I'll be good

di itsmeg
(/viewuser.php?uid=276932)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I'll be good ***
Capitolo 2: *** Do you still believe in one another? ***
Capitolo 3: *** Welcome Home ***



Capitolo 1
*** I'll be good ***


 
I’ll be good
 
 
[…] My past has tasted bitter
for years now, so I wield an iron fist.
Grace is just weakness, or so I've been told.
I've been cold, I've been merciless.
 But the blood on my hands scares me to death,
 maybe I'm waking up today..
I'll be good, I'll be good,
and I'll love the world, like I should.
I'll be good, I'll be good.
For all of the light that I shut out,
for all of the innocent things that I've doubt;
for all of the bruises that I've caused and the tears,
for all of the things that I've done all these years..
Yeah, for all of the sparks that I've stomped out,
 for all of the perfect things that I doubt..
I'll be good, I'll be good,
and I'll love the world, like I should.
Yeah, I'll be good, I'll be good,
for all of the times I never could.
- Jaymes Young.
 
 
 
“ Come ho fatto a dimenticarmi di te?” Malia guardò Peter, collegato ad una moltitudine di tubi, starsene lì immobile. Roteò gli occhi al cielo e si sedette, esausta.
“ Sì, lo so che non puoi rispondermi, mucchio di carne bruciacchiata.” Esordì, guardando Peter con segno di sfida. Niente, ovviamente.
Deaton gli aveva somministrato strane sostanze per far sì che lo aiutassero nel suo processo di rigenerazione. C’erano molte cose che Malia avrebbe voluto chiedergli in quel momento, e il fatto che Peter fosse stato indotto in una specie di coma farmacologico la infastidiva e non poco. Non si sentiva a suo agio stando accanto a lui, ricordava perfettamente quanto Peter fosse una cattiva persona con sporadici sprazzi di umanità. Nel periodo trascorso ad Eichen House aveva provato a mettersi in contatto con lei svariate volte, ma Malia aveva sempre ignorato le sue lettere, le telefonate che gli inservienti troppo stupidi le avevano fatto dicendole che la cercava, soggiogati dalla pazzia del suo padre biologico. Un rantolo le uscì spontaneamente dalle labbra. Sapeva di odiarlo, e riusciva a ricordarsi la maggior parte dei motivi per cui lo faceva. Ma c’erano comunque degli enormi buchi sul come e il quando avesse scoperto che Peter Hale fosse suo padre, sulle volte in cui avevano dovuto sconfiggere lui e la sua sete di potere.
C’erano dei tasselli mancanti e questa cosa faceva impazzire Malia, faceva crescere in lei una voglia matta di strattonarlo fino a farlo uscire dal coma pur di avere risposte. Avrebbe voluto chiamare Derek per far sì che li aiutasse, ma Lydia dubitava che lui potesse ricordare qualcosa e non riteneva una buona idea coinvolgere il licantropo in questioni da cui aveva voluto tirarsi fuori anni fa. Malia pensava che l’ostinazione di Lydia a voler fare tutto da sola, come se fosse l’unica vittima di quei vuoti di memoria, fosse stupida e arrogante, ma non era riuscita ad avere il totale appoggio di Scott, nonostante i suoi sensi da coyote le facessero percepire che il suo Alpha non trovava la sua idea così stupida. Erano in una situazione di stallo, pericolosa e potenzialmente – anzi, quasi sicuramente – mortale, quindi perché non chiamare rinforzi? Perché non constatare che anche i loro amici lontani avevano perso la memoria? Malia non riusciva a capirlo e tutto ciò non faceva che aumentare il nervosismo che, da settimane, cresceva in maniera esponenzialmente pericolosa dentro di lei. Si sentiva molto spesso debole ed esposta, durante la luna piena viveva con il terrore di poter ferire o uccidere qualche essere umano, di perdere tutta la sua umanità; nelle ore di lezione la sua agitazione era costante e così visibile che era stata invitata ad uscire dalle classi – in particolare quella di matematica – varie volte.
Aveva detto a Scott e Lydia che qualcosa non le quadrava, che doveva esserci qualcosa o qualcuno che prima dell’arrivo di questi Caballeros-psicopatici la aiutava a restare calma, concentrata. Come aveva fatto ad incatenarsi da sola durante la luna piena? E come mai le sembrava che improvvisamente mantenere la calma per non trasformarsi in un werecoyote e azzannare tutti fosse così difficile? Che tutti i suoi progressi fossero andati a farsi benedire?  Malia viveva nel terrore di poter provare e far scatenare nuovamente la stessa furia che l’aveva colpita il giorno dell’incidente.
Incidente causato dalla sua vera madre, la Lupa del Deserto. E anche lì, ogni volta che pensava a lei, dei vuoti la colpivano e la innervosivano da morire. Cosa stava dimenticando? Un brivido la colpì, potente. Si sistemò meglio sulla scomoda sedia accanto all’improvvisato letto di Peter. La clinica di Deaton non era mai stato un posto caldo e confortante, ma neanche così freddo come quella sera. Sbuffò, tornando a fissare intensamente Peter nella speranza di un minimo cenno di vita. Niente.
Quella notte il licantropo l’aveva guardata con occhi disperati e aveva aperto il palmo delle sue mani davanti a lei, consegnandole le chiavi di quell’ammasso di ferraglia a cui Lydia teneva tanto. La Jeep di Stiles.
Quell’assurdo nome non faceva che provocarle delle strane sensazioni dalla prima volta che aveva sentito nominarlo. Sola in quella stanza, con Deaton nell’altra sala a controllare libri e a fare ricerche sugli avvenimenti assurdi che li stavano colpendo, Malia lasciò vagare liberamente la sua mente, senza le solite censure che si poneva per evitare di provare dolore o far sì che uno dei suoi amici potesse accorgersene.
Pensare a quel nome le provocava strane emozioni. Ogni volta, ogni santissima volta il suo cuore perdeva un battito, e poi subito dopo sentiva un freddo che la avvolgeva e mille spine che le si conficcavano dentro al petto.
Scott era fin troppo concentrato nel tentare di proteggere e salvare tutti per accorgersene, e Malia era grata di ciò.
Era grata che non la tenesse d’occhio come aveva fatto molti mesi fa, per un motivo che Malia non ricordava esattamente ma che forse era dovuto alla sua instabilità da coyote.
Ciò che non la aiutava era che da quando avevano iniziato ad indagare su questo Stiles, ogni giorno che passava lei si sentiva più strana. Indifesa. Sola.
A Malia era ormai chiaro mancasse qualcosa, ma temeva la sola idea che quel qualcosa che la teneva ancorata alla terra e alla sua forma umana potesse essere proprio… Stiles. Un qualcuno e non un qualcosa.
Lydia era sempre e costantemente alla sua disperata ricerca, e una sera, proprio quando Malia aveva intenzione di parlare ai suoi amici dei suoi dubbi e dei suoi pensieri, la rossa aveva confessato di credere che, chiunque questo Stiles fosse, lei lo avesse amato o lo amasse. Malia ricordava perfettamente di essersi sentita tradita ascoltando quelle parole, e di come le avessero fatto male. Si era sentita stupida per aver pensato anche solo per un secondo che lei e quel tipo, Stiles, potessero aver avuto una connessione così intima come quella che Lydia sembrava aver avuto con lui.
Se così fosse stato, perché lei non provava lo stesso dolore di Lydia? Perché continuava a dubitare della sua esistenza? Una sensazione di nausea, come ogni qualvolta se ne stava fin troppo a pensare alla situazione, la colpì. Era stanca di pensarci, era stanca di provare quello scombussolamento, di quei vortici di pensieri che non la abbandonavano mai. Malia era semplicemente stanca di sentirsi abbandonata, come se fosse stata lasciata indietro da qualcosa… O da qualcuno, che fosse quello Stiles o un’altra persona di cui non si ricordava.
Fu il bip incessante dell’elettrocardiogramma collegato a Peter a distoglierla dai suoi pensieri. Il corpo dell’uomo veniva mosso da spasmi talmente violenti da far balzare Malia dalla sedia, spaventata.
“ Deaton? DEATON!” Urlò, ma lui era già nella stanza. La scansò, prese una siringa e innietò qualcosa nel corpo di Peter. Malia se ne stava dietro di lui ad osservare il corpo di Peter che lottava contro il dolore, senza sapere cosa fare. Pian piano gli spasmi si calmarono, il licantropo esalò un respiro profondo e poi tutto tacque, i bip di quella macchina infernale di nuovo regolari.
“ Peter Hale è fin troppo malvagio per morire in una maniera così poco plateale, non c’è dubbio che abbia la pelle dura e che ormai questa si stia abituando a prendere fuoco.” Deaton sorrise, voltandosi verso Malia. La vide starsene dietro di lui impalata, con gli occhi lucidi e spalancati.
“ Malia, va tutto bene?” Le chiese, preoccupato.
La ragazza lo fissò, per metà ancora in trance e senza sapere cosa rispondere al Druido.
“ Io… Io devo andare.” Disse, uscendo di corsa dallo studio sotto lo sguardo incuriosito di Deaton.
Entrò in auto e senza pensarci inserì le chiavi e partì. Voleva soltanto urlare e spaccare la faccia a qualcuno.
Cosa diavolo mi sta succedendo?” Ringhiò a voce bassa, inferocita.
La mente ormai si era quasi completamente annebbiata. Il senso di solitudine e la paura di essere debole si stavano nuovamente impossessando di lei, perciò, quando si schiantò contro dei poveri gnomi da giardino, si ritrovò ancora più spaesata di prima.
Lo sceriffo Stilinski si precipitò sul portico di casa sua, e la guardò, interdetto.
Malia?” Chiese, sbigottito.
 
