Secrets

di Trish96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Un insolito artista di strada ***
Capitolo 3: *** Doppia vita ***
Capitolo 4: *** Segreti celati ***
Capitolo 5: *** Un oscuro passato? ***
Capitolo 6: *** Il Capo ***
Capitolo 7: *** Nuova Missione ***
Capitolo 8: *** Il Ballo (Prima Parte) ***
Capitolo 9: *** Il Ballo (Seconda parte) ***
Capitolo 10: *** Paradiso ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


La storia si svolge 6 anni dopo le elezioni del nuovo presidente degli Hunter.
 Il giovane Killua, ormai 21enne, viaggiava con sua sorella per il Giappone.
 Si era ripromesso che non l’avrebbe lasciata più sola e avrebbero visitato il mondo come più lei desiderava. Alluka, che ora era 17enne, soffriva però di una strana malattia che la portava spesso ad avere cali di pressione e la faceva svenire da un momento all’altro, ovunque si trovasse.
 Per questo motivo il giovane ragazzo le era sempre accanto il più possibile,preoccupato dal fatto che le potesse succedere qualcosa.
A quel tempo si trovavano in Hokkaido, in un piccolo paesino di un’isola molto pacifica e rilassante, a parte per qualche giornata di festosità troppo chiassosa.
 Il giovane aveva comprato alla ragazzina il suo gelato preferito. Ella lo stava pregustando con gioia, molto lentamente e con fare possessivo, come se le sarebbe potuto sfuggire da un momento all'altro.
Era seduta su una panchina di legno duro, a fianco al fratello. Terminato il gelato si alzò in fretta in piedi e incominciò ad aggirarsi tra i banchi zeppi di merci.
Ciondolava qua e là tra le bancarelle del posto; era una giornata di fiera, affollata e si sentiva anche della musica soft in lontananza.
 Killua disprezzava questi eventi tipici, ma non aveva mai proferito parola di sfogo per non turbare l’animo della sorellina.
Se a lei piacevano, andava bene così.
Sapeva quanto aveva sofferto dentro quella casa per anni. La loro casa. Lasciata chiusa a chiave dentro una stanza segregata, con giusto qualche peluche per non farla sentire abbandonata a se stessa, in una stanza completamente vuota e scialba.
Per andare a trovarla bisognava chiedere addirittura il permesso e non sempre questo veniva accordato. Al rimembrare ciò Killua parve avvampare di rabbia e strinse i pugni.
Non era riuscito mai a fare niente per rovesciare la situazione e ora voleva come scusarsi per tutto quello che ella aveva dovuto subire in silenzio, senza che lui reagisse per difenderla. Forse era troppo piccolo... forse non ne era in grado... ma adesso era tutto diverso. Aveva giurato a se stesso di proteggerla dalla sua famiglia.
 Alluka:- Killua! Andiamo al parco qui vicino? Ho sentito delle persone qui intorno che dicevano che c’è un artista che fa ritratti e disegni di vario genere... volevo andare a vedere.
- Killua:- Si va bene... però non facciamo tardi anche oggi.-
 Il ragazzo si alzò in piedi e mise le mani in tasca come era suo solito fare mentre camminava. Toccò qualcosa di quadrato e si ricordò di avere con sé il portafoglio. Approfittò per controllare quanti soldi avesse ancora a disposizione e si accorse di essere ormai quasi al verde.
 “Dannazione... mi devo trovare ancora un lavoro.” pensò preoccupato, aggrottando le sopracciglia.
Killua di tanto in tanto si teneva impegnato con lavori part-time che trovava per poter andare avanti e continuare a viaggiare con Alluka.
 Lei faceva la “donna di casa” e preparava da mangiare, mentre lui si occupava del rendito per poter pagare gli affitti ragionevoli delle bettole che occupavano... che tutto sembravano meno appartamenti vivibili per dei civili.
Ma purtroppo dovevano in qualche modo risparmiare. Nonostante questo, erano stati 6 anni tranquilli e gioiosi.
Degli Zoldyck non si era vista neanche l’ombra.
Camminando tra la folla, seguendo la piccola figura esile della ragazza, delle persone presero a spingere e spalleggiare. Killua si stava lentamente innervosendo... di lì a poco avrebbe fatto una strage se non ne fosse uscito in fretta.

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Capitolo 2
*** Un insolito artista di strada ***


Davanti a loro si presentò un’ampia distesa verde ricca di vegetazione, con alberi qua e là e aiuole che esibivano con maestosità un’esplosione di fiori colorati. Un forte profumo pungente si sentiva anche a debita distanza.
Era una giornata d’estate molto calda, Killua si avvicinò ad una fontanella a forma di conchiglia in marmo, raccolse l’acqua corrente posizionando le mani a coppa e si rinfrescò il viso. L’effetto del liquido fresco sul volto dava una sensazione di rinascita come svegliatosi da un incubo, che in quel caso era il forte calore estivo.
Si sedette poi su una panchina a fianco, con i gomiti poggiati sullo schienale osservando il prato e guardando il cielo. Quelle poche nuvole che si vedevano erano mosse da una brezza di venticello fresco come cani che giovano a rincorrersi.
Davanti a lui c’era un’allegra famigliola, che si divertiva con due cagnolini lanciando loro un fresbee. Litigavano tra di loro per chi avrebbe preso il giocattolo lanciato dalla padrona.
Spostando lo sguardo a destra, vide altre persone chiacchierare e spettegolare allegramente sedute in terra, preparando un picnic.
Era un posto alquanto sereno.
Intanto Alluka passeggiava alla ricerca del famoso artista di cui in fiera tutti parlavano.
Alluka:- Dove sarà? Lo voglio trovare ad ogni costo.-
Come a voler esaudire il suo desiderio, seduta a terra gambe incrociate, poco più avanti, con un book in mano, c’era una ragazza dai capelli rossi che disegnava.
La ragazzina si avvicinò alla rossa osservando il movimento della matita che teneva fra le dita della mano destra, creava dei corpi di persone senza molto difficoltà con gesti semplici e delicati, quasi le venisse naturale.
Alluka:- Che meraviglia…-
La ragazza alzò lo sguardo in direzione di Alluka, la quale poté notare chiaramente le bellissime iridi cioccolato accompagnate da uno sguardo felino, risaltato da un contorno a matita nero.
-Ti ringrazio- Disse aggiungendo un sorriso delicato come la sua pelle.
Alluka:- Posso vederne alcuni?-
La ragazza tirò fuori da uno zainetto giallo canarino, che aveva appoggiato alla sua destra, a fianco alla coscia, un altro book da disegno e glielo porse.
La castana prese a sfogliarlo entusiasmata e ne rimase estasiata. Quei fogli di carta raffiguravano ritratti di persone talmente perfetti che sembrava uscissero fuori. Altri schizzi raffiguravano invece paesaggi o personaggi di fantasia, tutti estremamente perfetti. Da metà quaderno in poi però il genere dei disegni cambiò drasticamente, disegni di demoni e bestie terrificanti. In un’illustrazione che colpì la ragazzina figurava  un demone, dal busto alla testa umano e tutto il resto bestia. Aveva corna appuntite, mani artigliate portate al viso come a scorticarlo. Piangeva sangue nero, le lacrime colavano lungo il viso copiose. Riuscivano a percepire da esso emozioni che l’immagine stessa voleva trasmettere: Disperazione, odio, terrore. Notò anche che aveva un buco nel petto, lì dove doveva esserci posizionato un cuore che invece mancava, colava una striscia nera che andava a disperdersi sfocata nel disegno.
Legato con delle catene che si intrecciavano a collo e braccia, come per rendere impossibile il solo pensare ad un movimento, per tenerlo come prigioniero.
Alluka:- Sei.. sei bravissima.. questo deve essere un dono di natura. Ma questo disegno è così triste..-
Disse girandolo.
-Ecco.. disegno quello che mi viene in mente senza un motivo ben preciso, a seconda di come mi sento in quel momento.. ma solitamente faccio ritratti per le persone-
La castana continuò a sfogliare, ma non c’era un solo schizzo che trasmettesse serenità o amore, erano tutti malinconici o spettrali.
Alluka: - Qual è il tuo nome?-
Misao:- Io sono Misao, molto piacere. Tu invece?- Aggiunse poi con un grazioso sorriso.
Alluka:- Io sono Alluka.- Imitando il gesto della ragazza.
La rossa era una ragazza minutina dal corpo delicato e magro, ma formoso. La folta chioma rossa fino al seno, risplendeva dei raggi solari come un faro illumina il mare nella notte.
Portava un abitino a bretelle bianco candido molto corto, che le ricopriva a fatica le cosce.
Il sorriso che proveniva da quelle labbra era così sincero e puro che alla ragazzina parve di aver incontrato una vera e propria dea.
Misao:- Posso farti un ritratto? In onore del nostro incontro oggi, che ne dici?-
Alluka:- Ooh si! Mi piacerebbe molto!.-
La rossa riprese il suo album da disegno e impugnata la matita incominciò la sua opera, quando ad un tratto una figura di un ragazzo dai capelli argentei si avvicinò verso di loro. Si sentì una voce in lontananza.
Killua:- Alluka.. non pensi che sia ora che ce ne andiamo?-
Alluka:- Un momento fratellone! Mi sta facendo un ritratto!-
Ella alzò gli occhi che un momento prima erano impegnati a seguire i movimenti della matita per tracciare un contorno di uno schizzo di un viso, e incontrò quelli del ragazzo ormai arrivato davanti a lei.
Rimase affascinata dalla bellezza misteriosa del giovane alto e con un fisico tonico e mascolino, le iridi azzurre e limpide come l’acqua del mare. Portava una canottiera nera aderente e dei pantaloncini di jeans fino al ginocchio. Le braccia possenti e muscolose stavano conserte mentre osservava incuriosito il suo lavoro.
Killua:- è lei l’artista che cercavi?-
Alluka:- Si!-
Gli occhi indagatori di lui la guardavano come se fosse una principale sospettata di un omicidio.
Ella si sentì addosso uno sguardo pesante e provò disagio, cercò poi di non pensarci tornando a ritrarre.
D’un tratto Alluka, intenta ad osservare il lavoro della ragazza, perse i sensi. Il fratello la sorresse al volo e la prese in braccio. La testa di lei poggiava sulla spalla di lui.
Killua:- Ecco.. io lo sapevo.. non devi esagerare a stare troppo fuori casa.-
Misao:- Cosa le è successo?- Disse con tono preoccupato mentre si alzava posando tutto sul suolo.
Killua:- Niente di allarmante, adesso ce ne torniamo a casa.- Disse girandosi di scatto e cominciando a camminare.
Misao:- Aspetta! Ho un appartamento proprio qui vicino! Possiamo distenderla li fin quando non si riprende, non puoi portarla in giro così!-
Il ragazzo si voltò e ci pensò un istante. Aveva ragione lei, la loro baracca era piuttosto lontana,e forse in quel momento non era proprio il caso di girare con Alluka in braccio svenuta e poi ogni appartamento era migliore del loro, quindi acconsentì finché non si fosse ripresa, anche se era piuttosto titubante. Andare nella dimora di una sconosciuta non era il massimo che ci si potesse aspettare.
***
L’appartamento della ragazza era molto accogliente, ma piuttosto piccolo e con lo stretto indispensabile.
Appena si entrava, vi era uno stretto corridoio prima di vedere la cucina, con le pareti bianche e il pavimento in parquet.
Al centro della stanza c’era un grosso tavolo bianco rotondo e 4 sedie di legno. Il salotto era poco più avanti, comprendeva un solo lungo divano che dava sul viola e una televisione a schermo piatto grossolana.
A destra partivano due stanze, il bagno e la camera.
Killua poggiò delicatamente la sorella sul letto, mentre la rossa aveva già preparato uno straccetto imbevuto d’acqua da metterle sulla fronte.
Misao:- Oggi fa proprio molto caldo..- Disse guardando fuori dalla finestra.
Killua: -Già- Si limitò a rispondere.
L’albino si sedette per terra, di fronte al letto dove riposava la sorella, appoggiato con la schiena al muro, le gambe portate al petto e le mani ai rispettivi lati che toccavano il pavimento. Guardò per un po’ la fanciulla, poi spostò lo sguardo verso la finestra alla sua destra.  Scrutava gli alberi mossi dal vento e le foglie cadere volteggiando nell’aria in un turbinio,come stessero danzando.
Il sole stava tramontando e adornava il cielo con un colore arancione intenso, misto al grigio.
Misao le si sedette accanto.
Misao:- Hai.. fretta di andartene?- C’era come un tono malinconico nella sua voce.
Killua:- Non proprio..- Il ragazzo teneva gli occhi fissi ancora verso la finestra, come perso nei suoi pensieri.
Misao:- Allora perché fissi la finestra incessantemente?-
Il ragazzo si voltò con lentezza verso di lei, guardandola intensamente nelle pupille per qualche istante, senza parlare,poi distolse lo sguardo.
Killua:- Ti ringrazio per averla accolta qui.-
Misao:- Ma figurati..-
Killua chiuse gli occhi e portò le mani dietro alla nuca schiacciandole contro il muro.
Misao si sentì quasi ignorata, si alzò di colpo e andò verso la cucina.
Poco dopo Alluka si riprese e si mise a sedere sul letto.
Alluka:- Fratellone? Dove siamo?-
Killua:- Alluka sono qui. Siamo a casa di quell’artista che hai conosciuto oggi. Ti ha ospitata dato che sei svenuta..-
Alluka: - Devo ringraziarla! Dov’è ora?-
Misao:- Eccomi. Ho preparato un po’ di tè, ne vuoi?- Disse rientrando nella camera in modo euforico, portando in mano un vassoio con 3 tazze di tè.
Alluka:- Grazie mille Misao! Grazie per tutto!-
Misao sfoggiò uno dei suoi sorrisi più belli e si accomodò vicino alla ragazzina porgendole il tè.
Ormai si era fatto quasi buio e l’artista concesse loro di rimanere lì per tutta la notte.
All’inizio Killua non era molto d’accordo, ma vedendo Alluka felice per aver trovato finalmente un’amica, decise di accettare. In questi sei anni stando sempre con il fratello per lei era difficile trovarsi amici con cui parlare, anche se l’albino la spronava a trovarsene alcuni,lei non ci riusciva. Un po’ per la sua indole molto timida e riservata, ma anche perché in tutti gli anni precedenti era stata rinchiusa in casa,  le uniche persone che vedeva tutti giorni incessantemente erano al massimo i membri della famiglia Zaoldyeck. Non era abituata a relazionarsi con le persone.
Per tutto il resto del tempo Misao e Alluka parlarono e scherzarono fino ad addormentarsi insieme.
***
Il ragazzo riposava in uno stato di dormi veglia sul divano, appoggiato con la testa su un bracciolo e disteso. Per questioni di altezza era costretto a tenere le gambe piegate. Dormiva profondamente molto raramente. Gli bastavano anche 3 ore di sonno al giorno per sentirsi rinvigorito e durante la giornata non  risentiva minimamente della stanchezza.
Specialmente ora che non provava poi questa grande tranquillità, dato che doveva coricarsi in una casa non sua.
Non riusciva proprio a chiudere occhio.
 
