Don't look behind

di CourtneyMars
(/viewuser.php?uid=162334)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le belve agiscono solo di notte ***
Capitolo 2: *** Ospite o intrusa ***
Capitolo 3: *** Il suo segreto ***
Capitolo 4: *** La bella e la bestia ***
Capitolo 5: *** Oltre la morte ***
Capitolo 6: *** Fuori controllo ***
Capitolo 7: *** Non per vendetta ***
Capitolo 8: *** Voglia di uccidere ***
Capitolo 9: *** Il cacciatore ***
Capitolo 10: *** Missione pericolosa ***
Capitolo 11: *** Desiderio ***
Capitolo 12: *** Mai da soli ***
Capitolo 13: *** Confusione ***
Capitolo 14: *** Rapimento ***
Capitolo 15: *** Quel fuoco tra di noi ***
Capitolo 16: *** Amore e Morte ***
Capitolo 17: *** Nella tana del lupo ***
Capitolo 18: *** Questione di scelte ***
Capitolo 19: *** Il mostro che indossa il tuo volto ***
Capitolo 20: *** Fuga ***
Capitolo 21: *** Nuova vita ***
Capitolo 22: *** Notizie indesiderate ***
Capitolo 23: *** La mia decisione ***
Capitolo 24: *** L'animale diventa umano ***
Capitolo 25: *** Il potere dentro di me ***
Capitolo 26: *** La cura ***
Capitolo 27: *** Speranza ***
Capitolo 28: *** Tu riesci a domarmi ***
Capitolo 29: *** L'arma ***
Capitolo 30: *** Same old Love ***
Capitolo 31: *** Salvataggio ***
Capitolo 32: *** Merce di scambio ***
Capitolo 33: *** Racconti del passato ***
Capitolo 34: *** E' quasi ora ***
Capitolo 35: *** Le nuvole nel mio cuore ***
Capitolo 36: *** Si torna a casa ***
Capitolo 37: *** Conseguenze ***



Capitolo 1
*** Le belve agiscono solo di notte ***


Questo mito riguarda voi,
voi che alla luce superna

volete condurre la mente,
perchè alla caverna tartarea

chi, vinto, avrà volto indietro lo sguardo,
tutto il bene che porta con sè,

lo perde, se guarda gli Inferi.
(La consolazione della filosofia)

***

 

Elena aveva appena riaperto gli occhi, sperduta e spaesata , con la tremenda sensazione di stare ancora annegando, col riflesso involontario di rigettare tutta l'acqua che aveva ingerito.

Era morta, lo sapeva bene. Ne era consapevole, sapeva che non era da umana che si era risvegliata.

Era stata informata anche di essere stata curata con il sangue di Damon.

Dunque mandare giù quel boccone, seppure fosse difficile, era l'unica cosa da fare.

Stefan e Damon stavano lì a fissarla, proponendo soluzioni per ciò che sarebbe avvenuto dopo.

Elena era ancora in transizione, assetata e pronta a squarciare la gola del primo essere umano le si fosse piazzato davanti. La gola le bruciava come fosse in fiamme.

-Deve semplicemente servirsi da una bella giugulare e nient'altro.-

-No.- intervenne uscendo dall trance che le nuove percezioni le causavano.

-Non permetterò che perda il controllo.- Stefan fu risoluto nel suo modo di parlare.

Damon invece era infastidito e seccato. Forse non solo per la rinascita di Elena come vampiro, che stranamente la rendeva più bella di quanto potesse immaginare.

Forse la verità, era che le parole di addio al telefono lo avevano ferito. Elena avrebbe scelto sempre Stefan e non il fratello bastardo e malvagio dei Salvatore.

-Io lo amo, Damon.- gli aveva detto.

-Alla fine, è sempre Stefan.- disse come ricordando che anche Katherine aveva preferito suo fratello, in un tempo così lontano da sembrare strano da rivangare.

I pochi e unici baci ricevuti da Elena erano stati una benedizione e una maledizione. Una sensazione talmente bella da pervadergli ogni minima parte del corpo, ma che non avrebbe mai riavuto indietro, seppure ne fosse già dipendente.

Si chiese se ne valesse la pena, di ricordare tutto quello e farsi ancora del male. Si conosceva, sapeva cosa succedeva ogni volta che l'unica chance di essere amato svaniva come fumo. Tornava come era un tempo, un lupo solitario capace solo di uccidere.

Li aveva lasciati da soli a architettare chissà quale strano piano pur di non farle bere sangue umano. Che tanto, Damon lo sapeva che prima o poi Elena avrebbe bevuto da una sacca di plasma anche solo una volta. Lei non era come Stefan, che con una goccia di sangue umano diventava lo squartatore, mozzava teste e le rimontava come fossero dei lego.

Lei era la dolce, innocente, stupenda Elena.

Non c'era forza in terra che potesse renderla diversa da questo. Nemmeno l'essere vampira l'avrebbe resa meno fantastica agli occhi di Damon.

O meglio, il vampiro dagli occhi cerulei ne era più che convinto. Sapeva che nessuna avrebbe preso il posto di quella doppleganger nel suo cuore. Non perchè assomigliava a Katherine che una volta gli aveva rubato il cuore, ma solo perchè era lei.

Essere innamorato di lei era stata la sua condanna a morte sin dall'inizio. Perchè una creatura così fragile avrebbe mai dovuto scegliere lui? Lui che non stava alle regole, che era un animale selvaggio, nient'altro che un mostro?

Stefan aveva qualche vittima sul suo curriculum, ma il suo atteggiamento pentito e da bravo ragazzo riusciva a farle scordare ogni cosa.

E quindi che altro poteva fare se non accettarlo e rendersi conto che il motivo per cui si controllava era una donna che non lo amava?

Elena aveva già scelto.

Non c'era motivo per lui di trattenersi troppo a lungo. L'avrebbe aiutata a superare la fase iniziale del vampirismo e poi sarebbe scomparso per sempre dalla sua vita.

Non le doveva più nient'altro.

Era arrabbiato col fratello anche per aver scelto di salvare Matt, prima che lei, solo perchè lei era tanto stupida da mettere gli altri al primo posto.

La sua rabbia si faceva strada fino a prendere totale controllo di ogni parte del suo corpo. La stessa rabbia che di solito finiva con un omicidio.

Aveva fatto il bravo ragazzo troppo a lungo e gli sembrava di impazzire adesso che Elena l'aveva chiaramente messo al secondo posto.

Aspettò la sera, non perchè in fondo per lui camminare di giorno fosse un problema, ma semplicemente perchè le vere belve escono solo di notte.

Il grill era pieno come al solito. Le tragedie non sembravano scalfire quel posto. Passava il tempo, moriva la gente, ma il Grill era una di quelle cose che sembrava non venire scalfita nemmeno dal tempo. E Damon in qualche modo si era affezionato alla sensazione che gli dava bere in quel locale. Si ubriacò, come faceva spesso. E non c'era nessuno che potesse giudicarlo quella sera, visto che persino lo stupido biondino non lavorava quella sera. Certo, in fondo era sopravvissuto a un brutto incidente.

Un incidente dove Elena sarebbe morta se quell'incosciente di Meredith non avesse fatto quell'iniezione di sangue di vampiro poche ore prima.

Damon iniziò a guardarsi intorno, studiando le voci e i volti di chi lo circondava.

Aveva sete. Tanta, maledetta, sete.

Poco lontano da lui, proprio al bancone, stava seduta da sola una ragazza. Sembrava molto giovane, probabilmente aveva non più di 20 anni.

Beveva da sola, fissando il vuoto, pensando a chissà cosa. Aveva dei grossi occhi castani , incorniciati da folte ciglia che le davano uno sguardo da cerbiatta.

La pelle come porcellana perfetta mostrava solo un minimo rossore, forse dovuto al caldo che c'era dentro al locale. Le dita passavano nervosamente tra le ciocche castane e lisce. Era il classico tipo di donna che si sarebbe portato a letto se Elena non gli avesse fottuto il cervello.

Ormai gli veniva difficile desiderare qualunque donna che non fosse lei.

Ma così come con altre donne con cui era stato a letto, non contava provare qualcosa. La studiò , decidendo che lei sarebbe stata la sua vittima quella notte.

L'avrebbe soggiogata se non avesse ceduto alle sue avance, portata a letto e morsa.

E nessuno avrebbe potuto dirgli nulla.

Chiamò il cameriere dicendo di portare un altro drink a quella ragazza e che l'avrebbe pagato lui.

Poco dopo il drink arrivò alla destinataria, che si voltò a cercare il volto di chi l'aveva mandato.

Damon col suo solito fascino , sfoggiò un sorrisino perverso e alzò il suo bicchiere invitandola a un brindisi.

Lei gli sorrise, ripetendo il gesto. Damon lo prese come un via, si alzò lentamente, seguito dagli occhi della ragazza.

Si sedette al posto accanto al suo. -Damon Salvatore.- disse con una specie di leggero inchino.

-Judith Anderson. E' così che flirti con le ragazze? Un drink, un sorrisino e una presentazione elegante?-

Damon non si lasciò scomporre dalla sua resistenza.

-Oh certo che no. Questo era solo un modo per dirti che ti ho vista e ti ho trovata molto carina.-

-Di solito funziona?- disse lei con cinismo.

-Sempre.-

-Quasi sempre, vorrai dire.-

-Andiamo, non mordo mica.- le sue pupille si dilatarono mentre proseguiva fissandola intensamente -Tu mi trovi bellissimo, sei attratta da me e adesso vuoi uscire insieme a me da questo locale per stare un pò da soli.-

La ragazza non disse nulla , ma sembrò incantata dalle sue parole. Damon capì che la compulsione aveva funzionato e le prese la mano con delicatezza.

La portò fuori senza fretta, come se fossero una coppia normale.

Appena fuori dal Grill, con ancora la mano della ragazza stretta nella sua, Damon aumentò il passo, un pò sul punto di lasciar perdere. Stava iniziando a vedere il volto di Elena che lo fissava deluso.

"Me ne fotto" pensò.

Camminando verso il primo vicolo buio, continuò la compulsione.

-Scopriti il collo, adesso.-

Lei lo fece senza dire nemmeno una parola. La sua pelle candida pulsava , sembrava che il suo battito fosse accellerato di poco. Damon le sfiorò la pelle, mentre lei chiudeva gli occhi.

Le vene intorno agli occhi del vampiro si fecero evidenti, ma l'espressione della ragazza non cambiò. Perchè non urlava?

I canini divennero sporgenti e Damon stava per gettarsi sulla sua giugulare.

Ma un dolore acuto alle tempie lo bloccò. Il suo viso tornò umano e iniziò a urlare.

Durò qualche secondo, poi smise di fare male. Ebbe solo il tempo di guardare la ragazza davanti a lui che sorrideva maliziosamente, prima che questa lo attaccasse.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Ospite o intrusa ***


 

Se è vero che in ogni amico
v'è un nemico che sonnecchia,
non potrebbe darsi che
in ogni nemico
vi sia un amico che aspetta la sua ora?
(Papini)
***




Damon era stordito dai numerosi calci e dai pugni ben assestati. E sebbene fosse forte e agile in quanto vampiro, quella donna gli teneva testa, in un modo talmente assurdo che non poteva in alcun modo essere umana.

-Si può sapere chi sei?- disse cercando di parare qualche colpo. -Sei un vampiro?-

-Preferirei morire che essere come voi.- rispose con tono aspro quella ragazza che fino a poco prima aveva uno sguardo dolce e triste. Adesso era rabbiosa e aggressiva.

-Ragazzina, mi stai dando i nervi. Fermati e parliamo.-

Judith si lasciò sfuggire una risatina. -Parlare? Con te? Non sembrava avessi voglia di parlare prima.-

-Pensavo fossi una semplice umana.- lei lo fulminò con lo sguardo smettendo di sferrare colpi. -Okay questo non è una giustificazione però...- la ragazza riprese a colpirlo. -Andiamo Kill Bill. Non farmele girare.- gli diede un calcio sul naso per poi impalarlo nello stomaco, provocandogli un dolore acuto.

-La prossima volta sarà il cuore.-

Damon credette che fosse uno strano scherzo del destino, che lo volesse morto per quello che aveva anche solo pensato di fare.

Ma come se ancora ci fosse una forza superiore a volerlo lì, vide apparire Bonnie Bennet in tutto il suo splendore e la sua potenza. Mise una linea di fuoco tra Judith e Damon , che costrinse la ragazza a indietreggiare.

-Una Bennet.- disse la ragazza. Damon osservava stordito, mentre la strega teneva testa alla ragazza.

-Perchè proteggi un vampiro?- chiese.

-E' quello che mi chiedo ogni volta che gli salvo la vita.- poi lo sguardo di Bonnie andò verso Damon, dolorante a terra. Gli estrasse poco gentilmente il paletto dallo stomaco, causandogli un forte dolore che lo costrinse a gemere. -Sempre molto dolce, Bon Bon.-

-Sei una strega, dovresti uccidere i vampiri. Non proteggerli.-

-Dipende dalle circostanze. Damon non è cattivo.- buttò gli occhi al cielo riflettendo sulla fesseria che aveva detto -Il più delle volte.-

-Ha tentato di mordermi.-

Bonnie fissò Damon con aria di rimprovero. -Non volevo mica ucciderla, avevo sete ed ero ubriaco.-

-Darai spiegazioni a Stefan e Elena, più tardi.- poi Bonnie tornò a guardare la ragazza. -Chi sei tu?-

-Mi chiamo Judith e vengo da Portland.-

-Non era esattamente quello che intendevo chiederti.-

Judith sorrise. -Vuoi sapere perchè combatto i vampiri?-

Bonnie annuì. -Perchè mi è stato dato il dono per farlo.-

-Non siamo tuoi nemici, ci sono vampiri che non vogliono fare del male, credimi. Le mie due migliori amiche sono diventate vampire per loro disgrazia, ma non uccidono le persone. Si nutrono in altri modi.-

-E' la prima volta che sento una sciocchezza simile.- disse Judith stizzita.

-Perchè sei qui?-

-Mi hanno mandata qui a uccidere l'ibrido.- cambiò totalmente espressione recitando quelle parola, come se le avesse ripetute chissà quante volte.

-Klaus.- Bonnie fu allarmata dalla rivelazione. C'era qualcun altro che puntava alla morte di Klaus. E lei sapeva per certo che se Klaus fosse morto, sarebbero morti tutti i vampiri che conosceva. Inclusa Elena.

-Lo conosci?-

-Non esiste arma che possa ucciderlo.-

-So che ne è stata forgiata una qui, a Mystic Falls. Mi hanno mandata per cercarla e piantargliela nel cuore.- Bonnie capì che si riferiva al paletto che la strega originale aveva creato per fare in modo che Alaric potesse uccidere Klaus.

-Chi ti ha mandata qui?-

La ragazza le si avvicinò, le posò una mano sulla guancia e le sorrise. -Non sono tua nemica. Ho solo una missione da portare a termine.-

In quel gesto Bonnie sentì una forte energia scaldarle la guancia.

-Sei una strega Bennet anche tu?-

-Non esattamente.- ridacchiò lei. Stava per continuare quando di colpo arrivarono Elena, Caroline e Stefan.

-Che succede? Jeremy ci ha avvisati.-

Bonnie si chiese come facesse Jeremy a sapere. -Gliel'ha detto Alaric, vero?-

Damon sorrise. -Quel ragazzaccio mi guarda ancora le spalle. Grazie, amico.-

-Ci ha detto che Damon era in grossi guai.- rispose Caroline.

Elena vide Damon sanguinante e fece per soccorrerlo, ma lui la fermò con un unico gesto della mano. Non voleva la sua pietà.

Judith divenne seria e si mise sulla difensiva.

-Vampiri.-

-Judith ascoltami. Non sono tuoi nemici.- fece Bonnie per calmarla. -Credimi.- Judith sembrò rilassarsi.

-Sei una Bennet, non posso non fidarmi di te.- le sorrise. -D'accordo, non attaccherò nessuno di voi.-

Bonnie propose di riunirsi a casa dei Salvatore per una riunione con la nuova arrivata. Damon era contrario a questa cosa, visto che poco prima la ragazza in questione aveva tentato di ucciderlo, ma Bonnie lo zittì dicendo che lui per primo aveva tentato di morderla.

-Lo dirai ad Elena?-

-No.- disse sottovoce -Sarai tu a farlo.-

A casa Salvatore furono convocati tutti. Jeremy e Matt arrivarono insieme e gli occhi erano tutti fissi sulla straniera.

Venne fuori che la ragazza non aveva che poco più di diciotto anni.

-C'è una cosa che non mi spiego.- disse Damon attirando l'attenzione di tutti i presenti. -Come fai a essere così forte?-

-Diciamo che non sono una comune umana.-

-E cosa sei ?-

-Beh... sono un'ibrida.-

Bonnie intervenne. -Sei una vampira e un licantropo?-

Judith sorrise. -Non quel tipo di ibrido.- fissò poi il tavolino in mezzo a loro, che in un attimo si sollevò da terra.

-Mezza strega.- disse Damon. -Bene. E l'altra metà? -

-Sono figlia di una strega Bennet e di uno dei Cinque.-

-Cinque?- intervenne Elena per la prima volta.

-I cinque sono una congrega di Cacciatori di vampiri, scelti da una mia lontana antenata. Essi hanno una forza che pareggia quella dei vampiri. Ma sono mortali. Quando ne muore uno, un altro dopo di lui verrà scelto a sostituirlo. E essi verranno riconosciuti solo da altri come loro.-

-Come?- chiese Matt.

-Non mi è possibile rivelarlo.-

-Quindi sei mezza strega e mezza cacciatrice? E' davvero possibile una cosa simile?- Caroline sembrava avere il cervello che le fumava per la questione che stavano affrontando.

-In realtà non c'è mai stato un precedente. Ho sentito di cacciatori che tramandano il loro operato ai figli, in rari e ristretti casi. E le streghe Bennet sono una dinastia che va avanti di figlia in figlia. MA di un incrocio tra i due non ci sono precedenti. E soprattutto di una cacciatrice femmina. I Cinque sono tutti uomini.-

-E dunque tu sei una di loro o sei una... freelance?- Damon era sempre sarcastico, ma era solo per combattere la rabbia di aver rischiato la vita fino a poco prima e di vedere ancora una volta Stefan accanto alla sua amata Elena.

-Non sono una di loro, ma ne ho acquisito i poteri.- sembrava avere parlato dell'argomento chissà quante altre volte. Forse era già preparata da tempo a ricevere delle domande, o forse semplicemente aveva voglia di parlarne con qualcuno. Sembrava quasi brillare mentre ne parlava. Fu allora che Bonnie capì che era la prima volta che incontrava persone come loro a cui poter dire liberamente chi fosse.

-E' stato tuo padre a mandarti?- chiese allora lei.

Judith si scurì in volto. -Mio padre è morto. E' stato l'ibrido a ucciderlo.-

Klaus aveva portato ancora morte nella famiglia di qualcuno, non era una novità. Tutto ciò che quell'uomo toccava avvizziva e moriva.

-Un'altra bravata che a Klaus costerà cara.- disse Stefan con una strana ironia. -Purtroppo Klaus non può... morire.-

-So che esiste un'arma...- Stefan la interruppe.

-Se Klaus muore, tutti i vampiri in questa stanza moriranno con lui.-

Judith si guardò intorno vedendo volti preoccupati e dispiaciuti. Damon invece fu allarmato che il fratello avesse rivelato la cosa con così tanta leggerezza.

Bonnie fissò attentamente Judith cercando di carpirne i pensieri. -Judith possiamo trovare un altro modo.-

-E quale , Bonnie?-

-Non lo so , ma troveremo un modo.-

-Mio padre deve essere vendicato.-

-Com'è morto?- chiese Damon con poca delicatezza. Tutti lo fulminarono con lo sguardo.

-Non lo so. Mi dissero solo che era stato l'ibrido a ucciderlo.-

-Chi è stato a dirtelo?- Bonnie divenne improvvisamente curiosa.

-Un uomo. Anche lui stava cercando l'ibrido per ucciderlo.-

-Mikael.- disse Elena all'improvviso. -Cos'altro ti ha detto?-

-Mi ha detto di aspettare che la doppleganger fosse morta. Se lui avesse fallito sarebbe toccato a me uccidere l'ibrido.-

-Tu hai percepito la morte della doppleganger con i tuoi poteri?- chiese ancora Bonnie.

-Si.-

-La mia morte.- Elena lo disse avvicinandosi e con un po' di rammarico nella voce.

-Sei la doppleganger.- Judith saltò giu dal divano per avvicinarsi a lei. Le afferrò la mano. -Sei tu.-

-Mikael era un originale, nonchè padre di Klaus. Potrebbe averti soggiogata.-

-Impossibile.- sorrise Judith. -Non è possibile soggiogarmi. I cacciatori non possono essere soggiogati.-

Damon si sarebbe picchiato da solo per non aver capito che aveva finto di essere stata soggiogata tutto il tempo. Come avvertendo le imprecazioni mentali del vampiro lo guardò fisso negli occhi e gli sorrise.

-Sarà interessante avere una cacciatrice in squadra. Cioè... sei tipo Buffy l'ammazzavampiri o robe simili?- Caroline nella sua ingenuità la fece sorridere.

-Qualcosa del genere.- guardò intornò a sè per analizzare le persone che la circondavano. -Avevi ragione, Bonnie. Riesco a percepire la loro umanità fiorire.- poi addocchiò Damon -In quasi tutti.-

Poi tornò a fissare la strega. -Trova una soluzione che mi permetta di non uccidere Klaus. Sarò felice di accoglierla.-

Bonnie le sorrise , felice di avere accanto un'altra discendente Bennet.

-Detto questo torno al mio motel. Per qualsiasi cosa...- lasciò un bigliettino sul tavolo -Sono a vostra disposizione. Siete amici di una Bennet, quindi siete anche miei amici.-

Elena fissò Stefan, come pregandolo di lasciarla restare lì con loro. La tenuta dei Salvatore era immensa e con tante stanze. Non era il caso di lasciare che dormisse sola in un pidocchioso motel, con Klaus a piede libero.

E se il vampiro avesse scoperto che questa nemica fortissima fosse stata in città, avrebbe cercato in tutti i modi di farla fuori.

Stefan colse ogni pensiero di Elena e le rispose con un sorriso.

-Aspetta.- disse catturando l'attenzione di tutti. -Qui abbiamo tantissime stanze. Vista la tua missione non è sicuro che tu resti da sola. Se Klaus sapesse che sei in città ti verrebbe a cercare o manderebbe sua sorella a ucciderti.-

Judith sorrise. -Diciamo che ci proverebbe. Non voglio essere di disturbo.-

-Nessun disturbo.-

Fu Elena a parlare. -Sei una Bennet, l'hai detto anche tu. So quanto Bonnie tenga alla famiglia Bennet. Non possiamo rischiare anche la tua vita.-

La ragazza sorrise e accolse anche il sorriso di Bonnie. -D'accordo allora. Con piacere. Prendo i miei bagagli in auto.-

Non appena fu uscita , Damon andò su tutte le furie. -Si può sapere che cosa vi passa per la testa?-

-E' più sicuro così, Damon.- disse Stefan.

-Più sicuro per chi? Quella ha tentato di uccidermi!-

-E tu cosa hai fatto per farla incazzare?- lo zittì il fratello. Damon si congelò, vedendo lo sguardo di Elena su di lui.

-Damon?- disse la sua voce aggraziata.

-Non devo spiegazioni per il mio comportamento.-

-Nemmeno io.- rispose Stefan. -Starà qui. E' mia ospite.-

-Bene!- disse scaraventando la bottiglia di barboun da cui si stava servendo contro il muro. Poi sotto lo stupore di tutti salì in camera sua.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il suo segreto ***


Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
 che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
 che, come vedi, ancor non m'abbandona.
 Amor condusse noi ad una morte.
 Caina attende chi a vita ci spense.
 
(Divina Commedia vv. 100-107)
***

 

Damon sentì le chiacchere e gli spostamenti di bagagli dalla sua stanza. Non era intenzionato a mettere piede fuori da lì. E se quella tizia si fosse ripresentata le avrebbe staccato il collo senza pensarci.

Incredibile per lui, che suo fratello avesse aperto la porta a una cacciatrice di vampiri senza pensarci due volte, pur sapendo che neanche un'ora prima questa l'aveva impalato senza ritegno.

Immaginava i mille modi in cui poteva torturarla, nutrirsi di lei , goderne appieno. Le pensava e la assaporava quasi. Un rumore distrusse la sua nuvola di fantasia.

Qualcuno aveva bussato in camera sua.

-Non uscirò da questa stanza fratello.- era sicuro che fosse Stefan. Però alla provocazione nessuno rispose. Si alzo e camminò fino alla porta , la aprì e non c'era nessuno.

-Che stupido scherzo è?- si disse.

Guardò a terra e vide una bottiglia di barboun e un biglietto.

Una scrittura elegante e chiaramente femminile, aveva scritto "Spero ti aiuti a dimenticare che ti ho quasi ucciso." Il sarcasmo era evidente, ma sembravano quasi .. delle scuse. Certo, un pò scarse e piene di orgoglio. Ma la bottiglia non mentiva.

Sorrise pensando a quella sciocca ragazzina che si sentiva in colpa per averlo quasi ucciso. E non gli bastava immaginarlo, ma voleva vederlo dipinto sul suo volto.

Non sapeva quale camera avessero scelto per lei, ma seguì il suo odore. Aveva un ottimo odore , che gli riempiva le narici e gli metteva una gran fame.

Bussò e quandò aprì il suo sguardo beffardo incontrò quello sorpreso di Judith.

-E' triste bere da soli, soprattutto se ci si vuole scusare sai?-

Judith sorrise. -Volevi delle scuse ufficiali?-

-Non immagini minimamente quanto.-

-D'accordo, mi dispiace. Anche se in fondo mi stavo solo difendendo.-

Damon si fece serio. -Non ti avrei uccisa.-

La ragazza divenne seria con lui. -Lo so.- questo lasciò Damon perplesso. Poi la sua mano calda gli si posò sul petto all'altezza del cuore. -E' dolore. Dolore per un amore non corrisposto.-

Damon indietreggio, sentendosi analizzato come se fosse facile leggergli dentro.

-Scusa. E' l'unico modo che ho per capire se posso fidarmi di qualcuno.-

-E' inquietante.-

-Giusto un po'.- gli sorrise lei dolce. -Ho mentito prima.- aggiunse ancora.

-Quando?-

-Quando dissi di non aver mai visto vampiri che non uccidevano.- Damon era in attesa che continuasse quando vide i suoi occhi nocciola farsi lucidi. La straniera ibrida nascondeva un segreto doloroso, che di colpo Damon era curioso di conoscere.

-Sono molto stanca, vado a dormire.-

-Scusa.- uscì da solo e come se non si fosse controllato abbastanza da lasciare che fosse solo un pensiero. Damon si era scusato solo una volta e non chiaramente, e solo col suo migliore amico Ric.

E adesso, gli occhi lucidi della straniera l'avevano scosso tanto da costringerlo a scusarsi.

Judith capì che le scuse erano per aver tentato di morderla. Ma quasi volesse rimangiarsele Damon fece appello al suo solito e maledetto sarcasmo. -La prossima volta che combatteremo ci andrò piano, sai com'è non vorrei farti male.-

Judith non la bevve, ma stette al gioco. Capì che Damon aveva ricorso a tutte le sue forze per pronunciare quell'unica e semplice parola.

-Buonanotte, Damon.-

Damon le aveva già dato le spalle ed era sparito a velocità vampiro.

 

Non riusciva a dormire, ripensando alla figuraccia che aveva fatto prima. Al fatto che si era quasi scusato per aver morso qualcuno. Il suo udito da vampiro fu attirato dal rumore soffocato dei passi sulla moquette, poi sulle scale e infine il rumore della porta di ingresso.

Damon guardò dalla sua finestra, notando che Judith era uscita.

Quale scusa migliore per rompere le scatole alla dolce coppietta che dormiva a poche camere dalla sua. Entrò come un uragano , svegliando di soprassalto sia Elena che Stefan.

-Damon!- urlò Elena.

-Alzatevi , abbiamo da fare.-

-Che succede?-

-Buffy l'ammazzavampiri se ne va in giro di notte da sola.-

-Dunque?-

-Dobbiamo scoprire dove va! Non crederete che mi fidi così facilmente di una straniera che mi offre del barboun?- Stefan e Elena si consultarono con lo sguardo, ma alla fine accettarono la proposta e andarono dietro a Judith.

La seguirono a passo felino , senza che lei si accorgesse della loro presenza.

La videro andare verso il cimitero di Mystic Falls. Addocchiò poi una lapide e vi si inginocchiò davanti. La sfiorò come accarezzandola, quasi come se la carezza potesse arrivare a chiunque fosse seppellito in quel punto.

-Amore mio...- sentirono da quella distanza.

Gli occhi freddi e cinici di Damon scrutarono ogni suo movimento pronto a smascherare quella che per lui non era nient'altro che una messa in scena per chissà che piano malefico.

Spostandosi velocemente dietro una cripta, notò i suoi occhi pieni di lacrime, esplodere in un pianto silenzioso.

Elena notò anch'ella le lacrime della ragazza e guardò Damon con rimprovero negli occhi.

Disse poi sottovoce , sapendo che lui l'avrebbe ascoltata con udito da vampiro.

-Non dovremmo essere qui a ammirare il dolore di una ragazza.-

Elena stava cercando lo sguardo complice di Stefan , ma vide che questo si era bloccato a guardare in quella direzione con occhi quasi dispiaciuti.

-Stefan?-

-Quella lapide.-

Elena cerco di focalizzare il nome sulla lapide.

-Evan.... Davis?- scandì la vampira. -Lo conoscevi?-

-Era un vampiro.-

-Era?-

-Era un mio caro amico. Lo conobbi quando Lexie mi stava aiutando.-

-Com'è morto?-

-Non ne ho idea. Non sapevo nemmeno che fosse morto. Sapevo che era andato via da Mystic Falls e poco prima di conoscerti, lo rividi qui. Mi disse di aver conosciuto una bellissima ragazza umana.-

Tutti si voltarono istintivamente verso Judith capendo che la ragazza in questione era lei.

-Come ho fatto a non accorgermi della sua lapide?- disse Stefan con occhi lucidi.

Damon aveva ascoltato tutto con attenzione, capendo finalmente il segreto doloroso che la ragazza portava con sè.

Era facile da intuire cosa la tormentasse. Lei, un'ibrida , figlia di un cacciatore e di una strega Bennet... aveva amato un vampiro.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** La bella e la bestia ***


Ecco il nostro errore:
vediamo la morte davanti a noi
e invece gran parte di essa
è già alle nostre spalle:
appartiene alla morte la vita passata.
(Seneca)


***

 

Klaus ancora nascosto nel corpo di Tyler attese l'arrivo della strega Bennet.

Quando Bonnie fece la sua comparsa, Tyler-Klaus le andò incontro.

-Allora streghetta. Quando mi farai tornare nel mio corpo?-

-Presto.-

-E' una risposta troppo vaga. Sto perdendo la pazienza.-

Bonnie non mosse nemmeno un muscolo facciale.

-Lo farai adesso, strega. O il corpo del tuo amichetto Tyler pagherà le conseguenze.-

Il tentativo di riportare Elena in vita prima che bevesse la prima goccia di sangue era fallito ancora prima di iniziare, quindi non c'era più motivo di temporeggiare.

Aveva già detto agli altri dell'incantesimo che aveva fatto per salvare le loro vite, trasferendo Klaus in un corpo ospite prima che Alaric lo uccidesse.

Sapevano tutti che lui era vivo, ma non sapevano in che corpo alloggiasse. Bonnie era stata abbastanza vaga.

Se Caroline avesse saputo che era dentro il corpo di Tyler , avrebbe inveito contro di lei.

Non poteva nemmeno farglielo sapere.

Si affrettò a togliersi quell'impiccio, portando Klaus nella casa dove aveva nascosto il suo corpo, la casa dove dimoravano gli spiriti delle streghe.

Ci mise un pò, ma il trasferimento venne ultimato. La cosa che la turbò fu che mentre compiva quell'incantesimo, sua nonna la avvertì di non ricorrere più a quel tipo di magia, altrimenti gli spiriti si sarebbero infuriati.

La cosa allarmò Bonnie, che prima d'ora non pensava di aver mai sbagliato nel ricorrere alla magia.

Tyler rinsavì poco dopo che Klaus fu fuori dal suo corpo.

-Ti prego, non dire nulla a Caroline.- chiese supplicante Bonnie al ragazzo. Lui seppure scosso rispose con un sorriso.

Quando Klaus fu di nuovo nel suo corpo mostrò un ghigno soddisfatto. -Ottimo lavoro strega.-

-Se dalla tua vita non dipendesse quella dei miei amici, lascerei che ti uccida.- bisbigliò la strega.

Capì che l'udito da vampiro di Klaus aveva colto quella frase quando questo le afferrò i capelli tirandoglieli.

-Cosa hai detto, strega? Vuoi farmi pentire di aver risparmiato la tua vita?-

-Io sono l'unico motivo per cui sei ancora in vita.- gli ringhiò contro lei.

-Vero. Quindi sarò clemente e ignorerò il resto della frase se mi dirai chi dovrebbe uccidermi.-

Bonnie capì di aver parlato troppo. Aveva promesso di mantenere la segretezza su Jud. Doveva inventare presto una scusa.

-Uno dei Cinque.-

Klaus impallidì. -C'è un cacciatore in città?-

Bonnie capì d'aver trovato la copertura perfetta. I cacciatori erano tutti uomini, non avrebbe mai sospettato di una ragazza.

-Si ed è qui per te.-

Klaus, che dapprima era preoccupato, sorrise. Un ghigno malefico gli squarciò il volto. -Beh, sarà tuo interesse mantenermi in vita allora, strega.-

Uscendo dalla casa, Bonnie vide immediatamente Judith venirle incontro.

-Bonnie, sei qui.- a quanto pareva la piccola cacciatrice non conosceva il volto di Klaus. Non sembrava aver capito chi era l'accompagnatore di Bonnie.

-Si. Adesso andiamo via.- fece lei con fretta.

-Chi è questa dolce fanciulla?- disse Klaus attirando l'attenzione.

Bonnie entrò in panico quando lo sguardo di Judith sembrò rapito dal fascino perverso di Klaus.

-Il mio nome è Judith.- disse con un sorrisetto dolce.

Klaus le afferrò la mano e se la portò alle labbra con dolcezza. -Il mio nome è...- Bonnie lo interruppe. -Andiamo Judith!- La tirò via, con tutta la forza che poteva e corse.

Klaus rimase scosso dall'accaduto. Quella maledetta strega lo aveva privato di una visione stupenda.

Quella ragazza così bella... chissà chi era.

Forse un'altra strega Bennet.

Quella pelle così morbida gli aveva mandato a fuoco le viscere. Sentiva parte di lui desiderare di assaggiare il suo sangue. Si annusò la mano che aveva afferrato la mano di Judith, sentendo ancora il suo dolce profumo. Lavanda? Gelsomino?

No, sapeva di Gardenia.

Ed era candida esattamente come quel fiore. Fresca e delicata, fragile e bella.

Doveva rivederla.

 

Nota dell'autrice: ed eccomi con la mia prima nota dopo 4 capitoli.
Questo è un piccolo capitolo dedicato a Klaus. Prometto che i prossimi saranno più polposi u.u
Intanto spero che questa storia vi stia incuriosendo (non dico piacendo perchè ancora , per il progetto che ho in mente ne avrà per le lunghe c.c)
Aspetto con ansia le vostre recensioni, aiutatemi a capire se c'è qualcosa che ho dimenticato (con la confusione che ho in testa potrebbe succedere)
o che ho messo prima del dovuto. In linea temporale gli avvenimenti dovrebbero essere questi.
Spero di non deludervi , baci <3

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Oltre la morte ***


“Le persone perfette
non combattono,
non mentono,
non commettono errori 
e non esistono.”
 
(Aristotele)
***

 

-Vecchio amico!- Stefan ricordò quella voce con disgusto, ancor prima di girarsi e rivedere il suo schifoso ghigno.

-Klaus- si girò con una gran lentezza -Sei di nuovo nel tuo corpo sembra.-

-E' bello riesserci.-

-Cosa vuoi, Klaus? Se cerchi Caroline non è qui.-

-La mia amata Caroline. Come sta? Tyler è già tornato da lei?-

-Tyler?-

-Storia lunga.- sorrise Klaus -Volevo sapere chi è il vostro nuovo acquisto.-

Stefan ci mise un pò a realizzare. Klaus aveva modo di conoscere Jud, forse con Bonnie.

-Non capisco a cosa ti riferisci.- finse Stefan.

-Non sei mai stato bravo a mentire, amico. Nemmeno dopo tutta l'estate che siamo stati insieme.-

ridacchiò, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans. -Parlo della dolce Judith, se fa parte della vostra stupida gang, deve servirvi a qualcosa.-

-E' solo un'amica di Bonnie.-

-Davvero? Dunque è una strega.-

Klaus lo stava pressando, aveva capito che Jud era più di quello che loro ammettevano. -Se non me lo dici tu, me lo farò dire da lei stessa. Sai... per qualche assurdo motivo... Bonnie oggi l'ha portata via prima che io potessi dirle il mio nome.-

Stefan non accennava a cambiare espressione, ma la situazione era allarmante. Jud non sapeva che quell'uomo fosse Klaus e non doveva saperlo. Non finchè tutti fossero stati certi che non l'avrebbe ucciso una volta incontrato o che non ci avesse comunque provato, perchè il peggio che poteva succedere oltre che morissero tutti loro, era che morisse proprio lei.

Il sudore iniziò a tradire Stefan , scendendo sul suo viso.

-D'accordo, d'accordo. Allora parlerò direttamente con lei.-

-Non hai motivo di importunare una ragazza.-

Klaus rise. -Hai dimenticato forse chi sono? Faccio ciò che voglio e non ascolterò certo le lamentele di un traditore.- poi il volto di Klaus divenne improvvisamente serio. -So che c'è un cacciatore in città. Sappi che se mi uccide , è anche affar tuo, amico.-

-Non accadrà.- afferrò subito che la storia del cacciatore era opera di Bonnie. Bella trovata, ma comunque rischiosa. Cosa le diceva il cervello? -E' nel nostro interesse mantenerti in vita.-

-Così mi piaci.- sorrise maliziosamente l'ibrido. -Vedrai che diventeremo amici.- gli diede una pacca sulla spalla per poi sparire velocemente.

 

Bere da solo ormai era usuale per Damon. Elena aveva tentato di affrontare una conversazione con lui, ma lui l'aveva allontanata, come faceva sempre. E quando fuggiva dalla verità, andava o al Grill o a bere sulla lapide di Alaric.

-Mi hai lasciato da solo , amico.- poi alzò la bottiglia come in segno di rispetto. -Alla tua.- poi bevve un lungo sorso dalla bottiglia. Non avrebbe mai ammesso nè agli altri nè a sè stesso che Alaric gli mancava, nonostante fosse vero. Dopo essersi presentato nel peggiore dei modi, averlo ucciso e fatto passare il peggio, Alaric era diventato una delle persone a lui più care. Forse era anche per questo che adesso si sentiva più depresso del solito. Il rifiuto di Elena, la perdita di Ric... lo avevano segnato. Era tutto un subbuglio nel suo cervello, in cui era tentato di spegnere le proprie emozioni. Ma lui sapeva che cosa succedeva quando lo faceva e non voleva che il suo migliore amico , che lo controllava dall'altra parte , vedesse che genere di mostro era capace di diventare.

Ne aveva avuto prova in passato, non voleva di certo dargli un'ulteriore conferma.

-Bere al cimitero da soli è triste.- disse una voce che iniziava a essergli familiare.

-Và via, sono ubriaco.- disse senza nemmeno voltarsi il vampiro.

Judith però non lo ascoltò e gli si sedette accanto lasciando uno strano vuoto, come se volesse lasciare posto per qualcuno.

-Sei triste.- poi fissò la lapide davanti a lui. -Alaric Saltzman. Un tuo amico?-

-Fai troppe domande.-

-Sei scorbutico quando sei ubriaco.-

-E non mi hai visto da sobrio. - disse con un finto sorriso, spalancando i grossi occhi azzurri.

-Se ti dico una cosa prometti di non dirla agli altri? Mi considerano già abbastanza ... strana e insolita.-

Damon finalmente guardò i suoi occhi castani. -Spara.-

-Alaric è qui con noi adesso.-

Damon emise un verso di sorpresa.

 

 

Alaric era stato lì per tutto il tempo, non visto da Damon. Sentire le parole di quella ragazza gli aveva riacceso il cuore. -Tu puoi vedermi?- Lei fece un verso di assenso fissando nella sua direzione. Damon si guardava intorno spaesato, non sapendo bene in che direzione guardare.

Judith intervenne. -E' qui Damon, seduto in mezzo a noi due.-

Lo spazio che aveva lasciato... ma certo. Era ovvio. Lei riusciva a vederlo.

-Cosa sta dicendo?- chiese immediatamente Damon.

-Digli che voglio che si riprenda.- riprese Alaric. -Che non sopporto di vederlo così. Che adesso che io sono morto, deve essere forte e prendere il mio posto nel badare a Jeremy ed Elena.-

Judith ripetè le stesse identiche parole e Damon ridacchiò. -Io non sono te, non posso badare a loro. Non dopo quello...- era evidente che si riferiva alla scelta di Elena.

-So che la ama, so che sembra non poter vivere senza il suo amore. Ma ha affrontato molto di peggio, sono fiero della persona che è diventato.-

Una seconda volta, Judith riferì quanto Alaric aveva detto. -Un mostro vorrai dire.-

-No.- intervenne subito Ric -Sei diventato il mio migliore amico.-

Quando Jud riferì anche quelle parole, Damon sembrò commosso e sul punto di piangere.

Poi Ric parlò con Jud. -Ti ringrazio di avermi dato questa possibilità. Ti prego di aiutarlo, è in una fase di autodistruzione.-

-Lo farò.- rispose Jud, attirando la curiosità di Damon.

-Che dice?-

Jud sorrise. -Che devo impedirti di bere da solo.- poi afferrò la bottiglia strappandogliela dalle mani e si servì a sua volta.

-Ammirevole. Spero che tu regga bene.-

-Più di quanto pensi.- sorrise.

Alaric sorrise a Jud. -Vi lascio. Tutto questo alcool mi fa venire una certa invidia.- fece per sparire. -Judith...- lei si girò nuovamente a guardarlo -Prenditi cura di quel pazzo.-

Lei per non attirare oltre l'attenzione di Damon annuì semplicemente, Alaric infine sparì.

-E' andato via vero?- chiese poi Damon.

-Si, aveva iniziato a invidiarci perchè non poteva bere con noi.- ridacchiò lievemente Jud.

-Come fai a vedere i fantasmi?- chiese Damon.

-Ho fatto una stupidata qualche tempo fa.-

-Ti sei uccisa?- chiese Damon come se fosse una cosa normale.

-Ci ho provato. Ma sono dura a morire.-

-Perchè l'hai fatto?- il vampiro indossava uno sguardo stranamente triste e compassionevole. Come se sapesse il dolore che la ragazza stava provando.

-Amavo un ragazzo che è morto poco tempo fa, speravo di poterlo finalmente rivedere.-

-E' stato così?-

-No, non si è mai mostrato a me.- disse Jud con tono malinconico.

-Avrà raggiunto la pace, non trovi?-

-E' quello che mi auguro sempre.- disse servendosi ancora dalla bottiglia , per poi porgerla ancora a Damon, che la prese e bevve. -Era un vampiro?-

Judith fu spiazzata dalla domanda, non sapeva se rispondere. Damon però già sapeva la risposta.

-E' per questo che ti sei fidata di Bonnie, quando ti disse che non eravamo come gli altri. Sapevi che era possibile che ci fossero vampiri diversi.- continuò.

-E' stato mio padre.- disse spiazzandolo. -Fu lui a uccidere il ragazzo... il vampiro che amavo.-

-E tu vuoi vendicare l'uomo che ha ucciso il tuo amore?- Damon non riusciva a credere a tutto quello che aveva sentito.

-Si, è pur sempre mio padre.-

-Ho bisogno di più alcool per digerire 'ste stronzate.- disse bevendo ancora dalla fidata bottiglia.

Il silenzio cadde tra i due. L'unico rumore era provocata da quella bottiglia che i due continuarono a scambiarsi fino a tarda notte.

 

Nota: rieccomi, per ora che posso sto aggiornando molto velocemente.
Ragazzi, solo a me quando Alaric è morto e Damon ne ha sofferto mi venivano i lacrimoni? ç_ç 
La loro amicizia è qualcosa di adorabile. Poi adoro il personaggio di Alaric, non posso lasciarlo in disparte. Nella terza stagione ha fatto una fine immeritata. Dunque gli ho dato un pò di spazio e lo farò ancora. 
Facciamo un bel gioco :3 nominate un personaggio morto prima della quarta stagione e vedrò se riesco a inserirlo (ovviamente se riesco a farmelo tornare utile ai fini della trama).
Si va avanti bimbini, alla prossima <3

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Fuori controllo ***


L' uomo é un cavo teso
tra la bestia
e il superuomo .
 ( Nietzsche )

 

Nemmeno nutrirsi della prima ragazza che gli era capitata a tiro aveva soddisfatto la sua sete.

Non era semplicemente sete di sangue, era una voglia pazzesca che gli era esplosa nel petto quando quel petalo di gardenia gli era caduto tra le mani.

Una voglia di quel sangue che sgorgava sotto quella pelle così pura che forse con un solo tocco si sarebbe infranta come un petalo.

Decise di tornarsene a casa, non c'era altro che poteva fare. E sarebbe stato così... se durante il tragitto quel profumo non gli avesse invaso le narici. Era inconfondibile.

Ne seguì la scia, giusto in tempo per vedere un delicato bocciolo venire molestata dalla presenza di uno dei fratelli Salvatore.

