Sanvers a Napoli

di Cwtch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E c'è una cosa che non sai ***
Capitolo 2: *** Ma si vene stasera ***
Capitolo 3: *** Senza 'e te ***



Capitolo 1
*** E c'è una cosa che non sai ***


Dopo giorni di dubbi e interrogativi sulla propria sessualità, Alex Danvers, aveva finalmente fatto chiarezza col suo io e con la persona che per lei contava più di chiunque altro, sua sorella Kara.
Aveva provato diverse volte ad aprire il discorso con lei, ma ogni volta qualcosa di più grande o più insistente e urgente si metteva tra loro e la verità.
Un giorno finalmente trovò il momento adatto, prese Kara in disparte e andarono a fare un giro. L'agente del DEO trovò finalmente il coraggio di spiegare all'altra quali fossero i suoi veri sentimenti. Quest'ultima inizialmente non sembrava averla presa al meglio, ma bastò un'ulteriore chiacchierata tra le due per chiarire la situazione e far ritrovare ad Alex la fiducia in se stessa.
“Io vado a vedermela con l'alieno. Tu con la ragazza!” esordì Kara, lasciando la sorella con un sorriso comprensivo.

___


Alex arrivò al bar e, con lo sguardo, cercò la donna che le aveva aperto gli occhi. La trovò di spalle, piegata sul tavolo da biliardo pronta al prossimo tiro e, seppur titubante, si avvicinò.

Ciao, non vorrei disturbarti,
volevo parlarti e ho chiesto di te,
ma se per caso hai da fare
potrei ritornare o tornare mai più.


Maggie l'accolse con un sorriso e la mora sentì il suo cuore perdere un battito. Quanto era bella? Tirò un lungo sospiro e la salutò.
“Ehi Maggie!”
“Danvers, speravo venissi! Ti va di fare una partita?” chiese la poliziotta, continuando a sorriderle.
“In realtà mi chiedevo se fossi ancora interessata a offrirmi da bere, come avevi promesso.” si limitò a rispondere Alex, ricambiando il sorriso.

 

Mentre contavo le scale
avevo parole che adesso non so.
Anche il tuo strano sorriso
non ride, non dice,
non parla di me...


“L'hai detto a Kara?” chiese Maggie, avvicinandosi piano.
Alex notò che le distanze tra loro stavano diminuendo e sentì il suo battito aumentare pian piano. Annuì, in risposta alla domanda della donna e fece un piccolissimo passo indietro. Era totalmente terrorizzata. Più lei si avvicinava, più lei sentiva il bisogno di scappar via.

 

E c'è una cosa che non sai,
quanto fa male il tempo
che non passa mai.


Mantenne il contatto visivo con Maggie. In quegli attimi in cui il tempo sembrava essersi fermato, notò lo sguardo felice, come ella socchiudeva quasi del tutto gli occhi, trasformandoli in due semplici linee nere che lasciavano intendere appieno quanto sincera fosse la sua gioia. Osservò il suo sorriso, pieno d'energia, le sue labbra, le fossette che le si formavano ai lati della bocca.
 

Dentro quest'anima vuota
cresceva più forte il bisogno di te.
Più ti cercavo in un'altra
e più mi mancava una parte di me.
Giorno per giorno aspettavo
di amarti di meno
e adesso son qui...


“Sì, l'hai fatto! Sono felicissima per te!” affermò la donna, gettandosi al collo di Alex e stringendola forte a sé.
Quest'ultima si sentì quasi morire, la terra sotto i piedi parve perdere consistenza e non riuscì a sentire più alcun rumore attorno a lei.
“Offro io per tutta la notte! Cosa prendi?” sentenziò Maggie, sciogliendo l'abbraccio e allontanandosi per voltarsi verso il bancone del locale.

 

Sei la sconfitta che voglio
e se non è amore
tu dimmi cos'è...
E c'è una cosa che non sai,
quanto mi costa stare
qui davanti a te.


Fu un attimo. Alex afferrò il braccio di Maggie e la tirò a sé. Prese il suo volto tra le mani e la baciò.
Tremava completamente, non sentiva più le ginocchia, riusciva a reggersi in piedi solo nella speranza di riuscire a compiere quel gesto che aveva sognato a lungo.

 

Se chiudi gli occhi un momento
vedrai quel che sento, ma non mi vedrai.
Ancora l'ultimo giorno,
ancora per poco
e poi come vuoi.


