vero amore - true love

di rainyday2009
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un giorno qualunque, capitolo I ***
Capitolo 2: *** pensieri, capitolo II ***
Capitolo 3: *** una serata poco tranquilla, capitolo III ***
Capitolo 4: *** ragazze, capitolo IV ***



Capitolo 1
*** un giorno qualunque, capitolo I ***


“Grazie Satoru, basta così per oggi! E’ ora di chiusura!”.
“D’accordo! Grazie a lei, signor Shimakawa!”.
“Ah, quasi dimenticavo: oggi è il giorno di paga, giusto?”.
“E’ vero, l’avevo dimenticato…”.
Satoru, o Sato, come lo chiamavano gli amici, era un ragazzo semplice. Il lavoro part-time al negozio di fumetti era fatto apposta per lui: infatti Sato era un grande appassionato di manga, e per questo era molto felice di passarci tutta la mattinata, non che perdesse tempo a leggerli mentre lavorava, però...
“Ma non solo manga”, diceva lui: gli piacevano anche gli anime, e amava molto i videogiochi. Tutto questo era la sua passione, fin da quando era bambino, passione che con gli anni si era sempre più ampliata, e adesso di anni ne aveva sedici. Non c’era altra cosa che amasse al pari di queste, o forse una sola… Una ragazza di nome Noriko… Si erano conosciuti ad una festa qualche mese prima, una festa in maschera… E lui se n’era innamorato moltissimo… E anche lei di lui… E decisero di mettersi insieme, solo che un giorno lei dovette trasferirsi in una città più lontana... Benché non fosse passato molto tempo dal loro primo incontro, decisero di non lasciarsi… E da quel giorno, si tenevano in contatto ogni giorno: telefono, messaggi, mail… Da un certo punto di vista, la situazione non era cambiata granché, perché Noriko riteneva che “Sentirsi in questo modo è molto romantico”...
E fu proprio così che, ritornato a casa dopo il lavoro part-time, sua madre lo chiamò:
“Oh, Sato, prima che me ne dimentichi... Il computer ha emesso uno strano suono... Vai a vedere cosa è successo!”.
“Va tutto bene” la interruppe sua sorella, prima che Sato potesse parlare, guardando l’espressione interrogativa del fratello, “è solo arrivata una mail, Sato... E’ per te... Da parte di Noriko...” disse infine, con un tono abbastanza annoiato.
“D-Davvero?” Disse lui, che ogni volta non vedeva l’ora di sapere sue notizie... “Vado subito a leggerla… Ti ringrazio sorellina!”.
Non aspettò che sua sorella rispose, e andò di corsa in camera. Nervosamente aprì il messaggio, anche se sapeva benissimo che, qualunque cosa ci fosse scritta, l’avrebbe saputa comunque poco dopo, quando avrebbe telefonato alla sua amata… Una lettura veloce… Il suo sguardo si fermò su una particolare frase… “Sono contenta... Da quando mi sono trasferita qui, ho perso molte cose, ma non te...”... In quel momento si sentiva felice, Sato, di leggere questo… La sua Noriko era la cosa più bella che avesse mai avuto… Lui stesso raccontava: “Conoscere Noriko è stato davvero un miracolo, non so neanch’io quante volte ho ringraziato il cielo per questo…”. E l’amava tanto, Noriko, e pensava sempre a lei… Appena sveglio… Prima di addormentarsi… In qualunque istante della giornata… E improvvisamente squillò il telefono. Rispose sua madre… Sato intanto sperava… “Fa’ che sia Noriko… Fa’ che sia lei…”...
E così fu. Era lei: “Sato! Vieni, presto, c’è Noriko al telefono!”
Si precipitò al telefono… La sua voce… Era così angelica… Sembrava davvero un angelo, Noriko...
Neanche aspettò che si salutassero, che subito le disse quello che stava progettando da tempo, che aveva intenzione di fare:
“Sai, Noriko... Ho trovato un lavoro part-time… Voglio risparmiare abbastanza da poterti venire a trovare, appena possibile!”. Lei era contentissima… Forse non credeva che il suo Satoru fosse capace di una cosa del genere… Ma come diceva lui… “Farei qualsiasi cosa per amore della mia splendida Noriko!”… Già, diceva che era splendida, che era la più stupenda ragazza che avesse mai incontrato fino a quel momento… L’unica persona in grado di renderlo felice, con il suo amore… Noriko aveva davvero trasformato la sua vita...
E arrivò il momento di salutarla… Come ogni sera, le giurava che si sarebbero sentiti il giorno dopo… E stava lì, aspettando che lei mettesse giù, dopo avergli detto ancora una volta “Ti amo”, e dopo che lui le avesse risposto con una voce molto dolce...
Noriko era stata la prima che lo amasse davvero. Lui si innamorò ancora prima di conoscerla bene, si innamorò durante quella festa… E anche per lei fu la stessa cosa… Tutto faceva pensare a Satoru che Noriko fosse “Un angelo sceso sulla terra per me…”… Sato credeva davvero di aver trovato la persona con cui avrebbe voluto trascorrere la sua vita… E per Noriko era lo stesso, l’aveva detto in una delle loro telefonate… A Noriko piaceva scherzare, ma il tono… Il modo in cui aveva pronunciato quelle parole… “Lo sai, Sato?… Vorrei poter trascorrere tutta la mia vita al tuo fianco…”… No, non scherzava Noriko in quel momento, Sato ne era convinto. Gli era sembrata sincera… E Sato sapeva che un giorno, lontano o vicino che potesse essere, le avrebbe chiesto di sposarlo, era il suo sogno, il suo sogno d’amore… Essere insieme a lei per sempre...
Ad un certo punto, però, ancora pensieroso, accese la radio, e si accorse che trasmettevano una delle canzoni della serata in cui incontrò Noriko, e allora il suo pensiero tornò al ricordo di quella festa, la musica, la folla… Del momento in cui decisero di appartarsi per sfuggire a tanto putiferio… E cominciarono a parlare… E Sato era più o meno tranquillo, non sapendo che qualche minuto dopo le labbra di Noriko si sarebbero lentamente avvicinate alle sue… Qualche attimo di panico… E poi il bacio… Non sentiva più nulla in quel momento, Sato, oltre al battito del suo cuore… Si stava davvero innamorando! Ed era felice… Avrebbe voluto che quell’istante durasse per sempre, ma purtroppo non fu così… Ma di una cosa era sicuro, una cosa che sarebbe durata per sempre… Il loro amore...
E Sato si addormentò, con ancora il manga che avrebbe voluto leggere in mano, la radio accesa, pensando a Noriko… Alla sua Noriko...
Alcune volte la sognava anche di notte, talmente la amava… Il pensiero di Noriko si mischiava a tanti altri che riguardavano animazione, fumetti e videogiochi… Ma c’era sempre lei, non l’eroe del manga, non l’eroe del videogioco, ma lui, lui e lei.

