Satomi

di Speedlink
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 - Satomi, sei troppo bassa! ***
Capitolo 2: *** 2 - Satomi, sei troppo stonata! ***



Capitolo 1
*** 1 - Satomi, sei troppo bassa! ***


Capitolo 1 – Satomi, sei troppo bassa

Capitolo 1 – Satomi, sei troppo bassa!

 

 

 

Chi non conosce Satomi Sooto?

 

Noooo! Non ditemi che non avete MAI sentito parlare di lei! Ma in che mondo vivete?

Chiedete a chiunque, qui, e vi saprà dire: Satomi ormai è famosa, Satomi è una grande! Satomi è incredibile, Satomi è…terribile!

Siete fortunati, eccola che passa di qua. Osservatela bene, all’ apparenza non sembra niente di speciale: viso sorridente normale, capelli corti scuri normali, uniforme scolastica normale…carina? Sì, leggermente sopra la media, forse, ma non più di tanto.

Come dite? E’ bassa? Sì, effettivamente questa è una sua caratteristica: è piuttosto bassina di statura per la sua età, forse è tra le più “tappe” di tutta la scuola.

NO, NO, NO!

Non azzardatevi mai a darle della “tappa”! Se lo fate, tirerà fuori quella che è la sua arma segreta!

LA VOCE! Amici miei, quando Satomi alza la voce c’ è poco da scherzare! Nei momenti in cui lei grida, i vetri delle finestre tremano. Pensate che fior di testimoni sono pronti a giurare di aver udito distintamente la sua voce dal piano terra: la classe di Satomi è al terzo piano!

Non ha una gola, ha una sirena!  Starle vicini quando urla significa perdere il senso dell’ udito per tre o quattro minuti almeno! E’ per questo che noi, scherzando, la chiamiamo “Satomi sotto”*(1)!

 

Ma che fa in giro per i corridoi, digrignando i denti come un’ indemoniata? Eccola che si dirige verso di noi! Ricordate, meglio non provocarla! Ascoltatela e basta!

 

 

Satomi afferrò il braccio della sua migliore amica:

            -“Moe-Moe, vieni con me, è urgente!”

(In realtà sarebbe Moemi…ma quando Satomi decide un soprannome non c’ è niente da fare, sei condannato a vita!)

            -“Che altro è successo? E’ da stamattina che sembri posseduta dal diavolo!”

            -“Per spiegartelo devo fartelo vedere! Muoviti!”

-“Non posso lasciarti libera dieci minuti che…ma almeno mi fai finire di mangiare in pace il mio tramezzino?”

Satomi alzò la voce, come suo solito:

-“MOE-MOE! Non capisci? Stavolta è veramente grave! Ne va della mia dignità, dei miei affetti, del mio cuore, del mio futuro come essere umano….se fallisco, sarà la fine dei miei sogni giovanili, di tutti gli ideali per i quali ho sempre lottato con tutte le mie forze…”

-“…i tuoi ideali? Cioè…i ragazzi?”

-“Cosa-cosa? Ti sembro una che pensa sempre ai ragazzi, io? Come puoi tu, amica del cuore, parlarmi in modo così crudele? Come puoi ridurre tutta la mia esistenza in quanto persona ad una semplice, ignobile, indiscriminata caccia ai ragazzi più carini?”

-“Chi credi di prendere in giro? Ti conosco troppo bene, ormai! Ma se non pensi ad altro per tutto il giorno!”

Satomi rimase muta ed interdetta per qualche secondo, sembrava volesse scoppiare a piangere.

            -“………………………………”

            -“Beh, hai perso la lingua?”

-“MA QUESTA VOLTA E’ DAVVERO CARINO, MOE-MOE! E’ IL PIU’ FANTASTICO DELLA SCUOLA, DI TUTTA LA CITTA’, DI TUTTO IL MONDO! NON POSSO LASCIARMELO SCAPPARE!”

            -“Ecco, appunto…ci avrei scommesso, dici sempre così…”

-“E’…FANTASTICO, INCREDIBILE..IMPERDIBILE! YOU’RE SIMPLY THE BEEEEEEEEST….”

            -“Va bene, va bene, andiamo ma smettila di gridare!”

            -“Yeeeeeeee! Avanti!”

            -“…ancora non so chi mi spinge a continuare ad essere tua amica…”

 

Moe-Moe sapeva che, quando ci si metteva, Satomi era inarrestabile! L’unica maniera per cercare di non essere travolti era evitare il più possibile di ostacolarla.

Uscirono dall’ edificio, dopodiché si acquattarono sotto un muretto vicino ai campi di calcio.

 

-“Goro Takashi? Ah, sì, ora ricordo! Quello del concerto dell’ aprile scorso! Beh, sì, effettivamente era niente male…”

-“Sssst! Sta’ zitta o ci farai scoprire!”

