La finestra di fronte.

di __shadow
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il ragazzo che entrò dalla finestra. ***
Capitolo 3: *** Mi mancavi. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Come ogni notte ***
Capitolo 7: *** Non vedo altro ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Addio ***
Capitolo 11: *** Fine ***
Capitolo 12: *** Ultimo capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La casa era fredda, di quel freddo che ti penetra fin dentro le ossa, anche fuori faceva freddo.
In quel momento stavo guardando fuori, seduta sul mio letto, avvolta nella mia trapunta rosa e con la mia tazza preferita tra le mani contenente cioccolata calda, o almeno lo era.
Cercavo di scorgere le stelle ma quella non era una posizione migliore, non lo era assolutamente, ma stare lì a guardare quello squarcio di cielo mi distraeva.
Era buio fuori e non si sentiva nessun rumore, tutto era calmo e nulla mi avrebbe fatto pensare a cosa sarebbe successo da lì a qualche minuto.
Ad un certo punto alla finestra comparve lui, era arrivato lì in qualche modo, con la sua felpa nera larga e quel cappello a coprirgli il capo e bussava, come se fosse la cosa più naturale al mondo. Io mi alzai, mossa da un impulso a me sconosciuto, lui mi stava ancora fissando, non potei far altro che avanzare. Io ancora non lo conoscevo del tutto ma mi sembrava naturale vederlo lì.
Aprire quella finestra mi ha portato a conoscere un nuovo mondo, il suo.o

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Capitolo 2
*** Il ragazzo che entrò dalla finestra. ***



Stare in quella scuola non era mai stato così opprimente, per fortuna era l'ultimo anno, per fortuna avevamo avuto un paio di giorni di vacanza, così potevo rimandare lo studio in santa pace per poi sentirmi in colpa la sera. Tutto scorreva normalmente. 
Tranne per il fatto che di fronte casa mia si era appena trasferita una nuova famiglia, in realtà erano una di quelle famiglie problematiche dove il padre era un ubriacone fallito, la moglie non era altro che una povera donna trascurata che non faceva altro che sgobbare in diversi posti per racimolare più soldi possibili per mandare avanti la famiglia e pagare le ubriacate del marito. Quei due avevano due figli, un bambino di circa 7 anni, con i cappelli abbastanza lunghi neri che gli cadevano ogni tanto sugli occhi, tutto sommato però era un bel bambino, a tratti sembrava quasi femmina per come era carino. Poi c'era lui, non lo conoscevo ma ne ero incuriosita, lo vedevo quasi tutti i giorni uscire verso le tre, cioè l'ora in qui tornavo a casa, e lo vedevo tornare quando uscivo per andare a scuola. Era tutto molto strano, forse lavorava in qualche bar. Poi c'erano delle volte, seppur rare, che lo vedevo fare skate in un palazzo abbandonato. Alcuni ragazzi avevano avuti il permesso dalla chiesa locale per usarlo come posto di raduno del quartiere, io c'ero andata  sola alcune volte con i miei amici ma niente di più. Lui però non mi guardava, solo qualche occhiata fugace, avrei tanto voluto sapere cosa pensava, lui che stava sempre sulle sue, con quello sguardo triste e mai con un sorriso sulle labbra. Mica avevo capito che mi aveva già notata.
Tutti nella mia famiglia come nel quartiere lo credevano un buon a nulla per via della sua famiglia e del fatto che tu non avesse un lavoro rispettabile, ma per me non era così, doveva esserci qualcos'altro sotto, io me lo sentivo. Mai avrei creduto di conoscerlo, poi quella sera è apparso alla mia finestra che mi chiedeva di entrare ed io senza ascoltare il buon senso lo feci entrare. Restammo a fissarci per un po', indossava una semplice felpa nera, un po' consumata e dei pantaloni dello stesso colore, così come il cappello di lana. I suoi occhi però erano grigi, ricordavano tanto il mare in tempesta, come la tempesta che portava dentro.
<< scusami, non sapevo dove andare>> mi disse alla fine come se fosse tutto così naturale, come se noi fossimo migliori amici da anni.
<< ti è successo qualcosa? >> provai a chiedere ma lui non mi rispose subito, in realtà non lo fece per niente, anzi cambiò subito argomento.
<< è bella la tua stanza >> ma non si era mica guardato in torno, anzi teneva lo sguardo fisso su di me, la cosa mi faceva sentire abbastanza a disagio.
<< mica stai scappando dalla polizia o roba simile >> dissi senza pensarci su,se i miei lo avessero beccato in camera mia ci avrebbero uccisi entrambi, figuriamoci se aveva combinato qualcosa di illegale. Lui però scoppiò a ridere, aveva una bella risata, rimasi incanta a guardarlo e lui se ne accorse
<< mi sentivo solo >> disse scrollando le spalle
<< non potevi andare da qualche tuo amico, chiamarli magari >>
<< amici...>> dissi in un sussurro, poi continuò << avrei potuto farlo certo, ma io volevo conoscere te >>
<< potevi farlo di giorno, non credi? >> dissi, però sorridevo. Tutta quella situazione era strana e bella al tempo stesso, almeno per me.
<< se lo avessi fatto sarebbe stato troppo banale, una cosa che fanno tutti e probabilmente tu mi avresti snobbato dopo pochi secondi e ti saresti dimenticata di me. Così invece ho fatto una cosa che nessuno farà mai e mal che vada tu mi ricorderai per sempre come quel pazzo che è sbucato dalla tua finestra >> era pazzo, completamente pazzo. Ed aveva ragione, non mi sarei certo dimenticata di lui, lui che oltre a sbucare dalla finestra era entrato nel mio cuore.