Probabilmente la sognò anche quella notte, perché Sato si svegliò allegro il giorno dopo. Gli impegni che si prefisse per il resto della giornata erano ozio e nullafacenza: era arrivato il suo giorno libero. A lui un po’ dispiaceva che il negozio di fumetti dovesse essere chiuso per due giorni alla settimana – il mercoledì e il venerdì – oltre alla chiusura domenicale, ma d’altronde il proprietario, il signor Shiwakama, era un signore piuttosto anziano, e forse non riusciva a reggere un certo ritmo lavorativo. Infatti il negozio apriva la mattina, per poi rimanere aperto fino a sera, un orario continuato interrotto solo all’ora di pranzo per un paio d’ore. Doveva essere per quello che aveva messo l’inserzione per trovare qualcuno che lo aiutasse in negozio… Sato aveva sempre sognato avere una fumetteria, ma non era molto convinto di voler accettare il lavoro part-time. Gli servivano però i soldi per il suo progetto di andare a trovare Noriko, e poi il negozio era poco lontano da casa sua… Insomma, aveva tutto da guadagnare e niente da perdere. E alla fine accettò, e fu davvero contento di averlo fatto, di aiutare il signor Shiwakama… Si comportava in maniera gentile con Sato, fin da quando era piccolo… Avrebbe potuto anche aiutarlo gratuitamente ma, a parte il fatto che aveva bisogno del denaro per poter andare da Noriko, il signor Shiwakama riteneva che “Una buona prestazione di lavoro va ben retribuita”. E infatti Sato era sicuro che continuando a lavorare da lui ancora per qualche tempo avrebbe guadagnato abbastanza da permettersi di andare a trovare Noriko e trascorrere insieme a lei qualche giorno.
I suoi presupposti di riposo per quel giorno, però, crollarono subito quando sua madre gli chiese di andare a far compere per la città. Sato sovente accettava di buon gusto questo compito, sapendo che per la strada per dove era diretto si trovava una fornitissima edicola ben specializzata in riviste di videogiochi. E così quando sua mamma gli affidava denaro in più per comprarsi qualcosa che gli servisse, oltre a quello necessario per la spesa, a volte lo risparmiava per comprare qualcosa dal negozio di fumetti, altre volte non esitava a spenderlo presso quell’edicolante. Ma non solo per questo accettava di far compere al posto di sua mamma. Sato, infatti, era un ragazzo gentile, e non si rifiutava di fare ciò che poteva per rendersi utile. I suoi amici lo rispettavano innanzitutto per questo: Sato dava il massimo in qualunque favore gli chiedevano di fare, anche il più inutile, o il meno impegnativo. Decise di prendere la metropolitana per raggiungere la sua meta. Anche la stazione era poco lontano da casa sua, quindi rendeva molto più semplice il suo compito.
Al suo arrivo alla strada che portava alla stazione, una voce familiare lo chiamò:
“Ciao Sato! Che bella sorpresa incontrarti!”.
Era la sua amica Akiko. Si stavano rivedendo dopo mesi; e prima di quell'ultima volta, non si erano più visti per diversi anni. Di tutta fretta rispose al saluto.
“Ciao Akiko. Hai ragione! Non mi aspettavo di trovarti qui! E' da parecchio tempo che non ci vediamo...”.
“Già! Ma dimmi" avvicinandosi per dargli un bacino sulla guancia, "dove vai di bello?”.
Sato non era abituato a queste cose, e vistosamente arrossì. Subito dopo però le rispose.
“Oh, beh… Vado a far compere per conto di mia madre… Sai, alcune volte…”.
“Si, si, lo so…” lo interruppe. “Ricordi? A volte ci andavamo insieme… Vedi, io sono libera" disse arrossendo, "che ne dici se oggi… Dopo tanto tempo… Ti accompagnassi di nuovo?”.
“Certo, mi farebbe piacere!” disse Sato, subito nella sua mente il ricordo di quei giorni… A quei tempi lui e Akiko frequentavano la stessa scuola, e per giunta la stessa classe e la stessa sezione. Erano amici fin da piccoli, perché le loro famiglie erano legate da tempo. A volte trascorrevano interi pomeriggi insieme, a studiare, oppure a divertirsi…
“Andiamo allora, il nostro treno partirà tra pochi minuti!”.
Una volta sul treno, cominciarono a parlare di questo e di quello, come facevano un tempo. Già, erano passati anni da quando si vedevano tutti i giorni. Sato, fissandola, si rese conto che non era molto cambiata da allora, riflettendo su quanto poco si erano visti negli ultimi anni. I capelli lunghi, castani, erano rimasti sempre gli stessi - forse più lunghi di quanto Sato si ricordasse; così come la sua espressione, dolce e solare. Continuarono a parlare allegramente. Ad un certo punto, però, Akiko si fece ad un tratto seria, e gli chiese:
“Ehi Sato… Come va con Noriko? State ancora insieme?”.
“Beh… Va alla grande, grazie! Io e Noriko ci amiamo tantissimo… E anche se siamo lontani… - e qui si fermò per qualche secondo - Si, stiamo ancora insieme!” disse deciso Sato, prima con un velo di tristezza, poi sorridendo.
“Sono contenta! Allora hai trovato la ragazza che fa per te, eh Sato?”.
“Già… Grazie a te… Che mi hai invitato a quella festa… Non saprei come ringraziarti… E’ tutto merito tuo se ho conosciuto Noriko…”.
Akiko arrossì. “Ma dai, non ringraziarmi! Per caso non avrei dovuto invitare il mio miglior amico di un tempo? E poi… Grazie a quell’invito ci siamo ritrovati…".
“Vero…”, disse pensieroso Sato, che in quel momento si chiedeva come mai erano stati per quasi un anno senza parlarsi… A dire il vero… Lui qualche volta la chiamava… Ma lei era sempre impegnata… E poi, dopo un po’ di tempo… Sembrava che si fossero dimenticati l’uno dell’altra…
“Sato… Sato! Guarda che siamo arrivati! Dobbiamo scendere! Ehi! Sato?”. Akiko lo distolse dai suoi pensieri.
“Si… Scusa… Mi sono distratto… Eh eh!...”.
E insieme varcarono la porta del treno, come facevano un tempo, diretti verso la loro meta.

Per tutto il tempo impiegato per le compere, Sato si rese conto di come, dopo tanto tempo, essere ancora vicino ad Akiko in questo genere di cose non lo metteva in disagio, in imbarazzo, come con le altre ragazze, anzi… Era tutto naturale… Era tutto come qualche anno fa… “Hai preso tutto?”.
“Si… C’è tutto! Guarda, mi è rimasto del denaro… Che ne dici di un gelato?” disse poi Sato, che aveva visto in lontananza un chioschetto e lo indicava ad Akiko con la mano, accaldato per la giornata afosa.
“Va benissimo! Fa davvero caldo oggi...”. E si avvicinarono al gelataio.
“Salve”, dissero i due. Poi fu Akiko a parlare: “Allora, per me...”.
“… Fragola e fior di panna…?”, la interruppe Sato.
“Bravo! Proprio quelli! Sono i miei gusti preferiti! Come facevi a sapere...?” chiese Akiko stupita, confermandoli al gelataio.
“Non dimenticherò mai quella volta… Eravamo con i nostri genitori, e tu prendesti un cono grandissimo… Fragola e fior di panna, ovviamente… Non riuscivi a finirlo tutto, e mi chiedesti di aiutarti a mangiarlo… Mi scusi – disse poi al gelataio – cioccolato e fior di panna per me, grazie”.
“E’ vero! Ah ah! Che bei ricordi… Quei tempi...”.
“Già...”. E si allontanarono dal chioschetto, ovviamente, dopo aver pagato.
Continuarono a parlare fino a quando, camminando per la stazione, ad Akiko squillò il cellulare.
“Pronto, mamma? Ciao... Si... Si, sono con Satoru... Si, proprio lui... Ah... Va bene... Arrivo subito”. Poi, rivolgendosi a Sato, disse:
“Sato... Era mia madre... Ti accompagno qui alla stazione... Poi devo andare, vengono a prendermi i miei...”.
“Va bene, Akiko... Lascia che ti dica una cosa... Mi sono divertito molto, oggi...”.
“Si” rispose in fretta Akiko, che sembrava un po’ imbarazzata, “Anch’io...”.
Per tutto il resto della poca strada da percorrere ancora, rimasero in silenzio. Appena arrivati alla stazione, Sato prese per primo la parola:
“Allora... Ci vediamo Akiko... Ciao!”.
“Sato... Un’ultima cosa...”, disse Akiko, che ad un certo punto si fece di nuovo seria.
“Si... Dimmi.”, rispose Sato, non avendo la minima idea di quel che voleva dirgli Akiko...
Questione di pochi istanti... Akiko si avvicinò... Lentamente... E lo baciò. Ma non sulla guancia. Lo baciò sulla bocca... In quell’istante, Sato non riusciva a capire cosa stesse succedendo... E un attimo dopo, Akiko gli disse: “Sato... Ti voglio bene...” e scappò via. Sato era immobile. Ma trovò la forza di rispondere: “A-Anch’io ti voglio bene, Akiko...”...
Lei si voltò a guardarlo... Gli sorrise... E voltò l’angolo. Sato sembrava aver capito a malapena quello che era successo... Akiko... La sua amica Akiko... Lo aveva baciato... Anche se per un solo istante... E poi... Gli aveva detto “Ti voglio bene”... Ma aveva capito bene almeno una cosa... Il “bene” che gli voleva Akiko... Non era quel “bene” che si vogliono gli amici... Era qualcosa di più... E ancora scosso per tutto ciò, Sato si avviò verso il treno che avrebbe dovuto prendere.