 
“ Sei sicura di star bene, cara?” Claudia Stilinski la guardava con circoscrizione, lanciando di tanto in tanto delle occhiate a suo marito, seduto sulla poltrona davanti alla ragazza. Malia annuì, incerta e imbarazzata. Non aveva aperto bocca se non per biascicare qualche scusa per tutto il tempo.
“ Va bene, ma credo ancora che dovresti andare da un medico a farti controllare. Magari è stato un calo di zuccheri, o un attacco di panico. Non dovresti sottovalutare la cosa, Malia. Stavi quasi per schiantarti contro il nostro portico.” La signora Stilinski la guardò, apprensiva ma ancora molto sospettosa. Lo sceriffo invece le aveva riservato per tutto il tempo un sorriso bonario e genuinamente preoccupato.
“ Claudia, perché non vai a prenderle dell’acqua? Nel frattempo chiamerò il signor Tate per avvertirlo.” Claudia accettò di malavoglia la cosa, scomparendo in cucina.
Malia osservò l’uomo, imbarazzata, e abbassò lo sguardo. Avrebbe chiamato suo padre e la situazione si sarebbe fatta ancora più complicata di quello che era. Come avrebbe potuto spiegargli la cosa se neanche lei aveva idea di cosa pensare?
Stilinski si alzò dalla poltrona, ma invece di avvicinarsi al telefono si sedette accanto a lei.
“ Malia…” Cominciò, aspettando che lei lo guardasse. Titubante la ragazza alzò lo sguardo, trovando gli occhi dello sceriffo molto rassicuranti. “ So che ultimamente per voi è un periodo difficile. Il vostro comportamento alla clinica con mio padre, le continue irruzioni qui in casa di Lydia e Scott… Stanno scombussolando anche me. Ho cominciato ad avere pensieri strani, a farmi delle domande su perché questo o quello non coincidesse. Insomma, tra le tante cose assurde, perché diavolo so dell’esistenza di werecoyote, lupi mannari e banshee ma la cosa non mi terrorizza affatto?” Le domandò sorridendo, sebbene Malia notasse perfettamente che dietro a quel sorriso si celava la stessa inquietudine che aveva osservato nei suoi occhi, allo specchio, per molti giorni. “ Io vorrei aiutarvi. Vorrei capirci di più per aiutarvi. Da quando mi avete parlato di questo Stiles ho cominciato ad avvertire cose strane, a farmi delle domande… Claudia pensa che tutto questo soprannaturale mi stia facendo impazzire e che concedo a voi ragazzi troppa libertà di espressione. Ma io so che siete bravi ragazzi e provo verso di voi un affetto reale, come se foste i miei… Figli.” Stilinski abbassò il capo, imbarazzato. Malia, in un gesto spontaneo, allungò la mano verso quella dello sceriffo, stringendola. Se ne pentì quasi subito, ma nel momento in cui tentò di ritirarla, l’uomo la strinse forte nella sua e la guardò. “ L’altro giorno una mazza da baseball mi ha colpito, mentre ero in garage. Improvvisamente, senza volerlo, ho urlato il nome Stiles… Questa cosa mi sta spaventando da morire.” Ammise, guardandola. Malia notò gli occhi dello sceriffo farsi lucidi, e subito anche i suoi si riempirono di lacrime. Innervosita, Malia sputò fuori tutto ciò che tratteneva dentro di sé da troppo tempo.
“ Chi diavolo è Stiles? E perché è così importante? E’ da quando abbiamo cominciato ad investigare che sto perdendo il controllo e vivo con la costante paura di azzannare chiunque mi si avvicini e ucciderlo. Con la costante paura di perdere il controllo e di non essere una brava… umana. Questa sera abbiamo ritrovato Peter Hale nel bosco, ustionato quasi fino alla morte, con in mano le chiavi della Jeep che la signora Stilinski dice di non vedere da decenni. E nessuno di noi sembrava ricordarsi della sua esistenza prima di quel momento. Non so che senso abbia, ormai non trovo un senso a niente di ciò che succede e poi… Poi siamo andati alla clinica da Deaton e Peter era lì, steso, immobile e indifeso come non l’avevo mai visto… Ha cominciato a tremare e il suo cuore a impazzire e io ho pensato che sarebbe morto, che finalmente ci saremmo liberati di Peter Hale una volta per tutte. Poi però ho cominciato ad avere paura. Insomma, è mio… Padre no? Il mio vero padre. Il mio vero padre malvagio a cui avrei sempre voluto fare tante domande sulla mia famiglia morta, su mia madre assassina, su di lui. A cui avrei voluto sempre chiedere se la pazzia e la sete di sangue e di potere sono cose ereditarie.. Lui stava morendo e io ho avuto paura. Ho avuto paura che morisse, che mi abbandonasse e portasse via con sé tutte le risposte che ho sempre voluto e anche perché avesse con sé quelle stupide chiavi e-…”
Malia singhiozzò, e quel singulto la bloccò. Improvvisamente si rese conto di ciò che stava succedendo e arretrò, spaventata da quella confessione e dalla reazione che avrebbe suscitato nell’uomo. Perché aveva parlato? Perché gli aveva detto quelle cose?
Era un umano, il capo della polizia e lei lo conosceva unicamente come figura autoritaria di Beacon Hills. Non aveva saputo controllarsi, ancora una volta. Avrebbe voluto mordersi la lingua tanto forte da staccarsela. Stilinski invece sospirò, alzando lo sguardo verso il soffitto e cercando le parole giuste per calmare la ragazza.
“ Io non so chi diavolo sia questo Stiles, ma deve essere stato molto importante per tutti noi e spero che ne verremo presto a capo. Sono stanco di restare fermo in corridoio come se avessi una meta e di ritrovarmi davanti un muro, delle irruzioni di Scott e Lydia in casa ogni giorno e di vederti dormire in auto, soprattutto.” Sorrise, triste, ma Malia a quelle parole sobbalzò nuovamente.
“ Dormire in auto?” Chiese, sperando di aver interpretato male le parole dello sceriffo.
Lui la guardò, spaesato. “ E’ da… E’ da tempo che ti vedo dormire nella tua auto parcheggiata sotto l’albero fuori casa. Pensavo fosse una specie di ronda organizzata dal vostro branco per la ricerca di… Insomma, di Stiles.”
“ Non… Non è possibile. Perché dovrei venire qui ogni notte? Scott non mi ha ordinato nulla e questo è.. E’ da pazzi e da stupidi.” Malia lo guardò, gli occhi sgranati e la mente rivolta alle notti precedenti. Sapeva di star dormendo male, o meglio quasi per nulla, ma arrivare ad essere sonnambula e a guidare fin lì era troppo, persino per gli standard di stranezza raggiunti ultimamente. “ Io… Io dovrei andare al bagno. Torno subito.” Si alzò, correndo verso il corridoio. Li si fermò, appoggiandosi con entrambe le mani ad un tavolino, e respirò profondamente. Una strana sensazione di calma la colpì, e il suo battito cardiaco tornò alla normalità. Uno strano calore la avvolse, e lei alzò lo sguardo in cerca della fonte di quel calore. Ciò che si ritrovò davanti fu solo un muro con una carta da parati un po’ malridotta. Malia rise, esausta, e una lacrima solitaria le solcò il viso. Appoggiò il palmo della mano su quel muro, come se in quel modo potesse coprire per sempre quel buco creato dagli strappi. Un brivido le attraversò il corpo, e per la prima volta dopo un tempo che le era parso un’eternità, Malia si sentì calma, rilassata e… A casa.
“ Dove diavolo sei, Stiles?” Sospirò, affranta. Restò lì ancora per qualche secondo, poi si voltò e tornò in soggiorno dallo sceriffo con una carica inaspettata. Ora che si era calmata poteva sloggiare. Non riusciva a capire cosa avesse spinto la sua mente a portarla lì, ma di sicuro non era stata una buona idea irrompere a casa dello sceriffo e di sua moglie in quello stato. Troppe cose strane erano accadute quella sera e tutto ciò di cui aveva bisogno era una sana dormita, in quanto correre nei boschi in forma di coyote le era stato severamente vietato da un preoccupato Scott, e Malia non voleva scaricare sulle spalle del suo Alpha altre pressioni.
Claudia Stilinski, che probabilmente era rimasta ad origliare la loro conversazione per tutto il tempo, era tornata in soggiorno e si era seduta accanto al marito, con in grembo ancora il vassoio con i due bicchieri d’acqua.
“ Oh, eccoti. Va tutto bene?” Le chiese, evidentemente infastidita.
“ Sì, va meglio. Ora dovrei andare.” Disse, sbrigativa. La donna le sorrise, evidentemente d’accordo con la sua affermazione. Lo sceriffo invece si alzò e la raggiunse. “ Ti accompagno alla porta.” Malia si lasciò scortare verso l’ingresso, notando poi che era uscito con lei e si stava richiudendo alle spalle la porta di casa.
“ Mi dispiace per gli gnomi, giuro che li ripagherò tutti. E… Mi dispiace anche per quelle cose che ho detto. Non era mia intenzione spaventarla. So di poter essere molto strana alle volte, ma ci sto lavorando. Ultimamente è solo un po’ più difficile.” Malia abbassò lo sguardo, imbarazzata.
Lo sceriffo rise, di una risata leggera che la scaldò.  “ Non è da tutti e per tutti ritrovarsi catapultati nuovamente nella propria forma umana dopo anni da coyote, Malia. Non devi scusarti e non devi dispiacerti per nulla. Peter Hale sarà anche stato un mostro, ma è tuo padre. E tu hai tutto il diritto di provare ciò che vuoi senza preoccuparti di ciò che la gente pensa di te. Ci sono legami che nonostante tutto e tutti... Esistono, persistono, sono... Naturali, e noi non possiamo fare molto se non accettarli così come sono, perché tentare di allontanarli sarebbe impossibile, innaturale. Hai tutto il diritto di essere nervosa, triste, persino di mostrarti debole… Sai, fa parte dell’essere umani. E tu… Tu ci stai lavorando molto bene, oserei dire. E poi ti sei persino scusata per aver distrutto quegli orribili gnomi da giardino che sogno di eliminare per conto mio da anni, ed eri sincera. E’ un… Progresso. Un enorme progresso.” Disse, e a quelle parole Malia sobbalzò, guardandolo. Una sensazione di déjà-vu l’aveva colpita.
Scansò quel pensiero, concentrandosi sullo sguardo gentile dello sceriffo. Lui la guardò, e in uno slancio automatico la abbracciò, come se non fosse la prima volta.
Tra le sue braccia Malia capì che non era la prima volta e che quell’odore le era familiare. Delle lacrime lottavano per uscire, ma lei fu più forte.
Stilinski avvertiva un istinto inspiegabilmente paterno verso quella ragazzina, forse dovuto al suo passato burrascoso, si disse.
“ Fa’ la brava.” Le raccomandò, affettuoso.
Sarò brava.” Gli promise, sincera. E lo pensava davvero.
Malia uscì dal vialetto di casa Stilinski ripensando alle parole dello sceriffo.
E’ un progresso…” sussurrò, cercando di imprimere quelle parole a fuoco nella sua mente. Malia sapeva di aver lottato per quei progressi, per ritrovare la sua umanità e conviverci nonostante i dolori del passato e la costante sensazione che non meritasse di vivere e di essere felice dopo ciò che aveva fatto, per quelli che erano i suoi genitori e la sua persona. Si sentiva persa e spaesata, ma non poteva e non voleva rinunciare a ciò che aveva ottenuto con tanto sacrificio.
Qualcuno le aveva concesso un’altra possibilità, aveva scoperto che sua madre e sua sorella non erano andate via per colpa sua e che lei poteva ritornare ad essere umana di nuovo, con tutti i difetti e i pregi che ciò comportava, e sentirsi a casa con suo padre e avere degli amici che le volevano bene.
Malia era una Tate, ma anche una Hale.
Malia era una werecoyote, ma anche un essere umano.
Malia era forte ed indipendente, ma alle volte anche debole.
Malia poteva essere solitaria, ma aveva bisogno anche lei di affetto, di calore. Di amore.
E ora doveva solo concentrarsi e tenerlo a mente, doveva farsi forza pensando a tutti i suoi progressi e aiutare Scott e Lydia nella ricerca del loro amico scomparso.
“ Ti ritroveremo, stupido Stiles. Ed io sarò brava.” Disse, fissando la strada avanti a sé e pensando soddisfatta che quei pensieri positivi, nonostante l’impresa fosse ardua più di un’equazione matematica – e lei odiava la matematica –, poteva considerarli il secondo progresso della serata.
 
 



Here I go again. Salve a tutti, sfortunati lettori. Ebbene sì, eccomi qui con una nuova storia nella categoria TW. E’ che ultimamente Stiles e Malia, ma ancor di più Malia, sono la mia nuova ispirazione per orribili storie che il mio cervello mi costringe a partorire. Quindi mi sono detta, perché no? Malia è il mio personaggio femminile preferito, e quindi la paura di rovinare tutto è stata scavalcata dall’amore che provo per lei. Non so quando aggiornerò, ho delle idee che mi frullano nella testa – paura, eh? – ma ho deciso di fare una raccolta di OS per rendere il tutto più ordinato e tranquillo e poi perché MALIA TATE/HALE SE LA MERITA UNA RACCOLTA TUTTA SUA, gente. Voglio assecondare i miei capricci ed esplorare, secondo il modo di vedere della mia umile mente, i suoi rapporti con i vari personaggi dello show. Questa è la prima OS ed è ambientata appena dopo la 6x05, sono certa che non ci spiegheranno molte delle cose che mi sono chiesta e quindi gniente, ho provato ad immaginare cose e a rendere tutto più melenso e drammatico – proprio come meeeeeee –, obv. Per la prima OS, non commento. Dico solo che... Sì. Ho una certa ossessione per il rapporto tra lo Sceriffo e Malia e inoltre, PETER HALE NON E' MORTO. NON CERCATE DI CONVINCERMI DEL CONTRARIO. Detto questo, mi dileguo. Spero non vi faccia sanguinare troppo gli occhi, ascoltate la canzone che è meravigliosa e se ci riuscite sappiate che una recensione, positiva o meno, è sempre ben accetta :)
Meg.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Do you still believe in one another? ***


- Do you still believe 
in one another?
 
