Il mio inizio sei tu

di Gwin1247
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Posso sapere il vostro nome? ***
Capitolo 2: *** Costance Bonacieux ***
Capitolo 3: *** L' Inghilterra ***
Capitolo 4: *** In viaggio ***
Capitolo 5: *** Parole al chiaro di luna ***



Capitolo 1
*** Posso sapere il vostro nome? ***


Capitolo 1 - Posso sapere il vostro nome? D'Artagnan galoppava verso un ruscello, dove da piccolo lui e sua sorella gicavano. Li loro due si immaginavano sempre di essere grandi, combattere per ciò che è giusto, lui sognava di essere un moscettiere, lei di trovare il suo principe azzurro. Erano 3 anni che non la vedeva. Secondo la lettera che gli avevavano consegnato tre giorni prima, doveva incontarla vicino a quel ruscello a mezzogiorno. Quando arrivò non la vide subito, ma poi sentì alcuni scricchiolii e alzò lo sguardò. "Pensavo che tu avessi smesso smesso di arrampicarti sugli alberi." disse D'Artagnan. "Ciao fratellino, mi sei mancato. Come va la vita?" "Emily, perchè dopo tre anni che sei in Inghilterra ti viene voglia di tornare in Francia?" "Ho saputo di papà." Le si abbassò la voce mano a mano che finiva la frase, come se si sentisse in colpa di aver fatto uscire quelle parole dalla sua bocca, soprattutto quando vide suo fratello rabbuiarsi. "Solo per questo?" Continuò lui facendo finta di niente. Nascondeva il fatto che fosse felicissimo di rivedere sua sorella,che negli era cambiata pochissimo. Aveva solo 19 anni e i capelli biondo scuro, come sua madre, gli occhi verdi acqua, era magra e di media altezza per una ragazza. Era scappata di casa a 16 anni, quando era morta sua madre, e non si perdonò mai il fatto di aver abbandonato suo padre e il suo amato fratello c'era sempre stato per lei. Aveva ricominciato a vivere in Inghilterra, dovo aveva lavorato prima come sarta, poi come cameriera. "No, dovevo cambiare. Mi mancavi troppo."
...
Arrivati a Parigi incontraono subito Athos, che cercava D'Artagnan per dirgli che era stato convocato da Tréville. "D'Artagnan! Tréville ti cerca ha detto che è importante...e voi Ma demoiselle, come vi chiamate?" disse rivolgendsi verso Emily. "Emh..lei è mia sorella, puoi dire a Tréville che arrivo non appena riesco a trovare a lei un posto dove stare?" "Ok, lo avviso" Camminando incontrarono Porthos seguito da Aramis. "Hey, D'Artagnan chi é quella ragazza?" Chiese Porthos. "Ciao, io..."Cominciò Emily Aramis si girò vrso di le e sorrise e fece un piccolo inchino. continuava guardarla negli occhi, verde acqua e marrone scuro si incontrarono e quello sguardo fu come uno scambio di anime. "Aramis, moschettiere del re, al vostro servizio. Posso sapere come vi chiamate?" "Emily e ti prego di darmi del tu." Sorrise e arrossì come ogni volta che un bell'uomo le sorrideva. "Mia sorella" Aggiunse D'Artagnan. "Beh, Emily, grazie ma scusaci se siamo di fretta. Aramis andiamo...Aramis!" disse Porthos ma Aramis non le staccava gli occhi di dosso. Porhos gli sventolò la mano davanti alla faccia come per riportare Aramis al presente. Aramis le rivolse un ultimo soriso prima di dire un "arrivederci" e sparire dietro a Porthos con ancora l'immagine di Emily nella mente.

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Capitolo 2
*** Costance Bonacieux ***


Emily seguì il fratello per circa un km quando arrivarono a un abitazione che ormai per D'artagnan era casa. Vi trovarono fuori Costance che era stata avvisata da D'Artagnan che sarebbe arrivata sua sorella a Parigi e che non aveva un posto dove stare.

 

“Voi dovete essere Emily, giusto?” chiese Costance sorridente.

Lui gli aveva parlato molto della sorella e lei aveva capito che sarebbero potute diventare ottime amiche.

 

“Si, e voi dovete essere la signora Bonacieux.”
 