Stavano bevendo insieme e questo gli fece montare una grande rabbia. Come se in fondo, Damon avesse bevuto da lei. Damon non avrebbe mai bevuto da lei.

La vide alzarsi di colpo e affinò il suo udito per ascoltare da lontano.

-Bottiglia finita e anche le mie energie. Credo tornerò a casa.- disse lei.

-Io ti raggiungo a breve, ho bisogno di un attimo da solo.-

-D'accordo, ci vediamo a casa.- disse lei con un sorriso innocente. Klaus si infuriò capendo che la ragazza era ospite alla tenuta dei Salvatore e che dunque Stefan aveva mentito. Sapeva perfettamente chi fosse e gli stava nascondendo qualcosa.

E qualcosa gli diceva che il fatto che Bonnie non gli avesse permesso di presentarsi c'entrasse qualcosa.

Proprio quando lei raggiunse una distanza sicura da Damon, Klaus le si piazzò davanti.

-Ciao, amore.-

Judith capì dalla sua comparsa, che l'uomo che aveva di fronte non era umano.

-Sei anche tu un vampiro. Ottimo a sapersi. A che categoria appartieni?- chiese con espressione seria lei.

-Dipende dai punti di vista.- disse Klaus.

-Sei amico di Bonnie, giusto?- chiese Judith.

-Ottimi amici.- disse mentendo il vampiro. -Eri in compagnia di Damon Salvatore o ho sentito male?-

Judith fu restia a rispondere. -Fai parte del gruppo di vampiri buoni?-

-Ma certo.- sorrise malizioso Klaus. -Non mi avevano informato del tuo arrivo.-

-Chi sei tu?-

Klaus capì che doveva mentire, non doveva dire il suo nome perchè per qualche assurdo motivo Bonnie gliel'aveva impedito e dubitava della possibilità che fosse per ucciderlo, perchè ucciderlo avrebbe portato alla morte di tutti gli altri.

-Il mio nome è...- prese una pausa -Kai.- era il primo nome che gli era venuto in mente. Poi ripetè il gesto che aveva compiuto conoscendola. Riafferrò la sua mano portandosela alle labbra e baciandola delicatamente. D'improvviso il suo odore gli impregno il naso, mandandolo in un'estasi che lo costrinse a chiudere gli occhi per non perdere il controllo.

Non era mai stato un tipo che perdeva il controllo con così poco, ma quell'odore, quel dolce profumo... la sua pelle che adesso aveva lasciato il suo sapore sulle sue labbra...

Era una sensazione inebriante che lo distrasse tanto da non accorgersi dello sguardo preoccupato di Judith quando ancora Klaus-Kai le teneva la mano.

-Perdonami.-

-Da quanto non bevi sangue?- chiese lei.

-Non da troppo.- disse lui con una strana calma nella voce.

-Deve essere dura resistere all'odore del sangue , vero?- il suo sguardo era stranamente comprensivo. Perchè questa donna invece di fuggire via , tentava di comprenderlo?

-Non ho mai avuto problemi a controllarmi.- disse con orgoglio. La vide sorridere.

-Beh, meglio così. Non dovrò avere paura quando ci rivedremo.- il suo sorriso si spiegò come una luna luminosa, folgorandolo all'istante.

-Vuoi che andiamo a prendere delle sacche di plasma ? Sembri pallido, Kai.- disse risvegliandolo dalla sua trance.

-Cosa? No! Sto bene.- i suoi occhi chiari si posarono sul collo candido e pulsante di Judith. Era una lotta tremenda controllarsi con quella ragazza. Com'era possibile che bastasse sentirla per perdere il controllo?

-Vieni, Kai.- disse Judith afferrandogli il braccio. -Andiamo a prenderti qualcosa da mangiare.-

 

Klaus si era intrufolato in casa insieme a Judith , mentre i Salvatore non c'erano.

Aspettò il ritorno della ragazza con tanti dubbi nella testa. Avrebbe dovuto semplicemente squarciarle la gola e prendere ciò che voleva, invece stava lì fermo ad aspettare che lei rubasse delle sacche di sangue dalla dispensa dei Salvatore.

La vide arrivare a piedi nudi e con t-shirt e pantaloncini corti addosso.

-Scusa se ci ho messo tanto. Mi sono messa comoda.- Poi gli porse la sacca di sangue -Non approvo questi metodi, ma ne capisco la vostra necessità.-

-Come?-

Era difficile per Jud ammettere due volte in un giorno quello che stava per dire, ma Kai gli ispirava parecchia fiducia, così come Damon.

-Amavo un vampiro. Anche lui aveva difficoltà a controllarsi in mia presenza, dunque gli stavo vicino quando si nutriva, lo aiutavo a combattere la furia omicida e la voglia di mordermi.-

Klaus fu rapito dal racconto della ragazza. -Sei coraggiosa a stare vicina a un vampiro che si nutre. Diventiamo piuttosto...-

-...animaleschi.- finì lei. -Lo so, ho avuto a che fare con questa cosa per due anni.-

Klaus sorrise maliziosamente. -Potrebbe non bastarmi e potrei volermi nutrire da te se bevo adesso.-

Il sorriso che Jud gli ricambiò lo spiazzò. -Non lo farai, non mi fai paura.-

Poi gli avvicinò la sacca alla bocca. -Su, bevi. -

Come un cucciolo addomesticato, Klaus-Kai bevve per la prima volta dopo anni da una sacca.

Quel sapore non lo soddisfava. Preso da una foga di ira diede un pugno alla sacca sporcando tutto a terra di un rosso cremisi che si allargava a macchia d'olio su tutto il tappeto.

Poi in un impeto di rabbia spinse Judith al muro. -E' il tuo sangue che voglio!- le urlò.

Lei sembrò non scomporsi.

-Riusciresti a controllarti una volta iniziato a bere da me?-

Klaus la fissò come sconcertato. -No.-

-Allora, facciamo un accordo.-

Klaus respirava affannato cercando di combattere con l'impeto di affondare i suoi canini in quella giugulare pulsante.

-Se riuscirai a controllarti , un giorno ti lascerò bere da me. Sembra che io abbia un sangue che fa impazzire i vampiri più ... dipendenti dal sangue. Mi sento un pò in colpa.-

-Tu sei impazzita.- con un balzo, Kai si gettò indietro. Aprì la finestra e si gettò , fuggendo lontano.

Quando Jud si affacciò , fu già troppo tardi. Kai era sparito.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Non per vendetta ***


“Specialmente quando è passato,
il dolore ha delle attrattive seducenti,
e alledeboli ambizioni 
è soddisfazione
 di potersene vestire.”
 
(Italo Svevo)
***

Damon rincasò , dirigendosi nella sua stanza e capitando a passare davanti a quella di Judith.

La vide piegata e intenta a pulire il tappeto.

La scena era buffa quanto sexy. Damon la ammirò rapito, prima di rendersi conto che quello che stava pulendo era sangue.

-Che accidenti è successo qua dentro?- disse allarmato.

-Niente, tranquillo.- mentire sarebbe stato inutile. Essendo un vampiro , Damon riconosceva l'odore del sangue. -Cercavo di aiutare Kai a bere, ma non ha funzionato.-

-Kai?- chiese Damon confuso.

-Il vostro amico, Kai. L'ho visto pallido e... beh era anche colpa mia. Sembra che alcuni vampiri provino una vera e propria attrazione verso il mio sangue. Persino Evan...- disse ancora con rammarico. -Pensavo di aiutarlo, ma sembra un pò più animalesco di come lo era Evan.-

Damon diventava sempre più confuso. -Non ho idea di chi sia questo Kai.-

Judith balzò in piedi. -Era con Bonnie l'altro giorno. E' un vampiro, dice di far parte della vostra comitiva.-

-Descrivimelo.-

Judith lo descrisse accuratamente , marcando la parte del "fascino inquietante".

-Oddio...- esclamò immediatamente Damon. -Resta qui.-

Quando Damon stava per andare via, Judith lo afferrò per un braccio. -Non nascondermi le cose. Cosa succede, Damon?-

Non sapeva cosa dirle. Se dirle che quel "Kai" che aveva ospitato era nient'altro che Klaus in persona. O se continuare a fingere che fosse qualcun altro.

Prese un profondo respiro. -Era Klaus, quello che è entrato qui oggi.-

Judith indietreggiò, diventando pallida in volto.

-Cosa?- ricordò il suo essere gentile, il suo modo galante di chiamarla "amore".

-Klaus.- ripetè. -Perchè Bonnie non me l'ha detto?-

-Probabilmente per paura che ti mettessi nei guai.- disse Damon -Se scoprisse che sei arrivata qua cercando di uccidere o comunque neutralizzarlo, non avresti chance di sopravvivenza , essendo intoccabile.-

La vide stringere i pugni, piena di rabbia. -Mi ha presa in giro.-

-Si, è da Klaus.- le afferrò le spalle dandole sicurezza -Ehy , Jud, tranquilla.- lei lo fissò intensamente negli occhi. -Ti proteggiamo noi.- sorrise in un modo poco usuale per Damon.

Lei annuì. Lui corse a chiamare suo fratello.

-Dove accidenti siete tu ed Elena?- chiese appena Stefan rispose.

-Stiamo indagando sulla morte del padre di Judith, a Portland.-

-E perchè non me l'avete detto?-

-Perchè avevamo bisogno che tu stessi lì con lei.-

Damon non aveva tempo per litigare. -Klaus è stato qui, ha finto di chiamarsi Kai e ha tentato di mordere ... e anche sedurre .. Judith.-

-Cosa?-

-Se davvero ha ucciso suo padre, potrebbe capire chi è e uccidere anche lei.-

-Damon... a proposito di questo...-

Damon prese una pausa per capire cosa il fratello voleva dirgli. -Non è stato Klaus vero?-

-Ho controllato la data di morte. E anche se mi dispiace ammetterlo , Klaus era con me quel giorno.-

-Mikael ha tentato di aizzare Judith contro Klaus, vero?-

-Era questo il nostro sospetto sin dall'inizio.-

-Quindi Klaus non dovrebbe essere una minaccia se lei smette di perseguitarlo. Vado a dirglielo.-

Staccò velocemente il telefono per correre in camera di Judith, accorgendosi immediatamente che lei era scappata dalla finestra.

Il panico lo assalì portandolo ad agire di istinto. Corse in direzione del suo odore, era l'unica traccia che aveva.

Iniziò a piovere poco dopo. -Perfetto. - si disse, con un certo sarcasmo. Cercò di non farsi rallentare dalla pioggia e arrivò a velocità vampiro dov'era lei.

Quando la vide capì che era arrivato un minuto troppo tardi.

-Ciao, amore.- le disse Klaus sorridendo come faceva sempre.

-Mi hai mentito!- gli urlò contro. -Tu sei Klaus!-

Questo divenne serio di colpo. -Per qualche motivo, sentivo che dirti la verità mi avrebbe dato problemi.-

-Affrontami.-

Klaus le rise contro. -Cosa?- di colpo lei allungò il braccio nella sua direzione e lui iniziò a provare un dolore acuto che lo fece piegare in due e urlare. Damon se lo ricordava bene quel dolore.

-Ho detto affrontami!-

Il dolore cessò e Klaus tornò a ridere. -Una strega, dovevo aspettarmelo.-

-Sono più di questo.-

Damon uscì allo scoperto. -Fermati, Judith!-

-Lasciami stare Damon, non voglio farti del male.-

-Non è stato Klaus.-

-Cosa?- disse voltandosi -Lo stai dicendo per non farmelo uccidere.-

-Non potresti comunque ucciderlo, ti rendi conto?-

-Non mi importa. -

-Non essere sciocca e lasciami parlare.- continuò Damon.

-Ne avete per molto voi due?- chiese Klaus. In quel momento gli arrivò una nuova scarica di dolore.

-Fermati!!!- Damon le cinse le braccia fermando l'agonia di Klaus. -E' stato Mikael a uccidere tuo padre. L'ha fatto di proposito.-

-Cosa?- disse iniziando a piangere Judith. -Mikael?- Klaus fu attirato dalla conversazione.

-Voleva che odiassi Klaus , così che se lui avesse fallito, tu avresti ucciso suo figlio.-

-Dunque... è stato quell'uomo...-

-Si , Klaus era con Stefan quando tuo padre è morto.-

Judith scoppiò a piangere e cadde a terra seguita come reazione a catena da Damon.

Lui continuava a stringerle le braccia, per evitare che facesse qualcosa di sconsiderato.

-Non riavrò mai.. non riavrò mai Evan...-

Damon d'improvviso capì: non era vendetta quella che quella semplice ma potente ragazza cercava.

-Era parte di un incantesimo vero? Dovevi uccidere l'assassino di tuo padre per riavere il tuo ragazzo.-

Sebbene la ragazza non avesse risposto, Damon non aveva bisogno di conferme.

Klaus era stato a guardare tutta la scena con uno strano sguardo di compassione.

-E' tutto finito , su.- le lacrime si mischiavano alla pioggia, rendendo quel pianto un fiume in piena di dolore.

Klaus decise che era meglio sparire, poichè c'era ben poco che potesse fare.

Quella sera Damon riportò Judith a casa, mettendola a letto come fosse una bambina.

Era come se fosse un'altra persona, non quella che nemmeno una settimana prima aveva tentato di ucciderlo.

Con un'ultima occhiata preoccupata, verificò che dormisse per poi chiudere la porta e raggiungere la sua stanza.

L'amore che quella ragazza provava per quel vampiro di nome Evan superava ogni cosa. Avrebbe anche sfidato un originale pur di riportarlo in vita. E lo sapeva, non le sarebbe importato se tutti loro fossero morti. Perchè anche lui per amore di Elena , avrebbe sacrificato chiunque altro.

Pur di salvarla e averla sua.

Ma la situazione era ben diversa. Elena non era sua.

Mentre Evan e Judith si appartenevano ancora, anche separati dalla morte.

Quasi poetico come in fondo, il fatto di appartenere alla nemesi di Evan le importasse così poco. Per amarlo avrebbe rischiato tutto.

Era ammirevole e di certo coraggiosa.

Fu questo a cullarlo fino al suo sonno, quella notte.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Voglia di uccidere ***


 

Non peccano affatto
coloro che peccano 
per amore.
(Oscar Wilde)
***


Judith si svegliò disturbata da un raggio di sole che era sfuggito alla tenda.

Si rese subito conto che gli occhi le bruciavano e la gola le faceva male. Facile immaginare il perchè. Aveva lasciato che il dolore per la perdita di Evan scorresse senza sosta. Non si era mai permessa di piangere davanti a nessuno, ma quel giorno... rendendosi conto che l'unica alternativa per riavere Evan era sfumata, il dolore aveva iniziato ad avere la meglio e a non curarsi di chi fosse nei paraggi a guardarla.

Adesso ciò che poteva fare era solo accettare quanto era successo, andare avanti con la sua vita e ... no, non poteva dimenticare Evan. Non credeva di essere forte abbastanza.

Qualcuno varcò la soglia della sua camera.

Quel visino delicato e quegli occhi del suo medesimo colore le misero il buonumore.

-Buongiorno Elena.- disse con voce bassa per non ferire ulteriormente le sue corde vocali, infiammate dalle urla e dai pianti della sera prima.

-Buongiorno , Judith.- disse lei con un sorriso e chiudendo la porta alle sue spalle. -Ho saputo.-

Judith spostò lo sguardò alla finestra guardando verso fuori.

-L'amore ci fa fare cose folli.-

Elena sorrise nel rammentare tutte le cose che aveva fatto per amore di Stefan. -Hai ragione.-

La cacciatrice tornò a guardare verso Elena mettendosi a sedere sul letto. -Tu ami Stefan, vero?-

Elena annuì con un lieve rossore sulle gote. Era una domanda a cui avrebbe risposto sì anche in un altro milione di vite. Amava Stefan Salvatore, il vampiro che aveva combattuto anche col lato peggiore di sè per tornare da lei.

-E di Damon che mi dici?- chiese spiazzandola.

-I sentimenti che provo per Damon, sono aumentati solo in assenza di Stefan. E' sempre stato Stefan quello che amo.-

Judith sorrise. -Nulla da togliere a Stefan, ma...- disse per poi sorridere -Damon ha un cuore più grande di quello che tu riesca a vedere.-

La doppleganger fu imbarazzata e si sentì forse un pò in colpa a quelle parole. Sapeva i sentimenti che Damon le aveva donato, ma nel suo cuore Stefan occupava un posto troppo importante.

-Comunque...- riprese Elena cercando di cambiare discorso -Devo darti una notizia.-

-Dimmi.-

-C'è un cacciatore in città.- disse Elena -Uno dei Cinque.-

Judith sgranò i grossi occhi nocciola. -Cosa?-

-Si, pensavamo fosse solo la scusa che Bonnie aveva raccontato a Klaus per nascondere la tua identità. Ma sembra che Klaus abbia fatto ricerche. C'è davvero un cacciatore qui in città.-

Judith saltò giù dal letto come una furia. -Scappate.-

-Cosa?- Elena non comprendeva quella reazione.

-Dovete scappare, non si fermerà fin quando non vi avrà uccisi tutti.-

-Anche tu sei una cacciatrice , capirà come hai fatto tu.-

-No!- urlò Jud -Tu non capisci chi sono e cosa fanno i cacciatori.-

-Spiegacelo.- disse la voce di Stefan che era comparso senza che nessuno se ne accorgesse. Dietro di lui c'era anche Damon.

-I cacciatori insieme al loro dono, acquisiscono qualcosa che gli offusca la mente da qualsiasi cosa. Non hanno comprensione.-

-Cosa acquisiscono?- insistette Damon.

-Una irrefrenabile voglia di uccidere vampiri.- I presenti si consultarono con lo sguardo -Non è una cosa che possono controllare. Se sanno di avere vicino un vampiri lo uccidono senza controllo. Potrebbero essere anche i loro cari e a loro non importerebbe.-

-Dunque perchè tu non sembri fuori controllo?- chiese Stefan.

-Perchè io sono cacciatrice solo a metà. Ho ancora quella parte che mi rende ragionevole.-

-Dunque quella voglia la hai anche tu?-

Judith prese una pausa. -Si, ma in minima parte.-

-Dunque il cacciatore va fatto fuori, niente di più semplice.- disse Damon come credendo di aver risolto ogni cosa.

Judith sembrò allarmarsi. -No! Dovete stargli lontani!-

-Potresti provare a incontrarlo. Vedere cosa ti dice, avere un confronto con lui.-

Judith non rispondeva, ma li guardava con sgomento. Damon percepì quel tremore sulla sua pelle.

-Hai paura.- disse poi. Il silenzio della ragazza gliene diede conferma. -Perchè?-

Judith non rispose , ma fuggì fuori, desiderosa di una boccata d'aria. Come se tutto intorno a lei le stesse togliendo l'aria. Stava rivivendo tutto.

Sarebbe successo ancora.

Ora che aveva nuovamente dei vampiri nella sua vita, qualcuno glieli avrebbe portati via, come aveva fatto suo padre, uccidendo Evan.

L'aveva odiato per quello che le aveva fatto , certo. Ma poi capì che in fondo, il padre che era prima di diventare un cacciatore non avrebbe mai fatto una cosa simile. Era stato il potere a cambiarlo. Quello che era diventato era lontano kilometri da suo padre.

Poco tempo prima era disposta a sacrificare la vita di tutti i vampiri in quella casa per riavere Evan.

Adesso che sapeva che non c'era possibilità di riaverlo, si era messa in testa di proteggerli come fossero loro stessi una piccola parte di Evan.

Mentre prendeva grossi bocconi d'aria , video Caroline apparire.

-Judith.- le disse vedendola -Stai bene?-

Judith sorrise tornando tranquilla. -Si, Caroline.-

Caroline sembrava gradire la presenza di Judith. Le era piaciuta a primo impatto, la aveva presa come una nuova amica a cui badare.

Di certo non si sarebbe aspettata però quello che era successo la sera prima, quando Klaus, fradicio di pioggia era piombato in casa sua con sguardo da cucciolo bastonato.

-Caroline.- gli aveva detto -Mi sei mancata.-

L'espressione accigliata di Caroline rese chiaro a Klaus di aver sbagliato ad arrivare fin lì.

-Ho bisogno di parlarti.-

Car vide l'espressione di Klaus diventare quasi umana e meno provocatoria del solito, decidendo di lasciarlo entrare.

Ammise che Tyler gli aveva rivelato tutto e sebbene non potesse farlo presente a Bonnie, si decise a scaricare le sue frustrazioni su Klaus, che stranamente non reagiva.

-Caroline, hai tutto il diritto di odiarmi.- la interruppe poi -Ma ho davvero bisogno di parlarti.-

Caroline si quietò attendendo con ansia quello che Klaus aveva da dirle.

-Si tratta della vostra amica, Judith.-

-Continua.- disse la bionda curiosa.

-Sembra che Mikael le abbia ucciso il padre, pur di farla arrivare a me. E uccidermi.-

Caroline era nuova alla notizia, non sapeva ancora nulla delle scoperte degli altri vampiri.

-So che se dovessi mai andare da Stefan, Damon e tutta quella massa di imbecilli nessuno mi direbbe la verità.- continuò -Ma ho bisogno che tu me lo dica, Caroline. Ho bisogno di sapere chi è Judith.

Caroline aveva promesso di mantenere il segreto, ma Klaus sembrava così disperato da non sembrare il solito ibrido cattivo e malizioso di sempre.

-Prometti di non sfiorarla nemmeno con un dito se dovessi saperlo.-

Klaus non sembrava d'accordo con la proposta, ma Caroline insistette sul fatto che visto che non era stato lui a uccidere il padre di Judith lei non avrebbe avuto motivo di ucciderlo.

-D'accordo.- si arrese infine.

Caroline dosò bene le parole con cui stava per proseguire, sapeva che poteva valerne la vita di Judith.

-I suoi genitori erano una strega Bennet e un cacciatore. Lei è un ibrido. Ha acquisito i poteri di entrambi.-

Klaus sembrò maledettamente serio e lasciò che la sorpresa fosse mostrata solo dal fatto che aveva leggermente schiuso le labbra. -Un' ibrida opposta a me.-

-All'incirca.-

-Per questo Mikael sapeva che lei poteva uccidermi.-

-Non lo farà, ha già detto a Bonnie che non ti ucciderà. Le nostre vite dipendono dalla tua.-

-E' solo di questo che ti importa?- disse Klaus come seccato. Per un attimo aveva visto in Caroline un appiglio, ma si rese conto presto che lei pensava solo alla salvaguardia dei suoi amici.

Caroline non cambiò espressione. Klaus decise di non continuare quella conversazione.

Se ne andò con un'espressione insoddisfatta e carica di voglia di uccidere.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Il cacciatore ***


Alcun non può saper da chi sia amato,
quando felice in sulla ruota siede;
però che ha i veri e i finti amici a lato,
che mostran tutti una medesima fede.
Se poi si cangia in tristo il lieto stato,
volta la turba adulatrice il piede;
e quel che di cor ama, riman forte,
ed ama il suo signor dopo la morte.”
 
(L'Orlando furioso)

***
 

Aveva urlato contro tutti loro, pur di convincerli a lasciarle una serata da sola, che dopo tutto quel tempo ne aveva bisogno.

Era andata a bere al Grill, pur sapendo che in fondo Matt la stava controllando a debita distanza, pronto a chiamare Elena in caso di problemi.

Lei cercava di farci poco caso, anche se gli occhi di Matt non l'avevano mollata un secondo.

Un uomo dalla pelle scura come il cioccolato fuso le si sedette accanto. -Bevi da sola?-

La ragazza si voltò a guardarlo.

-Mi chiamo Connor.- disse l'uomo.

-Judith.-

-Sembri così giovane per darti all'alcool.-

-Non sei il primo che me lo dice.-

Fece per porgerle un bicchiere , quando lei vedendo la sua mano impallidì. Il braccio era lievemente scoperto, lasciandole intravedere un tatuaggio sulla sua pelle.

I suoi occhi furono invasi dal terrore, i suoi muscoli iniziarono a tremare.

L'uomo capì immediatamente.

-Tu lo vedi.- disse.

Judith indietreggiò , cercando di allontanarsi da Connor. Lui l'afferrò per un braccio.

-Non ti farò niente, dimmi chi sei.-

-Lasciami o mi metto a urlare.-

-Condanneresti a morte tutti quelli che verrebbero in tuo soccorso e lo sai.-

Matt stava notando la scena da lontano, prese immediatamente il telefono in mano, ma Jud guardò nella sua direzione comunicandogli un "no" con lo sguardo.

-Allora?- disse ancora Connor. -Non puoi essere una di noi, i cacciatori sono tutti uomini.-

-Potresti sbagliarti.-

Con un gesto impulsivo le scoprì il braccio, rivelando la pelle perfettamente candida.

-Non hai il tatuaggio.-

-Beh, che importa?-

-Parla , chi sei?-

Judith si scrollò il suo braccio di dosso. -Sono figlia di un cacciatore.-

-Questa è nuova.- disse Connor sorridendo. -E riesci a vedere il marchio.-

-Ho preso qualcosa da mio padre.- Judith era seria e non accennava al fatto di essere in parte strega per non rivelare più del dovuto.

Più Connor le si avvicinava , più lei indietreggiava.

-Non capisco, perchè mi temi? Sai bene qual è il mio compito eppure hai paura di me.-

-Non mi fido di voi.-

-Con voi , intendi anche tuo padre.-

Judith non rispose. -Se hai i suoi poteri saprai perfettamente qual'è il motivo che ci spinge ad agire. Non puoi avere paura di chi vuole distruggere i vampiri.-

-Voi vedete tutto o bianco o nero, senza vedere il grigio.-

Connor rise. -Andiamo, non mi dire che ti fidi dei vampiri.-

-Non sono tutti come li immagini tu.-

A quell'affermazione Connor le afferrò nuovamente un braccio. -Tu ne conosci. Sai dove trovarli, vero?-

-Lasciami subito andare.- disse lei ringhiando.

-Ti conviene ascoltare quello che ti ha detto, amico.- Judith si voltò in direzione della voce, vedendo il sorriso malizioso di Klaus avvicinarsi nella sua direzione.

-Fatti da parte , "amico".-

-E' modo di comportarsi con una donna?- Connor le lasciò andare il braccio.

-Ci rivedremo.- disse l'uomo prima di andarsene a passo svelto, lanciando uno sguardo di sfida contro Klaus.

-Sei una calamita per i guai , amore.-

-Sarà per questo che sei qui, no?- disse Judith con un sarcasmo carico di rabbia.

-Non hai motivo di odiarmi, sai che non ho ucciso tuo padre.-

Judith lo guardò schifata. -No, ,ma chissà quanta altra gente hai ucciso. -

-Beh, un grazie per averti tolto il cacciatore di dosso sarebbe suonato meglio.-

Judith non era intenzionata a ringraziarlo.

-Perchè stavi litigando con quel tipo? Non dovreste tipo... essere migliori amici o qualcosa del genere?-

Judith si sedette. -Abbiamo modi di pensare diversi.- iniziò -Deduco che tu abbia scoperto chi sono.-

-Ti preoccupa?- chiese Klaus.

-Posso stenderti con un pugno, dunque ... no, direi di no.- L'ibrido sorrise compiaciuto. Era affascinante la grinta di questa giovane ibrida.

-Mi piacerebbe sperimentare la tua forza , un giorno.-

-Non ho energie da sprecare con te, Klaus.- non lo guardava nemmeno negli occhi.

-Quel cacciatore sarà una bella palla al piede.-

-Hai paura che ti uccida mentre dormi?- Judith era intenzionata a provocarlo e farlo arrabbiare, ma Klaus sembrava non scomporsi più di tanto.

-Lui non sa che sono immortale.- Jud finalmente si voltò , per ammirare le labbra di Klaus disegnare un sorriso di vittoria.

-Non sa del paletto.-

-No e cerchiamo di non farglielo sapere.- Le si sedette accanto -Beviamo insieme?-

Jud lo fissò intensamente. -Diciamo che io bevo per conto mio e tu vai da un'altra parte?-

-Mandami via.- Klaus continuava a essere provocatorio.

Judith non aveva alcuna voglia di discutere con lui e fece per alzarsi, ma lui la fermò tenendola per un braccio. Quando Jud tornò a guardarlo, l'ibrido dagli occhi grigio-azzurri non sorrideva più. Era quasi supplicante, in maniera dannatamente affascinante.

-Se stai cercando di uccidermi, dillo chiaramente.- disse lei.

-Non ho alcun interesse ad averti morta. Mi potresti tornare utile. E visto che nemmeno a te sembra interessare la mia morte, deduco che possiamo anche diventare amici.- quel sorriso tornò a squarciargli il volto.

Judith tornò a sedersi ignorando lo sguardo pesante di Klaus su di lei. Matt stava controllando la scena da lontano, informando Elena della presenza dell'originale al Grill.

-Quanto ci metteranno Elena e i suoi amici a venire qui secondo te? Sembra che il loro amichetto li abbia appena avvisati che sono con te.- disse Klaus che aveva sentito la chiamata di Matt.

-Spero poco, così mi lascerai in pace.-

-Andiamo.- disse lui. Poi le porse da bere. -Alla salute.-

Judith prese il bicchiere mandandolo giù tutto d'un fiato. -Ne hai di resistenza. -

-Anni di duro allenamento.-

Dopo qualche altro bicchiere, Klaus si alzò. -A breve arriveranno i tuoi amici, è il caso che io vada via-

-Non sentirò la tua mancanza.-

Klaus sorrise -Buonanotte, sweetheart.- Si dileguò in breve tempo e qualche attimo dopo Elena , Damon e Stefan fecero la loro comparsa.

Le chiesero cosa fosse successo e Judith cercò di raccontar loro tutto, con qualche difficoltà. L'alcool iniziava a entrare in circolo nel suo corpo e iniziò a sentirsi stordita.

-Bevute con cacciatori e con vampiri. Non sarà un pò troppo per una sera?- disse Damon sarcastico.

-Andiamo, cacciatrice. Per stasera hai fatto il pieno.- continuò.

Avrebbe voluto replicare, ma le forze le mancavano. Damon la prese di forza in braccio, seguito con lo sguardo da tutti gli altri, che si chiedevano da dove scaturisse la premura del vampiro verso la ragazza. Lo videro uscire e caricare la ragazza in macchina. -Allora, che fate? Salite?-

Stefan e Elena decisero di passare da Caroline prima di ritornare.

Damon salì in macchina e mise in moto, lasciando con un cenno la coppietta che aveva rovinato la sua felicità.

Era già la seconda volta che Damon riportava a casa Judith, per rimetterla a letto. Di certo non pensava che adesso gli toccasse fare il baby sitter, ma la ragazza saltava da un guaio all'altro.

La mise a letto, rimboccandole le coperte.

Ebbe modo di ammirarla per qualche secondo. Era bella, molto bella. Era il motivo per cui l'aveva notata quella sera al Grill. E adesso conosceva il suo cuore, addolorato per la perdita di un amore, la sua grinta nel raggiungere i suoi obiettivi, la sua forza...

Si sedette sul lato del letto, le accarezzò delicatamente una guancia, stordito e incuriosito dalle sensazioni contrastanti che quel viso gli provocava.

In parte la considerava un impiccio, una stupida seccatura.

Eppure... continuava a preoccuparsi per lei, correre in suo soccorso. Non era molto che gli ronzava intorno , qualche settimana all'incirca, eppure era diventata un cucciolo smarrito da proteggere senza che Damon ne avesse il controllo.

Stava per alzarsi a scrollarsi quei pensieri di dosso, prima che lo infettassero. Ma proprio quando appoggiò la mano sul letto per alzarsi, sentì un tocco caldo e delicato.

La mano di Judith stava sopra la sua, stringendola. La prese e se la portò nuovamente alla guancia.

-Non lasciarmi...- sussurrò appena Judith.

Damon si sentì avvampare, a quella richiesta. Poi capì che la ragazza , probabilmente stanca e presa dall'alcool, credeva di avere la mano di Evan sopra di lei.

Stava di certo sognando il suo amore perduto.

Il vampiro sembrò non tollerare quel pensiero e si alzò, lasciando la cacciatrice nel suo letto.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Missione pericolosa ***


I migliori momenti dell'amore 
sono quelli di una quieta
e dolce malinconia
,
dove tu piangi e non sai di che
, e quasi ti rassegni
riposatamente
a una sventura
 
e non sai quale.
(G.Leopardi)

***

Bonnie e Elena quel giorno passarono la giornata insieme. Era comodo avere l'anello solare per la neo-vampira. Si ricordava la prima volta che aveva tentato di uscire dopo la trasformazione, dimenticando il piccolo intoppo. Aveva patito le pene dell'inferno.

-Oggi ho sentito Jud. Sembra stia meglio.-

-Sono contenta che tu abbia trovato un pezzo della tua famiglia.- disse Elena.

-Può sembrare stupido, forse, che io mi senta legata a qualsiasi strega Bennet.-

Elena la interruppe. -Non lo è affatto.-

-Come si comporta a casa Salvatore?-

-Bene. Certo a parte quel piccolo incidente con Klaus.-

-E' stata colpa mia, avrei dovuto dirglielo.-

-Lo facevi per proteggere tutti noi.- riprese Elena -Hai fatto bene.-

Bonnie le sorrise. -E cosa mi dici di Damon? E' vero che è arrivato in soccorso di Judith stile cavalier servente?-

Elena annuì. -Prima la odiava. Ora sembra che le faccia da bodyguard.-

-Sei gelosa?- chiese Bonnie.

Elena prese un attimo per rispondere. -Damon occupa un posto importante dentro di me. Ma non lo amo.-

-Dunque non sei gelosa.-

-No.- confermò -Io amo Stefan.-

Bonnie non aveva un grande rapporto con Damon, quindi era di certo felice che Elena avesse mollato la presa con lui. Ma adesso quella nel mirino del vampiro sembrava la sua lontana cugina. E di certo non era più tranquilla per questo.

-Non credo che Damon abbia tutti questi grandi sentimenti per innamorarsi di nuovo.-

-Non dire questo.- Elena nonostante tutto, non sopportava l'idea che Damon non fosse compreso.

-Damon è un assassino, Elena.-

-Ognuno dei vampiri che ci circondano ha ucciso qualcuno, Bonnie. Potrei farlo persino io.-

-Stai sul serio cercando di giustificarlo?- Bonnie era incredula.

-Sto solo cercando di farti capire che Damon è solo perso. Probabilmente il fatto di amarmi gli dava stabilità. E ora... è instabile.-

-Vuoi che ti rimpiazzi?-

Elena non rispose, ma la risposta venne da sè. Era chiaro che lo voleva. Damon mostrava il suo lato migliore solo e soltanto quando era innamorato.

Quindi non poteva che augurarsi che si innamorasse di nuovo. E che stavolta fosse ricambiato.

Mentre era come distratta e persa in un altro pianeta, Caroline comparve, accompagnata da Jud.

-Jud!- esclamò contenta Bonnie.

-Ci sono anch'io eh.- disse offesa Caroline. Bonnie corse ad abbracciarla per farle passare il malumore.

Si sedettero al tavolo esterno di un bar, ordinando dei frappè.

Le chiacchere non si risparmiarono, sembravano un gruppetto affiatato di amiche normali, fin quando una di loro nominò Klaus.

-Credi voglia ucciderti?- chiese Bonnie. Caroline ascoltò attentamente , un pò coi sensi di colpa di aver rivelato lei a Klaus chi fosse.

-No, mi ha chiaramente detto che potrei tornargli utile.-

-Nel frattempo escogiteremo un modo per neutralizzarlo senza ucciderlo- disse Elena cercando la complicità anche di Caroline. Questa annuì, poco convinta. In qualche modo Klaus aveva avuto con lei un trattamento di riguardo. Non con Elena, che di solito era la prescelta. Ma con lei. E adesso, questo trattamento non era più solo riservato a lei.

Klaus aveva mostrato un chiaro interesse verso Judith, che in qualche modo turbava la vampira bionda. Non che provasse qualcosa per Klaus, in fondo. Amava il suo Tyler, aveva pianto di gioia a vederlo vivo. E Klaus era solo malvagio e senza cuore... il più delle volte.

-Tranquille ragazze, Klaus non è una minaccia. Non per noi almeno.- confermò Judith. -La priorità è toglierci di mezzo il cacciatore e evitare che vi faccia del male.- disse rivolta specialmente alle due amiche vampire. Loro sorrisero notando come a Judith stesse a cuore la loro sicurezza.

-E Klaus ci tornerà utile.- aggiunse, lasciandole stupite.

-Sei impazzita?- chiese Car.

Bonnie invece accolse l'idea. -Lui sembra attratto da te, Caroline. Potresti essere tu a chiedergli di collaborare.-

-Io?- la bionda non sembrava molto convinta.

-Provaci. Chiamalo.-

Caroline era restia, ma obbedì e prese il telefono. -Caroline.- disse immediatamente dopo aver risposto.

-Ciao Klaus.-

-Tu che mi chiami, quale evento.-

-Volevo parlarti di una cosa.-

-Vediamo se indovino.- disse la sua voce che quasi le dava idea che stesse sorridendo -Volete il mio aiuto per neutralizzare il cacciatore.- Caroline non disse nulla. -Era chiaro che non mi avresti mai fatto una chiamata di piacere.-

-E' nel tuo interesse sbarazzarti di lui.-

-Può darsi, ma come dire... uccidere un cacciatore ha degli effetti collaterali.-

-Sarebbero?-

In quel momento, un cameriere chiese alle ragazze se volevano il conto e fu proprio Jud a rispondere con un assenso. -Si grazie.-

Klaus stette un attimo in silenzio. -Sei con Judith.-

Caroline fu allarmata dal fatto che Klaus avesse scoperto che non era sola.

-Dove siete? -

-Al bar di fronte alla piazza centrale, perchè?-

-Arrivo.- non disse altro e staccò la chiamata.

Bonnie chiese immediatamente cosa gli avesse detto. -Sta arrivando. Ha sentito la voce di Judith e ha chiesto dove fossimo.-

Bonnie e Elena capirono di dover sparire immediatamente, così corsero via più veloci che poterono.

Passarono dieci minuti prima che Klaus si presentasse col suo solito ghigno in volto.

-Ciao, ragazze. - si sedette al posto che prima era stato di Bonnie, accanto a Judith.

-Potevamo benissimo parlare al telefono.- insistette Caroline.

-Hai detto che volete il mio aiuto. Quindi perchè non comportarci da ottimi alleati e bere qualcosa insieme? Sbaglio giovane cacciatrice?- disse poi rivolto a Judith. Caroline riconosceva quell'espressione sul volto di Klaus. Dovette ammettere con una certa gelosia, scaturita da chissà dove , che la preferenza che prima Klaus aveva per lei, aveva cambiato destinatario.

-Cosa sai dei cacciatori , Klaus?- fu Caroline a parlare.

-So che non possono essere uccisi.-

-Non è vero.- disse Judith -Mio padre è morto.-

-Se un vampiro uccide un cacciatore, il vampiro in questione comincia ad avere forti allucinazioni che lo fanno impazzire fino a portarlo al suicidio. Credimi, lo so.-

-Ne hai ucciso uno?- fu Car a parlare.

-Ne ho uccisi cinque, dolce Caroline.-

-Però sei vivo e sembri stare bene.-

-Ne ho avute per 50 anni, sono cessate da sole.-

Judith e Caroline si fissarono. -Questo succede se lo uccide un vampiro.- disse poi Jud. -E se lo uccidessi io?-

Klaus sorrise -Mi piace il tuo coraggio, amore.- A quella parola Caroline rabbrividì. "Amore". Era la parola che usava spesso per chiamarla. E adesso non era lei che stava chiamando.

-Potrebbe funzionare- continuò Klaus -Ma te la senti di uccidere un tuo collega, per giunta umano?-

-Non mi interessa chi è, se minaccia quelli a cui tengo.-

Klaus divenne serio. No, non era a lui che si riferiva, certamente. Erano i fratelli Salvatore, la loro dolce Elena, Caroline e chiunque altro, ma non l'ibrido di nome Klaus.

-D'accordo, sweetheart.- disse ancora – Allora a te il compito di farlo fuori.-

Caroline si sentì improvvisamente di troppo, quando gli sguardi di Klaus e Jud si incontrarono.

Era palese eppure... Si, senza dubbio Klaus la desiderava, era impossibile non percepirlo nel suo sguardo.

-Dunque, Caroline.- disse Klaus riportandola indietro dal mondo in cui i suoi pensieri l'avevano condotta. -Informa i Salvatore che la missione adesso è proteggere la dolce Judith che ucciderà il Cacciatore.-

 

 

-Siete impazzite entrambe!- urlò Damon quando Caroline lo informò del piano. -Appena Van Helsing si vedrà minacciato, non aspetterà un secondo per farla fuori.-

-Non sarà sola, la aiuteremo.- disse ancora la bionda.

-Barbie, tu continua a fare la cheerleader e lascia i piani a noi grandi.-

Car sembrò offesa. -Potrebbe funzionare.- disse Stefan. -L'hai detto anche tu che è molto forte. Più forte di tutti noi, certamente.-

-Stefan, fatti una bevuta prima di dire stronzate.- Damon non intendeva cambiare idea.

-Damon...- fu finalmente Jud a parlare -Posso farlo.-

Il vampiro la fissò sgranando i grandi occhi azzurri come acquamarina.

-Non esiste.-

-Ma...- La interruppe.

-Tu sei mortale, quindi non ti muovi da qui.-

-Smettila di proteggermi come se fossi debole!- tutti smisero di respirare a quell'affermazione.

-Ti ho quasi ucciso quando ci siamo conosciuti, perchè dubiti della mia forza?-

Damon fece un'espressione di chiaro dissenso. -Bene. Fatti pure ammazzare. Io non parteciperò.-

Uscì dalla casa lasciandoli a pianificare quell'assurda bravata.

Jeremy attirò l'attenzione. -Dicci cosa fare.-

-Tu Jeremy non farai un bel niente.- fu la voce di Stefan a smontare i progetti del giovane Gilbert.

-Cosa?-

-Abbiamo già un'umana da proteggere. -

Jeremy sfoggiò l'anello.

-Devo forse ricordarti cosa è capitato ad Alaric continuando a ritornare in vita?- Elena aveva un tono severo nella voce.

Jeremy non accettò di buon grado la cosa e andò via, quasi nella stessa maniera di Damon.

Matt mise le mani avanti prima che potessero dirgli quello che già sapeva e seguì Jeremy.

-Dobbiamo prima capire cosa fa, dove vive, i suoi progetti.- suggerì Bonnie.

-E lui si fida di me , sapendo che sono figlia di un cacciatore.-

-Te la senti?- chiese Elena.

-Lo farò.- Judith era piuttosto risoluta e convinta. -Non ho potuto proteggere Evan, ma proteggerò voi.-

Gli sguardi preoccupati di tutti si trasformarono in sorrisi.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Desiderio ***


La passione non si piega alle leggi della ragione,
non si cura minimamente di quello che riceverà in cambio,
vuole esprimersi fino in fondo, imporre la sua volontà.
Ogni vera passione è senza speranza,
altrimenti non sarebbe una passione
ma un semplice patto,
un accordo ragionevole, uno scambio di banali interessi.

(Sándor Márai)
***

 

Pochi giorni dopo Judith si preparò a ripetere l'incontro con Connor al Grill, stavolta cercando di contenere il tasso alcolico nel suo corpo.

Come avessero un appuntamento prestabilito, Connor si presento nello stesso modo inquietante, silenzioso come una pantera.

-Sei sempre qui.- disse l'uomo.

-Non ho molto di meglio da fare.- disse Jud mandando giù un unico drink.

-Mi dirai dove sono i vampiri o vuoi che li trovi da solo?- Jud si voltò seria verso di lui.

-Tu aiuterò ad ucciderli.- Connor sorrise.

-Hai finalmente deciso di accettare chi sei.-

-O questo, o il coma etilitico.-

Il cacciatore rise. -Vieni con me.- la ragazza si alzò e seguì il cacciatore fino alla foresta.

-Tranquilla.- disse Connor vedendola preoccupata -Non ho intenzione di farti del male.-

Judith sembrò rilassarsi , ma rimase comunque vigile. Davanti ai suoi occhi apparte un grande camper.

Chiaro, un uomo come Connor non poteva venire impreparato.

La fece entrare, mettendola in guardia da alcune trappole.

Iniziò a mostrare con fierezza alcune armi, rivelando la storia che vi stava dietro, quale vampiro era morto trafitto da quel paletto.

-E questa...- disse mostrando una siringa -è l'ultima novità.-

-Cos'è?-

-Veleno di licantropo. L'ho preso dai denti dell'ultimo ibrido che ho incontrato.-

Si ricordava che gli altri l'avevano informata sul fatto che Klaus aveva creato alcuni ibridi, utilizzando il sangue di Elena.

-Se un vampiro viene morso da un licantropo è morte certa. Questa siringa ha lo stesso effetto.-

-Sei molto attrezzato, mio padre non era così evoluto. Utilizzava un unico paletto, a volte della verbena.-

-Con gli ibridi che ci sono in giro, anche lo strozzalupo va più che bene.-

Sapeva che tutta questa roba non avrebbe mai ucciso Klaus, se Connor l'avesse affrontato. ovviamente , tutti gli altri erano a rischio con tutte quelle armi.

-E' una novità , per me.- disse Connor -Trovare una cacciatrice femmina.-

-Mio padre ne fu piuttosto sorpreso quando lo scoprì.-

-Dimmi di lui. - Il cacciatore sembrava intenzionato a fare conversazione, non a cacciare.

-Non c'è molto da dire, è stato ucciso da un vampiro qualche tempo fa. Io sono venuta qua a vendicarlo.-

-Non sembravi così decisa a uccidere l'ultima volta, mi dicesti di non fidarti dei cacciatori.-

-Il vostro stupido dono, trasformò mio padre in un mostro. Ecco perchè non mi fido di voi.-

Connor divenne improvvisamente serio. -Ti ha fatto del male?-

-Non direttamente.-

Il cacciatore non le toglieva gli occhi di dosso. Conosceva quello sguardo. Sembrava tentare di esserle amico.

