli occhi, sapeva quello che lui provava per lei, nonostante fosse sposato con una donna di nobili origini era rimasto incatenato alla sua persona in quel vortice di passione e amore malato, la medesima cosa la provava per lui. << Ti concedo di restare qui stanotte >> disse attirandolo a se, posando le labbra sul suo orecchio prima di leccarglielo con un movimento lento della lingua.
<< Grazie mia signora >> le rispose lui con voce bassa. La spinse per farla coricare e sovrastandola si insinuò dentro la sua femminilità con forza, con una mano le tenne i polsi bloccati sopra la testa e con l'altra le tappò la bocca, era un gioco perverso il suo. Nonostante quella notte potesse averla, voleva in un certo senso farle comprendere che, di lei, poteva fare ciò che voleva e come lo voleva.
La donna lo scrutava con occhi scintillanti di desiderio, amava il modo in cui loro due giocavano, era esclusivo, si capivano e riuscivano a soddisfare le loro più recondite perversioni. Gli morse la mano con forza ferendolo e leccando il sangue che fuoriusciva dalla ferita, gli legò le gambe in vita attaccandolo di più a se.
Isabeau non riuscì a distogliere lo sguardo da quella situazione strana quanto perversa, fino a quando Ian non la fece tornare presente a se stessa facendola sobbalzare, dicendole a bassa voce << Mio amore, cosa sta succedendo? >>.
<< Oh nulla, nulla- rispose col cuore in gola- Pensavo fossi già nella nostra stanza >> aggiunse, provando a sviare l'argomento e dando le spalle alla zona incriminata.
<< Stavo ultimando alcune cose, andiamo pure a dormire >>. L'affiancò lanciando un'occhiata nella fessura della porta e, scorgendo le due figure all'interno intente in un rapporto, sessuale rimase sorpreso, non tanto per la scena in se ma per l'atteggiamento ambiguo in cui era stata sorpresa la sua pudica moglie.
<< Forse in Irlanda non si usa chiudere la porta della stanza >> avanzò lei, conscia di essere stata scoperta nel peggiore dei comportamenti.
<< Evidentemente no, probabilmente non hanno nemmeno il pensiero di attirare sguardi curiosi >> rilanciò lui osservandola con la coda dell'occhio, l'aveva fatta arrossire e Isabeau si era limitata ad annuire, sentendosi una sciocca per aver osato spiare qualcuno in un modo tanto inappropriato.
Proseguirono per un breve tratto fino ad arrivare alla loro camera, Ian aprì la porta facendo entrare prima la moglie poi la seguì chiudendosela alle spalle. I servi avevano già organizzato l'occorrente per la notte e due di loro erano già nella stanza per aiutare i loro signori a prepararsi per affrontare quella notte particolarmente fredda.
Una volta terminato Ian e Isabeau si coricarono, uno accanto all'altra coccolandosi e unendosi fino a sprofondare in un sonno ristoratore.

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Capitolo 14
*** Capitolo XIII ***


Capitolo XIII

Il giorno dopo Ian venne svegliato bruscamente dal violento bussare di qualcuno alla porta dei suoi appartamenti. Si alzò contrariato lasciando il letto caldo e Isabeau coperta solo dalle lenzuola a contorcersi lentamente dopo essersi voltata verso l'uscio. Una volta aperto si trovò davanti una guardia che dopo un frettoloso inchino gli disse << Perdonate i modi bruschi, mio signore, ma c'è stato un altro omicidio. Questa volta con un testimone. Ci siamo permessi di portarlo qui >>.
Ian sospirò pesantemente e con stizza, annuí << Dategli cibo e vino se gradisce, arriverò tra non molto >>.
L'uomo si dileguò dopo un cenno del capo così che il suo signore potesse prepararsi in estrema velocità.
<< Cosa succede, Jean? >> chiese Isabeau, preoccupata e con la bocca ancora impastata dal sonno.
<< Un altro omicidio, questa volta qualcuno ha visto qualcosa e sto andando a parlarci >> rispose dopo averla raggiunta per posarle sulle labbra un tenero bacio del buongiorno.
Scese nel salone dove l'uomo, un semplice pastore col volto rovinato dalla fatica, lo attendeva in piedi davanti al grande tavolo, s'inchinò a lui non appena il suo signore varcò la soglia.
<< Dimmi buon uomo- esordì il Falco- Hai detto di aver assistito a qualcosa. Parlamene >> lo invitò a sedersi e quello si mise comodo.
<< È accaduto prima dell'alba, qualcosa ha urtato con violenza le imposte della finestra del retro della mia umile dimora. Ho afferrato il forcone e una torcia quindi sono uscito all'esterno giungendo in quel punto. In quel momento, mio signore, ho notato che un uomo alto con indosso un mantello svoltava l'angolo. La vittima era in terra con il cranio fracassato, era irriconoscibile >>.
<< Sei riuscito a scorgere qualche particolare nell'uomo, a parte l'altezza? >> chiese Ian con una mano sotto il mento, pensoso.
<< Mi è parso di vedere dei capelli neri. Erano lunghi e con un suo movimento alcune ciocche devono essere uscite dal cappuccio. È tutto ciò che ricordo >>.
<< Sei stato molto utile, ti ringrazio >>. Ian diede l'ordine di ricompensarlo e infine andò, con passo lento e misurato, davanti al camino già acceso. Fissò il fuoco scoppiettante.
"Un uomo alto con i capelli lunghi e neri. Karl potrebbe combaciare come anche Evan, il servitore più intimo di Katrina" pensò, si voltò verso le guardie che avevano accompagnato il popolano fino al castello e che ora lo stavano scortando verso la piccola corte. "Una volta che la vittima verrà identificata allora avrò un quadro più generale della situazione" si disse ancora.
Tornò sul fuoco, quella situazione non gli piaceva affatto e se anche quella volta la vittima fosse stato uno dei servitori di Katrina Milleure, allora ci sarebbe stato davvero qualcosa di pericoloso in mezzo. Se non fosse stato il suo servitore allora si sarebbe dovuto prendere la responsabilità di un omicidio attuato da uno dei suoi uomini più fidati. Tutti in quel castello e all'interno delle mura di Chatel-Argent potevano passare inosservati, parlando d'altezza, a parte loro due, e se stesso ovviamente.

Ci vollero poche ore per determinare la vera identità della vittima. Un sottoposto di Karl si avvicinò a Ian distogliendolo dai suoi pensieri. << Mio signore, il nome della vittima è Finkoo O’Byrne. È uno dei servi di madame Milleure >>.
<< Grazie, l'avvertirò personalmente. Puoi andare >> rispose Ian con un groppo allo stomaco. "Diamine, questa non ci voleva. Katrina non avrebbe apparentemente motivo per far uccidere al suo uomo membri della sua servitù. I sospetti ricadrebbero su Karl in questo caso ma non mi tradirebbe in questo modo, credo..." pensò a braccia conserte. Cosa stava accadendo? Era certo che dopo aver comunicato la tragica notizia alla dama irlandese, avrebbe chiesto al suo sottoposto di interrogare Evan. "E dopo io stesso interrogherò Karl, risponderà tranquillamente se non avrà nulla da nascondere dato che non si aspetterà di certo un mio interrogatorio".
Uscì dalla sala per andare a cercare madame Milleure quando Katrina lo raggiunse a grandi passi precedendolo, quell'ennesima notizia l'aveva oltremodo sconvolta, era il secondo servitore che perdeva nel giro di qualche giorno. << Cosa diamine è accaduto Ponthieu? Quando è successo? >> disse a gran voce non potendo nascondere la sua rabbia ben visibile anche dalla sua espressione capace di trasfigurare il suo bel viso.
Sorpreso da quella reazione, Ian si bloccò guardandola finché la donna non fu a due passi da lui. << Mia signora, mi rincresce ma la vittima è un vostro servitore anche se immagino voi lo sappiate già. Non preoccupatevi però, è giunto da me un testimone che a quanto pare ha intravisto l’assassino- il suo sguardo si fece più sottile e attento- Pare sia stato un uomo alto dai capelli lunghi e neri >> disse infine studiando ogni minima reazione della donna.
Katrina lo guardò con la stessa espressione rabbiosa << Ne sono stata informata pochi istanti fa dal mio ufficiale, posso sapere che diavolo di sicurezza vi ritrovate qui dentro? >> disse alzando il tono di voce.
<< Mia signora, vi chiedo gentilmente di mantenere il controllo- le disse, chiedendolo soprattutto a sé stesso- Stiamo cercando il colpevole, per questo motivo gradirei che Evan colloquiasse con un mio uomo di fiducia. Glielo permetterete? >>.
<< Non starete pensando che sir Evan possa essere il colpevole? Lui ha passato la notte in mia compagnia e si è svegliato insieme a me, come pensate anche lontanamente che possa essere stato lui? >> inveì Katrina battendo nervosamente la punta del piede per terra.
<< Sto dicendo che potrebbe essere stato un uomo alto con lunghi capelli neri. Conosco solo due persone così e uno di questi è proprio Evan. Quindi lui, come l'altro uomo, verrà interrogato- rispose secco- Ma immagino voi non abbiate problemi, sbaglio? >> chiese infine, certo della risposta.
<< Non ho nulla in contrario ma questo non mi impedisce di essere indignata per i vostri sospetti su di lui!- rispose lei guardandolo torva- Glielo comunicherò immediatamente, così porremmo fine a questo dubbio insensato >> concluse lei voltandosi per raggiungere i suoi alloggi e avvertire così il suo sottoposto, lasciando Ian da solo con le sue mille domande.
Solo due ore dopo Evan si trovò seduto davanti ad un tavolo, dall'altra parte in qualità di interrogatore vi era Karl.
<< Potreste essere stato anche voi >> esordì strafottente il nobile irlandese, dopo alcuni minuti di silenzio, osservando l'aspetto dell'uomo davanti a sé.
Karl alzò lo sguardo verso di lui, impassibile << Mi dispiace milord ma ero impegnato nella sorveglianza notturna e i miei compagni mi hanno visto per tutta la durata della mia guardia da stanotte fino all'alba e anche mentre stavo rientrando al castello. Possiamo dire lo stesso di voi, sir? >> rispose mantenendo saldamente il suo autocontrollo.
<< Posso dire lo stesso, esattamente. Son stato con la mia signora ed effettivamente, ora che ci penso, qualche pulcino curioso può confermare >> si era accorto effettivamente della presenza di Isabeau la sera precedente, nonostante non fosse riuscito a riconoscerla.
<< Qualche pulcino curioso? A chi vi riferite? Così possiamo vedere se effettivamente dite il vero, per il resto dove siete stato? >> disse continuando a stare con le braccia conserte a scrutarlo con severità.
<< La mia signora può confermare che non mi sono allontanato affatto. E mi spiace ma non ho potuto vedere chi fosse. È rimasta però un po' di tempo, son certo fosse una donna perché il suo profumo era dolce, molto dolce... >> si leccò il labbro superiore.
Karl batté violentemente una mano sul tavolo tanto da farlo tremare << Siate serio! È un'interrogatorio che state tenendo con me che sono il capo della guardia di Chatel-Argent, non un colloquio con qualche rozzo pescivendolo! Quindi non osate mancare di rispetto con il vostro atteggiamento ne a me ne a nessuna dama o donna all'interno di questa corte! >> tuonò Karl, ora i suoi nervi erano scoperti e lui era più furioso che mai.
<< Va bene, va bene- rispose l’altro sollevando entrambe le mani in segno di resa- Eppure non credo di aver mancato di rispetto assolutamente nessuna dama. Avete bisogno di sapere altro? >> chiese infastidito accavallando una gamba e dondolandosi di poco con la sedia.
<< No, non ho altro da domandarvi, quello che avete detto mi basta e avanza, potete andare >> disse tenendo questa volta entrambe le mani sul tavolo, quell'uomo non gli piaceva, nulla di lui lo convinceva come nulla di quella signora che tanto venerava.
Evan si alzò in piedi e con un cenno del capo si voltò e dandogli le spalle uscì.
Solo pochi minuti dopo fece capolino Ian, che si sedette esattamente dove prima vi era Evan, lasciando Karl di stucco << Vorrei porti alcune domande, Karl. >> gli disse con le mani congiunte.
Il capitano rimase sbigottito a fissare il suo signore, lentamente si sedette seguendo il movimento cominciato dal feudatario, conscio di ciò che il conte stava pensando. << Non crederete davvero, Falco, che io abbia potuto anche solo pensare una cosa come quella, vero? >> disse con voce grave nonostante quell'atteggiamento di Ian lo avesse ferito nel profondo.
<< È solo normale procedura, per eliminare ogni sospetto. So perfettamente che non potresti mai fare una cosa del genere. Elencami quindi, con precisione, tutto ciò che hai fatto questa notte >> chiese con estrema gentilezza. Si rese conto che ciò l'uomo poteva averlo percepito come una mancanza di fiducia ma doveva farlo, non poteva lasciar nulla al caso.
<< Dopo la cena sono uscito per la ronda notturna, ho setacciato ogni perimetro esterno del castello e delle mura interne, potete chiedere ai miei commilitoni, tutti mi hanno visto. Sono rientrato all'alba e dopo aver ascoltato la prima messa sono tornato nei miei appartamenti. Potete chiedere a chi volete, mio signore >> disse con voce profonda e lo sguardo fisso su di lui.
Ian annuí soddisfatto << Ti ringrazio infinitamente Karl. Ora puoi anche tornare ai tuoi doveri >> gli rispose infatti.
Il gigante si alzò in tutta la sua statura e dopo aver salutato il conte con un inchino, si dileguò veloce sparendo oltre la porta, tornando ai suoi compiti.

Passarono alcune ore prima che Katrina raggiungesse Ian nella sala padronale, intento in quel momento a conversare con Etienne. Non appena i due uomini la notarono, si alzarono in piedi in segno di rispetto.
<< Chiedo scusa mio signore se disturbo il vostro colloquio con monsieur De Sancerre ma vorrei parlarvi di una cosa che mi sta molto a cuore, mia figlia, la mia unica erede è in viaggio in questo momento per raggiungere la mia residenza in terra francese ma trovandomi io presso il vostro castello, vorrei chiedervi se potessi farla giungere sin qui, sia per evitarle brutti incontri sulla strada sia per poter stare in sua compagnia e, una volta sistemato tutto, tornare a casa insieme >> propose fissandolo con uno sguardo imperscrutabile.
Etienne guardò Ian, divertito per il fatto che ultimamente stesse ospitando non poche persone a Chatel-Argent.
<< Assolutamente mia signora- rispose il Falco con un cenno del capo- Saremo felici di averla qui con noi e fare la sua conoscenza >>.
Katrina sorrise appena << Vi sono riconoscente milord, sapendola vicino a me potrò stare più tranquilla >> chinò il capo in segno di ringraziamento e si congedò andando diretta verso il suo ufficiale. << Evan, manda un messaggio a Perle e dille di dirigersi verso Chanel-Argent, la residenza del conte Jean Marc De Ponthieu >> disse fermandosi davanti a lui seria.
<< Agli ordini, milady >> rispose l'uomo.

<< Padre, posso parlarti? >> chiese Michel, avvicinandosi ai due uomini che avevano ripreso a conversare.
<< Tanto io devo allontanarmi un attimo- disse Etienne indietreggiando di un passo- Ci vediamo dopo Jean >> aggiunse prima di voltarsi e andar via.
<< Di cosa vuoi parlarmi figliolo? >> chiese Ian curioso.
<< Vorrei parlarti del mio matrimonio con madame De Grandprè- prese un respiro profondo- Mi sono accorto in questo ultimo periodo di provare qualcosa di profondo per un'altra donna >>.
Ian trattenne il fiato, Michel però continuò << Vorrei dunque chiederti se fosse possibile annullarlo e... sposare quella donna >>.
L'uomo non pensava sarebbero mai arrivati a quel punto, eppure eccoli li. E lui avrebbe dovuto spezzare il cuore del proprio figlio semplicemente per una questione di rispetto nei confronti di usi e i costumi del tempo. << Sai che non posso farlo, Michel. Ciò arrecherebbe danno alla nostra famiglia e ai Grandprè, oltre ad attirare una grande vergogna sulla fanciulla >>.
<< Padre, ho parlato con Célèste durante il soggiorno a Parigi e lei ha compreso >>.
<< Comprendo anche io ma questo non è possibile. Pensavo te ne fossi fatto una ragione >>.
Michel parve disperato e il cuore di Ian si strinse in una morsa dolorosa. << Cerca di capire. Dobbiamo unire i nostri casati >> aggiunse l'uomo mettendogli una mano sulla spalla.
<< Padre, la donna di cui parlo è una delle vostre protette. Son certo che sarà possibile risolvere la questione. Tu e mia madre, nella mia situazione, avreste combattuto altrettanto >> lo guardava cercando di dare man forte e sicurezza alle sue parole, ma dentro la speranza si affievolì non appena l'espressione del genitore si fece più seria.
Cassandra era intenta a rientrare dai giardini quando il suo orecchio fu attratto dalla voce di Michel. Si accostò dietro una delle colonne del grande salone cogliendo una buona parte di quella conversazione. Lo stomaco le si strinse convulsamente. "Suo padre non vuole sentire ragioni, lo sapevo, non c'è futuro per noi" si disse posandosi una mano sul cuore per tentare invano di tenerlo insieme nonostante si fosse rotto un'ennesima volta. Sentì le lacrime pungerle gli occhi, voleva andare via ma rimase lì, immobile, a fissare la schiena di quel cavaliere dagli occhi e i ricci castani che tanto amava.
<< Faccio appello al tuo buon cuore padre >> disse Michel in ultimo, dopo un inchino si dileguò lasciando Ian da solo, cupo, a braccia conserte e pensieroso.
Cassandra si allontanò prima che il ragazzo la raggiungesse e scoprisse.
Tornò fuori nei giardini, l'unico posto capace di tranquillizzarla, l'unico posto dove poter stare da sola a crogiolarsi nel suo dolore.
<< Cosa fa una colombella tutta sola nascosta qui? >> la voce grave di Katrina colse Cassandra alla sprovvista, la ragazzina alzò il volto cercando di nascondere le lacrime che continuava imperterrita a versare. La donna si era sporta da uno dei cornicioni e l'aveva trovata seduta in una rientranza in mezzo ad alcune alte aiuole che con il loro fogliame coprivano perfettamente la sua esile figura.
<< Piango mia signora, ecco cosa faccio, questo è l'unico posto in cui posso farlo tranquillamente, nessuno lo conosce a parte voi a partire da questo momento >> rispose tra un singhiozzo e l'altro.
Katrina le rivolse un mezzo sorriso sghembo << Cosa ti affligge uccellino? >> chiese ancora posando la guancia sul palmo di una mano, stando sempre poggiata con i gomiti sul cornicione.
<< Problemi di cuore con un uomo milady, mi sono innamorata di una persona che non può farmi sua moglie poiché è già stato promesso >> disse con un filo di voce prima di riprendere a piangere.
<< Oh no, tesoro non c'è bisogno di piangere così. Se posso dirti una cosa che ho imparato negli anni, dato che ormai siamo in confidenza, dimenticalo, fattene una ragione, meno sentimenti provi per il prossimo e meno il prossimo può ferirti, è un consiglio che ti do, da amica >> rispose la donna con voce suadente guardandola con occhio volpino prima di andare via lasciandola li mentre la ragazzina continuava a fissare in alto, con il naso all’insù, verso la direzione in cui la contessa era comparsa e ora scomparsa. "Quella donna ha ragione, devo dimenticarlo, devo smettere di vederlo, è l'unico modo che ho per evitare di soffrire ancora" si disse. Dopo qualche minuto uscì fuori da quel piccolo nascondiglio tornando sui suoi passi decisa a mettere la parola fine tra lei e lui.
In quel momento Michel si trovava davanti al camino della sala da pranzo. Andava avanti e indietro pensando a mille possibilità, mille opzioni, mille parole per cercare di convincere il padre che sembrava davvero irremovibile.
Cassandra entrò lentamente nella stanza in estremo silenzio, senza emettere suono alcuno << Michel, possiamo parlare? >> disse avvicinandosi.
La voce della ragazza gli provocò un nodo alla gola, girò il capo verso questa andandole incontro << Assolutamente sì, mia luce >> le rispose col cuore che batteva all'impazzata.
Cassandra aveva uno sguardo cupo e corrucciato << Non ho potuto fare a meno di udire la conversazione che hai avuto con tuo padre e da come anche tu hai sentito, lui non accetterà mai la nostra posizione e io non voglio essere l'amante notturna di un uomo sposato >> distolse lo sguardo poiché le lacrime iniziavano a farsi sentire più puntigliose di prima.
<< Sto cercando un modo per convincerlo. Le sto pensando tutte ma nessuna momentaneamente sembrerebbe essere adatta. Dammi tempo, ti prego >> le disse posando le mani sulle guance.
<< No Michel, non accetterà e tu lo sai, stai pensando a quello che accadrà? Ti sposerai con Célèste, e io? Io dovrò stare nelle mie camere ad aspettare che tu venga a farmi visita come una sgualdrina da quattro soldi? >> disse agitata sottraendosi alle sue carezze.
<< Io non voglio pensare a ciò. Giuro che ci sto provando Cassandra e non fallirò, devi solo avere un po' di pazienza. Ti prego! >> le mani questa volta si poggiarono sulle spalle di lei.
La ragazza rimase a guardarlo per qualche istante per poi allontanarsi << Mi dispiace Michel, ho sofferto abbastanza per te, per noi. Dovremmo smetterla ora, prima che le cose peggiorino e prima che qualcuno di noi due si faccia male irrimediabilmente >> tirò su col naso distogliendo lo sguardo.
<< Cassandra ti prego combattiamo insieme! Io non smetterò di farlo per te, ti voglio nella mia vita, tu sei il mio cuore e senza questo io non posso vivere! Senza di te io non sono nulla- i suoi occhi erano disperati e il suo cuore spezzato- Non negarmi questi tentativi, non fare come mio padre... >>.
La giovane rimase a guardarlo, entrambi così disperati, soli e abbandonati a loro stessi ad affrontare situazioni troppo importanti e difficili. Non riuscì a dire nulla, si avvicinò di qualche passo. Come poteva abbandonarlo così? Come poteva Katrina dirle di dimenticarlo? Lo strinse forte posando la testa sul suo petto e soffocando i singhiozzi sulla stoffa del suo gilet.
Michel ricambiò l'abbraccio baciandola più volte in viso e sul capo, non gli importava di essere visto da qualche serva o addirittura dai suoi genitori, lui l’amava e tutti dovevano saperlo. << Nel bosco ti dissi che non ti avrei mai abbandonata e ho intenzione di mantenere la mia promessa >> le disse. Quella reazione lo aveva tranquillizzato solo in parte ma al contempo gli aveva donato nuova forza per andare avanti senza smettere anche solo un’istante di provarci, per loro, per lei.
Cassandra continuava a stare attaccata alla sua vita, non voleva lasciarlo, l'amore che provava era più forte di qualsiasi altro pensiero. Si distanziò di poco << Qualcuno potrebbe vederci, sarà meglio andare >> bofonchiò a bassa voce, Michel le sorrise appena e dopo averle baciato i palmi delle mani la accompagnò nella sua stanza rimanendo con lei per parecchie ore.

L’ultima messa era ormai terminata, tutta la corte uscì lenta dalla chiesa come un tranquillo ruscello primaverile, tutti conversavano simpaticamente dirigendosi ognuno nelle proprie case.
Lo stesso fecero i Ponthieu ed i Montamyeur con i loro ospiti. Madame Milleure era stata l’unica, insieme al suo ufficiale, a non essersi presentata a nessuna delle messe diurne e notturne.
Cassandra si avviò tranquilla verso gli appartamenti che ancora divideva con Sèlene.
<< Buona sera bella colomba, come è andata alla fine con quell’uomo? >>. Katrina aveva parlato stando alle spalle della ragazza e rimanendo appoggiata ad una delle pareti di fredda pietra che componevano il corridoio, facendo sobbalzare letteralmente la fanciulla, il che le strappò una risata divertita.
<< Milady, vi prego, non sbucate così all’improvviso o la prossima volta potrete trovarmi morta sul posto- rispose la ragazzina premendosi una mano sul cuore e fissandola con ancora uno spettro di paura negli occhi blu- Non sono riuscita a mettere la parola fine con lui, io lo amo troppo e non voglio lasciarlo, nonostante questo mi faccia stare male ho fiducia in lui e sono certa che prima o poi riusciremo a sistemare le cose >> continuò la piccola, abbassò lo sguardo sentendosi a disagio e una vera e propria bambina davanti a quella donna forte e decisa.
Katrina si accostò a lei prendendola sottobraccio e lasciandola di stucco << Andiamo a fare una passeggiata, ti va? Così avremo modo di parlare un poco prima di cena >> disse la contessa conducendola verso i torrioni.
Camminarono in silenzio fino a quando non giunsero nel luogo che la donna riteneva più appartato.
<< Non tutte le donne riescono a mettere la parola fine con l’uomo oggetto del loro amore e delle loro sofferenze. Sei giovane ed è normale che tu non riesca a dire quella fatidica parola, soprattutto se lui si comporta come ho visto >> disse Katrina poggiando gli avambracci sul cornicione.
<< Voi sapete milady di chi parlo? >> chiese la ragazzina ansiosa guardandosi intorno con paura che qualcuno potesse udire quella conversazione nonostante il posto fosse lontano da occhi e orecchie indiscrete.
La donna sorrise appena << L’uomo in questione è Michel De Ponthieu, sbaglio? >> rispose ella continuando a fissarla allietata nel trovarla così in imbarazzo.
Cassandra distolse lo sguardo confermando le parole della contessa.
<< No, Non mi sbaglio affatto. Puoi stare tranquilla con me, non dirò nulla a nessuno, il tuo segreto è al sicuro piccola colomba- la rassicurò lei con voce melliflua- Sai anche io un tempo ero innamorata di mio marito, ero giovane come te ed ero piena di buoni propositi, dannazione io vivo di speranze e buoni propositi- fece una pausa accomodandosi meglio e invitandola ad avvicinarsi riprese- Lui era bello e forte, un vero uomo tutto d’un pezzo ma con un pessimo carattere e per sua sfortuna io lo avevo peggiore del suo- ridacchiò appena- Il mio amore per lui scemò rapidamente dopo la nascita di nostra figlia. Lui voleva un maschio, a me non importava di che sesso fosse, lei era sana e bellissima e mi bastò questo. Iniziò così a non volermi più, passava le notti con le serve o con la mia dama di compagnia, ci soffrii il primo periodo, poi non m'importò più nulla. Un giorno, durante una battuta di caccia, ci fu un incidente, la sua sella si sfibrò, il cavallo lo disarcionò, lui cadde e si ruppe l’osso del collo, morì il giorno dopo per insufficienza respiratoria- la guardò sorridente- Un peso in meno per me. Ti do un altro consiglio dolce colomba, non permettere a nessun uomo di farti soffrire, per loro non siamo nulla più che trofei di caccia o bambole di pezza da usare per il loro appetito sessuale >> concluse Katrina.
Cassandra aveva ascoltato le sue parole con dolore, avvertiva malinconia e sofferenza nonostante quella donna fosse davvero forte e autoritaria. Michel non le avrebbe mai fatto del male e non l’avrebbe mai usata per il suo piacere fisico, lui era diverso e questo lo sapeva bene, ne era certa. Le si fece più vicina << Mi dispiace per quello che avete dovuto patire milady, ma mi sembra di percepire che oltre questo voi stiate soffrendo per qualcos’altro, i vostri occhi parlano per voi, cosa vi affligge mia signora? Potete parlarne con me >> rispose la ragazzina ingenuamente.
Katrina le afferrò delicatamente una ciocca di capelli turchini e iniziò a giocarci distrattamente. << La tua vista va oltre quella dei comuni mortali mia cara- sorrise affranta- Ahimè si, qualcuno mi sta minacciando e sta attentando alla vita della mia servitù per farmi capire che presto toccherà anche a me la medesima sorte. Non so perché stia accadendo tutto ciò, l’unica cosa che mi viene da pensare è che sia causato da un segreto di famiglia che custodiamo da generazioni, o che non accettino una donna a capo della contea da dove provengo >> sospirò pesantemente.
Cassandra la ascoltò sconvolta << Avete parlato di queste cose con il Falco? Sono certa che lui potrà aiutarvi meglio di chiunque altro >> le rispose agitata.
<< No, ho preferito non comunicargli queste informazioni perché il mio sesto senso mi dice di non fidarmi completamente di lui, in più è già abbastanza allarmato così e non voglio girare il dito nella piaga ulteriormente con delle misere supposizioni che non hanno apparente attendibilità. Quando sarà il momento tutto quanto verrà rivelato, non ci resta che attendere >> concluse con una nota macabra nella voce. Si allontanò dal parapetto tornando a sorridere amabile. << Coraggio torniamo dentro, qui si gela e non voglio che ti salga la febbre per causa mia- le diede un buffetto sul naso per poi metterle una mano sulla schiena e condurla all’interno del castello- Non fare parola con nessuno della nostra conversazione dolcezza, non voglio creare scompiglio, d’accordo? Posso fidarmi di te, no? >> le chiese scompigliandole i capelli. << Assolutamente milady, non dirò nulla a nessuno >> rispose prontamente Cassandra guardandola.
<< Bene allora, raggiungi i tuoi amici e il tuo amato, sicuramente ti staranno aspettando, ci vediamo a cena >> disse salutandola con un cenno del capo.
Quando la ragazzina fu abbastanza lontana, sul viso di Katrina comparve lento un sorriso perverso e con sicurezza si diresse verso i suoi alloggi per incontrare il suo ufficiale e prepararsi per l’ultimo pasto della giornata.

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Capitolo 15
*** Capitolo XIV ***


Capitolo XIV


<< Mia signora, vostra figlia è finalmente giunta a Chatel-Argent >> disse Evan una volta raggiunta Katrina Milleure nella sua stanza.
<< Ah benissimo! Non vedevo l'ora >> rispose la donna alzandosi dalla poltrona con un ampio sorriso, dirigendosi poi a grandi passi verso il salone.
Una ragazzina minuta e dalla folta chioma tabacco, che poco prima era stata accolta da Ian in persona e ora parlava con quest'ultimo, si guardava intorno incuriosita da quel castello francese così diverso strutturalmente da quelli irlandesi.
I servi di Chatel-Argent avevano già provveduto a slacciarle il mantello e prendere i suoi bagagli per portarli nella stanza a lei assegnata.
<< Máthair* >> esordì lei correndo verso alla madre che la raggiungeva a braccia aperte.
Katrina la strinse forte a se baciandole la testa << Mo Perle milis*- rispose lei commossa nel vederla sana e salva- Tá súil agam leat go raibh turas maith* >> disse ancora.
<< Amháin! Fiú má bhí sé leadránach* >> rispose la ragazzina sorridendo felice.
Katrina non poteva esserlo di più, ora la sua preziosa bambina era al sicuro con lei, la condusse personalmente nella sua stanza per farla riposare, a cena l'avrebbe introdotta meglio al Falco, alla sua grande famiglia e ai suoi ospiti.