“Vi prego, chiamatemi pure Costance”

 

“Costance, Emily, scusatemi ma io devo andare” Intervenne D'Artagnan

 

Le due giovani donne entrarono in casa chiacchierando e rivolgendosi domande l'un l'altra per conoscersi meglio. Intanto il giovane si dirigeva verso il palazzo di Tréville.

“Dio, Porthos! Hai visto come mi guardava? Gli piaccio sicuramente.” Fece Aramis con gli occhi al cielo e un sorriso ebete stampato in faccia.

 

“Più che altro ho visto te che non le staccavi gli occhi di dosso. Aramis ruiscirai mai a amare la stessa donna per più di un mese? Di positivo c'è che almeno Emily non è sposata, a differenza donne che di ti innamori di solito...”

 

“Molto spiritoso. Dai che Tréville ci aspetta.”

 

“E avete un uomo nella vostra vita?” Chiese Costance.

 

“Veramente no. In Inghilterra mi ero innamorata di un ragazzo, ma era decisamente fuori dalla mia portata, era il figlio di un Duca. Venendo qui D'Artagnan mi presentato alcuni dei suoi amici moschettieri, uno era davvero molto bello.” Rispose Emily sorridendo imbarazzata.

 

“Era forse Athos? O Porthos?”

 

“Emh...mi sembra che si chiamasse Aramis. È stato davvero molto gentile! E voi, siete sposata giusto?”

 

“Veramente si...” Costance si avvicinò a Emily e abbassò la voce ad un sussurro “Sapete tenere un segreto?”

Emily annui con molta curiosità.

 

“Io non ho mai amato mio marito, al contrario amo molto vostro fratello.”

“State tranquilla Costance, il vostro segreto è al sicuro. Secondo voi come potrò fare a rivedere Aramis?”

 

“D'Artagnan passa molto tempo con lui e con i moschettieri, senz'altro vi rivedrete.”

 

Emily sospirò “Spero.”

Nota dell'autrice:
Se avete letto questo capitolo vo ringrazio e vi consiglio di leggere anche il primo.
Se ti è piaciuto o vuoi esprimere un parere lascia una recensione. Grazie :)

 

 

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Capitolo 3
*** L' Inghilterra ***


L'Inghilterra

 

I quattro moschettieri si incontrarono al palazzo di Tréville con il loro comandante che li stava aspettando.

 

“Finalmente, vi stavo cercando da mezz'ora. Ho una missione per voi, dovete andare in Inghilterra per cercare un pericoloso assassino che è scappato dalla Bastiglia: François Dupuis. Sembra che sia andato verso Londra.”

 

“Quanti giorni abbiamo?” Fece Athos.

 

“Una settimana.” Rispose Tréville.

 

Mezz'ora dopo i quattro erano a casa Bonacieux per avvisare che sarebbero partiti per Londra la mattina dopo.

 

“Verrò con voi!” Emily lo disse quasi urlando. I quattro uomini si girarono, ma solo uno non era sorpreso da quella reazione. D'Artagnan sapeva bene che sua sorella non aveva paura di niente e che per viaggiare si sarebbe anche legata al cavallo di uno di loro. Solo non capiva, appena aveva detto 'Londra' i suoi occhi non sembravano quelli di una giovane donna, ma quelli di un guerriero con sete di vendetta.

 

“Ok” disse d'Artagnan in tono di sfida aspettandosi la reazione dei suoi compagni e di Costance. Infatti si girarono verso di lui a bocca aperta.

 

“È troppo pericoloso per lei!” Disse Athos. Costance era ancora a bocca aperta mentre Aramis e Porthos sorridevano sorpresi.

 

“Grazie fratellino.” Sorrise Emily compiaciuta. “Tranquilli signori, so badare a me stessa, e poi sono utile visto che ho vissuto per 3 anni a Londra. Pensateci.”

 

“Ha ragione, Athos.” Intervenne Porthos irrompendo nelle riflessioni dell'uomo. Athos a differenza degli altri aveva capito che se Emily si sarebbe fatta del male, o peggio, D'Artagnan non sarebbe stato più lo stesso. Ma poi questo pensiero sparì e disse un “Va bene...” a bassa voce.

 

Aramis osservava Emily sorpreso. Si chiedeva come, a una ragazza che sembrava così fragile e raffinata, le venisse in mente di partire per un viaggio pericoloso.

