Lacrime di speranza: quando l'amore fa male

di Milla Nafira
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hogwarts express ***
Capitolo 2: *** Anomalia ***
Capitolo 3: *** Punizione ***
Capitolo 4: *** Sorry, miss! ***
Capitolo 5: *** Non puoi dirlo! ***
Capitolo 6: *** Come incantata ***
Capitolo 7: *** Lo amo ***
Capitolo 8: *** E' solo una stronza Grifondoro! ***
Capitolo 9: *** Silly bitch ***
Capitolo 10: *** Botta e risposta ***
Capitolo 11: *** La stanza della Necessità ***
Capitolo 12: *** Non eri il primo! ***
Capitolo 13: *** Ma io ti amo! ***
Capitolo 14: *** Te lo dico sottovoce amo te ***
Capitolo 15: *** Febbre, sigarette e soliti litigi ***
Capitolo 16: *** Ancora guai prima delle vacanze ***
Capitolo 17: *** Era solo un gioco ***
Capitolo 18: *** Scommessa ***
Capitolo 19: *** Lacrime di speranza: quando l'amore fa male ***



Capitolo 1
*** Hogwarts express ***


1-Hogwarts express

L’ora di cena cominciava ad avvicinarsi e, come ogni anno, il treno pieno di studenti esilarati all’idea del loro primo anno ad Hogwarts o felici di tornarci dopo la rilassante estate trascorsa senza praticare magie di alcun genere, sarebbe arrivato a destinazione solo qualche ora dopo, e allora si sarebbe svolta la vera cena: il banchetto di Hogwarts. Fuori dai finestrini appannati, il cielo, che per tutta la giornata era stato grigio e nuvoloso, andava imbrunendosi con il calare della sera, e la fame cominciava a farsi sentire.

-Qualcosa dal carrello?-. La voce acuta e stridula della signora che passava con il carrello del cibo per la cena svegliò del tutto Hermione Granger dal suo dormiveglia. La sedicenne sbatté un paio di volte le palpebre stanche nonostante la dormita e si tastò i capelli che, durante il pisolino, si erano spettinati ulteriormente. La ragazza mosse rapidamente lo sguardo nel suo vagone: Harry, Ginny e Neville erano svegli da poco, a giudicare dall’espressione dei loro volti e dal fatto che regnava un silenzio di tomba, nessuno apriva bocca. Jennifer dormiva con la testa mora piegata da un lato, poggiata sulla spalla di Ron che, del canto suo teneva gli occhi chiusi fingendo di dormire per non dover spostare Jennifer che gli era scivolata addosso nel sonno, mentre dormiva accanto a lui: Ron se n’era accorto subito, non stava dormendo veramente, ma non gli era dispiaciuto per niente. Hermione provò un senso di fastidio e irritazione nel constatarlo ma si sforzò di rimanere impassibile mentre cercava di scacciare quei pensieri dalla sua mente: era già fin troppo evidente il suo interesse per Ron!

-Hey, voi non cenate?-. Era le voce allegra e squillante di Luna Lovegood, appena entrata nel vagone dove stavano gli amici con due brioches di zucca in mano, ancora calde, comperate dal carrello un paio di minuti prima.

-Sì, certo…- disse Harry, stropicciandosi gli occhi verdi dopo un rumoroso sbadiglio e rimettendosi gli occhiali. –Forse è meglio svegliare anche Jennifer e Ron…mancano ancora un paio d’ore prima del banchetto ad Hogwarts-. Lui, al contrario della Granger, non aveva capito che l’amico tutto era tranne che addormentato, in quel momento. Dopo pochi secondi Jennifer, svegliata, più che dalla fame, dal vociare che si era formato nel suo vagone, spostò un poco la testa e socchiuse gli occhi sbadigliando.

-E’ già ora di cena?- domandò la giovane Grifondoro con voce ancora assonnata e un’espressione del viso da cui si intuiva che non si era ancora completamente svegliata, tirandosi su da Ron, con un po’ d’imbarazzo nell’accorgersi che era praticamente sdraiata sopra di lui, così il ragazzo decise che a quel punto poteva smettere di fingere di dormire.

-Eh già!-. Esclamò Luna che, nonostante dall’inizio del viaggio non avesse chiuso occhio e si fosse spostata in un altro vagone per poter chiacchierare non appena gli amici Grifondoro si erano addormentati, tra tutti era la più sveglia e pimpante. “A volte gliela invidio, quella calma, impassibile felicità di vivere…” pensò Jennifer mentre si alzava in piedi. La ragazza cercò nella sua borsa nera, che a scuola utilizzava per libri e pergamene delle varie lezioni, il suo portafoglio viola. Non poté fare a meno di sorridere nel guardarlo: Versace. Un portafoglio Babbano, pieno zeppo di Galeoni, soldi magici. Lei era una Maga, una Purosangue anche, ma nonostante ciò viveva nella Londra Babbana insieme alla famiglia…insomma, insieme alla servitù più che altro, perché era raro che la famiglia si facesse vedere. Scacciando rapidamente questi pensieri che si stavano insinuando nella sua mente, si mise il portafoglio nella tasca dei jeans che ancora non erano stati sostituiti dalla divisa di Hogwarts e uscì dal vagone, recandosi in fondo al treno, verso il carrello.

-Voi non mangiate?-. Chiese Jennifer agli amici, notando che era l’unica ad alzarsi.

-Sì, ti raggiungiamo subito!-. Disse Ron, che stava contando i pochi spiccioli che aveva per vedere se riusciva a mettere insieme una somma abbastanza consistente da poter mangiare qualcosa di decente prima di arrivare ad Hogwarts.

Jennifer cominciò ad avviarsi, con passo rapido. Non aveva fame, in effetti, ma qualcosa doveva pur mangiare, o sarebbe crepata di fame prima di cominciare il suo sesto anno di scuola!

-Tre cioccorane, quattro brioches di zucca e due bolle bollenti-. Chiese all’anziana donna, tirando fuori i soldi dal piccolo portafoglio: aveva deciso di prendere qualcosa anche per Ron e Ginny, non sembrava che loro fossero nelle condizioni economiche adatte per pagarsi la cena. Indossava semplici abiti Babbani: scarpe da ginnastica, jeans neri e una felpina rosa e attillata, con la scritta “Armani” piuttosto vistosa.

-Ehy Dirie, fai scorta anche per quei poveracci dei tuoi amici che non possono permettersi un pasto decente?-. La ragazza si voltò lentamente verso l’autore di quella provocazione, diretta a lei: Draco Malfoy, doveva immaginarlo. Lui la superava di svariati centimetri in altezza e indossava già la divisa nera di Hogwarts su cui brillava lo stemma dei Serpeverde.

-Come mai mi rivolgi la parola, Malfoy? A cosa devo l’onore?-. La ragazza rimase fredda e impassibile, senza nemmeno guardare in faccia il ragazzo mentre pagava le sue cioccorane. Non si erano mai cagati, lei e Malfoy. Non nel senso che litigavano o che non si sopportavano: non si parlavano e basta, da quando erano arrivati ad Hogwarts per la prima volta, gli era capitato di parlarsi solo nelle occasioni in cui Jennifer aveva difeso Hermione perché Draco l’aveva insultata. Per il resto, nemmeno si salutavano se si incrociavano nei corridoi del castello, nessuno dei due aveva mai sentito il bisogno né il desiderio di approfondire la conoscenza e non tendevano a provocarsi a vicenda come Malfoy faceva con molti altri Grifondoro.

-Non posso parlarti, adesso?-. Fece il biondino, alzando un sopracciglio dall’occhio grigio come un cielo nuvoloso. –Potter ha l’esclusiva su di te?-. Proseguì provocatorio, notando che la ragazza non gli rispondeva, intenta a mettere in uno zainetto rosso tutto ciò che aveva comprato.

-Certo che puoi parlarmi-. Rispose finalmente la ragazza, con un sorrisetto ironico, sollevando lo sguardo dallo zainetto. –Non posso mica obbligarti a stare zitto.Ma per le cazzate che dici, forse sarebbe meglio che lo facessi-. E detto questo la sedicenne si voltò e si diresse nuovamente verso il vagone di soli Grifondoro…fatta eccezione per la Lovegood, che era Corvonero, ma dove comunque non c’erano Serpeverde a rompere le scatole, lasciando Malfoy, che avrebbe continuato volentieri a litigare, piantato accanto al carrello.

Il ragazzo biondo sbuffò e rientrò nel suo vagone di Serpeverde lecchini, e si sedette, o meglio si sdraiò, tanto che Goyle dovette alzarsi per fargli posto, sul sedile, senza dir nulla. La Dirie lo irritava terribilmente: non solo lei era una Grifondoro, che già di per sé era una colpa da espiare, ma lui non era mai riuscito a litigarci, a farla incazzare, per il semplice fatto che lei lo ignorava, non lo considerava proprio. Solitamente i Grifondoro, o comunque quelli che come Casata non avevano Serpeverde, in cui lui era il re indiscusso, lo temevano, magari lo odiavano, ma mai lo ignoravano in quel modo. L’indifferenza di quella ragazza lo infastidiva tremendamente, ma non poteva neanche sfogarsi su di lei perché tanto sapeva che la Dirie, senza infuriarsi o perdere la calma, l’avrebbe zittito con una delle sue battutine pungenti e dopo quei pochi secondi avrebbe ripreso ad ignorarlo. Questo lui non poteva sopportarlo! Era lui quello che poteva permettersi di ignorare la gente di zittirla, di comportarsi con fare superiore nei confronti degli altri, ma che qualcun altro, una ragazza per giunta, lo trattasse con tanta indifferenza, non esisteva proprio! Che nervoso…

-Che hai, Draco?-. Domandò Pansy vedendolo sovrappensiero.-Eh?- Malfoy sobbalzò: si accorse di avere un’aria da perfetto ebete, con la bocca semiaperta e lo sguardo pensoso. –No, niente, niente-. Rispose appena si riprese dalla trance.

-Sicuro?-. Insistette la Parkinson. –Avevi una faccia strana poco fa, come se non ti sentissi bene…stai bene, tesoro?-.

-Ho detto che non ho niente, e piantala di chiamarmi tesoro, lo sai che giro con te per il castello solo perché voglio che tutti quegli altri sfigati credano che ho la ragazza!-. Sbottò Malfoy, che Pansy quasi non poteva soffrirla, ma era pur sempre una bella ragazza, ed era Serpeverde…insomma, era il meglio che era riuscito a trovare, ma non gli piaceva veramente, se non fisicamente.

-Che hai, Jen?-. Domandò Neville non appena la ragazza entrò nel vagone, poggiando sul sedile tutto ciò che aveva comprato, a mo’ di bancarella. Se Neville se n’era accorto, voleva dire che aveva un’aria irritata. Anche se Draco le era indifferente, le provocava comunque un certo fastidio il fatto che lui insultasse…no, non lei, ma i suoi amici. Perché, sostanzialmente, erano loro quelli che Malfoy aveva insultato, non Jennifer.

-Oh, niente-. Rispose la ragazza, con voce stanca, scartando una cioccorana. –Ho incrociato quello stronzo di Malfoy, mentre compravo da mangiare-. Guardò la sua rana che saltava dalla scatola e volava dal finestrino. –E te l’ho già detto di non chiamarmi Jen. Non mi piacciono i soprannomi su di me-. L’aveva detto sorridendo, ma le dava davvero fastidio che qualcuno la chiamasse con un soprannome anziché semplicemente “Jennifer”, anche se il soprannome era carino e non offensivo.

-Che ti ha fatto Malfoy?-. Domandò Harry all’amica. Sapeva bene che Jennifer non era uno dei bersagli preferiti del Serpeverde, ma forse, non vedendo gli altri Grifondoro, aveva pensato di prendersela con lei.

-Niente, niente-. L’aveva tranquillizzato la ragazza, sorridendo, mentre addentava il cioccolato. –Ha solo detto qualche stupidata-.

-E tu?-

-L’ho mandato a quel paese-.

Tutti i ragazzi scoppiarono a ridere di gusto a quell’affermazione. Jennifer era una delle poche, oltre ad Harry, ovviamente, che riusciva davvero a tener testa a Malfoy, e lo faceva anche con una naturalezza incredibile. Forse era anche per questo che lui non amava particolarmente provocarla: non vedeva in lei una preda, ma solo un’avversaria, e in fondo era un vigliacco. Quel commento che Malfoy aveva fatto sul suo gruppo però, quella volta aveva veramente infastidito Jennifer, anche se non aveva voluto dare al ragazzo la soddisfazione di darlo a vedere…lei era di famiglia ricca, ma che diritto aveva, un ricco, di giudicare un povero? Uno come Malfoy, poi…ci era rimasta veramente male per Ron. “Stupido Serpeverde” pensò, stritolando la sua brioches per sfogare il nervoso che le saliva. “…stupido Mangiamorte”. Si trovò a pensare poco dopo, quasi senza rendersene conto, e subito si pentì di quel pensiero: Draco era un cretino e anche uno stronzo, ma questo non voleva necessariamente dire che fosse come il padre…

Qualche scompartimento più in là, in un vagone in cui sfavillavano i colori verde e argento, un ragazzo biondo slavato dalla carnagione un po’ pallida, per un attimo pensò di andare nello scompartimento dei Grifondoro dalla Dirie, tanto per avere qualcuno con cui litigare. Ma poi ci ripensò: una stupida ragazzina con cui litigare non valeva lo sbattimento di andare tra quei poveracci perdenti, destando i sospetti dei suoi compagni…compagni, perché amici non poteva definirli, e di schifare sé stesso alla vista di quei pezzenti. Che idea idiota! Il ragazzo la scacciò subito dalla sua mente e si addormentò.

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Capitolo 2
*** Anomalia ***


Capitolo 2- Anomalie

Pioveva. Erano passate due settimane dall’inizio dell’anno scolastico ad Hogwarts, che li aveva accolti con un bel temporale di fine estate, e da allora Jennifer non aveva più visto né parlato con Malfoy, dopo l’episodio del treno, né d’altra parte desiderava farlo. La giovane Grifondoro stava seduta al secondo banco nell’aula di Trasfigurazione, accanto ad Hermione Granger, in attesa dell’arrivo dell’insegnante McGranitt per l’inizio della lezione. Amava Trasfigurazione e, senza false modestie, vi riusciva anche benissimo: era una studentessa diligente e studiosa, in particolar modo nelle materie che riuscivano ad appassionarla come la Trasfigurazione. Certo, non era secchiona come la sua compagna di banco, sempre con la mano pronta a scattare in alto, che conosceva sempre la risposta, ma era comunque intelligente e si applicava abbastanza per ottenere ottimi risultati in tutte le materie.

Due banchi dietro di lei, Draco Malfoy divedeva il banco in legno con la Parkinson che, con la scusa che Draco le aveva detto che in pubblico poteva farsi vedere insieme o mano nella mano per far credere che stessero insieme, gli stava appiccicata come una sanguisuga. Anche se era stato lui a chiederglielo, questo lo infastidiva comunque: non gli importava niente di lei, voleva solo che gli altri credessero che avesse una ragazza. Non sapeva nemmeno lui il perché: che gli importava in fondo, dell’opinione di quel branco di pezzenti? Gli bastava l’opinione che lui aveva di sé stesso, che se ne faceva di quella degli altri? Eppure, in fondo, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, qualche cosa gli importava. Ma là verità riguardo la storia con Pansy era che a lui non gliene poteva fregar di meno di avere una ragazza e, in quel momento, nemmeno di scoparsi una: era l’ultimo dei suoi pensieri. Il suo gelido sguardo si soffermò un istante sulla mora Grifondoro due banchi avanti al suo, che di voltarsi e cagarlo un minimo non ci pensava nemmeno alla lontana: “Gnocca, in fondo…”. Pensò quasi involontariamente il Serpeverde ma subito bloccò quel pensiero. Ma che cazzo stava dicendo?? Era ubriaco? Gnocca? Gnocca una dannata Grifondoro? La vicinanza della Parkinson doveva averlo rincoglionito parecchio…

In quel momento la McGranitt con un frusciante mantello color verde smeraldo entrò in classe con passo deciso, facendo tacere gli studenti. –Buongiorno-. Salutò con voce cortese ma distaccata.

Jennifer aveva già sul banco un lungo rotolo di pergamena e una piuma d’oca bianca immersa nel calamaio e, all’entrata della professoressa, poggiò sulla superficie ruvida e legnosa anche la sua bacchetta di legno di ciliegio, nella speranza che quel giorno avrebbero fatto pratica di trasfigurazione.

-Non ci speri, signorina Dirie-. Le disse secca la McGranitt osservandola da dietro i suoi piccoli occhiali. -Non credo che ci sarà tempo: oggi è giorno d’interrogazione-. A quest’affermazione, dalla classe si levò un coro di sbuffi: proprio fantastico, iniziare l’anno con una serie di interrogazioni, già, proprio un sogno! L’unica a non sembrare scocciata o agitata, che anzi pareva quasi felice della notizia, era la Granger: sai che novità! –Silenzio!- ordinò la McGranitt alzando la voce quel poco che bastava per sovrastare i borbottii e le lamentele dei suoi allievi.

-Vediamo…- continuò la professoressa –Signor Malfoy?-. Chiamò dopo aver dato una rapida scorsa all’intera classe, posando lo sguardo sullo studente Serpeverde. Draco pareva assopito in chissà quali pensieri. –Uh?-. Fu l’unica cosa che riuscì a proferire sentendosi chiamare.

-Signor Malfoy-. Ripetè la McGranitt scocciata, fissandolo con aria di rimprovero. –In caso non l’avessi capito, sei interrogato!-. Fece in tono secco, guardando male il biondo, che si rese conto d’improvviso che l’insegnante si stava rivolgendo a lui.

-Ora, se non ti dispiace, vorrei che mi parlassi dell’incantesimo Feraverto-. Il Serpeverde si rese conto di non sapere nemmeno di cosa stava parlando la McGranitt. Feraverto? Ma che era? Quella farneticava! -Eh..uh…- balbettò confusamente il ragazzo, che non sapeva un emerito cavolo di quel dannato incantesimo che, se lo sentiva, gli avrebbe rovinato la media in Trasfigurazione. –Insomma, Malfoy!-. Esclamò stizzita la McGranitt a quel punto: non sopportava questa mania degli allievi di prendere lo studio sottogamba. -Stiamo parlando di una magia da secondo anno, vuoi parlarmene o preferisci prendere una T su un incantesimo che abbiamo studiato quattro anni fa???-.

Oh, si, ora Malfoy cominciava a ricordarsi qualcosa: Feraverto era quell’incantesimo con cui quel poveraccio di Weasley aveva fatto una figura di merda al secondo anno facendo venir fuori un bicchiere con la coda di un topo! Ma coma cavolo funzionava?? Come faceva a ricordarselo ancora, dopotutto, come aveva detto la McGranitt stessa, l’avevano studiato quattro anni prima, non poteva avere tutta quella memoria!

-Uh…L’incantesimo Feraverto…-. Cominciò a balbettare confusamente il biondo Serpeverde, nella benché vana speranza di riuscire a prendere almeno una A. –E’ usato nella Trasfigurazione per trasformare qualsiasi animale in un…-. In cosa??? In che cacchio doveva trasformarlo? Ma che cosa ne poteva sapere lui di ‘sto dannato incantesimo, che tanto non gli sarebbe servito mai a niente? Il sedicenne cominciò a guardarsi intorno, in cerca di un aiuto, senza però smettere di avere quell’espressione arrogante davanti agli altri, in particolare ai Grifoni: non voleva dare a quei bastardi la soddisfazione di vederlo in difficoltà.

-In?-. Domandò accigliata la McGranitt, che di perdere tempo con quegli asini ne aveva già le scatole piene, quel giorno, e che non sopportava che uno studente la prendesse in giro in quel modo facendole credere di saper rispondere alla domanda e rubando tutto quel prezioso tempo alla sua lezione. Hermione sorrise sadicamente. Era una soddisfazione vedere Malfoy in cerca di un aiuto, sebbene lui stesse facendo di tutto per non darlo a vedere: lei la risposta la conosceva ovviamente! Figuriamoci, poteva non saper rispondere ad una domanda da secondo anno? Anche Jennifer, voltata indietro come la compagna di banco, conosceva la risposta: non è che ci volesse un genio per saperlo, in effetti, probabilmente in quella classe l’unico che non sapeva rispondere era Draco! Questo, vedendo tutta la classe girata verso il suo banco a fissarlo, voltò d’istinto la testa verso il banco delle due “secchione” Grifondoro, senza smettere di guardarle male. La Granger, per tutta risposta, gli rivolse un sorriso ironico e provocatorio, uno dei ghigni in cui solitamente era proprio Malfoy quello che riusciva tanto bene, e continuò a fissarlo con aria realizzata mentre boccheggiava in cerca di una risposta che lei, sicuramente, non gli avrebbe dato. Già se fosse stato un Grifondoro o comunque un amico Hermione ci avrebbe pensato due volte, prima di suggerire, ma a Malfoy non avrebbe passato una risposta neanche se pagata! Lui doveva averlo capito, ma nonostante questo continuava a guardare la secchiona per eccellenza a la Dirie, quasi ce l’avesse scritta negli occhi o in faccia, la risposta.

-In calici da acqua…-. Malfoy sentì un mormorio proveniente, appunto, dal banco delle secchione: Jennifer. Ma…cosa significava questo? La Dirie gli suggeriva? E da quando in qua quella ragazza farebbe qualcosa di gentile per lui, anzi, da quando in qua loro due si rivolgevano la parola? Però era vero, la risposta era quella, gli aveva fatto tornare in mente la noiosa spiegazione di quattro anni prima fatta dalla McGranitt.

-Malfoy! Dirie!-. Aveva esclamato questa prima che Draco potesse risponderle col suggerimento di Jennifer. Doveva averla sentita e, visto l’umore, doveva averla presa ancora peggio del solito. –Niente suggerimenti nella mia aula. Cinque punti in meno a Grifondoro e cinque in meno a Serpeverde-. Fantastico! Aveva pensato Jennifer. Ma cosa le era preso, come le veniva in mente di aiutare Malfoy, di far perdere punti alla sua Casata per dare una mano a quello stupido Serpeverde? -E-. Aggiunse la McGranitt, dipingendo sul volto di Jennifer un’espressione ancor più depressa. –Tutt’e due in punizione nel mio ufficio, oggi, alle cinque-.

Meraviglioso! Ci mancava solo questa! Già erano pieni di compiti nonostante la scuola fosse appena cominciata, già Draco aveva gli allenamenti di Quiddich e Jennifer le lezioni extra di Rune Antiche, ci mancava solo la detenzione nella tana dell’orco e allora sì, che sarebbero stati stressati. Ma nessuno obiettò nulla, ovviamente. Jennifer si era già voltata dall’altra parte e stava facendo gocciolare l’inchiostro del suo calamaio sulla pergamena ingiallita, per non rischiare di incrociare lo sguardo di nessuno dei presenti, anche se con la coda dell’occhio poteva scorgere le loro facce allibite. La Dirie che suggeriva? La Dirie che suggeriva a Malfoy? Pazzesco! Fuori dal mondo! Hermione le rivolse un’occhiata interrogativa e stranita, che pareva quasi di rimprovero, al che Jennifer non poté fare altro che stringersi nella spalle, e stare ad ascoltare la professoressa per tutto il resto dell’ora, più per non rischiare di incrociare gli sguardi dei compagni, in particolare per non guardare Malfoy, che non perché fosse realmente interessata.

L’ora passò lenta come non era mai passata e la testa di Jennifer era in subbuglio. “Perché l’hai fatto?” era sicura che sarebbe stata la domanda di tutti i Grifoni, e anche quella che si stava facendo lei, senza riuscire a trovare una risposta: forse semplicemente perché non era davvero fredda come voleva far credere, e le era venuto naturale. La lezione di Trasfigurazione finì, finalmente, e Jennifer si precipitò fuori dall’aula, diretta al dormitorio femminile del Grifondoro, rapida come una scheggia per evitare, da parte degli amici, domande a cui nemmeno lei sapeva rispondere in quel momento. Ma perché aveva suggerito a quel bastardo di Malfoy? Non erano amici, non si erano mai cagati, e l’opinione che aveva di lui non era certo buona!

La ragazza Grifondoro stava attraversando, a passi rapidi, l’ampio cortile, quando una figura le si parò davanti. –Ehi Dirie, qual buon vento!-. Com’era arrivato fin lì così in fretta? Che, la stava pedinando? –Cosa vuoi Malfoy? Non ho tempo!-. Doveva levarselo dalla scatole, e in fretta anche, già non voleva vedere gli amici, figuriamoci quello stronzo lì poi, era proprio l’ultima persona con cui avrebbe voluto avere a che fare adesso. –Non credere che ti stia seguendo…non farti illusioni-. Aveva ghignato il biondo, al che Jennifer aveva provato l’istinto di prenderlo a sberle. -Volevo solo sapere…devo interpretarlo come un gesto d’amicizia quello di oggi?-.

-No… interpretalo come un gesto di pietà!-. Già era irascibile al naturale, poi in quel momento aveva risposto così perché si era sforzata assai di essere gentile, ma sentiva che se Malfoy non l’avesse lasciata in pace alla svelta, l’avrebbe Schiantato…e la bacchetta le funzionava bene! Il ragazzo ghignò di nuovo, col suo tipico sorrisetto da schiaffi, provocatorio, di derisione. –Come vuoi-. Aveva risposto di nuovo, fissandola senza smettere di ghignare, poi, sentendo la Parkinson che lo chiamava strillando dall’altra parte del cortile, se n’era andato, mollando Jennifer in mezzo al giardino.

-Menomale che è sparito…-. Bisbigliò tra sé e sé la sedicenne, riprendendo a dirigersi verso la torre dei Grifondoro, mentre ignorava il suo gruppetto che a gran voce la chiamava. Ora le rimaneva solo un dubbio: come si sarebbe comportata, con Malfoy, nell’ufficio della McGranitt?

 

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Capitolo 3
*** Punizione ***


Cap. 3-Punizione

Jennifer se ne stava sdraiata sul suo letto, nella stessa stanza di quelli di Ginny ed Hermione, che in quel momento, fortunatamente, non erano presenti. Distesa a pancia in su con un braccio poggiato sulla fronte aveva un’aria piuttosto sbattuta, pur non avendo fatto grandi sforzi né quel giorno né i precedenti: le palpebre, senza il minimo segno di trucco, erano chiuse, ma la ragazza non dormiva, pensava. La testa le si affollava di idee, e ancor più di domande, perché poteva sembrare insignificante quello che le era capitato a Trasfigurazione ma per lei era stato strano, quasi un anomalia…perché aveva suggerito a Malfoy? Lui non era suo amico, era un Serpeverde, un maledetto Serpeverde, insultava i suoi amici: Hermione perché era Mezzosangue, Ron perché non aveva soldi, Neville perché –dovette riconoscerlo anche Jennifer- era un po’ un imbranato e Harry per il semplice motivo che gli bruciava quanto quel Grifondoro fosse dannatamente meglio di lui! E perché mai lei non avrebbe dovuto godere vedendo quello stronzo prendere una T, perché aveva voluto aiutarlo? La Grifona sospirò profondamente, mettendosi sdraiata su un fianco.

In quel momento qualcuno entrò nella stanza: era Hermione. –Ciao-. Disse semplicemente Jennifer, salutandola soltanto per non creare un’atmosfera ancora più strana, sentendosi già puntato addosso lo sguardo acuto e indagatore dell’amica, senza nemmeno guardarla in faccia ma continuando a fissare il bianco soffitto antico e spoglio sopra la sua testa.

-Ciao, Jennifer-. Rispose Hermione, che ormai si era abituata a dire sempre il suo nome per intero, per non infastidirla. Poi la ragazza bruna dai capelli crespi si sedette sul letto dell’amica, accanto a lei e la guardò facendola un piccolo sorriso.

-Tutto bene?-. Domandò con voce innaturalmente dolce, senza smettere di guardarla negli occhi con insistenza.