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Capitolo 2
*** pensieri, capitolo II ***


Il treno era partito, e Sato sedeva al suo posto, pensieroso. Ripensava e ripensava a quel che era successo, al bacio, al ”Ti voglio bene”, che rimbombava forte nella sua mente. Possibile che non si fosse mai accorto di Akiko? Eppure anni fa trascorrevano molto tempo insieme... E in tutto quel tempo Akiko si comportava in maniera del tutto normale, niente aveva fatto pensare a Satoru che ad un certo punto si fosse innamorata di lui... Ma allora... Era successo tutto durante quel periodo, il periodo in cui si erano persi di vista... Certo, doveva essere così... Era stato quello il momento in cui Akiko aveva capito di amarlo... E lo avrebbe voluto riferire a Sato...
E forse... Anche per questo... L’invito a quella festa... Akiko credeva forse che dichiararsi durante la festa sarebbe stata la cosa migliore da fare? Ma quel giorno arrivò Noriko... Si, ormai c’era Noriko... Era per questo che era diventata seria nel momento in cui aveva chiesto di lui e Noriko? Sperava che si fossero lasciati... Per avere molte possibilità in più per avere Sato per sé... Per avere il suo amore? E piano piano Sato si rendeva conto di quanto sarebbe stato meglio rifiutare il favore a sua mamma... Si, molto meglio... Adesso... Tanti interrogativi, tanti pensieri...
Intanto, Sato era arrivato. Scese dal treno, sempre pensieroso, buste della spesa in mano... Cosa avrebbe fatto adesso? Sarebbe riuscito a dire ad Akiko che credeva di aver trovato in Noriko l'unico, grande amore? Sarebbe riuscito a dirle che ormai si era dichiarata troppo tardi, e sarebbe rimasto ancora insieme a Noriko?
Si... Ormai c'era Noriko... In effetti, come dire ad Akiko che tra loro non poteva esserci niente di più che la loro amicizia? Come dire che teneva tantissimo a Noriko... Più che a lei? Era difficile... Ma era ciò che doveva fare. Però ancora più difficile sarebbe stato capire cosa realmente provava per Akiko adesso che lei si era dichiarata...

Ormai a casa sua, Sato andò direttamente nella sua stanza, si sdraiò sul letto e cominciò a meditare. Non si era mai chiesto prima cosa provava per Akiko, fino ad allora...
Sicuramente le voleva bene, ma come amica. Mai avrebbe pensato invece che lei si fosse innamorata... E lui? Cos'era quello strano sentimento di inquietudine che gli mordeva la bocca dello stomaco, pensando ad Akiko? Non poteva essere quello che chiamano... "vero amore"?...
Nel frattempo, sentì il telefono squillare... Sato intanto si chiedeva “Chi sarà ora? Spero non sia Noriko... Come potrei parlarle dopo quello che è successo oggi?”. Sua madre lo chiamò dicendogli che la telefonata era per lui... Subito scese per rispondere al telefono, sperando per la prima volta che non fosse Noriko...
Non aspettò neanche che gli si dicesse chi fosse, subito, il telefono in mano:
“P-Pronto?”, disse con voce tremante, sperando ancora che a parlargli non fosse Noriko.
“Sato! Ciao amico! Sono io, Shuji! Come va?”.
Per fortuna, era il suo amico Shuji. Si erano conosciuti l’anno prima: Shuji si era trasferito con la sua famiglia e frequentava ora la stessa classe di Sato. I due avevano fatto subito amicizia.
“Ciao Shuji! Non credevo mi avresti telefonato sul serio! Beh... Mi è successa una cosa terribile... Ma non mi va di rovinarti gli ultimi giorni dell'estate...”.
“Non preoccuparti, siamo amici, puoi dirmi tutto! Dimmi almeno cosa riguarda il tuo problema...”
“In poche parole... Il mio mondo sentimentale è crollato...”... Già, era crollato, Sato non avrebbe potuto esprimersi meglio.
“Ah, si? Non mi dire... Ha qualcosa a che fare con le ragazze? Non l'avrei mai immaginato, da uno come te!”, disse Shuji, a metà tra l'essere sorpreso e divertito.
“Una mia amica... Credo che sia innamorata di me... Ma lo sa anche lei, c’è già Noriko!... ”.
Probabilmente lui avrebbe capito benissimo in quale guaio Sato si fosse trovato...
“Accidenti...! Far soffrire così una ragazza...! Ma che gusto ci provi?”
“Fragola... E fior di panna...”, disse Sato pensieroso...
“Ma io intendevo dire... Ehi, ehi! Aspetta un attimo!... L’hai anche baciata?”, e qui il tono di Shuji divenne unicamente di sorpresa.
“Si... A dire il vero.. Mi ha baciato lei...”, disse Sato, piano, quasi vergognandosene.
“... Ma Sato... Hai già una ragazza carinissima che ti ama... E adesso anche le tue amiche si innamorano di te...? Ehi amico... Devi darmi qualche consiglio allora...”, ribattè Shuji, tornato al tono di prima. Sembrava non vederla così male, pensò Sato.
“Si... Posso darti qualche consiglio su come crearti problemi dal nulla...”, gli disse tristemente.
“Dai amico... Si aggiusterà tutto, vedrai... Devi solo aspettare... E tutto andrà per il verso giusto... Comunque, ripeto... Devi darmi qualche lezione... Ah ah! Vabbè... Ti lascio alle tue decisioni, solo tu puoi stabilire cosa è giusto fare...”.
Aveva ragione... Solo lui poteva decidere la cosa giusta da fare...
Subito Shuji riprese a parlare: “Comunque... Ti ricordi che tra qualche giorno ricomincia la scuola, vero?”
Sato se n’era proprio scordato! Si ricordava che le vacanze estive erano quasi finite... Ma l'inizio delle lezioni gli era passato di mente. Si affrettò subito a rispondere.
“Certo! Figurati se dimentico una cosa del genere!”. Ovviamente mentiva.
“Perfetto! Adesso ti saluto. A presto, amico!”, rispose Shuji, con tono allegro.
“Sì, ci sentiamo presto. Ciao!” rispose Sato. Mentre riattaccava, ripensava alle parole del suo amico... “...Solo tu puoi stabilire cosa è giusto fare...”...
Più ci pensava, più si rendeva conto che sarebbe stato difficile prendere una decisione sul da farsi, benchè fosse sicurissimo che l'unica ragazza che amava davvero era Noriko, e Akiko ne avrebbe pagato le conseguenze. Sapeva però di provare uno strano sentimento nei confronti di Akiko, ora che si era dichiarata, di cui non si era mai accorto prima di allora.
Decise che si sarebbe subito messo all’opera, appena dopo pranzo. Quindi, si sdraiò sul letto, a rimuginare... Ma l’effetto della sazietà, misto a un po’ di stanchezza fece sì che Sato si addormentò.
Ma quello che sognò non riuscì a illuminarlo, né tantomeno a rincuorarlo: c’era, come al solito, Noriko. Gli diceva: ”Sato... Finalmente di nuovo insieme, dopo tanto tempo...”. Ad un certo punto apparve Akiko, anche lei gli parlò con tono disperato: “Sato... So che non potrai mai essere mio... Ma io... Ti voglio bene...”, lo baciava e dopo, scappava via... Noriko, assistita tutta la scena, se ne andava anche lei, in lacrime... E con un sussulto nel cuore... Si svegliò, il cuscino bagnato dal sudore che scorreva imperterrito sulla fronte, e finiva per arrivare a inumidire le tempie... Il collo umido... Aprì gli occhi e si rese conto che si trattava solo di un sogno... Però non riusciva a credere di dover scegliere per davvero tra Akiko e Noriko... Ma avrebbe dovuto farlo comunque, prima o poi.

Intanto aveva risentito già dal giorno dopo quello della sua “tragedia” (così definiva la dichiarazione di Akiko) Noriko, facendole mille scuse e raccontandole solo che “non sono stato affatto bene... Ma che stupido che sono... Sentirti mi avrebbe fatto sicuramente stare meglio!...”...
Sembrò più sicuro della sua scelta futura solo ascoltando le parole di Noriko:
“Si, sei il mio stupido... Dai, non importa, è stato solo un giorno!... Anche se... Mi hai fatto davvero preoccupare!”, disse, lasciandosi poi sfuggire una di quelle risatine che Sato definiva “dolcissime”.
“Mi dispiace tanto... Scusami...” le rispose lui.
“Non importa, Sato mio! Io ti amo anche se non ci sentiamo per un giorno!”...
“Grazie... Anch’io... Ti amo... Anche se non ci sentiamo... Ti penso sempre...!”...
E dopo parecchio parlare, Noriko fece una domanda che, chissà perché, Sato non si aspettava.
“Un’ultima cosa... E’ sicuro che... Appena possibile... Verrai da me...?” gli chiese in tono ansioso.
“Ma certo! Ho guadagnato abbastanza denaro con il lavoro part-time!” rispose lui, diventato ad un tratto tutto contento.
“Benissimo!”, disse Noriko, anche lei con una voce felice. “E... Quando credi...?”
Sato, esitò. Poi la interruppe, si fece coraggio e disse:
“Mmm... E se venissi da te... Durante le vacanze di Natale...?!?”
Noriko si fece ad un tratto silenziosa. Poi disse, felicissima questa volta:
“Magari!!! Sarebbe fantastico! Trascorrerei il più bel Natale della mia vita...!!!”
“Sì, anch’io!!! Mi pare un’ottima idea! Parlerò con i miei e... Se tutto va bene...
Trascorreremo insieme tutte le vacanze di Natale!!!” le rispose Sato, pensando che nessuna, né soprattutto Akiko, potesse mai prendere il posto di Noriko nella sua vita.