-“Mi spieghi perché dobbiamo nasconderci come due ladre?”

            -“Perché lui….è insidiato!”

            -“Come, insidiato?”

-“In questo momento, stiamo correndo un grave pericolo!”

-“Eeeeehhh??”

-“Vicino a lui è situata una potentissima bomba ad orologeria che non esiterà ad esplodere se ci faremo scoprire! Per la tua e la mia salvezza, rimani nascosta…”

Ma Moe-Moe, che ormai era abituata alle stravaganze dell’ amica, aveva già tirato su la testa per osservare. Dopo qualche secondo, tornò giù:

            -“Sta parlando con una ragazza…”

            -“Ti ho detto di stare giù! Hai tanta voglia di morire?”

            -“…è quella ragazza la bomba letale?”

            -“Esattamente!”

            -“aahhh…poveri noi…”

 

-“Perché non vuoi capire? Quella non è una ragazza normale! Quella è Inoue Moruki, una cacciatrice di uomini! Lo sta assalendo! Lo sta conquistando! ME LO STA RUBANDO!”

            -“Piantala di agitarti o ti trascino a forza via da qui!”

-“Gggggrrrrr……quella brutta, lurida, schifosa….gggrrrrrrrrrrrr..”, Satomi per la rabbia addentò la prima cosa a portata di bocca.

            -“Smettila di spaccare il cemento con i denti! Rovini il muro e non risolvi il problema!”

            -“…ggggrrrr…sono solo pezzi piccoli, piccolissimi, non c’ è problemaaaaaa..ggggrrrr….”

            -“Ma ti vuoi calmare? Che razza di figura ci faresti, se ti vedess…”

 

In quel momento, Inoue affacciava la testa dall’ altra parte del muretto.

            -“Cosa fate? Spiate?”

La reazione di Satomi fu disastrosa.

-“AAAAAAAAAAAAAAAAHHHH!! CI HA SCOPERTE!! COSA FACCIAMO??? COSA FACCIAMO???”

            -“ABBASSA QUELLA VOCE, SATO…”

Comparve anche la testa di Goro Takashi.

           

-“Cosa succede? Qualcuno sta male?”

 

 

FFFFFFFFIUUUUUUUUUUUU……(folata di vento)

 

Satomi era pietrificata…

            -“ah..ah…mi ha scoperto…che figuraccia….”

Il ragazzo continuò, rivolto a lei:

            -“Ehi, ti senti male? Ti serve aiuto?”

            -“….figuraccia….come faccio ora? Ho perso tutte le speranze…”

            -“Ehi, sto parlando con te! Cosa c’ è che non va?”

            -“…non potrò più neanche guardarlo in faccia…non potrò neanche salutarlo da lontano…”

Moe-Moe intervenne, rivolta a lui:

-“Scusala, quando entra in crisi il mondo intorno scompare! So io come fare a farla tornare in sé. Con permesso…”

 

Cominciò il suo rituale: stese Satomi per terra. Poi tirò fuori un fazzolettino di carta.

-“Fortuna che ne porto sempre qualcuno per le emergenze…ah, che cosa mi tocca fare…”, sospirò.

Con gesti abituali, strappò due pezzi di carta, avvolgendoli come bastoncini e poi glieli infilò nelle narici. Satomi continuava a mormorare parole sconnesse.

            -“Ma…cosa fai? Perché le tappi il naso?” chiese Inoue, stupita.

            -“E’ semplice…per impedirle di respirare…”

 

Goro saltò all’ indietro per lo spavento:

            -“CO-CO-COSA LE VUOI FARE? Vuoi soffocarla?”

            -“Ci sei…andato vicino. Farle mancare l’ aria è l’ unico modo per farla tornare in sé.”

            -“Ma-ma…che razza di malattia ha?”

            -“Non chiedermelo…sono anni che sono sua amica e ancora non l’ ho capito!”

Le sollevò da terra una gamba, poi le tolse la scarpa e la calza. Cominciò a spiegare:

-“Siccome limitarsi ad ostruirle bocca e naso non servirebbe a niente, dato che ha un controllo del respiro a dir poco eccezionale, ho bisogno di indurla a spingere fuori l’ aria controvoglia. Il sistema che ho trovato più efficace negli anni è quello di provocarle delle contrazioni muscolari involontarie nell’ addome, congiunte ad un forte richiamo vocale che scuota il suo subconscio più remoto riportandola così allo stato di totale coscienza! Mi ci è voluto tempo per perfezionare questa tecnica, ma ormai posso dirmi pienamente soddisfatta dei risultati!”

 

Inoue ebbe la pelle d’ oca:

-“Che…che cosa stai facendo? Non ci ho capito niente! Non è pericoloso, vero? Non è che ci muore qui, davanti agli occhi, vero?”

