Origini Celate e Fini Rivelate

di Aittam
(/viewuser.php?uid=932580)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mangi o sei Mangiato ***
Capitolo 2: *** I due Clan ***
Capitolo 3: *** Il Traditore ***
Capitolo 4: *** Amnesia ***
Capitolo 5: *** La nascita delle Superstar ***
Capitolo 6: *** Dalla Padella alla Brace ***
Capitolo 7: *** Spie ***
Capitolo 8: *** i Sei Ritrovati ***
Capitolo 9: *** Ritrovo della Vera Natura ***
Capitolo 10: *** Finalmente la Verità ***
Capitolo 11: *** Nemici per la Vita ***
Capitolo 12: *** Rimpatriata ***
Capitolo 13: *** La saggia decisone di Brittany ***
Capitolo 14: *** L'inizio della Guerra ***
Capitolo 15: *** 15. Magia e Follia ***



Capitolo 1
*** Mangi o sei Mangiato ***


Ciao a voi, questa è la mia prima fanfiction, una delle tante spero; mi sono concentrato su un argomento molto delicato, le vere origini di Alvin e i suoi fratelli ovvero: come era la loro vita prima di essere finiti nell’albero di natale per l’azienda di Ian Hawak? Tenterò di rispondere ad ogni vostra domanda e perdonatemi se sarò un pochetto noioso in certe descrizioni, soprattutto in questo primo capitolo: spero che vi possa piacere e spero mi perdoniate se non compaiono Alvin e Company nel primo capitolo; ma non vi preoccupate, entro il secondo saranno presenti!
 
                            1. CAPITOLO: MANGI O SEI MANGIATO

Probabilmente vi aspettavate di incontrare subito quei sei simpaticoni, mi dispiace molto deludervi; stavolta il narratore sono io, non Alvin o chi altro, io: un personaggio rimasto nell’ombra di cui probabilmente non avete mai sentito parlare… ma io ci sono sempre stato infondo, nascosto nell’oscurità, presente per conto di qualcun altro… io sono una creatura poco fidata in un’ambiente che ha l’aria di essere calmo e tranquillo.
Nacqui in una regione a Settentrione delle grandi foreste dove la nostra storia ha inizio, un luogo piuttosto aspro e difficile da sopportare:  le San Laurenziane, una catena montuosa che, per gli umani, si trova a cavallo tra Canada e Stati Uniti Orientali.
Ora vi chiederete chi sono; sfato subito il vostro mito: non sono un Chipmunks; ne tantomeno uno scoiattolo o un roditore in generale: mai sentito parlare di Mustelidi, io sono uno di quelli: agili, veloci, snelli e magri, denti affilati e vista acutissima come uno spillo.
Mio padre si faceva chiamare Pekan, infatti noi siamo conosciuti dagli uomini con nomi svariati, Fisher, Martora di Pennat, Martora Canadese, Visone Gigante... tra noi comunque ci chiamiamo semplicemente Pekan, come mio padre, o ancor più semplicemente Martore, dal genere da cui proviamo, i Martes (ora scusate la lezione di biologia) alla quale appartengono specie molto più note: prima tra tutte la Martora Europea, mi è capitato talvolta di sentirne parlare, vivrebbero al di la dell’Oceano, in un continente chiamato Europa (da qui il nome) e pare abbia un soffice manto bruno e un collo bianco.
Poi ricordo anche la Faina, la Martora Americana, quella l’ho vista, lo zibellino, vivono a nord, nella tundra a occidente ed è impossibile incontrarne uno nelle regioni che ho frequentato, e soprattutto il Pekan, il più grosso esponente e forse il più pericoloso per ogni animale che osa mettersi contro uno di noi o semplicemente che si permette di passarci davanti quando noi sentiamo un buco nello stomaco.
In realtà io sarei solitario, mio padre è vecchio e siamo rimasti solo in due a procurarci da mangiare; gli porto ciò che gli serve per campare e talvolta mi capita di cacciare in solitaria e procurarmi cibo a random, piccoli animali come uccelli, passeri, rondini, topi, scoiattoli; di essi ne avrò mangiati a vagonate: grigi, rossi, bruni e persino uno bianco; ma senza dubbio quelli che preferisco da sgranocchiare a mo’ di snack sono le Tamia Striate… ora vi arrabbierete: “I Chipmunks e le Tamia sono la stessa cosa, non puoi chiamarli con il nome che siamo abituati a utilizzare per l’amor del cielo! E poi, come puoi mangiare delle bestioline così adorabili e coccolose?”
Bhe, vi sbagliate su entrambi i contesti: vi risponderò prima alla seconda affermazione perché è più semplice: QUESTA È LA NATURA!!!, mai sentito il vecchio detto: “l’Antichissima e Intransigente legge della Giungla (o della natura in generale) decreta che: se vivi in un determinato ecosistema anche tu hai una parte importante: se la mattina ti svegli pensando di passare un’allegra giornata passeggiando tra l’erba, ti sbagli di grosso, la preda potrà passeggiare nell'erba ma dovrà sempre rimanere vigile poiché il suo predatore sarà dietro l’erba alta pronto a colpire: la legge decreta che: Mangi o Sei Mangiato, cambiare zona non ti servirà: se non mangi, da predatore, non sopravvivrai; se vieni mangiato, da preda, non sopravvivrai”  a qualcuno potrebbe non andare giù, ma: è la vita, mangi o sei mangiato, non puoi sfuggire all’amara sorte che aleggia anche nei posit meno probabili.
E ora vi devo anche spiegare il senso della prima affermazione: gli umani si sono ormai inculcati nella zucca che Chipmunks e Tamia sono la stessa specie.. bene, vuoi uomini vi sbagliate in maniera scandalosa.
Ogni animale che abbia mai avuto una cultura in tutto il Nord America sa per certo che i Chipmunks sono la specie più evoluta dei roditori, quelli più vicini ai lemuri se preferite (non ne ho mai visto uno ma lo faccio per farvi comprendere meglio): abbiamo racconti vari su di loro: popolo nomade e socievole che vive in grandi clan in regioni che si scelgono guardandone le qualità come fertilità e ricchezza di acqua e umidità.
Ed ora, io: Martes, il temuto mustelide della tenebra nera, vi racconterò ciò che so su di loro.
I Chipmunks sono roditori più evoluti rispetto ai loro parenti, diretti discendenti delle tamie ne conservano il pelo, le caratteristiche strisce sul dorso, la coda e le zampe; però, a loro differenza, sono più grandi (le Tamie sono di dieci, massimo sedici sedici centimetri mentre i Chipmunks raggiungono i trentacinque centimetri), a loro differenza hanno anche un corpo dalla caratteristica forma leggermente ad arachide, simile in un certo senso a quella di noi mustelidi; ciò è tutto quello che so.
Ah già, dimenticavo: sapete come mai questa confusione tra tamia e Chipmunks per voi umani: sappiate che vi era un popolo di Indiani di cui non ricordo il nome, parlarono agli Europei dei Chipmunks come degli scoiattoli grandi con delle strisce sul dorso; quando gli Amerindi mostrarono agli europei le tamie questi credettero che fossero i veri chipmunks e non quelle creature descritte da quegli indigeni; presto la leggenda dei Chipmunks come grandi scoiattoli eretti su due zampe passò in secondo paino fin che non fu surclassata e infine insabbiata… ora nessuno, tranne noi bestie della natura che abbiamo questa divertente storiella nel repertorio delle strane cose legate agli uomini, sa dell’esistenza dei Chipmunks.
Mi lisciavo il pelo zampettano lungo il fiume che divideva in due la foresta nel quale vivo: un paradiso per me: carne a volontà e rispetto dagli altri carnivori.
Dicevamo, zampettavo placido lungo il corso del fiume diretto verso nord est, alla fonte, quando notai che stormi di uccelli iniziavano a levarsi dall’orizzonte: erano davvero molti e parevano essere di numerose specie.
  - Cosa succede? – chiesi a una lontra, Mary, lei se ne stava appisolata lasciandosi trasportare dalla corrente e di tanto in tanto mandava leggeri soffi dalla bocca nascosta dalle lunghe vibrisse.
 - Fuggono no? – disse lei seccata rigirandosi sulla pancia a pelo d’acqua; lei uscì dal fiume, si scosse tutta e una doccia d’acqua iniziò a piovermi addosso.
 - Smettila! – gemetti io mentre la lontra smetteva di squassarsi l’acqua di dosso e si andava a sdraiare lungo la spiaggia di fine sabbia bruna (si, anche sulle rive dei fiumi ci sono le spiagge); Lei aprì la bocca mostrando i denti che avrebbero potuto infilzare con la stessa abilità con cui catturava i suoi pesci anche uno di quegli odiosissimi toporagni che si prendevano sempre gioco di me.
All’improvviso vidi avvicinarsi a me un’ombra oscura, veniva dall’alto e si posò sul dorso di Mary che, contrariata disse: - Ehi, ma come ti permetti –
 - Mi permetto, Marter, devi venire a sentire questa: poco fa ho sentito dire da un falco che diceva di aver sentito dire da un’aquila che sosteneva che un avvoltoio le avesse raccontato che un nibbio gli avesse spiegato di come una volpe gli avesse detto che… -
 - Vieni al dunque Koror –
l Corvo arruffò le piume e concluse: - A quanto pare sta venendo un branco da est verso la foresta, vogliono venir qua a vivere e probabilmente non sanno nemmeno della tua esistenza.
- Non dire eresie Korok, sono conosciuto in tutta la regione! E poi cosa sono, conigli? –
- Di peggio! –
– Cosa allora? Topi? Volpi? Lupi? Orsi… ah no, quelli sono solitari! –
– Ancora Peggio!  –
  – Dai, non esagerare, non c’è nulla di peggio di lupi e orsi!  –
  – E invece ti sbagli: sono molti e vengono in grandi gruppi, pochi di noi li hanno ancora visti e sappi che sono incredibilmente intelligenti e amano fare provviste e…  –
Io sobbalzai   –  Chipmunks? –
Lui rispose visibilmente scosso   –  Eh già, sapevo che avresti capito –
Veramente io non capivo…   – Ma dai, sono semplici scoiattoli, non sono poi così pericolosi, penso che me ne libererò in poco tempo –
Mi stavo ingannando; il tempo passava e la “Minaccia” si faceva sempre più vicina e a portata d’orecchi.
  – Non capisco come mai vi preoccupiate così tanto. – dissi una mattina a Ernest, l’ermellino.
  – Hai mai sentito parlare delle razzie degli striati? –
  – No –
  – la leggenda vuole che un tempo venne un popolo di Chipmunks dal nord e iniziò a razzoare tutte le regioni che si trovano di fronte, erano implacabili e nemmeno i lro predatori riuscivano a bloccarli. Venne poi il momento in cui decisero di tornare nel nord e di rimanervi li; poi si dice che il lro dominio venne cancellato dal freddo e dalle nevi e non ne rimase più traccia. Alcuni sostengono che i Chipmunks di tanto in tanto invadano varie regioni per vendicarsi in un certo qual modo di coloro che li hanno battuti in tempi antichi, noi. –
Ernest terminò il racconto con una pausa drammatica poi guarda. Il coniglio che aveva lasciato a metà e lo scostò con la zampa porgendomelo.
Mi ci avventai sopra e rosicchiai le cosce dell’animale.
  – Dove l’hai trovato? – chiesi masticando.  – Nelle montagne a nord, li è piena di conigli dai piedi neri…  –
  – Non il coniglio, il mito?  –
  – È una leggenda tradizionale da molto narrata, alcuni sostengono poi che la tribù sia ancora viva, secondo me si è estinta.  –
Passarono i giorni e una mattina, mentre il sole albeggiava, notai un piccolo movimento negli arbusti che coprivano il sottobosco della foresta di conifere intorno alle montagne.
Io mi ci avvicinai e potei notare una creatura piccola e infreddolita, si teneva le zampine unite al petto e procedeva lentamente inciampando di tanto in tanto.
Guardai quel piccolo animale molto simile a un grosso scoiattolo zampettare sulla neve fresca e salire lesto su un albero.
Decisi di salire anch’io, senza farmi vedere dallo scoiattolo che dovevo dire assomigliava molto a una tamia ma era più alto e snello; notai poi che le guance erano iene di cibo e, qundo lo vidi  entrare nella cavità che si trovava tra le fronde dell’albero sentì il rumore di qualcosa che cadeva sul legno.
  – Hai trovato qualcosa Kevin? – chiese una voce femminile seguita poi da stridule vocine deliziate che gridavano entusiaste:  – Ghiande!  –  sentì il rumore di scrocchio di cibo sotto i denti e poi, finito il pasto, li vidi riunirsi vicino all’entrata della grotta; ora potevo vederli bene, anche quello di prima che ora mi mostrava direttamente la faccia senza guardarmi però. Erano adorabili a dir poco: quello più alto, senza dubbio il padre, aveva grandi occhi tondi e castani mentre la madre, quella con gli occhi più obliqui e a mandorla con una caduta verso il nasino, aveva una chioma di lunghi capelli bruni che le ricadevano sulle spalle e occhi di un verde intenso.
Guardai poi le pellicce, brune di entrambi i componenti con le pance chiare e tre sottili striature che partivano dal naso e scendevano giù allargandosi fino alla coda.
I piccolini erano anche loro molto dolci e sembravano paffuti e rotondetti; mi passò un’idea per l’anticamera del cervello: “Starebbero bene con un po’ di oca e qualche bel piccione” poi mi riscossi e iniziai a seguire la conversazione.
  – Papà, perché non siamo ancora arrivati? perché è così lontano? –
Il padre mise la zampa sulla spalla del figlio più piccolo e gli mostrò un punto a sud, davanti a lro.
  – vedi quel bosco in lontananza? –
  – Si Papi –
  – Andremo li a vivere, ci sarà abbastanza posto per tutti e forse ci seguiranno altri Chipmunks, mi sono giunte però voci nefaste riguardo quel luogo  –
  – Cosa? –
  – Molti predatori, a bizzeffe; quando saremo tutti la troveremo un posto dove nasconderci e vivere in tranquillità –
  – Cosa sono i predatori? –
  – Sono quegli animali cattivi che vogliono mangiarci se non andate a letto dirò alle aquile, ai serpenti e alle martore di venire a prendervi! –
A quelle parole io sobbalzai; aveva detto proprio Martore?, perché proprio le martore e non gli ermellini come Ernest o i Coyote?
Ora avevo finalmente visto un vero Chipmunks, sapevo com’0erano e sapevo anche ome vivevano. Quella probabilmente era una casa di fortuna… o no?
L’indomani sarei andato a vedere, prima però tornai nella foresta per poi andare a dormire nella mia vecchia tana, Rocciascura un ammasso di rocce a nord ovest del fiume dove buona parte dei mustelidi si raduna e da dove ogni giornata ricomincia; ma da quel giorno non sarebbe più stato lo stesso.   

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I due Clan ***


Eccoci finalmente al nostro secondo capitolo, rileggendo il primo mi sono reso conto di aver fatto alcuni errori  e vi chiederei umilmente scusa. Ma ora, bando alle ciance e parliamo di questo primo capitolo che vedrà uno scontro non solo tra due gruppi ma anche tra due modi di vivere e finalmente, so che lo attendevate da tempo, vedremo finalmente la venuta dei Chipmunks più famosi del mondo.

PS: Ho deciso di cambiare il nome della tana di Marter e degli altri da Roccianera a Blackrok dato che a mio parere ispira più un’aria di luogo tetro che del nome usato nel primo capitolo.

        CAPITOLO 2: I DUE CLAN

Erano passati ormai alcuni giorni e, giorno dopo giorno, i Chipmunks si erano fatti più comuni e; entro un paio di settimane furono letteralmente inglobati nella fauna di qui.
Io, Ernest, mio padre Pekan e Ickseya, una giovane martora americana con una larga chiazza bianca che si dipanava dalle orecchie al petto, ce ne stavamo tranquilli a mangiare alcune pernici catturate da papà quando, senza un vero preavviso, piombò nella nostra tana a Blackrok  Krokor che, pronto a darci le nuove notizie, allargò le ali e gonfiò il petto con aria di importanza.
- Allora? - chiesi io guardandolo negli occhi.
- Stavo sorvolando la piana quando ho sentito Richard, il signore del clan, che diceva che come terra questa è perfetta e ha intenzione di restarci come luogo sedentario: diceva che era una valle adatta a una maggior ampliazione del Clan. -
Lo guadai divertito: - Cosa? Lui che sostiene che questo posto sia sicuro per la diffusione della specie? Ma è ammattito? -
- Marter, il fatto è che noi non li abbiamo ancora attaccati e credono di essere in qualche modo al sicuro da possibili predatori! –
 - Strano che non ne abbiano parlato con gli altri animali, le tamia hanno una paura folle di me, come mai non gli hanno detto nulla? –
- Probabilmente ne avranno accennato ma penso che non ne abbiano dato molto peso – Ickseya terminò la frase e, con un balzo, fu su un masso sporgente e poi sull’altro più vicino fino a raggiungere la parte alta del soffitto dove si apriva una spaccatura nella roccia, lei uscì e la sentì dire:
 - Non sapete ciò che vi aspetta! -
Notai che molti uccelli si alzarono velocissimi in volo e dei versi strozzati provennero un po’ ovunque nella foresta.
L’indomani poi ci avviammo verso nord per vedere se era accaduto qualcosa, alcune voci di corridoio dicevano che altri Chipmunks erano diretti alla foresta da est e forse era proprio così.
Ci avviamo così verso est, superammo il fiume e procedemmo nella foresta a passo felpato pronti a colpire. All’estremo est, in una specie di appendice del territorio, si trovava un punto nel quale era avvenuta una frana che, in seguito, era devenuta suolo fertile dove erano iniziate a crescere piante varie.
Lo scenario si e no era così: a destra e a sinistra, gradualmente, si alzava una grande parete pruna che, terminata la sua ascesa, raggiungeva i dodici metri d’altezza.
Un mezzo, come una sorta di ingresso principale c’era l’ez frana: come un piccolo pendio obliquo che scalava ila parete rendendola praticabile e facendo si che gli animali potessero entrare e uscire a piacimento.
Il pendio era coperto di erba verde brillante e le piante che la ricoprivano erano belle e sane; aceri e pini lo ricoprivano interamente e alcuni fiori ricoprivano i prati.
Decidemmo di costeggiare la parete e, con cautela camminammo sul pendio verde fino a raggiunger la sommità e osservare ciò che accadeva di sotto.
Ci voltammo e guardammo verso la nostra foresta… era bella vista da lassù, con il fiume azzurro che la divideva a metà, il lago profondo a sud ovest, le montagne che la circondavano, le foreste spettacolari e, in lontananza, si ergeva anche Blackrok, nera e tetra come non mai.
Poi guardammo dall’alto il pendio e, scrtando tra gli alberi, potemmo vederli: erano numerosi Chipmunks che procedevano con calma lungo il pendio e lo discendevano controllando la solidità del terreno sotto le loro zampe; davanti a loro potei notare che li guidava un Chipmunk dal pelo color miele e lunghi capelli biondi raccolti con dei piccoli steli decorati di fiori e foglie.
- Matriarcali! Non come gli altri. – fece notare Ernest e, con tranquillità, iniziammo a seguirli e a spiarli.
Notai subito che erano più femmine che maschi (nell’altro era il contrario) e procedevano sia su due che su quattro zampe.
La femmina capo branco procedeva con tranquillità e sembrava guidare gli altri mentre diceva a quelli più vicini: - Ci troviamo proprio all’entrata della foresta, dobbiamo solo vedere chi ci abita e se ce ne sono altri; dopo di che, diverrà nostra! –
Io mi battei una zampa in fronte.
- Ragazzi, siamo contesi! E da due popoli che potremo sterminare in due secondi! –
Ernest disse a Ickseya: - Vedetta, vai a vedere cosa si dicono e riferisci poi a noi. –
Lei salì sugli alberi e, senza farsi vedere dai Chipmunks, li seguì con flemma e cautela mentre fiutava e allargava le orecchie captando i loro discorsi.
Poi, dopo circa cinque minuti, tornò giù a riferire.
- Vengono dalla Virginia e sono diretti qua da circa un mese, hanno migrato e sembrano contenti della situazione in cui ora si trovano. La femmina li sta portando dove le è stato indicato e davanti a loro li precede una colomba bianca.
- Colomba è? – disse Pekan leccandosi i baffi. – Farò in modo che la perdano… - sparì nella vegetazione verso ovest.
Poco tempo dopo udimmo un grido stridulo e poi Pekan che tornava con un uccello in bocca; stese la colomba e insieme mangiammo.
- Ora papà, mi spieghi cosa hai in mente? –
- Ora vedrai figlio mio: noi abbiamo abbattuto la colomba che li guidava e ora loro si perderanno e, conoscendo l’istinto migratorio dei Chipmunks, si dirigeranno verso nord e dunque usciranno dalla foresta! –
- Sicuro eh! – disse Ickseya sarcastica e poi si voltò verso di me. - E ora capo? –
- Non saprei! – dissi io poi mi venne un lampo di genio.
- Guidiamoli a Blackrok, li l bloccheremo e ce ne occuperemo… stasera si mangia Barbeque di Chipmunks condito con colomba arrosto! –
Gioimmo, ma non troppo altrimenti quelli la ci beccavano e, prima di tutto, io mi presentai davanti al gruppo tagliando loro la strada.
- Martora! – gridò la regina visibilmente sorpresa e terrorizzata, subito io feci un passo avanti e, da grande adulatore, mi genuflettei e le porsi la zampe in segno di resa, lei, comprendendo le mie “buone” intenzioni mi prose la zampina e io la sfiorai con le labbra.
- Oh regina dei Chipmunks, finora non colsi siffatta pulzella, qual grande onore conoscervi voi che con il vostro candore rischiarate le foreste che venite a vedere; sappiate che sono diverso dagli altri che avete visto, sono cordiale con voi altri e sarei assai felice nel condurvi nel luogo più adatto per la fioritura di una tale grande popolazione.
- Mi sento lusingata, siete un grande adulatore martora, posso avere il consenso di conoscere il vostro nome? -  
Ne sarei fiero ma ci tengo a tener nascosta la mia identità, mi chiamano semplicemente la guardia della valle, io ho un nome ma preferisco non rivelarlo, durante questi tempi mi sono fatto molti nemici alla quale non ho permesso l’ingresso e, sa che chi conosce il nome di una creatura ne ha pieno potere vero? –
 - Certamente, se comunque accettate di farvi rivelare il mio di nome? - disse lei abbassando le palpebre e sbattendo le ciglia, io però risposi: - Mia regina, sarebbe veramente imparziale nei vostri confronti: se per caso io volessi un giorno tradire la foresta e se dovessi venir a conoscenza del vostro nome sarebbe un punto a suo sfavore; come ben saprà noi martore siamo anche dette le Nemesi dei Chipmunks! –
- Siete molto saggio, vi volevo mettere alla prova, conducetemi allora di condurci nel luogo di cui ci avete parlato. –
- Mia regina, preferirei che mi diate del “tu” e io continuerò a darvi del “lei”, lei mi deve meno rispetto al contrario di me! –
- No, lei è stato molto cordiale e amichevole, troviamo una via di mezzo: diamoci del “lei” e amen! -  
Acconsentì e, a fianco della regina e, seguiti da Ernest e Ickseya dagli alberi, continuammo a camminare e arrivammo presto nella foresta e, superato il fiume, lei mi venne a fianco e mi chiese: - Se non mangia noi più piccoli animali, allora come vive? –
Io risposi con sufficienza sventolando la zampa: - Cosucce varie, noi martore siamo onnivore: bacche, arbusti, fiori, insetti… al massimo se mangiamo qualcosa di più grande ciò avviene molto raramente e solo su permesso del popolo che io difendo dagli aggressori! –
Lei mi parve molto affascinata e, se fossi stato un Chipmunks (un incubo, come farmi venire i sensi di colpa) probabilmente mi avrebbe chiesto di uscire… nel frattempo noi procedemmo e quando vidimo in lontananza Blackrok lei mi chiese: - Non sarà poi quello il luogo dove ci porti vero? –
Risposi di no e che, al di la di quell’ammasso tetro, c’era una zona tranquilla e soleggiata dove eravamo diretti.
Lei sembrò molto più rilassata e, quando arrivammo vicino a Blackrock io iniziai a muovermi con più decisione; all’improvviso mi arrestai e mi battei una zampa in fronte.  - Guardia, che succede? Si è reso conto di qualcosa forse? - - Per nostra sfortuna si, stanotte è accaduto un terribile fatto: vede il punto nel quale l’ammasso è unito alla montagna, ieri quel punto non c’era e quando mi sono svegliato avevo notato che era accaduta una tremenda frana in questo punto preciso, fortunatamente qui non vive nessuno e non ci sono state vittime! –
Lei parve credermi e allora io le spiegai che l’unico modo per uscire era attraversare una piccola grotta che ci avrebbe condotto la fuori, era per scoraggiare i predatori.
Io mi infilai e li guidai dentro poi, ad un certo punto battei la testa contro una rientrana del soffitto e, in quel preciso istante, comparvero davanti all’entrata le ombre nere di Ernest e Ickseya, giunse poco dopo anche Pekan che, più grande degli altri, sembrava una specie di piccolo puma pronto a colpire.
 - Ahahahah!!! Credevate di sfuggirci eh? Non mi sfuggirete! Ickseya, Ernest, colpite! –
I due mustelidi al fianco di Pekan partirono all’attacco e tutti i Chipmunks iniziarono a fuggire in preda al panico, Ickseya ne aferrò una per la coda e, facendola cadere, la colpì con le fauci sul collo dalla quale sgorgò caldo sangue vermiglio.
Pekan e gli altri ci inseguirono, io ressi il gioco e presto giungemmo in un punto dove pavimento e soffitto si univano  in una curva unica.
- Bravissimi, morirete con una nuova nozione: non accettate mai consigli da persone di dubbia moralità, vero guardiano? Cioè Marter? -  
Io risi così forte che la mia voce rimbombò nella caverna.
-  Già Pekan, io non sono colui che pensavate, io faccio l’opposto di proteggere la valle, io la spopolo letteralmente! –
Detto ciò feci un salto in avanti e mi gettai sui Chipmunks che iniziarono a fuggire a destra e a manca; all’improvviso accadde una cosa strana: si udì un sordo colpo e la roccia iniziò a cadere dalle pareti e dal soffitto; noi ci spaventammo e iniziammo a fuggire, Pekan e noi altri fummo velocissimi e uscimmo in meno di tre secondi; ci nascondemmo dietro una roccia e vidimo la regina e gli altri uscire, la frana era cessata, anzi: si era riformata la parte caduta: le rocce piovute dal soffitto si distaccarono da terra e risalirono mentre vedevo i Chipmunks uscire notai anche una figurina sparire dietro uno dei massi di Blackrok; ricordo solo che aveva i capelli rossi.
 - Siamo stati giocati, sono stata una sciocca a fidarmi di una martora quando è risaputo quanto siano infide e manipolatrici, torniamo a Est, li c’erano zone più vivibili e probabilmente li troveremo pace! –
Passarono ore da che se ne furono andate, noi andammo a dormire e, attorno alle sei ci svegliammo conun tremendo rumore che proveniva da sud est; ci avviammo velocemente verso quella direzione e li vidimonella pianura miriadi di Chipmunks che si scontravano; su un crinale la regina e il re erano intenti in un combattimento corpo a corpo; alcuni lanciavano bastoni e sassi mentre altri colpivano con una furia omicida degna di un Berserker (i guerrieri vichinghi che venivano presi dall’Estasi Bellica) e si gettavano in branco a mo’ di armata contro un altro tramortendolo a morte.
- Cavolo! Stragi così è un po’ che non ne vedo! – disse papà deliziato; c’erano alcuni caduti ma non erano troppi, lo scontro doveva essere appena iniziato.
All’improvviso ci fu un lampo che partì dalla foresta e investì la piana dove i Chipmunks erano in lotta; una voce chiara ma molto simile a quelle acute dei roditori risuonò per il bosco e la piana: - SMETTETE DI LOTTARE! È QUESTO CHE VOLETE? VOLETE UCCIDERVI E DISTRUGGERVI A VICENDA? IO SONO COLEI CHE VEGLIA SULLA FORESTA DA DECINE DI CENTINAIA DI ANNE E IO VI DICO: “UNITEVI!” INSIEME SARETE POTENTI E FORTI, UNITE IL VOSTRO GOVERNO IN UN DOMINIO DI RE E REGINA, RENDETE IL VOSTRO POPOLO ESEMPLARE ALLE ALTRE CREATURE! –
La voce si placò e nella piana regnò un silenzio tombale poi tutti sollevarono chi i pugni, chi le pietre chi i bastoni e gridarono: - CI UNIREMO PER FAR FRONTE ALLE AVVERSITÀ, LA FINE PER NOI MAI VERRÀ E TUTTO PRESTO MIGLIORERÀ!!! –
Ne seguirono urla di giubilo; mi continuavo a chiedere chi fosse la voce che aveva placato gli animi degli scoiattoli, ma questo non era importante: io ero curioso e, mentre Ickseya e gli altri se ne andarono io dissi loro che li volevo spiare ancora un po’ così da venire anche a conoscenza del loro stile di vita; un detto guida la mia vita: “Conosci il tuo Nemico e saprai sopraffarlo”.
Quella sera vidi che si radunarono tutti in una radura nel bosco dove c’era un giovane albero al suo centro, era piuttosto bello da vedere: un piccolo pino bianco ancora fanciullo e fiorito; osservai i Chipmunks dividersi nei rispettivi clan: il patriarcale a sinistra e il matriarcale a destra; dai rispettivi clan il re e la regina si alzarono e, giunti davanti all’albero si strinsero la zampain segno di pace, vidi poi che ad un certo punto voltarono entrambi le spalle all’albero, verso di me e intrecciarono le dita come per iniziare un valzer, fecero un retro front e, separatisi, andarono a sedersi nei posti occupati dall’altro.
Anche i componenti del clan iniziarono ad alzarsi, alcuni andarono dall’altra parte, altri cambiarono posto e infine vidi chiaramente che i Chipmunks ora erano tutti uniti: un anello di roditori che circondavano per intero le radici dell’albero.
Sull’albero poi salirono due Chipmunks piuttosto vecchi che si strinsero la mano e si scambiarono di posto.
- Noi siamo Iviku e Kala, i saggi dei due clan, verrà poi scelta una coppia successore a noi che diverrà la nuova guida spirituale, la dea della foresta dove ci troviamo ha dato il suo consenso, il clan sarà un unico clan e tuti saremo uniti e non ci scontreremo mai più; ogni tradizione verrà ripresa e migliorata e d’ora in poi faremo fronte comune ad ogni avversità; ma non è ancora giunto il momento di scegliere i nostri successori, vivremo ancora a lungo e, quando sarà il momento verranno scelti.
Applaudirono e subito dopo iniziò uno dei canti più spettacolari che avessi mai sentito; ora bisogna mettere in chiaro una cosa: i canti degli animali nono sono il cinguettio e il frinire di uccelli e grilli bensì veri e propri canti, con parole umane e ben costruite. Ogni animale sa cantare come ogni uomo sa cantare e dunque ora bisogna sapere che il canto dei Chipmunks è rinomato per essere il più bello e struggente; le loro voci acute non sono tra le più fastidiose come, per esempio, quelle degli scoiattoli grigi che se cantano creano carestie e pestilenze, bensì tra le più armoniose e commoventi; poi ricordo anche che spesso i canti Chipmonkiani sono ripresi da canzoni umani che talvolta capita anche a me di ascoltare; anche voi siete ritenuti tra gli animali con la voce più armoniosa… ma i canti vengono modificati a piacimento dai Chipmunks e vengono cantati descrivendo il mondo dal loro punto di vista.
Finito il canto i due sacerdoti dissero: - Presentate i figli oh sovrani! –
Il primo fu Richard, il re che, dopo aver preso un bimbo dalle braccia della moglie Vinny lo posò su uno dei rami più bassi dell’albero; era paffutello e adorabile: aveva le guance belle rotonde e paffutelle; aveva il pelo color miele e gli occhi verdi.
 - Benvenuto figlio mio, tu sei nato ormai da solo una settimana e è giunto il momento che tu possa ottenere il tuo nome, sei per me il “Dono Divino” ovvero Theodore, benvenuto tra noi figlio mio adorato! –
Applaudirono e si alzarono grida di consenso; poi toccò alla Regina, Rachel che, presa la sua bambina più piccola dal marito Thomas la depositò sull’albero accanto a Theodore. – Benvenuta figlia mia, tu sei nata ormai da sola una settimana e è giunto il momento che tu possa ottenere il tuo nome, sei a mio parere colei che guiderà con forza il popolo contro ogni nemico, sei nata stringendo i pugni e gridando di gloria per la tua nascita; verrai chiamata infatti “Lega Metallica” ovvero Eleonor! Benvenuta mia adorata! -
Era quasi uguale a Theodore se non fosse stato per gli occhi a mandorla, il pelo chiaro e un corpo meno cicciottello.
Il capo prese poi il bambino che la  moglie gli porse; lo pose sul ramo sopra il fratello e disse: “Eccoti figlio mio, sei nato per primo e sfortunatamente la tua vista è meno potente di quella degli altri tuoi fratelli, però so che diverrai saggio e sapiente; verrai infatti chiamato “Colui che sa ascoltare” ovvero Simon; sperò che avrai una vita felice! –
Vidi il bimbo: pelo scuro sui fianchi, dorso e testa, il muso e il ventre erano però di un bel color nocciola.
Poi fu presentata la primogenita della regina, aveva anche lei gli stessi colori di Simon solo più chiari e lucidi.
 - Eccoti figlia mia,  nata per prima e sfortunatamente anche la tua vista è minore, spero però che riuscirai ad andare avanti lo stesso, sarai una valida consigliera e la saggia dice che vede in te la sua possibile erede al titolo; verrai chiamata allora il tuo nome significherà “colei che può” ovvero Janette
Tutti gridarono il loro consenso e applaudirono poi toccò al re che prese il figlio di mezzo; il silenzio più simbolico mai sentito nella mia vita piombò all’improvviso e, mentre il sovrano depositava il bimbo sul ramo sopra Simon decretò: - Finalmente siamo giunti a te mio figlio di mezzo, tu che conservi in te la bellezza di tuo padre e di tua madre, sei vivace e combattivo e saprai guidare i nostri scontri, il tuo nome verrà ripetuto in tutte le terre adiacenti e verrà conosciuto ovunque: “Nobile amico e alleato” tu sei dunque verrai chiamato Alvin.
Le grida di giubilo furono ancora più forti di prima e risuonarono per tutta la valle, il bambino era ricoperto da una pelliccia color nocciola su testa, fianchi, coda e zampe e color miele sul ventre; aveva un ciuffo ribelle che stava sempre su e sorrideva.
Fu l’ultima volta della regina che, presa l’ultima figlia di mezzo, la posò sull’albero accanto ad Alvin.
Ciò che accadde dopo non è facile da descrivere: la figlia di mezzo era di una bellezza mozzafiato, innocente e risplendente come un fiore appena sbocciato, aveva gli occhi di un blu elettrico e un ciuffo anche esso ribelle che le ricadeva obliquo sopra l’occhio sinistro.
Rimasero tutti in estasi guardando quel neonato splendore; pure io riuscì a farmi sfuggire un piccolo soffietto, pensai: “Chissà come sarà da grande?” poi parlò la regina: - Ecco a voi la mia figli di mezzo, mia erede al trono, saprà guidare il popolo con la saggezza che ha contraddistinto , e fino ad ora, la saggia dice che l’ha ereditata, dice anche che il so regno, condiviso con quello del figlio del re, Alvin, porterà questa terra a innalzarsi e a rendersi onore, gli uomini credono che un tempo esistette un re che dominò un antica terra e la rese grande e meravigliosa, questa terrà dà il nome a mia figlia: io parlo di colei che verrà chiamata “Piccola Britannia” ovvero: Brittany! –
Le grida di giubilo furono forti quanto quelle dedicate ad Alvin e iniziò un nuovo canto, ricordo che questo era tramandato da tempi immemori: un canto nativo della loro regione:

Terra nostra fino allla fine    
Conquistata col consenso del popolo
Sapremo rendere felici chi ci vive
Chi ci vivrà conoscerà la nostra gloria
Nessuno ci affronterà
con sicurezza
Lo scontro culminerà
ma l’unione avverrà    
Giunge il falco sopra le spoglie
dei corpi caduti
Gli uccelli e i pesci canteranno
le nostre lodi In cielo e in acqua
il nostro regno verrà
Ricordato fino alla fine dei tempi                           
quando acqua con terrà si ricongiungerà.

Il canto finì dopo essere stato ripetuto due volte, io ero sul mio ramo nascosto nell’ombra a osservare i Chipmunks andarsene e in cuori mio mi dispiacque un pochino dover abbandonare la mia postazione.
Ora erano nati coloro che avrebbero fatto la fama dei Chipmunks, i miei, forse, peggior futuri nemici.
Poi dopo quella sera accaddero tante cose: i Chipmunk si ritirarono in un luogo misterioso tra le montagne, una terra fertile dalla quale avrebbero dominato le valli; li si trovava molto spesso in giro per i boschi e le piane a fare provviste e a parlare con gli altri animali; udendo le loro conversazioni capì che avevano creato una terra ben nascosta tra le montagne che nemmeno gli uccelli riuscivano a vedere, Chipmonkia
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il Traditore ***


Eccoci qua ragazzi, nuovamente su questo racconto che ho deciso di ampliare notevolmente; oggi verremo a conoscenza di fatti straordinari e fuori dal comuni, al di la di ogni percezione… poi alla fine dovrete essere voi a dirmi cosa ne pensate e soprattutto, se riuscite a riconoscere il nuovo personaggio!

        CAPITOLO 3: IL TRADITORE

Pov: Marter

Era una notte buia e io vagavo nella foresta a ovest per cercare da mangiare: quel giorno no avevo trovato nulla, nessun’animale era intenzionato a venir catturato, nemmeno prede facili come  i topi sembravano propensi a farsi trovare.
Guardavo di qua e di la, mi sollevavo sulle zampe posteriori, avanzavo a quella posizione con calma esasperata ma non riuscivo ad individuare nulla. Poi, giunto sotto una quercia morta, udì uno strano rumore che pareva provenire dalle sue fronde. Svelto io mi misi a quattro zampe e iniziai a scalare rapidamente il tronco fin che non giunsi in un punto dove questo si biforcava rivelando un buco all’interno: la quercia era cava.
Guardai giù e non distinsi nulla che il nero; poi notai che qualcosa brillava nelle tenebre più profonde; notai subito che erano degli occhi, mi fissavano, l’unica cosa che riuscivo a capire di quell’individuo era che fosse spaventato a morte.
Poi lo udì, distintamente, uscire dalla cavità della quercia: - Ti prego, risparmia la mia inutile vita! In tutti questi anni non ho mai concluso nulla e non potrò portarmi avanti più di così, se vuoi alleviare il mio dolore e la mia rabbia finiscimi o lasciami morire in questo buco!  
Non so perché ma fui preso dalla pietà, balzai già nel buio e atterrai sulle zampe, avevo già capito a cosa appartenesse quella vocina stridula ma gradevole, era di sicuro un Chipmunk.
 - Cosa ti  ha ridoto così, non riesco a ucciderti, mi fai troppa pietà (generalmente io non provo pietà) e non riesco a resistere dal portarti fori di qui! –
- Non farlo, ormai la mia vita è rovinata e non potrò mai tornare da dove sono venuto, sono stato esiliato e non potrò mai ristabilire la fiducia degli altri Cipmunks! –
Lo disse gridando e il suo grido di disperazione risuonò nella cavità.
- Dimmi chi sei piuttosto, voglio sapere come ti chiami e da dove vieni! –
Lui allora cominciò a raccontare…
- Il mio nome è Harry, sono il fratello più vecchio di Richard, re dei Chipmunks, sono stato esiliato quaggiù da un po’ di tempo e temo che presto possano arrivare, ho minato la stabilità del trono di mio fratello per appropriarmene, se  vuoi identificarmi con qualche classico stereotipo: io sono il fratello cattivo del sovrano che lo vuole far fuori per prendere il suo regno e diventare uno spietato tiranno dittatoriale! –
- Mi stai simpatico, se io e te ci coalizzassimo potremmo rovesciarlo; ma tu hai detto che qualcuno sta per arrivare ma chi? –
- Sei qui da più tempo di tutti noi eppure non hai ancora conosciuto chi vive qui? –
Io mi sentì ferito nell’orgoglio, feci una smorfia e annuii lentamente. – Presto, dobbiamo scappare altrimenti quella arriva! –
 - Chi Harry? Chi? Se non me lo dic…– chiesi io insistentemente quando la mia frase fu troncata da un terribile e sordo sibilo; sentì il terrore montare dentro di me mentre udivo ualcosa avvicinarsi da un angolo della parete dove si apriva una piccola grotta; spalancai gli occhi e acchiappai Harry con una zampa, percepii al tatto il suo corpo scheletrico ricoperto da un pelo ispido e, velocissimo, iniziai a balzare sul legno e a scalarlo ma questo era troppo scivoloso, caddì a peso morto sul fondo della cavità e vidi la “cosa” avvicinarsi sempre di più, ora riuscivo più o meno a capire cosa fose: un corpo sottile e sinuoso, occhi immobili e fissi che brillavano nella notte e una forma lunga e affusolata; temetti il peggio ma riuscì a lanciare un grido, un verso simile a quello di un’aquila.
La creatura era sempre più vicina, ora la sentivo a pochi metri da noi e, a velocità media si stava avvicinando scivolando sulle foglie secche e dardeggiando visibilmente una lingua sottile e biforcuta; ora non c’erano dubbi: era un Serpente.
All’improvviso l’apertura della caverna fu oscurata da un’ombra imponente: Sam, l’aqila nera, era piombata nell’apertura e con un grido fece fuggire la serpe che si rintanò nel buco.
- Presto, salite, non abbiamo molto tempo! – gridò Sam mentre io gli saltavo sulla groppa; lui spiegò le ali e si innalzò nel cielo; quando mi voltai verso Harry potei vederlo meglio: era magro e rachitico, un vecchio malconcio con gli occhi infossati e una coda lunga e spelacchiata; questa sembrava essere leggermente storta verso destra e un orecchio era stato morsicato e ne mancava quasi metà.
- Cavolo! Sei proprio ridotto male! – dissi io guardandolo bene.
Harry fece spallucce e si sedette comodo tra le piume dell’aquila; lui ci stava comodo mentre io la coprivo quasi del tutto e probabilmente per lei ero un peso immenso.
Sam però non sembrava appesantito, volava calmo e placido sfiorando con le ali nere i pini e gli abeti, ci stava portando a Blackrok.
- Dove stiamo andando? –
- Blackrok, probabilmente ne avrai già sentito parlare! –
- Certo, il vostro covo alla mafiosa! Ho sempre desiderato vederlo, io e voi condividiamo le stesse opinioni e la mia carne non sarebbe buona da mangiare, piacerebbe solo a Jiarret, lei era rimasta rintanata nel suo covo sotterraneo fino a poco tempo fa, quando gli altri Chipmunks l’hanno scoperta, eravamo appena arrivati e quando l’abbiamo trovata abbiamo bloccato le uscite esterne riuscendo a confinarla la dentro, fortuna volle che molti animali parevano avvicinarsi alla quercia e a caderci dentro senza accorgersene; li c’era poi Jiarret, pronta a colpire –
- Poi perché ti trovavi li? Come mai sei stato gettato la dentro? –
Harry mi spiegò allora del fatto che avessero deciso di utilizzare la tana del serpente come luogo punitivo, vi avevano gettato lui dato che aveva più volte attentato alla vita del re, aveva cercato di gettarlo in pasto a un falco e aveva tentato di fargli cadere un ramo schiacciandolo.
Il Chipmunks ringraziò poi sia Marter che Sam che continuava a volare silenziosa facendo qualche commento qua e la; giurò poi a Marter eterna fedeltà e, giunti a Blackrock, riusc’ a farsi accettare e presto divenne membro onorario.
- Sebbene tu non sia un carnivoro siamo ben lieti di accoglierti qua, siamo felici che proprio un membro dei nostri nemici venga dalla nostra  parte, io, Pekan, signore della notte e nostromo di questa barca di matti, ti dichiaro ufficialmente facente parte del gruppo! –
Alle parole di Pekan e all’allusione del Nostromo tutti si misero a ridere e risero fino a rompersi le costole ed avere le mandibole dolenti, poi si avviarono in ognuna delle loro tane e, dopo aversi scelto la sua, anche Harry cominciò a dormire e sognò, sognò la disfatta dei Chipmunks e il suo ritorno, aveva finalmente un senso per cui vivere.