-Sì, perché non dovrebbe andar bene, scusa?-.

-No, niente, è che prima sei sparita di colpo dall’aula di Trasfigurazione. Io e Harry ti chiamavamo nel cortile, ma non ti sei girata e non ti sei nemmeno fatta vedere in Sala Grande per pranzo. Eravamo preoccupati-. Le due amiche si ricambiarono un sorriso imbarazzato, incerto, entrambe insicure sul dire qualcosa. Passarono un paio di minuti in cui stettero sedute l’una accanto all’altra, in silenzio, fino a quando Hermione si decise a romperlo. –Senti Jennifer…anche se non sono affari miei, come mai hai suggerito a Malfoy, oggi, a trasfigurazione?-.

-Non so…mi è venuto naturale…-. Fu la risposta balbettata dall’altra ragazza, evidentemente in difficoltà.

-Dai, a me non la dai a bere…ti conosco bene io, cosa credi?-. Insistette Hermione sforzandosi d’essere dolce e di non sembrare impicciona. –Non ti viene naturale neanche suggerire agli amici, figuriamoci ai Serpeverde!-. Jennifer, di tutta risposta, si strinse nella spalle e concentrò lo sguardo sulla coperta del suo letto rossa e oro: i colori dei Grifoni.

Jennifer gettò una rapida occhiata al suo orologio dal polso Babbano: le 16.55. Come???? Le 16.55?? Si era completamente scordata della punizione con la McGranitt: mancavano cinque minuti, ed era sicura che quella vecchia l’avrebbe linciata se fosse arrivata in ritardo! Almeno aveva trovato una scusa per sfuggire all’interrogatorio dell’amica, pensò per consolarsi, scattando in piedi e sistemandosi la divisa nera e lucida, nuova di zecca, che aveva stropicciato stando sdraiata per due ore.

-Hey, dove vai?-. Le domandò Hermione, guardandola con gli occhi spalancati.

-Dalla McGranitt!- aveva esclamato la giovane Grifondoro, catapultandosi fuori dalla porta del dormitorio. Corse come un razzo giù dalla scale della torre del Grifondoro, poi attraversò il cortile e nel giro di cinque minuti arrivò nell’ufficio della McGranitt, col fiatone e paonazza in volto per il gran correre.

Prese lentamente fiato e bussò: nessuno rispose, così decise di entrare cautamente. –E’ permesso?- chiese, nel caso in cui la McGranitt non l’avesse sentita bussare, per non darle motivo di pensare che fosse entrata di sua iniziativa.

-Sì, ma se vuoi restare fuori fai pure…-. Era la voce lenta e strascicata di Malfoy che, in piedi accanto alla scrivania della McGranitt, sorrideva alla Grifondoro col suo solito ghigno provocatorio. Che nervi!!! –La vecchia è appena uscita, ha detto di copiarle queste formule sui rotoli di pergamena.

-Embhè?- domandò Jennifer guardandolo con aria interrogativa e appendendo la sua borsa nera alla sedia in mogano, per poi sedersici.

-Embhè cosa?-. replicò a sua volta il Serpeverde, che nutriva la benché minima speranza che la ragazza intendesse dire “Embhè? Perché dovremmo farlo?”: allora sì che si sarebbero divertiti quel pomeriggio!

-Embhè, perché non hai ancora cominciato? Che ti aspetti che faccia tutto io?-. Ecco: gli sembrava strano, a Draco, che quella boriosa, spocchiosa Grifondoro potesse avere uno spirito tanto menefreghista… -In realtà sì!-. Replicò provocatorio il ragazzo, con il solito ghigno. Sperava proprio di riuscire a farle perdere la pazienza, ma niente da fare. La sedicenne, senza nemmeno rispondergli, si sedette sbuffando e cominciò a copiare uno dei testi lasciati dalla McGranitt. –Oh, se fai tutto da te, meglio, sono più contento, io!-. Ancora una volta Jennifer ignorò il ragazzo: quanto dava sui nervi, a lui, quando lei faceva così! Alla fine Draco dovette arrendersi: si sedette alla destra di Jennifer e cominciò, di malavoglia e con una scrittura incomprensibile, a copiare qualche complicata formula di Trasfigurazione.

-Che palle!- esclamò il Serpeverde dopo un quarto d’ora che scriveva, alzandosi un attimo a sgranchirsi e stiracchiarsi. –Poi che palle stare qui con te…non ti si cava una parola di bocca neanche a scavare, Dirie, ma tanto vale che ti fai mummificare!-. E rise o, meglio, ghignò (quandomai…).

-Se pensi che io sono qui per colpa tua poi…-. Ribattè la Dirie, senza staccare gli occhi da foglio e senza smettere di scrivere: prima finiva e se ne andava da quell’ufficio e lontano da quell’odioso Serpeverde, meglio era per lei!

Malfoy ghignò, rivolgendole un’espressione come a dire “Godo che per colpa mia sei bloccata qui!”. In realtà, pensandoci bene, perché avrebbe dovuto essere colpa sua? Nemmeno glielo aveva chiesto, lui, di suggerirgli, aveva fatto tutto da sola! Però, si disse, non poteva dirlo ad alta voce, sarebbe stato come discolparsi, giustificarsi, con una stronza Grifondoro: ne andava della sua dignità!

Passò ancora un’oretta che ad entrambi i ragazzi parve lunga, interminabile e la McGranitt ancora non si era fatta viva: Draco e Jennifer, del canto loro, non erano nemmeno alla metà del lavoro e a lei cominciava a far male il polso tanto aveva scritto.

-Andiamo in Sala Grande a mangiare qualcosa?-. Domandò Draco alzando lo sguardo dal suo foglio e volgendolo verso la Grifa.

Questa per tutta risposta si limitò a guardarlo male. -E ci devi andare con me? Io continuo qui, che prima finisco meglio è!-. Che palle, pensò Draco. Però andarci da solo non gli andava, magari poi quella stronzetta faceva la spia con quell’altra vecchia rimbambita.

-Sei proprio boriosa come la morte, Dirie!-. Aveva esclamato il biondo, portando la mano sinistra ad aggiustarsi i capelli slavati e poi riprendendo a scrivere.

In quell’unico attimo in cui Jennifer gli stava prestando un minimo di attenzione scorse qualcosa sul braccio sinistro del ragazzo, mentre la manica gli si sollevava nel sistemarsi i capelli: come un segno nero. -Che hai?-. Domandò inquieta, facendosi un’idea di cosa potesse essere ma rifiutandosi di crederci, smettendo di scrivere e fissandolo. -Che ho che? Sei pazza, Dirie?-. Ghignò come suo solito Malfoy.

-Che hai, lì, sul braccio sinistro!-. Esclamò la ragazza, che si sentiva spaventata. Malfoy sbiancò ancor più di quanto non fosse pallida la sua naturale carnagione e la fissò. Seguì un interminabile attimo di silenzio, in cui dominò il respiro affannoso, quasi inquietante, di entrambi, un attimo in cui i due ragazzi si fissarono negli occhi con sguardo che lasciava trasparire un vena quasi impercettibile di terrore: gli occhi azzurro-grigi di lui, glaciali e con espressione di imperterrita calma incrociarono quelli color miele di lei solitamente calmi, seri, che ora parevano impauriti e la fissarono quasi per leggerle nel pensiero. Jennifer capì che, con quella sua domanda, aveva spaventato Malfoy, l’aveva preso alla sprovvista, ma che ci poteva fare, ormai? La sua mano si mosse lentamente, quasi per non farsi notare da lui, verso la tasca della sua casacca nera e lucida, per prendere la bacchetta: sentiva l’aura di pericolo intorno a sé, sentiva che avrebbe dovuto difendersi. Ma lui fu più veloce, e non la lasciò il tempo di farlo. Dopo un istante di panico, senza nemmeno chiedersi quello che stesse facendo, devastato dalla paura di essere stato scoperto e dalla consapevolezza che lei lo avrebbe attaccato, agì d’istinto: -Stupeficium!-.

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Capitolo 4
*** Sorry, miss! ***


Cap. 4-Sorry, miss

Era stato un attimo, e la giovane Grifondoro non aveva avuto il tempo di reagire, di difendersi: la cosa strana era che se lo sentiva che lui l’avrebbe attaccata, ma non aveva avuto i riflessi abbastanza pronti, era spaventata. Vedendola incerta, non c’aveva pensato su, Malfoy, gl’era sembrato anche troppo facile.

-Stupeficium!-. E la ragazza era schizzata via dalla sedia marrone in mogano sulla quale sedeva e il suo esile corpicino era volato contro la parete ingiallita, facendo cadere un paio di quadri dietro di sé e provocando un incredibile frastuono. La sua testolina castana aveva sbattuto forte sulla parete, al punto che la sedicenne era svenuta, e un rigognolo di sangue le stava colando sulla fronte e poi sulla guancia, bagnandole i capelli e il viso pallido.

Malfoy tremava leggermente mentre, con la bacchetta in mano ancora stretta tra le dita dalle nocche sbiancate nel tentativo, forse, di stritolare la bacchetta dal nervosismo. Fissava la giovane priva di sensi dinnanzi a sé: non poteva credere di aver schiantato una ragazza. Insomma sì, lui era un Malfoy, faceva il figo, ma non aveva mai fatto davvero del male a qualcuno, nemmeno a una sporca Grifondoro e nemmeno con un semplice Stupeficium dal quale si sarebbe ripresa…che cosa doveva fare, a quel punto? Non poteva lasciare lì Jennifer svenuta e continuare a scrivere come se niente fosse, perché la McGranitt avrebbe prosciugato i punti alla sua Casata, se non altro.

Guardò un momento la Grifondoro distesa a terra: pareva una ragazzina così innocente e indifesa distesa lì, estremamente diversa da come lui era abituato a vederla, sempre sulla difensiva, con le palpebre rosa chiuse e la testa poggiata contro il muro, il corpo inerte e la divisa nera stropicciata. La fissò per qualche secondo, sentendo qualcosa, simile ad un senso di colpa, che gli cresceva dentro, gli graffiava il petto, poi si chinò all’altezza del corpo di Jennifer privo di sensi, si avvicinò al suo viso e, lentamente, mosse la lingua nelle sue labbra socchiuse, chiudendo a sua volta gli occhi…

Improvvisamente Malfoy si rese conto di quel che stava facendo, anzi per l’esattezza…che cazzo stava facendo? Baciava una ragazza svenuta, una bastarda Grifondoro, per giunta??? Che cazzo gli passava per la testa? Dannazione!

Comunque fosse, ora doveva accompagnare Jennifer in infermeria, l’unico problema era che…mica poteva tranquillamente aiutare una Grifondoro!!! Però a quell’ora sarebbero stati tutti a cena in Sala Grande, non avrebbe comunque incontrato nessuno per i corridoi del castello, si disse…finalmente, dopo un paio di minuti che il biondo rifletteva guardando la Grifondoro come impietrito, si decise a fare qualcosa: le si avvicinò, si chinò quel poco che bastava per sollevarla e la prese in braccio, sostenendola con une mano sotto le cosce e una sotto la nuca. Uscì dall’ufficio della McGranitt e si diresse a passi rapidi verso l’infermeria, guardandosi attorno circospetto per accertarsi che non ci fosse nessuno nei paraggi che potesse vederlo con quella tra le braccia…sarebbe sprofondato per la vergogna e poi avrebbe cancellato la memoria al malcapitato.

Per fortuna, senza incrociare nessuno per il castello, in pochi minuti arrivò in infermeria. Entrò e, non vedendo Madama Chips, poggiò Jennifer su uno dei lettini dalle lenzuola bianche, tutti liberi al momento. Nel farlo si sentì la mano che le aveva poggiato dietro la testa bagnata…impossibile che quella perfettina avesse i capelli sudati; il Serpeverde si guardò il palmo della mano: era rosso.

-Ma tu sanguini, Dirie!-. Esclamò più a sé stesso che alla ragazza, visto che questa era svenuta, accorgendosi solo ora della striscia di sangue che le rigava il viso e la scivolava sul collo: a quanto pare, doveva averle fatto più male di quel che credeva…

-Madama Chips! Madama Chips!-. Chiamò a gran voce Draco a quel punto, cercando di non apparire in alcun modo preoccupato, ma comunque quasi gridando perché, anche se non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, un pochino lo era.

-Arrivo, arrivo!-. Sentì pronunciare la voce brontolante e burbera della donna. -Non c’è bisogno di gridare tanto!-.

La donna, arrivando con passo rapido e indossando il solito abito da crocerossina, spalancò gli occhi alla vista della piccola e minuta ragazza distesa sul letto con una macchia di sangue sotto la testa, che andava spandendosi sul candido cuscino bianco.

-Cosa è successo? Cosa le hai fatto?-. Si rivolse preoccupata a Malfoy, perdendo quasi quella sua impassibilità che manteneva sempre verso tutti i malati e feriti che la rallegravano ogni giorno con le loro simpatiche visite…

-Io…niente…-. Tentò di giustificarsi Malfoy: era così preoccupato di portare Jennifer in infermeria che si era scordato di inventare una cazzata da raccontare a quella vecchia scorbutica dell’infermiera. Cioè, non che fosse preoccupato per lei, era preoccupato per i pasticci che avrebbe passato ad Hogwarts se quella rincoglionita avesse fatto la spia da qualche insegnante o dal Preside, quindi l’aveva accompagnata lì nella speranza che lei avrebbe rinunciato a far la stronza apprezzando il gesto, si disse tra sé il sedicenne. -E’ caduta dalle scale-. Concluse infine: non era tanto originale come scusa, ma meglio che starsene lì a balbettare frasi confuse…Madama Chips lo guardò storto: non gli aveva certo creduto, sapeva riconoscere una ferita da caduta quando la vedeva, e quella era senza dubbio una ferita provocata da una magia…Draco dovette accorgersene, perché allo sguardo scettico dell’infermiera rispose stizzito -Che c’è? Non mi crede?-.

-Certo, lei è caduta dalle scale e tu sei stato così gentile da portarla qui…che carino!-. Fece sarcastica la donna, che continuava a non credere ad una parola di quello che diceva Malfoy e nel frattempo si affrettava a fasciare Jennifer, sdraiata sul lettino e ancora priva di sensi, e a trasferirla su un altro letto, pulito, visto che il cuscino sul quale la ragazza aveva poggiato la testa era macchiato di sangue in modo ormai visibile.

-Per una volta che faccio qualcosa di gentile, non mi crede nessuno-. Sbuffò il biondo, poggiandosi al muro con le braccia incrociate, senza accorgersi che Madama Chips, anche se non gli aveva risposto, gli aveva rivolto un’occhiata sospettosa…lo sguardo del giovane Serpeverde, che non riusciva a guardare la Dirie in quello stato, perché anche se quella era una schifosa Grifondoro era stato lui a ridurla così, si posò per un attimo sul cuscino che l’infermiera stava portando via: rosso di sangue che lui aveva procurato, sangue di Jennifer, sangue anche puro, dopotutto. Si sentì uno schifo.

Il sedicenne si sbatté una mano sulla fronte, chiudendo gli occhi. “Che cazzo ho fatto?”. Ma dopotutto, non poteva lasciare che la Grifa stesse lì a contemplare il segno che aveva sul braccio, qualcosa doveva fare, e non era in grado di Obliviare la memoria in modo più o meno decente…

Passò una mezz’ora abbondante prima che la ragazza riprendesse i sensi, e Madama Chips già si era ritirata a mangiare nella sua stanza accanto all’infermeria. Jennifer aprì lentamente gli occhioni color miele, e tutto ciò che vide al momento fu il soffitto spoglio dell’Infermeria di Hogwarts. Spaesata e con la bocca semiaperta in un’espressione ebete si guardò attorno: si era nell’infermeria e…Malfoy? Che ci faceva lì? Ricordava la punizione con la McGranitt che non si era fatta vedere, il suo ufficio ma…perché stava lì con Malfoy?

-Che ci faccio qui?-. Fece con aria sbadata, non lasciando capire bene se si stesse rivolgendo al Serpeverde o stesse parlando da sola…

-Sei svenuta e ti ho accompagnata qui per non far ricadere la colpa su di me!-. Rispose pronto il biondo, ghignando e avendo la massima intenzione di scrollarsi di dosso, davanti a Jennifer, la colpa di aver fatto un “buona azione” nei suoi confronti.

A quel puntò la ragazza cominciò a ricordare più distintamente. -No…la colpa è tua!-. Esclamò a quel punto con aria quasi offesa. -Mi hai schiantata!-.

-Lo dirai a qualcuno?-. Domandò il giovane Malfoy. -Dopo che ti ho soccorsa e accompagnata qui?-. E fece un ghigno ammaliatore.

-Bella forza!-. La Grifondoro era sempre più stizzita. -Se non fosse stato per te, non ci sarei finita, qui!-. E sbuffò, tastandosi la fasciatura bianca sulla testa: doveva averla ferita parecchio lo Stupeficium di Draco.

-Sorry, miss!-. Esclamò sarcastico lui, lasciando trasparire una vena quasi impercettibile di dolore reale per quello che le aveva fatto. Poi, notando che Jennifer pareva solo incazzarsi di più perché si sentiva presa in giro, decise di rinunciare, per un attimo, al suo orgoglio di Serpeverde…

-Guarda che non volevo farti male-. Le disse, al che Jennifer quasi sobbalzò per la serietà con qui l’aveva detto…-Ma non è colpa mia se non t’impicci mai dei cazzi tuoi!-. Mica poteva essere troppo gentile, aveva comunque la sua dignità!

In quel momento, un lampo passò per la testa di Jennifer. Ecco perché l’aveva aggredita, ecco cos’aveva detto lei di sbagliato, cos’aveva notato: il segno sul braccio.

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Capitolo 5
*** Non puoi dirlo! ***


Cap. 5-Non puoi dirlo!

 

-Fa vedere il braccio, Malfoy…-. Jennifer era spaventata, ma non poteva fingere di niente, non poteva semplicemente evitare i guai, era contro la sua natura…

-No!-. Il ragazzo scattò indietro, coprendosi con la mano destra l’avambraccio sinistro, come a volersi proteggere: non poteva lasciare che quella ragazzina gli guardasse tranquillamente il braccio, doveva essere un segreto, che cazzo!

-Fa vedere…-. Insistette la mora Grifondoro, nascondendo la paura e mostrandosi decisa e determinata, nonostante il cuore le battesse a mille per quell’assurda, pericolosa situazione. -Oppure ti denuncerò-.

Draco la fissò, spaventato, indeciso su che cosa fare. Lei sapeva. Sapeva comunque, che lui le desse o meno la conferma che stava cercando e, con ogni probabilità, avrebbe parlato, avrebbe fatto la spia. Si arrese, animato dalla benché minima speranza che forse così lei sarebbe stata zitta ma, ammise a sé stesso, non è che ci fosse molta possibilità che ciò accadesse.

-Prova a dirlo a qualcuno, Dirie, e giuro che ti uccido!-. Disse, senza scherzare, scostando la manica nera sinistra della divisa e lasciando intravedere il…Marchio Nero. Jennifer sussultò. Sapeva che era quello il segno che aveva visto sull’avambraccio di Malfoy prima, nell’ufficio della McGranitt, ma vederselo davanti così, ora, sul braccio del ragazzo, così nero, che si muoveva…vivo, pulsante, le metteva angoscia.

-Non puoi dirlo-. Disse improvvisamente il Serpeverde, tirando giù di scatto la manica nera era guardando negli occhi scuri Jennifer con le sue iridi grigie, fredde, impassibili, che però in questo momento tradivano quasi un’emozione che poteva essere definita paura…

-Se no, Malfoy, che mi fai?-. L’aveva chiesto con voce secca, colma di rancore e disprezzo, non provocatoria o sarcastica.

-Non è per quello che ti farei-. Cominciò calmo il ragazzo, cercando di non tradire emozioni mentre il cuore gli stava scoppiando nel petto e, se non fosse stato un Serpeverde orgoglioso, avrebbe avuto voglia di piangere per la paura e la tensione. -E, fidati, di male potrei fartene, ma per quello che succederebbe a me se si scoprisse-.

-Pensi davvero che m’importi?-. Gli fece Jennifer, scrutandolo con odio sempre più evidente, che non riusciva a nascondere. -Sei un Mangiamorte, Malfoy, ti accadrà esattamente ciò che ti meriti-. Aveva parlato piano, per paura di essere sentita da Madama Chips o altri studenti,ma aveva davvero tutta l’intenzione di denunciarlo al Ministero della Magia.

-Stronza…-. Sibilò Malfoy tra i denti, facendosi sentire di proposito da lei, ma senza alzare in alcun modo la voce.

-Che c’è Malfoy?-. Fece piano Jennifer, sorridendo in modo vendicativo che, non fosse che lei era una Grifondoro, poteva essere definito quasi sadico… -Hai paura?-.

Lui la guardò con uno sguardo altrettanto colmo d’odio. -E allora?-. Quasi gridò, poi riabbassando il tono della voce. -Sono al servizio di Tu-Sai-Chi e una stronza Grifondoro mi sta minacciando di denunciarmi e non so se ad uccidermi saranno i miei compagni Mangiamorte o l’Ordine, cioè che è certo è che alla fine si divideranno il mio cadavere. Tu non ne avresti?-. Era incazzato, mai nei suoi occhi si leggeva la disperazione che viveva nel suo cuore.

Jennifer rimase raggelata. Incredibile, Malfoy aveva appena ammesso di avere paura, anche dell’Ordine, oltre che dei Mangiamorte. Si sentì una bastarda. Lei lo avrebbe denunciato, ma…in fondo non era colpa sua, era certa che lo avevano costretto, però non poteva starsene zitta e omertosa in quel modo, adesso che sapeva! Una confusione di idee affollò la sua mente, come quando giusto e sbagliato si fondono…

-Cambiando discorso, visto che ho deciso che ti dissuaderò dopo dal fare la spia…-. Il giovane Malfoy, con tono provocatorio e solito ghignetto da schiaffi, tornò riconoscibile. Incredibile con che facilità cambiasse argomento dopo quello sfogo disperato: Jennifer non sarebbe mai riuscita a capirlo. -Prima, nell’ufficio della McGranitt, quand’eri svenuta, ti ho baciata, sai?-.

-Coooooosa???-. Jennifer urlò, e per poco non le prese un colpo. Ma era completamente rincoglionito, quel Serpeverde??? Draco fece un sorrisetto soddisfatto nel constatare la reazione della Grifondoro alla notizia.

-Con la lingua!-. Esclamò esibendo un sorriso dei suoi tipici, sempre più soddisfatto di sé stesso: era riuscito a farle perdere il controllo e la stava distraendo dal suo Marchio Nero. In realtà, nemmeno lui credeva che se la sarebbe cavata con così poco per distogliervi l’attenzione della Dirie.

Quest’ultima contorse il viso chiaro in un’espressione più schifata che mai e si mise una mano sulla bocca, come se dovesse vomitare…si si, pensò, quello era proprio un imbecille!

-Mi dispiace che tu non fossi sveglia per gustarti questo piacere che non proverai mai più nella vita-.

-A dir la verità, ne faccio volentieri a meno, avrei fatto anche volentieri a meno di essere baciata quand’ero priva di sensi, figuriamoci da conscia!-.

Draco ghignò al solito ma, in fondo, si sentì offeso. Non poteva, una ragazza, rispondergli così: sarebbe piaciuto a tutte essere baciate da lui, e questa dannata Grifondoro gli rispondeva così? E faceva pure la disgustata?

Poggiando una mano sulle candide lenzuola del letto su cui Jennifer stava, la fissò qualche secondo nelle iridi marroni. Era bellissima, anche se era una maledetta stronza Grifondoro, traditrice del suo sangue che lo avrebbe denunciato…

-Malfoy che…che cazzo fai?-. La ragazza lo guardò un attimo: lui la fissava da sopra di lei, appoggiato al suo letto, con un’espressione seria dipinta in viso, senza il solito sorrisetto, i capelli biondissimi gli scendevano lungo le guance e gli occhi grigi e quasi inespressivi erano puntati su di lei.

Come aveva fatto un’oretta prima nell’ufficio, Draco si avvicinò lentamente, chiuse gli occhi e la baciò. Lei stette lì, immobile, senza sapere cosa fare. Qualche secondo, e il biondo Serpeverde si staccò da lei. Riprendendo a ghignare la guardò leccandosi le labbra.

-Lo pensi ancora?-. E così, senza aggiungere altro, uscì dall’infermeria con passo strascicato, lasciando Jennifer sola e confusa. Perché non si era scostata? Perché non gli aveva tirato un paio di schiaffi appena ci aveva provato? E soprattutto, perché tutte le sue certezze sul volerlo denunciare era improvvisamente crollate come un castello di sabbia col vento?

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Capitolo 6
*** Come incantata ***


Cap. 6-Come incantata

Era notte fonda, la luna brillava bianca candida e rischiarava un poco il cielo nero, contrastandovi in modo incredibilmente romantico. Jennifer si appoggiò alla ringhiera del balcone nella Torre di Astronomia e sospirò. Quel posto era un po’ il suo “pensatoio”: aveva bisogno di stare sola a riflettere, di tanto in tanto, e non trovando il tempo per farlo di giorno, tra lezioni, amici e uscite ad Hogsmeade nel finesettimana, qualche volta si recava lassù di notte, quando era praticamente certa di non trovare nessuno. Erano passati un paio di giorni dall’incidente nell’ufficio della McGranitt e l’avevano dimessa dall’infermeria solo quel pomeriggio. Non aveva più visto Malfoy da quando lui l’aveva baciata…ricordava benissimo la scena, e le ultime parole che lui le aveva detto prima di uscire erano state “Lo pensi ancora?”. In effetti, lei, dopo quel bacio, non pensava più a niente, diciamo che il suo cervello era andato momentaneamente in black-out e si era ripreso solo dopo qualche minuto…perché cazzo lui l’aveva baciata? Semplicemente perché era un coglione, era questa la risposta che la ragazza si era data, tra sé e sé, scacciando dalla testa qualsiasi altra ipotesi. Decise di rientrare nel dormitorio Grifondoro: anche se non aveva sonno e aveva voglia di stare sola a pensare, non era prudente stare in giro per il castello a quell’ora della notte. Dal balcone, rientrò nella torre di Astronomia, e stava per dirigersi verso le scale, quando sentì un rumore, un rumore di passi…s’appoggiò contro un muro, come a volercisi appiattire, e, nell’oscurità vide la luce di una lanterna e qualcuno che l’aveva in mano, un ragazzo…quando la figura fu abbastanza vicina, Jennifer poté riconoscerla:…Draco Malfoy! Ancora! Ma perché?

-Non sei invisibile, sai Dirie?-. Ghignò il ragazzo avvicinandosi a lei. “Oh no!” pensò la ragazza. “Adesso come minimo annulla tutti i punti del Grifondoro! I miei compagni di Casata mi odieranno a vita!”.

-Non mi stavo nascondendo…-. Azzardò Jennifer, cercando di ostentare quel minimo di orgoglio che le era rimasto, ma che di fronte alla silenziosa minaccia della sottrazione di diversi punti alla sua Casata e, soprattutto, di fronte agli occhi glaciali di Draco, andava affievolendosi.

-No, certo-. Ghignò il biondo. -Sai, Dirie, sono indeciso…-. In Jennifer una flebilissima fiamma di speranza si accese: forse non le avrebbe affatto tolto punti.

-…su quanti punti toglierti-. Concluse il Serpeverde con un ghigno ancor più ampio dipinto sul pallido viso angelico. La Grifondoro si rabbuiò di colpo: come cazzo aveva potuto pensare che Malfoy le avrebbe fatto un favore? La giovane assunse un’espressione simile ad un broncio da bambina, che Draco poté solo intravedere a causa del buio pesto, rischiarato solo dalla fioca e pallida luce della sua lanterna.