“La notte porta consiglio”, e infatti Sato decise di andare a letto poco dopo. I giorni seguenti trascorsero abbastanza tranquillamente, con la convinzione che Sato aveva di restare insieme a Noriko, soprattutto dopo aver sentito ogni giorno le parole della ragazza pienissime di affetto e di amore per lui. Mancavano solo tre giorni all’inizio del nuovo anno scolastico, e c’era bisogno – come ogni anno – di procurarsi i libri di testo delle materie scolastiche.
Coloro che lavoravano nella scuola di Satoru erano soliti spedire per posta agli studenti una lettera in cui c’erano sempre scritte la data dell’inizio della scuola, anche se gli studenti lo sapevano già, da parecchio prima, e una lista con elencati i libri di testo che avrebbero dovuto comprare. Sato l’aveva ricevuta molti giorni prima, ma aveva deciso solo allora che l’indomani sarebbe andato in libreria a prenderli.
E così fece: si vestì in fretta, abbastanza allegro come ogni mattina (aveva probabilmente sognato nuovamente la dolce Noriko), e scese in strada. Non sapeva neanche lui che di lì a poco sarebbe successo qualcosa che lo avrebbe reso nervoso e pensieroso per tutto il giorno. Infatti, arrivato in libreria, si accorse che una ragazza dai capelli molto lunghi che le sembrava familiare era proprio davanti a lui.
“Ma... E’ Akiko!” Pensò Sato, che avendo visto la sua amica di spalle, non la aveva affatto riconosciuta.
Per un momento pensò di sgattaiolare fuori dal negozio prima che chiunque (e soprattutto Akiko) si accorgesse della sua presenza; ma non volle farlo, preferì farsi vedere e salutare per bene la sua amica, spinto forse da un senso di dovere totalmente in nome della loro lunghissima amicizia. Infatti, seppur non essendo molto sicuro di sé in quel momento, esclamò:
“Ciao Akiko! Che... Che bello vederti...!”
“Ehi, ciao Sato! Anche tu qui per i libri?” rispose Akiko, che sembrava sorpresa.
Si voltò, gli si avvicinò un po’, nonostante fossero abbastanza vicini, e rincarò il saluto baciandolo sulle guance. Sato aveva deciso che d’ora in poi avrebbe prestato attenzione ad ogni cosa che Akiko avesse fatto mentre erano insieme da qualche parte, sperando di riuscire ad intervenire fermando la sua amica nel caso volesse baciarlo ancora – sulla bocca; ma nell’evitare i due bacini non fece nient’altro che guardarla.
“Già... D’altronde... Mancano pochissimi giorni all’inizio della scuola...” disse Sato, ancora immobile.
Akiko si comportava in maniera del tutto... Normale; sembrava essersi dimenticata della faccenda del bacio e del “Ti voglio bene”.
“Vero... Oh, scusami tanto, Sato, è il mio turno...!” disse di fretta.
“Certo, non preoccuparti...” rispose prontamente Sato, che aveva visto anche lui la persona davanti ad Akiko ringraziare e lasciare il suo posto.
Appena Sato ebbe finito, notò che Akiko lo stava aspettando appena fuori alla porta della libreria; nervosamente la raggiunse, chiedendosi per quale motivo lei lo stesse aspettando. “Senti, Sato” disse Akiko “Ho pensato di riunirci a casa mia per questa sera, e stare un po’ insieme, tra amici... Ho chiamato anche la mia amica Urumi...”...
Sato conosceva fin troppo bene l’amica di Akiko... Infatti era la sorella di Shuji. Gliel'aveva presentata lui stesso, durante una delle sue visite a casa dell'amico, quando si vedevano per giocare insieme a qualche videogioco.
“Dai” ricominciò Akiko, prima che Sato potesse dire qualcosa “ha detto che ci sarà anche Shuji...!”
“D’accordo... Allora... Ci sarò” disse Sato risoluto, pensando che trovandosi insieme ad altre persone, Akiko non si sarebbe fatta avanti...
“Bene! Ehm... Mi fa... Mi fa molto piacere!...” rispose Akiko nervosamente.
E così, si diedero appuntamento a quella sera. Ma Sato ad un tratto non si sentì più tanto sicuro di volerci andare.
“Ma no, non succederà nulla!... O almeno spero...” continuava a ripetere fra sé, arrivando infine al punto di doverci andare comunque, avendo già dato la sua disponibilità.
Intanto, se ne rese conto subito dopo, da un po’ di tempo aveva iniziato a distogliere leggermente i suoi pensieri da Noriko. La preoccupazione per Akiko, per fare in modo che non soffrisse, ormai stava riempiendo sempre più la sua testa. D’altronde gli sembrava una cosa normale: Akiko era sua amica da quando erano bambini, e il loro legame (benché non ci fosse amore tra i due, o almeno così aveva sempre pensato Sato) era comunque un legame forte. Ma davvero si stava preoccupando per quello che provava Akiko? O in realtà aveva solo paura che lei si allontanasse un’altra volta, in modo simile a come era già successo, in passato, ma stavolta per sempre, e voleva soltanto non perderla di nuovo, a discapito dei suoi sentimenti? E a ben riflettere, proprio il fatto che ultimamente stesse pensando più alla sua amica che alla sua ragazza, significava qualcosa? Continuava a camminare, immerso nei suoi pensieri, le braccia rigide, ponendosi queste domande.
“No” disse a un certo punto tra se, “Mi preoccupo per Akiko solamente perché non voglio che soffra. Non succederà nulla!... Resterà tutto così com’è”.

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Capitolo 3
*** una serata poco tranquilla, capitolo III ***