D’ un tratto sentì dei passi.. anche se leggeri, alle sue orecchie esperte risuonavano perfettamente.
L’albino sbarrò gli occhi.
Killua:- Dove stai andando?- La voce echeggiò nel salotto.
Erano all’incirca le 3 di notte, fuori stava incominciando a piovere e il vento si era fatto gelido.
La figura in penombra si bloccò all’istante.
Il giovane si alzò dal divano e con fare fulmineo,  in pochi secondi si posizionò dietro di essa. La riconobbe nonostante l’oscurità, quei capelli così lisci e lucenti sfavillavano sotto il chiarore della luna che usciva fievole da una finestra.  Era “lei”.
Misao impallidì, ma tentò comunque di continuare nel suo intento di avvicinarsi alla porta e uscire, stava per poggiare la sua mano delicata sul pomello, quando l’albino la precedette mettendoci la sua forte, bloccando l’unica via d’uscita che tanto ardiva la ragazza. Per renderle le cose ancora più difficili e impedirne la fuga, l’altra mano andò ad appoggiarsi sulla soglia a pochi centimetri dal viso di lei.
Come temeva era tutto inutile. Impossibile sfuggirgli.
Erano vicini,forse troppo, poco spazio andava a separare i loro corpi, ella si sentiva come in trappola. Prigioniera dalle forti braccia di lui.
La ragazza sentiva il suo caldo respiro andarle a solleticare la spalla scoperta. Era vestita con abbigliamento comodo, una canotta nera e pantaloncini neri.
Si voltò lentamente verso di lui.
Misao: - Lasciami andare..-

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Capitolo 3
*** Doppia vita ***


Killua:- Che cosa stai facendo?-  Il tono del ragazzo era cupo. Le corsero dei brividi lungo la schiena.
Anche nella penombra riusciva a scorgere perfettamente lo sguardo di lui,puntato su di lei.
Misao:- Non voglio svegliare Alluka, ma non ti ripeterò un’altra volta di lasciarmi andare.- Disse risoluta.
Lui continuava a guardarla sospettoso, senza proferire parola.
Misao: -Dai.. te ne prego.- La sua voce ora era cambiata, diventando quasi supplichevole.
Killua:- Cerco solamente una risposta da te e poi sei libera di fare quello che ti pare. Voglio sapere per quale motivo stai sgattaiolando fuori di casa TUA, in questo modo, alle 3 di notte. Sta anche piovendo.-
Misao:- Io non..- Non riuscì a spiccicare una frase, le parole le morirono in gola.
Killua: - Ah? Ora ti sei mangiata la lingua per caso?- Disse in modo sarcastico.
Misao si infastidì. Spostò la visuale dall’albino alla sua destra e poi sinistra, cercando una possibile via di fuga che al momento sembrava non trovare.
Killua:- Stai cercando di scappare?Ahahaha. E va bene, se non vuoi dirmelo non mi interessa, va’ pure.-
Killua con una spinta sulle braccia si staccò da lei e tornò a sedere sul divano. La rossa non sprecò neanche un secondo di più, approfittò del momento per sgattaiolare fuori dall’appartamento.
Prima che uscisse però, il ragazzo notò un flebile bagliore provenire dalla tasca dei pantaloni di lei. Un oggetto misterioso era stato colpito dalla debole luce lunare proveniente dalla finestra.
“Ma che strano, sembrava proprio un tipico luccichio delle lame.”
Spinto dalla curiosità di sapere quali fossero le reali intenzioni della ragazza, uscì anch’esso e prese a pedinarla. Per lui era un gioco da ragazzi, era un esperto del mestiere.
“ Prima regola dell’assassino, celarsi nell’ombra e attaccare il nemico quando si è certi di andare a colpo sicuro. Era da tanto che non mi capitava più di tornare ai vecchi tempi” Pensò scherzosamente.
“ Non ha usato neanche lo Zetsu. È senza speranza.”
***
La ragazza correva impetuosa, immersa per le vie del paesino ormai buio e deserto. La pioggia picchiettava pesantemente sul terriccio, ora diventato molliccio a causa sua.
Tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un elastico per capelli e cercò di aggiustarseli in una coda di cavallo come meglio poteva.  Quel rovescio li aveva ridotti ad uno stato pietoso. Incollati al viso e zuppi.
 “Io non lo sopporto quel ragazzo. Ha il potere di farmi sentire inerme, come un serpente che avvinghia la sua preda. Ora che ci penso neanche mi ha detto il suo nome. Chissà come si chiama. Però… io ci tengo veramente ad aver trovato un’amica.. ad Alluka.”
Misao era in balia dei suoi pensieri quando si accorse di essere arrivata a destinazione.
Alla sua destra un possente cancello in marmo separava un giardino maestoso e ricco di vegetazione da una spoglia e arida strada.
“Il tizio in questione di soldi ne ha a palate. Guarda che villa.”
Utilizzando le sue doti da combattente esperta, frutto di tantissimi allenamenti e sofferenze, scavalcò l’ingresso senza grandi difficoltà e si addentrò.
 “Speriamo di non incontrare nessuno.. vediamo un po’.. dovrebbe trovarsi qui da qualche parte.”
Misao ormai dentro all’edificio, silenziosamente  cominciò ad aprire le porte di varie stanze, senza però trovare ciò che cercava.
Poi finalmente in una sala, che comprendeva un bianco divano in pelle imponente, una televisione che occupava tutta una parete, al centro, poggiato sopra un tavolino da tè in legno, dentro un recipiente in vetro, c’era l’oggetto che lei tanto bramava.
Osservò un po’ in giro prima di avvicinarsi ad esso, le pareti erano contornate da quadri di vario genere, ma l’oscurità della stanza non ne faceva distinguere i colori e molto bene le forme.
Solo il chiarore fioco della luna, che entrava da una grande vetrata, illuminava un po’ la stanza.
 “Eccolo.. perfetto.”
Immerse il braccio nell’alto contenitore, la vista della sua mano li dentro che si muoveva a raggiungere “l’oggetto” la rendeva squadrata e smussata. Essendo grigio nera per mancanza di luce, le venne in mente la tipica storia macabra della mano di un mostro, che esce da sotto il letto, per intrappolare le sue vittime nell’oblio.
Da quella prigione di cristallo ne uscì fuori un pezzo di carta antico e pieno di scarabocchi.
Misao riuscita apparentemente nel suo intento tirò un sospiro di sollievo, non accorgendosi, però, che dietro di lei una cane. Parlando più nello specifico era un Rottweiler imponente.
La sagoma ringhiante pareva stare per attaccare, quando invece si sedette e incominciò ad ululare.
Misao si irrigidì.
Misao:- Stai zitto – Quasi sussurrò, ma ne uscì solo un suono che pareva più un lamento.
“Oh no.. finiranno per scoprirmi!”
Scattò verso la soglia sorpassandolo, ma come se le avessero letto nel pensiero, ad attenderla all’uscio c’era un uomo. Cominciò ad avanzare in direzione della ragazza, mentre lei indietreggiava allarmata.
-Ziva, adesso basta puoi andare.-
Il cane, che aveva smesso di ululare, prese alla lettera le parole del padrone e se ne andò.
-Ma guarda guarda.. chi abbiamo oggi? Una giovane ragazzina.. dimmi cara, quanti anni hai?-
Misao:- Quelli di cui non dovresti interessarti.-
L’uomo che lei aveva di fronte sembrava essere sulla trentina, con lo sguardo freddo penetrante dalle sue iridi, nere come il carbone.
Portava i capelli tirati su a mo’ di cresta,di un colore argenteo misto al bianco.
Misao mise le mani nella tasca stretta dei suoi pantaloni, tirò fuori due pugnali dalla lama ricurva e affilata. L’impugnatura era formata da un agglomerato di serpenti neri, incisi nel metallo, avvinghiati tra di loro.
-Ohi, ohi, ohi, vuoi fare la dura?-
La rossa cercò di prendere la concentrazione necessaria per l’inizio di quello che sarebbe diventato ora un duello. Doveva portare a termine la sua missione a qualunque costo.
Il trentenne sfoderò una spada piuttosto semplice, ma tagliente. Con un balzo la scagliò in direzione della ragazza con l’intento di tagliarla a metà. Misao era veloce. Prontamente bloccò la lama con i coltelli. Essa aveva quasi raggiunto la sua punta del naso. Con forza spinse indietro la Katana di lui, accompagnando un calcio allo stomaco. Riuscì a liberarsi dalla situazione.
“è forte.. forse un po’ troppo.”
La ragazza, con la mano destra che brandiva l’arma,sferrò un colpo a ventaglio contro la spada di lui,le armi si toccarono stridendo. Quest’ultima volò via conficcandosi dentro una parete alla loro destra. L’uomo ora era disarmato.
Dopodiché lei mise a segno ben due calci girati in pieno viso, ma come risposta ebbe solo un sorriso malefico da parte di lui.
Rimediò cercando di assestargli un fendente dritto all’addome, mirando agli organi vitali, ma invano.
L’uomo bloccò le mani di lei con le sue, tenendola ben ferma sui polsi, talmente forte che stava quasi per spezzarglieli.
Lei cominciò a dimenarsi e a tirare calci dove gli capitava, cercando di sfuggire a quella morsa troppo pesante e possente. Era chiaramente in difficoltà, nonostante la sua esperienza, quell’albino era di un livello troppo superiore.
Misao:- Dannazione!-
L’uomo la scaraventò verso destra, contro la vetrata. La ragazza volò letteralmente contro la parete con appesa la televisione. Sbatté rovinosamente la testa creando un bozzo contro il televisore a schermo piatto.
-Ora mi dovrai ripagare del televisore nuovo che avevo appena comprato.. lo sai vero?- Aveva un tono schifosamente malizioso.
-Poi  da brava bambina.. quale sei, ridammi il pezzo della mappa.- Adesso era accigliato.
Misao si rialzò quasi immediatamente, purtroppo però durante la colluttazione aveva perso un pugnale e l’altro giaceva ad un metro di distanza da lei. Tese la mano, buttandosi per riprenderlo, ma il trentenne fu più veloce e calpestò il coltello per non farglielo prendere. Prese la ragazza per i capelli e la lanciò nuovamente contro il muro.
Misao: - AAAAH!-
Ella non fece in tempo a riaprire gli occhi che si trovò sollevata per il collo come un salame. La mano grande di lui stringeva il suo esile e fragile collo,quasi in procinto di spezzarsi, premendo la rossa testa contro il muro.
-Sarebbe uno spreco ucciderti o massacrare quel bel visino che ti ritrovi.-
Misao:- La..lascia..-  Alla rossa mancava il respiro, si sentiva svenire.
Pian piano cominciava a sentire pesanti le palpebre, a vederci sfocato.
Sentì una mano intrufolarsi sotto la sottile stoffa dei jeans. Una presa possessiva su una coscia la fece quasi sobbalzare impercettibilmente, poiché non aveva più le forze necessarie per muovere anche un solo muscolo.
L’argenteo poi, tirò fuori il pezzo di carta dalla tasca di lei.
D’un tratto per Misao fu tutto buio, l’ultima cosa che balzò ai suoi occhi fu un semplice lampo… una scintilla azzurra. Quello che bastò per non farla cadere totalmente nell’oblio, in preda all’oscurità e disperazione.
***
-Và ALL’INFERNO!!-
-Io sono già all’inferno.-
“Sento delle voci e.. e del calore.. mi sento bene. È una sensazione rassicurante” Misao aprì lentamente gli occhi, ancora un po’ stordita dall’accaduto.
Killua la teneva in braccio, stretta. Lei teneva la testa appoggiata sul petto di lui, accoccolandosi.
Il tepore che emanava quel corpo tonico e forte le dava un senso di protezione. Sarebbe rimasta così per sempre se solo avesse potuto. Ma si rese conto della situazione solo qualche istante dopo, capendo di essere tra le braccia dell’albino.
Per un attimo si spaventò e cercò di allontanarsi da lui dimenandosi.
Killua: - Ma perché ti spaventi??!! Ti ho salvato la vita stupida!- Detto questo la fece scendere.
Misao si ritrovò davanti all’entrata della casa. Aveva smesso di piovere, ma il terreno era molliccio e bagnato. Sembrava come essere tornata ad un punto di partenza e tutto quello che aveva fatto fino a quel momento era stato solo un sogno. Spostò lo sguardo in basso.
L’uomo che fino a poco prima l’aveva tenuta alle strette era lì che giaceva semi morto, sofferente, al suolo.
-Tu.. tu hai preso una cosa che mi appartiene!- L’uomo si rivolse al ragazzo.
Killua:- Cosa? Ti ho rubato il portafogli? Me ne ricorderei.-
-Il pezzo della mappa!!- L’omone allungò davanti a  sé le mani come per cercare di raggiungere il ragazzo lontano qualche metro.
-è mio!! Mi appartiene!-
Il povero malcapitato era ridotto peggio di uno straccio, massacrato un po’ ovunque, riusciva a muoversi a stento.
Killua:- Ah dici questo?- il giovane sventolò il foglio, ignaro del valore che poteva assumere, come fosse carta straccia. Talmente era leggero, che il vento l’avrebbe trascinato con sé senza neanche rendersene conto.
-Ridammelo!- Urlò disperato.
Killua: - Misao, chi è costui?-
Misao:- Ecco..-
Nel frattempo il diretto interessato riuscì a rialzarsi. Camminava zoppicante e lento verso il ragazzo. Nell’ultimo tratto che mancava, ci mise tutta la sua forza e buona volontà, attaccando poi Killua. L’albino lo finì completamente, trapassando il tenero cuore con la sua mano aguzza. Il movimento gli venì così naturale, come se stesse semplicemente respirando.
 L’uomo cadde a terra esanime.
Killua:- Ops, ho finito con il giocare al cattivo bambino.-
La ragazza rimase a bocca aperta per lo stupore. Aveva creduto fin da subito che il fratello della sua amica fosse potente, ma non fino a quel punto.
Misao si sentì piccola piccola.
“ è così.. così.. formidabile.. Io non ero riuscita neanche a farli un graffio e ora lo vedo lì, morto, per mano sua.”
Misao:- Sei.. sei riuscito a stenderlo..-
Killua:- Ora che ti ho salvato la vita esigo una spiegazione. Adesso pensi di potermela dare?-
Misao:- Credo di non avere altra scelta a questo punto.- Replicò rassegnata. – Però prima dimmi almeno il tuo nome, non ci siamo neanche presentati.-
Killua: - Sono Killua.
Misao:- Ecco Killua..-
 