Passarono i giorni a pianificare vari piani fin che una mattina, molto presto, il loro sonno fu interrotto da un forte grido: davanti a loro, su un picco di roccia che si trovava nei pressi di Blackrock, un grosso uccello ci stava osservando.
Aveva piume nerissime e una testa rosa scuro circondata da una criniera-colletto di piume nere folte e ricadenti. Accanto a lui c’era Sam che, vedendo Ernest uscire per primo gli disse.
- Chiama gli altri! L’abbiamo trovata!”
Ernest rientrò e uscì poi con Pekan, Ickseya, Harry e il sottoscritto.
Sam ci disse che aveva avuto dei contatti esterni e uno di questi era Walfear, uno degli ultimi Condor Californiani e forse uno dei pochi disponibili.
Il Condor iniziò poi a parlare con voce profonda e rauca: - Sam mi aveva chiesto di cercare un luogo specifico, sapevo che vi sarebbe servito e lui mi è stato di grande aiuto per trovarlo; è stato molto difficile ma alla fine sono riuscito a scorgerlo e sono sicuro di riuscire a portarvi. –
Ci facemmo dare più informazioni: il rapace aveva, a quanto pare, trovato Chipmonkia e questa era in un punto poco accessibile a nord-est della foresta, dove le montagne costiere erano più prossime; vi era infatti una grande montagna che a quanto pare all’interno era cava e letteralente tempestata di gallerie, entrate e tane di ogni genere.
- Portaci la! – dissi io entusiasta, seguito poi dagli altri; Walfear però osservò Harry e disse: - Ma lui è un Chipmunk, dovrebbe sapere dove si trova! –
- Spiacente, sono stato esiliato per aver cercato di uccidere mio fratello alcuni mesi fa, prima della nascita di Chipmonkia, non so minimamente dove sia! –
Quella sera ci avviammo verso nord: il condor ci faceva strada guidandoci in direzione Nord-Est per poi planare in un punto dove le foreste di conifere penetravano nelle montagne; procedemmo allora tra le zone boscose fin che non raggiungemmo un punto dove si apriva uno strapiombo, li, dal suo fondo, si innalzava una delle montagne più strane e singolari che avessi mai visto: era un assemblamento di picchi colonnari che sbucavano ad intervalli regolari da un monte originale il quale pareva essere costellato da fori e tane in punti precisi come il lato Sud, quello che puntava verso l’alto e potei anche notare che la guglia più alta, come quella centrale di un castello principesco, si alzava più in alto di tutte le altre ed era più spessa e costellata di fori vari.
Il Condor ci fece strada poi in un punto dove si apriva una specie di cava, li, entrati nella grotta, lui dovette procedere sulle due zampe e farci strada lungo i cunicoli che conducevano a Chipmonkia. – Li hanno scavati per scoraggiare i nemici penso – osservò lui tenendo leggermente aperte le ali per mantenersi in equilibrio.
Continuammo fin che, in un punto preciso, si apriva una caverna laterale e noi ci infialmmo in essa. Era stretta e fortunatamente noi eravamo abbastanza magri da passarci, l’unico problema fu però per Wlfear che dovette  abbandonare la sua idea di accompagnarci fino in fondo. - Non dovete temere, dovete procedere sempre dritto e alla fine penetrerete dritti nel cuore della montagna. –
Noi acconsentimmo e lo vidimo fare retro front, ci salutò con l’ala e ci disse un sentito - Arrivederci – per poi andarsene definitivamente.
 – Simpatico eh? – disse Ickseya per smorzare un po’ l’aria; lei vide che non parevamo minimamente desiderosi di parlare di questo e lasciò subito perdere.
Dopo molto tempo di camminata nelle gallerie finalmente udimmo un suono distinto, udivo un canto melodioso provenire da un punto non ben preciso. – Seguiamolo! – gridai e iniziai a correre seguito dagli altri, arrivati infine in un punto dove la caverna si allargava riuscimmo a sbucare in un punto ben nascosto da rocce nere che delimitavano l’ingresso; guardammo al di fuori da li e potemmo vedere benissimo ciò che succedeva: era una scena spettacolare: migliaia di Chipunks erano radunati attorno a una grande formazione a cono naturale con dei gradoni abbozzati, sulla cima erano seduti quattro indvidui: riconobbi così Richard, Vinny, Thomas e Rchel.
 - Vedo che in mia assenza hanno copulato come conigli! – fece notare Harry osservando la moltitudine, io gli spiegai che c’era stato uno scontra tra i due clan e che essi si erano fusi tra loro: ora al trono c’erano un re e una regina con i loro rispettivi compagni come viceré; Harry parve stupito ma disse tranquillamente: - Quando salirò al trono sarò solo aio a governare; non ho mai sopportato Richard, sempre così amato e stimato da tutti, considerato il migliore di noi due, nostro padre lo riteneva il più importante di tutti, il più dotato, il più abile in tutti i campi… io ero il primogenito ma il più sfortunato dato che nessuno mi voleva dalla sua parte nella ricerca di cibo e tutti mi escludevano; ho passato intere giornate a meditare la mia vendetta e ero prontissimo a liberarmi di mio fratello fino a pochi mesi fa, fin che non sono stato gettato nella fossa della serpe, Jiarret si è accorta dopo molto tempo della mia presenza dato che stavo sempre zitto, non mi notava e quando sei arrivato tu Marter, ha sentito le nostre voci e ha fatto due più due; poi è uscita e ci ha attaccati! –
Nel frattempo io guardavo verso gli scoiattoli che danzavano mentre i sovrani intonavano una canzone che però non aveva parole, quando ad un certo punto accadde una cosa improvvisa: un rumore tremendo risuonò nella montagna mentre da un punto imprecisato comparve all’improvviso una figurina piccola e dal pelo rossiccio; aveva lunghi capelli rossi e occhi da cerbiatta, si avvicinò lentamente ai sovrani e si inchinò.  
- Vostre maestà, ci sono degli intrusi nel regno, sono loro! –
Richard e Rachel si alzarono di botto e si portarono una mano al petto poi congedarono la Chipmunks rossa che fuggì subito, sentimmo poi un forte fischio prodotto da entrambi mentre tutti i Chipmunks andavano a rintanarsi; nel frattempo noi balzammo fuori e ci preparammo all’assedio; loro ci saltavano addosso e noi li colpivamo con le fauci e gli artigli; io sguainai i miei e iniziai a menare fendenti mentre mi dirigevo verso il nostro obbiettivo… i futuri sovrani!
Fui più veloce della luce e li raggiunsi in poco tempo; vidi per primo il piccolo Theodore che dormiva calmo in un giaciglio accanto ai fratelli, accanto a lui sonnecchiava Alvin che muoveva a scatti la coda folta mentre Simon stava  alla sua destra e dormiva profondamente con la bocca semiaperta.
L’altro giaciglio era occupato dalla loro controparte femminile: prima tra tutte vidi Eleanor che, nella stessa posizione di Theodore stava dormendo saporitamente, a destra c’era poi Jeanette con gli occhi serrati e i capelli bruni raccolti in una piccola coda sulla punta del capo, alla sua sinistra era infine appisolata Brittany, il suo pelo fulvo riluceva di varie sfumature e mentre dormiva soffiava continuamente quel ciuffo che gli si continuava a posare sull’occhio.
Mi avvicinai ai due futuri sovrani, una zampa davanti alla testa di Avin e l’altra davanti a quella di Brittany fin che non fui di colpo atterrato da un Chipmunks velocissimo; erano due: Richard e Rachel che iniziarono a colpirmi violentemente e a graffiarmi il muso, io me li scrollai di doso e iniziai a lottare con loro, erano incredibilmente veloci e pronti a tutto pur di salvare i lor figli fin che non decisi di lasciar perdere, fuggii con la coda tra le zampe e, recuperati gli altri, tornammo velocemente a Blackrock.
 - Beh, l’abbiamo trovata, è già una bella cosa! – disse papà appena rientrammo.
- Non abbiamo finito, ci dobbiamo sbarazzare dei sei piccoli, dobbiamo allontanarli da Chipmonkia, dobbiamo trovare un modo per renderli inoffensivi a noi! – dissi io e poi guardai Harry che pareva aver avuto un’idea.
- Pensavo, perché non li avveleniamo, dobbiamo portarli in un posto isolato e lasciarli li a morire, dobbiamo trovare un’arma vincente per sopraffarli. –
Pekan intervenne prontamente: - So dell’esistenza di un ragno molto velenoso diffuso nelle isole lungo la costa occidentale, dobbiamo riuscire a trovarne uno e a far pungere i Chipmunks; è un ragno abbastanza potente che uccide nel giro di quarantott’ore, ma se il veleno non viene iniettato a bassa-media dose questo provoca amnesie potentissime, allo stesso modo però dobbiamo stare attenti e far si che non vengano a conoscenza della loro origine; dobbiamo evitare in tutti i modi di far si che lo vengano a sapere! –
- Ma come? -  chiese Ernest muovendo la coda.
- In un modo o nell’altro – disse Pekan ghignando maligno mentre la sua testa si volava verso Walkear che era appena arrivato.
- Vai nelle isole vicino alla costa e cercami il ragno che tu sai, si, quello con il veleno imprebedibile e letale, portalo qi e ci sbarazzeremo di tutti e sei i Chipmunks! –
Il rapace acconsentì e, dopo aver spiegato le ali, si sollevò in volo e, con un grido stridulo, volò verso sud-ovest diretto chissà dove.
- Ci arriverà? – chiesi io.
- Ovviamente! Per un condor è cosa da nulla, lui in particolare è velocissimo e penso che entro mattina il ragno sarà nostro! LUNGA VITA AL RE, LUNGA VITA AL RE!!! –
Insieme alzammo il Chipmunks che si mise in piedi tra le nostre zampe e sollevò la coda mostrando gli artigli, gli occhi erano infuocati e i denti bianchi serrati in un ghigno malvagio, iniziammo poi a esplodere, uno dopo l’altro, in una risata malvagia che risuonò nella foresta per miglia e miglia, le eco delle nostre risate raggiunsero il firmamento e il sottosuolo, cantammo e ridemmo come folli scienziati pazzi che avessero scoperto il modo di diventare signori del mondo, continuammo a ridere e non riuscimmo più a smettere, era diventata contagiosa , infine, smettemmo di ridere m dopo poco ricominciò tutto mentre stormi d’uccelli volavano via e gli avvoltoi spalancavano le ali sopra Blackrock e stridevano così forte da coprire le nostre risate malefiche.  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Amnesia ***


Quarto capitolo, ora forse verrete a conoscenza di qualcosa che scaverà nelle vostre menti, soprattutto riguardo a uno specifico elemento; non vi rivelo nulla fin ora ma quando leggerete il nome di una specie in particolare e avrete visto con attenzione i film capirete tutto!

        CAPITOLO 4: AMNESIA

Pov: Marter

Le previsioni di Pekan però non furono giuste, Walkear aveva avuto alcuni problemi nel volare a sud dato che una tempesta l’aveva colto impreparato, decidemmo allora di aspettare ancora un po’ prima di partire; quel “po’” durò sfortunatamente davvero molto tempo per svariati motivi: la tempesta terminò ma alcune isole furono affondate dalla duratura pioggia torrenziale e dovemmo allora ristabilire una regione più adatta; i piccoli Cipmunks in più erano ancora troppo giovani per rischiare di finire male, dovevamo aspettare che gli altri iniziassero a lasciarli vagare per la foresta, ci avremmo messo un bel po’ di tempo.
Nel frattempo io escogitai diversi piani assieme a Ernest che però fallivano continuamente; tentammo di rapire anche solo Alvin, che era destinato a diventare il sovrano, ma fummo puntualmente scoperti e dovemmo ritirarci; cercammo poi un punto adatto dove poterli sorvegliare senza essere visti e cercammo di penetrare nelle loro tane per cercare anche solo di intimorirli o spaventarli a morte.
Passarono cos gli anni, dovevamo attuare anche vari altri contatti con altre specie un po’ ovunque, dovevamo riuscire a espanderci e a ottenere nuove fonti, una regione adatta allo sviluppo della specie che cercavamo.
Ci volle un po’ fin che non lo trovammo, si trovava in isola nel Mare dei Caraibi, avevamo trovato un suricata che a quanto pare si era stabilito li, sapeva dell’esistenza di alcuni ragni uslla sua isola che corrispondevano alla nostra descrizione, quando Walkear tornò era passato un’anno dalla sua partenza ed era tornato solo due volte, una per avvertirci che non era riuscito a superare la tempesta e l’altra per dirci che aveva trovato il regno; ora era riuscito a tornare proprio nel momento giusto; i Chipmunks erano ancora dei bambini di due anni (ricordo infatti che alla presentazione avevano solo un anno) che però erano diventati presto liberi di vagare nella foresta senza temere e vivere li senza alcun timore; avevamo infatti ordinato agli altri di non attaccarli in alcun modo dato che sapevamo noi come liberarcene e eravamo disposti a tutto pur di vendicarci in caso qualcuno avesse trasgredito, nel frattempo Walkear era tornato e nelle zampe, protette da una grossa palla di foglie dure prese sull’isola che a sua volta custodiva il ragno, atterrò e la depositò in un buco abbastanza profondo che avevamo scavato, libero, il ragno, potè finalmente sgranchirsi le otto zampe e quando lo vidi fui leggermente spaventato; aveva trovato la specie giusta: Phuneutra Bahiensis, Ragno delle Banane Minore, una specie che iniettava una neurotossina e portava alla morte.
- M-ma n-on erano i-in B-b-brasile? – chiese Ernest visibilmente terrorizzato, io invece lo osservavo con interesse, un aracnide non più piccolo della mia mano ma abbastanza aggressivo; aveva pelo bruno chiaro e occhietti neri e malvagi.
Il ragno era leggermente agitato, si muoveva sbattendo le tenaglie a destra e a manca e aveva voglia di mordere qualcuno, dovevamo occuparci subito dei sei Chipmunks prima che fosse troppo tardi.
Lo lasciammo nella buca così da non lasciarlo fuggire e, dopo poco tempo, ci preparmmo a partire per occuparci definitivamente dei sei eredi al potere, Walkear però ci aveva avvertiti che il suo morso poteva essere imprevedibile, se dato in un certo modo faceva prendere ai malcapitati una forte amnesia; e se questo fosse successo? Semplicemente non avremmo avuto problemi lo stesso perché ormai sapevamo che era difficile far ritrovare la memoria a un amnesico, bastava che non se ne parlasse molto di Chipmonkia e per il resto sarebbe andato tutto liscio.
Quella notte io e Ickseya ci avviammo verso l’ingresso segreto che ci aveva mostrato Walkear la prima volta, li entrammo e camminammo lungo le gallerie fino a raggiungere il fondo dove l’apertura si apriva. Camminavamo con cautela sulle due zampe io facevo strada e lei portava tra le zampe la palla di foglie dure, arrivammo poi in un punto della immensa caverna dove trovammo la zona dove riposavano i Chipmunks regnanti, in vari giacigli dormivano le due coppie mentre, rispettivamente accanto a ciascuna delle due dormivano i loro figli.
Ickseya prese le femmine e io i maschi, lei teneva ancor il fagotto con il ragno e io tenevo tra le braccia tutti e sei i cuccioli che saranno stati ciascuno grande come metà del mio avambraccio; dormivano tranquilli e io feci in modo che non si svegliassero, dovevamo subito occuparcene, ma fuori di li!
entrammo nel cunicolo e, fatta una decina di metri, i posizionammo in una rientranza ben nascosta dove, dopo un minuto di silenio che ci parvero ore, ci preparammo a liberare il ragno.
La Phuneutra uscì e si preparò a colpirli, uno dopo l’altro ogni piccolo Chipmunks fu morso ma non parvero accorgersene fin che non li portammo fuori, corremmo così per tutta la foresta diretti a Blackrock e entro venti minuti fummo li, porgemmo i sei cuccioli agli altri e vidi svegliarsi per primo Lon che, dopo averli guardati, iniziò a osservarli con più attenzione.
- Sicuro che siano loro? – chiese lui incerto.
- Certo| sono sei, maschi e femmine, si assomigliano tra loro, hanno le caratteristiche di quando erano piccoli! Più “loro” di così! – disse Ickseya impettita.
Aspettammo che si svegliassero anche gli altri e nel frattempo potei osservarli meglio; erano cresciuti: Theodore era ancora bello pacioccone e il suo pelo ora era di un colore leggermente più scuro: tutti si erano un po’ scuriti: Eleanor era diventata di un bel giallo miele, con capelli d’identico colore legati in due codini ai lati, Brittany fulvo-rossiccia col ciuffo ora stabile sopra l’occhio sinistro, Jeanette con i capelli più scuri e con una piccola coda sulla cima del capo, Simon con i capelli arruffati e scuri e Alvin col suo ciuffo rialzato.
Li guardai con un po’ di tenerezza, speravo in fondo al cuore che il veleno no li avesse uccisi ma scossi violentemente la testa, in fondo avevo ancora quattro anni e una vita davanti per farmeli odiare (si, ho quattro anni, non si nota vero? Noi mustelidi maturiamo mooolto in fretta!) quindi avevo solo due anni in più di loro, se avessimo combattuto sarei stato comunque alla pari con loro.
Poco dopo tutti si svegliarono e insieme, prendemmo ciascuno uno di loro e iniziammo a dirigerci a sud-est, diretti in una regione al di la delle montagne dove la notizia dell’esistenza di Chipmonkia non era ancora giunta data la totale assenza di Chipmunks, in caso infatti fosse stata semplice amnesia, dovevamo occuparcene noi.
Quella regione era una zona isolatissima tra i monti del Nevada e noi, dalla California Centrale, eravamo partiti in sei a portare ciascuno un piccolo:  io portavo Alvin, Ickseya Brittany, Pekan Simon, Lon Theodore, Krokor Jeanette e Sam Eleanor.
Arrivammo dopo una giornata nella foresta di conifere dove avevamo deciso di lasciare i maschi, protetta da alte montagne e poco accessibile, giungemmo lì dopo tre giorni di marcia e li lasciammo dentro una tana che scavai io stesso, li, ci nascondemmo dietro a una roccia, e, dopo aver mandato Ickseya e gli uccelli a portare le altre in una regione più a nord, nel Sud dell’Idhao aspettammo che uscissero in caso di amnesia, sfortunatamente ciò avvenne ma non ne fui preoccupato, infondo quello era un luogo fuori dal mondo, difficile da raggiungere da altri Chipmunks e probabilmente avrebbero sprecato la loro vita li, a cercare noci e ghiande per l’inverno e forse, ma dico forse, cantando.
Anche noi andammo poi verso nord e raggiungemmo, dopo molte ore, Ickseya che ci stava aspettando; ci appostammo in un buco che si era scavata per sorvegliare le bambine mentre queste andavano in giro senza meta e disorientate, a detta sua, fino a pochi minuti fa. Ora sembravano adattarsi alla foresta che le ospitava e iniziavano già a correre tra i rami e a cercare ghiande e noci, il nostro piano era riuscito!
– Andiamocene subito, non ho voglia di perdere tempo! -  dissi io ma vidi gli occhi di Ickseya brillare malignamente; io le chiesi come mai quell’espressione e lei mi disse semplicemente: - Ho sempre desiderato di occuparmene ora, di sistemarle a dovere, non sopportavo di essere surclassat in  bellezza da una piccola e insignificante Chipmunk! – mi disse lei con la rabbia nella voce, sapevo quanto fosse talvolta vanitosa ma non l’avevo mai vista inalberarsi cos tanto; poi, fu come un lampo, si gettò fuori dalla buca e, fulminea, corse verso Brittany che stava prendendo una ghianda; quando lei sentì il rumore delle zampe che calpestavano le foglie secche sollevò di scatto la testa, spalancò gli occhi blu e, raggiunta dalle sorelle che le fecero scudo, fuggì s un albero seguita dalle altre, vidi Ickseya rincorrerle scalare il fusto e, mossa dalla ferocia, intrufolarsi nel buco dove si erano nascoste con la testa ma poi la vidi tirarla fuori e scuotere la testa indispettita.
Quando fu tornata ci spiegò ciò che aveva intenzione di fare: voleva uccidere Brittany per pura vendetta, voleva sbarazzarsene per riuscire a tornare a essere reputata la creatura più affascinante della foresta, voleva ritrovare in se ciò che aveva perduto, la notorietà di Femme Fatal, di Dark Lady, lei non ha ancora ottenuto questi titoli ma temo che li otterrà! –
Io tentai di consolarla, le mise una zampa sulla spalla e le dissi: - Non ti preoccupare, in caso che lei possa diventare tale è molto difficile, è ancora troppo giovane, avrai anche tu un’anno in più di lei ma tu sei maturata prima, come me del resto e come tutti noi, noi ormai dobbiamo adattarci e probabilmente ne passerà di acqua sotto i ponti prima che anche lei arrivi al tuo livello; nel frattempo continuerai a serbare rancore per questo e per tanti altri motivi, diventerà probabilmente la maggiore tra i tuoi nemici come Alvin per me, spero però che riusciremo a batterli presto! –
Lei mi fissò negli occhi e sorrise poi, tutti e sei, ci incamminammo ridendo e scherzando verso sud-est, diretti alla foresta e arrivammo presto a Blackrock mentre noi pensavamo ancora agli avvenimenti appena avvenuti attorno a noi, a Chipmonkia regnava il panico, tutti i Chipmunks erano alla ricerca dei sei e il re e la regina, in lacrime, avevano mandato centinaia di loro sudditi alla loro ricerca.
- Non possono essere scappati! Sono ancora troppo piccoli. – diceva Richard mentre guardava Rachel in lacrime.
- Qualcuno ha rapito le mie e i tuoi figli, dobbiamo fare qualcosa!!! –
A nessuno però venne mai in mente che potessero essere fuggiti, a nessuno tranne a noi…
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La nascita delle Superstar ***


Quinto capitolo, si cambia finalmente punto di vista, da qui in poi forse la storia sarà più famigliare e più nota; spero che gradirete questo nuovo capitolo e sarei felice di leggere qualche vostra recensione  anche nei precedenti. Buona lettura!

    CAPITOLO 5: LA NASCITA DELLE SUPERSTAR

Pov. Alvin
Ovviamente non sapevamo nulla,  la nostra mente era annebbiata solo quel tanto che basta da non farci ricordare niente sui due anni di vita passati tra i nostri simili; sia io che i miei fratelli ci ricordavamo, come prima memoria, una foresta e noi che ci risvegliavamo già belli e formati, non avevamo alcun ricordo riguardo la nostra vita passata, non avevamo memoria riguardo alla nostra nascita ne tantomeno dei nostri primi due anni, l’unico ricordo ben impresso eravamo noi che, alla tenera età di tre anni suonati, giravamo a random per una foresta senza un ben che minimo pensiero in testa tranne che raccogliere cibo.
Ricordavamo solo i nostri nomi, unica memoria in un tempo evaporato, io mi chiamavo Alvin ed ero, a mio modesto parere, il più figo e bravo di tutti e tre, poi c’era Simon, più vecchio e con un’intelligenza seccante e infine Theodore,  ingenuo e infantile ma comunque il perno collante che teneva salda la nostra famiglia in quel periodo buio.
Avevamo passato ormai nove anni a raccogliere ghiande e noci, fregandocene altamente delle nostre origini, certo: noi eravamo in piena amnesia e vivevamo ogni giorno come se fosse l’ultimo, cercando di sfuggire ai nemici che ci rubavano il cibo e ai predatori; come non ricordare uel maledetto passero che mi rubava un due per tre le ghiande, una banda di citelli tamarri che si credevano i signori del posto e, soprattutto, quel gufo inquietante che ci guardava durante il crepuscolo ma non ci attaccava mai; più inquietante di cosi!
Passarono gli anni e un giorno ci trovavamo a comprimere le nostre provviste in un abete, sotto, tra le radici, c’era la nostra tana.
Eravamo li e canticchiavamo una canzone che avevamo sentito provenire da un’auto umano alcuni giorni prima: fava cosi:

      Dov'è il momento di cui più abbiamo bisogno?
      prendi a calci le foglie e la magia s'è persa
      dicono che il tuo cielo blu
      si sia sbiadito nel grigio
      dicono che la tua passione sia andata via
      e non ho bisogno di riportartela
      perchè hai avuto un brutto giorno
      hai passato un giorno "no"
      canti una canzone triste solo per voltare pagina
      dici di non sapere niente
      dici di non dire bugie
      lavori sorridendo e esci per una passeggiata
      Hai avuto un brutto giorno
      la macchina fotografica non mente
      stai tornando indietro e davvero non t'importa
      Hai avuto un brutto giorno
      Hai avuto un brutto giorno
                (Bad Day, traduzione ita., Daniel Powter)

Ci passavamo le ghiande tra di noi fin che, giunti all’ultima, io tentai di comprimerla al meglio all’interno dell’albero e, tra uno sforzo e l’altro, dicevo agli altri: - Eccolo! Eccolo! - ma questa fece troppa pressione sulle altre facendo, detta alla Simon, destabilizzare la barriera creatasi scomponendola negli elementi singoli fin che questi non balzarono fuori alla Jackpot dal buco sottostante; lo stesso Simon guardò la raffica di ghiande sparargli accanto e disse sarcastico:           - E… Eccole! –  
Guardando giù io dissi rassegnato: - Pazienza. – seguito da Theodore che invece ci disse che forse un riposino sarebbe servito a qualcosa mentre un’ultima ghianda lo colpiva da dietro facendolo volare giù dall’albero.
 - Ora Basta! Non ce la faccio più! Mi arrendo! – avevo dato di matto e ora me la prendevo con tutto ciò checi era accaduto fin ora.
- Sono stanco, è troppo! Sono stufo di lottare per la sopravvivenza, di competere con citelli, lombrichi e quel passero fannullone che ruba sempre le mie ghiande, e sono strastufo di questo strastupido, strastupido stra-albero!!! -
Detto questo il sopracitato albero tremò con un rumore lungo e duraturo.
 - Ooh! Che è successo! – disse Simon traballando e aggrappandosi al tronco.
- Acciderbolina! L’hai fatto arrabbiare! – disse Theodore visibilmente preoccupato per po9i infilarsi per primo nel buco quando l’albero cominciò a inclinarsi in una seconda scossa, questo si abbatté visibilmente a terra, rimanemmo dentro il tronco mentre sentivamo delle voci che risuonavano fuori.
- Ottimo, caricatelo sul camioncino, io prendo la rete. –
Sentimmo l’albero risollevarsi e venir adagiato su qualcosa di duro e liscio mentre qualcosa di leggero veniva steso sui suoi rami, uscimmo dal buco e quando guardammo fuori, in un quadretto della rete che ora copriva l’albero, vidimo che eravamo in movimento, eravamo su un camioncino degli umani e ci chiedemmo cosa ne avrebbero fatto del nostro albero e… soprattutto, di noi!
Dopo circa un’ora di viaggio decidemmo di andare a dormire nel foro del tronco, dormimmo per un tempo che sarebbe potuto durare dalle due alle venti ore, ci svegliammo poi in un’ambiente rumoroso e pieno di voci, uscimmo dal tronco e ci appollaiammo su un ramo dell’abete e guardammo giù, una persona stava dicendo proprio in quel momento: - Cosi mi sembra perfetto. – nel frattempo Theo chiese dove fossimo e io mi guardai un po’ introno poi, con aria intenditrice: - Hanno ristrutturato la nostra foresta. Mi piace!, elegante, funzionale.. –
- E, le montagne dove sono? – chiese il più piccolo di noi mentre, per tutta risposta, Simon ribatté: - Per favore, questo è un edificio Theodore! –
Passarono alcuni minuti, ci guardammo attorno e, dopo esserci consultati, decidemmo di scendere e andarcene per tornare in un posto meno rischioso.
- Togliti! – Io
- Alvin fai piano! – Simon
- Theodore! – Io
- Hai! Mi hai pestato la coda! – e con queste parole Theodore piombò giù dal ramo più basso sbattendo il sedere sul pavimento seguito da noi tre che gli piombammo letteralmente addosso.
- L’ultimo che arriva alla porta è un pappamolle! – dissi io lanciando la sfida ai miei adoratissimi fratelli.  
- Ci stooo!!! – disse Simon correndo verso l’uscita, Theodore si attardò a osservare le decorazioni sull’albero.
- Theodore, stiamo andando via! – e lo tirai verso l’uscita, corremmo a perdifiato tra i passanti evitando le loro scarpe che avrebbero potuto calpestarci sena nemeno rendersene conto.
- Va bene, non è stata una grande idea – dissi io rivalutandomi per poi gridare: - Attenti – osservando uno strano veicolo che ci veniva addosso.
- Accidenti! – un cane abbaio rabbioso e io gridai agli altri: - All’albero! al cane, al cane! –
Individuai poi un cesto abbastanza capiente da  contenerci, era alla nostra destra e si stava avvicinando: era roso e bello lucido e da li proveniva un profumo sfizioso, feci presente di questo ai miei fratelli e insieme ci dirigemmo verso l’oggetto in questione entrandoci, Theodor ci mise un po’, rallentato dalla sua ciccia ma dopo  un po’ eravamo li al sicuro, finalmente!
Il cesto era pieno zeppo di muffin e, dopo averne mangiato qualcuno, guardammo colui che, senza farlo apposta, ci aveva salvato.
Era un uomo sulla trentina, giacca e cravatta, capelli tirati indietro e sguardo triste, sbuffò e non ci notò, sembrava estremamente deluso.
Ci nascondemmo tra i muffin per passare inosservati ai suoi occhi e, avvertito un violento scossone, uscimmo trovandoci in un’ambiente stretto, buio e puzzolente.
 - Ma dai! Questa è casa sua? – chiesi io.
- No, è il bidone della spazzatura! – rispose Simon mentre saliva verso il coperchio per aprire il contenitore.
Udimmo dei rumori di oggetti che si fracassavano al suolo, guardammo fuori e Simon disse:
- Oh! Deve essere qui che raccoglie le provviste dell’inverno! -
Uscimmo finalmente da quel bidone e, con l’ovvio intento di cercare da mangiare, inizia a girare sui mobili seguito dai miei fratelli fin che, dopo aver superato una tazza e essere salito su un forno a microonde trovai la dispensa, la aprì e, meraviglia delle meraviglie, trovammo una miniera d’oro: cibo a volontà, ci sarebbe servito per un anno intero e decidemmo subito di approfittarne.
Trovammo poi una busta di un cibo a noi molto famiglaire: ne andavamo pazzi, la nostra foresta infatti sorgeva a est di una fattoria, talvolta ci intrufolavamo nella casa del proprietario e rubavamo uno dei cibi che pareva piacergli di più in assoluto: palline al formaggio! Era uno degli alimenti più saporiti che avessimo ami mangiato e amavamo farne ampie provviste per l’inverno, quell’inverno però il fattore se ne era andato e noi eravamo rimasti a bocca asciutta.
Mentre io facevo piovere le palline in una ciotola, alcune caddero fuori ovviamente, Simon disse: - Alvin attento! Non fare casini! –
- ARRIVO!!! – gridai senza ascoltarlo e feci un tuffo a bomba nella vasca di palline ce avevo sotto di me, nella ciotola; finì nel cumolo e riaffiorai con le guance piene di palline; Simon però fece una faccia spaventata e mi indico l’uomo che nel frattempo si era sollevato dal divano di scatto, ci aveva sentiti!
- Presto! Via! – disse mio fratello trascinandomi lontano da li.
- Nascondiamoci! – disse poi infilandosi nella dispensa seguito da noi.
Sentimmo l’uomo avvicinarsi e lo vidimo da uno spiraglio osservare la tazza con le palline.
- Quando li ho messi qui? – disse lui pensieroso
Ne mangiò un paio e noi uscimmo silenziosamente dalla dispensa per poi nasconderci in tre tazze su una mensola, quando si girò lui però le vide muoversi e si avvicinò furtivo per sorprendere eventuali intrusi, quando ci sollevò noi ci attaccammo al fondo e lui non ci vide per poi rimetterle a posto; si allontanò e noi, come tre saette, fuggimmo via lasciando le nostre tazze a roteare solitarie sulla mensola.
Sbattemmo per sbaglio la porticina di uno degli scaffali e, lui, armato di spatola, si avvicinò alla dispensa e, dopo una lenta apertura della porticina, passò in rassegna tutto lo scaffale creando un disastro immenso travolgendo ogni cosa esistente nel raggio della sua terribile spatola, giunto a noi ci individuò e quello fu uno dei miei peggiori momenti.   
Vide per primo Theodore, sopra di lui c’ero io che gli balzai in faccia graffiandolo, lui cadde di schiena per poi rialzarsi, io ero li, sulla cima del capo pronto a sferrare un altro attacco, lui mi percepì e, presa una berretta, mi ci intrappolò velocemente senza darmi il tempo di fuggire, mi divincolai più che potei ma era impossibile da aggirare, ero in trappola, gli devastai i capelli e lui, preso dal dolore, decise di staccarmi velocemente e, con velocità fulminea, lui prese la berretta e la schiantò sul tavolo lasciandomi comunque al suo interno.
Lui alleggerì la presa per avvicinarsi di più ma io, approfittandone, tirai fuori la mia parto posteriore e gli scoreggiai in faccia, fuggii ma lui cercò di prendermi, si mise sotto la dispensa e frugò con la scatola ma io, prontamente, sporsi il vaso pieno di palline al formaggio e glielo gettai in testa, lui cadde a peso morto per terra.
Ci avvicinammo a lui, erano passati già due minuti e restava immobile.
- Mmhh… ormai è parecchio che è sventuo! – constatò Simon dopo il terzo minuto.
- Magari è morto! – disse Theodore.
- Niente panico, dobbiamo far sparire il cadavere, ci servono: tre buste della spazzatura, una pala, un disinfettante, guanti di lattice e un po’ di origano, forza… - dissi io prontamente ma fui fermato da Simon che, deciso, mi bloccò.
- Fermo Sherlock, riprende conoscenza! –
- Mi sembra di sentire delle voci, e vedo anche dei  pupazzi! - disse lui mezzo intontito.
- Signore, si sente bene? –
Lui si sollevò di colpo facendoci cadere già dal suo corpo, gridò spaventatissimo e intimandoci di stargli lontano-
- Gli scoiattoli non parlano! – disse poi lui appoggidnosi al mobile della cucina.
- Ehi!, frena la lingua! Attento genio, noi siamo Chipmunks, Chip.. munks! – (e su questo farei volentieri uno speigone per il fatto che tra Chipmunks, specie evoluta e molto più intelligente degli altri scoiattoli, e nostri parenti e famigliari in classifica ci sia una bella differenza,  simo molto orgogliosi di appartenere a qualcosa di più di semplici roditori).
- Non parlano nemmeno i Chipmunks! – disse lui ugualmente spaventato, non sembrava però aver notato qualcosa di strano in noi, magari non aveva mai visto davvero un tamia (o come cavolo lo chiamate voi) e forse non aveva bene in mente com’era uno di quella specie ma a lui non parve fregare più di tanto, si allontanò ancora di più e noi ci avvicinammo, io dissi sornione: - Muoviamo le labbra e facciamo uscire delle parole! –
- Non sta succedendo a me! Io non sto parlando con dei Chipmunks! – disse lui a se stesso e io lo guardai strantio, non so a cosa si riferisse, forse rifletteva su cil che vedeva: specie mai vista prima, nuova agli occhi del genere umano, o semplici animali parlanti! Effettivamente l’uomo conosce solo un decimo delle realtà del mondo, e, a dire il vero, solo i Chipmunks sono una singola specie tra quelle non ancora riconosciute dalla scienza: Bigfood, Ogopoghi, Wendigo, spiriti boschivi, vampiri, spettri, licantropi, spiriti boschivi… il mondo era più conosciuto in passato che in presente.
- Bene, ti sei autoconvinto Dave? – dicemmo noi, avevamo letto il suo nome nella sua posta, senza il suo permesso ovviamente.
Ci chiese alcune informazioni tipo: “Anche gli altri animali parlano?” e Simon gli rispose sapientemente esponendogli la sua teoria (giusta) secondo la quale i pesci utilizzerebbero una specie di linguaggio dei segni, lui però non diede molto conto alla sua affermazione decidendo di sbatterci fuori e, dopo ver detto che avere degli animali parlanti in casa era inquietante, innaturale e anche un po’ diabolico, ci gettò fuori bloccandoci prima in’un altro contenitore, noi ci trovammo fuori casa sua, con la porta chiusa e sotto la pioggia.
Eravamo tristi, avremmo vissuto una vita bella se non fosse stato per lui, desideravo da tanto tempo ritrovare un po’ di svago senza preoccuparmi di morire da un momento all’altro, sentivo sempre in cuor mio che c’era qualcosa che non andava, che mancava qualcosa in me alla quale ero legato dalla nascita (sfortunatamente non era quello, scoprii in seguito ma, su questo torneremo tra circa tre, o sei, capitoli) e avevo intenzione di trovare conforto nella civiltà umana, come gli altri del resto.
Allora decidemmo di sfoderare la nostra arma segreta: quella a cui a dire il vero avevamo dato poco conto: il canto.
Cantammo un motivetto triste e, sentendoci, Dave apri la finestra e, quando lo vidimo, ci fermammo.
- Ti diamo fastidio? – chiesi io.
- Voi sapete anche cantare? –
- Questo non è cantare! Questo è cantare! –
E intonammo un frammento di Funky Town mettendoci l’anima sia nella coreografia che nel canto, non lo intonammo per intero ma lo terminammo in grande stile, ci fece entrare, ammirato dalla nostra abilità e, forse, fu proprio quel momento a dare il via a tutto.
Da quel giorno iniziò il mondo per noi, ormai il suo cinismo e la sua avversione a noi si era trasformata in un affetto amorevole: si era affezionato a noi che gli facevamo compagnia nel suo tempo ormai perso: aveva infatti perso il lavoro, gettato fuori dal suo capo e suo migliore amico, scriveva canzoni ma sfortunatamente quell’Ian Hawke, non vedeva in lui un futuro da compositore e l’aveva licenziato gettandolo fuori dalla JETT Records, la sua agenzia. Ora non aveva più un lavoro (il rumore di ferraglia gettata che avevamo sentito erano i suoi strumenti gettati fuori dalla casa) e orse, grazie a noi, avrebbe potuto riprendersi.
Riprese i suoi strumenti ma quando tornò ci trovò a giocare con i suoi spariti e (io) a fare l’hula hoop con il suo portasciugamani; lui ci disse di smettere di fare cosi ma gli spiegammo che eravamo piccoli e che i nostri genitori (secondo noi) ci avevamo lasciato quando eravamo ancora a una settimana dalla nascita.
Questo ce l’aveva spiegato un vecchio tamia che avevamo trovato nella foresta, era morto poco dopo e, noi, per chiedergli alcune informazioni sulla nostra vita, gli chiedemmo qualcosa sulla nostra vita: eravamo sicuri infatti che fossimo della sua stessa specie e lui era mezzo cieco e non captava la differenza: ci convinse che normalmente un cucciolo veniva abbandonato dai genitori quando aveva ancora una settimana e i genitori se ne andavano fregandosene altamente della prole, inizialmente pensammo che fosse una crudeltà ma capimmo che era la natura; non capimmo però che quella era la natura delle tamie, non dei Chipmunks.
Arrivò  poi Theodore rincorso da un robot ricevuto da Dave lo scorso natale, noi amavamo il natale, anche se non lo avevamo mai festeggiato.
Fu quello il seme della pianta: Dave si ricordò di questo e, dopo averci mandati a dormire sulla poltrona, lui intonò un motivetto tra se e se per poi sollevarsi dal letto di soprassalto, aggiungere alcune parole e… terminare finalmente la musica scrivendola negli spartiti.
Quando si svegliò Dave trovò alcune problemi: cibo sotto il tappeto per le scorte e i suoi spartiti decorati artisticamente dalle nostre stupende mani da artista, un disastro. Dopo aver sistemato ci spiegò della sua canzone ma prima notò la miopia di Simon e gli procurò degli occhiali su misura, da un babbo natale sul mobiletto della sala.
Cantammo poi finalmente la canzone scritta da Dave… non la dimenticherò mai.