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Capitolo 3
*** Mi mancavi. ***


Ricordo che una sera venne in camera mia, si sdraiò sul mio letto e mettendomi un auricolare nell'orecchio mi disse 
<< devi ascoltare questa canzone>> io non feci nulla ma lo lasciai fare, solo dopo alcuni secondi mi resi conto che a cantare era lui, non dissi ancora nulla. Ma chiusi gli occhi per non perdermi nessuna parola. La sua voce aveva su di me un effetto calmante, lui era vicino a me, era rilassato. Quando aprì gli occhi lui mi stava già guardando.
<< è una canzone bellissima >> mi affrettai a dire
<< l'ho scritta pensando a te >> quella cosa mi spiazzò.

Passammo molte notti insieme, stesi sul mio letto. Tanto che iniziai a preferire la notte al giorno.
Stavamo lì a chiacchierare, a dirci cosa ci passava per la mente e nel cuore. Scherzavamo e ci abbracciavamo, tante volte ci siamo addormentati così, abbracciati l'uno a l'altra come se fossimo uniti in un solo corpo, a me piaceva tanto stare così. Oltre a quelle cose innocenti però non andava, alcune volte sembrava sul punto di baciarmi ma poi non lo faceva mai, arrivai a chiedermi se ci fosse qualcosa di sbagliato in me. 
Poi una sera stando con dei miei amici mi ubriacai per la prima volta, tutti non facevano altro che bere e allora pensai che se potevano farlo gli altri potevo farlo anch'io. E allora ho cominciato a bere, a mandare giù un bicchiere dopo l'altro è ho cominciato a ridere, all'inizio mi sentivo bene, non avevo nessun pensiero per la mente. Facevo le cose e basta, senza preoccuparmi di quello che poteva pensare la gente, non contava più nessuno. Mi illudevo di divertirmi.
Non so cosa sia successo dopo, ma un certo punto mi sono resa conto che le cose cominciavano a ronzarmi intorno un po' troppo forte e mi resi conto di non sentirmi tanto bene. All'improvviso ero spaventata, erano cose nuove per me e non sapevo gestirle. Poi mi venne in mente lui, mi pentì di essere andata via quella sera, nella mia mente lui era lì che aspettava di entrare. Pensavo mi avesse odiato perché per me in quel momento io l'avevo tradito. È assurda come cosa ma io lo pensavo sul serio. E a quel punto sono scoppiata a piangere. 
Presi il telefono e con gli occhi appannati cercai il suo numero, senza pensarci lo chiamai. Quando mi rispose io stavo ancora piangendo, mica lo sapevo perché.
<< Ally? Ally che è successo? >> mi chiese. per la prima volta sentì il panico nella sua voce, io non riuscivo a parlare, non riuscivo a fare nulla se non piangere.
<< dimmi dove sei che vengo a prenderti >> lo sentì muoversi, oggetti che cadevano a terra e lui che imprecava sotto voce, se ci penso ora mi viene da sorridere. Alla fine riuscì a dirgli dove mi trovavo e lui venne a prendermi sul serio,appena lo vidi il mio cuore cominciò a battermi forte, per fortuna stavo seduta se no le gambe non mi avrebbero retto. Lui appena mi vide mi corse in contro, mi guardó un attimo, solo un attimo e capì tutto
<< sei proprio ubriaca, eh >> disse sorridendo, poi si allontanò un attimo, infine venne e mi prese in braccio e mi portó alla sua macchina, mi teneva stretta a sè come se avesse paura che gli scappassi. Io non me ne sarei mai andata.
<< come mai piangevi? >> mi chiese dopo un po', io volevo solo dormire ma avevo paura che al mio risveglio lui non ci sarebbe stato più.
<< mi mancavi >>
<< e piangevi così? Mica me ne vado da te >>
<< lo prometti >> dissi guardandolo, sentivo le lacrime bruciarmi, ero una ragazza insicura ed avevo una paura matta di perderlo.
<< certo che lo prometto >> in quel momento non potei fare altro che credergli.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Dopo quella serata passò un po' di tempo che non lo vidi. Di notte non veniva da me e di giorno non lo vedevo nemmeno. Pensavo ce l'avesse con me per qualcosa o che si fosse scocciato di quella situazione. Quelle furono delle giornate tristi e le notti ancora di più.
Poi un giorno mentre ero in giro mi fermai un momento davanti una vetrina, ma mi concentrai più sul mio riflesso, ero un disastro. Provai a sistemarmi come meglio potevo incurante delle persone che stavano passando, ad un certo punto il mio telefono inizió a squillare, risposi, era lui. 
<< dopo ti va di venire a casa mia? >> mi disse
<< come? Quando? >>
<< alle 4, vuoi? >> per la prima volta mi aveva invitato di giorno, dovevamo vederci di giorno e per giunta a casa sua. Era strano. Rimasi alcuni secondi in silenzio con tante domande che mi ronzavano per la testa ma non dissi nulla.
<< allora ti va? >>
<< va bene >> non rispose ma avrei giurato che in quel momento mi aveva sorriso.
Dopo esserci salutati ha attaccato. 
Riflessa in quella vetrina anonima, ho colto un mio sorriso. Mi sentivo più bella.