Hey brother,
do you still believe in one another?
Hey sister,
do you still believe in love, I wonder?
Oh, if the sky comes falling down, for you
there’s nothing in this world I wouldn’t do.

What if I’m far from home?
Oh brother I will hear you call.
What if I loose it all?
Oh sister I will help you back home.
Oh, if the sky comes falling down, for you
there’s nothing in this world I wouldn’t do.
- Avicii
 

 
 

“ Non credi di star esagerando un tantino?” Liam guardò Hayden, speranzoso che la ragazza potesse recuperare i lumi della ragione e calmarsi.
Il suo sguardo invece si infuocò se possibile ancor di più. Cominciò a ringhiargli contro con tanto di denti aguzzi, e allora Liam capì che non sarebbe scampato a quella faccenda cercando di minimizzarla. Alzò entrambe le mani in segno di resa e la supplicò con la sguardo.
“ Mi dispiace, Hayden, dico sul serio.” Cercò di afferrarle la mano, e sebbene con qualche dubbio ancora presente, notando i suoi occhi realmente dispiaciuti la ragazza lo lasciò fare.
“ Sei stato un vero idiota, Liam. Anzi, il Re degli idioti.” Gli disse, ritraendo artigli e zanne.
L’adolescente avrebbe potuto tacere, avrebbe potuto sorvolare sull’epiteto e andare avanti, ma non lo fece.
“ Beh, cerco di stare al tuo passo, signorina ‘ voglio una relazione basata sull’onestà ma quando il mio ragazzo è onesto a me non va giù e quindi impazzisco neanche fossi durante il primo giorno del mio ciclo con tanto di Luna piena’! Non posso crederci che io debba scusarmi con te per un mio desiderio che TU non condividi!” Liam respirò, soddisfatto della sua risposta. Quando il silenzio gelido di Hayden lo colpì, immaginò di ficcarsi entrambe le mani in bocca e strappare lingua, corde vocali e persino cervello insieme. A quanto pare, di lì a poco non gli sarebbero più serviti. Sarebbe morto. Di una morte lenta e dolorosa.
Hayden sospirò, riservandogli un sorriso amaro. Liam rabbrividì.
“ Ti prego, non voglio litigare, ma tu cerca di capire anche che io-…” Ma non riuscì a terminare le sue flebili scuse, perché con un solo movimento Hayden lo aveva lanciato fuori dalla sua auto, soddisfatta.
“ Non voglio vederti mai più, Re degli Idioti.” Fece, richiudendo lo sportello del passeggero con forza.
“ Sarà difficile! Frequentiamo lo stesso liceo e facciamo parte dello stesso branco, signora so tutto io! Hayden! HAYDEN NON ANDARTENE! NON LASCIARMI QUI DA SOLO!” Liam urlò, inutilmente, contro la sua ragazza che aveva acceso il motore dell’auto ed era sfrecciata via in pochi secondi, lasciandolo solo nel bel mezzo del bosco.
Il biondino si accasciò al suolo, prendendosi la testa tra le mani e respirando profondamente in cerca di calma.
Hayden aveva proprio esagerato quella volta, e lui era stanco. Erano settimane che la sua ragazza era strana, sempre nervosa e riusciva ad arrabbiarsi con lui persino per come sorseggiava l’acqua o temperava una matita.
Liam proprio non riusciva a spiegarsi cosa le stesse succedendo, e cercare di parlarle era inutile, perciò si rassegnò e pensò al da farsi.
Era sera inoltrata, faceva freddo persino per un lupo mannaro e non aveva mezzi per tornare a casa.
Avrebbe potuto trasformarsi e così sarebbe arrivato a casa in poco tempo. Liam si diede il cinque mentalmente troppo presto per quella brillante idea, poiché alzandosi e cominciando a trasformarsi si rese conto di non avere con sé un cambio di vestiti.
Inziò a pensare a suo padre e alla sua faccia se lo avesse visto rincasare nudo o con i vestiti bucherellati qua e là e sporchi di erba, fango e foglie.
Brontolò, sedendosi nuovamente sul terreno freddo e umido e sforzandosi di trovare un’altra brillante idea per tornare a casa.
Improvvisamente, qualcosa nella sua tasca vibrò.
“ IL MIO CELLULARE!” Esclamò, entusiasta come un bambino.
Era un messaggio di Mason. Perfetto, pensò. Avrebbe chiamato il suo amico e tutto sarebbe andato per il meglio.
Lo chiamò, senza curarsi del messaggio, e dopo vari squilli l’amico gli rispose, indispettito.
Liam, quale parte del messaggio ‘ Sono con Corey, a domani’, che ti ho inviato proprio per evitare una situazione simile, non è stata abbastanza chiara?
“ Oh, non ho letto il tuo messaggio, mi dispiace. E’ che io ed Hayden-…” Provò a dire, ma Mason lo bloccò.
Avete litigato?” Chiese, pratico.
“ Sì, amico, ed è stato assurdo e-…”
Ha tentato di ucciderti?
“ No, ma-…”
 “ Un meteorite ha colpito la vostra auto mentre litigavate?
“ No, ma-…”
Mentre litigavate un nuovo pericolosissimo mostro è apparso a Beacon Hills, vi ha attaccato ed ora la vostra vita è in pericolo? Inoltre Scott, Stiles, Malia, Lydia e il resto del mondo sono scomparsi e tu non puoi chiedere aiuto a nessun altro se non a me?
“ Mason, niente di tutto questo, stavo solo cercando di dirti che-…”
Bene. Allora hai tutto sotto controllo, amico. Mi dispiace ma sono sicuro sia un altro dei vostri litigi per chi ha mangiato l’ultima patatina o roba simile. E ti giuro che domani indagheremo a fondo sulla faccenda e mi farò perdonare. Ora, se non ti dispiace sto giocando a nascondino con Corey, e se mi capisci, non posso proprio perderlo. Ti voglio bene, mi dispiace, a domani.” Veloce come un fulmine Mason riattaccò, lasciando Liam a bocca aperta.
“ La prossima volta che mi chiederai di cantare ‘Hai un amico in me’… Beh, potrai anche scordartelo, bello!” Urlò al cellulare e ad un Mason ormai andato, arrabbiato.
Ripensò alle parole dell’amico e un altro lampo di genio lo colpì.
Provò a chiamare Scott, ma dopo qualche bip partì la segreteria e la voce di Scott, con un ansimante Stiles in sottosfondo, lo avvertì che sia il suo Alpha che il suo amico erano alle prese con un allenamento privato di lacrosse.
Liam era certo che Scott stesse cercando di dare una mano a Stiles, e quando pensò ai tempi di allenamento che servivano a Stiles, cadde all’indietro sul terreno e si mise in posizione fetale.
“ Morirò in questo bosco. Ormai è certo.” Affermò, drammatico. Poi pensò che restavano ancora Malia e Lydia, come possibilità di salvezza.
Al pensiero di un viaggio con la banshee, Liam rabbrividì. Lydia di sicuro lo avrebbe guardato con un cipiglio assassino per tutto il tempo e gli avrebbe fatto una ramanzina per quello che era successo, dato che in sua presenza il giovane licantropo non riusciva a controllarsi e cacciava fuori tutto ciò che aveva nella mente, convinto che tanto Lydia sarebbe riuscita a percepire ognuno dei suoi pensieri anche da sola.
Malia… Pensò, sorridendo. Malia era innocua. Certo, avrebbe dovuto insistere un po’. Per convincerla molto probabilmente avrebbe dovuto offrirle della carne di cervo fresca, ma di sicuro meglio un viaggio silenziosamente imbarazzante con lei che uno inquietante con Lydia.
“ Rispondi, rispondi, rispondirispondirispondi…” Pregò, esausto.
Liam? “ Malia rispose quasi subito, sorpresa. “ Va tutto bene?” Chiese, preoccupata.
“ Sì, va tutto bene. Scusa se ti disturbo a quest’ora, ma…”
Non dirmi che sei caduto di nuovo in una buca.” Sogghignò, subito dopo aver preso coscienza che il piccolo Beta di Scott stava bene.
“ Ah-ah, molto divertente. No, per il momento sono ancora con i piedi ben saldati per terra. Mi stavo chiedendo…” Cominciò, imbarazzato. “ Cos’è che stavi facendo? Ho interrotto qualcosa?” Domandò, pensando che mostrare interesse prima di chiedere un favore fosse una tattica vincente.
Mh, soltanto il mio dissenso dovuto al fatto che Katniss non abbia mollato un ceffone a Peeta dopo come lui l’ha trattata. Insomma, ho capito che è solo un libro e che il Presidente Snow ti ha soggiogato, bello, ma sei davvero uno stronzo.” Sentenziò, suscitando in Liam un sorriso. Malia alle volte sapeva essere davvero bizzarra, ma in un modo che lo divertiva parecchio. “ Cosa ti serve, piccoletto?” Ed eccola lì, la solita Malia, dritta al sodo.
“ Se prometto di non rivelarti il finale e di prestarti i dvd al più presto…” Liam prese coraggio con una boccata d’aria e sputò fuori la domanda. “ Potresti venire a prendermi? Hayden ed io abbiamo avuto una discussione, o meglio un bruttissimo e stupidissimo litigio e lei mi ha lasciato nel bel mezzo del bosco. Non ho un cambio con me e non so come tornare a casa. Ti prego Malia, ti prego, ti prego, ti prego, farò i tuoi compiti di trigonometria per una settimana!” La implorò, ormai al limite. Al telefono nessuno fiatò per qualche secondo.
… Due settimane. Ormai c’è Netflix, testa di rapa. Nessuno guarda più i dvd.” Sentenziò Malia, decisa.
“ Aggiudicato!”
Devi darmi il tempo di fare irruzione in casa tua, annusare qualcosa e rintracciare la tua posizione. A tra poco.
“ Oppure potrei inviarti la mia posizione dal cellula-... Malia? Malia, ci sei?” Domandò, invano. Aveva già riagganciato. Liam sospirò, almeno era riuscito a trovare qualcuno – di strambo, ma qualcuno – che accorresse in suo aiuto.
 