“Beh, allora viaggerai con noi. Tranquilla, sei sotto la protezione dei quattro moschettieri migliori.” rivolse alla ragazza un sorriso e lei addolcì la propria espressione “Allora non dovrò temere nulla.” i loro visi si avvicinarono, non per baciarsi ma per guardarsi negli occhi. Era come se gli sguardi di Emily curassero le ferite del cuore di Aramis. Furono interrotti da d'Artagnan “Beh, allora partiamo subito. Costance, saremo di ritorno fra una settimana. Emily, prepara le tue cose, ci aspetta un lungo viaggio.”

 

Le due donne si salutarono e quanto tutti uscirono dalla casa d'Artagnan lanciò un occhiata ad aramis come per dire Ti tengo d'occhio, poi guardo Costance sapendo che le sarebbe mancata. Sarebbe stato un lungo viaggio.

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Capitolo 4
*** In viaggio ***


NOTA DELL'AUTRICE:

 

Visto che ora Emily e Aramis sono nella stessa situazione ho deciso di iniziare a scrivere in prima persona dal punto di vista di Emily.

Questo capitolo parlerà della prima parte del viaggio verso Londra.

Buona lettura! :)

 

In viaggio

 

Stiamo cavalcando da ormai un ora. Ora siamo in una stradina di campagna, affiancata da un ruscello e alcuni campi di lavanda. La lavanda così a nord? Di solito non ne è piena la Provenza? Adoro questo profumo, mi ricorda quando da piccoli io mio fratello andavamo in Provenza con nostro padre e nostra madre restava a casa a curare i cavalli e le galline.

Sono ancora sorpresa del fatto che Athos si sia opposto subito quando mi sono offerta di venire con loro. Abbiamo rallentato, da galoppo stiamo passando al trotto, tiro leggermente le redini quanto basta per far girare il cavallo il più vicino ad Athos per parlargli. Accorgendosi di me si gira e mi guarda fissa negli occhi, i suoi sono di un blu spaventosamente bello.

 

“Emily, hai bisogno di qualcosa?” mi chiede. Si vede che ha paura che mi accada qualcosa, ma penso che si preoccupi perché se mi accadesse qualcosa mio fratello non ragionerebbe più in modo lucido, con me in pericolo. Dopotutto è un criminale che dobbiamo recuperare a Londra.

 

“In verità vorrei sapere il motivo per cui voi...”

 

“Prego dammi del tu” mi interrompe con un lieve sorriso.

 

“...per cui ti sei opposto subito quando ho deciso di accompagnarvi in Inghilterra.” mi guarda con un misto di sorpresa e sfida come se stesse per ribattere, e infatti...

 

“Piuttosto avrei da farti una domanda, perché quando ho annunciato che saremo andati a Londra hai subito deciso che saresti dovuta venire anche tu? Ho letto qualcosa nei tuoi occhi, dimmi, hai conti in sospeso a Londra? Scusa forse chiedo troppo...”

 

“Ma no, figurati. Dopotutto gli amici di mio fratello sono miei amici, e chi meglio dei miei amici deve sapere i miei segreti?”

 

Prendo fiato, non so se raccontargli o no ciò che ho davvero in mente di fare a Londra, poi faccio un respiro e parlo “ in verità ho un piccolo compito da portare a termine e poi, viso che vissuto li per molto tempo devo salutare qualche vecchio amico...”

 

“Fa attenzione.” mi guarda con un sorriso, quel sorriso che mi fa mio fratello come per dirmi mi raccomando, quel sorriso che prima di lui mi faceva mio padre.

 

Continuo a cavalcare per la mia strada quando poso lo sguardo su Aramis e mi rendo conto per la prima volta della croce che porta al collo, è ornata di diamanti. Sono abbastanza sicura che sia il regalo di una donna ricca. Ammetto che la cosa mi ingelosisce un po'.

 

Sono passate diverse ore ormai è il tramonto.