      è Natale a casa mia
      Fra regali ed allagria
      Farò il buono ancora un pò
      Non so se resisterò
      Un'aereo ho chiesto io
      l'Hula Hoop invece è mio
      Non possiamo più aspettar
      Natale non tardar

              (Christmas don’t be late, Traduzine Ita, Chipmunks)

Fummo poi presentati all’ex capo di Dave, Ian, il quale però, notando che stavamo ziti e non cantavamo, pensò che l’amico lo prendesse in giro, lo sfotté direttamente e gli voltò le spalle. Era semplice panico da palco scenico ma lui non la prese molto bene.
Presto però accadde l’impensabile: il video divenne virale su Youtube e il mondo ormai ci conosceva: diventammo famosi in poco tempo fin che lo stesso Ian no si accorse di noi contattò Dave e decise di riallacciare i contatti con lui e rimetterlo nella JETT Records, anche la sua ex, Claire, decise di riavvicinarsi a lui, la invitò a cena ma, dopo avergli spiegato la faccenda di noi tre, lo lasciò nuovamente sostenendo che non fosse cambiato, che fosse ancora un buffone infantile e immaturo e lo piantò li, un po’ per colpa nostra e un po’ per colpa sua.
Ciò era avvenuto prima della nostra improvvisa popolarità, quando Ian richiamò Dave e lo riassunse nell’agenzia prima che lui decidesse a sua volta di riportarci nella foresta, passarono le settimane di gloria e gaudio: diventammo famosissimi e, sotto consiglio di Ian, ci diede anche degli abiti un po’ per coprir la nostra bestialità un po’ per renderci più riconoscibili: ebbi un maglione con cappuccio rosso con una grande A gialla stampata sopra, Simon ottenne un maglione azzurro e Theodore una felpa verde con tasca unica.
Passarono altre due settimane e presto Ian decise di fare una delle sue peggiori scelte che rivalutarono la nostra idea di lui: decise di prenderci sotto la sua ala sostituendosi a Dave facendoci false promesse e riferendoci false realtà su Dave, andammo a vivere da lui per alcuni giorni e, in poche giornate, riuscì a renderci terribilmente viziati e attaccati alle comodità umana, eravamo diventati diversi da quelli che eravamo un tempo, ci stancammo presto per i troppi concerti ma venne il momento in cui questo prese il sopravvento e, dopo un concerto cantato in Playback, fummo presto slavati da Dave e Claire in quel concerto prima del tour mondiale che avremmo effettuato il giorno successivo, eravamo stati imprigionati in una gabbia per gatti ma, sfruttando dei pupazzi a nostre fattezze, ci dileguammo con il nostro ex menager che divenne il nuovo menager, ristabilendo la calma.
Dopo alcune settimane di calma ritornammo in pista, con a capo Dave Seville e finalmente più carichi che mai, eravamo tornati, eravamo famosi, eravamo i Chipmunks.

Angolo Autore: è con questo capitolo, e questo secondo mio intervento, che sono pronto a dirvi una cosa ovviamente ovvia: ho dovuto riguardarmi il primo film e, dato che so che tutti ormai l’avrete visto, non temo che possano esserci spoiler; sono stato molto più dettagliato sulla prima parte che sulla seconda per il semplice fatto che è quella un po’ più legata alla vita esterna oltre alla celebrità dei Chipmunks; questa è in realtà una semplice ripresa del primo film, nulla di nuovo se non fosse per alcune informazioni come quella del vecchio tamia, delle specie considerate criptidi e animali mitologici e il discorso della storia prima del fatto delle ghiande nelle prime scene del film; in questo capitolo comincia il putno di vista di Alvin che verrà poi alternato con altri (tra cui il nostro buon vecchio Marter) in  maniera molto più regolare rispetto ai primi capitoli. Grazie e recensite!

P.S. : scusate per la lunghezza del capitolo.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Dalla Padella alla Brace ***


Mi sono reso conto solo ora dell’errore madornale in cui sono incorso per tutto sto’ tempo: essendo una parola di origine non inglese ma di lingua nativa americana inglesizzata, il termine Chipmunk non necessita della “S” finale per denotarne il plurale (mi sento uno scemo avendolo scritto pure quando parlavo al singolare).
Nuovo cambio di prospettiva, nuovo protagonista del capitolo, scioccante rivelazione della storia celata dietro alla tetralogia (finora) di Alvin Superstar. Buona lettura
P.S.: ci terrei a ringraziare Alvin Miller per aver in qualche modo ispirato alcune parti salienti del capitolo. Ti prego, Alvin Miller, parlo a nome di tutti, torna a scrivere in questo format, sta morendo, è nato grazie a te e sarebbe bello che continuassi a farlo vivere. Se un uomo si orienta inizialmente su qualcosa per poi spostare i suoi orizzonti su qualcos’altro, quel qualcosa non deve essere accantonato, non deve essere abbandonato: riprendi a scrivere qui, c’è ancora molto di cui non hai ancora parlato.
 
                 CAPITOLO 6: DALLA PADELLA ALLA BRACE
 
Pov: Brittany
Ultimo ricordo: sono inseguita su un albero da una creatura spaventosamente veloce e con la rabbia dipinta negli occhi… poi basta.
Quello mi deve aver traumatizzato, le mie sorelle sembrano ricordarlo a malapena ma io ce l’ho avuto impresso nella cornea per più tempo di qualunque essere vivente, ricordo il suo sguardo demoniaco che mi inseguiva tra i rami dell’albero, ricordo la furia che lo guidava, il pelo bruno chiaro e gli artigli pronti a ferirmi.
La vita era abbastanza difficile: passavamo le giornate a raccogliere cibo e a scappare dai predatori, cercavamo sempre un modo per uscire da quel covo di carnivori ma le nostre possibilità erano limitate dal: attraversare a nuoto il fiume (con quel luccio! Scherziamo!), superare le montagne (pura pazzia) o, infine, fuggire tramite le colline a sud (mi sono ricreduta, questa è pura pazzia!!!).
Sentivo che nella mia vita mancava qualcosa, una vera famiglia, tre sorelle non possono fare molto, oppure la protezione di qualcun altro, Chipmunk o altro animale; avevo bisogno di qualcosa di nuovo, che potesse confortarci e sottrarci da quella vita d’inferno.
Quella notte stavo guardando la luna dal ramo sul quale su apriva la nostra piccola tana tra le foglie, osservavo attentamente la luce bluastra della notte e intanto pensavo a cosa sarebbe successo l’indomani: sarei morta? Avrei superato con stento le fatiche di una vita? Io e le mie sorelle saremo restate rintanate per tutto il giorno? Veramente non lo sapevo! Non sapevo nulla di come agire per evitare tali problematiche, dovevo far si che le nostre tre piccole misere vite procedessero, lentamente ma procedessero.
Una zampa mi si poggiò sulla spalla, Jeanette, la mia sorella maggiore, pelo scuro, occhi viola capelli mossi, si era seduta accanto a me e guardava con me la luna.
- Brittany, ti vedo triste, cos’hai? – mi chiese lei guardandomi dritta negli occhi.
- Non hai mai percepito la mancanza di qualcuno? Qualcuno che possa completare la tua vita, il 50% rimanente? –
- Si Britt, dobbiamo farci l’abitudine, siamo le uniche Chipmunk nel raggio di miglia, non sappiamo nulla di come siamo arrivate qui, normalmente cosi a nord noi non viviamo, pensa all’inverno scorso: Eleanor stava quasi per morire di fame e freddo e io ho passato metà inverno fuori a cercare del cibo per voi due: abbiamo bisogno di ritornare a sud, dove le condizioni sono più favorevoli –
- Lo sai quanto me quanto non è facile, a sud c’è la pianura e li pullula di coyote, ci sbraneranno appena metteremo piede li! –
- potremmo provare a scroccare un passaggio tramite un volatile! –
- Ma sei pazza! O questo se ne approfitta e ci porta al suo nido per sfamare lui e i suoi pulcini o pesiamo troppo e ci getta giù! Non si può fare. –
- Hai ragione, chiediamo ad Eleanor. –
Mi scostai il ciuffo di pelo biondo che avevo sopra l’occhio sinistro rivelando la ferita che ormai mi aveva abituata, me l’avevo procurata cadendo da un ramo alto, stavo portando una grossa ghianda quando un velocissimo animale mi tagliò la strada facendomi precipitare, un ramo sporgente mi inferse poi la ferita lasciandomi un taglio abbastanza profondo, perpendicolare all’occhio che ora si era rimarginato in una cicatrice.
Guardai nuovamente Jean, i suoi occhi blu mandavano riflessi con la luna che le davano quasi un’aria mistica.
- Pensi che ce la faremo. Intendo, per l’inverno? –
- Secondo me ce la farete anche senza fare le provviste per la stagione fredda! – a parlare era stata una voce calma e quasi rassicurante, proveniva da un punto imprecisato in basso, nel sottobosco.
Guardammo giù ma non vidimo nulla, andammo a svegliare Eleanor che prese subito l’iniziativa.
- Andiamo giù, se ci offre un aiuto forse è una buona cosa!-
- E se fosse intenzionato a farci fuori? Forse è un carnivoro che vuole divorarci –
- Io vado, se mi seguite sarò felice, se no, me ne farò una ragione! –
Dopodiché si gettò già da un ramo saltando poi sull’altro e sull’altro ancora: guizzo biondo con i due piccoli codini intrecciati con i piccoli steli che ora teneva sempre legati ai capelli, come la mia coda che ormai era perennemente ben stabile sulla mia nuca, il piccolo chignon di Jeanette che campeggiava sulla cima della testa contornato da ciocche mosse in varie posizioni.
Decidemmo di seguire nostra sorella e, balzando di ramo in ramo, notai che Jeanette sembrava poco stabile mentre saltava da un ramo all’altro e, quando sbatté il muso contro un ramo grosso, la vidi piombare giù verso il suolo per poi sentire il tonfo di un corpo colpire il terreno.       
Io ed Eleanor allora ci fiondammo giù e trovammo Jeanette distesa a terra in posizione tutt’altro che normale: una zampa era coperta dalla coda e l’altra era stata colpita dalla testa che la copriva.
La rimettemmo in piedi: nulla di rotto, solo una botta. Guardammo poi verso l’alto e una scena strana prese vita davanti a noi: era un grosso orso bruno, alto circa tre metri, in piedi, che ci sovrastava.
Io mi misi davanti allargando le zampe per proteggere le altre due: - Non ci avrai vive! –
- Tanto non saprei cosa farmene di voi da morte! Vi ho trovate finalmente, stiamo cercando voi da cosi tanto tempo, dovete uscire subito! –
- Cosa intendi? –
- Dovete andarvene da qui! La vostra vita è ancora più in pericolo di quanto pensiate! –
- Spiegati meglio! –
- Ora non posso, salite sul mio dorso, vi porterò fuori di qui e poi ne parleremo –
Noi tre allora salimmo sul dorso dell’immenso animale che pareva aver buone intenzioni, lui proseguiva sempre verso sud diretto chissà dove, nel frattempo la notte si stava rischiarendo e ad est l’alba si affacciava pigramente alla volta celeste.
Passarono alcune ore e la foresta lasciò presto il passo a una grande piana sconfinata che si perdeva ai limiti estremi, era forse la prateria più settentrionale d’America, li era uno dei posti più rischiosi e difficoltosi da attraversare: pullulava di coyote e di puma e molti animali che vi entravano finivano per non uscirvi mai più. Il peggio era che i punti di riferimento erano difficili da trovare: erano terre sconfinate, collinari e tutte uguali, un luogo aspro e rischioso nel quale tre piccole Chipmunk sarebbero morte nel giro di poche giornate.
L’orso però sembrava a suo agio, camminava nell’erba alta come una nave che solca le onde collinari del mare, era una marcia lunga e difficoltosa, la sete, la fame e la paura di essere attaccate ci colpiva ogni due minuti: grandi aquile sorvolavano il nostro percorso e seguivano il nostro tracciato, il nostro sentiero nell’erba alta, sapevano che l’orso prima o poi avrebbe deciso di fermarsi per una buona sosta e sarebbe stato quello il momento per attaccare.
Quando però succedeva e un gigantesco uccello bruno piombava su di noi il Grizzly ci difendeva con le zanne e con gli artigli, spesso si procurava persino da mangiare in questo modo.
Proseguimmo per lunghe giornate lungo il nostro percorso e, una notte, li vidimo: erano in molti: forse una dozzina o una ventina di coyote ululanti e molo, molto affamati: la fame si leggeva nei loro luminosi occhi nella notte buia, ci aggiravano e ci seguivano, li vedevo dietro le colline e negli avvallamenti, anche l’orso sembrava leggermente agitato.
- Non ne ho mai visti cosi tanti! – osservò lui teso.
- Vogliono noi tre, hanno percepito il nostro odore, i Cipmunk sono rari e sono prede molto apprezzate –
Jeanette si guardava attorno preoccupata e Eleanor invece sembrava meno inquieta.
- Nascondetemi nel pelo del mio groppone, forse li non riusciranno a rintracciarvi facilmente: il mio odore vi maschererà e comunque sarebbe troppo in alto per loro. –
Una alla volta ci intrufolammo nel lungo pelame dell’animale, morbido e confortevole ma di un caldo soffocante.
Sentivamo i guaiti di quei lupi in miniatura che sembravano di malevole intenzioni, fiutavano il nostro odore a fatica e alcuni sembravano allontanarsi… poi lo udimmo, chiaro come la neve, un colpo violento scosse tutto il corpo dell’orso che si mosse di scatto prendendo velocità mai vista: contrattaccò contro quello che probabilmente era uno di quei maledetti animali che aveva cercato di attaccare, lo sentii poi allontanarsi guaendo spaventato e dolorante, probabilmente gli aveva mollato una zampata degna di un lottatore di Wrestling.
Ne giunsero altri e l’orso sembrò indebolirsi man mano: i suoi contraccolpi sembravano indebolirsi sempre di più fin che non mi azzardai a osservare fuori dalla pelliccia dell’animale: interi gruppi di coyote ora lo circondavano, erano davanti, dietro, ai lati: eravamo accerchiati e la nostra guida sembrava sempre più affaticata, erano troppi per lui, erano troppo forti e giovani e lui ormai tastava già con la zampa l’orlo della fossa: era vecchio e abbastanza debole per quei piccoli mostri, ne vidi uno poi balzargli sul dorso, a pochi centimetri da noi abbatté poi una violenta morsa sul fianco, il sangue scorreva come un fiume e i lamenti dell’orso si facevano ancora più forti fino ad indebolirlo completamente; l’unica cosa che riuscì a dire però furono queste parole prima di soccombere.
- Fuggite e cercate tre Chipmunk che vi somiglino il più possibile, maschi però! – dopo di che lo sentimmo abbattersi a terra e cadere di peso sul suolo erboso macchiandolo col sangue vermiglio.
I coyote si affollarono attorno a lui, mentre balzavamo fuori li vidimo avventarsi sulla sua carogna: era incredibile di come quei tremendi esseri potessero nutrirsi persino di un’animale carnivoro molto più grosso di lui: era troppo spaventoso da vedere con tanta chiarezza.
Fuggimmo ma non facemmo in tempo a passare inosservate: alcuni di loro ci videro e partirono all’inseguimento. Corremmo a perdifiato per un lungo tratto tentando di seminarli ma fu quasi del tutto inutile, saremmo finite tra le loro grinfie se non fosse stato per quel burrone. Lo vidimo in tempo per riuscire a saltarlo con agilità e facemmo in tempo a passare dall’altra parte per vedere i Coyote continuare a correre fin che non si accorsero che sotto le loro zampe non c’era più nulla, guardare giù e piombare di sotto, probabilmente la scena alla Willi E Coyote sarebbe parsa lampante, solo che loro non sarebbero sopravvissuti dopo quella caduta, non come Willi almeno: sarebbero sicuramente morti.
Ci prefissammo di procedere lungo tutto il nostro percorso senza mai fermarci, dirette a sud e senza nessuno scalo, evitando il più possibile i predatori e, in caso, scavarci dei buchi per rifugiarci.
Passammo così alcune settimane fin che non arrivammo in un piccolo villaggio, li probabilmente saremmo riuscite a trovare ospitalità da qualche umano, a patto che questo sapesse sopportare il fatto che noi scoiattoli potessimo parlare.
Riuscimmo a trovare un posto dove restare, un piccolo fienile dove poterci riposare e trovare un posto tranquillo dove vivere, eravamo stremate dalla fatica e non riuscivamo più a parlare per la gola secca, trovammo tanto cibo da poterci sfamare e le recenti piogge avevano riempito i secchi che si trovavano all’esterno del fienile, avevamo cibo e acqua e forse saremmo potute restare li se non fosse stato per quel vecchio: un uomo di circa settant’anni che veniva ogni mattina a sistemare il fieno, una volta però ci trovò e non seppe se riportarci nel bosco o darci in pasto al cane, quando però parlammo si ricredette.
- Non posso metter fine alla vita di qualcuno che può parlare la mia lingua, mi sentirei un assassino nei vostri confronti, un carnefice ripugnante, vi risparmierò la vita ma vorrei ottenere qualcosa in cambio, potrete decidere voi cosa ma vorrei che mi diate una mano in ogni modo che vi venga in mente! -
Accettammo volentieri il favore e inizialmente lo aiutammo nei lavori domestici, diventammo incredibilmente ferrate in quel compito e presto divenne quasi un hobby. Diventammo anche sue collaboratrici nell’agriturismo che lui e suo figlio avevano aperto da sei anni: era un posto tranquillo dove gli avventori erano ormai le solite persone, ma quando si venne a sapere che tra gli intrattenimenti del locale cerano anche degli scoiattoli canterini una folla di umani si fiondò in quel piccolo locale che divenne presto un luogo di ritrovo proprio grazie a noi.
L’uomo ci insegnò tante cose, ci istruì in ogni campo, dalla matematica alla storia, dalla geografia alle scienze, dall’inglese alla filosofia fino ad arrivare alle lezioni di vita quotidiana tipo la culinaria e i lavori domestici. Ma una delle cosa che preferiva più di tutte era raccontarci delle storie, ogni sera ce ne raccontava dieci e spaziava di argomento in argomento nei suoi racconti, preferiva però raccontarci storie fantasiose, spesso tramandate nei secoli, ai racconti realistici e troppo normali al suo punto di vista, infatti lui credeva nella forza dell’immaginazione e nella verità dietro la fantasia: ci raccontava di fiabe e favole, queste in particolare le narrava con animo e con disinvoltura dato che, in pratica, si trovava di fronte veri e propri animali parlanti e le favole consistono proprio in questo.
Ci raccontava delle astute volpi ingannatrici, degli orsi saggi o tonti (e talvolta ci scendeva una lacrimuccia pensando al nostro salvatore ormai quasi dimenticato) dei conigli codardi e degli impavidi scoiattoli, si, a sentirlo ci sentivamo molto fiere della nostra specie.
Ci raccontava anche dei miti e delle leggende, dai grandi classici dell’antica Grecia a quelli del nord Europa, dall’Egitto al Giappone passando per Mesopotamia, India e Cina. Ma quelli che ci appassionavano di più erano quelli del nostro mondo, del Nord America, degli Indiani, del popolo della natura, sempre a contatto con essa e con gli animali. Ridevamo alle strane storie legate al dio Coyote, più per esorcizzare la paura che si era infondata in noi dallo scontro avvenuto con quelle bestie di Satana, pensavamo alle strane storie degli eroi piumati e degli animali antropomorfi di quei magnifici racconti. Una storia però ci appassionò non poco.
 
Era sera, erano passati già tre anni da quando noi, a soli otto anni, eravamo arrivate in quel famoso fienile e ci eravamo legate a quell’uomo come fosse ormai nostro padre, sedute vicino al focolare, lui sulla sedia a dondolo e noi accoccolate sulle sue ginocchia, lo ascoltavamo raccontare quel meraviglioso racconto.
- C’è una cosa che non vi ho detto bambine, io son uno dei pochi discendenti di una tribù di indiani che viveva un tempo in queste zone, mio nonno mi raccontava sempre una storia molto strana, un racconto che teniamo in segreto, un mito nascosto ai posteri: i miei antenati si raccontavano spesso questo strano aneddoto: nascosti nella foresta, al riparo dagli occhi indiscreti degli umani, vivono felici degli scoiattoli simili ma diversi dalle altre specie: si facevano chiamare “I Chipmunk” e erano amati e rispettati da tutti gli altri animali della foresta, come loro, anche i Chipmunk parlavano la lingua umana e sapevano intrattenere con l’uomo lunghe conversazioni. Un giorno però avvenne che una terrib8ile malattia si diffuse tra i Chipmunk decimandoli uno ad uno, era una popolazione molto socievole e una specie diffusa in tutto il Nord America. Che quindi non riuscì a non cedere difronte all’avanzata del morbo, il loro capo, Raklonomok, decise di mettersi in contatto con il loro grande padre: i Chipmunks erano infatti i figli delle Tamie e i nipoti di Pologlanran, che gli uomini del nord avevano fatto conoscere agli indiani con il nome di Ratatoskr, il sommo dio degli scoiattoli il quale, do9po essere apparso a Raklonomok gli disse di recarsi di Lalamod, la civetta delle tane che viveva nelle praterie e, di farsi consegnare il veleno di Kalamitasi, il serpente che un tempo dimorava sotto tutte le terre del mio popolo
Come ultima cosa il saggio Pologlanarn gli stracciò con l’unghia un simbolo sulla zampa: un segno che potesse differenziarlo dagli altri e che impedisse a Lalalmod di mangiarlo, la forma era riconducibile alla parte superiore della sagoma di uno scoiattolo rosso con l’intento di mangiare qualcosa, si notava infatti la lunga coda, il dorso tondeggiante e il capo, era una semplice linea irregolare che però avrebbe significato molto.
Raklonomok allora partì verso sud e, seguito dai giovani e dalle giovani più forti del suo branco, raggiunse la dimora di Lalamot, lei inizialmente pensò di mangiarli ma, quando vide il simbolo del dio scoiattolo tracciato su ciascuna delle cosce di Raklomok e capì che lui veniva per ordine del dio, la civetta allora gli consegnò una bacinella di legno dove era contenuto il veleno e, ospitati per alcuni giorni gli scoiattoli, dette loro addio al momento della partenza.
Come ultima cosa però la civetta disse loro: - Guardatevi dagli uomini pallidi che giungeranno in futuro! –
Cosi infatti fecero, giunse l’uomo bianco da est e i Chipmunks iniziarono a nascondersi e, quando il mio popolo volle parlare all’uomo bianco di loro, decise di cercarli. Non li trovarono ma, catturando alcune tamie, dissero ai pellegrini che quelli erano i padri dei Chipmunks; purtroppo i pellegrini non compresero bene l’allusione e, a loro modo, pensarono che le due tamie, un maschio e una femmina, che erano stati portati al loro cospetto, fossero effettivamente i genitori dei Chipmunk, ragionando su questa scala i Chipmunks e le Tamie erano gli stessi animali.
L’uomo bianco da allora chiama la stessa specie col suo e col nome di un’altra specie che, comunque, non ha mai visto. –
- Frederick, tu però ci chiami Chipmunks, sei stato influenzato anche tu dall’uomo bianco rinnegando le tue radici? – chiese Jeanette incuriosita.
- Quando avrei mai rinnegato le mie radici bambina mia! Io vi chiamo effettivamente “Chipmunk” perché, probabilmente, è quello che siete: siete troppo grandi per essere semplici Tamie e non assomigliate a nessun’altro scoiattolo che io abbia mai visto, peso quindi che voi siate Chipmunks! –
- Dai Frederck, è praticamente impossibile… a meno che…- avevo parlato senza riflettere e subito mi interruppi per poi abbassarmi lentamente e sdraiarmi, anche le altre seguirono il mio esempio mentre sentivamo fiocamente il nostro nonno adottivo dire tra se e se: - Ho in casa dei miti viventi! Il mio sogno si realizza! – per poi addormentarsi assieme a noi.
L’indomani, quando ci svegliammo, trovammo Nonno Frederick in cucina che ci preparava la colazione, sembrava pensieroso e abbastanza triste.
- Che succede nonno? – chiesi io avvicinandomi a lui.
Lui mi posò una tazza di latte e cereali davanti al muso e disse tranquillo: - Nulla Brittany, niente di che… - poi distribuì il latte e cereali anche alle altre per poi dirigersi verso l’appendiabiti, prendere il giaccone, e uscire fuori per attraversare la strada che andava da casa alla panetteria, in quel, ancora freddo, giorno di fine Marzo.    
Quando tornò aveva con se cinque sacchetti caldi, li posò sul tavolo e ci chiamò, aveva una sorpresa per noi.
Noi eravamo in salotto a guardare la TV, scendemmo giù dalla poltrona e ci fiondammo direttamente in cuicna dove lui era seduto e apriva i sacchetti uno ad uno, metteva il pane nel portapane estraendolo dai quattro sacchetti, il quinto, quello più grosso, restava però intatto.
- Vi ho comprato un regalo! – disse lui sorridendo.
Estrasse dal sacchetto tre focacce fresche e fumanti e noi ne prendemmo una ciascuna, le addentammo con foga: era uno dei nostri cibi preferiti e le mangiammo lentamente e gustandole come se non mangiassimo da mesi.
- Ragazze, cosa si dice? –
- Grazie Nonno Frederick! – dicemmo, un po’ recitando.
- Grazie Nonno Frederick! -  disse poi Eleanor che nel frattempo si era avventata sulla focaccia e non sembrava nemmeno accorgersi di ciò che le accadeva attorno. Scoppiammo tutti a ridere.
Quando gli chiedemmo come mai questo gesto lo zio ci disse semplicemente: - Sono felice di avere qualcosa di importante in casa! – noi pensammo subito al mito che ci aveva raccontato ma ci illudevamo, lui intendeva qualcos’altro, solo che non lo sapevamo ancora.
Passò un anno tranquillo, Frederick ormai ci riteneva come sue nipoti ma sapevamo che presto sarebbe successo, ci saremmo dovute allontanare da lui per riuscire a farci una vita dato che presto sarebbe dovuto andare a vivere in una casa di riposo. Aveva ormai ottant’anni, i reumatismi e la vecchiaia lo stavano schiacciando e spesso era a letto malato, il figlio, Leonard, veniva spesso a visitarlo e noi gli davamo una mano nei modi più svariati.
Venne poi la sera nel quale, dopo le solite sette storie, lui ci prese in braccio e ci disse: - Oggi ho deciso di raccontarvene non sette ma quattordici, queste ultime saranno storie che non vi ho mai raccontato, favole, fiabe e miti che so che vi piaceranno e che sceglierò con cura. Faccio questo perché tra pochi giorni voi dovrete andarvene: Leonard, domani, porterà me alla casa di riposo e insieme abbiamo deciso di fare cosi: non so se avete saputo l’ultima notizia, forse no, anche se penso che sia impossibile che non siate riuscite a venirne a conoscenza. –
- Cosa nonno? – chiese Eleanor che si stava preoccupando.
- Sicuramente conoscerete il Gruppo Rock di “Alvin e i Chipmunk”, è praticamente impossibile che non ne sappiate nulla dato che sono precisi spaccati a voi, sono nati da poco ma ormai sono diventati famosissimi; ho intenzione di farvi unire a loro: creerete un gruppo Rock anche voi e cercherete di mettervi in contatto con lro a Los Angeles, è molto lontana e dovete arrivarci in un modo più “clandestino”, Leonard non riesce a portarvi fin la in macchina, dovrete arrivarci con un mezzo un po’ diverso: ho un amico che lavora per le consegne della Fedex e ho cercato di trattare con lui: arriverete nel giro di due giorni a Los Angeles in un furgone e, arrivate li, cercherete un certo Ian Hawke… -
- È il manager dei Chipmunk se non sbaglio, sappiamo tutto di loro, abbiamo intenzione di vederli già da tanto tempo e speravamo di poterli incontrare già da un paio di mesi – dissi io: li avevamo conosciuti tramite internet: video su YouTube, notizie al telegiornale, concerti svariati… ci eravamo documentate il più possibile su di loro ma a quanto pare si sapeva abbastanza poco sul loro conto.
- Dovete raggiungerli -  ci disse il nonno che poi cominicò a raccontarci le sue ultime sette storie, le migliori che avesse mai raccontato.
Ogni storia durò circa un’ora fin che, verso le tre, lui  volta nel suo letto. Andammo decise di coricarsi per l’ultima volta nel suo letto, dormimmo con lui e, a mezzogiorno, ci svegliammo. Mangiammo il nostro pranzo e Leonard arrivò verso le due per portare il nonno alla casa di riposo.
- Su papà, dobbiamo andare adesso. Per le ragazze ci penso io, non preoccuparti –
L’uomo acconsenti a salire in macchina seguito da noi. Arrivati alla casa di riposo lo abbracciammo e gli promettemmo che saremmo tornate presto, lui ci baciò una ad una e disse: - Diventate delle star e salutatemi Alvin, Simon e Theodore, mie piccole Chipettes – poi uscimmo e, per ultimo, lo vidimo sorridere rilassato e farci ciao ciao con la mano, la porta si chiuse e feci in tempo a notare che mi fece l’occhiolino.
Passarono alcuni giorni durante i quali vivemmo a casa di Leonard: era un uomo sui trent’anni, simpatico e socievole. Molto scherzoso e soprattutto, al passo con i tempi: ci fece conoscere lui i Chipmunk e, quando li vidimo per la prima volta, notai che in quei tre, soprattutto in Alvin, c’era qualcosa di familiare e positivo.
- Forse li avete incontrati quando eravate troppo piccole per ricordarli, magari eravate amici un tempo – azzardò lui ma io smentii subito.
- È praticamente impossibile, l’abete portato al -   a Jet Records nel 2007 veniva dal Nevada, loro sono saltati fuori da quell’albero e quindi è impossibile l’idea di averli gia visti in passato! – disse Jeanette che aveva trovato le informazioni sulle origini.
Ciò era avvenuto ancoratre mesi fa, quando i Chipmunkno ancora in cima alle vette delle superstar, dopo di che era successo un fattaccio legato al Playback e tutto era disceso vertiginosamente per poi risollevarsi subito dopo, non sapevamo esattamente in cosa consistesse quella risalita improvvisa ma non ci preoccupammo più di tanto (eravamo ancora convinte infatti che Ian Hawke fosse ancora il loro manager).
Se Frederick ci trattava come delle nipotine, Leonard era come il nostro zio adottivo: simpatico, dolce, premuroso, non faceva però le veci del padre dato e non era molto presente prima che andassimo a soggiornare per breve tempo da lui. Durante quel periodo assaporammo la vita moderna come si fa con una tazza di cappuccino, lentamente e prendendola in pieno.
Passammo cosi un mesetto fin che, non giunse una telefonata a Leonard, era l’amico del nonno che ci disse di recarci al locale magazzino della Fedex e di aspettarlo li.
L’indomani allora andammo la: era mattina presto, le sei e mezza e quando l vedemmo arrivare non stavamo più nella pelle.
- È lui?- chiesi io fremente per l’agitazione.
- Si Brittany, è lui – sembrava un po’ triste, era sicuramente abbattuto dal fatto di doverci separare; lo abbracciammo e quando arrivò l’uomo, un afroamericano con la divisa e la barba incolta, ci spiegò cosa dovevamo fare.
Ci facemmo mettere in un piccolo sacchetto da imballaggio dove dovemmo restare immobili per non farci trovare dai controllori dell’aereo, era essenziale evitare che ci trovassero: era già super vietato trasportare animali impagliati, figuriamoci animali vivi!
Ci caricò sul furgone nel sacchetto, una accanto all’altra, dormimmo il più possibile fino all’aeroporto, ci aspettava un viaggio breve ma difficile.
Sull’aereo eravamo nella stiva e il rumore dei motori non conciliava certo il sonno, alla fine dormimmo per circa due ore fin che non ci svegliammo: l’aereo era atterrato e stavano scaricando le merci, il nostro imballaggio venne scosso e senti la flebile voce dell’amico di Frederick.
- Ragazze! Siamo arrivati, restate immobili mentre vi porto nel furgone. –
Fummo delle statue! Immobili come stoccafissi respirando soltanto.
Sentimmo poco dopo la plastica adagiarsi su una superficie dura e l’uomo salire davanti, accese il furgone e lo sentimmo parlare con l’altro fattorino.
Ascoltammo le loro conversazioni fin che l’altro chiese:                      - Adesso dove dobbiamo consegnare? –
- Alla Jet Records, Ian Hawke ha una consegna –
- Ian Hawke? Non era il manager dei Chipmunk? –
- Così mi dicono! –
Poco dopo il furgone si fermò e l’uomo prese alcuni pacchi e il nostro sacchetto, l’uomo inclinò per sbaglio, o apposta, i pacchi e l’imballaggio precipitò a terra, lui sembrò non accorgersene, o se ne accorse benissimo, e continuò per la sua strada mentre noi iniziammo a vagare in giro per il marciapiede a caso.
- Sta attenta! -   
- Ehi! Quella è la mia coda! –
- Sposta le chiappette! –
- Ahi! Eleonore! –
Nel frattempo le nostre zampe bucarono il sacchetto e iniziammo a camminare senza vedere fin che questo non cadde lungo disteso sul marciapiede e noi riuscimmo a liberarci, spuntai prima io poi le altre due, ci guardammo attorno esterrefatte e io presi la parola: - Ragazze! La Jet Records! –
Poi notammo qualcuno, un uomo alto con la pelle olivastra, la pelata e gli occhiali scuri dalle lenti sottili e scure. Sembrava stesse parlando da solo.
- Ma quello è Ian Hawke! – dissi io, mi fiondai da lui seguito dalle altre due.
- Signor Hawke! Signor Hawke! –
 
Mi sono reso conto solo ora dell’errore madornale in cui sono incorso per tutto sto’ tempo: essendo una parola di origine non inglese ma di lingua nativa americana inglesizzata, il termine Chipmunk non necessita della “S” finale per denotarne il plurale (mi sento uno scemo avendolo scritto pure quando parlavo al singolare).
Nuovo cambio di prospettiva, nuovo protagonista del capitolo, scioccante rivelazione della storia celata dietro alla tetralogia (finora) di Alvin Superstar. Buona lettura
P.S.: ci terrei a ringraziare Alvin Miller per aver in qualche modo ispirato alcune parti salienti del capitolo. Ti prego, Alvin Miller, parlo a nome di tutti, torna a scrivere in questo format, sta morendo, è nato grazie a te e sarebbe bello che continuassi a farlo vivere. Se un uomo si orienta inizialmente su qualcosa per poi spostare i suoi orizzonti su qualcos’altro, quel qualcosa non deve essere accantonato, non deve essere abbandonato: riprendi a scrivere qui, c’è ancora molto di cui non hai ancora parlato.
 
                 CAPITOLO 6: DALLA PADELLA ALLA BRACE
 
Pov: Brittany
Ultimo ricordo: sono inseguita su un albero da una creatura spaventosamente veloce e con la rabbia dipinta negli occhi… poi basta.
Quello mi deve aver traumatizzato, le mie sorelle sembrano ricordarlo a malapena ma io ce l’ho avuto impresso nella cornea per più tempo di qualunque essere vivente, ricordo il suo sguardo demoniaco che mi inseguiva tra i rami dell’albero, ricordo la furia che lo guidava, il pelo bruno chiaro e gli artigli pronti a ferirmi.
La vita era abbastanza difficile: passavamo le giornate a raccogliere cibo e a scappare dai predatori, cercavamo sempre un modo per uscire da quel covo di carnivori ma le nostre possibilità erano limitate dal: attraversare a nuoto il fiume (con quel luccio! Scherziamo!), superare le montagne (pura pazzia) o, infine, fuggire tramite le colline a sud (mi sono ricreduta, questa è pura pazzia!!!).
Sentivo che nella mia vita mancava qualcosa, una vera famiglia, tre sorelle non possono fare molto, oppure la protezione di qualcun altro, Chipmunk o altro animale; avevo bisogno di qualcosa di nuovo, che potesse confortarci e sottrarci da quella vita d’inferno.
Quella notte stavo guardando la luna dal ramo sul quale su apriva la nostra piccola tana tra le foglie, osservavo attentamente la luce bluastra della notte e intanto pensavo a cosa sarebbe successo l’indomani: sarei morta? Avrei superato con stento le fatiche di una vita? Io e le mie sorelle saremo restate rintanate per tutto il giorno? Veramente non lo sapevo! Non sapevo nulla di come agire per evitare tali problematiche, dovevo far si che le nostre tre piccole misere vite procedessero, lentamente ma procedessero.
Una zampa mi si poggiò sulla spalla, Jeanette, la mia sorella maggiore, pelo scuro, occhi viola capelli mossi, si era seduta accanto a me e guardava con me la luna.
- Brittany, ti vedo triste, cos’hai? – mi chiese lei guardandomi dritta negli occhi.
- Non hai mai percepito la mancanza di qualcuno? Qualcuno che possa completare la tua vita, il 50% rimanente? –
- Si Britt, dobbiamo farci l’abitudine, siamo le uniche Chipmunk nel raggio di miglia, non sappiamo nulla di come siamo arrivate qui, normalmente cosi a nord noi non viviamo, pensa all’inverno scorso: Eleanor stava quasi per morire di fame e freddo e io ho passato metà inverno fuori a cercare del cibo per voi due: abbiamo bisogno di ritornare a sud, dove le condizioni sono più favorevoli –
- Lo sai quanto me quanto non è facile, a sud c’è la pianura e li pullula di coyote, ci sbraneranno appena metteremo piede li! –
- potremmo provare a scroccare un passaggio tramite un volatile! –
- Ma sei pazza! O questo se ne approfitta e ci porta al suo nido per sfamare lui e i suoi pulcini o pesiamo troppo e ci getta giù! Non si può fare. –
- Hai ragione, chiediamo ad Eleanor. –
Mi scostai il ciuffo di pelo biondo che avevo sopra l’occhio sinistro rivelando la ferita che ormai mi aveva abituata, me l’avevo procurata cadendo da un ramo alto, stavo portando una grossa ghianda quando un velocissimo animale mi tagliò la strada facendomi precipitare, un ramo sporgente mi inferse poi la ferita lasciandomi un taglio abbastanza profondo, perpendicolare all’occhio che ora si era rimarginato in una cicatrice.
Guardai nuovamente Jean, i suoi occhi blu mandavano riflessi con la luna che le davano quasi un’aria mistica.
- Pensi che ce la faremo. Intendo, per l’inverno? –
- Secondo me ce la farete anche senza fare le provviste per la stagione fredda! – a parlare era stata una voce calma e quasi rassicurante, proveniva da un punto imprecisato in basso, nel sottobosco.
Guardammo giù ma non vidimo nulla, andammo a svegliare Eleanor che prese subito l’iniziativa.
- Andiamo giù, se ci offre un aiuto forse è una buona cosa!-
- E se fosse intenzionato a farci fuori? Forse è un carnivoro che vuole divorarci –
- Io vado, se mi seguite sarò felice, se no, me ne farò una ragione! –
Dopodiché si gettò già da un ramo saltando poi sull’altro e sull’altro ancora: guizzo biondo con i due piccoli codini intrecciati con i piccoli steli che ora teneva sempre legati ai capelli, come la mia coda che ormai era perennemente ben stabile sulla mia nuca, il piccolo chignon di Jeanette che campeggiava sulla cima della testa contornato da ciocche mosse in varie posizioni.
Decidemmo di seguire nostra sorella e, balzando di ramo in ramo, notai che Jeanette sembrava poco stabile mentre saltava da un ramo all’altro e, quando sbatté il muso contro un ramo grosso, la vidi piombare giù verso il suolo per poi sentire il tonfo di un corpo colpire il terreno.       
Io ed Eleanor allora ci fiondammo giù e trovammo Jeanette distesa a terra in posizione tutt’altro che normale: una zampa era coperta dalla coda e l’altra era stata colpita dalla testa che la copriva.
La rimettemmo in piedi: nulla di rotto, solo una botta. Guardammo poi verso l’alto e una scena strana prese vita davanti a noi: era un grosso orso bruno, alto circa tre metri, in piedi, che ci sovrastava.
Io mi misi davanti allargando le zampe per proteggere le altre due: - Non ci avrai vive! –
- Tanto non saprei cosa farmene di voi da morte! Vi ho trovate finalmente, stiamo cercando voi da cosi tanto tempo, dovete uscire subito! –
- Cosa intendi? –
- Dovete andarvene da qui! La vostra vita è ancora più in pericolo di quanto pensiate! –
- Spiegati meglio! –
- Ora non posso, salite sul mio dorso, vi porterò fuori di qui e poi ne parleremo –
Noi tre allora salimmo sul dorso dell’immenso animale che pareva aver buone intenzioni, lui proseguiva sempre verso sud diretto chissà dove, nel frattempo la notte si stava rischiarendo e ad est l’alba si affacciava pigramente alla volta celeste.
Passarono alcune ore e la foresta lasciò presto il passo a una grande piana sconfinata che si perdeva ai limiti estremi, era forse la prateria più settentrionale d’America, li era uno dei posti più rischiosi e difficoltosi da attraversare: pullulava di coyote e di puma e molti animali che vi entravano finivano per non uscirvi mai più. Il peggio era che i punti di riferimento erano difficili da trovare: erano terre sconfinate, collinari e tutte uguali, un luogo aspro e rischioso nel quale tre piccole Chipmunk sarebbero morte nel giro di poche giornate.
L’orso però sembrava a suo agio, camminava nell’erba alta come una nave che solca le onde collinari del mare, era una marcia lunga e difficoltosa, la sete, la fame e la paura di essere attaccate ci colpiva ogni due minuti: grandi aquile sorvolavano il nostro percorso e seguivano il nostro tracciato, il nostro sentiero nell’erba alta, sapevano che l’orso prima o poi avrebbe deciso di fermarsi per una buona sosta e sarebbe stato quello il momento per attaccare.
Quando però succedeva e un gigantesco uccello bruno piombava su di noi il Grizzly ci difendeva con le zanne e con gli artigli, spesso si procurava persino da mangiare in questo modo.
Proseguimmo per lunghe giornate lungo il nostro percorso e, una notte, li vidimo: erano in molti: forse una dozzina o una ventina di coyote ululanti e molo, molto affamati: la fame si leggeva nei loro luminosi occhi nella notte buia, ci aggiravano e ci seguivano, li vedevo dietro le colline e negli avvallamenti, anche l’orso sembrava leggermente agitato.
- Non ne ho mai visti cosi tanti! – osservò lui teso.
- Vogliono noi tre, hanno percepito il nostro odore, i Cipmunk sono rari e sono prede molto apprezzate –
Jeanette si guardava attorno preoccupata e Eleanor invece sembrava meno inquieta.
- Nascondetemi nel pelo del mio groppone, forse li non riusciranno a rintracciarvi facilmente: il mio odore vi maschererà e comunque sarebbe troppo in alto per loro. –
Una alla volta ci intrufolammo nel lungo pelame dell’animale, morbido e confortevole ma di un caldo soffocante.
Sentivamo i guaiti di quei lupi in miniatura che sembravano di malevole intenzioni, fiutavano il nostro odore a fatica e alcuni sembravano allontanarsi… poi lo udimmo, chiaro come la neve, un colpo violento scosse tutto il corpo dell’orso che si mosse di scatto prendendo velocità mai vista: contrattaccò contro quello che probabilmente era uno di quei maledetti animali che aveva cercato di attaccare, lo sentii poi allontanarsi guaendo spaventato e dolorante, probabilmente gli aveva mollato una zampata degna di un lottatore di Wrestling.
Ne giunsero altri e l’orso sembrò indebolirsi man mano: i suoi contraccolpi sembravano indebolirsi sempre di più fin che non mi azzardai a osservare fuori dalla pelliccia dell’animale: interi gruppi di coyote ora lo circondavano, erano davanti, dietro, ai lati: eravamo accerchiati e la nostra guida sembrava sempre più affaticata, erano troppi per lui, erano troppo forti e giovani e lui ormai tastava già con la zampa l’orlo della fossa: era vecchio e abbastanza debole per quei piccoli mostri, ne vidi uno poi balzargli sul dorso, a pochi centimetri da noi abbatté poi una violenta morsa sul fianco, il sangue scorreva come un fiume e i lamenti dell’orso si facevano ancora più forti fino ad indebolirlo completamente; l’unica cosa che riuscì a dire però furono queste parole prima di soccombere.
- Fuggite e cercate tre Chipmunk che vi somiglino il più possibile, maschi però! – dopo di che lo sentimmo abbattersi a terra e cadere di peso sul suolo erboso macchiandolo col sangue vermiglio.
I coyote si affollarono attorno a lui, mentre balzavamo fuori li vidimo avventarsi sulla sua carogna: era incredibile di come quei tremendi esseri potessero nutrirsi persino di un’animale carnivoro molto più grosso di lui: era troppo spaventoso da vedere con tanta chiarezza.
Fuggimmo ma non facemmo in tempo a passare inosservate: alcuni di loro ci videro e partirono all’inseguimento. Corremmo a perdifiato per un lungo tratto tentando di seminarli ma fu quasi del tutto inutile, saremmo finite tra le loro grinfie se non fosse stato per quel burrone. Lo vidimo in tempo per riuscire a saltarlo con agilità e facemmo in tempo a passare dall’altra parte per vedere i Coyote continuare a correre fin che non si accorsero che sotto le loro zampe non c’era più nulla, guardare giù e piombare di sotto, probabilmente la scena alla Willi E Coyote sarebbe parsa lampante, solo che loro non sarebbero sopravvissuti dopo quella caduta, non come Willi almeno: sarebbero sicuramente morti.
Ci prefissammo di procedere lungo tutto il nostro percorso senza mai fermarci, dirette a sud e senza nessuno scalo, evitando il più possibile i predatori e, in caso, scavarci dei buchi per rifugiarci.
Passammo così alcune settimane fin che non arrivammo in un piccolo villaggio, li probabilmente saremmo riuscite a trovare ospitalità da qualche umano, a patto che questo sapesse sopportare il fatto che noi scoiattoli potessimo parlare.
Riuscimmo a trovare un posto dove restare, un piccolo fienile dove poterci riposare e trovare un posto tranquillo dove vivere, eravamo stremate dalla fatica e non riuscivamo più a parlare per la gola secca, trovammo tanto cibo da poterci sfamare e le recenti piogge avevano riempito i secchi che si trovavano all’esterno del fienile, avevamo cibo e acqua e forse saremmo potute restare li se non fosse stato per quel vecchio: un uomo di circa settant’anni che veniva ogni mattina a sistemare il fieno, una volta però ci trovò e non seppe se riportarci nel bosco o darci in pasto al cane, quando però parlammo si ricredette.
- Non posso metter fine alla vita di qualcuno che può parlare la mia lingua, mi sentirei un assassino nei vostri confronti, un carnefice ripugnante, vi risparmierò la vita ma vorrei ottenere qualcosa in cambio, potrete decidere voi cosa ma vorrei che mi diate una mano in ogni modo che vi venga in mente! -
Accettammo volentieri il favore e inizialmente lo aiutammo nei lavori domestici, diventammo incredibilmente ferrate in quel compito e presto divenne quasi un hobby. Diventammo anche sue collaboratrici nell’agriturismo che lui e suo figlio avevano aperto da sei anni: era un posto tranquillo dove gli avventori erano ormai le solite persone, ma quando si venne a sapere che tra gli intrattenimenti del locale cerano anche degli scoiattoli canterini una folla di umani si fiondò in quel piccolo locale che divenne presto un luogo di ritrovo proprio grazie a noi.
L’uomo ci insegnò tante cose, ci istruì in ogni campo, dalla matematica alla storia, dalla geografia alle scienze, dall’inglese alla filosofia fino ad arrivare alle lezioni di vita quotidiana tipo la culinaria e i lavori domestici. Ma una delle cosa che preferiva più di tutte era raccontarci delle storie, ogni sera ce ne raccontava dieci e spaziava di argomento in argomento nei suoi racconti, preferiva però raccontarci storie fantasiose, spesso tramandate nei secoli, ai racconti realistici e troppo normali al suo punto di vista, infatti lui credeva nella forza dell’immaginazione e nella verità dietro la fantasia: ci raccontava di fiabe e favole, queste in particolare le narrava con animo e con disinvoltura dato che, in pratica, si trovava di fronte veri e propri animali parlanti e le favole consistono proprio in questo.
Ci raccontava delle astute volpi ingannatrici, degli orsi saggi o tonti (e talvolta ci scendeva una lacrimuccia pensando al nostro salvatore ormai quasi dimenticato) dei conigli codardi e degli impavidi scoiattoli, si, a sentirlo ci sentivamo molto fiere della nostra specie.
Ci raccontava anche dei miti e delle leggende, dai grandi classici dell’antica Grecia a quelli del nord Europa, dall’Egitto al Giappone passando per Mesopotamia, India e Cina. Ma quelli che ci appassionavano di più erano quelli del nostro mondo, del Nord America, degli Indiani, del popolo della natura, sempre a contatto con essa e con gli animali. Ridevamo alle strane storie legate al dio Coyote, più per esorcizzare la paura che si era infondata in noi dallo scontro avvenuto con quelle bestie di Satana, pensavamo alle strane storie degli eroi piumati e degli animali antropomorfi di quei magnifici racconti. Una storia però ci appassionò non poco.
 