 
Liam guardò l’ora sul display. Venti minuti. A lui sembrava di aspettare da un’eternità. Poco dopo avvertì dei rumori e un vento gelido lo colpì, ma prima che potesse concentrarsi per scoprirne la fonte o qualche odore, Malia gli fu accanto, e divertita urlò “ Buh!”. Liam urlò, terrorizzato.
“ E tu saresti il Beta di Scott McCall, il True Alpha di Beacon Hills?” Gli domandò, retorica, mentre rideva.
“ Non è divertente affatto, Malia. Sono in questo bosco da un’ora e sono rimasto ad aspettarti per venti minuti. Sono incazzato e non ho tempo per i tuoi stupidi scherzi. Andiamocene via.” Disse, stizzito. Mentre aspettava Malia aveva pensato ad Hayden e a ciò che si erano detti, e la cosa lo aveva fatto infuriare perché per lui il litigio non aveva alcun tipo di senso, e stavolta era totalmente certo di aver ragione.
Salito in auto, un odore di patatine fritte lo avvolse. Aveva l’acquolina alla bocca e gli occhi spalancati, oltre ad uno stomaco borbottante al massimo. Si girò verso il retro dell’auto, notando due sacchetti pieni di roba presa da un fastfood.
La consapevolezza colpì Liam come una scarica di pugni nello stomaco.
Si voltò verso Malia e la trovò lì, le mani sul volante e lo sguardo altrove, offesa.
“ Malia, io-…” Provò, ma la coyote lo interruppe, risentita.
“ Non scusarti. Ho fatto tardi perché al telefono mi hai di aver litigato pesantemente con Hayden, così ho pensato che del cibo spazzatura avrebbe potuto aiutarti. L’ho letto su una rivista femminile a casa di Lydia. A quanto pare per voi ragazzi funziona diversamente. Tempo perso, mi dispiace. Niente più scherzi, ti riaccompagno a casa e basta.” Malia accese l’auto e partì, silenziosa.
Se all’inizio Liam aveva sperato nel silenzio della ragazza, ora ogni secondo stava diventando pesante e lo soffocava.
Si sentiva tremendamente in colpa, ma come poteva immaginarsi che Malia avrebbe fatto una cosa del genere per lui? Insomma, Malia?
Liam si fermò a guardarla, attentamente.
Aveva conosciuto la coyote unicamente perché era entrata nel branco in quanto amica di Scott e ragazza di Stiles. Non avevano mai parlato così tanto, alle volte Malia gli aveva fatto da baby-sitter insieme a Stiles, rivolgendogli la parola di tanto in tanto, qualche presa in giro, qualche pugno, ma niente di più. Ora che lei e Stiles non stavano più insieme e dopo aver sconfitto Dottori, Bestie e quant’altro, Malia si faceva vedere in giro molto di meno. All’improvviso, Liam si rese conto che la sua assenza un po’ l’aveva notata. Oltre che per quella stupida cotta che aveva per lei all’inizio, essendo la coyote una ragazza tutt’altro che anonima, a differenza di Stiles o di Lydia, anche se meno di Scott, Malia lo ascoltava sempre. Certo, non aveva remore a dargli dello stupido o dello sconsiderato, ma molto spesso l’aveva trovata a fissarlo incuriosita e rispettosa mentre esponeva idee e teorie.
Malia era così. Silenziosa, ma anche onesta e leale verso il branco.
Non la conosceva bene… Eppure eccola lì, l’aveva salvato dal bosco e gli aveva anche comprato patatine e cheeseburger. E il suo ringraziamento? Una sfuriata in pieno stile Liam ho-problemi-a-gestire-la-rabbia Dunbar.
La guardò, concentrata sulla strada, e sospirò. Quando avrebbe imparato a tenere a freno la sua linguaccia con le donne? Via il dente, via il dolore, pensò.
“ Hayden vuole andare alla Brown.” Confessò, perdendosi con lo sguardo fuori dal finestrino.
Percepì il volto di Malia fermarsi a guardarlo per qualche secondo, poi la ragazza ritornò a guardare la strada.
Liam riprovò, fiducioso, tentando di spiegarsi meglio.
“ Io invece non so che cosa mangerò domani a pranzo. Insomma, abbiamo appena sconfitto i nostri nemici e lei stasera sembrava non pensare ad altro che a dove andrà al college, quando c’è così tanto tempo per decidere… Il tutto è partito quando le ho detto che andrete via tra un anno e che le cose saranno diverse. E’ da settimane che è strana, distante, sempre con la testa altrove.” Malia fermò l’auto davanti ad un parco giochi per bambini e lo guardò, interdetta.
“ E…?” Fece, spronandolo a continuare.
“ E se fosse perché non vede un futuro insieme a me che è distante? Se scegliessimo di andare in college diversi? Distanti anni luce? Insomma, la sola idea di dividermi da Scott, dal mio branco…” Disse, arrossendo e abbassando lo sguardo verso il tappetino dell’auto. “ Mi terrorizza. Insomma, cosa faremo l’anno prossimo? E se un nuovo mostro dovesse arrivare e noi non fossimo in grado di combatterli? E se io non fossi un bravo leader e facessi ammazzare l’intera città? Deluderei Scott. Deluderei me stesso e le persone che amo. Poi arriva Hayden a parlare di college dopo giorni di stranezze, e io vado nel panico. Mi arrabbio. Lei è così intelligente, così bella, così speciale. Ed io? Sì, sono bravo a lacrosse, ma non ho nient’altro. E nel momento in cui lei andrà via, io la perderò per qualcuno speciale come lei in un secondo. Io non sono speciale. Sono solo un ragazzino problematico che a malapena ha imparato come gestire la sua rabbia e che ha degli amici veri perché è stato morso da un licantropo che altrimenti neanche saprebbe della sua intera esistenza. E perderò anche Mason, ovviamente. Avevo chiamato lui, stasera. Ma era troppo occupato con Corey per venire a recuperarmi. Ha già cominciato a mettermi da parte. Mason è geniale come Hayden ed entrambi faranno grandi cose nella vita, lo so. Potrei seguirli, certo, ma sarei soltanto un peso per loro e io non voglio essere un peso… E insomma, poi chi resterebbe a Beacon Hills? Chi proteggerebbe tutti? Non che io ne sia in grado ma insomma, qualcuno deve pur tentare di farlo e… Io non voglio lasciare Hayden e non voglio che lei mi lasci. Così le ho detto che era inutile parlarne adesso e che il fatto che lei già pensasse di abbandonarmi per trasferirsi a Rhode Island con effetto immediato mi faceva male. Che la trovavo insensibile e che evidentemente per lei la nostra relazione conta poco o nulla, e che… Visto il suo atteggiamento degli ultimi giorni… Avrebbe fatto meglio a lasciarmi subito e ho detto cose stupide e-…” Malia lo stoppò, mettendogli in grembo una busta del fastfood.
“ Ho capito. Mangia, o si farà tutto freddo e disgustoso.” Lo incitò, aspettando che Liam mandasse giù il primo boccone.
Il licantropo lo fece e si calmò, gustando il delizioso cheeseburger con ingordigia.
Poi la guardò, dispiaciuto.
“ Non volevo scaricarti addosso la mia patetica storia, lo giuro, so che starai pensando che il mio è solo un dramma adolescenziale e che sarebbe stato meglio continuare con Katniss e Peeta. Puoi perdonarmi?” Disse, sorridendo a metà e con la bocca ancora piena.
Malia roteò gli occhi, richiudendogliela per poi riservargli un timido sorriso.
“ In realtà stavo solo cercando di riordinare i pensieri per risponderti, parli in maniera molto veloce per essere così piccolo.” Gli disse, divertita. Liam accettò il pugno sulla spalla e la guardò, in attesa. Malia stava torturando una patatina da ormai due minuti, quando poi respirò piano e parlò.
“ Il cibo spazzatura… Era anche un modo per dimostrarti che ti capisco. Non sono molto brava con le parole, o pratica di certe cose come… Le relazioni, i rapporti umani, il perdono…” Malia sorrise, di un sorriso malinconico che Liam non riuscì a capire ma che gli strinse il cuore. “ Ma ci sto lavorando. E ciò che stai vivendo, in un certo senso… Credo di averlo vissuto anche io. Di viverlo ancora anche oggi. Non pensare sia tutto facile per me, o per Scott, Liam. Io non so neanche se riuscirò a diplomarmi quest’anno! E nel caso riuscissi a farlo, insomma, il college? Ero un coyote nella mente e nel corpo fino a qualche anno fa, non ho mai dovuto pensare a cose come il mio futuro, abbandonare le persone che amo o essere abbandonata…” Rise, scettica. “ La vita umana è un qualcosa di davvero strano che non finisce di sorprendermi mai, giorno per giorno. Ti affezioni alle cose, ai luoghi, agli odori, alle persone, e provi una paura che, quando non siamo nella nostra forma umana, raramente proviamo. Ho cercato di imprimere nella mente quella sensazione di essere invincibile quando sono un comune bipede di Beacon Hills, ma gli organi umani giocano brutti scherzi, ragazzino. E persino il tuo Alpha non è poi così pronto o coraggioso se pensa al suo futuro, sai?” Gli disse, cercando di sviare l’argomento su temi meno complicati.
Liam le sorrise, divertito, e lei si sentì meglio. Utile.
“ Ho paura anche io a lasciare il branco, Liam. Un anno fa facevo parte di un piano ben stabilito, ma da quando… E’ successo quel che è successo, lo sai, Stiles, mia madre che cerca di uccidermi coalizzandosi con Theo, Theo, mio padre pazzo, nemici che spuntano qui e lì, mia madre che cerca di uccidermi di nuovo, un sacco di cose sono cambiate, ma quel che posso dirti è che… Non devi aver paura di avere paura. Questo corpo umano ci fa provare sensazioni strane e sgradevoli molte volte, ma alla fine è una corazza proprio come la nostra pelliccia. Ci permette di rialzarci. L’ho letto su quella rivista… Non la parte della pelliccia, ovviamente.” Risero. “ Si va avanti, semplicemente. E se le cose sono giuste, funzionano. Ma devi essere sempre onesto, Liam, la rabbia e l’orgoglio non servono, fidati. Lo so bene. Con Hayden, con Scott. Con Mason, che non ti ha messo da parte. E’ che a volte… Bisogna capire che le persone commettono errori, dicono cose anche se non le pensano davvero. Non perché una persona ha più priorità di un’altra o noi stessi ne abbiamo di più, ma semplicemente perché siamo umani. Non sempre riflettiamo sulle conseguenze delle nostre azioni, ma non siamo tutti cattivi. Mason avrà semplicemente pensato che aveva voglia di stare con Corey e che tu avresti capito, senza pensare che avrebbe potuto ferirti. Ed Hayden magari è spaventata quanto te riguardo al suo futuro, hai mai pensato che in questi giorni la sua stranezza derivava proprio da ciò che lei hai detto? Dalle tue paure che potrebbero aver scaturito le sue? Può darsi abbia cominciato a parlartene senza riflettere, ma credo che neanche lei voglia tagliarti fuori… A volte dobbiamo dare alle persone che amiamo il beneficio del dubbio e… Parlare. Parla con loro onestamente e sono sicura che le cose andranno meglio.” Gli disse, sorridendogli bonaria.
“ Hayden non vuole più sentirmi o vedermi, ho detto cose davvero stupide e… Non so se ho il coraggio di dire come mi sento a Scott, o a Mason e fare la figura della femminuccia.” Disse, abbassando nuovamente il capo.
Il pugno di Malia stavolta fu più forte e deciso e gli fece davvero male.
“ Hei!” Le urlò, mentre gli rubava anche le patatine dal sacchetto.
“ Sei diventato sordo per caso? E queste me le tengo finché non riprendi il senno, ragazzino.” Disse decisa, anche davanti allo sguardo ferito di Liam.
“ Mi è costato un sacco dirti quelle cose e passare per la tua psicologa di turno, ma l’ho fatto perché fare la dura non sarebbe servito a nulla e perché fai parte del mio branco, idiota.” Gli disse, guardandolo fisso negli occhi. “ Potrò non essere il tuo Alpha, ma quando mi hai chiamato e ho sentito che avevi bisogno di una mano, sono corsa lo stesso perché questo è quello che si fa in un branco. Ci si aiuta a vicenda, come in una famiglia. E io non ho molta praticità neanche in questo campo. Ma so che ovunque io decida di andare l’anno prossimo, in qualsiasi difficoltà dovessi trovarmi adesso, o domani, o tra dieci anni, il mio ululato non sarà mai così debole da non permettere a Scott di sentirlo. O a te. E Derek. E-…” Si bloccò, fermando i suoi pensieri. Liam la vide perdersi nuovamente per qualche secondo, poi ricominciò a parlare. “ … Così via. Il legame che abbiamo parte da un morso, o da un grado di superiorità o come diavolo vuoi chiamarlo, ma va ben oltre il sovrannaturale, l’ordine gerarchico e le leggende. Scott mi ha detto che va oltre il significato terreno di vita e di amore. E io gli credo.” Liam la guardò, spiazzato e senza sapere cosa dire.
“ E per quanto riguarda Hayden… Io non so cosa tu le abbia detto tanto da essere sicuro che lei non voglia rivederti o parlarti mai più” Fece, usando un tono fintamente drammatico. “ ma voglio darti una chance e credere che non sia tutta colpa tua. Negherò di aver detto questa cosa da qui all’eternità e se tu dovessi dirlo in giro ti ucciderò e al diavolo il branco, ma io e te non siamo poi così diversi, biondino. In passato ho fatto tante cazzate, ho tenuto per me i miei sentimenti, ho tirato fuori la rabbia pur di nasconderli e ho perso molte persone che amavo senza che loro lo sapessero nemmeno. Parlo di mia… madre, la mia madre adottiva e sì, insomma, altre persone. Ho sbagliato. E ora devo conviverci. Forse sarebbe andata male lo stesso, forse era destino che andasse male, forse non ci teneva poi così tanto nonostante tutto…” Sorrise, distogliendo lo sguardo, e Liam seppe a chi si riferiva perfettamente. “ Ma so che un po’ di colpa è anche mia, Liam. E non me lo perdonerò mai e poi mai. Perciò, non fare lo stesso errore con Hayden. Se è destino, troverete un modo per stare insieme, che siate nella stessa città o a chilometri di distanza, ma dovete parlare ed essere onesti l’uno con l’altro. E non lo dico perché l’ho letto su quella rivista, ma perché ci credo. E inoltre, perché soltanto Katniss può essere tanto stupida da aprirsi completamente a Peeta e confessargli i suoi sentimenti dopo tre libri. Insomma, era palese lo amasse già nel primo libro, datti una svegliata, ragazza.” Affermò, e Liam notò quanto il suo sguardo fosse serio mentre usava quel paragone un po’ assurdo.
“ Beh, alla fine però è andata bene anche per loro…” Disse, provocandola e stando al gioco.
“ Sì, se non conti le varie morti e le guerre e il sangue e la distruzione, certo. Per non contare che Peeta è un santo, perciò tu non approfittarti di Hayden, quella ragazzina è tosta e… Speciale. Molto più di Peeta Mellark.” Lo canzonò, lanciandogli delle patatine.
“ Non farlo! No! Il mio tesoro!” Esclamò, strappando via dalle sue mani la confezione. Entrambi scoppiarono a ridere, per poi ritrovarsi imbarazzati e silenziosi poco dopo. Malia mise le chiavi nel quadro e partì, senza aggiungere nulla. Liam però non voleva perdere l’occasione di ringraziarla per bene.
“ Malia, non so come ringraziarti… Dico sul serio. Ho sbagliato a dirti quelle cose, ho degli evidenti problemi a gestire i miei sentimenti e le mie emozioni, e sebbene tu dica di avere gli stessi problemi… Stasera io non so proprio cosa avrei fatto senza di te.” Le confessò.
“ Saresti morto in quel bosco, probabilmente.”
“ Sì beh, grazie per la fiducia…” Le disse, tentando di colpirla amichevolmente sulla spalla. Lo sguardo di Malia lo distolse prontamente da quell’idea malsana. La ragazza rise, mentre Liam ricominciò a parlare. “ Ero serio comunque. So che pensi di essere impenetrabile dall’esterno quindi non sfaterò questa tua convinzione, ma tu sei un ottimo essere umano Malia, una grande amica e comprendi e sai molto di più di ciò che pensi. Non credo dovresti sottovalutarti, con quella ferocia negli occhi e la determinazione con cui affronti le cose e dici alla gente – me – di non lagnarsi, non trovo sia difficile immaginarti ovunque tu vorrai essere e con qualcuno che riconosca quanto grande tu sia.” Tutta quella onestà era costata molto a Liam, super imbarazzato e rosso in volto. Sperava di non aver esagerato e di non scatenare in Malia una reazione tipo pugni o risatine, perché avrebbe preferito sotterrarsi a quel punto.
“ Non c’è di che. Quasi quasi potrei cominciare a farmi pagare... Oltretutto, dovevo meritarmi quei compiti di trigonometria.” Gli disse, sorridendogli e spingendolo fuori dall’auto ancora in corsa.
“ Anche tu? Cosa ho detto?” Le domandò, interdetto.
“ Liam, sta’ zitto. Ed ora… Fatti valere o te ne farò pentire amaramente.” Disse, mostrandogli artigli e zanne affilate. Il licantropo, confuso da quel gesto, guardò Malia osservarlo soddisfatto, e solo quando si voltò si rese conto di dov’era. Casa di Hayden.
Liam guardò l’auto di Malia allontanarsi, grato alla coyote per la serata e per tutte le cose che gli aveva fatto capire e scoprire quella sera.
“ Grazie, sorellona…” Le disse, pensando la giovane non lo avesse sentito.
Mentre andava via, Malia lo osservò dallo specchietto, e sorridendo si sentì avvolgere da una sensazione di benessere e soddisfazione.
“ Di niente, fratellino. Di niente.”