-Ti prometto che avrai la tua vendetta. -

-Il vampiro è già morto. Diverso tempo fa.- continuò spiazzandolo -Come hai scoperto dei vampiri qui a Mystic Falls?-

-Ho un piccolo aiuto.- disse – Quando mi fiderò di te, lo incontrerai.-

Judith capì finalmente che il cacciatore non agiva da solo. Era chiaro. Era troppo astuto per non avere qualcuno a cui chiedere informazioni.

-Vieni.- le disse – andiamo a riscaldarci un pò. Jud lo seguì all'esterno, dove lui la invitò ad attaccarlo. Voleva di certo testare i suoi riflessi.

Ebbero un combattimento che per Jud non fu nemmeno minimamente stancante, mentre Connor sembrava in difficoltà.

-Mi sto trattenendo.- disse il cacciatore con un sorriso.

-Non farlo.-

Connor accettò la sfida sfoggiando tutta la sua potenza, ma anche in quel caso, Judith riuscì ad atterrarlo.

Poi gli si avvicinò canzonandolo. -Mi sono trattenuta.- Poi si alzò e lo salutò, seguito dal suo sguardo affascinato.

 

 

A casa Salvatore ci fu il resoconto della situazione.

-Ha un guanto che porta sempre. E' intriso di verbena. Quindi non stringetegli la mano.- disse innanzitutto. Poi parlo delle trappole e dei paletti che aveva visto nel camper.

E infine...

-Tiene una siringa piena di veleno di licantropo. Dice di averlo preso da un ibrido che ha ucciso.-

-Questo può essere un problema.- disse Klaus , facendo la sua comparsa. -Ah no aspetta. Non per me.- rise. Poi il suo sguardo si rilassò e si posò su Judith.

Damon invece stava a fissare il camino come un ebete, seccato dal fatto che Judith avesse voluto procedere con quell'assurdo piano.

-Dunque , il cacciatore è piuttosto preparato.- fece Stefan.

-Sembra che qualcuno gli passi le informazioni, dice di avere un aiuto qui a Mystic Falls.-

-Dobbiamo scoprire chi è.- disse con ovvietà Elena.

-Hai fatto un ottimo lavoro, Jud. - disse Bonnie con un gran sorriso, che la ragazza prontamente ricambiò.

-Sembra inizi anche a fidarsi di te.-

-Mi ha proposto un allenamento, dopo avermi mostrato tutto.-

Questa notizia attirò persino l'attenzione di Damon. -Lui ha usato tutta la sua forza. Io mi sono trattenuta e l'ho steso.-

-Dunque sei più forte di lui.- disse Caroline, che stava seduta sulle gambe di Tyler.

-Forse. Potrebbe essersi trattenuto e avermi mentito.-

-Dubito , sweetheart.- tutti fissarono immediatamente Klaus. -Ho fatto un po' di ricerche su di te.-

-Su di me?-

-Beh , sul tuo caso , più che altro.- continuò -C'è un altro caso di una strega e di un cacciatore che procreano. E' molto vecchio e i dettagli non sono molti. Ma diciamo che la bambina che nacque era più forte anche del padre, a soli sette anni.-

Judith ricordò che una volta giocando con suo padre, l'aveva steso. Al tempo aveva creduto che il padre fingesse. Ma si rese conto più tardi che la sua forza superava di gran lunga quella del padre.

-Sembra che questi incroci, rendano il nascituro un vero e proprio prodigio. Sei come... l'incubo di tutti i vampiri.- scherzò Klaus. -E più cresci più la tua forza aumenta.-

Le venne istintivo pensare che in effetti , non aveva incontrato un vampiro che potesse tenerle testa.

-Quindi sono la persona perfetta per uccidere Connor. Sono immune alla verbena, allo strozzalupo, al veleno di licantropo e tutto il resto.-

-Esatto, amore.- disse sorridente Klaus, mentre Damon lo osservava studiare il viso candido e pensieroso di Jud.

-Bene.- disse Stefan per rompere quell'atmosfera -E' tardi, dobbiamo riposare tutti.-

Dicendo questo sciolse la riunione, Caroline e Tyler andarono via, lanciando un'occhiataccia a Klaus. Quella di Caroline però era diversa. Era come un tentativo di carpire i suoi pensieri.

Ma non c'era da carpirli, quando vide che sebbene stesse andando via, Klaus non l'aveva degnata di uno sguardo, poichè i suoi occhi erano incollati alla nuova arrivata.

Andarono tutti via, meno che Klaus.

-Vado a dormire.- disse Judith alzandosi dal divano.

-Fai dolci sogni, sweetheart.- disse Klaus con un largo sorriso stranamente dolce.

Non la lasciò nemmeno quando lei stava già salendo le scale, seguendola con lo sguardo.

-Bene.- disse Damon -Adesso puoi anche uscire da casa nostra.-

-Oh andiamo Damon, adesso siamo alleati. Di cosa ti preoccupi?-

-Di tante cose. In primis quel ghigno disgustoso che hai quando la guardi.-

Klaus lo fissò. -Sei geloso forse?-

-Ti conosco abbastanza per sapere che non sei un buon partito.-

-Oh e magari lo saresti tu?- disse canzonandolo. -Non provo alcun sentimento per nessuno, l'hai forse dimenticato?-

-Non è quello che dai a vedere.-

Klaus fu colpito da quelle parole in pieno petto. Lui si era sempre rifiutato di legarsi a qualcuno. Aveva lasciato spazio a Caroline per qualche tempo, prendendo diverse pugnalate alla schiena da questa. Ma in qualche modo la dolce Caroline era ancora nel suo cuore. E ora... questa straniera dal profumo di gardenia. Ma no, certo . Era il suo sangue che voleva. Nient'altro. Se lo ripetè per autoconvincersi e lo volle dire anche a Damon.

-Andiamo, non dirmi che anche tu non senti quello splendido profumo che emana. Dimmi che anche solo per un attimo, non hai desiderato affondarle i canini in quello splendido collo, per bere da lei fino ad averne abbastanza.-

Damon tacque. Si ricordava di aver desiderato il suo sangue, il suo odore per casa era una tentazione fortissima, che quasi gli faceva perdere il controllo e il senno.

-Devi andare Klaus.- dopo un paio di occhiate , Klaus si lasciò convincere e lasciò la tenuta.

Damon salì le scale per raggiungere la sua camera ma all'inizio delle scale c'era un fisico esile e degli occhioni scuri che lo fissavano.

-E' così?-

Damon le si avvicinò. -Sono un vampiro, dolcezza. Chiedermi di non desiderare il sangue è fantascienza.-

-Lo so.- abbassò lo sguardo, come se un pensiero la tormentasse. Si morse il labbro con fare nervoso e Damon ne fu eccitato.

Poi vide il suo polso avvicinarsi alla sua bocca. -Cosa?- chiese dubbioso.

-Fallo.- disse lei -Bevi se davvero non riesci a resistere.-

-Ti rendi conto che potrei ucciderti?-

Lei sorrise. -Non lo faresti.-

Damon fece per ignorarla , prima che il mostro che si celava dentro di lui prendesse il sopravvento, ma lei lo bloccò, afferrandogli la mano. Damon ebbe uno strano brivido.

I suoi occhi si posarono nuovamente su Judith. Era lei che glielo stava chiedendo in fondo. Che c'era di male?

Poi la guardò meglio, con quegli occhi dolci e carichi di compassione. Con quelle labbra leggermente schiuse che aveva voglia di devastare di baci. La voleva.

Le si avvicinò, in direzione del collo. Le scostò i capelli e lei si piegò per lasciarlo fare. Damon si abbassò gentilmente arrivando a lambirle la pelle con le labbra. Questo le provocò un brivido e la costrinse a stringere i denti in attesa del dolore. Ma non sentì alcun dolore, quando Damon iniziò a morderla con denti umani e a baciarle il collo. Le cinse poi la vita avvicinandola ancora di più a sè. Judith voleva in parte replicare, sapeva che tutto ciò era sbagliato eppure il corpo di Damon, freddo e compatto contro il suo le mandava scariche che non sentiva da troppo tempo.

Si rilassò al suo tocco , mentre lui diventò più energico nel toccarla e nel baciarle la pelle. Di improvviso se la caricò in braccio, con le sue gambe intorno alla vita e le loro labbra si incontrarono, cariche di desiderio. Si incastravano perfettamente, mentre continuavano a baciarsi. Lui la condusse a velocità vampiro fino alla sua camera e la lanciò sul suo letto. Lei gli strappò la maglietta di dosso, iniziando a baciargli il petto. Lui le afferrò una coscia , iniziando a farle sentire quanto la volesse.

-Damon!- una voce che il vampiro maledì più volte li interruppe. I due si guardarono totalmente imbarazzati , come se si fossero svegliati da una trance.

Era Stefan che era rincasato e aveva bisogno di parlare con Damon.

Questo scese era a petto nudo, poichè la sua maglietta aveva fatto una fine disgraziata sul suo pavimento. Damon raggiunse il fratello , che lo informò che c'era stato il ritrovamento di un vampiro morto. Lo sceriffo lo aveva informato, perchè lo comunicasse a Damon.

-Diceva che non rispondevi al telefono, vuole il tuo aiuto.-

-D'accordo.- disse a malincuore -mi vesto e la raggiungo.-

Quando tornò in camera a rivestirsi, il letto era vuoto e Judith non c'era.

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Mai da soli ***


Il possesso non dava la verità,
ma esso stesso,
non abbellito da sogni
e neppure da parole,
era la verità propria e pura e bestiale.

(Senilità)
***



Erano due giorni che Judith tentava di evitare Damon dopo quello che era quasi successo a casa.

Cercava di non essere a casa quando c'era lui, o di non restarci comunque da sola.

In qualche modo , però, finì con l'andare al posto dove Damon andava sempre a bere.

-Qual'è il problema?- chiese quella voce così paterna che aveva sentito spesso, nonostante non dicesse niente a nessuno della sua presenza.

-Lo sai qual'è il problema.-

Ric le sorrise. -Damon non è un cattivo ragazzo, non vedo cosa ci sia di male se fra voi potesse nascere qualcosa.-

-Non potrebbe nascere niente tra me e Damon. Io amo ancora Evan.-

-Evan è morto , però.-

-Anche tu, eppure sei qui.-

Alaric rise. -Touchè.-

-Ho fatto una gran fesseria.-

-Vuoi che ti dia un'opinione personale?-

-Sì, sarebbe gradita.- disse Jud.

-Sarei felice se Damon si innamorasse di una ragazza forte come te.-

Jud si voltò verso Alaric, che la fissava con fare amorevole. Adesso capiva perchè Damon tenesse tanto a lui. Era come un fratello maggiore, un padre, che sapeva riscaldarti con poche parole.

-Avrei voluto conoscerti da vivo. Ti avrei offerto da bere.-

Fu un semplice sorriso la risposta di Ric. -Che pensi di fare?-

-Chiudere la questione prima che si complichi. Non ho intenzione di proseguire da dove ho lasciato.-

-E' stato quasi imbarazzante trovarmi lì , proprio quando ... beh sai...-

-Non avresti potuto urlarmi di non farmi baciare?-

-Ho preferito togliermi di mezzo prima di entrare nella fascia protetta.-

Judith rise divertita. -Damon tiene molto a te.- continuò Alaric. -L'ho visto tenerci così a poche persone fino ad adesso.-

-Cerchi di farmi sentire in colpa?-

-Cerco di mettere in chiaro la verità. -

Jud divenne seria. -Anche io ci tengo... ma..- non ebbe il tempo di finire la frase.

-Parli da sola in un cimitero. E io che credevo fossi abbastanza pazza.-

Alaric non era contento della visita di Klaus alla sua lapide. -Andiamo... perchè Klaus è qui?- disse non sentito dal vampiro.

-Che ci fai qui , Klaus?- chiese la giovane cacciatrice.

-Seguivo il tuo odore.-

-Vuoi dire che mi stavi seguendo, forse. -

-Così suona da stalker.- disse l'ibrido.

-Perchè non lo è?- disse Alaric costringendo Jud a una risatina trattenuta. Alaric rise.

-Mi trovi divertente?-

-Alquanto.- disse la ragazza con ancora la voglia di ridere alla battuta di Ric.

Klaus invece era affascinato da quel sorriso, che era raro com'eclissi.

-Non vorrei dire una scemenza- disse ancora Alaric -Ma ho come il sospetto che ci stia provando con te. E non so se è più grottesco o divertente.-

-Smettila. - disse a denti stretti Jud.

-Di fare cosa?- rispose invece Klaus.

La situazione divenne ancora più imbarazzante. -D'accordo, mi dileguo.- e Alaric sparì.

-Nulla.-

-Cos'è che non mi stai dicendo, sweetheart?-

Poteva dirglielo, in fondo dell'opinione di Klaus le importava poco.

-Vedo i fantasmi.-

-Come?-

-Si , c'era Alaric fino a un attimo fa.-

-Il vecchio professor Saltzman. Come se la passa dall'altra parte?-

Judith divenne seria. -E' morto a causa tua.-

-E' stata mia madre a renderlo quello che era e poi beh Rebekah l'ha ucciso uccidendo Elena. Dimmi dove c'entro io.-

-Perchè sei qui, Klaus?-

-Andiamo... amore. Non dirmi che le attenzioni del ragazzo cattivo ti dispiacciono.-

-Di certo non sono entusiasta all'idea che tu mi segua.-

-Siete tutte così uguali. "Klaus è cattivo, dunque Klaus non mi piace." Ma dimmi una cosa... perchè non ti sei alzata e sei andata via?- sorrideva mentre lo diceva.

Era vero che in fondo, il fascino di Klaus l'aveva un pò rapita. Ma sapeva bene chi aveva di fronte.

-E poi non mi pare che quando ero Kai, ti dispiacesse starmi vicino.-

Già, se lo ricordava. C'era una forte tensione tra lei e Klaus quando non sapeva chi fosse. Ma in quel momento, riusciva a vedere solo tutto il male che aveva fatto.

-Quando eri Kai, non sapevo che fossi un assassino.-

Vide il viso di Klaus sempre più vicino al suo, mentre gli occhi dell'ibrido erano fissi sulle sue labbra.

-Se adesso fossi Kai, ti lasceresti baciare, non è così?-

Jud avvampò, alzandosi immediatamente. -Tu devi essere impazzito.-

-Vuoi dirmi che nemmeno per un istante, quando eravamo soli in quella stanza, hai pensato di baciarmi?-

Jud si congelò, ricordando che in fondo, quando Kai le si era presentato, le era piaciuto molto. Avvertiva una forte attrazione verso il suo aspetto da ragazzaccio e in qualche modo inizialmente le aveva ispirato fiducia.

Klaus le si avvicinò , come prima. Lei gli appoggiò una mano sul cuore.

-Che stai facendo?- chiese lui allarmato.

-Non ti farò del male. Ho bisogno di sapere se posso fidarmi di te.- Klaus si rilassò, lasciando che la ragazza procedesse. Il vampiro sentì un forte calore che gli si espandeva nel petto, mentre Jud aveva chiuso gli occhi.

-Sento..- disse poi lei -...paura.-

Klaus indietreggiò. -Cosa?-

-Paura della solitudine.-

-Che scherzo è?-

-Riesco a leggere l'animo delle persone... e dei vampiri.-

-Non sai leggere così bene, sweetheart.-

-Ah no?- sorrise -E' per questo che ti crei un esercito di ibridi, non è così? Non vuoi restare da solo.-

-Io non sono solo , ho la mia famiglia.-

-Dei fratelli che ti odiano, certo.-

Klaus sembrò ringhiare, quando lei disse questa frase. -Se lasciassi che i tuoi sentimenti sfociassero nel giusto modo... potrei anche fidarmi di te.- Klaus cambiò totalmente espressione, diventando come triste. -Ma non succederà mai, non è così?- con quest'ultima domanda, Jud lo lasciò da solo, andando via.

 

Nota: ciao bimbini e bimbine , spero che la fanfic non vi stia annoiando, perchè ancora ne avrà per un pò. Se avete da fare delle proposte, riguardo cambiamenti o altro, non fatevi problemi e ditemelo pure! Farò il possibile per accontentarvi <3
Un bacione <3

Ps. Klaus o Damon? Chi è il "bad guy" più affascinante?
Sondaggio iniziato u.u

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Confusione ***


Morendo di nuovo non ebbe per Orfeo parole di rimprovero
(di cosa avrebbe dovuto lamentarsi, se non d’essere amata?);
per l’ultima volta gli disse ‘addio’, un addio che alle sue orecchie
giunse appena, e ripiombò nell’abisso dal quale saliva.
(Orfeo e Euridice, Metamorfosi-Ovidio)


Rientrando a casa, Damon fu la prima persona che si trovò davanti.

-Ciao, dolcezza.- disse con un sorriso di scherno.

Lei entrò e lo ignorò. Mentre il vampiro chiusa la porta , le si piazzò davanti.

-Dobbiamo parlare.-

-Non c'è nulla da dire, Damon.-

-Vuoi passare direttamente ai fatti?- sorrideva canzonandola.

-Non doveva succedere. Fine.-

Damon divenne serio di colpo. -E' così che la risolvi, vero?-

-Che ti aspettavi?-

-Nulla, non mi aspetto più nulla da voi donne.-

I loro sguardi si mandarono scariche elettriche quasi tangibili.

-Devo andare a dormire.- disse Jud prima di perdere il controllo. Ma il suo sguardo sembrava attaccato come una calamita a quello di Damon.

-Devi.- disse avvicinandosi a lei ,con fare seducente -Eppure sei ancora qua.-

I loro respiri si fecero affannati, bramosi di saziarsi l'uno dell'altra.

-Tu ami Elena, Damon.- disse lei infrangendo quella forte tensione sessuale. -Cerchi solo di rimpiazzarla il più velocemente possibile.- e in effetti, Judith lo pensava davvero. Forse era più quello a frenarla, che il pensiero di Evan.

-Tu non sai nulla di ciò che provo o no per Elena.-

-Lo so, Damon. E' evidente. Ed è come quello che...-

-...tu provi per il tuo amore defunto.- lo disse con astio nella voce. -Certo.-

Judith si voltò per andare in camera, ma la voce di Damon la fermò ancora una volta.

-E di Klaus che mi dici?-

Judith sbiancò, prima di sentire la voce calda e furente di Damon continuare.

-Vuoi dirmi che non sei attratta da Klaus?-

La ragazza si voltò cercando di capire da dove avesse tirato fuori quella stupidaggine.

-Mi hai seguita.-

-Eri solo sulla lapide di Alaric a flirtare con Klaus, sai com'è.-

-Io non stavo flirtando con Klaus.-

-Non è quello che ho visto io.-

-Damon, non ci credo che lo stiamo facendo. E' una scenata o cosa?- il tono di voce di Jud si era alzato. -Io e tu non siamo niente!-

-Non dicevi così quando mi strappavi la maglietta. E per la cronaca, adoravo quella maglietta.-

Judith cercò nuovamente di andarsene, prima che il vampiro le si piazzasse nuovamente davanti.

-Damon, ti prego.- gli occhi le si fecero supplicanti e lui ne sembrò irritato.

-Non farlo.-

-Cosa?-

-Non supplicare come se sapessi per certo che ti ascolterò.-

-Non era quello che intendevo fare...-

-Allora non farlo mai più.-

-Posso andare?- chiese lei, portando il vampiro a lasciarle la strada libera con occhi arrabbiati.

Judith tornò alla sua camera. Aveva la testa sul punto di esplodere.

In parte c'era questa assurda situazione in cui il suo corpo sembrava desiderare Damon.

E in parte, sentiva che forse quello che il vampiro aveva insinuato su Klaus non fosse del tutto falso.

Com'era possibile che Klaus le stesse occupando parte dei pensieri, pur sapendo l'assassino che era o era stato?

Se solo Evan avesse assistito a tutto quel caos, avrebbe certamente riso di lei.

Si mise le dita tra i capelli, sfogando su di essi la sua frustrazione.

 

 

Judith continuò a frequentare il camper di Connor e allenarsi con lui, continuando a tenergli abilmente testa.

-Riuscirò mai a batterti?- le disse il cacciatore ridendo.

-Probabilmente no.- Judith era persa nel suo mondo e Connor lo notò.

-Cosa ti turba?-

Jud lo fissò. -Tante cose.-

-Fammi un esempio.-

-Ho tanta confusione nella testa.-

-Problemi di cuore, eh?- disse dissetandosi dalla bottiglietta di acqua che teneva in mano -Dovresti rilassarti e fregartene. Chiunque sia il fortunato, non è alla tua altezza. Guardati, sei forte, potente e straordinaria. Non ti serve uno comune.-

Se solo Connor avesse immaginato, che non era uno comune a metterla in crisi, ma due vampiri con chissà quante vittime alle spalle...

Capì troppo tardi a cosa si riferiva la frase di Connor, quando questi tentò di avvicinarsi troppo alle sue labbra.

-No ok, questo è troppo!- disse furiosa alzandosi. -Che ti passa per la testa?-

-Scusa è che...-

-Facciamo finta che non sia mai successo. Vado a casa.- L'espressione del cacciatore divenne turbata, ma acconsentì a lasciarla andare.

 

 

-Che cosa ha fatto??- Caroline non potè contenere la sorpresa.

-Car , non urlare!- Jud arrossì.

-Ha cercato di baciarti?- proseguì Bonnie.

-Così sembra.- la cacciatrice non sembrò volerci badare. Connor le provocava solo ribrezzo.

-E a te.. insomma...-

-No, Elena. Non dirlo neanche per scherzo.- Jud sapeva già cosa stesse per chiederle la doppleganger. Le tre amiche video Jud demoralizzata, forse un pò confusa.

-Allora cosa c'è che non va?-

Non poteva dir loro della confusione che aveva in testa. Una di loro era la donna che un tempo Damon amava e un'altra quella per cui Klaus sembrava avere una predilezione.

-Nulla. Sono solo un pò stanca.-

Bonnie capì che c'era qualcosa sotto che la ragazza non voleva rivelare. -Beh io dovrei andare a cercare qualcosa che ci possa aiutare contro Connor nei grimori. Jud, vieni con me?-

-Volentieri.- disse la ragazza, non sospettando del piano della ragazza per farsi rivelare la verità.

Salutarono Caroline e Elena per dirigersi alla casa che nell'ultimo periodo era stata il centro di ogni incantesimo che Bonnie aveva fatto.

Quando arrivarono Bonnie non tardò a chiedere.

-Allora, a me lo dici cosa ti sta succedendo?-

Jud capì il piano della strega e sorrise. -Astuto.- guardò altrove. -Non ho niente , Bon.-

-Ti conosco un pò ormai. Non prendermi in giro.-

La ragazza sospirò , rassegnandosi. Sapeva che Bonnie l'avrebbe giudicata, ma almeno si sarebbe tolta un peso dallo stomaco.

-Damon e Klaus?!- esclamò Bonnie , finita la spiegazione. -Sul serio?-

Judith annuì semplicemente.

-Dunque non vuoi più neutralizzare Klaus...-

-Non è la mia priorità del momento.- disse sarcastica in risposta. Indossava uno sguardo malinconico mentre ammetteva che in fondo iniziava a provare qualcosa anche per Klaus.

-Devo capire cosa mi succede, non posso lasciarmi vincere dalle mie emozioni.-

-Soprattutto perchè hai delle emozioni per due pessimi soggetti.- rise Bonnie. -Klaus in particolare.-

Jud rise con lei, per poi tornare seria. -Ti prego, non dire nulla agli altri.-

-Non lo farò.- Bonnie era come una dolce sorella per Jud, le dava il calore di una famiglia che aveva perso lasciando sua madre a Portland.

-Grazie di esserci, Bonnie.- le disse annegandola in un caloroso abbraccio, che la strega ricambiò con affetto.

 

 

Camminava da sola, cercando di lasciare all'arietta fresca della sera tutti i suoi dubbi e le sue incertezze. Non guardava nemmeno davanti a sè, quando vide un ragazzo, probabilmente sulla ventina avvicinarsi. Non ci mise molto a capire che era un vampiro.

La avvicinò cercando di soggiogarla, ma ottenendo solo un pugno sul naso. Questo si rivelò, lasciò che le le vene intorno agli occhi fossero visibili e i canini sporgessero.

-Bene, almeno mi sfogherò su qualcuno stasera.-

Lo prese a calci e pugni, che il vampiro fu sorpreso di ricevere, poi gli spezzò il collo atterrandolo. Cercò poi con calma un ramo spezzato e glielo piantò nel cuore, vedendolo avvizzire mentre la sua pelle si ingrigiva.

-Non potrebbero essere anche loro come te?- disse rivolgendosi al cadavere.

Quando si voltò quasi si spaventò. Klaus l'attendeva con quel solito sorrisetto di chi era stato lì a fissarla.

-Questa cosa sta diventando inquietante, Klaus.-

Klaus rise. -Mi piace guardarti combattere.-

-Quando un ragazzo dice queste cose, generalmente è un depravato o uno stalker.-

-Io a quale categoria appartengo?-

-Se dicessi entrambe, ti offenderesti?-

-Ouch- disse il vampiro sorridendo -La tua indifferenza mi ferisce, amore.- disse schernendola.

-Adesso...- fece per andarsene, ma la mano di Klaus , poggiata sul suo ventre, la bloccò. Si voltò , trovandoselo così vicino da sentirne il respiro.

-Perchè cerchi sempre di sfuggirmi?-

-Potrei darti cento ragioni per cui lo faccio.-

Klaus sorrise. -Cerchiamone una per non farlo.- stava cercando evidentemente di sedurla.

-No, Klaus. Smettila di farlo.-

-Di fare cosa?-

-Questo. Cerchi sempre di fare il seducente. Solo perchè Caroline non ti ha voluto non significa che adesso devi cercare il rimpiazzo.-

Klaus furibondo la afferrò e la stese al muro a velocità vampiro.

-Credi di sapere tutto su di me, vero?-

-Quando dico qualcosa che ti colpisce, tendi sempre ad arrabbiarti.-

-Smettila!- le urlò.

-Non sono il tuo giocattolo, Klaus. Non mi farò sedurre per poi essere aggiunta alla tua serie di vittorie nella vita-

Klaus si sentì ferito da quelle parole. -E' questo quello che credi?-

-Sei l'ibrido originale, il famoso Klaus che incute timore ovunque vada. Perchè dovrebbe essere diverso con me?-

-Perchè quel Klaus non esiste quando sono con te.- disse spiazzandola. -Quella parte di me muore in tua presenza.-

Quell'atteggiamento di Klaus eccitò incontrollabilmente Judith, che per un attimo stava per avere la tentazione di baciarlo. Ma invece come a voler obbligatoriamente rovinare tutto, proprio quando lo vide puntare alle sue labbra, le uscirono le parole più sbagliate da dirgli.

-Ho baciato Damon.-*

Klaus la fissò con sgomento, allentando la presa sulle sue braccia. Lo vide indietreggiare per poi sorridere. Quel sorriso che Klaus usava per mascherare il suo profondo dolore.

Non disse nulla, semplicemente lo vide andare via, come un qualsiasi uomo ferito.



Nota : * Questa scena vi ricorda qualcosa? u.u piccolo regalino per entrambi i fandom in fondo :3.

    

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Rapimento ***



L’espansione è vita, la contrazione è morte.
L’amore è vita, l’odio è morte.
Abbiamo cominciato a morire
il giorno in cui abbiamo cominciato a contrarci
– a odiare gli altri -,
e niente può impedire la nostra morte
finché non ritorniamo alla vita, all’espansione.

(Swami Vivekananda)
***
 
 

Quella sera, Judith non era rincasata. Ad accorgersene fu Elena che andando in camera sua la trovò vuota. Al cellulare non rispondeva, nessuno sapeva dove fosse.

-Chiamate Klaus.- disse Damon spiazzando tutti. -Sarà sicuramente con lui.-

Non capivano il ragionamento che avesse portato Damon a pensare questo, ma Caroline intervenne.

-Lo chiamo io.- prese immediatamente il telefono e Klaus non ci mise molto a rispondere.

-Caroline, tesoro.-

-Klaus.-

-Cosa ti serve questa volta, Miss Forbes?-

-Ci chiedevamo se Judith fosse con te...- ci fu un attimo di silenzio che mise ansia a tutti.

-Non è lì?-

-Se te lo chiedo probabilmente no.-

-Non è rientrata a casa?-

-Pare non abbia nemmeno dormito qui stanotte.-

-Non è con me, non vedo perchè dovrebbe esserlo.- Caroline fissò immediatamente Damon che a quanto pare sospettava qualcosa.

Klaus continuò. -Fatemi sapere se la trovate, Caroline.- disse come ammettendo che lui non avrebbe fatto nulla.

Klaus però scappò immediatamente a cercarla, così come fecero anche gli altri, in particolare Damon. Tentò persino alla tomba di Alaric, dove però non c'era alcuna traccia del suo passaggio.

 

 

Quando si svegliò, Jud vedeva tutto sfocato. Era chiaro che qualcuno l'avesse colpita, per poi rapirla. Ma chi?

La risposta arrivò da sè. "Connor". Pensò. Ma era imbavagliata e non poteva parlare.

-Mi dispiace essere arrivati a tanto, Judith. Ma se ti avessi affrontato direttamente avresti vinto. Mi è toccato essere un pò scorretto.- le tolse il bavaglio.

-Che significa tutto questo?-

-Beh, ho scoperto tutto.- sorrise Connor -I tuoi amici vampiri, la tenuta dove alloggi, che oltretutto appartiene ai Salvatore, anch'essi vampiri... e il fatto che tentavi di fregarmi.-

Judith strinse i denti. -Non so di cosa stai parlando.-

-Credevi mi sarei fidato di te e che ti avrei rivelato tutti i miei sporchi segreti , vero?-

Ormai era inutile mentire. -L'idea era quella.-

-Ma sono stato io a fregare te. Vedi?- divenne poi serio -Col tuo potere potevi essere un ottima cacciatrice. Mi dispiace che non potrai mai farlo.- estrasse una lama incisa dallo stivale.

-Sicuro di aver scoperto proprio tutto su di me?- sorrise Jud.

-Cosa intendi?- Il cacciatore fu turbato da quel sorriso.

Jud fece un incantesimo e mandò in fiamme le corde che la tenevano legata, per poi tornare in piedi.

-Sono stata io a fregare, te , Connor.-

-Che significa?-

-Oh, non te l'ho detto. Sono mezza cacciatrice e ... mezza strega.- sorrise Jud. -Hai affrettato solo l'inevitabile.-

Connor le si scagliò contro ma lei lo bloccò con un forte dolore alle tempie.

-Fa male vero? Generalmente ci vado giù pesante, ma essendo umano ti ucciderei. Lascerò che sia una lenta agonia.-

-Com'è... possibile?- sbiascicò Connor, in preda al dolore.

-Questa è per la botta in testa, stronzo.- prese il suo pugnale e glielo conficcò nella spalla.

Connor ringhiava, ma non era intenzionato a chiedere pietà.

-Credi di vincere uccidendomi? - rise Connor -Dopo di me , un altro cacciatore verrà scelto.-

-Vedrò di ucciderlo prima di quanto farò con te.-

-Una cacciatrice che uccide cacciatori e che si scopa i vampiri.- a quell'affermazione Judith gli diede un calcio nello stomaco, costringendolo a sputare sangue. -La verità fa male, vero?-

-So cosa stai tentando di fare.- sorrise lei -Vuoi che ti uccida subito senza farti soffrire.-

Connor non rispose, ma era chiaro che fosse così.

La ragazza si piegò raggiungendolo a terra. -L'idea iniziale era quella. Ma visto che non sei rimasto al tuo posto, probabilmente lascerò che tu soffra il più possibile.- aveva un sorriso malefico stampato sul volto. Connor ne fu terrorizzata.

Lo legò , nel posto dove lui aveva legato lei.

-Vuoi una mano, amore?- quando si voltò Jud sapeva benissimo chi aveva di fronte.

-Klaus.- disse come sorpresa -Come mi hai trovata?-

-Te l'ho detto, sento il tuo profumo a una distanza molto ampia.- sorrise -Tentavi davvero di fregarla?- disse rivolto al cacciatore. -Vai, adesso ci penso io.- disse Klaus , ma Judith lo bloccò.

-Tocca a me lo sai.-

-Sei talmente umana, che se dovessi ucciderlo avresti i sensi di colpa per tutto il resto della vita.-

-Non è un male avere umanità, Klaus. E' quello che tu non riesci a capire.- lo zittì lei. -Adesso vattene e lasciami finire.-

-Resto qui con te.-

-Fai come ti pare.- disse afferrando il coltello. Iniziò a torturare poi Connor, costringendolo a rivelargli l'identita di chi gli passava le informazioni. Dopo molto tempo, finalmente Connor si fece sfuggire il nome di un certo Shane.

Klaus guardò la forza di quella ragazza mentre non cambiava espressione, neppure in tutto quel sangue e in quel dolore.

In quell'istante arrivarono tutti gli altri.

-Judith!- urlò Bonnie correndole incontro.

Jud spiegò cosa fosse successo, che Connor l'aveva rapita ma che lei era riuscita a liberarsi.

-Te la senti?- le disse Bonnie, riferendosi al fatto che doveva ucciderlo.

-Ho alternativa?-

Connor era ansimante e in attesa della sua morte, quando lei gli afferrò il mento e il collo.

-Morirai per mano dei tuoi amici.- disse il cacciatore, prima che con un unico gesto Judith gli spezzasse il collo. Si alzò risoluta, fece un paio di passi seguita da tutti, per poi avere un mancamento e svenire.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Quel fuoco tra di noi ***


 

Amore è un fumo levato col fiato dei sospiri;
purgato, è fuoco scintillante negli occhi degli amanti;
turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime.
Che altro è esso?
Una follia discreta quanto mai,
fiele che strangola e dolcezza che sana.
(Romeo e Giulietta , atto 1 scena 1)



Quando riaprì gli occhi, c'era Damon , intento a spegnere il camino. Di colpo Elena arrivò nella stanza.

-Come sta?-

Damon la fissò. -Non si è ancora svegliata.- Judith finse di essere ancora svenuta, per un motivo che non le era ben chiaro.

-Spero si riprenda presto.- aggiunse ancora Elena. Damon la ignorava finchè di colpo lei non disse una frase che lo fece voltare. -Io e Stefan ci siamo lasciati.-

Damon si voltò a guardarla. -Vorrei dire che mi dispiace, ma non è così.- prese una pausa -Il motivo?-

Elena lo fissò. -Tu.-

Damon sembrò sciogliersi come un ghiacciolo a quelle parole. Sapeva che nel suo cuore c'era ancora spazio solo per Elena. L'aveva sempre saputo.

-Un altro dei tuoi sbalzi d'umore, Elena?-

-No. Io...-

-Sono andato a letto con Judith.- la ragazza seppure fosse svenuta rimase increduta dalla balla che stava dicendo.

-Cosa?-

-Mentre tu te la spassavi, giocavi ai fidanzatini con Stefan, ferendomi e mettendomi al secondo posto, io continuavo con la mia vita , Elena. -

-Lo capisco , ma...- in realtà Elena non sapeva bene cosa dire -La ami?- Damon ignorò la domanda, non avendo le idee chiare a riguardo. -D'accordo.-

-Tu mi ami, Elena?- chiese prima di lasciarla andare.

-Non lo so, Damon. Provo... dei forti sentimenti.-

-Ma non riesci a capire se è amore, giusto?-

-E se ti dicessi che ti amo, cambierebbe qualcosa?-

-Potrebbe.-

Jud non voleva stare ancora a sentire quella discussione, aveva già chiaro cosa c'era nel cuore di Damon. Così finse di risvegliarsi attirando la loro attenzione.

-Ehy , dolcezza.- disse Damon avvicinandosi a lei preoccupato -Come ti senti?-

-Bene- disse senza troppi convenevoli. Si rese conto che qualcuno l'aveva poggiata sul divano e le aveva messo una coperta addosso. -Da quanto sono svenuta?-

-Qualche ora.-

-Deve essere stato...-

-Non sei abituata a torturare la gente, immagino.- disse Damon. Judith non rispose, facendo per alzarsi. Damon cercò di fermarla ma lei gli urlò contro.

-Sto bene!- il vampiro fu incredulo a quella reazione. Ma non ci mise molto a capire che Judith aveva sentito la conversazione tra lui ed Elena.

Uscì dalla porta d'ingresso, lasciando i due vampiri da soli.

-Ci ha sentiti?- chiese Elena.

-Secondo te?-

 

Judith camminò senza meta, pur di non sentire oltre i drammi tra quei due. Era preparata al fatto che Damon amasse Elena. Non era delusa nè sorpresa. Semplicemente forse si era detta che Damon stava iniziando ad acquistare la sua fiducia.

-Deduco che tu non voglia compagnia.- le disse Alaric.

-Hai visto tutto?- chiese lei.

-Si.- disse lui semplicemente

-Non preoccuparti, Ric, sto bene. Non ero innamorata di Damon... non ancora.-

Alaric non disse nulla. -Ti lascio da sola.- lo disse svanendo.

Judith in effetti in quel momento non sapeva che dire, ma in parte si sentì come se un peso le si fosse tolto dallo stomaco. Adesso Damon poteva finalmente essere scacciato dai suoi pensieri.

Doveva trovare solo il modo di fare lo stesso con Klaus.

Non seppe bene come finì a rifugiarsi in un locale in pieno di ragazzi che si agitavano in preda all'alcool e alle luci stroboscopiche. Probabilmente rifugiarsi in mezzo alla gente la faceva sentire meno sola.

Quando la musica iniziò a pulsarle nelle orecchie, si lasciò andare , muovendosi a un ritmo lento e sensuale.

I want you to breathe me

Let me be your air
Let me warm you body, free
No inhibition, no fear


Credeva di essere al sicuro, ma il fato sembrò dirle il contrario. Lo vide spuntare tra la folla dirigendosi a passo di lento e con sguardo supplicante nella sua direzione.

Vide i suoi occhi glaciali scrutarle ogni parte del viso fin quando non la raggiunse e le sfiorò il naso col suo. Probabilmente ancora stordita , non sembrò infastidita ma anzi, gli cinse il collo con le braccia , continuando a ballare.

 

How deep is your love?
Is it like the ocean?
devotion? Are you?
How deep is your love?
Is it like nirvana?
Hit me harder, again

 

Quando la vide rilassarsi , la cinse con un braccio, stringendosela contro il corpo, non abbandonando con lo sguardo le sue labbra. Lui non si muoveva, mentre lei sembrava volesse sedurlo. Si voltò dandogli le spalle e premendosi contro il suo corpo. Lui le afferrò una mano stringendola. Lei espose il collo tentandolo, sapendo che per lui era una tentazione troppo forte e che forse così, avrebbe capito che Klaus non era nient'altro che un mostro. Ma invece di puntare al collo le afferrò il mento con le dita e la baciò, premendo forte le sue labbra sulle sue. Un brivido percorse l'intero corpo di Judith, che si strinse forse al vampiro, mentre le sue mani le viaggiavano sui vestiti, con il forte impulso di strapparglieli di dosso , anche in mezzo a quella folla.

Continuando a baciarsi uscirono da quella ressa di gente, finendo sul retro, dove c'era una stanza adibita a deposito. Portandola in braccio, si chiusero là dentro, dove finalmente potè spogliarla e sentire il sapore della sua pelle. La vide nuda e inerme al suo tocco, mentre lei gli slacciava i pantaloni, mettendo in chiaro quanto lo desiderasse. Klaus indossò il suo solito sorriso, tuffandosi sul suo collo e mordendolo con passione. Quando riuscì finalmente a liberarsi dei vestiti, la fece sua, sentendola gemere a ogni colpo. Sentirlo dentro di lei le dava una scossa di adrenalina mai provata prima. Forse per il suo fascino maledetto, ma adorava che la prendesse con quella forza.

Il fatto che ansimasse cosi forte ogni volta che le scivolava dentro, lo mandava in estasi.

Finirono quasi in contemporanea. Fu prima lei a raggiungere il piacere, seguita da Klaus che vedendola in quello stato ne fu immensamente eccitato. La vide crollare sul suo corpo, ansimante e stanca, con gli occhi chiusi che ancora assaporavano quell'estasi e con un mezzo sorriso soddisfatto.

Il vampiro le afferrò il viso per baciarla ancora, non riuscendo a fare a meno del suo viso in presa all'estasi. Rimase dentro di lei per molto tempo, pur avendo finito.

Forse fu proprio quello a rendere l'intimità tra i due in qualche modo magica. Continuarono a baciarsi , senza muovere nessun altro muscolo, per diverso tempo.

Fu Elena insieme a Caroline a comparire lì e trovarli in quello stato.

Judith arrossì immediatamente, mentre Klaus sorrise compiaciuto. -Di solito si bussa , sapete?-

-Come sapevate che ero qui?-

-Abbiamo chiesto in giro e...- Elena era esterrefatta -Io... beh.. - non sapendo cosa dire andò via nel massimo imbarazzo. Caroline invece, forse delusa per l'essere stata rimpiazzata, non disse nulla, ma mantenne un'espressione risoluta e forse un pò seccata. Poi chiuse la porta e li lasciò lì dov'erano.

Klaus rise. -Credo che a Caroline bruci un pò.- fu quasi doloroso per entrambi quando finalmente si separarono. Judith si rivestì in fretta, ignorando qualsiasi frecciatina del vampiro.

-Ti sei già pentita, amore?- fu a quella domanda che si bloccò. Rispose semplicemente tuffandosi nuovamente a baciarlo. Poi lo lasciò mordendosi le labbra e lasciandogli un'ultima occhiata.

Andò via, senza nemmeno salutare, ma lasciandolo sorridente e compiaciuto.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Amore e Morte ***


 

Quando novellamente
Nasce nel cor profondo
Un amoroso affetto,
Languido e stanco insiem con esso in petto
Un desiderio di morir si sente:
Come, non so: ma tale
D’amor vero e possente è il primo effetto. 
(Amore e Morte, G.Leopardi)
***


Era stata Caroline a indire quell'improvvisa riunione , insieme ad Elena.

Erano tutti presenti a casa Salvatore, meno che Judith e Tyler, che con l'avvicinarsi della luna piena, era andato a cercare altri lupi mannari da aiutare.

-Allora, Barbie. Cosa succede?- chiese con il suo solito sguardo cinico Damon.

-Judith dov'è?-

-Dorme.- specificò Stefan -La chiamo?-

-No, questa riunione è per lei.-

-In che senso?- chiese Matt, con sguardo dubbioso.

-Judith va a letto con Klaus.-

Damon sembrò morire per un attimo. Il suo respiro si fermò, notato perfettamente da Elena, che immaginava quella reazione. Il silenzio piombò in quella stanza. Bonnie sembrava nervosa e schiva.

Caroline sembrò notarlo. -Bonnie?-

-Si?-

-Non dici nulla?-

-Che dovrei dire?-

-E' una tua parente! Dì qualcosa!-

Stefan salvò Bonnie da quell'imbarazzo. -Come l'avete saputo?-

-Li abbiamo colti in flagrante ieri sera.-

Damon continuava a tacere e la cosa insospettì anche Stefan, che guardò nella direzione del fratello.

Poi lo sentì finalmente parlare. -Questa stupida riunione era per questo motivo?-

-Stupida riunione?- Car sembrò seccata dal commento.

-Chi di voi due ha avuto questa idea?-

-Io.- rispose nuovamente la bionda.

-E non sarà forse che in fondo a letto con Klaus ci volessi andare tu e la cosa ti disturba?-

Car esitò -Stai dicendo solo stronzate!-

-Balle!- le urlò Damon alzandosi. -Sappiamo tutti che porti ancora il bracciale che Klaus ti ha regalato e non mi risulta tu abbia mai fatto nulla per allontanarlo. Quindi dì le cose per come stanno una volta per tutte, Barbie. Vuoi che Judith venga allontanata da Klaus solo per averlo tutto per te.-

Caroline stava per rispondere ma Stefan si mise in mezzo.

-Basta , Damon.-

Caroline però continuò. -Non parlare di me come se fossi te, Damon.-

Damon indietreggiò fissando la bionda con uno sguardo schifato in volto.

Uscì da lì, afferrando al volo la giacca. Elena gli andò dietro, sotto lo sguardo demoralizzato di Stefan.

-Damon...- disse la vampira raggiungendolo.

-E' colpa mia.- rispose con occhi tristi e carichi di rabbia -Ha sentito la conversazione tra noi due.-

-Non è colpa tua , Damon.-

-Lo è. Non sono stato chiaro coi miei sentimenti , nè verso di te, nè verso di lei. E lei ha visto certezze in Klaus.-

-Klaus è tutto meno che una certezza.-

Damon non rispose a quel commento, ma salì sulla sua auto , con l'intenzione di stare un pò lontano da casa e schiarirsi le idee.

 

Judith scese le scale, sentendo le voci dei suoi amici al piano di sotto.

Quando la videro, le voci si fermarono e tutti guardarono nella sua direzione, soprattutto Caroline che indossava uno sguardo in qualche modo deluso.

Anche gli altri avevano uno sguardo amaro, fisso su di lei come aspettando che parlasse.

-Gliel'hai detto, non è così?-

-Era un segreto?- disse Caroline stizzita.

-Credevo fossi mia amica.-

-E lo sono, ma non stai facendo la cosa giusta.-

Judith rise. -O forse sto facendo ciò che vorresti fare tu, non è così?-

Car si zittì vedendo apparire Klaus dalla porta e lanciandogli uno sguardo assassino.

-Momento sbagliato?- disse con un sorriso.

-No.- rispose Jud -Andiamocene.- Jud prese Klaus per mano trascinandolo via da lì.

 

-Mossa audace, amore.- Klaus la prendeva in giro per il gesto che aveva fatto.

-Non ci torno là dentro a farmi giudicare.-

-Sembra che a Caroline bruci davvero. Non pensavo mi volesse così tanto.- Klaus sorrideva dicendo queste parole, non notando che dicendole aveva fatto arrabbiare ancora di più Jud.