Era sera, erano passati già tre anni da quando noi, a soli otto anni, eravamo arrivate in quel famoso fienile e ci eravamo legate a quell’uomo come fosse ormai nostro padre, sedute vicino al focolare, lui sulla sedia a dondolo e noi accoccolate sulle sue ginocchia, lo ascoltavamo raccontare quel meraviglioso racconto.
- C’è una cosa che non vi ho detto bambine, io son uno dei pochi discendenti di una tribù di indiani che viveva un tempo in queste zone, mio nonno mi raccontava sempre una storia molto strana, un racconto che teniamo in segreto, un mito nascosto ai posteri: i miei antenati si raccontavano spesso questo strano aneddoto: nascosti nella foresta, al riparo dagli occhi indiscreti degli umani, vivono felici degli scoiattoli simili ma diversi dalle altre specie: si facevano chiamare “I Chipmunk” e erano amati e rispettati da tutti gli altri animali della foresta, come loro, anche i Chipmunk parlavano la lingua umana e sapevano intrattenere con l’uomo lunghe conversazioni. Un giorno però avvenne che una terrib8ile malattia si diffuse tra i Chipmunk decimandoli uno ad uno, era una popolazione molto socievole e una specie diffusa in tutto il Nord America. Che quindi non riuscì a non cedere difronte all’avanzata del morbo, il loro capo, Raklonomok, decise di mettersi in contatto con il loro grande padre: i Chipmunks erano infatti i figli delle Tamie e i nipoti di Pologlanran, che gli uomini del nord avevano fatto conoscere agli indiani con il nome di Ratatoskr, il sommo dio degli scoiattoli il quale, do9po essere apparso a Raklonomok gli disse di recarsi di Lalamod, la civetta delle tane che viveva nelle praterie e, di farsi consegnare il veleno di Kalamitasi, il serpente che un tempo dimorava sotto tutte le terre del mio popolo
Come ultima cosa il saggio Pologlanarn gli stracciò con l’unghia un simbolo sulla zampa: un segno che potesse differenziarlo dagli altri e che impedisse a Lalalmod di mangiarlo, la forma era riconducibile alla parte superiore della sagoma di uno scoiattolo rosso con l’intento di mangiare qualcosa, si notava infatti la lunga coda, il dorso tondeggiante e il capo, era una semplice linea irregolare che però avrebbe significato molto.
Raklonomok allora partì verso sud e, seguito dai giovani e dalle giovani più forti del suo branco, raggiunse la dimora di Lalamot, lei inizialmente pensò di mangiarli ma, quando vide il simbolo del dio scoiattolo tracciato su ciascuna delle cosce di Raklomok e capì che lui veniva per ordine del dio, la civetta allora gli consegnò una bacinella di legno dove era contenuto il veleno e, ospitati per alcuni giorni gli scoiattoli, dette loro addio al momento della partenza.
Come ultima cosa però la civetta disse loro: - Guardatevi dagli uomini pallidi che giungeranno in futuro! –
Cosi infatti fecero, giunse l’uomo bianco da est e i Chipmunks iniziarono a nascondersi e, quando il mio popolo volle parlare all’uomo bianco di loro, decise di cercarli. Non li trovarono ma, catturando alcune tamie, dissero ai pellegrini che quelli erano i padri dei Chipmunks; purtroppo i pellegrini non compresero bene l’allusione e, a loro modo, pensarono che le due tamie, un maschio e una femmina, che erano stati portati al loro cospetto, fossero effettivamente i genitori dei Chipmunk, ragionando su questa scala i Chipmunks e le Tamie erano gli stessi animali.
L’uomo bianco da allora chiama la stessa specie col suo e col nome di un’altra specie che, comunque, non ha mai visto. –
- Frederick, tu però ci chiami Chipmunks, sei stato influenzato anche tu dall’uomo bianco rinnegando le tue radici? – chiese Jeanette incuriosita.
- Quando avrei mai rinnegato le mie radici bambina mia! Io vi chiamo effettivamente “Chipmunk” perché, probabilmente, è quello che siete: siete troppo grandi per essere semplici Tamie e non assomigliate a nessun’altro scoiattolo che io abbia mai visto, peso quindi che voi siate Chipmunks! –
- Dai Frederck, è praticamente impossibile… a meno che…- avevo parlato senza riflettere e subito mi interruppi per poi abbassarmi lentamente e sdraiarmi, anche le altre seguirono il mio esempio mentre sentivamo fiocamente il nostro nonno adottivo dire tra se e se: - Ho in casa dei miti viventi! Il mio sogno si realizza! – per poi addormentarsi assieme a noi.
L’indomani, quando ci svegliammo, trovammo Nonno Frederick in cucina che ci preparava la colazione, sembrava pensieroso e abbastanza triste.
- Che succede nonno? – chiesi io avvicinandomi a lui.
Lui mi posò una tazza di latte e cereali davanti al muso e disse tranquillo: - Nulla Brittany, niente di che… - poi distribuì il latte e cereali anche alle altre per poi dirigersi verso l’appendiabiti, prendere il giaccone, e uscire fuori per attraversare la strada che andava da casa alla panetteria, in quel, ancora freddo, giorno di fine Marzo.    
Quando tornò aveva con se cinque sacchetti caldi, li posò sul tavolo e ci chiamò, aveva una sorpresa per noi.
Noi eravamo in salotto a guardare la TV, scendemmo giù dalla poltrona e ci fiondammo direttamente in cuicna dove lui era seduto e apriva i sacchetti uno ad uno, metteva il pane nel portapane estraendolo dai quattro sacchetti, il quinto, quello più grosso, restava però intatto.
- Vi ho comprato un regalo! – disse lui sorridendo.
Estrasse dal sacchetto tre focacce fresche e fumanti e noi ne prendemmo una ciascuna, le addentammo con foga: era uno dei nostri cibi preferiti e le mangiammo lentamente e gustandole come se non mangiassimo da mesi.
- Ragazze, cosa si dice? –
- Grazie Nonno Frederick! – dicemmo, un po’ recitando.
- Grazie Nonno Frederick! -  disse poi Eleanor che nel frattempo si era avventata sulla focaccia e non sembrava nemmeno accorgersi di ciò che le accadeva attorno. Scoppiammo tutti a ridere.
Quando gli chiedemmo come mai questo gesto lo zio ci disse semplicemente: - Sono felice di avere qualcosa di importante in casa! – noi pensammo subito al mito che ci aveva raccontato ma ci illudevamo, lui intendeva qualcos’altro, solo che non lo sapevamo ancora.
Passò un anno tranquillo, Frederick ormai ci riteneva come sue nipoti ma sapevamo che presto sarebbe successo, ci saremmo dovute allontanare da lui per riuscire a farci una vita dato che presto sarebbe dovuto andare a vivere in una casa di riposo. Aveva ormai ottant’anni, i reumatismi e la vecchiaia lo stavano schiacciando e spesso era a letto malato, il figlio, Leonard, veniva spesso a visitarlo e noi gli davamo una mano nei modi più svariati.
Venne poi la sera nel quale, dopo le solite sette storie, lui ci prese in braccio e ci disse: - Oggi ho deciso di raccontarvene non sette ma quattordici, queste ultime saranno storie che non vi ho mai raccontato, favole, fiabe e miti che so che vi piaceranno e che sceglierò con cura. Faccio questo perché tra pochi giorni voi dovrete andarvene: Leonard, domani, porterà me alla casa di riposo e insieme abbiamo deciso di fare cosi: non so se avete saputo l’ultima notizia, forse no, anche se penso che sia impossibile che non siate riuscite a venirne a conoscenza. –
- Cosa nonno? – chiese Eleanor che si stava preoccupando.
- Sicuramente conoscerete il Gruppo Rock di “Alvin e i Chipmunk”, è praticamente impossibile che non ne sappiate nulla dato che sono precisi spaccati a voi, sono nati da poco ma ormai sono diventati famosissimi; ho intenzione di farvi unire a loro: creerete un gruppo Rock anche voi e cercherete di mettervi in contatto con lro a Los Angeles, è molto lontana e dovete arrivarci in un modo più “clandestino”, Leonard non riesce a portarvi fin la in macchina, dovrete arrivarci con un mezzo un po’ diverso: ho un amico che lavora per le consegne della Fedex e ho cercato di trattare con lui: arriverete nel giro di due giorni a Los Angeles in un furgone e, arrivate li, cercherete un certo Ian Hawke… -
- È il manager dei Chipmunk se non sbaglio, sappiamo tutto di loro, abbiamo intenzione di vederli già da tanto tempo e speravamo di poterli incontrare già da un paio di mesi – dissi io: li avevamo conosciuti tramite internet: video su YouTube, notizie al telegiornale, concerti svariati… ci eravamo documentate il più possibile su di loro ma a quanto pare si sapeva abbastanza poco sul loro conto.
- Dovete raggiungerli -  ci disse il nonno che poi cominicò a raccontarci le sue ultime sette storie, le migliori che avesse mai raccontato.
Ogni storia durò circa un’ora fin che, verso le tre, lui  volta nel suo letto. Andammo decise di coricarsi per l’ultima volta nel suo letto, dormimmo con lui e, a mezzogiorno, ci svegliammo. Mangiammo il nostro pranzo e Leonard arrivò verso le due per portare il nonno alla casa di riposo.
- Su papà, dobbiamo andare adesso. Per le ragazze ci penso io, non preoccuparti –
L’uomo acconsenti a salire in macchina seguito da noi. Arrivati alla casa di riposo lo abbracciammo e gli promettemmo che saremmo tornate presto, lui ci baciò una ad una e disse: - Diventate delle star e salutatemi Alvin, Simon e Theodore, mie piccole Chipettes – poi uscimmo e, per ultimo, lo vidimo sorridere rilassato e farci ciao ciao con la mano, la porta si chiuse e feci in tempo a notare che mi fece l’occhiolino.
Passarono alcuni giorni durante i quali vivemmo a casa di Leonard: era un uomo sui trent’anni, simpatico e socievole. Molto scherzoso e soprattutto, al passo con i tempi: ci fece conoscere lui i Chipmunk e, quando li vidimo per la prima volta, notai che in quei tre, soprattutto in Alvin, c’era qualcosa di familiare e positivo.
- Forse li avete incontrati quando eravate troppo piccole per ricordarli, magari eravate amici un tempo – azzardò lui ma io smentii subito.
- È praticamente impossibile, l’abete portato al -   a Jet Records nel 2007 veniva dal Nevada, loro sono saltati fuori da quell’albero e quindi è impossibile l’idea di averli gia visti in passato! – disse Jeanette che aveva trovato le informazioni sulle origini.
Ciò era avvenuto ancoratre mesi fa, quando i Chipmunkno ancora in cima alle vette delle superstar, dopo di che era successo un fattaccio legato al Playback e tutto era disceso vertiginosamente per poi risollevarsi subito dopo, non sapevamo esattamente in cosa consistesse quella risalita improvvisa ma non ci preoccupammo più di tanto (eravamo ancora convinte infatti che Ian Hawke fosse ancora il loro manager).
Se Frederick ci trattava come delle nipotine, Leonard era come il nostro zio adottivo: simpatico, dolce, premuroso, non faceva però le veci del padre dato e non era molto presente prima che andassimo a soggiornare per breve tempo da lui. Durante quel periodo assaporammo la vita moderna come si fa con una tazza di cappuccino, lentamente e prendendola in pieno.
Passammo cosi un mesetto fin che, non giunse una telefonata a Leonard, era l’amico del nonno che ci disse di recarci al locale magazzino della Fedex e di aspettarlo li.
L’indomani allora andammo la: era mattina presto, le sei e mezza e quando l vedemmo arrivare non stavamo più nella pelle.
- È lui?- chiesi io fremente per l’agitazione.
- Si Brittany, è lui – sembrava un po’ triste, era sicuramente abbattuto dal fatto di doverci separare; lo abbracciammo e quando arrivò l’uomo, un afroamericano con la divisa e la barba incolta, ci spiegò cosa dovevamo fare.
Ci facemmo mettere in un piccolo sacchetto da imballaggio dove dovemmo restare immobili per non farci trovare dai controllori dell’aereo, era essenziale evitare che ci trovassero: era già super vietato trasportare animali impagliati, figuriamoci animali vivi!
Ci caricò sul furgone nel sacchetto, una accanto all’altra, dormimmo il più possibile fino all’aeroporto, ci aspettava un viaggio breve ma difficile.
Sull’aereo eravamo nella stiva e il rumore dei motori non conciliava certo il sonno, alla fine dormimmo per circa due ore fin che non ci svegliammo: l’aereo era atterrato e stavano scaricando le merci, il nostro imballaggio venne scosso e senti la flebile voce dell’amico di Frederick.
- Ragazze! Siamo arrivati, restate immobili mentre vi porto nel furgone. –
Fummo delle statue! Immobili come stoccafissi respirando soltanto.
Sentimmo poco dopo la plastica adagiarsi su una superficie dura e l’uomo salire davanti, accese il furgone e lo sentimmo parlare con l’altro fattorino.
Ascoltammo le loro conversazioni fin che l’altro chiese:                      - Adesso dove dobbiamo consegnare? –
- Alla Jet Records, Ian Hawke ha una consegna –
- Ian Hawke? Non era il manager dei Chipmunk? –
- Così mi dicono! –
Poco dopo il furgone si fermò e l’uomo prese alcuni pacchi e il nostro sacchetto, l’uomo inclinò per sbaglio, o apposta, i pacchi e l’imballaggio precipitò a terra, lui sembrò non accorgersene, o se ne accorse benissimo, e continuò per la sua strada mentre noi iniziammo a vagare in giro per il marciapiede a caso.
- Sta attenta! -   
- Ehi! Quella è la mia coda! –
- Sposta le chiappette! –
- Ahi! Eleonore! –
Nel frattempo le nostre zampe bucarono il sacchetto e iniziammo a camminare senza vedere fin che questo non cadde lungo disteso sul marciapiede e noi riuscimmo a liberarci, spuntai prima io poi le altre due, ci guardammo attorno esterrefatte e io presi la parola: - Ragazze! La Jet Records! –
Poi notammo qualcuno, un uomo alto con la pelle olivastra, la pelata e gli occhiali scuri dalle lenti sottili e scure. Sembrava stesse parlando da solo.
- Ma quello è Ian Hawke! – dissi io, mi fiondai da lui seguito dalle altre due.
- Signor Hawke! Signor Hawke! –
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Spie ***


Ladies and Gentilman, eccoci al settimo capitolo, il cerchio si completa con la ricomparsa della bestia satanica che vive in Centro California, è diventata una leggenda ed è tutt’ora riconosciuto con tanti titoli come “Jack lo squartatore delle martore”, “Black Assassin” e numerosi altri.
Eccoci finalmente a Marter. Buona lettura.

        CAPITOLO 7: SPIE

Pov: Marter  
Eccomi li, che mi crogiolavo nella più seria e vera illusione: i miei guai erano finiti, ora avevo il pieno potere sui Chipmunks, dovevo sbarazzarmi dei sovranie tutto sarebbe andato liscio. Harry sembrava di buon umore e tutti eravamo in qualche modo felici, non erano ancora sorti problemi e nel giro di due anni architettammo il nostro piano per l’assassinio e la detronizzazione di Richard e Reachel, sembrava semplice ma, ahimè, non lo era.
Ci intrufolammo di notte nei sotterranei di Chipmonkia, eravamo io ed Ickesya, lei pronta a mietere vittime e io con gli artigli e i denti ben limati. Eravamo preparati a tutto, quasi…
I sovrani avevano avvertito il pericolo e, a quanto pare, erano in tanti i Chipmunks che ci cercavano per intercettarci; arrivarono spesso vicino a noi e non potevamo permetterci di attaccarli: i Chipmunk non sono stupidi e certo non sono ingenui, spariscono misteriosamente delle guardie? O qualche virus radioattivo colpisce quando meno te lo aspetti e disintegra i corpi nel giro di tre secondi o qualcuno ((((Marter)))) sta amabilmente vagando per Chipmonkia a far fuori gente e a attentare alla vita del re e della regina. Prospettiva simpatica!
Passammo alcune notti fin che non riuscimmo a trovare Richard e Reachel da soli nella sala del trono, stavano decidendo delle strategie per ampliare i rifornimenti di cibo per il clan; il primo a balzar fuori fui io che li presi di sorpresa e con un “Ta Da!” fui subito su Richard e, mentre lei cercava di difenderlo e lui mi morsicava le zampe, feci segno ad Ickesya di saltar fuori; piombò su Reachel e la stese in poco tempo; poi senti Richard gridare qualcosa ma ero troppo impegnato a ucciderlo per sentire che diceva.
Vidi un passero che era appollaiato su una sporgenza volare verso l’alto dove si apriva un piccolo buco, uscì e mi sembrò sentirgli dire qualcosa a proposito di un orso.
Finimmo i sovrani e portammo i corpi a Blackrock non prima di aver lasciato qualche traccia del nostro passaggio: del sangue, graffi nella pietra e qualche altra quisquiglia.
A Blackrock invitammo anche gli altri che si erano uniti a noi e, nella stanza principale del convoglio di tane, c’era una baraonda infinta: carnivori di ogni genere, specialmente mustelidi, stavano cantando e danzandoper la felicità; se fossimo stati degli umani si sarebbe potuto dire che: “il vino scorreva a fiumi” il problema era che non era vino bensì miele, che su di noi ha un’effetto inebriante: ben presto alcuni di noi erano già brilli e io mi trovai seduto su un torno improvvisato a raccontare numerose delle mie avventure a ermellini, donnole, martore, moffette e tassi. Nel frattempo i rapaci volavano in giro gridando come matti diffondendo la loro allegria mentre notai svariati scoiattoli rossi che si erano imbucati; quando li mandai a chiamare e chiesi loro come mai questa loro intrusione, il loro capo, Connor, si spiegò subito: - Vedi, siamo stufi del fato che i CHipmunks domino queste foreste, vogliamo ribellarci, sono troppi e non riusciamo a sopportarli. Non possiamo continuare cosi. Ci uniamo a voi per dichiarare loro guerra! –
Molti di loro si unirono in coro e ben presto si buttarono nelle danze con gli altri. Poco tempo dopo trovai anche Harry, l’unico dei Chipmunk li presenti, e lo alzai al pubblico.
- Ammirate il grande Harry, lui ha dato origine a tutto questo, serbategli rispetto, lui è il traditore di suo            fratello! –
Detto questo Harry si sollevò sulle zampe posteriori e declamò un discorso abbastanza corto: - Per prima cosa ci tengo a ringraziare il nostro amico Marter di ospitarci nella dimora di lui e dei soi amici, sarei felice di raccontarvi tutto nei minimi dettagli ma sarebbe troppo lungo da spiegare, sintetizzerò: sono il fratello di Richard, mai rispettato e trattato sempre come la ruota di scorta, decisi in passato di attantare alla sua vita ma fui punito gettato in pasto a Jarret ma fui salvato da Marter, sia sempre lode a lui! –
Ne seguì un fragoroso applauso che durò a lungo. Harry richiese silenzio.
- Io e Marter ci unimmo e facemmo in modo di disfarci innanzi tutto dei sei cuccioli, ci siamo liberati di loro per poi occuparci dei genitori che ora, inviterei di servire! –
Entrò allora Ickeseya che reggeva una grossa lastra dove i corpi dei due Chipmunk erano stati accuratamente tagliati e decorati con ghirlande, salvia, erbe e fiori di ogni generel per condirli con qualcosa: il suo ingresso fu accompagnato da battimani e doppi fischi indirizzati a lei, posò il lastrone su una grossa roccia e io chiesi il silenzio.
- Prima di mangiare inviterei il qui presente Ernest a esibirsi in una delle sue famose performance da solista! –
- No dai Marter! -  mi supplicò lui ma io gli detti uno spintone amichevole e, con il sorriso stampato in faccia, lo portai di peso sul palco improvvisato e chiamai poi Larry, una Moffetta batterista e il suo gemello Stuart, pianista. Li posizionai li, ordinai a postazione di alcune braci ardenti ai lati del palco cosi da fare un effetto fumo per poi avvicinarmi a Ernest e sussurrargli nell’orecchio: - Dacci dentro Ermellino, che pezzo hai intenzione di farci sentire? –
- Pensavo a Dimmelo di Modà –
- Ottima Scelta, vai! –
Calò il silenzio e lui iniziò a cantare con la musica di sottofondo dei gemelli moffetta.

Non mi capisco  
perdo il controllo
faccio paura addirittura
anche a me stesso
Ti trovo dentro
ogni ricordo
e come un pugno che fa male
male di brutto
inerme incasso
e mi convinco un'altra volta
che non è finito tutto.
Non cancellarmi
piuttosto dammi
almeno un'ora per parlarti
ma abbi il coraggio di guardarmi
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dove posso andare adesso
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
per dimenticare
ci sarà un posto
dove l'aria non parla di te
Ti prego dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmelo.
Vorrei toccarti
e respirarti
vicino ai punti più sensibili
e sentirti
gridare forte
non per dolore
ma dal piacere e dalla voglia
di fare l'amore
di farlo bene
senza paura più del tempo
di qualcuno che ci possa separare.
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dove posso andare adesso
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
per dimenticare
ci sarà un posto
dove l'aria non parla di te
Ti prego dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmelo
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dove posso andare adesso
Dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
per dimenticare
ci sarà un posto
dove l'aria non parla di te
Ti prego dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmi, dimmelo, dimmelo
dimmelo!

Avevamo finito per ballare tutti al ritmo di quella benedetta canzone italiana, quella era la prova che anche gli altri animali cantano, e bene anche. Nel frattempo i sovrani erano finiti e, passate alcune ore, gli invitati iniziarono ad andarsene uno ad uno, sentivamo che finalmente era l’inizio di tutto.
L’indomani sarebbe ricominciato tutto daccapo: ero tornato il vecchio Marter, lo spietato signore maligno di una terra combattuta tra benessere e terrore, di festini simili ce ne sarebbero stati a bizzeffe in futoro.
Passarono cosi circa sei anni che mi sembrarono volare come uccelli, i Chipmunk però continuavano a deistere e sembravano decisi a rimanere nelle loro tane, Harry si era fatto man mano sempre più inquieto e a un certo punto gli avevo estorto quello che temevo.
- Pensavo e se i sei non fossero morti? Se l’amnesia avesse funzionato comunque ma in parte? Ci pensi Marter, in caso saremo in grossi guai! –
- Saprei come sistemare il tutto. –
Purtroppo ciò che aveva predetto Harry  si rivelò vero, accadde per sbaglio, stavo camminando sul ciglio di una strada quando notai una Camaro gialla passarmi accanto abbastanza lentamente da farmi sentire la canzone che stavano ascoltando dentro la vettura… mi si gelò il sangue.
Attivai i miei circuiti neurici e compresi subito: quelle voci, l’intuizione di Harry, il dubbio che fossero ancora vivi… allora erano ancora in circolazione e, quel che è peggio, p che avevano dimostrato qualcosa di incredibilmente fuorilegge agli uomini: i CHipmunk cantavano e, ovviamente parlavano la loro lingua. E se avessero detto che anche gli altri animali parlano? E se ora si ricordassero tutto? No, impossibile: altrimenti si sarebbero anche ricordati che dimostrare agli uomini che l’animale è capace di parlare e di cantare: eravamo rovinati!
Arrivai trafelato a Blackrock e dissi ciò che avevo visto agli altri.
- Forse ti sei sbagliato, forse hai sentito semplicemente la voce di un cantante con una gradazione più acuta, sai, è possibile con le tecnologie umane! – osservò Ickseya che si stava mangiando un topolino.
- No, no! Sono super certo che quelle erano voci di chipmunk e sono anche riuscito a riconoscere l’inflessione di Alvin, sono vivi! e sono diventate Rockstar! –
- Andiamo, è troppo ridicolo! – sghignazzò Ernest che si rotolò nella terra dalle risate sporcandosi il pel pelo rosso e bianco.
- E se non fosse una sciocchezza! E se fosse vero? –
- Su, è tardi, va a dormire! –
- Notizie incredibili, dovete seguirmi! –
Krokor era entrato di volata nella stanza del complesso e atterrò trafelato davanti alle mie zampe, feci uno scatto velocissimo verso l’uscita e gridai agli altri: - Visto? E voi che non mi credevate! –
Nel giro di poco tempo arrivammo nel paese più vicino, Krokor ci potò davanti a un muro dove erano affissi vari manifesti, uno di questi recitava: “LA NOTA BAND DI SCOIATTOLI PARLANTI, “I CHIPUNKS” SI ESIBIRà IN UN TOUR IN TUTTA L’AMERICA PER CINQUE GIONRI PE RPOI FARE RITORNO ALLA LORO SEDE A LOS ANGELES!!! ACCORRETE NUMEROSI AI LORO CONCERTI!!! “ sotto erano elencati i paesi con data e ora, sotto ancora, contornata da sfumature, erano ben chiare e impresse le immagini di tre Chipmunk vestiti con dei maglioni, uno verde, era bello grassottello e mi ricordò molto Thoedore, uno blu, alto e con un paio di occhiali e l’altro rosso con una A gialla sul petto, non ci volle un mago per capire che era Alivn.
Mi voltai verso gli altri: - Siamo nei casini! –
I mesi successivi li impiegammo in maniera sensata: mandammo varie spie a vedere come agivano i nostri ex nemici; non ricordavano nulla e vivevano nel pieno agio della modernità umana: erano diventate Rockstar di fama mondiale ed Alvin in particolare era acclamato come una divinità.
Mandai falchi, puzzole, moffette, procioni, scoiattoli, cani e gatti ma nulla sembrava farli sospettare fin che, una folta, non decisi di mandare lo stesso Sam a perlustrare Los Angeles per catturarli, sfortuna volle che i proprietari dello zoo non lo scambiarono per un’aquila nera africana (differenza lampante eh?) e lo rinchiusero in un recinto, li restete per un po’ di tempo durante il quale venne l’altra nuova notizia: un altro gruppo rock di Chipmunks si era unito a quello originale, le Chipettes, che, fortuna delle fortune, erano niente popò di meno che Brittany Jeanette e Eleanor “due piccioni con una fava” pensai subito io quando vidimo i due gruppi in conflitto; il gatto del cigino del loro pseudo padre li aveva visti recarsi a scuola e li aveva seguiti, anche lui era una nostra spia, li aveva pedinati fino all’istituto per poi appollaiarsi su alcuni rami per osservarli, camminare sui cornicioni dell’edificio era semplicissimo per lui e potè notare e descriverci con chiarezza il primo incontro dei due gruppi.
- Amore a prima vista direi io! Appena Alvin ha messo gli occhi su Brittany giuro che le sue pupille erano diventate due volte le mie quando c’è notte! – aveva raccontato riendo come un folle. – E la stessa cosa è avvenuta con lgi altri, un colpo di fulmine direi: Thedore stava quaasi per cadere ai piedi di Eleanor e Simon, sembrava che facesse le fusa guardando Jeanette! –
Scoppiammo a ridere, nel frattempo il suddetto Theodore aveva fatto un’incontra ravvicinato con l’infiltrato nero con le ali e una fame da lupi, non riusciva nemmeno più a parlare per la felicità di aver trovato qualcosa da mangare di ci potesse occuparsi lui stesso, ma quello sciupafeste di Alvin aveva rovinato tutto. Accidenti a lui!
Ma nel frattempo tutto andava bene, io ero felice e pedinarli in un certo senso era divertente.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** i Sei Ritrovati ***


Ottavo capitolo e ritorno alla civiltà, questo nuovo cambio di prospettiva chiude definitivamente il cerchio: torniamo ad Alvin con, letteralmente, la trama del secondo film dal suo punto di vista… ne vedremo delle belle.
 
        CAPITOLO 8: I SEI RITROVATI
 
Erano passate svariate settimane dal giorno in cui Ian era stato letteralmente buttato fuori dall’azienda che aveva lui stesso creato; ora noi eravamo delle star sane e in forze, senza problemi legati al tempo o alla carriera: eravamo diventati ragazzi normali ma conosciuti comunque in tutto il mondo. Eravamo felici.
Ma quella felicità non sarebbe durata molto; sfortunatamente accadde una delle cose più imperdonabili che io abbia mai registrato in diretta mondiale: eravamo a  Parigi per un concerto di beneficenza e io, preso dalla foga del concerto, iniziai a dare di  matto e ad arrampicarmi sulle palizzate fin che non ruppi per sbaglio uno dei fili che reggevano una mia sagoma gigantesca appesa alle impalcature, questa volò giù e prese in pieno Dave spedendolo direttamente in ospedale. Li, prima che cadesse sotto sedativo, ci spiegò che sarebbe venuta Zia Jackie, sua zia, persona che riuscivamo solo a collegare con la tizia di mezza età che ci portava secchielli pieni di Pop Corn a natale.
- Ho anche sistemato le cose per farvi tornare a                 scuola! –
Ciò però mi preoccupò maggiormente, non eravamo mai andati a scuola e, a detta di molti, era un posto orribile e difficile da sopportare con insegnanti completamente folli, regole ferree e, soprattutto, le diverse tipologie di compagni: una peggiore dell’altra: i secchioni,  le Cheerleader, i perfettini, i bulli e le ragazze; queste ultmie non ci preoccupavano ma i penultimi popolavano gli incubi di Simon e Theodore, di me no ovviamente.
Dopo di che Dave assegnò a Simon l’importantissimo compito di supervisionare il gruppo, io ero indignato: “Perché lui e non me!” pensai subito per poi farlo presente a David mentre il mio suddetto fratello maggiore, orgogliosamente, diceva: - Si fida di me! – poi Dave cadde sotto l’influsso del sedativo e cercai di oppormi all’invito di uscire per farlo riposare ma peggiorai solo le cose dopo di che fui abbattuto anche io con la sostanza per poi essere portato di fuori con i miei fratelli.
Ora, facendo mente locale, noi eravamo Chipmunk, probabilmente in molti si erano resi conto della totale differenza tra Tamia Striata e il sottoscritto, ma nessuno aveva deciso di prelevarci e portarci in laboratorio e, persino noi, non sospettavamo nemmeno di essere i membri di una specie totalmente sconosciuta; ormai la nostra fama di cantanti aveva surclassato il fatto che fossimo animali o, ancora peggio, una specie totalmente sconosciuta: non erano venuti scienziati o biologi a farci varie domande, nessuno si era posto il problema a quanto pare e, se lo avevano fatto, non ci avevano dato molto peso.
Ma ora eravamo li, in aeroporto sul secchio di Pop Corn di Zia Jackie e stavamo parlando con lei, ci salutammo e lei ci presentò suo nipote Toby, un ragazzo trasandato con l’aria un po’ svampita; lui ci salutò distrattamente mentre giocava a un videogioco.
- Lui vive ancora con me perché non ha ancora capito cosa fare della sua vita, ma di sicuro sa fare “pio-pio-pio” con i pollici tutto il giorno! –
- Per la cronaca, fare pio-pio-pio con i pollici mi fa stare con al primo posto, questo è importante! –
A un certo punto però Toby, nell’atto di andare a prendere le nostre valige, urtò inavvertitamente la sedia a rotelle della zia che iniziò ad avvicinarsi pericolosamente alla scala, iniziando a cadere giù per la prima rampa, per poi fermarsi in un pianerottolo. Lei disse: - Non preoccuparti, Sto bene – per poi ricominciare a cadere giù per l’altra rampa, l’epilogo non fu dei migliori: andò a sbattere contro un anziano e caddero tutti e due, arrivò l’ambulanza e fu portata al pronto soccorso. In nemmeno una settimana avevamo spedito due persone all’ospedale!  E quel che è peggio è che sarebbe stato Toby a tenerci in sua assenza, non mi sembrava l’idea migliore.
- Sarai tu adesso ad occuparti di noi? -  chiese Theodor.
- Io non la accenderei, chiediamo l’aiuto del pubblico? – chiese sarcastico Simon che correva a quattro zampe accanto alla valigia.
- Ce la posso fare, ho badato anche al mio gatto, poi è scapato. Scappato è una parola grossa, penso che volesse i suoi spazi; talvolta lo vedo nel quartiere e lui soffia e mostra le unghie, per ricordarmi che siamo ancora pappa e ciccia! – disse lui salendo in macchina.
Poi accese il motore e parti a velocità impensabile.
Arrivammo a casa, sistemò le sue cose e noi andammo in cucina, Theodore sembrava triste ma lo consolammo. – Dopotutto Toby non ci serve, possiamo cavarcela anche da soli.-
Presi una busta di palline al formaggio, cercando di aprirle iniziai ad intonare questo motivetto improvvisato:
 
        C’è qui stasera
        Odore di formaggio
        Dai mangia con me
        Avanti coraggio!
        Mangia con me se vuoi essere saggio
        Mangia Formaggio
        Mangia Formaggio
        Ah Ah Ah AH
        Si che vi mangio
        Palline al Formaggio
        Ah Ah Ah Ah  
 