La sera i Sancerre, i Ponthieu e le due sorelle irlandesi attendevano attorno al tavolo l'arrivo di madame Katrina e della figlia. Erano tutti in piedi, sparsi, parlando tra loro riuniti in piccoli gruppi quando fecero il loro ingresso la dama e Perle, seguite dall’immancabile presenza nera di sir Evan.
Sèlene ignorò del tutto la cosa, fosse stato per lei sarebbe rimasta nelle sue stanze.
Cassandra era intenta a parlare con Noelle e si voltò incuriosita, la ragazzina era incredibilmente somigliante a sua madre, se non fosse stato per i capelli più scuri e mossi. Enormi occhi verdi si spostavano su ogni persona presente nella sala, a occhio e croce non avrebbe dovuto avere più di 15 anni. Stava poco dietro la madre, timida ma curiosa di conoscere quelle nuove persone, il suo francese non era dei migliori ma se la sarebbe cavata.
Donna e Isabeau si avvicinarono alle due per dare il loro per iniziare una conversazione basata sui convenevoli.
Ian disse a quel punto << Diamo il nostro benvenuto alla giovane Perle, figlia di dama Milleure >>.
Nicolas, Michel e Marc si esibirono in un elegante inchino mentre Noelle, dopo una riverenza, raggiunse istantaneamente la nuova arrivata per conversare e cercare di farla abituare a quell'ambiente straniero.
Ma sin dal primo momento passato in quella sala, Perle si era sentita osservata, Nicolas De Sancerre era rimasto letteralmente folgorato dalla bellezza della giovane tanto da non riuscire a staccarle gli occhi di dosso nemmeno per un attimo, addirittura nell'inchino era risultato goffo e impacciato.
Perle aveva conversato di buon grado con Noelle, il suo francese era duro come il suo accento. Con Cassandra invece aveva potuto interloquire più tranquillamente parlando nella loro lingua madre.
Katrina era radiosa e i suoi occhi brillavano di felicità.
Durante la cena Perle si voltò verso Nicolas << Monsieur, avete bisogno di qualcosa? >> disse alzando di poco le sopracciglia, sentendosi costantemente osservata.
Lui, colto impreparato, imitò la sua espressione facciale per poi esordire con un semplice << No madame >> accompagnato da un buffo tentativo di recuperare il poco orgoglio rimasto.
<< Che faccia da allocco >> sussurrò Marc al fratello che cercò invano di trattenere un risata.
Perle sorrise appena tornando a rivolgere la sua attenzione al cibo così doppiamente gustoso dovuto dalla fame e dalla stanchezza del viaggio.
Cassandra si sporse di poco verso Noelle per sussurrarle all'orecchio << Credo che a tuo fratello interessi la figlia della contessa Katrina >> sorrise complice guardando l'amica.
<< Lo penso anche io, ma di questo passo si renderà pressoché ridicolo >> rispose con una mano a coprire la bocca per nascondere una risatina.
Cassandra asserì con un'altra risata appena accennata << Povero Nicolas, pensavo che con il suo carattere esuberante riuscisse a conversare con spavalderia con qualsiasi persona e invece si emoziona come un bambino >> si voltò per guardarlo prima di posare il suo sguardo su Michel, gli sorrise dolcemente e lui le sorrise a sua volta.
Nicolas lanciò subito un'occhiata torva alle ragazzine e sentendosi colto sul fatto, afferrò la brocca di vino versandone il contenuto nel bicchiere di Perle, volendo così dimostrare di essere più audace di quanto loro in realtà credessero.
La ragazzina si voltò a guardare il calice che veniva riempito dal giovane Sancerre << Grazie >> mormorò volgendo l’attenzione ora su di lui, perplessa e curiosa al tempo stesso.
Cassandra soffocò un'ennesima risata incredibilmente divertita.
Lui cercò di ignorare gli atteggiamenti della sorella e dell'amica che in quel momento gli parvero due vere e proprie oche giulive. << Nella nostra tradizione, il cavaliere deve versare il vino alla dama >> le disse con un sorriso da splendido che però avrebbe rovinato, molto probabilmente, qualsiasi tentativo di approccio dall'altra parte.
<< E la cosa dovrebbe sorprendermi in qualche modo? >> disse in risposta la ragazzina, con un'apatia disarmante mentre guardava il ragazzo senza battere ciglio.
Nicolas ci rimase di sasso, annuí afferrando al volo la figura da fesso, quindi tornò al suo cibo senza nemmeno guardare Cassandra e la sorella conscio di come quella risposta avrebbe potuto scatenare la loro prossima reazione.
Perle fece spallucce non comprendendo quello strano ragazzo e tornò a dedicarsi al cibo che tanto la faceva impazzire dalla bontà.
La cena procedette tranquilla, la ragazzina parlava molto con Noelle e Cassandra trovandosi a proprio agio con entrambe. << Il ragazzo che avevo accanto è il tuo gemello? >> disse rivolta a Noelle.
Lei sorrise mortificata << A quanto pare si- rispose ironicamente- Mi spiace ti abbia disturbata durante il pasto >>.
<< Non mi ha disturbata, trovo che sia strano ed incredibilmente buffo. Evidentemente le dame con cui ha avuto a che fare si comportano come agnellini indifesi dagli occhi dolci che pendono dalle labbra di ogni uomo, ma da noi le cose sono diverse, le donne sono forti e indipendenti, come mia madre >> disse alzando il mento con orgoglio.
<< Oh ma noi non ci comportiamo come agnellini, cara Perle. Semplicemente gli uomini comprendono che in fondo è nostra la scelta ultima del cavaliere che vorremmo ci corteggiasse e per ingraziare fanno questo e altro. Alcuni errano comportandosi come perfetti idioti, altri eccedono di bontà. In ogni caso non ho ancora avuto l'onore di incontrare un cavaliere che porti con orgoglio questo titolo, Nicolas stenta a portarne alto l'onore >> ridacchiò.
<< Voi francesi siete strani, tuo fratello li batte tutti però, è un peccato che si comporti come un'idiota- si voltò a guardarlo prima di aggiungere con un mezzo sorriso- E' anche carino >>.
<< Prima o poi troverà qualcuno che lo amerà per il suo carattere da idiota, me lo sento- rispose, voltandosi anche lei nella direzione di Nicolas per guardarlo- Fino ad allora temo si farà una fama da fesso. Povero fratello, quasi provo pena per lui >>.
<< Dovrebbe rivedere il suo piano d'attacco >> sorrise Perle. Era incredibile la somiglianza con la madre, nonostante qualcosa nei suoi lineamenti riportasse a qualcuno che già avevano avuto modo di vedere in quei giorni. Continuò a conversare con le due ragazze fino a quando sua madre non le intimò di andare a riposare. << Mia madre ha ragione, devo andare a riposare è stata una giornata pesante, vi auguro una buona notte mie signore >> disse con simpatico sorriso prima di chinare il capo in segno di saluto. Fece lo stesso con i presenti e scortata da Evan andò nella sua camera.
Cassandra ne approfittò per lanciarsi accanto a Nicolas << Hai fatto una figuraccia dietro l'altra ma lei ha detto che sei carino! >> ridacchiò guardando l'amico.
Lui cercò di mantenere un contegno nonostante quella notizia avesse fatto ribollire l'adrenalina dentro il suo corpo, rapida gli stava salendo alla testa. << Bene, ha detto altro? >> chiese.
<< Ha detto che sei strano e buffo allo stesso tempo >> lo guardò estremamente divertita per poi guardare sia Marc che il suo amato Michel, quest'ultimo sorrise << Un nuovo amore sta per nascere a Chatel-Argent >> affermò.
<< Ha semplicemente detto in maniera gentile che è un indecente buffone. Tu vedi amore dappertutto >> gli rispose Marc.
<< Io vedo amore solo dove c'è Cassandra >> ribatté l'altro prendendo le mani della sua amata.
Questa sorrise con il cuore gonfio d'emozione avvicinandosi di più al suo adorato.
<< Voi due mi fate venire voglia di vomitare. Nicolas se devi comportarti così con la tua futura consorte ti prego di cancellarmi dalle tue amicizie >> disse Sèlene riemergendo dal suo silenzio.
Rimasero tutti sorpresi per l'uscita della ragazza, non tanto per il contenuto di quell'affermazione ma per il fatto di aver finalmente ripreso a parlare.
<< Riemergi dalla tomba per dirmi implicitamente che siamo amici? >> le chiese Nicolas canzonandola.
<< No, per dirti semplicemente che dovrai cancellarmi per sempre perché di nausea e schifo in questo periodo ne sto facendo abbondante raccolta >> rispose lei mettendosi a braccia conserte e guardandolo con un sopracciglio alzato.
Marc sorrise alla battuta di Sèlene guardandola però carico di malinconia.
<< Non per colpa mia di certo se Michel e Cassandra sputano miele ogni qualvolta aprono bocca! >> rispose Nicolas sollevando un sopracciglio, offeso.
<< Nemmeno mia e non azzardarti a farlo anche tu!- precisò lei, guardò i presenti e aggiunse- Io vado a letto vi auguro una buona notte >> e dopo aver guardato Marc con dolore andò via dirigendosi nella sua camera.
Marc la seguì a ruota dopo aver salutato gli altri con un inchino. << Ti accompagno >> le disse accostandosi a lei e sperando non reagisse male, lei si voltò a guardarlo senza dire nulla.
Camminarono in silenzio, quante cose lei avrebbe voluto dirgli, quante cose avrebbe voluto fargli sapere, ma la paura del rifiuto e del fatto di non essere ricambiata sentimentalmente le impedivano qualsiasi futura azione. Sapeva che lui era diverso dagli altri ma nonostante tutto qualcosa le diceva di non farlo. Aprì la porta della camera << Ti ringrazio per avermi accompagnata, buona notte >> disse entrando appena oltre la porta. Prima che lei potesse chiudere, Marc mise la punta del piede in modo da impedirle la chiusura. << Parlami, ti prego Sèlene. Parlami >> le disse duramente nonostante quella fosse una vera e propria supplica.
<< Marc ti prego, non rendermi le cose più difficili di quanto già non lo siano >> disse lei posando una mano sullo stipite, i suoi occhi trasmettevano tante cose, dolore, paura, insicurezza e tanto altro che a parole non avrebbe mai potuto comunicare.
<< Tu le stai rendendo difficili tacendo ogni cosa! Fammi entrare >> spinse la porta sovrastandola con la sua forza tanto che lei non poté far nulla per impedirglielo, poi la chiuse alle sue spalle rabbioso << Non mi tocchi più e mi eviti, cosa sta accadendo Sèlene? >> chiese avvicinandosi quasi minaccioso, i suoi occhi spalancati ricordavano quasi quelli di un folle.
<< Ti prego Marc non cominciare- rispose lei esasperata allontanandosi dal suo raggio d'azione- E' una cosa troppo grande per entrambi e io non sono pronta a condividerla con me stessa, figuriamoci con te che per me non provi nulla >> continuò dandogli le spalle per poi voltarsi a guardarlo, era esausta e il suo viso era attraversato da una miriade di preoccupazioni.
<< Cosa? Io non provo niente per te? Se non provassi niente non proverei a strapparti le parole dalla lingua, non litigherei con te se non mi stessi a cuore, dannazione! >> le andò davanti furioso e paonazzo, piantò lo sguardo sugli occhi di lei attendendo risposta ma poi sbottò ancora << Ti hanno fatto del male? Dimmi chi è così gli faccio pentire anche solo di averci pensato >>.
<< Sono incinta Marc! Maledizione! >> sbottò urlando dall'esasperazione ma subito sgranò gli occhi rimanendo a fissarlo sconvolta, non avrebbe mai voluto dirlo e ora che lo aveva fatto non poteva più tornare indietro. Indietreggiò ancora timorosa per la sua reazione.
Tutta la rabbia di Marc scemò in un istante, non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere, probabilmente quel bambino non avrebbe mai potuto avere una vita normale, probabilmente suo padre non avrebbe mai permesso loro di sposarsi ma non poteva lasciare a loro stessi Sèlene e quel pargolo, Sèlene e suo figlio. In quel momento sentì un nodo alla gola, la guardò, fragile e sola. Le si avvicinò mettendo automaticamente una mano sul ventre della ragazza per poi stringerla a se con l'altro braccio.
Sèlene lo strinse con impeto, affondando le mani nella stoffa e posando la fronte sul suo petto. Le era mancato quel contatto, le era mancato sentirlo vicino, sentirne il profumo ed il calore che emetteva, sentiva la mancanza di tutte le cose che in lui la aiutavano a tranquillizzare gli incubi costanti e i tormenti di una vita intera. << Io non sapevo come dirtelo, non volevo crearti problemi portando disonore sulla tua famiglia per aver avuto un figlio bastardo >> disse tenendo il viso premuto con forza contro di lui, la voce roca e sull'orlo del pianto, tremava visibilmente.
<< Era mio diritto saperlo, dovevi dirmelo. In ogni caso troveremo un modo... >> rispose duramente col cuore pesante. Non sapeva come avrebbero potuto risolvere la situazione, il matrimonio era una possibilità piuttosto lontana e il bambino sarebbe quasi sicuramente nato bastardo, ma non poteva arrendersi. La strinse forte a se perché era l'unica cosa che poteva e doveva fare in quel momento.
Aveva paura, non poteva negarlo, una cosa del genere non se la sarebbe mai aspettata e un figlio sarebbe stato un fardello davvero troppo grande. Doveva prendersi le sue responsabilità da uomo, da cavaliere, da Falco.
<< Come potevo dirtelo? È una cosa di cui ancora non riesco a capacitarmi, hai una vaga idea di cosa voglia dire questo per me? >> disse lei alzando la testa per guardarlo. La disperazione era vivida e scintillante nei suoi occhi argentei che rapidi si spostavano in quelli di lui.
<< Sarà dura per entrambi ed è scioccante anche per me però era mio diritto sapere la verità, avremmo potuto evitare questo periodo di sofferenza per entrambi- rispose mettendole le mani nelle spalle e guardandola- Quindi son l'unico a saperlo? >> chiese infine.
<< Tu, madame Donna e purtroppo per me lo sa anche lady Milleure che l'ha riferito a Cassandra- abbassò lo sguardo- Io posso crescerlo da sola, sono forte abbastanza da poterlo fare, avevi il diritto di saperlo certo ma avevo paura di come avresti potuto reagire, tra noi le cose non vanno bene e non solo per causa mia >> concluse allontanandosi da lui.
<< Mi stai dicendo che è anche per causa mia? Quella che si è chiusa nel silenzio sei tu, io ho sempre provato a farti parlare >> il suo tono divenne nuovamente nervoso e si avvicinò ulteriormente.
<< Davvero Marc? E prima del mio silenzio allora? Le cose andavano diversamente? Non contando il fatto che ci vedevamo per andare a letto insieme- si avvicinò a sua volta rabbiosa- Mi hai mai detto qualcosa di veramente importante? Hai mai pensato che io volessi dirti che ti amo ma che qualcosa me lo impedisse solo perché da te non vedevo lo stesso? >>.
<< Prima del tuo silenzio ho provato a riaggiustare le cose ma forse eri troppo impegnata a pensare a te stessa e a quello che provi tu. Cosa vuoi che sia? Un Michel in versione cresciuta? Beh signorina, nemmeno tu mi hai dimostrato altro oltre al sesso, a parte i tuoi comportamenti infantili ovviamente. Quindi cosa vuoi fare adesso? Cercare di "risolvere" la situazione dicendomi che non ti ho dimostrato abbastanza, facendo l'ipocrita? È di questo che abbiamo bisogno adesso? È di questo che hai bisogno tu adesso? >>
<< Ho bisogno di sentirti dire che mi ami!- strillò lei dandogli una mezza spinta sul petto- Ho bisogno di udire da te quelle parole per sentirmi un po' meno la tua sgualdrina ma qualcosa di più umano! >> lo guardò prima di camminare nervosamente per la stanza.
Marc l'afferrò malamente per il braccio stringendolo per la rabbia, la trascinò davanti a sé e lei si ritrovò, senza quasi accorgersene, attaccata alle labbra di lui con un bacio da brivido. L'aveva messa con le spalle al muro tenendola ferma saldamente, l'altra mano sul volto, il busto sul suo << Io ti amo Sèlene, dannazione, ti amo! >> le disse nella pausa tra un bacio e l'altro.
Lei rispose gettandogli le braccia al collo, detestava piangere e specialmente farlo davanti alle persone, più che mai davanti a lui, ma non poté resistere oltre, troppe volte aveva pianto da sola, troppe volte aveva desiderato che qualcuno la consolasse e ora senza rendersene conto lo stava facendo mentre rispondeva ai baci di quell'uomo che tanto desiderava solo per se, bagnandogli le guance e le labbra.
E più lei piangeva più lui la baciava.
<< Io ti amo ma tu smettila di fare la sciocca- le sussurrò sorridente per poi stringerla forte al petto in modo da soffocare le sue lacrime- Troveremo un modo per risolvere la situazione, vedrai >> aggiunse.
Lei lo strinse più forte. << Come? >> fu l'unica cosa che riuscì a dire prima di guardarlo in viso e prima di accarezzarlo con una dolcezza disarmante.
Lui sorrise ancora intenerito da ciò che vedeva, si lasciò accarezzare per poi rispondere << Ce la faremo piccola, mi hai fatto un bel regalo di compleanno anticipato >>.

***

Tre giorni dopo Chatel-Argent era un traffico di servi, cibo, vino e nobili.
Ian e Isabeau avevano organizzato una grande festa in onore del loro adorato primogenito.
Nicolas si guardava intorno alla ricerca di Perle, pensava a come potersi approcciare senza sembrare ridicolo.
<< Fratello, ti vedo piuttosto concentrato >> esordì Noelle alle sue spalle.
Lui, non troppo sorpreso di aver scelto un abito abbinato a quello della sorella, blu e bianco, senza nemmeno mettersi d'accordo con lei, le rispose << Ragiono su come sfruttare al meglio le mie facoltà da seduttore >>.
Lei non poté trattenere una risata, annuí allontanandosi e dandogli la ragione del povero illuso.
Perle fece capolino nel salone, dietro sua madre. Katrina era immancabilmente attraente, aveva deciso di indossare un'abito bordeaux e nero abbandonando per una sera il suo adorato rosso scarlatto, sua figlia invece era vestita con un acceso abito verde e oro, amava indossare abiti dai colori vistosi e sgargianti, al loro seguito, immancabile, si trovava Sir Evan alla quale Katrina aveva concesso di abbinarsi a lei per l'occasione, visti così sembravano una vera e propria famiglia.
Perle si voltò incrociando lo sguardo di Nicolas, si avvicinò << Dia dhaoibh um thráthnóna* >> disse lei sorridendo furbescamente, sapeva che non avrebbe compreso le sue parole e non poteva perdere l'occasione di vederlo mettersi in ridicolo con le sue mani, quel ragazzo le suscitava divertimento e tanta curiosità.
Lui infatti rimase a guardarla perplesso per qualche istante poi sfoggiò il suo sorriso migliore << Buonasera madame, stasera siete bellissima >> disse, ignorando totalmente quella frase incomprensibile.
Perle sorrise di rimando arricciando le labbra << Altrettanto per voi milord, siete solo? Non vi accompagna nessuna dama? >> rispose la ragazza guardando lui e poi intorno a loro.
<< Assolutamente mia signora e nessun cavaliere accompagna voi, immagino. Quindi perché non approfittarne e stare in coppia? >> chiese affiancandosi a lei e porgendole il braccio.
<< Credevo che viste le circostanze accompagnaste vostra sorella, vedo che vi siete vestiti abbinati >> rispose la ragazzina prendendolo sotto braccio, si voltò verso di lui e ne ammirò i lineamenti del viso, il colorito mediterraneo ereditato dal padre e una notevole prestanza fisica. Distolse lo sguardo prima che lui potesse notarla.
<< Non ci siamo messi d'accordo, a volte capita di fare le stesse cose che fai lei e viceversa, al solo pensiero rabbrividisco. Pensavo a voi e di accompagnare la vostra raggiante bellezza >> si voltò a guardarla col suo sorriso da vero seduttore.
<< Allora se pensavate a me, come mai non avete mandato una serva o un paggio per domandarmi di che colore mi sarei vestita per l'occasione in modo tale da essere abbinati? >> rispose prontamente alzando un sopracciglio e girando lo sguardo verso di lui, restando però con il viso di poco rivolto davanti a se.
"Stupido, imbecille! Come hai potuto non pensarci?!" si chiese mentre ingoiava quell'ennesima figuraccia. << Quindi voi avreste accettato? >> domandò, cercando di sotterrare la sua vergogna con quella richiesta accompagnata da un tono lievemente malizioso.
<< Non avrei avuto nulla in contrario, non mi sembra una proposta indecente, anzi, trovo che sia molto romantico se le persone interessate provano qualcosa l'una per l'altro, ma essendo questo un caso differente trovo sia semplice galanteria >> rispose scostandosi alcuni ciuffi dalla fronte.
"Bene, penserà che io non sia nemmeno lontanamente un uomo galante. Bella mossa Sancerre" pensò. << Avrò l'onore di avervi accanto a me durante il pasto? >> chiese cambiando totalmente discorso.
<< Perché no?! Sarei onorata di farmi riempire il calice da voi milord >> disse lei lanciandogli quell'allusione maliziosa con uno sguardo da vera volpe sul viso rotondo.
Lui rimase a guardarla con una vera espressione da pesce lesso avendo colto al volo il doppio senso della frase, poi scosse lievemente il capo facendo tornare quel sorriso ammiccante.
Perle gli sorrise senza aggiungere altro e dopo essersi congedata da lui con un inchino lieve tornò accanto a sua madre che la guardava compiaciuta.
Erano tutti nella grande sala da pranzo quando fece capolino Marc, elegante come non mai. Portava un completo totalmente nero che metteva in risalto la sua perfetta corporatura, le rifiniture argentate davano luce ai suoi occhi che brillavano nell'avere accanto a sé Sèlene.
La ragazza stava stretta attorno al braccio del cavaliere e fremeva dal nervosismo, non era mai stata al centro di una tale attenzione e immaginava che tutti, vedendoli così, iniziassero a farsi qualche pensiero su quello che aleggiava tra loro due. Si voltò a guardarlo, era bello, forte ed elegante come il nobile animale simbolo della sua casa. Sèlene dal canto suo però toglieva il fiato, indossava un abito altrettanto nero e aderente con preziosi gioielli e trame di fili argentati come i suoi capelli.
Gli invitati mormorarono alla vista della coppia e al loro passaggio si inchinarono soprattutto in segno di rispetto verso Marc.
Si sedettero tutti una volta che lo fecero loro due e a seguire la famiglia del festeggiato, ciò diede il via alla cena ricca e allegra.
<< Sei bellissima stasera >> mormorò Marc a Sèlene accanto a se nell'atto di versarle il vino.
<< Grazie, anche tu sei bellissimo e sono convinta che tutti i presenti siano del mio stesso parere >> rispose guardandolo, dopo la loro conversazione di tre giorni prima si era sentita sollevata da un peso enorme. Amava Marc ed era felice che anche lui ora ricambiasse i suoi sentimenti. Gli passò una mano sotto il tavolo facendolo passare sulla coscia e facendola salire fino alla sua mano, per stringerla con vigore.
Lui ricambiò la stretta, per quella sera voleva scordare i problemi e le avversità, voleva divertirsi e stare bene con Sèlene.
Nicolas non perse tempo a versare il vino nel calice di Perle e non appena arrivò la carne lui la tagliò col proprio pugnale, fiero di avere una dama così bella al suo fianco, ignorando gli sguardi ora sorpresi ora divertiti della sorella e di Cassandra che ormai in quelle occasioni, per lui, formavano una coppia tanto unita quanto fastidiosa.
Perle gli sorrideva affabile << Vi ringrazio milord, avete avuto molta cura nel tagliare il mio cervo, così tanta oserei dire che sembra stato fatto appositamente per un bambino >> ridacchiò lei portandosi alla bocca un pezzo di carne, arrostita con salse di more
<< Ma perché voi avete delle labbra tanto fini e delicate che sembra impossibile possa entrare qualcosa di più grande... >>. "Cosa?" pensò scioccato da sé stesso. Riprese a mangiare facendo finta di nulla.
Perle lo fissò con le sopracciglia alzate e un leggero rossore fece rapida comparsa sulle sue guance, anche lei riprese a mangiare senza osare controbattere e indirizzando la sua attenzione alla tavolata e all'arredamento circostante.
"Di qualcosa, asino che non sei altro!". << Spero di poter godere della vostra compagnia durante i balli che si terranno dopo il pasto, madame >> chiese lui simulando la calma più totale.
<< Dipende da voi milord, se sarete così bravo da farmi ballare come si conviene godrete appieno della mia compagnia >> precisò la contessina, lanciandogli un'occhiata di sfida riacquistando pieno controllo delle sue emozioni.
<< Vi mostrerò l'arte di un vero Sancerre madame, tanto che non potrete più farne a meno >> le rispose col petto gonfio d'orgoglio.
Noelle diede l'ennesima gomitata complice a Cassandra che sedeva tra questa e Michel. << Credo che mio fratello sia riuscito ad intraprendere mezzo discorso, ha fatto progressi! >> esclamò ironicamente.
Ma Cassandra in quel momento venne attratta da una giovane che dall'alto capo del tavolo li osservava, Célèste De Grandprè era presente alla festa e guardava Michel con uno sguardo strano.
Cassandra deglutì non potendo fare a meno di osservarla dopo aver notato quella pesante e intensa occhiata che stava riservando esclusivamente a lui. "Chissà a cosa starà pensando, se solo mi fossi allenata un po' di più avrei potuto apprendere l'arte della lettura del pensiero, anche se questo sarebbe una violazione della sua intimità" penso lei continuando a fissarla, era bella, normale ed elegante, tutto quello che anche lei avrebbe desiderato essere. Pochi secondi dopo, come una mazzata in pieno petto, colse Ian conversare amabilmente con Henri De Grandprè, di tanto in tanto il Falco lanciava occhiate a Michel e Célèste e lo stesso faceva il padre di quest'ultima, stavano certamente parlando del loro matrimonio e quella fu l'ennesima conferma che Ian non avesse intenzione di annullarlo.
Cassandra strinse convulsamente la mano intorno alla coppa del calice, tanto da far sbiancare le nocche, se lo portò alle labbra bevendone il contenuto tutto d'un fiato. Riemerse con il viso rosso dovuto al forte effetto di quel vino mediterraneo che Etienne aveva fatto importare da Firenze. Guardò Michel per controllare se anche lui, come lei, aveva fatto caso a quella situazione, ma notando la sua tranquillità suppose non avesse notato nulla, forse aveva già visto Célèste e aveva taciuto per evitare di rovinare quella serata fantastica, il ragazzo intanto conversava amabilmente con un nobile accanto a se.
Célèste distolse lo sguardo poco dopo per poi osservare velocemente Cassandra e portare definitivamente l'attenzione sulla nuova portata in arrivo.
La piccola ninfa continuò a guardarla fino a quando anche dalla sua parte non fu posato, da alcune serve, un gigantesco vassoio su cui posava un maestoso pavone alla quale avevano lasciato tutta la coda aperta, in salsa di albicocche. Cassandra rimase esterrefatta da cotanta meraviglia e bravura. "I cuochi di questo castello sanno essere davvero formidabili" non poté fare a meno di pensare, vista la grandiosità di quello che stava a pochi centimetri da lei.
Terminarono la lunga cena e il grande tavolo venne liberato da vassoi e cibo per lasciar spazio al vino, in seguito i musicanti attaccarono con un pezzo allegro che risvegliò dame e cavalieri, soprattutto i Sancerre, Etienne infatti si era già gettato nella mischia con Donna.
Nicolas non aveva perso di vista un secondo Perle che in quel momento conversava con la madre.
<< Mia signora, è giunto il momento di mostrarvi le mie abilità >> le disse voltandosi poi verso Katrina per porgere i suoi omaggi anche a lei con un inchino.
La nobildonna sorrise apertamente a Nicolas spronando la sua bambina ad accettare l’invito. Questa infatti si inchinò a sua volta verso il ragazzo << Vi osserverò con attenzione milord, vediamo se sarete davvero in grado di far divertire una donna irlandese >> disse per poi prendere la sua mano invece del braccio che lui le porgeva.
Il giovane Sancerre rimase a guardare la sua mano con sorpresa e subito avvampò, non era abituato a un certo tipo di approccio così intimo, soprattutto con una donna che non fosse la madre o la sorella. Poteva risultare sconveniente ai più, tanto che chi aveva notato quel particolare era rimasto di stucco, ciò però diede a Nicolas una carica unica tanto da dargli alla testa sotto l’effetto dell’euforia. Strinse la presa e con uno slancio si posizionò davanti a lei iniziando a ballare, mostrandole i passi e tenendola saldamente. Ora non si preoccupava di fare orrende figure ma solo di divertirsi e farla divertire.
Perle rideva di cuore, il giovane era bravo e audace e dal canto suo la ragazza era altrettanto energica e imparava alquanto in fretta nonostante, di tanto in tanto, le capitasse di pestargli più volte un piede.
Dopo un tempo che parve interminabile, Perle lo trascinò fuori dalla pista da ballo dove ora anche Katrina si era unita insieme ad Evan. Si sedette esausta respirando a fatica. << Milord vi faccio i miei complimenti, siete davvero un ballerino provetto >> disse posando il braccio sul tavolo esausta ma con un grande sorriso ad incorniciarle il viso.
Lui ringraziò con un cenno del capo << E voi imparate molto velocemente, avete superato ogni aspettativa madame e son fiero di avervi come mia dama questa sera. Spero possiate trattenervi a lungo >> disse infine più tranquillamente nonostante il fiato corto.
<< Dipende da quanto impiegheranno i fabbri del conte di Ponthieu a riparare la carrozza di mia madre, ma spero di potermi trattenere almeno una settimana- rispose ancora ansimante per poi alzarsi- Vi andrebbe di andare a prendere un po' d'aria? Si muore di caldo qui >>.
<< Assolutamente mia signora >> rispose lui alzandosi e porgendole il braccio.
Uscirono dopo aver recuperato due mantelli, ormai non nevicava più e la distesa bianca che circondava tutta la zona si scioglieva lentamente, per loro fortuna in quella notte il cielo invernale risplendeva limpido e carico di stelle.
<< Adoro il clima di questa terra, non è freddo come da noi ed è piacevole stare all'aperto anche durante mesi così rigidi >> disse lei avvolgendosi nel mantello, si voltò a guardarlo appena, un mezzo sorriso le si allargò sulle labbra << Parlatemi di voi monsieur De Sancerre >> aggiunse camminando al suo fianco.
<< Ho ricevuto l’investitura a cavaliere alla fine dell’estate e da poco ho affrontato un'avventura che prevedeva fuoco, fiumi in piena, lupi e la vita sul filo di una lama. Per il resto, nulla di particolarmente interessante per poter intrattenere una bella fanciulla come voi- rispose con un sorriso sciocco un po' convinto- Voi invece? >> chiese poi.
<< Io sono la primogenita ed unica figlia di mio padre Feus Dál Fiatac conte maggiore di Ulster, ma da quando lui è morto mia madre ha preso in mano le redini del casato e così ora porto il suo cognome e ne vado più che fiera- fece una piccola pausa avvicinandosi a lui per tenere il passo e portando il braccio intorno al bicipite del ragazzo, riprese- Io non posso raccontarvi molte cose della mia vita perché non sono sicuramente interessanti o avvincenti come la vostra avventura milord >> gli sorrise divertita.
Lui sorrise di rimando << Mi piacciono le donne forti ed autoritarie- disse guardandola con la coda dell'occhio, poi aggiunse con finta modestia- Se vi va posso raccontarvi della mia avventura, anche se umile >>.
<< Mi farebbe piacere ascoltare il vostro racconto- lo guardò dopo una piccola pausa- Tenete spesso questo genere di approccio con una dama? >>.
<< Quale tipo di approccio, madame? >> chiese perplesso. "Sto facendo nuovamente la figura del pollo".
Lei ridacchiò divertita << Mi riferisco al vostro modo di porvi, il fatto di essere così audace e sfrontato, lo fate con molte altre dame? Non pensate male monsieur ma voi mi incuriosite tanto >> rispose dandogli una leggera pacca sul braccio.
<< Lo stesso vale per me e comunque sono così naturalmente, questo è il sangue dei Sancerre >> rispose, poi prese a raccontare dell'avventura con i fratelli Ponthieu e le due sorelle irlandesi. Non si risparmiò nei particolari descrivendo ogni cosa con la giusta enfasi, omettendo ovviamente la componente magica che ancora, infondo, lo faceva rabbrividire.
Perle lo ascoltava affascinata << Voi non siete certo un uomo dalle mezze misure Sancerre, siete valoroso come vostro padre, e credetemi se vi dico che si vede >> rispose una volta che il ragazzo ebbe terminato il suo racconto.
Erano soli immersi in quei giardini bianchi come la luna e lei lo guardava con gli occhi che brillavano di emozione pura.
Nicolas però non era da meno, era felice come un bambino e quella ragazza che lo ascoltava così attentamente e che si emozionava con le sue parole era come se lo completasse, nonostante la conoscesse da veramente poco.
Perle rimase a guardarlo con un ampio sorriso stampato su quelle labbra piccole e invitanti. << Credo che sia meglio rientrare non vorrei che mia madre si impensierisse >> disse a bassa voce restandogli molto vicina, Nicolas annuí deluso, non si era accorto del tempo che passava veloce tanto stava bene in quella circostanza.
I due tornarono dentro e lui la trascinò a parlare e conversare con i suoi amici che accettarono di buon grado la nuova arrivata, sorpresi comunque dal fatto che Nicolas fosse riuscito a tenersela stretta durante tutta la serata.
I festeggiamenti proseguirono fino a tardi, qualcuno resistette fino alla fine, altri invece decisero di congedarsi prima, ma per la notte ognuno fu nel proprio letto.