Commento dell’autrice:
Sono costretta ad aggiornare molto lentamente perché ho un esame della scuola e devo studiare molto, non uccidetemi xD. Recensitemi mi raccomando!  J Ringrazio Zapt e Lux_Klara che hanno messo la storia tra le seguite <3
 

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Capitolo 4
*** Segreti celati ***


Misao:- Innanzi tutto ti ringrazio per avermi aiutata, se non ci fossi stato tu mi sarei messa sicuramente nei guai...-
Killua:- Non preoccuparti..-
Misao:- Per farla breve io lavoro per un uomo… per alcuni motivi sono costretta a fare tutto ciò che lui reputa necessario che io faccia. Non chiedermi altro per favore… non posso dirti nulla…mi…mi… dispiace…- L’ultima parola fu più una supplica mista ad un singhiozzo, mentre le lacrime cominciavano a solcare il suo dolce viso come un fiume che straripa non potendo più contenere tutta quella tristezza, celata agli occhi degli altri.
Senza rendersene conto Misao per un attimo cominciò a piangere, come per  una richiesta di aiuto che lei non era in grado di inviare.
Poi però una profonda tristezza prese il sopravvento, ci voleva forza per cacciarla via, una forza d’animo troppo grande che lei ora non aveva e una forte disperazione la fece prendere a singhiozzare. Non si preoccupò neanche di scomporsi davanti ad un ragazzo.
L’albino non capiva il perché di quella piccola crisi.
Misao:- Io.. ci.. tengo veramente.. ad aver trovato.. un’amica.. Alluka.. per favore.. non portarmela via ora che sai..- Per quanto singhiozzasse riusciva a stento a parlare e a finire le frasi. Si portò le mani al viso cercando di asciugarsi le lacrime e sperando poi di riprendersi con dei bei respiri profondi.
“ Ho finito con il mettermi a frignare davanti ad un ragazzo.. e poi proprio questo di ragazzo. Secondo me non gli interessa niente,né di me e né di questa situazione, adesso se ne andrà e non lo rivedrò mai più lasciandomi qui.. da sola..portandosi via anche l’unica amica che ero riuscita a farmi in questi anni trascorsi nell’inferno”
Già… sola, come lo era sempre stata, non sarebbe cambiato niente, il tempo avrebbe ripreso il suo normale corso, tutto come prima.
Killua rimase come intenerito, forse da quella ragazza oppure dalla situazione stessa. Quasi sentendo come un tuffo al cuore. Dagli occhi cioccolato di lei, lui scorgeva chiaramente una disperata richiesta d’aiuto silenziosa. Iniziò quindi a guardarla in modo diverso e non più come una principale sospettata di un omicidio non commesso.
Da quando si era separato da Gon non si era relazionato più con nessuno, concentrandosi esclusivamente sulla sorella. Si sentivano ogni tanto al telefono, ma non si erano più rivisti. Nelle lunghe telefonate che riempivano il suo tempo parlavano di quando un giorno si sarebbero rivisti, ma quel giorno evidentemente tardava a venire o non ci sarebbe mai stato. Ormai Gon aveva la sua vita sull’isola Balena.
 In cuor suo Killua lo voleva tanto, in fondo, era il suo migliore amico e lo sarebbe stato per sempre. Purtroppo per loro le strade da percorrere  erano diverse.
Si sentiva di rado anche con Leorio e Kurapika, addirittura con il quattrocchi era riuscito a rivedersi  anche se per poco tempo, durante il suo viaggio, ma esso era impegnato ancora con gli studi per diventare medico. Forse questa perdita di “abitudine” nell’interagire con le persone l’aveva inacidito un po’, facendolo tornare in uno stato di sfiducia verso il genere umano in generale, ma adesso questo muro da lui creato si stava sgretolando, adesso era “costretto” a romperlo.
Killua:- Io.. non so in quali casini ti sei cacciata, ma ora torniamo a casa. Alluka ti aspetta..- Si girò velocemente, come per oscurare l’espressione che aveva in volto.
La rossa rimase sorpresa da tali parole e le tornò immediatamente un sorriso radioso e sincero.
Misao:- Si!-
***
 
Erano ormai le 8 di mattina passate. Da quando era tornata nel suo appartamento insieme a Killua si era addormentata sul divano e lui era rimasto a sedere su una sedia della cucina appoggiato con i gomiti sul tavolo, armeggiando con i suoi yo-yo.
Killua:- Ma che gli ha preso? Che fai adesso smetti di funzionare? Non riuscirai ad abbandonarmi tanto facilmente.-
Misao:- Mmh…  Yawnnn.-
La giovane si alzò in piedi quasi barcollando, bofonchiando qualcosa e dirigendosi verso il bagno.
Killua cominciò a sentire lo scrosciare dell’acqua e la ragazza che canticchiava canzoni insensate. Molto probabilmente erano state improvvisate sul momento.
Assunse una faccia divertita.
Dopo una decina di minuti o forse di più, la rossa si ripresentò in cucina. Aveva un abitino bianco striminzito a mo’ di “veste da notte” e i capelli bagnati le ricadevano addosso.
Misao:- Non preoccuparti, non vi faccio morire di fame, adesso preparo la colazione- Disse avviandosi verso i fornelli e indaffarandosi  con le uova.
Misao:- Se vuoi farti la doccia fa pure.-
L’atmosfera era calma, come se la notte passata fosse stato solo un brutto  sogno.
Mentre la ragazza era occupata con i fornelli, Killua prese a squadrarla da cima a fondo senza far trapelare emozioni, bè… era pur sempre un maschio e quelle gambe sode e lisce non lo lasciavano di certo indifferente, lo distoglievano dalla sua preoccupazione per i suoi yo-yo.
All’improvviso squillò il telefono  attaccato alla parete a fianco al frigorifero e  Misao accorse a rispondere.
Misao:- Pronto?... Ah…si…ok… -  E riagganciò.
Misao:- Scusami non potrò finire di prepararti la colazione, sono stata chiamata dal capo e… e devo consegnargli quella cosa…Tornerò presto-
Killua:- A che cosa serve quel pezzo di carta? Pare che sia una mappa… di cosa?-
Misao:- Te l’ho detto, sono cose che hanno a vedere con il capo.-
Detto questo la ragazza uscì di casa in fretta, stringendo tra le mani quel piccolo, ma grande tesoro.
***
La giornata passò lentamente e in modo noioso, Misao ancora non tornava.
Alluka che era seduta vicino al fratello a vedere la tv prese a spazientirsi.
Alluka:- Fratelloneeeee uffaa! Ma dove è finita Misao? Che ci facciamo a casa di altre persone quando loro neanche ci sono?-
Killua:- Ha detto che sarebbe tornata presto.-
Alluka:- E se le facciamo una sorpresa? Le compriamo qualcosa per ringraziarla dell’ospitalità così intanto usciamo un po’.-
Killua:- Dove vorresti andare?.-
Alluka:-Mmmh.. intanto a comprare il mio gelato preferito!-
Detto questo si alzarono e si avviarono verso l’uscita.
Quella sera era piuttosto freddo, Killua era immerso nei suoi pensieri. Tutto ciò che lo circondava si trasformò in immagini quasi prive di senso, inutili. Ripensava alla mappa. Sapeva che non erano fatti suoi, ma non ci poteva fare niente, quell’atmosfera di mistero lo incuriosiva, scatenava la belva sanguinaria che era in lui e che da tanto rimaneva sopita e dormiente. Aveva voglia di tornare ai vecchi tempi, quando scatenarsi con Gon era semplicemente un piacere di tutti i giorni.
Una voce lo scosse dai suoi pensieri, una voce familiare.
Alluka:- Fratelloneeeeeee, ti piace questo fermacapelli con il fiocco? Questo verde.-
Killua:- Ehm.. mi piace in modo normale.-
Alluka:- Sono sicura che a Misao dona questo colore verde, glielo prendiamo?-
Killua:- Alluka devo trovarmi un lavoro, abbiamo quasi finito tutti i soldi… forse non è il caso…-
Alluka:- Ma eri d’accordo anche tu nel farle un regalo… e non mi sembra abbia un costo esagerato.-
L’albino non potè far altro che accontentarla, quando Alluka ci si metteva diventava molto persuasiva, sapeva che non poteva vincere.
Pagò con una smorfia di disappunto.
***
La porta dell’appartamento era semi aperta. Lui si ricordava bene di averla chiusa, evidentemente qualcuno era entrato. Questo non lo preoccupava minimamente, ultimamente aveva una gran voglia di fare a pezzi qualcuno e sfogarsi un po’, non gli era bastato il tizio della scorsa notte.
Era tutto buio all’interno, ma qualcosa di un colore quasi accecante e sfarzoso colpì gli occhi dell’assassino. Era sangue.
Quel liquido appiccicoso e quasi secco era spalmato sulla parete bianca del corridoio, proprio a fianco alla porta della camera della ragazza.
“Sangue” Pensò. “E se fosse??...”
In pochi secondi aprì la porta della camera e rimase pietrificato. Il suo sguardo era come assente.
 