Terminai il canto con un acuto potentissimo per poi balzare in aria e tirare un forte calcio alla padella soprastante che volò giù, sul sacchetto aprendolo.
Sopraggiunse poi Toby, sorpreso dal rumore ma sembrò tranquillizzarsi subito e ci raccomandò di non fare rumore dato che stava giocando a una partita di Wrestling.
L’indomani iniziammo il nostro primo giorno di scuola, quella notte Theodore aveva fatto un incubo leggermente traumatizzante che decise di mascherare agli occhi di Toby quando gli chiese di raccontarglielo, gli raccontò infatti che aveva sognato che la nostra famiglia si disgregasse ma, in realtà, era altro… Toby lo tranquillizzò dicendogli che non sarebbe mai potuto succedere, a meno che un’aquila gigante non entrasse dalla finestra e ci divorasse; non servì ad altro che a terrorizzarlo: infatti, ci spiegò in seguito che il suo sogno in realtà riguardava proprio un’aquila.
Dicevo, giunti a scuola, al liceo West Eastman conoscemmo la signorina Roobin, la preside e la nostra insegnante,  la signorina Ortega; li iniziai in pompa magna facendo cadere tutte le ragazze della classe con le mie abilità di seduttore mentre i miei compagni venivano allegramente bullizzati dal temibile, ecclettico, spaventoso, allucinante, malvagiamente maligno… Ryan!!! E la sua banda di teppistelli di periferia.
Iniziarono col occuparci di noi uno ad uno, Simon fece un bel controllo della tazza del Water, l’interno intendo, e Theodore si ritrovò aggrappato alla parete con Ryan che si faceva punzecchiare il sedere, io intanto ero rincorso da quei folli omicidi per tutta la scuola fin che, quando io e Simon non trovammo Theodore in quella scomoda situazione, l’istinto di fratelli maggiori prese il sopravvento e i nostri istinti animali e la nostra indole di scoiattoli vissuti nella foresta a lottare contro i predatori non balzò fuori come un razzo: li attaccammo violentemente e li minacciammo di costruirgli un nido nelle orecchie (cosa impossibile detto da Simon, io però ci avrei provato) rischiammo per poco la sospensione, cosa desiderata e ambita più dell’immortalità per il sottoscritto, la Roobin ci disse invece di provare a esibirci per il concerto di raccolta fondi che si sarebbe tenuto nell’istituto tra alcune settimane, noi accettammo, saremmo riusciti a riparare al nostro attentato alla vita (non che Ryan fosse di buone intenzioni prima) ma non sapevamo che qualcuno ci avrebbe sbarrato la strada.
Passarono i giorni e Ryan iniziò a vedermi come un ostacolo, prima del mio arrivo era lui il vero re della scuola, quello che aveva tutti dalla sua parte, lo strafigo attrattore di donne; in questo campo lo avevo già battuto ma si ritrovò battuto anche in un altro campo, uno per lui incredibilmente importante: lo sport.
Giocavamo allegramente a Dogeball, ovvero: la banda di Ryan ci bombardava con le palle come fossero meteore che ci piovevano addosso e spalmavano sul muro Theodore e Simon, quando Ryan tentò di spiattellare anche me lo sorpresi, la palla mi arrivò addosso ma io riuscii ad afferrarla per poi emergere magicamente dal retro di questa reggendola trionfante.
- Ha le mani fatate! – osservò lui poi rivolto al suo compagno di scorribande.
- Penso che siano zampe. – rettificò li.
- Fa lo stesso. – si diressse verso di me e mi chiese di unirsi a lui della serie: “Unisciti a me, vieni al lato oscuro della forza, insieme domineremo il mondo!!!” chiedendomi di sedermi al loro tavolo e di partecipare alla partita di football che si sarebbe tenuta di li a un paio di settimane.
Nei giorni successivi iniziai gradualmente ad allontanarmi dai miei fratelli ed ad avvicinarmi ai miei ex nemici, mi trovai a comportarmi come a loro, a stare con loro e a parlare come loro; ad un certo punto, dopo essere stato umiliato pubblicamente, io e Simon uscimmo dalla mensa per parlare, era molto indispettito dal fatto che mi comportavo peggio del solito, che famigliarizzavo con le persone peggiori dell’istituto e, quel che è peggio, che accantonavo i miei fratelli, arrivò anche Theodore che ciese che canzone avremmo dovuto cantare con la signorina Ortega che ci stava dando una mano per il programma di musica.
- Senza ansia, ma tutta la scuola conta su di noi! – disse Simon senza rispondere però alla domanda di Theo.
- Sta tranquillo, è come dice Ryan: chi potrebbe battere i Chipmunks? –
Le mie parole si interruppero di colpo a ciò che vidi in quel momento: Pura visione, falsa e pura visione pensai all’inizio ma poi capii, era vera, e mi stava guardando.
Pelo fulvo e liscio, occhi da cerbiatta di un blu tanto elettrico che avrebbe potuto mandare scintille, un corpo cosi perfetto, uno sguardo tanto magnetico, una coda folta e lunga che di simili era un pezzo che non ne vedevo: avevo trovato, per la prima volta dopo ben dodici anni, una Chipmunk femmina!
Poi comparvero anche le altre due, cavolo! Erano bellissime, la seconda, dal pelo bruno, aveva degli occhiali e una pelliccia scura, come Simon e, la terza, era bassa e rotondetta come Theodore, con due codini ai lati e un pelo lucido e biondissimo.
Rimasi a fissare la prima per un bel pezzo, le altre, gli armadietti da cui erano comparse e il resto del mondo non c’erano, c’era solo lei nel mio campo visivo, attorno: il nulla.
Poi suonò la campanella e un tizio si piazzò tra me e quella che avrei capito essere la mia versione femminile, Brittany Miller, l’amata rinnegata.
Pensavo ancora alei quando eravamo a cantare sul piano dell’Ortega; il nostro canto divenne poi discontinuo mentre lei ci accompagnava con la colonna sonora fin che non sfociò in sospiri alternati di noi tre, capi che anche loro provavano qualcosa.
- Non l’avrei mai detto, ma il rosa è il diventato il mio colore preferito! – dissi io sognante
- Mai visti occhiali cosi attraenti! – sussurrò Simon
- Bella e verde come una caramella gommosa…- disse sognante Theodore.
- Si, ma se volete andare avanti dovete fare attenzione! – esclamò la prof.
- Forse questo è un buon momento per fare una pausa. – decise la preside precedendo l’ingresso di Toby che era venuto a prenderci.
Scoprimmo cosi che Toby aveva frequentato il nostro stesso liceo e che, a quanto pareva, aveva appena ritrovato la sa amata; aveva una cotta per la signorina Ortega a quanto pare, lo deducemmo dal suo modo di parlare impacciato quando l’Ortega lo salutò e dalle se movenze straordinarie da “Elefante in una Gioielleria” travolgendo buona parte degli strumenti e distruggendo alcuni tamburi.
- Conosco un tipo che ripara pelli di tamburo, quindi siamo fortunati!... Io vado vi aspetto in macchina…- e se ne andò in una corsa scomposta.
- Oh oh! qualcuno è innamorato! – ghignai io
- A parte questo, risarciremo tutto! – decise Simon.
- Ah, la falsa modestia del ruffiano – sospirò con falsa aria sognate Ian che era appena entrato nella stanza.
- Ian Hawke, sentivo puzza di bruciato! – dissi io.
- Posso aiutarla signor Hawke? – chiese la Roobin.
- Sono semplicemente venuto per fare iscrivere e presentarvi le sue fanciulle, non ne rimarrà delusa… ragazze! –
E tutto il mio sogno romantico si sfaldò in quel momento, da quel giorno iniziò una grande rivalità tra me e Brittany, forse destinata a durare in eterno.
Comparvero cosi le tre scoiattoline da noi adocchiate e inziarono ad esibirsi in uno dei pezzi che ricorderò di più, era una delle canzoni più belle che avessi mai sentito cantata da loro, da quel giorno capi, era una cosa contrastante, mi avevano (aveva) rapito il cuore ma comunque le odiavo perché stavano con Hawke, cosa imperdonabile e, se conoscevano la nostra storia, da veri e propri incoscienti.
Comunque, mentre cantavano Theodore fece un’osservazione moolto arguta: - Cacchiolina! Sono    brave! –
- Brave? Sono stupefacenti! – corresse Simon.
La Roobin però sembrava irremovibile; allora Ian indusse gli altri al voto tanti sembravano appoggiare noi ma un folto gruppo sembrava essere incredibilmente attratto dalle Chipettes, cosi le aveva chiamate l’infido, e dalla loro bravura.
- D’accordo: venerdì si terrà un concerto per vedere chi dei due otterrà maggior successo, la band con l’applauso più fragoroso rappresenterà la scuola alla gara interscolastica per i fondi. –
I giorni seguenti furono i peggiori: io ero combattuto tra il: andare alla partita e dimostrare di che pasta ero fatto, o andare a cantare con i miei fratelli e dimostrare di che pasta ero fatto. Alla fine finii per tradirli e abbandonarli sl palco, vincendo alla partita ma attardandomi ad una festa di vittoria; quella sera giunsi troppo in ritardo, mi persi il pezzo delle Chipettse, Single Ladies, canzone che le avrebbe fatte innalzare nel mondo dello spettacolo; e, quel che è peggio, mi ritrovai nel teatro deserto con un silenzio tombale rotto solo dalla voce di Brittany che mi diceva freddamente quanto l’avessi delusa e avessi deluso i miei fratelli.
- Non è cosi che volevo vincere! – concluse lei andandosene lasciandomi con un palmo di naso e una tristezza infinita, mi ero giocato l’ultima carta e ora era tutto finito, non sarei mai riuscito a rimediare.
Tornai a casa triste come pochi e quando arrivai li trovai tutti a letto, dormivano già, almeno cosi credevo. L’indomani ci svegliammo con una terribile notizia: Theodore era scappato di casa e aveva lasciato un biglietto: “SONO SCAPPATO DI CASA, NON CERCATEMI ALLO ZOO PERCHE NON SONO LI”.
Theodore era andato allo zoo a cercare rifugio dai Suricati, animali che seguivamo in un programma-documentario chiamato Mirkat Menor, sapendo che tali animali cercano continuamente conforto tra loro e vivono in una società molto unita; il problema fu che, quando lo trovammo, non era dai Suricati ma da un’aquila nera africana che stranamente mi sembrava famigliare che lo stava bloccando per mangiarselo.
Io, Toby e Simon tentammo di entrare nella recinzione, io balzai davanti al rapace gridando: - Ehi uccellino, vieni qui! Hai fame? Perché questa A sta per Antipasto! – gridai io per attirare la sua attenzione, lui mi fissò con malignità e si avvicinò sbattendo le ali al sottoscritto.
- Bene, ora vediamo di parlarne con tranquillità va bene?
Capisco che tu voglia Theodore ma mi dispiace, devo impedirtelo: lui è mio fratello! Ance se l’ho deluso comportandomi da vero idiota! Se proprio devi mangiare qualcuno, mangia me! –
L’aquila allora avanzò di scatto prendendomi in parola e io caddi di schiena: - Dicevo per dire!-
Theo arrivò in quel momento, pasò tra le zampe dell’aquila e le schiacciò un dito, poi mi prese per la mano e ci fiondammo verso la recinzione, fu difficile uscire ma lasciammo quell’uccellaccio con un palmo di becco,
mi riappacificai con i miei fratelli ma purtroppo ormai tutto era finito: le Chipettes avrebbero cantato allo spettacolo per i fondi e noi saremmo stati semplici spettatori.
Ero abbastanza triste ma una telefonata mi prese impreparato.
Era il numero di Ian e io mi preparai una bella frase cattivella da dirgli appena avessi risposto.
- Oh, mi scusi! Ho digitato per sbaglio il numero della “casa del verme”! -
Ma quella che mi rispose ovviamente non era Ian.
- Alvin? - 
- Brittany? –
- Si ehm.. vi dispiacerebbe sostituirci, non riusciremo a esibirci stasera. –
- E il programma di musica? L’intera scuola conta su di
voi! –
- Lo so, lo so! Avrei dovuto darti retta riguardo a Ian! –
- Non dirmi che… -
- Si, ci ha chiusi in una gabbia! –
Capi subito ciò che era successo, Ian aveva deciso di farle esibire da qualche altra parte, probabilmente in un posto più grande e più affollato delle West Eastman, un posto come uno stadio nella periferia di Los Angeles dove si sarebbe tenuto il concerto di Britney Spears, le aveva chiuse in una gabbia come aveva fatto con noi nel momento del concerto in Playback.
Toby andò ad avvertire la Rooby e io, in sella a una moto su misura, ero in giro per le strade di Los Angeles alla ricerca della loro Limousine mentre Simon aiutava Jeanette a decodificare la combinazione della gabbia; in poco tempo raggiunsi la Limousine, Jeanette decodificò il 111 della serratura e uscirono subito appena mi videro, Ian si accorse troppo tardi e, appena vide Eleanor salutarlo aggrappata al finestrino davanti lui si alzò fuori dal tettuccio aperto dalla quale erano evase e mi vide: - Che stai facendo! Alvin! –
- Ciao Ian! È un piacere vederti, Non scrivi mai! – poi rivolgendomi alle donzelle: - Hop, forza ragazze! –
- No Brittany, ho firmato un contratto! – gridò lui alla leader.
- Salta Jeanette! – gridai alla controparte di Simon dopo aver preso Britt.
- Io non sono molto brava. – ma Eleanor le dette una spinta per poi seguirla.
- Se non vi esibite sono morto! – gridò Ian mentre Britt mi gridò nelle orecchie per sovrastare il rumore del motore:
- Affonda Alivn! -       
- Certoooo! – gridai io.
Corremmo per le strade di Los Angeles fin che
- Accelera Alvin!!! – gridò Brittany e io le risposi.
- Non ti preoccupare, mi farò aiutare dal mio amico  Digger! –
Digger era un ratto con il quale mi ero messo d’accordo, lui sollevò il coperchio di un tombino rivelandosi in tutta la sua magnificenza e, appena la macchina si bloccò urtando il coperchio alzato il ratto scese nelle fogne gridando: - Non vedo l’ora di raccontarlo a casa! Ho salvato Alvin Seville! – noi prendemmo tempo.
- Ti devo delle scuse riguardo a Ian! – mi disse Brittany mentre sfrecciavamo verso un incrocio.
- Stai con me Britt e non sbagli mai strada! – gridai io, non era una battuta ma la verità, era la mia richiesta, a modo mio, di fidanzamento.
Lei esultò, aveva capito la frase sottintesa.
- Oh si! Non dubiterò più di te Alvin! –
Nel frattempo Ian ci rincorreva con un elicottero radiocomandato ridendo come un folle.
– Bisogna ammettere che è parecchio ostinato! - 
- Dobbiamo seminarlo! –
- Tieniti Forte! –
Io feci un’impennata-giravolta-sulla-ruota-davanti e gridai: - Al mio tre… tre! – e balzammo tutti e quattro sull’elicottero radiocomandato sistemandoci, io sulla cabina e loro sui pattini.
- Oh si! – esultò Ian
- Io soffro di vertigini! -  gridò Jeanette.
- Vieni da Papino! – disse Ian brandendo il radiocomando.
- Ragazze, ci serve il radiocomando! – ordinai io.
- Ragazze, di fronte a Ian, bisogna togliersi il cappello! – gridò Britt togliendosi il casco rivelando la chioma bionda scura seguita dalle altre, all’unisono lo colpimmo con i caschi facendolo volare a terra. 
Il radiocomando volò verso l’alto e Jeanette si sporse per afferrarlo aiutata da Eleanor; miracolosamente lo afferrò e ne fu entusiasta; la moto nel frattempo andava ancora da sola, Eleanor gettò nella sua direzione le scarpe alte che gli aveva dato Ian per ovvie ragioni d’altezza e, senza farlo apposta, la mandò a sbattere proprio tra le gambe di Ian colpendolo proprio la dove non batte il sol; lui gridò per il dolore.  
Riuscimmo ad arrivare in tempo e fummo accolti da Toby che nel frattempo aveva provveduto all’intrattenimento di sostituzione, la Rooby sali sul palco e disse concitata:
- Signore e signori, in rappresentanza della West Eastman, è un grande onore poter partecipare insieme a voi… -
- È proprio un grande onore! – disse Eleanor a noi cinque.
- Per voi o per noi? – chiese Theodore.
- Per noi! – esclamammo in coro io e Brittany per poi partire in una specie di esperimento di sincronia.
- Flic. Floc. Doppio Flic. Doppio Floc. Triplo Flic…-
- Va bene! Abbiamo capito! – esclamò Jeanette.
- Tutti in cerchio! – disse Eleanor e insieme cominciammo a cantare.
- Sono orgogliosa di presentare, su questo palco, per la prima volta insieme, le Chipettes e i Chipmunks! – disse la preside prima di abbandonare il microfono 
ci esibimmo con le Chipettes, finalmente il gruppo era unito: I Chipmunks e le Chipettes insieme per sempre, cantammo il pezzo migliore mai cantato fin ora, perché era cantato da tutti noi sei, insieme, finalmente, dopo anni che eravamo destinati a ritrovarci, senza farlo apposta avevamo dato il via a tutto, non solo al gruppo ma alla rinascita della nostra vita dimenticata che sarebbe avvenuta di li a pochi anni.
Tutti ci applaudirono, mi sentivo finalmente felice e, coincidenza, anche Dave era li, finalmente sano e con due stampelle,
le West Eastman vinse i 10000 dollari mentre, al concerto di Briney Spears Ian si umiliava pubblicamente con due pupazzi e un vestito da donna attillato dorato; tentò di imitare il gruppo che rappresentava fino a poco tempo fa ma finì per farsi arrestare.
Nel frattempo noi eravamo al concerto e ci stavamo ricongiungendo con Dave.
- Dave, stai ballando! – io
- Oh ti muovi benissimo – Simon
- Ti siamo mancati? – Theodore
- Certo che mi siete mancati, siete la mia famiglia. – Dave.
- Pensa a quanto ti saremmo mancati se fossimo stati in   sei – dissi io di rimando.
- Alvin, cosa hai detto? –
- Alle Chipettes serve un posto per la notte, alloa ho detto, che tu hai detto, che possono restare da noi per tutto il tempo che vorranno! –
- Aaalvinnn! –
- Bene! Questo è per Dave, muovete le chiappette che vi ha fatto mamma! –
Il pubblicò andò in delirio e il concerto cintinuò fino a tarda notte, ben prima delle nove e mezza che erano state stabilite in principio.
Quella notte io non avevo per niente voglia di dormire e feci nuovamente cadere Dave; mi parve però di sentire, mentre andavo a dormire, nel letto al mio fianco una sommessa e flebile voce dire qualcosa che somigliava molto a un “Ti Amo” ma forse mi ero sbagliato… eppure ero sicuro di non essermela immaginata, era la voce di Brittany.
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Ritrovo della Vera Natura ***


Nono capitolo, ho deciso di raccontare3 subito la parte del terzo film per levarmente il pensiero, più per il fatto che non sapevo come sintetizzare tutte le possibili situazioni avvenute tra il secondo e il terzo che per questione di tempistiche. In compenso ho aggiunto varie parti importanti in questo capitolo che ne daranno maggiore spessore rispetto a una semplice rievocazione. Spero vi piaccia.
 
               CAPITOLO 9: RITROVO DELLA VERA NATURA
 
Pov Brittany
Cavolo! Dire che l’anno è passato mi sembra una cosa abbastanza minima: pensare che mi sembrava ancora ieri quando eravamo con Frederick a raccontarci le storie, ora eravamo diventate un gurppo popolare, in parte grazie anche a Ian… ma soprattutto grazie a Dave, ci aveva prese sotto la sua ala e ora ci sentivamo al sicuro con un manager affidabile e capace. Non ci credevo più al pensare che avevamo passato gran parte della nostra vita a vivere nei boschi, in quel periodo non mi sarebe mai passato in mente di sporcarmi il pelo o di rovinare i miei abiti (anche se non ne avevo essendo ancora un’animale allo stato brado) e ora mi entivo tuffata in peno nella civiltà umana, non avevo nemmeno che all’età di quindici anni mi sarei presto ricreduta e avrei desiderato che non accadesse.
Nel frattempo l ‘unione tra i gruppi si era rinforzata tantissimo, eravamo diventati così uniti che il più delle volte ci presentavano insieme; ricordo inoltre che una volta Simon volle fare dei test del DNA per controllare una possibile parentela.
- Non capisci Alvin, ogni coppia si assomiglia troppo e tra trii siamo unti da fratellanza genetica, in caso ci fosse una sottile linea di parentela tra una delle tre coppie ciò spiegherebbe molte cose! – stava spiegando Simon quella mattina d’estate mentre ci aveva riniti in camera, era seduto in mezzo a litigare con lvin e noi avevamo occupato i nostri rispettivi letti e seguivamo la conversazione.
- È troppo pericoloso Simon, e se il to esperimento non funzionasse? –
- Funzionerà Al, funzionerà! – dopo di che andò nel suo laboratorio, prese qualcosa e uscì con due lettini a misura di Chipmunk per poi tornare in laboratorio e prendere qualcos’altro. A sentirlo sembrava un’oggetto grosso e rumoroso, si udì un potente rumore di ferraglia e vidi Simon entrare nella stanza scomparendo dietro a un carrello che sorreggeva una struttura imponente con vari tubi, schermi e parallelepipedi con fori stretti e lunghi; lui posizionò il marchingegno tra i due letti e ci guardò trionfante.
- Ora mi serve una coppia tra voi due… Ah, ecco! Tu e Brittany andrete benissimo, dopo tutto siete la coppia di mezzo e quindi quello più certa su cui controllare il legame di parentela! –
- E su quali statistiche? – chiesi io stizzita.
- Sulle mie, ora Sali! –
Io allora mi sdraiai sul lettino a destra e Al su quello a destra, io ero un pochino preoccupata e chiesi a Simon della sicurezza di quell’aggeggio.
- Si Britt, è sicuro, l’ho collaudato e non è avvenuto niente sul soggetto su cui ho fatto il primo test… ora rilassatavi e non pensate a nulla mentre l’ago scenderà a prelevarvi il DNA; ora però mangiate questo. –
- Cosa! Simo… - stava per dire Alvin ma le sue parole vennero soffocate dalla mano di Simon che gli cacciò in bocca una pastiglia rossa, la mandò giù e lo sentii dire: - Cavolo, mi sento un cadavere, dove sono finiti i miei sensi? -
Si avvicinò a me e io rimasi ferma. – È sicura la pillola? – chiesi io con gli occhioni spalancati. – Per la milionesima volta: Si Brittany, lo sai che ogni cosa che invento prima controllo che sia sicura; ringraziami per il fatto che i miei controlli non vengano effettuati su di voi! – dopo di che mi ficcò la pillola rossa in bocca e mi sentii di colpo inerme, non mi sentivo gli arti ne il corpo e nemmeno il  volto, Simon ci consigliò di chiudere gli occhi e intanto pensai: “Il fatto che tutto questo sia nato da un pensiero folle di Simon legato alla genetica lascia un po’ a desiderare. Spero che no ci succeda nulla, a me ma anche ad Alvin!, e spero che i test risultino negativi, non voglio essere sua parente, per ragioni contrastanti” poi vidi lo sportello che si trovava nell’appendice dell’apparecchio che incombeva su di me aprirsi e rivelare un piccolo ago bianco che scese lentamente, fui quasi presa dal panico e Simon  si avvicinò a me e disse: - Stai calma hai l’anestetico, non ti farà male. - L’ago mi bucò il ventre senza dolore e lo senti prelevare alcune gocce di sangue, poi vidi l’ago sollevarsi e rientrare; Simon ci mise un cerotto sulla pancia e ci rialzammo a suo ordine; poi si avvicinò al monitor con la tastiera do ve comparvero alcuni dati, digitò qualcosa e apparve subito l’imagine dei due filamenti che componevano i nostri due DNA, lui esaminò le immagini rotanti per poi digitare qualcos’altro sul tastierino, comparvero finalmente i dati che cercava e e li lesse velocemente.
- Non sono presenti segni di parentela o consanguineità, il test è negativo, non siamo parenti e quindi le coppie possono perdurare fino alla morte! –
- In che senso scusa? -  chiesi io interrogativa.
- Tanti sensi, mai sentito parlare ciò che deriva dalle unioni consanguinee? Non è una bella cosa! –
Stavo per ribattere quando Dave fece n tempestivo ingresso nella stanza. – Ragazzi! Alla fine della settimana partiamo per una crociera nel Mar dei Caraibi, presto, iniziate a preparare i bagagli! –
Eravamo molto felici, ne parlammo per i due giorni seguenti e quando i nostri bagagli furono pronti, Alvin ritardò come sempre, partimmo alla volta della nostra crociera.
La nave era immensa, di un bianco perlaceo e magnifica sullo sfondo del mare, noi tre eravamo  sulla valigia mentre Theodore e Simon correvano ai lati; Alivn no non si vedeva.
Comparve poco dopo scendendo a scivolone da una corda d’ormeggio dicendoci che aveva già visto la camera, prenotato il suo posto, ordinato un giro di Pinacolata Analcolica e iscritto tutti a parapendio.
- Alvin, sei troppo piccolo per il Parapendio! – (si, come no!).
Dopo di che salimmo sulla nave e li Alvin diede il via ai veri casini: e quel che è peggio è che io lo seguii a ruota con gli altri, solo Simon pareva restio ma dopo un po’ anche lui si uni… un putiferio: danzammo sull’olio abbronzante di una bagnante e Dave ci scivolò sopra, Alvin prese il microfono del capitano e decretò che: - A TUTTI I BAMBINI È PERMESSO GIOCARE SUL PONTE TRANQUILLITÀ RISERVATO AI SOLI ADULTI!!! – causando così una baraonda di proporzioni colossali, scese dallo scivolo d’acqua che sarebbe stato troppo grande per lui (va beh! Dopo tutto siamo Chipmunks, abbiamo capacità di gran lunga superiori a quelle umane rapportate al nostro peso e statura.) e si fece un bel voletto appeso a un elastico sul filo delle luci notturne.
E, dopo aver dato spettacolo di noi esibendoci in un micro concerto clandestino i mezzo a tutti, fummo raggiunti da Dave che gridò nel microfono che stavamo usando il suo tipico urlo di battaglia, non lo dico che tanto so che lo sapete sapendo di sapere che voi sapete che lo so!
Ci portò in cabina e ci diede una bella strigliata, noi tre ci facemmo una doccia e uscimmo cantando ma lui ci fermò subito; dopo di che andò a prepararsi, io feci la mia parti decretando furibonda verso Alvin: - Questo non è giusto! Non per noi,  non per Dave e soprattutto non per il Capitano che, sono certa, ci teneva moltissimo a cenare con me! – per poi vedere Simon entrare in bagno per parlare con Dave.
Quando uscì disse che sarebbe arrivato presto il servizio in camera e che alle nove voleva vedere le luci spente, Alvin però lo fermò.
 - Ah Dave, Domanda: se saremo tenuti prigionieri, in questa cabina… -. - Per colpa di Alvin! – rimbeccai io sollevando lo sguardo dalla mia rivista.
- Possiamo almeno guardare un film? – chiese Theodore terminando la richiesta.
- Va bene, guardiamo cosa c’è…- prese il telecomando ma si ferò, notai che Simon gli aveva lanciato un’occhiata complice.
- Perché non lo scegliete voi il film? Siete abbastanza grandi per decidere! –
- Davvero Dave? – chiese Al.
- Certo che si! – rispose l’umano avviandosi verso la purta.
- Uh! Dave è elegantissimo! -  osservai io. – Divertiti! – gridò Eleonore sollevando la mano.
Theodore gli regalò una collana fatta con differenti tipi di cibo, abbastanza ridicola ma, infondo è il pensiero che conta.
- Bella! Da vero acchiappa-femmine! – disse Sarcastico Alvin; ma Dave guardò sorridendo Theodore e se la mise al collo per poi uscire, chiusa la porta Alvin si girò di scatto verso di noi e disse: - Mi chiamo Sperstar, Alvin Superstar! – strappandosi via il pigiama rivelando una camicia bianca con cravatta, qualcuno si era appostato in un angolo a fare la musichetta alla James Bond, no seriamente! Io e gli altri l’abbiamo sentita e ne abbiamo discusse pertanto tempo!
- Mi piace la coda scecherata, non mescolata! – decretò poi lui.
- Do-do…dove stai andando? – disse Simon.
 - Al casinò, mi sento fortunato! –
Dopo varie contestazioni andammo tutti giù e ci trovammo a scatenarci nella pista da ballo, Alvin tentava la fortuna e Simon era sempre nel tentativo di fermarlo finendo immancabilmente nella solita trappola, aveva finito per vincere tanti di quei premi…
Noi stavamo ballando sulla pista con i vestiti fatti da Eleanor ma lei andò inavvertitamente a sbattere contro il tacco di una ragazza facente parte di un trio di tipe riconducibili alla specie Puella Scemensis che, in quella circostanza, ci aveva appena sfidato insinuando inoltre che le mosse di Eleanor fossero strappalacrime, io allora ho preso posizione, sfoderato gli artigli e sfidate pubblicamente a una gara di ballo; dopo un pochettino di fatica riuscimmo a batterle e le stendemmoanche colpendole e saltando loro addosso, io sentii in quel momento che in me mi si era risvegliato qualcosa di inatteso, una strana sensazione che mi era risalita e ora si faceva prepotentemente strada nei miei pensieri, ora ero li, a ballare e a umiliare una ragazza maleducata e… ora ero li, a battermi con furia con una serpe lurida e astuta che prevedeva le mie mosse, il mio istinto animale aveva ripreso vita e, in un certo senso, non vedevo più l’ora di risvegliarlo.
Nel frattempo Alvin stava rimorchiando ma fu interrotto da Dave che lo prese e se lo portò dietro alla ricerca di Simon, lo trovò al tavolo del Poker e, dopo averlo sentito insinuara decisivo che non stava giocand fu interrotto da un tizio che disse raggiante: - Le sue vincite! – (come dicevo prima Simon aveva avuto molta fortuna).
- Oh Beccato! – ghignò un tizio li in parte.
Scese dalle scale con loro due tenuti per la collottola ma sul ponte lo attendevano il capitano e il pellicano mascotte della nave che aveva appena parlato con voce un bel po’ famigliare; noi eravamo dietro di loro e osservammo la scena preoccupate.
Nella cabina Alvin espose a Dave la sua idea secondo la quale in caso di un suo divieto futuro di quel genere sarebbero sopraggiunti dei pirati, lui avrebbe dovuto dar retta a Dave e stare li fermo, ma in caso di incursione piratesca lui non sarebbe riuscito a tener loro testa e avrebbe cosi fatto si che la nave venisse saccheggiata; cosa ovviamente impossibile ma, non si può mai dire su Alivn.
Poi Alvin aveva erroneamente nominato un suo “fidato coltellino svizzero” e, nel trovarselo davanti, Dave glielo aveva sequestrato immediatamente.
Il giorno dopo ci fu concesso di fare una partita e Alvin decise di fare il telecronista per renderla un po’ più piacevole, ovviamente le sue battute sul mio modo di giocare e sul mio atteggiamento alquanto irritato mentre lo fissavo inviperita mentre lui commentava mi fecero inalberare e, dopo una delle mie solite micro sfuriate, ad Alvin venne l’idea migliore della sua vita, notò un aquilone, barattò un piatto di ciambelle con l’oggetto volante donandole a un ragazzino e lui si trovò appeso a questo osservando il panorama, Dave intanto era nel mondo dei sogni e, quando una folata di vento iniziò a sospingerci verso la poppa, Simon afferrò velocemente il filo e lo condusse alla gamba dello sdraio del nostro manager, sfortunatamente il vento era troppo forte e la sdraio fu trasportata in giro per il ponte fin che non disarcionò Dave che, svegliatosi, ci vide volar via; Sali su tetto delle cabine dove era parcheggiato il deltaplano del pellicano e tentò di usarlo per raggiungerci ma lo stesso pellicano pareva fermarlo, nel frattempo noi eravamo in alto mare, letteralmente.
Alvin disse: - A pensarci, no è stata una buona idea! –
Theodore si lamentava che aveva fame e chiese a Simon se poteva leccare anche solo la glassa della ciambella su cui galleggiava ma fu rattristato sapendo che era proprio la glassa a farlo galleggiare.
- Morirò di fame! –
- In verità ci saranno altre cose che ci uccideranno prima della fame: Disidratazione, Insolazione… - iniziò ad elencare Jeanette per poi essere interrotta da Eleanor.
- Un’Isola! –
- No, un’isola sarebbe di grande aiuto, perciò se dovessi vederne una dovresti dircelo! –
Ma Eleanor aveva visto un’isola e glielo feci notare subito, Jeanette fece u sospiro di sorpresa e subito Alvin iniziò a sospingerci verso quella direzione.
A un certo punto ci gettammo in mare e raggiungemmo l’isola a nuoto, li trovammo un posto tranquillo e soleggiato dove riposarci; nel frattempo Alvin cercò un modo per farci individuare, prese dei sassi rotondi e li dispose a formare la scritta SOS per farci individuare.
 Purtroppo non c’erano elicotteri in volo in quel momento sull’isola.
E alla domanda se Dave sarebe tornato a cercarci, posta da Theodore, Alvin rispose.
- Ma certo che verrà! Magari, non proprio… oggi.-
- Alvin ha ragione, dobbiamo prepararci per la notte. – decretò decisivo Simon ma io mi frapposi tra lui e Theodore.
- Cosa? Volete farmi dormire all’aperto? – (come dicevo prima, la civiltà p una malattia e io ero infetta dal morbo peggiore).
- Mah! Se non ricordo male Brtt! Siamo Chipmunks, noi viviamo allo stato brado. – disse Al davanti a dei legnetti per il fuoco.
- Eh no, noi Vivevamo allo stato brado! –
- Coraggio Britt, è solo per una notte! – mi rincuorò Eleanor.
L’accensione del foco fu difficile per Alvin dato che non aveva il coltellino svizzero da sfregare sulla roccia ma Simon se la cavò con la tattica degli occhiali, facendo colpo su Jeanette, ciò valse a fargli indirizzare il raggio sui suoi piedi bruciacchiandogli la pianta di questi.
ma alla fine lo ottenemmo, ci radunammo attorno alle fiamme quella sera e Alvin sembrò tranquillizzarci, ma al momento di andare a dormire Theodore spense il fuoco con un soffio, disse che lo aveva fatto perché Dave spegneva sempre la luce prima di mandarci a nanna, il fuoco però forse era l’unica cosa che ci avrebbe salvati dal freddo e dai predatori; la tattica degli occhiali non avrebbe ovviamente funzionato e sfortunatamente eravamo nella peggiore delle situazioni.
La mattina seguente cantammo un’allegra canzone triste e mangiammo corteccia per colazione dopo di che andammo alla ricerca di cibo vero nella foresta, litigammo furiosamente per un mango e io ed Alvin ci rincorremmo su per un albero rubandocelo a vicenda, iniziammo a litigracelo tra noi e finalmente eravamo tornati quelli di prima, Chipmunks selvatici, printi a tutto per del cibo e usavamo le tecniche peggiori e indicibili per catturare il mango,Jeanette che per bloccare Theodore che l’aveva ottenuto da me ed Alvin derubandoci lo stese con il trucco della corda ai piedi, noi cinque che la bloccammo in un’albero cavo, ce lo contendemmo  furiosamente ai suoi piedi come se non mangiassimo da ore (in effetti…) e ci fermammo quando udimmo un rumore tra le felci, era una ragazza naufraga che disse di chiamarsi Zoe, era li da nove anni e ovviamente non ci conosceva, ci portò nel suo rifugio, il viaggio con la funivia che si era ostruito fu abbastanza traumatico e Eleanor cadde da questa e si ruppe la caviglia.
- Non ho del ghiaccio, vivo su quell’albero! – disse Zoe fintamente dispiaciuta.
Ci propose poi di fare Bungie Jumping ma Simon, da bravo sciupafeste, aveva decretato categoricamente che noi non avremmo più rischiato la vita in nessun modo, dopo di che fu morso da un ragno, oh, quel ragno me lo ricordo, disgustoso e orrendo… come aveva detto che si chiamava… ah si! Phuneutria Baiensis!
Un ragno che ti inietta una neurotossina che può portarti al cambio di personalità, perdita di Inibizione, Secchezza delle fauci e, cosa non detta ma scoperta dopo un po’ di tempo, perdita della memoria (e in taluni casi recupero).
Quella notte il veleno del ragno fece effetto e la mattina dopo Simon era sparito e aveva fatto spazio al ben più coraggioso, affascinante e seduttore Simone un tizio qualunque che probabilmente aveva in comune solo l’aspetto di Simon: in pratica erano la stessa persona: il cambio di personalità aveva fatto effetto e Simone era venuto alla luce, la parte più oscura del buon vecchio Simon: un avventuriero impavido e spericolato, una specie di Alvin vestito di blu con gli occhiali, una statura più alta, un pelo più scuro e un fantastico accento francese; era sempre lui comunque: Simon Seville, anche se non ricordava niente.
Ma io non lo sapevo ancora, mentre Alvin sclerava dietro a Simon (a parti invertite ovviamente) Jeanette aveva confezionato degli abiti di foglie davvero maglifici, con composizioni floreali e colorazioni abbinate davvero strepitose, non l’avevo vista però ottenere tali abiti e mi chiesi come e quando avesse avuto il tempo di crearli; e poi c’era un altro discorso: se non fosse stato per il solito discorso della civiltà innescata nelle nostre anime, noi non ci saremmo mai poste questo terribile interrogativo e avremmo passato il tempo a vagare in giro senza abiti per timore di sporcarli, dopo tutto, siamo Chipmunks e abbiamo vissuto senza problemi nella foresta con solo il pelo a coprirci (che poi, avevamo già il pelo, non ci sarebbero dovuti servire comunque ma… va beh!)
Aveva anche costruito una sdia a rotelle e un paio di stampelle per Eleanor, impossibile che avesse fatto tutto questo in meno di mezz’ora!
Piombò poi il buon vecchio, cioè, nuovo, Simòn che ci baciò la mano e si soffermò su Jeanette assumendo un tono più dolce.
- Cosa gli prende? – chiesi io ad Alvin.
- Veleno di Ragno, si crede un galletto francese amante del divertimento! –
- Davvero! – dissi io ammaliata, a quanto pare l’influenza di Simone mi aveva presa.
- Crede di essere: “Eu Chipmunks màs atraènte del mundo” – lo disse appoggiandomi il gomito sulla spalla e sfiorandomi col fianco, mi senti stranamente strana… va beh, normale.
Nel frattempo il nostro damerino stava baciando appassionatamente il braco a Jeanette e Alvin lo bloccò subito, iniziò a piovere e Alvin prese l’iniziativa di andare a costruire il rifugio, all’improvviso Jeanette e Simòn iniziarono a ballare sotto la pioggia schizzandoci di fango, me ne arrivò un po’ su un occhio.
Ballarono sotto la pioggia e dopo un po’ si unirono anche Eleanor, che aveva riacquistato la sensibilità delle zampe e Theodore, che ballava con lei come se non ci fosse un domani.
- Non riesco a credere che sia Jeanette a prendersi tutte le attenzioni! Sono io quella carina! – gridai io stizzita e
- Jeanette è quella intelligente, io vado per caso in giro cercando di essere intelligente? – chiesi poi io.
- Lo so! Io sono quello spiritoso, tu sei quella carina! – disse invece Alvin senza far caso alla mia espressione dopo le sue ultime parole.
- Lo sai quanto è scivoloso quel terreno? È ridicolo! Mi stai almeno a sentire? SIMON!!! – gridò poi e io lo fermai.
- Eh Alvin, cominci a parlare come Dave! –
- NOOOOOOO!!!!! –
 
Passò un giorno e l’indomani trovai una pozza termale tra le radici di un albero, vidi anche Alvin trascinare dei pezzi di legno e decisi di seguirlo.
Ci lanciammo l’ennesima sfida, avrebbe vinto il rifugio più bello; ricordo che Alvin mi raccontò di aver coraggiosamente affrontato un Tasso del Miele a mani nude che stava per rubargli la legna per il rifugio, ricordate: “Il Tasso del Miele prende ciò che vuole!” e lui voleva lea legna.
Peccato che forse il Tasso non voleva solo la legna… non vi ricorda nulla la parola Mustelide? Ora tante cose tornano!
Quando tornò però vide casa mia e ci rimase male, era molto meglio della sua; per fortuna, dato che quella implose poco dopo.
Alvin era triste, mi disse che sapeva perché Dave non fosse venuto a trovarci sull’isola, lui temeva infatti che fosse stata colpa sua, che lo avesse fatto impazzire proprio lui con il suo carattere e il suo comportamento.
Io lo consolai e gli dissi che molto probabilmente amava Simon e Theodore, ma ciò non bastò, io però feci in modo di essere più rincuorante possibile.
Poche ore dopo volli andare a riposarmi nella vasca termale ma la temperatura si era alzata troppo, feci un salto e emisi uno strillo acuto.
Io ed Alvin salimmo sul tetto del rifugio e guardammo verso il vulcano, la cima fumava; gli spegai che la fonte era riscaldata dal magma sotterraneo, l’avevo scoperto ascoltando senza farlo apposta un documentario dalla stilista; decidemmo di costruire una zattera ma prima Zoe ci propose di fare un’escursione alla cascata; noi però cominciammo subito a costruire.
Alvini iniziò a dare gli ordini e le istruzioni ma fu interrotto da una voce umana che disse: - E io cosa posso fare? –
Corremmo felicissimi verso Dave e lo abbracciamo, tutti tranne Alvin che era rimasto li; Simon e Theodore erano con lui e a quanto pare era presente anche Ian con un costume da Pellicano, io mi preoccupai un po’ ma, alle parole di Dave secondo la quale lui veniva in pace, io fui più tranquilla.
- Allora Dave, quando ce ne andremo di qui? – chiese Alvin.
- Non lo so, sembra che tu abbia tutto sotto controllo! –
Iniziammo definitivamente a costruire la zattera e, dopo un po’ di tempo, Jeanette e Simòn non erano ancora tornati, partimmo alla loro ricerca e io trovai la palla che rinchiudeva Jeanette, parii alla ricerca di Alvin, Theodore, Eleanore, Dave e Ian e li trovai attorno a Simon che si era ripreso, gli spiegai frettolosamente ciò che era accaduto da quando era entrato in fase Simone partimmo in cerca di Jeanette che ora era stata catturata da Zoe per ritrovare un tesoro; ciò era avvenuto quando, il giorno prima, Simonne era arrivato con Zoe, Eleanor, Jeanette e Theodore in una cascata al di la di  un dirupo e li Simon aveva ritrovato una magnifica corona, in mezzo a un tesoro, li Zoe aveva cercato di farsi dire dove l’avesse trovato e, finalmente, aveva capito dove si trovava ma il buco d’ingresso era troppo piccolo per lei e quindi si sarebbe servita di uno di noi, ovviamente, Jeanette.
Eleanor ci guidò e Simon, che come dicevo prima era tornato se stesso, era restio a superare il ponte costituito da un tronco caduto sul burrone. Lui era tornato il coscienzioso e il pacato vecchio Sion e quindi non l’avrebbe mai fatto. A nulla valsero le suppliche ma alla fine, preso il coraggio, lui riuscì alla fine a raggiungerci quando Jeanette si trovava già a metà strada del ponte ma Zoe l’aveva legata con una fune e lentamente la stava attirando a se, allora Dave tirò ad Alvin il suo coltellino svizzero, con un colpo deciso recise la fune e Zoe cadde all’indietro, Simon e Jean fuggirono verso l’altra parte dell’isola e insieme corremmo alla spiaggia, io arrivai per prima e aspettai qualche minuto prima di vederli sbucare dalla foresta, lapilli e palle infuocate cadevano ovunque e l’aria era satura di fumo vulcanico; Dave non c’era però fu allora che Ian prese coraggio e si gettò nella foresta, lo vidi sbucare poco dopo con Dave e Zoe alle calcagna e saltarono velocissimi sulla zattera, remammo verso il largo aspettando di allontanarci abbastanza.
Eravamo finalmente al sicuro; Zoe chiese finalmente scusa a Jeanette e lei, per ringraziarla, le donò la corona che aveva ricevuto da Simone. E per questo finalmente Simon le dichiarò apertamente il suo amore.
Alvin nel frattempo chiese a Dave scusa per tutto ciò che aveva combinato sulla nave e nel tempo precedente, era diventato più coscienzioso e responsabile.
- A volte un cavallo di razza ha bisogno di spazio per correre. – commentò Dave, era una risposta strana ma il messaggio era ovvio: il cavallo di razza era Alvin e nessuno sarebbe stato tanto poetico da dirlo tranne che Simon, era palese che fosse stato lui!
- Si! Si! Mi piace quest’apertura mentale! Sei molto saggio David. – disse Al sorridendo.
- Ciccio! Niente amore per lo zio Ian? – disse l’uomo pellicano sdraiato sulle tavole.
- Ci hai rinchiusi nelle gabbie! – ribattemmo io e Ele.
- Ma dai! Stiamo ancora parlando di questo? Nuovo argomento: ho salvato la vita di Dave! –
- Va bene, ma ti tengo d’occhio ciccio! – ribatté Theodore che stava sulla coffa con il cannocchiale costruito da Simon.
- Alvin, hai ancora quel coltellino che ti avevo dato? –
- Il coltellino? A, giusto, scusa, stavo per ridartelo! –
- No, tienilo tu, è meglio! –
- Davvero? –
- Forse puoi usarlo per mandare un segnale a quell’elicottero! –
Sollevammo gli sguardi e notammo il punto rumoroso che fluttuava su di noi, Alvin allora brandii subito il coltellino svizzero, lo puntò verso la luce solare e da li partii un fascio di luce abbagliante che colpii l’elicottero; una voce in altoparlante gridò: - TUTTO BENE RAGAZZI! SIETE SALVI! –
Quella stessa sera ci esibimmo agli International Music Awards, evento alla quale temevamo di non partecipare, ora eravamo li, sul palco a cantare come se  nulla fosse successo, ma sapevamo che dentro di noi era tornato qualcosa di nuovo; ma, ancora non lo sapevamo, Simon aveva ripreso la sua vecchia identità ma aveva acquisito qualcosa di nuovo, qualcosa di inaspettato: finalmente ora tutto ci sarebbe stato più chiaro.
Iniziammo noi Chipettes intonando la prima canzone:   Born This Way, iniziammo scendendo da tre piattaforme stelle che scendevano lentamente dal soffitto, dopo di che, sempre cantando, scendemmo sul palco per poi completare la canzone. Il distacco fu quasi impercettibile quando Alvin, Simon e Theodore salirono sul palco dopo averci visto riprendere il volo sulle piattaforme. Cantarono la loro canzone, Ain’t no Stopping ‘Us No’ per poi firla con Alvin che balzava su una piattaforma sopra di lui; , insieme iniziammo a cantare, il gruppo unico, Firework.
Finiti gli International Music Awards tornammo a Los Angeles in aereo e li Alvin tornò quello di sempre prima di addormentarsi sul sedile accanto a me, non sapevo però che quella sarebbe stata la grande svolta, avevo notato che Simon si era fatto stranamente più pensieroso e inquieto, sembrava conoscere cose che noi non sospettavamo… improbabile.
 