***

Ian, nuovamente, venne svegliato da una brutta notizia. A quanto pare l'omicida che girava nella piccola corte aveva colpito ancora ma questa volta con più brutalità. Cinque cadaveri vennero rinvenuti nella zona in cui risiedevano momentaneamente i servi di madame Milleure e anche quella volta una persona venne portata al castello per conferire con il suo signore.
Una donna paffuta e di una certa età attendeva Jean Marc De Ponthieu all'ingresso. Questo si preparò più velocemente possibile, doveva assolutamente sapere cosa quella donna avesse da riferirgli. Scese quindi al pian terreno raggiungendo a grandi passi la popolana che dopo vari convenevoli prese a raccontare la sua. << Sentii un gran fracasso che mi svegliò- disse torturandosi le mani per l'ansia- Non mi sono azzardata ad uscire nonostante provenisse dalla casa accanto alla nostra. Dopo quei rumori che parevano esser prodotti da una lotta, la donna che viveva li chiese pietà a qualcuno di cui però non ricordo il nome. So solo fosse inglese, mi colpì molto questo fatto >>.
Ian rimase in ascolto, quella notizia non era poi così utile perché i sospettati rimanevano comunque sir Evan e Karl che aveva ugualmente un nome scambiabile senza problemi per uno straniero.
<< Ricordi altro? Ti sei affacciata alla finestra per vedere cosa stesse accadendo? >> chiese Ian.
<< No mio signore, mi spiace >> rispose la donna.
Il Falco annuí e dopo averla ringraziata diede l'ordine di scortarla nuovamente fino alla piccola corte.
"Siamo punto e a capo, nessuna novità" si disse spazientito. Questo stupido gioco lo stava probabilmente mettendo in ridicolo davanti al suo popolo e la ronda notturna pareva essere totalmente inefficace dato che questa volta erano state uccise addirittura cinque persone in una volta sola.
All'ora di colazione Katrina scese più cupa che mai rendendo il suo bellissimo viso una maschera di morte certa per chiunque avesse solo osato proferire verbo sbagliato. << Falco- disse entrando nella sala- vorrete spiegarmi dopo colazione che cosa è dannatamente accaduto questa notte alla mia servitù? >> si parò dinnanzi a lui puntandogli addosso uno sguardo feroce.
<< Sarò lieto di spiegarvi ciò che so, mia signora >> disse Ian una volta che tutti si furono seduti.
Isabeau era mortificata e il dispiacere che provava nel vedere il suo adorato marito in quella situazione era grande. << Son certa che il colpevole verrà trovato presto e voi avrete la giustizia che meritate, mia signora >> aggiunse la donna dando manforte a Ian.
Dopo il pasto, il Falco si allontanò in disparte con la dama spiegandole ciò che sapeva dell'accaduto, mandando giù quell'ennesima sconfitta.
Qualcuno voleva buttare giù Katrina Milleure e aveva intenzione di fare lo stesso con il Falco.
Ma lui non gliel'avrebbe mai permesso.

 

 

1*Madre
2*Mia dolce Perle
3*Spero che tu abbia fatto un buon viaggio
4*Si! Anche se è stato noioso
5*Buon pomeriggio

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Capitolo 16
*** Capitolo XV ***


Capitolo XV


<< A quanto pare a Chatel-Argent c'è trambusto ogni giorno di più >> una voce strascicata e irritante colse Karl alle spalle facendolo trasalire, l'uomo era intento a controllare le innumerevoli carte riguardanti gli omicidi che si susseguivano ormai da settimane al castello. Si voltò alla ricerca della fonte e sospirò pesantemente.
<< A quanto pare si, qui qualcuno sta mettendo in serio pericolo la mia posizione e nonostante abbia controllato personalmente ogni singolo documento, ogni singolo cadavere e abbia aumentato la sorveglianza non riesco ad acciuffare questo assassino >>.
<< E la cosa ti corrodendo il fegato, ribollire il sangue nelle vene e facendo sfigurare davanti agli occhi del nostro nobile e giusto Falco d'Argento >> continuò per lui la serva che lo guardava divertita addentando una mela. Questa prese una sedia e la portò davanti al tavolo dove sedeva Karl, la girò al contrario e si sedette a cavalcioni facendo penzolare le braccia da sopra lo schienale, sorrise << Sai bene come funziona moro, devi solo chiedere e ti sarà dato >> addentò nuovamente il frutto con un ampio sorriso strafottente.
Karl la fissò serio, si abbandonò sullo schienale della poltrona, si passò una mano sotto il mento, pensieroso. << Molto bene, credo sia giunto il momento per te di tirarmi fuori dai guai in cui mi hanno malauguratamente coinvolto, fallo e ti ripagherò come meriti >> rispose corrucciato.
<< Voglio 13 mila denari, non un centesimo in meno >> avanzò la serva battendo le mani in segno d’intesa, prima di alzarsi e incamminarsi per la sua strada, lasciando Karl attonito e sbigottito per quella notevole richiesta.
"13.000 denari, e dove li trovo? La mia paga non arriva a certe somme, dannata ragazzina insolente" non poté fare a meno di pensare guardandola andare via.
La ragazza tornò nelle cucine a sbrigare i suoi doveri insieme ad altre compagne. Aveva tenuto d'occhio la situazione dal momento in cui la donna rossa era giunta al cospetto del Falco e più aveva osservato più si era convinta che qualcosa in quella contessa e nel suo ufficiale non andasse. Riuscì a liberarsi nel pomeriggio inoltrato e ne approfittò per uscire dal maniero e cominciare il suo lavoro, l'unico che le piacesse per davvero. Era sempre stata la migliore spia in circolazione, in tanti avevano chiesto i suoi servigi come tale o come sicario e aveva passato un periodo florido, prima di rimanere nuovamente senza il becco di un quattrino a causa dei debiti che si moltiplicavano con il passare dei giorni. Molti mercenari e malfattori di tutta la regione la volevano morta ma nessuno era mai riuscito in quell'intento. Tranne una volta che se l'era vista davvero brutta, se non fosse stato per Karl lei non avrebbe potuto lavorare al cospetto del conte Jean Marc. “Quelli si che erano bei tempi" pensò, ridacchiando tra se.
Aveva aspettato acquattata nell'ombra l'arrivo di Sir Evan e l'aveva seguito per molte ore fino a quando l'uomo non tornò dalla sua signora. "Quei due si divertono parecchio a quanto pare ed ora che la sua figlia bastarda è qui staranno bollendo entrambi in un brodo di giuggiole, soprattutto al pensiero che la loro illegale famiglia si sia nuovamente riunita" si disse osservando la schiena del nobile inglese intento a rientrare dentro il portone. Lei si guardò intorno e rimanendo avvolta nel suo mantello rientrò all'interno del castello attraverso le cucine, ignorando i rimproveri della capocuoca che puntualmente non mancavano mai. Riprese il suo lavoro da serva, non aveva trovato nulla di utile per Karl ma sapeva che quel genere di atroci avvenimenti erano spesso condotti da persone vicine, sapeva anche che qualcuno, prima o poi, avrebbe inavvertitamente lasciato qualche traccia anche apparentemente invisibile a chi non sapeva come guardare. Lei le avrebbe trovate, doveva solo attendere.
Quando tutta la nobiltà del castello si fu rinchiusa dentro i numerosi appartenenti, lei poté uscire per la ronda notturna che ogni notte teneva dentro il maniero. Passò in rassegna ogni stanza controllando che tutto fosse come sarebbe dovuto essere attraverso i passaggi segreti che solo lei conosceva, li aveva scoperti il giorno dopo essere entrata nella servitù del conte. Era giunta ormai alla fine del terzo piano quando un vociare sommesso, proveniente dalla camera della contessa Milleure, attirò la sua attenzione. Lentamente si avvicinò curandosi di non farsi udire.
<< Stai commettendo gravi errori Evan, non possiamo permetterci che qualcuno ti veda ed è già la seconda volta che rischiamo così tanto >>. Katrina si aggirava nella stanza come una bestia in attesa di attaccare la sua preda. Fissava Evan con furore e le sue labbra erano strette in una morsa convulsa.
<< Mia signora, sono mortificato, mi rincresce. Cercherò di prestare più attenzione al tutto e a non commettere più errori >> rispose lui, cercando di mantenere un contegno. Teso come una corda di violino seguiva con lo sguardo la sua signora, il suo timore pareva andare oltre la semplice consapevolezza di venir sollevato dal proprio incarico.
<< Non posso tollerare un'altra mancanza Evan! D'ora in poi sarò io ad occuparmi di tutto >> disse soffocando la voce, pericolosamente vicina a lui. Lo squadrò stando a quella distanza << Sei una delusione- sibilò con disprezzo- Ora vattene prima che possa mettere fine alla tua miserabile vita in questa stanza >> disse ancora prima di dargli le spalle furiosa.
L'uomo annuí quasi trattenendo il fiato. La guardò abbassando gli occhi rispettoso e rabbioso al contempo, l'avrebbe voluta spingere nel letto e appropriarsi del suo corpo anche contro la sua volontà, solo per farle comprendere la sua posizione di donna. Ma essendo un suo sottoposto, in quel caso, non l'avrebbe certo passata liscia. Dopo un cenno del capo la superò e si avviò verso la porta a denti stretti.
La serva si appiattì contro il muro usando a suo favore gli angoli bui dell’invisibile corridoio, non si fidava e il timore che potessero udire un qualsiasi rumore emesso erroneamente era forte.
Quando Evan si fu allontanato abbastanza lei tornò ad osservare la donna con più tranquillità.
Katrina si trovava davanti al fuoco che scoppiettava vivace dentro al camino, allungò la mano verso di esso e le fiamme le salirono rapide sulla mano come attratte da un richiamo muto, come aventi una coscienza propria. La ragazza sgranò gli occhi sconvolta da quella vista.
La dama guardò le fiamme che lentamente presero la forma di due ragazze che felici iniziarono a danzare sul suo palmo. La donna le fissò con disgusto, chiuse la mano soffocando quella creazione. "Vi ucciderò con le mie stesse mani e nessuno vi aiuterà" pensò prima di spegnere le candele per andare a dormire.
"Ora ho quello che mi serve, Karl dovrebbe essere ancora sveglio" si disse la serva allontanandosi rapida, precipitosamente percorse tutte le scale e i corridoi che portavano all'ufficio del capitano delle guardie.
<< Karl! Puoi ritenere salvo il tuo prezioso deretano, so chi ha commesso quegli omicidi! >> disse la ragazza spalancando la porta dello studio e rimanendo di sasso alla vista di Ian che in quel momento discuteva con Karl della faccenda, lasciando quest’ultimo colmo di vergogna. Il moro si passò una mano sulla faccia, mortificato.
La serva si riprese quasi subito, si inchinò davanti al suo signore. << Buonasera Falco, vedo che siete sempre bellissimo, ehm, cioè, nella vostra forma migliore >> disse mordendosi la lingua per aver agito da sola.
Ian squadrò la ragazza da testa a piedi totalmente attonito, si voltò verso Karl, stranito dal modo con il quale si era rivolta a lui. Tornò lentamente verso di lei << Buonasera, tu saresti...? >> chiese con un sopracciglio sollevato.
<< Io mi chiamo Borea mio sommo signore, qui al vostro servizio, lavoro nelle cucine da meno di un anno >> disse lei alzando la testa e fissandolo con spavalderia, non notando volutamente le occhiatacce che Karl le lanciava dall’altro capo del tavolo.
<< E come può una serva, sempre occupata nelle cucine, essere al corrente di affari così delicati ed avere un tono tanto irrispettoso nei confronti di un uomo di rango più alto? >> chiese lui riferendosi in ultimo a Karl.
<< È una storia molto lunga mio signore, è come se fosse una figlia per me >> rispose prontamente questo cercando di rimediare in qualche modo quella situazione imbarazzante.
<< Oh Karl, ti ringrazio, sei così dolce che potrei vomitare sui bellissimi stivali del nostro amato conte, io vi amo, ehm, cioè voglio dire vi ammiro tantissimo >> s'intromise lei prima di essere fulminata nuovamente da Karl esasperato, che riprese << Lei non è propriamente una serva a tempo pieno, lavora per me, è la spia di cui vi ho parlato quella volta e che ha seguito i vostri figli >>.
<< E gli ho salvato la vita non una volta, aggiungerei >> continuò Borea, avvicinandosi ai due uomini con nonchalance prima di sedersi a cavalcioni su una sedia.
"appena esce il Falco, io la uccido" si disse il capo della guardia evitando di guardarla.
<< Dunque come hai fatto a scoprire ciò che hai affermato poco fa? E come lo puoi provare? >> chiese Ian stizzito dalla maleducazione di quella strana ragazza. Un viso del genere non sarebbe passato inosservato eppure proprio per questo dovette convincersi della sua capacità di spia.
La ragazza prese a giocherellare con la piuma che Karl usava per scrivere. << Posso assicurarvi mio signore che il mio occhio buono ha visto molte cose che farebbero accapponare la pelle anche ad uno come voi, ma mai come in questo periodo- fece una pausa soppesando la suspense che stava creando, poi riprese- Da quando le streghe sono arrivate al castello accadono cose curiose- guardò Ian furbescamente- Ma sono irrimediabilmente peggiorate da quando è arrivata la dama rossa. Ho assistito ad un litigio, la contessa sgridava il suo sottoposto dicendo che per ben due volte aveva rischiato di mandare tutto a monte e che da adesso ci avrebbe pensato lei. Fin qui sembra tutto normale, certo, non contando che dopo ha fatto danzare una fiamma presa dal camino sulla mano e questa aveva le sembianze di due ragazze- batté le mani sul tavolo- E da qui deduco che si tratti di quella lurida battona stregata che cerca di uccidere le colombelle indifese >> e soddisfatta del suo racconto si accomodò meglio sulla sedia, posando il mento sugli avambracci incrociati e fissando Ian senza pudore, mangiandoselo con gli occhi << Cosa non darei per entrare nel vostro letto anche solo per meno di un'ora >> aggiunse a bassa voce mordendosi un labbro.
Ian s'irrigidì. << Spero punirai questa sua mancanza nei miei confronti e in quelli di mia moglie, Karl. Anche un bimbo impedito mentalmente comprenderebbe a chi portare rispetto e come rivolgersi alle persone >> si voltò verso il suo sottoposto, indignato.
<< Assolutamente mio signore, la punirò severamente non appena saremo soli, un po' di frusta non le farà male >> disse questo sempre più mortificato.
<< Karl ricorda con chi stai parlando- rispose lei maliziosa- Cosa vuoi che sia un po' di frusta per me? >> lo canzonò divertita la ragazza, per poi tornare sul conte con un'espressione birichina << Qui per servirvi mio signore, farò qualsiasi cosa desideriate- lo squadrò da capo a piedi- Proprio qualsiasi >> sorrise alzando lo sguardo sul suo viso.
<< Borea! Vedi di finirla non accetto che tu vada oltre offendendo il conte con i tuoi modi squallidi >> le disse Karl più che irritato.
Sul volto della serva comparve un’espressione offesa e avvilita. << Ma che hai capito?! Pensi sempre male di me >> gli rispose con un finto tono accusatorio per poi fare l’occhiolino a Ian, che rimase a guardarla serio, infastidito e con un sopracciglio sollevato che faceva intuire ciò che poteva pensare di lei. << Tornando a cose più importanti- disse poi questo- Non abbiamo le prove che ciò sia accaduto e non me la sento di incriminare di stregoneria una nobile irlandese, così su due piedi >>.
Lei alzò le mani in segno di resa << Allora appena qualcun altro morirà sarà solo colpa vostra, io vi ho avvertito >> disse per poi alzarsi svogliatamente e dirigersi verso la porta, si fermò sulla soglia, si voltò verso i due uomini, si esibì in un pessimo inchino. << Vostra maestà, Karl, vi auguro una buona notte- si voltò per andare via ma aggiunse- Ah Paparino, non dimenticare i 13 mila denari che mi devi, li voglio pronti fra una settimana, non tardare come tuo solito >> e detto questo si dileguò.
<< Sono mortificato per il suo atteggiamento mio signore, le ha portato una quantità infinita di guai ma sembra che a lei piaccia >> si affrettò a dire l'uomo ad Ian.
<< 13 mila danari?- chiese questo sconvolto, ignorando totalmente tutto il resto- Dove diavolo hai trovato quella ragazza Karl?! È un grande aiuto da ciò che mi hai detto ma ti prosciuga totalmente, nemmeno una sanguisuga sarebbe tanto attaccata a ciò che la fa sopravvivere! >> esclamò ancora sorpreso.
<< L'ho trovata nel retro di una taverna a sud di Bouvines, dei creditori la stavano frustando perché non aveva pagato i suoi debiti e lei rideva di ciò. È strana, sembra che l'inferno stesso l’abbia sputata fuori, ma è leale e credetemi se vi dico che questa volta è stata clemente, ma è brava come nessun altro in tutta la Francia, non ha scrupoli e per soldi è arrivata a fare cose davvero abominevoli, soffocare bambini dentro le culle era una cosa da poco per lei- sospirò- Non ha mai fallito un omicidio o una missione e 13 mila denari mi sembra una cifra alta ma necessaria per tenerla buona e legata qui >> disse lui abbandonandosi esausto.
Ian guardò automaticamente la porta da cui era appena uscita la ragazza. << La disperazione era più forte di qualsiasi altra cosa allora- rispose poi alzandosi lentamente, incupito da quella descrizione- Bene Karl, fammi avere altre notizie, che esse vengano dal tuo sacco o da quello della tua spia non importa >>.
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Si diresse verso la sua stanza a grandi passi, ragionando sulla possibilità ormai vicina che la donna irlandese potesse essere una strega. Donna già l'aveva avvertito su questa possibilità e il fatto che anche l'arrivo di Perle potesse essere stato studiato non gli parve poi così strano.
<< Fidatevi di quello che ho visto Falco e agite prima che qualcuno, magari vicino a voi, possa morire. So quello che ho visto e avevo ragione sin dall'inizio >> la voce di Borea giunse alle orecchie di Ian inaspettata, era seduta fuori in un cornicione e stava affacciata dentro la finestra, fissando Ian con un mezzo sorriso sghembo.
Lui si voltò verso di lei. << Non è così semplice mia cara, bisogna avere delle prove concrete, ho le mani legate. Con un nobile la questione si fa più complicata- rispose- Bisogna che uno di noi la colga in flagranza di reato >>.
Lei piegò leggermente la testa di lato mordendosi il labbro e ammirandolo in tutta la sua figura, poggiò la tempia sullo stipite cercando di essere sensuale << Come vi ho detto poco fa, per voi farei qualsiasi cosa, dovete solo chiedere nel giusto modo >> disse sorridendo e facendo vagare lo sguardo su ogni parte del corpo di Ian.
<< Da come parli sembra tu possa forzare gli eventi, cosa avresti intenzione di fare? >> chiese incuriosito e quasi divertito dal suo atteggiamento.
La ragazza sorrise apertamente evidenziando le cicatrici sul viso, in particolare una che lo percorreva poco sopra il sopracciglio sinistro e scendeva fin sotto l'occhio completamente bianco e vitreo. << Tutti commettono errori mio signore, a parte me- alzò gli occhi al cielo come segno di ovvietà- Non ci vorrà molto prima che entrambi facciano nuovamente un passo falso >> gli intimò di avvicinarsi a lei come per confidargli un segreto e riprese sussurrando << Sono entrambi molto nervosi e il nervosismo porta ad errare facilmente, permettetemi di venirvi a chiamare a qualsiasi ora del giorno o della notte per farvelo vedere con i vostri bellissimi occhi azzurro cielo- lo guardò ancora maliziosa- Avete un profumo eccezionale sapete? Rimarrei ad annusarvi per tutta la notte >> aggiunse toccandogli appena il gilet di pelle.
Ian divenne serio, le afferrò la mano solo per fargliela togliere e rispose duro << Se hai tutte queste cicatrici alcuni errori li hai fatti anche tu- si allontanò tornando per la sua strada, aggiunse ironicamente procedendo- Vieni a chiamarmi appena scopri qualcosa, ovviamente bussa alla porta prima di entrare >>.
Lui la sentì ridere di gusto << Non dovete mai giudicare una persona dalle proprie cicatrici Falco, voi meglio di me dovreste saperlo- si accomodò meglio nel suo giaciglio- Io non sbaglio mai, sono i debiti che richiedono un prezzo diverso >> aggiunse sporgendosi dalla finestra per ammirare il suo portamento, la sua schiena e i suoi glutei, sorrise divertita.
<< Anche i debiti sono un errore e anche io a mio tempo errai. Buona notte! >> rispose agitando la mano conscio di avere il suo sguardo puntato addosso, percependosi osservato. "Evidentemente spia anche fuori dagli impegni lavorativi la ragazzina, non mi spiego come possa sapere delle mie cicatrici" si disse non sapendo se esserne divertito o contrariato.
Lei sospirò trasognante, quante cose avrebbe voluto fare con quell'uomo bello come nessun altro. Si alzò di malavoglia e si diresse verso le cucine, avrebbe mangiato qualcosa prima di uscire a fare un giro in qualche taverna.

***

Passò una settimana da quando Borea aveva visto le facoltà di Katrina nella sua camera quella fatidica notte, sapeva che doveva pazientare e che presto o tardi si sarebbe mostrata ancora. Come al solito una volta che tutti si furono ritirati, lei uscì dalla cucine con i suoi vestiti neri come la notte.
Detestava indossare gonne e abiti, sopratutto se ingombranti, pesanti pantaloni di cuoio succinto sostenuti da numerose cinture e fibbie, guanti alti fino al gomito e un corsetto corto e comodo adatto per i movimenti veloci e ampi, tutto del medesimo tessuto e colore. Erano l'ideale per lei. Portava con orgoglio ogni singola cicatrice impressa sul corpo, ormai aveva perso il conto da quante ne aveva, era impossibile trovare una parte di lei priva di segni, era però questa caratteristica che la rendeva unica e, nel suo strano modo, bellissima e letale.
Passò in rassegna tutte le camere come ogni giorno attraverso i passaggi segreti che solo lei conosceva e che le permettevano di guardare all'interno delle stanze senza disturbare o essere notata. Arrivò alla fine del terzo piano quando lo vide. Il sangue le si gelò nelle vene, la camera di Milleure era invasa da una luce oscura e rossastra, lei stava coricata nel letto con le braccia aperte e gli occhi bianchi spalancati sul soffitto. Accanto vi era una creatura inumana, nera e informe, stava attenta e la osservava. Qualcosa stava prendendo vita e fuoriusciva dalle mani di Katrina rapido e impalpabile come fumo.
Non perse tempo e al buio percorse i corridoi angusti e intricati che l'avrebbero portata da lui.
Entrò senza indugio alcuno ritrovandosi dentro la camera da letto del conte Ponthieu. << Jean- esordì lei- Devi venire a vedere. Ora! >> precisò affannata prima di rendersi conto della situazione in cui era capitata.
Ian stava sopra Isabeau ed entrambi erano completamente nudi. La contessa gridò per poi afferrare una coperta e tirarla fino a coprirsi totalmente, lui si voltò di scatto per coprirsi con le mani i genitali ed afferrare i pantaloni per indossarli velocemente.
<< Chi è costei, Jean?! >> chiese la bella castellana cercando di darsi un contegno.
<< È la spia di Karl, è successo qualcosa e devo andare, tu stai pronta a tutto >> rispose l'uomo cercando di rendere quella situazione terribilmente imbarazzante il più normale possibile. Aveva detto alla moglie nei giorni precedenti cosa quella ragazza avesse visto e quindi anche la vicina possibilità che anche madame Milleure fosse una strega. L'aveva preparata a tutto e ora anche Isabeau aveva iniziato a vestirsi tenendo le coperte davanti a sé e guardando torva la serva che stava in piedi davanti a loro con un sorriso compiaciuto stampato sul viso.
Ian prese poi Borea per un orecchio trascinandola fuori dalla stanza.
Lei mantenne la stessa espressione nonostante Ian la stesse portando via, si sciolse dalla presa e disse superandolo << Seguimi, è meglio passare di qua- posò una mano sulla parete che si aprì sotto la pressione- Attento a dove metti i piedi, io non ho luci con me ma volendo puoi tenermi per mano >> continuò sorridendogli. Una volta dentro quei disagevoli corridoi, Borea lo condusse davanti alla seconda porta della camera di Katrina. << Adesso preparati perché quello che vedrai ti farà bagnare le brache >> sussurrò ad un soffio dal suo viso per il poco spazio, lo fissò intensamente << Se ti senti palpeggiare non temere, sono io che mi assicuro che sia tutto intatto e al proprio posto >> sorrise ancora.
Ian le lanciò un'occhiata di fuoco facendole anche intendere che doveva assolutamente tacere. Più tardi le avrebbe fatto un bel discorsetto sperando le entrasse in testa una volta per tutte.
Si concentrò e mise a fuoco all'interno della stanza della donna irlandese. Vide quella scena osservando a bocca aperta per lo shock. Non aveva mai visto una cosa del genere e non immaginava potesse nemmeno accadere, quella figura informe accanto a Katrina incupiva l'anima e automaticamente Ian venne scosso da mille brividi che gli percorsero la schiena, l'unica cosa che riuscì a fare fu il segno della croce.
<< Non credo che quello ti aiuterà a risolvere qualcosa- sussurrò lei al suo orecchio- Dovremmo agire prima che uccida qualcun altro, anche se devo ammettere che quella creaturona lì mi fa tremare le gambe >> disse ancora a bassissima voce con lo stesso tono divertito di sempre, a guardarla sembrava che nulla potesse farle avere paura o che lei stessa non riuscisse a prendere qualcosa seriamente.
Ian rimase a guardare ancora quando un lampo gli attraversò la mente: Cassandra e Sèlene avevano parlato di una donna che aveva tentato di uccidere loro e i ragazzi con la sua magia durante il viaggio di ritorno per Parigi. Poi, guarda caso, poco tempo dopo aveva fatto capolino Katrina Milleure. E se quelle ragazze ora si stessero trovando in pericolo??
Si alzò di scatto afferrando per il braccio la ragazza accanto a se, aveva intenzione di raggiungere le giovani nella loro stanza.
Borea rimase a guardarlo per poi osservare la mano di lui intorno al proprio avambraccio << Hai delle mani meravigliose, Ian >> disse lei calcando l'ultima parola e guardandolo con furbizia.
<< Come mi hai chiamato? >> le chiese scioccato, arrestando il passo. Solo tre persone conoscevano il suo nome in quel mondo e lei non era una di quelle, fino ad allora. << Come conosci il mio nome? >> domandò duro.
<< Io so tutto sul tuo conto, so che non sei chi dici di essere e so che tuo fratello e tua moglie lo sanno, ma puoi stare tranquillo- avvicinò il suo volto a quello di Ian e sfiorò il naso di lui con il proprio- Porterò questo segreto nella tomba, non temere, ma voglio una cosa in cambio però- continuo lei ad un centimetro dalle sue labbra- Prendimi a lavorare come tua spia ufficiale, Karl non ha più l’età, fallo e i miei servigi saranno per te gratuiti, qualsiasi servigio ovviamente >> concluse prima di rubargli un bacio a stampo.
Ian rimase a guardarla sconvolto, con gli occhi sgranati. L'afferrò per le spalle << Non osare più fare una cosa del genere, impara a stare al tuo posto ragazzina o ne pagherai le conseguenze >> sibilò a denti stretti trattenendosi da darle un ceffone.
La bestia si accorse della presenza dei due e con un ruggito demoniaco squarciò il silenzio della notte facendo svegliare tutti, compresa Katrina che balzò seduta sul letto, si voltò verso la porta segreta, le bastò guardarla per farla esplodere in mille pezzi. << Fa il tuo dovere >> disse rivolta alla creatura prima di alzarsi ed uscire dalla camera, rapida.
Il demone si parò davanti ai due a terra, Borea aveva spinto Ian al suolo e si era messa sopra di lui facendogli da scudo. Si voltò sguainando i suoi pugnali << Credo che scappare sia la cosa più intelligente da fare >> disse guardando la creatura davanti a lei. Questa spalancò la bocca e un getto di fuoco si scagliò nella loro direzione. Borea ebbe i riflessi pronti, afferrò Ian con forza facendolo alzare e lo spinse intimandogli di correre.
Percorsero l'angusto passaggio di corsa, uscirono ed Ian le ordinò di andare, senza farsi vedere, nella stanza di Cassandra e Sèlene, lui deviò invece per farsi inseguire andando verso l'uscita del castello sperando di attirare verso di se la creatura. Il cuore gli martellava nel petto che si alzava e abbassava velocemente più per la tensione e la paura che per la corsa, sudava freddo. Non sapeva esattamente cosa fare ma momentaneamente andava bene portarlo lontano da tutti.
La bestia però lo seguì per pochi tratti, poi deviò per andare a inseguire Borea che ormai era arrivata nella camera delle ragazze.
Borea sfondò la porta con un calcio sorprendendo Cassandra tra le braccia di Michel.
La ragazzina urlò spaventata staccandosi dal ragazzo, facendo così sbuffare spazientita l'assassina << Ma è mai possibile che tutti quanti debbano gridare appena mi vedono? Non sono così brutta >> disse fintamente offesa. Raccolse i vestiti del ragazzo e della fanciulla da sopra la poltrona e li gettò addosso ad entrambi. << Vestitevi immediatamente, la gran battona irlandese ha portato i demoni qui dentro e voi siete in grave pericolo >>.
Cassandra la fissò sconvolta e rispose vestendosi velocemente << Come...come sarebbe? I demoni? Vuoi dire che lei è... >> la frase le morì in gola dopo aver sentito il ruggito della creatura che si parò davanti alla porta fissando i presenti con inquietanti occhi rossi.
Cassandra prontamente evocò una barriera.
<< Dove diavolo si trova tua sorella? >> chiese la spia ora alterata.
<< Da Marc sicuramente >> rispose la ragazzina che cercava di non svenire per la paura.
<< Bene allora passate attraverso quell'apertura e procedete spediti fino a quando non incontrerete un bivio, li girate a destra, io sarò dietro voi >> disse guardando la creatura con i brividi d’eccitazione lungo la schiena, voleva affrontarla.
Michel era bianco come un lenzuolo dalla paura ma disse prontamente rivolgendosi a Borea e ordinando a Cassandra con un gesto della mano di scappare << Donzella, arretrate subito, io affronterò la creatura infernale dinnanzi a voi! >> sguainò la spada avanzando, il suo grande coraggio uscì fuori anche in quel momento, non aveva mai visto nulla del genere, per lui era l'inferno sceso in terra ma per proteggere qualcuno, soprattutto Cassandra, avrebbe fatto questo e altro.
Borea si voltò verso il giovane Falco << Sei davvero dolcissimo Michel ma credo che tuo padre mi appenderebbe a due ganci come un maiale pronto al macello se ti facessi affrontare questo bestione, quindi segui la tua bella e vai via di qui, tuo fratello e sua sorella possono essere in guai seri ora >> aggiunse seria prima di volgere nuovamente la sua attenzione alla creatura che urlando ed emettendo suoni striduli e infernali cercava di abbattere la barriera di Cassandra, che stava già iniziando a creparsi sotto la sua furia cieca.
<< Madame non posso lasciarvi qui! >> infatti Michel corse verso la sconosciuta e la prese sulla spalla per poi correre dietro a Cassandra << Dato che ci avete indicato questo passaggio segreto immagino ne conosciate altri, io non ne sapevo nulla! >> aggiunse poi mettendola giù proprio all'entrata della piccola galleria.
Borea rimase a guardarlo colpita con una mano sul petto << Ti darei un bacio sulla fronte per la tua galanteria ma potremmo morire tutti se ci fermiamo. Comunque, certo che si conosco tutti quelli presenti nel castello e adesso seguitemi se volete vivere >> disse prima di procedere spedita.
Cassandra strinse la mano di Michel e dopo averlo baciato con passione s'incamminò dietro la spia tenendolo saldamente per paura di perderlo.
Arrivarono al bivio, girarono a destra e si diressero verso la seconda apertura della camera di Marc. La ragazza sfondò quell'ennesima porta facendo irruzione nella stanza del ragazzo, si avvicinò al letto, fece per dire qualcosa quando un boato ed un'ennesimo ruggito la precedettero, Sèlene balzò in piedi con gli occhi sgranati. Guardò Cassandra che con un cenno del capo confermò ogni suo incubo.
<< Credo sia il caso che tu agisca Sèly >> disse la sorella.
Quest'ultima rimase in silenzio, guardò Marc con il cuore pieno di terrore e consapevolezza << Non ho altra scelta >> gli disse cupa.
Il giovane Falco la guardava con perplessità unita ad una notevole aria di preoccupazione << Non capisco, che sta accadendo? Cosa era quel rumore? >> chiese saltando giù dal letto.
<< Cosa vuoi fare Sèlene? >> domandò invece Michel apprensivo.
<< L'unica cosa che posso fare per evitare che le persone che amo vengano uccise >> rispose lei senza staccare lo sguardo da Marc come a volerne fare scorta.
La risposta alla domanda di questo arrivò presto, la creatura era riuscita a sfondare la barriera e correndo era giunta sino a loro, con le sue lunghe ed innaturali braccia afferrò i bordi della porta della stanza del giovane Falco e ruggì contro i presenti.
Borea gli tirò un pugnale che lo trapassò non causandogli il minimo dolore.
Cassandra evocò un’altra barriera cercando di renderla più spessa per dare il tempo alla sorella di prepararsi all’evocazione di Gerka.
Marc automaticamente portò una mano alla spada che fino ad allora stava poggiata al muro, facendosi il segno della croce avanzò col cuore in gola. Le gambe agirono da sole mosse dal senso del dovere, anche di fronte a una creatura tanto mostruosa. << Cosa è questa creatura? >> chiese con rabbia alle ragazze, compresa Borea, anche se non aveva idea di chi fosse.
<< Mi pare ovvio sia il demonio! >> rispose Michel terrorizzato.
<< Era insieme alla contessa Milleure, lei stava facendo qualcosa di losco penso sia la gran... qualcosa insomma, che per farla breve vuole uccidervi >> puntualizzò a modo suo la spia grattandosi il mento, noncurante della situazione.
Sèlene si avvicinò a Marc intimandogli di stare lontano insieme a Michel << Portate chi più potete fuori dal castello e metteteli al sicuro. Io, Gerka e Cassandra ci occuperemo di lui, per voi stare qui è troppo pericoloso >>.
<< No! >> dissero all'unisono i due fratelli.
<< Io non ti lascio qui >> aggiunse poi Marc fulminando con lo sguardo Sèlene, lei era incinta di suo figlio e probabilmente avrebbe rischiato parecchio durante quella battaglia.
Borea aveva sgranato gli occhi stupita e divertita al tempo stesso, stava assistendo a scene incredibilmente divertenti.
<< E invece si che lo farai, e lo farete! Siete inutili in questo momento, questo abominio non si uccide con le armi, avete visto prima no? Vi prego, andate e salvate quanta più gente potete >> insisté Sèlene guardando i fratelli e poi il suo amato, lasciando che gli occhi e le vene le si tingessero di nero.
Marc strinse i denti, si voltò entrando nel passaggio segreto ed esortando Michel a seguirlo.
Quest'ultimo aveva baciato con passione Cassandra dicendole << Tornerò, te lo giuro >>. Il cuore gli si riempì di senso di colpa e dolore ma dovette farsi forza, anche lui come il fratello aveva realizzato, un pugnale non aveva nemmeno scalfito quella creatura e loro li non avrebbero fatto altro che essere d'intralcio. Michel prese Borea di peso seguendo Marc << Madame, ci dovreste aiutare a dare l'allarme >> le disse facendola passare galantemente per prima.
Sèlene, o meglio Gerka, rimase a guardare la schiena di Marc scomparire attraverso il passaggio segreto, si voltò verso la sorella e con un cenno del capo le fece segno di lasciarle via libera e così l'altra fece. Annullò la barriera e la bestia con un ruggito si scagliò addosso alla strega che lo attaccò di conseguenza.
Borea e i ragazzi percepirono dietro di loro i versi infernali del demone seguiti da quelli gutturali di Gerka. << Se le stanno suonando di santa ragione >> disse lei procedendo davanti ai ragazzi. Aprì un'ennesimo passaggio conducendoli nel salone principale, dove Katrina era intenta ad evocare altre creature come quella che combatteva ai piani superiori.
Stava al centro della stanza e posava i piedi sopra un grande sigillo scarlatto. Aveva gli occhi bianchi e urlava parole incomprensibili.
<< Andate a salvare le persone e raggiungete vostro padre, a lei ci penso io >> disse allontanandosi, sguainò le sue armi e si avvicinò a Katrina pronta a colpirla.
<< Ragazzina fatti da parte >> esclamò Evan, l'uomo era sbucato fuori all'improvviso, nascosto fino ad allora per tenere sotto controllo la situazione e quindi proteggere la sua signora da minacce come quella di Borea. Alle sue spalle una mezza decina di cadaveri con i colori dei Ponthieu stavano quasi ammassati, ignari in vita di ciò che sarebbe potuto capitare loro.
L’assassina lo guardò con un ghigno << Bene bene cosa abbiamo qui? Un lurido cane irlandese, fatti da parte tesoro e ti risparmio la vita >> disse lei ridacchiando, iniziò a far roteare pericolosamente le sue spade, prima con movimenti lenti e tranquilli fino ad arrivare poi ad un turbine di lame che si scagliò contro l'uomo.
Questo aveva fischiato in segno di approvazione per la buona tecnica che la giovane stava dimostrando di avere, si chinò prima che fosse troppo tardi e facendo perno sul braccio sinistro le diede un calcio a spazzata dritto sulle gambe, mantenendo la spada alta in vista utilizzandola come diversivo.
La ragazza saltò evitando il calcio e sferrandone uno di rimando colpendolo in pieno zigomo con il collo del piede. Si tenne a distanza, gli sorrise e successivamente gli mandò un bacio << Ci divertiremo un mondo insieme, Sir >> disse esibendosi in un inchino pomposo con l'intento di deriderlo.
Lui rise con voce profonda e roca staccando una parte dell'elsa della spada e infilandola nelle dita rivelando così un tirapugni con tanto di lama all'estremità. << Concordo madame, ci divertiremo parecchio >> tornò alla carica scattando alla propria destra ad un pelo da lei per affondare il suo attacco lateralmente.
Borea gli fece l’occhiolino e senza mancare di prontezza si abbassò evitando il pugno ed entrando dentro la sua difesa, caricò il colpo e sferrò una ginocchiata in direzione del suo stomaco per poi sferrargli un colpo sotto al mento con l'elsa della sua spada. Con una capriola si allontanò nuovamente stando fuori dalla sua portata con l'immancabile sorriso strafottente sul volto.
Lui imitò la sua risata poi divenne subito serio e come un fulmine le lanciò un pugnale che le si conficcò nella spalla destra. << Humpty Dumpty sat on a wall... >> disse prima di lanciarne un secondo che non si conficcò nella carne di Borea ma le squarciò la manica e la pelle del braccio apposto.
La ragazza strinse i denti e si guardò le ferite. Afferrò il pugnale estraendolo dalla spalla per rilanciarglielo in pieno addome. Gettò a terra le spade e sfoderò i pugnali. Si riprese subito dalla sorpresa e scagliò le sue armi con precisione, si muoveva con fluidità come se le ferite non esistessero.
Evan rispondeva bene ai suoi attacchi iniziando a mettere più serietà in quel combattimento che aveva preso troppo sotto gamba fin dall'inizio. << Humpty Dumpty had a great fall... >> disse ancora canzonandola dopo esser riuscito a darle un violento calcio nel collo.
Lei cadde a terra apparentemente stordita, scosse la testa per riacquistare lucidità. Si alzò e a denti stretti e iniziò una lotta serrata e furiosa. Aveva aumentato forza e velocità, adoperando numerose tecniche di combattimento e creando confusione nel suo avversario cambiando direzione d’attacco all’ultimo secondo, ferendolo in svariati punti che una volta passata la lotta lo avrebbero penalizzato parecchio. Il collo le doleva così come la spalla e il braccio ma tirava avanti come una vera macchina da guerra senza emozioni.