            -“No, non preoccuparti, dammi solo un minuto e te la riporto come nuova!” rispose Moe-Moe, con la tranquillità e la sapienza dei gesti di una rianimatrice professionista.

 

            -“Ci siamo!” esclamò infine, “Ora indietreggiate e, mi raccomando, non spaventatevi!”

Le afferrò saldamente la caviglia, poi le tappò la bocca con la mano e le torse il collo, in modo che l’ orecchio destro fosse ben esposto. Infine:

-“Va bene, Satomi, adesso basta!”

Cominciò con l’ altra mano a solleticarle la pianta del piede. Satomi prese ad agitarsi in tutte le direzioni, nell’ inutile tentativo di liberarsi, ma la posa assunta da Moe-Moe, studiata in ogni particolare e costata anni e anni di pratica, non le lasciava scampo.

Mancava soltanto l’ ultimo elemento. La voce che risvegliasse il suo subconscio.

Mentre ancora la teneva stretta e le faceva il solletico, Moe-Moe prese a gridarle nell’ orecchio:

-“Svegliati, Satomi! Guarda come la natura ti sorride e la vita ti risplende! La tua giovinezza è nel fiore! Coraggio, pensa agli uccellini che cantano sugli alberi, sono lì per salutarti! Pensa ai fiori nei campi che tu calpesti, riflettono la tua bellezza e la tua purezza d’ animo! CORAGGIO, PENSA A TUTTI I RAGAZZI AFFASCINANTI CHE ASPETTANO SOLO UN TUO CENNO PER SCIOGLIERSI COME GELATI!”

E poi, arrivò la frase finale:

            -“ECCO, NE STA ARRIVANDO UNO PROPRIO ORA! SVEEEEEEEEGLIAAA!!”

 

L’ indescrivibile agitarsi di Satomi cessò all’ istante. Moe-Moe mollò la presa, aiutandola a rialzarsi.

            -“Come ti senti, ora?”

            -“Non ricordo…cosa è successo esattamente?”

-“Ehm…ti spiego…” bisbigliò, non avendo il coraggio di alzare lo sguardo verso i due spettatori di quell’ insolita esibizione.

 

Gli occhi di Goro Takashi si erano fatti piccoli come puntini per lo stupore, mentre Inoue si era lasciata cadere a terra senza forze. Solo qualche attimo di silenzio, poi Goro balbettò, lentamente:

            -“Ma-ma-ma…cosa sei tu, una sua amica o un’ esorcista??”

Moe-Moe  non poté fare altro che sospirare. Doveva essere abituata a quel genere di reazioni.

 

Non appena Inoue si fu rialzata da terra, esclamò:

-“Che razza di matti! Io non ci resto con gente del genere!”, poi, rivolta al ragazzo, “Goro, andiamo!”

Girò la testa dall’ altra parte, con fare altezzoso, e si allontanò. Goro rimase ancora qualche secondo a fissare la scena, incontrando lo sguardo sconsolato della povera rianimatrice. Poi:

            -“Ehi, Inoue! Aspettami!”

E scomparve dietro l’angolo.

 

            -“Ma hai visto come se lo tira dietro, come un cagnolino?”

 

            -“Moe-Moe, mi stai ascoltando?”

 

            -“Ma che hai, ti sei bloccata?”

 

La ragazza si riprese dalla trance, voltandosi verso Satomi.

            -“Non ho sentito, cosa stavi dicend……eeeeekk!”

 

Satomi stava nuovamente addentando il muro, strappandone grossi pezzi.

-“Quella lurida…brutta…schifosa…maledetta…lo ha insidiato…e io non ho fatto niente per impedirlo…”

-“Ma che diavolo…! Non rientrare in crisi proprio dopo che ti ho resuscitata davanti ad estranei! Ti rendi conto che è imbarazzante?”

Ma Satomi non la stava ad ascoltare, immersa nei suoi foschi pensieri:

-“Hunter ha rapito il povero Guu…povero Guu, Hunter ti ha fatto suo schiavo…ma io ti libererò, povero Guu, io ti libererò!!”

            -“Hunter? Guu? Ma di che diavolo stai parlando?”

 

Satomi si voltò verso di lei, grossi pezzi di cemento sbriciolato cadevano dalla sua bocca mentre parlava. In corrispondenza, il muro mostrava profondi segni di morso, come fosse una mela.

 

            -“Sono i loro soprannomi…lei è la cacciatrice, Hunter, mentre Goro è il povero Guu!”

            -“Ma che stai combinando? Lo stai azzannando davvero? Ti farai male!”

-“Sono solo pezzi piccoli, non c’ è problema…volevo portarmi un souvenir di questa bella giornata…questo muro è morbido, si mangia che è un piacere…”

-“S-Smettila di guardarmi con quegli occhi! Sembri posseduta dal demonio! Ma chi me lo fa fare??”