PS: so ovviamente che le canzoni cantate nel concerto non erano quelle complete, so che erano solo spezzoni e quindi mi rendo conto che canzoni come Born This Way sono molto più lunghe di quella cantate dai Chipmunks alla fine del terzo film, devo anche dire che non so esattamente quando inizino o si interrompine perché io con l’inglese sono negato… alla fine non posso dedurne inizio e fine e quindi, bastatevi il canto completo.
Spero vi sia piacituo, da questo capitolo in poi inizia la vera Avventura.

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Finalmente la Verità ***


Decimo capitolo, da qui in poi i chipmunks rintracceranno le loro origini e per ciò dobbiamo ringraziarne uno in particolare… in questo episodio assisteremo brevemente al quarto film e, soprattutto, alla separazione da Dave, che sarà abbastanza triste e traumatica; ora Chipmonkia aspetta i Chipmunks e forse non tuti saranno euforici di tornarci; quel che è peggio è che alla fine dle capitolo incontreremo un nuovo personaggio, un’entità cruciale e per non dire famosissima nell’ambito del tipico scenario silvestre… preparatevi alla svolta!   
 
Ps: ho deciso di punto in bianco di rendere le versioni dei personaggi discontinui, più per darvi il beneficio del dubbio: “Chi sarà stavolta?” e è possibile che in alcuni capitoli ci siano più Pov. Ci saranno anceh nuovi personaggi protagonisti dopo Alvin, Britt e Marter.
 
        CAPITOLO 10: FINALMENTE LA VERITÀ
 
Pov Simon
Lo sapevo! Sapevo di chi ero figlio! Sapevo da dove provenivo e, soprattutto, sapevo del mio nemico per la vita: il veleno della  Phuneutra aveva fatto il suo effetto: ora rammentavo ogni singola cos, soprattutto del tempo in cui non ero ancora stato obliato: sull’Isola avevo preso al volo l’opportunità che mi ero trovato: ero tornato in me stesso e quel galletto era uscito dalla mia mente, ero finalmente tornato me stesso e la prima cosa che mi dissi fu: “Devo cercare di farlo ricordare anche a loro!” e, dopo essermi allontanato di poco dal precipizio dove gli altri mi esortavano ad attraversare per salvare la mia amata, la trovai subito: il ragno era su un rametto e lo riconobbi perché aveva una zampa mancante.
Catturai l’aracnide e presi una fialetta che avevo dietro (non si sa mai!) e subito distillai il veleno; sapevo che solo cinque gocce di quella sostanza avrebbero creato il cambiamento di personalità, bloccato da un violento colpo in testa e precedente alla rimembranza, dovevo solo trovare il momento adatto per somministrarlo.
Svuotai letteralmente il ragno che morì subito dopo; lo seppellii nel terreno nero che c’era sotto le mie zampe e gli dedicai un sentito e silenzioso grazie.
Corsi poi dai miei fratelli e dalla mia ragazza, avevo ritrovato il vigore che avevo improvvisamente ereditato da Simòn e, con grande forza d’animo, mi arrampicai su una roccia per vederli meglio: Alvin e Dave erano dalla mia parte tentavano di liberare Jeanette che era sempre più vicina a Zoe che la attirava a se con una fune, lei era legata.
Afferrai una liana e mi lanciai gridando a pieni polmoni:             - JEANETTE!!! – gettandomi dietro di lei e afferrandola, stava per cadere. Le dissi che non ero più Simòn ma ero Simon, il vero Simon, ed ero pronto a salvarla anche se Zoe era ancora in vantaggio. Alvin si fiondò tra noi e lei e iniziò a rosicchiare la fune per poi ricevere il coltello svizzero requisitogli da Dave che glielo lanciò con mira infallibile. Un colpo ben assestato e riuscimmo a salvarci, io avevo la fialetta nella mia maglia ridotta a uno straccio, con le maniche strappate e sporca di fango e terriccio.
Ci salvammo e per il resto andò tutto bene, rivelai i miei sentimenti a Jeanette e fu da allora che iniziò la nostra autentica relazione: eravamo una coppia indivisibile e affiatata, romantica ma non sdolcinata.
Era passata una settimana dal nostro ritorno e io decisi di raccontare tutto ai miei fratelli.
- Sentite ragazzi, io sono stato avvelenato ma sono anche riuscito a guarire. Grazie per questo comunque! –
- Non ringraziare me, ringrazia Zoe! –
- Veramente il ringraziamento non era rivolto a te Alvin, comunque: durante la mia temporanea assenza, Simòn si è appropriato del mio corpo, la mia personalità nascosta ha preso il sopravvento e io sono stato, in n certo senso, allontanato da me stesso: Ho visto cose che voi Chipmunks non potete nemmeno immaginare! –
- È una comune citazione o la verità? – chiese Eleanor.
- Verità pura e semplice: ho visto così tanto in così poco tempo: e tutto era dal mio punto di vista, dal punto di vista di un piccolo Chipmunk, dalla nascita ai tre anni! –
- Simon, noi non ricordiamo nulla al di sotto dei tre anni! –
- E io si invece: ricordate che ero dubbioso su questa cosa: uno sciuride ricorda nei minimi dettagli ogni momento della sua vita! –
- Sciuride? – chiese di nuovo Al.
- È il termine scientifico per la famiglia di roditori che comprende noi Chipmunks! Hai presente? Quelli che vengono chiamati, a tuo parere, volgarmente, scoiattoli? –
- Se ne ho presente? Per me è un insulto essere chiamato “Scoiattolo”, non osare mai più! –
- Sciocchezze! Rassegnati, è n dato di fatto! Comunque, dicevamo: ho  visto cose stupefacenti a cui non riesco a credere nemmeno io: noi non siamo semplici animali, non siamo quelli che vengono chiamati “Tamie”! noi siamo di più: siamo una specie diversa, non ho notato grandi differenze tra noi e le altre tamie dato che in realtà non ne abbiamo mai vista una a parte il vecchio morente! ricordo che prima che morisse gli chiedemmo se fosse anche lui, come noi un Chipmunk ma avvertimmo solo la “S” che interpretammo come un azzardato “Si” e invece stava per negare, noi infatti non eravamo Tamie, come non lo siamo ora, noi siamo Cipmunks! –
- Fermati un minutino, c’è qualquadra che non cosa, tu dici che non sapevamo di essere Chipmunks, e allora come mai ci facciamo chiamare “I Chipmunks” e “Le Chipettes” che è una modificazione del termine Chipmunk? – chiese subito Jean.
- Ho capito anche il motivo di questo, ce l’habbiamo sempre avuto in mente: il veleno aveva cancellato in noi numerosissimi ricordi ma aveva lasciato intatte le basi ovvero: noi siamo Chipmunks, siamo fratelli e ci chiamiamo Simon, Alvin e Theodore! –
- D’accordo, cosa hai scoperto della vostra vita passata? – chiese Brittany.  
- Non vostra, nostra! C’eravate anche voi e ciò spiega anche le nostre somiglianze, è stato segnato dal destino, siamo nati assieme nella stessa regione ma da genitori diversi, voi Chipettes siete le discendenti di un clan di Chipmunks, che tra l’atro è una specie diversa, incentrata inizialmente sulla Tiliocrazia, una società Matriarcale che veniva da regioni diverse, noi invece eravamo arrivati alcuni mesi prima di voi ed eravamo, e siamo, discendenti di un clan Arsenicratico, Patriarcale, ci eravamo scontrati in un primo momento per poi unirci creando una comunità unica, la sera in cui la guerra cessò fummo presentati agli altri e ottenemmo i nostri nomi, ciascuno con dei significati: Alvin ad esempio è stato chiamato così per riconoscerlo come sovrano primario, gli è stato infatti dato il nome che da secoli e secoli viene ereditato a doppia generazione; Brittany poi ha ottenuto un nome più simbolico che la riconducesse all’antica Britannia e a Re Artù! –
- Quindi il mio nome sarebbe collegato a quello di una regione estinta? – si indignò Britt.
- Non è per questo che dovresti arrabiarti, è per il fatto che se non fosse stato per il ragno, non saresti diventata regina! – disse Alvin dandole una gomitata nel braccio – E forse anche mia moglie! –
- Alvin! Non dire fesserie! No nmi sposerei mai con te nemmeno se fossi l’ultimo Chipmunk sopravvissuto a una deforestazione o al genocidio di qualche predatore. –
- Britt! MI hai ricordato un’altra cosa (a dire il vero no né detto che regnate sposati ma… tant’è!) ad ogni modo: ricordo che proprio di fronte a noi, tra le fronde di un’albero abbastanza distante, ero riuscito a intravedere qualcosa di nero tra le foglie bianche; voi no non l’avevate notato ma io, paradossalmente, l’avevo visto, ancheh se ci vedevo poco! –
- Simon! Mi stai spaventando! Sono in un posto sicuro, sono in un posto sicuro… -
- Theo, non ti preoccupare! – lo consolò Eleanor mettendogli una mano sulla spalla. 
- E che cos’era? – chiese Jeanette.
- Non ne sono sicuro, almeno a quel momento non ne ero sicuro; però sapevo un’altra cosa, ci spiava e sembrava interessato a noi, l’ho notato dagli occhi: gialli come lo zolfo e luccicanti come il diamante! Ricordo anche che passarono alcuni giorni tranquilli, circa, fin che non fumo rapiti; capii in quel momento di chi era il pelo nero che intravedevo nell’albero, era una martora e era accompagnata, in quel momento da altri cinque                   individui. –
- Martora? – chiese Theodore inquietato.
- Si Theodore, Martora! Sono mustelidi, carnivori di piccole-medie dimensioni dal corpo lungo e snello, questa in particolare era abbastanza grande e posso ricondurla tra le Martore di Pennat conosciuta anche come “Pescatrice” e, ancora, “Pekan”. Sono predatori pericolosissimi per gli scoiattoli per il semplice fatto che le martore si sanno arrampicare benissimo, introdursi nelle tane, inseguire per lungo tempo le proprie prede fino a sfinirle per poi, in modo molto macabro, divorarle! E quel che è peggio è che noi Chipmunks siamo le loro prede preferite per eccellenza! –
- Ma è una cosa spaventosa! Non ho voglia di tornare da dove sono nata! No, non voglio! – iniziò piangere Jeanette.
Simon le andò vicino e la prese per le spalle.
- Jeanette, no preoccuparti, ci sarò sempre io a proteggerti e le martore non potranno divorare nessuno di noi sei, soprattutto te, persona a cui tengo di più in assoluto! –
- Oh, Simòn… -
- Oh, mon cher, vous êtes peut-être source de confusion avec un autre Chipmunk? –
- No, non mi sto’ confondendo con nessuno, tu sei l’unico e vero Simon o Simòn, per me orami nulla conta riguardo a questo! – e gli gettò le braccia al collo baciandolo.
- Oh, che romantici! – disse Britt spalancando gli occhi per l’idillio.
- Patetico! – disse invece Alvin coprendo le sue parole con colpo volontario di tosse.
- Ora, tornando a noi, erano un Pekan di nome Marter, una Martora americana di nome Ickseya, un corvo di nome Kroackr, un altro Pekan più vecchio che si chiamava appunto Pekan, una lontra di nome Lon e un’aquila nera di nome Sam. –
- Un’Aquila nera hai detto? Non vi ricorda qualcuno? – chiese subito Alvin.
- Non è che hai pensato quello che ho pensato anche io? L’aquila nera che abbiamo incontrato allo Zoo e voleva mangiarci? Probabilmente era proprio lei, non era un’aquila cuneata, era un’aquila testa-bianca affetta da qualche problema di melanina, aveva il becco,c he normalmente è giallo, bianco e il resto del piumaggio era nero eccetto alcune piume interne! Era una nostra aquila e, soprattutto, quella era Sam!... dunque eravamo portati ciascuno da un brutto ceffo, io ero tra le zampe di Pekan e tu Alvin eri tenuto da Marter mentre Britt era stata presa da Ickseya, Jeanette da Kroackr, Theodore da Lon, Elaeanor da Sam; portarono noi in Nevada e voi non so dove, so soltanto che eravamo stati morsi tutti da una Phuneutra, come quella che mi ha avvelenato sull’isola. –
- Cosa dovremmo fare ora, non so se crederti o no? – disse Alvin.
- Alvin, Brittany, stendetevi di nuovo sui due lettini. –
- COOSA? DI NUOVO? – chiesero entrambi.
- Vi inietterò il veleno a piccolissime dosi, poi sarà il turno di Jeanette, di Theo e di Ele –
L’apparecchio usato da me per fare i test del DNA era ancora li, appoggiato sotto la finestra tra i due letti a castello a tre piani.
Mentre i due leader si sistemavano controvoglia sui lettini io macchinai con fili, leve e serbatoi per poi cambiare l’interno del minuscolo ago togliendo l’aspiratore e sostituendolo con una piccola pompa che avrebbe permesso l’inietto del veleno e un contagocce per dosarlo perfettamente.    
Feci mangiare le pastiglie di anestetico e azionai il macchinario non prima di avervi messo, nel serbatoio, tutto il veleno raccolto e aver chiuso lo sportello superiore, azionai la macchina e questa fece scendere gli aghi dall’alto per poi iniettare la sostanza nel corpo dei miei due fratelli.
Dopo toccò a Jeanette e a Theodore, feci lo stesso che avevo appena fatto con Simon e Brittany, rassicurai Jean, anestetico e feci scendere i due aghi che iniettarono due gocce ciascuno nel corpo di mio fratello e della mia controparte.
Infine toccò a Theodore, ora c’era un problema, come facevo con i letto vuoto, de gocce di veleno sarebbero andate sprecate e non volevo che accadesse dato che potevano servirmi in un futuro ci pensai un attimo e ebbi l’idea: avrei messo un recipiente nel punto in cui sarebbero dovute cadere le gocce di veleno a vuoto e così non le avrei sprecate! Semplice e efficace.
Jeanette andò a prendere un bicchiere, fece due calcoli per dedurre dove le gocce sarebbero cadute, posizionò il bicchiere nel punto esatto e attendemmo che la macchina facesse il suo lavoro. Tutto andò a meraviglia.
Quella notte rimasi sveglio per controllare che gli altri non facessero pazzie; sapevo di dover attendere almeno quarant’otto ore durante le quali dovevo tenerli a bada; dovevo anche spiegare la dinamica dei fatti a Dave e soprattutto dovevo trovare un modo per farlo.
Alla fine gli dissi che probabilmente erano stati morsi dal ragno che mi avevano fatto cambiare personalità sull’isola e che il veleno aveva avuto uno strano effetto ritardato.
- L’importante è che non succeda nulla di pericoloso! – chiarì Dave prima di andare a preparare la colazione.
Quella  notte, come previsto, infatti il cambio di personalità ebbe effetto ma i ragazzi dormivano profondamente e non si avvertì subito comunque rimasi sveglio per vedere se si sarebbero alzati dal letto come avevo fato io nelle vesti di Simòn.
L’indomani, prima di spiegare tutto a Dave, capì definitivamente che il cambio era iniziato: Alvin si comportava come un gentile, educato e studioso studente universitario, diceva di chiamarsi Elvin Dixon e di essere in procinto per laurearsi in letteratura inglese a Cambridge e di venire dallo Yorkshire.
Brittany invece si era trasfigurata in una certa Britney King, una giovane e solitaria abitante dell’Outback Australiano, mandriana scontrosa e cacciatrice di frodo.
Jeanette era invece diventata Johanna Zimmerman, tedesca incredibilmente estroversa, per nulla pacifica e incredibilmente litigiosa.
Eleanor invece era di colpo cambiata diventando il suo esatto opposto: Leonor Martines, una spocchiosa, pigra e svogliata ragazza portoghese che passò tutto il tempo seduta a guardare la TV mangiando palline al formaggio.
Theodore era infine diventato Teodoro Sabbadini, italiano lombardo dallo spiccato senso del mantenimento della linea, non mangiava più dolci e diceva di essere un campione di atletica leggera, salto in lungo, salto in alto, salto a forbice, salto in dietro, salto con l’asta, salto il pasto… ok, questa era una battuta ma dicevo: corsa, scatto, staffetta, navetta, calcio, football americano, baseball, badminton, golf, biliardo, gioco d’azzardo, lancio della monetina, nascondino, calcetto, corsa con i sacchi, crickett e persino caduta da duemila metri senza paracadute con due pesi legati ai piedi e con due piume d’oca in mano: assurdo!
Aspettai quelle famose quarant’otto ore e li stesi ciascuno con un colpo in testa, tornarono finalmente normali… non ne potevo più di vedere Alvin studiare, Brittany uccidere barbaramente le lucertole, Jeanette strillarmi con accento tedesco nelle orecchie, Theodore praticare sport estremi, e Eleanor poltrire inglobata dal divano.
Si svegliarono poco dopo e finalmente realizzarono tutto, non mi ero inventato nulla! Io ero felice ma a un certo punto Eleanor mi fece notare una cosa: - Ma è normale che siamo anche in grado di ricordare cose verificate mentre dormivamo o eravamo in pieno coma amnesico? –
- Non saprei, ma è utile! Ora sappiamo i volti dei nostri nemici! E sappiamo anche da dove veniamo e come raggiungere la nostra terra natale! Per fortuna non è lontana: si chiama Chipmonkia ed è una specie di grande regno dei Chipmunk sotto terra nelle grotte di un complesso montuoso a nord di qui, in California Centrale: si trova in una foresta mai vista da essere umano bianco! –
- Bene! Quando andiamo? – chiese Alvin.
- Oh, io non intendo… - stava dicendo Brittany ma fu interrotta da Dave.
- Ragazze, mi hanno chiamato i presentatori di American Idole: farete da giudici per l’edizione di quest’anno –
- Perché loro si e noi no? – chiese subito Alvin.
- Ho sempre desiderato dire per una volta: “Tu Andrai ad Hollywood” e mi levate subito questa possibilità? Ma andiamo!! -  
- Mi dispiace Alvin ma a quanto pare i produttori hanno scelto noi invece che voi! – ghignò perfida Brittany.
- Infida, strega, malevola, demoe, succube, mostruosità, arpia, crudele, insensibile, spocchiosa, altezzosa, rompiscatole, guastafeste, sciupafeste… -
- Hai finito Alvin? – chiese Dave.
- Non ancora: Maligna, sadica, schizzinosa, odiosa, indifferente, inutile, lunatica, orribile, viscida vipera senza un minimo di cervello, senso dell’umorismo, realismo, decisività e senso del dovere! –
- Ti sei descritto da solo, solo al femminile! – ribatté Brittany.
- Ah si? Allora sai che ti dico? Vai al diavolo! –
- E tu vai a quel paese lurido cane incrociato con un Chipmunk demoniaco! –
- È COSÌ CHE LA METTI? GALLINA SENZA CERVELLO, SCEMA, BESTIA SATANICA, FIGLIA DI LILITH E NIPOTE DI LUCIFERO? –
Io mi intromisi: - Alvin? Sai almeno chi sono Lilith e Lucifero? –
- Lucifero si! Ho studiato la Divina Commedia se non ti ricordi; Lilith però l’ho solo sentita nominare e non so esattamente chi sia! –
- Beh, di sicuro non assomiglia a Brittany se è così che la metti! - 
- E dicendo Figlia di Lilith e nipote di Lucifero hai insultato anche noi, siamo sue sorelle se non ricordi! – disse Jeanette.
- ORA NON INIAIZAMO A INTRODURRE LA DEMONOLOGIA IN QUESTA SITUAZIONE! NON HO INTENZIONE DI ESSERE MESSO AL ROGO PER SIMILI INSULTI, LA VOLETE PIANTARE!!! -  era stato Theodore a dare di matto, saltò letteralmente per aria e, Eleanor si mise accanto a lui e, essendo l’unica a non aver fiatato prese la parola: - ORA BASTA!!!!!! – poi continuò dopo che noi altri ci zittimmo e, con un tono più calmo, prese le redini della situazione: - Noi Chipettes andremo agli American Idol, mi dispiace tantissimo che voi non siate stati presi per fare da giudici ma ormai quel che è stato deciso è stato deciso, dopo di che faremo quello che abbiamo intenzione di fare, chi è con me? –
Tutti alammo la mano e Dave ci chiese: - Cosa avete intenzione di fare? –
- È lunga da spiegare Dave, ti lascio solo sapere che c’entra con la nostra nascita e i primi tre anni di vita! – disse Alvin.
Non ne parlammo più ma Alvin e Brittany non aviarono più alcuna conversazione tra loro, era scattato il “Mi Hai Offeso E Non Voglio Più Parlarti Per Il Resto Della Mia Vita Da Chipmunk Superstar!” accorciato in: “MHOENVPPPIRDMVDCS”; noi tentammo di riunirli ma fu tutto inutile, sembravano feriti ciascuno nel cuore; se vogliamo essere poetici: Alvin aveva scoccato la freccia e aveva colpito Britt ma lei aveva usato la tecnica dello “Specchio Riflesso” e la freccia ha colpito lo stesso Alvin: una tragedia greca.
Passarono alcune settimane e il giorno in cui le nostre compagne sarebbero andate all’AmericanIdol sarebbe presto arrivato:  sarebbero partite la sera del compleanno di Dave e noi non eravamo molto euforici, a parte Alvin che ocntinuava a dire: - Finalmente ce ne liberiamo per un po’, non sopporto più la presenza di chipmunks femmine nella nostra casa, sono diventate odiosissime! – ma sapevo che sotto sotto moriva dentro, era ovvio che amava Brittany ma non lo voleva ammettere.
Nel corso della settimana successiva organizzammo una festa di compleanno a sorpresa per Dave che però non ci sarebbe stato, sarebbe andato a cena fuori con la sua ragazza, Samantha; non l’avevamo mai vista ma Dave era felice e, se Dave è felice, anche noi siamo felici!
Organizzammo la nostra festa che ci sfuggì ovviamente di mano: Alvin invitò mezza Los Angeles in casa e giardino e finimmo per ritrovarci la nostra adorata magione piena di genta festaiola e traboccante di euforia; Alvin nel frattempo sembrava essere stato preso dalla frenesia della  festa e aveva iniziato ad avere un rapporto un po’ più pacifico con Brittany fin che non li vidi ballare insieme sulla pista da ballo che una volta era il piazzale; a un certo punto lo presi da solo e gli chiesi: - Alvin, ma da quand’è che tu e Brittany ballate insieme? Hai bevuto? – e lui mi prese mise le mani sulle guance e disse ridendo con una folle luce negli occhi: - SI! –
Mi chiesi se fosse vero, poi mi ricordai dei liquori che Dave teneva nascosti in cantina… oh diavolo!
Io tentai di ristabilire l’ordine ma mi ritrovai con l’acqua al collo (letteralmente) e iniziai a prenderci la mano, ero finito anche io contagiato dalla festa!
Le Chipettes se ne andarono, salutai con un bacetto Jeanette e, quando Dave tornò si arrabbiò molto, e ci disse che due giorni dopo sarebbe partito con Samantha per Miami pronto a farle una dichiarazione di matrimonio, inizialmente ne fummo felici ma, il giorno dopo, incontrammo suo figlio e cambiammo subito idea: Miles infatti era una brutta persona, peggio di Ryan… va beh, non esageriamo! –
Avremmo trascorso tutto il tempo della nostra vita assieme a lui! E tutto sarebbe iniziato dal suo soggiorno a Casa Seville, mentre i due piccioncini erano in vacanza sulla costa floridiana.
Ma quando Miles seppe che sua madre si stava per sposare con nostro padre ebbe la nostra stessa reazione; la persona in questione decise di allearsi con noi ma non prima di vederci sostituire da tre scoiattoli comuni; infatti la nostra vicina avrebbe dovuto badare a noi ma ci vedeva poco e non avrebbe fatto fatica a riconoscerci da tre scoiattoli rossi che mi sembravano stranamente antropomorfi… come noi!
Raggiugemmo Miami con molta fatica, partimmo in aereo ma fummo intercettati dalla Polizia dell’Aria e da un poliziotto desideroso di vendetta; lui non riuscì ad acciuffarci e finimmo ricercati in terra e in cielo, in mare però no… solo che non avevo intenzione di riavvicinarmi con l’ambiente marino dopo quello che era successo quasi l’anno scorso.
Riuscimmo comunque a raggiungere Miami dopo esserci esibiti in vari locali tra i quali, ricorderò benissimo, un posticino in stile Old Wild West dove ci esibimmo in una perfetta quadriglia in stile moderno; arrivammo a Miami e scoprimmo che in realtà l’anello non serviva a Dave ma a un suo amico per dichiararsi alla sua ragazza; avevamo fatto un casino, l’anello era all’albergo e tornammo la dopo aver assistito alla figuraccia madornale del suddetto amico; poi decidemmo di fare una cosa abbastanza impossibile, mi chiedo come siamo riusciti a raggiungere il posto in questione in così poco tempo, qualcuno, scoprii in seguito, ci aveva aiutati con mezzi abbastanza strani e al limite del credibile: eravamo arrivati ad Hollywood in meno di due ore (gli Stati Uniti non sono piccoli e li avevamo letteralmente attraversati arrivando dall’altra parte del paese!) Alvin irruppe nella trasmissione più seguita d’america balzando sul taovlo dei giudici mandando a Hollywood un tale che non avrebbe dovuto andarci… trascinò poi Britt, Ele e Jean a Miami e insieme scrivemo una canzone per farci perdonare… la canzone migliore che avessimo mai scritto e la più bella che avessi mai cantato: You Are My Home!
Cantammo la canzone in compagnai dalla sorgente cantante Ashley; sapevamo benissimo che sarebbe stata lei la nostra diretta ereditaria del titolo di Superstar, presto saremmo diventate leggende del Rock’n roll: ce ne andavamo.
Ma nel frattempo consegnammo l’anello all’amico di Dave che si dichiarò e, dopo un po’ di tempo, si sposò con la sua ragazza… eravamo ancora nella No Fly Zone e, quando tornammo a casa, riuscimmo a sistemare questa situazione scomoda; dopo di che diventammo autentici figli adottivi di Dave, ora era chiaro, noi, e le Chipettes, eravamo diventati autentici figli reali e legali di Dave; quando fummo a casa la trovammo distrutta da quei tre scoiatoli che avevamo lasciato li ma ci volle poco per sistemare tutto, le Chipettes tornarono e la nostra vita ricominciò, Brittany e Alvin tornarono amiconi nel giro di qualche giorno dato che ormai era tutto finito, gli American Idol erano terminati e finalmente si respirava aria di tranquillità; il problema però era un altro: nel giro di pochi giorni, noi avremmo detto definitivamente addio a Dave, a nulla era infatti valsa la documentazione di adozione, il fatto che ora eravamo tutti e sei dei “Seville”, il fatto che eravamo finiti per essere delle rock star di fame mondiale, che eravamo ormai legati alla vita nella mondanità, la civiltà era il nostro pane ma dovevamo rassegnarci, la nostra vita finiva li, ce ne saremmo andati e sapevamo che ciò sarebbe accaduto molto presto, ancora più presto di quanto credevamo: eravamo stati lontani e avevamo ignorato le nostre origini da ben undici anni! Ora avevamo quattoridici anni e eravamo pronti a tornare, avremmo dovuto dire addio a Dave e una sera vidi Alvin svegliarsi alle due di notte e avviarsi in bagno.
- Dove vai? – gli chiesi io.
- In bagno.- disse lui mesto.
- A fare cosa? – chiesi io sospettoso.
- A che ti frega di cosa faccio in bagno: scarico, mi lavo, mi siedo a pensare… come te! – nella sua voce c’era rabbia e dolore e decisi di lasciarlo andare ma prima lo guardai con sguardo sconsolato e gli indirizzai in messaggio: “Va! Non ti preoccupare, ci penso io.” Lui si chiuse in bagno e dopo alcuni minuti udii dei lamenti venire dal bagno e dei mugugni straziati, appoggiai le orecchie alla serratura e lo sentii piangere, non era un pianto finto ma eri e propri colpi di singhiozzo misto a lacrime e mocio che gli intasava le narici, mi immaginai due cascate che scendevano dai suoi occhi e bagnavano il pavimento piastrellato del nostro piccolo bagno… iniziai a sentirmi due goccioloni bagnarmi il pelo delle guance e mi misi a piangere improvvisamente, non mi curai di ciò che accadeva attorno a me; sentii poi una mano sfiorarmi la spalla, mi voltai e vidi Theodore fissarmi con i suoi grandi occhi verdi, erano lucidi e, stranamente, mi fece un piccolo sorriso: - So quanto sia terribile, io stesso mi sento morir dentro; però è il meglio che possiamo fare: è il meglio per me, per te, per Alivn e per le Chipettes, però dobbiamo essere forti e decisi, è la nostra realtà, non siamo nati per fare le superstar, noi avevamo un futuro diverso e già prestabilito, eravamo destinati a regnare sui nostri pari con giustizia, forza e bontà, eravamo destinati a vivere come vivevamo prima ma in maniera più bella; noi non eravamo raccoglitori e animali solitari, noi siamo Chipmunks! Noi non guardiamo il male e la sfortuna di spalle, noi la affrontiamo a viso aperto e sappiamo che nella nostra vita dovremo fare dei sacrifici, io per primo, e sono sincero, sono tristissimo per il fatto che Dave non ci vedrà mai più; oltre ad aver fatto la sua fortuna siamo anche diventati i suoi collaboratori e amici, i suoi figli adottivi, lui ha pensato a istruirci, a renderci persone migliori, molte delle cose le abbiamo imparate da lui e senza di lui ora non andremmo mai avanti; Simon, io sono sicuro che è quello che vorrebbe, anche se dicesse che non è così, io lo so. –
Dopo di che ci abbracciammo e Alvin, udendo le parole di Theodore, uscì dalla porta e ci trovò in lacrime davanti alla porta del bagno stretti e presi dallo sconforto; si unì a  noi e sfogò la sua tristezza immensa, anche le Chipettes erano sveglie fin dal momento in cui Alvin si era avviato verso la stanza; arrivò per prima Brittan che mise una mano sulla spalla di Alvin e Theodore, seguì poi Jeanette che si posizionò tra me e Alvin per poi vedere Eleanor completare la rosa che si era creata mettendo il braccio sulla mia spalla e l’altro su quella di Theo; fu un nubifragio: piangevamo tutti e sei e le lacrime degli uni cadevano sul pelo degli altri, continuammo per mezz’ora senza mai fermarci, ci dicevamo cose struggenti, ci dicevamo quanto ci volevamo bene e quanto volevamo bene a Dave, ci raccontavamo con nostalgia i bei momenti vissuti insieme al nostro tutore, Alivn era sicuro che avrebbe presto rimpianto le continue sgridate e, soprattutto, gli sarebbero mancate moltissimo le sfuriate di Dave e i suoi famosissimi “ALVINNN!!!” poi sentimmo la porta aprirsi, pensammo subito di smettere di piangere ma la tristezza era troppa e irrompemmo tutti in una serie di singhiozzi tanto forti da far tremare le pareti, eravamo tutti in lacrime e Dave troneggiava su di noi col viso preoccupatissimo.
- Ragazzi! Vi ho sentiti piangere! Cosa c’è che non va? –
Alvin prese subito la parola: - Vedi Dave… noi… sigh! …Ce ne andiamo! –
- Ve ne andate? Come sarebbe a dire ve ne andate? – Dave era ancora più preoccupato e sembrava persino turbato.
- Dave, sull’isola, quando sono stato morso dal ragno, ho riottenuto la memoria che non avevo, c’è una cosa che non ti abbiamo mai detto, noi fino a poco tempo fa, sapevamo tutto della nostra vita, a parte i nostri primi tre anni. –
- Aspetta un attimo Simon, voi avevate parlato di qualcosa riguardo alla vostra nascita e ai vostri primi tre anni! Dovevate andare da qualche parte o sbaglio? –
- Si Dave, e quel che è peggio è che c dobbiamo separare, ora sappiamo tutto della nostra vita e anche le parti peggiori: noi non siamo semplici scoiattoli, noi siamo Chipmunks, non tamie come ti abbiamo sempre fatto credere e come noi credevamo! –
- Ragazzi! Ma questo lo sapevo già! –
- COOSA! Lo sapevi già? – chiese Brittany incredula.
- Era ovvio che voi non foste dei comuni scoiattoli, nela mia infanzia ho fattolo scout e le cose le ricordo perfettamente, voi non siete comuni tamie, voi siete diversi, i Chipmunks come li ho visti io, erano più piccoli e con le strisce anche sugli occhi, voi invece avete la zona degli occhi sgombra e, soprattutto, siete più grandi, avete un corpo ad arachide, vi reggete sempre uslle zampe posteriori, parlate, avete una testa a forma vagamente di pera, siete socievoli; già il fatto che voi tre foste così uniti mi lasciava dei dubbi, sapevo che la specie a cui pensavate di appartenere era molto solitaria e che tra fratelli poco ci si avvicinava mentre voi… voi non siete dei comuni scoiattoli, ho sementito qualunque richiesta di esaminazione da parte dei più grandi zoologi di tutto il mondo, no solo io avevo capito cosa foste ma anche loro e volevano controllarvi, volevano mettervi sotto i ferri e studiarvi ma io vi volevo bene e vi consideravo miei figli mentre quegli scienziati vedevano in voi solo dei roditori, delle cavie da laboratorio, io non volevo che accadesse nulla e che tutto rimanesse al sicuro, ho ietato qualunque tentativo di esaminazione, non volevo permettere agli studiosi di prendervi in ostaggio, questo si era verificato già solo nei primi de anni di vostra carriera, quando ero in ospedale vennero molti zoologi a chiedermi di studiarvi ma io dicevo sempre di no, non volevo che accadesse e spiegavo loro il perché; loro giurarono di mantenere il segreto e di aspettare che il vostro bbom finisse, di aspettare la vostra morte e di studiarvi in seguito, a loro interessava la vostra anatomia, la vostra vita invece non era oggetto del loro interesse dato che non vivevate la vostra vita comune ma io evitai che tutto andasse avanti, infatti poco dopo decretai che ne da vivi ne da morti sareste diventati i loro oggetti di studio; sbattei loro la porta in faccia e vietai categoricamente che qualunque altro scienziato potesse venire a interferire con la nostra vita familiare. Poi, quando vi perdeste sull’isola, io ero preoccupato anche per questo: e se li trovassero gli scienziati, ne avrebbero approfittato e vi avrebbero portati nei più grandi laboratori avanzati del mondo per studiarvi, vivisezionarvi e imparare qualcosa sulla vostra specie; avevano già decretato il vostro nome scientifico; mi pare fosse ‘Tamias Chipmunk’  e, quando vi trovai, fui sollevato… ho parlato troppo, ora ditemi cosa avete intenzione di fare. –
Io ero rimasto stupito, non avevo idea che degli scienziati, che forse io stesso ammiravo, fossero intenzionati a studiarci e, molto probabilmente, ucciderci!
- Dunque: purtroppo siamo venuti a conoscenza del fatto che noi non siamo comuni scoiattoli: i Chipmunks in realtà sono animali abbastanza evoluti, quasi civilizzati, vivevamo in un sistema di grotte nel centro California, al di sotto di un complesso roccioso che teneva nascosta anche una foresta dove noi vivevamo e proliferavamo… o forse proliferiamo dato che non siamo sicuri che esista ancora questa Chipmonkia; noi però siamo stati rapiti e condotti in Nevada da un tale Marter, una martora malvagia intenzionata a dominare su Chipmonkia e a distruggere la nostra popolazione, abbiamo infatti tute le intenzioni di tornare la e salvare la nostra gente da morte certa: Marter è a capo di una specie di organizzazione criminale mafiosa che ha deciso di sbarazzarsi dei nostri genitori, che erano i sovrani di tutta la comunità, non sappiamo se hanno ucciso nostro padre e la madre delle Chipettes ma qual che sappiamo è che ormai hanno il popolo in pugno e saranno diventati potentissimi; so che Marer era ricordato come il “Flagello dei Chipmunks” proprio per il fatto che amava gli scoiatoli, nel senso peggiore del termine… li divorava come se non ci fosse un domani!; dobbiamo tornare la e sistemare le cose altrimenti sarà troppo, troppo tardi! – spiegai io sentendomi la tristezza abbandonare soppiantata da uno strano senso pratico, come se sentissi finalmente la possibilità di andare avanti.
Dave era molto triste e si unì a noi per svuotare la sua improvvisa tristezza, quelle poche parole erano bastate a scioglierlo e decretò che l’indomani ci avrebbe accompagnato fino alla zona stabilita, ci saremmo andati a piedi e saremmo definitivamente scomparsi dalla popolarità.
Partimmo ma ci fu un problema: Brittany aveva rivelato il suo disapunto, quella sera piangeva ma non solo per il fatto di abbandonare Dave, ma anche per il fatto che era intenzionata ad abbandonare pure noi: lei era troppo legata alla vita mondana per piantarla in asso, voleva coronare il suo songo di sfondare come cantante e modella; e ci sarebbe riuscita, ma per poco: a nulla valsero le lusinghe, le lacrime, le grida, i rimproveri, la rabbia e la tristezza: era troppo tardi, aveva deciso e non voleva lasciar perdere: era finito tutto, avevamo perso la leader delle Chipette ed eravamo rimasti in cinque: tre maschi e due femmine: peggio dei Teen Titans!
Partimmo prestissimo e salutammo a malincuore Brittany, tra tutti però sembrava proprio Alvin quello più avvilito e depresso: e se fosse diventato triste per questo?
Attorno alle sette di mattina demmo il nostro addio definitivo a Los Angeles: li avevamo vissuto per quattro bellissimi anni e separarcene era davvero terribile; procedemmo per sentieri e strade lontane dalla vita urbana, camminavano silenziosi nei boschi fin che non ragiungemmo, attorno alle quattro di pomeriggio, una foresta ombreggiata e verde, lo spettacolo sarebbe stato bellissimo se non fosse stato per la tristezza che ci tingeva i volti: proprio li, di li a pochi secondi, avremmo detto addio a Dave.
- Allora Dave, questo è un addio – disse Alvin tristissimo.
- Credo… di si. -  disse lui sconsolato.
- Ci mancherai tanto! – gridando Eleanor e Jeanette saltandogli al collo in lacrime, piansero affondando i visi nel maglione celeste che aveva in quel momento, anche Dave era molto triste e lunghe strisce di lacrime gli rigavano il viso, le Chipettes scesero dall’umano e fu la nostra volta, ci sfogammo per bene: eravamo noi i suoi veri e autentici figli: era il nostro padre legale e reale, eravamo così affezionati a lui che non riuscivamo a immaginarci una vita senza di lui… piangemmo per tantissimo tempo rievocando i bei ricordi e, dopo tanti signhiozzi e lacrime, ci preparammo da dirgli addio; lui ci sorrise un’ultima volta, un sorriso triste e allo stesso tempo felice, ci augurò ogni bene e che la nostra vita potesse andare avanti nel migliore dei modi, voleva che noi continuassimo e che trionfassimo nel nostro destino, voleva per noi il meglio e lo avrebbe avuto.
Si voltò e si avviò lento verso sud, diretto alla sua casa a Los Angeles, sapevo che aveva intenzione di pubblicare un libro dal titolo: “Io, la mia vita e i Chipmunks” e sapevo che quel libro lo dedicava a noi perché era di noi che avrebbe parlato.
Ci avviammo sconsolati verso nord diretti dall’istinto, sapevamo che al di la di quelle foreste si sarebbe aperta una grande campagna e, superata quella, avremmo raggiunto il complesso roccioso chiamato Chipmonkia… eravamo tristi ma dovevamo andare avanti.
Camminammo per un lungo tratto fin che qualcosa non ci sbarrò la strada. Sentimmo una voce sopra di noi dire con una voce abbastanza giovanile come quella che avrebbe avuto Alvin se non fosse stato un Chipmunk.
- Dove credete di andare? –
Un fascio di luce illuminò la massa pelosa che ci sbarrava la strada: un pelo scuro, artigli affilati, zampa snella e muscolosa, ma non troppo; alzammo lo sguardo e vidimo perfettamente due occhi gialli fissarci dall’alto, zanne affilate di un bianco perlaceo trattenute in un muso lungo dal pelo color arancio, lui avvicinò il muso a noi e cominciò ad avvinarsi trattenendo il ventre bianco basso, uscì dall’ombra e si rivelò per quel che era, era grande due volte me e aveva una corporatura non molto robusta, da… volpe!
- Chiamatemi Matt Fox! – ghignò lui mostrando i denti luccicanti e terribilmente appuntiti, a pochi centimetri dal viso di Alvin.  
- Credo proprio che Marter gradirà moltro la visita di vecchi amici! – ridacchio infine con quella sua voce da ragazzo umano adolescente; avevo di fornte a me lui, la famosa Volpe, King of Trickster, Renard, Robin Hood Disneyano, il terzogenito, Volpe Rossa, fratello di Lupo Grigio e Coyote Giallo!  