“Non dovremmo fermarci?” suggerisce Porthos

 

“Buona idea, tra poco fara buio e viaggiare diventerà pericoloso. Sulla strada dovrebba esserci una locanda...” risponde Athos

 

Dopo circa dieci minuti di cavalcata arriviamo ad una locanda. Portiamo i cavalli nella stalla e Aramis mi porge una mano per aiutarmi a scendere da cavallo ma D'Artagnan gli lancia un occhiata, mi ragginge e mi porge la mano a sua volta. Li guardo perplessa. Davvero mio fratello vuole arrivare a tanto? Sospiro e dico “Grazie, ma ce la faccio da sola” e così scendo da cavallo.

Io, Athos e Porthos entriamo, mentre mio fratello e Aramis si fermano fuori a parlare. Athos parla con l'oste che ci accompagna in una stanza alpiano di sopra con cinque brande e un'ampia finestra, sotto cui una panca con alcuni cuscini.

Dopo circa mezz'ora ci portano da mangiare e poco dopo entrano Aramis e mio fratello. Non ci vuole molto per capire che hanno parlato di me, perchè entrambi evitano il mio sguardo. Uomini.

Poco dopo mi sento stanca e mi infilo sotto le coperte, mentre i miei compagni di viaggio mi dannola buonanotte e continuano a parlare abbassando la voce. Prendo sonno.

Mi sveglio lievemente sudata respirando a fatica, un altro incubo. Guardo verso gli altri letti in attesa di movimenti, resto in ascolto ma tutti sembrano avere il respiro lento e regolare di chi dorme. Via libera, penso. Sgattaiolo fuori dal letto portandomi dietro la coperta di lana grezza, e lentamente cammino fino alla panca, guardando fuori dalla finestra aperta, mi siedo e stringo a me le ginocchia, com quando da piccola giocavo a nascondino e mi rannicchiavo in n angolino della stalla. Dalla finestra si vede la luna crescente, probabilmente sarà piena quando arriveremo a Londra. Avverto un movimento alle mie spalle, ma non mi giro. Di sicuro non sono nè Athos né mio fratello, visto che il movimento è vicino e i loro letti sono in fondo alla stanza. E penso che Porthos abbia un passo più pesante.

“Mademoiselle” mi sento sussurrare alle spalle e sorrido. Aramis.

 

 

Altra nota (e umile richiesta di scuse):

se siete arrivati a fine capitolo vi ringrazio tantissimo e vichiedo scusa, perche avevo totalmente abbandonato questa storia (ultimo capitolo circa un anno fa, avete il diritto di di rirarmi uno schiaffo immaginario) e prometto che mi impegnerò.

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Capitolo 5
*** Parole al chiaro di luna ***


Nota dell'autrice

Gentili lettori, mi odio per avervi fatto attendere così a lungo ma ho avuto vari tipi di problemi che mi hanno impetidto di continuare questa storia. Nonstante ciò vi ringrazio per aver aspettato così a lungo e per essere qui a usare il vostro tempo per interessarvi alla mia stroria.

Buona lettura.

P.s. È probabile che da adesso in poi ci sarà anche qualche capitolo dal punto di vista di altri personaggi, sopprattutto Aramis. Ma per ora si continua con il punto di vista di Emily, quando cambierò personaggio scriverò “P.d.v. (nome personaggio)”.

 

Parole al chiaro di luna

“Mademoiselle” mi sento sussurrare alle spalle e sorrido. Aramis.

Mi passa di fianco e si siede dall'altro lato della panca e mi gurda negli occhi. Mi guarda sorridendo con dolcezza come se volesse dirmi stai tranquilla, va tutto bene, da ora ti proteggo io. Inarca leggermente un sopracciglio e il suo sguardo è come una domanda muta: che succede, perchè sei sveglia?

Abbasso lo sguardo, incapace di reggere il suo, o forse per paura che i miei occhi mi tradiscano e che lui sia capace di leggerli.

“Non riesco a dormire. Ho avuto un incubo. Tu perchè sei sveglio?”

“Non stavo dormendo, poi ti ho visto svegliarti e mi sembravi turbata, cosi mi sono alzato ed eccoci qua. Il tuo incubo...vuoi parlarne?” mi chiede dolcemente.

Esito, non voglio raccontargliero. I miei incubi hanno un motivo e per saperlo dovrei raccontargli tutto. Non sono ancora pronta per dirgli tutta la storia, anche se lui sembra essere particolarmente affine a me, non posso. Non voglio che Aramis sappia, voglio che lui mi veda ancora per un po' come una ragazza forte. Almeno finchè non sarò pronta a raccontargli cio che mi fa passare le notti a svegliarmi e pregare di non fare mai più lo stesso incubo. Riposo lo sguardo sui suoi occhi, sapendo che quegli occhi sarebbero capaci di estorcemi la verità. Ma non stasera.