 
Commento dell’autrice:
Ciao sono tornata! :) Questi 3 mesi di vacanze estive mi hanno distrutta, ho avuto parecchie cose da fare e l’ispirazione per questa storia era quasi svanita. Ho intenzione di finirla non preoccupatevi, continuate a seguirmi se vi va. Mi raccomando recensiteee :D Vi aspetto al prossimo aggiornamento, ma premetto che nel mese di settembre non ci sarò per causa di forze maggiori e perché devo fare dei viaggi e il computer non sarà con me. Scusate :(
Ringrazio  Ily123, Manucchi, Nanami02, Zapt e Mikan che seguono la mia storia <3 Grazie ragazzeeee :*

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Capitolo 5
*** Un oscuro passato? ***


Il giovane assassino aveva  stampate nella sua mente tuttora le immagini di quel sangue ancora fresco, spalmato sul muro bianco, risaltandone anche le più piccole goccioline mentre guardava dritto davanti a sé.
Misao era lì,davanti a lui, supina sopra sul letto, con indosso quello che poteva rimanere del suo abitino già striminzito allora. La schiena completamente coperta di sangue. Non si distingueva dove fossero le eventuali ferite o se ce ne fossero.
Il corpo era livido, il viso tumefatto. Sembrava un’altra persona, era quasi irriconoscibile. Sembrava essere morta,ma si muoveva ancora appena.
La rossa piangeva in silenzio, il viso nascosto tra il cuscino prima bianco, adesso rossiccio.
Alluka:- Fratellone? Che cosa è successo?-
Killua:- Alluka non venire qui, rimani un attimo fuori.-
Alluka:- Perché? Che c’è? Dov’è Misao?-
Alluka trasgredì il divieto imposto dal fratello ed entrò nella stanza. Lo shock nel vedere la sua amica in quello stato fu terribile, gli occhi le si gonfiarono e stavano per esplodere in un pianto quando Killua disse:
-Non è morta, và a prendere dell’acqua calda.-
La sua freddezza per tenere a freno i veri sentimenti era più inquietante dell’atmosfera stessa.
Killua si avvicinò a Misao e la mise a sedere, adagiandola delicatamente contro lo schienale del letto. Nelle sue mani sembrava una bambola di ceramica che sarebbe andata in frantumi a momenti. Tremava al solo pensiero che si sarebbe spezzata da un momento all’altro.
Lei non parlava, continuava a piangere, le lacrime scendevano da sole, impossibile fermarle come impossibile fermare il dolore che provava in quel momento.
Alluka:- Ecco l’acqua e una pezza.-
Killua:- Prendimi delle bende.-
Il ragazzo immerse la pezza nell’acqua e cominciò a passarla delicatamente sul viso della ragazza, lavando via il sangue incrostato e le lacrime, spostando timorosamente delle ciocche di capelli che le ricadevano davanti al volto, portandole dietro le orecchie.
Misao non emetteva alcun suono. Poi finalmente smise di versare lacrime.
Il ragazzo notò dei segni simili a succhiotti sotto la fine dell’orecchio, ma cercò di respingere la curiosità di domandare cosa fosse accaduto. Quello non era il momento, l’avrebbe fatto in seguito.
Alluka ripiombò dietro di lui come un fulmine, dalla sua voce tremante era chiaro che era molto agitata.
Alluka:- Non le trovo. Non trovo le bende.-
Killua:- Alluka.. valle a comperare. Qui vicino c’è una farmacia. La sai ritrovare? Non farmi stare in pensiero per favore, dal fatto che devi andare da sola.-
Alluka:- Non preoccuparti fratellone, io riesco a cavarmela da sola.-
Killua:- Prendi… questi sono i soldi.- e glieli porse, ormai erano quasi gli ultimi.
Alluka si avviò velocemente fuori dall’appartamento.
Misao:- P… perché..- Un flebile suono uscì dalle sue labbra che appena si mossero.-
Killua:- Cosa perché?- Il ragazzo ne catturò subito il suono.
Misao:- Perché… mi stai aiutando.-
Killua:- Ti devo medicare, riesci a girarti un po’ di schiena? Scusami per quello che sto per fare… non prendermi per ciò che non sono.-
Timidamente prese  un lembo degli stracci che la ragazza aveva addosso e tirò in su. Lei alzò le braccia per aiutarlo nell’intento, le quali poi si strinsero immediatamente intorno al suo petto. Misao prese a tremare.
 Il ragazzo rimase più turbato dalle ferite di lei rispetto al fatto che per la prima volta aveva davanti a sé una ragazza in sola biancheria intima.
Killua:- Tranquilla, il tempo di medicarti e poi ti rivesti subito.- Biascicava qualche parola campata un po’ in aria, questa volta non sapeva proprio cosa dire. Lui che aveva una parola di risposta per ogni genere di situazioni.
Buttò quel che rimaneva della veste in un lato della stanza e prese a lavare via il sangue anche sulla sua schiena, rivelando le grosse lesioni abbastanza profonde, nascoste da quel liquido rosso intenso secco, a cui il giovane assassino aveva abituato la sua vista già dalla tenera età.
Si sentiva strano, era una situazione grosso modo imbarazzante.
Misao:- Sono… tanto… profonde?-
Killua:- Non tanto, in casa hai ago e filo da sutura?-
Misao:- Sono qui.. nel cassetto vicino a te.-
In un lato destro del bordo del letto c’era un piccolo comò beige, aprì il primo cassetto, ma non trovo ciò che cercava. Non era mai stato un tipo fortunato lui, su due cassetti era riuscito a sbagliare con un 50% di possibilità di riuscita. Ad intuito e fortuna Gon lo batteva di certo. Ma Killua non aveva mai sbagliato neanche uno schema logico in una partita di scacchi.
Infatti nel secondo cassettino trovò filo e ago insieme ad un disinfettante.
“Per tenerli qui, in camera sua a portata di mano, questo genere di situazioni sono molto frequenti”.
Cominciò il suo lavoro con mano esperta, infine disinfettò.
Toccò sfiorando con la punta del dito una ferita livida, sentì lei che ebbe un brivido. Ritrasse subito la mano come se si fosse scottato.
“Frusta”                  
Killua:- Cosa è successo Misao… dimmelo.- Le parole uscirono da sole, come una furia.
Misao:- è stato…-
Alluka:- Eccomi! Ho fatto più in fretta che potevo. Come sta?-
Killua sospirò. Prese le bende e cominciò a fasciarla come meglio poteva, cercando di evitare il più possibile il contatto della pelle di lei con le sue dita.
Ma il suo piano aveva poche provabilità di riuscita e ben presto andò in fumo, perché successe ancora.
Toccò di nuovo la sua pelle, era calda… Ma purtroppo in qualche modo doveva pur stringere quelle dannate bende. Si rese conto però che forse quello non era un lavoro che poteva fare lui su di una ragazza.
 Pensò che si stesse sentendo in imbarazzo dato che ancora tremava come una foglia.
Killua:- Alluka, continua tu, io vado a prenderle un po’ d’acqua.-
Si diresse così in cucina, versò l’acqua in un bicchiere di vetro e osservò il liquido incolore appena tremolante, finchè non si calmò. Osservando la sua figura nel bicchiere la mente cominciò a vagare, come un organismo a se stante.
Nella sua testa passarono le immagini distorte delle sue torture quotidiane con la frusta, legato con delle catene, appeso al muro come carne da macello. Le immagini erano  confuse.
Il corpo gonfio e livido. Il dolore e il disprezzo immenso.. che salivano e si trasformavano in odio e amarezza. Lo sguardo che lentamente si spegneva, si spogliava della sua giovinezza e infantilità. Lui che chiudeva gli occhi per un attimo. Dentro di esso  si stava scatenando qualcosa, qualcosa di feroce, di pazzo, implacabile.
Gli occhi si riaprirono. Era cambiato.
Scosse la testa e tornò in lui.
Non avrebbe permesso a nessuno quella sofferenza. A Nessuno.
Killua:- Posso entrare?.- Chiese al lato destro della porta semi aperta.
Alluka:- Si abbiamo finito.-
L’albino le porse il bicchiere d’acqua. Le loro mani si sfiorarono... Come soggetto a una forte repulsione la ritrasse ancora una volta.
Prese un vestito a caso dal suo armadio e lo diede ad Alluka.
Killua:- Vestila Allu.- Poi uscì.
***
L’assassino era seduto sul divano con il capo rivolto verso il soffitto.  Ancora stava ripensando alla giornata trascorsa. Guardò l’orologio appeso al muro proprio sopra la televisione, segnava le due meno dieci di notte.
“Wow e anche questa notte non si dorme”.
Si buttò di schiena poggiando la nuca contro il bracciolo, cercando una posizione comoda che tardava a venire. Sentì qualcosa dargli un impercettibile fastidio da un lato della coscia sinistra.
Tastò con la mano e sentì una toppa. Mise le mani in tasca e tirò fuori il fiocco che doveva dare alla ragazza. Sorrise. Quella sarebbe dovuta essere una giornata felice e invece…
Sentì dei passi.
Killua:- Misao? Cosa fai in piedi a quest’ora? Dovresti riposarti.-
La ragazza ormai scoperta si adagiò in fondo al divano, in un piccolissimo posticino rimasto.
Il divano non era abbastanza grande per il corpo lungo e muscoloso di Killua.
Lui cambiò posizione e si mise a sedere di fianco a lei.
La luce della luna rischiarava quella sera in modo più intenso e luminoso, illuminando così il viso di lei. Si notava anche una camicetta di colore azzurrino lunga, da notte, che le arrivava fino alle ginocchia.
Misao:- Mi hai scoperta ancora, è impossibile farti un agguato.- Aggiunge con un sorriso.
-Volevo ringraziarti per avermi aiutata. Ti ringrazio per la seconda volta. –
I loro sguardi si incrociarono per qualche istante.
Killua:- Dimmi che cosa è successo.-
Misao:- Io.. non posso.-
Killua:- NON PUOI? Che cosa significa che non puoi? Ti rendi conto che saresti potuta morire? O non te ne rendi conto?- Il suo tono vacillava, come a perdere il controllo, stava iniziando ad alzare la voce.
Misao:- Sveglierai Alluka se fai così.- Lei prese a fissare il vuoto, un punto fisso, inesistente.
Killua:- Non cambiare argomento.-
Misao:- Perché vuoi saperlo? Perché vuoi aiutarmi? Ma non farmi ridere. Nessuno vuole o può aiutarmi.-
Killua:- Perché non vuoi essere aiutata?-
Misao:- Perché non si può.-
Killua:- Non si può perché tu non vuoi.-
Misao:- Come posso sapere se posso fidarmi di te?-
Killua:- Ti fidi di Alluka? Non ti sto chiedendo di fidarti di me, ma almeno di lei, della tua amica.-
Misao:- Si.. Si hai ragione scusami. Voi mi avete aiutata tantissimo come nessuno ha mai fatto. Il problema è che… io ho una sorta di… paura a credere negli uomini.-
Killua:- E questo motivo è legato al fatto che hai dei lividi da frusta sul corpo?-
Misao:- Si… Mio padre mi ha praticamente venduta e l’uomo che ora è il mio capo mi tratta come un oggetto.
Quando ero molto piccola a prendersi cura di me c’era solo mio padre. Mia madre morì dopo il parto. Lui era un uomo che frequentava i casinò e luoghi di scommesse, bastò un attimo per metterci al lastrico e riempirci di debiti. Diventò alcolizzato, cominciò persino a fumare e in poco tempo perse anche il lavoro. Il gioco d’azzardo gli aveva dato alla testa, avrebbe fatto di tutto per poter continuare a giocare. Non era in grado di allevare una figlia, alcuni giorni rimanevamo anche senza cibo. Mi picchiava senza motivo o perché semplicemente quel giorno non gli andavo a genio, magari aveva perso al casinò. Era diventato un’altra persona, era impazzito per i soldi.
Così un giorno, all’ippodromo, durante una corsa di cavalli, incontrò il mio attuale capo.. parlarono molto e diventarono amici stringendo persino un accordo di cui io sono stata ignara fino a poco tempo fa. Il mio capo avrebbe aiutato mio padre in fatto di soldi e ci avrebbe dato anche dimora,  ripagando i debiti, se solo mio padre mi avesse consegnato come pegno a lui. Non se lo fece ripetere due volte.
Disse che una volta compiuti i 12 anni ero pronta, tanto mancavano solamente pochi mesi, era questione di tempo.
 Diceva che mi avrebbe dato lavoro come Hunter Mercenario, mi avrebbe addestrato, era disposto a tutto… parlava del fatto che io ero dotata di grandi abilità e le sarei stata utile. Così mio padre mi cedette a lui, alla fine io sarei stata collocata bene, una casa.. un lavoro.. e lui avrebbe potuto continuare a giocare nei suoi casinò preferiti... Ma nel mondo in cui viviamo oggi nessuno ti aiuta per senza niente. “Aiutare” se lo vogliamo proprio chiamare così.
All’età di 12 anni mio padre morì per cause inspiegabili, dicevano di malattia, ma io sono rimasta sempre scettica.
Io venni affidata a quest’uomo secondo le volontà di mio padre e lui cominciò ad addestrarmi seriamente al combattimento e a diventare quello che sono ora.. una ladra insomma.
Risultato? Si è rivelato essere un uomo schifoso che sfrutta le persone a suo piacimento. È straricco e ogni cosa che vuole la ottiene per capriccio. Voleva me? E mi ha avuta. Mi tortura… mi fa vivere le pene dell’inferno. Per 7 lunghi anni ho dovuto subire di tutto. Non riuscirò mai ad abituarmi è sempre peggio, ci ha preso seriamente gusto oramai a vedermi patire.
All’inizio non era così, si limitava ad insegnarmi il combattimento in modo un po’ brutale, ma più di tanto non poteva pretendere da una bambina di appena 12 anni. I problemi sono venuti dopo averne compiuti 17, stavo diventando donna e lui mi ha portato via tutto fin da subito. Non mi rimane niente di cui andare fiera. Niente.
Guarda… credevo di riuscirci… di essere forte e invece non sono neanche in grado di raccontarlo se non mettendomi a frignare come una bambina, non sono cambiata per niente, non sono abbastanza forte.-
Killua era palesemente scosso, anche se non in modo così tragico anche lui aveva avuto un’infanzia simile.
Non si sentiva poi molto diverso da lei.
Killua:- Misao… io credo che io e te siamo simili.- Il suo tono era dolce e pacato, come se la sola sua voce potesse cullarla e farla sentire meglio.