-Stronzo…-. Gli fece Jennifer, ma la sua voce non aveva quel tono sicuro e un po’ saccente di sempre, era roca, stridula, scossa da un leggerissimo e forse quasi impercettibile tremito che, lei se ne rese conto, non aveva nulla a che fare con il timore di perdere punti. Poi si scostò dal muro al quale stava appoggiata e di fronte a cui stava Malfoy, uscì dalla torre e si allontanò di corsa giù per le scale, diretta al suo dormitorio, suscitando le proteste di parecchi quadri che, appesi alle pareti, cercavano di dormire.

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Altro capitolo: mi scuso x il ritardo, ma sono stata in vacanza fino a poco tempo fa e non avevo tempo x scrivere…

x SeryChan x: thank you x la recensione, leggendola mi sn decisa a continuare la storia…e grz x avermi aggiunto ai preferiti.

giugiu182: x averla messa tra i preferiti

Devily: x averla messa tra le seguite

 

Ovviamente grz anke a tt gli altri ke mi hanno aggiunta e ke ho già nominato, e vi prego: COMMENTATEEEEEE ç.ç: se vi piace datemi qualke soddisfazione a andare avanti

Premetto ke i prossimi saranno 2 mini-capitoli ke posterò appena possibile.

Baci

Milla

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Capitolo 7
*** Lo amo ***


Cap. 7- Lo amo!

Jennifer si precipitò giù per le scale che, fortunatamente, se ne stettero ferme dov’erano, senza fare strani scherzi…

-Ehy ragazzina, piantala di fare tanto chiasso!-. Le fece un quadro raffigurante un uomo a cavallo. -A quest’ora c’è gente che dorme, anziché incontrarsi segretamente col suo amichetto!-. Continuò, facendo rumorosamente sghignazzare il quadro accanto.

La ragazza si voltò verso di loro e alzò il dito medio, senza smettere di scendere le scale, provocando altre risate da parte dei quadri. -Oh, ma tu sei la Dirie…una ragazza di famiglia, ricca, di una certa classe, ho sentito dire…-. Fece il quadro che prima le aveva detto di stare zitta.

-Oh sì, e come dargli torto: è proprio una signora!-. Rispose l’altro, senza smettere di ridere come un deficiente, probabilmente alludendo al gestaccio di poco prima. Jennifer questa volta li ignorò, e puntò dritta verso il dormitorio del Grifondoro: non voleva che altri la vedessero in giro per il castello, era già abbastanza nei guai con Malfoy che avrebbe fatto la spia con l’intero corpo insegnanti e poi aveva una gran voglia di infilarsi sotto le coperte calde, addormentarsi e non pensare a niente…

-Cioccorane alla fragola-. Fece Jennifer alla Signora Grassa che, con aria scocciata, le rispose: -Non è un po’ troppo tardi per girovagare nel castello?- e si scostò per farla entrare: dopotutto quella ragazza era una delle sue Grifondoro, anche se era entrata senza degnarla di una parola, e non voleva farsi odiare facendole una predica.

Jennifer salì le scale a sinistra e, entrata nella camera, si buttò sul suo letto con le lenzuola dai colori rosso e oro, accanto a quello di Hermione.

-Ah, sei tornata!-. Esclamò [sottovoce, per non svegliare Ginny, che dormiva beatamente lì accanto] questa, facendola sobbalzare.

-Eh certo, cosa credevi, che mi dessi alla fuga?-. Rispose Jennifer, nella voce una nota tra l’ironico e lo scocciato, sorridendo sarcasticamente verso l’amica, che intravide la sue espressione nella penombra della camera, rischiarata dalla luce che filtrava dalla finestrella accanto al letto della Dirie, tenuta sempre aperta nel caso in cui arrivassero gufi d’emergenza oppure -lo dicevano sempre ridendo, ma sapevano che in fondo avrebbe potuto essere veramente così-, se una di loro avesse dovuto scappare buttandosi giù sopra un manico di scopa.

-Mah, cominciavo quasi a pensarlo…-. Rispose prontamente Hermione, pareggiando il sarcasmo dell’amica Grifondoro. -Sei sparita subito dopo cena dicendo che andavi in biblioteca a studiare per l’interrogazione di Incantesimi e sei stata in giro fino ad ora…-. La ragazza dai capelli cespugliosi si fermò solamente per prendere fiato -…e sono le due di notte! Le due, Jennifer!- non la stava sgridando, era solo curiosa di sapere che avesse fatto la sua compagna fino a quell’ora, ma la sua voce suonava tanto come una predica. -Ti rendi conto di quello che sarebbe successo se ti avesse vista un insegnante? O anche solo un Prefetto?-.

Jennifer emise un grugnito piuttosto neutro pensando che sapeva perfettamente ciò che “sarebbe” successo in quel caso, ma, pur riponendo piena fiducia in Hermione, non se la sentiva di raccontarle di aver incontrato Malfoy né di dirle che, se qualcuno non avesse fatto presto un Obliviator a quel dannatissimo Serpeverde platinato, il giorno successivo la loro clessidra avrebbe contenuto la metà degli attuali rubini: d’altra parte, non le aveva raccontato nemmeno del bacio, perché cominciare ora?

-Quindi, visto che hai rischiato di farci perdere svariati punti…- Hermione ghignò benevolmente e pur sapendo che l’amica stava solo scherzando, Jennifer non poté fare a meno di sentirsi in colpa, pur non abbassando i capo, per il troppo orgoglio, forse. E poi “rischiato” era un termine riduttivo, molto riduttivo, riduttivo assai, per non dire totalmente fuori luogo: non solo aveva rischiato, ci era anche riuscita. Hermione non notò l’espressione afflitta sul suo volto e proseguì: -…Raccontarmi dove sei stata e cos’hai fatto mi sembra il minimo!-. E ghignò nuovamente.

-In biblioteca a studiare, te l’ho detto…-. Rispose la mora in un penoso tentativo di mentire: non le era venuta in mente una balla migliore in quei pochi secondi che la compagna le aveva dato per pensare.

-Non dire cazzate, ti conosco bene, e non arrivi mai a doverti preparare per un’interrogazione solo il giorno prima…-. Jennifer si strinse nella spalle, come a dire: “Una volta può capitare a tutti, no?”.

-E comunque…- proseguì la Granger con fare saccente ma senza smettere di sorridere, cosa che diede un minimo di conforto all’amica, che pur sapeva che quel sorriso non prometteva niente di buono. -…sono venuta a cercarti in biblioteca: non c’eri!-.

Ecco, scema lei a non esserselo immaginato: se c’era un difetto che TUTTI i suoi amici avevano in comune era questa predisposizione naturale a non farsi gli affari propri! Fino a un certo punto poteva essere considerato interessamento, e faceva pure piacere, ma oltre un certo limite diventavano solo degli impiccioni, per quanto lo facessero in buona fede.

Senza degnare l’amica di una risposta sincera e sensata, si alzò e cominciò a cambiarsi, scaraventando la divisa diurna nel baule con malagrazia e infilandosi un morbido pigiama viola.

Hermione si buttò sul letto di Jennifer sedendosi comodamente mentre lei era alzata a vestirsi. -Allora, me lo dici o no, dove sei stata?-. Quando voleva quella ragazza sapeva avere un’insistenza snervante.

-Sulla torre di Astronomia-. Cedette Jennifer infine, con un sospiro rassegnato, tornando a sdraiarsi sul suo letto, con il gomito poggiato al materasso che le reggeva la testa castana. Hermione la imitò come fosse il suo specchio e fece uno sguardo confuso.

-La Torre di Astronomia? E che Merlino ci facevi là?-. Chiese sconcertata. Jennifer tirò un altro sospiro.

-Niente-.

-Eddai!- fece Hermione, forzatamente supplichevole. -Ti ho cercata per mezzo castello e sono stata fino a adesso con l’ansia di non sapere dove Morgana eri…me la devi una spiegazione! E poi anche Ginny, si è sforzata di rimanere sveglia ad aspettarti, anche se poi non ce l’ha fatta e si è addormentata, vedrai che domani dovrai raccontare tutto anche a lei!-.

-Ma tutto cosa!?!-. Jennifer la fissava da quei pochi centimetri di distanza senza nemmeno sforzarsi di nascondere quell’espressione da: “Questa farnetica”.

-Avevi appuntamento con un ragazzo, ammettilo!-.

-Ma tu deliri, cocca!-. “Magari…” penso nel frattempo, mentre la sua mente andava a pensare ad un certo ragazzo. -Non sono stata con nessuno della scuola in cinque anni e ora avrei questo improvviso colpo di fulmine?-. Ora fu Jennifer a ghignare, preferendo non tirare in ballo quella storia che aveva avuto tra il secondo e il terzo anno con Lee Jordan, e che anche Hermione decise di non ricordarle.

-E allora che ci facevi sulla torre di Astronomia, scusa?-. Chiese invece

Jennifer pensò, oltre che l’amica era decisamente fuori di capoccia se credeva che lei avrebbe dato a qualcuno un romantico appuntamento sulla cima della torre di Astronomia, che una mezza verità poteva pure raccontargliela.

-Quando sono triste o pensierosa, vado sempre là…- le disse: Hermione era la prima persona a cui lo confidava, nonostante facesse questo sin dal primo anno ch’era giunta ad Hogwarts. -E’ il mio pensatoio, in un certo senso…-.

-E perché stasera eri triste?-. Domandò Hermione, che stupida non era, aveva intuito che c’era qualcosa di strano ed era decisa a capire cosa. -O pensierosa?-.

-Eh no!-. Esclamò Jennifer, pentendosi subito del volume alto della voce, per paura di svegliare Ginny che invece si voltò solo nelle coperte mugugnando qualcosa di incomprensibile. -Io ti ho risposto, ora tocca a me fare le domande-. E fece un ghignetto.

-Ti piace Ron?-. Se ne uscì, un po’ per reale interessamento e curiosità, ma soprattutto per distogliere l’attenzione da sé: non pensava affatto che Hermione fosse una pettegola, anzi le voleva bene e si fidava di lei, ma non voleva raccontare nulla di più.

-Be’…-. Cominciò Hermione, un po’ a disagio di fronte a questa domanda. Poi annuì col capo e gli occhi marroni le diventarono lucidi.

-Io credo di amarlo, Jen-. L’altra non stette a ricordarle di non storpiarle il suo nome, pur accorgendosene con una punta di fastidio silenzioso.

-Io lo amo, ma lui sta con la Brown…-. Piangeva. Jennifer si pentì di averle fatto questa domanda solo per non svelarle niente, facendola stare male.

Non sapendo cosa dire, carezzò i capelli all’amica, sorridendole benevola, e cercando di asciugarle le lacrime che, trasparenti e fitte, le rigavano le guance pallide: si addormentarono così, entrambe sul letto di Jennifer, abbracciate, Jennifer nel tentativo di consolare Hermione e di farsi, senza dire niente, confortare da lei.

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Capitolo 8
*** E' solo una stronza Grifondoro! ***


Cap. 8- E’ solo una stronza Grifondoro!

Anche Malfoy, dopo qualche secondo di sconcerto di fronte a quella fuga improvvisa della Dirie, aveva scosso la testa pensando alla pazzia, isteria e assurdità di quest’ultima e se n’era andato dalla torre di Astronomia non appena il rumore dei passi di Jennifer sulle scale era cessato. Il suo passaggio non attirò meno rimproveri da parte di quegli odiosi quadri di quanti ne aveva attirati quello della Grifondoro pochi minuti prima.

-Oltre al rumore anche le lanterne, adesso!-.

-Ma perché non vi trovate in camera a fare le vostre cose, anziché sulle torri!-.

-He, he!-.

-Giusto, stareste più comodi e ci lascereste dormire in pace!-.

Draco, infuriandosi mentalmente, senza dire nulla, si ripromise di fare delle ricerche su come schiantare un quadro, nei giorni successivi: già gli stavano sul cazzo le persone che facevano commentini sarcastici e non pensavano ai cazzi propri -all’infuori di sé stesso, ovviamente-, figuriamoci se ci si mettevano pure i quadri!

A grandi passi, il ragazzo scese le varie rampe di scale che lo separavano dalla Sala Comune della sua Casata, nei sotterranei: entrandovi pensò che era sempre un piacere trovarsi in quel nido di verde e argento e di gente talmente rincoglionita da non aspettare altro che un suo cenno per servirlo.

Una volta nella sua stanza, butto la lanterna a terra, frantumandola: “Oh cazzo!” pensò Draco “Stanno dormendo tutti, meglio non fare casino…”.

Sbatté sul pavimento anche la divisa e si tolse la cravatta dai colori della sua amata casata Serpeverde, mettendola nel baule.

-Ti si sente, quando torni, eh!-. Era la voce calma e sarcastica di Zabini, nel letto accanto al suo, che Draco aveva creduto addormentato e che per poco non gli fece venire un infarto con quell’esclamazione improvvisa.

-Non volevo svegliarti…-. Grugnì il biondo con un tono che sapeva più di incazzatura che di scusa: col baccano che aveva fatto la lanterna non si sarebbe sorpreso se mezza Casata si fosse svegliata di soprassalto.

-Ero già sveglio-. Rispose Blaise con un sorrisetto da “adesso-mi-racconti-tutto”, mormorando -Reparo!-, verso la lanterna che torno intatta ad emettere una fioca luce sufficiente a rischiarare la stanza di quel poco che bastava per intravedersi, visto che non vi erano finestre, essendo i dormitori sottoterra.

-Ah, sì?-. Fece Draco, rivolta più a sé stesso che all’amico mentre, in boxer, si infilava sotto le coperte e pensava che quell’impiccione di Blaise non doveva rompergli le balle proprio quella sera.

-Aspettavo che tornassi-. “Ma non mi dire!” esclamò mentalmente Draco, che, voltandosi dall’altra parte nel letto, emise solo un verso animalesco non meglio identificato.

-Ora mi devi raccontare tutto!-. Ghignò Blaise: incredibile che sapesse ghignare esattamente come lui, pensò Malfoy, anche se ovviamente a Zabini non veniva e non sarebbe mai potuto venire un ghigno così affascinante e ammaliatore.

-Tutto, che?-. Fece scocciato il Prefetto che, mentre l’immagine di Jennifer Dirie si disegnava nella sua mente contro la sua volontà, non era riuscito a fare a meno di pensare “Magari ci fosse qualcosa da raccontare!”.

-Non fare lo gnorri!-. Lo imbeccò l’amico. -Pansy era qui stasera-. Iniziò. -A proposito credo che pretenderà una spiegazione sulla tua assenza, domattina-. “Grandioso!” pensò Draco. “Solo quell’oca giuliva che s’ingelosisce ci mancava: lo capirà, prima o poi, che io e lei NON stiamo insieme?”.

-…quindi…-. Malfoy si ritrovò costretto ad ascoltare il concasata che sembrava deciso a non impicciarsi dei cazzi suoi neanche a piangere in cinese. -…dovevi essere con un’altra!-. Concluse.

-Ma quale altra! Ma ci stavo a fare con una in giro per Hogwarts!?!-.

-Non so, dimmelo tu! Le ipotesi più accreditate secondo le scommesse che ho fatto con gli altri mentre aspettavamo il tuo ritorno sono che avevi un puntello, oppure che te la stavi scopando in qualche posto isolato del castello!-. Spiegò Zabini, deciso a farsi dare una risposta da Malfoy a costo di maciullargli i coglioni per tutta la notte. -Io ho votato per la seconda-. Aggiunse ghignando [la specialità degli uomini Serpeverde].

-Ma quale puntello! Ma quali scopate!-. Sbottò Draco. Come se mentre il mondo magico andava a puttane e la sua morte per mano di qualche Mangiamorte o di Voldemort stesso era stata programmata nel momento in cui si era deciso di marchiarlo, lui avesse anche il tempo di andare a letto con chicchessia.

-Ero solo in giro a controllare se ci fosse qualcuno per i corridoi, per essere sicuro di non farmi sfuggire l’occasione di togliere punti ad altre casate!-. Cercò di ghignare, ma gli venne meno bene del solito anche se l’intenzione di Malfoy quando quella sera si era allontanato dalla sua Sala Comune era proprio quella.

-E ci sei riuscito?-. Domandò Blaise speranzoso, anche se la versione di Draco non l’aveva convinto completamente e i suoi dubbi li aveva ancora.

Malfoy aspettò un momento prima di rispondere: -No-. Pronunciò alla fine, cercando di stampare nella sua voce una nota di delusione, per mascherare l’incertezza.

-Ora spegni quella fottuta lanterna o la spaccò di nuovo-. Fece Draco verso Blaise, con aria arrogante. -Se non ti spiace, vorrei dormire…-.

Zabini, con uno sbuffo, come a volersi lamentare del carattere del compagno di stanza, spense la lanterna e si rimise anche lui sotto le coperte, mentre Draco aveva la piena consapevolezza che non si sarebbe addormentato tanto presto.

“…oppure te la stavi scopando in qualche angolo isolato del castello…”. A pensarci bene, dovette ammettere Draco, quella non era affatto una cattiva idea: la stanza delle Necessità, un posto perfetto quando vuoi stare solo senza che nessuno ti scassi il cazzo, sarebbe stata ideale per portaci una e scoparsela…ma chi? Di nuovo il viso di Jennifer apparve traditore nella sua mente: Malfoy cercò di scacciarlo, ma non ce la fece.

“Lei è solo una stronza Grifondoro”, si sforzò di pensare il biondo. Il pensiero che, sicuramente, lei pensava di lui “E’ solo uno stronzo Serpeverde”, e che lo pensasse veramente, senza bisogno di sforzarsi per farlo, arrivo al suo cuore come una coltellata.

Lui stava per morire, il Mondo Magico stava per crollare e Voldemort per prendere il potere distruggendo tutto, ma se c’era una che Draco avrebbe voluto vicina prima di morire, se ne rese pienamente conto solo in quel momento, era la Dirie. Ma no, semmai voleva scoparsela, ma che stava pensando, si disse!

Sul pavimento, appuntata con distrazione ma orgoglio sulla sua divisa nera, accanto alla spilla da Prefetto, ne scintillava una con lo stemma della Casata di Serpeverde, come a ricordargli chi era e che non poteva pensare a quella in nessun senso!

Eppure, ogni volta che pensava a lei, al suo viso, al suo nome, dall’inizio dell’anno scolastico, da quell’episodio sull’Hogwarts’s Express, quando lui era stato tentato di andarla e cercare solo per litigarci, l’immagine che gli passava per la mente era lei nuda, a gambe aperte, sotto il peso del suo corpo, che gli gridava “ANCORA!”. Era voglia di scopare! Era vero amore? Nel pensare queste due ultime parole, Draco provò un certo senso di disgusto verso sé stesso: vero amore, figuriamoci! Lui, il grande Draco Malfoy, che si innamorava davvero di una, che per giunta era in quella fottuta casata dove tutti altro non erano che inutile feccia: era così che doveva considerare anche lei.

Pensò che, amore o fantasie, doveva smettere di pensarla, di sognarla: non poteva starle vicino o parlarle, se voleva concentrarsi sulla sua missione e dimenticarsi di lei. Decise che l’avrebbe fatto, che non l’avrebbe più degnata della minima attenzione. Decise che doveva farcela. E invece non ce l’avrebbe fatta.

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Capitolo 9
*** Silly bitch ***


CAP. 9- Silly bitch!

Il risveglio, il mattino successivo, fu abbastanza traumatico per Jennifer. Erano solo le sette quando Hermione la buttò praticamente giù dal letto gridandole che era tardi, che dovevano andare a fare colazione, che avrebbero fatto tardi alle lezioni e le solite paranoie di quella secchiona, dimenticandosi che quella povera crista della Dirie era tornata solo alle due, la sera prima, e aveva dovuto anche perdere tempo per spiegarle i fatti suoi, quindi magari, dico magari, avrebbe gradito dormire un po’ di più quella mattina, senza che nessuno le spaccasse i timpani e le palle urlandole nelle orecchie, va’ un po’ che strana era.

Dopo essersi lamentata, mugugnando che aveva sonno, che avrebbe detto di stare male ai professori perché ad alzarsi proprio non ce la faceva, che per un giorno di lezioni perso non succedeva mica la fine del mondo, che poteva anche saltare la colazione perché tanto non aveva fame, dovette cedere mentre l’amica, a volume 1000, cianciava su quanto sconveniente fosse perdere una giornata di lezione al sesto anno e sull’importanza del fare colazione ogni giorno.

-Va bene, va bene!-. Urlò esasperata, scattando in piedi e gettando via le coperte quando Hermione cominciò a citare con memoria prodigiosa un libro Babbano che parlava dell’apporto di calorie che forniva la colazione.

Sbadigliando e stropicciandosi gli occhi, Jennifer andò nel bagno delle ragazze a lavarsi, in pigiama, e quando tornò nella sua stanza non era ancora del tutto sveglia.

-Ciao!-. Un’inconfondibile vocina dolce e acuta alle sue spalle la fece quasi sussultare. “Queste prima o poi mi faranno prendere un colpo, con la loro discrezione…”, pensò la Grifondoro. -Stiamo aspettando tutti te!-. Aggiunse.

Jennifer, mentre si vestiva, emise un grugnito in tutta risposta a Ginny Weasley che, in piedi dietro di lei, era già bell’e che pronta, con indosso la divisa, pettinata e truccata.

-Come mai non mi hai ancora fatto il terzo grado su che ho fatto ieri sera e dove sono stata?-. Fece ironica Jennifer all’amica, mentre cercava la gonna grigia della sua divisa.

-Mentre tu dormivi, stamattina, Hermione mi ha detto che eri davvero in biblioteca, e che lei non ti ha vista perché tu eri andata in bagno quando lei era passata-. Spiegò la rossa con un sorrisetto quasi deluso. -Perché, avevi altro da raccontarmi? Qualcosa che a Hermione non hai detto?-. Aggiunse speranzosa, approfittando dell’assenza di Hermione che era già scesa in Sala Comune con Ron, Harry e Neville, che aspettavano solo loro due per andare a fare colazione.

-Ma va’!-. Esclamò Jennifer in risposta, con una risata forzata. -Mi sembrava solo strano che non mi avessi chiesto niente!-.

E così, insieme a Ginny, scese le scale per raggiungere gli amici in sala Comune e andare finalmente a fare colazione.

“E così Hermione non le ha raccontato niente!”. Pensò Jennifer, mentre il gruppetto, insolitamente silenzioso, si incamminava verso la Sala Grande, con un moto di affetto e riconoscenza verso l’amica. Non che pensasse che l’avrebbe detto a qualcuno, ma addirittura confermare la sua versione originale dicendo che lei era davvero in biblioteca e che la sera prima non l’aveva creduto solo perché non si erano incontrate…era fantastica!

Si sedettero, in Sala grande, al solito tavolo dei Grifondoro, con Ron che cianciava ininterrottamente su quanto fosse divenuta appassionante la sua storia con Lavanda -che OVVIAMENTE li avrebbe raggiunti solo dopo essersi truccata, fatta la messa in piega, la manicure, e essere passata sotto i ferri un paio di volte-, Harry che continuava a sfogliare quel dannato libro di pozioni di cui -glielo dicevano tutti-, doveva disfarsi perché lo stava facendo diventare paranoico, cercando di capire chi fosse il principe Mezzosangue e Jennifer che, nonostante quella mattina avesse abbondato in correttore Babbano, sotto gli occhi aveva due borse che manco quelle della spesa della mamma di Ron dopo aver fatto scorte di provviste per tutta la famiglia.

Due tavoli più in là, un biondo Serpeverde, che neanche lui aveva l’aria di uno che aveva dormito come un ghiro, sorseggiava il suo succo di zucca mattutino mentre la tro…ehm, Pansy gli stava appiccicata come una cozza continuando a chiedergli chissà che con la sua voce da gallina. Alzando lo sguardo, Draco si accorse, con un certo compiacimento, che Jennifer lo stava fissando: ghignò, al solito, anche se, soddisfazione a parte, c’era qualcosa di strano in lui quella mattina.

Jennifer distolse in fretta lo sguardo quando si accorse del suo tipico e irritante -e purtroppo anche affascinante- ghigno dipinto sulle labbra.

-Vieni di là, ti devo parlare-. Dopo qualche minuto, in cui Jennifer si sforzò di concentrare tutta la scarsa attenzione che le era rimasta dopo quelle scarsissime ore di sonno sulla sua colazione, che le stava venendo voglia di vomitare addosso alla Granger che l’aveva sbattuta giù dal letto, una voce fredda la distolse dai suoi pensieri, facendola sussultare.

Si voltò sulla scomoda panca in legno: Malfoy la fissava coi suoi gelidi occhi azzurro-grigio contornati da leggere strisce bluastre di occhiaie. Il suo tono pareva incazzato.

-Se proprio devi parlare…dimmi!-. Rispose Jennifer tornando a dargli le spalle, cercando di sembrare a sua volta scocciata, pur non capendo perché Draco lo era nei suoi confronti, e di nascondere il fatto che lei moriva dalla voglia di parlargli, o meglio di farlo parlare dopo avergli fatto qualche domandina.

-Non hai sentito?-. Continuò Draco, con voce fredda, impassibile, senza tradire la minima emozione. -Ho detto non qui: ti devo parlare da un’altra parte-.

Harry, Ron, Hermione, Neville e Ginny per un attimo si fissarono sbigottiti, poi cominciarono a guardare alternativamente prima Jennifer e poi Malfoy: col carattere di entrambi, poteva anche mettersi male se Malfoy si rivolgeva a lei con quel tono.

-Se vuoi parlarmi lo fai qua-. Fece la Grifondoro con un’alzata di spalle, continuando a non guardare Malfoy, e inzuppando un biscotto di zucca nel suo latte. -Altrimenti arrangiati!-, concluse.

-Invece devi venire da un’altra parte-.

-Invece non ci vengo-. Replicò la sedicenne voltandosi verso il Serpeverde e rivolgendogli un sorrisetto ostile, come di sfida.

Malfoy ghignò, come a volerla deridere, ma in realtà dentro bolliva solamente di rabbia per doverla dare vinta alla Dirie e soprattutto perché non sarebbe riuscito a parlarle. Il biondo si allontanò a grandi passi dal tavolo degli odiati Grifondoro, che stava anche cominciando a sovrappopolarsi, e tornò verso il suo club di “amici”, cioè quei pecoroni che lo seguivano sempre, “pensavano” con la sua testa e lo adoravano manco fosse il Dio in Terra.

-Ma che voleva da te Malfoy?-. Domandò Ron a Jennifer non appena Draco fu sufficientemente lontano da non potere sentire le voci al loro tavolo.

-Ma che ne so!-. Sbottò Jennifer, con uno sbuffo, mentre addentava il suo biscotto con aria omicida: ma, veramente, ma che cazzo voleva dalla sua vita, Draco Malfoy?!? Ma che pensava, che soltanto perché lei gli aveva suggerito una volta in Trasfigurazione, per quell’episodio in infermeria e qualche segreto -sorvolando sull’importanza…- che lei ancora non aveva detto, lui poteva presentarsi lì da lei e suoi amici dicendole che le doveva parlare e dandole ordini?!? Mi sa che quello aveva capito proprio male!

Per un attimo sollevò lo sguardo furioso verso il tavolo dei Serpeverde e vide la Parkinson ancora appiccicata a Draco e con un’espressione ebete con tanto di sguardo adorante dipinta in faccia: ma quella ragazza lo conosceva il significato della parola “dignità”?!?

Due tavoli più in là, un non meno sbalordito di Ron Blaise Zabini fissava Draco da vari minuti, quando finalmente si decise a chiedere: -Ma perché sei andato dalla Dirie?-.

A Malfoy quasi andò di traverso il succo di zucca: ma da quando questo era così impiccione? Non bastava la Parkinson che lo assillava su “cos’hai fatto stanotte? A che ora sei tornato, guarda che occhiaie hai…”?