 
 

 
 
Questi due sono due teneri e piccoli cupcakes e questo è quanto. No, sul serio. E’ così che immagino il loro rapporto. Nella mia testolina malata Scott è il fratello maggiore buono e dai modi pacati, un bravo leader. Malia è invece la sorella maggiore cazzona ma altrettanto saggia, solo con metodi diversi e talvolta poco ortodossi AHAHAH Non so perché tra i tanti personaggi io abbia scelto proprio Liam per questa seconda OS - ambientata poco prima dell'inizio della sesta stagione -, ma è che pensandoci ho davvero capito quanto questi due piccoletti abbiano qualcosa in comune, oltre al fatto che io li adoro, ovviamente, e che delle scene tra di loro mi farebbero impazzire!
Che dire, spero vi piaccia davvero! Inoltre, oltre a ringraziare nuovamente chi ha recensito, colgo l’occasione per ringraziare anche gli adorabili coyote/lupimannari/banshee/cerberi/umani/druidi/kanima/kitsune o qualsiasi essere strambo di Beacon Hills voi vi sentiate di essere, che hanno inserito questa raccolta tra i preferiti e i seguiti. Vi ringrazio davvero di cuore! Infine, buon anno a tutti voi, che possiate ingozzarvi e bere a più non posso, ma soprattutto trascorrere l'ultimo dell' anno meravigliosamente! :) A presto, con amore e cervi,
Meg.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Welcome Home ***


Heeello, folks! Rieccomi qui. Questa OS - ambientata poco dopo la fine della quarta stagione - mi frullava nella mente già da tempo, ma grazie ai commenti di alcune di voi ho avuto l'ispirazione per il finale e per altre cose all'interno della storia. Non ne sono proprio convinta ma ho deciso di seguire l'istinto proprio come la coyote protagonista della raccolta, quindi eccomi qui. Spero vi piaccia e spero di leggere i vostri commenti. Mi spiace per la lunghezza del capitolo ma pur rileggendolo varie volte sono riuscita a tagliare poco e niente. Mi auguro non sia troppo pesante o noioso, in ogni caso... Scriverlo a me è piaciuto un sacco e spero di cuore che vi arrivi tutto ciò. 
Alla prossima,
Meg.

 
Welcome Home
 
Sleep don’t visit, so I choke on sun
and the days blur into one,
and the backs of my eyes
 hum with things I’ve never done.
Sheets are swaying from an old clothesline,
like a row of captured ghosts over old dead grass.
Was never much, but we’ve made the most,
welcome home.
Ships are launching from my chest,
some have names but most do not.
If you find one, please let me know
 what piece I’ve lost.
Peel the scars from off my back,
 I don’t need them anymore.
You can throw them out
or keep them in your mason jars,
I’ve come home.
All my nightmares escape my head
bar the door, please don’t let them in.
You were never supposed to leave,
now my head’s splitting at the seams
and I don’t know if I can.
Here, beneath my lungs
I feel your thumbs
press into my skin again.
- Radical Face.

 
 