<< Padre! >> esordì Michel alle spalle di Ian che in quel momento preparava le guardie dando loro direttive su come muoversi e agire. Questo si voltò visibilmente preoccupato.
<< Padre, dobbiamo evacuare il castello!- si guardò intorno e abbassò la voce rendendo Ian ancor più nervoso- Cassandra, Sèlene e la sua parte oscura stanno combattendo contro un'entità demoniaca! Dobbiamo far in modo che tutti escano da qui! >>.
Il Falco cercò di mantenere il sangue freddo ma un ruggito gutturale proveniente dai piani superiori lo fece agitare ulteriormente e spaventò i soldati. << La priorità va alle persone dentro Chatel-Argent, recuperate tutti e metteteli in salvo fuori da qui- ordinò loro- Dirigetevi nell'ala est. Michel e Marc venite con me nell'ala ovest >>.
I soldati obbedirono e si mossero subito.
<< Che diamine succede qui Jean?!- chiese Sancerre- Perché l'atmosfera è così tesa? >>.
Un secondo e un terzo ruggito gli vennero in risposta facendogli sgranare gli occhi e voltare il capo verso il soffitto.
<< Ancora non lo so- si giustificò Ian non sapendo quale scusa inventare li su due piedi- Ma devi aiutarci a far uscire tutti da qui, vai nell'ala sud e porta fuori più persone che puoi >> Sancerre annuí e si voltò per andare ad avvertire le sue guardie e suo figlio.
I Ponthieu invece si diressero subito nell'ala ovest quando una forte scossa fece tremare il pavimento. Le pareti e i soffitti si creparono profondamente e la prima polvere cadde in terra segno che probabilmente la struttura non avrebbe retto sotto la minaccia di scosse.
<< Dobbiamo sbrigarci o rischieremo di morire schiacciati >> avanzò Ian esortando i figli ad aumentare la velocità.
Il pensiero di Marc era rivolto alla sua Sèlene. Aveva notato che la sua parte oscura era uscita fuori senza troppi problemi, come se lei avesse imparato a controllarla o come fosse giunta alla consapevolezza che da lei non poteva sottrarsi. Sperava solo non perdesse il controllo evitando di far finire il tutto in tragedia, d'un tratto si sentì egoista. Non gli importava di Cassandra, sperava che almeno lei sopravvivesse, era solo quello ciò che gli interessava davvero. Si sentì più viscido di un verme, quando vide il fratello preoccupato almeno quanto lui, era davvero innamorato di Cassandra e il suo volto assai contratto dai pensieri negativi mostrava quanto fosse impensierito.
Giunsero al piano superiore e fortunatamente il lavoro si presentò loro più semplice di quanto potessero pensare.
La servitù e i pochi nobili presenti già abbandonavano l'intera zona, aiutati da guardie già presenti sul luogo, la scossa aveva provocato profonde crepe anche lì e aveva spaventato tutti portandoli a decidere autonomamente di uscire dal castello.
<< Continuiamo a salire per controllare >> avanzò Marc, ma il pensiero aveva già raggiunto anche il fratello e il padre che avevano annuito contemporaneamente con sicurezza.
“Dio, fa che nessuno perda la vita” pensò Ian col cuore in gola, il fiato corto e la coscienza che qualcosa sarebbe andato storto.

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Capitolo 17
*** Capitolo XVI ***


Capitolo XVI
 

Rosso, rosso ovunque intorno a lei, addosso a lei. Era questo che i suoi occhi percepivano. Presto quella visione contorta cedette il posto ad un lieve dolore che man mano diveniva più forte, penetrante, incessante.
Era ferita ma non avrebbe saputo dire in che punto con certezza, ogni parte del suo corpo doleva. Il sangue le colava rapido lungo la tempia, bagnandole la guancia.
I rumori, le voci concitate di chi cercava di mettersi al riparo o di scappare le giunsero ovattati alle orecchie.
Aveva il respiro affannato, rapido, pesante e denso, fiatare le faceva male, la cassa toracica sembrava compressa in una morsa letale che le strappava crudelmente più di un lamento.
I suoi sensi captavano l’ambiente circostante sfocato e tutto si muoveva lento, era tutto troppo lento. Ogni movimento le costava una fatica immane.
Si alzò da terra annaspando nel suo stesso sangue e in quello di coloro che erano incappati sfortunatamente in quella lotta, chiuse gli occhi cercando di tornare presente a se stessa, non poteva mollare ora. Si voltò verso la bestia che davanti a lei si agitava in trepidazione e desiderosa di sangue, desiderosa di morte.
Era riuscita a mettere in salvo sua sorella trattenendo il demone con se, permettendole così di scappare e di mettere in salvo chi incontrava sul suo cammino, era riuscita nell’intento di proteggerla, lo aveva giurato sulla sua anima anche se corrotta dalle tenebre, e lo aveva giurato a suo padre.
Però vi era molto altro da fare, molte altre vite da proteggere e salvare. "Marc" pensò prima di lanciarsi nuovamente contro la creatura. Il ricordo del giovane, del grande amore che provava per lui le diedero la forza di reagire ancora. Erano legati, si appartenevano, la luna aveva assistito al loro amore e nulla li avrebbe mai separati, nemmeno la morte.
Voleva vivere come all'interno di una vera famiglia, crescendo insieme il frutto che i loro cuori avevano creato, voleva stare con l’unico uomo che l’aveva fatta sentire amata per la prima volta nella sua vita e alla fine di tutto trovarsi a ripensare a quel giorno in cui aveva perso la sua innocenza, per scoprirlo solo un brutto ricordo lontano e sbiadito.
Gli attacchi schivati volavano e si scagliavano potenti in ogni angolo del castello, talvolta distruggendo oggetti, pareti e persino persone.
Gerka gli teneva testa ma il demone era detentore di una magia troppo oscura e troppo potente per una giovane strega.
Ma non poteva, non doveva mollare.
Fece appello a tutta la forza rimasta dentro di lei, combattevano ormai da un tempo che sembrava interminabile, la lotta era iniziata al terzo piano e loro ora si trovavano alla fine del secondo. Fissò il suo nemico, aveva un’idea che in quel momento le sembrò l’unica scelta possibile, con molte probabilità poteva fallire ma doveva almeno tentare.
Si concentrò, chiuse gli occhi, il suo corpo si cosparse di vene nere che pompavano veloci al ritmo del suo cuore. Quando fu pronta urlò, sprigionando un onda d'urto che portò alla distruzione di un'intera ala. Le gambe le cedettero e cadde a terra esausta, la creatura era stata sotterrata dalle macerie mentre si dissolveva lenta, il suo ultimo grugnito stridulo le rimbombava ancora nella testa facendole male, ma qualcosa le disse che non era finita. Doveva trovare Marc, Cassandra e gli altri, così richiese un’ennesimo sforzo al suo fisico, riuscì ad issarsi in piedi aiutandosi e posandosi sopra dei grossi lastroni di pietra staccatisi dalle pareti. Si diresse verso il salone barcollando e cadendo ad ogni passo, il cammino si arrestò quasi subito, davanti a se trovò il passaggio sbarrato, una parte del soffitto e delle pareti erano crollate isolando quel corridoio, dall'altra parte si potevano udire le grida di chi chiedeva aiuto e di chi era rimasto bloccato sotto le macerie.

Etienne cercava disperatamente sua moglie e sua figlia, nessuno le aveva più viste da quando lentamente il castello aveva iniziato a cedere sotto il peso di quella forza misteriosa che di tanto in tanto si sentiva ruggire ed emettere suoni altrettanto macabri.
La rabbia montò violenta sul suo petto, il solo pensiero che potesse esser capitato loro qualcosa lo fece infuriare, così aumentò il passo e prese a chiamarle a gran voce.
Sapendo che il padre era alla ricerca di Noelle e la madre, Nicolas andò verso la stanza che era stata affidata a Perle cercando in ogni modo di evitare di venir schiacciato dai frequenti crolli.
<< Perle! Perle dove sei? >> chiese a gran voce per l'ennesima volta sperando sempre di sentire la sua voce, tossiva e sbatteva gli occhi tentando di abituarsi alle nuvole di polvere che aumentavano rapide.
<< Nicolas? Sono qui! Aiutami, ti prego! >> la voce della ragazzina giunse da dentro la sua camera. Stava riversa a terra, la scossa le aveva fatto precipitare addosso l'armadio che le aveva ferito e bloccato la gamba destra e incrinato qualche costola. Piangeva e chiamava aiuto come poteva ma nessuno era riuscito a sentirla per via del grande trambusto.
Nicolas trasalì non appena udì la sua voce, si catapultò quindi in quella direzione, seguendo quel richiamo angosciato. Dopo aver quasi buttato giù la porta corse verso di lei e sussultò rendendosi conto della grave situazione che aveva attanagliato la povera fanciulla. << Ti salvo io Perle, non temere. Ti porto via da qui >>. Si mise in posizione incanalando nelle braccia tutta la forza che riuscì ad accumulare in quel momento e lentamente sollevò l'armadio, spostandolo di lato lo fece cadere di peso provocando un tonfo che gli diede solo la vaga idea di quanta sofferenza avesse provato la povera ragazza fino a quel momento. Si chinò su di lei << Non riesci ad alzarti, vero? >> le chiese osservando velocemente la situazione e scoprendola più critica di quanto immaginasse.
Perle continuava a piangere dal dolore << No- rantolò- E non... non riesco a respirare, mi fa male, mi fa male >> furono le uniche cose che riuscì a dire prima di cadere vittima di forti singhiozzi << Ho paura >> aggiunse facendo vagare lo sguardo e stringendo con disperazione le braccia del Nicolas.
"Devo proteggerla a tutti i costi" si disse lui nel vederla così sola, impaurita e fragile. << Mi dispiace ma devo portarti via da qui Perle, resisti >> quindi si fece coraggio, le fece mettere un braccio attorno al collo e la sollevò piano cercando in tutti i modi di non intaccare la gamba rotta.
Lei strinse i denti non riuscendo a smettere di piangere, il dolore era forte, insopportabile, la gamba era inerme, innaturalmente scomposta con un pezzo di osso che le fuoriusciva dalla carne.
Lui la trascinò fuori cercando di non andare di fretta nonostante non vedesse l'ora di uscire da quel castello diventato una trappola mortale. Il cuore batteva forte, sudava freddo e lo sguardo scorreva veloce tra soffitto e pareti per controllare la situazione, sperando non crollasse nulla sulle loro teste.
Giunsero davanti alla scalinata, occorreva scendere per arrivare di sotto e d'un tratto a Nicolas parve impossibile con Perle in quelle condizioni. << Riesci a piegare il ginocchio? >> chiese alla giovane.
Questa gli fece cenno di no con la testa, tirò su col naso stringendo forte la presa sui vestiti di lui. Era sporca di sangue e polvere e le lacrime creavano delle profonde rigature chiare sulle guance.

Katrina stava al piano di sotto con le braccia alte verso il cielo, altre creature come quella sconfitta da Gerka cercavo di fuoriuscire dal terreno, le loro braccia innaturalmente lunghe e scheletriche passavano attraverso i segni del sigillo ma una strana forza li teneva bloccati al piano d'ombra. La donna si voltò alla ricerca di qualcosa facendo vagare lo sguardo intorno a lei, febbrile. Aveva bisogno dell'elemento decisivo per concludere il rito e distruggere ogni singola vita di quella regione. Si allontanò dalla sua postazione alla ricerca dell’ultimo ingrediente, approfittando di Evan che continuava a scontrarsi violentemente con Borea. Erano entrambi in un bagno di sangue ma nessuno dei due aveva la minima intenzione di cedere.
Fu quando avvistò Nicolas e sua figlia che la rabbia e il panico di aver perso tutto e di aver reso vana quell'evocazione lasciarono il posto ad un sollievo paradisiaco. Si avvicinò ai ragazzi tramutando la sua espressione in puro terrore e preoccupazione. << Perle!- esclamò concitata- Figlia mia ti stavo cercando dappertutto >> disse mettendole le mani nelle guance. Si voltò verso Nicolas e prendendola in braccio gli disse << Hai portato in salvo la mia unica ragione di vita, te ne sono immensamente grata ragazzo >> e dopo aver parlato si allontanò.
Perle guardava la figura di Nicolas che rapida si allontanava, oltre la spalla di sua madre. << Madre! Dove stiamo andando? L'uscita è dall'altra parte >> disse preoccupata.
<< Non preoccuparti mon amour, presto tutto sarà finito >> rispose Katrina accarezzandole i capelli.
Ben presto però la ragazzina si trovò scaraventata al centro del sigillo, urlò di dolore e la sua gamba con quell’impatto sembrava essere andata in frantumi.
Sua madre la fissava con occhi famelici e folli. Aprì la mano e un lungo e affilato pugnale comparve nel suo palmo. Perle sgranò gli occhi sudando e tremando per la paura. << Madre cosa vuoi fare?! Madre ti prego... >> non riuscì a terminare la frase poiché sua madre la afferrò per i capelli portandole il collo all'indietro in malo modo e in modo tale che offrisse a lei ben visibile la gola. Perle iniziò a piangere più forte invocando aiuto. La sacerdotessa riprese a parlare in quella lingua oscura eccitando i demoni sempre più assetati di sangue, levò in alto il coltello, la lama brillò malvagia. << Padre, ti prego aiutami, padre! >> disse Perle raccogliendo le ultime speranze di sopravvivenza. Per come poteva il suo sguardo era indirizzato verso la schiena di sir Evan.
Lo aveva sempre saputo, lei si trovava bene con lui e lui aveva premura nei suoi confronti, la premura che solo un padre ha nei confronti di una figlia.
Lui si voltò di scatto gridando << Lasciala stare, lurida traditrice! >>. Schivò un ennesimo attacco di Borea per poi lanciare il suo pugnale e centrare in pieno la schiena di Katrina. Quel gesto fu più veloce della consapevolezza di aver sviluppato una furia cieca più violenta di quella che aveva provato durante il combattimento con la spia di Karl. Si era lasciato portar via da Katrina l'orgoglio e l'onore ma non le avrebbe mai permesso di portargli via anche quel meraviglioso frutto del loro amore proibito.
Katrina rimase pietrificata al suo posto, abbassò lo sguardo il tanto giusto per guardare il pugnale che dalla schiena era trapassato conficcandosi anche nel petto. Si voltò a guardare Evan con espressione di furente disprezzo << Come...hai...osato...? >> disse prima di cadere in ginocchio e vomitare sangue.
Perle allungò le mani verso Evan implorandolo di portarla via e al sicuro.
Borea invece assistette alla scena e rapida come un serpente raccolse una della sue spade da terra e la puntò contro la gola di Evan << All the king's horses and all the king's men, couldn't put Humpty together again. Ti concedo un momento con tua figlia, poi verrò a prendere la tua testa >> disse cupa per poi allontanarsi e avvicinarsi a Katrina. L'afferrò per i capelli, sorrise tenendo saldamente la donna che invano cercava di divincolarsi. Borea alzò la spada, le bastò un taglio netto e deciso per reciderle la testa in un'esplosione di sangue, sporcandola dalla testa ai piedi.
Il corpo ricadde al suolo esanime, il sigillo si cosparse di sangue nero ed impuro, il rito era stato contaminato e i demoni, rabbiosi, afferrarono il corpo di della strega trascinandolo nel sottosuolo.
Perle urlò di terrore e si strinse forte a Evan. << Padre ti prego! Andiamo via >> lo guardò mettendogli le mani nelle spalle.
L'uomo la prese in braccio baciandola più volte sulla fronte e poi si diresse verso la porta.
<< Lasciala stare bastardo! >> gli disse Nicolas puntandogli la spada contro.
Evan guardò la sua bambina e si rese conto di non avere scampo. Aveva fatto del male sotto gli ordini di Katrina e ora doveva pagarne le conseguenze, almeno quanto lei. << Bambina mia, ti rimpiangerò per sempre, sappilo. Ma io non posso tenerti con me, non mi lasceranno scampo e devo pagare- la voce gli si spezzò in gola- Tu sei il mio prezioso tesoro e non posso permettere che tu venga vista come una fuggitiva o una mia complice >>.
Borea si accostò a Nicolas gettandogli tra le braccia la testa della sacerdotessa, il cui viso era ancora attraversato da un'espressione di pura follia. << Tieni questo tu, lui ha un conto aperto con me- si voltò a guardare lo straniero imbrattata di sangue suo e non in tutto il corpo e con una sfigurata espressione rabbiosa sul viso aggiunse- Prendi la ragazzina e vai fuori di qui! >>.
Perle strinse forte il padre guardandolo con disperazione << Padre non lasciarmi, cosa...cosa farò? Sono...sono sola, ti prego andiamo via, non m'importa cosa penseranno gli altri, voglio stare con te! >> disse abbracciandolo in lacrime.
<< Mettila giù e andiamo più in là così lei non vedrà, ti assicuro che farò veloce >> disse ancora Borea guardando Evan che a sua volta stringeva forte la figlia con gli occhi lucidi e un groppo alla gola. << Bambina mia, io non ho scampo e tu con me non avrai che un futuro carico di vergogna e segreti. Ti prego di perdonarmi ma vivrai meglio senza di me, portando con orgoglio il cognome di tua madre e il suo stesso temperamento forte e risoluto- le sollevò il capo tenendolo tra le mani- Sei bellissima vita mia, sei la perla più preziosa di tutti i mari >> le baciò dolcemente la fronte lasciandola sul pavimento per poi allontanarsi a testa alta e raggiungere Borea.
<< No! Padre, no! Non lasciarmi, non lasciarmi! >> urlò la ragazza tra le braccia di Nicolas che la prese di peso allontanandola. In lacrime fissò la schiena di quell'uomo che aveva potuto vivere solo da lontano, nonostante avesse sempre saputo, nonostante avesse sempre desiderato vivere con lui e sua madre come una vera famiglia. Ora che aveva avuto modo di parlare apertamente lo stava perdendo per sempre. Premette il viso contro l'incavo del collo del ragazzo.
Borea lo fissò torva, con un gesto della mano gli intimò di inchinarsi. Alzò la spada e chiese << Le tue ultime parole? >>.
<< Ti amo bambina mia. Cresci virtuosa e con orgoglio. Non dimenticarmi e perdonami >> rispose ad alta voce per farsi sentire dalla giovane. Stava morendo con tanti rimpianti ma con la consapevolezza che lei sarebbe cresciuta forte e impavida come la madre.
Fu un attimo e poi fu buio. Per sempre.
Nicolas strinse forte a sé Perle cercando di soffocare i suoi singhiozzi disperati, commosso da quella scena straziante.
Borea si allontanò dal corpo di sir Evan deponendo la testa accanto ad esso.
Una scossa fece capire a lei e ai presenti che sarebbe stato il caso di allontanarsi il prima possibile. Fecero appena in tempo ad uscire che l'intera ala ovest crollò schiacciando e distruggendo anche una buona parte dell'immenso e sontuoso salone.
Da fuori il famoso castello d'argento parve una vera e propria distesa di morte.
Borea si sedette per terra dolorante, chiuse gli occhi posando gli avambracci sulle ginocchia piegate, lasciò che i capelli le ricadessero sul viso, esausta.
Ian rimase a guardare il castello, senza parole spostava lo sguardo sulle macerie. La polvere creava una fitta nebbia che avvolse in poco tempo l'ala rasa al suolo, una parte dei suoi ricordi era caduta assieme a quel cumulo di pietre, appartamenti e arredamento.
In quel momento una figura che ne teneva una in braccio e una terza al suo fianco sbucò dalla coltre di polvere. Etienne portava Noelle ferita e accanto a sé Donna con l'abito logoro e sporco ma illesa.
Ian fu grato di vederli vivi e lo stesso fu per Nicolas che stava comunque sempre stretto a Perle.
Marc e Michel decisero di muoversi in quel momento. << Torniamo a cercare nostra madre, Cassandra e Sèlene, padre >> disse Michel terrorizzato all'idea che solo una di loro potesse essere finita schiacciata sotto le macerie.
Il Falco annuì deciso.
Procedettero per qualche metro quando la voce di Cassandra richiamò la loro attenzione. Sorreggeva come poteva la sorella priva di sensi, aveva usato il suo potere per fermare le numerose emorragie che aveva Sèlene a causa delle notevoli ferite, lei invece si era protetta con la sua barriera uscendo sporca e con qualche graffio.
Non ci volle molto perché anche Karl raggiunse i presenti, anche lui era rimasto ferito ma la sua attenzione era puntata su Ian. Tra le braccia, ormai perduta, vi era Isabeau. I riccioli biondi le ricadevano sul viso, sporchi di sangue come il suo vestito. L'uomo la portò davanti ad Ian fermandosi a poca distanza da lui. Allungò le braccia adagiandola in quelle del Falco. << Sono addolorato per la vostra perdita mio signore, che Dio possa proteggere la sua anima nel Regno dei Cieli >> disse chinando la testa.
Donna si portò le mani alla bocca, la sua più cara amica era morta.
Michel e Marc, che avevano appena soccorso le due ragazze, rimasero pietrificati data la notizia.
Ian prese a tremare violentemente e un senso di vertigini lo percorse fino a fargli cedere le ginocchia e farlo atterrare su di esse, in un primo momento quasi perse la presa sul corpo della moglie ma lo sorresse subito, come a volersi aggrappare all'ultima speranza di riaverla indietro.
Sollevò su Karl lo sguardo ormai annebbiato, perso in quel vuoto che violento gli si era creato dentro.
<< Come... >>. Come era stato possibile? Nell'amore che provava per lei, ingenuamente, la credeva invincibile. Tante volte era stata la sua roccia, tante volte lui si era aggrappato a lei per uscire da momenti terribili, ma ora? Cosa ne sarebbe stato di lui senza lei? Come avrebbe potuto vivere senza quell'amore che lo scaldava ogni santo giorno?
Il capo crollò in avanti e lo sguardo incrociò gli occhi dallo sguardo ormai irraggiungibile della sua adorata. Pareva dormisse ed era bellissima anche ricoperta dal velo della morte, di quella morte che l'aveva raggiunta troppo presto.
<< Io ora cosa faccio, Isabeau? >> le chiese, facendola scivolare sul prato ancora ricoperto da uno strato di neve, anche se ormai sottile. Si chinò su di lei, tremava come una foglia, tremava come un bambino di fronte a un incubo, di fronte a quella verità per lui così mostruosa e soffocante.
Una prima lacrima gli rigò il volto seguita da una seconda fino a che non poté più trattenersi e allora i suoi occhi belli e luminosi si spensero in un pianto disperato, la gola serrata, il cuore infranto in milioni di schegge che gli squarciavano l'anima, lentamente, inesorabilmente.
<< Perché?! >> domandò a voce alta, ormai senza controllo, questa volta verso Dio, verso quel Dio che aveva adorato e che ora detestava più della morte stessa.
La strinse, poggiando la fronte sul suo collo e continuando a piangere.
Michel barcollante gli si avvicinò con gli occhi lucidi e la mano scossa da visibili tremiti, gliela poggiò sulla spalla ma il padre lo scostò in malo modo, facendolo sussultare e disperare ulteriormente. Si voltò cercando con lo sguardo affranto la sua Cassandra che, sentendo il suo muto richiamo, si allontanò dalla sorella al sicuro tra le braccia di Marc e si avvicinò al suo amato abbracciandolo, cercando con tutta se stessa di trasmettergli quello che provava, anche lei dal canto suo sapeva bene cosa significasse stare senza genitori. Gli accarezzò la guancia dolcemente confortandolo come meglio poteva.
Marc osservava da lontano, spento e freddo.
Ian continuava a piangere imperterrito, dondolandosi su quel corpo freddo e stringendolo come a volerlo scaldare. Non era riuscito a proteggerla, a cosa le era servito allora? Si sentì inutile, terribilmente inutile e d'un tratto si sentì solo al centro del nulla, sentì di non avere più uno scopo, si sentì a metà, spogliato della sua stessa vita.
Il suo cuore aveva sempre battuto per lei e adesso che lei non c'era più poteva anche smettere di farlo, per sempre.
Borea si voltò appena spostando lo sguardo su Ian, su Isabeau e i suoi loro figli, lei poteva comprenderlo, ma sapeva di essere l’ultima persona al modo da cui si sarebbe fatto avvicinare e sapeva altrettanto bene che in un momento del genere, quando tutte le certezze della tua vita vengono spazzate via come foglie al vento, nessuna parola può essere di conforto ad un cuore corroso dal dolore, un dolore più forte di qualsiasi altro, un dolore inumano e violento, crudele e inguaribile, perché è questo che sarebbe diventato lui, inguaribile, impenetrabile ed inavvicinabile.
Etienne si accostò a Ian, non l'avrebbe confortato con le parole, sapeva di non esserne capace. Si limitò a togliersi il mantello per poggiarlo sulle spalle dell'amico che però quasi non se ne accorse, tanto era il gelo che provava ormai dentro di sé.
Tornò indietro raggiungendo la moglie e la strinse forte, felice di averla viva tra le sue braccia.

