Beautiful soul

di CastielWinchester
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo Capitolo ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quarto ***



Capitolo 1
*** Primo Capitolo ***


Dean Winchester, come al suo solito, non stava seguendo la lezione di inglese di Mr  Brown, ma questa volta per un motivo ben diverso dal solito: i suoi occhi erano stati catturati dal nuovo studente: Castiel Novak.

A due banchi di distanza sedeva il nuovo protagonista di tutti i suoi sogni a luci rosse, (e anche delle luci di qualsiasi altro colore, veramente), e lo sguardo di Dean si manteneva fisso sul collo bianco e liscio come quello di un cigno piegato verso il libro di testo.
Studente diligente, non copriva la definzione.
Quando la campanella suonò, Dean si alzò in piedi senza nemmeno aspettare che il professore finisse di dare i compiti e si avvicinò al banco di Novak.

"Ehi", disse, appena l'altro alzò la testa dal suo diario. "Sono passato a salutare il nuovo arrivato", aggiunse, facendo scintillare il suo sorriso che aveva fatto capitolare tante splendide ragazze.
L'altro arrossì come della sterpaglia data alle fiamme. Dean osservò quello spettacolo delizioso con la stessa riverenza che altri avrebbero dedicato alle aurore boreali.
"Ciao", mormorò imbarazzato, in risposta, Castiel.
E in quel momento, i loro sguardi si incatenarono e a Dean parve di sprofondare dentro le iridi blu come l'oceano di Castiel.
"Ti va di uscire domani sera?", chiese, tutto d'un fiato, prima di perdere il coraggio, sentendosi, per la prima volta in tanti anni da playboy, impacciato.
L'altro riuscì nell'apparente impossibile impresa di arrossire di più.

"Dean, ti stavo aspettando", li interruppe un ragazzo meno che adolescente dalla porta.

Dean sospirò, in fastidito. Ovviamente, Sam riusciva a comparire nel momento meno inopportuno. D'altra parte, a cosa servono i fratelli se non a questo?

"Sam, non vedi che sono occupato?", disse, senza distogliere lo sguardo da Castiel, che non gli aveva ancora dato una risposta e il cui rossore non sembrava accennare a svanire.
"De, papà ci sta aspettando in macchina, sai che succede se facciamo tardi!", disse Sam, in tono lamentoso, stringendo a sé la cartella.

Nonostante il fastidio dato dalla presenza di Sam, Dean sapeva di dover raggiungere la macchina quanto prima, se non avesse voluto ripetere gli incontri ravvicinati con i pugni di suo padre. Rabbrividì.

"Arrivo, Sam, vai avanti", gli disse senza girarsi, sorridendo ancora a Castiel.
Sam sbuffò, e Dean poteva quasi immaginare la sua bitch face, e si incamminò.

"Allora?"
"... Va bene", rispose Castiel, stringendosi i libri al petto.
"E' un appuntamento", aggiunse Dean, sorridendo, intenerito dallo spettacolo del viso arrossato di Castiel.
Qualcosa nel suo aspetto gli ricordava quello di un gattino nero dal pelo arrufato. Adorabile.
"A domani", disse, salutando, dalla porta, prima di voltarsi e seguire suo fratello, verso casa.






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Note: Il primo capitolo è molto corto, ma fatemi sapere cosa ne pensate! Baci. :)

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo ***


Appena arrivati a casa, Sam si voltà a guardarlo e disse: "Allora, quel tipo nuovo nella tua classe..."
Dean boccheggiò, spiazzato dalla sfacciataggine di suo fratello.
"Non preoccuparti, Dean", aggiunse Sam, "il tuo segreto è al sicuro con me"
"Quale segreto?"
"Conosco la tua faccia quando sei innamorato di qualcuno"
Dean aprì la bocca, deciso a mettere fine al fiume di stupidaggini che stava sentendo.
"Anche se non ti ho mai visto così preso da nessuno", aggiunse Sam, guardandolo negli occhi.
"E' evidente che oggi non stai bene, fratellino"
"So che sei innamorato di quel ragazzo e voglio solo che tu sia felice, Dean"
"Meglio che vai subito a dormire, Sam, è chiaro che devi aver battuto la testa", disse Dean, cercando di sviare il discorso e abbassando gli occhi per non incontrare quelli castani e attenti di Sam.

Al piano di sotto, John Winchester stava già con una birra in pugno alle quattro di pomeriggio. Dean si sentì stringere lo stomaco.
Suo padre non era più stato lo stesso dopo la morte della loro amata madre. Dodici anni fa, sul soffitto della loro camera da letto era bruciata anche la sua felicità e buona parte di quello che, di fatto, era John Winchester, per lasciare l'involucro di un uomo incapace persino di amare i suoi figli, che avrebbe per sempre compreso soltanto la lingua della vendetta.