“Aramis, non...non sono sicura di volerne parlare” ammetto, e lui risponde sorridendo lievemente.

“Tranquilla. Sappi che se hai bisogno di parlare io ci sarò sempre.” dice con calma, come se fossi fatta di cristallo e fossi capace di infrangermi al suono delle sue parole.

Lo osservo dalla testa ai piedi. Ha i capelli arruffati a causa sel cuscino e la luce della luna che entra dalla finestra gli fa brillare gli occhi scuri, la sua sottile camicia fa intravedere i muscoli del torace, e poi le sue mani. Sembrano così delicate e precise, sono il tipo di mani che mi immaginerei a cogliere dolcemente un fiore, ma anche a ricaricare velocemente un moschetto. Quelle mani che inconsciamente mi ritrovo a desiderare fra i miei capelli, o ad accarezzarmi il viso. Non so cosa, ma c'è qualcosa in lui che mi fa sentire al sicuro, mi fa sentire come se ci conoscessimo da sempre, come se lui solo guardandomi negli occhi possa leggere ogni mio pensiero. Ho paura di affezionarmi così velocemente, ma lo sguardo che mi ha lanciato prima sembrava davvero dire “va tutto bene”. Guardo fuori dalla finiestra la luna che ci sovrasta e penso a quanto io e Aramis ci potremmo rendere felici a vicenda, poi mi ricordo dell'occhiata che mio fratello gli ha lanciato quando si è offerto di aiutarmi a scendere da cavallo e a come entrambi evitavano il mio sguardo quando sono entrati in camera.

Mi sento un nodo in gola e la curiosità mi assale.

“Aramis?” dico insicura.

“Si, Emily?” mi chiede gentilmente.

“So che prima tu e mio fratello avete parlato di me ma...cosa ti ha detto?”

Lo guardo fisso negli occhi, sperado che ora siano i miei a estorcegli la verità. Sembra aver paura. Ma perchè dovrebbe averne?

“Emily, D'Artagnan è preoccupato per te, forse ha un po' esagerato ma è normale, è sempre tuo fratello.” dice, ma non riesco a capire cosa voglia dire.

“Preoccupato?” chiedo confusa.

“Sai, tuo fratello non mi conosce da molto ma Athos e Porthos devono avergli raccontato delle cose e da un punto di vista al quanto pare si è fatto un'idea un po' sbagliata su di me. Athos e Porthos devono aver ingigantito un po' la realta. Sai, dopo qualche bicchiere di vino si tende un po' a esgerare dicendo certe cose...”

“Aramis, cosa intendi?” mi guarda, la luce della luna gli fa brillare gli occhi, sembra essere nervoso. Lo guardo negli occhi con l'espressione più calma e rassicurante che mi viene. Va tutto bene.

“Credo che tuo fratello pensi che io sia un donnaiolo, ma sono cambiato. Quell'Aramis fa solo parte del passato.” smette di guarmi negli occhi e abbassa lo sguardo sulle sue mani che al momento sta tormentando nervosamente e appena vede che me ne sono accorta la smette.

Aveva paura di quello che avrei pensato di lui?

Mi avvicino lentamemte e gli poso una mano sulla guancia costringendolo a gurdarmi negli occhi.

“Ti credo, e farò capire a mio fratello che certe cose non lo rigurdano” gli dico sorridendo. La preoccupazione scompare dai suoi occhi e ribatte divertito “Buona fortuna, è un tipo testardo”.

Sposto lentamemte la mia mano lontano dal suo viso, “Lo so” gli dico e scoppiamo a ridere. Lui da' un'ultima occhiata alla luna e poi torna a gurdarmi.

“Si sta facendo tardi, sarebbe meglio tornare a letto, svegliami se fai altri incubi.” dice, poi si avvicina. Le nostre labbra sono a pochi centimetri di distanza. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Restiamo li a gurdarci per qalche secondo, poi fa per alzarsi e mi lascia un bacio in fronte.

“Buonanotte mademoiselle.”

“Buonanotte Aramis.”

 

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