<< perché quella notte sei venuto da me? >> gli chiesi all'improvviso. Eravamo seduti fuori, su un piccolo pezzo di tetto facilmente raggiungibile dal suo balcone, faceva un po' freddo ma stare lì con lui era bello.
<< da qui si vede camera tua >>
<< cosa? >> chiesi, lui mi sorrise 
<< ti vedevo sempre, quando tornavo a casa, quando stavo qui, quando ero fuori.. era arrivato ad un punto in cui tu eri sempre con me nonostante il fatto di non averti al mio fianco >>
<< ma perché quella sera?>>
<< mio padre aveva esagerato con L'alcool e non volevo fare qualcosa per cui me ne sarei pentito. Lo so devo cambiare casa ma per adesso non ho soldi, per questo sto sempre fuori per lavoro, devo racimolare più soldi possibili, prima lavoravo come dj in una discoteca ora sto in un bar e ho il turno di giorno, per questo non ci vediamo mai. Solo per questo. >>
<< pensavo ti vergognassi di me >>
<< Se fosse per me starei sempre con te, ti porterei ovunque e direi a tutti che sei la mia ragazza >> non appena sentì quelle parole smisi di respirare e lui si fece pallido e poi rosso. 
<< volevo dire migliore amica, volevo dire quello >> 
<< tranquillo >> gli appoggiai la mano sulla guancia e sorrisi, volevo rassicurarlo, non farlo sentire a disagio, ma tutto ciò non sembrava avere l'effetto sperato. Lui cominciò a deglutire e a guardarmi come se mi avesse visto per la prima volta in vita sua.
<< sei davvero bella >> mi disse. non parlai, non avrei saputo che dire.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Erano passati sei mesi dalla prima volta e più il tempo passava e più noi lo trascorrevamo insieme, non era importante se fosse di giorno, pomeriggio o notte, appena potevamo noi ci vedevamo. Continuavo a vedermi con i miei amici, ma il tempo con lui era insostituibile. Tutti pensavano stessimo insieme ma noi non facevamo altro che ripetere di essere amici, infondo non eravamo mai andati oltre alla nostra amicizia. Un giorno però arrivata a casa dopo scuola sono uscita nel giardino sul retro, mi sono stesa per terra, su quel comodo letto fatto di foglie. Rimasi lì per un po' a guardare il cielo, era grigio e carico di nubi, cominciò a piovere. All'inizio cercavo di distinguere una goccia dopo l'altra ma poi hanno preso a cadere sempre più veloci, sempre più numerose. D'un tratto lo vidi arrivare, correva. << hai intenzione di ammalarti? >> mi disse non appena mi ebbe raggiunto. Io lo guardai ma non risposi, non volevo ammalarmi, volevo solo stare lì per un po'. Lui farfugliò qualcosa ma alla fine si mise seduto vicino a me. Mi girai verso di lui, il cielo non sembrava più interessante. Indossava sempre quel cappellino a nascondergli il capo, diceva che i capelli corti non gli stavano bene e che poi faceva freddo. Lo guardai bene, era un misto di tratti delicati e spigoli, era davvero particolare e forse la sua particolarità lo rendeva così unico è bello. Ma la cosa che più adoravo di lui erano i suoi occhi grigi da far invidia anche il cielo, ma celavano sempre una sorta di tristezza da farmi mancare il respiro. È stato in quel momento che mi resi conto che per me lui fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Non potevo far altro che chiedermi se lui avesse pensato lo stesso di me. << mi rendi felice >> mi disse, quasi a leggermi nei pensieri, quelle parole furono anche migliori. Ho alzato di nuovo lo sguardo su di lui, si abbassò alla mia altezza e mise una mano sulla mia guancia, io chiusi gli occhi e lo lasciai fare, lasciai che mi attirasse verso di sè. Finalmente mi aveva baciata, quel bacio mi fece sentire viva, quel bacio mi fece dimenticare di essere stesa sulla terra fuori casa mia, mi fece dimenticare del fatto che chiunque compreso i miei genitori avrebbero potuto vedermi, la pioggia, il cielo e tutto il resto. C'eravamo solo noi, il resto era nulla.

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Capitolo 6
*** Come ogni notte ***