 

Qualche ora più tardi, il cellulare di Moe-Moe squillò. La ragazza si alzò da letto e si diresse alla scrivania.

 

-“MOE-MOE!! HO SCOPERTO IL SEGRETO DEL POVERO GUU!!! HUNTER NON CE LA FARA’ MAI CONTRO DI ME!!!”

            -“COSA DIAVOLO MI GRIDI AL TELEFONO??? PARLA CON CALMA!!!”

            -“Ascolta, ascolta!! Ho scoperto che il povero Guu…”

            -“Si chiama Goro!!! Non puoi affibiargli un soprannome così, di punto in bianco!”

            -“……………………..”

            -“…..cosa c’ è ora? Rispondi!”

            -“……………………….!!”

            -“Satomi! Che hai? Ti decidi a parlare???

            -“…………………….!!!!!”

            -“Uffa…….allora, qual’ è il punto debole del povero Guu?”

-“E’ presto detto! Ho scoperto che il povero Guu suona il violino! Studia musica nell’ istituto vicino alla scuola!!”

-“E allora?”

-“Eh eh eh…ho fatto le mie ricerche…a quanto pare, sembra che tantissime ragazze gli abbiano chiesto quale sia la sua fidanzata ideale, e lui ha risposto….tieniti forte….che dovrebbe essere una ragazza dolce, sensibile, intelligente e che dovrebbe suonare uno strumento musicale! Eh? Che ne dici?”

-“Beh…e allora???

-“!!! Come –allora-? Ti rendi conto, Moe-Moe, che è il MIO ritratto spiccicato???”

 

Moe-Moe per poco non cadde sul pavimento:

-“Da quando tu sei dolce e sensibile? Se non fai altro che urlare in testa alla gente e sbriciolare cemento coi denti?”

-“IO SONO SENSIBILISSIMA E ANCHE MOLTO DOLCE, TU LO SAI BENE!! CHE RAZZA DI AMICA SEI SE NON MI SUPPORTI???

Come al solito, non era il caso di contraddirla. L’ avrebbe capito da sola anche stavolta.

            -“…in ogni caso, ti manca un requisito: tu non sai suonare nessuno strumento!”

            -“Esattamente! E’ per questo che da domani mi iscrivo alla scuola di musica!”

            -“Che cosa?? Ma sei pazza? Vuoi imparare la musica così, all’ improvviso??”

-“Eh eh eh…è un piano perfetto…studiando lì non solo imparerò a suonare, ma potrò anche stare vicinissima al povero Guu!! Non è un’ idea geniale?”

-“Lo compatisco, poverino…”

-“Cosa dici?”

-“Niente, niente…secondo me comunque è una delle tue solite pensate assurde!”

-“………………………………”

-“Che fai, non rispondi??”

-“……………………………….!!”

-“Satomi, ancora con questa storia?? Ma hai il cervello di una bambina di quattro anni?”

-“………………………………………..!!”

-“Ok, ok, mi arrendo! Fai pure quello che caspita ti pare!”

-“Grazie! Sapevo di poter contare su di te, Moe-Moe!”

 

Alla ragazza si gelò il sangue nelle vene:

 

-“Un momento…..come sarebbe a dire –contare su di me-?”

-“Ci andremo insieme alla scuola di musica, vero? Allora a domani, grazie amica mia! Ciaaaaoooo!!!”

-“Aspetta….! Che stai dicend….”

 

Ma Satomi aveva già riattaccato.

 

 

Ve l’ ho detto, quando Satomi si mette in testa una cosa, il mondo interno non riuscirebbe a smuoverla di un passo.

 

 

Ecco, Satomi, per poter conquistare

s’ è messa in testa di imparare a suonare,

ma come farà, piccola com’è,

a trovar lo strumento più adatto a sé?

Se non arriva nemmeno alla grancassa!

Satomi, Satomi, sei troppo bassa!

 

 

 

 

 

Note:

 

(1): “Sooto” è il cognome di Satomi, ma “sotto” in giapponese significa “senza far rumore, sottovoce”: proprio tutto il contrario di lei!

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Capitolo 2
*** 2 - Satomi, sei troppo stonata! ***


Capitolo 1 – Satomi, sei troppo stonata

Capitolo 1 – Satomi, sei troppo stonata!

 

 

 

            -“Chaaaa, chaa-chaaa, cha, cha-chaaaaa!”

            -“Iscriviti pure ad un corso di musica, ma TI SCONGIURO non fare canto!”

            -“Um? Perché?”

            -“E me lo chiedi pure…”

            -“Sono stonata??”

-“Come un’ anatra selvatica! Ma non è questo il problema…se tu canti, il mondo intero conoscerà l’ agonia! I tappi per le orecchie saranno di moda quest’ anno, a scuola!”

            -“BLEEEAH!! Sei solo gelosa della mia fantastica voce!”