***

Ad un giorno dalla sua morte, il corpo della contessa venne preparato per ricevere le esequie. Venne accuratamente lavato con acqua, spezie e fiori, successivamente avvolto nel sudario. Ian scelse per lei l’abito con il quale era stata raffigurata nella miniatura che l’aveva fatto innamorare. La sua figura era adornata ed impreziosita dai migliori gioielli del suo corredo.
La veglia della defunta in quelle ore fu carica di tristezza, il castello semi distrutto era calato in un silenzio rispettoso e la corte aveva ripreso la vita normale, per quanto le condizioni precarie di Chatel-Argent permettevano.
Anche la servitù piangeva la perdita della sua signora, tanto era amata quando era in vita. La stanza in cui giaceva Isabeau era ricca di fiori e il suo corpo non veniva mai lasciato solo date le frequenti visite.
Nel pomeriggio si svolse il funerale. Il corpo della donna precedeva il corteo di donne piangenti, servitù e nobili, posizionato su una barella coperta da un telo bianco. Indossava un abito azzurro con gigli dorati, i bellissimi capelli decorati di perle e un candido fazzoletto che le copriva il volto dalla pelle ormai pallida e le labbra violacee.
Subito dopo di lei vi erano i famigliari, primo di tutti Ian con il volto distrutto e marcato dalla sofferenza, si portava avanti stanco e provato ma a testa alta. Al fianco, suo fratello Guillaume procedeva in rigoroso silenzio e chiuso anche lui in un profondo dolore.
Dietro, Michel con gli occhi gonfi e Marc che in quei giorni non aveva quasi proferito parola con nessuno, entrambi affranti e provati quasi quanto il loro nobile e forte padre.
Tra i partecipanti al corteo vi era anche Cassandra ma non Sèlene che ancora non si era svegliata, tanto grave era stato il dispendio di energie durante il combattimento contro la creatura evocata da Katrina Milleure.
La giovane strega procedeva a testa china con il cuore pesante, addolorata.
Perle stava seduta al lato in un sedile provvisorio, osservando i presenti con aria assente, la sua testa era altrove, vagava tra i ricordi di sua madre, di quanto l’aveva amata e di come quella avesse cercato di ucciderla. L’aveva tradita ma non riusciva a smettere di amarla, invece suo padre l’aveva protetta fino alla morte, il suo unico desiderio era di poter tenere anche per i suoi cari una cerimonia, ma nessuno glielo avrebbe permesso. Sospirò asciugandosi il viso con un fazzoletto da sotto il velo nero, voleva rientrare in patria e stare sola con il suo dolore.
Giunsero alla cappella dell’alta corte, il sarcofago marmoreo finemente scolpito con le sembianze della castellana stava aperto e ciò diede a Ian un forte senso di nausea, probabilmente si rese conto solo in quel momento di cosa realmente stesse accadendo, il suo cervello forse stava realizzando solo allora che la sua adorata non sarebbe più stata tra le sue braccia, la sua voce e la sua risata cristallina, la sua presenza angelica non avrebbero più colmato il silenzio infernale di Chatel-Argent.
Michel deglutì per mandar giù il nodo alla gola non appena si fermarono, doveva essere forte dato che ormai era un uomo quindi drizzò la schiena ed assunse un'espressione più sicura, nonostante desiderasse con tutto il cuore avere Cassandra accanto a sé.
Marc di fianco a lui era freddo come il ghiaccio, dallo sguardo non trapelava alcuna emozione ma dalla mascella serrata e dalle labbra assottigliate pareva essere furioso, forse con suo padre stesso che non era stato capace di proteggere la madre.
I Sancerre erano riuniti da una parte. Noelle piangeva scossa da forti singhiozzi con il velo sul volto e il capo chino, Etienne era mortificato perché non sapeva come allietare la situazione nonostante fosse anche consapevole che non ci sarebbe stato un sorriso sincero sulla bocca dei Ponthieu per molto tempo.
Cassandra fissava il suo amore da lontano, non aveva il coraggio di avvicinarsi, temendo che il Falco potesse accusare lei e sua sorella della morte di sua moglie. "Dopotutto è colpa nostra, sarebbe ancora viva se noi non fossimo mai state qui" si disse col cuore ricolmo di dolore. Si morse il labbro ripensando a tutti i problemi e a tutta la sciagura che era ricaduta sopra le loro teste da quando erano arrivate. Guardò Marc comprendendo il suo stato d'animo e infine guardò il Falco, fiero, nobile e austero nei suoi abiti neri, ma anche fragile, chiuso in se stesso, solo e col cuore infranto. Aveva perso la donna della sua vita e quindi la sua intera anima. Lei rimase li in disparte sentendosi fuori luogo. Si allontanò poco dopo tornando a testa bassa da sua sorella. Il vento del nord soffiava rabbioso, freddo e pungente, ricordando loro di ascoltare quel mistico richiamo e di tornare a casa.
“E così è ora” pensò.
Si, era giunto il momento di andare via una volta per tutte e liberarli dalla causa principale delle loro sofferenze. “Sarà meglio per tutti” si disse salendo nell’unico piano agibile. Entrò nella stanza e sussultò vedendo Sèlene seduta sul letto intenta a guardare fuori dalla finestra spalancata, accogliendo anche lei le parole del vento.
<< Dobbiamo andare via Cassy, per quanto questo faccia soffrire entrambe dobbiamo liberarli >> disse con voce grave e roca voltandosi verso di lei con gli occhi lucidi.
Cassandra le si sedette accanto, le baciò la mano e annuì. Sua sorella aveva dato corpo ai suoi pensieri rendendoli vivi e dolorosi. Era giunto il momento di dirsi addio e non potevano fare altro che assecondare questo eco.

Il corteo tornò al castello con lo stesso dolore di qualche ora prima, ma ora tutti dovevano tornare a svolgere ognuno i propri compiti.
Ian sentì il forte bisogno di stendersi, quindi si diresse nella sua stanza, rifiutò qualsiasi aiuto da parte dei paggi e si chiuse li dentro. Rimase dei minuti a fissare la stanza osservando ogni angolo, ogni oggetto, ricordando con malinconia e rinnovato dolore tutte le azioni quotidiane di Isabeau. Si stese poi nel letto senza nemmeno spogliarsi, si voltò a guardare il lato dove dormiva ogni notte il suo angelo, chiuse gli occhi immaginandosi di averla ancora li accanto a se e velocemente si addormentò, cullato da quel ricordo con il tentativo di recuperare una minima parte del sonno perso in quei giorni.
Michel per tutto il viaggio di ritorno aveva cercato Cassandra ma senza risultato. "Dove sarà finita?" aveva pensato tutto il tempo. Una volta al castello aveva chiesto a Marc di accompagnarlo nella stanza delle due sorelle, sia per controllare che la giovane fosse lì, sia per approfittarne e far visita a Sèlene.
<< D'accordo >> si era limitato a dire il fratello nell'affiancarsi a lui.
In pochissimi minuti furono davanti alla porta della stanza, Michel bussò.
Cassandra si avvicinò alla porta posando alcune cose da mettere nella sacca sul letto. Aprì, rabbuiandosi nel trovarsi davanti Michel.
Sèlene si voltò verso quella direzione e l’altra si scostò facendoli entrare, non sapeva cosa dire.
Entrambi rimasero di stucco nel vedere i preparativi dell'evidente partenza.
Marc chiuse la porta sbattendola . << Cosa avete intenzione di fare? >> chiese secco e grave fulminando ora Cassandra, ora Sèlene.
<< È meglio per voi se noi andiamo via. Troppi danni e troppe perdite avete subito per causa nostra, non possiamo continuare a crearvi problemi >> rispose a mezza voce Cassandra evitando di guardare Michel negli occhi.
<< Per noi è giunto il momento di tornare a casa >> continuò Sèlene reggendo lo sguardo accigliato del giovane Falco.
<< No! >> sbottò Michel ansioso.
<< Tu non vai da nessuna parte- rispose Marc alla ragazza andandole in contro e strappandole di mano il bagaglio- Ti sei appena svegliata e non sei in forze >>.
Cassandra si passò le mani sul viso portandole poi tra i capelli << Guardate a che cosa ha condotto la nostra presenza qui, morte e dolore, nient'altro che questo >> disse tornando alle sue faccende e con mani tremanti e irritate gettò in malo modo i vestiti nella bisaccia.
<< Marc, Cassandra ha ragione, per noi è arrivato il momento di andare, non potete impedirci di farlo! >> continuò imperterrita Sèlene dando manforte alla sorella.
<< Ma voi non ne avete colpa! Siete vittime almeno quanto noi! Cassandra ragiona per piacere! >> rispose Michel.
<< No, siamo noi ad avere la ragione. Vi state ficcando in testa problemi inesistenti >> aggiunse il fratello alzando la voce.
<< Marc, l'ultima cosa che voglio ora è litigare con te- rispose Sèlene iniziando ad alterarsi, scese dal letto piazzandosi davanti a lui- In ogni caso io non potrei stare qui, non dimenticare che cosa ci ha riservato il destino. Io ti amo Marc e sono felice di provare questo sentimento ma ho bisogno di tornare a casa- fece una breve pausa guardando anche la sorella- Noi non siamo nobili e non possiamo avere un futuro con voi, questa è la cruda realtà e per quanto orribile bisogna accettarla >> si passò una mano sulla bocca allontanandosi e riprendendo ad organizzare il suo bagaglio.
Sua sorella fece lo stesso, ora in lacrime ma senza emettere un suono.
Michel rimase a guardarle triste e si avvicinò alla sua bella, volle abbracciarla e non appena la vide in lacrime la strinse forte a sé << Ti prego, non andare via >> le disse a bassa voce accarezzandole i capelli e baciandole la fronte, Cassandra gli gettò le braccia al collo premendo la faccia contro il suo petto.
Marc rimase a guardarli per poi spostare lo sguardo su Sèlene << Quindi non vuoi nemmeno provare a lottare, è stato tutto inutile, vero? >> strinse i pugni e la mascella, la cosa che più odiava stava accadendo di nuovo.
<< È tutta la vita che combatto per vivere e per quello che desidero, ma questa battaglia è troppo per me. Posso fare quello che preferisco con la magia ma non posso cambiare ciò che sono e non posso diventare una nobile con uno schiocco di dita- si voltò a guardarlo anche lei con gli occhi lucidi- Ora dimmi, cos'altro posso fare? >>.
<< Possiamo provare a chiedere a nostro padre! >> rispose, ma Michel si rattristò ulteriormente ricordando infatti il rifiuto di Ian alla richiesta di permettergli di sposare Cassandra. Immaginò che per Marc sarebbe stato ancor più complicato.
<< Michel c'ha già provato Marc e tuo padre non ha voluto sentire ragioni, pensi che ora e soprattutto per te sia diverso? No, per te sarà anche peggio >> Sèlene abbozzò un mezzo sorriso affranto.
Mentre Cassandra continuava a stare stretta al suo unico amore, Michel la strinse ulteriormente senza dire nulla ma con il cuore carico d’angoscia.
Marc invece si voltò di spalle camminando nervosamente, di scatto scaricò la sua furia contro un povero vaso di rose adagiato sopra un tavolino, ignaro della sua sorte, afferrandolo e lanciandolo sulla parete. Cocci, acqua e fiori caddero disordinatamente in terra lasciando un silenzio tombale attorno a se.
Sèlene non batté ciglio, gettò le sue cose sul letto e cinse la vita del ragazzo posando la fronte sulla sua schiena, forte e possente. Quanto amava quella schiena, le sarebbe mancata come ogni cosa di lui.
<< Stai andando via con mio figlio, ricordatelo bene Sèlene >> disse secco.
Michel sgranò gli occhi. << Sei gravida? >> chiese particolarmente sconvolto, guardò Cassandra senza sapere che lei ne fosse già a conoscenza e questa di tutta risposta gli rivolse uno sguardo eloquente.
<< Merito la tua rabbia e il tuo odio, li accolgo abbraccia aperte però, del resto, anche tu come me hai le mani legate >> rispose posando ora la guancia e assaporando il suo calore e il suo profumo, ignorando la domanda di Michel.
Marc non rispose subito. Quella rivelazione gli aveva fatto male, per la seconda volta qualcuno se ne andava lacerandogli l’anima ma questa volta sarebbe stato diverso, non si sarebbe fermato li, sarebbe andato avanti e avrebbe fatto di tutto per vederla ancora e vedere il loro prezioso bambino. Sèlene e Cassandra avevano ragione, nessuno avrebbe potuto far qualcosa per tenerle li e farle sposare ai due giovani Falchi, se fossero rimaste avrebbero vissuto all'ombra dei loro matrimoni combinati, esattamente come le loro relazioni.
Michel sembrava aver avuto gli stessi pensieri perché guardò Cassandra e le disse << Non ti dimenticherò mai, mio cielo stellato. So che ci rivedremo >>.
La ragazzina strinse gli occhi lasciandosi sfuggire un singhiozzo che la scosse da capo a piedi.
<< Certo che ci rivedremo- aggiunse Marc- Non ti libererai facilmente di me, Sèlene >>.
Lei annuì tenendo premuta la guancia sulla schiena di lui, avvinghiandosi con più pressione.
Rimasero tutti e quattro stretti l'uno all'altra, i loro cuori piangevano all'unisono.
Cassandra passò la notte con Michel, l'ultima notte e lo stesso fece Sèlene stando per tutto il tempo accoccolata sul petto del suo adorato Falco, fissandolo per imprimersi nella memoria ogni singolo dettaglio del suo viso.

La mattina dopo le ragazze furono pronte a partire. Si avvicinarono ad Ian, si inchinarono umilmente << Vi ringraziamo per tutto quello che avete fatto per noi conte, vi saremo immensamente riconoscenti per tutta la vita >> disse Sèlene guardandolo con sincero affetto e riconoscenza.
<< Vi ringrazio anche io, soprattutto per l'aiuto che avete dato a Marianne. Ora che la madre non c'è più ha davvero bisogno di una figura materna in sostituzione e mi sarebbe piaciuto foste rimaste. Ma rispetto il vostro volere e il vostro punto di vista- mise una mano sulla spalla di ognuna- Spero possiate fare un buon viaggio e riprendere la vostra vita con estrema tranquillità >>.
Dietro di lui Michel e Marc ascoltavano in silenzio.
Noelle corse da loro abbracciando entrambe << Mi mancherete amiche mie, fate buon viaggio >>.
Sèlene rispose all'abbraccio come la sorella accanto a se. << Anche tu ci mancherai Noelle, riguardati e sii forte, che la madre Luna ti protegga sempre e ti indichi la via >> disse Cassandra a bassa voce posandole un bacio sulla fronte.
Si allontanò dalla piccola Sancerre e si avvicinò a Michel, lo strinse con impeto per poi baciarlo sulle labbra nonostante Ian fosse presente.
<< Ti amo con tutta la mia anima che per sempre sarà tua >> lo guardò con gli occhi carichi di lacrime.
Lui ricambiò la stretta << E tu sarai sempre la bellissima stella che guarderò per trovare la via >>.
Sèlene si accostò a Marc calandosi il cappuccio sul viso << Già mi manchi >> disse a mezza voce.
<< Tu mi manchi da quando hai deciso di andare via- le sollevò il mento con un dito- Non osare dimenticarti di me >> le disse prima di baciarla dolcemente, nettamente in contrasto con voce e sguardo glaciali che in quei giorni non lo abbandonavano mai.
<< Madame Sèlene, madame Cassandra, perderete la nave se non partiremo subito >> disse Karl, incaricato di accompagnarle fino al porto.
<< Non potrei farlo neanche se volessi >> furono le ultime parole che Sèlene gli rivolse, si voltò e rapida raggiunse Karl.
L'uomo la aiutò a salire nella carrozza e poi fece lo stesso con Cassandra.
<< Avanti andiamo >> disse il moro battendo la mano sul lato della portiera, il cocchiere annuì ed incitò i cavalli a muoversi, non ci volle molto prima che la carrozza scomparisse all'orizzonte, portandosi via con se le loro sagome.
Borea stava appollaiata su alcuni rami, si godeva il tramonto e quello spettacolo strappalacrime. Si calò giù con un balzo affiancandosi ad Ian. << Le mie condoglianze Falco- si mise le mani in cintura- Io non credo nel paradiso ma sicuramente tua moglie sarà giunta in un posto degno della sua bellezza e della sua anima pura >> lo guardò sinceramente dispiaciuta e seria.
<< Sei in ritardo Borea, in ogni caso ti ringrazio di cuore >> sospirò poi si voltò rivolgendole un sorriso stanco, si diresse verso il castello seguito dai figli e tutti gli altri che avevano voluto dare un ultimo saluto alle giovani streghe.

***

Furono giorni cupi quelli che seguirono, sia a causa della morte di Isabeau sia per la partenza delle due giovani irlandesi e tra non troppo tempo anche i Sancerre sarebbero dovuti tornare nel loro feudo.
Nonostante la tristezza generale, Etienne e Nicolas facevano del loro meglio per rallegrare la situazione, quest'ultimo soprattutto con i suoi goffi tentativi di attirare l'attenzione della giovane Perle, anch'essa con la testa altrove a causa della morte dei genitori.
Questa aveva perso i suoi cari in modo crudele e orribile assistendo alla loro dipartita con i propri occhi e nei suoi incubi riviveva ogni singolo attimo. Camminava servendosi di due lunghe stampelle di legno su cui poggiava il peso del corpo. Era giunto anche per lei il momento di andare e, con l'aiuto delle sue serve, sistemò i suoi effetti e le poche cose rimaste dei suoi genitori dentro i bauli.
Sentì bussare alla porta e non appena una delle ragazze ebbe ricevuto l'ordine di aprire, lei vide Nicolas con la mani dietro la schiena e un mezzo sorriso sulle labbra.
<< Lasciateci >> disse rivolgendosi alle ragazze che rapide si dileguarono, lasciando soli i due giovani.
Perle gli sorrise appena, il volto stanco e tirato << Buon pomeriggio Monsieur >> disse sedendosi sul bordo del letto stanca per la fatica che la sua condizione fisica le arrecava, posandosi accanto le stampelle.
Lui si chiuse la porta alle spalle e si limitò a sorriderle, si sedette accanto a lei ed esordì con un bacio sulle labbra tanto audace quanto inaspettato. Aspettava quel momento da tanto e non appena si era reso conto che anche la partenza della giovane si avvicinava, aveva iniziato a rendersi conto di aver perso anche fin troppo tempo.
La contessina rimase di sasso con gli occhi sbarrati e le labbra socchiuse per la sorpresa. Si mise una mano davanti alla bocca allontanandosi di poco << Monsieur! Ma che cosa state facendo!? >> esclamò guardandolo sconvolta.
<< Volevo farlo da un po' di tempo madame e non potevo attendere oltre- le prese la stessa mano con la quale si era toccata quelle labbra così dolci e invitanti- Vorrei avervi come mia sposa, Perle >> la guardò negli occhi sicuro e deciso.
<< Come...vostra...sposa? >> rispose al suo sguardo facendolo vagare in tutto il suo viso, non credeva alle sue orecchie, aveva intuito che Sancerre provasse un interesse speciale per lei ma non immaginava fino a quel punto. Non aggiunse altro per molti secondi e, infine, si decise. Avvicinò il viso a quello di lui baciandolo, chiuse gli occhi e seguì l'istinto che la portò a schiudere le labbra e a baciarlo con più intensità. << Accetto la vostra richiesta, ma dovrete chiedere a mio zio monsieur, l'unico ancora in vita, è il fratello maggiore di mia madre e si trova qui in Francia- sorrise appena rischiarando le nubi che aleggiavano sul suo viso- Sarei onorata di sposarvi >> concluse baciandolo ancora e ancora.
"Se mio padre accetterà allora sarà fatta, non ci sarà motivo per rifiutare" si disse Nicolas adrenalinico, rispose a quei meravigliosi baci più intensamente prendendole il volto tra le mani. L'avrebbe fatta sua in quel momento, su quel letto, ma le sue condizioni fisiche ancora precarie glielo impedirono insieme alla sua morale. La guardò riprendendo fiato << Farò tutto il necessario per tenervi con me, chi è vostro zio? >>.
<< Si chiama François Milleure, conte di Foix, non lo vedo da quando avevo 3 anni ma mia madre lo aveva incaricato mio tutore subito dopo la mia nascita, nel caso le fosse accaduto qualcosa >> abbassò lo sguardo rievocando dolorosi momenti.
<< Quindi non state andando in Irlanda?! >> chiese lui cercando di contenere la sua gioia in segno di rispetto al suo stato d'animo, dal dolore ancora fresco.
<< No, sto raggiungendo mio zio, si trova a sud di Parigi, ha saputo cosa è accaduto e mi ha detto di raggiungerlo appena possibile- sospirò- Io volevo tornare a casa e consumare li il mio dolore >> si voltò a guardarlo.
<< Credo l'abbiate consumando già abbastanza in questo periodo di tempo anche se non siete stata a casa vostra. Non arriverò mai a comprendere come ci si sente, o almeno lo spero, ma avete bisogno di distrarvi e quale miglior modo se non stare con vostro zio e attendere la conferma del nostro matrimonio? >> sorrise ammiccante.
<< Sapete sempre infondermi il buon umore- si voltò verso di lui, posò la mano sulla sua- Grazie Nicolas >> gli sorrise appena prima di invitarlo a baciarla nuovamente e facendo affondare la mano tra quei capelli neri e mossi che tanto le piacevano.
Nicolas, con un impeto da vero leone, rispose facendola stendere e posizionandosi sopra di lei. Era palesemente accaldato e probabilmente aveva smesso di ragionare. Quella ragazza gli dava alla testa e averla salvata e aver ricevuto da lei quella conferma aveva fatto nascere in lui la consapevolezza che lei sarebbe stata sua in ogni caso.
Perle allontanò il viso quel tanto che poteva concedersi, data la posizione. Lo guardò partendo dal viso fino al petto, gli passò la mano sui pettorali insinuandola dentro l'apertura della camicia, allentando i lacci. Era bello e forte e lei lo voleva.
Dopo quella seconda conferma, nella mente di Nicolas fece rapida comparsa la chiara e fervida idea di una possessivià irrazionale, doveva averla per forza. Le strappò i lacci del corsetto e impaziente fece scendere i baci sulla scollatura che offriva alle sue labbra quel suo seno morbido, se lei non fosse stata attenta lui avrebbe rischiato di farle male alla gamba ferita.
Le mani di lei si piazzarono sulle sue spalle allontanandolo, si rivolse a lui con cipiglio severo << Questa situazione sta diventando sconveniente e non è così che immagino la mia prima volta, quindi gentilmente ti chiedo, vi chiedo, sir Nicolas, di allontanarvi prima di commettere atti impuri e disdicevoli >> disse mettendosi seduta e sistemarsi il corsetto, accigliata.
Lui si alzò e cercando di simulare tranquillità rispose << Avete ragione madame, siamo stati piuttosto affrettati, che sciocchi- si allacciò la camicia- È proprio il caso che voi terminiate con i vostri preparativi altrimenti farete tardi >>.
<< Voi siete stato troppo affrettato, io non vi sono saltata addosso >> fu la risposta che gli rimbeccò dietro, seccata e con un sopracciglio irritato. Afferrò le stampelle issandosi in piedi e riprese a sistemare i suoi effetti dentro il baule.
<< Io vi son saltato addosso, ma voi come una vera pantera avete accettato il mio invito passando le vostre morbide mani sul mio petto >> le si era avvicinato posandole con rinnovata audacia un bacio sulla spalla.
<< Le mie volevano essere solo delle semplici ed innocue carezze >> girò il volto guardandolo appena da sopra la spalla.
<< Molto apprezzate, dico sul serio >> rispose continuando a baciarla mentre le accarezzava il ventre con la mano destra.
Lei abbozzò un sorriso sghembo e forzatamente trattenuto, era evidente stesse cercando di mantenere un certo contegno ma tutto quello che lui faceva riusciva a rendere vano ogni suo tentativo di provarci. E così cedette alle sue carezze, piegando, casualmente, il collo di lato e offrendoglielo come offriva la sua carne alle labbra del giovane.
<< Bene, è davvero il caso che io vada- esordì Sancerre dopo quei languidi baci, si allontanò per tornare alla porta e aggiunse- Sarò giù ad aspettarvi per l'ultimo saluto >>. Infine uscì fuori lasciandola sola nella stanza.
I bagagli furono ultimati in poco tempo, le serve e i servi sistemarono il restante nella carrozza che un tempo era stata di sua madre, il convoglio era già pronto e lei si accingeva ad abbandonare il castello per raggiungere il maniero di suo zio. Salutò tutti e ringraziò Ian per la grande ospitalità, infine si avvicinò a Nicolas, gli sorrise << Spero di rivedervi presto Monsieur- abbassò lo sguardo frugando dentro la tasca interna del suo mantello e ne tolse fuori un fazzoletto dal tessuto celeste, ricamato con fili rosa e bianchi- Tenete, per voi, così vi ricorderete di me durante la mia assenza >> allungò la mano verso di lui porgendogli il suo dono.
Il giovane Sancerre sorrise portando d'istinto il fazzoletto al naso per assaporarne il profumo << Vi ringrazio madame, lo conserverò con estrema cura >>.
Etienne osservava la scena divertito << Qui qualcuno sta diventando uomo a tutti gli effetti! >> esclamò rivolgendosi a Donna che gli si affiancò poggiando teneramente la guancia sul lato del suo bicipite, prima di avvinghiarcisi con entrambe le braccia.
<< Il nostro bambino è diventato grande Etienne, credo sia giunto il momento per lui di trovare moglie, e qualcosa mi dice che abbia già qualcuno in mente! >> spostò gli occhi verso quelli del marito rivolgendogli uno sguardo complice.
<< Lo penso anche io! >> rispose.
Noelle era altrettanto divertita quanto sorpresa, non si aspettava di certo un risvolto del genere, quella ragazza pareva essere davvero interessata a Nicolas e lei non poteva che esserne estremamente felice.
Accompagnata dalla rossa aurora serale, anche la carrozza di Perle Milleure si mosse, superando l'alta e la piccola corte ed infine le mura di cinta che circondavano il feudo. Raggiunse l'orizzonte e scomparve dietro un sanguigno tramonto, diretta a sud.
Nicolas era rimasto a guardarla mentre diventava irraggiungibile per poi sparire, quindi si voltò e rientrò nel castello. Non si sarebbe mai aspettato, soprattutto in quella situazione, di trovare una donna a cui chiedere di sposarlo, aveva sempre pensato che i genitori pensassero al suo matrimonio appioppandogli una nobildonna con la quale non sarebbe mai andato d'accordo. Ma lei era arrivata inaspettatamente da una terra lontana e sconosciuta e da subito l'aveva desiderata sentendosi a volte anche ridicolo. Effettivamente non ci aveva saputo fare fin dall'inizio ma, chissà come, lei aveva accettato di buon grado le sue palesi e goffe avances.
Ora non rimaneva che tornare nel proprio feudo, nel proprio castello e proporre il tutto ai suoi genitori.

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Capitolo 18
*** Capitolo XVII ***


Capitolo XVII

 

Era passato un anno ormai da quando Cassandra e Sèlene erano partite.
In seguito anche i Sancerre avevano lasciato Chatel-Argent per far ritorno alla loro dimora.
Il castello lentamente veniva ricostruito e la vita, per quanto era stato possibile, aveva ripreso a scorrere, i tre Falchi nella loro solitudine si facevano compagnia a vicenda.
Marc e Michel però nel corso di quell'anno non si erano arresi, avevano fatto ricerche e discusso più volte con Ian per convincerlo, invano, a far qualcosa per i loro matrimoni ma il momento in cui Michel avrebbe dovuto sposare Célèste De Grandprè si avvicinava e lui, lentamente, si stava arrendendo.
Marc provava a donargli nuove speranze e il fratello tornava a combattere ma ogni volta accadeva qualcosa che abbatteva ogni loro tentativo.
<< Michel, manca ancora un mese circa al tuo matrimonio. Cerca di stare calmo, siamo ancora in tempo per trovare qualcosa >>.
<< In tempo? Il tempo vola, lo sai! Se fossi nella mia situazione comprenderesti >>.
<< Questo non esclude che tu debba stare calmo >>.
I due si trovavano nella stanza di Marc, quest'ultimo aveva invitato il fratello per dargli alcune notizie.
<< Hai trovato qualcosa? >> chiese il più giovane, spazientito.
<< Semplicemente Cassandra e Sèlene non hanno nobili origini >>.
<< Neanche un parente lontano? Qualche cugino? >>.
<< Assolutamente no >> rispose rassegnato.
Michel si sedette di peso << Non è possibile, non può finire così >>.
<< Ah voi Falchi, dovete cercare sempre di agire nel miglior modo possibile, quanto siete nobili >> un sospiro sarcastico e una voce divertita e strascicata colse entrambi i ragazzi di sorpresa.
Borea si trovava a pochi metri da loro, seduta nella poltrona accanto al camino. Fissava i ragazzi seduta in modo scomposto e con le gambe grezzamente accavallate, nella sua tenuta nera. << Avete mai avuto la vaga idea che vi servisse qualcosa di non propriamente legale? >> continuò lei fissandoli ammiccante.
I due intanto si erano voltati di scatto, domandandosi come avesse fatto ad entrare ma sopratutto come lei avesse fatto a non farsi sentire evitando di emettere un qualsiasi tipo di rumore. << Io posso esservi d'aiuto se volete, ma andrete contro la nobiltà di vostro padre e la vostra e vi costerà parecchio, ma per le vostre fanciulle adorate immagino fareste anche di più, o sbaglio? >> sorrise protendendo il busto verso di loro e posando gli avambracci sulle ginocchia.
<< Di cosa si tratta? >> chiese di getto Michel, sorprendendo il fratello che mai si sarebbe aspettato l'interesse dell'altro nei confronti di qualcosa di illegale, ma c'era di mezzo la sua adorata Cassandra e tutto divenne più comprensibile. Anche lui, effettivamente, si scoprì interessato a quel discorso.
<< Si tratta di patenti di nobiltà false, un monaco mi deve un favore, come tanta altra gente. Lui potrebbe riprodurre fedelmente e ricreare delle vere e proprie patenti, serve solo un casato dove inserirle, voi avete qualche idea? Bisogna anche ricreare una discendenza con un corrispettivo albero genealogico. In seguito poi le farò siglare e ufficializzare da una persona di fiducia >> batté le mani sulle cosce in conclusione.
<< Oh cielo, se dovessero scoprirci... >>.
<< Io pensavo ad una colomba in campo metà nero e metà bianco >> Marc interruppe il fratello che rimase di stucco nell'udire la sua risposta.
<< Perché proprio questi elementi? >> chiese infatti Michel.
<< Perché hanno portato felicità e amore e perché sono opposte, esattamente come il giorno e la notte >>.
Doppiamente di sasso il più giovane dei fratelli rispose << Marc, ma è bellissimo. Non pensavo il tuo cervello potesse arrivare a formulare un pensiero tanto bello >>.
Questo fece spallucce << È perché viene dal cuore, sciocco >>.
<< Ah, ora hai un cuore? >>.
Borea li osservava tenendo arricciato il lato della bocca e di conseguenza anche la narice affine. << Siete entrambi dolcissimi, vi siete meritati due baci sulla fronte, ma tornando a noi, parliamo di 16 mila denari- lanciò ad entrambi uno sguardo volpino, si grattò il mento, pensierosa e, dopo qualche minuto di silenzio riprese- Vi farò uno sconto, ma solo perché mi siete simpatici e perché un po' mi fate pena- mosse le dita verso di loro con un gesto distratto- Facciamo 8 mila e chiudiamo l'affare, ci state?
>>.
I due si guardarono << È un prezzo particolarmente alto, madame >> disse Michel pensieroso.
<< E sia, avrai i tuoi soldi. Metà subito e metà a lavoro compiuto- rispose Marc, sicuro- Ma nessuno scoprirà nulla, vero? >> le si avvicinò.
<< Hai la mia parola che nessuno scoprirà nulla, faccio questo lavoro da quando sono nata praticamente e so farlo bene >> si alzò stringendogli la mano con vigore e suggellando così il loro accordo. Lo fissò sicura di se con un mezzo sorriso distorto. << Quando avrò la prima parte dei soldi darò l'incarico al monaco, ci vorrà un po', un'anno se non vado errata, non di più e non di meno e per quanto riguarda le tue nozze- disse indicando con il capo Michel- Posso occuparmi anche di quelle se ti serve >>.
<< Quanto denaro vi occorre in più, madame? Sarei davvero interessato alla vostra proposta in quanto desidero più che mai sposare dama Cassandra >>.
<< Procura 3 mila denari e considera il tuo matrimonio con Grandprè ufficialmente cancellato >> e prima che Michel potesse aggiungere altro si allontanò attraverso il passaggio segreto che si trovava accanto al camino.