Mi svegliò per poi dirmi che fosse tardi, ma tardi per cosa? Lo guardai interrogativa. << è domenica sai? >> dissi sorridendo, lui però era serio, non mi sembrava più lui. Poi ad un certo punto corse in bagno e cominciò a vomitare, io ero sempre più confusa. Andai da lui, camminai piano. Mi sembrava che ogni passo mi avrebbe portato in un posto in cui non sarei voluta andare, un posto in cui sarebbe stato difficile uscirne. Sapevo che c'era qualcosa che non andava ma non avrei voluto avere ragione.Lui aveva finito, si stava sciacquando il viso e la bocca, era diventato più pallido del solito e tremava. << sto cadendo sempre più giù >> mi disse, stava trattenendo le lacrime, lo vedevo. Avrei tanto voluto piangere anche io. Dopo quel giorno le nostre vite cambiarono, non ci vedevamo più con tanta frequenza e quando stavamo insieme era tutto diverso, come se ci fosse un muro tra di noi. Noi eravamo lì, insieme, ma al tempo stesso mi sembrava di essere lontana anni luce da lui. Era appena entrato novembre, non faceva ancora freddo, per lo meno non di giorno, e la sera era quel freddo limpido che ti fa venire voglia di guardare la luna. Era strana come cosa ma a me faceva quell'effetto. Una di quelle sere uscimmo insieme, andammo a mangiare fuori e poi al cinema a vedere un film che non interessava a nessuno dei due, non era neanche male, ma il peso delle parole non dette pesava più di un macigno e non mi faceva godere più di quei momenti tranquilli, perché per me non lo erano sul serio. Dopo il film abbiamo continuato a passeggiare in silenzio per un po' fino ad arrivare in un punto in cui la strada era deserta, era abbastanza tardi quindi probabilmente la maggior parte delle persone lì dormivano già o comunque non sarebbero venuti a spiarci. Nessuno poteva entrare nel nostro mondo. << giriamo intorno >> gli chiesi prendendogli le mani, lui mi sorrise e acconsentì. Non era una cosa che facevano tutti, soprattutto all'una di notte in mezzo la strada ma noi lo facemmo, senza vergogna. Continuammo a girare e a ridere finché le nostre teste non ci fecero male, e ci sdraiammo sulla fredda strada asfaltata, fino a quando le mie risate si tramutarono in lacrime. << cosa c'è che non va? >> non risposi, mi allontanai anche dalla sua presa, in quel momento lo vedevo come la persona più cattiva in questo mondo, mi aveva nascosto la sua malattia, mi aveva tenuta fuori ed io ora avevo paura di perderlo. Sapevo che se lui fosse andato via avrei smesso un po' anche io di vivere, perché avevo trovato un posto nel mondo entrando nel suo. Lui rimase in silenzio ad osservare ogni mia mossa fino a quando non mi sono calmata. Per tutto il viaggio di ritorno siamo stati in silenzio, ma nonostante ciò venne comunque in camera mia. Cominciò a baciarmi e abbiamo continuato, come non avevamo mai fatto, non ci importava più di nulla. Le sue mani erano su di me, dappertutto, senza vergogna, e lì dove mi toccava sentivo la pelle bruciarmi. Più andavamo avanti più il respiro mi diventata accelerato, affannoso. È una gran parte dei nostri vestiti è scivolata via, e lui mi ha toccata ovunque. È entrato dentro di me in tutti i modi possibili, ormai ero spacciata. All'alba, dopo avermi rimboccato le coperte aprì la finestra per andarsene facendo entrare l'aria fredda del primo mattino e ho avuto come la sensazione che quella fosse stata l'ultima volta che l'avrei visto, come se quell'aria potesse inghiottirlo per poi portarlo via da me. Avrei voluto fermarlo ma non lo feci, rimasi immobile con gli occhi socchiusi mentre lo vedevo andare via. Quell'immagine di lui che mi dava le spalle mi avrebbe tormentata quasi ogni notte.

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Capitolo 7
*** Non vedo altro ***