            -“Sigh! Come no…”

-“In ogni caso, non devi preoccuparti! Non ho intenzione di studiare canto! Voglio fare violino!”

-“Almeno non usi il fiato…ma perché proprio violino?”

 

Satomi si girò verso di lei con un sorsetto per niente rassicurante:

 

            -“Perché LUI studia violino….come sei ingenua, Moe-Moe! Ah ah ah!”

            -“Vuoi stare vicina a lui durante la lezione?”

Satomi era in estasi mistica:

-“Esattamente…eh eh eh…è una postazione perfetta per attuare tutte le mie fantastiche tecniche di conquista!”

-“Fantastiche? Come quella volta che per fare colpo sul ragazzo del fast food ordinasti quattro hamburger con patatine?”

-“Era per dimostrargli che apprezzavo il suo lavoro e che dalle sue mani avrei accettato di tutto. In più, era pure un messaggio subliminale: tu mi fai venire fame, tu mi fai venire fame, ho voglia di assaggiarti…era una pensata geniale, altroché!”

-“Già…ma vomitargli tutta quella roba addosso non appena ti si avvicinò non fu altrettanto geniale…”

-“Che potevo farci se avevo appena finito di mangiare ed ero già a stomaco pieno?”

-“…cerca solo di non combinare disastri! Ricorda che è una scuola, non un circo!”

 

Il rettore dell’ istituto, tal professor Mabuchi, accolse le ragazze nel suo studio con fare calmo e gentile. Dopo averle fatte accomodare davanti alla sua scrivania:

-“Cosa desiderate? Siete qui per informazioni, proporre spettacoli o gemellaggi con la scuola? Desiderate visitare le nostre aule o parlare con degli alunni? Sicuramente conoscerete molti di loro, dato che frequentano la stessa vostra scuola, qui vicino. Siete venute a prendere qualche vostra amica o amico?”

Moe-Moe e Satomi si guardarono in silenzio: stupefacente, un direttore così educato e disponibile con i ragazzi non l’ avevano mai visto! Si vede che la musica induce ad essere gentili!

Moe-Moe con un gesto le suggerì: “Avanti, diglielo!”

Satomi aprì la bocca:

-“Veramente…professore…il mio nome è Satomi Sooto, e…vorrei iscrivermi ai vostri corsi di musica!” disse tutto d’ un fiato, facendo subito un profondo inchino.

 

Il professore aprì leggermente le palpebre, sempre mantenendo il suo sorriso.

-“Capisco…sei la benvenuta, Satomi Sooto! Attendi solo un attimo mentre preparo la tua domanda di iscrizione.”

Detto questo, tirò fuori dal cassetto un modulo prestampato e cominciò a compilarlo a penna.

Satomi guardò nuovamente in direzione di Moe-Moe. Era raggiante: ce l’ aveva fatta, era stato facilissimo! Ma è naturale, Satomi è o non è la migliore?

Moe-Moe invece ricambiò con il suo solito sguardo dubbioso: c’ era qualcosa che non andava…fin troppo facile, secondo lei!

 

            -“Ecco qui, ho finito! Per favore, compila con i tuoi dati e poi firma qui sotto!”

            -“Subito!”

            -“Aspetta, Satomi!”

            -“………?? Cosa c’ è, Moe-Moe?”

-“Ehm…voglio dire…” cominciò lei, cercando di farle intendere più con lo sguardo che con le parole, “…fo-forse è un po’ troppo affrettato, non credi che dovresti prima pensarci un po’ su? Magari, osservando come si svolgono le lezioni, o cose così…”

 

Ma in realtà stava intendendo tutt’ altro: Satomi, fermati! C’ è qualcosa che puzza! Non mi piace affatto!

Ma quando Satomi si mette in testa una cosa, non c’ è logica che possa fermarla.

 

            -“Non preoccuparti, andrà tutto bene!” la interruppe, e firmò.

Mabuchi-sensei ritirò il foglio con un sorriso.

-“Sono contento che tu ti unisca a noi! Come prima cosa, volevo farti sapere che la quota d’ iscrizione mensile è di 5000 Yen. Per il tuoi primi due mesi, non c’ è problema: sono gratuiti, a condizione però che tu frequenti tutte le lezioni. Comincerai domani!”

 

 

Mentre tornavano a casa, Satomi canticchiava senza sosta lo stesso motivetto:

-“Chaaaa, chaa-chaaa, cha, cha-cha…Moe-Moe, perché quella faccia? Ce l’ abbiamo fatta, no? Sorridi! Presto il povero Guu sarà mio!”

-“…non ti è sembrato strano?”

-“Cosa?”

-“…tutta quella gentilezza…la fretta con la quale ha compilato la tua iscrizione…e poi la faccenda dei due mesi gratis…non so perché, ma mi sembra tutto molto strano…”

-“Ti preoccupi sempre troppo per me, Moe-Moe! E’ per questo che sei la mia migliore amica!”