Passarono due settimane prima che ad Ian e a Michel giungesse la lettera di scuse da parte del conte Henri. Sia lui che sua figlia ebbero un grande ripensamento riguardo le nozze imminenti e nulla di quello che accadde loro fu menzionato nella carta.
Borea sorrise soddisfatta sentendo il colloquio che il Falco teneva con suo figlio. Uno era sistemato.
Ian aveva inviato subito una missiva ai Grandprè chiedendo il motivo per il quale fosse giunto a una conclusione del genere e quello aveva risposto che semplicemente non poteva rivelarne il motivo ma l'aveva tranquillizzato anche per il fatto che non ci fosse assolutamente nulla di personale, Ian comunque manteneva i suoi sospetti vividi.
Michel quindi pagò Borea, certo alla fine di riuscire a sposare la sua meravigliosa Cassandra e anche Marc, dal canto suo, era piuttosto gasato all'idea di potersi creare una famiglia con Sèlene ed essere finalmente un vero padre per il loro bambino.
Borea rovesciò il contenuto della sacchetta, consegnatale dal più giovane dei Falchetti, sopra la scrivania dello studio di Karl, contando il contenuto. << Bene, i soldi ci sono tutti, mi piace fare affari con voi, per quanto riguarda le patenti il mio monaco è a lavoro e tra un anno dovrebbero essere pronte, siglate, sigillate e registrate >> sorrise soddisfatta guardando i giovani.
<< Madame, di grazia, come avete avuto i nomi esatti dei genitori e degli antenati di Cassandra e Sèlene? >> chiese galantemente Michel, come di consueto, curioso come un bambino.
<< Credo che la nostra signorina abbia molte più conoscenze di quanto non si direbbe >> la anticipò Marc.
<< Madame, tuo fratello è semplicemente adorabile, comunque sia, mi spiace figlioli ma non posso dirvi come ottengo le mie informazioni, ne va del mio lavoro e della mia reputazione di Corvo di Francia- li osservò ridacchiando e canzonandoli- E' bello vero? Il Corvo... Chissà, un giorno magari riuscirò a farlo diventare un vero casato, probabilmente dopo che sposerò vostro padre >> disse lei con nonchalance risistemando le monete dentro la sacca.
Michel sentì subito un groppo alla gola, quella affermazione gli ricordò quanto gli mancasse la madre.
Il fratello invece tentò di sdrammatizzare, strappandogli un mezzo sorriso divertito << Non ce la farai mai, non sei propriamente il suo tipo >>.
<< Ah ma davvero? E cosa ti fa dire che non sono il suo tipo? Pensa che siamo amanti- fece una pausa soppesando quella rivelazione con strafottenza per poi aggiungere- Bhe prima devo dirglielo che lo siamo, però gli ho rubato un bacio e l'ho visto nudo, quindi direi che è un buon inizio! >> sorrise sistemandosi i capelli.
Marc scoppiò a ridere << Effettivamente "il Corvo" ti sta bene. Ma per il resto, beh, devi sapere che non basta! Prendi il bacio rubato, è pur sempre rubato e se non ti ha schiaffeggiata è solo perché sei una donna >>.
La ragazza si lasciò andare ad una risata acuta e sgraziata << Credimi ragazzino, anche volendo tuo padre si sarebbe ritrovato una mano in meno se solo avesse osato provarci >> disse continuando a ridere di gusto.
Marc riprese a ridere a quell'affermazione e Michel, sentendosi all'improvviso in pericolo, in compagnia di due pazzi, avanzò << Bene io andrei. Madame fateci sapere al più presto vostre notizie >> e dopo un inchino uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
<< A presto piccolo Michel >> fu la risposta che gli riservò agitando una mano in segno di saluto. Riportò la sua attenzione verso Marc << Gradisci un po' di idromele giovane Falco? Ne ho uno fresco fresco di giornata, una vera prelibatezza, un sorso e ti manda con le gambe all'aria, roba da veri uomini >> disse posando il fondoschiena contro il tavolo.
Lui fece per rispondere quando qualcuno bussò alla porta e non ci volle molto però a capire chi fosse. << Karl? Dovrei chiederti una cosa >> disse infatti il conte Jean dall'altra parte.
Borea si voltò rapida a guardare Marc e con pacatezza lo superò, aprì la porta e poggiandosi sullo stipite con fare seducente esordì << Falco! Mi spiace ma Karl non è qui al momento, però se vuoi io sono disponibile per fare qualsiasi cosa tu desideri, anche qui, magari sopra la scrivania del nostro capo delle guardie >> gli fece l'occhiolino dimenticandosi di Marc alle sue spalle che guardava la scena a dire poco scioccato. "Ma che ha in testa? Patate?" si domandò infatti.
<< Stavo cercando proprio te, seguimi. Ciao Marc >> rispose Ian voltandosi subito per andar via.
<< Salve padre >> rispose l'altro sperando vivamente non chiedesse in seguito cosa ci facesse lui li dentro.
Borea lo seguì scodinzolando e zampettandogli dietro, gli si accostò avvinghiandosi al suo braccio e stringendolo forte << Andiamo a fare una gita romantica? O ti senti audace e mi stai portando nella tua camera? >> si morse il labbro emozionata come una bambina.
Ian sfilò il braccio da quella presa e rispose << Voglio semplicemente parlarti >>.
Infatti una volta seduti in disparte lui iniziò << Vorrei proporti una cosa piuttosto semplice, mi piacerebbe che tu diventassi la mia spia. Lavoreresti per me ed eseguiresti esclusivamente i miei ordini >>. Era freddo, sicuro e distaccato.
<< Consideralo già fatto, dato che un anno fa ti proposi questo affare in cambio di scovare gli assassini che tormentavano i tuoi preziosi sogni >> sorrise spavalda, si accomodò nella prima poltrona libera che il suo unico occhio buono riuscì a vedere. << Bene, ora che abbiamo finalmente ufficializzato la cosa avrò bisogno di una stanza tutta mia o, meglio ancora, porremmo dormire insieme >> disse toccandogli il ginocchio con la mano.
Lui l'afferrò per poi scostarla in malo modo e annuí << Avrai una stanza tutta tua con uno studio in cui fare le tue indagini. Ah, ovviamente nessuno saprà mai cosa ti chiedo di fare per me, neanche la tua ombra, intesi?- si alzò per far sgranchire le gambe, camminando aggiunse- Dandoti vitto e alloggio alla pari di un nobile mi aspetto però che tu eviti di propormi prezzi troppo alti per ciò che ti chiedo >>.
<< I miei servigi per te sono gratuiti, te lo dissi quella notte in corridoio, prima che andassi a raggiungere a letto tua moglie, non sono una persona particolarmente colta o forbita ma la mia memoria è unica nel suo genere, ricordo qualsiasi cosa come se l'avessi davanti agli occhi anche a distanza di tempo o anni. Hai fatto una buona scelta
>> si alzò a sua volta raggiungendo la finestra. << Da oggi saremo legati Falco e da oggi inizia la nostra storia d'amore fatta di passione, brividi, azione, dolore ma si dai e anche di violenza >> parlò con voce gioviale e squillante, aprì l'imposta facendo penetrare nella stanza un vento freddo e pungente.
<< Affare fatto- rispose lui quasi divertito- Ma senza la storia d'amore. Bene, ora puoi anche andare a cercare di scoprire chi ruba così frequentemente il cibo dalla dispensa >>.
La sua schiena si irrigidì e non per il vento freddo, si voltò lentamente con espressione colpevole con tanto di orecchie basse e coda tra le gambe. Un lieve rossore nelle guance bianche come la neve. << Ehm quella sono io- distolse lo sguardo a disagio, era incredibile quanto somigliasse ad una bambina davanti alle accuse di un padre che l'aveva beccata sul fatto- Io ho fame durante la notte e così vado a pendere qualcosina, ma non prendo tanto >> spostò gli occhi verso di lui per qualche secondo per poi distoglierli e fissarli sulla punta delle sue scarpe.
Ian non poté fare a meno di ridere, gli fu impossibile trattenersi davanti a quella scena: la temibile spia di Chatel-Argent di nero e pelle vestita, con un'espressione tanto colpevole quanto tenera ed esilarante. << Cerca di regolarti, le cuoche son venute a lamentarsi e per quanto letale e veloce tu possa essere, credo avrai difficoltà a sfuggire ai loro mattarelli e mestoli >> si era voltato verso di lei, a braccia conserte e la schiena poggiata al muro
Lei gonfiò la guancia destra e arricciò le labbra pensierosa. << D'accordo, cercherò un modo per rubacchiare senza farmi vedere o senza che le cuoche se ne accorgano, non so ancora come ma qualcosa troverò, non posso stare senza cibo, ne va della mia resa come spia- e come un fulmine la sua solita faccia strafottente fece capolino sul suo viso, si avvicinò a lui esagitata- Immagina che grandiosità, Il Falco e il Corvo uniti contro i malvagi che attentano alla vita degli indifesi, non è incredibilmente eccitante? Io lo sono già, tu come sei messo? >> disse squadrandolo ed esibendosi in un sorriso a dir poco inquietante e grottesco.
<< Prima di tutto il cibo devi chiederlo e non rubacchiarlo- si allontanò dalla sua postazione per dirigersi verso il corridoio che l'avrebbe poi portato nella propria stanza- Seconda cosa, non sono eccitato e terzo: Corvo? >> si voltò a guardarla attendendo risposta.
Lei lo seguì a ruota << Si! Corvo, così mi chiamano tutti, per come mi vesto, per il fatto che ogni volta che ci sono io qualcuno muore, o per mano mia o per cause apparentemente naturali, e perché dicono che abbia venduto l'anima e il mio occhio al diavolo per avere le capacità che ho e la vita eterna- fece spallucce- Una grande marea di cavolate ma mi hanno aiutato molto, la gente ha paura di me e questo mi fa stare tranquilla e un po' più al sicuro >> si mise le mani dietro la schiena stranamente seria.
<< Beh non è male, questo aiuta te e me. Adesso, se non ti dispiace, vorrei stare nella mia stanza da solo >> voltò lievemente il capo verso di lei, continuando ad essere divertito dal suo atteggiamento.
Borea invece accennò di aver capito con il capo e si ritirò senza aggiungere altro e senza nemmeno salutarlo, cupa e torva, probabilmente assorta nei suoi pensieri, lasciandolo li, in mezzo al corridoio, da solo e alquanto perplesso e turbato da quei continui sbalzi d’umore.

***

Passò un anno carico d'ansia per i giovani Falchi, non privo di domande su domande che i due ponevano a Borea per sapere soprattutto a che punto fossero la patenti di nobiltà delle loro future moglie. Avevano addirittura offerto denaro in più per far sì che la consegna venisse anticipata ma senza successo. Intanto però, molto lentamente, avevano organizzato il viaggio per l'Irlanda.
Michel viaggiava continuamente con la fantasia, immaginando quella terra lontana oggetto di leggende e misteri, immaginava l'espressione della sua bella nel sapere del loro matrimonio e della nobiltà sua e della sorella.
Marc invece tendeva a stare con i piedi puntati per terra, in ansia per Sèlene e il loro bambino. Tante volte si era domandato se fosse maschio o femmina e altrettante volte pensava al nome e a quale avesse scelto lei. In ogni caso rimaneva sempre cupo, timoroso che qualcosa potesse andar storto.

Borea giunse da loro nel cuore della notte. Aveva dato appuntamento ai giovani falchi in camera di Marc ed era apparsa con un involucro di cuoio arrotolato sotto il braccio. Sorrise ai ragazzi e senza dire nulla srotolò la copertura, mostrando ai ragazzi le preziose miniature, i fregi, i disegni e le scritte che adornavano e impreziosivano la pergamena, in bella vista l’araldo con la colomba bianca in campo nero e bianco. Fissate ai lati vi erano delle lingue di pergamena con affissi sopra sigilli di ceralacca a certificare la loro autenticità. Era un lavoro con i fiocchi, preciso e accurato in ogni dettaglio. << Ecco a voi, è tutto pronto, l'attesa sarà valsa il risultato immagino >> disse mettendosi una mano sul fianco ed ammirando quel vero capolavoro.
I due si avvicinarono ad osservare il frutto di quell'anno speso decisamente meglio di quanto potessero immaginare. Sfiorarono le miniature, ammirandone la precisione, e osservarono con attenzione i nomi di tutti gli antenati di Cassandra e Sèlene.
<< È stato addirittura invecchiato artificialmente >> osservò Marc nel prenderla delicatamente tra le mani.
<< Oh madame, è davvero perfetto! Non saprò mai come ringraziarvi >> le disse Michel dopo un caloroso abbraccio.
Borea rimase nella stretta del giovane feudatario per pochi secondi per poi allontanarlo come fosse affetto dalla peste << Si, si d'accordo ti voglio bene anche io >> disse strofinandosi le mani sulle cosce mezzo schifata, non andava matta per quel tipo di rapporto sociale, lei detestava essere toccata senza preavviso, ma se fosse stato Ian a farlo non lo avrebbe certo rifiutato, anzi. << Bene!- aggiunse guardando entrambi con una ritrovata allegria- Ora avete tutto ciò che vi serve e spero ne farete buon uso, io vi lascio ho altro lavoro da sbrigare, vi auguro una buona notte mie signori >> si voltò e fece per andarsene.
<< Aspettate!- esclamò di colpo Michel facendo sobbalzare Marc accanto a se- Vi dobbiamo ancora la metà della paga pattuita! >>.
Borea rimase di spalle, sorrise con sincero affetto. “Davvero nobili” pensò prima di voltarsi verso i due << Lasciate stare così ragazzi, i soldi vi serviranno per il viaggio
>>. Si congedò esibendosi in un divertente e buffo inchino prima di mandare un bacio ad entrambi scomparendo attraverso il passaggio.
<< Ma perché non usa mai la porta? >>.
Michel che aveva ancora la sacchetta in mano, rispose << Che te ne importa, è stata gentilissima e non ha nemmeno voluto il resto del pagamento. Ha un cuore d'oro
>>.
<< Non ti innamorare di lei, Cassandra non è come Célèste De Grandprè, se lo dovesse scoprire incenerirebbe la tua virilità >> rispose Marc, finalmente di buon umore.
<< Non dire le tue solite scipitezze Marc!- rispose Michel, quasi offeso- Ora vado a letto, partiremo tra una settimana >>.
<< Diremo che siamo diretti a Parigi >> disse il fratello con estrema tranquillità.
<< Sciocco!- rispose di getto l'altro prima di aprire la porta- Ci fregheremo con le nostre mani con una tale fandonia! Diremo la verità invece e non ammetto obiezioni >> deciso uscì, lasciando Marc da solo con i suoi pensieri.
Anche lui adesso aveva iniziato finalmente a fantasticare, niente poteva più andar storto e suo padre non aveva nulla per impedir loro di stare con le due sorelle irlandesi. Si addormentò quindi con la patente di nobiltà tra i bagagli e il cuore leggero.

***

Passò una settimana e il giorno tanto atteso giunse velocemente come la primavera, seguito dagli ultimi preparativi. Marc aveva detto la verità sotto costruzione di Michel e il padre aveva accettato di buon grado e senza apparenti problemi il loro viaggio di piacere in Irlanda. Ovviamente non gli dissero affatto delle patenti di nobiltà, avrebbero costruito tutto alla perfezione assieme a Cassandra e Sèlene, facendo credere che i loro documenti fossero stati miracolosamente ritrovati dalle due.
Sellati i cavalli e recuperati tutti i bagagli, si apprestarono ad uscire dalle mura del castello.
L'aria dell'imminente primavera era fresca e profumata, i primi raggi di sole del giorno scaldavano l'atmosfera regalando finalmente un dolce e piacevole tepore, tanto atteso durante il rigido inverno che ormai si lasciavano alle spalle.
Il viaggio per l'Irlanda iniziava e i giovani Ponthieu erano più agitati ed emozionati che mai.
 


*Angolo Autrici*
Ciao a tutti!!! Siamo arrivati dunque al XVII capitolo, chi l'avrebbe detto? *_* 
Speriamo che la nostra FF vi stia piacendo e appassionando, continuate a leggere, commentare e supportare, a noi fa tanto tanto piacere ^w^
Ci vedremo nei prossimi capitoli!!!
Love you 
J&Dry
<3

 

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Capitolo 19
*** Capitolo XVIII ***


Capitolo XVIII


Regione: Irlanda del nord
Contea di Ulster
Porto di Turak
Lunedì 28 Marzo, anno 1238
Ora sesta

La nave attraccò lenta nel piccolo porto e le grida concitate dei marinai non si fecero attendere a lungo. Le cime furono recuperate e il bastimento fu fissato al molo permettendo così agli uomini di scaricare le merci e adagiarle sulla terra ferma. L'aria era gelida e la neve era ancora presente in quella zona. Trovandosi così a nord la primavera non era ancora riuscita a sovrastare l'inverno.
Era stato un viaggio tranquillo e il mare era stato clemente permettendo loro di evitare bufere, pioggia e immense onde che li avrebbero uccisi sul colpo.
Marc e Michel scesero dalla nave tenendo per le briglie i loro cavalli felici di poter camminare liberamente in uno spazio più grande. Pagarono il pedaggio e dopo aver ricevuto le adeguate informazioni si incamminarono.
Ad ogni passo i Falchi si trovavano davanti un paesaggio mozzafiato, immense distese di colline e monti innevati si susseguivano incontrastati a perdita d'occhio avvolgendoli in quel candore.
Dopo pochi minuti scorsero l’ombra di un agglomerato di case, quello che doveva essere il villaggio principale sorto a pochi passi dal porto e la vita li era già attiva dalle prime luci dell'alba. I bambini correvano e giocavano, le donne si accingevano a portare e lavare i panni al ruscello, gli uomini scaricavano e caricavano fieno, carne e altre merci al mercato allestito all’interno della piazza del popolo, altri portavano gli animali al pascolo e i fabbri erano già all'opera dentro le loro fucine che sbuffavano fumo a ritmi regolari.
I due vennero notati subito, per i loro abiti e per il fatto che fossero facce nuove.
Ignorando gli sguardi, si mossero all'interno del villaggio cercando di scorgere le due ragazze in mezzo alla folla.
<< Non dovrebbe essere difficile trovarle nonostante la loro statura, eppure non le vedo >> disse Michel.
<< Ricorda che in ogni caso circolano con il capo coperto >>.
<< Giusto, quasi dimenticavo >>.
Allora si concentrarono maggiormente sui volti di tutte le ragazze che passavano, senza risultato alcuno.
<< Dobbiamo chiedere, non importa cosa penseranno ma non possiamo rimanere qui fino a stanotte >> esclamò Marc sempre più spazientito.
Il fratello annuí dandogli pienamente ragione, si voltò verso una donna che camminava verso di loro e fece per dire qualcosa quando si bloccò a bocca aperta, si voltò verso Marc << Io non so parlare la loro lingua >>.
L'altro sbiancò e si guardò intorno, in effetti non avevano pensato a quell'eventualità. << I'm sorry, ehm, Cassandra and Sèlene? >> disse allora lui ad un'altra donna che gli passava in quel momento accanto, sperando riuscisse a capire un po' più l'inglese rispetto al francese, ma soprattutto, sperando riuscisse a riconoscere i nomi.
La donna alzò le sopracciglia guardandoli prima sorpresa poi guardinga dopo aver riconosciuto i nomi appena pronunciati dallo straniero << What do you want from the witches? >> disse questa a bassa voce indietreggiando di poco e sorreggendo sul fianco con le braccia un grosso cesto impagliato ricolmo di grano.
"Perfetto, forse abbiamo avuto fortuna". << We are just searching them >> si limitò a rispondere Marc, nessuno doveva sapere cosa fossero andati a fare li ma soprattutto non voleva portare ulteriore odio alle giovani.
<< I...I tell for you knights- disse la donna guardandosi intorno- You must stay away from them, they are doughters of the devil, stay away- si inumidì le labbra con la lingua come se si sentisse a disagio o osservata- They are in the house on the hill west from our village. I can not say you any more, may God protect you. Good luck >> e una volta concluso si fece il segno della croce e si allontanò rapida.
<< Quanta crudeltà in questo mondo... >> commentò Michel e Marc non poté che annuire in silenzio, dispiaciuto per tutte le angherie sopportate dalle poverette in tutti quegli anni.
Si spostarono raggiungendo la periferia, riuscirono a scorgere un'abitazione isolata dal resto del villaggio e lentamente si avvicinarono.
Si presentò ai loro occhi nient'altro che una modesta casa in legno, era piccola e non dovevano esserci più di due stanze. Era rovinata, il legno marcio e gonfio di acqua era stato rattoppato alla bene meglio. Il tetto era messo altrettanto male ma le ragazze avevano cercato di sistemarlo per far sì che non piovesse al suo interno. La casina in quel momento era illuminata probabilmente da candele e da un camino che sbuffava lento il fumo attraverso il comignolo.
Una figura minuta s'incamminava lenta e affaticata verso le stalle, non bastò molto per riconoscere la fisionomia di Cassandra. Teneva sulle spalle una pesante asse di legno, alle estremità della quale erano legati due secchi colmi d'acqua.
Michel si voltò verso Marc che aveva deciso di fare il giro largo per cercare Sèlene ma soprattutto per lasciarli da soli e non essere d'intralcio.
La giovane d'un tratto sentì il peso farsi più leggero e poi nullo, la brezza portò al suo olfatto un dolce profumo di muschio che lei conosceva molto bene e una voce maschile ben nota disse << Permettetemi di aiutarvi, madame >>.
Cassandra si voltò di scatto con gli occhi sbarrati, lo squadrò dalla testa ai piedi più volte, incredula. Si portò le mani davanti alla bocca << Sto... sto sognando? >> disse con voce tremolante.
Lui le sorrise dolcemente, commosso nel vederla spaccarsi la schiena, commosso nel vederla sporca e vestita di stracci nonostante il freddo pungente ma, per la maggiore, commosso per averla finalmente davanti a se. Poggiò i secchi in terra e le prese dolcemente il viso tra le mani, come aveva desiderato fare in quegli anni parsi interminabili, le baciò le labbra avvolgendola poi in un tenero e caldo abbraccio.
Cassandra rispose all'abbraccio stringendolo con tutta la forza che aveva e lasciando via libera alle lacrime. Era bello come la prima volta che lo aveva visto, solo un po' più cresciuto. Si allontanò di poco per riempirlo di baci in tutto il viso e sulle mani, lo guardò ora ridendo di cuore ma senza smettere di piangere << Dimmi che non è un sogno, ti prego, dimmi che non lo è! >> disse tastandolo ovunque per poi baciarlo ancora.
Lui rispondeva ad ogni singolo bacio per non perdersene nemmeno uno, la prese per i fianchi facendola volteggiare. << Sono qui solo per te amore mio!- la rimise giù- Io e Marc dobbiamo parlarvi di una cosa molto importante >>.