"Dean. Dove stai andando?"
Dean, quasi sulla porta, si voltò per fronteggiare suo padre.
"Da nessuna parte, sir".
Suo padre lo scrutò per un momento, prima di ingoiare un altro sorso di birra.
"Vai di nuovo dietro le gonne di qualche sciocca ragazza, eh?"
"No, io..."
"Bene. Vedi di tornare in tempo per preparare la cena. E vedi di usare le precauzioni, cristo santo", borbottò, prima di tornare in salotto.

Dean, inghiottì la saliva, con il cuore ancora in gola e la nausea al pensiero di cosa avrebbe fatto suo padre se avesse scoperto della sua cotta per il nuovo ragazzo.
Il solo pensiero di Castiel servì a tirargli sù il morale.
Non vedeva l'ora che arrivasse la sera seguente.

Si voltò, aprì la porta della loro casa in affitto e che cadeva quasi a pezzi, ed uscì nel sole del pomeriggio, diretto in città.

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


Una volta in città, Dean si infilò nel primo bar sulla strada e ordinò da bere.
Non sarebbe diventato come suo padre, ma quello era un convincimento per un altro giorno. Quel giorno avrebbe buttato giù il suo drink e sarebbe andato a comprare una camicia passabile per la sera seguente.

Così fece.


Una volta a casa, scivolò in cucina e compose il numero di telefono scarabocchiato in fretta da Castiel sull'angolo del suo libro di scienze sulla tastiera del vecchio apparecchio appeso al muro.
Tuuu Tuuu - Stava quasi per agganciare, quando gli rispose una voce conosciuta.
"Pronto?", disse e Dean sentì che quella era la parola più bella che avrebbe mai potuto udire nella sua intera vita.
"Sono io", rispose dopo un momento di esitazione.
"... Io chi?", chiese Castiel, vagamente turbato.
"Dean", balbettò, preso in contropiede.
"Oh", rispose Castiel, all'altro capo della linea e quasi lo sentì arrossire senza nemmeno vederlo.
"Volevo dirti che domani sera ti passo a prendere alle sette e mezza. Okay? Okay", disse, tutto d'un fiato, prima di agganciare.
Rimase in cucina qualche momento, prima di riuscire a riprendere fiato e voltarsi, solo per incontrare lo sguardo deluso e tradito di suo padre.

"Castiel non è un nome femminile", disse John Winchester stringendo i pugni.
Dean si sentì morire.
"No", concordò, sconfitto, qualcosa dentro di lui incapace di ribellarsi a suo padre.
"Conosco quel nome. E' il figlio dei Novak, quel ragazzino inquietante in fondo alla strada. Dean, come hai potuto?"
"Potuto cosa? Papà, questo sono io! Sono gay!", gridò, liberandosi di quel segreto che lo stava mangiando dentro da tanto tempo. "E se questo non ti sta bene, mi dispiace deluderti, ma non posso cambiarlo!"
"Dean, cosa diavolo..."
"Odiami quanto vuoi per questo, ma sono io! Dovrai odiare tutte le parti di me!"
"Non so da dove tu abbia preso questa ridicola idea - "
"Non c'è niente di ridicolo nel mio amore per Castiel!"
"Bhè, permettimi di dissentire, figlio mio", ruggì John Winchester, riappropriandosi della conversazione. "Gesù - " sbuffò, quando Dean rimase in silenzio. "Pensi che abbia problemi con i finocchi? Hai visto tuo fratello, Dean? Quello che vuole sempre parlare di sentimenti e ha mezzo guardaroba viola? Pensi che non lo prenderà nel culo tra una decina d'anni? Pensi che abbia qualche problema con questo? No. Ma per l'amor del cielo, smetti di vedere quel tizio inquietante e ritardato della tua classe, figlio mio", scandì chiaramente John, prima di aprirsi la prima birra della serata. Dean notò quasi come fosse una rivelazione, che la birra era analcolica.
"Thò, prendine una", aggiunse, tirando una lattina a Dean, prima di uscire dalla stanza.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo Quarto ***



La sera successiva, Dean indossò la camicia che aveva comprato a pochi dollari al negozio all'angolo e appiattì con le mani le falde della giacca, mentre Sam lo osservava da sopra i libri di scuola.
"Buona fortuna, Dean"
"Grazie, fratellino"
"E ricordati di dirgli come ti senti. Meriti di essere felice"
"E tu ricordati di prendere le medicine", borbottò scherzando - ma non tanto - prima di avviarsi per le scale di casa.