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Nemici per la Vita ***


Undicesimo Capitolo, ora i Chipmunks sanno tutto e hanno un’unica idea, sconfiggere Marter e riottenere il loro regno ma qualcuno li ostacola e pare aver ampliato se stesso, nei quattro anni di sviluppo e potenziamento di se stesso, Marter ha più esperienza, è mosso da una furia malvagia e sadica e, soprattutto, non si fermerà davanti a nulla pur di vincere e uccidere!
 
               CAPITOLO 11: NEMICI PER LA VITA
 
Pov Marter
Inizialmente ero scettico, quando iniziai a reclutare predatori assetati di sangue a destra e a manca li sceglievo con cura, ricordo benissimo il giorno in cui incontrai Matt Fox, era sera e pioveva, mi si presenta davanti a Blackrock con il pelo fradicio volenteroso di diventare mio alleato, osservandolo avevo pensato: “Ma si, diamogli un contentino!” poi quando ho visto il suo branco ero rimasto un pochino colpito, erano cinque individui ben piazzati e agili, volpi rosse americane pure come l’acqua, sembravano ansiosi di partire ala ricerca dei Chipmunks e Matt mi aveva già aiutato in diverse occasioni con tattiche di attacco, strategia e, molto, ma molto spesso, metodi di conquista e unione; ora, grazie a lui, ero diventato ancora più temuto e molti carnivori tra cui anche orsi e lupi, erano decisi a farmi trionfare, sapevo comunque che Mattt era molto più grande di me, eravamo coetanei eppure sembrava incredibilmente abituato e intelligente; a ben quindici anni suonati, grazie in parte a lui, ero riuscito a diventare il supremo dominatore delle foreste occidentali; una cosina da poco: le voci viaggiavano di fauci in fauci e veniva riferito questo: “Sebbene non sia molto grande è temuto come pochi, vari lupi e orsi gli fanno un baffo; è Marter, sovrano delle martore.” E ero diventato famoso mentre molti si convincevano e venivano dalla mia parte, altri invece osavano fronteggiarmi ma difficilmente vincevano dato che la mia avanzata era costante e temibile; presto il mio nome sarebbe diventato famoso in tutto il Nord America!
Ma arriviamo a quel fatidico giorno, ero li, sulla mia roccia a sonnecchiare e pensavo tra me e me: “Ora che faccio? Mi sto annoiando!” quando i miei pensieri furono interrotti dall’ingresso di Ernest che varcò l’ingresso della mia tana con una notizia Flash: - Marter! Non ci crederai! –  
- Che c’è? Non è che hai trovato un altro cervo morto? –
- No! È molto meglio: Matt e i suoi hanno trovato i Chipmunks! –
- COOOOSAAAA!!!! – gridai balzando giù dalla mia roccia preso dall’euforia.
- Stai scherzando vero? – chiesi io con gli occhi brillanti di una luce malvagia.
- No! Dovrebbero arrivare tra poco! – preciso Ernest buttando un occhio fuori dalla grotta; io balzai fuori dal mio pertugio seguito dall’ermellino per poi imboccare il passaggio principale che ci avrebbe portati fuori dalla Grotta; uscii fuori dall’apertura e osservai il panorama: immense vallate boscose si spalancavano sotto di me e un fiume blu serpeggiava verso nord est inerpicandosi sulle montagne innevate; sapevo benissio che in un punto isolato tra quei monti si trovava il complesso roccioso che ospitava Chiponkia, Chipmonkia! Con le sue alte guglie di roccia bruna, le gallerie nascoste sotto tonnellate di roccia che nascondevano un regno dove i Chipmunks avrebbero dovuto regnare incontrastati… eppure, purtroppo per loro io ero presente da ormai dodici anni, dodici lunghi anni durante i quali io ero sempre stato sulla vetta della catena alimentare e durante i quali, a partire dai miei quattro anni, quando conobbi Harry il Traditore, ero diventato immensamente temibile e ferocie, ero ritenuto la Piaga degli USAS (United States of America Sylvan, Stati Uniti d’America Silvana) e tutti tremavano nel sentirmi nominare; col tempo mi ero fatto anche più esperto e scaltro, sebbene per noi Martore i veri e propri “Bambini” sono i cuccioli appena nati o che raggiungono gli undici mesi d’età, a un anno si entra in pubertà e a due sei già n’adulto assimilabile a un diciottenne; si matura in fretta ma i comportamenti restano quelli, invariati nel corso del tempo: ero ancora un’adolescente nel cuore, un’adolescente molto cattivo e brutale, ma pur sempre un’adolescente.
Osservai ancora la grande distesa poi notai del movimento giù nel prato sovrastato dal picco di Blackrock: vidi delle macchie arancioni avanzare tranquille lungo il sentiero dissestato fin che Matt non mi si parò davanti raggiungendomi alla mia destra.
Notai che reggeva qualcosa in bocca, teneva per la collottola un Chipmunk con i capelli spettinati e gli occhi lucenti e furiosi, notai che aveva una ferita all’orecchio.
- Alvin? –
- Marter? – rispose lui di rimando assumendo un’espressione poco amichevole.
- Com’è bello incontrarvi dopo così tanto tempo… nove anni se non sbaglio? Come avete fatto a ricordarvi del vostro vecchio nemico? –
- Colpa di un ragno. – disse Alvin instillando in ogni parola un rancore inaudito.
- So che avete ucciso i nostri genitori! –
- Già, forse Matt vi ha raccontato qualcosa… comunque, forse è meglio procedere, Branco Rosso, sapete dove metterli. –
Matt annuì sollevato e corse verso una cavità a forma di piccolo anfiteatro; uno alla volta entrarono e lasciarono già i Chipmunks.
- Non erano sei? – chiesi a Matt.
- Manca la ragazza ramata, non l’abbiamo trovata e siamo arivati con questi icnque, sono Alvin, Simon Theodore, Jeanette e Eleanor! –
- Manca Brittany, la Rosa di Chipmonkia, come la chiamavano quando era piccola! – dissi io rievocando quei tempi così lontani.  
- Però, bella memoria! – ridacchiò Matt.
- Che vuoi farci, sono fatto così! –
- Ora che farai? –
- Ci parlerò, voglio conoscerli prima di finirli! –
 
Mi avviai verso la cavità e saltai dentro; quando fui davanti ai Chipmunks mi allontanai da loro e mi misi su due zampe per guardarli meglio.
- Mi sembra superfluo dire che siete cresciuti! –
- Aspetta, quanti anni hai? – mi chiese il Chipmunks con gli occhiali che probabilmente era Simon.
- Uno più di voi, Quindici! -  dissi io sornione sedendomi e incrociando le zampe anteriori.
- Quindi hai quasi la nostra età, sapendo questo mi dispiacerebbe serbarti rancore! –
- Facciamo così, vi do quest’opportunità, unitevi a me e non succederà nulla a voi cinque; a proposito, non eravate sei? –
- L’altra ci ha voltato le spalle – disse Alvin aumentando la sua incavolatura già presente.
- Che peccato! Forse sarebbe stata proprio Brittany a permettere la vostra vittoria; va bhe, siete destinati a perdere! –
- Ho scoperto di odiare le martore! – continuò Alvin furioso come non mai.
- Era ora, vi ho pedinati per gli ultimi quattro anni, ho scoperto che eravate diventati famosi a livello internazionale tra gli umani, e, a proposito, avete fatto una delle cose più pericolose e illegali del mondo animale: avete parlato e cantato per gli umani e, cosa ancor peggiore, ora sanno dell’esistenza dei Chipmunks! Non sono stupidi, l’avranno capito che non siete tamie! –
  - Tieni conto che eravamo convinti noi stessi di esserlo fin che Simon no è stato morso da un aracnide che gli ha fatto tornare la memoria, ha preso il veleno e ci ha fatto ritornare memori degli accadimenti. –
- Le Phuneutre Baiensis sono le peggiori, come diavolo avete fatto a trovarvene una? –
- Naufragio su un’isola caraibica. –
- Isola Caraibica? Oh no! –
- Sei dispiaciuto per noi? –
- No, eravate a un passo dal beccarci: su un’isola caraibica c’era un Tasso del Miele che era mio alleato! –
- Aspetta un attimo! Un tasso del miele l’ho incontrato mentre raccoglievo la legna… -
- Ora basta con le chiacchiere! Cosa decidete allora? –
- Mai! – dissero in coro
- Perfetto, preparatevi a morire! –
Feci un salto verso di loro e atterrai sulle quattro zampe mostrando i denti e estraendo gli artigli acuminati.
Alvin si protese in avanti ringhiando e aspalancando le zampine rivelando degli artigli abbastanza appuntiti, lo stesso lo fecero gli altri.
Partii all’attacco: feci un salto in avanti piombando su Simon ma Eleanor mi balzò sul dorso e mi graffiò la base del collo; Jeanette mi morse una zampa e io la scrollai via mentre Alvin partiva all’attacco colpendomi al ventre, io reagivo ferocemente scrollandomeli di dosso e colpendoli con potenti zampate e colpi di coda, Theodore, stranamente per la sua goffaggine ovvia, mi tartassò di graffi e morsi sui fianchi mentre Simon iniziava a colpirmi violentemente con un rametto; io azznnavo l’aria cercando di colpirli ma erano troppo veloci, colpì Jeanette con un colpo di zampa scaraventandola al di la dell’arena, all’improvviso Simon mi balzò alla gola cercando di bucarmi la pelle con gli artigli, io feci uno scatto con le mandibole e gli strappai un pezzo di pelo della coda con i denti, lui cadde all’indietro tenendosi la coda tra le zmpe, era stato privato di una parte di pelliccia e ora era furibondo, Alvin però colpì nuovamente con un’attacco alla faccia, me lo scrollai di dosso e cercai di afferrare con le mandibole Eleanor che intanto mi aveva morso una zampa, io colpivo a destra e a manca e a un certo punto riuscii a braccare Jeanette tirandola su e trattenendola con le mandibole strette ai fianchi, Simon partì di nuovo all’attacco e colpì con un calcio alla guancia, io sputai la scoiattolina che rotolò via si rialzò dolorante. Mi diedi uno schiaffo involontario per levarmi quell’odioso roditore. Cercai anche di afferrare Theodore che nel frattempo aveva dato alla scalata la mia schiena e tentava di colpirmi alla nuca; ad un certo punto Alvin iniziò a correre verso il bordo e vidi gli altri seguirlo, ero leggermente confuso ma iniziai ad inseguirli: il duello si spostava nella foresta.
Scesero giù da Blackrock e li vidi inoltrarsi nella foresta, li inseguii e li raggiunsi in poco tempo, si nascosero trai rami fitti di un cespuglio ma io riuscivo a introdurmi ovunque, sembravano abbastanza stremati ma non ci volle molto a raggiungerli; dopo circa un’ora di inseguimento li persi di vista per poi ritrovarmeli addosso saltare giù dai rami e balzarmi sul dorso, Mi scossi furiosamente ma sembravano attaccati con l’Attack al mio pelo; continuai a correre come un folle e ad un certo punto Alvin prese il volo staccandosi dalla mia coda, gli altri scesero da me in corsa e lo raggiunsero, correvano verso nord ovest e diedi loro un po di tempo prima di partire nuovamente all’attacco.
Li rincorsi per un’altra mezz’ora ma li vidi sparire in una galleria per poi ricomparire poco più in la; ero sfinito e mi gettai a terra stanco.
- Perfetto, è sfinito! – esultò Jeanette
- D’accordo, finitemi ora se volete, sono qui! – dissi io incitandoli ad avvicinarsi… poveri ingenui: appena mi furono a tiro io balzai come un felino e stesi Alvin a terra.
- D’accordo Marter, ne vogliamo parlare? –
- Ho già visto questa scena! – gridò una voce sopra di me, l’ombra scura di un uccello si profilò sul terreno avvicinandosi sempre di più, Teodore sembrava terrorizzato.
- Sam! Nel momento più opportuno! –
- Che bello rivedervi, mi ricordo bene la scena nello zoo e la stessa di cui parlo si verifica ora sotto le mie  ali! –
- Te lo dicevo! Sta con lui! – disse Alvin a Simon
- Non avevo dubbi infatti! – precisò Quattrocchi puntando gli occhiali s Sam.
Lui planò e atterrò su una radice. – Pochi giorni fa mi dicesti che ti annoiavi! E appena ti presenta l’occasione di sfogarti la spremi così? Lasciali vivere! Il bello verrà quando marcerannocontro di noi e vinceremo definitivamente i Due Clan! –
- Sai Sam, sei un genio! Perché non mi è venuto in mente, io torno a Blackrock! – e mi defilai.
Mi appostai dietro a una roccia osservando Sam ce guardava fisso Theodor e diceva: - Quanto a voi! Ho un affaruccio in sospeso! E partiva all’attacco a artigli larghi.
Me ne tornai a Blackrock e andai subito a dormire, come giornata era stata abbastanza complessa.
Quella notte però fui svegliato da una strana sensazione, mi dovevo recare a Nord Ovest, dietro a Blackrock, senza far rumore mi avviai in quella direzione e raggiunsi la palude che si estendeva in quella zona.
Ero entrato poche volte li e feci però poca fatica a raggiungere il centro dove si trovava un grosso albero nero e cavo, qualcosa mi diceva di entrarvi e mi introdussi in un buco buio e nero che si apriva tra le radici, camminai per breve tempo lungo una galleria fin che non raggiunsi un’ampia galleria dove si trovava un grosso macigno posizionato a tavola contro la parete di fondo, sul macigno era presente un grosso sasso piatto con altri due sassi ai lati eretti verticalmente; un trono! Quello che mi stupì di più però fu l’essere che vi si sedeva: alto circa venticinque centimetri, coda lunga e folta, occhi luminosi, orecchie appuntite e ghigno scaltro; pareva essere li ad aspettarmi… ma per cosa?
- Vieni avanti! – disse lui facendomi segno con la mano di avvicinarmi e notai altri due come lui sbucare da dietro il trono; erano delle stesse dimensioni dei Chipmunks!
- Chi siete? –
- Chipreddish! – esclamò lui con voce stridula, ma non troppo, come Simon! Lui balzò giù dal trono e un raggio di luce della luna che filtrava da un buco nel soffitto lo illuminò: era uno scoiattolo rosso antropomorfo, come i Chipmunks ma, indubbiamente, più grande, rosso, con la coda più folta e, soprattutto, no sguardo maligno.
- Benvenuto Marter, Benvenuto nel regno di Chipreddiskya! – ed esplose in una risata malvagia degna di un demone, aveva uno sguardo incredibilmente folle ma non sembrava pazzo e nemmeno svitato sembrava solo… me!
- Con chi ho il piacere di parlare? – chiesi io perentorio.
- Nessuno di che, solo il sovrano appena salito al potere, il re in assoluto, il rosso conquistatore, il dominatore degli scoiattoli rossi, il maestro della strategia, il signore della magia, il rotitor stregone, il grande e potente Simòn! -

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Rimpatriata ***


Dodicesimo capitolo: abbiamo lasciato Marter e torniamo dai Chipmunks in questo reincontro con i loro simili nel fiorente e minacciato regno di Chipmonkia… scusatemi per la cortezza del capitolo ma forse d’ora in poi ci saranno capitoli con una minor corposità.
 
                                                                        CAPITOLO 12: RIMPATRIATA  
 
Pov Alvin
Fuggimmo per lungo tempo nel folto della foresta, Marter si era presentato a noi in maniera davvero diretta! Ora capivo perché tutti lo temevano: all’inizio mi sentivo spavaldo ma vedendo come cacciava e  come agiva con tale ferocia decisi di prendere Marter con le pinze. Ora iniziava a farmi un po’ di paura.
Percorremmo un bel tratto della foresta fino a raggiungere il versante occidentale delle montagne a est, a un certo punto Jeanette chiese: - Ma almeno sappiamo dov’è Chipmonkia? –
Io mi bloccai, mossi un poco il piedino a destra e a sinistra e, con fare imbarazzato dissi: - Ehm… no? –
- Eh bravo Alvin! E ora come raggiungiamo casa? – chiese Simon con fare sarcastico.
- Forse io saprei come portarvi la. – disse una voce accanto a noi, ci voltammo e vidimo un porcospino che avanzava calmo tra le foglie, il suo passo era lento e tranquillo e si trascinava dietro la coda spinata e la lunga cresta di aculei si alzava quasi fino a mezzo metro d’altezza.
- Sei dalla parte dei Chipmunks? – chiese Theodore.
- Oh si! Aspettano il vostro arrivo da tantissimo tempo! Siete attesi a Chipmonkia da più di undici anni e… lasciate che mi presenti, sono Spad, al vostro servizio. – disse poi sollevandosi agilmente sulle due zampe e inchinando il capo, le spine non ci sfiorarono nemmeno e io mi inchinai a mia volta con fare amichevole.
- “Spad” eh? Nome appropriato per un porcospino! –
- I nomi hanno la loro importanza. – decretò lui.
Ci gidò allora attraverso la foresta di conifere che si stendeva da li fino alle pendici dei monti. Ci guidò attraverso vari passaggi, scanalature del terreno, gallerie e sottopassaggi creati dalle radici fin che non raggiungemmo la base di una quercia. Lui si fermò li davanti facendoci segno di entrare, ci introducemmo in un buco tra le radici e ci salutò con la zampa.
Camminammo lungo una galleria, l’ultima cosa che Spad ci aveva riferito era di seguire sempre la galleria principale
Proseguimmo lungo la galleria principale fin che non sbucammo in un’ampia caverna, notammo ce nessuno era presente, era completamente sgombra e non era presente praticamente nessuno… camminammo per un paio di minuti raggiungendo l’altro capo e finalmente potemmo udire del rumore provenire dalle caverne più in profondità. Proseguimmo e raggiungemmo in pochi minuti una gigantesca caverna con una grande formazione rocciosa che si levava dal centro fino alla cima dove si apriva una piccola apertura da cui la luce solare filtrava; era lo spettacolo più straordinario che avessi mai visto: interi gruppi di chipmunks si erano li riuniti e un grande numero di questi erano sull’impalcatura che si sviluppava in dodici o sedici piani.
Avevamo la bocca spalancata, quella era la nostra vecchia casa e li saremmo dovuti vivere per il resto della vita.
Passammo inosservati, nessuno sospettava che fossimo noi e, dato che non avevamo abiti, sare3mmo passati per comuni chipmunks.
All’improvviso qualcuno ci bloccò la strada. – Nuovi arrivati! Da dove venite stranieri?. – era un Chipmunk della nostra età, pelo chiaro e occhi nocciola, alto circa come me e con una cicatrice sul labro.
- Da Los Angeles, chi comanda qui? –
- Harry… da Los Angeles? Bene! Dovrete dimostrarci le vostre abilità canore, esibitevi! –
- D’accoro, prima dobbiamo parlare due minuti tra noi. – preciso subito Simon e ci riunì in consiglio.
- Siamo solo noi cinque Brittany era un tassello molto importante del gruppo, lei dava la voce.
- È deciso, canteremo tutti insieme.- -stabilì Theodore e noi acconsentimmo
Salimmo sul piano più alto della piattaforma e tutti i Chipmunks si riunirono attorno a noi, ci preparammo a intonare un bel pezzo.  – Prendiamo un pezzo famoso e lo riadattiamo cambiando le parole a nostro  0favore! –decise Simon.
- Improvvisando? – chiese Eleanor.
- Siamo Chipmunks, è nella nostra natura improvvisare e riadattare, dobbiamo solo impenarci, non è che non l’abbiamo mai fato.-
- Che brano scegliamo? –
- Pensavo… Bad Day? Però con altre parole.-
- Bell’idea Alvin, un canzone triste per una rimpatriata felice, cambiamo genere| - fece quel mio fratelo occhialuto di cui mi rifiuto di pronunciare il nome.
- Decidi tu allora! – dissi io arrabbiato.
- D’accordo: avevo pensato a un pezzo ispirato a un pezzo ispirato a… e poi… - sussrrò alle nostre orecchie varie informazioni per poi distaccarsi da noi.
- Perfetto, va bene, cominciamo! – ci preparammo nelle nostre posizioni ma il posto accanto a me era completamente sgombro.
- Canterò e voi ballerete! – dissi io per poi prepararci…
 
               Io voglio raccontarvi
               La nostra storia
                Che ora avrà una svolta… precipitosa
               Ora vi do quest’irrilevante informazione:
               Di Chipmonkia io dovrei essere il signore!  Però…
               E so che per voi è traumatico lo rilevo
               Anche se infondo voi dovrete rassegnarvi e…
               Se capirete, crederete!
               La realtà è un’altra e voi vedrete:
               se capirete, troverete.
               A Chipmonkia noi cinque riporteremo la libertà!
               La mia storia si riassume in tre parole:
               Amnesia, Gloria e Rimembranza Generale!
               Lo so, sono quattro le parole
               M il concetto è chiaro a voi è reale, per tutti noi!
               E adesso:
               Se guardo il regno di mio padre
               Vedo dei Chipmnks in disuso, dato che la protezione ormai l’avete persa
               L’avete persa
               L’avete persa
               Ma io vi avrei protetto
               Se non fossimo stato segregati per quel misero ciarlatano,
               che ora si spaccia per vostro sovrano, ma perché.
               Se capirete, crederete!
               La realtà è un’altra e voi vedrete:
               se capirete, troverete.
               A Chipmonkia noi cinque riporteremo la libertà!
               Al di là della fierezza  che noi vi mostriamo.
               Si celano cinque Chipmunks che piangono in vano.
               Lei mai non tornerà
               E se lo farà
               Ma da qui… in poi
               Non sarà possibile!
               Ma noi ci proverem!
               Non vi deluderem|
               Con o senza di lei!
               Se capirete, crederete!
               La realtà è un’altra e voi vedrete:
               se capirete, troverete.
               A Chipmonkia noi cinque riporteremo la libertà!
                                            (Indietro di Tiziano Ferro riadattata)
 
Terminammo la canzone… la scena davanti a  noi era a dir poco stupefacente: tutti ci guardarono stupefatti.. a un certo punto una Chipmunks sollevò timidamente una zampina: - Com’è che vi chiamate? – - Io sono Alvin, questo è mio fratello Simon, lui invece è Theodore, lei invece è Jeanette e lei Eleanor. –
Ne seguì un silenzio tombale dopo di che un grido di gioia si sollevò dal pubblico seguito da tanti altri che sollevarono le zampe in grida di giubilo.
- Sono tornati! Sono tornati! – gridavano tanti e la gioia si leggeva nei loro occhi lucidi di lacrime, tra loro si abbracciavano e gioivano, esultavano come non  mai e cantavano stralci di canzoni dopo di che iniziarono a danzare tutti assieme e noi ci unimmo, nessuna parola, solo il ritmo di voci che intonanvano una melodia improvvisata che traspariva ogni felicità.
Ad un certo punto delle mani mi presero e mi sollevarono portandomi in trionfo verso la parete di fondo dove due troni  intagliati nella pietra erano legati dalla roccia alla parete, mi sistemarono sul trono di destra e notai che in quello di sinistra non era presente nessuno, mi venne un pensiero molto triste che avevo deciso di rievocare nella canzone: e se il trono fosse appartenuto di diritto a Brittany, lei non era li con me e ora mi mancava solo l’incoronazione, il mio sogno si sarebbe avverato solo in parte, non avrei avuto accanto la mia regina e sarei rimasto a regnare solo a regnare con Simon a consigliarmi e Theodore a fare qualcosa, di preciso non sapevo esattamente cosa.
– Vostra maestà? Non eravate in sei? – chiese un vecchio chipmunk barbuto dal pelo chiarissimo.
- Purtroppo Brittany ci lasciò circa due giorni fa… ma ora vi racconteremo la nostra storia: -
Io cominciai a raccontare tuto, narrai della campagna di cattura, dell’Amnesia, del camion, di Dave, del nostro insorgimento tra gli umani, del ricongiungimento con le Chipettes, della fama incondizionata e della gloria che ci corruppe e, più di tutti, corruppe Birittany, di come Simon riuscì a farci ritornare la memoria dopo la disavventura sull’issola e del ritorno verso Chipmonkia, dell’addio a Dave e del rapimento a opea di Matt Fox. A fine racconto alcuni piangevano e altri battevano le mani per solidarietà.
– Brittany ci ha lasciati, purtroppo mi sa che non la rivedrò.. rivedremo mai più! – dissi io triste per poi sistemarmi sul trono. – La fama e il lusso l’hanno condizionata negativamente, ora è schiava del progresso umano e non possiamo farci nulla. Dobbiamo ricominciare da zero, spodesteremo Harry che è salito al potere, nostro zio ha dei contatti con Marter e gli abitanti di Blackrock, se sopportate ancora che Harry non vi difenda come dovrebbe un verso sovrano, anche se illegittimo, e che siate decimati da bande di carnivori occasionali potrete dire addio alla vostra piena libertà: ora i carnivori sanno dove si trova Chipomnkia e verranno presto per distruggerla! Cosa volete voi? Vivere in olocausto o morire per la libertà? – gridò Eleanor al cospetto di tutti sollevando il pugno alle ultime parole.
- LIBERTÀ! LIBERTÀ! LIBERTÀ! – gridarono tutti all’unisono sollevando le zampe a loro volta. Ora tutto era pronto: la guerra iniziava ora!

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La saggia decisone di Brittany ***


Tredicesimo capitolo. So che nell’ultimo non ho detto molto ma sono fatto così… capitemi.
Vedrò come riprendere dal calo che sicuramente avrò subito nello scorso episodio: vedremo come Brit se la pasa con Dave da sola e, come ha deciso di cambiare strada in maniera radicale… introdurrò anche una piccola storiella horror che potrete benissimo leggere ovunque (anche su Wikipedia) (ma io la racconto meglio!) e, soprattutto, svelerò l’enigma che lega il misterioso e inquietante popolo che nello scorso capitolo non ho mai menzionato ma che ho introdotto ancora nel decimo: parlo dei Chipreddish e del loro preoccupante capo: Simone.
 
                                                                  CAPITOLO 13: LA SAGGIA IDEA DI BRITTANY
 
Pov: Brittany
Pensavo di aver fatto la scelta migliore… e invece mi sbagliavo: avevo deciso di abbandonare letteralmente  i miei compagni per meri sogni di gloria e di agio… dio mio quanto mi sbagliavo: passarono alcuni giorni da che aveva dato l’addio ai Chipmunks e alle mie sorelle. Non lo volevo dire a me stessa, testarda come sono, ma mi mancavano!
Dave mi ospitava ancora a casa sua e lo vedevo quasi sempre allegro ma ero sicuro che quando io ero assente lui sprofondava nella più completa commiserazione: si vedeva distante un miglio quanto fosse depresso, non interagiva con nessuno da un po’ di tempo e insisteva molto a voler stare con me così da riempire, a mio parere, il vuoto che gli altri gli avevano lasciato.
Mi dispiaceva lasciarlo di nuovo solo, aveva bisogno di compagnia e, per sua grande sfortuna, Claire era andata a fare un viaggio in Irlanda per un Reportage sull’arte celtica mentre la madre di Logan, il nostro compagno di classe, se ne era andata a fare una gita con l’ex marito e girava voce che si stessero per risposare. Ovviamente per David la vita non era delle migliori: si annoiava davanti alla Tv e continuava a scrivere canzoni che avrei cantato da sola ma non ci metteva più la stessa enfasi di prima: si vedeva benissimo che gli altri avevano lasciato in lui una traccia inossidabile impossibile da rimuovere, io stessa comunque non sarei mai riuscita a colmare quel vuoto, in parte anche riempito da me assieme agli altri cinque.
Ma un’altra cosa sembrava contrastare la mia ferrea testardaggine: capivo che Dave era in uno stato di tristezza cronica e non avrei potuto migliorare il suo stato, se non potevo migliorare io la situazione riempiendo il vuoto non potevo fare altro che svuotarlo del tutto eliminando ogni traccia della nostra presenza: me ne sarei andata, e stavolta per sempre. Ero stufa di vederlo soffrire in quel modo e sapevo che l’unico modo per bloccare il tutto era dirglielo chiaramente: non potevo più vivere con lui, me ne sarei andata al più presto e avrei fatto in modo che di me e degli altri non rimanesse nulla.
Quella notte, in gran segreto, presi tutte le mie cose e le ammucchiai in un angolino poi iniziai a prendere le cose degli altri che avevano lasciato a Dave, per lasciargli un ricordo. Iniziai con i vestiti… un po’ mi dispiaceva ma andava fatto: le palle e le racchette di Eleanor, i libri e le enciclopedie di Jeanette, i giochi e igli attrezzi da cucina di Theodore, gli alambicchi e le sostanze chimiche di Simon e, infine, gli oggetti di scena che usavamo, di proprietà di Alvin. Buttai tutto via e accesi il fuoco nel camino dopo aver ammucchiato tutti i nostri vestiti. Anche i miei.
Osservai le fiamme crepitare sulle stoffe  che coprivano da sempre il nostro pelo, osservai poi il mio manto color rame che brillava di una luce quasi magica illuminato dal fuoco: com’era bello, come riluceva in quell’atmosfera così tranquilla e calorosa, come brillavano le sfumature di biondo e castano agglomerato all’arancione brunastro, come risplendevano le punte dei peli delle mie zampe. Perché mi ostinavo sempre a voler nascondere quel meraviglioso manto, per quale oscuro ed arcano motivo mi ero legata così saldamente all’umana mondanità: solo in un momento, nell’isola, avevo riscoperto la mia vera natura: quando ci eravamo rincorsi, prima io e Alvin poi tutti e sei, tra gli alberi della foresta per accaparrarci quel benedetto mango, e come non ricordare quella volta in cui qualcuno di noi, una di noi mi pare, gridò indignata che ci stavamo comportando da animali! Ma noi cosa siamo? Umani? Non credo proprio.
Camminai sul tappeto di casa gettando occhiate al caminetto dove la stoffa veniva divorata prepotentemente dalle fiamme, notai un bagliore rosa-arancio che proveniva da destra delle fiamme, notai in quel momento il primo abito che indossai nella mia vita, quello che Ian mi aveva regalato per la scuola: ora bruciava (l’arancione era prodotto dalle fiamme) e si disgregava sotto i miei occhi. Fui preso da un moto di rimpianto: stavo buttando alle fiamme tutti i miei vestiti firmati, le marche migliori, quelli con la quale ero diventata famosa: quello che indossava al concerto dove cantammo Single Ladies, quella al concerto della scuola, quello che avevo messo sulla nave, quello in occasione per gli International Music Awards, quello agli American Idole… quanti ricordi! Ma no npotevo bazzicare in quel modo, dovevo decidermi: essere o non essere quella che dovevo essere? Una cantante singola reduce da un gruppo di successo che preserva poca di quella magia? O una regina del mio popolo, quello che sarei dovuta diventare fin dall’inizio, una paladina disposta a tutto pur di difendere la liberta della sua razza di fronte ad ogni avversità? Avevo fatto la mia scelta: per una volta il mio egoismo aveva fatto posto al più nobile altruismo, stavo crescendo e maturavo, avrei detto addio a Dave molto presto, lui avrebbe pianto, forse anche io ma ciò doveva essere ignorato: io dovevo andare avanti!
 
Dave mi trovò quella mattina che dormivo sulla poltrona a pancia all’aria e a zampe spalancate, sembrava che mi fossi appena ubriacata e fossi piombata in un sonno profondo distesa nella posa più improbabile, diceva che stavo pure sbavando.
- Come mai eri li? – mi chiese.
- Ho dato fuoco ai vestiti. –
- COSA?!? Perché? E poi si spiega perché no indossi nulle a non sono riuscito a trovare niente ne di te ne degli altri! –
- Me ne sono sbarazzata, vedi Dave: In questo periodo ci ho pensato molto e ho riflettuto su ciò che andava fatto.  –
- E cosa andrebbe fatto di grazia? –
- Mi sono resa conto di quanto sono stata egoista: ho deciso di abbandonare Alvin, Simon, Theodore e le mie sorelle per inseguire un sogno di fama e gloria che non avrebbe nemmeno un senso, io non sono nata per essere così! –
Dave era perplesso.
- E allora per cosa sei nata? – chiese lui.
- Fin dalla mia nascita sono stata destinata a diventare la regina di Chipmonkia, io sono sempre stata una persona ingiusta nei miei confronti, mi sono ostinata tanto a voler diventare una star che non ho guardato ai miei veri ideali, io non voglio più essere una cantante, o una modella, o una qualsiasi altra cosa! Io voglio essere solo me! -    
- Capisco. –
- Cosa dovrei fare? –
- Forse… sarebbe meglio… che tu tornassi nel posto da cui sei venuta e aiutassi i tuoi fratelli… adottivi e non. –
- Ti lascerei qui solo! –
- Me ne farò una ragione, proverò a fare un altro lavoro, oppure potrei diventare padre e guadagnare alle spalle di Claire… no dai, è da parassiti! –
- Sei sicuro? – chiesi
- Certamente, è il meglio per te, e te lo dico perché so che lo avevi già deciso, altrimenti non avresti messo al rogo tutti i tuoi vestiti e quelli degli altri… a proposito, dove sono le altre cose? -  
- Non te lo dico! Altrimenti non servirà a nulla! Voglio che tu dimentichi tutto di noi, che non ti ricordi nulla. –
- Su Brittany! È praticamente impossibile! –
- Lo so ma… io ci ho provato. –
- Non ti preoccupare, cercherò di non trovarli! –
- Grazie Dave! – feci un balzo e gli saltai al collo ma Dave fece un urlo di dolore.
- AHI! Brittany, mi hai ferito! –
- Dove? –
- Qui. – e toccò con le dita i lati del collo dove otto piccoli buchetti facevano sanguinare i lembi di pelle alla quale mi ero aggrappata.  
- Scusa… le mie unghie… -
- Vorrai dire: i tuoi Artigli! Sono delle armi quegli spuntoni! –
- Davvero? L’ultima volta che ci ho fatto caso è stato alla sfida nel casinò sulla nav… dicevamo: cosa possiamo fare l’ultimo giorno? –
- Potremo andare a prenderci un gelato! –
- No, lo facciamo sempre! –
- Shopping? –
- Lo farei ma non sarebbe molto sano per la mia decisione. –
- Allora… che ne dici di una piccola escursione? –
- Ci sto! –
Quel pomeriggio andammo a fare una gita in un bosco, raccolsi delle more e dei lamponi e Dave mi insegnò tutto ciò che sapeva sulla vita nei boschi, doveva ri-iniziarmi nel mondo silvestre e cosa migliore non c’era che un bell’insegnamento sul campo!
Mi spiegò da quali animali dovevo guardarmi… no solo predatori (che tra l’altro mi rendo anche conto di quanti siano!) ma anche altri animali poco amichevoli e molto, ma molto, territoriali. Mi spegò quali funghi andavano mangiati, quale frutta poteva andarmi bene come cibo e quale erba era utile per le cure e i medicamenti.
Giunse la sera e rimanemmo svegli fino a tardi a raccontarci storie di fantasmi, io ne preservai numerosissime di quelle che nonno Frederick ci raccontava, dai racconti più famosi agli aneddoti di perfiria, alle fiabe più inquietanti (vi ricordo che molte fiabe hanno origini macabre… una delle poche che preserva un po’ di quell’atmosfera è Hansel e Gretel) ma, nella notte più profonda,  prima di dirci addio, Dave decise di raccontarmi l’ultima storia.
- Forse Frederick te ne ha già parlato, ma questo è il momento perfetto per raccontare una storia su di lui: siamo in un anno imprecisato in questa stessa regione, forse in questo stesso bosco… qui abitava una tribù di indiani che popolava queste foreste e si accampava in una grande radura che sorgeva a pochi chilometri da questo secolare bosco, tra questi indiani viveva un uomo di nome Zoccolo Tonante. Era alto e bello, ammirato da tutti per la sua grande dote di cacciatore e per la sua grande bontà verso il prossimo. Era di buon cuore e d’animo saggio, ma non sapeva che presto sarebbe finito con il cambiare.
Era una notte buia e la neve cadeva come se volesse ricoprire ogni pezzo di terra, il nostro Zoccolo Tonante era a caccia con i suoi compagni e stava inseguendo un grosso cervo, lo inseguirono a lungo ma non riuscirono mai a braccarlo. Lo persero nella neve.
Passarono ore e ore durante le quali cercarono di tornare indietro. I loro indumenti non bastarono a proteggerli dal freddo dato che la tormenta si faceva sempre più potente e sembrava volerli spazzare via. Ad un certo punto due di loro morirono di freddo e vennero sepolti con tutti gli onori in quella piana gelata, erano passate alcune ore e erano già morti due cacciatori, non mancava molto alla morte degli ultimi due. Servava qualcosa da mangiare ma tutti gli animali si erano rintanati nelle loro tane al caldo e nessuno osava metter fuori il muso. Ad un certo punto il compagno di Zoccolo Tonante, un vecchio e esperto cacciatore di circa sessant’anni consigliò a Zoccolo Tonante di lasciarlo morire o di ucciderlo per poi mangiarlo, così avrebbe accumulato tutte le energie per tornare a casa. Non valsero le preghiere o la testardaggine di Zoccolo Tonante, l’uomo era disposto a obbligarlo pur che lo uccida.
“Un’ultima cosa, in caso ti venisse voglia di mangiare altra carne umana, non farlo mai più: ora lo farai solo per obbligo e per fabbisogno ma in futuro a meno che no ti troverai in situazioni molto crtiche come questa, resisti: girano strane storie su chi abusi di questa carne!” disse infine l’uomo dopo che Zoccolo Tonante no ebbe rinunciato. Il cacciatore uccise infine l’uomo e se ne cibò, fu preso da uno strano vigore che gli permise di sopravvivere e di ritrovare la via di casa, era stranamente pieno di energia e sentiva di voler cacciare per riprendersi dalla terribile avventura: imbracciò arco e frecce e cacciò per tutta la giornata fino a notte fonda. Fin che no tornò a casa.
Passarono i giorni e nella sua mente continuava  a farsi strada una strana sensazione, come se gli mancasse qualcosa… come se desiderasse ancora fare qualcosa… iniziò a vagare per la sua tenda e si sedette a riflettere, meditò a lungo e iniziò a essere preso dall’ossessione di carne, voleva ancora addentare quella carne, la carne dei suoi simili, era nuovamente desideroso di carne umana, non per sopravvivere, per voglia! E questa voglia non lo lasciava nemmeno un minuto. Progredì per tanti mesi fin che, una notte,  non si decise:  vinto dalla fame decise di introdursi nella tenda di un suo compaesano, lo sgozzò, lo trafisse con alcune frecce, se lo portò lontano e lo divorò con gusto. Dopo aver attuato il suo terribile gesto, si lavò dal sangue nel torrente che scorreva li vicino e si gettò nella tenda per dormire nuovamente. Nessuno si accorse di nulla, attribuirono tutti la colpa a qualche predatore della notte come coyote, puma, lupi e orsi… nessuno immaginò che potesse essere stato uno di loro.
Col tempo la sua ossessione progredì: iniziava a uccidere con più frequenza e decimava notte dopo notte troppi individui della sua tribù… troppi individui della sua tribù! Così troppi che il capo villaggio intuì che non si trattava di un semplice animale, c’era sotto qualcosa.
Ma quello che nemmeno Zoccolo Tonante sapeva era che la carne umana lo stava mutando, non solo nella mente che era diventato più aggressivo e scorbutico, ma anche nella forza e nell’agilità, catturava gli animali che cacciava con un’abilità  quasi sovrumana, uccideva senza pietà le sue prede durante la caccia con i compagni e sembrava persino avere un’aria più chiusa e ostile… come se si stesse lentamente trasformando in una bestia. Presto iniziò anche a uccidere durante il giorno, quando i suoi ompagni andavano a caccia e lui si fingeva malato per no seguirli per poi sgattaiolare fori con un’aria troppo silenziosa, fulmineo (nel vero senso della parola) si gettava nella foresta, li raggiungeva al passo di un ghepardo e li uccideva senza lasciare testimoni, iniziò anche a mangiare donne e bambini e ormai il tasso di mortalità in quel villaggio era salito alle stelle!
Ad un certo punto lo sciamano decise di interpellare gli spiriti della natura per vedere se non ci fosse dietro qualche essere spiritico. Ovviamente, come previsto, trovò qualcosa: l’assassino di tutte quelle persone era uno degli abitanti e, man mano che controllava gli avvenimenti e le coincidenze, il cerchio si restringeva fin che non fu rivelato il colpevole: Zoccolo Tonante era diventato l’assassino cannibale e questo spiegava anche il suo strano cambiamento, la sua scontrosità, l’aggressività, il fatto che se ne stesse sempre chiuso e che talvolta ringhiasse e facesse versi animaleschi. Ma la cosa peggiore era che, oltre nell’indole e nelle capacità, Zoccolo Tonante mutava, impercettibilmente, anche nell’aspetto: diventava sempre più magro anche se mangiava come una fogna, la sua crescita pilifera sembrava essere fuori controllo e il so volto stava prendendo una strana deformazione: da un po’ di tempo alcuni si erano infatti accorti che impercettibili cambiamenti stavano accadendo nella testa e nelle gambe di Zoccolo Tonante:  stava diventando diverso, e, con il passare dei giorni, alcuni lo avevano emarginato, soprattutto dopo il fatto hce avesse ucciso e divorato persino sua moglie e suo figlio… la situazione si faceva sempre più preoccupante e spaventosa: doveva essere bandito!
E così fu fatto, Zoccolo Tonante fu bandito dal villaggio e costretto a vagare per le forestedel Nord America, nessuno avrebbe più potuto incontrarlo: la notizia viaggiava in lungo e in largo da un capo all’altro del continente: ‘Guardatevi da un uomo magro e peloso che vive nella foresta e si comporta da bestia, egli era un uomo ma ora è un mostro!’ passarono gli anni e Zoccolo Tonante divenne irriconoscibile: il suo volto era cambiato spavnetosamente: ora era allungato e peloso, con denti affilatissimi e occhi completamente bianchi, aveva un pelo bruno grigiastro su tutto il corpo ed era magro da far paura, faceva davvero paura! Due palchi di corna gli spuntavano tra le orecchie e la testa da alce demoniaco, il groppone scheletrico era ricoperto da peli lunghissimi, un paio di zampe da cervo dal pelo intriso di sangue e un fisico magrissimo con braccia lunghe e artigli affilatissimi… così, in modo spaventoso e tremendo, nacque Wendigo, il demone della selva, colui che ti fiata sul collo prima di ucciderti, colui che ti spia per giorni e seppur tu correrai lui ti raggiungerà e ti ucciderà… egli è il demone supremo, il re oscure del bosco buio della notte, egli è l’incarnazione della paura e dell’ossessione. Non puoi sperare che non abbia fame: la sua è un ossessione troppo grande! Infine, ti ricordo che tutto iniziò poco lontano da qua… e se Wendigo fosse in queste zone, e se fosse proprio vicino al nostro accampamento, e se ci spiasse e desiderasse farsi uno spedino di umano e Chipmunks? Non illuderti Brittany, Wendigo non limita la sua dieta solo a carne umana… –
Dave terminò la sua storia e mi osservò per vedere la mia reazione… mi guardò per alcuni secondi poi scoppiò a ridere.
- Brittany! Ti sei spaventata? Stai tremando come una foglia! –
- Non è affatto vero! –
- Oh si che è vero! Sembri un cucciolo impaurito! –
- Non prendermi in giro! –
- Va bene, va bene. Ora ti porterò in una zona adatta dove dirti addio, forse ci rivedremo. –
- Forse? –
- Sicuro che ci rivedremo! Non ho dubbi. – disse infine e mi prese in braccio.
- Da qui in poi continua da sola. – disse
- D’accordo! –
Dormicchiai un po’ fin che Dave non mi portò in una radura alla luce della luna e mi posò per terra.
- Buona fortuna allora! –
- Grazie! Ti saluto Alvin e gli altri! –
- Ricordati, di loro che mi mancano! -  sorrideva ma una lacrima gli scendeva da entrambi gli occhi.
- Sai da che parte andare Brit? –
- Si Papà! – e gli diedi un bacio sulla guancia prima di andarmene nel folte della foresta salutandolo con la zampa. Forse no l’avrei mai più visto.
Corsi per un buon  quarto d’ora poi uno strano fruscio mi spaventò… e se fosse stato Wendigo?
Impossibile! Sapevo benissimo che no esisteva! Frederick ce ne aveva parlato,  non nel modo inquietante da Creepypasta di David ma la descrizione era la stessa… sapevo per certo che non esisteva u mostro simile.
Uno strano rumore provenne da sopra un albero e una voce stranamente famigliare provenne dalle foglie.
- Madmoiselle! Finalmente ci rivediamo! – quella voce aveva uno strano accento francese molto famigliare.
- Aspetta un attimo! Simone? – dissi io quasi incredula… era davvero l’alter ego di Simon.
- Ho ho! Non quello che tu credi! – e un’ombra balzò giù dall’albero e atterrò fulminea su una radice della quercia… si avvicinò ela luce della luna che filtrava dalle foglie poté inquadrarlo davanti a me:  aveva la stessa altezza, la stessa corporatura e gli stessi occhi di Simon… solo, che non era lui e nemmeno era un Chipmunk!
- C..Chi s…sei tu? – chiesi terrorizzata osservando quella strana creatura che non avevo mai visto, una coa era certa, ne era un Chipmunk, ne un Wendigo e tantomeno una creatura hce avessi mai visto o di che avessi mai letto.
- Mi presento Madmoiselle, sono Simone, al vostro servizio! – e si inchinò sollevando la grande coda folta e rossa che teneva arcuata dietro di se.
- Simone? Esattamente quale Simone? Centri forse con il mio amico Simon? –
- Se centro con Simon? Sapessi… io centro molto con Simon! Siamo quasi la stessa persona… le uniche differenze sono che: lui è famoso, io no, lui è un consigliere, io un re, lui è un Chipmunk, io un Chireddish! – e detto ciò mi balzò addosso, mi afferrò per la vita e balzò s un ramo e corse a velocità improbabile di ramo in ramo con foga eccessiva, balzava con agilità mai vista e schivava i rami d’ostacolo che gli intralciavano il cammino, le sue zampe erano un turbinio di vento sotto di me e la mia coda sembrava svolazzare e aver vita propria; cercai di liberarmi ma fu tutto inutile, Simone aveva una presa di ferro e oltre ad essere velocissimo e inquietante era anche davvero loquace: mentre mi trasportava via, con il suo accento francese iniziò a raccontarmi delle cose davvero interessanti: - Vedete Modmoiselle: io non sono ovviamente n Chipmunk e, come ben avrai capito, non sono americano: iChipreddish analogamente a voi, sono diffusi in tutt’Europa, dalle taighe scandinave alle assolate rive del mediterraneo, dalle foreste dell’Atlantico alle pianure dell’Est Europa, dalle campagne bretoni alle montagne più inaccessibili delle aree continentali, siamo ovunque, come voi, e io e la mia tribù in particolare venivamo da una delle più grandi foreste della Francia Centrale, solo che una terribile sciagura ci ha colpito di recente: i Greychips, gli scoiattoli grigi, che decisero così, di punto in bianco, di spodestarci e di buttarci fuori dalla nostra tranquilla nicchia ecologica… noi volevamo vendetta, siamo quindi fuggiti e ci siamo uniti ad altri gruppi che viaggiavano verso l’America del Nord per vendicarci dei Greychips, loro ci avevano invaso e noi invadevamo il oloro territorio, ci sembrava plausibilissimo! Fu un viaggio tranquillo, scroccammo un viaggio  su una serie di navi e ci nascondemmo nelle stive e nei posti più improbabili, i migliore escamotage… arrivammo qui e ci sviluppammo a macchia d’olio, ora il nostro obbiettivo era un altro: i grigi avevano soppiantato i rossi? Orai rossi soppiantavano gli striati! E ovviamente i comuni scoiattoli rossi si stanno occupando delle Tamia in maniera quasi pacifica e ridicola a mio parere, come avevano fatto gli scoiattoli grigi con i nostri cugini, mentre noi, Chipreddish, ci saremmo  occupati in maniera più malvagia e bellicosa di voi, l’evoluzione dei Tamia: i Chipmunks! E ora che ci siamo uniti con il peggiore dei carnivori qua, il nostro trionfo è assicurato: assieme a Marter noi trionferemo, te lo dice Simone, le Roi Rouge!!! -
   