 
“ Mi passi lo scatolo della pizza?” Scott, che si era alzato per prendere la sua seconda fetta, guardò Malia divertito e sconvolto al tempo stesso. Sfamare una creatura sovrannaturale non era semplice, ma Malia era alla sua settima fetta di pizza e non accennava ad arrendersi.
“ Che c’è?” Chiese, quando notò che tutto il branco la stava fissando. Aveva mangiato da sola quasi tutto il contenuto dello scatolo, e quando notò che ne restavano solo due fette capì. “ Oh… Ne vuoi un po’?” Fece, guardando Stiles che la fissava altrettanto divertito e ignorava gli altri.
“ E’ un progresso. Credeteci.” Stiles la guardò dolcemente, circondandola da dietro in un abbraccio, e parlò con una serietà tale da far scoppiare tutti in una risata.
“ Personalmente mi stavo solo chiedendo dove finisse tutta la roba che ingerisci. Fa pure tesoro, mangia anche per me.” Affermò Lydia, sospirando e toccandosi la pancia rigonfia con fare melodrammatico. Malia le sorrise, addentando con voracità la fetta per poi ripassare lo scatolo a Scott.
“ Oh sì, è davvero un progresso!” L’Alpha rise, sedendosi sul divano accanto a Kira, esausto. Nonostante fossero tornati dalla loro avventura contro Kate Argent da un po’, era stato difficile recuperare le ore di sonno e di pace perdute un po’ per tutti.
I ragazzi avevano organizzato quella serata per cercare di rilassarsi e distrarsi un po’, cosa che sembrava impossibile da anni ormai, per loro. Scott nonostante ciò cercava di provarci con tutto se stesso, non tanto per sé quanto per i suoi amici.
Sapeva che però quei momenti in cui tutti se ne stavano in silenzio erano momenti in cui loro cervelli viaggiavano, pieni di domande verso il futuro, verso ciò che sarebbe successo, di emozioni varie e contrastanti. Improvvisamente, fu Malia ad interrompere quell’attimo di quiete.
“ Perché non hai… Sì, insomma, perché non hai invitato anche Derek?” Chiese, senza sapere bene come porre quella domanda senza far trapelare le sue vere intenzioni.
Scott, Stiles e Lydia si scambiarono uno sguardo incerto e sorpreso per quella domanda. Poi, Stiles si alzò, emise un sonoro sbuffo e si avvicinò al frigorifero per prendere del ghiaccio, seccato e intristito dalla situazione.
“ Tipico di Derek!” Esclamò. Voleva controllarsi, voleva farlo per Malia, per evitare che si agitasse. Sapeva che in ogni caso, qualsiasi risposta i ragazzi le avessero dato, anche addolcendo la pillola il più possibile Malia ci sarebbe rimasta male comunque. Scott e Lydia forse non lo avevano capito, ma lui sì. Sapeva che dietro alla domanda di Malia si celava molto di più che una semplice curiosità, e nonostante tutto, dopo tutto quello che avevano passato assieme, credeva di conoscere Derek almeno un po’ da sperare che si sarebbe comportato diversamente questa volta e con lei.
“ Che succede? Ho detto qualcosa che non va?” Malia guardò Stiles e poi Scott, interdetta. Lydia alzò lo sguardo, guardando Stiles e incitandolo a calmarsi e a smetterla di torturare una povera lattina di Cola.
“ No, no… E’ solo che… Derek, beh, non so esattamente se in questo momento o tra qualche ora ma… Sì, ecco, Derek ha deciso di andare via da Beacon Hills.” Scott la guardò, poi guardò Stiles e cercò di capire il motivo della sua reazione. Quando vide gli occhi di Malia rabbuiarsi, qualcosa cominciò a farsi chiaro nella sua mente, così come in quella di Lydia e di Kira.
“ Andare via? E perché?” Chiese la coyote, interdetta.
“ Kate Argent, i suoi psicopatici uomini teschio e la sua evoluzione devono averlo scombussolato tanto da fargli decidere di abbandonarci.” Affermò Stiles, sedendosi.
“ Stiles!” Esclamò Lydia, mollandogli un ceffone dietro alla testa. “ E’ più complicato di così, e tu lo sai. Oppure ti sei dimenticato la conversazione che abbiamo avuto con lui ieri?” Gli domandò Lydia, sarcastica.
“ Oh… Così lo avete salutato.” Malia li guardò, sorpresa. Lydia, fulminata dallo sguardo di Stiles, si pentì di aver aperto bocca dopo essersi resa conto di ciò che aveva detto. Non era sua intenzione peggiorare le cose, e osservando Malia adesso riusciva a capire l’atteggiamento scorbutico di Stiles.
“ Beh, capisco. Io devo ancora riprendermi da tutto ciò che è successo in queste settimane, immagino sia difficile tanto per noi quanto per lui, se non si considera tutto ciò che ha passato in più. Anche se scoprire che Peter Hale è mio padre credo sia la follia più folle tra le cose che ci sono capitate.” Malia rise, nervosa. Non senza stupore si rese conto che in quel momento, in cui si sentiva agitata e anche un po’… Triste? Sì beh, insomma, in quel momento dalla sua bocca uscivano parole senza quasi che lei le controllasse. A Stiles succedeva parecchie volte, lui lo chiamava “ vomitare parole”. Evidentemente doveva soffrirne anche lei adesso, pensò, sperando non durasse a lungo. Era un po’ imbarazzata, e le era anche passato l’appetito. Gettò la fetta di pizza nel piatto davanti a sé, alzò lo sguardo e sorrise.
“ Beh, cosa facciamo ora?” Domandò, rendendosi conto che nonostante provasse a sembrare indifferente, i suoi amici non erano così ingenui come lei e che probabilmente avevano capito tutto. Per i ragazzi era chiaro che Malia fosse sconvolta dalla notizia della partenza di Derek, e chi più e chi meno, erano riusciti a capirne anche il perché.
“ Che ne dite di un film? Non ho idea di cosa diano in tv ma potrebbe esserci qualcosa di divertente.” Kira guardò i ragazzi, cercando idee brillanti per distrarre Malia da quel discorso, ma non le venne in mente nulla di meglio.
“ Sì, grande idea.” Intervenne Scott in suo soccorso, mentre Stiles si avvicinava a Malia e le prendeva la mano, sorridendole.
“ Basta che non sia Star Wars e a me va bene qualsiasi cosa.” Fece Lydia, accomodandosi sul divano.
“ Tu di sicuro ti faresti divorare dalla forza oscura, demonio che non sei altro.” La rimbeccò Stiles, offeso.
“ E tu di sicuro saresti morto nei primi minuti del primo capitolo, sfigato.” Contrattaccò Lydia, facendogli segno di sparire con una mano.
“ Bene. So cosa guarderemo stasera: Mean Girls. Antagonista della storia? Lydia George.” Sul volto di Malia comparve un sorriso per quel battibecco tra i due, e sia Stiles che Lydia si guardarono, soddisfatti per aver risollevato, anche se solo minimante, l’umore della ragazza.
Una volta preso posto sul divano, Scott accese la tv e cominciò a fare zapping tra i canali, in cerca di un film. Stiles continuò a fissare Malia, preoccupato. Sapeva che la ragazza stava nascondendo le sue vere emozioni in quel momento, e la cosa lo torturava. Quando Derek li aveva chiamati per parlare, il giorno prima, Stiles era arrivato con Scott ed era convinto di trovare nel loft anche Malia. Solo Lydia era lì, e una volta andati via, aveva pensato che probabilmente Derek avesse preferito parlare a Malia in privato. Una cosa che aveva capito di lui, era che teneva alla riservatezza più di qualsiasi altra cosa al mondo, e di sicuro salutare uno dei suoi pochi parenti ancora in vita, sua cugina, di cui aveva scoperto l’esistenza solo poco tempo prima, era una cosa che Derek voleva tenere per sé. Per certi aspetti, Derek e Malia erano uguali. Condividevano lo stesso sangue per metà, dopotutto, quindi quando si erano visti quella sera e Malia non aveva accennato a nessun incontro con il licantropo, non si era preoccupato più di tanto. Magari era una cosa che la ragazza voleva tenere per sé, o magari gliene avrebbe parlato in un altro momento, quando sarebbe stata pronta. Scoprire che invece Derek era molto probabilmente partito senza salutarla, gli aveva fatto male. Avevano avuto alti bassi, ma voleva un gran bene al ragazzo e aveva un’alta considerazione di lui, perciò proprio non riusciva a capire il suo comportamento. E non osava immaginare cosa stesse elaborando la mente di Malia, quanti muri stesse innalzando per proteggersi da quell’ennesima delusione. Muri che Stiles avrebbe fatto di tutto per abbattere, perché Malia non si meritava di soffrire. Meritava un cugino che la amasse e la trattasse con rispetto.
“ Stiles, se continui così ti uscirà il fumo dalle orecchie e ti scoppierà la testa.” Gli disse Malia, accoccolandosi a lui ancora di più. I due si erano seduti su una poltrona, e in quel momento il resto del mondo non esisteva per entrambi.
“ Non fa niente, ciò che mi importa è che tu stia bene. Puoi fregare gli altri ma non me, Mal.” Le disse, preoccupato.
Malia lo fissò, nella mente una miriade di pensieri, e tra i tanti confusi e oscuri, uno luminoso e chiaro avanzava veloce tra gli altri: teneva a Stiles ogni giorno di più e sempre di più, e avrebbe voluto con tutta se stessa trovare le parole per esprimere ciò che sentiva. Non riuscendoci, e non ritenendo quello il momento adatto, si limitò a baciarlo dolcemente.
“ Va’ tutto bene, mio cavaliere Jedi.” Gli disse, tentando di distrarlo con quel paragone che sapeva lo avrebbe emozionato.
“ Come ti ho istruito bene, ah!” Esclamò, entusiasta. Il sorriso che Malia gli rivolse lo rassicurò e gli scaldò il cuore il tanto che bastava per farlo calmare, almeno per il momento.
“ Hei, che ne dite di ‘ Fight Club’?” Domandò Scott, guardando i due e Kira e Lydia con entusiasmo.
“ Sangue, gente che fa a botte, malattie mentali, gente che fa a botte, gente che prepara bombe, gente che fa a botte: il film perfetto per una perfetta serata tranquilla tra amici che vogliono rilassarsi. Grande idea, Scott.” Fece Lydia, sprofondando arresa sul divano, insieme a Kira.
 
Finito il film, con i titoli di coda che scorrevano e il rumore del leggero russare di Lydia e di Kira, Scott spense la tv.
“ Voi lo avete visto Brad Pitt comparire nell’arco del film varie volte per qualche frazione di secondo? Questa cosa mi fa esplodere il cervello ogni volta!” Esclamò il lupo, girandosi verso i suoi amici. Stiles fissava Malia e Malia fissava un punto non ben definito della casa, pensierosa.
“ Beh, grande serata ragazzi, non c’è che dire.” Fece Scott, sorridendo apprensivo. “ Dite che dovremmo svegliare le belle addormentate?”
Malia improvvisamente si destò dai suoi pensieri e lo guardò. Per tutto il resto della serata, da quella domanda, aveva cercato di comportarsi nel modo più normale e tranquillo possibile. Sapeva che il Branco non era stupido, ma non voleva che si preoccupassero per lei. Così aveva aspettato pazientemente che la serata finisse, ma ora che il film era terminato si rendeva conto di non essersi comportata proprio bene, in una serata organizzata con l’unico scopo di divertirsi e stare insieme. Malia però aveva dei pensieri che non riusciva a scacciare, e sapeva di dover fare qualcosa subito per risolvere quella situazione ed evitare di impazzire. Era impulsiva, era istintiva, e Stiles le ripeteva sempre che per quanto gli piacessero questi lati di lei, certe volte potevano anche essere rischiosi ed esporla a dei pericoli. La coyote però sapeva anche di non poterli dominare, non quando c’era in atto una battaglia tra cuore e cervello, e che per calmarsi e ritornare tranquilla alla serata c’era una sola cosa da fare.
“ No. Vado a prendere qualcosa da mangiare e torno subito. Mi dispiace che la serata non sia andata esattamente come avevamo programmato, ma conosco un posto che vende ciambelle perfette per aggiustare ogni tipo di situazione disastrosa o noiosa… Non che questa lo sia. Ovvio.” Disse la ragazza, correggendosi quasi subito.
Stiles la guardò, preoccupato. “ E’ il posto che ci ha suggerito mio padre, ottima idea! Beh sì, andiamo…”
“ No! Cioè… Vado da sola. Non preoccuparti. Mi presti Roscoe? Prometto di essere qui tra venti minuti. Non di più.” Disse, sperando che il suo guardo riuscisse a convincere Stiles a lasciarla andare da sola. Il ragazzo annuì e la accompagnò alla porta, uscendo con lei e richiudendosela alle spalle. Le passò le chiavi, silenzioso, e poi la attirò a sé, baciandola. “ Fa’ la brava, Mal.” Le disse una volta staccatosi. Sapeva dove stava andando e sapeva che doveva lasciarla andare da sola, nonostante il suo istinto protettivo nei suoi confronti lo spingesse ad insistere per andare con lei.
“ Lo sai che lo sono. E non preoccuparti, il tuo Chewbecca tornerà subito.” Gli disse, mentre si allontanava.
“ Se io sono Han Solo, tu allora sei la mia Principessa Leia. Non Chewbecca…” Sussurrò, ad una Malia ormai andata.
Prontamente, Stiles afferrò il telefono e compose un numero. Quando ormai stava per arrendersi, il destinatario della chiamata rispose.
“ Qualunque cosa tu stia facendo ed ovunque tu sia in questo momento nel mondo, non mi interessa. Porta il tuo culo a Beacon Hills, per strada, e va’ a cercare Malia. Parlale. Della tua vita, dei suoi segreti, del tempo se lei vorrà che tu le parli del tempo. Ti ordino di rispondere a qualsiasi domanda ti farà, e se non lo farai, Derek, ti giuro che romperò quel tuo bel viso da lupo mannaro a costo di – sicuramente – rompere ogni ossa del mio stupido corpo umano. Chiaro? No, niente domande. Chiaro. Punto. Spero di risentirti presto, mi mancherai. Dico sul serio. Ciao.” Disse, attaccando la chiamata senza aspettare una risposta di Derek e riprendendo fiato. Solo in quel momento si rese conto che, sebbene non allo stesso modo per situazioni diverse, Derek gli sarebbe mancato terribilmente per davvero e la rabbia di Malia per la sua decisione lui la comprendeva eccome, pensò, tornando in casa.
 

Derek Hale se ne stava seduto sul pavimento del suo loft ormai vuoto, solo con i suoi pensieri e il cellulare ancora attaccato all’orecchio. Poche volte Stiles Stilinski gli aveva urlato contro in quel modo, e ogni volta Derek, sebbene tentasse con tutte le sue forze di non far cantare vittoria al ragazzo mostrandogli segni di cedimento, sapeva che aveva ragione. Sapeva che quello strano e magrolino umano, aveva ragione. E gli sarebbe mancato terribilmente anche questo. Derek abbassò il capo, torturandosi il viso con le mani. Era un codardo. Lo sapeva, lo riconosceva. Poteva anche aver riacquistato la sua forza e acquisito nuovi poteri, ma in quel momento, e in quei giorni, era stato un codardo. Sapeva di aver sbagliato, ma la paura di ritrovarsi davanti agli occhi di quella ragazza lo pietrificava, annullava ogni traccia di buon senso in lui e lo immobilizzava.
Le parole di Stiles, però, lo avevano colpito dritto al cuore, avevano fatto leva nei punti giusti, e Derek sapeva di non poter continuare così. Lo sapeva fin dall’inizio, ed era per questo che se ne stava ancora lì, nel suo loft svuotato da ogni ricordo, da ore, nonostante avesse finito di impacchettare tutto la sera prima.
Aveva cercato la forza per cercare ed affrontare quella ragazza da quando aveva preso quella decisione, ma ogni volta che tentava di farlo, milioni di immagini e di sensazioni lo colpivano come schegge e lo lasciavano senza fiato. Ora era arrivato il momento. Si alzò, deciso, e andò verso la porta scorrevole dell’appartamento. Quando la aprì, ciò che si ritrovò davanti lo congelò per qualche istante.
Malia?” Domandò, riconoscendo l’odore della ragazza seduta sul pavimento del pianerottolo, silenziosa e persa nei suoi pensieri.
 