“Ehi, Akiko... Akiko? Ti senti bene? Non avrai bevuto troppo?” continuava a ripetere la sorella di Shuji.
“Eh? Ma... Ma sì, certo...” rispose stranamente lei, che – osservò Sato - non aveva affatto un bel colorito, avendo bevuto qualche lattina di birra di troppo. Anche Sato, a dirla tutta, si sentiva un po’ intontito... Ma era sicuro che non avesse bevuto molto; rimaneva il fatto che l’ora era tarda, e si sentiva stanco.
“Non avrai bevuto troppo...?” continuò Urumi, ancora preoccupata per l’amica.
“Non preoccuparti... E poi, anche se fosse... Non me ne importerebbe proprio nulla... E’ uno degli ultimi giorni liberi... Che abbiamo” disse lentamente Akiko “dovremmo godercelo al meglio... Tra un po’ ricomincia la scuola... E passeremo tutto il tempo a studiare...”.
Ad un certo punto, fu Shuji a parlare. “Beh, si è fatto tardi, ragazzi. Sorellina... Andiamo?”. Anche Shuji sembrava un po’ brillo.
“Sì, hai ragione” commentò la sorella, che – a vedere la sua faccia – non aveva affatto bevuto come loro, “è ora di andare!”.
“Capisco... Allora... Avete deciso di non fermarvi...?” disse con una nota di delusione nella voce Akiko, mentre guardava Urumi aiutare il fratello ad alzarsi.
“Eh?” le rispose in fretta Urumi, “Ma certo, che sciocca! Shuji, non andiamo da nessuna parte! Dormiamo qui, per oggi!” aggiunse poi, guardando il fratello.
“Ma... Di cosa stai parlando?” disse Shuji, ripoggiatosi a terra, “Come sarebbe? Non torniamo a casa?”.
“No. Akiko, scusami, ho dimenticato di parlargliene prima... Akiko stasera è rimasta sola, i suoi genitori sono in viaggio per lavoro, e... Mi ha chiesto di passare insieme a lei la notte... Ovviamente ne è al corrente anche Satoru!” disse poi guardando Sato, mentre Akiko era in silenzio: guardava verso il basso e annuiva...
“Sempre se... Ne avete voglia...” disse lei, continuando a tenere il capo chino, come se fosse imbarazzata...
“Ma certo!” disse sicura Urumi “Certo che ne abbiamo voglia! Così domani facciamo colazione tutti insieme! Niente male come idea, non credi, Satoru?”.
Urumi aveva una faccia davvero radiosa mentre parlava, e Sato era un po’ arrossito dopo averla guardata in viso.
“Sì... Credo di sì...” rispose Sato. Intanto si ricordò che Akiko gli aveva telefonato quel pomeriggio, spiegandogli tutta la situazione (e Sato non aveva potuto dire di no all’invito di Akiko di dormire da lei, perché gliel’aveva chiesto con una voce tale – lo aveva quasi pregato – che Sato non si era sentito di rifiutare, anche se dopo aveva avuto da pentirsene un pochino) e ricordandogli di portare il pigiama.
“Ah... E’ così allora! Va bene... Però credo di avere dimenticato qualcosa...” disse all’improvviso Shuji, distogliendo Sato dai suoi ricordi.
“Certo che sì! Il pigiama! Ma non preoccuparti... L’ho preso io per te, non penserai che mi fossi dimenticata anche di questo!” le rispose in modo deciso Urumi.
“Sorella... Sei troppo forte!” disse tranquillizzato Shuji. “Bene...” continuò, “Dimmi dove l’hai messo, vado subito a dormire... Mi sta venendo un gran sonno...”.
“E’ nell’altra stanza... Proprio vicino al futon...” gli rispose Akiko. “C’è solo un piccolo problema: i futon sono tre... Due singoli e uno doppio...” aggiunse poi, sempre guardando in basso.
“Non c’è alcun problema!” disse decisa Urumi, “in quello doppio possiamo dormire io e mio fratello!” aggiunse subito.
“Dormire così vicino a te? Ma non ci penso proprio!” sbottò Shuji. Urumi lo guardò con una faccia indignata; Akiko era sempre impassibile. Sato iniziava a sentirsi nervoso. Nonostante ciò, propose un’ alternativa.
“Non preoccuparti... Nel doppio ci dormo io... Io con... Akiko...” disse infine, guardando verso l’amica. Non finì la frase, che subito si pentì di aver parlato. Perchè? Ma come gli era venuto in mente? Eppure aveva ben presente che Akiko lo amava! E se, approfittando dell’intimità, Akiko si fosse fatta avanti?
“Sempre se per lei va bene... Cioè...”, aggiunse. Troppo tardi. Ormai, la frittata era fatta.
“Sato... Sei davvero un amico!” disse sorridente Shuji. Almeno era riuscito a fare un "favore" ad un amico... Ma questo non lo fece sentire meglio.
“Sato... Io...”. Finalmente Akiko alzò lo sguardo. Guardava Sato, quasi fosse in contemplazione. “Ehm, cioè... Davvero te la senti...?”.
“Sicuro” disse deciso Sato. Ovviamente mentiva. Ma non poteva fare altrimenti... Ormai il danno era fatto. Ma poi, alla fine, cosa poteva succedere di tanto grave?
Dopo un po’ di silenzio fu Urumi a parlare. “Beh, che aspettiamo allora? Andiamo a dormire, no?”.
“Sì, certo... Hai ragione...” disse piano Akiko. “Allora... I futon singoli sono nella stanza a sinistra... Quello doppio è nella stanza a destra...”.
“Perfetto! Noi andiamo a dormire, vero Shuji? Buonanotte!” disse Urumi. Il fratello mugugnò. Poi la ragazza si avvicinò a Sato e gli sussurrò un “Grazie...”, quasi impercettibile, poi si allontanò e gli strizzò l’occhio. Sato non capì il significato di quel gesto. Rimaneva il fatto che quella notte avrebbe dormito sotto le stesse lenzuola di Akiko; vicinissimi, l’uno all’altra.
“Buonanotte!” dissero in coro Sato e Akiko. Erano rimasti soli, e decisero di prepararsi per andare a letto.
Sato andò a cambiarsi nel bagno, mentre Akiko passò prima dalla stanza dove riposavano Urumi e Shuji, poi si recò nella stanza vicina, dove si trovava il futon nel quale avrebbe dormito insieme a Sato. Sato la sentì passare; benché si fosse già cambiato, decise di aspettare qualche istante, poiché magari, gli venne da pensare, Akiko si stava cambiando. Quando finalmente uscì (gli sembrava che al posto di pochi secondi fossero passati svariati minuti) camminò in punta di piedi verso la stanza a destra, per poi trovare Akiko che lo aspettava ancora in piedi.
“Ah... Pensavo fossi già a letto! Ti ringrazio per avermi aspettato...”. Sato fu il primo a parlare, appena i due si erano guardati negli occhi per un attimo, ed entrambi allo stesso tempo avevano distolto lo sguardo imbarazzati. In effetti, pensava Sato, non era una situazione affatto normale, quella di dormire così vicino ad Akiko. Certo, da piccoli avevano dormito talvolta insieme, ma in letti separati, e per questo (per quanto ricordava Sato) ovviamente non aveva provato alcun imbarazzo, anche perché da bambino trovava dormire insieme alla sua amica una cosa divertente. Ma in questo momento non c’era nulla di divertente.
“Figurati...” gli rispose semplicemente Akiko, e si abbassò verso il futon. Anche Sato si avvicinò al futon; un minuto dopo, erano già sotto le coperte. Ancora silenzio, quando ad un certo punto fu Akiko a parlare, questa volta.
“Ehm... Allora... Buonanotte, Sato...” disse, e trattenne a stento un gran sbadiglio.
“Aspetta” le rispose Sato. “Akiko... Mi dispiace. In questo momento starai soffrendo... Che stupido sono stato... Io... Nonostante fossi al corrente dei sentimenti che provi per me, ti sto mettendo in difficoltà, adesso che siamo così vicini, e per giunta nello stesso letto... Scusami... Non avrei mai dovuto proporre una cosa del genere...”.
Akiko ridacchiò. “Ma che dici...” disse in tono molto gentile. “Per me, così va assolutamente bene... Sapere che sei qui vicino a me... Non sai quanto mi senta felice in questo momento... Non sei tu a doverti scusare... Sono io, che mi sono dichiarata a te, così all’improvviso... A dovermi scusare... E poi, ti devo anche ringraziare... Non solo perché mi tornano in mente i giorni di quando eravamo bambini... Ma anche perché ho trascorso una bella serata con te, e con persone che mi sono molto care... E anche in questo momento sono con te... Sono davvero felice... Grazie, Sato...”...
Sato era disteso supino, e si sentiva gli occhi ammirati di Akiko che lo fissavano. Sbadigliò molto forte, poi si girò; vide che lei era sdraiata su un fianco, e lo guardava intensamente.
Si girò anche lui su un fianco, guardò Akiko negli occhi, le disse a bassa voce:
“Akiko... Ti voglio bene...”... In quel momento provava una gran voglia di baciare la sua amica... Non gli importava nient’altro... Ma non fece in tempo a fare nemmeno il più piccolo movimento, che avrebbe potuto rendere il suo viso vicinissimo a quello di Akiko, che si addormentò all’istante.