Capitolo 6 Un giorno mentre tornavo a casa con una mia amica notai quanto fosse triste. Andammo a prenderci un frappé e lì parlammo un po' del più e del meno, ma sembrava comunque distante, tormentata. << sei davvero innamorata di bill, vero? >> lei era una di quelle che non fa mai sul serio con i ragazzi ma di lui si era innamorata davvero, ma lui non si fidava, aveva paura di soffrire. << hai presente quando pensi di conoscere una persona? >> mi disse, io annuì ma non dissi altro. Restammo in silenzio per un po' di tempo,poi continuò. <> << si, ti capisco >> e infatti capivo, capivo perfettamente. << lo so che può essere difficile convincersi che qualcuno ti ami e che resti con te, ma lui ti ama sul serio. >> continuai << lo credi davvero? >> sembrava essersi ripresa << certo, lo si legge nei suoi occhi >> Poi parve ricordarsi di me, di come potevo sentirmi e mi parve dispiaciuta. << mi spiace, ti ho raccontato i miei problemi e non ho nemmeno chiesto di te. Come stai? >> <> << ormai è passato un anno, dovresti andare avanti. Non ti fa bene restare rinchiusa nel passato >> << ma io sono andata avanti. >> e infatti ero andata avanti. La mattina continuavo a svegliarmi, respiravo e facevo tutte le mie cose senza piangere. Avevo fatto progressi per lo meno. Lei mi guardó un attimo poi aggiunse << okay, dimentica tutto allora. Okay? >> annuì. Ed io facevo del mio meglio, ogni giorno. Ma non volevo dimenticarlo, mai. Annuire però era l'unica via d'uscita per quella conversazione. In quel momento i suoi occhi parvero illuminarsi, mi girai dal lato in cui guardava e c'era bill. Le dissi di andare e lei corse da lui. Almeno ad una di noi sarebbe andata bene. Non potevo negare di essere invidiosa. Io restavo da sola come sempre, restavo lì a odiare ogni secondo. Ho provato a distogliere lo sguardo da loro ma l'unica cosa che vedevo era la mia infelicità e la tua assenza.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Il nostro primo natale lo passammo insieme.
È finalmente lo presentai alla mia famiglia, lui è suo fratello quindi restarono a cena da me.
Mia madre li adorava, mio padre invece all'inizio era un po' titubante poi col passare del tempo prese anche lui a volerli bene, ormai erano parte della famiglia e a me faceva piacere. Stavano meglio entrambi, stavo meglio anche io.
<< vogliamo andare a mare? >> mi chiese, così, dal nulla.
<< a mare? >> dissi alzando gli occhi dal mio libro.
<< si, a mare >> disse lui scrollando le spalle e sorridendomi
<< ma è dicembre >> continuai, lui rise
<< e quindi? Mica dobbiamo farci il bagno >> lo guardai poco convinta, quel ragazzo era imprevedibile, troppo imprevedibile.
Accettai.
Andammo subito, io non avevo proprio voglia di andare a mangiare dai miei parenti e lui aveva voglia di salvarmi da quel supplizio. 
Organizziamo all'insaputa di tutti. 
Portammo un telo, una coperta ,qualcosa da mangiare, da bere e il nostro amore.
Per tutto il tempo avvertimmo una strana eccitazione nell'aria, una tale sensazione non la provavo da quando ero bambino e aspettavo babbo natale. Ora del natale non me ne fregava più nulla, rivedere tutte quelle persone che si spacciano per parenti, salutare tutti e fare regali inutili, per me importava passare tutti i giorni con le persone importanti, non solo a natale.
Arrivammo subito, fu il viaggio più breve e piacevole di tutti, per una volta sperai durasse di più.
Ci sistemammo come meglio potevamo è dato il freddo ci coprimmo con la coperta, restammo seduti lì a fissare il mare per non so quanto tempo. 
<< non ti sembra una cosa ballissima? >> lo guardai, era concentrato a guardare l'orizzonte, aveva gli occhi tristi, l'espressione di chi vuole piangere ma non ci riesce. Era triste ed io non potevo farci nulla.
<< lo è >> gli dissi mentre gli prendevo la mano.
<< mi mancherà,sai? >>
<< cosa? Cosa ti mancherà? >>
<< tutto. Il mare, il cielo, mio fratello, mia madre che non si merita altro dolore, i miei amici, quel buco di casa, le strade piene di gente rincoglionita, questa città, il fatto che non sono riuscito a vedere il mondo, il fatto che non sono riuscito ad imparare nulla. Mi mancherà persino quel rincoglionito di mio padre. Mi mancherà sgobbare notte e giorno a lavoro, mi mancheranno un casino di cose. MA soprattutto mi mancherai tu. Entrare a casa tua e trovarti lì, ad aspettarmi con il sorriso, in quel posto che è solo nostro. Ti ricorderò per sempre.
Ti ricorderò per sempre come la prima persona ad avermi dato una possibilità e di avermi amato.
Grazie.>> 
Ormai piangevo come quando ero piccola
<< io mi prenderò cura di te, sempre >> riuscì a dire, non volevo che dicesse quelle cose, lui stava bene, lui non mi avrebbe lasciata. Mai.
Ma certe cose mica possiamo deciderle.
Ad un tratto si alzò, si girò verso la mia direzione e sorrise.
<< proviamo l'acqua >> disse
<< assolutamente no. Non voglio prendermi nulla. >>
<< dai vieni, restiamo a riva >> mi alzai titubante, se questo lo avrebbe reso felice allora perché no, era l'unica cosa che avevo in mente. Ci levammo le scarpe e i calzini e ci fermammo sulla riva.
Camminavamo, ci stavamo congelando 
<< dicono che farsi il bagno di inverno è stupendo >> disse, io gli sorrisi
<< io non credo di esserne all'altezza, è troppo fredda>> continuò
<< sono loro che sono pazzi >> lo rassicurai prendendogli la mano, lui sembrava sconsolato
<< lo vorresti fare sul serio? Il nostro cuore potrebbe fermarsi e noi ci resteremo secchi >>
<< in effetti non mi sento più i piedi >> finalmente uscimmo dall'acqua, tremavo come una foglia e ringraziavo ogni cosa per avermi in un certo senso aiutata da quella situazione, avrei solo voluto un po' di calore.
<< non devo fare mica tutto quello che fanno gli altri. Trova qualcosa che vorresti fare tu, solo tu ed io farò il possibile per aiutarti. >>
<< voglio solo te in questo momento, ora e per sempre >>

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***



<< bevi, bevi e non pensare a nulla. La tua famiglia, le preoccupazioni, la tristezza. Più bevi e più ti è facile non pensarci e più non ci pensi più sei felice >> non faceva che ripetermelo ed io lo stavo a sentire. Soffocavo il dolore nell'alcol ma appena ero sobria ritornava forte come un pugno in piena faccia, non poteva andare avanti così.
Lui però mi aveva aiutato a superare il dolore, o per lo meno ci aveva provato, provato sul serio. Lui il suo dolore lo soffocava così, era così abituato a stare male che non sapeva neanche il perché. Sembrava felice di essere triste, ma io non lo ero.
<< non mi lasciare qui da solo, ti prego resta, non lasciarmi >> ma le mie alternative erano due, o mi salvavo o sprofondavo con lui.
               ******


Dopo la giornata al mare non lo vidi per un po', in quei giorni fu mia madre a farmi compagnia, con le sue ramanzine e punizioni. Si era arrabbiata perché non le avevo detto nulla lasciandola in balia di tutta la famiglia e le loro domande. I primi giorni furono pesanti ma piano la sua rabbia andò a scemare fino a diventare indifferenza e infine passò tutto. 
Dopo due settimane tre giorni e cinque ore lo vidi entrare, mi sorrideva, io dimenticai tutta la rabbia che avevo e lo andai a bracciare. Così vicini da farmi dimenticare la lontananza che si era andata a creare.
<< scusami >> mi disse soltanto. Lo strinsi più forte.