Commento dell’autrice:
Sono tornata :D Debbo dire che quest’ultimo capitolo mi ha preso un sacco mentre lo scrivevo. Le cose si stanno facendo serie adesso u.u

Ringrazio chi segue la mia storia, aggiornerò il prima possibile. A presto J Recensitemiii

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Capitolo 6
*** Il Capo ***


Misao:- Simili dici? Perché?-
Killua:- Per ora ti basta sapere questo.- Aggiunse poi una smorfia divertita.
Misao:- Ehy, ma non è giusto! Io ti ho raccontato tutto!-
Killua:- Non ho mai detto che io sarei stato leale.- Si divertiva nel prenderla un po’ in giro.
Killua:- Prendi questo, è per te. Da parte di Alluka.- Le porse il fiocco.
Misao si era calmata.
Misao:- è un regalo per me?- Era sorpresa da quel gesto tanto semplice quanto assurdo per lei.
Killua:- Non sai che lagna che mi ha fatto per poter prendere questo regalo da dare alla sua nuova amica.- Con il suo tono ironico sperava di farle tornare il solito sorriso spensierato, che malgrado tutto portava sulle sue labbra, sempre.
 Non capiva perché, ma ne sentiva come il bisogno, come se la causa del suo problema fosse proprio lui.
“Forse perché non voglio che altre persone soffrano come ho sofferto io” si ripeteva spesso questo.
Si sentì soddisfatto quando il suo intento venne portato a termine.
***
Misao era seduta sul suo letto, dietro di lei l’amica dormiva beata.
Aveva lasciato l’assassino alle prese con la ricerca del sonno,dopo una breve chiacchierata e lei aveva optato per tornarsene a dormire.
“Forse mi sbagliavo sul suo conto, diciamo che non è uno stronzo come credevo fossero tutti gli uomini”
Stringeva tra le mani il fiocco verde, entusiasta.
Le tornò poi in mente quello che l’albino le aveva detto “Tu sei forte psicologicamente, ma non abbastanza fisicamente. Prenderemo delle contromisure e quando sarai pronta, progetteremo un piano contro il tuo capo. Ce la farai vedrai. Tieniti riposata, da domani ti allenerò, queste situazioni all’ordine del giorno devono cessare.”
“Si io ce la farò.” Cercò di auto convincersi in tutti i modi.. ma ecco che le tornò in mente quel pomeriggio, il pomeriggio infernale.
Misao:- Capo… te l’ho riportato il pezzo della mappa, cos’altro vuoi da me!- Supplicava.
  • Mi è stato riferito che ci sono stati dei problemi… chi hai coinvolto?-
Misao:- Te l’ho già detto, non so chi sia. È venuto, l’ha ucciso e se n’è andato. Non sono a conoscenza del motivo per il quale lui sia venuto fin li.-
-Coincidenza? Allora pagherai semplicemente per questa coincidenza-
Misao era legata ad una sedia, questa volta con del nastro adesivo a più strati, il quale stringeva le sue cosce impedendone anche il più piccolo movimento.
Le braccia tenute saldamente al bracciolo della sedia, le caviglie legate tra di loro, talmente strette, da lasciarne il segno.
La seggiola si presentava di legno massiccio e rossiccia, molto usurata dal tempo. Ogni tanto scricchiolava.
La cabina che lui chiamava la stanza dei giochi, era una cella di una prigione, con ogni tipo di “Intrattenimento” e tortura. Aveva solamente una piccola finestrella a forma di quadrato in alto, come una botola, dove si poteva vedere il cielo esterno. Di notte era totalmente buia. Quel pomeriggio però era nuvoloso e si riusciva a vedere ben poco. Le pareti avevano un forte odore acre, quasi ripugnante.
La rossa aveva la testa china, non osava guardare l’uomo in faccia. Non poteva abbassarsi molto per via dello scotch, legava anche la sua gola allo schienale.
-Tu sei mia. Ti voglio tutta per me. Oggi ci divertiremo un po’.- Il suo tono sarcastico echeggiava nella cella, penetrando i timpani della ragazza, come se la stessero pugnalando.  La sua voce era rauca.
“Tu sei mia” Ripensando a queste parole le salì una rabbia accecante, il suo sguardo parlava per lei. Alzò poi la testa.
“Io non sono di nessuno. Appartengo solo a me stessa”.
-Cos’è questo sguardo? Stai cercando di provocarmi?- Era alterato. Pessima mossa.
L’uomo prese una frusta dal suo set di giochi, una sorta di borsone a scacchi rosso e nero, poggiato per terra.
Poi accese una candela.
-Voglio vedere il tuo solito sguardo di supplizio, accende in me un’irresistibile passione. Uuuh non sai quanto sei eccitante.-
“Mi fai solo schifo” “Voglio vederti morire”
La candela illuminava il volto dell’uomo, se così si poteva dire.
Era un omone grosso, vestiva in smoking bianco con tanto di papillon nero. Aveva una maschera bianca che lasciava scoperti solo gli occhi scuri. I capelli erano biondi incollati con il gel, prendevano una specie di forma a punta. Si poteva sentire il suo respiro attraverso l’orrenda maschera.
Cominciò a frustarla, uno, due, tre,20 volte. Sul volto, sulle braccia, ovunque.
Misao teneva serrati occhi e denti per sopportare le tremende botte.
La pelle si scorticava, arrossava…
-Non basta-
Buttò il giocattolo da un lato a terra e prese a picchiarla selvaggiamente al viso, a mani nude. I pugni sembravano non cessare mai. Era forte… troppo forte per reagire in qualsiasi modo. Continuò ad incassare senza dire una parola.
 Le sollevò il mento con due dita per osservarla meglio, ma lei teneva ancora gli occhi chiusi, cosa che non piaceva affatto al suo aguzzino. Girò lentamente il suo viso a destra e a sinistra, fissandole il collo. Si fermò. L’altra mano la posizionò come se volesse strangolarla, ma dopo una leggera pressione si bloccò. Si tolse la maschera e la mandò a fare compagnia alla frusta. Prese a leccarla dal lobo dell’orecchio in giù. Prima con fare delicato e lento, ma quando la ragazza prese ad agitarsi e dimenarsi divenne più violento, tenendo fermo il viso con una mano, cominciò a morderle il collo e a lasciarle dei segni violacei.
***
Misao tornò in sé rabbrividendo, come se rivivesse ancora quel momento.
Si coricò vicino ad Alluka.
Ma il terrore non finì qui, chiudendo gli occhi, ormai pesanti dalla stanchezza, ecco che un altro ricordo di un pezzo di quel pomeriggio riaffiorò.
Lei appesa con un gancio al soffitto.
Mani e caviglie legate da catene.
-Adesso cambiamo gioco.-
Estrasse dalla borsa un paio di forbici e cominciò a seviziare l’abitino di lei, facendo dei buchi qua e là.
Poi decise di fare un buco sulla schiena abbastanza spazioso e circolare.
Tirò fuori un coltello in ceramica, affilato.
Posizionò la punta della lama proprio sotto la clavicola e tirò giù lentamente, tagliando lievemente la carne. Si arrestò di colpo.
-Allora? Lo conosci il tizio che ha ucciso quel cliente?-
Misao:- No…-
-Risposta sbagliata-
“O semplicemente perché non garba a te, stronzo.”
Affondò di più la lama nella sua carne, la rossa urlò.
Era straziante la lentezza che esercitava nel tagliare la carne, in quegli istanti avrebbe preferito di certo morire che soffrire in quel modo assurdo e agghiacciante.
Infondo il suo capo si divertiva così, i suoi giochi perversi diventavano sempre peggio per colmare il suo vuoto di persona. Forse non era soddisfatto della vita che aveva, anche se non gli mancava niente. Ogni suo capriccio veniva assecondato.
 Forse proprio quel tutto l’aveva reso pazzo. Oppure quel tutto non valeva niente per lui.
In fondo…Chi ha tutto in realtà non ha niente.
Non aveva una famiglia, non aveva amici, valori affettivi, niente. Solo cose materiali che non potevano compensare sentimenti umani.
E quando sentì parlare del famigerato nuovo continente inesplorato, gli brillarono gli occhi. Finalmente aveva qualcos’altro sui cui mettere le sue luride mani. Racimolò più gente possibile per raccogliere i pezzi della mappa, abbandonati ai diversi angoli del mondo. Io sarei dovuta essere una di loro. Solo quello e invece a lui non bastò, per me aveva in serbo anche qualcos’altro.
Il governo aveva affidato pezzi della mappa ad Hunter molto abili, per non farla mai completare, se fosse caduta nelle mani sbagliate di qualche malintenzionato, sarebbe stata la fine.
Il nuovo continente non doveva essere scoperto. Perché?
 
Commento dell’autrice:
E sono ancora qui J Mi fa piacere che stanno aumentando le persone che seguono la mia storia, graziee J Spero che sarò all’altezza delle vostre aspettative J
Recensitemi mi raccomando. Senza recensioni non posso migliorarmi L
Mi devo assentare per un po’ in queste settimane, il nuovo capitolo è pronto, devo solo ricontrollarlo u.u a prestooo

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Capitolo 7
*** Nuova Missione ***