La condusse a casa sua, dove poteva darle vitto e alloggio finchè non si fosse scaricata un pò.  Le fece preparare la colazione dai domestici.

-Sono soggiogati?- chiese lei riferendosi al personale.

-Sono pagati, amore.-

-Ti nutri di loro.- disse sapendo già che era così.

-Sono un vampiro, dimmi dove questo sarebbe strano.-

Judith tacque quando una domestica le portò una classica colazione americana composta da semplici pancake.

-Mangia , sweetheart. Non hai ancora fatto colazione questa mattina.-

Jud si servì, chiaramente affamata, mangiando a sazietà tutto ciò che c'era nel piatto. In quel momento fece la sua comparsa il fratello più galante e onorevole della famiglia Mikaelson.

-Elijiah- disse Klaus alzandosi e attirando anche l'attenzione di Jud.

-Abbiamo un'ospite, sembra. - disse il vampiro con fare galante. -E' un piacere conoscerti, il mio nome è Elijah.- disse con un lieve inchino.

-Judith.-

-E' lei, Elijiah.- li interruppe Klaus.

-La cacciatrice?- chiese il vampiro -La celebre mezza strega che riesce a tenerci testa. Mio fratello è alquanto imprudente sembra, a portare il nemico in casa.-

-Non sono vostra nemica.-

-Non lo è, fratello.- disse Klaus con un sorriso -Ha ucciso un cacciatore.-

Elijah scrutò i visi di entrambi.

-Ti chiedo umilmente perdono, milady. Tendo a essere protettivo con la mia stirpe.-

-Lo capisco.- disse Jud lasciando la sua colazione e alzandosi finalmente.

-Se non ti dispiace , vorrei parlare qualche secondo con mio fratello da solo. Scusaci.- Elijah portò via Klaus chiudendosi con lui nella grossa sala degli ospiti.

-Fratello, mi devi delle spiegazioni.-

-Non c'è nulla da spiegare, Elijah-

-Hai portato qui una cacciatrice che potrebbe ucciderti, hai molto da spiegare.-

Klaus divenne serio e turbato , come se ci fosse qualcosa che non voleva ammettere.

-Chiaro.- disse Elijah come divertito -Te ne sei innamorato.- a quell'affermazione Klaus aggredì il fratello.

-Non insinuare che io sia così debole da innamorarmi.-

Elijah rise.

-Eppure lei è qui, adesso.-

-Mi sto solo divertendo un pò con lei, nient'altro.-

-Oh certo,fratello. Perdonami se ti ho offeso.- Klaus mollò la presa allontanandosi e evitando lo sguardo del fratello, che nel frattempo sorrideva. -Uno sviluppo interessante.- disse ancora Elijah.

Klaus non volle sentire nulla e tornò dalla cacciatrice.

La trovò che parlava al telefono.

-Si Elena, sto bene.- diceva -Scusa se sono andata via così.- Klaus cercò di non farsi notare.

-Mi dispiace di aver aggredito Caroline, ma odio sentirmi giudicata.-

Affinando il suo udito, Klaus riuscì a sentire cosa diceva Elena dall'altro capo del telefono.

-Dove sei adesso?- chiese.

Judith prese un attimo di pausa. -Vuoi davvero saperlo?-

-Sei da Klaus?-

-Andrai a fare la spia anche tu?-

-Io non sono Caroline, Jud.-

-Lo so.-

-Lo ami?- chiese spiazzandola Elena.

-E' buffo dire che non lo so?-

Elena rise. -No, so esattamente come ci si sente.-

-Per Damon , vero?-

-Ho creduto che fossi innamorata di lui per un pò, Jud.-

-I sentimenti per Damon si sono spenti quando ho capito che lui ti ama ancora.-

Klaus sorrise capendo che Jud aveva finalmente lasciato andare il suo rivale. La sentì salutare Elena e poi chiudere la conversazione.

-Elijah se n'è andato.- disse attirando la sua attenzione. Lei lo fissò. -Damon Salvatore come sta?- era evidentemente provocatorio facendo quella domanda.

Judith sorrise. -Non è affar mio.-

La risposta sembrò soddisfare Klaus, che iniziò a spiegarle che in sua assenza poteva rifornirsi da sola.

-Dove vai?-

-Ho delle faccende da sbrigare.-

Judith gli si avvicinò seducente, sfiorandogli il petto con la punta delle dita e provocandogli esitazione nella voce.-Judith...-

-Non dire nulla.- lo fermò lei. -Non rovinare tutto.- l'ibridò dagli occhi di ghiaccio sorrise.

La afferrò per le braccia e la spinse contro il muro, iniziando a baciarle il collo e accarezzarla ovunque. Era rude e selvaggio, ma in una maniera passionale e eccitante per lei.

Di colpo il suo profumo lo fece indietreggiare. Non aveva mangiato quella mattina e la fame iniziava a farsi sentire. Le vene viola intorno ai suoi occhi si fecero marcate .

Judith lo notò, ma invece di scappare via spaventata, si scoprì il collo invitandolo.

Klaus ne fu allarmato e forse preoccupato. -Vai via, Judith.-

-No.- disse lei -Puoi controllarti. Dimostrami che posso fidarmi di te.-

-Tu non sai quello che dici.- le sue vene non accennavano a scomparire, fin quando lei non gli passò la mano sul viso , accarezzandolo e rendendolo magicamente di nuovo umano.

-Vedi? Sei più forte della tua sete.- sorrise lei.

Klaus però era ancora in procinto di cedere. -Devo andare a mangiare qualcosa.- Senza che potesse impedirlo, Jud lo afferrò e gli pose la testa sul suo collo. -Non mi ucciderai.-

Klaus iniziò a trasformarsi, affilando i suoi canini e perdendo il controllo quando sentì nuovamente il suo bellissimo profumo invadergli le narici.

Judith sentì la morsa di Klaus farsi forte sulle sue braccia e successivamente il dolore farsi acuto sul suo collo , quando l'ibrido la morse.

Sentì ogni sorso che Klaus beveva da lei, fin quando non lo sentì staccarsi all'improvviso facendole anche male al distacco. La sua bocca era impregnata di sangue, mentre la sua faccia era un misto di sconcerto e estasi. Lo vide poi mordersi il polso e porgerglielo. -Bevi.-

Sentendo il dolore sul collo capì che lo faceva perchè le sue ferite si cicatrizzassero.

Judith afferrò il suo polso e bevve. Klaus ne fu in qualche modo eccitato, come se quello scambio suggellasse un'intimità ancora più forte di quanto non avessero già fatto la sera prima.

Dopo aver bevuto un grosso sorso, le cicatrici sul collo si rimarginarono.

Klaus si avvicinò al punto in cui l'aveva morsa. Leccò via il sangue in eccesso causandole un brivido. Sentiva che adesso Jud gli apparteneva davvero.

Si sorrisero con fare malizioso, prima che Klaus andasse a pulirsi il sangue dalla bocca per poi uscire e lasciarla da sola.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Nella tana del lupo ***


“Se Orfeo non si fosse girato,
se Psiche non avesse tentato di conoscere,
allora noi non avremmo creduto
alla forza del loro amore.”
 
(Apuleio)
***


Non se la sentiva di restare da sola in quella casa. I domestici la mettevano a disagio, mostrando il chiaro terrore che avevano nei riguardi di Klaus. Non le piaceva. Era come se si rendesse conto di aver fatto una stupidaggine a farsi ospitare quella mattina. O peggio, ad avergli donato il suo sangue. Aveva lasciato che Klaus si servisse da lei, dandogli fiducia. Una fiducia scaturita da chissà dove e perchè. Klaus era un mostro, lo sapeva. Eppure sentire che a una persona capace di chissà quali atrocità, di non provare nulla nel fare del male, importasse solo di lei, la faceva sentire in qualche modo... speciale. Un pensiero perverso che si decise a scacciare velocemente dalla sua testa.

Ormai la sua mente aveva come un gps incorporato che la portava automaticamente a casa Salvatore. Se ne accorse tardi, perchè quando si voltò , degli occhi cerulei le erano addosso.

-Sei tornata o sei solo di passaggio?- chiese Damon. Judith lo fissò semplicemente, senza rispondere. -D'accordo, fai come ti pare.- stava per andarsene ma lei lo bloccò.

-Dillo.-

Damon si voltò. -Cosa dovrei dire?-

-Quello che pensi. Sono una sgualdrina, una poco di buono...-

Damon sorrise. -Nulla di tutto questo.-

-Allora dillo.-

Damon le si avvicinò lentamente. -E' colpa mia che non sono stato chiaro con me stesso e con te.-

A quel punto le labbra di Damon le si poggiarono sulla fronte, mandandole la pelle a fuoco.

-Addio, dolcezza.- dicendo questo si diresse dentro casa.

E tutta la confusione che prima aveva rimosso convinta che Damon fosse innamorato di Elena, tornò a galla con un semplice bacio in fronte.

Un bacio che le emanava un calore diverso dai baci passionali con Klaus.

Klaus era il rude, il selvaggio. Quello che con un sorriso malizioso la eccitava.

E Damon era il misterioso, lo schivo, ma in maniera sensuale. Quello ferito che con dei piccoli gesti le metteva il fuoco dentro.

Un fuoco che ardeva forte dentro di lei già per Klaus. E qualcosa le diceva che quello di Damon non era un addio, ma solo un modo per spingerla a farsi delle vere domande su ciò che provasse.

Se quella con Klaus non fosse nient'altro che una ripicca o se lo amasse davvero.

Jud raggiunse Bonnie al Grill, ricordando che dopo la tortura di Connor aveva cancellato tutto ciò che riguardava la sua missione di cacciatrice. Doveva parlarle di ciò che aveva scoperto.

Le disse del nome che Connor le aveva fatto.

-Shane?- Bonnie rimase sbigottita. -Il mio professore si chiama Shane.-

-Credi che possa essere implicato?-

-Non saprei.- Bonnie era delusa, poichè per il professor Shane aveva iniziato a provare un profondo rispetto. -C'è stato un massacro qualche giorno fa.-

-Cosa?- Jud ascoltò attentamente studiando le espressioni serie di Bonnie.

-Il pastore e altre 11 persone appartenenti al consiglio. C'è stata una fuga di gas.-

-E' orribile.-

-Non capisco.-

-Non credi sia un caso?-

-C'era una lettera. La polizia ha insabbiato la cosa, ma pare che sia stato un suicidio studiato dal pastore.-

-Dunque... ha sacrificato tutti loro per qualche assurdo motivo?-

-Dobbiamo saperne di più.-

-Pensi di parlare col tuo professore?-

-Ci proverò.-

Bonnie non era contenta di aver scoperto quelle cose su Shane , ma si rassegnò a interrogarlo.

Mentre Jud rimase lì al Grill , indecisa se darsi nuovamente all'alcool.

Si mise al bancone attendendo l'attenzione dei camerieri. Di colpo un forte calore alle sue spalle la fece rabbrividire. Una mano le si posò la vita e poteva giurare che avrebbe riconosciuto quel tocco anche in mezzo a mille altri uguali.

Un respiro caldo accanto al suo orecchio le mandò una scossa di desiderio in tutto il corpo.

-Ciao, amore.- disse a voce bassa Klaus.

-Mi segui ancora?-

-Capitavo per caso.-

-Non sei bravo a mentire.-

-Non mi piace vederti da sola a intristirti.-

Fu in quel momento che una voce familiare li fece trasalire entrambi. -Andiamo, pure in pubblico, Klaus?- Damon aveva attirato la loro attenzione, costringendo Jud ad allontanare Klaus.

-Sei ubriaco?- chiese Judith, riconoscendo quel sorrisino sul suo volto.

-Giusto un po'.- disse mimando la frase con le dita.

-Non è il caso che torni alla tua tenuta prima di fare qualcuno dei tuoi soliti guai?- chiese Klaus divertito.

-E tu di guai te ne intendi, vero Klaus?-

La situazione si stava riscaldando più del dovuto. -Finitela voi due.- era arrivato Matt a interromperli, perchè i clienti erano spaventati dal loro tono di voce troppo alto.

-Se volete litigare fatelo fuori.- aggiunse il ragazzo ancora.

-Io non ho tempo da perdere con un ragazzino geloso e ubriaco.- Klaus intendeva intenzionalmente provocarlo e sembrò riuscirci quando Damon lo afferrò per il colletto con un'espressione chiaramente furiosa, mentre invece l'ibrido sorrideva.

-Damon!- urlò Judith attirando il suo sguardo. Quando il vampiro la guardò la vide preoccupata e spaventata. Questo lo spinse a lasciare andare Klaus.

-Credo sia il caso che vi lasci da soli . - disse questo con espressione vittoriosa. Non sembrava sentirsi minacciato da Damon. Uscì lanciando un'ultima occhiata a Jud.

Damon si sedette al bancone , con aria seccata e poco amichevole.

Judith stava per dire qualcosa, ma il vampiro non la lasciò parlare.

-Vai via e non dire nulla.-

Judith fece come aveva chiesto. Adesso doveva scegliere cosa fare e dove andare. Era una questione di scelte. Dove avrebbe scelto di stare quella sera?

Non c'era nemmeno bisogno di pensarci, il suo corpo decise per lei.

Entrò in casa, vedendo degli occhi tristi in attesa di qualcosa. Si bloccò sull'uscio chiudendosi la porta alle spalle.

-Amore, pensavo fossi tornata alla tenuta dei Salvatore. Non sia mai che Damon sia geloso.-

Mentre diceva queste parole la vedeva avvicinarsi a passo svelto e togliersi degli indumenti.

Quando finalmente lo raggiunse lo baciò con passione, iniziando ad armeggiare con la sua cintura per rimuoverla il più in fretta possibile.

Fu di nuovo sua, una notte ancora.

Klaus la trascinò nel suo letto , mordendola e baciandola in ogni parte del corpo.

Si spogliarono totalmente, impedendo a qualsiasi indumento di ostacolare il contatto tra i loro corpi.

Pelle contro pelle, calore e gelo mischiati in un mix di gemiti e movimenti ritmici che li rese una cosa sola, mentre Klaus sopra di lei si spingeva forte dentro di lei.

Fu il vampiro a raggiungere il piacere per primo quella volta, poichè aveva davvero troppa fame del suo corpo. Questo però non era accettabile per l'ibrido, che si apprestò a rimediare con altri metodi.

Affondò il viso tra le sue cosce, vedendola dimenarsi e impazzire dal piacere, con le dita incastrate tra i suoi riccioli biondi.

Infine la sentì più calda , capendo che anche lei l'aveva raggiunto. Tornò al suo viso, baciandola per poi lasciarsi andare sul suo corpo, stringendola.

Si addormentarono, lui adagiato sulla sua spalla, con la mano sul suo fianco, lei con le mani tra i suoi capelli e sul suo braccio.

 

Fu Klaus il primo dei due a svegliarsi, in una situazione così intima da risultare anche pericolosa.

Ma non gli dispiacque e iniziò ad ammirarla dormire, accarezzandole il braccio.

Lei iniziò a svegliarsi, tenendo gli occhi ancora chiusi. Lui sorrise.

-Che hai da sorridere?- disse lei scherzosa.

-Mi piace guardarti dormire.-

-Sei malettamente inquietante ogni volta che dici queste cose, lo sai?-

-Eppure non sei ancora fuggita da me.-

-Lo farò se continui con queste frasi da stalker.-

Klaus le si avvicinò all'orecchio respirandole vicino. -Sei bellissima persino quando dormi.-

Lei lo picchiò con fare giocoso. -Smettila!- rideva.

Lui la bloccò, saltandole nuovamente sopra e costringendola ad aprire gli occhi. Fu sopraffatta da quella bellezza che la stava ormai controllando del tutto.

Adorava il suo sorriso , inquietante ma eccitante. Adorava che fosse un pò sadico e dominatore.

Si morse inconsapevolmente il labbro immaginando di fare nuovamente l'amore con Klaus.

-Hai già voglia di me, amore?- disse divertito.

Jud si liberò dalla sua morsa , invertendo le posizioni e bloccandogli i polsi. Il vampiro si eccitò immediatamente, vedendosi sovrastato dal suo corpo perfetto. Sembrava che nessuno dei due si saziasse mai dell'altro.

La risposta alla sua domanda , Jud gliela diede nel migliore dei modi, sedendosi nuovamente su di lui e lasciando che si facesse spazio nuovamente dentro di lei.

Fu un inizio di giornata spettacolare, per entrambi.

Finalmente si decisero ad alzarsi, solo dopo qualche ora.

-Torni dai tuoi amici?-

-Si , devo sapere se Bonnie ha scoperto qualcosa.-

-State ancora indagando sul cacciatore?-

-Sembra che ci sia stato un massacro.-

Klaus le si avvicinò, iniziando a interrompere il rituale di vestizione, con dei baci leggeri sul collo.

-Farò delle ricerche e ti chiamerò. Se prima però... mi prometti di dormire qui anche stanotte.-

Lei si voltò, cercando le sue labbra e poi sorridendo. -Promesso.- i due sorrisero, prima che lei si alzasse, finisse di vestirsi e andasse via.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Questione di scelte ***


Se potrò impedire a un cuore di spezzarsi,
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena,
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido,
non avrò vissuto invano.

(Emily Dickinson)
***



Bonnie le promise di raggiungere casa di Stefan e Damon prima possibile. Così Judith si diresse alla tenuta. Aperta la porta fu sorpresa dalla vista.

C'era Damon , svenuto a terra, con diverse ferite su tutto il corpo.

-Damon!- lo chiamò soccorrendolo. -Svegliati!-

Il vampiro aprì gli occhi, trovandosela davanti e sorridendo alla vista. -Dolcezza.-

-Che ti è successo?-

Lo vide sudare parecchio e stranamente pallido. -Ho attaccato lite col tipo sbagliato.-

Vide sul suo braccio una ferita in pessimo stato.

-E' un morso di lupo ?-

-Tipo sbagliato, lupo... è uguale.-

-Perchè ti sei messo a combattere contro un lupo?-

-E' importante?-

Judith afferrò il telefono, ma Damon la bloccò. -Preferisco morire che accettare il sangue di quell'essere.-

-Non essere stupido! Morirai !-

-Ti importa forse?-

-Certo che mi importa!- Damon si zittì sorridendo.

-Hai paura, lo sento.- disse il vampiro, toccandole il polso. -Allora ti importa qualcosa di questo povero vampiro depresso.-

Stefan arrivò in quel momento. -Che cosa è successo?-

-Stefan bada a lui, io chiamo Klaus.- corse fuori e chiamò di corsa Klaus dicendogli di venire di corsa. Nel frattempo Stefan spostò il fratello nella sua camera attendendo il ritorno di Judith.

La ragazza arrivò, informando i fratelli che Klaus stava per arrivare.

Judith si mise al lato del letto, stringendo la mano di Damon. In quell'istante arrivò Elena. Judith fece per mollare la presa , ma Damon glielo impedì stringendo più forte. Elena ebbe un chiaro messaggio da quel gesto e li lasciò da soli.

-Sei uno sciocco.-

-Dimmi qualcosa che non so, dolcezza.-

Judith prese una pausa. -Non voglio che tu muoia.- Damon le sorrise.

-E' bello sapere che ti importa di me.-

Judith si alzò lasciando la sua mano. -Credo sia arrivato Klaus.- uscì dalla porta lasciando un morente Damon da solo. Le allucinazioni iniziarono. Vide Katherine , il giorno in cui se n'era innamorato. La vide col suo bellissimo e antico vestito verde. Stava per baciarla, ma il suo viso si trasformò in quello di Judith, lasciandolo sorpreso e preoccupato.

-Damon...- disse la figura che sembrava la cacciatrice. -Damon..-

Quando si svegliò da quell'allucinazione, vide il viso serio e composto di Klaus.

-Preferivo l'allucinazione.- disse ancora sarcastico nonostante il dolore.

-Sapevo che avresti combinato qualcuno dei tuoi guai.-

-Felice di non averti deluso.- Klaus fece per mordersi il polso ma Damon lo fermò. -No. Lasciami morire, se non la ami. Perchè giuro, che se vivo ancora e scopro che non la ami e che la stai solo usando per i tuoi sporchi interessi... verrò a cercarti e non ti darò pace fin quando non sarà mia. -

-Tu la ami, non è così?- Damon non rispose, ma non c'era alcun bisogno.

-Non darmi il tuo sangue, se non la ami.- insistette.

Klaus prese un bicchiere che stava sul comodino, si morse il polso lasciando che sanguinasse e che le gocce scendessero nel bicchiere. Dopo avere riempito circa un centimetro, porse il bicchiere al vampiro morente, dando una chiara risposta al suo dubbio. Poi si alzò e fece per uscire, sentendo Damon bere. D'un tratto si bloccò.

-So che lei prova qualcosa per te...- disse stranamente serio -...ma non te la lascerò senza combattere.-

Damon , iniziando a sentirsi meglio lo fissò. -Cosa farai se dovesse scegliere me?-

Klaus rise -Mi conosci, Damon. Sono un mostro... o meglio... lo ero prima di lei. Senza di lei tornerò quello che ero.-

-Su questo non siamo poi tanto diversi.-

Klaus non disse altro e uscì dalla stanza. Fu Judith a entrare subito dopo.

-Damon, come stai?- disse lei preoccupata.

-Niente che il sangue dell'eroe non potesse curare.-

-Mi hai fatta preoccupare.-

Damon le sorrise, malinconico.

"Non darmi il tuo sangue, se non la ami" l'aveva detto a Klaus e questo gli aveva dato senza esitazione il suo sangue. Dunque Klaus era forse capace di amare? O lo stava solo prendendo in giro? E Judith era consapevole dei sentimenti dell'ibrido o anche lei stava andando alla deriva cercando solo un contatto che le facesse provare qualcosa?

Queste erano le domande che Damon si faceva, fissando Judith.

-Hai dormito da Klaus questa notte?- chiese Damon.

Judith avvampò, ricordando quello che era successo.

-Chiaro.- disse sorridendo in maniera falsa e triste -Lo ami?-

Judith divenne seria -Non lo so. Al momento non ho elementi sufficienti per capire cosa provo.-

-Elementi?- rise Damon. A quel punto l'afferrò e se la spinse contro il viso, premendo le sue labbra sulle sue. Parte di lei voleva respingerlo, ma la forza le mancava. Non durò molto, ma fu abbastanza per farle aumentare la confusione.

-Aggiungi questo agli elementi.- dicendo questo Damon si alzò, ormai totalmente ripresosi grazie al sangue di Klaus. Judith era rimasta congelata e sconcertata, mentre il vampiro la lasciò lì,senza dire altro.

*Quella sera, Judith non rientrò a casa, nè tornò da Klaus, nonostante la promessa che gli aveva fatto.

Klaus lo sapeva, non si aspettava di rivederla perchè sapeva che in fondo parte di lei provava qualcosa per Damon. Sapeva che quella notte, quel lato che lei aveva occupato in quel letto, sarebbe stato freddo. Si maledì, perchè in fondo la colpa era sua che aveva lasciato che lei entrasse nel suo cuore e lasciasse uscire tutti i sentimenti che Klaus era capace di provare, ma si era vietato. Se la prese con l'arredamento della sua stanza, prendendo e lanciando tutti gli oggetti che gli capitavano a tiro e urlando in preda all'ira.

Damon dal canto suo beveva da solo sulla tomba di Alaric, come amava fare quando era depresso, sapendo che anche se non lo vedeva, Ric era lì a fargli compagnia nei suoi momenti di autocommiserazione.

E Judith, che era il centro di questa guerra fredda , camminava, senza una meta, verso il nulla, verso il vuoto. In bilico su un filo così sottile da essere sul punto di spezzarsi.

E le braccia di chi sarebbero stare lì a raccoglierla?

Klaus o Damon?

Gli occhi di chi erano impressi nella sua mente? Nel cuore che le batteva all'impazzata?

Solo ora riusciva a capire cosa Elena provasse quando il suo cuore era diviso tra i due fratelli.

Ogni parte però le diceva che fosse sbagliato, che fosse Damon o Klaus, erano entrambi vampiri, entrambi assassini spietati.

Che però in sua presenza diventavano umani e passionali. Chiunque avesse scelto, uno dei due sarebbe tornato un mostro.

Ma mentre era troppo distratta per essere vigile, sentì forti ululati nella notte, iniziando ad avvertire un forte dolore allo stomaco, che la costrinse a piegarsi e finire a terra.

Klaus aveva scoperto che Tyler aveva slegato dal loro asservimento tutti i suoi ibridi. E ancora rabbioso per i suoi sentimenti contrastanti, fu un letale assassino quella notte.

Li uccise tutti, a sangue freddo, senza pietà. Si disse che questo era il mostro che era sempre stato e che sempre sarebbe stato. Con o senza Judith , Klaus era quello che era.

E forse era per questo che la cacciatrice non era del tutto convinta dei suoi sentimenti. Ma mai, per nessuno, Klaus avrebbe accettato di cambiare quella parte di sè. Era la parte che gli aveva permesso di sopravvivere.

Fu una notte di sangue, di dolore, di rimorsi e di lacrime.

Ma c'era una sola certezza nel buio di quella notte di luna piena.

Nessuno è più pericoloso di una persona innamorata.



Nota:  ed ecco finalmente che si inizia a vedere il lato oscuro e reale di Klaus eh? 
*In questo punto stavo ascoltando "Bound to you" di Christina Aguilera e bho, ho immaginato tutta la scena con questa canzone di sottofondo e ho pensato che fosse perfetta. **
Quindi vi consiglio di metterla e rileggere, immaginandola con nessun altro suono tranne quello della canzone. u.u
Sto procedendo veloce, mi merito qualche recensione dai c.c
Un bacio <3

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Il mostro che indossa il tuo volto ***


Talvolta ci facciamo prendere
dalla compassione per creature
incapaci di provare sentimenti
 sia per se stessi che per altri.
(Cime tempestose, E.Bronte)
***


Lo stomaco le faceva ancora male, come se qualcuno l'avesse presa a cazzotti, la scorsa notte.

Non capiva a cosa fosse dovuto, visto che in fondo i suoi pasti erano stati piuttosto regolari e sani.

Si disse che forse non era null'altro che qualche influenza che le aveva colpito principalmente lo stomaco. Prese un'aspirina , convinta di questo, affinchè l'infezione non proseguisse oltre.

Aveva preso una camera d'albergo , pur di non dover scegliere da chi tornare quella sera. Aveva bisogno di più tempo.

Il letto era scomodo, il cuscino era paragonabile a una sottiletta, quindi il suo sonno era stato tutt'altro che riposante.

Prese le sue cose, prima di lasciare la camera e pagare. Aprì la porta e di fronte a lei c'erano dei riccioli color gran e degli occhi azzurri, carichi di sensi di colpa.

-Caroline.-

La sua espressione era triste e non accennava a parlare. Judith la abbracciò immediatamente , facendole capire che non era arrabbiata.

Caroline la strinse ripetendo "scusa" e "mi dispiace" come se non sapesse dire altro facendola sorridere.

Camminarono dirette verso il Grill e Jud le spiegò vagamente la situazione che si era sviluppata.

Caroline ascoltò attenta , fin quando lei non nominò Klaus.

-A proposito ...- la bloccò -E' successa una cosa, questa notte.-

Judith attese che Caroline continuasse, preoccupata.

-Tyler era riuscito a slegare dall'asservimento tutti gli ibridi di Klaus, dando loro appuntamento in mezzo alla foresta per un piano di rivolta. Qualcuno ha avvisato Klaus. Tyler ha ricevuto un avvertimento pochi minuti prima , dove gli si diceva di non andare.-

Jud iniziò a immaginare cosa fosse successo quella notte. -Car, che ha fatto Klaus?-

-Li ha uccisi, Jud. Li ha uccisi tutti.-

A Jud si congelò il sangue nelle vene a quella notizia. Forse, se lei fosse andata da Klaus tutto quello non sarebbe successo. O forse si era fidata troppo della persona sbagliata.

Ad un tratto di nuovo quel forte dolore allo stomaco, intenso a tal punto da farla urlare. Caroline stava per chiamare l'ambulanza, quando l'agonia di Jud finì di colpo.

-Credo di non sentirmi molto bene oggi.-

-Sicura che non vuoi andare in ospedale?-

-Sarà un'influenza banalissima, Car. Tranquilla.-

Tornando verso casa, Jud si ripromise di dire addio a Klaus. Non avrebbe potuto passare oltre questa cosa, la morte di dodici persone, dodici ibridi che non cercavano altro che libertà.

Klaus era un mostro, non c'era altra risposta. Aveva finto tutto il tempo di essere qualcosa che non era davvero. Aveva creduto che avesse dei sentimenti , che fosse umano da qualche parte dentro il suo cuore. Ma era pura fantasia.

 

Klaus si lavò via il sangue, annegando la sua solitudine nel calore dell'acqua della doccia.

Adesso che i suoi ibridi erano morti, era solo. Voleva convincerci che non fosse così, che aveva la sua famiglia. Ma nessuno di loro lo amava.

E Judith... non avrebbe perdonato certo un gesto del genere. Non avrebbe potuto ignorare questa parte di lui. Quella parte meschina dentro di lui, era ancora viva e vigile. E nemmeno i suoi sentimenti per quella donna avrebbero cambiato questa cosa.

Klaus era un assassino e questo non poteva cambiarlo. Lei poteva accettarlo o dirgli addio.

E conoscendo la cacciatrice, la scelta tra le due era ovvia.

Si vestì come se nulla fosse successo, come se quello che era accaduto fosse stato solo uno stupido incubo.

Quando però mise piede fuori casa , una figura esile lo aggredì prendendolo agilmente a calci.

Capì velocemente di chi si trattava, ma ne fu terrorizzato quando si vide minacciato dal paletto che credeva fosse ormai sparito dalla circolazione.

Stava per reagire, quando la vide in viso, piena di lacrime , con gli occhi rossi e con i denti stretti.

-Judith...- disse lui come dispiaciuto.

-Perchè?!- gli urlò -Perchè l'hai fatto?!-

Lui divenne risoluto e orgoglioso. -Perchè è quello che sono.-

-Allora hai mentito tutto il tempo.- disse tra un singhiozzo e l'altro.

-Sei tu che non volevi vedere. Fingevi che fossi come i tuoi amici, ma hai sempre saputo chi ero.-

-Avevi detto che con me era diverso.-

-Con te. Questo non significa che in tua assenza, il mio vero io non esca allo scoperto.-

Ancora col paletto puntato al suo cuore, tremava e piangeva senza controllo.

-Sparisci dalla città, sparisci dalla mia vita e non farti più vedere, o giuro che ti vengo a cercare e ti uccido.- disse a denti stretti , facendolo suonare quanto più minaccioso possibile.

Ma Klaus sapeva che non poteva farlo, senza sacrificare le vite di tutti gli altri, incluso Damon.

-Cosa dirai ai tuoi amici? Che non hai nemmeno tentato di catturarmi?- sorrise spavaldo Klaus.

-Non ti azzardare neanche a parlare di loro. Sei solo feccia.-

-Questa feccia ti piaceva a letto...- un pugno lo colpì in pieno viso, ancora prima di finire la frase, ma gli scatenò solo una risata. -E' così che la risolvi vero? I tuoi sentimenti per me non cambieranno.-

-I sentimenti che provavo erano per una persona che non esiste. Tu sei solo il mostro che indossa la sua faccia.-

Klaus si zittì, come ferito da quella parola.

Mostro. Gli rimbombò nella testa, come in eco.

-Non farti più vedere, Klaus.- Judith corse via dandogli le spalle.

 

Damon scoprì da Caroline quello che era successo agli ibridi. Non gliene fregava niente di loro, ma sapere che era stato Klaus significava una sola cosa.

"Quando Jud lo scoprirà piangerà."
I suoi passi lo guidarono inconsapevolmente alla tomba di Alaric dove, ancor prima di arrivare, iniziò a sentire dei singhiozzi. Raggiunta la lapide la vide, raggomitolata e in preda a un pianto disperato.

Si lasciò andare all'istinto e corse a stringerla. -Ehy..- Lei alzò lo sguardò, mostrando i suoi occhi gonfi e rossi. Damon sentì uno squarcio nel petto a quella vista. Le baciò la fronte, per poi posarsela sul petto e lasciarla piangere.

Lei si aggrappò alla sua maglietta, lasciandosi andare a singhiozzi e lamenti.

I suoi occhi si posarono poi sul paletto , adagiato sull'erba fresca. -Lo volevi uccidere?-

-Ho reagito d'istinto. Non ho riflettuto.-disse alternando parole e pianto.

-Sono contento che tu ti sia controllata allora.- scherzò Damon. -Adesso torniamo a casa, ok?-

La ragazza annuì, lasciandosi condurre da Damon fino a casa Salvatore.

Si sdraiò nel suo vecchio letto, dove ormai non dormiva da due giorni. Damon fece per lasciarla sola, ma lei lo bloccò.

-Non lasciarmi.- disse con ancora gli occhi carichi di lacrime.

Damon si sdraiò accanto a lei, stringendosela al petto e carezzandole i capelli. La vide finalmente addormentarsi, dopo aver pianto tanto. Probabilmente era stata una mattinata assurda da affrontare e la stanchezza aveva preso il sopravvento.

Non seppe dire come, ma alla fine anche lui le si addormentò accanto.

E non ci fu niente che per Damon fosse più intimo di quello.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Fuga ***


 

Tre fiammiferi uno dopo l'altro accesi nella notte
Il primo per vedere intero il volto tuo
il secondo per vedere gli occhi tuoi
L'ultimo per vedere la tua bocca
E l'oscurità completa per ricordarmi queste immagini
Mentre ti stringo a me tra le mie braccia.
(Jacques Prevert)
***

Quando i suoi occhi si aprirono, vedere Damon assopito e rilassato che la stringeva fu imbarazzante , ma in qualche modo rassicurante.

Era stato a stringerla tutto il tempo, nella medesima posizione. E probabilmente non era il massimo della comodità, eppure non si era mosso di un centimetro.

E nonostante tutto, con tutto l'inferno che bruciava intorno a loro, Damon era stato la sua ancora, la sua sicurezza. Lo aveva trattato come aveva fatto Elena, eppure era lì, pronto a farle da scudo.

Il suo sonno era pesante, tanto che nemmeno mettendosi a sedere l'aveva svegliato. Lo osservò a lungo dormire, con le labbra appena schiuse, gli occhi contratti da chissà quale incubo.

Ne studiò i tratti con le dita e con gli occhi, sfiorandolo appena , per non svegliarlo. Avrebbe voluto restare lì, per sempre.

Eppure sapeva. Sapeva che da quando lei era arrivata in città , aveva solo portato dolore e morte.

Il fantasma di Connor la perseguitava ancora nei suoi incubi.

La vita a Mystic Falls non era adatta a lei. La missione che l'aveva portata lì era fallita, dunque non c'era ragione di restare oltre.

Lasciò un bacio dolce sulle labbra di Damon, facendo piano per evitare di svegliarlo. Poi scese al piano di sotto, sperando di non trovare nessuno. Prese carta e penna e iniziò a scrivere quello che voleva che Damon e gli altri sapessero.

Dopo aver buttato tutti i suoi sentimenti in quel foglio, lo piegò. Salì a raccogliere la sua roba , lasciò il foglio sul comò e andò via. Senza meta, senza un futuro scelto.

Solo lei, il suo dolore e il suo rimpianto.

 

Damon si svegliò in un letto freddo. Notò che intorno a lui la roba di Judith era sparita e entrò nel panico. Prese il telefono tentando di chiamarla, ma rispondeva la segreteria.

Si maledì per aver dormito così tanto, per non averla sentita andare via e poi, guardandosi attorno, lo vide. Un foglio accuratamente piegato, sul comò.

Lo aprì, notando la sua scrittura aggraziata.

 

Damon,

so che mi maledirai per essere andata via così. Immagino già l'espressione sul tuo volto, mentre leggi questa lettera.

Ma tu sai che devo. Tu sai che non ho più nulla che mi trattenga. Ricordi perchè son venuta in questa città.

Non ho fatto che darti dolore e cercare guai da quando sono arrivata.

Torno a casa, a Portland. Mia madre è da sola da troppo tempo ormai. E' ora che torni a badare a lei. Non sono adatta a fare la cacciatrice se poi mi lascio distruggere dai miei sentimenti.

Sappi che Klaus lascerà la città, dunque non avrete più nessun problema con lui. E se doveste, sarà compito mio risolvere.

Voglio che tu dica questo agli altri. Dì loro che sono stati come una famiglia per me. Che ho voluto loro bene come se fossero miei fratelli.

Ma i fratelli a volte, si separano.

E tu, Damon.

Forse avrei potuto amarti, un giorno.

Judith

 

Damon gettò la lettera infuriato. Corse in macchina. Quanto poteva essere lontana? Di certo non erano passate più di due ore dalla sua partenza. Doveva certamente essere ancora in auto, forse nella superstrada.Facendo questi calcoli mentali, chiamò Stefan.

-Jud è scappata!- disse. -Sto andando a riprenderla.-

-Da quanto è partita?-

-Non più di due ore.-

-Ti raggiungo.- dicendo questo Stefan chiuse la conversazione.

Dopo aver chiamato il fratello, Damon fece la chiamata che mai avrebbe pensato di fare per aiutare Judith.

-Damon Salvatore. A cosa devo l'onore?- disse Klaus rispondendo alla chiamata.

-Mi avevi fatto capire di amarla, Klaus. Avevi accettato di darmi il tuo sangue.-

-Non capisco dove vuoi arrivare.-

-E' scappata.-

-Cosa?- la sua voce sembrò tremare -Da quanto?-

-Non so esattamente, credo non più di due ore. So che stavi lasciando la città, quindi fai qualcosa di buono e fermala.-

Klaus fece una pausa prima di rispondere. -Non vuole vedermi.-

-Devi solo prendere tempo, io sarò lì tra poco.- Damon mise in moto -E Klaus...-

-Cosa?-

-Anche se hai fatto quello che hai fatto... lei tiene a te.-

Klaus non rispose.

-Klaus?- disse Damon cercando di capire se fosse ancora in linea.

-La fermerò. Sii veloce.-

-Corro.-  chiuse la chiamata.

 

 

Judith guidò piangendo, imprudentemente. La vista era parecchio annebbiata, si sentiva mancare e la nausea le tormentava le viscere.

Avrebbe dovuto fermarsi, ma doveva allontanarsi abbastanza da evitare che Damon la fermasse.

La sua vista divenne troppo confusa e dopo aver fatto diversi kilometri, si fermò in un'area di sosta.

Prese un pò d'aria, abbassando il finestrino.

Sentì caldo, d'improvviso.

Un'altra fitta allo stomaco, meno forte delle precedenti, la colpì piegandola in due.

Quando anche questa fitta passò alzò lo sguardo e davanti a lei, fuori dalla sua auto c'era Klaus.

Judith si affrettò a mettere in moto, ma con la sua velocità, Klaus riuscì a fermarla.

-Dove stai andando?-

-Lontano da te, il più possibile.-

-Prima mi dici di andarmene dalla città e poi parti anche tu?-

-Non è affar tuo dove vado.-

-E' vero, eppure c'è gente che non vuole che tu vada via.-

-A te cosa importa?-

-Non ci crederai, ma questo mostro pensa che tu sia più al sicuro in mezzo a quella banda di perdenti, che sola in una sperduta casa di Portland.-

-Ho sempre saputo badare a me stessa.-

-Non stavolta. Siamo in mezzo a qualcosa di grosso. Hanno bisogno di te.-

Judith aprì lo sportello per colpirlo e farlo mollare la presa sulla chiave.

Quando fece per mettere in moto si accorse della presenza di Damon sul sedile del passeggero.

-Damon.-

-Dove andiamo?- disse sorridente.

-Perchè sei venuto?-

-Credevi ti lasciassi andare così?- poi lanciò un'occhiata a Klaus, come a ringraziarlo. Questo andò nuovamente alla sua auto. Judith se ne accorse.

-Hai chiesto a Klaus di fermarmi?-

-Era l'unico che ti avrebbe fatto irritare tanto da fermarti.- disse sorridendo -Devi restare.-

-Perchè? Non ho più nulla da fare qui, Damon.-

-C'è chi ha bisogno di te.-

-Tipo chi? Elena? Non mi pare se la cavi male. Bonnie? E' una strega potente. Se la caverà benissimo senza di me.-

-Io, Jud.- disse fissandola con i suoi grandi occhi azzuri. -Io ho bisogno di te.-

Jud si congelò fissandolo e poi iniziando a piangere. Damon le afferrò il viso, poggiandosela sulla spalla.

-Torniamo a casa, ti va?-

Klaus non era partito subito, ma aveva avuto modo di ascoltare e assistere alla scena che avveniva nell'auto dietro la sua. Nonostante ne fosse infuriato, non scese dall'auto, ma mise in moto e partì.

Era ora per l'ibrido, di tornare a New Orleans, la città che lui stesso aveva creato.

I ragazzi intanto riuscirono a raggiungere Damon e Judith e riportare questa a casa.

 

Tornati a casa e sistemate la valige al loro posto, a Jud fu preparata una camomilla da Elena , mentre Bonnie e Caroline si prendevano cura di lei.

Era diventata parte importante della loro famiglia allargata.

C'era anche Jeremy a quell'assurda riunione d'emergenza. Jeremy non aveva avuto modo di parlare molto con Jud, ma invidiava la sua forza e il modo in cui tutti intorno a lei l'amassero.

Fu lui a portarle la camomilla, mentre Elena parlava di sotto con Damon e Stefan.

-Grazie Jeremy- gli disse con un sorriso afferrando la tazza, ma mentre lo faceva qualcosa catturò l'attenzione della cacciatrice.

Sul dorso della mano di Jeremy c'era un tatuaggio.

-Cos'è questo?- disse afferrandogli la mano. Bonnie e Caroline erano preoccupate.

-Tu puoi vederlo?-

-Certo che posso vederlo, è il marchio del cacciatore.-

Bonnie intervenne. -Io non vedo nulla.-

-Jeremy da quanto hai questo tatuaggio?- continuò Jud.

-Da quando avete ucciso Connor.-

-Non è possibile.- disse lei allarmata.

-Cosa significa?- chiese Bonnie.

-Jeremy è un potenziale cacciatore adesso.-

-Cosa cambia da un cacciatore normale?- chiese il ragazzo.

-Il fatto che non hai ancora ucciso un vampiro.-

Elena era arrivata insieme ai fratelli Salvatore e aveva sentito la discussione.

-Se Jeremy dovesse uccidere un vampiro, diventerebbe un cacciatore come tutti gli altri.-

-Cioè un pazzo che uccide alla cieca tutti i vampiri?- chiese Damon.

-Esattamente.- precisò Judith -E Elena non sarebbe diversa dagli altri vampiri.-

Elena sembrò allarmata.

-Insomma, basta soltanto che non uccida nessun vampiro. Giusto?-

-Non è così semplice Elena.- continuò -La sua sete di uccidere è già viva, in minima parte. Ed è sicuramente più forte della mia.-

Tutti guardarono Jeremy cercando conferma. -E' vero ... ma... non ti ucciderei mai Elena.-

-Lo so, Jeremy. Ci deve essere un modo per annullare questa cosa.-

Jud la guardò, in silenzio. La risposta era chiara. Jeremy si allarmò più di tutti. Uscì dalla stanza, come sconfitto dalla verità, spintonando Damon per passare.

Elena lo seguì, cercando di non lasciarlo da solo.

Judith si voltò verso la finestra, guardando un punto in alto. Tutti la guardarono straniti, non immaginando che il punto che stava guardando erano nient'altro che gli occhi di Alaric.

E probabilmente , Damon lo capì immaginando che in una situazione del genere, Ric sarebbe stato vicino a Jeremy.

-E' ora di dirglielo.- disse Damon.

Jud lo fissò, dubbiosa.

-Sono la tua famiglia, hanno il diritto di saperlo.-

Judith comprese la frase del vampiro e sorrise.

-Dirci cosa?- chiese Caroline.

-Ric dice che Bonnie potrebbe cercare un incantesimo per inventire il processo.-

Tutti ammutolirono.

-Ric è qui?- chiese ancora la bionda e la cacciatrice annuì.

-Tu vedi i fantasmi?-

-Si.-

-Anche Jeremy li vede, ma non ha visto Ric.-

-Credo che il dono di Jeremy sia diverso dal mio. Il mio è mischiato a poteri di strega e di cacciatore. Quindi riesco a vedere quasi tutti i fantasmi che voglio.-

-Puoi anche decidere di non vederli?-

-Si, alcuni ti fanno esplodere la testa se non li ignori.-

Judith tornò a guardare Ric, probabilmente ascoltando qualsiasi cosa stesse dicendo.

-Cosa dice?- chiese Stefan.

-Ha detto di chiedere a Shane. Anche se è implicato nella questione può tornarci utile la sua conoscenza. Se conosceva il cacciatore, saprà qualcosa anche del marchio.-

Ci fu un assenso generale.

Poi tutti andarono via mentre Damon e Jud restarono soli.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Nuova vita ***


Anche tu sei l'amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca 
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole - cammini
in attesa. L'amore 
è il tuo sangue - non altro.
(Cesare Pavese)
***


Furono settimane piene, Judith decise di stabilirsi a Mystic Falls. Pur insistendo sul cercarsi una propria casa, i fratelli Salvatore avevano insistito perchè restasse loro ospite, poichè in fondo non dava loro nessun disturbo.

Inoltre, Damon preferiva tenerla sotto controllo affinchè non facesse alcuna scemenza.

Il sorriso sembrò tornare a splendere sul suo viso, quando finalmente decise di mettersi a cercare un lavoro. Era al Grill, mentre leggeva articoli sul giornale.

-Che lavoro cerchi?- chiese Matt, mentre le versava da bere.

-Non so. Ma non cameriera. A volte non riesco a controllare la mia forza e rischio di rompere sul serio qualcosa.-

-Okay, allora non ti conviene lavorare qui.- rise il biondino -cosa ti piace fare?-

Jud sorrise sognante. -Ballare... Cantare...-

-Oh davvero? Canti?-

-Canticchio.- ridacchiò lei.