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Capitolo 10
*** Addio ***



La primavera era arrivata e noi facevamo di tutto per essere trasmessi alla radio. O meglio, lui doveva cantare, ma per me sarebbe stato un grande traguardo. Avevo messo tutto l'impegno per far avverare questo suo sogno tanto da farlo diventare anche mio.
Ci sarei riuscita sicuramente. 
E poi la canzone era bellissima, sarebbe stato un peccato se nessuno l'avesse conosciuta. Passammo così quasi tutti i pomeriggi insieme per escogitare una soluzione e finire il pezzo, anche se le cose più difficili le faceva lui è un suo amico, andavamo da lui a giorni alterni per usufruire della sua stanza di registrazione.
Però lui non credeva molto a quello che facevamo anche se so in fondo ci sperava, credo avesse paura di una delusione, nonostante ciò continuava comunque con impegno. Mi rese davvero felice.
Quei giorni furono davvero tranquilli e felici.
 Arrivò dunque l'estate, andavamo spesso al mare e ci divertivamo con tutto quello che ci capitava. Il 15 agosto andammo alla fiera fatta vicino la spiaggia, era una cosa provvisoria quindi dovevamo andarci assolutamente.
Lì era tutto così normale e sereno, con le bancarelle che vendevano cibo, dolciumi e souvenir. Noi prendemmo le patate arrosto , mele caramellate, zucchero filato e caramelle, ovviamente a distanza di tempo. Per tutto il tempo lui mi tenne la mano, come se avesse paura di perdermi. Rideva ma nei suoi occhi leggevo qualcosa che non andava. Non gli chiesi nulla e me ne pento.
Ad un certo punto successe qualcosa di spiacevole, incontrammo un mio ex, si fermò a salutarmi, non ci vedevamo da anni quindi eravamo felici di vederci. Prima di stare insieme eravamo stati amici, forse ci siamo lasciati proprio per questo, le cose come coppia non andavano bene, quindi decidemmo di lasciarci. Proprio a causa della nostra sincerità le cose tra di noi non peggiorarono anzi restarono invariate, ed è per questo che gli voglio un gran bene. Appena il mio amico se ne andò lui diventò cupo e silenzioso. Era geloso. 
<< cos'hai? >> gli chiesi
<< niente >> mi rispose senza neanche guardarmi
<< sei sicuro? >> ritentai prendendogli la mano ma lui la tirò via con violenza
<< ti ho detto di sì. Se non ti sto bene vattene da quel ragazzo >> detto ciò se ne andò via. Fu la prima ed ultima volta che lo vidi così.
Gli corsi dietro, lui se ne accorse e si fermò, aveva esagerato e se ne era reso conto. Eravamo arrivati in un posto isolato e anche tra noi c'era una certa distanza anche se soli fisica.
<< scusami, ho esagerato >> disse tenendo lo sguardo basso
<< no, scusami tu. Davvero. Dovevo pensare anche a te, sono stata un egoista >>
<< no, lo sono stato io >>
<< ti dico di no, tu non c'entro nulla>> a quel punto scoppiò a ridere
<< va a finire sempre così eh >> io gli sorrisi, era vero alla fine di un litigio litigavamo per chi prendesse la colpa. Non volevano che l'altro soffrisse. 
<< vieni qui >> lo guardai interrogativa, poi mi avvicina, anche se di poco
<< no, più qui >> e prendendomi per il braccio pose fine alla distanza
<< ti amo. non dimenticartelo, okay? >>
Mi baciò subito, non mi diede neanche il tempo di rispondere, mi baciò dolcemente, quasi a volersi scusare. Infine mi abbracciò, io avevo paura di farlo, mi sembrava che se lo avessi stretto forte si sarebbe sgretolato tra le mie braccia, lui, così grande e forte com'era.



Dopo un po' mi riaccompagnò a casa ma non entrò come le altre volte. 
<< sono stato bene con te, grazie. E non parlo solo di stasera >> Il cuore mi batteva fortissimo. 
Non riuscii a dire molto solo un "anche io". Mi sorride dolcemente e andò via.
Si girò solo una volta, mi mandò un bacio con le mani e mi sorrise
<< ci vediamo domani >> mi disse , io ricambia tutto ma questa volta c'era qualcosa di diverso. Vederlo allontanare in quel modo mi fece male, non so bene quale dettagliò ma mi rimase in presso nella memoria.
A volte quella scena la sogno, ed è sempre un incubo.
Verso le tre del pomeriggio del giorno dopo mi arrivò un messaggio.
<< ho bisogno di parlarti, è una bella notizia, ho bisogno di te >>
<< dove sei? Cos'è successo? Comunque ti aspetto a casa >> gli risposi.
Inutile dire che non arrivò più. Mai più. 
Quel pomeriggio stavo ascoltando la radio e mentre moriva stavano trasmettendo la sua canzone, per me fu un grande traguardo, sarei stata felice di dirglielo. Lui purtroppo non l'hai mai più saputo.
Non riuscì neanche più a dirgli addio. Non riuscì a dirgli che lo amavo.