Misao e Alluka:- BUONGIORNOOO!-
Killua aprì gli occhi svogliatamente e si trovò di fronte due visi sorridenti.
Alluka:- Oggi preparo io la colazione!-
Misao si avvicinò al viso di Killua mettendosi in ginocchio sul tappeto.
Misao:- Avevi detto.. che avremmo progettato un piano..-
Il ragazzo si drizzò immediatamente e lei gli si sedette di fianco.
Misao:- Allora il Capo vuole riunire tutti i pezzi della Mappa del nuovo continente, dicono che alcuni studiosi hanno scoperto questo strano posto inesplorato, sicuro ricolmo di varie ricchezze, dato che l’uomo ancora non ci ha messo piede per rovinarlo. Hanno provato a mandare qualche squadra di ricognizione, ma non è mai tornata indietro con un eventuale rapporto, così hanno pensato che al momento fosse troppo pericoloso per poterlo esplorare. Io so pochissime informazioni al riguardo.. giusto cose frammentate che ho sentito in giro o che sento quando vado dal Capo.. non posso farti un rapporto preciso sulla situazione.
C’è chi dice che nessuno è tornato… ma poi ho sentito che una squadra ce l’ha fatta, percorrendo tutto il perimetro e riportando poi il tutto su una mappa. Però come ti ho detto, hanno reputato la cosa troppo pericolosa e quindi il governo ha deciso di tagliare in pezzi questa mappa e di farla tenere in custodia ad Hunter mercenari professionisti. Non potevano di certo buttarla via o distruggerla, è troppo importante, ma per evitare che venisse rubata o che il centro di ricerca venisse attaccato, hanno deciso di fare così.
Il mio Capo però vuole a tutti i costi questa Mappa, ma penso che per lui sia impossibile ottenerla tutta.Gli Hunter mercenari sono fortissimi, io sarei rimasta uccisa sicuramente se tu non fossi intervenuto.
Killua:- Capisco… come si entra nella squadra del tuo Capo? Come posso entrare in contatto con lui?-
Misao:- Non si entra mai a contatto con il Capo direttamente, è lui che ti sceglie da lontano, a seconda di come ti fai notare. Per quanto riguarda la sua considerazione già sei sulla buona strada, perché lui adesso vuole sapere chi sei, dato che l’hanno messo al corrente del fatto che non sono stata io ad uccidere l’ultimo Hunter, ma qualcun altro.. e quel qualcuno sei tu. Tutto sta nella prossima missione, posso accennargli il fatto che c’è un ragazzo molto forte in circolazione…ma devi essere presente-
Killua:- Perfetto. Per prima cosa si deve fidare di me, per uccidere un Hunter di un certo calibro prima devi conoscere i suoi punti deboli e per farlo, appunto, si deve fidare di me. Una volta entrato nella sua squadra sarà tutto più facile, tu però da domani inizierai un addestramento, devi diventare più forte.-
Alluka:- E io?-
Killua:- Tu Alluka devi rimanere fuori da questa storia. Al momento durante la mi assenza rimani qui nascosta.
-Driiiiiin-
Un suono stridulo impedisce la conversazione di proseguire oltre.
La rossa si affretta a prendere il telefono posto affianco al frigorifero.
Misao:- Pronto? Si… si… sarà fatto.-
Misao:- Abbiamo una missione, non c’è tempo di fare niente.
Killua:- Informazioni?-
Misao:- Il Capo ha scoperto un altro Hunter a cui è stato affidato un pezzo della Mappa,dice che è di fama Mondiale. Ha nominato un gruppo.. ecco… Ragno mi pare che abbia detto boh. -
Killua all’ultima frase rimase per un attimo sconcertato,ma una parte di lui si stava eccitando. L’idea di battersi con qualcuno di veramente forte lo mandava in estasi.
Misao continuò:-
Comunque malgrado il duro lavoro, quelli del nostro gruppo non sono riusciti ad individuare la sua residenza, quindi dobbiamo trovarlo e fargli sputare il rospo riducendolo in fin di vita.
Questa sera ci sarà una festa da ballo organizzata da dei ricchi paesani della zona, lui è presente nella lista degli invitati. Quello che dobbiamo fare noi è entrare come normalissimi invitati, senza dare nell’occhio e cercare di braccarlo in qualche modo in una delle stanze di quell’alloggio. Ti premetto che è molto grande il posto, pieno di stanze,i forti rumori dovrebbero essere attutiti, ma rimaniamo comunque discreti.
Alle 8 c’è la cena, poi alle 9 circa incomincia il ballo. Non può entrare chiunque, io sono sicuramente in lista, ma tu come farai?-
Killua:- Ho i miei metodi-  Già la sua psiche stava elaborando mille scenari di conseguenza a quella frase, dove si era soffermato prima.
Misao:- Sei pensieroso?-
Killua:- No-
Continuò:- tu vai per prima, io sarò dietro circa una 20ina di persone rispetto a te, immagino che faranno un buffet, noi non ci guarderemo mai, ma staremo abbastanza vicini per captare  segnali. finchè non individueremo l’Hunter, a quel punto uno di noi due fa cadere una qualsiasi cosa a terra. Sarà il nostro segnale per entrare in azione. A proposito ti ha descritto com’è fatto?-
Misao:- Ah si scusa, ha l’aspetto di un mago. Capelli rossi all’insù e sul viso ha dipinto una goccia e una stella ai lati.
L’albino sarebbe stato pronto a tutto, meno che sentir parlare di Hisoka. Un immaginario scontro con lui porta solo disastri. Pensò quindi ad un eventuale compromesso con il mago, ma sicuramente non era la scelta migliore dato quello che era successo negli anni precedenti. Un compromesso con Hisoka? Perdi indubbiamente qualcosa di molto caro per te. Non sarebbe andato niente a buon fine.
Se prima l’idea di battersi con uno della Brigata lo eccitava da morire, adesso invece lo preoccupava. In qualsiasi altra condizione magari avrebbe azzardato, ma adesso c’era Alluka e poi… e poi c’era anche Misao, non poteva permettersi di metterle in pericolo, per nessun motivo.
“Questa situazione sembra stia prendendo una piega sbagliata, porterà alla distruzione della quiete che si era venuta a creare tra me e Alluka?”
Killua però ultimamente iniziava a sentirsi incompleto, come se dovesse colmare un vuoto dentro di sé. Eppure avendo Alluka finalmente aveva tutto ciò che desiderava, una famiglia.
Invece questo vuoto cominciava a essere implacabile e l’animo ne risentiva parecchio.
Mancava un tassello… un solo piccolo pezzetto di un qualcosa per completarlo. Riempiva questa sensazione allenandosi e battendosi con le persone, la lotta rimpiazzava un po’ il tutto. Mentre combatteva si sentiva la mente libera da ogni pensiero, se non sul nemico e questo lo faceva stare bene, in pace per un po’ con il suo io interiore.
Pensieri strani si contorcevano nella sua testa, lo stato confusionario stava per prendere il sopravvento  quando…
Misao:- Conosci questa persona?-
Killua:- Si, e non promette nulla di buono. Nelle tue condizioni di addestramento ti farai sicuramente ammazzare-
Misao:- Allora cosa proponi? Io non voglio di certo morire ovviamente.-
***
La ragazza si stava spazzolando la lunga chioma rossa, davanti allo specchio a forma di goccia, nella sua camera.  Stava finendo di agghindarsi per la missione della sera. “ non capisco questa voglia improvvisa che mi ha assalito di farmi bella, alla fine è una missione come le altre, anche se si ballerà un po’”.
“ certe volte preferirei morire…  è assurdo desiderare di morire. La vita è un passaggio, ma è pur sempre un dono, anche se richiede sofferenze continue, chi più e chi meno. Ci vuole coraggio ad affrontarla, ma è proprio per questo che  è bello viverla. Ti mette in condizioni di sfida tutti i giorni. Suu Misao, sii sempre vincitrice”
Si sentirono tre colpetti alla porta. E una voce echeggiò.
-Sei pronta?-
Misao:- Puoi entrare se vuoi, io ho fatto.-
Aprì la porta un Killua veramente elegante. Lo smoking lo rendeva più intrigante e affascinante di quello che era già. La giacca nera camuffava i suoi muscoli, sembrava più grosso fisicamente.
“Wow”
Killua si accorse del chiaro imbarazzo di Misao, infatti quest’ultima distolse quasi subito lo sguardo.
Ma non fu l’unica a rimanere di sasso. Lei era vestita con un vestitino corto, com’era solita indossare, nero a bretelle con la schiena completamente scoperta. La folta chioma rossa le ricadeva a boccoli intorno al viso.
Killua:- Ti sta bene…-
Misao:- Ti ringrazio.- Con tono decisamente sorpreso, non si sarebbe mai aspettata nella sua vita di ricevere un complimento da un ragazzo e tantomeno da quel ragazzo.
***
Le vie erano piuttosto buie, anche se non era  tardo orario.
I due ragazzi camminavano vicini, l’aria era fresca, ma si stava bene.
Ogni tanto la ragazza gli mandava occhiate fuggitive, era veramente alto…almeno una 20ina di centimetri più di lei.
Misao:- Adesso me lo dirai da dove vieni? O perlomeno.. ti va di raccontarmi la tua storia?-
Killua:- Provengo da una famiglia di Hunter Assassini, gli Zaoldyeck. Ne avrai sentito parlare sicuramente. Per fartela breve me ne sono andato via di casa, con mia sorella, perché eravamo gli unici sani di mente della famiglia. – fece una breve pausa, poi come a riprendere il fiato dopo una maratona continuò:- Io non voglio essere un assassino, voglio crearmi la mia vita lontano dal mio passato che non ho potuto scegliere. Mio fratello maggiore da la caccia a mia sorella, la vuole togliere di mezzo, secondo lui è un pericolo per la famiglia. Io la sto proteggendo dalla sua malattia e da famigliari spregevoli.
“Che cosa??? Ho di fronte a me un figlio degli Zaoldyeck? O mio Dio… non ero pronta anche a questo. “
In Misao si insinuò un dubbio di paura. Un terrore per la sua nuova conoscenza …si domandava se potesse essere come il suo orribile Capo. Un Assassino spietato che uccide per puro piacere.
Misao:- Sono molto sorpresa, non credevo fossi… ti fa onore quello che dici…- 
Il dubbio di Misao andò a scemare completamente. Più lo guardava più in lei si istaurava qualcosa di diverso, un sentimento che non sapeva riconoscere, era una sorta di benessere misto alla protezione. Stando accanto a Killlua si sentiva sicura, così sicura che poteva dichiarare guerra al suo Capo anche adesso.
Killua:- Pensi che io sia come loro?-
Misao:- No, non lo penso. Penso invece che io sia stata molto fortunata ad averti incontrato, senza di te molto probabilmente non sarei mai riuscita ad intraprendere questo passo, mi hai dato la forza di reagire, mi hai donato la speranza. Un sentimento che avevo riposto ormai da anni dentro un cassetto e tu me l’hai tirato fuori. La sola tua presenza accanto a me dona  coraggio, mi sento imbattibile. Quindi  ti devo ringraziare. Non mi interessa da dove vieni, mi interessa quello che sei tu, quello che sei dentro, la tua anima… Se tu sei con me… io non ho paura…-
Poi si bloccò di colpo, le parole le erano uscite da sole come un fiume in piena.
“Cosa ho fatto? Ho rovinato tutto…”
Al contrario, il ragazzo la fissò intensamente negli occhi,sorpreso, come a cercare qualcosa dentro di lei, come a scrutarne lo spirito.. a cercare di captare qualcosa… un qualunque cosa che lo potesse far comprendere…
si, capire, capire come mai, proprio quella ragazza, quell’essere umano così fragile, così all’apparenza insignificante, potesse farlo andare in tilt solamente con delle parole.
Sentiva il bisogno di guardarla ancora,e ancora, di osservare il suo corpo nei minimi dettagli. Dai capelli lucenti e folti, dagli occhi sofferenti, ma pieni di voglia di vivere e poi… la sua bocca, quella bocca che sfoggiava i sorrisi più radiosi e belli che lui abbia mai visto sul volto di una ragazza e continuava a chiedersi com’era possibile tutto questo e perché.
Misao:- Si ma… se non dici niente io mi sento in imbarazzo.- 
Killua:- Io mi chiedo perché… perché hai dovuto subire tutta questa sofferenza, non te lo meritavi, nessun angelo si merita di soffrire.-
Misao:- Scusa, ma di chi stai parlando? Hai cambiato discorso…
Per un attimo era tornato, tornò il suo solito sguardo fisso, vuoto, lo sguardo di chi potrebbe ucciderti anche solo  con la mente.
 
Commento dell’autrice:
Non so se questo capitolo vi piace.. non volevo tirarla troppo per le lunghe, alla fine le anime gemelle quando si incontrano se lo sentono. Torno dopo tantissimo tempo perché ho avuto dei problemi, non so quando tornerò a postare.. però vi posso rassicurare del fatto che ho intenzione di finirla. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite, seguite e ricordate.. non dimentictevi di commentare, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della mia storiella J grazie a tutti.
PS: ci potrebbero essere degli errori.. non l’ho riletta molto attentamente.

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Capitolo 8
*** Il Ballo (Prima Parte) ***