-Dirle che volevo sfidare qualcuno del suo gruppo a duello-. Se la cavò facilmente, con questa balla geniale passatagli all’improvviso per la testa. -Per dimostrare una volta per tutte che NOI siamo i migliori-. Aggiunse con aria di importanza. -Ma lei ha rifiutato-. Si affrettò a dire, prima che potesse incasinarsi ulteriormente. -E nessuno degli altri ha detto niente: quelli non hanno abbastanza palle per duellare con uno di noi-. Decise di sorvolare sul fatto che proprio l’anno precedente quel gruppo, esclusa la Dirie, ma con quella svitata della Lovegood, si erano battuti con metà dei Mangiamorte più feroci e poi con Voldemort in persona: ma era ovvio che tutti costoro non erano NIENTE di fronte a lui!

Jennifer vide il gruppetto dell’odiato biondo Serpeverde avvicinarsi al suo tavolo per dirigersi verso l’uscita e sentì anche le loro voci, anzi, diciamo più che altro ascoltò le loro voci.

-Io non vengo a Incantesimi-. Stava dicendo Draco agli altri.

-Come?-. Fece quella gallina di Pansy. -E perché?-.

-Non ho voglia di rompermi le palle, ho sonno, e se m’interroga non so un cazzo-. Poi aggiunse: -Saltate anche voi?-.

-No, Draco, scusa, ma io ho già troppe assenze in Incantesimi, e aggiungerne altre alla sfilza non mi pare proprio il caso se voglio recuperare i voti…-. Rispose Zabini. Gli altri non dissero niente, ma era ovvio che il loro silenzio significava che sarebbero andati a lezione anche loro.

-Se cambiate idea mi trovate su nella Torre di Astronomia-. Fece Draco allontanandosi in Direzione opposta all’aula di Incantesimi. Blaise, come d’altra parte il resto del gruppo, lo fissarono come si guarda un evaso dal manicomio e poi decisero di dirigersi veramente verso l’aula del professor Vitious.

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Heylà!

Chiarimenti sul capitolo:

“Silly bitch” [TITOLO DEL CAPITOLO] in inglese significa “stupida puttana” ed è riferito [affettuosamente xD] a Pansy Parkinson.

La frase “ma era ovvio che tutti costoro non erano NIENTE di fronte a lui!” è ironica anche per la mente di Draco, non è megalomane fino a questo punto e comunque ha paura dei Mangiamorte!

Questo capitolo ho finito di scriverlo qualche notte fa alle 3, quindi siate clementi nel giudicarmi, a quell’ora nn sn del tt in me xD.

Ringraziamenti a:

Masichan: x la RECENSIONE [te lovvo, finalmente qualcuno ke commenta oltre a leggere!]

Alice brandon cullen: x aver messo la storia tra i preferiti

Huli: x averla messa tra le seguite

E anke a ki ho già ringraziato in altri capitoli!

Il prossimo capitolo si intitolerà “Botta e risposta” ed è quasi pronto, devo solo scrivere le ultime frasi e pubblicarlo, aspetto recensioni x metterlo!|!!!!

Baci

Milla.

 

 

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Capitolo 10
*** Botta e risposta ***


CAP. 10-Botta e risposta

Okay, davanti ai suoi amici Jennifer non poteva mica seguire Malfoy come un cagnolino appena lui glielo diceva, e nemmeno per orgoglio personale l’avrebbe fatto, ma la verità era che moriva dalla voglia di vederlo e di parlargli…

-Ehy, Jennifer, sveglia!-. Esclamò Harry, distogliendola da quei pensieri in cui si era imbambolata. -Andiamo o no, a lezione?-.

-No, scusate-. Disse Jennifer con un sorriso, passando lo sguardo su tutti i suoi amici, senza soffermarsi su nessuno in particolare. -Io stamattina salto. Ho davvero troppo sonno-.

Harry, Ron, Hermione, Neville e Ginny, più Lavanda che si era aggiunta all’ultimo momento con gran piacere della Granger, la fissarono incerti: non era da lei saltare le lezioni anche se, dovettero ammettere a sé stesse Hermione e Ginny, che avevano fatto le ore piccole per aspettarla quella notte, non era da lei nemmeno girovagare per il castello fino alle due: c’era qualcosa di strano sotto, era piuttosto evidente. Ciò nonostante, nessuno fu così sfacciato da dirglielo apertamente, e Jennifer salutò gli amici una volta giunti nel corridoio dell’aula di Incantesimi.

Jennifer si tolse la borsa a tracolla nera, pesante per i libri di tutte le lezioni del giorno raccolti al suo interno, e la tenne in mano, cominciando a correre verso la Torre di Astronomia: per un attimo aveva pensato di andare veramente in Sala Comune a recuperare un po’ di sonno, ma poi aveva deciso che se Draco fosse andato nella Torre, lei doveva raggiungerlo.

Arrivò sulla cima della Torre di Astronomia che ancora ansimava per la gran corsa: aveva dovuto fare in fretta perché non voleva che qualcuno la vedesse andare in quella direzione anziché andare a lezione…fortuna che le lezioni di Astronomia erano solo serali, si facevano sempre appena prima di cena, quando il cielo era già all’imbrunire, così sia il giorno che la notte, quell’Aula era libera. Jennifer si guardò intorno mentre riprendeva fiato: Malfoy non c’era. Forse aveva cambiato idea, o forse non era ancora arrivato…

Un’improvvisa voce alle sue spalle, facendola sobbalzare quasi impercettibilmente, la costrinse a ricredersi: -Sei arrivata in fretta, Dirie-.

Draco l’aveva fatto apposta a dire dove sarebbe andato proprio mentre passava davanti al tavolo dei Grifondoro: sperava che così Jennifer l’avrebbe raggiunto anche se, doveva ammetterlo, non era del tutto certo che quella precisella secchiona saltasse una lezione per parlare con lui. Ora, tutto quello che doveva sperare era che i suoi Serpeverde non cambiassero idea, decidendo di saltare la lezione e di raggiungerlo.

-Ciao-. Salutò Jennifer, ancora senza fiato, senza sorridere e con tono distaccato, ma con l’aria di chi si trova dopo essersi dati appuntamento.

Passarono alcuni secondi in cui entrambi stettero in silenzio. -Allora, non mi dovevi dire qualcosa, Mr Malfoy?-. Ruppe in fine il silenzio Jennifer, ripresasi finalmente dalla corsa, con una nota sarcastica nella voce e anche impaziente.

-Pensavo non volessi ascoltarmi-. Jennifer era a tanto così dall’avere una crisi di nervi anche se, dovette ammetterlo, il ghigno che Draco sfoderò era più incantevole che mai.

-Infatti-. Fece lei secca. -Allora non dirmelo-.

Draco sbuffò rumorosamente: con la Dirie non riusciva mai a ironizzare, se lui la faceva incazzare lei metteva la modalità indifferenza e non lo cagava più, anziché gridare o spazientirsi.

-Allora…-. Cominciò il biondo Serpeverde, ormai arresosi. -L’avrai notato che i rubini della tua fottuta clessidra sono ancora al loro posto-. In realtà, no, Jennifer non l’aveva notato: quella mattina tra il sonno, il fatto che di Incantesimi non sapeva un emerita minchia e sperava che Vitious non la interrogasse, Malfoy che le aveva fatto girare le balle già di prima mattina e il fatto di dover cercare qualcosa di intelligente per consolare Hermione all’arrivo di Lavanda, se n’era praticamente dimenticata dei punti. Fece un breve cenno d’assenso col capo mentre cercava di non sprofondare nel sonno. -Ho deciso di non toglierti punti-. Fece Draco, con fare freddo e distaccato. -Solo perché non voglio essere in debito con nessuno-. Jennifer lo fissò con l’aria di quella che non capiva.

-Sì, perché non hai raccontato a nessuno che sono stato io a schiantarti nell’ufficio della McGranitt-. Spiegò il ragazzo con aria spazientita. La Grifondoro annuì con un cenno del capo.

-beh’…-. Azzardò non del tutto certa la giovane Grifondoro. Draco le aveva appena dato lo spunto per la scusa con cui chiedergli ciò che voleva sapere. -Se proprio vogliamo, di favori me ne devi altri due…-. Malfoy la guardava con un’aria a metà tra lo scocciato e l’inebetito: le doveva altri favori? Ma di che Merlino parlava quella pazza?

-Sai, il primo per quando ti ho suggerito a Trasfigurazione…-. Cominciò a spiegare Jennifer, decisa a sfruttare quest’occasione.

-Veramente ti sei fatta scoprire e ci hai fatto mettere entrambi in punizione…-. Ghignò il biondo, poggiato al muro di pietra dell’aula dalla forma circolare. -Anche se ho apprezzato il gesto, ma qui ci ha pensato già la McGranitt-. Aggiunse -Mi dispiace, sei arrivata tardi-. Ghignò di nuovo.

-D’accordo, allora solo un altro-. Acconsentì Jennifer sospirando e alzando gli occhi al cielo.

-Sarebbe?-. Fece Malfoy col solito ghignetto derisorio.

-Ricordi che non ho tradito il tuo segreto, vero?-. Malfoy divenne improvvisamente serio, tesò. Deglutì e annuì piano con la testa, guardingo. Il segreto in questione non era propriamente qualche infrazione alle regole di Hogwarts…

-Che vuoi in cambio?-. La sua voce era fredda, sforzata nel non far trapelare emozioni, anche se un tremito di paura si poteva comunque scorgere.

-Niente-. Si affrettò a dire Jennifer, cercando di tranquillizzarlo: in ogni caso, doveva essere più rilassato possibile per risponderle. -Solo…farti delle domande!-.

-Pensavo peggio, in fondo…-. Fece sarcastico Malfoy, anche se dentro di sé un sospiro di sollievo lo tirò veramente. -Allora dimmi, sono pronto per l’interrogatorio!-. E si ridipinse il tipico ghigno sulla faccia.

-Cominciamo da qualche domanda facile…come facevi, ieri sera, a sapere che ero sulla Torre?-. Chiese Jennifer: non era tra le cosa che davvero le interessavano, ma in effetti se l’era chiesto.

-Non lo sapevo-. Affermò semplicemente Draco, stringendosi nelle spalle. Jennifer alzò un sopracciglio e lo guardò storto: sì, come no, non lo sapeva.

-Davvero-. Aggiunse il Serpeverde davanti alla sua espressione. -Stavo solo controllando se ci fosse qualcuno in giro, tanto per togliere qualche punto e ti ho trovata…non ti illudere che ti stessi cercando!-. Questa volta la sua espressione sembrava quasi un sorriso anziché un ghigno, ma forse era solo un effetto ottico, qualche scherzo che i suoi occhi le facevano dopo cosi poco sonno.

-Allora, avrei tante domande, ma non ho voglia di stare qui a chiederti cose idiote…-.

-Come se non lo stessi già facendo!-. Riecco il ghigno. Jennifer lo fulminò con un occhiata, poi riprese: -Quindi, veniamo al dunque: sei davvero un Mangiamorte?-. Ora anche la voce della ragazza suonava un po’ intimorita.

-Nooo! Ma va’, avevo solo voglia di farmi un tatuaggio alternativo al solito tribale!-. Fece Draco, con un pesante sarcasmo isterico. Anche Jennifer dovette ammettere che posta così la domanda era piuttosto idiota, e cercò di trattenersi dal mandarlo a cagare.

-Quello che voglio dire è… perché lo fai, Malfoy?-. Draco non rispose. Non sapeva cosa rispondere. Lei non poteva sapere come si sentiva lui. Non poteva capirlo. Era inutile cercare di spiegarglielo.

-Mi uccideranno…-. La voce gli uscì flebile, tremula, impaurita ed era evidente che stava cercando di raccogliere tutta la forza di volontà e l’orgoglio possibile per non piangere. A Jennifer venne voglia di consolarlo, ma decise di trattenersi e lasciarlo continuare a parlare. -Mi uccideranno comunque, credo…credo che questo sia solo un modo per vendicarsi del fallimento di mio padre-. Non era giusto, pensò Jennifer. Draco non poteva pagare per un piano dell’Oscuro Signore andato storto, per qualcosa che suo padre non era riuscito a fare. Lui tra l’altro era solo un ragazzo, dopotutto.

-Ma tu cosa c’entri? Perché devi essere tu a…rimetterci-. Non era riuscita a dire ‘a morire’. -Non è giusto!-.

-Lo so!-. Urlò lui, quasi ce l’avesse con lei. -Scusa, non voglio prendermela con te. Quello che voglio dire è…lo so che sono dei vigliacchi, che se la prendono con me solo perché sono giovane, perché mi vedono indifeso…-.

Jennifer tremava, un po’ per la paura, un po’ per la rabbia, un po’ perché ora veniva da piangere anche a lei: come potevano prendersela con un ragazzo? Come poteva…usarlo, programmare di ucciderlo? Lei Malfoy lo odiava, va bene, ma questo era comunque disumano! -…allora ribellati!-. Rispose lei, a bassa voce, parlando piano, scossa da tremiti di rabbia.

-Ma non capisci!-. Le urlò Draco. -Io non posso niente contro di loro! Ribellarmi servirebbe solo ad anticipare la mia morte! Non posso farlo, così ci andrebbe di mezzo anche la mia famiglia, mia madre…-.

Passò qualche istante, in cui entrambi stettero in silenzio e Jennifer s’appoggiò al muro accanto a Draco, mantenendosi comunque a debita distanza.

-E’ strano, no?-. Fece lei, con un accenno di risata a metà fra l’isterico e il lacrimoso. -Un mese fa nemmeno ci parlavamo e adesso siamo qui, a divedere un segreto così…-.

-Forse ci possiamo dire amici-. Azzardò Draco, abbozzando un sorriso che, per quanto piccolo e incerto, non era il solito ghigno derisorio.

-Non lo so, Draco…-. Aveva pensato che potessero anche chiamarsi per nome, ora. -Lo so che tu non sei davvero così, ma sei marchiato, in fondo combatti per Tu-Sai-Chi-. Non aveva paura di pronunciare il nome di Voldemort ma nemmeno ci era abituata, e non le veniva naturale.

-Sai, c’è una cosa che non sai-. Jennifer non sapeva perché, ma aveva voglia di confidarsi. -Una cosa che non sa nessuno-. Aggiunse.

-Se vuoi dirmela, prima di stasera, eh!-. Esclamò Draco, che tutti questi giri di parole in queste situazioni già di per sé disperate non li poteva proprio soffrire. Jennifer alzò la testa tenuta bassa fin’ora, scostando così i capelli dal suo viso e sollevando lo sguardo verso di lui, che subito si pentì del tono di poco prima: stava piangendo.

La Grifondoro boccheggiava, come in cerca delle parole giuste da dire e indecise se dirle o no. -Mia sorella è una Mangiamorte-. Disse poi tutto d’un fiato. Malfoy la guardò sbalordito. “Impossibile“, penso tra sé…

-Jaqueline Dirie?-. Domandò, non sapendo cosa fare: come cazzo si consolava una ragazza? Jennifer annuì piano con la testa: anche lui la conosceva, chissà, magari gli aveva anche fatto del male!

-Non credevo foste parenti…-. Disse solo Draco.

-Tutta la mia famiglia è sempre stata dalla parte dell’Ordine-. Cominciò la ragazza. -Ma, tre anni fa, finita la scuola, Jacqueline sparì-. Si fermò un momento per prendere fiato. -Allora Tu-Sai-Chi ancora non era tornato e nessuno sapeva dove fosse finita mia sorella, anche se, devo ammetterlo, dei sospetti li avevamo-. Fece un respiro profondo, preparandosi a dire qualcosa di terribile, qualcosa che la tormentava.

-Pochi mesi dopo il Suo ritorno, dopo l’episodio al cimitero con Harry…-. Prese un altro respiro. -I Mangiamorte ci attaccarono, a casa mia, quando tutta la mia famiglia era presente. Mi ricordo benissimo, con chiarezza la scena: mia madre ferita, mia zia che urlava di lasciarla in vita almeno il sufficiente per far nascere il suo bambino…-. In quel momento tutto le tornò in mente, raccontandolo, le scoppiò nella testa, mentre diceva parola per parola tutti i suoi ricordi, come lo stesse rivivendo: le urla, i pianti, la disperazione… “No, mia figlia no!”…”Aspetto un bambino…lui deve vivere!”…”Ci uccideranno, è finita!”. Poi lampi, sua zia distesa a terra, lo sguardo fisso, morta, sua madre salva per un pelo, lei troppo traumatizzata per riuscire a muoversi dal suo nascondigli dentro il baule, da dove intravedeva il tutto con terrore… e poi, dall’altra parte, risate malvagie, distruzione, gioia nel vedere sangue innocente sparso, i Mangiamorte…

-…e lei tra loro!-. La sua voce era scossa da violenti singhiozzi. Draco non riusciva a dire niente, si avvicinò semplicemente a lei, asciugandole le lacrime dalle guance arrossate: lei lo lasciò fare. Sembrava così piccola e indifesa, ora, diversa da come l’aveva creduta, sempre fredda, distaccata e impassibile. Passarono in fretta, i minuti, che a Jennifer ci vollero per riprendersi del tutto da quel pianto e in cui loro due stettero lì, vicini, troppo imbarazzati e impacciati per abbracciarsi, ma troppo emotivamente vicini per starsi fisicamente lontano.

-Toglimi una curiosità-. Fece Draco quando l’atmosfera si fece un po’ meno pesante, tanto per non appesantirla nuovamente. -Che favore mi avresti chiesto per ricambiare il suggerimento?-.

-Oh-. Fece Jennifer sforzando un sorriso e asciugandosi le ultime lacrime. Non ci aveva pensato, aveva pensato di tenerlo come ‘favore dovuto’ di riserva, ma ora sapeva cosa dire. -Di ritrovarci qui, stasera…-.

-Comunque-, proseguì la Grifondoro, sbattendo gli occhi color miele un’ultima domanda: perché mi hai baciata quand’era svenuta?-.

Malfoy colse al volo l’occasione per tornare a ghignare. -Volevo vedere cosa si prova a baciare una Grifondoro-. Jennifer scosse la testa con un sorrisetto appena abbozzato e fece per dirigersi fuori dall’aula: ma non era arrabbiata per quella risposta, perché non ci credeva e perché, dopo quello che si erano appena confidati non aveva senza incazzarsi per una cosa simile. Forse aveva sbagliato a giudicare Draco. Non era davvero cattivo, forse era solo un ragazzino impaurito a cui era stato chiesto troppo presto di crescere per un mondo che non era il suo, per un destino che non aveva mai voluto, per una vita che non gli apparteneva.

-Ah, Dirie?-. La ragazza si bloccò sull’uscio.

-Sì?-.

-Quello dell’interrogazione può essere considerato come un favore che ti devo-.

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Ehylà, nuovo capitolo

Grazie ai 500+ ke hanno letto la storia, e in particolare ai qlli (putr pochi) ke hanno recensito e ki l’ha aggiunta alle preferite/seguite.

In particolare grz a:

x SeryChan x : nn importa se nn hai recensito gli altri!!! Menomale ke ci 6 tu ke mi commenti, te lovvo davvero !

Il prox capitolo ancora nn è pronto, l’ho sl iniziato, qndi nn so qndo riuscirò a pubblicarlo, aspetto recensioni x farlo!

Baci8ni,

Milla

 

 

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Capitolo 11
*** La stanza della Necessità ***


AVVERTENZE: credo che qui il raiting possa considerarsi rosso…

Cap. 11-La stanza delle necessità

Era mezzanotte, la luna chiara brillava nel cielo nero e i suoi pallidi raggi filtravano dalla finestra di una stanza del dormitorio femminile di Grifondoro. Hermione dormiva a pancia in su, con i crespi e scuri sparsi sul candido cuscino e Ginny, aggraziata, ronfava come un ghiro sdraiata sul lato destro.

Finalmente, pensò Jennifer, quando fu sicura che le sue amiche stessero veramente dormendo. Si alzò piano dal suo letto, attenta a non fare rumore, e ì, sfilandosi il pigiama, si mise dei jeans blu Babbani e una maglietta nera e uscì dalla camera e dalla Sala Comune.

-Ce ne hai messo di tempo, eh!-. Ghignò Malfoy al suo arrivo, nell’oscurità, al che stavolta Jennifer nemmeno sobbalzò: tra lui e le sue compagne di camera, oramai ci aveva fatto l’abitudine.

-Ti avevo detto che sarei venuta stanotte-. Rispose la ragazza.

-Avevo capito, pensavo solo che saresti venuta un po’ prima-. Disse il biondo, mentre entrambi andavano verso il balcone della Torre. -Sai, volendo, ti potrei togliere diversi punti-.

-Stronzo…-. Fece lei, sorridendo dolcemente, pur sapendo che lui stava scherzando e avvicinando le sue labbra a quelle del ragazzo.

-Rispetto a stamattina, quando dicevi che non potevamo nemmeno essere amici, abbiamo fatto progressi…-. Le mormorò Draco in un orecchio, non appena si staccarono.

Passò qualche minuto, in cui i due si tennero stretti stretti sotto le stelle, senza parlare, Jennifer con la testa poggiata sulla spalla di Draco, i lunghi, lisci capelli scuri che scivolavano lungo il suo braccio. Lui la guardò: era fantastica, così. Niente divisa della scuola, niente stemma e colori del Grifondoro, che la rendevano così distante da lui, semplicemente jeans e maglietta. Malfoy pensò a come sarebbe stato se fosse stata sempre così: niente Grifondoro, niente Serpeverde, senza Hogwarts, senza rivalità tra famiglie, e soprattutto senza una cautissima guerra che andava distruggendo, devastando anche anime innocenti “…come sua zia!”. Pensò a come sarebbe stato se la sua morte non fosse già stata decisa, se avesse avuto davanti a sé ancora tutta una vita, se loro due fossero stati due semplici ragazzi innamorati.

-Vieni!-. Esclamò di colpo Draco, rovinando il momento romantico con Jennifer che, gli parve alla biancastra luce della luna, stava piangendo. La prese per mano e attento a non far rumore, la portò con sé, giù dalla scale, poi fino al terzo piano del castello.

-Dove mi porti?-. Domandò confusa Jennifer, seguendo comunque il Serpeverde e stringendogli la mano.

-Aspetta e vedrai-.

Si trovarono di fronte a una porta non sconosciuta ed entrambi.

-La Stanza delle Necessità?-. Chiese la Dirie, perplessa, alzando un sopracciglio nel riconoscere quella porta.

-Ci sei stata?-.

-Sì, l’anno scorso durante le esercitazioni dell’ES, prima che la cara Squadra di Inquisizione, alias leccaculo della Umbridge, stroncasse il tutto…-. Nel dire queste parole guardò malissimo Draco che dapprima ghignò e poi, sotto l’insistente sguardo della ragazza, fece un imbarazzato sorrisetto di circostanza come a volersi scusare.

-Ma che ci vuoi far apparire?-. Il Serpeverde non le rispose e spinse la maniglia della porta.

Jennifer sgranò gli occhi: era apparso un grande letto matrimoniale, le cui coperte erano rosse e versi e lo schienale d’oro lavorato; l’atmosfera era incredibilmente romantica, le candele emanavano una luce soffusa e c’era un buon profumo d’incenso. Niente musiche strappalacrime, pensò Jennifer, ma era comunque perfetto così. D’improvvisò la ragazza si risvegliò dalla trance e si rese conto di quello che significava.

-Draco…non sarà un po’ presto?-. Azzardò.-Fino a poco fa nemmeno ci rivolgevamo la parola…-.

-Mi restano pochi mesi di vita!-. Le fece lui in tutta risposta, costringendola a fissarlo in quei glaciali, incantevoli occhi grigi. -Se non vuoi, non ti costringerò a farlo, ma ora o mai più: sto per morire!-.

-Non stai per morire-. Rispose secca Jennifer, guardandolo male. -Ma comunque-, raddolcì la sua espressione -direi che si può fare-. Fece maliziosa, e questa volta fu lei a ghignare, buttando le braccia al collo a Draco, che si buttò sul morbido letto sopra di lei.

Cominciarono a baciarsi, sempre più appassionatamente, poi quasi ansimando, mentre Draco toglieva a Jennifer la maglietta attillata e, con aria da maniaco, restava a torso nudo, gettando la sua dietro di sé. Mentre la sua mano andava sul seno di lei, lui cominciò a baciarla sul collo solo, dovette ammetterlo a sé stesso, per guadagnare tempo mentre armeggiava col reggiseno che non riusciva a toglierle.

Le abbassò la cerniera dei jeans già sbottonati, e la sua mano andò ad insinuarsi negli slip leggeri di lei che cominciava a sua volta a baciarlo sul collo e sul petto. In pochi minuti, lei era nuda sopra alle lenzuola, il suo corpo era disteso sotto di lui che stava sopra a cavalcioni e che, nel avvicinare la lingua a uno dei suoi rosei capezzoli, si rese conto che i boxer neri che ancora aveva su cominciavano ad andargli stretti. Jennifer dovette accorgersene all’istante: alzò la testa dal cuscino quel tanto che bastava ad avvicinarsi e glieli abbassò, mentre lui se li toglieva del tutto buttandoli assieme al resto. Lei fissò quella parte finora del tutto sconosciuta di lui, dalle dimensioni considerevoli, e avvicinò la lingua. Era davvero brava pensò lui, quasi avesse già avuto esperienza, anche se aveva voluto subito scacciare quell’assurdo pensiero in quel momento paradisiaco. Jennifer si sentì protetta, con la testa in mezzo alle sue gambe, e si rese conto che le piaceva: non aveva mai avuto piacere fisico dal sesso orale, ma forse le piaceva solo perché era con lui. Quando si tirò su, una sostanza biancastra le colava lungo il labbro roseo e Draco la stava carezzando delicatamente dove ormai gli slip non c’erano più: ci sapeva fare, pensò Jennifer, quasi avesse già provato, ma decise di non pensarci proprio in quel bel momento, in fondo era impossibile. La ragazza si rese conto che nemmeno lei aveva più voglia di aspettare e lasciò che Draco le si stendesse sopra, aprì le gambe e lo lasciò entrare dentro dì sé, come qualche altra volta un ragazzo aveva fatto con lei. Tra i versi di lui, che coprivano quasi quelli di lei, a Jennifer venne spontanea un ansimazione che pareva quasi un grido tanto era intensa, come il piacere, sia emotivo che fisico, che stava provando in quel momento e si rese conto che, però, quello, non gliel’aveva ancora fatto provare nessuno.

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Capitolo 12
*** Non eri il primo! ***


Cap. 12- Non eri il primo!

Il mattino successivo, l’alba arrivò tardi e nella stanza delle Necessità apparve anche una finestra, mentre una ragazza mora, completamente nuda, stava, sotto le lenzuola, accoccolata tra le braccia di un biondo, mentre entrambi dormivano.

“Dove sono?” fu il primo pensiero di Jennifer quando aprì gli occhi, si guardò attorno, ancora senza capire, e ancora mezza addormentata, e la vista di Malfoy che dormiva, nudo accanto a lei, facendole quasi venire un colpo le fece ricordare tutto di botto. Ridacchiando mentalmente, maliziosa, si chiese come poteva aver dimenticato anche solo per un attimo di dormiveglia, quella notte fantastica.

La ragazza si alzò dal letto, attenta a non fare rumore per non svegliare Draco che, così addormentato, pareva proprio un angioletto, al contrario di quando era sveglio.

In fondo alla stanza c’era un bagno, che la sera prima Jennifer non aveva notato: ah, ma quella era la Stanza delle Necessità, giusto, si disse ridacchiando. Entrando nel bagno, si guardò allo specchio: due occhiaie che non vi dico, ma sul viso aveva dipinta un’espressione felice come non le capitava da tempo.

Draco Malfoy si svegliò con un sorriso alternativo al solito ghigno sulle labbra, quella mattina. Era stata una nottata fantastica, e lo era stata anche per lei, ne era sicuro. Il biondo sussultò appena, non vedendola accanto a sé, ma poi notò il bagno che la sera prima non c’era e capì tutto.

Dopo pochi minuti uscì lei, avvolta in un asciugamano bianco, con i capelli lunghi e scuri che gocciolavano acqua.