-Adesso sono curioso di sentire la tua voce.-

-Scordatelo.- disse nascondendo il rossore sulle gote.

-Andiamo, se vuoi dedicarti a canto e ballo devi essere meno timida.-

-Non mi convinci.- disse con un finto broncio da bimba in viso.

-E io?- quando si voltò in direzione della voce che le aveva porto la domanda, sapeva già chi fosse. -Nemmeno io ti convinco?-

-Tu mi convinceresti anche meno.-

-Damon..- disse Matt -che ti porto?-

-Barboun, come sempre.-

-Non è presto per ubriacarsi?-

-Non è presto per rompere?- il sarcasmo cinico di Damon lo zittì e infine andò a prendergli da bere.

-Allora, si parlava di canto?-

-Io e Matt parlavamo. Tu sei arrivato e hai iniziato a fare lo stronzo.-

-E non mi riesce benissimo?-

-Anche più del dovuto.-

Damon la vide sorridere celatamente, con l'intenzione di non farsi notare. La cosa lo divertì.

-Ora cantami qualcosa.-

-Qui?-

-Dove ti pare. Se vuoi canto con te.-

-Sai cantare?-

-No! Ma chi se ne frega, posso soggiogare tutti perchè si dimentichino la mia pessima performance.-

-Giusto.- sorrise Jud. -Mi dispiace, non canterò ugualmente.-

-Allora possiamo finire il discorso di tre settimane fa.- disse sorridendo maliziosamente il vampiro.

Jud avvampò.

Il discorso che avevano lasciato in sospeso.

Il discorso che Jud non avrebbe mai voluto riprendere.

 

Erano rimasti soli, dopo aver scoperto che Jeremy sarebbe stato un potenziale cacciatore.

Il silenziò creava uno spazio enorme tra di loro.

E entrambi avevano paura di spezzarlo e avvicinarsi di colpo. Fu lei a recuperare tutto il suo coraggio e parlare.

-Damon... perchè sei tornato a prendermi?-

Damon rise. -Avrei dovuto lasciarti andare via?-

-A te cosa importa? Perchè dovresti aver bisogno di me qui?-

-Attenta alle domande che fai, se sai già le risposte o se non sei sicura di volerle sapere.-

-Cos'è un indovinello?- ma dalla faccia di Damon, chiaramente innervosito, capì che non aveva intenzione di scherzare.

-Sei sicura di volere che risponda alla tua domanda?- di colpo le si avvicinò , a meno di un centimetro dal suo viso. -O forse sai già la risposta e vuoi sentirtelo semplicemente dire?-

Judith sentì il suo respiro accellerare, il cuore che le martellava nel petto.

Era inquietante, ma anche maledettamente sexy avere il suo sguardo freddo e cinico a quella distanza.

-Smettila di giocare con me, Damon.-

Il vampiro si allontanò di colpo, facendole mancare l'aria. -Credi stia giocando?-

-Non è così?-

-E sarei venuto a salvarti tutte le sante volte in cui ti ficcavi in un guaio solo per gioco? Solo perchè mi sto divertendo con te?-

-Sei tu che hai detto che voi vampiri siete tutti uguali no?-

-E' vero, quando si tratta di fame siamo tutti uguali. Ma quando si tratta di sentimenti no.-

La ragazza fu ipnotizzata dall'insolito sguardo che il vampiro indossava in quel momento, ferito come un cucciolo, ma pronto a sbranare come una belva. Non disse nulla, probabilmente perchè nella sua testa iniziava a materializzarsi il pensiero che forse Damon le stesse dichiarando i suoi sentimenti. Scacciò il pensiero, prima che questo parlasse di nuovo per insinuare di nuovo in lei il dubbio.

-Tu credi ancora che io ami Elena, non è così?-

Jud tacque, lasciando che la risposta arrivasse da sè.

-E se ti dicessi che non amo lei? Se ti dicessi di essermi innamorato di te? -

Gli occhi nocciola di Judith sembrarono ingrandirsi di colpo a quella frase, soprattutto quando Damon accorciò le distanze tra i loro volti, di nuovo.

-Allora, cosa diresti?-

Jud non riusciva a dire nulla, tremava e Damon lo percepì. Si alzò con un mezzo sorriso.

-Non sei ancora pronta, lo capisco. E di certo non voglio essere il rimpiazzo di quel sadico di Klaus. Quando i tuoi sentimenti saranno più chiari, quando saprai darmi la tua risposta... allora riprenderemo il discorso. Il tempo non ci manca. A me in particolare.- disse con ironia, per spezzare quell'aria gelida.

In quel momento aveva lasciato la stanza e l'aveva lasciata da sola in mezzo ai suoi dubbi.

I giorni a seguire Damon finse che quella conversazione non ci fosse mai stata. Non cambiò atteggiamento con Jud nè con nessun altro. Era sempre il solito, cinico e affascinante Damon Salvatore.

 

E adesso rieccolo lì. Seduto a fissarla esattamente come tre settimane prima. Le si congelò ogni muscolo facciale. -Stavo scherzando, calmati dolcezza.- poi Matt arrivò e gli portò il suo barboun.

-Alla salute.- e buttò giù il drink tutto d'un fiato. -Allora, che intenzioni hai ? Cercherai davvero un lavoro?-

-Devo farlo. Sto vivendo a scrocco da voi da troppo ormai.-

-Non mi pare sia mai stato un problema.-

-Lo è per me, mi sento in debito.-

-Fai come ti pare dolcezza.- dicendo questo butto giù il secondo bicchiere.

Matt arrivò a interrompere. -Beh, finchè non trovi un posto, forse ho un'idea per farti guadagnare qualcosa.-

-Sono tutta orecchie.-

-Qui serve aiuto a sistemare i tavoli, pulire ... mansioni semplicissime. Dubito distruggeresti qualcosa mentre fai queste cose. La tua forza potrebbe tornare utile per sollevare i tavoli e spostare le cose.-

-Sarebbe perfetto.-

-Fantastico. Finiamo alle undici. Ti lascio le chiavi e domani torni a risistemare per l'apertura.-

-Grazie Matt.- sorrise Jud. Damon ne fu quasi infastidito.

-Io credo che andrò- disse il vampiro -Credo sia più divertente bere da solo a casa.- prese una bottiglia che gli capitò a tiro, lasciò dei soldi sul bancone e sparì velocemente.

Jud svolse a dovere le sua mansioni sia quella sera che la mattina dopo lasciando soddisfatto anche Matt, quando arrivò.

Si presentò molto presto, rispetto al solito, per controllare che Jud non avesse problemi.

Ebbero modo di parlare un'oretta.

-Allora, mi fai sentire come canti?-

-Non esiste.-

-Andiamo!- insistette il biondino -Una sola canzone.-

Jud esitò qualche secondo. -Prometti di non ridere nè di registrarmi.-

-Andiamo, sei davvero così stonata?-

-Non lo so, non mi sono mai registrata, canto spesso con le cuffie.-

-Sentiamo, su.-

La prima canzone che le venne in mente, fu una vecchia ninna nanna che la madre le cantava quando era molto piccola.*

 

I remember tears streaming down your face
When I said, I'll never let you go
When all those shadows almost killed your light

I remember you said,
Don't leave me here alone
But all that's dead and gone and passed tonight

 

La voce che le uscì era aggraziata e impossibile da non gradire, era dolce e intonata, rassicurante e calda. Esattamente come quando la madre la cantava a lei.

 

Just close your eyes 
The sun is going down 
You'll be alright 
No one can hurt you now 
Come, morning light 
You and I'll be safe and sound 

 

Matt era incantato, di certo non si aspettava una voce di così alto livello.

Quando finì di cantare Jud aspettò la sentenza di Matt che in realtà era tutt'altro che intenzionato a ridere di lei.

-Jud hai una voce stupenda!-

Judith arrossì. -Lo pensi davvero?-

-Non ho mai sentito niente del genere, te lo giuro!-

Judith sorrise compiaciuta, pur non aspettandosi un giudizio positivo. E di certo non poteva immaginare che fuori dal locale, qualcun altro aveva sentito la sua performance stupefacente.

Damon era lì, sbigottito quanto Matt, ad aver sentito una voce così bella e delicata.

Si chiedeva se ci fosse qualcosa di quella ragazza che non fosse la perfezione. Iniziava a pensare che non avesse difetti se non quell'assurda e continua ricerca di martirizzarsi.

Matt aiutò Judith a ricercare qualche inserzione che potesse essere perfetta per lei.

Mentre Damon andò via, col cuore ancora più stretto tra le mani di quella donna.


Nota:
Rieccomi con un nuovo capitolo ^^
Ringrazio le persone che hanno iniziato a seguire costantemente la ff, e accetto volentieri qualsiasi dritta abbiate da darmi.
*Per chi non l'avesse riconosciuta, la canzone è Safe and Sound, di Taylor Swift. 
Sappiate che le sorprese non sono finite u.u 
Baci <3

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Notizie indesiderate ***


 

Silenzio prima di nascere,
silenzio dopo la morte,
la vita è puro rumore
tra due insondabili silenzi.

(Isabel Allende)
***


Bonnie era diventata schiva nell'ultimo periodo, sebbene affermasse che tutto andava bene e che Shane era sparito dalla circolazione.

Era una normale serata tra ragazze , quando Caroline disse una cosa che turbò tutte le presenti, in particolare Judith.

-Ho sentito Klaus, ieri.- gli occhi furono tutti su di lei -Principalmente mi ha chiesto come stessi.- disse rivolta a Jud. -Voleva sapere se stavi bene, se avessi più pianto...- prese una pausa prima di proseguire -Mi ha detto che delle streghe hanno detto qualcosa su un presagio riguardo qualcuno di noi, qui a Mystic Falls, senza essere troppo precise.-

-Presagio?- chiese Bonnie.

-Te l'ho detto, non sono state precise a riguardo.

-Continua.- Judith era curiosa.

-Lui , Elijiah e Rebekah sono lì, a capire a cosa le streghe ne sappiano. In caso ci avviseranno. Ma mi ha anche detto di tenere gli occhi aperti.-

-Che diceva il presagio?-

-Che qualcosa di mai visto sta per rivelarsi qui, qualcosa mai conosciuto e mai affrontato da nessuno, umano o non.-

-Le streghe di New Orleans amano gli indovinelli?-

-Credo che nemmeno loro abbiano ben chiaro cosa succede.- di colpo la vampira si congelò. -Lo sentite anche voi?-

-Cosa?- Bonnie era interrogativa, così come Jud. Mentre Elena affinò l'udito.

-Elena lo senti?- l'altra vampira annuì.

-C'è qualcuno.-

-Qualcuno?-

-Sentiamo un battito in più , qua dentro.-

-Un battito cardiaco?- Bonnie fece una domanda ovvia e stupida, ma era più che altro per capirci qualcosa.

-Non sento altro che il suo cuore.- disse Elena -Vado a controllare.-

-Attenta, Elena.- chiese Judith preoccupata.

Dopo aver setacciato l'esterno e il retro, Elena e Caroline notarono che il rumore era ancora lì, in particolare, sembrava provenire dalla saletta dove Bonnie e Judith le stavano aspettando.

-Non capisco. Sembra provenire da qui.-

-Sicure che non sia uno dei nostri?-

-No, ne conto uno in più anch'io.- disse Elena.

-Che sia un animale? Magari un gatto ?-

-Non so...- Caroline era dubbiosa mentre sentiva il battito farsi più chiaro, man mano che si avvicinava a Judith. -Oh mio Dio.- disse fissandole il ventre.

-Che succede?-

Elena capì immediatamente e avvertì anch'ella quello che la vampira bionda aveva già avvertito.

-Che succede??- urlò Jud -Perchè fissate me?-

Car ammutolì, congelandosi. -Sei stata a letto con Klaus?-

Jud trasalì. -Car, perchè...-

-E' una domanda seria, Judith!-

La cacciatrice non capiva ma rispose a sguardo basso. -Si.-

Elena sembrò impallidire. Bonnie capì in breve cosa stava accadendo.

-Non è come penso, vero?- chiese la Bennet.

Judith colse i loro sguardi sul suo ventre, sentendo di colpo una fitta allo stomaco, stavolta diversa dalle precedenti, come più simile a qualcosa che le camminava tra le viscere.

Alzò lo sguardo, capendo improvvisamente.

-No. Non ditemi che...-

-Jud... sei incinta.-

La cacciatrice cadde sulle ginocchia, non realizzando come fosse possibile.

-Klaus è un vampiro, non può essere.-

-E' anche un licantropo, Jud. I licantropi hanno figli, anche con gli umani. Come è successo a Tyler.-

Judith iniziò a piangere. -Non voglio. Non lo voglio.-

Elena la abbracciò immediatamente.

-Judith, tranquilla.-

-Non deve saperlo! Non dovete dirglielo!-

-Che intenzioni hai?- chiese Car.

Rialzandosi con sguardo serio, si asciugò le lacrime.

-Questo bambino non nascerà.-

-Vuoi ucciderlo? Sei impazzita?-

-Vuoi davvero che il figlio di Klaus nasca e faccia le stragi che ha fatto quel bastardo?- chiese come arrabbiata la ragazza. -Non permetterò che succeda.-

Le tre ragazze la guardarono con compassione. Decisero di prendere tempo, finchè non fosse arrivata l'illuminazione e avessero capito cosa fare.

Ma c'era una sola cosa da fare in quel momento.

Dirlo agli altri.

 

-Allora.- chiese Damon -Ultimamente le riunioni a casa nostra si sprecano.- disse sorseggiando da un bicchiere un liquido rosso ,che probabilmente era proprio sangue.

Judith non era pronta a dirlo a Damon, aveva paura che questo l'avrebbe allontanato, o peggio che l'avrebbe schifata.

Bonnie la incoraggiò, incitandola a dirlo senza paura. Sapeva che i presenti non avrebbero avuto pietà per lei, sapendo che adesso nel suo ventre , cresceva il figlio di due ibridi.

-Devo dirvi una cosa, perchè ho bisogno del vostro aiuto.- disse con una calma snervante nella voce.

-Parla, dolcezza.- Damon si mostrò curioso e questo allarmò Judith ancora di più. Prese un respiro profondo iniziando a sfregarsi nervosamente il ventre. Vedendo quel movimento Stefan ebbe la sensazione che anche Caroline aveva avuto e capì immediatamente , diventando rigido e quasi preoccupato.

Damon notò lo sguardo del fratello senza però cogliere immediatamente cosa avesse inteso.

Lo capì alla domanda che Stefan le fece subito dopo.

-E' di Klaus?-

Judith annuì semplicemente e Damon perse la presa sul suo bicchiere, lasciando che si sfracellasse sulla moquette , creando un tonfo che attirò gli sguardi di tutti. Il vampiro dagli occhi azzurri sembrò congelato e immobilizzato, mentre le fissava il ventre.

-Non deve saperlo.- precisò Judith -Klaus non deve saperlo in nessun modo. Non voglio che inizi ad avere pretese su un bambino che io non voglio nemmeno che nasca.-

Tyler intervenne -Vuoi ucciderlo?-

-Non posso permettere che nasca. Sarà un mostro.-

Damon ancora non si era minimamente mosso, era rimasto paralizzato.

-D'accordo, magari è il figlio di un mostro , ma ciò non fa di questa creatura necessariamente un mostro a sua volta.- disse Stefan.

-Risparmiami la paternale, Stefan.- disse d'improvviso con un tono acido Damon, che alzandosi di colpo si avvicinò a Jud. -Andiamo da Meredith , lei saprà cosa fare.-

-Damon, non dire assurdità, bisogna parlarne prima di decidere del destino di questo bambino.- precisò Bonnie.

-E' figlio di Klaus !- urlò riempendo l'intera sala con la sua voce. -E' figlio di un mostro che ha sterminato dodici lupi senza pietà ! Cosa credete che possa fare a una creatura che minaccia di togliergli il potere? Cosa farà a Jud quando lo scoprirà?-

Tutti ammutolirono di colpo. Da una parte sapevano perfettamente che Damon aveva ragione, ma era difficile decidere della vita di una creatura così piccola e innocente.

Judith fissò gli occhi di ghiaccio di Damon, notando un lieve tremore e una strana esitazione.

Era spaventato che questo bambino le potesse costare la vita. Glielo leggeva nello sguardo.

Mentre Judith sentiva una strana paura mai provata prima.

La paura di perdere tutto.

 

Klaus ammirava la città che aveva lasciato, con sgomento. Era totalmente diversa, i vampiri la facevano da padroni e le streghe li temevano.

Aveva avuto qualche contatto con delle streghe, che l'avevano avvisato di un qualcosa di potente e soprattutto imminente che l'avrebbe presto ricondotto a Mystic Falls.

Non erano state chiare e non sapeva se fosse per rimanere vive o solo perchè in fondo non capivano i segni che le loro stesse antenate stavano mandando.

Questo lo faceva infuriare, ma per la prima volta aveva vicini sia Elijah che Rebekah , che stranamente videro nei suoi occhi uno spirito meno ostile e quasi più umano.

La sorella aveva accettato dopo molta esitazione di restare lì con i fratelli, mentre Elijah aveva deciso di seguire il fratello ovunque egli andasse. Forse per uno spirito familiare che ormai in Klaus era morto.

L'unico nuovo vero legame umano, l'aveva spezzato lasciando Mystic Falls, lasciando Judith, l'unica che fosse riuscita a fargli provare nuovamente l'amore.

Era stata colpa sua , della strage che aveva commesso, l'aveva persa per sempre.

Elijah lo stava seguendo, come capitava spesso in quel periodo.

-Fratello, il tuo stalking inizia a diventare irritante.-

-Mi dispiace, Niklaus, volevo solo informarti della mia momentanea partenza.-

Klaus si voltò, notando l'espressione seria del fratello.

-Ho intenzione di vedere coi miei occhi cosa accade a Mystic Falls.- continuò Elijah.

-Non ti fidi delle streghe?- disse ridendo Klaus.

-Mi fido solo di ciò che vedo fratello. E le streghe non sono state chiare riguardo questo qualcosa di imminente. -

-Cosa intendi cercare?-

-Mi hanno dato un indizio riguardo questo "qualcosa".-

Ricordava la discussione avvenuta con le streghe. Avevano accennato che questo qualcosa riguardava proprio la donna che lui amava. Sembrava che qualsiasi cosa, ormai da mesi, ruotasse intorno a lei.

-Intendi andare da lei?-

-E' l'unica soluzione.-

-E' inutile.-

-Potresti venire con me, fratello.-

L'ibrido esitò. -Non tornerò in quella schifo di città.- lo disse con rammarico e pentimento negli occhi.

-Credi che lei ti odi , lo so.-

Klaus si voltò , evitando lo sguardo del fratello.

-Prometto di farti avere al più presto mie notizie, Niklaus. E baderò alla sua sicurezza, mentre sarò lì.- non disse altro, sparì a velocità vampiro, nel buio della notte.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** La mia decisione ***


Povera cara:
hai scoperto che pensare significa soffrire,
che essere intelligenti significa essere infelici.
Peccato che ti sia sfuggito un terzo punto fondamentale:
il dolore è il sale della vita e senza di esso non saremmo umani.
(Lettera a un bambino mai nato, Oriana Fallaci)
***

La situazione nel gruppo era fredda, perchè ancora Jud non era ben decisa sul quando e sul come risolvere la situazione.

Damon credeva che stesse avendo un ripensamento, che volesse tenere il bambino di Klaus e magari crescerlo come se nulla fosse . Questo lo faceva imbestialire, ma sapeva che non poteva mettersi contro di lei se aveva deciso così.

Jud voleva capire e nessuno meglio di lei che leggeva le emozioni umane poteva farlo.

Attese che la casa si svuotasse e che i padroni di casa la lasciassero sola a riposare. Ormai era passato diverso tempo dalla notizia, probabilmente il bambino era grande abbastanza da provare qualche emozione.

Si mise a meditare , a occhi chiusi , tenendo le mani sul ventre. Sentì un forte calore , emanato dalla creatura che le nuotava dentro.

Sentì tutte le sue emozioni; paura, tristezza... sentì che cresceva veloce, più di quanto fosse umanamente possibile, sentì che la amava, sentì troppe cose che la fecero pentire di aver fatto tutto quello.

Piangeva, mentre si rendeva conto che non poteva uccidere quella creatura.

E soprattutto, che non poteva uccidere i suoi sentimenti per Klaus, che in fondo in parte le mancava.

Che sebbene fosse un animale spietato, le aveva donato in quel poco tempo in cui era stata sua, una gioia e un senso di appartenenza che le era mancato dalla morte di Evan.

Damon si presentò nella stanza , trovandola in lacrime e capendo cosa stava succedendo.

-Vuoi tenerlo vero?-

Judith annuì , piangendo. -Questa creatura... è innocente Damon.-

-Lo sono tutti i bambini, finchè rimangono bambini ovviamente.-

-E' mio figlio.-

Damon perse il fiato per un attimo. -E di Klaus.-

-Sono io che lo tengo dentro, non Klaus.-

-Qualcuno ce l'avrà messo lì dentro.-

-Damon... per favore.-

Il vampiro si zittì. -Non riesci a lasciarlo andare.-

-Non è così.-

-Bugiarda!- il suo tono di voce era più alto. -Non ti credo.-

-Dovrei uccidere il bambino per dimostrartelo?-

-Quel bambino è l'ultima delle mie preoccupazioni. E' quello che ho paura ti porterà a preoccuparmi. E nonostante questo lo vuoi. Solo perchè è di Klaus.-

-Fosse stato di chiunque altro, sarebbe stato lo stesso.-

-Se fosse stato mio, per esempio?-

Judith ammutolì per una frazione di secondo. -Se fosse stato tuo non avrei insinuato nemmeno il dubbio di ucciderlo.-

Damon la fissò, sentendosi lusingato da quella confessione, ma non sentendola sufficiente.

-Ma non lo è.- questa era una verità che sembrava separarli più di quanto volessero.

-Vuoi davvero che ti dimostri che di Klaus non mi importa?- disse alzandosi la cacciatrice.

-Qualche idea?-

La ragazza si gettò su Damon, premendo le labbra su quelle fredde del vampiro , che si scioglieva a quel contatto. Nonostante questo la respinse.

-No.- disse -Non finchè non risolviamo questa situazione. Non finchè non mi dimostri che Klaus è uscito dalla tua testa per non rientrarci.-

Judith abbassò lo sguardo rassegnata e Damon si sentì morire, cedendo nuovamente a lei.

La baciò, di nuovo, pur sapendo che non sarebbero andati oltre. Ma le sue labbra lo saziavano già abbastanza. Di colpo, una nuova fitta disturbò la passione tra i due.

Quando passò, Judith rise. -Credo sia geloso.-

Damon fu per la prima volta divertito. -Andiamo, ragazzino. Stai al tuo posto.-

Judith sorridente , baciò nuovamente Damon, più dolcemente.

Quello poteva essere l'uomo adatto a lei, Damon l'avrebbe amata davvero. Ricordava l'amore che aveva percepito nel suo cuore, l'amore che era capace di provare.

Si convinse che per il suo cuore, Damon era quello giusto.

Si strinse a lui, godendosi il calore delle sue braccia. Stettero così per qualche momento, decidendo poi di scendere al piano di sotto a cucinare qualcosa.

-Lascia fare a me, sono un ottimo cuoco.- la situazione divenne quasi familiare, intima al punto che Judith si sentì a suo agio, mentre rideva e scherzava con quel vampiro.

Ovviamente quel simpatico quadretto fu rovinato in breve tempo, quando una voce li spaventò entrambi.

-Sono felice di vederti nuovamente sorridere, dolce Judith.- la voce cortese e calda di Elijah si insinuò nelle orecchie di Jud.

-Elijah, è un piacere rivederti.- disse con finta cortesia Damon.

-Beh, ero venuto a farle una visita.-

Jud istintivamente si guardò intorno, aspettandosi chissà quale comparsa.

-Sono venuto da solo, Judith.- la ragazza ebbe un sospiro di sollievo, mischiato a uno sguardo deluso.

-Sono venuto a verificare cosa le streghe intendessero dire , quando mi hanno detto che la novità in arrivo riguardava te.-

Damon e Judith scattarono sul posto, allarmati che Elijah capisse cosa stesse succedendo. Istivamente Damon si mise davanti alla ragazza, tentando di celare il suo ventre.

-Le tue streghe avranno sbagliato, non pensi?-

-Dubito seriamente. E non capisco perchè siete sulla difensiva. Judith sa perfettamente che non le farei alcun male.-

-Damon è protettivo , tutto qui.- precisò con un finto sorriso in volto.

-Lo vedo. Sembra che il tuo cuore sia stato risanato, felice anche di questo.-

-Vuoi qualcosa, Elijah?- disse Judith voltandosi pur di evitare lo sguardo del vampiro, che di colpo le comparve davanti, portando Damon a mettersi in mezzo, ma ottenendo solo di essere scaraventato lontano.

-Cos'è che tentate di nascondermi?-

-Perchè fai così, Elijah?-

-Suvvia, non gli ho fatto nulla. Ma noto che tenta di separarmi da te e questo è...- prima di finire la frase Elijah sentì qualcosa che lo disturbò. Il suo sguardo si abbassò sul ventre della ragazza.

-Non è possibile.-

Judith indietreggio. -Non so di cosa parli.-

-E' di Klaus, non è così?-

Judith iniziò a piangere. -Elijah , ti prego. Non devi dirlo a Klaus. Sarebbe un disastro. Conosci tuo fratello.-

-Se le streghe ci hanno avvisato di questo, che tu lo voglia o no, Niklaus lo scoprirà presto.-

-Non voglio che lo sappia, Elijah.- chiese supplicante la ragazza.

-Credi che lei o il bambino vivrebbero se Klaus sapesse che il suo erede aspirante al potere cresce nel suo ventre?-

-Non conoscete Niklaus se dite questo.- Jud ascoltò -Mi deludi se pensi che mio fratello sia così, Judith.-

-Non so chi è davvero Klaus, Elijah. Ho smesso di saperlo quando ha ucciso dodici ibridi.-

-Avrebbe dovuto lasciare che loro lo uccidessero ?-

-Avrebbe dovuto lasciarli liberi.-

-A loro non sarebbe bastato. Se pensi il contrario sei un'ingenua. Klaus non è un tipo ragionevole, certamente. Ma tutto quello che fa, lo fa per sopravvivere. Quando vivi da tanto tempo, come noi , è impossibile non avere tanti nemici.-

-Lui i suoi nemici li ha uccisi tutti.- precisò Damon.

-E' vero. Ed è per questo che lui è ancora qui ed ha creato questa vita dentro di te.-

-Credi che sia felice di essere incinta di suo figlio?-

-Se così non fosse l'avresti ucciso.- un sorriso raggelante, squarciò il volto pacato di Elijah, mettendo Damon davanti alla verità. Aveva ragione, Judith non aveva dimenticato Klaus.

-Elijah, non costringermi a ucciderti.-

Elijah non si scompose. -So che non lo faresti, Judith. Tu sai che è giusto per questo bambino che Klaus lo sappia, che lo protegga. Perchè quando si saprà che è figlio suo, avrai parecchia gente a darti la caccia.-

Judith non aveva pensato a questa sfaccettatura. Qualsiasi creatura fosse nata, non sarebbe passata per umana di certo. E prima o poi sarebbe uscita fuori la verità.

-Non serve che lo dica.- insistette Damon.

-Lo verranno a sapere. Ha ragione.- disse Judith rassegnata, lasciando Damon sconcertato.

-Dì questo a Klaus allora. Che non si azzardi a fare guai , perchè sa di cosa sono capace. Non devo per forza ucciderlo, per torgliermelo di mezzo.-

-Riferirò le tue parole se è quello che vuoi. O potresti venire a riferirgliele tu stessa.-

Jud sbiancò, così come Damon.

-A New Orleans? Non posso.-

-Verrà lui, se non sarai tu a farlo. Per non parlare delle streghe che arriveranno qui a Mystic Falls, pur di conoscerti. E sono streghe potenti , con un odio potente verso i vampiri.-

Jud guardò immediatamente Damon, cercando di percepirne i pensieri.

Ma c'era un'unico pensiero stampato nei suoi occhi.

"Non farlo".

Judith lo ignorò. -Verrò con te.- disse di colpo. Elijah sorrise, mentre Damon indietreggiò di qualche passo, per poi voltarsi e lasciare la stanza.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** L'animale diventa umano ***


Guardatevi dalla gelosia, mio signore!
È un mostro dagli occhi verdi che si diletta
Col cibo di cui si nutre.

(Otello, W.Shakespeare)
***

 

Aveva avuto discussioni con quasi tutti quando Elijah si era presentato e aveva informato tutti loro che l'avrebbe portata con sè a New Orleans.

Caroline stranamente era d'accordo, forse anche per il suo affetto per Klaus.

Mentre Tyler, Matt e Jeremy avevano mostrato il loro disappunto. Bonnie, non appena vide lo sguardo di Judith, accettò la cosa, così come Elena. Mentre Stefan non aveva molto da dire, se non per farle notare che Damon non l'avrebbe aspettata.

-Lo so.- rispose. -Non voglio che lo faccia. Da oggi devo badare a questo bambino. Le mie scelte dipendono tutte da questo.-

Stefan aveva annuito, sorridendo.

Damon non si era presentato per salutarla. Era sparito dopo che aveva accettato di andare da Klaus.

Il viaggio fu lungo e noioso, nonostante Elijah tentasse di tranquillizzarla, dicendole che Niklaus si sarebbe preso le sue responsabilità.

Non era l'obiettivo di Judith, fare in modo che Klaus facesse il padre, ma era giusto che sapesse che oltre lei, suo figlio a Mystic Falls rischiava la vita , perchè non aveva saputo evitare di uccidere qualcuno che non gli piaceva.

-Credi sia maschio o femmina?- chiese Elijah per fare conversazione, durante il tragitto.

-Ha importanza?-

-Certo che ne ha! Altrimenti come farai a scegliere un nome?-

-Cos'è , ti è venuta voglia di fare lo zio adesso?- sorrise Judith.

-Ammetto che non ho mai avuto nipoti, potrebbe essere interessante.-

La ragazza ammirava l'eleganza e la compostezza di Elijah. Le era piaciuto subito, sapeva che avrebbe avuto davvero cura di lei e del figlio, se Klaus avesse rifiutato di farlo.

 

Era già sera inoltrata quando Jud mise piede fuori dall'auto, sul suolo di New Orleans. Le persone intorno a lei la guardavano con curiosità. Sentì molto potere concentrato in quella città, pur non spiegandosi da dove provenisse.

-Sei pronta ?- Chiese Elijah , circondandole le spalle con un braccio. La cacciatrice annuì semplicemente. Elijah la condusse alla loro dimora, dove li accolse Rebekah. Si mostrò antipatica come sempre, ma la cosa divertì Judith che la trovava alquanto buffa.

Non le fu accennato nulla del bambino, perchè Elijah voleva aspettare l'arrivo di Klaus.

Il vampiro galante le fece strada nelle stanze degli ospiti, dove lei avrebbe alloggiato per qualche giorno, finchè non si fosse risolta la situazione.

Un cigolio e un rumore di porte che sbattono, fece capire a entrambi che il maggiore dei Mikaelson era tornato.

Elijah gli andò incontro , lasciando Judith nelle sue stanze.

-Fratello, sei tornato.- lo accolse Niklaus -Che notizie mi porti?-

-Ottime notizie fratello. Le streghe non sbagliavano. C'è davvero una grossa novità e riguardava proprio la tua amata.-

-Dunque , parla.-

-Prima ho un dono, fratello mio.-

Klaus rise. -Un dono?-

Judith comparve da dietro le porte, fissando Klaus dritto negli occhi. -Ciao Klaus.-

Gli occhi grigioazzurri del vampiro sembrarono congelati, così come il resto del suo corpo, a quell'apparizione.

-Perchè sei qui?- disse contrariamente a tutto ciò che i suoi pensieri gli suggerivano di chiedere.

-Felice di rivederti anche io.- disse lei sarcastica. Anche Rebekah fece la sua comparsa, ascoltando in silenzio la conversazione.

-Fratello, avvicinati.- Klaus fu restio, ma col suo solito atteggiamento superiore si avvicinò.

-Dunque?- fece finta di non stare tremando per la presenza di Judith, ma in realtà aveva il cuore che gli impazziva nel petto.

Elijah osservò il ventre di Judith, costringendo il fratello a farlo a sua volta, scettico. Fin quando un rumore costante e veloce non gli perforò i timpani.

Il vampiro sembrò morire per un istante. -Che scherzo è?-

-Nessuno scherzo fratello. E' tuo figlio.- Rebekah era scioccata quanto Klaus in quel momento.

-Non può essere, sono un vampiro. Si sarà scopata qualcun altro in mia assenza.- disse provocatorio.

-Sei anche un lupo. E i lupi possono procreare.- precisò Elijah.

-E non mi sono scopata nessuno.- disse come seccata Judith.

-E anche se fosse mio figlio? Perchè dovrebbe riguardarmi?-

-E' il segno che aspettavi, Niklaus. Hai idea di quale creatura magnifica nascerà? Due ibridi che creano la vita. -

Klaus analizzò la situazione, non riuscendo quasi a reggersi in piedi.

Judith vide il suo sguardo incerto, rivedendo quell'umanità da cui era rimasta affascinata.

-Non è affar mio.- disse spiazzando tutti. Uscì lasciando tutti lì, mentre una lacrima sembrò scendere sul viso di Judith. Elijah corse dietro al fratello, mentre Rebekah, presa da una strana compassione, si prese cura di lei.

-Niklaus!- urlò Elijah.

-Credevi di farmi sciogliere portandola qui?-

-Dovevi sentire tu stesso il cuore di quel bambino. Non avresti creduto alle mie parole.-

-Non cambia nulla.-

-Ti chiudi solo perchè hai paura, fratello. Pensaci prima di rifiutare tutto questo. E' tuo figlio.-

Alla parola "Figlio" Klaus trasalì. La creatura nel ventre di Judith era suo figlio, nato dalle notti passate insieme a lei.

E sebbene le cose fra loro fossero cambiate, il suo sentimento era vivo come una fiamma mai spenta dentro di lui. E adesso, quella fiamma aveva creato la vita.

-So che hai paura, so che il folle e sanguinario Niklaus non vuole legarsi a nessuno, perchè ha paura di soffrire. Ma non puoi voltarti stavolta. Se quel bambino è dentro di lei, c'è un motivo.-

-Solo perchè siamo andati a letto insieme.-

-Si ma è un evento che può cambiare il corso delle cose, lo sai quanto me.-

L'ibrido non potè non voltarsi a guardare il viso di Elijah, che lo accolse con un sorriso.

 

Rebekah intanto si mise a chiaccherare con Judith, tentando di tirarla su. -Posso?- chiese prima di avvicinare la mano al suo ventre. La ragazza annuì e Rebekah avvicinò le sue dita. Quasi pianse quando sentì quel cuoricino battere così veloce.

-Sei così fortunata.- le disse -Io ho sempre voluto una famiglia, dei figli.-

-La mia non è una famiglia.-

-Per adesso.- sorrise Rebekah -Nik è ostinato, ma sa riconoscere le sue responsabilità. E voi siete una sua responsabilità, adesso.-

Judith sorrise. -Perchè sei così gentile con me? Mi hanno detto cose terribili su di te.-

-Parli di Caroline vero?- rise -Sei la madre di mio nipote, in qualche modo... siamo parenti.-

Judith annuì, sfregandosi la pelle dello stomaco.

In quell'istante, Klaus fece la sua comparsa, congelando col suo sguardo la sorella che immediatamente li lasciò da soli. Klaus si sedette accanto a Judith , senza dire una parola.

Le fissò la pancia. La ragazza lo notò, e si sollevò lievemente la maglietta , lasciando che Klaus sentisse da sè. La mano delicata di Klaus le sfiorò la pelle facendole venire un brivido.

Klaus sentì contemporaneamente due cose che sentiva essere totalmente sue, come non aveva mai sentito nulla.

Toccare nuovamente quella donna lo rese nervoso. Sentiva la mancanza delle sue labbra, che adesso erano troppo vicine ed erano una tentazione fortissima.

Judith lo guardò, aspettando che dicesse qualcosa.

-Vuoi che torni a Mystic Falls per occuparmi di voi?-

-Me la sono sempre cavata benissimo da sola.-

-Adesso non sei più da sola, sweetheart.- disse sorridendo, per poi indossare nuovamente uno sguardo dolce e serio -Mi sei mancata.-

Judith sembrò sentire un caldo improvviso alle guance, soprattutto quando dopo Klaus le iniziò a sfiorare il braccio.

-Non sarò tua , Klaus.-

-Parte di te lo è già.-

-Forse, ma...- prima che finisse la frase, Klaus le si avventò sul collo, iniziando a baciarle la pelle calda, che iniziava a scottare man mano che il vampiro la sfiorava.

-Smettila...- disse non del tutto convinta di volerlo.

-Hai la forza per farmi smettere. Fallo.-

Jud era estasiata dal tocco di Klaus, che le era mancato per troppo tempo.

Recuperando quel briciolo di sanità mentale, lo spinse delicatamente lontano.

-E' per Damon, vero?-

Judith lo fissò. -E se così fosse?-

-Te ne sei innamorata?-

-Non parlerò di Damon con te.-

Klaus sembrò sbottare, a quella frase. Si alzò, afferrò una lampada e la scaraventò contro il muro.

Judith non si scompose. Sapeva chi aveva di fronte.

-Ho fatto male a pensare anche solo per un istante, che fossi diverso da ciò che credevo.-

-Si, amore, hai sbagliato. Sono un mostro, lo sapevi bene. Eppure sei venuta fin qui. Volevi salvarmi? Volevi forse che quel bambino mi facesse ricredere sul mio essere ? Beh, notizia del giorno, non accadrà mai!- urlò.

Judith si alzò, facendo scaturire un'insana paura nel cuore di Klaus: quella di perderla. Ma il suo orgoglio ebbe la meglio e invece di fermarla, stette lì a guardare il suo corpicino esile lasciarlo da solo, come aveva già fatto in passato.

Appena fuori dalla porta Judith incontrò Elijah, scuro e preoccupato in volto.

-Perdonami, non era mia intenzione origliare.- disse.

-Fa nulla, ho sbagliato io a venire qui con te.-

-Non hai sbagliato, credimi. Niklaus è solo molto sconcertato dalla cosa. Deve solo digerire piano piano tutto.-

-E poi? Pensi che andrà a comprare scarpette e pannolini? Andiamo, Elijah, sii realista.- Judith era triste, amareggiata e forse un pò delusa. Ma non poteva aspettarsi nulla di più da un mostro.

Elijah stette in silenzio qualche istante, fissando un punto imprecisato alle spalle di Judith.

Poi sorrise, malizioso. Le si avvicinò , accarezzandole il viso e facendola arrossire.

-Vieni con me. Ti porto a mangiare qualcosa.- Senza che Judith potesse averne il controllo, Elijah con la sua delicatezza e la sua eleganza perversa, le afferrò la mano, stringendola appena. La portò fuori, a passeggiare e chiaccherare. Le raccontò di tempi passati, del giorno in cui si era innamorato di Katherine, detta al tempo Katerina Petrova, le raccontò di come aveva combattuto per farla sopravvivere e di come l'aveva persa.

-Ti eri davvero innamorata di quell'egocentrica?- Elijah si voltò, chiedendosi se non l'avesse conosciuta. -Me ne hanno parlato.- disse per rispondere alla sua domanda.

Il vampiro dai capelli scuri le sorrise, galante. -Lo era, certamente. Ma l'amore supera queste piccolezze, mia cara.-

-Piccolezze?- chiese lei -Tutti gli omicidi non li chiamerei piccolezze.-

-E' perchè sei umana. O meglio... perchè non sei un vampiro.-

Jud stette attenta ad ascoltarlo, affascinata dai suoi racconti di una vita così lontana e ipnotizzata dalla sua voce calda. Ma si chiedeva il perchè, perchè Elijah le riservasse quel trattamento amichevole.

-Il punto del mio discorso...- disse interrompendo i suoi pensieri -... è che credi che Klaus e tutti noi siamo mostri, solo perchè viviamo per quello che siamo, per sopravvivere. Esattamente come molti animali, che ne uccidono altri per la sopravvivenza. Ma nessuno li definisce assassini.-

-Voi non siete animali. Siete umani trasformati in vampiri.-

-E i vampiri cosa sono in fondo, mia cara?- Jud si zittì, continuando ad ascoltare le teorie di Elijah. Per poi capire il perchè di quella passeggiata solitaria, appena un secondo prima che Elijah la prendesse d'improvviso e le premesse il viso contro il suo, baciandola.

Judith era congelata e intrappolata in quella morsa, quando Klaus apparì e strattonò il fratello, sbattendolo al muro.

Il moro però rideva, mentre Klaus lo prendeva a pugni.

-Klaus!- urlò Jud , bloccandolo come a comando.

Elijah sorrise. -Brucia , non è così?-

Judith capì tutto, in un istante. Capì che Elijah aveva percepito che Klaus li stava seguendo e che tutto quello era un piano per far aprire gli occhi al fratello.

-Fa male quando rischi di perdere qualcosa che credevi fosse solo tuo.- disse ancora Elijah.

Klaus improvvisamente realizzò tutto.

-Cosa stai provando fratello? Gelosia? Odio?-

L'ibrido indietreggiò piano, lasciando libero dalla sua morsa Elijah.

-Si può sapere cosa credi di fare Elijah?!- disse urlando Klaus.

-Svegliarti, fratello. Quella...- disse indicando Judith -Quella donna lì, porta in grembo tuo figlio. E quella... è la donna che ti ha fatto innamorare per la prima volta dopo secoli. Non puoi ignorare questa cosa.-

Judith stava lì immobile, indecisa sul da farsi. Ma decise di stare ferma ad ascoltare.

-Adesso devi decidere Niklaus, altrimenti rischi di perderli entrambi.-

A Klaus si dipinse la paura negli occhi, quando si voltò a guardare nuovamente Judith, che ricambiò il suo sguardo con lo stesso terrore.

Elijah si rialzò e salutandoli con un sorriso, li lasciò da soli.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Il potere dentro di me ***


 

Chissà se l'amo?
È un dubbio che m'accompagnò
per tutta la vita e 
oggidì possopensare 
che l'amore accompagnato da tanto dubbio 
sia il vero amore.
 

(La coscienza di Zeno, Italo Svevo)
***


Stettero in silenzio per quella che sembrò un'eternità.

E nessuno dei due osò alzare lo sguardo da terra per diverso tempo.

-Devi scappare, prima che le streghe sappiano che sei qui.- disse di colpo Klaus.

-Pensavo non ti importasse di noi.- Quel "noi" le uscì spontaneo, come se ormai fosse una cosa che avrebbe fatto parte della sua vita per sempre e quasi le si illuminarono gli occhi pronunciandolo.

Mentre a Klaus provocò un brivido il fatto che lei parlasse al plurale, come se si concretizzasse l'idea di quella imminente nascita.

-Perchè devi comportarti così?- chiese ancora l'ibrido.

Jud rise. - Io? Fino a poco fa sembravi pronto a fare fuori me e il bambino, e adesso ti scatta questo senso di paternità?-

-Hai idea di cosa significhi realizzare tutto questo? Realizzare che ciò che hai creduto impossibile per tutta la tua vita, si sia appena materializzato nel tuo grembo?-

Judith tacque, ascoltando finalmente quelli che sembravano finalmente i veri pensieri di Klaus.

-Sono uno stronzo, un folle, uno psicopatico. Ma sono stato umano anch'io. Anch'io ho avuto il desiderio di avere una moglie e un figlio prima di avere questa continua sete di sangue. E sai cosa? Non mi mancava.- Judith sembrò delusa da quell'affermazione -L'amore rende deboli, sweetheart. Lo sai meglio di me, credo.-le sorrise, ma con malinconia.

-L'amore rende vivi.- precisò lei. -L'amore ti distingue dall'animale che hai dentro.-

Klaus sembrò quasi preso da quelle parole. -E' vero. Ma avere qualcuno a cui tieni , ti rende debole per il nemico. Se Marcel sapesse che sei qui, ti userebbe contro di me.-

Judith sorrise. -Prima deve prendermi.-

Il sorriso fu ricambiato. -Adoro questo lato di te.-

-Il lato che ti prenderebbe a calci nel sedere , adesso?-

-Il lato selvaggio, quello passionale, quello che ha bisogno di un amore che la bruci, ma di un ardore costante.- mentre diceva queste parole Klaus le si avvicinava -Il lato di te che mi fa venire di strapparti i vestiti di dosso.-

-Sul serio? Anche con tuo figlio in grembo, pensi a quello?-

-Non lo farei. - la fermò prima che dicesse altro -Penso solo che ne avrei voglia da morire.-

-Non siamo fatti per stare insieme, Klaus.-

-No è vero. - disse rassegnato – Tu hai bisogno di uno sempre nel giusto... uno come... Damon Salvatore. Ah no aspetta, lui è quel tipo di persona che quando gli gira uccide qualcuno.-

-Non era quello che intendevo.-

Klaus prese una pausa prima di continuare. -Siete andati a letto, mentre non c'ero?-

-No.- fu risoluta e senza esitazione nel rispondere. -Ma ci siamo baciati.-

Klaus sorrise, ma con fare nervoso. -Capisco, del resto non ero lì ed ero l'unico ostacolo tra voi due. Quindi non vedo perchè non sarebbe dovuto succedere.- divenne di colpo serio -Non lascerò che quel bambino chiami nessun altro "padre".-

-Non ho intenzione di cercare un sostituto, se è quello che pensi.-

-Allora, permettimi di essere un padre.-

-E' bastato che tuo fratello ti facesse ingelosire per farti sentire questi sentimenti?-

Klaus di colpo sembrò sul punto di piangere, i suoi occhi erano lucidi, ma troppo orgogliosi per lasciare andare le lacrime. -Siete l'unica cosa che sento mia.-

Judith indietreggiò . -E' qui che sbagli, Klaus. Ci paragoni a delle cose. E soprattutto pensi che siamo di tua proprietà. Questo figlio crescerà con solo la madre, se non penserò che tu possa essere un vero padre.- rise di colpo -Non ti ci vedo a cambiare i pannolini.-

Klaus sorrise -Potrei sorprenderti.-

-Torno a Mystic Falls domattina.- disse spiazzandolo -Non ho intenzione di rimanere qui con voi. Sebbene i tuoi fratelli abbiano avuto riguardo per me, non mi sento la benvenuta.-

Si voltò dandogli le spalle e la cosa lo fece irritare. -Non darmi le spalle!-

Judith si voltò nuovamente a guardarlo. -Altrimenti?- l'ibrido tacque, trattenendo la voglia di urlare.