“ Io…” Provò a dire, poi si bloccò. La ragazza lo fissava attentamente e scrupolosamente, senza aprire bocca. Derek sospirò, guardandosi intorno.
“ Vorrei poterti offrire almeno dell’acqua, ma…” Lo sguardo inquisitorio della ragazza riusciva a far morire in lui ogni pensiero. Sostenere quegli occhi era impossibile per lui. “ In realtà stavo uscendo per-…” Respirò piano, per darsi forza e continuare.
“ Per andartene.” Continuò la ragazza, parlando per la prima volta da quando era entrata in casa. Derek sgranò gli occhi. Il tono gelido di Malia gli fece male più del previsto. Provò varie volte a dire qualcosa, ma alla fine ogni tentativo andò in fumo. Non ci riusciva, era più forte di lui.
“ Sai che ti dico? Me ne vado. E’ stata una pessima idea. Scusami per il disturbo, signor Hale. Fai buon viaggio e addio.” Gli disse, dura, mentre si voltava e si incamminava verso la porta.
Senza pensarci, guidato dall’istinto, il lupo l’afferrò per un braccio e la fermò. Quel contatto fu come scottarsi per lui, tanto da scostare quasi subito la mano dalla ragazza.
Sul volto di Malia nacque in ghigno cattivo che mai prima gli aveva rivolto.
“ Ti faccio talmente tanto schifo? Cavolo, Derek! Sarò anche la figlia di Peter Hale, e so che questo non è un buon incentivo, ma io non sono come lui! E tu lo sai!” Malia lo guardò, cercando di celare dentro di sé la sua tristezza e il suo dolore, ma sapeva che il suo corpo umano non l’avrebbe aiutata ancora per molto. Derek guardò quei grandi occhi marroni spalancarsi, e il suo cuore si spezzò al suono tremante di quelle parole.
“ Non è come pensi, Malia. Te lo giuro.” Cominciò, avvicinandosi a lei. Prontamente la ragazza si scansò e scoppiò a ridere, per nulla divertita.
“ Ah no? Eppure da quando sai che siamo cugini sembra quasi tu abbia fatto di tutto per evitarmi! E’ perché sono sua figlia? E’ perché sono un coyote? Cosa, Derek? Cosa?” Chiese, disperata, cercando di aggrapparsi con forza alla lucidità dentro di sé che secondo dopo secondo la abbandonava, lasciando spazio ad un formicolio strano all’altezza del volto.
“ Non è così semplice. Ho bisogno di tempo per pensare a cosa dirti, Malia, perché ho bisogno che tu capisca, e so che sarà difficile!” Esclamò il ragazzo, cercando di calmare se stesso e anche la ragazza, sempre più visibilmente scossa.
“ Capire, COSA?” Urlò, esasperata. “ Io dovrei capire? IO? E’ tanto difficile per te capire che sei l’unico parente sano di mente che ho? E’ così difficile per te superare il disprezzo nei confronti di Peter e guardarmi per quella che sono? Io non ti avrei mai chiesto affetto, una spalla su cui piangere o soldi, e non sono qui per questo adesso, Derek! Perciò rilassati, e sii un fottutissimo lupo mannaro con le palle, DANNAZIONE!” Malia si accasciò al suolo, esausta. Subito nascose il volto tra le mani, per evitare che Derek la vedesse piangere.
Il licantropo, per l’ennesima volta in presenza di quella ragazza, agì d’istinto. Si abbassò alla sua altezza e, delicatamente, le toccò il braccio. Quando a Malia sfuggì un singhiozzo, Derek non resistette più. Il ricordo era troppo forte, come la tentazione. Avvolse Malia tra le sue braccia, in una morsa da cui la ragazza difficilmente si sarebbe districata, e si sedette accanto a lei, avvicinandola al suo corpo sempre di più.
“ Non piangere, ti prego. Perdonami, se puoi.” Derek sussurrò quelle parole più volte, e dentro di sé non sapeva se stava parlando unicamente a Malia o anche al fantasma che gli si presentava nella mente e davanti agli occhi ogni volta che guardava sua cugina. Malia lo guardò, gli occhi colmi di lacrime e lo sguardo disperato di chi nella vita non ha mai chiesto niente a nessuno, nonostante desiderasse unicamente un abbraccio o anche solo una pacca sulla spalla. Lo stesso sguardo che da decenni era quasi l’unico sguardo che Derek aveva riservato ai pochi eletti che erano riusciti a distruggere le barriere protettive che si era costruito per non soffrire mai più.
“ Sei così… Uguale a lei.” Sussurrò, carezzandole dolcemente i capelli. “ Sei identica a Laura, Malia.” La ragazza lo fissò, interrogativa. Piano si scostò da quell’abbraccio, ma solo un po’, perché quel contatto la faceva stare bene come solo tra le braccia di Stiles era stata, prima d’ora.
“ Chi è Laura?” Chiese, titubante. Aveva paura che parlando troppo avrebbe allontanato di nuovo Derek da sé, ma la tentazione di sapere era troppo forte.
Derek la guardò a lungo, imprimendo nella mente ogni centimetro del bellissimo volto della ragazza, e poi le sorrise, stanco.
“ Laura era mia sorella, Malia. Tua cugina. E’ morta anni fa in circostanze orribili ed ogni volta che ti guardo, io rivedo lei. Prima di scoprire chi fossi pensavo fosse solo un crudele scherzo del destino, ma poi… Poi mi sono dato dello stupido da solo, perché quegli occhi… I tuoi occhi sono gli occhi di una Hale, Malia.” Derek vide gli occhi di Malia sgranare, sorpresi e meravigliati dalle sue parole. Quella reazione fece sorridere di cuore Derek, che sospirò e si preparò psicologicamente a ciò che sarebbe accaduto e che avrebbe dovuto affrontare di lì a poco.
“ E’ per questo che per me è stato, ed è così difficile… Starti accanto. Ogni volta che ti guardo mi ricordi ciò che ho perso.” Il lupo sentì il corpo di Malia sobbalzare al suono di quella frase, e subito cercò di spiegarsi. “ Ed ovviamente, non è colpa tua. Per anni ho creduto di essere rimasto solo. Per anni ho condannato mia sorella, Cora, per non essere mai rimasta con me ma di essere fuggita, sempre. Ora però la capisco. Lei non fuggiva da me, Malia. Lei fuggiva dal dolore. Dalla paura di perdermi. E l’ho capito nel momento in cui ti ho conosciuto. La storia della nostra famiglia è lunga e travagliata e io ti prometto che ti racconterò ogni cosa, ogni cosa che ti sembrerà utile e anche ciò che non ti sembrerà necessario, saprai tutto. Ma ciò che è fondamentale sapere è che non è una bella storia: è una storia fatta di perdite, dolore, tradimenti e disperazione. Io, Cora e Laura siamo cresciuti da soli, la nostra famiglia ridotta in cenere da quel maledetto incendio. Troppo stupidi e testardi per dimostrarci le nostre debolezze, il nostro affetto l’uno per l’altro e il nostro desiderio di andare avanti e cercare di lasciare indietro il dolore insieme. Quando abbiamo perso Laura, invece di capire che uniti potevamo farcela, io e Cora ci siamo spaventati nel momento in cui abbiamo realizzato quanto avevamo bisogno l’uno dell’altra. Ci siamo allontanati di nuovo, e ogni giorno ho lottato contro la tentazione di ritrovarla e tenerla con me per sempre. Saperti in pericolo, Malia, pensare che il destino della nostra famiglia possa in qualche modo colpire anche te, mi fa impazzire. Io non ti odio, assolutamente. Io voglio proteggerti. Io voglio che tu sia al sicuro, che tu sia felice. E forse avrò uno strano modo di dimostrartelo, un modo per nulla corretto, che non fa altro che spingere via te come ha spinto via quasi tutti quelli che amo… Ma è l’unico modo che conosco per proteggere la mia famiglia. Mi dispiace, Malia. Mi dispiace davvero.” Derek la fissò, gli occhi gli pungevano ma oramai era a conoscenza del fatto che aveva perso ogni tipo di maschera davanti a quella ragazza. Poteva essere se stesso. Era arrivato il momento di essere se stesso con sua cugina, una volta per tutte. In tutta risposta Malia afferrò le sue braccia e se le mise intorno al collo, per poi poggiare la sua testa contro il petto di Derek e scoppiare in un pianto.
Restarono così, stretti l’uno all’altra per un tempo indefinito. Finalmente potevano liberarsi, espiare i loro peccati, le loro sofferenze, i loro tormenti, in quel pianto. Insieme. Come una famiglia.
 
“ … Ed io che pensavo di essere incasinata.” Malia lo fissò, un sorriso timido sul volto. Derek aveva appena finito di raccontarle, per filo e per segno, tutto. Davvero tutto.
“ Hei, è anche la tua famiglia. Sei incasinata tanto quanto me.” Derek la guardò, per poi scoppiare a ridere. Malia rise con lui. Non per ciò che aveva detto, c’era poco da ridere sul loro essere incasinati. Quella risata era una risata liberatoria. La risata di chi sa che non dovrà portare più un fardello enorme sulle spalle tutto da solo.
Derek guardò il sorriso della ragazza e si sciolse. Se qualcuno di estraneo, persino Scott o Stiles, fossero entrati in quel momento rovinando quell’attimo, li avrebbe uccisi.
“ Devo mostrarti una cosa.” Malia lo guardò, curiosa, aprire due o tre scatoloni alla ricerca di qualcosa. Dopo un po’, lo vide ritornare vittorioso con in mano un raccoglitore.
“ E’ ciò che penso?” Gli domandò, mostrandogli un sorriso a trecentosessantacinque denti. Derek sorrise dolcemente a quella ragazza, con l’entusiasmo di una bambina negli occhi, e annuì. Si sedette accanto a lei e cominciò a mostrarle delle foto: di sua madre, le sue sorelle, persino Paige. Le aveva raccontato tutto e Malia, attenta ed intelligente, aveva riconosciuto quasi tutte le persone dei suoi racconti anche da sola.
Ad un certo punto il suo sguardo si bloccò su una foto in particolare.
Oh…” Sospirò, incredula. In quella foto, un giovane Derek era abbracciato ad un’altrettanto giovane ragazza. Una ragazza che somigliava, in maniera spaventosa, a lei. “ Laura…” sussurrò, flebile. “ E’… E’…”
“ Incredibilmente uguale a te. Te l’avevo detto.” Le disse. Malia si era persa nuovamente con lo sguardo su quella foto, toccando con le dita i volti, delicatamente, come se la foto fosse fatta di cristallo. Derek la fissò, attento. Quando Malia si rese conto che la stava guardando, imbarazzata ridiede il raccoglitore a Derek. Lui lo riaprì a quella pagina, e senza pensarci, staccò con gentilezza la foto, per poi passarla a Malia.
La ragazza lo guardò, quasi sotto shock e con la bocca spalancata. Non sapeva cosa dire. Derek, sorridendo, gliela chiuse e poi le strinse la mano libera.
“ Voglio che la tenga tu, almeno fino al mio ritorno. Così, quando sentirai la mancanza di qualcuno sano di mente in questa folle città o la tentazione di uccidere Stiles, per far sì che la smetta di parlare, sarà troppo forte… Ti ricorderai di me. E poi, sarà come se avessimo una foto insieme per davvero, non trovi?” Le domandò, stringendo forte la sua mano.
“ Derek, non so se posso tenerla… Dico sul serio.” Spaventata, Malia tentò di ripassargli quella foto, un oggetto per lei molto più prezioso di qualsiasi somma di denaro, e così anche per Derek, ne era convinta. Non poteva rischiare di rovinarla o perderla, non se lo sarebbe mai perdonato.
“ Io invece insisto, non offendermi. Noi Hale siamo facilmente suscettibili, ma tu questo dovresti saperlo già di conto tuo.” Le sorrise, affettuoso. “ Non voglio lasciarti Malia. Non adesso, non dopo stasera. Ma ho bisogno di fare pace con me stesso lontano qui, di risolvere delle situazioni e poi… Poi sarò pronto. Ritornerò, tu mi ridarai quella foto e ne faremo una insieme. Una foto di… Famiglia. E non perché tu me l’abbia chiesto. Uno Hale non chiede mai. Scatteremo una foto di famiglia perché io te lo ordino, perché io lo voglio, e perché tu non potrai controbattere, né ora né mai, ma solo arrenderti al tuo destino. Hai voluto sapere? Ora o accetti o dovrò farti fuori.” Derek cacciò fuori le sue zanne e i suoi occhi si colorarono di blu. Davanti a quel colore Malia si sentì a casa ancora di più, vicina a Derek più che mai.
“ Aspetterò che tu venga a riprendertela, allora.” Gli disse, ricambiando la stretta alla mano e sorridendogli, grata. Per tutto.
“ Presto.” Le promise, sincero.  
 