Moe-Moe non potè fare a meno di stringerla per le spalle.

            -“Ma…cosa fai? Questi abbracci improvvisi mi fanno spaventare!”

            -“…spero solo che non ti capiti niente di male!” rispose lei, con un sorriso.

 

Arrivati al cancello di casa Sooto,  da un cespuglio improvvisamente spuntò un cappellino rosso. Con gesto abituale, Satomi salutò con la mano il cespuglio, accompagnandolo da un:

            -“Ciao, Don Giovanni!”

 

Era pronta, impaziente e felice.

 

L’ indomani, all’ ora di lezione:

 

           

            -“Buongiorno, posso entrare?”

            -“…………………………………………”

            -“Buongiorno, è permesso?”

            -“………………………………………………”

-“Buongiorno. C’ è nessuno?”

Satomi sbirciò all’ interno. Lo studio del direttore era stranamente deserto.

Si guardò intorno, ma anche nel corridoio nessuno in vista.

Cominciò a scorrere le varie aule: da ognuna provenivano chiassosi suoni di strumenti, voci di insegnanti che spiegavano i vari passaggi, voci di alunni intenti a capire qualcosa di tutte quelle note.

Dall’ aula di canto si sprigionava un gregoriano corale, andante e tristissimo. Era talmente bello e caratteristico che a Satomi sembrò che dall’ altra parte della porta, anziché un’ aula, ci fosse una chiesa in piena funzione.

Scorse i cartellini in cerca dell’ aula di violino: 12esima, 12esima….ecco la lì, la quartultima!!

Il cuore cominciò a batterle forte:

-“Il povero Guu è qui dietro, è qui dietro…chissà che faccia farà quando mi vedrà entrare! Ih ih ih! Farò sicuramente colpo su di lui, e mi rifarò della figuraccia dell’ altra volta!”

 

Ma stava proprio per poggiare la mano emozionata sulla maniglia, quando…

 

…sentì un’ ombra gigantesca avvolgergli le spalle.

Si voltò di scatto, e gettò un urlo di terrore.

 

 

AAAAAAAAAAAAAHHHHH!!!

 

 

            -“Ssssssssatomi Ssssssssoooootoooooooooo….!”

            -“Di-direttore Mabuchi…cos’ ha? Si sente male?”

            -“Chiamami pure………professssssssssssoooore, Ssssssatomi Sssssooootooooo….!”

-“Pro-professore….cosa sono quegli occhi iniettati di sangue e lo sguardo assassino? E’ uno scherzo, vero?”

 

Purtroppo era proprio vero: il gentile e cordiale Direttore Ma buchi sembrava essersi trasformato nella sua controparte malefica, una specie di Mr. Hide! Le pupille, rosse e spalancate, i canini aguzzi che fuoriuscivano, raschiando le guance, le unghie lunghe e affilate come artigli, la pelle squamosa…un professore mannaro!

 

            -“Ssssssssoootoooo…….vieni con me, dobbiamo andare a lezione…”

            -“Eh? Come? Ma…non è qui?”

            -“La tua aula è da quessssta parte, prego…..Ssssssssssooootoooooo….!”

 

Aula sedici, l’ultima.

Una porta scorticata, segnata da numerosi graffi, senza neanche il pomello.

Dall’ interno, un buffo, ovattato, borbottante lamento di ottone.

 

 

Satomi non credette a quello che vide.

 

 

IL TROMBONE?????????????

 

MA IO NON VOGLIO SUONARE IL TROMBONE!!!!!!! IO VOGLIO FARE VIOLINO!!!

 

 

-“Mi dispiace, Sssssssssootooooooo….quando hai compilato la tua domanda, non hai specificato lo strumento, e così ti ho iscritta alla mia classssssse….trombone!! Ormai è deciso, Sssssotoooooo!!”

 

 

Musica da film horror!

 

Frankestein!

 

 

Transilvania!

 

 

Dddddrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrraculaaaaaaa!!! Ah ah ah ah ah ah!!

 

 

Yaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhh!!! (grido di orrore)

 

 

            -“MA LEI NON PUO’ FARMI QUESTO? IO VOLEVO SUONARE IL VIOLINOOO!!!

 

-“Ormai se in mio potere, Sssssootoooooo…puoi sempre decidere di andartene, ma in questo caso dovrai pagare i due mesi iniziali…sono 10.000 Yen!”

-“Ma io non li ho 10.000 Yen!”

-“Allora fila a suonare il trombone, Ssssootoooo…”

-“Ma il trombone…è uno strumento ridicolo! E poi è fatto per i maschi!”