-Come pensavo.- fece per andare via, ma delle mani intorno alla sua vita e un corpo freddo contro la sua schiena la fecero congelare sul posto.

-Non andatevene.-

Judith si sentì morire, quando il vero Klaus l'aveva stretta. Perchè lei lo sapeva, quell'ibrido perfido che tutti temevano, che tutti veneravano per il suo sangue e la sua immortalità, era solo una maschera di un uomo solo e spaventato dalla solitudine. Lo sentiva nel suo cuore. E adesso sentiva che aveva bisogno di lei e di quel bambino per distruggere quella maschera che sembrava ormai essere incollata a dovere sul suo viso, così tanto che stentava a riconoscerlo.

Ma in quella stretta sentiva la persona che la toccava in quelle notti, sentiva i suoi baci e il suo calore mentre era dentro di lei. Riprovava tutti quei brividi , mentre la stringeva.

-Ed è perchè tieni a questo bambino.. o solo perchè sei solo?- disse spiazzandolo e liberandosi dalla sua morsa. Senza voltarsi a guardare il suo viso triste, fece qualche passo prima che le due parole che mai avrebbe pensato di sentire dalla bocca di Klaus le pietrificassero i muscoli.

-Ti amo.- lo disse con delicatezza, senza pretesa e senza la sua voce minacciosa. Con una calma insolita per il cattivone di turno. Judith fu costretta a voltarsi per trovarselo nuovamente a meno di un centimetro dal viso, esitante e spaventato come un ragazzino, ma deciso e pronto a combattere come il più spietato dei combattenti.

-E non esiterò un secondo a staccare la testa a chiunque dovesse mettere in pericolo te o nostro figlio.-

La cacciatrice fu senza parole nel vedere la sua maschera sbriciolarsi davanti ai suoi occhi e rivelarsi per ciò che era. Debole e fragile, con un cuore che lo rendeva facile vittima di chi lo odiava.

Le posò delicatamente le labbra sulle sue, non cercando il solito fuoco di passione, ma solo un contatto che le esprimesse ciò che realmente provava.

E lei non potè far altro che accettare quel contatto a occhi chiusi, lasciando che lui la stringesse.

Ma di colpo, l'immagine di Damon si sovrappose a quella di Klaus, come un incubo in cui due persone si invertono e tu non sai perchè.

Questo la fece indietreggiare di colpo, e poco dopo si vide nuovamente a casa Salvatore , seduta accanto a Bonnie, che guardava nervosamente il camino, mentre Stefan e Damon sembravano litigare.

-Non dovevi lasciarla andare!- urlava il maggiore dei fratelli.

-E che potevo fare? Eri tu a doverla fermare! Eri tu che tenevi più di tutti a lei! O era solo una bugia?-

Di colpo, il suo corpo fu teletrasportato nuovamente in quel pezzo di strada di New Orleans e Klaus la fissava preoccupato.

-Judith, stai bene?-

Alzò lo sguardo, spaventata.

-Ho come ... avuto una visione. Ho visto casa dei Salvatore, c'erano tutti ...- Klaus la osservò non comprendendo le sue parole. Judith si sfregò il ventre, quando una fitta lieve la colpi, come un calcio, lasciando che Jud capisse ogni cosa.

-Klaus ... è stato il bambino... è una visione che mi ha mandato lui.-

-Dunque già da là dentro mostra i suoi poteri?- sorrise Klaus -Sensazionale.-

-Sapevamo che sarebbe stato particolare.- sorrise di rimando lei. -Solo che non capisco perchè mi ha spedito proprio lì. E non capisco quando sia successo quello che ho visto.-

-Tu non puoi stare qui, Judith. Se Marcel sapesse i poteri di questo bambino, se trovasse il modo di sentirlo... Verrebbe a cercarti.-

Appena Klaus terminò la frase, dall'ombra tre figure li circondarono.

-Marcel non vuole che venga praticata la magia e tu sei una strega.- disse uno dei tre.

Klaus intervenne. -Dite a Marcel che si sbaglia, lei è solo una mia vittima.-

-Marcel non sbaglia. Sa che lei è una strega.-

Judith sorrise. -Nessun problema.- la cacciatrice iniziò a combattere aiutata da Klaus che le coprì le spalle, afferrando uno dei tre. -La mia ragazza non si tocca.- poi gli conficcò la mano nel petto e gli estrasse il cuore a mani nude.

Judith combatteva agilmente schivando ogni colpo dei vampiri e dopo aver spezzato il collo a uno dei due prese l'altro alle spalle e lasciò che Klaus finisse per lei, per poi fare lo stesso con quello svenuto in terra.

-Come ho fatto a dimenticare il paletto?- si chiese dandosi della sciocca.

-Non fare mai più quello che hai fatto.-

-E' stato il bambino, non posso impedirglielo a comando.-

-Domani torna a Mystic Falls. Altrimenti passeremo tutto il tempo a coprire le tracce di questo piccolo terremoto.-

Judith sorrise, lasciando che Klaus si occupasse dei vampiri, mentre lei andava a dormire.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** La cura ***


“In verità pochi figli sono simili al padre;
i più son da meno, pochi migliori del padre.
(Odissea, Omero)
***


Sebbene con molto disappunto di Elijah, Judith decise di tornare a Mystic Falls, per evitare che Marcel percepisse oltre la sua presenza e quella del bambino.

Klaus sarebbe stato più tranquillo così, perchè sapeva che nè Damon nè gli altri avrebbero lasciato che le succedesse nulla.

Elijah rimase sbigottito quando Rebekah si propose di accompagnarla al suo posto, affermando che Mystic Falls le mancava e che aveva un conto in sospeso con qualcuno.

Nel suo modo buffo e superbo, Rebekah la invitò a salire, indossando un grosso paio di occhiali da sole alla moda e un sorriso soddisfatto. Elijah si chiedeva quale assurdo incantesimo potesse aver reso improvvisamente simpatica la sorella, quando la vide preoccuparsi di aiutare Judith a stare comoda sul sedile.

Fu allora che capì che quella donna stava riunendo l'intera famiglia. Quella donna e il suo bambino erano la chiave per loro di mantenere la loro antica promessa.

"Sempre e per sempre", avevano giurato quel giorno. Ed Elijah capì che solo grazie a Judith finalmente c'era una lontana speranza che anche Niklaus mantenesse fede a quel giuramento.

Incontrò gli occhi di Klaus, quando questo ammirò Rebekah mettere in moto.

Ma lo sguardo di Elijah, preoccupato, si posò nuovamente su Judith, che se lo trovò accanto in un secondo.

-Hai il mio numero, mia cara. Non esitare a chiamarmi per qualsiasi necessità.-

La ragazza gli sorrise. -Grazie, Elijah.- Lo spiazzò, sollevandosi leggermente per lasciargli un bacio sulla guancia, che gli infiammò la pelle e infiammò anche lo sguardo di Klaus che era lì a guardare la scena, parecchio irritato. Elijah era rimasto pietrificato, guardando la macchina allontanarsi dalla sua vista.

L'ultimo sguardo, Judith lo riservò all'uomo che aveva messo la vita dentro di lei, notando che le stava sorridendo , dolcemente.

Poi lo perse di vista.

Rebekah approfittò della lontananza dai fratelli per lasciarsi andare, azionando la radio e mettendo della musica dance. Iniziò a cantare in maniera divertente, costringendo Judith a una risata incontrollata. Poi anche lei si aggregò a quella performance e capì che forse , Rebekah non era il mostro che tutti dicevano.

Durante il tragitto la bionda le racconto del terribile lato di Klaus, morbosamente attaccato alla famiglia e soprattutto a lei. Qualsiasi uomo lei amasse non era mai abbastanza secondo Klaus.

Chiunque lei avesse affianco veniva sottoposto a orribili torture e morti.

-Perchè lo faceva?-

Rebekah sorrise malinconicamente. -Credo temesse che anch'io potessi lasciarlo da solo.-

-Il suo attaccamento alla famiglia ha un nonsochè di raggelante.-

-E' vero. - confermò Rebekah -E lo detesto. Ma è pur sempre mio fratello.-

-Vi ha fatto soffrire così tanto eppure lo amate ancora. Come fate?-

-Potrei farti la stessa domanda.- rispose Rebekah facendola arrossire -Lo so che provi qualcosa per quel pazzo sociopatico di mio fratello.-

-Non so nemmeno io cosa, però.-

-Qualunque cosa sia, tieni alla sua vita come ci teniamo noi.-

-Ma lui non tiene alla vostra.-

-A modo suo ci tiene.- disse la vampira -Crede che tenendoci nelle bare siamo al sicuro. Il torpore è la sua soluzione ultima, quando le cose vanno male.-

-E' terribile.-

-Già. Eppure eccomi qua. Accanto alla donna che presto partorirà il bambino che mi chiamerà zia. Inizio a pensare che le cose succedano per un motivo.-

Judith le sorrise vedendola così speranzosa.

Quando arrivarono a casa Salvatore , la presenza di Rebekah non fu ben vista, in particolare da Elena che non aveva mai amato quell'originale.

Ma Judith al contrario, sembrava parecchio amichevole con la vampira.

-Andiamo, siamo tutti qui per lo stesso motivo.- disse Rebekah sorridendo acidamente.

-Mi viene difficile pensare che tu abbia a cuore qualcosa che non si chiami Rebekah, biondina.- disse altrettanto acido, Damon.

-Potrebbe sorprenderti il numero di cose a cui tengo.- rispose lei -E adesso questo bambino ne fa parte.-

-Ciò significa che quando lascerà la pancia della madre, Judith non ti riguarderà più.- precisò Stefan. Judith la guardò, come desiderosa della risposta.

-Al contrario di molti di voi, Judith non mi ha trattato come una stupida superficiale.-

-Perchè , non è quello che sei?- ironizzò Damon.

-Basta così!- urlò Judith. -Non ho bisogno che Rebekah nè nessun altro si preoccupi per me. Va benissimo anche se lo fa solo per il bambino.- tutti la fissarono, come sentendosi in colpa per quell'atteggiamento egoista. C'era un bambino in mezzo alla questione.

-Cosa è successo a New Orleans?- chiese all'improvviso Bonnie.

-Klaus ha accettato suo figlio.- disse scioccando tutti -Vuole proteggerlo. E così anche Elijah... e Rebekah.- disse voltandosi verso la vampira che la accolse con un sorriso. -La priorità non è proteggere me, voglio che vi sia chiaro.-

Damon le si avvicinò. -E se rischiassi di morire per darlo alla luce?-

-Allora morirò.-

-Se ti aspetti che salvi il bambino e non te , scordatelo. Lo preferisco morto!- a quell'affermazione, Judith schiaffeggiò Damon, con forza. E fu strano, ma il vampiro che aveva preso pugni e calci da quella donna, si sentì più ferito da un umile e semplice schiaffo.

Lasciò la stanza, nel silenzio più totale sotto gli occhi esterrefatti di tutti i presenti.

-Elena...- disse Judith -...va' da Damon.- non era facile per lei darle quel suggerimento, ma Elena obbedì, andando a soccorrere il vampiro.

-Dunque...- disse attirando nuovamente l'attenzione -... questa è la mia volontà da oggi. In un momento di scelta, tra me e il bambino, sceglierete il bambino.-

Tutti, seppur esitando, annuirono accettando la condizione.

 

I giorni passavano e il ventre di Judith cresceva a una velocità insolita. In un mese appena, sembrava essere già al terzo mese di gravidanza.

Bonnie si informò a riguardo, non trovando molto su cui cercare. I rapporti tra Damon e Judith si raffreddarono tanto che vivevano come estranei nella stessa casa.

Judith provò diverse volte a parlargli, ma Damon fuggiva via.

Bonnie si presentò piangendo a casa un giorno, affermando di aver trovato dodici streghe morte nel bosco, di averne sentito il dolore e la sofferenza e di aver trovato i loro cadaveri.

Fu allora che tutti capirono che Shane non era sparito , ma aveva solo temporeggiato. Ma non ci fu alcun modo di trovarlo, fin quando Bonnie non fece un incantesimo per trovarlo e questo fallì, come se Shane fosse morto. La cosa allarmò tutti.

Un giorno, Judith rimase sola a casa, a riposare, poichè il pancione era ormai troppo evidente.

Sentì un improvviso rumore e voltandosi vide Elena fissarla.

-Elena? Quando sei entrata?-

La ragazza sembrava studiarla e Judith notò che aveva una nuova pettinatura. Elena era solita indossare una capigliatura liscia , mentre stavolta i suoi capelli erano pieni di boccoli color cioccolato.

-Da poco.- disse continuando a fissarla e soprattutto fissarle il pancione.

-Perchè mi fissi?- chiese Judith. Per poi finalmente realizzare che quella che aveva davanti non poteva essere Elena. Sentiva la sua energia, diversa dalla solita energia positiva.

Era un'energia perversa, un'energia sbagliata.

Judith le si avvicinò lentamente, pur di non farla insospettire. -Vuoi sentire il bambino?- disse sorridendo. La ragazza continuò a fissarla. Quando le fu abbastanza vicina, la cacciatrice la prese per il collo e la sollevò contro il muro, spiazzandola.

-Katherine, giusto?-

-Si può sapere chi sei?- chiese tentando di liberarsi.

-Fatica sprecata , non ho una presa morbida.- disse Judith ridendo -Perchè sei qui?-

-Ero venuta a parlare con Stefan!- continuava ad agitarsi -Cosa sei? Super-mamma?-

-Qualcosa del genere. Perchè sei qui, doppleganger?-

In quell'istante, Damon e Stefan arrivarono e videro la scena.

-Judith, cosa fai ad Elena?- chiese Stefan, prima di realizzare che quella non poteva essere Elena.

-Katherine.- disse Damon -Non ci eri mancata per niente.-

-Ditele di lasciarmi, sto perdendo la pazienza.-

Stefan fece cenno a Judith che immediatamente la lasciò. -Va meglio.- Katherine tentò di avventarsi su di lei per vendetta, ma con un cenno Jud le provocò un forte mal di testa. -Ma che mostro sei?!- urlò Katerina. Judith sorrideva a vederla sottomessa.

-Sono qui per trattare, prometto di non toccarti!-

Il forte mal di testa cessò e Katherine finalmente si alzò. -Si può sapere chi è questa tizia?-

-Judith ti presento Katerina Petrova, la donna che ha vampirizzato me e Damon.- iniziò Stefan -Katherine, lei è Judith. Una strega amica di Bonnie.- si limitò a dire questo , per non compromettere la copertura della cacciatrice.

-Simpatico. Una strega incinta.- disse lanciandole uno sguardo acido. -Devo parlarvi.- disse poi rivolta ai Salvatore. Si sedettero iniziando a parlare. Katherine spiegò dov'era stata e di aver scoperto una cosa interessante. Aveva seguito uno stregone intento a liberare Silas, un antico e spaventoso immortale, il primo immortale della storia a nutrirsi di sangue.

-Dunque?-

-Pare che abbia fallito, prima di riuscirci. Beh...- sorrise -Un pò per colpa mia.-

-Va' avanti Katherine.-

-Oltre Silas, nella tomba, c'era un'altra cosa.-

-Sarebbe?-

-La cura per il vampirismo.-

Damon e Stefan impallidorono. -Non esiste una cura.-

-Non conoscete la storia di Silas?-

-Immagino ce la dirai tu.- disse Damon, mentre lanciava un'occhiata preoccupata a Judith.

-Silas e Qetsiyah erano due viaggiatori, stregoni potentissimi che ancora oggi praticano il loro culto.Qetsiyah amava terribilmente Silas, così dopo che lui le promise di sposarla, questa creò il siero per l'immortalità , così che potessero stare insieme per sempre. Lo mise dentro la coppa dove avrebbero bevuto alle loro nozze. Quando Qetsiyah si presentò all'altare, notò immediatamente che la coppa era vuota. Cercò Silas ovunque e quando lo trovò, lui era con un'altra donna, nonchè la schiava di Qetsiyah, Amara. Aveva fatto bere a lei il siero dell'immortalità. Così la strega tradita e arrabbiata, creò il siero contro l'immortalità. Lo fece bere ad Amara, che senza quel siero non era nient' altro che un'umana e la uccise. Qetsiyah riuscì a seppellire Silas con la cura, sperando che la prendesse e morisse , andando come ogni essere sovrannaturale, dall'altra parte, dove Amara non avrebbe potuto mai raggiungerlo. Sembra però che Silas non abbia mai preso questa cura.-

-Ed è lì?-

-Non proprio.- sorrise Katherine.

Stefan capì immediatamente. -Ce l'hai tu.-

La vampira sorrise. -Forse.-

-Vuoi tornare umana? Non conoscevo questo tuo profondo desiderio.- disse Damon.

-Ti prego, tornare umana è l'ultimo dei miei desideri.-

-Ora capisco- disse Stefan -Vuoi barattarlo con Klaus perchè smetta di perseguitarti.-

-Sei sempre stato sveglio, amore mio.-

-Perchè lo dici a noi?- chiese ancora Stefan.

-Perchè voci di corridoio, dicono che voi avete qualcosa che a Klaus sta più a cuore di questa cura.-

La sala cadde nel silenzio , confondendo Katherine. -Allora? Cos'è?-

-Perchè dovremmo dirtelo?-

-Perchè se ottengo questa cosa, la cura sarà vostra e potrete darla alla dolce Elena.-

Katherine li aveva messi alle strette, ma i due sembravano meno convinti di prima.

-Andiamo, nessuno dei due vuole che la mia sosia viva serena e felice da umana?- ancora una volta il silenzio. -Vi ha scaricati entrambi o cosa?-

Stefan abbassò lo sguardo, lasciando intuire che Elena l'aveva lasciato. -Oh, ora capisco. Stefan è stato mollato. E tu Damon?-

-Io non ho più alcun interesse per Elena.-

Katherine ne fu sconvolta. -Tu che rinunci a Elena? Questa è nuova.- poi si voltò verso la ragazza incinta dietro di lei. -Non sarà mica colpa tua, mammina?-

Judith guardò Damon imbarazzata. -Oh, sembra proprio di sì. Un vero peccato che tu sia già mortale. Mi rovini i piani.-

Katherine fece per avvicinarsi a lei, ma Jud fu pronta immediatamente a piegarla con il solito incantesimo. -Maledizione!- urlò la vampira -D'accordo! D'accordo! Ti lascio stare!- urlò lei arrendevole. Judith la lasciò andare e Katherine si rialzò. -Ho capito, tu sei tosta.- sorrise.

Si voltò verso i Salvatore. -Ragazzi, vi sto offrendo la cura per l'immortalità. Siete sicuri che non vi serva?-

-Spiacente, sto bene così.- disse Damon. -Chiedilo a qualche altro pollo. Magari abbocca.-

-Non essere insolente, Damon. Sono stata generosa a venire a proporvi un'accordo. Potrei scoprirlo da sola comunque. Ho intenzione di togliermi Klaus dai piedi, ma sembra che la cura non mi basterà.-

Dicendo queste parole, uscì dalla porta. -Avrò presto vostre notizie.- sorrise e sparì velocemente.

Judith guardò i vampiri di fronte a lei.

-Che farete?-

-Di certo non le diremo quello che vuole sapere.-

-Ma ha la cura per l'immortalità. Qualcuno del gruppo potrebbe volerla.-

-A che prezzo?- la fermò Stefan -Non vi metteremo in pericolo per un desiderio egoistico.-

-Avete visto anche voi che non può farmi nulla.-

-potrebbe farne al bambino. O prenderti di sorpresa.-

Judith ammutolì alle parole di Stefan. Poi questo si alzò, dicendo che avrebbe parlato con Elena della questione. E quando il minore dei fratelli lasciò la casa, il silenzio piombò.

Damon stava a sguardo basso , evitando di incrociare quello di Judith.

-Damon...- disse poi lei -...parlami.-

-Non ho nulla da dire.-

-Mi dispiace per lo schiaffo.- disse ancora Jud -E' che hai detto quelle parole...-

-Che avrei preferito te viva e non quel coso?-

-Non è un coso, Damon.-

-Scusa. E' figlio di Klaus. Non trattiamolo male.-

-Finiscila! Non si tratta di Klaus , adesso!- Judith alzò il tono di voce e gli occhi azzurri di Damon finalmente si sollevarono dal pavimento. Si fissarono a lungo.

-Tu credi che Klaus e io siamo tornati insieme, vero?-

Damon esitò. -Non è così? Avete un figlio adesso.-

-Il fatto che sia suo padre non fa di me una sua proprietà.- Judith si avvicinò e gli si sedette accanto.

Gli sfiorò la guancia con la mano, facendolo tremare. -Mi fa star male questa distanza, Damon.-

Damon stette in silenzio a guardarla, come se la stesse studiando. -Quando pensi nascerà?-

-Credo non sia una gravidanza normale. Forse per la sua natura, ma credo che non saranno i normali nove mesi.-

-Quando tutto questo sarà finito e il bambino nascerà allora sarò sicuro di ciò che provi. Fino ad allora, vedrò in te la prova che Klaus ti ha toccata... e non riesco ad accettarlo.-

La mano di Judith lasciò il viso del vampiro,che si alzò e uscì, lasciandola seduta sul divano.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Speranza ***


 

La speranza ha due bellissimi figli:
lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose,
il coraggio per cambiarle.

(Agostino d’Ippona)
***

Fu Stefan ad avvisare Klaus, sebbene ormai i rapporti tra loro fossero minimi e dovuti solo a Judith e il bambino.

-Come sta?- la voce dell'ibrido sembrava preoccupata, forse per la prima volta in cento anni, per qualcuno che non era lui stesso.

-La gravidanza è insolita, credo che questo bambino abbia diverse cose particolari. E che nascerà prima di quanto ci aspettiamo.-

-La mia progene non potrebbe mai essere ordinaria, amico.- l'ibrido sembrava divertito.

-Non ne dubito.- Stefan prese una pausa -C'è dell'altro.-

-Parla.-

-Si tratta di Katherine.- Stefan sentì un improvviso silenzio. -Klaus?-

-Katerina è lì?-

-Si , e cerca il metodo per farsi lasciare in pace da te.-

Il minore dei Salvatore riuscì quasi a immaginare che Klaus avesse sorriso, in quell'istante di silenzio.

-Non succederà mai.-

-Sta cercando loro, Klaus. Ha detto che sta cercando la cosa a cui tu tieni di più, per usarla come riscatto.-

-Uccidila.-

-Katherine è più forte di me.-

-E' un'idiota e deve morire.-

-Ha la cura.-

Klaus ammutolì. -La cura?-

-Quella dell'immortalità. L'ha presa dalla tomba di Silas.-

-Quella stupida! Non l'avrà mica risvegliato?-

-A quanto dice no. Ma mi fido sempre poco di ciò che dice Katherine.-

-Stefan, fatela fuori. E distruggete la cura.- Stefan non rispose. -Non mi dire. Vuoi darla ad Elena non è così?-

-Devo andare, Klaus.-

-Prenditi cura di loro.-

-Lo faccio sempre.-detto questo Stefan riagganciò. Non sapeva spiegarsi come mai si era preso l'impiccio di tenere Klaus informato. Era come se in quell'aria di sfiducia e rancore, si fosse creato una sorta di rispetto inspiegabile, mischiato a odio e voglia di uccidere.

Sapeva cosa aveva fatto Klaus, sapeva che sarebbe dovuto morire.

Eppure non poteva, senza morire lui stesso. Senza sacrificare persino suo fratello.

E si era infilato in una situazione anche più ridicola, prendendosi cura della donna che portava in grembo il figlio ibrido di quel mostro.

Da quando gli originali avevano messo piede a Mystic Falls erano successe solo cose pessime.

E adesso si ritrovava a far da balia a Judith per conto loro.

Katherine sembrò fare buchi nell'acqua, sebbene si fosse presentata altre volte a casa dei Salvatore per trovare indizi.

La gravidanza di Judith arrivò presto al terzo mese, ma il pancione sembrava sul punto di esplodere. E Damon non riusciva a vederla così. Non perchè ne fosse disgustato. Ma solo perchè quel bambino non sarebbe mai stato suo.

Un giorno, uno in cui Judith fu lasciata sola, nonostante Stefan e Damon fossero contrari, la cacciatrice ricevette una visita nel suo letto.

La percepì quando una mano le afferrò la gola. E aprendo gli occhi vide i boccoli castani di Katherine.

-Da fastidio , vero?- disse con un sorriso sadico, mentre Judith tentava di liberarsi, cercando boccate d'aria che non riusciva a prendere. -Sono convinta che tu sai qualcosa di ciò che i Salvatore non vogliono dirmi. E se non vuoi che questo bambino sia orfano, ti conviene parlare.-

Di colpo, Judith sentì dolori assurdi al ventre, come se qualcosa scalciasse per uscirne.

Pur senza fiato, Judith riuscì a parlare. -Katherine... il bambino... si sono rotte le acque.-

Katherine impallidì senza mollarle il collo. Un flashback le fulminò la mente.

Ritornò tutto alla mente, il giorno in cui sua figlia le fu portata via.

Il giorno in cui non riuscì nemmeno a prenderla in braccio.

Judith si dimenava, in preda ai dolori e senza ossigeno.

Quando una figura entrò veloce e indefinibile e scagliò via Katherine, per occuparsi di Judith.

Quando riconobbe quel volto, la cacciatrice quasi pianse. -Elijah.- disse fissandolo. Il vampiro le afferrò una mano.

-Le streghe mi hanno detto di precipitarmi qui entro quest'ora. Dicevano che ci sarebbe stato bisogno di me.-

-Avevano ragione.- le lacrime le scesero sole.

Elijah guardò con astio Katerina, che venne quasi uccisa dal modo amorevole in cui Elijah si prendeva cura di quella strega.

-Perchè ti frega tanto di questa tizia?- chiese con odio nella voce.

-Tu perchè invece tenti di uccidere una donna incinta pur sapendo ciò che è stato fatto a te?- la vampira sembrò morire, una lacrima le rigò il viso, ma prima che potesse essere vista fuggì dalla finestra.

Elijah chiamò immediatamente i fratelli Salvatore che si precipitarono insieme alle due vampire del gruppo.

-Dobbiamo portarla in ospedale.- disse Elena vedendola in preda al dolore.

-E cosa diremo?- disse Damon -che sta partorendo al terzo mese? E che sta per nascere un vampiro-lupo-stregone-cacciatore?- Elena ammutolì, capendo che la cosa non poteva funzionare.

Nel frattempo Stefan chiamò Meredith e Bonnie che accorsero il prima possibile.

Meredith aveva portato tutta l'attrezzatura possibile. Elijah le lasciò, sebbene Judith iniziasse a urlare dal dolore.

-Perchè le fa così male?- chiese Damon afferrando Elijah per la giacca, infuriato.

-E' normale, Damon. Quello che sta per nascere, non è umano.-

-Se lei muore, giuro che prima uccido te e poi tuo fratello, anche al costo di morirci.-

-Credimi, non ci sarebbe alcun bisogno che sia tu a farlo.- disse Elijah spiazzandolo

Le urla di Judith, si fecero forti e quasi insopportabili per i vampiri che attendevano fuori.

Elena e Caroline furono chiamate in aiuto, in quanto donne. Sebbene Jud fosse forte, riuscirono a tenerla ferma.

-Klaus lo sa?- chiese improvvisamente Stefan.

Elijah non rispose subito lasciando intendere prima della sua voce, la risposta. -Non gliel'ho detto.-

-Perchè Elijah?-

-Perchè conosco mio fratello. Vedendo la donna che ama distrutta dal dolore ,perderebbe il controllo. E non so se riuscirebbe a riconoscere un figlio che distrugge la madre.-

Stefan e Damon si fissarono. -Un pò come te, Damon.- aggiunse l'originale.

-Se quel coso le facesse del male, non mi farò problemi a farlo fuori.-

Elijah sorrise. -Non lo faresti, sapendo che lei ti odierebbe.-

-E tu Elijah? Che interesse hai per questo bambino?-

-Quel bambino è la chiave, Stefan. Niklaus ha chiuso il suo cuore per troppo tempo. Quel bambino e sua madre sono riusciti a penetrare la sua dura corazza. E non lascerò che questa occasione di riunire la famiglia vada sprecata.-

-Judith non farà mai parte della vostra famiglia.- disse Damon, furioso in volto.

-Lei sceglierà il meglio per sè e per quel bambino. Ho fiducia in questo.-

Le urla cessarono di colpo e subito dopo si sentì un lieve e dolce pianto. I vampiri si fissarono immediatamente.

Elijah sparì dalla loro vista a velocità inumana. Raggiunse immediatamente l'interno e la scena fu devastante.

Meredith teneva il bambino, mentre Judith era sanguinante e pallida, sul letto.

La dottoressa guardò tutti i vampiri nella stanza lasciando intendere dal suo sguardo cosa stava per accadere a Judith.

-Morirà?-

-Il bambino ha preso tutte le sue energie e credo parte del suo sangue. Non riesco a fermare l'emorraggia.-

Elijah le andò incontro, si morse il polso e glielo offrì. Judith aprì lievemente gli occhi e sorrise.

-Elijah.- disse col fiatone -E' maschio o femmina?-

Meredith rispose per lui. -Femmina.-

Judith sorrise. -Bevi adesso.- disse Elijah, prendendole la testa e sollevandola. Le pose il polso sulle labbra, osservato da tutti i presenti.

Judith bevette lentamente, con le sole forze che il bambino le aveva lasciato. Il sangue fece quasi immediatamente effetto, con enorme piacere di tutti.

La bambina fu finalmente portata alla madre che potè finalmente stringerla tra le braccia.

-Come la chiamerai?- chiese Elena.

Judith ammirò a lungo la dolce creatura che le stava tra le braccia, sentendola parte di lei. Sentendo che presto l'avrebbe chiamata mamma e questo le dava una speranza mai provata prima. C'era un'insolita luce che le dava idea che quella bambina potesse cambiare le cose.

-Hope.- disse a voce bassa. -Si chiamerà Hope.- Tutti i presenti furono irradiati da quella luce che quelle due creature emanavano e sorrisero.



Rieccomi, bimbini!
Si lo so, vi starete chiedendo che intenzioni ho nell'aggiungere Hope Mikaelson alla storia, ma vedrete che non diventerà una fanfic di "The Originals" ahaha
Penso che aggiornerò a giorni alternati, aggiungendo due capitoli.
Grazie a chi segue la fanfic e chi lascia recensioni, ne sono felicissima!
A presto :*

 

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Tu riesci a domarmi ***


E' molto meglio fare del bene
in modo che nessuno sappia nulla.
(Anna Karenina, Lev Tolstoj)
***


Da quando Hope divenne parte della famiglia, l'aria in casa Salvatore era diversa.

Klaus fu informato della nascita e chiese al fratello di rimanere fino al suo arrivo per fare le sue veci. Elijah non si fece pregare e restò volentieri in compagnia di Judith e della piccola Hope.

Quasi fu difficile per tutti i vampiri lì dentro realizzare che quello era davvero l'originale che avevano conosciuto. Sapevano per certo che non era paragonabile a Klaus ma era pur sempre uno spietato vampiro originale. E adesso sembrava il perfetto zio di quella neonata.

La bambina presentava atteggiamenti umani, beveva normalmente il latte e non sembrava avere sete di sangue.

Più volte però i suoi occhi erano stati dello stesso colore di un lupo mannaro, per qualche frazione di secondo, per poi tornare normali. Non sapevano cosa aspettarsi da quel piccolo esserino che non era altro che l'incarnazione di tutte le potenze magiche esistenti.

Passarono alcune settimane, Elijah rimase a Mystic Falls come richiesto dal fratello e Rebekah fu felice di aiutare a sua volta. Quell'atmosfera fu nuova per tutti loro che fino a quel momento non avevano raggiunto un accordo in nulla.

Adesso , quella bambina, li aveva uniti per una causa comune.

Rebekah si occupava volentieri di Hope. Ripeteva quanto avrebbe voluto lei stessa una figlia da accudire e che sarebbe stata felice di occuparsene.

Nessuno dei vampiri presenti la sentiva come un'umana, nè percepivano la sete in sua presenza. Dunque il fatto che non fosse umana era confermato.

Damon finalmente aveva modo di affrontare Judith senza che ci fosse un pancione tra di loro e il rapporto tra i due sembrò solidificarsi nel tempo.

Passò un mese e di Klaus non ci fu nessuna notizia. Non venne mai a incontrare la bambina, nè ci furono più sue chiamate. Non rispondeva più al telefono nè ai messaggi.

-Sapevo che non dovevo fidarmi di lui.- disse Jud a Elijah, mentre erano da soli in camera di lei. Rebekah stava cullando Hope di sotto, per farla addormentare, mentre i Salvatore cercavano notizie di Klaus che era misteriosamente sparito.

-Credo sia successo qualcosa, invece.- disse Elijah.

-O forse è fuggito. Semplicemente non è fatto per fare il padre, tutto qui.- disse lei con rabbia nella voce.

-Mio fratello ha tante pessime qualità, ma non è un codardo.-

-Non è venuto a vedere sua figlia nemmeno una volta, dopo avermi promesso di badare a noi.-

-Klaus è di parola.- precisò ancora il vampiro.

-Lo vedo.- rispose sarcastica.

Elijah la vide fare avanti e indietro per la stanza e capì che non era solo quello a renderla nervosa.

-Hai anche tu paura che gli sia successo qualcosa.-

Judith lo fissò. -Non mi frega niente di quello stronzo. -

Il vampiro sorrise avvicinandosi a lei e afferrandole le spalle per fermarla. -Ascoltami Jud. Niklaus è perfido , spietato e sadico. Ma nonostante ciò mantiene sempre la parola data.-

-Eppure non è qui.-

-Se tu vuoi che vada a New Orleans a scoprire che è successo, partirò stanotte stessa.-

Judith fece una pausa prima di rispondere. -Cosa pensi sia successo?-

-Potrebbe essere stato scoperto da Marcel. Ma non può essere ucciso, ricordi?-

-Questo lo so.- disse abbassando lo sguardo.

Elijah le afferrò il mento. -Sarebbe uno sciocco a perdere la sua occasione di una famiglia con la donna più fantastica che abbia mai varcato la soglia di casa nostra.-

Judith lo fissò intensamente cercando di capire i suoi pensieri nei suoi occhi. Quando lo sguardo di Elijah si abbassò sulle sue labbra Judith si allarmò.

-Elijah?-

-Tranquilla, Judith. Non rovinerei mai l'occasione di Niklaus di amare davvero. Sarei uno sciocco a farlo.- sorrideva malinconico dicendo queste parole. -Ma ammetto che lo invidio parecchio.-

-Cosa ...- Judith non riuscì a finire la frase, perchè le labbra di Elijah si posarono sulle sue senza pressione. Quel bacio sapeva di addio.

Elijah le si allontanò, con sguardo triste. -Questo sarà il nostro piccolo e unico segreto.-

-Elijah io non...-

-Lo so che non mi ami.- la interruppe -Tu non sai nemmeno se ami Niklaus o Damon Salvatore. E non sarò motivo di confusione per te. Non ho pretese sul tuo cuore. Dovevo solo farlo, almeno una volta.-

Dicendo questo lasciò la stanza, scontrandosi con Damon sulla soglia.

-Non avresti dovuto farlo.- disse con tono minaccioso il vampiro dagli occhi azzurri.

-Mi stai minacciando?- rise Elijah.

Judith intervenne per dividerli e lasciò che Elijah partisse per New Orleans, sotto lo sguardo furioso di Damon, che poco dopo afferrò una lampada e la scagliò contro il muro. Successivamente a quel rumore si sentì un pianto. Hope si era sicuramente svegliata.

-Perchè devi fare così?-

-Perchè tutti continuano a mettersi tra noi!- urlò il vampiro.

Judith gli si avvicinò. -Damon, non provo niente per Elijah.-

-Se non è Elijah è Klaus. Cosa cambia?-

-Cambia, perchè Klaus non conta più nulla per me.-

-Eppure sei preoccupata per lui.-

-E' stato importante per me, non puoi pretendere che lo dimentichi così.-

-Fai un pò come ti pare. Torna con Klaus, scopati Elijah o quello che vuoi. Io non ce la faccio più.-dicendo questo scese le scale e uscì. Judith scese le scale per tornare da Hope, che nel frattempo era stata svegliata dal rumore.

La prese dalle braccia di Rebekah che la fissava preoccupata.

-Che gran casino.- commentò la bionda. Jud strinse forte la piccola, con la grande voglia di piangere. Una nuova consapevolezza le attraversò la mente.

Il suo modo ormai sarebbe stato costruito intorno a Hope e nessun altro. Ma c'era posto per un uomo?

Sarebbe stato saggio dire che quell'uomo fosse Klaus, che nel suo essere spietato, era pur sempre il padre di Hope. Ma Jud sapeva che nel suo cuore Damon occupava un posto troppo importante per lasciarselo alle spalle.

-Rebekah, puoi restare con Hope stanotte?-

-Certamente.- rispose prontamente la vampira.

Jud le lasciò la bambina e corse dietro a Damon. Non poteva più stare in bilico, non poteva lasciare che Damon le sfuggisse così.

Quando lo raggiunse non era solo, stava parlando con fare seduttivo con una donna. Il cuore le andò in frantumi. Era così che Damon aveva sempre fatto, a quanto diceva Elena. Quando le cose non andavano come voleva , si autodistruggeva e faceva del male.

Prima di dover ricredersi su di lui, Judith uscì allo scoperto.

-Che intenzioni hai?- chiese con sguardo assassino. Affondava nervosamente le dita nei palmi.

-Sono in compagnia, non lo vedi?- mentre lo diceva circondava le spalle della donna con un braccio. Lei sorrideva, soddisfatta di aver rimorchiato un così bel ragazzo.

-E' questo che vuoi dimostrare? Che sei cattivo e insensibile?-

-Non ho bisogno di dimostrartelo, è così. Oh ma forse così ti piaccio di più. Klaus del resto è anche peggio.-

Jud gli si avvicinò lentamente e lo fissò. Di colpo gli sferrò un pugno atterrandolo. La ragazza accanto a lui scappò via terrorizzata.

Damon iniziò a ridere. -Era questo che volevi , sin dall'inizio.-

-Darti un pugno non è tra le mie priorità, ma se mi ci costringi...- lo vide rialzarsi e sferrarle un pugno che lei riuscì a evitare.

-Sei impazzito?!- urlò.

-Tu puoi e io no?- rideva nervosamente e in viso non sembrava nemmeno più Damon.

-Non voglio lottare con te , Damon.-

-Si che lo vuoi!- urlò -E' così che ci siamo conosciuti! Lottando!-

-La situazione era diversa.-

-Non troppo diversa, tesoro.-

-Ho fatto male a seguirti.-

-Mi chiedo perchè l'hai fatto.- sembrò rilassarsi, mentre chiedeva.

Jud lo fissò -Vuoi davvero saperlo?- la mano di Judith cercò quella di Damon, intrecciando le sue dita con quelle del vampiro. Damon era immobilizzato.

-Non approverò mai il tuo modo di fare, il tuo autodistruggerti quando qualcosa non va come vuoi. Ma è parte di ciò che sei. E farò in modo di accettarlo.-

-Che stai dicendo , Jud?-

Non rispose, sorrise semplicemente. Poi si avvicinò a Damon, diminuendo pericolosamente la distanza fra le loro labbra, fin quando queste non si incontrarono.

Sentì il corpo di Damon , inizialmente teso, rilassarsi. E percepì i suoi sentimenti diventare improvvisamente puri.

La strinse forte a sè, baciandola con desiderio. La spinse contro il muro e continuò a baciarla, per poi puntare al collo, iniziando a morderlo con denti umani.

Judith ebbe un brivido lungo tutto il corpo. Il fuoco che lei credeva si fosse spento dentro il suo cuore, era stato sempre acceso e stavolta ad alimentarlo era Damon.

Si staccò di colpo lasciandola senza respiro, per poi afferrarla come una sposa e portarla in braccio, senza darle spiegazioni. La condusse a casa, a velocità vampiro. Non le era mai capitato di correre con un vampiro e la sensazione aumentò l'adrenalina nel suo sangue.

Arrivati a casa, corsero subito di sopra, iniziando a togliersi indumenti.

Raggiunta la camera di Damon, lui la spinse sul letto e la denudò totalmente. Le si adagiò sopra, fissandola intensamente con i suoi occhi azzurri e freddi.

Sentiva la pelle fredda di Damon sotto le sue mani, che gli accarezzavano la schiena.

Si baciarono di nuovo, stavolta dolcemente. Fin quando lui non si spinse dentro di lei, facendola sussultare e poi sorridere.

Sentirla gemere sotto di lui lo mandava in estasi, nonostante tentasse di controllarsi per non farle male. Lei se ne accorse e sorrise. -Sono una cacciatrice, Damon. Non mi farai male.-

Damon rispose al suo sorriso , come eccitato dalla cosa e decise di lasciarsi andare, aumentando la passione.

Mentre aumentava l'intensità dei movimenti, le accarezzava tutto il corpo e le baciava il collo.

Sentì di colpo l'odore del sangue sotto la sua pelle  e si bloccò, lasciandola e scendendo dal letto.

-Damon?- disse lei.

-Devo ... devo calmarmi.- le diede le spalle , per non farsi vedere in volto. Lei lo raggiunse e gli si mise davanti. Il suo viso era quello del vampiro sanguinario che aveva conosciuto. Le vene intorno ai suoi occhi erano marcate e i suoi occhi erano terrificanti.

Ma nonostante questo lei sorrise e lo baciò.

-Non succederà niente.- disse lei riconducendolo a letto e vedendo il suo volto tornare umano.

Lui tornò dentro di lei quasi immediatamente, sentendo la mancanza di quella sensazione.

La fame di Damon sembrò svanire sotto i suoi baci. Lei sapeva calmarlo e distrarlo.

Il piacere di entrambi esplose quasi contemporaneamente. Lei si rilassò sul suo corpo e si addormentò appoggiata al suo petto, mentre lui le cingeva la vita con un braccio e si rilassava sentendo il suo calore.

Damon si sentì completo: finalmente la donna che amava lo aveva scelto.

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** L'arma ***


E’ un’enorme disgrazia essere da solo, miei amici;
ed è vero che la solitudine può rapidamente distruggere la ragione”
(L'isola misteriosa, Jules Verne)
***
 

Un urlo squarciò la notte e svegliò di colpo i due amanti. Quando entrambi riconobbero la voce di Rebekah accorsero al piano di sotto.

La videro a terra, mentre la bambina giocava e rideva davanti a lei, sdraiata sul pavimento.

-Rebekah che succede?- la bionda non rispose, ma continuò a fissare la neonata con paura.

Damon afferrò Hope e Judith soccorse Rebekah notando che sanguinava sul polso.

-Rebekah dimmi cosa è successo.- finalmente la vampira uscì dalla trance e guardò Jud.

-Mi ha morsa. Hope mi ha morsa.-

Judith guardò la bambina che non sembrava essere nelle condizioni di fare del male e guardò di nuovo il morso sul polso di Rebekah. Era piccolo, certo.. ma Hope non aveva ancora messo i dentini. Come poteva essere possibile?

-Oh mio Dio.- disse di colpo Damon. Judith accorse e guardò la sua bimba sfigurare in viso, assumendo i tratti del lupo mannaro.

-Hope..- di colpo la ragazza si ricordò una cosa. Corse fuori e osservò il cielo. La luna piena brillava maestosa nel cielo, rendendo tutto meno buio.

-E' la luna.- corse di nuovo dentro e afferrò la bambina, allontanandola da Damon prima che mordesse anche lui.

-E' la luna piena. Il lupo esce allo scoperto.-

-Ciò significa che...- disse Rebekah. -Maledizione!-

-Non morirai , biondina. Sei un originale.-

-Si, ma sai quanto siano orribili quelle allucinazioni.- disse stizzita la vampira.

-Questo è vero. Il vantaggio è che almeno la lupetta non ti ucciderà.-

Judith strinse la bambina, quando di colpo una figura le apparve alle spalle.

Non la conosceva, era bionda e sembrava una donna sulla cinquantina. Ci mise un pò a realizzare che quella non era che un fantasma.

Rideva. -Non è così.- disse d'un tratto.

-Chi sei?- chiese Jud attirando l'attenzione di Rebekah e Damon.

-Chi c'è?- chiese il vampiro.

-Non so chi sia, non la conosco.-

-Rebekah sa chi sono.- disse la figura. -E morirà.-

Judith chiese a Rebekah descrivendo la figura in questione. La vampira impallidì.

-E' mia madre.-

Judith parlò con lei di nuovo. -Cosa significa che morirà?-

-Tua figlia è anche figlia dell'abominio originale. Il miscuglio di quattro razze. Il suo morso da lupo sarà fatale anche per un vampiro originale.-

-E' impossibile.-

-Aspettiamo qualche giorno, se vuoi la prova.- la figura sorrideva. -Mia figlia mi raggiungerà presto.- detto questo sparì.

Judith riferì tutto a Damon e Rebekah; quest'ultima iniziò a piangere quando capì che la madre diceva il vero.

-Mia madre non mentirebbe su questo. Sa perfettamente che è vero, altrimenti non si sarebbe rivelata.-

-Dunque Hope...- Jud guardò quell'innocente creatura che in realtà era capace di portare la morte persino a un originale.

-Hope mi ucciderà.- precisò Rebekah.