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Capitolo 11
*** Fine ***


Al suo funerale incontrai un ragazzo, diceva di essere stato uno dei suoi più grandi amici in passato, forse l'unico. Quel giorno non lo vidi piangere, diceva che lui il dolore lo teneva per sè, era suo, il mondo non doveva rubargli anche quello. 
Per tutto la celebrazione non faceva che ripetere cose a bassa voce più a sè stesso che a me.
Cose del tipo "che gran perdita, davvero" poi guardava le persone e sorrideva ma sembrava più disgustato che altro.
"che gran signori. Falsi anche in un funerale. Perché non si trovano loro, in una buca" poi se ne stava un po' in silenzio, guardava la mamma è il fratello e lo vedevo irrigidirsi. 
"Povere persone. Quel figlio di puttana cambierebbe solo con la sua morte" diceva riferendosi al padre che non si era degnato di presentarsi. 
Io d'altronde passai tutto il tempo a piangere e a singhiozzare, non mi disse nulla nè tantomeno mi toccò. Mi guardava e restava in silenzio, poi tornava a commentare.
Passarono diversi giorni dal funerale poi lo incontrai di nuovo 
<< tu sei quella ragazza? >>
<< dipende a cosa ti riferisci >> 
<< bella mia sei proprio uno straccio, che hai? >> io mi innervosì, come poteva essere così superficiale, non risposi, non ne avevo le forze. Stavo per andarmene ma lui mi fermò
<< vuoi stare bene? Vieni con me. Ti aiuto io >> e così che comincia a bere e a fumare.
Passai così tre mesi della mia vita. Stavo perdendo tutto e non me ne rendevo conto. Avrei perso ogni cosa, persino la ragione, non potevo andare.
Quando gli parlai non voleva starmi a sentire, pensava che scherzassi. Solo dopo capì che facevo sul serio. Lo vidi piangere davvero.
Alcune persone dicono che si era perso per via della droga, altri sostenevano che era perennemente ubriaco tanto da non rendersi conto delle cose, mi arrivano persino delle voci che dicevano che si fosse suicidato. 
Resta il fatto che io non lo cercai più e lui fece lo stesso.
Bere non era la soluzione, almeno non per me.
Lo so che è morto, il mio corpo e il mio cuore hanno assimilato il colpo, ma mi sembra comunque irreale. Ho pianto così tanto da consumare le lacrime ed ho urlato così forte da perdere la voce. 
Ho preso una cattiva strada per poi tornare ai miei passi. Forse mi ha dato una mano, forse è ancora con me o forse no.
Ma a volte lo sento ancora, con me.
Quella eccitazione che provavo ogni volta prima di vederlo arrivare, come se una notte, una qualsiasi, lui torni ad entrare dalla mia finestra e a guardarmi come solo lui sapeva fare ed infine sorridermi, quel sorriso dolce che sapeva rassicurarmi da ogni problema. 
Io ci speravo sempre, ma lui non arrivava mai. Non sarebbe più arrivato.

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Capitolo 12
*** Ultimo capitolo ***



La prima volta che la vidi se ne stava seduta in camera sua intenta a disegnare qualcosa. Lo so che non avrei dovuto guardarla in quel modo, soprattutto da camera mia, ma come avrei voluto parlarle in quei momenti, ma avevo una paura tremenda. Ogni volta che le passavo affianco avvertivo sempre una nota di panico, le mie mani prendevano a tremare e sudare. Il mio cuore mi spingeva ad andare da lei, la mia mente è il mio corpo invece non ne volevano proprio sapere. Lei d'altronde, non mi vedeva mai.
Una notte poi, una semplice notte, tranquilla e silenziosa, arrivai da lei vestito con i miei soliti vestiti, bussai alla sua finestra e lei mi lasciò entrare, così come numerose notti a venire. Io in cambio la feci entrare nel mio cuore.



<< scusami, non sapevo dove andare>> ricordo di averle detto questo non appena entrai,come se fosse tutto così naturale, come se noi fossimo migliori amici da anni.
<< ti è successo qualcosa? >> me lo chiese dopo un po', sembrava disorientata. Ma a me di rispondere a quella domanda proprio non mi andava, non andavo a raccontare così i fatti miei e poi non volevo allontanarla prima del tempo.
<< è bella la tua stanza >> provai a dire anche se non l'avevo vista per niente, anche perché lì era tutto buio. Tenevo lo sguardo fissò su di lei perché era la vera cosa bella, la più bella che avessi mai visto.
<< mica stai scappando dalla polizia o roba simile >> lo disse con una tale naturalezza da farmi ridere, ma non la prendevo in giro, anzi, mi mise di buon umore. Lei rimase a fissarmi, smisi di ridere. Distolse subito lo sguardo e diventò paonazza.
<< mi sentivo solo >> dissi scrollando le spalle, rispondendo alla domanda di pochi attimi prima.
<< non potevi andare da qualche tuo amico, chiamarli magari >>
<< amici...>> dissi in un sussurro, poi continuai
 << avrei potuto farlo certo, ma io volevo conoscere te >>
<< potevi farlo di giorno, non credi? >> disse, però sorridevo. Tutta quella situazione era strana e bella al tempo stesso, almeno per me.
<< se lo avessi fatto sarebbe stato troppo banale, una cosa che fanno tutti e probabilmente tu mi avresti snobbato dopo pochi secondi e ti saresti dimenticata di me. Così invece ho fatto una cosa che nessuno farà mai e mal che vada tu mi ricorderai per sempre come quel pazzo che è sbucato dalla tua finestra. >> la vidi concentrata a pensare qualcosa. Forse avevo fatto centro.