Come da programma, si distanziavano nella fila da 20 persone.
La villa era enorme, a tre piani. Il piano terra comprendeva la sala ristorante e 3 stanze da ballo molto ampie. Nel primo piano c’erano i bagni, nel secondo camere da motel per chi fosse stato interessato a passare tutta la notte lì e il terzo era inaccessibile agli invitati. Era ancora in ristrutturazione.
La fila sembrava non avere mai termine, finchè non arrivò finalmente il turno di Misao.
il buttafuori la fermò mettendosi davanti a lei, con fare prepotente. Era un omone vestito di nero. Con la poca luce che c’era si distingueva poco il viso, ma si notavano chiaramente i capelli scuri sbarazzini.
Misao:- Sono in lista.-
-Nome?-
Misao:- Sono nella lista Cornelius.-
-Mmm… aspetta che controllo-
Non le piaceva lo guardo che le posava addosso. La squadrava da capo a piedi con fare allusivo.
Misao:- Allora?- Cominciava a spazientirsi.
-Vai-
Misao:- Bene.-  “ schifoso”
 “è enorme questo locale… come previsto d'altronde”
Appena si metteva piede lì dentro c’era un corridoio che legava le varie stanze. Poi c’erano delle scale a chiocciola che portavano ai piani superiori.
Si cominciò a sentire un mix di canzoni tutte assieme, ma avvicinandosi nelle varie sale si distinguevano perfettamente le diverse tipologie di musica: latino, commerciale e canzoni lente, tipiche del posto.
Misao si diresse subito dove c’era il buffet, con l’occhio sempre vigile e attento, per individuare il motivo per il quale era venuta fin li.
Sotto quella corta gonna indossava una giarrettiera a fascia nera di pizzo, dove nascondeva uno dei suoi migliori amici affilati.
“ forse un pugnale da solo non basta, per questa missione erano meglio due katane”
La tavola della sala ristorante era ricolma di ogni tipo di cibo, qualsiasi cosa che la gola potesse desiderare.
Si limitò a prendere un po’ di pollo e un peperoncino. Adorava il piccante, era in grado di mangiarsi peperoncini interi in gran quantità. La sensazione della gola che andava a fuoco la rilassava.
Poi si mise a sedere ad uno dei tavoli apparecchiati davanti al buffet.
Un tavolo piccolo di plastica bianca, da 4 persone. La sedia scricchiolava un po’, anch’essa dello stesso materiale. Per essere un locale molto lussuoso alcune cose erano molto da rivedere.
C’erano molte persone intorno al buffet e sui tavoli. L’occhio scorse una dopo l’altra, ma del mago non c’era traccia, perlomeno, in quella stanza.
“Quindi… ricapitolando. Ogni 10 minuti in sala ristorazione, se si trova il bersaglio si lascia cadere una qualsiasi cosa… questo è il segnale. Dopodiché si va nella stanza 9 del piano superiore, senza farsi notare, per preparare il piano B di attacco.”
Mentre era immersa nei suoi pensieri entrò Killua. Si avvicinò al buffet e scelse solamente un po’ di verdura,per poi andare nella sua postazione: 3 tavoli più distanti da lei.
L’assassino era solito camminare con le mani sempre dentro le tasche, forse per abitudine. Questo Misao l’aveva ben notato, non perché fosse qualcosa di rilevante importanza, ma ultimamente le capitava di osservarlo in modo più accurato di prima e di far caso a tante piccole accortezze.
Per esempio aveva scoperto che a dispetto del suo fare prepotente e scontroso, dentro aveva un animo gentile e timido e questo le piaceva molto. Certo… se non lo si faceva arrabbiare, altrimenti la sua vecchia personalità violenta e assassina usciva fuori in men che non si dica.
Però come si dice, non è tutto oro quello che luccica. Sapeva essere anche un gran bugiardo capriccioso, ma questo ancora lo doveva sperimentare.
Dalle loro postazioni ogni tanto si mandavano delle occhiate fuggitive, a far capire che per ora tutto andava bene.
“Come avrò l’occasione, voglio assolutamente chiedergli come ha fatto ad entrare… sono troppo curiosa”
Poi fu il momento, si alzarono prima uno, poi l’altro per andare a controllare le varie stanze.
Misao iniziò dalla sala di latino.
Quando era piccola suo padre la portava spesso a ballare questo tipo di musica e aveva imparato molte cose. A lei però non piaceva affatto, lo faceva solo per lui. La musica latina la nauseava, preferiva i balli lenti e romantici. Osservava la pista ricolma di gente che volteggiavano,si strusciavano… la maggior parte anche ubriaca e per un attimo si chiese come era possibile che proprio in quel posto, questa sera, il mago fosse interessato a quel tipo di festa.
“Un Hunter di alta professionalità che frequenta questi posti?”
“Non sono nemmeno le 9… e già le persone stanno ballando come se non ci fosse un domani, io proprio non le capisco”
“Se ballano così adesso non riusciranno a tenere il ritmo fino a tardi”
Ad un certo punto si sentì toccare un fianco e si girò di scatto tenendo la mano sulla gamba destra, dove sapeva tenerci la sua arma.
Falso allarme, era semplicemente un ragazzotto di media statura. Molto carino, questo c’era da dirlo. Capelli color platino sbarazzini con la frangia, occhi nocciola e fisico asciutto. Portava un completo nero aderente.
Esso si avvicinò a suo orecchio.
-Ciao Bellissima, vuoi ballare?-
Misao:- No grazie.-
  • Perché? Non sai ballare?Sono un bravo insegnante-
Misao:- Non so ballare e non mi interessa impararlo.-
  • Okay, ho capito…-
Il ragazzo stava per andarsene quando lei lo fermò, prendendolo per un braccio.
Misao:- Anzi aspetta, balliamo, però per poco eh.-
-Come mai questo ripensamento?-
Misao:- Si ci ho ripensato!-
Il buttafuori dell’entrata di prima, ora stava sulla soglia della porta della sala e la fissava quando lei distoglieva lo sguardo.
Misao non voleva destare sospetti e si sentiva osservata… aveva una strana sensazione di minaccia, così le venne la brillante idea di ballare con qualcuno.
“Se capisce che non sono sola magari mi lascia in pace”
Ma esso non accennava ad andarsene.
“Adesso vado li e gli stacco la testa” Cominciava ad innervosirsi.
-Quanti  anni hai?-
Misao:-Tanti.-
-Cioè?-
Misao:-20... ne ho 20-
-Ok.. io ne ho 27, sent….ti….co….m…-
Misao:- Cosa? -
Si rigirò poi verso la porta per vedere se l’uomo se n’era andato e vide Killua al suo posto.
Che entrò per controllare…
Misao si sentì subito in colpa.
“Adesso penserà che sto solo giocando e non sto pensando seriamente alla missione come dovrei, che lo sto prendendo in giro. Non è vero Killua… avevo una motivazione”
Sentì l’impulso irrefrenabile di corrergli incontro e giustificarsi. Notò nel suo atteggiamento una nota di nervosismo e questo la fece stare ancora più male. Ma rimase lì, a rimuginarci sopra, senza fare mosse azzardate.
“Non posso… non posso”.
Il ragazzo accanto a lei continuava a farfugliare qualcosa, ma Misao lo liquidò in fretta andandosene.
Controllò poi le altre due stanze da ballo… e niente del mago non c’era traccia.
Tornò alla sala ristorazione dopo i 10 minuti, come da programma. Neanche Killua l’aveva individuato evidentemente. Sembrava tornato il ragazzo con l’espressione più impassibile di sempre, ma a Misao questa cosa non convinceva.
Decise di salire le scale a chiocciola ed andare al bagno.
Fece scorrere l’acqua sui polsi per rinfrescarsi un po’ quando sentì un urlo.
Uscì in fretta dal bagno e ne sentì un altro. Proveniva dai piani superiori.
In quel momento la stanza dei bagni era vuota, nessuno poteva averlo sentito apparte lei, ma era convinta che non si stava sbagliando.
Salì ancora le scale e si ritrovò nel piano dedicato alle stanze di motel.
Si avvicinò per origliare, porta dopo porta, ma niente… erano completamente vuote.
Così le venne un dubbio… e se l’urlo provenisse dalla stanza in ristrutturazione? Anche se inaccessibile agli ospiti non è detto che sia vuota.
“Non so se avvisare Killua, ma potrebbe essere un falso allarme e ci farebbe perdere solo tempo, meglio se controllo io la situazione”
Tolse senza far rumore la sbarra che impediva il passaggio sulla scalinata per salire, e quatta quatta proseguì.
Il piano che ne susseguì era uguale a quello antecedente, cambiava il fatto che in alcune stanze le porte ancora non esistevano e dentro erano completamente distrutte.
Al centro però, precisamente nella stanza numero 4 si sentiva il pianto smorzato di una ragazza.
“Avevo sentito giusto allora, ma cosa starà facendo quassù”
Poi un altro pensiero le trapanò la mente.
 “Se questa serata fallisce, cosa dirò al Capo?”  Si girò a destra, e sulla parete c’era uno specchio lungo, rettangolare… tutto sporco di polvere  bianca.
Si mise a fissare la sua immagine riflessa e la tristezza cominciò a fare breccia in lei…e la paura del fallimento che poteva portare ad una nuova punizione la faceva rabbrividire, ma cercò di allontanare il pensiero con tutte le sue forze.
Cercò di aprire la porta ma era chiusa a chiave dall’interno, così urlò:- Ehi?? Tutto bene li dentro?? Apri voglio aiutarti!-
Gesto stupido e avventato da parte sua… la porta si aprì e una forte presa al braccio la trascinò dentro chiudendosi dietro di sé la porta.
Davanti a lei finalmente il mago… o finalmente non era proprio l’aggettivo adatto in quel momento, diciamo che appena il suo sguardo incrociò il suo, vide il piano studiato nei minimi dettagli sgretolarsi completamente. E un pensiero le martellava la testa insistentemente…
“Lui sapeva del mio arrivo? Sapeva di me?”
Il piano a questo punto era decisamente fallito, adesso l’unica cosa veramente importante da fare era trovare un modo per avvertire Killua.
 
Commento dell’autrice:
Questo sarà un capitolo piuttosto lungo…
Spero di non deludervi, la prossima settimana molto probabilmente riuscirò ad aggiornare.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono e che con le loro recensioni mi mettono la voglia di scrivere, anche quando non ce l’ho. Un bacio a tuttiii a presto.

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Capitolo 9
*** Il Ballo (Seconda parte) ***