-Buongiorno, piccola…-. Draco aveva un’aria così dolce, pensò Jennifer, così accucciato tra le coperte. Gli si avvicinò salendo sul letto e lo baciò a stampo sulle labbra. Nel frattempo erano apparse anche le loro divise: dovevano pur sempre andare a lezione.

-Scusa, ti spiace voltarti? Devo vestirmi-. A questa richiesta di Jennifer Draco ghignò come al solito, trattenendosi dallo sghignazzare deliberatamente.

-Ma qualcuno ti ha fatto un Obliviator di prima mattina?-. La prese in giro il ragazzo. -Ieri sera c’abbiamo dato dentro per tutta la notte, e ora ti vergogni a spogliarti davanti a me?-.

-E’ che mi fa strano… mi basta che ti volti un attimo dall’altra parte!-. Replicò Jennifer, leggermente infastidita dall’espressione “c’abbiamo dato dentro”: risultava volgare e la faceva sentire come l’oggetto del suo piacere.

Draco, con un sospiro rassegnato, come a dire che non la capiva, si girò dall’altra parte mentre Jennifer si levava l’asciugamano e si rivestiva… Draco sbirciava con la coda dell’occhio la ragazza nuda, e allungò una mano verso il suo sedere.

-Pervertito!-. Esclamò lei, ma sorridendo, e rendendosi conto che chiedergli di voltarsi dopo una notte di sesso era una richiesta a dir poco assurda. Si buttò sul letto, ancora nuda e cominciò a baciarlo. Lui prese a toccarla, approfittando del fatto di non essersi ancora rivestito.

-No, dobbiamo andare a lezione!-. Fece lei ridendo, mentre si alzava da lui, rimettendosi il reggiseno. Draco, un po’ deluso, andò verso il bagno e nel giro di un quarto d’ora furono vestiti entrambi. Stavano per andare fuori dalla stanza, quando Jennifer parlò.

-Draco?-. Fece con voce dolce.

-Sì-.

-E’ stato bellissimo-. Draco ghignò soddisfatto.

-Modestamente… e comunque anche tu sei stata brava per essere la prima volta!-. Aggiunse.

Lei lo guardò storto: -Non era mica la mia prima volta-.

-Come?-. Fece Draco, gli occhi sbarrati: le era sembrata un po’ troppo brava per essere alle prime esperienze, ma poi aveva creduto che fosse semplicemente così di natura. -Quando? E con chi?-.

-Be’…-. Iniziò Jennifer. -La prima volta ad undici anni e mezzo, con il mio primo ragazzo (era un Babbano di due anni più grande di me), poi a tredici anni con Lee Jordan e a quindici col tuo amico Blaise…-.

A Malfoy per poco non venne un infarto all’ultima affermazione della ragazza: come aveva osato Blaise portarsela a letto? E poi, non avrebbe mai creduto che tra Jennifer e Blaise potrebbe esserci qualcosa. -Con Blaise? L’hai data a Blaise?-.

Jennifer parve vergognarsi un po’. -Sai, la festa di Halloween, entrambi avevamo bevuto qualche bicchiere di Wiskhy Incendiario di troppo, e…-. Lasciò la frase interrotta, anche perché non serviva finirla.

-E?-. Insistette lui.

-E ci sono finita a letto nel retro della capanna di Hagrid!-. Concluse lei, sconfitta.

A Malfoy l’infarto raddoppiò. Si sbattè una mano sulla fronte: “Signore, in una capanna! E dire che qui la considerano tutti una lady!”. Poi pensò anche a quel Babbano che se l’era portata a letto quando lei era praticamente una bambina: non poteva sopportare né l’idea che lui l’avesse usata né che quello stupido Babbano l’avesse battuto sul tempo!

-Ti sei data da fare in fretta comunque!-. Le sue voce era fredda, tagliente, scocciata.

-E allora?-. Sbottò Jennifer, secca. -Vorresti dirmi che tu eri vergine prima di stanotte?-.

-No, io fino a qualche mese fa lo facevo con Pansy, e ho cominciato a dodici anni-.

-Anche tu non hai perso tempo, vedo!-. Replicò lei gelida. “Comunque dopo di te”, avrebbe voluto dire Draco, ma si trattenne.

-Ma è diverso! Io Pansy volevo solo scoparmela, tu stavi insieme a quei ragazzi!-. “Tralasciando Blaise”. Jennifer lo fissò alzando un sopracciglio. -Tu se stata con quelli perché provavi qualcosa, è ovvio che mi dà fastidio!-.

Jennifer lo fissò con occhi infuocati, e lui si rese conto d’aver detto una cazzata. -Scusa se non l’ho data al primo che capitava, ma l’ho fatto con dei ragazzi di cui ero innamorata!-. Sbottò. Anche lei preferì non parlare di Zabini. E, detto questo, uscì a grandi passi dalla Stanza delle Necessità, lasciando indietro Draco che pensava a come farsi perdonare.

Jennifer arrivò davanti all’aula di Pozioni, che quella mattina i Grifondoro avevano con i Corvonero.

-Ehylà!-. Esclamò Serena vedendola, con un ampio sorriso. “Oh no!” pensò Jennifer. Serena era la sua migliore amica, e, per carità, era sempre un piacere vederla, ma non aveva proprio voglia di raccontarle tutto.

-Cosa hai fatto stanotte?-. Attaccò la bionda, avvicinatasi a Jennifer.

-Ho dormito…-. Fece lei sarcastica, con un sorriso.

-Dove?-. Ripose la domanda Serena, con un ghigno alla Malfoy. Jennifer non le rispose, con la scusa che dovevano andare in fretta per non dare a Piton motivo di togliergli punti. Serena decise di non ricordarle che quell’anno era Lumacorno il prof di Pozioni e che queindi quella era una scusa assurda [sorry, me ne sn ricordata sl ora…NdA]

-Tanto prima o poi dovrai dirmi tutto!-. L’amica non si arrese, mentre entravano nell’aula. -E anche Giada vorrà saperlo, vedrai!-. Avrebbe raccontato tutto a entrambe, pensò Jennifer, anche se Giada era solo al secondo anno avrebbe potuto capire tutto, ma in un altro momento.

A pozioni Jennifer e Serena, come sempre, erano in coppia per il calderone, sia perché loro due stavano sempre assieme sia perché erano brave entrambe e le loro pozioni erano sempre tra le migliori “dopo quelle del signor Potter!”, come si premurava di ricordare ogni volta Lumacorno. Così Sere ne approfittò per riprendere con l’interrogatorio.

-Sei stata con un ragazzo, vero?-. Domandò, maliziosa, e Jennifer sorrise semplicemente, come un cenno d’intesa, che Serena colse al volo.

-E ci hai fatto qualcosa?-. Proseguì questa, sottovoce, ben attenta a non farsi sentire da nessuno. Jennifer alzò per un attimo lo sguardo dal suo calderone e annuì con un gesto del capo.

Serena sorrise radiosa, e si sarebbe messa a ballare per la felicità che l’amica l’aveva ammesso. -E chi è?-. Qui Jennifer non rispose, e allora Serena, non dandosi per vinta, le chiese ancora: -E’ in questa stanza?-. Jennifer scosse la testa.

-E allora chi è?-. Chiese di nuovo la biondina, che non stava più nella pelle. -Dai, dimmelo!!!-. Jennifer, senza risponderle, ridacchiò. -Ti prego!!! Dimmelo!!!-.

-Draco Malfoy-. Rispose infine Jennifer, arrendendosi davanti all’insistenza dell’amica. Serena sfiorò l’ictus.

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Lo so, è scrauso come finale di un capitolo, ma permettetemi di dire che sn quasi le 2 di notte e ho sonno, qndi nn cruciatemi se ho citato cs dementi nel capitolo.

Cmq Serena sarebbe x SeryChan x [grz x la recensione, as usual, TE LOVVO!]. E Giada è MollY_gIaDa [ke purtoppo ho sl nominato, ma ci sarà nel prox capitolo]. E’ una specie di ringraziamento (già vi sento “se se come no, chiamalo ringraziamento citarci nella tua storia scrausa” xD) x aver recensito. Ricambiatemi con un bel commento, ovviusly xD!

Grz a cullen_hale x aver messo la ficcy tra i preferiti.

Al prox capitolo (ne prevedo ancora 5 o 6 qndi nn pensate di scamparla..XD).

Baci,

Milla

 

 

 

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Capitolo 13
*** Ma io ti amo! ***


Cap. 13-Ma io ti amo!

Jennifer camminava a passo spedito lungo il corridoio che portava dall’aula di Pozioni alla sua torre.

-Raccontami tutto!-. Esclamò Serena, ansimando nel cercare di stare al passo con l’amica, che andava come un treno, frettolosa di chiudersi in camera.

-Te l’ho detto, Serena-. La rimbeccò la mora, acida. -Non c’è niente da raccontare. Ti ho già detto tutto-.

-Voglio i particolari! Com’è stato? Ti è piaciuto?-. Nel frattempo erano arrivate davanti al ritratto della Signora Grassa, che dal quadro aveva allungato un orecchio, ansiosa di sentire pettegolezzi freschi di giornata.

-Aspetta almeno che siamo in camera e poi rispondo a tutte le domande che vuoi-. Si arrese Jennifer.

-Tutte, tutte?!?-. Alla biondina non pareva vero. Grosso errore averlo detto. Jennifer voleva raccontarglielo, ma non in quel momento, ora aveva solo voglia di stare sola e pensare.

La Dirie scaraventò con malagrazia la borsa sul letto e vi si sdraiò sopra. Serena, nonostante dormisse in un’altra camera, la imitò e si accomodò sul suo letto, guardando dritta negli occhi l’amica.

-Allora, cominciamo con le domande-. Attaccò la ragazza. Jennifer sospirò: con lei non c’era verso. Poi le sorrise e pensò che, in fondo, confidarsi con una persona a cui voleva bene avrebbe potuto farle solo che bene. -Ti è piaciuto?-.

Jennifer alzò le spalle come a dire “Che ti devo dire…”.

-Non ti è piaciuto?-. La faccia incredula di Serena poteva essere quasi interpretata come scandalizzata.

-Si, si, mi è piaciuto…-. Si affrettò a specificare Jennifer. -E’ l’unico ragazzo che mi ha fatto avere un orgasmo, finora-. Aggiunse con un sorrisetto amaro dipinto sulle labbra.

-E allora perché hai quell’aria da morta?-. Sbottò Sere esasperata. -Ti ha detto che non sei capace?-.

-Mi ha detto che sono brava!-. Replicò la sedicenne indispettita.

-Non ha usato il preservativo?-. Continuò ad ipotizzare l’altra.

-Ma no, non è questo!-. Esclamò Jennifer. -Almeno spero…-. Aggiunse pensierosa.

-E allora cos’è?-.

-Abbiamo litigato stamattina. Più che litigato, abbiamo discusso, ma ce ne siamo andati tutt’e due incazzati-. Ammise Jennifer con aria mogia, mentre si fissava distrattamente le unghie.

-Ma come fai a litigare dopo il sesso più appagante della tua vita!-. Serena alzò gli occhi al cielo. -E si può almeno sapere il perché?-.

-Abbiamo parlato delle nostre precedenti esperienze sessuali-. Spiegò Jennifer. -Ed entrambi ne abbiamo avute-. Aggiunse, con un’impercettibile vena di stizza nella voce. -Lui era convinto che fossi vergine, e ha reagito abbastanza male alla notizia che non lo sono più da un pezzo-.

-E tu non credevi che lui fosse vergine?-. Fece Serena, mentre la sua voce da incuriosita diventava preoccupata per l’amica.

-Io non ero convinta di nessuna delle due cose-. Jennifer scosse la testa nel dirlo. -Ma non l’ho preso così male quando mi ha detto che fino a poco tempo fa faceva regolarmente sesso con Pansy!-. Esclamò scocciata. -E non c’entra niente se lei è stata l’unica oltre a me, e che io non sono gelose del passato, il numero non cambia niente!-. Aggiunse.

-Infatti si è portato a letto anche la Greengrass-. Fece Serena provocatoria, con un ghignetto alla Malfoy, ancora dispiaciuta per Jennifer, ma divertita dal fatto che lei ERA effettivamente gelosa anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Jennifer fu invasa da un’ondata di pura gelosia. Strinse forte la coperta nel pugno e cercò di trattenersi quando chiese: -Daphne?-. La voce le uscì comunque un po’ tremula e rabbiosa, come se il nome della ragazza cambiasse qualcosa.

-Era di lei che parlavo ma, ora che mi ci fai pensare, credo anche Asteria-. Fece Sere sinceramente pensierosa sulla questione per dare una risposta sicura alla compagna.

“Fantastico!”. Pensò con ironia stizzosa Jennifer, che era a tanto così da avere una crisi di nervi ed esplodere urlando. “Questo mica me l’aveva detto!”.

-Eddai, Jennifer, vedrai che passa tutto!-. Cercò di rassicurarla Serena, mettendole un braccio intorno alle spalle.

-E’ tutta colpa sua!-. Fece in tutta risposta la bruna, con voce stridula e stizzita. -Prima si offende perché invece di darla al primo pirla che passa per strada provavo qualcosa per la gente con cui ho avuto rapporti fisici-. Si fermò un attimo solo per riprendere fiato. -Poi non mi dice che per il suo letto è passata l’intera famiglia Greengrass-. Elencò al limite dell’esasperazione. -Che altro dovrò scoprire?!?-.

Serena pensò che non era stata una buona idea riferirle la parte sulle sorelle Greengrass. -Che è un Mangiamorte?-. Fece con un sorrisino più forzato che altro, tanto per sdrammatizzare. A Jennifer si raggelò il sangue nelle vene. Evidentemente non aveva colto il sarcasmo nella voce dell’amica. -Eh?-. Riuscì solo a balbettare ad occhi sbarrati-. Serena come faceva a saperlo?

-Dai, dicevo tanto per dire!-.

-Ah-. Jennifer parve tranquillizzarsi un po’ davanti a quell’affermazione.

-Ehy, alla buon ora!-. Una voce maschile risvegliò dai suoi pensieri il giovane Malfoy non appena lui mise piede nel suo dormitorio.

-E’ per caso tardi?-. Domandò sarcastico e innervosito il biondo, mentre si svaccava sul letto, in cerca di un po’ di riposo e pace.

-Non so, fai tu, sono le quattro del pomeriggio, ieri sera sei sparito e non sei tornato a dormire, oggi a lezione non ti si è visto…-. Il sarcasmo di Blaise irritava terribilmente Draco, che non si degnò di dargli una risposta. -Quindi? Dove sei stato? O meglio, con chi sei stato? Che avete fatto?-.

-E’ un interrogatorio?-.

-No, cosa te lo fa pensare?-.

-Sembri mia madre quando torno in piena notte-. Ghignò il Serpeverde.

-Allora una sola domanda: con chi?-.

-Cazzi miei!-. Sbottò il bel ragazzo voltandosi verso la parete

Zabini sbuffò per il caratteraccio dell’amico e tornò al suo libro di Pozioni. Passò all’incirca un quarto d’ora in cui nessuno dei due spiccicò parola.

-Hai fatto sesso con la Dirie?-. Fu Malfoy a rompere il silenzio. Blaise trasalì.

-Tu come fai a saperlo?-. La voce quasi gli tremava, più per la sorpresa che per altro. Questa domanda proprio non se l’aspettava, e poi Draco non gli aveva mai chiesto informazioni sulla sua vita sessuale.

-Rispondi alla mia domanda-. Replicò gelido Malfoy.

-Sì, una volta, perché?-. Rispose Zabini che non capiva come mai quest’improvviso interessamento.

Draco ignorò la domanda del concasata. -Non ci riandresti, vero?-.

-Più che altro lei non riverrebbe con me. Era ubriaca quand’è successo-. Draco pensò, con una punta di fastidio, che il suo amico stava confermando la versione di Jennifer. -Anche se scoparmela di nuovo non mi dispiacerebbe. Quella ragazza è davvero fenomenale in quanto a sesso-. Ghignò Zabini lasciandosi andare a sconce fantasie.

Malfoy, punto sul vivo, scattò in piedi. -Non provare a riavvicinarti a lei!-. Sillabò, gli splendidi occhi grigi ridotti a due fessure e la rabbia che gli pulsava dentro.

-Ehy, amico, sta’ calmo-. Fece Blaise ad occhi sbarrati, incredulo di fronte all’atteggiamento dell’amico. -Se tu non vuoi, io non ci farò più niente-. Draco alzò un angolo della bocca in un principio di sorriso, soddisfatto: il capo era lui. -Ma non capisco perché t’importi tanto-.

-Lei sta con me-.

 

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Hola

Grz ai 700+ k hanno letto qsta fanfic

Grz in particolare a:

x SeryChan x: si, credo scriverò anke 1 altra fic su harry potter dp qsta. O il seguito di qsta oppure un’altra, ma x ora entrambe sn sl 1 progetto ^^!

Ora io sn impegnata con la scuola, nel sns k a casa nn ci sn mai, vado a scuola, esco, torno x cena, esco e quindi nn ho malto tempo x scrivere. Sxo cmq di riuscire a finire qsta fic [x lo + scriverò di notte xD!]

Baci,

Milla

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Capitolo 14
*** Te lo dico sottovoce amo te ***


Capitolo 14-Te lo dico sottovoce… amo te!

Era piena notte, e Jennifer dormiva a pancia in su nel suo letto, vicino a quelli di Hermione e Ginny. Dormiva profondamente, in un sonno senza sogni, anche se quando si era addormentata la sua mente era tutt’altro che vuota.

-Jennifer, ehi, Jen, svegliati!-. La Grifondoro si sentì scrollare e svegliare da una vocina femminile.

-Uh, eh, cosa?-. Riuscì solo ad emettere mugolii mentre attraverso i suoi occhi appannati la figura da Calì Patil si delineava alla luce della luna. Chissà come cacchio faceva quella a restare sveglia tutta la notte gironzolando per il castello con qualche ragazzo…

-Che c’è?-. Chiese Jennifer preoccupata non appena fu sufficientemente conscia da mettere insieme una frase di senso compiuto.

-Ci sono visite per te!-. Annunciò Calì con l’aria eccitata di chi ha uno scoop sensazionale.

-Eh?-. Jennifer parve non capire.

-Ti aspettano, fuori dalla Sala Comune-. Spiegò esasperata Calì.

Jennifer si chiese chi fosse il pazzo che a quell’ora della notte venisse a cercarla nella sua Sala Comune. Ad essere sincera, un’idea ce l’aveva, ma le sembrava incredibile che quell’orgoglioso d’un Serpeverde la cercasse per scusarsi. Si alzò comunque dal letto per andare giù delle scale, tra sbadigli e imprecazioni verso chiunque la svegliasse a quell’ora della notte.

Arrivata al quadro della Signora Grassa si guardò attorno e vide un bambino piccino e biondo che la guardava. Non prese neanche in considerazione l’idea che fosse lui a cercarla e continuò a guardarsi attorno.

-Ehy, tu…tu sei Jennifer vero?-. Azzardò timidamente il bambino.

-Sì-. Rispose lei stranita.

-Be’…sono Tyler McDonald, sono del Corvonero del primo anno-. Disse lui. Jennifer, pur non volendo essere scortese, gli rivolse uno sguardo che stava a significare “E a me?”.

-Ti ho vista oggi in Sala Grande-. Continuò il piccolo. -Sei bellissima, e mi sono innamorato dei te-. Il ragazzino diventò tutto rosso e Jennifer fece una faccia a metà tra lo sconcertato e il disperato: ci mancava solo un bamboccio che la svegliava nel cuore della notte per dirle che era innamorato di lei, pazzesco!

-Ehy, nanetto-. Una voce ben più profonda e matura fece sussultare sia la ragazza che il bambino. -Se non vuoi ritrovarti ricoverato d’urgenza al San Mungo ti conviene andartene alla svelta-.

Il ragazzino, in pigiama, deglutì. -Cosa vuoi, Malfoy?-. Intervenne Jennifer, gelida. -Te la prendi con i bambini adesso? Piuttosto, che ci fai TU qui?-.

-Be, Jennifer…Dirie- si corresse immediatamente ricordandosi della presenza di quel marmocchio. -Si dà il caso che io sia un Prefetto e che quindi possa cazzeggiare per tutto il castello all’ora che mi pare con la scusa di mantenere l’ordine-. E ghignò. Un ghigno sicuro, da stronzo, un ghigno che alla Grifondoro fece sentire le farfalle nello stomaco. Ma cercò di contenersi.

-Si, ma sai, caro prefetto, si dà il caso che io SIA nel mio dormitorio-. Fece Jennifer. -Be’, tecnicamente davanti al mio dormitorio, ma questo non c’entra niente…-. Blaterò la ragazza, in cerca di qualcosa di sensato da dire.

-Comunque ero venuto per scusarmi con te, Jennifer-.

-Eh?-. Disse Jennifer, incredula, sbarrando gli occhi.

-Eh?-. Disse il bambino, scazzato perché non se lo cagava più nessuno.

-Eh?-. Disse Calì, con un gran sorriso, nascosta dietro la porta ad origliare.

-Vattene Calì!-. Le gridò Jennifer.

Draco cominciò a ridacchiare vedendo la Patil che se ne andava e Jennifer che praticamente dava i numeri con tutto quello che sta succedendo mentre lei era ancora nel dormiveglia.

-Che c’è di tanto divertente?-. Fece Jennifer corrugando la fronte, e pensando che forse le scuse di poco prima se le era solo sognate.

-Già è vero!-. Fece Tyler, dando ragione a Jennifer, sostanzialmente senza capire un cazzo di quello che stava succedendo e annuendo vivacemente.

-Senti, coglione, sparisci!-. Urlò Draco al bambino. Al piccolo cominciò a tremare il labbro inferiore e scoppiò a piangere. Jennifer pensò che non riusciva a capire chi tra i due era più bambino e inginocchiandosi per arrivare al livello di Tyler provò a consolarlo, anche perché pure lei non vedeva l’ora che il piccoletto se ne tornasse a dormire per poter parlare in pace con Draco.

-Non piangere…Tyler-. Fece uno sforzo per ricordarsi il suo nome e cercò di tirar fuori un po’ di dolcezza nell’asciugargli le lacrime.

-Mi ha detto una parolaccia!-. Urlò il bambino tra le lacrime, probabilmente anche spaventato da Malfoy.

Jennifer sospirò disperata. -Sì, ma non ti preoccupare-. Cercò di mantenere la calma mentre parlava col bambino. -Ora tu va a dormire, e io gli dico che non ti deve più dire parolacce-. Draco ghignò silenziosamente nel vedere Jennifer che tentava disperatamente di calmare Tyler ma, soprattutto, di mandarlo via.

-E se lui me ne dice ancora lo sgridi, e gli dici di non dirmene mai più!-. Piagnucolò il bambino.

-Sì, e poi mi metti anche in castigo-. Ghignò il ragazzo biondo imitando il tono piagnoso di Tyler. Jennifer lo fulminò con lo sguardo, ma intanto il ragazzino aveva smesso di piangere e si stava avviando verso il suo dormitorio.

-Ciao, Jennifer, ci vediamo domani, sei bella come una stella anche mezza addormentata e in pigiama!-. Fece Tyler andandosene.

-Strano ma vero, quel bamboccio piagnucoloso ha ragione-. Disse Draco.

Jennifer sentì il cuore che le si bloccava nel petto: non avrebbe mai creduto che Draco potesse dirle qualcosa di così dolce. Cioè, non l’aveva proprio detto, ma era dolce lo stesso!

-E comunque, mi dispiace per quello che ho detto-. Jennifer lo fissava incredula: era la seconda volta che si scusava nel giro di pochi minuti. -Non m’importa se l’hai fatto con altri ragazzi-. Le disse guardandola negli occhi. A dire la verità, gli importava, ma gli importava di più di lei, e l’amava anche se lui non era stato il primo.

-Sei l’unico che mi ha fatta venire-. Disse Jennifer in un sussurro, quasi con le lacrime agli occhi. -Quindi forse anche io con gli altri non ho fatto l’amore, ma è stato solo sesso-. Draco abbracciò la ragazza che amava, carezzandole i capelli scuri mentre lei, appoggiata al suo petto muscoloso coperto solo da un’attillata t-shirt nera, si rendeva conto di essere un bel pezzo più bassa di lui.

I due si sedettero sui gradini della scala di fronte al quadro della Signora Grassa, che dormiva.

-Jennifer-. Iniziò Draco, e sembrava serio. -Tu lo sai che stando con me rischi la vita, vero? Perché quando i Mangiamorte e l’ordine scopriranno che noi stiamo insieme, non gliene fregherà un cazzo se siamo due ragazzini-.

-Non dovrà succedere per forza-. Disse la Grifondoro, mentre le lacrime, ormai incontrollate, le rigavano le candide guance.

-Sì, invece-. Le rispose Draco. -Anche se riuscissimo a scappargli, dovremmo passare la vita a nasconderci e scappare, e ti capirò se non sei disposta a questo. Io lo sono, ma è anche giusto che tu non tenga a me quanto alla tua vita-.

-Ma tu sei la mia vita-. La ragazza guardò Draco con gli occhi che le brillavano mentre piangeva. Il biondo la guardò prima di baciarla tenendole una mano nei capelli.

Poi la prese per mano, e la condusse nella stanza delle necessità, dove c’era il letto della volta precedente. Draco cominciò a spogliarsi, mentre Jennifer si sdraiava su letto. Il ragazzo, senza maglietta e con la cerniera dei jeans slacciata, salì a sua volta sul letto e, mettendosi a gattoni sulla sua Jennifer le mise una mano sotto il reggiseno.

-Mi sa che se quel moccio setto di prima ci vedesse piangerebbe come una fontana-. Fece sarcastico il bel biondo, alludendo a Tyler. -Ah, a proposito-. Aggiunse. -Mentre passavamo davanti al dormitorio del Corvonero ho usato un Serpensortia e gli ho mandato un serpente-. Ghignò. -La prossima volta ci pensa due volte prima di mettersi contro di me-.

-Ma sei scemo?!?-. Jennifer scattò su urlando.

-Ma si, non ci pensiamo…-. Fece Draco con noncuranza, infilando una mano negli slip della sua ragazza.

-Ma non pensiamoci, de che??-. Gli gridò Jennifer. -Pensa se qualcuno lo scopre!-.

-Ne parliamo dopo una bella scopata?-. Il solito ghigno. Jennifer dovette sforzarsi parecchio per resistergli.

-Ma mi è passata la voglia!-. La voce le tremava, nel tentativo di mostrarsi sicura, perché la voglia non le era certo passata, ma non voleva farlo dopo che Draco aveva evocato un serpente per spaventare un bambino!

-Ehy, che è, guarda che scherzavo quando dicevo di mettermi in castigo se gli dicevo parolacce….e poi, mica gli ho detto parolacce!-. Fece il Serpeverde col solito sorriso irresistibile. Jennifer evitò di rispondergli, consapevole del fatto che non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo. Draco non insistette oltre.

-Almeno dormiamo insieme?-. Le chiese dolcemente, per quanto riuscisse ad essere dolce lui. Jennifer annuì con la testa: wow, voleva dormire con lei anche senza fare sesso!

Draco la strinse a sé mentre, sotto le lenzuola, si addormentava. Jennifer lo guardò dormire, con i capelli biondi scompigliati sulla fronte e a sua volta si strinse a lui: che tenero, così indifeso, mentre dormiva. A vederlo così, non era già più arrabbiata per la storia del serpente: Draco era troppo adorabile…

Gli si avvicinò e lo baciò sulle labbra, sperando di non svegliarlo. Il biondo aprì piano un occhio alla volta e sorrise, non ghignò, proprio sorrise, nel vedere Jennifer che lo baciava. Rendendosi conto che la notte era appena iniziata e che loro erano completamente nudi, cominciò a baciarla sul collo sdraiandosi sopra di lei.

-Però, è durata poco la punizione-. Commentò col solito ghignetto prima di entrare dentro di lei.

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Hello!