La cacciatrice si affrettò ad avvisare Elijah, così che si sbrigasse a portare Klaus dalla sorella, mentre loro la curavano. Spiegò al vampiro ciò che Esther aveva detto.

-E' impossibile.- disse scioccato.

-E' stata vostra madre a dirmelo. Dice che Hope è l'abominio originale, capace di uccidere persino un originale col suo morso.-

-La parola "abominio" era la preferita di nostra madre. Non voglio credere che sia possibile.-

-E se fosse vero, Elijah?- Jud era preoccupata per Rebekah, che fino a quel momento le era stata sempre vicina. -Non possiamo permetterci di perderla.- continuò.

-Troverò Niklaus. E vi chiamerò immediatamente.- detto questo chiuse la conversazione.

Judith strinse il telefono preoccupata e spaventata. Se davvero Hope era capace di uccidere Rebekah e Elijah, forse sarebbe stata in pericolo. Chissà quanti avrebbero cercato l'arma che poteva uccidere gli originali.

Elena fu chiamata per occuparsi di Rebekah, mentre la bambina fu tenuta solo da Jud, per non rischiare che qualcun altro fosse morso.

Quella notte nessuno dormì.

 

Judith riuscì ad addormentare la bambina dopo parecchie ore. La mise nella culla che le ragazze le avevano regalato, quando Bonnie arrivò.

-Sono potuta venire solo ora. Ho cercato riferimenti su quello che mi hai chiesto. Ma non ci sono precedenti. Klaus è l'unico ibrido esistente e non mi risulta abbia avuto altri figli.-

-Hope è l'unica ibrida di quattro razze.- precisò Judith.

-Lo so.- Bonnie abbracciò l'amica. -Credi che Rebekah morirà?- chiese la strega.

-A quanto dice la strega originale, sì.-

Bonnie sembrò avere un illuminazione. -Chiedile di aiutarci a rallentare il processo. Se Elijah perdesse ancora tempo a trovare Klaus, Rebekah avrebbe bisogno di più tempo.-

-Sembrava felice che la figlia la raggiungesse dall'altra parte. Non ci aiuterà mai.-

-Dovremmo trovare il modo di convincerla.-

-Dubito esista.- come richiamata, Esther si mostrò davanti a loro, non vista da Bonnie.

-Non salverò Rebekah.- disse risoluta.

-Non provi amore per tua figlia?- disse Judith, lasciando intendere alla strega accanto a lei che la madre degli originali era lì.

-Certo che amo mia figlia. Ma ho commesso un errore a cui avrei dovuto rimediare. E invece sono qui, morta. E loro vivono.-

-Sei stata tu a renderli vampiri. Non puoi montare e smontare ciò che hai fatto a tuo piacimento, rischiando la vita delle persone.-

-E' vero. Ma se tua figlia è nata, c'è un motivo.-

-Non comprendo.-

Esther sorrise. -Tua figlia distruggerà la razza dei vampiri. Sono state le streghe che stanno da questa parte a fare in modo che un prodigio del genere nascesse. Lei porrà finalmente fine al male sulla terra.-

-Mi stai dicendo che se Hope è nata è perchè vi siete messe d'accordo per creare un arma che distruggesse ciò che tu stessa hai creato?- urlò Jud -Mia figlia non è un'arma!-

-E' così invece. E tu e mio figlio Niklaus , unendovi avete reso questo progetto possibile.-

-Non potevate prevedere una cosa simile.-

-I segni c'erano da millenni, mia cara. Il fatto che due ibridi di quattro razze differenti si sarebbero uniti e avrebbero creato la vita. Questi eventi sono unici e dunque studiati come gli eventi celesti. Il fatto che sia un'arma, è merito di altre streghe che attendevano questo segno da quando ho commesso il mio errore.-

A Judith venne in mente il presagio delle streghe di New Orleans.

-Le streghe che hanno avvisato Klaus, aspettavano la nascità di Hope.-

-Esatto. E appena capiranno che è nata e che vive qui, verranno a cercarla e la porteranno via.-

-Nessuno toccherà mia figlia.- Jud iniziò ad allarmarsi e alzare la voce.

Bonnie vide una strana energia propagarsi intorno a Judith.

-Mia cara... anche la tua nascita era già prevista. Il fatto che i tuoi genitori si unissero e ti dessero la vita. Eri parte di un progetto anche tu. Dovresti esserne grata. La missione per cui sei stata creata è dentro quella culla.-

-Nessuno toccherà mia figlia!- ripetè più forte la cacciatrice. Bonnie cercò di prenderle la mano, notando che toccarla la bruciava.

-Ma guardati. Non hai nemmeno il puro controllo sui tuoi poteri. Credimi se ti dico che il tuo amore per Niklaus è solo un'illusione. Fa parte di un grande disegno anche quello.-

-Non osare dirmi che quello che provo sia prestabilito da qualcuno che ha fatto cazzate in passato... tu non sei nelle condizioni di dirmi cosa dovrei fare.- Judith sembrò cambiare in volto -Non sono io quella che ha tradito il marito generando il primo ibrido della storia.-

Esther sembrò irritata da quell'affermazione.

-Ho fatto i miei errori, certamente. E' per questo che dovevo rimediare.-

-Sei morta! A nessuno frega più niente di cosa tu dovessi fare prima. Io salverò Rebekah, che a te piaccia o no. E al contrario tuo, accetterò mia figlia per quello che è. E non lascerò che nessuno la consideri un abominio o un mostro. I mostri siete voi.- Esther però era pronta a sconvolgerla ancora.

-Una volta compiuta la sua missione, tua figlia non avrà più motivo di esistere.-

-Stai dicendo che uccisi gli originali morirà?- Jud impallidì pronunciando quella frase.

-Esattamente.-

Judith strinse forte le dita nei palmi. -Motivo in più per non ucciderli.-

-Succederà, che ti piaccia o no.-

Con un cenno della mano, Judith fece sparire Esther. Sapeva che sarebbe tornata. Ma per ora ne aveva abbastanza delle sue chiacchere.

Non avrebbe permesso a nessuno di portare via sua figlia o di farne un'arma.

Judith raggiunse gli altri, spiegando ciò che Esther le aveva rivelato e lasciando tutti esterrefatti.

-Furbi. Creano l'arma perfetta per sterminarci, in formato bebè. Geniale.- disse con un cinico sarcasmo Damon.

-Dunque nessun vampiro potrà tenere la bambina finchè Klaus non verrà ritrovato.- preciso Stefan.

 

Nel frattempo Elijah , tornato a casa, aveva trovato dei segni di lotta. La casa era sottosopra e per terra c'era del sangue.

La cosa che non tornava era come Klaus avesse fatto a farsi fregare.

Si mise a cercarlo, prima di tutto da Marcel. Questi rise non appena lo vide arrivare.

-Elijah Mikaelson. - disse sorridendo -A cosa devo l'onore?-

-Chiedo cortesemente che mio fratello venga liberato.-

Marcel rise. -E cosa ti dice che lo tenga prigioniero? Non puoi arrivare qui e darmi del rapitore. Chi ti dice che non sia scappato di nuovo, come fece allora?-

-Ho i miei motivi per sospettare che sia tu a tenerlo prigioniero. Inoltre so per certo che mio fratello non fuggirebbe in questo momento.-

Marcel si alzò avvicinandosi a Elijah. -Per la sua donna dici?- Elijah capì che Marcel sapeva qualcosa. Forse non sapeva però ancora della bambina.

-Credi sul serio sia saggio imprigionare un ibrido originale impossibile da uccidere?- chiese Elijah.

-So per certo che ucciderlo è possibile, invece, caro Elijah. Le vostre amiche streghette saranno pure brave, ma basta minacciarne una e cantano come canarini.-

Elijah si allarmò a quella rivelazione.

-So tutto del piano di tuo fratello e delle streghe che lavoravano con voi. E le vostre streghe mi hanno rivelato che esiste un'arma per uccidere un originale e che voi la state nascondendo.-

-Non so di cosa tu stia parlando, Marcel.-

-Andiamo Elijah, non sei mai stato un bugiardo.- Marcel era piuttosto felice della scoperta e mostrava la sua superiorità a Elijah.

-Potrei ucciderti sedutastante se solo lo volessi. E invece sono qui a trattare la liberazione di Niklaus.-

-Non sono un imbecille. Se lo libero , Klaus si vendicherà come sa fare solo lui. Non c'è modo in cui tu possa convincermi.-

-Nemmeno se ti dico che Rebekah rischia la vita?-

Marcel si congelò, ricordando i tempi in cui l'aveva amata, in cui Rebekah era stata per lui motivo di lite con Klaus. E di quando aveva dovuto scegliere tra Rebekah e l'immortalità.

E adesso era lì, immortale e senza di lei.

-Non hai forse detto che un originale non può morire?-

-Non hai forse detto che esiste un'arma?- Marcel si zittì -E' quasi morta e ha bisogno di Niklaus per salvarsi. Non c'era un tempo in cui tu tenevi alla sua vita?-

-Quel tempo è finito diversi anni fa, Elijah.- disse il re con rammarico nella voce.

-Dunque non ti importa che Rebekah muoia?-

Marcel esitò, pensando che forse Rebekah era davvero su un letto di morte attendendo che Klaus la salvasse.

-Perchè le serve Klaus?- chiese Marcel. Elijah sapeva che se avesse spiegato troppo, Marcel avrebbe capito che esisteva un morso che poteva essere loro fatale. E se avesse detto che serviva solo il sangue dell'ibrido, Marcel non l'avrebbe liberato ma solo dissanguato.

-Lui è l'ibrido originale, solo lui può salvare un originale.-

-Ti serve il suo sangue?- la domanda fu troppo diretta e Elijah era impreparato. -Posso prenderlo. Ma non libererò Klaus, rischiando la mia vita per salvare Rebekah.-

-Non rischi la vita solo con Niklaus. Se capissi che non mi dirai mai dov'è mio fratello sarò io stesso a ucciderti.-

Marcel si avvicinò minaccioso. -Allora raggiungiamo un accordo.-

Elijah sorrise. -Sono tutto orecchie.-

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** Same old Love ***


 


Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello che vorrei dirti di più bello
non te l’ho ancora detto.
(Nazim Hikmet)
***


La situazione era sempre più critica. Rebekah aveva la febbre altissima da due giorni ormai, iniziava persino a diventare aggressiva contro chi l'accudiva. Aveva forti allucinazioni che le facevano credere che Judith e gli altri la volessero uccidere.

Elijah non aveva chiamato e la cacciatrice era nel panico.

Rebekah sarebbe morta e con lei forse anche Elijah e Klaus, che probabilmente erano entrambi nelle mani di Marcel. Judith non ne poteva più di perdere le persone a cui teneva.

Rebekah era diventata una sorella per lei, forse più di Elena e Bonnie. E forse soprattutto grazie a Hope. E adesso la bionda era ridotta cadavere a causa della piccola.

La bambina ormai conosceva solo le braccia della madre e di tanto in tanto di Bonnie.

Qualche volta anche Matt, seppur col terrore, si offriva di tenerla in braccio. Mentre Tyler non voleva saperne, visto che sebbene fosse un ibrido, non si sapeva bene che genere di poteri avesse la neonata e se fosse capace di far fuori anche i mezzosangue.

Era il turno di Bonnie di badare la piccola, dopo l'intera giornata in cui la madre, seppur stressata aveva resistito ai suoi pianti.

Aveva i nervi a fior di pelle e il pianto di Hope era insostenibile. Bonnie faceva il possibile per badare alla bambina, ma era difficile visto che la piccola si era abituata a Rebekah più che alle altre.

La vampira non migliorava e sembrava proprio che il suo corpo deperisse a vista d'occhio. Rigettava il sangue ed era digiuna dal giorno del morso.

La notte era l'unico momento di quiete. Judith poteva riposarsi, la bambina dormiva e a badare a Rebekah c'era Stefan.

Tre giorni dopo il morso Judith era esasperata.

Immaginava Klaus e Elijah nelle mani dei vampiri di New Orleans, sotto chissà quali torture.

Immaginava l'ibrido invocare il suo nome e sentiva come l'impulso di raggiungerlo. Ma non poteva lasciare Rebekah e Hope.

Tutto intorno a lei era come mutato, per qualche frazione di secondo. Tutto ciò che riusciva a passare nella sua mente era paura. Paura per le vite di chi la circondava e di chi era finito in mezzo a quel casino a causa sua.

Si guardò allo specchiò notando le occhiaie marcate sotto i suoi occhi. Aveva dormito così poco da non ricordare più cosa fosse un vero e proprio sonno. Si sentiva svenire, con la voglia di mollare e piangere, sperando che fosse tutto un maledetto incubo. Si mise a sistemare il letto,ancora sfatto da quella mattina. Aveva così poco tempo per pensare alle cose umane, che aveva dimenticato persino di fare normali mansioni. Era stanca e infreddolita, come se avesse la febbre.

Fece per chiudere la finestra per rimediare a quella sensazione e fu felice di notare che la luna piena era passata e che forse Hope non sarebbe stata più un rischio per nessuno fino alla prossima luna piena. Vedere l'esterno le mise una grande angoscia.

Si iniziò a interrogare sul perchè della sua esistenza, sul motivo che l'aveva spinta fin lì.

Quale disegno bastardo l'aveva condotta fin dov'era? A legare con dei vampiri, a condividere il letto con due di loro, ad avere una figlia ibrida e tutto il resto?

Perchè doveva essere così? Perchè lei?

Avrebbe voluto spegnere tutto, lasciare andare i suoi sentimenti e la sua vita.

E avrebbe potuto... se fosse stata sola. Ma gli occhi di Hope impressi nella sua mente le dicevano che non poteva mollare. Era sua figlia, era parte di lei.

-Non mi piace come guardi di sotto.- disse una voce alle sue spalle. Judith si voltò incontrando gli stupendi occhi di Damon che in quel momento di angoscia erano l'unica cosa oltre Hope a darle forza.

-Tranquillo. Sono madre adesso. Non potrei mai scaricare mia figlia e uscire di scena.- disse con un triste sarcasmo Jud.

-Speravo che dicessi qualcosa tipo "Non lo farei mai".- mentre lo diceva Damon le si avvicinava lentamente. -Cosa ti turba, Jud?-

-Tutto, Damon. Guarda in che casino mi sono cacciata. E ho trascinato tutti voi in mezzo a questo caos. Se solo fossi rimasta a Portland...-

-Se tu fossi rimasta a Portland io probabilmente avrei fatto una serie infinta di cazzate. E la nostra vita sarebbe meno piena.- Damon indossava un sorriso insolitamente insicuro.

-Tu staresti con Elena, adesso.-

Damon non potè negare. Elena aveva lasciato Stefan e se Judith non ci fosse stata probabilmente il suo cuore sarebbe appartenuto ancora alla vampira.

-Ho solo fatto casini. Con te, Klaus, Elena...tutti.-

A sentire nominare il vampiro originale, Damon fece un piccolo verso di fastidio, mentre Judith era tornata a guardare il cielo scuro della notte. D'un tratto un tocco leggero le sfiorò la spalla e le diede un brivido. Sentiva la spallina del suo top, scendere e capì che Damon la voleva.

Si girò, fissandolo intensamente. Probabilmente in quello sguardo c'era più di un semplice sfiorarsi.

Ma non poteva, non con quel caos intorno a loro.

-Damon... non me la sento. Non in questo momento.-

Il vampiro accettò a malincuore, temendo che il pensiero che la allontanava fosse Klaus.

Si avvicinò per darle un bacio, ma prima che le loro labbra si toccassero il telefono di Jud squillò facendola sobbalzare. Si affrettò a rispondere e quasi ringraziò il cielo quando vide il nome di Elijah sul display.

-Elijah! Stai bene?- chiese con un gran sorriso sul volto.

-Si, cara. Sono stato con Marcel.-

-Stai bene? Ti ha fatto del male?-

-No, Judith. Tranquilla.- quasi la ragazza percepì il suo sorriso amorevole attraverso la cornetta. -Ho liberato Niklaus.-

Judith sembrò esplodere di gioia alla notizia, ma evitò di dimostrarlo davanti a Damon.

-Che gli è successo? Come sta?-

-Come pensavo era stato preso da Marcel. Sa quasi tutto. Sa della tua esistenza dell'esistenza di un'arma che può sconfiggere noi originali.- Elijah prese una pausa -Era ridotto male, Judith. Sono riusciti a ridurlo cadavere. Non mangiava da giorni.-

-Come sei riuscito a trovarlo?-

-Ho dovuto trattare con Marcel. Niente che una persona diplomatica come me non possa risolvere.-

Jud sorrise, con le lacrime agli occhi. Damon nel frattempo era stato chiamato da Stefan e aveva lasciato la stanza. -Sapevo di potermi fidare di te, Elijah.- disse finalmente libera di parlare e lasciando intendere che era sul punto di piangere persino al vampiro dall'altro capo.

-Stai piangendo, mia cara?-

-Sono felice di sapervi sani e salvi.-

-E' una gioia sentire che tieni anche alla mia vita.-

-Perchè non dovrei? Sei una persona importante per me.-

-E non immagini quanto lo sei tu per me, Judith. E per questo ti chiedo scusa per ciò che ho fatto prima di partire.-

-Parli del bacio? Non avrei motivo di avercela con te per una cosa simile.- di colpo Elijah si zittì.

-Ci sei ancora?- chiese Judith.

-Si...- disse come distratto. -Ci stiamo mettendo in viaggio, saremo lì prima possibile.-

-D'accordo. Vi aspetto.- detto questo riagganciò.

 

Elijah non aveva mollato con lo sguardo il fratello, che nel frattempo si era fatto una doccia e tolto quegli stracci insanguinati di dosso. Klaus lo aveva sentito parlare al telefono con Judith e lo sguardo che gli stava donando dopo aver sentito ciò che lei diceva era d'ira e d'offesa.

-Non hai perso tempo, sembra.- disse l'ibrido scendendo dalle scale.

-Non era nulla di importante.- precisò Elijah -Io e Judith non ci rivedremo mai più.-

-E hai pensato bene di baciarla per dirle addio?-

-Avrei dovuto evitarlo, ti chiedo perdono fratello.-

Klaus afferrò Elijah per il collo e lo stese al muro. -Io ero prigioniero e tu baciavi la mia donna. Ho diversi motivi per essere furioso adesso.-

-Non ti porterei mai vita la possibilità di essere un uomo felice,Niklaus. Sarebbe sciocco liberarti se non lo pensassi davvero.-

Klaus mollò la presa e lasciò andare il fratello. -Perchè?- disse -Perchè l'hai fatto?-

-Perchè quella donna è capace solo di farsi amare.-

A quelle parole l'ibrido guardò con sgomento Elijah. -Ne sei innamorato?-

-E tu, Niklaus?-

-Non rigirare le mie domande.-

-Ha importanza cosa provo? E' la tua donna, fratello. E lascerò che sia tu a combattere per la sua felicità.- disse con un sorriso dolce che presto però sembrò trasformarsi in un sorriso di sfida. -Ma se tu fallirai, fratello, non avrò ripensamenti in un futuro.-

-Mi stai minacciando?-

-Sto solo dicendo che ho accettato l'accordo di Marcel perchè credo che tu abbia la tua occasione adesso, ma se la lascerai andare , potrei approfittarne quando tornerò.- sorrise di nuovo -Considerala una sfida.-

Di colpo Klaus divenne nostalgico. -Tornerai?-

-In un futuro forse. E spero che in mia assenza tu tenga fede all'accordo che ho preso per liberarti.-

-Lascerò New Orleans, ne ho abbastanza, non preoccuparti.-

-Allora, credo che sia giusto così. Abbiamo una vita intera.-

-Non potresti semplicemente tornare a Mystic Falls, come hai detto a Judith?-

-Le ho mentito per una valida ragione , fratello. Adesso è il tuo momento.- lo abbracciò lasciandolo spiazzato.

-Verrò a riprenderti.-

-Non scomodarti, se non per un valido motivo.- entrambi uscirono da quell'abbraccio con qualcosa in meno nel cuore. Klaus si avviò all'auto, mise in moto e lasciò il fratello con un sorriso malinconico sul volto. Stupido romantico , pensò il vampiro dagli occhi di ghiaccio.

 

 

Judith sorrise alla sua piccola nella culla, felice finalmente di sapere che forse le cose si sarebbero risolte. La bambina le stringeva il dito con la sua mano piccolissima. Ad un tratto , da quel toccò Judith ricevette una scarica. Una sensazione già provata quando la bambina era dentro il suo grembo.

Si ritròvò nell'auto di Elijah, al posto del passeggero. Dal lato conducente c'era Klaus, che guidava con sguardo depresso. -Sto arrivando , amore.- mormorò d'improvviso.

Poi fu di nuovo catapultata in quella stanza di casa Salvatore. Era una visione.

Quando era tornata a casa e aveva spiegato ai ragazzi di quella visione avuta a New Orleans, questi le avevano detto che ciò che aveva visto era successo proprio mentre lei l'aveva visto.

-Dunque tu vedi cosa succede nel presente, in un altro luogo?- disse alla piccola che ovviamente non le rispose che con un dolce verso. -Ma se sta davvero succedendo... perchè Klaus è da solo?-

sentì una paura nel petto, come una sensazione che qualcosa non stesse andando nel verso giusto.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** Salvataggio ***


Alla fine la speranza, come si sottrae, negandola, alla realtà,
è la sola figura in cui si manifesta la verità.
(Adorno)
***
 
 

Judith quasi non ci credeva. Era ancora mezza addormentata e aveva appena controllato la culla di Hope.

Appena scesa aveva trovato la porta aperta e lì davanti, con un unico bagaglio in mano, c'erano gli occhi grigi di Klaus che la fissavano. Era lo stesso , tranne per qualche ferita in più, probabilmente dovuta al rapimento, e con un espressione meno cattiva di quando lo aveva conosciuto.

Era immobile, come congelato alla porta, con una faccia che Judith non sapeva decifrare.

Fissava un pò lei e un pò Hope.

Lo vide muoversi d'un tratto, a passo lento come a non volerle spaventare. Quando finalmente se lo trovò di fronte Jud non credeva fosse vero, credeva di stare ancora sognando. Ma quando la mano di Klaus le sfiorò la guancia e la sentì gelida come sempre, capì che era tutto vero. L'ibrido posò i suoi occhi su Hope e con un'occhiata chiese il permesso di prenderla in braccio, che ovviamente la ragazza gli concesse.

Klaus si sentì morire quando quella piccola creatura gli fu tra le braccia, così delicata da potersi rompere, ma allo stesso tempo un misto di forza senza precedenti.

E per la prima volta, forse da sempre, Jud lo vide indossare un sorriso simile alla felicità. Non era di quei sorrisi beffardi o maliziosi che le aveva fatto quando la provocava. No, era un sorriso paterno, un sorriso buono e dolce.

Elijah aveva ragione, pensò. E ad un tratto si ricordò dell'altro originale.

-Dov'è Elijah?- chiese turbata la cacciatrice.

Klaus esitò. -Tornerà.- rispose vagamente.

-Klaus. Dov'è Elijah?- la sua espressione era spaventata.

-Era lui l'oggetto dello scambio per riavermi, Judith.-

Judith si sentì morire nel capire che Elijah le aveva mentito promettendole di arrivare da lei. Lui che ormai era il suo migliore amico, sebbene l'avesse baciata, e era diventato una persona troppo importante e aveva rinunciato a tutto per ridare un padre a Hope.

-Stai dicendo che è nelle mani di Marcel?-

Klaus la fissò restituendole la neonata. - Elijah ha promesso a Marcel che non sarei più tornato a New Orleans e che avrebbe vissuto cinquant'anni nel torpore in una delle sue prigioni.-

La ragazza impallidì. -Si è sacrificato per noi?-

-E' sempre stato uno sciocco romantico.-

-E tu gliel'hai permesso?-

-Con Elijah non si discute quando vuole una cosa.-

-Non puoi permettere che viva cinquant'anni nel torpore in mano a Marcel! Non mi fido di quel tipo!-

-Lo riporteremo a casa.- disse carezzandole la guancia.

Prima di divagare Judith condusse il vampiro al piano di sopra, dove Rebekah era tenuta a riposare.

Quando entrambi entrarono nella stanza la videro totalmente bianca, con un piede nella fossa.

-Bevi sorellina.- disse Klaus porgendo il polso alla bionda, che con quelle ultime forze che le erano rimaste succhiò il sangue dal polso del fratello.

Il colorito tornò sul suo volto quasi immediatamente, ma fu lasciata comunque a riposare.

Tornando al piano di sotto c'era Damon, visibilmente seccato.

-Guarda chi si vede..- disse con tono aspro nella voce.

-Felice di rivederti anche io, Damon. - disse Klaus con mezzo sorriso.

Nel frattempo anche Stefan entrò nella stanza. Vedendo Klaus fece un'espressione stranita, ma dovette ammettere che la sua presenza era importante.

-Rebekah come sta?- chiese Stefan.

-Meglio.- Stefan sorrise appena, contento della notizia. Fu Damon a rovinare l'aura di serenità che si era creata.

-Dunque sapevi che tua figlia può fare fuori anche i tuoi adorati fratellini?- era chiaramente rivolto a Klaus.

-Dobbiamo tenere Hope al sicuro dalle streghe e da Marcel. Faranno a gara per averla.-

-Perchè non prendere direttamente il paletto?- chiese Stefan.

-Non sapevano nulla del paletto. Mentre Hope è stata percepita dalle streghe.- rispose Klaus.

-Loro sanno cosa ... o chi è?-

Klaus riflettè per un secondo. -Non credo.-

Judith si intromise. -Lo sanno.- Tutti la fissarono. - La strega originale ha detto chiaramente che era tutto un progetto delle streghe. Persino che io nascessi era tutto progettato. Quindi sanno perfettamente che è una creatura vivente.-

-Mia madre rompe le scatole pure da morta.- disse con cupo sarcasmo l'ibrido. -Bene. Allora è imperativo che la bambina venga tenuta al sicuro.-

-E noi andremo a New Orleans.- disse Jud stupendo tutti, Damon in particolare.

-Non posso tornare lì, Judith.- disse Klaus.

-E lascerai che Elijah venga intrappolato da Marcel?-

-Ho fatto una promessa a mio fratello.-

-Bene, io no.- poi si voltò verso Damon, che le annuì e sorrise.

-Verrò con te.- disse il maggiore dei Salvatore.

-E' mio fratello!- urlò di colpo Klaus -Credi che non voglia salvarlo?-

Judith gli si avvicinò, a un centimetro dal viso e lo guardò con disprezzo. -Non abbastanza.- detto questo, corse a preparare i bagagli.

Bonnie arrivò poco dopo, poichè era il suo turno di badare a Hope e quando vide Klaus si bloccò. Judith le spiegò tutto, dicendo che Elijah era prigioniero.

-E vuoi andare a salvare un vampiro originale?- Bonnie era tutt'altro che contenta della scelta dell'amica.

-Elijah mi è sempre stato vicino, mi ha protetta. Non so cosa ti abbia fatto o abbia fatto agli altri. Probabilmente sarò egoista, ma glielo devo, Bonnie.- La strega si rilassò, leggendo le intenzioni pure di Jud.

-Io baderò a Hope, allora.- le disse con un sorriso. -Non le accadrà nulla.-

-Mi fido di te, Bonnie.- dicendo questo la abbracciò. -So che Rebekah non ti piace, ma gradirei che collaboraste. Tiene molto a Hope.-

-Ma io verrò con voi.- disse una chioma bionda spuntando dalle scale.

-Sei ancora debole.- le disse Judith.

-Sto benissimo, mi riposerò durante il viaggio. Sono una Mikaelson, è mio dovere badare a mio fratello.- dicendo questo lanciò un'occhiata d'odio a Klaus, che stava seduto a rimuginare.

-Andiamo?- disse con un sorriso enorme sul viso.

-Andiamo.- disse e poi Damon uscì a mettere in moto. Rebekah lo seguì e Jud restò indietro. Si voltò, baciò Hope sulla nuca e lanciò un'ultima occhiata a Klaus che però non diceva nulla.

La ragazza si voltò e andò alla macchina.

 

Il viaggio fu lungo e silenzioso. Damon non sapeva bene cosa dire, visto che aveva accettato di accompagnarla a salvare l'uomo che l'aveva baciata e che probabilmente era innamorato di lei.

Rebekah invece riposò quasi tutto il tempo. Era ancora debole e doveva mangiare.

Jud le disse di attendere l'arrivo a New Orleans, ma lo stomaco della vampira reclamava.

Fu allora che le diede il polso senza esitare. -Su, bevi.-

-Sei impazzita?- urlò Damon. Rebekah esitava, spaventata.

-Non mi farà del male, mi fido di lei.- le sorrideva. -Bevi.-

Rebekah si mosse lentamente, come terrorizzata di perdere il controllo. Le affondò i canini nel polso causandole un lieve dolore. Prelevò la giusta quantità, riuscendo a controllarsi, nonostante il sangue di Judith fosse davvero qualcosa di mai assaggiato prima.

-Stai meglio?- Rebekah annuì, sorridendo.

-Grazie.-

Il viaggio proseguì e quando finalmente arrivarono, Judith ebbe una strana sensazione.

Anche l'ultima volta che era stata lì aveva percepito un forte potere. Qualcuno che esercitava una magia davvero potente.

-Troviamo Marcel.- disse.

Un brivido di terrore la percorse, ricordando cos'era successo quando Hope nel suo ventre le aveva mandato delle visioni. Per salvare Elijah avrebbe avuto bisogno della magia.

E proprio quando ci pensò, tre figure le furono davanti.



Scusatemi tantissimo per l'assenza, sono a letto con l'influenza e non sto molto bene per scrivere. Anche adesso sto scrivendo con un gran mal di testa.
Ma lo faccio volentieri, per voi u.u
Spero di poter aggiornare presto e di riprendermi xD
Baci <3

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** Merce di scambio ***



Non abbiamo tanto bisogno dell'aiuto degli amici,
quanto della certezza del loro aiuto. 
(Epicuro)

***
 
 

-Marcel non vi vuole qui.- disse uno dei tre vampiri che avevano di fronte -Andatevene.-

-Cosa ne sa Marcel di chi siamo?-

Un altro dei tre sollevò il dito contro Jud -Sa che tu sei una strega.- Judith si allarmò. Cos'è che Marcel usava per percepire le streghe e il loro potere? Non riusciva a capacitarsi di cosa fosse capace quel vampiro.

-E se anche fosse? Ho tutto il diritto di stare qui.-

-Sei con un originale e Marcel ha proibito loro l'accesso a New Orleans.-

-L'ha proibito solo a Klaus.- disse prontamente Judith -E sebbene Marcel sia il vostro re, non è il mio.- sorride pronunciando questa frase. Uno dei tre le si scagliò contro, ma lei prontamente lo spinse lontano con un calcio, lasciando a occhi spalancati gli altri due. -Cosa sei?-

-Sono una strega, l'hai detto anche tu, no?- sorrideva , provocatoria. Damon si occupò del vampiro che Judith aveva atterrato, mentre Rebekah ne prese di mira un altro. Judith si occupò del restante.

Fu una battaglia anche troppo facile. Sebbene fossero forti, erano inesperti, forse per il troppo lusso e il relax in cui vivevano in quella città. Non erano abituati alla lotta. Marcel doveva essere proprio sicuro di sè, per mandare tre novellini contro un originale e una strega.

Judith si fece condurre da Marcel. Rebekah era di casa a New Orleans e sapeva dove trovarlo.

La prima opzione , seguendo lo stile "Elijah" era la diplomazia e quindi parlare con Marcel.

Ma Judith era pronta a menare le mani in caso questo metodo fosse fallito.

Quando Marcel vide una testa bionda entrare rise. -Wow, Rebekah Mikaelson. Credevo fossi morta.-

-Mio fratello è arrivato a salvarmi. E io faccio lo stesso con loro.- disse con una chiara frecciata.

Marcel sorrise per poi fissare Judith. -Tu devi essere la strega che sta tanto a cuore agli originali. Non mi avevano detto che fossi così carina.-

Judith non rispose, lasciando che fosse Rebekah a parlare.

-Dov'è Elijah , Marcel?- disse la bionda.

-Dove ha scelto di stare, Rebekah. Eravamo d'accordo così ed Elijah ha acconsentito.-

-Ciò non mi impedisce di trattare la sua liberazione.-

-Ho accettato di liberare Klaus, non farò lo stesso errore con Elijah.-

Judith si fece improvvisamente avanti e improvvisamente percepì un forte potere.

-E' una strega.- disse attirando l'attenzione di tutti. -Hai una strega che ti aiuta a percepire le altre.-

Marcel scattò sul posto. -In questa città è vietata la magia. Non sei autorizzata a utilizzare i tuoi poteri.-

-Si chiama... Davina.- Marcel sembrò ringhiare e in un lampo le fu di fronte. Judith gli mise una mano sul petto lasciando che tutto arrivasse alla sua mente, prima che Marcel si tirasse indietro.

-E' lei che ti aiuta a percepire la presenza delle altre streghe... tu l'hai salvata dall'essere sacrificata.-

-Si può sapere chi sei?-

-Una che ha di certo più potere della tua strega.-

Marcel rise. -Davina ha acquisito il potere di altre tre streghe, il tuo potere non può minimamente eguagliarla.-

Judith sorrise. -Io non ci giurerei.- disse -Portami da lei e te lo dimostrerò.-

-Se credi che sia così stupido da rivelare dove la tengo...-

-Oh io so già dov'è. Riesco a sentirla.- Marcel fu spiazzato e sembrò essere terrorizzato. -Mi ci porti tu o ci vado da sola?-

-Non vi restituirò Elijah.-

Judith si avvicinò ancora a Marcel. -E se fossi io la merce di scambio?- Il vampiro la fissò, sconcertato, mentre Damon le afferrò il braccio.

-Sei impazzita?- le urlò -Non resterai in questa città per servire lui.-

-Non sei tu a decidere per me, Damon.- gli disse per poi tornare a fissare Marcel. -Una strega potente è bene, due sono meglio. Non credi?-

-Non ho bisogno di nessuna strega, Davina è più forte di chiunque altro.-

Judith capì che era il momento di dimostrare a Marcel di cosa era capace e per questo avrebbe dovuto rischiare ogni cosa. Avrebbe dovuto usare una magia che non usava mai per paura di sovraccaricarsi e rischiare la vita. La madre le aveva sconsigliato di esagerare con la magia.

Ma non poteva farsi scrupoli davanti alla vita di una persona a lei cara.

Chiuse gli occhi e strinse forte i pugni, utilizzando tutta la forza che poteva.

La stanza intorno cominciò a girare mentre loro restavano fermi. Rebekah si guardò intorno spaventata così come Marcel, quando vide che la stanza stava svanendo intorno a loro e stava cambiando. In breve tempo la stanza divenne la soffitta dove Marcel teneva Davina.

Judith ansimò per lo sforzo che quell'incantesimo le aveva comportato.

-Com'è possibile?- disse Marcel.

-Lei.- disse una giovane ragazza dai capelli scuri. La ragazza stava disegnando e tutti quanti notarono che sul foglio c'era un ritratto di Judith. -Ti ho percepita da quando sei arrivata.-

-Ciao Davina.- sorrise la cacciatrice. -Marcel ha bisogno di una prova che io possa essere forte quanto te per essergli utile. Così mi terrà qui e libererà Elijah. Giusto Marcel?- il vampiro era ammutolito, da quando Judith l'aveva teletrasportato lì, mentre lei si avvicinò con un sorriso a Davina. -Non ti farò alcun male.- le afferrò le mani. -Lo senti?-

Davina la fissò dubbiosa. -Perchè devo fidarmi di te?-

-Non ho detto che devi. Io voglio solo liberare Elijah. Fidati di questo.-

Davina avrebbe voluto incenerirla, liberarsi di lei in men che non si dica. Ma percepiva il suo forte potere e sapeva che se l'avesse sfidata non avrebbe vinto, ma l'avrebbe solo tenuta lievemente a bada. Aveva ragione, era potentissima , ma in una maniera poco chiara. Non capiva da dove scaturisse quel potere. C'era qualcos'altro che non riusciva a leggere dentro di lei.

-Dice la verità.- disse la ragazza di colpo -E' molto potente, forse quanto me.-

Marcel si avvicinò. -Chi mi dice che una volta liberato Elijah non tenterai di uccidermi? O di uccidere Davina?-

-Non uccido le altre streghe.- sorrise -Per quanto riguarda te, c'è Davina che potrà impedirmelo senza problemi.-

Davina e Marcel si fissarono, ancora incerti sul da farsi.

Così Judith intervenne. -Sei un re, pensa quello che potresti fare con al tuo seguito due streghe fortissime.- il vampiro sembrò iniziare a cedere, mentre Damon e Rebekah si consultavano con lo sguardo chiedendosi che intenzioni avesse Judith.

Finalmente Marcel cambiò espressione. -Seguitemi.- Davina rimase in quella soffitta, mentre il re di New Orleans condusse Jud e gli altri alle prigioni.

Arrivati videro il nulla. Marcel indicò con lo sguardo un muro ancora fresco di cemento e tutti intuirono.

Rebekah si fece avanti e distrusse con un calcio quel muro, rivelando cosa ci fosse dietro.

-Elijah!- il vampiro era ormai pallido in volto, quasi sull'orlo del torpore.

Jud intervenne, facendolo uscire di lì e sdraiandolo a terra, reggendogli la testa. -Elijah , svegliati.- Jud vide i suoi tagli, capendo che per accellerare il processo, Marcel l'aveva dissanguato.

-Elijah, bevi da me.- Judith gli mise il polso sulle labbra , mentre il vampiro mugugnava appena ad occhi chiusi. -Elijah!- urlò ancora la ragazza.

L'originale aprì finalmente gli occhi, pur non avendo chiaro chi aveva di fronte. -Tatia...- disse, credendo forse che Judith fosse qualcun altro.

-No Elijah, sono io Judith.-

-Tatia, amore mio...- disse ancora. -Perdonami.- era ansimante. E probabilmente stava anche delirando. Judith chiese a Rebekah di bucarle i polsi e la ragazza obbedì.

Il sangue iniziò a fluire e Judith lo porse ancora a Elijah che stavolta sembrò rinsavire. Afferrò il polso di Jud con forza, iniziando a bere grossi sorsi. -Così, bravissimo.- sorrise Judith.

Marcel guardava quella scena, dubbioso. Non sapeva perchè quella donna lasciasse che un originale bevesse da lei.

Elijah sembrò recuperare il suo colorito e riprendere conoscenza. Guardò Judith come se la vedesse per la prima volta e quando vide anche Rebekah si sorprese.

-Che ci fate qui?- disse.

-Siamo venuti a liberarti. Mi sembra ovvio.- rispose Judith.

-Ero qui perchè l'ho scelto.- disse mollandole il polso.

-E io ho scelto di venire a salvarti. Sta' zitto e bevi.- disse insistendo. Elijah bevve ancora qualche sorso, notando che Judith sembrava indebolirsi. Smise di bere e si mise a sedere di fronte a lei.

Si morse il polso e la invitò a bere. -Il tuo sangue si rigenererà più velocemente se bevi da me.-

Judith sorrise e accettò, bevendo qualche sorso del sangue di Elijah, sotto gli occhi di un arrabbiato Damon. -Sei libero Elijah.- l'originale non capiva -Io resterò qui con Marcel.- disse ancora lei.

-Non puoi farlo.- disse il vampiro allarmato.

Damon intervenne. -E' quello che le diciamo da prima.-

-Va bene così, Elijah. Tu hai un compito, mi hai fatto una promessa.- disse lanciandogli un'occhiata. Non potevano fare il nome di Hope davanti a Marcel, ma Elijah ebbe chiaro il messaggio.

-Non posso permetterlo, Judith.-

-Puoi.- lo interruppe lei -So badare a me stessa.- disse lanciandogli un'altra occhiata che stavolta Elijah non seppe decifrare. Damon e Rebekah si guardarono, iniziando a intuire cosa Jud intendesse dire.

-Andate via, adesso.- disse lei alzandosi. Marcel le fece strada e lei lo seguì. Quando tornarono di sopra, Judith quasi sbiancò, trovandosi di fronte Klaus.

Marcel si infuriò. -Tu non dovresti essere qui!-

-Sono venuto a riprendere mio fratello e la mia donna.-

-Non erano questi gli accordi!- disse il vampiro urlando contro Judith. Lei cercò di mantenere la calma, affinchè Klaus non mandasse all'aria il suo piano.

Pur non volendolo, gli scagliò contro un incantesimo , facendolo piegare dal dolore.

-Vattene.- disse risoluta.

-Sono venuto a salvarti!- urlò lui furioso.

-Non ho bisogno di essere salvata.- disse lei ancora, con sguardo serio e impassibile. Marcel sorrise nel vedere che Klaus aveva una debolezza e che quella donna poteva contrastarlo.

Gli si avvicinò, spavaldo. -Adesso lei appartiene a me, Klaus.-

L'ibrido ringhiò, rialzandosi, quando Judith smise di procurargli dolore.

-Non puoi essere così sciocca.- lei sorrise per poi dargli le spalle. -Andiamo , Marcel.- Marcel sorridente obbedì e lasciarono Klaus lì, mentre Rebekah e Damon portavano fuori Elijah.

Tutti si guardarono sconcertati, non sapendo bene cosa avesse in mente Judith.

Avrebbe mai lasciato Hope da sola? Rebekah e Elijah se lo chiedevano, fissandosi, mentre tutti loro si dirigevano fuori.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** Racconti del passato ***


portatemi via dalla saggezza che non
piange, la filosofia che non ride e 
la grandezza che non si inchina di
fronte ad un bambino. 
(Kahlil Gibran)


 
 

Damon era ancora nei pressi di New Orleans, insieme ai tre originali. Il silenzio era piombato quando avevano dovuto rassegnarsi davanti alla scelta di Judith.

Nessuno di loro aveva idee, nessuno di loro sapeva cosa fare.

-Basta così.- disse Klaus di colpo attirando l'attenzione -Che le piaccia o no, io la vado a riprendere.-

-Così lei ti farà scappare nuovamente via con qualche incantesimo.- disse Damon -Sono certo che ha un piano che non può dirci.-

-Farsi uccidere?- protestò Klaus.

-Damon ha ragione, fratello. Ho come percepito da un suo sguardo che voleva dirmi qualcosa. Solo che non so realmente cosa abbia in mente.- disse Elijah, ragionevole come sempre.

-Fidatevi pure dei mezzi sguardi e delle sue idee. Io mi fido solo di me stesso.- disse dando le spalle a tutti e dirigendosi verso la porta.

-La farai uccidere.- disse Rebekah di colpo -Se ha davvero un piano e tu andassi lì, rischieresti di smascherarla. E con Davina, Marcel potrebbe farle del male. E' davvero questo che vuoi?-

-Come fate a fidarvi del suo istinto da martire?- urlò Klaus -Quella donna ha la capacità di attirare guai meglio di una calamita!- disse ancora.

-Il vero guaio per lei sei sempre stato solo tu.- disse Damon, guardandolo in malo modo. -Tu, la tua ossessione malata per lei, la gravidanza che ha dovuto sopportare, pur rischiando la vita, proteggere un piccolo meticcio di quattro razze che rischia la vita quanto lei... Tutto questo è iniziato a causa tua.-

Klaus ringhiò quasi, mentre stava per rispondere. Ma quando vide che Elijah aveva abbassato lo sguardo, come a dar ragione a Damon, le parole gli morirono in gola.

-Immagino che adesso sia tutta colpa mia.- disse prendendo fiato.

-Fratello, non è colpa di nessuno. Adesso ciò che conta è salvare la madre di tua figlia, la donna che ami.-

-E che ami anche tu, Elijah.- gli disse spiazzandolo -Così come Damon. Andiamo, siamo qui tutti e tre parliamoci chiaramente.-

-Okay...- disse Rebekah uscendo dalla camera del motel -Non ho intenzione di assistere a queste conversazioni.- detto questo sparì dalla porta.

Il silenzio sembrò piombare nuovamente. -Nulla da dire, fratello?- disse provocatorio, Klaus ad Elijah, che prontamente alzò fieramente lo sguardo.

-Non credo che sia una cosa che io posso controllare, fratello.-

-Certo... non puoi certamente controllare il fatto di amare la mia donna.- disse sfottendolo.

-Avrei da obbiettare su quel "mia"- disse Damon a sua volta. -Hai l'assurda presunzione di considerare Judith tua da quando siete stati insieme. Lei non ti appartiene, Klaus. Non appartiene a nessuno.-

-Ha ragione, fratello.- disse ancora Elijah -Il tuo errore è considerare quella donna di tua proprietà. Hai la capacità di distruggere tutto. Così come facevi con Rebekah ogni volta che un uomo le si avvicinava. Non siamo di tua proprietà.-

Klaus sembrò cambiare espressione, come se fosse consapevole dei suoi errori.

-La realtà adesso è una sola.- disse ancora l'originale più diplomatico -Qualsiasi cosa noi proviamo, non siamo noi a decidere chi lei vuole al suo fianco. Sarà lei a scegliere. Io non ho comunque pretese. E sarei felice se lei scegliesse te, fratello. Ma questo adesso non ha importanza. La mia preoccupazione è un'altra.-

-Esattamente.- si intromise Damon -Dobbiamo salvarla.-

 

 

Judith stava in quella soffita da poche ore e già si sentiva soffocare. Guardava fuori dall'unica finestra che c'era, ammirando la vista che dava su New Orleans. Quella città era impregnata di morte e dolore.

Davina non l'aveva accolta nel migliore dei modi. Sebbene avesse accettato la convivenza con l'estranea, era pur sempre una rivale per lei.

Marcel si presentò poco dopo con del cibo. -Non voglio dare l'idea di tenerti prigioniera.- le disse.

-Essere rilegata in questa soffitta da proprio questa idea invece.- rispose lei. -Ti ho già dato prova della mia fedeltà, perchè sono costretta a stare qui?-

-Semplicemente, perchè così come Davina, qualsiasi persona sia a me collegata rischia la vita. Se qualcuno scoprisse che esistete, tenterebbe di uccidervi.-

-Credi che potrebbe anche solo avvicinarsi senza che gli faccia esplodere il cervello?-

-Sei troppo sicura di te.- intervenne Davina.