- - -


Torturare la stoffa scadente della sua toga diventava, minuto dopo minuto, sempre più soddisfacente. La cerimonia del diploma era finita da un po’ e l’agitazione dei suoi compagni era alle stelle, perciò Malia era fuggita da quell’orda di adolescenti assatanati per rintanarsi in un posto tranquillo.
Tutta quella confusione, quelle grida, gente che si abbracciava e baciava in ogni lato del campus, la innervosiva e la metteva a disagio. Seduta sugli spalti del campo di lacrosse, desolato ma pieno di ricordi, Malia sospirò. Sempre meglio quel posto che tornare in quell’inferno, si disse. Improvvisamente dei rumori la risvegliarono dai suoi pensieri. Un cuore umano che batteva all’impazzata la avvertì dell’arrivo di Stiles, che poco dopo si piazzò davanti a lei, sudato e nervoso.
“ Giornata afosa, eh?” Domandò, tamponando il sudore con la toga. Malia lo fissò, attendendo silenziosa e divertita la sceneggiata che Stiles gli avrebbe fatto di lì a qualche secondo.
“ Oh andiamo, Mal! Sul serio? Ancora il silenzio? Mi merito davvero tutto questo? Sì, me lo merito. Hai ragione. Sono un’idiota. Ma un’idiota innamorato che ha commesso tanti sbagli tanti quante le gesta eroiche che è pronto a fare per riconquistarti. Sarò la tua ombra, Mal.” Il ragazzo si inginocchiò davanti a lei, prendendole le mani e guardandola fisso negli occhi. “ Ti seguirò ovunque andrai, ti chiederò scusa, ti scriverò delle lettere, ti starò accanto. Ti dimostrerò con i fatti, con le parole e con i gesti che Stiles Stilinski è incondizionatamente innamorato di te. In una maniera imbarazzante oserei dire.” Malia sorrise, e Stiles pensò che quel sorriso fosse dovuto alle sue parole, quando all’improvviso sentì qualcuno sollevarlo con facilità e spostarlo sulle gradinate in basso.
“ Concordo sulla parte in cui dici che sei imbarazzante, per il resto… Sparisci, Stilinski.”
“ Non finisce qui. Pensi di spaventarmi, Derek? Me ne vado solo perché questo è un giorno speciale per Malia e non voglio disturbarla troppo. Ma state sicuri che tornerò. In particolare tu, signorinella!” Esclamò, puntando il dito contro Malia. Entrambi gli Hale gli ringhiarono contro, all’unisono, e Stiles sobbalzò.
“ Non mi fate paura. Mal, sei bellissima. Derek, ti odio. A dopo.” Disse, per poi svanire verso il campus.
Derek scoppiò a ridere, mentre sua cugina roteava gli occhi al cielo.
“ Andiamo, non fare così. Non ti sembra di esagerare un po’? Insomma, non fraintendermi. Adoro spaventare Stiles e dargli fastidio, è una cosa che farei per tutto il giorno se mi pagassero, ma non credi di averlo fatto soffrire abbastanza? Dalle tue ultime telefonate sembrava le cose stessero migliorando…”  Le disse, sedendosi accanto a lei e stampandole un dolce bacio sulla fronte.
“ E’ così infatti, ma lui non deve necessariamente saperlo proprio adesso. Ora che quell’idiota ha aperto gli occhi voglio che capisca per bene quanto ci vuole per ottenere il perdono di uno Hale.” Gli rispose, allungando le braccia per accoglierlo. Lui la abbracciò di rimando.
“ Sì, sei proprio una Hale.” Le disse, mollandogli una pacca sulla spalla.
Malia sciolse l’abbraccio, guardandolo. Per molto tempo aveva lasciato a Derek i suoi spazi, e lui aveva lasciato a lei il tempo di elaborare tutto. Quando però aveva saputo di ciò che la ragazza aveva passato da Braeden, alla quale Malia aveva esplicitamente chiesto di non rivelare nulla a suo cugino, era corso a Beacon Hills per dirgliene quattro. Dottori malvagi, bestie, nuove creature soprannaturali, ghost riders. Derek non poteva credere al fatto che nessuno lo avesse avvertito. Soprattutto riguardo alla Lupa del Deserto, il non sapere d lei lo aveva ferito profondamente. Malia, con i sensi di colpa che la sovrastavano, gli aveva chiesto scusa. Non avevano imparato nulla. Non aveva voluto coinvolgere Derek non perché non si fidasse, ma perché aveva paura per lui. Lui aveva guardato quella ragazza, così giovane ma così forte, e ancora una volta l’incredibile somiglianza con Laura, ma ancor di più l’incredibile essere umano che era Malia, gli avevano reso impossibile arrabbiarsi con lei. E il loro rapporto probabilmente sarebbe stato così per sempre. Derek la guardò, perdendosi in quegli occhi così belli. Malia lo fissava, senza riuscire a nascondere del tutto la sua commozione.
“ Sei qui.” Gli disse, sorridendo. Malia era convinta che Derek non avrebbe mai accettato di prendere parte ad una noiosa cerimonia.
“ Non mi sarei perso il giorno del tuo diploma per nulla al mondo. Se solo mi avessero detto che avresti indossato quelle trappole mortali ai piedi, avrei portato una telecamera. La memoria della fotocamera è quasi al completo per tutte le foto che ti ho fatto, dannazione. Come tramanderò ai posteri le tue cadute imbarazzanti?” Domandò, fingendosi afflitto e disperato. Malia di tutta risposta gli mollò un pugno sulla spalla.
“ Ahi, vacci piano. Ricordati chi comanda qui!” Disse, alzandosi e assumendo una posa da Superman.
“ Di certo non tu.” Cora Hale era sbucata dal nulla, e li guardava sorridente. “ Congratulazioni, Malia. Sei stata grande, proprio come la sottoscritta.” Derek sollevò gli occhi al cielo, mentre Malia le rivolse un sorriso raggiante.
 “ Ad ogni modo, non per interrompere il vostro momento idilliaco, ma dobbiamo andare. Siamo già in ritardo e non voglio assolutamente perdere l’aereo.” Cora li guardò, puntandogli un dito contro con fare minatorio.
“ Sissignora.” Malia si aspettava qualche altro commento ironico, ma invece Derek la aiutò a scendere i gradini, sebbene lei ci riuscisse perfettamente da sola, e la guardò, serio. Cora si avviò all’auto, lasciando soli i due dietro di lei.
“ Sono così orgoglioso di te, Malia.” Le disse, facendole un sorriso smagliante e bellissimo.
“ Non comincerai a piangere, vero? Ti ho visto in fondo al cortile con Peter e mio padre e potrei giurare di avervi visto piangere.” Gli disse, prendendosi affettuosamente gioco di lui.
“ Chi, io? Al massimo quella femminuccia di tuo padre e di Stilinski. Io non piango.” Le rispose, dandole un sonoro buffetto sulla spalla.
“ Sei pronta?” Le domandò, una volta arrivati all’auto. Malia si guardò intorno, ripensando alla giornata. Guardò il posto in cui trovava con occhi diversi, persino un po’ malinconici. Quel posto, il liceo, Beacon Hills, erano stati casa sua per anni. Anni umani, anni da coyote, anni umani ancora una volta. E nel bene o nel male, tutto ciò che le era capitato l’aveva portata ad essere proprio lì, in quel momento, con le persone che amava di più al mondo.
Henry, il suo vero padre, era lì. Peter, il padre biologico che aveva salvato la vita di Stiles ed era quasi morto per lei, era lì. Lo Sceriffo e la signora McCall erano lì, per i propri figli certo, ma anche loro l’avevano guardata orgogliosi e commossi, durante la cerimonia. Scott, Lydia, Liam, Hayden, Mason, Corey. Erano tutti lì.
Cora. Derek.
Malia sorrise. Di lì a qualche ora sarebbe partita insieme ai due per un viaggio. Un viaggio sulla memoria, sui ricordi, ma a cui Derek piaceva pensare anche come un viaggio che avrebbe aperto loro le porte sul futuro, un futuro vissuto insieme.
Derek la risvegliò dai suoi pensieri, schioccandole le dita davanti al volto.
“ Allora, la facciamo o no questa foto?” Cora li guardò, impaziente di mettersi in viaggio. “ E ti prego, niente autoscatto.”
Derek la guardò, e complici, senza neanche pensarci troppo, urlarono all’unisono “ STILINSKI!”
“ Siete tremendi.” Affermò Malia, osservando Stiles correre per afferrare la macchina fotografica. Aveva ascoltato tutto, probabilmente. Era così adorabilmente imbranato, pensò, guardandolo.
“ Mettetevi in posa, forza. Derek, al centro. Abbracciale. Anzi no, è il gran giorno di Malia. Malia, tu vai al centro. Derek, a sinistra, Cora, a destra. Sorridete. Forza ragazzi, so che siete Hale e siete nati per lottare contro il nascere di un sorriso, ma almeno oggi, sforzatevi.” Li rimbeccò, osservando i tre mettersi in posa, tesi e un po’ imbarazzati. Certe cose non sarebbero cambiate mai, pensò sorridendo. “ Ok. Tre, due, uno… E… Fatta!” Stiles ricontrollò la foto per assicurarsi che fosse venuta bene, e poi soddisfatto ridiede la fotocamera a Derek e afferrò Malia per un braccio, allontanandola dai due che si finsero interessati più che mai alla foto.
“ E così parti, eh?” Le chiese, non senza nascondere un velo di tristezza.
“ Già… E’ per questo che abbiamo festeggiato ieri sera insieme al Branco, Stiles.” Gli rispose, pentendosi poi della sua risposta un po’ troppo acida.
“ Mi mancherai, Mal. Stavolta niente discorsi, niente suppliche, solo… Mi mancherai.” Le disse, prendendole una mano e guardandola fisso negli occhi.
Malia ricambiò lo sguardo intensamente, e poi, senza pensarci, lo baciò. Sentì il cuore del ragazzo fare le capriole, e quando si staccarono, non poté che ridere del volto arrossato e sconvolto di Stiles.
“ Non fare il melodrammatico, Stilinski. Tra meno di tre mesi io, tu, Scott e Lydia ci ritroveremo al college insieme ad affrontare chissà quale assurdità. E niente cambierà mai.” Gli disse. Il sorriso che nacque sul volto dei due fu dolce e spontaneo. Già, niente sarebbe cambiato. E non sembrava dispiacere poi così tanto a nessuno dei due.
“ A presto.” Malia lo guardò, mollandogli un pugno sulla spalla. Stiles rise. Era una Hale in tutto e per tutto. Mentre la osservava entrare nell’auto dove Derek e Cora la aspettavano, fingendosi occupati, la richiamò. “ Malia?”
Lei si voltò, curiosa, e si sporse dal finestrino, osservando i grandi occhi del ragazzo addolcirsi. Stiles osservò quello strano trio in auto con il cuore ricolmo di gioia. Tre delle persone più belle che avesse mai conosciuto, e che aveva la fortuna facessero parte della sua vita, erano lì, insieme. E se lo meritavano davvero.
Bentornata a casa.” Le sussurrò, godendosi il sorriso di Malia, mentre l’auto piano si allontanava.
Tutti e tre avevano sentito perfettamente le parole del ragazzo, e sprofondando sui loro sedili, sorrisero ancora di più. Sì, erano proprio tornati a casa.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3606309