La stanza era semibuia, illuminata solamente dalla luce fioca proveniente da uno dei lampioni del giardino, al piano terra.
La veranda in vetro dietro ad Hisoka lasciava trapelare anche il bagliore della luna, illuminando il suo volto pallido dal trucco.
Hisoka era seduto su una poltrona rossa dai grandi braccioli. Davanti alla ragazza questa figura grossa e imponente era proprio come la descrivevano: capelli rossi con il gel, tirati all’indietro mossi; sulla guancia sinistra aveva il disegno di una goccia azzurra, mentre su quella destra una stella rossa.
Gli occhi… quel giallo accecante sembrava penetrarti l’anima scalfendola.
Uno sguardo bastava per terrorizzarti a morte.
Misao si sentì cedere, aveva preso troppo alla leggera la missione e forse non ci sarebbero state altre occasioni per rimediare all’irreparabile.
A destra di lui c’era l’esca che l’aveva adescata in trappola. Una ragazza con un biondo caschetto era seduta sul letto matrimoniale rivolta verso il mago, tenendosi il braccio destro che sanguinava vistosamente.
Il letto a baldacchino era polveroso e privo di lenzuola o un un qualsiasi cosa che potesse adornarlo anche un poco.
Lei piangeva spaventata.
A sinistra invece c’era un grande comò in legno.
Si sentì il click della serratura alle spalle della rossa, in penombra avvertì uno strattone che le imprigionò i polsi impedendone i movimenti.
Si voltò di scatto e vide il buttafuori. Adesso aveva senso il suo strano comportamento.
Hisoka:- Mmm, cosa pensavi di fare? Io sto lavorando... non mi piacciono le interferenze... o forse si.- Con l'ultima frase il suono della sua voce aveva preso un tono melodico rivoltante.
Misao Tacque.
Hisoka:- Dai Alfred, fammi divertireun pò.- Ordinò.
L'omone, sotto richiesta del padrone, cercò di spingere la ragazza contro il muro, ma lei prontamente si liberò dalla presa e sfoderò il suo coltello dritto davanti a lui.
Ci fu una lunga colluttazione, l'abile Misao non si faceva in alcun modo sottomettere. Tra calci e pugni che volavano qua e la, nessuno dei due cedeva.
In tutto questo Hisoka osservava compiaciuto lo spettacolo dal suo trono, con lo sguardo lascivo, tenendo in mano il suo mazzo di carte da poker mischiandolo incontinuazione.
Dopo un pò, il suo sguardo attento si trovò catturato dalle carte.
Iniziò a creare una specie di costruzione senza mai farle cadere. La sua mano esperta e sicura si muoveva con una delicatezza che non pareva appartenergli. Quelle mani nodose e lunghe,accompagnate da unghie appuntite come quelle di un gatto, avevano la maestria di ammaliare.
Rialzò quelle perle d'orate facendole posare sul combattimento, che stava ormai per porre fine.
Si passò la lingua percorrendo tutto il labbro superiore in attesa di qualcosa di più.
Fece cadere il castello di carte semplicemente dandogli un attimo di attenzione. Quegli occhi potevano fare l'inimmaginabile.
Chiuse la mano destra a pugno e quando la rilasciò ne uscirono tanti piccoli.... insetti? Qualcosa di strano uscì da li. Sembrava stesse giocando.
Improvvisamente si irrigidì, fissò dritto davanti a sè e vide volare via il coltello della ragazza verso il comò, battendo rovinosamente a terra, lontano da lei.
Palesemente agitata Misao cercò di tirarsi indietro, ma Alfred le imprigionò di nuovo i polsi e la sbattè contro il muro. Prima che potesse passare alla difensiva, con un movimento repentino Hisoka scagliò il suo attacco, lanciando le carte da poker taglienti sui palmi della mano di lei, inchiodandola alla parete come quasi fosse crocifissa.
Con un urlo di dolore prese a scalciare, allontanando l'avversario, ma questo non bastava.
Fece per sfilarsi da quella posizione nonostante il dolore lacerante, ma era troppo lenta, tanto che Alfred ebbe il tempo di raccogliere il suo coltello da terra e lanciarlo dritto su una coscia.
La lama sprofondò completamente nella carne morbida.
L'impatto fu talmente forte che ebbe un mancamento e non si mosse più.
La bionda iniziò ad urlare, urla insopportabili che durarono però, pochi secondi.
Fu un attimo, un lampo rosa le attraversò la fronte trapassandole il cranio. Cadde sul letto all'indietro, esanime.
La vista di Misao se ne stava andando, il buio più totale stava prendendo il sopravvento.
Alfred:- Eh no tesoro, è adesso che viene il bello.-
Tolse il coltello dalla coscia. Era completamente ricoperto di sangue.
Quel fluido rosso colava dalla coscia, formando tante rigature, prendeva quasi vita una figura, ramificata, come i tronchi dell'albero.
Alfred prese a schiaffeggiarla finchè non fosse ancora un pò cosciente, con la conseguenza di spaccargli il labbro. Misao sentì il sapore del sangue.
Alfred:- Vedrai che ti piacerà.- Ringhiò quell'uomo gigante.
Con il coltello tagliò centralmente l'abito fino ad arrivare all'ombelico, poi le sollevò il reggiseno denudandole i seni.
Afferrò i capezzoli e cominciò a tirare.
Misao trasalì, scoppiando in un pianto singhiozzante.
Mentre Alfred era impegnato a contemplare quei seni dalle rotondità perfette, una remota porzione del cervello della rossa cominciò ad attivarsi ribellandosi a quello che l'attendeva.
La rabbia cresceva in lei, il suo passato rivoltante che riveniva a galla.
L'odio... un sentimento che non sopportava provare, faceva breccia in lei come un fiume in piena.
Le mani di lui erano rudi mentre l'accarezzava.
La mano destra premeva con possessione il suo gluteo, quando un conato di vomito le serrò la gola... più che vomito era come un fuoco, cominciò a bruciarle da morire la gola.
Iniziò ad avvamparsi, a bruciare.
Non riuscì a trattenersi, e con un gesto repentino aprì la bocca e ne uscì una fiammata gigante, cogliendo tutti di sorpresa, inglobò quasi tutta la stanza, incenerendo completamente Alfred.
Hisoka rimase sbalordito da tale atto e ne fu pienamente soddisfatto, tantoche dovette alzarsi e spostarsi velocemente,per non essere incenerito anche lui.
Dato che l'attacco fu inaspettato, il mago fu costretto a difendersi in qualche modo, spostarsi non era sufficiente e per una frazione di secondo attivò il suo Nen, per poi tornare subito in Zetsu. Un Hunter normale non ci fa neanche caso a tali cambiamenti, ma questo Hunter non è Killua. Che non si fece sfuggire questo piccolo cambiamento d'aurea.
Individuò il posto in brevissimo tempo... e sapeva benissimo con chi avrebbe avuto a che fare.
Buttò giù la porta e si ritrovò davanti una scena inquietante.
Un corpo incenerito davanti a sè e un Hisoka ridente in piedi vicino al comò, con le mani si premeva lo stomaco, tanto era la sua felicità.
Ma quando vide Misao svenuta nel peggiore dei modi, i suoi occhi si spensero completamente, abbandonati al buio più totale delle tenebre.
"Misao..."
Hisoka: Killua?! Mmm adesso si che c'è da divertirsi. Che ci fai qui?-
Killua:- Sai...quale pensi che sia la definizione di "mezzo morto"? È esattamente quello che dicono i due termini: "morto a metà"... Perciò mi basterebbe condurre metà delle azioni che causerebbero la tua morte. Colcolando i danni fisici che comporta la morte in una volta, potrei fare una divisione fra parte superiore e inferiore del corpo. Così facendo però, i danni tra le due parti sarebbero troppo impari. Senza la parte inferiore del corpo si può vivere comunque, distruggendo la parte superiore no.-
Gli occhi di quell'essere pallido avevano un bagliore insensato, quelle parole stuzzicavano la sua indole violenta.
Killua continuò a parlare mentre toglieva quelle lame affilate dai palmi di lei:- Forse possiamo dividere i danni tra gli organi, ma anche in questo caso sarebbe necessario fare una valutazione di ognuno. Per quanto riguarda il cervello è complesso...-
Si tolse la giacca e la mise intorno al corpo esile di lei delicatamente, poi la adagiò meticolosamente seduta, vicino alla porta.
Killua:- Per cui ho pensato... tanto vale concentrarsi sulle ossa!-
Eccolo... lo sguardo assassino pazzoide di lui, totalmente inebriato dall'idea di una carneficina. Sprofondato nell'oblio, apparentemente senza ritorno.
Aggiunse guardandolo dritto negli occhi:- Le ossa di una persona sono all'incirca 206, se si rompessero tutte una persona morirebbe. Le ossa sono disposte simmetricamente per cui è facile calcolarne la metà. Ragion per cui... ora... inizierò a FRANTUMARTI LE OSSA!-
Detto questo, si stava per prospettare un incontro all'ultimo sangue,erano tutti e due in posizione d'attacco, quando, prima di pronunciare la parola fatidica "Denkosekka" si sentì un mugolio leggero da parte di Misao, che non sfuggì affatto a Killua, ma servì per ristabilizzarlo e portarlo alla realtà.
Si riprese immediatamente, voltandosi verso di lei e prendendola in braccio.
Era come risvegliatosi da un sogno... in questo caso incubo, che tanto illusione non era.
"Cosa stavo facendo... sono uno stupido, ha bisogno di cure... mi sta per morire qui e io mi metto a giocare?"
Hisoka:- Che fai Killua? Dopo quel bel discorsetto te ne vai così? Senza neanche darmi un assaggio? Mi hai fatto morire dalla voglia di ucciderti e ora non te ne andrai tanto facilmente...-
Killua:- Kanmoru, Denkosekka!-
In una frazione di secondo il bagliore azzurro dell'elettricità avvolse l'assassino e la rossa,come un velo leggero, illuminando tutta la stanza.
Fu troppo veloce anche per Hisoka stesso.
Hisoka:- Sono passati solo 6 anni... ed eccoti qui come frutto maturo per la mia bocca! Ci rivedremo Killua, e la prossima volta ti mangerò. Mhmhmh!- Urlò schiamazzando il mago, in preda ad una forte eccitazione.






Commento dell'autrice:
Il prossimo capitolo sarà molto importante e decisivo...spero di rientrare nel rating arancione, altrimenti dovrò cambiarlo in rosso... non sono sicura di tale cambiamento, ci devo ancora pensare. Spero di non deludervi. Alla prossima.
Ringrazio vivamente tutti quelli che mi seguono.
PS: Potrebbero esserci errori grammaticali, perchè chi mi aiutava nella correzione ora non lo fa più e se voglio continuare la storia devo fare da sola...
Recensitemi per sapere cosa ne pensate :)

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Capitolo 10
*** Paradiso ***


Era successo di nuovo, per la seconda volta non era riuscito a difenderla. Killua si sentiva un completo irresponsabile.

Aveva accettato di aiutarla, ma non era stato in grado di proteggerla, non si dava pace. Era furente dalla rabbia che gli pervadeva il corpo e l’anima.

Aveva poggiato delicatamente Misao sul letto, l’aveva medicata e vestita con la sua camicetta da notte.

Sembrava che stesse riposando, così si avviò in cucina per prendere un bicchiere d’acqua.

Quando tornò la ragazza era seduta contro la sponda del letto, immobile, con uno sguardo di sgomento. Quando lo vide arrivare si terrorizzò iniziando a respirare a fatica, ansimando.

Più lui si avvicinava più sembrava avere una crisi di panico.

Killua:- Misao sono io, Killua, non ti agitare… cosa hai…non mi riconosci?-

Misao vedeva tutto offuscato, un’alta figura scura si avvicinava, la mente pervasa dal ricordo di quelle scene terribili avvenute qualche ora prima.

Le venne in mente di fuggire, ma non riusciva a muoversi, rimase a fissare la figura che piano piano pareva assumesse finalmente un volto, prendendo un significato…

Killua si avvicinò a pochi centimetri dal suo viso.

Killua:- Che fai? Non mi riconosci più adesso?-il suo tono era pacato e gentile.

Misao scrutò il suo volto in penombra, le labbra carnose, gli occhi azzurri e profondi… voleva affogare in quel mare. I capelli argentei che ogni tanto brillavano al contatto con la luce della luna proveniente dalla finestra.

Voleva toccare quel viso così perfetto e nello stesso tempo minaccioso. Anche se avesse voluto tenerlo nascosto, i suoi occhi avrebbero parlato per lui, rivelando la sua storia di sicario.

Si fissavano senza dire una parola e per la prima volta la rossa si sentì peccaminosamente calda.

Un’ondata di desiderio la travolse.

Gli posò il palmo sul viso e per quanto sorpreso, lui non si ritrasse.

Che strano effetto che gli faceva quella ragazza, non capiva… ma la voleva.

Non era abituato al contatto affettuoso con le persone, non era in grado di mettere in atto tali gesti, ma voleva comunque provarci, così lentamente, toccò la mano che premeva delicatamente sul suo viso.

Misao:- Baciami.- Disse con un sussurro.

Si avvicinò lentamente e titubante, ma una volta sfiorate le sue labbra, l’impulso sessuale prese il sopravvento e tutto avvenne in modo naturale. La cinse in vita senza premere troppo per paura di farle male.

Per Misao scomparvero tutti gli anni di sofferenze, quel lungo bacio le tolse tutta la tristezza e le donò la speranza. La speranza di un futuro che poteva cambiare. La speranza di stare insieme.

Si staccarono per riprendere fiato,per poi unire ancora e ancora le loro bocche con passione controllata. La ragazza scoprì che i loro corpi andavano perfettamente d’accordo, come se si completassero l’uno con l’altro.

Le sembrava di essere vicina al termine di un lungo viaggio, compiuto senza sapere che quella era sempre stata la sua meta.

Misao:-Toccami-. Disse sussurrandolo nella sua bocca.

Misao notò un lampo di desiderio comparso repentino sul suo viso, sorrise.

Misao:- Tirami su la camicetta… fallo-.

Non era certo la prima volta per lui, gli capitava ogni tanto quando ne aveva voglia, di sfruttare le donne solo per il desiderio sessuale, niente di più, ma questa volta era diverso, con lei si sentiva impacciato. Come se stesse toccando un bocciolo di una rosa e non volesse farlo appassire.

Quando lei tornò a baciarlo leccandogli il labbro inferiore, tutte le sue insicurezze scomparvero.

Si scostò per togliersi la maglia e lanciarla in un lato della stanza, poi si chinò sopra di lei.

La sentì trasalire e si ritrasse di colpo, accigliandosi accarezzò lentamente la ferita sulla coscia.

Misao:- Non ti preoccupare, poi passa.-

“ Un cavolo non ti preoccupare, la prossima volta giuro che lo lascio morire dissanguato Hisoka, non finisce certo qua” Pensò.

Fece scivolare la lingua sul suo collo mentre con una mano tirava su la camicetta e carezzava il ventre piatto. Voleva scoprire tutto di lei.

Aveva la pelle morbida e calda, più la scopriva e più perdeva il controllo.

Il paradiso… adesso il paradiso aveva un senso.

 

Erano le 6 del mattino, Killua decise di alzarsi dal letto e rivestirsi. I piani erano cambiati, adesso avrebbe agito solamente lui, ponendo fine a tutto, senza mezzi termini.

Si erano addormentati abbracciati e completamente nudi, lei sopra di lui con un sorriso angelico stampato in viso, dormiva beata e rilassata.

Gli dispiaceva andarsene, avrebbe preferito rimanere in quel modo più tempo possibile però era tempo di agire.

C’era una cosa che non capiva,gli tornò in mente lo scenario della notte precedente, come mai la stanza era bruciata? Da dove proveniva quel fuoco? Mah, ci avrebbe riflettuto dopo.

Mentre si dileguava dalla stanza sentì la vibrazione del cellulare di lei sopra al comodino, si affrettò a chiuderlo per evitare che si svegliasse.

Sullo schermo comparì il nome di un uomo, non c’era scritto “Capo” Come era solita chiamarlo Misao, e allora chi era costui? Dante?

“Benvenuto nel fantastico mondo della gelosia Killua, congratulazioni” Pensò, poi chiuse la chiamata.

 

:- Capo, abbiamo delle notizie agghiaccianti.-

Capo:- Cosa succede?-

:- Sembra che la tua puttanella dai capelli rossi abbia scoperto cosa sia il Nen e abbia incenerito un Hunter, secondo i nostri informatori adesso ha un amichetto, che l’ha tratta in salvo scontrandosi con Hisoka. Cosa vuoi fare adesso?-

Capo: Lei è il mio giocattolo, trovatelo e uccidetelo. Lei portatemela qui, che è ora di dargli una bella strigliata. Comunque, bisogna mandare qualcun'altro a prendere il pezzo della mappa da Hisoka, dato che lei non è stata in grado.-

:- Capo, ma è un suicidio… non sarebbe mai uscita viva dallo scontro diretto con Hisoka, e penso che nessuno di noi ne è in grado…-

Capo:- Non mi interessa, iniziamo con i preparativi.-

:- Capo… se posso proporre… che ne dite di catturare il suo amichetto e costringerlo in qualche modo a fare fuori Hisoka? Sfruttiamo il legame di quei due, ne usciremo vittoriosi senza perdite inutili.-

Capo:- Mi piace il tuo modo di pensare…-

 

 

Commento dell’autrice:

Sono tornataaa, e sbaaam ecco qua il capitoletto tanto atteso. Lo so, dura poco, ma devo rivedere molte cose di questa storia, alla prossimaa.

Miraccomando fatemi sapere cosa ne pensate :)

 

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