La mattina dopo, quando Sato si svegliò, il sole attraversava già la grande finestra, ponendosi sul pavimento della stanza, con il raggio di luce che sembrava un ospite ingombrante. Guardò alla sua sinistra, ma non vide nessuno: realizzò che Akiko si era svegliata prima di lui, ed era già in piedi. Improvvisamente capì che non ricordava quasi nulla della sera precedente... Forse, in realtà, aveva esagerato anche lui nel bere, non rendendosene conto. D’altro canto, non era una serata qualsiasi, non gli capitava mica tutti i giorni di cenare con i suoi amici... E per giunta, quando mancavano pochissimi (solo due) giorni all’inizio della scuola. Intanto, si accorse di sentire bussare alla porta. “Sì... A-Avanti...” disse, ancora un po’ sonnecchiante.
“Buongiorno, Sato! Ti aspettiamo tutti nell’altra stanza, la colazione è pronta!” esclamò Akiko, che sembrava molto raggiante.
Akiko indossava una camicia da notte molto lunga, e aveva i capelli un po’ sparpagliati dietro la schiena. Sato arrossì: in quel momento Akiko sembrava una di quelle ragazze che si vedono negli anime, follemente innamorate del protagonista e carinissime a dismisura, pensò Sato. Altro che un angelo...
“B-Buongiorno a te, Akiko!” rispose dopo qualche istante, notando che le forme di Akiko erano comunque in vista, nonostante la camicia da notte poco aderente. Questo fu ancora fonte di imbarazzo per Sato, che si fermò qualche altro istante, poi esclamò:
“A-Arrivo subito! E-Ecco, vedi... Stavo proprio per alzarmi!”.
“Comunque” fece Akiko dopo una risatina, anche lei un po’ imbarazzata (sembrava intenerita da Sato in pigiama, coi capelli arruffati) “se vuoi dormire ancora un po’, non c’è nessun problema!”.
“M-Ma no, hai preparato la colazione apposta, sarebbe un peccato sprecarla...” disse un po’ nervosamente Sato.
“Ehi dormiglione, che aspetti ad alzarti?”. Era Shuji, che sbucò all’improvviso da dietro ad Akiko, rovinando, pensò Sato, l’atmosfera “magica” che si era creata.
“Guarda che manchi solo tu! Siamo già tutti a fare colazione! Datti una mossa, Akiko deve andare al lavoro, non vorrai farle fare tardi? E poi, le uova si freddano...”, disse poi, tutto d'un fiato.
“Cosa?” disse Sato, meravigliato. “A-Akiko, tu... Hai un lavoro?”. In effetti, non l’aveva mai neanche immaginato.
“Beh, a dire il vero sì...” disse timidamente Akiko, “E’ un lavoro part-time, e oggi sarebbe l’ultimo giorno... Lavoro in un locale, poco lontano da qui...”. “Ah... Non ne avevo idea... Mi dispiace tanto, Akiko...” disse Sato, dopo essersi alzato di scatto. “Allora, facciamo presto, non vorrei farti arrivare in ritardo!”. “Non preoccuparti” disse Akiko, e qui il suo volto tornò raggiante, “a dire il vero, a Urumi e Shuji l'ho detto solo poco fa... E comunque, sono in perfetto orario” aggiunse dopo. “Ho capito... Benissimo allora. Ah, ho una fame da lupi!” disse Sato. “Dopo tutto quello che hai mangiato ieri!? Sei incredibile!” disse poi Shuji, e tutti e tre si diressero verso la cucina.


“Mi dispiace, ragazzi...” disse un po’ triste Akiko.
“Ma no, figurati” disse subito Urumi, “non è colpa tua, è il lavoro che chiama!” aggiunse poi sorridente.
“Grazie, Urumi... Grazie anche a voi, Sato, Shuji... Ieri mi sono divertita tantissimo!” esclamò Akiko, questa volta sorridente.
“Si, anche noi ci siamo divertiti molto, eh, Sato? Sato? Ehi!” disse Shuji, guardando poi verso l’amico. Sato era rimasto a fissare una foto che Akiko aveva mostrato loro qualche istante prima. Ritraeva l’interno del caffè in cui lavorava Akiko, e tutti gli inservienti del locale erano in posa, tra i quali Sato notò subito Akiko in tenuta da cameriera, camicetta a maniche corte e minigonna. Ancora una volta, pensò Sato, Akiko gli era sembrata una ragazza del mondo degli anime (gli balenò in mente una serie che aveva visto non molto tempo prima), e fissava intensamente la fotografia. Non aveva ascoltato ciò che gli aveva detto Shuji, tuttavia, ancora intento a guardare la foto, esclamò:
“Sai, Akiko? Sei davvero carinissima in uniforme... Stai benissimo...”...
Non si stava rendendo conto di ciò che diceva, e quando alzò lo sguardo e vide le facce esterrefatte dei suoi amici, si affrettò ad aggiungere:
“No, cioè, ecco... Intendevo dire... Ti dona molto! Sì, ecco...”... Arrossì vistosamente.
“Ah, ti ringrazio molto!” rispose Akiko, con il volto imbarazzato, che un secondo dopo però presentava un sorriso felice.
Appena tutti e quattro furono usciti da casa di Akiko, Sato fu il primo a prendere la parola.
“Senti, Akiko... Che ne diresti se ti accompagnassi al locale...?” disse in tono supplichevole, “Ti dispiacerebbe se...” aggiunse poi, senza terminare la frase.
“Bravo!” esclamò istantaneamente Urumi, “Voglio dire, è una bella giornata, godiamocela un po’ prima di tornare a casa! Anche se, io e Shuji dobbiamo andare da questa parte, altrimenti allunghiamo troppo”, aggiunse poi, indicando alla fine la direzione opposta rispetto alla strada che avrebbe dovuto percorrere Akiko.
“Beh, sì, ecco... Per me va benissimo”, disse poi Akiko, “ma... Voi non venite?” chiese poi alla sua amica.
“Già, credevo ci saremmo andati insieme...” disse Sato.
“Non avrai cambiato idea, vero, Sato?” sbottò Urumi.
“Certo che no...” si affrettò a rispondere, “Sono curioso di vedere il caffè dove lavora Akiko”.
“Sì, certo, il caffè...”... Stavolta fu Shuji a parlare, dopo una risatina. “Comunque, sorella, torniamo a casa? Ma non hai appena detto...?”.
“A-Ah... Beh, sì, vedi, ecco... Ho fretta di passare da un negozio, strada facendo... Poi devo prenotare l’appuntamento dal parrucchiere per domani... E un paio di altre cosette! Eh eh! Cose da ragazze, insomma! Anche se te lo spiegassi, non capiresti!” rispose in fretta Urumi, quasi imbarazzata.
“Ho capito” disse Shuji. “A presto, ragazzi!” esclamò guardando prima Akiko, poi Sato. “Ci vediamo!” rispose Sato. Anche Akiko salutò, poi le due coppie si separarono.

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Capitolo 4
*** ragazze, capitolo IV ***