Improvvisamente, la bruna avvertì la donna fare un passo indietro, divincolarsi, nel tentativo di liberarsi da quel gesto inaspettato.
“Wow!” esclamò la poliziotta.
“Volevo farlo sin dall'inizio.” confessò Alex, sorridendo speranzosa.
“Si era capito...” replicò l'altra, abbassando lo sguardo.
“Non andava bene?”
“Non hai fatto nulla di sbagliato.”
“Ma c'è qualcosa che non va.”
“Beh, siamo in due fasi della vita molto diverse...” iniziò Maggie.
In quel preciso istante, Alex smise di ascoltare. Sentì il respiro mancarle, il sangue andarle alla testa e iniziò a tremare ancor più forte. Strinse i pugni, mentre l'altra continuava a blaterare parole che per lei non avevano alcun senso.
La donna continuava a porle domande, ma lei si limitò ad annuire cercando di trattenere le lacrime. La voce le tremava, ma decise comunque di dire un'ultima cosa prima di voltarsi e andar via.
“No. No. Siamo a posto.”
“Alex, non andare...”

 

Senza di te l'amore
non è amore mai.
Non ho più niente da dire...
se deve morire l'amore con me,
io sono pronto a capire,
dipende da te.


Appena uscita dal bar, crollò. Tirò un pugno contro una parete, iniziò a singhiozzare e a stento raggiunse la moto. Si mise seduta per pochi secondi. Giusto il tempo di riprendersi, asciugarsi le lacrime e andar via, guidando verso casa.

___


Note dell'autrice:
Salve, spero che questo primo capitolo vi abbia strappato almeno un sorriso. (Le frasi dei dialoghi sono prese dal telefilm.)
Chiunque sia nato a Napoli o abbia vissuto qui per un periodo di tempo limitato, avrà avuto modo di conoscere la musica neomelodica napoletana. La maggior parte delle famiglie poi ha quella pecora nera (a volte è una, a volte pascolano in greg- ok, questa era cattiva) 
che ascolta tali canzoni. Io avevo mio fratello. Oggi ha deciso di spolverare alcune di queste canzoni, tra cui quella usata per questo primo capitolo. Inutile dire che mentre mi prendevo gioco di lui, in quanto non sono affatto amante del genere, mi è venuta in mente questa malsana idea.
Se a qualcuno dovesse interessare, la canzone qui presente è "E c'è una cosa che non sai", di Gigi Finizio. (
https://www.youtube.com/watch?v=RgQfalk0SMw)
Passo e, ridendo disperatamente, chiudo.
 

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Capitolo 2
*** Ma si vene stasera ***


“Alex, riesco a vederti lì dentro. Fammi entrare, per favore.” urlò Kara, bussando insistentemente alla porta dell'appartamento della sorella.
“Vai via, Kara.” provò Alex.
Sedeva sul divano, con gli occhi rossi. Si sentiva svuotata, senza forze. L'unica energia rimastale era quella che la spingeva a riempire, e subito svuotare, il bicchiere di whisky che aveva tra le mani.
Avvertì una ventata alle spalle.
“Che succede?” chiese la sorella, appena entrata dal balcone.
La bruna provò ancor più vergogna a farsi vedere in quello stato. Lei, la sorella maggiore, quella che doveva sempre esser forte, ora era ridotta a uno straccio, incapace per sino di imporsi e mandar via quella donna da casa sua.
Si alzò, cercando una via di fuga dalle domande e dallo sguardo inquisitore della piccola Danvers.
“Cos'è successo?” insistette la bionda.
“Non le piaccio... in quel senso.” rispose, con voce strozzata, Alex.
Kara si avvicinò e la strinse in un forte abbraccio.

“Tu la ami da morire e staje male comme a che,
ess' nun se 'mporta 'e niente pecché nun è pazza 'e te!
Forse chest l'è capit, ma chella è cchiù forte e te
e torni a perdere!”
iniziò la bionda.

Alex guardò sconvolta la sorella, ma poi scoppiò in un pianto disperato e lasciò che questa tornasse a stringerla tra le sue braccia.

“Ma si vene stasera, tu nun fa cchiù a scema
e si te sbatte 'o core, nun te l'ia vasà!
E si po' vo' fa' ammore, nun te spoglij annura,
pecché nun te vo' bbene, vo' sul pazzià!”


Kara, continuando a parlare, si alzò e cominciò a camminare per la stanza. La bruna osservava ogni suo movimento, mentre si stringeva il petto e cercava, invano, di asciugarsi le lacrime.

“E si vene stasera, chiur a chiave 'o core,
dincelle che è fernut e nun ce tiene cchiù!
Firm't 'mmiezz 'e scale e dopp' nu minuto
senza fa l'uocchie 'nfuse tu te n'ia saglì!”