Intanto grazie ai 480+ k hanno letto questa storia e in particolare a

x SeryChan x che commenta sempre i miei capitoli, grz 1000 e mi dispiace di non riuscire ad aggiornare spesso, ma la scuola mi sta facendo morire, e ora ho approfittato dll vacanze di natale per scrivere il capitolo!

Volevo cmq ricordare a quelli che leggono che, dato che a leggere siete in tanti ma non commentate, che potreste pure commentare, che, come io trovo il tempo per scrivere un intero capitolo, non credo che voi nn abbiate 3 secondi x esprimere 1 opinione su ciò che leggete! Grazie.

Il prossimo capitolo non è ancora pronto, cmq aspetto recensioni x aggiornare (spero di riuscire a farlo spesso!)

Baci,

Milla

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Capitolo 15
*** Febbre, sigarette e soliti litigi ***


Cap. 15-Febbre, sigarette e soliti litigi

La mattina dopo, quando Jennifer si svegliò, era già troppo tardi per andare a lezione di Trasfigurazione, la prima della giornata. Stropicciandosi gli occhi si diresse verso la porta del bagno che era apparsa nello stesso identico posto della volta precedente. La sedicenne pensò alla notte appena trascorsa e dovette ammettere a sé stessa che non era stato come la prima volta che loro due l’avevano fatto: era stato meglio.

“Sono innamorata” pensò mentre si dirigeva nel bagno.

“Sono innamorata” lo ripensò mentre si guardava allo specchio e, per la prima volta dopo tanto tempo, si accorse che il sorriso che nascondeva l’amarezza era sincero.

“Sono innamorata” lo pensò di nuovo mentre, sotto l’acqua scrosciante della doccia, sentì un pizzico di dispiacere nel capire che si stava togliendo dal corpo il suo odore.

“Sono innamorata” assaporò appieno il significato di quella frase nel sussurrarla soavemente mentre, nuda e con i capelli grondanti d’acqua stava distesa sul letto contemplando, con un sorrisetto addolcito, il ragazzo che amava dormire con un sorriso beato dipinto sul viso angelico.

-Mmmm-. Quest’ultimo si svegliò con il sorriso dipinto sulle labbra, quella mattina. Si stiracchiò e si mise seduto sul letto, ancora completamente nudo. Jennifer si mise sul materasso a gattoni e lo baciò sulle labbra.

Com’erano finiti ad amarsi, loro due? La ragazza ripensò a pochi mesi prima: era dicembre, e a settembre si rivolgevano a stento la parola. E ora erano lì, a condividere la più bella storia d’amore del mondo, e per la prima volta a nessuno dei due importava che là fuori ci fosse una guerra che andava distruggendo migliaia di innocenti, perché in mezzo al freddo di quella bufera devastatrice entrambi avevano trovato il loro posticino caldo e sicuro, e poco importava se in quella guerra loro erano l’uno contro l’altra, perché non erano stati loro a scegliere di parteciparvi. Forse quella stessa guerra sarebbe stata la causa della loro morte ma allora valeva la pena di godersi appieno il tempo che gli restava trascorrendolo assieme, perché, anche nel pensiero della morte, per entrambi l’altro era l’unica ragione di vita. Tre mesi prima nemmeno si guardavano in faccia se si incrociavano nei corridoi, e adesso dormivano assieme, facevano l’amore, comportandosi come se ciò fosse normale “Perché adesso sono innamorata”, pensò Jennifer con un sorriso, mentre piegava la testolina mora di lato nel guardare Draco in adorazione.

-Che c’è?-. Fece lui, con un sorriso, carezzandole i capelli in una maniera tanto dolce che poco prima Jennifer non avrebbe mai potuto credere che potesse appartenergli.

-Stavo solo pensando…-. Jennifer si interruppe, rendendosi conto che anche il tono della sua voce era troppo mieloso rispetto ai suoi standard, ma questo non la sorprendeva, dato che era con lui.

-Sì?-. Incalzò Draco mettendole un dito sotto il mento per sollevarle il viso e riuscire a guardarla negli occhi. “Diglielo” Si disse mentalmente Jennifer, cercando di farsi coraggio. “Ora o mai più”.

-…Che ti amo-. Ecco, glielo aveva detto, e quella frase, pronunciata, non aveva perso tutto il suo incanto come la ragazza aveva temuto. Da quando era diventata così romantica? La Grifondoro fece una risatina mentale, pensando a cosa avrebbero pensato i suoi amici, nonché compagni di Casata, nel vederla così: la fredda e razionale Jennifer Dirie che si scioglie davanti all’amore. O avrebbero chiamato uno strizzacervelli, ma uno bravo, o avrebbero chiamato direttamente un esorcista credendola posseduta.

-Idem-. Sorrise Draco. No, incredibile! Pensò la giovane Grifondoro mentre le sua labbra si aprivano in un ampio sorriso. Le aveva detto proprio come Sam in Ghost!

-Sai, hai detto proprio come il protagonista di un film romantico Babbano-. Disse la ragazza, calcando l’ultima parola intenzionalmente, per provocarlo. -Un film bellissimo-. Aggiunse.

-E come finisce questo film?-. Chiese Draco, ignorando la provocazione.

-Be’-. Fece Jennifer imbarazzata. -Lui muore-.

-Eh no, cazzo!-. Draco si portò una mano verso le parti basse.

-Ma lei lo amerà per sempre!-. Si affrettò ad aggiungere la Grifa.

-Bella consolazione!-. Grugnì il Serpeverde.

In fin dei conti, Jennifer fu felice di vederlo comunque ironizzare, in un certo senso, sempre meglio che vederlo rassegnato alla sua morte, al suo assassinio, per essere più precisi.

-Ehy, oggi non andiamo a lezione, vero?-. Cambiò discorso il biondino, che non aveva alcuna voglia di muoversi da lì.

-Veramente io pensavo di andarci, almeno a quelle del pomeriggio-.

-Dai, no, ti prego restiamo qui….saltiamo il pranzo, dopo la cena, quando tutti sono a dormire, andiamo a prendere qualcosa da mangiare in cucina e poi stiamo qui tutta la notte-. Propose Draco, soddisfatto del suo piano.

-In realtà la mia idea era di farmi vedere dai miei amici, sai, per non farmi dare per dispersa…-. Fece la ragazza sarcastica. -Già Hermione mi farà il terzo grado su dove sono stata stanotte-. Sorrise appena al pensiero dell’amica che sicuramente si era scervellata nel cercare di capire dove Merlino fosse lei. Sperò vivamente che oltre ad Hermione, l’unica a sapere che aveva passata la notte fuori fosse Ginny. Scongiurò che non lo sapesse Calì, o Lavanda. Le stavano sulla balle, quelle due. Saranno anche state delle Grifondoro, ma stavano sempre ad impicciarsi dei cazzi degli altri e a diffonderli per tutta la scuola, solo perché non erano in grado di farsi una vita propria, e il loro essere insulse le annoiava.

-Mi sta’ sulle palle, la tua amica Granger-. Fece Malfoy, con tono asciutto.

-Si, be’, non me ne frega niente-. Tagliò corto Jennifer. -Solo perché tu hai pregiudizi-. Era infastidita a quel punto, incazzata, perché queste cose riuscivano sempre a farle saltare i nervi. La rendevano irascibile, insomma.

-Sarà anche tua amica, ma resta una sporca Mezzosangue!-. Jennifer, adirata, allungò una mano verso la guancia pallida del ragazzo e lo colpì. In quel momento le aveva ricordato come era lui prima, prima che si conoscessero davvero, prima che si amassero.

-Ahi!-. Esclamò lui, quasi piagnucolante, toccandosi la guancia.

-Scusa-. Fece Jennifer, un po’ sinceramente dispiaciuta, ma guardandolo che sguardo ancora arrabbiato. -E’ mia amica, una delle mie migliori amiche. Non puoi parlare così di lei-.

-Lo so, è che io i miei pregiudizi continuo ad averli-. Disse Draco. -Sto con te che non ne hai, ma non me li puoi togliere-.

-Ah complimenti!-. Ribattè Jennifer stizzita. -Metà dei miei amici sono figli di Babbani, e tu stai con me, quindi non dovresti pensare questo di loro-.

-Be’, saranno tuoi amici, ma per me sono inferiori-. Il Serpeverde cercò comunque di dissimulare il disprezzo nella sua voce. -Mi dispiace, ma è quello che penso, anche se per me tu puoi frequentare chi ti pare-.

-Ci mancherebbe, tanto lo farei anche senza la tua approvazione, cosa credi?-. Fece lei in tono di sfida. Stettero qualche secondo in silenzio, lei con il broncio, lui parecchio imbarazzato. Fu Jennifer a romper il silenzio.

-Dimmi una cosa-. Esordì. Draco alzò lo sguardo e le prestò attenzione. -Se io fossi stata una Mezzosangue, come mi avresti considerata?-. La voce le tremava e Malfoy capì che stava lottando per non mettersi a piangere. Lui ci riflettè un momento: a dire il vero, non aveva mai pensato a questo. Lei era una Grifondoro, già di per sé questo comportava un problema, ma almeno era una Purosangue. Ma forse se fosse stata una Mezzosangue lui non avrebbe nemmeno mai cercato di conoscerla, troppo schifato, e in quel momento lui si rese conto di ciò che si sarebbe perso in tal caso. Capì che i suoi pregiudizi erano stupidi ed infondati, ma anche che non avrebbe mai potuto smettere di averne, perché lui era fatto così. Amava Jennifer, l’amava davvero, nonostante fosse una Grifondoro e facesse parte dell’Ordine della Fenice, ma non aveva le sue idee e non avrebbe mai potuto, né voluto, averle.

-Sarebbe stato la stessa cosa-. Mentì. -Per me non avrebbe cambiato niente di ciò che provo nei tuoi confronti-. Le sorrise. Un sorriso un po’ forzato. Non voleva farla soffrire, non le avrebbe detto la verità. Ringraziò il cielo che Jennifer fosse una Purosangue perché altrimenti non avrebbe mai potuto provare ciò che gli faceva sentire lei.

Piccole lacrime trattenute fino a quel momento sgorgarono comunque dai profondi occhi castani di Jennifer, che abbozzò un piccolo sorriso.

-Davvero?-. Chiese la ragazza con voce flebile, ancora un po’ incerta, ma sostanzialmente felice di quella risposta.

Draco annuì cercando di mostrarsi convinto. -Mi dispiace-. Aggiunse, riferendosi a quell’uscita sui Mezzosangue. Credendogli, Jennifer lo abbracciò, e lo stesso fece lui con lei, contento che le fosse già passata e che potesse sentire addosso il calore del suo corpo.

Sembrava strano, ma per un attimo aveva temuto di poterla perdere per una stronzata simile. -A volte sono proprio un coglione-. Disse ad alta voce, pensandolo realmente, ma non per i motivi che credeva Jennifer. -Sì-. Convenne lei. Riuscirono entrambi ad accennare un sorriso. -Mi hai fatto male, però!-. Si lamentò Draco con un sorrisetto. A queste parole Jennifer sorrise nel modo più dolce che le riusciva, dispiaciuta, e gli scoccò un soffice bacio sulla guancia, ancora arrossata, nel punto dove poco prima l’aveva colpito. Rimase stupita da quanto calda fosse la sua pelle.

-Draco, ma sei bollente!-. Esclamò preoccupata, tastandogli la fronte con una mano.

-Modestamente-. Fece lui con un ghigno, mentre la sua mente dava alla frase tutt’altra interpretazione rispetto a quella della ragazza. -Direi che hai cambiato idea sul fatto di volercene andare!-.

-Non volevo dire quello, idiota!-. Lo rimbeccò la Grifondoro con un’occhiataccia. -Hai la febbre-.

-No-. Rispose lui. Malfoy rimase qualche secondo immobile e leggermente imbarazzato mentre Jennifer gli posava delicatamente le labbra rosee sulla fronte pallida, a sentire la temperatura.

-Si, invece-. Diagnosticò infine la sedicenne.

Draco si buttò sdraiato sul letto e strinse il lenzuolo. -Vorrà dire che non potremo andare a lezione-. Commentò, per niente dispiaciuto, trascinando Jennifer verso di sé.

-No, vorrà dire che tu non potrai andare a lezione-. Rispose prontamente la ragazza, alzandosi dal letto e cominciando a vestirsi. -Io ora vado a Cura Delle Creature Magiche, poi passo dalle cucine e ti porto un the caldo, che ti dovrebbe far sentire meglio e poi vediamo che fare-. Programmò la sedicenne mentre si appuntava il distintivo della Casata di Godric sulla divisa nera.

-Oppure-. Propose il biondo con un sorrisetto malizioso. -Potremmo starcene qui entrambi e, in attesa che io stia meglio, trovare un modo per passare il tempo a letto-.

-Non credo proprio-. Scosse la testa lei. Draco sbuffò con aria rassegnata, al che Jennifer non potè fare a meno di sorridere. Pronta e vestita, si chinò sul letto e lo baciò a stampo sulle labbra.

-Ci vediamo tra un’ora-. Disse la Grifa uscendo, mentre si sistemava la borsa a tracolla. -E non muoverti dal letto-.

-Sì, infermiera!-. Le fece Draco col solito ghigno. Jennifer fece finta di non sentire e si diresse verso il giardino per la lezione di Cura Delle Creature Magiche.

Per Jennifer, quella fu la lezione più lunga della sua vita. “Come curare un gufo ferito da un Centauro”. Come se a qualcuno potesse fregargliene qualcosa. Hagrid, che teneva la lezione, era di pessimo umore perché dall’inizio dell’anno il Ministero della Magia aveva perquisito la sua casa già 4 volte. La lezione era con quegli imbranati dei Tassorosso che, oltre ad essere svegli come dei ghiri in piena stagione di letargo, non sapevano fare un emerito cazzo. Manco a dirlo, Hagrid per formare le coppie nella lezione, aveva deciso che ogni Grifondoro sarebbe stato in coppia con un Tassorosso. Peggio di così non poteva andare.

La compagna di coppia di Jennifer era Hannah Abbot. Impedita come una foca. Lavoravano su modellini di gufo stregati che, se gli studenti riuscivano a curarli, sarebbero dovuti stare meglio. Dopo venti minuti abbondanti il finto gufo di Jennifer e Hannah non aveva ancora accennato un respiro. Non che alla Grifondoro fregasse qualcosa, riusciva a pensare solo a Draco e a sperare che stesse meglio.

-Jennifer-. Azzardò timidamente Hannah.

-Uh?-. La Grifona rimase un attimo stupita dal fatto che la Abbott le rivolgesse la parola. Da più di cinque anni che frequentavano la stessa scuola si erano rivolte la parola un paio di volte. A Jennifer non piaceva Hannah, pensava che si sarebbe dovuta dare una svegliata e questa, del canto suo, temeva un po’ Jennifer, e aveva paura a farle questa domanda. Ma aveva scommesso con quelle oche delle sue compagne di stanza e ora aveva l’occasione di scoprire come stessero le cose.

-Stai con Draco Malfoy?-. Trovò il coraggio di chiedere la rossa Tassorosso, tutto d’un fiato.

-Chi te l’ha detta ‘sta stronzata?-. L’aggredì l’altra, sbattendo malamente una mano sul povero gufo, che emise un sordo gemito. Menomale che non era un animale vero.

Hannah trasalì, spaventata dall’atteggiamento della coetanea. -Vi ho…-. Cercò di spiegare con la voce che le tremava leggermente. -Vi ho visti insieme ieri sera-.

-Che cazzo ci facevi ieri sera in giro?-. Fece sottovoce Jennifer fulminando la compagna con lo sguardo.

-N-niente-. Balbettò quella, scuotendo la testa. -Sentendo dei rumori, mi sono svegliata, ho salito le scale e vi ho visti-.

-Be’ hai visto male!-. Le rispose Jennifer aggressiva, senza toglierle gli occhi infuocati di dosso, mentre la Abbott la fissava quasi impaurita. Poi la Grifondoro si voltò verso la coppia formata da Serena e un Tassorosso brufoloso di cui non ricordava il nome. -Ehy tu!-. Si rivolse scortese al ragazzo. Questo si voltò, sconcertato dal fatto che la Dirie gli rivolgesse la parola.

-Sì?-. Chiese.

-Vieni qui con la tua concasata e dammi il cambio-. Gli ordinò, troppo infastidita da Hannah per continuare a lavorare con lei.

-Ma il prof ha detto…-. Tentò di ribattere il tipo.

-Non me ne fotte un cazzo di quel che ha detto il prof! Vieni qui e muoviti!-.

Scuotendo la testa come a dire “Meglio assecondare ‘sta povera bacata”, mentre la Abbott faceva lo stesso sicura che Jennifer non la stessa guardando, il ragazzo si diresse verso la sua compagna di Casata permettendo così a Jennifer di mettersi in coppia con Serena.

-Hey, di buon umore stamattina, eh?-. Quella alzò lo sguardo dal suo gufo per rivolgersi all’amica. -Dove sei stata stanotte?-. Le chiese poi, continuando a concentrarsi sul compito, con un sorriso furbetto. -Hermione mi ha detto che non sei tornata a dormire-. Aggiunse come a dire che sapeva già tutto.Jennifer rivolse uno sguardo omicida alla Granger, poco più in là che, occupata com’era a curare il suo animale, nemmeno la vide.

-Ho dormito da un’altra parte-. Rispose poi.

-Con Malfoy?-. Le labbra di Serena si aprirono in un enorme sorriso.

-Si-. Ammise Jennifer con un sospiro. Era inutile cercare di nascondere qualcosa.

-L’avete rifatto?-. A questa domanda, Jennifer annuì e sulle sue labbra si dipinse un piccolo sorriso malizioso.

-E ti è piaciuto come l’altra volta?-.

-Anche di più-.

Serena alzò un sopracciglio e guardò l’amica con fare sospettoso. -E allora perché hai un diavolo per capello?-. Domandò. -Mica avrete litigato di nuovo, stamattina?-.

-Si-. Ammise Jennifer, ancora scocciata nel ripensare a quello che Draco aveva detto di Hermione. -Ma abbiamo già fatto la pace!-. Si affrettò ad aggiungere di fronte allo sguardo critico della sua migliore amica.

-E allora che c’è?-. Si spazientì questa.

-Be’…-. Fece Jennifer. Dirlo le sembrava strano. -Ha la febbre-.

Serena scoppiò in una fragorosa risata, tanto che ¾ dei presenti si voltarono verso le due ragazze guardandole come fossero due povere dementi in preda ad una crisi. -Che hai da sghignazzare?-. Le fece Jennifer, indecisa tra il mostrarsi scocciata e il farsi pure lei una bella risata.

-Niente-. Rispose Serena ancora ridendo ma almeno sforzandosi di soffocare un po’ le risa e asciugandosi una lacrimuccia provocata da queste. -E che non riesco a immaginarmi Malfoy malato!-. E riprese a ridere sbattendo i pugni sul terreno. A quel punto anche Jennifer iniziò a ridere (a volume moderato!).

Finita la lezione, Jennifer corse in cucina a prendere il the che aveva promesso a Draco, decidendo che avrebbe saltato la lezione di Incantesimi dell’ora successiva. Entrando nelle cucine pensò che le faceva sempre pena vedere quei poveri Elfi Domestici sgobbare per preparare il pranzo, anche se erano Elfi liberi ed erano retribuiti per il loro lavoro. E poi, dovette ammetterlo, cucinavano in maniera deliziosa.

La sedicenne andò verso la Stanza delle Necessità correndo, per quanto glielo consentiva l’avere una tazza di the bollente in mano, ed entrò dalla grande porta di mogano.

-Ciao-. Le sorrise Draco, svaccato bellamente sul letto. -Ce ne hai messo di tempo!-. Ghignò, sollevandosi per baciarla. Jennifer, avvicinandosi a lui, si accorse che nella stanza c’era un insopportabile odore di fumo. Voltandosi verso Draco, notò che tra le pallide dita stringeva una sigaretta che si stava portando alla bocca.

-Ma cosa fai?!?-. Esclamò Jennifer, quasi scandalizzata.

-Fumo-. Fece lui, con voce stile “Cosa ti sembra che stia facendo?”.

-Bhe, non lo fare!-. Gli rispose lei, cercando di togliergli di mano la sigaretta, lui allontanò la mano dalla parte opposta, senza nessuna intenzione di spegnerla. -Hai la febbre, se fumi starai ancora peggio!-.

-E’ solo una sigaretta!-. Si lamentò il Serpeverde sempre tenendola a debita distanza dalla sua ragazza che cercava di togliergliela.

-Ma ti fa male!-. Draco pensò che, in fondo, Jennifer si stava preoccupando per lui. Incredibile, ma questo gli faceva piacere. Però la sigaretta la voleva fumare lo stesso. Se la portò alla bocca e fece un altro tiro guardando la ragazza con aria di sfida.

-Spegnila, subito!-.

-Senò, che mi fai?-. Provocò lui, più divertito che altro da quella situazione.

-Senò…-. Jennifer cercò di inventarsi qualcosa alla svelta. -Senò non faremo più sesso fino a quando deciderò io-. Pronunciò con un sorrisetto trionfante. Draco le passò subito la sigaretta. Aveva vinto lei, andò a spegnere la sigaretta in bagno.

Jennifer si sdraiò accanto a Draco, e poggiò la testa sul suo petto ancora nudo. Non le importava di poter prendere la febbre, stare così le dava la sensazione più bella del mondo.

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Hola!

Questo capitolo è un po + lunghetto degli altri, ma ho approfittato del fatto che questi sn gli ultimi gg di vacanza da scuola x scriverlo…

Tanto x chiarirci, Draco e Jennifer non si chiameranno mai “amore”, “cucciolo” o altre boiate del genere, anche se lo pensano. E’ già tanto se lei riesce a dirgli “Ti amo”.

mattiuzza: innanzitutto grz x la recensione (sn in poki a commentare T.T). qndo fanno l’amore immagina k sia dopo 1-2 mesi… qndo si conoscono e capiscono di essere innamorati l’1 dll’altra…è cmq presto, lo so, ma preferivo arrivare al dunque piuttosto k fare tanti capitoli su loro k si amano ma nn stanno insieme, nn so se mi spiego ^^. X qnto riguarda il finale, bhè ne ho in mente 1, ma nn posso dire se è drammatico o lieto fine, e nn sn neanke ancora del tt sicura. Grz x avermi ftt notare gli errori (di ortografia ftt digitando) appena avrò 1 po’ di tempo li correggerò.

Il prox chap è già pronto, dv sl postarlo, lo farò appena mi recensite.

Kiss kiss

Milla

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Capitolo 16
*** Ancora guai prima delle vacanze ***


Cap. 16-Ancora guai prima delle vacanze

Era mezzogiorno, e tutti gli studenti erano in Sala Grande a pranzare. A dire la verità, non proprio tutti. Draco dormiva. Jennifer dormiva accanto a Draco. Intanto in Sala Grande un’infuriata McGranitt cercava di scoprire il colpevole di quanto accaduto quella notte.

-Uh…che ore sono?-. Balbettò Jennifer tra gli sbadigli nello svegliarsi, rendendosi conto che stava parlando da sola, visto che il bel biondino sdraiato accanto a lei aveva ancora gli occhi chiusi. La ragazza gli sfiorò la fronte con una mano. Era ancora calda. Decise di non svegliarlo.

“Mancano ancora tre ore all’inizio delle lezioni del pomeriggio” pensò Jennifer tirandosi su. “Vado a farmi vedere in Sala Grande, visto che sono sparita tre ore fa e non mi sono più rifatta viva”.

La Sala Grande non era più stracolma di gente, quando Jennifer arrivò, molti dovevano aver già terminato il pranzo, in compenso i suoi amici erano ancora tutti seduti alla tavolata del Grifondoro. La sedicenne li raggiunse e si sedette accanto a Ginny, che la salutò con entusiasmo. Gli altri la guardarono con un pizzico di sospetto ma la accolsero ugualmente: qualche secondo di imbarazzo regnò nel gruppo.

-Dove sei sparita dopo la lezione di Hagrid?-. Le domandò Harry.

Merda! Jennifer non era pronta per l’interrogatorio. -Oh-. “Inventati qualcosa!”. -Mi sono sentita poco bene e sono tornata in camera-. Fece infine con un’alzata di spalle. Hermione e Ginny, che probabilmente volevano farle qualche domanda su dove aveva passata la notte ma non volevano farlo davanti agli altri, le rivolsero un’occhiata sospettosa. Serena sorrise maliziosamente.

-Non sai la scena che ti sei persa!-. Esclamò quest’ultima dopo qualche secondo, per rompere il silenzio, visto che nessuno si decideva a farlo. Jennifer la guardò mentre, affamata, mangiava della carne sopravvissuta a quel simil-festa barbarica che avveniva ogni qual volta gli studenti mangiassero dopo una mattinata di lezioni. Il suo sguardo pareva vagamente incuriosito, mentre la sua mente andava più che altro a chiedersi se Draco, quando si fosse svegliate, avrebbe avuto fame.

-La McGranitt ha sclerato di brutto per una cosa successa stanotte-. Continuò la biondina, noncurante del disinteresse dell’amica. Questa, accorgendosi di avere gli occhi di tutti i suoi amici puntati addosso, si senti quasi costretta a chiedere: -Perché, cosa è successo?-.

-Pare che un serpente sia entrato nel dormitorio dei Corvonero-. Jennifer per poco non s’ingozzò con un boccone di carne. -E un piccoletto del primo anno- continuò Serena. -Un certo…-. Si fermò un attimo a pensare. -…McDonald-. Sentenziò infine, annullando le scarse, per non dire nulle, speranze di Jennifer. -Ha iniziato ad urlare, svegliando tutti, così sono accorsi anche degli insegnanti, e hanno capito che il serpente era stato creato con un incantesimo, probabilmente un Serpensortia, e che era stato stregato per rincorrere McDonald-.

-La McGranitt ha detto che per questo genere di incanti non è necessario essere rettilofoni-. Specificò Hermione.

-Per fortuna-. Bofonchiò Harry: non sarebbe stata la prima volta che la colpa veniva attribuita a lui per storie di un pazzo che comandava i serpenti…

-Ah-. Fu tutto ciò che disse Jennifer come commento all’accaduto, destando ancora più sospetti nei compagni. “Io prima o poi lo ammazzo!” pensò la ragazza.

-Ma dovevate sentire la McGranitt-. Intervenne Ginny, ridendo, anche per alleggerire un po’ l’atmosfera. -Appena scoprirò chi è l’autore di questo pessimo scherzo, saranno guai per lui!-. La rossa imitò la vecchia professoressa nella voce e nei modi, provocando le risate di tutto il gruppo comprese quelle, un po’ forzate, di Jennifer. -Era incazzata nera!-. Aggiunse, ancora tra le risate.

-No, davvero-. Fece Ron, che ancora stava mangiando. -Secondo voi chi è stato?-.

-Chi vuoi che sia stato, un Serpeverde!-. Gli rispose prontamente Harry. -Sono gli unici che potrebbero divertirsi facendo scherzi idioti a bambini del primo anno solo per spaventarli!-.

Jennifer si rabbuiò ancor di più e Serena, seduta di fronte a lei, le lanciò uno sguardo d’intesa. -Tu lo sai chi è stato, e l’ho capito anch’io-. Mormorò questa alla sua migliore amica, mentre gli altri ancora ridevano sguaiatamente sull’accaduto.

*

-Sei andata ad assicurarti che i tuoi amichetti non abbiano denunciato a sua scomparsa?-. Provocò Malfoy, come forma di saluto, all’entrata di Jennifer nella stanza.

Questa ignorò bellamente la demenza del suo ragazzo e lo guardò un po’ storto: -Hanno scoperto la storia del serpente-. Lo informò.

Draco scoppiò in una fragorosa risata, sotto lo sguardo sconcertato di Jennifer. -Ma che hai da ridere?-. Chiese, iniziando a ridere a sua volta: era bello vederlo così, ridente, spensierato, come avrebbe voluto vederlo sempre ma come, ne era consapevole, anche lei era solo raramente.

-Tanto mica sanno che sono stato io!-. Sorrise Draco.