“Allora... Questo lavoro dev’essere impegnativo...” esordì Sato, una volta che fossero trascorsi diversi istanti dopo che lui e Akiko e Shuji e sua sorella si erano separati.
“Beh...” rispose Akiko, un po’ imbarazzata, “in realtà non devo fare altro che raccogliere ordinazioni e servire clienti... Però devo ammettere che alla fine della giornata sono davvero stanca!”.
“Posso immaginare” rispose prontamente Sato. Qualche attimo di silenzio, poi fu Akiko a parlare.
“Sai... Adesso sono capace di portare un vassoio stracolmo, non è più come quando eravamo bambini...!”.
Un po’ imbarazzata, si voltò verso Sato, e aggiunse: “Ricordi? Molte volte lo rovesciavo sempre sul pavimento! Meno male che la mamma non se ne accorgeva...”.
“Certo che si!” disse ancora una volta prontamente Sato, “E ricordo anche che... Una volta è successo che la tua mamma se n’è accorta!”.
“Già... E tu...” e qui Akiko si fermò, un paio di secondi, “Tu te ne prendesti la responsabilità...”.
Anche Sato rimase in silenzio per qualche secondo.
“Beh” disse, “a te avrebbe fatto una ramanzina terribile, mentre io...”, e non concluse. Ancora silenzio.
“Però... Devo ammettere che pulire era molto divertente... Riuscivamo sempre a finire prima che arrivasse la mamma, e potesse accorgersi di ciò che era successo!” disse Akiko.
“Peccato che quel giorno era presente... E non potemmo schizzarci con l’acqua, come facevamo le altre volte!” disse Sato.
“Vero! Era molto divertente... Solo che poi ci toccava asciugare tutto... Di nuovo!” disse Akiko. “Ehi, dovremmo farlo un’altra volta!”, aggiunse.
“Già” si limitò a dire Sato, pensando che, ormai, l’estate era finita.
Magari, se si fossero rincontrati un po’ prima, non mesi dopo quella festa, ma all’inizio delle vacanze estive, avrebbero potuto trascorrere un po’ più di tempo insieme.
“Akiko... Posso chiederti una cosa?” continuò Sato. Stava fissando Akiko, e si sentiva un po’ strano, pensando che lei sicuramente – era diventata un po’ rossa – si stava chiedendo cosa mai avrebbe voluto chiederle lui, magari perdendosi immaginando qualcosa di fantasioso tipo qualcosa su loro rapporto, o altro.
“M-Ma si, certo... Cosa vorresti chiedermi?” rispose Akiko, ancora imbarazzata, la testa rivolta verso il basso.
“Scusami se te lo chiedo, ma... Potresti dirmi perché hai lavorato durante queste vacanze? Cioè...”. Sato si fermò, temendo di essere andato un po’ oltre.
“Ah...”. Akiko sospirò, mentre Sato pensava che poiché la sua espressione non era cambiata, sicuramente la sua domanda non aveva deluso le aspettative della ragazza, o forse, aveva interpretato lo stesso quella domanda come qualcosa di importante nei suoi confronti.
“Ecco...” continuò “Vedi, Sato... Lo sai, i miei genitori lavorano entrambi, e non abbiamo problemi finanziari...”.
“Questo lo so...” la interruppe Sato. “Allora...?”.
“In realtà...” proseguì Akiko, “Ho deciso di essere un po’ più indipendente, e non voglio chiedere ai miei...”. Qui si fermò per qualche attimo, poi continuò, “Voglio guadagnarmi da sola i soldi sufficienti per mettere in atto... Un progetto”.
Sato non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando Akiko, ma non le chiese nulla a proposito, anzi, non disse nemmeno una parola; tuttavia, fu Akiko a parlare.
“Per queste vacanze non sarà più possibile... Ma le prossime... La prossima estate... Voglio trascorrere la prossima estate con tutti voi, al mare!”. Akiko ora guardava in faccia Sato, e aveva un’espressione così decisa che ancora una volta, pensava Sato, Akiko sembrava una ragazza del mondo degli anime.
“Wow! Voglio dire... Potresti spiegarti meglio...?” disse Sato, che era rimasto visibilmente spiazzato da questa risposta.
“Per farla breve... Non voglio semplicemente andare al mare una giornata soltanto, ma almeno qualche giorno! E poi, i miei non mi manderebbero mai da sola, per cui, dato che mi toccherà affittare una camera, tanto vale dividerla con voi quattro! Sempre che voi siate d’accordo!” disse Akiko, tutto d’un fiato. Era felice mentre parlava.
Anche Sato era entusiasta. D’altronde, anche a lui il mare piaceva molto, anche se non aveva quasi mai la possibilità di andarci.
“E’ fantastico!” disse, “Per me va bene, ma ad una condizione, non trattabile” aggiunse, con un sorriso.
“E... Quale sarebbe...?” chiese Akiko, con la stessa espressione di qualche minuto prima.
“Devo partecipare alle spese... Altrimenti non verrò” disse risoluto, mostrando poi un gran sorriso.
Sato non sorrideva spesso, perché molto spesso non ne trovava motivo... Comunque, quel sorriso fece felice Akiko, che dapprima, stupita, arrossì, poi gli sorrise, e tornò a guardare verso il basso.
“Immagino che... Non si potrebbe fare altrimenti... Dico bene...?” disse Akiko, timidamente.
“Assolutamente!”. Non fece neanche in tempo a finire la frase, quando si ricordò che tempo prima aveva promesso a Noriko di passare l’estate insieme a lei. Ma al momento non se ne preoccupò più di tanto: avrebbe trovato il modo di trascorrere la settimana al mare insieme ad Akiko, e il resto delle vacanze insieme a Noriko... E magari avrebbe anche capito chi amasse di più... Akiko o Noriko.


“Uh... Non ci ero mai stato prima d’ora... Davvero carino come posto!” disse Sato, appena messo piede nel locale insieme ad Akiko.
“Vero? E’ la stessa cosa che ho pensato anch’io, la prima volta che ci sono venuta!” rispose Akiko.
“Ehi, guarda chi si vede! Akiko, giusto in tempo... Che strano, di solito arrivi sempre in anticipo...”.
Una ragazza, vestita da cameriera, si trovava davanti a loro. Era molto bella, e Sato avrebbe giurato che non avesse avuto più di venti anni.
“Ehm” disse Akiko imbarazzata, “mi dispiace tanto, Megumi, questa mattina ho fatto un po’ tardi...”.
Non ebbe quasi neanche finito, che la ragazza continuò:
“Ho capito... Hai fatto tardi perché hai portato il tuo ragazzo”.
Akiko era imbarazzatissima, e Sato lo era altrettanto. I due si guardarono in volto, poi fu Akiko a parlare.
“Beh... Si... Cioè, no, ecco... Non è il mio ragazzo... E’ il mio amico Sato...”.
“Ehm... Piacere... Il mio nome è Sato...”, disse Sato, ancora imbarazzato.
“Ah, Sato! Ciao, io sono Megumi”, disse la ragazza, sorridendo.
Squadrò Sato dalla testa ai piedi, poi continuò:
“Ehi Akiko... Avevi ragione, è davvero un figo!”.
Fu ulteriore fonte di imbarazzo per Sato, ma anche per Akiko.
Sato non sapeva se poteva essere considerato un “figo”, magari la ragazza del locale lo aveva detto per scherzo, magari per prendere in giro Akiko... O forse l’aspetto di Sato la impressionava davvero? A detta di Sato, il suo aspetto non era mica qualcosa di eccezionale: non faceva nulla di più che sistemare i capelli un po’ con le mani, sulla fronte, e poi giù, fino alla base del lungo collo; non indossava mai niente di particolare, jeans e maglietta; non mostrava alcun interesse per gli accessori... Era ovvio, la ragazza stava soltanto prendendo in giro Akiko.
“Non preoccuparti”, aggiunse, vedendo che né Sato né Akiko sembravano avere intenzione di dire nulla, “a me piacciono i ragazzi più grandi, non te lo rubo!” continuò, e si recò sul retro del bancone.
Dopo qualche istante, fu Akiko a parlare. 
“Ehm... Ti chiedo scusa, Sato, Megumi è... Come dire, un po’... Irriverente...”.
“No... Non preoccuparti... Non è nulla...”, rispose Sato.
“Bene” disse Akiko, “posso portarti qualcosa? Capisco che è un po’ presto, e abbiamo appena finito di fare colazione... Ma se vuoi qualcosa, chiedi pure”, continuò, con un dolcissimo sorriso.
Sato era ancora imbarazzato (un po’ anche per il sorriso di Akiko), per cui si limitò a risponderle:
“Non preoccuparti, sto per andare via...”.
“Ma come, vai già via?” chiese Megumi, appena tornata vicino a dove si trovavano Sato e Akiko.
“Ehm... Beh, sì... Non vorrei essere d’intralcio...” disse timidamente Sato.
“Eh eh!”. Akiko fece una risatina, poi disse:
“Sapevo che avresti risposto così! Se vuoi, resta pure, non c’è alcun problema! Solo che non posso farti compagnia... Sai, prima... Dovrei cambiarmi”, aggiunse, nuovamente un po' imbarazzata.
“Davvero, va tutto bene, volevo soltanto vedere il locale, niente di più” disse Sato, poi si avviò verso la porta.
“Come vuoi” disse la ragazza del locale.
“Ci sentiamo presto, Sato!” disse Akiko, e corse a salutarlo, dandogli due bacini sulla guancia.
“Allora... Arrivederci, signorina Megumi! A presto, Akiko!” disse Sato, ancora imbarazzato, questa volta forse per il saluto di Akiko.
“Ciao!” dissero entrambe all’unisono; intanto, Sato usciva dal locale, un po’ a malincuore.
Ma d'altronde, temeva di poter disturbare Akiko mentre lavorava, e nello stesso tempo voleva godersi gli ultimi due giorni di vacanze, per cui si convinse che andarsene era stata la cosa migliore. Intanto, passato davanti alla vetrata del locale, vide la sua amica parlare con la ragazza del locale, e notò che Akiko aveva un’espressione determinata, ma allo stesso tempo sembrava imbarazzata. Badando di non farsi notare, si allontanò.