Marc arrivò davanti ad un'altra finestra che dava a quello che doveva essere il salotto ma che comprendeva anche sala da pranzo e cucina. L'arredamento era spartano e povero, vi erano solo un tavolo e cinque sedie sgangherate. Per terra stava un piccolo bambino con una folta chioma di capelli corvini intento a giocare con degli animali in legno intagliato. Sèlene poco distante da lui lavorava la lana.
Il giovane sorrise dolcemente e poggiò i gomiti sul davanzale sperando lo reggesse, per due anni le ragazze erano rimaste sole e per due anni lei aveva cresciuto il figlio senza di lui, quel bambino meraviglioso come la madre. Marc era già orgoglioso. << Chi è quella bellissima donna che lavora così bene la lana? >> esordì, ancora poggiato con uno sguardo divertito.
Sèlene si voltò rapidamente tirando fuori un pugnale da dentro il corsetto, ci mise qualche secondo per realizzare chi veramente fosse. La bocca si aprì involontaria in un espressione di puro stupore. Posò il coltello lontano dalla portata del piccolo che, visibilmente spaventato, si era rifugiato sotto la gonna di sua madre. Sèlene sgranò di più gli occhi continuando a fissare Marc senza riuscire a proferire una singola parola. Si avvicinò lentamente come stesse osservando un miraggio. Allungò la mano verso il suo viso accarezzandogli la guancia. << Sei davvero tu...? Sei davvero qui davanti a me? >> gli accarezzò i capelli, poi le guance e le labbra.
Si, era davvero lui.
Lui sorrise e scavalcò il davanzale entrando nell'abitazione e stringendola a sé con impeto. << Non ti lascerò andar via mai più Sèlene, te lo giuro su Dio, ora non sarete più soli >> la baciò più volte sulla fronte adorandola per la sua bellezza, le era mancata da morire e ora che l'aveva ritrovata era certo che niente e nessuno li avrebbe più separati.
Sèlene rispose ai baci e alle carezze stringendosi forte al suo petto, quanto le era mancato. Gli mise le mani ai lati del viso facendogli posare la fronte sulla sua << Ti amo mio cavaliere- lo guardò standogli attaccata- C'è una persona che vorrei presentarti- disse poi allontanandosi quanto bastava per alzarsi la gonna e mostrandogli chi vi si nascondeva sotto- Marcas, lui è tuo padre Marc, vieni a salutarlo coraggio! >> gli sorrise cercando di essere più rassicurante possibile.
Il bambino alzò gli occhi verso Marc e gattonando uscì da sotto la gonna, Sèlene si inchinò passandogli le mani sui vestiti per toglierli quanta più polvere potesse, vergognandosi come una ladra. << Coraggio, salutalo nel modo che io e zia Cassy ti abbiamo insegnato >>.
Il piccolo annuì lasciando che la madre lo accarezzasse sulla testolina, si avvicinò timido a Marc, gli fece un inchino barcollante e disse in francese << Ciao padre io mi chiamo Marcas e sono il tuo pulcino >> distolse lo sguardo a disagio mettendo le mani dietro la schiena e dondolando con il busto.
Sèlene sorrise orgogliosa e guardò Marc, gli prese la mano << È il perfetto connubio tra te e me >> sorrise commossa, guardandolo negli occhi.
Ed era proprio così, Marcas era la miniatura perfetta di Marc tranne che per gli occhi, quelli erano lo specchio di quelli di sua madre.
Lui s'inginocchiò davanti al bambino, così meraviglioso. Lo guardò estremamente commosso tanto che una lacrima fuggì capricciosa. << Hai un bellissimo nome Marcas e la tua presentazione è degna di un vero e proprio conte- gli rispose cercando di essere comprensibile al bimbo e spettinandogli affettuosamente i capelli- Non ti lascerò più, piccolo >> disse infine.
Il bimbo si voltò a guardare la mamma e lei gli fece cenno di stare tranquillo, così tornò a guardare Marc e lentamente si avvicinò a lui abbracciandogli il collo e lasciando che il padre lo prendesse in braccio.
Sèlene li guardò sempre più commossa e si asciugò delle lacrime con il dorso dell'indice accennando una risata. I suoi uomini, la sua famiglia era riunita per la prima volta. Si avvicinò baciando Marcas sulla guancia e baciando poi Marc sulle labbra.
Non passò molto tempo prima che il bambino iniziasse a mostrare al giovane Falco tutta la sua collezione di animali di legno, parlando la lingua di suo padre.
<< Io gli parlo in irlandese mentre Cassandra gli parla in francese, volevo che conoscesse la tua lingua, sentirlo parlare così faceva in modo che tu fossi qui con noi >> spiegò lei emozionata.
In casa c'era freddo e loro non avevano molto con cui scaldarsi se non il camino e qualche fuoco incantato di Cassandra. Avevano abiti logori, stracciati e consunti e questo creava non poco disagio a Sèlene, non sopportava che Marc vedesse suo figlio conciato così, lui che era nobile, chissà cosa avrebbe pensato di lei.
In quel momento giunsero dentro casa Michel e Cassandra, entrambi con un ampio sorriso dipinto sul volto.
<< Ciao Cassandra! >> disse subito Marc andando ad abbracciarla affettuosamente e nel mentre Michel aveva fatto lo stesso con Sèlene salutandola con calore e facendo la conoscenza del piccolo Marcas che, non appena lo ebbe davanti, fissò lo zio incuriosito e con una delle sue manine gli afferrò il naso.
Cassandra strinse il ragazzo con gioia, gli mise le mani nelle guance e disse << Sbaglio o sei sempre più alto e grosso dell'ultima volta? >> ridacchiò felice.
<< Non credo di essere cresciuto ancora però si, ci siamo allenati parecchio quindi la massa muscolare è aumentata >>.
<< Siamo venuti a parlarvi di una cosa molto importante >> disse subito Michel impaziente e il fratello, a quel proposito, sorrise andando a frugare nel proprio bagaglio.
Le ragazze li guardarono incuriosite, Sèlene si avvicinò prendendo in braccio il piccolo che si accoccolò sul suo petto, Cassandra invece andò poco distante verso la misera e spoglia cucina, mettendosi a preparare qualcosa per la cena in fretta e furia, rovistando qua e la alla ricerca di qualcosa di consistente ma rimanendo comunque in ascolto.
Michel iniziò << Da quando siete partite, durante il primo anno, io e Marc abbiamo cercato un modo per sposarvi, ci siamo informati a fondo sulle leggi che riguardano questo tipo di cose e addirittura sui vostri antenati, con la speranza di trovare qualche antico segno di nobiltà, senza però risultato >>.
Proseguì il fratello, srotolando un rotolo dalla copertura in pelle e stendendolo sul tavolo << Come un miracolo è arrivata una persona che dopo un altro anno di attesa è riuscita a procurarci questa. Ovviamente è falsa ma con una buona storia e un po' di recitazione da parte vostra, il tutto sarà credibile >>.
Sèlene si avvicinò al tavolo gettando un rapido sguardo su quella pergamena. Ne lesse più volte il contenuto, incredula, preoccupata e felice al tempo stesso. << Sei sicuro che si possa fare? Verremmo uccise se dovessero scoprirci >> si voltò a guardare Cassandra che si era avvicinata incuriosita, la sua espressione mutò rapidamente, incupendosi.
<< Tu che ne pensi Cassy? >> Sèlene la fissò cogliendo al volo i suoi pensieri.
La ragazza si concentrò sulle pergamene e sui sigilli << Ho paura di questa situazione ma io voglio sposare Michel e voglio vivere insieme a lui per tutta la vita, quindi vedendo che è senz'altro un lavoro accurato, per me si può fare >> affermò lei con determinazione.
Michel annuí felice poi entrambi i fratelli guardarono Sèlene. << E tu cosa ne pensi? >> chiese Marc speranzoso.
Questa sistemò meglio la presa su Marcas, tornò a fissare il tavolo e in maniera quasi ipnotica fissò le pergamene. Era incredibile come tutto sarebbe potuto cambiare in meglio e distruggersi con un solo passo messo in fallo. Voleva Marc, voleva vivere con il padre di suo figlio ma aveva paura. << È una cosa molto pericolosa- disse voltandosi verso i due, sospirò- Io ti voglio Marc, ti voglio dal primo momento in cui ho posato gli occhi sulla tua bella faccia, non nego di avere paura ma... d'accordo, facciamolo >> concluse posando le labbra sulla testa arruffata e ribelle di Marcas.
Marc sorrise soddisfatto << Bene- disse- Adesso dobbiamo inventare una storia, ovvero come l'avete scoperto e chi vi ha aiutate, più qualche aggiunta intrigante e credibile, se potete. Inoltre la persona da cui abbiamo avuto queste patenti sembra essere affidabile e pericolosa, quindi immagino sia anche professionale, contando soprattutto la cifra che ha chiesto. Dovete stare tranquille e fidarvi >>.
<< L'avete pagata?! Quanto?! >> dissero all'unisono le ragazze più allarmate che mai. << Vi restituiremo i soldi fino all'ultima moneta >> si affrettò a dire Cassandra, mortificata.
Michel la strinse a sé come per soffocare ogni preoccupazione << È stata una nostra scelta quindi non dovete renderci proprio nulla >> rispose, baciandole la fronte.
<< Dunque, abbiamo tutta la notte e tutto il viaggio di ritorno per pensare a cosa raccontare, ora mangiamo. Michel, tira fuori la roba! >> fece Marc.
Questo obbedì allontanandosi da Cassandra e portando il proprio bagaglio accanto al tavolo per posarci sopra del delizioso cibo francese conservato alla perfezione, l'altro intanto aveva tirato fuori da una delle sacche una piccola botte contenente almeno 3 litri di vino. << Dobbiamo festeggiare! >> disse per giustificare tutto quel ben di Dio.
Sèlene rimase a guardare la bontà che avevano portato, si sentiva male, avevano speso chissà quanti soldi per avere quelle patenti, i soldi per il viaggio e adesso avevano anche portato da mangiare. << Non dovevate disturbavi così tanto >> disse a bassa voce con lo sguardo avvilito e puntato verso il tavolo.
Cassandra non era da meno, guardò Michel poi Marc, assottigliò la bocca mordendosi il labbro inferiore.
Quest'ultimo sorrise divertito << Forza fanciulle! Dobbiamo festeggiare, nessuno dei due avrebbe voluto vedere questi faccini tristi!- per convincerle a toccar cibo si avvicinò al piccolo Marcas con un pezzo di formaggio speziato e un po' di pane alle noci- Tu piccolino hai fame? >> gli chiese dolcemente.
Il bimbo annuì timido tenendo la testa posata sull'incavo del collo della madre, allungò una manina verso di lui e Sèlene capì che voleva andare a stare tra le braccia di suo padre. Sorrise e disse, mettendoglielo in braccio e lasciando che il piccolo si accoccolasse su di lui << Adora il formaggio- gli sistemò i vestiti per evitare che prendesse freddo al pancino- Venderebbe tutti i suoi giocattoli per un solo pezzettino. Io solo una volta sono riuscita a procurarglielo >> disse malinconica guardando la sua creatura mangiare e impiastricciassi la faccia.
Marc era quasi a disagio con quel pargoletto tra le braccia, lo teneva come stesse reggendo un vaso di porcellana finissima ma lo guardava come il regalo più bello del mondo. E per lui era così, il dono più bello che Dio potesse consegnargli.
<< Ora potrà mangiare tutto il formaggio che desidera >> disse Michel, rispondendo al posto del fratello in quel momento così distratto.
Sèlene sorrise al futuro cognato << Già e immagino che finirà le scorte di tutto il feudo se lo lasciamo fare >> ridacchiò andando ad aiutare Cassandra, sistemando la tavola per lasciarle il tempo di cucinare anche qualcos'altro, immaginando che i loro cavalieri fossero più affamati di un branco di lupi durante l'inverno.
Cenarono riempiendosi la pancia, tra risate e aneddoti dei due anni passati gli uni senza le altre, nonostante il tempo sembrasse esser passato solo sulla pelle dei quattro giovani, i Falchi guardavano le ragazze con rinnovato amore, con fierezza e a cuor leggero, felici di aver aspettato tanto per qualcosa che valesse l'attesa. Marc in particolare prestava parecchia attenzione a suo figlio, voleva iniziare da subito a recuperare il tempo perso.
Quando finirono, Cassandra e Sèlene sparecchiarono la tavola ed offrirono loro un piccolo dolce preparato nel pomeriggio.
Arrivò la notte e dopo aver attizzato il fuoco le due sorelle si resero conto di non avere spazio sufficiente per tutti. << Mio amato, Marc, prendete il nostro letto, sarete stanchi e ci dispiacerebbe farvi dormire scomodamente >> disse la più giovane conducendoli in una minuscola stanza dove era stato allestito un letto di paglia coperto da un misero lenzuolo di lana.
<< No Cassandra, qui restiamo noi, non possiamo permettere che il bambino dorma al freddo. Al massimo Marc può stare davanti al fuoco con Sèlene e Marcas, io e te invece da soli. Non preoccuparti, ti riscaldo io >>. Nonostante la buona volontà e la tenerezza della sua proposta, la stessa parve un bel doppio senso, tanto che il fratello si voltò a guardarlo divertito e sorpreso al tempo stesso. << Quanta audacia Michel! >> commentò.
Cassandra arrossì visibilmente, le era mancato il suo dolce essere e le era mancato stare in intimità con lui. << D'accordo se per voi bene... >> bofonchiò timida conducendolo nella camera e aiutandolo con i bagagli.
In poco tempo ognuno era nel suo giaciglio.
Marcas si addormentò quasi subito, coccolato dal caldo e cullato dalla voce di sua madre che, come ogni notte, gli cantava delle dolci melodie in quella lingua antica che solo in pochi conoscevano.
<< Sei ancora più bella in veste di madre >> esordì a bassa voce Marc, con gli occhi chiusi e un sorriso compiaciuto nell'udire quella meravigliosa litania.
<< E tu ti sei rammollito in questi anni? >> gli sorrise cercando di nascondere un'espressione compiaciuta nell'aver ricevuto da parte sua quel complimento, sistemò la coperta sul petto di Marc dove Marcas dormiva beato, seguendo i respiri di quel padre che già amava. << Mi ha chiesto spesso dove fossi e chi fossi, gli ho parlato tanto di te, dicendogli che sei un valoroso cavaliere e un nobile Falco di Francia. Dovevi vedere com'era felice, ha subito voluto un falco di legno ma io non riuscivo ad intagliarlo, non sono così brava, così ho fatto più lavori possibili per riuscire a comprarglielo. Ora è il suo animale preferito >> disse accoccolandosi anche lei accanto a lui, gli prese il braccio facendolo passare intorno alle spalle facendogli posare la mano sul fianco. Si raggomitolò portandosi le coperte fino al naso, come era sua usanza fare. Lo guardò, gli mise una mano sulla guancia invitandolo a baciarla.
Lui rispose al bacio pensando a quanta fame e a quanta sofferenza avevano dovuto patire, ma poi sorrise, rendendosi conto che ormai era finita. << Sei una madre meravigliosa, non l'avrei mai pensato vedendoti la prima volta >> poggiò una mano sul bambino accarezzandogli dolcemente i capelli. << Ha il tuo sguardo, è bellissimo
>>.
Lei gli batté scherzosamente un pugno sulla spalla << Come osi?- si avvicinò per mordicchiargli il collo- Non avresti potuto fare di meglio tu, cavaliere dei miei stivali- poi guardò Marcas e sorrise dolcemente- È la tua versione in miniatura, ogni volta che posavo lo sguardo su di lui vedevo te, è stato la mia unica gioia in questi anni >>.
<< Quante volte ho litigato con mio padre per convincerlo a farci sposare, tu non lo sai. Ora non avrà più nulla da dire, contessa- le sorrise di rimando- Avrei volentieri fatto l'amore con te, se non ci fosse stato nostro figlio >>.
<< Anche io, non sai quanto ti desidero >> gli accarezzò la guancia, poi i capelli nel modo che lui adorava, facendolo rilassare. << Ogni cosa a suo tempo amore mio >> gli sussurrò all'orecchio per poi baciarlo e stringersi a lui, aspirando a pieni polmoni il suo dolce profumo e godendo del suo tepore.

La notte passò velocemente e il gallo si fece sentire alle prime luci dell'alba ad inaugurare il nuovo viaggio che li attendeva.
Michel e Marc si prepararono velocemente conservando le provviste per il viaggio.
Cassandra si svegliò poco dopo il canto mattutino, si stiracchiò, allungò una mano nel posto accanto a se scoprendolo vuoto. Si stropicciò gli occhi e si mise a sedere allarmata. "Ho sognato?" si domandò, scese dal letto con un nodo allo stomaco e raggiunse Sèlene nel salotto. << Michel? Dov'è Michel? >> chiese agitata, timorosa che la visita di Marc e Michel fosse stato solo un bellissimo e crudele sogno.
Sèlene la guardò alzando un sopracciglio mentre sistemava la roba sua e di Marcas dentro una sacca. << Voltati squinternata >> le rispose divertita.
Cassandra avvampò, si voltò lentamente vedendo il suo uomo e si sentì mortalmente sciocca. << Avevo paura fosse stato un sogno >> disse abbassando lo sguardo piena di vergogna.
Michel rise di gusto baciandola sulla fronte. << Prepariamo tutto poi facciamo colazione insieme, dopodiché andiamo al porto, una nave ci aspetta! Piccolo sei pronto?
>> disse poi al bambino intento ad aiutare sua madre per come poteva, era un vero ometto. Si voltò verso Michel e annuì con veemenza facendo danzare la sua chioma spettinata. Tra le manine teneva stretto il suo amato falco, si avvicinò goffamente a Marc e dopo aver attirato la sua attenzione tirandogli le brache alzò un braccino per mostrargli il suo orgoglio più grande, il suo prezioso giocattolo.
Lui si chinò prendendo il falco di legno girandolo tra le dita ed ammirandone la minuziosità << Anche tu sei un Falco e vivrai al Castello D'argento che un giorno sarà tutto tuo, sai Marcas?- gli sorrise prendendolo in braccio- Li al castello ci sono veri falchi e potrai averne uno tutto tuo >>.
Marcas gli posò la testa tra il collo ed il viso, solleticandogli il mento con la sua zazzera nera, era davvero felice.
Michel lo guardava fiero, incredibile quanto in due anni potesse essere cambiata la sua mentalità: prima timoroso di non essere un buon genitore soprattutto a causa della distanza, ora un uomo con occhi solo per il figlio e la sua donna. Era fiero di loro, lo si vedeva da ogni suo sguardo.

Tutto fu pronto poco dopo l'ora di colazione. Le ragazze non avevano molti bagagli data la povertà e la semplicità nella quale vivevano.
<< Gant viene con noi? >> disse il pulcino a sua madre che lo prendeva per mano.
<< Si tesoro, credo proprio che potremmo portarlo insieme a noi >> rispose lei guardando Marc e spiegandogli con un labiale muto che si trattava del loro cavallo.
Cassandra infatti andò a prenderlo assicurandogli ai lati alcune delle sacche per il viaggio. Il cavallo agitò il collo e scosse la criniera felice di sgranchirsi le zampe. << È un compagno di vita, nostro padre lo aveva prima ancora che nascessimo, è anziano ma ha le spalle forti e la pelle dura >> gli accarezzò il dorso e gli diede un bacio sul muso. << Quando partimmo per la Francia lo lasciammo libero, convinte che andasse chissà dove e invece quando siamo ritornate lo abbiamo trovato nella stalla. È un amico fedele >> concluse la ragazza sorridendo a Michel.
Marcas si avvicinò per accarezzarlo e questo chinò il muso alla sua altezza lasciandosi coccolare.
Cassandra montò a cavallo insieme al suo amato, si sistemò sulla sella davanti a lui e infine si voltò a guardare la sua casa un’ultima volta. Era strano cosa il destino potesse riservare, due anni addietro abbandonarono quel luogo consapevoli che non vi avrebbero mai più fatto ritorno, vivendo una vita magari distanti l’una dall’altra o peggio, andando verso la morte. Invece il fato aveva riservato per loro un piano ben diverso, avevano trovato l’amore e, tra tutta quella sofferenza, una grande felicità. La giovane strega sorrise, lasciando che il vento freddo di quel Nord a cui sarebbe sempre appartenuta le accarezzasse i capelli, salutandola con affetto. “Addio madre”
pensò prima di voltare il capo e guardare avanti, il mondo che ora le attendeva a braccia aperte.

Si mossero per il porto, non ci volle molto prima di salire sull'imbarcazione e una volta a bordo i ragazzi si sistemarono comodamente in disparte.
<< Hai mai visto il mare? >> chiese Marc al bambino sollevandolo tra le braccia e facendogli ammirare il panorama fino all'orizzonte.
Il piccolo mosse le braccine e le gambine eccitato, batté le mani e i suoi occhi s'illuminarono quando scorsero un uccello volare libero e incontrastato nel cielo. << Papà guarda! Un uccello! >> si allungò nella direzione dell'animale con l'intento di afferrarlo.
Sèlene li osservava con il cuore leggero e felice.
Cassandra si sedette sopra una grande botte, si portò la sua lunga chioma su una spalla iniziando ad intrecciarla. << Sono così emozionata. Se vostro padre acconsentisse i nostri rispettivi matrimoni, io come dovrei mostrarmi al pubblico? Col capo coperto? >> chiese perplessa a Michel guardandolo con un'espressione da vera cerbiatta.
<< Non saprei stella mia, dobbiamo studiare bene la situazione- rispose pensieroso- Tu che dici fratello? >>.
<< Hey, hey piano cavaliere! Tu non puoi ancora volare- disse l'altro rivolgendosi prima al bambino- Dobbiamo parlarne con nostro padre ma nel caso possiamo presentarle come persone con un problema di salute, almeno potreste stare scoperte e libere. Altrimenti starete coperte ma con la tranquillità di passare quasi inosservate >> rispose poi.
<< Io vorrei potermi mostrare per come sono in realtà, non vorrei stare sempre a coprirmi la testa >> disse Cassandra tra se e se mettendosi un dito sotto il mento altrettanto pensierosa.
Marcas si avvinghiò al collo di Marc tentando arrampicarsi per esplorare ancora e Sèlene del resto gli stava accanto terrorizzata che potesse cadere.
<< D'accordo, ma non voglio che tu e la madre di mio figlio siate oggetto di scherno >>.
<< Non accadrà perché noi le proteggeremo! >>.
<< Anche tu hai ragione, Michel >>.
I fratelli annuirono in contemporanea, pronti a tutto per quei due loro tesori.
Ci vollero tre giorni di navigazione per sbarcare in Francia, la temperatura era leggermente più calda e piacevole, i primi sprazzi di primavera comparivano qua e là tra prati verdeggianti e alberi colorati dai primi boccioli. Marinai e commercianti s'inchinarono al passaggio dei nobili, riconoscendo il simbolo del giglio nelle loro spille e negli stemmi ricamati sui mantelli.
Finalmente erano a casa e, finalmente, avrebbero avuto una nuova vita.

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Capitolo 20
*** Capitolo XIX ***


Capitolo XIX

 

<< Mio signore, i vostri figli sono tornati e sono in compagnia >> esordì un servo raggiungendo Ian nel suo studio.
Questo rimase a guardarlo sbalordito per un paio di secondi per poi decidersi ad annuire e raggiungere l'entrata del castello.
Non si aspettava di ritrovarsi davanti Marc e Michel con Cassandra e Sèlene, anche se a volte l'aveva immaginato. Ciò che lo sorprese di più fu il pargolo tra le braccia della compagna di Marc.
Le due ragazze si esibirono in un profondo inchino << Conte- iniziò Cassandra più felice di una pasqua- E' un piacere rincontrarla dopo questi due lunghi anni >> gli sorrise a cuore aperto.
Sèlene faceva lo stesso cercando di tenere fermo Marcas che, curioso come un cucciolo, voleva scendere dalle braccia di sua madre per andare in esplorazione.
Ian rispose con un cenno del capo << Bentornate fanciulle, la vostra visita era del tutto inaspettata ma son comunque felice di vedervi >>. Diede l'ordine ad alcune serve di recuperare i bagagli dei quattro, poi si avvicinò a Sèlene.
<< Si chiama Marcas, padre >> esordì Marc.
<< Dunque è il vostro bambino... >>.
<< Si mio signore, credo che anche un cieco possa notare la somiglianza tra lui e suo padre >> rispose Sèlene sorreggendolo meglio tra le braccia, spazientita per il fatto che non volesse restare in tranquillo.
Lui rise << Andate pure nella vostra stanza e lascia il bambino a Marc, si occuperà lui di fargli fare un giro nel castello dato che mi sembra abbastanza fresco >>.
<< Per me non ci sono problemi padre >>.
<< Bene, Michel vai anche tu così farete la conoscenza di questo vispo Falchetto >>. Era evidente volesse rimanere solo con le ragazze, infatti quando i due si allontanarono con il bimbo al trotto, lui porse il braccio ad entrambe stando al centro e s'avviò assieme alle fanciulle verso la loro stanza. << Cosa avete da raccontarmi di questi due lunghi anni? >>.
Le streghe si apprestarono a cingergli le braccia. << Nulla di così avvincente mio signore, quando siamo tornate a casa abbiamo dovuto ricostruire tutto da zero poiché la nostra umile dimora era stata rasa al suolo. In seguito Sèlene ha dato alla luce il piccolo Marcas >>.
<< Che ci ha fatte ammattire e tribolare non poco >> intervenì Sèlene.
<< Esatto- continuò Cassandra- E così la nostra famiglia si è espansa, dobbiamo a quel piccolo tesoro tanta felicità >> concluse parlando con dolcezza.
<< E voi?- azzardò l'altra- Cosa avete fatto in questi anni? >>.
<< Ho seguito la ricostruzione di Chatel-Argent ed effettuato alcuni compiti noiosi da conte. Anche io ho passato due anni piuttosto tranquilli. Per quanto tempo avrò il piacere di avervi qui, mie fanciulle? >>.
Le ragazze si scambiarono occhiate significative << Rimarremo fino a quando vorrete ospitarci >> avanzò Cassandra timidamente sperando che il conte non ponesse altre domande a cui non avrebbero saputo rispondere in modo naturale.
<< Per tutto il tempo che desiderate- rispose lui affabile- Questo invito vale ora esattamente come due anni fa >>.
Giunsero alla stanza che ormai era divenuta loro e Ian chiese << Preferite avere due stanze separate, ora che con voi c'è anche il bambino? >>.
<< Non preoccupatevi conte, una stanza va più che bene, siamo abituate a dormire insieme- sorrise Sèlene- Sarà come tornare a casa, la vostra compagnia c'è mancata tanto e siamo davvero felici di poter stare ancora con tutti voi >> si avvicinò al letto posando accanto il suo bagaglio.
<< Son felice anche io di rivedervi. La vostra presenza rendeva questo castello un po' più frizzante e con il piccolo lo sarà ancor di più. Come ha reagito mio figlio in merito? >> chiese in ultimo, deciso a lasciarle in pace dopo la risposta.
La ragazza gli rivolse un'ennesimo sorriso emozionato e commosso al tempo stesso. << Marc è un bravo padre, da quel poco che ho potuto notare si appartengono già e il nostro bambino sarà felice qui, ne sono sicura >> annuì per darsi manforte mordicchiandosi un labbro.
L'uomo sorrise << Ne sono sicuro, ci vedremo per l'ora di cena. Riposate bene >>.
"Il nostro bambino sarà felice qui. Soprattutto dopo quella particolare espressione. Qualcosa mi puzza" pensò Ian dopo aver chiuso la porta, certo che ci sarebbero state delle novità.

Prima di cena Marc e Michel bussarono alla porta delle ragazze.
<< Allora? Gli avete già detto qualcosa? >> chiese il più giovane dei fratelli in trepidazione.
<< No mio amore, non abbiamo avuto né il coraggio né tanto meno l'idea su come argomentare il discorso. Volevamo aspettare di discuterne prima con voi >> Cassandra si avvicinò a Michel posandogli un dolce bacio sulle labbra.
Sèlene invece era intenta a pettinare i capelli di un Marcas esagitato che voleva liberarsi dalle sue mani per correre incontro al suo amato padre che però gli si avvvicinò con un grande sorriso sulle labbra << Lasciati pettinare da tua madre altrimenti sarà impossibile per noi presentarci a cena >> rise divertito nel vederlo così vispo.
<< Allora dobbiamo pensarci adesso. Potreste dire che, dopo l'esperienza avuta qui in Francia, vi siete informate presso un'abbazia e avete scoperto questa patente nascosta. Come avete potuto vedere è stata anche invecchiata artificialmente >> avanzò Michel.
<< Non saprei, è una scusa troppo semplice, banale e con tanti punti vuoti e traballanti, vostro padre è acuto e furbo, smaschererà la cosa in un soffio di Eolo >> controbatté Sèlene stando seduta e tenendo bloccato Marcas tra le gambe.
<< Allora possiamo metterla così: la patente di nobiltà l'abbiamo recuperata noi tramite una spia che l'ha cercata per un anno intero tramite altri suoi informatori >>.
Marc si voltò verso di lui << Può funzionare, anche perché per una buona parte è la verità, dobbiamo solo omettere il fatto che sia falsa. L'unica cosa sarebbe convocare questa persona e parlarle della messa in scena- si voltò a guardare Cassandra, in seguito Sèlene- Cosa ne dite? >>.
<< Anche secondo me può funzionare, questa persona che conoscete è facilmente rintracciabile? >> continuò quest'ultima mentre lasciava andare Marcas felice di essere libero e buttandosi a capocollo tra le gambe di suo padre, alzando la testolina e sorridendogli con i suoi piccoli dentini da latte.
Marc gli spettinò i capelli appena sistemati ignorando le occhiatacce assassine che Sèlene gli indirizzava << Assolutamente si, vive in questo castello. Michel, andresti a cercarla tu? >>.
<< Certamente, se non è nella sua stanza sarà nella dispensa di sicuro. Anzi credo andrò direttamente lì >>. E fu ciò che fece, uscì dalla stanza e con estrema velocità di diresse verso il luogo in cui era certo di trovare Borea. "Se lei dovesse accettare sarebbe finalmente tutto perfetto" pensò con un grande sorriso stampato sul volto. Passò attraverso la cucina ricevendo il saluto rispettoso della servitù li presente, quindi entrò lentamente nella dispensa, trovando esattamente chi cercava.
Borea frugava tra i cibi essiccati e stagionati, alla ricerca di qualcosa che potesse stuzzicare il suo appetito costantemente presente. Si voltò con un pezzo di formaggio alle arance in bocca e un pezzo di pane alle noci nell'altra. Sorrise con la fetta di formaggio fra i denti al giovane Falco. << Buonforno Mifel fual buon fento fi forta qua?
>> disse con la bocca piena.
<< Prima dovreste masticare, non ho compreso una singola parola di ciò che avete detto madame >> rispose Michel cercando di sopprimere una lieve nota di ribrezzo.
Borea lo fissò perplessa, alzò gli occhi al cielo facendoli roteare, masticò velocemente, ingoiò il boccone e ripeté << Ho detto: Buongiorno Michel! Qual buon vento ti porta qui? >> lo guardò addentando una nuova fetta di pane.
Lui sorrise soddisfatto << Buongiorno a voi madame, vorrei scortarvi nella camera di dama Cassandra e di sua sorella. Abbiamo bisogno di parlarvi ed è urgente >>.
La donna annuì con veemenza, si pulì le mani sopra uno straccio rubato ad una serva e lo precedette fuori dalla dispensa. << È successo qualcosa di grave? >> chiese andando spedita verso il corridoio.
<< Assolutamente no, anzi! Ne parleremo in stanza >>.
Giunsero nella camera delle due, Marc la salutò con un rispettoso cenno del capo.
<< Abbiamo bisogno di voi, madame. Dovreste stare al gioco, occorre che voi confermiate il fatto di aver cercato e trovato, tramite vostri informatori, la patente di nobiltà delle fanciulle qui presenti >> fece Michel.
<< Ovviamente nostro padre non deve sapere che è falsa e che l'abbiamo pagata >> aggiunse Marc.
Sèlene sbarrò gli occhi ricordando e riconoscendo la donna << Tu! >> l'additò scattando in piedi.
<< Io! >> ripeté Borea sarcastica.
<< Si tu! Sei la sguattera che girava sempre intorno a me e mia sorella!- si voltò verso Marc adirata- Come avete potuto fidarvi di lei? >> continuò sconcertata.
Borea si voltò verso Michel e disse a bassa voce << Io non ho fatto nulla di male, possibile mai che ogni santa volta la gente mi debba accusare? Insomma cosa devo fare io me lo dici? >> lo guardò aprendo e chiudendo le braccia in un moto di esasperazione. << Rispondi a questa domanda Falchetto, per quale motivo mi sarei dovuta interessare alla ricerca della loro patente di nobiltà >> riprese la spia non considerando Sèlene che continuava a sbraitare contro Marc.
<< Sèlene, lei non è malvagia quindi stai tranquilla- rispose Michel, poi tornò su Borea- Noi vi abbiamo chiesto questo favore pagandovi, non siete la nostra spia ma quella di nostro padre per cui abbiamo dovuto darvi un compenso. Possiamo dirgli che noi non siamo riusciti nell'intento e abbiamo optato, appunto, per la vostra abilità
>>.
<< Siete furbi ma siete consapevoli che vostro padre è più furbo di voi? Vi aiuterò di buon grado in questa farsa anche se la ragazzina ha avuto la faccia tosta di accusarmi ingiustamente >>.
Sèlene fece per controbattere ma quella la zittì con un cenno della mano << Avete ancora poco tempo prima di scendere a cena quindi usatelo con saggezza per sistemare le ultime cose, intesi? Sto mettendo a rischio anche il mio posto di lavoro per voi quattro! >> concluse prima di girare sui tacchi e andarsene.
<< Ha ragione madame Borea, dobbiamo organizzarci- riprese Michel- Ah, Sèlene cerca di controllarti la prossima volta, te ne prego >>.
<< Scusa se sono una persona che non si fida di chi si dimostra ambiguo nei miei confronti >> rispose lei con stizza mettendosi a braccia conserte.

***

Passò un tempo quasi infinito prima che i ragazzi potessero scendere a cena.
La tavola era una favola, mille pietanze e vari tipi di vino erano a disposizione dei commensali, il profumo del cibo accuratamente speziato era inebriante.
Ian guardava fuori dalla finestra, con lo sguardo perso nel vuoto, non si era nemmeno accorto della loro presenza.
<< Tuo padre ancora non è riuscito a darsi pace per la morte di tua madre vero? >> sussurrò Cassandra all'orecchio di Michel dopo averlo fatto chinare alla sua altezza. Le dispiaceva per il conte, sua moglie era anche la sua migliore amica e complice. Aveva perso davvero tanto e il vuoto che dava la sua assenza era palpabile a miglia di distanza.
<< Purtroppo no- rispose prontamente il giovane, provando infinita tristezza nel pensare a quella situazione- Cerca di dare sicurezza agli altri con i suoi atteggiamenti ma quando è solo si perde nei ricordi >>.
<< Salve padre >> fece Marc.
<< Eccovi- rispose Ian voltandosi, distolto dai suoi pensieri- Accomodiamoci >> aggiunse avvicinandosi prima alle giovani e baciando elegantemente la mano ad entrambe. << Siete belle come ricordavo >>.
Le giovani gli sorrisero con affetto. << Anche voi non siete cambiato di un singolo giorno monsieur, siete sempre il grande e nobile Falco che ricordavamo >> disse Cassandra timida prima di accomodarsi a tavola seguita da Sèlene che issò su una sedia il piccolo Marcas affamato più che mai, questo si mise in piedi sulla sedia allungano le manine verso un tagliere di formaggio. Sua madre lo sgridò a bassa voce imponendogli di rimanere seduto e composto e lui obbedì tenendo il broncio.
Borea onorò tutti con la sua entrata, spalancò le porte della sala da pranzo, sorrise apertamente a tutti e con una camminata sgraziata si avvicinò al tavolo, si sedette, girò la sedia accanto e ci poggiò sopra le gambe, guardò i presenti stando così scomposta. << Ragazzi, fanciulle, uomo della mia vita >> sorrise ancora staccando un pezzo di pane.
I ragazzi rimasero sbalorditi a guardare quel suo atteggiamento.
<< Se non hai intenzione di comportarti come si conviene, ti invito a sparire da questa cena. D'accordo? >> rispose Ian secco, lanciandole un'occhiata di fuoco.
Borea ci rimase male e con uno sguardo da cane bastonato tolse i piedi dalla sedia, la rimise come in origine e si sistemò a tavola come il resto dei commensali << Mi ferisci nel profondo se mi tratti così, prima fai il dolce e il porcellino e poi mi maltratti senza pietà >> parlò con voce pastosa e infantile, guardò i ragazzi facendo l'occhiolino per poi tornare a rivolgersi ad Ian portando all'infuori il labbro inferiore.
Il suo sguardo, che si fece più tagliente, fu abbastanza eloquente e gli altri preferirono non commentare.
Iniziarono dunque a cenare e Marc attese il momento più opportuno per avviare l'argomento tanto temuto.
<< Padre, io e Michel dobbiamo parlarti di una cosa importante >>.
Ian sollevò lo sguardo su di lui e l'altro continuò << Come quasi tutti sanno ormai, noi due amiamo follemente Sèlene e Cassandra tanto da volerle sposare >>.
Ian annuí, l'atmosfera si stava facendo estremamente tesa, almeno per i giovani.
<< L'anno successivo alla loro partenza ci siamo impegnati per cercare qualche traccia della nobiltà delle ragazze, sperando esistesse, ma senza risultato. Abbiamo però notato l'efficienza di Borea e abbiamo deciso di chiedere a lei che ha accettato di aiutarci, ovviamente sotto compenso- lanciò un'occhiata significativa a questa- La ricerca è stata lunga anche per lei, non per niente ci ha impiegato un anno, alla fine però ci è riuscita e ha scoperto che effettivamente Sèlene e Cassandra provengono da un'antica famiglia nobile >>.
Ian guardò subito le giovani che, annuirono brevemente, tese come le corde di un arco, stavano camminando sui carboni ardenti e Ian era un fuoco che non ci avrebbe messo molto ad avvampare per poi esplodere in modo disastroso. Cassandra da sotto il tavolo strinse forte la mano di Michel.
Borea guardava la situazione pronta ad intervenire se Marc avesse messo un piede in fallo.
<< Come sei riuscita ad ottenere questa fantomatica patente di nobiltà? >> chiese Ian alla sua spia.
Questa gli sorrise sorseggiando del vino << Sbaglio o tante volte ti ho detto che non posso rivelarti i miei metodi per ottenere le informazioni? In ogni caso sappi che sono funzionari e ufficiali che mi devono dei grossi favori >>.
<< Comprendo- si voltò verso le giovani Irlandesi- Avete qui la vostra patente? >>.
Marc si voltò verso le due come per incitarle a tirarla fuori.
Sèlene frugò rapidamente dentro una bisaccia che portava sempre con se con le cose utili a Marcas, tirò fuori le patenti, si alzò e le mise davanti ad Ian sempre più agitata e sudando freddo.
Questo si pulì le mani e osservò attentamente la pergamena, passando il dito sulle figure e le scritte in contemporanea alla lettura << La vostra nobiltà ha origini molto antiche, vedo. Come è possibile che non sia arrivata concretamente a voi? >> chiese mantenendo la stessa serietà.
<< Perché le poverine qui presenti sono il frutto di nobili caduti in disgrazia. Il loro pro pro zio ha sperperato l'intero patrimonio, hanno il titolo ma tutti i loro possedimenti sono stati sequestrati per ripagare i debiti >> Borea parlò al posto delle giovani continuando a mangiare e bere senza sosta.
Ian annuí << Nobiltà d'animo e di fatto. Cassandra, Sèlene, siete perfette per i miei figli anzi, son loro forse a non meritarvi abbastanza >> sorrise dolcemente alla ragazza che gli stava accanto e dopo a sua sorella.
Michel le strinse la mano con lo stesso tuffo al cuore che ebbe anche Marc.
<< Quindi state dicendo che... >>.
<< Si Michel, potete sposarle >>.
Cassandra strinse convulsamente la mano del giovane cavaliere al suo fianco, temendo un mancamento. Sèlene non era da meno, di tutta risposta si gettò addosso a Marc avvolgendogli il collo con le braccia e stringendolo in una morsa d'acciaio. Erano così felici che piansero dalla contentezza e dall'incredulità. Borea sorrise più che soddisfatta e brindò alla loro salute alzando il calice in onore ai quattro.
Ian sorrise quasi ridendo nel vedere che anche i figli avevano reagito con tanta contentezza da sembrare bambini, nonostante questo però il suo sguardo era strano, come se qualcosa fosse rimasto in sospeso.
<< Grazie padre >> disse Marc seguito poi dai ringraziamenti di Michel.
<< Non appena avremo un momento libero parleremo ragazzi, dobbiamo organizzare il tutto >>.
Sèlene si risedette accanto a lui, riempiendo Marcas di baci ignaro di cosa stesse accadendo.
Fu la cena più felice di sempre.