Si riavvicinò alla sorella e le carezzò il volto. Dopo averle fatto un sorriso di incoraggiamento, le prese le mani con forza e la costrinse ad alzarsi.
Alex non oppose resistenza, si lasciò guidare fino all'armadio, dove la bionda scelse alcuni vestiti e l'aiutò a cambiarsi.

“Solo accussì tu può salva' 'st'ammore,
facenn'l murì cu 'sti pparole e dopp 'n attimo...”


In quel momento il telefono di Alex prese a squillare. Kara lo prese di scatto, prima che lo raggiungesse l'altra, e lo gettò sul letto, costringendo la bruna a continuare a prepararsi.

“Tu sentirai squillare il tuo telefonino,
pecché pa' primma vota nun 'a faje durmì.
Vedrai te cerca scusa,
cu tte mo' vo' fa pace,
con la sua falsità!”


Una volta pronta, Alex guardò negli occhi la sorella e stava per cedere nuovamente alle lacrime, quando Kara – con forza – la prese in braccio e la portò fuori dal balcone, volando.

“Ma si 'o dice semp sì, quanne te ven 'a piglià,
è più facile il suo gioco, dopp torna a te lassà!
Pecché 'o sape ca si torna, tu ce faje pace!”


Atterrarono sul tetto di un grattacielo, Kara stava per continuare il suo discorso, ma fu interrotta improvvisamente.
“È così umiliante.” sussurrò Alex, cadendo in ginocchio e ricominciando a piangere a singhiozzi.
La bionda si piegò al suo fianco e strinse la sorella, più che poteva, ma con parsimonia per non rischiare di farle del male. Le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le carezzò il volto, poi tornando a stringerla riprese...

“Ma si vene stasera, tu nun fa cchiù a scema
e si te sbatte 'o core, nun te l'ia vasà!
E si po' vo' fa' ammore, nun te spoglij annura,
pecché nun te vo' bbene, vo' sul pazzià!”


Si alzò in piedi, tirando su anche Alex.

“E si vene stasera, chiur a chiave 'o core,
dincelle che è fernut e nun ce tiene cchiù!
Firm't 'mmiezz 'e scale e dopp' nu minuto
senza fa l'uocchie 'nfuse tu te n'ia saglì!”


“Non so cosa fare, Kara.” biascicò la bruna, aggrappandosi alla sorella.
Continuava a sentirsi persa, non riusciva in alcun modo a riprendersi e a trovare una via d'uscita. Non si era mai sentita così, non aveva mai provato tanto dolore tutto insieme, come se milioni di aghi le si fossero conficcati nel petto e nella gola, impedendole qualsivoglia movimento e un respiro tranquillo.
La bionda la costrinse a guardarla negli occhi e con un enorme sorriso cercò di trasmetterle la forza di andare avanti.

“Solo accussì tu può salva' 'st'ammore,
facenn'l murì cu 'sti pparole e dopp 'n attimo...”


Il cellulare di Kara cominciò a squillare. La bionda sbirciò il display, vide il nome di Maggie e rinfilò subito il dispositivo in tasca.

“Tu sentirai squillare il tuo telefonino,
pecché pa' primma vota nun 'a faje durmì.
Vedrai te cerca scusa,
cu tte mo' vo' fa pace,
con la sua falsità!”


Alex si ricompose a stento, Kara la prese nuovamente in braccio e ripresero a volare verso casa di quest'ultima.
“Stasera dormi da me.” concluse la bionda.

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Capitolo 3
*** Senza 'e te ***


Alex sedeva al tavolo della cucina, sorseggiando del whisky. Era stata una giornata particolarmente complessa, ma tutto sommato aveva anche ricevuto una delle notizie più belle. Sua madre, Eliza, aveva compreso appieno i suoi sentimenti, senza che lei dicesse nulla, e con un abbraccio inaspettato le aveva rivelato quanto fosse orgogliosa di lei.
Mentre si abbandonava a questi pensieri, qualcuno bussò alla porta.
L'agente del DEO si alzò insospettita, prese la pistola e si avvicinò alla porta con attenzione, ma guardando dallo spioncino sussultò: Maggie Sawyer era lì fuori, reggendo una pizza.
Alex tirò un sospiro e aprì la porta.
“Ehi, affamata?” cominciò la poliziotta.
“Sì... entra pure e, beh, ignora il pigiama.” l'accolse la brunetta, con lo sguardo basso per l'imbarazzo.
“Oh no, è carinissimo.” esordì l'altra, suscitando in Alex un sorriso raggiante.
“Ma è tardi. Hai un caso tra le mani o...” chiese quest'ultima, mentre posava la pizza sul tavolo e cominciava ad aprirla.
“No, non sono venuta qui per lavoro, avevo bisogno di...” provò a cominciare l'altra.
Alex si voltò piano, guardandola negli occhi. Chiuse la scatola della pizza preparò due birre.