-Lo sono e ho i miei motivi.-

-Visto che ora appartieni a me, dovrai collaborare totalmente, te ne rendi conto?- disse di colpo Marcel.

-In che senso?- Jud in realtà sapeva dove mirava Marcel. Ma doveva prendere tempo.

-Sappiamo che esiste un'arma conto i vampiri originali, le streghe ce l'hanno confermato. Tu sai di cosa si tratta?-

Jud esitò. -No, non lo so.-

-Ecco perchè non posso fidarmi di te. Mi stai mentendo.-

Judith abbassò lo sguardo. Doveva pensare, doveva guadagnarsi la fiducia di Marcel ma non sapeva come. Improvvisamente pensò che forse doveva dirgli una parziale verità, che potesse stupirlo e convincerlo.

-Sono io.- disse prendendolo di sorpresa -Sono io l'arma.-

-Tu? Che significa?-

-Io sono l'ibrida opposta a Klaus. Sono la sua antitesi. Io non sono semplicemente una strega. Sono figlia di un cacciatore di vampiri e di una strega Bennet.-

Marcel sorrise, soddisfatto dalla risposta. -Interessante.-

Davina le si avvicinò, prendendole di colpo le mani. La fissò dritta negli occhi.

-Sta dicendo la verità.-

Jud sapeva che mentire con Davina sarebbe stato impossibile. Bastava semplicemente omettere la verità, ossia che lei era stata solo quella che aveva creato l'arma. Bastava semplicemente non parlare di sua figlia.

Hope. Le mancava già. Chissà se stava bene. Aveva il terrore che le fosse successo qualcosa.

Ma non poteva saperlo, visto che il telefono l'aveva preso Marcel.

-Dimmi qualcos'altro. Tu sei l'ibrida a quanto dici. Ma sembra che Klaus provi dei sentimenti per te.-

-E' così. Io e Klaus abbiamo avuto una storia, se così puoi chiamarla.-

-E com'è successo? Insomma, sei nata per ucciderlo e te lo porti a letto?- Marcel era intenzionalmente provocatorio e questo suscitò rabbia nell'espressione di Judith.

-Non sono solita fare quello che gli altri si aspettano da me.- disse con acido sarcasmo.

-Questa storia vale con tutti e tre gli originali. Insomma... ti proteggono perchè sei un'arma questo è certo. Ma Elijah era disposto a dare la sua vita per lasciare che suo fratello vivesse felice con te. Cos'è che sei realmente? Gli originali sono tutti e tre pazzi di te, persino Rebekah che odia anche il suolo dove cammina.-

-Rebekah è solo un'incompresa. Nessuno riesce a guardare oltre il suo atteggiamento. Io sì.-

-Credi sul serio di conoscerla più di me?-

Judith sorrise, inquietandolo. -Io non avrei scelto l'immortalità a lei.-

Marcel si congelò. -Tu cosa ne sai?-

-Quando ti ho toccato ho percepito i tuoi sensi di colpa. Erano per Rebekah.-

Davina era lì in silenzio ad ascoltare tutto e guardare ogni minima espressione di Marcel.

-D'accordo, vuoi giocare a questo gioco?- sorrise il vampiro -Tu hai minimamente idea di chi sia l'uomo che ti sei scelta?-

-So quanto basta.-

-Sai che mostro è stato in passato?-

Judith non rispose, forse perchè voleva davvero sentire una storia riguardo Klaus.

-Ha ucciso chiunque gli si mettesse tra i piedi, senza alcun rimorso. L'ha fatto col sorriso sulle labbra e mentre sulle sue mani c'era il loro sangue.- Jud ebbe la nausea immaginando la scena.

-Con me ha mostrato pietà e mi ha cresciuto da umano. Fin quando non mi sono innamorato di Rebekah e a lui ovviamente non è andato giù. Ero pronto a litigare con Klaus, il temibile Niklaus Mikaelson, per stare con lei. Ma quando la uccise, davanti ai miei occhi e mi chiese di scegliere se risvegliarla o diventare immortale... mi dissi che forse con l'immortalità avrei potuto riconquistarla in un futuro. Lei in fondo non era realmente morta. Stette nel torpore per cinquant'anni, prima che Klaus si decidesse a buttarle in faccia il fatto che io avevo preferito essere immortale invece che stare con lei.-

-Vuoi che pianga adesso? No, perchè non mi sento affatto commossa.- disse con un tono di rabbia nella voce , lei.

-Voglio che tu provi a ragionare. Io ero mortale, lei immortale. Che futuro potevo avere con lei da mortale? Che futuro potrai avere tu con Klaus o chiunque di quei vampiri che ti sbavano dietro?-

Judith ammutolì rendendosi conto che Marcel stava dicendo forse qualcosa di ragionevole.

-Scelsi l'immortalità perchè scegliere lei sarebbe stato una sconfitta in partenza.-

La cacciatrice abbassò lo sguardo. -Inoltre ...- disse attirando ancora la sua attenzione il vampiro -lui è un assassino e questo non cambierà per una donna. Credimi. Lo so.-

-Non ho mai sperato che Klaus cambiasse.-

-Bene, perchè adesso che lavori per me... dovrai ucciderlo.- Judith spalancò gli occhi rendendosi conto che Marcel non sapeva nulla. Si mise a ridere confondendolo.

-Cosa c'è da ridere?-

-Sei davvero così stupido da suicidarti?-

-Suicidarmi?-

-Se Klaus che ti ha generato muore, muori anche tu.-

Marcel ammutolì, non era informato di questa cosa. -Mi stai dicendo che se un originale muore, muoiono tutti i vampiri che hanno generato?-

-E con loro anche quelli discendenti da tutti quelli che hanno generato. Tutto l'albero genealogico.-Judith sorrideva spavalda. -Se vuoi Klaus morto, morirai anche tu.-

Marcel ringhiò , afferrando la prima cosa che gli capitò tra le mani per sfogare la sua rabbia.

Beccò un vaso e lo scaraventò sul pavimento. Davina ne fu terrorizzata mentre Judith sembrava semplicemente annoiata.

Si chiedeva se Elijah avesse afferrato cosa aveva tentato di dirgli. Guardò fuori dalla finestra per vedere il sole sbucare all'orizzonte.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** E' quasi ora ***


 

A volte, quando sacrifichi qualcosa di prezioso,
non stai davvero perdendolo.
 Stai solo passandolo a qualcun altro.

(Mitch Albom)
***


L'attesa si faceva snervante, Marcel aveva fatto fare a Davina un incantesimo per costringere Judith a stare lì bloccata con lei. Non sarebbe potuta scappare, a quanto credevano.

Ma era solo quello che lei voleva lasciargli credere. Avrebbe potuto abbattere quella barriera con uno starnuto, ma per il momento non era necessario che loro lo sapessero.

Non finchè non fosse stata certa della sicurezza dei suoi amici. Non era ancora il momento.

Marcel era andato a cercarli, verificare se fossero ancora in città. In caso così non fosse stato l'avrebbe lasciata libera e sarebbe stato allora che Judith avrebbe agito, al calar del sole, quando tutti i vampiri sarebbero usciti allo scoperto.

Quando Davina fu distratta da un incantesimo di rilevamento che Marcel le aveva chiesto di fare, Jud ne approfittò per fare un incantesimo. Era riuscita a rubare un fazzoletto che Elijah teneva in tasca quando lui era ancora incosciente. Fortunatamente sembrava che nessuno se ne fosse accorto.

Lo stese sul pavimento, nascondendosi dietro una pila di scatoloni. Afferrò il primo pezzo di carta stracciata che le capitò tra le mani e trovò una penna che scriveva a malapena.

Scrisse alcune parole e le accartocciò. Mise il pezzo di carta appallotolato sul fazzoletto di Elijah e si concentrò. Davina avrebbe finito a breve, quindi doveva agire subito.

Pronunciando poche parole il foglio si smaterializzò e l'incantesimo fu compiuto.

Un forte mal di testa la colpì e ci mise un pò a rendersi conto che il naso le sanguinava. Non le era mai successo, ma questo di certo non era un buon segno. Usò il fazzoletto di Elijah per pulirsi prima che Davina si accorgesse della sua bravata.

Poi la raggiunse e con un finto sorriso le chiese se le servisse una mano. Davina la ignorò volutamente, ancora del tutto diffidente nei suoi riguardi.

A Judith non restava che aspettare.

 

Mentre il silenzio era di nuovo piombato in quella camera, il terrore prendeva controllo delle loro menti. I tre originali e Damon erano senza idee, senza spunti. Non sapevano cosa passasse per la testa alla ragazza che li aveva riuniti. Quale fosse il suo piano.

Quando d'un tratto, accanto ad Elijah si materializzò qualcosa.

Se ne accorsero tutti contemporaneamente. -Cos'è?- chiese Damon.

Elijah si affrettò ad aprire il pezzo di carta. -E' un messaggio di Judith.-

-Cosa dice?- Rebekah era preoccupata quanto loro, per l'unica amica che aveva mai avuto.

-"Andate via dalla città. Il regno di Marcel finirà questa notte, ma voi non dovrete essere nei paraggi. Elijah e Rebekah, vi affido Hope."-

tutti ammutolirono. -Perchè sembra che...?- iniziò Elijah.

-Che stia facendo la kamikaze?-

-Stavo per dire "voglia dirci addio" ma in fondo il punto è sempre quello.-

-Cos'ha in mente quell'idiota?- urlò Klaus.

-Ha detto che il regno di Marcel finirà questa notte.- disse Rebekah -Che stia tentando...- la bionda si interruppe lasciando sospesi anche gli altri tre.

-Rebekah, non è il momento per gli indovinelli. Sputa il rospo.- disse Damon.

-Conosco un incantesimo che avevo letto sul grimorio della strega originale. Ma...-

-Ma cosa?- si spazientì Klaus.

-La strega che lo compie muore.-

I respiri in quella stanza si bloccarono. -Si sta martirizzando un'altra volta.-

-Non lo farà se saprà che non lasceremo la città.- disse Elijah. -Dobbiamo fare in modo che lei sappia che siamo qui.-

-In che consiste l'incantesimo?- chiese ancora Damon.

-La strega che lo compie assorbe i poteri da qualcuno di molto forte: una strega con molti poteri, un vecchio vampiro o cose simili.- iniziò a spiegare la bionda.

-Davina.- precisò Damon.

-Assorbendo i suoi poteri fungerà da canalizzatore, per distruibire un messaggio e del potere alle streghe nei paraggi, che agiranno secondo il suo volere.-

-New Orleans pullula di streghe.- precisò Elijah.

-E credo che a Jud non vada giù che siano tenute schiave dai vampiri. E al costo di liberarle...-

Damon si sentiva impotente.

Proprio quando Elijah stava per proporre qualcosa, Klaus utilizzò la sua velocità disumana per tornare a New Orleans e impedire a Jud di fare una delle sue sciocchezze. Gli altri tre vampiri gli corsero dietro.

 

Il sole era sorto ormai da diverse ore. Il momento era vicino e Marcel non sembrava aver trovato traccia dei vampiri originali e di Damon. Sorrise al pensiero che fossero in salvo, accanto alla sua bambina. Judith sorrise a pensare a Hope, tra le braccia di Rebekah o di Elijah. Sapeva che si sarebbero presi cura di lei. Si sentiva egoista a lasciarle una vita intera senza madre, così come lei era cresciuta senza padre. Ma doveva farlo. Avrebbe lasciato chiare istruzioni a ogni strega della città, facendo sì che lasciassero vivere gli originali. Non si sarebbero potute opporre o il loro potere sarebbe stato risucchiato nell'esatto istante in cui avrebbero alzato un dito contro Klaus e gli altri.

Continuava a salvar loro la pelle, in un modo o nell'altro. E forse Klaus nemmeno lo meritava.

Però i suoi sentimenti verso l'ibrido e verso la loro bambina la costringeva ad agire così, come se non ne avesse controllo.

Quindi era giusto così. Liberare New Orleans dalla piaga dei vampiri e salvare gli originali. Che tenesse o no alla loro vita era irrilevante. Stirpi intere di vampiri sarebbero morte se uno di loro fosse stato ucciso. E a quel pensiero... pensare che Damon, Elena, Caroline, Stefan... potessero morire... non poteva accettarlo.

Si era convinta che quel sacrificio era necessario, indispensabile. Perchè Hope crescesse con almeno un genitore e con tanta gente che l'amasse. Senza loro... lei non avrebbe avuto una famiglia.

E nella sua mente si materializzò il viso di ognuno di loro.

Persino il viso di Klaus, dolce come non sarebbe mai stato. E il viso di Elijah accanto al suo, elegante e amorevole come sempre.

Mentre ci pensava , si appisolò. Quando riaprì gli occhi era in un luogo diverso e quando degli uomini le passarono davanti, capì di essere anche in un'epoca diversa.

I due uomini che le passarono davanti erano turbati e quando riuscì a focalizzarne i volti quasi impallidì. Erano Elijah e Klaus. I loro capelli erano più lunghi di come li portavano in quel secolo.

Si disse che doveva essere un sogno, ma perchè stava sognando cose di cui non aveva alcuna conoscenza?

Si alzò , seguendo i due, capendo che nessuno di loro poteva vederla. Quando Elijah parlò, i suoi modi erano totalmente diversi da quello che conosceva. Era più intimidito, meno sicuro di sè e meno cortese.

-Niklaus, io la amo.- disse la sua voce. Klaus davanti a lui teneva le labbra serrate, come offeso dall'affermazione. I suoi occhi erano socchiusi.

Quando le sue labbra si schiusero le parve quasi che non fosse il vampiro che conosceva.

-Anche io l'amo, fratello. Pare che sia sua la scelta adesso.- disse con un sorriso malinconico. Aveva un viso diverso, un'espressione totalmente differente. Erano davvero loro?

In quel momento apparve una figura femminile, dai capelli mossi , quasi ricci, e castani. Quando ne vide il volto, la sua mano arrivò spontaneamente alla bocca. -Elena?- disse fissandola a bocca aperta. Ma no, quella non era Elena. Quella era una delle doppleganger della famiglia Petrova.

La ragazza sorrideva, avvicinando i due ragazzi.

-Niklaus, Elijah. Cosa vi porta qui?-

I due erano indecisi nell'agire , intimiditi dalla sua presenza. -Tatia, mia adorata.- disse Niklaus.

Tatia.

Quel nome... l'aveva già sentito.

Era il nome che Elijah aveva pronunciato quando era incosciente a causa del dissanguamento.

Dunque Tatia era l'antenata di Elena. Entrambi avevano amato una delle doppleganger.

Elijah ne aveva amate due.

Come poteva esserne sicura? Eppure lo era. Era come... una visione. Non stava sognando. Quella era una visione del passato.

Un forte mal di testa la colpì e quando si risvegliò era di nuovo in quella soffitta. Notò che la sua mano stringeva salda la presa sul fazzoletto di Elijah e qualcosa la turbò.

Com'era arrivata ai ricordi del vampiro tramite un semplice sogno?

Forse c'erano ancora cose che non conosceva di sè stessa. Le macchie di sangue scarlatto spiccavano sul bianco candido della stoffa e qualcosa sembrò colpirla.

C'era un potere che non aveva mai sperimentato.

Ed era causato dal suo sangue.

Guardando fuori vide che il sole era vicino all'orizzonte.

Il tramonto era vicino e in quell'istante Marcel fece la sua comparsa.

La fissò, esitando un attimo. -Non sono più qui, nessuno di loro.-

La ragazza sorrise, compiaciuta dalla notizia. Si alzò e superò Marcel. Davina abbattè la barriera e lei uscì.

Era quasi ora.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Le nuvole nel mio cuore ***


 

Passi echeggiano nella memoria,
lungo il corridoio che mai prendemmo,
verso la porta che mai aprimmo.
(TS Eliot)
***


4 anni prima

 

 

Caro diario,

quest'oggi ho rischiato di morire. Lo so per certo. Quell'auto mi aveva sfiorata, ho sentito il freddo della carrozzeria, i fari mi hanno accecata. Lo so, ne sono sicura. Stavo per morire.

Eppure non sono morta. Non perchè io mi sia difesa, non perchè abbia usato la mia forza per respingerla. Ero lì e non ho fatto niente per fermarla. Forse... l'ho desiderato per un istante?

Forse sono stanca di tutto questo? Di vedere mio padre cambiare e mia madre sentirsi sempre più sola?

Forse non è una vita da sovrannaturale quello che voglio? Eppure è questa la vita che mi aspetta.

E avrei potuto porvi fine quest'oggi. Ma... qualcuno... mi ha salvata. L'ho visto davanti a me, l'ho visto posare la sua mano sulla macchina e fermarla con una forza che fino a quell'istante mi era stata sconosciuta. Quasi non respiravo dalla sorpresa, ero ormai convinta che fosse la fine.

Ma lui si è voltato e mi ha fissata. E mi ha sorriso. Ricordo solo questo, ma non ricordo bene i tratti del suo viso. Ricordo solo quel bellissimo sorriso. E quegli occhi azzurro ghiaccio.

E non voglio dimenticarli perchè li voglio rivedere. Io sono già sicura di cosa quell'essere fosse, so che era un vampiro. Se mio padre lo sapesse, lo ucciderebbe, non è così?

Eppure il mio cuore ha palpitato ogni volta che ho ripensato a quegli occhi cerulei.

Sarò una sciocca, sarò una romantica.

Ma io ho già deciso che voglio amarlo.

Ho già deciso che qualunque cosa sia, il suo cuore e il mio si sono incontrati per non separarsi mai più.

 

Oggi

 

Judith sorrise, ricordando il primo incontro con Evan. Ricordò che aveva voluto rivedere i suoi occhi. Sapeva che le aveva cancellato la memoria quel giorno, era ancora inesperta e poco potente per resistere alla compulsione. Sapeva che non avrebbe ricordato bene quel giorno, se non vagamente.

Ma lui, nonostante tutto , gliene parlò pochi giorni dopo, andandola a prendere a scuola. Le confessò di averla salvata perchè l'aveva amata dalla prima volta che l'aveva vista. E da allora lei l'aveva amato, ricordandolo come l'eroe che aveva salvato la sua vita. Eppure , Evan si era sempre rifiutato di restituirle quel ricordo. Non si era mai spiegata il perchè.

Era ormai quasi il momento di agire. Strinse le dita nei palmi, raccogliendo il coraggio. Doveva farlo. DOVEVA. Se lo ripetè fino allo stremo, giusto per convincersi che era giusto che la sua vita fosse sacrificata. Raccolse dalla tasca l'oggetto che aveva rubato a Davina e lo strinse forte.

Era un braccialetto d'oro bianco, gliel'aveva rubato quando distrattamente lei si mise a fare quell'incantesimo per Marcel. Sarebbe stato il suo amuleto per l'incantesimo che sarebbe andata a compiere. Si guardò intorno , vedendo uscire i vampiri allo scoperto, poco a poco. Ridevano e scherzavano col "Re", che aveva creato quella città per i vampiri e con i vampiri.

Ma questo doveva finire. Inspirò profondamente, strinse il bracciale tra le dita e fece per parlare, quando una mano sulla sua spalla la fece sobbalzare.

Non seppe dire il perchè, ma il suo cuore voleva incontrare gli occhi di ghiaccio di Evan. Quando si voltò, pur credendo che invece sarebbe stato Klaus a lanciarle un'occhiata d'odio, furono altri occhi a incrociare i suoi.

-Damon?- disse fissandolo.

-Si può sapere che intenzioni hai?- le disse fissandola con rimprovero impresso negli occhi.

-Tu non dovresti essere qui!- gli urlò -Devi andartene!-

-Così tu morirai e io non potrò mai sapere se tu mi avresti scelto? Non esiste.-

Lei sorrise. Lo prese per la mano e lo condusse in un vicolo buio, dove Marcel e nessun altro poteva vederli.

-Dove sono gli altri?-

-Ci siamo divisi per cercarti. Sono stato il fortunato a quanto pare.- sorrise il vampiro.

Fissandolo intensamente, scorgendo i suoi occhi freddi si rese conto di quanto somigliassero a quelli di Evan e quasi pianse. Che fosse per questo che aveva ceduto al suo fascino?

-Damon devo farlo sennò...-

Lui le mise un dito sulle labbra, zittendola immediatamente. -Forse non sono stato abbastanza chiaro. Non ti sacrifico per salvare delle streghette.-

I loro sguardi si incontrarono e si unirono ancora una volta. Quando guardava Damon, Klaus era solo un'ombra evanescente che minacciava di separarli.

Gli sorrise, illuminandosi con un'idea. Gli afferrò il polso e gli suggerì la soluzione con uno sguardo. -Fallo. Sono pronta.-

Damon sgranò i suoi occhi azzurri. -Sei sicura? Perderai tutto ciò che sei. Non sarai più una strega.-

Lei non rispose, ma continuò a sorridere. Il viso di Damon cambiò e diventò animalesco ma prima che potesse mordersi il polso lei lo fermò. Si scoprì il collo e lo invitò a servirsi.

Damon, preso da una furia sconosciuta non esitò un istante. Le si fiondò sulla giugulare trafiggendole la carne e bevendo il suo sangue come fosse ambrosia. Facendo affidamento sul suo autocontrollo la lasciò andare e le diede il suo sangue. Lei bevve come se le piacesse, come se ne avesse bisogno, come se ne avesse fame. E in quell'istante... una voce la fermò.

-Non farlo!- la riconobbe con terrore di voltarsi. Quando lo fece era lì, era la persona che mai avrebbe sperato di rivedere.

-Evan?- le lacrime si fecero strada sulle sue guance. Damon ammutolì fissandola.

-Ti prego, non farlo.- disse il fantasma piangendo -Non voglio che tu mi odi.-

-Odiarti? Perchè dovrei odiarti, Evan?- gli si avvicinò con lentezza , ancora incredula.

Evan piangeva, a singhiozzi.

-Perchè appari solo adesso Evan? Perchè non prima?-

-Mi è stato impedito fino ad adesso.- disse ancora piangendo. -Ho commesso un grosso sbaglio con te, amore mio.-

Judith quasi credette di star sognando. Era lì, era Evan.

-Spiegati ti prego.-

-Mi odierai.-

-Non posso odiarti, lo sai.-

Evan chinò il capo, non riuscendo a sostenere il suo sguardo. -Ti ho mentito, amore mio.-

Judith non riusciva a capire. Fin quando non guardò gli occhi azzurri di Evan e li vide così diversi, così estranei.

-Evan ti prego.- insistette -Dimmelo.-

-Quel giorno... il giorno dell'incidente... Ero lì, ti ho seguita. Ti ho vista attraversare e ho visto l'auto avvicinarsi a te. Stavo per intervenire ma non ce l'ho fatta.- le parole erano interrotte da singhiozzi e pause. Stava dicendo una verità che Judith non conosceva.

-Cosa stai dicendo?-

-Non ... sono stato io a salvarti, amore. E' vero che ti amavo, è vero che ti ho sempre amata. Ma non sono stato io a salvarti la vita.-

Judith sentì le gambe che le cedevano. -Ma mi hai sempre detto che eri stato tu a salvarmi.-

-E' stato l'unico modo per poterti parlare senza che mi odiassi per ciò che ero.-

Indietreggiò diversi passi, fino a finire contro il petto di Damon che era lì immobile a fissare quella scena di cui vedeva solo un interlocutore.

Quando incontrò gli occhi di quel vampiro, finalmente capì.

-Si. E' stato Damon a salvarti la vita quel giorno. E' stato lui a fermare l'automobile prima dell'impatto.-

Damon la fissò, confuso. -Che succede, Jud?-

Judith lo fissò. -Restituiscimeli.- Damon fu ancora più confuso.

-Di che parli?-

-I miei ricordi. Me li hai tolti quel giorno di quattro anni fa. Restituiscimeli.-

Damon contrasse le sopracciglia tentando di capire, quando un ricordo gli balenò nella mente.

-La ragazzina dell'incidente.-

-Il vampiro che mi ha salvata.-

Damon inspirò fissandola e poi pronunciò le parole. -Ricorda tutto.-

Le sue pupille dilatate infransero la compulsione di quegli anni e Judith ebbe un flash di un istante.

Il sorriso malizioso di Damon e i suoi occhi di ghiaccio davanti a lei.

-Stai bene?- le disse. Lei perse l'equilibrio dallo spavento e cadde. L'auto era ormai ferma e il conducente scese per aiutare, ma Damon lo mandò via. Si chinò e la afferrò tra le braccia.

Lei non gli scollava gli occhi di dosso. Era bello, bello davvero. Bello come nessuno che avesse mai visto. E la stava stringendo come non era mai stata stretta da nessuno.

La condusse alla panchina più vicina e la fece sedere.

-Stavi cercando di suicidarti, ragazzina?- le rimproverò -Dovresti stare attenta quando attraversi, non ve le insegnano a scuola queste cose?-

Lei non fiatava , ma continuava a fissarlo. Ad un certo punto, Damon focalizzò la sua attenzione su una piccola ferita sanguinante sul suo ginocchio. Il suo volto per un attimò diventò spaventoso e inquietante, ma dopo aver respirato profondamente tornò umano.

Si morse il polso e la invitò a bere. Lei lo fissò tremante.

-Sei un vampiro.-

Lui la guardò preoccupato. -Sai cosa sono?-

-Si.- e dopo aver esitato un istante prese il suo polso e bevve. -Diventerò come te adesso?-

-Devi morire con questo dentro di te per diventare come me.- le appoggiò una mano sulla testa scompigliandole i capelli.

-Guardami bene negli occhi.- disse -Non ricorderai nulla di tutto questo, ricorderai che qualcuno ti ha salvata, ma non ti ricorderai di me.-

Lei annuì, come ipnotizzata. -Brava , dolcezza.- in un istante Damon svanì e Judith era rimasta sola... e senza alcun ricordo di ciò che le era capitato.

Quandò quel ricordo si materializzò nuovamente nella sua mente, Judith iniziò a piangere.

-Ti ho sempre avuto accanto senza saperlo.- guardandosi alle spalle Evan aveva ancora il volto basso. -Evan...-

Il fantasma la fissò intristito, attendendo che parlasse.

-Ti ho amato molto. Ma è arrivato il momento di lasciarti andare.-

Lui con occhi carichi di lacrime, annuì. -Mi perdonerai?-

-Ti ho già perdonato.- disse accarezzando il viso di quella figura che non riusciva a sentire sotto il palmo. -Puoi riposare in pace. Hai confessato la tua bugia.-

Evan le sorrise. -Hai ragione. Sono felice di averti amata.-

-Anche io.- gli disse -Addio, Evan.-

La figura scomparve come fumo davanti a lei. E in quell'istante lei si voltò verso Damon.

-Sei sempre stato tu...- gli disse. Il vampiro non accennava a muoversi, mentre lei a passo lento gli si avvicinava. -Sei sempre stato tu quello che aveva in mano il mio cuore.-

Damon rimase congelato e incredulo , quando lei gli si avvicinò al viso, baciandolo.

Era un contatto di cui aveva sentito il bisogno per troppo tempo e stavolta era vero. Stavolta sentiva che la sua mente non pensava a Klaus. Stavolta la sentiva sua. Almeno fin quando un colpo di tosse li interruppe. Voltandosi incontrarono tre paia di occhi dalle espressioni totalmente diverse.

C'erano un paio d'occhi azzurri totalmente imbarazzati e maliziosi allo stesso tempo.

Un altro paio d'occhi castani erano impenetrabili ma chiaramente feriti.

E l'ultimo paio erano grigio-azzurri ed erano chiaramente doloranti e arrabbiati, pronti ad esplodere.

-Io...- Jud non sapeva come spiegare gli avvenimenti di quel giorno, ma le nuvole iniziarono a dissiparsi nel suo cuore.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** Si torna a casa ***


 


La Delusione che brucia di più
è quella data da chi non
Ti aveva promesso nulla.
Perché la Bugia l’hai raccontata Tu.
Mentendo a te stesso.

(Ziacoca, Twitter)
***

Cinque paia di occhi si incrociavano. Tre di quelli la stavano probabilmente mangiando viva.

Rebekah forse per la speranza infranta di poter essere riunita alla sua famiglia, Elijah per aver rinunciato a ogni pretesa sul suo cuore, pur di lasciare il posto al fratello.

E quelli più pesanti, letali, distruttivi... gli occhi di Klaus la stavano forse uccidendo.

Come spiegare quegli avvenimenti? Come spiegare che lei e Damon si amavano da prima di conoscersi davvero? Come spiegare che quello che aveva creduto essere l'amore della sua vita , teneva banco solo per conto di Damon Salvatore che nel frattempo era solo un'ombra dei suoi ricordi , ormai cancellati dalla compulsione?

Come fare, cosa dire... Tante cose a cui non sapeva rispondere, ma doveva.

Klaus era pietrificato, con occhi lucidi ma sguardo rabbioso. Come sul punto di scoppiare da un istante all'altro. I fratelli lo fissavano, preoccupati di ciò che poteva avvenire. Fu il più ragionevole di loro a dissipare quello stress, trasportando la loro attenzione sulla faccenda sicuramente più importante.

-Dobbiamo andare via di qui, Judith. Adesso.- insistette Elijah.

-Devo fare quello per cui sono arrivata qui.-

-Sei venuta per salvare noi, non per salvare le streghe di New Orleans. Non è compito tuo.-

-Loro moriranno! E soffiranno! Ancora e ancora!- urlò Judith -Non posso permettere che accada ancora!-

-E io non posso permettere che tu muoia.- disse alle sue spalle la voce di Damon.

-Sono d'accordo.- disse ancora la voce smorzata di Elijah. Rebekah non fiatava, ma teneva i suoi occhi azzurri e distrutti su quella che sarebbe dovuta essere la sua più cara amica. O più che questo, la madre di Hope, la compagna di Klaus ... sua cognata. Ma no, questi finali sono solo nelle favole.

Klaus non sarebbe mai stato amato da nessuno se non dai suoi fratelli. Perchè affiancare quel mostro era peggio che morire. Si ripeteva queste parole, per giustificare la scelta di Jud, ma non ci riusciva.

Damon era certamente affascinante. Ricordava la loro unica notte di sesso.

Damon era sicuramente un'ottima scelta, ma perchè questo la faceva sentire così lontana dal suo ideale di famiglia allargata?

Strinse forte le dita nei palmi, rassegnandosi a un finale diverso dalle aspettative. Non avrebbe perso Hope, se lo giurò. Non avrebbe perso l'occasione di avere una parte di famiglia tra le sue braccia. Le fosse costata la vita, Hope era la sua unica speranza.*

Sorrise, in una maniera finta ed evidente.

-Allora, torniamo da tua figlia?- sorrise ancora più ampiamente, creando delle fossette sulle sue guance. Fossette che trasformavano quel tentativo di rilassarla in un disagio ancora maggiore.

Sapeva che Bekah era delusa. Sapeva che l'aveva ferita.

Ma era quella la sua scelta, lo era ancor prima di saperlo.

Si lasciò convincere a non effettuare l'incantesimo. Ma c'era qualcosa che doveva fare prima di andare via.

 

Marcel cercò Jud in lungo e in largo, finchè non chiamò la stessa Davina, costringendola a uscire in strada. Era rischioso , certo. Ma era l'unico modo.

Quando però Davina fu arrivata, anche Jud si ripresentò al cospetto del re.

-Che succede, mio re?- sorrideva Judith.

-Dove eri finita?!- urlò. -Non devi mai andare via.-

-Ero qui in giro, facevo una passeggiata.- quel sorriso sul suo viso non andava via.

Marcel ne fu inquietato e Davina si preparò al peggio. Sentiva una strana energia.

-Marcel...- disse la voce di Jud , più profonda e quasi come se non fosse la sua. -I giochi sono finiti.-

Alle sue spalle, a velocità vampiro, apparvero gli originali e accanto a lei arrivo Damon che la guardò con sguardo dolce e premuroso. Lei gli sorrise e gli prese la mano, tranquillizzandolo, ma distruggendo totalmente Klaus.

-Loro non dovrebbero essere qui!-

-Ops.- disse Damon. -Non siamo i benvenuti? -

Marcel lanciò un'occhiata a Davina che lanciò un attacco, ma qualcosa andò storto. Davina, affinando i suoi sensi, potè percepire come un muro tra lei e i vampiri. C'era una grande barriera, potente più di ogni barriera che lei avesse mai alzato.

-Qualche problema , Davina?- sorrise Jud.

-Com'è possibile?-urlò la ragazzina.

-Mi dispiace per tutto questo Davina, ma è necessario.- Judith alzò la mano, mostrando trionfante il braccialetto di Davina. Lei si allarmò. La cacciatrice strinse l'oggetto e chiuse gli occhi. Marcel vide la strega al suo fianco piegarsi e dimenarsi dal dolore. -Marcel! Marcel! Aiuto! Fa male!-

Marcel si sentiva impotente, urlava, li malediva. Non poteva fare nulla, perchè la barriera non gli permetteva di toccarli. Ad un tratto le fitte e il dolore di Davina cessarono e la strega si rialzò.

Scoppiò a piangere. -Si è presa... i miei poteri!-

Judith la fissò, non sorridente e vittoriosa, ma con occhi colpevoli e dispiaciuti.

-Era l'unico modo, mi dispiace.-

-La pagherai, te lo giuro!- Marcel afferrò la debole Davina tra le braccia e scappò via.

Damon cercò lo sguardo di Jud che però sembrava sul punto di svenire. Vide che il suo naso cominciava a sanguinare e poi la vide cedere. I vampiri accorsero , la presero e la misero in auto velocemente.

Era ora di tornare a Mystic Falls.



Lo so lo so! Sono stata tanto assente, ma non è colpa mia c.c Rieccomi con un nuovo capitolo. Penso che per ricompensare la vostra attesa, ne pubblicherò presto un altro. Forse stasera stesso.
Ringrazio chi segue, chi mette tra i preferiti  e recensisce, vi adoro! **
* Questo in inglese dovrebbe essere un gioco di parole
"Hope era la sua unica speranza"
"Hope was her only hope"
Era carino u.u mi piaceva.
A presto! <3

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** Conseguenze ***


 

L’odio è un liquore prezioso,
un veleno più caro di quello dei Borgia;
perché è fatto con il nostro sangue,
la nostra salute, il nostro sonno
e due terzi del nostro amore.
Bisogna esserne avari.

(Charles Baudelaire)
***

Quando riaprì gli occhi, si sentì spaesata per una frazione di secondo. Era in movimento, questo lo percepiva. Focalizzò la vettura su cui si trovava e le persone accanto a lei.

Era Elijah a guidare, mentre al posto accanto al suo c'era Rebekah.

E dietro la situazione era piuttosto imbarazzante. Ai finestrini c'erano Damon e Klaus che fissavano l'esterno. Lei era in mezzo. Così in quella macchina e così nella sua vita.

Quasi voleva fingere di essere ancora svenuta per non affrontare quella situazione di disagio. Il silenzio era un passeggero di quell'auto e solo lei sembrava esserne imbarazzata.

Di colpo Damon si voltò per controllarla e si accorse dei suoi vispi e aperti occhi nocciola.

-Sei sveglia.- così l'attenzione di Klaus cascò su di lei e Rebekah e Elijah diedero a malapena un'occhiata dallo specchietto retrovisore.

-Cos'è successo?- chiese lei per smorzare quell'aria tesa.

-Sei svenuta dopo aver rubato i poteri di Davina.-

I piccoli tasselli tornarono al loro posto e improvvisamente si rese conto che la magia iniziava ad avere un effetto devastante sul suo corpo, come mai prima d'allora.

-E' strano,non è mai successo nulla di simile. Tranne...- esitò, facendo mente locale e ricordando il flashback di Elijah e Klaus.

-Ho visto qualcosa, mentre ero prigioniera. Avevo il fazzoletto di Elijah, impregnato del mio sangue. E ho visto qualcosa.-

Elijah non accennava a rispondere. Era turbato e non era riuscito a ignorare la sua scelta. Nessuno tranne Damon era contento.

-Cos'è che hai visto?- chiese a voce bassa e palesemente seccata.

-Tatia.- Elijah frenò di colpo, facendo sbattere Rebekah contro il vetro.

-Imbecille cosa fai!?-

-Perchè?- disse Elijah senza voltarsi, ma stringendo forte le dita sul volante.

-Non lo so.. ho solo visto te e Klaus e una donna identica a Elena. Una delle doppleganger. L'avete chiamata entrambi Tatia.-

Elijah tentava di non dare a vedere il suo turbamento. Ma sentire il nome di Tatia , soprattutto da lei, lo agitava. Non disse altro, rimise in moto e partì nel totale silenzio.

Klaus invece non si era nemmeno voltato a quel racconto. La rivelazione non l'aveva minimamente scalfito. Era ormai distrutto totalmente e nient'altro poteva toccarlo.

 

Gli originali arrivarono insieme a Jud e Damon alla tenuta dei Salvatore. Furono accolti da tutti gli altri, che erano stati nel frattempo avvisati da Damon.

Caroline corse ad abbracciare l'amica e Bonnie la seguì poco dopo , portandole la bambina. Jud quasi pianse vedendola. Credeva di non rivederla più e invece eccola lì, piccola e inerme , avvolta dalle sue braccia. Sembrò sorridere appena. Le baciò la nuca , felice di essere a casa.

Ma la tensione che c'era stata in auto se l'erano portata dietro fin lì.

Tutti la percepirono, era palpabile. Evidente come fosse un'aura nera intorno a loro.

Rebekah sorrise alla bambina carezzandola sulla testolina. E poi anche il padre , scuro in volto, si fece avanti. La fissò come fosse la cosa più bella del mondo. La accarezzò, seguito dagli occhi vigili di Jud , che percepiva quei gesti come gesti d'addio.

La baciò lievemente e poi sparì così come era arrivato. Elijah invece, prima di andare via, sorrise amareggiato, deluso e sconfitto a Judith. Il messaggio era chiaro.

"Ho rinunciato a te per lasciare che mio fratello ti perdesse."

Poi anche lui, prese la porta e se ne andò, seguito a ruota da una silenziosa Rebekah.

Una volta che l'aura di negatività fu andata via insieme agli originali, tutti si sedettero a raccontarsi le ultime novità.

-Allora?- chiese invadente Caroline -Si può sapere cosa li ha colpiti in faccia a quei tre?-

Damon e Judith si guardarono, mentre lei cullava Hope.

-Ho fatto la mia scelta.- Tutti la fissarono, come senza fiato.

-Intendi che...?- Elena non avrebbe voluto davvero la risposta a quella domanda, ma doveva saperlo.

-Io avevo già scelto Damon molti anni fa.-

Tutti furono confusi e allora Judith dovette spiegare loro tutto.

-Ricordate che mi ero innamorata di Evan? Beh... mi innamorai di lui quando lui mi rivelò di essere l'uomo che aveva salvato la mia vita poco tempo prima. Più che uomo anzi... vampiro. Mi aveva cancellato la memoria e io non lo ricordavo. Sapevo solo che qualcuno mi avesse salvato.

E qui succede la cosa strana: Evan non annullò mai la compulsione, sebbene ormai stessimo insieme.-

Judith lanciò un'occhiata complice a Damon, sorridendogli. -La verità è che non era stato Evan a salvarmi la vita, ma Damon.-

-Dunque Evan ti ha mentito?-

-Esatto. Ma non lo odio per questo. Mi ha amata, davvero. Credeva fosse l'unico modo per non aver paura di lui. -

-Dunque...- si fece avanti Stefan dopo diversi minuti di silenzio -Hai scelto Damon?-

-Esattamente. E gli originali non sono contenti di questa scelta.-

-Come potrebbero esserlo? In effetti tu e Hope eravate l'unica possibilità di fingere di essere una famiglia.-

-Loro sono già una famiglia, ma non se ne rendono conto. Hanno bisogno di una scusa per evitare di sputarsi veleno l'uno contro l'altro. Sono soli contro tutto. E questo li carica di una tensione che prima non capivo.- di colpo le tornò alla mente quel flashback che aveva avuto.

Tatia, chi era realmente?

Cosa significava per Klaus e Elijah?

 

 

L'ibrido era andato a caccia quella notte e aveva portato a casa due lauti pasti tutti per sè. Elijah lo vide passare accompagnato da due ragazze alte e bionde. Il sangue colava dalle ferite sul loro collo e Klaus era inespressivo davanti a loro. Elijah sapeva cosa significava.

Niklaus era tornato.

Elijah intervenne e prese le due ragazze. Le soggiogò , cancellando la loro memoria. E le mandò via. -Cosa stai combinando , fratello?-

-Elijah... ogni volta che rischio di dimenticare quanto tu possa essere noioso, sei sempre pronto a ricordarmelo.- disse Klaus senza nemmeno guardarlo. Si asciugò il sangue dalle labbra e si sedette sulla sua poltrona.

-Non è così che devi reagire, lo sai.- insistette il moro. -Tu sei migliore di così.-

-Ti prego, Elijah, risparmiami la predica.-

-Non è tutto perduto. Lo sai.-

-Parli tu , fratello? Tu che l'ami così tanto da prostrarti ai suoi capricci ogni volta che sbatte le sue grosse ciglia?- la voce di Klaus era rauca, quasi come un ringhio. -Tu non sei migliore di me, fratello.-

-Lo sono, perchè non reagisco come un essere umano.- Klaus lo fissò ferito. -Guardati. Cosa ti distingue da un classico umano che è appena stato scaricato? Solo che tu bevi sangue, mentre un uomo avrebbe bevuto vodka, birra o chissà quale altro alcolico.-

-Non osare paragonarmi a quegli esseri. Sono stato umano più tempo di quanto avrei dovuto.-

-Essere umani non è un difetto. Una debolezza forse, ma non un difetto.-

-Finiscila, Elijah.- Klaus si era voltato verso la finestra.

-Santo cielo, Niklaus. Sai pensare solo al fatto che lei abbia scelto Damon, quando tua figlia è con loro in quella casa?-

Klaus sembrò rinsavire per un istante. Hope, come poteva non pensare a lei adesso? Aveva perso Jud ma non avrebbe perso anche sua figlia.

-Hai ragione.- disse sorridendo con malizia. -E' ora che le cose vadano al loro posto.-

Dicendo questo uscì, lasciando Elijah preoccupato e turbato.

 

 

Judith mise la piccola Hope nella culla regalata dai suoi amici. Era adorabile e probabilmente anche molto costosa. Ma per Hope non si badava a spese.

Quando si voltò, trovò un viso dolce e delicato che la guardava. Sorrideva, ma sembrava voler piangere.

-Bekah...- non si spiegava come non l'avesse sentita entrare.

Rebekah si avvicinò a passo svelto e l'abbracciò. Jud fu sorpresa da quella cascata di boccoli biondi sul suo viso.

-Scusa...- disse a voce bassa. -Scusa...- ripetè.

-Rebekah, perchè ti scusi?-

-Sono un mostro egoista.- disse -Ho pensato solo al fatto che se tu stessi con Damon e non con Klaus avrei perso Hope e la possibilità di una famiglia riunita. Non ho pensato che comportandomi così stavo perdendo la mia unica amica.- sentì che stava piangendo.

-Rebekah ... non mi perdi. Te lo prometto.-

-Ho fatto cose orribili in passato, Jud. Ho fatto cose che non puoi nemmeno immaginare. Se Elena è un vampiro è colpa mia. Sono stata io a depistare l'auto con lei e Matt dentro. Non vado fiera di ciò che ho fatto. Ma se l'ho fatto era per proteggere i miei fratelli.. la mia famiglia.-

-Lo so Rebekah...-

-Io non voglio essere così...-

Un colpo di tosse attirò l'attenzione di entrambe. E ciò che videro confuse Judith e fece impallidire Rebekah.

-Quanto tempo... - davanti a loro c'era un ragazzo, alto snello e dal fascino inquietante. Un fascino maledettamente familiare. Sorrideva , maliziosamente. Ma con uno sguardo decisamente più cattivo di quelli che aveva conosciuto.

-Scusate, non volevo interrompere il vostro idilliaco momento di amicizia ritrovata. Ma come dire... volevo salutare la mia adorata sorellina.-

-Kol...- Rebekah aveva ancora gli occhi lucidi e la voce che singhiozzava. -Quando sei tornato?-

-Chissà. - rise -Sono stato un pò in disparte a godermi i vostri drammi familiari.- lo sguardo del quarto originale si pose sulla culla. -E avete pure sfornato un piccolo mostro.-

-Si può sapere chi sei?-

-E' mio fratello Kol, un altro originale.- disse in risposta Rebekah. -Credevamo se la fosse svignata quando aveva saputo dell'esistenza di un cacciatore.-

-Io che scappo? Perchè dovrei sorellina?-

-Allora si può sapere dove sei stato finora? C'era bisogno di tutti noi!-

-Sono sempre stato uno spettatore. Era troppo divertente vedere Niklaus soffrire.-

-Nik è tuo fratello. -

-Fratellastro. Ricordati che è lo stesso stronzo mezzosangue che ci ha tenuti per secoli nelle sue stramaledettissime bare. Tu dimentichi sorellina, io no.-

I due si fissarono. Poi Kol fissò Judith. -Tu per esempio sei interessante. Capisco perchè i miei fratelli si siano lasciati fregare da te. Anche se in effetti sono dei deboli. -

Judith non fiatava. Non sapeva chi avesse di fronte.

-Beh, sono contento di essere passato a salutare. Adesso ho un impegno.- guardò nuovamente Judith. -Attenta, bambolina. Klaus è tanto arrabbiato.- detto questo sparì lasciando la finestra spalancata.

 

Sono tornata.*w*
Sarò onesta, per ora non ho proprio ispirazione e preferisco aspettare a pubblicare i capitoli, per evitare che escano banali e scritti male.
Vi è mai capitato di non avere proprio ispirazione per scriver nulla? Beh lo sto sperimentando in questo periodo. c.c
Spero di ripubblicare presto.
Bye <3

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3611645