-Se è per questo, lo scopriranno presto-. Commentò Jennifer, anche lei con un sorrisetto.

-Comunque non sapranno mai che tu eri con me e la colpa su di te non ricadrà-.

-Si, invece-. Ribattè lei, ma senza smettere di sorridere. -Ma non fa niente. Va bene così-. Se la cosa divertiva Draco, non sarebbe stata lei a rovinare quel momento. Non le importava se avrebbe perso qualche punto, neanche tutti i rubini della sua clessidra potevano valere quanto un attimo di leggera felicità passato con Draco. Lo amava. Anche se era uno scemo che insultava un ragazzino e gli scatenava contro un serpente.

-Ehy-. Fece all’improvviso Jennifer, sdraiata sul letto con la testa appoggiata sulla spalla di Draco. -Hai fumato?-. L’odore di fumo nell’aria le era arrivato.

-Ecco, mi pareva!-. Esclamò lui, sfoderando poi uno dei suoi ghigni migliori. -Solo una sigaretta, non farmi prediche. Per una non succede niente-. Jennifer arricciò il naso in un‘espressione contrariata, ma non aveva voglia di sgridarlo. Stava troppo bene, in quel momento, lì con lui. Lo amava, anche se era così bacato da fumare quando aveva la febbre.

-Non dico niente. Non fumarne più, però-. E lo baciò sulle labbra. Lui scosse la testa e sorrise. La amava. Anche se non avrebbe mai avuto il coraggio di dirle quelle due parole. Anche se lei lo criticava ogni volta che faceva qualche cazzata.

Jennifer guardò Draco addormentarsi di nuovo, con un’espressione addolcita dipinta sul viso. Lo amava, anche se era un Serpeverde. Anche se era un Mangiamorte. Anche se insultava i suoi amici Mezzosangue. Lo amava, anche se erano in guerra e prima o poi li avrebbero uccisi.

**

Era mezzanotte passata e Jennifer, cominciando a sentire una fame incredibile, uscì dalla stanza per andare in cucina a rubare qualcosa. Camminando, decise che prima avrebbe fatto una sosta sulla Torre di Astronomia: aveva bisogno di pensare un po’. Uscita sul balcone della Torre si accorse che, avendo indosso solo un pigiama, stava per congelare, ma si appoggiò ad una parete e, sedendosi, strinse le gambe nelle braccia, per tenersi un po’ di caldo senza doversene andare da lì.

Mentre se ne stava lì rannicchiata a pensare, sentì un rumore di passi che salivano le scale. Sperò vivamente che fossero Ron o Hermione che facevano il controllo notturno, altrimenti addio punti. Sempre accucciata contro il muro, trasalì nel rendersi conto che quelli non erano né Prefetti, né Caposcuola, né insegnanti: cinque figure incappucciate arrivarono sul balcone. Col respiro mozzato e il cuore in gola, Jennifer tentò di fare il meno rumore possibile nel rannicchiarsi in un angolo. Funzionò per qualche secondo, dopodichè una delle figure incappucciate si rivolse a lei.

-Tu-. La indicò con l’indice affilato di una mano pallida. Era la voce di una donna. -Lui dov’è?-. Jennifer capì al volo di chi parlavano e capì chi erano quegli individui. Evidentemente avevano cercato Draco e, non trovandolo, avevano capito tutto, anche se Jennifer non riusciva a spiegarsi come. La ragazza avrebbe voluto gridare, dire che non sapeva di chi parlassero, anche combattere, ma per la paura la voce le si fermava in gola, senza nemmeno riuscire ad arrivare alle labbra.

-Rispondi!-. La donna era infuriata. Jennifer emise un flebile lamento e grosse lacrime cominciarono a scorrerle lungo le guance. Non si mosse dall’angolo dov’era rannicchiata. Era terrorizzata.

-Rispondi, maledizione!-. Urlò la figura. -Crucio!-. La ragazza cominciò a dimenarsi per terra, gemendo per il dolore, tra le urla. La tortura finì prima di quanto si aspettasse.

-Non so…non so di chi parlate-. Riuscì a pronunciare con voce flebile e impaurita.

-Si che lo sai, dannazione! Malfoy, Draco Malfoy!-.

-Non so dov’è! Davvero, io non lo so!-. Riuscì a gridare Jennifer tra le lacrime. Aveva riacquistato un po’ di coraggio. Cercavano lui. Forse per fargli del male. Loro erano cinque e lei solo una. Loro erano adulti e lei una ragazzina al sesto anno. Loro erano Mangiamorte e lei una piccoletta impaurita. Non poteva fermarli, ma forse poteva cercare di rallentarli. A terra, il corpo dolente, portò una mano sotto la maglietta del pigiama, dove sapeva di tenere nascosta la Bacchetta.

La donna se ne accorse e dovette capire le sue intenzioni prima che la mano della ragazza riuscisse ad arrivare sotto la maglietta. -Cruc…-.

-Ferma-. Una voce nota, profonda e tranquilla bloccò quella donna.

-Sa dov’è il ragazzo, Severus!-. Esclamò lei, l’unica delle cinque figure che finora aveva parlato o agito. -Sa, e non parla!-.

-Con tutto il rispetto, Bella, credo che abbiate trovato la ragazza sbagliata-. Riferì Severus Piton, gettendo solo una fugace occhiata verso la studentessa che aveva riconosciuto. -Questa è una giovane Grifondoro-.

-Lei sa!-. Strillò la donna che Jennifer capì essere Bellatrix Lestrange, Mangiamorte ancora ricercata per l’omicidio di suo cugino Sirius Black.

-Credo di essere la persona adatta per scoprirlo-. Fece col solito tono di voce impassibile Piton, poi puntò la Bacchetta verso Jennifer: -Legilimens!-.

Jennifer si sforzò di pensare a lui, ce la mise tutta, ma la magia era più forte della sua resistenza. Immagini e ricordi attraversarono la sua mente, mentre lei era consapevole che stavano attraversando anche quella di Piton. Studio con Hermione, una giornata a casa Weasley, il bacio con Draco sotto la luna, un abbraccio con Luna Lovegood, poi ancora Draco, la notte di sesso appena trascorsa, lui che dormiva con la febbre, il loro litigio di quella mattina. Jennifer tremò al pensiero che non l’avrebbe mai più rivisto, che non avrebbero mai più fatto sesso, che non avrebbero mai più litigato e non riuscì a sopportare il dolore di pensare a come avrebbe reagito lui. Finalmente quello scroscio di ricordi finì, e Piton la guardò con aria schifata. Fissò il suo professore con occhi colmi di lacrime, cercando di farle sembrare di rabbia e non di paura.

Jennifer si rese conto che Piton non aveva comunque capito dove si trovasse Draco e, pur nella consapevolezza che sarebbe stata uccisa a momenti, il pensiero che lui fosse, momentaneamente, al sicuro la rese un po‘ meno impaurita all‘idea di morire. Se avesse potuto esprimere un ultimo desiderio, avrebbe scelto quello.-Cosa aspetti, uccidimi-. Sibilò tra i denti la ragazza, piano, tanto che solo Piton la sentì. -Io non parlerò. Uccidimi-.

Piton le rivolse di nuovo uno sguardo disgustato e poi si rivolse alle cinque figure: -Non sa niente-. Annunciò, sempre calmo. Jennifer era incredula. Cercò di tirarsi su: -Stupeficium!-. La donna la schiantò, facendola sbattere violentemente contro la parete di pietra. Non svenne, ma cominciò a sanguinare abbondantemente alla testa.

-Il Marchio brucia, Bella, Lui ci chiama. Al ragazzo non possiamo pensare ora-. Severus Piton, la bacchetta stretta in mano, scesa veloce le scale seguito dai cinque Mangiamorte.

Jennifer rimase lì, distesa a terra, esausta, sconcertata, incapace di alzarsi a causa del dolore che la Cruciatus e lo Schiantesimo le avevano procurato, mentre la macchia di sangue intorno al suo capo andava espandendosi sul marmo bianco della pavimentazione della terrazza.

Ad un tratto vide una figura avvicinarsi e in cuor suo pregò non fosse ancora uno di loro. Sicuramente non era l’unica persona che avrebbe potuto desiderare di vedere.

-Dirie!-. Esclamò il ragazzo, la voce profonde e grave. Era Zabini. Blaise Zabini. Il ragazzo le si inginocchiò accanto e provò a sollevarle la testa. Il sangue di Jennifer gli macchiò tutta la mano e il polso. Jennifer, nel dolore e nelle lacrime, per un momento si chiese come mai lui la stesse soccorrendo.

-So tutto di te e Draco-. Fece Zabini, pensando ad un modo per uscire da quella situazione. -Ma che ti è successo?-.

Jennifer non fu sicura di aver capito bene, nella testa che le scoppiava, la prima affermazione del Serpeverde, e ci mise un po’ per capire la domanda e rispose. -Sono…sono stati loro.-. La sua voce uscì flebile, roca, meno di un mormorio. -Volevano sapere dov’era Draco-.

Zabini la guardò. Pensò che probabilmente suo padre era tra i Mangiamorte che avevano fatto irruzione nel castello, pensò che loro due erano contro in quella guerra e che lei era una Grifondoro. Poi pensò che lei era una ragazzina indifesa in una pozzanghera di sangue, ripensò a quando se l’era scopata nella capanna del Guardiacaccia, pensò che era la ragazza del suo migliore amico, e decise che non poteva lasciarla lì. Jennifer sembrava una candela che andava spegnendosi. Blaise la prese tra le braccia e la sollevò, noncurante di tutto il sangue che dal corpo della Grifondoro gli finiva addosso. Come aveva fatto Draco pochi mesi prima, quando l’aveva Schiantata nell’ufficio della McGranitt.

-Zabini…-. Mormorò Jennifer, la sofferenza che le si poteva leggere nella voce tremante. -Non mi portare da lui-. Non voleva che qualche Mangiamorte potesse seguirli, e dovette raccogliere tutta la lucidità che le restava per fare questa richiesta.

-No-. Rispose il ragazzo. -Ti porto in Infermeria-. Con passo rapido e quella ragazza tra le braccia, era lì che stava andando, camminando nei corridoi con come unica illuminazione la fioca luce della lanterna che si era messo in tasca per avere le braccia libere.

-No…-. Cercò flebilmente di opporsi lei. Non volendo andarci, cercò di sollevarsi. Fu uno sforzo troppo grande in quel momento e, tra le braccia di Blaise Zabini, svenne.

****

-Non l’hai difesa!-. Un ragazzino biondo urlava contro un uomo.

-L’ho difesa. Come potevo-. Replicò questo gelido.

-L’hai lasciata lì. Non l’hai soccorsa-. Piangeva. Draco Malfoy piangeva, incredibile. Ma tanto nessuno l’avrebbe visto, all’infuori del suo insegnante.

-Il mio compito non è proteggere quella. E’ proteggere te-. Severus Piton pareva arrabbiato.

-Perché?-. Gli urlò il ragazzo.

Un’aula deserta, piccola, poco distante dall’Infermeria dove Jennifer stava distesa su di un lettino, priva di sensi da ormai più di ventiquattro’ore. Era notte. Erano venuti i Medimaghi del San Mungo a curarla, e nessuno aveva osato chiedere cos’era successo, tanto era evidente.

-L’ho promesso a tua madre-. La distaccata risposta dell’uomo.

-Proteggi lei-.

-Dannazione, alla tua vita non ci tieni?-. Gli urlò Severus Piton.

-Certo che ci tengo!-. Le grida di Draco superavano quelle dell’altro. -Ma non ho speranze di continuarla a lungo. Lei sì!-.

-Io devo proteggere te-. Ribadì l’uomo. -Devo mantenere salva la tua vita-.

“Ma è lei la mia vita”. Avrebbe voluto rispondere il giovane Serpeverde. Proprio come gli aveva detto lei la notte in cui avevano fatto pace. Ma il grande Draco Malfoy non avrebbe mai detto una simile smanceria.

-Non so se riuscirò a farlo anche con la sua-. Concluse Piton.

-Mantieni la promessa fatta a mia madre, se devi-. Il tono di voce di Draco era gelido. -Ma se ci sarà bisogno di scegliere, salva lei. Se lei muore avrai comunque infranto il Voto Infrangibile-.

Severus Piton dentro di sé sussultò, pur rimanendo alle apparenze gelido e impassibile come sempre. Malfoy gli stava facendo capire che si sarebbe suicidato, nel caso fosse successo qualcosa alla Dirie?

*

Draco Malfoy rientrò nella stanza dell’Infermeria, dopo essersi asciugato le lacrime. Blaise Zabini stava appoggiato al muro, con un’aria angosciata. Su sedie di legno, pian genti mentre stringevano le mani di Jennifer, c’erano Serena Linderwendie e Ginny Weasley. Ora sapevano tutto di ciò che c’era tra Draco Malfoy e Jennifer. Sforzandosi di non ricominciare a piangere, Draco si sedette sul letto accanto a quello di Jennifer. Ginny lo guardò colma di rancore.

-Lo sai che è tutta colpa tua, vero?-. Chiese sprezzante Ginny al biondo. Malfoy le rivolse uno sguardo che si sforzò di far apparire carico di superiorità ma che risultò più che altro colpevole.

Dentro di sé abbattuto, sentì lo stomaco contrarsi e sensi di colpa riaffiorare, come succedeva più o meno ogni dieci minuti nelle ultime ore. -Sta’ zitta, schifosa Weasley. Non è colpa mia-.

-Si, è colpa tua!-. Gli gridò la rossa saltando in piedi. Le occhiaie le solcavano il viso sotto i grandi occhi castani. Era dalla scorsa notte che stava lì, pregando che la sua amica si riprendesse, e aveva dormito si e no un’ora. -E’ colpa tua, se quei figli di puttana dei tuoi amici Mangiamorte l’hanno ridotta così!-. Ginny stava sfogando tutta la sua rabbia, senza mascherare il disprezzo che provava verso Malfoy. Serena si limitava a stare in silenzio, scossa di tanto in tanto da violenti singhiozzi. -E tu saresti innamorato di lei?-. Fece Ginny Weasley con un’espressione schifata dipinta sul bel viso. -Non credo proprio, perché se non fosse che tu sei un gran bastardo, la ragazza che dici di amare ora non sarebbe qui, in un lettino a lottare per la sua vita!-.

Draco si sentì una merda, ancora più di prima: tutto ciò che lui pensava, quella ragazzina glielo stava urlando. Sentì la rabbia scoppiargli nel petto e sfoderò la bacchetta puntandola verso la Weasley.

-Draco, no!-. Gli urlò Zabini.

Si sentì un mugolio provenire da Jennifer. Draco ritrasse svelto la bacchetta, tutt’e quattro i ragazzi si radunarono attorno al letto, stretti. La ragazza si rigirò sotto le coperte e socchiuse gli occhi, ridotti a due fessure perché non più abituati alla luce. Li aprì lentamente e tentò di sorridere ai quattro ragazzi, rendendosi conto, dopo qualche minuto, dell’accaduto. Nel farlo sentì una fitta di dolore da un angolo della bocca al centro della guancia, dove c’era una ferita.

-Mi sono già ripresa?-. Mormorò, la voce bassa e tremula.

-E’ successo la scorsa notte-. L’unico che riuscì a parlare fu Zabini, il meno coinvolto. Non che non gliene fregasse niente, ma più che altro gli importava come ragazza di Draco. Ciò che lo preoccupava di più, visto che il mattino che stava per arrivare sarebbero tornati a casa per le vacanze di Natale,era cosa sarebbe successo a casa sua scoperto che aveva soccorso la ragazza.

-Si è ripresa? Tutti via,svelti, tornerete dopo-. Con voce burbera, Madama Chips cacciò via i ragazzi che, con qualche protesta, andarono. Draco non si mosse di un millimetro.

-Sei forse sordo, signor Malfoy?-. Ribadì l’infermiera, guardando poi Jennifer. -Per me può restare-. Mormorò questa con un filo di voce.

-Bene-. Fece Madama Chips. -Non sei costretto ad andartene, ma siediti e stattene buono mentre le medico le ferite-. Draco eseguì e stette a guardare mentre la donna disinfettava le cicatrici sul viso della sua Jennifer.

-Col tempo si rimargineranno tutte le ferite-. Fece soddisfatta la donna alla fine del suo lavoro. Poi, prima di ritirarsi aggiunse con voce serie e stranamente comprensiva, rivolta a Jennifer. -Ovviamente, io potrò curarti solo quelle del corpo-. E se ne andò. Jennifer iniziò a piangere.

-Se non vuoi più vedermi, va bene-. Fece Draco.

-Certo che ti voglio-. Sussurrò la ragazza tra le lacrime.

-Guarda come sei ridotta per colpa mia-. Malfoy scosse la testa, schifato da sé stesso.

-Non è colpa tua-. Cercò di protestare Jennifer, la voce ancora smorzata dalla stanchezza e il corpo indolenzito dal dolore.

-Allora non hai capito un cazzo!-. Fece lui alzando la voce, poi regolò il volume. -Hai rischiato di morire perché stai con me-.

-Ma senza di te sarei già morta-.

*

La mattina seguente, al binario dell’Hogwarts Express poterono baciarsi solo di sfuggita prima di andare ognuno nel proprio scompartimento, di ritorno a casa nelle vacanze di Natale.

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Hello, eccomi cn 1 altro chap abbastanza lungo!!!

K v ne pare??

Dirò la verità, mi è disp k il problema + grande nn siano + le sigarette, ma prima o poi sarebbe cmq dovuto succedere.

Passiamo ai ringraziamenti.

OnlyHermione: grz xara sxo k ank qsto cap ti sia poiaciuto e k recensirai!

mattiuzza: Draco ha paura di ferirla e ank di xderla x se stesso dicendole la verità e inoltre si, è un po superficiale, visto k nn si rende conto k dovrebbe cmq essere sincero con lei. . Il fatto dll febbre dai, fa tenerezza da malato xD. Ank x Jennifer aprirsi è dura ma ci sta provando….sxo k apprezzerai qsto capitolo.

A presto (sxo)

Milla

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Capitolo 17
*** Era solo un gioco ***


Cap. 17-Era solo un gioco

L a scuola era rincominciata da più di due settimane e Draco e Jennifer non avevano più parlato di ciò che era successo poco prima. Avevano continuato a incontrarsi di nascosto, quasi ogni sera, non avevano più litigato: era tutto tranquillo. Troppo tranquillo perché qualcuno non decidesse di rompere i coglioni.

-Ciao amore…-. Una ragazzina con un caschetto di capelli neri accoglieva un biondo nella Sala Comune del Serpeverde. Questo alzò un sopracciglio in un’espressione interrogativa ed evidentemente scocciata nel sollevare lo sguardo quel tanto che bastava per poter scorgere Pansy Parkinson che, nella penombra della sera, illuminata dalla luce del fuoco ardente nel caminetto, se ne stava comodamente seduta su una poltrona verde con un gatto acciambellato sulle ginocchia. Ricordava tanto lo stereotipo delle vecchiette.

-Forse non ho sentito bene, Parkinson-. Il ragazzo calcò di proposito il nome utilizzato al posto del cognome guardando male la bella ragazza, senza sedersi a sua volta. -Tu mi hai chiamato amore?-. L’espressione di Draco ora era anche un po’ schifata. Pansy azzardò un sorrisetto, vagamente speranzosa: -Per tutti sono la tua ragazza, no?-.

-No-. Fece risoluto Draco, senza staccarle i glaciali occhi di dosso. -Ora ho già una ragazza. Una ragazza vera-.

-La Dirie?-. Sibilò fredda la Parkinson.

-Si-.

Una piccola lacrima rigò la guancia della Serpeverde.

-Perché io non ti piaccio?-. Le sua voce era leggermente tremula, di chi sta per piangere. -Perché non sei mai stato innamorato di me?-.

-E’ Jennifer che mi piace, ora-. Affermò semplicemente Draco, stringendosi nelle spalle. Non odiava Pansy. Ma nemmeno l’amava. E nemmeno gli piaceva. E nemmeno gli stava simpatica. E nemmeno le voleva bene, né teneva a lei. Non era una fidanzata, né un’amica, né una confidente, né nulla. Era solo una bella tipa da cui per quattro anni aveva avuto dell’appagante sesso. Era stata solo l’oggetto…no, nemmeno del suo desiderio, l’oggetto del suo piacere.

-Ma ti piace o la ami?-. Insistette Pansy. Lei era così, perdutamente innamorata di Draco Malfoy, che mai l’aveva considerata più che un bell’oggetto, ma che l’aveva comunque considerata. Lui era stato il primo per lei, e mai lei avrebbe potuto scordarlo. Il primo amore. L’unico ragazzo che avesse mai amato. Un amore morboso, triste, che tante volte l’aveva fatta piangere quando lui si era scopato qualcun’altra, un amore mai corrisposto, e Pansy ne era consapevole, ma se lo faceva andare bene così, si accontentava di quegli scorci di notti di sesso, anche se sapeva che non era l’unica con cui lo faceva. Ma ora era diverso. Quella era la sua ragazza.

-Per lei provo qualcosa. Per te no-. No, non ce la faceva proprio Draco, a dire “La amo”. Grandi lacrime iniziarono a rigare il viso olivastro della ragazza.

-Ma…ma io sono stata la tua prima-. Riuscì a balbettare convulsamente tra i singhiozzi. -La prima ragazza con cui hai fatto sesso-. Continuò, tirando su col naso. -E se la tua storia con Jennifer Dirie finirà, lei cosa sarà stata per te?-.

-La prima ragazza con cui ho fatto l’amore-.

Vuoto. Vuoto totale. Queste parole arrivarono a Pansy Parkinson come una pugnalata al cuore. Non voleva credere a quello che aveva sentito dire da Draco: con un sofisticato giro di parole le aveva appena detto che lui amava Jennifer Dirie, e che lei, Pansy, era stata solo una puttana gratis. La mente della ragazza si bloccò per un istante, mentre, lo sguardo fisso a terra, era scossa da leggeri spasmi, gli occhi sbarrati. Per lei in quel momento si era infranto il castello di stupide illusioni in cui si era barricata in quei sei anni. Non aveva fatto sesso con un’altra, aveva fatto l’amore con una ragazza che non fosse lei. Pansy conosceva l’abisso che separava queste due sfumature del significato. Lei l’amore lo conosceva davvero. E Draco? Si, anche Draco lo conosceva, ma non per lei.

-Vai avanti, Pansy-. La voce di Malfoy era gelida, ma al contempo seria e quasi sinceramente interessata. -Fatti una vita. Non puoi vivere solo per me-.

-Perché no?-. Pansy quasi urlò queste parole. -Ti dava tanto fastidio il fatto che io ti amassi, tanto da fare sesso con te pur sapendo che la mattina dopo non sapevi nemmeno se la notte l’avevi passata con me o con un’altra?-. Parole gridate, scosse dai singhiozzi. Parole disperate di chi è stato appena distrutto.

-E esattamente questo, Pansy-. Tono gelido. Sguardo gelido appena intravisto nella penombra. Ma era la seconda volta che la chiamava per nome. Era serio davvero. -Non voglio una ragazza che pur di stare con me si accontenti di notti di sesso pur sapendo che lei o un’altra per me non fa la differenza-.

Lacrime. Ancora lacrime. Era quello che anche lei pensava, che anche lei sapeva. Ma vederselo sbattere in faccia in quel modo le faceva sentire un bruciore allo stomaco.

-Credevo ti piacesse fare sesso con me-. Il sussurro della ragazza arrivò all’orecchio di Draco quasi come una supplica.

-Mi piaceva-. Affermò. Sulle labbra della Serpeverde un lievissimo sorriso in cui danzava una fiamma di speranza quasi spenta si accennò. -Ma come mi poteva piacere un gioco-. E nella testa di Pansy, ancora vuoto. -Sei stata solo un gioco-. Ribadì. -Che per un po’ mi è piaciuto, lo ammetto-.

Pansy si prese la testa nella mano, tra i singhiozzi. Odiava Jennifer Dirie, per averle rubato il ragazzo. Odiava Draco, perché l’aveva usata e poi aveva preferito un’altra a lei. Odiava sé stessa, perché si era lasciata trattare come un giocattolo. Ma lei l’aveva fatto per amore, e quindi non poteva odiare sé stessa. E non poteva odiare nemmeno Draco, perché l’amore che provava era per lui. Odiava solo la Dirie: la odiava, perché era riuscita ad avere Draco senza essere la sua bambola, la odiava perché avrebbe voluto essere al suo posto, la odiava per via di Draco, la odiava perché lui la amava, e Pansy non avrebbe mai potuto cambiare questo.

***

Erano le cinque di un buio sabato pomeriggio, e Jennifer se ne stava seduta ad una scomoda panca in legno in Biblioteca, mentre, con i gomiti appoggiati al tavolo, studiava svogliatamente un libro di Storia della Magia.

-Ciao secchiona-. Un ragazzo moro si sedette accanto a lei, sul bordo della panca. La ragazza buttò a terra la borsa nera.

-Ciao, Zabini-. Sospirò.

-Blaise-. Specificò questo con un sorriso, gettando un’occhiata al libro di Jennifer. -Mamma mia, ma che voglia hai di studiare ‘sta roba?!?-.

-Domani c’è interrogazione-.

-Secchiona-. Ribadì il ragazzo con un ghigno. Lei non rispose, fece un sorrisetto e tornò al suo libro. -Si ma se non reagisci non c’è gusto!-. Sbottò lui. -Solo un mese fa mi avresti mandato a cagare se solo ti salutavo!-.

Jennifer non disse niente, ma improvvisamente si rabbuiò. -Ehy, non è che non dici niente perché credi di dovermi qualcosa, vero?-. Fece indagatore Blaise. -Perche non mi devi niente, lo sai-.

-Si che ti devo qualcosa. La vita per l’esattezza-.

-Okay-. Sospirò Zabini. -Punto primo: non è vero, e lo sai. Io ti ho solo accompagnata in infermeria, non ti ho salvato la vita e tu non mi devi niente. Punto secondo: quando ti provoco mi diverto di più se ti incazzi-. Rise.

Anche lei si sciolse un attimo in una risata: -Allora fottiti, perché io non sono una secchiona!-.

-Invece si!-.

-Invece no!-.

-INSOMMA ZITTI, QUESTA E’ UNA BIBLIOTECA!-. Risero entrambi a bassa voce all’urlo della bibliotecaria (k nn mi ricordo cm si kiama, se potete dirmelo grazie NdA).

-Non avrei mai immaginato di potere stare bene in compagnia di un Serpeverde-. Fece Jennifer con un sorriso.

-Eppure la notte con Draco ci stai un gran bene, no?-. Sghignazzò Zabini. Jennifer avvampò violentemente di fronte alla frase allusiva.

-Dai, scherzavo, ti scandalizzi per tutto! Comunque credevi che fossimo degli stronzi, eh?-.

-Be’…senza offesa-. Ribattè lei con un ghigno tipico della Casata opposta alla sua. Risero entrambi.

Anche Blaise non si sarebbe mai aspettato di potere stare così con una Grifondoro, dovette ammetterlo. La compagnia di Jennifer gli piaceva. Era onesta, era coraggiosa, era simpatica. Era bella. Anzi stupenda. Ma era anche la ragazza del suo migliore amico, si ricordò Zabini. Non doveva desiderarla, non poteva desiderarla, ma la desiderava lo stesso. Non era giusto che a Draco fosse andata così bene in amore da trovare una ragazza così. Da quel punto di vista avrebbe tanto voluto essere al suo posto. Avrebbe voluto avere accanto una ragazza speciale come Jennifer, avrebbe voluto Jennifer, che lei fosse innamorata di lui, e non di Malfoy. Ma questo non era possibile. Anche se lei gli aveva detto che si trovava bene con lui, anche se lui se l’era scopata prima di Draco. Al massimo poteva essere amici, forse nemmeno quello. L’amicizia, a Blaise, sarebbe bastata? No, ma avrebbe dovuta farsela bastare.