Camminando, a Sato venne in mente di passare dalla sua scuola per controllare che nuovi libri non fossero stati aggiunti all’elenco che già possedeva. Tornò a casa in fretta, si cambiò, e corse alla stazione per salire sul treno che lo avrebbe portato a scuola. Nei pressi della stazione, vide il posto in cui aveva rincontrato Akiko, molto tempo dopo quella festa... E gli venne in mente che forse, visti gli esiti degli ultimi giorni delle vacanze estive, non era stato così male aver ritrovato Akiko – nonostante quel “Ti voglio bene” e quel bacio – anzi, ne era felice. Mentre il treno continuava la sua corsa, continuava a pensare ad Akiko. Si stava davvero innamorando di lei? Fisicamente, Akiko era molto attraente, pensò Sato... E caratterialmente era una persona fantastica, una di quelle persone cui il solo averle accanto fa sentire sereni. Insomma, la ragazza perfetta, la fidanzata ideale... E per giunta innamorata di Sato... Ma per il momento Sato manteneva il rapporto con Noriko, un’altra ragazza fantastica, anche lei innamorata di lui, e lui che riteneva di essere innamorato follemente di lei soltanto... Ma evidentemente le sue certezze avevano iniziato a barcollare, in modo tale che Sato si pose il problema di iniziare a pensare seriamente di lasciar perdere Noriko e cercare la felicità insieme ad Akiko... Sperando di non ferire Noriko...
Intanto, i suoi piedi lo avevano portato già al di fuori della stazione e all’interno della scuola (erano poco distanti); distolto dai suoi pensieri, si accertò che i libri da comprare non fossero più di quelli che aveva già acquistato. Mentre stava per andarsene, un rumore catturò la sua attenzione. In questa situazione, gli venne in mente una serie manga che stava leggendo… Intanto, svoltò l’angolo verso il corridoio laterale e andò a vedere cosa avesse provocato il rumore.
“Aah… Che cavolo… Ehi! Ehi, tu!”
C’era una ragazza dai capelli neri davanti alla parete. Si rivolse a Sato, subito dopo che le fossero caduti una manciata di fogli.
“Ehm… Si? Dici a me?”. Sato rimase stupito. Cosa ci faceva quella ragazza lì? Si avvicinò.
“Si, certo! Ehi, mi daresti una mano? Devo appendere questi fogli, e da sola non ci riesco… E come se non bastasse, ho dimenticato persino le forbici! Che stupida!”.
Sato si avvicinò, e la guardò meglio. Aveva già visto che la ragazza aveva dei capelli neri, molto lisci; notò che era una ragazza molto carina. Aveva gli occhi verdi, i contorni inscuriti dal trucco, la faccia molto chiara e indossava degli orecchini d’argento molto lunghi. Sato rispose, un po’ nervoso: gli occhi verdi della ragazza sembravano quasi averlo ipnotizzato.
“Ehm… Dai, non dire così, sono cose che capitano… Va bene, ti aiuto io”.
“Grazie! Sei gentile! Che fortuna! Qua nessuno ti da una mano… Sono anni che frequento questa scuola… Non sono neanche in grado di prestarmi un paio di forbici! Ah, ma meno male che questo è l’ultimo anno! ” disse la ragazza, senza fermarsi, mentre sia lei sia Sato raccoglievano i fogli che le erano caduti.
Sato avrebbe voluto chiederle quale fosse il suo nome, ma le disse tutt’altro.
“Sei all’ultimo anno? Anch’io!”.
“Ma davvero? Eppure, non ti ho mai visto… A proposito, io sono Reiko… Ma tutti mi chiamano Rei” disse decisa la ragazza, mentre gli porgeva la mano destra, e con la sinistra manteneva sia i fogli che un grosso rotolo di nastro adesivo.
Sato la guardò prima in viso, e nel giro di un istante, le guardò anche la mano. Indossava alcuni bracciali di diversa grandezza, due anelli metallici, uno all’indice e uno al medio, e aveva delle unghie lunghe ma poco curate. Le porse anche lui la mano e la strette con delicatezza.
“Ciao, io sono Satoru… Sato, per gli amici…”. Il suo sguardo si posò sugli occhi smeraldo della ragazza, che adesso lo fissavano.
“Bene, Sato, come te la cavi a tagliare lo scotch con i denti? Io proprio non ci riesco, cavolo!” disse Reiko.
“Beh, a dire il vero… Non ci ho mai provato… Vediamo un po’…”.
Fece scorrere un po’ di nastro adesivo, lo portò alla bocca, lo addentò, e dopo un po’ si trovò con il rotolo di nastro adesivo nella mano destra e un lungo tratto nella sinistra.
“Ehi! Ce l’hai fatta! Ti amo! Ah, questa deve essere proprio la mia giornata fortunata!” esclamò Reiko.
Sato guardava verso il basso, imbarazzato.
“Ma no… Non ho fatto nulla di così eccezionale…” disse, ancora imbarazzato.
Quel “ti amo”, anche scherzando, detto da parte di una ragazza così carina, lo faceva sentire un po’… Strano.
“Ma che dici? Ti rendi conto? Se non fosse stato per te, adesso sarei dovuta tornare a casa a prendere le forbici… Una perdita di tempo… E io odio perdere tempo! Ehi, grazie mille!”, aggiunse, afferrandogli il braccio con le mani delicate. Senza che Sato dicesse nulla, la ragazza continuò.
“Ok… Finiamo di sistemare questo, poi attacchiamone altri per le scale”.
Finalmente Sato poté guardare cosa stesse scritto su uno dei fogli. Era il manifesto di un concerto, in un locale di cui Sato aveva già sentito parlare perché poco distante da casa sua.
“Verrai?”. Reiko aveva visto che l’attenzione di Sato si era spostata sul foglio. “E’ il mio gruppo. Suoniamo la prossima settimana… A dire il vero, è il nostro primo concerto… E credo sarà anche l’ultimo…”.
“Perché?” chiese Sato, strappato un altro tratto di nastro adesivo.
“Beh, ai miei cari compagni musicisti non vanno bene le canzoni che propongo di suonare… Dico, sono il leader, non intendo decidere tutto io, certo, però dovremmo trovare almeno un compromesso… Per non parlare di quel vanesio del mio cantante…”.
Sato rimase ad ascoltare in silenzio. Lui non ne capiva molto di musica, diceva, ma gli piacevano canzoni che avessero accompagnamento di chitarra elettrica o un testo di notevole significato. Principalmente, ascoltava le sigle degli anime.
“Ehm… Non per farmi gli affari tuoi… Ma…” disse lentamente Sato. Reiko lo interruppe.
“Ok, ok, ti spiego. In pratica, sono costretta a suonare tutte le canzoni che loro amano e a me non piacciono… E pensare che ho convinto io le persone che chiamavo amici a formare un gruppo… Pazienza, dovranno cercarsi un nuovo chitarrista… E un nuovo nome” disse Reiko, tutto d’un fiato, come per sfogarsi.
“Wing 098… E’ un nome originale” disse Sato, mentre entrambi salivano le scale verso il primo piano.
“Già, l’ho scelto io… Devi sapere che zero nove-otto è una data… La data in cui sono nata… Il mio compleanno insomma”.
Sato non aveva mai conosciuto prima di allora qualcuno nato il suo stesso giorno.
“Non posso crederci! Siamo nati nello stesso giorno!” esclamò Sato.
“Ah, Sato, l’avevo detto io! Questo è un incontro voluto dal fato! Oggi per me è un giorno fortunato!”. Di nuovo, gli toccò il braccio. Sato non rispose.
Incollarono altri tre manifesti, continuando a parlare – più Reiko che Sato: si lamentò del fatto che in realtà quelli che lei riteneva amici non ci avevano pensato due volte a voltarle le spalle, e ancora, del più e del meno, della scuola, degli interessi. Sembrava fossero davvero in sintonia. Poi, molto tempo dopo, successe qualcosa di strano appena ebbero finito con l’ultimo dei fogli.
Si ritrovarono nel posto dove si erano incontrati, il muro del corridoio laterale del piano terra.
“Ehi Sato… Ascolta... Ricordi cosa ho detto prima… Questo è stato un incontro voluto dal fato…”.
Sato non poteva non fissare i bellissimi occhi verdi della ragazza che aveva di fronte. Rimase senza parlare, mentre Reiko si faceva avanti finchè Sato si trovò con la schiena che toccava al muro, a forza di arretrare. Non ci badò, continuava a osservare gli occhi di Reiko, poi il suo viso, e ancora i suoi occhi. Era davvero carina.
“Allora dimmi… Tu hai la ragazza? Anzi, no… Rispondimi dopo questo…”.
Sato era rimasto immobile. L’ultima cosa che vide furono gli occhi smeraldo che si avvicinavano sempre di più. Un istante dopo la sua bocca si trovò incollata a quella della ragazza. Istanti, secondi, sembravano passati minuti. Sato trovò appena la forza di bisbigliare.
“Io…” disse. Reiko posò la sua mano sulla guancia di Sato, e la accarezzò per due volte. Poi fermò ancora la mano sul viso di Sato e disse:
“Ma certo che avrai già una ragazza... Però… Ti chiedo un altro favore… Vieni al mio concerto e fingi di essere il mio ragazzo… Non rimarrai deluso… Avrai molti altri di questi…”. Lo baciò ancora.
 

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