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** L'inizio della Guerra ***


Quattordicesimo capitolo, ci siamo lasciati con Simone, il misterioso scoiattolo rosso, che core di ramo i ramo con la nostra Britt sottobraccio, dove vorrà portarla? E soprattutto, cosa vuole farne? Resta a voi scoprirlo.
Buona lettura.
 
P.S.: scusate il ritardo ma ho avuto dei problemi con il computer e lo studio, vi prego di perdonarmi.
 
                                                          CAPITOLO 14: L’INIZIO DELLA GUERRA
 
Pov: Jeanette
Alvin aveva conquistato la fiducia del nostro popolo, - Modestamente sono un genio, e sono pronto, anzi prontissimo, per tornare alla ribalta come simbolo di ribellione e di libertà! – disse quella sera in una stanza lontana dal centro di Chipmonkia dove eravamo stati ospitati, li eravamo al sicuro, più o meno. Prima però dovevamo fuggire da Chipmunkia dato che lo zio dei Chipmunks aveva spie ovunque e quindi avrebbero potuto trovarci e portarci da lui in pochissimo tempo.
Scappammo allora attraverso la foresta con alcuni dei Chipmunks scelti che ci scortarono in gran segreto attraverso le zone più nascoste e improbabili dei boschi, mi guardai attorno svariate volte e amirai la belleza di quel luogo: una luce verde quasi surreale era alimentata dal sole che filtrava attraverso i rami degli alberi dove camminavamo silenziosamente, i versi di uccelli e animali svariati ci accompagnavano nel nostro peregrinaggio e mi sentivo stranamente investita da una strana sensazione di rinascita, mi si apriva n monda davanti e dovevo sfruttarlo a mio vantaggio.
Camminammo per ore e ore fin che non arrivammo in un largo spiazzo sgombro di alberi con una fitta foresta di erba altissima, era tanto alta che un uomo adulto avrebbe potuto nascondercisi tranquillamente. – Rimanete attaccati a noi, se vi perdiamo saremo in guai seri – disse uno dei Chipmunks che ci scortava.
- Oh, non ti preoccupare, vi staremo addosso come la puzza di pesce su un salmone – disse Alvin
- Questa non l’ho capita! – intervenne Theodore.
 - Lascia perdere. – terminò Simon seguendo gli altri che ci facevano segno di seguirli.
Non ho ancora parlato dei nostri scortatori: il primo era sui trent’anni, abbastanza alto e muscoloso, aveva il pelo molto chiaro, più di quello di Ele e l’altro era più basso e dal pelo quasi grigio, avrà avuto ina cinquantina d’anni e avevo notato che lo trattavano tutti con grande rispetto. Non ci avevano detto i loro nomi però e non avevo il coraggio di chiederglielo.
Ci fecero strada intrufolandosi all’interno dei cespugli e delle chiazze d’erba più fitte facendoci strada verso un punto non ben identificabile.
– Vi consiglio di prendervi die punti di riferimento.-  disse il grigio guardandosi attorno.- Come quel tronco la, è in quella posizione da anni ormai e nessuno è mai riuscito a spostarlo! - ci indicò un tronco cavo disteso a terra in un punto vicino ad alcuni sassi.
- Oppure quel buco. – proposi io.
- Non dovresti usarlo come punto di riferimento mia cara, questa è la nostra destinazione. – disse il chiaro indicandoci la tana che si apriva ben nascosta sotto una chiazza d’erba.
- Entrate uno alla volta, è stretto abbastanza per farci entrare solo un Chipmunk per volta, su, su, in fila indiana! – disse poi il grigio prendendo Simon e cacciandolo giù di  sotto, scesi poi io per controllare che non si fosse fatto niente. Inizialmente era una galleria che scendeva a mo’ di scivolo e terminava in una graduale pianezza,  dove si procedeva con tranquillità. Piombai addosso a Simon nella scena più equivoca mai ideata da mente di roditore, mi risollevai di scatto pulendomi dalle foglie secche e dai rametti che si erano impigliati nel pelo e nei miei capelli dando una mano a Simon a rialzarsi.
- Hai ancora una foglia qui… ecco! – con uno scatto mi tirò via una foglia secca che si era impigliata nella mia pelliccia sul fianco, fu rapido e indolore e ci mettemmo da parte aspettando che scendessero anche gli altri.
Aspettammo un po’ prima di sentire le voci di Theodore e Eleanor scendere giù dallo scivolo prima della loro effettiva comparsa, apparvero poi uno dietro l’altro saltando fuori dal buco che “racchiudeva” lo scivolo, balzarono fuori cadendo in modo comicissimo uno sopra l’altro, si divisero e si sistemarono accanto a noi aspettando Alvin. Aspettammo un po’ poi lo vidimo scendere gridando di gioia come un bambino: - Yuuuuuuupppppppppppppppppppiiiiieeeeee!!!! – per poi vederlo comparire di soprassalto a velocità incredibile che scendeva giù dallo scivolo con le braccia aperte. Fece una capriola e atterrò davanti a Simon schioccandogli le dita davanti agli occhi.
- Facciamolo di nuovo! – gridò felcissimo.
- Non ora, dorete nascondervi qui, Harry non sa di questo posto, lo abbiamo costruito dopo la sua uccisione e ogni notte, mentre Harry dormiva andavamo a gruppi a scavare per ottenere una tana complessa e adatta a un nascondiglio di fuggitivi, in coso fosse diventato troppo pericoloso sottostargli. È il caso di ora, è irrecuperabile! –
- Capisco, fateci vedere le meraviglie di questo posto allora. – dissi io decisa.
Ci scortarono in varie stanze ampie del complesso di gallerie segreto e ci spiegarono che avevano anche fatto in modo di unire una piccola galleria a Chipmonkia per raggiungerla più facilmente senza destare sospetti, avevano ance trovato un modo per evitare che venisse scoperta, l’avevanonascosta in un punto distante e difficile da raggiungere.
Dormimmo li per quella notte e aspettammo che il sole fosse ben sorto, volevamo andare a spiare Harr e vedere come agiva prima di fiondarci all’attacco, sarebbe stato più sicuro fare così che in qualunque altro modo.
Passarono i giorni e ormai era quasi una settimana che eravamo distanti da Brit e Dave, ormai ci eravamo abituati tutti all’assenza di Dave ma Brittany ci aveva lasciato un vuoto, soprattutto Alvin diventava improvvisamente triste appena la si nominava, i Chipmunks poi ci avevano detto che senza di lei forse tutti i nostri sforzi sarebbero stati vani, era la legittima erede al trono assieme ad Al e nessuno poteva sostituirla, lui non poteva aver figli da altre Chipmunks essendo un fattore di principio e quindi non avrebbe potuto lasciare eredi e probabilmente la faida sarebbe scoppiata irrimediabilmente senza un capo per l’ex clan matriarcale, avrebbero insorto e lo avrebbero ridotto al macello.
Eravamo tutti molto preoccupati per Alvin e a cercavamo di renderlo più caciarone, come era sempre stato.
A turno andavamo fuori a cercare del cibo per noi e per la comunità ribelle che ci stava ospitando, dovevamo sdebitarci i qualche modo, una notte toccò a me e decisi di cercare qualcosa in direzione sud-ovest, vagai a lungo in quella direzione, non ci ero mai stata ed ero sicura di trovarci qualcosa di nuovo.
Ma man mano che procedevo lungo quella strada sentivo qualcosa di strano pervadermi nell’anima, una strana sensazione di pericolo. Non sentivo alcun rumore e ciò non era per nulla positivo.
Ben presto però la mia sensazione trovò la sua origine, mentre proseguivo incerta su un tronco ricoperto di muschio sopra un precipizio notai che tra le fronde degli alberi sopra di me si muoveva qualcosa di rapido e numeroso, erano forse cinque o sette individui che si bloccarono all’improvviso e non riusc’ a vederli bene, sembravano grandi poco più di me.
Con il cuore in gola continuai a camminare per il sentiero tracciato da chissà quale animale fin che no riggiunsi una sporgenza che si allungava e si univa al burrone. Saltai sul ponte e mi trovai all’improvviso circondata: sia ai miei piedi che sull’altra sponda erano comparsi di colpo alcuni scoiattoli molto simili a noi Chipmunks, avevano però il pelo rossiccio con orecchie lunghe e appuntite, la coda in particolare era lunga e folta, simile a quella di uno scoiattolo rosso.
- C…C…Chi S...Siete? – chiesi subito.
- Te lo dirò io ma cher! – e subito balzò sulla chiave del ponte un altro scoiattolo delle mie stesse dimensioni, aveva un’aria stranamente famigliare.
- Jeanette! Che bello rivederti dopo tanto tempo! – disse lui porgendomi la zampa che io, più per paura che per reale sicurezza, gli strinsi. – Tu chi sei? –
- Ti conosco più di quanto tu sappi, ero con te sull’isola quando naufragaste. –
- No, io sono sempre stata con Simone… cioè, Simon. –
- Proprio questo ti fa sbagliare, quello non era realmente Simon, quello ero io. –
- TU??? – dissi sbalordita in maniera assurda.
- Mi presento, io sono Simone, il più potente degli Chipreddish, ti porterò da una persona che vorrebbe vederti –
- Chi? –
- Una persona che ti ha lasciata sola. –
- Chi?!? –
- Lo scoprirai presto se ti farai portare dove la potrai incontrare. –
Quell’accento francese così ammaliante, così seducente e trascinante mi diede una strana sicurezza, ricordai come quello che credevo l’alter ego di Simon  mi avesse corteggiata sull’isola, non era Simon, era quello strano scoiattolo che sembrava non essere nemmeno un Chipmunk. Inizialmente pensai di infischiarmene e di rifiutare ma c’era qualcosa in lui che mi attirava a se e mi lasciai prendere di peso dagli altri scoiattoli e portare lontano, non so esattamente dove ma sentivo di non voler pensarci, avrei incontrato qualcuno che mi aveva voltato le spalle e si era pentito. Forse era mia sorella! Improbabile, non ci avrebbe mai più ritrovati.
Mi portarono quindi in una zona profonda di una gola di conifere dove si ergeva una strana formazione di pietra che racchiudeva un buco che si spalancava entrando in un piccolo anfratto tra le rocce, mi portarono giù e li trovai tantissimi altri come loro, Chipreddish, come li aveva chiamati Simone, forse una nuova specie di scoiattoli che gli uomini non avevano mai conosciuto.
Notai stranamente che mi trattavano come una regina, mi servivano e mi riverivano non come prigioniera come avevo pensato all’inizio, ma come ospite.
Mangiai ciò che mi offrivano e Simone mi fece sedere accanto a lui sul trono che si era costruito, tre lastre di marmo scuro, due in orizzontali una sopra l’altra e un’altra in verticale appoggiata alla parete sopra la quale si apriva anche una specie di stanza minore molto buia che avrebbe potuto essere utilizzata come pulpito o qualcosa di simile. La stanza in cui si trovava il trono era un’immensa grotta-sala che ospitava gli altri scoiattoli. Erano tantissimi! Ma non più dei Chipmunks a Chipmonkia. Mi sistemai sulla superficie di foglie che ricopriva il trono e mi appoggiai allo schienale del trono afferrando una mandorla da un grande mucchio che si alzava da terra accanto al trono.
- Intanto che aspettiamo questa persona, potresti parlarmi di te e di questo popolo? Non avevo mai sentito parlare di scoiattoli rossi antropomorfi! –
- Oh, è una storia lunga, se vuoi te la racconto: vedi, una volta vivevo con tutto il mio clan in Francia Occidentale, era un luogo pacifico e tranquillo e noi vivevamo in pace e armonia senza mai farci vedere dagli umani, analogamente a voi Chipmunks in Europa sono presenti i Chipreddish, siamo anche noi scoiattoli antropomorfi e evoluti quanto voi, vivevamo tra gli alberi e non ci scavamo tane sotterranee come adesso, ci guardavamo da svariati predatori e spesso ci trovavamo ad affrontare lupi, orsi, tassi, martore, donnole e quant’altro, ma vivevamo in armonia fin che no sono venuti loro. –
- Chi è arrivato? –
- Hai saputo degli scoiattoli grigi in Europa? Bene, oltre a loro sono venuti anche i loro discendenti a scombinarci i piani e abbiamo dovuto migrare qua da voi, siamo in pochi fortunatamente, non volevamo crearvi danni e ce ne staremo in pace qua oppure, se preferite un’alleanza potreste anche dircelo, a noi farebbe più che piacere. –
- Mi dispiace tanto, ma come è successo? Cos di colpo o sono arrivati in piccoli gruppi? –
- Di colpo! Senza preavviso, in un giorno ce n’erano giù cento, in una settimana cinquecento, in un mese circa mille e in un anno ci trovammo la foresta invasa, ecco perché siamo scappati. –
- Oh, non deve essere stato piacevole. –
- Per niente mia cara Jeanette. -   
All’improvviso giunse un rumore e un grido provenire dal fondo della sala.
- Jeanette! Non perdere tempo, scappa! È una trappola! – tutti si voltarono e si creò un corridoio vuoto che percorse tutta la sala, tutti i Chipreddish li presenti si fecero da parte e l mio sguardo fu colpito dal terribile scenario che mi si parò davanti: la parete  nuda e bruna era simpaticamente decorata da una Brittany spaventatissima appesa alla parete con dei filamenti, forse corde rubate agli umani legate ai polsi e alle caviglie.
- FATELA STARE ZITTA! – gridò Simone balzando in piedi e afferrando un bastone che notai solo in quel momento, disse alcune parole che mi suonarono stranamente famigliari: - Moheyo Weyo! – e puntò il bastone verso mia sorella dalla quale partì una scarica elettrica che la colpì allo stomaco.
Lei gridò con qanto fiato avesse in corpo, io ero terrorizzata ma riuscì a mantenere la calma e lo guardai fisso negli occhi cercando di distrarlo , gli appoggiai una zampa sulla spalla e gli dissi con voce dolce ma ferma: - Lasciala andare, per favore –
Lui mi afferrò la zampa e con la sua mi accarezzò la guancia: - Ho mia cara, credo proprio di no! – poi, con uno scatto allucinante balzò sulla parte alta dello schienale di pietra e sollevò il bastone gridando: - COMPAGNI CHIPREDDISH! È GIUNTO IL MOMENTO DI DICHIARARE GUERRA, OGGI, NELL’ORA IN CUI LA LUNA SARÀ PIÙ ALTA GETTEREMO IN SACRIFICIO QUESTE DUE MISERABILI! – il suo corpo iniziò a brillare e si sollevò in aria come se fosse stato colpito da chissà quale potere divino e i suoi occhi divennero rossi, la coda iniziò a muoversi ipnoticamente carezzando il pavimento di quella specie di pulpito buio, intanto mi guardò con sguardo feroce e sussurrò malevolo: - Jeanette, ora verrà la persona di cui ti avevo parlato.
In quel momento alcuni scoiattoli rossi entrarono nella sala seguiti da una Chipreddish davvero bella, aveva il pelo di un rosso lucentissimo e gli occhi color dell’Ambra circondata da una fluente chioma scarlatta che le incorniciava il capo con elaborati ricci simili ai miei, giunse davanti a me e a Simone e si inchinò al redegli scoiattoli con fare reverenziale abbassando la coda lunga e foltissima sul suolo pieno di foglie.
– Scarlett, era ora! – disse il re.
- Jhoansson – ridacchiarono alcuni tra il pubblico.
Lei si voltò e li fulminò con lo sguardo per poi voltarsi verso Simone.
- Maestà! Mi avete fatto chiamare? –
- Si Scarlett, dovresti occuparti di questa piccoletta – e mi indicò con veemenza.
- Subito! – allungò la mano e mi sentii sollevare per poi essere lanciata contro ilmuro accanto a Brit. Lei mi guardò dall’alto e sussurrò: - Prendi quella pietra appuntita e slegami – in quel momento qualcosa iniziò a succedere dietro di me, la parete iniziava a deformarsi e quattro filamenti scattarono ad arco sopra la mia zampa sinistra che tenevo ancora appoggiata allapietra erano di una fibra legnosa diversa da quella delle corde che mi imprigionò subito la zampa, velocissima alllontanai le zampe e cercai di afferrare una pietra appuntita appoggiata al muro, non fice in tempo a prenderla che un filamento sbucò dalla roccia e tentò di afferrarmi il polso ma lo allontanai con uno strattone, poi riuscii ad afferrare la selce e feci per tagliare il filamento che legava la zampa sinistra ma non feci in tempo e una nuova manetta mi si serrò sul polso destro, ora ero in trappola, nella mano impugnavo la selce ma il filo eratroppo in alto perché riuscissi a tagliarlo con precisione, allora andai a istinti: con una mossa che mi aveva insegnato Alvin in caso di situazioni disperate, feci roteare la sele senza farla caderee l’afferrai quando aveva la punta alll’Ingiù. Iniziai a incidere piccoli tagli forsennati in uno stesso punto del cordino fin che questo no si divise e cadde a terra in due piccole parti che si intrufolarono nuovamente nel muro.
Velocissima tagliai anche gli altri tra filamenti e mi staccai subito appena per vedere altre quattro corde scattare fuori verso di me. Ero comunque troppo lontana.
Brittany era a circa cinque centimetri più
 In alto rispetto al suolo e raggiungeva la mia esatta altezza, le corsi davanti e con fare deciso, non molto tipico della sottoscritta, iniziai a tagliarle i fili e le intimai di staccare subito le zampe appena la corda era andata.
- Tranquilla sorellina, ora ci sono… fatto! Vai, veloce! –
Lei balzò giù e una voce da dietro di noi gridò: - NO! – viDI Scarlett allungare la mano e spalancare i palmi più che poteva mentre Simone afferrava il bastone pronto a colpire.
Nel frattempo nel muro si era formato non un filo ma una corda enorme pronta a uccidere che scattò subitissimo verso di noi ma noi fuggimmo tra la folla e tentammo di confonderci anche se e era praticamente impossibile, avevo ancora la selce in mano e appena la corda riuscì a raggingerci tirai la pietra che gli si conficcò all’interno, vidi la corda collassare ed esplodere per poi cadere a terra come un serpente morto.
Fuggimmo il più velocemente possibile ma non facemmo in tempo a raggiungere l’uscita che un gruppo di Chipreddish ci catturò e ci portò a cospetto di Simone.
- Dunque è così che mi ringraziate piccole sprovvedute?  Bene, so come sistemare le cose, portatele da lei! -
Alcuni di loro ci saltarono alle spalle e ci afferrarono per le braccia e per le gambe per poi fuggire verso sud est.
Simone era a capo di loro e mi reggeva per le zampe e correva più velocemente che poteva.
Alla fine raggiungemmo una zona profonda della foresta a est dove si alzava una tetra figura, era un’albero scuro e secco ricoperto di muschi e licheni ma che incuteva una paura incredibile.
I cinque scoiattoli si posizionarono quindi attorno all’imboccatura del tronco cavo e ci sollevarono gridando: - Accetta questo sacrificio così che noi possiamo placare la tua insaziabile fame! – e ci gettarono giù nel buco.
Atterrammo una sopra l’altra e ci rialzammo spolverandoci il pelo, ci guardammo atorno, era buio e non c’era proprio nulla tranne qualcosa di piccolo e buio che si spalancava nella parete, era un altro buco.
Uno strano rumore però ci fece scattare sull’attenti, un’ombra buia e inquietante si levò dal buco seguita da altre. Un sibilo fortissimo risuonò nel tronco cavo e la creatura si fece vedere, erano tre grossi serpenti dalle squame variopinte, quello più grosso, una femmina, aveva denti affilatissimi e una lingua rossa come il sangue. Iniziarono a cantare ritmando il tutto battendo la coda sul suolo legnoso.
 
Quant’è bella, giovinezza
Che ora fugge, tuttavia
Or non mi sfuggi preda mia!
Poiché di te no si ha certezza.
Finirà la vostra bellezza!
Che ora fugge tuttavia
Chi vuol esser lieto sia
Del doman non si ha certezza
 
I due maschi in coro dietro di lei, che tra l’altro aveva una voce davvero bella.
 
DI DOMAN NO V’È CERTEZZA!
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
 
Lei da sola:
 
Il mio nome è Jarret
Sempre sola me ne sto quaggiù!
Per chi il tempo lo sfrutta e lo inganna
Io col tempo mi sono fatta temer
Da voi ninfe, da voi ninfe, ed altre genti!
 Sacrificate, sacrificate, e ora via!
Chi vuol esser lieto sia
Del doman non si ha certezza!
 
Partì nuovamente il coro e nel frattempo la femmina fece uno scatto in avanti e tentò di morderci seguita dagli altri due, ora, mentre cantavano, cercavano di divorarci o quantomeno di stritolarci.
 
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
DI DOMAN NON V’È CERTEZZA!
 
Di nuovo solo Jarret.


Donde son i vostri giovani amanti!
Alvin e Simon, il primo amore!
Tra concerti, balli e canti!
Riempivate il loro cuore.
Con impegno, con l’amore!
Dove sono? Dove sono. Non vi salveranno!
Chi vuol esser lieto sia!
Del doman non v’è certezza!


DI DOMAN NO V’È CERTEZZA
DI DOMAN, NON VÈ CERTEZZA!   
               (musica di “Il trionfo di Bacco e Arianna” Camerata Meridionale)
 
Terminarono la canzone battendo qualche altro colpo con le poderose code mentre cercavano di acciuffarci, ora erano aumentati, prima erano due maschi, poi erano cinque, ora erano circa otto e mi sembrava di vedere direttamente l’Idra di Lerna (che poi ha nove teste fate voi!).
- Jeanette? Che specie è? –
- Serpenti Giarrettiera, sono predatori naturali di qualunque cosa piccola che incontrano, noi rientraiamo perfettamente! –
- Sono velenosi? –
- Non mi ricordo, forse si, forse no… no, no è velenoso, però son molto forti e veloci e quella la penso che sia un Giarrettiera di San Francisco, una delle sottospecie più belle in assoluto. –
Nel frattempo Jarret fece un violento scatto con la testa color vermiglio e mancò Brit per un pelo prima che lei saltasse per poi balzargli sul capo, facemmo alcune acrobazie per distrare i viscidi rettili e iniziammo a contrattaccare, i loro corpi sinosi ci scattavano accanto disegnando ampi archi di svariati colori, erano troppo forti, erano velocissimi e quasi impossibili da schivare. Ad un certo punto Jarret comparve dietro di me e con un colpo potentissimo mi morse per poi lasciare la presa, non sentì l’agire di qualsivoglia veleno e ciò mi fece dedurre che il veleno effettivamente non l’aveva, molto meglio. Sentii comunque un dolore terribile alla spalla e mi fece tanto male che cominciò a girarmi la testa, Brittany mi afferrò prima che cadessi a terra dove mi aspettava un’allegra combriccola di rettili affamati, mi caricò sulle saplle e cercò di arrampicarsi sul tronco ma questo era troppo liscio e levigato e scivolammo subito giù, i serpenti erano sempre più vicini e i loro occhi e le loro zanne scintillavano come non mai. Poi avvenne il cataclisma: si sentii un potentissimo rumore e una parte in alto del grosso tronco venne distrutta e vi penetrò una grossa zampa pelosa e bruna con artigli affilatissimi.
Un ruggito potentissimo risuonò fuori, nella foresta mentre la grossa zampa bruna calava verso di noi e ci afferrava tirandoci su fori dal campo d’azione delle serpi. 
Uscimmo dalla tana e vidi Britt coprirsi il volto gridando: - Ti prego no! Non mangiarci! –
- Perché dovrei mangiarvi, a me non piace la carne di Chipmunk… aspetta un attimo… non posso crederci! –
Ci sedemmo sul palmo della sua zampa e lo guardammo con interesse, era lui, l’orso che ci aveva portato verso il villaggio di Frederick, lo stesso che credevamo morto ucciso dai coyote.
- Non pensavo di rivedervi vive! Vi credevo morte nelle pianure divorate dai Coyote, dov’è vostra sorella? –
- Al rifugio, se vuoi ti indico dov’è! – dissi  io essendo l’unica a sapere dove fosse, saltammo sulla sua groppa ed avanzammo verso nord diretti alla radura dove era nascosta l’entrata.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** 15. Magia e Follia ***


Quindicesimo capitolo… spiacente per la piccola assenza… va bene, diciamo un’assenza duratura… OK, adesso mi starete odiando come si odiano i calli ai piedi, l’estate io perdo la continuità del tempo e vengo afflitto da una forma di pigrizia acuta più mortale della peste, in pratica, c’è stato un periodo della mia vita in cui non mi ricordavo dell’esistenza di questo sito (finché non mi è venuta l’assurda idea, criticatemi pure, di scrivere una FF su Lamù e poi mi sono ricordato di averne altre in cantiere).
Comunque, avete già letto abbastanza, non vi do nessuna anteprima, altrimenti vi tolgo tutta la sorpresa; aspettatevi solo un capitolo bello denso.
 
                                                                  CAPITOLO 15: MAGIA E FOLLIA
 
La zampa calò inesorabile sopra la lastra di pietra, gli occhi spiritati dell’essere guardavano le nere figure che ai suoi piedi parevano tanto piccole.
- Non siete riusciti a ucciderli? Ma come potete non riuscire a catturarli, erano sotto il vostro naso e ve li siete fatti sfuggire? Ma vi rendete conto della vostra inutilità in questo momento?
- Ma… mio sssignore! Noi abbiamo fentato, sssono ftati aiutati! – sibilò di rimando la figura più snella e sinuosa.
- Taci inutile serpe! Ora non puoi nulla contro di me! –
Jarrett chinò il capo e si dileguò nell’ombra.
- Ora sembrano essere stati aiutati da qualcosa, chi ha distrutto l’albero di Jarrett? Krokor! –
La seconda ombra si scosse leggermente.
- Un.. Un Orso. –
- Un Orso? - 
- Si! Un grizzly enorme, ha abbattuto la tana della serpe con un colpo della zampa e ha ucciso buona parte delle altre serpi -  strepitò il volatile arruffando le piume.
- Marter? –
La martora drizzò il muso. – Cosa ti devo dire? Sono scappati e non sappiamo dove siano, gli ultimi ad averli visti sono stati Simòn e Jean. –
- Setacciate la foresta! Ogni anfratto! Ogni buco! Ogni lurido e inutile albero e granello di terra, voglio vedermeli qua, subito, non possono spodestarmi.-
- Si Harry. – se ne andarono e il vecchio chipmunk sogghignò serafico.
 
Simon
- Quindi… che si fa? Siamo qui da quasi quattro mesi e non abbiamo concluso nulla! Dobbiamo sbrigarci ragazzi, siamo indietro! –
- Alvin ha ragione, dobbiamo darci una mossa, vostro zio è li fuori che domina e sa, le rivolte sono state sedate… ci servono dei sicari forse… no, troppo rischioso. –
Eravamo ancora la, attorno a quella tavola rotonda che Theodore aveva ricavato da un ceppo di betulla. Alvin ci osservava inquieto e Brittany era li seduta accanto a lui, da quando si erano ricongiunti li avevo visti più uniti, più forti, più… romantici? Eppure era incredibile, quando tutto era finito, quando credevamo di essere morti, quando Marter aveva quasi colpito il nostro bersaglio… lei aveva agito, non sapevamo come avesse fatto ma aveva pronunciato delle strane parole ed aveva brillato, poi era diventata un lampo di luce, una scarica elettrica, una forza della natura e lui era morto. Jeanette aveva ucciso uno dei Chipreddish in meno di tre secondi, lo aveva colpito con la magia! Non riuscivo ancora a crederci! La mai Jeanette! Una maga! Ma chi l’avrebbe mai detto.
Ad ogni modo, avevo ottenuto ciò che speravo: sapevamo dove aveva concentrato il suo potere il nostro amabile zietto, aveva trovato la sua sede in un luogo nascosto dove dominava e imponeva senza farsi vedere così da creare una sorta di terrorismo nel branco.
Mi tolsi gli occhiali e li pulì, Theodore era accanto a me e osservava preoccupato il nostro leader. Lo avevo visto cambiare in quei sei mesi: era maturato: ora che si era allontanato dalla civiltà era diventato più serio, più riflessivo… forse coltivava qualche istinto vendicativo o qualcosa del genere, adocchiava ancora il buon cibo come una volta ma aveva anche iniziato a contemplare l’arte bellica, era strano pensare all’adorabile Theodore Seville: piccoletto, pacioccone, ingenuo e sbadato trasformato in una specie di Berserker temibile come pochi, sempre pronto a difendere la sua amata da chiunque osasse attaccarla: aveva già decimato uno stormo di cicogne urlatrici e mandato all’ospedale un procione un po’ troppo affamato. – Dobbiamo agire il prima possibile. – sentenziai io prendendo la parola.
- Parla! – disse Alivn
- Dobbiamo corrompere qualcuno che lavori vicino a lui, avrà qualche Chipmunk vicino vero? –
- Si, ma si tiene a debita distanza, è molto sospettoso. – disse Eleanor.
- Allora dobbiamo provare la tecnica del coppiere. –
- La tecnica del coppiere? – chiesero tutti
- Si, avete presente? Il principe cresciuto lontano va dal re pronto per vendicare la fine dei fratelli divorati da questo, gli fa bere una miscela che gli fa vomitare i figli e insieme lo uccidono. –
- Cosa pensi di usare Simon? Ambrosia e Senape? Non sappiamo neanche che cosa sia l’Ambrosia! -   
Io di risposta estrassi una fiala dalla bisaccia che tenevo in grembo.
- No, oltre a non esistere, no dobbiamo fargli vomitare nulla, preferibilmente gli farei entrare in circolo qualche tossina potente, almeno non lo uccidiamo noi personalmente, è più semplice e rapido non trovate? –
 
Il girono dopo fummo pronti. Jeanette riuscì a trasformare Alvin in un Chipmunk qualunque, lo avevamo addormentato e poi gli avevamo fatto fare scambio di cervelli. Ora eravamo pronti, il tizio dormiva ignaro di tutto e Alvin se ne andava tranquillo rimirando con malcelato orrore il suo nuovo corpo (mai contento lui eh?) 
- M-m-ma che orrore! Jeanette! Sei morta!!!! – disse ad un certo punto ed io lo afferrai per la collottola per evitare che uccidesse la  mia quasi-ragazza.
– Ora vai e fa quel che devi fare, noi non veniamo –
– D’accordo, sarò fantastico come sempre… tenetemi in caldo qualcosa! –
– E se ti scoprissero? – chiese Brittany preoccupata.
– Non preoccuparti Britt,  tornerò vivo. –
Detto ciò uscì dalla tana e non si vide più in giro.
Mandai un Picchio Muratore che avevamo conosciuto qualche giorno fa a seguirlo da lontano per tenerci aggiornati, lui volò fuori e lo attendemmo a lungo finchè, circa due ore dopo fu di ritorno.
– Allora? – gli chiesi.
– Harry l’ha bevuto. – disse lui. Noi fecimo un sospiro di sollievo.
– Ma… –
Trattenemmo il fiato.
– Cos’è successo! Continua! – gridai io scuotendolo.
– Alvin è… stato catturato. –
Iniziammo ad agitarci, dovevamo trovare un modo per salvarlo, uno qualsiasi, dovevamo agire al più presto.
– Dove lo tengono? A Chipmonkia? –
– No –
– E dove? –
– A Black Rock –
– Non ci voleva… e ora? –
– Andiamo a riprenderlo no? –
– Theodore ma che stai dicendo? –
– Io non lascio mio fratello tra le grinfie di quella bestia satanica di Marter! Andiamo a salvarlo. –
– Quanto ad Harry? È morto? – intervenne Eleanor.
– Ehm… no! –
– Cosa! Simon? Ma l’hai avvelenato o no? –
– Si che l’ho avvelenato… con veleno di… o no! Ho sbagliato sostanza! Gli ho dato l’indeboliatore! –
– Il che? –
– L’Indeboliatore, una sostanza che ho creato mischiando un veleno abbastanza potente con altre sostanze che potessero diminuirne l’effetto, serve solo ad indebolire, no ad uccidere! –
– Bravo Simon! Complimenti! – urlò Brittany con le mani nei capelli.
– Ed ora? –
– Dividamoci: io, Jeanette e Brittany andiamo a salvare Alvin, Theodore e Eleanor, voi andate ad uccidere definitivamente Harry. –
– Oddio, qualche mese fa non te lo avrei mai sentito dire, eravamo una band così tranquilla… –
 
Ci separammo dalla coppia più giovane ad una svolta e, mentre loro andavano verso Chipmonkia, noi ci dirigemmo verso Black Rock.
Eravamo abbastanza vicini quando ci piombarono addosso uno stormo di corvi i quali erano capeggiati da un gorsso esemplare, l’avevo già visto, Krokor.
– Bene bene, chi abbiamo qui? –
– Sai, adesso che ti guardo meglio mi sembra di averti già visto da qualche parte… no può essere, com’è che ci perseguitate da così tanto voi altri? –
– Ti sei ricordato la scena in cui uno dei miei compagni, cercando di uccidere Alvin si è fatto corrompere con una torta? Si, poi l’abbiamo punito.. cos’è, pensavi che fossi stato io? –
– Ehm… si! –
– Bene, verrete rinchiusi con tuo fratello, dopotutto siete stati scoperti, Marter sarà felice di avervi per cena… i vostri genitori erano così gustosi… chissà se lo sarete anche voi. –
– Non credo proprio! – disse Brittany sguainando gli artigli e incattivendosi.
Jeanette scagliò una luce abbagliante dalla mano che colpì Krokor sul becco, lui indietreggiò spaventato.
All’improvviso una strana figura si gettò dalla chioma di un albero li vicino e iniziò a colpire i corvi uno dopo l’altro finché non volarono tutti via,  quando la tormenta di piume nere si fu levata l’unico a rimanere fu un Chipmunk che non avevo visto, aveva il pelo di una tonalità molto scura, più scuro di me, le strisce erano bene in risalto di un bianco perlaceo, aveva chiari segni di vecchiaia, gli avrei dato trenta o quarant’anni.
– Mi scusi signore? Lei chi è? –
– Nessuno, ora venite, dobbiamo liberare vostro fratello. – disse lui scattando verso una piccola entrata e facendoci segno di seguirlo. Aveva una voce dal timbro già sentito, no riuscivo però a ricollegarlo.
Entrammo nel buco e seguimmo il Chipmunk misterioso finchè non sbucammo in un’ampia sala, li vi era una gabbia, forse rubata dagli umani, dove era rinchiuso Alvin.
Era seduto e si stava contemplando le mani della sua forma originale, si vede che l’avevano scoperto prima che potesse fuggire e avesse riacquistato troppo presto la sua forma normale.
– Ragazzi! Era ora, non potevate metterci di meno? –  chiese lui seccato.
– Ah, ci sei anche tu! – disse poi rivolgendosi al vecchio.
Lui iniziò a colpire le sbarre con un bastone di metallo… strano? Non l’avevo notato prima.
Liberato Alvin riuscimmo a fuggire appena in tempo ma furi vidi qualcuno aspettarci, Matt Fox era li appoggiato alla roccia.
– Ehi voi, dove credete di andare? –
– Tu? –
– Io –
Iniziamo a fuggire ma la volpe fu più rapida di noi e ci sbarrò la strada.
– Vi ammazzo ora o…  –
– …o ti ammazziamo noi? –
– E come crederesti di farlo? –
– Un modo lo trovo. –
– Voi andate, io lo distraggo. – propose il chipmunk e ci fece cenno di fuggire mentre lui se ne occupava.
 
Ci raggiunse poco dopo.
– Sono riuscito a distrarlo, dobbiamo nasconderci da qualche parte. –
– Strano, vedendoti ero convinto che avessi abbastanza esperienza per batterlo. –
– Vedi, non è molto che sono così… –
– Cosa intendi? – chiese Jeanette.
– A quanto pare il totem non è solo qualcosa che ti assegnano per distinguerti dagli altri, è una forma alternativa che potresti prendere in futuro. –
Io ero confuso.
– Di cosa stai parlando? Cos’è il totem? –
– Il totem è un nome che ti assegnano ad un certo punto in alcuni gruppi, una volta ne ottenni uno… Saggio Chipmunk…  –
– Aspetta un attimo, ciò significa che tu… non sei un Chipmunk? –
– Non lo sono stato almeno, vedi Brittany… io sono… –
– Com’è che sai i nostri nomi? –
– …Dave. –

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3426963