“Senza 'e te, 'n anno già è passat.
Senza 'e te, 'n anno già è vulat!”
sussurrò Maggie, abbassando lo sguardo e mordendosi il labbro.

La bruna si bloccò di colpo e scrutò il viso della poliziotta, mentre il suo cuore cominciava a batter più forte.

“Vi vas ij, m'annascur tutte 'e cose...
c'aggia fa'? Nun me 'mporta cchiù 'e campa'!”
continuò, sempre tenendo gli occhi bassi.

Iniziò a giocare con la lampo del giubbotto di pelle, mentre l'agente del DEO la guardava sempre più confusa.
“Cos- Cosa intendi dire, Maggie?” chiese, con voce tremante.

“Senz 'e te nun pozz sta' pecché tu m'appartien,
pecché me piace tu!
Senz 'e te nun voglij sta', te voglio troppo bbene!
Ij veng addo staje tu.
Nun può asci', te si' ficcata dint 'a mente,
annanz all'uocchie si' presente,
la mia vita è solo tua,
di più sempre di più!”


La bruna si avvicinò all'altra e, posandole la mano sotto il mento, le alzò il viso, così da poterla guardare negli occhi. Sentiva il cuore battere all'impazzata, ma al tempo stesso la razionalità le suggeriva di non dar di matto e cercare di ascoltar bene ogni parola per non illudersi ulteriormente.

“Senz 'e te nun pozz sta, mi sembra di impazzire
e chiamme semp a tte,
senz 'e te non ha più senso, io vorrei morire!
Murì pensann a tte!
Chistu ffuoco dint 'o core cchiù s'appiccia,
com'è triste stare sola,
va a firnì ca penz a tte!”


Alex aggrottò le sopracciglia e cominciò a muovere le labbra, cercando di pronunciare qualcosa, ma sentiva un nodo in gola che le impediva di emettere alcun suono.
Si grattò la fronte e cominciò a camminare a destra e sinistra, incerta sul da farsi.
La poliziotta si avvicinò e le prese una mano.

“Dint 'e me, ce staje sempe guerra.
Dint' e me nun ce sta maje tregua!
Vi vas ij, ma nun sento stu sapore,
c'aggia fa', nun me 'mporta cchiù 'e campa'!”


La bruna alzò lo sguardo e incontrò quello incerto della donna che l'aveva fatta innamorare. Le carezzò una guancia e, subito, l'altra piegò il viso di lato, mantenendo la mano di Alex con le sue.

“Senz 'e te nun pozz sta' pecché tu m'appartien,
pecché me piace tu!
Senz 'e te nun pozz sta', te voglio troppo bbene!
Ij veng addo staje tu.
Nun può asci', te si' ficcata dint 'a mente,
annanz all'uocchie si' presente,
la mia vita è solo tua,
di più sempre di più!
Senz 'e te nun pozz sta, mi sembra di impazzire
e chiamme semp a tte,
senz 'e te non ha più senso, io vorrei morire!
Murì pensann a tte!
Chistu ffuoco dint 'o core cchiù s'appiccia,
com'è triste stare sola,
va a firnì ca penz a tte!”


Maggie prese il viso di Alex tra le mani e spezzò la distanza che c'era tra le loro labbra. L'agente perse un battito, alzò le sopracciglia stupita, ma si lasciò totalmente trasportare da quel gesto, portando le sue mani alle spalle della ragazza e stringendola a sé.
“Quindi, stai dicendo che ti piaccio? Qu- Questo è quel che ho capito.” sussurrò, ammirando il sorriso immediato che apparve sul volto dell'altra.

“Pecché me piace tu,
ij veng addo staje tu!
'nnanz all'uocchie si' presente,
la mia vita è solo tua,
di più sempre di più!
'e chiamme semp a tte,
murì pensann a tte!”
rispose Maggie, mantenendo a stento l'eccitazione.

Alex le carezzò i capelli, sistemandoglieli dietro le orecchie e, d'improvviso, si gettò nuovamente sulle sue labbra, proprio come la prima volta nel bar, tenendole il viso con le mani.
Intorno a lei non esisteva più nulla, erano solo lei e la ragazza che amava. D'un tratto aveva dimenticato la fame, la sete, le parole della madre, Kara, il DEO. Tutto era nulla se confrontato con quel momento di pura felicità.

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