 Parcheggiò l'Impala davanti casa dei Novak.
Si asciugò il sudore sui palmi delle mani passandoseli sui pantaloni e alzò lo sguardo verso le finestre del salotto, chiedendosi se avrebbe dovuto suonare. Ma la risposta era no, perché dopo pochi attimi, la porta della casa si aprì e ne uscì fuori un angelo.
O quello che Dean immaginava sarebbe dovuto essere un angelo, visto che la faccia imbarazzata di Castiel era la cosa più celestiale che aveva mai visto, almeno dalla pie che aveva mangiato a colazione proprio quella mattina.
"Ciao", sussurrò imbarazzato l'angelo in questione.
"Ciao, splendore", disse Dean, fingendo una sicurezza che non sentiva. Scivolò fuori dall'auto e andò ad aprirgli la portiera. Castiel gli sorrise, sedendosi in macchina e lasciando a Dean il compito di comportarsi da gentiluomo.
"Dove andiamo?", chiese Castiel, fingendo di guardare distrattamente fuori dal finestrino.
"A guardare la libertà", disse Dean, mettendo in moto e puntando il muso dell'Impala verso la costa con il mare come una distesa nera sotto la trapunta del cielo.


Dopotutto, "La libertà" era un film.
Il minuscolo cinema poco fuori la città lo dava come unico film in programmazione. Le sedie erano disastrosamente scomode e i popcorn erano senza sale e il film non era davvero questo granché.
Non che Dean stesse davvero seguendo la trama, distratto dal profilo di Castiel nel buio.

La luce dello schermo illuminava il profilo regale come quello di un nobile a cui Dean si sarebbe inginocchiato per giurare fedeltà (e anche per altro, a pensarci bene) e il modo in cui le dita portavano alla bocca i pop corn gli faceva venire in mente pensieri poco casti, pensò, contemplando i pop corn che scivolavano dal viso dell'altro, finendogli in grembo.
Chi diavolo avrebbe mai potuto sbrodolarsi con i pop corn, se non Castiel, pensò Dean, con un moto di tenerezza e stizza.

All'ennesimo pop corn che gli scivolava di bocca, Dean, affascinato, si chinò verso di lui e fece incontrare le loro labbra. Sentì Castiel arrossire sotto le sue mani e il sapore di sale sulle sue labbra. Il che era vagamente strano, visto che i pop corn erano sorprendentemente sciapi, pensò, distraendosi solo un momento.

I titoli di coda non avevano iniziato ancora a scorrere sullo schermo, quando Dean prese per mano Castiel e lo portò sulla riva del mare.

La sabbia era bagnata sotto i loro pantaloni, ma a loro non importava, erano giovani e felici e innamorati e Dean si alzò in piedi e lo gridò contro il mare, contro il vento e contro tutto, gridò che non gli importava se suo padre e suo fratello l'avrebbero odiato perché diverso, perché gli piacevano i ragazzi, perché gli piaceva Castiel e Castiel rimase lì, gli occhi fissi su Dean o sul mare, non avrebbe saputo dirlo, ed era la cosa più bella che avesse visto Dean, anche se al buio non si vedeva altro che il nero del mare, ma non gli importava, lo sapeva e basta.

"Andiamo a vivere insieme", disse Dean, fiero e feroce a Castiel, che sembrò improvvisamente ancora più piccolo e sperduto e bisognoso di protezione, quella protezione che solo Dean avrebbe potuto offrirgli. "Lascerò papà e andremo a vivere da qualche parte sulla costa, solo io e te, è quello che ho sempre voluto. Verrai con me?"
"Dean, ma la scuola..."
"Al diavolo la scuola e le famiglie e tutto, andiamo a vivere insieme, vicino al mare, dove il rumore delle onde possa fare da eco ai mari dentro di noi"
Castiel piegò di lato la testa e Dean gli sembrò immenso più del mare alle sue spalle ed altrettanto minaccioso.
"Va bene, verrò", disse, e poi sorrise.





Passarono molti anni felici insieme, fino a quando la mattina del trentesimo compleanno di Castiel, un fulmine colpì Dean proprio mentre metteva a riparo le rose preferite di suo marito, nel giardino della loro casa.

Più tardi, ridendo in preda allo shock, Castiel avrebbe pensato che il mare dentro di Dean non era stato di grande aiuto, visto che l'elettricità si espanse in tutto il suo corpo e morì carbonizzato.

In preda al dolore, Castiel si suicidò.






FINE.


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