Una volta terminato il pasto, Ian si voltò verso i ragazzi già pronti per raggiungere le loro stanze << Marc, Michel, Borea, gradirei rimaneste qui >> i fratelli si guardarono con aria interrogativa convinti che il padre avesse interesse nel parlare con tutti e non solo con loro due e addirittura la spia. Il più giovane disse rivolgendosi a Sèlene e Cassandra << Vi raggiungiamo una volta terminato >>.
Borea rimase a fissarlo con la coppa a mezz'aria. Finì in un grande sorso tutto il contenuto del suo calice e si alzò senza dire una parola.
Sèlene e Cassandra si scambiarono un'occhiata perplessa ma annuirono brevemente per poi dirigersi verso i piani alti.
<< Mi devo complimentare con voi- disse il Falco non appena fu solo con i tre- Davvero un piano geniale e curato nei minimi dettagli, anzi, quasi >>.
<< Cosa intendete padre? >> chiese il maggiore temendo il peggio.
<< Forza ragazzi, c'è una falla nel vostro piano, tralasciando il fatto che manca una notevole somma di denaro- li guardò severo poggiandosi alla scrivania alle sue spalle- credete che non me ne sia accorto? Su forza, vediamo se qualcuno sa dirmi di cosa si tratta >>.
I due fratelli si guardarono ormai col cuore in gola, Michel si voltò verso Borea che sorrise chiudendo gli occhi << Se uno è nobile lo si viene a scoprire subito perché le voci circolano >> disse sedendosi sopra l'imponente scrivania di Ian.
<< Non è una semplice circolazione di voci, Borea. Se qualcuno è nobile lo si viene a scoprire subito perché, semplicemente, la patente di nobiltà esiste ed è reperibile, a meno che non venga distrutta >>.
Marc e Michel si sentirono perduti. "Adesso cambia idea e annulla i matrimoni" pensò il più giovane. "Che teste d'asino- si disse invece Marc- Perché non ci abbiamo pensato prima!".
<< Non voglio impedirvi di sposarle perché ormai sono nobili, sorvolerò sulla questione della dote e sul lavoro "sporco" di Borea perché sarebbe come sputare sul piatto in cui mangio- si voltò verso questa- Però signorina ti avevo detto che, in quanto mia spia, avresti dovuto tenermi al corrente di qualsiasi cosa, o sbaglio? >>.
<< No, non sbagli e non posso negarlo, ma che vuoi che ti dica, ho il cuore tenero e forse mi sono fatta impietosire dai loro faccini disperati- si sbilanciò su di un fianco, sorreggendosi con il braccio sinistro e accavallando le gambe- Così mi sono detta "Aiuta i piccoli Falchi a tornare dalle loro Colombe" ci tenevo a vedere felici almeno loro, tua moglie avrebbe voluto che si sposassero per amore, o sbaglio? >> si voltò verso di lui con un mezzo sorriso ghignante.
<< A prescindere dal loro viso disperato e da ciò che desiderava Isabeau, tu avresti dovuto tenermi al corrente di ciò. Sei qui in qualità di mia spia o di quella degli altri? >> con le mani sui fianchi e il tono severo sembrava stesse sgridando una bambina, se non una figlia stessa.
<< Sai bene che questo tono mi eccita, lo fai di proposito? >> disse lei sorridendo maliziosa e saettandogli più di uno sguardo ammiccante.
Ian non volle commentare l'affermazione della giovane, esattamente come Michel e Marc, si voltò verso i suoi figli << Potete andare. Spero possiate rendere felici le vostre future mogli perché se lo meritano >> disse loro, questi dopo un inchino e un ringraziamento si dileguarono permettendo così al Falco di tornare su Borea. << Cosa ti ho ripetuto mille volte? >>.
<< Che mi ami alla follia con tutto il tuo cuore e che non puoi fare a meno della mia persona >> disse lei girando il capo guardandolo al contrario.
<< Assolutamente no Borea. E posso anche dirti che sei sollevata dall'incarico fino a data da definirsi, buona notte >> si avviò verso l'uscita seccato e infastidito dal suo modo irrispettoso, lasciandola con gli occhi sbarrati e la bocca semi aperta in un’espressione di puro stupore. La ragazza scese rapidamente dalla scrivania e uscì dallo studio più che furiosa << Sei in vena di scherzi di cattivo gusto?! >> sbraitò lei più rabbiosa che mai.
Lui continuò a camminare dirigendosi verso la sua stanza << Dimostrami di essermi fedele in tutto Borea ma soprattutto rispettosa, dimostrami di aver compreso quale è il tuo posto, a quel punto tornerai attiva in tutto e per tutto >>.
<< Come osi farmi un discorso del genere dopo averti dimostrato abbondantemente in questi due anni la mia cieca fedeltà? Sai perfettamente che morirei per te e tu come mi ringrazi? Mi sollevi dall'incarico?- si avvicinò minacciosa parandosi davanti a lui rossa in volto- Sospendendo il mio operato hai la più pallida idea di tutto quello a cui potesti andare incontro Ian Maayrkas? In quanti hanno tentato di assaltare il castello o di minacciare la tua vita in questi due anni? Troppi, e io ti ho coperto le spalle salvandoti la pelle. Non puoi farmi questo! >>.
<< Hai fatto una cosa totalmente illegale, se la storia dovesse saltar fuori le ragazze passerebbero guai grossi e probabilmente potrebbero ricollegarsi a me o peggio, ai miei figli. Tu hai fatto una cosa illegale alle mie spalle, questo è un pieno tradimento Borea. Hai fatto ciò e cos'altro faresti per "due faccine disperate"? Sei una sciocca, hai un potenziale enorme e io son sempre stato fiero di te e del tuo operato ma questa cosa non dovevi farla. Se non hai intenzione di riprendere a rigar dritto puoi anche tornare nella stanza delle serve. Cosa scegli? >> il suo sguardo rabbioso quasi tradiva il suo tentativo di mantenere la calma.
<< Io so quello che faccio e so come farlo, pensavo fosse chiaro e che l'avessi capito! Io l'ho fatto per loro perché sapevo di poter agire con sicurezza e non l'avrei mai fatto sapendo che potevano correre dei rischi seri- lo fissò altrettanto irosa- Io mi faccio in quattro per te e cosa ottengo? Nient'altro che ingratitudine e accuse di tradimento! Ho aiutato i tuoi figli, benedetto sia il Signore! Ho fatto io una cosa che avresti dovuto fare tu! >> si allontanò respirando velocemente e soffocando il più possibile il tono crescente della sua voce << Io ho agito nel giusto, tu invece mi hai offeso >> concluse oltrepassandolo.
<< E tu non mi sei fedele, hai agito alle mie spalle. Tu ti sei fatta in quattro per me perché io ti ho presa come mia spia. È il tuo compito non mi stai regalando nulla. Torna nella tua vecchia stanza se non ti sta bene >> riprese a camminare prendendo la direzione della sua. "Nemmeno loro la passeranno liscia. Questa è una cosa molto grave" pensò furioso.
<< Proteggiti da solo allora, vediamo quanto durerai, ci rivedremo quando avrai la nobiltà di venire a chiedermi scusa >> disse non accennando minimamente a voltarsi. Andò nella sua stanza, prese il necessario e uscì dal castello.

<< Nostro padre sa tutto >> esordì Michel carico di vergogna, una volta dentro la stanza delle ragazze.
Cassandra fece cadere il vaso di fiori che teneva tra le mani, lasciandolo infrangersi a terra in una miriade di schegge. << Cosa...? >> disse con voce strozzata e afona.
Sèlene non aveva la forza di proferire parola alcuna.
<< Si ma a quanto pare ci permette ugualmente di sposarvi >> fece subito Marc, seguito dal fratello che aggiunse << Credo però che a noi due non la farà passare liscia >>. L'altro annuí avvicinandosi al bambino che già dormiva << L'abbiamo sentito litigare con la sua spia e credo che a noi riserverà la frusta... o la vergine di ferro >>
<< O entrambi- disse Sèlene pallida con i brividi dietro la schiena- Guarda attentamente tuo figlio, almeno così lo avrai impresso nella mente quando tuo padre ti ucciderà >> continuò lei.
Cassandra non osò fiatare altro e si limitò a raccogliere i cocci non rendendosi conto di essersi tagliata un dito di cui si prese subito cura Michel.

***

Nei giorni a seguire anche i due ragazzi dovettero sorbirsi le ramanzine del padre che avvenivano sempre in assenza di Cassandra e Sèlene, Ian non voleva che le giovani si potessero sentire in colpa. In compenso però i preparativi per i matrimoni delle due coppie era una corsa continua alla scelta dei migliori tessuti per gli abiti, la scelta del migliore vino, dei migliori piatti, dei migliori musicanti. Bisognava stilare l'elenco dei nobili da invitare, quindi spedire una missiva per ogni famiglia. Cassandra e Sèlene dovevano iniziare ad imparare appieno usi e costumi francesi e la notte si ritrovavano spesso a ripassare le norme ma anche i nomi dei più importanti casati di Francia, con tanto di blasoni. Con Michel e Marc perfezionavano la farsa sulle loro origini e i consigli di Ian non mancavano.
Le fanciulle andavano spesso a letto quando la luna era già alta nel cielo, stanche e stremate per tutto quel frenetico da farsi.
Di Borea Ian non ebbe più nessuna notizia.

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Capitolo 21
*** Ultimo Capitolo- XX ***


XX Capitolo

 

Regione: Piccardia- Artois
Feudo dei Montmayeur, Chatel-Argent
Francia Nord-Occidentale
Domenica 5 Maggio 1238


Già da una settimana prima, il castello era stato adornato di bellissimi fiori il cui profumo si mischiava a quello della migliore frutta proveniente da ogni angolo del feudo, riempiendo di dolcezza i corridoi di Chatel-Argent ed intonandosi perfettamente con la primavera che faceva da sfondo.
Il giorno del matrimonio invece, all'interno del castello, la festa iniziò sin dall'alba portando con sé una ventata di gioia che però, i quattro in ansia, non riuscirono a godersi appieno.
Nel torrione gli stendardi dei Ponthieu e quelli delle O' Neil facevano da cornice al nuovo simbolo del casato nascente: le figure di profilo del Falco e della Colomba si incrociavano in campo a righe bianche, nere e azzurre, il tutto avvolto da una cornice dorata.
Nicolas De Sancerre percorse sicuro e spavaldo il corridoio per raggiungere la stanza in cui i paggi preparavano minuziosamente gli sposi. Afferrò una mela rossa e fresca da uno dei tanti cesti di frutta, e a grandi passi giunse alla porta senza neanche preoccuparsi di bussare. << Buongiorno Falchetti! >> disse tra la sorpresa dei servi che però non smisero di sistemare a puntino i loro signori.
<< Cielo Nicolas, sei sempre più identico a tuo padre! >> fece Marc.
<< Concordo! Con i capelli più lunghi e la muscolatura più massiccia sembri proprio monsieur de Sancerre, più giovane di parecchi anni però! >> Michel cercò di riderci su ma l'angoscia era più forte.
<< Insomma, direi che siete più che pronti! O volete farvi mettere le perle tra i capelli? >>.
Marc con un cenno della mano diede l'ordine ai paggi di uscire dalla stanza.
<< Sento puzza di paura! >> canzonò Nicolas che ricevette in cambio un'occhiataccia da parte di Marc << Siamo un po' in ansia ma è normale. Come nostro testimone dovresti rassicurarci >>.
<< Siamo uomini, lasciate fare queste cose alle vostre future mogli, fuori e dentro il letto >>.
<< Sempre il solito, pensi solo a quello da quando hai conosciuto Perle! >> fece ora Michel.
<< È inutile che tu faccia tanto il santarellino- continuò Sancerre poggiandosi allo stipite della porta e accavallando una gamba sull’altra- Dio solo sa cosa vorresti fare a Cassandra! In ogni caso, vedo che le fanciulle vi hanno donato dei diaspri rossi >> addentò finalmente la mela.
<< Già, amore eterno >> rispose Marc con un sorriso emozionato sulle labbra.
Nicolas sorrise divertito uscendo dalla stanza << Forza ragazzi, dobbiamo andare altrimenti farete tardi >>.
I tre infatti uscirono dal castello accolti dalla grande festa che servitù e popolo faceva loro, soprattutto durante il tragitto per giungere alla chiesa dell'alta corte.

<< Oh mio Dio, siete bellissime ragazze! >> esclamò Noelle, con i capelli più lunghi e un viso più maturo ma sempre grazioso, dopo essere entrata nella stanza e aver ammirato le giovani spose.
<< Sento che sto per vomitare >> Cassandra era più agitata che mai e continuava a sistemarsi nervosamente il vestito specchiandosi davanti ad una grande lastra di metallo.
<< Ti prego di non iniziare Cassy, già sono abbastanza agitata io così ci manchi solo tu- la rimproverò Sèlene che tamburellava con le dita sopra il tavolo davanti al quale era seduta per farsi adornare i capelli.
Un lento bussare alla porta le fece trasalire. << Avanti >> dissero in coro.
Una Perle incantevole e con un bel pancione fece capolino nella stanza seguita da una balia che teneva un bimbo tra le braccia lasciando le due giovani spose senza parole.
Cassandra abbracciò la ritrovata amica e fece lo stesso Sèlene << Non ci posso crede Perle! Non mi dire che è stato Nicolas a farcirti così?! >> esclamò questa su di giri.
Perle chiuse gli occhi esibendosi in un grande sorriso, annuì << Nicolas mi ha "farcito" per la seconda volta >> rispose accarezzando la guancia del bimbo che la balia teneva tra le mani.
<< Alla fine zitto zitto è stato il primo a sistemarsi, e io che credevo fosse un buono a nulla >> Sèlene rispose scoppiando a ridere, seguita da Cassandra.
<< Allora vi manca molto? >> continuò la sposa di Sancerre.
<< Ancora poco e saranno pronte mia signora >> rispose la serva intenta a sistemare i capelli di Cassandra che non contenta della scelta del colore dell'abito continuava a guardarsi corrucciata. << Sembro un folletto, sono ridicola >> borbottò.
<< Sei bellissima Cassandra! >> la rassicurò Noelle mettendole le mani sulle spalle specchiandosi con lei notando anche il diaspro verde al collo della ragazza, simbolo di fedeltà eterna, e quello fossile, simbolo di eternità, al collo di Sèlene. << Cosa ne pensate dei diaspri che vi hanno regalato Marc e Michel? >> chiese in seguito, curiosa.
Cassandra passò le dita a sfiorare la pietra, sorrise dolcemente al solo ricordo di quando Michel gliel’aveva donata << Penso che per una volta la vita ci abbia sorriso, penso che mai mi sarei sognata di trovare un uomo come lui e mai mi sognerò di deluderlo, di ferirlo o di disonorarlo in qualche modo- afferrò la pietra stringendola di poco tenendo il pugno sul petto- E' il giorno più bello di tutta la mia vita e dopo questo vivrò per sempre accanto all'uomo che ho amato dal primo momento in cui l’ho visto. Il mio unico rammarico è che mio padre e mia madre non ci siano... >> abbassò la testa.
Sèlene di girò fissando la finestra guardando altrove.
<< Comprendo i vostri cuori, sono gli stessi pensieri che ebbi io il giorno del mio matrimonio. Avrei voluto essere accompagnata da mio padre invece ho avuto mio zio accanto, lo amo, mi è stato tanto vicino, ma non è la stessa cosa >> disse Perle con tutta la sincerità del mondo.
Noelle si maledì per aver posto quella domanda. "Non pensavo però potesse riportare alla mente ricordi tanto tristi". << Son certa vi stiano guardando dall'alto dei cieli...- troncò- Bene direi che possiamo andare! >> rispose guardando con sollievo il lavoro terminato sui capelli di Cassandra.
In quel momento entrò Ian che da come era vestito pareva un vero principe, ma nella totalità della sua eleganza pareva un re, con il suo completo bianco, oro e rosso. << Sarete le gemme più belle e preziose del castello quest'oggi >> disse alle giovani ammirandole.
Tutte le donne nobili e non, presenti nella camera, rimasero folgorate dall'incredibile bellezza del conte. Sèlene e Cassandra lo salutarono con un inchino e si avvicinarono a lui pronte per essere scortate fino alla chiesa. Cinsero il braccio del loro signore con mani tremanti, più emozionate che mai.
Anche loro uscirono dal castello ma la festa riservata alle spose fu molto più maestosa. Fanciulle vestite di bianco gettavano petali di fiori prima e dopo il loro passaggio, i musicanti attaccarono con un allegro motivetto, le donne salutavano e anch'esse gettavano fiori, i bimbi giocavano in festa. << Vi amano, mie fanciulle >> disse loro un Ian più che sorridente.
<< È anche voi che acclamano mio signore! >> disse Cassandra con il cuore a mille.
Sèlene si limitava a sorridere, non riuscendo a proferire parola alcuna per timore di vomitare addosso al padre di suo marito.
Percorsero quindi il coloratissimo tappeto di fiori e petali fino a giungere alla chiesa. Ad attenderle fuori vi erano Laurent De Bar e altri compagni d’arme di Michel e Marc che le giovani riconobbero grazie ai loro studi, oltre ad un più maturo Nicolas. Tutti loro sguainarono le spade sollevandole, dando così il benvenuto alle spose.
I cuori di Marc e Michel presero a martellare come volessero uscire dal petto e scappare via, non appena le streghe misero piede nella struttura sacra i giovani Ponthieu rimasero senza fiato. Erano belle da far perdere la testa, leggiadre, rare e magnifiche percorrevano gli ultimi eleganti passi verso l'altare.
Le giovani abbandonarono le braccia di Ian incaricato come loro tutore, si inchinarono a lui in segno di congedo e si avvicinarono ai rispettivi sposi, salutandoli con un cenno del capo.
La messa iniziò e con quella il rito cerimoniale.
Dopo il fatidico si, i due Falchi sollevarono i veli alle fanciulle, scoprendole ancor più meravigliose, e le baciarono tra gli applausi e gli auguri gridati dai due Sancerre. I quattro si voltarono poi attraversando le navate e ripercorrendo il tragitto precedente fino al castello.
Un vento freddo investì i quattro sposi all’uscita dalla chiesa. Un vento che solo Cassandra e Sèlene riconobbero, chiusero gli occhi commosse da quel tocco leggero e materno che tanto amavano e sognavano di ricevere da una vita.
La cittadina era letteralmente in giubilo, acclamavano gli sposi cantando e gridando di gioia. Ma una mano sfacciata schioccò una sonora pacca sulla natica destra del conte Jean Marc che si voltò di scatto, sorpreso e infastidito da quel gesto tanto audace quanto sconveniente, soprattutto li davanti a tutto il popolo. Non fu sorpreso però nel vedere Borea dietro di lui.
<< Le tue scuse tardano ad arrivare Falco! >> disse questa andandogli di fianco. Teneva il cappuccio calato sul volto per nascondere la faccia.
Lui non seppe se sorridere o rimanere serio, data la sfacciataggine. << Speri di rabbonirmi o riceverle tramite l'aggraziata pacca di poco fa? >>.
<< No, quello era solo un mio desiderio. Ti aspetto da tre settimane con oggi >> continuò camminandogli accanto.
<< È un giorno sacro, ma neanche il fatto di essere di fronte al popolo ha bloccato la tua lussuria. In ogni caso immagino che le scuse debbano essere reciproche, non trovi? >> chiese continuando a guardare avanti.
<< Reciproche? E perché mai? Io agito nel giusto e tutto questo sarebbe ancora un sogno se non fosse stato per me- disse indicando tutto quello che li circondava- I tuoi figli mi devono la loro felicità >> aggiunse.
<< Sei tanto furba e intelligente da trovare un escamotage per qualsiasi situazione e non riesci a comprendere che dovevi dirmi tutto? >>.
Borea sorrise sarcasticamente da sotto il cappuccio << Non avresti compreso, non avresti accettato e loro non sarebbero felici ora- fece una pausa misurando i passi- Io vedo dove gli altri non vedono, le loro anime erano legate e si appartenevano e tu volevi impedirgli di stare insieme, io non potevo permetterlo- si voltò a guardarlo lasciando che Ian intravedesse solo l'occhio cieco, bianco e vitreo- Te l'avrei detto ovviamente ma a tempo debito. Tu invece hai pensato bene di accusarmi ingiustamente, mi hai ferita perché amandoti darei la mia vita per te seduta stante- tornò a rivolgere lo sguardo verso gli sposi- Mi hai sollevata dall'incarico infliggendomi una seconda grave offesa. Avevo solo questo lavoro e senza soldi non ho potuto pagare i debiti e ho dovuto pagare in un altro modo- fece una pausa contenendo la sua irritazione- Ora ti chiedo di smetterla di comportati come un nobile altezzoso e con la puzza sotto il naso e ti chiedo di essere la persona che sei stato tanti anni fa quando arrivasti qui e di essere capace di chiedere scusa ad una persona che ti ha dato tutto ciò che aveva >> concluse tirandosi di più il cappuccio sul viso.
<< Tu non stavi al mio castello per decidere cosa avrei compreso o meno, ma solo per seguire i miei ordini. E per tua informazione, nel caso l'avessi scordato, tu hai deciso di andar via, nonostante avessi specificato che il sollevamento dall'incarico sarebbe stato a tempo indeterminato. Saresti potuta rimanere e io comunque ti avrei tenuta, e puoi ancora farlo >> sospirò silenziosamente. Forse Borea aveva ragione, forse era cambiato ma dal canto suo aveva dovuto adattarsi a quel mondo così diverso e si sorprese di quanto lei potesse ragionare come una persona del suo tempo.
<< Hai detto bene conte, a tempo indeterminato, questo significa in ogni caso niente soldi e i debiti vanno pagati, cosa avrei potuto fare dentro il castello senza lavoro? Sei talmente pieno di te che non ti accorgi di avermi messo in una situazione a dir poco spiacevole- si voltò a guardarlo oscurata dal cappuccio- Comunque sia sono venuta solo per vedere i ragazzi, anche se non sono stata invitata. Vi auguro un buon festeggiamento, addio Ian >> e lanciandogli un’ennesimo sguardo risentito si voltò congedandosi avvolta nel suo mantello nero, allontanandosi rapida tra la folla come un’ombra.
"Sciocca, e sarei io quello pieno di sé? Adesso sarei pure diventato la sua balia" pensò l'uomo nel proseguire.
I festeggiamenti trovarono luogo nel grande cortile di Chatel-Argent, la grande tavolata era decorata da bellissimi fiori e cesti di frutta, i servi iniziarono a portare il cibo in quell'istante con una precisione impeccabile.
Gli sposi si sedettero al centro e vennero serviti per primi, Cassandra e Sèlene erano estasiate da tutta quella bellezza e con i cuori carichi d'emozione si guardarono rivolgendo i loro pensieri al padre e alla madre. Quanto avrebbero desiderato vederli lì tra tutti i commensali.
Mangiarono e danzarono fino allo sfinimento. La luna era già alta nel cielo quando gli sposi dovettero congedarsi per consumare la prima notte di nozze.

***

Ian osservava dalla finestra la servitù che si accingeva a rimuovere dalla tavolata gli ultimi ingombri rimasti. Tutti i nobili si ritirarono nelle proprie stanze e lui rimase da solo. Solo con i suoi pensieri.
Automaticamente la sua mente tornò al giorno del suo matrimonio, Isabeau era meravigliosa e così era rimasta, anche nei suoi ricordi.
Ora che lei non c'era più quel castello gli sembrava vuoto e privo di ogni colore, privo di vita. Nonostante le feste e le visite lui non riusciva a gioire del tutto, nonostante i figli lui si sentiva dannatamente solo e adesso che i quattro si sarebbero dovuti trasferire nel feudo in Irlanda, lasciato loro da Perle come dono di matrimonio, la solitudine sarebbe stata ancor più opprimente.
L'unico suo sollievo sarebbe stato la piccola Marianne che somigliava sempre più a sua madre portando un po' di luce in quegli anni bui, ma sarebbe bastato? Avrebbe passato tutta la vita, fino alla fine dei suoi giorni, a soffrire come un cane e piangere sulla tomba della bella Isabeau?
Sospirando per mandar giù quel groppo amaro e con il cuore pesante si staccò dal davanzale. Subito Hyperversum illuminò la sua mente come un lampo, ma lo scacciò subito, per un momento l'idea di tornare nel mondo moderno l'aveva risvegliato ma la consapevolezza di non poter risolvere nulla e di non poter dare una vita migliore a Marianne lo riportò alla realtà. Si avviò verso la sua stanza maledicendosi anche quella notte di non essere riuscito a proteggere il suo tesoro più prezioso, la sua amata Isabeau.

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Epilogo

 

Era passato un anno ormai da quando Ian aveva iniziato a vivere da solo a Chatel-Argent.
I suoi figli e le rispettive spose erano partiti alla volta dell'Irlanda per intraprendere la loro nuova vita nel feudo che Perle Milleure aveva gentilmente ceduto loro come dono di nozze, questa non era interessata affatto al castello a causa dei ricordi a cui era legato ma nonostante tutte le sue ricchezze spropositate aveva mantenuto una porzione di terra per ogni evenienza futura.
La vita trascorse tranquilla come sempre, il Falco aveva portato avanti i suoi affari e coltivato le alleanze, aveva partecipato a feste e tornei rinnovando l'ammirazione di tutti grazie alle sue abilità.
Quella sera era di ritorno dal feudo dei De Bar dopo un soggiorno di due settimane presso il suo caro amico Henri per festeggiare il suo compleanno, si trovava già nei propri possedimenti e il viaggio non si era presentato così tranquillo come immaginato e sperato: durante tutto il tempo passato nei possedimenti dei Montmayeur si era sentito seguito e insistentemente osservato, più volte aveva osservato tutt'attorno ma senza scovare nessuna losca presenza.
Mancava poco ormai per giungere al castello che già si vedeva in lontananza quando un sibilo di freccia lo sorpassò strappando un grido strozzato alla guardia accanto a sé. Ian si voltò di scatto sguainando la spada che con il suo strisciare metallico coprì un altro sibilo, una seconda freccia infatti aveva trapassato la gola di un altro soldato. Il conte fece girare il cavallo di 180° scoprendo con raccapriccio che le vittime non erano state solo due ma il doppio, questi ultimi infatti stramazzavano al suolo con le frecce conficcate nella cervicale, le punte delle quali uscivano dalle bocche sanguinanti.
D'improvviso il seguito di Ian si fece prendere dal panico, la poca servitù presente venne investita da uno sciame di frecce provenienti da ogni parte e il buio rendeva ancor più difficile localizzare anche solo una posizione nemica. I soldati sollevarono gli scudi e assieme al loro signore provarono a mandare avanti i superstiti indifesi.
<< Uscite allo scoperto, maledetti! >> gridò il Falco facendo saettare lo sguardo in ogni direzione, con l'udito teso e il respiro quasi nullo.
Attorno a loro cadde un silenzio innaturale, non si udì nemmeno più il rumore del vento e quello dei grilli.
D'un tratto un bisbiglio ruppe quel nulla, poi un secondo, un terzo e subito divennero tanti ed incomprensibili, la loro intensità aumentò penetrando il cervello dei presenti e diventando talmente forte da sembrare un doloroso ronzio.
I cadaveri attorno a loro presero fuoco tutti nello stesso preciso istante, esattamente come i servi in fuga le cui grida strazianti si arrestarono immediatamente, altri corpi caddero a terra privi di vita.
L'aria si fece irrespirabile e satura dell'odore di carne bruciata.
Le armi divennero roventi, così come gli scudi tanto da portare il conte e i suoi uomini a gettare le armi per trovarsi disarmati e indifesi.
"Le frecce non erano infuocate ma anche chi non è stato colpito è morto nello stesso identico modo" pensò il Falco, teso come una corda di violino.
<< Cosa diavolo succede qui?! >> disse uno dei suoi, concretizzando ciò che pensava anche il suo signore, come il resto dei sopravvissuti.
Ian si chinò sulla sua spada, allungò la mano per toccarla ma questa divenne ancor più calda tanto da scaldare l'aria attorno a sé e l'erba, fino a farla bruciare. Lo stesso accadde al resto delle armi e agli scudi.
<< Il demonio! >> esclamò un altro soldato facendosi il segno della croce ed iniziando a tremare.
<< Cercate di mantenere la cal... >> uno dei suoi prese inspiegabilmente fuoco e così anche un secondo e un terzo, le grida furono strazianti e Ian si tolse il mantello gettandolo sul primo, tentando di soffocare le fiamme. I soldati fecero lo stesso con l'altro ma i poveri uomini smisero di urlare di colpo per cadere a terra come sacchi vuoti.
Uno degli uomini rimasti in vita prese a guardarsi intorno con uno sguardo da pazzo, temendo di essere davvero sotto il crudele attacco del demonio. Così facendo provocò una reazione a catena, portando anche altri uomini a lasciarsi sopraffare dal terrore.
Ma all'improvviso il fuoco s'impossessò del corpo di uno di loro e stesso capitò anche ai restanti cinque uomini circondando di morte Ian, che poté fare ben poco per salvare quei poveracci.
Alla fine questo indietreggiò, conscio di non poter sopravvivere ad una cosa del genere, una forza oscura e invisibile, si voltò pronto a scappare ma si bloccò all'istante, guardò davanti a sé.
Gli occhi sgranati e la bocca spalancata, prese a tremare da capo a piedi.
E poi fu il buio...

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