Le mie giornate le passavo per lo più allo stesso modo, mi facevo in due per fare più lavori possibili, quando stavo a casa scrivevo e la notte, che era diventato il mio momento preferito, andavo da lei. Tutto quello che facevo di giorno lo facevo per tenermi occupato così da non sentire il peso del tempo. Un giorno le scrissi anche una canzone, in realtà non ci misi molto, misi solo su carta i miei sentimenti. La cosa complicata fu renderla canzone, ma in quello ci pensò un mio caro amico. Dopo quasi un mese dalla sua composizione presi finalmente coraggio e gliela feci sentire.
 << è una canzone bellissima >> disse
<< l'ho scritta pensando a te >> rimase senza parole. Questo avvenimento le fece scoprire la mia passione e poco tempo dopo fece di tutto per aiutarmi. Voleva che quella canzone l'ascoltassero tutti.
Ormai passavamo tutti i momenti insieme, giorni qualunque così come le feste. 
Che ero malato ad un certo punto lo sapevano tutti, lei lo scoprì un giorno di novembre, era novembre ed io sentivo freddo. Non ricordo perché la svegliai, non ricordo nemmeno che le dissi, fatto sta che un secondo dopo mi trovavo in bagno che vomitavo pure l'anima. Lei mi raggiunse, camminava piano, mi guardava, un misto tra il confuso e il preoccupato.
<< sto cadendo sempre più giù >> stavo tremando, stavo congelando. Le si gonfiarono subito gli occhi, capì tutto. Voleva piangere ma non lo fece, la ringrazio per questo. 
Dopo quella mattina mi allontanai da lei, ma non perché volevo chiudere, ma per il semplice fatto che passavo quasi tutti i giorni in ospedale e quando stavo a casa restavo perlopiù in bagno. Non volevo farla piangere. Quando stavamo insieme non riuscivo ad essere quello di sempre, non lo facevo con cattiveria, ma mi mancavano le forze. Lei invece non so cosa pensasse ma faceva tutto così controllato, non era la stessa. Si alzò un muro tra di noi. Facevamo tutto come il solito ma con meno naturalezza, sembrava tutto troppo forzato. Questa sensazione l'avvertì soprattutto una sera quando andammo a fare una delle nostre serate. Dopo il film camminammo in silenzio fino ad arrivare in un punto dove le strade erano deserte, non sarebbe passato nessuno. 
Nessuno sarebbe entrato nel nostro mondo.
<< giriamo intorno? >> mi chiese prendendomi le mani, io sorrisi e acconsentì. Ed eccoci a girare mano nella mano all'una e mezza di notte in mezzo una strada. Lei rideva, io anche. Poi ci sdraiammo sul freddo asfalto, poi lei cominciò a piangere. 
<< cosa c'è che non va? >> non rispose, si allontanò persino da me. Mi guardava male, era arrabbiata con me. Capivo il perché. Rimasi in silenzio, non provai a toccarla nè niente, non sarebbe servito a nulla. Ma rimasi fino a quando non la vidi calmarsi. Nonostante la serata andai con lei in camera sua, non volevo lasciarla in quel modo, ci saremmo allontanati ancora di più. 
Fu quella sera che lei diventò mia, fu quella sera che ci affidammo all'altro.
Ormai eravamo una sola cosa.

Il giorno della mia morte scoprì che sarei potuto guarire nel giro di qualche mese, dovevo solo operarmi. Le mandai subito un messaggio, lei mi aspettava a casa sua. Ero felicissimo, avrei potuto vivere la mia vita tranquillamente, avrei potuto farlo con lei al mio fianco. Era quella giusta per me, ma a quanto pare io non ero quello giusto per lei.
Correvo, mi sento vivo dopo tanti anni. Ero felice di essere vivo.
Ma la mia felicità fu troncata sin dalla nascita. Fui investito, in pieno giorno da un ubriaco.
Rimasi lì steso sull'asfalto freddo, non ero morto subito. Sentivo le persone urlare, parlare, tutto era attutito da un qualcosa che non capivo.
Non mi sentivo più il corpo, non sentivo molto, nemmeno dolore. Fissavo solo il cielo privo di nuvole con i tiepidi raggi del sole a cullarmi. Mi venne in mente una giornata di quell'estate, la passammo in spiaggia, faceva caldissimo ma provammo a fare quasi tutti gli sport che offrivano, ci divertimmo un mondo. E la sera chiusi nella nostra camera d'albergo, con il mare e la luna come telespettatori facemmo l'amore, più e più volte. Nella mia testa stavo lì, la stavo accarezzando i capelli, mi sorrideva  anche con gli occhi. Lei era stata tutto per me, lei mi aveva accettata. Avrei voluto urlare che l'amavo. Sarei potuto guarire.

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