 

 

A quell’ affermazione, il viso del professore istantaneamente tornò al suo aspetto originario. Con un sorriso cordiale le rispose:

-“Ti sbagli, Sooto. Le donne che suonano il trombone sono molte più di quante immagini! Entra, prego!”

Satomi non la digeriva:

-“No! Io mi rifiuto di suonare quel…coso! Diventerei lo zimbello di tutta la scuola! Ma, insomma, si rende conto? Una donna che suona il trombone! E’ inconcepibile! E’ assurdo! Sembrerebbe un numero da circo! E….”

 

Non potè continuare, dato che il professore aveva nuovamente assunto l’ espressione assassina. Prese a tremare così forte che per poco non le saltarono le scarpe.

            -“D’ accordo, d’ accordo…se proprio ci tiene…vorrà dire che proverò!”

 

Una volta entrata, la porta si chiuse a chiave dietro di lei.

 

 

-“Moe-Moe! E’ assurdo! Sono disperata! E’ successa una tragedia!” urlò Satomi, non appena il giorno dopo incontrò l’ amica all’ ingresso.

-“Che altro?”

Gli narrò tutto.

-“Davvero studierai il trombone?? Ma è fantasticoooo! E’ bellissimo! Chissà come sarai eccitata!”

Satomi si infuriò:

            -“Adesso mi prendi in giro anche? Che razza di amica sei se non mi supporti?”

 

Ma Moe-Moe, con una strana espressione, le ribatté:

 

-“Scusami se te lo dico, Satomi, ma te lo meriti! Hai deciso in fretta e furia di suonare solo per avvicinarti ad un ragazzo, infischiandotene altamente delle conseguenze? Eccoti servita! Sai come dice il proverbio? Hai voluto la bicicletta? Ora pedala!”

 

Satomi rimase in silenzio: poche volte l’ amica arrivava a rimproverarla, ma sapeva che, quando lo faceva, di solito aveva perfettamente ragione. Ora si sentiva in colpa per quello che aveva fatto.

            -“Mi…mi dispiace…se non ho ascoltato i tuoi consigli…io non immaginavo…”

 

Ma Moe-Moe era un’ amica eccellente, e sapeva sempre quanto dosare la carezza e la mazza:

            -“Su, su, coraggio! Ormai quel che è fatto è fatto!”

            -“Sì, ma io…” cominciò Satomi, sul punto di piangere.

Moe-Moe le sorrise dolcemente:

            -“Piuttosto, andiamo a vedere queste lezioni!”

 

Durante il tragitto, Satomi continuava a descrivere con parole eccitate e nervose le sue prime impressioni sul professore, sull’ aula e soprattutto sui suoi strani compagni di corso.

Non erano parole entusiaste, ma neanche depresse.

Moe-Moe la ascoltava sorridente: almeno l’ aveva presa bene! Se non altro, non l’ aveva vista sprofondare nello sconforto più nero! Del resto, nonostante lei stessa avesse detto che se l’ era meritata, non avrebbe potuto sopportare di vedere Satomi soffrire.

 

-“Preparati, perché gli studenti di quest’ aula sono tutto tranne che normali!” la avvertì, prima di aprire l’ uscio.

 

 

Seduti ai banchi centrali vi erano gli unici frequentanti, tre ragazze ed un ragazzo. Ognuno di loro sembrava uscito fuori da un diverso romanzo o racconto di fantasia. Un ragazzo coi capelli ondulati e gli occhiali, vestito da una strana uniforme militare grigia, una ragazza dalle lunghe trecce bionde intenta a scrivere qualcosa sul quaderno, un’ altra dietro, seduta sul banco con le gambe accavallate e gli occhi chiusi, in apparente stato di meditazione, un’ ultima con la faccia spiaccicata sul banco, come svenuta.

Non appena misero piede dentro l’aula, il ragazzo si alzò in piedi per salutare Satomi, scattando sull’ attenti e portando la mano alla fronte:

-“Saluti, compagna Satomi! Il professore farà ritardo, ha detto di esercitarci da soli! Signore!”

Satomi sospirò:

-“Ecco, quello è il primo pazzo. Non conosco il suo vero nome, ma qui lo chiamano Kamerata…”

In quel momento, la ragazza seduta al suo fianco con la faccia spiaccicata lo strattonò per la manica.

            -“Cosa c’ è, Nankun? Saluta anche tu Satomi!”

            -“Kamerata…io ho fame!!!

Il Kamerata saltò su tutte le furie:

-“COME TI PERMETTI? HAI APPENA MANGIATO UN’ ORA FA E GIA’ RICOMINCI CON LA FAME?? SAPPI CHE SE STAI CERCANDO DI SCROCCARE IL MIO PRANZO SEI CAPITATA MALE! OGGI NON HO ALCUNA INTENZIONE DI CEDERE AI TUOI SPORCHI RICATTI!”

            -“…ho fammmeeeeeeeeeeeeeeeeee….cibooooooooooooo….”