In quel momento sollevò lo sguardo su Jennifer che improvvisamente aveva assunto un espressione preoccupata. -Si è saputo?-. Domandò lei. Blaise alzò un sopracciglio come a dire che non capiva. -Che quella notte mi hai salvata?-.

-Non ti ho salvata-.

-Si è saputo?-. Insistette Jennifer.

-La notizia non è arrivata a tutti i Mangiamorte-.

-A casa tua lo sanno?-. Cazzo. Domanda diretta. Jennifer lo sapeva che nella sua famiglia erano tutti Mangiamorte.

-Si. Ma non ti preoccupare-.

-Non hai passato guai per colpa mia?-. Ormai si sentiva gli occhi pungere dalle lacrime che non si stava nemmeno sforzando di ricacciare indietro

-Non ti preoccupare-. Ribadì lui.

-Mi dispiace-. Due piccole lacrime sgorgarono dagli occhi della ragazza rigandole le guance. Era stupenda, pensò Blaise, ma non avrebbe mai potuto averla. Era perfetta, bella, ma non appariscente, dolce, sotto quella maschera di apparente freddezza degna di una Serpeverde. Bella anche così, pallida, sbattuta ancora provata da quello che era successo a dicembre, nonostante le vacanze di Natale. Lo sguardo di Blaise si soffermò per un istante sulle occhiaie marcate sotto gli occhioni color miele della ragazza.

-Da quanto tempo non dormi, Dirie?-. Di nuovo la guancia della Grifondoro fu rigata da una lacrima. Zabini capì al volo, ma non disse niente.

-Ho paura, Blaise-. Jennifer singhiozzando si prese la testa in una mano. -Paura che se mi addormento non mi risveglierò più-.

-Draco non vuole metterti in pericolo, lo sai?-.

-Si, e per favore, non dirgli niente di quello che ti ho detto-. Disse la ragazza scoprendo gli occhi lucidi. -Penserebbe che è colpa sua. Non è colpa sua se è stato costretto a diventare un Mangiamorte, e comunque io sono figlia di membri dell’Ordine, sarei comunque in pericolo-.

Blaise annuì. Dannazione, quanto avrebbe voluto che fosse per lui che Jennifer si preoccupasse così. -Cerca di dormire tranquilla-. Le disse, con un tono di voce più freddo di prima per mantenere il distacco. -Non credo che torneranno-.

-Ehy, Jennifeeeer!-. Si sentì una vocina squillante provenire dall’ingresso della Biblioteca, e i successivi sbuffi della Bibliotecaria.

-Oddio-. Fece Zabini alzando un sopracciglio e ghignando lievemente. -E ‘arrivato il clown del circo!-.

-Ma poverina!-. Fece piano Jennifer, salutando con la mano la ragazza che si avvicinava. -Luna non è affatto un clown, non capisco perché dici così!-.

-Oh, sicuramente non per quei due orecchini a forma di lecca-lecca gigante multicolore!-. Ghignò il Serpeverde. Jennifer soffocò un risolino e all’arrivo di Luna le fece spazio sulla panca per sedersi accanto a lei.

-Oh ciao!-. Fece la Lovegood a Blase notandolo con uno sguardo stranito e occhi spalancati. -I Nargilli ti hanno condotto fin qui?-.

-Oh certo!-. Fece lui ghignando verso Jennifer come cenno d’intesa. -Mi spiace, ma ora mi chiamano per condurmi nella mia Sala Comune!-. Continuò con un sarcasmo che sfuggì completamente a Luna, la quale si limitò ad annuire come fosse la cosa più ovvia del mondo.

-Dirie, Lovegood-. Fece con voce calma il ragazzo mentre si allontanava, ma quando Luna stava fissando interessata le insenature del legno del tavolo, guardò Jennifer picchiettandosi l’indice sulla tempi e dicendo col labiale: “E’ pazza”. Jennifer si sforzò di ridere in silenzio. Luna aveva attaccato a parlare di animali inesistenti, ma mancava solo una mezz’ora alla cena, e avrebbe anche potuto sopportarla. Anche perché l’animava il pensiero che, dopo cena, l’aspettava la Stanza delle Necessità.

 

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CIAO, Eccomi con un altro capitolo!

Lo so, non è molto incentrato sul resto della storia e non vede loro due insieme, ma ho pensato che dovessero comunque avere una vita e fare qualcosa al di fuori di loro due e che ci fossero anche altre persone, quindi ho scritto anche questo capitolo extra (è uno in piu che all’inizio non avevo previsto). Riguardo al capitolo precedente volevo sottolineare che non tiene molto conto del fatto che Bellatrix sia la zia di Draco, qunto del fatto che sia una Mangiamorte.

Ringraziamenti:

x SeryChan x: a chi lo dici, praticamente non ce la faccio quasi più a scrivere! Non ti preoccupare, spero solo che riuscirai e leggere a commentare questo capitolo e i successivi.

Ringrazio anche chi ha aggiunto la storia alle preferite/ seguite, che non sto a elencare.

Premetto che ci saranno altri 2 capitoli + un epilogo finale e poi ho finito di farvi soffrire!xD volevo anche dire per i prossimi capitoli che per ciò che non nomino e che ometto si deve tener conto dei fatti come li ha raccontati la Rowling.

Commentatemi, spero di aggiornare presto!

Beso,

Milla

 

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Capitolo 18
*** Scommessa ***


Cap. 18-Scommessa

Marzo, quasi primavera. Passava in fretta il tempo, se si stava bene. E le cose andavano bene, per quanto potevano andare bene in una guerra in cui tutti erano coinvolti e in pericolo.

Jennifer si svegliò ai primi raggi del pallido sole, insolitamente nel suo letto a baldacchino del suo dormitorio femminile del Grifondoro. Tutto saltato quella notte, perché lei la sera prima si era sentita male. Capitava un po’ troppo frequentemente negli ultimi tempi ma quella mattina Jennifer, con il sospiro di chi sapeva di star mentendo a sé stessa, dirigendosi nel bagno mentre si stropicciava gli occhi con aria assonnata, volle pensare che fosse colpa del cambio di stagione. Mentre si sciacquava il viso con l’acqua gelida la ragazza si risvegliò del tutto e pensò che, forse, almeno quella notte sarebbe riuscita a passarla con Draco.

-Jennifer, ma stai ancora con Malfoy, vero?-. Le chiese Ginny mentre si vestivano e si preparavano per andare a lezione, in piedi accanto ai loro letti.

-Si, certo-. Fece Jennifer con un sorriso dolce non certo tipico di lei, al che Ginny sollevò un sopracciglio. -E tu, come va con Harry?-. Svicolò la Dirie con un sorrisetto malizioso.

-Bene!-. La labbra di Ginny si aprirono in un grande sorriso alla domanda. Uscivano quasi ogni sera, ormai, lei ed Harry, ovviamente di nascosto e senza la benedizione dei Prefetti che, per motivi diversi, non facevano i salti di gioia a questa situazione, ma l’avevano accettata. -E anche Hermione sta recuperando col mio fratellino, vero Herm?-. Ridacchiò la rossa in direzione della ragazza che finora era stata zitta. Questa si limitò ad un piccolo sorriso appena accennato nel sollevare il capo.

-Davvero Hermione?-. Fece incredula Jennifer, incredibilmente felice per l’amica. -Stai con Ron?-.Non gliel’aveva detto, ma non potè sentirsi offesa visto che ultimamente lei in Sala Comune o in dormitorio non c’era mai, e le sue amiche nella maggior parte dei giorni le vedeva solo nei pasti.

-Oh, no, non stiamo insieme-. Fece Hermione sedendosi sul suo letto e incrociando le gambe. -Solo che si è lasciato con la Brown e passiamo molto tempo insieme-.

Jennifer tentò di nascondere la delusione visto che comunque la notizia che si fosse lasciato con la Brown era rallegrante. -Menomale che si è lasciato con quella troietta!-. Esclamò la ragazza. Hermione le fece un piccolo sorriso, come a chiederle se lo stesse dicendo solo per farle piacere.

-Io non la sopportavo veramente, Hermione!-. Esclamò Jennifer come ad interpretare lo sguardo dell’amica. -E’ proprio un’oca-.

-E’ bella, però-. Osservò Hermione, senza nascondere quella punta di consapevole irritazione verso la sua stessa affermazione nella voce.

-Tu sei un milione di volte meglio!-. Esclamò Jennifer guardandola negli occhi. Hermione sorrise di nuovo, un imbarazzato sorrisetto di circostanza, e mormorò un “Grazie” poco convinto a quell’affermazione, poi abbassò il capo, rimanendo seduta sul suo letto.

Jennifer si sedette con un salto sul letto di Hermione e lo stesso fece Ginny. -Tu lo sai, di essere meglio della Brown, vero?-. Le domandò la prima, inclinando un po’ la testa per osservare l’amica.

-Jennifer, io non sono bella-. Affermò questa con un pizzico di tristezza.

-Si che lo sei!-. Esclamò Jennifer sincera, senza levarle lo sguardo di dosso. -Hai dei bellissimi occhi, color miele…-. Iniziò.

-Pensi che qualcuno perda tempo a guardare i miei occhi?-. La interruppe Hermione. Ginny e Jennifer notarono solo ora le lacrime che le solcavano le gote perennemente rosse. -Io sono la secchiona della scuola, quella con la schiena gobba dal peso dei libri, quella con il cespuglio di capelli che le coprono la faccia, la Granger-topo-da-biblioteca…-. Fece, fermandosi per prendere fiato tra i singhiozzi. -E oltretutto sono anche una Mezzosangue-. Concluse, tirando su con il naso.

-Mi sa che tu ascolti troppo quello stronzo con cui sta Jennifer-. Fece Ginny. Lei e la Dirie si scambiarono un’occhiata tagliente, ma capirono che non era il momento di mettersi a discutere. -Mio fratello potrà essere parecchio scemo a volte, ma questa non gli interessa!-. Continuò la rossa provando con una mano ad asciugare le lacrime dal viso dell’amica.

-Già, Ron non ha pregiudizi-. Fece Jennifer, in cerca di qualcosa da dire per consolare Hermione. Dopotutto, come Ginny aveva fatto eloquentemente notare, era anche colpa del suo ragazzo se lei aveva questi complessi di inferiorità. -E poi, tu non sei brutta Hermione! Anzi, sei molto carina…-.

-Grazie, ragazze, ma so di non essere carina, né tantomeno bella o attraente-. Tagliò corto Hermione, sforzandosi di non scoppiare di nuovo in lacrime.

Ginny abbracciò Hermione, e lo stesso face Jennifer. Restarono così, tutt’e tre abbracciate, come non facevano da tempo, per cinque minuti buoni, prima di rendersi conto che era tardi e dovevano scendere a fare colazione. A Jennifer dispiaceva, pensò mentre scendeva le scale per arrivare in Sala Grande, che Hermione fosse così giù di morale. Lei lo sapeva che l’amica non era bellissima, ma non la trovava brutta come lei stessa si credeva, e comunque era sicuro che Ron la guardasse per quello che era… forse era stato l’innamorarsi che l’aveva resa così attenta a queste cose, ma aveva notato il modo in cui Ron guardava Hermione ultimamente e non era esattamente il modo in cui si guardano gli amici. Arrivarono in Sala Grande e si sedettero al solito tavolo, Jennifer sorrise a Draco seduto due tavoli più in là insieme a Zabini e Goyle e inizio a sorseggiare il suo caffelatte.

-Come fa a piacerti quello?-. Fece Ginny con una smorfia leggermente schifata dipinta sul viso.

Jennifer si strinse nelle spalle. -Non si può decidere di chi innamorarsi, no?-. Fece, con aria enigmatica e un sorriso dolce e pensieroso. -E comunque e meglio di quello che credi-.

-Ne dubito-. Fece asciutta la Weasley. -Ma se piace a te, fatti tuoi. Dico solo…stai attenta-. Aggiunse poi preoccupata.

-Tranquilla. Non mi succederà niente-.

-Ma se quello fa parte di quella sottospecie di setta…-. La rossa non voleva dire “Mangiamorte”, anche i muri avevano orecchie in quel periodo ed era meglio non allargarsi nemmeno quando si parlava in privato.

-Ma se tu stai col bersaglio più ambito della banda di pazzi di cui il mio ragazzo fa parte!-. Ci scherzò su Jennifer, provocatoria. Riuscì a strappare un sorriso a Ginny, per quanto entrambe fossero a dir poco angosciate dalla situazione e faticassero a dormire la notte per la paura. Ma era così che stavano le cose. Erano innamorate, e disposte anche a passare notti insonni e giorni d’ansia per stare con i ragazzi che amavano.

Prima che potesse rendersene conto, Jennifer aveva già finito il suo caffelatte e si ritrovò a fissare con disappunto il fondo della sua tazzina vuota.

-Ciao-. La ragazza, immersa nei suoi pensieri, quasi sussultò nel sentire la voce di Draco alle sue spalle. Sollevando le testa, la prima cosa che vide fu l’espressione schifata della sua amica Wesley e la finta indifferenza della Granger. Ignorò entrambe, voltandosi per salutare a sua volta il suo ragazzo. Si sorrisero e lui le scoccò un bacio sulla guancia. Niente baci sulla bocca in pubblico. Davanti a tutti questa era la massima effusione concessa, per entrambi.

-Andiamo in giardino?-. Le chiese lui. Erano le nove del mattino e loro non avrebbero avuto lezione fino alle undici, quando sarebbero stati nello stesso corso a Trasfigurazione. Jennifer annuì con un cenno quasi impercettibile del capo, sorridendo e si alzò. Si allontanarono e fecero la loro uscita dal portone della Sala Grande camminando uno accanto all’altra, senza tenersi per mano.

Era marzo e i raggi di un pallido sole da inizio della primavera illuminavano il giardino e le foglie e degli alberi, e così le torri del castello, ma il freddo si sentiva ancora e i due ragazzi si fermarono sotto i portici del cortile interno della scuola. Non c’era il solito viavai di studenti, a quell’ora molti erano impegnati con le lezione e gran parte di quelli che non lo erano dormivano ancora. Era un buon posto per stare un po’ da soli.

Jennifer si sedette su di una panchina in pietra sotto l’arcata di un portico e lo stesso fece Draco, ponendosi accanto a lei.

-Mi hanno affidato una missione-. Esordì questo. Jennifer capì che quello era un pessimo momento per parlargli dell’altro problema. -Non posso parlartene nel dettaglio, ma si tratta di Silente-.

Jennifer pensò di aver capito, pur non avendone la totale certezza, ma non reagì. Se si trattava di uccidere il Preside, Draco non l’avrebbe mai fatto. Ma i Mangiamorte allora che avrebbero fatto? Di nuovo, un terrore angoscioso di impadronì di lei, mentre deglutiva, lo sguardo fisso. Non sapeva per quanto avrebbe potuto andare avanti così, con la paura costante che succedesse qualcosa a lei o a Draco, con una bolla d’aria nello stomaco per l’ansia. Una lacrima sfuggì involontariamente dall’occhio di Jennifer.

-Stai piangendo?-.

-No, l’aria è pungente stamattina-.

-Cazzate-.

Jennifer sollevò lo sguardo verso il suo ragazzo. Si capiva che non diceva niente per non rischiare di scoppiare in lacrime.

-Vieni qui-. Sussurrò lui, e l’abbracciò, cingendole la braccia attorno alla vita. Lei ricambiò, tirando su con il naso e appoggiando la testa al petto di lui, le braccia appoggiate sulle sue spalle. Si, ce l’avrebbe fatta ad andare avanti. Solo per un abbraccio così, valeva la pena di sopportare tutto.

******

Era notte fonda, Draco era appena tornato dalla Stanza delle Necessità. Avrebbe volentieri dormito là ma Jennifer era voluta tornare in dormitorio per stare un po’ con le sue amiche e a lui non andava di rimanere là da solo.

-Buonasera-. Una figura maschile a lui molto nota lo saluto nell’oscurità del suo dormitorio.

-Ciao, Theodore-. Lui gelido accese una lanterna e si sdraiò sul suo letto dalle tende del baldacchino color verde smeraldo.

-Sei stato con la Dirie-. Non era una domanda. Nott ghignò.

-Cazzi miei-. Fu l’unica risposta di Malfoy.

-Perdi ancora tempo dietro a quella?-. Draco gettò un’occhiata verso il letto di Blaise, l’unico Serpeverde che in quel momento avrebbe potuto sostenerlo. Dormiva come un ghiro.

-Azzardati a dire qualcosa su di lei e sai dove ti ritrovi la bacchetta-. Sibilò il biondo minaccioso.

-Ohi, sta’ calmo, amico!-. Fece l’altro, nervoso e sinceramente anche un po’ impaurito dal tono di voce del compagno: lo conosceva bene e sapeva che non era conveniente mettersi contro di lui. Ma stava con quella, e lui non poteva permetterlo. -Dico solo che da quando stai con la Dirie non sei più quello di prima-.

-Cioè? Com’ero prima?-.

-Uno sciupa femmine, puttaniere, bastardo-. Ghignò Theodore.

-Forse non è un male che sia cambiato-. Ghignò Draco di rimando, ma la sua voce non aveva il tono sicuro e sbruffone di sempre.

-Draco, cazzo, eri un uomo!-. Sbottò Nott.

-Lo sono ancora, razza di imbecille-. Aggredì Malfoy.

-Ma ora sei cotto di quella-.

-Cosa ti fa pensare che io sia cotto?-. Domandò Draco accigliato. Era più che cotto, era innamorato, ma davanti ai compagno non poteva perdere la faccia così, ammettendolo apertamente. Era pur sempre un Serpeverde, con suo dannato orgoglio che aveva la priorità su tutto e tutti!

-Il fatto che non scopi più-. Fece Nott con fare quasi sprezzante. All’aria interrogativa del concasata aggiunse: -Le ragazze parlano e le voci girano-.

-Scopo-. Fece Draco, tagliente e infuriato senza perdere il controllo. -scopo con lei-.

-Scopi per amore, adesso, non per piacere-.

-Per entrambi-. Ammise Draco. Ci fu uno scambio di sguardi fulminanti tra i due ragazzi. Draco si chiese come un ragazzo che si definiva suo amico potesse non solo non stare dalla sua parte ma attaccarlo così. Forse Nott non era mai stato suo amico, ma la cosa che gli importava adesso era di non perdere la faccia con lui e con tutti i suo compagni.

Nott ride sprezzante. -Ora non sapresti più nemmeno farti una che non sia lei solo per il piacere di venire con un’altra-.

-Scommettiamo?-. Scattò su Draco, punto nel vivo.

-Asteria Greengrass?-.

-Ci sto-.

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Hello!

Eccomi al penultimo capitolo, nn ho molto da dire sulla storia, avevo inserito i chiarimenti nella nota del chap precedente…

Ringraziamenti a:

-i 19 k hanno messo la fic tra le preferite/seguite

-zia_addy: grz mille sn contenta k anche qs storia ti piaccia. A proposito, anche se forse non dovrei farlo qui volevo dirti che continuerò l’altra. Riguardo alla fretta si, me ne sono resa conto anche io, ma nn ne potevo piu di farli ignorareee! Spero che anche questo chap ti piaccia.

A presto, vado a mangiare,

Milla

 

 

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Capitolo 19
*** Lacrime di speranza: quando l'amore fa male ***


Cap. 19-Lacrime di speranza: quando l’amore fa male

Mani delicate intorno al suo collo mentre entrava dentro di lei. Baci umidi sulla labbra mentre le sue mani si posavano sui suoi seni. E doveva immaginare che fosse lei mentre se la faceva, perché altrimenti non avrebbe provato nessun piacere. In uno sgabuzzino delle scope isolato nel castello, in uno spazio infimo. Squallido. Lei non avrebbe mai accettato di farlo lì. Guardava Asteria Greengrass rivestirsi mentre lui aveva fatto lo stesso molto più rapidamente e un senso di disgusto verso sé stesso lo invase. Uscì dallo sgabuzzino.

-Fatto-. Disse a Nott, lì fuori con tanto di ghigno dipinto in viso, col tono di uno che deve assolvere ad un obbligo. E più o meno era stato così. Draco si allontanò a passi rapidi.

-E come mai non ansimi come un maiale, allora?-. Gli urlò Theodore, domanda alla quale il biondino non rispose e si diresse verso la Sala Comune.

Asteria uscì dallo stanzino mentre ancora si sistemava il reggiseno sotto il maglione e sorrise soddisfatta in direzione di Nott. Innamorata di Draco Malfoy sin dal primo istante che l’aveva visto, per lei quello era un sogno che si avverava.

Ora di cena. Draco entrò in Sala Grande con aria sconvolta e si sedette al suo tavolo, stranamente senza i suoi scagnozzi al seguito. Era stanco, stranito e disperato. Perché? Perché doveva per forza fare il coglione? Tradirla, quando l’amava, solo per non perdere la faccia con un branco di imbecilli?

-Come mai questa faccia da funerale?-. Era Blaise Zabini, alle sue spalle, che si sedette accanto a lui. Draco non rispose. -Cos’è successo con Jennifer?-. Domandò Blaise ghignando lievemente.

-L’ho tradita-. E per la prima volta Blaise vide una lacrima, di disperazione o di rabbia, violare la soglia dell’occhio di Draco.

-Ma…ma come hai potuto?-. Domandò il moro sinceramente, rendendosi conto di non stare dicendo una frase da grande amico, ma troppo sconvolto dalla dichiarazione di Draco per reagire diversamente. Draco sentì ancor più rabbia ribollire dentro di sé rendendosi conto che una lacrima gli era sfuggita. Una lacrima di rabbia? Di disperazione? Una lacrima di speranza, più probabilmente. Di tensione nella speranza che lei avrebbe potuto perdonarlo. Perché lui non poteva tenerla all’oscuro di tutto e comportarsi come se niente fosse accaduto, doveva dirglielo.

-Ha potuto perché è sempre il solito Malfoy, stronzo e puttaniere-. Al fastidioso tono di voce di Nott si unì una pacca sulla spalla da parte di questo.

-Sei stato tu-. Zabini capì al volo che era stato Theodore a sobillare Draco, e lo fulminò con lo sguardo.

-Si-. Fece Nott per tutta risposta.-Sennò questo non si svegliava più a farsi un’altra-. Si guadagnò un’occhiata letale da entrambi i ragazzi. -E poi, con quella…-. Continuò Nott. -Prima almeno era bella, ora è pure ingrassata, cosa puoi trovarci?-.

-Figlio di puttana-. Sibilò Draco a Nott tra i denti. Questo ghignò, quasi soddisfatto al sentirsi appioppare quell’appellativo.

-Draco…-. Una voce femminile risvegliò il biondo dalla disperazione e dallo stato comatoso in cui stava ricadendo. Era Jennifer. La sua Jennifer. Lui la guardò con uno sguardo colpevole più che mai. Noto che lei era pallida in viso, con un’aria sbattuta più di lui, e gli occhi lucidi si gonfiavano regolarmente di lacrime che la ragazza prontamente ricacciava indietro.

-Ho bisogno di parlarti-. Annunciò Jennifer con un tono disperato. Draco ebbe un sussulto credendo che lei l’avesse scoperto, poi pensò che era praticamente impossibile che fosse venuta già a conoscenza di quello che lui aveva appena fatto. -Ci vediamo alla Torre-.

La loro torre, pensò Draco. Da quanto tempo non si incontravano lì: più o meno dalla loro prime scopate. Lei si allontanò e Draco la fissò uscire dal portone, rassegnandosi al fatto che avrebbe dovuto confessare tutto dopo pochi minuti sulla torre. Sarà anche stato vero che era ingrassata, ma le erano venute due tette incredibili. Si sentì ancora più una merda nel constatarlo in questa situazione.

*

-Ciao-. Lei era già appoggiata alla balconata della Torre, quando lui arrivò. Quel saluto fu appena sussurrato, scossa dai singhiozzi la ragazza lasciò che lui si avvicinasse. Jennifer piangeva. Piangeva senza ricacciare indietro le lacrime, lasciando che queste le rigassero le guance. Ma quelle non erano solo lacrime di tristezza, erano anche lacrime di speranza. Speranza nel fatto che lui, se non avesse trovato la soluzione, l’avrebbe almeno tranquillizzata. Speranza nel fatto che Draco avrebbe accettato il tutto. Speranze buttate via. -Ti devo dire una cosa. E’ importante-. La voce di Jennifer era scossa dai singhiozzi.

Draco tentò di raccogliere il coraggio. -Anche io. Ti prego ascoltami-. Jennifer annuì, come ad acconsentire a sentire prima quello che lui aveva da dire.

Passarono alcuni istanti prima che Draco parlasse. -Ti ho tradita-. Disse infine tutto d’un fiato. Jennifer quasi sussultò, spalancando incredula gli occhi da cui per un attimo le lacrime smisero di uscire, perché tutto parve bloccarsi. Scuoteva leggermente la testa, incredula, incapace di formulare una frase, incapace di reagire.

-Di’ qualcosa-. Disse lui, senza che Jennifer potesse rendersi conto che anche Draco stava piangendo. Questa scosse la testa, lo sguardo fisso.

Draco posò una mano sulla vita di lei, questa la scostò, lo sguardo ancora fisso nel vuoto. Non poteva essere.

Draco mise il suo viso davanti a quello di lei, costringendola a guardarlo negli occhi. -Perdonami…-. Quasi supplicò il ragazzo.

-Vattene!-. Urlò la ragazza riprendendo il controllo delle proprio facoltà mentali e quasi la cognizione della realtà. Draco si sbattè una mano in viso, piangendo mentre sbatteva un pugno sulla ringhiera in ferro.

-Perdonami…-. Ripetè a un centimetro da lei, la voce flebile. Jennifer lo colpì sulla guancia. Faceva male, ma lui non disse niente.

-Perdonami…-. Ripetè soltanto Draco. Jennifer lo colpì di nuovo, come ansimando di rabbia, tra le lacrime di disperazione. Draco abbassò la testa. Non gli importava niente di quanti schiaffi potesse dargli Jennifer, quello che gli interessava era solamente che lei alla fine potesse perdonarlo. E piangeva, nella speranza che questo potesse accadere. E Jennifer piangeva sperando di risvegliarsi scoprendo che era stato tutto un incubo.

-Ti amo, Jennifer-. Non credeva che l’avrebbe mai detto.

-Vattene Draco-. Sussurrò lei con voce spenta, voltandosi per guardare giù dalla ringhiera.

Draco si allontanò scendendo le scale. Ancora pochi giorni e la scuola sarebbe finita. E Jennifer, da quello che aveva sentito dire da alcune pettegole Grifondoro, non sarebbe tornata a scuola l’anno seguente. Non poteva farci nulla, ma l’aveva persa per sempre. Non avrebbe mai saputo ciò che lei doveva dirgli quella sera, il perché piangesse ancora prima della sua confessione. Non l’avrebbe più stretta a sé, baciata scopata. Ma non l’avrebbe nemmeno più rivista. Tutto finito. Le lacrime di speranza dopo un po’ diventano di disillusione.

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Ultimo capitolo!

Mi disp averla fatta finire così ma volevo in parte attenermi ai fatti della Rowling…

Farò un epilogo separato dalla storia (one shot), che pubblicherò nei prossimi giorni, che chiamerò “Nonostante tutto” (vi prego di commentarlo se lo leggete, e di commentare questo capitolo per sapere cosa ne pensate in generale della storia).

MollY_gIaDa: grz x la recensione k hai postato ank se sl nel primo capitolo

OnlyHermione: una breve recensione ma positiva, grazie

x SeryChan x: ank personaggio dll storia! Oltre k x il nome prestato grz 1000 x la tua prima recensione k mi ha aiutata a continuare e x tutte le successive, smpr positive!

masychan: grz x l’unica recensione lascita^^

mattiuzza: grz x le tue recensioni devo dire costruttive ma ank positive nei confronti dll storia

 

zia_addy: grz x le recensioni, molto personali e soprattutto positive, sxo k commenterai ank qs ultimo capitolo.

A presto, ci si vede all’epilogo!

Milla

 

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