Nankun si alzò da sedere, mostrando due paia di occhi neri come l’inchiostro ed un enorme bocca spalancata:

            -“…da mangiaaaareeee….”

-“Nankun…non ricominciare con la recita dello zombie…gu-guarda che non attacca!!” balbettò il Kamerata, visibilmente preoccupato.

 

Fu allora che Nankun gli si gettò addosso con la furia di una bestia selvaggia:

            -“Lo so che la nascondi nella tasca! Dammi la tua merendaaaaa!!!

Il Kamerata cominciò a correre per l’ aula, inseguito a ruota dall’ affamata Nankun e gridando con voce stridula:

            -“AIUUUUTOOOOO!! MI VUOLE MANGIARE VIVO!!”

 

Moe-Moe assisteva allibita alla scena, mentre Satomi sospirava. Doveva averla vista già il giorno prima.

Il Kamerata continuava a sfuggire:

-“AIUUUUTOOO!!! AXEL, TI PREGO, FA’ QUALCOOOOOOSAAAA!! FERMALA, FALLA SMETTERE!!!

Axel, la ragazza con le trecce bionde, scattò in piedi all’ istante, tirando fuori da chissà dove un enorme arco e una faretra.

            -“Agli ordini, Kamerata! La libero io!”

-“NO! NO, AXEL, LE FRECCE NO! SAI BENE CHE SONO CONTRO LA VIOLEEEEEEEKKHH!!”

Non aveva fatto in tempo a finire la frase che già una nuvola di frecce cadeva sulle loro teste in fuga. Ora, oltre a fuggire le grinfie di Nankun, cercava di evitare le frecce di Axel che piovevano ininterrotte e con sorprendente rapidità.

-“AXEL, MENO MALE CHE LA TUA MIRA E’ PESSIMA!!” gli uscì in un impeto di rabbia, ma subito si tappò la bocca con la mano.

 

Sapeva, sapeva bene che non avrebbe dovuto dirlo!

Gli occhi di Axel scintillarono all’ istante.

Il Kamerata capì cosa aveva combinato:

            -“NO, NO, AXEL, TI PREGO, NON QUELLO, TUTTO TRANNE QUELLO!!”

Ma Axel non lo ascoltava, appiccò il fuoco e cominciò ad incendiare le punte delle frecce, questa volta mirando deliberatamente alla sua testa.

La situazione precipitava. Preso dalla disperazione, il Kamerata si rivolse all’ unica persona che era rimasta impassibile a tutto il trambusto, immersa nella sua meditazione:

-“VERYLLA!! VERRYLLA, AIUTAMI TU, FAI QUALCOSA!! FALLE SMETTERE TUTTE E DUEEEE!!”

 

Verylla aprì gli occhi di scatto: una voce profonda e secca.

            -“Agli ordini, Kamerata!”

 

Si alzò in piedi sul banco, tirando poi fuori da chissà dove un lungo bastone con strane incisioni e cominciandolo a roteare sulla propria testa. Il Kamerata cominciò a piangere e, mentre ancora correva, gridava:

            -“NOOOOOOOOO!!! VERYLLA, TI PREGO, IL TERREMOTO NOOOOOOOO!!!”

 

Ma era ormai troppo tardi: colpendo col bastone il suolo, si scatenò un tremendo terremoto che staccò letteralmente pezzi interi di pavimento, sospendendoli a mezz’ aria. In pochi secondi, tutto fu ricoperto dalle macerie. Il Kamerata, Nankun ed Axel sparirono sotto di esse. Verylla, ancora sul banco, chiuse gli occhi e riunì le mani in preghiera:

            -“Tecnica segreta della jungla: -Furia della terra-! Yohoho!!”, concluse.

 

Un silenzio irreale piombò nell’ aula: Satomi e Moe-Moe osservavano terrorizzate la catastrofe di tre esseri umani sepolti dalle macerie. Almeno fino a quando, da sotto a un cumulo di pietre, non saltò fuori la testa di Nankun, che stringeva in bocca la merendina, ancora avvolta nel suo involucro. Senza preoccuparsi troppo di rimuoverlo (anche perché le mani erano bloccate di sotto dalle pietre), ingoiò con soddisfazione in un solo boccone:

 

            -“Gulp!! Aaaahhh!! ME-REN-DI-NA!”

 

 

Moe-Moe mise una mano sulla spalla di Satomi, che era rimasta allibita da quella scena al limite dell’ irreale.

 

            -“Trombone hai detto, eh? Hai ragione tu, era meglio violino…”

 

Ora, Satomi, se suonar vorrai,

coraggio da vendere avere dovrai,

perché, una donna che suona il trombone,

necessita forza e determinazione!

Ma, come Nankun e come il Kamerata,

Satomi, Satomi…sei troppo stonata!

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